XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 12 luglio 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              l'uccisione di uomini, donne e bambini in preghiera, da parte di fondamentalisti islamici, ripugna alla coscienza di ogni persona di buona volontà e costituisce la più elementare ed evidente violazione di ogni diritto umano, anche secondo quanto sancito dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: «ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;      
              nessun Paese che si dica civile può rimanere indifferente alle stragi di innocenti, divenuti obiettivo di assassini organizzati solo perché appartenenti a un credo religioso. Eppure negli ultimi mesi si è assistito, impotenti, all'uccisione sistematica di cristiani nigeriani, vittime di attentati mirati soprattutto alle chiese dove persone inermi si recano a pregare, e che quindi ogni domenica diventano facili bersagli di un terrorismo feroce e spietato;
              secondo l'Osservatorio della libertà religiosa, i morti nel 2012 sono più di 600, e quelli uccisi negli ultimi 10 anni oltre 10.000: è necessario ormai riconoscere che la strage di cristiani in atto è una grande emergenza umanitaria che va affrontata con strumenti adeguati;
              l'impunità in cui sembrano agire i terroristi, inoltre, ne conferma la forza e la potenza agli occhi del mondo, e rischia di suscitare iniziative analoghe da parte di altri gruppi organizzati, allargando il massacro ad altri territori dove opera il terrorismo di matrice islamica, in nome dell'odio verso i cristiani e verso l'Occidente, identificato con la civiltà giudaico-cristiana;
              occorre porre fine a queste azioni terroristiche, per il bene non solo della Nigeria, ma dell'intera comunità umana, che è sempre minacciata nella sua totalità anche quando solo una sua parte sia direttamente colpita, con forme di violenza come quelle a cui si assiste oramai costantemente in Nigeria;      
              è necessario che alla violenza si risponda con iniziative concrete ed efficaci, che fermino le mani assassine, e siano da deterrente per chiunque covi l'intenzione di affiancare e sostenere i terroristi;
              servono iniziative di solidarietà internazionale a supporto del Governo nigeriano, dalla collaborazione bilaterale fino a un possibile intervento dei caschi blu. Mai una missione potrebbe essere più umanitaria di questa: truppe di pace per pregare in pace, a dimostrare che il primo interesse delle nazioni è la difesa della libertà di coscienza, di pensiero e di culto;
              le condanne internazionali espresse da Europa, USA e altri Paesi, non hanno sortito alcun effetto, rimanendo lettera morta, e quindi solo una mobilitazione internazionale determinata a difendere fisicamente le vittime della persecuzione contiene le premesse per ottenere qualche risultato concreto,

impegna il Governo

ad attivarsi in sede ONU, affinché forze di interposizione siano inviate in Nigeria, in coordinamento con il Governo nigeriano, a protezione delle Chiese cristiane e dei fedeli.
(1-01107) «Roccella, Nirenstein, Sbai, Pagano, Palmieri, Scelli, Lisi, Contento, Bertolini, Toccafondi, Mantovano, De Camillis, Leo, Del Tenno, Meloni, Palumbo, Di Virgilio, Carfagna, Rampelli, Lorenzin».

Risoluzione in Commissione:


      La VII Commissione,
          premesso che:
              dopo oltre un anno dall'entrata in vigore della legge «Gelmini» n.  240 del 2010 è già possibile, ad avviso dei firmatari del presente atto, definire fallimentari i percorsi introdotti per il reclutamento e la carriera del personale docente. Il sistema si è completamente bloccato, sia per i reclutamenti che per gli avanzamenti di carriera, in misura persino maggiore rispetto ai già pesanti effetti del blocco parziale del turn-over;
              è proseguito imperturbabile l'accumulo di precari della ricerca nelle più varie forme, anzi sono state abrogate con provvedimenti successivi alcune norme della legge n.  240 che tendevano a impedirlo;
              si è rivelata impraticabile la nuova figura del ricercatore a tempo determinato, da un lato perché il suo reclutamento è troppo lungo e complicato nel caso di figure destinate a coprire in tempi brevi esigenze di ricerca collegate a specifici progetti, da un altro perché la «tenure-track», cioè l'impegno ad accantonare le risorse per una futura assunzione come professore associato, si è rivelata incompatibile con i pesanti tagli e, soprattutto, con le incertezze sui tagli futuri ai finanziamenti statali alle università, il che impedisce ogni seria programmazione. Così si è creato un nuovo collo di bottiglia, addirittura tra precari, cioè tra l'assegno di ricerca e il posto di ricercatore a tempo determinato. Vi sono infatti attualmente molte migliaia di assegnisti, mentre i ricercatori a tempo determinato di tipo (a) sono meno di mille, quelli di tipo (b) meno di cento in tutta Italia;
          oltre ventimila ricercatori universitari di ruolo attendono e sperano di uscire dalla scomoda posizione di una categoria ad esaurimento, mentre il «piano straordinario associati», introdotto dalla legge n.  240, non sta dando i risultati sperati anche perché le abilitazioni e i nuovi meccanismi concorsuali per i professori associati e ordinari sono a loro volta bloccati;
              l'abilitazione scientifica nazionale annuale, introdotta dalla legge n.  240, è ancora incagliata in questioni di carattere tecnico (decreti su decreti di difficile emanazione perché terreno di scontri accademici e di incertezze ed errori normativi) e non si sa ancora quando potrà esserne bandita la prima tornata. In sostanza, è dal 2005, a giudizio dei firmatari del presente atto, a causa della legge «Moratti», che il normale reclutamento dei docenti universitari è bloccato con l'unica eccezione, ad opera del Governo Prodi, della riapertura per un anno dei concorsi locali per i professori e dei nuovi posti per i ricercatori;
              si è fatta sempre più intricata e confusa la normativa riguardante le assunzioni in ruolo per chiamata diretta senza concorso, moltiplicando le figure che ne avrebbero diritto e le relative norme e condizioni. Il risultato è che norme progettate per favorire il merito scientifico hanno finito con l'avere talora effetti opposti e hanno incentivato atteggiamenti furbeschi o rincorse a ulteriori riserve ope legis;
              la mobilità internazionale dei docenti continua a rimanere troppo bassa in entrata in Italia e troppo alta in uscita dall'Italia,

impegna il Governo:

          ad assumere iniziative volte a semplificare tutte le figure per l'attività di ricerca post-dottorato in un'unica figura di ricercatore a tempo determinato, da selezionare con procedure pubbliche ma tempi «europei», anche sulla base di profili predeterminati sulla base dei progetti di ricerca a cui l'attività del ricercatore è vincolata, facendo sì che questa figura assorba gli assegni di ricerca e i ricercatori a tempo determinato di tipo (a) – con l'abrogazione di tutte le relative normative attualmente in vigore – e che assorba altresì il caso sempre più frequente di giovani titolari di finanziamenti nazionali o internazionali per progetti di ricerca proposti da loro stessi;
          ad assumere iniziative per eliminare tutti i blocchi del turn-over per il 2013, le cui norme d'altronde risultano dubbie dal punto di vista della compatibilità costituzionale, anche in considerazione del fatto che la riduzione di personale docente è stata già forte e si rischia seriamente di mancare delle risorse didattiche e di ricerca necessarie all'università italiana, a maggior ragione se si vuole puntare ad incrementare gli studenti universitari e la qualità degli studi, facendo in modo che le università, rese di nuovo sicure dei finanziamenti di cui dispongono, anche a medio termine, possano riattivare, dopo anni di sostanziale sospensione, i meccanismi di reclutamento e di avanzamento di carriera per i tanti che lo meritano;
          ad assumere iniziative volte a razionalizzare il sistema delle chiamate dirette, riservandole esclusivamente a pochissimi casi importanti, come la chiamata dall'estero di professori e ricercatori di fama, facendo sì che il sistema dell'abilitazione scientifica nazionale e dei concorsi banditi dai singoli atenei, una volta entrato a regolare regime, sia applicato invece senza eccezioni in tutti gli altri casi;
          ad assumere iniziative per introdurre un contratto di «alto apprendistato» in sostituzione della borsa di studio di dottorato per assicurare adeguata remunerazione dell'attività di ricerca e la garanzia dei diritti fondamentali di un rapporto di lavoro;
          ad adottare iniziative normative per semplificare le procedure di abilitazione con una disposizione transitoria che almeno per la prima applicazione sospenda le regole indicate nel relativo decreto attuativo, affidando la responsabilità di scelta alle commissioni giudicatrici sulla base di criteri di qualità scientifica e della valutazione dei titoli dei candidati, secondo un principio di informed peer review.
(7-00945) «Mazzarella, Coscia, Tocci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          dall'anno 2001 si bandisce il concorso MAE-CRUI (Conferenza dei rettori delle università italiane), che permette ai vincitori di svolgere un tirocinio presso una delle sedi della Farnesina;
          i tirocinanti si fanno interamente carico dell'intero costo dell'iniziativa, non essendo previsto nessun rimborso spese da parte della fondazione CRUI e dal Ministero degli affari esteri, nemmeno per le sedi estere più lontane;
          dopo neanche 48 ore dalla pubblicazione di 550 vincitori, a partire dal 25 giugno 2012, sembra che molti atenei abbiano inviato e-mail di rettifica in cui si comunicava che i tirocini erano sospesi, a seguito della recente approvazione in Parlamento del disegno di legge sulla riforma del lavoro che obbliga a retribuire i tirocini formativi;
          il Ministero degli affari esteri e il CRUI non sembrano intenzionati a retribuire i tirocinanti e non rilasciano alcun tipo di informazione che soddisfi le aspettative dei giovani vincitori  –:
          se non ritengano di dover promuovere le opportune iniziative, affinché i titolari del diritto acquisito con la vincita del concorso, possano godere dell'esperienza formativa, anche a titolo gratuito essendo il bando conclusosi, in questo caso, prima dell'approvazione della riforma del lavoro;
          se non sia doveroso reperire risorse che siano impiegate per il futuro occupazionale dei giovani, in modo che al termine degli studi abbiano la possibilità, i più meritevoli, di poter accedere ad esperienze formative consone al loro livello di istruzione.
(2-01595) «Stucchi, Consiglio, Vanalli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CARELLA e IANNARILLI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il commissario per l'emergenza rifiuti Goffredo Sottile, ha annunciato il progetto per il quinto impianto di Tmb (trattamento meccanico biologico) dei rifiuti a Paliano comune in provincia di Frosinone ai confini con il comune di Colleferro e facente parte dei comuni della Valle del Sacco già fortemente devastati dall'inquinamento; l'intera area è stata inserita tra i siti d'interesse nazionale da bonificare di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, come stabilito dalla disposizione introdotta dall'articolo 11-quaterdecies, comma 15, del decreto-legge 30 settembre 2005, n.  203, ma ancora oggi si registrano gravi ritardi per l'operazione di bonifica, come denunciato in una interrogazione parlamentare la n.   4-16900;
          il territorio, quello della Valle del Sacco ha già dato in termini ambientali vista la presenza di una discarica quella di Colle Fagiolara e di alcuni termovalorizzatori oltre che la contaminazione dei terreni di esaclorocicloesano lungo l'argine del fiume Sacco e nei terreni limitrofi;
          la soluzione a questo progetto, come ribadito anche dalla provincia di Roma, sta nell'ampliare gli impianti Tmb di Roma e di proprietà di AMA che nel giro di sei mesi entrerebbero in funzione ed in grado di trattare i rifiuti  –:
          quali iniziative intenda mettere in campo per fermare questo progetto, che oltre ad essere dannoso e devastante per questo territorio è anche antieconomico e la cui realizzazione peraltro avverrebbe tra forse tre anni. (5-07316)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BOBBA e NARDUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
          il servizio civile nazionale è stato istituito con la legge n.  64 del 2001 e in dieci anni di vita, secondo i dati resi noti dal Ministro interrogato, «ha coinvolto 284.596 giovani impegnati nella realizzazione di progetti in diversi settori (assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all'estero). Attraverso la partecipazione ai progetti presentati da oltre 14.000 enti pubblici e privati, il Servizio Civile ha consentito ai medesimi enti, da un lato, di porsi come punto di riferimento delle singole realtà, e, dall'altro, di ricucire legami importanti con le comunità, con particolare riferimento a quelli tra i cittadini e le istituzioni. Nel contempo, i giovani hanno potuto sperimentare e praticare con maggior consapevolezza una cittadinanza attiva, sviluppando il senso civico ed una maggiore percezione dei valori democratici;
          secondo i dati di Federsolidarietà-Confcooperative, il 40 per cento dei ragazzi che hanno svolto il servizio nelle loro cooperative ha trovato un'occupazione in quelle realtà;
          l'istituto del servizio civile nazionale rischia di essere interrotto proprio per mancanza di finanziamenti, infatti le risorse per il servizio civile sono passate dai 296 milioni di euro del 2007, che garantivano l'accesso a 57.000 ragazzi, ai 68,8 milioni di euro del 2012, per un totale di appena 10.000 giovani;
          in una recente tavola rotonda, del 20 marzo 2012, il Ministro interrogato ha affermato: «Ritengo paradossale che questa straordinaria esperienza italiana, che è stata analizzata e posta tra le buone pratiche, in numerosi studi comparati a livello europeo, proprio per la capacità di inserire i giovani nel vivo della società italiana, possa essere messa in crisi»;
          nello stesso intervento il Ministro sottolineava: «Alla luce della drastica riduzione della disponibilità finanziaria che si profilava, già dal mese di dicembre dello scorso anno, era stato richiesto, con un ordine del giorno presentato al Parlamento dal Partito Democratico, di «aprire un confronto tra i ministri e i parlamentari interessati per la revisione dell'intera normativa in materia, in modo da costruire un insieme di regole stabili, efficaci e condivise che consentissero, ad almeno 40.000 giovani, di poter beneficiare di questo importante servizio». Un secondo ordine del giorno, approvato dal Governo e presentato dalla Lega Nord, chiedeva di «porre allo studio la cessazione dell'imposizione Irap sui contratti concernenti i giovani impegnati dal servizio civile»;
          l'Acli, Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, in un recente comunicato stampa ha indirizzato un appello ai partiti affinché rinuncino alla rata di luglio del rimborso elettorale e dirottino quei fondi, per un valore 100 milioni di euro, per finanziare la partenza di 27.000 ragazzi per il servizio civile nazionale, istituito con la legge n.  64 del 2001;
          i partiti politici si apprestano a ricevere la quarta tranche per le spese elettorali sostenute nel 2008 corrispondente a 100 milioni di euro; questa tranche, se ridestinata, consentirebbe a circa 27.000 giovani di accedere ad una delle poche esperienza formative, quale è il servizio civile, offerte ai giovani dallo Stato;
          il 2012 è l'anno internazionale dedicato alla cooperazione e sempre nel 2012 ricorrono in Italia, il 15 dicembre 2012, i 40 anni della nascita della legge nazionale sull'obiezione di coscienza, che ha dato avvio all'impegno civico di tanti giovani, per trasformarsi successivamente in servizio civile nazionale  –:
          quali iniziative, di carattere normativo e finanziario, si intendano porre in essere al fine di salvaguardare l'istituto del servizio civile del servizio civile nazionale e scongiurarne la cessazione;
          se si intendano assumere iniziative normative volte a recepire la proposta delle Acli, di cui in premessa, quale misura straordinaria e una tantum per consentire nell'immediato l'accesso al servizio civile nazionale a 27.000 giovani.
(4-16948)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          sul sito web de «il Fatto Quotidiano» è pubblicato un articolo del 25 giugno 2012, a firma di Alessio Liberati, dal titolo «Il Consiglio di Stato non raggiunge gli obiettivi» in cui si legge «La notizia è di quelle che dovrebbero fare rumore ed invece non ne parla nessuno, anche per la scarsa trasparenza che connota l'operato del CPGA (il «CSM» dei giudici amministrativi) in ragione della difficoltà di accedere alle informazioni che la riguardano. In un periodo storico in cui il ministro per la Pubblica amministrazione (il consigliere di Stato Filippo Patroni Griffi) invoca tagli, efficienza ed austerità – prosegue l'articolo sopra citato – ed in cui i consiglieri di Stato che occupano i vertici di molte istituzioni repubblicane sono coinvolti a vario titolo nei maggiori scandali del Paese (dal ruolo di Donato Marra, segretario generale alla Presidenza della Repubblica, nella vicenda «Mancino-trattativa Stato/mafia», a quello del Presidente del Consiglio di Stato de Lise e dell’ex consigliere di Stato Carlo Malinconico nella vicende della cosiddetta cricca, tanto per fare un esempio), è proprio l'istituzione che «ha dato loro i natali» a non aver raggiunto gli obiettivi richiesti dal decreto-legge n.  98 del 2011, il quale impone per gli uffici giudiziari l'abbattimento dell'arretrato del 5 per cento annuo e, dal 2012, del 10 per cento. Che sia colpa dei bassi carichi di lavoro imposti dall'organo di autogoverno (una recente richiesta di poter lavorare di più, avanzata dal giudice del TAR Toscana Ugo De Carlo, è stata respinta duramente dal «CSM» dei giudici amministrativi (sic !)) o invece dei troppi fuori ruolo che il supremo organo di giustizia amministrativa ha prestato al Governo Monti, non è ancora chiaro. Di certo, però, l'organo di autogoverno dei giudici TAR e del Consiglio di Stato è preoccupato e, a leggere i verbali, si sta attrezzando per non rinunciare alle risorse in più che (non) gli spettano. Significativi i verbali della seduta pubblica del 12 aprile 2012, di cui riporto dei passi: «Il Pres. Coraggio rileva che, alla luce di tale elenco, le sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato risultano non allineate con la quota di abbattimento dell'arretrato del 5 per cento, (...) Il Cons. Maiello ribadisce l'assenza di qualsiasi discrezionalità in ordine alla compilazione dell'elenco richiesto dalla norma agli organi di autogoverno. Manifesta inoltre il proprio contrario avviso circa la possibilità di considerare questioni “ definite ” quelle la cui sentenza sia stata solo firmata e non pubblicata. (...) Interviene il Cons. Cacace che, premettendo il ruolo di garanzia che la norma in questione intende affidare agli organi di autogoverno circa l'emissione di tali dati, argomenta un avviso contrario rispetto all'interpretazione formulata dal Cons. Poli, considerandola un'operazione ermeneutica artificiosa, in quanto è solo il deposito della sentenza a definire il procedimento (...) Il Pres. Coraggio si ritiene sorpreso riguardo la circostanza che nonostante l'istituzione di un'altra sezione giurisdizionale, i risultati di produttività siano inferiori allo standard di abbattimento richiesto dalla normativa in discussione» e quelli della successiva seduta del 24 aprile 2012 in cui si è cercato di calcolare i dati in modo diverso (sic !): Il Pres. Coraggio propone di indicare un asterisco accanto ai dati relativi al Consiglio di Stato (...) Il Cons. Maiello si dichiara contrario a tale soluzione, che ritiene connotata da scarsa chiarezza e trasparenza. (...). Il Cons. Taglienti fa notare che non risultano essere sorti elementi di novità rispetto alla precedente deliberazione, tali da generare un ripensamento (...) Il Cons. Maiello, pur condividendo le preoccupazioni e le finalità in gioco, non ravvisa elementi tali da consentire al Consiglio di rivedere una decisione basata su una costruzione giuridica certa e stabilita. Pertanto, preannuncia il proprio voto contrario. (...) Il Cons. Maiello ribadisce l'assenza di qualsiasi discrezionalità in ordine alla compilazione dell'elenco richiesto dalla norma agli organi di autogoverno. Manifesta inoltre il proprio contrario avviso circa la possibilità di considerare questioni “ definite ” quelle la cui sentenza sia stata solo firmata e non pubblicata. (...) Il Pres. Coraggio conclude sul punto prendendo atto della posizione del Consiglio e annunciando un'eventuale nota integrativa all'elenco, a Sua firma o del Segretario generale, e impegnandosi a tenere informato lo stesso Consiglio di Presidenza del relativo contenuto. ? Scartata (si presume) la soluzione di dichiarare il falso al ministro dell'economia, Mario Monti ad interim, o al suo vice ministro Grilli, alla potente oligarchia del Consiglio di Stato non resta quindi che prendere atto dell'inefficienza palesata dalla Presidenza de Lise nel 2011 o cercare di far cambiare la norma in proprio favore. Il ministro dell'Economia Mario Monti renderà pubbliche le statistiche e la nota esplicativa inviate dal presidente del Consiglio di Stato Giancarlo Coraggio, come si legge nel verbale del 24 aprile 2012»  –:
          se sia a conoscenza dell'articolo in premessa e se intenda rendere pubblici le «statistiche e la nota esplicativa inviate dal presidente del Consiglio di Stato Giancarlo Coraggio, come si legge nel verbale del 24 aprile 2012». (4-16954)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VIOLA e RUBINATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          nei comuni di Marcon (Venezia) e di Mogliano Veneto (Treviso) è situato un impianto di gestione rifiuti denominato «NUOVA ESA» in cui nel passato si trattavano rifiuti pericolosi e non pericolosi;
          le autorizzazioni alla realizzazione dell'impianto erano state rilasciate dalla regione Veneto e quelle alla gestione dalla provincia di Venezia (decreti del 15 febbraio 1999 e del 22 dicembre 2003, con scadenza al 31 dicembre 2004). Le quantità annualmente trattate presso l'impianto erano dell'ordine di 200.000 tonnellate anno in ingresso e in uscita;
          l'impianto è stato ed è oggetto di numerosi procedimenti legali e diverse imprese si sono succedute nella gestione del medesimo nel dicembre 2005;
          da documentazione ufficiale presentata al comune di Marcon dalla ditta Nuova Esa si dava conto che nell'impianto sono presenti 5.886,19 tonnellate di rifiuti;
          nel 2006 la ditta Europambiente ha acquisito il residuale ramo d'azienda della ditta Nuova Esa Sas subentrando nel frattempo nell'obbligo di smaltimento di parte dei rifiuti e si era impegnata di fatto a rispettare la tempistica di smaltimento dei rifiuti presenti con un massimo di 730 giorni per lo smaltimento; decorso tale periodo i rifiuti presenti nell'impianto sono stati stimati dalla ditta stessa impresa in 5.767,97 tonnellate (rispetto ad un documento agli atti dell'Amministrazione comunale che risale al 2005, riportante 5.886,19 tonnellate di rifiuti sotto sequestro presenti in impianto);
          le attività di smaltimento da parte della ditta Europambiente Srl risultano però cessare nel corso del 2009, ma già nel 2008 risulta agli atti che la richiesta di autorizzazione all'esercizio dell'impianto sia stata archiviata da parte della provincia di Venezia e che la regione Veneto abbia comunicato alla ditta la mancanza dei presupposti per il rilascio di un provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) provvisoria;
          nel luglio 2009 con relazione di servizio relativa al sopralluogo del 2 luglio 2009 ARPA Veneto identificava le tipologie di rifiuto presenti in impianto sottolineando la pericolosità di alcuni depositi senza però che sia stata svolta una puntuale caratterizzazione dei rifiuti presenti in quanto servirebbero fondi ed analisi approfondite;
          anche a seguito di pronunce giudiziarie è stata riconosciuta l'esigenza che i rifiuti presenti siano rimossi ma ad oggi non sono stati rimossi nonostante le ordinanze dei comuni di Marcon e di Mogliano Veneto (Treviso); la situazione cagiona grande preoccupazione nella popolazione anche tenuto conto del fatto che il 27 giugno 2012 si è verificato un incendio nell'area e che una densa colonna di fumo sprigionatasi dall'area costringeva le autorità a verificare (fortunatamente con esito negativo) i rischi di contaminazione;
          per procedere alla bonifica sono state messe a disposizione dalla regione Veneto risorse a favore del comune di Marcon per l'intervento di rimozione dei rifiuti pericolosi che però non sono sufficienti a risolvere in modo definitivo il problema e peraltro risultano di difficile utilizzazione da parte del comune visti i vincoli posti dal patto di stabilità;
          sarebbe opportuno che in casi come quello descritto in premessa attività indispensabili alla protezione della salute e dell'ambiente possano, a determinate condizioni, essere esonerate dai vincoli del patto di stabilità per evitare che l'utilizzo delle risorse disponibili sia impedito da norme sicuramente importanti ma che, qualora applicate in maniera eccessivamente rigida, finiscono per essere un ostacolo alla risoluzioni di problematiche di estrema rilevanza  –:
          se i Ministri interrogati non intendano elaborare criteri che possano consentire, a tutela dell'ambiente e della salute, l'esenzione dai vincoli del patto di stabilità per quegli enti locali che si trovino in condizioni analoghe al caso descritto in premessa e quali ulteriori possibili iniziative di competenza possano essere assunte in proposito. (5-07331)

