XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 24 maggio 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,
          premesso che:
              è in discussione dal gennaio scorso presso la VII Commissione Cultura della Camera dei deputati l'Atto Camera 4822 di valorizzazione del sistema dell'alta formazione e specializzazione artistica e musicale, già approvato dal Senato della Repubblica (Atto Senato 1693-A), che interviene, tra l'altro, direttamente sul tema della spendibilità dei titoli di studio rilasciati dalle accademie di belle arti ex articolo 2, comma 5, della legge 508 del 1999, in considerazione del fatto che a 13 anni dall'emanazione della suddetta legge, la direzione generale Afam non ha ancora provveduto ad emanare i previsti regolamenti attuativi in materia di equipollenza tra corsi di diploma accademico di primo livello e lauree triennali, nonché di messa a ordinamento dei corsi biennali di secondo livello;
              sovrapponendosi all’iter in VII Commissione del suddetto Atto Camera 4822, la direzione generale AFAM ha improvvisamente provveduto ad elaborare, dopo 13 anni e sottoporre all'approvazione del CNAM uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante la dicitura «Definizione Equipollenze Titoli Università e Afam»;
              lo schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in discussione presenta, tra l'altro, alcune macroscopiche incongruenze che rischiano di aggravare ulteriormente le gravi disparità di trattamento che gli studenti delle accademie di belle arti subiscono da decenni;
              nelle accademie statali di belle arti sono attivi, attualmente, ben 11 corsi di diploma triennale di primo livello (pittura, scultura, decorazione, scenografia, restauro, grafica, progettazione artistica per l'impresa, comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo, didattica dell'arte, nuove tecnologie), i primi quattro dei quali appartengono, da secoli, all'offerta formativa accademica;
              per converso, lo schema del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in discussione prevede l'equipollenza con i diplomi triennali di laurea della classe L3 soltanto per i trienni accademici in progettazione artistica per l'impresa e in restauro. La conseguenza di questa scelta comporta una penalizzazione ed una sperequazione per tutti gli studenti iscritti ai corsi per i quali non è stata ancora prevista l'equipollenza, vale a dire per la maggioranza degli studenti iscritti nelle accademie. Allo stato attuale, solo 1/10 dei 20.000 studenti delle 20 accademie risulta iscritto ai corsi contemplati dallo schema suddetto;
              l'aver demandato solo ad una serie di tavoli tecnici Cnam-Cun il compito di individuare i presupposti per il riconoscimento delle equipollenze presenta, tra l'altro, i seguenti limiti:
          a) criteri e i parametri individuati non trovano riscontro nella legge 508 del 1999, né nel decreto ministeriale n.  123 del 2009, che non prevedono l'obbligo tassativo del 50 per cento di materie teoriche al fine di salvaguardare la specificità dei percorsi, formativi accademici;
          b) in nessun sistema universitario europeo gli studenti iscritti nelle varie facoltà di belle arti sono obbligati a sostenere il 50 per cento di materie teoriche per conseguire titoli di laurea in pittura, scultura, decorazione, grafica, e altro;
              la tempistica relativa alle impellenze ordinamentali, così come concepita, risulterebbe enormemente dilatata generando il persistere per anni di sperequazioni e disparità di trattamento tra gli studenti,

impegna il Governo

alla luce delle motivazioni esposte e delle conseguenti forti criticità nel merito e nel metodo dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante la dicitura «definizione equipollenze titoli università e afam, e non procedere all'approvazione dello stesso.
(1-01048) «Scalera, Ghizzoni, De Biasi, Centemero, Capitanio Santolini, Lolli, Rivolta, Zazzera, Goisis, Barbieri».


      La Camera,
          premesso che:
              la Dichiarazione sui diritti del fanciullo approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1959 a New York, nel preambolo stabilisce che: «il fanciullo necessità di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita»;
              a livello comunitario, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, all'articolo 2, afferma: «il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge»;
              la Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina, sottoscritta ad Oviedo nel 1997, delinea una sorta di costituzione europea in materia di diritto a nascere;
              la Carta europea dei diritti, adottata dal Consiglio europeo di Nizza il 7 dicembre 2000 e alla quale, con il recente Trattato di Lisbona, è stata attribuita la stessa efficacia giuridica delle norme dei Trattati, dopo aver affermato, all'articolo 1, l'inviolabilità della dignità umana, all'articolo 2 dispone: «ogni individuo ha il diritto alla vita»;
              il nostro ordinamento giuridico, prevedendo, ex articolo 10 della Costituzione l'obbligo di osservare i princìpi e i patti internazionali, attribuisce rilevanza costituzionale a quegli atti che tutelano il diritto alla vita fin dal concepimento;
              l'Assemblea parlamentare del Consiglio di Europa ha ribadito, recentemente, (raccomandazione n.  1763, approvata il 7 ottobre 2010) che nessuna persona, ospedale o istituzione sarà costretta, ritenuta responsabile o discriminata in alcun modo a causa di un rifiuto di eseguire, accogliere, assistere o sottoporre un paziente ad un aborto o eutanasia o qualsiasi altro atto che potrebbe causare la morte di un feto o embrione umano, per qualsiasi motivo;
              l'Assemblea parlamentare ha sottolineato la necessità di affermare il diritto all'obiezione di coscienza insieme con la responsabilità dello Stato per assicurare che i pazienti siano in grado di accedere a cure mediche lecite in modo tempestivo;
              l'Assemblea ha invitato il Consiglio d'Europa e gli Stati membri ad elaborare normative complete e chiare, che definiscano e regolino l'obiezione di coscienza in materia di servizi sanitari e medici, volte soprattutto a garantire il diritto all'obiezione di coscienza in relazione alla partecipazione alla procedura medica in questione e a far sì che i pazienti siano informati di ogni obiezione di coscienza in modo tempestivo e ricevano un trattamento appropriato, in particolare nei casi di emergenza;
              in materia di obiezione di coscienza si devono ricordare le indicazioni contenute: nel VI articolo dei principi di Nuremberg; nell'articolo 10, paragrafo 2, della carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; negli articoli 9 e 14 della convenzione europea dei diritti umani; nell'articolo 18 della convenzione internazionale dei diritti civili e politici;
              il Tar Puglia ha annullato con la sentenza n.  3477 del 2010 la delibera di giunta regionale e i relativi atti della Asl di Bari con cui venivano esclusi dalla presenza nei consultori ambulatoriali i medici obiettori di coscienza. Per i giudici amministrativi il provvedimento viola il principio costituzionale di eguaglianza, oltre che i principi posti a fondamento dell'obiezione di coscienza;
              pur ponendo l'accento sul valore storico che hanno rappresentato i consultori familiari per la nostra società, è doveroso a distanza di più 35 anni dall'approvazione della legge che ne prevedeva l'istituzione riconsiderarne il lavoro svolto e l'attuale ruolo nel nostro Paese. Infatti, alla luce anche dei notevoli cambiamenti sopravvenuti nell'attuale contesto socio-culturale, è necessario dare nuova linfa vitale a ciò che già era ben esplicitato nelle intenzioni del legislatore che nel 1975 aveva emanato la legge n.  405 (ovvero l'assistenza alla famiglia, l'educazione alla maternità e alla paternità responsabile, l'educazione per l'armonico sviluppo fisico e psichico dei figli e per la realizzazione della vita familiare), ma che nei fatti è stato residualmente attuato, complice anche la talora mera funzione burocratica dei consultori, ridotti, troppo spesso, a pura assistenza sanitaria, deboli di quella necessaria sensibilità e competenza su problematiche sociali per i quali furono istituiti. In questa ottica sarebbe opportuno considerare come forza attiva anche il ruolo dei medici obiettori di coscienza all'interno dei presidi socio sanitari dei consultori familiari, anche al fine di dare piena attuazione alla prima parte della legge n.   194 del 1978, attraverso la reale presa in carico della donna per aiutarla a superare le cause che la inducono alla scelta di interrompere la gravidanza,

impegna il Governo

a promuovere la piena attuazione dei princìpi di diritto delineati nella raccomandazione del Consiglio d'Europa, definendo il diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e infermieristico.
(1-01049) «Laura Molteni, Fabi, Rondini, Fedriga, Fugatti, Torazzi, Maggioni, Vanalli, Simonetti, Allasia, Isidori, Consiglio, Negro, Bragantini, Callegari, Desiderati, Cavallotto, Paolini, Meroni, Polledri».


      La Camera,
          premesso che:
              secondo un'indagine condotta da Supermoney, portale per il confronto dei preventivi delle assicurazioni auto, i cittadini del Sud, alla guida, sono più virtuosi dei guidatori del Nord, eppure continuano a pagare tariffe RC Auto ben più salate;
              la suddetta indagine rivela come negli ultimi 5 anni i guidatori residenti al Sud abbiano fatto meno incidenti di quelli del Nord e Centro ma, ciononostante, continuino a sostenere costi assicurativi ben più onerosi;
              al Sud il prezzo medio di una polizza per chi non ha fatto alcun incidente negli ultimi 5 anni è di 1.456 euro all'anno, al Centro si scende a 1.119 euro e al Nord si arriva a «soli» 920 euro;
              secondo lo studio condotto da SuperMoney, tra i guidatori residenti al Sud soltanto l'11 per cento ha fatto un incidente per colpa negli ultimi 5 anni, al Nord questa percentuale è pari al 12,7 per cento, mentre al Centro sale al 15,1 per cento;
              da questi dati emerge chiaramente «come gli automobilisti meridionali siano i meno indisciplinati o i più prudenti d'Italia: ciononostante, il prezzo medio di una polizza, nelle regioni del Sud, arriva a essere fino a tre volte superiore rispetto al prezzo assicurativo sostenuto dai cittadini del Nord»;
              secondo Andrea Manfredi, amministratore delegato di Supermoney, «il fatto che la localizzazione geografica sia il fattore più semplice da considerare, non è il più corretto». E si spinge ad auspicare «che la Corte di giustizia europea desse uno stimolo nuovo a tutto il settore, non solo impedendo la tariffazione sul sesso dell'assicurato, come ha già fatto, ma anche impedendo le differenziazioni di prezzo sulla semplice variabile geografica»;
              dall'indagine, emerge poi un altro aspetto non congruente. Le tariffe Rc Auto, infatti, al sud sono più elevate in partenza. Invece, in caso di sinistro, queste – pur restando ampiamente sopra le medie del resto d'Italia – non subiscono in percentuale rincari elevati quanto nelle altre due macro aree del Paese;
              in tal senso, al Sud il prezzo medio di una polizza per chi ha fatto almeno un sinistro negli ultimi 5 anni sale a 1.565 euro (+6,37 per cento rispetto a chi non ha fatto incidenti). Al contrario, al Centro e al Nord i prezzi delle polizze per chi ha fatto incidenti aumentano proporzionalmente molto di più. Al Nord l'automobilista che ha fatto un incidente pagherà il 13,78 per cento in più rispetto all'automobilista virtuoso (la polizza sale da 920 a 1.074 euro) e al Centro pagherà l'11,91 per cento in più (1.282 euro a fronte di 1.119);
              appare evidente come rilevato nell'indagine che «al Sud il costo dell'assicurazione non è tanto determinato dalla sinistrosità del singolo guidatore, quanto piuttosto dal luogo della residenza»;
              tale situazione, appare ancora più paradossale se si tiene conto di un altro elemento: il problema delle frodi assicurative. Stando così le cose, il meccanismo «premia» chi commette incidenti e magari non perde occasione per frodare. Per converso, danneggia gli automobilisti virtuosi che si ritrovano un elevatissimo «premio» base iniziale. Ovviamente, l'aspetto più bizzarro consiste nell'aggravante che si paga molto di più dove i redditi medi sono più bassi;
              altresì, l'installazione della scatola nera da parte di tutte le compagnie assicurative, di cui tanto si è parlato, avrebbe sicuramente ridotto di molto le frodi e fatto risparmiare gli assicurati che ne avessero chiesto l'installazione;
              nell'ottica di superare tali incongruenze, nel pacchetto di emendamenti presentato in commissione Industria del Senato al il testo del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.  1, il cosiddetto decreto liberalizzazioni, ne è stato presentato uno dal senatore Franco Pontone con cui si immaginava di introdurre, proprio nel tentativo di mettere fine alle discriminazioni territoriali che ci sono nel nostro paese in materia di RC Auto, una tariffa unica per gli automobilisti virtuosi;
              secondo quanto previsto dall'emendamento, le compagnie assicurative avrebbero dovuto proporre delle offerte di assicurazione auto uguali in tutto il Paese per le classi di massimo sconto. La nuova norma citava, infatti, «per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive e oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte»;
              tuttavia l'emendamento – nonostante la sua ragionevolezza – non è stato accolto in sede di conversione in legge;
              inoltre, il decreto Bersani (decreto-legge n.  7 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n.  40) in materia di RC Auto ha introdotto per i nuovi assicurati di nuclei familiari con altre polizze, varie misure di tutela. Tuttavia, anche in questo caso, la buona intenzione e la ratio della norma è stata e viene regolarmente vanificata nei fatti all'atto della stipula della polizza; infatti, la tariffa che viene applicata risulta, quasi sempre, di gran più onerosa rispetto a quella più vantaggiosa che l'articolo 5 della suddetta legge prevederebbe,

impegna il Governo:

          ad assumere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, che, in tempi rapidi, consenta di proporre, a parità di condizioni soggettive e oggettive, offerte di assicurazione auto uguali in tutto il Paese per le classi di massimo sconto con l'obbligo, per le compagnie assicurative, di evitare ogni valutazione territoriale discriminatoria;
          ad assumere ogni iniziativa di competenza per rendere effettive le misure a favore delle famiglie, contenute nel cosiddetto decreto Bersani in materia di RC Auto, evitando che le compagnie assicurative, con l'applicazione di tariffe diversificate e più salate, mantengano elevati al massimo i costi per i nuovi assicurati;
          ad assumere iniziative, anche normative, che agevolino l'introduzione della «scatola nera» nelle automobili, al fine di colpire il problema delle frodi e di riflesso favorire la riduzione dei premi assicurativi.
(1-01050) «Antonino Russo, Berretta, Cardinale, Giammanco, Ginefra, Fontanelli, Paglia, Rugghia, Paolo Russo, Samperi, Sarubbi, Siragusa».


      La Camera,
          premesso che:
              l'articolo 48 della Costituzione prevede che «La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività»;
              tale diritto è stato assicurato dalla legge 27 dicembre 2001, n.  459 e del relativo regolamento attuativo (decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003, n.  104), che hanno dato attuazione alle modifiche dell'articolo 48 della Costituzione (legge costituzionale 17 gennaio 2000, n.  1) e degli articoli 56 e 57 della Costituzione (legge costituzionale 23 gennaio 2001, n.  1) con i quali si è istituita la circoscrizione estero;
              il complesso delle norme ha disciplinato l'esercizio del diritto tramite il voto per corrispondenza, espresso dai cittadini iscritti nelle liste elettorali della circoscrizione estero; l'elettore, una volta espresso il voto, spedisce la scheda elettorale votata all'ufficio diplomatico consolare nella cui circoscrizione è residente. Spetta poi ai consolati inviare le suddette buste in Italia;
              già nelle elezioni politiche del 2006 si sono verificate rilevanti disfunzioni e brogli tali da invalidare l'elezione di un senatore e da provocare l'intervento della magistratura nei confronti di altri eletti all'estero; in due casi gli atti di accusa della magistratura sono stati bloccati dalla giunta per le elezioni;
              ulteriori disfunzioni si sono verificate in relazione alla tornata referendaria del 2011, dove gli iscritti all'Aire avevano ancora più importanza ai fini del superamento del quorum necessario a dare validità al referendum; in tale occasione dei 3,3 milioni di aventi diritto hanno votato poco più 760.000 elettori, cioè il 23 per cento in calo rispetto al 39 per cento delle precedenti politiche del 2008;
              più volte è stata segnalata la presenza di posizioni disallineate tra iscritti all'Aire, iscritti negli schedari consolari ed elettori iscritti negli elenchi del Ministero dell'interno: secondo alcune rilevazioni si tratterebbe di oltre 900.000 cittadini, circa il 20 per cento degli iscritti all'Aire, ai quali viene di fatto negato il diritto di voto; ulteriori gravissime disfunzioni (per non parlare di brogli) si sono verificate nella gestione e nell'invio dei plichi postali necessari per l'esercizio del voto;
              le indagini ministeriali e della magistratura hanno mostrato come l'anello debole del procedimento siano i consolati a cui spetta la stampa e la gestione delle schede elettorali, l'invio agli elettori e la raccolta delle schede votate;
              tra gli effetti di non immediata percezione della legge sul voto degli italiani all'estero, si registra il depotenziamento del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE), istituito con legge 6 novembre 1989 n.  368 (modificata dalla legge 18 giugno 1998, n.  198) e disciplinato dal regolamento attuativo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 1998, n.  329, quale organo di consulenza del Governo e del Parlamento sui temi di interesse per gli italiani all'estero; il Consiglio, composto da 94 membri, deriva la sua legittimità rappresentativa dall'elezione diretta da parte dei componenti dei Comitati degli italiani all'estero (Comites) istituiti dalla legge 23 ottobre 2003, n.  286;
              tuttavia mentre i Comites sono organi locali di elezione diretta, cui sono eleggibili i cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare e candidati in una delle liste presentate, purché iscritti nell'elenco aggiornato di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 27 dicembre 2001, n.  459, e in possesso dei requisiti per essere candidati alle consultazioni elettorali amministrative, e quindi rappresentano un reale punto di contatto tra la comunità italiana all'estero e il nostro Paese, il Consiglio generale degli italiani all'estero secondo i firmatari del presente atto di indirizzo non ha dimostrato né consistenza, né utilità;
              il 3 novembre 2011, poche settimane prima delle dimissioni del Governo Berlusconi, sono state approvate diverse mozioni che impegnavano il Governo sia a provvedere alla verifica ed al coordinamento degli elenchi degli elettori all'estero in possesso dell'Aire con quelli dei consolati e del Ministero dell'interno, sia ad avviare iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto di voto degli italiani residenti all'estero al fine di assicurare trasparenza e regolarità a procedure di voto;
              dalle verifiche effettuate dei diversi impegni adottati, risulta essere stato perseguito (e di questo va dato pieno merito al Ministero degli affari esteri) solo quello relativo all'allineamento delle anagrafi Aire, consolari e del Ministero dell'interno, allineamento che risulta essere, ad oggi del 91 per cento (rispetto al 79 per cento del 2004);
              si approssimano le elezioni politiche che saranno decisive per il futuro del Paese,

impegna il Governo:

          a provvedere alla piena attuazione alle mozioni in materia di voto degli italiani all'estero approvate il 3 novembre 2011 (1-00655, 1-00663, 1-00672, 1-00716, 1-00717, 1-00727) ed in particolare:
              a completare il processo di verifica ed aggiornamento delle liste elettorali degli italiani all'estero;
              a prevedere il controllo puntuale del requisito di residenza dei candidati espressamente richiesto dalla legge istitutiva sul voto degli italiani all'estero;
              a valutare la possibilità di abolire il voto per corrispondenza e a ripristinare l'esercizio di voto nei seggi elettorali all'uopo costituiti dai consolati, proponendo gli opportuni correttivi o nell'ambito della prevista riforma della legge elettorale nazionale o tramite un autonomo disegno di legge;
          a sopprimere il Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE);
          a potenziare i bilanci e le attività dei Comitati degli italiani all'estero (Comites), consentendo loro di operare tra gli eletti all'estero e la comunità emigrata cui fanno riferimento.
(1-01051) «Mario Pepe (Misto-R-A), Frattini, Lazzari, Porcu, Garagnani, Lunardi, Lehner, Stracquadanio, Grassano, Guzzanti».

Risoluzioni in Commissione:


      La X Commissione,
          premesso che:
              la Alcatel-Lucent è una compagnia globale con sede a Parigi, produttrice di hardware e software per le telecomunicazioni che nasce dalla fusione di Alcatel e Lucent Technologies il 1° dicembre 2006;
              in Italia ha diversi stabilimenti di ricerca e sviluppo, produzione e amministrazione, e segnatamente a Vimercate, Rieti, Battipaglia, Trieste, Genova, Bari, Napoli, Roma, e Sesto Fiorentino per un totale di 3000 lavoratori;
              i vertici della multinazionale ALCATEL Lucent Technologies hanno predisposto l'approvazione di un piano aziendale di ridimensionamento che prevede una riduzione dei costi per 500 milioni di euro e un esubero di personale che per l'Italia si attesta a 500 lavoratori, più circa 200 contratti di somministrazione dello stabilimento di Trieste;
              il 14 febbraio 2012 si è tenuta una manifestazione sotto il palazzo della regione Lombardia, seguita da tre giorni di sciopero (il 22, 23 e 24 febbraio) contro il pesante piano di ristrutturazione per il 2012 presentato dalla società;
              secondo il predetto piano, lo stabilimento di Vimercate, che da solo impegna 1240 lavoratori, sarà interessato da quasi 400 dei 500 esuberi in Italia mentre lo stabilimento di Trieste non subirà licenziamenti del personale dipendente bensì il taglio di oltre 200 contratti di lavoro somministrato. Su Trieste sono infatti impiegati 360 lavoratori dipendenti ai quali si aggiungono lavoratori somministrati nel numero variabile che va da 250 a 400 unità;
              il sito produttivo triestino, come confermato anche nell'ultimo vertice nazionale, lavora sul prodotto di punta della multinazionale ed è attualmente ritenuto uno stabilimento strategico per l'azienda. Esso è impegnato nell'attività industrializzazione e integrazione del prodotto di ricerca e rappresenta uno dei presidi tecnologicamente più avanzati ancora presenti nel nostro Paese;
              l'attività di ricerca e sviluppo collegata ai prodotti del sito produttivo di Trieste è svolta in paesi esteri come Stati Uniti e Germania, e così anche la produzione finale, che è destinata ai paesi dell'est europeo (Romania);
              il rischio maggiore è che questo primo passo intrapreso dalla multinazionale possa rappresentare un vero e proprio disimpegno dal nostro Paese che, se attuato, avrebbe gravissime ricadute occupazionali ed anche economiche su tutto il territorio. Infatti la scelta maturata dalla società di dividere la ricerca e sviluppo, l'industrializzazione e l'integrazione e la produzione, può consentirgli di potersi disimpegnare da uno stato piuttosto che un altro con maggiore rapidità;
              dopo l'apertura delle trattative con l'azienda, si è svolto il 21 marzo 2012 al Ministero dello sviluppo economico un vertice nazionale tra la dirigenza italiana della multinazionale, le rappresentanze sindacali, i dirigenti della regione Friuli Venezia Giulia e il Ministro interrogato;
              dal tavolo nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico è emerso il disimpegno dal sito produttivo di Genova e da quello di Rieti, la conferma dei 500 esuberi e dei 200 contratti di somministrazione a Trieste, nonché la conferma del mantenimento dello stabilimento di Trieste senza peraltro garantire investimenti su questo sito produttivo;
              nell'incontro tra il Ministro dello sviluppo economico e il CEO di ALCATEL Lucent Technologies Ben Verwaayen del 1° marzo, a testimonianza della fondatezza delle preoccupazioni, la multinazionale ha posto al Governo italiano tre condizioni per ristabilire la presenza di attività di ricerca e sviluppo in Italia e queste sono: a) maggiore professionalità e adattabilità dei lavoratori, b) investimenti pubblici nella tecnologia e l'innovazione (comunicazioni, banda larga), c) riduzione del costo del lavoro;
              per le ragioni sopra esposte la presenza di ALCATEL Lucent Italia a Trieste non è certamente da considerarsi sicura nel tempo, anche alla luce del fatto che le dichiarazioni di conferma del sito produttivo di Trieste non sono adeguatamente supportate da concrete garanzie da parte della multinazionale;
              in tal senso si rende necessaria l'apertura di un tavolo nazionale dedicato alla sola situazione dello stabilimento di Trieste che analizzi l'attuazione del disimpegno di ALCATEL Lucent technologies dall'Italia per quanto attiene alla ricerca e sviluppo e le sue ricadute sul sito triestino, per il quale si registra oltretutto l'indisponibilità da parte della multinazionale a stabilizzare almeno i lavoratori somministrati impegnati da più anni presso lo stabilimento stesso;
              più in generale nei tavoli di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico dovrebbe essere affrontato l'impegno a realizzare una più ampia politica di investimenti finalizzata al rilancio del settore delle telecomunicazioni anche attraverso l'attuazione in tempi brevi del «Progetto Strategico agenda digitale italiana» per favorire tra l'altro la diffusione della banda larga,

impegna il Governo:

          a convocare nel più breve tempo possibile un tavolo tecnico di concertazione dedicato alla sola situazione dello stabilimento di Trieste che analizzi l'attuazione del disimpegno di ALCATEL LUCENT Technologies dall'Italia per quanto attiene alla ricerca e sviluppo e le sue ricadute sul sito triestino e che favorisca:
              a) il trasferimento della ricerca e sviluppo collegata allo stabilimento di Trieste, dai paesi esteri all'Italia cosicché anche la cosiddetta «testa» della produzione sia situata nello stesso Stato dove viene industrializzata e integrata, a garanzia dell'interesse strategico, spesso sottolineato dall'azienda, di Trieste;
              b) la stabilizzazione dei lavoratori somministrati, che sarebbe un segnale rassicurante per i lavoratori circa l'interesse della multinazionale sul mantenimento della sua presenza nel nostro territorio;
          ad attuare politiche di rilancio del settore delle telecomunicazione attraverso la realizzazione, in tempi rapidi, del «Progetto strategico agenda digitale italiana» favorendo l'incremento della domanda di servizi digitali, che ha certamente ricadute positive, anche in termini occupazionali, per tutto il comparto.
(7-00871) «Torazzi, Grimoldi, Fedriga».


      La XI Commissione,
          premesso che:
              il grave sisma che ha colpito nelle prime ore della giornata di domenica 20 maggio 2012 i territori dell'area nord-est della penisola italiana, causando il decesso di sette persone, di cui quattro lavoratori deceduti per il crollo degli impianti industriali in cui erano all'opera, ha avuto forte intensità che secondo i dati registrati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, hanno raggiunto magnitudo 5,9 con a una profondità di circa 6 chilometri per la scossa delle ore 4,04, interessando i comuni nelle province di Modena e Ferrara e, in misura minore, di Bologna e Mantova, con epicentro localizzato tra i comuni di Finale Emilia e San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, e Sermide, in provincia di Mantova;
              la scossa principale, seguita da numerose repliche, la più forte delle quali è stata registrata alle ore 15,18 con magnitudo 5,1 sempre nella giornata di domenica e una di magnitudo 4,1 nella sera di lunedì, ha provocato un limitato numero di vittime, raffrontato con altri eventi sismici di analoga intensità, ha arrecato ingentissimi danni materiali sul patrimonio abitativo e storico-culturale delle aree interessate dal sisma e ha prodotto gravissime conseguenze sugli impianti del vasto e diffuso sistema industriale e artigianale dei territori interessati dal sisma;
              secondo le prime stime di fonte sindacale, che sembrano ampiamente confermate dai primi riscontri effettuati dalle organizzazioni imprenditoriali delle suddette province, ci sono circa 13.000 lavoratori che non hanno potuto riprendere il lavoro, a causa del crollo, delle lesioni e delle necessarie verifiche sull'agibilità di numerose strutture industriali, nonché per il danneggiamento di macchinari, attrezzature e scorte di un complesso produttivo che ha le sue punte di eccellenza in particolare nei settori della ceramica, della meccanica, della bio-medicina e nell'agroalimentare;
              a fronte della gravità dell'accaduto, si registra un positivo clima di responsabile collaborazione tra le maestranze, gli imprenditori e le amministrazioni locali colpite dal sisma per il più sollecito ripristino delle condizioni di sicurezza necessarie per il riavvio delle attività produttive e la ripresa economico-sociale dell'area;
              unitamente alle organizzazioni imprenditoriali e alle organizzazioni sindacali, la regione Emilia-Romagna e le amministrazioni locali interessate sollecitano l'adozione di misure urgenti per il sostegno del reddito dei lavoratori delle imprese danneggiate dal sisma e per la gestione di situazioni di crisi conseguenti alla suddetta calamità,

impegna il Governo

ad adottare ogni misura utile volta ad assicurare una procedura sollecita per il riconoscimento della cassa integrazione ordinaria e straordinaria e, d'intesa con la regione Emilia-Romagna, della cassa integrazione in deroga, mettendo a disposizione le necessarie risorse finanziarie, per tutte le maestranze delle imprese danneggiate dal sisma del 20 e 21 maggio.
(7-00872) «Miglioli, Santagata, Moffa, Cazzola, Damiano, Antonino Foti, Muro, Poli, Paladini, Bellanova, Berretta, Mosca, Codurelli, Rampi, Bobba, Lenzi, Schirru, Boccuzzi, Mattesini, Ghizzoni, Gatti, Gnecchi, Madia».


      La XII Commissione,
          premesso che:
              l'articolo 2, comma 463, della legge finanziaria per il 2008, l'ultima del Governo Prodi, finanziava con 20 milioni di euro un piano contro la violenza alle donne, piano che si concretizzava, oltre che nell'erogazione di risorse al Fondo contro la violenza sulle donne e di genere ed ai centri e alle associazioni specializzate, in una campagna di educazione al rispetto e alla dignità verso le donne, che avrebbe raggiunto le istituzioni locali, gli organi mediatici, le scuole, la pubblicità ed i programmi televisivi;
              il decreto-legge 27 maggio 2008, n.  93, uno dei primi provvedimenti adottati in questa legislatura dal Governo Berlusconi, ha provveduto all'azzeramento di detto Fondo per il sostegno alle donne vittime di violenza e per la prevenzione;
              il piano finanziato dal Governo Prodi, riprendeva la legge organica contro la violenza sulle donne, varata all'unanimità dalla Spagna nel 2004. Una legge contro la violenza di genere che ha rivoluzionato il diritto penale e ha visto una riorganizzazione del sistema giudiziario. Si riconosce la violenza, anche quando avviene tra le mura domestiche, come problema sociale di cui le istituzioni devono farsi carico sia nella prevenzione sia attraverso misure sanzionatone. Non basta, infatti, inasprire le pene, ma è necessario un intervento integrato e multidisciplinare che tenga conto che all'origine della violenza sessista c’è la discriminazione della donna nella società;
              un'attenta analisi delle statistiche può essere d'ausilio per capire la situazione: i numeri dicono che in Italia ci sono 14 milioni di donne vittime di violenza, di cui ben tre milioni la subiscono in ambito familiare, nel silenzio e nell'indifferenza. In Italia una donna su tre subisce violenza fisica e sessuale – soprattutto tra le mura domestiche: secondo le stime si tratta del 65 per cento dei casi – e un milione e 400 mila donne hanno subito uno stupro prima dei 16 anni; inoltre il 14,3 per cento delle donne ha subito almeno una volta violenza fisica o sessuale dal partner, attuale o ex, mentre il 24,7 per cento da un altro uomo. Tuttavia, il 96 per cento delle violenze non vengono denunciate;
              i dati relativi a questi primi mesi del 2012, sono drammatici: dal 1o gennaio alla metà di maggio 2012 sono state uccise, da uomini, 59 donne. Quasi sempre per mano, di mariti, fidanzati o ex partner. Spesso la morte è giunta in seguito alla decisione delle vittime di interrompere una relazione;
              nonostante questo, secondo dati Istat, solo il 18,2 per cento delle donne considera la violenza patita in famiglia un «reato», mentre il 44 per cento la giudica semplicemente «qualcosa di sbagliato» e ben il 36 per cento solo «qualcosa che è accaduto»;
              l’«aggressività maschile», sottolinea l'Onu, «è la prima causa di morte e di invalidità per le donne tra i 16 ed i 44 anni di tutto il mondo»;
              eppure, nonostante gli appelli, i proclami, i buoni intendimenti, non si è ancora riusciti a mettere fine alla violenza e all'abuso sessuale contro donne e bimbe, che rimangono una delle maggiori lesioni nell'ambito della sanità e dei diritti umani;
              nonostante la sostanziale mancanza di risorse finanziarie statali dedicate, molti comuni ed enti territoriali continuano a svolgere in questo ambito un'attività importante;
              un ruolo significativo, infatti, continua – seppur a fatica – ad essere svolto sul territorio da fondamentali presìdi quali i centri antiviolenza, la casa delle donne maltrattate, i centri di soccorso presso gli ospedali, e altro. Fortunatamente non poche amministrazioni continuano a finanziare questi centri proprio per segnalare l'importanza dell'intervento comune, e non di parte, sui temi della violenza alle donne;
              non si comprende quanto ancora deve incrementare, per diventare «significativa», la violenza maschile contro le donne se non bastano i rapporti allarmanti di tutte le organizzazioni nazionali ed internazionali, insieme alla catena di omicidi e violenze quasi quotidiani, prima che le istituzioni pubbliche arrivino a riconoscerne la gravità e la portata politica eccezionale;
              la nostra società fatica ancora a riconoscere pienamente il profondo disvalore della condotta maschile violenta – sessuale, fisica, psicologica – realizzata contro le donne, anche a causa della confusione creata da alcuni modelli che vengono sistematicamente proposti: «si tratta di una violenza sottile nuova per i parametri di riferimento estetici e di presunta affermazione sociale, ma vecchia per il modo di considerare la donna» (Fabio Roia, componente del CSM, 2009);
              rispetto alla violenza contro le donne l'approccio è rimasto nell'ambito del diritto criminale – comportamenti previsti e puniti, una volta messi in atto, aposteriori, secondo le tipologie di reato: atti di violenza sessuale, percosse, lesioni personali, violenza privata, minacce, maltrattamenti, violazione degli obblighi di assistenza familiare e così via – compresa, in parte, anche la recente normativa che ha introdotto, pur lodevolmente, il reato di «stalking»;
              peraltro va ricordato come il nostro ordinamento giuridico prevede che lo stupro non sia perseguibile d'ufficio ma solamente su istanza di parte;
              poco o nulla è però pensato in ordine alle cause e alla situazione predisponente, in quanto gli interventi istituzionali sono rigidamente costretti nel quadro della sicurezza pubblica e del contrasto a comportamenti delittuosi;
              quasi sempre, infatti, la violenza «di genere», viene relegata a mera questione riguardante il codice penale (inasprimento delle pene e aggravanti) e la sicurezza del territorio (assunzioni di carabinieri, vigili, forze dell'ordine, e altro);
              individuare nuove modalità di protezione per le donne, o varare pene severe e punizioni esemplari, è stato fatto, ma non è bastato e non può bastare;
              l'uguaglianza fra i sessi incontra un ostacolo insormontabile nella violenza quotidianamente perpetrata contro molte donne da parte di molti uomini, non può esistere pari opportunità per una democrazia paritaria se il fenomeno non viene considerato dalle istituzioni quale problema sociale grave, assumendosene la responsabilità attraverso un messaggio culturale e politico di contrasto e facendosi carico di azioni mirate in particolare alla prevenzione, oltre che alla doverosa repressione;
              il Consiglio d'Europa, nel maggio 2011, ha elaborato un importante documento, la Convenzione di Istanbul in difesa delle donne – Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica, STCE n.  210 – uno strumento indispensabile che si basa su tre pilastri: prevenzione della violenza, tra cui anche sensibilizzazione nelle scuole sulla parità di genere, protezione delle vittime e condanna dei colpevoli. Il nostro Paese, però, non l'ha ancora né firmata né ratificata,

impegna il Governo:

          a provvedere al rifinanziamento del Fondo contro la violenza sulle donne, istituito con la legge finanziaria per il 2008, al fine di garantirgli risorse adeguate agli obiettivi di competenza;
          a garantire adeguate risorse, in raccordo con gli enti locali, per i centri antiviolenza e le case delle donne maltrattate, favorendo al contempo la presenza di specifici sportelli presso i pronto soccorso delle strutture ospedaliere;
          a promuovere – attraverso il coinvolgimento di tutti i poteri pubblici competenti, centrali e territoriali, nonché delle scuole ed università – campagne di informazione, formazione e sensibilizzazione sulla questione eminentemente sociale e culturale della violenza contro le donne, e finalizzate alla prevenzione della violenza di genere, utilizzando sotto questo aspetto l'esperienza e la competenza delle organizzazioni di settore;
          a farsi promotore e portatore nelle competenti sedi istituzionali europee della necessità di un programma incisivo e comune, rivolto in particolare ai giovani per mettere fine alle discriminazioni e alle violenze intrecciate al genere;
          a varare un efficace piano organico e multidisciplinare di intervento, destinato a conoscere e affrontare la complessa problematica legata alla violenza sulle donne nei suoi vari aspetti, e che miri ad un cambiamento culturale e delle relazioni reciproche fra i generi in vari campi sociali;
          ad accelerare le procedure volte all'apposizione della firma e alla successiva ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica, STCE n.  210.
(7-00873) «Palagiano, Mura, Di Giuseppe».


