XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 31 ottobre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              il 18 ottobre 2012, con nota ministeriale, si è appresa l'intenzione del Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, di nominare alla presidenza della fondazione MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, l'onorevole Giovanna Melandri, in previsione della scadenza al 31 ottobre del regime commissariale della Fondazione stessa;
              il MAXXI, inaugurato nel maggio 2010 e costato ben 150 milioni di euro, si inserisce nel panorama museale italiano con una proposta innovativa, caratterizzata da una duplice offerta agli utenti, una sul versante dell'architettura, un'altra su quello della più stretta attualità artistica;
              il 13 aprile 2012 il Ministro Ornaghi decideva di commissariare la fondazione, rimuovendo dall'incarico l'architetto Pio Baldi, adducendo come motivazione il disavanzo registrato nel 2011 e la mancata approvazione del bilancio preventivo 2012. Argomenti decisamente respinti dal consiglio di amministrazione uscente, che sottolineava di aver chiuso senza disavanzo il bilancio 2011 e di non poter presentare il preventivo solo a causa dei tagli dei fondi da parte del Ministero stesso, e delle conseguenti mancate garanzie di copertura degli impegni di spesa;
              la tesi sostenuta dal commissariato Pio Baldi è avvalorata dalla lettura delle cronache e dei bilanci successivi al commissariamento; in particolare, nel bilancio dello Stato appare chiaramente come i fondi, indisponibili durante la gestione ordinaria, vengano assegnati in sede di assestamento, e addirittura incrementati, durante la gestione commissariale affidata al segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia;
              emerge, dalla lettura dei fatti, una poco chiara operazione tesa a creare secondo i firmatari del presente atto artificiosamente, e con forzature procedurali, le condizioni per un commissariamento motivato da ragioni di bilancio, che successivamente e per ragioni inesplicabili trovano soluzione solo dopo aver rimosso il presidente. È opportuno rilevare che in tutto quel periodo e fino a poco più di un mese fa, a gestire il delicato e centrale ufficio di capo di gabinetto del Ministro, e a svolgere con tutta evidenza per ruolo e competenza una parte attiva nella vicenda, era il dottor Salvo Nastasi, attualmente direttore generale dello spettacolo dal vivo del Mibac;
              in tale contesto, caratterizzato quindi da un potenziale enorme e un'indubbia necessità di competenze per il rilancio del MAXXI, e tenendo comunque presente che l'aspetto puramente economico non è l'unico di cui tener conto nella gestione di un polo museale, ma deve necessariamente, essere subordinato a criteri di competenza ed esperienza, la nomina decisa dal Ministro desta enormi perplessità, che vanno al di là della mera questione di opportunità rappresentata dalla nomina di un parlamentare in carica e dalla confusione tra competenze tecniche e meriti politici;
              è noto, infatti, che l'onorevole Giovanna Melandri è cugina del giornalista Giovanni Minoli (a sua volta presidente del Museo di arte contemporanea del Castello di Rivoli), la cui figlia è moglie del citato dottor Salvo Nastasi. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in qualunque nazione civile basterebbe il semplice sospetto, o la più possibilità – anche a prescindere dal fatto se sia realmente avvenuto – che un capo di gabinetto (e comunque tuttora influente e prestigioso alto funzionario del ministero) abbia potuto adoperarsi per creare le condizioni utili a «suggerire» al Ministro prima il commissariamento e poi la nomina a presidente della Fondazione da lui vigilata, di una persona che risulta essere la cugina del suocero, a rendere non solo inopportuna, ma persino impensabile ma decisione del genere;
              appare ai firmatari del presente atto tanto più sospetta la decisione del Ministero di destinare, nel bilancio di previsione 2013 attualmente in discussione alla Camera, una somma più che doppia del contributo annuale da sempre versato al Maxxi dalla sua istituzione ad oggi, e persino molto più generosa della cifra assegnata con l'assestamento, mentre tutte le principali istituzioni culturali e artistiche italiane vedono diminuire i fondi assegnati, a causa della crisi economica e del combinato disposto delle manovre di tagli lineari e spending review in essere, quasi a voler precostituire le condizioni per un'agevole conduzione della fondazione nel prossimo futuro, che possa legittimare e giustificare a posteriori la inopinata scelta, che il Ministro ha difeso in prima persona addossandosene la piena responsabilità,

impegna il Governo:

          a revocare la nomina dell'onorevole Giovanna Melandri a presidente della fondazione Maxxi;
          ad attivare procedure di selezione aperte, pubbliche, trasparenti al fine di individuare un Presidente dotato delle necessarie competenze tecniche e manageriali.
(1-01182) «Marsilio, Frassinetti, Aracri, Ravetto, Cannella, Luciano Rossi, Porcu, Toccafondi, Gioacchino Alfano, Ronchi, Holzmann, Bergamini, Ceroni, Alberto Giorgetti, Saglia, Bellotti, Calderisi, Nola, Centemero, Laffranco, Ciccioli, Contento, Mazzuca, Tommaso Foti, De Corato, Mancuso, Vignali, Bianconi, Ghiglia, Rampelli, Saltamartini, Beccalossi».

Risoluzioni in Commissione:


      La I Commissione,
          premesso che:
              con la modifica dell'articolo 138 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che ha riconosciuto alle guardie particolari giurate lo status di incaricato di pubblico servizio nell'esercizio delle funzioni di custodia e vigilanza dei beni mobili e immobili cui sono destinate, è stato risolto il controverso problema della qualificazione giuridica delle guardie giurate;
              tale riforma si era resa necessaria per la sentita esigenza di configurare la funzione svolta dalla guardia particolare giurata in maniera più completa e più aderente alle caratteristiche della società moderna;
              una ulteriore valorizzazione della figura professionale delle guardie giurate potrebbe derivare dal loro impiego nello svolgimento di compiti per i quali, normalmente, vengono invece impiegate le forze dell'ordine, consentendo così di utilizzare queste ultime prevalentemente per i propri compiti istituzionali, esigenza ancor più sentita nella contingente situazione di crisi economica e di tagli ai fondi destinati al comparto sicurezza;
              un simile riconoscimento soddisferebbe pienamente le esigenze desumibili dal contenuto dall'articolo 1 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza che, nell'affermare la competenza statuale nel mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica, consente l'attività di privati tesa a custodire beni mobili e immobili, conformemente all'interesse dell'ordinamento dello Stato a garantire come bene primario il diritto alla tutela dell'ordine e della sicurezza;
              a tal fine si renderebbe necessaria l'istituzione di un apposito albo delle guardie giurate, sotto il controllo dei competenti organi preposti al controllo del territorio, volto a garantire il possesso in capo agli iscritti delle necessarie competenze ed in generale del necessario requisito di affidabilità per lo svolgimento di compiti in supporto alle forze dell'ordine e per le attività di prevenzione della criminalità,

impegna il Governo

previa istituzione di un albo nazionale delle guardie particolari giurate e del riconoscimento di uno status della guardia giurata a favorire la cooperazione delle Guardie particolari giurate con le forze di polizia nell'esercizio dei suddetti compiti, nel rispetto dei limiti di legge; a prevedere un obbligo di orientamento e formazione delle Guardie giurate in forma interna e/o esterna all'istituto di vigilanza con attestazione rilasciata da personale qualificato e riconosciuto dal Ministero all'interno.
(7-01026) «Santelli, Colucci, Calderisi».


      La VI Commissione,
          premesso che:
              il mondo agricolo italiano da tempo sta lanciando segnali di allarme sullo stato di crisi del settore. Dopo la crisi economica congiunturale, l'aumento dei prezzi del carburante, l'eccessiva concorrenza straniera, con il Governo Monti è arrivata l'imposta municipale unica ad assestare un colpo finale ad un settore in crisi da anni;
              tra la prima rata di giugno e la seconda di dicembre gli agricoltori italiani pagheranno un totale di 1,3 miliardi di euro di IMU, imposta che colpisce indistintamente tutti i beni strumentali necessari per svolgere l'attività primaria (stalle, ricoveri per animali, magazzini, frantoi e altro);
              il Governo con la legge di stabilità sta ulteriormente rincarando il prelievo fiscale sul settore primario prevedendo la riduzione degli sgravi contributivi per la pesca, la riduzione delle risorse per le crisi di mercato, la rivalutazione dei redditi agrari, riduzione dei quantitativi di gasolio agevolato, abolizione dei regimi fiscali agevolativi per le imprese agricole;
              secondo recenti stime confermate anche dal Censimento Istat, negli ultimi cinque anni sono scomparse oltre 50 mila aziende. Nello stesso periodo i costi di produzione hanno subito un aumento del 31 per cento mentre l'aumento dei prezzi all'origine si è fermati solo al 15 per cento. Nel caso dei costi per carburanti, concimi e oneri previdenziali gli aumenti sono arrivati anche al 60 per cento;
              il combinato della legge di stabilità e dell'imposta IMU dunque, di per sé, rischia di accelerare la fuoriuscita dal mercato di numerose altre aziende già ai limiti della soglia di economicità ma c’è un ulteriore questione che prospetta un aggravio aggiuntivo di costi che verrebbe a complicare il quadro già estremamente compromesso del comparto agricolo;
              entro il 30 novembre 2012 infatti dovranno essere iscritti nel catasto «edilizio urbano» i fabbricati attualmente in mappa nel catasto terreni allo scopo di essere in grado di assolvere all'IMU entro il 17 dicembre 2012;
              l'articolo 13, comma 14-ter, del decreto-legge n.  201 del 2011, introduce infatti l'obbligo di dichiarare al catasto, con le modalità previste dal decreto del Ministro delle finanze n.701 del 1994, anche, i fabbricati rurali già censiti al catasto terreni, pena l'applicazione delle sanzioni previste all'articolo comma 336, della legge 30 dicembre 2004, n.  311;
              si tratta di sanzioni estremamente elevate in cui incorreranno molte aziende considerato, innanzitutto, che non è stata fatta ai cittadini possessori di fabbricati rurali la necessaria azione informativa attraverso comunicazioni dirette e massive come quella televisiva così come invece è stato fatto con le «case fantasma», inoltre, gli stessi tecnici e le associazioni professionali segnalano difficoltà a provvedere all'adempimento amministrativo nei termini previsti poiché nella maggioranza dei casi la banca dati dell'agenzia del territorio non è aggiornata per errata rappresentazione grafica del fabbricato, per disallineamento degli effettivi proprietari con quelli presenti in catasto e per tanti altri motivi che richiedono la presentazione di istanze di allineamento. Tali istanze sono evase con molta lentezza dall'Agenzia del territorio, vista la mole di lavoro cui sono sottoposti gli uffici in questo periodo, pertanto si presume che i tempi di presentazione degli atti di aggiornamento, per i motivi sopra esposti, possano subire ritardi anche di mesi;
          questi ritardi non comporteranno una riduzione delle entrate ordinarie e un conseguente danno erariale poiché è previsto che, nelle more della presentazione della dichiarazione di aggiornamento catastale, l'IMU sarà corrisposta a titolo di acconto e salvo conguaglio, sulla base della rendita delle unità similari già iscritte in catasto e il conguaglio sarà determinato dai comuni a seguito dell'attribuzione della rendita catastale con le modalità di cui al decreto del Ministero delle finanze 19 aprile 1994, n.  701;
              gli stessi ritardi, dovuti ad eccessivo carico di lavori degli uffici dell'Agenzia del territorio, comporteranno invece un pesante danno economico a carico dei soggetti obbligati all'adempimento che pagheranno l'Imu in base alla rendita presunta più pesanti sanzioni per la mancata presentazioni degli atti di aggiornamento catastale,

impegna il Governo

ad assumere iniziative normative per prorogare i termini di scadenza previsti dall'articolo 13, comma 14-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito con modificazioni legge 22 dicembre 2011, n, 214, o, in subordine, a prevedere la non applicazione delle sanzioni previste all'articolo 1, comma 336, della legge 30 dicembre 2004 n.  311, tenendo conto della crisi del settore primario e dei recenti aumenti della pressione fiscale che questo settore ha subito e, soprattutto, tenendo conto dei carichi di lavoro e delle oggettive difficoltà che, come segnalano i tecnici interessati, fanno capo all'Agenzia del territorio.
(7-01025) «Messina».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


      VICO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il signor Martino Scialpi, nato a Martina Franca (Taranto) il 13 ottobre 1951, e ivi residente, in data 29 ottobre 1981 effettuava presso la ricevitoria del Totocalcio n.  9147 in Ginosa (Taranto) la giocata di una schedina del concorso pronostico del 1o novembre 1981, munito del bollino CONI figlia 625/A doppia 77494, che totalizzava all'esito dei risultati calcistici, 13 punti, con conseguenziale vincita di lire 1.003.092.000;
          il CONI rigettava il reclamo, presentato nei termini regolamentari da Martino Scialpi, adducendo di non aver mai ricevuto la matrice della predetta schedina, senza mai fornire neanche dinanzi all'autorità giudiziaria alcun verbale della commissione di zona del Totocalcio di Bari, che accertasse il mancato rinvenimento;
          la ricevitrice Maria Luisa Taiana, dopo la presentazione, in data 7 novembre 1981, sette giorni dopo la giocata vincente, inviava relazione «per bollini mancanti» sostenendo lo smarrimento del tagliando 625 SA 77494 e in pari data provvedeva a sbarrare la predetta dichiarazione con timbro CONI, sostituendola con altra con la quale sosteneva la «sottrazione del predetto bollino ad opera di terzi», dichiarando successivamente presso la polizia giudiziaria – carabinieri della procura della Repubblica di Taranto che quest'ultima dichiarazione gli era stata così suggerita da funzionari del CONI;
          il CONI, con lettera del 19 novembre 1981, mai prodotta ed allegata alla ministeriali, chiedeva al Ministero delle finanze di svolgere indagini in ordine alla presunta vincita dello Scialpi e, a seguito del rapporto di P.G. della Guardia di finanza fu instaurato, presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto, procedimento penale a carico del signor Martino Scialpi, al quale venivano contestati i presunti reati di truffa, furto aggravato e falso ai danni dello Stato, perché si sosteneva la sottrazione del bollino vincente, da parte dello Scialpi presso il ricevitore e di aver compilato successivamente la schedina vincente non appena conosciuti i risultati dai campi di calcio;
          con sentenza – ordinanza istruttoria, lo Martino Scialpi, per tutti i reati a su tempo ascrittigli, fu assolto con la formula più ampia «perché il fatto non sussiste», dopo aver verificato il tribunale penale di Taranto la regolarità della schedina vincente;
          la predetta assoluzione del signor Martino Scialpi, peraltro mai impugnata e, pertanto, passata in giudicato, acclarava in maniera definitiva la regolarità della giocata dello Martino Scialpi, tanto che allo Scialpi, quale legittimo proprietario veniva restituita la schedina, a suo tempo sequestrata, perché potesse essere onorata di pagamento da parte del CONI;
          stranamente nonostante la più ampia assoluzione di Martino Scialpi «perché il fatto non sussiste», gli atti non venivano rimessi alla competente procura della Repubblica per eventuali contestazioni nei confronti delle parti civili costituite per il reato di calunnia;
          il CONI anziché provvedere la pagamento della vincita, nelle ulteriori fasi processuali civile e penali escludeva la sua mancanza di responsabilità extracontrattuale addossando ogni responsabilità a carico della ricevitrice e, alle contestazioni dello Scialpi di irregolarità nella concessione della ricevitoria alla signora Maria Luisa Taiana, il CONI escludeva ogni responsabilità, anche dei suoi funzionari depositando, a riprova di quanto sostenuto, documentazione, impostando nuove strategie difensive per evitare in maniera fraudolente il pagamento;
          il signor Martino Scialpi, sicuro delle irregolarità commesse dal Totocalcio sede di Bari nella concessione della ricevitoria, rivenienti dalla sentenza di assoluzione penale, da parte del tribunale di Taranto, inoltrava in data 5 marzo 1999, denuncia alla procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto, poi trasmessa per competenza alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bari;
          a seguito del suddetto esposto, veniva instaurato procedimento penale a carico di due funzionari del CONI, presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Bari n.  1900/99 R.G.N.P.R. e n.  11201/99 giudice delle indagini preliminari, con imputazione del presunto reato di falso per aver gli stessi falsificato documenti afferenti il procedimento amministrativo di rilascio della concessione alla ricevitrice Maria Luisa Taiana;
          nel predetto processo, il pubblico ministero della procura della Repubblica presso il tribunale di Bari disponeva l'espletamento dell'incidente probatorio, ritualmente espletato in contraddittorio fra le parti, volto a verificare l'autenticità della «dichiarazione di voltura intestazione licenza» datata 5 agosto 1981, a firma del precedente ricevitore e Maria Luisa Taiana quale subentrante e, del «passaggio materiale in consegna e dichiarazione impegnativa», a firma dei medesimi, priva di data;
          disposte ed eseguite due perizie, una grafologica e l'altra merceologica, premesso l'accertamento della autenticità della sottoscrizione della Taiana apposta sulla dichiarazione del 5 agosto 1981, i periti concludevano che il documento posto a base della regolarità amministrativa dell'autorizzazione rilasciata alla Taiana per l'esercizio della ricevitoria Totocalcio di Ginosa n.  9147, portante la data del 5 agosto 1981 è manifestamente falso perché:
              a) le firme apposte dalla persona che si assume essere il cedente della ricevitoria sul documento datato 5 agosto 1981, denominato «compromesso» e sul documento «passaggio materiale di consegna» privo di data, non sono autografe;
              b) la firma della Taiana posta sul documento del 5 agosto 1981, era autentica;
              c) i medesimi documenti, in verifica sono stati redatti in un tempo più prossimo al 1991 che al 1982 e quindi necessariamente non compatibile con una datazione da far risalire all'agosto 1981;
          i risultati dell'espletato incidente probatorio, prova penale inconfutabile, ovvero fatto accertato con il criterio e la garanzia della fase predibattimentale in contraddittorio delle parti, ha indotto il signor Martino Scialpi ad inoltrare presso la corte d'appello di Roma atto per revocazione ex articolo 395, 2 e 3 codice di procedura civile, della precedente sentenza resa dalla corte d'appello di Roma, che aveva dichiarato lo Scialpi soccombente non avendo la corte ravvisato alcuna responsabilità del CONI nella concessione dell'autorizzazione alla gestione, in capo alla Taiana e conclusosi tale procedimento, con il rigetto della domanda, non rientrante nei casi previsti dall'articolo 395 numeri 2 e 3 codice di procedura civile;
          Martino Scialpi notificava atto di citazione in data 30 novembre 2009, dinanzi al tribunale civile di Roma, convenendo in giudizio il CONI, i signori Mario Bernacchia, Rocco De Vivo, Leonardo Zauli, Mario Pescante, Raffaele Pagnozzi, quali funzionari dell'ente CONI, la ricevitrice, Maria Luisa Taiana e il Ministero dell'economia e delle finanze per sentirli condannare, in solido tra loro al risarcimento di tutti i danni subiti e quantificati nella misura di euro 10.000.000 circa, per comportamenti illeciti perpetrati dal CONI e dai suoi funzionari sin dal 1981 nonché il Ministero dell'economia e delle finanze per non aver vigilato sul comportamento dell'ente CONI, nonostante fosse stato portato a conoscenza dei vari illeciti perpetrati;
          nel predetto procedimento dinanzi al tribunale ordinario di Roma, XII sezione civile n.  86178/09 R.G., G.U. dottoressa Assunta Canonaco, avendo il CONI e l'altro convenuto ex funzionario Mario Bernacchia depositato gli stessi documenti, già accertati falsi nel sopra indicato incidente probatorio, dinanzi al tribunale penale di Bari Martino Scialpi depositava querela di falso in via incidentale per l'accertamento definitivo della falsità dei documenti posti a base dell'autorizzazione alla gestione della ricevitoria n.  9147;
          il G.U. dottoressa Assunta Canonaco del tribunale di Roma, pur ritenendo rilevanti i documenti ai fini della decisione della causa non autorizzava la presentazione della querela di falso in via incidentale e non provvedeva alla sospensione del giudizio, essendo stata presentata, da parte di Martino Scialpi anche querela di falso in via principale, dinanzi allo stesso tribunale di Roma, che perveniva per competenza, ai fini della riunione e sospensione del processo principale, dinanzi alla stessa dottoressa Assunta Canonaco del tribunale di Roma, che decideva nel merito, rigettando la domanda dello Martino Scialpi;
          alla suddetta sentenza n.  10331/12 resa dal tribunale di Roma nei prossimi giorni sarà notificato atto di appello da parte di Martino Scialpi;
          oramai è inconfutabilmente scaturito che, in data 29 ottobre 1981, quando lo Scialpi effettuò la sua scommessa presso la ricevitoria di fatto gestita dalla Maria Luisa Taiana, la stessa in tale periodo non era in possesso del titolo abilitante la gestione del Totocalcio, titolo del quale non era munito neanche il cessionario della licenza che, in data 9 settembre 1981, aveva cessato l'esercizio pubblico di bar con decorrenza 1o settembre 1981;
          pertanto, è gioco forza concludere che il CONI, alla data del 29 ottobre 1981, rientrante in un lasso di tempo dal 24 ottobre 1981 al 17 dicembre 1981, che ha determinato di fatto e di diritto un «vuoto amministrativo», si è sicuramente e consapevolmente avvalso di una ricevitoria gestita da persona priva della prescritta licenza – autorizzazione, con la conseguenza che la regolare giocata dello Scialpi si può ritenere senza ombra di dubbio effettuata direttamente sotto la piena ed esclusiva responsabilità del CONI, nella fattispecie del CONI. Sede di zona di Bari competente per territorio, che dovrà rispondere, di conseguenza anche di responsabilità extracontrattuale ex articolo 2043 codice civile oltre che di responsabilità contrattuale;
          il signor Martino Scialpi notificava inoltre atto di citazione, con richiesta di ingiunzione di pagamento ai sensi dell'articolo 186-ter codice di procedura civile nei confronti del CONI dinnanzi al tribunale di Roma, II sezione civile, per il pagamento della somma vinta al concorso n.  11 del 1o novembre 1981, portante il n.  18268/11 R.G., G.U. dottor Alfredo Matteo Sacco;
          il G.U. Alfredo Matteo Sacco, con ordinanza del 9 febbraio 2012 ordinava al CONI il pagamento della complessiva somma di euro 2.343.000,00 oltre accessori, provvedimento non impugnabile, né appellabile ma revocabile dallo stesso giudice;
          nella stessa data del 9 febbraio 2012, il dottor Sacco veniva sostituito da altro magistrato, dottor Lorenzo Pontecovo, che a distanza di pochi giorni 14 marzo 2012, sempre si istanza CONI, provvedeva a revocare la predetta ingiunzione di pagamento;
          il predetto giudizio è attualmente pendente;
          anche in virtù della predetta ordinanza di pagamento il signor Martino Scialpi inoltrava al CONI e al Ministero dell'economia e delle finanze diffida ad adempiere, ai sensi dell'articolo 1454 codice civile, senza alcun riscontro;
          il Ministero dell'economia e delle finanze, che aveva obbligo di vigilanza del gioco Totocalcio, non ha stigmatizzato il comportamento del CONI nella vicenda Scialpi, come attestato nelle note del 18 novembre 1988 del 19 marzo 1990, del 6 giugno 1995 del 5 novembre 1995, in cui in risposta ad interrogazioni parlamentari ha continuato a rappresentare una realtà diversa da quella accertata definitivamente e non ha fornito alcun riscontro alle diffide di adempimento di cui all'articolo 1454 codice civile, inoltrate dallo stesso Scialpi;
          sia il Ministero dell'economia e delle finanze che il Ministero dello sport, turismo, spettacoli e beni culturali, sin dai primi anni della vicenda che ha coinvolto il signor Martino Scialpi nei confronti del CONI, nelle annose liti giudiziarie, erano a conoscenza della regolarità della giocata da parte del signor Martino Scialpi, a seguito della piena assoluzione dello Scialpi in sede penale, limitandosi a fornire alle precedenti proposte interrogazioni parlamentari risposte basate non su accertamenti seri e concreti, ma assecondando il comportamento dell'ente CONI senza intervenire perché fosse eseguito l'adempimento della prestazione del pagamento in favore del signor Martino Scialpi;
          tutta la vicenda ed in particolare l'accertata falsità della documentazione di affidamento della ricevitoria, è stata portata a conoscenza anche da varie missive inviate dal difensore del signor Martino Scialpi, ai Ministeri innanzi indicati, tenuti per legge alla vigilanza del gioco del Totocalcio gestito dal CONI e nonostante quest'ultimo coinvolgimento il Ministero dell'economia e delle finanze, in riscontro alle predette missive si è limitato a comunicare «che ai sensi dell'articolo 2 del decreto interdirigenziale 31 ottobre 2002, l'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato svolge direttamente tutte le attività di organizzazione ed esercizio dei giochi... a decorrere dal 1o luglio 2003», tacendo sull'obbligo di vigilanza imposto dalla legge;
          a nulla sono valse le varie istanze inoltrate dal signor Martino Scialpi anche al Ministero della giustizia e per quanto avvenuto processualmente;
          di tale vicenda è stata informata la stampa locale e nazionale nonché la televisione a livello nazionale, perché è inconcepibile ed inaccettabile la circostanza per cui una giocata, regolarmente effettuata sin dal 1981, e riconosciuta tale in data 10 febbraio 1987, dalla Magistratura Italiana, ad oggi non sia stata ancora pagata dal CONI che, invece, si è prodigato per sottrarsi alla sua responsabilità civile e penale, facendo uso di documentazione falsa contro lo Scialpi nelle varie sedi giudiziarie, ministeriali e parlamentari, nell'assoluta indifferenza dei vari Ministri anche preposti alla vigilanza;
          a questo punto, ritenuta palese la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del CONI, se il Ministero dell'economia e delle finanze e il CONI intendono finalmente porre termine a questa interminabile odissea giudiziaria, trasformatasi in un calvario del signor Martino Scialpi, pagandogli la sua vincita regolarmente giocata e riconosciuta e chiedendo al Ministero della giustizia di indagare su quanto è accaduto presso il tribunale di Roma e la procura della Repubblica di Taranto in danno del signor Martino Scialpi  –:
          a questo punto, essendo ad avviso dell'interrogante palese la responsabilità extracontrattuale del CONI, se il Governo, il Ministero dell'economia e delle finanze e il CONI intendono finalmente porre termine a questa interminabile odissea giudiziaria, trasformatasi in un calvario anche personale, del signor Martino Scialpi, pagandogli la sua vincita regolarmente giocata e riconosciuta. (3-02579)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          con la procedura d'infrazione 2011/2215, aperta il 27 febbraio 2012, la Commissione contesta all'Italia la violazione dell'articolo 14 della direttiva 1999/31/CE sulle discariche di rifiuti ovvero l'esistenza sul territorio italiano di 102 discariche considerate irregolari;
          la procedura riguarda le discariche già esistenti o autorizzate al 16 luglio 2001 per le quali, entro il 16 luglio 2009, si sarebbe dovuto prevedere e dare esecuzione un adeguato piano di riassetto ovvero procedere alla chiusura qualora detto piano fosse risultato inadeguato;
          da contatti avuti con uffici del Governo già a partire dal mese di giugno 2012, anche con l'attivazione della procedura prevista dall'articolo 15-bis, comma 3 della legge n.  11 del 2005, in base alla quale già in passato i presidenti di Commissione hanno presentato analoga richiesta al Ministro delle politiche comunitarie ottenendo la trasmissione dei documenti, non si è riusciti a conoscere l'ubicazione delle suddette discariche considerate irregolari, mentre risulta che il testo della lettera di messa in mora non ne indicherebbe l'ubicazione ma solo il numero complessivo per ciascuna regione;
          le regioni interessate sono in tutto 14: Abruzzo (21 discariche), Basilicata (19), Calabria (4, di cui una per rifiuti pericolosi), Campania (5), Friuli Venezia Giulia (10), Emilia Romagna (2), Liguria (1, per rifiuti pericolosi), Lombardia (2), Marche (1), Molise (10, di cui una per rifiuti pericolosi), Piemonte (7), Puglia (6), Sardegna (12), Umbria (2);
          secondo notizie stampa del 29 ottobre 2012, risulta poi che la Commissione dell'Unione europea ha deferito l'Italia davanti alla Corte europea di giustizia per non aver effettuato la bonifica di 255 discariche illegali e ha chiesto una multa di 56 milioni di euro, più un'ammenda da 256.819,20 euro al giorno per tutto il periodo che passerà dalla pronuncia di un'eventuale seconda condanna a quando la situazione non sarà stata totalmente sanata;
          la mappa delle discariche fuorilegge vede al primo posto la Campania (51), seguita da Calabria (43), Abruzzo (37) e Lazio (32);
          davanti alla Commissione dell'Unione europea resta inoltre pendente la procedura d'infrazione aperta per la situazione dei siti di stoccaggio della regione Campania e la procedura di infrazione su Malagrotta  –:
          dove siano ubicate le 255 discariche illegali per le quali l'Italia è stata deferita pochi giorni fa dalla Commissione dell'Unione europea davanti la Corte europea di giustizia;
          quale rapporto vi sia tra le 255 discariche illegali di cui sopra e le 102 discariche considerate irregolari rispetto alle quali è stata aperta il 27 febbraio 2012, la procedura d'infrazione 2011/2215 e nel caso non siano ricomprese nelle 255, dove siano ubicate queste 102 discariche. (5-08356)