Interrogazione a risposta scritta:


      BARBATO. —Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          Il Cantariello, stante nel territorio di Casoria (Napoli) è un sito di stoccaggio provvisorio autorizzato nel 2001 dal commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania, poi sequestrato per sversamenti illeciti, e, da ormai 11 anni, mai svuotato delle 9 mila tonnellate di rifiuti stimate sotterrate;
          una lunga vicenda giudiziaria ha coinvolto anche il consorzio di bacino Na3 e mai conclusa;
          da mesi si ripetono continui fenomeni di autocombustione da parte di ignoti;
          abitanti del circondario riferiscono delle continue colonne di fumo dal nauseabondo fetore che si alzano dai cumuli di rifiuti coperti da terreno;
          l'area è stata di recente dissequestrata eppure ci si può accedere senza problemi; intorno si continuano a sversare rifiuti di ogni genere;
          a pochi passi dal sito vi è il centro abitato, che viene raggiunto dai citati fumi, con sofferenza anche per le attività commerciali svolte, interessate dal transito giornaliero delle migliaia di persone;
          soddisfazione per il dissequestro è stata espressa dal Comitato «No discarica» a difesa del suolo e dell'ambiente locale;
          detto Comitato ha promosso anche una petizione per sensibilizzare i vertici regionali nell'adottare immediati provvedimenti rispetto ai miasmi ed olezzi causati, dalla massa di rifiuti giacenti da circa dieci anni;
          nato come sito provvisorio per lo stoccaggio provvisorio dei rifiuti, nel tempo ha prodotto conseguenze ambientali non più tollerabili per chi abita nelle vicinanze o attraversa la zona;
          i fatti esposti, a parere dell'interrogante richiedono, sul sito solerti rilevamenti per la caratterizzazione e le analisi per procedere alla bonifica;
          la situazione appare ancor più urgente se si considera la stagione estiva ed il processo decompostivo ai quali i rifiuti sono sottoposti per intemperie climatiche  –:
          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo a difesa della salute della popolazione locale di quali notizie disponga circa la bonifica del menzionato sito e se non ritenga di promuovere, avvalendosi del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, una verifica sullo stato dei luoghi, anche alla luce della necessità di provvedere nel più breve tempo possibile alla messa in sicurezza dell'area cosiddetta «Cantariello». (4-16957)

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      MELONI. — Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          le grandi difficoltà con cui le nuove generazioni devono confrontarsi per poter sperare in un futuro dignitoso generano spesso dichiarazioni accalorate di sostegno da parte della classe dirigente; tali buone intenzioni vengono però frequentemente disattese dalla prova dei fatti;
          la precaria situazione abitativa costituisce uno degli ostacoli più ardui da superare per il coronamento delle aspettative di molte giovani coppie italiane fino ad impedire o rimandare di parecchi anni la creazione di nuovi nuclei familiari;
          con l'intento di concretizzare il sostegno dello Stato alle nuove generazioni, è stato emanato il decreto 17 dicembre 2010, n.  256, ratificato con il protocollo d'intesa firmato tra il dipartimento della gioventù e l'Associazione bancaria italiana il 18 maggio 2011, e reso operativo a partire dal 1o settembre 2011;
          tale decreto ha istituito un fondo di garanzia dello Stato, dotato di una copertura di 50 milioni di euro, per permettere l'acquisto della prima casa a coppie sposate, aventi meno di 35 anni, con o senza figli, e a nuclei familiari, anche mono genitoriali, con figli minori. L'accordo tra Abi e Dipartimento della gioventù prevede che lo stato garantisca il 50 per cento della quota capitale del mutuo concesso (fino a un massimo di 75 mila euro) e che le banche non possano richiedere garanzie ulteriori oltre l'ipoteca sull'immobile;
          per accedere ai benefici previsti dal decreto è necessario che i richiedenti: siano dotati di un reddito ISEE complessivo non superiore a 35 mila euro; che non più del 50 per cento del reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF derivi da contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato; che non siano proprietari di altri immobili ad uso abitativo;
          le caratteristiche dell'immobile devono rispondere ai seguenti criteri: deve essere adibito ad abitazione principale; non può rientrare nelle categorie catastali A1 (abitazioni signorili), A8 (ville) e A9 (castelli, palazzi) e la sua superficie non può superare i 90 metri quadrati; non può avere le caratteristiche di lusso indicate nel decreto del Ministero dei lavori pubblici in data 2 agosto 1969;
          il mutuo deve avere le seguenti caratteristiche: essere un mutuo ipotecario per l'acquisto dell'abitazione principale; non può ammontare ad un importo superiore a 200.000 euro; il tasso applicato e le condizioni del mutuo sono stabilite dai singoli istituti bancari entro i parametri consentiti dall'accordo tra il dipartimento della gioventù e l'ABI;
          un'inchiesta dell'associazione di consumatori Altroconsumo, riferita anche dal quotidiano Il Corriere della Sera il 5 luglio 2012, ha evidenziato come solo 9 agenzie su 71 delle banche aderenti all'iniziativa, propongano ai clienti dotati dei requisiti le condizioni stabilite dal decreto 17 dicembre 2010, n.  256, e dal protocollo d'intesa sottoscritto tra dipartimento della gioventù e l'ABI;
          l'atteggiamento degli istituti di credito che disattendono la corretta applicazione degli accordi sottoscritti reca un grave danno alle giovani coppie destinatarie del provvedimento dal punto di vista economico, dal punto di vista sociale e, non ultimo, dal punto di vista del diritto in quanto ne viene negato loro uno stabilito con una legge dello Stato italiano;
          l'oggetto di questa interrogazione è una dimostrazione di come spesso le parole non siano seguite dai fatti. I destinatari dell'iniziativa, inoltre, sono anche privati di un diritto sancito nella seconda parte dell'articolo 3 della Costituzione, che recita: «[...] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.». Si ricorda che la Repubblica non è costituita soltanto dalle istituzioni ma dall'intera organizzazione sociale della Nazione  –:
          quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di verificare l'effettiva applicazione del decreto 17 dicembre 2010, n.  256, e il successivo protocollo d'intesa firmato tra il dipartimento della gioventù e l'Associazione bancaria italiana;
          quali iniziative di competenza si intendano assumere nei confronti degli istituti di credito che avessero eventualmente disatteso quanto stabilito nel decreto e nel protocollo d'intesa. (4-16953)

