XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 12 luglio 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 12 luglio 2012.

      Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Di Stanislao, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Mussolini, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Rugghia, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Valducci.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Di Stanislao, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Mussolini, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Rugghia, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Valducci.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 11 luglio 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          MAURIZIO TURCO ed altri: «Introduzione dell'articolo 7-bis della legge 11 giugno 1974, n.  252, in materia di trattamenti pensionistici derivanti dalla regolarizzazione della posizione assicurativa dei dipendenti dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di tutela e rappresentanza della cooperazione» (5346);
          BINETTI ed altri: «Istituzione di un Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d'azzardo e disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico» (5347);
          MISEROTTI: «Disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della ludopatia» (5348);
          GIAMMANCO ed altri: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917, in materia di erogazioni liberali in favore delle organizzazioni senza scopo di lucro, degli enti di ricerca e delle iniziative umanitarie, nonché agli articoli 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, e 91-bis del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.  1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n.  27, in materia di applicazione dell'imposta municipale propria agli immobili di proprietà dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali e agli immobili di interesse storico o inagibili» (5349);
          GIAMMANCO e VINCENZO ANTONIO FONTANA: «Modifiche all'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n.  124, in materia di valutazione degli assegni di ricerca e delle borse di studio post-dottorato nella formazione delle graduatorie per il conferimento di incarichi di supplenza per l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado» (5350).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

      La proposta di legge MECACCI ed altri: «Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, fatto a New York il 18 dicembre 2002» (4765) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Colombo.

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
          XIII Commissione (Agricoltura):
      CALLEGARI ed altri: «Delega al Governo per l'attuazione di una riforma organica del settore ippico e istituzione della Commissione indipendente per il rilancio del settore ippico» (5304) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), IX, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

      Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2012, ha inviato il parere reso dalla Conferenza unificata, nella seduta del 5 luglio 2012, sul disegno di legge concernente «Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012» (approvato dalla Camera l'11 luglio 2012) (Atto Camera n. 5263; Atto Senato n. 3402).
      Tale parere è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

      Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2012, ha inviato il parere reso dalla Conferenza unificata, nella seduta del 5 luglio 2012, sul disegno di legge concernente «Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese» (Atto Camera n. 5312).
      Tale parere è trasmesso alla VI Commissione (Finanze) e alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea.

      Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 1o giugno e 3 luglio 2012, ha trasmesso le seguenti sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, relativa a cause adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 127-bis del regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Causa C-97/11: sentenza della Corte (Quarta sezione) del 24 maggio 2012. AMIA Spa contro provincia regionale di Palermo. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla commissione tributaria provinciale di Palermo. Ambiente – Deposito in discarica di rifiuti – Direttiva 1999/31/CE – Tributo speciale per il deposito in discarica di rifiuti solidi – Assoggettamento del gestore della discarica a tale tributo – Costi di gestione di una discarica – Direttiva 2000/35/CE – interessi moratori – Obblighi del giudice nazionale (doc. LXXXIX, n.  164) – alle Commissioni riunite VI (Finanze) e VIII (Ambiente);
          Causa C-294/11: sentenza della Corte (Quinta sezione) del 21 giugno 2012. Ministero dell'economia e delle finanze e Agenzia delle entrate contro Elsacom NV. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte suprema di cassazione. Ottava direttiva IVA – Modalità per il rimborso dell'IVA ai soggetti passivi non residenti all'interno del Paese – Termine per la presentazione della domanda di rimborso – Termine di decadenza (doc. LXXXIX, n.  165) – alla VI Commissione (Finanze);
          Causa C-7/11: sentenza della Corte (Seconda sezione) del 28 giugno 2012. Procedimento penale a carico di Fabio Caronna. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal tribunale di Palermo. Medicinali per uso umano – Direttiva 2001/83/CE – Articolo 77 – Distribuzione all'ingrosso di medicinali – Autorizzazione speciale obbligatoria per i farmacisti – Presupposti per la concessione (doc. LXXXIX, n.  166) – alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 11 luglio 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sullo stato di avanzamento del sistema di informazione visti (VIS) nel 2011 (presentata a norma dell'articolo 6 della decisione 2004/512/CE del Consiglio) (COM(2012)376 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla I Commissione (Affari costituzionali), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 3331 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 30 MAGGIO 2012, N.  67, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER IL RINNOVO DEI COMITATI E DEL CONSIGLIO GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 5342)

A.C. 5342 – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n.  1.

A.C. 5342 – Parere alla V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

      Sul testo del provvedimento

PARERE FAVOREVOLE

          Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea

PARERE CONTRARIO

          sugli emendamenti 1.2, 1.3, 1.4 e 1.8 i quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

          sulle restanti proposte emendative.

A.C. 5342 – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

      1. Il decreto-legge 30 maggio 2012, n.  67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
      2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Articolo 1.

      1. Al fine di conseguire l'obiettivo di razionalizzazione della spesa pubblica destinata a garantire l'operatività degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, in attesa del generale riordino della normativa che disciplina la composizione e le modalità di elezione, con riduzione dei relativi costi, le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES) e, conseguentemente, del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) sono rinviate rispetto alla scadenza prevista dall'articolo 8 della legge 23 ottobre 2003, n.  286, prorogata al 31 dicembre 2010 dall'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.  207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n.  14, e, successivamente, al 31 dicembre 2012 dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 28 aprile 2010, n.  63, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2010, n.  98. Tali elezioni devono comunque avere luogo nell'anno 2014. Con regolamento da emanarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.  400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, su proposta del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delegato all'innovazione tecnologica e allo sviluppo della società dell'informazione, sono stabilite le modalità di votazione mediante l'utilizzo di tecnologia informatica, nel rispetto dei princìpi di personalità e segretezza del voto, in modo da garantire che il relativo onere non superi il tetto di spesa indicato al comma 3.
      2. Gli attuali componenti dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES) e del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) restano in carica fino all'insediamento dei nuovi organi.
      3. Per le finalità di cui al comma 1, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l'anno 2014, cui si provvede mediante corrispondente riduzione della proiezione per il medesimo anno dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

Articolo 2.

      1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 5342 – Modificazioni del Senato

MODIFICAZIONI APPORTATE DAL SENATO

      All'articolo 1:

          il comma 1 è sostituito dal seguente:
      «1. Al fine di conseguire l'obiettivo di razionalizzazione della spesa pubblica destinata a garantire l'operatività degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, in attesa del generale riordino della normativa che disciplina la composizione e le modalità di elezione, con riduzione dei relativi costi, le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES) e, conseguentemente, del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) sono rinviate rispetto alla scadenza prevista dall'articolo 8 della legge 23 ottobre 2003, n.  286, prorogata al 31 dicembre 2010 dall'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.  207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n.  14, e, successivamente, al 31 dicembre 2012 dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 28 aprile 2010, n.  63, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2010, n.  98. Tali elezioni devono comunque avere luogo entro la fine dell'anno 2014. Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.  400, e successive modificazioni, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, su proposta del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delegato all'innovazione tecnologica e allo sviluppo della società dell'informazione, sono stabilite le modalità di votazione e scrutinio nei seggi costituiti presso la sede dell'ufficio consolare o, ove possibile, anche in altri locali predisposti dal comitato elettorale, tenuto conto del numero degli elettori, della loro dislocazione e della disponibilità di personale, anche mediante l'utilizzo di tecnologia informatica, nel rispetto dei princìpi di personalità e segretezza del voto, in modo da garantire che il relativo onere non superi il tetto di spesa indicato al comma 3 del presente articolo, che il sistema di voto con tecnologia informatica sia sicuro da attacchi deliberati o comunque non autorizzati, garantisca il funzionamento del voto da qualunque inefficienza del materiale o del programma tecnologico e consenta all'elettore di poter ottenere conferma del suo voto. Con il medesimo regolamento è stabilita la disciplina delle operazioni di scrutinio nel rispetto del principio di segretezza del voto, adeguate all'adozione del sistema di votazione mediante l'utilizzo di tecnologia informatica, nonché la modalità di partecipazione al voto con tecnologia informatica mediante la disponibilità di postazioni di accesso per gli elettori che non dispongono di un personal computer ovvero che si trovano in Paesi in cui la trasmissione cifrata dei dati è interdetta o impossibile»;

          dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:
      «1-bis. A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 1, alla legge 23 ottobre 2003, n.  286:
          a) l'articolo 14, comma 1, secondo periodo, è soppresso;
          b) all'articolo 16, comma 5, le parole: “, di costituire i seggi elettorali, di nominare i presidenti dei seggi e gli scrutatori, di sovrintendere e di coadiuvare l'attività dei seggi elettorali” sono soppresse;
          c) l'articolo 17 è abrogato;
          d) all'articolo 18, il primo periodo del comma 1 è soppresso e i commi 2 e 3 sono abrogati;
          e) gli articoli 19 e 20 sono abrogati.

      1-ter. Il regolamento di cui al comma 1 è emanato previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, che si pronunciano entro trenta giorni dalla richiesta. Decorso inutilmente il termine senza che le Commissioni abbiano espresso il parere di rispettiva competenza il regolamento può essere adottato»;

          dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:
      «3-bis. I risparmi di spesa, pari a 3.539.000 euro per l'anno 2012, derivanti dal rinvio delle elezioni per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero sono destinati:
          a) per un ammontare pari a 2 milioni di euro per l'anno 2012 in favore degli interventi per il sostegno degli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero;
          b) per un ammontare pari a 1.339.000 euro per l'anno 2012 al rifinanziamento delle attività di assistenza, diretta e indiretta, degli italiani residenti all'estero in condizioni di indigenza;
          c) per un ammontare pari a 200.000 euro per l'anno 2012 al funzionamento dei COMITES».

