XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 677 di lunedì 6 agosto 2012

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 14.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 31 luglio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Consolo, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leone, Lombardo, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisacane, Pisicchio, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,05).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, brevemente. Da domenica scorsa a Palermo sta bruciando la discarica di Bellolampo. Si tratta di un incendio doloso su cui, peraltro, sta già indagando la procura della Repubblica. Una grande parte della città è avvolta da una nuvola di fumo, ma l'odore acre dei rifiuti bruciati si avverte quasi in tutta la città. Nel frattempo, poiché la discarica è inagibile, i rifiuti hanno praticamente invaso le strade. Insomma, si tratta di una vera e propria emergenza dai contorni oscuri trattandosi, appunto, di un incendio doloso.
Tutto ciò si iscrive in una situazione già delicatissima, che investe l'azienda comunale che è stata sottratta al fallimento dal tribunale e consegnata ad una gestione commissariale i cui commissari sono stati nominati dal Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Tuttavia, la situazione non è cambiata dal punto di vista del deficit.
Si tratta di un fatto grave, del quale anche forse poco si è parlato sui media e sul quale, signor Presidente, le volevo chiedere, ovviamente compatibilmente con i nostri lavori parlamentari, la possibilità di avere, nella giornata di domani, un'informativa da parte del Governo per sapere, atteso che vi è anche la nomina dei commissari da parte del Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e Pag. 2dei trasporti, quale sia effettivamente la situazione e che cosa si pensa di fare o cosa si può fare nelle prossime ore.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, per la verità, il Governo è stato già interessato, e in occasione della Conferenza dei presidenti di gruppo nella giornata di oggi vedremo se sarà possibile fissare l'informativa nella giornata di domani.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3396 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (Approvato dal Senato) (A.C. 5389) (ore 14,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini.
Ricordo che nella seduta del 2 agosto si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5389)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5389) nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 5389). Ricordo che proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 5389).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5389)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, professor Vittorio Umberto Grilli. Ne ha facoltà.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche se apparirà rituale, il mio gruppo protesta per questa ennesima richiesta di fiducia da parte del Governo. Vorrei anche ricordare che oggi è assente - credo colpevolmente, salvo che non sia malato - il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Giarda, che in occasione - non credo di rivelare qualcosa di segreto - dell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo dichiarò e ribadì che il Governo si riservava la possibilità di porre la questione di fiducia in relazione al numero degli emendamenti presentati.
Allora, vorrei ricordare a quest'Aula che le opposizioni, Lega Nord e Italia dei Valori, hanno presentato in tutto tre emendamenti, che mi sembra non giustifichino minimamente la posizione della questione di fiducia. È vero che vi è un fascicolo un po' più grande, con 150 emendamenti. Evidentemente, 147 sono stati presentati dalla maggioranza. Quindi, mi verrebbe da dire che se vi sono emendamenti che comportano la richiesta di Pag. 3fiducia, evidentemente sono contro il Governo da parte della stessa maggioranza.
Ma il fatto più grave, signor Presidente, ed è questo che vorrei dire, è che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 21 febbraio del 2011 ha mandato un messaggio al Presidente della Camera nel quale ricordava un passaggio oltre le condizioni ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione che giustificano il ricorso al decreto-legge e che già non ci sarebbero. Egli ha fatto un'aggiunta di tre righe in cui ha detto che particolarmente grave è la posizione della questione di fiducia quando riguardi decreti-legge, perché viene per due motivi in questo modo compressa in modo assolutamente grave la possibilità di intervento e di discussione del Parlamento.
Quindi, il Governo sta comportandosi in modo esattamente contrario a quello richiesto soltanto un anno fa dal Presidente della Repubblica, il che giustifica che noi chiediamo, ai sensi di questo messaggio del Presidente della Repubblica, che il Presidente della Repubblica quando dovrà poi procedere alla promulgazione dell'articolo 1 di conversione si ricordi di quello che ha scritto un anno fa.
Ma è ancora più grave la questione perché - vorrei concludere con questo - anche questi 147 emendamenti della maggioranza in larga parte non sono stati presentati in Commissione, dove avrebbero dovuto essere discussi e votati, ma trovo emendamenti molto interessanti che riguardano questioni sul tappeto molto importanti e che sono stati presentati da importanti e autorevoli esponenti del PD solo qui in Aula, quando sapevano già che non sarebbero mai stati discussi. Erano emendamenti che probabilmente, discussi in Commissione e votati, potevano portare ad una modifica in senso migliorativo del decreto sulla spending review che, ribadisco - ma lo dirò poi quando sarà il momento - comporta ancora più tasse a carico dei cittadini.
Allora, signor Presidente, anche questo modo di procedere è un modo di procedere che qualcuno deve spiegare al Paese, deve spiegare ai cittadini, e per questo motivo noi ribadiamo la nostra protesta contro questo comportamento da parte del Governo, con questa ennesima questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, l'onorevole Borghesi credo che abbia fatto una panoramica molto attenta di quello che sta succedendo. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, ovviamente come ho già fatto in altre occasioni, perché anche la sua esperienza parlamentare immagino che le faccia recepire nella sensibilità propria che è di un Presidente ma anche di un parlamentare di lungo corso, quanto in questo momento stiamo raggiungendo dei livelli di compressione della democrazia che credo non siano mai avvenuti in quest'Aula e nella storia repubblicana.
Questo è un Governo che ha posto questioni di fiducia addirittura su decreti che avevano la maggioranza di tutta l'Aula, come è successo per quello che riguardava il terremoto. In questo caso ha ragione il collega Borghesi, qui si mette il bavaglio all'opposizione, che aveva 3 emendamenti da discutere, 3 contro i 147. È evidente che diventa un alibi il numero di 147 per porre una questione di fiducia, ma ricordo a lei e al Governo che è anche evidente che se un Governo è costretto quotidianamente ormai a porre la questione di fiducia per gli emendamenti della sua maggioranza, si rileva che ci sia anche una questione politica, perché non si tratta più di tempi, si tratta di contenuti.
La nostra è una protesta assolutamente - credo - educata ma altrettanto ferma come quella del collega Borghesi. Ci si è dimenticati - questo purtroppo lo devo dire anche lei, seppure nella sua funzione di Presidente - anche del monito del Presidente della Repubblica; spero che il Presidente della Repubblica non si dimentichi del suo monito, perché sennò mi sembra che diventerebbe per tutti una presa in giro, ma non è assolutamente una presa in giro per quest'Aula. Pag. 4
C'è un altro elemento, signor Presidente: noi questa volta non abbiamo voluto fare azione ostruzionistica, non abbiamo presentato eccezioni di costituzionalità, non abbiamo fatto il solito intervento che riguardava il Comitato per la legislazione, però lei sa bene, signor Presidente, che nei contenuti di questo provvedimento non si ricorda più cosa sia la legge 23 agosto 1988, n. 400, non si ricorda più quali sono gli elementi costituzionali che dovrebbero essere centrali in un provvedimento d'urgenza.
Quindi, diventa ancora più grave sotto l'aspetto politico il fatto che questa maggioranza, che fa auto-ostruzionismo, e questo Governo, che pone la questione di fiducia solamente per gli emendamenti della sua maggioranza, si siano anche dimenticati di norme che dovrebbero riguardare tutti, non maggioranza e opposizioni, di qualcosa che è sempre stata richiamata, non dalla Lega Nord, almeno non sempre, ma dai colleghi di maggioranza e opposizione, che si chiama Costituzione.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,13).

