XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 711 di martedì 30 ottobre 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 18.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Boniver, Cirielli, Fava, Gregorio Fontana, Jannone, Lamorte, Leo, Lombardo, Mazzocchi, Migliori, Mussolini, Paolo Russo e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2156-B - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (A.C. 4434-B) (ore 18,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo 1 del disegno di legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-B).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 4434-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in diverse circostanze noi Liberal Democratici abbiamo auspicato che la cosiddetta legge anticorruzione vedesse la luce il prima possibile, e non già perché considerassimo questo provvedimento davvero efficace per la prevenzione e il contrasto della corruzione in Italia, ma perché riteniamo che esso costituisca un primo necessario passo verso un cambio di mentalità nel nostro Paese, a cui dovranno seguire, però, necessariamente altri provvedimenti ben più incisivi e mirati, innanzitutto in materia di prescrizione.
Infatti, riteniamo che una rimodulazione dei termini della prescrizione possa far sì che le norme che sono contenute Pag. 2nella cosiddetta legge anticorruzione possano trovare effettiva applicazione. Non siamo inoltre granché soddisfatti, per così dire, o comunque contenti, del fatto che a questa definitiva approvazione si giunga attraverso un voto di fiducia, ma ne comprendiamo le ragioni.
Sappiamo, infatti, quanto sia stato tormentato l'iter tra Camera e Senato di questo disegno di legge, del quale oggi possiamo finalmente dire di salutarne la nascita. Ebbene, dobbiamo però dire che tutto ciò, oltre appunto ad essere un primo passo verso un auspicato ed auspicabile ripristino delle condizioni minime di legalità per il nostro Paese, debba vedere affrontato anche un altro tema a noi particolarmente caro, che è uno dei temi centrali contenuto in questo provvedimento e che attiene alla incandidabilità dei condannati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Ebbene, ricordando ciò che Bertolt Brecht diceva a proposito del «guai a quel Paese che ha bisogno di eroi», noi non avremmo voluto essere il Paese che ha bisogno di una legge per l'incandidabilità dei condannati nelle liste del Parlamento. Noi avevamo presentato anche degli emendamenti che avevano almeno l'obiettivo di prevedere che le norme che avrebbero impedito ai condannati di essere eletti in quest'Aula, fossero emanate già a partire dalla prossima tornata elettorale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Ebbene, noi confidiamo che questo nostro voto di fiducia, che comunque siamo pronti a dare nuovamente al Governo, vada anche nella direzione di una fiducia in quanto era stato promesso all'indomani dell'approvazione del provvedimento nella prima lettura alla Camera dallo stesso Esecutivo, nel rendere i termini per la legge delega più brevi di un anno dall'approvazione di questa legge, onde evitare che sia di fatto vanificato lo sforzo di prevedere per la successiva tornata elettorale, che ci siano dei condannati nelle liste dei candidati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, la Südtiroler Volkspartei approva il provvedimento anticorruzione e ne condivide l'urgenza, ma non voterà a favore della questione di fiducia, perché ribadiamo come non vi possa essere il consenso da parte nostra nei confronti di un Governo che calpesta le autonomie e, in particolare, le autonomie speciali, le norme costituzionali e addirittura anche le sentenze della Corte costituzionale, a salvaguardia delle prerogative autonomistiche.
Il dissenso è nei confronti di un Governo che opera nella prospettiva opposta alla nostra, opposta al federalismo, con provvedimenti palesemente illegittimi, con tagli unilaterali e addirittura spesso retroattivi delle compartecipazioni erariali, nei confronti dei quali è inevitabile opporsi attraverso ormai innumerevoli ricorsi davanti alla Corte costituzionale. Ad aggravare il contenzioso tra le autonomie speciali e il Governo, sono stati gli attacchi recenti del Presidente del Consiglio Monti contro gli accordi internazionali che tutelano, insieme alla Costituzione, la nostra autonomia speciale.
Negare, come ha fatto Monti, che vi siano ragioni internazionali in questo ambito e la funzione di tutela che ha l'Austria in merito agli accordi De Gasperi-Gruber del 1946 e del pacchetto del 1969 e affermare dunque che l'autonomia speciale nostra debba essere ridotta ad affare interno dello Stato italiano, significa non solo ignorare la storia, ma anche i basilari principi di diritto internazionale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zeller.

KARL ZELLER. Per queste ragioni, noi non voteremo la fiducia al Governo e confermiamo il nostro ruolo di opposizione a questo Governo.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, i deputati del gruppo Misto - Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia, voteranno contro la questione di fiducia. Si tratta di un'ennesima richiesta di fiducia che calpesta il Parlamento, le sue prerogative, lo offende, lo demotiva in quella azione fondamentale di controllo dell'operato del Governo, di modifica e di miglioramento delle leggi. Noi votiamo contro la questione di fiducia non per un pregiudizio, e nemmeno per il merito del provvedimento. Noi siamo favorevoli ad un provvedimento rigoroso, che favorisca la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione, e non solo nella pubblica amministrazione, ma votiamo contro la questione di fiducia per un giudizio negativo sul Governo, anche se abbiamo stima di alcuni rappresentanti di questo Governo, e alcuni siedono anche attualmente sui banchi.
Votiamo contro l'operato di questo Governo, che è stato fin qui un operato che ha messo in crisi il nostro Paese, ne ha accentuato le difficoltà, le famiglie italiane sono più povere, ma soprattutto accusa una maggiore difficoltà quella parte più debole del nostro Paese, che è il Sud. Oltre il 50 per cento dei giovani meridionali sono disoccupati, c'è un ritardo infrastrutturale che non viene colmato dall'azione di questo Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Ed è un'azione che - e concludo - ha determinato anche un aumento a dismisura dell'antipolitica. Per queste ragioni, senza cadere in contraddizione, noi voteremo contro la questione di fiducia ma voteremo a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il lungo dibattito che ha accompagnato l'iter di questo provvedimento nelle Aule parlamentari e nei media, un po' ci esime dalla considerazione del merito delle norme, consentendoci di svolgere invece qualche considerazione sul significato che il provvedimento assume di fronte al Paese.
Perché in questa circostanza il valore sociale della norma, il suo accordarsi con il sentimento della pubblica opinione, il suo incontrare la volontà del popolo sovrano e, inoltre, il suo proporsi come paradigma alternativo in una stagione in cui troppo spesso l'esercizio di una funzione pubblica ha significato l'ingresso nelle cronache giudiziarie, in questa circostanza, dunque, il gesto dell'approvazione di un provvedimento che afferma per la via delle norme penali un codice di comportamento, che sarebbe solo la precondizione per esercitare una funzione pubblica, è un gesto che assume oggi una rilevanza politica.
Verrebbe da chiedere: «Ma che cosa abbiamo fatto alla politica per renderla così insopportabile agli occhi della gente? Come abbiamo potuto allontanare i cittadini dalla cosa pubblica in modo così lacerante da indurre all'abbandono delle urne e alla rinuncia del diritto al voto che rappresentò la conquista democratica più alta dei nostri padri dopo anni di dittatura fascista? Come abbiamo potuto esporre gli elettori alle seduzioni di tutti i populismi, a quella specie di nuovo luddismo elettorale che è il voto di protesta?».
Infatti, onorevoli colleghi, quella devastante divaricazione tra mondo della politica e società, che soltanto qualche ora fa ha lasciato il suo segno nel voto siciliano, si alimenta anche di questo: della percezione che la vita pubblica si intrida di atti corruttivi, di illegalità, di comportamenti al limite.
Quella percezione blocca il nostro sviluppo, perché la permanenza nella lista nera dei paesi dove la corruzione è endemica non solo ci umilia, ma anche ci impoverisce. Certo il provvedimento avrebbe potuto contenere anche altre fattispecie: Pag. 4il falso in bilancio, l'autoriciclaggio, una regolazione del regime delle prescrizioni per i reati collegati alla corruzione. Certo una parte del Parlamento obietterà sulla misura delle pene introdotte. Ma vorrei dire che ci sarà un'occasione per ritornare lavorando su provvedimenti autonomi sulle singole fattispecie.
Oggi occorre che il Parlamento compia un gesto senza rifugiarsi in grovigli legulei, senza infingimenti e, pertanto, noi di Alleanza per l'Italia voteremo la fiducia posta dal Governo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, Grande Sud voterà convintamente la fiducia al Governo e voterà favorevolmente allo stesso provvedimento. Sul provvedimento ci siamo pronunciati chiaramente nella discussione sulle linee generali. Abbiamo ritenuto importante una legge sulla prevenzione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione, in quanto nel nostro Paese si sono visti gravissimi episodi che sempre più spesso sono riportati dalla stampa e dai media e, quindi, influenzano negativamente l'opinione pubblica, ma anche gli osservatori internazionali, con grave danno all'immagine dell'Italia.