      La XIII Commissione:
          premesso che:
              il 22 maggio 2012 il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per i territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova a seguito del sisma che ha colpito i suddetti territori il 20 maggio stanziando per i primi interventi 50 milioni di euro a valere sul fondo nazionale per la protezione civile;
              il Presidente del Consiglio dei ministri, in qualità di Ministro dell'economia e delle finanze, ha già annunciato il proposito di rinviare il pagamento dell'imposta municipale unica (IMU) per le abitazioni e gli stabilimenti industriali che saranno dichiarati inagibili non appena le regioni, con l'ausilio delle autorità locali, avranno terminato il censimento dei danni subiti, al fine di stabilire la necessaria copertura finanziaria;
              nella zona colpita dal terremoto le aziende agricole sono il fulcro di un sistema produttivo della cosiddetta food valley italiana, dalla quale partono le più prestigiose produzioni agroalimentari nazionali, dal parmigiano reggiano all'aceto balsamico di Modena, dal prosciutto di Parma fino al lambrusco e nelle sole province di Ferrara, Modena e Mantova realizza il 5 per cento del valore della produzione agricola nazionale;
              da una prima stima, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali indica che i danni per il settore agroalimentare potrebbero superare i 200 milioni di euro differenziati in varie tipologie; i danni più ingenti sono comunque quelli subiti dalle aziende di produzione dei formaggi dop, parmigiano reggiano e grana padano, per le quali si stima che i crolli delle «scalere» renderanno inutilizzabile, a fini commerciali, oltre 300 mila forme – quasi il 10 per cento della produzione – che potrebbero comunque essere utilizzate a scopi alimentari;
              l'inagibilità dei magazzini per lo stoccaggio dei formaggi rende infine problematica la collocazione delle forme di parmigiano reggiano e di grana padano rimaste integre e da stagionare;
              senza uno specifico intervento del Ministro interrogato, le forme irrecuperabili saranno destinate alla fusione con perdite economiche enormi determinate dal crollo del prezzo;
              anche il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, onorevole Paolo De Castro, da Strasburgo si è impegnato a sottoporre la vicenda all'attenzione delle istituzioni europee avviando tutte le iniziative urgenti per valutare la possibilità di attivare percorsi di risarcimento che saranno comunque a supporto degli interventi decisi in ambito nazionale per il settore agroalimentare;
              risulterebbe quindi di grande efficacia un coinvolgimento dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) per il sostegno del mercato dei prodotti agroalimentari danneggiati, in primo luogo per quel che riguarda le produzioni a denominazione di origine protetta e controllata e le produzioni a indicazione geografica protetta,

impegna il Governo:

          a reperire le necessarie risorse, previa autorizzazione dell'Unione europea, atte a consentire il ritiro dal mercato delle forme di parmigiano reggiano e di grana padano non più commercializzabili ma utilizzabili a scopi alimentari da parte di AGEA, al fine di consentirne un successivo utilizzo nell'ambito dei piani di intervento gestiti dalla medesima Agenzia;
          ad intraprendere tutte le iniziative di propria competenza che possano agevolare la sospensione dei pagamenti fiscali e delle rate di mutuo per le aziende agricole delle aree colpite dal sisma.
(7-00870) «Marco Carra, Franceschini, Oliverio, Lenzi, Benamati, La Forgia, Marchignoli, Vassallo, Zampa, Bratti, Ghizzoni, Miglioli, Santagata, Marchi, Castagnetti, Colaninno, Zucchi, Agostini, Brandolini, Cenni, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Cuomo, Sani, Servodio, Trappolino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
          il 17 maggio 2012, a pagina 1 e a pagina 32 del Corriere della Sera compare un articolo a firma di Pier Luigi Vercesi, dove si anticipa e si annuncia una più ampia pubblicazione de «Le carte segrete del Papa» sul settimanale Sette, così come anche sul quotidiano Libero del medesimo giorno. Effettivamente nell'inchiesta del settimanale Sette compaiono ampi stralci di lettere private indirizzate al Pontefice. Seguono ampie citazioni di questa corrispondenza e di questi documenti riservati, tratti da un libro di Gianluigi Nuzzi di prossima pubblicazione;
          a giudizio degli interroganti tali notizie di stampa danno conto di patenti violazioni della segretezza delle comunicazioni private e della pubblicazione di documenti riservati di uno Stato amico  –:
          di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito ai fatti riportati in premessa;      
          se siano stati posti in atto passi diplomatici da parte della Santa Sede e, nel caso, quale atteggiamento abbia tenuto o intenda tenere il Governo.
(2-01509) «Renato Farina, Toccafondi, Colucci, La Loggia, Baccini, Distaso, Nizzi, Scalera, Saltamartini, Traversa, Galati, Vignali, Gioacchino Alfano, Vella, Fitto, Di Centa, Iannarilli, Pili, Centemero, Marinello, Marsilio, Palmieri, Garofalo, Pizzolante, Pagano, Osvaldo Napoli, Di Biagio, Porcu, Frassinetti, Lorenzin, Savino, Paniz, Di Caterina, Rosso, Garagnani, Paolo Russo, Abelli, Scandroglio, Mantovano, Girlanda, Lupi, Bertolini, Casero, Romele, Del Tenno, Crolla».

Interrogazione a risposta orale:


      MAZZARELLA, BOFFA, BONAVITACOLA, CIRIELLO, CUOMO, GRAZIANO, IANNUZZI, PICCOLO, PICIERNO, MARIO PEPE (PD), SARUBBI, VACCARO e ANDREA ORLANDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il Governo ha annunciato alcune misure per affrontare l'annosa questione dei ritardati pagamenti alle imprese dei crediti da queste vantati nei confronti della pubblica amministrazione, anche attraverso l'emanazione di decreti regolamentari attesi da anni dal mondo economico e dell'impresa;
          in particolare, nell'ambito di dette misure, risulta agli interroganti che siano previste:
              a)    norme riguardanti la certificazione dei crediti nei confronti di amministrazioni statali, enti pubblici nazionali, enti locali, regioni e enti del servizio sanitario nazionale;
              b)    norme riguardanti le regole per compensare i crediti con i debiti verso il fisco iscritti a ruolo alla data del 30 aprile 2012;
              c)    norme riguardanti la costituzione di un fondo centrale di garanzia per offrire garanzia diretta sull'anticipazione dei crediti che le aziende vantano nei confronti della pubblica amministrazione;
              d)    la definizione dell'accordo tra Abi e associazioni degli imprenditori per la costituzione di un plafond del valore iniziale 10 miliardi di euro, riservato alla mobilizzazione dei crediti verso lo Stato;
          i debiti della pubblica amministrazione ammonterebbero a circa 70 miliardi di euro e, sulla scorta delle misure predisposte dal Governo e di quanto dichiarato dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri già entro la fine del 2012 dovrebbero essere pagati debiti per un ammontare di 20-30 miliardi di euro, attraverso un meccanismo che, previa certificazione dei crediti scaduti da parte delle amministrazioni, consentirà alle imprese di recarsi in banca per farseli anticipare o per cederli, il tutto attraverso la garanzia del fondo centrale che consentirà anche alle imprese meno forti di essere tutelate;
          il quadro degli interventi previsti assume specifico rilievo per garantire un'iniezione di liquidità nella difficile congiuntura economica, di cui potrebbero giovarsi in modo particolare le imprese che operano nel Mezzogiorno;
          da questa procedura, stando al testo informale del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze sulle compensazioni che gli interroganti hanno avuto modo di conoscere, resterebbero esclusi gli enti locali commissariati e le regioni sottoposte ai piani di rientro dai deficit sanitari, tra cui la regione Campania;
          si deve ritenere che tale esclusione costituisca diretta conseguenza del divieto introdotto dalla legge di stabilità per il 2012 (legge n.  183 del 2011) approvata dal Parlamento su proposta dell'allora in carica Governo Berlusconi, con specifico riferimento alle preclusioni in danno dei comuni commissariati e delle regioni sottoposte a piano di rientro per deficit sanitario, secondo quanto disposto dall'articolo 13, comma 3-ter, della legge di stabilità n.  183 del novembre 2011;
          non può sottacersi l'evidente ingiustizia di tale esclusione, che per ragioni riguardanti le condizioni critiche dei bilanci di enti pubblici, ricade pesantemente sulle imprese che non hanno alcuna responsabilità in merito, determinando, ad avviso degli interroganti, una discriminazione e grave disparità di trattamento, sicuramente censurabile anche per violazione del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione;
          infatti, a seguito dei provvedimenti in questione le imprese operanti in Campania si vedrebbero preclusa, tra l'altro, la possibilità di compensare i crediti vantati nei confronti dell'amministrazione regionale campana, perdendo l'occasione per conseguire un giusto ed opportuno rimedio nei confronti delle inadempienze della pubblica amministrazione;
          è invece necessario garantire maggiore liquidità a tutte le imprese in condizioni di difficoltà, non solo riducendo drasticamente i tempi di pagamento della pubblica amministrazione, ma anche predisponendo misure dirette a supportare soprattutto quelle aree del Paese in maggiore condizione di svantaggio;
          le conseguenze della decisione governativa di estromettere solo talune zone del Paese dai suddetti benefici fiscali avrebbero un devastante effetto domino sull'occupazione e su tutto il comparto economico-produttivo, le cui prospettive di crescita verrebbero completamente azzerate;
          ad avviso degli interroganti l'indiscriminata estromissione di cui in premessa è un'insostenibile sottovalutazione da parte del Governo della gravità della situazione socio-economica del Mezzogiorno, in quanto la prevalenza degli enti esclusi interessa proprio le aree del Centro sud d'Italia; si tratta di una estromissione che contribuirebbe in maniera determinante a danneggiare non solo il Mezzogiorno ma lo stesso tessuto economico produttivo nazionale, compromettendone irreparabilmente la ripresa e aumentando il divario che già esiste tra Nord e Sud, e vanificando nei fatti – togliendo con un mano ciò che dà con un'altra – le parziali misure già disposte dal Governo per il piano Sud e penalizzando duramente le imprese campane;
          se il Governo non ritenga opportuno e doveroso garantire la facoltà di compensare rapporti creditori e debitori anche alle imprese che vantano crediti nei confronti di comuni commissariati e delle regioni sottoposte a piano di rientro dal deficit sanitario;
          quali iniziative il Governo intenda assumere per le occorrenti innovazioni del quadro normativo, di rango legislativo e regolamentare, per il pieno raggiungimento dell'obiettivo di cui sopra. (3-02289)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SANGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          con decreto firmato dal Ministro interrogato il 14 marzo 2012 sono state riaperte le immatricolazioni al tirocinio formativo attivo per gli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado;
          tale decreto fissa in 4.275 i posti complessivi per le scuole secondarie di I grado e in 15.792 quelli per le scuole superiori, «definiti — come si legge nel testo — in ambito regionale per ciascun Ateneo e nel numero indicato per singola classe di concorso» definita nella tabella allegata alla disposizione;
          né il medesimo decreto né l'allegata tabella contengono indicazioni relativamente agli insegnanti di educazione musicale;
          ad oggi, nel nostro Paese, non è presente alcuna struttura universitaria che preveda il tirocinio formativo attivo per l'educazione musicale né per le scuole secondarie di primo grado né per quelle di secondo grado;
          le conseguenze per questa categoria di docenti rischiano di essere gravi, visto che la maggior parte di loro oggi opera nella scuola, in condizioni di precarietà, senza aver mai potuto conseguire questo tipo di abilitazione qualificante;
          il rischio riguarda, in particolare, le prospettive occupazionali di coloro i quali, trascorsi 60 mesi dalla data di assunzione in una scuola non statale, dovranno subire, per legge, l'interruzione del rapporto di lavoro (qualora nel frattempo il contratto non sia stato trasformato a tempo indeterminato) con la concreta possibilità di non poter trovare un'alternativa per non aver frequentato tali esami;
          le stesse scuole si troverebbero nella condizione di non poter assumere a tempo pieno l'insegnante per la mancanza dei requisiti previsti dalla legge  –:
          che cosa si intenda fare, con tempestività ed urgenza, per salvaguardare la posizione di questi docenti, la gran parte dei quali ha lunghi anni di esperienza alle spalle, in modo da evitare per loro l'impossibilità oggettiva di proseguire l'attività di insegnamento e quindi il pericolo di una grave discriminazione;
          quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per fare in nodo che le strutture universitarie, alle quali è demandato il tirocinio formativo, comprendano anche la disciplina dell'educazione musicale. (4-16242)


      NASTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la società rete ferroviaria italiana, le Ferrovie Nord di Milano, la regione Piemonte, la provincia ed il comune di Novara, la regione Lombardia, i comuni di Busto Arsizio, Castellanza e Seregno, hanno promosso un progetto dal valore complessivo di 400 milioni di euro per il potenziamento della linea ferroviaria Novara-Malpensa per garantire una percorrenza massima di 20 minuti, al fine di agevolare la mobilità dei cittadini di quei territori;
          nel 2005 il Comitato interministeriale per la programmazione economica-CIPE,
ha approvato il progetto preliminare definendo gli aspetti tecnici e nel 2007 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ricevendo il progetto definitivo ha ulteriormente perfezionato i successivi adempimenti procedurali e normativi;
          nel 2008 la conferenza di servizi, ha avviato le necessarie iniziative volte ad acquisire le autorizzazioni, gli atti e le licenze, mediante convocazione di apposite riunioni collegiali;
          tuttavia, ad oggi manca l'approvazione del progetto definitivo da parte del CIPE per il potenziamento della suesposta tratta ferroviaria;
          a giudizio dell'interrogante, il ritardo della predetta autorizzazione, costituisce un grave danno per l'economia locale in considerazione della valenza che la linea ferroviaria Novara-Malpensa ha per il sistema di collegamento dell'area geografica interessata e per il numero di fruitori del servizio di trasporto che quotidianamente percorre la medesima tratta;
          è altresì opportuno segnalare, a giudizio dell'interrogante, come la tratta lombarda interessata, sia già interamente finanziata ed in alcuni casi in corso di realizzazione, così come quella di Novara;
          l'unica tratta interessata, che risulta attualmente non finanziata è quella che coinvolge il territorio Galliatese, il cui ammontare stimato, secondo recenti studi di fattibilità, risulta pari a circa 90 milioni di euro  –:
          se non ritengano opportuno, intervenire in sede di CIPE, al fine di sollecitare la definizione del progetto conclusivo per il potenziamento della linea ferroviaria Novara-Malpensa così come riportato in premessa e contestualmente prevedere nell'ambito della riprogrammazione delle risorse previste, lo stanziamento dei fondi a favore del territorio della città di Galliate, che rappresenta l'unica tratta attualmente sprovvista dei necessari finanziamenti per il completamento dell'opera infrastrutturale. (4-16248)


      MUNERATO e BELLOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          nella notte tra sabato 19 maggio e domenica 20 maggio 2012, con epicentro tra le province di Bologna e Ferrara, si è verificato un terremoto dalla insolita violenza per il territorio della pianura padana che ha causato, anche in ragione dell'enorme violenza sprigionata, sette morti e numerosi danni nei comuni del territorio compreso tra le province di Bologna, Ferrara, Modena, Mantova, Parma, Padova e Rovigo, provincia vicina all'epicentro;
          i danni causati dal sisma, dopo i primi accertamenti da parte delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco, riguardano soprattutto abitazioni, imprese, edifici pubblici e monumenti storici, tra cui principalmente i luoghi di culto e gli edifici storici presenti nell'area colpita dal fenomeno che ha distrutto o parzialmente danneggiato un numero imprecisato di questi edifici;
          il Consiglio dei ministri del 22 maggio 2012 ha deliberato lo stato di emergenza per i territori delle province di Bologna, Ferrara, Modena e Mantova colpiti dal sisma, fissando la durata dello stato di emergenza in 60 giorni, attribuendo la competenza a coordinare gli interventi al capo del dipartimento della protezione civile e finanziando un ammontare di 50 milioni di euro per interventi di soccorso, assistenza e messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti;
          organi di stampa locale (Gazzettino di Rovigo del 23 maggio 2012) riportano la notizia secondo la quale il prefetto di Rovigo, durante la riunione con i sindaci dei centri rodigini più colpiti dal sisma, oltre ad aver sottolineato la necessità di utilizzare particolare correttezza nella valutazione dei danni derivanti dal fenomeno, ha evidenziato altresì come i principali danni del terremoto nel rodigino riguardino gli edifici di culto e non possano essere fronteggiati con le risorse disponibili in loco e che anzi i restauri necessitino di fondi di rilievo, provvedendo perciò ad inviare una lettera al Governo richiedendo che venga presa in considerazione la situazione dell'area polesana interessata dal sisma  –:
          se non si ritenga opportuno, anche alla luce delle istanze dei comuni del territorio polesano e del prefetto locale, intraprendere idonee iniziative per fronteggiare i danni causati dal terremoto del 20 maggio 2012, oltre che nei territori delle province di Bologna, Ferrara, Modena e Mantova, anche nei comuni della provincia di Rovigo colpiti dal medesimo sisma. (4-16249)


      GIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la coesione territoriale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          martedì 22 maggio 2012 il Governo ha approvato quattro decreti finalizzati a «scongelare» i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese;
          il Governo ha annunciato lo sblocco di 20-30 miliardi di euro già nel corso del 2012 grazie anche ad un protocollo d'intesa con l'ABI;
          in Sicilia le imprese siciliane, in gran parte piccole e medie, vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione per circa cinque miliardi di euro;
          è con assoluto stupore che l'interrogante nel leggere la bozza dei citati decreti ha verificato che «sono escluse dall'obbligo di certificazione le Regioni sottoposte ai piani di rientro»;
          le regioni interessate dai piani di rientro per il deficit sanitario sono: Sicilia, Lazio, Calabria, Molise e Abruzzo, questo significa estromettere la Sicilia, e le altre regioni interessate, dai benefici del decreto sblocca-crediti;
          questo significa che una impresa, non obbligatoriamente siciliana, che vanta un credito nei confronti della regione Sicilia o di altri enti da essa controllati, non potrà accedere all’iter velocizzato per il recupero delle somme;
          l'esclusione della regione Sicilia e delle altre regioni interessate è da ritenersi secondo l'interrogante irragionevole e incostituzionale e determina un inammissibile disparità di trattamento;
          ancora una volta le imprese delle regioni interessate dal piano di rientro per il deficit sanitario, in particolare siciliane, sono di fatto retrocesse, sono per il Governo imprese di serie B, pagano lo scotto di essere ubicate in Sicilia e con i loro servizi hanno garantito la operatività della regione e degli enti ad essa collegati;
          questo avviene proprio nei confronti e nei territori dove la crisi economica colpisce in maniera violenta le imprese e i lavoratori dipendenti delle imprese che vantano crediti con la pubblica amministrazione;
          appare inammissibile accettare supinamente tale discriminazione che impedisce ad imprese, comunque creditrici, di poter recuperare risorse che sono fondamentali per il mantenimento delle stesse imprese;
          se tale impostazione non fosse modificata, secondo l'interrogante, si affermerebbe la volontà di far rimanere il Sud e la Sicilia in particolare in condizioni di assoluta subalternità ed emarginazione economica rispetto alle imprese del nord del Paese  –:
          se non intenda procedere ad immediata e improcrastinabile modifica della bozza di decreto sblocca-crediti al fine di consentire anche alle imprese che hanno crediti nei confronti della regione Sicilia e della altre regioni escluse in quanto interessate dal piano di rientro, di poter accedere ai benefìci previsti dal decreto in questione. (4-16259)


      DI PIETRO e DI GIUSEPPE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la V Commissione, bilancio e tesoro, della Camera dei deputati ha approvato nella giornata del 16 aprile 2012 una serie di emendamenti al decreto-legge n.  16 del 2012 «Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie (...)», fra i quali un emendamento stabilisce l'esenzione dell'IMU per gli immobili resi inagibili dal terremoto che ha colpito l'Abruzzo nel 2009;
          detto emendamento recita testualmente: «1-bis. I redditi dei fabbricati, ubicati nelle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009, purché distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero in quanto inagibili totalmente o parzialmente, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e dell'imposta sul reddito delle società, fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati medesimi. I fabbricati di cui al periodo precedente sono, altresì, esenti dall'applicazione dell'imposta municipale propria di cui all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati stessi»;
          appare agli interroganti ingiusto, nonché lesivo dell'articolo 3 della Costituzione, che tale esenzione non venga applicata anche ai territori del Molise e della Puglia colpiti dal terremoto del 2002, in quanto la ricostruzione è ferma al 30 per cento degli edifici e quindi la stragrande maggioranza degli immobili colpiti risultano a tutt'oggi non agibili, nonché ai territori dell'Emilia Romagna e del nord Italia colpiti dal sisma del 20 maggio 2012;
          potrebbero esistere altre forme per evitare il pagamento parziale dell'IMU su tali immobili, ma quella adottata in modo chiaro per l'Abruzzo, attraverso l'emendamento sopracitato, appare la migliore, in quanto elimina ab inizio ogni forma di dubbio al riguardo, prevedendo un'esenzione totale;
          per sopperire a tale carenza, sarebbe stato sufficiente considerare anche i territori colpiti dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002, così come individuati nell'OPCM n.  3253 del 2002;
          alla luce degli ultimi accadimenti, risulta quanto mai necessario valutare opportune iniziative rivolte anche ai territori del nord Italia, colpiti dagli eventi sismici del 20 maggio 2012  –:
          se il Governo, al fine di ristabilire una situazione di eguaglianza fra i territori delle varie Regioni italiane, non ritenga utile assumere iniziative normative nel senso indicato in premessa. (4-16262)

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
          se non ritenga che sia venuto il momento di interrompere la vera e propria azione persecutoria condotta dal dicembre 2011 nei confronti di Mario Andrea Vattani, un funzionario diplomatico che – come dichiarato dallo stesso Ministro degli affari esteri – in 21 anni di carriera «ha dato prove di grandissima competenza e di grande attaccamento al servizio» (Rai, Otto e Mezzo 16 gennaio 2012), del quale da parte del Ministero si censura la militanza negli anni 80 nell'organizzazione giovanile del MSI, e la semplice partecipazione ad un concerto di musica alternativa, facendo cenno al risalto mediatico conseguente che avrebbe creato imbarazzo e danno all'immagine dell'amministrazioni;
          se vengano tenute a tale riguardo nella giusta considerazione le prese di posizione di un soggetto terzo assai qualificato, il tribunale amministrativo regionale del Lazio, che nel decreto cautelare di sospensione del provvedimento di richiamo al Ministero di Vattani, reso in data 15 marzo 2012, sottolinea che «la sovraesposizione mediatica del caso è stata in larga parte provocata da ripetute esternazioni dei vertici del Ministero»;
          come si giustifichi quanto contenuto nella memoria dell'Avvocatura dello Stato per il Ministero degli affari esteri presentato al Consiglio di Stato, nel quale si sostiene che il fatto che il Ministro Vattani non facendo mistero della sua militanza, dapprima, attraverso l'appartenenza al Fronte della Gioventù, negli anni 80, e poi attraverso la musica da lui proposta già di per sé, rende la permanenza all'estero del console Vattani in palese contraddizione con le alte funzioni di rappresentanza dello Stato che egli è chiamato a svolgere considerato che diversi Ministri della Repubblica, sottosegretari e parlamentari, compreso un Ministro degli affari esteri, hanno fatto parte del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile di un partito per decenni rappresentato in Parlamento, e che, pertanto, appare inaccettabile che nella memoria si scrivano considerazioni sull'appartenenza al Fronte della Gioventù che sottolineano l'incompatibilità tra l'essere appartenuto a quel movimento e la funzione di tutela dei beni primari sopracitati, l'immagine dello Stato e la rappresentatività delle proprie istituzioni all'estero;
          se vi siano quindi persone con incarichi di alta responsabilità al Ministero degli affari esteri che considerano una passata adesione al MSI o alla sua organizzazione giovanile come incompatibile con l'attività di rappresentanza dell'Italia all'estero;
          se sia stata tale convinzione, chiaramente discriminatoria, a motivare il richiamo immediato del console Vattani in soli 5 giorni, e non certamente una preoccupazione per l'immagine dell'Italia all'estero, visto che tale repentino richiamo provocherà l'annullamento di importanti impegni istituzionali tra i quali, in primo luogo, il ricevimento per la celebrazione della Festa nazionale della Repubblica italiana nella seconda città del Giappone, con grave discredito per l'immagine del nostro Paese.
          se nell'insistere in quella che agli interpellanti appare una vera e propria persecuzione personale di Vattani, mirata ad un suo rientro anticipato dal Giappone, si stia tenendo adeguato conto delle sue specifiche capacità nel contesto giapponese: essendo il Vattani l'unico funzionario della Farnesina a parlare correntemente il giapponese, che vanta rapporti cordiali e amichevoli con i più alti rappresentanti delle istituzioni locali, con i principali esponenti del mondo della cultura e dell'economia nelle regioni della sua circoscrizione consolare, come dimostrano le attività da lui svolte, ampiamente illustrate nel sito web del consolato generale;
          se non ritenga che per essere pienamente introdotto nella società giapponese, il console Vattani rappresenti per il Ministero degli affari esteri un asset del quale non appare economico disfarsi sulla base di una campagna mediatica condotta da fogli chiaramente orientati politicamente;
          se non ritenga che vi siano priorità ben più importanti della ostinata battaglia legale contro Vattani cui destinare le limitate risorse della Farnesina, e se non ritenga che sia venuto il momento di lasciar lavorare il console generale a Osaka con la necessaria serenità;
          chi siano i funzionari pubblici che hanno redatto o contribuito a redigere la memoria dell'Avvocatura dello Stato per il Ministero degli affari esteri davanti al Consiglio di Stato del caso Vattani.
(2-01510) «Raisi, Malgieri, Giro, Menia, Contento, Paglia, Mancuso, Lamorte, Lisi, Scanderebech, Angela Napoli, Di Biagio, Barbaro, Martinelli, Frassinetti, Patarino, Mussolini, Muro, Ghiglia, Beccalossi, Saglia, Murgia, Castiello, Alberto Giorgetti, Proietti Cosimi, Giorgio Conte, Porcu, Scalia, Buonfiglio, Aracri, Galli, Minasso, Moffa, Mazzocchi, Cossiga, Toto, Ciccioli, Castellani, Cannella, Tommaso Foti, Leo, De Corato, Nola, Divella, Granata, Lo Presti, Perina, Holzmann».

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BRANDOLINI, BRATTI, ALBONETTI e AGOSTINI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          il turismo balneare nel nostro Paese rappresenta uno dei punti di forza della nostra economia tanto da essere compreso nel nostro programma nazionale di riforma all'interno della strategia Unione europea 2020;
          la domanda turistica balneare, pur nel contingente momento di crisi economica, non ha mai subito negli ultimi anni grandi flessioni secondo i dati forniti dall'Osservatorio nazionale sul turismo italiano (Isnart-Unioncamere) che ha confermato come anche nello scorso anno le località balneari della costa italiana hanno accolto circa il 56,9 per cento dei soggiorni di svago;
          il settore balneare è costituito nella quasi totalità da imprese di tipo familiare che operano nell'ambito di piccole concessioni e che negli anni hanno effettuato consistenti investimenti per offrire sempre migliori servizi al turista, in questo contribuendo ad innalzare l'immagine di tutto il comparto turistico;
          con l'approvazione del decreto legislativo 26 marzo 2010, n.  59, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.  94 del 23 aprile 2010, l'Italia ha recepito la direttiva 2006/123/CE pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea (L 376) il 27 dicembre 2006, che stabilisce che dal 1o gennaio 2016, le concessioni demaniali dovranno essere assegnate attraverso aste pubbliche;
          senza adeguati correttivi l'applicazione della direttiva Bolkestein rischia di penalizzare gli attuali concessionari che difficilmente potrebbero competere con eventuali gruppi economico finanziari stranieri  –:
          quali azioni intendano intraprendere i Ministri interrogati in sede di Commissione europea al fine di salvaguardare quanto più possibile gli attuali soggetti concessionari, alla luce del rischio di eventuali procedure di infrazione, così come è avvenuto con la procedura n.  4908 del 2008;
          quali siano le linee guida con cui verrà predisposto il bando di gara e se non ritengano i Ministri interrogati inserire all'interno del bando misure a tutela delle attività esistenti;
          quale sia l'intendimento del Governo in materia di un eventuale diritto reale da concedere agli attuali concessionari per quanto riguarda le aree su cui insistono i manufatti da loro realizzati;
          quale sia l'intendimento del Governo in materia di canoni demaniali;
          se i Ministri interrogati non ritengano necessario attivare quanto prima un tavolo tecnico per individuare il percorso giuridico-amministrativo più adeguato per tutelare la peculiarità delle imprese turistico-balneari italiane nel rispetto della Direttiva Bolkestein.   (5-06928)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazioni a risposta scritta:


      MARMO. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          è universalmente riconosciuto il valore sociale, educativo e formativo alla persona dello sport, nonché il suo contributo al benessere psichico e fisico;
          i comitati provinciali del CONI, per la loro collocazione territoriale sono da sempre organismi fondamentali per l'attuazione della premessa, per la loro vicinanza a chi pratica lo sport, per la loro funzione di supporto alla sportività scolastica (vedasi giochi della gioventù, alfabetizzazione motoria ed altro), per la promozione di feste dello sport e sono rappresentati da persone che svolgono la loro attività senza compensi, assumendo cariche onorifiche;
          il CONI il 29 settembre 2011 e nella seduta del 30 novembre 2011 del suo Consiglio nazionale ha deciso un piano di risparmi che prevede la chiusura dei comitati provinciali, ottenendo un risparmio di alcuni milioni di euro;
          dal bilancio 2010 del CONI si evince che il costo dei comitati provinciali è di circa 6,5 milioni di euro;
          il bilancio 2010 del CONI ha un valore della produzione di 477 milioni di euro e tra le sue entrate si trova la voce «ricavi da strutture territoriali» per circa 10 milioni di euro;
          tale taglio alle strutture provinciali del CONI inciderebbe nella misura dell'1,36 per cento circa, tra l'altro su un capitolo ampiamente coperto da entrate superiori alle uscite;
          da notizie giornalistiche (l'Eco di Bergamo del 30 marzo 2012 a firma Belingheri) si evince che dai bilanci di CONI 2010 e di CONI servizi spa 2010 le spese di rappresentanza e di consulenza sono di decine di milioni di euro e dove sicuramente si possono fare ampi risparmi salvaguardando la dignità della rappresentanza dei nostri sport nel mondo;
          un'eventuale taglio ai comitati provinciali rappresenterebbe un fatto anacronistico, in quanto salverebbe una visione centralista dell'organizzazione sportiva in contro tendenza con quanto postulato dal Piano nazionale dello sport che prevede un'organizzazione federale che valorizzi il territorio in una sussidiarietà verticale ed orizzontale;
          il peso del volontariato in Italia rappresentato il 53 per cento degli attivisti, e che nel solo Piemonte sono oltre 4.800 le società operative  –:
          se il CONI abbia avuto dal Governo un indirizzo per effettuare i tagli ai comitati provinciali o se tale proposta scaturisca da un confronto con le strutture periferiche considerato che i tagli non si ottengono centralizzando i servizi e spogliando il territorio. (4-16258)


      VERINI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          il Touring club italiano, con oltre 300.000 soci, è una delle istituzioni turistiche più importanti d'Italia;
          essa ha come scopo «lo sviluppo del turismo, inteso anche quale mezzo di conoscenza di Paesi e culture e di reciproca comprensione e rispetto fra i popoli. In particolare il Touring club italiano intende collaborare alla tutela e all'educazione a un corretto godimento del patrimonio italiano di storia, arte e natura, che considera nel suo complesso bene insostituibile da trasmettere alle generazioni future» e tutte le attività dell'associazione hanno come finalità «la promozione del turismo, la salvaguardia dell'ambiente e la diffusione delle conoscenze e di una cultura consapevole e responsabile del viaggio»;
          l'offerta editoriale del Touring Club, proponendo guide di ogni tipo e per qualsiasi esigenza, è la più ricca e differenziata d'Italia;
          le guide, come riportato anche da alcuni quotidiani nazionali che hanno trattato la vicenda, sono stampate da una società con sede in Cina;
          l'interrogante, senza voler rivendicare forme di protezionismo anacronistico, ritiene tuttavia singolare che una delle più importanti istituzioni turistiche del Paese decida di far stampare i propri prodotti all'estero anziché in una delle tante stamperie italiane: realtà presenti in tutto il territorio nazionale che costituiscono un patrimonio prezioso per il nostro tessuto economico e produttivo e che in questa difficile congiuntura economica si trovano, talora, in grave sofferenza –:
          se, anche in relazione a quanto riportato in premessa, il Touring club italiano riceva in forma diretta o indiretta contributi o fondi pubblici, per lo svolgimento della propria attività. (4-16261)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


      MANCUSO, GIRO, DI VIRGILIO, BOCCIARDO, GIRLANDA, DE LUCA e BARANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          le isole Tremiti si trovano a circa 12 miglia al largo del Gargano;
          il piccolo arcipelago è costituito dalle isole di San Nicola, San Domino, Cetaccio, Caprara e, a circa 11 miglia da queste, dall'Isola di Pianosa;
          il comune delle isole Tremiti, provincia di Foggia, aveva messo all'asta sette ettari di terreni edificabili delle isole Tremiti;
          in vendita c'erano 310.585 metri quadri a San Domino, con una base d'asta di 370.536 euro, e 37.046 euro a San Nicola, con una base d'asta di 363.825 euro;
          l'area rientra nel piano di edilizia economica e popolare;
          l'asta, che è andata deserta, si sarebbe svolta con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa rispetto all'importo di base per l'alienazione degli immobili;
          la vendita avrebbe probabilmente causato una cementificazione incontrollata della zona;
          l'unico intervento da parte della regione Puglia è stata una richiesta di notizie sulla regolarità del bando;
          le isole Tremiti sono un patrimonio ambientale di estrema importanza e bellezza  –:
          se il Ministro per i beni e le attività culturali intenda, tramite la competente soprintendenza, vigilare affinché non vengano interessati i valori paesaggistici sottoposti a vincolo;
          se il Governo intenda assumere iniziative normative al fine di evitare il ripetersi di simili episodi in futuro.
(4-16247)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


      MARMO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          i carabinieri ausiliari potevano permanere in servizio a domanda in qualità di carabinieri effettivi, previa verifica dei requisiti previsti, commutando i periodi di ferma volontaria di leva in ferma quadriennale, nel limite del 30 per cento del volume organico delle immissioni annuali e tale possibilità di arruolamento restava aperta anche ad altre categorie di personale;
          il decreto-legge 16 aprile 2002, n.  64, convertito dalla legge 15 giugno 2002, n.  116, provvide al reintegro in servizio nell'Arma dei carabinieri per le esigenze delle forze di completamento (tale normativa è stata reiterata anche nel 2003), ma ha favorito soprattutto coloro che hanno prestati servizio come «carabiniere ausiliario in ferma biennale», discriminando i restanti carabinieri in congedo;
          ulteriori opportunità occupazionali in favore dei carabinieri ausiliari congedati furono introdotte dalla legge 23 agosto 2004, n.  226, che prevedeva l'istituzione, per l'anno 2005, di una riserva pari al 70 per cento dei posti disponibili per il reclutamento dei volontari in ferma prefissata di un anno, a favore dei volontari in ferma annuale, in servizio o in congedo senza demerito e al personale che avesse completato senza demerito il servizio di leva, in qualità di ausiliario nelle forze di polizia ad ordinamento civile e militare, ma non si tenne conto che i più dei carabinieri ausiliari erano fuori età ponendo un limite d'età a 23 anni, innalzato solo successivamente a 25 anni, creando, a giudizio dell'interrogante, sempre più strane e colpevoli disparità;
          l'Arma dei carabinieri, ai fini di completamento dell'organico, ha più volte indetto concorsi pubblici, ai quali hanno avuto accesso sia ex appartenenti alle Forze armate sia privati cittadini;
          il decreto legislativo n.  198 del 1995, sebbene successivamente abrogato, nel dettare norme relative al reclutamento dei carabinieri, ha richiamato la legge n.  537 del 1993 che prevedeva che il Governo emanasse uno o più regolamenti per «incentivare il reclutamento di cui alla legge 24 dicembre 1986, n.  958, e successive modificazioni, riservando ai volontari congedati senza demerito l'accesso alle carriere iniziali nella Difesa, nei Corpi armati e nel Corpo militare della Croce rossa»;
          nonostante nel tempo siano state emanate norme (decreto-legge n.  64 del 2002, legge n.  226 del 2004) per il reintegro nei ruoli dell'Arma dei carabinieri degli ausiliari in congedo, solo un numero esiguo di ausiliari ha visto soddisfatte le proprie aspettative;
          le quote di cui sopra non sono state mai introdotte, tanto che nei recenti concorsi banditi dall'Arma dei carabinieri per gli ausiliari in congedo non è stata prevista alcuna riserva di posti, essendo questi ultimi esclusivamente destinati agli altri Corpi delle forze armate;
          uguale discriminazione si è verificata con l'approvazione della legge n.  226 del 2004 per i volontari dei vigili del fuoco, che ha trovato giusta risoluzione con l'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n.  217, il quale ha permesso nell'anno 2008 di bandire un concorso con riserva di posti a favore dei volontari ausiliari dei vigili del fuoco in congedo;
          vittime di questa situazione sono stati i ragazzi di allora, oggi giovani uomini in attesa di giustizia. Essi nel tempo hanno provato a «riscattare» la propria divisa nei tribunali della Repubblica italiana  –:
          quali iniziative intenda intraprendere affinché sia incentivato il reclutamento di cui alla legge 24 dicembre 1986, n.  958, e successive modificazioni, riservando ai volontari congedati senza demerito l'accesso alle carriere iniziali nella difesa, nei corpi armati e nel corpo militare della croce rossa, in modo da garantire ai carabinieri ausiliari congedati la possibilità di partecipare a concorsi che prevedano posti loro riservati superando una effettiva, grave e incomprensibile discriminazione. (4-16257)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BORDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il villaggio turistico Marina di Lesina è interessato da oltre 10 anni da un grave fenomeno di dissesto idrogeologico che ha determinato, nel 2008, la dichiarazione Di emergenza da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri e la nomina di un commissario ad acta;
          il sindaco del comune di Lesina, nel cui territorio ricade il villaggio turistico, a seguito dello stato di dissesto, ha dichiarato inagibili 1.300 unità abitative, stabilito il divieto assoluto di accesso all'area perimetrata e predisposto un piano di vigilanza finalizzato a garantire la pubblica e privata incolumità;
          le unità immobiliari del villaggio turistico garantivano al comune di Lesina un gettito tributario pari a circa un milione di euro (700.000 euro ICI e 300.000 euro TARSU);
          le ordinanze di inagibilità e le disposizioni del Governo in materia di Imu, relativamente ai fabbricati inagibili, determineranno, una riduzione del gettito tributario per il comune di circa 300.000 euro per l'Imu e di circa 190.000 euro per la Tarsu;
          il taglio al Fondo sperimentale di riequilibrio (FSR) di circa 585.000 euro, conseguenza dell'applicazione della detrazione compensativa perdita IRPEF immobili non locati decreto-legge n.  201 del 2011 alle abitazioni dichiarate inagibili, pertanto non locabili, produrrà una ulteriore riduzione delle entrate del comune;
          l'eventuale applicazione della misura massima delle aliquote Imu sulle seconde case, finalizzata al recupero parziale del gettito fiscale, determinerebbe la legittima esplosione della protesta dei proprietari di tali immobili, agibili o meno che siano;
          l'emergenza ambientale determinata dal dissesto idrogeologico, inoltre, ha prodotto la crisi di gran parte delle attività turistiche sorte nel villaggio di Marina di Lesina e forti tensioni sociali  –:
          quali iniziative, anche normative, il Governo intenda assumere per scongiurare gli effetti che potrebbero derivare per l'equilibrio dei bilanci degli enti locali in situazioni come quella descritta in premessa. (5-06930)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          dal rapporto annuale dell'Istat emerge l'immagine di un Paese che sta vivendo una fase di difficile transizione economica e sociali, poiché aumentano i prezzi, i salari sono fermi, diminuiscono sia i consumi che il risparmio delle famiglie. C’è una sostanziale stabilità nel tasso di occupazione, ma i giovani restano senza lavoro. Non mancano segnali positivi, come la discesa del debito e la crescita delle esportazioni, però i problemi sono tanti: tra tutti le donne e il Sud, che è rimasto troppo indietro rispetto al resto del Paese;
          i salari reali sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi 20 anni. Il rapporto dell'Istituto è chiaro: «Tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali mostrano, in termini reali, una variazione nulla, mentre per quelle di fatto si rileva una crescita di quattro decimi di punto l'anno». Il prodotto interno lordo subirà una contrazione dell'1,5 per cento nel 2012 per poi aumentare dello 0,5 per cento nel 2013. Lo ha detto a margine della presentazione il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini;
          la leggera ripresa dell'occupazione nel 2011, non ha coinvolto i giovani. «L'occupazione, in termini di unità di lavoro standard, è cresciuta dello 0,1 per cento nel 2011», si legge nel rapporto. La disoccupazione tra i 18 e 29 anni ha toccato il 20,2 per cento nel 2011, facendo registrare la massima distanza dal 1993 con il tasso di occupazione complessivo. L'anno scorso i neet cioè i giovani in età compresa tra i 15 e i 29 anni, che non studiano né lavorano, sono 2,1 milioni. Il 31,9 per cento si concentra al Sud, valore quasi doppio del Centro-Nord con punte in Sicilia e Campania;
          le famiglie italiane guadagnano di più in termini assoluti, ma il potere d'acquisto è diminuito. Si è ridotta la propensione al risparmio. «Tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali mostrano, in termini reali, una variazione nulla, mentre per quelle di fatto si rileva una crescita di quattro decimi di punto l'anno. Negli ultimi due decenni la spesa per consumi delle famiglie è cresciuta a ritmi più sostenuti del loro reddito disponibile, determinando una progressiva riduzione della capacità di risparmio. Dal 2008 il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 2,1 per cento in valori correnti, ma il potere d'acquisto (cioè il reddito in termini reali) è sceso di circa il 5 per cento»;
          in Italia il 33,7 per cento delle donne tra i 25 e i 54 anni non percepisce reddito. Sono cifre che fanno precipitare il Paese in fondo alla classifica europea per il contributo della donna ai redditi. Una neo mamma su 4 perde il lavoro. Nel 2012, a due anni dalla nascita del figlio quasi una madre su quattro (il 22,7 per cento) in precedenza occupata non ha più un lavoro. Solo il 77,3 per cento delle mamme mantiene il posto di lavoro a due anni dalla nascita del figlio;
          il Mezzogiorno è fanalino di coda della penisola. Qui la situazione peggiora per tutti: operai, giovani e donne. Anche i servizi sociali sono inferiori al resto del Paese. Basti dire che, secondo l'Istat, nel 2010 il servizio sanitario nazionale ha speso 1.833 euro pro capite, che vanno dai 2.191 della provincia di Bolzano ai 1.690 della Sicilia. Le strutture residenziali per anziani offrono in media 37 posti letto ogni 1.000 anziani residenti nel Nord, e appena 10 al Sud. In Campania e Sicilia i più bassi livelli di soddisfazione per la sanità;
          in tale contesto economico le imprese rischiano il «credit crunch». La modesta attività di investimento è stata accompagnata da crescenti difficoltà di accesso al credito bancario. Nella seconda metà del 2011 la percezione delle imprese manifatturiere sulle condizioni di credito è crollata: la percentuale di aziende che avverte un inasprimento delle condizioni si attesta su livelli compresi tra il 35 e il 45 per cento ovvero «valori molto elevati e paragonabili a quelli osservati nelle fasi più severe della crisi dell'autunno 2008»;
          anche l'indice dei prezzi al consumo non porta buone notizie. L'inflazione italiana è cresciuta più degli altri Stati europei. «Nella media 2011 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività è aumentato del 2,8 per cento, quasi il doppio dell'anno precedente. La dinamica inflazionistica italiana, misurata attraverso l'indice armonizzato, è risultata in media d'anno di poco superiore a quella dei paesi dell'area euro (rispettivamente 2,9 e 2,7 per cento)»  –:
          se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali ulteriori iniziative intendano porre in essere, in aggiunta a quelle già intraprese, per dare soluzione alla crisi economica in atto. (4-16253)