A.C. 5342 – Proposta emendativa riferita all'articolo unico del disegno di legge

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE

      Sopprimerlo.
Dis. 1. 1. Evangelisti.

A.C. 5342 – Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE

ART. 1.

      Sostituire il comma 1 con il seguente:
      
1. La legge 6 novembre 1989, n.  368, è abrogata.

      Conseguentemente, al titolo del decreto-legge, sopprimere le parole: e del Consiglio generale.
1. 1. Evangelisti.
(Inammissibile)

      Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: e, conseguentemente, del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE).

      Conseguentemente:
          al medesimo comma, terzo periodo, sostituire le parole:
sei mesi con le seguenti: due mesi;
          al titolo del decreto-legge, sopprimere le parole: e del Consiglio generale.
1. 2. Evangelisti.

      Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: e, conseguentemente, del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE).

      Conseguentemente, al titolo del decreto-legge, sopprimere le parole: e del Consiglio generale.
1. 3. Evangelisti.

      Al comma 1, secondo periodo, sostituire le parole: entro la fine dell'anno 2014 con le seguenti: contemporaneamente alle elezioni politiche, in modo da garantire che il relativo onere non superi il tetto di spesa indicato al comma 3.

      Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: per l'anno 2014 con le seguenti: per l'anno 2013.
1. 4. Picchi, Berardi.

      Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
      
2-bis. All'articolo 4 della legge 6 novembre 1989, n.  368, modificata dalla legge 18 giugno 1998, n.  198, sono apportate le seguenti modificazioni:
          a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
      «1. Il CGIE è composto da sessantacinque membri in rappresentanza delle comunità italiane all'estero».
          b) il comma 5 è abrogato.
1. 6. Picchi, Berardi.
(Inammissibile)

      Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
      
2-bis. All'articolo 1 della legge 23 ottobre 2003, n.  286, sono apportate le seguenti modificazioni:
          a) al comma 1, dopo le parole: «In ogni circoscrizione consolare» sono inserite le seguenti: «, intesa come area geografica di cui è competente una cancelleria consolare, un consolato, un vice consolato o un'agenzia consolare» e le parole: «tremila cittadini» sono sostituite dalle seguenti: «diecimila cittadini».
          b) il comma 3 è abrogato.
1. 8. Picchi, Berardi.
(Inammissibile)

      Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
      
2-bis All'articolo 15 della legge 23 ottobre 2003, n.  286, sono apportate le seguenti modificazioni:
          a) al comma 3, le parole: «cento» e «duecento» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «duecento» e «quattrocento»;
          b) dopo il comma 3 è inserito il seguente:
      «3-bis. In deroga a quanto disposto dal comma 3, nessuna sottoscrizione è richiesta per i partiti o movimenti politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all'inizio della legislatura in corso alla data di indizione delle elezioni dei Comitati. Nessuna sottoscrizione è altresì richiesta per i partiti o movimenti politici che hanno conseguito almeno tre seggi in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo. In tali casi, la presentazione della lista deve essere sottoscritta dal presidente o dal segretario del partito o movimento politico ovvero da un loro rappresentante appositamente designato in ciascun ufficio elettorale istituito presso gli uffici consolari. La designazione dei rappresentanti comprende anche il mandato di sottoscrivere la dichiarazione di presentazione delle liste. Nessuna sottoscrizione è altresì richiesta per i partiti o movimenti politici rappresentativi di minoranze linguistiche che hanno conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per la Camera dei deputati».
1. 7. Picchi, Berardi.
(Inammissibile)

      Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
      
2-bis. L'articolo 21 della legge 23 ottobre 2003, n.  286, è sostituito dal seguente:
      «Art. 21. – (Ripartizione dei seggi). – 1. Alla lista che ha riportato il maggiore numero di voti è attribuito almeno il 60 per cento dei seggi assegnati al Comitato, qualora abbia raggiunto una percentuale inferiore, con arrotondamento all'unità superiore qualora il numero dei consiglieri da assegnare alla lista contenga una cifra decimale superiore a 50 centesimi. I restanti seggi sono ripartiti proporzionalmente tra le altre liste. A tale fine si divide la cifra elettorale di ciascuna lista successivamente per 1, 2, 3, 4,... sino a concorrenza del numero dei seggi da assegnare e quindi si scelgono, tra i quozienti così ottenuti, i più alti, in numero eguale a quello dei seggi da assegnare, disponendoli in una graduatoria decrescente. Ciascuna lista ottiene tanti seggi quanti sono i quozienti ad essa appartenenti compresi nella graduatoria. A parità di quoziente, nelle cifre intere e decimali, il seggio è attribuito alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale e, a parità di quest'ultima, per sorteggio.
      2. Nell'ambito di ogni lista i candidati sono proclamati eletti consiglieri secondo l'ordine delle rispettive cifre individuali, costituite dalla cifra di lista aumentata dei voti di preferenza. A parità di cifra, sono proclamati eletti i candidati che precedono nell'ordine di lista.
      3. In caso di parità di voti tra liste, le disposizioni del comma 1 si applicano alla lista il cui consigliere ha ottenuto la più alta cifra individuale. In caso di ulteriore parità tra questi le disposizioni di cui al comma 1 si applicano alla lista con il consigliere più anziano di età tra quelli che hanno conseguito la cifra individuale più elevata.
      4. Il presidente del Comitato è eletto tra i consiglieri della lista che ha riportato più voti».
1. 9. Picchi, Berardi.
(Inammissibile)

      Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
      
2-bis. L'articolo 23 della legge 23 ottobre 2003, n.  286, è abrogato.
1. 10. Picchi, Berardi.
(Inammissibile)

A.C. 5342 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              è stata approvata, in Senato e, in seguito anche dalla Commissione Affari esteri della Camera, la conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2012, n.  67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES) e del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) che rinvia le elezioni dei suddetti organi di rappresentanza entro la fine del 2014;
              le modificazioni effettuate in Senato, e confermate in Commissione Affari esteri della Camera, introducono elementi di garanzia che l'Unione europea richiede in materia di voto elettronico e, nel caso non si riuscisse a predisporre il sistema di voto elettronico dove necessario, l'allestimento di seggi elettorali nelle sedi che ospitano i consolati e uffici italiani all'estero affinché si possano eseguire le operazioni di voto;
              il rinvio delle elezioni dei COMITES e del CGIE comporta un risparmio di spesa pari a 3.539.000 euro e il comma 3-bis introdotto al Senato specifica che questa somma venga destinata:
          a) per un ammontare pari a 2 milioni di euro per l'anno 2012 in favore degli interventi per il sostegno degli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero;
          b) per un ammontare pari a 1.339.000 euro per l'anno 2012 al rifinanziamento delle attività di assistenza, diretta e indiretta, degli italiani residenti all'estero in condizioni di indigenza;
          c) per un ammontare pari a 200.000 euro per l'anno 2012 al funzionamento dei COMITES,

impegna il Governo

ad attuare nel minor tempo possibile i provvedimenti volti a rendere operativo il voto elettronico nelle sedi elettorali all'estero e garantire, entro la scadenza fissata dal testo, le elezioni dei COMITES e del CGIE per assicurarsi che la comunità degli italiani all'estero disponga della giusta rappresentanza.
9/5342/1. Angeli.


      La Camera,
          in occasione dell'approvazione del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012 n.  67, recante «Disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero,
          preso atto che la legge in esame prevede il recupero di soli 3.539.000 euro per il 2012 sui 6,7 milioni di euro disponibili per il rinnovo di COMITES e CGIE, destinati nella misura di 2.000.000 di euro a sostegno degli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiane, 1.339.000 euro al rifinanziamento dell'assistenza, diretta e indiretta, per gli italiani all'estero, e 200.000 euro al funzionamento dei Comitati;
          constatato che i tagli nei finanziamenti nelle politiche emigratorie che si sono susseguiti ininterrottamente nel corso della corrente legislatura hanno provocato una vera e propria regressione negli standard di alcune fondamentali misure di promozione culturale e in alcuni servizi improntati a solidarietà nei confronti dei nostri connazionali indigenti residenti all'estero;
          considerato che la contrazione delle politiche rivolte alle comunità italiane nel mondo in un momento di grave difficoltà dell'economia, come quello che il nostro Paese sta attraversando, indebolisce le possibilità di proiezione del sistema Italia in ambito globale e, quindi, anche la possibilità di riaprire e consolidare una fase di ripresa;
          rilevato che l'insufficiente livello delle risorse destinate all'assistenza sociale e sanitaria aggrava la condizione di bisogno e di emarginazione in cui alcune componenti della nostra più tradizionale emigrazione si trovano soprattutto in alcune aree del mondo, come il Sud America, nelle quali i sistemi di sicurezza sociale sono meno efficaci, e toglie a molti la stessa certezza di cure sanitarie;
          affermato che agli stessi organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, già svuotati di energie e funzioni dal terzo consecutivo rinvio del loro rinnovo, e riservata una dotazione per il loro funzionamento che non assicura ormai nemmeno le attività essenziali previste dalle leggi istitutive,

impegna il Governo

a considerare l'opportunità di non distogliere dal finanziamento delle politiche emigratorie la parte residua dei fondi destinati al rinnovo dei COMITES e del CGIE e di destinare i restanti 3.121.000 euro alla reintegrazione dei fondi assegnati per il 2012 ai corsi di lingua e cultura italiana all'assistenza diretta e indiretta per i nostri connazionali indigeni residenti all'estero e al funzionamento dei COMITES e del CGIE.
9/5342/2. Porta, Bucchino, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Narducci.


