XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
nell'attuale fase di crisi economica e finanziaria così profonda, come quella in cui si trova il nostro Paese, il riordino e la razionalizzazione degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali consentirebbe di rendere più produttiva ed efficiente la spesa pubblica destinata all'erogazione dei servizi al settore agricolo;
il settore primario sconta gli effetti congiunturali resi più pesanti dal calo dei consumi alimentari nel mercato interno e dalle inefficienze connesse al sistema organizzativo dei servizi alle imprese agricole;
negli altri Paesi europei i servizi al settore agricolo sono gestiti in modo organico e non in modo frammentato e dispersivo come avviene in Italia, dove si è costruito un sistema di gestione dei suddetti servizi che si caratterizza per le sovrapposizioni di competenze e di funzioni tra i numerosi istituti, gli enti, le agenzie e le società controllate dal dicastero agricolo, che, nei fatti, non risponde più alle esigenze fondamentali del comparto primario;
il tema della razionalizzazione degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è un argomento più volte dibattuto in Parlamento e che, da ultimo, con gli obiettivi di riduzione della spesa pubblica formalizzati nei provvedimenti cosiddetti della «spending review», impone l'obbligo di eliminare le inefficienze del sistema, riorganizzando le funzioni e le competenze dei soggetti operanti nel settore agricolo;
sarebbe opportuno procedere, quindi, ad una revisione strutturale delle competenze degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali organizzandole in aree principali di attività e di servizio per il supporto di compiti specifici quali:
a) gestione dei flussi finanziari connessi alla politica agricola comune e coordinamento con gli organismi pagatori e con gli istituti di credito convenzionati con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e con le regioni;
b) gestione e coordinamento dei servizi economico-finanziari a sostegno delle imprese agricole, attraverso la promozione dell'utilizzo degli strumenti finanziari privati e il sostegno ai consorzi di garanzia collettiva dei fidi;
c) trattamento delle informazioni e delle analisi dei dati attinenti al comparto agroalimentare raccolti dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), anche al fine di delineare elaborazioni socio-economiche a supporto delle linee di intervento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e delle regioni;
d) realizzazione e promozione dell'attività di ricerca e di sperimentazione nel settore agroalimentare anche attraverso la stipula di protocolli di intesa con le università, gli enti di ricerca e i soggetti privati operanti nel settore e il coordinamento con le regioni;
in attesa di una revisione complessiva del sistema sarebbe comunque opportuno migliorare la funzionalità dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), agenzia che svolge la propria attività istituzionale nel settore dell'agricoltura italiana principalmente attraverso il finanziamento della politica agricola comunitaria, e la cui attività si concretizza nell'erogazione di aiuti diretti agli agricoltori e di contributi per lo sviluppo rurale, nonché nell'assolvere i controlli sulla legittimità delle erogazioni secondo le leggi e i regolamenti comunitari, anche mediante enti strumentali di cui la stessa Agenzia detiene il controllo quali la SIN spa e l'Agecontrol spa;
l'Agea ha un ruolo fondamentale per l'agricoltura italiana in quanto gestisce il finanziamento – circa 7 miliardi di euro – che l'Europa eroga all'Italia e che è distribuito sulla base dei dati gestiti dalla Sin, la società informatica posseduta al 51 per cento dalla stessa Agea; delle verifiche si occupa invece l'Agecontrol, che ha 25 sedi periferiche in tutte le regioni italiane e risulta controllata dalla stessa Agea, cioè dal soggetto che eroga i contributi;
dalle audizioni su Agea e dalle indicazioni delle organizzazioni agricole emergono disfunzioni del sistema che ad essa fa riferimento – in particolare, nella rilevazione e gestione dei dati – che la legge istitutiva assegna a Sin, in un originale rapporto pubblico-privato ancora in attesa di essere validato dai risultati. Ne conseguono errori e ritardi che, seppur in progressivo contenimento, penalizzano le imprese e riducono, con le trattenute comunitarie conseguenti, l'ammontare complessivo delle risorse che arrivano alle imprese agricole italiane;
le carenze che si registrano sui controlli, anche di competenza regionale, ed il costo complessivo dell'insieme dell'apparato preposto a queste funzioni superiore a quello degli altri Paesi, completano il quadro critico;
al di là delle responsabilità gestionali, dovute anche a scelte di Governo non sempre felici, è ormai evidente, a distanza di anni, che occorre andare alle radici strutturali del problema e che la legge che ha riordinato la materia nel 2008 richiede, alla luce dei risultati, significative correzioni;
la stampa e i servizi televisivi hanno più volte denunciato lo stato di estrema gravità nel quale si trova l'Agea;
il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, a seguito degli atti di sindacato ispettivo presentati in sede parlamentare e delle criticità da più parti sollevate riguardo la gestione di Agea e della controllata Sin, ha deciso di istituire in data 1° giugno 2012 una commissione di indagine amministrativa con il compito di valutare l'intera vicenda Agea/Sin, e di stilare entro il 30 giugno una dettagliata relazione al dicastero delle politiche agricole, alimentari e forestali,
impegna il Governo:
a trasmettere ai competenti organi parlamentari i risultati della commissione di indagine amministrativa sulle gestioni di Agea e delle sue controllate nel periodo immediatamente successivo al 30 giugno;
ad utilizzare tutti gli strumenti già in possesso del Governo per il riordino e la razionalizzazione degli enti controllati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, inclusa l'adozione dei regolamenti previsti dall'articolo 22, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
(7-00942) «Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
LO MORO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro per la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra il 27 e il 28 giugno 2012 la squadra mobile di Catanzaro, i carabinieri del NORM di Lamezia Terme e il gruppo Guardia di finanza di Lamezia Terme, nell'ambito di un'importante operazione denominata Medusa, hanno posto in esecuzione 36 ordinanze cautelari emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, per reati che vanno dall'associazione mafiosa armata, all'estorsione e all'usura aggravate dal metodo mafioso e continuate, alla detenzione di armi aggravata dall'agevolazione mafiosa; si tratta di 33 ordinanze di custodia cautelare in carcere, in parte notificate a soggetti già detenuti, e tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Le indagini eseguite dai suddetti organi di polizia giudiziaria e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno consentito di disarticolare la cosca ’ndranghetistica denominata Giampà, operante a Lamezia Terme, nella «formazione attuale», a partire per lo meno dal 2004, cosca derivante dalla scissione, avvenuta nel 2000, all'interno della cosca Cerra-Torcasio-Giampà, all'indomani del noto processo Primi Passi;
in data 3 luglio 2012, gli agenti della squadra mobile hanno notificato in carcere una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone per l'omicidio di Domenico Zagami, assassinato in un agguato il 14 agosto del 2004. L'omicidio di Zagami è stato ricostruito attraverso le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia i quali hanno fornito agli investigatori il movente ed i nomi dei mandanti e degli esecutori materiali del delitto;
il procuratore della Repubblica, Vincenzo Antonio Lombardo, commentando la nuova operazione denominata «Medea», ha spiegato che i nuovi arresti «sono uno sviluppo dell'inchiesta compiuta nei giorni scorsi contro la cosca dei Giampà di Lamezia Terme. Tutto il materiale raccolto non poteva essere messo insieme e quindi abbiamo deciso di separare i delitti specifici». Il procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli, ha evidenziato che il materiale raccolto sarà sviluppato progressivamente nel tempo, aggiungendo che non si intendono «unificare i procedimenti relativi agli omicidi con quello dell'associazione per delinquere di tipo mafioso». Il questore di Catanzaro, Guido Marino, ha parlato di un «risultato importante. Con questi arresti dimostriamo che anche gli omicidi datati nel tempo non finiscono nell'archivio»;
in data 8 luglio si è costituito Torcasio Alessandro, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere nell'operazione Medusa, ritenuto un sicario della cosca Giampà. Con quest'ultimo arresto si è completata l'esecuzione dell'ordinanza del GIP di fine giugno;
come analiticamente ricostruito nell'ordinanza di misura cautelare dell'operazione Medusa, l'esistenza della cosca Giampà nel territorio di Lamezia Terme è stata giudiziariamente accertata da diverse sentenze definitive: la prima risalente al 31 gennaio 1997 ed emessa dalla corte di appello di Catanzaro, che limitava l'accertamento agli anni 1993-1994; le successive n. 7/2000 della corte di assise di Catanzaro e n. 3/03 della corte di assise di appello di Catanzaro (processo Primi Passi), entrambe irrevocabili, che accertano l'operatività della cosca Giampà fino al marzo 1997. Conferma giudiziaria dell'attività criminale della cosca si trova inoltre in sentenze di condanna di singoli associati (in particolare, si veda la sentenza del tribunale di Lamezia Terme n. 453/09, riformata in appello sull'entità delle pene, e relativa alla cosiddetta operazione progresso) e in dichiarazioni di collaboratori di giustizia (si vedano le dichiarazioni rese da Di Stefano Massimo nell'ambito dei processi Primi Passi e Primi Passi 2) che complessivamente attestano l'operatività della cosca fino al 2004. L'importante operazione messa a segno nell'ultima settimana di giugno, pone l'attenzione sul periodo successivo al 2004 e conferma l'operatività della cosca Giampà fino all'attualità;
non sfuggirà l'importanza di un'operazione che decapita una delle cosche più radicate nel lametino, ricostruendone l'organizzazione e l'attività dopo oltre un decennio dal processo Primi Passi, l'ultima operazione importante contro la cosca. Ci sarebbe anzi da chiedersi se non ci sia stata per un lungo periodo una grave sottovalutazione del contesto criminale lametino, in cui la presenza di cosche di ’ndrangheta radicate e invasive è un dato acquisito, anche oltre gli accertamenti e le ricostruzioni giudiziarie;
non può tra l'altro trascurarsi il fatto che il consiglio comunale di Lamezia Terme, che con i suoi oltre 70.000 abitanti è la terza città della Calabria per popolazione, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose per ben due volte, a distanza di poco più di dieci anni, nel 1991 e nel 2002. Le indagini effettuate dalle commissioni d'accesso riscontrarono l'inquinamento da parte delle cosche ’ndranghetiste nelle elezioni (nel 1991) e nell'attività della pubblica amministrazione (nel 2002). Ma il prezzo molto alto pagato dalla comunità non sembra abbia determinato un cambiamento reale se si tiene conto del clima di assuefazione e dell'assoluta mancanza di collaborazione, più volte denunciate negli ultimi anni dall'allora procuratore della Repubblica, Salvatore Vitello, e dal prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, che negli atti dell'operazione Medusa trova un'ulteriore conferma; il tutto nonostante si susseguano con ritmo costante fatti di sangue, danneggiamenti e intimidazioni a scopo estorsivo in un contesto economico inquinato, in cui, all'ombra della ’ndrangheta, si registra un incremento preoccupante delle truffe finalizzate al conseguimento di finanziamenti pubblici, dell'usura e delle bancarotte fraudolente (relazione del procuratore della Repubblica di Lamezia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2012);
particolarmente inquietante appare, in questo contesto, il fatto che nell'operazione Medusa siano coinvolti due Carabinieri in servizio presso l'aliquota radiomobile del Norm CC di Lamezia Terme, di cui uno, Gidari Roberto, destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere per i delitti previsti dagli articoli 110 e 416-bis codice penale e dagli articoli 81 cpv, 110, 326 codice penale e della legge n. 203 del 1991. Viene anche ipotizzata una talpa nella polizia quale fonte delle informazioni coperte da segreto istruttorio che Filadelfio Fedele, agli arresti domiciliari per il reato previsto dall'articolo 378 codice penale, trasmetteva a esponenti della cosca Giampà;
questi dati, come quello relativo ai privilegi che sarebbero stati garantiti alla cosca Giampà all'interno della casa circondariale di Catanzaro-Siano (oggetto di autonomo atto di sindacato ispettivo n. 4-16885), pongono un tema delicato, mettendo in discussione la stessa qualità della presenza dello Stato in territori difficili, in cui la ’ndrangheta è in grado di condizionare, non solo la vivibilità e l'economia del territorio, ma anche pezzi importanti delle istituzioni e della politica;
non c’è dubbio che la gravità della situazione richiederebbe maggiore attenzione;
e l'attenzione — doverosa, se non si vogliono garantire ulteriori vantaggi alla ’ndrangheta, diventata un pericolo per l'intero Paese — non può che partire dal potenziamento degli organi giudiziari calabresi, ed in particolare di quelli del distretto di Catanzaro, che è il più esteso per territorio e il più carente sotto il profilo degli organici della magistratura e del personale amministrativo, con difficoltà operative difficili da arginare sotto il profilo delle risorse economiche;
è noto, infatti, che la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ricomprende i due terzi del territorio della Calabria e ben quattro province ad elevata presenza ‘ndranghetistica e che risulta praticamente impossibile garantire una efficace azione di contrasto ai gravi fenomeni illegali che condizionano ogni possibilità di crescita e di sviluppo di quei territori con l'attuale numero dei sostituti, pari a sette, che a malapena possono garantire la celebrazione delle udienze. La realizzazione di effettivi, continui e significativi risultati investigativi nella lotta alla criminalità organizzata postulerebbe la presenza effettiva, presso la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro di non meno di dieci sostituti procuratori ed un corrispondente incremento dell'organico di tale ufficio;
il numero dei sostituti non garantisce, da solo, la qualità delle investigazioni imposte dalla complessità dei fenomeni criminali che la procura di Catanzaro si trova ad affrontare. In più occasioni, infatti, la dirigenza di tale ufficio ha segnalato la necessità di un adeguamento quantitativo e qualitativo delle forze di polizia giudiziaria impegnate concretamente nello svolgimento delle attività di indagine. Quelli che sono stati più volte definiti come i migliori reparti investigativi del distretto — la squadra mobile, il ROS e il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro — risultano largamente sottodimensionati negli organici e nelle potenzialità operative che, pure, hanno ripetutamente dimostrato, mentre di altri, con specifico riferimento alla provincia di Cosenza, è stato ripetutamente richiesto il miglioramento qualitativo nella struttura dirigenziale, dati i gravi fenomeni delinquenziali che essi si trovano ad affrontare e l'assenza di apprezzabili risultati conseguiti nel monitoraggio delle attuali dinamiche criminali sul territorio;
con riferimento agli uffici giudiziari, di pari importanza appare il potenziamento degli organici degli uffici chiamati a verificare le risultanze investigative. L'ufficio Gip, come esplicitamente segnalato dal procuratore aggiunto Borrelli, risulta attualmente composto, dati due congedi per maternità ed il trasferimento di un giudice che tra breve diventerà esecutivo, da soli quattro magistrati, numero evidentemente inadeguato per garantire una valutazione delle richieste del pubblico ministero in tempi ragionevoli, con la conseguenza che come già in più occasioni verificatosi, esse giacciono inevase per svariati mesi, nonostante l'impegno profuso dalla stragrande maggioranza dei suoi componenti che devono occuparsi, per quanto concerne i processi in materia di criminalità organizzata, dell'intero distretto, «una condizione disastrosa», in cui è «impossibile chiedere più sforzi ai giudici», afferma la presidente dell'ufficio Gip Gabriella Reillo, con riferimento alle pesanti condizioni in cui versa l'ufficio che dirige;