Interrogazioni a risposta scritta:


      LARATTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          in seguito al terremoto che ha colpito nei giorni scorsi la zona del Pollino, la situazione nei comuni interessati si fa sempre più pesante. L'immediata presenza sul posto delle squadre della protezione civile, insieme a tutte le altre forze dello Stato, degli enti locali e del volontariato, hanno contribuito a sostenere le popolazioni colpite. E la loro presenza è davvero preziosa in questo momento;
          ma dopo i primi giorni, vista anche la violenta ondata di maltempo e il ripetersi incessante di scosse sismiche, il sindaco di Mormanno (Cs), ha lanciato stamane l'allarme: «Stiamo valutando, con gli altri sindaci della zona, un'azione forte. Non possiamo essere abbandonati»;
          Guglielmo Armentano, sindaco di Mormanno, uno dei paesi del Pollino più colpiti dalla scossa di magnitudo 5 di venerdì scorso, si è espresso con molta preoccupazione: «Stamani ho dovuto chiudere il supermercato nella piazza centrale del Paese. Le case inagibili, nel centro, sono una trentina e sono chiuse otto chiese su 10. Per non parlare dell'ospedale, sul quale occorreranno accertamenti che richiederanno tempo. Qui il paese rischia di chiudere. Da soli non ce la facciamo». Il sindaco prosegue: «Non possiamo fermarci alle buone intenzioni. La giunta regionale deve trovare il modo di intervenire. Stamani ho incontrato una famiglia con padre, madre e tre figli. Uno di loro vive a Roma e stamani il capofamiglia mi ha detto che a questo punto stanno pensando di trasferirsi tutti nella Capitale. Anche perché la terra continua a tremare, notte e giorno»;
          dal Pollino molta gente sembra intenzionata ad andare via, molti vivono nella paura e trascorrono le notti nelle automobili. La mancanza di prospettive certe e di interventi immediati sta provocando un senso di amarezza e la paura di essere abbandonati dalle istituzioni. Ciò anche in considerazione di uno sciame sismico infinito: nella notte tra lunedì e martedì la terra ha tremato alle 18.01, alle 21.57, alle 0.24, alle 3.24, alle 5.12 e alle 5.55. Il picco di intensità ha raggiunto 2.6, tale da essere avvertita dalla popolazione  –:
          se sia a conoscenza delle condizioni in cui versano le zone del Pollino dopo il terremoto dei giorni scorsi e lo sciame sismico che dura ormai da due anni;
          se sia a conoscenza delle condizioni assai gravi in cui versa il comune di Mormanno (Cs) dove si registrano gravi danni al patrimonio abitativo, all'ospedale, al mercato, al patrimonio artistico-culturale;
          che cosa intenda fare per ridare sicurezza alle popolazioni colpite e certezza di interventi rapidi e urgenti.
(4-18344)


      DIMA, GOLFO, SANTELLI, TRAVERSA, GALATI e ANTONINO FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          una forte scossa di terremoto, di magnitudo 5 della scala Richter, è stata rilevata nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre 2012 al confine tra la Calabria e la Basilicata, nelle province di Cosenza e Potenza, con epicentro localizzato, secondo l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), tra i comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, nel cosentino, e Rotonda in provincia di Potenza;
          l'evento calamitoso, ultimo di un lungo sciame sismico, circa 2.200 scosse, che sta interessando la zona del Pollino da circa 2 anni, ha purtroppo causato la morte per infarto di un uomo di 84 anni, probabilmente per la paura provocata dalla forte scossa iniziale a cui ne sono seguite tante altre di assestamento tra 2 e 3,3 di magnitudo, e molteplici danni che hanno riguardato la strada provinciale Mormanno/Rotonda chiusa al traffico per caduta di massi, l'ospedale di Mormanno (Cosenza), immediatamente evacuato a scopo precauzionale, decine di abitazioni private del suo centro storico e la stessa cattedrale che sono state dichiarate inagibili, nonché alcuni crolli registrati ad Altomonte e nei comuni limitrofi;
          l'attività di controllo strumentale sulla stabilità degli edifici pubblici e privati che sembrano essere stati maggiormente colpiti sta continuando a ritmo serrato attraverso gli interventi della protezione civile e dei vigili del fuoco e sta riguardando soprattutto i centri abitati inseriti nel perimetro dell'emergenza, che sono Mormanno, Laino Borgo, Laino Castello, Acquaformosa, Morano, Castrovillari, Altomonte e Papasidero;
          secondo quanto riferito dal sottosegretario alla protezione civile della regione Calabria, il bilancio dei danni subiti dai comuni colpiti dal sisma sembrerebbe ben più grave di quanto ipotizzato inizialmente, tanto è vero che si parla di almeno un 35 per cento di abitazioni lesionate, con punte di maggiore criticità in alcuni centri come Mormanno;
          l'attenzione degli esperti adesso è rivolta al peggioramento delle condizioni meteo che non solo rischia di rallentare l'attività di monitoraggio e di conta dei danni ma anche di determinare un aumento del rischio idrogeologico su un territorio già pesantemente colpito;
          non si comprendono le motivazioni che hanno spinto il capo della protezione civile nazionale ad affermare che non sussisterebbero le condizioni per dichiarare lo stato di calamità naturale atteso che la regione, nonostante gli apprezzamenti ed i meriti riconosciuti dallo stesso responsabile della protezione civile per la rapidità di intervento mostrata, non può fornire da sola tutte le risposte necessarie per far fronte a questa crisi e quindi sarebbe necessario un più concreto intervento del Governo che non dovrebbe esimersi dal guardare alle esigenze di questo territorio così come è stato fatto in altre parti del Paese  –:
          se il Governo sia intenzionato a dichiarare lo stato di emergenza per le aree coinvolte da un sisma che ha causato gravi danni ad una zona che ora risulta essere ancora più esposta a rischi di carattere idrogeologico;
          quali iniziative intenda porre in essere per salvaguardare le popolazioni ed i territori in questione, anche da contraccolpi di carattere economico. (4-18350)


      COSTA e STRADELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la regione Piemonte, è stata colpita da una forte calamità naturale nei giorni 4-5-6 novembre 1994: l'alluvione del fiume Tanaro e dei suoi affluenti ha causato la morte di molte persone oltre che danni incalcolabili all'ambiente ed alle attività produttive;
          nei giorni immediatamente successivi all'alluvione, oltre a dichiarare lo stato di calamità naturale, il Governo pose in essere alcuni provvedimenti fronteggiare l'emergenza;
          il Parlamento, nel convertire il decreto-legge n.  646 del 1994, ha provveduto successivamente ad emanare ulteriori norme – quali la legge n.  350 del 2003; la legge n.  289 del 2002 e la legge n.  17 del 2007 – che hanno previsto, per il caso piemontese così come per altre calamità che hanno colpito il territorio nazionale, consistenti agevolazioni nella riduzione delle obbligazioni previdenziali, assicurative e tributarie, mediante pagamento nella misura ridotta prevista dalla legge stessa o mediante il rimborso di quanto pagato in eccedenza rispetto alla misura prevista;
          più precisamente, sono stati inizialmente previsti benefici relativi ai tributi dovuti e, successivamente, estesi ai contributi previdenziali INPS ed ai premi assicurativi INAIL;
          il ritardo nell'applicazione di queste norme, sia per quanto concerne il rimborso sia per ciò che riguarda i benefici ex lege, ha comportato tutta una serie di contenziosi fra le aziende e detti enti, nella maggior parte dei casi risoltisi con pronunciamenti favorevoli alle prime;
          proprio nello svolgimento di uno di questi contenziosi, avanti il tribunale civile di Cuneo, il giudice del lavoro ha richiesto un parere alla Commissione Europea circa la configurabilità di tali norme come «aiuti di Stato»;
          la Commissione europea, rispondendo a tale quesito, ha affermato di avere aperto un procedimento contro l'Italia (2012/NN) stante la configurazione come aiuti di Stato potenzialmente illegali;
          la stessa Commissione europea ha inviato, in data 19 giugno 2012, una lettera alle autorità italiane, nella quale ha testualmente evidenziato la possibilità di «presentare le proprie osservazioni e, se del caso, pregandole di fornire i motivi per i quali non considererebbero aiuti illegali le misure di riduzione di tributi e contributi di cui all'oggetto. [...] In base alla risposta delle autorità italiane, attesa entro il mese di luglio, la Commissione valuterà tutti gli elementi forniti e procederà nel rispetto delle disposizioni previste dal Regolamento Procedurale n.  659/1999 di cui sopra»;
          risulta agli interroganti che nessuna risposta, a quanto sopra descritto, sia pervenuta alla Commissione europea da parte del Governo italiano;
          stante il coinvolgimento di numerose aziende della provincia di Cuneo, e non solo, in tale problematica anche la Presidente di Confidustria Cuneo – dottoressa Nicoletta Miroglio – ha inviato, nel luglio scorso, una lettera all'attenzione del Ministro per gli affari europei Enzo Moavero Milanesi, al fine di portare alla sua attenzione la problematica e rappresentare le enormi difficoltà cui andrebbero incontro le aziende coinvolte, qualora il procedimento della Commissione europea dovesse portare alla configurazione di illegittimi aiuti di Stato;
          l'interrogante, in seguito alle numerosissime segnalazioni ricevute, ha provveduto ad inviare una lettera al Ministro per gli affari europei Enzo Moavero Milanesi, datata 4 agosto 2012, nella quale testualmente scriveva «In particolare vorrei riportare la Sua attenzione sul procedimento aperto dalla Commissione Europea – Direzione Generale per la Concorrenza – proprio circa questo reintegro delle somme versate dalle aziende colpite dall'alluvione 1994 [...] Confindustria Cuneo mi ha segnalato che la risposta al quesito europeo sarebbe dovuta pervenire dall'Italia entro il mese di luglio: Le sarei davvero grato se potesse ragguagliarmi sull'attuale stato dell'arte» ed alla quale non ha ricevuto risposta, nonostante una ulteriore sollecitazione telefonica nel settembre 2012  –:
          quando ed in quale forma il Governo italiano intenda formulare le proprie osservazioni a fronte della richiesta di chiarimenti formulata dalla Commissione europea e citata in premessa;
          se ed in quale forma il Governo si sia impegnato ad affrontare la problematica esposta, nelle competenti sedi comunitarie;
          quante siano le aziende interessate, quali le somme già erogate, quali quelle da erogare, quali le eventuali conseguenze di una pronuncia «negativa» dell'Unione europea, con quali modalità il Governo intenda tenere costantemente informate ed aggiornate della vicenda le aziende interessate;
          quali i tempi presumibili di soluzione della vicenda da parte della Commissione dell'Unione europea. (4-18353)


      BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          fonti stampa riferiscono che in data 19 settembre 2012 il Presidente del Consiglio, Mario Monti, si sarebbe recato a Milano, partenza Ciampino aeroporto arrivo Linate, utilizzando un aereo del 31o stormo dell'Aeronautica, nella disponibilità delle proprie funzioni istituzionali;
          tuttavia, stando all'informazione corrente, la trasferta non sarebbe stata legata ad alcun impegno legato alle funzioni del premierato quanto invece per recarsi all'Hotel Principe di Savoia per la festa di compleanno per gli 85 anni del professor Luigi Guatri;
          qualcuno, forse vicino al premier, avrebbe rassicurato che il volo aereo Roma-Milano avrebbe avuto anche il risvolto di un incontro in prefettura, che in realtà non sarebbe mai stato confermato  –:
          qualora i fatti rappresentati corrispondano al vero, se il Presidente del Consiglio intenda rimborsare questo volo aereo alla luce dell'approvata revisione di spesa cosiddetta spending review, dei sacrifici a cui ancora gli italiani sono sottoposti ed in nome di quella «sobrietà» con la quale ha voluto introdurre il suo stile. (4-18373)


      BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          il MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo è la prima istituzione nazionale dedicata alla creatività contemporanea;
          è gestito da una fondazione, costituita nel luglio 2009 dal Ministero per i beni e le attività culturali, che ospita due musei: il MAXXI Architettura e il MAXXI Arte;
          la programmazione delle attività – mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi – rispecchia la vocazione del MAXXI ad essere non solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio ma anche, e soprattutto, un laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo;
          sede del MAXXI è la grande opera architettonica, dalle forme innovative e spettacolari, progettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma;
          in data 18 ottobre 2012 alcuni organi di stampa informano che l'onorevole Giovanna Melandri è stata nominata presidente del Maxxi;
          l'onorevole Melandri risulta all'interrogante già presidente della «Uman Foundation»;
          in data 27 ottobre 2012 il quotidiano Il Giornale a firma del giornalista Paolo Bracalini scrive che: «Primo requisito la competenza e passione nell'arte contemporanea, secondo la capacità manageriale, terzo i rapporti internazionali» dice il Ministro Ornaghi consegnando la presidenza del Maxxi alla deputata Pd Giovanna Melandri, che non è né uno storico dell'arte, né un manager, né un'esperta di relazioni internazionali,»;
          l'articolo riferisce pure che: «Basta scorrere i nomi dell’advisory board della sua Fondazione Uman, inaugurata con tutti gli onori il 9 ottobre, cioè pochi giorni prima della decisione di non ricandidarsi e della successiva proposta di guidare il Maxxi (sesto senso ?), all'Auditorium Enel di Roma, con la presenza del professor Mario Monti, capo del Governo che l'ha nominata. Nei vertici della Uman troviamo Andrea Riccardi, ministro come Ornaghi, cattolico come il ministro dei Beni culturali. Poi c’è Giuliano Amato, chiamato da Monti come commissario straordinario dell'esecutivo. Poi c’è Marta Dassù, altro esponente del Governo Monti in qualità di sottosegretario agli Esteri. La Dassù è anche direttore generale di Aspen Institute (carica lasciata al momento della nomina a sottosegretario) del cui comitato esecutivo fa parte lo stesso Mario Monti, ma anche Giuliano Amato. Un comitato montiano che deve aver facilitato la nomina della Melandri da parte del Governo Monti.»;
          da altri organi di stampa si apprende che l'onorevole Melandri riceverà per la nuova nomina un compenso di circa 90mila euro annui  –:
          quali siano i criteri di nomina, che hanno portato alla individuazione della citata deputata del Pd in seno al Maxxi una struttura per la quale sarebbe stato opportuno bandire un concorso come avviene in gran parte dei Paesi ad elevata vocazione artistico-culturale. (4-18374)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
          il dottor Roberto Alesse, Consigliere di ruolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri nonché, dall'aprile 2008, Consigliere politico istituzionale del Presidente della Camera e, dal novembre 2011, Presidente della Commissione di Garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, dichiara nel curriculum vitae, pubblicato sul sito istituzionale della Commissione di garanzia del diritto di sciopero, di essere «dirigente dello Stato» e di aver ricoperto l'incarico di «Capo ufficio legislativo in alcune importanti amministrazioni centrali dello Stato». Il medesimo dichiara altresì di aver «insegnato presso varie università statali»  –:
          al riguardo si chiede di conoscere quanto segue:
              a) in virtù di quale percorso il predetto abbia avuto accesso al ruolo dei Consiglieri della Presidenza del Consiglio e quando abbia acquisito la qualifica di dirigente dello Stato;
              b) quando abbia ricoperto l'incarico di Consigliere giuridico (funzione, ad avviso dell'interrogante non propriamente istituzionale bensì eventuale e subordinata) e di Capo ufficio legislativo nel corso della XIV e XV legislatura, se tali incarichi siano stati svolti contemporaneamente a quello di Consigliere della Presidenza del Consiglio in servizio presso il DAGL di palazzo Chigi e, in caso positivo, in base a quali disposizioni normative e a quali autorizzazioni;
              c) se, con riferimento alla situazione attuale, il dottor Alesse, ricoprendo l'incarico di Consigliere politico istituzionale del Presidente della Camera dal 2008 ad oggi e di Presidente della Commissione di garanzia dei diritti di sciopero nei servizi pubblici essenziali dal 21 novembre 2011 ad oggi, risulti collocato in aspettativa e/o fuori ruolo rispetto alla posizione di Consigliere della Presidenza del Consiglio ovvero se cumuli le tre posizioni giuridico-economiche;
          se il Governo intenda effettuare, per quanto di competenza, una ricognizione della posizione giuridica dell'interessato, fornendo elementi al riguardo. (4-18375)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


      PORTA, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI e NARDUCCI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          con la legge n.  88 del 5 giugno 2012 il Parlamento italiano ha ratificato l'accordo sul reciproco riconoscimento degli studi e dei titoli ufficiali di istruzione media e professionale stipulato con il Venezuela il 27 luglio 2007 e firmato il 22 gennaio 2010, un accordo insistentemente sollecitato dalla nostra comunità presente nella repubblica bolivariana;
          tale accordo, ai fini della prosecuzione degli studi a livello universitario da parte degli studenti che abbiano conseguito il baccellierato o il diploma di scuola superiore, prevede una precisa attività amministrativa di certificazione e di riconoscimento dei titoli da parte delle strutture di entrambi i Paesi;
          con sconcertante concomitanza, a Caracas è stato chiuso l'ufficio scuola presso il consolato, che coordinava e controllava le attività formative a beneficio dell'intera comunità italiana di quell'area;
          per il nuovo anno scolastico, la scuola paritaria italiana «Agostino Codazzi», abilitata a rilasciare titoli di studio che possono essere riconosciuti dall'ordinamento venezuelano, ha praticamente raddoppiato le rette, mettendo le famiglie di fronte al fatto compiuto;
          la scuola «Codazzi», in quanto scuola paritaria, riceve dal Ministero degli affari esteri un contributo di sostegno per le sue attività, di minore entità rispetto al passato, ma suscettibile di incremento per il nuovo anno scolastico se l'incremento previsto per questa voce nella legge di stabilità andrà, come è probabile, a buon fine  –:
          quali siano le ragioni che hanno portato alla chiusura dell'ufficio scuola presso il consolato di Caracas e che cosa intenda fare perché si ritorni su questa decisione e l'ufficio sia ripristinato;
          se non ravvisi l'opportunità di far presente ai responsabili della scuola «Agostino Codazzi», tramite le nostre rappresentanze in Venezuela, di considerare con maggiore attenzione e sensibilità le difficoltà derivanti da un aumento così repentino e rilevante delle rette degli alunni, anche in vista di un più adeguato sostegno ministeriale alle attività della scuola.
(4-18349)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


      BARBATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'area dell'agro nolano subisce da tempo danni incalcolabili sul piano ambientale e umano a causa della persistente presenza di cumuli di rifiuti nocivi a cui periodicamente viene dato fuoco;
          la direttiva 2004/35/CE del 21 aprile 2004, avente ad oggetto la responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, definisce non il concetto di ambiente quanto quello di danno ambientale (articolo 2) identificabile come «a) danno alle specie e agli habitat naturali protetti, vale a dire qualsiasi danno che produca significativi effetti negativi sul raggiungimento o il mantenimento di uno stato di conservazione favorevole di tali specie e habitat. [...]b) danno alle acque, vale a dire qualsiasi danno che incida in modo significativamente negativo sullo stato ecologico, chimico e/o quantitativo e/o sul potenziale ecologico delle acque interessate [...]c) danno al terreno, vale a dire qualsiasi contaminazione del terreno che crei un rischio significativo di effetti negativi sulla salute umana a seguito dell'introduzione diretta o indiretta nel suolo, sul suolo o nel sottosuolo di sostanze, preparati, organismi o microrganismi nel suolo [...]»;
          a partire dal 2004 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha adottato una serie di innovative sentenze in materia di protezione degli interessi ambientali riconducendo la tutela dell'ambiente ed il diritto a vivere in un ambiente salubre nell'ambito della previsione dell'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo che sancisce il diritto di ogni persona al rispetto della propria vita familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza;
          dalla direttiva comunitaria n.  2004/35/CE recante norme sulla responsabilità ambientale sono evincibili tre linee guida fondamentali che hanno ispirato l'approccio comunitario:
              a) approccio graduale in ossequio ai principi di sussidiarietà e proporzionalità allo scopo di realizzare una soglia minima suscettibile di successivo ampliamento (articolo 3-quinquies, decreto legislativo n.  152 del 2006);
              b) necessità di creare un sistema integrato (di carattere pubblicistico) di responsabilità ambientale al fine di favorire una tutela privilegiata dell'interesse pubblico ambientale;
              c) volontà di delimitare in termini certi i costi delle misure di prevenzione e riparazione al fine di rendere possibile lo sviluppo anche in Europa di un mercato assicurativo consapevole dei rischi ambientali da coprire;
          negli ultimi sei mesi, il gruppo «Rifiutarsi» si è impegnato in una attività di monitoraggio del territorio dell'agro nolano riscontrando, tra le diverse illegalità, quattro punti di notevole criticità ambientale presenti nei diversi comuni di Nola, di San Vitaliano, di Saviano e di Palma Campania;
          a Nola, vi sono stati per quasi due anni 4 container di proprietà dell'E.DI.CA istruzioni Srl che sono stati abbandonati in località Boscofangone nei pressi del centro commerciale Vulcano Buono, del CIS, dell'Interporto di Nola e dei cantieri della NTV riempiti con rifiuti di vario tipo misti a terra, circondati da rifiuti urbani e ingombranti che successivamente sono stati bruciati e solo da pochi giorni rimossi;
          Boscofangone è un'enorme area a vocazione agricola che, negli ultimi decenni è stata trasformata in un polo logistico e industriale a livello nazionale ed europeo con il CIS e l'interporto di Nola, il centro commerciale Vulcano Buono e, ultima arrivata, gli stabilimenti di manutenzione della NTV di Gianni Punzo, Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo. Purtroppo però, Boscofangone è diventato anche un esteso sversatoio a cielo aperto di rifiuti di tutti i tipi, urbani, speciali, tossici e industriali;
          dopo una prima sollecitazione sulla responsabilità dei 4 container, così risposero i responsabili dell'E.DI.CA: «I cassoni che voi avete fotografato sono di nostra proprietà per la precisione 3, l'altro cassone non è nostro. Tali cassoni sono stati noleggiati a freddo con regolare contratto alla Società Campania Felix Spa di Nola alla via San Massimo n.  579 dal 2010, che sarebbe la Società Municipalizzata del Comune di Nola;
          tale richiesta è stata posta anche dalla Polizia Provinciale di Nola alla via Mario De Sena il 15 ottobre 2011 a cui ho inviato tutta la documentazione richiesta il 17 ottobre 2011 prot. n.  95 e per conoscenza al Comune di Nola e alla Società Campania Felix Spa con protocollo n.  2564. Ad oggi tali noleggi non sono stati pagati alla suddetta Società e per tale motivo è stato emesso, un decreto ingiuntivo nei confronti della Società Campania Felix Spa.»;
          i container risultano essere stati noleggiati regolarmente nel 2010 alla società Campania Felix Spa. La stessa società che dal 2000 al febbraio 2012 ha gestito la raccolta differenziata dei comuni dell'agro nolano;
          le varie amministrazioni locali nella società Campania Felix Spa sono: il comune di Tufino (azionista principale con il 46 per cento), il comune di Nola con il 34 per cento, i comuni di Mariglianella, di San Vitaliano e di Visciano detengono ciascuno il 6 per cento delle quote, il comune di Saviano il 2 per cento;
          al comune di Nola, come responsabile amministrativo della zona interessata, e ai diversi comuni soci della società Campania Felix, come responsabili legali della società in questione, è stato chiesto diverse volte la rimozione immediata dei rifiuti e la messa in sicurezza dell'area attraverso pure dei rigidi controlli;
          il gruppo «Rifiutarsi» unitamente ad altri gruppi ed associazioni ambientaliste dell'agro nolano ha sostenuto una raccolta firme per la rimozione dei 4 container della società Campania Felix abbandonati da 2 anni;
          a quanto consta all'interrogante la raccolta delle firme on line, in cui si chiedeva la rimozione dei suddetti container e dei rifiuti, la bonifica dei siti inquinati e l'aumento dei controlli nelle aree interessate dagli sversamenti, ha avuto come conseguenza la sola rimozione dei rifiuti urbani abbandonati in via Boscofangone;
          da un sito internet: si legge che il dottor Daniele Cutolo – dirigente dell'ufficio ragioneria del comune di Nola –, avvalendosi del cosiddetto controllo analogo, ha comunicato i dati dello stesso alla Corte dei conti e non si esclude che vi possano essere profili per la prospettazione di un danno erariale;
          sembra, inoltre, che il comune di Nola sia stato condannato al versamento di quasi 2 milioni di euro a Campania Felix, giacché sono stati riconosciuti in parte i maggiori oneri per lo smaltimento ed adeguamento del canone relativi agli anni 2005-2006-2007-2008. Tra competenze ed onorari da riconoscere al collegio arbitrale sono in ballo oltre 2 milioni e mezzo di euro, per non parlare di altri crediti che la multi utility deve avere da altri comuni;
          Campania Felix spa è in liquidazione da alcuni mesi e sembra che il comune di Nola abbia proceduto ad una nuova procedura di scelta del contraente per lo smaltimento dei rifiuti alla Pulitem Srl;
          la «vittoria» della rimozione dei 4 container è stata esclusivamente formale giacché gli stessi a quanto consta all'interrogante non sono mai stati spostati. L'area, infatti, risulta ora sotto sequestro;
          a Vitaliano il 24 marzo 2012, nel corso di un sopralluogo avvenuto nelle campagne viene scoperta l'esistenza di un enorme sversatoio di rifiuti speciali, pericolosi e tossici in via Ponte delle Tavole. Amianto, big bag industriali, fusti abbandonati, ritagli di tessuto impregnati di rifiuti liquidi, rifiuti ospedalieri, un laghetto blu cobalto ed una distesa inguardabile di rifiuti di ogni sorta;
          dopo tre settimane, la situazione peggiora ancora e, dopo un secondo sopralluogo, figurano sul posto i resti di roghi tossici e di nuovi sversamenti di rifiuti tessili di lavorazione industriale;
          è effettuato dal gruppo «Rifiutarsi» un terzo sopralluogo il 27 maggio 2012 costatando l'inutilità di denunce e segnalazioni;
          via Ponte delle Tavole è completamente abbandonata allo smaltimento illecito e alla criminalità, rifiuti urbani e differenziati continuano regolarmente ad essere abbandonati e dati alle fiamme per liberare spazio a nuovi scarichi. Ad oggi non risulta essere stata intrapresa nessuna rimozione, bonifica o controllo del territorio;
          a Saviano (Napoli) vi sono continui roghi tossici illeciti avvenuti presso i regi lagni;
          otto mesi dopo lo «spettacolo» del fiume di immondizia la situazione a Saviano non solo non migliora ma, peggiora ancora. Se una volta l'immondizia scorreva, adesso viene direttamente bruciata;
          nel tratto dell'alveo Santa Teresella dei regi lagni di Saviano, compreso tra via provinciale Fressuriello e la continuazione di via del Frasso, ci si ritrova di fronte all'ennesima discarica illegale a cielo aperto dell'agro nolano, lunga ben 1 chilometro;
          nascosti tra la vegetazione emergono cumuli di rifiuti urbani, rifiuti differenziati, rifiuti ospedalieri, rifiuti edili, rifiuti elettrici, scarti delle industrie tessili illegali del vesuviano e rifiuti tossici, nello specifico amianto;
          indiscrezioni riferiscono che gli eco-criminali che gestiscono il traffico illegale dello smaltimento dei rifiuti hanno attaccato un grande sacco industriale direttamente al muro per facilitarsi lo sversamento;
          un tratto lungo 300 metri è stato completamente bruciato con tutti i rifiuti interni, generando un enorme rogo tossico. È andato a fuoco praticamente tutto quello che c'era e vi sono pericolosissimi resti di roghi tossici ovunque;
          a Tufino, si nota la presenza di amianto bruciato, ciò costituendo un grave rischio per la salute delle persone residenti;
          l'area è stata messa sotto sicurezza con del semplice nastro rosso e la presenza di grandi teloni neri chiusi «ermeticamente» con delle pietre con la presenza di telecamere installate proprio a ridosso dei resti di roghi tossici;
          a Palma Campania (Napoli) il 7 agosto 2012 è avvenuto in via Novesche l'incendio di una discarica «car flat» sotto sequestro a ridosso dei comuni di San Giuseppe Vesuviano e San Gennaro Vesuviano;
          il carflat, plastica tritata delle autovetture, inizia a bruciare il 7 agosto 2012 delle ore 23 circa. I vigili del fuoco arrivano in tempo per evitare che l'incendio si propagasse ma non riescono ad intervenire prontamente perché devono attendere l'autorizzazione del magistrato. Non riuscendo a domare l'incendio con l'acqua, sono obbligati a soffocare le fiamme con la terra;
          sull'incendio si genera un'enorme nube tossica che soffiata dal vento si propaga verso nord, arrivando fino a 15 chilometri di distanza, e «appestando» l'area dei comuni di San Gennaro Vesuviano, Palma Campania, Ottaviano, Saviano, Nola, Casamarciano, Cimitile, Camposano e Cicciano;
          dopo più di 72 ore i vigili del fuoco riescono a spegnere l'incendio. La situazione resterà comunque d'emergenza perché il fumo grigio e nero continua ad uscire dalla discarica per giorni e giorni, si diffonde verso il cielo e si spande nei dintorni per chilometri. Si tratta di una vera e propria nube tossica che contiene diossina che il vento deposita sui terreni e trasporta nelle case vicine;
          l'articolo 32 della Carta costituzionale predica e consacra il diritto alla salute;
          la dottrina giuridica maggioritaria (tra gli altri: Mortati, Baldassare e Grossi) inquadra per vero il diritto alla salute di cui articolo 32 della Carta costituzionale nella categoria dei diritti inviolabili annoverati dall'articolo 2 della medesima Grundnörm;
          al dettato costituzionale fanno eco, a rafforzamento della fondatezza dogmatica, le fonti sovranazionali;
          l'articolo 12 del patto ONU sui diritti economici, sociali e culturali, che sancisce il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute fisica e mentale conseguibili, evidentemente e non tanto implicitamente ponendo tra gli obiettivi dell'azione amministrativa pubblica l'integrazione dell'organismo umano nell'ambiente sano e scevro da corruzioni biosistematiche di sorta;
          il comma 3 dell'articolo 192 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152 infatti scrive: «impone a chiunque violi i commi 1 e 2 di “procedere alla rimozione, all'avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull'area ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa”». Ciò in base agli «accertamenti effettuati in contraddittorio con i soggetti interessati dai soggetti preposti al controllo», statuendo, al contempo, che «il Sindaco del Comune in cui l'illecito viene commesso, dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all'esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate»;
          sarebbe altresì opportuno un impegno concertativo dei Ministeri richiamati per favorire la pianificazione di un'azione di difesa delle aree colpite garantendo il ripristino delle più ottimali condizioni di salubrità e vivibilità in funzione della ricostituzione di un elevato livello di appeal residenziale e commerciale-turistico  –:
          di quali notizie dispongano i Ministri interrogati in merito ai fatti esposti se non intendano acquisire ulteriori informazioni anche di monitoraggio dell'aria e della terra nelle zone menzionate, assumere iniziative per l'inasprimento delle pene in materia ambientale e, qualora sia richiesto, dichiarando lo stato di calamità relativa ai roghi tossici che continuamente e ad opera di ignoti avvelenano i territori descritti;
          se non intendano, ciascuno per la propria competenza i Ministri, predisporre ed effettuare, al più presto mirati controlli nelle zone testé individuate, e assumere iniziative per potenziare l'organico giudiziario preposto alle indagini in materia.
(4-18376)


      BARBATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il Presidente dell'ordine dei geologi della Campania, Francesco Peduto, ha rilasciato un'intervista di quotidiano Il Mattino edizione Salerno, pubblicata in data 29 ottobre 2012, all'interno della quale delinea un quadro drammatico sul fronte del dissesto idrogeologico salernitano;
          in particolare viene evidenziato la cattiva tenuta dei suoli alle piogge abbondanti sottolineando che «scontiamo anni d'incuria e mancata manutenzione»;
          il presidente Peduto da 10 anni denuncia pubblicamente la situazione geologia in Campania «e la luce è ancora lontana»;
          nell'articolo si legge che «Negli anni passati si è ridotta sempre più la cassa naturale d'espansione del fiume, Picentino e Tusciano, in particolare, sono due fiumi a regime torrentizio e, come tali, in origine avevano un alveo di piena dove il fiume s'espandeva durante le forti precipitazioni. Oggi tutto questo non esiste più» in quanto «c’è molta più superfice impermeabilizzata rispetto a un paio di decenni fa e questo comporta che arriva più acqua nei fiumi rispetto a quella che il terreno riesce ad assorbire naturalmente»;
          il presidente dei geologi della Campania ricorda che: «una volta si dragavano i fiumi e c'era chi rubava materiale alveo, sabbia e ghiaia. Oggi non si fa più pulizia e i risultati sono gli occhi di tutti»;
          si parla di rischio frane comune alla costiera amalfitana (la più esposta), all'Agro Sarnese ed al Cilento  –:
          quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro a salvaguardia del suolo, della tutela delle persone residenti in questi luoghi o passanti nonché a prevenzione di calamità e fenomeni franoso-geologico-ambientali. Se non intenda promuovere la mappatura delle zone più a rischio. (4-18377)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


      RIA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          lo Stato maggiore dell'Esercito, con un provvedimento di ridislocazione di reparti — e quindi di personale — intende trasferire il 7° reggimento bersaglieri dalla sede di Bari alla sede di Altamura ed il 31° reggimento carri dalla sede di Altamura alla sede di Lecce;
          gli effetti di questo provvedimento, inevitabilmente, avranno ripercussioni negative sul personale militare appartenente al reparto di bersaglieri, essendo lo stesso costituito da un'altissima percentuale di personale già pendolare e residente nei territori salentini, che sono già notevolmente distanti dalla sede di Bari;
          a seguito del suddetto provvedimento di trasferimento, al personale tutto del 7° reggimento bersaglieri, nel mese di luglio 2011, ad avvio del provvedimento di ridislocazione, è stato chiesto di indicare, attraverso una specifica istanza di gradimento, in quali sedi avrebbero gradito essere assegnati in considerazione dello spostamento del reparto e che circa 200 unità, abitanti nelle zone del Salento, per ovvie ragioni di collegamento hanno indicato le sedi di Bari e Lecce;
          tra l'altro, nel mese di agosto 2012, agli stessi, SME DIPE ha comunicato che erano destinatari di un orientamento di impiego fuori dalla regione Puglia, ovvero, in diverse regioni del nord e del centro Italia. A seguito di ciò, preoccupandosi degli effetti dell'orientamento di impiego anzidetto, il personale ha inoltrato, costretto dagli eventi, altra domanda di reimpiego, optando — visto che la reiterazione delle sedi indicate in precedenza era vietata — per l'unica sede «consigliata» dallo stesso SME DIPE, ossia la sede di Altamura, scelta fatta da parte del personale militare nel solo tentativo di limitare i danni in termini economici, familiari e professionali che sarebbero derivati da una dislocazione in altre sedi del centro nord;
          tale personale che era stato già oggetto di trasferimento nel corso della carriera e aveva trovato, nel principio di avvicinamento presso le località desiderate, motivo di impiantare in quella sede il proprio nucleo familiare, determinandosi nella maggior parte dei casi all'acquisto dell'abitazione con mutui ancora gravanti sui bilanci familiari;
          con riguardo al personale del 31° reggimento carri, invece, il trasferimento verso la sede leccese non ha interessato la totalità dei carristi bensì poche centinaia, e ciò mette in ovvio risalto il diverso trattamento che il provvedimento di ridislocazione riserva al personale appartenente ai due reparti;
          deve tenersi in considerazione il fatto che, per il personale salentino, la sede di Bari rappresenta l'unica soluzione alternativa alla sede di Lecce per poter raggiungere quotidianamente, e con grandi sacrifici (in media 4 ore al giorno di viaggio in autobus/treno o mezzo privato) il proprio nucleo familiare, e già molti di loro hanno subito incidenti stradali e qualcuno ha perso la vita;
          inoltre, l'assegnazione in Altamura aggraverebbe ancor di più i disagi riferiti al viaggio quotidiano di rientro presso il nucleo familiare per l'aumento della distanza, il percorso particolarmente articolato e la mancanza di collegamenti pubblici verso le località salentine. Tale disagio d'itinerario sicuramente si ripercuoterà negativamente sul servizio, in quanto il personale giungerà nella sede lavorativa già usurato dal viaggio, e quindi anche sulla qualità della vita del militare;
          probabilmente, la ridislocazione o l'apertura di nuove caserme in Puglia, oltre a venire incontro alle aspettative del personale militare, avrebbe una favorevole ricaduta sulla Forza Armata e, stante la crisi anche sulla situazione economica e occupazionale pugliese;
          infine, risulta inoltre a questo interrogante che nel mese di luglio 2012 quindici unità del ruolo graduati sono stati trasferiti d'autorità dalla sede del 7° reggimento bersaglieri in Bari alla sede del Comando Brigata «Pinerolo» in Bari senza i consueti criteri determinati dalle circolari di forza armata e senza formali procedure concorsuali comparative di titoli, ciò non solo a svantaggio del resto degli appartenenti al ruolo graduati che saranno costretti a seguire il reparto in Altamura, ma anche eludendo le aspettative professionali del personale  –:
          se e quali iniziative intenda assumere per ponderare al meglio il disagevole trasferimento del suddetto personale del 7° reggimento bersaglieri, al fine di coniugare le aspettative del personale, le esigenze familiari e le esigenze della forza armata, magari orientando gli spostamenti del personale salentino nella sede leccese e il personale barese in Altamura, al fine di limitare i danni;
          quali siano, laddove vi fossero, le proposte alloggiative di servizio e il loro standard in favore del personale che sceglierà, mortificando il proprio nucleo familiare, di non viaggiare quotidianamente;
          quali siano i motivi, i criteri di assegnazione e l'incarico ricoperto nel reparto bersaglieri delle 15 unità del ruolo graduati trasferiti dal 7o reggimento bersaglieri presso la brigata «Pinerolo», auspicando che — laddove non si fosse proceduto regolarmente — detti posti tornino ad essere messi in disponibilità secondo i ben noti principi che regolano le assegnazioni di personale, in primis il criterio dell'anzianità;
          quali siano le norme, le circolari e i criteri d'impiego del ruolo graduati dell'E.I., legati all'anzianità nel grado e nell'incarico svolto, nonché all'età anagrafica. (4-18356)


      DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          qualche giorno fa è apparso sul quotidiano Il Manifesto un articolo dal titolo «Gli italiani volevano uccidere».
          l'articolo si riferisce alla storia di una ragazzina afghana di 13 anni, Benafshah, uccisa da uno o più soldati italiani il 3 maggio 2009, intorno alle 10.30 del mattino, nei pressi di Mir Daud, alle porte di Herat. Quel giorno due blindati italiani sparano contro un'auto con a bordo Benafshah e la sua famiglia diretta a Herat;
          il giornalista riporta la testimonianza dei genitori, la madre Fawzia e il padre Mohammad Arif. La madre racconta che procedevamo piano, era particolarmente attenta alla strada perché temeva qualche attacco degli insorti, ad un certo punto vedono avvicinarsi dei veicoli militari che venivano nella direzione contraria, verso Farah. Poi, all'improvviso, gli spari;
          la donna procede con i dettagli affermando che non c’è stato alcun segnale di avvertimento, solo gli spari, i colpi sono entrati dal parabrezza anteriore. I proiettili hanno lasciato dei buchi sul vetro. Il lunotto posteriore è andato in frantumi. Gli spari venivano dall'alto con un'inclinazione da sinistra a destra;
          secondo la ricostruzione ufficiale dell'Esercito italiano, la macchina su cui viaggiava Benafshah non si sarebbe fermata all'alt, nonostante i soldati avessero adottato tutte le procedure di avvertimento previste in questi casi. L'allora Ministro della Difesa dichiarò che l'uccisione di Benafshah è stato un «tragico incidente»;
          sempre nell'articolo si legge che il giorno dopo la morte della ragazzina il padre riceve una chiamata dal governatore della provincia di Farah, che lo invita nel suo ufficio per incontrare due generali. L'uomo si presenta all'incontro, ma i due generali non arrivano. Il giorno successivo viene invitato di nuovo e incontra due militari: «erano di alto grado, un afghano e un italiano». I generali si scusano, il generale italiano spiega che il soldato non aveva ucciso intenzionalmente: i colpi erano stati sparati sull'asfalto, non sulla macchina. Il proiettile che aveva ucciso sua figlia sarebbe rimbalzato sul terreno, prima di colpirla;
          secondo, invece, la testimonianza del padre quel colpo era diretto, aveva colpito direttamente il vetro. Il generale italiano lo informa inoltre che il soldato che ha sparato era sotto custodia militare, in attesa del processo. La famiglia di Benafshah accusa il comportamento dei militari italiani che non si sono fermati e non sono scesi dai blindati. Hanno preso e proseguito come niente fosse, nonostante avessero sparato su una macchina di civili. Chiede, inoltre, di sapere la verità e di poter consultare il fascicolo che riguarda il caso  –:
          quale sia la versione ufficiale e la ricostruzione dei fatti del Ministero della difesa;
          se vi sia stato o meno un processo ai militari che hanno ucciso Benafshah e ferito la sua famiglia ed in caso affermativo quale sia lo stato attuale;
          se il Governo ritenga di accogliere la richiesta di Mohammad Arif di poter consultare il fascicolo che riguarda il caso di sua figlia;
          se vi siano o meno altri casi di sparatorie che hanno coinvolto civili afghani e i sodati italiani. (4-18368)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI STANISLAO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          secondo l'indagine condotta dal Centro studi e ricerche sociologiche «Antonella Di Benedetto» di Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it l'Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavolo da gioco, una media quasi 2.320 euro a persona, che vengono sottratti all'economia reale, minorenni inclusi, il cui numero è passato in soli 3 anni da 860 mila unità a 3,6 milioni;
          alla luce di quanto emerso dall'indagine di Contribuenti.it Magazine, da gennaio ad settembre dell'anno in corso sono aumentate del 20,8 per cento le perdite dovute alla dipendenza da giochi e scommesse. I dati esposti rivelano che a un confronto in relazione al medesimo periodo dello scorso anno, le perdite sono aumentate di 998 milioni di euro e il tendenziale massimo, alla fine del 2012, potrebbe raggiungere il 30,3 per cento;
          il gioco legalizzato coinvolge ben 33,2 milioni di persone, tra di esse 8,4 milioni giocano con frequenza settimanale. Il giro di affari nel 2012 potrebbe superare gli 85miliardi di euro all'anno, in forte crescita rispetto ai 79 miliardi di euro del 2011, ai 61 del 2010 e agli appena 16 del 2003;
          anche il coinvolgimento di giocatori di età inferiore ai diciotto anni ha subito nel 2012 un forte incremento pari al 9,2 per cento, ed in soli 3 anni sono passati da 860 mila unità a 3,6 milioni: a questa fascia è attribuibile il 34 per cento di tutte le giocate;
          secondo l'indagine del Centro studi e ricerche sociologiche «Antonella Di Benedetto», nel nostro Paese, il consumo e l'abuso di alcol e droghe viene visto come un problema sociale per la collettività e di salute per il singolo, mentre la dipendenza da gioco non viene riconosciuta dallo Stato come una malattia sebbene a livello psichiatrico, invece, venga catalogata come una vera e propria patologia;
          il gioco sta diventando sempre di più una vera e propria illusione di guadagno facile per molte famiglie che si indebitano a causa della dipendenza e per molti giovani e ragazzi che riservano molta più fiducia nei gratta e vinci, nelle lotterie e nelle slot machine rispetto alle istituzioni e al Governo  –:
          se il Governo non ritenga di avviare nell'immediato azioni restrittive, oltreché di controllo e monitoraggio, dirette ad arginare il fenomeno del gioco soprattutto ed in particolar modo ad opera dei minorenni più facilmente condizionabili e suscettibili nei quali la tendenza alla dipendenza è molto più alta. (4-18345)


      MANCUSO, GIRLANDA, CROLLA, CICCIOLI, BARANI e DE LUCA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          a dicembre 2011, con il cosiddetto decreto «Salva Italia», si decideva la fusione tra gli enti INPS, INPDAP ed ENPALS;
          l'istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, però, portava un disavanzo patrimoniale quantificato al 1o gennaio 2012 in 10 miliardi e 269 milioni;
          due le cause principali di tale dissesto: la riduzione dei dipendenti pubblici nel corso degli anni e il fatto che, fino al 1995, le amministrazioni centrali dello Stato non versavano i contributi alla CTPS, la Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era una delle 10 casse fuse nell'INPDAP dal 1996;
          la nota di assestamento al bilancio 2012 dell'INPS sottolinea che anche dopo il 1996 le amministrazioni dello Stato hanno versato «solo la quota della contribuzione a carico del lavoratore (8,75 per cento) e non la quota a loro carico (24,2 per cento)»;
          lo scorso 1o ottobre i ministeri vigilanti dell'INPS, economia e lavoro, hanno diffuso un comunicato stampa congiunto definendo «del tutto infondata» la possibilità dell'esistenza di un problema di sostenibilità del sistema data dalla componente INPDAP della fusione;
          ma venerdì 5 ottobre il CIV (Consiglio di indirizzo e vigilanza) ha approvato all'unanimità la nota di assestamento al bilancio INPS in cui si legge che l'incorporazione dell'INPDAP nell'INPS comporterà «quantomeno nel breve periodo, un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico obbligatorio»;
          nella delibera di approvazione della nota, il CIV aggiunge di «ritenere necessaria l'adozione, da parte dei Ministeri vigilanti, di interventi con i quali sanare il suddetto deficit ed evitare rischi che, con il trasferimento all'INPS delle funzioni degli enti soppressi, possano realizzarsi improprie commissioni e indebite solidarietà tra sistemi previdenziali oggettivamente diversi tra loro»;
          sostanzialmente si è rappresentato il timore che il disavanzo di esercizio dell’ex INPDAP, pari nel 2012 a 5,7 miliardi, e il passivo patrimoniale di 10,2 miliardi, entrambi scaricati sul bilancio INPS (che pertanto chiuderà con un deficit di esercizio di quasi 9 miliardi, contro i 2,2, del 2011), possano essere anche solo parzialmente colmati attingendo ai fondi che sono in attivo nell'INPS;
          recentemente il Governo ha imposto agli Enti di previdenza privati, i cui bilanci sono in attivo e non presentano alcun problema di stabilità, pesanti un tributo forzoso e non dovuto nelle Casse statali pari al 5 per cento per il 2012 e del 10 per cento a partire dal 2013, calcolati sulle spese sostenute nel 2010  –:
          se il Governo intenda saldare il proprio debito contributivo nei confronti dell'INPDAP;
          se il Governo intenda assicurare alle parti sociali sul fatto che il debito sulle pensioni dei dipendenti pubblici non verrà coperto dai fondi destinati alle pensioni dei privati. (4-18351)


      MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, BARANI, CICCIOLI e CROLLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in finanza, è denominato strumento derivato ogni contratto o titolo il cui prezzo sia basato sul valore di mercato di uno o più beni (quali, ad esempio, azioni, indici finanziari, valute, tassi d'interesse);
          è all'esame della Commissione europea il progetto dell'applicazione di una Tobin Tax nei singoli Paesi membri;
          a inizio ottobre 2012 hanno dato il proprio assenso al progetto Italia, Spagna e Slovacchia, che sono andate ad aggiungersi a Francia, Germania, Austria, Portogallo, Slovenia, Belgio, Grecia ed Estonia;
          con ogni probabilità la legge verrà approvata in sede europea attraverso la cooperazione rafforzata, sistema che, di fatto, consentirebbe all'imposta di essere introdotta anche in assenza di un consenso unanime da parte dei Paesi membri;
          la tassa potrebbe così entrare in vigore nel nostro paese già dal 2013;
          il mancato allineamento dei Paesi membri farà in modo che l'imposta agisca su scala nazionale;
          il disegno europeo prevedeva una distinzione delle aliquote in base alla tipologia dello strumento scambiato, distinzione non prevista dal modello italiani;
          nel modello italiano, la Tobin Tax colpirebbe tutte le operazioni in derivati, incluse quelle in indici esteri e materie prime;
          la semplice residenza in Italia comporterebbe l'assoggettamento all'imposta;
          la CONSOB e la ASSONIME hanno bocciato il modello italiano di Tobin Tax;
          la CONSOB ha sottolineato che l'applicazione di tale tassa potrebbe paralizzare il mercato dei derivati;
          Giuseppe Vegas, Presidente CONSOB ha dichiarato che «l'applicazione dell'imposta alle operazioni in derivati, oltre a disincentivare l'assunzione di rischi troppo elevati, renderebbe più costoso anche il controllo del rischio, che nei mercati finanziari si realizza principalmente attraverso l'utilizzo dei derivati di copertura»;
          Luigi Abete, Presidente ASSONIME, ha specificato come la Tobin Tax all'italiana colpisca i contratti derivati, utilizzati dalle imprese commerciali per la copertura dei rischi, ma escluda le transazioni sui titoli di Stato, «in maniera incoerente con l'obiettivo di frenare la speculazione»;
          verrebbero escluse le operazioni in derivati sui titoli di Stato emessi dall'Italia;
          le operazioni in future e derivati rischiano una lievitazione dei costi del 900/1000 per cento;
          vi è il concreto rischio che una parte degli eseguiti migrino all'estero, eludendo l'imposta;
          la tassa rischia, così, di colpire in stragrande maggioranza i piccoli operatori che non possano ricorrere a soluzioni sofisticate per eludere l'imposta, premiando chi, invece, trasferisce il proprio patrimonio all'estero, godendo del differenziale di profitto dato dalla non applicazione dell'imposta;
          a oggi le aliquote ipotizzate sarebbero di 0,1 per cento di imposta su scambi di titoli azionari ed obbligazioni e 0,01 per cento sui derivati;
          il Governo stima una riduzione dei volumi dell'80 per cento, ma non tiene conto di quelli che potrebbero spostarsi all'estero;
          vi è il rischio concreto che una tassa sui derivati ottenga un effetto inverso a quello sperato, come già successo per le tasse sul lusso (applicate sui posti barca o sui suv) che, paralizzando il mercato relativo, hanno diminuito gli introiti statali anziché aumentarli;
          nel 1984 la Svezia deliberò una Tobin Tax che introduceva un prelievo dello 0,5 per cento su ogni acquisto di titoli azionari e sulle stock option;
          nel 1986 la tassa fu innalzata all'1 per cento, assoggettando anche le obbligazioni;
          le transazioni crollarono bruscamente e il mercato finanziario svedese migrò sulla piazza londinese;
          il gettito fiscale fu solo un quarto di quello ipotizzato;
          nel 1992 la Svezia fu costretta a cancellare la tassa, ma furono necessari 15 anni per tornare agli stessi volumi del 1984;
          anche per le Casse di previdenza privatizzate dei professionisti si prevede una tassazione dei rendimenti provenienti dagli investimenti mobiliari pari a quella di un investitore privato, senza tener conto delle finalità statutarie previdenziali di questi enti  –:
          se il Governo intenda escludere i rendimenti provenienti dagli investimenti mobiliari delle casse di previdenza privatizzate dall'applicazione della Tobin Tax. (4-18352)


      MANCUSO, CICCIOLI, BARANI, DE LUCA, CROLLA e GIRLANDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU), è disciplinata dal decreto legislativo n.  507 del 1993 che ha subito successive modifiche;
          la normativa in materia di TARSU è stata modificata, inizialmente dall'articolo 49 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.  22, che ha introdotto la tariffa di igiene ambientale (TIA1) e, successivamente, dall'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, che ha introdotto la tariffa integrata ambientale (TIA2);
          a partire dal 1999 molti comuni hanno sostituito la tassa smaltimento rifiuti solidi urbani con la tariffa di igiene ambientale, come definito dall'articolo 49 del decreto legislativo n.  22 del 1997 (il cosiddetto decreto Ronchi) e dal decreto del Presidente della Repubblica n.  158 del 1999;
          la Corte di cassazione, con la sentenza 3756 del 9 marzo 2012 ha decretato che la tariffa rifiuti TIA non dev'essere soggetta a IVA;
          si tratta infatti di un'entrata tributaria che, in quanto tale, non può mai costituire il corrispettivo di un servizio reso;
          la TARSU era già applicata esente da IVA;
          la sentenza della Cassazione è in aperto contrasto con la tesi espressa dal dipartimento delle politiche fiscali, nella circolare n.  3 del 2010, in cui si dichiarava la continuità esistente tra TIA1 e la TIA2;
          la TIA2, infatti, è stata dichiarata entrata patrimoniale, e quindi soggetta a IVA, con la disposizione interpretativa di cui all'articolo 14, comma 33, decreto-legge n.  78 del 2010;
          riprenderanno, quindi, le richieste di rimborso da parte dei cittadini;
          questi ultimi possono presentarla fino alle ore 10:00 del 31 marzo;
          le procedure di rimborso determineranno un costo che, alla fine, sarà supportato dal bilancio dello Stato;
          l'onere, infatti, non può gravare sui gestori del servizio o sui comuni, poiché la questione è nata da un'interpretazione dell'amministrazione finanziaria  –:
          secondo quali modalità il Governo intenda reperire i fondi per coprire le richieste di rimborso che proverranno sull'IVA, non dovuta sulla TIA. (4-18354)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in caso di omesso o tardivo pagamento del diritto camerale, le Camere di commercio possono applicare sanzioni amministrative, spesso anche molto alte  –:
          se sia noto quali siano le entità delle sanzioni richieste in media nel territorio nazionale, quale il livello del contenzioso, quali le principali differenze tra Nord e Sud;
          se e quali iniziative anche normative il Governo ha intrapreso o intenda intraprendere sull'argomento. (4-18360)


      MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, BARANI, CROLLA e CICCIOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
          oggi in Italia i tempi medi di pagamento della pubblica amministrazione e dei privati nei confronti delle piccole e medie imprese sono di 137 giorni e nell'ultimo anno sono aumentati di 44 giorni;
          nel nostro Paese i tempi medi di pagamento sono il doppio della media dell'Unione europea per i pagamenti tra privati e il triplo della media europea per quanto riguarda i pagamenti della pubblica amministrazione;
          dei 70 miliardi circa di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle aziende private, ben 37,8 (pari al 54 per cento del totale) sono in capo alle ASL;
          alcune ASL calabresi impiegano fino a 793 giorni per pagare le imprese fornitrici di beni e servizi;
          seguono i comuni, con un importo da saldare pari a 14 miliardi di euro (20 per cento del totale), i Ministeri, con mancati pagamenti pari a 11,9 miliardi (17 per cento del totale) e le regioni, assieme alle altre Amministrazioni locali, con uno stock di debito pari a 6,3 miliardi di euro (9 per cento del totale);
          agli imprenditori artigiani questi ritardi costano 3,6 miliardi l'anno di maggiori oneri finanziari;
          soprattutto in questo perito di crisi così mordace, la crisi di liquidità conseguente a tali ritardi mette in ginocchio molte piccole e medie imprese, portandone parte addirittura alla chiusura;
          il 27 settembre 2012 il Ministro dello sviluppo economico ha assicurato che il recepimento della direttiva europea sui pagamenti della pubblica amministrazione da parte del Governo italiano avverrà entro i tempi previsti, ovvero entro il 16 novembre 2012;
          i 4 decreti sulla materia («decreti certificazione», «decreto compensazioni», «decreto sul Fondo Centrale di Garanzia») emanati dal Governo lo scorso maggio e i 30 miliardi di euro stanziati all'uopo non si sono dimostrati sufficienti a risolvere la grave situazione  –:
          se il Governo intenda recepire entro i termini fissati la Direttiva europea sui pagamenti della pubblica amministrazione;
          se il Governo intenda stanziare ulteriori fondi, e in quale quantità, al fine di permettere la copertura dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese private. (4-18371)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


      LIBÈ, CALGARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          singolare risulta la vicenda di Leini, estromessa dal processo Minotauro (contro le infiltrazioni della ’ndrangheta nel tessuto economico torinese) per un vero e proprio «autogol» giuridico;
          il comune piemontese dove fu sindaco Nevio Coral, finito in carcere con l'accusa di aver avuto rapporti «d'affari» e «politici» con le cosche calabresi, non potrà costituirsi, infatti, parte civile;
          l'avvocato, al quale il commissario straordinario aveva affidato l'incarico per difendere l'immagine della comunità, non si è presentato alla prima udienza, ma ha mandato un sostituto processuale privo di procura speciale: il dettaglio non è sfuggito agli avvocati degli imputati, che hanno chiesto ai giudici di escludere la cittadina;
          quando l'allora commissario Provolo (oggi prefetto a Rovigo) ha nominato il compaesano Vittorio Giaquinto, molti si sono chiesti la ragione per cui sia stato scelto un avvocato di un foro così lontano (il legale campano appartiene al foro di Santa Maria Capua Vetere) e, conseguentemente, quanto sia costato rivolgersi al noto penalista, difensore storico del boss di Scampia Paolo Di Lauro;
          dopo la clamorosa uscita di scena dal processo del comune maggiormente colpito (sono riusciti a costituirsi Volpiano e associazioni come Libera di don Luigi Ciotti), tutti invocano eventuali responsabilità, tenendo anche conto del fatto che l'ex commissario non ha fornito alcuna spiegazione al riguardo;
          tra l'altro, non si sa ancora se il successore di Provolo abbia intenzione di chiedere i danni all'avvocato casertano  –:
          se non ritenga opportuno verificare quali siano le ragioni della scelta effettuata dal commissario prefettizio che appare alla luce dei fatti avventata;
          se e quali possibilità legali esistano affinché Leini, la città più colpita dall'organizzazione criminale, possa rivendicare i danni subiti. (3-02580)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CODURELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in qualità di parlamentare della Repubblica l'interrogante si è recata in visita, diverse volte, nelle strutture carcerarie di Lecco e Sondrio rilevando ogni volta un peggioramento complessivo delle condizioni in cui versano tali strutture a causa del sovraffollamento, della carenza di personale, della mancanza di risorse economiche, ma soprattutto delle difficoltà oggettive nello svolgimento di attività lavorative e non solo che aiutino un reinserimento futuro del detenuto nella società. Situazione che è comune in quasi tutte le carceri del paese;
          nelle strutture di Lecco e Sondrio, di piccole dimensioni rispetto ad altre città, per questo la gestione dovrebbe permettere condizioni più favorevoli, questo non avviene per la mancanza della figura del direttore e vengono di fatto autogestiti dalla polizia penitenziaria, cioè da chi ha la funzione della sicurezza. Il passo verso il carcere di contenzione è breve e la scarsità del personale restante, che sembra si voglia ancora ridurre, lo rende inevitabile;
          sono stati presentati progetti al dirigente regionale della Lombardia per almeno alleviare la situazione inoltre sono state inoltrate sia per Sondrio che Lecco, richieste di manutenzione senza però ottenere risposta;
          queste problematiche che emergono ogni qualvolta ci si reca in visita in dette strutture carcerarie, trovano puntuale riscontro nel documento (allegato) Prot. n.  17417/1.16.3.3 firmato da numerosi tra garanti regionali, provinciali e comunali ed inviato (all'attenzione del Ministro della giustizia nonché al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, al vicecapo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Simonetta Matone, al vicecapo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Luigi Pagano nel quale si esprime preoccupazione per il riesame della spesa della amministrazione penitenziaria che potrebbe rappresentare un rischio circa la tenuta del sistema che viene compromessa nella sua corrispondenza costituzionale;
          viene eliminata la spesa per l'ordinaria e straordinaria manutenzione dei fabbricati. L'amministrazione penitenziaria è in possesso di un patrimonio consistente che oggi rischia il degrado ed il definitivo abbandono;
          la mancanza di risorse economiche impedisce inoltre l'attuazione di attività essenziali per la esecuzione della pena: lo svolgimento di attività lavorativa e di formazione professionale, lo svolgimento di corsi scolastici (che fanno capo alla pubblica istruzione, ma male si prestano ad essere attivati con le normali regole della scuola), la prestazione di assistenza sanitaria, compresa quella psichiatrica (che fa capo alla regione, ma viene limitata anche nei confronti di questa), l'assistenza psicologica (ancora a carico DAP), essenziale per la prevenzione suicidi, nonché la fornitura di materiali per la pulizia dei locali di vita, necessaria per evitarne l'ulteriore degrado. Sintetizzando viene meno lo svolgimento delle altre attività previste, cui la amministrazione penitenziaria è impegnata ai sensi della legge 26 luglio 1975, n.  354 e successive modifiche;
          l'omissione di tutte queste attività è stata più volte censurata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano ma la radicale soppressione delle risorse economiche renderà inevitabili e sempre più numerose le omissioni precedenti. Con la conseguenza di nuove spese derivanti dalle condanne in sede europea;
          di contro non può non suscitare stupore il mantenimento della spesa per la fornitura e la messa in funzione di braccialetti elettronici, prevista dall'articolo 47-ter, comma 4-bis ordinamento penitenziario, che, per le sue rare applicazioni, andrebbe soppresso;
          il riesame della spesa inoltre riscrive la normativa riguardante aspetti centrali ed essenziali della organizzazione penitenziaria. Si tratta di un autentico programma di ristrutturazione che cambia radicalmente l'amministrazione penitenziaria, in modo da incidere fortemente sui suoi fini e sulle sue funzioni, che cessano di essere quelle previste dalla Costituzione e dall'ordinamento penitenziario;
          emerge a parere dell'interrogante una situazione nella quale l'istituzione dell'amministrazione penitenziaria diventa di sola contenzione. C’è l'intenzione di sopprimere le direzioni in molti istituti di modeste dimensioni, che verranno poi abbinati ad altri maggiori (per l'intero territorio nazionale si parla di circa un centinaio di istituti senza direzione autonoma). Questa attribuzione plurima delle direzioni, porterà inevitabilmente alla scarsa presenza dei direttori presso gli istituti aggiunti. Se gli stessi si trattengono negli istituti di maggiori dimensioni, il loro impegno presso gli stessi sarà assorbente e ci sarà poco tempo per gli altri. A quest'ultimi provvederà un commissario della polizia penitenziaria, figura che un concorso in via di conclusione starebbe per immettere in servizio in numero elevato, mentre da oltre venti anni non viene espletato un concorso per direttori degli istituti;
          si profila dunque la situazione nella quale gli istituti minori, quasi la metà dell'intero complesso, verranno autogestiti dalla polizia penitenziaria, cioè da chi ha la funzione della sicurezza. Il passo verso il carcere di contenzione è breve e la scarsità del personale restante, che sembra si voglia ancora ridurre, lo rende inevitabile;
          altra misura che si prevede è quella della riduzione di molte sedi di servizio sociale. Parrebbe che, per le singole regioni ne resti una sola, quella del capoluogo. La impossibilità di spostarsi (per assenza di auto o di benzina, se le auto ci sono), nonché il territorio molto vasto su cui operare, renderà lunghissimi i tempi per le relazioni di servizio sociale da trasmettere ai tribunali di sorveglianza e probabilmente, in molti casi, lo renderà impossibile. Anche le funzioni di aiuto e controllo sul territorio, cui è dedicata la sentenza costituzionale n.  343 del 1987, che le ha costituzionalizzate, diventeranno impraticabili;
          in conclusione verrà soppressa la direzione generale esecuzione penale esterna che rischia di «istituzionalizzare» il carcere di sola contenzione tradendo il principio costituzionale, l'articolo 27 comma 3 Cost., per il mancato adempimento del quale l'Italia è sempre più frequentemente condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Il tutto con una procedura che, nel suo tratto finale, è di carattere amministrativo e che via amministrativa va secondo l'interrogante a modificare sostanzialmente la Costituzione  –:
          quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla situazione esposta in premessa e cosa intenda fare per garantire il rispetto di principi costituzionali, che in previsione della riscrittura di una nuova normativa, sembrerebbero violati;
          come intenda dare risposta in tempi rapidi alle richieste di manutenzione e di riorganizzazione dei servizi indispensabili inoltrate dalle case circondariali ai dirigenti regionali. (5-08354)

Interrogazione a risposta scritta:


      BARBATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          dal palazzo del giudice di pace di Ottaviano (Napoli) di recente sarebbero spariti numerosi fascicoli nella fattispecie quelli relativi a richieste di sentenze risarcitorie;
          il primo episodio si è verificato il 13 settembre 2012 allorquando un avvocato avrebbe richiesto l'incartamento per una richiesta di risarcimento danni effettuata qualche mese prima dalla propria assistita. La richiesta sarebbe pure arrivata al giudice di pace e, giudicata valida dallo stesso. Ma, quando l'avvocato ha richiesto tutti gli atti, questi sono risultati smarriti;
          in data 28 ottobre 2012 il quotidiano Metropolis riferisce che al menzionato episodio si sono succeduti altri casi;
          la sede giudiziaria di viale Elena è stata inaugurata circa un anno fa  –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda inviare ispettori a verificare e approfondire la vicenda che, se fondata, rappresenterebbe un duro colpo alla credibilità delle istituzioni.
(4-18378)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BOCCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          sulla base di quanto dichiarato dal Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti nel corso delle audizioni che hanno avuto luogo nel luglio 2012 in Commissione ambiente, il Cipe del 3 agosto 2012 avrebbe dovuto approvare il progetto preliminare dell'asse autostradale Orte-Mestre (E45), all'interno del quale è compreso anche il nodo stradale di Perugia;
          in base al comunicato finale della riunione del Cipe del 3 agosto 2012 non risultava invece alcun esame della suddetta opera;
          in data 7 agosto 2012 il sottoscritto inviava al Ministro interrogato una lettera in cui chiedeva testualmente «se si tratta di un semplice rinvio alla prossima seduta del Cipe o se siano sorti problemi che impediscono l'approvazione di un'opera che l'Umbria e le altre regioni interessate attendono da anni. Rispetto a quest'ultima eventualità, giungono voci che parlano di difficoltà riscontrate da parte del Ministero dell'economia rispetto alla realizzabilità dell'opera con lo strumento del project financing»;
          nessuna risposta a tale lettera è pervenuta ad oggi da parte del Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti;
          il comunicato finale della seduta del Cipe del 26 ottobre 2012 ancora una volta non menziona l'esame dell'asse autostradale Orte-Mestre;
          nelle istituzioni locali e nei territori interessati la preoccupazione è grande e questi rinvii non fanno che aumentarla  –:
          quali siano i motivi di questo incomprensibile stallo decisionale e quali iniziative il Ministro intenda assumere per superarlo. (5-08360)


      LULLI, MARIANI e GIACOMELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          da qualche tempo sulla stampa locale della città di Prato viene affermato che nel Programma delle infrastrutture strategiche della cosiddetta «legge obiettivo», predisposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sarebbe stata inserita e finanziata la realizzazione di un viadotto che interviene su via Leonardo da Vinci, importante arteria stradale che attraversa la città di Prato e che consente l'attraversamento dell'area metropolitana da Firenze a Pistoia;
          negli ultimi giorni si avrebbe notizia dell'avvenuto via libera da parte del Ministero al progetto di tale sovrappasso;
          la strozzatura attualmente esistente nell'arteria stradale alla quale si fa riferimento, ha certamente la necessità di essere risolta;
          nell'allegato infrastrutture (doc.  LVII, n.  5-bis), trasmesso al Parlamento il 1o ottobre 2012 in occasione della presentazione della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, e precisamente nella Tabella 0, l'opera in questione non risulterebbe inserita nell'elenco del Programma delle infrastrutture strategiche;
          la proposta di risoluzione del problema con la realizzazione del sovrappasso, creerebbe problemi rilevanti di impatto sull'organizzazione delle connesse rampe di accesso e, sopratutto, rischia di avere un impatto pesantemente negativo verso le numerose residenze abitative che sorgono intorno all'arteria succitata, tanto che sarebbe opportuna la valutazione dell'interramento della viabilità  –:
          se sia il progetto in questione, oltre ad essere inserito nel Programma delle infrastrutture strategiche della «legge obiettivo», sia stato adeguatamente finanziato;
          quale sia esattamente l'eventuale decisione di valutazione di impatto ambientale del progetto del sovrappasso, e se, in tal caso, sta stato adeguatamente valutato l'impatto ambientale e sanitario sulla numerosa popolazione residente attorno all'arteria risultante dall'eventuale costruzione del sovrappasso. (5-08366)

Interrogazione a risposta scritta:


      PAGLIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          Trenitalia dal Casertano raccoglie oltre mille abbonati che ogni mattina presto si recano a Roma per poi rientrare nelle loro case: un numero altissimo che potrebbe rappresentare una fonte di ricchezza per un operatore che sa coordinare flusso pendolare e mobilità interregionale e d'affari;
          numerosi sono i casertani che ogni giorno si recano a Roma di buon mattino, spesso in piena notte, prendendo il treno alle 3.57;
          l'ultimo treno da Roma per Caserta via Cassino è fissato per le 18.08, è semplice comprendere che chi svolge attività nella Capitale, siano insegnanti, avvocati, impiegati, imprenditori, difficilmente riescono a chiudere la giornata entro quell'ora;
          più volte, a causa di manifestazioni, o condizioni meteorologiche avverse, i succitati pendolari si sono sentiti letteralmente sequestrati a Roma da Trenitalia;
          la protesta di centinaia di pendolari casertani e sanniti è cresciuta da qualche settimana. Da quando è diventato un problema prendere il treno da Roma per ritornare a Caserta e quindi le varie coincidenze per altre località. Infatti, poiché dopo le 18.08 non ci sono più treni per Caserta via Cassino, i pendolari abbonati, anche per un Eurostar, sono costretti a prendere treni via Aversa o Napoli. Al loro disagio Trenitalia ha aggiunto la richiesta di un nuovo biglietto, perché secondo la società l'abbonamento varrebbe solo per la tratta Roma-Caserta. Secondo le associazioni dei consumatori si tratta di una scelta illegale;
          l'associazione dei pendolari di Terra di Lavoro e del Sannio non ci sta al «sequestro» dei viaggiatori a Roma, a tal punto che è intervenuta più volte su Trenitalia anche per denunciare la sicurezza sui vagoni. E nella fattispecie ha evidenziato che se finiscono i collegamenti via Cassino devono essere garantiti via Aversa o via Napoli: la tratta Eurostar per Caserta è già pagata, comunque ci si arrivi. Viaggiare via Aversa o Napoli è solo un aggravio per i pendolari, assurdo sarebbe pagare di nuovo;
          risulta allo scrivente che il capoluogo di Terra di Lavoro non sarà più lo snodo per la Puglia per chi viene da Napoli o Roma. La decisione presa sembra irremovibile da parte di Rfi (Rete ferroviaria italiana) e regione Campania. Ciò significherebbe che anche l'ultimo punto fermo certo ferroviario che aveva Caserta: quello di dover essere il nodo per la Puglia svanirà. E a lungo andare anche i treni che vanno in Puglia da Roma con l'alta velocità saranno instradati via Napoli. Tanto da far diventare la città di Caserta completamente slegata dalla rete ferroviaria principale;
          risultano queste le conseguenze dell'accordo per l'alta capacità Napoli-Bari che deve decidere l'ultimo svincolo campano: attraverso o fuori Acerra al tavolo avviato a Roma al Ministero, in cui parteciperebbero anche i governatori di Puglia e Basilicata  –:
          quali iniziative intenda prendere alla luce di quanto esposto considerando che Trenitalia, che è di proprietà dello Stato va avanti con i soldi pubblici, non viene incontro a chi contribuisce due volte al suo bilancio;
          quali accorgimenti intenda apportare di fronte all'ulteriore danno che viene fatto ad una provincia già così tanto bistrattata da tagli della spending review, unica città capoluogo a cui è stata completamente sottratta la sede del tribunale, la sede del conservatorio, l'ospedale militare e probabilmente anche la certezza di essere il punto ferroviario che la vedeva nodo per la Puglia. (4-18347)

INTERNO

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          il prossimo 31 dicembre terminerà lo stato di emergenza proclamato dal Governo italiano, in seguito al considerevole numero di migranti giunti dal Nord Africa, in fuga dalla guerra in Libia, nel periodo fra il marzo ed il settembre 2011;
          verrà decretata la fine dello stato di emergenza e conseguentemente dei finanziamenti, pari a 1 miliardo e 300 milioni di euro, messi a disposizione, per garantire l'accoglienza di queste persone;
          si tratta, nella maggior parte dei casi, di lavoratori provenienti da diversi paesi africani, e non solo, che si trovavano in Libia al momento delle sommosse;
          finora il Governo non aveva individuato alcuna soluzione su come porre fine alla cosiddetta emergenza Nord Africa;
          l'assenza di un percorso di inserimento socio-lavorativo dei rifugiati rischierebbe di spingere i migranti ad ingrossare le fila dei cosiddetti «irregolari», come recentemente denunciato dalla fondazione Xenagos e dall'UNHCR;
          nelle scorse settimane il Ministero dell'interno ha presentato in Conferenza unificata un documento di indirizzo, per la graduale uscita dall'emergenza, che propone una exit-strategy graduale dall'emergenza;
          considerato il poco tempo a disposizione prima della fine dell'emergenza Nord Africa, difficilmente sarà possibile avviare percorsi di inserimento socio-lavorativo che abbiano successo;
          secondo il documento, saranno soltanto 1.000 gli asilanti che potranno usufruire delle doti formative, con finalità occupazionali, per accedere a percorsi che rafforzino le competenze professionali;
          l'incremento previsto di 1.000 posti del sistema dello SPRAR, previsto dal documento, appare insufficiente e lascerà fuori 17.000 asilianti, per cui cesserà ogni forma di accoglienza ed assistenza;
          il sistema dello SPRAR, appare in ogni caso insufficiente a gestire i flussi regolari di rifugiati, che in Italia oscillano fra i 12 e i 20 mila all'anno  –:
          se non ritenga che l'assenza di risorse adeguate non rischi di creare un'emergenza abitativa a cui saranno chiamati a rispondere enti locali e territori che non dispongono delle risorse e degli strumenti utili ad affrontare un tale problema sociale per dimensione e per specificità;
          se sia stata avviata, ed in quale stato sia la negoziazione per l'acquisizione di specifiche risorse dalla Comunità europea per l'inserimento socio-lavorativo di 10.000 asilianti;
          se non ritenga di prevedere il coinvolgimento nei tavoli di coordinamento nazionali e regionali di rappresentanti degli enti gestori e delle associazioni, che direttamente hanno gestito l'Emergenza Nord Africa, accumulando competenze e conoscenze specifiche;
          se non ritenga, nell'ottica della creazione di un sistema nazionale di accoglienza, capace di gestire le eventuali emergenze, di lasciare attive le strutture dell'Emergenza Nord Africa, in modo che possano restare ed essere ampliate per affrontare eventuali flussi straordinari di migranti.
(2-01721) «Berretta».