D'altra parte, noi sappiamo che le classifiche internazionali ci collocano ai primi posti nel mondo sviluppato per reati di questa natura. Quindi, le misure che si occupano soprattutto di prevenzione e che aggravano e che incidono anche sulla repressione (quindi una repressione più incisiva rispetto al passato) sono viste di buon occhio non solo dal nostro gruppo, ma credo dall'intera opinione pubblica italiana.
Tra queste misure contenute nel disegno di legge (e, quindi, in quello che ne è rimasto dopo l'esame del Senato) se ne possono citare soprattutto alcune che vanno nella direzione giusta. Certo, avremmo voluto altre misure ancora. Avremmo voluto per esempio che l'incandidabilità fosse decisa immediatamente e non rinviata in una delega di un anno, mentre le altre due deleghe ci sembrano opportune per realizzare i contenuti del provvedimento.
In definitiva, per noi sono sempre benvenute le iniziative normative che vanno nella direzione di migliorare, ad esempio, gli appalti pubblici e di renderli più trasparenti, perché gli appalti pubblici sono i più soggetti all'intromissione della malavita organizzata.
Sono anche soggetti, in un certo senso, a una gestione poco trasparente che danneggia l'economia e, quindi, l'erario stesso.
La norma, quindi, che più ci sembra opportuna è quella del collocamento fuori ruolo dei magistrati. Qui avremmo potuto fare qualcosa di più. Non è passato l'emendamento presentato dall'onorevole Giachetti che avremmo voluto appoggiare. Però, sappiamo benissimo che il punto di arrivo, cioè il compromesso realizzato, rispecchia un po' la realtà del Parlamento ma anche del Paese.
Altre occasioni avremo per completare il provvedimento, con interventi su altri temi importanti. Ma noi, oggi, ci dobbiamo accontentare e dare un messaggio al nostro Paese e all'opinione pubblica, mostrando che il Governo e il Parlamento dell'Italia sono interessati e sono impegnati a rispondere alle esigenze che dal Paese provengono, le esigenze di trasparenza, di una maggiore legalità, le esigenze che fanno crescere il Paese dopo, purtroppo, i provvedimenti che siamo stati costretti ad approvare, data la crisi economica che attanaglia l'economia europea e anche italiana.
Pertanto ribadisco, ancora una volta, che la fiducia al Governo, da parte della componente politica del gruppo Misto Grande Sud-PPA, è senz'altro assicurata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signora Ministro, signori del Governo, Pag. 5con profonda delusione noi siamo costretti a negare la fiducia e a non votare questo provvedimento, che avremmo voluto votare convintamente se esso fosse stato davvero un provvedimento di contrasto alla corruzione e al malaffare nella pubblica amministrazione.
Noi stiamo vivendo un paradosso che ci fa male: avere invocato, per tanto tempo, un contrasto forte ed efficace al malaffare nella pubblica amministrazione, alla delinquenza dei colletti bianchi e dei funzionari infedeli e trovarci, oggi, di fronte ad un testo del tutto inadatto, del tutto insufficiente a contrastare l'illegalità nella pubblica amministrazione ed anzi, peggio, un testo che contiene norme che indeboliscono quel baluardo giuridico che finora avevamo.
Con una fretta diabolica si fa calare il sipario su una vicenda per noi inquietante. Per noi il sipario cala mestamente, perché avremmo voluto un provvedimento molto più severo e molto più duro di contrasto alla corruzione. Ma non pretendiamo di guastare la festa ad altri che si fregano le mani. Fin da maggio abbiamo rassegnato, con speranza e con fiducia, al Governo le nostre richieste, che erano richieste di riempire questo cestello vuoto di provvedimenti e di norme veramente efficaci nella lotta alla corruzione, quelle norme che l'Europa davvero ci chiede e, cioè, abbiamo chiesto l'inserimento delle norme relative all'autoriciclaggio. Lei, Ministro, ci ha risposto che del riciclaggio si sarebbe occupata in un altro momento. Abbiamo chiesto norme stringenti, che spazzassero via questo regime della prescrizione voluto come legge ad personam e che tanti guasti ha fatto.
I reati contro la pubblica amministrazione - lei lo sa molto meglio di noi, signora Ministro, perché è cattedratica universitaria e perché ha svolto efficacemente il ruolo di avvocato - spesso si scoprono tardi rispetto alla data del commesso reato; spesso sono anche di difficile accertamento perché richiedono indagini penetranti - di frequente, della Guardia di finanza - di carattere economico, richiedono rogatorie e un grande impegno. Lei sa che la prescrizione - già quella prevista oggi, che non ci sarà più domani - non consentiva di portarle a compimento.
Le abbiamo chiesto, Ministro, di intervenire sulla prescrizione, oggi, non domani, perché, se lei interviene domani, gli effetti perversi della legge più favorevole al reo che discendono dalla pena ridotta di un terzo e, quindi, dalla prescrizione ridotta di un terzo si saranno verificati. Era oggi il momento per intervenire e lei, Ministro, ci ha risposto: interverremo globalmente sulla prescrizione; magari, dico io, quando i buoi saranno scappati dalla stalla. Le abbiamo chiesto di intervenire inserendo il falso in bilancio, le abbiamo chiesto di intervenire con una norma più stringente sul voto di scambio, ma lei ci ha detto che non era il tempo: era maggio, oggi siamo a novembre, il tempo c'era, Ministro. Ci domandiamo con amarezza e preoccupazione perché non lo si è trovato.
Eravamo quasi i soli a fare queste richieste e a dire che bisognava riempire e rimpolpare questo provvedimento gracile e che bisognava togliere una mela avvelenata che noi vedevamo, il nuovo articolo 319-quater del codice penale. Ma poi, man mano, sia la stampa indipendente, sia altri settori come l'Associazione nazionale magistrati, come il Consiglio superiore della magistratura, sia pure tardivamente, a cose fatte, «a babbo morto», si direbbe in qualche posto, sono intervenuti per dire che queste cose non vanno, quindi non per dire che va bene, ma per dire che va male questo provvedimento.
Lo dicono anche gli inquirenti, le forze di polizia ed i periti che hanno destinato e dedicato tanto tempo all'accertamento dei reati, che vedranno il loro lavoro mandato al macero con questa prescrizione precoce, che discende dall'eliminazione della concussione per induzione e, contestualmente, dal fatto che l'induzione indebita è un reato punito assai meno severamente.
La realtà è questa, signor Ministro, è inutile che ce lo nascondiamo. La realtà è che non c'è piramide delle pene che tenga di fronte all'esigenza cogente e stringente di dare un segnale di terribile determinazione Pag. 6e di severa decisione nella lotta alla corruzione. E non è un buon inizio dire a chi ha commesso dei reati di concussione: «vai, la tua colpa ti è perdonata». Ma come? Non stiamo facendo un provvedimento anticorruzione, non stiamo facendo un provvedimento che deve inasprire il contrasto alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? E noi esordiamo dicendo: «sì, ma la concussione per induzione, tutto sommato, è una cosa minore», di modo che noi avremo un effetto devastante: saranno spazzati via un gran numero di processi. Io, Ministro, le ho chiesto quanti potrebbero essere, ma non ho avuto la fortuna di una sua risposta, che avremmo gradito e che si sarebbe collocata all'interno di un fair play istituzionale.
Un parlamentare ha il diritto di conoscere dal Governo, dal maggio scorso, quanti sono i processi per concussione pendenti; non lo abbiamo mai saputo e ci dispiace molto, perché non è vero, Ministro, che i provvedimenti si approvano indipendentemente dalle ricadute sulla situazione concreta. Non è esattamente così, perché se noi vogliamo combattere la criminalità nella pubblica amministrazione abbiamo il dovere di sapere prima quali sono le ricadute sui processi in corso, sulle fatiche dei magistrati e degli inquirenti, fatiche che essi vedranno vanificate. Non siamo rimasti convinti dalle motivazioni addotte su un'azione di contrasto alla corruzione che, contestualmente, però, riduce la reazione alla corruzione stessa.