      ALBINI, CENNI e FRONER. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, ha anticipato l'avvio sperimentale della nuova imposta municipale propria, al 1o gennaio 2012, senza alcuna concertazione reale con le associazioni rappresentative delle autonomie sociali;
          le suddette disposizioni hanno modificato parti importanti del precedente decreto legislativo 14 marzo 2011, n.  23, istitutivo del nuovo federalismo fiscale municipale, eliminando l'esclusiva competenza del tributo a favore dei comuni italiani e introducendo una compartecipazione statale al gettito dell'imposta e nuovi vincoli centralistici, a giudizio degli interroganti in palese contrasto con il principio dell'autonomia impositiva;
          il decreto-legge 2 marzo 2012, n.  16, convertito dalla legge 26 aprile 2012, n.  44, appare agli interroganti in contrasto con la potestà regolamentare degli enti locali, eliminando l'articolo 59 del decreto legislativo del 15 dicembre 1997, n.  446, e ha introdotto ulteriori modifiche normative che incidono nella difficile quadratura dei conti dei bilanci preventivi 2012, generando incertezza sulle entrate e sui flussi finanziari;
          le scelte del Governo appaiono contraddittorie e stanno generando difficoltà operative nel prossimo pagamento dell'acconto dell'imposta municipale propria da parte dei cittadini, con possibili contrazioni dei flussi di entrata;
          su un gettito complessivo dell'imposta stimato in poco più di 21 miliardi di euro, circa 12 andranno allo Stato, sia sotto forma di tagli ai trasferimenti che sotto forma di interventi sul fondo di riequilibrio, mentre i comuni, che dovrebbero ricevere circa 3,2 miliardi di euro dal gettito sulla prima casa finiranno per perderne 2,5 a causa dei tagli operati con le ultime manovre;
          la sommatoria dei tagli delle ultime leggi finanziarie determina l'impossibilità oggettiva per i comuni italiani di mantenere il livello minimo dei servizi richiesti dalle collettività amministrate e di garantire gli equilibri di bilanci e il rispetto dei parametri previsti dal patto di stabilità interno;
          il Governo con il decreto-legge 2 marzo 2012, n.  16, convertito dalla legge 26 aprile 2012, n.  44, si è riservato il diritto di modificare le aliquote base entro il 10 dicembre 2012, a soli 7 giorni dalla scadenza del saldo, con il rischio di generare ulteriore confusione e difficoltà di calcolo da parte dei cittadini  –:
          quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda assumere per confermare il diritto dei comuni a regolamentare l'imposta municipale propria e ripristinare la piena potestà regolamentare prevista dagli articoli 52 e 59 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.  446;
          se il Governo non intenda assumere iniziative per anticipare il termine fissato al 10 dicembre 2012, per l'eventuale modifica statale delle aliquote base, al 30 settembre 2012, in coincidenza con il termine fissato per l'approvazione delle aliquote Imu da parte dei comuni, al fine di evitare, confusione e complicazioni a ridosso della scadenza del saldo;
          se il Governo non intenda assumere iniziative per dotare il fondo sperimentale di riequilibrio di adeguate risorse statali, considerati i disequilibri finanziari territoriali che deriveranno agli enti locali, a causa di quelle che appaiano agli interroganti superficiali e approssimative stime nazionali del gettito 2012;
          se il Governo intenda assumere iniziative normative che attribuiscano, a decorrere dal 1o gennaio 2013, l'intero gettito Imu a favore dei comuni italiani, intervenendo anche sulla riforma del catasto, attraverso un riequilibrio delle rendite e delle categorie catastali, che tenga conto dei diversi valori di mercato tra le diverse aree territoriali, con principi di equità fiscale;
          se il Governo, in presenza di un gettito dell'imposta inferiore alle stime statali, intenda assumere iniziative per varare misure compensative e apportare modifiche normative che consentano ai comuni di rispettare i parametri del patto di stabilità, evitando l'applicazione di sanzioni che rischierebbero di colpire e di bloccare l'intero sistema delle autonomie locali. (4-16256)


      DELLA VEDOVA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 1 della legge 12 luglio 2011, n.  133, nel modificare il comma 3 dell'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n.  103, ha consentito, anche alle casse ed enti di previdenza obbligatoria che adottano il sistema di calcolo contributivo per la determinazione delle prestazioni pensionistiche, di programmare l'aumento del contributo integrativo dall'attuale misura del 2 per cento fino ad un massimo del 5 per cento, così sostanzialmente equiparando la disciplina delle stesse con quella delle casse ed enti di previdenza che trovano privatizzate la loro regolamentazione nel decreto legislativo n.  509 del 1994;
          la ratio legis è evidente se si considera che il legislatore – nella consapevolezza della inadeguatezza delle prestazioni pensionistiche calcolate con il sistema contributivo – ha inteso riconoscere la facoltà alle casse ed enti di previdenza di cui al decreto legislativo n.  103 del 1996 e a quelli al decreto legislativo n.  509 del 1994, sempreché questi ultimi abbiano riformato il criterio di calcolo delle prestazioni secondo il criterio di calcolo delle prestazioni proprie del sistema contributivo, di destinare parte del contributo integrativo all'incremento dei montanti individuali, così da migliorare immediatamente le pensioni dei liberi professionisti;
          la potenziale criticità sulle conseguenze che la ridistribuzione di una quota del contributo integrativo avrebbe potuto comportare, in termini di equilibrio patrimoniale e quindi, di sostenibilità futura per le singole casse e gli enti di previdenza, è stata attentamente valutata tanto in sede di proposizione del disegno di legge che in sede di analisi del testo in Commissione Bilancio al Senato. Ed, infatti, già nel testo originario del disegno di legge era previsto che le delibere assunte dalle singole casse ed enti di previdenza in tema di richiesta di aumento e ridistribuzione del contributo integrativo sottoposte all'approvazione dei Ministeri vigilanti, che valutano la sostenibilità della gestione complessiva e le implicazioni in termini di adeguatezza delle prestazioni»;
          la V Commissione Bilancio del Senato, poi, nel sottolineare la preoccupazione circa il «... rischio che all'aumento della contribuzione corrisponda un incremento eccessivo delle prestazioni che alteri l'equilibrio economico e finanziario delle Casse professionali», ha ritenuto opportuno «... introdurre una clausola che commisuri eventuali prestazioni previdenziali aggiuntive ai maggiori contributi, garantendo l'equilibrio finanziario delle Casse professionali», così emendando il testo del disegno di legge in approvazione con la specificazione «... senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica garantendo l'equilibrio economico, patrimoniale e finanziario delle stesse»;
          (seduta del 2 marzo 2011). L'inciso in esame è l'espressione dell'attenzione del legislatore affinché non si creino squilibri di bilancio delle casse ed enti di previdenza dei liberi professionisti, che renderebbero necessario un intervento integrativo dello Stato, con conseguenti «... maggiori oneri per la finanza pubblica»;
          il relatore del progetto di legge in Senato, nel presentare lo stesso all'Assemblea, ha evidenziato, tra le altre, l'avvenuto recepimento delle modifiche «...non sostanziali cui la Commissione Bilancio ha condizionato il parere favorevole...». Nella discussione parlamentare, pertanto, non si sarebbe mai potuto pensare che dall'emendamento proposto dalla Commissione Bilancio potessero derivare effetti «sostanziali», apparendo invece chiaro che esso mirava solo a ribadire il principio della sostenibilità anche di lungo periodo della gestione previdenziale;
          i Ministeri vigilanti, nell'approvare le delibere di modifica dei regolamenti previdenziali, adottate dalle singole casse ed enti di previdenza che hanno inteso adeguare la propria disciplina con la facoltà riconosciuta dalla legge n.  133 del 2011, hanno condizionato l'efficacia delle singole deliberazioni all'inserimento di una specificazione che limita il diritto del libero professionista di poter richiedere la contribuzione integrativa nella misura maggiore rispetto all'attuale 2 per cento nei confronti della pubblica amministrazione. L'interpretazione che i Ministeri vigilanti danno della norma ed, in particolare, l'autonoma estrapolazione dal testo legislativo dell'inciso «... senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» e l'altrettanto autonoma interpretazione restrittiva, secondo cui il legislatore avrebbe inteso sottrarre la pubblica amministrazione dall'aumento del contributo integrativo, contraddica, ad avviso dei firmatari del presente atto di sindacato ispettivo, la ratio legis che è quella di garantire pensioni più adeguate mediante l'aumento reale dei versamenti contributivi e smentisce nei fatti la reale volontà espressa dall'Assemblea e dalla stessa Commissione che ha proposto l'inciso emendativo;
          una simile interpretazione, poi, se confermata, si risolverebbe nell'imposizione di un differenziato sistema di contribuzione, in base al quale i professionisti che prestano la loro opera nei confronti dei clienti privati applicherebbero il contributo integrativo nella più elevata misura stabilita dalla cassa o ente di previdenza (con conseguente aumento dei loro montanti contributivi e quindi della loro futura pensione), mentre i professionisti che fatturano a pubbliche amministrazioni dovrebbero continuare ad applicare il contributo integrativo nella misura attuale del 2 per cento, con la conseguenza che i loro montanti e le loro pensioni sarebbero inferiori;
          di una simile differenziazione non vi è traccia nella norma di legge, che al contrario – nella sua formulazione letterale letta nella sua interezza «(...) senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica garantendo l'equilibrio economico, patrimoniale e finanziario delle stesse (...)» – altro non significa che il modo in cui si devono evitare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica consiste nel garantire l'equilibrio di bilancio delle singole casse ed enti di previdenza;
          gli stessi Ministeri vigilanti, poi, non hanno eccepito alcunché rispetto alla interpretazione restrittiva della applicabilità della maggiore aliquota del contributo integrativo verso la Pubblica amministrazione ad altra cassa di previdenza, quale quella dei dottori commercialisti che seppur privatizzata ai sensi del decreto legislativo n.  509 del 1994 adotta il criterio di calcolo delle prestazioni secondo le regole del sistema contributivo, così sostanzialmente differenziando situazioni identiche entrambe disciplinate dalla stessa legge n.  133 del 2011  –:
          se il Governo intenda consentire ai liberi professionisti che prestano la loro opera nei confronti delle pubbliche amministrazioni di applicare l'aliquota del contributo integrativo nella misura maggiore deliberata dalle singole casse ed enti di previdenza, dal momento che la inoperatività dell'aumento dello stesso contributo si porrebbe al di fuori della logica del sistema, ed in più avrebbe l'effetto di incidere in modo irrazionale sul trattamento pensionistico dei professionisti che svolgono la loro opera in misura prevalente con le pubbliche amministrazioni, discriminandoli – senza che vi sia una giustificazione razionale e perciò in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione – rispetto a coloro che hanno invece una clientela prevalentemente privata;
          se il Governo, anche alla luce di quello che appare ai firmatari del presente atto di indirizzo un evidente contrasto dell'interpretazione assunta dai Ministeri vigilanti rispetto alla chiara volontà del legislatore e alla stessa ratio della legge n.  133 del 12 luglio 2011, intenda tempestivamente comunicare alle casse ed enti di previdenza dei liberi professionisti quale debba essere la operatività della norma e, quindi, in quale misura debba essere applicata l'aliquota del contributo integrativo rispetto alle pubbliche amministrazioni, anche al fine di prevenne potenziali contenzioni che vedrebbero coinvolti immediatamente e direttamente le singole casse ed enti di previdenza.
(4-16264)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SANTELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          la legge 13 febbraio 2001 n.  48, ha previsto il ruolo dei magistrati distrettuali presso ogni corte di appello, da destinare alla sostituzione dei magistrati del distretto per far fronte alle assenze fisiologiche dei magistrati in servizio, assenze che provocano significativi disservizi nella gestione dei ruoli dei procedimenti;
          dunque i magistrati distrettuali sono destinati a sostituire nelle funzioni i magistrati del distretto assenti dall'ufficio per malattia, o per gravidanza o maternità, per congedo parentale, o per altri casi tassativamente previsti;
          la consistenza numerica degli organici dei magistrati distrettuali, suddivisi per distretto, tra giudicanti e requirenti, viene determinata con decreto dal Ministro della giustizia, sentito il Consiglio superiore della magistratura, in relazione alle medie statistiche di assenze dei magistrati verificatesi negli uffici del distretto nei due anni precedenti ed è soggetta ad una revisione biennale sulla base degli stessi parametri  –:
          se il Ministro ritenga il sistema così delineato dall'impianto normativo vigente del tutto soddisfacente e pienamente risolutivo del problema delle assenze nella gestione dei ruoli dei procedimenti;
          quali misure possano essere adottate nel caso in cui i magistrati contemporaneamente assenti dal servizio siano in numero superiore ai magistrati distrettuali in organico e i tempi di rientro risultino lunghi o comunque imprevedibili. (5-06924)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 20 maggio 2012, un uomo 50enne originario di Napoli, ristretto presso il carcere di Bellizzi Irpino, allocato nella locale infermeria, detenuto per sequestro di persona e spaccio di stupefacenti, classificato alta sicurezza, è stato trasportato d'urgenza all'ospedale del capoluogo irpino dove attualmente si trova in coma ed in pericolo di vita dopo essere caduto dal muro di cinta del carcere sul quale si era arrampicato  –:
          di quali informazioni disponga circa i fatti narrati in premessa;
          se non intenda promuovere ogni accertamento di competenza in rapporto ai fatti esposti in premessa, e quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al fine di verificare l'eventuale esistenza di responsabilità disciplinari in capo al personale di custodia. (4-16250)


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          nel corso dell'assemblea generale dei quadri permanenti del sindacato di polizia penitenziaria, svoltasi nel mese di maggio 2012, è emersa la situazione di profondo degrado igienico-sanitario in cui versa il carcere di Bari, compresa la sezione femminile;
          secondo quanto riferito dal sindacato di polizia penitenziaria Osapp, nella predetta struttura carceraria l'invivibilità verrebbe aggravata dalla presenza di «insetti, volatili, scarafaggi, zanzare, millepiedi, piccioni e finanche intrusioni di roditori»;
          sempre secondo quanto riferito dalla citata organizzazione sindacale, anni fa l'intero terzo piano dell'istituto penitenziario di Bari è stato dichiarato inagibile ed è attualmente «vietato» alle persone che altrimenti si troverebbero a combattere con l'odore nauseante di escrementi animali  –:
          se non si ritenga urgente procedere ad una verifica sulle criticità igieniche segnalate in premessa;
          quali iniziative intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di rendere conforme la struttura penitenziaria barese alle norme igienico-sanitarie così come prescritte dalle leggi e dai regolamenti. (4-16251)


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa AGI del 21 maggio 2012, il grave evento sismico che ha colpito alcune zone dell'Emilia Romagna ha riguardato anche le carceri, in modo particolare l'istituto penitenziario di Ferrara, dove la polizia penitenziaria, a partire dalle quattro circa di mattina, è stata costretta ad evacuare 500 detenuti, molti dei quali hanno il divieto di incontro tra di loro, perché collaboratori di giustizia o perché sottoposti al regime di alta sicurezza;
          i detenuti sono stati portati in spazi esterni, come il campo di calcio, nel rispetto del piano di evacuazione e, soprattutto, delle norme di sicurezza;
          sulla vicenda Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, ha dichiarato: «Fortunatamente tutto si è svolto nel migliore dei modi senza conseguenze per nessuno, nonostante le grandi difficoltà incontrate per l'esiguità degli spazi a disposizione e la carenza di personale, soprattutto di notte, quando si riduce ulteriormente. Infatti, sono stati richiamati gli agenti liberi dal servizio, in quel momento reperibili, e quei pochi che erano rimasti in caserma a dormire. I vertici dell'istituto hanno chiesto l'intervento dei vigili del fuoco, per verificare eventuali danni strutturali. In luoghi come le carceri eventi di questo tipo possono assumere aspetti ancora più drammatici, considerato che coloro che si trovano nelle strutture detentive, perché reclusi, oppure perché ci lavorano, non possono allontanarsi, per evidenti ragioni»  –:
          dove siano stati allocati i detenuti in questione nei giorni immediatamente successivi all'evacuazione e se intenda intervenire affinché la predetta azione di sfollamento non arrechi pregiudizi ai diritti delle persone recluse;
          se sia stata verificata la presenza di eventuali danni strutturali nel carcere di Ferrara dopo l'evento sismico. (4-16252)


      BIANCONI, LAFFRANCO e MARTINELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in occasione della vicenda di Brindisi si è assistito ad uno scontro pubblico fra due magistrati rappresentanti due diversi uffici (procura di Brindisi e procura di Lecce), che ha creato sconcerto nel contesto degli eventi, offrendo una pessima immagine all'opinione pubblica, che ha la ragionevole aspettativa di interventi pronti, rapidi ed efficaci e soprattutto non conflittuali;
          scontro pubblico che, a quanto è dato di capire, fu causato dall'improvvida iniziativa di un magistrato della procura di Brindisi volta a rendere noti un video e numerose altre informazioni utili ai fini dell'inchiesta in corso;
          lo scontro tra le procure si è «risolto» solo quando lo stesso Ministro interrogato ha ribadito la necessità di «lavorare uniti» con un unico scopo: scoprire gli autori di un attentato ignobile;
          la questione appare di una certa gravità anche per la credibilità delle istituzioni e della funzione giudiziaria in fase inquirente  –:
          se non intenda, nell'ambito della propria competenza, approfondire la questione per poter valutare l'eventuale sussistenza dei presupposti per un'azione disciplinare e adottare le opportune iniziative, alla luce di un comportamento di dubbia correttezza che potrebbe anche aver pregiudicato le indagini in corso. (4-16260)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PILI, VELLA, MURGIA, PORCU e NIZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          in data 17 maggio 2012, il Compartimento marittimo di Porto Torres il Comandante del compartimento marittimo di Porto Torres e comandante della capitaneria di porto di Porto Torres ha pubblicato un avviso con il quale è stato comunicato l'avvio del procedimento per l'istruttoria afferente alla domanda di concessione demaniale marittima ai sensi dell'articolo 36 del cod. nav.    datata 23 giugno 2012, pervenuta in data 30 maggio 2012, ed assunta al protocollo generale in data 3 maggio 2012 al n.  09282 con la quale la Soc. SEVA srl, con sede in Gressan – Aosta – «Grande Gorraz Centrale Termica» Praz. Pila 78 – amministratore unico Stefano De Benedetti;
          nella domanda è contenuto il modello D1 corretto ed integrato necessario per verifiche sistema SID;
          agli atti è allegata la carta nautica con indicato lo specchio acqueo e relative coordinate nautiche perimetrali e di allocazione di ogni aerogeneratore;
          è allegato alla domanda il progetto definitivo dell'impianto implementato da uno studio correntometrico, simulazione fotografica del parco eolico;
          è compresa negli atti la documentazione tecnica relativa al passaggio dei cavi sottomarini e documentazione amministrativa societaria, il tutto volto all'ottenimento dell'autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di un nuovo impianto industriale off-shore per la produzione di energia elettrica da realizzarsi al largo della costa del comune di Sassari e Porto Torres costituito da 28 megawatt aerogeneratori da 3,6 megawatt cadauno;
          la Soc. SEVA srl, con l'istanza ricevuta in data 30 aprile 2012, ha chiesto la concessione demaniale marittima di uno specchio acqueo di metri quadrati 2.845.908 complessivi per installare e mantenere 28 aerogeneratori da 3,6 megawatt cadauno – torri alte 90 metri dal livello medio del mare – diametro del rotore 120 metri – costituenti un impianto industriale off-shore per produzione di energia elettrica;
          la localizzazione è prevista nelle acque territoriali del nord Sardegna – largo della costa dei comuni di Porto Torres e Sassari – Golfo dell'Asinara;
          la durata della concessione richiesta è di 50 (cinquanta) anni;
          lo scopo della concessione è realizzare e mantenere un impianto di generazione di fonte eolica off-shore;
          le coordinate nautiche afferenti la perimetrazione dello specchio acqueo l'ubicazione degli aerogeneratori sono le seguenti:
              A 1 latitudine 40o 51’ 30" A 4 latitudine 40o 51’ 58" A 22 latitudine 40o 51’ 21" A 21 latitudine 40o 51’ 12" A 28 latitudine 40o 50’ 57" A 26 latitudine 40o 50’ 39" A 19 latitudine 40o 50’ 53 " A 18 latitudine 40o 50’ 44" A 13 latitudine 40o 50’ 52" A 16 latitudine 40o 52’ 10" A 7 latitudine 40o 51’ 41" A 5 latitudine 40o 51’ 23" longitudine 08o 17’ 31" longitudine 08o 17’ 53" longitudine 08o 19’ 56" longitudine 08o 19’ 47" longitudine 08o 20’ 35" longitudine 08o 20’ 17" longitudine 08o 19’ 30" longitudine 08o 19’ 20" longitudine 08o 18’ 57" longitudine 08o 19’ 24" longitudine 08o 18’ 13" longitudine 08o 17’ 55";
          la Soc. S.EV.A srl si propone di realizzare e mantenere un parco eolico off-shore che prevede l'installazione di 28 aerogeneratori Siemes da 3,6 megawatt cadauno per una potenza complessiva di 100,8;
          l'impianto industriale per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento sarebbe in grado, secondo quanto dichiarato, di produrre all'incirca 250.000 megawattora all'anno pari al fabbisogno di circa 100.000 famiglie considerando il consumo medio di 2,5 megawattora per famiglia;
          l'impianto nel suo complesso è costituito da:
              1) 28 aerogeneratori Siemes SWT –3.6 –120 da 3,6 megawatt ciascuno organizzati in 4 file parallele, orientate NO-SE distanziati l'uno dall'altro 600 metri;
              2)    tre cavi di collegamento tra gli aerogeneratori e la cabina di trasformazione a terra;
              3)    cabina di trasformazione a terra;
              4)    un cavo di collegamento interrato che dall'arrivo del cavo a terra convoglia l'energia al sistema di trasmissione aerea;
              5)    rete elettrica interrata di collegamento con la cabina di trasformazione primaria Terna per l'allacciamento al sistema di distribuzione nazionale;
          la pubblicazione degli atti avverrà dal 1o giugno sino al 30 giugno 2012, termine entro il quale sarà possibile presentare formali opposizioni;
          la società Seva avrebbe in atto ulteriori iter autorizzativi nei comuni di Rodi Garganico, Ischitella e Cagnano Varano per la realizzazione di impianti eolici con una potenza complessiva di 528 megawatt;
          lo specchio acqueo interessato al progetto risulta inquadrato nel più ampio areale territoriale dove è ubicato il parco nazionale dell'Asinara;
          il parco dell'Asinara è istituito con Decreto del Presidente della Repubblica 3 ottobre 2002, (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale italiana n.  298 del 20 dicembre 2002);
          l'area del parco è sottoposta a vincoli di tutela particolarmente rigorosi ed è articolato i tre zone:
              zona 1 – di eccezionale interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico;
              zona 2 – di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale;
              zona 3 – di rilevante valore paesaggistico, agricolo-ambientale e storico-culturale;
          in tutte tre le zone è richiamato il valore paesaggistico che, considerato il compendio oggetto dell'intervento, interesserebbe il paesaggio circostante il parco stesso;
          il progetto appare all'interrogante la palese reiterazione di un analogo progetto già presentato lo scorso anno e costituisce di fatto un ulteriore vero e proprio assalto paesaggistico allo straordinario golfo di Porto Torres – Asinara con gravissimo pregiudizio ambientale, naturalistico dell'intera costa inserita in un contesto di tutela di primario livello;
          è indispensabile fermare chi progetta, sul mare della Sardegna quella che l'interrogante giudica una devastazione paesaggistico ambientale inaudita; la grave inadeguatezza di questi progetti emerge proprio quando tutte le istituzioni regionali e non solo hanno manifestato la totale contrarietà a tale tipo di realizzazioni;
          è indispensabile che questo tipo di progetti registrino risposte immediate, chiare forti e nette da parte dello stesso Governo nazionale;
          la materia ambientale paesaggistica nelle regioni a statuto speciale ha specificità e competenze diversamente articolate rispetto alle regioni ordinarie;
          nella procedura avviata da questa società, come per le altre, si configurano chiari conflitti di attribuzione tra lo Stato e la regione Sardegna;
          va interrotta e revocata la procedura relativa all'assegnazione dello specchio acqueo davanti al tratto di mare Porto Torres – Asinara;
          l'avvio di una procedura autorizzativa di un impianto eolico off-shore su un bene «pubblico» come il mare, senza disporre di nessuna concessione demaniale, si potrebbe configurare un'automatica concessione delle stesse aree;
          norme e giurisprudenza obbligano ad una procedura concorsuale in regime di evidenza pubblica per assegnare un'area o un tratto di mare demaniale;
          lo Stato attraverso l'avvio della procedura da parte del Ministero competente ha di fatto attivato una procedura unilaterale secondo l'interrogante in palese contrasto con il principio di leale collaborazione tra Stato e Regione sancito dalla Costituzione;
          l'avvio di procedura a favore della società SEVA appare lesivo delle competenze regionali concorrenti, costituzionalmente riconosciute, sia delle norme di attuazione dello Statuto autonomo della regione Sardegna;
          le norme di attuazione dello statuto speciale garantiscono specifiche competenze esercitate attraverso il provvedimento da impugnare. L'articolo 6, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 maggio 1975, n.  480 (recante Nuove norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna) dispone che «sono trasferite alla Regione autonoma della Sardegna le attribuzioni già esercitate dagli organi centrali e periferici del Ministero della pubblica istruzione (...) ed attribuite al Ministero per i beni culturali e ambientali con decreto-legge 14 dicembre 1974, n.  657, convertito in legge 29 gennaio 1975, n.  5, nonché da organi centrali e periferici di altri Ministeri. Il trasferimento predetto riguarda altresì la redazione e l'approvazione dei piani territoriali paesistici di cui all'articolo 5 della legge 29 giugno 1939, n.  1497»;
          le norme di attuazione, adottate per la Sardegna attraverso i decreti legislativi di cui all'articolo 56 dello Statuto speciale, possono espletare una funzione interpretativa se non addirittura integratrice delle disposizioni statutarie. Esse svolgono, da un lato, il ruolo di norme sulla competenza che definiscono in termini concreti l'autonomia della regione, trattenendo in capo alla sfera statale di gestione le funzioni che siano di interesse generale, e, dall'altro, seppure in casi particolari, un'opera di integrazione e accordo con il principio fondamentale dell'autonomia regionale e con le altre disposizioni statutarie;
          la regione Sardegna può, nell'esercizio della potestà legislativa primaria in materia di edilizia e urbanistica di cui alla lettera f) del medesimo articolo, altresì «intervenire in relazione ai profili di tutela paesistico ambientale e quindi può sollevare un conflitto di attribuzione per la revoca del procedimento avviato dallo Stato;
          la prevalente giurisprudenza afferma che le concessioni di aree demaniali marittime rilasciate per finalità imprenditoriali devono ritenersi sempre sottoposte ai principi dell'evidenza pubblica, cioè sia nell'ipotesi in cui il relativo procedimento abbia inizio per volontà dell'amministrazione, sia nel caso in cui venga avviato a seguito di una specifica richiesta proveniente da uno dei soggetti interessati all'utilizzo del bene;
          la scelta del concessionario incontra i limiti indicati dalle norme del trattato dell'Unione Europea in materia di libera prestazione di servizi e dai principi generali del diritto comunitario in materia di non discriminazione, trasparenza e parità di trattamento;
          l'affidamento in concessione di beni demaniali suscettibili di uno sfruttamento economico deve essere sempre preceduto dal confronto concorrenziale, anche nel caso in cui non vi sia una espressa prescrizione normativa, e che tale principio vada quindi a rafforzare ogni disciplina di settore che già preveda – come accade nel caso dell'articolo 37 cod. nav. – il ricorso alla procedura di evidenza pubblica, imponendo l'adozione di specifiche misure volte a garantire un effettivo confronto concorrenziale quali, ad esempio, forme idonee di pubblicità o di comunicazione rivolte ai soggetti potenzialmente interessati a partecipare alla procedura, dei quali l'Amministrazione sia a conoscenza;
          la pubblicità obbligatoria per i procedimenti concessori è oggi disciplinata con le disposizioni, normative e regolamentari, del codice della navigazione: tuttavia, si tratta di norme assai vetuste che non garantiscono (per intrinseca natura) la benché minima possibilità di aderire all'attuale contesto ordinamentale se non a prezzo di vistose incongruenze;
          la presenza del nostro Paese nell'Unione europea infatti, impone un adeguamento degli standard qualitativi e degli strumenti dell'azione amministrativa a livelli minimi capaci di garantire, primariamente, la concorrenza e la salvaguardia dei meccanismi del libero mercato;
          la pubblicazione delle domande concessorie soltanto agli albi pretori o delle capitanerie, o in organi di informazione non primari, regionali e nazionali, si palesa assolutamente insufficiente per garantire un livello di pubblicità adeguato, soprattutto se il valore per il mercato di un determinato bene è un valore economico assai elevato nonché un valore funzionale altissimo (dettato, ad esempio, dal fatto che l'essere concessionari di quel bene diventa essenziale e indispensabile per accedere all'esercizio di quella determinata attività di impresa e per garantire pertanto, lo sviluppo di una concorrenza autentica);
          in Sardegna da tempo è in atto un'imponente mobilitazione bipartisan con un solo obiettivo, tutelare la Sardegna da chi vorrebbe trasformare il mare sardo in una distesa di improponibili pale eoliche che andrebbero a rafforzare un devastante principio delle grandi industrie inquinanti: la possibilità di continuare a inquinare vantando i crediti verdi delle pale eoliche della Sardegna;
          la devastazione ambientale è palese e l'assenza di regole lascia spazio ad una discrezionalità concessoria che tradurrebbe ogni atto in vantaggi illegittimi nei confronti dell'uno o dell'altro;
          la Sardegna non ha tratti di costa disponibili per progetti eolici a mare e qualsiasi contesto sarebbe leso nella sua specificità e naturale bellezza la condotta di chi, nonostante le dichiarate contrarietà di tutte le istituzioni locali, insiste su tali progetti fa pensare che la Sardegna oltre la terra del vento sia anche terra di nessuno  –:
          se non ritengano i Ministri competenti revocare le procedure avviate perché qualsiasi autorizzazione sarebbe palesemente contraria a tutte le norme di tutela e salvaguardia di compendi sottoposti a tutela paesaggistica, ambientale e naturalistica;
          se il Governo non intenda intervenire con proprio vincolo sull'intera area considerata la vicinanza con lo stesso parco dell'Asinara;
          se il Governo non ritenga di verificare preliminarmente l'esistenza già rilevata da tutti i soggetti preposti di presupposti paesaggistico ambientali che necessitano apposito atto di tutela preventiva;
          se il Ministro dell'infrastrutture e dei trasporti non ritenga di dover revocare il dispositivo di avvio di qualsiasi procedura autorizzativa perché palesemente discrezionale;
          se non ritenga il Governo di, concerto con la regione di non consentire nella regione Sardegna, proprio per le sue caratteristiche naturalistiche ambientali delle coste, qualsiasi progetto relativo a impianti eolici off-shore. (5-06932)

Interrogazione a risposta scritta:


      GIORGIO MERLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'annunciata e possibile chiusura di 12 linee ferroviarie piemontesi dal prossimo mese di giugno 2012 – i cosiddetti rami secchi – rischia di creare enormi problemi in molte zone della regione, in particolare nelle aree collinari e più periferiche;
          il 10 giugno è la data indicata per la soppressione dei treni in queste tratte con la sostituzione di autolinee che in molte realtà, come ad esempio per la Pinerolo-Torre Pellice, creerà problemi per la viabilità ordinaria, già fortemente intasata e poco scorrevole a tutt'oggi –:
          alla luce di queste considerazioni, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro in relazione alla eventuale decisione di cui in premessa, una decisione che, se non viene rivista mette in ginocchio la viabilità ordinaria in molte realtà piemontesi, crea enormi disagi per i cittadini pendolari e cancella una specificità importante nel settore dei collegamenti viari rappresentato dalla presenza del mezzo ferroviario. (4-16255)

