XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 ottobre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              l'industria siderurgica europea si trova a dover affrontare un'altra stagione di ristrutturazione, di delocalizzazione, di chiusure e di riduzione delle capacità produttive, che minacciano, sia gli impianti sia i posti di lavoro;
              mentre agli inizi del duemila, nei Paesi dell'Unione europea, si produceva il 23 per cento dell'acciaio mondiale a fronte del 15 per cento della Cina, nel corso dell'ultimo decennio si è invertito il rapporto e il 2010 ha registrato una produzione in Europa pari al 12 per cento dell'acciaio mondiale mentre in Cina si è raggiunto il 44 per cento;
              la tendenza è alla dislocazione della produzione siderurgica nei Paesi dove le condizioni sono considerate più vantaggiose (meno vincoli sociali e ambientali, disponibilità materie prime e altro) e dove è prevista una maggiore crescita economica e un maggior consumo;
              i maggiori gruppi siderurgici europei, compresi quelli italiani, spostano sempre di più la loro attenzione verso l'Oriente e le Americhe, riducendo la loro presenza in Europa;
              le tendenze della siderurgia europea potrebbero cambiare radicalmente il ruolo e il peso della siderurgia italiana;
              in questo contesto si inquadra anche la crisi del polo siderurgico di Piombino che è il secondo polo siderurgico a ciclo integrale dopo quello di Taranto e occupa attualmente circa 6.000 lavoratori, con la presenza, in particolare, di gruppi industriali rilevanti tra cui Lucchini (proprietà Severstal), Magona (proprietà AcelorMittal) e Tenaris Dalmine (proprietà Techint);
              da tempo si assiste ad un crollo degli ordinativi ed il rallentamento del polo siderurgico ha messo in difficoltà anche l'economia regionale;
              il gruppo Lucchini sta vivendo una grave crisi finanziaria malgrado la ristrutturazione del debito in corso e la ricapitalizzazione di 100 milioni di euro appena accordata dalle banche creditrici; anche la situazione del gruppo Magona al momento desta molta preoccupazione;
              le aziende si trovano in una condizione di grande incertezza, con il calo dei volumi produttivi e il conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali e ai contratti di solidarietà;
              il ridimensionamento del polo siderurgico determinerebbe un elevato costo sia in termini sociali, con il possibile licenziamento di almeno la metà dei dipendenti, che economici perché priverebbe l'Italia di un asset strategico in un momento in cui gli investimenti nell'aggiornamento della rete ferroviaria italiana richiederebbero un maggior uso delle produzioni siderurgiche;
              appare urgente definire un piano industriale che consenta al polo siderurgico di intercettare i segnali di ripresa del mercato dell'acciaio nazionale e internazionale;
              appare allo stesso tempo urgente un intervento per accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico di Piombino mediante operazioni di bonifica sostenibili, complemento fondamentale per un effettivo rilancio produttivo del sistema industriale siderurgico;
              l'articolo 27 del decreto legge 22 giugno 2012, n.  83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  134, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati progetti di riconversione, anche attraverso accordi di programma, e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
              il procedimento ai fini del riconoscimento di tale crisi è caratterizzato dall'istanza di riconoscimento della regione interessata; requisito formale assolto dal presidente della giunta regionale della Toscana lo scorso 10 agosto con lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico;
              la crisi simultanea sia di un intero settore che di imprese di varie dimensioni, nonché la presenza di questioni infrastrutturali ambientali ed energetiche non risolvibili solo con risorse e competenze di carattere regionale (esempio SIN - sito di interesse nazionale), comporta la necessità di un coinvolgimento del Governo e la concreta possibilità di attivare un progetto complessivo ai sensi del citato articolo 27 del decreto-legge n.  83 del 2012 che tuttavia non risulta al momento attuato, per assenza del decreto del Ministero che ne regola modalità e criteri di determinazione della crisi (i termini per l'emanazione sono scaduti lo scorso 25 agosto);
              per trovare idonee soluzioni alla crisi del settore risulta sicuramente utile, come anche confermato dal Governo, la convocazione di un tavolo tecnico nazionale rispetto alle urgenze e agli indirizzi di politica industriale nel settore della siderurgia che si ponga come luogo per negoziare, lavorare e portare l'interesse sui temi nazionali in ambito europeo;
              in tale visione europeista sarebbe altresì utile la riconvocazione dell'Osservatorio unico siderurgico, un luogo indispensabile ove le parti interessate (i produttori, il Ministero dello sviluppo economico, le parti sociali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) possono monitorare la situazione italiana per disporne in sede di comunitaria;
              con una lettera indirizzata al Presidente del consiglio, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro dello sviluppo economico, del 2 ottobre 2012, le sigle sindacali operative nella provincia di Livorno e le RSU della Lucchini e della Magona, hanno inteso chiedere al Governo un impegno concreto per la ricerca di soluzioni industriali al fine di garantire il secondo polo siderurgico nazionale e l'istituzione di un tavolo nazionale sulla siderurgia in grado di fornire una risposta concreta anche ai temi delle bonifiche, delle infrastrutture e del risparmio energetico,

impegna il Governo:

          ad istituire un tavolo nazionale sulla siderurgia che si ponga anche come luogo importante per negoziare e condividere le esperienze comunitarie dell'Unione europea;
          a definire un piano industriale che consenta al settore siderurgico di intercettare i segnali di ripresa del mercato dell'acciaio, nazionale e internazionale con una vocazione industriale che non sia ispirata direttamente ed unicamente dalla remunerazione finanziaria;
          a riattivare quanto prima l'osservatorio unico della siderurgia quale strumento permanente attraverso il quale il Governo può monitorare in una visione comunitaria le questioni che vengono poste;
          ad attuare in tempi rapidi il citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevedendo l'inclusione del polo siderurgico di Piombino tra le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di realizzare i progetti di riconversione e riqualificazione produttiva attraverso l'implementazione delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
          ad intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico di Piombino mediante operazioni di bonifica e di infrastrutturazione di fondamentale importanza per un effettivo rilancio produttivo del sistema industriale siderurgico;
          ad individuare le opportune misure volte ad assicurare, anche attraverso lo scorporo dei periodi di contratti di solidarietà dalla cassa integrazione, le opportune risorse necessarie al finanziamento degli ammortizzatori sociali al fine di scongiurare la perdita di più di 5000 posti di lavoro.
(1-01168) «Velo, Evangelisti, Bosi, Saglia, Paolini, Albini, Bellanova, Bitonci, Bordo, Brandolini, Coscia, De Pasquale, Di Giuseppe, D'Incecco, Fiano, Fluvi, Froner, Garavini, Gatti, Gnecchi, Lenzi, Marantelli, Marchi, Motta, Realacci, Rossomando, Samperi, Scarpetti, Servodio, Siragusa, Trappolino, Ventura, Lulli, Vico, Nannicini, Orlando».

Risoluzioni in Commissione:


      La VIII Commissione,
          premesso che:
              il 30 giugno 2012 all'Autostrada Brescia Padova spa scadrà la concessione in caso di mancata approvazione del progetto definitivo relativo alla realizzazione della Valdastico nord;
              nella convenzione normativa stipulata tra la suddetta società ed Anas il 7 dicembre 1999, unicamente a definizione transattiva del contenzioso per adeguamenti tariffari, la scadenza della concessione veniva fissata al 30 giugno 2013;
              nel piano finanziario collegato alla suddetta convenzione si prende in parziale considerazione la realizzazione della Valdastico e mai si cita il completamento della stessa verso nord;
              dopo lungo confronto e carteggio tra Anas e società Brescia Padova con atto aggiuntivo alla convenzione del 7 dicembre 1999 è stata rettificata la scadenza della concessione al 31 dicembre 2036, e la stessa è stata ritenuta necessaria per un corretto equilibrio finanziario e al fine di non produrre un eccessivo onere di subentro;
              nonostante la delibera Cipe di recepimento della modifica alla convenzione sia stata registrata dalla Corte dei Conti il 22 giugno 2006, non è mai stato emesso il decreto interministeriale attuativo;
              a seguito dell'archivi anione della procedura d'infrazione attivata dalla Commissione europea è stata approvata una nuova convenzione unica che prevede all'articolo 4 la scadenza della concessione per la realizzazione della Valdastico nord fissata al 31 dicembre 2026, diventata efficace l'8 ottobre 2009, determinando quindi necessità di un ulteriore modifica a causa dello slittamento dei tempi rispetto all'obiettivo;
              per tutti i suddetti motivi risulta evidentemente non imputabile alla società Brescia Padova il ritardo nella realizzazione e approvazione del progetto della Valdastico Nord; tale ritardo è piuttosto ascrivibile alle evidenti responsabilità burocratiche e alle tempistiche inadeguati delle amministrazioni pubbliche interessate dall’iter autorizzatorio,

impegna il Governo

ad avviare presso la Commissione europea un'analisi della situazione venutasi a creare a danno della società Brescia Padova spa mantenendo immutato l'obiettivo di realizzare nell'ambito di una regolare concessione il completamento della Valdastico a Nord e determinando nuove condizioni della convenzione che privilegino nella realizzazione del programma di investimenti, l'equilibrio economico e finanziario.
(7-01005) «Viola, Federico Testa, Alberto Giorgetti, Sbrollini».


      La XIII Commissione,
          premesso che:
              il 10 settembre 2012 il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria per l'esame della proposta di regolamento COM(2011)525 che modifica il Regolamento (CE) 1760/2000 relativo alle norme sulla identificazione e registrazione dei bovini, ha votato a favore della cancellazione del sistema di etichettatura facoltativa delle carni bovine;
              la bocciatura dell'emendamento, che prevedeva il mantenimento della disposizione sulla etichettatura volontaria, rappresenta una sconfitta sia per i consumatori, che sempre più insistentemente chiedono di sapere cosa mangiano, sia per gli allevatori, in particolare italiani, che lavorano sulla qualità e sull'eccellenza dei loro prodotti;
              l'etichettatura facoltativa per le carni bovine ha rappresentato uno strumento utile ad arginare l'industria dell'anonimato e della contraffazione e appare tanto più grave che la sua cancellazione sia stata votata dal Parlamento, unica istituzione comunitaria ritenuta vicina alle esigenze dei cittadini e lontana dagli interessi delle lobby nordeuropee che spesso plasmano le decisioni di Bruxelles;
              i disciplinari di etichettatura facoltativa relativi alla razza, all'alimentazione e all'allevamento garantiscono la precisione e l'affidabilità delle informazioni fornite e l'assenza di un quadro normativo di riferimento favorirà la diffusione di indicazioni non verificabili a scapito della sicurezza alimentare del consumatore;
              posto che la politica di qualità nell'agroalimentare è una delle priorità dell'Unione europea e che i consumatori europei accordano sempre maggior attenzione alla qualità e genuinità degli alimenti, motivare la cancellazione dell'etichetta facoltativa adducendo che gli elevati costi e oneri amministrativi a carico degli Stati membri non sarebbero proporzionati ai benefici offerti dal sistema, appare altresì pretestuoso e sembra invece favorire una sorta di uniformazione a cui spesso l'Europa ci costringe e che, nel settore alimentare, penalizza particolarmente il nostro Paese, leader nelle produzioni alimentari di eccellenza;
              appare infatti inopportuna la cancellazione di un sistema che è facoltativo e la cui applicazione viene decisa dalla filiera, e si giustifica unicamente come tentativo di omologazione nella misura in cui informazioni supplementari ad un prodotto di qualità aggiungono valore all'alimento ma indirettamente discriminano tutti gli altri che non possono vantare eguali caratteristiche di pregio e qualità;
              contrariamente a quanto affermato dalla Commissione europea inoltre, l'etichettatura facoltativa delle carni bovine ha dato ottimi risultati, sia in termini organizzativi dell'intera filiera sia in termini di comunicazione e informazione al consumatore finale;
              la norma in questione è stata approvata con una esigua differenza di voti e che pertanto è stata formulata ed accolta la richiesta di rinvio del provvedimento in Commissione al fine di consentire un approfondimento dei negoziati con il Consiglio,

impegna il Governo:

          ad adoperarsi presso le competenti istituzioni comunitarie per ripristinare la norma in materia di etichettatura facoltativa delle carni bovine, al fine di assicurare agli oltre 500 milioni di consumatori europei il diritto ad una informazione chiara ed esaustiva e consentire la più ampia salvaguardia delle produzioni, in particolare quelle di eccellenza e qualità, non privando gli allevatori degli strumenti atti a valorizzare e distinguere i loro prodotti;
          a predisporre, nel caso in cui le istituzioni comunitarie procedano alla emanazione di un regolamento volto ad abrogare l'etichettatura facoltativa, un quadro normativo nazionale che consenta agli operatori interessati il proseguimento dell'attività di etichettatura facoltativa e garantisca la tutela delle informazioni altamente qualificanti del prodotto carne.
(7-01004) «Negro, Rainieri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          i difetti congeniti sono tutte quelle alterazioni della struttura o della funzione di uno o più organi che si sono determinate prima della nascita, al momento del concepimento o durante la vita embrio-fetale. Ogni difetto congenito ha una sua specifica conseguenza sulla salute. Alcuni sono all'origine di un'alterazione anatomica degli organi (ad esempio, le malformazioni cardiache), altri di un'alterazione funzionale (ritardi mentali), altri ancora sono causa di una disfunzione nello sviluppo corporeo (bassa statura). In circa un quinto dei casi, nello stesso bambino sono presenti due o più difetti, che danno luogo a situazione complesse, chiamate sindromi congenite. Le cause possono essere: trasmissione ereditaria di caratteri genetici anomali, azione di un fattore ambientale o materno che altera lo sviluppo embrio-fetale, nuove mutazioni genetiche  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
          a) destinare anche all'associazionismo che si occupa dei difetti congeniti, della loro cura e prevenzione, della ricerca scientifica e clinica, una parte significativa dei fondi ottenuti tramite l'8 per mille;
          b) promuovere una migliore conoscenza delle possibilità diagnostiche e delle cure applicabili caso per caso;
          c) supportare le gestanti e le famiglie a conoscere e ad affrontare i problemi connessi alle patologie in argomento;
          d) aiutare il lavoro delle numerose associazioni che uniscono i genitori di bambini colpiti da varie patologie.
(4-18043)


      REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione universale avente per tema la nutrizione;
          Gerenzano è una città di oltre 10.000 abitanti in provincia di Varese;
          Gerenzano vede la presenza di luoghi di interesse naturalistico e culturale, come il parco degli Aironi che si estende per 45 ettari e il fontanile di San Giacomo con le sue acque dalle alte qualità;
          a Gerenzano ha sede la Fondazione «Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita», il cui parco scientifico ospita numerose iniziative imprenditoriali e di ricerca collegate all'alimentazione, all'agricoltura biologica, alle biotecnologie;
          Gerenzano dista solo pochi chilometri dal sito della fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere il comune di Origgio nell'organizzazione dell'Expo 2015. (4-18045)


      REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il FAI, Fondo ambiente italiano, è una fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 allo scopo di «promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d'Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità»;
          grazie all'opera meritoria dei suoi soci, del presidente onorario Giulia Maria Mozzoni Crespi, del presidente Ilaria Borletti Buitoni, dei vicepresidenti Paolo Baratta, Guido Roberto Vitale, Marco Magnifico e del direttore generale Angelo Maramai oltreché di migliaia di sostenitori e simpatizzanti, donatori e amici, il FAI ha salvato, restaurato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese;
          costruita a Milano tra il 1932 e il 1935 dall'architetto Piero Portaluppi e aggiornata in seguito dal collega Tommaso Buzzi, Villa Necchi Campiglio è una sontuosa villa unifamiliare collocata nel cuore di Milano che sancisce l'ingresso del razionalismo nell'architettura cittadina. Due importanti donazioni arricchiscono la villa: la straordinaria collezione di opere d'arte del primo Novecento di Claudia Gian Ferrari, con lavori di Sironi, Martini, de Chirico e altri e la raffinatissima collezione di dipinti e arti decorative del XVIII secolo di Alighiero ed Emilietta De’ Micheli, con, tra le diverse opere, tele di Canaletto, Rosalba Carriera e Tiepolo;
          sia l'opera del FAI sia il valore storico e culturale di Villa Necchi Campiglio e delle sue collezioni meritano un'attenzione particolare dai gestori della cosa pubblica, sia a livello locale, sia a livello nazionale;
          nel 2015 si svolgerà a Milano l'Esposizione universale  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di sostenere l'opera del FAI, con particolare riferimento alla Villa Necchi Campiglio;
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il FAI e – tra i vari beni del FAI – il complesso della Villa Necchi Campiglio e delle sue collezioni nell'organizzazione nell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche.
(4-18047)


      SCILIPOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          le notizie che giungono da Terni a proposito della vendita di un pezzo pregiato delle acciaierie, l'impianto BA dove si lavorano acciai inox di alta qualità, hanno creato uno stato di apprensione e di ansia tra le maestranze e l'intera Umbria producendo le acciaierie e il suo indotto circa il 25 per cento del PIL regionale;
          le sorti di questa azienda storica e strategica, fino agli anni novanta di proprietà dello Stato, sono a tutt'oggi assolutamente incerte in quanto negli anni novanta l'azienda è stata letteralmente regalata ad una multinazionale straniera che l'ha «spremuta» privandola sia di lavorazioni pregiate come le produzioni di acciaio Magnetico e Titanio in cui era leader mondiale, sia di know how (impianti innovativi e brevetti trasferiti in Germania);
          tra i lavoratori coinvolti cresce la preoccupazione che la mancanza di un governo politico in Italia possa rendere ancora più vulnerabile il sito ternano, che è rimasto l'unico sito siderurgico per i prodotti piani di acciaio inox dopo la nefasta chiusura dello stabilimento di Torino e che rischia di essere svenduto nella trattativa tra finlandesi, tedeschi e l'Antitrust europeo, trattativa in cui l'Italia non è presente né è stata chiamata a dire la sua;
          le preoccupazioni dei lavoratori hanno, purtroppo, basi molto concrete stante anche le scelte politiche operate da questo Governo sia in materia di ammortizzatori sociali che con il pesante aumento dell'età pensionabile che, in molte realtà industriali, significa, per molti lavoratori, che aumenta il rischio di essere espulsi dal mercato del lavoro senza alcuna prospettiva alternativa  –:
          se e come si intenda tutelare l'eccellenza dell'industria italiana che sopravvive in un contesto di grosse difficoltà economiche e come, in ogni caso, si intenda salvaguardare i lavoratori;
          se non si ritenga necessario ed urgente attivarsi affinché, nell'attuale trattativa sul futuro dell'azienda in oggetto, si arrivi ad una partecipazione di aziende italiane pubbliche e/o private, in modo da far tornare sotto il controllo dello Stato nazionale uno degli asset strategici più importanti della nostra produzione industriale;
          se e come si intenda dar corso a quanto richiesto nell'ordine del giorno 9/4865-B/14, presentato dal sottoscritto e accolto dal Governo nella seduta n.  591 di giovedì 23 febbraio 2012, che testualmente impegna il Governo a «valutare la possibilità nei limiti e nel rispetto delle esigenze di finanza pubblica, che a integrazione degli atti di indirizzo ministeriale n.  471 dell'8 marzo 2001, n.  476 del 20 febbraio 2001 e n.  562 del 17 aprile 2001 con i quali è stato individuato, per il sito produttivo della Società “ Acciai speciali Terni - Ilva Laminati Piani ”, lo stabilimento di Torino come unico beneficiario dell'applicazione della legge 24 dicembre 2007, n.  247, si estenda l'applicazione di tali benefici, dovuti all'esposizione all'amianto, anche a tutte le società, imprese e aziende in Italia i cui lavoratori sono esposti all'amianto come ad esempio i lavoratori della Società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni S.p.a., già Società Acciai Speciali Terni alla Società e controllate o partecipate dello stabilimento sito nella località di Terni». (4-18056)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RENATO FARINA e PIANETTA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          in occasione della visita del Presidente serbo Nikolic in Italia si sono diffuse sue dichiarazioni e tra queste sul sito del Corriere (www.corriere.it) in data odierna si legge quanto segue: «Non ho cambiato idea: ho detto “se dobbiamo rinunciare al Kosovo, meglio dimenticare l'Europa” e per me vale ancora»; e in merito al genocidio di Srebrenica: «La Serbia non è stata coinvolta nel crimine di Srebrenica. Quel crimine è stato compiuto da alcune singole persone appartenenti al popolo serbo. Il parlamento serbo ha condannato quel crimine gravissimo: ma non ha parlato di genocidio, non ho sentito nessuno in Serbia definirlo così, e non l'ho fatto neanch'io»;
          si è in presenza di un accordo di cooperazione culturale e di istruzione tra il Governo italiano e il Governo della Repubblica di Serbia del 13 novembre 2009 (AC 5421), del quale si ribadisce comunque la necessità e l'importanza  –:
          se tutto questo corrisponda al vero;
          quale sia la posizione del Governo italiano su questi punti;
          come intenda insistere per spingere la Serbia verso l'Unione europea e se tale obiettivo sia conciliabile con queste dichiarazioni del suo Presidente. (5-08097)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FEDI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          il settimanale tunisino «l'AUDACE», nella edizione dal 2 al 15 agosto 2012, titolando «Traffico di visti e di droga al consolato d'Italia a Tunisi» formulava in un articolo una serie di gravissime accuse nei confronti del consolato italiano di Tunisi, riportando generalità, numero di pratica e numero di visto di un cittadino tunisino;
          l'articolo riportava dettagliatamente accuse precise rivolte a personale della nostra rappresentanza consolare a Tunisi;
          nello stesso articolo dell’Audace si parlava dell'Italia utilizzando termini molto offensivi e si descriveva in termini pesantissimi la nostra pubblica amministrazione  –:
          se non abbia ritenuto opportuno, anche nell'ottica di una completa e corretta informazione, rispondere alle accuse formulate nell'articolo de l’Audace;
          se non abbia ritenuto opportuno rispondere anche alle accuse gravissime rivolte al nostro Paese ed alla sua pubblica amministrazione;
          se non consideri, infine, doveroso fornire ampia illustrazione della risposta data al settimanale di Tunisi ed adeguate informazioni relativamente al caso specifico oggetto dell'articolo. (4-18037)


      REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          in attuazione del regolamento (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n.  2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
          il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con l'Algeria, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore  –:
          se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
          quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
          se e quali iniziative il Governo intenda attuare. (4-18042)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta scritta:


      BALDELLI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
          recenti notizie, confermate anche da importanti vertici dell'Unione europea, informano che le risorse destinate al finanziamento del progetto Erasmus sono in esaurimento;
          la denuncia è partita dal presidente della Commissione bilancio del Parlamento europeo, il francese Alain Lamassoure, a cui è seguita la conferma della Commissione europea: «Nel bilancio Ue 2012 sono finiti i soldi per pagare le fatture già emesse per una serie di fondi europei – tra cui il Fondo sociale, il programma Erasmus e il fondo per la Ricerca e Innovazione»;
          la sola ipotesi di scomparsa del progetto internazionale che per 25 anni ha fatto viaggiare gli studenti universitari ha messo in moto la protesta delle associazioni studentesche in ogni parte d'Europa;
          sembra che l'esaurimento dei fondi farà sì che coloro che prenderanno una borsa di studio nel secondo semestre del 2012-2013 potrebbero non ricevere finanziamenti a sufficienza dalle loro agenzie nazionali;
          il prossimo 23 ottobre 2012 il commissario al bilancio, Janusz Lewandowski, presenterà una proposta di bilancio correttivo; si parla di alcuni miliardi di euro, ma il piano Lewandowski dovrà essere approvato da Consiglio e Parlamento, a cui dovrà seguire l'impegno degli Stati membri dell'Unione a versare quanto manca, seguendo i normali criteri di contribuzione;
          il progetto di mobilità studentesca Erasmus ha rappresentato sino a oggi una delle realtà fondanti di una nuova generazione di cittadini europei, in un contesto in cui l'Europa rappresenta un riferimento politico e sociale fondamentale;
          in un contesto storico come quello attuale, in cui è necessario investire con determinazione per rafforzare l'identità europea, la formazione delle nuove generazioni può rappresentare uno strumento di fondamentale importanza  –:
          se il Governo italiano intenda sostenere il progetto Erasmus e quali siano le iniziative che ritiene di mettere in atto nelle sedi opportune per offrire una soluzione alle attuali carenze finanziarie che rischiano di determinare la fine del progetto che sino ad oggi ha formato quasi tre milioni di ragazzi in tutta Europa.
(4-18025)


      REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la sindrome locked-in è una malattia rara e completamente invalidante che comporta la tetraplegia e la paralisi della maggior parte dei muscoli a controllo bulbare, senza tuttavia portare il paziente alla perdita delle funzioni cerebrali superiori. Unici mezzi di comunicazione: i movimenti oculari verticali e l'ammiccamento. La sindrome può essere la conseguenza di differenti lesioni, ischemia, emorragia e difetti metabolici (per esempio la mielinosi pontina) che danneggiano in modo grave la porzione ventrale del mesencefalo e, bilateralmente, la capsula interna. Quadri molto avanzati di miastenia grave o sclerosi laterale amiotrofica provocano, per vie diverse, una condizione neurofunzionale paragonabile alla sindrome locked-in. Ad accomunare i quadri descritti è la lesione selettiva e diffusa dei motoneuroni senza il coinvolgimento di altre strutture. Per tale motivo, il malato non riesce più a esprimersi verbalmente e a compiere alcun altro atto motorio – solo i casi più fortunati muovono gli occhi e le palpebre – ma è vigile e consapevole della propria condizione. Il tracciato elettroencefalografico riflette la condizione di vigilanza e attenzione del malato, apparendo, nella maggioranza dei casi, sovrapponibile a quello di un soggetto normale e quindi mantenendo una peculiarità sfruttabile come «codice di comunicazione». In effetti, i pattern di distribuzione del segnale sulla corteccia cerebrale continuamente mutevoli possono essere riconosciuti da sistemi a rete neurale che «girano» su processori molto veloci. In Francia sono state catalogate 500 persone affette da questa sindrome e si stima statisticamente e proporzionalmente in Italia un numero simile di casi. È altissima l'onerosità della partecipazione al costo delle spese sanitarie, compresi gli ausili tradizionali e informatici di comunicazione ad alta tecnologia, i presidi, la fisioterapia, la logopedia, l'assistenza domiciliare, l'assistenza sanitaria, l'assistenza psicologica, i farmaci di tutte le categorie  –:
          se esista un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta sindrome a livello europeo ed in cosa si concretizzi;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la sindrome in argomento siano in corso nei Paesi dell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno dell'Unione europea al riguardo;
          se quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) sviluppare la ricerca in questo settore;
              b) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati e delle loro famiglie;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti, e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18049)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          è sempre più diffuso nel mondo il turismo basato su itinerari ciclo turistici;
          il nostro Paese ben si presta ad accogliere turisti interessati a detta modalità di spostamento;
          è utile e necessario una stretta integrazione tra la bicicletta ed i mezzi pubblici (treni, autobus e traghetti in primis)  –:
          se e come il Governo intenda supportare la proposta di pacchetti turistici che comprendano itinerari ciclabili;
          se e come il sistema di trasporto pubblico agevoli o freni dette combinazioni ed in che modo il Governo intenda intervenire. (4-18050)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


      NICOLUCCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 25 settembre 2012 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato la deliberazione del Consiglio dei ministri 20 settembre 2012 recante: «Proroga della gestione commissariale per la bonifica dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati e per la tutela delle acque superficiali della Regione Campania»;
          tale proroga mantiene in vita il regime commissariale esistente già da molti anni e da ultimo prolungato, nello scorso maggio, dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n.  4021/2012;
          come si legge nelle premesse della Deliberazione oggetto del presente atto di sindacato ispettivo, tale proroga (fino al 31 dicembre 2012) dovrebbe essere in coordinamento con delle iniziative da prendere, in accordo con la regione Campania, per «l'ultimazione degli adempimenti correlati alla definitiva chiusura della gestione commissariale»;
          la presenza del commissario straordinario, in questi anni, non ha impedito di fatto che in Campania vi fossero (come continuano a sussistere tuttora) gravi situazioni di inquinamento dei suoli, delle falde acquifere e delle acque superficiali;
          ciò significa che è importante agire in modo tale da far sì che, alla fine dell'anno in corso, non ci si renda conto che la situazione non ha registrato miglioramenti e che quindi bisogna proseguire con una gestione commissariale che però evidentemente, come dimostrano gli scarsi risultati raggiunti finora, è poco utile  –:
          quali iniziative il Governo abbia adottato per «l'ultimazione degli adempimenti correlati alla definitiva chiusura della gestione commissariale» e per l'avvio di un piano che consenta il recupero e la riqualificazione delle aree, nella regione Campania, colpite da gravi fenomeni di inquinamento ambientale e acquifero.
(4-18034)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VILLECCO CALIPARI e RUGGHIA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          nel quadro delle misure imposte dall'articolo 2, comma 1 lettera a), della legge 14 agosto 2012, n.  135, cosiddetta spending review, il Ministero della difesa, come le altre amministrazioni pubbliche centrali, deve provvedere alla riduzione degli uffici dirigenziali, di livello generale e di livello non generale, nonché delle relative dotazioni organiche, in misura non inferiore, per entrambe le tipologie di uffici e per ciascuna dotazione, al 20 per cento di quelli esistenti;
          per la Difesa, la disposizione comporta l'unificazione delle attuali tre direzioni generali che gestiscono il personale, Persomil per il personale militare, Persociv, per il personale civile e Previmil, per la previdenza, in un'unica direzione generale, in grado di assolvere a tutte le funzioni necessarie;
          è del tutto evidente che tale unificazione si inserisce nel quadro di razionalizzazione delle attività amministrative del Ministero della difesa al fine di conseguire i necessari risparmi di spesa;
          il Ministero della difesa coinvolto dalla spending-review anche sotto il profilo di una significativa riduzione di personale, che determina un esubero di quadri e dirigenti militari, in possesso di una rilevante competenza tecnico-professionale, avrebbe deciso di affidare ad una società privata di consulenza, la Price Waterhouse Cooper, lo studio per realizzare la fusione tra le tre direzioni generali, ad un costo che si aggirerebbe intorno ai 400 mila euro  –:
          se il Ministro non ritenga opportuno chiarire quali siano stati i criteri seguiti per l'affidamento di tale contratto di consulenza alla società indicata;
          se non ritenga opportuno, al fine di realizzare la citata razionalizzazione organizzativa, soprattutto in un momento di forte precarietà economica e sociale, in cui doverosa sarebbe una corretta ed equilibrata razionalizzazione delle spese, sfruttare le risorse interne al Ministero della difesa, invece di ricorrere a consulenze esterne. (5-08095)

Interrogazione a risposta scritta:


      MAZZONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          gli ufficiali del ruolo speciale (RS) dell'Arma dei carabinieri lamentano la palese disparità di trattamento loro riservato rispetto agli omologhi del ruolo normale, in base alla normativa vigente e sin dalla differenziazione dei ruoli di cui al decreto legislativo n.  171 del 1993 (adottato sulla base della legge delega n.  217 del 1992). Una disparità di trattamento che per certi versi determina una vera e propria discriminazione tra gli appartenenti al ruolo speciale e gli appartenenti al ruolo normale;
          il citato decreto legislativo n.  117 del 1993 aveva distinto i due ruoli (normale e speciale) prevedendo a giudizio dell'interrogante varie e del tutto ingiustificate differenze, sulla premessa che mentre gli ufficiali del ruolo normale provengono dall'Accademia militare (articolo 2), i colleghi del ruolo speciale sono assunti a seguito di un concorso pubblico (articolo 9);
          il grado di colonnello veniva conseguito dai primi normalmente con 27 anni di servizio, mentre per i secondi erano necessari ben 32 anni;
          le dotazioni dirigenziali contemplate erano notevolmente diverse, dal momento che nel ruolo normale erano previsti ben 162 alti ufficiali con grado di colonnello o generale, a fronte di appena 20 colonnelli nel ruolo speciale;
          gli appartenenti al ruolo speciale potevano raggiungere quale grado apicale quello di colonnello (ultimo grado di ufficiale superiore), mentre coloro che erano nel ruolo normale potevano ambire al grado di generale di divisione, potendo così aspirare ai gradi di ufficiale generale;
          veniva previsto il riempimento del ruolo speciale a mezzo concorso pubblico riservato agli ufficiali subalterni di complemento e ai marescialli, spinti a transitare nel ruolo in parola per via del riconoscimento del periodo del complemento, come si desumeva dall'articolo 12, comma 1, n.  2 del citato decreto legislativo;
          la successiva circolare n.  545/228-1991 del 16 settembre 1995 del comando generale dell'Arma dei carabinieri, intitolata «Problematiche applicative del decreto legislativo n.  177 del 1999», ha previsto, per gli ufficiali del ruolo speciale, lo svolgimento esclusivamente di incarichi meno prestigiosi, quali lo svolgimento di attività di insegnamento o impieghi burocratici nelle amministrazioni regionali o dell'Arma, a differenza degli ufficiali del ruolo normale, per i quali sono riservati i comandi di battaglione, provinciali e di scuola;
          il successivo decreto legislativo n.  298 del 2000 (adottato sulla base della delega di cui alla legge n.  78 del 2000) ha abrogato il precedente decreto legislativo n.  117 del 1993, accentuando le differenze tra i due ruoli, determinando pertanto una vera e propria discriminazione fortemente lesiva dei diritti e della dignità degli appartenenti al ruolo speciale;
          l'articolo 7 del decreto legislativo n.  298 del 2000 ha infatti previsto che gli ufficiali del ruolo speciale dell'arma dei carabinieri siano tratti con il grado di sottotenente, mediante concorso per titoli ed esami:
              a) prevalentemente dai marescialli aiutanti, marescialli capi e marescialli ordinari in servizio permanente dell'Arma dei carabinieri, muniti di uno dei titoli di studio richiesti per l'ammissione ai corsi dell'Accademia che abbiano riportato nell'ultimo biennio la qualifica finale non inferiore a «superiore alla media» e che alla data indicata nel bando di concorso abbiano una età compresa tra i 26 e i 40 anni;
              b) dagli ufficiali subalterni di complemento dell'Arma dei carabinieri che abbiano compiuto il servizio di prima nomina e non abbiano superato alla data indicata nel bando di concorso i 32 anni;
          in base all'articolo 20 del decreto legislativo da ultimo citato nel ruolo speciale vengono inseriti altresì i sottotenenti del ruolo normale che non superino il corso di applicazione, anche in eccedenza alla consistenza organica del grado, a domanda e previo parere favorevole della commissione ordinaria di avanzamento, mantenendo il grado, l'anzianità e la ferma precedentemente contratta, dopo i pari grado in possesso della stessa anzianità assoluta;
          peraltro, estremamente diverse sono le condizioni e le modalità di transito, da una parte, dal ruolo speciale al ruolo normale (articolo 21) e, dall'altra, dal ruolo normale al ruolo speciale (articolo 29). Nel secondo caso, infatti, molteplici sono i vantaggi in termini economici e di carriera che vengono previsti, a differenza di un trattamento di fatto deteriore nella prima ipotesi;
          in ordine alla progressione di carriera, la tabella 2 allegata al decreto legislativo in parola (richiamata dagli articoli 4 e 31, comma 11) prevede per gli ufficiali del ruolo speciale, rispetto a quanto previsto per gli omologhi del ruolo normale, una permanenza superiore di un anno nel grado di tenente, tre anni in quello di capitano e due anni nel grado di tenente colonnello;
          per gli appartenenti al ruolo normale, poi, è adesso prevista la possibilità di conseguire il grado di generale di corpo di armata (cioè, del più elevato grado previsto dall'ordinamento militare), così determinando sostanzialmente un ampliamento delle dotazioni dirigenziali, per effetto della maggiore progressione di carriera introdotta. Invero, l'incremento delle dotazioni dirigenziali nel ruolo normale derivanti dalle innovazioni legislative è pari a quasi il doppio di quello del ruolo speciale. Gli appartenenti al ruolo speciale, invece, continuano a non poter aspirare al conseguimento di un grado superiore a quello di colonnello, rimanendo ad essi preclusi i gradi di ufficiali generali;
          i soli ufficiali del ruolo normale, frequentando i corsi in Accademia, conseguono il titolo connesso con la partecipazione a un master di II livello, dato che contribuisce a favorire i loro avanzamenti di carriera;
          sussistono plurime differenze sul lato economico, che si evidenziano nel diverso trattamento fondamentale, dal momento che solo gli ufficiali del ruolo normale possono conseguire la indennità perequativa riservata ai generali di brigata o l'indennità di posizione dei generali di corpo d'armata, a fronte della mera indennità di valorizzazione dirigenziale per gli appartenenti al ruolo speciale, peraltro limitata ai soli maggiori e tenenti colonnelli. Per di più, vari aspetti del trattamento accessorio sono di fatto limitati a coloro che si trovano nel ruolo normale, come le indennità relative al lavoro straordinario dei comandanti provinciali. Le richiamata differenze sono tutte dovute alle normative di settore vigenti, che determinano secondo l'interrogante una palese discriminazione a danno degli appartenenti al ruolo speciale dell'Arma dei carabinieri, in contrasto con i principi costituzionali, di diritto comunitario ed internazionale, i quali insistono nella richiesta di totale equiparazione formale e sostanziale agli omologhi del ruolo normale, con tutti i conseguenti riconoscimenti contemplati dall'ordinamento;
          il decreto legislativo n.  298 del 2000 appare all'interrogante palesemente in contrasto con gli articoli 3, 52 e 97 della Costituzione, oltre che, relativamente ai profili economici, con il principio di perequazione retributiva, di cui al combinato disposto degli articoli 3 e 36 Costituzione. Nel contempo, il contrasto è ravvisabile anche con varie disposizioni di derivazione comunitaria, quali l'articolo 8 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (già articolo 3, paragrafo 2, del Trattato istitutivo della Comunità europea), e gli articoli 20 e 41 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (cosiddetto Carta di Nizza), diventate disposizioni vincolanti in virtù dell'articolo 6, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea, come modificato dal Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, ratificato con la legge 2 agosto 2008 n.  130;
          la disciplina del ruolo speciale dell'Arma dei carabinieri, infatti, lede palesemente il principio di uguaglianza dei cittadini, determinando un grave trattamento deteriore per gli ufficiali di tale ruolo rispetto agli omologhi del ruolo normale. Come sopra indicato, vi sono delle differenze di trattamento che si risolvono in vere e proprie discriminazioni tra soggetti tutti appartenenti alla medesima Arma per il solo fatto che taluni provengono dall'Accademia ed altri (i discriminati) hanno partecipato e superato un pubblico concorso;
          si tratta di ufficiali il cui impiego non è difforme sia che appartengano al ruolo normale, sia che facciano parte di quello speciale;
          gli ufficiali del ruolo speciale hanno gli stessi compiti istituzionali di quelli del ruolo normale;
          vengono, infatti, normalmente impiegati in ruoli di comando di nuclei, sezioni, compagnie e reparti (addestrativi, territoriali, mobili e speciali) equipollenti dell'Arma. Tale impiego è pertanto identico per tutti gli ufficiali indipendentemente dal ruolo ricoperto, sino però al grado di maggiore; dopo di esso si diversificano ingiustificatamente, venendo notevolmente ridimensionati gli impieghi di prestigio per gli appartenenti al ruolo speciale, i quali come detto sopra non possono aspirare inspiegabilmente a gradi superiori a quello di colonnello;
          si tratta quest'ultima di una scelta normativa che danneggia fortemente gli ufficiali del ruolo speciale. Come è noto, il grado di colonnello è, nell'ordinamento militare, l'ultimo grado di ufficiale superiore, dopo il quale hanno inizio, nel quadro della normale progressione di carriera, i gradi generali (generale di brigata, generale di divisione e generale di corpo d'armata). Ebbene, tali gradi non possono essere raggiunti dagli ufficiali del ruolo speciale con una evidente discriminazione, assolutamente arbitraria;
          peraltro la lesione del principio di uguaglianza non è giustificabile nemmeno invocando argomenti di carattere storico. I titoli per partecipare al concorso per l'inserimento nel ruolo speciale, al pari delle prove concorsuali e al corso applicativo cui sono ammessi i vincitori, non differiscono da quelli previsti dalla normativa previgente al decreto legislativo n.  117 del 1993, che consentiva agli ufficiali subalterni di complemento ed ai sottoufficiali di transitare nel ruolo degli ufficiali dell'Arma, senza distinzione rispetto agli ufficiali provenienti dai corsi dell'Accademia, relativamente alla disciplina del loro impiego ed alla progressione di carriera:
              sino alla istituzione del ruolo speciale, pertanto, non vi erano sostanziali differenze tra gli ufficiali dell'Arma. Questi ultimi, quindi, erano tutti trattati in maniera eguale, indipendentemente dal percorso professionale sin a quel momento seguito;
              gli ufficiali del ruolo speciale sempre più spesso sono gravati da maggiori responsabilità rispetto ai colleghi del ruolo normale: se è vero che hanno le medesime funzioni ed attribuzioni dei colleghi del ruolo normale, tuttavia spesso vengono impiegati per ricoprire gli incarichi più delicati. Questo per la loro formazione (sul territorio) e la loro preparazione  –:
          se e in che tempi il Ministro intenda assumere iniziative per sanare questa ingiustificata discriminazione subita dagli ufficiali del ruolo speciale dell'Arma dei carabinieri. (4-18024)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


      DELFINO e NARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la direttiva 2003/96/CE del Consiglio del 27 ottobre 2003, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità, all'articolo 14 dispone che gli Stati membri esentino dalla tassazione, tra gli altri, anche i prodotti energetici forniti per essere utilizzati come carburanti per la navigazione nelle acque comunitarie, ivi compresa la pesca, diversa dalla navigazione delle imbarcazioni private da diporto, e l'elettricità prodotta a bordo delle imbarcazioni (articolo 14, comma 1, lettera c) e dunque di fatto ha previsto l'esenzione totale dell'accisa per il carburante usato per l'attività di pesca in acque marine;
          la medesima previsione è stata recepita nell'ordinamento nazionale attraverso l'articolo 24 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.  504, recante il testo unico delle disposizioni legislative sulle imposte sulle produzione e sui consumi, definendovi gli impieghi agevolati come segue:
      «1. Ferme restando le disposizioni previste dall'articolo 17 e le altre norme comunitarie relative al regime delle agevolazioni, gli oli minerali destinati agli usi elencati nella tabella A allegata al presente testo unico sono ammessi ad esenzione o all'aliquota ridotta nella misura ivi prevista. 2. Le agevolazioni sono accordate anche mediante restituzione dell'imposta pagata; la restituzione può essere effettuata con la procedura di accredito prevista dall'articolo 14»;
          con l'approvazione della legge 26 aprile 2012, n.  44, viene estesa l'esenzione dalle accise per la benzina destinata alle barche da pesca fino ad oggi solo per il gasolio;
          la misura è entrata in vigore lo scorso 29 aprile 2012 ma è subordinata alla opportuna regolamentazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con l'Agenzia delle dogane, che sta ritardando ad oggi l'applicazione della norma  –:
          quali provvedimenti ritenga opportuno prendere al fine di far esercitare un diritto sancito da norme comunitarie che per troppo tempo è stato negato ai nostri pescatori. (3-02528)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la situazione economica nel nostro Paese continua a peggiorare, tanto che le stime del Fondo monetario internazionale prevedono recessione anche per tutto il 2013;
          da mesi è stato più volte e da più parti sottolineata la necessità di politiche economiche tese a ridurre il peso dello Stato, liberare risorse, semplificare burocrazia e fisco;
          il Governo si è mosso invece aumentando la pressione fiscale e perseguendo prioritariamente il riequilibrio del deficit pubblico, contribuendo a peggiorare la percezione di consumatori e mercati;
          detta politica era giustificata dalla opportunità – attraverso il rigore di bilancio – di ridurre i tassi di interesse, a beneficio dei conti pubblici e delle posizioni finanziarie di imprese e famiglie;
          la prevista diminuzione dello spread non s’è verificata, mentre puntualmente – come denunciato più volte e da più parti anche nelle aule parlamentari – la politica adottata ha contribuito al peggioramento della congiuntura economica  –:
          se e come in questi mesi il quadro economico peggiorativo abbia portato il Governo ad una riflessione circa la necessità di un cambio deciso di strategia;
          se e quali iniziative, anche normative, il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di evitare al nostro Paese altri 18 mesi di recessione economica. (4-18053)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la situazione economica fortemente negativa determina un peggioramento delle posizioni finanziarie di molte aziende e genera difficoltà anche in famiglie e singoli individui;
          esistono norme precise tese ad evitare che le società finanziarie e gli istituti di credito approfittino della situazione di difficoltà delle imprese e delle famiglie, applicando tassi di usura ed altre condizioni capestro  –:
          se e come in questi mesi il quadro economico peggiorativo abbia portato ad un aumento del costo del denaro per singole aziende e famiglie;
          se e quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di contenere eventuali comportamenti illeciti di banche e società finanziarie. (4-18057)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          a fine settembre, senza alcuna comunicazione all'amministrazione comunale di Laureana di Borrello, è stato chiuso «temporaneamente» l'istituto penitenziario «Luigi Daga» (inaugurato nel maggio del 2004 dall'allora Guardasigilli Roberto Castelli), emblema di una Calabria che allo strapotere della ‘ndrangheta era riuscita a rispondere non solo con la repressione, ama anche con la proposizione di un modello di detenzione diverso e più umano;
          nell'immaginario collettivo il carcere è percepito come luogo della disumanizzazione per eccellenza: spazi angusti, sovraffollamento, nessuna possibilità che una volta «fuori» il recluso possa pensare ad una reale integrazione in quella stessa società che, poco tempo prima, ha deciso di fargli scontare la sua pena;
          il «Daga», modello da «esportazione» che troverà la sua applicazione già dai prossimi mesi nel resto del Paese, rappresenta invece qualcosa di diverso: la struttura, prima in Italia a sperimentare la custodia attenuata per i giovani detenuti di età compresa tra i 18 e i 34 anni, è nata per offrire un cammino di riflessione consapevole, nonché un percorso detentivo alternativo, con conseguente reinserimento nella collettività, in modo da sottrarre i giovani alla criminalità (10 per cento di recidività contro una media del 70 per cento nazionale);
          la sperimentalità del carcere ha una sua logica e una progettualità pedagogica che prevede anche l'impegno dei detenuti nella realizzazione di attività manuali, culturali, scolastiche, ricreative e sportive; sono, inoltre, predisposi all'interno appositi spazi all'aperto adeguati al miglioramento del contatto tra detenuti e familiari;
          se l'obiettivo di ogni istituto detentivo e, nel caso in specie, di questo a custodia attenuata «Daga» è quello di creare una scuola di vita, per permettere ad operatori e condannati di rendere costruttivo sia il periodo della pena da scontare che il successivo reinserimento nella società civile e nel mondo del lavoro, in un chiaro intento rieducativo stabilito dalla Costituzione, non si comprendono le ragioni della chiusura (troppi maxiprocessi alle cosche nel reggino e pochi agenti di polizia penitenziaria per il trasporto alle udienze  –:
          se non intenda attivarsi in tempi rapidi per la ripresa dell'attività della struttura suddetta, la cui chiusura elimina ogni speranza di una politica carceraria riformista.
(2-01698) «Tassone, D'Ippolito Vitale».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MARINELLO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          ormai quasi dieci anni fa è stato indetto un concordo pubblico per esami a 50 posti nell'area C, posizione economica C2, profilo professionale di educatore (Ministero della giustizia, DAP), con PDG 23 novembre 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale – n.  30 del 16 aprile 2004;
          la graduatoria dei vincitori è stata pubblicata, circa sei anni dopo, sul bollettino del Ministero della giustizia n.  21 del 15 novembre 2010;
          nel febbraio 2012, trascorsi altri due anni, è stata autorizzata l'assunzione di 32 vincitori, a fronte dei previsti 50 messi a concorso, essendo subentrato l'ennesimo blocco che impedisce assunzioni nuove se prima non si proceda a riduzioni di organico;
          dai dati pubblicati sul sito ufficiale del Ministero della giustizia si evince la carenza di personale educativo negli istituti penitenziari, con un vuoto di organico considerevole;
          il ruolo dell'educatore penitenziario è estremamente importante sia per il singolo detenuto sia per ottenere una valutazione corretta da parte della magistratura di sorveglianza nella concessione dei benefìci penitenziari, essendo colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione necessaria perché il magistrato di sorveglianza emetta la decisione finale sulla misura alternativa;
          senza unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta visto che pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza e quindi stasi della concessione di misure alternative, per cui anche la sicurezza ed il mantenimento della disciplina all'interno degli Istituti penitenziari passa proprio attraverso la figura e la presenza dell'educatore;
          si comprende che l'assunzione degli educatori vincitori comporta un onere per lo Stato, ma così come il Ministro interrogato ha manifestato l'intenzione di reperire i fondi necessari per l'assunzione dei 325 vincitori dell'ultimo concorso in magistratura, ben potrà trovare soluzione economica per i rimanenti 18 vincitori del concorso per educatore durato quasi un decennio  –:
          quali siano stati i motivi che hanno portato ad un così lungo periodo per l'espletamento del concorso pubblico e quali siano i tempi ed i finanziamenti per l'assunzione dei rimanenti 18 vincitori;
          quali iniziative intendano adottare per coniugare gli obiettivi della sicurezza e della rieducazione negli istituti penitenziari. (5-08094)