Ministro, il Governo presenta un cestello, un cestinetto misero e gracile di frutta, con pochi frutti, senza quelli che sarebbe stato necessario ci fossero; in compenso c'è un frutto avvelenato. Questo ci dispiace molto, perché nel treno che il Presidente Monti dice che noi mandiamo a Strasburgo come prova della nostra volontà di contrastare la corruzione mancano molti vagoni, ma ce n'è uno che ha delle scorie tossiche. Non è questo il modo con il quale ci dobbiamo presentare all'Europa, non era questo il momento di fare una amnistia mascherata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la invito a concludere.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Un'amnistia mascherata che sostanzialmente indebolirà anche nell'immagine il contrasto alla corruzione.
È perciò con grande dolore che noi siamo costretti a non votare a favore di un provvedimento anticorruzione che in realtà, secondo noi, non rappresenta un vero contrasto a questo fenomeno gravissimo di delinquenza dei funzionari infedeli, dei colletti bianchi e degli indagati eccellenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, onorevoli colleghi, le dirò subito, signor Ministro, che Popolo e Territorio voterà la fiducia e sosterrà il provvedimento. Lo dico perché, prima di entrare nell'ambito di alcune considerazioni, abbiamo molto apprezzato il senso di equilibrio che ha accompagnato la conduzione dei lavori in seno alla Commissione giustizia e abbiamo apprezzato anche le dichiarazioni che lei ha voluto rendere in Parlamento circa i limiti entro i quali questo provvedimento si è mosso e, citando Esopo, giustamente ha osservato che anche i provvedimenti migliori sono provvedimenti perfettibili, e quando si affronta il tema della giustizia c'è sempre da intervenire ulteriormente e migliorare la situazione.
Mi consentirà di dire, senza voler con questo aprire una polemica, che abbiamo meno apprezzato ancora una volta il ricorso al voto di fiducia. Non vorrei ripetere considerazioni che più volte abbiamo portato all'attenzione del Governo, ma questa ritualità rischia di sconfinare in un'ulteriore e sostanziale delegittimazione Pag. 7del Parlamento. Lo dico sottovoce, signor Ministro, perché io ho notato una palese contraddizione in quello che ha recentemente detto in una conferenza il Presidente del Consiglio, il senatore Monti, quando ha riconosciuto, anche come prestigio del lavoro di questo Esecutivo, di essere riuscito, dopo tanti periodi molto difficili e complessi della vita parlamentare, a far dialogare addirittura forze politiche che ha voluto definire «nemiche». È riuscito, in qualche misura, ad aprire un confronto e ad arrivare anche a posizioni comuni, condivise da quelle forze politiche definite, appunto, «nemiche».
La contraddizione sta nel fatto che, nel momento stesso in cui il Governo si vanta - credo anche correttamente - di aver raggiunto questo importante risultato, poi pone e chiede la fiducia, che significa, di fatto, un disconoscimento sostanziale di quel processo di composizione unitaria intorno ad argomenti molto seri che nasce proprio dal dialogo e dal confronto.
Non vorrei che tutto questo, in qualche ulteriore misura e in guisa ulteriore, delegittimasse, come dicevo poc'anzi, il Parlamento e svuotasse ancora di più la politica della sua essenza, della sua efficacia e della sua nobiltà. Quelle che sto pronunciando sembrano parole retoriche, ma continuo a credere che la politica debba riqualificare se stessa, anche attraverso il confronto parlamentare, soprattutto su argomenti così delicati e complessi, come quelli che attengono alla lotta alla corruzione, e debba essere tale da avere un Parlamento non condizionato da questa ritualità del voto di fiducia.
Per essere ancora più franchi con lei, signor Ministro, noi abbiamo apprezzato, come dicevo poc'anzi, le sue dichiarazioni che in qualche modo hanno rivendicato, anche al Governo e a questa fase complessa di un provvedimento, che si è trascinato tra Camera e Senato e poi è ritornato alla nostra attenzione con qualche ulteriore modifica, il fatto che ci sono stati inasprimenti delle pene e interventi sicuramente efficaci - almeno ce lo auguriamo - nei confronti dell'andamento della pubblica amministrazione in generale.
Certamente domani lo dirà in maniera ancora più pressante la collega Siliquini, che ha seguito il provvedimento in Commissione giustizia. Noi riteniamo estremamente importanti alcuni elementi che sono inseriti in queste misure, che riguardano la Commissione di valutazione per la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche, che riguardano, in particolare, i tentativi di rendere ancora più trasparente l'attività amministrativa, soprattutto in materia di appalti pubblici e di ricorso agli arbitri.
Sappiamo che, per la prima volta, in maniera molto chiara interviene una disciplina molto stringente in materia di incompatibilità, di cumulo di impieghi e di incarichi di dipendenti pubblici, anche se poi il Governo dovrà individuare un codice di comportamento che dovrà disciplinare compiutamente i procedimenti amministrativi proprio per garantire questi elementi e questa qualità dell'atto amministrativo e dei comportamenti che i dipendenti pubblici devono tenere. Come pure è assolutamente importante aver affrontato il tema dell'incandidabilità e della tutela del pubblico dipendente che denuncia o riferisce condotte illecite apprese in ragione del suo rapporto di lavoro. È importante pure aver reso più incisivo il giudizio di responsabilità amministrativa e aver, in qualche modo, modificato in maniera molto sostanziale tutto il tema dell'affidamento dell'arbitrato ai magistrati. Mi consenta di dire che questo è l'aspetto preponderante di un provvedimento al quale noi ci apprestiamo a dare un voto favorevole.
Ma io vorrei qui, visto che stiamo parlando soprattutto in termini politici e di questioni di fiducia, sottolineare un altro aspetto: qualche anno fa, direi forse un decennio fa, uscì un libro interessantissimo di un autore americano, John Noonan; un libro bellissimo, ponderoso, intitolato «Ungere le ruote: storia della corruzione politica dal 3000 a.C. alla Rivoluzione francese». È un libro che dovrebbe Pag. 8essere letto ancora oggi, perché è denso di approfondimenti. Tra l'altro, Noonan è un giurista ma anche un filosofo e in quel libro affrontò il tema della corruzione, cercando di spiegare come la corruzione non sia un fenomeno di oggi, ma sia un fenomeno che percorre la storia dell'umanità. Quello è un libro importantissimo perché è anche provocatorio ed aiuta in qualche misura a scoprire il significato della corruzione nella società umana.
Non è un attacco - voglio dire - semplicistico alla corruzione né una cinica celebrazione della sua inevitabilità: è la cronaca viva ed affascinante per certi versi di quasi quattromila anni di storia di una pratica assai incompresa. E sottolineo assai incompresa, perché il concetto di dono illecito, come rileva Noonan, è relativamente costante e la corruzione è sempre esistita dall'Egitto dei faraoni fino anche agli scandali colossali dei giorni nostri. Noonan illustra la nostra ambivalenza verso la corruzione, vista come idea e come atto.
Qualche riferimento storico: la Chiesa medievale, ad esempio, condannò come simonia la vendita dei favori spirituali ed al tempo stesso incoraggiò a dare un contributo per ottenere le indulgenze. Oggi la sottile demarcazione tra legale ed illegale è pur sempre presente. È reato, per esempio, pagare un parlamentare perché voti in un certo modo, ma i contributi dati per le campagne elettorali sono perfettamente legali.
E allora, chiarendo l'evoluzione della corruzione, i suoi mutevoli contenuti, i contesti nei quali essa si è sviluppata e le sue innumerevoli definizioni, Noonan aguzza la nostra capacità di fare la difficile distinzione tra doni, che sono necessitati dal punto di vista spirituale e sociale, e l'atto di corruzione fondamentalmente immorale. La sua conclusione è che il desiderio di condanna della corruzione non deve essere né una paranoica caccia alle streghe né una fobia puritana, ma la ricerca, da parte del cittadino, dell'integrità nella carica. Ecco il punto: l'integrità nella carica. Infatti, non c'è dubbio che la corruzione lacera il fragile tessuto della fiducia e dell'onestà che in qualche modo riesce a tenerci tutti uniti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Ma è pur vero che, al di là della legge, l'elemento corruttivo può essere colpito soltanto se c'è un recupero di etica della responsabilità, di senso del dovere, di senso della responsabilità e di quella etica pubblica che è scomparsa all'interno della politica e che noi dobbiamo recuperare, perché non è con la legge che si combatte la corruzione, ma recuperando etica politica e senso del dovere, attraverso anche interventi radicali.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Perché, per esempio, non affrontiamo il tema del finanziamento pubblico dei partiti eliminandolo, perché lì è la radice di tutti mali? Da lì si ricostruisce un'etica pubblica. Ecco perché noi vorremmo che la politica recuperasse la capacità di affrontare soprattutto questi temi, se vogliamo davvero tornare a configurare la politica come qualcosa di alto e di nobile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signori ministri, onorevoli colleghi, Futuro e Libertà per il Terzo Polo voterà anche questa volta con favore la fiducia al Governo nella consapevolezza dell'importanza che finalmente l'Italia possa dotarsi di una norma anticorruzione.