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo su tutto un altro argomento. Credo che sia importante portare in quest'Aula il ricordo di una delle giornate più drammatiche del secolo scorso. Esattamente 67 anni fa, il 6 agosto 1945, Hiroshima viveva una delle giornate più drammatiche, non solo della popolazione giapponese, ma, direi, della popolazione mondiale, con il primo bombardamento atomico che la storia ha conosciuto, che ha contato 70 mila vittime nell'immediato e 140 mila con le ripercussioni successive.
Credo sia doveroso che quest'Aula ricordi quel momento non soltanto per conservarne la memoria, ma anche e soprattutto per ricordare il fatto che esistono ancora nel mondo, nonostante i passi in avanti fatti, troppe testate nucleari e che ricordarsene il giorno dopo un eventuale incidente, un eventuale uso della bomba atomica, sarebbe chiaramente troppo tardi per l'umanità.
Questo Parlamento ha fatto un lavoro importante negli anni di questa legislatura per impegnare il Governo italiano ad un serio lavoro per incoraggiare il disarmo e la non proliferazione nucleare. Credo che sia importante, in questo momento, portare in quest'Aula un ricordo, una vicinanza, chiaramente, alla popolazione giapponese, un ricordo di quel dramma storico, umano e politico, e, insieme, un rinnovato impegno nel futuro per evitare che questo possa succedere nuovamente (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Mogherini Rebesani, la Presidenza si associa alle sue parole.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, voglio approfittarne anch'io per portare un ricordo, invece, molto più attuale: è quello di Francesco Pizzuto, 42 anni, morto l'altro giorno durante un incendio boschivo a Palermo, un operaio forestale, un servitore dello Stato, una vittima della criminalità, perché quegli incendi hanno una natura assolutamente dolosa. Era un padre di famiglia di tre figli, che non è morto per la sua imperizia, ma per la casualità che, purtroppo, accompagna questi eventi drammatici. È vittima, invece, del precariato del lavoro e della situazione drammatica che, in particolare in quella regione, colpisce migliaia di giovani. Penso che, forse, sia giusto ricordarlo in quest'Aula, in quanto la sua scomparsa è dovuta veramente a ragioni di servizio, che troppo spesso non vengono giustamente ricordate.