Interrogazioni a risposta scritta:


      RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          l'interrogante ha potuto conoscere e apprezzare l'esperienza della cooperativa Homo Faber, tesa all'inserimento lavorativo dei cittadini reclusi con possibilità concrete di continuare detta esperienza dopo la fine della pena;
          il giorno 8 è giunta una lettera da parte di un detenuto ZH il quale segnala il ripetuto, a suo dire immotivato, intervento disciplinare nei suoi confronti, verificatosi subito dopo il palesarsi del suo avvicinamento a Comunione e liberazione  –:
          se questi fatti risultino al Ministro;
          se non ritenga che il rischio di discriminazione per motivi religiosi comprometta il processo di rieducazione al quale le pene devono tendere ex articolo 27 della Costituzione, specialmente attraverso il lavoro e incontri che valorizzino i valori fondanti della convivenza civile. (4-18026)


      PILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          il 5 ottobre 2012 il sottoscritto interrogante unitamente ad una delegazione dell'Ugl composta da Salvatore Argiolas – segretario regionale –, Libero Russo – segretario provinciale di Nuoro – e Marco Arca – rappresentante locale, ha visitato la casa circondariale di Macomer;
          la drammaticità in cui versa l'istituto a causa della forte carenza di personale di polizia penitenziaria è apparsa ancor più evidente di quella ampiamente rappresentata in precedenti atti di sindacato ispettivo rivolti al Ministero della giustizia;
          a titolo esemplificativo si rappresenta un dato numerico che rappresenta la gravità della situazione nel carcere di Macomer: a fronte delle 34 unità di polizia penitenziaria necessarie per il normale espletamento di ogni singolo turno di servizio, risultano attualmente disponibili solo 37 unità complessive in organico, per l'articolazione dei quattro turni di servizio giornalieri, al netto di assenze a vano titolo ma comunque, quotidiane;
          appare scandaloso e inaccettabile sul piano gestionale e della sicurezza degli stessi agenti, nonostante l'elevata professionalità, che quelli in servizio nel turno serale del 4 ottobre fossero appena 3 con gravissimi rischi per l'intera struttura;
          a seguito degli ultimi movimenti relativi alle assegnazioni del personale nella regione Sardegna, specialmente per l'apertura dei nuovi istituti penitenziari di Tempio ed Oristano, l'istituto di Macomer risulta gravemente carente di personale;
          nel dettaglio, si specifica che, in attuazione dei trasferimenti suddetti, a fronte di n.  16 unità in uscita, risultano in ingresso solo n.  4 unità in quanto altre due erano già distaccate in Istituto;
          risultano inoltre trasferite l'unità addetta al sopravvitto, quella all'ufficio segreteria, quella all'ufficio paghe e ben 6 unità precedentemente in servizio presso la sezione AS col risultato che in tale reparto nei turni serali e notturni presta servizio una sola unità;
          non c’è giorno che non venga chiesto ulteriore sacrificio personale alle unità impiegate al nucleo traduzioni e piantonamenti e si segnalano perfino casi limite di ispettori costretti ad effettuare il servizio di portineria;
          sei unità risultano assenti da tempo per aspettativa ed ormai prossimi al collocamento in quiescenza, come d'altronde già avvenuto nel mese di settembre con un sovrintendente per sopraggiunti limiti di età;
          in estrema sintesi l'organico risulterebbe deficitario di oltre 20 unità, cifra certamente precaria in considerazione della particolare tipologia dello stesso Istituto e dei soggetti ivi ristretti;
          la situazione attuale crea evidenti problemi gestionali nell'organizzazione del servizio: non si riesce a coprire i posti di servizio essenziali col personale costretto a ricoprire più posti di servizio contemporaneamente, spesso non si riesce ad usufruire del riposo settimanale o addirittura del congedo ordinario e straordinario per far fronte ad improvvise esigenze familiari;
          nel corso della visita si è riscontrata nonostante l'emergenza, l'operatività ed il forte spirito di abnegazione del personale di polizia penitenziaria in servizio e dell'eccellenza del nucleo operativo cinofili;
          la criticità, a Macomer come nel resto degli istituti penitenziari della Sardegna, è aggravata dalla mancata applicazione delle linee guida emesse dalla regione Sardegna in materia di sanità penitenziaria, a seguito del passaggio della relativa competenza alla ASL;
          situazione questa che rischia di minare la sicurezza sanitaria e la logistica delle strutture con oltre 200 detenuti;
          le due strutture che si riferiscono alla ASL n.  3 di Nuoro sono palesemente inadempienti, Nuoro e Mamone, con un servizio irregolare che mina l'impianto della garanzia della salute dei detenuti e, ovvio riflesso, degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria;
          risulta molto grave l'incuria nella mancata apertura dei punti di primo intervento (P.I.P.), obbligatori pelle strutture suddette entro i termini della stessa messa a regime del passaggio della sanità penitenziaria dal Ministero della giustizia alle ASL  –:
          se non ritenga dover intervenire per garantire la copertura dei posti in organico in un carcere di alta sicurezza come quello di Macomer;
          se non ritenga necessario ripristinare le più elementari condizioni di sicurezza messe a repentaglio dalla cronica e aggravata carenza di organico destinato alla vigilanza e alla gestione della struttura carceraria;
          se non ritenga di dover intervenire al fine di riassegnare al carcere di Macomer quelle figure professionali necessarie al corretto funzionamento della struttura;
          se non ritenga di dover intervenire nel quadro del passaggio della sanità penitenziaria alla regione Sardegna al fine di raccordare l'organizzazione e l'ottimizzazione delle competenze sanitarie con quelle della sicurezza penitenziaria posto che appare indissolubile il legame tra queste due competenze gestionali;
          se non ritenga di dover sollecitare l'attuazione all'interno delle strutture penitenziarie di quei presidi di primo intervento che risultano indispensabili nelle strutture con oltre 200 detenuti;
          se non ritenga di dover disporre il trasferimento nel sistema penitenziario dell'isola di quel personale nato e residente in Sardegna che abbia chiesto l'avvicinamento nella propria terra d'origine al fine di colmare le oltre 500 unità necessarie per l'apertura dei nuovi carceri e l'ottimizzazione funzionale degli altri.
(4-18030)


      RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          l'interrogante in data 7 ottobre 2012 ha effettuato una drammatica visita presso il carcere San Vittore (ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario), nel sesto raggio, lato b;
          le condizioni di detenzione sono indecenti, i detenuti sono costretti a vivere in condizioni inqualificabili  –:
          se il Ministro ritenga sia accettabile che non ci siano ispezioni per verificare le condizioni di igiene e sicurezza in quel raggio sei, lato b;
          se non intenda accertare da quanto tempo il giudice di sorveglianza non si reca a verificare le condizioni di questo raggio e se questa omissione denunciata dai detenuti sia compatibile con le norme o quanto meno con la buona prassi e non intenda perciò promuovere un'azione disciplinare oltre ad assumere iniziative per garantire un ambiente degno delle caratteristiche di umanità dettate dall'articolo 27 della Costituzione per la rieducazione dei condannati. (4-18031)


      RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in data 21 settembre 2012 l'interrogante si è recato in visita ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario al carcere di Vicenza;
          dal personale di polizia penitenziaria viene evidenziata la seguente problematica: in presenza della notizia di malattie trasmissibili esistenti tra i cittadini reclusi, che a causa della normativa sulla privacy non possono essere conosciuti, sono esposti al pericolo di infezione, sostenendo che non esistono disposizioni che diano sicurezza per evitare il contagio;
          questo rischio influisce negativamente sulla buona convivenza civile nuocendo alla qualità dei rapporti umani tra detenuti e personale vigilante  –:
          se quanto dichiarato corrisponda al vero;
          se esistano disposizioni in merito e come intenda regolarsi per tutelare la salute del personale insieme al rispetto della privacy e della buona convivenza tra reclusi. (4-18032)


      RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in data 21 settembre 2012 l'interrogante si è recato in visita ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario al carcere di Vicenza;
          tra i numerosi detenuti ristretti in numero ben superiore alla «capienza tollerabile» ha incontrato il signor C.B. che lamenta la mancanza di assistenza psicologica;
          i recenti tagli ai fondi per il personale penitenziario hanno determinato carenze preoccupanti a livello di educatori, assistenti sociali, psicologi, medici e figure che ruotano all'interno del sistema carcerario  –:
          se non intenda attivarsi affinché attraverso lo stanziamento dei fondi necessari siano garantiti i servizi di assistenza ai detenuti, al fine della loro piena rieducazione, così come previsto nel dettato costituzionale e dalle norme internazionali. (4-18035)