la circostanza poi che pesanti carenze strutturali si riscontrano negli organici di tutti i tribunali e delle procure del distretto conferma la forte sottovalutazione della specifica gravità della situazione calabrese che richiederebbe un potenziamento complessivo del sistema giudiziario regionale, in tutte le sue articolazioni. In questo quadro, non è un segnale positivo il fatto che nel decreto legislativo varato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri si prevede la soppressione di quattro tribunali calabresi, tra cui il tribunale di Lamezia Terme (insieme a quello di Castrovillari, di Rossano e di Paola) che l'operazione Medusa descrive come una città in mano alle cosche;
la Calabria è la regione più colpita da scioglimenti di consigli comunali per infiltrazioni mafiose: l'ultimo in ordine temporale è quello di Mongiana (VV), assunto contestualmente alla decisione di sopprimere quattro tribunali (e procure) calabresi. Ai decreti di scioglimento, però, non possono non far seguito atti concreti dello Stato che diano il senso di un effettivo recupero del controllo del territorio; il che richiederebbe una maggiore e più qualificata presenza delle forze dell'ordine e di uffici giudiziari capaci di dare risposte adeguate ai cittadini onesti, che sono la maggioranza ed interventi incisivi finalizzati al potenziamento della pubblica amministrazione, all'occupazione e alla crescita –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
se non si ritenga doveroso garantire una specifica e maggiore attenzione alla situazione calabrese, contraddistinta per un verso da uno strapotere delle cosche ’ndranghetiste e per un altro da vistose carenze di risorse umane e di mezzi che non possono non condizionare la capacità di contrasto della criminalità organizzata e non da parte dello Stato;
se alla luce delle importanti operazioni di polizia che si stanno svolgendo a Lamezia Terme e nel territorio di Catanzaro, non si ritenga, in particolare, di dover intervenire per il potenziamento dei mezzi e degli uomini a disposizione della macchina investigativa rispondendo alle istanze e agli appelli lanciati dalle procure negli anni;
se non si ritenga di dover assumere iniziative, per quanto di competenza, per il potenziamento degli organi giudiziari calabresi, ed in particolare di quelli del distretto di Catanzaro, che è il più esteso per territorio e il più carente sotto il profilo degli organici della magistratura e del personale amministrativo, con difficoltà operative difficili da arginare sotto il profilo delle risorse economiche;
per quale motivo si sia ritenuto di sopprimere, ad avviso dell'interrogante irragionevolmente, ben quattro tribunali in Calabria e se non si ritenga invece di riconoscere una specificità calabrese provvedendo ad un urgente potenziamento della presenza dello Stato in un territorio in cui il radicamento e l'oppressione della criminalità organizzata condizionano ogni realistica idea di sviluppo e di futuro, minando alla base la coesione sociale e la stessa tenuta democratica. (3-02377)
Interrogazioni a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sul sito www.forzearmate.org è stato pubblicato il 6 luglio 2012 un contributo di pensiero dal titolo «In tempi di vacche magre salta agli occhi la speciale indennità pensionabile dei vertici» in cui si legge: «Che cosa è questa S.I.P. ? E chi ne beneficia ? La chiamano S.I.P. e non ha niente a che fare con la vecchia compagnia telefonica. La speciale indennità pensionabile è stata istituita per i vertici delle Forze di polizia con l'articolo 5, comma 3, della legge 121/81 come integrato con l'articolo 11-bis del decreto-legge 387/1987, convertito con la legge 472/1987, mentre per i vertici delle Forze armate è stata istituita con l'articolo 65, comma 4, del decreto legislativo 490/97, integrato con l'articolo 27 del decreto legislativo 216/2000 e in seguito rinovellato nell'articolo 1818 del decreto legislativo 66/2010. Dalla lettura delle suddette norme si trae che la determinazione della misura è disciplinata da decreti emanati periodicamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Su www.ilgiornale.it nel dicembre 2011 è stato pubblicato un articolo – che ben sintetizza il privilegio – a firma di Fausto Biloslavo ove è riportato che: “(...) I Capi di stato maggiore tirano i remi in barca con una liquidazione che sfiora il milione di euro e 15 mila euro di pensione. Non solo: i vertici delle Forze armate, compresi Carabinieri e Finanza, godono di una speciale indennità pensionabile di 409 mila euro lordi, che in tempi di vacche magre salta agli occhi. (...) Nel 1981 il primo a godere della speciale indennità pensionabile era stato il Capo della polizia. Nel corso degli anni si sono aggiunti il Comandante della Guardia forestale e il Direttore generale delle carceri. Le stellette hanno brontolato chiedendo, per certi versi a ragione, uguali diritti e così la SIP è stata garantita anche al Comandante generale dei Carabinieri, a quello della Finanza ed ai Capi di stato maggiore delle Forze armate che sono 4 (Difesa, Esercito, Aeronautica e Marina), oltre che al Segretario generale e direttore degli armamenti. (...) L'aspetto più controverso è quel termine pensionabile. In pratica la speciale indennità viene poi riconosciuta per calcolare la pensione (...)”. Ancora una volta evidentemente è stato applicato il famoso motto, se il soldato si lagna bisogna alzare lo stipendio al generale. Per concludere una domanda spontanea: “la spending review oserà intaccare il privilegio ?” Ai lettori il pronostico» –:
quale sia per il corrente anno l'importo della spesa complessiva destinata al trattamento economico per i vertici delle Forze armate e delle Forze di polizia per effetto delle norme citate;
se non ritenga opportuno e urgente assumere iniziative normative per ottimizzare e rimodulare le risorse economiche destinate al trattamento stipendiale del personale di cui in premessa. (4-16920)
CAMBURSANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 148 del 2011, articolo 1, si dava mandato al Governo di riorganizzare gli uffici giudiziari, con il taglio di tribunali e procure considerati periferici e la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale;
il Governo ha approvato uno schema di decreto legislativo attuativo di detta delega di riorganizzazione degli uffici giudiziari che dovrebbe avvenire entro cinque anni, e che prevede la chiusura di 37 tribunali e 38 procure e la soppressione di tutte le sezioni distaccate di tribunale, ma non la diminuzione della pianta organica, dato che il personale amministrativo e i giudici saranno dislocati nelle altre sedi;
a questa riorganizzazione si aggiunge quella degli uffici dei giudici di pace, 674 dei quali saranno soppressi;
la riduzione degli uffici giudiziari comporterà, oltre al recupero dell'efficienza, anche risparmi di spesa, pari a circa 2.889.000 euro per il 2012, 17.337.000 per il 2013 e 31.358.000 per il 2014 e a regime, cioè dopo i cinque anni, il risparmio sarà maggiore;
a Chivasso, provincia di Torino, esiste una sezione distaccata del tribunale di Torino –:
per quali motivi non si ritenga di accorpare la sezione staccata di Chivasso al tribunale di Torino, considerato che:
a) Chivasso dista da Torino meno di 20 (venti) chilometri;
b) Chivasso e Torino sono ottimamente serviti da mezzi pubblici e che a Chivasso si fermano i treni provenienti da Milano, da Asti, da Casale, da Aosta (pochissimi) oltre a mezzi su gomma delle GTT spa di Torino;
c) Chivasso fa parte storicamente dell'area metropolitana di Torino. (4-16922)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta scritta:
PERINA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
il patrimonio archeologico nazionale, senza sostanziali differenze tra Nord e Sud, continua ad essere, quasi totalmente, privo della necessaria tutela, salvaguardia e valorizzazione a causa di risorse economiche statali sempre più esigue;
l'impossibilità a procedere, talvolta, anche soltanto ad opere di urgente manutenzione, spesso in siti di straordinario e riconosciuto interesse mondiale, è determinata anche dalla presenza, presso gli organi competenti, soprintendenze in primis, di un numero di funzionari e tecnici gravemente insufficiente;
tra i tanti esempi in negativo di crolli e distruzioni di varia entità, che sfortunatamente il Paese è stato costretto ad esibire in questi ultimissimi anni, figura quello di Pompei;
la celebre città campana, sigillata dalla cenere e dalla lava nel 79 d.C., con i suoi circa 65 ettari di estensione, ma soprattutto in virtù dei suoi elevati, dei suoi piani superiori, costituisce un unicum e rappresenta il secondo sito italiano, dopo il Colosseo, con quasi 2 milioni e mezzo di presenze annue di visitatori;
a partire dal 2010 la città antica è stata ripetutamente mutilata di alcune significative parti: basti pensare ai crolli del 30 novembre 2010 di un muro perimetrale della Casa del Moralista e due muretti, uno in Via Stabiana, e l'altro nell'accesso ad un ambiente di servizio laterale della casa del Lupanare piccolo, del 6 dicembre 2010 alla Schola Armaturarum Iuventutis Pompeiani domus dei Gladiatori, del 21 ottobre 2011, di un tratto di muro nei pressi di Porta di Nola, vicino la cinta muraria della città;
tra il 2000 e il 2006 la politica regionale europea ha sostenuto 22 progetti di restauro nel sito di Pompei per un valore di 7,7 milioni di euro, sulla base di un cofinanziamento del 50 per cento del costo totale;
oltre alla mancanza di sufficienti risorse, (almeno) fino al recente passato, si è evidenziata una incapacità di gestione del sito: restauri protratti molto oltre i termini preventivati, o realizzati in maniera opinabile (è il caso, ad esempio, del Teatro Grande); aree ufficialmente «chiuse» alla visita, ma che, alle volte, vengono riaperte, ai più «generosi»; cumuli di macerie all'interno di botteghe in attesa di interventi; recinzioni divelte; strade sbarrate senza alcuna giustificazione;
alla mancanza di fondi provvede ora, almeno in parte, l'investimento di 105 milioni di euro «combinando contributi Ue e nazionali», approvati il 29 marzo 2012 dalla Commissione dell'Unione europea nell'ambito del progetto «preservazione, mantenimento e miglioramento» del sito archeologico;
il «Grande Progetto Pompei», così come è stata denominata l'operazione, che dovrebbe consentire al sito archeologico di uscire dalle precarie condizioni di questi ultimi anni, sarà articolato per fasi, in successivi bandi. Il bando iniziale interesserà il restauro di cinque domus, per le quali è prevista anche l'installazione delle coperture di protezione. Successivamente partirà la gara d'appalto per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico del terrapieno delle «Regiones» III e VIII (quelle vicino a via dell'Abbondanza, dove ci sono stati i crolli del 2010). Entro l'estate saranno aperti i bandi per le «Regiones» maggiormente a rischio (VI, VII e VIII). Verranno effettuati lavori di consolidamento strutturale, protezione degli affreschi, recupero dei mosaici e delle singole tessere. Le sei «Regiones» rimanenti, invece, saranno oggetto di bandi da avviare entro il 31 dicembre 2012, per cui i lavori inizieranno solo l'anno successivo;
i bandi prevedono alti requisiti di affabilità, legalità e trasparenza definiti nel quadro del protocollo di legalità, sottoscritto dalla prefettura di Napoli e dalla soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei;
in base alle fasi indicate e alle loro tempistiche, si è detto «già avviata» l'indagine idrogeologica propedeutica alla messa in sicurezza dei terreni demaniali ai confini dell'area di scavo lungo via dell'Abbondanza;
entro luglio 2012 saranno pubblicati bandi per le Regiones maggiormente a rischio (VI, VII e VIII) per 10 milioni di euro circa (con consolidamenti strutturali, protezione degli affreschi e recupero dei mosaici);
secondo il Progetto Pompei per la tutela e la valorizzazione dell'area archeologica di Pompei «Il Progetto Pompei punta a: mettere in sicurezza le strutture e l'impianto urbano dell'area archeologica a partire dalle aree qualificate a “rischio alto” secondo quanto evidenziato nella “Carta archeologica del rischio”»;
la «Carta del rischio archeologico», realizzata nei mesi scorsi dalla soprintendenza e sulla quale è incardinato l'intero progetto, finora, nonostante la sua rilevanza sia a fini conoscitivi che conservativi, è rimasto appannaggio di pochi come ha avuto modo di affermare lo stesso Soprintendente archeologo di Pompei, dottoressa Teresa Cinquantaquattro, («la mappa del rischio è un documento tecnico che non tutti possono visionare»);
sarebbe invece assai utile conoscere la mappatura delle diverse criticità, senza dubbio realizzata con controlli specifici in loco, direttamente su ogni singolo monumento. Tanto più che essa risulterà certamente corredata non solo di documentazione fotografica, ma anche di rilievi sistematici di dettaglio delle diverse parti della città –:
se non ritenga opportuno fornire ulteriori informazioni di dettaglio circa lo strumento sul quale si è deciso di incardinare l'intero Progetto «Pompei», cioè la «Carta del rischio archeologico», realizzata nei mesi scorsi dalla soprintendenza;
se il progetto prosegua nelle sue distinte fasi, come da programmi e, più in particolare, se siano state completate le indagini idrogeologiche propedeutiche alla messa in sicurezza dei terreni demaniali ai confini dell'area di scavo lungo via dell'Abbondanza, quali siano i risultati al riguardo e quale sia lo stato del bando iniziale, previsto per luglio 2012, relativo alle cinque domus che si trovano in situazione di maggiore precarietà. (4-16912)
DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sul quotidiano La Repubblica del giorno 6 luglio 2012 è pubblicato un articolo dal titolo «Difesa, chiesto test per Hiv nei bandi. Lila: “È una grave discriminazione”»;
l'articolo riporta tra l'altro che «Ormai tutti i bandi del ministero della Difesa chiedono ai candidati di presentare un test Hiv negativo, pena l'esclusione. La denuncia della Lega italiana per la lotta contro l'Aids (Lila) parla di “una grave forma di discriminazione nei confronti delle persone con l'Hiv”. “Tutti i bandi del Ministero della difesa chiedono esplicitamente ai candidati di presentare un test Hiv negativo pena l'esclusione. Sia che si tratti di suonare nella Banda dell'Arma dei Carabinieri, sia si tratti di tirare con l'arco in un centro agonistico della Marina Militare”, si legge in un comunicato l'Associazione radicale Certi Diritti»;
tale situazione, a parere degli interroganti, risulta contrastare con i disposti dell'articolo 32 della Costituzione, della legge n. 135 del 1990, della sentenza della Corte costituzionale n. 218 del 1994 e della norma internazionale dell'ILO del 17 giugno 2010 che ribadiscono, peraltro, il divieto di esecuzione indiscriminato del test HIV in qualsiasi settore lavorativo, comprese Forze Armate, di polizia e corpi di vigilanza;
si fa anche riferimento ai contenuti dall'atto di sindacato ispettivo n. 4-14041 –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali urgenti iniziative intenda intraprendere per garantire il rispetto della regolamentazione in premessa nelle procedure di selezione del personale della difesa;
quali siano le risultanze in merito fornite dalla commissione deputata all'aggiornamento dell'elenco delle cause di non idoneità all'arruolamento nelle Forze armate nominata con decreto ministeriale 18 marzo 2010 con il compito di aggiornare e rivedere le imperfezioni e le infermità che sono causa di non idoneità al servizio militare, tra cui tra l'altro ricorre la fattispecie in esame. (4-16911)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
è noto che il comando provinciale dei carabinieri di Parma, attualmente sito presso il prestigioso Palazzo Ducale, verrà trasferito ad altra sede;
lo spostamento della sede interesserà anche i numerosi alloggi di servizio in uso al personale del predetto comando dei carabinieri;
nella presente situazione di disagio economico per il personale in servizio, una buona politica di assegnazione degli alloggi di servizio assicura grandi vantaggi sotto il profilo del benessere del personale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa;
quale siano il numero complessivo e la tipologia di alloggi disponibili presso il comando provinciale dei carabinieri di Parma;
quanti, a quale titolo e da quanto tempo siano occupati;
se il personale che occupa gli alloggi di servizio sia tuttora in possesso dei requisiti previsti per l'assegnazione;
se non vi siano abusi nell'assegnazione degli alloggi di servizio sanzionabili secondo legge. (4-16915)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sul sito web del Corriere del Mezzogiorno del giorno 2 luglio 2012 è pubblicato un articolo dal titolo «I soldi non bastano, ex marò afflitto da tumore fa “sciopero della chemio”»;
