XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 8 novembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              la convenzione sui diritti del fanciullo, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, definisce in modo organico i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini;
              in particolare, la convenzione si ispira a quattro principi prioritari: la non discriminazione, prevedendo che i diritti sanciti dalla convenzione devono essere garantiti a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori; il superiore interesse, disponendo che in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l'interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità; il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino, impegnando gli Stati a riservare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini; l'ascolto delle opinioni del minore, prevedendo il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni;
              il nostro Paese, che ha reso esecutiva la convenzione con la legge 27 maggio 1991, n.  176, ha fatto registrare nel corso degli ultimi anni importanti progressi nella legislazione per il sostegno ai minori, a partire dall'approvazione della legge 28 agosto 1997, n.  285, recante «Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza», con la quale è stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, finalizzato, proprio in attuazione dei princìpi della convenzione sui diritti del fanciullo, alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente, ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria;
              con la legge 23 dicembre 1997, n.  451, è stato poi istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'Osservatorio nazionale per l'infanzia, che predispone ogni due anni il piano nazionale di azione di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, e individua le modalità di finanziamento degli interventi da esso previsti, nonché le forme di potenziamento e di coordinamento delle azioni svolte dalle pubbliche amministrazioni, dalle regioni e dagli enti locali;
              la stessa legge 23 dicembre 1997, n.  451, ha provveduto ad istituire la Commissione parlamentare per l'infanzia, con il compito, fra gli altri, di vigilare sulla rispondenza della legislazione nazionale alla normativa fissata in sede di Unione europea e ai principi di cui alla citata convenzione del 1989, nonché a prevedere la celebrazione della giornata italiana per i diritti dell'infanzia, da svolgersi il 20 novembre di ogni anno, nella ricorrenza della firma della convenzione stessa;
              con la recente legge 12 luglio 2011, n.  112, al fine di assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi delle persone di minore età, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, è stata istituita l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza;
              sul piano della prevenzione e del contrasto alla criminalità sui minori, è di assoluto rilievo la recente approvazione della legge 1 ottobre 2012, n.  172, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno», che inasprisce le pene per lo sfruttamento e l'induzione alla prostituzione minorile, e introduce due nuove figure di reato, l'istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia e l'adescamento di minorenni;
              malgrado la presenza di un tale contesto istituzionale e normativo, che dovrebbe assicurare un sensibile livello di tutela ai minori, l'Italia deve oggi misurarsi con una condizione minorile che appare sempre più grave e preoccupante;
              una situazione peraltro appesantita dalla congiuntura economica negativa, che colpisce soprattutto le fasce deboli della popolazione, ed a fronte della quale le politiche adottate in sede nazionale, condizionate peraltro da un'eccessiva frammentazione di competenze in ordine alle questioni della famiglia, non hanno tenuto nella dovuta considerazione il rispetto dei diritti e della condizione di vita dei minori, determinando anzi un'ulteriore riduzione delle risorse destinate ai servizi e alle strutture che ad essi sono prioritariamente destinati;
              secondo dati dell'ISTAT, circa 1 milione e 800 mila minori vivono in famiglie povere e oltre 600 mila si trovano in condizione di assoluta povertà, con un'incidenza particolarmente elevata nel Mezzogiorno, mentre cresce il numero di famiglie considerate «a rischio povertà»;
              il tasso di abbandono scolastico in Italia è superiore a quello europeo di oltre 4 punti di percentuale, con punte assai superiori nel Sud, e tale preoccupante fenomeno sembra destinato a peggiorare in relazione alla riduzione delle risorse destinate all'istruzione, che valgono nel nostro Paese il 4,8 per cento del prodotto interno lordo, laddove la media dei Paesi dell'Unione europea è pari a circa del 5,6 per cento;
              anche il quadro dei servizi per la prima infanzia risulta preoccupante, come testimoniano i dati relativi alla disponibilità di asili nido, secondo cui solo il 12 per cento dei bambini di età inferiore a 3 anni può accedere al nido pubblico;
              insufficiente risulta l'impegno delle istituzioni anche sul fronte della giustizia minorile, ove devono essere attuate le «linee guida per il processo minorile in Europa», approvate dal Consiglio d'Europa del 17 novembre 2010, che sanciscono, tra l'altro, il diritto del minore a essere ascoltato e a ricevere informazioni nell'ambito dei procedimenti giudiziari ed intrattenere regolarmente relazioni e contatti diretti con entrambi i genitori, in caso di separazione o divorzio, nonché le indicazioni del piano nazionale di azione per l'infanzia e l'adolescenza del 2011, che prevede un rafforzamento dei diritti dei soggetti di minore età e suggerisce la messa in opera di un vero e proprio sistema di tutela e garanzie dei diritti dei minori;
              in questo ambito, come riproposto da recenti fatti di cronaca, occorre affrontare il drammatico tema, che caratterizza sempre più spesso i procedimenti di separazione, dell'allontanamento forzato dei bambini da uno dei genitori, da cui deriva la compressione del diritto del minore a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori, in coerenza con quanto prevede il nuovo articolo 155 del codice civile, il quale, nel sancire il principio dell'affido condiviso, riconosce al figlio minore, anche in caso di separazione personale dei genitori, il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale;
              fra i problemi emersi negli ultimi anni, non deve inoltre essere dimenticato quello relativo alla condizione particolarmente disagiata dei minori stranieri, tema del quale si sono recentemente occupati sia la Commissione parlamentare per l'infanzia, con una propria indagine conoscitiva, sia il Garante nazionale dell'infanzia, che nella sua prima relazione al Parlamento italiano ha sottolineato la necessità di affrontare tale emergenza, che riguarda i minori di famiglie straniere rifugiate in Italia, ma anche quelli che vengono inviati in Italia dai propri genitori in vista di un futuro inserimento della famiglia rimasta nel Paese d'origine,

