XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 3 maggio 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 3 maggio 2012.

      Albonetti, Buttiglione, Colucci, D'Alema, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fava, Franceschini, Lupi, Lussana, Mecacci, Migliavacca, Migliori, Milanato, Leoluca Orlando, Picchi, Rigoni, Stefani, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Albonetti, Buttiglione, Colucci, D'Alema, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fava, Franceschini, Lupi, Lussana, Mecacci, Migliavacca, Migliori, Milanato, Leoluca Orlando, Picchi, Rigoni, Stefani, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 26 aprile 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          PILI: «Disposizioni per la tutela, la conoscenza e la valorizzazione dei monumenti della civiltà nuragica» (5162);
          GRASSI ed altri: «Interventi per il restauro e il recupero dei trulli di Alberobello e della Valle d'Itria» (5163);
          DI PIETRO e PALOMBA: «Modifica all'articolo 159 del codice penale, concernente la sospensione del corso della prescrizione a seguito dell'esercizio dell'azione penale» (5164);
          PALOMBA: «Delega al Governo per l'istituzione del tribunale e della procura della Repubblica per la persona, i minorenni e la famiglia» (5165);
          ARGENTIN e PORCU: «Modifiche agli articoli 126-bis e 188 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n.  285, in materia di sanzioni per la violazione delle disposizioni relative alla sosta dei veicoli al servizio di persone invalide» (5166).

      In data 27 aprile 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          PASTORE ed altri: «Modifiche all'articolo 5 della legge 12 luglio 2011, n.  112, concernente l'organizzazione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza» (5167);
          MOGHERINI REBESANI: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n.  151, concernenti l'indennità di maternità, l'introduzione del congedo di paternità obbligatorio e la fruizione del congedo parentale» (5168).

      In data 2 maggio 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          BERNARDINI ed altri: «Modifiche al codice penale in materia di abolizione delle misure di sicurezza personali detentive» (5169);
          VASSALLO: «Modifiche all'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, e all'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, in materia di trattamenti economici erogati a carico delle finanze pubbliche» (5170);
          ZAMPA ed altri: «Modifiche all'articolo 5 della legge 12 luglio 2011, n.  112, concernente l'organizzazione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza» (5171);
          TADDEI: «Istituzione dell'Agenzia per le risorse minerarie ed energetiche e per la sicurezza delle attività estrattive» (5172);
          DE TORRE ed altri: «Istituzione del Fondo per lo sviluppo dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e per il miglioramento delle competenze riguardanti i bisogni educativi speciali» (5173).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      La proposta di legge OLIVERIO ed altri: «Norme in materia di bevande analcoliche alla frutta, succhi di frutta e nettari, nonché di etichettatura, promozione e salvaguardia dei prodotti italiani» (4114) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Di Giuseppe.

      La proposta di legge MATTESINI ed altri: «Disposizioni concernenti la tracciabilità delle compravendite di oro e di oggetti preziosi usati e l'estensione delle disposizioni antiriciclaggio, nonché istituzione del borsino dell'oro usato e misure per la promozione del settore orafo nazionale» (4281) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Baretta, Berretta, Bossa, Capano, Marco Carra, D'Antona, D'Incecco, Farinone, Ghizzoni, Ginefra, Ginoble, Giovanelli, Gnecchi, Grassi, Lucà, Marchi, Mazzarella, Motta, Naccarato, Peluffo, Rampi, Sani, Tullo, Vannucci, Vassallo, Velo, Veltroni e Vico.

      La proposta di legge PICIERNO ed altri: «Istituzione del Fondo di rotazione per il sostegno delle organizzazioni per la legalità e la lotta contro le mafie e per l'estinzione dei diritti reali di terzi sui beni confiscati alle organizzazioni criminali, istituzione dell'Albo nazionale delle organizzazioni per la legalità e la lotta contro le mafie, nonché modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n.  159, e al decreto-legge 16 settembre 2008, n.  143, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n.  181» (5059) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Ferranti.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

      La proposta di legge n.  5142, d'iniziativa dei deputati CASINI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici».

Ritiro di una proposta di legge.

      Il deputato Faenzi ha comunicato di ritirare, anche a nome degli altri firmatari, la seguente proposta di legge:
          FAENZI ed altri: «Istituzione di un Fondo di solidarietà per l'erogazione di contributi ai piccoli imprenditori in caso di rigetto di richieste di credito o di revoca di affidamenti da parte di banche o intermediari creditizi» (5088).

      La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
          I Commissione (Affari costituzionali):
      PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale» (5105) Parere delle Commissioni V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
      DI PIETRO: «Abrogazione della legge 21 dicembre 2005, n.  270, recante modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (5125);
      DI PIETRO: «Abrogazione degli articoli 1, 2, 4, 5, 6, 7 e 8 della legge 21 dicembre 2005, n.  270, recante modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (5126);
      CASINI ed altri: «Disposizioni concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici» (5142) Parere delle Commissioni II, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria);
      RUBINATO ed altri: «Modifiche alle leggi 3 giugno 1999, n.  157, e 10 dicembre 1993, n.  515, e altre disposizioni in materia di finanziamento dei partiti e movimenti politici e di controlli sui loro bilanci» (5144) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
          III Commissione (Affari esteri):

      «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Ulan Bator l'11 settembre 2003» (5108) Parere delle Commissioni I, V e VI.
          VI Commissione (Finanze):
      BECCALOSSI ed altri: «Modifiche al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917, e all'articolo 14 del decreto-legge 14 marzo 2005, n.  35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n.  80, in materia di agevolazioni per le erogazioni liberali in favore dei soggetti operanti nei settori della cultura e dello spettacolo e per la tutela dei beni d'interesse artistico, storico e paesaggistico» (5082) Parere delle Commissioni I, V, VII e VIII;
      FAENZI ed altri: «Agevolazione fiscale in favore dei proprietari di cavalli sportivi utilizzati nell'esercizio dell'attività agonistica» (5087) Parere delle Commissioni I, V, VII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
          VIII Commissione (Ambiente):
      ZAZZERA ed altri: «Limiti all'emissione di diossine da processi di combustione controllata e da impianti industriali nell'atmosfera» (4903) Parere delle Commissioni I, III, V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
          X Commissione (Attività produttive):
      LOMBARDO ed altri: «Norme sulla compensazione certificata tra crediti e debiti nei riguardi delle pubbliche amministrazioni» (5027) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
          XII Commissione (Affari sociali):
      SBROLLINI: «Istituzione del Servizio sanitario veterinario convenzionato e norme per favorire la cura di cani e gatti» (5106) Parere delle Commissioni I, V, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
          XIII Commissione (Agricoltura):
      DELFINO e NARO: «Norme per incentivare la vendita diretta nei mercati e il commercio dei prodotti agroalimentari a filiera corta» (5112) Parere delle Commissioni I, V, VIII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici.

      Con lettera pervenuta il 27 aprile 2012, la procura della Repubblica presso il tribunale di Palmi ha trasmesso alla Camera una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici relativi ad un'utenza del deputato Elio Vittorio BELCASTRO, in qualità di persona offesa nell'ambito di un procedimento penale (il n. 1358/12 RG Mod. 44 Mon.).

      La domanda è stata trasmessa alla componente Giunta per le autorizzazioni.

      Copia della domanda sarà stampata e distribuita (doc. IV, n. 27).

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

      Il ministro degli affari esteri, con lettere del 27 aprile 2012, ha trasmesso tre note relative all'attuazione data agli ordini del giorno Maurizio TURCO ed altri n.  9/4374/1, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 27 luglio 2011, concernente il perseguimento degli impegni assunti con l'adozione della dichiarazione congiunta UE-ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) su migrazione e sviluppo, DI STANISLAO ed altri n.  9/4564/1, riguardante l'accordo sui trasporti aerei tra l'Unione europea ed il Canada, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 20 ottobre 2011, e DI STANISLAO ed altri n.  9/4565/1, accolto dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, concernente la collaborazione economica tra Italia e Georgia.

      Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 26 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n.  11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
      Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
      Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n.  223/2009 relativo alle statistiche europee (COM(2012)167 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 18 aprile 2012, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nonché alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.