nell'articolo si legge «[...] questa mattina un ex marò del Battaglione San Marco costretto sulla sedia a rotelle a causa di un tumore al cervello si è incatenato in via Etnea davanti la sede catanese dell'Ars. Il suo nome è Salvo Cannizzo ed a causa del male incurabile contratto nel 2001 al termine di una missione in Kosovo, durante la quale vennero usati proiettili all'uranio impoverito, gli restano solamente 6 mesi di vita. «Fino a qualche mese fa – racconta ai cronisti ed ai tanti cittadini colpiti dalla sua drammatica vicenda – ricoprivo un incarico civile per il Ministero della difesa, dal quale oggi ricevo una pensione di 769 euro. Una miseria, poiché 350 sono destinati alla mia ex moglie e che con gli altri devo mantenere la mia nuova famiglia e pagarmi le cure» ed ancora «La lotta farmacologica contro il neuroblastoma è dolorosa e soprattutto molto costosa: per la chemio ed altri controlli specialistici sono necessarie frequenti trasferte in Lombardia». «Da tre mesi a questa parte – continua Cannizzo – sono stato costretto a mettere in atto uno ’sciopero della chemio’ perché non ho più i soldi per recarmi a Milano dove si trovano i medici che seguono il mio caso. Il paradosso è che teoricamente dovrei ricevere un contributo di oltre 2 milioni di euro, ma nel mio caso non è stata riconosciuta come causa del tumore il contatto con l'uranio impoverito. Penso non sia un caso che su 9 colleghi del mio stesso reparto impegnati in Kosovo dal 1998 al 2001 ben 5 si trovino oggi in queste condizioni. Non ho ricevuto nessun aiuto dalle istituzioni e dal mondo della politica, dire che sono disperato è riduttivo» –:
quale sia la situazione del militare in premessa riguardo alla pratica di riconoscimento di dipendenza da causa di servizio del militare e quali siano le peculiari motivazioni adottate per il diniego da parte del Comitato di verifica per le cause di servizio e dalle autorità sanitarie militari;
quale sia lo stato di trattazione del contenzioso relativo al militare Salvo Cannizzo e a quale articolazione centrale della Difesa sia a carico il contenzioso sanitario in materia, anche a seguito della soppressione e della redistribuzione del personale del servizio contenzioso della ex direzione generale della sanità militare. (4-16918)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
l'articolo 2, comma 239, della legge finanziaria per il 2010 (legge 23 dicembre 2009, n. 191), ha previsto la destinazione, in coerenza con un apposito atto di indirizzo parlamentare, di un importo fino ad un massimo di 300 milioni di euro alla realizzazione di interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole. Le risorse effettivamente disponibili per tale disponibilità afferiscono al Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, di cui all'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 e sono riferibili a contributi quindicennali che, ai tassi di interessi attuali, svilupperebbero un capitale disponibile per investimenti stimabile in circa 115 milioni di euro;
nella seduta del 25 novembre 2010, le Commissioni riunite della V e della VII Commissione della Camera dei deputati hanno approvato la risoluzione n. 8-00099 proposta dall'onorevole Gioacchino Alfano ed altri, recante interventi in materia di edilizia scolastica, che prevede l'assegnazione di complessivi 114,3 milioni di euro, tenendo conto della quota di 2,5 milioni di euro che il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori ha chiesto di destinare al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato;
in data 21 luglio 2011, non essendo ancora stata data esecuzione alla predetta risoluzione, le Commissioni riunite V e VII della Camera dei deputati hanno audito il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, senatore Mario Mantovani, in merito all'attuazione della stessa risoluzione. Nel corso dell'audizione, il sottosegretario Mantovani ha assicurato che tutti gli interventi indicati nella predetta risoluzione avrebbero avuto attuazione, seguendo tuttavia percorsi procedurali differenziati. In particolare, il sottosegretario ha affermato che tutti gli interventi indicati nella risoluzione concernenti otto regioni del sud sarebbero stati inclusi in un piano, in corso di perfezionamento, finanziato per un importo complessivo di circa 400 milioni di euro provenienti dal Fondo per le aree sottoutilizzate. Sul piano procedurale, il Piano avrebbe dovuto essere esaminato da parte della Conferenza Stato-regioni e dal CIPE. Per i restanti interventi presenti nella risoluzione più volte citata e concernenti le regioni del Centro-nord, lo stesso sottosegretario Mantovani ha manifestato l'esigenza di approvare una nuova risoluzione che ricomprendesse, oltre agli interventi relativi al Centro-nord contenuti nella prima risoluzione, anche ulteriori interventi per circa 41 milioni di euro, sempre relativi al Centro-nord indicati dal Senato. Nella risoluzione avrebbero, inoltre, dovuto ricomprendersi gli interventi relativi alle scuole paritarie situate nelle regioni meridionali presenti nella prima risoluzione, in quanto tali interventi non avrebbero potuto in ogni caso essere oggetto del piano da sottoporre all'approvazione del CIPE. Tale nuova risoluzione avrebbe dovuto utilizzare integralmente i 115 milioni di euro disponibili;
le Commissioni riunite V e VII della Camera dei deputati hanno, quindi, approvato, nella seduta del 2 agosto 2011, una nuova risoluzione (onorevole Gioacchino Alfano ed altri n. 8-00143) recante interventi relativi al Centro-nord e alle scuole paritarie situate nelle regioni meridionali, per complessivi 114,3 milioni di euro. In questo ambito, su richiesta del Gruppo parlamentare dell'Italia dei valori, una quota pari a 2,5 milioni di euro è stata destinata al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato;
è da considerare che l'articolo 33, comma 3, della legge di stabilità per il 2012 (legge 12 novembre 2011, n. 183) ha poi disposto che al Fondo per lo sviluppo e la coesione (ex Fondo per le aree sottoutilizzate) venga assegnata una dotazione finanziaria di 2.800 milioni di euro per l'anno 2015 per il periodo di programmazione 2014-2020, da destinare prioritariamente alla prosecuzione di interventi indifferibili infrastrutturali, nonché per la messa in sicurezza di edifici scolastici, per l'edilizia sanitaria, per il dissesto idrogeologico e per interventi a favore delle imprese sulla base di titoli giuridici perfezionati alla data del 30 settembre 2011, già previsti nell'ambito dei programmi per il periodo 2007-2013. I predetti interventi sono individuati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delegato per la politica di coesione economica, sociale e territoriale, su proposta del Ministro interessato al singolo intervento;
su questa materia si è successivamente intervenuti nell'ambito dell'esame del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201. In particolare, il comma 5-bis dell'articolo 30 del decreto-legge prevede che, al fine di garantire la realizzazione di interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, il Governo dia attuazione all'atto di indirizzo approvato dalle Commissioni parlamentari competenti il 2 agosto 2011, ai sensi dell'articolo 2, comma 239, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e successive modificazioni e adotti gli atti necessari all'erogazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale alle medesime finalità ai sensi del citato articolo 33, comma 3, della legge 12 novembre 2011, n. 183 e nell'ambito della procedura ivi prevista riferisca alle Camere in merito all'attuazione di tale disposizione;
sembra che presso il Ministero dell'economia e delle finanze siano in corso riunioni per la definizione del testo di un decreto interministeriale che verrebbe sottoscritto dai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dell'economia e delle finanze. Lo schema di decreto dovrebbe prevedere l'accensione di oltre 900 milioni di mutui con amministrazioni locali e sarebbe in questa fase al vaglio del dipartimento dell'economia e delle finanze per i profili finanziari, mentre per gli altri aspetti il testo sarebbe già definito –:
a che punto sia allo stato la preparazione del decreto interministeriale citato nell'ultima parte della premessa;
se sussistano problematiche inerenti ai profili finanziari del decreto interministeriale citato in premessa;
quali siano i tempi per la redazione del succitato decreto interministeriale data l'esigenza indifferibile ed urgente di realizzare opere importantissime e necessarie alla messa in sicurezza delle scuole e all'adeguamento antisismico;
se non sia necessario dare seguito nel più breve tempo possibile a quanto previsto dall'articolo 30, comma 5-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011, che prevede che, per la realizzazione di interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, il Governo dia seguito attuazione all'atto di indirizzo approvato dalle Commissioni competenti il 2 agosto 2011 e adottare gli atti necessari all'erogazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nonché riferire alle Camere;
quali siano le ragioni della mancata attuazione di quanto previsto dal citato articolo 30, comma 5-bis del decreto legge n. 201 del 2011.
(2-01589) «Ceroni, Barbieri, Biava, Rosso, Ciccioli, Germanà, Aracu, Osvaldo Napoli, Gregorio Fontana, Iannarilli, Mannucci, Crolla, Traversa, Abrignani, Isidori, Di Vizia, Volpi, Romele, Garagnani, Pugliese, Paolini, Taddei, Marmo, Gianni, Montagnoli, Ciccanti, Fugatti, Vanalli, Comaroli, Simonetti, Mazzuca, Gioacchino Alfano, Centemero, Nannicini, Scalera, Ceccacci Rubino, Ghiglia, Tommaso Foti, Tortoli, Saltamartini, Stanca, Pianetta, Pizzolante, Abelli, Agostini, Duilio, Berardi, Marsilio, Barba, Calabria, De Camillis, Berruti, Baretta».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il processo di privatizzazione delle aziende ex Tirrenia sta procedendo con difficoltà ed è tuttora oggetto di indagini da parte dall'Unione europea per quanto concerne contributi erogati negli anni passati;
la Tirrenia spa e la Siremar Spa sono in amministrazione controllata e da tempo sono in corso le procedure per la loro privatizzazione;
le società Saremar, Caremar e Laziomar sono state regionalizzate ma in riferimento ad esse è in corso procedura di infrazione, la n. 4609/2007, da parte della Commissione europea, la quale, in ultimo il 22 giugno 2012, ha rivolto all'Italia un parere motivato concedendo il termine di mesi due per l'adeguamento alla normativa comunitaria rappresentando che i servizi di cabotaggio marittimo fossero stati trasferiti ed aggiudicati senza fare ricorso a procedure concorrenziali;
le procedure di aggiudicazione dei contratti di servizio pubblico già in capo a Toremar spa sono state invece svolte dalla regione Toscana ed al loro esito la Moby Lines spa in data 5 maggio 2011 si è resa aggiudicataria del servizio pubblico;
la situazione determinatasi quanto alla regione Toscana appare singolare: la Moby Lines che già controllava una quota di mercato di circa il cinquanta per cento, con l'aggiudicazione dei servizi già in capo alla società pubblica si ritrova nella posizione di monopolista, con evidenti ricadute nell'ambito tariffario e degli interessi degli utenti isolani;
Tirrenia spa, dopo alterne vicende e numerosi interventi prima di Fintecna, società controllata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze e socio unico di Tirrenia spa, del commissario straordinario e dei Ministeri competenti, come si apprende dagli organi di stampa, sta per essere assegnata definitivamente alla CIN – Compagnia italiana di navigazione, della quale è socio industriale la stessa Moby Lines e che ha al suo vertice come amministratore delegato il signor Ettore Morace;
pure si è appreso dalla stampa che dalla compagine societaria di CIN sono usciti i due principali azionisti Grimaldi Napoli e Gruppo Aponte e che sono stati sostituiti da altri soci;
il prezzo sarebbe corrisposto con le seguenti favorevoli modalità: 200 milioni di euro alla consegna della società, 180 milioni di euro rateizzati in varie annualità senza interessi, il tutto condizionato all'ottenimento di complessivi 570 milioni di euro di contributi statali nell'arco dei prossimi otto anni;
secondo quanto risulta agli interpellanti, l'operazione avverrebbe senza specifiche garanzie concrete se non un generico riferimento alla solidità dei gruppi che hanno costituito originariamente la Società CIN, veicolo creato, ad avviso degli interpellanti, appositamente per la gara e del quale non sono più parte, come visto, i principali soci industriali;
le garanzie citate per l'acquisizione di Tirrenia spa risulterebbero, ad avviso degli interpellanti, più evanescenti in quanto oltre alla già detta uscita da CIN dei due principali gruppi, Grimaldi ed Aponte, si sarebbe lasciato alla Moby il controllo unitamente a Clessidra, fondo che detiene una rilevante partecipazione nella stessa Moby, senza che si sia proceduto all'integrazione di adeguate garanzie fideiussorie atteso il controllo incrociato;
non si può sottacere che nell'agosto del 2010, la Società Mediterranea Holding di Navigazione spa, risultata vincitrice di un regolare bando prima della sottoposizione ad amministrazione controllata di Tirrenia spa, aveva offerto per rilevare l'azienda la somma di 640 milioni di euro;
l'offerta di Mediterranea Holding di Navigazione spa, ad avviso degli interpellanti, aveva il pregio di rilevare la Tirrenia spa e la sua controllata Siremar spa come aziende in attività e quindi con garanzia totale per creditori, debitori e personale navigante e amministrativo e non come società sottoposte al commissariamento, come invece repentinamente avvenuto il giorno successivo alla mancata assegnazione della gara a Mediterranea;
la famiglia armatrice Morace attualmente controlla il 50 per cento del mercato del traffico con le isole minori della Sicilia ed, unitamente all'armatore Franza, controlla interamente i servizi marittimi che interessano lo stretto di Messina;
gli armatori citati sono peraltro anche coinvolti nell'acquisizione della Siremar di Navigazione spa in amministrazione straordinaria;
le società controllate dagli armatori sopra citati detengono in Sicilia una quota di mercato vicina al 50 per cento dei servizi con le isole minori, come sopra accennato, ed hanno beneficiato, negli anni passati, di circa 80 milioni di euro di contributi regionali e continuano ad essere destinatarie, anche per l'anno in corso, di contributi per oltre 50 milioni di euro, salvo integrazioni;
gli stessi, in corso di gara, avrebbero offerto alla regione siciliana di partecipare direttamente alla cordata da loro messa in piedi allo scopo di partecipare alla gara per la privatizzazione del ramo d'azienda Siremar spa offrendo un importo nettamente inferiore a quello offerto da Compagnia delle Isole spa, società questa composta da operatori locali oltre che dal gruppo Lauro, e partecipata, come ampiamente pubblicizzato, anche dalla stessa regione siciliana, quest'ultima con il solo ruolo di garante dell'attività armatoriale, sia in termini di servizi che di tariffe applicate nei confronti degli utenti tutti, ed in particolare dei residenti nelle isole, che dei livelli occupazionali relativamente al personale navigante e amministrativo;
l'offerta presentata dalle società sopra indicate, oltre che essere inferiore in valore a quella di Compagnia delle Isole spa (Cdl) non sarebbe assistita da garanzie bancarie bensì da una affermazione di solidità dei soci, contrariamente Compagnia delle Isole spa che ha presentato idonee garanzie fideiussorie –:
se il Governo non ritenga di dover avviare, per quanto di competenza, una approfondita verifica sulle materie oggetto del presente atto e, in particolare, far luce sulle iniziative poste in essere dalla famiglia Morace sia per quanto riguarda l'acquisizione di Siremar spa che di Tirrenia spa, nonché, indirettamente di Toremar spa, creando così i presupposti per la realizzazione di un monopolio nel mercato dei servizi marittimi, utilizzando, ad avviso degli interpellanti, contributi statali e/o regionali per acquisire aziende pubbliche.
(2-01590) «Laboccetta, Mazzocchi, Ciccioli, Mancuso, Barani, Romele, Costa, Vella, Lehner, Porcu, Sisto, Cassinelli, Lisi, Catanoso, Tommaso Foti, Taddei, Pittelli, Grassano, Paolo Russo, D'Alessandro, Aracu, Versace, Traversa, Bernardo, Misiti, Cambursano, Alberto Giorgetti, Bellotti, Cesario, Crosetto, Repetti, Landolfi, Ossorio, Abrignani, Speciale, Dell'Elce, Iannarilli, Zinzi, Paniz, Iannaccone, Ascierto, Nucara, Mazzuca, Osvaldo Napoli, Gregorio Fontana, Milo, Castiello, Pelino, Nastri, Formichella, Rosso, Brunetta, Nola, Razzi, Savino, Sammarco, Piso, Frassinetti, De Corato, Saglia, Di Caterina, Cesaro, Sbai, Vitali, Contento, Ventucci, Scalera, Stasi, Laffranco, Calderisi, Pionati, Mottola, Ruvolo, D'Anna».