      La Camera,
          in occasione dell'approvazione del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012 n.  67, recante «Disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero,
          preso atto che la legge in esame prevede il recupero di soli 3.539.000 euro per il 2012 sui 6,7 milioni di euro disponibili per il rinnovo di COMITES e CGIE, destinati nella misura di 2.000.000 di euro a sostegno degli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiane, 1.339.000 euro al rifinanziamento dell'assistenza, diretta e indiretta, per gli italiani all'estero, e 200.000 euro al funzionamento dei Comitati;
          constatato che i tagli nei finanziamenti nelle politiche emigratorie che si sono susseguiti ininterrottamente nel corso della corrente legislatura hanno provocato una vera e propria regressione negli standard di alcune fondamentali misure di promozione culturale e in alcuni servizi improntati a solidarietà nei confronti dei nostri connazionali indigenti residenti all'estero;
          considerato che la contrazione delle politiche rivolte alle comunità italiane nel mondo in un momento di grave difficoltà dell'economia, come quello che il nostro Paese sta attraversando, indebolisce le possibilità di proiezione del sistema Italia in ambito globale e, quindi, anche la possibilità di riaprire e consolidare una fase di ripresa;
          rilevato che l'insufficiente livello delle risorse destinate all'assistenza sociale e sanitaria aggrava la condizione di bisogno e di emarginazione in cui alcune componenti della nostra più tradizionale emigrazione si trovano soprattutto in alcune aree del mondo, come il Sud America, nelle quali i sistemi di sicurezza sociale sono meno efficaci, e toglie a molti la stessa certezza di cure sanitarie;
          affermato che agli stessi organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, già svuotati di energie e funzioni dal terzo consecutivo rinvio del loro rinnovo, e riservata una dotazione per il loro funzionamento che non assicura ormai nemmeno le attività essenziali previste dalle leggi istitutive,

impegna il Governo

a considerare l'opportunità di non distogliere dal finanziamento delle politiche emigratorie la parte residua dei fondi destinati al rinnovo dei COMITES e del CGIE.
9/5342/2.    (Testo modificato nel corso della seduta).     Porta, Bucchino, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Narducci.


      La Camera,
          premesso che:
              i quattro milioni e mezzo di italiani residenti fuori dai confini nazionali sono cittadini di pieno diritto, ai quali deve essere assicurato l'esercizio effettivo del diritto di voto, così come previsto dall'articolo 48 della Costituzione;
              lo svolgimento delle consultazioni elettorali all'estero ha fatto emergere alcune disfunzioni legate alle procedure di voto, sia per quel che concerne l'elezione dei componenti dei Comitati degli italiani all'estero, che per l'elezione dei parlamentari della circoscrizione estero e per le consultazioni referendarie;
              alcuni episodi sono stati ampiamente ripresi dagli organi di stampa e hanno contribuito a mettere in cattiva luce la stessa esistenza, della circoscrizione estero e la modalità di voto per corrispondenza;
              tuttavia, la circoscrizione estero appare la soluzione più adeguata per garantire la rappresentanza parlamentare dei cittadini italiani all'estero, così come il voto per corrispondenza sembra rappresentare l'unico strumento atto ad assicurare l'esercizio effettivo del loro diritto di voto;
              in ogni caso, occorre intervenire con una serie di soluzioni e accorgimenti che possano limitare i rischi connessi all'esercizio del voto degli italiani all'estero; presso i due rami del Parlamento giacciono ormai da tempo proposte di legge, due delle quali firmate dai presidenti del gruppo del Partito democratico alla Camera e al Senato, che avanzano soluzioni concrete e ragionevoli per pervertire alla bonifica dei rischi connessi alle operazioni di voto all'estero;
              con la mozione n.  655, approvata il 3 novembre 2011, la Camera ha impegnato il Governo «a presentare nelle competenti sedi parlamentari [...] un'attendibile documentazione sull'esperienza acquisita, con indicazioni relative ai punti da affrontare prioritariamente in sede di modifica della legge n.  459 del 2001», la quale disciplina l'esercizio del diritto di voto per corrispondenza per gli italiani all'estero;
              in relazione alle elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero, il decreto in esame prevede la possibilità di stabilire modalità di votazione e di scrutinio mediante l'utilizzo di tecnologia informatica,

impegna il Governo:

          prima dell'emanazione del regolamento di cui al decreto in esame, a riferire alle competenti sedi parlamentari quali siano gli strumenti che intende adottare per assicurare il rispetto dei requisiti costituzionali della segretezza e della personalità del voto, nel caso esso sia espresso mediante tecnologia informatica;
          a dare seguito all'impegno assunto in seguito all'approvazione della mozione n.  655, indicando i punti da affrontare prioritariamente per garantire il corretto svolgimento delle operazioni elettorali all'estero, per assicurare modalità di voto che ne garantiscano i requisiti della personalità e della segretezza, assicurando al contempo l'effettiva esercitabilità del diritto a tutti i cittadini.
9/5342/3. Garavini, Bucchino, Gianni Farina, Fedi, Narducci, Porta.


      La Camera,
          premesso che:
              il disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012, n.  67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero, all'articolo 1, comma 1 interviene sul sistema di voto dei cittadini residenti all'estero prevedendo la costituzione dei seggi elettorali presso i consolati e in altri locali idonei e una larga sperimentazione del voto con utilizzo di tecnologia informatica;
              considerato che la base elettorale è costituita dall'elenco degli elettori di cui all'articolo 5 della legge n.  459 del 2001, formato da cittadini italiani che risiedono all'estero per un periodo superiore ad un anno, e che, nonostante l'impegno delle amministrazioni interessate, non sono state ancora superati gli elementi di criticità affiorati nella composizione e gestione degli elenchi AIRE;
              rilevato che uno dei fattori di maggiore fluidità degli elenchi elettorali è rappresentato dalla questione della cittadinanza degli italiani all'estero, che conosce un arretrato di domande da esaminare di alcune centinaia di migliaia di casi, e complesse situazioni interpretative e applicative della legge 5 febbraio 1992, n.  91;
              sottolineato che già in Senato, in occasione dell'approvazione della legge oggi all'esame della Camera, un ordine del giorno accolto dal Governo ha richiamato l'attenzione sull'opportunità di riformare la legge n.  91 del 1992 per consentire ai figli di cittadino o cittadina stranieri di conservare alla maggiore età la cittadinanza italiana, anche se in possesso di altra cittadinanza, se ne faccia richiesta entro un anno;
              ricordato che da tempo pende una situazione di vera e propria negazione di diritti a danno delle donne, e loro discendenti, che per avere sposato uno straniero hanno perduto contro la loro volontà, in base ad una normativa successivamente dichiarata incostituzionale, la cittadinanza italiana e la possibilità di trasmetterla;
              richiamata l'incontrovertibile sentenza della Corte di cassazione n.  4466 del 25 febbraio 2009, che ha riconosciuto lo status di cittadino italiano anche ai figli di donne che hanno perduto la cittadinanza italiana a seguito di matrimonio con cittadini stranieri avvenuto anche prima del 1o gennaio 1948, con ciò superando ogni possibile equivoco e incertezza in proposito;
              riaffermata l'esigenza del pieno e immediato riconoscimento di un diritto primario, qual è il voto, che ha nella cittadinanza il suo necessario presupposto, tanto più nei casi in cui solo le lentezze e i ritardi di ordine amministrativo possono ostacolare un'acquisizione ormai acclarata addirittura sul piano della giurisdizione,

impegna il Governo:

          a valutare l'opportunità di un intervento straordinario sul pregresso ancora giacente in alcuni importanti consolati nel mondo e, per quanto riguarda i discendenti degli abitanti dell'ex impero austro-ungarico, presso il Ministero dell'interno, riguardo alle pratiche di richiesta di cittadinanza;
          a valutare la possibilità di un urgente intervento, in via normativa o soltanto amministrativa, per consentire l'applicazione dei contenuti del pronunciamento n.  4466 della Corte di cassazione non solo sul piano giurisdizionale, ma anche su quello meno lungo e costoso del riconoscimento amministrativo, affermando uno dei cardini del nostro sistema costituzionale, vale a dire l'uguaglianza dei cittadini e la conseguente parità di diritti tra uomo e donna.
9/5342/4. Bucchino, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Narducci, Porta.