Avremmo voluto un provvedimento più forte, più coraggioso, più efficiente, soprattutto nella parte relativa alla repressione, non perché desideriamo essere considerati giustizialisti a tutti i costi, ma perché Pag. 9vorremmo potessero pagare il conto tutti coloro che, da anni ed ancora oggi, hanno contribuito ad influenzare la nostra società con una corruzione pervasiva e sistematica, così come definita nel «Rapporto Greco» adottato a Strasburgo nel 2009.
Ma la nostra fiducia al Governo vuole essere anche un riconoscimento alla costanza e alla capacità di mediazione con le quali, in particolare i ministri Patroni Griffi e Severino, sono riusciti a portare a compimento un provvedimento difficile, travagliato, che nel suo iter si è imbattuto in ostacoli di vario genere, alcuni, a volte, posti persino con ricatti da parte di qualche forza politica, altre volte anche da lobby esterne.
Non passa giorno senza che il cittadino italiano sia costretto a registrare le risultanze di indagini o inchieste che coinvolgono questo o quel politico, questo o quell'amministratore pubblico, questo o quell'imprenditore e che pertanto avverta i richiami ai sacrifici come una beffa, vedendo non colpiti coloro che pervertono e logorano l'assetto sociale e democratico.
In Italia, per molti è diventato normale tutelare solo i tornaconti personali e questa mancanza di etica, tanto più grave se perpetrata da chi amministra la cosa pubblica, ha portato al fattore corruzione, che grava enormemente sul nostro Paese, incidendo in modo negativo sullo sviluppo e sull'economia. I cittadini italiani hanno l'abitudine di lamentarsi, a volte anche con ragione, per le numerose tasse loro inflitte ma quanti sono consapevoli di dovere anche pagare ogni anno mille euro a testa per una tassa occulta chiamata corruzione? Ma ai costi di natura economica vanno aggiunti quelli politici e quelli sociali. La corruzione altera sensibilmente la qualità della democrazia in un Paese. Un candidato corrotto infatti dispone di maggiori risorse finanziarie per la sua campagna elettorale ed ha quindi maggiori possibilità di vincere rispetto ad un candidato onesto e il politico corrotto, una volta eletto, non lavorerà certamente per il bene e l'interesse comune ma dovrà render conto e quindi tutelare gli interessi di coloro che lo hanno sostenuto e tra questi, a volte, anche gli uomini della mafia, si veda il consiglio regionale della Calabria e il consiglio regionale della Lombardia. Dal punto di vista poi dei costi sociali, laddove vi è corruzione la qualità delle opere pubbliche è scadente, la meritocrazia è soppiantata dalla furbizia, i controlli sono assenti, il territorio è devastato dalla criminalità nonché da quell'imprenditoria e da quella politica che fanno affari con essa. Senza poi sottacere il fenomeno della corruzione ambientale, che interessa il ciclo dei rifiuti come l'abusivismo edilizio, le lottizzazioni come le bonifiche, i traffici e i riciclaggi, con un danno che non è misurabile solo in soldi ma anche in salute dei cittadini, sistema di corruzione dove gli appalti vengono gonfiati a dismisura, le fatture vengono rilasciate per prestazioni fasulle, gli incarichi importanti, comprese le consulenze, affidati per conoscenza e favoritismo a persone del tutto incompetenti, dove vengono create negli enti locali società di servizi partecipate con prestanome delle cosche mafiose, dove i soldi pubblici vengono usati per attività private. Se è vero che la criminalità organizzata incide negativamente sulla crescita del Paese non da meno è l'incisività della corruzione nella quale, tra l'altro, la stessa criminalità organizzata sguazza. Occorre prendere atto che un sistema di corruzione pervasivo quale quello che registriamo in Italia pone in discussione la coesione sociale e la stessa unità nazionale. Basti pensare - e mi spiace doverlo sempre ricordare - che, nella classifica degli Stati percepiti come più corrotti nel mondo, stilata da Transparency International per il 2011, l'Italia è al 69o posto su 182 Paesi, insieme al Ghana e appena sopra Grecia, Romania e Bulgaria. Siamo giunti quindi alla fine di un lungo e travagliato iter parlamentare che porterà all'approvazione di una norma anticorruzione e che noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo consideriamo quale punto di partenza per una reale prevenzione e repressione di questo dilagante fenomeno. Ci auguriamo infatti che il Governo, con l'aiuto responsabile del Parlamento, possa Pag. 10adempiere al varo di tutti i provvedimenti delegati contenuti in questo disegno di legge, primo tra tutti quello delle incandidabilità e che possa altresì varare ulteriori norme utili a rendere davvero efficiente il contrasto al fenomeno della corruzione.
Mi riferisco, in particolare, al falso in bilancio, al voto di scambio, all'interdizione perpetua per i condannati per i reati di mafia o contro la pubblica amministrazione, alla confisca dei patrimoni illeciti dei politici, ai termini di prescrizione, al reato di autoriciclaggio utile ad imporre un sistema di controllo attivo sulle transazioni di denaro a favore di funzionari pubblici, di portaborse e di politici. Infine, Presidente, Ministri, colleghi, Futuro e Libertà per l'Italia è consapevole che il fenomeno della corruzione non potrà essere realmente combattuto con le sole leggi, ma che queste vanno accompagnate dalla promozione della cultura della legalità nell'attività amministrativa. Ma soprattutto credo che il Paese debba uscire dallo stato di coma etico, così come definito da don Luigi Ciotti, non solo con la riappropriazione da parte di tutti del vero significato della parola etica ma con il richiamo all'articolo 54 della nostra Carta costituzionale che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (...) (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, ogni giorno che passa ormai (i risultati elettorali di queste ore purtroppo lo confermano) aumenta il distacco dei cittadini dalla politica e diminuisce la fiducia degli italiani nelle istituzioni per motivi che purtroppo sempre meno hanno a che fare con le scelte del Parlamento e del Governo e sempre più invece con problemi di legalità e di moralità. Oggi questo Parlamento torna a battere un colpo contro la corruzione e lo fa con una legge sicuramente perfettibile, e che noi stessi avremmo voluto diversa in alcune sue parti, ma che rappresenta indubbiamente un punto di mediazione convincente e utile tra le forze politiche rappresentate in quest'Aula e che negli ultimi anni si sono combattute da barricate contrapposte su qualsiasi legge toccasse appena il tema sensibile della giustizia.
Chi ha seguito il dibattito in Aula e in Commissione alla Camera e al Senato conosce bene l'iter di una legge nata per iniziativa dell'allora Ministro Alfano due anni fa e che sta per essere approvata con colpevole, gravissimo ritardo solo grazie alla capacità dei tre gruppi parlamentari che sostengono il Governo di compiere un passo indietro rispetto a posizioni considerate irrinunciabili fino a qualche mese fa per favorire una soluzione condivisa, ripeto, la più alta possibile con questa maggioranza, voluta e ottenuta con caparbietà dal Ministro Severino e dal Presidente Monti. Molti in questa Aula hanno fatto finta di inseguire una legge migliore per pulirsi la coscienza e vantarsi di fronte all'opinione pubblica, ben sapendo che qualsiasi modifica avrebbe determinato un ulteriore passaggio all'altro ramo del Parlamento e avrebbe definitivamente affossato qualsiasi tentativo di portare in porto la norma, lasciando le cose come stanno e l'Italia indegnamente agli ultimi posti delle classifiche internazionali sulla corruzione, sulla trasparenza, sulla capacità di attrarre investimenti, che poi è uno dei compiti fondamentali di un Governo che voglia rilanciare l'immagine e insieme l'economia e lo sviluppo di un Paese.
Dicevamo che questo provvedimento si sarebbe dovuto e potuto approvare prima, molto prima: prima che le relazioni della Corte dei conti ne confermassero l'enorme impatto sulla vita dei cittadini, con un danno erariale stimato intorno a sessanta miliardi di euro che ovviamente potevano essere impiegati meglio (per diminuire la pressione fiscale, incrementare la quantità e la qualità della spesa in settori come la sanità, l'istruzione, la previdenza, e forse la stessa giustizia); prima che il 52 per Pag. 11cento dei siciliani voltasse le spalle alle istituzioni disertando il voto; prima che le giunte di tre delle quattro regioni più popolose del Paese franassero sotto un fiume in piena di scandali e che dovrebbero generare in noi, questi eventi, in noi che sediamo in questa parola prima ancora che nei cittadini, una condanna senza attenuanti e una voglia di riscatto immediato che tarda purtroppo troppo ad arrivare. L'anticorruzione doveva arrivare prima che la protesta e l'antipolitica diventassero un rifugio per tanti cittadini comuni e perbene, moderati, progressisti, riformatori, senza distinzioni che non vogliono più saperne della politica, se l'unica politica a cui assistono è quella delle occasioni perse, delle contrapposizioni sterili, delle scelte non fatte, e, per restare all'ambito della giustizia, delle leggi ad personam o contra personam, senza badare all'interesse del cittadino utente o meglio spesso vittima della giustizia penale o civile.