impegna il Governo

          ad assumere iniziative volte ad assicurare una maggiore integrazione delle diverse competenze cui sono ricondotte le politiche per l'infanzia, consentendo in tal modo una più efficace e coordinata gestione delle priorità ed una migliore verifica dei risultati che tali politiche sono chiamate a realizzare;
          a sostenere concretamente, anche con il reperimento delle necessarie risorse finanziarie, l'attuazione delle misure previste dal 3o «Piano biennale nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva», di cui al decreto del Presidente della Repubblica 21 gennaio 2011;
          ad adottare iniziative tese al sostegno di progetti per l'incentivazione allo studio, in favore di minori che si trovano in situazioni familiari di particolare disagio, o a rischio di esclusione sociale;
          a porre in essere iniziative, anche di natura normativa, per adeguare il sistema della giustizia minorile alle «Linee guida per il processo minorile in Europa», approvate dal Consiglio d'Europa del 17 novembre 2010, garantendo in particolare il diritto all'ascolto del minore e il diritto del minore a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche se separati o divorziati, salvo nel caso di impedimenti che giustifichino l'allontanamento di un genitore dal proprio figlio;
          a promuovere un adeguato sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, commisurato alla disponibilità di posti in accoglienza su tutto il territorio nazionale e collegato a meccanismi di verifica periodica e rigorosa degli standard di accoglienza.
(1-01184) «Mussolini, Carfagna, Saltamartini, Di Virgilio, Cossiga, Pugliese, Faenzi, Fucci, Di Cagno Abbrescia, Lorenzin, Repetti, Di Centa, Scelli, Dima, Osvaldo Napoli, De Corato, Landolfi, Nola, Prestigiacomo, Calabria, Pelino, Bocciardo, Bertolini, Palumbo, Aracri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          già nello scorso mese di agosto 2012 notizie di stampa avevano riportato che il commissario straordinario per il Ponte sullo Stretto di Messina, Pietro Ciucci, nonostante il CIPE avesse ridotto l'ammontare dei contributi pubblici a 312 milioni di euro (di cui già 300 spesi nel 2011), continuava a sottoscrivere accordi, senza rendersi conto che erano venute meno le condizioni per portare avanti il progetto del Ponte;
          nella relazione di chiusura del bilancio di esercizio 2011 della società «Stretto di Messina s.p.a.», pur evidenziando il totale azzeramento dei contributi pubblici originariamente previsti, non era stato in alcun modo considerato che erano venuti meno i presupposti di continuità aziendale; presupposto che avrebbe dovuto indurre gli amministratori alla messa in liquidazione della società, in quanto non in grado di raggiungere il suo obiettivo sociale;
          il 17 aprile 2009 sarebbe stato siglato un accordo tra il presidente della società «Stretto di Messina» Giuseppe Zamberletti, il presidente di Eurolink, Carlo Silva, e il commissario governativo per la realizzazione dell'opera, Pietro Ciucci, con cui la società statale «Stretto di Messina» avrebbe garantito ai costruttori del consorzio Eurolink il pagamento delle penali che erano state escluse dal contratto originario:
          con riguardo alle mozioni sulla Calabria presentate alla Camera dei deputati e la cui discussione è iniziata ma poi è stata più volte rinviata, sembrava fosse stato raggiunto l'accordo tra le forze politiche ed il Governo per un impegno di quest'ultimo ad assumere in tempi ragionevoli una posizione definitiva in merito al progetto del ponte sullo Stretto, mantenendo, in ogni caso la destinazione delle somme al sistema infrastrutturale calabrese e siciliano;
          è, invece, dei giorni scorsi la decisione del Governo nazionale di «prorogare per un periodo complessivo di circa due anni, i termini per l'approvazione del progetto definitivo del Ponte al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità»;
          all'interpellante appare inaccettabile che nonostante la necessità di contenimento della spesa pubblica, venga concessa la sponda beneficiaria alla società «Stretto di Messina», la quale dal 1981 ad oggi ha gravato sullo Stato per un onere di 300 milioni di euro, ai quali dovranno essere aggiunti altri 300 milioni per le penali maturate tra opere realizzate e mancati guadagni per il contraente generale «Eurolink»;
          nella legge di stabilità lo stesso Governo nazionale ha stanziato 300 milioni per pagare le penali necessarie se verrà cancellato il progetto;
          tra l'altro la Commissione europea dell'ottobre 2011 non ha incluso più questo progetto nelle linee strategiche sui corridoi trans-europei;
          la proroga decisa dal Governo continuerà tra l'altro a far «star bene» il Monitore ambientale, la «Fenice spa», ingaggiata fin dal 2006, dalla società «Stretto di Messina» per monitorare sull'impatto ambientale dei cantieri; la società «Fenice», multinazionale francese, sembra essere responsabile di una non adeguata sorveglianza sull'inceneritore della Basilicata che, per le esalazioni nocive avrebbe fatto aumentare in modo esponenziale le malattie tumorali nella zona; la «Fenice» è pagata con soldi pubblici che, rispettati i tempi stabiliti, ammontano a 29 milioni di euro, ma che se procrastinati, si dilateranno di conseguenza;
          qualche settimana fa un pentito, durante l'audizione del processo «Meta», in corso a Reggio Calabria, ha dichiarato; «Le cosche si erano già mobilitate per gli appalti relativi al ponte sullo Stretto», dichiarazione che dimostra, come per qualsiasi grande appalto pubblico, anche questo del ponte non può non far gola alla ’ndrangheta ed a cosa nostra;
          oltre ad altri problemi, di natura ingegneristica ed ambientale, che fino ad oggi hanno destato grande perplessità sulla possibile costruzione della mega opera in questione, non va sottovalutato quello sismico: lo stretto di Messina è infatti noto per essere una delle zone a più alto rischio sismico del mondo;
          all'interpellante appare davvero inconcepibile che a fronte di una situazione estremamente penalizzante che vede la Calabria priva dell'alta velocità, caratterizzata da una situazione viaria con gli annosi problemi dell'autostrada Salerno – Reggio Calabria e quelli della statale ionica 106, con Trenitalia che continua a dequalificare il servizio trasporto passeggeri di media e lunga percorrenza, si vadano a sperperare ulteriori, finanziamenti non utili sicuramente all'attuazione del Ponte sullo Stretto di Messina  –:
          se non ritengano di avviare un'adeguata indagine per far piena luce su tutta l'attività della società «Stretto di Messina S.p.A.»;
          se non ritengano, anche alla luce del contenuto della relazione di chiusura del bilancio di esercizio 2011 della società in questione, di dover procedere allo scioglimento della stessa, ed attenzionare con le risorse disponibili la situazione delle infrastrutture calabresi e siciliane.
(2-01733) «Angela Napoli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CALVISI, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, FADDA, MARROCU, PES e SCHIRRU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          nel corso della seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati n.  653, del 20 giugno 2012, in occasione dell'esame del decreto-legge 15 maggio 2012, n.  59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/05203-A/012, a prima firma dell'interrogante, con il quale si impegnava il Governo «a valutare l'opportunità, nell'ambito della ricognizione che verrà effettuata entro il termine di scadenza, di prevedere che le gestioni commissariali di cui alle ordinanze n.  4010 del 22 marzo 2012 e n.  3869 del 23 aprile 2010, come modificata dalle ordinanze n.  3948 e n.  3993, possano proseguire fino al termine del 31 dicembre 2013 ovvero fino alla conclusione dei lavori previsti e consentire il pieno ritorno al regime ordinario»;
          come ricordato nel menzionato atto di indirizzo accolto dal Governo, la peculiare situazione socio-economica delle aree interessate dalle citate ordinanze merita una specifica valutazione al fine di scongiurare che il ritorno ad una gestione ordinaria possa compromettere, se non addirittura frustrare, le legittime aspettative di territori che da anni attendono la soluzione di problemi infrastrutturali che ne condizionano le possibilità un ordinato sviluppo economico e sociale;
          in particolare, riveste un'importanza strategica per la risoluzione dei problemi connessi alla viabilità insulare, l'ordinanza del Presidente del Consiglio n.  3869 del 23 aprile 2010, e modificata con le successive ordinanze n.  3948 e n.  3993, sull'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nelle province di Sassari ed Olbia Tempio, ovvero del completamento dei lavori di rifacimento e messa in sicurezza della strada statale 597/199 Sassari-Olbia – strada tristemente nota per numerosi incidenti mortali – oggi totalmente inadeguata ai notevoli flussi di traffico, anche pesante;
          parimenti, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, n.  4010 del 22 marzo 2012, concernente le opere da realizzarsi nel comune di La Maddalena finalizzate ad «un definitivo rilancio delle iniziative riguardanti la riconversione turistica dell'Arcipelago di La Maddalena», a parere degli interroganti, riveste i caratteri della massima urgenza, laddove si consideri il grave stato di crisi in cui versa quel territorio in larga parte determinato dalla incompiuta riqualificazione ai fini turistici dei beni già asserviti ad esigenze militari nazionali ed internazionali  –:
          visto l'approssimarsi della scadenza del 31 dicembre 2012, prevista dal citato decreto-legge 15 maggio 2012, n.  59, quali iniziative siano state assunte al fine di verificare la possibilità di una specifica deroga per le gestioni commissariali previste dalle ordinanze n.  4010 del 22 marzo 2012 e n.  3869 del 23 aprile 2010 e quali ne siano le risultanze. (5-08411)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) è stato pensato dai padri costituenti quale organismo autonomo capace di dare pareri autorevoli al Parlamento in materia di economia e lavoro;
          la composizione, le attribuzioni e il funzionamento del CNEL, previsto dall'articolo 99 della Costituzione, sono disciplinati dalla legge 30 dicembre 1986, n.  936 «Norme sul Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro» e successive modificazioni;
          nel corso di questi ultimi anni, sempre più spesso, da più parti ci si è chiesto a cosa servisse il CNEL, dato che la nuova organizzazione economica e politica della società e la crisi, della rappresentanza ha messo definitivamente in crisi il ruolo del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro;
          anche quando il CNEL ha prodotto osservazioni e consigli, la maggior parte delle volte essi sono stati ignorati e i disegni di legge proposti in quasi mezzo secolo sono stati soltanto 14 e nessuno di questi è stato mai approvato;
          a rendere più funzionale e più utile l'attività del CNEL non è servito neanche il recente intervento legislativo che ha ridotto del 50 per cento il numero dei consiglieri e il numero delle commissioni. Il decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201 convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214 (cosiddetto salva Italia) ha, infatti, ridotto il numero dei consiglieri e delle commissioni, ma non ha minimamente innovato le finzioni e il ruolo del CNEL, raggiungendo così il risultato di mortificare ulteriormente questa istituzione senza neanche raggiungere un minimo di risparmio sulla spesa pubblica, avendo il Governo lasciato intatto lo stanziamento precedente;
          al CNEL siedono esponenti dei sindacati, esperti e rappresentanti di Confindustria e Confcommercio che troppo spesso utilizzano l'ente di rilievo costituzionale a loro piacimento, affidando ricerche strapagate a istituti vari; nel bilancio consuntivo del 2011 le uscite complessive superano i 24,2 milioni di euro, in crescita di ben nove milioni di euro rispetto al 2006 e di tre rispetto al 2010;
          da un articolo de L'Espresso del 21 giugno 2012, si evince che all'interno del CNEL si starebbe consumando uno scontro tra il segretario generale Franco Massi e i rappresentanti delle associazioni di categoria. Infatti, il taglio dei consiglieri imposto dal Governo e i risparmi sulle consulenze volute da Massi non sarebbero state gradite al Consiglio che ha approvato un nuovo regolamento interno, che, modificando l'assetto interno dell'assemblea, finirebbe per aggirare la legge, ricostituendo di fatto l'organizzazione precedente alla semplificazione attuata dal Governo;
          a parere dell'interrogante, forte è il sospetto che da parte dell'assemblea si intendano ricreare poltrone e incarichi soppressi dalle disposizioni di legge citate, da affidare eventualmente «a soggetti esterni»;
          in ogni caso, a parere dell'interrogante di milioni di euro da risparmiare invece ce ne sono tanti; dall'articolo citato si apprende, infatti, che il presidente guadagna 215 mila euro l'anno, il suo ufficio di segreteria è costato nel 2011 altri 527 mila euro più il costo di un'Audi e le spese per l'autista; segretario e vice segretario guadagnano rispettivamente 130 mila e 155 mila euro; il vicepresidente vanta al CNEL un'indennità di 40 mila euro l'anno;
          inoltre, i 64 consiglieri del CNEL guadagnano invece 1.500 euro al mese netti; tra i 64 consiglieri fortunati si contano tutti gli attuali leader dei sindacati di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, più nomi meno noti di Confindustria e Confcommercio, esponenti della Compagnia delle opere e delle cooperative. I più assidui vanno presso la sede del CNEL una volta al mese, altri addirittura una all'anno;
          anche i lavori interni prodotti e pubblicati sono pochi: 4 «indagini» tra il 2007 e il 2012 e appena 11 «relazioni» e «ricerche» negli ultimi tre anni;
          il più delle volte le analisi vengono commissionate all'esterno, senza alcun bando di evidenza pubblica, con un generoso esborso di quattrini: tra il 2010 e il 2012 sono state stipulate 21 convenzioni di ricerca con enti e fondazioni varie, per un costo complessivo di 720 mila euro;
          sempre dall'articolo sopra menzionato, si apprende che la convenzione più ricca è stata data al Cesos, un centro studi controllato dalla Cisl e il cui presidente è un professore universitario e consigliere CNEL che nel 2010 ha avuto dall'Ente ben 80 mila euro per scrivere un rapporto su «Le relazioni sindacali in Italia e in Europa, anni 2008-2009»; altri 54 mila euro per tre ricerche sono andati al Centro Europa Ricerche, riconducibile al mondo cooperativo mentre il Creli, della Cattolica di Milano, ha ottenuto 60 mila euro per la ricerca su «Gli immigrati nel mercato del lavoro italiano». Il Ref ricerche ha ottenuto invece 54 mila euro per tre ricerche sul «quadro macroeconomico italiano e internazionale», stesso tema per il quale Prometeia ha ricevuto altri 30 mila euro. Da sottolineare che l'economista Dell'Aringa è presidente di entrambi gli istituti ed è anche stato consulente personale di Marzano con un compenso di 35 mila euro;
          l'elenco continua con la Fondazione sviluppo sostenibile di Edo Ronchi, che ha tra i soci fondatori Confindustria, il gruppo Marcegaglia, Terna e Legacoop che ha ottenuto 48 mila euro per uno studio sulle «ricadute occupazionali degli scenari di produzione elettrica al 2020 in Italia». Per non parlare delle consulenze elargite al CNEL e i contratti di collaborazione e gli studi affidati dietro compenso agli ex consiglieri CNEL;
          la riflessione sulla utilità o meno del CNEL va invece indirizzata verso l'individuazione di funzioni che tengano conto della nuova realtà socioeconomica del nostro Paese. Occorrerebbe indirizzare l'attenzione soprattutto verso aspetti su cui il CNEL potrebbe dare un contributo utile;
          bisogna infatti pensare che a tutt'oggi l'utilità di un CNEL riformato nelle sue funzioni non appare in discussione, come sede del riconoscimento costituzionale delle forze sociali;
          in un quadro di relazioni sindacali e istituzionali diverso da quello attuale e che tenga conto della nuova realtà socio-economica del nostro Paese, il CNEL potrebbe legittimamente essere punto di raccordo fra la società civile e la politica che tende a essere sempre più autoreferenziale, ma soprattutto potrebbe essere una sede di rapporti istituzionalmente corretti e autonomi fra le parti sociali e il Governo;
          il CNEL potrebbe a pieno titolo svolgere tale ruolo modificando la sua composizione, integrando le sue attribuzioni e riducendo di molto i costi, anche con tetti alle retribuzioni;
          si potrebbe pensare, quindi, a un CNEL con una composizione meglio articolata che tenga in debito conto le nuove realtà e con attribuzioni più puntuali quali: un compito di certificazione della rappresentanza del mondo del lavoro con la predisposizione di un rapporto da presentare al Governo o al Parlamento;
          una più puntuale individuazione della sua funzione consultiva (si potrebbe pensare ad esempio ad appuntamenti annuali su specifici importanti provvedimenti di natura economica alla presenza del Ministro competente e del Presidente del Consiglio) attivazione del CNEL in una fase preliminare della legislazione di settore. Esso potrebbe essere la sede ideale per sentire gruppi professionali ed esaminare esperienze sociali e territoriali interessati alla materia e oggetto dell'attività legislativa liberando così il Parlamento dalla spinta lobbistica; e potrebbe essere istituito presso il CNEL l'albo delle lobbies;
          solo rilanciando il ruolo del CNEL si potrebbe ottenere oltre che un vero e proprio risparmio di 20 milioni di euro sulla spesa pubblica, soprattutto una istituzione veramente utile al sistema Paese;
          in caso contrario, qualora non si credesse o non si potessero attivare i meccanismi di riforma si dovrebbe esclusivamente pensare a una chiusura dell'organismo, con il trasferimento (60 persone circa) ad altre amministrazioni centrali, eliminando così l'equivoco che a giudizio dell'interrogante è attualmente il CNEL;
          a parere dell'interrogante una riforma del CNEL che vada nella direzione sopra esposta, oppure alla sua soppressione qualora ciò non fosse possibile, appare ineludibile  –:
          se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa sulla scorta dell'articolo apparso su L'Espresso del 21 giugno 2012;
          se non ritenga, anche alla luce di quanto sopra evidenziato, di adottare iniziative di normative nel senso indicato nelle premesse. (4-18460)


