XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 19 luglio 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 luglio 2012.

      Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Granata, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leone, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Monai, Mosca, Mura, Mussolini, Nucara, Palumbo, Pisicchio, Proietti Cosimi, Stefani, Stucchi, Valducci.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Granata, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leo, Leone, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Monai, Mosca, Mura, Mussolini, Nucara, Palumbo, Pisicchio, Proietti Cosimi, Stefani, Stucchi, Valducci, Vita.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 18 luglio 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          FAVIA: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.  91, recante nuove norme sulla cittadinanza» (5370);
          CONSIGLIO e STUCCHI: «Modifiche all'articolo 8 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.  422, e altre disposizioni per favorire la realizzazione, la gestione e l'esercizio dei sistemi di trasporto tranviario» (5371);
          CASSINELLI ed altri: «Nuovo ordinamento della professione di assistente sociale» (5372);
          MARINELLO ed altri: «Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali» (5373);
          PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE ADINOLFI ed altri: «Introduzione dell'articolo 21-bis della Costituzione, recante il riconoscimento del diritto universale di accesso alla rete internet» (5374);
          BOCCUZZI ed altri: «Istituzione dell'indice di sicurezza del lavoro nelle imprese» (5375).

      Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          I Commissione (Affari costituzionali):
      RIGONI e RUBINATO: «Modifiche ai testi unici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n.  361, e al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n.  533, in materia di sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (5335).

          II Commissione (Giustizia):
      MAZZONI: «Modifiche all'articolo 416-bis del codice penale e all'articolo 1 del decreto-legge 14 marzo 2005, n.  35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n.  80, nonché delega al Governo in materia di organizzazioni criminali straniere di tipo mafioso, e altre disposizioni per il contrasto delle attività illecite compiute da stranieri, nonché agevolazione per i consumi energetici in favore delle imprese manifatturiere della provincia di Prato» (5298) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), VIII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

      La Corte dei conti – sezione del controllo sugli enti – con lettera in data 16 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di FORMEZ PA – Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle pubbliche amministrazioni, per l'esercizio 2010. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo, 4, primo comma, della citata legge n.  259 del 1958 (doc. XV, n.  439).

      Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

      La Corte dei conti – sezione del controllo sugli enti – con lettera in data 17 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Lega navale italiana, per l'esercizio 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dell'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n.  259 del 1958 (doc. XV, n.  440).

      Questo documento è trasmesso alla IV Commissione (Difesa), alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

      Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 13 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6-ter del decreto-legge 23 ottobre 1996, n.  553, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1996, n.  652, la relazione – predisposta dal Ministero della giustizia – sullo stato di attuazione del programma di costruzione e adattamento di stabilimenti di sicurezza destinati a consentire il trattamento differenziato dei detenuti e sulle disponibilità del personale necessario all'utilizzazione di tali stabilimenti, relativa al primo semestre 2012 (doc. CXVI-bis, n.  8).

      Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissioni dal Ministero degli affari esteri.

      Il Ministero degli affari esteri, con lettera in data 16 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 dicembre 1984, n.  839, gli atti internazionali firmati dall'Italia i cui testi sono pervenuti al medesimo Ministero entro il 15 giugno 2012.

      Questa documentazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

      Il ministro degli affari esteri, con lettera in data 17 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 11 agosto 2003, n.  231, la relazione – predisposta congiuntamente con il Ministero della difesa – sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso, relativa al periodo dal 1o luglio al 31 dicembre 2011 (doc.  LXX, n.  9).

      Questo documento è trasmesso alla III Commissione (Affari esteri) e alla IV Commissione (Difesa).

      Il ministro degli affari esteri, con lettera del 17 luglio 2012, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data, per la parte di propria competenza, all'ordine del giorno DI STANISLAO ed altri n.  9/4059-AR/6, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 26 luglio 2011, sulla trasparenza e l'informazione in materia di commercio delle armi nell'Unione europea.

      La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.

      Il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, con lettera del 17 luglio 2012, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data agli ordini del giorno DOZZO ed altri n.  9/4940-B/14, concernente l'opportunità di interventi normativi volti ad obbligare la pubblica amministrazione a pronunciarsi per mezzo di forme di dissenso costruttivo nei casi di provvedimenti sfavorevoli, GALLI n.  9/4940-B/72, in materia di rispetto dei termini per la conclusione dei procedimenti amministrativi, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 4 aprile 2012, e Giancarlo GIORGETTI ed altri n.  9/4940-B/15, accolto come raccomandazione dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, riguardante la previsione di una riforma della disciplina in materia di conferenza dei servizi finalizzata all'adozione della determinazione motivata di conclusione del procedimento.

      La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea

      La Commissione europea, in data 18 luglio 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla intermediazione assicurativa (rifusione) (COM(2012)360 final) e relativo documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2012)192 final), che sono assegnati in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale (COM(2012)363 final) e relativo documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2012)196 final), che sono assegnati in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla situazione e la gestione del fondo di garanzia nel corso dell'esercizio 2011 (COM(2012)399 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

      La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2009/65/CE concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM), per quanto riguarda le funzioni di depositario, le politiche retributive e le sanzioni (COM(2012)350 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 16 luglio 2012, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla VI Commissione (Finanze), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnati alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà. Il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 19 luglio 2012.

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

      Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 2914 – RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA DECISIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO 2011/199/UE CHE MODIFICA L'ARTICOLO 136 DEL TRATTATO SUL FUNZIONAMENTO DELL'UNIONE EUROPEA RELATIVAMENTE A UN MECCANISMO DI STABILITÀ PER GLI STATI MEMBRI LA CUI MONETA È L'EURO, FATTA A BRUXELLES IL 25 MARZO 2011 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 5357)

A.C. 5357 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 5357 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011.

A.C. 5357 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data alla Decisione di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 2 della Decisione stessa.

A.C. 5357 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: S. 3239 – RATIFICA ED ESECUZIONE DEL TRATTATO SULLA STABILITÀ, SUL COORDINAMENTO E SULLA GOVERNANCE NELL'UNIONE ECONOMICA E MONETARIA TRA IL REGNO DEL BELGIO, LA REPUBBLICA DI BULGARIA, IL REGNO DI DANIMARCA, LA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA, LA REPUBBLICA DI ESTONIA, L'IRLANDA, LA REPUBBLICA ELLENICA, IL REGNO DI SPAGNA, LA REPUBBLICA FRANCESE, LA REPUBBLICA ITALIANA, LA REPUBBLICA DI CIPRO, LA REPUBBLICA DI LETTONIA, LA REPUBBLICA DI LITUANIA, IL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO, L'UNGHERIA, MALTA, IL REGNO DEI PAESI BASSI, LA REPUBBLICA D'AUSTRIA, LA REPUBBLICA DI POLONIA, LA REPUBBLICA PORTOGHESE, LA ROMANIA, LA REPUBBLICA DI SLOVENIA, LA REPUBBLICA SLOVACCA, LA REPUBBLICA DI FINLANDIA E IL REGNO DI SVEZIA, CON ALLEGATI, FATTO A BRUXELLES IL 2 MARZO 2012 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 5358)

A.C. 5358 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 5358 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la Repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, l'Ungheria, Malta, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia e il Regno di Svezia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 marzo 2012.

A.C. 5358 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.

(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data al Trattato di cui all'articolo 1 a decorrere dalla data della sua entrata in vigore in conformità a quanto disposto dall'articolo 14 del Trattato stesso.