Da questa consapevolezza, quindi, occorrerà ripartire oggi, sapendo che questo disegno di legge rappresenta un argine contro il dilagare della corruzione. Per qualcuno questo sarà poco, per noi è un punto di partenza irrinunciabile che già in questa legislatura e nella prossima vogliamo migliorare, affrontando nodi irrisolti, come la questione delle prescrizioni troppo rapide e troppo frequenti, che portano alla sostanziale impunità per troppi odiosi reati, il falso in bilancio e l'incandidabilità, già prevista per delega, che vogliamo operativa già dalle prossime elezioni politiche, di chi ha violato la legge e le regole del vivere comune. Anche su questo credo che, oltre alle leggi, debbano però essere i partiti a dotarsi di un codice di autoregolamentazione come quello che due anni fa ha varato la Commissione antimafia presieduta dal senatore Pisanu, per riacquistare fiducia, e vorrei dire anche onore, agli occhi degli elettori.
Partiamo da qui se vogliamo arginare l'antipolitica e riportare la partecipazione democratica agli italiani che oggi non vogliono più votare, consapevoli che, però, dobbiamo fare molto di più anche su altri fronti, a cominciare dall'approvazione di una legge elettorale, invocata ancora oggi dal Presidente della Repubblica, che restituisca ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti, per proseguire con l'abbandono di qualsiasi tentazione populista o antieuropeista che, come dimostrano i fatti, non fa guadagnare un voto alle forze presenti in Parlamento e ne regala a chi vorrebbe un Paese ingovernabile e condizionato soltanto dalle piazze. Quello che stiamo per compiere, insomma, è soltanto un primo passo nella direzione giusta dopo tanti, troppi passi in quella sbagliata. Un primo passo importante perché, per la prima volta, l'Italia si dota di una normativa organica in materia di lotta alla corruzione, fortemente orientata alla prevenzione e, quindi, ad un'iniezione culturale di trasparenza nella nostra pubblica amministrazione, a tutti i livelli, che sarà certamente accolta con favore dalle nostre imprese e anche dagli investitori esteri, investitori che, dopo una serie di interventi duri, ma necessari sulla tenuta del bilancio dello Stato, attendono segnali forti anche sul fronte della giustizia e di questo pure al Ministro Patroni Griffi dobbiamo dire grazie. Bene, quindi, la previsione del risarcimento alla pubblica amministrazione di una somma doppia rispetto a quella illecitamente percepita dal dipendente infedele, la compilazione di white list in ogni prefettura delle imprese virtuose e impermeabili alle infiltrazioni mafiose, la stretta sugli arbitrati, il divieto di ottenere appalti pubblici per chi si è macchiato di reati gravi come la corruzione stessa. Bene ancora le nuove norme sulla trasparenza dei procedimenti amministrativi, dei costi di opere e servizi, sul monitoraggio del rispetto dei tempi, sulla pubblicazione degli incarichi e delle retribuzioni.
Si è molto discusso, poi, sullo sdoppiamento della concussione e sulle altre modifiche, principalmente sui minimi e sui massimi delle pene edittali per i reati di corruzione già previsti dal codice. Nel complesso, considerata la gravità del problema, è positivo aver previsto un inasprimento delle sanzioni. Certo, ancora una Pag. 12volta - e tanti colleghi lo hanno fatto in quest'Aula e in Commissione - si può ribadire che si sarebbe dovuto fare di più. Sotto questo profilo, peraltro, il Ministro Severino ancora una volta ha dimostrato di avere le idee chiare, sollevando il tema di una modifica dell'istituto della prescrizione che, ogni anno, manda ancora in fumo 170 mila processi, con uno spreco di risorse e di tempo, una denegata pronuncia nel merito della giustizia che noi riteniamo inaccettabile.
Signor Ministro, colleghi, l'Unione di Centro per il Terzo Polo non ha mai fatto mancare il suo contributo costruttivo durante tutto l'iter parlamentare. Abbiamo presentato emendamenti per migliorare il testo che sono stati accolti, ne abbiamo ritirati molti per favorire una rapida approvazione di questa legge. E devo dire anche un grazie al collega Giachetti per aver fatto luce sulla questione dei magistrati fuori ruolo e averne ottenuto, grazie ad un suo emendamento, una forte limitazione. Anche qui avremmo potuto fare di più se si fosse conosciuta l'esatta geografia del fenomeno, ma abbiamo ottenuto già adesso, non solo un risparmio di spesa, ma anche un più efficace ed efficiente impiego delle risorse, per far fronte all'emergenza giustizia, che non possono essere disperse in mille rivoli e in mille uffici. Riconosciamo oggi alla Ministro Severino il coraggio di essersi assunta la responsabilità di difendere un provvedimento che, per motivi diversi, anche di bieca speculazione politica, molti volevano affossare. Diamo atto al PD e al PdL di aver superato protagonismi e antagonismi che hanno rischiato di compromettere l'esito positivo del DDL anticorruzione. Infatti, non dimentichiamolo: l'obiettivo di questa legge è la lotta alla corruzione e non può essere questa una bandiera di parte, non può essere causa di defezioni o di divisioni tra noi. Occorrono norme più severe per chi si macchia di reati odiosi verso il bene pubblico e su questo tutte le forze politiche responsabili non possono che concordare. Dobbiamo dire «no» alla corruzione e metterci la faccia, proprio come ha detto il Presidente del Consiglio. Non dobbiamo regalare alla cosiddetta antipolitica l'idea che il Parlamento non sia in grado di offrire agli italiani una risposta concreta su questi temi.
E se questa non fosse sufficiente, ne daremo una migliore, a partire da domani o dalla prossima legislatura, perché questa è una battaglia essenziale non solo per la giustizia, ma per l'economia, per l'occupazione, per la crescita, per lo sviluppo e prima ancora per una rinascita morale del nostro Paese e della sua immagine internazionale.
Concludo, signor Presidente: voteremo la fiducia perché dobbiamo prendere coscienza che la corruzione non è un destino inevitabile inflittoci dalla nostra storia e dal destino. Questo disegno di legge rappresenta un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi vent'anni, un punto di equilibrio raggiunto fra le diverse forze politiche, di cui non si può non tener conto. Per il mio gruppo questo è un passo concreto, necessario e vorrei dire propedeutico per realizzare altre importanti riforme in materia di giustizia, a tutela, prima di tutto e finalmente, dei cittadini utenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e signori Ministri, certo un provvedimento che si intitola: «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione», non può che meritare il nostro plauso, è evidente. Quello che non va bene è che, ancora una volta, avete scelto, per una cosa giusta, la strada peggiore, cioè quella di porre la questione di fiducia, cioè quella di strozzare ancora una volta di più questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Poi ci si chiede perché il cittadino non rispetti il Parlamento: ma perché questo Governo - e non solo questo, ma soprattutto questo nell'ultimo anno - l'ha radicalmente e più Pag. 13volte umiliato, relegandolo al ruolo di vero e proprio passacarte.