PRESIDENTE. A questo punto, a seguito della decisione del Governo di porre Pag. 5la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 14,30, per l'organizzazione del seguito del dibattito. Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori, conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 5389 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (Approvato dal Senato - Scadenza: 4 settembre 2012), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia, essendovi accordo unanime sulla deroga alle ventiquattr'ore di tempo previste dal Regolamento, avranno luogo a partire dalle ore 9,30 di domani, martedì 7 agosto. La votazione per appello nominale avrà dunque luogo a partire dalle ore 11 circa.
Seguirà l'esame degli ordini del giorno, il termine per la cui presentazione è fissato alle ore 17 di oggi.
Al termine dell'esame degli ordini del giorno, avrà luogo la votazione sulle dimissioni dal mandato parlamentare dell'onorevole Marilena Parenti.
Alle 14,15 avranno inizio le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, cui farà seguito la votazione finale.
Al termine, la Camera commemorerà l'onorevole Giuseppe Chiarante e l'onorevole Renato Nicolini, già membri dell'Assemblea, recentemente scomparsi.
Seguirà un'informativa urgente del Governo sull'incendio che ha interessato la discarica di Bellolampo a Palermo.
La Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata per domani alle ore 14,30, è anticipata alle ore 12.

Si riprende la discussione (ore 15,37).

(Illustrazione delle proposte emendative - A.C. 5389)

PRESIDENTE. A questo punto, l'esame del provvedimento proseguirà a norma dell'articolo 116 del Regolamento, come costantemente interpretato dalla Giunta per il Regolamento.
Vi sono richieste di illustrazione delle proposte emendative? Ha chiesto di intervenire l'onorevole Barbato, per illustrare l'articolo aggiuntivo Borghesi 22.01, di cui è cofirmatario. Prego, onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, signori deputati e membri del Governo, interveniamo per illustrare gli emendamenti del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori, soprattutto per rappresentare in modo fortemente indignato il sentimento che oggi è nel Paese. Segnalo anche la pantomima che stiamo vivendo oggi, ovvero di un Parlamento ormai «commissariato, espropriato», che non fa più nulla, perché è un rituale continuo: voti di fiducia su voti di fiducia. Il Parlamento in questo Paese non esiste più, non ha più funzioni. Anzi, io colgo l'occasione per anticipare l'illustrazione di una delle due nostre proposte emendative; per venire incontro al Governo, che ci chiedeva di proporre pochi emendamenti, ricordo che l'Italia dei Valori ne ha proposti solo due: questo per dire che il nostro non è un lavoro di ostruzionismo, di muro contro muro. È esattamente il contrario: l'Italia dei Valori si muove con un profilo positivo, costruttivo, propositivo. È questa la ragione per la quale abbiamo ridotto all'osso il numero degli Pag. 6emendamenti, per dire che noi, anche dall'opposizione, riusciamo a rappresentare in Parlamento la voce degli italiani, ma soprattutto le esigenze, le aspirazioni, quello che ogni giorno ci chiedono gli italiani. E lo chiedono solo a noi, perché probabilmente siamo solo noi che stiamo nei territori, fra i cittadini, ascoltiamo le italiane e gli italiani ed è il modo migliore poi per stare successivamente in Parlamento, dove trasformare le istanze e le richieste che ci vengono dai cittadini. Ebbene, in questo Parlamento, che non serve più a nulla, uno dei nostri emendamenti è costruito su una delle piaghe più grosse del nostro Paese in questo momento.
Parlo degli esodati, delle italiane e degli italiani che non hanno più un futuro, che hanno fatto un accordo con il loro datore di lavoro, con l'interposizione, con la volontà dello Stato e della politica, e che oggi, purtroppo, malgrado questi accordi, si trovano con un pugno di mosche in mano ma, soprattutto, si trovano senza un futuro, senza un lavoro, senza una paga mensile, perché non hanno neanche una pensione, così come era stato proposto loro negli accordi contrattuali di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro.
Ebbene, visto che noi, tra l'altro, abbiamo questo drammatico problema che riguarda davvero gli italiani, penso che la cosa più saggia che potrebbe fare un Parlamento che non funziona, un Parlamento che non lavora - perché è tutta produzione del Governo, tutti decreti-legge, tutte questioni di fiducia, un'attività legislativa vera del Parlamento non c'è più - sia la seguente. Perché non si fa una cosa più seria, più salutare e più utile, oggi, per gli italiani? Anzi, sarebbe di competenza del signor Presidente della Repubblica: perché non scioglie questo Parlamento? Per una ragione, innanzitutto, economica: perché, in questo modo, non si raggiungerebbe il termine di ottobre 2012, che è un termine entro il quale matura la pensione - o chiamatelo vitalizio, se tecnicamente è più preciso - per 400 parlamentari.
Ma vitalizio per che cosa? Pensione per che cosa? Per un lavoro che non merita la pensione? Dopo 4 anni e sei mesi ci si becca la pensione. Allora, sarebbe più onesto per gli italiani sciogliere questo Parlamento ed evitare che 400 parlamentari percepiscano, con la maturazione che avviene ad ottobre 2012, questo vitalizio. Questo danaro diamolo a chi, invece, ne ha diritto: agli esodati, con cui la politica, i partiti e il Governo, avevano preso degli impegni che oggi non rispettano, lasciando per strada centinaia, migliaia di lavoratori e lavoratrici, senza lavoro, senza pensione e senza futuro; non hanno più neanche uno spazio di prospettiva questi - come li abbiamo battezzati - esodati.
Dunque, rispetto ad un Parlamento che non ha più funzioni, utilizziamo l'importo che, naturalmente, è già stato accantonato per i 400 parlamentari che matureranno indebitamente una pensione, o un vitalizio se preferite, a ottobre 2012; utilizziamolo in modo più serio, perché è su questo aspetto che si è concentrata l'Italia dei Valori: sui temi del lavoro, sull'occupazione, su chi oggi drammaticamente sta vivendo, in questo Paese, i morsi della crisi economico-finanziaria, che i cittadini vivono sulla propria pelle. Di questo trattava la proposta emendativa che noi avevamo presentato. E per questa ragione, oggi, interveniamo in Aula, dove, tra l'altro, a proposito dell'inutilità dei partiti, mi sembra che siamo iscritti solo io e il collega Ria per l'illustrazione delle proposte emendative. Gli altri partiti, invece, sono morti anche in Parlamento, neanche il tempo e la voglia di illustrare gli emendamenti, pur avendone fatti decine e decine, più di centinaia.