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          l'esponente radicale ligure Walter Noli ha ricevuto dai detenuti del carcere di Chiavari la seguente lettera indirizzata alla direttrice, dottoressa Paola Penco;
          nella lettera si annuncia l'inizio di una protesta pacifica finalizzata ad avere un incontro con la direttrice: «La popolazione detenuta nel carcere di Chiavari, sezione ordinaria, dichiara che per i sottoelencati motivi si terrà una protesta pacifica consistente in una quotidiana battitura dalle ore 21 alle ore 21,30 finché non si avrà un incontro con la Direzione per affrontare le problematiche esistenti»;
          i detenuti del carcere di Chiavari rappresentano quanto segue:
              1) dall'estate 2011 si ritiene che lo sviluppo delle pene alternative e i benefici vari sono ostacolati o quanto meno ritardati;
              2) Riteniamo che la valutazione dei soggetti reclusi viene fatta in modo superficiale e affrettata senza che si entri in merito sui percorsi, le tempistiche e le singole personalità degli istanti alle seguenti pene alternative: permessi premio articolo 30-ter O.P. EX ART 21 LEGGE Nr. 354/1975 interno ed esterno escludendo di volta in volta i pareri degli operatori sociali, assistenti sociali Uepe, educatori interni al carcere, psicologo;
              3) le mercedi dei lavoratori sono inadeguate all'effettivo lavoro svolto in quanto la direzione del carcere paga 2 ore di lavoro al giorno sulle 6 ore effettivamente lavorate (retribuzione giornaliera di circa 5 Euro per un totale mensile di circa 180 euro);
              4)      i tagli continui delle entrate alimentari tramite colloquio costringe i detenuti ad affrontare spese più ampie non considerando le problematiche economiche dei detenuti e delle rispettive famiglie;
              5) a questo aggiungiamo che i prezzi praticati nel listino spesa proposti a scelta unica sono superiori ai prezzi pubblici; Esempio carne trita 1 kg 13 euro, fettine carne vitello 1 chilo 24 euro, petto di pollo 1 kg 10 euro, fornello da campeggio 15 euro, caffettiera 3 tazze 23,50 euro e tanti altri prodotti indispensabili;
              6)      I prodotti di igiene passati dall'istituto non sono sufficienti a mantenere una normale e corretta igiene in celle sovraffollate, quindi spesso siamo costretti ad affrontare anche questa spesa, esempio: carta igienica, disinfettanti vari;
              7)      il persistente malfunzionamento del sistema fognario ci costringe a respirare odori sgradevoli che rendono ancora più spiacevole la reclusione;
              8) il bagno disposto nello stesso spazio cucina senza separazione provoca un continuo disagio creato dalla convivenza di più persone costrette a dividere cucina e bagno contemporaneamente nello stesso spazio, quando basterebbe una porta a soffietto;
              9) Dopo la ristrutturazione delle finestre con l'eliminazione delle bocche di lupo, sono stati applicati dei pannelli nel piano superiore 2o sezione che limitano ulteriormente il ricircolo d'aria, impedendo la visuale e il riverbero del sole crea fastidio agli occhi;
              10) La settima branda rende impossibile una normale abitabilità con conseguenze di limitazioni di movimento e di pulizie; provoca disagio in quanto nelle celle non c’è spazio adeguato per il settimo letto che va alzato per lasciare spazio ai tavoli nelle ore dei pasti e rimesso a terra per dormire; Questa situazione è unica nel panorama dei carceri liguri  –:
          se quanto rappresentato dai detenuti del carcere di Chiavari, trovi riscontro nelle informazioni disponibili o acquisite a seguito del presente atto di sindacato ispettivo da parte del Ministero della giustizia;
          cosa intenda fare per risolvere quanto denunciato, punto per punto, dai detenuti della sezione ordinaria. (4-18040)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
          in un'area di circa 160 ettari di terreni ex industriali a Porto Marghera, in prossimità di Venezia, lo stilista francese Pierre Cardin intende realizzare, con capitali interamente privati, un intervento edilizio del costo di circa 2,1 miliardi di euro, nell'ambito del quale spicca un grattacielo alto 256 metri, il «Palais Lumiere». La struttura, alta 66 piani, si basa sulla sovrapposizione di più cerchi che uniscono 3 torri, all'interno delle quali sono previsti alberghi, ristoranti, appartamenti di lusso e la sede dell'Accademia della moda voluta da Cardin;
          stando al progetto presentato, Palais Lumiere sarà al centro di un'area con circa 35.000 metri quadrati di residenzialità, 25.000 metri quadrati di alberghi e ristoranti, 115.000 metri quadrati destinai a servizi, direzionale e commerciale, 60 ettari di area verde e circa 100.000 metri quadrati di parcheggi. La realizzazione darà lavoro a circa 10.000 persone per la costruzione e a 4.500 lavoratori una volta costruito il complesso, cui si aggiungono circa 2.500 lavoratori dell'indotto;
          inoltre, nella cifra complessiva, a fianco dei 758 milioni di euro destinati alla realizzazione del «Palazzo di luce» sono previsti 240 milioni di euro per opere di interesse pubblico regionale, in particolare in materia di mobilità, e 475 milioni di euro per opere di riqualificazione ambientale delle aree interessate. Inoltre, l'intervento immobiliare sarà ad «energia zero», sfruttando fotovoltaico, eolico e geotermico. Altro punto di vanto del progetto è che non appesantirà il tessuto urbano, perché non sarà aumentata la cubatura della zona e anzi, la verticalità della costruzione permetterà di lasciare a verde circa l'80 per cento dell'area interessata dalla riqualificazione;
          nel mese di marzo 2012, dopo un primo assenso del comune di Venezia, la regione Veneto, ha dichiarato la sussistenza dell'interesse regionale per la realizzazione della struttura, in deroga alle procedure urbanistiche ordinarie, ai sensi delle norme sulla programmazione di cui alla legge regionale n.  35 del 2001; anche la provincia ha espresso il suo sostegno all'opera;
          il 7 giugno ad appena quindici giorni dalla presentazione del progetto di massima del «Palais Lumiere» agli uffici comunali, la giunta di Venezia espresso il suo assenso alla redazione di un accordo di programma fra il comune e gli investitori; il 23 luglio il consiglio comunale di Venezia, con esecutività immediata, ha dato mandato al sindaco Giorgio Orsoni di avviare la conferenza di servizi, che si è svolta il 26 con risultato favorevole;
          l'11 luglio 2012 l'ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) ha espresso parere negativo alla richiesta di deroga all'altezza massima di 145 metri, prevista per tutti gli edifici che si trovano nell'area di 18 chilometri attorno allo scalo, che è sottoposta ai vincoli derivanti al traffico aereo; la torre infatti sorgerebbe a circa 10 chilometri in linea d'aria dall'aeroporto Marco Polo e l'altezza prevista supera di 110 metri quella consentita; tuttavia l'ENAC si è riservata di fornire un parere definitivo dopo la valutazione del risk assessment presentato dai progettisti del Palais Lumiere, con le integrazioni concordate;
          altre preoccupazioni riguardano la tenuta del terreno sottostante l'oggetto dell'intervento, che non è stato ancora testato; si tratta delle ex barene su cui nella prima metà del secolo scorso è sorta la zona industriale veneziana. Gli scavi delle immense fondazioni, che secondo gli esperti dovranno scendere almeno 100 metri nel sottosuolo, rischiano di alterare l'equilibrio idrogeologico e delle falde, con il pericolo di subsidenza nelle zone limitrofe, da Venezia al Mose e il rischio di inquinamento delle falde, in un'area, quella di porto Marghera, dove l'inquinamento del suolo è altissimo; gioverà ricordare che la mancata prospezione del suolo nell'area dove sarebbe dovuto sorgere il nuovo Palazzo del cinema, è costato al comune di Venezia 40 milioni di euro di maggiori spese;
          il 2 agosto 2012 il coordinamento associazioni ambientaliste del Lido di Venezia, in una lettera indirizzata alla direzione regionale urbanistica e paesaggio del Veneto ha chiesto di assoggettare la struttura del Palais Lumiere alle procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica. Per il coordinamento l'allegato IV testo unico ambientale «progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano» individuerebbe «le categorie nelle quali potrebbe ricadere l'intervento: “progetti di riassetto o sviluppo aree urbane all'interno di aree urbane esistenti che interessano superfici superiori a 10 ettari” o “parcheggi di uso pubblico con capacità superiore a 500 posti auto”»;
          contemporaneamente si sono levate autorevoli voci contrarie alla realizzazione dell'opera: il professor Settis, ex presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, gli architetti di chiara fama Gregotti e Portoghesi, il professor Miracco, consulente del Ministero per i beni e le attività culturali e l'associazione Italia Nostra hanno espresso perplessità riguardo alla possibilità di inserire un'opera siffatta nel contesto lagunare; in sostanza, a parte i pericoli per la navigazione aerea e i rischi idrogeologici, l'opinione degli studiosi e degli esperti di settore che sono contro il Palazzo Lumiere è che lo skyline di Venezia finirebbe per essere alterato dall'immensa struttura: chi ama veramente Venezia si dovrebbe inchinare a lei e non viceversa; un progetto analogo, per una torre alta circa 400 metri da erigere a S. Pietroburgo è stato spostato di 10 chilometri dal centro storico dopo che l'Unesco ha minacciato di togliere l'antica capitale russa dalla lista dei siti patrimonio dell'umanità, tra cui figura anche la città lagunare;
          secondo i progettisti invece, che dichiarano di aver già operato una riduzione rispetto al progetto d'origine da 306 ai 256 metri. Il Palais Lumiere non si vede né dal Lido né da San Marco. Disterebbe circa 12 chilometri dal centro monumentale e 4 dal bordo lagunare, ove peraltro già compaiono ciminiere, una stazione petrolifera e Fincantieri. Gli unici punti della laguna da cui lo si può scorgere sono la punta estrema della Giudecca e Tronchetto. Da questi due luoghi, in prospettiva, il Palais risulterebbe sulla stessa linea nella torre di una fabbrica, solo che invece di emettere fumo nero è trasparente ed ecologico;
          il 28 agosto 2012 il Ministro dell'ambiente Clini ha presenziato a Venezia alla presentazione alla stampa del «Palais Lumiere»; in tale sede, e ad avviso dell'interpellante del tutto inopinatamente per il ruolo che riveste, ha espresso il proprio apprezzamento dichiarandosi sicuro dell'approvazione dell'ENAC; a seguito di ciò è stato denunziato per abuso d'ufficio assieme al presidente della regione e al sindaco della città, per le presunte indebite pressioni esercitate sull'ENAC;
          autori della denuncia sono Carlo e Marina Ripa Di Meana, in qualità di privati cittadini, ma anche iscritti ad Italia Nostra; Carlo Ripa Di Meana in particolare è stato Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e presidente di Italia Nostra, attualmente è presidente della sezione romana dell'associazione; il procedimento giudiziario instaurato si fonda sulla convinzione che le dichiarazioni alla stampa di autorità pubbliche di massimo livello, riferite ad un fare o non fare spettante ad altra autorità, costituiscono di per sé una indebita pressione e lasciano presagire ben altro tipo di pressione;
          l'interpellante esprime la sua perplessità sui comportamenti del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sia per l'entusiastica, unilaterale adesione ad un progetto i cui impatti ambientali sono ancora tutti da valutare, sia per la scortese reazione nei confronti degli autorevoli personaggi che (secondo l'interpellante non senza fondamento) l'hanno denunciato;
          conclusivamente va osservato che anche i più accesi fautori dell'opera si rendono conto dei suoi impatti, tuttavia sottolineano anche come, nell'attuale situazione economica, il risanamento senza costi per lo Stato di una vasta area degradata e la possibilità di lavoro duraturo per 5.000-7.000 persone siano una occasione da non perdere, soprattutto se si considera che si tratta di un'opera di ingegneria avanzata, che occuperà professionalità, anche artistiche, di primissimo ordine;
          l'interpellante pertanto ritiene che sia dovere per i Ministri interpellati intervenire nell'ambito delle proprie competenze, in modo rendere il più sollecite e corrette possibile le decisioni da adottare, che siano in un senso o nell'altro, anche a tutela dell'immagine dell'Italia nel mondo  –:
          se non ritengano opportuno fornire elementi riguardo i tempi di emissione del parere dell'ENAC, in relazione alla richiesta di deroga sull'altezza dell'edificio denominato «Palais Lumiere»;
          se non ritengano opportuno acquisire sul complessivo intervento il parere dell'Ufficio patrimonio mondiale UNESCO, operante presso il Ministero per i beni e le attività culturali:
          in che veste siano state rilasciate le dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 28 agosto alla presentazione alla stampa del «Palais Lumiere» posto che l'interpellante ritiene che esse travalichino il ruolo istituzionale del Ministro medesimo.
(2-01699) «Mazzuca».

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      IANNUZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nel territorio del comune di Fisciano, nella Valle dell'Irno, ricade il prestigioso campus dell'università degli Studi di Salerno, che vanta tutte le facoltà, con un bacino di circa 50.000 studenti e che è caratterizzato da strutture didattiche, di ricerca, del tempo libero e da servizi di assoluta rilevanza;
          attualmente, nella grande realtà del campus universitario è già operante solo un posto di polizia, assolutamente insufficiente a garantire la massima e doverosa tutela dell'ordine e della sicurezza delle persone;
          infatti, tale postazione di polizia può contare su appena 4 unità, tenuto conto che negli anni precedenti l'organico poteva ricomprendere 7/8 unità, alcune delle quali venute meno e mai sostituite;
          appare a tal fine necessario e opportuno potenziare e accrescere le risorse umane, professionali ed organizzative a disposizione delle forze dell'ordine, rafforzando il presidio di polizia, attualmente presente nell'università, per assicurare un'azione più intensa e forte di prevenzione e repressione delle attività criminose;
          in risposta all'interrogazione dell'esponente n.  5-07530, il Sottosegretario al Ministero dell'interno De Stefano, nella seduta della 1a commissione del 3 ottobre 2012, ha affermato che non sussistono le condizioni per trasformare in commissariato l'attuale posto di polizia nel Campus;
          le motivazioni dedotte in quella sede sono francamente «freddamente burocratiche», incapaci di tener conto e di valutare nella giusta misura una realtà così complessa e variegata come quella del Campus universitario;
          una realtà universitaria caratterizzata da grande vivacità e da una moltitudine di attività, per di più in continua e significativa evoluzione;
          del resto, nella predetta risposta, il Governo ha riconosciuto che nell'ambito del campus universitario «la presenza giornaliera – fra studenti e persone dell'intero indotto – è stimata in ben «quarantacinquemila unità»; inoltre, nella medesima risposta, il Ministero ha riconosciuto che il personale adibito al presidio di Polizia nel Campus assicura oltre ad una rilevante «attività amministrativa», compresa quella afferente al rilascio di passaporti, «anche attività informativa e di vigilanza e di controllo in occasione di particolari iniziative» pubbliche «dell'Ateneo», iniziative assai frequenti attesi i livelli di qualità ed eccellenza raggiunti dall'università di Salerno in tanti ambiti disciplinari, scientifici, di ricerca e confronto culturale;
          è, quindi, innegabile che l'esistente posto di polizia assolve quotidianamente ad una molteplicità di attività, che vanno al di là dei pur gravosi e fondamentali compiti strictu sensu di istituto;
          il consiglio comunale di Fisciano, più volte negli ultimi anni ed ultimamente, con deliberazione n.  14 del 14 maggio 2012, ha deciso di richiedere al prefetto ed al questore di Salerno, al Ministro dell'interno, la creazione del commissariato di polizia nel Campus universitario, e, comunque, il potenziamento dell'attuale presidio di polizia;
          già in passato, a più riprese, l'università di Salerno ha condiviso, con atti formali, questa proposta  –:
          quali iniziative il Ministro interrogato ritenga di poter assumere per soddisfare le esigenze obiettive e rilevanti di potenziare e rafforzare il presidio di polizia, presente nel campus universitario di Fisciano ed attualmente con un numero di unità di personale assegnato assolutamente insufficiente e con una dotazione complessiva di risorse e di mezzi assolutamente inadeguati;
          se non si rilevi la necessità, non più procrastinabile ma quanto mai prioritaria ed urgente, di accrescere, in misura congrua ed incisiva, la dotazione di personale e di risorse professionali, organizzative e strumentali a disposizioni dell'attuale presidio di polizia, al fine di consentirgli di poter svolgere un'azione più efficace, più intensa, capillare e diffusa nel controllo e nel monitoraggio dell'ordine e della sicurezza pubblica nell'ambito del campus universitario. (5-08090)


      VILLECCO CALIPARI, BRESSA e FERRANTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          gli articoli 16 e seguenti del decreto-legge n.  341 del 2000, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 gennaio 2001, n.  4, recante «Disposizioni urgenti per l'efficacia e l'efficienza dell'amministrazione della giustizia», la cui legge di conversione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.  16 del 20 gennaio 2001, disciplinano l'uso di strumenti tecnici di controllo a distanza dei soggetti condannati agli arresti domiciliari ovvero all'obbligo di dimora;
          la Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G rileva che a partire dall'anno 2001, il Ministero dell'interno – mediante la stipula di contratti di noleggio con cinque diverse società, con Telecom spa per la componente rete e Finsiel per la componente applicativa – ha dato inizio ad una fase sperimentale, limitatamente alle province di Milano, Torino, Roma, Napoli e Catania con la disponibilità di 375 dispositivi di controllo remoto. Successivamente l'amministrazione del Ministero dell'interno ha dovuto ricercare una soluzione riferibile all'intero territorio nazionale e ha firmato il 26 febbraio 2003 una Convenzione con Telecom spa individuata come l'impresa maggiormente in grado, in quanto attiva su tutto il territorio nazionale, di realizzare la richiesta gestione unitaria del sistema dei braccialetti elettronici. Il 6 novembre 2003 è stato firmato un atto aggiuntivo alla citata convenzione con Telecom spa, avente oggetto sia il noleggio, l'installazione e l'assistenza di n.  400 dispositivi elettronici di controllo nei confronti di persone sottoposte alle misure cautelari e detentive per l'intero territorio nazionale, sia la predisposizione infrastrutturale e la gestione operativa della piattaforma tecnologica, che ne rappresentano di gran lunga la componente finanziariamente più onerosa;
          la Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G sottolinea che nel periodo di vigenza degli accordi contrattuali, di oltre dieci anni complessivi, relativi alla fase sperimentale dei primi due anni e poi al successivo rapporto contrattuale con la Telecom spa il costo del sistema ha superato i dieci milioni annui. In particolare, per le prestazioni relative all'esecuzione dell'atto aggiuntivo con la Telecom spa del novembre 2003, l'amministrazione ha convenuto con Telecom spa, un importo, una tantum, di euro 8.641.000,00 (IVA esclusa) per l'attivazione del servizio ed un compenso annuo di euro 9.083.000,00 (IVA esclusa), in rate semestrali, pari, per 8 anni, fino al 2011, a euro 72.664.000,00, per un totale di euro 81.305.000,00;
          la Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G sottolinea che pur dovendo tener presente il fondamento normativo costituito dall'articolo 275-bis del codice di procedura penale, è un dato di fatto incontestabile che la spesa di oltre dieci milioni all'anno sostenuta durante la vigenza del primo contratto, scaduto il 31 dicembre 2011, si è rilevata elevatissima a fronte dei veramente pochi braccialetti elettronici utilizzati (solo 14, parrebbe);
          il Ministro della giustizia nell'esposizione delle linee programmatiche del suo dicastero nella Commissione giustizia della Camera dei deputati avvenuta il 30 novembre 2011, ha espresso diverse perplessità in ordine al funzionamento e per il limitato utilizzo dei braccialetti, usati invece con successo e in larga misura in altri Paesi europei e ha altresì valutato l'opportunità di un approfondimento sulla funzionalità e sui costi dei braccialetti;
          sempre nella medesima audizione, il Ministro della giustizia ha ribadito che la convenzione sarebbe scaduta a dicembre del 2011, e che pertanto non sarebbe sua intenzione incentivarne il rinnovo prima di aver verificato che sia effettivamente più economica la riattivazione di una convenzione e l'uso molto implementato del braccialetto. Il Ministro ha fatto presente che si sta verificando se costi e benefici abbiano un equilibrio o se addirittura si possa realizzare un risparmio, perché dalle proiezioni sembrerebbe che tra il costo della detenzione giornaliera e il costo del braccialetto, se si riuscisse ad applicarne un numero significativo, il risultato andrebbe a beneficio del braccialetto;
          la Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G sottolinea che malgrado i dubbi, gli inconvenienti e l'elevato costo dei braccialetti, di cui il Ministero dell'interno era assolutamente consapevole, il contratto con la Telecom spa è stato rinnovato e «opportunamente migliorato sotto il profilo tecnologico» e con un aumento del numero di dispositivi utilizzabili (da 400 a 2.000) in relazione ad un potenziale incremento delle richieste da parte dell'autorità giudiziaria, connesso alla novella normativa che ha ampliato il novero dei soggetti destinatari di misure di detenzione domiciliare (cosiddetto decreto «svuota carceri» decreto-legge 22 dicembre 2011, n.  211, convertito in legge 17 febbraio 2012, n.  9);
          la Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G ricorda che il rinnovo della convenzione con la Telecom spa per una durata settennale, dal 2012 fino al 2018, ha reiterato una spesa, antieconomica ed inefficace, che avrebbe dovuto essere almeno oggetto, prima della nuova stipula, di un approfondito esame, anche da parte del Ministero della giustizia, dicastero più in grado di altri di valutare l'interesse operativo dei magistrati;
          la Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G pone doverosamente l'accento che anche la conferma del contraente Telecom spa, avvenuta a prezzi e prestazioni non identici (ad esempio con l'aumento degli strumenti disponibili) e perciò qualificata inesattamente come una «proroga», avrebbe dovuto, o potuto, essere oggetto di riflessione e/o di trattative, se non di comparazione con altre possibili offerte, come ha recentemente stabilito il TAR del Lazio. Il Tribunale amministrativo, con sentenza n.  04997/2012, depositata il 1o giugno 2012, ha annullato gli atti di affidamento a Telecom Italia spa dei servizi oggetto della Convenzione quadro datata 31 dicembre 2011 accogliendo il ricorso presentato da una società di telecomunicazioni contro la decisione di procedere ad una trattativa diretta con Telecom spa senza indire una gara  –:
          come siano giustificabili, visto e considerato lo stato di forte emergenza in cui versa il sistema carcerario del Paese, costi di gestione dei braccialetti elettronici così elevati a fronte di prestazioni e risultati così deludenti come più volte affermato dalla Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G;
          se corrisponda al vero quanto affermato dalla Corte dei conti nella deliberazione n.  11/2012/G nella quale viene ipotizzato l'utilizzo, da parte del Ministro dell'interno, di soli 14 braccialetti elettronici su una dotazione totale di 400;
          quali siano le motivazioni, alla luce delle approfondite verifiche messe in atto dal Ministero dell'interno che hanno portato al rinnovo della Convenzione con Telecom spa e a quali condizioni esso è avvenuto;
          se ci sia stato il parere del Ministero della giustizia nella fase di rinnovo della convenzione;
          quali siano gli effetti di una eventuale interruzione della prestazione da parte del Ministero dell'interno nei confronti di Telecom spa in relazione alla nuova convenzione per la gestione dei braccialetti elettronici;
          se, alla luce di quanto stabilito dal TAR del Lazio con sentenza n.  04997/2012, depositata il 1o giugno 2012, intenda o meno promuovere, previa intesa con il Ministero della giustizia, un bando per una nuova convenzione per la gestione dei braccialetti elettronici. (5-08092)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          organi di stampa locali e nazionali riportano la notizia di una violenta aggressione avvenuta nei giorni scorsi nel pieno centro di Salerno, a seguito della quale si verificava la morte del cittadino salernitano Sergio Rossi;
          secondo quanto riportato dai giornali l'aggressione sarebbe stata commessa in via De Bartolomeis, strada contigua al centralissimo corso Garibaldi, da due cittadini probabilmente di nazionalità rumena che, nel tentativo di rapinare un portafogli, avrebbero colpito la vittima alla testa con un corpo contundente, provocandone la caduta ed il conseguente stato di coma;
          a seguito del violento colpo subito, il Rossi sarebbe stato soccorso da un passante, portato in ospedale in stato di coma, per poi perdere la vita il giorno seguente;
          la deprecabile aggressione, tutt'altro che isolata come si evince dalle cronache, sfociata nella morte di un cittadino inerme, avvenuta in pieno centro città, rappresenta un atto di inaudita violenza che evidenzia la necessità di garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini attraverso un maggiore presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine;
          come riportato dalle cronache della carta stampata «la zona dove il fatto ha avuto luogo è caratterizzata da costante presenza di balordi dell'est europeo che si aggirano ubriachi per le strade e le piazze intorno alla stazione ferroviaria, molestando i passanti. Giovani litigiosi e attaccabrighe, come dimostrano i ripetuti episodi nel centro cittadino»;
          sia gli aggressori che il reale movente del delitto sarebbero ancora ignoti ed è opportuno addivenire quanto prima alla verità dei fatti;
          sull'accaduto indagano i carabinieri del comando provinciale di Salerno e, in attesa che si faccia chiarezza sull'increscioso episodio, numerosi sono stati gli attestati di cordoglio da parte di diversi esponenti della destra salernitana, politicamente vicini a Sergio Rossi;
          quanto accaduto è sintomatico di una situazione di degrado in cui versano alcune zone del centro storico, quali piazza San Francesco, piazza Vittorio Veneto ed alcune strade del Lungomare, dove cittadini stranieri bivaccano e si rendono protagonisti di incresciosi episodi di violenza  –:
          se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero;
          quali provvedimenti intenda assumere al fine di arginare la situazione di degrado in cui versano le zone interessate della città di Salerno e tali gravi episodi di criminalità, anche attraverso un maggiore presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine. (4-18029)


      GALLETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          siamo prossimi alla naturale scadenza della XVI Legislatura e alle elezioni per il rinnovo del Parlamento;
          in seguito alle dimissioni del presidente della regione Sicilia, già si è nel pieno della campagna elettorale per il rinnovo dell'assemblea regionale;
          è necessario assicurare che tutte le manifestazioni politiche e collaterali e le iniziative di propaganda elettorale legate al rinnovo degli organismi di rappresentanza nazionale e locale, ovvero del Parlamento, si svolgano garantendo il pieno rispetto dei principi di partecipazione democratica, costituzionalmente sanciti, e salvaguardando l'ordine pubblico e la sicurezza  –:
          quali siano le procedure e le misure, generalmente adottate, per garantire il sereno andamento delle iniziative pubbliche collegate alla campagna elettorale, in occasione del rinnovo degli organi di governo nazionale e/o locale e del Parlamento;
          se, in vista delle imminenti elezioni per le politiche e in occasione del rinnovo dell'Assemblea regionale della Sicilia, siano state già adottate o si intendano adottare misure ulteriori per assicurare il corretto svolgimento delle manifestazioni legate alla propaganda elettorale;
          se tra le misure ordinarie o eccezionali, volte ad assicurare l'ordine pubblico e la sicurezza, sia contemplata anche la videoripresa delle iniziative elettorali e, in tal caso, se e quali siano le procedure e le circostanze che la legittimano. (4-18036)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nel comune di Busto Arsizio, prospicente il civico 17 in via Magenta, è stato costruito un palazzo di notevoli dimensioni che risulta vuoto e non utilizzato;
          la realizzazione di detto edificio è avvenuta nell'ambito di un lotto su cui insistono altri edifici realizzati per il tramite dell'Azienda locale di edilizia residenziale (ALER);
          va rilevato, incidentalmente, che in una situazione di difficoltà economica generale del Paese, lo spreco di denaro pubblico dovrebbe essere condannato e perseguito ancor più di quanto richiederebbe una situazione di normalità;
          in particolare risulta che dinanzi al palazzo siano ancora presenti impalcature in relazione alle quali sarebbe opportuno verificare eventuali rischi per l'incolumità pubblica  –:
          se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda assumere quantomeno per verificare l'eventuale sussistenza di pericoli per la pubblica incolumità, ai fini di evitare il permanere della situazione. (4-18058)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SIRAGUSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          ad oggi, le soluzioni messe in campo dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per fare fronte ai licenziamenti effettuati nella scuola, a seguito del decreto-legge n.  112 del 2008, sono insufficienti;
          è necessario garantire ai docenti precari la continuità lavorativa, la maturazione del punteggio di servizio e il percepimento del sussidio di disoccupazione;
          a tal fine, a parere dell'interrogante, occorre rinnovare, anche per l'anno scolastico 2012/2013, il cosiddetto decreto «salva precari»: decreto-legge 25 settembre 2009 n.  134 e decreto-legge, 13 maggio 2011, n.  70  –:
          per quale motivo il Ministro non abbia ancora rinnovato il decreto di cui in premessa e se non intenda farlo al più presto. (5-08093)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'alopecia areata (AA) è una malattia a probabile patogenesi autoimmune, caratterizzata da perdita di capelli localizzata, che può progredire fino a causare la totale perdita di capelli (alopecia areata totale) o la perdita anche di tutti i peli (alopecia areata universale). La patologia esordisce in maniera acuta: si ritiene che fattori scatenanti, di natura virale o ambientale, siano in grado di innescare un processo autoimmune in un soggetto geneticamente predisposto. L'attività del follicolo pilifero viene bloccata dai linfociti che impediscono la produzione del pelo. L'alopecia areata non produce mai la distruzione del follicolo. Al momento non sono ancora disponibili farmaci che guariscano definitivamente l'alopecia areata o che ne prevengano le recidive. Esistono, però, alcuni trattamenti efficaci che stimolano la ricrescita dei capelli, ma che hanno una scarsa influenza sul progredire della malattia. Attualmente quindi, purtroppo, una terapia efficace nel 100 per cento dei casi di AA non esiste  –:
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;

          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18041)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          le glicogenosi sono disturbi ereditari del metabolismo che coinvolgono gli enzimi della sintesi e della degradazione del glicogeno. A seconda del tipo di enzima interessato si hanno diversi tipi di glicogenosi. Si distinguono le glicogenosi epatiche, caratterizzate da un accumulo prevalentemente epatico e le glicogenosi muscolari, caratterizzate da accumulo prevalentemente muscolare  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;

          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18044)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          la neurofibromatosi (NF) è una malattia genetica la cui manifestazione più grave è la comparsa di neoplasie. Vi sono due malattie causate dalla mutazione di due geni distinti: i sintomi e la gravità delle neurofibromatosi variano molto da un caso all'altra;
          la neurofibromatosi di tipo 1 è frequente anche se poco nota. È caratterizzata da macchie color caffè-latte sulla pelle e da neurofibromi sotto forma di noduli cutanei e sottocutanei che si distribuiscono in varie parti del corpo. Il gene responsabile della NF1 è stato localizzato sul cromosoma 17. La neurofibromatosi di tipo 2 è molto più rara; è caratterizzata da tumori al nervo acustico, cerebrali e spinali. Il gene responsabile è localizzato sul cromosoma 22;
          entrambe le forme di neurofibromatosi si trasmettono in forma autosomica dominante (un genitore affetto può trasmettere la malattia ai figli con un rischio del 50 per cento), ma anche genitori sani possono dare alla luce figli affetti da neurofibromatosi. Oggi è possibile diagnosticare le neurofibromatosi in epoca prenatale con l'analisi del DNA, ma solo nei casi familiari; non è, però, possibile prevedere quale sarà la gravità della malattia. Non esiste al momento un trattamento risolutivo per le neurofibromatosi; sono disponibili protocolli assistenziali, cioè controlli seriali da eseguire periodicamente per la prevenzione delle complicazioni. È molto importante che le persone con neurofibromatosi ricevano un adeguato sostegno psicologico: spesso le ripercussioni psicologiche, legate alle manifestazioni estetiche della malattia, possono essere più gravi delle complicanze cliniche  –:
          se quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sostenere le famiglie anche attraverso centri di ascolto e assistenza;
              c) sviluppare momenti e percorsi di assistenza psicologica ai malati;
              d) sviluppare la ricerca in questo settore;
          quali siano i principali centri di eccellenza del nostro Paese per la cura di detta patologia;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tematiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
          se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
          se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altro) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento. (4-18048)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
          con la dizione «malattia di Niemann Pick» sono indicate un gruppo di patologie genetiche del metabolismo, caratterizzate da tesaurismosi lipidica ed eredità autosomica recessiva. I tipi A e B della malattia di Niemann Pick sono dovuti a un deficit di attività della sfingomielinasi acida, un enzima lisosomiale codificato dal gene SMPD1 localizzato sul cromosoma 11 (11p15.1-p15.4). Il difetto enzimatico determina un accumulo patologico di sfingomielina e di altri lipidi, in particolare all'interno delle cellule del sistema reticolo-endoteliale (RES), comprendente milza, linfonodi, midollo osseo, timo e fagociti mononucleati, e che, insieme al fegato e ai polmoni, risulta maggiormente colpito dalla malattia. La deposizione progressiva di sfingomielina nelle cellule del RES determina sintomi sistemici, compreso l'interessamento polmonare progressivo in alcuni pazienti; quando la deposizione riguarda anche le cellule del sistema nervoso centrale, essa determina il decorso neurodegenerativo osservato nel tipo A. Studi di genetica molecolare dimostrano che entrambe le forme dipendono da mutazioni alleliche nell'ambito del gene SMPD1; fino a oggi sono state descritte circa cento diverse mutazioni. La malattia di Niemann Pick di tipo C è una forma neuropatica cronica ed è distinta dal punto di vista clinico, biochimico e molecolare dai tipi A e B, con i quali è stata tradizionalmente raggruppata. In circa il 95 per cento dei casi, il difetto molecolare primitivo risiede nel gene NPC1 (cromosoma 18q11, 57 Kb; 25 esoni); nel restante 5 per cento dei casi, sono state identificate mutazioni in un secondo gene, NPC2 o HE1 (cromosoma 14q23.3, 13,5 Kb, 5 esoni). Le proteine NPC1 e NPC2 sembrano interagire a livello del sistema endolisosomiale per facilitare il trasporto intracellulare del colesterolo e di altre molecole. Ognuna di queste mutazioni provoca una lesione cellulare caratteristica che consiste in un'anomalia del trasporto intracellulare del colesterolo esogeno (LDL), con accumulo lisosomiale di colesterolo non esterificato e ritardo nell'innesco delle reazioni per il mantenimento dell'omeostasi del colesterolo stesso e del metabolismo lipidico in generale. Il colesterolo non esterificato, la sfingomielina, i fosfolipidi e i glicolipidi si accumulano in eccesso nel fegato, nella milza e nel sistema nervoso centrale, soprattutto a livello del cervelletto, il principale organo bersaglio della malattia  –:
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza delle patologie in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti le patologie in argomento siano in corso nel nostro Paese e nell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
          se esista un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta sindrome a livello europeo ed in cosa si concretizzi. (4-18051)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


      MAZZONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          circa duecentomila pensionati, per lo più nella fascia di reddito più bassa, dovranno restituire la quattordicesima incassata «in via provvisoria» nel luglio 2009 si tratta di cifre che a leggere le tabelle dell'Inps vanno da un minimo di 336 ad un massimo di 504 euro a seconda degli anni di contribuzione e che più o meno corrispondono ad un'intera mensilità della loro attuale pensione;
          in Toscana sono interessati migliaia di pensionati, anche se è risultato impossibile fare una divisione a livello provinciale, in quanto i dati non sono scorporabili;
          gli interessati sono sia ex lavoratori autonomi o dipendenti che nel 2009 avevano compiuto i 64 anni di età con un reddito massimo personale non superiore a 8.504,73 euro (nelle lettere spedite dall'Inps nel 2007 si specificava che dal computo del reddito personale erano da considerare esclusi quelli derivanti da assegni per nucleo familiare/assegni familiari e da indennità di accompagnamento; il reddito da casa di abitazione; il Tfr e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata);
          la somma aggiuntiva è variata, perché calcolata in base all'anzianità contributiva del pensionato: se pensionato da lavoro dipendente:
              a) fino a 15 anni di anzianità contributiva, la somma aggiuntiva è pari a 262 euro;
              b) da 15 a 25 anni di anzianità contributiva, la somma aggiuntiva è pari complessivamente a 327 euro;
              c) se l'anzianità contributiva è superiore a 25 anni, la somma complessiva aggiuntiva è pari a 392 euro;
          se pensionato da lavoro autonomo:
              a) fino a 18 anni di anzianità contributiva, la somma aggiuntiva è pari complessivamente a 262 euro;
              b) da 18 a 28 anni di anzianità contributiva, la somma aggiuntiva è pari complessivamente a 327 euro;
              c) se l'anzianità contributiva è superiore a 28 anni, la somma complessiva aggiuntiva è pari a 392 euro;
          l'Inps ha specificato che nel caso in cui il reddito personale del pensionato sia di poco superiore al limite stabilito, «la somma aggiuntiva sarà proporzionalmente ridotta. Per esempio, se il reddito è di 8600 euro, con un'anzianità contributiva fino a 15 anni, la somma aggiuntiva sarà pari a 166,73 euro complessivi (8504,73 + 262,00 – 8600,00 euro»;
          l'Inps ha spiegato che l'importo aggiuntivo non viene erogato sulle pensioni interessate da sostituzione dello Stato o rivalsa degli enti locali, sui trattamenti pensionistici ai lavoratori extracomunitari rimpatriati e sulle pensioni della ex Sporttass;
          chi tre anni fa poteva richiederlo e lo ha fatto, ha però certificato un reddito più basso di quello che aveva in realtà, ma l'Inps se n’è accorto solo quando dall'Agenzia delle entrate sono cominciate ad arrivare le dichiarazioni del modello Unico 2011 relative ai redditi 2010;
          a quel punto sono stati scoperti conteggi del reddito errati o incompleti;
          è bastato avere un'entrata in più, anche minima, come un contratto di collaborazione, una rendita catastale, un acquisto non dichiarato, per superare la soglia degli aventi diritto;
          per tutti vale la buona fede, quindi non ci saranno altri accertamenti fiscali. Ma quei soldi dovranno essere restituiti;
          applicare trattenute su pensioni già così basse può provocare problemi sociali e di sopravvivenza per i pensionati inconsapevolmente coinvolti  –:
          se non si ritenga necessario assumere iniziative per;
              a) provvedere all'innalzamento dei limiti reddituali massimi entro i quali beneficiare della quattordicesima, considerati i tassi inflazione intervenuti dal 2008 e del contesto socio-economico estremamente negativo di questi anni, ampliandone progressivamente la platea;
              b) rivedere le modalità di controllo, affinché situazioni del genere non abbiano più a verificarsi;
              c) distinguere le diverse situazioni: ossia chi ha presentato una dichiarazione inesatta per poche decine di euro e chi, invece, ha omesso importi considerevoli del proprio reddito;
              d) provvedere alla restituzione delle somme indebitamente erogate attraverso una procedura di ampio dilazionamento dei tempi, ben oltre i dodici mesi previsti dall'INPS, che consenta di non incidere in maniera eccessivamente onerosa nei confronti dei pensionati, eventualmente ipotizzando un'esenzione totale o parziale per coloro che hanno commesso errori dell'ordine di poche decine di euro. (4-18023)