Tornando al provvedimento, la Lega Nord voterà contro la fiducia, ve lo dico subito, ma voterà poi a favore del provvedimento perché, come amava dire il nostro ex Ministro Tremonti, piuttosto che niente è meglio piuttosto. Questo è un insieme di norme che certamente hanno in parte una valenza positiva, ma operano in un contesto che purtroppo non è quello decisivo. Il contesto decisivo voi avevate la strada per farlo, questo Governo aveva la strada giusta da percorrere, che era quella di portare a termine il disegno, la proposta di riforma federalista dello Stato e soprattutto dando attuazione ai decreti sui costi standard e tutto il corollario di normative che incidono non sulla corruzione sul piano penale e amministrativo, ma sulla rilevabilità immediata e ragione stessa di essere della corruzione. Basterebbe che introducessimo i costi standard: laddove il cittadino, grazie ad una trasparenza sempre maggiore, potesse rilevare che quella determinata macchina per la TAC costa un milione di euro presso la sua regione e 800.000 euro, poniamo, presso la regione vicina, immediatamente avrebbe modo di vedere che chi lo amministra, amministra male e, immediatamente, gli organi di repressione potrebbero agire. Se non si fa questo, la corruzione non verrà di certo battuta con queste norme, certamente meritorie, certamente un passo avanti, ma, come ricordava poc'anzi un collega, la corruzione non è stata mai battuta nella storia dell'uomo e neppure oggi lo è, neppure da ordinamenti che applicano pene quali la reclusione a vita o la pena di morte (in antichità addirittura vi erano pene draconiane). Quindi, il problema è mettere insieme un meccanismo amministrativo di rilevazione dei costi, ed era questo il grande obiettivo che la Lega Nord voleva portare a termine e che non le è stato concesso di portare a termine: la rilevazione dei costi, che avrebbe impedito in nuce il verificarsi di situazioni nelle quali la corruzione alligna e prolifera. Ma parliamo di norme e di piccolezze quando abbiamo in Italia intere regioni che per anni non presentano il bilancio. Ma che paura volete che facciano o che faranno norme di questo genere, su soggetti che francamente se ne infischiano, come si diceva una volta?
Quindi ben venga questo passo avanti, per l'amor di Dio, noi lo voteremo, anche perché non vogliamo certo essere additati, come purtroppo qualche maligno avversario farebbe, come quelli che sono dalla parte della corruzione. No, noi siamo - e lo saremmo stati ancora di più, se non fosse accaduto quello che è accaduto - comunque la miglior cura per la corruzione, contro quello sperpero del denaro pubblico che troverebbe nel federalismo la sola vera cura. Laddove le procedure sono trasparenti, i dati sono comunicati e gli amministratori rispondono immediatamente di quello che fanno, lo spazio per il corruttore si riduce in proporzione alla brevità dei percorsi amministrativi.
Qui, invece, cosa vediamo? Vediamo che si parla di CiVIT, per l'amor di Dio, cose utilissime ma c'è molta teoria, si introducono norme e metodologia, si parla di Piano nazionale anticorruzione, di analisi, della possibilità di esprimere pareri facoltativi, di esercitare vigilanza e controllo, tutte cose bellissime ma che io temo, e spero di sbagliare, resteranno molto teoria e poca pratica. Laddove, invece, in Paesi vicini - dico l'Austria perché è un caso che conosciamo - per avere una concessione amministrativa per realizzare un nuovo capannone, in tre mesi ottieni quello che ti spetta, sempre nell'ambito del rispetto delle loro leggi; è chiaro che in procedure così snelle, trasparenti e veloci, lo spazio per eventuali corruttori e corrotti si riduce automaticamente.
Certo, abbiamo accolto con plauso l'aumento di pene per alcuni reati e con minor plauso la diminuzione di pene per altri reati. Abbiamo certamente preso atto che queste norme sicuramente introducono nuovi reati come ad esempio quello, importante, della corruzione tra privati, non meno grave di altre fattispecie già previste; francamente, abbiamo anche apprezzato, ad esempio, il fatto che la perseguibilità Pag. 14sia generalmente a querela, ma d'ufficio, laddove la condotta fraudolenta generi un grave turbamento nel mercato e quindi abbia una particolare valenza di danno nei confronti della collettività. Certamente abbiamo apprezzato la norma che pone delle limitazioni negli arbitrati che erano diventati ormai e che sono tuttora una sorta di zona d'ombra nella quale si agitano le peggiori cose, talora, e con costi assolutamente sproporzionati rispetto all'entità del valore stesso della causa.
Certo, dobbiamo ricordare che non avete fatto un passo che invece era necessario e che la Lega, ma anche l'IdV, ma anche altre forze e altre singole persone responsabili hanno chiesto, cioè non avete avuto la volontà di attuare il famoso emendamento Giachetti, quello che prevedeva una norma sacrosanta, vale a dire porre dei limiti anche alla durata indeterminata dei fuori ruolo, perché se è vero che i politici vanno rottamati, forse anche certi grand commis ogni tanto andrebbero rottamati. Anche i bravissimi e competenti magistrati, dopo dieci anni che stanno fuori ruolo, forse andrebbero restituiti alla funzione per la quale hanno fatto un concorso e per la quale sono certamente più ferrati, riportando, così, all'interno della giurisdizione, le competenze e le esperienze che hanno acquisito nel fuori ruolo. Questo non è stato fatto; è vero, si potrà fare e noi ci auguriamo che non tanto questo Governo, perché il tempo ormai è veramente poco, ma senz'altro il prossimo Governo vada anche in questa direzione. Se vogliamo introdurre dei meccanismi di rinnovo questi meccanismi devono riguardare non solo la classe politica ma, anche e soprattutto, chi, l'ho detto ieri, nelle università, nelle amministrazioni, nei vari apparati dello Stato, non meno di certi politici, ha costituito incrostazioni permanenti di durata decennale, quindicennale, ventennale o trentennale che non sono meno forieri, in taluni, deplorevoli casi, della stessa corruzione. Infatti, si corrompe chi sta da tanto tempo lì; è chiaro che, nel momento in cui vuoi un favore, devi avere la certezza che quello a cui lo chiedi, quello che te lo impone o un po' e un po', sia lì in grado di farlo, conosca bene il meccanismo e conosca tutti i passaggi di una procedura per ottenere quello che indebitamente si chiede. Per cui, il giudizio è certamente negativo sul metodo e quindi «no» alla fiducia a questo Governo; sul provvedimento, invece, pur con tutte le obiezioni testé formulate, non solo da me, ma anche da altri colleghi, daremo comunque un parere favorevole, auspicando naturalmente che il Governo, nell'esercizio dei suoi poteri, possa ulteriormente migliorare, anche nell'arco dei pochi mesi che pure sono previsti dalle norme, queste norme nel senso a cui ho appena accennato.
Naturalmente se vorrete, magari, porre la questione di fiducia per approvare qualcosa in più di federalismo, anziché fare, come state facendo, in ogni settore, compreso quello che stiamo esaminando oggi in Commissione giustizia, dei passi indietro verso un centralismo che ricorda più lo Stato di Mussolini piuttosto che gli Stati Uniti d'America, noi saremo pronti in quel caso davvero, signori Ministri, a votarvi la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, ha osservato di recente Sabino Cassese che la legge contro la corruzione non è un'opera che si fa in un giorno, ma c'è un giorno in cui bisogna pure cominciare. Il presente disegno di legge comincia, nelle condizioni possibili, parlamentarmente e politicamente possibili, un cammino che noi del Partito Democratico prendiamo il fermo impegno di proseguire e completare con altri provvedimenti, investendo di ciò la prossima legislatura, nella quale speriamo che le condizioni date siano più favorevoli.
La corruzione ci costa 60-70 miliardi di euro l'anno e pone il nostro Paese in una situazione di grave difficoltà, determinando tra l'altro un handicap serio nella capacità di attrarre investimenti stranieri; Pag. 15ci pone nella vergognosa posizione di essere al 69o posto in una classifica nella quale tutti i nostri dirimpettai europei occupano caselle di gran lunga più in alto. Non è stato sempre così, signor Presidente. Non è accettabile il luogo comune qualunquistico che gli italiani la correzione ce l'hanno nel sangue, nella loro plurisecolare estraneità allo Stato, nel loro familismo, nel loro clientelismo di fondo. La verità è che questo disastro è stato a lungo preparato, favorito più o meno consapevolmente da classi dirigenti complici, o quantomeno inette; incoraggiato da una morale corrente che nella soppressione delle regole e nella violazione dei comportamenti etici ha fondato per vent'anni la sua egemonia politica. Paghiamo adesso le esortazioni a evadere le tasse pronunciate da uomini che avrebbero dovuto impersonare al più alto livello la moralità delle istituzioni. Paghiamo adesso la filosofia che il mercato non deve subire vincoli, fossero anche i vincoli della legalità. Altri, non noi, hanno abolito il reato di falso in bilancio. Altri, non noi, hanno sistematicamente accorciato le prescrizioni.
Tre grandi pilastri della lotta alla corruzione sono stati scientemente smantellati nel corso degli anni, e in particolare nel corso degli ultimi anni. Il primo pilastro è stato quello rappresentato dai grandi corpi ispettivi dello Stato, praticamente ridotti a zero; il secondo è stato quello rappresentato della amministrazioni tecniche, i corpi di specialisti, che sino almeno agli ultimi decenni del Novecento hanno costituito preziose riserve di esperienza e di conoscenza al servizio dello Stato, di modo che dinanzi ai grandi interessi privati, ai potenti interessi privati, lo Stato e gli enti pubblici si sono trovati sistematicamente privi di occhi per vedere e di mani per toccare; il terzo pilastro soppresso è la separazione tra politica e amministrazione, demolita con la pratica selvaggia dello spoil system, subito rimbalzate in tutte le amministrazioni regionali e locali, a loro volta lasciate colpevolmente, senza controlli esterni, in balia dei vari Fiorito o Formigoni.