INTERNO

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          in data 22 maggio 2012, alle ore 10.50, l'onorevole Concia, insieme alla senatrice Poretti, uscendo dalla stazione di Roma Termini, lato piazzale dei Cinquecento, è stata assalita dalle purtroppo note richieste e offerte dei tassisti abusivi;
          è stato risposto ai signori di non insistere altrimenti sarebbero stati denunciati, e così infatti si è ritenuto di fare visto che proprio nel marciapiede tra le uscite della Stazione e la coda delle persone in attesa dei taxi era parcheggiata una macchina dei carabinieri, con un carabiniere in servizio;
          l'onorevole Concia e la senatrice Poretti si sono rivolte al carabiniere segnalando la presenza dei tassisti abusivi e indicando i diversi signori in questione, denunciando quindi l'attività illecita che in quel momento si stava consumando davanti agli occhi di tutti. Il carabiniere sorprendentemente ha risposto con le seguenti parole: «non ci sono tassisti abusivi, io non ne vedo. Se volete fare una denuncia andate a farla in caserma»;
          esterrefatte dalla risposta ricevuta l'onorevole Concia e la senatrice Poretti hanno insistito indicando i tassisti abusivi che si erano resi responsabili dell'aggressione, ritenendo che, se fossero stati identificati sul posto si sarebbe collaborato nella denuncia, ma il carabiniere insisteva a dire che secondo lui non c'erano tassisti abusivi e che lui non ne vedeva. Nel frattempo, questi, trovandosi a pochi metri da noi, si stavano dileguando tra la folla che continuava a radunarsi intorno. Il carabiniere, evidentemente disturbato dall'insistenza dell'onorevole Concia e della senatrice Poretti, ha chiesto di fornirgli i documenti per identificarle. Così è stato fatto dando i tesserini rilasciati rispettiva- mente dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati. Nella concitata fase in cui non si riusciva a capire il perché il carabiniere chiedesse i documenti e non intervenisse, di fronte ad un'evidente violazione della legge, lo stesso ha chiamato i suoi superiori. Prima sono arrivati due carabinieri e poi infine un maresciallo. A fronte delle ripetute richieste della senatrice Poretti e dell'onorevole Concia di rientrare in possesso dei documenti, che venivano trattenuti senza farne alcun uso, alla fine, su richiesta del maresciallo sono stati trascritti i dati su un foglio, richiedendo altresì anche la residenza. Così è stato fatto anche per almeno altri due passanti;
          di fronte alle reiterate richieste che venisse fornito il nominativo del carabiniere in questione, né il carabiniere né i suoi superiori hanno ritenuto opportuno rispondere, rendendo così impossibile identificarlo;
          la situazione è apparsa paradossale fin dalla prima risposta del carabiniere che in seguito ha cercato di dare un versione diversa, dopo aver visto i documenti, dicendo che non erano le deputate che dovevano fare la denuncia in caserma, ma che avrebbe lui portato in caserma i tassisti abusivi, versione insostenibile visto che aveva negato l'esistenza dei tassisti abusivi fin dall'inizio e solo quando erano andati via ha chiesto dove erano. Quando gli è stato fatto notare, sorridendo che ormai non c'erano più, con fare minaccioso e duro ha chiesto alla senatrice Poretti perché ridesse, e alla persona che si trovava accanto a lui in quel momento, che in precedenza era stato indicato come uno dei tassisti abusivi, ha chiesto i documenti per poterlo avere come testimone dell'atteggiamento provocatorio e oltraggioso;
          nel frattempo preannunciava che una volta arrivata alla Camera dei deputati si sarebbe rivolta alla Polizia, e allora uno dei carabinieri, arrivati in un secondo momento, ha replicato: «tanto voi siete la casta»;
          riottenuti finalmente i documenti dopo una ventina di minuti l'onorevole Concia e la senatrice Poretti, sono finalmente riuscite a prendere un autobus e a lasciare la stazione Termini;
          i fatti in premessa costituiscono un evidente disincentivo per i cittadini a collaborare con le forze dell'ordine per denunciare palesi illegalità e violazioni di legge, fatti su cui l'onorevole Concia e la senatrice Poretti si riservano in altra sede di sporgere denuncia querela per omissione d'intervento  –:
          se il Ministro non ritenga di dover intervenire presso l'Arma dei carabinieri al fine di verificare la correttezza dell'operato del carabiniere in questione, possibilmente identificandolo, e più in generale, l'operato complessivo della caserma dei carabinieri della stazione di Roma Termini con particolare riferimento al controllo, la denuncia e la repressione del fenomeno dell'esercizio dei tassisti abusivi.
(2-01511) «Concia, Laganà Fortugno».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ZAZZERA e MESSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          su proposta del Ministro interrogato il 23 marzo 2012 il Consiglio dei ministri ha decretato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei consigli comunali di Pagani (Salerno), di Gragnano (Napoli), di Bova Marina (Reggio Calabria), di Leinì (Torino), di Salemi (Trapani) e di Racalmuto (Agrigento);
          il 6 aprile 2012 il Consiglio dei ministri ha accolto la richiesta formalizzata dal prefetto di Caserta Carmela Pagano, e ha decretato lo scioglimento del consiglio comunale di Casal di Principe;
          il Governo ha adottato analogo provvedimento nei confronti di altri quattro comuni: Castelvolturno e Casapesenna in Campania, e Mileto e Bagaladi in Calabria;
          sin dal settembre 2008 nella relazione sui risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia il Ministro dell'interno qualificava il comune di Altamura (Bari) come una realtà ad elevata presenza criminale, ed il primo firmatario del presente atto, insieme ai colleghi onorevoli Barbato e Granata, il 12 ottobre 2010, ha presentata l'interpellanza parlamentare n.  2-00849 per chiedere lo scioglimento del comune di Altamura per infiltrazioni mafiose, interpellanza alla quale non è stata data ancora alcuna risposta;
          ad Altamura opera il clan D'Ambrosio, capeggiato da Bartolomeo D'Ambrosio, boss mafioso di estrema pericolosità assassinato il 6 settembre 2010;
          D'Ambrosio era il pro cugino del presidente del consiglio comunale Nicola D'Ambrosio, il quale in occasione dell'omicidio di Bartolomeo definì il suo parente sul quotidiano La Repubblica come una persona rispettabile: «una personalità eccessivamente portata verso il prossimo, il suo atteggiamento di vita era quello di una persona che puntava ad una promozione sociale»;
          la società sportiva di kick boxing presso cui si allenava Bartolo D'Ambrosio ha ricevuto finanziamenti comunali per una manifestazione a cui ha partecipato lo stesso boss;
          il 18 giugno 2001 Bartolo D'Ambrosio riceveva dalla Federazione italiana di kick boxing e disciplinare associate il diploma di maestro di kick boxing – cintura nera di terzo grado;
          nel 2003 il D'Ambrosio partecipava a Barincorsa, VIII Maratonina del Levante;
          risulta ancora attivo un sito internet (www.bartolodambrosio.it) in cui viene ricordata l'attività sportiva di D'Ambrosio;
          il sottosegretario per l'interno pro tempore Alfredo Mantovano, a pochi giorni dall'assassinio di Bartolomeo D'Ambrosio, ha espresso preoccupazione per «i tentativi di infiltrazione della criminalità di tipo mafioso operante sul territorio all'interno del mondo economico» ravvisando la necessità di «razionalizzare il lavoro delle forze di polizia, a coordinarlo meglio con l'autorità giudiziaria e anche con le autorità presenti sul territorio»;
          nell'ambito dell'inchiesta sui presunti intrecci tra organizzazioni mafiose ed esponenti politici nell'area murgiana, nel dicembre 2011 la Commissione parlamentare antimafia ha disposto l'arresto di tre persone, tra cui il comandante della stazione dei carabinieri di Altamura, Nicola Logiudice, al quale «veniva contestato il reato di agevolazione dell'attività del sodalizio di tipo mafioso perché avrebbe aiutato Bartolomeo D'Ambrosio ad eludere le investigazioni delle autorità omettendo di istituire il registro per l'apposizione delle firme. D'Ambrosio, infatti, sotto sorveglianza speciale, aveva l'obbligo, ogni domenica alle 12, di presentarsi in caserma. Le violazioni di D'Ambrosio relative ai giorni 4-11-18-25 novembre 2007, 2-9-16-23-30 dicembre 2007 e 6-20-27 gennaio 2008 non sarebbero state denunciate da Logiudice all'autorità giudiziaria» (altamuralife.it);
          da una inchiesta dell'antimafia di Lecce è emerso che giudici di pace avrebbero fatto dei favori al boss D'Ambrosio e avrebbero pilotato delle sentenze (La Gazzetta del Mezzogiorno del 31 marzo 2012);
          quanto riportato in premessa conferma che il livello di penetrazione della criminalità di Altamura nel tessuto imprenditoriale, amministrativo ed istituzionale è tale da determinare pesanti condizionamenti esterni  –:
          considerato che la presenza di infiltrazioni mafiose all'interno dell'amministrazione comunale e del tessuto imprenditoriale di Altamura (Bari) è confermata dai gravi fatti descritti in premessa, se il Ministro intenda adottare le opportune iniziative al fine di accertare con urgenza l'esistenza di condizionamenti esterni tali da richiedere lo scioglimento del consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267.
(5-06925)

Interrogazioni a risposta scritta:


      GIRLANDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          l'attività degli uffici della polizia di Stato della provincia di Perugia nell'anno 2011 ha prodotto risultati più che soddisfacenti, facendo registrare l'arresto di 527 persone, 1.447 denunce all'autorità giudiziaria in stato di libertà, il sequestro di un notevole quantitativo di sostanze stupefacenti con l'arresto di 248 tra corrieri e spacciatori;
          più di 200 mila sono le persone identificate nel corso di servizi di controllo del territorio, e oltre 80 mila sono stati gli automezzi controllati; l'attività di prevenzione è stata integrata dall'adozione di 180 avvisi orali e da 19 daspo; 130 sono state le persone allontanate dai comuni della provincia con foglio di via obbligatorio e rimpatriate nei luoghi di residenza, mentre in numero di 9 sono state le proposte per l'applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obblighi vari;
          sono stati espulsi dal territorio dello Stato italiano 536 cittadini stranieri risultati irregolari e/o sprovvisti di qualsiasi titolo; tra questi 69 sono stati espulsi con accompagnamento alla frontiera, mentre 150 sono stati i cittadini extracomunitari irregolari sul territorio nazionale rintracciati e di seguito accompagnati presso C.I.E. con un incremento rispetto all'anno precedente pari al 180 per cento;
          prendendo in esame la situazione del solo capoluogo di regione, nel 2011 nonostante gli ottimi risultati sopra espressi, che vanno sommati alle premesse del mio atto di sindacato ispettivo del 19 ottobre 2011, numero 4-13643, si è verificato un aumento del 45 per cento dei reati di percosse, +103 per cento della ricettazione, +36 per cento dei furti, +16 per cento di possesso e contrabbando di stupefacenti, +25 per cento di denunce, +13 per cento di arresti e +200 per cento di denaro sequestrato a seguito delle attività di contrasto allo spaccio ed al consumo di sostanze stupefacenti;
          va sottolineato come nel 2011 il 49 per cento dei soggetti denunciati ed arrestati sia extracomunitario, raggiungendo punte del 70 per cento tra gli arrestati nelle attività antidroga e del 64 per cento tra le persone denunciate a piede libero ed i primi dati resi noti in relazione al 2012 indicano un innalzamento di tale percentuale, con particolare riferimento alle etnie nigeriane, albanesi e magrebine, che hanno monopolizzato il mercato locale di stupefacenti;
          nelle ultime settimane nel capoluogo umbro si è registrata una degenerazione degli episodi di violenza e guerra tra bande, che ha portato a sparatorie ed accoltellamenti in diverse aree del centro storico in orari in cui le vie del centro città sono popolate di giovani e turisti, portando anche il Ministro dell'interno ad incontrare il sindaco di Perugia in data 16 maggio 2012;
          la città di Perugia, già capitale europea delle morti per overdose, si sta trasformando sempre più in un mercato a cielo aperto dello spaccio di stupefacenti, provocando danni irreparabili al tessuto economico e sociale della città, tra cui spicca il dato di 4 mila iscritti in meno all'università negli ultimi cinque anni, nonché l'inesorabile spopolamento del centro storico e la chiusura della maggior parte delle attività commerciali che da decenni ne costituivano il tessuto connettivo;
          il Ministero dell'interno già nel gennaio 2011 aveva siglato con le istituzioni locali il «Patto per Perugia sicura» le cui disposizioni e misure si sono evidentemente rivelate insufficienti o non del tutto adeguate a fronteggiare la gravità del fenomeno, purtroppo trascurato in modo particolare dall'amministrazione comunale, che anche a fronte degli ultimi drammatici episodi di cronaca ha minimizzato l'accaduto lamentando la carenza di mezzi e risorse, nonché sostenendo la necessità di legalizzare le droghe leggere come rimedio al fallimento del contrasto all'assunzione di sostanze stupefacenti ed attivare una più stretta collaborazione con le istituzioni accademiche, vietando al contempo la vendita di alcolici a partire dalle ore 1.30 –:
          quali iniziative siano state avviate dal Ministero, in collaborazione con le istituzioni locali, per fronteggiare l'emergenza sicurezza nella città di Perugia e dotare le forze dell'ordine dei mezzi necessari per le attività di contrasto ai fenomeni criminosi;
          quale sia la situazione che si vive negli ultimi due anni nella città di Perugia e quali attività siano state messe in campo per porvi rimedio. (4-16243)


      TOUADI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il territorio di Civitavecchia risulta infiltrato da organizzazioni criminali di varia matrice, in particolare «il litorale nord del Lazio (Ladispoli, Cerveteri, S. Marinella e Civitavecchia) continua a rappresentare un'area d'interesse criminale per diverse propaggini di sodalizi camorristici attivi nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti» (Relazione semestrale Direzione investigativa antimafia al Parlamento secondo semestre 2009);
          a Civitavecchia, «nell'ambito dell'operazione Civita-Memento sono state riscontrate le attività delle famiglie gelesi dei Rinzivillo ed Emanuello, interessate all'acquisizione di subappalti e fornitura di manodopera per i lavori della Centrale di Torrevaldaliga Nord» (Relazione semestrale Direzione investigativa antimafia al Parlamento secondo semestre 2009);
          nella città di Civitavecchia risulta attiva nel settore della ristorazione anche la famiglia Stassi contigua a cosa nostra trapanese;
          il porto di Civitavecchia è, secondo la Direzione investigativa antimafia, uno dei principali ingressi illeciti di merci;
          il 26 novembre del 2011 nell'ambito dell'inchiesta Vesuvio i carabinieri eseguivano diverse ordinanze custodiali nei confronti di appartenenti a clan camorristici operanti a Ladispoli;
          tra il 2010 e il 2011 nella città di Civitavecchia sono stati compiuti diversi attentati ai danni di operatori commerciali: il 12 giugno 2010 è stato incendiato il capannone nella zona industriale della ditta «Ceramiche dal Mondo», il 4 gennaio del 2011 è stato incendiato il locale del commerciante del mercato Giuseppe Sammarco  –:
          quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per contrastare al meglio le organizzazioni criminali nell'alto Lazio, in particolare in relazione alla possibilità di infiltrazioni nei lavori pubblici e nella realizzazione dell'ampliamento del porto di Civitavecchia. (4-16245)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MOTTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          nelle scorse settimane la stampa locale di Parma ha diffuso la notizia che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca avrebbe annunciato l'intenzione di non pagare le ditte esterne che dal 1994 si occupano della pulizia e della custodia di alcune palestre cittadine («Del Chicca» e «Oltretorrente») delle quali fruiscono anche, per l'attività didattica, cinque scuole secondarie di secondo grado: liceo «Marconi», liceo «Ulivi», liceo «Sanvitale», ITG «Rondani», ITC «Melloni»;
          da diversi anni le scuole si erano accordate con il Ministero, rinunciando ad alcune unità di personale ATA in cambio delle risorse necessarie per pagare le ditte esterne di pulizia;
          colpite da questa decisione ministeriale, motivata dalla necessità di contenimento delle spese, sono le cooperative sociali «Il Ponte» e «La Giunchiglia», aderenti al consorzio di solidarietà sociale, che ancora devono essere pagate per il lavoro svolto dall'inizio dell'anno scolastico corrente;
          la cooperativa «Il Ponte», nata nel 1986, e la cooperativa «La Giunchiglia», nata nel 1985, sono impegnate nell'inserimento lavorativo di ragazze madri, di donne provenienti da aree di disagio e in generale di persone svantaggiate, con l'obiettivo del reinserimento di queste persone nel contesto sociale rendendole autonome;
          la provincia di Parma, proprietaria delle due palestre, ha assicurato il mantenimento dei rapporti in essere con le cooperative per l'apertura pomeridiana delle strutture per l'attività rivolta alle società sportive ed è impegnata, con il consorzio di solidarietà sociale di Parma, per la risoluzione del problema e in particolare per il mantenimento dei livelli occupazionali garantiti dalle due cooperative  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della circostanza descritta in premessa e in che modo intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di assicurare la regolare apertura e pulizia delle palestre «Del Chicca» e «Oltretorrente» utilizzate da cinque scuole secondarie di secondo grado di Parma, oltre ad assicurare il rispetto dei contratti in essere con le cooperative «Il Ponte» e «La Giunchiglia» al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali. (5-06922)


      ANTONINO RUSSO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          secondo notizie apprese dalla stampa, i carabinieri del gruppo di Monreale hanno denunciato, con l'accusa di inosservanza continuata dell'obbligo di istruzione dei minori, 103 genitori, responsabili di aver procurato l'evasione scolastica dei propri figli, per un totale di 57 studenti;
          i controlli condotti dai militari sono stati estesi nel corso di tutto l'anno scolastico 2011-2012 sugli istituti di istruzione primaria e secondaria non solo a Monreale ma anche nell'ambito della giurisdizione, che comprende i comuni di Altofonte, Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato, San Cipirello e Santa Cristina Gela ed al termine dei quali è emerso che molti genitori avevano causato o agevolato l'abbandono della frequenza scolastica o la sua interruzione ingiustificata;
          la maggiore incidenza del fenomeno si è osservata più che altro nel comprensorio del comune di Monreale, ove sono stati identificati ben 38 dei 57 studenti che avevano abbandonato anzitempo gli studi, mentre altri 19 sono stati identificati tra i comuni di Altofonte (6), San Giuseppe Jato (5) e San Cipirello (8);
          per comprendere bene invece la fascia di scolarizzazione più colpita da questo fenomeno è opportuno segnalare che, tranne tre casi, tutti gli studenti segnalati avrebbero dovuto frequentare la scuola media inferiore: il dato è particolarmente utile per comprendere come, in alcuni contesti sociali, si miri alla semplice alfabetizzazione primaria, avvertita come necessaria al vivere quotidiano, e si rinunci già a quella secondaria a fronte, in molti casi, di un impiego in nero;
          in tal senso, in data 21 maggio 2012, l'interrogante ha espresso con un comunicato stampa tutta la sua preoccupazione per tali fatti segnalando la gravità delle scelte fatte dalle famiglie ma anche la responsabilità degli enti locali che avrebbero dovuto vigilare ed intervenire già all'inizio dell'anno scolastico senza attendere l'operazione dei carabinieri;
          va segnalato, in tal senso, l'importante ruolo svolto dai carabinieri che stanno realizzando un importante lavoro di collaborazione con le scuole che investe molteplici profili, soprattutto di natura preventiva e formativa: già da tempo infatti sono stati avviati incontri periodici tra alunni e rappresentati dell'Arma nell'ambito del «Progetto Legalità». Un ciclo di appuntamenti con cadenza annuale che porta i ragazzi a contatto con le istituzioni con l'obiettivo di incentivare fin dall'infanzia un approccio virtuoso e collaborativo in seno alla società civile, spesso corroborato da specifiche iniziative che vedono coinvolti studenti, Arma dei carabinieri ed associazioni o istituzioni locali per affrontare particolari temi o materie;
          questa attività dovrebbe essere presa ad esempio per realizzare ulteriori iniziative sinergiche tra amministrazione centrale, enti locali e istituzioni scolastiche per rafforzare le politiche di scolarizzazione;
          il 25 febbraio del 2012, il Ministro interrogato – in visita al quartiere Zen di Palermo – ha sostenuto con forza la possibilità di poter supportare le scuole del territorio utilizzando una linea di finanziamento per progetti elaborati da scuole localizzate in aree disagiate;
          in data 15 maggio 2012, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato la circolare ministeriale n.  44 con cui si trasmette alle direzioni scolastiche regionali l'ipotesi di contratto integrativo sottoscritto il 4 aprile 2012 sulla ripartizione delle risorse per i progetti per l'anno scolastico 2012-2013;
          tali risorse sono destinate, ai sensi dell'articolo 9 del CCNL/07, a finanziare progetti specifici contro la dispersione scolastica presentati dalle scuole collocate in aree a rischio e con forte processo immigratorio. I progetti da finanziare e le scuole destinatarie di tali risorse saranno individuate sulla base di accordi regionali che dovranno essere avviati e conclusi prima possibile al fine di consentire il finanziamento alle scuole in tempo utile per la programmazione delle attività all'inizio del prossimo anno scolastico –:
          quali iniziative si intendano adottare al fine di accertare eventuali negligenze e responsabilità da parte delle autorità scolastiche;
          se si intendano porre in essere ipotesi progettuali, in sinergia con gli enti locali, per prevenire questo fenomeno e ridurre drasticamente il numero degli abbandoni scolastici sul territorio. (5-06926)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GNECCHI, GATTI, ALBINI, MARIANI, CENNI, FLUVI, FONTANELLI, GIACOMELLI, SANI, VELO, SCARPETTI e VENTURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'ultima manovra di cui al decreto-legge n.  201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 214 del 2011, approvata nel dicembre 2011, è intervenuta sul nostro sistema previdenziale penalizzando fortemente coloro che erano prossimi al raggiungimento dei requisiti pensionistici previgenti, allungando oltremodo il periodo di attesa;
          le deroghe previste, che consentono per alcune situazioni particolari di poter mantenere i previgenti requisiti di accesso alla pensione, non coprono comunque tutte quelle situazioni che si sono prodotte nel corso di questi anni di crisi occupazionale;
          nello specifico si rappresenta il caso di accordo sindacale che prevedeva la concessione della cassa integrazione in deroga, erogata dalla regione Toscana, a favore di lavoratori, causa la cessata attività dell'agenzia marittima presso la quale lavoravano. Il suddetto accordo, firmato ante 4 dicembre 2011, prevede la cig in deroga fino al 31 dicembre 2012 e il successivo licenziamento dei lavoratori che avrebbero maturato il previgente requisito pensionistico negli anni 2012 e 2013;
          il caso di cui sopra, che si ribadisce riferirsi ad un accordo firmato ante 4 dicembre 2011, rischia di non rientrare nemmeno nelle modifiche intervenute con il decreto mille proroghe, che fanno specifico riferimento a coloro che hanno effettivamente chiuso il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 e che maturano la decorrenza del trattamento pensionistico entro 24 mesi dalla data di emanazione del decreto-legge n.  201 del 2011 convertito, con modificazioni, dalla legge n.  214 del 2011;
          il caso di cui sopra, non unico, è l'ennesima dimostrazione che le situazioni individuate con il comma 14 dell'articolo 24 della legge e la decorrenza entro la quale dovevano realizzarsi, non hanno previsto alcune casistiche di uscita dal mercato del lavoro, concordate comunque con la presenza delle parti sociali, che hanno legittimamente deciso di intraprendere un percorso di riduzione del personale, alternativo a quello previsto dalla legge n.  223 del 1991 e con cessazione effettiva del rapporto di lavoro, oltre la data del 31 dicembre 2011  –:
          se non ritenga il Ministro interrogato, a fronte della differente legislazione utilizzata dalle imprese attraverso accordi per licenziare il personale prossimo al traguardo della pensione, di rivedere la casistica prevista nel comma 14 dell'articolo 24 del decreto-legge n.  201 del 2011, convertito, con modificazioni dalla legge n.  214 del 2011 e successive modifiche, includendo tutte quelle situazioni di perdita del posto di lavoro, non dipendenti dalla volontà del lavoratore. (5-06927)


      CODURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 26 aprile 2012 a nome del Governo la Sottosegretaria per il lavoro e le politiche sociali Cecilia Guerra rispondendo alla interrogazione n.  5-06430 (concernente aspetti contributivi legati al trasferimento all'INPS del soppresso IPOST) dichiarava che:
              il personale ex IPOST assegnato al polo specialistico presso la filiale di coordinamento di Roma EUR ha ricevuto, oltre a corsi di formazione a cura della direzione generale in relazione alle diverse attività da svolgere, formazione on the job continua sui nuovi sistemi informatici da utilizzare, in particolare sulla procedura di liquidazione delle pensioni e delle ricostituzioni;
              le domande di pensione, accanto alle ricostituzioni contributive, vengono regolarmente evase dall'INPS rispettando i tempi soglia previsti per i fondi speciali;
              è stato azzerato l'arretrato giacente in IPOST al momento del passaggio all'INPS;
              è in fase conclusiva il rilascio delle procedure informatiche di calcolo nei sistemi informativi dell'INPS;
              la filiale di Roma EUR, al fine di salvaguardare il diritto a pensione, sta provvedendo allo smaltimento delle domande, dando la priorità alle richieste dei soggetti più prossimi al pensionamento;
              dalla data di costituzione del polo è stato istituito uno sportello dedicato operante con le medesime modalità degli altri sportelli INPS;
              in qualità di autorità vigilante il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha agito e agirà nei confronti dell'Inps per migliorarne le performance;
              c’è l'attenzione del Governo ad affrontare e risolvere le eventuali problematiche che dovessero presentarsi in futuro;
          alla luce delle numerose lettere ricevute da lavoratori ex-Ipost, ancora oggi, i dati e le risposte fornite dal Governo in quell'occasione, sembrano non trovare riscontro e la situazione continua ad essere critica;
          le pratiche di autorizzazione ai versamenti volontari sono ancora in forte arretrato: chi ne ha fatto domanda nel 2010 e non è ancora stato autorizzato rischia di non ricevere la pensione nei prossimi mesi;
          i bollettini che arrivano non riportano il periodo utile per il raggiungimento del diritto alla pensione, ma coprono periodi maggiori pertanto anche l'importo da versare è superiore. In questo caso gli ex Ipost non residenti a Roma non possono beneficiare della capillarità territoriale dell'INPS, perché il servizio è ancora accentrato nella Capitale, presso il polo specialistico di via Beethoven, 11;
          nonostante le rassicurazioni del Governo le altre sedi territoriali possono solamente visualizzare e stampare la situazione contributiva dei dipendenti ex-Ipost senza poter operare;
          per quanto riguarda le domande di ricongiunzione, riscatto e computo, tutto è fermo, tanto da non consentire la definizione delle relative domande di pensione;
          i patronati ancora non possono accedere all'area della posizione contributiva  –:
          quali iniziative intenda adottare per garantire ai dipendenti ex-Ipost, la possibilità, così come viene consentito a tutti gli altri cittadini italiani, di poter usufruire di un servizio dovuto da parte dell'ente previdenziale INPS come previsto dal decreto-legge n.  78 del 2010;
          se non reputi urgente un rafforzamento del personale dell'istituto al fine di azzerare l'arretrato e per quale motivo le sedi territoriali non siano state ancora messe nelle condizioni di operare sulla situazione contributiva dei detti utenti;
          in che modo l'INPS sarà posta nelle condizioni di verificare se gli «esodati» di Poste Italiane rientrino tra i salvaguardati di cui si parla in base al decreto ministeriale in fase di emanazione, in assenza della conoscenza e della definizione delle pratiche che li riguardano. (5-06929)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI PIETRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la Dec spa è la prima impresa di costruzione e manutenzione del Mezzogiorno con un fatturato — dati tratti da IlSole24ore — che supera i 350 milioni di euro;
          la società fa capo ai fratelli Daniele e Gerardo De Gennaro — arrestati per frode e corruzione nella costruzione di alcuni parcheggi sotterranei a Bari — i quali, nel 2004, costruirono, con la società Adinvest, la Cattolica di Campobasso ora Fondazione Giovanni Paolo II;
          i fratelli De Gennaro hanno mantenuto rapporti con la fondazione occupandosi di pulizia e manutenzione ma anche di trasporto sangue, servizio bar, foresteria, guardìania e centralino attraverso il personale dell'azienda Dec;
          i lavoratori che continuano a garantire i servizi lamentano ritardi nei pagamenti dello stipendio considerando che l'ultimo compenso percepito è quello del mese di febbraio;
          nonostante le richieste di incontro rivolte a prefettura, fondazione e regione Molise, né i soggetti istituzionali né i dirigenti della fondazione hanno ritenuto di incontrare sindacati e lavoratori;
          la fondazione ha il diritto dovere, attraverso un potere di surroga, di pagare gli stipendi ai lavoratori e poi al netto continuare a pagare l'impresa;
          all'interrogante appare un grave atto di irresponsabilità delle istituzioni locali e nazionali non dare risposte certe e la retribuzione che spetta a quei lavoratori che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno altre risorse per garantire ai propri figli una degna esistenze  –:
          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere con riferimento ai fatti descritti in premessa. (4-16246)


      MARTELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la legge n.  257 del 1992, all'articolo 13, comma 8, ha introdotto dei benefici previdenziali (rivalutazione dell'1,5 dei periodi di esposizione) a quei lavoratori soggetti all'assicurazione obbligatoria Inail ed esposti all'amianto per un periodo non inferiore ai 10 anni;
          con la legge di conversione del decreto-legge n.  169 del 1992, la legge n.  271 del 1993, è stato introdotto un terzo requisito per poter beneficiare della maggiorazione contributiva: l'esposizione qualificata, vale a dire una concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore lavorative al giorno;
          la legge n.  326 del 2003, ha previsto il beneficio previdenziale anche ai dipendenti pubblici e ad altri soggetti non assicurati all'Inail (marittimi e dipendenti delle Ferrovie dello Stato) riconoscendo una rivalutazione dei periodi dell'1,25 e non del 1,5 come previsto nella norma del 1992;
          inoltre la maggiorazione agiva esclusivamente sul calcolo della pensione e non sul diritto;
          il decreto ministeriale 27 ottobre 2004 (vedi circolare Inps n.  58 del 15 aprile 2005 e Inail del 29 dicembre 2004 n.  90) ha fissato un termine di decadenza per la presentazione delle domande amministrative il 15 giugno 2005;
          il decreto ministeriale ha precisato inoltre che rimanevano sottoposti alla vecchia normativa legge n.  257 del 1992 e rivalutazione pari al 1.5) i lavoratori soggetti all'assicurazione obbligatoria Inail che avevano maturato i requisiti previdenziali entro il 2 ottobre 2003;
          nel susseguirsi delle norme il legislatore ha inteso (come più volte ribadito Corte di cassazione) introdurre un sistema risarcitorio, attraverso benefici previdenziali, a quei lavoratori esposti all'amianto (la cosiddetta fibra killer) e al rischio di contrarre malattie incurabili come il mesotelioma pleurico oppure l'asbestosi;
          alcuni dipendenti di una vetreria situata in provincia di Pordenone dove operavano anche dei lavoratori provenienti dalle province limitrofe di Venezia e Treviso, prima della scadenza del 15 giugno 2005 hanno presentato alla sede Inail di Pordenone domanda di certificazione dell'esposizione all'amianto;
          la sede Inail ha respinto le pratiche sostenendo che non esisteva esposizione qualificata all'amianto. I soggetti hanno intrapreso quindi azione giudiziaria davanti ai tribunali competenti in base alla residenza e le sentenze erano di segno diverso: Pordenone riconosceva benefici in base alla vecchia norma (1,5). Treviso e Venezia, invece, con la nuova (1,25);
          i lavoratori residenti nella provincia di Pordenone hanno cessato l'attività lavorativa e si sono visti liquidare dall'Inps la pensione, i lavoratori di Venezia e Treviso sono ancora in attività lavorativa attendendo la maturazione dei nuovi requisiti previsti dalla legge n.  214 del 2011, pur essendo lavoratori della stessa azienda e che operano negli stessi reparti;
          nelle loro sentenze i tre diversi tribunali hanno affermato come la Ctu da loro nominata aveva evidenziato (diversamente dall'Inail di Pordenone) l'esposizione qualificata all'amianto dei soggetti operanti all'interno della vetreria;
          Venezia e Treviso negano il beneficio dell'1,5 in quanto i lavoratori non avevano presentato domanda entro il 2 ottobre 2003 e inoltre, non avevano maturato i requisiti pensionistici a quella data  –:
          quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il rispetto del principio di imparzialità dell'amministrazione ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione assicurando una soluzione equa per queste dolorose vicende.
(4-16254)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
          il 26 aprile 2012, presso il comune di Sant'Angelo a Fasanella (Salerno) si è tenuto un incontro pubblico sul tema «Emergenza cinghiali nel territorio degli Alburni», con la partecipazione dei rappresentanti dei comuni, del comitato cittadino Alburni, della provincia di Salerno, della comunità montana Alburni, del presidente e del direttore del parco nazionale del Cilento e vallo di Diano nonché di parlamentari regionali e nazionali;
          nell'incontro sono stati esaminati gli effetti sull'economia locale della proliferazione dei cinghiali che si riflette in continui danneggiamenti alle colture e in pericolosi avvistamenti nei paesi. Il comitato cittadino Alburni da tempo chiede la riperimetrazione del parco da quota 800 metri di altura e l'apertura della caccia nelle aree protette in periodi stabiliti dell'anno per scongiurare il continuo sconfinamento di una crescente massa di esemplari della specie;
          l'emergenza cinghiali non riguarda soltanto gli Alburni, ma si verifica in tutta l'Italia; la Toscana ha già introdotto modifiche alle proprie norme, volte a favorire sia l'ampliamento dei periodi di caccia, sia la cattura in aree protette;
          il cinghiale è una specie selvatica presente in tutte le regioni, prevalentemente in quelle dell'arco appenninico, ma anche nelle aree prossime all'arco alpino e nelle isole maggiori; secondo le stime pubblicate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i capi di cinghiale presenti nel Paese sono oltre 500.000; in realtà, se si deve giudicare dal numero di abbattimenti in corso, che non intaccano minimamente l'aggressività ambientale della specie, potrebbero essere anche il triplo;
          si assiste ad una esplosione demografica della specie, che si sostanzia con l'espansione dei territori occupati, l'invasione anche di territori impropri (comprese le strade, le periferie cittadine e le spiagge), la devastazione delle colture e delle infrastrutture agricole (vanno attribuiti circa il 90 per cento dei danni subiti dagli ecosistemi agrari e gli indennizzi sono cresciuti anche del 500 per cento negli ultimi 5 anni), la messa a rischio di altre specie faunistiche (rettili, anfibi ed uccelli terricoli); limitatamente all'agricoltura, i costi dell’«emergenza cinghiali» sono stati valutati dalle associazioni di settore nell'ordine di alcune centinaia di milioni l'anno, in crescita di anno in anno e non adeguatamente coperti dai risarcimenti previsti ai sensi dell'articolo 26 della legge n.  157 del 1992;
          ai sensi della legge 11 febbraio 1992, n.  157, che recepisce la direttiva 79/409/CEE sulla conservazione della fauna selvatica, il cinghiale è specie cacciabile ed il prelievo è regolato dai piani regionali di cui all'articolo 10 della legge 11 febbraio 1992, n.  157; la medesima legge contiene disposizioni di carattere generale sulla tutela delle produzioni agricole dalla fauna selvatica (articolo 19) e prevede una procedura di «prelievo in deroga» (articolo 19-bis, introdotto dalla legge n.  221 del 2002) per varie finalità tra le quali compare anche la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, anche nelle zone vietate alla caccia; la disciplina delle deroghe è rimessa dalle norme nazionali alle regioni;
          per quel che riguarda le aree protette, la legge n.  394 del 1991 vieta all'interno dei parchi la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali rimettendo al regolamento dei parchi, e al solo fine di ricomporre squilibri ecologici accertati dall'ente parco, la disciplina di eventuali prelievi faunistici e abbattimenti selettivi (articolo 11, comma 3, lettera a) e 4); tuttavia, va rilevato che il Corpo della guardia forestale solo dal 2009 si sta attrezzando per il prelievo dei cinghiali in eccesso, con l'istituzione di corsi di specializzazione in tiratore scelto e l'acquisto di armi idonee  –:
          se non ritenga opportuno promuovere una modifica della legge n.  394 del 1991, nel senso sia di consentire l'abbattimento dei cinghiali che rechino danni alle colture o mettano in pericolo la circolazione stradale, sia di individuare, nell'ambito delle aree protette, zone perimetrali all'interno delle quali i cinghiali possano essere pienamente tutelati;
          se non intenda assumere iniziative normative per introdurre disposizioni applicative degli articoli 19 (tutela produzioni agricole) e 19-bis (prelievo in deroga) della legge 11 febbraio 1992, n.  157, che consentano alle regioni di regolamentare la caccia al cinghiale nelle aree agricole nelle quali si registrino danni non tollerabili, in deroga agli articoli 10, comma 4, e 21, comma 1, lettera c), della legge 11 febbraio 1992, n.  157;
          se non ritenga, inoltre, opportuno ipotizzare una caccia permanente e programmata, nel quadro di una generale riduzione della popolazione di cinghiali presenti sul territorio nazionale, svolta secondo rigidi criteri di controllo sanitario dei capi abbattuti e connessa al soddisfacimento delle esigenze del settore alimentare in generale o della ristorazione, anche di alta qualità, delle aree di abbattimento.
(2-01512) «Mario Pepe (Misto-R-A)».

Interrogazione a risposta scritta:


      DE ANGELIS. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il territorio dell'isola di Ponza, in provincia di Latina, ricade sotto la diretta giurisdizione del comando stazione del Corpo forestale dello Stato di Latina;
          ad oggi non è presente alcun ufficio distaccato — seppur temporaneo — per la forestale;
          tale situazione rende difficile la piena e reale operatività dei forestali sul comprensorio, che sono costretti a svolgere il loro delicato servizio quali veri e propri «pendolari» con ricadute negative sul controllo e sulla prevenzione degli incendi boschivi, del bracconaggio, e dei reati ambientali in generale;
          l'area rappresenta un immenso patrimonio naturalistico di rilevanza nazionale ed internazionale e che l'assenza di un punto d'appoggio per gli agenti del Corpo forestale dello Stato, di fatto, ostacola un preciso e puntuale servizio di polizia ambientale;
          il sindacato di categoria UGL, già nell'anno 2010, aveva posto, con nota ufficiale, l'intera questione all'attenzione dell'amministrazione comunale chiedendo anche di valutare la possibilità di concedere un locale al Corpo forestale dello Stato da utilizzare quale presidio;
          nessuna risposta è mai giunta in merito  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno risolvere definitivamente la delicata vicenda con un'azione volta a reperire — nel più breve tempo possibile — un adeguato locale (comunale, provinciale, regionale, o dell'Agenzia del demanio) da affidare al Corpo forestale dello Stato assicurando quella presenza (al pari delle altre istituzioni) che alle condizioni attuali non viene garantita. (4-16244)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


      ANTONINO FOTI, GIAMMANCO e VINCENZO ANTONIO FONTANA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
          la delega «per la semplificazione» è stata accorpata a quella della pubblica amministrazione;
          al dipartimento della funzione pubblica afferisce l'ufficio per la semplificazione amministrativa (USA) che promuove e coordina le attività di semplificazione amministrativa finalizzate a migliorare la qualità della regolazione ed a ridurre i costi amministrativi, costituito da 1 dirigente generale e 2 dirigenti di II fascia;
          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 2011 è stata confermata la struttura «Unità per la semplificazione» finalizzata agli stessi obiettivi e costituita di 1 dirigente generale, 4 dirigenti di II fascia, funzionari comandati da altre amministrazioni esperti di alta professionalità e collaboratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa con una spesa di circa 1 milione di euro annui;
          alla luce della «spending review» da effettuare presso la presidenza del Consiglio dei ministri e la pubblica amministrazione in genere, i fatti in questione costituiscono – a giudizio degli interroganti – una spesa inutile e doppia da eliminare  –:
          se, considerato questo doppione che comporta una spesa all'incirca di un milione di euro l'anno, quali iniziative intenda adottare. (3-02288)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MANCUSO, GIRO, BOCCIARDO, GIRLANDA, DE LUCA e BARANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il melanoma è un tumore della pelle molto aggressivo;
          se diagnosticato allo stadio iniziale, ovvero a livello ancora cutaneo, si guarisce quasi totalmente;
          i melanomi, quando superano lo strato cutaneo, diventano spesso incurabili;
          di melanoma vi sono, ogni anno, 7.000 malati e 1.500 morti;
          gli screening riducono la mortalità del 50 per cento;
          è fondamentale l'auto osservazione dei propri nei;
          spesso anche la semplice prevenzione come l'applicazione di creme solari non viene fatta, se viene fatta, correttamente: il 5 per cento della popolazione applica la crema solo sui nei e orecchie, nuca e dorso delle mani sono zone spesso dimenticate;
          la legge vieta l'uso dei lettini abbronzanti, altro fattore di rischio, ai minorenni, alle donne in gravidanza e a chi soffre di patologie particolari;
          tale legge spesso non viene rispettata dai centri di abbronzatura;
          il rischio aumenta esponenzialmente con la stagione estiva  –:
          se il Governo intenda assumere iniziative per finanziare una massiccia campagna informativa attraverso i media sui rischi da melanoma e sulla corretta prevenzione. (5-06923)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BOSI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il celebre marchio di stoviglie di alto pregio «Richard Ginori», dopo una fase di crisi aziendale e l'avvicendamento del gruppo proprietario, ha ripreso slancio nella produzione ed anche nel numero di dipendenti della fabbrica di Sesto Fiorentino;
          negli ultimi mesi l'azienda ha denunciato di trovarsi in grave crisi di liquidità, benché le commesse siano in notevole aumento, e ciò ha messo a repentaglio l'acquisto delle materie prime ed anche la regolarità dei pagamenti degli stipendi ai circa 450 dipendenti;
          la crisi di liquidità deriverebbe dalle difficoltà poste dal sistema bancario nella concessione di crediti, pur trattandosi di un'azienda in espansione  –:
          se il Governo sia a conoscenza di siffatta situazione, che provoca allarme sociale per i rischi che corrono i dipendenti e la stessa sopravvivenza di un marchio storico conosciutissimo ed apprezzato in Italia e nel mondo;
          quali iniziative si intendano adottare, anche dopo i colloqui intercorsi con la regione Toscana e le rappresentanze sindacali. (5-06931)

Interrogazione a risposta scritta:


      TOTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in data 29 aprile 2011 il dottore Gabriele Andreetta è stato assunto quale direttore generale dell'Istituto per il commercio con l'estero – ICE con contratto di durata quadriennale in scadenza al prossimo 9 maggio 2015;
          successivamente con l'entrata in vigore dell'articolo 14, commi 17 e 18, del decreto-legge n.  98 del 2011 e successive modificazioni e integrazioni, l'Istituto nazionale per il commercio con l'estero (ICE) è stato soppresso e si è istituita l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, denominata «ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane»;
          ai sensi del comma 19 dell'articolo 14 del citato decreto-legge n.  98 del 2011, i rapporti giuridici ed il personale facenti capo al soppresso ICE sono stati trasferiti alla neo istituita agenzia;
          risulta che al fine di stabilire la permanenza nei ruoli della nuova agenzia del dottore Andreetta il Ministero dello sviluppo economico abbia richiesto apposito parere dell'Avvocatura dello Stato;
          risulterebbe altresì che l'Avvocatura abbia espresso parere nel senso di non ritenere l'incarico del dottore Andreetta risolto ex lege e abbia invitato il Ministero dello sviluppo economico ad incardinare il direttore generale nel nuovo contesto organizzativo scaturente dalla soppressione dell'ICE con ruolo analogo a quello ricoperto nel soppresso istituto e ciò al fine di non esporsi ad immediato ed oneroso contenzioso  –:
          se ci siano elementi ostativi alla continuazione del rapporto di lavoro con il dottore Andreetta;
          se sia intenzione dei Ministri interrogati procedere, seguendo il parere espresso dall'Avvocatura generale dello Stato, nella continuazione del rapporto di lavoro del dottore Andreetta;
          se nell'ipotesi contraria, visto il risarcimento economico che potrebbe dover essere corrisposto al dottore Andreetta, il Governo sia consapevole di come ciò possa costituire una deroga alla politica di contenimento della spesa pubblica attuata con i più recenti provvedimenti. (4-16263)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

      L'interpellanza urgente Comaroli e altri n.  2-01506, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 maggio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Buonanno.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in commissione Sanga n.  5-06857, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 maggio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Misiani.