A.C. 5358 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 5358 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              il Trattato in oggetto, sottoscritto lo scorso 2 marzo da 25 Stati membri dell'Unione Europea, con l'esclusione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, entrerà in vigore il 1o gennaio 2013, a condizione che almeno 12 Stati membri dell'area euro lo ratifichino, ha la finalità di salvaguardare la stabilità della zona euro prevedendo l'introduzione di regole specifiche, tra le quali il pareggio di bilancio e un meccanismo automatico per l'adozione di misure correttive in tema di deficit e di debito pubblico. In particolare, il titolo III del Trattato contiene le disposizioni relative alle regole sulla finanza pubblica, il cosiddetto Fiscal Compact;
              l'articolo 3 definisce la regola del pareggio di bilancio; ribadisce l'impegno delle parti contraenti a garantire la convergenza verso i rispettivi obiettivi di medio-termine (come definiti dal Patto di stabilità e crescita riformato dal cosiddetto Six-pack), con un margine massimo di scostamento consentito per il deficit strutturale pari allo 0,5 per cento del PIL; prevede deviazioni consentite rispetto a tale obiettivo solo in presenza di circostanze eccezionali; prevede l'impegno a definire meccanismi automatici di correzione che entreranno in funzione nel caso di deviazioni significative rispetto agli obiettivi di medio-termine;
              con la legge costituzionale 20 aprile 2012, n.  1, è stato introdotto il principio del pareggio di bilancio nella Carta Costituzionale del nostro ordinamento;
              l'articolo 4 del Trattato reca l'impegno al rispetto della regola di riduzione del debito pubblico definita nel Six-pack, stabilendo che quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60 per cento, di cui all'articolo 1 del protocollo n.  12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato ai Trattati dell'Unione europea, la Parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all'anno;
              l'articolo 4 del Trattato richiama l'articolo 2 del Regolamento del Consiglio europeo n.  1467/97 del 7 luglio 1997, come modificato dal Regolamento del Consiglio n.  1177/2011 dell'8 novembre 2011, con riferimento ai cosiddetti «fattori rilevanti» di cui tenere conto nell'ambito del calcolo del debito o del deficit eccessivo degli Stati rispetto ai limiti fissati dal Trattato stesso;
              l'articolo 2, paragrafo 3, lettere a), b) e c) del Regolamento del Consiglio europeo n.  1467/97 del 7 luglio 1997, come modificato dal Regolamento del Consiglio n.  1177/2011 dell'8 novembre 2011, riporta, tra i fattori rilevanti da tenere in considerazione, la posizione economica e finanziaria di medio-termine degli Stati e, tra questi, in particolare la crescita potenziale, il ciclo economico e l'indebitamento netto del settore privato;
              sono attualmente in discussione presso questo ramo del Parlamento l'A.C. 5359 recante la ratifica del Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), strettamente collegato all'A.C. 5358 relativo al cosiddetto Fiscal Compact, e l'A.C. 5357 recante la ratifica ed esecuzione della decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011, il cui iter si è concluso, presso l'altro ramo del Parlamento, in Commissione affari esteri, con voto unanime, il 3 luglio ultimo scorso e in Assemblea il 12 luglio;
              occorre evidenziare che il preambolo del Trattato sul Fiscal Compact, al terz'ultimo paragrafo, prevede che l'assistenza finanziaria nell'ambito di nuovi programmi a titolo di Meccanismo Europeo di Stabilità sarà subordinata, a decorrere dal 1o marzo 2013, alla ratifica del Trattato in oggetto;
              in data 21 giugno 2012, la Commissione Affari Esteri del Senato, in sede referente, ha concluso l'esame del disegno di legge di ratifica del Fiscal Compact, approvando un ordine del giorno del Presidente Dini, con il quale si invitava il Governo a definire con i principali partner europei in occasione del Vertice quadrilaterale del 22 giugno a Roma una proposta da sottoporre al Consiglio europeo del 28-29 giugno al fine di porre il Trattato in esame e quello che istituisce il MES in un chiaro percorso verso l'Unione politica;
              in data 27 giugno 2012, in vista del Consiglio Europeo del 28-29 giugno, la Camera ha approvato mozioni di maggioranza con le quali si è impegnato il Governo a sostenere e promuovere iniziative europee per lo sviluppo e la crescita, con l'obiettivo di attivare con effetto immediato i Project bond europei, gli Eurobond e gli Stability Bond; sostenere un dibattito politico europeo verso un'unione bancaria, economica, fiscale e politica dell'area euro; favorire, attraverso opportune modifiche dei Trattati, un processo riformatore volto ad attribuire alla Banca Centrale Europea un nuovo mandato che preveda il ruolo di prestatore di ultima istanza; proseguire nell'istituzione di un fondo speciale comunitario, già approvato dal Parlamento europeo, che assuma i debiti dei Paesi che eccedono il limite del 60 per cento del PIL, fissato dal Fiscal Compact, e che emetta obbligazioni a tassi di interesse ridotti con la garanzia di tutti gli Stati membri entro limiti temporali determinati; nonché creare un nuovo meccanismo di solidarietà che contrasti le oscillazioni eccessive degli spread;
              ai fini di una riduzione del debito pubblico responsabile e credibile, ma soprattutto economicamente e socialmente sostenibile, occorre implementare pienamente il Regolamento del Consiglio europeo n.  1467/97 del 7 luglio 1997, come modificato dal Regolamento del Consiglio n.  1177/2011 dell'8 novembre 2011, con riferimento ai «fattori rilevanti» – crescita potenziale, ciclo economico e indebitamento netto del settore privato – e in parallelo avviare un'azione credibile di riduzione strutturale dello stock del debito pubblico,

impegna il Governo:

          a considerare il Fiscal Compact nella sua interezza, integrato dalla piena implementazione del Regolamento di cui all'articolo 4 dello stesso Fiscal Compact, come vincolo di finanza pubblica, coerentemente con quanto avviene negli altri Paesi dell'Unione europea;
          a proseguire un'operazione seria, continua, strutturale di riduzione dello stock del debito pubblico per riportare il nostro rapporto debito/PIL su un credibile sentiero di riduzione, in sinergia con la virtuosità di riduzione prodotta dagli avanzi di bilancio strutturali.
9/5358/1. Cicchitto.


      La Camera,
          premesso che:
              il 2 marzo 2012, i Capi di Stato o di Governo di 25 stati membri dell'Unione europea hanno sottoscritto il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'unione economica e monetaria, che mira a salvaguardare la stabilità di tutta la zona Euro. Il nuovo trattato prevede che i bilanci nazionali siano in pareggio o in avanzo. Questa regola deve essere incorporata nella legislazione nazionale entro un anno dall'entrata in vigore del trattato, tramite disposizioni il cui rispetto è garantito lungo tutto il processo di bilancio nazionale;
              la regola sarà considerata rispettata se sarà conseguito l'obiettivo di medio termine specifico per Paese, quale definito nel patto di stabilità e crescita riveduto, con il limite inferiore di disavanzo strutturale dello 0,5 per cento del PIL. Qualora si constatino deviazioni significative da tale obiettivo o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo sarà attivato automaticamente un meccanismo di correzione. Il meccanismo include l'obbligo di attuare misure adeguate in un periodo di tempo definito;
              si tratta di una prima decisione nella direzione di un'Europa sempre più politica e si evidenzia sullo sfondo la conseguenza inevitabile di questo percorso, cioè una prima possibile limitazione di sovranità nazionale: non a caso, il Regno unito ha deciso di non sottoscriverlo, decisione presa anche dalla Repubblica ceca;
              tale condizione, la perdita cioè di una quota di sovranità nazionale, appare oggi ancora più chiara che nel momento della firma di quel trattato;
              in particolare l'articolo 3 del trattato definisce la regola del pareggio di bilancio e si deve tenere presente che il recepimento della regola sul pareggio di bilancio può essere verificato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea. La sentenza della Corte è vincolante e può essere seguita da sanzioni finanziarie qualora lo Stato membro interessato non vi si sia conformato;
              l'Italia ha dimostrato di voler procedere con convinzione sulla strada indicata e con la legge costituzionale 20 aprile 2012, n.  1, ha introdotto il principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale del nostro ordinamento;
              appare necessario ricordare che il Trattato sul Fiscal Compact prevede espressamente che l'assistenza finanziaria nell'ambito di nuovi programmi a titolo di «Meccanismo europeo di stabilità» sarà subordinata, a decorrere dal 1o marzo 2013, alla ratifica del Trattato in oggetto;
              abbiamo, dunque, intrapreso con convinzione una strada comunque obbligata, coerentemente obbligata: pensare, infatti, di europeizzare il debito senza creare meccanismi di controllo comune è evidentemente un'ipotesi del tutto irrealistica oltre che evidentemente ingiusta;
              con 216 voti a favore, l'aula del Senato ha approvato la ratifica del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'UE sottoscritto il 2 marzo;
              nel percorso verso un'Europa politica si devono però precisare i luoghi deputati alle decisioni sovranazionali e le istituzioni preposte a farlo. Devono, cioè, essere chiarite le responsabilità e soprattutto deve essere definito con la massima decisione ed urgenza: dove ed in capo a chi risiede la sovranità;
              la perdita necessaria di una quota di sovranità nazionale è accettabile e percorribile solo se tale percorso sarà un percorso politico nel quale siano chiare le scelte e le responsabilità; deve essere rinsaldato il rapporto tra sovranità popolare e luoghi deputati alle decisioni. L'alternativa è che tali decisioni siano avvertite solo come obblighi imposti da poteri economici e finanziari: in questo caso, a fronte dei sacrifici richiesti e che verranno richiesti nel prossimo futuro, esiste concretamente il rischio della rottura del tessuto sociale, specie nelle aree più deboli d'Europa,