Questo provvedimento, del quale va dato merito ai Ministri Severino e Patroni Griffi, ma che il PD ha voluto fermamente e che dopo il cambio di Governo è stato letteralmente riscritto, ripescando i nostri emendamenti che erano stati bocciati dalla vecchia maggioranza, contiene principi e norme che noi rivendichiamo. Ma voglio segnalare specialmente la filosofia inedita del provvedimento, che non si limita a punire la corruzione, ma che intende prevenirla. Il giudice penale, signor Presidente, arriva sempre a cose fatte e ha disposizione la scure, più o meno affilata, rappresentata dal codice. Una buona rete di norme preventive, invece, agisce prima, scoraggia, impedisce, evita le situazioni a rischio, allontana dalla scena i soggetti corrompibili e gli interessi corruttori, e di norme preventive questo provvedimento è letteralmente intriso. Ne elenco alcune: le incompatibilità; l'incandidabilità a cariche elettive; l'obbligo della trasparenza dell'informazione, importantissimo; la piena tutela di chi denuncia il reato; il divieto di cumulo degli incarichi; la disciplina dell'istituto dei fuori ruolo, sia pure con le limitazioni che sappiamo, e la rivalutazione della responsabilità amministrativa, perché non occorre che arrivi il terzo grado di giudizio per rimuovere un corrotto, può e deve agire l'amministrazione subito, con i suoi poteri, come avveniva un tempo. Sotto il profilo penale si mantiene il reato di concussione e lo si punisce più gravemente, passando, per il pubblico ufficiale coinvolto, dal minimo di 4 a quello di 6 anni, restando 12 anni il massimo della pena.
L'induzione a dare o a promettere, come ci chiedono in Europa, diventa un reato distinto, con pena per il privato che vi è coinvolto fino a tre anni. Si inserisce il reato di traffico di influenze illecite (da uno a tre anni), si riformula quella che ora si chiama la corruzione tra privati. È troppo poco questo? Si sarebbe potuto fare di più? Ma naturalmente: si sarebbe potuto fare di più, ma - scusate il bisticcio di parole - non è stato possibile, perché la politica si svolge nelle condizioni date, e le condizioni date di questo tempo che ci Pag. 16tocca di vivere sono quelle di un equilibrio ancora più che precario tra le forze del rinnovamento e le forze della conservazione.
Vorrei ricordare, però, che oggi, per la prima volta, approviamo una legge concretamente volta a combattere la corruzione. È un fatto storico, se mi permettete, specie se si pensa alle leggi di tutt'altro segno di cui è stata disseminata questa legislatura e alcune delle legislature precedenti. Per questo noi confermiamo la fiducia al Governo, signori Ministri, proprio in queste ore nelle quali il principale artefice dell'abbassamento della soglia della legalità in questo Paese minaccia di staccare la spina al vostro Governo. Noi votiamo, al contrario, questa buona legge con convinzione e la votiamo anche contro di lui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento, ma mai come in questo frangente sono assolutamente decisive le cause, le ragioni del voto, quel movente che, a differenza di quanto accade nel sistema penale, in politica è assolutamente rilevante. Voteremo a favore per appartenenza, perché questo è un provvedimento - basta leggere l'intestazione - presentato, voluto e confezionato da Angelino Alfano. È un nostro provvedimento.
La sensibilità all'anticorruzione nasce all'interno del PdL di questo Parlamento ed è griffata da Angelino Alfano. Che nessuno ci provi ad attaccarsi distintivi che non gli appartengono. Questo è un provvedimento di cui noi rivendichiamo l'appartenenza. Voteremo a favore, perché è necessario votare a favore di questo provvedimento.
Vito Marino Caferra, che è un magistrato illuminato e colto, definisce la corruzione in un suo studio, che non esito a definire pirotecnico, un sistema, e se la corruzione è un sistema, e un sistema è capace di adeguarsi alla realtà, al progresso e a come cambia il mondo, è indispensabile certamente un più efficace ripensamento sulle terapie, cioè: se la illiceità si adegua al tempo, il diritto deve adeguarsi al cambio di marcia del crimine, quindi è indispensabile un voto favorevole perché è necessario un intervento di questo genere.
Voteremo ancora a favore, signor Presidente - e proseguo nella individuazione del movente qualificante per questo voto a favore - perché la parte relativa alla prevenzione e repressione della corruzione nella pubblica amministrazione è convincente. Merito al Ministro Patroni Griffi e al dottor Garofoli di aver interpretato, per quanto possibile correttamente, i principi del buon andamento e dell'imparzialità «sponsorizzati» dall'articolo 97 della Costituzione in passaggi che non esito a definire importanti come l'Autorità nazionale anticorruzione, la trasparenza negli appalti pubblici, negli arbitrati e negli obblighi informativi ai cittadini, per rendere il procedimento amministrativo un vero effettivo palazzo di vetro accessibile a chiunque. Questo vuol dire combattere seriamente la corruzione, come vuol dire combatterla seriamente, la corruzione, occuparsi di incompatibilità, dei cumuli di incarichi ai dipendenti pubblici, agli impieghi, della promessa di un codice comportamentale, con delega, delle tematiche sulle candidabilità che, attenzione, rispettano - nessuno si azzardi a toccare la Costituzione - la presunzione di non colpevolezza che l'articolo 27 ha consacrato in maniera ineludibile. Piazza o non piazza, la presunzione di non colpevolezza va rispettata. In quest'Aula nessuno si azzardi a metterla in discussione, per nessuna ragione, anche di consenso elettorale. Ma voteremo a favore, ancora, signor Presidente, nonostante alcune scelte relative alle modifiche del codice penale non siano convincenti.
Lo dico con grande pacatezza e con grande rispetto del lavoro del Guardasigilli, perché sul piano tecnico mantenere delle norme in bianco, come l'articolo 346-bis, nonostante gli sforzi del Senato di Pag. 17renderlo più tipico, e smembrare in maniera illogica la concussione non convince. Sui giornali di tutti i giorni, se mi fate passare questo termine, vi è il sospetto che questa norma possa essere comunque indirettamente e volontariamente ad personam verso alcuni soggetti che vedrebbero cancellati i propri reati con questo illogico smembramento, che non trova alcun tipo di addentellato, né dottrinario e meno che mai giurisprudenziale, perché vorrei chiedere quante concussioni per costrizione abbiamo nella nostra esperienza quotidiana: sono tutte praticamente concussioni per induzione. Se questo è vero, lo smembramento non ha una sua logica esperienziale.
Sotto questo profilo, anche l'aumento, direi qualche volta ingiustificato, si pensi all'abuso di ufficio «catturabile», non convince. Ma voglio essere ancora più ampio, accetterei anche questo tipo di scelta, cioè sposterei il baricentro della differenza tra fatto lecito e illecito. Si pensi alla raccomandazione, storicamente annidata nelle abitudini politiche di questo Paese, sono anche pronto a considerarla come una nuova forma di illecito, ma non è questo il problema. Il problema è che queste norme vanno a calarsi in procure «creative», che di queste norme non so se faranno un buon governo.
La preoccupazione del rispetto dei canoni tecnici non è soltanto un arzigogolo giudiziario o un «piccio» di tipo culturale che si è prospettato in Commissione. Il problema è che sappiamo che nel nostro Paese c'è un problema di applicazione della legge penale, allora il rigore e la massima chiusura a ipotesi di slabbramento non consentito deriva soltanto da questa legittima preoccupazione. Dice Fabrizio Cicchitto, «l'uso politico della giustizia»: attenzione a non scambiare in maniera non consentita l'uso giustizialista della politica. Questo sarebbe un fenomeno ancora più grave e da cui dobbiamo sicuramente rifuggire.