      La Camera,
          premesso che:
              il rinvio delle elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES) e del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) si colloca nella prospettiva di razionalizzazione della spesa pubblica e di riorganizzazione dei meccanismi di rappresentanza degli italiani all'estero;
              il mancato rinnovo della rappresentanza degli organi di cui sopra contribuisce allo svilimento delle dinamiche democratiche che dovrebbero sottendere l'esercizio delle funzioni dell'organo, limitando le potenzialità rappresentative dell'organismo, congelato ad elezioni ormai più che datate;
              le suindicate istituzioni svolgono un ruolo importante e di riferimento per i nostri connazionali e per le nostre comunità configurandosi in una sorta di collante sociale, oltre che amministrativo, che consente di rinnovare e rafforzare il legame che esiste tra Italia e gli italiani oltre confine;
              il provvedimento si configura come opportuno solo ed esclusivamente nell'ottica di riordino della normativa generale inserendolo nella più generale dinamica di riforma dei Comites anche tenendo conto dell'impasse economica e sociale che attualmente condiziona il nostro Paese e spinge a formulare delle scelte anche non facili che coinvolgono tutti gli enti dello Stato;
              attualmente in Commissione esteri esiste una serie di progetti di legge abbinati che recano nuove disposizioni sulla composizione e le modalità di elezione degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero,

impegna il Governo

a consentire una dinamica di riordino degli enti di cui in premessa, improntata al principio di trasparenza, razionalizzazione e efficacia, anche attraverso il rinnovamento della valorizzazione e del ruolo degli stessi.
9/5342/5. Di Biagio, Menia.


INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti in merito ai motivi della prospettata soppressione del tribunale di Cassino nell'ambito della riorganizzazione degli uffici giudiziari – 2-01588

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          l'articolo 1 della legge 14 settembre 2011, n.  148, di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n.  138, contiene una delega a riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza;
          la lettera a) dell'articolo citato, dispone che, nell'opera di riduzione degli uffici giudiziari di primo grado, deve essere garantita la permanenza del tribunale ordinario nei circondari di comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011;
          la lettera f) dell'articolo 1, tuttavia, precisa che occorre «garantire che, all'esito degli interventi di riorganizzazione, ciascun distretto di corte d'appello, incluse le sue sezioni distaccate, comprenda non meno di tre degli attuali tribunali con relative procure della Repubblica»;
          dal combinato disposto dei due principi, però, possono derivare conseguenze che vanno nella direzione opposta a quella della ratio della norma: il risparmio di spesa e l'efficienza;
          in effetti, vi sono molti tribunali ubicati nelle province che sono dimensionalmente molto più piccoli di tanti altri, così come vi sono tanti tribunali, che andrebbero a formare i tre di una corte d'appello, che sono molto più modesti di tanti altri. In entrambi i casi il rischio è che, senza alcuna logica dettata dal risparmio di spesa o dall'efficienza, permarrebbero in vita tribunali piccoli e piccolissimi a danno di tribunali medi e, in qualche caso, anche grandi;
          per fare un esempio concreto, e avendo a riferimento la relazione che il gruppo di studio del Ministero della giustizia ha preparato al Ministro interpellato basandosi proprio sulla legge delega n.  148 del 2011, il tribunale di Cassino rischierebbe la soppressione, pur collocandosi, su un totale di 165 tribunali, all'ottantatreesima posizione per popolazione (sopravanzando ben 36 tribunali capoluogo di provincia), al sessantesimo posto per superficie (sopravanzando ben 53 tribunali capoluogo di provincia), all'ottantunesimo posto per numero di magistrati (sopravanzando ben 40 tribunali capoluogo di provincia), all'ottantunesimo posto per numero di amministrativi (sopravanzando ben 40 tribunali capoluogo di provincia), al centosettesimo posto per numero di amministrativi/magistrati (sopravanzando ben 37 tribunali capoluogo di provincia), al settantasettesimo posto per sopravvenienze medie (sopravanzando ben 42 tribunali capoluogo di provincia), al settantunesimo posto per carico di lavoro unitario (sopravanzando ben 52 tribunali capoluogo di provincia), al settantottesimo posto per definiti medi (sopravanzando ben 41 tribunali capoluogo di provincia), al settantanovesimo posto per produttività (sopravanzando ben 46 tribunali capoluogo di provincia);
          ovviamente in questa classifica non si tiene conto di tanti tribunali che formano il terzo di una corte d'appello, ma tutti inferiori al tribunale di Cassino;
          nonostante la fonte di questi dati inoppugnabili sia il Ministero della giustizia, secondo la relazione del gruppo di studio del Ministero e secondo quando emerso dal recente Consiglio dei ministri, il tribunale di Cassino dovrebbe essere soppresso;
          dalla relazione stilata dal gruppo di studio del Ministero della giustizia, inoltre, si evincerebbe che, secondo gli interpellanti, la delega non è stata applicata pienamente, perché in essa è stata prevista esclusivamente la soppressione di tribunali esistenti (facendo sempre riferimento ai parametri della legge delega), ma non è stato attuato un principio che la delega stessa aveva posto come possibilità all'articolo 1, comma 2, lettera b), e cioè la ridefinizione dell'assetto territoriale degli attuali uffici giudiziari mediante attribuzione di porzioni di territori a circondari limitrofi;
          questa possibilità, che concretizzerebbe, al tempo stesso, sia un risparmio di spesa sia l'efficienza, non è stata presa in considerazione, mentre per il tribunale di Cassino, secondo i parametri utilizzati dal gruppo di studio del Ministero della giustizia, sarebbe auspicabile l'accorpamento del territorio del sud pontino (sede distaccata di Gaeta), un territorio che, peraltro, fino all'anno 1927, faceva già parte dello storico tribunale di Cassino, che proprio nel 2011 ha festeggiato, insieme alla nazione, i suoi 150 anni di vita;
          la lettera g) dell'articolo 1 della legge 14 settembre 2011, n.  148, inoltre, stabilisce che i magistrati e il personale amministrativo entrino di diritto a far parte dell'organico dei tribunali e delle procure accorpanti. Nel caso del tribunale di Cassino, ma in tutti gli altri casi di eventuale soppressione di tribunali di rilevante dimensione, il tribunale accorpante (Frosinone), vedendosi raddoppiare da un giorno all'altro l'organico, non avrebbe alcuna possibilità infrastrutturale di accogliere magistrati ed amministrativi, per non parlare degli avvocati, delle parti processuali e altro, per cui si dovrebbe necessariamente far luogo al reperimento di nuovi locali con un aggravio di spesa per il Ministero della giustizia;
          la delega prevede, oltre a ciò, di tener conto delle specificità territoriali del bacino di utenza anche in riferimento al tasso d'impatto della criminalità organizzata. Nel caso del tribunale di Cassino (e della procura), la sua presenza è stata un baluardo contro la minaccia camorristica ed ha garantito, fino ad oggi, un bassissimo tasso di infiltrazione della criminalità organizzata, che, nel caso di soppressione, si vedrebbe spianare la strada per una immediata «colonizzazione»;
          la soppressione di un tribunale di rilevante dimensione come quello di Cassino comporterebbe un forte e negativo impatto anche dal punto di vista socio-economico su tutto il territorio provinciale e del basso Lazio, venendo così a determinarsi un impoverimento del tessuto sociale, con un forte e rilevante impatto economico per una popolazione che va ben oltre le 222.000 persone circa e che «serve» direttamente il tribunale, coinvolgendo un bacino d'utenza molto più grande (Cassino è sede di un'università, tra cui la facoltà di giurisprudenza, di un importante stabilimento industriale come la Fiat, di un importantissimo centro di culto come l'abbazia di Montecassino) –:
          per quali ragioni, alla luce delle considerazioni suesposte e dei dati forniti dal gruppo di studio del Ministero della giustizia, non si sia ritenuto di escludere il tribunale di Cassino dal processo di riorganizzazione degli uffici giudiziari in atto, in quanto la sua chiusura, oltre a non realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza, produrrebbe un negativo impatto socio-economico e costituirebbe un segnale inopportuno nella lotta alla criminalità organizzata.
(2-01588) «Anna Teresa Formisano, Galletti».
(10 luglio 2012)


Problematiche riguardanti decisioni assunte dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in relazione al cosiddetto personale «fuori comparto» – 2-01572