ROBERTO GIACHETTI. Sei morto tu, ammesso che sei mai stato vivo!

FRANCESCO BARBATO. Gli unici morti siete voi, che non intervenite neanche. Siete morti politicamente...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, parli al Presidente, grazie.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, il Partito Democratico insulta, se lei ritiene che io debba essere insultato...

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PRESIDENTE. Direi che avete parlato entrambi di morti, ma siccome qui ci sono un po' di vivi, se parla al Presidente, è meglio.

FRANCESCO BARBATO. Però io ho diritto alla parola, mentre invece, il Partito Democratico, che non ha diritto alla parola, potrebbe anche ascoltare, almeno assistere ai suoi funerali, visto che...

PRESIDENTE. Per cortesia, onorevole Barbato, anche quello no! Prego.

ROBERTO GIACHETTI. Ma se non sa dire altro, lascialo parlare!

TERESA BELLANOVA. Imbroglione!

FRANCESCO BARBATO. Detto questo, noi, con la nostra proposta emendativa, ci siamo concentrati e cercavamo di dare un senso, un'utilità, ad un provvedimento legislativo e, quindi, intervenire sugli esodati.
Esodati per i quali, tra l'altro, avevamo opportunamente trovato la debita copertura. E dov'è che andavamo a prendere le risorse? Infatti, noi non solo vi diciamo che cosa bisogna fare, ma anche come bisogna fare, dove andare a trovare le risorse. È questa la forza, oggi, dell'Italia dei Valori, perché l'Italia dei Valori non solo raccoglie l'indignazione, la rabbia e la protesta che è nel Paese, ma poi la converte in attività propositiva, con iniziative legislative, tant'è vero che vi abbiamo indicato dove prendere la copertura finanziaria per dare agli esodati una risposta concreta. Dove? Andando a prenderla sui giochi, sul ricco e potente settore dei giochi on line e le slot machine. Insomma, in questo settore vi abbiamo detto di mettere mano, per far cassa e pagare agli esodati quanto previsto in quest'anno e negli anni successivi.
Tutto ciò mi sembra rientri nel tema, perché nello stesso provvedimento sulla spending review vi è qualcosa che riguarda, appunto, il mondo delle slot machine e dei giochi, ma ahimè, un Governo non legittimato dagli italiani, un Governo non all'altezza, cosa fa? Su questo settore dei giochi - manco a farlo apposta - prevede, nell'accorpamento delle agenzie fiscali, che AAMS, cioè l'Azienda autonoma dei monopoli di Stato, venga incorporata nell'Agenzia delle dogane. Vi è quindi una scelta quanto meno scellerata, perché i monopoli di Stato sono una parte di questo Stato, della pubblica amministrazione che serve, e che, soprattutto, sta dando delle risposte efficaci nel contrastare e nel controllare il settore dei giochi. Si tratta di un settore che è in continua evoluzione, ed essa ha un grandissimo know-how, anche perché oggi si avvale di esperienze tecnologiche, di studio, di analisi e di ricerche informatiche. È questa la ragione per la quale tale scelta è davvero in stridente contrasto con un eventuale accorpamento con l'Agenzia delle dogane. Infatti, potrebbe anche andar bene per quanto riguarda le accise e i tabacchi, ma non per quanto riguarda il settore dei giochi. Non è coerente questa scelta, anzi, addirittura, non dobbiamo dimenticare, signori del Governo, che l'Azienda autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) ha ogni anno un bilancio in positivo, perché ogni anno, fino al bilancio dello scorso anno, al 31 dicembre 2011, i monopoli di Stato hanno chiuso con un avanzo di amministrazione di circa 250 milioni di euro. Allora, che fa questo Governo? Anziché potenziare quei settori che servono operativamente per contrastare un settore quale quello dei giochi - questo settore immorale e antisociale, che sappiamo quanti guasti crea nella società - smantella il settore di AAMS. Delle ludopatie tutti qui ne parlano, però, quando bisogna poi attrezzarsi per contrastare e per eliminare queste anomalie e queste storture che abbiamo nella società, poi non lo facciamo. Anzi, addirittura, uno dei pochi rami che funzionano e che hanno anche un utile di bilancio, lo annulliamo, lo cancelliamo e lo incorporiamo nell'Agenzia delle dogane. Questo, per la verità, è il più grande regalo per i concessionari dei giochi, i quali stanno stappando bottiglie di champagne, perché il contrasto, in questo modo, non lo avranno più come lo Pag. 8hanno avuto sinora dall'Azienda autonoma dei monopoli di Stato, che ha avviato anche delle collaborazioni con la magistratura, con la Direzione nazionale antimafia e con le procure, perché non dobbiamo dimenticare tutto quello che si muove poi, parallelamente, al settore dei giochi. Infatti, vi è un canale di attività e di giochi illeciti e clandestini ancora in corso. Ecco perché era più opportuno potenziare e istituire, come pure aveva voluto il Parlamento, l'Agenzia dei monopoli di Stato, e non invece accorparla, con il provvedimento sulla spending review, senza ottenere alcun risparmio - perché, in pratica, le risorse saranno ancora tutte lì così come il personale - e non vi sarà alcun risparmio. Si tratta semplicemente di un regalo che questo Governo, sostenuto dal Partito Democratico, dal Popolo della Libertà e dall'Unione di Centro per il Terzo Polo, sta facendo, per l'ennesima volta, ai concessionari dei giochi, al mondo dei giochi.
Ancora una volta i poteri forti hanno un regalo e questa volta in modo ancora più clamoroso perché, anziché potenziarlo, annullano questo settore. Ma d'altronde, in questa spending review abbiamo visto come funzionano i regali ai grandi potentati. Abbiamo visto come è bravo poi, tra l'altro, devo riconoscerlo, questo Governo nell'usare trucchi, stucchi e ciprie. Mi sembrano le belle dame del Settecento che per coprire i loro difetti si coprivano di cipria e di trucchi. Intanto continua a fare pure così, perché vedo che questo Governo è molto bravo, ad esempio ha previsto che venga cancellato l'Isvap, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private.