      La Commissione europea, in data 27, 30 aprile e 2 maggio 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione annuale sui progressi realizzati dalle imprese comuni delle iniziative tecnologiche congiunte nel 2010 (COM(2012)190 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
          Relazione della Commissione al Consiglio relativa alla valutazione della situazione comunicata dall'Italia alla Commissione e al Consiglio in merito al recupero del prelievo supplementare dovuto dai produttori di latte per i periodi dal 1995/96 al 2001/02 (a norma dell'articolo 3 della decisione 2003/530/CE del Consiglio) (COM(2012)191 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
          Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sfruttare il potenziale di occupazione offerto dai servizi per la persona e la famiglia che accompagna il documento comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Verso una ripresa fonte di occupazione (SWD(2012)95 final), che è assegnato in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
          Proposta di regolamento del Consiglio sulla migrazione dal sistema d'informazione Schengen (SIS 1+) al sistema d'informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) (rifusione) (COM(2012)81

final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – La crescita per la Grecia (COM(2012)183 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Adeguamento tecnico del quadro finanziario per il 2013 all'evoluzione dell'RNL (punto 16 dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria) (COM(2012)184 final), che è assegnata in sede primaria V Commissione (Bilancio);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione di verifica sui preparativi per l'adesione della Croazia (COM(2012)186 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

      Nel mese di aprile 2012 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

      Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Comunicazioni di nomine ministeriali.

      Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 20 aprile 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n.  14, della nomina del dottor Massimo Avancini a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale dell'Arcipelago Toscano.

      Tale comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

      La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 23 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, la comunicazione concernente il conferimento al dottor Emanuele Fidora, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di reggenza della direzione generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca, nell'ambito del dipartimento per l'università, l'alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

      Tale comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

      Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 26 aprile 2012, alla pagina 14, prima colonna, dopo la quindicesima riga, deve intendersi inserito il seguente annuncio:
          «Il Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 24 aprile 2012, ha trasmesso, in allegato al Documento di economia e finanza 2012 (doc. LVII, n.  5), il programma delle infrastrutture strategiche (articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n.  443) – rapporto intermedio (Allegato IV-bis).

      Questo documento è stato trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e a tutte le altre Commissioni permanenti, nonché alla Commissione parlamentare per le questioni regionali».

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti in merito alla procedura conseguente alla mancata predisposizione del bilancio di previsione da parte della giunta comunale – 2-01467

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          il decreto-legge n.  201 del 2011 ha anticipato al 2012 l'istituzione dell'imposta municipale propria, prevista dal decreto legislativo n.  23 del 2011 recante «Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale», stabilendo, altresì, che la stessa imposta non sostituisce altre imposte, come invece disposto dal decreto legislativo sul federalismo fiscale, prevedendo che il 50 per cento degli introiti provenienti dal gettito ici (imu) sulla seconda casa e sugli altri immobili non definibili come abitazione principale spetterà allo Stato, e riconoscendo la possibilità al comune di modificare, in aumento o in diminuzione e dentro un determinato intervallo, le aliquote base fissate dal decreto, sia relativamente alla prima abitazione che sugli immobili diversi dalla prima abitazione;
          ad oggi numerosi comuni, sulla base del fatto che il gettito dell'imposta municipale unica (imu), nel suo complesso, appare di entità incerta e non precisamente definibile, non hanno ancora deliberato le aliquote dell'imposta municipale unica da adottare, così che la predisposizione dei bilanci preventivi 2012 risulta, anche a causa delle continue e recenti modifiche normative e alla luce delle recenti riduzioni ai trasferimenti, bloccata in numerosi comuni;
          il decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, prevede, all'articolo 141, comma 1, che i consigli comunali vengano sciolti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, qualora sussistano determinate casistiche, tra le quali la mancata approvazione nei termini del bilancio;
          il successivo comma 2 dell'articolo 141 ha stabilito che nell'ipotesi di cui alla lettera c) del comma 1, «trascorso il termine entro il quale il bilancio deve essere approvato senza che sia stato predisposto dalla giunta il relativo schema, l'organo regionale di controllo nomina un commissario affinché lo predisponga d'ufficio per sottoporlo al consiglio. In tal caso e comunque quando il consiglio non abbia approvato nei termini di legge lo schema di bilancio predisposto dalla giunta, l'organo regionale di controllo assegna al consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non superiore a 20 giorni per la sua approvazione, decorso il quale si sostituisce, mediante apposito commissario, all'amministrazione inadempiente. Del provvedimento sostitutivo è data comunicazione al prefetto che inizia la procedura per lo scioglimento del consiglio» e successivamente, il decreto-legge del 22 febbraio 2002, n.  13, ha parzialmente innovato quanto previsto dallo stesso articolo, mantenendo invariata la procedura sopra descritta ma sostituendo l'organo regionale di controllo con il prefetto  –:
          se, nel caso in cui la giunta comunale non predisponga il bilancio di previsione, impedendo così l'approvazione dello stesso da parte del consiglio comunale nel termine ultimo determinato con legge, per l'anno 2012 fissato attualmente al 30 giugno, possa essere considerata corretta la seguente procedura:
              a) nomina del commissario prefettizio ad acta che si sostituisce alla giunta e predispone lo schema di bilancio di previsione 2012, mentre il sindaco e la giunta comunale esercitano le rimanenti prerogative derivanti dalla carica, ad esclusione, appunto, della redazione dello schema di bilancio;
              b) trasmissione da parte del commissario ad acta dello schema di bilancio al consiglio comunale con lettera notificata ai singoli consiglieri, e determinazione di un termine non superiore a 20 giorni per l'approvazione del medesimo bilancio;
              c) approvazione da parte del consiglio comunale entro tale termine dello schema di bilancio, con eventuali modifiche, e immediata cessazione dell'incarico del commissario con riappropriazione da parte della giunta di tutte le sue competenze;
          se, nel caso viceversa in cui il consiglio comunale non dovesse approvare nei termini previsti il bilancio stesso, debba essere data comunicazione al prefetto che, così come ribadito, peraltro, dal Tar della Puglia, con l'ordinanza del 23 maggio 2007, n.  446, inizia la procedura per lo scioglimento del consiglio.
(2-01467) «Vanalli, Simonetti, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Caparini, Chiappori, Comaroli, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Forcolin, Fugatti, Lanzarin, Lussana, Meroni, Molgora, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Pastore, Polledri, Stucchi, Torazzi, Volpi».


Iniziative volte a sostenere il settore aerospaziale italiano, con particolare attenzione al funzionamento dell'Agenzia spaziale italiana – 2-01447