      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la Corte dei conti francese, per la terza volta quest'anno, ha messo in dubbio la rilevanza del progetto relativo alla nuova linea tra Lione e Torino;
          il 5 novembre 2012, la Corte dei conti francese ha rilevato che il costo stimato di questa linea ad alta velocità ferroviaria è più che raddoppiato rispetto alle stime iniziali, passando dai 12 miliardi di euro del 2002 agli attuali 26,1 miliardi, secondo gli ultimi dati forniti dalla Direzione generale del Tesoro francese;
          nel parere la Corte ha evidenziato il calo progressivo del traffico, citando studi che dicono che questa grande e contestata opera non produrrebbe profitti neppure con una ripresa economica;
          la Corte ha fatto notare che le «previsioni di traffico stabilite nel 1990, che prefiguravano il perdurare di una forte espansione, sono state messe fortemente in discussione in seguito. Il rischio di saturazione delle infrastrutture esistenti è ora previsto dopo il 2035»;
          in questo senso ha confermato il sotto-utilizzo della linea esistente affermando che la sua saturazione, condizione dell'accordo italo-francese del 29 gennaio 2001 in vista del 2025, «Non è acquisito» per cui ha raccomandato di «non escludere troppo in fretta l'alternativa del miglioramento della linea esistente»;
          lo scorso mese di luglio il Ministero dei trasporti francese aveva definito «rilevante» la Tav Torino-Lione, ma aveva aggiunto che il progetto avrebbe dovuto essere oggetto di «un nuovo accordo che tenga conto del finanziamento disponibile, soprattutto in Europa»;
          è previsto per il prossimo 3 dicembre a Lione un vertice tra il Presidente François Hollande ed il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti  –:
          se e come il Governo tenga in considerazione le criticità che stanno emergendo sul progetto relativo alla nuova linea tra Lione e Torino e se, anche in vista del vertice italo-francese del 3 dicembre, siano all'esame del Governo proposte di revisione dell'accordo italo-francese alla luce del rapporto negativo costi/benefici sempre più evidente. (4-18464)


      STRIZZOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          sul quotidiano locale Il Piccolo di Trieste è apparsa oggi, alla pagina 18, edizione regionale, la notizia che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si starebbe apprestando ad accorpare gli uffici scolastici regionali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, individuando la sede in Venezia;
          tale scelta deriverebbe dalla attuazione delle misure di «spending review» contenute in recenti provvedimenti per il contenimento della spesa pubblica;
          l'ipotesi di riorganizzazione del servizio scolastico del Friuli Venezia Giulia che si sta profilando non tiene conto della particolarità di detta regione, al cui interno sono presenti minoranze linguistiche nazionali, come quella slovena, destinataria di specifiche norme di tutela, anche per quanto attiene una adeguata fruibilità del diritto all'istruzione o come quella regionale friulana che interessa larga parte della popolazione del Friuli Venezia Giulia, nonché quella – seppure ubicata in zone limitate del territorio regionale – tedesca;
          si rileva, altresì, che è in corso di trattazione – in sede di Commissione paritetica Stato-regione Friuli Venezia Giulia – l'attuazione di alcuni punti del Titolo V della Costituzione che potrebbe concludersi con l'attribuzione di tutta o parte della competenza in materia di istruzione alla regione, proprio in considerazione della particolarità della gestione di un servizio primario, come quello della istruzione, in una realtà come quella del Friuli Venezia Giulia che registra una significativa presenza di minoranze linguistiche;
          la ventilata ubicazione a Venezia della sede interregionale dell'ufficio scolastico comporterebbe pesanti disagi anche dal punto di vista della funzionalità dei rapporti con un territorio vasto, confinante con due Stati esteri e con un ulteriore appesantimento burocratico-amministrativo per gli utenti del servizio scolastico e per tutti gli operatori del comparto  –:
          se il Governo abbia valutato tutti gli aspetti sopra descritti nella definizione dell'ipotizzato accorpamento;
          quali iniziative si intendano promuovere per assicurare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia un'adeguata fruizione del diritto all'istruzione, tenuto anche conto della rilevante presenza di minoranze linguistiche nazionali e regionali. (4-18465)


      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          da notizie stampa risulta che il Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe usato un volo di Stato per recarsi il 19 settembre 2012 a Milano dove Luigi Guatri festeggiava i suoi 85 anni presso l'hotel Principe di Savoia, alla presenza di 200 invitati;
          Guatri è un importante esperto di economia aziendale, per decenni presente in tutti i consigli di amministrazione decisivi e vicino al Presidente del Consiglio quando assunse la presidenza della Bocconi, divenendone reggente nel 2011 dopo l'insediamento del Governo tecnico;
          secondo un approfondimento condotto dal giornalista Stefano Feltri e riportato dal quotidiano Il Fatto Quotidiano del 26 ottobre 2012, gli uffici della Presidenza del Consiglio avrebbero detto che «non c’è nulla di segreto, era tutto sul sito del Governo e sono uscite agenzie di stampa» e che «...il presidente aveva ovviamente anche altri impegni a Milano», precisando che quella sera il professore era atteso in prefettura per «un impegno riservato»;
          dall'ufficio stampa della prefettura di Milano avrebbero però risposto a Il Fatto Quotidiano che per quella sera, il 19 settembre, «non risulta in agenda alcun incontro con il presidente Monti»  –:
          se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
          se vi sia stato l'incontro in prefettura a Milano, quale sia il costo complessivo del volo di cui in premessa dallo scalo di Ciampino a quello di Linate. (4-18467)


      DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          con la delibera CIPE n.  62/2011 sono stati riprogrammati i fondi per gli interventi strategici nazionali, interregionali e regionali, attinti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (ex FAS) e, in particolare, sono stati assegnati al Molise 40,3 milioni di euro per i danni provocati dall'alluvione del 2003 e da altri eventi atmosferici calamitosi, mentre ammonta a ben 346,2 milioni di euro la somma destinata al percorso di ricostruzione post-sisma 2002;
          a partire dal 3 aprile 2012, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha iniziato a sollecitare l'assessorato alla programmazione affinché inviasse la lista degli interventi cantierabili – per i quali la programmazione rende possibile esperire la procedura di gara, ovvero in corso di realizzazione o già realizzati – con scadenza 25 settembre 2012;
          in data 8 agosto 2012, l'assessorato ha sollecitato l'Agenzia regionale di protezione civile – istituita con la legge regionale n.  12 del 2012 – a inviare la documentazione richiesta, considerato che con delibera di giunta n.  399 del 31 maggio 2010 è stata affidata al servizio per la protezione civile ogni attività connessa alla gestione post-emergenziale e post-commissariale;
          l'Agenzia ha inviato il programma degli interventi cantierabili proprio il 25 settembre 2012 e la giunta regionale lo ha approvato con delibera n.  608 del 2 ottobre. Il 19 settembre, però, la stessa agenzia ha inviato una nota ai comuni del «cratere» con la quale li informava che il termine ultimo per la presentazione dei progetti da finanziare era fissato per il 31 dicembre 2012 mentre, entro il 15 luglio 2013, i comuni dovranno far pervenire all'Agenzia le delibere di giunta comunale per la richiesta dei finanziamenti;
          dopo 10 anni la ricostruzione è ferma al 30 per cento: sono circa 4500 le case inagibili – di cui oltre la metà sono le «prime case» – mentre 884 sono le famiglie senza casa, di cui 638 in affitto e 246 nei moduli abitativi;
          i progetti per gli interventi sulle case devono essere inviati agli uffici tecnici dei comuni di residenza entro la fine dell'anno, ma mancano i tecnici che li devono esaminare poiché, a fine marzo, l'ex presidente della regione Molise Michele Iorio ha decretato il dimezzamento ai quella schiera di ingegneri, architetti e geometri assunti nei C.O.C. (centri operativi comunali) a tempo determinato e senza concorso pubblico;
          il rischio di andare oltre le scadenze e perdere i finanziamenti presto potrebbe diventare una realtà;
          è necessario garantire un «tetto» ai cittadini molisani che non possono pagare le colpe di chi ha gestito in maniera incontrollata un fiume di denaro che di certo non è confluito nella ricostruzione delle abitazioni, spazzate via dal sisma del 2002  –:
          se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, intervenire in ordine a quanto esposto in premessa.
(4-18473)


      BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
          la vigente normativa in materia prevede la possibilità per i direttori generali delle aziende sanitarie locali e/o aziende ospedaliere della regione Campania di nominare un direttore amministrativo in possesso dei requisiti previsti dal combinato disposto dell'articolo 7 del decreto legislativo n.  502 del 1992 così come modificato dal decreto legislativo n.  517 del 1993 e dell'articolo 22 comma 3 della legge regionale n.  32 del 1994 citati nella predetta delibera;
          il 31 ottobre 2012 riferisce www.salemonotizieit che: «Nella seduta deliberante di questo pomeriggio il direttore generale Antonio Squillante ha nominato, così come temporalmente programmato all'atto del suo insediamento, il nuovo direttore amministrativo aziendale. Si tratta dell'avvocato Annamaria Farano, originaria di Cava de’ Tirreni. Laureata in Giurisprudenza, è avvocato dirigente dell'Asl Salerno dal 23 marzo 2009 – data di fusione delle tre Asl salernitane –, ed ha diretto il Servizio Affari Legali ed Assicurativi dell'Asl SA/1 dal gennaio 1997 al marzo 2009. (...). Con la nomina dell'avvocato Farano si completa l'assetto dirigenziale che avrà il compito di guidare la gestione amministrativa dell'Asl Salerno per i prossimi tre anni»;
          all'USB – Unione sindacale di base non risulta allo stato dei fatti che Annamaria Farano sia in possesso dei requisiti sopra citati ed in particolare rileva che «la predetta nominata è sì dirigente dell'ASL Salerno ma, sin dalla sua collocazione nell'Area dirigenziale, possedeva e possiede il profilo professionale di avvocato e quindi da sempre incardinata nei ruoli professionali dell'Azienda» gli risulta inoltre che «l'avv. Annamaria Farano ha diretto, con un incarico attribuito ai sensi dell’ex articolo 18 del CCNL dell'Area S.P.T.A. 8 giugno 2000, una struttura professionale, cosa diversa dalla ... «qualificata attività di direzione tecnica o amministrativa per almeno cinque anni in enti o strutture sanitarie pubbliche o private di media o grande dimensione «... prevista tra i sopra citati requisiti»  –:
          di quali elementi disponga il Governo, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, in merito alla vicenda descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo, in considerazione del fatto che le scelte relative all'affidamento di importanti incarichi dirigenziali nella aziende sanitarie pubbliche sono destinate a produrre effetti anche sul piano dell'efficienza complessiva della gestione del servizio sanitario regionale e, quindi, della razionalizzazione della spesa;
          se si intendano assumere iniziative normative, nel rispetto dell'autonomia delle regioni, al fine di meglio disciplinare le procedure di selezione per l'affidamento di incarichi come quello di cui in premessa. (4-18475)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      ALESSANDRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          secondo agenzie di stampa risalenti al 26 ottobre 2012, la Commissione europea avrebbe trasmesso allo Stato italiano una nuova lettera di richiamo a causa del suo mancato adeguamento alla direttiva dell'Unione europea che regola l'utilizzo dei sacchetti in plastica in Europa. L'Italia, farebbe sapere Bruxelles, prima non ha notificato alla Commissione la messa al bando dei sacchetti non biodegradabili e poi ha violato la direttiva europea per aver mantenuto, nel decreto-legge n.  2 del 2012, convertito in legge dalla legge n.  28 del 2012, la messa al bando delle buste di plastica non biodegradabili;
          la Commissione europea riterrebbe che la legge italiana n.  28 del 2012 non sarebbe ancora in linea con la direttiva europea e per questo avrebbe deciso di inviare a Roma un richiamo aggiuntivo alla lettera di messa in mora del 4 luglio 2011 per la mancata notifica della decisione a Bruxelles;
          la questione affrontata dalla Commissione europea ha origine dall'attuazione di una disposizione legislativa del 2006, avvenuta nel gennaio 2011 quando è divenuta efficace la norma che vieta la commercializzazione dei sacchi non biodegradabili per l'asporto delle merci, non conformi ai criteri sulla biodegradabilità previsti dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario;
          la disposizione in oggetto è stata prevista dai commi da 1129 a 1130 della legge 27 dicembre 2006, n.  296 (finanziaria 2007), che, a tal fine, ha disposto che ai fini della riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, del rafforzamento della protezione ambientale e del sostegno alle filiere agro-industriali nel campo dei biomateriali, è avviato, a partire dall'anno 2007, un programma sperimentale a livello nazionale per la progressiva riduzione della commercializzazione di sacchi per l'asporto delle merci che, secondo i criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario, non risultino biodegradabili;
          il divieto fissato a decorrere dal 1° gennaio 2010, è stato successivamente spostato al 1° gennaio 2011, dall'articolo 23, comma 21-novies del decreto-legge 1° luglio 2009, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n.  102, anche in considerazione della necessità di dare maggior tempo alle imprese interessate, a causa della mancata attuazione del programma sperimentale previsto dal predetto articolo 1, comma 1129, della legge n.  296 del 2006 (finanziaria 2007);
          con una specifica nota del 30 dicembre 2010, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, aveva comunicato che in relazione ai numerosi quesiti che gli erano pervenuti si precisava che il divieto di commercializzazione dei sacchi da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti, di cui all'articolo 1, comma 1130 della legge 26 dicembre 2006, n.  296, come modificato dall'articolo 23, comma 21-novies del decreto-legge 1° luglio 2009, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n.  102 sarebbe entrato in vigore inderogabilmente dal 1° gennaio 2011 e che sarebbe stato consentito lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010, purché la cessione fosse stata operata in favore dei consumatori ed esclusivamente a titolo gratuito. Per tali misure, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con le autorità competenti, avrebbero effettuato controlli per verificare il rigoroso rispetto della normativa vigente;
          in ragione di questa decisione del Governo italiano, il 6 aprile 2011 la Commissione europea aveva inviato all'Italia una lettera di messa in mora con la quale si contestava il mancato rispetto dell'obbligo di notifica di progetti di misure tecniche di cui al combinato disposto dall'articolo 16 della direttiva sugli imballaggi (direttiva 94/62/CE) e dall'articolo 8 della direttiva 98/34/CE, che disciplina le procedure d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche;
          in particolare, la Commissione contestava la mancata notifica della disposizione che introduceva il divieto di commercializzazione di sacchi per l'asporto delle merci (ovvero sacchi di plastica non biodegradabili) non rispondenti, alla data del 1° gennaio 2011, ai criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario. Nell'avviso della Commissione, tale divieto si configurava, da un lato, come «regola tecnica» (di cui all'articolo 1, paragrafo 11 della direttiva n.  98/34/CE) e, dall'altro, come «norma» (di cui all'articolo 16 della direttiva n.  94/62/CE), rendendo così obbligatoria la notifica in forma di progetto del provvedimento da parte dello Stato membro;
          successivamente, il Governo, con l'articolo 2 del decreto-legge n.  2 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge n.  28 del 2012, è intervenuto nuovamente sulla medesima materia. Tale articolo reca la proroga del termine relativo all'entrata in operatività del divieto definitivo di commercializzazione dei sacchi non biodegradabili per l'asporto merci (cosiddetti shopper). L'articolo reca, inoltre, ulteriori disposizioni concernenti i sacchi, al fine di favorire il riutilizzo del materiale plastico proveniente dalla raccolta differenziata e prevedere specifiche sanzioni amministrative in caso di violazione del divieto di commercializzazione dei sacchi non conformi a quanto disposto dalla norma;
          in particolare, il comma 1 dispone un'ulteriore proroga del termine previsto dall'articolo 1, comma 1130, della legge n.  296 del 2006. come già differito al 1° gennaio 2011, fino all'emanazione – entro il 31 dicembre 2012 (anziché entro il 31 luglio 2012 come previsto nel testo iniziale del decreto-legge) – di un decreto interministeriale (previsto al successivo comma 2). Viene precisato che la disposizione è limitata alla commercializzazione di alcune tipologie di sacchi, che vengono specificate nella norma;
          la disposizione riguarda, pertanto, la commercializzazione:
              a) dei sacchi monouso per l'asporto merci realizzati con polimeri conformi alla norma armonizzata UNI EN 13432:2002, secondo certificazioni rilasciate da organismi accreditati;
              b) dei sacchi riutilizzabili realizzati con altri polimeri che abbiano maniglia esterna alla dimensione utile del sacco e spessore superiore a 200 micron se destinati all'uso alimentare e 100 micron se destinati ad altri usi;
              c) dei sacchi riutilizzabili realizzati con altri polimeri che abbiano maniglia interna alla dimensione utile del sacco e spessore superiore ai 100 micron se destinati all'uso alimentare e 60 micron se destinati agli altri usi;
          inoltre, i sacchi realizzati con polimeri non conformi alla norma armonizzata UNI EN 13432:2002 devono contenere una percentuale di almeno il 10 per cento di plastica riciclata (uso diverso) e del 30 per cento (uso alimentare) al fine di favorire il riutilizzo del materiale plastico. È prevista, inoltre, la possibilità di aumentare, annualmente, tali percentuali con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica (Corepla) e le associazioni dei produttori;
          entro il 31 dicembre 2012, fermo restando quanto previsto quanto sopra riportato, deve essere adottato un apposito decreto adottato dai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico – di natura non regolamentare – sentite le competenti Commissioni parlamentari da notificare all'Unione europea, con cui possono essere individuate le eventuali ulteriori caratteristiche tecniche dei sacchi che possono essere commercializzati. Tale decreto può prevedere altresì forme di promozione della riconversione degli impianti esistenti. In tale decreto devono comunque essere indicate le modalità di informazione ai consumatori;
          tale decreto dovrà, inoltre, rispettare la gerarchia delle azioni da adottare per il trattamento dei rifiuti prevista dall'articolo 179 del decreto legislativo n.  152 del 2006 (cosiddetto codice ambientale);
          infine, è previsto un regime sanzionatorio nei confronti di coloro che violano il divieto di commercializzazione dei sacchi non conformi alle disposizioni dell'articolo in oggetto, che sarebbe entrato in vigore a decorrere dal 31 dicembre 2013, ma ai sensi dell'articolo 34, comma 19, del recente decreto-legge n.  179 del 2012, tale decorrenza è anticipata al 31 dicembre 2012;
          viene prevista l'irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma che va da 2.500 euro a 25.000 euro, aumentabile fino al quadruplo del massimo edittale qualora la violazione del divieto riguardi quantità ingenti di sacchi per l'asporto o un valore della merce superiore al 20 per cento del fatturato del trasgressore;
          durante l'esame di tale decreto da parte della VIII Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, non si è mancato di rilevare che forse, tenendo sempre come principio fondamentale la tutela dell'ambiente, per raggiungere le medesime finalità perseguite dalla norma in questione, si sarebbero ad ogni modo potute valutare anche differenti misure, come ad esempio forme di disincentivazione o di incentivazione volte da un lato a dissuadere dall'uso dei sacchi di plastica o dall'altro a premiare l'utilizzo di prodotti alternativi, senza pertanto orientarsi su una unica soluzione tecnologica che seppure meritevole, avrebbe rischiato di creare squilibri commerciali o vantaggi competitivi forzosi a danno di altri comparti che avrebbero lo stesso potuto perseguire le medesime finalità con analoghe soluzioni;
          tali criticità furono puntualmente espresse dalla Camera dei deputati ed infatti la XIV Commissione, nell'esprimere il proprio parere sulla norma di cui trattasi, osservò che in riferimento all'articolo 2 del decreto-legge n.  2 del 2012, la prevista proroga del termine relativo al divieto definitivo di commercializzazione dei sacchi non biodegradabili per l'asporto merci non conformi alla disciplina dell'Unione europea, avrebbe potuto contrastare con l'esigenza di dare piena attuazione alla norma armonizzata dell'Unione europea Uni En 13432, necessaria per il rispetto della direttiva 1994/62/CE in materia di imballaggi (la quale infatti prevede all'articolo 9 la possibilità di immettere unicamente gli imballaggi conformi, tra le altre cose, alla norma armonizzata sopra richiamata);
          per altro verso, l'entrata in vigore del divieto di commercializzazione di sacchi non biodegradabili in assenza dell'adozione del decreto attuativo chiamato a definire le specifiche tecniche dei sacchi commercializzabili avrebbe potuto contrastare con l'articolo 18 della direttiva 1994/62/CE, il quale dispone che gli Stati membri non possano ostacolare l'immissione sul mercato nel loro territorio di imballaggi conformi alle disposizioni della presente direttiva e, come già ricordato, su questa materia risultava aperta la procedura di infrazione 2011-4030, contestando il mancato rispetto dell'obbligo di notifica di cui al combinato disposto dall'articolo 16 della direttiva 1994/62/CE e dall'articolo 8 della direttiva 1998/34/CE, che disciplina le procedure d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche. Per tali rilievi, veniva chiesta la riformulazione della norma in modo da garantire il rispetto degli articoli 9 e 18 della direttiva 1994/62/CE, anche al fine di superare la procedura di infrazione 2011-4030;
          appare evidente che, ove le notizie sopra citate fossero vere e di conseguenza l'Italia sia sotto osservazione con rischio di messa in mora da parte dell'Unione europea a causa delle disposizioni del decreto-legge n.  2 del 2012, comma 2 nel testo vigente, non conformi al diritto comunitario, si stia correndo il rischio di arrecare gravi ripercussioni a più di un settore coinvolto e di compromettere anche la tutela dell'ambiente per dovere in seguito ritornare a discipline contrastanti e confuse sugli imballaggi per l'asporto delle merci con forti pericoli di vedere in circolazione prodotti d'importazione costituiti da materiali anche dannosi per l'ambiente  –:
          quali siano le informazioni che possa riferire sulla materia sopra riportata ed, in particolare, se corrisponda al vero che lo Stato italiano sia stato oggetto di richiami da parte dell'Unione europea a causa della normativa recata dall'articolo 2, del decreto-legge n.  2 del 2012 nel testo vigente, ritenuta difforme al diritto comunitario;
          ove tali circostanze fossero confermate, quali iniziative intenda adottare per porvi rimedio e per salvaguardare la tutela dell'ambiente e gli interessi, compatibili con tale tutela dell'ambiente, degli operatori commerciali del settore degli imballaggi per l'asporto delle merci. (5-08418)


      GHIZZONI, MIGLIOLI e BRATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la prima firmataria del presente atto ha presentato nel dicembre del 2011 l'interrogazione n.  5-05862 (a cui si rimanda per una dettagliata illustrazione dei motivi) per conoscere gli intendimenti del Ministro interrogato e del Ministro dello sviluppo economico circa l'opportunità di negare ogni autorizzazione relativa all'istanza per concessione di stoccaggio sotterraneo di gas naturale nell'area di «Rivara», presentata dalla Erg Rivara Storage da ultimo nell'agosto 2009;
          l'area interessata dal citato progetto è compresa, com’è noto, nella vasta zona interessata dai disastrosi eventi sismici del maggio di quest'anno. I comuni di San Felice Sul Panaro, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola, e Crevalcore, interessati dal deposito sotterraneo, sono tutti compresi nell'elenco, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 1o giugno 2012, relativo ai comuni danneggiati del terremoto;
          il Ministro interrogato, dopo l'avverarsi degli eventi sismici citati, ha ripetutamente rilasciato dichiarazioni alla stampa locale dalle quali emergeva chiaramente l'intenzione di negare ogni autorizzazione relativa allo stoccaggio di gas di Rivara, motivando tale nuovo orientamento con la evidente drammatica consapevolezza della sopraggiunta inidoneità del sito;
          il Ministro interrogato rispondendo, in data 18 ottobre 2012, all'interrogazione n.  5-08154 dell'onorevole Lanzarin ed altri, con la quale si chiedeva di fornire assicurazioni circa il rigetto definitivo del progetto di realizzazione del deposito di gas a Rivara, specificava che con nota del 7 agosto 2012 il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato di aver respinto, con decreto direttoriale del 6 agosto 2012, l'istanza di autorizzazione del programma di ricerca «Rivara – Verifica di fattibilità dello stoccaggio» presentata dalla società Erg Rivara Storage e che con tale atto si è concluso con esito negativo l’iter amministrativo della domanda di verifica di fattibilità presentata dalla società Erg Rivara Storage  –:
          se non intenda, il Ministro interrogato, chiudere definitivamente la procedura di valutazioni di impatto ambientale attinente al progetto del deposito presentato da Erg Rivara Storage dal momento che la Commissione valutazioni di impatto ambientale aveva già espresso un primo parere negativo sul progetto e che alla luce del diniego del Ministero dello sviluppo economico non può che essere chiusa la procedura in via definitiva, con parere negativo;
          se, alla luce della risposta fornita alla succitata interrogazione 5-08154, nella quale precisamente si riferisce: «quanto attiene al supplemento di istruttoria citato nell'interrogazione, esso è stato richiesto alla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS antecedentemente alla data di respingimento dell'istanza da parte del Ministero dello Sviluppo Economico ed immediatamente a valle degli eventi sismici del 20 e 29 maggio scorso. Dal momento che le finalità di questa attività superano il caso specifico, si è comunque ritenuto di non interrompere il summenzionato supplemento istruttorio, perché i dati che esso potrà fornire si inquadrano nel più generale tema delle eventuali correlazioni tra stoccaggi in acquifero profondo ed eventi sismici, anche di eccezionale gravità», il Ministro interrogato non ravvisi un palese contrasto con le procedure previste dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, recante norme in materia ambientale, che stabilisce che le procedure di valutazioni di impatto ambientale siano attivabili solo a fronte di progetti concreti;
          se non sia necessario fare chiarezza sul fatto che l'eventuale necessità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di acquisire elementi di conoscenza ulteriori per l'esame di possibili futuri progetti relativi ad impianti da realizzare in altre aree del Paese, non sia collegata all’iter procedurale per l'autorizzazione dello stoccaggio sul sito di Rivara, già inequivocabilmente definito inidoneo. (5-08419)