impegna il Governo:

          a perseguire in sede comunitaria il rafforzamento del metodo comunitario, quale strumento centrale del processo di integrazione europea, riducendo il peso eccessivo del metodo intergovernativo e rilanciando, quindi, la prospettiva di un'Europa federale;
          a sollecitare le istituzioni europee affinché l'adozione di politiche di rigore di bilancio e di riduzione del deficit, nonché dei necessari meccanismi di controllo europeo sulle scelte di bilancio dei singoli Stati membri, siano necessariamente contestuali, non alternative, al delinearsi di precisi impegni di investimento strutturale in chiave di sviluppo comune, collegando, quindi, l'azione di risanamento e controllo a quella per la crescita;
          ad accettare, sul modello di diversi altri Paesi europei, il Fiscal Compact come vincolo di finanza pubblica e a far sì che tale accettazione sia propedeutica a prevedere la creazione di un Fondo europeo di garanzia sui depositi bancari, di un sistema di sorveglianza comune sugli istituti di credito, dell'istituzione di un'Agenzia europea di rating, nonché all'avvio, nel breve periodo, di titoli di debito pubblico comuni dell'area euro;
          a far sì che il Fiscal Compact divenga il primo passo concreto verso un coordinamento dei diversi sistemi fiscali, allo scopo di poter contare su parametri di politica fiscale omogenei in tutta l'Unione.
9/5358/2. Ossorio.


      La Camera,
          premesso che:
              il trattato in oggetto, sottoscritto lo scorso 2 marzo da 25 Stati membri dell'Unione europea, con l'esclusione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, che entrerà in vigore il 1o gennaio 2013, a condizione che almeno 12 Stati membri dell'area euro lo ratifichino, ha finalità di salvaguardare la stabilità della zona Euro prevedendo l'introduzione di regole specifiche, tra le quali il pareggio di bilancio e un meccanismo automatico per l'adozione di misure correttive in tema di deficit e di debito pubblico. In particolare, il titolo III del Trattato contiene le disposizioni relative alle regole sulla finanza pubblica, il cosiddetto Fiscal Compact;
              l'articolo 3 definisce la regola del pareggio di bilancio; ribadisce l'impegno delle parti contraenti a garantire la convergenza verso i rispettivi obiettivi di medio-termine (come definiti dal Patto di stabilità e crescita riformato dal cosiddetto Six-pack), con un margine massimo di scostamento consentito per il deficit strutturale pari allo 0,5 per cento del PIL; prevede deviazioni consentite rispetto a tale obiettivo solo in presenza di circostanze eccezionali; prevede l'impegno a definire meccanismi automatici di correzione che entreranno in funzione nel caso di deviazioni significative rispetto agli obiettivi di medio-termine;
              con la legge costituzionale 20 aprile 2012, n.  1, è stato introdotto il principio del pareggio di bilancio nella nostra Carta Costituzionale;
              l'articolo 4 del Trattato reca l'impegno al rispetto della regola di riduzione del debito pubblico definita nel Six-pack, stabilendo che quando il rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60 per cento, di cui all'articolo 1 del protocollo n.  12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato ai Trattati dell'Unione europea, la Parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all'anno;
              l'articolo 4 del Trattato richiama l'articolo 2 del Regolamento del Consiglio europeo n.  1467/97 del 7 luglio 1997, come modificato dal Regolamento del Consiglio n.  1177/2011 dell'8 novembre 2011, con riferimento ai cosiddetti « fattori rilevanti» di cui tenere conto nell'ambito del calcolo del debito o del deficit eccessivo degli Stati rispetto ai limiti fissati dal Trattato stesso;
              l'articolo 2, paragrafo 3, lettere a), b) e c) del Regolamento del Consiglio europeo n.  1467/97 del 7 luglio 1997, come modificato dal Regolamento del Consiglio n.  1177/2011 dell'8 novembre 2011, riporta, tra i fattori rilevanti da tenere in considerazione, la posizione economica e finanziaria di medio termine degli Stati e, tra questi, in particolare la crescita potenziale, il ciclo economico e l'indebitamento netto del settore privato;
              sono attualmente in discussione presso questo ramo del Parlamento il disegno di legge n.  5359 recante la ratifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), strettamente collegato a quello del Fiscal Compact, e il disegno di legge n.  5357, recante la ratifica dell'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011;
              occorre evidenziare che il preambolo del Trattato sul Fiscal Compact, al terz'ultimo paragrafo, prevede che l'assistenza finanziaria nell'ambito di nuovi programmi a titolo di Meccanismo europeo di stabilità sarà subordinata, a decorre dal 1o marzo 2013, alla ratifica del Trattato in oggetto;
              in data 27 giugno 2012, in vista del Consiglio europeo del 28-29 giugno, la Camera dei deputati ha approvato mozioni di maggioranza con le quali si è impegnato il Governo a sostenere e promuovere iniziative europee per lo sviluppo e la crescita, con l'obiettivo di attivare con effetto immediato i Project bond europei; sostenere un rilancio forte verso un'unione bancaria, fiscale e politica dell'area euro; favorire, attraverso opportune modifiche dei Trattati, un processo riformatore volto ad attribuire alla Banca centrale europea un nuovo mandato che preveda il ruolo di prestatore di ultima istanza; proseguire nell'istituzione di un fondo speciale europeo, che assuma i debiti dei Paesi che eccedono il limite del 60 per cento del PIL, fissato dal Fiscal Compact, e che emetta obbligazioni a tassi di interesse ridotti con la garanzia di tutti gli Stati membri entro i limiti temporali determinati; nonché creare un nuovo meccanismo di solidarietà che contrasti le oscillazioni eccessive degli spread;
              i contenuti e le modalità con cui viene progressivamente condivisa a livello dell'Unione europea e della zona Euro sono sempre più incisivi e comparabili a quelli di uno Stato federale, a cominciare dalla rottura del principio unanimistico per l'entrata in vigore dei Trattati di cui all'articolo 14, comma 2, del Trattato sul Fiscal Compact;
              le modalità di integrazione politica continuano invece ad essere deboli e comunque sempre più inadeguate;
              ai fini di una riduzione del debito pubblico credibile e socialmente ed economicamente sostenibile, occorre implementare i citati Regolamenti del Consiglio europeo del luglio 1997 e del novembre 2011, con riferimento «ai fattori rilevanti» – crescita potenziale, ciclo economico e indebitamento netto del settore privato – e in parallelo avviare un'azione credibile di riduzione strutturale dello stock del debito pubblico;
              appare sempre più opportuno, nell'ambito di una disciplina fiscale, assicurare un'unitarietà e integrità del diritto dell'Unione europea e del suo quadro istituzionale, evitare che si introducano vincoli più rigidi di quanto già concordato ma soprattutto è auspicabile che si bilancino le norme relative alla disciplina di finanza pubblica con disposizioni volte a promuovere la crescita e la competitività, rafforzando l'integrazione economica all'interno del mercato unico;
              c’è il concreto rischio che politiche restrittive in fase recessiva allontanino la crescita generata da effetti prociclici, bisogna quindi spezzare questo circuito che rischia di affievolire il consenso della costruzione europea da parte dei cittadini e alimentare il nazionalismo ed il provincialismo in un momento in cui occorre più europeismo, l'isolazionismo in un momento in cui occorre la capacità di governare fenomeni di integrazione europee globale;
              le misure per la crescita adottate nel corso del vertice del 29 giugno, confermate nell'Eurogruppo dello scorso 9 luglio, quali la ricapitalizzazione della BEI ed i project bond, rappresentano l'avvio di una vera politica europea per la crescita e lo sviluppo,

impegna il Governo:

          a considerare il Titolo III del Trattato, che contiene le disposizioni relative alle regole sulla finanza pubblica, il cosiddetto Fiscal Compact, tra le quali il pareggio di bilancio e un meccanismo automatico per l'adozione di misure correttive in tema di deficit e di debito pubblico, come un tutt'uno, così come avviene negli altri Paesi dell'Unione europea;

          a proseguire un'operazione seria, continua, strutturale di riduzione dello stock di debito pubblico;

          ad adoperarsi, presso i principali partner europei ai fini di confermare l'agenda per la crescita quale priorità della politica europea e ad intraprendere ogni necessaria iniziativa affinché il «Piano per la crescita in Europa» si possa, quanto prima, tradurre in concrete misure per lo sviluppo;

          affinché venga riservata maggiore attenzione alle politiche per l'occupazione e per le piccole e medie imprese; alla costruzione di un vero mercato europeo del lavoro; al finanziamento delle imprese che soffrono per stretta del credito, nonostante gli interventi di liquidità a lungo termine della Banca centrale europea;

          a sostenere in ogni sede incisive forme di integrazione politica tra i Paesi della zona Euro e a livello dell'Unione europea, comprese forme di legittimazione o elezione diretta del Presidente della Commissione e del Consiglio europeo.
9/5358/3. Cambursano.