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          il settore aerospaziale è considerato strategico nelle nazioni caratterizzate da apparati produttivi ad alta tecnologia per motivi legati al suo diretto rapporto con la necessità di dotarsi di apparati di sicurezza e difesa tecnologicamente sofisticati, ma anche per l'effetto traino che lo sviluppo delle alte tecnologie proprie del mondo spaziale produce nell'innovazione e nella crescita della qualità dei prodotti e delle strutture produttive industriali;
          il settore spaziale italiano presenta oggi punte di alta qualità e leadership tecnologica, internazionalmente riconosciute, oltre che per la sua lunga tradizione scientifica;
          la conferma più esplicita di queste capacità si è avuta il 13 febbraio 2012, con il successo del lancio inaugurale del lanciatore europeo Vega, sviluppato con il contributo decisivo dell'Italia che ha coperto il 65 per cento dei costi, assumendo la responsabilità industriale della realizzazione del lanciatore, con Elv ed Avio dell'Avio Group, e con Vitrociset e CGS che hanno realizzato la base di lancio;
          per la prima volta il nostro Paese ha mostrato a tutto il mondo di aver raggiunto una capacità a livello scientifico, tecnologico ed industriale in grado di sviluppare e gestire un sistema di grande complessità come quello del lancio di un vettore spaziale che solo la Francia in Europa poteva finora vantare;
          il successo del programma Vega è stato ottenuto anche grazie al contributo di molti giovani ingegneri formati nelle università italiane, la cui esperienza professionale acquisita in questa occasione farà certamente di loro i principali protagonisti delle future attività aerospaziali europee per molti anni a venire, come peraltro avvenne ai partecipanti al progetto Ariane 5 due decadi fa;
          le presenti attività spaziali italiane, grazie al programma del lanciatore Vega ed al programma Intermediate experimental vehicle (IXV), veicolo dimostratore di tecnologie per il rientro nell'atmosfera in sviluppo sotto responsabilità industriale di Thales Alenia Space Italia, consentono all'Italia di possedere un apparato industriale responsabile per l'intero ciclo di immissione in orbita bassa e rientro di veicoli spaziali; per l'evidente valore strategico e tecnologico questo risultato va oggi consolidato attraverso la pianificazione del suo sviluppo in modo che possa essere mantenuta nel Paese la competenza delle capacità non solo manifatturiere ma anche progettuali per l'intero sistema;
          questa eccellenza industriale e di leadership faticosamente guadagnata può essere oggi messa in discussione da quanto sta avvenendo in Europa in termini di ridefinizione degli assetti proprietari dei principali gruppi industriali, dal momento che si registra una progressiva acquisizione delle maggiori industrie aerospaziali nazionali da parte di compagnie europee, delineando uno scenario molto rischioso su due versanti: migrazione delle competenze sistemistiche e progettuali (cuore delle capacità di operare nelle alte tecnologiche) verso Francia e Germania; mantenimento in Italia delle sole attività di manifattura, favorita dal fatto che oggi il costo del lavoro italiano è oltre il 30 per cento inferiore a quello tedesco e, in generale, minore di quello del resto d'Europa;
          si rende necessaria un'indispensabile e tempestiva azione del Governo e dell'Agenzia spaziale italiana, volta a contrastare la perdita di autonomia dell'industria nazionale, marcando un'incisiva presenza in sede europea, con un supporto governativo ai massimi livelli, nonché delineando linee di sviluppo e programmi utili a consolidare l'industria italiana in Europa per realizzare una governance nazionale capace di coniugare le alte capacità scientifiche nazionali alle esigenze di sviluppo tecnologico dell'apparato produttivo;
          in Finmeccanica, una delle maggiori industrie nazionali (non solo del settore aerospaziale), si registra che attualmente 1.500 ingegneri di Alenia Aeronautica e 500 di Alenia Aermacchi sono fuori dell'attività produttiva, senza chiare prospettive;
          in Thales Alenia Space Italia, la predominante presenza francese del gruppo sta, nei fatti, contrastando il mantenimento delle elevate competenze nazionali sistemiste e progettuali di questa azienda, puntando ad un sua ricollocazione in un ruolo essenzialmente manifatturiero nel settore satellitare, per cui nelle possibili attività internazionali è ancora indefinita una chiara scelta sia sul futuro della Stazione spaziale internazionale (Iss) che sul progetto Exomars. Lo stesso progetto Intermediate experimental vehicle (IXV), dimostratore di tecnologia per i veicoli di rientro atmosferico, è contrastato dal Centro nazionale di studi spaziali francese (Cnes) che non vuole lasciare all'Italia maggiori competenze su una tematica che può contenere aspetti strategici. Infine, nelle attività nazionali pesa l'indeterminazione su: Cosmo SkyMed seconda generazione il cui contratto della fase implementativa non è ancora emesso; Sigma, sistema per servizi di telecomunicazione per la pubblica amministrazione nazionale, che potrebbe rappresentare un trasferimento di tecnologia dalla Francia all'Italia per lo sviluppo nazionale di una nuova piattaforma Geo (utilizzabile per Sicral 2, Athena-Fidus ed i due Sigma) il cui contratto non è stato ancora assegnato; la non chiara vicenda di Asitel, che dovrebbe rappresentare una struttura di servizi per le telecomunicazioni;
          in CGS, ex Gavazzi, l'azienda è stata acquisita da OHB, gruppo su cui il Governo tedesco punta per riequilibrare la presenza francese nel settore spazio, vista anche la ormai preponderante presenza francese in Eads, seguita all'accordo franco-tedesco che ridefinì le componenti industriali del gruppo e oggi in Italia è la principale candidata per lo sviluppo di un satellite ottico finanziato dall'Agenzia spaziale italiana, le cui basi tecnologiche dovrebbero essere fornite dai partner tedeschi del gruppo;
          nel gruppo Avio, il gruppo ha avuto un grande salto di qualità industriale, grazie al progetto del nuovo piccolo lanciatore europeo Vega, diventando una delle poche industrie europee capace di competenze sistemistiche e progettuali nel settore lanciatori. Questo attraverso la controllata ELV (partecipata da Avio al 70 per cento e dall'Agenzia spaziale italiana al 30 per cento), società responsabile per lo sviluppo dell'intero sistema Vega. Oggi è in discussione la sua vendita da parte della quota di maggioranza della proprietà (85 per cento fondo investimenti Cinven, principalmente inglese, 15 per cento Finmeccanica), al suo acquisto sono fortemente interessate la francese Snecma (altro leader europeo di questo settore, spesso diretto concorrente di Avio) per la parte lanciatori spaziali, e Safran e General Electric per la parte aeronautica. La vendita del settore spaziale di Avio al suo diretto concorrente Snecma porterebbe in poco tempo all'annullamento delle capacità progettuali e sistemiste acquisite in questi anni grazie al progetto Vega e, quindi, al grande sforzo finanziario dell'Italia, per cui ad Avio resterebbe solo una presenza nella pura manifattura di propellenti solidi a Colleferro. Inoltre, la vendita di Avio determinerebbe l'azzeramento del ruolo industriale di ELV, l'unica industria europea capace di competere con Eads-Astrium come industria sistemista responsabile dei progetti di lanciatori spaziali europei per cui Eads-Astrium (che ha già acquistato Space Engineering) acquisirebbe un regime di monopolio come responsabile dello sviluppo dei lanciatori e, più in generale, dei sistemi di trasporto spaziale;
          nell'Agenzia spaziale italiana i ripetuti tagli finanziari hanno portato il budget ormai al di sotto dei 500 milioni di euro, di cui più del 70 per cento è destinato all'Agenzia spaziale europea (Esa) (erano intorno agli 800 milioni di euro all'inizio degli anni 2000) con la conseguenza che si riduce sempre più l'autorità italiana in sede Esa e tende a scomparire ogni di attività a livello nazionale;
          la prossima conferenza ministeriale dell'Esa, che si terrà in Italia alla fine del 2012, deciderà le linee di sviluppo del settore nei prossimi anni. Si sta, però, registrando un permanente e preoccupante ritardo da parte italiana nel definire i temi di maggior interesse per il consolidamento e lo sviluppo delle competenze nazionali e le necessarie strategie di convergenza con altri partner europei  –:
          se il Governo sia a conoscenza del quadro sopra delineato e quali iniziative intenda assumere;
          quali percorsi, atti e metodologie intenda assumere per migliorare il rapporto di trasmissione delle decisioni politiche di indirizzo tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, università e della ricerca e i Ministri che hanno in programma investimenti con impatti diretti o indiretti sul settore spaziale;
          in che modo si intenda operare per superare quelle difficoltà interne al funzionamento dell'Agenzia spaziale italiana che rischiano di impedire un'efficace e tempestiva implementazione delle decisioni.
(2-01447) «Vico, Lulli, Froner, Fadda, Martella, Federico Testa, Scarpetti, Bossa, Nannicini, Schirru, Esposito, Marini, Boccia, Villecco Calipari, Albini, Benamati, Trappolino, Gatti, Maurizio Turco, Concia, Lovelli, Mastromauro, Bordo, Bellanova, Grassi, Lolli, Tocci, Melis, Vaccaro, Losacco, Rampi, Luongo, De Micheli, Gianni Farina, Porta, Colaninno, Portas, Tenaglia, Iannuzzi, Marchioni, Marco Carra, Peluffo, Sanga, Vannucci, Calvisi, Giacomelli, Narducci, Sani».


Intendimenti del Governo in merito alla disciplina relativa alla tutela del diritto d'autore sul web, con particolare riferimento ai poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – 2-01468