Interrogazione a risposta scritta:


      AGOSTINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la riserva naturale regionale Sentina, è un'area protetta costiera di circa 180 ettari localizzata nel comune di San Benedetto del Tronto (regione Marche). L'Istituzione risale al DCR n.  156 del 14 dicembre 2004; il territorio della riserva comprende anche due siti Natura2000 (SIC IT5340001; ZPS IT53400022), costituisce un'area floristica ai sensi della normativa regionale legge regionale n.  52 del 1974), è identificata come IBA (Important birds area) ed ha avviato la pratica per il riconoscimento di zona umida secondo la convenzione di RAMSAR. La riserva rappresenta l'unico ambiente umido costiero naturale lungo oltre 400 chilometri di costa adriatica, tra i laghi del Gargano e le zone umide romagnole;
          il progetto Life+ ReSCWe (restoration of Sentina coastal Wetland) che ha permesso grazie al cofinanziamento europeo la rinaturazione e l'ampliamento degli ambienti umidi costieri, incrementando notevolmente l'importanza faunistica e floristica dell'area protetta, con oltre 170 specie di uccelli e 400 specie di piante, di cui il 10 per cento di notevole interesse conservazionistico; oggi inserita tra le aree umide strategiche d'Europa;
          l'area protetta si trova a dover contrastare una violenta erosione costiera che mette in serio rischio i casolari storici e gli ecosistemi dunali e retrodunali della riserva. Allo scopo di studiare il fenomeno e individuare le possibili soluzioni, il comitato di indirizzo della riserva e il comune di San Benedetto del Tronto, il 28 maggio 2007, hanno stipulato una convenzione di ricerca con ex ICRAM (oggi ISPRA – dipartimento tutela delle acque interne e marine – servizio difesa delle coste – settore ingegneria costiera) «Convenzione di ricerca per la salvaguardia della fascia costiera prospiciente la riserva Sentina, San Benedetto del Tronto, Marche». Dallo studio ISPRA e dai rilievi batimetrici (propedeutici alle attività dell'ISPRA) effettuati dall'università degli studi di Camerino sono emersi alcuni dati preoccupanti:
              a) negli ultimi 50 anni la linea di costa, nell'area protetta, è penetrata di circa 120 metri con una perdita complessiva di 22 ettari di territorio;
              b) dal 1999 al 2008 si è registrata una perdita media annua di un volume di sabbia pari a 45.000 metri cubi;
              c) nei prossimi 30 anni, in assenza di interventi, i modelli matematici prevedono un ulteriore arretramento della linea di costa di ben 60 metri con la conseguente perdita di casolari di valenza storico-architettonica, tra cui la «Torre sul porto» del 1543; senza contare poi la perdita di ambienti dunali e retrodunali con la scomparsa degli ambienti umidi costieri e di specie di notevole interesse conservazionistico;
          diverse sono state le proposte di intervento contenute nel medesimo studio dell'ISPRA sopra citato, tra cui la realizzazione di scogliere sommerse congiuntamente ad un ripascimento, identificata come la soluzione più adatta in grado di conciliare la necessità di difendere la costa con la notevole valenza ambientale-paesaggistica del sito;
          costi dell'intervento sopra prospettato, sono assai elevati quantificabili in circa euro 5.000.000,00 per tutta la linea di costa dell'area protetta, ossia circa 1,7 chilometri; la rilevanza internazionale dell'area in questione, unica su tutto l'adriatico, riconosciuta anche dall'Unione europea con il recente finanziamento di un progetto Life +, giustifica un intervento di sostegno;
          in seguito allo studio dell'ISPRA, la riserva naturale regionale Sentina ha inviato un dettagliato fascicolo (prot. riserva Sentina n.  134 del 12 agosto 2009) a tutti i soggetti competenti, con particolare riguardo alla regione Marche (PF Difesa della costa) e all'autorità di bacino interregionale del fiume Tronto e al Mattm (direzione generale per la conservazione della natura);
          successivamente sono seguite numerose altre comunicazioni rivolte al Mattm e/o agli enti locali e regionali competenti (prot. n.  21 del 16 marzo 2011; prot. n.  99 del 12 dicembre 2011; prot. n.  8 del 31 gennaio 2012) senza però riuscire a coinvolgere attivamente i soggetti interessati  –:
          se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità di finanziare, anche per stralci operativi, un intervento di difesa della costa avente ad oggetto l'area individuata dallo studio dell'ICRAM, oggi ISPRA, e finalizzato a salvaguardare l'unico ambiente umido costiero lungo 400 chilometri di costa adriatica, considerato dalla Unione europea strategico per l'area del Mediterraneo e per la salvaguardia della biodiversità o se intende di indicare possibili linee di cofinanziamento dell'intervento di difesa della costa, verificando la possibilità tecnica di applicare al caso di specie soluzioni innovative e sperimentali, in grado di ridurre l'impatto ambientale delle opere realizzate. (4-18461)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PICIERNO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          alcuni cittadini residenti nel comune di Teano, in Rione Carità, preoccupati dall'esecuzione di alcune opere di scavo in un terreno agricolo di proprietà Migliozzi, a ridosso del caseggiato del rione, si costituiscono in comitato spontaneo;
          il 12 settembre 2012, una delegazione del costituito comitato «Per Carità» si recava negli uffici del palazzo comunale per chiedere chiarimenti al sindaco circa le attività di scavo in rione Carità presso la proprietà Migliozzi. Il sindaco, ricevuta la delegazione del comitato, e del tutto ignaro di quanto stava accadendo, convocava i funzionari degli uffici tecnici del comune per approfondimenti sulla vicenda;
          il presunto cantiere, privo di cartellonistica da cui poter evincere elementi conoscitivi circa la natura dell'attività edile in oggetto, da subito suscitava dubbi e perplessità. Difatti, lo stesso comitato «Per Carità» individuava alcune anomalie nell'allestimento e nello stato del cantiere: oltre alla cartellonistica, sembrerebbe mancasse una delimitazione dell'area interessata e la messa in protezione degli scavi aperti, la delimitazione dei percorsi carrabili e pedonali di accesso al cantiere, messa in sicurezza mediante reti di protezione e gli opportuni presidi igienicosanitari, così come disciplinato dal decreto legislativo n.  81 del 2008. Il comitato, in data 13 settembre 2012, chiedeva la verifica di quanto rilevato con una nota inviata al sindaco, al comando dei carabinieri e della polizia di Stato, e all'Asl competente;
          il 13 settembre 2012 la delegazione del comitato «Per carità» incontrava, alla presenza del sindaco, il coordinatore dell'area tecnica, ingegnere Fulvio Russo, il quale chiariva che si trattava di un cantiere finalizzato alla realizzazione di una stazione radio base (SRB), mediante installazione di 6 antenne più parabole, per un'altezza complessiva di 34 metri circa. Il funzionario dell'area tecnica, peraltro, avrebbe riferito agli astanti che il comune di Teano non aveva proceduto ad alcuna autorizzazione preliminare, e per questa ragione ignorava l'esistenza del cantiere, in quanto la Ericsson Telecomunicazioni s.p.a., aveva inoltrato una segnalazione certificata d'inizio attività (SCIA). In seguito, però, lo stesso ingegner Russo avrebbe affermato che si trattava piuttosto di una dichiarazione di inizio attività, necessitante, dunque, di un particolare iter istruttorio e, all'atto della dichiarazione, di una serie di documenti quali: domanda a firma del proprietario o avente ruolo, relazione tecnica dettagliata a firma del progettista, elaborati progettuali ante e post operam, comunicazione impresa esecutrice e DURC;
          il coordinatore dell'area tecnica del comune di Teano, ingegnere Fulvio Russo, in data 17 settembre 2012, disponeva la sospensione dei lavori fino alla chiusura del procedimento di verifica della legittimità della Dia presentata dal procuratore della società Ericsson Telecomunicazioni s.p.a., come richiesto dal comitato «Per Carità» insieme alla compatibilità dell'impianto tecnologico progettato con l'ambiente circostante, l'impatto sulla salute e verifica urbanistica;
          il procedimento di verifica veniva affidato al tecnico Tullio Izzo, in qualità di responsabile unico del procedimento (R.U.P.), ai sensi della legge n.  241 del 1990 e dell'articolo 7, comma 1, della legge n.  109 del 1990, il quale, il 24 settembre 2012, procedeva a effettuare un sopralluogo al cantiere accompagnato dalla polizia municipale e da alcuni funzionari dell'ufficio tecnico del comune di Teano, e redigendo, a conclusione della perizia, una relazione trasmessa agli uffici tecnici di Teano;
          nel consiglio comunale di Teano del 27 settembre 2012 l'ingegnere Russo, dopo aver dato lettura della relazione del responsabile unico del procedimento, geometra Tullio Izzo, ribadiva che il titolo abitativo inerente l'opera in oggetto era una dichiarazione di inizio attività e che i watt complessivi di potenza delle antenne sarebbero stati circa 480, valore quest'ultimo ricavabile da una stima da parte di addetti ai lavori avvezzi alla materia;
          il comitato, peraltro, presuppone l'esistenza di un regolamento comunale redatto ai sensi della normativa vigente, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n.  36, corredata anche di cartografia del comune con i relativi comuni confinanti, la distanza tra le singole torri, il titolo abitativo è l'ubicazione su suolo pubblico ovvero privato e, come disciplina l'articolo 8, comma 6, della citata legge n.  36 del 2001, che assicuri «(...) il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici»;
          inoltre, va rilevato non solo che sembrerebbe non ci sia stata adeguata informazione di quanto si voleva realizzare, in conformità all'articolo 87, comma 4, del decreto legislativo n.  259 del 2003, ma nemmeno una valutazione, conseguente a misurazione dell'impatto elettromagnetico, diversa dalla documentazione di parte prodotta dalla Ericsson Telecomunicazioni s.p.a.;
          il Comitato continua ad esprimere la propria preoccupazione in relazione al potenziale danno alla salute che tali apparecchiature possono arrecare, in specie se installate fuori dai parametri definiti dalla legge. Peraltro, sebbene non vi siano ancora chiare evidenze scientifiche del rischio che potrebbe comportare l'esposizione prolungata ai campi elettromagnetici, sembrerebbe pacifico, così come afferma il comma 1 dell'articolo 1 della legge 22 febbraio 2001, n.  36, «(...) assicurare la tutela della salute dei lavoratori, lizia municipale e da alcuni funzionari dell'ufficio tecnico del comune di Teano, e redigendo, a conclusione della perizia, una delle lavoratrici e della popolazione dagli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici ai sensi e nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione, (...) promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine e attivare misure di cautela da adottare in applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174, paragrafo 2, del trattato istitutivo dell'Unione Europea (...) assicurare la tutela dell'ambiente e del paesaggio e promuovere l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare l'intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici secondo le migliori tecnologie disponibili»;
          il sito in cui dovrebbe sorgere la stazione radio base ricadrebbe a ridosso dell'area archeologica dell'Antica Teanum Sidicium, ove sembrerebbe, sulla scorta delle indicazione del consiglio comunale e della Soprintendenza archeologica delle province di Napoli e Caserta, un grande parco archeologico di valenza nazionale. L'impianto tecnologico in questione, dunque, apparirebbe di fatto in netto contrasto al progetto del parco archeologico, sia sotto il profilo ambientale che paesaggistico. Da quanto risulta, inoltre, la delegazione del Comitato «Per Carità» è stata convocata per un incontro dalla stessa printendenza per i beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta  –:
          se siano a conoscenza, i Ministri interrogati, dei fatti di cui in premessa e se e quali iniziative intendano assumere, per quanto di rispettiva competenza, al fine di verificare la correttezza delle procedure in questione ed in particolare la tutela dei beni archeologici nell'area.
(5-08416)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MANCUSO, BARANI, CICCIOLI e FAENZI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          il panorama culturale europeo negli ultimi anni si è trovato ad affrontare una serie di problematiche di carattere economico-finanziarie;
          i diversi Paesi hanno reagito tramite la ricerca di soluzioni differenti ma identiche nella comune tendenza a individuare forme di gestione che consentano una maggiore autonomia dall'apparato pubblico, tanto nella gestione organizzativa che in quella finanziaria;
          in periodi, come questo, di crisi economica e di spending review, infatti, spesso l'ambito artistico-culturale è il primo a vedersi tagliati i fondi;
          il coinvolgimento dei privati garantirebbe respiro finanziario e, in molti casi, maggiore efficienza gestionale;
          i due casi più eclatanti di coinvolgimento dei privati, in ambito museale, nel nostro Paese, sono stati la Triennale di Milano e la Biennale di Venezia;
          in entrambi i casi è stata subito evidente la discrasia tra il dichiarato e il realizzato: i soci delle due Fondazioni private erano pubblici o a compartecipazione pubblica;
          naturalmente è necessario trovare il punto di equilibrio tra pubblico e privato, per ottenere dall'interscambio di risorse e competenze un potenziamento vicendevole tra sfera economica e sfera culturale  –:
          se il Governo intenda promuovere il coinvolgimento di capitali e capacità manageriali private nella gestione del patrimonio culturale del nostro Paese;
          se il Governo intenda adottare iniziative normative per regolare la partecipazione privata nella gestione del patrimonio culturale pubblico. (4-18456)