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          la Presidenza del Consiglio dei ministri, nel maggio 2012, nell'ambito degli obiettivi di spending review, ha disposto la restituzione, alle amministrazioni di provenienza, del personale di prestito cosiddetto «fuori comparto», nei confronti del quale sussiste a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri l'onere totale o parziale di rimborsare gli emolumenti stipendiali;
          in particolare, il termine per il rientro di detto personale alle sedi di appartenenza viene fissato alla data del 1o novembre 2012, per consentire alle strutture interessate di avviare i processi di riorganizzazione dei rispettivi organici;
          il contingente complessivo di questi ultimi è di 132 unità, di cui 86 appartenenti alla categoria A e 46 appartenenti alla categoria B; l'importo medio pro capite che la Presidenza del Consiglio dei ministri rimborsa alle amministrazioni di appartenenza, fatte salve le competenze accessorie che sono comunque a carico della Presidenza medesima, costituisce, ad avviso degli interpellanti, un'inezia rispetto a voci di spesa di maggiore aggredibilità in un'ottica di contenimento;
          peraltro, nella fattispecie, il provvedimento restitutorio, oltre che essere carente sul piano della motivazione, nella parte in cui, a giudizio degli interpellanti, viola il principio di adeguatezza tra i presupposti ispiratori della determinazione autoritativa del comando (speciale competenza del dipendente in relazione a riconosciute esigenze di servizio - articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica n.  3 del 1957) e il fine posto a presidio del provvedimento di revoca, funzionale alla restituzione (contenimento della spesa pubblica), è censurabile anche sotto il profilo della mancanza di proporzionalità tra il sacrificio imposto a detto personale (raggiungimento per molti di loro di sedi lontane in un quadro reddituale pro capite ridimensionato), a fronte di un risparmio di spesa, come evidenziato, modesto, che produce il solo effetto di procurare un grave danno socio-economico, con impatto su situazioni tendenzialmente consolidate;
          nella prospettiva, poi, della tutela del parametro di efficienza dell'organizzazione delle strutture presidenziali, il provvedimento restitutorio, adottato iure imperii e al di fuori di un confronto istituzionale con le organizzazioni sindacali, svilisce in modo inequivocabile il principio di buon andamento (articolo 97 della Costituzione), in quanto la sua adozione non costituisce la naturale conseguenza di una ponderata e preventiva valutazione delle risorse e dei fabbisogni delle singole articolazioni, in funzione dei rispettivi obiettivi da conseguire, ma si palesa avulsa da un congruo bilanciamento degli interessi in gioco e da un auspicabile criterio di selezione del personale da mantenere all'interno delle proprie strutture, basato sul merito e sulla professionalità individuale;
          in una logica di ripartizione delle voci di costo da iscrivere in bilancio appare, poi, improprio tracciare una linea di differenziazione tra il bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri e quello delle amministrazioni «fuori comparto», atteso che lo stesso costo, senza variazioni sostanziali (di fatto si tratterebbe di «una partita di giro»), viene a ricadere nella sfera di un altro soggetto pubblico mediante un trasferimento formale di imputazione all'interno di un unico grande contenitore che è il bilancio dello Stato. In tale ambito, tra l'altro, la distinzione tra soggetti del comparto Ministeri e quelli fuori comparto non è giuridicamente appropriata, in quanto le due categorie istituzionali rappresentano altrettante entità dell'apparato amministrativo tra loro collegate, quanto alla natura giuridica e al fine perseguito, dal connotato della pubblicità e, quanto alla missione attribuita, dal vincolo della vigilanza e del controllo da parte del Ministero di riferimento sui risultati conseguiti. In questo contesto, ad esempio, le agenzie fiscali – che costituiscono il più consistente serbatoio da cui si è finora attinto per il reclutamento del personale fuori comparto – ancorché dotate di autonoma personalità giuridica, predispongono, in allegato al proprio bilancio, appositi raccordi riguardanti gli schemi di stato patrimoniale e conto economico con i pertinenti capitoli di spesa del bilancio dello Stato;
          con riferimento alle politiche di contenimento della spesa, è utile sottolineare che, già prima dell'insediamento dell'attuale Governo, la Presidenza del Consiglio dei ministri, al pari delle altre amministrazioni, non è stata esentata dalle riduzioni degli stanziamenti di pertinenza. Infatti, le previsioni iniziali di bilancio del 2011 – già oggetto di diminuzione in adeguamento a disposizioni normative – hanno scontato il taglio lineare del 10 per cento delle dotazioni finanziarie riferite alle spese rimodulabili disposte dall'articolo 2, comma 1, del decreto legge n.  78 del 2009, incidendo sensibilmente sia sul capitolo 2.115 (fondo di funzionamento della Presidenza), sia sui capitoli pertinenti alle politiche attive, per un totale di circa 57.869.124 euro;
          in relazione al primo capitolo, in applicazione del decreto legge n.  112 del 2008, sono stati realizzati risparmi di spesa, attraverso la riduzione del 10 per cento del fondo unico di Presidenza del Consiglio dei ministri, pari a 1,9 milioni di euro;
          nel corso del 2011, successivi interventi normativi hanno ulteriormente ridotto gli stanziamenti, determinando diminuzioni di spesa per un totale complessivo di 126.066.938 euro;
          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o marzo 2011, che ha ridefinito l'assetto ordinamentale delle strutture presidenziali, ha disposto una prima riduzione delle dotazioni organiche dirigenziali di 7 posti di funzione di prima fascia e di 48 unità di seconda fascia, per un risparmio complessivo annuo a regime pari a circa 7.130.000 euro;
          ulteriori tagli, incidenti prevalentemente sulle spese di funzionamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, si sono verificati in applicazione delle norme recate dal citato decreto-legge n.  78 del 2009 ed in particolare:
              a) taglio del 5-10 per cento dei trattamenti economici complessivi dei dirigenti per un risparmio a regime pari a 989.411,78 euro;
              b) taglio del 10 per cento delle indennità da corrispondere ai responsabili degli uffici di diretta collaborazione, per un risparmio pari a circa 96.000 euro, che si innesta nel più generale taglio di 12,2 milioni di euro, stabilito dall'attuale Governo, per effetto della riduzione dei Ministri senza portafoglio e dei relativi Sottosegretari, cui è seguito il ridimensionamento di complessive 241 unità;
              c) risparmi per circa 3 milioni di euro conseguiti per effetto della riduzione dei contingenti assegnati alle strutture di missione;
              d) risparmi per 7,9 milioni di euro, relativi ai nuovi limiti di spesa per organi collegiali, incarichi di studio e consulenza, relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza, formazione, missioni, acquisto, manutenzioni, noleggio ed esercizio di autovetture; sul punto, vi è da aggiungere che il Governo ha disposto un ulteriore taglio di esperti e consulenti di 99 unità pari a 750.000 euro; in relazione ai tagli in materia di trasporti, poi, è stato conseguito un significativo risparmio di spesa pari a circa 23,5 milioni di euro, su base annua, determinato dalla contrazione dei voli di Stato, non obbligati da ragioni di sicurezza, nella misura del 90 per cento, un risparmio di circa 270.000 euro per un più efficiente uso del servizio automezzi;
          la Presidenza del Consiglio dei ministri ha conseguito ancora risparmi per 4 milioni di euro sui costi del personale, mediante il blocco del turn over, il congelamento dei contratti e i pensionamenti;
          da ultimo, si aggiunge che con recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stata disposta, con effetto immediato, la riduzione degli organici della Presidenza del Consiglio dei ministri in misura del 20 per cento dei dirigenti e del 10 per cento del personale di qualifica non dirigenziale;
          è opportuno sottolineare che uno dei principali protagonisti delle politiche di contenimento dei costi della Presidenza del Consiglio dei ministri, in funzione del precipuo ruolo di coordinamento che è chiamato a svolgere, è il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha svolto e svolge con lealtà istituzionale generalmente riconosciuta, anche un ruolo tecnico di assoluta garanzia nei confronti degli organi costituzionali e delle pubbliche amministrazioni –:
          se non sia il caso che il Governo, sulla base del quadro prospettico sopra delineato, che evidenzia un palese squilibrio e disallineamento dei tagli fortemente proiettato sul versante delle risorse umane (spese di funzionamento), orienti la propria azione di contenimento sulle cosiddette politiche attive, ossia sugli interventi e le spese in conto capitale che rappresentano ben il 90 per cento dell'impegno complessivo di spesa del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri, a fronte del modesto 10 per cento che costituisce, viceversa, il dato relativo alla spesa per il personale e per i beni e i servizi;
          se, in tale prospettiva, non sia opportuno, anche al fine di evitare un pericoloso contenzioso che sarebbe certamente controproducente all'immagine della Presidenza del Consiglio dei ministri, procedere al ritiro del provvedimento restitutorio del personale fuori comparto ed indirizzare gli interventi volti a conseguire (ben più consistenti) risparmi su altre ipotesi di tagli alla spesa, tra le quali, solo per citarne alcune:
              a) eliminazione delle consulenze esterne, con contestuale reinternalizzazione dei servizi da affidare a personale interno alla Presidenza del Consiglio dei ministri dotato di competenze e professionalità adeguate;
              b) affidamento, ove possibile, degli incarichi di vertice degli uffici di gabinetto e dei dipartimenti, nonché delle altre strutture di vertice della Presidenza del Consiglio dei ministri, a dirigenti della corrispondente fascia dei ruoli della Presidenza medesima;
              c) blocco del reclutamento di ulteriori unità, in regime di prestito, al fine di favorire, in una prospettiva di continuità con l'impegno assunto dal precedente Governo, la graduale stabilizzazione nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri delle unità già organicamente incardinate nelle articolazioni presidenziali;
          in subordine, solo ove non siano ritenute adottabili le sopra indicate misure alternative, se non sia maggiormente rispondente al principio costituzionale di buon andamento rimettere la valutazione degli eventuali esuberi di personale di prestito alla competenza ed alla responsabilità dei titolari delle singole strutture dell'ordinamento presidenziale, che provvederanno, se del caso, a rimodulare gli assetti organizzativi di competenza in proporzione dal budget loro rispettivamente assegnato e all'esito della ridefinizione delle piante organiche che fotografi le effettive necessità di personale da adibire ai servizi delle singole articolazioni.
(2-01572) «Moffa, Castellani, D'Anna, Ceroni, Lehner, Massimo Parisi, Marmo, Mannucci, Germanà, De Nichilo Rizzoli, Polidori, Taddei, Cazzola, Razzi, Abelli, Cesario, De Corato, De Luca, Luciano Rossi, Girlanda, Barani, Pagano, Iannaccone, Garofalo, Belcastro, Garagnani, Romele, Marinello, Torrisi, Vincenzo Antonio Fontana, Giammanco, Crolla, Gibiino, Antonino Foti, Gioacchino Alfano, Pionati, Gianni».
(3 luglio 2012)