Quindi, si accinge a cambiare più sigle. Infatti, prima parla di Isvap, dopo la chiama IVAS, cioè continua a cambiare le sigle. Invece, tralascia ciò che dovrebbe cambiare davvero, ossia far funzionare lo Stato con meno costi per la collettività, ma soprattutto eliminando quella palude che esiste in una certa burocrazia pubblica. Mi riferisco anche in questo caso, perché non lo dimentico, ad un articolo che uscì su l'Espresso, dove si disegnava l'Isvap, come funziona, da chi è rappresentata, le clientele, i nepotismi, insomma cosa si muova dietro quel settore.
Ebbene, cosa succede con questa operazione? Cambiano le sigle, non si chiama più Isvap, si chiama IVAS, ma restano tutti quanti lì, quello che oggi è presidente diventa il commissario pro tempore per l'attività di amministrazione sia ordinaria che straordinaria, una piccola riduzione di un 10 per cento, però ancora tutti rimangono lì. Funziona così questa bella Italia che ci state confezionando, proteggendo in questo modo le paludi che si annidano nella pubblica amministrazione.
Allora, per la verità, a noi, come Italia dei Valori, dicono che siamo volgari, che diciamo delle cose che non dovremmo dire, ma diciamo quello che sentono gli italiani. Anzi, per la verità, molto spesso addolciamo anche quello che pensano gli italiani, perché gli italiani pensano ancora peggio dei partiti che sostengono il Governo Monti, pensano ancora peggio e dicono ancora peggio del Partito Democratico, del PdL, dell'UdC. Anzi, ogni giorno, passando e incontrando le persone, ascoltandole e confrontandoci con loro, ci dicono delle parole ancora più pesanti, che io qui, per rispetto del Parlamento, non vi ripeto. Ma vi dicono ancora peggio, per cui sarebbe meglio che andaste a casa, partiti morti che state dietro a questo Governo ipocrita e falso.
Poi, tra l'altro, ho visto alcuni articoli di questo provvedimento, dove addirittura per le consulenze, per le collaborazioni esterne, viene prevista una rimodulazione, c'è un cambio di marcia. Forse però questo Governo dimentica che questi provvedimenti già esistevano. Questi erano provvedimenti che erano addirittura previsti in un decreto del Presidente della Repubblica del 1994. Allora, mi sembra che questo Governo sia un po' asinello, anzi sono forse più asinelli i parlamentari che voteranno questo provvedimento, perché è vero che non studiano in quanto, se avessero studiato il provvedimento che stiamo esaminando, si renderebbero conto della ipocrisia, della falsità o, meglio, della burla che fanno agli italiani con questo Pag. 9provvedimento. Infatti, di revisione di spesa, di tagli di spesa nella pubblica amministrazione, consulenze e collaborazioni, ce n'erano prima e ce ne sono oggi. Erano già vietate prima, addirittura con un decreto del Presidente della Repubblica del 1994, il n. 274, se non ricordo male, e voi ce lo ripropone adesso qui, nell'ambito della spending review. Non vi siete accorti che già esiste questa cosa, che esiste già questa roba? Allora, a cosa serve tutto questo? Per fare solo propaganda. Perché intanto cosa succede?
Succede che, a proposito di consulenze e collaborazioni esterne - ed è la ragione per la quale i giovani italiani non vi perdoneranno mai -, oggi in modo ancora più clamoroso, in modo ancora più clamoroso, il vertice della pubblica amministrazione italiana - stiamo parlando della Presidenza del Consiglio dei Ministri - ha al suo vertice il segretario generale di Palazzo Chigi, il dottor Manlio Strano, che è un pensionato d'oro che continua a lavorare lì, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, come segretario generale con un incarico esterno.
Allora, a chi volete prendere in giro con questi provvedimenti, se il braccio destro del Premier Monti è un pensionato d'oro? Perché i giovani e le giovani italiane non si dovrebbero indignare ancora di più se vedono che la pubblica amministrazione funziona in questo modo e, in modo più clamoroso, il vertice della pubblica amministrazione? Parliamo del segretario generale, per non parlare di tutta la filiera, dappertutto, cominciando da capo di gabinetto del Ministro Giarda (che, forse, per questa ragione non è qui presente). Gli esempi sono tantissimi. Vi sono centinaia e centinaia di dipendenti, di questi boiardi di Stato, di questi burocrati, che continuano ad avere pensioni pubbliche. Ma qui funziona così! Il funzionario pubblico, il dirigente, in Italia lascia e raddoppia, perché va a casa con la pensione ma, oltre alla pensione, poi mangia anche da altri piatti, ha consulenze dalla pubblica amministrazione, ha collaborazioni esterne dalla pubblica amministrazione e, poverino, deve impinguire ancora di più le sue tasche, mentre i giovani devono rimanere ad essere disoccupati e a farci vivere oggi la percentuale più alta di disoccupazione in Italia. Oggi, un giovane su tre non ha lavoro! Oggi, vi rappresentiamo qui l'indignazione e la rabbia che è nei giovani italiani. Questo perché noi la viviamo, perché con noi parlano. Ci confrontiamo e ci rapportiamo con loro, perché hanno fiducia forse solo in noi, perché siamo solo noi che portiamo, qui nel palazzo, nelle istituzioni, in Parlamento, a tutti i livelli istituzionali, la loro voce, la loro indignazione, le loro sane ragioni - invece, dico io -, perché il lavoro è un diritto, il lavoro è dignità.
Ecco perché l'altra sera, quando eravamo a Montenero di Bisaccia a festeggiare con il candidato Premier dell'Italia dei Valori e degli italiani per le prossime elezioni, vi erano lì delegazioni di lavoratori. C'era l'Irisbus di Avellino, che voi del PD non sapete neanche dove sta.