Interrogazioni a risposta immediata:
DOZZO, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo n. 23 del 2011, recante «Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale», all'articolo 8, aveva previsto, a partire dal 2014, l'entrata in vigore dell'imu, imposta municipale propria, che avrebbe sostituito – per la componente immobiliare – l'irpef e le addizionali sui redditi relativi ai beni non locati, non gravando sull'abitazione principale e le relative pertinenze in quanto esclusa dall'imposizione;
il decreto-legge n. 201 del 2011, adottato dal Governo attualmente in carica, anticipa al 2012 l'istituzione della medesima imu, precisando anche come la stessa imposta non sostituisca altri tributi, diversamente da quanto previsto dal decreto legislativo sul federalismo fiscale del 2011, e prevedendo come il 50 per cento degli introiti provenienti dal gettito dell'imposta sugli immobili diversi dalla prima abitazione principale sia da versare allo Stato;
il decreto-legge n. 201 del 2011 dispone anche la proporzionale riduzione delle risorse del fondo sperimentale di riequilibrio destinate agli enti locali, secondo la compensazione dell'imu, ovvero in ragione della differenza tra il gettito incassato dal medesimo ente dall'applicazione dell'imu e il gettito introitato dall'ente stesso con l'ici del 2010;
l'Ifel, Istituto per la finanza e l'economia locale, ha pubblicato, sulla base delle proiezioni ministeriali, i dati sull'ammontare finale del fondo sperimentale di riequilibrio al netto delle manovre previste, che nel complesso ammonterà a 6,8 miliardi di euro, con una riduzione di 4,2 miliardi di euro rispetto all'ammontare del fondo del 2011, evidenziando come la riduzione sia determinata dalla compensazione dell'imu definita dall'articolo 13, comma 17, del medesimo decreto-legge n. 201 del 2011;
il decreto-legge n. 16 del 2012 dispone che i comuni iscrivano a bilancio di previsione 2012 il gettito derivante dall'applicazione dell'imu ad aliquote ordinarie, ovvero 0,4 per cento e 0,76 per cento per altri immobili, ad esclusione dei fabbricati rurali ad uso strumentale, e che tale gettito viene determinato dal Ministero dell'interno;
in alcuni casi, la differenza tra il gettito atteso dal Ministero ed inserito a bilancio e quello considerato dai comuni è estremamente elevata, tanto che sarebbe necessario conoscere sulla base di quali criteri e formule matematiche il Ministero abbia operato le proprie proiezioni sul gettito atteso dall'imposta municipale propria;
l'attuale normativa consente agli enti locali di poter modificare, entro il 30 settembre 2012, le aliquote dell'imposta sulla base del gettito derivante dalla prima rata della medesima imposta;
il Governo, in ragione del gettito incassato con il pagamento della prima rata dell'imu del 18 giugno 2012 e che, stando alle prime proiezioni governative, si dovrebbe attestare intorno ai 9,5 miliardi di euro, si riserva la facoltà di rivedere, entro il 10 dicembre 2012, ovvero ad un massimo di una settimana dal termine oggi previsto per il pagamento dell'ultima rata dell'imposta municipale propria, le aliquote di base dell'imu, ovvero l'ammontare delle detrazioni oggi vigenti –:
quale sia il gettito incassato con la prima rata di giugno 2012 dell'imu, ripartito per ciascuna regione, in quali regioni si siano registrati i maggiori scostamenti rispetto ai gettiti stimati dal Governo e se gli eventuali differenziali si riferiscano maggiormente al gettito atteso dall'imposizione sulle prime o sulle seconde case.
(3-02383)
CAPITANIO SANTOLINI, GALLETTI, VOLONTÈ, RAO, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, DELFINO, BINETTI, ENZO CARRA, LUSETTI, CARLUCCI, OCCHIUTO e LIBÈ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
intervenendo il 27 febbraio 2012 presso la Commissione industria del Senato della Repubblica, nel corso del dibattito sul decreto legge n. 1 del 2012 sulle liberalizzazioni, il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, aveva precisato che le scuole cattoliche esenti dall'ici-imu saranno quelle che «svolgono la propria attività con modalità concretamente ed effettivamente non commerciali», precisando che si trattava di una risposta «chiara e inequivoca»;
con tale precisazione veniva riaffermato il principio, profondamente laico, della libertà di educazione, un principio costituzionalmente garantito e posto a fondamento della nostra società;
nei giorni scorsi, tuttavia, molte scuole paritarie, che non hanno versato la prima rata dell'imu, si sono viste recapitare il sollecito di pagamento della tassa;
l'articolo 1 della legge n. 62 del 2000 stabilisce che il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali;
è opportuno rammentare che, grazie al servizio offerto dalle scuole paritarie, si realizza un risparmio per lo Stato quantificabile in circa 6 miliardi di euro, pari cioè a quanto spenderebbe lo Stato se tutti gli alunni delle scuole paritarie passassero alla scuola statale –:
se non ritenga di fornire un chiarimento definitivo su tale vicenda che rischia di creare disagi e difficoltà alle scuole paritarie italiane, che già scontano i pesanti tagli dei contributi statali operati dal Governo. (3-02384)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PALOMBA e MESSINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con un bando datato 18 maggio 2011 veniva disposto l'avvio di una selezione pubblica per l'assunzione a tempo indeterminato di 220 unità per la seconda area funzionale, fascia retributiva F3, profilo professionale assistente, per attività amministrativo-tributaria, da destinare ai centri Operativi (COP) e ai centri di assistenza multicanale (CAM);
nel medesimo bando veniva stabilita la seguente ripartizione dei posti: a) n. 80 posti per il centro operativo di Cagliari; b) n. 40 posti per il centro operativo di Venezia; c) n. 40 posti per il centro di assistenza multicanale di Cagliari; d) n. 20 posti per il centro di assistenza multicanale di Pescara; e) n. 20 posti per il centro di assistenza multicanale di Torino; f) n. 20 posti per il centro di assistenza multicanale di Venezia;
il bando stesso prevedeva le seguenti fasi: a) prova oggettiva attitudinale; b) prova ora;
per la prima prova selettiva veniva specificato nel bando:
a) al punto 5.2 «La prova oggettiva attitudinale consiste in una serie di quesiti a risposta multipla volti ad accertare il possesso da parte del candidato delle attitudini e delle capacità di base necessarie per acquisire e sviluppare la professionalità richiesta»;
b) al punto 5.3 «La prova oggettiva attitudinale è valutata in trentesimi. Sono ammessi alla prova orale i candidati che riportano il punteggio di almeno 24/30 e rientrano in graduatoria nel limite massimo di 600 unità. I candidati che si collocano a parità di punteggio nell'ultimo posto utile in graduatoria sono comunque ammessi alla prova orale»;
in data 5 agosto 2011 l'Agenzia delle entrate attraverso un capitolato speciale emanato in data 5 agosto 2011 dal settore logistica e fornitori indiceva un bando di gara comunitaria, nella forma della procedura aperta, ai sensi dell'articolo 55 del decreto legislativo n. 163 del 2006 per l'affidamento di alcuni servizi necessari per l'espletamento delle procedure selettive per l'assunzione di 1678 funzionari per la terza area funzionale, fascia retributiva F1 e 220 unità per la seconda area funzionale, fascia retributiva F3, previste nel triennio 2011-2014;
nel bando di cui sopra venivano fornite delle tabelle alle società partecipanti alla gara per stimare il numero di candidati previsti per singola procedura in circa 90 mila candidati e le modalità di svolgimento delle prova attitudinale in un'unica sede;
questo bando di gara come risulta dal verbale protocollo n. 2011/161579 veniva vinto dalla società «Praxi spa» seguita dalla società «Cnipec Srl» e da altre due società partecipanti;
in data 28 febbraio 2012 l'agenzia delle entrate emanava un avviso pubblico per comunicare il diario e la sede unica di Roma per lo svolgimento della prova scritta oggettiva attitudinale d'esame;
per questo concorso sono state inoltrate oltre 100 mila domande di candidati. E a Roma, più di un mese fa, si sono svolte le prove scritte basate su un test psicoattitudinale cui hanno partecipato 27878 candidati, gran parte dei quali provenienti dalla Sardegna. Migliaia di sardi hanno partecipato a questo concorso perché un bando che prevedeva 120 posti di lavoro in una sede cagliaritana di un ministero (presso un edificio nella s.s. 554 a disposizione dall'Agenzia delle entrate), era una occasione doverosa da affrontare per chi cerca una nuova o più stabile occupazione;
la selezione prevedeva una sola prova scritta che faceva punteggio per la graduatoria finale, senza, quindi, la preselezione;
il bando esigeva un voto minimo di 24 invece di 21 per accedere all'orale e poneva un limite di numero di ammessi (i primi 600 per punteggio) all'orale: cosa non prevista per legge secondo cui per accedere all'orale basta prendere un punteggio di 21/30 (ex articolo 7, comma 1, legge n. 478 del 1994. Se si fosse voluto fare una preselezione con una prova oggettivo attitudinale sarebbe stato invece legittimo sia uno sbarramento all'accesso nel numero di voto, sia un numero di accessi alla prova scritta;
la prova scritta si è svolta in 15 giorni diversi dal 17 aprile al 10 maggio. In ogni giorno c'erano tre sessioni in orari diversi: ore 8:00, ore 12:00, ore 16:00. Le sessioni complessive sono state quindi quarantacinque. La sede di svolgimento della prova scritta era la fiera di Roma, nel padiglione n. 11. La prova scritta si è svolta quindi in un arco di tempo di ben 23 giorni, oltre quindi il ragionevole limite causando una disparità di trattamento tra i candidati. Alla luce di tutto ciò è lecito pensare che non si sia garantito il contestuale svolgimento della prova scritta oggettiva attitudinale;
migliaia di candidati residenti in Sardegna, per arrivare a svolgere questo concorso, si sono sobbarcati le spese di viaggio e alloggio per due giorni;
ci sono state sessioni di prova con due o tre candidati ammessi all'orale (sessioni 7 maggio 2012, ore 16:00; 10 maggio 2012 ore 8:00; 30 aprile 2012 ore 8:00 e altre sino a 25/34 ammessi (sessioni 2 maggio 2012 ore 12:00; 2 maggio 2012 ore 16:00; 3 maggio 2012 ore 12:00). Ciò fa pensare che vi sia stato un aumento del divario di opportunità di chi aveva affrontato un questionario relativamente ma significativamente di difficoltà non omogenea e chi aveva la possibilità di informazioni sulla tipologia di domande, da una parte, e chi era all'oscuro di tutto sino al momento di espletare la propria prova;
motivate perplessità ricorrono altresì circa una possibile violazione di quanto prevede il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487; all'articolo 1 «Modalità di accesso si stabilisce»: «2. Il concorso pubblico deve svolgersi con modalità che ne garantiscano la imparzialità, l'economicità e la celerità di espletamento, ricorrendo, ove necessario, all'ausilio di sistemi automatizzati diretti anche a realizzare forme di preselezione ed a selezioni decentrate per circoscrizioni territoriali»; all'articolo 20 «Concorsi circoscrizionali e sedi di esami» si prevede: 1. Per gli uffici aventi sede in determinate regioni, compartimenti o province, sono banditi, per i posti ivi disponibili, concorsi circoscrizionali per l'accesso ai profili professionali di qualifica o categoria, fatta salva la facoltà di parteciparvi per tutti i cittadini. 2. Le prove di esami dei concorsi si possono svolgere in sedi decentrate, qualora il numero dei concorrenti lo renda necessario»;
per analogia con quanto previsto per i concorsi unici, sembra che dovesse essere applicato anche all'articolo 21 (adempimenti per il concorso unico), che al comma 5, prevede che «Ove il numero dei candidati al concorso sia superiore al triplo del numero costituente il contingente, si procede alla pre-selezione dei concorrenti mediante il ricorso a prove psico-attitudinali o anche congiunte a valutazione del titolo di studio in modo da ridurre il numero dei partecipanti al triplo dei posti messi a concorso»;
il bando di concorso precedente del 2010 per la medesima qualifica di assistenti, come quello svoltosi a Roma (per 220 unità di cui 120 destinate a Cagliari), prevedeva 15 posti riservati a Bolzano: in questo caso la sede di concorso fu esclusivamente la stessa Bolzano;
in genere, in concorsi di tipo analogo solitamente si mette a disposizione la banca dati dei quesiti per dare a tutti le stesse possibilità, anche perché era difficile impedire fughe di informazioni tra candidati che avevano svolto la prova nei giorni precedenti ed altri che avrebbero svolta nei giorni successivi;
strutturare l'unica prova scritta in batterie di quiz oggettivo attitudinali, con quasi un mese di differenza tra primi e ultimi esaminati, è una pratica inusuale. Se si fosse trattato di una preselezione, con previa pubblicazione della batteria di quiz da somministrare, si sarebbe potuta anche giustificare la spiegazione dell'economia di spesa e della necessità conseguenti di non istituire più sedi di concorso: ma la conseguenza è stata che le persone esaminate gli ultimi giorni di fatto hanno avuto la possibilità di fare una esercitazione mirata ed informata;
su 50 quesiti da completare in 40 minuti, bastano due o tre quesiti più complessi della norma per creare oggettiva difficoltà diversa e quindi disparità di trattamento. Eppure non sarebbe stato impossibile fare in modo che in 45 compiti ci fossero lo stesso numero e la stessa difficoltà di soluzione di esercizi di logica, sul calcolo delle percentuali, sulle relazioni di ordini di grandezza, su quesiti logico matematici, su argomenti logico linguistici, su serie figurali, alfanumeriche e alfabetiche, sulla comprensione dei termini, sui sillogismi e sulle negazioni logiche, su chi dice il falso o il vero, su test logico-spaziali e altro. E se allo stato non è rigorosamente dimostrabile che i compiti avessero oggettivi e diversi livelli di difficoltà, i risultati statistici lo lasciano intendere, mentre mantenere costante il livello di difficoltà non era cosa poi così difficile;
non si sono quindi potute vere una omogeneità di giudizio per tutti i candidati e la parità di trattamento richiesta per una prova scritta;
alla luce dei dati statistici, il rendimento e la partecipazione sono stati influenzati anche in funzione degli orari. Infatti, chi ha svolto la prova alle ore 8 ha avuto un rendimento mediamente significativamente inferiore (in questo orario si sono verificate le medie più basse in assoluto) e anche la partecipazione è stata molto inferiore: col risultato che, a pari numero di domande, è corrisposto un numero di ammessi del 25 per cento in meno di chi lo ha svolto alle 12, orario evidentemente più agevole per gli spostamenti sino alla periferia di Roma. Molti candidati sardi, ad esempio, la cui prova era fissata per le 8:00, cioè di primo mattino, vi hanno rinunciato in partenza per non sobbarcarsi il gravoso costo di pernottamento del giorno prima;
la gestione della selezione è stata affidata alla società Praxi dopo una contestata gara d'appalto, oggetto anche di un ricorso amministrativo, come nel caso della gestione di un concorso per 855 funzionari; la società è già nota alle cronache per aver gestito le selezioni all'azienda trasporti di Roma e associata ormai alle vicende della cosiddetta «parentopoli» romana;
inoltre, in data 20 aprile 2012, cioè appena tre giorni dopo l'inizio della prova scritta, è stato pubblicato dalla Simone editrice il testo intitolato 220 assistenti Agenzia delle entrate – Le nuove tipologie di quiz attitudinali» novità aprile 2012, nel quale si può leggere il seguente abstract: «L’e-book è rivolto a tutti coloro che partecipano al concorso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 maggio 2011, n. 42, [...]. Esso si propone come valido supporto per la preparazione alla prova oggettiva attitudinale, in quanto contiene le tipologie analoghe ai quiz assegnati alle prime prove svolte nel mese di aprile 2012»... «Il testo [...] descrive le tecniche per focalizzare la preparazione alla prova oggettiva attitudinale e di cimentarsi con le tipologie di quiz con cui il candidato si confronterà all'esame»;
in data 18 aprile 2012 sul sito youreporter.it venivano pubblicate n. 2 foto dei questionari utilizzati per la prova preselettiva oltre ad altre foto del luogo e conseguente video poi riportato e replicato in vari forum di internet –:
se sia a conoscenza di quanto sopra;
quali siano gli orientamenti del Ministro possa fornire al riguardo;
in particolare, se abbia rilevato profili di illegittimità, dalla procedura concorsuale e dal bando di concorso, sulla mancanza di unicità e contemporaneità della prova scritta utile al fine del punteggio finale, sull'assenza della fase pre-selettiva in sedi decentrate, tali da aver causato disparità di trattamento anche nella somministrazione di quesiti non omogenei tra le varie sessioni di prova oltre che una fuga di notizie tra il 17 aprile e il 10 maggio 2012;
perché sia stata scelta una sede unica di concorso rispetto alla prassi seguita anche dalla stessa agenzia delle entrate, che svolge le prove di concorso in genere nelle sedi di definitiva destinazione previste nei bandi stessi, anche per il medesimo profilo nel passato;
infine, se il Ministro interrogato intenda porre in essere iniziative volte all'esercizio dell'autotutela, anche attraverso l'annullamento o la sospensione del risultato degli atti relativi alla prova scritta di cui sopra. (5-07302)
Interrogazione a risposta scritta:
CASSINELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la cosiddetta «cassa-nave» è la dotazione di denaro consegnata al comandante di una nave al suo arrivo in porto: l'espletamento del servizio consiste nella disposizione da parte dell'armatore di un bonifico in favore del raccomandatario marittimo il quale preleva in contanti dalla banca l'importo oggetto di bonifico e lo consegna al comandante della nave di proprietà dell'armatore;
il decreto-legge n. 201 del 2011 (salva-Italia) che modifica l'articolo 49 del decreto-legge n. 231 del 2007 per quanto riguarda l'uso del denaro contante ha creato grosse difficoltà per le agenzie marittime: il limite di 999,99 euro introdotto dal decreto è del tutto insufficiente e, in molti casi, per l'espletamento del servizio si sono venute a creare enormi criticità operative, con il comandante che deve essere accompagnato dal raccomandatario marittimo in banca per l'identificazione e il prelievo del denaro, con tutte le problematiche che comporta distrarre il comandante stesso dalle numerose incombenze e responsabilità che ha durante l'attracco e la permanenza della nave in porto;
per le navi di linea i cui comandanti tornano con regolarità nei porti si è cercato di risolvere la problematica in oggetto dotandoli di una carta di credito che però ha fatto riscontrare diverse criticità sia per i limiti di capienza delle carte stesse sia per la quasi totale impossibilità di utilizzo per i pagamenti che il comandante deve effettuare (esempio acquisto di piccole provviste di bordo o corresponsione degli stipendi ai marittimi in sbarco e altro). Per le navi tramp, navi da carico impegnate in trasporti e rotte occasionali, che in molti casi, quindi, attraccano in porto una sola volta, e per le navi che arrivano nel week-end con le banche chiuse il problema è molto più difficile da risolvere;
inoltre il settore dello shipping, in una fase di grave crisi economica, non può essere ulteriormente penalizzato da incombenze burocratiche che costringono a destinare a tale compito importanti risorse umane ed economiche laddove tale normativa non arrivi addirittura a far perdere una funzione peculiare dell'attività del raccomandatario marittimo –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere la situazione, assumendo iniziative normative per introdurre una deroga alla normativa che permetta all'Agenzia delle dogane di operare come tramite tra il raccomandatario marittimo e il comandante, svolgendo l'attività di identificazione del soggetto (raccomandatario) che consegna la somma di denaro eccedente la soglia di legge e del soggetto che la percepisce (comandante della nave), mentre ora prevede come tramite solamente le banche, gli istituti di moneta elettronica e le poste, oppure una specifica deroga a favore della categoria dei raccomandatari marittimi limitatamente alle operazioni di cassa-nave. (4-16917)
GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
l'articolo 1 della legge 14 settembre 2011, n. 148, di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, contiene una delega a riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza;
la lettera a) dell'articolo citato, dispone che, nell'opera di riduzione degli uffici giudiziari di primo grado, deve essere garantita la permanenza del tribunale ordinario nei circondari di comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011;
la lettera f) dell'articolo 1, tuttavia, precisa che occorre «garantire che, all'esito degli interventi di riorganizzazione, ciascun distretto di corte d'appello, incluse le sue sezioni distaccate, comprenda non meno di tre degli attuali tribunali con relative procure della Repubblica»;
dal combinato disposto dei due princìpi, però, possono derivare conseguenze che vanno nella direzione opposta a quella della ratio della norma: il risparmio di spesa e l'efficienza;
in effetti, vi sono molti tribunali ubicati nelle province che sono dimensionalmente molto più piccoli di tanti altri, così come vi sono tanti tribunali, che andrebbero a formare i tre di una corte d'appello, che sono molto più modesti di tanti altri. In entrambi i casi il rischio è che, senza alcuna logica dettata dal risparmio di spesa o dall'efficienza, permarrebbero in vita tribunali piccoli e piccolissimi a danno di tribunali medi e in qualche caso anche grandi;
per fare un esempio concreto, e avendo a riferimento la relazione che il gruppo di studio del Ministero della giustizia ha preparato al Ministro basandosi proprio sulla legge delega n. 148 del 2011, il tribunale di Cassino rischierebbe la soppressione pur collocandosi, su un totale di 165 tribunali, all'83o per popolazione (sopravanzando ben 36 tribunali capoluogo di provincia), al 60o per superficie (sopravanzando ben 53 tribunali capoluogo di provincia), all'81o per numero di magistrati (sopravanzando ben 40 tribunali capoluogo di provincia), all'81o per numero di amministrativi (sopravanzando ben 40 tribunali capoluogo di provincia), al 107o per numero amministrativi/magistrati (sopravanzando ben 37 tribunali capoluogo di provincia), al 77o per sopravvenienze medie (sopravanzando ben 42 tribunali capoluogo di provincia), al 71o per carico di lavoro unitario (sopravanzando ben 52 tribunali capoluogo di provincia), al 78o per definiti medi (sopravanzando ben 41 tribunali capoluogo di provincia), al 79o per produttività (sopravanzando ben 46 tribunali capoluogo di provincia);
ovviamente in questa classifica non si tiene conto di tanti tribunali che formano il terzo di una corte d'appello, ma tutti inferiori al tribunale di Cassino;
nonostante la fonte di questi dati inoppugnabili sia il Ministero della giustizia, secondo la relazione del gruppo di studio del Ministero e secondo quando emerso dal recente Consiglio dei ministri, il tribunale di Cassino dovrebbe essere soppresso;
dalla relazioni stilata dal gruppo di studio del Ministero, inoltre, si evincerebbe che, secondo gli interpellanti, la delega non è stata applicata pienamente, perché in essa è stata prevista esclusivamente la soppressione di tribunali esistenti (facendo sempre riferimento ai parametri della legge delega) ma non è stato attuato un principio che la delega stessa aveva posto come possibilità all'articolo 1 comma 2-b, e cioè la ridefinizione dell'assetto territoriale degli attuali uffici giudiziari mediante attribuzione di porzioni di territori a circondari limitrofi;
questa possibilità, che concretizzerebbe al tempo stesso sia un risparmio di spesa sia l'efficienza, non è stata presa in considerazione mentre per il tribunale di Cassino, secondo i parametri utilizzati dal gruppo di studio del Ministero, sarebbe auspicabile l'accorpamento del territorio del sud pontino (sede distaccata di Gaeta), un territorio che peraltro fino all'anno 1927 faceva già parte dello storico tribunale di Cassino, che proprio l'anno passato ha festeggiato, insieme alla nazione, i suoi 150 anni di vita;
la lettera g) dell'articolo 1, inoltre, stabilisce che i magistrati e il personale amministrativo entrino di diritto a far parte dell'organico dei tribunali e delle procure accorpanti. Nel caso del tribunale di Cassino, ma in tutti gli altri casi di eventuale soppressione di tribunali di rilevante dimensione, il tribunale accorpante (Frosinone) vedendosi raddoppiare da un giorno all'altro l'organico non avrebbe alcuna possibilità infrastrutturale di accogliere magistrati ed amministrativi, per non parlare degli avvocati, delle parti processuali, e altro, per cui si dovrebbe necessariamente far luogo al reperimento di nuovi locali con vin aggravio di spesa per il Ministero;
la delega prevede, oltre a ciò, di tener conto delle specificità territoriali del bacino di utenza anche in riferimento al tasso d'impatto della criminalità organizzata. Nel caso del tribunale di Cassino (e della procura) la sua presenza è stata un baluardo contro la minaccia camorristica ed ha garantito fino ad oggi un bassissimo tasso di infiltrazione della criminalità organizzata, che, nel caso di soppressione, si vedrebbe spianare la strada per una immediata «colonizzazione»;
la soppressione di un tribunale di rilevante dimensione come quello di Cassino comporterebbe un forte e negativo impatto anche dal punto di vista socio-economico su tutto il territorio provinciale e del basso Lazio, venendo così a determinarsi un impoverimento del tessuto sociale con forte e rilevante impatto economico per una popolazione che va ben oltre le 222.000 persone circa che «serve» direttamente il tribunale, coinvolgendo un bacino d'utenza molto più grande (Cassino è sede di una università, tra cui la facoltà di giurisprudenza, di un importante stabilimento industriale come la FIAT, di un importantissimo centro di culto come l'Abbazia di Montecassino) –:
per quali ragioni, alla luce delle considerazioni suesposte e dei dati forniti dal gruppo di studio del Ministero, non si sia ritenuto di escludere il tribunale di Cassino dal processo di riorganizzazione degli uffici giudiziari in atto, in quanto la sua chiusura, oltre a non realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza, produrrebbe un negativo impatto socio-economico e costituirebbe un segnale inopportuno nella lotta alla criminalità organizzata.
(2-01588) «Anna Teresa Formisano, Galletti».
Interrogazioni a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ADNKRONOS il 9 luglio 2012, il direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Giovanni Tamburino, ha dichiarato, in occasione della visita del Ministro interrogato al carcere genovese di Marassi, che sarà subito riattivata l'unità monitoraggio dei suicidi (UMES) che era stata costituita nel 2000 dando inizio, tra pochi giorni, a una verifica caso per caso –:
da chi sia composto e quali siano i compiti dell'UMES (unità monitoraggio eventi di suicidio) e di quali collaborazioni si avvalga;
quali siano stati i risultati conseguiti dalla predetta unità di monitoraggio durante il periodo in cui la stessa è rimasta operativa;
se e quali proposte di intervento siano state formulate in passato dal predetto organismo;
quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di reperire le risorse e i finanziamenti necessari per dare modo all'UMES di conseguire gli obiettivi per i quali è stata riattivata;
più in generale, quali provvedimenti intenda adottare al fine di scongiurare il ripetersi di atti di autolesionismo, suicidio e tentato suicidio tra i detenuti, e quali atti concreti intenda urgentemente compiere allo scopo di dare sostegno e sollievo alle persone recluse, soprattutto in questo periodo estivo, in cui il sovraffollamento e il caldo aumentano i rischi di depressione alimentando il ripetersi di eventi tragici all'interno delle strutture penitenziarie, ciò in attesa di provvedimenti legislativi capaci di dare risposte certe e definitive ai problemi delle carceri italiane, a partire da quelli di amnistia e di indulto. (4-16914)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ADNKRONOS il 9 luglio 2012, un detenuto 30enne di origine bosniaca si è suicidato, intorno alle 5 del mattino, impiccandosi nella sua cella del carcere di Vibo Valentia;
l'uomo, che solo poco tempo fa aveva tentato l'evasione dalla casa di reclusione di Rossano, doveva scontare 13 anni per reati contro la persona e il patrimonio. Dopo essersi legato attorno al collo un nodo scorsoio ricavato con le lenzuola in dotazione e averne legato l'estremità all'inferriata della finestra, pare si sia lanciato dal termosifone per imprimere maggiore slancio e forza alla stretta. A nulla sono valsi i soccorsi immediati della polizia penitenziaria e del personale medico del carcere;
sulla vicenda Gennarino De Fazio, della direzione nazionale della Uil Pa penitenziari, ha dichiarato: «Ho ormai perso il conto del numero di suicidi che continuano spaventosamente a perpetrarsi nelle carceri e che fanno assumere al dato i connotati di un bollettino di guerra. Fra sovrappopolamento, ristrettezze economiche, spending review a senso unico e depauperamento degli organici, l'utenza e gli operatori sono coloro che ci rimettono, mentre al centro si continua a teorizzare e a sperperare. Solo di qualche giorno addietro infatti la notizia che la Calabria dopo il provveditore “part-time” da condividere ora con questa ora con quell'altra regione da più di due anni, dovrà riscoprire anche i direttori a servizio ridottissimo. Dunque mentre a Roma si teorizzano la vigilanza dinamica e i nuovi circuiti penitenziari, in Calabria la Polizia penitenziaria, sempre più abbandonata a sé stessa, ricorre all'ormai sperimentatissima arte dell'arrangiarsi chiedendosi di nuovo se e come si riuscirà a superare l'estate, ma, soprattutto, quante vite dovranno ancora spegnersi prima che si accenda un faro efficace sull'universo» –:
se il Governo non intenda urgentemente assumere le iniziative di competenza per supportare e sostenere concretamente, anche attraverso l'avvio di un'indagine interna, l'individuazione delle eventuali responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare nella morte del detenuto in questione;
quante siano le unità dell’équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Vibo Valentia;
con chi dividesse la cella e di quanti metri quadrati disponesse il detenuto morto suicida;
se il detenuto morto suicida fosse alloggiato all'interno di una cella rispondente a requisiti di sanità e igiene;
se nel corso della detenzione il detenuto fosse stato identificato come potenziale suicida e, in questo caso, se fosse tenuto sotto un programma di osservazione speciale;
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di avviare un'indagine ministeriale per conoscere la reale situazione del penitenziario calabrese e comprendere a fondo le condizioni di vita dei detenuti e quelle di lavoro degli operatori penitenziari. (4-16916)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta immediata:
RAISI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'Aero Club d'Italia è un ente pubblico non economico finanziato con contributi del Coni e dei Ministeri vigilanti, con l'imposizione di tariffe a carico di titolari di attestati e proprietari di apparecchi per il volo da diporto sportivo e con quote a carico di affiliati e altri utenti dell'ente;
è in corso una modesta e circoscritta revisione statutaria dell'ente, prevista dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 188, limitatamente alla composizione ridotta degli organi collegiali e al contenimento dei centri di spesa. Per questo è stato nominato commissario straordinario il senatore della Lega Nord Giuseppe Leoni, già commissario straordinario dell'ente da novembre 2002 a ottobre 2005 e successivamente presidente dell'ente fino al 16 dicembre 2010, poi di nuovo nominato commissario straordinario con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 17 dicembre 2010 per un periodo di 6 mesi, poi prorogato di nuovo con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dal 18 luglio 2011 al 16 gennaio 2012, poi successivamente prorogato con successivo decreto ministeriale fino al 17 aprile 2012 e, infine, di nuovo prorogato fino al 17 luglio 2012 con ulteriore decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti; quanto precede senza che il commissario abbia, ad avviso dell'interrogante, assolto al proprio mandato;
il Consiglio di Stato, sezione consultiva, con ordinanza interlocutoria del 22 marzo 2012, ebbe a sospendere l'esame dello statuto per il prescritto parere, in quanto:
a) non risultavano chiare «le modalità di effettivo coinvolgimento degli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri nell'elaborazione del nuovo statuto»;
b) evidenziava che «la relazione illustrativa risulta sottoscritta dal solo vice capo di gabinetto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti»;
c) mancava «ogni utile chiarimento in ordine alle scelte di fondo compiute attraverso la predisposizione del provvedimento in esame», osservando che lo schema in esame «non si limita “ad apportare modifiche allo statuto” – così come indicato dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 188, e in osservanza dei criteri imposti dalla normativa regolamentare – ma lo riscrive ex novo», rendendo, dunque, opportuno «che il Ministero specifichi l'effettiva ed attuale esigenza di sostituire integralmente il vigente statuto»;
successivamente il Consiglio di Stato, sezione consultiva, con ordinanza definitiva del 19 aprile 2012, preso atto delle note integrative presentate del capo di gabinetto, esprimeva parere negativo sulla bozza di statuto nuovamente proposta, rilevando che:
a) «sotto l'aspetto sistematico, risulterebbe del tutto improprio assegnare ad una fonte diversa (lo statuto dell'ente) il compito di attuare autonomamente e direttamente le previsioni della legge n. 244 del 2007, poiché la norma primaria risulta assolutamente chiara nell'attribuzione del potere di riordino al regolamento di delegificazione», e questo perché «il commissario straordinario, se è certamente titolare dei poteri attribuiti in via ordinaria e straordinaria agli organi dell'ente, compresi quelli afferenti alle iniziative di riforma dell'ente e del suo statuto, non ha – in ogni caso – il potere di proporre norme in contrasto con le previsioni legislative e regolamentari ’pro tempore’ specificamente applicabili all'ente, dirette a fissare l'ambito entro cui la riorganizzazione dell'ente deve essere effettuata»;
b) «il provvedimento di nomina del commissario straordinario non sembra perciò lasciare alcuno spazio all'attivazione di ulteriori iniziative di carattere normativo e strutturale più profonde, concernenti la stessa definizione della natura dell'ente, il quale, nel nuovo progetto, assumerebbe, accanto all'originaria caratterizzazione “sportiva”, anche un carattere dichiaratamente “culturale”»;
appare, quindi, evidente all'interrogante che, a parere del Consiglio di Stato, il commissario straordinario, senatore Leoni, non aveva alcun titolo, né alcun potere per proporre e, soprattutto, insistere nell'articolata e, ad avviso dell'interrogante, illegittima revisione dell'ente;
sotto altro profilo, il Consiglio di Stato rilevava, inoltre, che «anche le ulteriori modifiche statutarie proposte, strettamente riferite al funzionamento e all'organizzazione dell'ente non risultano giustificate dalle esigenze proprie della gestione commissariale. Pur prescindendo dalle possibili riserve sul merito delle opzioni compiute, resta comunque ferma l'obiezione di fondo secondo cui lo schema interviene in ambiti non considerati dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 188»;
d'altro canto, tali modifiche, in quanto istituenti ulteriori centri di spesa ed in quanto comportanti notevoli ulteriori esborsi economici, erano state già oggetto di rilievi da parte della Ragioneria generale dello Stato, con parere reso nel novembre 2011;
va rilevato, infine, che, ai sensi degli articolo 2 e 3 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 1994, n. 444, gli organi amministrativi degli enti pubblici svolgono le funzioni loro attribuite sino alla scadenza del termine di durata per ciascuno di essi previsto ed entro tale termine debbono essere ricostituiti. Gli organi amministrativi non ricostituiti nel termine di cui all'articolo 2 sono prorogati per non più di quarantacinque giorni, decorrenti dal giorno della scadenza del termine medesimo. Nel periodo in cui sono prorogati, gli organi scaduti possono adottare esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione, nonché gli atti urgenti e indifferibili con indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità. Gli atti non rientranti fra quelli sopra indicati adottati nel periodo di proroga sono nulli;
e ancora, in base alla disposizione di cui all'articolo 6 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 1994, n. 444, recante «Decadenza degli organi non ricostituiti – Regime degli atti – Responsabilità»: «1. Decorso il termine massimo di proroga senza che si sia provveduto alla loro ricostituzione, gli organi amministrativi decadono; 2. Tutti gli atti adottati dagli organi decaduti sono nulli»;
è un fatto storico, accertato dal Consiglio di Stato, che entrambi i suddetti organi siano pertanto rimasti in carica ben oltre il periodo di prorogatio indicato dalla legge (45 giorni) e che i medesimi abbiano continuato a “governare” l'Aero Club d'Italia fino al 17 dicembre 2010, data in cui l'ente in questione è stato finalmente dichiarato commissariato con incarico attribuito (nuovamente e, ad avviso dell'interrogante, paradossalmente) al senatore Giuseppe Leoni;
la conseguenza di tale, ad avviso dell'interrogante, incredibile ed ingiustificabile inadempimento è che tutti gli atti compiuti successivamente alla scadenza del periodo di proroga sarebbero, alla luce del parere del Consiglio di Stato, inequivocabilmente nulli: quasi un intero anno di gestione di un ente pubblico economico, quale è l'Aero Club d'Italia, sarebbe affetto da radicale ed insanabile nullità, poiché i provvedimenti di governance dell'ente sono stati adottati da un presidente e da un consiglio federale decaduti;
si aggiungano le valutazioni che il Ministro interrogato dovrà necessariamente porsi a seguito di quanto già segnalato dall'interrogante in precedenti atti di sindacato ispettivo con riferimento ad illeciti amministrativi e a fattispecie apparentemente penalmente rilevanti da parte del commissario straordinario, senatore Leoni;
si rende ormai imprescindibile la necessità di affidare il delicato incarico di commissario straordinario ad un soggetto competente e, soprattutto, super partes, capace di ricondurre, senza ulteriore dispendio di tempo e di risorse, l'Aero Club d'Italia nell'ambito della corretta funzionalità istituzionale, così adempiendo al preciso incarico individuato nel decreto che ne dispose il commissariamento –:
se, alla luce di quelli che l'interrogante giudica reiterati, clamorosi e gravissimi inadempimenti del commissario Leoni nel corso della presidenza e del commissariamento dell'ente pubblico Aero Club d'Italia, già stigmatizzati in Parlamento da diverse forze politiche, già evidenziati ai cittadini dalla televisione, dalla stampa nazionale (l'Espresso), dalla stampa specialistica di settore (Volo sportivo e Volare), già denunciati alla procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti, il Ministro interrogato non intenda revocare immediatamente la fiducia al commissario straordinario dell'Aero Club d'Italia, senatore Leoni, sollevandolo dall'incarico.