      La Camera,
          premesso che:
              il vertice dell'Eurozona e il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012 hanno compiuto un passo importante verso la costruzione di un'autentica unione economica, riconoscendo la necessità di elaborare una tabella di marcia verso un'unione fiscale ed un'unione bancaria;
              occorre che il Consiglio europeo di dicembre adotti le proposte che saranno predisposte da parte del «quartetto» coordinato dal Presidente Van Rompuy e, auspicabilmente, della Commissione europea, assicurando un percorso a tappe, indicate in modo preciso e dettagliato, per la realizzazione, da un lato, di una unione fiscale e di un sistema centralizzato di vigilanza e di garanzia del sistema creditizio e, dall'altro, di strumenti di mutualizzazione del debito, quali gli stability bond o quanto meno un fondo europeo di redenzione;
              l'introduzione di meccanismi per prevenire e correggere le politiche di bilancio, che incidono sull'esercizio delle sovranità nazionali, sarà accettabile politicamente e sostenibile giuridicamente ed economicamente solo se giustificata dalla effettiva condivisione dei rischi;
              è pertanto possibile e auspicabile proseguire la riflessione sugli strumenti per la mutualizzazione del debito che potrà tuttavia essere realizzata soltanto nel quadro di una compiuta unione politica e democratica;
              il Consiglio europeo di dicembre dovrà pertanto porre le basi per un progetto di integrazione politica in senso federale, che parta dalla istituzione di un ministro europeo dell'economia e di un dipartimento del tesoro europeo e conduca alla creazione degli Stati uniti d'Europa, riavviando il prima possibile e in ogni caso entro il 2014, il processo costituente;
              dando seguito al Patto sulla crescita e l'occupazione, approvato dal Consiglio europeo del 28-29 giugno, occorre definire a medio termine, nel quadro della nuova unione fiscale, una strategia per la crescita e l'ammodernamento del sistema economico europeo, considerando anche l'emissione di titoli europei di debito per il finanziamento di grandi progetti a forte potenziale di crescita;
              appare altresì necessario addivenire alla rapida definizione delle modalità attraverso cui il MES, e in via transitoria per l'EFSF, potranno intervenire sui mercati, come concordato dal Consiglio europeo del 28-29 giugno su iniziativa del Governo italiano, per stabilizzare il differenziale dei tassi di interesse sulle emissioni di debito pubblico;
              va altresì valutata, per le stesse finalità, l'introduzione di regole che consentano lo scorporo totale o parziale delle spese per gli investimenti pubblici, o quanto meno di quelle relative al cofinanziamento nazionale di progetti e programmi dell'Unione europea, dal calcolo del deficit strutturale dagli aggregati rilevanti ai fini della verifica del rapporto deficit/PIL delle spese per investimenti produttivi (cosiddetto «golden rule»),

impegna il Governo:

          ad assicurare alle Camere una adeguata informazione preventiva e successiva su tutte le decisioni relative all'attuazione del Fiscal compact e del Trattato MES, incluse le deliberazioni del consiglio dei governatori;
          a ribadire nelle sedi appropriate la necessità della costruzione dell'Europa politica e federale, rilanciando la discussione sul futuro dell'Europa.
9/5358/4. Gozi, Tempestini.


DISEGNO DI LEGGE: S. 3240 – RATIFICA ED ESECUZIONE DEL TRATTATO CHE ISTITUISCE IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), CON ALLEGATI, FATTO A BRUXELLES IL 2 FEBBRAIO 2012 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 5359)

A.C. 5359 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 5359 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 febbraio 2012.

A.C. 5359 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data al Trattato di cui all'articolo 1 a decorrere dalla data della sua entrata in vigore in conformità a quanto disposto dall'articolo 48 del Trattato stesso.

A.C. 5359 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

      1. Per l'attuazione del Trattato di cui all'articolo 1, è autorizzata la contribuzione per la sottoscrizione del capitale per la partecipazione del Meccanismo europeo di stabilità, mediante i versamenti stabiliti dagli articoli 9 e 41 del Trattato medesimo. In relazione al versamento delle quote della contribuzione, a decorrere dall'anno 2012 sono autorizzate emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, le cui caratteristiche sono stabilite con appositi decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, destinando a tale scopo tutto o parte del netto ricavo delle emissioni stesse. Tali importi non sono computati nel limite massimo di emissione di titoli di Stato stabilito dalla legge di approvazione del bilancio e nel livello massimo del ricorso al mercato stabilito dalla legge di stabilità. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
      2. I proventi derivanti dalla partecipazione al Meccanismo europeo di stabilità di cui all'articolo 23 del Trattato sono versati all'entrata del bilancio dello Stato.
      3. Qualora non sia possibile procedere mediante le ordinarie procedure di gestione dei pagamenti alla sottoscrizione del capitale di cui al comma 1 nei termini stabiliti, con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze può essere autorizzato il ricorso ad anticipazioni di tesoreria, la cui regolarizzazione, con l'emissione di ordini di pagamento sul pertinente capitolo di spesa, è effettuata entro il termine di novanta giorni dal pagamento.

A.C. 5359 – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 5359 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              i commi 3 e 4 dell'articolo 32 del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), prevedono forme di immunità da ogni giurisdizione per i beni e le proprietà del MES da chiunque detenuti;
              i beni e le disponibilità del MES non possono essere soggetti a perquisizione, sequestro; i locali, gli archivi e i documenti del MES sono inviolabili;
              in sostanza sono estese al Fondo, ai suoi gestori e ai dipendenti garanzie equiparabili a quelle del Corpo diplomatico;
              il consiglio dei governatori del MES è composto dai ministri finanziari dei singoli Stati, i ministri nominano a loro volta dei membri supplenti, e nominano membro effettivo e supplente del consiglio d'amministrazione, al quale è demandato di svolgere tecnicamente le direttive del consiglio dei governatori,

impegna il Governo:

          in sede di sottoscrizione di eventuali protocolli/accordi aggiuntivi necessari per garantire status, privilegi ed immunità, ad individuare, nel rispetto dei princìpi stabiliti dai trattati vigenti, procedure e figure idonee a garantire verifiche e controlli puntuali sull'attività del MES e dei suoi funzionari, contemperando l'esigenza di garantire l'autonomia e l'indipendenza del MES e dei suoi funzionari nell'ambito delle loro mansioni, con la necessità di tutelare la legalità e la trasparenza del suo operato;
          a prevedere che il membro supplente del consiglio dei governatori, in luogo del titolare ministro delle finanze pro-tempore, sia un vice ministro o un sottosegretario dello stesso, e a attivare un procedimento di verifica parlamentare sui criteri di scelta e sui curriculum dei membri effettivo e supplente nell'ambito del consiglio d'amministrazione.
9/5359/1. Marsilio, Rampelli.


      La Camera,
          premesso che:
              i commi 3 e 4 dell'articolo 32 del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), prevedono forme di immunità da ogni giurisdizione per i beni e le proprietà del MES da chiunque detenuti;
              i beni e le disponibilità del MES non possono essere soggetti a perquisizione, sequestro; i locali, gli archivi e i documenti del MES sono inviolabili;
              in sostanza sono estese al Fondo, ai suoi gestori e ai dipendenti garanzie equiparabili a quelle del Corpo diplomatico;
              il consiglio dei governatori del MES è composto dai ministri finanziari dei singoli Stati, i ministri nominano a loro volta dei membri supplenti, e nominano membro effettivo e supplente del consiglio d'amministrazione, al quale è demandato di svolgere tecnicamente le direttive del consiglio dei governatori,

impegna il Governo:

          a valutare l'opportunità, in sede di sottoscrizione di eventuali protocolli/accordi aggiuntivi necessari per garantire status, privilegi ed immunità, di individuare, nel rispetto dei princìpi stabiliti dai trattati vigenti, procedure e figure idonee a garantire verifiche e controlli puntuali sull'attività del MES e dei suoi funzionari, contemperando l'esigenza di garantire l'autonomia e l'indipendenza del MES e dei suoi funzionari nell'ambito delle loro mansioni, con la necessità di tutelare la legalità e la trasparenza del suo operato;
          a prevedere che il membro supplente del consiglio dei governatori, in luogo del titolare ministro delle finanze pro-tempore, sia un vice ministro o un sottosegretario dello stesso, e a attivare un procedimento di verifica parlamentare sui criteri di scelta e sui curriculum dei membri effettivo e supplente nell'ambito del consiglio d'amministrazione.
9/5359/1.    (Testo modificato nel corso della seduta) Marsilio, Rampelli.