ROLANDO NANNICINI. Basta!

FRANCESCO BARBATO. L'Irisbus di Avellino e quei lavoratori li avete traditi, perché voi oggi, ex partito dei lavoratori, portate avanti le politiche berlusconiane, liberiste e di destra. Ecco perché avete tradito gli italiani con il Governo Monti, sostenendo ancora questo Governo. Stavano tutti insieme a noi, perché noi vogliamo continuare a batterci per loro, perché siamo gli unici che li rappresentiamo anche in questo schieramento di centrosinistra, perché abbiamo visto ormai il tradimento palese del Partito Democratico rispetto al mondo del lavoro. Sono stati traditi, ma gli italiani sanno che possono contare ancora su di noi e anche noi in questa occasione, in questa circostanza sulla spending review, con iniziative concrete, propositive, costruttive, diamo delle risposte agli italiani, anche se - ahimè - oggi siamo ancora opposizione, ma fra non molto saremo la maggioranza, con Di Pietro Premier, con un Governo che stia davvero dalla parte dei cittadini e dei lavoratori.
È con queste nostre considerazioni oggi, ancora una volta in modo positivo Pag. 10rispetto ai problemi dei cittadini - e concludo, signor Presidente -, che l'Italia dei Valori fa la sua parte, fa il suo dovere, qui, in quest'Aula. Oggi è il mio primo giorno di rientro. La ringrazio, Presidente, perché mi fa concludere. Naturalmente, ringrazio anche perché viene data all'opposizione la possibilità di parlare, perché molte volte non ci è data neanche la possibilità di parlare e veniamo sospesi ed espulsi. Ma, va bene lo stesso, continueremo così lo stesso. Italia dei Valori, con questo provvedimento, con questi emendamenti, ha dato delle indicazioni, delle soluzioni, delle proposte, alternative alle scelte di questo Governo e ai partiti che lo sostengono, PD, PdL e UdC, e in modo molto positivo, serio, corretto, con proposte concrete vi diciamo come fare.
Ahimè, so benissimo che voi non ascoltate perché dovete essere al servizio dei poteri forti, delle banche, dei grandi potentati, del Marchionne di turno, ma noi continueremo nel Paese la nostra battaglia a fianco degli italiani e delle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, lei sa benissimo che i colleghi parlamentari che voteranno la fiducia, che voteranno a favore, non sono degli asinelli, come, ovviamente, non lo sono coloro che voteranno contro il provvedimento o si asterranno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, ho presentato due emendamenti, uno affronta il tema delle province su cui interviene, come tutti sappiamo, l'articolo 17 del provvedimento che stiamo esaminando, l'altro riguarda il tema, altrettanto importante, delle unioni dei comuni e delle fusioni tra i comuni che già sono costituiti in unione. Signor Presidente, pur avendo approfondito e studiato questi aspetti del decreto-legge in esame, ci tengo comunque - a causa dei tempi ristretti, ma soprattutto perché è stato chiesto il voto di fiducia sul provvedimento e, quindi, tutti gli emendamenti appunto vengono cancellati, cioè non esaminati, per cui sarà difficile modificare sostanzialmente il provvedimento - a lasciare, affinché rimanga agli atti parlamentari, l'intervento più ampio che affronta questi due temi e che illustra gli emendamenti che ho presentato, per cui, signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Prendo atto che nessun altro chiede di illustrare gli emendamenti. Il seguito del dibattito è pertanto rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi lunedì 6 agosto 2012, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, le seguenti proposte di legge:
MOTTA ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi di Parma e Busseto e per la valorizzazione dell'opera verdiana» (1373); RAINIERI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (1656); Tommaso FOTI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (2110); BARBIERI ed altri: «Dichiarazione dell'interesse nazionale della Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda» (2777); POLLEDRI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (4085), in un testo unificato con il seguente titolo: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (1373-1656-2110-2777-4085).