DIFESA

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          dall'articolo pubblicato su Il Corriere della Sera dell'11 luglio 2012 intitolato «Il manuale per carabinieri che definisce i gay “ degenerati ”», di Elvira Serra, in collaborazione con Silvia Fabbi, si apprende che, a pagina 213 del manuale della Scuola marescialli e brigadieri dei carabinieri intitolato «Sinossi per la preparazione al concorso per l'avanzamento a scelta per esami al grado di maresciallo aiutante s. Ups», datato dicembre 2011 e approvato dal comandante Pasquale Santoro, e scaricabile dall’intranet dell'Arma dai candidati al concorso nazionale che si è svolto il 25 giugno scorso a Padova, l'omosessualità è stata definita una degenerazione sessuale, la prima tra l'esibizionismo, il feticismo, il sadismo, il masochismo, l'incestuosità, la necrofilia e la bestialità (o zoofilia);
          in particolare, su tale manuale è basata la preparazione dei futuri marescialli, vincitori di concorso, che, nella compilazione del cartellino biografico «Mod OP/46» dei «soggetti di interesse operativo», vale a dire delinquenti abituali o professionali, chi è agli arresti domiciliari o è sottoposto a misure di prevenzione, eversori, persone appartenenti alla criminalità organizzata o socialmente pericolose, tra le cose da annotare nel «cartellino» – notizie sulla identità e sulla personalità, abitudini, carattere, malattie fisiche e mentali, condotta durante il servizio militare – inseriranno le eventuali «degenerazioni sessuali», tra le quali, sempre secondo il suddetto manuale, figura per prima l'omosessualità, seguita da esibizionismo, feticismo, sadismo, masochismo, incestuosità, necrofilia e bestialità (o zoofilia)  –:
          se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se sappiano indicare i responsabili della compilazione e approvazione di tale manuale lesivo dei princìpi di pari opportunità sanciti dalla nostra Costituzione e di quanto stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità e dai trattati internazionali in materia;      
          quali orientamenti ritengano di esprimere su quanto accaduto e quali urgenti iniziative intendano intraprendere nei confronti dei responsabili, considerato che su tali gravissime affermazioni si basa la preparazione dei futuri marescialli aiutanti dell'Arma dei carabinieri.
(2-01594) «Concia, Fiano, Villecco Calipari, Adinolfi, Touadi, Sarubbi, Pollastrini, Cuperlo, Argentin, Meta, Gozi, Mattesini, Corsini, Gatti, Codurelli, Madia, Mogherini Rebesani».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


      BRAMBILLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
          la direttiva 79/409/CEE «Uccelli» concernente la conservazione degli uccelli selvatici, è stata la prima direttiva comunitaria in materia di conservazione della natura;
          la predetta, insieme con la cosiddetta Direttiva Habitat (92/43/CEE), costituisce il cuore della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e la base legale su cui si fonda natura 2000;
          la direttiva «Uccelli» impone agli Stati membri di adottare un regime generale di protezione delle specie, anche attraverso una serie di divieti relativi a specifiche attività di minaccia diretta o disturbo;
          la predetta direttiva riconosce la legittimità della caccia per le specie elencate in allegato II (II/1 in tutti gli Stati membri; II/2 negli Stati menzionati) e fornisce indicazioni per una caccia sostenibile. In particolare, vieta l'uso di metodi di cattura o uccisione di massa o non selettivi, ed in particolare quelli elencati nell'allegato IV a). Vieta altresì qualsiasi tipo di caccia con i mezzi di trasporto elencati nell'Allegato IV b);
          l'Italia è tra i paesi leader in quanto a richiami e infrazioni sulle direttive comunitarie Habitat e Uccelli;
          attualmente sono in corso 4 procedure ai sensi dell'articolo 260 del TFUE (applicazione di sanzioni pecuniarie allo Stato membro che non si sia conformato a una sentenza della Corte di giustizia nella quale viene constatato un inadempimento del predetto Stato);
          le sanzioni previste per i procedimenti in argomento consistono in una somma forfettaria e in una penalità di mora, adeguate alla gravità e alla persistenza dell'inadempimento. Le cifre indicate dalla Commissione per l'Italia ammontano a minimo 8.854.000 euro per la somma forfettaria e oscillano da 10.880 a 652.800 euro al giorno per la penalità di mora;
          la somma forfettaria e la penalità di mora possono essere inflitte cumulativamente, qualora la violazione del diritto dell'Unione sia particolarmente grave e persistente;
          l'articolo 9, della direttiva uccelli autorizza talune deroghe alla disciplina in materia di caccia, in presenza di particolari condizioni, dettagliatamente elencate nel medesimo articolo, e «sempre che non vi siano altre soluzioni soddisfacenti»;
          le contestazioni formulate dalla Commissione europea allo Stato italiano riguardano l'adozione di leggi regionali in materia di «caccia in deroga» in quanto diverse regioni non hanno rispettato le prescrizioni di cui al citato articolo 9;
          le leggi regionali della regione Liguria (legge regionale 5 ottobre 2001, n.  34, recante: «Attuazione dell'articolo 9 della comunitaria 79/409 del 2 aprile 1979 sulla conservazione degli uccelli selvatici» (BUR Liguria n.  10, del 10 ottobre 2001), come modificata dalla legge regionale 13 agosto 2002, n.  31 (BUR Liguria n.  12, del 28 agosto 2002)); della regione Lombardia (legge regionale 30 luglio 2008, n.  24, disciplina del regime di deroga previsto dall'articolo 9 della 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, in attuazione della legge 3 ottobre 2002, n.  221 (Bollettino ufficiale della regione Lombardia n.  31, Supplemento ordinario del 1o agosto 2008), come modificata per la stagione venatoria 2009/2010, dalla legge regionale della regione Lombardia 16 settembre 2009, n.  21 (Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n.  37, Supplemento ordinario del 18 settembre 2009) della regione Veneto (legge della regione Veneto 12 agosto 2005, n.  13 BUR Veneto 16 agosto 2005, n.  77, in applicazione della legge 3 ottobre 2002, n.  221, che integra la legge 11 febbraio 1992, n.  157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della 79/409/CEE) e della regione Sardegna (legge regionale n.  2 del 13 febbraio 2004 che disciplina il prelievo venatorie in deroga, e i decreti 3/V del 2004 e 8/IV del 2006), hanno determinato una responsabilità in capo all'Italia per violazione del diritto dell'Unione e comportano il pagamento di ingenti sanzioni economiche a carico delle risorse statali;
          la selezione dei periodi aperti all'attività venatoria implica l'incisione di profili propri della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, che fanno capo alla competenza esclusiva dello Stato, da cui, certamente, lo stesso non può derogare;
          il recepimento in Italia della Direttiva Uccelli è avvenuto attraverso la Legge n.  157 dell'11 febbraio 1992 recante «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» integrata dalla legge 3 ottobre 2002, n.  221;
          l'articolo 24, comma 1, della legge n.  157 del 1992 istituisce un fondo alimentato da un'addizionale alla tassa sulla licenza di porto di fucile «anche per uso di caccia»;
          secondo il comma 2 del citato articolo, le disponibilità del fondo sono ripartite entro il 31 marzo di ciascun anno con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: il 95 per cento è suddiviso tra le associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale cioè Federcaccia, Arcicaccia, Libera Caccia, Enalcaccia, Italcaccia, Anuu – «in proporzione alla rispettiva, documentata consistenza associativa»; il 4 per cento «per il funzionamento e l'espletamento dei compiti istituzionali del comitato tecnico faunistico venatorio nazionale»; l'1 per cento per il pagamento della quota di adesione dello Stato italiano al Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina;
          i ministeri interessati, nonostante l'esplicita previsione degli articoli 1 e 2 del decreto del Presidente della Repubblica n.  118 del 2000 sui beneficiari di provvidenze di natura economica, non rendono pubblici, in forma facilmente accessibile ai cittadini, dati annuali sull'entità del fondo istituito dall'articolo 24, comma 1, e in particolare sulla parte suddivisa tra le associazioni venatorie riconosciute;
          quest'ultima si aggirerebbe intorno ai 4 milioni di euro l'anno;
          non risulta che la somma percepita venga in alcun modo giustificata né che mai sia stato fatto un dettagliato controllo sugli iscritti, per esempio chiedendo alle associazioni di produrre dichiarazioni delle proprie compagnie assicurative sul numero effettivo delle polizze stipulate nell'anno;
          l'ultimo serio «controllo» di cui si ha memoria risale alla metà degli anni Ottanta, quando l'allora presidente di Italcaccia fu oggetto di un procedimento penale e di un'inchiesta amministrativa del Ministero dell'agricoltura;
          risulta che parte di questi fondi sia utilizzata dalle associazioni per pagare il cospicuo apparato burocratico e i non trascurabili emolumenti dei vertici;
          appare quanto mai opportuno, a maggior ragione in tempi di crisi, garantire la trasparenza e l'ottimizzazione della gestione dei fondi pubblici, con un attento monitoraggio delle singole voci di spesa;
          se non sia obbligo dello Stato membro garantire che qualsiasi intervento riguardante le specie protette sia autorizzato solo in base a decisioni contenenti una motivazione precisa e adeguata riferentesi ai motivi, alle condizioni e alle prescrizioni di cui all'articolo 9, numeri 1 e 2, della 79/409;
          se la normativa nazionale applicabile in materia di conservazione degli uccelli selvatici debba enunciare i criteri di deroga in modo chiaro e preciso;
          quali iniziative intenda intraprendere per vigilare affinché la cosiddetta «caccia in deroga» non rappresenti un espediente per dar vita ad un sistema permanente di caccia, sempre in vigore, stagione venatoria dopo stagione venatoria;
          se non sia quanto mai opportuno e urgente procedere all'adozione di linee guida in materia di avifauna, non solo al fine di ridurre l'incertezza generata dalle singole normative regionali, ma anche allo scopo di evitare che l'erario statale paghi sanzioni per l'adozione, da parte delle regioni, di normative contrastanti con le disposizioni comunitarie e con i principi di tutela e salvaguardia delle specie;
          con quali risorse intenda far fronte al pagamento delle sanzioni;
          quali iniziative intenda intraprendere per vigilare affinché la normativa regionale sia conforme al diritto dell'Unione, diminuendo, in tal modo, non solo il numero di contenziosi (che già, di per sé, comportano un impegno di risorse) ma anche il numero di condanne a carico dell'Italia;
          quanto ammontino le risorse affluite nel fondo di cui al comma 1, dell'articolo 24 della legge n.  157 del 1992 nelle ultime cinque annualità per cui sono disponibili i dati;
          a quanto ammontino, nello stesso periodo di tempo, le risorse ripartite tra le associazioni venatorie riconosciute o, a vario titolo, tra altre associazioni venatorie e quante ne abbiano percepite le singole associazioni;
          se i ministri interrogati abbiano definito, con separati provvedimenti, ulteriori criteri per la ripartizione di queste risorse;
          se siano stati effettuati periodici controlli sulla «consistenza associativa» delle beneficiarie o se le risorse siano state erogate sulla base di una semplice «autocertificazione» delle associazioni stesse;
          come siano stati effettuati questi controlli e se siano mai emerse irregolarità o difformità rispetto alle dichiarazioni presentate dalle associazioni;
          quali controlli siano stati effettuati sull'utilizzazione delle risorse destinate al «funzionamento e all'espletamento dei compiti istituzionali» del Comitato tecnico faunistico venatorio e se siano emerse irregolarità;
          a quanto ammonti la quota annuale di iscrizione al Consiglio internazionale della caccia, se l'1 per cento del fondo sia sufficiente per coprire il costo e, in caso contrario, da quali risorse si attinga per far fronte a questo impegno;
          se il Governo, in considerazione della crisi che attanaglia il Paese e della documentata necessità di contenere la spesa pubblica, non ritenga opportuno assumere un'iniziativa normativa per abolire del tutto il finanziamento ex articolo 24, comma 1, della legge n.  157 del 1992 alle associazioni venatorie nazionali riconosciute, destinando tali risorse a miglior causa, o quantomeno, in nome della tanto invocata trasparenza, per assoggettare le associazioni al controllo della Corte dei conti. (4-16956)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


      COSTA, TORRISI, PANIZ, VITALI e CONTENTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          il «Corriere della sera» dell'11 luglio 2012, pagina 19, («Prescrizione sul caso Mills scontro fra magistrati ?») riporta la notizia che due missive, vergate dal procuratore generale di Milano, sarebbero state indirizzate al presidente della corte di appello, segnalando ingiustificati ritardi nella gestione delle fasi del processo Mills/Berlusconi;
          in particolare, il procuratore si sarebbe lagnato dei tempi che sono occorsi alla corte di appello per definire l'istanza di ricusazione proposta dalla difesa di Berlusconi, nonché dei tempi delle prime sei udienze dinanzi al tribunale di Milano;
          tale atteggiamento costituisce, ad avviso degli interroganti, ingerenza non consentita nella gestione dell'ufficio giudiziario sia nei confronti del presidente della corte di appello in ordine alla ricusazione, sia nei confronti del presidente del tribunale della sentenza di primo grado;
          la scelta del procuratore generale di dolersi dei tempi del processo a Silvio Berlusconi a giudizio degli interroganti, costituisce, oltreché atipica reazione verso la sentenza del tribunale che ha in motivazione escluso la responsabilità dell'imputato, un non consentito monito, se non pressione, nei confronti di tutti i magistrati che si occupano e si occuperanno dei processi a Silvio Berlusconi a procedere con corsia assolutamente preferenziale e a non assumere decisioni sfavorevoli alla procura, pena il rischio di vedersi avviare procedimenti disciplinari «contro»;
          lo stesso procuratore generale, si è occupato di millimetrare le scelte altrui con tale percorso atipico, senza peraltro nemmeno impugnare la sentenza (che ha lasciato che diventasse, invece, definitiva), nonostante la stessa affermasse l'assenza di responsabilità di Silvio Berlusconi;
          l'intervento del procuratore generale appare ancor più singolare alla luce del fatto che il processo in questione, visti i tempi incompatibili con i tre gradi di giudizio, si sarebbe comunque prescritto in appello, considerando anche che il parallelo processo Mills si è prescritto in cassazione  –:
          se intenda assumere iniziative ispettive ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri di competenza;
          se intenda verificare in quanti altri casi di processi esenti per prescrizione il procuratore generale di Milano ha svolto interventi analoghi finalizzati che appaiono finalizzati a censurare la gestione del calendario delle udienze;
          se intenda verificare, in sede di ispezione, posto che la circostanza non è mai emersa dagli atti processuali, le modalità attraverso le quali è stata resa pubblica la notizia dell'opinione disseziente di uno dei giudici su un'ordinanza processuale.
(3-02389)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CAPARINI, VOLPI e FEDRIGA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          già con precedenti atti di sindacato ispettivo n.  5-00142 e n.  5-00059, tuttora privi di risposta, l'interrogante sollevava la questione della necessità ed opportunità di salvaguardare, nell'ambito del processo di riorganizzazione degli uffici giudiziari, la sezione distaccata del tribunale di Brescia a Breno;
          si ricorda, infatti, che la citata sede di Breno copre ben 42 comuni, con un bacino di utenza di oltre centomila abitanti, per cui la sua soppressione implicherà inevitabilmente un aumento dei carichi di lavoro per il tribunale centrale di Brescia, già da tempo in situazione cronica emergenziale ed avrà irrimediabilmente effetti negativi sul funzionamento della giustizia camuna, con ripercussioni sui territori interessati e sui cittadini ivi residenti;
          lo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri il 6 luglio 2012, di attuazione della delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, prevede la soppressione di 969 uffici, di cui 37 tribunali, 38 procure, 220 sezioni distaccate e 674 uffici del giudice di pace;
          la disposizione      di cui al comma 2 dell'articolo 1 della legge n.  148 del 14 settembre 2011, di conversione del decreto-legge n.  138 del 13 agosto 2011, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, prevede una riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari sulla base di criteri «oggettivi ed omogenei» finalizzati a ridefinire l'assetto territoriale degli uffici giudiziari  –:
          quali siano i «criteri oggettivi ed omogenei» che giustificherebbero l'intenzione di chiudere la sede distaccata del tribunale di Brescia a Brena, tenuto conto che l'immobile è di proprietà del comune e quindi non sussistono costi di locazione e che la struttura giudiziaria è sede vitale per un efficiente funzionamento del sistema giudiziario della Valle Camonica. (5-07327)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GIBIINO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, GIAMMANCO, GAROFALO, PRESTIGIACOMO, LA LOGGIA, GERMANÀ, MINARDO e TORRISI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          RFI, società cui è attribuito il ruolo pubblico di gestore dell'infrastruttura del gruppo Ferrovie dello Stato, ha presentato il nuovo piano di modernizzazione della linea ferroviaria Catania-Palermo che, contrariamente al passato, accluderà un'interconnessione bidirezionale con le città di Enna e Caltanissetta;
          nello specifico, il nuovo collegamento muovendo dalla stazione di Bicocca in provincia di Catania, si snoderà tramite un tracciato a doppio binario fino ad Enna sud, sito da cui successivamente si diramerà un tunnel attraverso i Nebrodi che giungerà a Pollina-Castelbuono in provincia di Palermo;
          l'itinerario è realizzabile in due macrofasi funzionali distinte: la prima consiste nel raddoppio dei tracciati Catania-Bivio Enna Sud e Catania-Enna sud, compresa la velocizzazione della linea Roccapalumba-Marianopoli; la seconda, invece, si riferisce al completamento dell'intero itinerario con la realizzazione del tunnel tra Enna Bivio Sud e Pollina-Castelbuono;
          il financial plannig presentato da RFI anticipa costi elevatissimi che non trovano riscontro in una copertura finanziaria adeguata. Allo stato attuale risulta fattibile unicamente la realizzazione dei tracciati Bicocca-Catenanuova e Roccapalumba-Marianopoli per i quali il piano Sud ha stanziato segnatamente 480 e 62 milioni di euro; al contrario, la tratta Catenanuova-Enna, a fronte di una previsione di spesa pari a 1.446 milioni di euro può contare sulla disponibilità di 6 milioni di euro destinati alla progettazione preliminare; discorso analogo vale per il collegamento Enna-Castelbuono il cui investimento si aggira attorno a 3.749 milioni di euro di cui disponibili solo 2 milioni;
          la discrasia, ad avviso degli interroganti palese, tra le decisioni adottate da RFI e la concreta possibilità di dar loro un seguito non è affatto una novità se si considera che da oltre 30 anni la Sicilia attende l'ultimazione del raddoppio della Palermo-Messina e della Siracusa-Messina;
          il progetto siglato da RFI presenta un ulteriore aggravio per l'intero sistema di trasporto ferroviario: il fattore tempo; raddoppiare la Bicocca-Enna e costruire una galleria di 74 chilometri attraverso i Nebrodi significa per la Sicilia attendere almeno 20 anni (tempi previsti da RFI), un arco temporale che verosimilmente potrebbe dilatarsi in ragione dei numerosi espropri da eseguire e delle connesse lungaggini burocratiche di carattere procedurale;
          la soluzione alle criticità del sistema ferroviario siciliano non risiede nell'attuazione di un'opera tanto dispendiosa e dai tempi di realizzazione così lunghi, bensì, nella velocizzazione dei tracciati esistenti, ottimizzando, ad esempio, curve e rettifili. Un simile intervento costerebbe 200 milioni di euro, consentirebbe di percorrere la distanza del tratto Catania-Palermo in 2 ore e 20 minuti e potrebbe essere ultimato nel corso di un anno  –:
          se il Ministro intenda rivedere il progetto per rendere più veloci i tracciati esistenti anche in virtù delle considerazioni espresse in VIII Commissione il 19 giugno 2012;
          se ritenga ragionevole fornire ai siciliani, in tempi brevi, una ferrovia efficiente assumendo iniziative per una rimodulazione dell'attuale piano di RFI sulle indicazioni da ultimo delineate. (5-07329)