      La Camera,
          premesso che:
              in base all'articolo 32, comma 2, del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), tale organismo «è dotato di piena personalità e ha piena capacità giuridica per: a) acquisire e alienare beni mobili e immobili; b) stipulare contratti; c) convenire in giudizio e d) concludere un accordo ovvero i protocolli eventualmente necessari per garantire che il suo status giuridico e suoi privilegi e le sue immunità siano riconosciuti e che siano efficaci»;
              ai sensi del comma 3 del richiamato articolo 32, «i beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell'immunità da ogni forma di giurisdizione, salvo qualora il MES rinunci espressamente alla propria immunità in pendenza di determinati procedimenti o in forza dei termini contrattuali, compresa la documentazione inerente gli strumenti di debito»;
              parimenti il comma 4 dispone che i medesimi beni «non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative»;
              i successivi commi da 5 a 9 estendono tali immunità alla sede e agli uffici del MES nonché alle comunicazioni ufficiali e dispongono l'esenzione dagli obblighi autorizzatori previsti per l'esercizio dell'attività creditizia;
              il MES, i suoi attivi, le sue entrate, i suoi beni nonché le operazioni e transazioni autorizzate dal presente trattato sono esenti da qualsiasi imposta diretta;
              tale ampio corredo di immunità è completato dall'articolo 35, ai sensi del quale; «nell'interesse del MES, il presidente del consiglio dei governatori, i governatori e i governatori supplenti, gli amministratori, gli amministratori supplenti, nonché il direttore generale e gli altri membri del personale godono dell'immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell'esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell'inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti»;
              appare necessario prevedere una qualche forma di controllo sull'operato del MES e dei suoi agenti, che gestiranno disponibilità economiche particolarmente ingenti, determinate, in questa fase, in 700 miliardi di euro,

impegna il Governo

a valutare l'adozione di idonee iniziative, in sede europea, al fine di sostenere l'introduzione di controlli da parte delle competenti istituzioni dell'Unione sull'operato del MES e dei suoi dirigenti e dipendenti.
9/5359/2. Marinello, Pagano, Misuraca, Scalia, Marsilio.


      La Camera,
          premesso che:
              in base all'articolo 32, comma 2, del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), tale organismo «è dotato di piena personalità e ha piena capacità giuridica per: a) acquisire e alienare beni mobili e immobili; b) stipulare contratti; c) convenire in giudizio e d) concludere un accordo ovvero i protocolli eventualmente necessari per garantire che il suo status giuridico e suoi privilegi e le sue immunità siano riconosciuti e che siano efficaci»;
              ai sensi del comma 3 del richiamato articolo 32, «i beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell'immunità da ogni forma di giurisdizione, salvo qua1ora il MES rinunci espressamente alla propria immunità in pendenza di determinati procedimenti o in forza dei termini contrattuali, compresa la documentazione inerente gli strumenti di debito»;
              parimenti il comma 4 dispone che i medesimi beni «non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative»;
              i successivi commi da 5 a 9 estendono tali immunità alla sede e agli uffici del MES nonché alle comunicazioni ufficiali e dispongono l'esenzione dagli obblighi autorizzatori previsti per l'esercizio dell'attività creditizia;
              il MES, i suoi attivi, le sue entrate, i suoi beni nonché le operazioni e transazioni autorizzate dal presente trattato sono esenti da qualsiasi imposta diretta;
              tale ampio corredo di immunità è completato dall'articolo 35, ai sensi del quale; «nell'interesse del MES, il presidente del consiglio dei governatori, i governatori e i governatori supplenti, gli amministratori, gli amministratori supplenti, nonché il direttore generale e gli altri membri del personale godono dell'immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell'esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell'inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti»;
              appare necessario prevedere una qualche forma di controllo sull'operato del MES e dei suoi agenti, che gestiranno disponibilità economiche particolarmente ingenti, determinate, in questa fase, in 700 miliardi di euro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare idonee iniziative, in sede europea, al fine di sostenere l'introduzione di controlli da parte delle competenti istituzioni dell'Unione sull'operato del MES e dei suoi dirigenti e dipendenti.
9/5359/2.    (Testo modificato nel corso della seduta) Marinello, Pagano, Misuraca, Scalia, Marsilio.


INTERPELLANZE URGENTI

Intendimenti del Governo in merito alla sottoscrizione della «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica» – 2-01593

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
          le notizie di cronaca continuano a riproporre ormai quotidianamente l'emergenza della violenza contro le donne in Italia e in Europa, delineando un dramma umano e sociale che spesso si consuma innanzitutto all'interno dei nuclei familiari e che sollecita iniziative urgenti per assicurare sostegno alle vittime (a partire dai centri di ascolto e antiviolenza) e misure efficaci di contrasto e di prevenzione della violenza sulle donne;
          i numerosi e drammatici episodi di violenza trovano conferma nei dati diffusi recentemente dalla piattaforma Cedaw delle Nazioni Unite, secondo cui in Europa ogni giorno 7 donne vengono uccise dai loro partner. In Italia, nel 2011 sono morte 127 donne (il 6,7 per cento in più rispetto al 2010) e nel 2012 fino al mese di giugno si sono registrate già 63 vittime;
          le misure di sostegno alle vittime, di promozione di pari opportunità e di lotta ad ogni forma di discriminazione tra generi devono essere non solo rafforzate, ma accompagnate anche da un'azione ben più ampia ed incisiva per contrastare una cultura diffusa di acquiescenza, di tolleranza e di indifferenza verso ogni forma di violenza – fisica e psicologica – di cui purtroppo sono ancora vittime le donne in Italia;
          l'11 maggio 2011 a Istanbul la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica è stata aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d'Europa, degli Stati non membri che hanno partecipato alla sua elaborazione e dell'Unione europea;
          tale convenzione rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che si prefigge di creare un quadro normativo completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, grazie a misure di prevenzione, di tutela in sede giudiziaria, di sostegno alle vittime;
          in particolare, il testo della convenzione definisce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani fondamentali e una forma di discriminazione da contrastare, istituendo un collegamento diretto di estremo valore e di segno innovativo tra l'impegno a sradicare il fenomeno della violenza sulle donne e l'obiettivo di conseguire un'eguaglianza di genere, di fatto e di diritto;
          il testo della convenzione indica specifiche misure che gli Stati firmatari devono adottare per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati. Sono previste, in particolare: azioni istituzionali di prevenzione nel settore educativo e dell'informazione; sanzioni contro la violenza fisica, psicologica e sessuale, i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali, lo stalking; strumenti di sostegno medico, psicologico e legale alle vittime; meccanismi di monitoraggio sull'implementazione della convenzione, per assicurarne piena efficacia sul lungo periodo;
          la convenzione ad oggi è stata firmata da 21 Stati, tra i quali figurano Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Austria, Svezia, Finlandia, Norvegia, Grecia, Portogallo, Turchia, mentre per la sua entrata in vigore si dovrà attendere il numero minimo di 10 ratifiche, inclusi 8 Stati membri del Consiglio d'Europa;
          il 2 febbraio 2012 le donne parlamentari italiane componenti dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa hanno indirizzato un appello al Governo italiano per la sottoscrizione anche da parte dell'Italia della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica, consentendo al Parlamento italiano di procedere alla sua successiva ratifica. Le parlamentari auspicavano, inoltre, che il Governo italiano potesse assumere ogni iniziativa utile in sede comunitaria, affinché si giungesse alla firma della convenzione anche da parte dalla stessa Unione europea;
          nella stessa giornata del 2 febbraio 2012 la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità un ordine del giorno alla legge comunitaria 2011 che impegnava il Governo ad «adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi europee al fine di favorire in tempi brevi la firma e la ratifica da parte dell'Unione europea della suddetta convenzione, provvedendo altresì ad apporre la firma italiana e conseguentemente a sottoporre il provvedimento al Parlamento italiano per la sua ratifica»;
          il 29 febbraio 2012 il Ministro interpellato ha risposto all'appello delle parlamentari italiane con una lettera in cui affermava che «la promozione dei diritti delle donne, anche attraverso un'attiva partecipazione alle molteplici iniziative internazionali sul tema, trova una collocazione prioritaria in seno alla nostra azione di politica estera in materia di diritti umani, tanto sul piano bilaterale quanto nei fori multilaterali. Posso, pertanto, assicurare che l'Italia intende sottoscrivere quanto prima la convenzione e che, nei prossimi giorni, verranno completate le procedure interne»;
          il 7 marzo 2012 il Sottosegretario per gli affari esteri Marta Dassù, intervenendo in III Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati in risposta ad un'interrogazione, ha dichiarato che il Governo annette grande importanza alla Convenzione del Consiglio d'Europa sul contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne e la violenza domestica. Essa rappresenta uno strumento di notevole rilievo per contribuire ad affrontare in maniera organica e giuridicamente onnicomprensiva queste tematiche e proteggere le donne contro ogni forma di violenza. Il Sottosegretario ha, inoltre, confermato che «il Governo è convinto del valore aggiunto che l'adesione ad un quadro normativo comune, quale la convenzione, potrà assicurare per elevare ulteriormente il livello di protezione delle donne e delle vittime di violenza domestica. Posso, quindi, confermare che il Governo intende sottoscrivere la convenzione quanto prima, in linea con gli auspici espressi dal Parlamento»;
          i citati pronunciamenti del Governo italiano rappresentano segnali univoci ed estremamente positivi, che testimoniano una chiara volontà dell'Esecutivo in relazione all'adesione dell'Italia alla suddetta convenzione, che si riconosce come uno strumento giuridico fondamentale per rafforzare l'azione di contrasto ad ogni forma di violenza, di abuso o di discriminazione di cui siano vittime le donne  –:
          per quale motivo il Governo italiano, pur essendo trascorsi molti mesi dai citati pronunciamenti positivi, non abbia ancora provveduto a firmare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica e se dagli approfondimenti compiuti dalle amministrazioni interessate e necessari per completare le previste procedure interne per l'adesione siano emerse specifiche ragioni ostative;
          in che tempi il Governo italiano, in coerenza con gli impegni già assunti in tal senso in sede parlamentare, intenda sottoscrivere la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica e procedere alla successiva presentazione del relativo disegno di legge di ratifica da sottoporre all'esame del Parlamento.
(2-01593) «Mogherini Rebesani, Bergamini, Binetti, Bongiorno, Polledri, Tempestini, Villecco Calipari, Cenni, Albini, Bellanova, Concia, De Biasi, Farinone, Fedi, Froner, Gnecchi, Lucà, Marchi, Motta, Murer, Piccolo, Rigoni, Rosato, Servodio, Tullo, Bressa, Mattesini, Braga, Mariani, Miotto, Mastromauro, Rossa, Sereni, Rossomando, Gozi, Lulli, Touadi, Baretta, D'Incecco, Codurelli».