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri per sapere – premesso che:
          nell'audizione avvenuta il 21 marzo 2012 alle 8,30 nelle Commissioni riunite VII (istruzione pubblica, beni culturali ricerca scientifica, spettacolo e sport) e VIII (lavori pubblici, comunicazioni) del Senato sulle problematiche emerse nel settore internet in materia di diritto d'autore, il Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò ha espresso la volontà di attendere una proposta di legge adottata su iniziativa del Governo che ribadisca la legittimazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e ne definisca meglio la competenza e i poteri nella materia del diritto d'autore, prima di adottare il regolamento concernente la disciplina del diritto d'autore;
          sugli organi di stampa (in particolare, su La Stampa con un articolo di Anna Masera dal titolo «Agcom, ecco la bozza per normare per decreto il diritto d'autore su Internet», pubblicato il 29 marzo 2012) è stata pubblicata una bozza del citato provvedimento interpretativo del Governo che espande le competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, inclusa la capacità di inibire l'accesso ai siti esteri sospettati di violare il copyright;
          secondo le dichiarazioni del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò nella stessa audizione al Senato del 21 marzo 2012, le modifiche che l'Autorità si appresta ad introdurre al regolamento sul diritto d'autore includono l'inibizione dell'accesso ai siti esteri, una misura non presente nel regolamento posto in consultazione l'estate del 2011 e già oggetto di notifica alla Commissione europea; pertanto, il nuovo regolamento, contenendo condizioni più restrittive rispetto a quelle già comunicate, deve essere nuovamente notificato, in ossequio alla direttiva 98/34/CE, alla Commissione europea per una valutazione prima di una qualsiasi applicazione;
          nonostante la bozza iniziale del regolamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni contenesse la volontà di riforma del mercato dei contenuti digitali, niente di tutto ciò pare essere contenuto nel testo illustrato nelle Commissioni riunite; venendo meno l'elemento di maggiore interesse per i cittadini questo nuovo regolamento rischia di apparire, secondo gli interpellanti, come un mero strumento repressivo;
          il consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è prossimo alla sua scadenza ordinaria, un contesto inopportuno per affrontare un'intempestiva riforma dei suoi poteri e competenze nonché, per il consiglio stesso, per adottare il regolamento più complesso e problematico dal suo insediamento nel 2005;
          il quadro legislativo di riferimento per la disciplina del diritto d'autore risale al 1941 e nella mutata condizione dell'ambiente in cui opera, data l'evoluzione tecnologica e la sostanziale inapplicabilità di alcune misure legislative, si impone la necessità di avviare una nuova iniziativa parlamentare che possa rispondere alle necessità contingenti meglio di azioni, come il nuovo regolamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ed eventuali disposizioni interpretative del Governo, che mantengano nella sostanza, il quadro normativo vigente nella sua inadeguatezza  –:
          quali siano gli intendimenti del Governo in materia di diritto d'autore, quale contenuto abbia l'eventuale proposta normativa in itinere, citata dal presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e se il Governo intenda assumere una specifica iniziativa, per quanto di competenza, con riferimento alle delicate questioni indicate in premessa.
(2-01468) «Della Vedova, Giulietti, Rao, Beltrandi, Barbaro».


Iniziative volte a prevedere l'applicazione del sistema premiale, delineato dal nuovo quadro di incentivi, anche agli impianti a biomasse già esistenti alla data del 31 dicembre 2012 – 2-01459

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          il decreto legislativo n.  28 del 2011 di attuazione della direttiva 2009/28/CE e riforma del sistema di incentivazione alle fonti rinnovabili prevede la definizione di alcuni decreti attuativi da parte dei Ministeri competenti (Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) per definire operativamente il sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche;
          in data 13 aprile 2012 è stata comunicata la bozza di decreto da parte dei Ministeri competenti che sarà inviata all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas e alla Conferenza unificata per l'acquisizione dei necessari e previsti pareri;
          il comparto della produzione di elettricità di biomasse solide si può ritenere tra i più longevi nel campo della generazione elettrica di fonti rinnovabili e, nel corso degli anni, non ha sperimentato la stessa crescita tumultuosa che, invece, ha caratterizzato le altre fonti rinnovabili;
          la valenza di questi impianti, in particolare quelli esistenti e oggetto di politiche di rifacimento, si esplica su vari profili che hanno un notevole impatto sulla filiera socio-economica italiana, quali il forte contributo occupazionale, diretto ma soprattutto indotto per la produzione e raccolta della biomassa, in particolare in aree strutturalmente a scarsa occupazione (occupazione diretta di 3 persone ogni megawatt ed indiretta di 20 persone ogni megawatt per un volume nazionale complessivo di oltre 10.000 addetti);
          questi impianti, restituendo al territorio parte consistente dei ricavi derivante dagli incentivi, determinano un significativo valore aggiunto sul piano locale;
          agli enti locali sono riconosciuti un rilevante contributo fiscale e le royalty;
          ne derivano considerevoli benefici ambientali, in quanto tali impianti evitano importanti impatti negativi legati alle emissioni da sistemi di combustione delle biomasse poco efficienti (stufe e caldaie), contribuendo alla gestione di biomasse residuali altrimenti destinate a smaltimento in discarica o a cariche di combustione incontrollata e, inoltre, sostenendo l'industria boschiva che si occupa di assicurare una corretta gestione del patrimonio forestale;
          tali impianti svolgono un importante ruolo nel settore agricolo, grazie alle produzioni agro-energetiche, alla valorizzazione dei terreni marginali e all'impiego dei sottoprodotti, fonte di reddito addizionale per il settore, soprattutto in vista della revisione della politica agricola comune (Pac), assicurano, inoltre, operatività costante durante l'anno nella fornitura di energia elettrica per oltre 8.000 ore all'anno;
          il decreto in questione introduce un importante criterio per l'incentivazione degli impianti a biomasse ovvero stabilisce un premio aggiuntivo all'incentivo base qualora gli impianti siano in grado – per ogni anno di esercizio – di rispettare gli stringenti limiti alle emissioni stabiliti nell'allegato 5 dello stesso decreto;
          l'obiettivo del Governo è chiaramente quello di promuovere investimenti finalizzati all'implementazione di tecnologie avanzate per la riduzione degli inquinanti allo scopo di iniziare un processo di miglioramento di questi impianti sul territorio e permettere una maggiore accettabilità e compatibilità di tali iniziative, con riduzioni importanti delle emissioni rispetto al valore limite fissato dalla legislazione vigente  –:
          per quale motivo il sistema premiale delineato dal nuovo quadro di incentivi non si applichi agli impianti a biomasse già esistenti alla data del 31 dicembre 2012, ovvero alla maggior parte del parco di impianti a biomasse che sarà in esercizio in Italia nei prossimi dieci anni, posto che distinguere l'incentivo tra impianti di nuova realizzazione e impianti già esistenti creerà un sistema iniquo ed una evidente sperequazione nelle forme e nei criteri di incentivazione degli impianti a biomasse, che l'aspetto ambientale è indubbiamente rilevante nel caso degli impianti a biomasse, i quali, se già in esercizio, non riescono a giustificare ulteriori investimenti in tecnologie senza un adeguato ritorno in termini di maggiore incentivazione, e che, pertanto, la mancata estensione del premio ambientale agli impianti esistenti penalizzerebbe il ciclo virtuoso, investimenti-miglioramenti, per questi impianti, che, invece, proprio perché già in esercizio, potrebbero garantire sin da subito concreti miglioramenti ambientali e prospettive di crescita;
          se non si ritenga opportuno rivedere il testo in sede di Conferenza unificata, prevedendo che la premialità prevista, qualora gli impianti soddisfino i requisiti di emissioni di atmosfera di cui all'allegato 5 del decreto, debba essere applicata sia agli impianti alimentati da biomasse di cui al comma 4, lettere a) e b), di qualsiasi potenza, sia agli impianti esistenti alla data del 31 dicembre 2012, di cui all'articolo 18, comma 1, anche se oggetto di rifacimento, apportando le necessarie modifiche all'articolo 8, comma 6-bis, in tal senso.
(2-01459) «Prestigiacomo, Baldelli».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative per assicurare l'accesso senza sbarramento ai corsi di tirocinio formativo attivo per i docenti non ancora abilitati all'insegnamento che abbiano maturato almeno 360 giorni di servizio – 3-02235