Interrogazione a risposta scritta:


      TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          si apprende da notizie di stampa che presso la stazione Ostiense di Roma, l'accesso ai treni Italo è ancora limitato da una barriera metallica, istallata oltre un mese fa, che impedisce di fatto un agevole accesso ai convogli dall'ingresso principale della stazione, obbligando i passeggeri che hanno scelto di viaggiare su convogli Italo, ad un faticoso percorso per raggiungere il proprio treno, con notevole dispendio di tempo ed evidenti disagi;
          tale situazione, già portata all'attenzione del Governo, con l'interrogazione a risposta orale n.  3-02345 ha attirato l'attenzione della stampa straniera, e il caso è stato commentato anche dall’Economist e da Guardian, che hanno definito il caso della «gabbia» della stazione Ostiense come uno dei sintomi dell’«ostilità italiana alla concorrenza»;
          la fruibilità dell'accesso per il servizio di alta velocità costituisce un fattore rilevante in relazione al tempo complessivo necessario a raggiungere la destinazione;
          la presenza della barriera costituisce un elemento che incide direttamente sulla libera concorrenza del servizio ferroviario;
          tale episodio rende, secondo l'interrogante, ancora più urgente un'effettiva liberalizzazione dell'infrastruttura ferroviaria, come peraltro previsto dall'articolo 36 del decreto-legge n.  1 del 2012 «liberalizzazioni», al fine di migliorare il servizio e sottoporre le tariffe ferroviarie ad una concorrenza reale con evidenti vantaggi per gli utenti  –:
          se il Governo sia a conoscenza del fatto che, nonostante le numerose segnalazioni, la barriera metallica è ancora istallata;
          quali siano le motivazioni che impediscono la rimozione della barriera;
          quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per garantire la piena fruibilità dei convogli «Italo» nella stazione Ostiense. (4-16949)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


      BINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 2 novembre 2006 è stata istituita la squadra anti sette, nuova task force super specializzata messa in campo dalla Polizia di Stato;
          il decreto denominato «Attività di contrasto agli illeciti connessi alle attività delle “sette sataniche”. Istituzione della S.A.S. (Squadra Anti Sette)», riporta, tra le ragioni per la sua istituzione, «l'esponenziale diffusione del fenomeno delle sette esoteriche, di “aggregazioni” religiose o pseudo tali, di gruppi dediti a pratiche di magia, di occultismo e satanismo, che ha assunto in tutto il paese, dimensioni e connotazioni da richiamare l'attenzione anche sotto il profilo della sicurezza»;
          la SAS oltre a contrastare giustamente i reati commessi da «sette sataniche», i cui effetti deleteri sono ben noti, potrebbe eccedere nel controllo di gruppi e aggregazioni (alcuni dei quali di natura religiosa) che, invece, vivono in modo corretto secondo i loro statuti, rispettando norme e criteri del nostro ordinamento, e sono del tutto innocui;
          il decreto di istituzione della SAS dovrebbe garantire l'attuazione degli articoli 3 (pari dignità sociale e davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di religione), 8 (diritto delle confessioni religiose non cattoliche di organizzarsi liberamente) e 19 (diritto di tutti i cittadini italiani di manifestare il proprio credo, di esercitarne il culto e farne propaganda) della Costituzione;
          la parola «setta» si presta, per la sua indeterminatezza, ad un uso di per se discriminatorio, tanto che il Consiglio d'Europa, nella «Raccomandazione 1178/92 su sette e nuovi movimenti religiosi», riteneva indesiderabile una più stringente legislazione in materia di sette, sulla base del fatto che tale legislazione avrebbe potuto interferire con la libertà di coscienza e religione garantita dall'articolo 9 della Convenzione europea sui diritti umani, così come rappresentare un danno anche per le religioni tradizionali. Questa raccomandazione è stata ribadita nella relazione del «Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani» quando l'Assemblea ha invitato gli Stati membri a non utilizzare la parola «setta» per evitare tre insidie: discriminare gruppi con dottrine strane ma del tutto innocui; includere, tra i gruppi pericolosi, organizzazioni perfettamente inserite nelle religioni maggioritarie; distinguere, in maniera discutibile e arbitraria, le sette dalle religioni;
          il Consiglio d'Europa ha messo in guardia gli Stati membri da questa forma di razzismo strisciante alla luce di eventi verificatisi in Belgio e in Francia;
          nonostante le riserve in più occasioni espresse anche pubblicamente dai più autorevoli accademici ed esperti di minoranze religiose, negli ultimi tempi si tende a sopravvalutare strumentalmente un problema pure reale come quello delle sette, classificando come «setta» anche gruppi nei confronti dei quali l'adesione avviene da parte di soggetti adulti, consenzienti e consapevoli, con grave potenziale nocumento quindi per la libertà di associazione e di esercizio della fede e delle personali convinzioni religiose e filosofiche  –:
          se non intenda verificare la congruenza di tale attività di polizia con le norme ed i diritti stabiliti dalla Carta costituzionale e dalla Convenzione per i diritti umani e alle stesse richieste del Consiglio d'Europa, nonché fornire elementi sulle modalità di indagine, contenimento e repressione adottate da detta SAS. (3-02387)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          negli ultimi anni si osserva, negli scrutini per merito comparativo per la promozione al ruolo di dirigente ed alla qualifica di dirigente ed alla qualifica di dirigente superiore della Polizia di Stato, come la valutazione discrezionale da parte dell'Amministrazione sulla qualità delle funzioni svolte e sull'attitudine a svolgere le funzioni proprie della qualifica da conferire abbia acquisito un rilievo sempre maggiore e determinante, a discapito del dato oggettivo risultante dai precedenti di servizio e dagli altri titoli oggetto di valutazione. Ne consegue che sempre più spesso funzionari e dirigenti con notevole anzianità di servizio e molto titolati si vedono scavalcati nella graduatoria finale da colleghi con anzianità di servizio notevolmente inferiori e meno titolati, e si crea in tal modo un vero e proprio scollamento tra «giudizio obiettivo» e «giudizio discrezionale» del candidato, tra i quali il secondo è diventato puntualmente determinante, snaturandosi l'istituto stesso dello scrutinio, la cui peculiare finalità è quella di valutare comparativamente i meriti dei diversi partecipanti;
          ad un sommario esame, la categoria attitudinale oggi pesa formalmente per 24 punti su un totale di 100; quindi, pur essendo una voce molto rilevante, potrebbe anche avere una giustificazione oggettiva. Se, tuttavia, si esamina il contenuto reale delle altre voci di giudizio, si capisce bene che di fatto essa pesa molto di più ed addirittura viene a creare il voto interamente determinante nello scrutinio. Infatti, ben 57,50 punti della categoria I sono matematicamente collegati ai rapporti informativi che, notoriamente, per i funzionari e dirigenti sono decisamente allineati sui livelli massimi, con pochissime eccezioni per ogni scrutinio; quindi 57,50 punti costituiscono una sorta di base comune per quasi tutti gli scrutinandi. Un'altra base comune a quasi tutti gli scrutinandi sono i 6 punti del coefficiente di anzianità – categoria IV (categoria derivante da disposizione di legge e quindi non modificabile);
          le categorie a parametri «obiettivi» che creano la reale distinzione tra gli scrutinandi, attualmente, sono la II (particolari incarichi e servizi svolti) per un massimo di punti 3 e la III (altri titoli quali lavori originali elaborati per il servizio, pubblicazioni scientifiche, corsi professionali e altro) per un massimo di punti 9,50. A proposito di queste due categorie, va però rimarcato che a ciascun titolo i criteri di scrutinio attualmente vigenti assegnano solo pochi centesimi di punto (mediamente tra 0,05 e 0,15) ed inoltre esistono degli sbarramenti di punteggio nelle varie sottocategorie, per cui, di fatto, le due dette categorie, anche sommate, non valgono mai più di 2 o 3 punti al massimo ed il punteggio limite di 12,50 è puramente teorico; non è affatto infrequente il caso di soggetti promossi, pur con 0 punti, sia nella II che nella III categoria di giudizio;
          è di tutta evidenza, quindi che per gli scrutinandi, livellati alla base per circa 63,50 punti e con punteggi di 2 o 3 punti al massimo nel totale delle categorie relative ai titoli di servizio, il punteggio attitudinale, svincolato da ogni parametro oggettivo desumibile dal fascicolo personale, ricopre un peso interamente determinante;
          tale squilibrio nel peso delle categorie è stato ulteriormente accentuato negli ultimi anni, perché, fermo restando il punteggio massimo della categoria discrezionale (24 punti), è stata accresciuta la per così dire «base comune» dei reparti informativi (passata da 55,00 a 57,50 punti), mentre sono stati ridotti i punteggi dei «particolari incarichi e servizi» (ridotti dai precedenti 4,00 punti agli attuali 3,00) e degli «altri titoli» (ridotti dai precedenti 11,00 punti agli attuali 9,50);
          l'inevitabile corollario di tale quadro regolamentare è che, ad ogni selezione, l'ammistrazione, mediante un giudizio che oscilla anche di parecchi punti e che sfrutta l'intera scala di 24 punti, è in grado di scegliere in maniera libera ed autonoma chi dovrà essere promosso e chi no, semplicemente aggiungendo o levando punti (unità di punteggio) nella categoria discrezionale, di fronte alla quale i pochi decimi o centesimi di punto delle categorie di titoli valutabili sulla scorta di parametri obiettivi non sono idonei a produrre alcun apprezzabile effetto. Per dirla con una parola efficacemente utilizzata dalla giurisprudenza amministrativa, sempre più spesso chiamata a pronunciarsi su ricorsi in materia di avanzamento e promozioni, il punteggio interamente discrezionale «sterilizza» i punteggi delle altre categorie;
          accade, quindi, funzionari che, magari sulla scorta di precedenti selezioni si attendevano di entrare in paduatoria, si ritrovano superati da colleghi, spesso più giovani che, anche in assenza di titoli di servizio valutabili, beneficiano di «voli pindarici» sorretti da un ottimo giudizio attitudinale, obiettivamente non riscontrabile, spesso avulso dal complesso degli altri titoli e sempre privo di motivazioni correlate al caso concreto. Conseguentemente, è anche in forte crescita il connesso contenzioso giurisdizionale, in quanto da diversi anni, ogni scrutinio per la promozione, lascia sul campo diversi funzionari o dirigenti che si ritengono ingiustamente scavalcati nell'ambito della procedura illegittimamente ed iniquamente condotta;
          si rende necessario ed inevitabile, oggi, anche alla luce della sempre più avvertita esigenza di una gestione della cosa pubblica imparziale, meritocratica e meno personalistica, introdurre dei criteri di scrutinio più equi che assegnino punteggi nettamente prevalenti ai precedenti di servizio e agli altri titoli di servizio aritmeticamente soppesabili, rispetto ai quali il giudizio discrezionale assuma una valenza accessoria rispetto a posizioni interamente comparabili e di pari prestigio professionale;
          al riguardo vi è un profondo malessere certificato anche da una ricerca scientifica, promossa dall'Associazione nazionale funzionari di polizia, effettuata dal sociologo Francesco Carrer mediante analitici strumenti d'indagine su di un campione di mille funzionari, pubblicata nel volume «I Funzionari di Polizia di Stato, analisi su una professione» ed. Franco Angeli, Milano  –:
          quali iniziative e quali correttivi si intendano adottare per modificare i criteri di valutazione per la promozione a primo dirigente ed a dirigente superiore della polizia di Stato per riconoscere la fatica, i sacrifici ed il merito nella progressione di carriera dei funzionari di polizia, in modo da rendere trasparente l'azione dell'Amministrazione di Pubblica Sicurezza.
(5-07318)


      GIAMMANCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          la polizia postale e delle comunicazioni è il reparto specializzato per tutte quelle attività di controllo e repressione degli illeciti penali ed amministrativi rientranti nella vasta e complessa materia delle comunicazioni, incluse le attività illecite perpetrate per mezzo della rete internet;
          la polizia postale e delle comunicazioni ha siglato con la società Poste italiane spa una convenzione per la fornitura dei locali e delle attrezzature necessarie per lo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali;
          la sede compartimentale di Roma, dalla quale vengono coordinate tutte le attività sul territorio della regione Lazio e svolte tutte le attività nella capitale, è sita dal 2001 presso un immobile (viale Trastevere 191) di proprietà demaniale, concesso il locazione a Poste italiane spa, ma detta società ha recentemente comunicato la revoca del contratto di affitto ed ha già effettuato lo sgombero dei locali di sua pertinenza;
          la sede compartimentale di Roma dovrà pertanto essere ricollocata altrove;
          in base alla suddetta convenzione Poste italiane spa deve comunque fornire i locali alla polizia postale e ha quindi comunicato di aver messo a disposizione tre strutture di dimensioni minori e dislocate in zone diverse della città;
          il 5 luglio 2012 il personale del compartimento di Polizia postale e delle comunicazioni di Roma ha ricevuto comunicazione dell'imminente trasferimento di ufficio  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga più opportuno, al fine di mantenere il personale in un'unica sede da dove risulterebbe più efficiente sia il coordinamento interno che quello con le sezioni regionali, rinegoziare con Poste italiane la convenzione citata in premessa;
          quali siano, allo stato, i criteri utilizzati e le modalità previste per il trasferimento del personale nelle diverse sedi messe a disposizione da Poste italiane spa. (5-07321)

Interrogazione a risposta scritta:


      GRANATA e DI BIAGIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          la gestione amministrativa del comune di Afragola si sta caratterizzando per l'adozione di provvedimenti in tema di rifiuti, appalti pubblici, incarichi esterni che meritano controllo ed approfondimento;
          le commissioni consiliari hanno approvato in questi anni atti propedeutici a contratti per l'affidamento esterno di beni e servizi, e appalti per le opere pubbliche poi attenzionati e annullati dalla commissione di vigilanza sugli appalti;
          nonostante vi fosse una informativa antimafia da parte della prefettura di Napoli nei confronti della società Smart Project srl di Casoria, il comune di Afragola ha sottoscritto con la stessa un contratto di affidamento della sosta a pagamento, costringendo nell'aprile del 2012, la prefettura di Napoli a notificare in via definitiva al comune di Afragola un interdittiva antimafia nei confronti della società Smart Project ritenuta fortemente condizionata dalla criminalità organizzata e solo a questo punto anche a seguito di innumerevoli segnalazioni da parte dei consiglieri di opposizione, si è pervenuti alla rescissione del contratto;
          con l'ordinanza n.  152 del 2010 la Corte dei conti è intervenuta sul comune di Afragola imponendo l'adozione di alcuni provvedimenti correttivi al fine di rendere legittimi taluni atti amministrativi, ma non è stato dato seguito a tale ordinanza nonostante le segnalazioni e denunce dei consiglieri di opposizione;
          gli ultimi due bilanci previsionali del comune di Afragola sono stati approvati nonostante il parere negativo del collegio dei revisori dei conti, così come le ultime due delibere sulla pianta del fabbisogno del personale;
          risulta significativa anche la circostanza che il collegio dei revisori, ha querelato il sindaco senatore Nespoli per diffamazione in consiglio comunale e Paolo Lista, (Presidente del Collegio dei revisori) e Romolo Guerriero (vice presidente del medesimo collegio) si sono subito dimessi dal collegio a loro dire per questioni personali;
          l'attuale amministrazione comunale retta dal senatore Nespoli è stata eletta nel 2008, in piena emergenza rifiuti e nonostante il decreto emesso dall'allora commissario straordinario per Guido Bertolaso prevedesse che i comuni che non avessero raggiunto entro la fine dello stesso anno almeno il 25 per cento della raccolta differenziata, fossero automaticamente sciolti, la città di Afragola, non ha mai raggiunto il 10 per cento di raccolta differenziata;
          la situazione come emerge da varie interrogazioni in consiglio comunale non è cambiata, anzi è peggiorata per la totale inerzia da parte dell'amministrazione comunale di Afragola nel cercare di trovare una soluzione definitiva al problema nonostante l'approvazione del piano industriale dei rifiuti;
          l'amministrazione comunale retta dal senatore Nespoli, ha indetto una gara di appalto per la gestione dei rifiuti per sette anni con l'opzione di altri due anni, ma una sola busta è stata presentata;
          tale circostanza ha portato l'autorità di vigilanza sui contratti pubblici a bocciare la gara d'appalto in quanto si è ritenuto come il bando «non contenga elementi essenziali per la predisposizione di una offerta consapevole ed affidabile da parte degli operatori del settore e che la mancanza, abbia di fatto limitato la partecipazione alla gara... Ne consegue che tale gara è stata bandita in difformità dei princìpi comunitari di trasparenza e par condicio»;
          il sindaco senatore Nespoli, un anno e mezzo fa, aveva pure inaugurato un'area adibita ad isola ecologica che, diventata ricettacolo di immondizia ed autocarri appartenenti alla ditta dei rifiuti, è stata chiusa dall'Asl per carenze igienico sanitarie e mancata sicurezza;
          il prefetto di Napoli ha inviato una nota al comune di Afragola (settore ecologia) con la quale avverte l'ente comunale che se non raggiungesse il 50 per cento di raccolta differenziata entro la fine dell'anno, sarà nominato un commissario ad acta;
          l'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha contestato ed intimato all'amministrazione comunale di Afragola la revisione di tutti gli atti in merito alla gara d'appalto per l'affidamento di gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria delle lampade votive e degli impianti elettrici nel cimitero del comune di Afragola;
          il consiglio dell'Autorità dopo aver valutato tutti gli atti ha sancito che: «la stazione appaltante per i motivi sopra esposti possa aver limitato potenzialmente la partecipazione di operatori economici interessati alla gara e che la gara in esame non sia stata svolta nei rispetto dei principi comunitari di libera concorrenza, trasparenza e par condicio sanciti dall'articolo 2, comma 1 del codice dei contratti pubblici, in particolare relativamente alle criticità evidenziate sulle categorie SOA, alla generalità della valutazione dell'importo, nonché alla carenza di una adeguata progettazione del servizio e dei lavori posti a gara»;
          l'amministrazione comunale di Afragola ha partecipato al bando di gara regionale-europeo denominato Più Europa per l'assegnazione di fondi da impiegare nella riqualificazione dei propri centri storici, aggiudicandosi trentuno milioni di euro, cifra, dopo tre anni, ridotta a 17 milioni in seguito ai problemi determinati dalla crisi nella regione Campania;
              i progetti definitivi ed esecutivi sono stati approvati in consiglio comunale e, ad avviso dell'interrogante, senza essere mai stati i discussi seriamente nelle commissioni consiliari, e resi noti sia alla città che al consiglio comunale;
          anche la sovrintendenza dei beni archeologici di Napoli è intervenuta contestando tali progetti in merito alla mancata comunicazione nonché concertazione dei progetti attuati nelle zone di interesse storico, alla violazione delle varie disposizioni in materia, e all'assenza delle varie autorizzazioni che dovevano essere rilasciate dalla Sovrintendenza per i beni archeologici di Napoli;
          si registrano inoltre atteggiamenti quantomeno discutibili nei confronti delle associazioni locali vicine a consiglieri di opposizione da parte della polizia municipale, come la chiusura del circolo universitario ad ottobre 2010, e l'episodio del 7 febbraio 2012, quando i vigili urbani hanno effettuato un controllo presso la sede consegnata alle associazioni, notificando un invito a comparire ex articolo 133 del codice di procedura penale ai soci dell'associazione presso il comando ai polizia municipale al comune;
          in quella circostanza, il comandante ha interrogato prima i soci delle associazioni e successivamente amministratori e dirigenti della Nac Costruzioni, società proprietaria delle strutture sportive e dopo tale incontro senza alcun motivo la Nac Costruzioni ha provveduto a notificare una revoca immediata del contratto di comodato d'uso della struttura, non prevista nel contratto stesso, chiedendo alle associazioni di abbandonare immediatamente la struttura stessa per poter essere in grado di comunicarlo al comune;
          le associazioni locali restano in attesa di capire le reali motivazioni di tali scelte, visto che è passato meno di un anno dalla chiusura sempre ad opera dei vigili di un'altra sede che ospitava le associazioni locali e comunque tutti i fatti sono stati denunciati in procura e presso i carabinieri e sono in corso indagini  –:
          se il Ministro interrogato intenda disporre accertamenti per verificare se sussistano i presupposti per assumere le iniziative necessarie allo scioglimento del comune di Afragola. (4-16955)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il 28 giugno 2012 il Ministro dell'istruzione Francesco Profumo e il presidente della Cei Angelo Bagnasco hanno siglato nel quasi generale silenzio mediatico, due intese volte a modificare il punto 4.4. del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1985 n.  751 «Esecuzione dell'intesa tra l'autorità scolastica italiana e lo Conferenza episcopale italiana per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 20 dicembre 1985, n.  299;
          tali intese introducono l'obbligatorietà del titolo di livello universitario (baccalaureato, licenza o dottorato in teologia o in altre discipline ecclesiastiche, laurea magistrale in scienze religiose) ai fini dell'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado;
          gli effetti della modifica della normativa sopra richiamata non saranno tanto rilevanti sull'insegnamento della religione nelle scuole medie e superiori (ove è già previsto un titolo di studio di livello universitario), quanto nelle scuole dell'infanzia e primarie, ove circa 19 mila docenti (non laureati) che attualmente insegnano religione e altre discipline verranno verosimilmente estromessi per sempre dall'insegnamento della prima, dal momento che, a decorrere dal 2017, sarà richiesto loro di conseguire, a proprie spese, un master universitario di secondo livello (in genere biennale) in scienze religiose per poter continuare ad insegnare religione;
          è molto probabile che la nuova disciplina creerà, una volta a regime, le condizioni per l'assunzione di circa 10-20 mila unità di nuovi docenti specializzati graditi alla curia (ma retribuiti dallo Stato Italiano) che insegneranno esclusivamente religione per effetto del loro titolo e della certificazione di idoneità rilasciata dall'ordinario diocesano, qualora i quasi 19 mila insegnanti over 50 non potessero o volessero affrontare la spesa relativa al conseguimento del master di cui sopra, dal momento che potrebbero, a parità di stipendio, continuare ad insegnare le altre discipline, compensando la differenza delle ore di religione (due ore settimanali per le scuole primarie e sessanta ore annue per le scuole dell'infanzia) con ore d'insegnamento di cattedra aggiuntive  –:
          se tale intesa tra lo Stato italiano e la CEI comporti nuovi e maggiori oneri a carico dello Stato e, nell'ipotesi affermativa, quale ne sia la quantificazione esatta, quali le relative coperture finanziarie ed i conseguenti tagli ai capitoli di spesa pubblica, tanto più inaccettabili e deprecabili nell'attuale fase recessiva che sta vivendo il nostro Paese. (5-07320)


      ZAZZERA e DI GIUSEPPE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          a causa di una parziale interpretazione dell'articolo 3, comma 9, del decreto del Presidente Repubblica n.  212 del 2005, la nota ministeriale del 27 gennaio 2011 prot. 383 ha disposto per i conservatori che fosse consentito ai candidati privatisti di sostenere gli esami di diploma e le licenze complementari del corso superiore, nonché gli esami di compimento, esclusivamente per l'anno accademico 2010/2011;
          con le successive note ministeriali indirizzate ai suddetti istituti, prot. 1926 del 6 aprile 2011 e prot. 5678 del 14 ottobre 2011, si ribadiva la disposizione a seguito di difficoltà e proteste legate al mancato adempimento della stessa;
          agli studenti esterni è stata negata la possibilità di sostenere gli esami nella sessione estiva dell'anno 2011/2012;
          le disposizioni transitorie previste dalla legge n.  508 del 1999, articolo 7, e realizzate con il decreto del Presidente della Repubblica n.  212 del 2005, e in particolare l'articolo 3, comma 9 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica, non legittimano alcun trattamento discriminatorio tra studenti interni ed esterni rispetto all'applicazione delle suddette disposizioni transitorie;
          l'articolo 12, comma 2, del citato decreto del Presidente della Repubblica n.  212 del 2005 consente la libera scelta, per chi avesse cominciato gli studi col «vecchio ordinamento», tra terminare con quest'ultimo o convertire la propria carriera pregressa e integrare il «nuovo ordinamento»;
          il decreto ministeriale del 4 luglio 2012, «valutata l'esigenza di garantire parità di trattamento tra gli studenti iscritti al precedente ordinamento e i candidati privatisti che si trovano nella fase conclusiva del percorso degli studi musicali», decreta che «è consentita ai candidati privatisti, fino all'anno accademico 2012/2013 ed anche nella sessione straordinaria invernale, l'ammissione agli esami finali di diploma»;
          non si comprende tuttavia perché la «fase conclusiva del percorso di studi» sia ridotta al solo esame finale di diploma, e perché il decreto escluda coloro che devono sostenere esami di licenza e compimento, di cui il primo corrisponde a un livello già piuttosto avanzato, e fa seguito a diversi anni di studio musicale;
          nonostante l'appello alla «parità di trattamento» tra studenti interni ed esterni, di fatto il decreto conferma la disparità tra le due categorie, potendo gli interni sostenere ancora quest'anno il primo esame di licenza (il solfeggio) e avendo la possibilità di sostenere tutti gli esami previsti dai corsi del «vecchio ordinamento», fino alla sua chiusura per esaurimento;
          tale situazione si traduce nella cancellazione di qualsiasi prospettiva lavorativa e nell'obliterazione di carriere studentesche spesso decennali per quasi 10.000 studenti (secondo dati prodotti dall'ufficio di statistica del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) e mette in serie difficoltà le loro famiglie, mentre causa una consistente riduzione di entrate per gli Istituti superiori di studi musicali;
          la possibilità di sostenere gli esami e di completare il proprio percorso di studi riguarda direttamente il rispetto del diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, e il principio fondamentale del legittimo affidamento  –:
          se il Ministro intenda esprimersi su quanto stabilito col decreto del 4 luglio 2012 e sulla possibilità di intervenire ulteriormente su di esso, consentendo ai candidati privatisti che hanno intrapreso il percorso di studi col «vecchio ordinamento» la possibilità di accedere alle prove d'esame ad oggi aperte ai soli studenti interni degli Istituti superiori di studi musicali, e di concludere gli studi nell'ordinamento con cui hanno iniziato, entro e non oltre l'anno accademico 2017/2018. (5-07322)


      ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il dirigente scolastico professor Andrea D'Elia ha assunto servizio presso l'istituto di istruzione secondaria di primo grado statale «A. Volta» di Monopoli (Bari) il 1° settembre 2009;
          secondo quanto riportato dal comitato genitori d'istituto, il professor D'Elia avrebbe svolto in maniera virtuosa il suo ruolo di dirigente scolastico, costruendo un rapporto di sinergia con le famiglie, il territorio, gli enti locali e le associazioni presenti sul territorio;
          il professor D'Elia avrebbe sempre prestato molta attenzione verso i problemi degli alunni, tanto da incrementare il numero degli iscritti da 423 nell'anno scolastico 2009/2010 a 505 nell'anno scolastico 2012/2013;
          dal 2010 nell'istituto si è registrato un aumento anche del numero degli alunni diversamente abili, proprio in virtù della particolare attenzione rivolta alla disabilità ed ai progetti che hanno contraddistinto il lavoro dei docenti di sostegno;
          grazie all'impegno del dirigente, dall'anno scolastico 2011/2012 è stato possibile istituire un secondo corso di lingua spagnola in aggiunta ai corsi di tedesco e francese;
          più in generale, secondo il comitato genitori dall'insediamento del dirigente scolastico l'Istituto ha conosciuto una costante evoluzione organizzativa positiva grazie alle intuizioni ed all'apporto professionale dello stesso dirigente, determinata a creare un rapporto in piena ed assoluta armonia e collaborazione con il gruppo docenti e le famiglie degli alunni;
          in tre anni scolastici il dirigente ha esaltato ed implementato le potenzialità strutturali dell'istituto «A. Volta» riuscendo ad estrapolare il meglio e le grandi capacità didattiche dei suoi docenti;
          in seguito ai provvedimenti di riorganizzazione dell'intero sistema scolastico, ed in particolare a livello locale, del piano della regione Puglia relativo al dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche e alla programmazione dell'offerta formativa per l'anno 2012/2013, l'istituto «A. Volta» è stato accorpato con l'istituto «C. Bregante» di Monopoli ed il professor Andrea D'Elia rischia di non essere più confermato quale dirigente scolastico;
          ciò sta provocando forte malcontento e preoccupazione fra i genitori degli alunni dell'istituto, i quali hanno provveduto a depositare una istanza ed una contestuale petizione con ben 419 sottoscrizioni per chiedere al dirigente dell'ufficio scolastico regionale la conferma del professor D'Elia quale dirigente scolastico dell'istituto «A. Volta» motivandola con la continuità dell'offerta formativa;
          secondo quanto risulta all'interrogante, presso l'istituto «C. Bregante» dove svolge il ruolo di dirigente scolastico la professoressa Fasano diversi alunni e docenti avrebbero chiesto il trasferimento ad altre scuole  –:
          se al Ministro risulti che presso l'istituto «C. Bregante» vi sia stata una riduzione del numero degli alunni e se corrisponda al vero che diversi insegnanti dell'istituto «C. Bregante» avrebbero fatto richiesta di trasferimento in altra scuola;
          quali siano i criteri di scelta del dirigente scolastico in occasione dell'accorpamento degli istituti scolastici. (5-07330)

Interrogazioni a risposta scritta:


      GELMINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          l'Istituto professionale internazionale per l'artigianato liutaio e del legno (IPIALL) nacque per regio decreto-legge il 21 settembre 1938, col nome di scuola internazionale di liuteria, all'indomani delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Antonio Stradivari, con lo scopo di far rinascere a Cremona l'arte della liuteria;
          nel 1960, con decreto presidenziale, la scuola venne trasformata in istituto e alle specializzazioni iniziali ne furono gradualmente aggiunte altre nel campo della lavorazione artigianale ed artistica del legno. La nuova struttura scolastica si affermò in tutto il mondo per la qualità dei suoi insegnamenti;
          lo stretto legame con il tessuto produttivo e con le esigenze di ampliamento e articolazione delle competenze professionali sono sempre stati elementi centrali per l'aggiornamento dell'offerta formativa;
          oggi l'istituto è soggetto attivo e propositivo all'interno di una rete che connette enti, istituzioni e associazioni del settore liutario a diversi livelli, da quello locale a quello internazionale;
          con la riforma della scuola secondaria superiore, l'IPIALL diviene istituto d'istruzione superiore (ISS) «Antonio Stradivari» proponendo una molteplicità di offerte formative (liceo musicale, scuola internazionale di liuteria, design di moda e design d'interni);
          nel 2011 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, attraverso proprio decreto, aveva concesso all'IPIALL «Stradivari» il riconoscimento di scuola a ordinamento speciale, consentendo all'istituto, per il 2012 e in via sperimentale anche per i cinque anni successivi, di derogare dai parametri rigidi del sistema scolastico tradizionale, quali il numero di allievi, l'organico docente e il piano di studio, in modo da consentire alla scuola di esprimere appieno il proprio potenziale;
          anche per l'anno 2012/2013, regione e enti territoriali avevano richiesto la deroga per l'Istituto «Stradivari» in relazione alla sua atipicità e in quanto sede, dall'anno scolastico 2010/2011, del nuovo liceo musicale;
          lo scorso giugno l'IPIALL «Stradivari», con i suoi 402 iscritti, è stato inserito dall'ufficio scolastico regionale della Lombardia fra gli istituti sottodimensionati, in quanto la legge (articolo 19, comma 5, della legge n.  111 del 15 luglio 2011 come modificato dall'articolo 4 della legge n.  183 del 12 novembre 2011) prevede che le strutture con meno di 600 studenti non possano più avere dirigenti e i direttori amministrativi titolari;
          in questi anni l'IPIALL ha mantenuto rapporti collaborativi, oltre che con la regione Lombardia e gli altri enti territoriali quali le amministrazioni comunale e provinciale di Cremona, con le università di musicologia e di architettura, il museo Stradivariano, la fondazione Stauffer, la fondazione Stradivari — La Triennale, le associazioni di categoria, la camera di commercio ed il consorzio liutai ed archettai di Cremona  –:
          pur comprendendo le esigenza di razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica che muovono questo Esecutivo — come il precedente — se non valesse le pena preservare l'autonomia di una scuola a ordinamento speciale per la liuteria, che si affianca a un liceo musicale e a un'offerta di istruzione e formazione professionale regionale, anche superiore, così da garantire effettive opportunità di crescita e di sviluppo sia per la scuola che per l'intero settore liutaio. (4-16950)


      TOCCI e LENZI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          con la sentenza del 22 maggio 2012 il TAR di Genova ha sconfessato l'interpretazione ministeriale della legge n.  240 del 2010 in merito all'illegittimità della previsione statutaria che prevede l'individuazione di alcuni membri del consiglio di amministrazione dell'università con metodo elettivo;
          i giudici amministrativi hanno ben chiarito che la «scelta» elettiva di alcune componenti dell'organo collegiale, secondo le modalità previste nello statuto, non collide con il dettato esplicito della lettera i) del primo comma dell'articolo 2 della legge n.  240 poiché il termine utilizzato dal legislatore discende etimologicamente «dalla coniugazione al participio passato del verbo scegliere, a sua volta derivato dal latino “ex-eligere”, la cui assonanza con la contrastata modalità elettorale non ha necessità di essere spiegata»;
          gli stessi giudici osservano, tra l'altro, motivando la loro decisione: «che i principi accolti consentono di affermare che non sussiste nel senso ora indicato un principio che impone l'opzione democratico-elettiva per l'individuazione dei membri del consiglio d'amministrazione di un ente qual è un'università statale; tuttavia non può essere esclusa la possibilità che l'ordinamento di un paese fondato sulla democrazia elettiva rimetta a tale metodo anche la provvista dei componenti dell'organo di governo delle scuole di alta formazione italiane»;
          anche alla luce di questa ovvia, e quanto mai appropriata considerazione, è risultato del tutto sorprendente che il Ministero abbia insistito pervicacemente in un'opinione assai discutibile dal punto di vista formale, come si è visto, ma ben più incomprensibile e inopportuna dal punto di vista sostanziale, anche per l'evidente lesione di un principio cardine dell'autonomia universitaria che ha nello statuto la propria fonte costituente e nella condivisione con la comunità accademica delle sue strategie, l'indispensabile presupposto per il conseguimento di risultati di efficienza, efficacia e qualità;
          ancora più singolare e deplorevole è apparso, inoltre, l'utilizzo dello strumento del contenzioso, tra Ministero e università, mai finora posto in essere per risolvere divergenze di interpretazioni e di opinioni, da sempre affrontate con criteri di armoniosa e leale collaborazione, tipici dei rapporti tra istituzioni pubbliche;
          la necessità e l'urgenza di ripristinare lo spirito e la sostanzia di questo modo di operare è anche indotta dall'ulteriore recentissima pronuncia giurisdizionale che, ancora una volta, contraddice e sconfessa l'opinione ministeriale, sostenuta, con determinazione degna di miglior causa anche in sede contenziosa, in merito all'indizione delle elezioni per il rinnovo dei rettori di alcuni atenei;
          il T.A.R. di Perugia, infatti, con sentenza del 9 luglio 2012 ha ordinato all'università di «svolgere l'attività normativa ed amministrativa, necessaria e propedeutica alla successiva indizione delle elezioni alla carica di Rettore», contraddicendo palesemente, in tal modo l'indirizzo ministeriale, comunicato a quella e ad altre università, con nota del 9 febbraio 2012, con la quale si era accreditato l'avviso che il rettore conservasse la carica fino al completamento dell'anno accademico successivo a quello nel corso del quale si è portato a conclusione il percorso di adozione del nuovo statuto;
          tale tesi è stata decisamente confutata dai giudici amministrativi che le hanno contrapposto la corretta e «inequivoca» lettura del comma 9 dell'articolo 2 della legge n.  240 del 2010 che «fa rinvio per definire il concetto di “adozione”, ai soli commi 5 e 6, mentre i commi 7 e 8, rispettivamente, dispongono che lo statuto (adottato ai sensi dei commi 5 e 6) è trasmesso al Ministero ai fini del controllo [......] di cui all'articolo 6 della legge 9 maggio 1989, n.  168». Il limitato controllo ministeriale a garanzia dell'autonomia universitaria, proseguono più avanti i giudici di Perugia, «induce a ritenere che la delibera dei competenti organi universitari, di cui parla il comma 10, anche quando recepisca i rilievi ministeriali non si atteggi alla stregua di seconda adozione dello statuto, ma piuttosto di finale approvazione del medesimo, all'esito di una fase integrativa dell'efficacia»  –:
          se alle luce delle sentenze della Liguria prima, dell'Umbria ora, ma soprattutto delle considerazioni sopra svolte su un metodo di governo che dovrebbe privilegiare l'accordo e la condivisione di intenti e delle modalità operative, piuttosto che il conflitto e la devoluzione al giudice delle differenze di opinione su aspetti dell'agire per un interesse che dovrebbe essere comune, non ritenga di riconsiderare il comportamento del Ministero per questi aspetti e ritirare, con immediatezza, tutti i numerosi ricorsi pendenti nei confronti di altri atenei, per gli stessi motivi, recuperando l'approccio collaborativo e rispettoso dell'autonomia delle università che avrebbe dovuto e dovrebbe caratterizzare la responsabilità istituzionale di un Ministro assertore e convinto protagonista, negli anni pregressi, di questa esigenza.
(4-16958)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BURTONE e BERRETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la stragrande maggioranza dei lavoratori «ex postelegrafonici», che ha sottoscritto accordi individuali con l'azienda Poste s.p.a., per l'accompagnamento alla pensione ed in atto collocati nella cosiddetta «area degli esodati», si trova nell'impossibilità di potere pagare i contributi previdenziali utili e necessari per il conseguimento del diritto alla pensione;
          quanto sopra, a causa dei tanti ed immotivati disguidi registrati presso il polo INPS di viale Beethoven, 11, Roma, sede competente per le autorizzazioni al versamento della prosecuzione volontaria dei contributi;
          alla data odierna, nonostante le reiterate richieste avanzate dai lavoratori interessati, tramite gli enti di patronato sindacale, il polo INPS di Roma continua ad eludere le legittime aspettative degli «ex postelegrafonici» con motivazioni per niente convincenti  –:
          quali urgenti iniziative intenda promuovere nei confronti dell'INPS nazionale per il superamento della suddetta anomalia, onde evitare che si mettano «in discussione» i diritti previdenziali acquisiti dai lavoratori interessati. (5-07317)


      CAPARINI e FEDRIGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il rischio chiusura delle sedi distaccate dell'Inail e dell'Inps potrebbero creare pesanti disagi ai cittadini della Valle Camonica, che oggigiorno possono recarsi presso gli sportelli senza doversi spostare fino a Brescia;
          in particolare il paventato declassamento della sede Inail di Breno da classe «B» a classe «C», in programma per esigenze di riorganizzazione, comporterebbe una diminuzione di servizi in un territorio, la Valle Camonica, bacino di oltre centomila abitanti;
          è opportuno ricordare che la percorrenza dall'Alta Valle a Brescia supera le due ore di automobile e che pertanto, a parere degli interroganti, la redistribuzione territoriale dei servizi, con relativi accorpamento e/o chiusura delle sedi, dovrebbe tenere in debita considerazione il tempo di percorrenza per accedere ai servizi medesimi;
          nonostante la Valle sia un territorio periferico e montano, tanto ha dato – e può ancora dare – per il lavoro e la costruzione di importanti manufatti a servizio dell'industria elettrica nazionale e, dunque, un declassamento della sede Inail ed un'ipotetica chiusura dei servizi Inps, metterebbero a repentaglio lo sviluppo e le risorse del territorio  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica esposta in premessa e quali iniziative di propria competenza intendano adottare per la difesa ed il potenziamento dei servizi ai cittadini della Valle Camonica. (5-07319)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


      LUSETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività come recita il primo comma dell'articolo 32 della Costituzione;
          tale diritto è garantito dal Servizio sanitario nazionale che assicura, attraverso risorse finanziarie pubbliche, livelli di assistenza essenziali ed uniformi nel rispetto dei princìpi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell'equità nell'accesso all'assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo a specifiche esigenze, nonché dell'economicità nell'impiego delle risorse;
          la salvaguardia del diritto alla salute trova infatti la sua espressione qualificante nella libera scelta delle cure e del medico da parte del cittadino e nella garanzia della continuità delle cure, nel rispetto dei reali bisogni assistenziali e del rapporto di fiducia caratteristico, ineludibile e proprio del rapporto medico-paziente;
          accanto ai medici appartenenti al Servizio sanitario nazionale esistono liberi professionisti, medici ed odontoiatri, che non usufruiscono di risorse finanziarie pubbliche;
          l'esercizio della libera professione medica ed odontoiatrica è un diritto disciplinato, dalle autonomie legislative regionali, difformemente da regione a regione  –:
          quali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda intraprendere al fine di garantire il diritto di esercitare la libera professione, sull'intero territorio nazionale, a tutti i laureati in medicina o in odontoiatria, abilitati all'esercizio professionale ed iscritti agli ordini professionali, che non hanno rapporti economici con il Servizio sanitario nazionale. (3-02388)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GIAMMANCO, MANNUCCI e CECCACCI RUBINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          in data 16 giugno 2012 si consumava a Reggio Calabria, in località Sambatello, l'atroce morte di un cane randagio di taglia media caduto da un muretto in un fusto di catrame e ivi deceduto dopo ore di agonia;
          secondo le prime notizie di stampa, i cittadini della zona avrebbero telefonato alle forze dell'ordine ed all'azienda sanitaria provinciale, ma, nonostante le diverse chiamate, nessuno sarebbe intervenuto. Solo dopo tante insistenze si sarebbe recato sul posto un veterinario dell'azienda sanitaria provinciale che constatando la mancanza del microchip, e quindi trattandosi di un cane randagio, si sarebbe rifiutato di prestare la dovuta assistenza;
          l'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha tuttavia provveduto a smentire la descritta ricostruzione dei fatti. In una nota il direttore generale dell'Asp ha dichiarato che la segnalazione al veterinario sarebbe arrivata dopo quasi ventiquattro ore dal verificarsi dell'evento. Inoltre, secondo la dichiarazione, il professionista si sarebbe recato sul posto immediatamente e avrebbe cercato di prestare soccorso per quanto possibile nonostante il cane fosse ormai allo stremo, richiedendo anche l'aiuto ad altre istituzioni deputate a questo tipo di intervento senza tuttavia ricevere alcun riscontro;
          il sottosegretario alla salute, Adelfio Elio Cardinale, in relazione al fatto descritto, in data 19 giugno 2012 ha comunicato di aver avviato tutte le indagini del caso presso le autorità istituzionali e sanitarie competenti del territorio;
          ai sensi della normativa vigente, il nostro Paese promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti e il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente;
          l'articolo 544-bis del codice penale punisce con la reclusione chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale;
          la convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987 e ratificata in Italia con la legge 4 novembre 2010, n.  201, stabilisce che «Nessuno causerà inutilmente dolori, sofferenze o angosce ad un animale da compagnia» (articolo 3) e che «Le eccezioni ai princìpi stabiliti nella presente Convenzione relative alla cattura, al mantenimento ed all'uccisione degli animali randagi saranno accolte solo se sono inevitabili nell'ambito dei programmi governativi di controllo delle malattie» (articolo 13)  –:
          quali siano i primi risultati dell'indagine avviata dal Sottosegretario Cardinale al fine di poter riferire ogni elemento utile per verificare e chiarire la situazione del fatto descritto in premessa e se non ritenga doveroso, per quanto di competenza, promuovere una intensificazione delle attività di ispezione, vigilanza e controllo per giungere al più presto alla definizione della verità e delle relative responsabilità su un avvenimento causato dall'indifferenza che ferisce la coscienza civile;
          quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere al fine di prevenire e contrastare la piaga del randagismo, che sembra essere ampiamente diffusa in alcune zone del Paese e se, a tale scopo, non ritenga, altresì, opportuno promuovere – eventualmente in collaborazione con i servizi veterinari delle aziende sanitarie competenti per territorio, le istituzioni scolastiche e le associazioni di volontariato animalista – lo sviluppo di programmi d'informazione e di sensibilizzazione sui temi del randagismo. (5-07323)