Iniziative per chiarire la disciplina in materia di proroga del mandato dei rettori in carica nella fase di prima attuazione della riforma universitaria del 2010 – 2-01600

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          il comma 9 dell'articolo 2 della legge 30 dicembre 2010, n.  240, dispone che il mandato dei rettori in carica al momento dell'adozione dello statuto di cui ai commi 5 e 6 è prorogato fino al termine dell'anno accademico successivo. Sono poi formulate due ulteriori ipotesi residuali ovvero:
              a) sono comunque fatte salve le scadenze dei mandati in corso previste alla data dell'elezione dei rettori eletti, o in carica, se successive al predetto anno accademico;
              b) il mandato dei rettori, i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, sono stati eletti ovvero stanno espletando il primo mandato, è prorogato di due anni e non è rinnovabile;
          la ratio della legge è quella di assicurare tempi certi e rapidi per il cambiamento, distinguendo, peraltro, la sorte degli organi collegiali e monocratici elettivi, che decadono al momento della costituzione di quelli previsti dal nuovo statuto, dal rettore, per il quale sono dettati tempi certi con la regola generale della proroga di un anno aggiuntivo rispetto al proprio mandato;
          la norma è chiara nell'indicare il momento da considerare ai fini della proroga generale, facendo espressamente riferimento alla prima adozione dello statuto disposta con delibera del senato accademico su parere favorevole del consiglio di amministrazione, nel termine di sei mesi dall'entrata in vigore della legge, prorogabile di altri tre mesi ai sensi dei commi 5 e 6;
          poiché la legge è entrata in vigore il 29 gennaio 2011, il nuovo statuto doveva essere fatto entro il 29 luglio 2011, fatti salvi gli atenei che, avendo beneficiato della proroga di tre mesi, potevano provvedere entro il 29 ottobre 2011;
          come emerge dalla lettura della sentenza n.  261 del 2012 del tribunale amministrativo regionale dell'Umbria, ci sono casi in cui il decano dell'Università degli studi di Perugia, essendovi tenuto, si è rifiutato di indire le elezioni del nuovo rettore, sulla base del presupposto che il rettore debba conservare la carica fino al completamento dell'anno accademico successivo a quello nel corso del quale si è portato a compimento il percorso di adozione del nuovo statuto;
          dalla stessa sentenza emerge che la decisione del decano dell'Università degli studi di Perugia sarebbe stata assunta anche sulla base di una nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che avrebbe avallato un'interpretazione della norma secondo la quale il termine non decorrerebbe dalla data di adozione dello statuto, come sopra indicata, ma da quella di definitiva approvazione dello statuto, a seguito dell'espletamento della procedura ministeriale di controllo;
          il tribunale amministrativo regionale nella decisione richiamata evidenzia con chiarezza i motivi di diritto che impediscono la strada interpretativa seguita dal decano dell'Università degli studi di Perugia e dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, evidenziando, tra l'altro, la circostanza che la legge nel fissare il termine non richiama la procedura di controllo regolata dai commi 7 e 8, ma solo la procedura di prima adozione regolata dai commi 5 e 6;
          appare evidente che una tale lettura rappresenta, tanto sul piano giuridico quanto su quello strategico, un grave rischio per il sistema universitario. Per quanto riguarda il profilo giuridico e amministrativo, si crea un serio stato di incertezza, con possibili effetti sulla legittimità degli atti adottati dal rettore quale organo scaduto e non rinnovato nei termini di legge. Per quanto riguarda il piano strategico, una tale interpretazione andrebbe contro lo spirito della legge n.  240 del 2010, che ha affidato la sua attuazione a precisi termini con la sostituzione, di fatto, di un termine indeterminato e incerto a un termine determinato e certo. La legge, infatti, non prevede termini precisi nel caso in cui, come sta accadendo in maniera diffusa, la fase di controllo comporti una dialettica tra ateneo e Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per cui il sistema perderebbe un punto di riferimento con alterazione dei rapporti tra gli organi nella delicata fase di transizione;
          tale situazione rischia di creare abusi, tanto che sembra che in alcune sedi universitarie i rettori in carica già prorogati intendano impedire, o quanto meno ritardare ulteriormente, il regolare svolgimento di elezioni già convocate dal decano a norma della legge n.  240 del 2010;
          i fatti in questione costituiscono, a giudizio degli interpellanti, prima di tutto una violazione di legge, in quanto non è possibile con determinazioni ministeriali modificare termini di legge chiari, ma potrebbero avere anche dei riflessi di compatibilità con principi costituzionali, in quanto l'autonomia universitaria, ai sensi dell'articolo 33 della Costituzione, deve essere esercitata nei limiti indicati dalla legge e situazioni del genere impediscono l'estrinsecarsi dell'autonomia degli atenei in violazione delle norme che la presidiano;
          la delicata situazione in cui versa il sistema universitario oggi suggerisce di evitare ulteriori elementi di confusione nell'attuazione della riforma degli atenei esposti a cambiamenti di norme e di indicazioni che rallentano lo svolgimento della vita democratica degli atenei e le elezioni dei nuovi rettori  –:
          se, alla luce della sentenza sopra citata, il Governo non ritenga necessario ripristinare con la massima sollecitudine la certezza del diritto nella governance dell'università, anche al fine di evitare contenziosi che potrebbero insorgere tra i diversi atenei e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nonché all'interno dei medesimi atenei, e per dare una corretta e chiara indicazione sull'applicazione delle citate norme.
(2-01600) «Binetti, Galletti».