(3-02382)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GERMANÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la strada statale 113 Settentrionale Sicula è una strada statale italiana che snodandosi lungo la costa settentrionale della Sicilia, conduce da Messina a Trapani, passando per Palermo, e rappresenta un'indispensabile via di collegamento tra tutti i paesi della provincia che da essa sono attraversati;
occorre fare un excursus delle vicende alterne e delle innumerevoli situazioni di disagio che si sono verificate sulla strada statale 113 poiché non solo a partire dal 2008 è stata interessata da eventi franosi e calamitosi si sono abbattuti con violenza e hanno avuto una portata devastante, determinando il totale isolamento dell'intero comprensorio e dei centri abitati raggiungibili solo attraverso il suo percorso, ma oggi è teatro di incidenti gravissimi che avvengono in particolare nel tratto tra Capo d'Orlando e Brolo, in località Ponte Naso;
la gestione ed il controllo è di pertinenza dell'ANAS, ed è quindi indispensabile spezzare la catena di incidenti che avvengono nel tratto indicato e che, purtroppo molto spesso, si sono rivelati fatali, anche a causa delle condizioni particolarmente difficili del territorio e della carenza, se non dell'assoluta mancanza di strumenti e meccanismi atti a garantire protezione e sicurezza;
per garantire il diritto alla mobilità, alla salute ma soprattutto alla vita, è fondamentale la manutenzione delle strade specialmente quelle per le quali non esistono alternative e che sono vitali per i collegamenti viari, ed è proprio in ragione di tale considerazione che occorre attivare tutte le procedure indispensabili per la messa in sicurezza dell'area interessata ed il ripristino delle condizioni di sicurezza, eseguendo i lavori attraverso la formula della somma urgenza, considerate la necessità e l'indifferibilità degli interventi –:
in quali tempi e con quali criteri potranno essere condotte azioni di messa in sicurezza della strada statale 113 che, in ragione della sua pericolosità, necessita di incisive operazioni di protezione;
se si ritenga prioritaria l'elaborazione di soluzioni idonee ad arginare le conseguenze drammatiche degli incidenti, spesso mortali, anche attraverso il ripristino di un'adeguata illuminazione e del manto stradale;
quali iniziative si intendano assumere al fine di provvedere al miglioramento ed alla sicurezza della strada statale 113, in particolare nel tratto Capo d'Orlando-Brolo. (5-07300)
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata:
MELCHIORRE e TANONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il comune di Castellar Guidobono, in provincia di Alessandria, è rimasto dal 2 luglio 2012 sede vacante di segreteria comunale, a seguito della scadenza dell'incarico di reggenza a scavalco svolto dall'ultimo segretario comunale;
per ovviare a tale mancanza, il comune di Castellar Guidobono, in ragione della propria appartenenza sin dal 2006 all'Unione comunità collinare Basso Grue-Curone, composta, oltre che dallo stesso Castellar Guidobono, dai comuni di Viguzzolo, Sarezzano e Volpedo, ha chiesto alla competente ex agenzia dei segretari comunali presso la prefettura di Torino (nota del 17 aprile 2012) di poter stipulare una convenzione direttamente con la citata unione dei comuni, per poter concentrare in un'unica figura professionale di segretario comunale (dotato dei prescritti requisiti di iscrizione presso l'albo dei segretari comunali e provinciali) la funzione di segreteria, al fine di un evidente e consistente contenimento delle spese del comune relative al personale;
va premesso che l'Unione comunità collinare Basso Grue-Curone già da anni gestisce in forma associata diverse funzioni, tra cui la riscossione delle entrate comunali, il servizio bibliotecario e i servizi di protezione civile;
a fronte dell'intendimento del comune di Castellar Guidobono di dare corso alle procedure per la condivisione del servizio di segreteria comunale tra il comune stesso e l'unione dei comuni di cui esso fa parte, l'ex agenzia dei segretari comunali rispondeva (nota del 14 giugno 2012) evidenziando semplicemente l'inadempienza del comune de quo alla nomina di un nuovo segretario comunale e invitando quest'ultimo a provvedere senza ritardo alla pubblicazione di un bando per l'assunzione di un segretario comunale ovvero a provvedere ad una convenzione per tale servizio con altro comune, senza fare menzione alcuna alla richiesta avanzata dal comune di Castellar Guidobono di trasferimento del servizio di segreteria dallo stesso comune di Castellar Guidobono all'Unione comunità collinare Basso Grue-Curone, anche in ragione del fatto che nessun altro ente limitrofo ha inteso stipulare una convenzione relativa al servizio di segreteria con il comune di Castellar Guidobono –:
se intenda chiarire se vi siano ragioni ostative alla possibilità che un comune con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti, come il comune di Castellar Guidobono (Alessandria), gestisca il servizio di segreteria comunale in forma associata con un soggetto come l'unione di comuni di cui esso fa parte, senza necessità di ulteriore aggravio di spese connesse alla nomina di un nuovo segretario comunale a tempo pieno ad esclusivo carico del comune, in ragione di un evidente contenimento delle spese per l'ente territoriale. (3-02385)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIZZONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel 2009, in seguito allo scioglimento della Comunità montana Appennino Modena ovest, si è costituita l'Unione dei comuni valli del Dolo, Dragone e Secchia che comprende i comuni di Frassinoro, Montefiorino e Palagano;
la legge della regione Emilia Romagna del 30 giugno 2008, n. 10, attribuisce alle unioni dei comuni le funzioni associate per conto dei comuni, prevedendo la sostituzione per tali funzioni al ruolo svolto dai comuni stessi;
all'interrogante risulterebbe che l'attuale consigliere comunale e assessore alla cultura, alla sanità, alle politiche sociali e all'ambiente del comune di Montefiorino ricopre, all'interno dell'Unione dei comuni Valli del Dolo, Dragone e Secchia, anche la mansione di responsabile della segreteria, dei servizi amministrativi, degli affari generali, della polizia municipale e di un centro diurno per portatori di handicap associato;
risulterebbe inoltre che l'attuale consigliere e vice sindaco del comune di Palagano, con delega al bilancio, svolge all'interno della medesima unione dei comuni la mansione di responsabile del settore finanziario, ragioneria, economato e del personale;
i ruoli e le mansioni ricoperte dalle due figure sopra esposte rischiano di determinare una grave causa di ineleggibilità ai sensi dell'articolo 60 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, con la conseguenza che gli incarichi politici ricoperti dai due soggetti risulterebbero incompatibili ai sensi dell'articolo 63 del medesimo decreto legislativo;
dal dettato normativo, ad avviso dell'interrogante non emerge chiaramente se e come il regime delle incompatibilità e delle ineleggibilità trovi applicazione in relazione alle unioni di comuni –:
se le fattispecie dell'ineleggibilità e dell'incompatibilità di cui agli articoli 60 e 63 si applichino anche ai dipendenti delle unioni dei comuni che intendano candidarsi o già ricoprano cariche politiche nei comuni associati;
se il Ministro interrogato, nel caso in cui ne ricorrono i presupposti, intenda porre in essere iniziative per l'esercizio dell'azione di cui all'articolo 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000 per la rimozione delle cause di incompatibilità rilevate. (5-07299)
Interrogazione a risposta scritta:
PILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il sindaco di San Sperate (Cagliari) Enrico Collu ha segnalato all'interrogante la delicata situazione che si è verificata nelle scorse ore nel proprio comune in seguito allo sgombero del campo rom sulla strada statale 554 e la decisione del comune di Cagliari di dislocare i nuclei di rom anche nei paesi della cintura cagliaritana;
il sindaco di San Sperate ha appreso dell'arrivo di questi nuclei rom dai propri concittadini e non dagli amministratori di Cagliari e solo a posteriori è stato informato dalla prefettura di Cagliari;
per una questione di equità e di rispetto delle norme edilizio-sanitarie il sindaco ha chiesto di verificare se le normative soprattutto igienico-sanitarie di queste locazioni siano in regola;
appare improprio il metodo utilizzato e il mancato coordinamento tra comuni e risultano, ad avviso dell'interrogante, inaccettabili certi metodi che violano la leale collaborazione tra enti di pari livello istituzionale oltre alla mancanza di rispetto dell'autonomia locale e della sua comunità costrette a subire decisioni altrui senza alcun tipo di condivisione;
una quarantina di abitanti del comune di San Sperate si sono ritrovati in municipio per protestare contro il repentino trasferimento deciso dal comune di Cagliari;
appare fuori luogo l'argomentazione che si tratti di contratti di locazione di natura privatistica;
in via Pio La Torre e nella strada provinciale 4, a Ponti Becciu, a San Sperate secondo quanto riferiscono gli abitanti della zona sarebbero stati dislocati più di venti nuovi abitanti, tra bambini e adulti insieme a roulotte;
alcuni residenti delle zone urbane interessate ai trasferimenti hanno fatto rilevare che le case sarebbero inadatte a contenere un così gran numero di persone –:
se non intenda il Ministro dell'interno verificare le implicazioni di ordine pubblico delle modalità del trasferimento di questi nuclei rom in dispregio delle più elementari regole di rapportarsi tra enti locali e istituzioni preposte al coordinamento di tali situazioni;
se non ritenga di dover assumere iniziative tali da garantire i cittadini e la sicurezza dell'intera area interessati a questi fenomeni;
se non ritenga di dover assumere iniziative, anche normative, per supportare le amministrazioni locali nella gestione di queste delicate situazioni sia in termini finanziari che operativi;
se non ritenga di dover assumere iniziative normative tali da impedire trasferimenti di comunità viaggianti senza la preventiva autorizzazione del comune ricevente, alla luce dei profili di ordine pubblico che vi sono sottesi. (4-16923)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta immediata:
CENTEMERO e BALDELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la Corte costituzionale, con la sentenza 4 giugno 2012, n. 147, ha riconosciuto la fondatezza del ricorso presentato da sette regioni e dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, in tema di dimensionamento scolastico. La sentenza ha, infatti, dichiarato l'illegittimità della riportata disposizione, essendo la programmazione del dimensionamento della rete scolastica, in base all'articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998, funzione della regione sulla base dei piani provinciali;
il titolo V della Costituzione, all'articolo 117, lettera n), dispone che lo Stato ha legislazione esclusiva per quel che riguarda le norme generali dello Stato e l'istruzione è posta, per la parte residuale, come materia di legislazione concorrente, fatte salve l'autonomia delle istituzioni scolastiche e l'istruzione e formazione professionale;
la sentenza della Corte costituzionale n. 200 del 2009 ha ricostruito il variegato e stratificato quadro normativo in materia. La Corte costituzionale, nel ricordare che le «norme generali sull'istruzione» attengono alla competenza legislativa esclusiva statale, ha richiamato la precedente pronuncia del 2004, n. 13, rammentando che «nel complesso intrecciarsi in una stessa materia di norme generali, principi fondamentali, leggi regionali e determinazioni autonome delle istituzioni scolastiche (...) il prescritto ambito di legislazione regionale sta proprio nella programmazione della rete scolastica. È, infatti, implausibile che il legislatore costituzionale abbia voluto spogliare le regioni di una funzione che era già ad esse conferita nella forma della competenza delegata dall'articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998»;
gli articoli 137, 138, 139 del decreto legislativo n. 112 del 1998 individuano rispettivamente le competenze dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni. Riconoscendo allo Stato, ex articolo 137, comma 1, le funzioni relative alla «determinazione e all'assegnazione delle risorse finanziarie a carico del bilancio dello Stato e del personale scolastico», comprensivo di dirigenti scolastici, docenti, personale ata, e le funzioni «concernenti i criteri e parametri per l'organizzazione della rete scolastica, previo parere della Conferenza unificata»;
la spending review, il cui obiettivo è iscrivere la spesa pubblica in un piano razionale e di programmazione, non incidendo in modo negativo sulla qualità dei servizi, ma di elevarne l'efficienza, prevede, tra le altre cose, l'istituzione di un servizio di tesoreria unica per le scuole nel quale confluiranno tutte le risorse finanziarie attualmente depositate presso istituti bancari privati;
l'istruzione rappresenta un livello essenziale di prestazione sociale e civile che deve mantenere un'uniformità a livello nazionale, anche nell'ottica di permettere il raggiungimento ai più meritevoli dei livelli più elevati di istruzione –:
quali iniziative si intendano assumere per rendere più chiara la distinzione tra quali siano gli ambiti di competenza dello Stato e quali quelli propri delle regioni, in particolare chiarendo il contenuto del termine «concorrente» per l'istruzione, nonché il rapporto tra le norme costituzionali e il decreto legislativo n. 112 del 1998, in relazione alle funzioni attribuite ai diversi organi istituzionali, alla luce della spending review e del principio di gestione centrale della spesa pubblica e degli obiettivi da raggiungere nell'ottica complessiva della sua riduzione e del miglioramento del servizio. (3-02380)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PES e MELIS. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il decreto ministeriale 28 giugno 2012, n. 199, disciplina la definizione dei posti disponibili per le immatricolazioni al corso di laurea magistrale in medicina veterinaria per l'anno scolastico 2012/2013;