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
          sul tema della illecita sottoposizione al test HIV di massa del personale militare e sul mancato recepimento, da parte del Ministero della difesa, delle raccomandazioni internazionali e nazionali per la profilassi post-esposizione al virus HIV sono già state presentate due interrogazioni parlamentari al Ministro della difesa che, ad oggi, non risultano aver ricevuto alcuna risposta (4-14040,4-14041);
          in Italia, nonostante i progressi della scienza e malgrado in nessun ambito possa essere prevista l'esecuzione obbligatoria del test per HIV, per accedere o mantenere un posto di lavoro, la direzione generale per il personale militare, su suggerimento della sanità militare, vengono indetti bandi di concorso, interni ed esterni, nei quali, purtroppo, è ancora previsto l'obbligo di presentazione del test anticorpale HIV in data non antecedente i tre mesi rispetto a quella di convocazione a visite mediche di idoneità;
          in data 6 luglio 2012 la L.I.L.A. (Lega Italiana per la lotta contro l'AIDS), principale associazione di consulta della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS, presso il Ministero della salute, ha reso pubblico un comunicato stampa, pubblicato dalle principali testate giornalistiche nazionali, nel quale viene denunciato che la sanità militare, in netto contrasto con la normativa italiana ed internazionale, nonché con le attuali conoscenze medico-scientifiche condivise a livello mondiale, ha ritenuto opportuno reintrodurre il test HIV su tutte le categorie di militari (orchestrali, sportivi, e altro) stabilendo che la positività al virus HIV costituisce motivo di non idoneità concorsuale, sia nei concorsi di prima nomina che nei concorsi interni per passaggio di ruolo per il personale già in servizio permanente effettivo  –:
          quali azioni si intendano intraprendere per garantire il rispetto della normativa nazionale ed internazionale nelle procedure di selezione del personale della difesa, sia nei concorsi di prima nomina che nei concorsi per avanzamento di ruolo;
          se il Governo intenda garantire la cura dei rapporti con le amministrazioni statali per la rimozione delle discriminazioni lavorative evidenziate in premessa;
          se il Ministro della salute intenda contribuire con attività di informazione scientifica e di divulgazione delle attuali conoscenze mediche, internazionalmente condivise, sul tema HIV, in favore del servizio sanitario militare. (5-07326)


      MANCUSO, DE LUCA, GIRLANDA, BARANI, GIRO, CICCIOLI, CROLLA, DI VIRGILIO e CARFAGNA. —Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          in media si stima che vi sia necessità di 40 unità di sangue l'anno ogni 1.000 persone;
          l'Italia ha quindi un fabbisogno medio di 2.400.000 unità;
          negli ultimi anni l'Italia ha quasi raggiunto l'autosufficienza a livello nazionale;
          le maggiori associazioni di raccolta sangue in Italia sono AVIS, CRI, FRATRES e FIDAS;
          queste associazioni basano il loro lavoro sul volontariato e si avvalgono di operatori sanitari del Servizio sanitario nazionale;
          le regioni erogano a tali associazioni i fondi indispensabili per lo svolgimento del loro operato;
          parte delle unità di sangue vengono raccolte in unità mobili o in centri di raccolta extra ospedalieri;
          le regioni trasferiscono i fondi alle associazioni di volontari per compensare il personale medico e paramedico dedicato alla raccolta delle unità di sangue in ambito extra ospedaliero;
          le associazioni hanno recentemente lanciato l'ennesimo appello per la ritardata erogazione dei fondi regionali;
          si teme che il personale medico possa interrompere la collaborazione con tali associazioni  –:
          se il Governo intenda assumere iniziative con il coinvolgimento delle regioni, per monitorare l'andamento dell'indispensabili attività di raccolta di sangue, acquisendo ogni elemento anche sulle procedure e i tempi di erogazione dei fondi alle associazioni. (5-07328)

Interrogazione a risposta scritta:


      CARFAGNA e D'ALESSANDRO. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          la signora A.O., al termine di una normalissima gravidanza, in data 25 marzo 2012, avvertendo contrazioni, è stata accompagnata dal marito, A.F., presso l'Ospedale «San Luca» di Vallo della Lucania (Salerno);
          alle 18,15 circa del 26 marzo 2012 presso tale nosocomio ha dato alla luce la piccola Debora ma le condizioni di salute della neonata, per ragioni da chiarire, si sono immediatamente aggravate tanto da richiedere le cure della terapia intensiva neonatale, di cui l'ospedale di Vallo della Lucania è sprovvisto;
          i medici che avevano in cura la piccola, quindi, hanno comunicato al padre dapprima, a quanto consta agli interroganti, la volontà di trasportare la neonata presso l'ospedale di Battipaglia, munito di un centro neonatale attrezzato e poi, senza fornire alcuna spiegazione, hanno notiziato il genitore che l'avrebbero trasportata presso l'ospedale Monaldi di Napoli;
          per consentire il trasferimento della piccola gravemente sofferente per una crisi respiratoria si è dovuto attendere l'arrivo dell'ambulanza dall'ospedale Monaldi di Napoli che è giunta a Vallo della Lucania alle ore 23.30 circa per poi ripartire ed arrivare nell'Ospedale partenopeo alle 01.40 del 27 marzo 2012. La piccola Debora, giunta in condizioni critiche, è spirata alle 06.00 del 27 marzo 2012, a dodici ore dalla nascita;
          il signor A.F. ha immediatamente denunciato il fatto alla stazione dei Carabinieri di Agropoli e il magistrato del pubblico ministero della procura della Repubblica presso il tribunale di Vallo della Lucania che si occupa dell'indagine ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche e, con rogatoria alla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli, l'esame autoptico sul corpicino della piccola;
          risulta agli interroganti che l'autopsia si sia tenuta a Napoli giovedì 5 aprile 2012 e si attendono i risultati degli esami clinici ed istologici;
          la magistratura ha già notificato sette avvisi di garanzia ai sanitari che hanno operato nella struttura ospedaliera di Vallo della Lucania  –:
          se non ritenga necessario intervenire, e nel caso in quali modi e tempi, nel rispetto delle proprie ed altrui competenze, per contribuire a chiarire le cause dell'accaduto e se al riguardo, in particolare, il Ministro della salute non ritenga possibile ed opportuno attivare le procedure previste in questi casi per un eventuale indagine interna;
          per quali ragioni la città di Salerno e l'intera provincia siano sprovviste di un'ambulanza neonatale di tipo A inserita nel sistema di assistenza per le urgenze neonatali con ciò mettendo a repentaglio i livelli essenziali di assistenza sul territorio. (4-16959)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GINEFRA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          dopo il tracollo finanziario che ha interessato circa un anno fa un colosso del mondo del turismo quale I Viaggi del Ventaglio, desta ancor maggiore preoccupazione la recente notizia che un altro big del settore, quale la Valtur, non riesca a trovare soluzione ad una situazione debitoria oramai divenuta insostenibile;
          la Valtur, con un giro d'affari di circa 200 milioni ed una ventina di villaggi sparsi tra l'Italia, il Mediterraneo ed il resto del mondo, ha subito negli ultimi tempi gravi perdite economiche derivate, sia dal crollo delle vendite sui villaggi in Egitto ed in Tunisia, sia dalla grave crisi che da tempo interessa il settore dei viaggi organizzati. Una vacanza in un villaggio con formula all-inclusive costa in media 1.000 euro a persona; un prezzo che, in questo periodo, molti italiani non possono permettersi di spendere;
          alla fine del mese di giugno 2012, a pochi giorni dalla conferenza stampa dei commissari straordinari della Valtur, Daniele Discepolo, Stefano Coen e Andrea Gemma, il Ministero dello sviluppo economico aveva dato il proprio assenso alla pubblicazione del bando, che segnava una tappa determinante nel processo di vendita del tour operator;
          nel corso della conferenza stampa i commissari avevano annunciato che al momento c'erano 9 potenziali acquirenti che, nelle scorse settimane, erano stati ammessi alla data room; tra questi, avevano poi aggiunto, anche investitori esteri;
          la pubblicazione del bando di gara era stata annunciata entro i successivi 15 giorni dal benestare da parte del già citato Ministero, e dopo questo passo i commissari straordinari contavano di arrivare alla cessione definitiva entro il mese di settembre, in tempo per avviare regolarmente la stagione invernale della nuova Valtur;
          la cessione comprende il marchio Valtur, gli immobili e le attività (2.500 dipendenti) dislocate in tre villaggi montani, otto balneari e quattro esteri (Mauritius, Egitto, Kenia, Madagascar); alla base della decisione della dismissione del tour operator c’è una critica situazione debitoria: all'avvio della procedura, infatti, il passivo dichiarato dalla precedente gestione ammontava a circa 300 milioni di euro, ora invece l'esposizione ammonterebbe a 500;
          oltre alla suddetta situazione, è attualmente in atto un'inchiesta penale della procura di Trapani ai danni di Carmelo Patti, fondatore della Valtur. Nell'ambito di questo procedimento, che ha spinto peraltro la direzione investigativa antimafia (Dia) a chiedere la confisca o il sequestro del patrimonio del cavaliere, i commissari straordinari hanno detto che un eventuale sequestro «non comporterà pregiudizi» al piano di salvataggio;
          successivamente all'annuncio della vendita, la cordata indiana guidata dal magnate del ferro Pramod Agarwal dopo aver deciso di partecipare alla pre-gara si sarebbe ritirata dalla gara per Valtur; la notizia è stata anticipata a mezzo stampa dal settimanale Il Mondo, secondo il quale il potenziale investitore internazionale avrebbe deciso di fare un passo indietro, in quanto non si sarebbero verificate le condizioni per portare avanti l'operazione, che si sta ormai avvicinando alla stretta finale;
          tale decisione arriva alla vigilia della pubblicazione del bando di gara, attesa per i prossimi giorni, dopo che il Ministero dello sviluppo economico ha dato il via libera per la prosecuzione del processo di vendita dell'azienda;
          a questo punto la corsa per rilevare il tour operator si limiterebbe solo a 8 soggetti dei 500 invitati a partecipare  –:
          come i Ministri interrogati intendano procedere affinché con la pubblicazione del bando di gara, resasi quanto mai urgente, si offra la massima trasparenza della suddetta procedura, il tutto anche al fine di favorire l'eventuale interesse all'acquisizione della Valtur da parte di altri investitori, nonché a tutelare i livelli occupazionali dell'azienda. (5-07324)