Iniziative urgenti per la definizione di strategie di politica industriale volte al sostegno del gruppo Finmeccanica, con particolare riferimento alle aziende che operano nel settore del segnalamento e delle costruzioni ferroviarie e nel settore energetico –   2-01592

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          Finmeccanica, gruppo industriale a partecipazione pubblica, è al primo posto nel settore dell'alta tecnologia, è l'ottavo produttore mondiale di materiale militare, responsabile del 72 per cento delle esportazioni italiane (2009), nona potenza economica a livello nazionale e 399o a livello globale (2008);
          Finmeccanica produce beni a uso civile, quali veicoli, velivoli, tecnologie di comunicazione, apparati elettronici ed ottici, sistemi per la produzione di energia, occupa 75 mila dipendenti, di cui 42.000; in Italia, gli investimenti in ricerca e sviluppo sono circa il 12 per cento del fatturato; i principali mercati sono Italia, Stati Uniti ed Inghilterra; negli Stati Uniti Finmeccanica si posiziona al ventiquattresimo posto tra i fornitori del Pentagono, mentre in Inghilterra assorbe il 15 per cento degli stanziamenti del Ministero della difesa britannico;
          con il completamento del ricambio del vertice di Finmeccanica e Selex è iniziato il riassetto organizzativo del gruppo che ha registrato forti perdite nel bilancio consuntivo 2011, non solo nei comparti già in sofferenza, come trasporti e aeronautica, ma anche nell'elettronica professionale militare e civile ed è chiamato a fare i conti con una situazione di emergenza finanziaria e di posizionamento nei mercati nazionali ed esteri, il tutto nel pieno della crisi economica e industriale che coinvolge l'intera industria italiana;
          le condizioni critiche dei mercati di riferimento in Italia, Gran Bretagna, Usa e Libia, dove vengono a mancare importanti commesse, hanno sicuramente giocato un ruolo determinante nel deterioramento dei conti del gruppo; gli oneri finanziari rischiano di affossare un gruppo leader internazionale in molti settori che, negli ultimi anni, ha avuto una espansione nell'elicotteristica e nell'elettronica per la difesa, dove si concentra il 60 per cento del fatturato e il 66 per cento del margine operativo;
          con tali premesse è urgente conoscere le strategie complessive per la riduzione dell'indebitamento del gruppo che sembra orientato a importanti dismissioni, mentre, anche sulla base della spending review, sarebbe utile cominciare dalla vendita degli immobili e dalla riduzione dei costi di struttura;
          oggi Finmeccanica vale poco più di 2 miliardi di euro (valeva 9 miliardi nel 2007) e se non fosse più che blindata dal controllo pubblico diventerebbe oggetto di possibili scalate; il gruppo ha dei punti di forza abbastanza considerevoli, ma i problemi più pesanti riguardano circa il 25 per cento delle sue attività, il settore ferroviario, con Ansaldo Breda e quello aeronautico, con Alenia Aeronautica, mentre stanno sorgendo difficoltà nel settore della difesa;
          Finmeccanica deve tagliare il debito che pesa per 4,5-5 miliardi di euro ed equivale a due volte e mezzo il margine operativo lordo; l'eccesso di debito rispetto ai concorrenti deprime il titolo e ingessa l'impresa;
          il bilancio 2011 ha una perdita netta significativamente più alta di quanto denunciato nei primi nove mesi ed è previsto che, entro la fine del 2012, sul conto economico saranno caricati altri oneri legati alla ristrutturazione dell'elettronica della difesa, oltre alla prevista svalutazione, attraverso una verifica del valore, della partecipazione di controllo nell'americana Drs (intorno a 500 milioni di euro);
          la discussione in atto nel Paese sulle spese per la difesa prefigura in futuro ulteriori tagli alle commesse per gli apparati militari e i sistemi d'arma di cui Finmeccanica è la maggiore fornitrice (il 35 per cento del suo fatturato proviene da tali programmi);
          in particolare la discussione verte sul controverso Joint strike fighter, o F-35, il cacciabombardiere più costoso della storia; fra ritardi, errori e rinvii, il progetto della Lockheed ha subito tanti ritocchi nel preventivo che oggi ogni esemplare dovrebbe costare 200 milioni di euro;
          la decisione sulla qualità dei tagli alle spese militari non può essere assunta senza prima avere definito il modello di difesa anche in relazione alle linee di politica estera che si intendono adottare; la politica della difesa deve essere integrata a livello europeo e la politica estera deve favorire gli scambi con i Paesi emergenti che hanno necessità di tecnologie presenti nelle società del gruppo;
          le Forze armate e il loro equipaggiamento dovranno essere coerenti con tale modello di difesa, che deve derivare da una più puntuale politica estera, nell'ottica di un modello di difesa a dimensione europea e con una forte integrazione industriale con gli altri Paesi dell'Unione europea;
          il ridimensionamento della spesa militare in Italia può essere ricondotto a due possibili opzioni:
              a) una riduzione di organico da 190.000 effettivi a circa 160.000, con l'obiettivo di conseguire risparmi di spese del personale, comunque di difficile attuazione in breve-medio periodo, che dovrebbero permettere il sostegno a investimenti in tecnologie e sistemi d'arma, ivi compreso il controverso programma F-35;
              b) un programma di razionalizzazione della spesa (dismissioni immobiliari, miglior utilizzo del personale), che mantenga funzioni e ruoli delle Forze armate attraverso investimenti in tecnologie compatibili con un sistema industriale nazionale integrato con l'industria della difesa degli altri Paesi europei e rispondente al modello di difesa europeo;
          la seconda opzione appare sicuramente come la più adeguata e quella maggiormente in grado di determinare un modello di difesa non solo collegato alle linee di politica estera, ma anche ad orientare lo sviluppo dell'industria nazionale;
          se si concentra l'attenzione esclusivamente sugli interessi del mercato italiano, con il programma F35, anche ridimensionato, le ricadute industriali su Finmeccanica e sulle altre imprese industriali italiane saranno molto limitate;
          l'esito potrebbe essere un confinamento della nostra industria alla fornitura di parti dei sistemi d'arma e un forte ridimensionamento dei volumi produttivi, della ricerca e dello sviluppo industriale, con la perdita di qualsiasi ruolo di integratore di sistema;
          l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi ha tracciato, nei giorni scorsi a Londra, in occasione del salone internazionale dell'aeronautica, la strategia per tornare a una leadership di mercato, offuscata dalle vicende giudiziarie in corso;
          secondo l'amministratore delegato il 2012 sarà l'anno del recupero e del rilancio, che dovrà passare attraverso una maggiore internazionalizzazione, conseguente all'abbattimento delle spesa per armamenti da parte dei Paesi occidentali e alla crescita delle medesime da parte delle nazioni emergenti, come l'India e il Brasile, fortemente interessate alle tecnologie per la difesa militare;
          il piano di riassetto di Finmeccanica sarà legato anche a una razionalizzazione della struttura industriale in Italia, con dismissioni da un miliardo di euro entro l'anno, e al varo della nuova «super Selex», società di elettronica che ingloba le controllate Selex sistemi integrati, Selex Elsag e Selex Galileo, che sarà operativa nel 2013;
          il piano prevederebbe, inoltre, un'attenta selezione degli investimenti più remunerativi e un particolare impegno sulla tecnologia dual, sviluppata per il settore della difesa, ma in grado di essere riconvertita e commercializzata per usi civili;
          il dossier più allarmante per l'Italia è quello delle annunciate dismissioni degli asset, considerati non strategici, dei trasporti e dell'energia, che varrebbero un 1 miliardo di euro e per i quali vi sarebbe, rispettivamente, l'interesse della giapponese Hitachi e della tedesca Siemens;
          l'internazionalizzazione assumerebbe, dunque, un ruolo cruciale; ai tradizionali mercati di Finmeccanica (Italia, Usa e Regno Unito) si aggiungerebbe la Polonia, dove AgustaWestland ha acquisito la società elicotteristica Pzl, e, a livello globale, Russia, Libia, Algeria, India, Malesia, Australia e Brasile;
          la fusione tra Alenia e Aermacchi come possibile preludio all'apertura a qualche socio esterno apportatore di capitale non basta, ne è, pertanto, discesa la decisione di allontanare le fonti di perdita, come Ansaldo Breda (con un ordine di grandezza di mezzo miliardo di euro), di vendere le partecipazioni nei settori considerati non strategici, come il 40 per cento di Ansaldo Sts, il gioiello di famiglia da cedere assieme all'Ansaldo Breda, il 55 per cento di Ansaldo Energia, che secondo Deutsche Bank, vale 670 milioni di euro;
          a ciò si aggiunga il 25 per cento della Mbda, la joint venture missilistica con Eads e Bae System (400 milioni di euro), e, infine, il 15 per cento dell'Avio, motori aerei ex Fiat, 250 milioni di euro; con queste cessioni e con la focalizzazione della gestione sulla generazione di cassa, Finmeccanica pensa di potersi riallineare ai grandi concorrenti;
          il riassetto organizzativo interno con la costituzione di Selex elettronic system, come confluenza di Selex sistemi integrati, Selex Galileo e Selex Elsag, prefigura una razionalizzazione delle attività oggi operanti nei vari siti produttivi e di sviluppo industriale;
          l'unificazione in un'unica società delle tre Selex può offrire, invece, un'occasione per una maggiore integrazione tra le realtà presenti sul mercato civile e un'opportuna ottimizzazione degli investimenti in tecnologie e razionalizzazione dei costi, producendo possibili sinergie per una crescita complessiva di fatturato e occupazione;
          occorre ripensare l'intera strategia di Finmeccanica, il suo perimetro di intervento deve essere salvaguardato, le attività civili non possono essere dismesse: ne soffrirebbe pesantemente l'occupazione e l'indotto e interi territori già colpiti pesantemente dalla crisi;
          in particolare, l'uscita di Finmeccanica dai predetti settori significherebbe il totale abbandono della presenza italiana in comparti strategici per l'ammodernamento del Paese, con la conseguenza di lasciare questo mercato in mano a imprese straniere con ulteriori aggravi della nostra bilancia commerciale;
          per l'Italia significherebbe regalare ai francesi e ai tedeschi il nostro mercato, distruggendo aziende che, invece, possono, opportunamente strutturate e organizzate, non solo competere nel mercato interno, ma partecipare a importanti occasioni internazionali;
          per Finmeccanica è fondamentale il contributo dello Stato agli investimenti in ricerca e sviluppo e vanno ricercate le risorse necessarie a mantenere la competitività del gruppo; l'intervento dello Stato va articolato su più fronti, ma tutti ispirati ad una politica di sviluppo sostenibile e di politica estera e di difesa;
          l'insieme delle produzioni industriali di Finmeccanica sono essenziali per il Paese e vanno sostenute con adeguate politiche; la ricerca di profittabilità ad ogni costo contrasta con una visione di lungo periodo, per il quale occorrono investimenti a redditività differita indispensabili per la salvaguardia del patrimonio tecnologico e produttivo;
          Ansaldo Breda, Ansaldo Sts, Ansaldo Energia, Elsag, Avio, Menarini, Alenia Thales rappresentano importanti pezzi del sistema della grande impresa italiana da maneggiare con cura, sotto l'occhio del Governo azionista;
          le difficoltà di bilancio presenti in alcune società vanno affrontate con attenta valutazione delle qualità del management nella loro capacità di riorganizzarle, ridurre gli sprechi e avere una visione di rilancio industriale nei rispettivi comparti;
          devono essere individuate risorse per garantire gli investimenti nelle varie aree dove il presidio industriale è già abbastanza forte, anche se non sempre adeguato (si investe già il 12 per cento dei ricavi), e nella ricerca di partner nell'ottica di integrazione di filiera e complementarietà di mercato;
          nel settore della difesa si tratta di definire quali risparmi e rinunce decidere, a fronte di impegni internazionali e persino interni sempre più estesi; le Forze armate impegnate in scenari geopolitici complessi e pericolosi vanno, infatti, equipaggiate in modo appropriato, i mezzi utilizzati devono essere mantenuti ed il personale formato e difeso;
          il comparto aerospazio e difesa è uno dei pochi settori industriali dove la filiera nazionale è competitiva, il personale impiegato è di alta qualificazione, esistono distretti tecnologici e industriali, anche se vanno migliorati e ricondotti a sistema per massimizzarne la resa;
          importanti sono le ricadute della ricerca militare e spaziale nei comparti civili; si tratta di aumentare la sinergia per le cosiddette tecnologie duali, la capacità di trasferire in apparati e sistemi per le infrastrutture i risultati delle tecnologie sviluppate nei sistemi militari (radaristica, aeronautica, avionica, monitoraggio reti complesse, comunicazione, nuovi materiali ed altro);
          il gruppo Finmeccanica va sostenuto dallo Stato per la realizzazione di trasferimenti tecnologici a nuovi prodotti e sistemi e, contestualmente, va attivato un mercato pubblico e privato che utilizzi le nuove applicazioni in ambito civile (energia ecocompatibile e relativa rete di trasporto, risparmio energetico, monitoraggio ambientale e di reti complesse ed altro);
          ciò vale soprattutto nei comparti civili dove, invece di vendere, sarebbe quanto mai urgente ripartire da un progetto di rilancio per l'insieme del settore del trasporto su rotaia e su gomma, sull'energia, sulle infrastrutture di rete sulle telecomunicazioni terrestri e spaziali, sull'elettronica professionale e informatica; fondamentale è il sostegno all'integrazione tra ricerca universitaria e ricerca industriale;
          il sostegno alle politiche di investimento e sviluppo del settore delle infrastrutture civili, come il ferroviario e l'energia, rappresentano elementi importanti e qualificanti di una nuova concezione dello sviluppo, tanto più che la maggior parte dei Governi ha stabilito o sta definendo tagli al settore militare;
          è necessario definire il piano nazionale dei trasporti e i relativi investimenti, creando un polo nazionale della costruzione ferroviaria, che blocchi immediatamente qualsiasi decisione di cessione di imprese strategiche, come Ansaldo Breda, e che predisponga un piano di riorganizzazione dell'intero settore;
          a tale fine è indispensabile utilizzare le risorse pubbliche afferenti alla Cassa depositi e prestiti, i fondi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, oltre ai fondi dell'Unione europea per la ricerca e lo sviluppo;
          la ricerca di antiche e nuove responsabilità sulle cause di questa situazione, che comunque esistono e non hanno risparmiato inchieste della magistratura sugli attuali dirigenti, non deve distogliere dalla questione essenziale delle pesanti ricadute sui lavoratori e sul futuro industriale del gruppo, sul quale ha pesato la totale mancanza di una seria politica industriale da parte del precedente Governo;
          per orientare le scelte prioritarie di Finmeccanica non si può pensare solo al conto economico e a quanto accade in borsa, ma è essenziale mantenere il controllo pubblico per garantire continuità industriale e sviluppo;
          se davvero si vuole impostare la crescita del Paese all'insegna dell'equità sociale, Finmeccanica è da considerarsi un volano indispensabile per fornire alla piccola e media impresa italiana la possibilità di stare agganciata a prodotti tecnologicamente avanzati  –:
          quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interpellati al fine di mettere a punto una strategia di politica industriale volta al sostegno del gruppo Finmeccanica e programmi chiari di politica estera e di difesa, anche ai fini del rilancio dell'apparato produttivo nazionale;
          quali misure si intendano, in particolare, promuovere per il rafforzamento delle aziende di Finmeccanica che operano nel settore del segnalamento e delle costruzioni ferroviarie e nel settore energetico, che hanno un'importanza di primo piano per il tessuto produttivo di vasti territori e dell'intero Paese.
(2-01592) «Vico, Lulli, Ventura, Froner, Villecco Calipari, Colaninno, Fadda, Marchioni, Martella, Mastromauro, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Zunino, Gatti, Baretta, Tullo».