Pertanto, se questa è la preoccupazione che è stata manifestata e se è giusto anche ampliare, ma essere consapevoli, che queste norme vanno a calarsi in un contesto cruento nella loro applicazione, come - ahimè - la quotidianità dimostra in ogni parte del nostro Paese, se noi dobbiamo preoccuparci non di come le norme sono scritte, anche di quello, ma delle variazioni Goldberg, delle jam session di talune procure molto, molto creative, è evidente che il PdL di questo tiene conto. Ma la necessità di tenere unito il Paese in un momento non solo economicamente difficile, le ripercussioni sul piano economico, che non legittimano, sia chiaro, la frettolosità nelle scansioni giuridiche delle norme, - non si possono modellare le norme penali a botte di PIL, questo deve essere ben chiaro, in quanto afferiscono a diritti individuali molto più rilevanti spesse volte dei problemi economici -, determina un senso di responsabilità che Angelino Alfano ha puntualmente richiamato, e a cui noi volentieri rispondiamo, che ci porta a votare assolutamente a favore di questo provvedimento. Questo senso di responsabilità, Presidente, credo non debba mai abbandonare la politica. L'Italia ci sta a cuore, take care of Italy, non contro qualcuno, non seguendo umoralità da piazza, ma tenendo duro, Presidente, sui principi, tenendo duro su principi costituzionali, sui principi legislativi. Posso dire che noi rispondiamo in questo modo all'antipolitica a testa alta con una parola: la credibilità. La credibilità, illustre Presidente, non è un titolo che qualcuno ti regala, la credibilità la si conquista, la si merita.
Credo che con questo voto favorevole il PdL, che può essere anche una belva ferita, ma attenzione alle belve ferite, le belve ferite diventano quelle più capaci poi di riprendere qualsivoglia tipo di forza e di ottenere risultati che probabilmente senza le ferite non avrebbero ottenuto, noi siamo pronti a riprenderci tutta la credibilità che qualcuno ci vuole togliere, e da questo punto di vista il voto favorevole è sicuramente testimonianza di grande credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Giulietti ha chiesto la parola per dichiarazione di voto, Pag. 18a titolo personale, ma non è in grado di parlare perché nella giornata di oggi è totalmente afono, cosa che ha contribuito anche al regolare svolgimento dei lavori. Pertanto, ha chiesto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della sua dichiarazione di voto. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Auguriamo all'onorevole Giulietti una pronta guarigione, in modo da poter godere ancora delle sue osservazioni penetranti nel corso dei nostri dibattiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, volevo brevemente - anche perché non ho tempo - fare questa dichiarazione di voto che è sicuramente per la fiducia al Governo. Però vorrei segnalare al Governo stesso che in questo provvedimento manca una cosa. Manca sicuramente l'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. Ci sono delle proposte di legge depositate dalla delegazione dei Radicali in questo senso. Una porta la firma del mio collega Beltrandi, un'altra porta la mia firma mentre la prima firma è dell'onorevole Albonetti.
Dico questo perché siete voi Governo a dirlo, visto che lunedì prossimo presenterete il rapporto del Governo sulla corruzione in Italia, quindi siamo in tema. In questo rapporto proponete che chiunque ricopra una carica elettiva dovrà rendere pubblico il proprio patrimonio e le proprie ricchezze prima, durante e dopo il mandato.
Signora Ministra, io le avevo consegnato un articolato su questo, sull'anagrafe patrimoniale degli eletti e (mi auguro) dei nominati da mettere online, quando mi ricevette insieme a Marco Pannella. Evidentemente ha ritenuto di non doverla inserire in questo provvedimento e mi ha auguro che in questo scorcio di legislatura la normativa possa essere approvata (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
A questo punto debbo però fare una osservazione. Mi spiace che non sia in Aula l'onorevole Zeller. Mi sono fatto portare il resoconto della seduta e, in effetti, l'onorevole Zeller ha detto alcune cose che ho il dovere di precisare. Gli accordi De Gasperi-Gruber del 1946 e anche il pacchetto del 1969 non conferiscono all'Austria alcun diritto di tutela rispetto alla minoranza di lingua tedesca che vive in Italia e la tutela dei loro diritti è affidata interamente, come quella dei diritti di ogni cittadino italiano, alle protezioni previste dall'ordinamento italiano.
Pretese in questo senso non sono state mai accettate dal Governo italiano e, quindi, si può dire quello che ha detto il Capo del Governo, Monti, senza che questo significhi né ignorare la storia e neanche i basilari principi di diritto internazionale. All'interno dei confini italiani la tutela dei diritti dei cittadini italiani è affidata all'ordinamento italiano.
Questo vale per quelli che sono di lingua madre italiana e per quelli che sono di lingua madre tedesca. L'Austria è un grande Paese amico, particolarmente caro al mio cuore per mille ragioni della mia biografia personale, ma questa è la realtà dei fatti, che avevo l'obbligo di rimettere in chiaro.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo su quello che lei ha appena detto perché, credo, che l'onorevole Zeller, che adesso non è presente, al di là delle questioni del patto De Gasperi-Gruber e dei diritti o meno austriaci, volesse sottolineare una situazione molto semplice: quello che ha fatto e sta facendo questo Governo contro le autonomie speciali - siano esse del Nord o del Sud - non lo ha mai fatto nessun altro Governo. Pag. 19
Le autonomie speciali hanno uno statuto di autonomia, che, lei sa, ha una valenza costituzionale. In ogni provvedimento di questo Governo il rimando alla tutela dello statuto di autonomia non c'è mai, mentre c'è sempre stato con tutti gli altri Governi, siano essi stati di centrodestra o di centrosinistra.
Io credo che le parole dell'onorevole Zeller vadano lette in quella maniera e sono parole che noi condividiamo.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, questa è una valutazione politica a cui lei ha tutto il diritto e, ovviamente, ha tutto il diritto anche l'onorevole Zeller. Come Presidente di questa Assemblea, avevo soltanto l'obbligo di rimettere in chiaro un'altra questione, che attiene alla sovranità dello Stato italiano.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale avrà inizio alle ore 20, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 20.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 4434-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 1, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Lulli.
Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 20,03)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 20,05)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo 1, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 549
Votanti 536
Astenuti 13
Maggioranza 269
Hanno risposto 460
Hanno risposto no 76
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea Pag. 20
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angelucci Antonio
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio Pag. 21
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio Pag. 22
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lo Moro Doris
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso Pag. 23
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stracquadanio Giorgio Clelio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero Pag. 24
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vatinno Giuseppe
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verducci Francesco
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zani Ezio
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bianconi Maurizio
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
D'Alessandro Luca
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano Pag. 25
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bergamini Deborah
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Crosetto Guido
Giulietti Giuseppe
Lehner Giancarlo
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Moles Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nola Carlo
Pili Mauro

Sono in missione:

Antonione Roberto
Boniver Margherita
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Fallica Giuseppe
Fava Giovanni
Lamorte Donato
Lombardo Angelo Salvatore
Mecacci Matteo
Misiti Aurelio Salvatore
Mussolini Alessandra
Nucara Francesco
Russo Paolo
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Volontè Luca

PRESIDENTE. Avverto che non sarà posto in votazione l'articolo 2, in quanto non modificato dal Senato.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 31 ottobre 2012, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2156-B - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (C. 4434-B).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Angela Napoli, per la II Commissione.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 601-711-1171-1198 - D'iniziativa dei senatori: GIULIANO; CASSON ed altri; BIANCHI ed altri; MUGNAI: Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 3900-A).
e delle abbinate proposte di legge: CONTENTO; PECORELLA; CAVALLARO; CAPANO ed altri; BARBIERI; MANTINI ed altri; FRASSINETTI ed altri; CASSINELLI ed altri; MONAI; RAZZI ed altri; CAVALLARO ed altri (C. 420-1004-1447-1494-1545-1837-2246-2419-2512-4505-4614).
- Relatore: Cassinelli.

(ore 15)

Pag. 26

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

La seduta termina alle 21,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA DEL DEPUTATO GIUSEPPE GIULIETTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4434-B

GIUSEPPE GIULIETTI. Mi asterrò nel voto di fiducia odierno perché la cosiddetta legge anticorruzione rappresenta, sì, un piccolo passo avanti, ma appare debole, reticente e largamente insufficiente rispetto alle esigenze del momento. In particolare appare incomprensibile la rinunzia alla immediata definizione del «Codice per le candidature».
In questa materia non si possono accettare veto e conflitto d'interesse di alcuna natura.
Ritardi in questa materia rappresentano un forte sostegno a quella che viene chiamata l'anti-politica.
Sarebbero servite altre scelte più coraggiose e di netta rottura con atteggiamenti e metodi che hanno fortemente contribuito a minare la credibilità delle istituzioni e dell'intero sistema politico.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 29 ottobre 2012, a pagina II dell'indice, prima colonna, penultima riga, a pagina 29, prima colonna, quarantaquattresima riga, e a pagina 32, prima colonna, diciottesima riga, la parola «unico» si intende sostituita dalla seguente «uno».