Interrogazione a risposta orale:


      VITALI, TORTOLI, STRADELLA, FUCCI, RENATO FARINA, LISI, RAZZI, LAZZARI, DELL'ELCE, CASSINELLI, TESTONI, PICCHI, DI CAGNO ABBRESCIA, SCALERA, STANCA, PITTELLI, LEHNER e SISTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il prefetto di Brindisi ha nominato un Commissario straordinario in sostituzione del presidente della provincia, Massimo Ferrarese, nella persona del dottor Cesare Castelli e il 25 ottobre 2012 è stato già effettuato il passaggio di consegne;
          il prefetto ha inoltre nominato due sub commissari da affiancare al commissario straordinario nella gestione dell'amministrazione provinciale;
          al commissario straordinario sono stati conferiti i poteri della giunta, del consiglio provinciale e del presidente, poteri che dovrà esercitare fino alla designazione dei commissari incaricati di rendere operativa la trasformazione delle attuali amministrazioni in enti di secondo grado che la provincia di Brindisi rientra tra quelle che dovranno essere riordinate con la cosiddetta spending review con una consistente riduzione di personale;
          in data 26 ottobre 2011 il commissario Castelli, ad avviso degli interroganti in chiaro contrasto con le norme di finanza pubblica e in controtendenza alle indicazioni governative, ha nominato tre dirigenti esterni nelle persone del dottor Cosimo Corante, del dottor Francesco Zingarello Pansanisi e del ragioniere Antonio Panetella, già componenti dello staff del presidente dimissionario e decaduti a seguito della esecutività delle dimissioni presentate dal presidente della provincia di Brindisi  –:
          se il Governo sia a conoscenza di tali iniziative, se le abbia autorizzate o condivise;
          se non ricorrano i presupposti per verificare eventuali responsabilità disciplinari o per l'avvio, per quanto di competenza, di verifiche sotto il profilo della responsabilità contabile, nei confronti di un funzionario dello Stato che, preposto a ridurre le spese di un ente, ad avviso degli interroganti inopinatamente, le aumenti.
(3-02581)

Interrogazioni a risposta scritta:


      LARATTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          Filippo Ceravolo, 19 anni, commerciante incensurato di Soriano deceduto a causa delle gravi ferite riportate giovedì 25 ottobre, in un agguato, discendente di una famiglia di commercianti ambulanti, lavorava con il padre nella bancarella di prodotti locali. Secondo i dati forniti dall'autopsia sul corpo del ragazzo, Filippo è deceduto nella notte tra giovedì e venerdì in ospedale, a causa delle gravissime ferite riportate alla testa;
          il giovane, incensurato, stava viaggiando a bordo di un'auto di proprietà di un amico, quando è stato avvicinato dai sicari che gli hanno sparato alla testa con un fucile caricato a pallettoni. La vettura con a bordo Filippo Ceravolo è quindi finita in una scarpata. Il diciannovenne è stato soccorso e portato in ospedale a Vibo ma le sue condizioni sono apparse subito disperate. Nella notte il decesso del giovane;
          il ragazzo risulta del tutto estraneo ad ambienti malavitosi, e a parere di tutti coloro che lo conoscevano, Filippo potrebbe essere stato ucciso per errore;
          la fine del ragazzo ha gettato nello sconforto la città di Vibo, il comune di Soriano dove la famiglia Ceravolo vive, e tutti coloro che hanno conosciuto Filippo;
          ma c’è molta amarezza in Calabria per il silenzio e l'indifferenza che ha accompagnato l'agguato e l'eliminazione di un innocente;
          intanto nella popolazione del Vibonese c’è paura e rabbia: vaste aeree dei territori risultano di fatto nelle mani di bande criminali, mentre lo Stato sembra arretrare sempre di più  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'agguato sopra descritto;
          cosa intenda fare il Governo per ridare serenità e sicurezza alla gente onesta che vive in Calabria e che, anche per errore, rischia ogni giorno la vita, mentre bande scatenate di malavitosi dimostrano arroganza e controllo di sempre più vaste zone del territorio calabrese;
          se sia a conoscenza che è in atto la riduzione del numero degli uomini delle Forze dell'Ordine in servizio nel vibonese, in un territorio che da anni subisce l'assalto della criminalità organizzata;
          se sia a conoscenza della rivendicazione del Siulp di Vibo Valentia finalizzata ad ottenere una più forte presenza sul territorio vibonese delle forze di Polizia;
          se sia a conoscenza di quanto affermato dal Presidente del Tribunale e/o del Procuratore della Repubblica che denunziano la carenza di magistrati nell'organico del Tribunale di Vibo Valentia.
(4-18343)


      BITONCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          organi di stampa locale (Gazzettino di Padova e Mattino di Padova) riportano la notizia secondo la quale nei giorni scorsi, in pieno centro storico a Padova, zona Prato della Valle, una giovane studentessa di 20 anni ha subito una violenza sessuale ad opera di un tunisino di 40 anni, clandestino e senza fissa dimora, già noto alle forze dell'ordine per precedenti reati compiuti tra il 2006 ed il 2008, e che è stato successivamente al fatto, proprio grazie alla testimonianza della giovane, arrestato da forze di Polizia;
          i medesimi organi di stampa riportano altresì la notizia secondo cui sarebbe stato arrestato l'autore di un'altra rapina, avvenuta a qualche ora di distanza dall'episodio sopra descritto, e che avrebbe visti coinvolti una giovane coppia di ragazzi, vittime dell'aggressione, e un tunisino di 34 anni;
          la crescente spirale di violenza che in queste ultime settimane sta colpendo Padova ha creato estrema preoccupazione tra gli abitanti della città e di tutti i suoi quartieri, anche in pieno centro storico dove, così come riferito da numerosi cittadini, è altresì aumentato il numero dei parcheggiatori abusivi;
          l'aggressione ai danni dei giovani ad opera di immigrati tunisini rappresentano solo gli ultimi episodi di una lunga serie di episodi di violenza e che vedono coinvolti per lo più stranieri, quasi sempre di origine nord-africana, che in diversi luoghi della città, dall'Arcella alla stazione, dal Prato della Valle al centro storico, danno spesso vita ad episodi di aggressività, sia sulle persone che sulle cose  –:
          considerati i fatti sopra descritti e la grave situazione venutasi a determinare se non ritenga opportuno adottare idonee iniziative nell'ambito delle proprie competenze per aumentare il livello di controlli nei luoghi più sensibili della città.
(4-18348)


      NACCARATO, FOGLIARDI, DAL MORO e MIOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per saper – premesso che:
          il 24 ottobre 2012, su disposizione della procura della Repubblica di Verona, il personale della Guardia di finanza di Verona, ha eseguito le misure cautelari in carcere nei confronti di Giovanni Barone, 43 anni, residente a Lamezia Terme (Catanzaro), Luigi Foroni, 62 anni, residente a Villafranca Veronese (Verona) e Giuseppe Tardivello Rizzi, 64 anni, residente a Soave (Verona), con l'accusa di bancarotta fraudolenta in concorso tra loro nell'ambito del fallimento della società edile «Rizzi Costruzioni Srl» con sede a Verona;
          secondo quanto emerso dalle indagini, gli arrestati avrebbero sottratto dalle casse di «Rizzi Costruzioni Srl» liquidità per oltre 700 mila euro, attraverso l'emissione di assegni dai conti correnti della stessa società, per il saldo di debiti contratti a titolo personale da Barone e Tardivello Rizzi, nel ruolo di liquidatori di «Rizzi Costruzioni Srl», allo scopo di dirottare tale liquidità verso società riconducibili a Foroni e allo stesso Barone;
          il nome di Barone compare nell'inchiesta «Tenacia» condotta nel 2010 dalla procura della Repubblica di Milano e riguardante l'infiltrazione di soggetti riconducibili alla ’ndrangheta nel fallimento-liquidazione della società di costruzioni lombarda «Perego Strade Srl» – di cui Barone è stato liquidatore dal 4 novembre 2008 fino alla data della liquidazione – che ha portato all'arresto di diverse persone, tra cui Salvatore Strangio, con l'accusa di associazione mafiosa. Nell'ordinanza del tribunale di Milano del 6 luglio 2010 viene precisato che Barone ha «precedenti di polizia per reati contro la pubblica amministrazione, oltraggio, resistenza e violenza, falso in genere, falsa attestazione a pubblico ufficiale, omessa custodia di armi»;
          come già descritto nelle interrogazioni presentate da diversi deputati in data 23 marzo 2012 (4-15468), 17 aprile 2012 (3-02214), 1o agosto 2012 (4-17235), 12 ottobre 2012 (4-18096), Giovanni Barone ha avuto un ruolo nell'ambito della procedura di fallimento e liquidazione della società di costruzioni Edilbasso spa con sede a Loreggia (Padova). Infatti nel corso della procedura citata è stata decisa la continuazione di parte dell'attività di Edilbasso spa attraverso un contratto d'affitto di ramo d'azienda a favore di Faber Costruzioni srl stipulato il 18 febbraio 2011. Questa società, avente sempre sede a Loreggia (Padova), è stata costituita nel 2011 dalla famiglia Basso e ha cambiato più volte compagine sociale: Giovanni Barone è stato socio di maggioranza dal mese di marzo al mese di giugno 2011;
          tra le attività di «Edilbasso Spa» la cui continuazione è prevista nel concordato preventivo risulta l'appalto per la progettazione, costruzione e gestione della nuova sezione di incenerimento dell'impianto di Cà del Bue a Verona;
          il buon esito dell'operazione di polizia giudiziaria sopra descritta dimostra la professionalità e le capacità investigative degli organismi inquirenti e della Guardia di finanza di Verona;
          gli interroganti esprimono preoccupazione per la ripetuta presenza nel tessuto economico e produttivo del Veneto di soggetti riconducibili o comunque in stretta connessione con la criminalità organizzata, soprattutto nelle province di Padova e Verona. In particolare, appare sintomatica la presenza di tali soggetti negli assetti societari di aziende in difficoltà economica o finanziaria, spesso interessate da procedure fallimentari o di liquidazione  –:
          se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
          in che modo i Ministri, nell'ambito delle loro rispettive competenze, intendano intervenire per prevenire e contrastare le infiltrazioni di soggetti legati alla criminalità organizzata in società, imprese e aziende, specialmente nei casi di difficoltà economica o finanziaria, del Veneto e in particolare nelle province di Padova e Verona. (4-18366)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI STANISLAO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che
          nel 2006 lo Studio delle Nazioni Unite sulla violenza nei confronti dei minori rivela che «sono milioni i bambini nel mondo vittime di violenza, bambini che subiscono maltrattamenti [...] da quelle stesse persone che dovrebbero prendersi cura di loro»;
          nello studio si raccomanda agli Stati di vietare ogni forma di violenza nei confronti dei minori, comprese le punizioni corporali e le altre forme di castigo crudeli o umilianti, in qualsiasi contesto, compreso quello familiare, entro il 2009. La richiesta di introdurre un divieto esplicito alle punizioni fisiche è stata indirizzata al nostro Paese anche dal Consiglio d'Europa, che nel giugno 2008 ha lanciato a Zagabria una campagna contro le punizioni corporali, per ottenerne l'abolizione e promuovere una genitorialità positiva in tutti i 47 Stati membri;
          secondo l'iniziativa Global end all corporal punishment of children, nel mondo sono 32 i Paesi che hanno vietato le punizioni corporali in tutti i contesti, compreso quello familiare. In Europa sono 22 i Paesi che le hanno espressamente vietate, a partire dalla Svezia – prima nazione ad introdurre il divieto, nel 1979 – fino alla Polonia, che ha introdotto il divieto nel 2010;
          in Italia, le punizioni fisiche sono proibite in ambito scolastico e anche dall'ordinamento penitenziario. Non sono, invece, espressamente vietate per legge punizioni fisiche sui bambini in ambito familiare, anche se a partire dal 1996 la Corte di cassazione, con la cosiddetta sentenza Cambria, ha riconosciuto l'illiceità dell'uso della violenza fisica o psicologica finalizzata a scopi ritenuti educativi  –:
          se il Governo intenda intraprende una riforma normativa che introduca il divieto esplicito di punizioni fisiche e altri comportamenti umilianti e degradanti nei confronti dei minori anche in ambito familiare;
          se non ritenga necessario avviare campagne di sensibilizzazione a supporto della genitorialità positiva e contro l'uso delle punizioni fisiche come metodo educativo incentivando modelli educativi positivi. (4-18346)


      MANCUSO, CROLLA, CICCIOLI, GIRLANDA, DE LUCA e BARANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          secondo il 1o rapporto dell'European Migration Network Italia, pubblicato a dicembre 2009, in Italia vi sono circa 300.000 ingressi di immigrati regolari all'anno;
          i paesi dai quali l'immigrazione è più forte sono la Romania, l'Albania, il Marocco, ma forti apporti aravano anche dalla Cina;
          parte di essi sono studenti che vengono nel nostro Paese a studiare (le mete più ambite i Politecnici di Milano e Torino);
          l'Italia attrae ogni anno molti giovani studenti, ma offre poche attrattive una volta terminati gli studi;
          in questo modo perdiamo il valore aggiunto che studenti stranieri laureati nel nostro paese potrebbero apportare;
          secondo un calcolo di massima, la ventina di scienziati italiani trasferiti negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni ha un valore complessivo di 861 milioni di euro, circa 60 milioni a testa;
          questo solo prendendo in considerazione i ritorni immediati dei brevetti cui hanno partecipato e senza tener conto del relativo indotto;
          molti Paesi, europei ed extraeuropei hanno messo in atto delle strategie per selezionare gli studenti in ingresso maggiormente meritevoli e, soprattutto, trattenerli al termine del percorso di studio;
          il Canada ha messo a punto una serie di agevolazioni per i visti degli studenti più brillanti e per la selezione dei migliori si è affidata a una società di Venture Capital;
          il Canada offre poi sgravi fiscali, alloggio a prezzi calmierati, possibilità di studiare nelle migliori Università;
          la Francia distingue i permessi di ingresso sulla base del cursus honorum dello studente: vi è un permesso di soggiorno di 3 anni dedicato a «competenze e talenti» e uno scientifico;
          terminati gli studi, la Francia proroga i permessi, aiutando i più meritevoli a trovare un lavoro;
          l'Inghilterra distingue i migranti «altamente qualificati», con una serie di visti su misura per categoria: dai «talenti eccezionali» (persone riconosciute come leader nella scienza o nelle arti) «imprenditori» (persone che intendono creare o rilevare un'attività commerciale), gli «investitori» e i «qualificati», individuati con un sistema a punti;
          anche Spagna e Germania hanno messo a punto programmi di ingresso studiati con l'intento di favorire lo sbarco di eccellenze nelle università;
          d'altro canto molti Paesi africani offrono agevolazioni massime nel tentativo di richiamare in patria ragazzi che abbiano studiato all'estero e molti di loro hanno studiato proprio in Italia  –:
          se il Governo intenda studiare un sistema di agevolazioni e incentivi per permettere agli immigrati regolari maggiormente qualificati di trovare un lavoro qualificato e produrre nel nostro Paese. (4-18355)


      MURER e GATTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 16 ottobre 2012, sul quotidiano L'Unità, è stata pubblicata una lettera aperta al Governo da parte di un gruppo di studiose italiane, specializzate in studi umanistici, la maggior parte delle quali docenti nella scuola e nell'università; molte precarie, in procinto di sostenere la procedura di selezione prevista dal concorso a posti e cattedre ai sensi del decreto del direttore generale n.  82 del 24 settembre 2012;
          tale appello è stato firmato e sottoscritto da intellettuali e scrittrici, tra cui Laura Balbo, Cristina Comencini, Rosetta Loy, Dacia Maraini, Lidia Ravera, Clara Sereni, Chiara Valentini;
          con la lettera aperta, il gruppo di studiose ha manifestato «la volontà di riaprire pubblicamente il dibattito intorno alla questione di genere e della “sessuazione” del sapere, che in molti paesi europei è ormai data come punto di partenza per la pianificazione pedagogica e didattica, ma che non riesce ad essere assunta come elemento centrale all'interno delle istituzioni italiane»;
          in particolare, la lettera aperta, fa riferimento al bando di concorso cui sopra, che «rifletterebbe – secondo la lettera aperta – le contraddizioni di una società che continua a mettere in atto meccanismi sessisti senza riconoscere le trasformazioni e le questioni di genere»;
          appare grave che a scorrere gli elenchi di autori che il candidato al concorso dovrebbe innanzitutto conoscere non compaia, tra i filosofi, nemmeno una donna e tra gli scrittori, su 35 menzionati ne compaia una sola. Elsa Morante; nel programma di storia non c’è alcun accenno alla storia delle donne a alle questioni di genere; tra i fatti notevoli del Novecento non è menzionato il femminismo; quando si parla di educazione linguistica non c’è nessun riferimento al linguaggio sessuato; quando si parla di geografia, non c’è nessun accenno al genere come categoria di indagine;
          il fatto è la spia di come anche lo Stato comunichi un'idea di sapere nel quale le donne e la differenza sessuale non trovano posto e la questione della relazione tra uomini e donne non è nemmeno minimamente sfiorata, anzi è del tutto rimossa  –:
          se sia a conoscenza di quanto sopra esposto; quale sia l'orientamento del Governo su quanto detto in premessa; se non si ritenga di assumere una iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, per rispondere positivamente a quanto esposto nella lettera aperta di cui in premessa. (4-18367)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          si fa riferimento in merito alla lettera datata 25 ottobre 2012 spedita ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dell'economia delle finanze e della salute dai rappresentanti di OMCeO che si riporta integralmente:
      «Premesso che gli scriventi, nelle loro differenziate e plurime vesti rappresentative a vario titolo di interessi categoriali collettivi a garanzia di adeguatezza d'oneri ed effettività e sostenibilità delle prestazioni previdenziali nel tempo, perseguono quale primario scopo la sicurezza e certezza dei servizi nella trasparenza e correttezza operativo-gestionale della Fondazione ENPAM quale proprio Ente di riferimento ed appartenenza cui sono affidate le sorti del futuro pensionistico categoriale;
          che in tale contesto si ritiene di fondamentale importanza per i medici – sia contribuenti che pensionandi – che ripongono fiducia nella Fondazione cui obbligatoriamente versano quote rilevanti del proprio reddito dare loro contezza circa la garanzia della futura restituzione, in forma di emolumento pensionistico, di quanto da loro corrisposto;
          che, in accordo con il principio della solidarietà intergenerazionale, si prevede che il debito contratto in passato dall'Ente sia assolto dagli attuali contributori e quello contratto con gli attuali sarà risolto con il contributo dei futuri medici la cui consistenza numerica dovrà essere congrua a tal fine;
      dato atto
          che in data 21.07.2012 è stata inoltrata alle SS.VV. una analisi verificativa effettuata sugli elaborati tecnici prospettici di conforto della sostenibilità del debito previdenziale ENPAM riguardo al parametro temporale di riferimento futuro, previsti in un cinquantennio;
          che detta analisi tecnica ha portato all'evidenza la sussistenza di criticità valutative in specifico riferimento alla considerazione prospettica dell'andamento della popolazione medica attiva nel corso della predetta proiezione temporale, riverberantesi sulla reale e concreta sostenibilità dell'onere previdenziale così preventivato dagli studi ed elaborati ENPAM;
      ribadito
          che dall'analisi raffrontativa delle curve attuariali dei due studi osservazionali risulta l'evidenza di una significativa riduzione dei medici sia nel breve (oltre 50.000 medici in meno nel 2019) che nel lungo periodo (tra i 70.000 ed i 100.000 medici in meno dal 2020 al 2034);
      dato atto
          del silenzio ad oggi serbato dalle Autorità istituzionalmente preposte alla vigilanza ed al controllo dell'Ente sugli evidenziati profili di erroneità ed in particolare sul dato di fatto rappresentato dal rapporto prospettico attinente alle ridotte entrate contributive rispetto alle uscite pensionistiche;
      ritenuto
          che le effettive e concrete prospettive di accrescimento dell'esposizione debitoria previdenziale – in considerazione delle ridotte entrate contributive – sembrano rendere complessa, incerta se non ardua la sostenibilità del sistema pensionistico;
          che le già evidenziate criticità sottese al sistema previdenziale – con particolare riferimento agli aspetti del sistema pensionistico – rendono improcrastinabile un intervento delle Autorità, uniche depositarie di penetranti e correttivi poteri di intervento funzionali ad una verifica di legittimità ed alla tenuta stessa del sistema;
          che il mancato riscontro all'invocato intervento del 21.07.2012 possa eventualmente configurare una immotivata omissione all'adempimento dei compiti cui è istituzionalmente preposta e che sono imperativamente attribuiti dalla legge ex articolo 25 c.c.;
      dato atto altresì
          che elementi di illegittimità sono, a nostro avviso, da ultimo rinvenibili anche con riferimento alla procedura di revoca seguita ed adottata nei confronti del Consigliere di Amministrazione – Prof Sciacchitano – pur in assenza di previsione della fattispecie esclusione sia nei dati legislativi che statutari o regolamentari della Fondazione stessa;
      ritenuto
          che la procedura di revoca/sfiducia di un componente consiliare nominato secondo le procedure statutarie è stata ricavata a posteriori sulla scorta di un commissionato parere legale preso a succedaneità del legislativo, statutario o regolamentare mancante;
          che con l'adottata interpolazione interpretativo/integrativa si è sostanzialmente e, ad avviso degli scriventi, illegittimamente soprasseduto ai poteri/doveri attribuiti alle competenti Autorità Ministeriali vigilanti in merito alle vicende approvativo/modificative di regolamenti e statuti dell'Ente;
          che la citata delibera risulta adottata in violazione del citato articolo 25 c.c. che prevede l'investitura e l'intervento dell'Autorità statale vigilante in ogni fattispecie di pretesa incompiutezza e vuoto normativo e regolamentare;
      valutato
          l'articolato sistema di poteri ministeriali ed i plurimi momenti di ingerenza ed intervento statale nell'attività gestionale, amministrativa e contabile attribuiti dal decreto-legge n.  509/94;
          il disposto di cui all'articolo 1 del decreto-legge n.  509/94 che rinvia all'applicazione della disciplina naturale delle fondazioni “ai sensi degli artt. 12 e seguenti del codice civile” unitamente “alle disposizioni di cui al presente decreto”;
      ritenuto
          che, anche al di là delle specifiche previsioni attributive di poteri di vigilanza di cui al decreto-legge n.  509/94, sussiste un indefettibile potere/dovere di controllo in capo alle Autorità governative nell'interesse dell'ente fondazionale, finalizzato alla verifica del corretto svolgimento dell'attività istituzionale ed al raggiungimento dei fini fondazionali;
          che il suddetto potere/dovere trae la propria base giuridica nel disposto di cui all'articolo 25 c.c. connaturale alla stessa forma di ente fondazionale dell'Enpam;
      ribadita
          la vincolatività del controllo pubblicistico – argine ed ostacolo ad ogni tipologia di irregolarità gestoria – funzionalmente orientato a “normalizzare compiutamente la situazione dell'ente al di fuori della contrapposizione delle parti in contrasto”;
          l'imperativa necessità dell'intervento in funzione di vigilanza e controllo delle Autorità governative – uniche competenti a riguardo – e la cogenza dei relativi compiti istituzionali.