      MANCUSO, BARANI, CICCIOLI e FAENZI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          a Roma, nella zona archeologica di Largo Argentina, è stato costruita una sorta di centro-laboratorio veterinario, a beneficio dei felini randagi della zona;
          la struttura occupa circa cento metri quadri, l'intera estensione della cella del Tempio D, il maggiore dei quattro dell'area sacra;
          la superficie storica è stata ricoperta di moderne piastrelle;
          la struttura è gestita da associazioni di volontariato;
          i gatti abbandonati nell'Area Sacra (150 circa ogni anno) una volta recuperati vengono portati per le visite e per le sterilizzazioni dai veterinari convenzionati con l'associazione o alla Asl RmA; poi sono tenuti nelle ampie gabbie di osservazione per il loro ambientamento;
          l'amministrazione della città, nel 1996, ha concesso alla struttura le utenze;
          i gatti randagi di Roma sono considerati alla stregua di una caratteristica cittadina e un'attrattiva turistica;
          come proposto dalla sovrintendenza capitolina nell'incontro del 4 ottobre 2012 e con l'assenso di tutti i presenti, la stessa ha individuato sia nel tunnel accanto ai locali dove ore si svolge l'attività di volontariato (attualmente impegnata da centraline Atac/Acea) sia nella Torre del Rapito il luogo dove spostare la sede dell'Associazione in un progetto di crescita, stabilizzazione e valorizzazione dell'Area Sacra congiunta alla tutela dei felini;
          la soprintendenza ha recapitato ai volontari un'ingiunzione di sfratto esecutivo  –:
          se il Governo intenda invitare la Soprintendenza ad attendere che i lavori di spostamento della struttura siano terminati. (4-18472)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


      BITONCI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          i vincoli del patto di stabilità interno sono, da molti anni, un freno per tutta l'economia del Paese, in quanto non consentono agli enti locali, siano essi comuni, province o regioni, lo sblocco delle spese di investimento, utili e necessarie per poter permettere il pagamento delle aziende e dei fornitori, tanto che, nel solo Veneto, negli ultimi mesi, a fronte dell'irrigidimento dei vincoli del patto di stabilità, così come determinato dalle recenti manovre governative, numerose pubbliche amministrazioni non sono state in grado di pagare i propri creditori, i quali, in alcuni casi, e in ragione altresì di una situazione economica estremamente difficile, sono arrivati anche al suicidio;
          organi di stampa (siti internet di diverse agenzie di stampa e quotidiani nazionali) riportano la notizia secondo la quale nel mese di ottobre 2012, il Ministro interrogato avrebbe assunto accordi con la regione Sicilia per consentire lo sblocco di 900 milioni di euro per la deroga al patto di stabilità;
          la somma, sempre secondo le fonti di stampa, sarebbe necessaria alla regione Sicilia per consentire spese sia per il 2012, pari a 600 milioni di euro, sia per il 2013, pari a 300 milioni di euro;
          la Regione siciliana presenta valori di bilancio estremamente negativi, sottolineando come l'ente regionale sia esposto finanziariamente per 5 miliardi e 247 milioni di euro, ancorché la spesa regionale complessiva sia incrementata di quasi 300 milioni di euro tra il 2010 ed il 2011;
          all'interno della relazione della Corte dei conti, sezione regionale della Sicilia, sull'ultimo rendiconto generale della regione medesima e relativa all'esercizio finanziario 2011, si evidenziano le criticità maggiori nelle poste di bilancio relative ai residui attivi e alle spese di personale che, anche a seguito della recente stabilizzazione di 4.857 dipendenti, ammonta alla cifra di 17.995 unità, al quale deve essere però aggiunto il personale a tempo determinato, quantificato in 2.293 unità, e i 24.000 circa addetti di sistemazione idraulico forestali, così che la Regione siciliana ha sostenuto una spesa per stipendi di personale a fine 2011, tra retribuzione, voci ad essa collegata ed oneri per il personale in quiescenza, superiore al miliardo di euro  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fornire gli appositi chiarimenti sulla veridicità della notizia riportata e se, qualora questa dovesse trovare conferma, non ritenga altresì necessario precisare i criteri e le modalità sulla base dei quali è stata assunta tale decisione, anche alla luce del livello delle spese registrate ed evidenziate all'interno della relazione della Corte dei conti sul rendiconto finanziario della regione. (4-18474)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DE PASQUALE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          presso il tribunale di Firenze, giudice Domenico Paparo, è incardinata la causa RG 6625/2007 tra la signora E.  S. e il signor F. R. per l'affidamento delle due figlie;
          circa cinque anni fa la signora S. ha chiesto la separazione dal signor F. chiedendo l'affidamento esclusivo delle figlie, adducendo quale motivazione il fatto che il padre delle bambine fosse malato;
          il signor F. è affetto da diabete mellito di tipo 1 ed in terapia insulinica sottoposta a regolari controlli medici, fin dall'età di 4 anni e, così come risulta da un certificato rilasciato dal medico che lo ha in cura presso l'ambulatorio sod agenzia diabetologia dell'azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze, non presenta complicazioni croniche del diabete, si trova in buon controllo glicometabolico, e le sue condizioni cliniche non compromettono in alcun modo le sue capacità lavorative e non interferiscono neppure con le attività usuali della vita quotidiana (...). In conclusione, sempre a detta del sopra citato certificato, le condizioni cliniche del signor F. non possono giustificare alcuna discriminazione nei suoi confronti, né sul piano lavorativo né in altri campi della sua vita relazionale;
          per questo motivo il giudice che all'epoca aveva in carico la causa e la consulente tecnica d'ufficio nominata dal tribunale si orientato verso l'affidamento congiunto;
          di fronte a questo orientamento la signora S., dapprima denuncia i relatori del collegio della consulenza tecnica d'ufficio, quindi, denuncia il signor F. di molestie sessuali nei confronti della figlia più grande, nonostante sia ormai molto tempo che lo stesso non vede più la bambina, mentre la più piccola quasi nemmeno lo conosce avendo la signora S. chiesto la separazione quando la seconda figlia era ancora molto piccola;
          dopo quattro lunghi anni è arrivata finalmente la richiesta di archiviazione del procedimento penale da parte del giudice per l'indagine preliminare, nonostante si continui ad insistere sulla gravità della malattia del F., sul fatto che la stessa sia invalidante e che lo stesso F. non segua alcuna terapia medica (mentre è vero il contrario). Inoltre si insiste sul fatto che lo stesso sia un fanatico religioso mentre il F. è un cattolico praticante e non pare all'interrogante vi sia nulla di riprovevole in questo;
          nel frattempo risultano all'interrogante numerosi episodi davvero tristi e di grande ingiustizia nei confronti del Signor F. che non vede le proprie figlie da due anni e che, come deciso dal giudice, ogni sera telefona a casa dell'ex moglie per poterle almeno sentire vedendosi negata tale possibilità da una cornetta lasciata staccata a vuoto vicino al televisore questo quanto da lui riferito;
          intanto la causa per l'affidamento congiunto langue, e nemmeno si intravede per il Signor F., almeno la possibilità di vedere le sue figlie, che stanno crescendo e che probabilmente, considerata la grande ostilità dimostrata dalla signora S. nei confronti dell'ex marito, non potendolo conoscere personalmente e non avendo modo di trascorrere del tempo con lui, rischiano di avere una visione non corretta del padre che soffre moltissimo e non si da pace per questa lontananza forzata dalle sue creature  –:
          se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative normative dirette a favorire una maggiore diffusione dell'affidamento congiunto, che, secondo l'interrogante, dovrebbe essere la forma usuale di affidamento dei figli, assicurando altresì uno snellimento delle relative procedure. (5-08413)

Interrogazioni a risposta scritta:


      GARAVINI, GIANNI FARINA, FEDI e PORTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in seguito alla scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna», dove furono occultati 695 fascicoli d'indagine – scoperta di cui si avvalse la procura militare di La Spezia, e successivamente le Procure militari di Roma e di Verona – furono condannati definitivamente alcuni degli ex-ufficiali tedeschi, per i quali la magistratura militare italiana ha emesso i relativi mandati d'arresto europeo;
          tuttavia, la Germania ha opposto un suo respingimento, in ragione di alcune disposizioni d'ordinamento interno che negano l'estradizione dei cittadini tedeschi condannati, a meno che gli stessi diano il loro espresso consenso; di fronte ai rifiuti da parte dei tribunali tedeschi di consegnare i condannati, i nostri uffici giudiziari hanno inoltrato al Ministero della giustizia la richiesta di esecuzione della pena in Germania; ad oggi non hanno ricevuto alcuna risposta, lasciando adito al dubbio se siano le autorità tedesche a doversi ancora pronunciare, o se sia il Governo italiano a non avere mai inoltrato le istanze in Germania;
          la reclusione in Germania del condannato per la strage di Falzano di Cortona, Josef Scheungraber, è il risultato di un secondo procedimento attivato successivamente dal tribunale di Monaco e conclusosi con una condanna definitiva tedesca;
          la procura di Stoccarda, diversamente da quanto accaduto alla procura di Monaco, ha recentemente rifiutato l'avvio di un procedimento contro alcuni tra i responsabili della strage di Sant'Anna di Stazzema;
          sono otto i criminali tedeschi condannati in via definitiva all'ergastolo per la strage di Sant'Anna di Stazzema (560 vittime) che sono ancora in vita e non scontano la pena; tre quelli per Marzabotto (770 vittime); uno per gli eccidi di Civitella Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio (244 vittime); uno per Branzolino e San Tomè (10 vittime), uno per la Certosa di Farneta (oltre 60 vittime)  –:
          se il Ministro della giustizia abbia inoltrato alle autorità tedesche le richieste di esecuzione della pena in Germania per i condannati in via definitiva in Italia e, in caso contrario, se non intenda operare con tutti gli strumenti utili, affinché il vincolo di lealtà e cooperazione in materia di giustizia tra Stati appartenenti all'Unione europea sia rispettato, per pervenire al riconoscimento e all'esecuzione in Germania delle sentenze di condanna emesse dalla magistratura italiana nei confronti degli imputati tedeschi. (4-18454)