      L'interrogazione a risposta scritta Murgia n.  4-16239, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 maggio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Malgieri.

      L'interrogazione a risposta in commissione Rainieri e altri n.  5-06907, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 maggio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Rosato n.  4-16182, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  635 del 21 maggio 2012.

      ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 116 del codice della strada disciplina l'abilitazione alla guida distinguendo le patenti di guida in distinte categorie in base al veicolo e alla massa complessiva;
          l'interpretazione della norma, però, non è chiara soprattutto nel definire in quale categoria rientrino alcuni veicoli;
          non è di facile comprensione quale patente occorra per la guida di un'autocaravan di massa inferiore a 3,5 tonnellate nel caso, consentito il traino di un rimorchio, questo raggiunga con il rimorchio una massa complessiva superiore a 3,5 tonnellate;
          di conseguenza si segnala che non appare chiaro se la patente utile nel caso appena citato sia la medesima che è necessaria nel caso di guida dell'autocaravan come detto sopra, a prescindere dall'utilizzo effettivo del rimorchio;
          sono giunte segnalazioni all'interrogante circa la difficoltà di interpretazione dell'articolo 116 del codice della strada, anche con riguardo al caso di un autoveicolo adibito al trasporto di persone o di cose di massa non superiore a 3,5 tonnellate, la cui carta di circolazione consente il traino di un rimorchio, con il risultato di una massa complessiva dei due veicoli superiore a 3,5 tonnellate;
          vista l'esistenza di sanzioni amministrative, anche non poco onerose nel caso di contravvenzioni del codice della strada, si rende necessario un chiarimento per evitare inconsapevoli violazioni delle norme in materia di sicurezza stradale  –:
          se il Ministro ritiene di dover emanare una circolare interpretativa che definisca:
              a) la categoria di patente necessaria per l'utilizzo di un un'autocaravan di massa inferiore a 3,5 tonnellate, la cui carta di circolazione permette il traino di un rimorchio, nel caso superi, con il rimorchio, le 3,5 tonnellate di massa complessiva;

              b) la categoria di patente necessaria per l'utilizzo di un un'autocaravan di massa inferiore a 3,5 tonnellate, la cui carta di circolazione permette il traino di un rimorchio, nel caso non vi sia un effettivo utilizzo del rimorchio;

              c) la categoria di patente necessaria per l'utilizzo di autoveicolo adibito al trasporto di persone o di cose di massa non superiore a 3,5 tonnellate, la cui carta di circolazione consente il traino di un rimorchio, con il risultato di una massa complessiva dei due veicoli superiore a 3,5 tonnellate;

          se il Ministro nell'emanare la circolare interpretativa possa specificare, con riguardo a quest'ultimo punto, se si renda necessario anche l'uso del cronotachigrafo. (4-16182)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
          interpellanza urgente Della Vedova n.  2-01494 del 15 maggio 2012;
          interrogazione a risposta scritta Renato Farina n.  4-16201 del 22 maggio 2012.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
          interrogazione a risposta orale Bosi n.  3-02181 del 28 marzo 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-06931.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


      CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          il 15 febbraio 2012 la petroliera italiana «Enrica Lexie», in navigazione al largo delle coste indiane restava coinvolta in un incidente i cui dettagli sono ancora in via di definizione;
          a seguito del suddetto incidente, due fucilieri del reggimento «San Marco» della Marina militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in servizio di scorta alla petroliera nell'ambito di una regolare ed autorizzata missione di contrasto alla pirateria, venivano ritenuti coinvolti nella morte di due pescatori indiani e, per questo, venivano tratti in custodia giudiziaria, interrogati e posti in stato di fermo dalla polizia indiana in attesa del processo;
          tuttavia, la versione dell'incidente resa dalle autorità indiane confligge con quella sostenuta dalle competenti autorità italiane, secondo cui i due marò arrestati si sarebbero limitati a sparare dei colpi di avvertimento per respingere un attacco di pirati che avrebbero tentato l'arrembaggio della nave Enrica Lexie;
          inoltre, come confermato più volte dalle autorità civili e militari italiane, l'incidente sarebbe avvenuto in acque internazionali, precisamente a 32 miglia dalla costa indiana, sicché tale localizzazione farebbe venir meno la giurisdizione indiana a favore di quella italiana. Non si comprende il motivo per il quale si è consentito che i due marò sbarcassero in territorio indiano;
          allo stato attuale, i due marò italiani restano in stato di fermo da parte delle autorità indiane, mentre il mercantile italiano è stato costretto ad attraccare presso il porto indiano di Kochi e sequestrato, in attesa del processo, che dovrebbe celebrarsi innanzi all'Alta Corte dello Stato indiano del Kerala;
          qualora dovesse realmente celebrarsi un processo sotto la giurisdizione indiana, in base a quanto dispone il codice penale indiano i due marò italiani rischierebbero anche la pena di morte;
          in attesa che si faccia chiarezza sull'accaduto e possa emergere una verità oggettiva, l'incidente in questione, oltre a rendere piuttosto delicata la posizione dei due marò italiani, rischia di provocare il sorgere di una crisi internazionale tra Italia ed India  –:
          di quali ulteriori informazioni disponga il Governo circa l'esatta determinazione dell'accaduto;
          quali siano le ragioni per le quali è stato consentito lo sbarco dei due fucilieri in territorio indiano ed eventualmente di chi siano le responsabilità di quella che appare all'interrogante una palese violazione delle norme che regolano la vicenda;
          quali iniziative di competenza si intendano assumere nei confronti dei responsabili di tali eventuali violazioni;
          quali iniziative urgenti si ritenga di assumere al fine di salvaguardare la posizione dei due marò italiani coinvolti, facendo valere la giurisdizione italiana ed impedendo il sorgere di una crisi internazionale tra Italia ed India. (4-15126)

      Risposta. — Il Ministero degli affari esteri, oltre a continuare ad operarsi a diversi livelli presso le competenti autorità indiane per rivendicare la giurisdizione esclusiva della magistratura italiana e l'immunità funzionale goduta dai due marò in missione anti-pirateria, ha disposto prontamente l'invio sul posto del Sottosegretario di Stato de Mistura, rimasto a lungo in India per seguire costantemente ed in prima persona la delicata vicenda.
      Il Sottosegretario, tenuto conto del lento meccanismo giudiziario in corso e degli appuntamenti elettorali locali che hanno condizionato il caso Enrica Lexie, si è adoperato, sia sul piano diplomatico che giurisdizionale, dapprima per garantire che fosse concesso ai nostri marinai il massimo dello stato di fermo previsto dalla normativa indiana (quattordici giorni), e poi che, sebbene trasferiti in carcere, fosse assegnata loro una sistemazione diversa da quella penitenziaria ordinaria.
      Il nostro Consolato si assicura giornalmente che i due marò ricevano tutta l'assistenza necessaria. Durante il periodo di stato di fermo i due marò sono stati visitati regolarmente dai rappresentanti consolari dell'Ambasciata d'Italia a New Delhi e dal competente Consolato. Latorre e Girone hanno incontrato più volte il Sottosegretario de Mistura, nonché il Ministro degli affari esteri Terzi, in occasione della sua visita ufficiale in India, il 28 febbraio 2012.
      Negli interventi alla Camera ed al Senato, il Ministro Terzi ha riferito al riguardo la strategia perseguita dal Governo tramite una massima collegialità tra i Ministeri degli esteri, della difesa, della giustizia e la Presidenza del Consiglio facendo leva su argomenti di carattere giuridico. La ferma opposizione ad ogni pretesa indiana di effettuare investigazioni sulla nave e sul personale a bordo si è accompagnata alla decisa affermazione della giurisdizione italiana sul caso, in conformità al diritto internazionale generale e convenzionale, essendo l'incidente avvenuto in acque internazionali su una nave battente bandiera italiana ed essendovi coinvolti militari italiani operanti nell'ambito di un'operazione antipirateria raccomandata da norme internazionali. Dinanzi alle pretese delle autorità giudiziarie del Kerala si è in primo luogo assicurata la sicurezza fisica dei due militari e la partecipazione italiana alle indagini, sollevando eccezione di giurisdizione dinanzi agli organi giudiziari competenti e ribadendo l'inaccettabilità giuridica e diplomatica dell'operato indiano, che viola i principi di sovranità e della esclusività della giurisdizione dello Stato della bandiera nel caso di specie. A raggiungere tali risultati, ha contribuito in modo determinante l'intensa azione diplomatica (seguita costantemente dal Presidente della Repubblica) svolta direttamente dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli esteri Terzi, e dal Sottosegretario de Mistura nei confronti dei rispettivi omologhi indiani e nei contatti con i principali paesi amici alleati nella lotta alla pirateria, oltre che naturalmente in ambito Unione europea e Organizzazione Nazioni Unite.
      L'attenzione del Governo è concentrata sulle indagini in corso, in particolare sotto il profilo della perizia balistica, sull'eccezione di giurisdizione e sulla prosecuzione dell'opera di sensibilizzazione di paesi amici, anche in seno alle principali organizzazioni internazionali, con l'obiettivo di riportare in Italia i nostri marò.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.


      CONSIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          il 4 dicembre 2011 verrà a scadenza il termine previsto dal decreto ministeriale 28 aprile 2005, n.  161, come da ultimo modificato in base al disposto dell'articolo 29 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.  207, per l'adeguamento ai requisiti di onorabilità, capacità finanziaria e idoneità professionale necessari per l'accesso alla professione di trasportatore su strada di merci e di viaggiatori previsti dal decreto legislativo 22 dicembre 2000, n.  395, attuativo della direttiva 98/76/CE, che modifica la direttiva 96/26/CE;
          in base alle informazioni disponibili, le amministrazioni competenti stanno provvedendo a richiedere ai soggetti interessati la compilazione della modulistica necessaria ad attestare il possesso dei requisiti sopra richiamati;
          nella medesima data entrerà in vigore il regolamento (CE) n.  1071/2009 che interviene sulla stessa materia, abrogando la direttiva 96/26/CE;
          il regolamento, che non necessiterà di recepimento legislativo nell'ordinamento interno, reca alcune significative modifiche alla disciplina, in particolare riducendo il requisito di capacità finanziaria in caso di utilizzo di un solo veicolo da almeno 50.000 euro ad almeno 9.000 euro;
          viene altresì prevista le tenuta da parte degli Stati membri di un registro elettronico nazionale delle imprese di trasporto su strada autorizzate;
          al tempo stesso il regolamento non appare intervenire direttamente sulle modalità attuative disciplinate dal decreto ministeriale n.  161 del 2005  –:
          se l'entrata in vigore del regolamento (CE) n.  1071/2009 comporterà la necessità di modificare la normativa secondaria emanata in attuazione del decreto legislativo n.  395 del 2000 e, in tal caso, in quali tempi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intenda provvedere, considerata l'esigenza di fornire un quadro normativo certo agli operatori del settore.
(4-13984)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
      L'attuazione del Regolamento (CE) 1071/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio ha modificato la disciplina relativa all'accesso alla professione di trasportatore su strada, abrogando espressamente la direttiva 96/26/CE del Consiglio, fonte normativa dalla quale sono scaturite le norme sull'accesso alla professione vigenti fino al 3 dicembre 2011.
      Con il decreto dirigenziale 25 novembre 2011, questo Ministero ha provveduto a fornire le disposizioni tecniche di prima applicazione del Regolamento (CE) 1071/2009, mentre con le successive circolari n.  1/2011, 2/2011 e 4/2011 ha rispettivamente disciplinato il rilascio delle licenze comunitarie per il trasporto internazionale di merci e delle copie conformi, le modalità per l'accesso alla professione di trasportatore su strada di persone, nonché dettato le indicazioni procedurali e, ove necessario, transitorie per la gestione delle istanze di iscrizione all'albo degli autotrasportatori di cose per conto di terzi presentate a far data dal 5 dicembre 2011.
      Con la nota n.  26141 del 2 dicembre 2011, inoltre, questo dicastero ha fornito alle province, alle direzioni generali territoriali e agli uffici della motorizzazione civile le procedure necessarie relative agli esami per il conseguimento dell'attestato di idoneità professionale per l'accesso alla professione, in attesa dei provvedimenti da emanare ai sensi del citato decreto direttoriale del 25 novembre 2011, riguardanti la predisposizione dei nuovi quesiti d'esame, lo svolgimento degli stessi, nonché i corsi di formazione e gli organismi abilitati a tenerli.
      Ferma restando la cogente disciplina recata dal Regolamento (CE) 1071/2009, questa Amministrazione ha già provveduto ad emanare, con il decreto dirigenziale del 25 gennaio 2012, disposizioni riguardo al requisito di «stabilimento», che viene riconosciuto alle imprese che dispongano di una sede effettiva e stabile ubicata nel territorio italiano; che siano dotate di almeno un autoveicolo adibito al trasporto professionale e che svolgano continuativamente l'attività presso una sede operativa situata in Italia.
      Questa stessa amministrazione sta provvedendo, altresì, per quanto attiene gli altri aspetti non contemplati dai citati provvedimenti già emanati, a disciplinare i profili specifici necessari alla completa attuazione della normativa comunitaria nel rispetto dei termini fissati dal più volte citato decreto dirigenziale 25 novembre 2011.
      Inoltre, con specifico riguardo alla disciplina sanzionatoria correlata al possesso dei requisiti per l'accesso alla professione, da adottarsi mediante norma di rango primario, si fa presente che essa sarà emanata ai sensi dell'articolo 3 della legge 4 giugno 2010, n.  96 («Legge comunitaria 2009»).
      Il Governo, inoltre, per garantire la regolarità del mercato e la professionalizzazione del settore, aveva manifestato la disponibilità a riesaminare ed approfondire le principali problematiche sollevate dagli operatori del settore riguardo al predetto Regolamento CE 1071/2009 in materia di accesso alla professione di autotrasportatore (ambito di applicazione, gestore dei trasporti, esenzione dall'esame di capacità professionale in caso di esperienza decennale), anche alla luce di quanto previsto da altri paesi europei.
      Tale impegno si è concretizzato nella predisposizione di un emendamento all'articolo 11 del decreto legge n.  5 del 2012, poi convertito, con modificazioni, dalla legge n.  35 del 2012, che prevede significative novità in materia di accesso alla professione e al mercato dell'autotrasporto. In particolare, si segnalano:
          l'inclusione nell'ambito di applicazione del Regolamento CE 1071/2009, delle imprese che intendono esercitare l'attività di trasporto merci con veicoli di massa complessiva a pieno carico superiore a 1,5 tonnellate;
          la possibilità, per le imprese di trasporto di merci su strada per conto di terzi che esercitano solo con veicoli di massa complessiva a pieno carico fino a 3,5 tonnellate, di soddisfare il requisito dell'idoneità professionale attraverso la frequenza di uno specifico corso di formazione preliminare e di un corso di formazione periodica ogni dieci anni;
          la possibilità, per i soggetti che svolgono le funzioni di gestore dei trasporti ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 1 del regolamento (CE) n.  1071/2009, in possesso dei requisiti di onorabilità e di idoneità professionale di essere designati a svolgere tali funzioni presso una sola impresa;
          l'obbligo, per le imprese di trasporto di merci su strada che intendono esercitare solo con veicoli di massa complessiva a pieno carico fino a 3,5 tonnellate per accedere al mercato del trasporto di merci per conto di terzi, di essere in possesso dei requisiti per l'accesso alla professione ed iscritte all'albo degli autotrasportatori per conto di terzi; le imprese stesse, inoltre, sono tenute a dimostrare di aver acquisito, per cessione di azienda, altra impresa di autotrasporto, o l'intero parco veicolare, purché composto di veicoli di categoria non inferiore a «Euro 5», da altra impresa che cessa l'attività di autotrasporto per conto di terzi, oppure di aver acquisito ed immatricolato almeno due veicoli adibiti al trasporto di cose di categoria non inferiore ad «Euro 5»;
          l'esonero, dei soggetti che hanno assolto all'obbligo scolastico e superato un corso di istruzione secondaria di secondo grado, dalla frequenza di uno specifico corso di formazione preliminare per l'esame di idoneità;
          l'esonero, analogamente, dall'esame per la dimostrazione dell'idoneità professionale delle persone che dimostrano di aver diretto, in maniera continuativa, l'attività in una o più imprese di trasporto italiane o di altro Stato dell'Unione europea, da almeno dieci anni precedenti il 4 dicembre 2009 e siano in attività alla data di entrata in vigore del citato decreto legge n.  5 del 2012.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      CONTENTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          da tempo si discute del progetto di elettrificare la tratta su binario Portogruaro-San Vito al Tagliamento-Casarsa della Delizia;
          l'importante arteria ferroviaria che collega il Friuli Venezia Giulia al Veneto rischia, però, di non poter essere ammodernata, peraltro con un innegabile abbattimento dei fenomeni di inquinamento, a causa di una carenza di fondi  –:
          se sia possibile ipotizzare un intervento del Ministero, come recentemente auspicato da regioni ed enti locali del Pordenonese e del Portogruarese, e in quali termini per giungere ad una rapida risoluzione del problema indicato in premessa. (4-14745)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
      La linea ferroviaria Casarsa-Portogruaro è una linea ferroviaria a binario unico, non elettrificata, con una lunghezza complessiva di circa 21 chilometri. Si prevede, entro la fine del 2013, l'inserimento della linea nel sistema di circolazione centralizzato gestito dal posto centrale di Venezia Mestre.
      L'intervento è già stato finanziato e sono in fase di realizzazione gli interventi propedeutici per l'adeguamento del sistema di telecomando degli impianti ferroviari interessati.
      Attualmente il servizio ferroviario, esclusivamente di tipo regionale, prevede 13 coppie di treni nei giorni lavorativi (dal lunedì al venerdì), 8 coppie di treni nei giorni prefestivi e l'assenza del servizio nei giorni festivi. Sulla linea non circolano treni cargo ad eccezione del servizio di tradotta dei carri per il raccordo di Cordovado.
      Il tempo di percorrenza medio dei treni tra le due località capolinea è di 25 minuti con due stazioni e due fermate intermedie a Cordovado-Sesto, San Vito al Tagliamento, San Giovanni di Casarsa e Teglio-Veneto. La velocità massima oggi ammessa sulla linea varia dai 100 ai 130 chilometri orari.
      Rete ferroviaria italiana ha comunicato che l'ipotesi di elettrificazione della linea, proposta dalle regioni, non rientra tra le priorità della società e, pertanto, non sono previsti finanziamenti al riguardo.
      Tuttavia, ritiene che l'ipotesi dell'elettrificazione, se interamente finanziata da enti terzi, possa essere meritevole di ulteriori approfondimenti e valutazioni in relazione all'eventuale sviluppo dei traffici interessanti la linea e della mobilità nell'area territoriale interessata.
      A tale proposito, ha comunque precisato che l'eventuale riqualificazione della linea per l'adeguamento al trasporto cargo, richiederebbe anche interventi di riclassificazione prestazionale della stessa per permettere il passaggio di treni merci con massima composizione possibile, in termini di peso e sagoma.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      DIMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'orario invernale di Trenitalia prevede un generale ridimensionamento del trasporto ferroviario in Calabria tanto da far dire alle organizzazioni sindacali di categoria, proprio in questi giorni, sulla stampa regionale, che questa decisione provocherebbe il definitivo annullamento di ben il 70 per cento dei servizi ferroviari notturni;
          le stesse organizzazioni sindacali, nel rendere noto l'elenco dei treni lunga percorrenza che rischierebbero la definitiva soppressione, hanno denunciato il fatto che Trenitalia sarebbe giunta a questa, così penalizzante, per la Calabria, decisione a seguito della riduzione dello stanziamento dei fondi previsti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il trasporto ferroviario;
          attraverso la lista divulgata in questi giorni, appare chiaro ed evidente che sarà tutta la regione a subire ulteriori disservizi ed ennesimi disagi nell'utilizzo del treno, perché la prevista soppressione anche di varie coppie di treni, per un totale complessivo di ventuno, come intercity ed espresso a lunga percorrenza o notturni, renderà molto difficile raggiungere dalla Calabria il Centro ed il Nord Italia, ampliando di conseguenza il gap trasportistico nella Calabria;
          questa decisione, inoltre, avrà ripercussioni gravissime sulla fascia ionica calabrese dove è ormai da decenni in atto un evidente disimpegno sia di Trenitalia sia dei Governi nazionali che si sono succeduti in questi decenni nei confronti di una tratta che, oltre a non essere elettrificata e per la maggior parte a binario unico, ha subito durante gli anni una costante riduzione nel numero delle corse;
          la volontà di procedere in questa direzione da parte di Trenitalia sarebbe strettamente legata al fatto che il Governo nazionale avrebbe ridotto i fondi per il 2012 penalizzando l'applicazione del contratto di servizio che si finanzia con contributi pubblici a vantaggio delle aree depresse e poco sviluppate come il Mezzogiorno e la Calabria, in particolare  –:
          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per evitare ulteriori danni al sistema del trasporto ferroviario in Calabria garantendo di conseguenza il diritto alla mobilità da parte dei calabresi. (4-14054)


      DIMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          con l'ormai imminente entrata in vigore del nuovo orario invernale, Ferrovie dello Stato sopprimerà ventuno treni a lunga percorrenza da e per la Calabria dimostrando ancora una volta come il suo disimpegno ed il suo disinteresse verso questa regione sia sempre più evidente e penalizzante tanto che già si parla di lesione del diritto alla libera circolazione dei cittadini e di allargamento delle distanze esistenti tra il Sud ed il Nord del Paese;
          alle istituzioni regionali, alle organizzazioni sindacali di categoria ed alle tante associazioni che nelle ultime settimane hanno protestato contro questo incomprensibile ed ingiustificabile atteggiamento della società pubblica, che provocherà anche una diminuzioni dei posti di lavoro soprattutto nell'indotto, l'amministratore delegato Mauro Moretti ha risposto affermando che la riduzione dello stanziamento dei fondi previsti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha costretto Ferrovie dello Stato a rimodulare la propria offerta ferroviaria soprattutto nel Mezzogiorno aggiungendo a ciò anche il disimpegno di RFI nel prolungare la linea dell'alta velocità fino a Reggio Calabria;
          la decisione di Ferrovie dello Stato porterà alla soppressione di ben il 70 per cento dei servizi ferroviari notturni insieme all'annullamento delle corse di varie coppie di treni intercity ed espresso a lunga percorrenza tanto che potrebbe diventare molto difficile raggiungere il Centro ed il Nord Italia da una regione che, pertanto, diventerebbe ancora più periferica;
          questa scelta avrà ripercussioni gravissime sulla già fortemente danneggiata fascia ionica dove, ormai da decenni, è in atto un chiaro disimpegno di Ferrovie dello Stato e degli altri organismi competenti che si traduce non solo nella mancata elettrificazione o raddoppio della stessa linea ferroviaria ma anche in un costante impoverimento del numero di corse;
          la riduzione dei finanziamenti statali non può tradursi in uno smantellamento del contratto universale di servizio che assolve, proprio nel Mezzogiorno dove è sempre più evidente l'assenza di infrastrutture capaci di garantire ottimali condizioni di trasporto, ad una vera e propria funzione sociale e che pertanto non può essere accolta con favore la decisione di sopprimere tutti i treni notte per Milano, Torino e Venezia, via tirrenica, sostituendoli con tre coppie di treni notturni limitati a Roma;
          questa decisione inoltre porterà ad un taglio degli unici due collegamenti rimasti sulla linea ionica, come l’intercity notte Reggio Calabria-Milano-Torino, via Roccella-Catanzaro Lido-Crotone-Bari, e l’intercity Crotone-Bari-Milano, che tra le altre cose non saranno sostituiti da collegamenti con Roma aggravando ancora di più la situazione su questa tratta  –:
          quali iniziative, il Ministro interrogato, intenda porre in essere per garantire il diritto alla mobilità dei calabresi evitando che si possano arrecare ulteriori danni al sistema dei trasporti regionali sempre più ridotti ad un'evidente condizione di marginalità e provvisorietà. (4-14235)

      Risposta. — In riferimento alle interrogazioni in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
      Come è noto, nell'ambito del trasporto ferroviario, il «Servizio Universale», teso a garantire il diritto alla mobilità, comprende quei treni di media/lunga percorrenza, di cui fanno parte quelli della Sicilia e buona parte di quelli della Calabria, che per poter essere effettuati necessitano di una contribuzione pubblica, definita nell'ambito di un contratto di servizio nazionale, in quanto presentano un conto economico negativo.
      L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio pubblico, sottoscritto tra Trenitalia, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministero dell'economia e delle finanze, valido per il 2009-2014, garantisce i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collocate nel sud del Paese con il territorio nazionale, caratterizzati da una domanda particolarmente debole e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi.
      In attesa di una eventuale riperimetrazione dei servizi contribuiti, il vettore ferroviario ha ritenuto di tener conto delle perdite evidenziate nell'ultimo periodo, che si attestano a circa 134 milioni di euro per l'anno 2011.
      In tale ottica, ferme restando le tratte servite, che costituiscono elemento imprescindibile del servizio universale, si è reso necessario procedere ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti.
      Ciò si è tradotto in una riduzione della percorrenza dei treni notte da e per la Sicilia, che ovviamente servono anche le stazioni della Calabria tirrenica, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei, ma senza pregiudicare la possibilità, da parte dell'utenza, di raggiungere le destinazioni finali.
      Infatti, si è comunque provveduto ad assicurare il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese, con l'attestamento a Roma dei treni notturni della Sicilia da e per il nord Italia e con proseguimento del viaggio in alta velocità ad una speciale tariffa per l'utenza calabrese e siciliana senza, tuttavia, pregiudicare i tempi complessivi di percorrenza.
      Sono stati soppressi, altresì, i collegamenti notturni periodici, effettuati, cioè, solo in alcuni giorni o brevi periodi dell'anno.
      Per quanto concerne, nello specifico, la fascia ionica della Calabria, il suddetto programma di riorganizzazione ha comportato la soppressione della coppia di Intercity notte Milano-Bari-Reggio Calabria e viceversa via ionica (con sezione da e per Torino), che presentava frequentazioni estremamente basse.
      La coppia di intercity diurni Crotone-Milano (e viceversa), analogamente a quanto previsto per gli altri collegamenti di «Servizio Universale» che percorrono la direttrice adriatica, è stata, invece, attestata a Bologna da dove è possibile proseguire con interscambio per le destinazioni finali del Nord; la tratta Crotone-Taranto e viceversa, viene effettuata con autobus.
      Questo Governo, ben consapevole dei disagi dei cittadini calabresi, nell'ambito dell'aggiornamento del secondo periodo contrattuale – anni 2012-2014 – sta provvedendo alla revisione dell'offerta attraverso una valutazione tecnica finalizzata, tra l'altro, alla possibilità di realizzare un collegamento diretto su Milano dalla Sicilia ed uno, sempre su Milano, dalla Calabria, a partire dai prossimi mesi. La nuova proposta di rimodulazione del perimetro di offerta del contratto di servizio, da rendere eventualmente operativa gradualmente fino a completa applicazione con il cambio orario del 12 giugno 2012 è attualmente in fase di valutazione presso i competenti Uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
    Si fa presente, tuttavia, che la predetta rimodulazione e l'eventuale successiva riperimetrazione dei servizi dovranno avvenire in assenza di risorse ulteriori, considerato che la legge di stabilità n.  183 del 12 novembre 2011 ha assegnato al contratto di servizio lo stesso stanziamento disposto per il 2011.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 5 febbraio 2011 a Palazzolo Acreide si è verificato un incidente mortale sul lavoro;
          in particolare, un muratore, il signor Alfio Bugliarello, di Ferla, è morto, schiacciato dal tetto di un'abitazione che stava ristrutturando  –:
          di quali elementi disponga in ordine alla dinamica dell'incidente;
          se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
          quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10757)

      Risposta. — L'interrogazione in esame si riferisce all'infortunio sul lavoro occorso, il giorno 5 febbraio 2011, al signor Alfio Bugliarello, manovale edile alle dipendenze della società ST Costruzioni e Restauri srl, avente sede in Ragusa (Ragusa).
      Nel rispondere ai primi due quesiti ci si limiterà, in questa sede, a riportare gli elementi informativi acquisiti presso l'ispettorato provinciale del lavoro di Ragusa nonché quelli forniti dall'Inail.
      Nel mese di settembre 2010, la ST Costruzioni e Restauri srl ha dato avvio all'esecuzione di lavori di miglioramento statico-sismico e di realizzazione di una copertura in legno di un immobile a tre livelli fuori terra, sito in località Palazzolo Acreide (Siracusa).
      Il giorno 5 febbraio 2012, il signor Bugliarello era impegnato, insieme a due colleghi, a prestare la propria attività presso il suddetto immobile.
      Al termine della giornata lavorativa, giunto in prossimità dell'uscita del cantiere, il lavoratore si sarebbe accorto di aver dimenticato alcuni effetti personali e, pertanto, sarebbe tornato al secondo piano dell'edificio, dove un muro perimetrale della terrazza si ribaltava improvvisamente, travolgendolo.
      In seguito all'incidente veniva tempestivamente richiesto l'intervento del servizio di elisoccorso che, tuttavia, risultava vano.
      Nel corso degli accertamenti condotti, in qualità di organo di polizia giudiziaria, dal Nucleo investigativo circondariale tutela ambientale e sanitaria «Ambiente, Sanità e lavoro» (Nictas), coordinato dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Siracusa, sono state riscontrate a carico degli amministratori della società, nonché direttori tecnici dei lavori, le seguenti violazioni al testo unico in materia di sicurezza:
          1  –  Direzione delle operazioni di demolizione della terrazza dell'immobile senza adottare le misure di tutela di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n.  81 del 2008 (ex articolo 95 del decreto legislativo n.  81 2008).
          2  –  Redazione del Piano operativo di sicurezza (POS) in difformità alle prescrizioni minime dell'allegato XV del decreto legislativo n.  81 del 2008, punto 3.1 lettera g, in quanto carente di misure preventive e protettive da adottarsi in relazione ai rischi specifici del cantiere (ex articolo 96, comma 1, lettera g del decreto legislativo n.  81 del 2008).

      È stata altresì accertata, in capo al progettista, nonché direttore dei lavori nella fase esecutiva, la violazione del disposto di cui all'articolo 90 del decreto legislativo n.  81 del 2008 (realizzazione della progettazione dell'opera non conforme ai principi e alle misure generali di tutela di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n.  81 del 2008).
      Si precisa altresì che nei confronti dei su citati soggetti è attualmente in corso un processo penale presso la competente autorità giudiziaria.
      La sede Inail di Siracusa, all'esito dell'istruttoria, ha provveduto alla costituzione della rendita ai superstiti, ai sensi dell'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n.  1125 del 1995, nonché all'erogazione del beneficio a carico del Fondo per le vittime di gravi incidenti sul lavoro.
      In conformità a quanto prescritto dallo stesso decreto del Presidente della Repubblica n.  1124 del 1965, la sede Inail di Siracusa procederà anche all'erogazione dell'assegno una tantum spettante a chi ha provveduto alle spese funerarie.
      Nel corso degli accertamenti è altresì emerso che la società ST Costruzioni e Restauri srl ha provveduto a regolarizzare l'assunzione del lavoratore deceduto solo il giorno dell'infortunio.
      Pertanto, presso l'ispettorato del lavoro di Siracusa sono in corso accertamenti per la contestazione degli illeciti amministrativi.
      Nel rispondere all'ultimo quesito posto nell'interrogazione in esame, occorre precisare che il tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali costituisce obiettivo strategico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Inail, nell'ottica del tendenziale azzeramento del fenomeno infortunistico e tecnopatico.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, infatti, intende perseguire la promozione di comportamenti rispettosi delle norme di legge applicabili in materia di salute e sicurezza sul lavoro ed efficaci in funzione prevenzionistica, sia completando l'attuazione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81 (testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) e successive modificazioni e integrazioni, sia favorendo ogni iniziativa promozionale idonea a determinare un accrescimento delle conoscenze in materia di salute e sicurezza nelle aziende, nei lavoratori e negli studenti, con particolare attenzione all'aspetto della formazione.
      In relazione allo specifico e gravissimo problema degli infortuni sul lavoro si rende necessario intervenire sulla formazione-informazione dei lavoratori e delle imprese, nonché sulla prevenzione e sul rafforzamento dei controlli da parte degli enti preposti, al fine di promuovere una consapevolezza sempre più ampia sulle esigenze della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è attivamente impegnato su tali fronti, nell'intento precipuo di favorire il dialogo e la collaborazione fra tutti i soggetti interessati, istituzionali e sociali, al fine di ridurre gli incidenti e le malattie professionali e la diffusione di sempre più elevati standards di sicurezza nei luoghi di lavoro. L'esistenza in concreto di una efficace strategia di contrasto al fenomeno infortunistico non passa solo attraverso il completamento, mediante le fonti di rango secondario previste dal decreto legislativo n.  81 del 2008, del quadro giuridico di riferimento ma anche attraverso la realizzazione di una serie di azioni pubbliche e private dirette a migliorare la prevenzione e i livelli di tutela in tutti gli ambienti di lavoro.
      Per tale ragione, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta attivando ogni possibile sinergia con soggetti pubblici e privati, al fine di migliorare «l'impatto» delle rispettive attività in termini di efficacia.
      In tale ottica si colloca, ad esempio, la definizione, con accordo in conferenza Stato-regioni del 20 novembre 2008, dei criteri di impiego e l'attivazione delle somme (pari a 50 milioni di euro) di cui all'articolo 11, comma 7, del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, da destinare in favore di attività promozionali della salute e sicurezza, tra le quali una campagna di comunicazione (per complessivi 20 milioni di euro) sulla salute e sicurezza sul lavoro ed attività di formazione su base regionale (per complessivi 30 milioni di euro).
      Con il decreto correttivo n.  106 del 2009 si è poi consentito il superamento delle difficoltà operative da più parti evidenziate nel corso dei primi mesi di applicazione del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, perfezionando, in tal modo, il quadro normativo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e rendendolo, oltre che pienamente coerente con le normative internazionali e comunitarie in materia, idoneo a costituire il fondamento giuridico della strategia di contrasto al fenomeno infortunistico.
      L'imprescindibile finalità delle misure varate resta quella di rendere maggiormente effettiva la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro secondo linee di azione consistenti, tra l'altro, nel miglioramento dell'efficacia dell'apparato sanzionatorio al fine precipuo di assicurare una migliore corrispondenza tra infrazioni e sanzioni.
      A tale scopo si tiene conto dei compiti effettivamente svolti da ciascun attore della sicurezza, favorendo l'utilizzo di procedure di estinzione dei reati e degli illeciti amministrativi mediante regolarizzazione da parte del soggetto inadempiente. La sanzione penale è riservata ai soli casi di violazione delle disposizioni sostanziali e non di quelle meramente formali (come, ad esempio, la trasmissione di documentazione, notifiche, eccetera).
      Tutti gli interventi proposti garantiscono, in ogni caso, il rispetto dei livelli di tutela oggi assicurati ai lavoratori e alle loro rappresentanze in qualsiasi ambiente di lavoro e in tutto il territorio nazionale nonché l'equilibrio delle competenze tra lo Stato e le regioni in materia.
      Il risultato finale dell'intervento legislativo di riforma potrà comunque compiutamente apprezzarsi una volta che verrà completata l'emanazione di provvedimenti attuativi del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di grande rilevanza e impatto sulle aziende e sui lavoratori.
      Molte delle iniziative dirette alla attuazione delle disposizioni del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono devolute dal legislatore alla Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro (ex articolo 6 del decreto legislativo n.  81 del 2008), composta, in maniera paritaria e tripartita, da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali competenti in materia, delle regioni, dei sindacati e delle organizzazioni dei datori di lavoro.
      Ricostituita con decreto ministeriale del 3 dicembre 2008, la Commissione ha costituito al suo interno nove gruppi «tecnici» di lavoro, nei quali è garantita la presenza paritetica di rappresentanti delle amministrazioni pubbliche (comprese le regioni) e delle parti sociali, per affrontare, in tali sedi, gli argomenti attribuiti dalla legge alla Commissione (ad esempio l'elaborazione di linee metodologiche per la valutazione dello stress lavoro-correlato, l'individuazione delle regole di funzionamento della cosiddetta «patente a punti» per gli edili) e per i quali si prevedono attività finalizzate alla attuazione del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
      Tali gruppi si sono regolarmente insediati e svolgono con continuità le attività ad essi attribuiti. All'esito delle attività istruttorie compiute in tali consessi, sono stati elaborati documenti di notevole importanza per gli operatori della salute e sicurezza sul lavoro e altri sono di prossima emanazione.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha completato talune ulteriori attività previste da decreto legislativo n.  81 del 2008, tra le quali occorre ricordare:
          la predisposizione, in data 17 novembre 2010, delle indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato (articolo 28, comma 1-bis, del «Testo Unico») da parte della Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, con avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.  304 del 30 dicembre;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  159 dell'11 luglio 2011 del decreto interdipartimentale del 13 aprile 2011, recante: «Disposizioni in attuazione dell'articolo 3, comma 3-bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81, come modificato ed integrato dal decreto legislativo 3 agosto 2009, n.  106 in materia di salute e sicurezza sul lavoro» che disciplina le particolari modalità di svolgimento delle attività delle Cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n.  381, delle Organizzazioni di volontariato della Protezione civile, compresi i volontari della Croce rossa italiana e del Corpo nazionale soccorso alpini e speleologico, e i volontari dei vigili del fuoco;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  98 del 29 aprile 2011 – supplemento ordinario n.  111 – del decreto interministeriale dell'11 aprile 2011 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero della salute e con il Ministero dello sviluppo economico, che disciplina le modalità di effettuazione delle verifiche periodiche di cui all'allegato VII del decreto legislativo del 9 aprile 2008, n.  81, nonché i criteri per l'abilitazione dei soggetti di cui all'articolo 71, comma 13, del medesimo decreto legislativo;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  60 del 12 marzo 2012 – supplemento ordinario n.  47 – dell'accordo, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n.  281 del 28 agosto 1997 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, stipulato il 22 febbraio 2012, concernente l'individuazione delle attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori, nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazione, in attuazione dell'articolo 73, comma 5, del decreto legislativo n.  81 del 9 aprile 2008, e successive modifiche e integrazioni;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  83 dell'11 aprile 2011 del decreto del 4 febbraio 2011 «Lavori su impianti elettrici ad alta tensione» a firma del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della salute, che definisce i criteri per il rilascio delle autorizzazioni alle aziende che effettuano lavori sotto tensione, in attuazione dell'articolo 82, comma 2, del decreto legislativo n.  81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni;
          l'istituzione, con decreto interministeriale del 27 maggio 2011 (pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n.  6 del 30 giugno 2011), del Comitato consultivo per la determinazione e l'aggiornamento dei valori limite di esposizione professionale e dei valori limite biologici relativi agli agenti chimici previsto dall'articolo 232, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81 e successive modificazioni e integrazioni;
          la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n.  8 dell'11 gennaio 2012 degli accordi, approvati dalla conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome di Trento e Bolzano, in tema di formazione dei datori di lavoro che intendano svolgere i compiti del servizio di prevenzione e protezione e dei lavoratori, dirigente e preposti, adottati ai sensi degli articoli 34 e 37 del decreto legislativo n.  81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni;

      merita menzione il decreto interministeriale per la costituzione e la regolamentazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (Sinp), ex articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 2008 n.  81, che prevede la costituzione di un sistema volto a fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l'efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici. Su tale decreto è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano e si è in attesa dell'espressione del parere da parte del Consiglio di Stato.