      BELLANOVA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          in queste ore Poste italiane ha inviato all'autorità per le garanzie nelle comunicazioni il piano per la chiusura e riorganizzazione degli uffici postali in tutta Italia. Da quanto emerge si tratterebbe di ben 1.156 sportelli da chiudere ed altri 638 sui quali si razionalizza riducendo l'orario ed i giorni di apertura;
          con il sopra citato piano di riorganizzazione nella sola Puglia dovrebbero chiudere 27 uffici postali di cui ben 19 in tutta la provincia di Lecce. Gli uffici colpiti da questo provvedimento, poiché ritenuti da Poste italiane «antieconomici», sarebbero quelli di: Ruggiano, Boncore, Aquarica di Lecce, Barabarano del Capo, Casamassella, Castiglione, Cocumola, Depressa, Frigole, Giuliano di Lecce, Ortelle, Pisignano, Santa Cesarea Terme, Serrano, Torrepaduli, Vaste, Villa Baldassarri, Vitigliano, Tricase Porto;
          si tratta di piccole comunità che però, come nel caso di Frigole hanno un tasso di urbanizzazione elevato e non sempre sono ubicate a pochi chilometri da centri più grandi. Inoltre, vengono sottoposti a chiusura uffici, come quello di Santa Cesarea Terme, situati in località marine ad alto flusso turistico;
          il rischio nel razionalizzare questi uffici, quasi tutti peraltro posizionati nella zona del basso Salento è quello di penalizzare fortemente quelle persone, quali gli anziani e pensionati che di fatto non hanno la possibilità di spostarsi dal proprio comune per il disbrigo delle servizi ordinari, ma anche per il pagamento delle pensioni. Ed inoltre, dato che la realtà salentina si colloca tra quelle a maggior vocazione turistica in tutta Italia e non solo per ciò che concerne le località marine, ma anche per il bellissimo entroterra che la caratterizza, queste chiusure rischiano di creare una mancanza di servizio a tutti coloro che nel corso dell'anno si trovano a soggiornare nei comuni colpiti dalle chiusure  –:
          se il Ministro interrogato, in virtù di quanto sopra esposto, non ritenga utile intervenire con urgenza stabilendo un proficuo dialogo con Poste italiane affinché la logica improntata al rapporto tra costi e ricavi, adottata di fatto dall'azienda, non si traduca in una pesante penalizzazione per tutto il territorio salentino ed i suoi cittadini. (5-07325)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REALACCI, MARIANI, CENNI, ALBINI, LULLI, VENTURA, MATTESINI, GATTI, RIGONI, SANI, FONTANELLI e VELO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          negli ultimi anni la società Poste italiane spa ha avviato un processo di razionalizzazione del servizio, procedendo alla chiusura degli uffici postali, alla riduzione degli orari di apertura degli sportelli in diverse aree del territorio nazionale, specie quelle geograficamente più svantaggiate, e infine alla sospensione del servizio «porta-lettere» del sabato;
          in particolare, sono sempre più numerose le segnalazioni di disservizi di Poste italiane da parte dei sindaci di molti comuni toscani, delle comunità montane della regione, dell'Anci e Uncem Toscana. Le segnalazioni risultano oramai diffuse e non più lamentate solo dai comuni più piccoli, ovvero quelli che storicamente sono i più difficili da servire, ma seri disagi sono segnalati sempre più spesso anche in aree più vaste e in città capoluogo. Le tipologie più frequenti dei disagi dall'utenza sono, come già detto: la riduzione dell'orario di ufficio, la drastica riduzione del servizio di distribuzione della posta, la definiva chiusura dell'ufficio e la carenza di postini che coprono sempre meno zone della regione Toscana;
          dal sito di Uncem Toscana si può scaricare l'elenco ufficiale di razionalizzazione del servizio che Poste Italiane spa ha redatto l'11 luglio 2012 e che interessa per la Toscana 174 uffici. Eccone l'estratto con il provvedimento accanto:
              AREZZO MONCIONI MONTEVARCHI Chiusura;
              AREZZO MONTEGONZI CAVRIGLIA Chiusura;
              AREZZO PIETRAVIVA BUCINE Chiusura;
              AREZZO PORRENA POPPI Chiusura;
              AREZZO SANTA MAMA SUBBIANO Chiusura;
              AREZZO PARTINA BIBBIENA Chiusura;
              AREZZO IVIARCIANO DELLA CHIANA MARCIANO DELLA CHIANA Chiusura;
              AREZZO CAMALDOLI POPPI Chiusura;
              AREZZO CENTOIA CORTONA Chiusura;
              AREZZO CIGGIANO CIVITELLA IN VAL DI CHIANA Chiusura;
              AREZZO CIVITELLA DELLA CHIANA CIVITELLA IN VAL DI CHIANA Chiusura;
              AREZZO FRASSINETO AREZZO Chiusura;
              AREZZO MOGGIONA DI POPPI POPPI Chiusura;
              AREZZO SERRAVALLE DI BIBBIENA BIBBIENA Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA CRESPINO DEL LAMONE MARRADI Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA CHIOCCHIO GREVE IN CHIANTI Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA DIACCETO PELAGO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA RONTA BORGO SAN LORENZO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA SAN VINCENZO A TORRI SCANDICCI Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA VICO D'ELSA BARBERINO VAL D'ELSA Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA BRUSCOLI FIRENZUOLA Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA CAVALLINA BARBERINO DI MUGELLO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA GRANAIOLO EMPOLI Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA MASSARELLA FUCECCHIO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA MONTERAPPOLI EMPOLI Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA QUERCE FUCECCHIO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA ROMOLA SAN CASCIANO IN VAL DI PESA Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA CONSUMA PELAGO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA DONNINI REGGELLO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA OSTERIA NUOVA BAGNO A RIPOLI Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA POLCANTO BORGO SAN LORENZO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA SAN DONATO IN COLLINA RIGNANO SULL'ARNO Chiusura;
              FIRENZE 2 PROVINCIA VALLOMBROSA REGGELLO Chiusura;
              GROSSETO BACCINELLO SCANSANO Chiusura;
              GROSSETO BAGNORE SANTA FIORA Chiusura;
              GROSSETO BURIANO CASTIGLIONE DELLA PESCAIA Chiusura;
              GROSSETO CIVITELLA MARITTIMA CIVITELLA PAGANICO Chiusura;
              GROSSETO NICCIOLETA MASSA MARITTIMA Chiusura;
              GROSSETO PETRICCI SEMPRONIANO Chiusura;
              GROSSETO POGGIO MURELLA MANCIANO Chiusura;
              GROSSETO RAVI GAVORRANO Chiusura;
              GROSSETO SOVANA SORANO Chiusura;
              GROSSETO TALAMONE ORBETELLO Chiusura;
              GROSSETO VALLERONA ROCCALBEGNA Chiusura;
              GROSSETO VETULONIA CASTIGLIONE DELLA PESCAIA Chiusura;
              GROSSETO GAVORRANO GAVORRANO Chiusura;
              GROSSETO MASSA MARITTIMA 1 MASSA MARITTIMA Chiusura;
              GROSSETO SANTA FIORA SANTA FIORA Chiusura;
              GROSSETO SATURNIA MANCIANO Chiusura;
              GROSSETO ARCILLE CAMPAGNATICO Chiusura;
              GROSSETO BATIGNANO GROSSETO Chiusura;
              GROSSETO BORGO CARIGE CAPALBIO Chiusura;
              GROSSETO CASTIGLIONCELLO BANDINI CINIGIANO Chiusura;
              GROSSETO MONTEBUONO SORANO Chiusura;
              GROSSETO MONTEGIOVI CASTEL DEL PIANO Chiusura;
              GROSSETO MONTELATERONE ARCIDOSSO Chiusura;
              GROSSETO MONTENERO CASTEL DEL PIANO Chiusura;
              GROSSETO MONTICELLO DELL'AMIATA CINIGIANO Chiusura;
              GROSSETO MONTORGIALI SCANSANO Chiusura;
              GROSSETO MONTORSAIO CAMPAGNATICO Chiusura;
              GROSSETO PANCOLE SCANSANO Chiusura;
              GROSSETO SAN GIOVANNI DELLE CONTEE SORANO Chiusura;
              GROSSETO SAN MARTINO SUL FIORA MANCIANO Chiusura;
              GROSSETO SASSOFORTINO ROCCASTRADA Chiusura;
              GROSSETO STRIBUGLIANO ARCIDOSSO Chiusura;
              GROSSETO TATTI MASSA MARITTIMA Chiusura;
              LIVORNO COLOGNOLE COLLESALVETTI Chiusura;
              LIVORNO BOLGHERI CASTAGNETO CARDUCCI Chiusura;
              LIVORNO CASTELNUOVO DELLA MISERICORDIA ROSIGNANO MARITTIMO Chiusura;
              LIVORNO MARCIANA MARCIANA Chiusura;
              LIVORNO NIBBIAIA ROSIGNANO MARITTIMO Chiusura;
              LIVORNO NUGOLA COLLESALVETTI Chiusura;
              LIVORNO POPULONIA PIOMBINO Chiusura;
              LIVORNO PROCCHIO MARCIANA Chiusura;
              LIVORNO SAN PIERO IN CAMPO CAMPO NELL'ELBA Chiusura;
              LIVORNO SECCHETO CAMPO NELL'ELBA Chiusura;
              LUCCA CORFINO VILLA COLLEMANDINA Chiusura;
              LUCCA PONTE ALL'ANIA BARGA Chiusura;
              LUCCA SAN GENNARO CAPANNORI Chiusura;
              LUCCA BOTTICINO VILLA BASILICA Chiusura;
              LUCCA GRAGNANO CAPANNORI Chiusura;
              LUCCA MASSA MACINAIA CAPANNORI Chiusura;
              LUCCA GORFIGLIANO MINUCCIANO Chiusura;
              LUCCA RUOSINA STAZZEMA Chiusura;
              LUCCA CASTIGLIONE DI GARFAGNANA CASTIGLIONE DI GARFAGNANA Chiusura;
              LUCCA CALAVORNO COREGLIA ANTELMINELLI Chiusura;
              LUCCA COREGLIA ANTELMINELLI COREGLIA ANTELMINELLI Chiusura;
              LUCCA ISOLA BAGNI DI LUCCA Chiusura;
              LUCCA LOPPEGLIA PESCAGLIA Chiusura;
              LUCCA MOLOGNO BARGA Chiusura;
              LUCCA MONTEFEGATESI BAGNI DI LUCCA Chiusura;
              LUCCA PIEGAIO PESCAGLIA Chiusura;
              LUCCA SAN CASSIANO DI CONTRONI BAGNI DI LUCCA Chiusura;
              LUCCA CARPINELLI MINUCCIANO Chiusura;
              LUCCA CASOLI CAMAIORE Chiusura;
              LUCCA GUALDO DI MASSAROSA MASSAROSA Chiusura;
              LUCCA VALDICASTELLO CARDUCCI PIETRASANTA Chiusura;
              LUCCA VALPROMARO CAMAIORE Chiusura;
              MASSA CARRARA CANEVARA MASSA Chiusura;
              MASSA CARRARA SAN TERENZO MONTI FIVIZZANO Chiusura;
              MASSA CARRARA CAPRIGLIOLA AULLA Chiusura;
              MASSA CARRARA SASSALBO FIVIZZANO Chiusura;
              MASSA CARRARA ALTAGNANA MASSA Chiusura;
              MASSA CARRARA CAMPIGLIONE FIVIZZANO Chiusura;
              MASSA CARRARA COLONNATA CARRARA Chiusura;
              MASSA CARRARA FORNO MASSA Chiusura;
              MASSA CARRARA GASSANO FIVIZZANO Chiusura;
              MASSA CARRARA GRAGNANA CARRARA Chiusura;
              MASSA CARRARA SERRICCIOLO AULLA Chiusura;
              MASSA CARRARA CHIESA DI ROSSANO ZERI Chiusura amministrative;
              MASSA CARRARA MISEGLIA CARRARA Chiusura amministrative;
              MASSA CARRARA CODIPONTE CASOLA IN LUNIGIANA Chiusura;
              PISA AVANE VECCHIANO Chiusura;
              PISA GHIZZANO DI PECCIOLI PECCIOLI Chiusura;
              PISA ORCIATICO LAJATICO Chiusura;
              PISA SAN DALMAZIO POMARANCE Chiusura;
              PISA COLTANO PISA Chiusura;
              PISA GUARDISTALLO GUARDISTALLO Chiusura;
              PISA ORENTANO CASTELFRANCO DI SOTTO Chiusura;
              PISA LARDERELLO POMARANCE Chiusura;
              PISA TERRICCIOLA TERRICCIOLA Chiusura;
              PISA ULIVETO TERME VICOPISANO Chiusura;
              PISA CAMPO SAN GIULIANO TERME Chiusura;
              PISA FABBRICA DI PECCIOLI PECCIOLI Chiusura;
              PISA LA SERRA SAN MINIATO Chiusura;
              PISA MONTECASTELLO PONTEDERA Chiusura;
              PISA MONTEFOSCOLI PALAIA Chiusura;
              PISA MORRONA TERRICCIOLA Chiusura;
              PISA RIPAFRATTA SAN GIULIANO TERME Chiusura;
              PISA TREGGIAIA PONTEDERA Chiusura;
              PISTOIA CALAMECCA PITEGLIO Chiusura;
              PISTOIA CASTELVECCHIO DI VELLANO PESCIA Chiusura;
              PISTOIA MASSA E COZZILE MASSA E COZZILE Chiusura;
              PISTOIA PIASTRE PISTOIA Chiusura;
              PISTOIA PRUNETTA PITEGLIO Chiusura;
              PISTOIA SAMBUCA PISTOIESE SAMBUCA PISTOIESE Chiusura;
              PISTOIA SAN QUIRICO VALLERIANA PESCIA Chiusura;
              PISTOIA TREPPIO SAMBUCA PISTOIESE Chiusura;
              PISTOIA CAMPO TIZZORO SAN MARCELLO PISTOIESE Chiusura;
              PISTOIA GAVINANA SAN MARCELLO PISTOIESE Chiusura;
              PISTOIA MARESCA SAN MARCELLO PISTOIESE Chiusura;
              PISTOIA MARLIANA MARLIANA Chiusura;
              PISTOIA MONTEMAGNO DI QUARRATA QUARRATA Chiusura;
              PISTOIA AVAGLIO MARLIANA Chiusura;
              PISTOIA CORBEZZI PISTOIA Chiusura;
              PISTOIA FOGNANO DI MONTALE MONTALE Chiusura;
              PISTOIA MONTECATINI VAL DI NIEVOLE MONTECATINI TERME Chiusura;
              PISTOIA MONTEVETTOLINI MONSUMMANO TERME Chiusura;
              PISTOIA NIEVOLE MONTECATINI TERME Chiusura;
              PISTOIA PIANO DEGLI ONTANI CUTIGLIANO Chiusura;
              PISTOIA PIANOSINATICO CUTIGLIANO Chiusura;
              PISTOIA SAN BARONTO LAMPORECCHIO Chiusura;
              PISTOIA TOBBIANA MONTALE Chiusura;
              PISTOIA VELLANO PESCIA Chiusura;
              PRATO BACCHERETO CARMIGNANO Chiusura;
              PRATO LUICCIANA CANTAGALLO Chiusura;
              PRATO PRATO MALISETI PRATO Chiusura;
              PRATO POGGIO ALLA MALVA CARMIGNANO Chiusura;
              SIENA CICIANO CHIUSDINO Chiusura;
              SIENA MONTEFOLLONICO TORRITA DI SIENA Chiusura;
              SIENA MONTISI SAN GIOVANNI D'ASSO Chiusura;
              SIENA PIEVESCOLA CASOLE D'ELSA Chiusura;
              SIENA SAN GUSMÈ CASTELNUOVO BERARDENGA Chiusura;
              SIENA VAGLIAGLI CASTELNUOVO BERARDENGA Chiusura;
              SIENA CAMPIGLIA D'ORCIA CASTIGLIONE D'ORCIA Chiusura;
              SIENA CASTEL SAN GIMIGNANO COLLE DI VAL D'ELSA Chiusura;
              SIENA CASTELNUOVO DELL'ABATE MONTALCINO Chiusura;
              SIENA CELLE SUL RIGO SAN CASCIANO DEI BAGNI Chiusura;
              SIENA CORSANO MONTERONI D'ARBIA Chiusura;
              SIENA GRACCIANO MONTEPULCIANO Chiusura;
              SIENA RIGOMAGNO SINALUNGA Chiusura;
              SIENA SANT'ANGELO IN COLLE MONTALCINO Chiusura;
              SIENA SCROFIANO SINALUNGA Chiusura;
              SIENA VIVO CASTIGLIONE D'ORCIA Chiusura;
              SIENA SIENA 6 SIENA Chiusura amministrative;
          anche le organizzazioni sindacali di categoria riferiscono che tagli di personale di Poste Italiane in Toscana arriveranno a 600 unità, rendendo così precario l'intero servizio postale regionale, a fronte paradossalmente di conti in ordine di Poste italiane spa se non addirittura di utili di bilancio;
          dietro una corretta razionalizzazione delle risorse e degli uffici postali, sebbene concomitante ad un periodo di crisi e di revisione della spesa, non può celarsi un impoverimento di un servizio importante per il territorio ed essenziale per i cittadini, specie quelli più deboli: anziani, malati e persone a ridotta mobilità. Si tratta di un servizio importante anche per sostenere il mantenimento delle comunità e di molte attività economiche, a partire dal turismo  –:
          come il Ministro intenda intervenire, anche favorendo una concertazione fra la direzione regionale toscana di Poste italiane spa e le istituzioni coinvolte, per evitare che decisioni unilaterali assunte dall'azienda arrechino seri disagi agli abitanti dei comuni della regione Toscana, al fine di garantire l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità nel rispetto del contratto di servizio postale universale.
       (4-16951)


      CIMADORO e PIFFARI. —Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il 28 giugno 2012, nella seduta n.  656, è stata presentata alla Camera dei deputati l'interpellanza 2-01567 sullo stato di crisi della sede di Morbegno della Riello s.p.a. L'azienda, infatti, vorrebbe porre in esubero 178 dei 242 dipendenti dello stabilimento, a seguito della decisione di delocalizzare la produzione di caldaie in Polonia e Iran;
          all'interpellanza è seguita la risposta del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, che condivideva con gli interpellanti la preoccupazione per la crisi dell'intero territorio, oltre al caso singolo, e il bisogno a breve di un tavolo di concertazione tra l'azienda e le istituzioni, centrali e periferiche;
          nell'interpellanza si ricordava anche che la Riello s.p.a. poté aprire nel 1992 lo stabilimento di Morbegno grazie agli incentivi della cosiddetta «legge Valtellina», coniugando i benefici della legge Valtellina con sgravi contributivi della mobilità  –:
          se pur riconoscendo l'importanza strategica del tavolo di concertazione, il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza perché aziende che abbiano beneficiato di ingenti finanziamenti pubblici si impegnino a mantenere parte degli investimenti in quegli stessi territori attraverso i quali hanno ottenuto i suddetti benefici e a contribuire alla ripresa di un'area già fortemente in crisi occupazionale.
(4-16952)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

      L'interpellanza urgente Moffa e altri n.  2-01572, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Boccuzzi, Sanga, Sani, Fadda, Porta.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Toccafondi n.  4-16469, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Migliori, Picchi, Bergamini.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Pagano n.  5-07111, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Centemero.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Bobba e Narducci n.  5-06652 del 19 aprile 2012 in interrogazione a risposta scritta n.  4-16948.