al dipartimento di medicina e veterinaria dell'università di Sassari sono state assegnate 30 unità contro le 80 dell'anno accademico 2003/2004, risultando essere il numero più basso in tutta Italia;
la contrazione dei posti disponibili è una conseguenza del mancato riconoscimento da parte dell'EAEVE, l'organismo che si occupa del controllo della qualità della formazione veterinaria a livello europeo, per alcuni corsi di laurea in medicina veterinaria, compreso quello dell'università di Sassari, la quale però si sta organizzando con investimenti e impegno personale di tutti i docenti alla visita programmata nel maggio 2013;
tale commissione dovrebbe ispezionare il dipartimento di Sassari nel maggio 2013;
il rettore dell'università di Sassari, professor Attilio Mastino con nota del 4 luglio 2012 ha scritto al Ministro per chiedere che a livello nazionale si modifichi il decreto in questione e si blocchi quindi la prospettiva della chiusura dell'unica facoltà di medicina veterinaria della Sardegna;
in tale comunicazione il rettore ricorda che la nota prot. 1268 del 2 luglio 2010 del direttore generale, dottor Marco Tomasi, aveva stabilito che gli accessi ai posti in medicina veterinaria dovevano mantenersi in una condizione di proroga fino al 2014 in attesa dell'approvazione della commissione EAEVE;
nella nota il rettore Mastino rileva che il decreto ministeriale 28 giugno 2012, n. 199, potrebbe avere delle ripercussione gravi e difficilmente gestibili sulla qualità della formazione e sulla stessa sopravvivenza delle facoltà e dei dipartimenti;
la recente disposizione ministeriale mette il dipartimento della facoltà di medicina veterinaria di Sassari all'ultimo posto nel panorama nazionale per quanto riguarda il numero di posti per l'accesso a tale facoltà;
la facoltà di medicina veterinaria di Sassari, nata nel 1928, è l'unica in Sardegna;
la Sardegna si caratterizza per un rilevante e particolare patrimonio zootecnico;
la competenza scientifica acquisita negli anni nel campo dell'allevamento e della salute degli animali risulta di primissimo livello;
la facoltà ha un numero adeguato di docenti;
ha una sede con strutture relativamente recenti;
la penalizzazione del dipartimento di Sassari riguarda in particolar modo gli studenti che, a causa dell'isolamento geografico della facoltà rispetto a quelle nazionali, saranno costretti a notevoli svantaggi logistici e a formarsi in facoltà che hanno tradizioni e specie zootecniche differenti rispetto alla Sardegna –:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga doveroso rivedere la tabella dei posti disponibili per l'accesso al corso di laurea in medicina veterinaria per l'anno accademico 2012/2013, diluendo negli anni successivi le riduzioni apportate agli accessi programmatici dei corsi in medicina veterinaria in attesa della verifica della Commissione EAEVE. (5-07301)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI GIUSEPPE e ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
le classi di concorso per l'insegnamento della matematica e della fisica negli istituti secondari di secondo grado, secondo il decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998, sono le seguenti:
A038: fisica, fisica e laboratorio, complementi di fisica e altro (negli istituti tecnici aeronautici, per periti aziendali e corrispondenti in lingue estere, per geometri, industriali, nautici, commerciali); fisica, fisica e laboratorio, fisica e applicazioni pratiche e altro (negli istituti professionali);
A047: matematica (nei bienni dei licei, negli istituti tecnici aeronautici, per geometri, industriali — per l'indirizzo informatica: matematica generale, applicata e laboratorio); matematica, matematica generale, matematica e informatica (negli istituti professionali);
A048: matematica, matematica finanziaria, attuariale e statistica, matematica e laboratorio, calcolo delle probabilità e statistica (negli istituti tecnici commerciali); matematica, matematica applicata e statistica (negli istituti tecnici per periti aziendali e corrispondenti in lingue straniere); calcolo delle probabilità, statistica, ricerca operativa e laboratorio (negli istituti tecnici industriali); matematica applicata, matematica applicata e statistica (negli istituti professionali);
A049: matematica e fisica (nei licei, negli istituti tecnici agrari, femminili, per il turismo, negli istituti professionali, negli istituti magistrali e negli istituti d'arte);
per effetto delle riforme «Gelmini» delle scuole superiori, l'insegnamento della fisica è stato introdotto anche nei bienni dei licei, aumentando il numero della cattedre a disposizione e quindi le possibilità lavorative degli insegnanti della classe di concorsa A049; al contempo, i medesimi interventi di riforma hanno determinato una drastica decurtazione del monte ore delle materie assegnate alla classe di concorso A048 (con la riforma delle scuole superiori a regime 4 ore settimanali in meno negli ex-istituti tecnici IGEA; 8 ore settimanali in meno negli istituti tecnici-indirizzo «sistemi informativi aziendali»; 9 ore settimanali in meno a causa della soppressione della disciplina «calcolo delle probabilità e statistica» negli istituti tecnici industriali ad indirizzo informatico), costringendo ad un'ampia flessibilità gli insegnanti di ruolo della classe di concorso A048 e riducendo sensibilmente le possibilità di impiego dei precari della medesima classe di concorso, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento –:
se il Ministro intenda intervenire sul decreto di riordino delle classi di concorso in fase di elaborazione, prevedendo la separazione dell'insegnamento della matematica e della fisica e istituendo per quest'ultima una solo classe di abilitazione, per qualsiasi tipo di istituto di istruzione superiore, in cui far confluire, fino al completo assorbimento delle graduatorie ad esaurimento dei precari, gli insegnanti delle classi di concorso A049 e A038 (con la garanzia di un'equa ripartizione delle cattedre e dei posti vacanti e disponibili per gli incarichi di supplenza);
se intenda individuare, per la matematica, almeno fino al completo assorbimento dei precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento della classe di concorso A048, due distinti ambiti disciplinari di insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado: il primo che includa l'insegnamento della matematica nei licei e negli istituti tecnici-settore tecnologico, affidato agli insegnanti delle attuali classi di concorso A049 e A047; il secondo riservato all'insegnamento della matematica negli istituti professionali e negli istituti tecnici-settore economico, affidato in via esclusiva agli insegnanti dell'attuale classe di concorso A048, previa frequenza e superamento di corsi di riconversione e aggiornamento professionale. (4-16919)
TASSONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la normativa vigente stabilisce il divieto per le università di attivare nuove sedi fino al 2012 e il decreto ministeriale 23 dicembre 2010, n. 50, allegato A, punto 7, fa esplicito riferimento – al fine di razionalizzare e meglio qualificare l'offerta formativa, con ovvi benefici anche sul piano del contenimento della spesa – all'esigenza di «ridurre la disseminazione territoriale di sedi didattiche non coerenti col bacino d'utenza»;
appare in contrasto con i princìpi sopra citati la notizia che sarebbe stata approvata una bozza di convenzione tra la regione Calabria e l'università La Sapienza di Roma per l'attivazione di 2 corsi di laurea nell'ambito delle professioni sanitarie, posto che l'università di Catanzaro eroga da oltre dieci anni tali corsi e che la regione ha già in essere un'apposita convenzione (Dpgr n. 7 del 26 gennaio 2012) con l'università di Catanzaro per corsi di laurea analoghi che interessano anche le aziende di Cosenza; in tal modo, in contrasto con un criterio di efficienza nell'uso delle risorse, due università finiscono per produrre un'offerta analoga destinata a coprire gli stessi spazi –:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere il Ministro per contrastare il fenomeno della proliferazione delle sedi universitarie e dei corsi di laurea, come nel caso di cui in premessa, fenomeno che rappresenta uno degli elementi di criticità del sistema universitario italiano, posto che, ad avviso dell'interrogante, da tali situazioni deriva un rilevante impiego di risorse per offerte formative che spesso non corrispondono alle reali esigenze dell'utenza. (4-16924)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata:
MOFFA e RUVOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
con la risoluzione in Commissione n. 7-00791 è stato posto al Governo il problema delle ricadute contributive derivanti dall'interpretazione del contratto collettivo provinciale di lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti della provincia di Agrigento, che prende spunto da una serie di contestazioni di natura formale degli ispettori dell'Inps nei confronti di diverse imprese agricole della predetta provincia di Agrigento, responsabili esclusivamente di aver dato applicazione in tempi rapidi – in pieno rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro – a un contratto provinciale di riallineamento, che è stato, tuttavia, superato da un successivo accordo di rimodulazione, reso necessario dalle oggettive difficoltà economiche di adeguamento salariale incontrate dalle imprese;
le aziende agricole, ingiustamente sanzionate a seguito dei predetti accertamenti, hanno preferito – nelle more del rinnovo contrattuale provinciale (e della rimodulazione dell'accordo di riallineamento precedentemente stipulato) – assicurare comunque ai lavoratori (peraltro assunti a tempo determinato), sia pure transitoriamente, la retribuzione contrattuale «piena», a fronte di altre aziende che invece, conformemente alle indicazioni delle parti contrattuali, hanno «congelato» il trattamento retributivo in attesa degli sviluppi della negoziazione tra le parti;
gli ispettori dell'Inps, a quanto consta agli interroganti, hanno addirittura dichiarato le aziende decadute dalle agevolazioni contributive per zone montane e svantaggiate, con pesanti conseguenze economiche;
è stata, pertanto, sollecitata un'iniziativa del Governo, anche nei riguardi dei competenti enti previdenziali, in vista dell'individuazione di una soluzione adeguata alla problematica in oggetto;
in una prima discussione della risoluzione, svolta in XI Commissione (9 maggio 2012), il Sottosegretario Guerra ha comunicato che, a seguito dei primi accertamenti svolti dal Governo sull'argomento, l'avvocatura regionale dell'Inps ha espresso un parere negativo sulla clausola; tuttavia, nella successiva seduta (21 giugno 2012), è emerso che l'Inps – dopo l'avvio della discussione della risoluzione in Commissione – ha assunto talune iniziative nei confronti dei soggetti interessati e, in particolare, ha disposto la sospensione delle diffide già inviate nei confronti delle aziende per l'anno 2006;
pur a fronte di tali iniziative, risulta che siano state recentemente elevate contravvenzioni di significativa entità nei confronti di aziende per le quali avrebbe dovuto operare la predetta sospensione; in particolare, aziende vinicole di assoluto livello internazionale, che rendono lustro e prestigio all'Italia sui mercati europei e americani, hanno dovuto subire multe di enormi proporzioni, per la presunta violazione di una norma che va a totale garanzia dei lavoratori;
in proposito, nella richiamata seduta della XI Commissione del 21 giugno 2012, il Viceministro Martone ha ribadito che «con messaggio n. 5601 del 30 marzo 2012, avente ad oggetto «Confronto retribuzioni aziende agricole», inviato alle sedi Inps, l'istituto ha informato dell'opportunità di sospendere gli effetti delle diffide inviate alle aziende per contestarle differenze retributive dichiarate sul modello per la dichiarazione della manodopera agricola (dmag) rispetto alle retribuzioni contrattuali, in attesa che fossero completati gli approfondimenti, richiesti anche al Ministero, in ordine alla corretta interpretazione dell'orario contrattuale previsto nel contratto collettivo nazionale di lavoro del settore agricolo: tale richiesta è stata inviata a seguito dell'avviso comune siglato e inviato allo stesso Ministero dalle associazioni datoriali e sindacali sulla fattispecie in esame, anche al fine di scongiurare l'eventuale insorgenza di un contenzioso seriale sulla materia»; lo stesso Viceministro ha informato la Commissione, per completezza, che «l'istituto ha successivamente inviato un ulteriore messaggio nel quale è stata data indicazione alle sedi Inps, nelle more del completamento dei predetti approfondimenti, di inviare gli atti di accertamento per contestare le differenze contributive, vista la necessità di interrompere cautelativamente i termini prescrizionali»;
alla luce dell'intervento in Commissione del rappresentante del Governo, è evidente come si debba verificare con attenzione se le attività di controllo svolte nei confronti delle imprese abbiano ad oggetto o meno fatti per i quali sia stata disposta la sospensione cautelare, al fine di scongiurare il rischio di produrre un aumento smisurato ed ingiustificato del contenzioso –:
se il Governo sia a conoscenza della reale portata dei fatti di cui in premessa e se non intenda svolgere i necessari accertamenti, acquisendo, in particolare, dalla sede Inps provinciale interessata puntuali elementi conoscitivi e dettando apposite istruzioni in merito, attesa anche la pesantezza delle sanzioni comminate a importanti aziende agricole dell'area.