      In ordine alle iniziative in materia di lavorazioni in «ambienti confinati», si evidenzia che nella Gazzetta Ufficiale n.  260 dell'8 novembre 2011 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica n.  177 del 14settembre 2011 recante: «Norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati», a norma dell'articolo 6, comma 8, lettera g) del decreto legislativo n.  81 del 2008.
      Il decreto è frutto di un lavoro che ha coinvolto Stato, regioni e parti sociali nell'intento, da tutti condiviso, di predisporre misure innovative ed efficaci a contrasto al fenomeno degli infortuni, gravissimi per numero e drammatici per modalità, verificatisi, negli ultimi anni, nei lavori in ambienti cosiddetti «confinati», quali silos, cisterne e simili.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali persegue l'obiettivo della riduzione del fenomeno infortunistico anche perseguendo la massima efficacia delle attività di vigilanza sui luoghi di lavoro di propria competenza. In tali ambiti, ed in primo luogo nell'edilizia, è stata da tempo fornita alle strutture amministrative di riferimento l'indicazione di realizzare, innanzitutto, le attività dirette a perseguire le violazioni in materia di salute e sicurezza più gravi, in quanto in grado di mettere in pericolo la vita dei lavoratori. Tale impostazione ha consentito di raggiungere risultati molto soddisfacenti.
      Infine, va ricordato come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali abbia predisposto e messo a disposizione dell'utenza una sezione del sito internet specificamente dedicata alla diffusione di notizie e pubblicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
      Tutto quanto sin qui esposto consente di affermare come la riforma delle regole volte a tutelare la salute e sicurezza sul lavoro abbia fornito l'Italia di un sistema di regole moderno e sistematicamente coeso, suscitando un interesse, finalmente non più solo specialistico, sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro che costituisce, a sua volta, un importante punto di partenza per l'abbattimento del numero e della gravità degli infortuni.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 29 luglio 2011 un operaio, il signor Salvatore Concas, ha perso la vita in un cantiere edile a Guspini, nel Medio Campidano nella Sardegna del sud; secondo le prime informazioni il signor Concas stava facendo una traccia per l'impianto elettrico di una casa, quando è stato travolto da un muro di blocchetti di cemento che ha ceduto all'improvviso  –:
          di quali elementi disponga in merito alla dinamica dell'incidente;
          se siano state rispettate le normative previste sulla sicurezza del lavoro;
          quali iniziative si intendano promuovere o adottare in relazione a vicende come quella sopra segnalata, che per dimensioni – dall'inizio dell'anno risultano essere decedute almeno 302 persone per incidenti sul lavoro, 511.497 sono stati gli infortuni, 1.208 gli invalidi – assume i connotati di quella che non è esagerato definire una strage. (4-12909)

      Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, con cui si chiedono elementi conoscitivi in ordine all'incidente accaduto il 29 luglio 2011 a Guspini, nel Medio Campidano, presso un cantiere edile in cui il signor Salvatore Concas ha perso la vita, si rappresenta quanto segue.
      Sulla base degli elementi acquisiti dalle competenti strutture territoriali dell'Inail in sede di accertamento ispettivo, è risultato che la ditta artigiana Lecis-interprice di Sandro Lecis, operante nel settore edile, con sede in località Gonnosfanadiga (VS), aveva avuto da un committente privato l'incarico di realizzare un muro di cinta in blocchetti in un fabbricato ad uso residenziale, sito nel comune di Guspini (VS).
      Il giorno 29 luglio 2011, il signor Salvatore Concas, muratore, era stato incaricato dal titolare della suddetta ditta artigiana di eseguire i lavori di tracciatura per installare, alla base del muro di cinta composto da sette file di blocchetti dello spessore di 25 centimetri, un tubo di scarico delle acque piovane. Alle ore 7,30 circa, il signor Concas, insieme al titolare della ditta, aveva dato inizio all'esecuzione dei lavori. In particolare, la traccia veniva realizzata sulla seconda fila di blocchetti, a tutta lunghezza del muro, riducendone lo spessore da 25 a 5 centimetri. Questo intervento avrebbe compromesso la stabilità del muro, causando, intorno alle ore 14,00, il crollo della porzione di muro sovrastante addosso al lavoratore, con esito mortale.
      Sul luogo dell'incidente sono intervenuti i Carabinieri di Guspini ed i funzionari dello Spresal dell'Asl 6 di Sanluri. Per il caso in oggetto, risulta in corso un procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Sanluri.
      Per quanto riguarda l'erogazione delle prestazioni di legge dovute dall'Inail, è stata costituita la rendita a favore dei superstiti del lavoratore deceduto e si è provveduto alla corresponsione dell'assegno funerario, ai sensi dell'articolo 85 del testo unico n.  1124 del 1965. La stessa sede ha provveduto alla concessione del beneficio a carico del Fondo per le vittime di gravi incidenti sul lavoro.
      In merito al rapporto di lavoro del signor Concas, dalle indagini ispettive è emerso che esso ha avuto inizio lo stesso giorno dell'infortunio, in quanto la predetta ditta è risultata assicurata per il solo titolare artigiano.
      Sulle cause che possono aver determinato l'infortunio e su eventuali inosservanze alle vigenti disposizioni in materia di prevenzione infortuni e responsabilità, sono in corso le indagini del servizio prevenzione e sicurezza ambienti lavoro della Asl n.  6 di Sanluri (Cagliari) per conto della magistratura. Ne consegue che, per i profili descritti, e per le conseguenze che le stesse comportano anche sul piano assicurativo, è necessario attendere gli sviluppi degli accertamenti ispettivi degli Organismi coinvolti, aventi specifica competenza ai sensi della normativa vigente.
      Nel rispondere all'ultimo quesito posto dall'interrogante, occorre precisare che il tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali costituisce obiettivo strategico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Inail, nell'ottica del tendenziale azzeramento del fenomeno infortunistico e tecnopatico.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, infatti, intende perseguire la promozione di comportamenti rispettosi delle norme di legge applicabili in materia di salute e sicurezza sul lavoro ed efficaci in funzione prevenzionistica, sia completando l'attuazione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81 (testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) e successive modificazioni e integrazioni, sia favorendo ogni iniziativa promozionale idonea a determinare un accrescimento delle conoscenze in materia di salute e sicurezza nelle aziende, nei lavoratori e negli studenti, con particolare attenzione all'aspetto della formazione.
      In relazione allo specifico e gravissimo problema degli infortuni sul lavoro si rende necessario intervenire sulla formazione-informazione dei lavoratori e delle imprese, nonché sulla prevenzione e sul rafforzamento dei controlli da parte degli enti preposti, al fine di promuovere una consapevolezza sempre più ampia sulle esigenze della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è attivamente impegnato su tali fronti, nell'intento precipuo di favorire il dialogo e la collaborazione fra tutti i soggetti interessati, istituzionali e sociali, al fine di ridurre gli incidenti e le malattie professionali e la diffusione di sempre più elevati standard di sicurezza nei luoghi di lavoro. L'esistenza in concreto di una efficace strategia di contrasto al fenomeno infortunistico non passa solo attraverso il completamento, mediante le fonti di rango secondario previste dal decreto legislativo n.  81 del 2008, del quadro giuridico di riferimento ma anche attraverso la realizzazione di una serie di azioni pubbliche e private dirette a migliorare la prevenzione e i livelli di tutela in tutti gli ambienti di lavoro.
      Per tale ragione, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta attivando ogni possibile sinergia con soggetti pubblici e privati, al fine di migliorare «l'impatto» delle rispettive attività in termini di efficacia.
      In tale ottica si colloca, ad esempio, la definizione, con accordo in Conferenza Stato-regioni del 20 novembre 2008, dei criteri di impiego e l'attivazione delle somme (pari a 50 milioni di euro) di cui all'articolo 11, comma 7, del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, da destinare in favore di attività promozionali della salute e sicurezza, tra le quali una campagna di comunicazione (per complessivi 20 milioni di euro) sulla salute e sicurezza sul lavoro ed attività di formazione su base regionale (per complessivi 30 milioni di euro).
      Con il decreto correttivo n.  106 del 2009 si è poi consentito il superamento delle difficoltà operative da più parti evidenziate nel corso dei primi mesi di applicazione del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, perfezionando, in tal modo, il quadro normativo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e rendendolo, oltre che pienamente coerente con le normative internazionali e comunitarie in materia, idoneo a costituire il fondamento giuridico della strategia di contrasto al fenomeno infortunistico.
      L'imprescindibile finalità delle misure varate resta quella di rendere maggiormente effettiva la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro secondo linee di azione consistenti, tra l'altro, nel miglioramento dell'efficacia dell'apparato sanzionatorio al fine precipuo di assicurare una migliore corrispondenza tra infrazioni e sanzioni.
      A tale scopo si tiene conto dei compiti effettivamente svolti da ciascun attore della sicurezza, favorendo l'utilizzo di procedure di estinzione dei reati e degli illeciti amministrativi mediante regolarizzazione da parte del soggetto inadempiente. La sanzione penale è riservata ai soli casi di violazione delle disposizioni sostanziali e non di quelle meramente formali (come, ad esempio, la trasmissione di documentazione, notifiche, eccetera).
      Tutti gli interventi proposti garantiscono, in ogni caso, il rispetto dei livelli di tutela oggi assicurati ai lavoratori e alle loro rappresentanze in qualsiasi ambiente di lavoro e in tutto il territorio nazionale, nonché l'equilibrio delle competenze tra lo Stato e le regioni in materia.
      Il risultato finale dell'intervento legislativo di riforma potrà comunque compiutamente apprezzarsi una volta che verrà completata l'emanazione di provvedimenti attuativi del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di grande rilevanza e impatto sulle aziende e sui lavoratori.
      Molte delle iniziative dirette all'attuazione delle disposizioni del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono devolute dal legislatore alla commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro (ex articolo 6 del decreto legislativo n.  81 del 2008), composta, in maniera paritaria e tripartita, da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali competenti in materia, delle regioni, dei sindacati e delle organizzazioni dei datori di lavoro.
      Ricostituita con decreto ministeriale del 3 dicembre 2008, la commissione ha costituito al suo interno nove gruppi «tecnici» di lavoro, nei quali è garantita la presenza paritetica di rappresentanti delle amministrazioni pubbliche (comprese le regioni) e delle parti sociali, per affrontare, in tali sedi, gli argomenti attribuiti dalla legge alla commissione (ad esempio l'elaborazione di linee metodologiche per la valutazione dello stress lavoro-correlato, l'individuazione delle regole di funzionamento della cosiddetta «patente a punti» per gli edili) e per i quali si prevedono attività finalizzate alla attuazione del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
      Tali gruppi si sono regolarmente insediati e svolgono con continuità le attività ad essi attribuiti. All'esito delle attività istruttorie compiute in tali consessi, sono stati elaborati documenti di notevole importanza per gli operatori della salute e sicurezza sul lavoro e altri sono di prossima emanazione.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha completato talune ulteriori attività previste dal decreto legislativo n.  81 del 2008, tra le quali occorre ricordare:
          la predisposizione, in data 17 novembre 2010, delle indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato (articolo 28, comma 1-bis, del testo unico) da parte della commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, con avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.  304 del 30 dicembre;
           la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  159 dell'11 luglio 2011 del decreto interdipartimentale del 13 aprile 2011, recante: «disposizioni in attuazione dell'articolo 3, comma 3-bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81, come modificato ed integrato dal decreto legislativo 3 agosto 2009, n.  106 in materia di salute e sicurezza sul lavoro» che disciplina le particolari modalità di svolgimento delle attività delle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n.  381, delle organizzazioni di volontariato della protezione civile, compresi i volontari della Croce rossa italiana e del Corpo nazionale soccorso alpini e speleologico, e i volontari dei vigili del fuoco;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  98 del 29 aprile 2011 – supplemento ordinario n.  111 – del decreto interministeriale dell'11 aprile 2011 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero della salute e con il Ministero dello sviluppo economico, che disciplina le modalità di effettuazione delle verifiche periodiche di cui all'allegato VII del decreto legislativo del 9 aprile 2008, n.  81, nonché i criteri per l'abilitazione dei soggetti di cui all'articolo 71, comma 13, del medesimo decreto legislativo;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  60 del 12 marzo 2012 – supplemento ordinario n.  47 – dell'accordo, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n.  281 del 28 agosto 1997 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, stipulato il 22 febbraio 2012, concernente l'individuazione delle attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori, nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazione, in attuazione dell'articolo 73, comma 5, del decreto legislativo n.  81 del 9 aprile 2008, e successive modifiche e integrazioni;
          la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.  83 dell'11 aprile 2011 del decreto del 4 febbraio 2011 «Lavori su impianti elettrici ad alta tensione» a firma del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della salute, che definisce i criteri per il rilascio delle autorizzazioni alle aziende che effettuano lavori sotto tensione, in attuazione dell'articolo 82, comma 2, del decreto legislativo n.  81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni;
          l'istituzione, con decreto interministeriale del 27 maggio 2011 (pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n.  6 del 30 giugno 2011), del Comitato consultivo per la determinazione e l'aggiornamento dei valori limite di esposizione professionale e dei valori limite biologici relativi agli agenti chimici previsto dall'articolo 232, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81 e successive modificazioni e integrazioni;
          la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.  8 dell'11 gennaio 2012 degli accordi, approvati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome di Trento e Bolzano, in tema di formazione dei datori di lavoro che intendano svolgere i compiti del Servizio di prevenzione e protezione e dei lavoratori, dirigente e preposti, adottati ai sensi degli articoli 34 e 37 del decreto legislativo n.  81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni.

      Merita menzione il decreto interministeriale per la costituzione e la regolamentazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (Sinp), ex articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 2008 n.  81 che prevede la costituzione di un sistema volto a fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l'efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici. Su tale decreto è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano e, allo stato, si è in attesa dell'espressione del parere da parte del Consiglio di Stato.
      In ordine alle iniziative in materia di lavorazioni in «ambienti confinati», si evidenzia che nella Gazzetta Ufficiale n.  260 dell'8 novembre 2011 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica n.  177 del 14 settembre 2011 recante: «Norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati», a norma dell'articolo 6, comma 8, lettera g) del decreto legislativo n.  81 del 2008.
      Il decreto è frutto di un lavoro che ha coinvolto Stato, regioni e parti sociali nell'intento, da tutti condiviso, di predisporre misure innovative ed efficaci a contrasto al fenomeno degli infortuni, gravissimi per numero e drammatici per modalità, verificatisi, negli ultimi anni, nei lavori in ambienti cosiddetti «confinati», quali silos, cisterne e simili.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali persegue l'obiettivo della riduzione del fenomeno infortunistico anche perseguendo la massima efficacia delle attività di vigilanza sui luoghi di lavoro di propria competenza. In tali ambiti, ed in primo luogo nell'edilizia, è stata da tempo fornita alle strutture amministrative di riferimento l'indicazione di realizzare, innanzitutto, le attività dirette a perseguire le violazioni in materia di salute e sicurezza più gravi, in quanto in grado di mettere in pericolo la vita dei lavoratori. Tale impostazione ha consentito di raggiungere risultati molto soddisfacenti.
      Infine, va ricordato come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali abbia predisposto e messo a disposizione dell'utenza una sezione del sito internet specificamente dedicata alla diffusione di notizie e pubblicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
      Tutto quanto sin qui esposto consente di affermare come la riforma delle regole volte a tutelare la salute e sicurezza sul lavoro abbia fornito l'Italia di un sistema di regole moderno e sistematicamente coeso, suscitando un interesse, finalmente non più solo specialistico, sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro che costituisce, a sua volta, un importante punto di partenza per l'abbattimento del numero e della gravità degli infortuni.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.


      FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 2 settembre 2011, un pensionato di 68 anni, il signor Girolamo Lo Manto, di Casteltermini in provincia di Agrigento, è morto dopo essere caduto dal tetto di un'abitazione;
          il signor Lo Manto stava eseguendo dei lavori di manutenzione, quando, in seguito a un movimento sbagliato, avrebbe messo un piede nel vuoto e perso l'equilibrio, cadendo da diversi metri d'altezza  –:
          di quali elementi disponga in merito alla dinamica dell'incidente;
          se siano state rispettate le normative previste sulla sicurezza del lavoro;
          quali iniziative si intendano promuovere o adottare in relazione a vicende come quella sopra segnalata, che per dimensioni – dall'inizio dell'anno risultano decedute sul lavoro 352; 596.330 gli infortuni; 1.408 gli invalidi – assume i connotati di quella che non è esagerato definire una strage. (4-13080)

      Risposta. — L'interrogazione in esame si riferisce agli accadimenti verificatisi a Casteltermini (Agrigento) il 2 settembre 2011 in cui ha perso la vita il signor Girolamo Lo Manto.
      Nel rispondere ai primi due quesiti, ci si limiterà in questa sede, a riportare gli elementi informativi acquisiti presso l'ispettorato provinciale del lavoro di Agrigento, nonché quelli forniti dall'Inail.
      In particolare, dalle informazioni acquisite dalla sede territoriale dell'Inail, presso la quale non è pervenuta alcuna denuncia di infortunio, è emerso che le circostanze in cui ha perso la vita il signor Girolamo Lo Manto sono state oggetto di accertamenti da parte dei Carabinieri della stazione di Casteltermini (Agrigento) nonché da parte dell'azienda sanitaria provinciale di Agrigento – dipartimento di prevenzione.
      In particolare, da una dichiarazione resa ai Carabinieri dalla moglie del signor Lo Manto è emerso che il 2 settembre 2011 lei ed il marito si trovavano a pranzo presso l'abitazione di proprietà del signor Salvatore Lo Manto, fratello della signora e cugino del defunto, sita a Casteltermini, in contrada Malva. La signora ha dichiarato, inoltre, che il signor Salvatore Lo Manto stesse eseguendo per proprio conto lavori sul tetto dell'abitazione e che, dopo il pranzo, il signor Girolamo Lo Manto si sia recato sul tetto per motivi non riconducibili ad un rapporto di lavoro. La signora ha, inoltre, precisato che il marito era salito sul tetto «per dare un'occhiata ai lavori» e che il fratello non gli aveva mai chiesto un aiuto per l'esecuzione degli stessi.
      Dagli accertamenti condotti dall'ASP di Agrigento e dalle informazioni acquisite dall'Ispettorato provinciale del lavoro di Agrigento non sembrano emergere elementi idonei a configurare la sussistenza di un rapporto di lavoro.
      Sulla base di tali elementi l'Inail ha ritenuto che l'incidente mortale non rientri nella tutela assicurativa prevista dal testo unico n.  1124 del 1965.
      Nel rispondere all'ultimo quesito posto nell'interrogazione in esame, occorre precisare che il tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali costituisce obiettivo strategico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Inail, nell'ottica del tendenziale azzeramento del fenomeno infortunistico e tecnopatico.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, infatti, intende perseguire la promozione di comportamenti rispettosi delle norme di legge applicabili in materia di salute e sicurezza sul lavoro ed efficaci in funzione prevenzionistica, sia completando l'attuazione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81 (testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) e successive modificazioni e integrazioni, sia favorendo ogni iniziativa promozionale idonea a determinare un accrescimento delle conoscenze in materia di salute e sicurezza nelle aziende, nei lavoratori e negli studenti, con particolare attenzione all'aspetto della formazione.
      In relazione allo specifico e gravissimo problema degli infortuni sul lavoro si rende necessario intervenire sulla formazione-informazione dei lavoratori e delle imprese, nonché sulla prevenzione e sul rafforzamento dei controlli da parte degli enti preposti, al fine di promuovere una consapevolezza sempre più ampia sulle esigenze della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è attivamente impegnato su tali fronti, nell'intento precipuo di favorire il dialogo e la collaborazione fra tutti i soggetti interessati, istituzionali e sociali, al fine di ridurre gli incidenti e le malattie professionali e la diffusione di sempre più elevati standards di sicurezza nei luoghi di lavoro. L'esistenza in concreto di una efficace strategia di contrasto al fenomeno infortunistico non passa solo attraverso il completamento, mediante le fonti di rango secondario previste dal decreto legislativo n.  81 del 2008, del quadro giuridico di riferimento ma anche attraverso la realizzazione di una serie di azioni pubbliche e private dirette a migliorare la prevenzione e i livelli di tutela in tutti gli ambienti di lavoro.
      Per tale ragione, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta attivando ogni possibile sinergia con soggetti pubblici e privati, al fine di migliorare «l'impatto» delle rispettive attività in termini di efficacia.
      In tale ottica si colloca, ad esempio, la definizione, con accordo in conferenza Stato-regioni del 20 novembre 2008, dei criteri di impiego e l'attivazione delle somme (pari a 50 milioni di euro) di cui all'articolo 11, comma 7, del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, da destinare in favore di attività promozionali della salute e sicurezza, tra le quali una campagna di comunicazione (per complessivi 20 milioni di euro) sulla salute e sicurezza sul lavoro ed attività di formazione su base regionale (per complessivi 30 milioni di euro).
      Con il decreto correttivo n.  106 del 2009 si è poi consentito il superamento delle difficoltà operative da più parti evidenziate nel corso dei primi mesi di applicazione del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, perfezionando, in tal modo, il quadro normativo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e rendendolo, oltre che pienamente coerente con le normative internazionali e comunitarie in materia, idoneo a costituire il fondamento giuridico della strategia di contrasto al fenomeno infortunistico.
      L'imprescindibile finalità delle misure varate resta quella di rendere maggiormente effettiva la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro secondo linee di azione consistenti, tra l'altro, nel miglioramento dell'efficacia dell'apparato sanzionatorio al fine precipuo di assicurare una migliore corrispondenza tra infrazioni e sanzioni.
      A tale scopo si tiene conto dei compiti effettivamente svolti da ciascun attore della sicurezza, favorendo l'utilizzo di procedure di estinzione dei reati e degli illeciti amministrativi mediante regolarizzazione da parte del soggetto inadempiente. La sanzione penale è riservata ai soli casi di violazione delle disposizioni sostanziali e non di quelle meramente formali (come, ad esempio, la trasmissione di documentazione, notifiche, e altre).
      Tutti gli interventi proposti garantiscono, in ogni caso, il rispetto dei livelli di tutela oggi assicurati ai lavoratori e alle loro rappresentanze in qualsiasi ambiente di lavoro e in tutto il territorio nazionale nonché l'equilibrio delle competenze tra lo Stato e le regioni in materia.
      Il risultato finale dell'intervento legislativo di riforma potrà comunque compiutamente apprezzarsi una volta che verrà completata l'emanazione di provvedimenti attuativi del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di grande rilevanza e impatto sulle aziende e sui lavoratori.
      Molte delle iniziative dirette alla attuazione delle disposizioni del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono devolute dal legislatore alla commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro (ex articolo 6 del decreto legislativo 81 del 2008), composta, in maniera paritaria e tripartita, da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali competenti in materia, delle regioni, dei sindacati e delle organizzazioni dei datori di lavoro.
      Ricostituita con decreto ministeriale del 3 dicembre 2008, la commissione ha costituito al suo interno nove gruppi «tecnici» di lavoro, nei quali è garantita la presenza paritetica di rappresentanti delle amministrazioni pubbliche (comprese le regioni) e delle parti sociali, per affrontare, in tali sedi, gli argomenti attribuiti dalla legge alla Commissione (ad esempio, l'elaborazione di linee metodologiche per la valutazione dello stress lavoro-correlato, l'individuazione delle regole di funzionamento della cosiddetta «patente a punti» per gli edili) e per i quali si prevedono attività finalizzate alla attuazione del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
      Tali gruppi si sono regolarmente insediati e svolgono con continuità le attività ad essi attribuiti. All'esito delle attività istruttorie compiute in tali consessi, sono stati elaborati documenti di notevole importanza per gli operatori della salute e sicurezza sul lavoro e altri sono di prossima emanazione.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha completato talune ulteriori attività previste dal decreto legislativo n.  81 del 2008, tra le quali occorre ricordare:
          la predisposizione, in data 17 novembre 2010, delle indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato (articolo 28, comma 1-bis, del «testo unico») da parte della commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, con avviso pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n.  304 del 30 dicembre;
          la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n.  159 dell'11 luglio 2011 del decreto interdipartimentale del 13 aprile 2011, recante: «Disposizioni in attuazione dell'articolo 3, comma 3-bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81, come modificato ed integrato dal decreto legislativo 3 agosto 2009, n.  106 in materia di salute e sicurezza sul lavoro» che disciplina le particolari modalità di svolgimento delle attività delle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n.  381, delle Organizzazioni di volontariato della protezione civile, compresi i volontari della Croce rossa italiana e del Corpo nazionale soccorso alpini e speleologico, e i volontari dei vigili del fuoco;
          la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n.  98 del 29 aprile 2011 – Supplemento ordinario n.  111 – del decreto interministeriale dell'11 aprile 2011 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero della salute e con il Ministero dello sviluppo economico, che disciplina le modalità di effettuazione delle verifiche periodiche di cui all'allegato VII del decreto legislativo del 9 aprile 2008, n.  81, nonché i criteri per l'abilitazione dei soggetti di cui all'articolo 71, comma 13, del medesimo decreto legislativo;
          la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n.  60 del 12 marzo 2012 – supplemento ordinario n.  47 – dell'accordo, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n.  281 del 28 agosto 1997 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, stipulato il 22 febbraio 2012, concernente l'individuazione delle attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori, nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazione, in attuazione dell'articolo 73, comma 5, del decreto legislativo n.  81 del 9 aprile 2008, e successive modifiche e integrazioni;
          la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n.  83 dell'11 aprile 2011 del decreto del 4 febbraio 2011 «Lavori su impianti elettrici ad alta tensione» a firma del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della salute, che definisce i criteri per il rilascio delle autorizzazioni alle aziende che effettuano lavori sotto tensione, in attuazione dell'articolo 82, comma 2, del decreto legislativo n.  81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni;
          l'istituzione, con decreto interministeriale del 27 maggio 2011 (pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n.  6 del 30 giugno 2011), del comitato consultivo per la determinazione e l'aggiornamento dei valori limite di esposizione professionale e dei valori limite biologici relativi agli agenti chimici previsto dall'articolo 232, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.  81 e successive modificazioni e integrazioni;
          la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n.  8 dell'11 gennaio 2012 degli accordi, approvati dalla conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome di Trento e Bolzano, in tema di formazione dei datori di lavoro che intendano svolgere i compiti del servizio di prevenzione e protezione e dei lavoratori, dirigenti e preposti, adottati ai sensi degli articoli 34 e 37 del decreto legislativo n.  81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni.
      Merita menzione il decreto interministeriale per la costituzione e la regolamentazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (Sinp), ex articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 2008 n.  81, che prevede la costituzione di un sistema volto a fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l'efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici. Su tale decreto è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano e, allo stato, si è in attesa dell'espressione del parere da parte del Consiglio di Stato.
      Inoltre, nella medesima Conferenza si sono perfezionati gli accordi concernenti gli articoli 34 e 37 del testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che disciplinano, rispettivamente, la formazione del datore di lavoro, che svolge in proprio dei compiti di prevenzione e protezione, e la formazione dei lavoratori, preposti e dirigenti. Tali accordi sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale n.  8 dell'11 gennaio 2012.
      In ordine alle iniziative in materia di lavorazioni in «ambienti confinati», si evidenzia che nella Gazzetta ufficiale n.  260 dell'8 novembre 2011 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica n.  177 del 14 settembre 2011 recante: «Norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati», a norma dell'articolo 6, comma 8, lettera g), del decreto legislativo n.  81 del 2008.
      Il decreto è frutto di un lavoro che ha coinvolto Stato, regioni e parti sociali nell'intento, da tutti condiviso, di predisporre misure innovative ed efficaci a contrasto al fenomeno degli infortuni, gravissimi per numero e drammatici per modalità, verificatisi, negli ultimi anni, nei lavori in ambienti cosiddetti «confinati», quali silos, cisterne e simili.
      Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali persegue l'obiettivo della riduzione del fenomeno infortunistico anche perseguendo la massima efficacia delle attività di vigilanza sui luoghi di lavoro di propria competenza. In tali ambiti, ed in primo luogo nell'edilizia, è stata da tempo fornita alle strutture amministrative di riferimento l'indicazione di realizzare, innanzitutto, le attività dirette a perseguire le violazioni in materia di salute e sicurezza più gravi, in quanto in grado di mettere in pericolo la vita dei lavoratori. Tale impostazione ha consentito di raggiungere risultati molto soddisfacenti.
      Infine, va ricordato come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali abbia predisposto e messo a disposizione dell'utenza una sezione del sito internet specificamente dedicata alla diffusione di notizie e pubblicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
      Tutto quanto sin qui esposto consente di affermare come la riforma delle regole volte a tutelare la salute e sicurezza sul lavoro abbia fornito l'Italia di un sistema di regole moderno e sistematicamente coeso, suscitando un interesse, finalmente non più solo specialistico, sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro che costituisce, a sua volta, un importante punto di partenza per l'abbattimento del numero e della gravità degli infortuni.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          come riferisce l'agenzia «ANSA» in un dispaccio da Ivrea del 5 ottobre 2011 il signor Giulio Annese, titolare della ditta «Marmi e graniti Martinelli» a Bollendo d'Ivrea è deceduto schiacciato da una lastra di marmo che stava caricando su un camion, in seguito a sfondamento della cassa toracica;
          dall'inizio dell'anno si sono censiti oltre 400 casi di decessi su luoghi del lavoro; a queste morti vanno aggiunti ben 689.511 infortuni e 1.629 invalidi;
          come è stato sottolineato ai più alti livelli istituzionali: «l'incolumità e la salute dei lavoratori costituiscono valori primari per la società e la loro tutela è interesse non solo del singolo lavoratore, ma di tutta la collettività... eppure nonostante i progressi che hanno contribuito a contenere il grave fenomeno, continuano purtroppo a registrarsi ogni giorno infortuni, troppo spesso mortali, anche a causa di inammissibili superficialità e gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori», per cui la necessità primaria è quella di «perseguire con impegno una politica sistematica e continua di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro ispirata a una cultura della legalità e della sicurezza basata su una costante e forte vigilanza sul rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro»  –:
          quale sia la dinamica dell'incidente;
          se risulti che siano state osservate o disattese le normative sulla sicurezza.
       (4-13546)

      Risposta. — L'interrogazione in esame si riferisce all'infortunio mortale sul lavoro occorso al signor Giulio Annese, titolare artigiano della Ditta «Martinelli Marmi e Graniti di Annese Giulio», senza dipendenti, con sede legale in località Albiano d'Ivrea (Torino).
      Per quanto riguarda la dinamica dei fatti, sulla base degli elementi informativi acquisiti presso la direzione territoriale del lavoro di Torino, nonché quelli forniti dall'Inail, si evince che il giorno 5 ottobre 2011 il signor Annese stava esaminando, all'interno del suo laboratorio di Bollengo (Torino), delle lastre di marmo di notevoli dimensioni (m. 3,35 x 1,25), del peso di circa 350 chilogrammi l'una. Durante tale operazione, sembra che tre lastre posizionate su una rastrelliera in metallo siano cadute accidentalmente sul corpo dell'artigiano provocandone la morte per asfissia.
      Dalla ricostruzione dell'accaduto, effettuata dai Carabinieri della stazione di Azeglio (Torino), intervenuti sul luogo dell'incidente, è emerso che per lo svolgimento delle operazioni in questione il signor Annese si sia avvalso di una gru semimovibile, trovata di fronte alle lastre con il motore ancora accesso, e di un muletto, sul quale erano posizionate delle corde di nylon che fungevano da imbracatura.
      Sul luogo dell'incidente sono intervenuti, oltre ai Carabinieri, i funzionari del servizio ispettivo dello S.Pre.S.A.L. della azienda sanitaria locale di Ivrea ed il Pubblico Ministero del tribunale d'Ivrea (Torino). Sul caso non è stato istituito alcun procedimento penale, in quanto non sono state riscontrate possibili responsabilità a carico di terzi.
      Nella relazione redatta dai funzionari del servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (S.Pre.S.A.L.) non sono state rilevate violazioni della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
      Per quanto riguarda le prestazioni di legge, dall'istruttoria condotta dalla sede Inail competente è risultata l'assenza di aventi diritto alla rendita a superstiti prevista dall'articolo 85 del testo unico n.  1124 del 1965 e alla erogazione del beneficio previsto a carico del fondo per le vittime di gravi infortuni sul lavoro. E ancora in corso l'istruttoria per l'erogazione dell'assegno funerario, spettante a chiunque dimostri di avere sostenuto le relative spese.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.


      FEDI, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 18 della Convenzione Italia-Australia contro le doppie imposizioni fiscali, firmata a Canberra il 14 dicembre 1982 e ratificata con la legge 27 maggio 1985, n.  292, stabilisce che le pensioni (comprese quelle pubbliche) e le annualità pagate ad un residente di uno degli Stati contraenti sono imponibili soltanto in detto Stato;
          alcuni pensionati INPDAP, residenti in Paesi che hanno stipulato con l'Italia convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono la tassazione delle pensioni pubbliche nel Paese di residenza, hanno ripetutamente segnalato che l'Istituto procede con molto ritardo alla detassazione delle pensioni e comunque continua ad operare le ritenute alla fonte per le addizionali regionali;
          è stata posta la questione all'attenzione dell'Agenzia delle entrate che, in una nota del 7 novembre 2011, ha confermato che l'esenzione dalla ritenuta IRPEF alla fonte deve riguardare anche le addizionali, anche quelle istituite dopo l'entrata in vigore delle convenzioni bilaterali;
          l'INPDAP, a quanto consta agli interroganti, continua a non applicare correttamente le norme contenute nelle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali operando sia le ritenute IRPEF alla fonte che le ritenute per le addizionali regionali  –:
          se questa situazione sia determinata dalla mancanza di informazione e formazione del personale addetto alla gestione delle pensioni INPDAP;
          in conformità a quali disposizioni non si proceda alla detassazione completa delle prestazioni in pagamento verso Paesi con i quali sono in vigore convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono la tassazione nel Paese di residenza anche per le pensioni pubbliche;
          quali iniziative si intendano adottare per assicurare una completa revisione delle procedure garantendo la piena applicazione delle norme previste dalle convenzioni bilaterali in materia fiscale.
(4-13999)

      Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, con cui si chiedono quali iniziative si intendano adottare in ordine alla puntuale applicazione delle disposizioni contenute nella convenzione sottoscritta dalla Repubblica Italiana e l'Australia per evitare le doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, si rappresenta quanto segue.
      La Convenzione sulle doppie imposizioni fiscali tra l'Italia e l'Australia, firmata nel 1982 e ratificata nel 1985 («Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e l'Australia per evitare le doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, con protocollo finale, firmata a Canberra il 14 dicembre 1982»), prevede che le pensioni, comprese quelle pubbliche e le annualità pagate ad un residente di uno degli Stati contraenti, sono imponibili soltanto in detto Stato. Pertanto le pensioni di natura pubblica sono tassabili esclusivamente nel paese di residenza del percipiente ai sensi dell'articolo 18 della citata Convenzione.
      Sulla base dell'istruttoria effettuata presso l'Inps, presso il quale è confluito l'Inpdap per effetto dell'articolo 21 del decreto legge 6 dicembre 2011, n.  201 («decreto Salva Italia»), convertito, con modifiche dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, l'attivazione della procedura di detassazione alla fonte è subordinata alla preventiva presentazione, da parte degli interessati, della documentazione rilasciata dalle competenti Autorità fiscali australiane, attestante l'esistenza delle condizioni previste dalla disciplina convenzionale per beneficiare di detto regime esonerativo (residenza all'estero del beneficiario e tassabilità nel paese di residenza).
      Per effetto di alcune disposizioni di legge via via succedutesi (articolo 50, comma 4, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.  446; articolo 6, comma 12, della legge 23 dicembre 1999, n.  448; articolo 1, comma 4, lettera r), del decreto legislativo 30 dicembre 1999, n.  506), il sostituto d'imposta, relativamente ai redditi da lavoro dipendente e a quelli ad esso assimilati (articoli 46 e 47 del Tuir approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917) determina le addizionali regionali e comunali all'Irpef in sede di effettuazione delle operazioni di conguaglio e trattiene le stesse a decorrere dal periodo di paga successivo a quello in cui detta operazione è compiuta in un numero di rate pari al massimo di undici, dieci o nove, a seconda del mese di effettuazione del conguaglio.
      L'Inps ha rappresentato peraltro di applicare già l'esenzione fiscale in argomento nei riguardi dei pensionati amministrati e residenti sul territorio australiano, in presenza dei requisiti prescritti dall'articolo 18 della Convenzione, non disponendo il prelievo alla fonte e il versamento all'erario delle ritenute d'acconto Irpef per il periodo d'imposta coincidente con il corrente anno fiscale. Va tenuto infatti presente che le sedi dell'Istituto, nella loro qualità di sostituti d'imposta, non sono autorizzate ad effettuare il rimborso delle ritenute d'acconto Irpef afferenti emolumenti che abbiano già formato oggetto di conguaglio fiscale. Per tali considerazioni l'esenzione fiscale delle addizionali regionali e comunali all'Irpef viene effettuata a decorrere dall'anno successivo alla presentazione, da parte degli interessati, della richiesta di defiscalizzazione della prestazione pensionistica atteso che il saldo contabile di tali imposte è effettuato, di norma, dal sostituto d'imposta in sede di conguaglio fiscale nel mese di marzo dell'anno successivo.
      Quanto al recupero delle imposte relative agli anni precedenti la domanda di defiscalizzazione, i contribuenti, ai sensi dell'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.  602 («Disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito») e successive modificazioni ed integrazioni, potranno richiedere il rimborso delle ritenute già operate sui redditi da pensione producendo apposita istanza alla competente Agenzia delle entrate entro il termine di decadenza di quarantotto mesi decorrenti dalla mensilità in cui è stata effettuata la doppia imposizione.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.