Iniziative volte a garantire il completamento della strada statale n. 125 Cagliari-Tortolì – 2-01578

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la coesione territoriale, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
          l'individuazione e l'assegnazione di risorse per gli interventi di rilievo nazionale ed interregionale di rilevanza strategica regionale, per l'attuazione del piano nazionale per il Sud, deliberate dal Cipe il 3 agosto 2011, il cui obiettivo prioritario è la realizzazione ed il completamento di numerose opere infrastrutturali dotate di rilevanza strategica regionale, ai sensi del punto 3 della delibera dell'11 gennaio del 2011, n.  1, ha previsto, a favore della regione Sardegna, lo stanziamento di oltre 100 milioni di euro, per il compimento dell'intera opera della strada statale n.  125 Cagliari-Tortolì, come individuato nell'allegato dell'elenco infrastrutture strategiche interregionali e regionali pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 31 dicembre 2011, n.  304;
          in particolare, la citata delibera Cipe ha assegnato:
              a) 19 milioni di euro al tronco Tertenia-Tortolì (4o lotto, 2o stralcio) della strada statale n.  125 Cagliari-Tortolì;
              b) 40 milioni di euro al 1o stralcio del 1o lotto della Tertenia-San Priamo;
              c) 50 milioni di euro al 2o stralcio del 1o lotto della Tertenia-San Priamo;
          gli interventi stradali precedentemente esposti rientrano in un generale e più articolato Piano nazionale per il Sud, fortemente sostenuto dal precedente Governo Berlusconi e, in particolare, dal Ministro per gli affari regionali e la coesione territoriale pro tempore, Fitto, che rispondono all'esigenza di colmare rilevanti fabbisogni trasportistici attualmente non adeguatamente soddisfatti;
          l'insieme degli interventi consente di attivare un volume complessivo di investimenti di 192,8 milioni di euro con ingenti ripercussioni sul sistema economico della regione Sardegna sia in termini di adeguamento infrastrutturale sia, soprattutto, in chiave anticiclica;
          la realizzazione definitiva del collegamento stradale Cagliari-Tortolì, la cui arteria è ad alto scorrimento, a giudizio degli interpellanti, risulta determinante e prioritaria, in considerazione che il completamento garantirà un traffico più fluido e veloce consentendo l'aggiramento di alcuni centri abitati;
          lo stato di attuazione per la realizzazione definitiva della citata opera infrastrutturale, affidata al gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale, risulta attualmente incompleto e in grave ritardo rispetto ai tempi previsti e indicati dall'Anas, in considerazione sia dell'avvio di cantierizzazione dei lavori risalenti ad alcuni decenni trascorsi, sia alla mancata assegnazioni dei lotti, la cui aggiudicazione sarebbe dovuta avvenire di recente;
          a giudizio degli interpellanti, il grave ritardo e le criticità derivanti dallo stato di attuazione della strada statale n.  125, con riferimento alla definitiva realizzazione dell'opera, appaiono ancora più evidenti se si valuta che l'intervento infrastrutturale rientra, come precedentemente riportato, all'interno di una serie di interventi di rilevanza strategica previsti dal Piano nazionale per il Sud che costituiscono uno strumento prioritario per lo sviluppo del Mezzogiorno ed in coerenza con quanto previsto dal decreto legislativo n.  88 del 2011;
          la citata delibera Cipe n.  62 prevedeva la sottoscrizione dei contratti istituzionali di sviluppo, quale strumento attuativo per la definizione delle responsabilità, dei tempi e delle regole di realizzazione degli interventi programmati, delle sanzioni per eventuali inadempienze e delle condizioni per l'attivazione di poteri sostitutivi;
          i finanziamenti assegnati, inoltre, secondo quanto risulta agli interpellanti, risultano tuttora non disponibili e contribuiscono in maniera sostanziale a determinare il mancato completamento dell'opera stradale del tratto regionale interessato –:
          quali iniziative urgenti si intendano intraprendere al fine di avviare concretamente il completamento della strada statale n.  125 Cagliari-Tortolì esposto in premessa, anche attraverso la sottoscrizione del contratto istituzionale di sviluppo, con l'obiettivo di individuare tempi e responsabilità certe per la realizzazione delle opere, anche al fine di favorire politiche infrastrutturali di riequilibrio nei confronti del Mezzogiorno.
(2-01578) «Cicu, Testoni, Romele, Nola, Brancher, De Angelis, Aracu, Bernardo, Laffranco, Gregorio Fontana, Bertolini, Distaso, Berardi, Lainati, Valentini, Roccella, Pagano, Moles, Mazzoni, Speciale, Cosenza, Petrenga, Costa, Miserotti, Osvaldo Napoli, Saltamartini, Frassinetti, Abrignani, Pescante, Pianetta, Fucci, Nicolucci, Picchi, Di Caterina, Castiello».
(3 luglio 2012)


Iniziative volte a garantire il rimborso delle spese sostenute per gli edifici adibiti al culto danneggiati dal recente terremoto in Emilia Romagna – 2-01582

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
          il 28 giugno 2012 si è svolta presso la VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) l'audizione del sottosegretario per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, concernente i danni del terremoto ai beni culturali dell'Emilia-Romagna ed, in particolare, delle province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia;
          durante l'audizione, a parere degli interpellanti, è stato sostanzialmente preso l'impegno dal Governo di saldare ex post le spese per le ristrutturazioni di chiese e locali annessi alle medesime parzialmente lesi dal sisma e di approntare le misure necessarie per compensare, entro tempi brevi più che ragionevoli, le spese delle parrocchie e delle curie diocesane colpite dal terremoto, per la restituzione delle stesse al culto;
          il significato culturale, storico e religioso degli edifici adibiti al culto costituisce memoria vivente di secoli della nostra civiltà locale e, come tale, la sua tutela deve essere ricompresa tra le priorità, lasciando ovviamente agli organi tecnici preposti il ripristino o, se possibile, la ricostruzione delle chiese e dei beni culturali danneggiati in modo gravissimo e bisognosi di interventi di alta qualità;
          si rileva l'importanza e l'urgenza di attivare e ripristinare l'economia nelle zone colpite con interventi immediati che restituiscano alla popolazione la sensazione di una possibile ripresa, aiutando in tal senso gli imprenditori che si fanno carico della ristrutturazione dei fabbricati di loro proprietà, al fine di non interrompere il ciclo produttivo –:
          in quali tempi si intenda procedere per dare seguito all'impegno assunto e, con riferimento specifico al ricovero, nel Palazzo ducale di Sassuolo, delle opere d'arte di proprietà delle parrocchie o delle curie diocesane, se non si ritenga opportuno approntare in tempi ragionevoli una relazione tecnica sui restauri eseguiti e sulle modalità di custodia e di riconsegna ai legittimi proprietari.
(2-01582) «Garagnani, Romele, Nastri, Calderisi, Milanese, Cazzola, Ventucci, Cassinelli, Torrisi, Abelli, Bocciardo, Dell'Elce, Lainati, Renato Farina, Nizzi, Minardo, Germanà, Stradella, Armosino, Ceroni, Luciano Rossi, Rosso, Crolla, Formichella, Scandroglio, Castellani, De Corato, Di Caterina, Repetti, Di Virgilio, Gottardo, Saglia, Lazzari, Paniz, Pescante, Pelino, Bernardo, Lorenzin, Gioacchino Alfano, Antonino Foti, Crosetto, Bergamini, Biava, Di Cagno Abbrescia, Dima, Alberto Giorgetti, Milanato, Mussolini, Antonio Pepe, Rampelli, Ravetto, Scelli, Simeoni».
(4 luglio 2012)


Chiarimenti e iniziative in merito al progetto di riordino della Croce rossa italiana – 2-01545