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Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 7 agosto 2012, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3396 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (Approvato dal Senato) (C. 5389).
- Relatore: Nannicini.

2. - Dimissioni dell'onorevole Parenti (la votazione sulle dimissioni avrà luogo dopo l'esame degli ordini del giorno e prima delle dichiarazioni di voto finale riferite al disegno di legge C. 5389).

3. - Informativa urgente del Governo sull'incendio che ha interessato la discarica di Bellolampo a Palermo.

La seduta termina alle 16.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LORENZO RIA IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DELLE PROPOSTE EMENDATIVE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5389

LORENZO RIA. L'intervento di legge che esaminiamo oggi va ad incidere profondamente su una serie di aspetti della vita pubblica del Paese, sia dal punto di vista economico-finanziario che da quello istituzionale; per questo è importante che, nonostante i tempi stretti, dati dalla necessità di convertire il decreto in legge, possiamo soffermarci a discutere e a riflettere sugli effetti che si potranno generare dopo l'approvazione di questo testo.
In particolare vorrei attirare l'attenzione dell'Aula sull'insieme delle disposizioni che riguardano gli enti territoriali, che negli ultimi anni sono sempre il primo bersaglio quando si devono disporre tagli nella pubblica amministrazione. Sono tante le volte in cui i sindaci sono scesi in piazza per chiedere ai governi che si sono succeduti di tenere in conto, prima di operare drastiche riduzioni alla capacità di spesa e di vita stessa degli enti locali, che essi sono il primo presidio per il cittadino, e che sono enti non solo utili, ma più che mai indispensabili.
Anche questa grande e complessa manovra di revisione della spesa incide, dunque, sulla vita degli enti locali, disponendo per loro nuovi vincoli e nuovi traguardi da raggiungere per contribuire al miglioramento del saldo della finanza pubblica. E questi sono interventi che possiamo anche comprendere e condividere, perché tutti quanti dobbiamo partecipare all'opera di risanamento che il Governo sta ponendo in essere. Non dobbiamo farlo, però, ad occhi chiusi, pensando che le soluzioni possibili siano solo quelle già previste in fase di decretazione d'urgenza.
Io comprendo che, a causa dei tempi ristretti, sarà difficile modificare sostanzialmente il provvedimento, ma ci tengo comunque a trattare alcuni temi importanti e a dare degli spunti di riflessione che potranno, mi auguro, correggere la rotta ed aprire nuovi orizzonti d'azione.
Mi riferisco, in particolare, al tema delle province. Da amministratore locale che ha anche avuto l'onore di presiedere l'UPI, prima ancora che da parlamentare, ho sempre condotto la battaglia del cambiamento dell'ente provincia, del suo adattamento alle nuove esigenze dell'ordinamento. Già nel 2009 ho presentato - insieme al collega Moffa - una proposta di modifica del Testo Unico sull'ordinamento degli Enti Locali, poi assorbita nell'infinito iter di approvazione della Carta delle Autonomie. I contenuti di quella proposta sono stati perfettamente riproposti nel decreto «Salva Italia». Si trattava di un testo che salvava le province, che sono un livello di amministrazione dalla valenza indubbia, sia dal punto di vista storico che in relazione alle numerose e articolate Pag. 12funzioni progressivamente radicate a questo livello di governo, disegnandone al contempo un destino allora inedito: la trasformazione in enti di secondo livello con elezione degli organi provinciali da parte di un corpo elettorale composto dai consiglieri comunali della provincia.
Oggi si è deciso di andare oltre e di procedere ad un riordino delle province anche se, sostanzialmente, si tratta ancora di una soppressione tout court di decine di enti consolidati e strutturati, che saranno accorpati ad altri enti più fortunati.