(3-02378)
D'ANTONI, LENZI, DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU, MARAN, QUARTIANI e GIACHETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il Governo ha varato una riforma del sistema pensionistico dura e coerente, che ha messo al sicuro i conti previdenziali, garantendo un risparmio «a regime», nel 2020, di circa 20 miliardi di euro l'anno. Tuttavia, secondo quanto reso noto dall'Esecutivo, il risparmio derivante dalla riforma sarebbe nel breve termine assai limitato: esattamente 280 milioni di euro nel 2012 e 315 milioni di euro nel 2013;
tale indicazione, però, mal si concilia con le cifre diffuse dall'Esecutivo circa l'importo necessario per la salvaguardia dei 110 mila «esodati» coperti dal decreto interministeriale del 1o giugno 2012 e dal decreto sulla revisione della spesa in procinto di essere esaminato dal Parlamento. Secondo quanto riferito, la tutela dei «salvaguardati» impegnerebbe le finanze pubbliche per circa 10 miliardi di euro;
si configura così una palese contraddizione tra i risparmi annunciati negli anni a venire e le dichiarazioni sulla dote necessaria a ristabilire, almeno parzialmente, l'equilibrio precedente. Questa discrepanza rende evidente la probabilità che i dati sui risparmi nel breve termine siano ampiamente sottostimati;
la questione dei risparmi derivanti dalla riforma assume una valenza strategica in una fase caratterizzata da una drammatica scarsità di risorse –:
quale sia l'andamento esatto anno per anno, in base alle uscite previste, del risparmio riferibile alla riforma del sistema previdenziale. (3-02379)
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
BARBATO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il Ministro pro tempore delle politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, considerata l'esigenza di accertare la sussistenza della rappresentatività nell'ambito della compagine sociale del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP, e al fine di verificare le segnalazioni in merito ai presunti conflitti d'interesse interni al predetto Consorzio di tutela, con particolare riguardo alle dimissioni di un Consigliere che aveva denunciato presunte irregolarità nella conduzione dello stesso, con decreto ministeriale del 14 gennaio 2010 ha istituito il «Comitato di garanzia avente il compito di coordinare e supervisionare l'attività di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla DOP Mozzarella di Bufala Campana». Il Comitato, composto da:
tenente colonnello Marco Paolo Mantile, vice comandante carabinieri politiche agricole e alimentari, con funzioni di coordinatore;
professore Antonio Sciandone, docente di diritto agrario presso la seconda università degli studi di Napoli;
dottore Emilio Gatto, direttore generale del dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari;
vice questore Roberto Miele, dirigente del Corpo Forestale dello Stato di Napoli;
maggiore Claudio Gnoni del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli;
dottore Pietro Quaranta, direttore dell'Ufficio di Napoli del dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari;
ha iniziato i propri lavori il 21 gennaio 2010, concludendoli il successivo 14 giugno 2010. Il comitato di garanzia ha compendiato i propri lavori in una relazione finale consegnata al Ministro pro tempore delle politiche agricole alimentari e forestali, dottor Giancarlo Galan, in data 7 luglio 2010, e depositata anche agli atti della «Commissione Parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale», in data 30 giugno 2011, nel corso dell'audizione del tenente colonnello Marco Paolo Mantile;
il comitato di garanzia, nella citata relazione finale ha elaborato una serie articolata di proposte per consentire non solo al consorzio, ma all'intera filiera, di darsi delle regole per affermare quei capisaldi di legalità che dovrebbero sempre connotare il comparto agro-alimentare, attesi gli inevitabili riflessi sulla salute dei consumatori e sull'economia locale e nazionale;
l'organismo di garanzia, quindi, nell'indicare al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali i correttivi da adottare per il menzionato consorzio di tutela e la relativa filiera, ha formulato delle proposte che potevano essere applicate in eguale misura anche per altre realtà, nell'intento di migliorarne la qualità e l'efficienza ad esclusiva garanzia dei consumatori e a tutela del cosiddetto made in Italy;
le proposte elaborate dal Comitato, si sostanziavano in:
disciplinare di produzione: qualsiasi intervento che possa alterare le modalità di trasformazione del prodotto si rivelerebbe inopportuno, e sarebbe anche difficilmente sostenibile, sia in sede comunitaria che nella competizione con produttori di alimenti consimili, senza peraltro trascurare le ricadute che si avrebbero sul piano della comunicazione commerciale;
rendere obbligatorio il regolamento sull'alimentazione dei capi bufalini, prevedendone l'inserimento nel disciplinare di produzione, anche in seguito all'entrata in vigore del Regolamento (CE) n. 1898/06;
organi statutari del consorzio:
una più ampia partecipazione degli allevatori alla vita del consorzio di tutela potrebbe essere assicurata attribuendo alla categoria la quota attualmente assegnata ai confezionatori. La categoria degli allevatori potrebbe così essere suddivisa in tre classi, onde evitare eccessivi squilibri al suo interno;
riparametrazione delle quote di rappresentanza all'interno della categoria dei produttori (caseifici). A tale risultato potrebbe pervenirsi attraverso la riduzione delle classi di voto da sette a tre;
trasparenza della partecipazione delle Cooperative e dei singoli associati;
promozione della partecipazione delle associazioni di categoria e dei fruitori;
riduzione del numero dei consiglieri per favorire la maggiore fluidità dei processi decisionali;
l'eliminazione della clausola statutaria, che consente all'Assemblea di determinare il numero dei consiglieri in un range compreso tra sette e sedici, e l'indicazione di un numero fisso (di sette appunto) impedirebbe qualsiasi «tentazione» dell'Assemblea di «gratificare» oltremisura i propri componenti;
alla riduzione del numero dei consiglieri dovrebbe corrispondere la riduzione del numero dei Vice Presidenti, da due a uno;
modifica della clausola che assicura una rappresentanza geografica con altra tesa ad assicurare una rappresentanza per classi;
costituzione di un organo di verifica dei comportamenti dei consorziati con facoltà di proporne al consiglio di amministrazione l'esclusione;
potrebbero farne parte un allevatore e due trasformatori, con esclusione dei membri del consiglio di amministrazione;
partecipazione dei consumatori quando si discute della modifica del disciplinare. La previsione di una clausola che preveda l'acquisizione del parere delle Associazioni dei consumatori, a carattere nazionale, presenti sul territorio, tutte le volte che si proponga una modifica del disciplinare di produzione potrebbe avere una buona valenza, sia sul piano del rafforzamento della richiesta di modifica, sia sul piano della «pubblicità» e della trasparenza;
introduzione di un organo tecnico per la redazione del piano dei controlli. Tenuto conto del «clima» in cui vive il Consorzio di tutela, si potrebbe immaginare una clausola statutaria che demandi il compito della predisposizione del piano dei controlli degli agenti vigilatori e della verifica della sua corretta esecuzione ad un organo tecnico. Al fine di evitare la proliferazione di organi consortili, le predette funzioni potrebbero essere affidate al sopra descritto organo al quale è affidata la verifica dei comportamenti dei consorziati. Al medesimo organo dovrebbe essere attribuito anche il compito di sottoporre al consiglio di amministrazione i casi di irregolarità da cui possano scaturire eventuali sanzioni nei confronti dei soci;
organo amministrativo contabile. Al fine di migliorare la capacità del Consorzio di riscuotere i crediti in sofferenza, vantati soprattutto verso i propri associati ed i «fruitori», a fronte del mancato pagamento delle quote associative e delle contribuzioni previste per l'attività di vigilanza, tutela e valorizzazione, si ritiene opportuno indicare l'attivazione di specifiche procedure interne, mediante le quali gli organi consortili siano immediatamente messi in condizione di conoscere in maniera chiara ed analitica le posizioni dei singoli soggetti risultanti morosi ed inadempienti;
tracciabilità:
istituzione di un albo di fornitori ufficiali ed autorizzati di mangimi per la filiera bufalina in area D.O.P. L'albo consentirebbe di incidere sulla composizione dei mangimi e di avere la possibilità di estendere la tracciabilità anche all'alimentazione delle bufale;
iscrizione obbligatoria dei capi bufalini al libro genealogico e al connesso sistema dei controlli funzionali;
miglioramento della metodologia e dell'accuratezza dei controlli;
obbligo della comunicazione, con cadenza settimanale, della produzione lattifera giornaliera per numero di capi in lattazione;
adozione di un valido sistema informatico che preveda l'attestazione del server centrale non presso il consorzio, ma nella sede dell'ente di certificazione, prevedendo un collegamento, per le relative consultazioni, anche agli organi di polizia ed ispettivi competenti (Arma dei carabinieri, guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari); integrazione del sistema con il collegamento telematico alla BDN di Teramo; coinvolgimento della componente allevatoriale nell'alimentazione del flusso dei dati d'interesse;
in relazione a quanto sopra, alla luce delle indiscrezioni apparse sulla stampa, che indicano alcuni tentativi in atto di modificare il disciplinare della mozzarella di bufala campana DOP, evidentemente per favorire gli interessi commerciali dei trasformatori (caseifici) a danno degli allevatori, e tenuto conto che a margine dell'attività svolta dal menzionato comitato di garanzia, nell'estate del 2010 il comando carabinieri politiche agricole ha operato una capillare attività di controllo presso i principali centri stoccaggio di latte bufalino congelato, procedendo al sequestro di 7.000 tonnellate di latte e cagliata, prive della prevista documentazione sulla tracciabilità del prodotto. Tali quantitativi erano verosimilmente destinati alla produzione della mozzarella di bufala campana DOP, in palese violazione del disciplinare di produzione. Inoltre, tra queste ben 1.200 tonnellate di prodotto presentavano una carica batterica notevolmente superiore al limite consentito dalla vigente normativa –:
quali siano le iniziative che il Ministro interrogato abbia adottato a seguito del lavoro svolto dal comitato di garanzia istituito ex decreto ministeriale del 14 gennaio 2010;
quali garanzie intenda fornire agli allevatori e ai consumatori per tutelare la quarta DOP nazionale (valore di prodotto commercializzato). (4-16910)
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA il 10 luglio 2012, un detenuto di 28 anni, italiano, è morto dopo aver inalato il gas di una bomboletta nell'ospedale psichiatrico giudiziario a Barcellona Pozzo di Gotto;
la notizia è stata resa nota da Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, il quale ha dichiarato: «Bisogna rivedere la possibilità che i detenuti continuino a tenere questi oggetti nelle celle per cucinare e riscaldare cibi e bevande come prevede il regolamento penitenziario. Si sta accertando se si tratta di un suicidio o, come è più probabile, di un decesso avvenuto dopo avere sniffato il gas» –:
se e quali misure precauzionali e di vigilanza fossero in atto nei confronti dell'internato al momento dell'avvenuta inalazione di gas; a tal fine, se non si ritenga opportuno avviare, per quanto di competenza, una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti dell'uomo morto fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se il Governo non ritenga urgente assumere impegni precisi e opportune iniziative, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 135, commi 2 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 giugno 2000, n. 230, al fine di fornire alle strutture carcerarie fornelli elettrici per scoraggiare un uso improprio dei fornelletti a gas di petrolio liquefatto;
se il Governo non intenda stabilire, secondo quanto previsto dall'articolo 135, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 giugno 2000, n. 230, la quota forfetaria da addebitare ai detenuti per l'uso dell'energia elettrica necessaria per il funzionamento dei fornelletti elettrici;
quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare così da consentire alle ASL di prendere in carico le persone internate facendole dimettere all'interno di progetti terapeutico-riabilitativi-individuali così come previsto dal decreto-legge n. 211 del 2011. (4-16913)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta immediata:
DI PIETRO, PALOMBA, PALADINI e ANIELLO FORMISANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l’Alcoa, multinazionale americana, è il maggiore produttore mondiale di alluminio primario e semilavorato. In Italia è presente dal 1996 avendo acquistato lo stabilimento ex Alumix dall'Efim. Alcoa, in questi anni, ha sempre ricevuto ingenti fondi pubblici dallo Stato italiano;
l'ultima volta nel marzo 2010, quando l'Italia ha varato quello che viene indicato «decreto salva Alcoa». In virtù di tale dispositivo, Alcoa ha ritirato l'allora minacciata chiusura dello stabilimento sardo, avviando nel maggio 2010 un piano di investimenti triennale, per gli anni 2010-2011-2012, recepito dagli accordi allora sottoscritti con Governo, Alcoa e sindacati;
il tutto era finalizzato al miglioramento della posizione competitiva dello stabilimento sulcitano, attraverso il pieno recupero della capacità produttiva e il miglioramento di efficienza. Lo stabilimento Alcoa di Portovesme ha una capacità produttiva di 150.000 tonnellate all'anno, pari al 12 per cento del fabbisogno nazionale. Ha attualmente un organico di 502 lavoratori diretti e 350 lavoratori indiretti, suddivisi in circa 10 imprese appaltatrici;
il 6 gennaio 2012 Alcoa ha annunciato il proprio piano di riorganizzazione internazionale e il 9 gennaio 2012 ha comunicato la chiusura dello stabilimento sardo di Portovesme, dando l'avvio immediato ai 75 giorni, previsti dalla legge italiana, per la consultazione con le parti sociali indirizzati all'avvio della procedura di mobilità, a partire dal 4 aprile 2012;
il 27 marzo 2012 al Ministero dello sviluppo economico è stato raggiunto un importante accordo tra le parti (Alcoa/sindacati/Ministero), che ha previsto la sospensione della procedura di mobilità e la continuità produttiva per ulteriori 4/6 mesi, finalizzato al tentativo del Governo italiano di trovare soluzioni strutturali ed economicamente vantaggiose, oltre che sostenibili, per agevolare la possibile cessione dell'impianto per la produzione di alluminio ad altro soggetto industriale e scongiurarne conseguentemente la chiusura;
Alcoa, oltre ad aver manifestato disponibilità alla cessione dello stabilimento di Portovesme, ha comunicato da parte sua di aver ricevuto da alcuni soggetti industriali, operanti nel settore dell'alluminio, manifestazioni di interesse. Il Ministero dello sviluppo economico ha confermato tale contesto;
Alcoa si è impegnata a mantenere lo stabilimento in produzione fino al 31 agosto 2012, a fronte della formalizzazione attraverso la presentazione di una «lettera di intenti» da parte di un soggetto industriale. Se Alcoa riceverà formale «lettera di intenti» da parte di altro soggetto industriale, la continuità produttiva sarà garantita sino al 31 ottobre 2012, tempo ritenuto sufficiente da Alcoa per iniziare e concludere una trattativa di acquisto dell'impianto;
le parti (Alcoa e sindacati) hanno già concordato un piano sociale di salvaguardia del reddito, prevedendo per i dipendenti diretti, qualora la trattativa non andasse a buon fine, il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione attività a decorrere (a seconda dei casi) dal 1o novembre 2012 o dal 1o gennaio 2013;
va riconosciuta la strategicità della filiera per la produzione di alluminio in Italia, situata nella Sardegna sud occidentale, e del polo industriale di Portovesme;
si potrebbe esonerare dagli oneri di dispacciamento (costo di trasporto dell'energia per l'utilizzo della rete di Terna) i soggetti energivori che sono situati entro il chilometro dalla fonte di produzione di energia elettrica, visto che lo stabilimento sardo dista a poche decine di metri dalla centrale termoelettrica di Enel;
alcune notizie sembrerebbero indicare che l'Unione europea autorizzerà, nel corso del mese di luglio 2012, la proroga dell'attuale dispositivo che garantisce tariffe energetiche concorrenziali allo stabilimento sardo, sino a dicembre 2012 («super interrompibilità» e «interrompibilità semplice») per ulteriori 3 anni;
la soluzione strutturale per la fornitura di energia elettrica a tariffa concorrenziale, per 12 anni (6+6), è stata individuata nello strumento dell'interconnessione alla rete estera (interconnector) –:
quali iniziative intenda assumere il Governo per dare una soluzione al problema del mantenimento in vita dello stabilimento Alcoa di Portovesme e per salvaguardare l'occupazione. (3-02381)
Interrogazione a risposta scritta:
AGOSTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la ditta green Power Energy di Civitanova Marche ha presentato istanza presso la regione Marche per avere autorizzazione alla realizzazione di un impianto a biomasse di 0,96 megawatt nel comune di Appignano del Tronto (AP), in una località di confine con il comune di Ascoli Piceno, e quello di Castel di Lama;
la zona su cui dovrebbe sorgere tale impianto è già fortemente provata dal punto di vista ambientale perché sulla stessa insiste la discarica comprensoriale di tutta la provincia di Ascoli Piceno, un impianto fotovoltaico di 1 megawatt, oltre a discariche di rifiuti speciali oramai dismesse ma che comunque continuano a provocare ulteriore impatto ambientale;
il comune di Castel di Lama è uno dei comuni delle Marche più a rischio per superamento limiti di polvere sottili, in quando sul suo territorio insiste la zona industriale più grande della provincia, ed è attraversata dalla strada statale «strada statale n. 4 Salaria»;
il combustibile eventualmente usato (olio di colza) sarebbe importato da paesi esteri, e quindi non attiverebbe nemmeno quel minimo di economia sulla filiera agricola, che comunque non potrebbe essere attivata sui terreni agricoli della zona perché non hanno caratteristiche di produzione intensive ma sono utilizzati per colture di qualità;
la costruzione di nuove centrali è attualmente autorizzata in assenza di una programmazione che tenga conto della sostenibilità degli impianti a biomassa ed in particolare della disponibilità locale di biomasse idonee alla loro alimentazione;
una precedente autorizzazione concessa per realizzare simile impianto di biomasse sempre in quel territorio non è stata mai eseguita proprio in virtù dell'eccessivo carico ambientale che graverebbe irreparabilmente sulla zona;
le amministrazioni comunali interessate in particolare il comune di Appignano del Tronto, e quello di Castel di Lama hanno dichiarato alla regione Marche la loro ferma contrarietà, anche attraverso atti formali (delibere di consiglio comunale);
il Ministero dello sviluppo economico esercita una vigilanza sulla corretta attuazione delle linee guida in tema di realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili –:
di quali elementi disponga in merito al progetto descritto in premessa con specifico riferimento alla conformità alle linee guida emanate con il decreto ministeriale 10 settembre 2010. (4-16921)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Anna Teresa Formisano n. 2-01478 dell'8 maggio 2012;
interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-16820 del 3 luglio 2012.