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa lo scorso 7 novembre 2012, un detenuto di 31 anni originario della Repubblica Dominicana si è suicidato nel pomeriggio nel carcere bolognese della Dozza, al secondo piano giudiziario, impiccandosi con lacci per calzature legate alla finestra della propria cella;
          l'uomo era arrivato alla Dozza nel dicembre 2011 per scontare una pena definitiva di cinque anni per traffico illecito di sostanze stupefacenti;
          a proposito della tragica scomparsa del detenuto, il coordinatore provinciale della Uil Penitenziari, Domenico Maldarizzi, ha dichiarato: «Purtroppo questa strage silenziosa continua nel più assoluto silenzio e nella quasi totale distrazione della stampa, della società e della politica, nonostante i fervidi solleciti del presidente Napolitano rispetto alla prepotente urgenza, che si perpetua nel tempo, e alla vergogna dell'Italia in Europa per le condizioni delle proprie prigioni. Considerato che a oltre un anno da questo autorevole pronunciamento del Capo dello Stato nulla è mutato per alleviare le criticità del sistema penitenziario non possiamo, amaramente, non rilevare come, pur nella loro incisività e forza, le parole di Napolitano siano state sostanzialmente inutili. Una ennesima tragedia che deve fare riflettere»  –:
          quali iniziative siano state adottate dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per assicurare l'incolumità del detenuto morto suicida; in particolare se e come il 7 novembre 2012 fosse garantita la sorveglianza all'interno dell'istituto di pena in questione e se con riferimento al suicidio dell'uomo non siano ravvisabili profili di responsabilità in capo al personale penitenziario;
          con chi dividesse la cella e di quanti metri quadrati disponesse il detenuto morto suicida;
          se il detenuto morto suicida fosse alloggiato all'interno di una cella rispondente a requisiti di sanità e igiene;
          se nel corso della detenzione il detenuto fosse stato identificato come potenziale suicida e, in questo caso, se fosse tenuto sotto un programma di osservazione speciale;
          quante siano le unità dell’équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Bologna;
          quali siano le condizioni umane e sociali presenti nel carcere bolognese, in particolare se non ritenga di assumere sollecite, mirate ed efficaci iniziative, anche a seguito di immediate verifiche ispettive in loco, volte a ripristinare il rispetto della legge costituzionale e ordinaria, nonché dell'ordinamento e dei regolamenti penitenziari, all'interno del predetto istituto di pena, contrastando il pesante sovraffollamento e ampliando la dotazione del personale di polizia penitenziaria e di quello addetto ai servizi di assistenza e sostegno psicologico. (4-18462)


      HOLZMANN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          la dottoressa Forgione ha diretto a suo tempo la casa circondariale di Trento provocando notevoli problemi, soprattutto nei rapporti con il personale, al punto che le organizzazioni sindacali proclamarono lo stato di agitazione;
          a distanza di quattro mesi dall'ispezione che portò al suo distacco presso il provveditorato di Padova, pare che la dottoressa Forgione che in un primo tempo aveva chiesto di essere spostata in altra sede, sarebbe intenzionata a riprendere servizio presso la casa circondariale di Trento;
          le organizzazioni sindacali hanno già proclamato lo stato permanente di agitazione  –:
          quale sia la situazione relativa alla dottoressa Forgione, ovvero se nei suoi confronti siano stati presi provvedimenti disciplinari oppure vi siano state ispezioni che hanno messo in luce comportamenti non compatibili con la gestione di una casa circondariale;
          se sia già stata individuata la prossima destinazione della dottoressa Forgione e se si possa escludere che venga riassegnata alla casa circondariale di Trento;
          quando verrà assegnato all'istituto trentino un nuovo dirigente. (4-18466)


      ANGELA NAPOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          la cosca ’ndranghetista dei Gallico di Palmi (R.C.) negli ultimi mesi ha subito una serie di colpi durissimi che vanno dagli arresti, legati all'inchiesta «Cosa Mia», al sequestro di un ingente patrimonio illecito;
          Domenico Gallico, considerato uno dei boss dell'omonima cosca, si trova rinchiuso nel carcere di Viterbo, dove deve scontare diversi ergastoli poiché si è reso responsabile di diversi omicidi;
          Domenico Gallico aveva chiesto di essere sentito e il pubblico ministro Giovanni Musarò della DDA di Reggio Calabria si è recato ieri presso il carcere di Viterbo per ascoltarlo;
          appena entrato nella cella riservata agli incontri il boss Domenico Gallico si è avventato contro il pubblico ministro Musarò aggredendolo brutalmente e causandogli la rottura del setto nasale; il boss si è avventato anche sulle guardie carcerarie, provocando la frattura di un braccio anche ad uno di loro;
          l'accaduto è di notevole gravità, alla luce anche del fatto che il boss Domenico Gallico notoriamente un violento, essendo un pluripregiudicato non aveva nulla da perdere nel commettere la grave aggressione  –:
          se non ritenga necessario ed urgente avviare adeguate indagini presso tutte le strutture carcerarie italiane, al fine di verificare le condizioni di sicurezza necessarie nelle celle riservate agli incontri tra detenuti con magistrati e legali. (4-18471)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          sul sito internet delle Ferrovie dello Stato è attualmente possibile consultare alcune pagine relative alle politiche per la sicurezza che il gruppo adotta per tutelare l'incolumità dei viaggiatori, del personale e dei beni, sia nelle stazioni ferroviarie che a bordo dei treni, con una serie di indicazioni pratiche e consigli utili per l'utenza;
          particolare risalto viene attribuito, in particolare, alla presenza all'interno delle stazioni degli agenti di polizia ferroviaria e al ruolo svolto da FS Holding, per il tramite della direzione protezione aziendale, nella cura delle politiche della security in collaborazione con la Polfer;
          sono tuttavia numerose le segnalazioni di cittadini e utenti che, quotidianamente, subiscono furti, borseggi, rapine ed aggressioni all'interno e nelle aree esterne antistanti le stazioni ferroviarie, in particolar modo durante le ore serali e notturne;
          di analogo rilievo sono le condizioni di sicurezza a bordo dei convogli, sia quelli adibiti al trasporto locale che quelli a media e lunga percorrenza, da molti ritenuti privi di idonea sorveglianza anche per la scarsa presenza di personale all'uopo utilizzato;
          negli ultimi anni in Italia si è verificato un notevole incremento dei controlli di sicurezza all'interno degli aeroporti, divenuti «luoghi sensibili» in particolare a seguito dei tragici attentati dell'undici settembre 2001 ed oggetto di un costante quanto opportuno presidio da parte delle forze dell'ordine e del personale addetto;
          le stazioni ferroviarie italiane, specie quelle principali site nei maggiori centri metropolitani, per l'elevato numero di utenti che quotidianamente utilizzano il treno ed i cittadini che lavorano presso i centri commerciali posti all'interno delle stazioni stesse, rappresentano di fatto dei luoghi sensibili meritevoli di sistemi di sicurezza analoghi a quelli presenti negli aeroporti;
          peraltro eventuali attentati dinamitardi sui treni, soprattutto quelli ad alta velocità, per il numero di utenti potrebbero provocare danni e vittime addirittura superiori rispetto ad un atto terroristico commesso ai danni di un aereo;
          risulta pertanto evidente la necessità di potenziare fortemente i controlli ed i sistemi di sicurezza all'interno ed all'esterno delle stazioni ferroviarie, in particolare quelle servite dai treni ad alta velocità;
          le suddette esigenze potrebbero essere soddisfatte anche attraverso l'impiego di personale esterno, rappresentato da volontari in ferma prefissata che, attraverso apposite procedure selettive ed al termine cu un periodo di specifica formazione da parte di Trenitalia, potrebbero essere prontamente utilizzati per incrementare le politiche di Security sopra citate  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di soddisfare l'esigenza di maggiore sicurezza all'interno ed all'esterno delle stazioni ferroviarie, anche attraverso forme di collaborazione con i soggetti pubblici e privati coinvolti, introducendo sistemi di controllo analoghi a quelli presenti negli scali aeroportuali, con particolare riferimento ai treni ad alta velocità;
          se il Governo ritenga possibile, anche in considerazione dello stato di inoccupazione di aliquote di personale militare fuori servizio, previsto dal blocco del turn-over, prevedere l'impiego di volontari in ferma prefissata per assolvere alle funzioni di presidio e controllo dei principali scali ferroviari. (4-18452)


      QUARTIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          RFI risulta essere il soggetto contraente con altri soggetti istituzionali (il comune di Sordio) di un accordo che ha permesso da parte del comune di San Zenone al Lambro la realizzazione del parcheggio presso la omonima stazione ferroviaria, importante fermata nell'ambito del servizio metropolitano di Trenord, alla quale affluiscono da più centri del Sud Milano e del Lodigiano centinaia di pendolari diretti verso Milano e verso Lodi, raggiungendo quotidianamente il parcheggio con la propria automobile;
          a quanto risulta all'interrogante, a seguito di diseguali norme di sottoposizione a pagamento o a utilizzo gratuito adottate dai comuni di San Zenone al Lambro e di Sordio dalle quali sono scaturite proteste e contrarietà da parte degli utenti e delle loro rappresentanze, la società Rete Ferroviaria italiana, essa stessa proprietaria del terreno su cui è stato convenzionalmente costruito il parcheggio, per l'uso dello stesso ha richiesto comportamenti omogenei da parte dei comuni interessati, al fine di garantire agli utenti un trattamento rispondente a criteri univoci per tutti, con la previsione del pagamento della sosta ovvero della gratuità della stessa, purché senza distinzioni per i pendolari provenienti dai comuni limitrofi;
          risulta all'interrogante che RFI e immuni di Sordio e San Zenone al Lambro stiano approntando una convenzione in ordine all'utilizzo del parcheggio citato, i cui contenuti sono al momento privi di pubblicità;
          è in programma la riqualificazione della stazione ferroviaria sopra richiamata per un importo di circa un milione seicentomila euro, senza al momento che risultino previste ulteriori aree di parcheggio nelle quali possano attestarsi i veicoli in uso agli utenti provenienti dai comuni limitrofi che, quotidianamente per studio o lavoro, sono costretti a disporre dell'area attualmente adibita a parcheggio, evidentemente insufficiente ad accogliere la domanda crescente che il servizio ferroviario di Trenord induce, producendo una benefica ricaduta per il territorio attraverso la riduzione significativa del traffico veicolare sulla rete stradale del sud milanese e del nord lodigiano;
          la domanda crescente di servizio ferroviario potrebbe negativamente risentire di alcune scelte volte a gravare sui pendolari il costo sopportato dalle amministrazioni locali per garantire manutenzione e funzionamento del parcheggio, come già in modo improprio occorso di recente, allorché un comune ha posto a pagamento il servizio di parcheggio in capo ai non residenti, con ciò non solo creando disagio agli utenti a causa della concomitante limitazione dei posti disponibili, ma anche incidendo sui costi complessivi di viaggio e trasporto degli utilizzatori del servizio di Trenord;
          per disincentivare e limitare l'uso dell'auto privata, a giudizio dell'interrogante, potrebbe prevedersi per il godimento del parcheggio il recupero di costi in modo equilibrato e alla portata degli utilizzatori tramite prezzi di abbonamento commisurati all'obiettivo da raggiungere, oltre che, per far fronte alla elevata domanda, eventualmente pianificare l'uso di ulteriori aree ad hoc destinabili per aumentare l'offerta di posti auto a parcheggio, cointeressando tutti i soggetti coinvolti dal fenomeno sopra descritto, anzitutto le amministrazioni comunali del territorio, anche al fine di dare ordine e continuità ad un servizio compiuto (rete ferroviaria, offerta di trasporto di Trenord, migliorie alla stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro, adeguamento delle disponibilità di parcheggio e limitazione dei costi del suo utilizzo) al quale possano concorrere tutti i soggetti interessati (Trenord, RFI, regione ed enti locali, pendolari)  –:
          se risulti al Ministro interrogato la situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di contribuire a dare positiva soluzione ad una condizione di precarietà e di incertezza dei servizi richiamati ed il cui superamento produrrebbe benefici di tipo economico per ogni soggetto interessato alla soluzione delle rappresentate problematiche. (4-18458)