      FRONER e GNECCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in queste ultime settimane si sono verificati disservizi ferroviari, a seguito della soppressione di diversi treni regionali interessanti tratte del territorio del Trentino Alto Adige. Nella sola settimana di ferragosto, sono stati soppressi: 9 treni il 17 agosto (sei treni sostituiti con autobus), 11 treni e 2 corse di autobus il 18 agosto, 5 treni e 4 corse di autobus il 19 agosto;
          questi disservizi si protraggono dal mese di luglio, con fasi alterne e si riporta come esempio la giornata di martedì 5 luglio, che ha comportato la soppressione del 35 per cento dei treni sulla linea Valsugana (Trento – Borgo – Bassano);
          le motivazioni addotte dai responsabili Ferrovie dello Stato del trasporto regionale rimandano ad esigenze organizzative, alla difficoltà, soprattutto durante il periodo di ferie estive programmate, di garantire i servizi regolari, quando si verificano contemporaneamente un elevato numero di eventi non prevedibili, quali gli infortuni e le malattie, che ha di fatto saltare la programmazione dei servizi e in tali condizioni operative, non è stato sempre possibile, al verificarsi dell'evento non prevedibile (infortunio o malattia), sostituire in tempi brevi il personale assente;
          per contro le amministrazioni provinciali di Trento e Bolzano che hanno sottoscritto il contratto di servizio con la Società Trenitalia, non ritengono di poter ascrivere a cause di forza maggiore, le motivazioni espresse dai responsabili Ferrovie dello Stato e pertanto chiedono il rispetto degli obblighi contrattuali definiti nel contratto di servizio;
          per i disservizi sopra segnalati, è stato anche presentato un esposto alla procura della Repubblica di Bolzano dall'associazione dei consumatori di Bolzano (CTCU) e da parte delle organizzazioni sindacali (si veda articolo sul quotidiano Alto Adige del 30 agosto – pagina 14) si lamenta comunque una carenza strutturale di organici ed un eccessivo ricorso alle prestazioni straordinarie  –:
          se non ritenga il Governo di intervenire in quanto azionista nei confronti della società Trenitalia, al fine di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini, anche durante il periodo estivo. (4-13144)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si premette che i compiti di amministrazione e programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale, gestiti da Trenitalia Spa nella regione Trentino Alto Adige sono stati trasferiti alle province autonome di Trento e Bolzano ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 422 del 1997 e dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 527 del 1987.
      I rapporti tra le suddette province e Trenitalia sono disciplinati da specifici contratti di servizio nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare, nonché i relativi
standard qualitativi e i meccanismi di penalità da applicare nei casi di eventuali difformità dai parametri contrattualmente stabiliti.
      Tuttavia, al fine di fornire una risposta all'atto ispettivo in parola sono state chieste informazioni alla società Trenitalia che ha comunicato quanto segue.
      La soppressione di alcuni treni nelle province di Trento e Bolzano, come riferito nell'atto ispettivo, è stata determinata da impreviste e imprevedibili assenze dal servizio del personale di bordo, dovute essenzialmente a malattie: nel mese di luglio 2011, ad esempio, le assenze per malattia del personale di bordo operante nelle province di Trento e Bolzano hanno avuto un incremento del 421 per cento rispetto allo stesso mese del 2010.
      Inoltre, dette assenze, in taluni casi, sono state determinate da inidoneità temporanee, come infortuni e congedo parentale, che hanno determinato un'elevata indisponibilità di agenti.
      Per far fronte a questa situazione e al fine di ridurre i conseguenti disagi per i viaggiatori, è stata posta in essere una serie di iniziative finalizzate a limitare il numero di soppressioni, quali:
          l'invio di personale in sussidio da altri territori;
          lo spostamento delle ferie del personale;
          l'utilizzo di
tutor come capi treno;
          l'impiego degli agenti disponibili sui treni a maggior valenza pendolare;
          la valutazione di ogni singolo caso di soppressione tenendo conto dell'esistenza di collegamenti alternativi in orario prossimo a quello dei treni da sopprimere.

      Trenitalia, inoltre, ha comunicato che i treni soppressi sono stati, per la maggior parte, sostituiti con servizi gommati, in linea con quanto disciplinato contrattualmente per tale fattispecie.
      Ferrovie dello Stato ha fatto presente, infine, che dall'ultima settimana del mese di agosto non si sono più registrate soppressioni a causa di indisponibilità di personale.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      GARAVINI, GHIZZONI, GIANNI FARINA e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la direzione generale per la promozione del sistema Paese del Ministero degli affari esteri ha organizzato le prove concorsuali di accertamento linguistico per il reclutamento del personale docente e amministrativo tecnico e ausiliario destinato agli istituti scolastici stranieri;
          le prove sono state concentrate in soli tre giorni (1, 2 e 5 dicembre 2011) a Roma, presso l'Hotel Ergife, dove, a fronte di più di 36.000 candidature per appena 281 posti disponibili, si sono effettivamente presentati oltre 20.000 candidati provenienti da tutte le regioni d'Italia e dall'estero;
          nell'organizzare le prove d'accertamento, il Ministero degli affari esteri si è avvalso della collaborazione di un'agenzia esterna, la «FormezItalia»;
          il Ministero degli affari esteri avrebbe comunicato, a quanto consta agli interroganti, la modalità delle prove via mail agli iscritti soltanto due giorni prima dell'inizio delle stesse, specificando che, «per esigenze di economicità è stata adottata la scelta di utilizzare un volume unico contenente i quesiti relativi a tutte le tipologie di prove previste per ciascuna delle quattro lingue richieste»; un sistema informatico avrebbe quindi estratto a sorte i quesiti a cui rispondere dopo averli ricercati nel volume; pena l'annullamento della prova, allo scadere del tempo il volume avrebbe dovuto essere immediatamente restituito;
          nel volume erano contenute le domande per tutte le prove previste, con il risultato che i candidati coinvolti in più selezioni avrebbero avuto modo di leggere anche le domande delle prove successive;
          prima dell'inizio della prima prova, un docente ha chiesto che fosse messo a verbale che il tempo a disposizione per lo svolgimento era insufficiente e che il concorso era soggetto ad irregolarità;
          a seguito di questa prima contestazione si sono manifestate vivaci proteste che hanno richiesto l'intervento delle forze dell'ordine;
          nel frattempo, alcuni candidati sarebbero usciti dall'aula portando con sé il volume contenente le domande di tutte le prove concorsuali;
          dopo 12 ore di attesa, è stata pubblicata la decisione definitiva di rinviare la prova di francese al martedì successivo, 6 dicembre 2011;
          oltre all'ingiusta esclusione dei candidati che non hanno potuto, per impegni spesso legati alla loro attività didattica, prolungare il soggiorno a Roma, si può ritenere che il rinvio abbia arrecato disagi ai numerosi concorrenti giunti da località lontane dalla Capitale, che hanno dovuto sostenere costi aggiuntivi di vitto e alloggio  –:
          quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di verificare eventuali irregolarità nello svolgimento delle prove concorsuali di accertamento linguistico per il reclutamento del personale docente e amministrativo tecnico e ausiliario destinato agli istituti scolastici stranieri;
          per quale motivo, considerato il numero elevato di candidati, non sia stata prevista una preselezione dei concorrenti;
          quali iniziative intendano assumere nei confronti dell'agenzia esterna «FormezItalia» alla luce delle inefficienze che hanno compromesso il buon esito delle prove linguistiche e creato disagio ai candidati, e se in futuro intendano ancora avvalersi della collaborazione di «FormezItalia». (4-14195)

      Risposta. — Le modalità di svolgimento delle prove di accertamento linguistico riservate al personale docente ed amministrativo da destinare alle istituzioni scolastiche ed universitarie all'estero sono stabilite dall'articolo 4 del decreto interministeriale 4377 del 7 ottobre 2011 di indizione delle prove. Tale articolo prevede che l'accertamento deve essere effettuato sulla base di test disposti in 40 quesiti a risposta multipla nella lingua straniera oggetto della prova ed i parametri di valutazione devono essere resi noti ai candidati immediatamente prima dell'inizio della prova, la cui durata è prevista essere di 40 minuti.
      Nello stesso decreto è previsto inoltre che le prove si devono diversificare per difficoltà a seconda della tipologia delle istituzioni scolastiche ed universitarie di destinazione. I candidati quindi devono essere informati, fin dalla pubblicazione del bando, del numero dei
test, della durata della prova e dei diversi livelli di difficoltà.
      Prima dell'inizio delle prove d'esame, è stata data comunicazione per
mail a ciascun candidato che i test sarebbero stati contenuti in un volume dal quale sarebbero state estratte a sorte le 40 domande oggetto della prova. Tale volume contiene una serie di quesiti presenti anche nel sito della Formezitalia Spa. Proprio a tal riguardo non appare quindi ravvisarsi la mancanza di informazione preventiva ai candidati di cui si sono fatti portavoce alcuni partecipanti.
      Nel corso dello svolgimento della prima prova (lettorato di italiano – area linguistica lingua francese) si sono verificate contestazioni da parte di alcuni candidati con tentativi di aggressione fisica nei confronti della Commissione, che hanno portato all'interruzione dell'esame. Il Presidente, temendo che la confusione creatasi degenerasse, ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine ed ha deciso di sospendere la prova. Diversi candidati hanno quindi abbandonato l'aula, sottraendo alcuni volumi contenenti tutte le domande. Il dirigente della Polizia di Stato intervenuto ha comunicato che quattro candidati, individuati come promotori della rumorosa protesta, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio e turbativa di concorso. I presidenti delle quattro commissioni, considerata la tensione presente nella sala, in accordo con il Ministero degli esteri ed il Ministero dell'istruzione contattati telefonicamente, hanno deciso di non annullare le prove e di ripetere il 6 dicembre 2011 la prova sospesa. Il 2 e 5 dicembre 2011 le prove si sono svolte senza contestazioni di rilievo ma con alcuni episodi di intolleranza frenati dalla presenza delle Forze dell'ordine.
      La decisione di verificare se le prove possano considerarsi valide o se si ravvisino i motivi per annullarle è rinviata a conclusione di un'accurata analisi di tutti gli atti trasmessi a questa amministrazione degli esteri dalle commissioni. L'amministrazione degli esteri, a conclusione dell'esame di tutta la documentazione, valuterà se vi siano responsabilità per i disguidi verificatisi o se essi siano da imputarsi alle ingiustificate proteste di alcuni candidati che hanno creato disordini, impedendo il regolare svolgimento della prova il primo dicembre 2011.
      Per quanto riguarda l'eventualità di effettuare delle prove di pre-selezione, si precisa che le modalità per lo svolgimento delle prove di accertamento linguistico per la destinazione all'estero sono previste, prima ancora che dal decreto interministeriale di indizione delle prove stesse, dagli articoli 110 e 111 del CCNL/2007 (Contratto collettivo nazionale comparto scuola), al quale il predetto decreto deve scrupolosamente attenersi e che non prevedono tale possibilità. Non trattandosi di concorso, ma di un accertamento linguistico per l'accesso alla mobilità professionale in sedi estere, mobilità regolata dalla contrattazione secondo il decreto legislativo 165 del 2001, l'amministrazione non può unilateralmente applicare il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994 n.  487 recante norme sull'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni, ma deve contrattare ogni eventuale modifica con le rappresentanze sindacali.
      La gestione di eventuali future prove concorsuali sarà valutata sulla base delle esigenze dell'amministrazione degli esteri e delle esperienze pregresse riguardo alle prestazioni della società Formez Italia, nonché dell'opportunità o meno di ricorrere a servizi di enti esterni, tenendo conto anche della valutazione dei costi.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.


      GARAVINI, GIANNI FARINA, FEDI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          il depotenziamento delle strutture consolari dovuto al piano di razionalizzazione, alla diminuzione delle risorse e alla limitazione del personale in esse impegnato, ha fatto arretrare il sistema dei servizi offerti alle comunità italiane, aggravando insufficienze operative e disagi per gli utenti;
          in una condizione generale di regressione dei servizi amministrativi rischiano di diventare irrecuperabili le situazioni di quelle comunità, pur consistenti, che per la loro distanza geografica dai consolati, hanno difficoltà ad accedere ai servizi a costi sostenibili;
          le soluzioni alternative avanzate, come quelle dello sviluppo delle tecnologie informatiche, dello sportello consolare, delle presenze periodiche e del funzionario itinerante, o altre innovative da ipotizzare, è opportuno che non siano concepite esclusivamente in termini sostitutivi di servizi preesistenti, ma che siano invece programmate anche in funzione del miglioramento dei rapporti con le comunità che hanno maggiori difficoltà ad accedere ai servizi essenziali;
          un caso esemplare di comunità isolate per ragioni logistiche è quello riguardante i 23.000 italiani residenti nelle isole Canarie, di cui oltre 17.000 iscritti all'AIRE e i circa 30.000 connazionali residenti nelle isole Baleari;
          le isole Canarie distano oltre 3.000 chilometri da Madrid, ove ha sede il consolato di riferimento, e conoscono ogni anno un afflusso turistico di decine di migliaia di connazionali;
          per ogni operazione amministrativa da assolvere presso il consolato di Madrid, i concittadini devono sopportare costi notevoli di viaggio (400 euro) e di permanenza nella capitale spagnola;
          tali oneri, nella fase di crisi e di disoccupazione che sta drammaticamente interessando anche le isole Canarie, rappresentano, soprattutto per i nuclei famigliari, un peso difficilmente sostenibile;
          precedenti interlocuzioni tra i rappresentanti del Comites e l'ambasciata avevano fatto sperare in una presenza periodica da parte di un funzionario del consolato di Madrid, onde fare fronte alle esigenze più immediate e diffuse; tuttavia, l'ipotesi non ha avuto sviluppi concreti per ragioni che andrebbero riconsiderate o meglio verificate  –:
          se non ritenga d'intervenire presso l'ambasciata di Madrid, allo scopo di esaminare concretamente la possibilità di assicurare la presenza periodica di un funzionario presso le isole Canarie e le isole Baleari, allo scopo di decentrare un servizio altrimenti poco accessibile e molto oneroso. (4-15399)

      Risposta. — Il Ministero degli affari esteri è pienamente consapevole delle crescenti necessità delle comunità italiane in Spagna, anche alla luce del considerevole aumento dei connazionali iscritti all'Aire. Per tale ragione, nell'ambito del processo di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare – intrapreso a partire dal 2007 precipuamente al fine di garantire la sostenibilità della rete stessa nel contesto di risorse finanziarie ed umane fortemente decrescenti – non sono state previste soppressioni di sedi consolari in territorio spagnolo.
      Il Consolato generale di Madrid è infatti stato «accorpato» nel 2008 come cancelleria consolare, all'Ambasciata d'Italia ivi presente, senza alcun depotenziamento dei servizi offerti alle comunità italiane, o disagi di carattere logistico per i connazionali residenti in tale circoscrizione. Gli Uffici consolari di prima categoria si avvalgono della collaborazione di ben venti posti consolari onorari, capillarmente diffusi sia sul territorio peninsulare che su quello insulare.
      La rete diplomatico-consolare nel Paese ha in effetti un'articolazione ampia e complessa, potendo contare su un significativo numero di uffici onorari che cooperano attivamente con le sedi di carriera, offrendo un contributo prezioso tanto nell'assistenza ai connazionali temporaneamente presenti quanto nell'erogazione dei servizi consolari in favore dei residenti. Grazie alla significativa diffusione sul territorio, la rete consolare è infatti in grado di garantire che l'assistenza ai connazionali, in particolare ai turisti, sia offerta in maniera tempestiva ed efficiente.
      Per quanto attiene ai connazionali residenti, gli uffici onorari operano da strutture di raccordo con la rete di prima categoria, essendo loro affidate numerose e significative competenze, tra cui la ricezione delle istanze ed il compimento delle attività preliminari di istruttoria nei procedimenti di erogazione dei principali servizi consolari.
      Con specifico riguardo alle comunità di connazionali residenti nelle isole, che sono 14.826 nelle isole Canarie e 9.398 nelle Baleari a cui va aggiunto il dato significativo, ma non esattamente rilevabile, dei connazionali temporaneamente all'estero e dei turisti che ogni anno visitano le isole spagnole, occorre tenere presente che l'arcipelago delle Baleari è servito da due vice consolati onorari, situati ad Ibiza ed a Palma di Maiorca, alla cui competenza sono affidate rispettivamente le isole di Ibiza e Formentera e quelle di Maiorca e Minorca.
      Analogamente, l'arcipelago delle Canarie è affidato alla competenza di un Consolato onorario in Las Palmas di Gran Canaria, competente per le isole di Gran Canaria, Lanzarote e Fuerte Ventura, e di un consolato onorario in Santa Cruz de Tenerife, alla cui assistenza consolare sono affidate le isole di Tenerife, Hierro, La Palma e Gomera.
      Ai titolari dei predetti uffici onorari sono affidate importanti competenze, sia di carattere istruttorio che operativo, secondo i relativi decreti di limitazione delle funzioni consolari. Per il rilascio dei passaporti i cittadini italiani devono necessariamente rivolgersi alle sedi principali di Madrid e Barcellona per la rilevazione delle impronte digitali, mentre gli uffici consolari di seconda categoria svolgono funzioni di carattere istruttorio in relazione ai principali servizi consolari (iscrizione/variazione Aire; stato civile, rilascio documenti di viaggio, eccetera). Gli uffici consolari onorari inoltre forniscono la massima assistenza ai connazionali in stato di necessità, curando altresì l'istruttoria per il rilascio dei documenti di viaggio provvisori (Etd), che sono emessi dagli uffici consolari di prima categoria, senza che il richiedente debba necessariamente recarsi presso questi ultimi.
      Per quanto riguarda specificamente il rilascio del passaporto, proprio la consapevolezza dei disagi incontrati dai connazionali nei loro spostamenti sul territorio e la volontà di conciliare tali esigenze con la necessità di garantire i livelli di sicurezza richiesti in sede comunitaria e internazionale hanno spinto l'amministrazione degli esteri a suggerire agli uffici consolari procedure volte a limitare la presenza del connazionale presso l'ufficio ad una sola volta. Ad esempio è stata prevista la possibilità per il richiedente di trasmettere i documenti necessari per posta o tramite la rete consolare onoraria per consentire all'Ufficio emittente di anticipare l'istruttoria e di fissare l'appuntamento con l'interessato per la rilevazione delle impronte digitali e il rilascio a vista del documento solo allorquando tutte le verifiche sono state effettuate.
      Va inoltre rilevato che la visita all'ufficio consolare per il rilascio del passaporto è richiesta solo una volta ogni dieci anni e che il connazionale può chiedere il documento presso qualunque ufficio emittente, in Italia e all'estero, previa delega dell'ufficio competente per territorio.
      Ciascun ufficio consolare è dotato di una postazione mobile per la rilevazione delle impronte digitali al di fuori dell'ufficio consolare, che può essere utilizzata da ciascuna sede per l'organizzazione di appositi viaggi di servizio nei limiti delle risorse umane e finanziarie disponibili.
      L'Ambasciata a Madrid, pur ritenendo interessante l'ipotesi della presenza periodica di un funzionario consolare presso le Canarie e le Baleari, ha fatto presente che le attuali condizioni di bilancio e la limitatezza delle risorse umane a disposizione non consentono ad oggi la realizzazione di tale servizio.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.


      GRIMOLDI e MERONI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          in data 18 dicembre 2011 si è verificato un caso di sottrazione di minore a Vimercate (MB);
          come riportato dalla stampa in data 22 dicembre 2011, Kharat Mohammed, 25 anni, ha informato la moglie Alice Rossini, con un sms inviato il 19 dicembre 2011 (e localizzato a Damasco in Siria), di aver rapito la figlioletta di 21 mesi, Houda Emma, e di essere intenzionato a non riportarla più in Italia;
          l'uomo, assente dal lavoro ufficialmente per malattia, è stato denunciato per sottrazione di minore ai carabinieri di Vimercate ed è ricercato dall'Interpol;
          una donna, Sabrina Colnaghi, di Cornate d'Adda (MB), si sarebbe imbarcata con padre e figlia (forse, inconsapevolmente, nei panni della vera mamma) e con loro avrebbe compiuto la prima e unica tappa nota del viaggio: Milano/Malpensa-Atene;
          da quel momento dei tre non si sa più nulla e non è chiaro se e come abbiano proseguito il viaggio diretti a Damasco;
          peraltro, non è certo che a spedire l'sms dalla Siria sia stato Kharat e non, invece, un amico  –:
          se il Ministro sia a conoscenza della grave situazione e se non intenda utilizzare tutti i mezzi diplomatici e non in suo possesso per chiudere positivamente questa drammatica vicenda. (4-14538)

      Risposta. — Il Ministero degli esteri, in stretto raccordo con l'Ambasciata d'Italia a Damasco, ha seguito sin dall'inizio e con il massimo impegno la vicenda della bambina, nata a Vimercate il 20 marzo 2010, figlia della cittadina italiana Alice Rossini e del cittadino siriano Mohamed Kharat – sottratta da quest'ultimo in data 18 dicembre 2011 e condotta all'estero – e ad oggi irreperibile.
      La Siria non aderisce alla Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, che vincola i Paesi aderenti a rispettare le procedure, i termini e le competenze istituzionali in essa previsti. In questo quadro, l'operato della Farnesina e dell'Ambasciata a Damasco si sostanzia nel prestare ogni possibile assistenza al connazionale che ha subito la sottrazione e nell'intervenire presso le competenti Autorità locali per sensibilizzarle sul diritto del minore a non essere sradicato dal suo contesto di residenza abituale, facendo leva sui principi generali sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989.
      Il 19 dicembre 2011 l'Ambasciata d'Italia a Damasco veniva informata dal legale della signora Rossini, madre della piccola Emma Huda, dell'avvenuta sottrazione della bambina ad opera del padre.
      L'Ambasciata forniva al legale della connazionale tutte le informazioni utili, assicurando l'assistenza
in loco sotto ogni profilo, anche logistico. La nostra rappresentanza diplomatica suggeriva, inoltre, al legale della signora di contattare quanto prima un avvocato locale, fornendo contestualmente il nominativo di un legale già noto alla sede specializzato nella trattazione di casi simili.
      Il giorno successivo l'Ambasciata d'Italia a Damasco inoltrava una prima nota verbale al Ministero degli affari esteri e degli espatriati della Repubblica Araba Siriana, informando dettagliatamente del caso e invitando all'ulteriore segnalazione del nominativo del signor Kharat e della bambina alle autorità competenti di frontiera e di Polizia. In pari data, provvedeva inoltre a diramare informazioni sulla vicenda a tutte le sedi – Ambasciate e Consolati d'Italia – dei Paesi limitrofi (ben 20). Il 22 dicembre 2011, l'Ambasciata inoltrava una seconda nota verbale al medesimo Ministero fornendo ulteriori dettagli sul caso e chiedendone ancora la segnalazione alle competenti autorità locali. L'Ambasciatore in persona segnalava la vicenda in occasione di un colloquio con il capo del protocollo siriano.
      L'Ambasciata coglieva quindi l'occasione per rinnovare alla connazionale la massima disponibilità all'assistenza e proseguiva, comunque, nell'opera di predisposizione di ogni sostegno possibile, sia legale sia logistico, nell'eventualità di un suo viaggio in Siria. La nostra rappresentanza, in particolare, d'intesa con l'avvocato di riferimento della sede, illustrava al legale della signora Rossini la linea di condotta giuridicamente più idonea da seguire in Siria, precisando che la presenza in quel Paese della signora, ai sensi della normativa locale, era necessaria ai fini dell'avvio di ogni procedura giudiziale. Infine, l'Ambasciata chiedeva l'invio di copia di documenti e/o fotografie del signor Kharat e della bimba che potessero agevolare le ricerche in loco, ulteriori indicazioni venivano fornite al legale della madre anche dal Ministero degli esteri.
      Il 17 gennaio 2012, il legale della signora Rossini, raccogliendo il suggerimento dell'Ambasciata, informava di essere in procinto di recarsi in Siria per l'avvio delle procedure giudiziarie indicate e forniva i documenti in precedenza richiesti. L'Ambasciata rinnovava la massima disponibilità ad assistere l'avvocato e la connazionale in territorio siriano sia quanto all'organizzazione del viaggio che per l'alloggio e gli spostamenti
in loco, di concerto con l'avvocato siriano di riferimento della sede.
      Il 19 gennaio 2012, l'Ambasciatore a Damasco incontrava il Direttore degli affari consolari del Mae siriano Majd Eldeen Nashed, con il quale approfondiva il caso della piccola Emma; nell'occasione, l'Ambasciatore consegnava
brevi manu un dossier completo sul caso, accompagnato da un Aide Memoire, sollecitando le Autorità siriane, data l'urgenza e la problematicità, a fornire ogni possibile assistenza. Il 23 gennaio 2012 l'Ambasciata inoltrava una terza nota verbale al Ministero degli affari esteri siriano, corredata da ulteriore documentazione a sostegno delle ricerche in loco della piccola. Inoltre, grazie alla documentazione raccolta, il legale di riferimento dell'Ambasciata iniziava ricerche più mirate nella zona di Aleppo, città di origine del signor Kharat. Infine, il personale dell'Ambasciata a Damasco assisteva la signora Rossini ed il suo legale italiano in occasione della visita in Siria (29 gennaio 2012), assicurando l'organizzazione logistica (viaggio, trasporti e alloggio in loco) e lo svolgimento dei colloqui con l'avvocato di riferimento siriano per puntualizzare la strategia legale.
      Sono state altresì convocate presso la Farnesina diverse riunioni della
Task Force interministeriale sulla sottrazione internazionale di minori composta da rappresentanti del Mae, del Ministero della giustizia e dell'interno per assicurare lo scambio di informazioni sulla vicenda. L'ultima riunione ha avuto luogo nel mese di aprile.
      Il Ministero degli affari esteri continua a mantenere contatti con la connazionale per il tramite del suo legale e con le altre istituzioni – Ministero dell'interno,
Interpol, Ministero della giustizia – a diverso titolo coinvolte nella vicenda. Il caso continuerà ad essere seguito incessantemente e con la massima attenzione dalla Farnesina ed in collaborazione con tutte le istituzioni coinvolte nell'attività di ricerca della piccola Emma.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.


       LAGANÀ FORTUGNO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la decisione operativa, assunta recentemente da Trenitalia, di sopprimere a partire dal prossimo 12 dicembre, ben 21 convogli a lunga percorrenza che assicurano i collegamenti tra il Nord ed il Sud del nostro Paese, ed in particolare con la Calabria, rappresenta un danno incalcolabile per le decine di migliaia di persone che si spostano in treno, non potendosi permettere i costi, generalmente molto più esosi del trasporto aereo; in buona sostanza scompaiono tutti i treni notturni per Roma, Torino, Milano, Bolzano e Venezia;
          tutto questo non fa che penalizzare ulteriormente le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, e in particolare la Calabria, aggravando la condizione di isolamento che da sempre caratterizza quest'ultima rispetto ad altre aree nazionali più fortunate; infatti, già da tempo erano stati completamente soppressi i collegamenti ferroviari lungo la dorsale ionica, costringendo la Locride ad una condizione di marginalità indegna per un paese civile;
          l'aspetto ancora più grave è che questa decisione diventerà operativa proprio in concomitanza con il periodo natalizio, penalizzando dunque fortemente l'utenza calabrese e meridionale in generale in un momento in cui la domanda di mobilità sulle tratte Nord-Sud è altissima; ci si chiede, pertanto, come faranno migliaia e migliaia di emigrati meridionali a ricongiungersi alle proprie famiglie in un quadro di situazione così fortemente penalizzato dalla crisi economico-finanziaria, che in questi ultimi giorni ha raggiunto un livello di inaudita gravità; non vanno sottaciuti, peraltro, anche i rischi ed il disagio che saranno vissuti, in conseguenza dei tagli, dai dipendenti di Trenitalia, che attraverso le organizzazioni sindacali, hanno più volte manifestato le proprie difficoltà ed il proprio dissenso;
          è possibile che solo i vertici e l'amministratore delegato dell'azienda, che peraltro ne ha tessuto le lodi, evidenziando le floride condizioni in cui versa la relativa cassa, non dimostrino di conoscere questa grave situazione  –:
          quali provvedimenti intenda adottare in seguito alle decisioni di Trenitalia, al fine sia di non penalizzare ulteriormente i collegamenti ferroviari Nord-Sud e la relativa utenza, sia il personale dipendente della stessa azienda. (4-13876)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
      Come è noto, nell'ambito del trasporto ferroviario, il «Servizio Universale», teso a garantire il diritto alla mobilità, comprende quei treni di media/lunga percorrenza, di cui fanno parte quelli della Sicilia e buona parte di quelli della Calabria, che per poter essere effettuati necessitano di una contribuzione pubblica, definita nell'ambito di un contratto di servizio nazionale, in quanto presentano un conto economico negativo.
      L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio pubblico, sottoscritto tra Trenitalia, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministero dell'economia e delle finanze, valido per il 2009-2014, garantisce i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collocate nel sud del Paese con il territorio nazionale, caratterizzati da una domanda particolarmente debole e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi.
      In attesa di una eventuale riperimetrazione dei servizi contribuiti, il vettore ferroviario ha ritenuto di tener conto delle perdite evidenziate nell'ultimo periodo, che si attestano a circa 134 milioni di euro per l'anno 2011.
      In tale ottica, ferme restando le tratte servite, che costituiscono elemento imprescindibile del servizio universale, si è reso necessario procedere ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti.
      Ciò si è tradotto in una riduzione della percorrenza dei treni notte da e per la Sicilia, che ovviamente servono anche le stazioni della Calabria tirrenica, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei, ma senza pregiudicare la possibilità, da parte dell'utenza, di raggiungere le destinazioni finali.
      Infatti, si è comunque provveduto ad assicurare il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese, con l'attestamento a Roma dei treni notturni della Sicilia da e per il Nord Italia e con proseguimento del viaggio in alta velocità ad una speciale tariffa per l'utenza calabrese e siciliana senza, tuttavia, pregiudicare i tempi complessivi di percorrenza.
      Sono stati soppressi, altresì, i collegamenti notturni periodici, effettuati, cioè, solo in alcuni giorni o brevi periodi dell'anno.
      In particolare, per quanto concerne la fascia ionica della Calabria, il suddetto programma di riorganizzazione ha comportato la soppressione della coppia di
intercity notte Milano-Bari-Reggio Calabria e viceversa via ionica (con sezione da e per Torino), che presentava frequentazioni estremamente basse.
      La coppia di
intercity diurni Crotone-Milano (e viceversa), analogamente a quanto previsto per gli altri collegamenti di «Servizio Universale» che percorrono la direttrice adriatica, è stata, invece, attestata a Bologna, da dove è possibile proseguire con interscambio per le destinazioni finali del nord, mentre la tratta Crotone-Taranto e viceversa viene effettuata con autobus.
      Per quanto riguarda, invece, la fascia tirrenica in particolare, i collegamenti notturni tra Paola e Roma e viceversa, l'offerta attuale prevede 3 treni espressi notte.
      A questi si aggiungono, in ogni caso, i collegamenti giornalieri diurni costituiti da 1 coppia di
eurostar/alta velocità «Frecciargento», 2 coppie di eurostar e 6 coppie di intercity.
      Esistono, peraltro, ulteriori soluzioni di viaggio attraverso interscambio con i servizi alta velocità nelle stazioni di Napoli o Salerno.
      Questo Governo, ben consapevole dei disagi dei cittadini calabresi, nell'ambito dell'aggiornamento del secondo periodo contrattuale – anni 2012-2014 – sta provvedendo alla revisione dell'offerta attraverso una valutazione tecnica finalizzata, tra l'altro, alla possibilità di realizzare un collegamento diretto su Milano dalla Sicilia ed uno, sempre su Milano, dalla Calabria, a partire dai prossimi mesi. La nuova proposta di rimodulazione del perimetro di offerta del contratto di servizio, da rendere eventualmente operativa gradualmente fino a completa applicazione con il cambio orario del prossimo 12 giugno 2012, è attualmente in fase di valutazione presso i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
      Si fa presente, tuttavia, che la predetta rimodulazione e l'eventuale successiva riperimetrazione dei servizi dovranno avvenire in assenza di risorse ulteriori, considerato che la legge di stabilità n.  183 del 12 novembre 2011 ha assegnato al contratto di servizio lo stesso stanziamento disposto per il 2011.
      Si comunica, inoltre, che l'evolversi della situazione verrà costantemente monitorata considerato che il tema della mobilità è oggetto di particolare attenzione da parte di questo Governo.
      In relazione ai riflessi sul piano occupazionale, si segnala che la razionalizzazione del servizio «notte» ha generato circa 1.700 esuberi, 900 tra il personale di Trenitalia ed oltre 800 tra i dipendenti delle ditte che fornivano i servizi di accompagnamento notte in regime di appalto o subappalto.
      Per i 900 dipendenti di Trenitalia, sono state individuate le azioni di ricollocazione all'interno del gruppo, che hanno consentito di risolvere completamente la problematica.
      Per quanto riguarda gli oltre 800 dipendenti delle ditte in appalto, 182 erano impiegati presso l'azienda
Wasteels, che svolgeva prevalentemente servizi di accompagnamento notte su tratte internazionali e 483 presso l'azienda Servirail, che svolgeva servizi accompagnamento notte su tratte nazionali.
      Relativamente agli 86 lavoratori di rail service Italia (Rsi), il gruppo ferrovie dello Stato pur confermando la volontà di individuare una soluzione nei loro confronti, precisa che tale vicenda è riferibile esclusivamente al preesistente stato di crisi dell'azienda Rsi, non essendo stata determinata dalla contrazione dell'offerta commerciale sul segmento «notte». Il rimanente personale è riconducibile ai servizi subappaltati.
      Nel corso di una riunione svoltasi il 12 dicembre 2011, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha sollecitato le parti a formalizzare le procedure di cambio appalto con la nuova ditta affidataria in via provvisoria del servizio, al fine di definire il numero dei lavoratori che verranno assunti in virtù della clausola sociale e per determinare con precisione il numero degli esuberi a cui potranno eventualmente applicarsi trattamenti di sostegno al reddito, anche in deroga.
      Accogliendo l'invito del Ministero del lavoro, il gruppo Ferrovie dello Stato ha promosso e partecipato, presso l'unione degli industriali di Roma, ad un incontro tra le aziende interessate alla successione di appalto e le organizzazioni sindacali, al fine di favorire una soluzione alla crisi occupazionale. Nel corso di tale incontro, la ditta appaltatrice
Angel Service Srl ha quantificato in circa 320 unità il bacino dei lavoratori interessati dal passaggio di attività, per cui tali lavoratori vanno sottratti dal numero complessivo degli oltre 800 esuberi.
      Ferrovie dello Stato italiane ha comunque fin dall'inizio dichiarato di voler garantire, entro i prossimi 24 mesi e nell'ambito dei servizi affidati in appalto, la progressiva ricollocazione dell'eventuale personale che non troverà utile collocazione nell'appalto del servizio di accompagnamento notte. Tale termine, potrebbe tuttavia essere ridotto in considerazione delle diverse peculiarità territoriali.
      Un impegno in tal senso è stato già raggiunto il 30 dicembre 2011 nella Regione Lombardia dove hanno trovato soluzione occupazionale 152 lavoratori.
      Per quanto riguarda, invece, il personale operante nelle regioni Sicilia, Lazio, Piemonte e Veneto si stanno cercando soluzioni simili a quelle già individuate in Lombardia; nell'immediato, sono stati fissati incontri con i rappresentanti della regione Veneto e con i rappresentanti della regione Sicilia.
      Il percorso sopra individuato ha trovato il sostegno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che ha dichiarato la sua disponibilità a valutare l'applicazione delle misure di sostegno al reddito in favore dei lavoratori interessati, con le modalità e nei limiti previsti dalla normativa vigente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      LO MORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nell'ottobre 2008, avendo raccolto sul territorio l'esigenza di uno svincolo autostradale con accesso diretto all'area industriale di Lamezia Terme, l'interrogante ha richiesto all'Anas spa che l'opera venisse valutata e inserita tra le priorità infrastrutturali per la Calabria nell'ambito della programmazione degli interventi previsti da Governo, Anas spa e regione, in coerenza con una logica di sviluppo nazionale e regionale finalizzata a valorizzare le potenzialità di attrazione produttiva e le infrastrutture logistiche presenti nell'area lametina in un'ottica di integrazione funzionale con il porto internazionale di Gioia Tauro;
          le motivazioni di tali sollecitazioni sono tuttora valide e largamente condivise. La realizzazione dello svincolo, infatti, consentirebbe di eliminare considerevoli quote di traffico pesante dalla strada statale 18 nel tratto Sant'Eufemia Lamezia-Ponte dell'Angitola, legate anche agli importanti insediamenti turistici presenti nella zona, che determinano attualmente gravi pericoli per la sicurezza dei mezzi e delle persone testimoniati dai numerosi incidenti stradali, purtroppo anche mortali, che si sono verificati lungo la strada statale 18 nel corso degli anni, nonché di mitigare, mediante la riduzione dei tempi di percorrenza, l'impatto sul territorio delle centinaia di veicoli pesanti che quotidianamente transitano da e per l'area industriale per servizi offerti alle aziende insediate ed anche alle infrastrutture a carattere sovracomunale presenti nell'area;
          con nota del 6 agosto 2009 il presidente Anas spa, ingegner Pietro Ciucci, nel riscontrare la missiva dell'interrogante, comunicava l'avvio da parte dell'ente di uno studio di fattibilità tecnica per la realizzazione dello svincolo autostradale A3 SA/RC per l'accesso diretto all'area industriale di Lamezia Terme, sottolineando che la collocazione di un nuovo svincolo, in posizione baricentrica rispetto agli svincoli di Lamezia Terme e Pizzo Calabro, rappresentava una soluzione progettuale di indubbia valenza per il futuro sviluppo socio-economico del territorio lametino e per l'espansione dell'area industriale di Lamezia Terme;
          nel settembre 2009, nel corso di un incontro a Lamezia Terme, il condirettore generale dell'Anas spa, Stefano Granati, nell'evidenziare il giudizio positivo espresso sul progetto dal presidente Ciucci, confermava che l'ente stava affrontando e valutando il progetto sia in termini tecnici che di fattibilità finanziaria;
          nell'agosto 2010 Anas spa ha bandito l'appalto per i lavori di ammodernamento ed adeguamento del tratto autostradale della SA/RC compreso tra il chilometro 320 + 164 (svincolo di Lamezia Terme) ed il chilometro 331 + 400 (ponte sul torrente Rendace in comune di Curinga) per un importo complessivo di circa 88 milioni di euro, di cui 81,6 per lavori e 6,4 per oneri relativi alla sicurezza;
          nei lavori appaltati, che riguardano anche l'area interessata dallo svincolo ipotizzato per l'accesso diretto all'area industriale, non è prevista la realizzazione dell'infrastruttura. Diventa perciò necessario decidere in via definitiva il da farsi, per evitare di dover reintervenire sulla stessa area per realizzare un'opera che sarebbe molto più conveniente ed opportuno eseguire contestualmente ai lavori già appaltati  –:
          se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra riferito;
          se lo studio di fattibilità tecnica per la realizzazione dello svincolo autostradale A3 SA/RC per l'accesso diretto all'area industriale di Lamezia Terme sia stato ultimato e con quali risultati;
          se e come si ritenga di intervenire per consentire la progettazione e la realizzazione dell'opera prima del completamento dei lavori appaltati dall'ANAS sullo stesso tratto autostradale. (4-14114)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
      Lo studio di fattibilità tecnica, finalizzato alla realizzazione dello svincolo autostradale sulla A3 Salerno-Reggio Calabria per l'accesso diretto all'area industriale di Lamezia Terme, è ancora in corso presso la società Anas.
      Si evidenzia che se il predetto studio fornirà un riscontro positivo, soprattutto in termini di costi/benefici, l'Anas provvederà alla stesura del progetto preliminare e alla richiesta della copertura finanziaria per l'appalto dei lavori.
      Per quanto riguarda, invece, l'inserimento del nuovo svincolo all'interno dei lavori in corso di esecuzione nel tratto in questione, si segnala che i tempi tecnici e quelli di acquisizione dei pareri degli Enti preposti alla tutela del territorio rendono di difficile attuazione tale ipotesi. Ciò in quanto i lavori attualmente in corso riguardano il completamento degli interventi relativi ad un contratto rescisso con il consorzio appaltatori riuniti Scarl e riappaltati, in data 3 novembre 2011, all'impresa Ati Carena-Sposato, con una previsione di ultimazione al 1° novembre 2013.
      Inoltre, si evidenzia che il nuovo svincolo non è ancora definito progettualmente e che nel progetto originario dell'A3 SA-RC tale svincolo non era previsto e, quindi, allo stato, privo di adeguata copertura finanziaria.
      Si segnala, infine, che l'accesso all'area industriale è, comunque, garantito dallo svincolo di Lamezia Terme situato al km. 320+000 dell'A3 Salerno-Reggio Calabria.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      MARINELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          si sono verificati diversi casi riguardanti lavoratori che hanno aderito alla proposta dell'azienda di cui erano dipendenti di esodo incentivato legato alla riduzione del personale (consistente in un accordo tra le parti assolutamente volontario) concordando quindi la parte economica fino al raggiungimento dei 40 anni di servizio per l'accesso alla pensione, comprensivo del periodo delle finestre trimestrali;
          da notizie di stampa riguardanti la preannunciata riforma in materia previdenziale che, anche su esplicita richiesta dall'Europa, il Governo recentemente insediatosi si prepara ad approntare, si apprende che tra le varie modifiche vi sarebbe il probabile allungamento del periodo per l'accesso alla pensione, che penalizzerebbe gravemente i lavoratori che hanno aderito alla formula dell'esodo incentivato;
          questi ultimi, infatti, essendo giunti o prossimi al raggiungimento del requisito anagrafico e contributivo per il pensionamento, si trovano nella paradossale e grave situazione di non percepire alcuna forma di reddito e comunque, con un'età piuttosto avanzata, si ritroverebbero davanti ad enormi difficoltà nella conduzione quotidiana della famiglia o alla ricerca di un nuovo lavoro;
          tale situazione, causata dal prolungamento delle finestre previdenziali risulterebbe ancora più difficile con l'allungamento dell'età pensionabile  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda assumere, anche ove possibile, con effetti retroattivi, al fine di salvaguardare i lavoratori che hanno aderito all'esodo incentivato legato alla riduzione del personale da parte della azienda di cui erano dipendenti che, in caso di allungamento dell'età pensionabile, si troverebbero senza stipendio e senza pensione. (4-14146)

      Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede di conoscere quali misure si intendano adottare per salvaguardare i lavoratori che, avendo aderito ad un accordo di esodo incentivato, si trovino privi di reddito in seguito alla riforma dei requisiti di accesso al sistema pensionistico introdotta dal decreto-legge n.  201 del 2011.
      In proposito, si evidenzia che la categoria dei cosiddetti «esodati» rientra nella più ampia platea dei lavoratori per cui è ammessa, a talune condizioni normativamente stabilite, una deroga all'applicazione della nuova disciplina in materia previdenziale di cui all'articolo 24 del decreto-legge n.  201 del 2011.
      Più nello specifico, ai sensi dell'articolo 6, comma 2-
ter, del decreto-legge n.  216 del 2011, intervenuto successivamente ad apportare alcune integrazioni alle originarie previsioni di cui al citato articolo 24, tale categoria comprende coloro il cui rapporto di lavoro si è risolto entro il 31 dicembre 2011 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile o di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale.
      La deroga opera a condizione che la data di cessazione del rapporto di lavoro sia desumibile da elementi certi e oggettivi, quali le comunicazioni obbligatorie agli ispettorati del lavoro o a soggetti equipollenti, e a patto che il lavoratore sia in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, in base alla disciplina previgente, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento pensionistico entro un periodo non superiore a 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n.  201 del 2011.
      Il comma 14 dell'articolo 24 del medesimo decreto-legge n.  201 del 2011, stabilisce, tuttavia, che la tutela di tali categorie di lavoratori avvenga nei limiti delle risorse stabilite e sulla base dei criteri richiamati al comma 15 dello stesso articolo 24.
      In seguito alle disposizioni introdotte dal decreto-legge n.  216 del 2011, le risorse destinate al finanziamento dei trattamenti di cui sopra sono state portate da 240 a 245 milioni di euro per il 2013 e da 630 a 635 milioni di euro al 2014 ed è stata inserita una clausola di salvaguardia che prevede che le ulteriori domande, relative ai soggetti inclusi tra i beneficiari delle misure di cui all'articolo 6, comma 2-
ter, del decreto-legge n.  216 del 2011, potranno essere prese in considerazione dagli enti previdenziali, in deroga a quanto previsto dal comma 15 dell'articolo 24 del decreto-legge n.  201 del 2011, solo a condizione che, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sia stabilito un incremento delle aliquote contributive non pensionistiche a carico di tutti i datori di lavoro del settore privato dovute alla gestione di cui all'articolo 24 della legge 9 marzo 1989, n.  88, considerando prioritariamente i contributi per disoccupazione e in ogni caso escludendo il contributo al Fondo di garanzia per il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2 della legge 29 maggio 1982, n.  297, e successive modificazioni, nonché il contributo di cui all'articolo 25, quarto comma, della legge 21 dicembre 1978, n.  845.
      Al fine di definire con precisione la platea dei soggetti ammessi al godimento della salvaguardia e i relativi oneri nonché l'entità e i mezzi attraverso i quali fronteggiare eventuali maggiori spese rispetto a quelle originariamente preventivate, il 3 aprile del 2012, è stato aperto presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un tavolo tecnico permanente tra i Ministeri del lavoro, dell'economia – Ragioneria generale dello Stato e l'Inps, con il compito di fornire al Ministro del lavoro le indicazioni utili ad emanare il previsto decreto interministeriale lavoro economia entro il termine del 30 giugno 2012, fissato dalla legge.
      In conclusione, si osserva che la questione posta dall'interrogante, che già ha trovato in parte soluzione in seguito all'entrata in vigore del decreto-legge n.  216 del 2011, è attualmente oggetto di ulteriori approfondimenti nell'ambito del tavolo tecnico sopra citato.

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.


      MIGLIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          il 22 luglio 2010 il CIPE ha approvato il progetto definitivo della bretella Campocagnano-Sassuolo: il quadro economico dell'infrastruttura che ammonta a 506 milioni di euro, prevede un finanziamento pubblico di 234,6 milioni di euro;
          il collegamento Campocagnano-Sassuolo è atteso da lungo tempo; è compreso nel piano strategico delle infrastrutture di carattere nazionale previsto nell'intesa sottoscritta dal Governo e dalla regione Emilia-Romagna già dal 2003;
          il progetto definitivo, compreso la procedura di valutazione di impatto ambientale è stato approvato da ANAS già dal 2005;
          nel marzo 2008 il CIPE ha deliberato l'approvazione – in via programmatica – dell'opera;
          nel marzo 2009 la conferenza di servizi ha trasmesso ai Ministeri il proprio parere favorevole;
          il progetto e l'intervento prevede il prolungamento dell'autostrada A22 dall'innesto sull'Autosole alla pedemontana e la realizzazione di due assi secondari di collegamento alla tangenziale di Modena e alla tangenziale di Rubiera;
          è trascorso quasi un anno dalla delibera del CIPE cui è seguito il via libera dal consiglio di amministrazione dell'ANAS al bando di gara per l'affidamento in concessione dell'attività di progettazione, realizzazione e gestione dell'infrastruttura, ma a tutt'oggi non si è potuto procedere in quanto non sarebbe stata ancora verificata l'effettiva disponibilità delle risorse da parte della Corte dei conti. Ciò genera grande preoccupazione nelle istituzioni modenesi che da anni attendono la realizzazione di questa infrastruttura  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di questi ritardi e se intenda assumere ogni utile iniziativa di competenza riconfermando così gli impegni assunti con la delibera del CIPE del luglio 2010 che prevedevano la disponibilità di 234,6 milioni di euro di finanziamento pubblico indispensabili per la pubblicazione del bando e la realizzazione dell'opera.
(4-12508)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti interventi di risposta.
      Il progetto definitivo e il piano finanziario relativi alla realizzazione della bretella Campogalliano-Sassuolo sono stati approvati dal Cipe in data 22 luglio 2010.
      Il 3 dicembre 2010, è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale il bando di gara per l'individuazione del concessionario dell'infrastruttura ai sensi dell'articolo 143 e seguenti del decreto legislativo n.  163 del 2006. Alla data del 25 gennaio 2011, termine ultimo per la presentazione delle richieste di prequalifica alla gara, sono state presentate otto domande.
      In data 10 e 11 gennaio 2012 sono state pubblicate sulla
Gazzetta ufficiale le delibere Cipe n.  52 del 3 agosto 2011 e n.  62 del 22 luglio 2010, con le quali è stato approvato, con prescrizioni, il progetto definitivo e lo schema di convenzione del raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo.
      Il 1° febbraio 2012, la società Anas ha inviato le lettere di invito alla gara agli otto concorrenti prequalificati per l'affidamento in concessione, mediante
project financing, delle attività di progettazione, realizzazione e successiva gestione del citato collegamento autostradale.
      Si fa presente, infine, che il termine utile per la presentazione delle offerte è stato fissato al 24 aprile 2012.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          l'Asia risulta essere il continente in cui i diritti umani e la libertà di religione sembrano più soggetti a limitazioni e provvedimenti repressivi, in particolare nella Repubblica popolare cinese, malgrado il fatto che l'articolo 36 della sua Costituzione preveda la libertà di credenza religiosa; le autorità governative, infatti, cercano di limitare le pratiche religiose ad organizzazioni approvate dal governo e a luoghi di culto registrati, e di controllare lo sviluppo dei gruppi religiosi;
          da anni, a livello internazionale, si segue con particolare attenzione la situazione dei diritti umani in Cina, denunciandone puntualmente i singoli casi di violazione delle libertà fondamentali e dei diritti individuali, ma anche le dure sentenze imposte ai dissidenti politici, la persecuzione delle minoranze religiose, la non ratifica delle convenzioni internazionali sui diritti umani dell'ONU;
          come si apprende ancora da notizie di stampa, continua a essere pericoloso essere cristiani e vivere in Cina; infatti, secondo quanto denuncia ChinAid (un'associazione che si batte per la libertà religiosa in Cina), nel 2011 la repressione sui cristiani e le diverse chiese in Cina, da parte dello Stato, è peggiorata in maniera significativa. Prendendo in esame il numero totale di casi di persecuzione, di persone fisiche perseguitate, di persone arrestate e i casi di abuso, tra il 2010 e il 2011 si rileva un'impennata del 42,5 per cento di tali episodi anti-cristiani;
          stessa sorte investe da sempre anche l'antichissima pratica spirituale cinese, nota come Falun Dafa o Falun Gong; il potente partito comunista, infatti, continua a ostacolarne la pratica con metodi persecutori efferati e a non consentire la diffusione della sua cultura e tradizione pacifica, malgrado non rappresenti in alcun modo un movimento politico  –:
          se non ritenga di voler promuovere e ottenere, sia nell'ambito dei rapporti bilaterali in caso di stipula di accordi, sia in quello dell'Unione europea, la ferma condanna dei duri trattamenti e delle persecuzioni perpetrate dalle autorità cinesi, sia nei confronti dei cristiani sia dei tanti seguaci di pratiche spirituali difformi da ideologie. (4-15617)

      Risposta. — L'Italia e la Cina hanno istituito un «partenariato strategico» dal 2004, all'interno del quale, in uno spirito di mutuo rispetto, amicizia e franchezza, si discute al più alto livello di tutte le tematiche dell'agenda globale e bilaterale.
      Nei suoi contatti con le Autorità del Paese competenti in materia di politica religiosa, l'Ambasciatore d'Italia a Pechino solleva regolarmente la questione dei fedeli, cristiani e non, ribadendo la forte attenzione del Governo italiano nei confronti dei loro comportamenti e situazioni che rischiano di essere finanche incompatibili con lo spirito della Costituzione della Repubblica popolare il cui dettato riconosce, all'articolo 36, la libertà di credo. Il tema del rispetto dei diritti umani è stato altresì affrontato in occasione della recente visita in Cina del signor Presidente del Consiglio, Mario Monti, il quale ha ottenuto rassicurazioni dal Primo Ministro del Consiglio di Stato,
Wen Jiabao, circa le intenzioni del proprio Governo di progredire sul sentiero delle riforme.
      Anche in seno al concerto europeo vi è notevole sensibilità e si registra assiduamente un attivo ruolo italiano. L'ultima occasione è stata nel corso del XIV vertice tra l'Unione e la Cina tenutosi a Pechino il 14 febbraio 2012, anche su sollecitazione italiana, il Presidente Van Rompuy ha sollevato nei colloqui con Wen Jiabao la questione della libertà religiosa e dei diritti dell'uomo.
      Anche in occasione della riunione informale dei Ministri degli esteri della Ue del 9 marzo 2012, il Ministro Terzi ha attirato l'attenzione degli Stati membri sulla necessità di intensificare gli sforzi nel campo della tutela della libertà di religione e della protezione delle minoranze religiose, chiedendo specificamente che tale tema venga posto al centro dell'azione europea, anche attraverso l'elaborazione di apposite «linee-guida», e che a tali programmi siano assicurati adeguati stanziamenti finanziari.
      In ambito onusiano, infine, l'Italia ha contribuito all'adozione della risoluzione contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa, promossa dall'Unione europea e adottata dall'Assemblea generale nel dicembre 2011. Grazie all'azione dell'Italia infatti, la risoluzione postula il dovere in capo a ogni Stato di esercitare la massima vigilanza per prevenire gli episodi di violenza contro gli appartenenti a minoranze religiose e punirne i responsabili. Un'analoga risoluzione – per la quale si rileva il medesimo apporto italiano – è stata adottata dal Consiglio diritti umani nella sua diciannovesima sessione, del marzo 2012.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.


      PORFIDIA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          l'istituto italiano per l'Africa e l'Oriente (o IsIAO), è un ente pubblico non economico, posto sotto la sorveglianza del Ministero degli affari esteri, a base associativa (circa 300 soci) nato nel 1995 dalla fusione dell'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), fondato nel 1933 da Giovanni Gentile e Giuseppe Tucci, con l'Istituto italo-africano (IIA), fondato nel 1906;
          l'IsIAO opera attivamente nel campo della promozione culturale fra l'Italia e i Paesi dell'Africa e dell'Asia. Ha costituito centri di studio e di ricerca, organizzato mostre e conferenze, patrocinato convegni e seminari specialistici, edito riviste e pubblicazioni di riconosciuto valore accademico, istituito, sin dagli anni ’50, corsi di lingue e culture africane e orientali, restaurato siti prestigiosi (quali Persepoli in Iran) e avviato programmi di cooperazione nel campo della conservazione e restauro, sottoscritto convenzioni e gemellaggi con analoghi enti accademici e università sia italiani che stranieri, realizzando tutto ciò con il concorso dei suoi soci e di un gran numero di esperti e docenti di formazione orientalistica e africanistica. Inoltre, al fine di promuovere e coordinare attività scientifiche internazionali, si avvale di una rete di oltre 120 accordi e convenzioni in Italia e all'estero con università, Ministeri, accademie ed enti di ricerca;
          il contributo di carattere scientifico che l'Istituto ha recato – e reca tuttora – a una più diffusa conoscenza dei vari aspetti (storici, linguistici, artistici, culturali, religiosi, e altro) delle civiltà affermatasi nel corso dei millenni nei Paesi dell'Africa e dell'Asia, testimonia un impegno e una dedizione costanti, nel solco della migliore tradizione della scuola africanistica e orientalistica italiana;
          IsIAO possiede, oltre alla sede centrale di Roma, 3 sezioni su territorio nazionale, a Milano, Ravenna e Fano, e 3 sezioni all'estero, Kyoto, Shanghai e Saidu Sharif; quest'ultima è operativa da oltre 50 anni soprattutto nel settore archeologico;
          attraverso il suo centro scavi e ricerche archeologiche e i suoi numerosi centri di ricerca (di bioarcheologia, lessicografia, e altro) l'istituto organizza, da più di cinquanta anni, missioni archeologiche, etnografiche ed etnolinguistiche. Esse sono attualmente operative in Afghanistan, Armenia, Cina, Giordania, Iran, Iraq, Kazakhstan, Mali, Nepal, Oman, Pakistan, Sudan, Tajikistan, Thailandia, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan, Yemen.  Costante, inoltre, è sempre stato l'impegno dell'Istituto nella valorizzazione e conservazione dei beni culturali in Asia e in Africa anche mediante progetti di cooperazione, tra i quali vale la pena menzionare la costituzione nella Repubblica popolare cinese del Centro per la conservazione e il restauro del patrimonio storico-culturale a Xi'an e del Sino-Italian Cooperation Training Center of Conservation and Restoration for Cultural Properties a Pechino;
          la biblioteca dell'IsIAO – che si articola in due sezioni, africana ed orientale – possiede circa duemilacinquecento testate periodiche (cinquecento correnti), raccolte rare e di pregio (manoscritti, xilografie, antiche edizioni, carte geografiche, raccolte fotografiche, e altro). Di singolare rilevanza sono, tra gli altri, il Fondo Tucci composto da circa venticinquemila volumi, tra cui un copioso manipolo di xilografie e manoscritti in lingua tibetana ed un ricco numero di testi in cinese della tradizione buddista; una collezione di microfilm riproducenti alcune raccolte di manoscritti tibetani cinesi provenienti dalle grotte di Dunhuang; il fondo Quaroni di carattere indologico ed il Fondo E. Dubbiosi composto di numerose opere manoscritte in arabo;
          la sezione africana della fototeca, ereditata dal Ministero delle colonie, comprende circa quattrocentomila stampe fotografiche e ventimila negativi. La sezione orientale include cinquecentomila foto prodotte nel corso delle missioni dell'Istituto. Circa dodicimila sono frutto delle spedizioni di Giuseppe Tucci nella regione himalayana, con foto uniche di monumenti tibetani non più esistenti;
          la cartoteca è ricca di tremila carte geografiche per un totale di quattordicimila fogli, ereditati dal servizio cartografico del Ministero delle colonie. La raccolta, che va dal penultimo decennio del XIX secolo alla prima metà del XX, è la più importante del genere in Italia e riguarda, in particolare Eritrea, Etiopia, Somalia e Libia;
          le collezioni orientali, di proprietà dell'Istituto e depositate nel Museo nazionale d'arte orientale «Giuseppe Tucci» a Roma, comprendono materiali rinvenuti nel corso delle campagne archeologiche. Importantissimi i reperti dell'arte del Gandhara. Le collezioni africanistiche, conservate dall'Istituto, comprendono opere di artisti italiani attivi nelle ex colonie, dipinti etiopici, sculture lignee, documenti e cimeli di esploratori, elementi di arredo, produzioni locali, materiali archeologici;
          l'IsIAO, tra le sue finalità più rilevanti, ha quelle di diffondere la conoscenza delle lingue e delle culture dei Paesi dell'Africa e dell'Oriente attraverso appositi corsi; corsi che vantano una lunga e consolidata tradizione. Già nel lontano 1934, l'IsMEO disponeva – sotto la presidenza di Giovanni Gentile e la vice-presidenza di Giuseppe Tucci – l'istituzione in Roma di un corso di cinese e di uno di giapponese. Da allora furono via via istituiti corsi di bengalico, urdu, hindi, persiano e altro e dal 1951 furono formalmente attivati i corsi pratici triennali di lingue e culture orientali e africane;
          sin da gli anni 1950 l'IsIAO ha avviato una intensa attività editoriale che ha prodotto sinora più di 500 titoli tra monografie edizioni critiche di manoscritti redatti in lingue orientali, rapporti di scavo atti di convegni e riviste;
          dal settembre 2008 è on-line il Media-Store dell'Istituto, in cui è possibile consultare ed acquistare tutti i libri del catalogo di IsIAO editore;
          nel corso della primavera del 2011 l'ente è stato toccato da un enorme buco di bilancio che ha portato a giugno all'annuncio del commissariamento, che è diventato effettivo solo a dicembre. Il Ministero degli affari esteri, organo vigilante, non riesce ancora a quantificare la cifra esatta, ma si parla di una somma che va da un milione e mezzo a tre milioni di euro;
          nel frattempo i dipendenti del prestigioso istituto (18 persone, impiegati i che hanno vinto un concorso pubblico) al quale fa capo anche il Museo nazionale d'arte orientale di Roma, sono stati lasciati senza stipendio e parrebbe senza chiare prospettive  –:
          quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per sanare la situazione occupazionale e salariale degli impiegati e per recuperare nel miglior modo possibile le funzioni dell'IsIAO, che a fronte della sempre maggiore globalizzazione di beni e conoscenze e visto l'impegno continuo dell'Italia in missioni internazionali in scenari afroasiatici, viene a ricoprire un ruolo fondamentale nell'ambito di studi e ricerche di settore.
(4-14744)

      Risposta. — In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di informazione. Appare opportuno innanzitutto sottolineare che, alla luce della nuova normativa introdotta la scorsa estate, la procedura di liquidazione coatta amministrativa a cui è stato sottoposto l'Isiao ha costituito un atto dovuto per l'amministrazione vigilante di fronte al grave disavanzo di bilancio dell'istituto.
      Tale misura non comporta nel modo più assoluto una rinuncia alla tutela e alle prospettive di valorizzazione del pregevole patrimonio culturale e delle preziose esperienze dell'Istituto. Nei numerosi incontri avuti dal Ministero degli esteri con il commissario liquidatore, si è sottolineata la volontà di individuare la formula più adeguata per salvaguardare l'ente, onde assicurarne la sostenibilità economica ed il rilancio delle attività, la cui vitalità ha inevitabilmente risentito delle sue condizioni finanziarie.
      Il provvedimento adottato non vuole costituire un'operazione di taglio di una voce di spesa, ma un'occasione per restituire ad un'istituzione prestigiosa e ricca di potenzialità, adeguatamente trasformata, il suo ruolo di punto di riferimento per due aree continentali di interesse cruciale nei nuovi scenari mondiali. È prematuro indicare quale forma potrà assumere questa nuova realtà, ma è certo che è con questo obiettivo strategico che la Farnesina ha operato sinora e continuerà a operare.
      Per quanto riguarda l'entità del disavanzo dell'ente dell'Isiao, esso ammontava, secondo l'ultimo consuntivo inviato all'amministrazione vigilante, relativo all'esercizio 2010, a 3.050.845,06 euro. La situazione debitoria dell'ente ha portato nel giugno del 2011 all'interruzione del fido bancario ed alla conseguente mancata corresponsione delle retribuzioni al personale dipendente. Nel mese successivo, il Ministero degli esteri ha avviato l’
iter per il decreto di commissariamento dall'Istituto in base a quanto disposto dall'articolo 15 comma 1 della legge n.  111 del 2011. Tale norma prevede, infatti, la liquidazione coatta amministrativa di tutti gli enti pubblici in dissesto finanziario ovvero insolventi verso i propri creditori, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze.
      A conferma dell'impegno del Ministero degli esteri a sostegno dell'Isiao, è stata istituita una
«Task force» interdirezionale per le attività di supporto alla procedura di liquidazione e per la verifica delle possibilità di ripristino di attività sostenibili nel tempo con nuove formule istituzionali.
      È opportuno, infine, rilevare che la procedura avviata fornisce maggiori garanzie ai lavoratori dell'Isiao, assicurandone il trasferimento presso altra amministrazione centrale o in un'eventuale agenzia, in linea con il dettato dell'articolo 15 comma 1 della legge n.  111 del 2011. L'opzione scelta è quella del trasferimento delle 18 unità di personale dell'istituto nei ruoli del Ministero degli affari esteri, attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Nella consapevolezza dell'intollerabile condizione in cui i dipendenti dell'Ente sono venuti a trovarsi, la Farnesina si è attivata, insieme al Ministero dell'economia e delle finanze, per una rapida finalizzazione del decreto.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Marta Dassù.


      ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la patente di guida civile ha una scadenza nel tempo, indicata sul documento stesso, stabilita in relazione alla categoria, all'età o fissata in un periodo delimitato dalla commissione medica locale;
          in caso di patente di guida scaduta non è consentito al titolare del documento condurre il veicolo;
          per il rinnovo della patente è necessaria la visita medica previo versamento su conto corrente postale apposito di una quota di 75 euro, la cui ricevuta va conservata per l'intero periodo di validità della patente stessa, e affrancatura della marca da bollo da 14,62 euro sulla modulistica da compilare;
          conseguito il rinnovo l'Amministrazione rilascia un foglio provvisorio da allegare al documento della patente di guida in attesa dell'arrivo di un bollino adesivo, a conferma della rinnovata validità da applicarsi sul documento, che viene spedito direttamente dal Ministero nell'arco di 30 o 40 giorni;
          l'applicazione di un bollino adesivo è prevista anche per la ridefinizione della residenza del titolare della patente di guida e per la comunicazione dell'avvenuta decurtazione del punteggio; nel periodo di validità del foglio provvisorio non è consentita la guida del veicolo al di fuori dei confini nazionali;
          da qualche tempo, però, risulta anche da una circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 9 marzo 2012, che l'erogazione del servizio di recapito dei tagliandi adesivi detto «postalizzazione» è sospeso a causa di forza maggiore e in mancanza di «assegnazione di nuove risorse»;
          nella medesima circolare è disposto che, nell'ipotesi di rinnovo del documento o di cambio di residenza, nel caso un utente ravvisi una urgente necessità di regolarizzare la patente di guida gli uffici debbano procedere all'emissione di un duplicato;
          si precisa nella medesima circolare che la produzione del duplicato comporta a carico dell'utente che ne ha fatto richiesta il pagamento degli «importi di diritti e tariffe previste dalla legislazione vigente»;
          l'utenza già colpita dal disagio, dopo aver versato delle somme non irrilevanti per la procedura di rinnovo della patente, si troverebbe a dover pagare ulteriori importi per delle mancanze non riconducibili ad essa  –:
          come mai presso il dipartimento non siano state stanziate le risorse necessarie per la copertura finanziaria per la spedizione dei tagliandi adesivi;
          se in alternativa alla produzione del duplicato non si possa consentire la stampa di tagliandi adesivi direttamente presso gli uffici della motorizzazione civile;
          posto che nelle ipotesi di disagi per l'Amministrazione sarebbe corretto disporre procedure straordinarie temporanee che non arrechino un maggiore onere a carico dell'utenza già colpita dal disagio, se, in deroga alla legislazione vigente, non sia possibile assumere iniziative anche normative per prevedere il pagamento a carico dell'Amministrazione di diritti e tariffe;      
          se il Ministro intenda definire un periodo di tempo entro il quale presumibilmente verranno meno i disagi, in considerazione del fatto che queste difficoltà, causate da una carenza di risorse economiche, possono comportare, invece, maggiori oneri per le casse pubbliche ed è, quindi, preferibile una immediata copertura finanziaria del capitolo di bilancio.
(4-15365)

      Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
      Il servizio di spedizione su tutto il territorio nazionale, relativo ai tagliandi per il rinnovo della patente, per l'annotazione dei trasferimenti di residenza sui documenti di circolazione nonché per le lettere relative alle decurtazioni dei punteggi è stato sospeso a partire dal 1° febbraio 2012.
      L'interruzione del servizio di stampa e «postalizzazione» di tali comunicazioni è derivata dalla mancanza di fondi sul relativo capitolo di spesa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con conseguente impossibilità di richiedere al fornitore le necessarie attività.
      Tale blocco ha creato gravi problemi per l'utenza (professionale e non), impossibilitata a guidare in territorio estero senza il tagliando di conferma di validità della patente.
      Nel mese di febbraio e nelle prime due settimane di marzo il servizio fornito dal call center della motorizzazione ha dovuto far fronte a migliaia di chiamate di cittadini che lamentavano situazioni di indubbia criticità.
      In tale periodo, per supplire e limitare i disagi dei cittadini, i competenti uffici del Ministero hanno continuato ad aggiornare il «database» centralizzato dei titolari di patente con le nuove date di scadenza, anche al fine di garantirne la verifica da parte delle forze dell'ordine che possono accedere al sistema centrale tutti i giorni, H24.
      Inoltre, sono state diramate istruzioni operative semplificate, con il coinvolgimento degli uffici provinciali della motorizzazione civile, per consentire comunque agli interessati l'accesso ai corsi di recupero punti della patente, anche in assenza della lettera di comunicazione dell'avvenuta decurtazione degli stessi.
      Il 15 marzo 2012 sono confluiti sul relativo capitolo di entrata le somme necessarie per consentire la ripresa delle attività e ne è stata data contestuale comunicazione all'utenza.
      Allo stato attuale l'arretrato accumulato è stato evaso ed è stata, pertanto, ripristinata la consueta operatività.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Corrado Passera.


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          il capo di 1° classe Antonio De Muro, in data 8 agosto 2011, ha chiesto alla direzione generale per il personale militare di accedere ad alcuni atti delle procedure di avanzamento al grado superiore che lo avevano riguardato;
          nel foglio n.  M–D GMIL0 V 13 SC 0317544 del 14 luglio 2011 con cui l'amministrazione militare ha accolto l'istanza di De Muro si legge: «[...] l'istanza è accolta limitatamente ai documenti amministrativi materialmente esistenti e detenuti dalla scrivente al momento della richiesta, ex articolo 2, comma 2, decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile n.  184, come già specificato nella nota di cui al seguito. Pertanto, il Capo di 1° classe De Muro potrà esercitare il diritto di accesso alla documentazione richiesta, ai sensi degli articoli 22 e ss. della legge n.  241 del 1990 e successive modifiche, presentandosi personalmente, o per il tramite del difensore munito di specifica delega, presso questa Divisione (...)»;
          il citato militare presta servizio presso il quarto gruppo elicotteri della Marina militare;
          ad avviso degli interrogati le modalità di accesso concesse dall'amministrazione militare appaiono oltremodo onerose e di difficile realizzazione  –:
          quali immediate iniziative si intendono assumere per rendere effettivo l'accesso agli atti oggetto della domanda avanzata dal militare di cui in premessa, evitando che il medesimo sia gravato di oneri ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge. (4-14768)

      Risposta. — In merito all'istanza presentata dal Capo 1° C1. (M.M.) De Muro Antonio in data 14 febbraio 2011, con la quale ha chiesto di esercitare il diritto di accesso su taluni documenti, concernenti sia i verbali della procedura avanzamento al grado superiore che lo riguardano sia la documentazione, caratteristica e matricolare di terzi, si rende noto che la competente Direzione generale per il personale militare, all'esito dell'istruttoria procedimentale relativa alla predetta istanza, ha accolto la domanda del sottufficiale, con l'invito ad esercitare il diritto di accesso presso uffici della competente unità organizzativa, anche per il tramite di persona delegata, stante la particolare natura dei documenti chiesti in ostensione.
      Successivamente, il Capo 1° Cl. De Mura ha formulato altra istanza in data 8 agosto 2011, volta ad ottenere l'inoltro degli atti al proprio reparto di appartenenza.
      In tal senso, quindi, la competente Direzione generale per il personale militare ha provveduto all'invio della citata documentazione direttamente al Comando 4° Gruppo elicotteri della Marina militare di Grottaglie (TA) in data 31 gennaio 2012, evitando che il medesimo fosse, «gravato di oneri ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge».
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.


      ZAZZERA, PALADINI e ANIELLO FORMISANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la sentenza della Suprema corte di cassazione n.  12355 del 20 maggio 2010 ha affermato che il personale artistico, teatrale e cinematografico di cui all'articolo 40 n.  5 del regio decreto-legge n.  1827 del 1935 deve ritenersi escluso dall'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria, sia a requisiti normali che ridotti;
          l'articolo 40 del citato regio decreto-legge dispone che «Non sono soggetti all'assicurazione obbligatoria per la disoccupazione involontaria (...) il personale artistico, teatrale e cinematografico»;
          la definizione di personale artistico è riportata dall'articolo 7 del regolamento di cui al regio decreto n.  2270 del 1924, secondo il quale «Non sono considerati appartenenti al personale artistico, così teatrale come cinematografico, (...) tutti coloro che al teatro o al cinematografo prestano opera la quale non richieda una preparazione tecnica, culturale o artistica»;
          la stessa sentenza ha altresì stabilito il principio per cui l'effettivo versamento del contributo contro la disoccupazione da parte del lavoratore non è presupposto costitutivo del diritto all'indennità qualora detto contributo sia dovuto;
          in conseguenza di tale sentenza, la circolare INPS n.  105 del 5 agosto 2011 ha escluso dal diritto all'indennità di disoccupazione tutte le figure artistiche dei lavoratori dello spettacolo, anche assunti come lavoratori dipendenti, riconoscendo l'indennità solo alle figure tecniche e amministrative;
          la Costituzione italiana riconosce il diritto di tutti i lavoratori ad essere assicurati contro la disoccupazione involontaria (articolo 38 secondo comma: «I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria»);
          come affermato dal Parlamento europeo nella risoluzione del 7 giugno 2007: «nessun artista è totalmente al riparo dalla precarietà in nessuna fase del suo percorso professionale», e che «la natura aleatoria e talvolta incerta della professione artistica deve essere necessariamente compensata dalla garanzia di una protezione sociale sicura»;
          il Parlamento europeo, nella proposta di risoluzione del 25 febbraio 1999, invita gli Stati membri a «garantire una protezione sociale adeguata che permetta agli artisti di essere assicurati durante i periodi in cui non percepiscono alcuna retribuzione»  –:
          se alla luce delle considerazioni svolte, il Governo non ritenga opportuno promuovere l'abrogazione dell'articolo 40, primo comma, numero 5, del regio decreto-legge 4 ottobre 1935, n.  1827, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 1936, n.  1155, nonché dell'articolo 7 del regolamento di cui al regio decreto 7 dicembre 1924, n.  2270, risolvendo in tal modo l'ingiusta, confusa e controproducente situazione in atto. (4-14393)

      Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, inerente l'esclusione del personale artistico, teatrale e cinematografico dall'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria, si rappresenta quanto segue.
      L'istituto dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria trova la sua fonte primaria nel regio decreto-legge 4 ottobre 1935 n.  1827 (convertito, con modificazioni, nella legge 6 aprile 1936, n.  1155) nonché dal regolamento di cui al regio decreto 7 dicembre 1924, n.  2270.
      In particolare, l'articolo 37 del regio decreto legge n.  1827 del 1935 dispone, in via generale, l'obbligatorietà di tale assicurazione nei confronti di tutti i lavoratori subordinati.
      Tuttavia, il legislatore ha previsto un limite alla platea dei soggetti assicurati, escludendo dalla predetta assicurazione alcune categorie di lavoratori subordinati tra i quali il personale artistico, teatrale e cinematografico (articolo 40, n.  5, del regio decreto legge n.  1827 del 1935).
      Al riguardo, l'articolo 7 del regolamento di cui al regio decreto n.  2270 del 1924 ha fornito una definizione di personale artistico, teatrale e cinematografico secondo cui non sono considerati appartenenti al personale artistico, così teatrale come cinematografico agli effetti dell'articolo 2, n.  5, del regio decreto n.  3158 del 1923 (successivamente recepito nell'articolo 40 n.  5 del regio decreto legge n.  1827 del 1935) tutti coloro che al teatro o al cinematografo prestano opera la quale non richieda una preparazione tecnica, culturale o artistica.
      Di conseguenza, secondo la normativa sopra richiamata, nell'ampia qualificazione di lavoratori dello spettacolo rientrano:
          i lavoratori subordinati soggetti all'assicurazione contro la disoccupazione involontaria che prestano la propria opera che non richiede una preparazione «tecnica, culturale o artistica»;
          i lavoratori che, seppure subordinati, sono esclusi dall'assicurazione contro la disoccupazione involontaria in quanto appartenenti alla categoria del «personale artistico, teatrale e cinematografico».

          Tale distinzione è stata altresì confermata dalla Corte di Cassazione che, con sentenza n.  12355 del 20 maggio 2010, ha riaffermato che il personale artistico, teatrale e cinematografico di cui all'articolo 40 del regio decreto 1827 del 1935 deve ritenersi escluso dall'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria, sia con riferimento all'indennità di disoccupazione a requisiti normali che con riferimento all'indennità di disoccupazione a requisiti ridotti.
      In linea con la normativa sopra citata, e conformemente all'orientamento giurisprudenziale espresso dalla Suprema Corte, l’Inps ha fornito istruzioni con la circolare n.  105 del 5 agosto 2011, contenente in allegato un elenco, fornito dall’Enpals, delle categorie professionali da annoverare nell'ambito del personale artistico, teatrale e cinematografico per il quale è escluso l'obbligo assicurativo contro la disoccupazione involontaria.
      Detto elenco è stato successivamente aggiornato a seguito di ulteriori approfondimenti con circolare Inps n.  22 del 13 febbraio 2012 che, nel fornire ulteriori chiarimenti e precisazioni, ha esteso la tutela della disoccupazione ad altre categorie di lavoratori dello spettacolo (aiuti registi, assistenti coreografi, generici figuranti e comparse, suggeritori del coro, eccetera).
      Tanto premesso, occorre precisare che la questione rappresentata dall'interrogante è stata oggetto di attenzione da parte del Governo che, nell'ambito del disegno di legge recante: «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», recentemente presentato al Parlamento, ha proposto il riordino delle tutele in caso di perdita involontaria dell'occupazione, estendendo la nuova Assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) anche al personale artistico, teatrale e cinematografico. A tal fine è stata disposta l'abrogazione, a decorrere dal 1° gennaio 2013, dell'articolo 40 del regio decreto-legge n.  1827 del 1935.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.