      Invitano
          il Ministro del lavoro e delle politiche sociali
          Il Ministro dell'economia e delle finanze
          Il Ministro della salute
          ad attivarsi e procedere con le dovute verifiche ponendo in essere ogni e qualsivoglia individuanda procedura a fronte delle riscontrate criticità.

      Precisano
          che, attesa la rilevanza e portata dei compiti attribuiti e l'entità degli interessi coinvolti, in carenza di riscontro/adempimento anche solo assicurativo sull'effettivo esercizio dei dovuti compiti di controllo, non potrà che dedursene ogni consequenzialità, con il necessitato ricorso ad azioni tutorie e dichiarative dell'obbligo e dell'avvenuta inadempienza, con gli effetti connaturati alle suddette declaratorie.
              1) Fernando Crudele (Consigliere OMCeO Isernia);
              2) Giuseppe De Gregorio (Consultore ENPAM-Campobasso);
              3) Bruno Di Lascio (Presidente OMCeO Ferrara);
              4) Alessandro Grazzini (Revisore dei Conti, OMCeO Pistoia);
              5) Enrico Mazzeo-Cicchetti (Presidente OMCeO Potenza);
              6) Renato Mele (Consultore ENPAM-Pistoia);
              7) Giuseppe Morfino (Presidente OMCeO Trapani);
              8) Augusto Pagani (Presidente OMCeO Piacenza);
              9) Giancarlo Pizza (Presidente OMCeO Bologna);
              10) Giovanni Righetti (Presidente OMCeO Latina);
              11) Roberto Carlo Rossi (Presidente OMCeO Milano);
              12) Ugo Tamborini (Segretario OMCeO Milano-Consultore ENPAM)»  –:
          quali iniziative intenda prendere per far fronte alla situazione sopra descritta particolarmente grave che necessita di un intervento urgente ed incisivo a parere dell'interpellante.
(2-01722) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GATTI, SCHIRRU, BELLANOVA, GNECCHI, RAMPI e CODURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'11 ottobre 2011 nel corso della seduta della Commissione lavoro della Camera il rappresentante del precedente Governo rispondeva all'interrogazione n.  5-05257, con la quale la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo sollecitava l'Esecutivo a fornire chiarimenti riguardanti l'idoneità delle misure preposte alla determinazione e alla relativa copertura dei fabbisogni professionali e formativi delle imprese;
          nel corso del suo intervento l'allora Sottosegretario Bellotti ribadiva l'importanza dell'istituzione del portale Clic lavoro, ritenuto uno strumento utile, grazie agli elementi tecnici e organizzativi che lo caratterizzano, a consentire l'incrocio dei dati di domanda e offerta di lavoro raccolti mediante l'utilizzo di molteplici fonti;
          «tale portale» proseguiva l'esponente del Governo «rappresenta uno strumento importante e innovativo, dotato di infinite potenzialità: è la soluzione tecnica e organizzativa che offre ai cittadini, imprese e operatori (pubblici e privati) un luogo di incontro virtuale dove poter accedere a informazioni e servizi dedicati. Questo portale serve a cittadini e imprese per cercare e offrire lavoro, ma rappresenta anche un punto di riferimento per chi già lavora e vuole tenersi aggiornato sulle tendenze del mercato e sulle posizioni aperte... Al portale contribuiscono in modo attivo una serie di soggetti – pubblici e privati – che mettono in rete i propri patrimoni informativi attraverso la condivisione dei dati; tra questi occorre considerare in primo luogo le regioni e le province. Un importante ruolo, poi, è svolto dall'Inps, che mette a disposizione i dati dei percettori di trattamento di sostegno al reddito,... dal Ministero dell'istruzione, della università e della ricerca, che ha iniziato a rendere disponibili su Clic lavoro i curricula dei laureati di tutte le università pubbliche e private, dal Ministero della pubblica amministrazione e innovazione, per la diffusione dei concorsi pubblici. Oltre a favorire l'incontro tra domanda e offerta, Clic lavoro ha l'obiettivo di diventare un punto di riferimento imprescindibile per gli operatori che si occupano di intermediazione e per gli utenti che hanno bisogno di formazione, orientamento e supporto negli adempimenti legislativi.»
          l'onorevole Bellotti concludeva il suo intervento affermando che i dati inseriti in Clic lavoro e quelli utilizzati per analisi previsionali, elaborati dal sistema informativo Excelsior, erano pronti per essere studiati allo scopo di analizzare le tendenze del mercato del lavoro, studiare la domanda soddisfatta, consentire una programmazione degli interventi di politica attiva, promuovere un'informazione chiara e trasparente e che le prime sperimentazioni erano già in atto; infatti «i dati dell'incontro tra domanda e offerta sono incrociati con le comunicazioni obbligatorie, per studiare il rapporto tra formazione universitaria e inserimento nel mondo del lavoro; dalla prossima rilevazione trimestrale Excelsior, Unioncamere e Ministero incroceranno i dati dell'indagine con la vacancy di Clic lavoro e i rapporti di lavoro instaurati, per analizzare il rapporto tra posti ricercati e capacità di assorbimento del mercato.»;
          a un anno di distanza dallo svolgimento della predetta seduta si ritiene necessario sollecitare il Governo affinché renda noto lo stato di attuazione del procedimento di studio e incrocio di dati del portale Clic lavoro e del sistema informativo Excelsior  –:
          quali siano i risultati derivanti dall'esame dei dati inseriti nel portale Clic lavoro e da quelli elaborati dal sistema informativo Excelsior relativi: all'analisi delle tendenze del mercato del lavoro; allo studio della domanda soddisfatta; alla programmazione degli interventi di politica attiva; alla promozione di un'informazione chiara e trasparente;
          quale sia l'esito dell'incrocio delle rivelazioni trimestrali effettuate nell'ultimo anno da Excelsior, Unioncamere e Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la vacancy di Clic lavoro e i rapporti di lavoro instaurati, per analizzare il rapporto tra posti ricercati e capacità di assorbimento del mercato;
          quale sia l'esito sin qui prodotto dall'incrocio dei dati relativi all'incontro tra domanda e offerta di lavoro con quelli riguardanti le comunicazioni obbligatorie, utilizzando tutti i database disponibili (compreso lo stock dei disoccupati rilevabile dai centri per l'impiego) al fine di studiare il rapporto tra formazione scolastica e universitaria e inserimento nel mondo del lavoro;
          se ritenga i dati a sua disposizione soddisfacenti rispetto alle aspettative.
(5-08363)


      VICO e BELLANOVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          a febbraio 2010 è stato costituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, il gruppo di lavoro «Competitività e sviluppo nel settore CRM – call center in outsourcing» composto dalle parti sociali, da rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dello sviluppo economico e delle regioni;
          a luglio 2010 il gruppo di lavoro ha terminato i propri lavori ed ha prodotto una relazione inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
          in data 23 maggio 2012 le segreterie nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL hanno richiesto la convocazione di un incontro ai Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico al fine di analizzare la situazione di crisi che attraversa il settore dei call center in outsourcer;
          le norme contenute nell'articolo 24-bis del decreto-legge n.  83 del 2012 relative all'obbligo di avvisare gli utenti dei call center se la chiamata viene gestita da call center ubicati all'estero appaiono, ad oggi, completamente disattese;
          in data 25 ottobre 2012 le segreterie nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL hanno reiterato la richiesta di incontro al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico, ai Presidenti delle commissioni V «Bilancio», VI «Attività Produttive», VIII «Lavori Pubblici e Comunicazioni», XI «Lavoro e Previdenza Sociale» del Senato della Repubblica, ai presidenti delle commissioni V «Bilancio e Tesoro», VI «Finanze», X «Attività Produttive», XI «Lavoro» della Camera dei deputati per denunciare l'uso distorto degli incentivi nel settore dei call center in outsourcing (con particolare riferimento al rischio della precarizzazione dei rapporti di lavoro dovuta alla continua rincorsa agli incentivi per le nuove assunzioni ex legge n.  407 del 1990, fondi sociali europei, contributi regionali) con conseguente aggravio per le finanze pubbliche e riscontri negativi sulla tenuta occupazionale in aree del Paese già depresse dal punto di vista economico;
          dal maggio 2012 ad oggi la crisi del settore si è ulteriormente aggravata:
              il 28 agosto 2012 Almaviva Contact ha aperto le procedure di cassa integrazione straordinaria per 632 lavoratori presso la sede di via Lamaro in Roma;
              il 23 ottobre 2012 In&Out Teleperformance ha aperto una ulteriore procedura di licenziamenti collettivi ex legge n.  223 del 1991 per complessivi 785 dipendenti, di cui 164 collocati presso la sede di Fiumicino (Roma) e 621 collocati presso la sede di Taranto, andando ad aggravare la già critica situazione cittadina causata dalla difficile situazione dell'ILVA  –:
          se il Ministro interrogato intenda verificare l'effettiva attuazione di quanto previsto dall'articolo 24-bis del decreto-legge n.  83 del 2012;
          se il Ministro interrogato intenda procedere all'apertura di un tavolo di confronto sulla situazione del settore dei call center in outsourcing. (5-08365)


      BELLANOVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          l'ultimo rapporto Istat riferisce che in Italia circa 2 milioni e 600 mila persone sono affette da disabilità, tra questi circa 700 mila hanno limitazioni motorie e 376 mila non sono in grado di svolgere, da sole, le principali attività di cura della persona. Lo stesso studio stima, inoltre, che entro il 2035 l'aumento delle persone con disabilità sarà compreso tra il 65 e il 75 per cento;
          con la legge 3 marzo 2009, n.  18 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale n.  61 del 14 marzo 2009) il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007;
          la Convenzione delle Nazioni Unite all'articolo 9 – Accessibilità – comma 1 sancisce che «Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l'accesso all'ambiente fisico, ai trasporti, all'informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali»;
          la legge n.  104 del 5 febbraio 1992, tra le altre cose, garantisce e promuove il rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e autonomia delle persone con handicap e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società, prevenendo e rimuovendo le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività. In particolare, proprio a tal fine, l'articolo 24 della su citata legge disciplina «l'eliminazione o superamento delle barriere architettoniche»;
          su un giornale locale informaPERNEVIANO si legge che l'ufficio postale del comune di Neviano sembrerebbe essere sprovvisto di uno scivolo per disabili e l'unico modo per accedervi consterebbe nel superamento di tre gradini;
          va ricordato che non tutte le persone affette da disabilità motoria, tra le quali si contano anche numerosi anziani, possono contare sull'ausilio di una famiglia o di persone utili al disbrigo dei compiti quotidiani, come nella fattispecie, il pagamento di utenze postali  –:
          quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per assicurare ai soggetti affetti da disabilità motoria i diritti di libertà e autonomia in particolare se i Ministri in oggetto non ritengano utile attivare un confronto con la dirigenza di Poste Italiane e con gli altri soggetti competenti per la rimozione della barriera architettonica che di fatto impedisce l'accesso all'ufficio postale di Neviano;
          se i Ministri non ritengano utile attivare un censimento degli immobili di pubblica utilità che, di fatto, impediscono l'accesso ai portatori di handicap motorio e ne limitano così la piena autonomia nella vita quotidiana. (5-08367)


      DI PIETRO, PALADINI, ANIELLO FORMISANO, MONAI e CIMADORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          i lavoratori ex Alitalia LAI posti in cassa integrazione/mobilità secondo gli accordi convenuti a seguito della liquidazione della compagnia di bandiera italiana usufruiscono di ammortizzatori sociali come definito dalla legge n.  291 del 2004 e dalla legge n.  166 del 2008;
          il periodo di cassa integrazione si concluderà il 12 ottobre 2012, cui farà seguito il periodo di tre anni di mobilità;
          in particolare, per il personale di condotta, non sussistendo concrete opportunità di lavoro nel nostro Paese – ferma restando la necessità di mantenere in validità licenze di volo e abilitazioni e soprattutto di effettuare un adeguato allenamento e aggiornamento sull'aeromobile d'appartenenza al fine essenziale di poter conservare la propria capacità di collocamento nel mercato del lavoro – l'opzione offerta dalle compagnie straniere risulta essere la più consistente e praticabile nella prassi consolidata di contratti a tempo determinato;
          la tipologia dei contratti offerti all'estero consente quanto meno di mantenere in essere la currency tecnico-professionale;
          il lavoratore impiegatosi all'estero deve comunque dare opportuno preavviso al fine di interrompere opportunamente la corresponsione della retribuzione di cassa integrazioni guadagni straordinaria e mobilità, con un conseguente alleggerimento dei costi di welfare;
          stanti le vigenti disposizioni che regolano l'impiego di lavoratori in mobilità (legge n.  223 del 1991), ai lavoratori del comparto del trasporto aereo, nella fattispecie facenti parte di personale navigante, in applicazione della specifica normativa (circolare INPS n.  94 dell'8 luglio 2011) qualora impiegati anche temporaneamente al di fuori del territorio nazionale, presso compagnie aeree comunitarie ed extracomunitarie, «il trattamento di mobilità – giustamente sospeso nel periodo di impiego a tempo determinato – non è più erogabile» al termine del periodo di impiego all'estero differentemente da quanto previsto per i lavoratori temporaneamente impiegati nel territorio nazionale cui viene invece concesso il rientro in mobilità  –:
          se il Governo non ritenga opportuno intervenire presso l'ente regolatore (INPS) affinché venga opportunamente corretta l'interpretazione fornita attraverso la circolare n.  94 dell'8 luglio 2011, capo A), normativa, capoversi 8 e 11, al fine di consentire al personale navigante di potersi rioccupare all'estero senza le penalizzazioni che da detta interpretazione immotivatamente derivano. (5-08368)

Interrogazioni a risposta scritta:


      GIANNI FARINA e CODURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          nel giugno 2012 la Camera dei deputati ha apportato modifiche migliorative alla legge 147 del 1997 relativa all'indennità per i frontalieri disoccupanti, confermandone, implicitamente, la piena validità;
          attualmente il fondo speciale (ex legge 147 del 1997) istituito presso l'Inps ammonta a circa 300 milioni di euro;
          si tratta di denaro non originato da contribuenti italiani, ma retrocesso dalla Svizzera all'Italia nei precedenti 15 anni;
          il 50 per cento di quell'ammontare è costituito da trattenute alla fonte operate sugli stipendi dei frontalieri, il restante 50 per cento è stato versato dagli imprenditori del Canton Ticino, del Vallese e dei Grigioni;
          dal 2009, con l'applicazione del «Regolamento CEE 883/2004, articolo 65, a seguito dell'accordo tra Italia e Svizzera, sono cessate le retrocessioni dalla Svizzera all'Inps dei contributi contro la disoccupazione;
          il Regolamento CE 883/2004, articolo 65, stabilisce che le indennità di disoccupazione a beneficio di lavoratori residenti in uno Stato, ma che hanno lavorato in un altro Stato, sono a totale carico dello Stato di residenza;
          la Svizzera ha sottoscritto il Regolamento 883, che è entrato in vigore dal 1o aprile 2012;
          di conseguenza il Fondo con contabilità separata non viene più alimentato. Tuttavia la giacenza effettiva di 300 milioni di euro, sufficiente per retribuire le indennità ai frontalieri disoccupati per almeno 8-10 anni, è parte integrante del trattamento speciale di disoccupazione delle legge 147 del 2007;
          l'annuncio del vice ministro Martone che, dal gennaio 2013, anche ai frontalieri disoccupati si applicherà l'ASPI, l'assicurazione sociale per l'impiego prevista dalla riforma Fornero in sostituzione dell'indennità di disoccupazione, ha colto di sorpresa il mondo del lavoro frontaliere in quanto non si ritiene legittimo che tale giacenza venga distratta dagli scopi per i quali è stata costituita, cioè l'indennità per i frontalieri disoccupati, per essere utilizzata come risorsa per la normale attività dell'Inps. Non va dimenticato che l'origine di tale fondo è costituita da versamenti di frontalieri ed imprenditori svizzeri  –:
          per quali ragioni l'Inps di Roma abbia deciso di non retribuire più l'indennità speciale ex legge 147 del 2007, ma di sostituirla con l'indennità ordinaria, posto che la citata legge non può intendersi abrogata tacitamente, in quanto opera in un campo specifico e non esiste un atto formale del Parlamento che ne decreta il superamento, ma, al contrario, l'approvazione da parte della Camera di miglioramenti alla legge n.  147 del 2007 si configura come una sua conferma. (4-18342)


      DE PASQUALE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei Sordi – Onlus (ENS) è sottoposto alla vigilanza e al controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sul concreto perseguimento delle finalità istituzionali e riceve un contributo ordinario annuo a carico del bilancio dello Stato;
          l'ENS riceve un contributo statale ordinario in base alla disciplina del contributo statale a favore delle associazioni nazionali di promozione sociale, contenuta nella legge n.  438 del 1998, che ha modificato e integrato la legge n.  476 del 1987. Il predetto contributo è assegnato: per il 50 per cento alle cosiddette «associazioni storiche», tra le quali l'ENS, tra cui è ripartito in parti uguali; per il restante 50 per cento alle cosiddette associazioni non storiche tra cui è ripartito ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge n.  438 del 1998;
          la gestione finanziaria dell'ENS è sottoposta al controllo della Corte dei conti ai sensi della legge 21 marzo 1958, n.  259, «Partecipazione della Corte dei Conti al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria»;
          l'ultima relazione della Corte dei conti presentata al Parlamento sulla gestione finanziaria degli enti sottoposti a controllo in applicazione della legge 21 marzo 1958, n.  259, risale per l'ENS al 20 dicembre 2006 per gli esercizi 2004 e 2005;
          non risulta all'interrogante che la Corte a norma dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, abbia riferito sulla gestione dell'Ente nazionale sordi (ENS) degli esercizi finanziari successivi al 2005;
          sulla base di notizie stampa – mi riferisco ad un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2012 dal titolo «Soldi e immobili, l'Ente Sordi dissanguato» – all'interrogante risulta «un buco nel bilancio dell'Ente Nazionale Sordi (ENS) da 12,5 milioni di euro. Con il Presidente dell'ENS che si accredita quasi 10 mila euro netti al mese sul suo conto personale. Intanto lo Stato paga: 516 mila euro l'anno come contributo annuo all'Ente nazionale sordi»;
          sempre dal sopra citato articolo stampa si evince che «un anno fa, all'assemblea dell'ENS, la presidente Ida Collu, in carica dal ’95, è accusata di dissesto finanziario, ma lei nega. Viene defenestrata dalla maggioranza con alla testa il giovane agrigentino Giuseppe Petrucci, benché anche lui avesse approvato i bilanci degli ultimi anni»;
          il 14 aprile 2011 infatti, per la prima volta nella sua storia, l'Assemblea Nazionale dell'ENS ha proposto e votato una mozione di sfiducia nei confronti dell'allora Presidente nazionale Ida Collu. «A seguito di questo eccezionale evento per la vita dei sordi – come si evince dal comunicato stampa dell'ENS del 18 ottobre 2012 – si è interrotta la Presidenza e lo gestione dell'Ente Nazionale Sordi protrattasi per quasi un ventennio (...) al passaggio delle consegne (1o luglio 2012) tra la vecchia e la nuova gestione dell'Ente è stato riconosciuto, dalla Presidente uscente, una situazione finanziaria passiva pari ad euro 1.469.039,80. Successivamente all'insediamento dello nuova dirigenza, si è provveduto ad un più approfondito studio delle “spese” recte debitoria dell'Ente (...) il tutto per la complessiva somma di euro 12.403.891,94 come comunicato alle sedi periferiche con circolare dell'11 maggio 2012»;
          la posizione debitoria dell'ENS era già stata esplicitata con la circola ENS n.  4407 dell'11 maggio 2012 con oggetto «situazione congiunturale e piano programmatico» indirizzata ai consigli regionali Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi, alle sezioni provinciali ENS e per conoscenza al consiglio direttivo nazionale dell'ENS la sede centrale dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi ha comunicato:
      «la posizione debitoria può essere così rappresentata e riassunta:
          oneri tributari a provenienza territoriale, costituiti da cartelle esattoriali Gerit equitalia, per un importo ancora lievitante di euro 1.394.135,51, cartelle emesse per errata gestione a livello regionale e/o provinciale degli adempimenti fiscali (es.: attività svolte sotto forma istituzionale ma che in realtà avrebbero dovuto essere soggette a contabilità Iva ed Irap) che peraltro condizionano negativamente e pesantemente la regolare certificazione del DURC, documento indispensabile per ottenere i contributi degli Enti locali e dello Stato, fatto che, ovviamente, condiziona anche la regolare attività dell'Ente;
          oneri finanziari, ovvero i rapporti con le banche in merito a mutui e bilanci di cassa, contratti etc, a partire dal 2001 (euro 5.319.461,30);
          impegni da capitalizzare sul patrimonio immobiliare, attraverso ristrutturazioni ed investimenti (euro 2.283.856,58);
          accantonamento del trattamento fine rapporto del personale dipendente (euro 489.264,25);
          impegni di spesa per attività istituzionali (legge 296/2006) 5 per mille 2008/2009 (euro 200.000,00);
          contributi a sedi territoriali a saldo dicembre 2011/maggio 2012 (euro 646.080,00);
          pagamento sospesi, terzi e fornitori (euro 316.220,00);
          ammortamento e svalutazione crediti divenuti obsoleti e/o inesigibili (euro 1.754.874,30);
          il tutto per un totale complessivo di euro 12.403.891,94;
          ognuno di questi impegni costituisce un ostacolo nella gestione ordinaria della Sede Centrale Ens e dunque dell'Ente nella sua interezza»;
          l'articolo 15 del decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98, convertito, con modificazioni dalla legge 6 luglio 2011, n.  111, come integrato dall'articolo 1, comma 14, del decreto-legge 13 agosto 2011, n.  138, convertito con modificazioni, della legge 14 settembre 2011, n.  148, dispone, tra l'altro che: «Fatta salva la disciplina speciale vigente per determinate categorie di enti pubblici, quando la situazione economica, finanziaria e patrimoniale di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato raggiunga un livello di criticità tale da non potere assicurare la sostenibilità e l'assolvimento delle funzioni indispensabili, ovvero l'ente stesso non possa fare fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti dei terzi, con decreto del Ministro vigilante, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, l'ente è posto in liquidazione coatta amministrativa; i relativi organi decadono ed è nominato un commissario. (...) Le disposizioni del presente comma non si applicano agli enti territoriali e agli enti del servizio sanitario nazionale. Fermo quanto previsto dal comma 1, nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato non sia deliberato nel termine stabilito dalla normativa vigente, ovvero presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi, i relativi organi, ad eccezione del collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario con le modalità previste dal citato comma 1; se l'ente è già commissariato, si procede alla nomina di un nuovo commissario. Il commissario approva il bilancio, ove necessario, e adotta le misure necessarie per ristabilire l'equilibrio finanziario dell'ente; quando ciò non sia possibile il commissario chiede che l'ente sia posto in liquidazione coatta amministrativa ai sensi del comma 1 (...)»;
          all'interrogante risulta che l'ENS ha chiuso in forte disavanzo di amministrazione consecutivamente gli esercizi 2010 e 2011 (- euro 922.759,01 il 2011, in peggioramento rispetto a - euro 701.273,57 dell'esercizio 2010);
          il Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello Stato con circolare ministeriale n.  33 del 28 dicembre 2011 ha fornito le opportune indicazione al fine della concreta individuazione dei criteri per l'applicazione dell'articolo 15 del decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98, convertito, con modificazioni, della legge 6 luglio 2011 n.  111, evidenziando tra l'altro che la locuzione «ente sottoposto alla vigilanza dello Stato», senza ulteriori specificazioni, vada riferita a tutti gli enti ed organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato, ad esclusione delle società, che rientrino nella sfera di vigilanza dell'amministrazione statale. In merito alla sussistenza di un rapporto di vigilanza da parte dello Stato nei riguardi di un ente appare utile evidenziare che lo stesso può ritenersi comprovato da un insieme di indici, tra i quali si menzionano, a titolo esemplificativo e non esaustivo, i seguenti: la concessione di trasferimenti o contributi; la presenza di rappresentanti dell'amministrazione centrale negli organi di amministrazione e/o controllo; la trasmissione dei documenti contabili (bilanci preventivi, consuntivi, variazioni, eccetera) dei bilanci o dei documenti contabili anche senza l'espressa previsione dell'approvazione; la previsione dei pareri di competenza in merito ai provvedimenti che disciplinano l'organizzazione, l'attività ed il funzionamento dell'ente pubblico (statuti, regolamenti ed altro); l'attribuzione della competenza alla nomina di commissari alle Amministrazioni centrali»;
          il Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello Stato con nota protocollo n.  0058811 inviata il 4 luglio 2012 all'avvocato Marco Antonangeli e per conoscenza al Ministero del lavoro e delle politiche sociali – direzione generale per il III settore e le divisioni sociali, alla Corte dei conti e all'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (E.N.S.), si è espresso in ordine all'applicabilità all'E.N.S. dell'articolo 15, commi 1 e 1-bis del decreto-legge n.  98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  111 del 2011: «tenuto conto che l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi – Organizzazione non lucrativa di utilità sociale-Onlus è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e riceve un contributo ordinario annuo a carico del Bilancio dello Stato, si ritiene che le disposizioni di cui al comma 1 e 1-bis dell'articolo 15 del decreto-legge 6 luglio 2011 n.  98, convertito con modificazioni dalla legge 6 luglio 2011 n.  111, possano trovare applicazione nei confronti dello stesso»;
          sempre nella citata circolare ENS n.  4407 dell'11 maggio 2012 con oggetto «situazione congiunturale e piano programmatico» viene dichiarato che a causa dell'esposizione debitoria tutte le entrate ordinarie (tra cui vi è anche il contributo di cui alla legge n.  438 del 1998 erogato dal Ministero) sono vincolate al pagamento delle rate dei mutui e degli interessi e che tutte le azioni volte alla ricerca dell'equilibrio finanziario sono in fase in stallo;
          a fronte della grave situazione finanziaria in cui versa l'ENS, dal suddetto articolo stampa risulterebbe che «fra stipendio, spese di rappresentanza e affitto il presidente Giuseppe Petrucci si porta a casa quasi 10.000 euro netti al mese. Benché le casse siano esangui i sette componenti del direttivo dell'ENS si assegnano 18.627 mila euro al mese fra gettoni di presenza, indennità di carica e rimborso spese»;
          sarebbero altresì state deliberate dall'organo centrale, ed attualmente in itinere, alcune discutibili operazioni immobiliari, che riguarderebbe anche la sede dell'ENS;
          il suddetto articolo stampa riferisce che «(...) il direttivo ENS approva così il project financing messo a punto dalla società Risparmio e Sviluppo di Roma, che prevede un finanziamento di 20 milioni di euro da restituire in 30 anni. L'esposizione bancaria complessiva arriverebbe dunque a 32 milioni di euro, più interessi (...) Tuttavia l'immobile è occupato dal tribunale penale: solo un piccolo dettaglio per l'Ente. Tutta via si spaccia l'edificio “come attualmente vuoto in attesa di nuova destinazione d'uso”. Subito dopo l'approvazione dello delibera, due consiglieri si dissociano, uno dei due scrive che non si può deliberare un operazione “così rischiosa per la sopravvivenza stessa dell'ENS. Andiamo incontro a responsabilità, anche penali, enormi”(...)»  –:
          se il Signor Ministro sia a conoscenza delle questioni sopra esposte ed in che modo intenda intervenire per accertarne l'effettiva gravità;
          nel caso fosse confermata la gestione economico finanziaria denunciata sia dal presidente dell'ENS Giuseppe Petrucci, sia dall'articolo di stampa menzionato in premessa, quali iniziative di propria competenza il Ministro intenda assumere con riferimento in particolare al decreto-legge n.  98 del 2011 convertito, con modificazioni, dalle legge n.  111 del 6 luglio 2011, e al decreto-legge n.  138 del 2011, convertito, con modificazioni dalla legge n.  148 del 14 settembre 2011. (4-18370)


      BARBATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 3 e 4 febbraio 2012 la città di Roma è stata investita da un'eccezionale nevicata;
          per mitigare i danni e rischi causati dalla neve al suolo è stato sparso un ingente quantitativo di sale su strade, marciapiedi, ingressi ed uscite metropolitane;
          in data 30 ottobre 2012 si è appreso dal corriere.it che: «Il responsabile della protezione civile di Roma, Tommaso Profeta, è indagato, assieme a due sue collaboratori, dalla Procura di Roma in relazione all'utilizzo di sale, che sarebbe risultato nocivo, sulle strade, fatto nel corso dell'emergenza neve nella Capitale, nel febbraio scorso» inoltre, secondo la Procura «potrebbe essere stata messa a rischio la salute degli addetti che sparsero il sale. (...) Per questo gli inquirenti, recependo una denuncia del sindacato di base Usb ed i primi accertamenti svolti dalla direzione provinciale dell'ispettorato del ministero del lavoro, hanno aperto un'inchiesta e iscritto sul registro degli indagati il responsabile del X dipartimento tutela ambiente e Protezione civile del Comune, Tommaso Profeta, un ingegnere ed un architetto suoi collaboratori»;
          nel sale antighiaccio ci sarebbe stato «cloruro di calcio disidrato» e, «il sindacato di base Usb sostiene che il sale in questione causò una serie irritazioni alla pelle e, in alcuni casi anche corrosione dei guanti in dotazione»  –:
          se i Ministri interessati dalla vicenda siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano assumere per promuovere un primo monitoraggio per verificare i danni arrecati ai volontari della protezione civile;
          quale sia la partita di sale che ha prodotto tali danni e chi l'ha immessa sul mercato nonché come sia arrivata nella disponibilità della protezione civile di Roma e quanti altri corpi di protezione civile in Italia potrebbero avere ancora sacchi con questo sale. (4-18372)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MIGLIOLI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          a seguito dell'approvazione della riforma dell'organizzazione comune di mercato dello zucchero, adottata dalla Commissione europea nel 2006 l'Italia ha dovuto rinunciare al 67 per cento circa della quota nazionale della produzione dello zucchero e tale riduzione ha causato la chiusura di 15 stabilimenti saccariferi sui 19 presenti in Italia; per sostenere le imprese agricole sono stati stanziati, dalla stessa riforma, aiuti nazionali e comunitari per consentire l'adattamento del settore alle nuove condizioni specifiche per la riconversione delle aree;
          il progetto approvato dal Ministero prevede la riconversione dell'area dell'ex zuccherificio di Finale Emilia (Modena) con la realizzazione di una centrale termoelettrica a biomasse vegetali rinnovabili. Si rammenta che tale progetto deve avere il coinvolgimento delle aziende agricole del territorio, attraverso la realizzazione di filiera agro energetica per l'alimentazione della centrale, imperniata sulla coltura del sorgo da fibra, oltre all'utilizzo di diversi sottoprodotti dell'agricoltura locale. Per raggiungere tale obiettivo, COPROB ha avviato quattro anni fa un'importante sperimentazione agronomica varietale in collaborazione con le facoltà di agraria delle università di Bologna e di Udine che hanno permesso di individuare le migliori varietà in termini produttivi, di adattamento alle condizioni pedoclimatiche del territorio e di resistenza all'allettamento;
          in questo contesto sia la Regione Emilia-Romagna che la provincia di Modena e il comune di Finale Emilia hanno operato per agevolare e ridurre al minimo l’iter amministrativo, tant’è vero che hanno infatti già da tempo concluso tutte le attività di propria competenza, raggiungendo già nel novembre 2007 l'accordo di riconversione sul progetto rilasciando tutte le relative necessarie autorizzazioni fin dal luglio 2009  –:
          quali siano le motivazioni per cui il Comitato interministeriale (articolo 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n.  8, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n.  81) nella riunione del 17 ottobre 2012, abbia deciso la nomina di un commissario ad acta;
          per quale motivo, la decisione di un commissario, sia stata effettuata senza un confronto con le amministrazioni locali;
          quali siano le competenze ed i poteri di tale commissario e i criteri di nomina;
          quali siano state le modalità di monitoraggio e verifica dei fondi concessi da parte degli uffici del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali all'industria saccarifera per la realizzazione della riconversione dello zuccherificio di Finale Emilia;
          quale sia l'importo dei fondi erogati al progetto di riconversione dello stabilimento e a fronte di quali interventi già effettuati. (5-08364)

Interrogazione a risposta scritta:


      CONTENTO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          in Friuli Venezia Giulia e più, in generale, nel Nord Italia si sta assistendo ad una serie di controlli sulla produzione di mais atteso che la stagione siccitosa ha incrementato la diffusione di afte micotiche;
          risulta che tali tossine supererebbero i limiti imposti dall'Unione Europea e che il prodotto debba essere completamente distrutto (peraltro, le categorie di settore evidenziano come negli Stati Uniti i parametri delle concentrazioni di questi funghi siano notevolmente superiori a quelli europei e che, quindi, il mais in parola potrebbe essere liberamente venduto Oltreoceano);
          il caso potrebbe mettere in ginocchio decine di piccole aziende cerealicole, già gravate da un mercato in crisi e da una produzione limitata dal maltempo  –:
          se quanto esposto in narrativa corrisponda al vero e come intenda affrontare la situazione qui denunciata, prevedendo quanto meno delle compensazioni a favore di quelle imprese agricole, spesso a conduzione familiare, che si troverebbero prive della principale fonte di sostentamento. (4-18357)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DI CATERINA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il comma 1 dell'articolo 2 del decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n.  135, cosiddetta spending review, prevede che, nell'ambito delle riduzioni organiche delle pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici non economici, subiranno una riduzione nella misura non inferiore al venti per cento, per gli uffici dirigenziali di livello generale e di livello non generale, mentre per il personale non dirigenziale, le dotazioni organiche subiranno una riduzione non inferiore al dieci per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico di tale personale;
          gli enti parco nazionali, essendo inquadrati proprio come enti pubblici non economici, subiranno conseguentemente un ulteriore riduzione degli organici, il cui processo di rivisitazione è iniziato negli ultimi anni (5 per cento nel 2005, 10 per cento nel 2008, 10 per cento nel 2010 e 10 per cento nel 2012);
          l'interrogante evidenzia come i parchi nazionali italiani, si configurano quali enti pubblici complessivamente di modeste dimensioni, il cui personale numericamente già limitato, (circa 800 dipendenti per tutti i 24 parchi nazionali italiani) si rileva essere, in diversi casi, decisamente insufficiente per fronteggiare adeguatamente le esigenze di conservazione delle risorse ambientali, in attuazione anche di direttive comunitarie e alle complesse problematiche derivanti dal rapporto tra tutela dell'ambiente e attività imprenditoriali;
          gli enti parchi nazionali ciononostante, unitamente a l'intero sistema delle aree protette, forniscono un contributo essenziale al buon governo del territorio, con esperienze del tutto innovative, attraverso l'attivazione di progetti legati alla conservazione, con benefici diretti e indiretti all'economia e alla crescita culturale dei cittadini;
          le aree protette, fra l'altro, costituiscono un valore aggiunto per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese i cui principi fondamentali sono messi in risalto dalla legge quadro del 6 dicembre 1991, n.  394, sulle aree protette;
          la suddetta legge istitutiva, in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione e nel rispetto degli accordi internazionali, ha infatti garantito per oltre vent'anni la gestione delle aree naturali protette, al fine di tutelare e promuovere, in forma coordinata, la concessione di contributi nazionali e regionali per i territori compresi nelle aree interessate dai parchi nazionali;
          l'interrogante evidenzia altresì come i medesimi enti, siano in aggiunta alle peculiarità e alle caratteristiche precedentemente riportate, anche enti produttivi che hanno sempre più implementato la capacità di intercettare finanziamenti straordinari, soprattutto dall'Unione europea, permettendo la realizzazione nei loro territori di progetti ed iniziative, che hanno contribuito alla crescita dei territori di riferimento, che hanno creato occupazione e determinato benefìci economici, in particolare attraverso il sistema dell'indotto;
          in considerazione di quanto suesposto ed in particolare secondo quanto indicato dal comma 5 dell'articolo 2 del decreto-legge del 6 luglio 2012, n.  95, della spending review, il prossimo 31 ottobre, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, saranno pertanto attuate le disposizioni di riduzione dell'organico del personale precedentemente riportate nei riguardi degli enti parchi nazionali;
          l'interrogante rileva come la suddetta disposizione rischia in modo obiettivamente penalizzante di causare la totale paralisi e la chiusura di molti dei suddetti enti, in considerazione che non sarà possibile garantire l'effettiva invarianza dei servizi forniti ed adempiere alle funzioni istituzionali previste dalla suddetta legge quadro n.  394 del 1991;
          ulteriori profili di criticità, si evidenziano tra l'altro se si valuta come la già esigua dotazione organica, come peraltro precedentemente esposto, altamente qualificata ed motivata, rischia di essere, ulteriormente ridimensionata a seguito dei precedenti provvedimenti di riduzione della spesa pubblica che negli ultimi anni hanno già pesantemente ridotto le spese del personale non dirigenziale del 35 per cento;
          la circolare recentemente emanata dal Dipartimento della funzione pubblica n.  10 del 24 settembre 2012, penalizza ulteriormente le prospettive per gli enti interessati, in considerazione che il contenuto del documento prevede che l'imminente riduzione del personale avverrà con invarianza dei servizi;
          il suddetto provvedimento, a giudizio dell'interrogante, risulta inapplicabile nella realtà se si considera come le dotazioni organiche degli enti già esigue e svolgono la propria attività quotidianamente con risorse finanziarie limitate e al limite della sussistenza  –:
          quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
          se non convengano che la riduzione delle dotazioni organiche degli enti parchi nazionali, come previsto dal decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, della spending review ed esposto in premessa, oltre ad essere in contrasto con le funzioni attribuite dalla legge n.  394 del 1991, che in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione e nel rispetto degli accordi internazionali, stabiliscono i principi fondamentali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale del nostro Paese, possano determinare gravi e penalizzanti ripercussioni sull'effettivo mantenimento degli enti parchi nazionali e sulla loro prosecuzione dell'attività;
          se non ritengano opportuno prevedere conseguentemente, un rinvio del decreto di prossima emanazione, e convocare i maggiori rappresentanti degli enti parchi nazionali, al fine di addivenire a soluzioni alternative che possano consentire l'eliminazione di quanto disposto dall'articolo 2 del decreto n.  95 del 2012, nell'ambito della riduzione della dotazione organica del personale e contestualmente prevedere interventi differenti per il contenimento della finanza pubblica nei riguardi degli enti parchi nazionali salvaguardando al contempo i posti di lavoro;
          in caso contrario, se non convengano infine, che la riduzione dell'organico del personale degli enti parchi nazionali, determinerà un modesto e irrisorio risparmio finanziario per l'amministrazione pubblica, in considerazione la riduzione riguarderà 60 posti di lavoro e conseguentemente determinerà per i territori protetti, pericoli di reale speculazione e sfruttamento indiscriminato, rischiando di cancellare le politiche ambientali richieste dalla stessa Unione europea e sottoscritte dal nostro Paese. (5-08358)

SALUTE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          si fa riferimento all'esposto presentato dal presidente di OMCeO di Bologna rispettivamente alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna e di Firenze concernente le perplessità circa il pericolo che dalla implementazione di compiti dell'infermiere debordanti dall'assistenza si possano configurare e concretarsi fattispecie riconducibili all'ipotizzabile esercizio abusivo della professione e quanto al personale medico coinvolto, ai casi di agevolazione dell'esercizio abusivo previsti dall'articolo 8 della legge n.  175 del 1992;
          tale ipotesi sarebbe scaturita da una riflessione, oggetto di dibattito, contenuta nel documento approntato dalla FRER intitolato: «La funzione del medico nel lavoro in equipe con le altre professioni sanitarie. Competenze infermieristiche. Individuazione e delimitazione. Atto medico.»;
          tale atto ha aperto una discussione sugli aspetti di criticità che investono la pratica individuazione di nuove ed aggiuntive competenze infermieristiche nell'ambito di particolari settori (servizio assistenziale 118, pronto soccorso, assistenza pre-operatoria) perseguita da progetti oggetto di sperimentazione delle regioni Toscana ed Emilia Romagna e che non possono essere visti come la premessa di una loro futura «normalizzazione» in ambiti anche diversi dall'emergenziale o urgente  –:
          se intenda acquisire elementi ed assumere le iniziative di competenza in merito alla riferita tendenza alla radicazione di similari iniziative anche in altre regioni ed enti territoriali.
(2-01720) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      ZAZZERA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          con delibera n.  1110 del 5 giugno 2012 la giunta della regione Puglia ha approvato il Piano di rientro e di riqualificazione del sistema sanitario regionale 2010-2012;
          il Piano regionale salute 2008-2010 approvato con legge regionale 19 settembre 2008, n.  23, con riferimento all'assistenza ospedaliera, ha determinato uno standard di posti letto pari a 4,5 per mille abitanti otre ad una riorganizzazione della rete ospedaliera;
          l'intesa Stato-regioni del 3 dicembre 2009 (patto per la salute 2010-2012) recepita dalla legge n.  191 del 2009 (finanziaria 2010) in materia di razionalizzazione della rete ospedaliera ha ridotto ulteriormente lo standard di posti letto a 4 per mille abitanti, comprensivi di 0,7 per mille abitanti per la riabilitazione e lungodegenza;
          il 29 novembre 2010 la regione Puglia ha sottoscritto l'accordo con i Ministeri della salute e delle finanze, con cui si prevede il «Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema sanitario regionale 2010-2012»;
          in particolare, il Piano di rientro approvato con legge regionale 9 febbraio 2011, n.  2:
              a) disattiva 1411 posti letto per acuti e 187 per post-acuti;
              b) dispone la chiusura di 15 stabilimenti ospedalieri;
              c) riconverte 3 stabilimenti ospedalieri in strutture sanitarie territoriali;
          entro il 31 dicembre 2012 il Piano di rientro ha previsto un'ulteriore riduzione di 370 posti letto nelle aziende ed enti del servizio sanitario regionale, 130 enti ecclesiastici e IRCCS privati, nonché 300 posti letto delle case di cura private accreditate;
          per le aziende ed enti pubblici del Servizio sanitario regionale si è proceduto a rimodulare i punti nascita con la disattivazione di 10 unità operative di ostetricia e ginecologia (Lucera, Manfredonia, Canosa, Trani, Terlizzi, Molfetta, Ostuni, Fasano, Manduria Gallipoli, Casarano) e a tagliare le dotazioni di posti letto in eccesso rispetto agli standard individuati dall'AGENAS;
          nello schema di delibera n.  1110/2012 oltre alla rimodulazione dei punti nascita è stato previsto un drastico taglio di posti letto dei reparti di unità coronarica sprovviste di emodinamica;
          il piano di rientro approvato in giunta regionale prevede, pertanto, la chiusura delle unità coronariche degli ospedali sprovviste di emodinamica (Molfetta, Altamura, Monopoli, Putignano). Restano attivi solo i reparti di unità coronarica degli ospedali di Bari (San Paolo, Di Venere, Policlinico) per un totale di 40 posti letto, unici ad essere dotati anche di emodinamica, a cui vanno aggiunte le unità coronariche di strutture private accreditate sempre e solo nella città di Bari;
          all'interrogante risulta che la provincia di Bari, un territorio di oltre 1 milione di abitanti, la situazione sanitaria sarebbe particolarmente critica, considerato che la chiusura delle unità coronariche di tutte le strutture ospedaliere lascia sguarnito il territorio di un reparto di eccezionale importanza per l'intervento di emergenza in pazienti infartuati, laddove il fattore tempo è assolutamente decisivo per salvare la vita umana;
          desta inoltre profonda preoccupazione il depotenziamento dell'ospedale di Monopoli, dove la pediatria è stata chiusa, non si fanno più visite cardiologiche, non c’è più neanche la guardia medica notturna per l'attività radiologica d'urgenza, manca la risonanza magnetica nucleare, non sono stati nominati diversi primari, ed è stato addirittura chiuso il reparto di terapia intensiva. Ciò è avvenuto nonostante le rassicurazioni della regione Puglia;
          a seguito di questa situazione, da alcuni giorni l'ospedale di Monopoli è occupato dal sindaco della città e dalla giunta;
          considerando che in Italia la prima causa di morte è rappresentata dalle malattie cardiovascolari, la scelta di privare di unità coronariche una parte così ampia di territorio come quella dell'intera provincia di Bari, potenziando invece il solo capoluogo pugliese, non può essere condivisa;
          tale condizione è inaccettabile perché determina un evidente squilibrio territoriale con relativa disomogeneità assistenziale che mette a rischio la salute dei cittadini, costretti inoltre ad accollarsi ulteriori spese per raggiungere i presidi ospedalieri;
          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001 definisce i livelli essenziali di assistenza (LEA) in termini di prestazioni e servizi da erogare ai cittadini. Le prestazioni ed i servizi devono essere appropriati e effettuati secondo adeguati livelli qualitativi e di efficienza;
          il decreto legislativo 18 febbraio 2000, n.  56, ha istituito il sistema di garanzia per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria nelle regioni italiane;
          conseguentemente, il decreto ministeriale 12 dicembre 2001 relativo al «Sistema di garanzie per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria» ha introdotto un insieme minimo di indicatori e di parametri finalizzati al monitoraggio dei livelli di assistenza, nonché le procedure di diffusione dei risultati del suddetto monitoraggio  –:
          se quanto descritto in premessa corrisponda al vero e come intenda il Ministro assicurare una migliore copertura sanitaria per la provincia di Bari, garantendo il diritto alla salute dei cittadini e l'effettiva ed efficace erogazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria nella regione Puglia, in qualità di garante del diritto costituzionale di tutela della salute.
(5-08353)


      VICO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          ormai da tre giorni circa 70 italiani disabili gravi stanno effettuando lo sciopero della fame;
          si tratta di persone affette da patologie neurodegenerative progressive, come SLA, distrofia muscolare e sclerosi multipla;
          alla base della loro drammatica protesta, vi è la politica di riassestamento effettuata nei provvedimenti di spending review, che malgrado destini 658 milioni di euro alla «non autosufficienza» non determina un piano organico di strumenti per la cura domiciliare anche attraverso figure come il caregiver (prestatore di assistenza diretta anche 24 ore su 24 e 7 giorni su 7);
          associazioni e movimenti che riuniscono gli italiani affetti da queste gravi patologie e coordinati dal Movimento 16 novembre Onlus, nei mesi scorsi avevano effettuato anche vari presidi di fronte al Ministero dell'economia e delle finanze e a quello del lavoro e delle politiche sociali, per richiamare l'attenzione dei dicasteri responsabili anche del finanziamento di queste misure, sulla situazione di impossibilità di vivere una vita dignitosa a fronte di parole poco chiare sul tema. Attività di sensibilizzazione che si era trasformata anche in una proposta concreta e in un progetto organico presentato dalle stesse organizzazioni di disabili, e che avrebbe consentito allo Stato di risparmiare e muovere anche 90 mila posti di lavoro;
          il diritto essenziale alla cura e all'assistenza domiciliare, che, come si ricorderà, aveva già subito un duro colpo durante il Governo precedente che aveva soppresso il fondo per l'autosufficienza, e ora ripristinato dall'articolo 23 (comma 8) del decreto-legge sulla «spending review», merita di ricevere i consigli indispensabili di chi si confronta quotidianamente con malattie così invalidanti. Per tale ragione le associazioni che riuniscono questi disabili gravi chiedono da tempo un incontro con i Ministri dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali e della salute  –:
          quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per interrompere una forma di protesta così dura specie per chi è già in condizioni di grave caducità fisica e, conseguentemente, come intenda risolvere il problema di bisogno assistenziale indispensabile per chi è legato a patologie soggette ad ingravescenza e rendere possibile una vita in condizioni di dignità a tutti questi italiani. (5-08355)