Non nascondo le mie perplessità rispetto a questo percorso, anche perché si va incontro non solo alle polemiche di chi nelle province ci vive e ci lavora, ma anche al rischio di paralisi istituzionale, dovuto alle difficoltà applicative della riforma e ai dubbi di costituzionalità. Mi sono chiesto il perché di questo avventurarsi in un percorso incerto quando si era finalmente intrapreso un percorso virtuoso di riorganizzazione delle funzioni delle province col «Salva Italia», che prevedeva una ridefinizione delle loro competenze in materia di viabilità, ambiente ed istruzione e di modifica del loro sistema elettorale. Mi rendo anche conto, però, che se questa è la linea tracciata da questo decreto, è difficile fare un passo indietro oggi. Per poter condividere davvero questa riduzione e questo accorpamento tra province, però, è necessario che si faccia chiarezza sul percorso, e che esso sia partecipato dal Parlamento e sia conforme all'iter costituzionale. Non ci serve accelerare sulla soppressione di questi enti per sbandierarla poi come una conquista agli occhi degli italiani. Né forzare la procedura pensando di prescindere dai Comuni, che devono essere coinvolti a pieno titolo nel processo così come prevede la Costituzione; non credo che i Consigli delle Autonomie locali possano mai sostituirsi alla volontà o al parere di enti fondanti la Repubblica, che sono diretta espressione delle comunità locali. Anche perché si aprirebbe un grosso problema per quelle Regioni che il CAL non l'hanno mai attivato. E anche se mi rendo conto che è difficile che si intraprenda questa strada, la scelta più giusta sarebbe decidere di mettere da parte soluzioni intermedie e parziali per lavorare finalmente su un disegno complessivo di riordino del sistema delle autonomie locali per via costituzionale, consentendo agli enti territoriali di avviarsi gradualmente alla gestione associata delle funzioni, affrontando sì le trasformazioni che la storia impone loro, ma con i tempi e le modalità più adeguati alla loro struttura istituzionale e alle loro potenzialità.
E a proposito di gestione associata, voglio soffermarmi anche su altre disposizioni del testo che intervengono sul sistema degli enti locali. Mi riferisco agli articoli 19 e 20 del decreto, che dettano nuove norme in materia di cooperazione fra enti nelle forme dell'Unione di Comuni e della fusione, e che incentivano ancora di più i piccoli comuni a individuare forme di collaborazione strutturate e durature. Io ritengo, però, che anche in questo ambito, così come sta accadendo per le Province, non dobbiamo fare l'errore di ancorare le disposizioni al numero di abitanti, ma alle specificità e alle caratteristiche dei territori. Ci sono in tutta Italia Comuni di medie dimensioni, anche superiori ai 5000 abitanti quindi, che da anni sperimentano il sistema delle Unioni ex articolo 32 del TUEL, e godono di vantaggi importanti in termini di risparmio di spesa e di economie di scala nella gestione e nell'erogazione dei servizi.
Io credo che le difficoltà finanziarie di oggi ci costringano ad immaginare scenari diversi e più coraggiosi per le gestioni associate, prevedendo anche per i Comuni più grandi disposizioni maggiormente stringenti, orientate a vincolare gli enti a forme permanenti di aggregazione.
Già negli anni '90, con l'articolo 26 della legge n. 142/90, il legislatore aveva disposto che la costituzione di Unioni fra Comuni dovesse avvenire «in previsione di una loro fusione» e che «entro dieci anni dalla costituzione dell'unione» dovesse procedersi alla fusione, pena lo scioglimento dell'Unione stessa.
Ebbene, sappiamo tutti che la linea della fusione forzosa, all'epoca, non ebbe Pag. 13gran successo, perché i Comuni avevano grandi difficoltà campanilistiche; ma oggi il sistema è cambiato, e se non si sta insieme non si può più realizzare nulla. Lo sanno bene i Comuni, che devono fare i conti tutti i giorni con le strette finanziarie e con l'impossibilità di costruire occasioni di investimento e di sviluppo sul territorio. Pertanto, anche quegli enti che non sono vincolati dall'attuale normativa ad affidare tutte le funzioni all'Unione cosiddetta obbligatoria, né devono necessariamente gestire le funzioni fondamentali con unione o convenzione, se già sperimentano da anni la formula dell'Unione per gestire servizi e funzioni fondamentali dovrebbero intraprendere necessariamente il percorso della fusione, per giungere alla costituzione di un ente unico. Attraverso questa previsione non solo si raggiungerebbe il massimo livello di integrazione possibile tra enti - e questo va in una direzione da tempo intrapresa dall'ordinamento - ma si realizzerebbero davvero tangibili risparmi e vantaggi per i territori, in termini economico-finanziari ma anche nella programmazione territoriale e nella gestione dei servizi. Auspico, dunque, che il Parlamento possa riflettere su aspetti istituzionali così importanti, che riguardano non solo l'assetto degli enti locali ma anche la tenuta dell'intero sistema istituzionale italiano, che da sempre si è retto sul ruolo di presidio locale che svolgono Province e Comuni nei territori, e possa decidere di intraprendere nei prossimi mesi - anche in occasione dei lavori sulle altre riforme istituzionali - un percorso di modifica e di miglioramento ulteriore delle norme in materia.