      DI BIAGIO, GRANATA, BARBARO e MURO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il decreto ministeriale 14 marzo 2012, n.  31, ha decretato il numero di «posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni ai corsi di tirocinio formativo attivo per l'abilitazione all'insegnamento» nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, per l'anno scolastico. 2011-2012;
          la prova di accesso al tirocinio formativo attivo mira a verificare contenuti disciplinari oggetto di insegnamento e conoscenze disciplinari preliminari indispensabili al perseguimento degli obiettivi formativi;
          alla luce di quanto individuato, con le prove di accesso si dovrebbe verificare una competenza di certo acquisita, implementata e comprovata da professionisti che – pur non essendo abilitati de iure – esercitano da anni l'insegnamento;
          le dinamiche di accesso alla prova di cui al citato decreto non riconoscono alcun tipo di titolo preferenziale in capo ai professionisti che hanno già maturato esperienza nell'insegnamento tale da legittimare una differenza tra questi ultimi e coloro che aspirano ad accedere al comparto accademico per la prima volta;
          in data 13 marzo 2012, attraverso l'accoglimento dell'ordine del giorno n.  9/4940-A/98 – a margine dell'approvazione del cosiddetto decreto semplificazioni e sviluppo (decreto-legge 9 febbraio 2012, n.  5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n.  35) – il Governo si è impegnato sostanzialmente a valutare l'opportunità di consentire ai docenti, considerati non abilitati de iure, di partecipare al tirocinio formativo attivo senza l'obbligo di sostenere le prove di accesso, che mortificano e vanificano l'esperienza maturata sul campo;
          con decreto direttoriale 23 aprile 2012, n.  74, recante «Indicazioni operative per le prove di selezione di cui all'articolo 15 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n.  249» è stato reso noto il calendario delle prove di selezione per i tirocini formativi attivi, che vanno dal 6 al 31 luglio 2012, con avvio nelle classi di concorso con una minor aggregazione, per contenere l'impatto sul contestuale svolgimento degli esami di Stato;
          le indicazioni di cui al citato decreto direttoriale rischiano di creare ulteriori criticità in un comparto già caratterizzato da confusione normativa, determinando, inoltre, sconcerto in quanti, in possesso di competenze pregresse e ampiamente verificate, confidavano in un intervento urgente che consentisse loro o una partecipazione al tirocinio formativo attivo senza sostenere le prove di accesso, o in un corso abilitante loro riservato, come di fatto pare avere prospettato anche il Governo attraverso i riscontri agli atti di sindacato ispettivo aventi medesima materia –:
          anche alla luce di quanto calendarizzato con il citato decreto direttoriale, quali urgenti e non procrastinabili iniziative si intendano predisporre al fine di dare seguito all'impegno accolto dal Governo in data 13 marzo 2012 attraverso l'ordine del giorno n.  9/4940-A/98 e consentire ai docenti, di ogni ordine e grado, ivi compresi i docenti della scuola dell'infanzia e primaria, di discipline artistiche e di strumento musicale e gli insegnanti tecnico pratici, che abbiano maturato almeno 360 giorni di servizio, di veder riconosciuta l'esperienza pregressa attraverso l'accesso senza sbarramento al tirocinio formativo attivo o la partecipazione ad un corso abilitante loro riservato. (3-02235)


Iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento allo stabilimento produttivo Jabil, situato nel comune di Cassina de’ Pecchi (Milano) – 3-02236

      DOZZO, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il settore delle telecomunicazioni in Italia si trova in forte difficoltà. Sono numerose le aziende che, in modo particolare nelle regioni del Nord ed in Lombardia, continuano a ridurre il proprio personale sia nel settore della ricerca che nella produzione;
          emblematica è la crisi industriale ed occupazionale che ha colpito lo stabilimento produttivo Jabil, situato all'interno dell'area di proprietà della Nokia-Siemens Network spa, nel comune di Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano, che sta mettendo a dura prova i 325 lavoratori, per i quali è stata avviata la procedura di licenziamento. Anche Nokia-Siemens sembra che stia per comunicare un ridimensionamento della capacità di ricerca presente nello stesso sito mediante un analogo numero di esuberi;
          nell'ottobre 2011 è stato convocato dal sindaco di Cassina de’ Pecchi un tavolo tecnico per lo studio delle dinamiche di garanzia e rilancio del sito di ricerca, sviluppo e produzione delle information communication technology e dell'alta tecnologia e di salvaguardia dell'occupazione, il quale ha registrato anche l'impegno del Ministro pro tempore Paolo Romani per una positiva soluzione della vicenda. Il Governo attuale, nonostante i solleciti, ha manifestato un totale disinteresse nei confronti di queste proposte operative atte alla conservazione dello stabilimento e dei posti di lavoro;
          l'alto livello tecnologico e industriale della ricerca-sviluppo e della produzione raggiunto all'interno del sito produttivo hanno reso il sito stesso un importante bacino di ricchezza economica ed occupazionale per il territorio e, più in generale, per il Paese, dato anche il ruolo da esso giocato negli ultimi decenni in ambito mondiale nel settore delle telecomunicazioni. È necessario, adesso più che mai, non disperdere questo importante patrimonio che rappresenta il fiore all'occhiello del territorio lombardo;
          per porre il Paese nelle condizioni di superare questo periodo di grave crisi economica, è necessario dunque puntare allo sviluppo del settore delle telecomunicazioni, creando, al contempo, migliaia di posti di lavoro e consentendo allo straordinario patrimonio rappresentato dalle piccole e medie imprese italiane di essere più competitive e generare nuova ricchezza;
          il settore delle telecomunicazioni è caratterizzato da un'elevata propensione all'innovazione tecnologica ed è in grado di creare nuovi prodotti e servizi, soddisfare nuove esigenze ed incrementare la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione, facendo recuperare al nostro Paese il ruolo storico come esempio di imprenditorialità e leadership nella produzione di ricerca, sapere e innovazione;
          soprattutto in questo momento si rendono improcrastinabili trasformazioni radicali dei modelli di sviluppo dove cultura, conoscenza e spirito innovativo sono i volani che proiettano nel futuro, in quanto il progresso tecnologico offerto dalle telecomunicazioni è in grado di fronteggiare le sfide dell'innovazione e migliorare la qualità di vita, mentre il Governo non ha previsto, a giudizio degli interroganti, nessun tipo di intervento per opere di modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione o di sostegno al settore, che porterebbero invece a ritorni rapidi in termini di spinte verso la crescita del Paese;
          il comparto delle telecomunicazioni sta soffrendo pesantemente per la crisi in atto, anche perché è chiamato ad operare in un regime di forte competizione con ricadute sull'abbattimento progressivo dei prezzi a favore dei consumatori e di altri comparti produttivi e perché deve fronteggiare il continuo sviluppo tecnologico di reti e servizi con investimenti elevatissimi in infrastrutture e frequenze;
          per consentire di far partire un virtuoso sviluppo che garantisca all'Italia una dotazione di reti di comunicazione all'avanguardia nel mondo, con significative ricadute sull'intero sistema produttivo italiano e sui consumatori, le proposte si concentrano su misure rivolte in particolare al sostegno degli investimenti in infrastrutture mobili volte all'offerta e diffusione di servizi a larga banda;
          le strategie adottate dall'azienda, alla luce delle considerazioni esposte, hanno un impatto ancora più grave sul territorio e non possono in ogni caso ricadere interamente sui lavoratori e le proprie famiglie il cui futuro, senza interventi immediati, risulta estremamente incerto;
          le 325 persone licenziate dallo stabilimento della Jabil sono in presidio permanente davanti alla fabbrica, in attesa che si trovino soluzioni atte al reintegro dei lavoratori, tenendo presente che i prodotti realizzati nello stabilimento hanno ancora richiesta sul mercato da parte di aziende già clienti di Jabil che potrebbero riportare in Italia produzioni che, al momento, vengono svolte in Cina, in quanto la tecnologia ed i prodotti realizzati nello stabilimento di Cassina de’ Pecchi risultano di migliore qualità e alcuni di questi clienti hanno manifestato interesse a rilevare l'attività –:
          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per favorire l'immediata convocazione di tavoli tecnici, sia a livello nazionale che regionale e locale, con la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori coinvolti, per lo studio e l'attuazione di dinamiche volte a fronteggiare la crisi del settore delle telecomunicazioni nel nostro Paese e per lo sviluppo del settore stesso, in modo da creare nuovi posti di lavoro e restituire maggiore competitività alle piccole e medie imprese di settore, all'interno delle quali possano trovare soluzione le problematiche che investono il sito di Jabil, ai fini di un rilancio della produzione e della ricerca con la fondamentale tutela dell'occupazione, anche attraverso il sostegno al tavolo tecnico locale inaugurato nell'ottobre del 2011 dal sindaco del comune di Cassina de’ Pecchi. (3-02236)


Intendimenti del Governo circa la funzione dei pediatri di libera scelta in relazione al patto per la salute 2013-2015 – 3-02237

      SARDELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità delineano un quadro internazionale per il quale in molti Paesi l'età pediatrica va dalla nascita ai 18 anni, mentre nella quasi totalità dei Paesi si considera età pediatrica quella da 0 a 14/15 anni;
          attiene, secondo la normativa vigente, alla libera volontà delle famiglie la possibilità di optare tra il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta per la cura dei soggetti di età compresa tra i 7 e i 14 anni e un'altissima percentuale di famiglie statisticamente preferisce continuare ad affidarsi alla figura del pediatra;
          i direttori generali degli assessorati alla sanità regionale, riunitisi a Roma in data 24 gennaio 2012, hanno proposto un patto per la salute per il triennio 2013-2015 che, per quanto concerne il riordino delle cure primarie all'articolo 2, comma 10, prevede di assegnare ai pediatri di libera scelta esclusivamente i bambini da zero a sei anni e di trasferire gli assistiti dai 7 ai 14 anni ai medici di medicina generale;
          se, da un lato, nella proposta delle regioni per il patto per la salute (2013-2015), all'articolo 2 comma 2, si prevede l'istituzione di strutture territoriali per le cure primarie con la collaborazione dei medici di medicina generale, facendo affidamento su posti letto territoriali, sanitari e sociosanitari, al fine di ridurre significativamente il rischio di ospedalizzazione inappropriata; dall'altro, non è contemplata, in queste strutture, la figura del pediatra del territorio;
          l'Associazione europea dei pediatri (Epa), in una lettera inviata al Ministro interrogato il 31 gennaio 2012, ha espresso preoccupazione riguardo alla suddetta proposta delle regioni, in quanto, se da un lato tale passaggio dei bambini dai 7 ai 14 anni al medico di base parrebbe ridurre i costi, d'altro lato l'affidamento di preadolescenti e adolescenti al medico di medicina generale comporterebbe una riduzione della qualità assistenziale e un incremento dei costi dell'assistenza per un significativo aumento dell'ospedalizzazione dei soggetti dai 7 ai 14 anni di età;
          i pazienti dai 7 ai 14 anni in carico ai medici di medicina generale presentano un'incidenza di patologie e determinano un costo per i ricoveri significativamente maggiore rispetto ai pazienti assistiti dal pediatra di libera scelta;
          nelle more della definizione del nuovo patto per la salute, alcune regioni stanno intervenendo sull'assistenza pediatrica con decisioni estemporanee che alterano il rapporto di convenzione, stabilito a livello nazionale, con i pediatri di libera scelta;
          in conclusione, alla luce di quanto detto, ben si comprende che la proposta delle regioni configura la condizione esemplare di un rimedio peggiore del male, ovvero di una riforma peggiorativa dello status quo concepita con criteri che appaiono di miopia economica e sanitaria –:
          quale intendimento, in linea generale, abbia il Ministro interrogato rispetto alla funzione dei pediatri di libera scelta per quanto concerne il patto per la salute 2013-2015 e, nello specifico, se intenda promuovere la presenza dei pediatri di libera scelta nelle nuove strutture per le cure primarie e, comunque, assicurare livelli essenziali di assistenza pediatrica omogenei sul territorio nazionale, investendo sulla qualità dell'assistenza, sulla prevenzione e sulla medicina del territorio, anche per i soggetti in età compresa tra i 7 e i 14 anni. (3-02237)


Iniziative per promuovere l'accertamento della relazione tra la presenza di rifiuti e i danni alla salute nell'area della provincia di Napoli delimitata dai comuni di Acerra, Nola e Marigliano – 3-02238

      PAOLO RUSSO, DI CATERINA e BALDELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          si definisce «triangolo della morte» un'area della provincia di Napoli delimitata dai comuni di Acerra, Nola e Marigliano;
          nel 2004, la rivista scientifica internazionale The Lancet Oncology ha pubblicato uno studio di Kathryn Senior e Alfredo Mazza, dal titolo: «Il “Triangolo della morte” italiano collegato alla crisi dei rifiuti», sostenendo l'alta incidenza di mortalità per patologie tumorali rispetto al resto d'Italia;
          nel 2004, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse attivò sul territorio una campagna aeromagnetica per individuare, attraverso i rilievi geofisici effettuati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dal Corpo forestale dello Stato, la presenza di rifiuti e sostanze inquinanti nel sottosuolo, fino a 30 metri di profondità, mettendo in evidenza la contaminazione di numerosi ettari di terreno agricolo;
          nel 2006, 16 comuni dell'area nolana furono inseriti tra i siti di interesse nazionale da bonificare e, nello specifico, nel sito di interesse nazionale «litorale domitio flegreo ed agro aversano» già annoverato dalla legge n.  426 del 1998 tra i 50 luoghi italiani da bonificare per «l'alto rischio ambientale»;
          la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nella relazione finale sulla Campania approvata nel 2006, metteva in evidenza che «il quadro complessivo emerso dalle indagini svolte descrive una situazione di degrado ambientale dei suoli, delle acque e dell'aria, tale da comportare potenziali conseguenze pregiudizievoli per la stessa salute della popolazione residente»;
          nel 2007, l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Istituto superiore di sanità il Consiglio nazionale delle ricerche e la regione Campania hanno monitorato in 196 comuni campani la mortalità per tumori e le malformazioni congenite nel periodo dal 1994 al 2002, evidenziando che «la mortalità per tutte le cause è risultata in eccesso significativo per gli uomini del 19 per cento nei comuni della provincia di Caserta e del 43 per cento nei comuni della provincia di Napoli; per le donne del 23 per cento nella provincia di Caserta e del 47 per cento nella provincia di Napoli»;
          come ricordato nelle più alte sedi istituzionali, è stato assolutamente accertato anche in sede parlamentare che ci sono stati sistematici trasferimenti di rifiuti tossici, altamente pericolosi, da industrie del Nord in territorio campano con l'attiva cogestione da parte della camorra;
          insiste in quell'area un sito da bonificare da oltre 10 anni denominato Agrimonda, deposito di materiali chimici per il quale, dopo la caratterizzazione, ben poco è stato fatto;
          insistono in quella medesima area: diversi siti di «stoccaggio provvisorio» di rifiuti urbani (circa 300.000 tonnellate) tritovagliati ed imballati, che attendono da oltre 5 anni di essere smaltiti, il termovalorizzatore di Acerra e ben tre discariche non bonificate che negli ultimi trenta anni hanno ingoiato i rifiuti, non solo urbani, dell'intera provincia di Napoli per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate;
          il Ministero della salute, con l'Istituto superiore di sanità e la regione Campania, ha posto in essere, su mandato del commissariato straordinario del Governo per l'emergenza rifiuti in Campania, uno studio epidemiologico sulle malformazioni neonatali dei soggetti nati in prossimità delle discariche autorizzate e, più in generale, uno studio sullo stato della salute della popolazione e la gestione dei rifiuti in quei territori;
          uno studio appena pubblicato dalla rivista Gene, rilanciato dai quotidiani regionali ed elaborato da ricercatori della Seconda università di Napoli Federico II sostiene che le donne residenti nei centri di questo territorio hanno il dna più «logoro o più esattamente hanno le estremità dei cromosomi (telomeri) più corte», attribuendo a questa conformazione un più precoce invecchiamento ed una speranza di vita minore –:
          se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente – anche per un ulteriore e definitivo supporto alla bonifica dei territori in questione, comunque necessaria – promuovere, d'intesa con tutte le autorità competenti, un'approfondita analisi dell'eventuale nesso di causa ed effetto tra la presenza di rifiuti e i danni alla salute patiti dalla comunità, tramite uno studio di profilo epidemiologico da affidare ad un istituto scientifico di chiara fama internazionale. (3-02238)