Elementi ed iniziative in merito all'andamento dell'economia italiana –   2-01597

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          le previsioni di andamento del reddito nazionale formulate in varie sedi sono significativamente peggiori di quelle contenute nel documento di economia e finanza 2012;
          vanno valutati i riflessi negativi che tali andamenti avrebbero sul già elevatissimo tasso di disoccupazione generale e giovanile in particolare;
          nelle motivazioni del grave declassamento operato da Moody's del debito pubblico italiano si rileva la mancanza di crescita prevista per l'economia italiana;
          dopo aver dato l'impressione di avere valutato in tutta la sua gravità la crisi dell'eurozona, ancora una volta l'Europa tende a rinviare l'operatività delle decisioni prese dal Consiglio dei Capi di Stato e di Governo;
          per tutte queste ragioni, l'Italia è sostanzialmente sola davanti ai suoi problemi  –:
          quali siano attualmente le valutazioni del Governo sull'andamento dell'economia italiana nel biennio 2012-2013 e se non ritenga di dover aggiornare le indicazioni contenute nel documento di economia e finanza;
          se il Governo intenda adottare iniziative capaci di imprimere un andamento meno negativo all'economia italiana;
          quali siano le misure atte a questo scopo e quale possa essere il diverso profilo congiunturale che tali decisioni possano determinare.
(2-01597) «La Malfa, Brugger».