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          la Croce rossa italiana è un'associazione che si configura come ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale, avente per scopo l'assistenza sanitaria e sociale, sia in tempo di pace che in tempo di conflitto;
          nello specifico, l'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n.  390, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1995, n.  490, definisce la Croce rossa italiana come ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, soggetta pertanto alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;
          la natura giuridica pubblica è ulteriormente definita dall'articolo 5 dello statuto dell'associazione, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n.  97;
          il ruolo svolto negli anni dalla Croce rossa italiana, dalle donne e uomini che con abnegazione svolgono il loro compito a servizio dell'assistenza sociale, è stato di indiscussa capacità ed operatività, come, tra l'altro, i recenti eventi calamitosi hanno confermato;
          attualmente le strutture della Croce rossa italiana coinvolgono circa 145 mila soci attivi sul territorio nazionale, circa 4 mila dipendenti, suddivisi in lavoratori civili e militari, di cui oltre 1.500 risultano precari anche da un decennio;
          un elemento non trascurabile della struttura della Croce rossa italiana va ricercato nell'ammontare degli immobili: da una ricognizione del patrimonio immobiliare aggiornata al 2008 ammonterebbero a circa 35 milioni di euro i beni immobili a disposizione di Croce rossa italiana, per lo più inutilizzati;
          le risorse destinate alla Croce rossa italiana dai Ministeri vigilanti ammontano a circa 180 milioni di euro annui, in buona parte destinati al sostentamento delle risorse umane, in particolar modo del corpo dirigenziale, a cui si aggiungono i fondi di provenienza privata configurabili in donazioni e lasciti di beni mobili ed immobili;
          appare opportuno evidenziare che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'ottobre 2008 la Croce rossa italiana è stata commissariata «considerate le gravi carenze e irregolarità di gestione dell'Associazione, in particolare emerse dalla verifica amministrativo-contabile effettuata dall'ispettorato generale di finanza della Ragioneria generale di Stato (...)» e «considerata (...) la necessità di nominare un commissario straordinario con il compito di garantire una corrente ed efficiente gestione anche in vista della riorganizzazione dell'ente»;
          malgrado il commissariamento si configuri come procedimento straordinario, appare, di fatto, come una pratica gestionale particolarmente frequente presso la Croce rossa italiana: per buona parte della sua storia recente l'ente è stato gestito da commissari straordinari designati dall'Esecutivo, piuttosto che da presidenti eletti;
          il commissariamento ha avuto luogo dal 1980 e ha previsto lo spostamento delle competenze degli organi ordinari ai commissari straordinari di nomina governativa fino al 1998, anno in cui è stato emanato un nuovo statuto dell'ente che prevedeva la possibilità di svolgere l'elezione degli organi di governo interni, che ha, di fatto, condotto al superamento del commissariamento e all'elezione di un presidente ordinario;
          la seconda fase di commissariamento avviene nel 2003, interrotta successivamente nel 2005, anno in cui avviene l'emanazione del nuovo statuto e la successiva elezione di un presidente nazionale in carica fino all'ottobre 2008. A decorrere da tale data è stata inaugurata l'attuale fase commissariale;
          malgrado la ventennale esperienza commissariale della Croce rossa italiana, reiteratamente prevista per far fronte al risanamento del bilancio, paradossalmente – stando ad un documento riassuntivo del disavanzo di cassa della Croce rossa italiana apparso on line – il disavanzo totale di cassa della Croce rossa italiana ammonterebbe a 335,7 milioni di euro;
          ne emerge, di fatto, una gestione alquanto complessa dell'ente, che ha suscitato non poche perplessità, tanto da condurre alla formulazione nel corso degli anni di diversi atti di sindacato ispettivo finalizzati a fare chiarezza sulle reali dinamiche operative dell'ente, oltre che ad un'indagine conoscitiva presso la Commissione igiene e sanità del Senato della Repubblica, ancora non conclusa;
          in questo scenario di complessità finanziaria ed organizzativa si inserisce il portato dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n.  183, che dispone la delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, prevedendo anche il riordino della Croce rossa italiana secondo i criteri e principi direttivi della semplificazione, razionalizzazione amministrativa e delle risorse e della ridefinizione del rapporto di vigilanza;
          ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n.  183, la scadenza della citata delega era prevista per il 24 novembre 2011, ma il comma 2, ultimo periodo, del citato articolo 2 ha previsto un meccanismo di scorrimento della delega, disponendo che «qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare di cui al presente comma scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1, quest'ultimo è prorogato di due mesi», prorogando, di fatto, la scadenza della delega al 24 gennaio 2012. Proroga legittimata da una nota del dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri;
          lo schema di decreto legislativo recante riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce rossa (atto Governo 424) è stato sottoposto all'esame della commissioni competenti di Camera e Senato nel novembre 2011;
          successivamente ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 24 febbraio 2012, n.  14, il termine dell'esercizio della suddetta delega è stato differito al 30 giugno 2012, operando, di fatto, un differimento di un termine già scaduto in data 24 gennaio 2012, non essendo originariamente previsto nel decreto-legge 29 dicembre 2011, n.  216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n.  14;
          risulta che il Ministero della salute starebbe lavorando a un nuovo schema di decreto legislativo di riorganizzazione dell'Associazione italiana di Croce rossa, di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n.  183, che dovrebbe sostituire l'atto del Governo n.  424 precedentemente sottoposto all'esame delle competenti commissioni di Camera e Senato, già discusso anche alla presenza dei rappresentanti del Governo attuale e in merito al quale le commissioni si erano già pronunciate;
          stando alle informazioni a disposizione degli interpellanti il suddetto schema dispone la costituzione di un'associazione privata, nella quale confluiranno, a decorrere dal 1o gennaio 2014, le funzioni esercitate dalla Croce rossa italiana «pubblica», a cui si andrebbe ad affiancare, in funzioni di supporto tecnico e logistico, un ente pubblico non economico denominato «ente di pronto intervento umanitario»; dal 1o gennaio 2017 si dovrebbe verificare la soppressione dell’«ente» e la successiva messa in liquidazione;
          le disposizioni contenute nel nuovo schema differirebbero sostanzialmente da quanto già sottoposto alle commissioni parlamentari a partire dal 2011;
          in considerazione dei nuovi termini di delega di cui alla legge 24 febbraio 2012, n.  14, risulta alquanto complessa l'ipotesi che il «rinnovato» schema di decreto possa nuovamente essere sottoposto alle commissioni parlamentari, alla Conferenza unificata Stato-regioni e al Consiglio di Stato;
          alla luce dell'opacità che condiziona i termini di delega, emerge – secondo gli interpellanti – il rischio di violazione del termine di cui al combinato disposto di cui agli articoli 76 della Costituzione e 2 della legge 4 novembre 2010, n.  183;
          per quanto riguarda il portato del «rinnovato» schema di decreto, è opportuno ulteriormente evidenziare che «l'innovativa» riformulazione organizzativa consentirebbe alla dirigenza di poter operare scelte discutibili sul versante della gestione delle risorse economiche ed umane, legittimate dall'esigenza di riordino;
          sul versante immobiliare, appare immaginabile che la nuova configurazione privatistica possa facilmente incorrere in una gestione affaristica di beni, che sono il frutto, soprattutto, di lasciti e donazioni della società civile;
          sul versante della gestione delle risorse umane risulterebbero a rischio circa 4.500 posti di lavoro, di cui 1.400 precari entro dicembre 2013 e 3.100 lavoratori verranno messi in mobilità per 24 mesi;
          inoltre, il sopra indicato schema di provvedimento prevede che i militari della Croce rossa permanentemente in servizio transitino in un ruolo civile ad esaurimento e che il corpo militare sia costituito solo da personale volontario in congedo, andando completamente a sfaldare la struttura dell'ente, inficiandone le potenzialità e l'immagine;
          sebbene tale provvedimento rechi una rivoluzionaria riorganizzazione dell'ente, non risulta agli interpellanti alcun tipo di coinvolgimento o confronto – sulle questioni di nuova introduzione – con le parti sociali rappresentative del personale attualmente operativo presso la Croce rossa italiana;
          sarebbe auspicabile consentire almeno il superamento della gestione commissariale, consentendo l'elezione democratica degli organi collegiali, come condizione propedeutica all'avvio delle dinamiche di riordino dell'ente;
          quanto evidenziato sul versante delle dinamiche di riordino, unito alle discutibili quanto ancora poco chiare dinamiche di gestione decennale della Croce rossa italiana, dovrebbero indurre il Governo ad operare un controllo di quanto posto in essere – con conseguenti riconoscimenti di responsabilità – oltre a favorire un procedimento di riorganizzazione della Croce rossa italiana, oltre che di rimodulazione delle risorse ad essa destinate, senza che ne venga intaccata l'attuale struttura pubblicistica, anche in considerazione del ragguardevole patrimonio di risorse umane, mobiliari ed immobiliari, che, se correttamente utilizzate ed investite, rappresenterebbero un valore aggiunto per l'ente, oltre che per il Paese –:
          se – alla luce delle criticità espresse in premessa – intenda fare chiarezza sull'esercizio della delega di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n.  183, e sulla gestione complessa e deficitaria della Croce rossa italiana negli ultimi anni;
          se – alla luce delle criticità evidenziate in premessa – intenda rivedere l'attuale progetto di riordino della Croce rossa italiana e quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare l'attività ed il futuro dei lavoratori attualmente operativi nella Croce rossa italiana.
(2-01545) «Di Biagio, Paglia, Muro, Barbaro, Della Vedova».
(12 giugno 2012)


Chiarimenti in merito al processo di privatizzazione delle aziende Tirrenia spa e Siremar spa in amministrazione straordinaria – 2-01590