Iniziative a tutela dei cosiddetti lavoratori «esodati» ed «esodandi» – 3-02239

      BORGHESI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          dopo mesi che lo richiedevano, il Ministro interrogato ha convocato i sindacati il 9 maggio 2012 con l'obiettivo di cercare di trovare una soluzione per quanti hanno perso il lavoro o sono stati incentivati a lasciarlo e, per effetto della riforma previdenziale, rischiano di trovarsi per anni senza reddito e senza pensione;
          l'incontro è importante per trovare una soluzione soprattutto al problema delle lavoratrici e dei lavoratori «esodandi», ovvero la platea non ancora esattamente quantificata dal Governo di coloro che, transitando dalla cassa integrazione guadagni straordinaria alla mobilità, rischiano di rimanere senza tutele a causa dell'innalzamento dell'età pensionabile, a differenza dei 65 mila lavoratori ribattezzati dal Ministro interrogato come «salvaguardati», che andranno in pensione con i precedenti requisiti;
          la distinzione è contenuta in una lettera inviata il 20 aprile 2012 ai leader sindacali dal Ministro interrogato che ricorda come per i 65 mila salvaguardati nei decreti-legge «salva Italia» e «milleproroghe» è stata trovata una copertura economica di 5 miliardi di euro fino al 2019, e per i quali entro il 30 giugno 2012 dovrà essere adottato un decreto interministeriale;
          il decreto interministeriale è importante perché dovrà individuare i criteri e le caratteristiche per rientrare nella platea dei salvaguardati e solo sulla base di questi si potrà stabilire il numero reale di lavoratrici e lavoratori interessati, come ricordato dal presidente dell'Inps in un'intervista a Il Sole 24Ore del 27 aprile 2012;
          è necessario ricordare che la soluzione al problema delle lavoratrici e dei lavoratori «esodati» o «esodandi» richiede risorse molto maggiori rispetto a quelle preventivate dal Governo per i 65 mila salvaguardati. Secondo calcoli per difetto, all'interrogante risulta che servirebbero almeno altri 15 miliardi di euro aggiuntivi;
          ad oggi, il Governo e il «super-Inps» hanno dimostrato quella che all'interrogante appare un'imbarazzante incapacità, impiegando oltre quattro mesi a calcolare il numero delle lavoratrici e dei lavoratori interessati. Il Ministro interrogato ha imputato il ritardo alla difficoltà di elaborazione dei dati, ma tale giustificazione non è accettabile. Anche sull'orlo del baratro finanziario, il Governo aveva il dovere di conoscere in anticipo il numero di persone per le quali la riforma pensionistica stava dimenticando di prevedere un regime transitorio, ad eccezione dei «salvaguardati»;
          trattandosi di lavoratrici e lavoratori che hanno versato tra i 30 e i 40 anni di contributi, il Governo aveva il dovere di trovare una soluzione per salvaguardare gli accordi già presi e non, invece, creare una lotteria tra gli stessi lavoratori, individuando una soluzione per i soli «salvaguardati»;
          nel «balletto» delle cifre che sono state fornite sono macroscopiche le differenze: il Governo ha parlato di 65 mila lavoratori «esodati»; l'Inps di 130 mila; i sindacati di oltre 350 mila. Il Ministro interrogato si è affrettato a precisare che non vi è contraddizione tra i numeri, dal momento che il Governo intendeva far riferimento unicamente a quei lavoratori che nel corso del 2012 non percepiranno più una forma di sostegno al reddito, non avranno uno stipendio e non percepiranno la pensione; l'Inps ha, invece, fornito numeri che non tengono in considerazione i lavoratori in uscita ammessi alla prosecuzione volontaria dei contributi, mentre i sindacati hanno fatto riferimento a tutti i lavoratori e le lavoratrici che si troveranno nella predetta situazione nei prossimi anni, a causa di accordi accettati fino alla fine del 2011, ma che in alcuni casi non hanno ancora materialmente lasciato il posto di lavoro;
          anche se la precisazione del Ministro interrogato trovasse riscontro, rimarrebbe il fatto che il Governo nei decreti-legge «salva Italia» e «milleproroghe» ha tralasciato non solo ogni soluzione per gli «esodati» e «esodandi» che verranno a trovarsi, a partire dal 2013, nella situazione in cui si troveranno quelli che nel 2012 non percepiranno un reddito, né una pensione, ma a giudizio dell'interrogante ne ha ignorato anche l'esistenza;
          rispondendo ad una interpellanza alla Camera dei deputati il 19 aprile 2012, il Ministro interrogato ha detto che il numero complessivo di 65 mila è composto da: «lavoratori di cui alla lettera a) del comma 4, articolo 24, che complessivamente sono 25 mila 590 lavoratori collocati in mobilità ordinaria ai sensi di accordi sindacali sottoscritti secondo i requisiti previsti dalla disposizione vigente, cioè con un accordo fatto entro il 4 dicembre 2011; lavoratori di cui alla lettera b) – sempre del comma 14 dell'articolo 24 – che sono complessivamente 3 mila 460 lavoratori collocati in mobilità lunga, sempre ai sensi di accordi sindacali sottoscritti entro il 4 dicembre; lavoratori di cui alla lettera c), che sono 17 mila 710 lavoratori titolari di una prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà, ovvero aventi il diritto di accesso a tali fondi sulla base di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011. In questo caso è stato previsto che tali lavoratori restino a carico dei fondi di solidarietà fino a 62 anni, in ciò avvalendosi della possibilità prevista dalla stessa disposizione di adeguare il limite anagrafico di accesso. Nel nostro decreto dicevamo «almeno fino a 60 anni»; in sede di definizione, proprio anche per tener conto di vincoli di bilancio, abbiamo detto che questi lavoratori dovrebbero restare negli accordi di solidarietà fino a 62 anni. Inoltre, lavoratori di cui alla lettera d), che complessivamente sono 10 mila 250 soggetti autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione. Questo è un numero di persone estratto da un pool più ampio di contributori volontari, dei quali, però, può essere più o meno vicina la prossimità al pensionamento. In questo caso, al fine di garantire la necessaria coerenza ed omogeneità tra i requisiti previsti per le diverse categorie di lavoratori salvaguardati, è stata considerata la platea dei soggetti i cui trattamenti pensionistici avrebbero avuto decorrenza entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto «salva Italia», in analogia con il requisito richiesto per i lavoratori aggiunti dall'articolo 6 del decreto «milleproroghe», come modificato dalla legge di conversione»;
          guardando, invece, alle reali dimensioni della platea di lavoratrici e di lavoratori non salvaguardati, che nei prossimi quattro-cinque anni si troveranno senza reddito, senza copertura di ammortizzatori e senza pensione, i numeri (per difetto) sono molto diversi: 70 mila lavoratori in uscita con accordi individuali e collettivi per esodi incentivati; 45 mila in mobilità lunga e breve; 15 mila coperti da fondi di solidarietà aziendali o di categoria; 200 mila in uscita ammessi alla prosecuzione volontaria dei contributi;
          la predetta situazione dovrebbe riguardare oltre 100 mila lavoratori nel 2013; 90 mila nel 2014 e 70 mila nel 2015;
          si tratta di un quadro spaventoso e doloroso, in quanto le cifre riguardano persone e non numeri;
          per tentare di risolvere le criticità che si sono determinate, il Ministro interrogato ha dichiarato che i lavoratori per i quali «in base ad accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011 fosse previsto, al termine di un periodo di fruizione di strumenti di integrazione reddituale (Cig, mobilità), l'accesso al trattamento pensionistico», specie se il periodo di tempo che li separa dalla pensione in base alle nuove regole è lungo, si dovrebbe puntare sull'offerta di nuove opportunità occupazionali piuttosto che solo su una soluzione previdenziale;
          il Ministro interrogato immagina che – in base al disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, che ancora non è legge – chi assuma questi lavoratori porterà in dote lo sconto contributivo del 50 per cento per un anno (in caso di contratto a termine) e per 18 mesi (in caso di assunzione a tempo indeterminato) previsto per i contratti di reinserimento. Il Ministro interrogato ha anche ipotizzato la sperimentazione di forme graduali di ricorso al part-time volontario associato a un incasso parziale della pensione, attraverso accordi aziendali che avrebbero il pieno sostegno del Governo;
          in fondo, aveva ricordato il Ministro interrogato, gli «esodati» li creano le imprese e la responsabilità è loro;
          in un articolo comparso sul Corriere della Sera del 25 aprile 2012, vi è scritto che la Banca Popolare di Bari ha riassunto 60 dipendenti tutti ultra cinquantenni che già lavoravano presso la banca prima di accettare accordi di incentivo all'esodo. La fortuna di questi lavoratori (gli «esodati» del settore bancario sono almeno 22 mila) è che nell'accordo erano riusciti a far inserire una clausola di salvaguardia che metteva al riparo da eventuali cambi del quadro legislativo;
          il segretario generale della Fabi ha raccontato di aver chiesto l'inserimento della clausola di salvaguardia per gli «esodati» a tutte le banche con cui il sindacato ha negoziato negli ultimi due anni la riduzione degli organici attraverso i prepensionamenti. Tuttavia, solo la Banca Popolare di Bari e il Banco Popolare hanno accettato. Il segretario generale dà ragione al Ministro interrogato quando afferma che il problema degli «esodati» è stato creato dalle aziende, chiedendosi come mai lo stesso Ministro non abbia ritenuto che fosse giusto adottare il modello del gruppo Banco Popolare quando fu fatto un accordo di incentivazione all'esodo in Banca Intesa, con il Ministro che sedeva nel consiglio di sorveglianza della banca dell'allora amministratore delegato Corrado Passera;
          non deve essere facile per il Ministro interrogato trovarsi in quella che appare all'interrogante una situazione di conflitto di interessi, in veste ora di accusata, ora di accusatrice;
          per di più, bisogna aggiungere che, al termine della risposta all'interpellanza già citata, il Ministro interrogato aveva voluto ricordare «che qualche volta i patti con lo Stato si fanno non in astratto, ma addossando oneri alle generazioni giovani e future. Quindi, quando diciamo che in nome di principi economici noi rinneghiamo questo patto, vorrei ricordare che non si tratta di astratti principi economici. Si tratta, tuttavia, di considerare che l'onere di questi patti viene addossato a qualcuno che agli stessi non ha partecipato e si tratta essenzialmente dei giovani. Non ci sono astratti principi economici da salvaguardare. Ci sono degli oneri che gravano – lo ripeto – soprattutto sui giovani ed è qui che interviene il concetto di equità. È bene domandarsi quali siano questi oneri ed è bene domandarsi quali criteri di equità possano presiedere alla distribuzione degli oneri e, quindi, per garantire quelli che appaiono diritti acquisiti, stabilendo però che questi diritti non possono essere sempre pagati da qualcun altro. Ricordo anche che, siccome si tratta di pensioni retributive, vale per tali pensioni una non corrispondenza tra contribuzione e prestazione. Questa non corrispondenza è esattamente l'onere di cui parlavo. Aggiungo anche un'altra cosa perché spesso c’è un malinteso dietro questi patti, anche quando sono siglati da grandi imprese. C’è l'idea che il lavoro di qualcuno debba escludere qualcun altro. Vorrei dire che questo è un principio alla base della nostra riforma del mercato del lavoro: vorremmo avere una società dove il lavoro è inclusivo ed è per tutti e non è che mandando fuori una persona non anziana e ancora giovane, tu fai un posto di lavoro per uno giovane. Noi vorremmo – per questo stiamo proponendo la riforma del mercato del lavoro – avere una società nella quale c’è lavoro per un giovane e per un anziano»;
          non erano passati che pochi giorni, che un altro componente del Governo, il Ministro dell'interno Cancellieri, dovendo tagliare i costi del proprio dicastero ha dichiarato al Corriere della Sera: «Vorrei ridurre del 10 per cento i dipendenti civili del ministero, grazie ad uno scivolo, un pensionamento anticipato, senza traumi». Per ingraziarsi i sindacati promette anche di assumere un numero di giovani pari a quello dei lavoratori allontanati;
          le parole del Ministro Cancellieri, lette in uno con quelle del Ministro interrogato, gettano, a giudizio dell'interrogante, ulteriore discredito sul Governo, ingenerando oltretutto una situazione ridicola. Si tratta, infatti, di una serie di contraddizioni inestricabili;
          è necessario che il Governo trovi con urgenza una soluzione al problema che ha creato alle lavoratrici e ai lavoratori «esodandi», che non rimetta in gioco i patti da essi sottoscritti, ma individui un regime transitorio e le risorse necessarie ad evitare che si crei una lotteria tra lavoratori –:
          se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative, con gli strumenti a disposizione del Governo, a parte gli incentivi ipotizzati per il reinserimento nel mercato del lavoro, per trovare le risorse necessarie a garantire tutte le lavoratrici e i lavoratori di cui in premessa dal rischio che nei prossimi quattro o cinque anni si trovino senza stipendio, senza misure di sostegno al reddito e senza pensione. (3-02239)