      MANCUSO, CICCIOLI, BOCCIARDO, GIRO, BARANI e DE LUCA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          all'aeroporto di Fiumicino, il 31 settembre 2012 tre passeggeri disabili non hanno potuto imbarcarsi sul volo Roma-Lamezia Terme;
          i tre facevano parte di un gruppo di oltre quaranta persone, tutte esponenti del mondo dell'associazionismo e del terzo settore calabrese, esperti e operatori del mondo del sociale che avevano partecipato al seminario «Con il Sud condividiamo», svoltosi nell'ultimo fine settimana di settembre a Torino e organizzato dalla Fondazione «Con il Sud»;
          il loro volo proveniente da Torino è atterrato con circa mezz'ora di ritardo;
          gli imbarchi delle persone disabili erano stati segnalati per tempo come prioritari agli scali di Torino e Roma;
          a causa del ritardo, il volo di coincidenza per Lamezia non ha imbarcato né i passeggeri disabili né gli altri componenti del gruppo che avevano regolarmente pagato il biglietto e avevano il posto assegnato sull'aereo;
          tutti hanno dovuto attendere la successiva coincidenza per la Calabria;
          i passeggeri sono stati portati sulla pista e l'aereo di coincidenza era ancora a terra, ma il pilota si è rifiutato di far riabbassare il portellone;
          il gruppo ha denunciato la vicenda con un esposto depositato all'ufficio della polizia di frontiera di Fiumicino;
          in serata, un comunicato di Alitalia si scusava con i passeggeri, dichiarando che il disagio era stato dovuto ai tempi di imbarco troppo ristretti, anche visto che la presenza di disabili avrebbe allungato le fasi di imbarco  –:
          se il Governo intenda verificare le fasi e le responsabilità dell'accadimento.
(4-18038)


      DI BIAGIO e MURO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          risulta agli interroganti una seria criticità in capo al personale già in servizio presso l'Ispettorato di vigilanza sulle concessioni autostradali (IVGA) di ANAS spa recentemente soppresso per il combinato disposto dall'articolo 36 della legge n.  111 del 15 luglio 2011 (cosiddetta «manovra finanziaria 2011») e dall'articolo 11, comma 5, del decreto-legge 29 dicembre 2011 n.  216 convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2012, n.  14, e successive modifiche e integrazioni;
          la sopraccitata normativa ha infatti disposto il riordino di ANAS spa determinando il recente passaggio, ad un'apposita struttura creata presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle attività e dei compiti già attribuiti all'IVCA;
          in merito al personale già in servizio presso l'IVCA, la sopraccitata normativa ne prevedeva il riassorbimento nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per le attività e competenze di cui all'articolo 36, comma 2 della legge n.  111 del 2011. Tuttavia, nel disporre tale assorbimento del personale in servizio presso l'IVCA, si faceva riferimento alle sole risorse con contratto di lavoro a tempo indeterminato, misconoscendo il fatto che le attività e competenze dell'IVCA erano svolte da personale che si trovava impiegato anche con contratti di lavoro di tipologia differente dal tempo indeterminato;
          sulle possibili criticità, sia di natura occupazionale, sia di natura operativa, derivanti da una mancata presa in carico e compiuta definizione delle attese lavorative del personale dell'IVCA con contratto di natura diversa dall'indeterminato, gli interroganti avevano sottoposto una risoluzione in Commissione lavoro in data 27 luglio 2011 - risoluzione n.  7/00665. Tale atto, ad oggi ancora non calendarizzato, impegnava altresì il Governo «ad adottare opportune misure affinché nel riassorbimento del personale nella nuova Agenzia, secondo quanto disposto dall'articolo 36, comma 5, della legge n.  111 del 15 luglio 2011, siano incluse anche le risorse con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, permettendo di superare le criticità relative all'operatività di IVCA e al personale precario della medesima»;
          nella fattispecie si tratta di 23 unità di personale, di alta specializzazione e professionalità, che allo stato attuale hanno maturato presso la suddetta Società un'anzianità lavorativa superiore ai 36 mesi continuativi, considerando anche i contratti di somministrazione, e che avrebbero pertanto avuto diritto ex lege n.  92 del 2012 – articolo 1, comma 9, lettera i) – ad essere considerati a tempo indeterminato ed essere inclusi nel riassorbimento di personale di cui all'articolo 36 della legge n.  111 del 15 luglio 2011;
          i 23 lavoratori si sono visti invece recapitare, nella giornata tra giovedì 27 e venerdì 28 settembre 2012 una nota di licenziamento da parte dell'ANAS che, ben prima della naturale scadenza dei contratti in questione, notificava che, a seguito del combinato disposto dei sopraindicati provvedimenti, la società non aveva più la «titolarità» dei loro contratti, essendo essi assegnati all'IVCA, e pertanto il contratto stesso sarebbe venuto meno due giorni dopo, a far data dal 30 settembre 2012;
          fermi restando i dubbi di natura giuridica sulla legittimità di una tale procedura di licenziamento, è doveroso sottolineare che la mancata considerazione di questi aspetti, già segnalati all'attenzione degli organi istituzionali dai lavoratori interessati, ha di fatto determinato il concretizzarsi delle più funeste attese e rischia di pregiudicare la stessa operatività della Struttura di vigilanza sulle concessioni, appena istituita in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti  –:
          se siano a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
          se non ritengano opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, predisporre le dovute iniziative, anche di concerto con ANAS spa, per garantire che alle 23 unità di personale menzionate in premessa sia garantito il rispetto dei diritti di lavoratori, riconosciuta come da norma di legge la validità dell'intero percorso lavorativo e garantito, in forza di ciò, il riassorbimento all'interno della Struttura ministeriale che ha preso in carico le competenze dell'IVCA. (4-18054)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MANCUSO, VIOLA, GIRO, CICCIOLI, GIRLANDA, DE LUCA e BARANI. – Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la formazione della figura professionale di «tecnico veterinario», nel nostro Paese attualmente trova ampia realizzazione in processi formativi posti in essere da una molteplicità di soggetti;
          tale situazione crea evidenti effetti distorsivi in relazione a diversi aspetti. In particolare crea un diffuso disorientamento rispetto alla platea dei cittadini interessati a seguire tale percorso formativo necessario ottenere i requisiti utili per esercitare la «professione di tecnico veterinario», che al di là di un suo riconoscimento effettivo rappresenta oramai una realtà lavorativa consolidata e necessaria;
          alla luce di tale confusione rispetto al percorso formativo si evidenzia la legittima aspettativa da parte di chi ha deciso di intraprenderlo di vedersi riconosciuta una valenza significativa del certificato finale conseguito;
          contemporaneamente si palesa il rischio, stante tale confusione, che la platea degli interessati si ritrovi destinataria di offerte al limite della legalità;
          inoltre va sottolineato che spesso il percorso formativo intrapreso e concluso, sempre alla luce della situazione attuale, possa andare incontro a disconoscimenti da parte di talune categorie che non ritengono sia possibile acquisire la necessaria preparazione professionale al di fuori di contesti strutturati e/o istituzionalizzati;
          va ricordato che la figura professione di «tecnico veterinario», trova una propria legittima forma di riconoscimento a livello europeo, in particolare alla luce direttiva 95/43/CE della Commissione del 20 luglio 1995;
          al contrario, invece, in Italia si assiste ad un fiorire di iniziative formative nate per rispondere a reali esigenze occupazionali, promosse da soggetti collegati al mondo del lavoro dedicati alla cura degli animali, alle quali spesso si affiancano anche iniziative sviluppate per meri fini commerciali;
          in entrambe le fattispecie i contenuti professionali sono lasciati alla libera iniziativa dei soggetti promotori/attuatori con gravi ed evidenti ripercussioni per l'utenza che, molto spesso si aspetta risposte per favorire una migliore collocazione professionale/lavorativa sia che si tratti di potenziale inserimento nel mondo del lavoro sia che si tratti di opportunità offerte nell'ambito dei processi di mobilità orizzontale o verticale;
          a ciò si deve aggiungere la presenza di talune iniziative di formazione promosse dalle regioni e finanziate con risorse a valere sui fondi comunitari, in particolare Fondo sociale europeo, che però non sembrano riconducibili o comunque rispondenti in alcun modo a modelli formativi omogenei e condivisi, nelle loro linee generali, in campo nazionale;
          è di tutta evidenza, a parere dell'interrogante, che trattandosi di una figura certamente riconducibile nell'area paramedica la regolamentazione e disciplina generale risulta quindi affidata anche al Ministero della salute;
          fatte salve le competenze regionali in materia appare evidente che la creazione di parametri omogenei per una disciplina nazionale di tale contesto formativo consentirebbe al sistema Paese di allinearsi con altre realtà dell'Unione europea ma, soprattutto, porrebbe fine alla variegata presenza di iniziative formative prive di qualsivoglia regolamentazione;
          al riguardo non va sottaciuto che si tratta di una figura professionale che trova il consenso delle associazioni di categoria dei medici veterinari ed ha una sua natura particolare e differente da quella rinvenibile nel sistema universitario;
          da tenere presente la necessità anche di rispondere in maniera adeguata e quindi omogeneo all'utenza dei cittadini che si rivolgono ai servizi veterinari, un'omogeneità che lo spontaneismo attuale in campo formativo con riferimento alla figura di tecnico veterinario rischia di compromettere  –:
          se non ritenga opportuno e necessario intervenire per stabilire un quadro di riferimento omogeneo utile a disciplinare a livello nazionale le linee guida di riferimento per la formazione della figura professionale del «tecnico veterinario». (5-08091)

Interrogazioni a risposta scritta:


      NICOLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          come riportato dal «Mattino» (cronaca di Napoli) del 28 settembre 2012 l'Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) e l'Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM) hanno pubblicato uno studio secondo cui, finora nel 2012, in Campania si sono ammalate più persone rispetto a quanto era avvenuto, a questo punto dell'anno, nel 2011;
          gli scienziati affermano che, in Campania, nel giro di un anno la quota di ammalati di cancro sarebbe cresciuta del 4 per cento e che il costo per le cure di questo male sarebbe aumentato di circa il 400 per cento;
          nello studio citato si parla sia della presenza di rifiuti tossici che dell'inquinamento ambientale come cause che contribuiscono a far sì che in Campania vi sia una incidenza di tumori maggiore che nel resto del Paese  –:
          quali iniziative di competenza il Governo, in collaborazione con la regione Campania, intenda assumere in merito a quanto esposto in premessa nell'ottica di aiutare i cittadini campani a vivere in un contesto ambientale e sanitario più consono. (4-18027)


      BORGHESI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          per la costruzione del nuovo polo di «Borgo Trento», il centro d'eccellenza della medicina scaligera di proprietà dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona l'affidamento dei lavori per le opere viene dato all'impresa Bonatti Spa con sede a Parma;
          la Bonatti cede in subappalto i lavori di «esecuzione di assistenze murarie agli impianti e ripristini murature» a due ditte emiliane: la Edilperna Srl con sede a Poviglio (Reggio Emilia), amministratore e socio unico Perna Rosario, nato a Gela il 5 settembre 1981, e la Acropoli Srl, anch'essa con sede a Poviglio, amministratore unico Comandatore Emanuele, nato a Mainz (Germania) il 24 maggio 1982;
          le due imprese sono impegnate anche nei lavori della nuova stazione ferroviaria di Parma: un appalto da 100 milioni di euro vinto da un'associazione temporanea di imprese in cui figura ancora la Bonatti. A seguito della richiesta presentata dalla Società di trasformazione urbana che si occupa della stazione, però, la prefettura di Reggio Emilia il 27 luglio 2010 emette nei confronti della Edilperna un'interdittiva antimafia;
          sul conto di Rosario Perna, infatti, risultano tre segnalazioni di reato: il 4 ottobre 2002 i carabinieri lo diffidano per «condotte integranti illeciti amministrativi» riguardanti il possesso di stupefacenti; il 28 ottobre 2009 gli uomini dell'Arma di Guastalla segnalano Perna all'autorità giudiziaria per «produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope». Il 24 luglio 2010, infine, Perna viene deferito all'autorità giudiziaria dai carabinieri di Bagnolo in Piano perché aveva inoltrato al Ministero dell'interno la richiesta di emersione per colf e badanti relativa a un cittadino extracomunitario per ottenere la regolarizzazione di un'attività lavorativa che, dopo gli accertamenti, era risultata inesistente;
          a Perna sono proprie le parentele ingombranti della moglie, Crocifissa Domicoli, classe 1984, figlia di Aurelio Domicoli, nato a Gela il 17 febbraio 1960, noto agli inquirenti come appartenente alla famiglia mafiosa gelese facente capo al clan Rinzivillo;
          per queste motivazioni il prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro, emette l'interdittiva antimafia, che viene inviata per conoscenza anche al direttore generale dell'azienda ospedaliera di Verona. Il quale, immediatamente, revoca l'autorizzazione di subappalto alla Edilperna che, nel giro di qualche giorno, viene allontanata dal cantiere;
          la Edilperna era legata ad un'altra ditta che lavorava in subappalto nei cantieri dell'ospedale, la Acropoli Srl, che aveva ricevuto dalla Bonatti una commessa da 50 mila euro. Da una verifica emerge che Emanuele Comandatore, legale rappresentante di quest'ultima, era stato consigliere della Edilperna. Per questa ragione il 20 ottobre 2010 l'azienda scrive alla prefettura di Reggio Emilia per chiedere notizie anche su Acropoli;
          il 25 novembre 2010 la De Miro scrive nuovamente al direttore generale confermando i timori dei dirigenti della sanità veronese: «Sono stati acquisiti oggettivi elementi per ritenere sussistente il pericolo di infiltrazioni mafiose tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell'attività della ditta Acropoli Srl». Emanuele Comandatore è infatti sposato con Debora Perna, e la Acropoli Srl di Comandatore aveva, il 23 luglio 2010, acquisito Acropoli Sas di Debora Perna per 31.950 euro; il marito, già socio accomandante della Acropoli Sas era diventato così amministratore unico della Acropoli Srl che ha la propria sede legale a Poviglio, in via Ariosto 14, nello stesso appartamento dove sono residenti i due coniugi insieme, sorpresa, a Perna Rosario e consorte;
          per la prefettura è evidente l'intreccio tra le due imprese e appare scontato come la «compravendita della Acropoli Sas da parte di Acropoli Srl ha prodotto il risultato di non far più comparire il cognome “ Perna ” tra i soci ed amministratori della ditta [...] per eliminare del tutto, nei rapporti contrattuali, quel cognome (Perna) che avrebbe comunque ricondotto Perna Debora al medesimo contesto familiare del fratello Perna Rosario»;
          con la determina dirigenziale del 28 dicembre 2010, l'azienda ospedaliera di Verona revoca il subappalto alla Acropoli Srl, «con la conseguente immediata interruzione delle lavorazioni in corso e la liberazione del cantiere dalle attrezzature, materiali e macchinari»  –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti;
          se non intenda acquisire informazioni più adeguate sulle modalità con cui l'Azienda Ospedaliera Integrata di Verona ha affidato le opere verificando, per i profili di competenza le eventuali omissioni di vigilanza nella fase di subappalto;
          se non intenda intervenire, anche in via normativa, per obbligare chi partecipa alle gare di appalto ad indicare fin dall'inizio le possibili imprese subappaltatrici. (4-18039)


      REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la cistite interstiziale (CI) è una patologia cronica e dolorosa che colpisce la vescica, soprattutto nella donna (5:1 rispetto al maschio) e può essere estremamente invalidante. La cistite interstiziale determina modificazioni strutturali a livello della parete di tale organo, che comportano un progressivo deterioramento dell'attività vescicale fino a una completa defunzionalizzazione, qualora non venga diagnosticata tempestivamente. Tale patologia si traduce in un quadro clinico che si aggrava progressivamente e ha inizio, nella maggior parte dei casi, con sintomi simili a una cistite che progressivamente incrementano la loro intensità, con aumento della frequenza minzionale (fino a 60), urgenza e intenso bruciore/dolore percepito a livello vescicale sovrapubico, pelvico, perineale, vaginali e/o ano-rettali, refrattario alle comuni terapie antalgiche. L'assenza di batteri nelle urine è assai frequente, anche se, forse proprio per l'alterazione acquisita della mucosa, è possibile una sovrapposizione infettiva al quadro infiammatorio. Questo confonde ulteriormente il quadro clinico, complicando il raggiungimento della diagnosi. Nei casi più lievi, i sintomi possono non essere presenti contemporaneamente. Molti organi ne sarebbero secondariamente colpiti, oltre la vescica, come la vagina, l'intestino, il pavimento pelvico, i muscoli, le articolazioni, le mucose. Ciò spiegherebbe l'associazione della cistite interstiziale alla vulvodinia, fibromialgia, sindrome dell'intestino irritabile, stanchezza cronica, sindrome di Sjogren, lupus eritematoso sistemico, prostatodinia. L'eziologia di tale malattia è ben lungi dall'essere chiarita e questo limita le possibilità terapeutiche sinora a disposizione. Da uno studio condotto negli Stati Uniti, è emerso che i pazienti affetti da cistite interstiziale in stadio avanzato presentano una qualità di vita peggiore di quella dei pazienti in dialisi. Il dolore severo, intrattabile, le numerose terapie mediche fallite, l'isolamento sociale, la disperazione, il «vivere» possono diventare intollerabili. L'evoluzione cronica e progressiva di tale patologia giustifica la necessità di giungere il più tempestivamente possibile a una diagnosi corretta che consenta l'instaurarsi di una terapia efficace e di un adeguato trattamento del dolore, aspetto questo che dovrebbe essere trattato da uno specialista della terapia del dolore che conosce bene la cistite interstiziale  –:
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) adiuvare il lavoro svolto dalle associazioni dei malati;
              c) sviluppare la ricerca in questo settore;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18046)


      NICOLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la stampa locale (si veda in particolare il «Corriere del Mezzogiorno» del 5 ottobre 2012) riporta di una vicenda che definire inquietante è poco: ci si riferisce alla denuncia relativa alle condizioni di non attività, da ormai diciotto mesi, del laboratorio di endoscopia dell'ospedale Cardarelli di Napoli;
          secondo quanto si viene a sapere, gli otto medici facenti parte della divisione di fisiopatologia epatica, per motivi organizzativi e di organico, sono in realtà impiegati in via esclusiva nel reparto di trapiantologia epatica;
          il risultato è che chi si vede prescritto un esame endoscopico, che può essere essenziale per la diagnosi di malattie anche gravi, non può avvalersi delle strutture del Cardarelli trovandosi così a non poter far altro che rivolgersi all'attività medica privata;
          tale situazione è un esempio di come vi siano territori, in Italia, in cui le prestazioni offerte ai cittadini dal Servizio sanitario nazionale non siano sempre uguali e garantite nel corretto ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA)  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione riportata e quali eventuali iniziative, alla luce della competenza statale nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza sull'intero territorio nazionale, intenda assumere in merito a quanto esposto in premessa, verificando anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, se la situazione inaccettabile descritta in premessa sia determinata da esigenze di razionalizzazione e di contenimento del deficit. (4-18052)


      REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          la malattia di Rendu-Osler-Weber, nota anche come telangiectasia emorragica ereditaria (HHT - Hereditary Hemorrhagic Telangiectasia), è una malattia ereditaria a trasmissione autosomica dominante, caratterizzata da anomalie vascolari (capillari e venule) dovute alla perdita dei tessuti di sostegno che normalmente circondano i vasi sanguigni ed emorragie che possono interessare potenzialmente ogni organo. È difficile stabilire la frequenza della malattia per la sua notevole variabilità clinica, anche tra membri della stessa famiglia. Studi recenti suggeriscono che è molto più comune di quanto si ritenesse in passato; ciò probabilmente dipende in parte da un reale aumento dei casi di HHT, ma soprattutto da una maggiore conoscenza dell'affezione e quindi da una migliorata capacità diagnostica nei confronti di una malattia per troppo tempo non adeguatamente conosciuta e studiata e, spesso, non diagnosticata;
          ricerche genetiche recenti (1994-1995) hanno permesso di identificare le alterazioni genetiche responsabili e di distinguere l'HHT in due tipi in base al cromosoma interessato: HHT 1, mutazione di un gene localizzato sul cromosoma 9 che codifica la sintesi di endoglina; HHT 2, mutazione di un gene localizzato sul cromosoma 12 che codifica per una proteina indicata con la sigla ALK-1 (Activin Like Kinase 1);
          una caratteristica dell'HHT è la sua estrema variabilità clinica; nell'individuo che eredita la malattia non è possibile prevederne il grado di gravità. Il sintomo più frequente, presente nel 96 per cento dei casi, è rappresentato dalle epistassi spontanee e ricorrenti. Compaiono in media all'età di 10 anni ma possono insorgere anche più precocemente. Hanno una frequenza variabile da 1-2 volte l'anno a più volte al giorno e nei 2/3 dei pazienti tendono a diventare più frequenti con il passare degli anni. Variabili sono anche la loro durata (da pochi secondi a varie ore) e gravità (talvolta lievi, talvolta abbastanza gravi e frequenti da causare anemia e richiedere trasfusioni di sangue). Raramente compaiono in età avanzata contribuendo a rendere più difficile la diagnosi di HHT e ponendo problemi di diagnosi differenziale con altre patologie, innanzitutto l'ipertensione arteriosa. Le telangiectasie possono avere anche localizzazione cutanea (polpastrelli delle dita) e alle mucose (labbra, cavo orale, congiuntive, mucosa nasale) o viscerale (polmoni, cervello e midollo spinale, fegato, tratto gastrointestinale). L'impegno viscerale rende la malattia sicuramente più grave per le conseguenze d'organo e sistemiche che può comportare  –:
          se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
          se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altro) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare diagnosi il più accurate possibili, terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18055)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MARTELLA e VIOLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nel settembre 2011 l'Oleificio Medio Piave aveva presentato una proposta di offerta per l'acquisizione dello stabilimento Vinyls di Porto Marghera, prevedendo la rioccupazione di tutti i lavoratori in cassa integrazione;
          ad oltre un anno di distanza la situazione appare ancora bloccata se non peggiorata per quanto riguarda le prospettive occupazionali dei 140 lavoratori in questione;
          è di pochi giorni fa la manifestazione di un gruppo di operai che hanno scelto il campanile di San Marco, a Venezia, come luogo della loro protesta circa il mancato pagamento degli stipendi, in arretrato di 5 mesi;
          l'8 dicembre 2012 scade l'ultima proroga della cassa integrazione straordinaria ed in assenza di un compratore, si riaprirà la procedura di fallimento per Vinyls con la messa in mobilità dei lavoratori  –:
          quale sia lo stato delle trattative con Oleificio Medio Piave;
          se esistano e quali siano gli elementi ostativi ad una repentina conclusione della trattativa stessa;
          se e come, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intervenire a tutela dell'occupazione dei lavoratori Vinyls dello stabilimento di Porto Marghera. (5-08089)


      BURTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la Politex Freudenberg società multinazionale operante nel settore dei tessuti e materiali impermeabilizzanti per edilizia ha avviato le procedure per gestire la crisi con ricorso alla cassa integrazione per i suoi dipendenti dello stabilimento di Pisticci Scalo per un periodo che va dall'ultima settimana di novembre alla prima di gennaio 2013;
          una decisione legata alla crisi del settore edilizio che coinvolge non solo la realtà italiana ma anche gli altri siti produttivi;
          le organizzazioni sindacali hanno manifestato un comportamento responsabile, consapevoli della difficoltà del momento ma preoccupate circa il futuro della realtà valbasentana che occupa circa 130 dipendenti;
          la Politex rappresenta una delle realtà produttive più importanti dell'area industriale della Valbasenta, con tutto quello che ne consegue anche per la società Tecnoparco che ne fornisce servizi;
          si tratta di una presenza il cui futuro non può non essere attenzionato, anche sul piano nazionale, alla luce della necessità di rilanciare il sito industriale della Valbasento  –:
          se e quali iniziative il Governo intenda attivare per verificare le reali intenzioni del gruppo Politex in merito allo stabilimento di Pisticci con l'obiettivo di salvaguardare la presenza della multinazionale in Valbasento e i suoi livelli occupazionali. (5-08096)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PICCHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nella legislazione italiana è rintracciabile una definizione sommaria di know-how nell'articolo 98 del decreto legislativo n. 30 del 2005;
          il know-how aziendale rappresenta una delle principali risorse che conferiscono valore ad una azienda e sulle quali si fondano le sue performance ed il suo eventuale vantaggio competitivo;
          l'esportazione di know-how si configura come il trasferimento di una tecnologia strategica da un soggetto nazionale ad un soggetto estero a prescindere dalle specifiche modalità di trasferimento, per esempio tramite e-mail, fax o corriere espresso;
          l'Unione europea, le Nazioni unite ed i principali Paesi nel mondo impongono restrizioni e modalità di controllo per il trasferimento di know-how verso determinati Paesi (Iran, Iraq e altro) e/o per specifici beni tecnologici (ad esempio per le armi convenzionali o quelle di distruzione di massa, la tecnologia nucleare, i beni a duplice uso, e altro);
          alcuni Paesi impongono altresì forme di controllo e restrizione nei confronti dell'esportazione del know-how di interesse nazionale, inteso nell'ampia accezione di natura politica ed economica, per difendere l'industria ed il progresso tecnico nazionale, ad esempio gli USA («Export Administration Regulations» – EAR) ed il Canada (Export Permit Regulations – EPR); altri Paesi si stanno altresì attrezzando al riguardo, ad esempio Cina ed India;
          all'interno dell'Unione europea sono in vigore differenti regimi normativi: la legislazione francese sembra risultare la più stringente, poiché prevede norme protezionistiche nei confronti del know-how, di interesse nazionale sia in ambito civile che penale (articoli 612.9, 614.2, 614.18 del «Code de la Propriètè Intellectuelle» e 410.1, 411.1-6, 121.2 del «Code Pènal»);
          il know-how è normato in Italia dal suddetto decreto legislativo 30/2005 (articoli 98, 99), dal Codice civile (Articolo 2105) e dal Codice Penale (Articoli 623, 622), d'altra parte nessuna norma è prevista per la tutela dell'esportazione del know-how di particolare interesse per la Nazione;
          le diversità dei controlli all’export di know-how sono pertanto fortemente marcate tra Paese e Paese anche all'interno della stessa Unione Europea e l'impatto estremamente negativo che esse possono assumere in caso di violazione rendono indispensabile per tutti i soggetti coinvolti in attività esportativa una puntuale conoscenza dei relativi aspetti normativi ed una completa valutazione dei rischi associati con tali tipi di trasferimenti  –:
          quale sia la politica e la strategia del Governo per tutelare l'esportazione del know-how d'interesse fondamentale per lo sviluppo tecnologico e l'economia nazionale nel pieno rispetto delle intese internazionali sottoscritte;
          come il Ministro interrogato intenda integrare e sviluppare la normativa attuale in modo da garantire un'efficace tutela dell'esportazione di know-how di interesse nazionale;
          quali ulteriori iniziative in sede di Unione europea, il Ministro interrogato intenda intraprendere per armonizzare le legislazioni nazionali al fine di garantire una equa protezione del know-how tra i vari Paesi all'interno della comunità.
(4-18028)


      EVANGELISTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          preoccupante è la situazione in cui si trovano attualmente i lavoratori della multinazionale americana Eaton; infatti, l'80 per cento di essi, il prossimo primo gennaio 2013, rischia infatti di rimanere privo di copertura sociale (gli ammortizzatori sociali potrebbero non essere rinnovati a chi si trova in cassa integrazione straordinaria e in mobilità straordinaria);
          appare, dunque, prioritario un impegno comune delle Istituzioni, dei privati investitori e dei lavoratori stessi affinché si arrivi rapidamente a una soluzione condivisa che tuteli da un lato il reddito e la dignità delle duecentoventi famiglie coinvolte e dall'altro lo sviluppo economico e industriale del territorio, peraltro già fortemente colpito da una disoccupazione che sfiora il 16 per cento;
          la regione Toscana ha intenzione di proseguire il suo impegno come soggetto attivo per arrivare a una soluzione positiva della questione Eaton, cercando, al tempo stesso, di chiarire in tempi brevi con il Governo gli aspetti inerenti l'accesso agli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori coinvolti, come dichiarato dal suo assessore alle attività produttive, Simoncini, al termine dell'incontro del 7 settembre scorso con le istituzioni locali, le organizzazioni sindacali e il direttore di Fidi Toscana;
          la regione Toscana ha deciso di destinare, in sede di variazione di bilancio, ulteriori 5 milioni di euro per operazioni di acquisizioni di aree industriali dismesse o non più utilizzate e, sempre secondo quanto affermato dal citato assessore, la prima di queste operazioni sarà proprio quella per l'acquisizione e la reindustrializzazione dell'area ex Eaton;
          il progetto per la reindustrializzazione dell'area massese che vede coinvolta un'impresa produttrice di siringhe di ultima generazione (la Marcolini Snc), starebbe procedendo positivamente, come afferma il direttore di Fidi Toscana, Ricciardi, e in tale progetto rientrerebbe l'assunzione di circa 70 lavoratori ex Eaton  –:
          di quali ulteriori informazioni disponga in relazione a quanto esposto in premessa e se sia a conoscenza di possibili acquirenti interessati alle aree Eaton;
          se non intenda valutare l'eventualità che venga riaperto quanto prima il tavolo della trattativa sull'accordo di programma per «le aree di crisi industriale complessa», già sottoscritto da istituzioni locali, parti sociali e precedente Governo, come elemento centrale per la reindustrializzazione del sito e per le altre aree del territorio apuano. (4-18033)

Apposizione di firme a mozioni.

      La mozione Misiti e altri n.  1-01158, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Commercio, Lombardo, Oliveri.

      La mozione Mantovano e altri n.  1-01163, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: La Loggia.

Apposizione di firme a risoluzioni.

      La risoluzione in commissione Fava e altri n.  7-00294, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Reguzzoni.

      La risoluzione in commissione Dal Lago e altri n.  7-01001, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Reguzzoni.

      La risoluzione in commissione Torazzi e altri n.  7-01003, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Bitonci.

Apposizione di firme a interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Di Pietro Antonio e altri n.  3-02522, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Monai.

      L'interrogazione a risposta in commissione Fedriga e altri n.  5-08080, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Bitonci.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Marinello n.  4-16058 del 15 maggio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n.  5-08094.