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
          il processo di privatizzazione delle aziende ex Tirrenia sta procedendo con difficoltà ed è, tuttora, oggetto di indagini da parte dell'Unione europea per quanto concerne i contributi erogati negli anni passati;
          la Tirrenia spa e la Siremar spa sono in amministrazione controllata e, da tempo, sono in corso le procedure per la loro privatizzazione;
          le società Saremar, Caremar e Laziomar sono state regionalizzate ma, in riferimento ad esse, è in corso una procedura di infrazione, la n.  2007/4609, da parte della Commissione europea, la quale, in ultimo il 22 giugno 2012, ha rivolto all'Italia un parere motivato concedendo il termine di due mesi per l'adeguamento alla normativa comunitaria, rappresentando che i servizi di cabotaggio marittimo fossero stati trasferiti ed aggiudicati senza fare ricorso a procedure concorrenziali;
          le procedure di aggiudicazione dei contratti di servizio pubblico, già in capo a Toremar spa, sono state, invece, svolte dalla regione Toscana e, al loro esito, la Moby Lines spa in data 5 maggio 2011 si è resa aggiudicataria del servizio pubblico;
          la situazione determinatasi quanto alla regione Toscana appare singolare: la Moby Lines spa, che già controllava una quota di mercato di circa il cinquanta per cento, con l'aggiudicazione dei servizi già in capo alla società pubblica si ritrova nella posizione di monopolista, con evidenti ricadute nell'ambito tariffario e degli interessi degli utenti isolani;
          Tirrenia spa, dopo alterne vicende e numerosi interventi prima di Fintecna, società controllata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze e socio unico di Tirrenia spa, del commissario straordinario e dei Ministeri competenti, come si apprende dagli organi di stampa, sta per essere assegnata definitivamente alla Cin (Compagnia italiana di navigazione), della quale è socio industriale la stessa Moby Lines spa e che ha, al suo vertice come amministratore delegato, il signor Ettore Morace;
          inoltre, si è appreso dalla stampa che dalla compagine societaria di Cin sono usciti i due principali azionisti Grimaldi Napoli e Gruppo Aponte e che sono stati sostituiti da altri soci;
          il prezzo dell'operazione sarebbe corrisposto con le seguenti favorevoli modalità: 200 milioni di euro alla consegna della società, 180 milioni di euro rateizzati in varie annualità senza interessi, il tutto condizionato all'ottenimento di complessivi 570 milioni di euro di contributi statali nell'arco dei prossimi otto anni;
          secondo quanto risulta agli interpellanti, l'operazione avverrebbe senza specifiche garanzie concrete, se non con un generico riferimento alla solidità dei gruppi che hanno costituito originariamente la società Cin, veicolo creato, ad avviso degli interpellanti, appositamente per la gara e del quale non sono più parte, come visto, i principali soci industriali;
          le garanzie citate per l'acquisizione di Tirrenia spa risulterebbero, ad avviso degli interpellanti, più evanescenti in quanto, oltre alla già detta uscita da Cin dei due principali gruppi, Grimaldi ed Aponte, si sarebbe lasciato alla Moby Lines spa il controllo unitamente a Clessidra, fondo che detiene una rilevante partecipazione nella stessa Moby Lines spa, senza che si sia proceduto all'integrazione di adeguate garanzie fideiussorie, atteso il controllo incrociato;
          non si può sottacere che, nell'agosto del 2010, la società Mediterranea Holding di Navigazione spa, risultata vincitrice di un regolare bando prima della sottoposizione ad amministrazione controllata di Tirrenia spa, aveva offerto per rilevare l'azienda la somma di 640 milioni di euro;
          l'offerta di Mediterranea Holding di Navigazione spa, ad avviso degli interpellanti, aveva il pregio di rilevare la Tirrenia spa e la sua controllata Siremar spa come aziende in attività e, quindi, con garanzia totale per creditori, debitori e personale navigante e amministrativo e non come società sottoposte al commissariamento, come, invece, repentinamente avvenuto il giorno successivo alla mancata assegnazione della gara a Mediterranea Holding di Navigazione spa;
          la famiglia armatrice Morace attualmente controlla il 50 per cento del mercato del traffico con le isole minori della Sicilia e, unitamente all'armatore Franza, controlla interamente i servizi marittimi che interessano lo stretto di Messina;
          gli armatori citati sono, peraltro, anche coinvolti nell'acquisizione della Siremar di Navigazione spa in amministrazione straordinaria;
          le società controllate dagli armatori sopra citati detengono, in Sicilia, una quota di mercato vicina al 50 per cento dei servizi con le isole minori, come sopra accennato, ed hanno beneficiato, negli anni passati, di circa 80 milioni di euro di contributi regionali e continuano ad essere destinatarie, anche per l'anno 2012, di contributi per oltre 50 milioni di euro, salvo integrazioni;
          gli stessi, in corso di gara, avrebbero offerto alla regione siciliana di partecipare direttamente alla cordata da loro messa in piedi allo scopo di partecipare alla gara per la privatizzazione del ramo d'azienda Siremar spa, offrendo un importo nettamente inferiore a quello offerto da Compagnia delle Isole spa, società questa composta da operatori locali oltre che dal gruppo Lauro, e partecipata, come ampiamente pubblicizzato, anche dalla stessa regione siciliana, quest'ultima con il solo ruolo di garante dell'attività armatoriale, sia in termini di servizi, sia di tariffe applicate nei confronti di tutti gli utenti, ed in particolare dei residenti nelle isole, sia dei livelli occupazionali relativamente al personale navigante e amministrativo;
          l'offerta presentata dalle società sopra indicate, oltre che essere inferiore in valore a quella di Compagnia delle Isole spa, non sarebbe assistita da garanzie bancarie, bensì da una affermazione di solidità dei soci, contrariamente a Compagnia delle Isole spa che, invece, ha presentato idonee garanzie fideiussorie –:
          se il Governo non ritenga di dover avviare, per quanto di competenza, un'approfondita verifica sulle materie oggetto del presente atto e, in particolare, far luce sulle iniziative poste in essere dalla famiglia Morace per quanto riguarda sia l'acquisizione di Siremar spa che di Tirrenia spa, nonché, indirettamente di Toremar spa, creando così i presupposti per la realizzazione di un monopolio nel mercato dei servizi marittimi, utilizzando, ad avviso degli interpellanti, contributi statali e/o regionali per acquisire aziende pubbliche.
(2-01590) «Laboccetta, Mazzocchi, Ciccioli, Mancuso, Barani, Romele, Costa, Vella, Lehner, Porcu, Sisto, Cassinelli, Lisi, Catanoso, Tommaso Foti, Taddei, Pittelli, Grassano, Paolo Russo, D'Alessandro, Aracu, Versace, Traversa, Bernardo, Misiti, Cambursano, Alberto Giorgetti, Bellotti, Cesario, Crosetto, Repetti, Landolfi, Ossorio, Abrignani, Speciale, Dell'Elce, Iannarilli, Zinzi, Paniz, Iannaccone, Ascierto, Nucara, Mazzuca, Osvaldo Napoli, Gregorio Fontana, Milo, Castiello, Pelino, Nastri, Formichella, Rosso, Brunetta, Nola, Razzi, Savino, Sammarco, Piso, Frassinetti, De Corato, Saglia, Di Caterina, Cesaro, Sbai, Vitali, Contento, Ventucci, Scalera, Stasi, Laffranco, Calderisi, Pionati, Mottola, Ruvolo, D'Anna».
(10 luglio 2012)


Iniziative di competenza volte a garantire alla società Valvitalia spa la percezione dei corrispettivi per le esportazioni in Iran – 2-01574

G)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
          la Valvitalia spa, con sede a Rivanazzano Terme (Pavia), è il maggior gruppo italiano nel settore delle valvole e dei raccordi per l'industria petrolifera, con un fatturato per il 2011 di 313 milioni di euro, ed occupa 1050 persone, di cui 400 nella provincia di Pavia;
          le esportazioni in Iran sono state autorizzate dal Ministero dello sviluppo economico e sono transitate dalle dogane italiane nel 2010 e 2011, ossia prima che entrasse in vigore l'attuale regime di sanzioni europee contro l'Iran;
          nonostante quanto sopra esposto, le lunghe, complesse e senza termine prefissato procedure imposte dal Comitato di sicurezza finanziaria (Csf), che ha sede presso il Ministero dell'economia e delle finanze, impedirebbero l'utilizzo dell'ingente somma di circa 15 milioni di euro incassata per le citate esportazioni in Iran, in relazione alla quale sono già state regolarmente pagate le tasse ed i fornitori, oltre agli stipendi dei dipendenti ed alle spese di trasporto;
          le pratiche in questione sono presso il Comitato di sicurezza finanziaria dal 18 maggio 2012 e, pur avendo Valvitalia spa ottemperato a tutte le richieste d'informazioni aggiuntive, non si hanno notizie delle pratiche dalla metà del mese di giugno 2012;
          in particolare, sono bloccati 10 milioni di euro sui conti correnti bancari italiani della Valvitalia spa e 5 milioni di euro sul conto corrente dell'EIH Bank di Amburgo (Banca europeo-iraniana per il commercio), bloccati prima dalla Bundesbank e poi dal Bafa (ufficio federale tedesco per il controllo dell’export);
          il presidente ed amministratore delegato della Valvitalia spa, Salvatore Ruggeri, ha rivolto nell'aprile 2012 un pressante appello al Ministero dello sviluppo economico, a quello degli affari esteri, al Comitato di sicurezza finanziaria ed altre autorità competenti, per ottenere l'intervento immediato sulla Bundesbank e sul Bafa al fine di ottenere lo sblocco delle somme sopra ricordate, senza, però, ottenere risposte;
          le somme citate riguardano contratti relativi a vecchie forniture, mentre la Valvitalia spa si è impegnata a non stipulare nuovi contratti con l'Iran, rispettando, quindi, le sanzioni europee;
          il blocco dei 15 milioni di euro mette a fortissimo rischio di fallimento un'azienda sana, con rischi gravissimi anche per l'occupazione –:
          se i Ministri interpellati, alla luce di quanto sopra esposto, non intendano assumere iniziative, per quanto di loro competenza, in modo da sbloccare una situazione gravissima e paradossale che sta compromettendo gravemente la situazione di un'azienda sana, mettendone in forse le stesse possibilità di sopravvivenza, con evidenti ricadute anche sull'occupazione, in un momento di gravissima crisi economica.
(2-01574) «Fabbri, Brugger».
(3 luglio 2012)