Iniziative volte a sostenere l'occupazione femminile, con particolare riferimento al Mezzogiorno – 3-02240

      D'IPPOLITO VITALE, GALLETTI, POLI, OCCHIUTO, TASSONE, NUNZIO FRANCESCO TESTA, CERA, RUGGERI, CARLUCCI, RIA, CALGARO, ANNA TERESA FORMISANO, BINETTI, CAPITANIO SANTOLINI, CICCANTI, COMPAGNON, VOLONTÈ, NARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          i recenti dati Svimez delineano uno scenario davvero sconfortante che descrive drammaticamente il mondo del lavoro femminile, in particolar modo nel meridione d'Italia, dove lavora regolarmente meno di una donna su quattro (età 19-34 anni), sebbene il 19 per cento delle stesse sia in possesso di una laurea (contro il 12 per cento degli uomini meridionali);
          se il lavoro stabile è un obiettivo irraggiungibile, l'entrata nel mondo dell'occupazione precaria o a progetto è altrettanto difficoltosa, soprattutto per le donne, spesso madri e mogli impegnate a conciliare aspirazioni professionali e famiglia;
          il tasso di occupazione femminile nel sud Italia è fermo al 23,3 per cento. Le più «fortunate» sono le donne sarde (lavora il 38 per cento di loro), seguite dalle pugliesi (24 per cento). Le più svantaggiate sono le donne campane (17,9 per cento). Ultimi posti della classifica anche per le calabresi (21 per cento) e le siciliane (20,6 per cento);
          si tratta di dati preoccupanti che delineano uno scenario di estrema incertezza. Basti ricordare i numeri forniti da Almalaurea: in Italia lavora soltanto un laureato su cinque. Per tutti gli altri, nessuna prospettiva a parte brevi periodi di occupazione per poi ripiombare nel tunnel del precariato e della ricerca di un posto di lavoro;
          per le donne under 64 la situazione è ancora più critica: in Italia il tasso di occupazione è del 30,5 per cento, pari a meno di una su tre. Tornando alle giovani, appare chiaro che studiare non basta, sebbene le donne meridionali tra i 15 ed i 34 anni siano le protagoniste di una grande rivoluzione culturale. Nel 2010 le donne meridionali laureate sono state il 18,9 per cento sul totale della popolazione di 30-34 anni, superando di 7 punti percentuali i maschi corrispondenti alla medesima fascia d'età;
          a questi dati non corrispondono adeguate percentuali per quanto riguarda l'ingresso nel mondo del lavoro delle donne e la possibilità di vedere garantito il lavoro stesso alla nascita del primo figlio;
          recenti statistiche dimostrano che, conseguentemente alla nascita del primo figlio, si è registrata un'elevatissima perdita di posti di lavoro delle lavoratrici madri (circa 800 mila), soprattutto nel privato, pur in presenza di un'adeguata normativa di tutela della maternità;
          tale fattore risulta di grave criticità, tenuto conto del contesto generale che registra un fenomeno di disoccupazione superiore alle media dell'Unione europea per tutti, ma in particolar modo per le donne;
          garantire un'adeguata occupazione femminile, sottratta alla tentazione di una semplice rivendicazione di genere, costituisce una condizione essenziale per la tenuta economica complessiva del sistema Paese –:
          quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per impedire il noto fenomeno dell'abbandono del lavoro, soprattutto delle donne del Sud, costrette a dividersi tra il lavoro e l'educazione dei figli, nel rispetto degli impegni più volte pubblicamente presi, e se non ritenga opportuno attuare adeguate politiche familiari che tengano conto della voglia di riscatto delle donne del Sud e dei benefici, in termini di sviluppo sociale ed economico, che un loro impegno nel mondo lavorativo comporterebbe. (3-02240)


Iniziative di competenza volte a salvaguardare i lavoratori della società Acquereggine – 3-02241

      LAGANÀ FORTUGNO, MINNITI, MARAN, QUARTIANI, GIACHETTI, LENZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 31 dicembre 2011 arrivava a scadenza il contratto di gestione del servizio di depurazione di Acquereggine spa con gli enti locali reggini. In seguito a ciò la società, per motivi di cessazione dell'attività, definiva una procedura di mobilità per tutti i suoi dipendenti;
          con legge regionale del 23 dicembre 2011, n.  47, la regione Calabria emanava disposizioni urgenti in materia di servizio idrico integrato e predisponeva, in attesa del riordino della disciplina del servizio idrico integrato, la nomina di commissari liquidatori al fine di assicurare la continuità gestionale dei servizi svolti dai cessati organismi, prevedendo inoltre la possibilità di affidamento del servizio ad eventuali gestori provvisori del servizio da parte dei comuni;
          ad Acquereggine spa veniva chiesta una proroga nella gestione, accordata dalla società stessa, a condizione che venissero saldati i pagamenti per le quote del servizio di depurazione da parte dei comuni fruitori morosi;
          non essendosi raggiunto nessun accordo con le amministrazioni interessate per il prosieguo del servizio, non disponibili a pagare i crediti vantati dalla società, ad eccezione della città di Reggio Calabria, ciò nonostante gli impegni assunti dai comuni stessi dinanzi al prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta, Acquereggine spa ha iniziato la riconsegna degli impianti di depurazione ai rispettivi proprietari e la messa in mobilità dei lavoratori –:
          se il Governo intenda far chiarezza sul come si è giunti a tale situazione, e se, per quanto di competenza, intenda favorire una soluzione che tenga conto delle professionalità degli oltre 80 lavoratori di Acquereggine spa ed un loro reinserimento all'interno dei futuri enti gestori, al fine di assicurare la continuità gestionale degli impianti di depurazione, che ad oggi ne paiono privi con gravi ricadute sulla qualità ambientale e sulla tutela delle acque. (3-02241)