      MANCUSO, CICCIOLI, BARANI, CROLLA, DE LUCA e GIRLANDA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          nelle carceri europee i casi di tubercolosi hanno un tasso si 10/100 volte superiori alla società esterna;
          nelle carceri europee l'uso illecito di droghe varia dal 22 all'86 per cento dei detenuti;
          è comune nelle carceri, lo scambio di siringhe e di aghi per i tatuaggi;
          risultano a rischio soprattutto le donne;
          il 63,7 per cento delle donne detenute e sottoposte ai test di screening infettivo logico (anti-HIV, HbsAg, anti-Hcv, Lue e tubercolina) è risultato positivo per almeno uno dei test eseguito, contro il 34 per cento degli uomini;
          la prevalenza di HIV è dell'8,1 per cento contro il 5,5 per cento degli uomini, quella di epatite B del 12,1 per cento contro il 3,6 per cento degli uomini;
          Stefan Enggist, responsabile carcere e salute dell'OMS Europa, ha dichiarato che «vi è una scarsa consapevolezza del fatto che la salute e il benessere dei detenuti riguardano la salute pubblica nel suo insieme»;
          Roberto Monarca e Evangelista Sagnelli, presidenti della Conferenza europea 2012 su malattie infettive, hanno dichiarato che «non possiamo illuderci che la tubercolosi, che coinvolge il 30 per cento circa dei detenuti in Italia, non travalichi le mura del carcere, così come non dobbiamo dimenticare che solo un detenuto su tre è esente da patologie trasmissibili, tra le quali l'epatite C è in assoluto la più diffusa»;
          lo studio «La salute non conosce confini», condotto su 19 istituti italiani, rileva che quasi il 33 per cento dei detenuti ha il virus Hcv e che Hbv e HIV colpiscono tra le 10 e le 20 volte di più dentro le carceri che fuori, con una prevalenza rispettivamente, del 5,3 per cento è del 5,8 per cento  –:
          se il Governo intenda promuovere una campagna di test di screening tra la popolazione delle carceri italiani;
          se il Governo intenda promuovere una campagna di vaccinazione tra la popolazione delle carceri italiani;
          se il Governo intenda promuovere una campagna informativa sulle modalità di trasmissione delle malattie infettive, autoimmunitarie e veneree tra la popolazione delle carceri italiani. (5-08357)


      VIGNALI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          con decreto interministeriale del 12 maggio 2011 n.  110 pubblicato su Gazzetta Ufficiale n.  152 del 15 luglio 2011 – è stato emanato il regolamento di attuazione dell'articolo 10 comma 1, della legge 4 gennaio 1990 n.  1, relativo agli apparecchi elettromeccanici utilizzati per l'attività di estetista che modifica la legge n.  1 del 1990 – «disciplina dell'attività di estetista»;
          tale decreto modifica, in senso ampio, molte delle prescrizioni necessarie all'utilizzo di determinate apparecchiature fin qui utilizzate senza problemi; alcune di queste sono state utilizzate per molti anni sia in campo medico che in campo estetico, con le stesse modalità e senza rischi per la salute dei pazienti;
          taluni problemi sorgono in merito alle apparecchiature a radiofrequenza utilizzate per scopi estetici;
          la radiofrequenza per applicazioni biologiche è conosciuta ed utilizzata fin dalla fine del 1800, inizialmente solo con elettrodi fissi e dalla fine del 1900 sono state introdotte metodologie di applicazione tramite elettrodo mobile capacitivo o resistivo. In entrambi i modi di applicazione capacitivo (alta impedenza) e resistivo (bassa impedenza) gli elettrodi devono essere a diretto contatto con la pelle del paziente ed il circuito «elettrico» è composto da un generatore di alta frequenza, due elettrodi («elettrodo attivo» ed «elettrodo di ritorno») e il corpo del paziente. Quando la corrente passa attraverso i tessuti, essi si scaldano per l'effetto Joule. L'obiettivo di questo tipo di apparecchio è di aumentare il microcircolo e la temperature dei tessuti;
          i benefici effetti del calore per usi estetici sono ben conosciuti e documentati. A volte questo tipo di apparecchio è chiamato «apparecchio di ipertermia» o semplicemente «apparecchio a Radio Frequenza (RF)». Nell'uso comune, la radio frequenza è un segnale elettrico od una onda elettromagnetica di frequenza compresa tra i Khz ed 300 GHz che si è propagata nell'etere. In relazione a questa definizione, la dicitura «apparecchio RF» riportata nel decreto per gli apparati ad uso estetica è un uso improprio del concetto RF poiché il trasferimento di energia non avviene per propagazione;
          molte aziende del mercato dei macchinari elettromedicali stanno investendo importanti risorse in attività di ricerca e sviluppo nel nostro Paese; alcune di queste detengono vari brevetti e collaborano con i più prestigiosi centri di ricerca italiani ed internazionali per sperimentare, documentare efficacia e sicurezza di tali apparecchiature;
          nel settore specifico degli apparati per trattamenti sia medicali che a fini estetici, normati dal regolamento citato, sono installati e operanti in Italia apparati in più di 1500 istituti di bellezza in Italia, oltre ad un numero superiore di macchinari installati nel mercato europeo ed internazionale;
          la scheda tecnico informativa 13 dell'allegato 2 del citato regolamento, così come formulata, risulta secondo l'interrogante discriminatoria per alcuni prodotti sul mercato da anni sicuri ed efficaci e quindi creando un ingiustificato danno a chi le produce e/o commercializza sul territorio italiano;
          entrando nello specifico della scheda tecnico informativa 13, appaiono discriminanti i parametri relativi ai limiti di potenza erogata dalle apparecchiature di cui ai punti (b) e (c): così come posti, non possono essere giustificati da aspetti di sicurezza dell'apparato e rendono inefficaci molti dei trattamenti di estetica per i quali le apparecchiature sono preposte;
          l'attuazione del presente decreto nell'immediato sta bloccando la commercializzazione e l'uso da parte delle estetiste di apparecchiature che da più di venti anni, nel completo rispetto della salute dei soggetti trattati, dell'ambiente e degli operatori, sono sul mercato;
          l'introduzione di limiti così specifici su alcuni parametri (ribadiamo non correlabili alla sicurezza nei trattamenti], impedirebbe di poter portare anche nel settore dell'estetica in Italia, l'innovazione risultato delle nuove tecnologie disponibili;
          dette aziende, nonostante quanto sopra, dall'applicazione del decreto sono nell'impossibilità di operare, creando danni economici notevoli sia a loro stesse che ai 1500 istituti di bellezza che detengono i macchinari in premessa da molti anni e che ora si trovano nell'impossibilità di utilizzarli come hanno fatto nel corso degli ultimi anni  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tali gravi ripercussione sul mercato degli apparecchi elettromedicali;
          se si intendano assumere con urgenza iniziative per modificare la normativa così come attualmente in vigore e dare nuovamente la possibilità agli operatori dei centri estetici di continuare a svolgere regolarmente la propria attività;
          se siano già stati avviati processi di studio per la modifica dell'allegato 2 scheda tecnico-informativa n.  13 relativa agli «Apparecchi per il trattamento di calore totale o parziale», così come previsto dal decreto interministeriale in oggetto all'articolo 4 comma 2. (5-08359)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SBAI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'acalasia (dal greco mancato rilasciamento) è la più comune patologia motoria primitiva dell'esofago;
          la malattia è caratterizzata dalla perdita progressiva della peristalsi esofagea e dalla incapacità li rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore (LES), posto al confine tra esofago e stomaco;
          la alterazione primitiva è di tipo neuromuscolare, anche se il punto preciso della lesione non è, a tutt'oggi, conosciuto. Vi sono alterazioni dei plessi nervosi intramurali, e delle fibre vagali; vi è una ipersensibilità delle fibrocellule muscolari ad agenti colinergici o anti-colinesterasici (ipersensibilità da denervazione);
          la malattia si manifesta a qualunque età, comprese le estreme; i due sessi sono egualmente rappresentati. Il sintomo principale è dato dalla disfagia, cioè dalla difficoltà di deglutire il cibo, presente nel 99 per cento dei pazienti. In genere la storia è lunga, in quanto la disfagia si presenta anche molto prima delle alterazioni radiologiche ed endoscopiche caratteristiche;
          alla disfagia e al rigurgito si accompagna un calo ponderale, spesso importante. Il dolore è un sintomo meno frequente, ed in genere si osserva nelle fasi iniziali della malattia, ed è forse espressione della contrazione muscolare del corpo esofageo. Altre volte infine, unico segno della malattia può essere una alitosi persistente, dovuta al ristagno alimentare endoesofageo;
          al momento non è conosciuta la causa e il punto della lesione che causa la patologia  –:
          come intendano i Ministri interrogati procedere in relazione a questa problematica;
          se    intendano i Ministri interrogati promuovere ogni iniziativa di competenza per sensibilizzare gli enti di ricerca relativamente all'acalasia, e in particolare promuovere una campagna di informazione e ricerca;
          se intenda il Governo adottare le iniziative necessarie per indire la «giornata dell'acalasia», per ricordare la malattia e tutti coloro che ne sono affetti.
(4-18362)


      BARBATO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          indagini condotte dalla procura antimafia di Napoli hanno fatto emergere l'esistenza di un «cartello» di aziende del settore smaltimento rifiuti che tra gli anni novanta e sino ai primi anni del 2000 si erano imposte sul mercato proprio grazie alle modalità illecite di smaltimento in grado di garantire l'abbattimento dei costi di esercizio e quindi, di praticare prezzi decisamente concorrenziali rispetto a quelli praticati da imprenditori che agivano nel rispetto della legge;
          la notizia è stata data dal quotidiano La Repubblica, il 29 ottobre 2012;
          rifiuti tossici dovevano essere trattati nell'impianto di compostaggio gestito dalla società RFG, intestata al figlio di Elio Roma e finivano invece direttamente nei terreni agricoli del casertano, individuati grazie ad alcune collaborazioni;
          «I contadini – si legge nell'articolo – alcuni compiacenti, ricevevano in cambio del denaro. Ad altri invece, ignari di quanto stava realmente accadendo, veniva riferito che si trattava di concimi e fertilizzanti. Sia su quello sequestrato che in quelli circostanti, gli accertamenti disposti dalla procura antimafia di Napoli nel corso delle indagini hanno evidenziato preoccupanti livelli di contaminazione da arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti, stagno ed altre sostanze altamente nocive»;
          i fatti esposti a parere dell'interrogante sono gravi da richiedere un immediato intervento dei ministri interrogati, ciascuno per le proprie competenze, affinché siano disposti provvedimenti urgenti a tutela della salute umana nonché per perseguire i reati di disastro ambientale e colposo assumendo anche iniziative normative per l'inasprimento delle pene medesime laddove si gioca con la salute di grandi e bambini in spregio a qualsiasi legge etica  –:
          quali iniziative intendano assumere in relazione a quanto descritto in premessa e se intenda disporre un monitoraggio immediato su gran parte dei terreni del casertano e sui concimi sul mercato.
(4-18363)


      BARBATO. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          Angela Ambrosio, di san Gennaro Vesuviano (Napoli) ha rivolto un appello sul Corriere del Mezzogiorno, in data 30 ottobre 2012, per chiedere che la figlia Anna, di anni 18, sia aiutata dalle istituzioni, ad oggi «assenti»;
          la ragazza è affetta da una malattia rara, denominata «Klippel Trenaunay Weber» per la quale si contano meno di 10 casi nel mondo;
          ad oggi non risulterebbe alcuna terapia per la cura;
          la signora Ambrosio precisa nell'articolo che: «non chiede elemosine, ma solo ciò che in un paese civile le spetterebbe di diritto. Un sostegno per alleviare il dolore della sua ragazza e per rendere dignitosi gli anni che le restano da vivere.»;
          il male «causa dolori atroci, sanguinamenti, necrosi, infezioni e metastasi in tutto il corpo. E anche se l'afasia che la colpisce non le consente di esprimersi come chiunque altro, “è perfettamente consapevole di cosa le accade – spiega la madre –. Riesce a farsi capire con parole semplici, anche solo con uno sguardo. Ma io non posso fare nulla se non abbracciarla e trasmetterle il mio amore”»;
          alla situazione clinico-medico si associa la «condizione di assoluta indigenza» in cui vive questa famiglia;
          dovendo badare 24 ore su 24 alla figlia questa madre non ha mai potuto trovare un lavoro che conciliasse l'assistenza della ragazza con i mezzi economici per migliorare la situazione;
          Anna è in attesa di una pensione di invalidità avendo raggiunto appunto il 18° anno di età, tuttavia, pur avendo maturato codesto diritto «sono state richieste visite con tempi d'attesa lunghi. “A settembre – conclude Angela – ho inoltrato la documentazione necessaria. La visita mi è stata fissata per il 15 novembre. Mi rendo conto che esiste una burocrazia, ma tre mesi per noi sono stati veramente tanti. Speriamo che non si arrivi al nuovo anno. La pensione di invalidità non risolverebbe la situazione ma almeno ci darebbe una boccata d'aria”»  –:
          quali iniziative di competenza intenda assumere sul caso esposto affinché alla ragazza sia garantita assistenza e quanto la medicina e la scienza riescono a prevedere per queste situazioni;
          se il Ministro per gli affari esteri di consultare le autorità estere preposte affinché mediante un ponte di comunicazioni si acquisiscano entro il più breve tempo possibile le informazioni di cui si dispone in altre nazioni o Stati circa il male denominato «Klippel Trenaunay Weber», a che punto sia la ricerca e quali terapie all'avanguardia sono previste altrove;
          quale sia lo stato di avanzamento della pratica pensionistica di questa ragazza e se, in considerazione dell'appello della genitrice, intenda rimuovere gli ostacoli temporali e burocratici. (4-18364)


      SBAI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la pillola anticoncezionale è un farmaco antifecondativo messo a punto nel 1956 dal medico americano Gregory Pincus. Fu introdotta in Europa nel 1961 e in Italia nel 1972;
          le quantità degli ormoni presenti nella pillola sono state man mano ridotte con il passare degli anni, ma è aumentata la sicurezza (il rischio di rimanere incinta utilizzando correttamente la pillola anticoncezionale è da considerarsi nullo) per di più sono diminuiti gli effetti collaterali;
          l'assunzione concomitante di altri farmaci deve essere sempre attentamente valutata;
          sono suggeriti controlli supplementari a tutte le donne che hanno una storia familiare di incidenti vascolari, ipertensione, gestosi e patologie autoimmuni. Generalmente una predisposizione familiare agli episodi trombotici fa sconsigliare l'assunzione della pillola;
          la pillola si prescrive sempre e solo dietro prescrizione medica;
          come si apprende dal quotidiano il consigliere Pd di Bologna, Corrado Melega, ha lanciato la seguente proposta: «Pillola gratis alle ragazze dai 15 ai 18 anni»;
          non ci si può sostituire, come evidente, alla famiglia e alla volontà delle giovani, che non sanno cosa vanno ad ingerire e ne potrebbero fare, in mancanza di adatta prescrizione, un uso corretto;
          tale proposta ingenera poi un gravissimo vulnus giuridico in quanto a prevenzione, perché manca la cultura della prevenzione e del saper utilizzare anticoncezionali e precauzioni nel modo giusto e al momento giusto;
          non si può, solo perché la Francia ha preso analogo provvedimento, imitare pedissequamente idee altrui senza considerare la realtà italiana, assai differente e assai variegata in questo senso;
          non è pensabile né auspicabile un provvedimento del genere in mancanza di una corretta e puntuale campagna di informazione, facendo così ricadere sulle giovani ragazze tutta la responsabilità di una scelta che, in talune condizioni, appare piuttosto rischiosa;
          il legislatore non può e non deve sostituirsi alle scelte legittime dei nuclei familiari e dei singoli, relativamente alla sfera personale, ma solo educare affinché queste non divengano controproducenti e vengano invece fatte secondo criterio  –:
          come intenda il Governo, procedere in relazione a questa vicenda;
          se intenda il Governo, studiare la possibilità di agevolazioni ma in relazione alla strutturazione di campagna di sensibilizzazione relative al tema gravidanza e anticoncezione;
          se intenda il Governo, nella persona dei Ministri interrogati, provvedere ad una chiarificazione su questa vicenda, studiando il modello francese ed evidenziandone la non adattabilità alle esigenze delle giovani italiane. (4-18365)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BERGAMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite, il cui obiettivo è quello di promuovere «la cooperazione internazionale tra i popoli e lo sviluppo economico e sociale attraverso servizi di telecomunicazione efficienti»;
          alla riunione plenipotenziaria ITU del 2010, si è deciso di tenere una Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni internazionali (WCIT) a Dubai dal 3 al 14 dicembre 2012, con l'obiettivo di rivedere i Regolamenti internazionali delle telecomunicazioni (ITR), contenuti in un accordo internazionale firmato da 178 paesi, che definiscono i principi generali per la fornitura e la gestione di telecomunicazioni internazionali;
          mentre alcuni ITR si concentrano su questioni di telecomunicazione internazionali, altri ITR sono direttamente collegati all’acquis comunitario, ed in particolare al quadro regolamentare delle comunicazioni elettroniche;
          l'Italia è paese votante dell'ITU così come tutti i 27 Stati Membri dell'Unione europea (UE); molte delle proposte presentate finora per le modifiche agli ITR riguardano aspetti di telecomunicazioni internazionali che rientrano nel campo di applicazione all’acquis comunitario e delle politiche dell'Unione europea, tra cui il rapporto tra autorità di regolamentazione e operatori commerciali indipendenti, il roaming, e la protezione dei dati personali;
          appare necessario che l'Italia in relazione al WCIT garantisca che qualsiasi modifica al Regolamento internazionale delle telecomunicazioni (ITR) contribuisca allo sviluppo della società dell'informazione a beneficio di tutti i cittadini e utenti delle telecomunicazioni e, in particolare, degli utenti dell'Unione europea, conformemente all’acquis e alle politiche dell'Unione europea  –:
          quali attività preparatorie stia svolgendo il Governo e quale sia la posizione che esso assumerà nell'ambito del prossimo congresso ITU di dicembre a Dubai concernente la revisione degli ITR e, in particolare, se e come il Governo intenda opporsi alla posizione di quei Paesi che vorrebbero regolamentare la rete per controllarla e censurarla a proprio piacimento. (5-08361)


      FEDERICO TESTA, LULLI, VICO, ZUNINO e SCARPETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          in più passaggi del documento per consultazione pubblica prodotto dal Ministero dello sviluppo economico «Strategia energetica nazionale: per un'energia più competitiva e sostenibile» si sostiene che l'Italia ha subìto negli ultimi anni «un prezzo del gas elevato (nel 2011 in media superiore del 25 per cento rispetto ai mercati europei)» (pag. 57);
          tale maggior prezzo ha certamente influito sulle potenzialità competitive del sistema-Paese, nonché sulle condizioni di vita delle famiglie e dei cittadini;
          l'approvvigionamento in Italia ha visto come protagonista e leader di mercato la società Eni, fino a pochi mesi fa verticalmente integrata, con attività che spaziavano dall’upstream, al trasporto internazionale e nazionale, agli stoccaggi, fino alla distribuzione locale e vendita al cliente finale;
          appare quindi possibile ipotizzare che il differenziale positivo di prezzo sul mercato italiano abbia potuto configurarsi o come una qualche forma di rendita legata alla molto limitata apertura del mercato, o in alternativa come una scarsa volontà/capacità di contrattare condizioni di approvvigionamento più convenienti (legata peraltro alla possibilità di «scaricare» gli eventuali maggiori costi su clienti sostanzialmente captive);
          le «crisi gas» succedutesi negli anni hanno dimostrato come i contratti take or pay non abbiano consentito al Paese di evitare la crisi delle forniture, comportando invece costi significativi scaricati sulle bollette dei clienti;
          nel momento in cui il Governo è intervenuto a mitigare il potere di mercato di Eni, attraverso il raggiungimento della separazione proprietaria di Snam, l'amministratore delegato di Eni dottor Paolo Scaroni, con l'intervista resa in data 29 ottobre 2012 al Corriere della Sera, avanza – tra le altre – la proposta di introdurre un «capacity payment... che... implicherebbe che la sicurezza di approvvigionamento assicurata dai ...contratti take or pay... ci venga remunerata»;
          su questo tema il presidente dell'AEEG, ingegner Guido Bortoni, nel corso dell'audizione presso la Commissione 10a del Senato dello scorso 24 ottobre ha dichiarato di ritenere che «spetti a Governo e Parlamento dare una chiara valutazione» sul tema (ANSA 24 ottobre)  –:
          come il Governo, che è anche socio di riferimento della società, intenda rispondere alla proposta formulata dall'amministratore delegato dell'Eni che certamente produrrebbe, nel breve periodo, un ulteriore incremento dei costi dell'energia per le famiglie e le imprese;
          se non ritenga invece più efficace orientare ogni sforzo, anche economico, alla diversificazione delle fonti e delle rotte geopolitiche di approvvigionamento del gas, favorendo altresì le interconnessioni con i mercati del nord Europa.
(5-08362)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          una recente ricerca di Ambrosetti Club – «Community – tecnologia, innovazione e trasferimento tecnologico – rapporto 2012» indica tra gli ambiti di lavoro inderogabili sia una «strategia nazionale dell'innovazione» sia ulteriori azioni tese a incoraggiare l'investimento in innovazione, sostenere lo sviluppo delle piccole e medie aziende innovative, aumentare la cooperazione ricerca-innovativa e favorire lo sviluppo da una «cultura dell'innovazione»  –:
          se il Ministro condivida l'analisi citata e le sue conclusioni, che assegnano all'innovazione un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'ecosistema del Paese;
          se e quali azioni il Governo abbia intrapreso e intenda intraprendere ai fini di enucleare, far conoscere ed attuare una «strategia nazionale dell'innovazione»;
          se e quali interventi anche normativi il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini della realizzazione di quanto indicato in premessa. (4-18358)


      REGUZZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la stabilizzazione con meccanismi semplici e coerenti dell'automatismo del credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo potrebbe aiutare il sistema economico del Paese favorendone sgravio innovativo;
          il concetto suesposto, oltreché da numerose associazioni di categoria, è sostenuto anche nell'ambito di una ricerca del gruppo Ambrosetti «l'ecosistema per l'innovazione: quali strade per la crescita delle imprese e del Paese»  –:
          se il Governo condivida le valutazioni di cui alle premesse e quali iniziative – anche normative – intenda attuare per cogliere l'obiettivo in argomento. (4-18359)


      REGUZZONI. – Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:
          la semplificazione e la riorganizzazione del sistema di finanziamento per la ricerca e l'innovazione in senso meritocratico e in una logica pluriennale può rappresentare un aiuto al sistema economico del Paese;
          il sistema di incentivi e agevolazioni alle imprese innovative dovrebbe essere il più possibile automatico;
          il sistema delle aziende innovative dovrebbe essere aiutato attraverso un miglioramento delle possibilità di accesso ai capitali anche attraverso fondi dedicati, una burocrazia più semplice e meno invasiva, criteri semplici ma rigorosi per definire le imprese innovative  –:
          se il Governo condivida le considerazioni di cui alle premesse e quali azioni ha intrapreso e intende intraprendere al riguardo. (4-18361)


      EVANGELISTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la società Menarini è nata a Napoli nel 1886, si trasferisce a Firenze nel 1915; guidata dalla famiglia Aleotti ha avviato l'internazionalizzazione a partire dai primi anni ’60 con l'approdo in Spagna. Ha festeggiato nel 2011 i 125 anni dalla fondazione con l'acquisizione del gruppo Invida presente in 13 paesi tra cui Australia, India e Cina;
          la società conta 14 stabilimenti produttivi (13+1 in costruzione) in Italia e all'estero sviluppando prodotti per le principali aree terapeutiche e ha realizzato nel 2011 590 milioni di confezioni;
          il gruppo Menarini rappresenta una delle realtà produttive di maggior rilevanza nel panorama nazionale e regionale con 16.000 dipendenti nel mondo (ove è presente in oltre 100 paesi) di cui più di 3000 in Italia e oltre 2000 solo in Toscana, di cui quasi il 50 per cento è addetto all'informazione medico-scientifica;
          il fatturato del Gruppo Menarini si attesta oggi intorno ai 3 miliardi di euro, dovuti a una crescita che l'azienda ha avuto negli ultimi 20 anni (nel 1992 fatturava intorno agli 800 milioni di euro);
          il Gruppo Menarini è la prima azienda farmaceutica italiana in Europa e nel mondo. In assoluto, è la 17a in Europa, la 34a nel mondo, ovvero l'esempio eccellente di come un azienda familiare a capitale privato possa crescere ed eccellere mantenendo ben salde leadership e radici originarie;
          i vertici del gruppo Menarini sono stati indagati per truffa ai danni dello Stato, accusati di avere gonfiato i prezzi dei principi attivi nell'arco degli ultimi 20 anni circa; secondo quanto riportato dalla stampa la truffa sarebbe stata stimata dalla procura della Repubblica in circa un miliardo di euro e avere poi successivamente patteggiato con l'Agenzia delle entrate per 330 milioni di euro;
          il direttore generale del gruppo Menarini ha annunciato alle organizzazioni sindacali e alla Rsu un piano di esuberi di oltre 1.000 lavoratori solo in Italia, attribuendo la causa alle politiche governative che hanno introdotto l'obbligo per i medici a prescrivere solo il principio attivo anziché il medicinale con lo scopo di favorire la diffusione dei farmaci generici con un calo dal 20 fino al 55 per cento per certi prodotti  –:
          se sia a conoscenza della situazione e quali interventi di competenza intenda adottare onde evitare che le colpe di politiche del Governo in materia e responsabilità del management aziendale siano fatte pagare ai lavoratori e alle lavoratrici. (4-18369)

Apposizione di firme a mozioni.

      La mozione Fiano e altri n.  1-01140, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.

      La mozione Braga e altri n.  1-01179, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lanzarin.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Mancuso e altri n.  5-07715, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 agosto 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scapagnini.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n.  5-07972, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Fedriga n.  5-08136, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bonino.

      L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Messina e altri n.  3-02572, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbato.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Di Pietro e altri n.  4-16365 del 31 maggio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-08368.