      HOLZMANN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'ENAC sta assumendo le caratteristiche di un'amministrazione scarsamente improntata ai princìpi di efficienza e buon andamento dove la dirigenza, ad avviso dell'interrogante, non appare in grado di affrontare le importanti responsabilità connesse alla missione dell'ente e questo atteggiamento danneggia piloti, compagnie ed aeroporti; non è un caso se le compagnie medio piccole italiane chiudono una dopo l'altra, mentre quelle straniere di analoghe dimensioni tendono ad affermarsi sempre meglio sul nostro territorio;
          per arrivare ad una modifica delle prescrizioni di avvicinamento per l'aeroporto di Bolzano sono stati necessari anni e decine di riunioni alle quali partecipavano sempre nuovi dirigenti con la necessità di ripartire daccapo ogni volta;
          da mesi giacciono inevase presso gli uffici dell'ENAC di Roma le pratiche relative al rinnovo del permesso per il volo strumentale di molti piloti altoatesini;
          non esistono ragioni plausibili per le quali l'ENAC debba essere tanto inefficiente al punto di danneggiare in modo così evidente ed ingiustificato l'attività dei nostri piloti  –:
          quanto tempo dovranno ancora attendere i piloti dell'Alto Adige che hanno presentato le loro domande ormai da quasi un anno senza ottenere alcuna risposta dell'ENAC che evidenzia, ad avviso dell'interrogante, una condotta del tutto inefficiente. (4-18459)


      CAPARINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          con atto di sindacato ispettivo a firma dell'interrogante a 4-17284, in attesa di risposta, è stato segnalato l'evento catastrofico causato da un violento temporale che il 27 luglio 2012 ha colpito l'Alta Valcamonica provocando l'isolamento di una vasta area territoriale per 24 ore;
          una frana ha travolto la frazione di Rino di Sonico (BS) e ha provocato l'esondazione del torrente Rabbia e trascinato a Valle 250 mila metri cubi di detriti, spingendosi fino alla strada statale 42 e rendendola inagibile;
          a seguito delle precipitazioni piovose, il giorno 27 settembre, in località Mollo, l'acqua fluente nel fiume Oglio, che scorre parallelo alla strada statale 42, dal chilometro 113 e 200 al chilometro 113 e 400, e presenta una quota altimetrica identica a quella del piano viabile, ha lambito l'intera strada statale, in località Mollo nel comune di Sonico, provocando l'interruzione parziale della viabilità;
          ciò è accaduto in quanto, a causa dei detriti accumulatisi a seguito all'evento franoso del 27 luglio, l'alveo del fiume non è più idoneo a contenere in sicurezza il regolare deflusso delle acque meteoriche in esso convogliate e quelle derivanti dallo svuotamento dei bacini idroelettrici localizzati a monte che l'ente gestore di tali impianti idroelettrici svuota periodicamente secondo le necessità;
          nei giorni del 3 e 4 novembre 2012 a seguito di ulteriori eventi piovosi, il tratto del fiume Oglio, esattamente alla confluenza con il torrente Rabbia in comune di Sonico, ha incrementato a tal punto la propria portata d'acqua da mettere in pericolo la tenuta degli argini e la confinante strada statale n.  42 del Tonale e della Mendola; il comune ha chiesto il sopralluogo della regione competente;
          la zona è sottoposta ad un rischio idrogeologico elevato che espone in pericolo l'incolumità delle persone che percorrono la strada statale 42 e pertanto, come soluzione immediata a breve termine, occorre asportare urgentemente il materiale depositatosi nell'alveo del fiume e ripristinarne le condizioni di deflusso preesistenti agli eventi piovosi sopra evidenziati, anche in vista delle previsioni meteo che indicano piogge intense per i giorni futuri  –:
          se i Ministri siano informati degli eventi sopra esposti e della gravità della situazione in atto e quali iniziative urgenti intendano adottare, per quanto di propria competenza, allo scopo di procedere alla messa in sicurezza dell'area interessata dal rischio idrogeologico, attraverso interventi immediati, anche per il tramite dell'Autorità di bacino, indirizzati all'asportazione del materiale precario depositatosi in alveo nel fiume Oglio a seguito dell'evento franoso del 27 luglio e delle precipitazioni piovose del 3 e 4 novembre, nonché al ripristino dello stato ordinario di deflusso del Fiume. (4-18468)


      COMMERCIO, LOMBARDO e OLIVERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          nell'ambito del programma dei lavori sulla A3 da Gioia Tauro a Reggio, il presidente dell'Anas Pietro Ciucci, nel gennaio del 2008, nel corso di una riunione operativa presso la prefettura di Reggio Calabria, ha rassicurato i partecipanti sulla realizzazione dello svincolo di Sant'Eufemia d'Aspromonte-Bagnara;
          l’iter per la previsione del nuovo svincolo, voluto fortemente dal territorio per sopperire alle carenze conseguenti alla soppressione di quello preesistente denominato «Bagnara Calabra», prende avvio nel giugno del 2005 quando la provincia di Reggio Calabria invia all'ANAS la proposta di riprogrammare la costruzione dell'intersezione;
          nello specifico, il presidente Ciucci nel corso della succitata riunione ha sottolineato che era già stato approvato il progetto preliminare e che: «L'opera (costo 15 milioni di euro) renderà più agevoli i collegamenti e l'opera sarà realizzata entro dicembre del 2008»;
          a tutt'oggi, sul sito ufficiale di ANAS spa in merito alle attività sulla Salerno-Reggio Calabria per ciò che riguarda la situazione degli interventi, il punto B. 2.2. recita testualmente: «Nuovo svincolo di S. Eufemia Di Aspromonte, provincia di Reggio Calabria, situato al chilometro 410+000. L'importo del progetto è stimato pari a 20 milioni di euro. Il progetto preliminare è stato redatto dalla Provincia di Reggio Calabria. La redazione del progetto definitivo è attualmente sospesa perché per inserire il nuovo svincolo si renderebbe necessario derogare dalle vigenti norme stradali o intervenire sulle opere autostradali già eseguite. È stata presentata domanda al consiglio superiore dei Lavori Pubblici per andare in deroga all'attuale normativa»;
          i comuni di S. Eufemia d'Aspromonte, Bagnara Calabra, Melicuccà, S. Procopio, Sinopoli, Cosoleto, Delianuova, in più occasioni ufficiali, hanno richiesto almeno il ripristino dell'originaria intersezione, pur delocalizzata di poche centinaia di metri più a nord al fine di agevolare le interconnessioni con la viabilità provinciale e locale e finalizzate a ridurre e razionalizzare i percorsi da e verso l'A3;
          le istanze degli enti locali trovano ulteriore fondamento nell'opportunità di evitare lo stravolgimento delle consolidate abitudini di collegamento dell'entroterra con l'A3, costringendo a percorrere obbligatoriamente un tratto aggiuntivo di circa 8,2 chilometri per raggiungere il capoluogo e viceversa;
          le motivazioni, le esigenze, le richieste del territorio, sono state più volte rappresentate e sollevate in occasioni ufficiali, nel corso delle quali l'ANAS ha sempre espresso posizioni favorevoli alla realizzazione dell'opera  –:
          quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di intraprendere al fine di verificare lo stato della domanda presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che preclude l'adozione del progetto definitivo da parte dell'ANAS e, dunque, definire la tempistica per l'avvio dei lavori dello svincolo sopra citato.
(4-18470)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      BARBATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'operazione «alto impatto» effettuata dagli uomini del commissariato della polizia di Stato di Scampia ha portato alla luce l'efferatezza della camorra che eliminerebbe i cani che restano feriti nel corso dei combattimenti legati a scommesse del mercato nero;
          da organi di stampa si è appreso che la fine di questi poveri animali avvenisse o avviene non è dato sapere con certezza mediante una pistola solitamente in uso per abbattere bovini e maiali;
          gli animali feriti (doberman, pitbull e rottweiler), non servendo più per i loschi affari dei clan, cioè per puntare sulla loro sorte (puntate per finanche migliaia di euro), venivano brutalmente trucidati;
          il lavoro degli agenti ha fatto emergere sul corpo degli animali gli evidenti segni della lotta (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it);
          è stato controllato un intero isolato del lotto G situato in via Labriola;
          in un recinto la polizia ha trovato otto cani utilizzati per combattimenti: tre rottweiler, due pitbull, un doberman e due bull mastiff; alcuni degli animali presentavano ferite ancora fresche da combattimento (http://www.liberoquotidiano.it)  –:
          quali iniziative si intendano assumere per prevenire queste crudeltà e di quali notizie si disponga a margine di queste operazioni nonché quale sia l'orientamento del Governo per reprimere tali azioni criminose. (4-18457)


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA lo scorso 7 novembre 2012, un uomo di 41 anni è morto al policlinico Gemelli dopo essere stato arrestato dalla polizia per aver dato in escandescenze in un bar;
          l'episodio è avvenuto ieri in un locale alla periferia nord di Roma. Il gestore del bar vedendo l'uomo ubriaco e in preda ad una crisi ha chiamato il 113. Gli agenti hanno provato a immobilizzarlo e ammanettarlo, ma, secondo il racconto di alcuni testimoni, «l'uomo si dimenava battendo la testa in terra»  –:
          di quali elementi disponga in merito alle cause che hanno provocato il decesso dell'uomo;
          per quali motivi sul posto si sia reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine;
          quanti agenti siano intervenuti e secondo quali modalità e nel rispetto di quali procedure lo hanno fatto;
          quanto tempo sia durato l'intervento delle forze dell'ordine;
          per quali motivi si sia reso necessario l'uso delle manette;
          se l'uomo avesse precedenti penali e quale ipotesi di reato stesse commettendo nella circostanza. (4-18463)


      MARCHI e CASTAGNETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 18 ottobre 2012 il consiglio provinciale di Reggio Emilia ha approvato all'unanimità dei presenti (rappresentanti dei gruppi consiliari PD, IdV e Lega) il seguente ordine del giorno:
              «Il Consiglio Provinciale Considerate le notizie pubblicate da organi di stampa circa la partecipazione del Capogruppo del PDL in Consiglio provinciale Giuseppe Pagliani ad un incontro conviviale nel quale erano presenti persone oggetto di indagine con imputazioni gravissime in riferimento alla grande criminalità organizzata, in particolare alla ’ndrangheta;
              ritiene gravissime dal punto di vista politico sia la partecipazione del massimo esponente dell'opposizione politica in Consiglio provinciale a detto incontro sia le dichiarazioni di alcuni partecipanti relativi ai motivi stessi dell'incontro nonché alle proprie scelte elettorali;
              invita il Capogruppo PdL Giuseppe Pagliani a fornire immediate spiegazioni circa la natura e le finalità di detto incontro e le relazioni che lo stesso ha nei confronti di queste persone fortemente indiziate;
              ritiene infine che, di fronte all'assenza di spiegazioni o di spiegazioni che anziché chiarire hanno reso i contorni della vicenda ancora più confusi, lo stesso Capogruppo Giuseppe Pagliani in considerazione delle rilevanti implicazioni politico istituzionali del gravissimo episodio cui ci si riferisce debba rassegnare le dimissioni dal Consiglio provinciale di Reggio Emilia»;
              la partecipazione alla cena richiamata nell'ordine del giorno del consiglio provinciale è stata ritenuta motivazione sufficiente per negare l'autorizzazione a detenere il porto d'armi a quattro imprenditori da parte del prefetto di Reggio Emilia  –:
          se il Ministro dell'interno sui fatti richiamati nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio Provinciale di Reggio Emilia intenda effettuare assertamente ai sensi dell'articolo 143 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali. (4-18469)


      BARBATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          dal 2008 la giunta comunale di Scafati (Sa) è guidata dal sindaco Pasquale Aliberti (PDL);
          nel 2009 l'eletto consigliere provinciale ed assume carica capogruppo Pdl;
          nel corso della campagna elettorale per le elezioni provinciali del 2009: «si sono registrate gravi violazioni delle regole. Si sono realizzati lavori pubblici durante i 30 giorni di campagna elettorale con il rifacimento dei marciapiedi di via Martiri d'Ungheria e il restyling di Piazza Vittorio Veneto approvati con solo atto di Giunta. Ci sono state violazioni anche per quanto concerne la pubblicità: innumerevoli striscioni e manifesti formato gigante (anche oltre i 6x3) sono stati affissi su balconi di abitazioni private e lungo le strade cittadine»;
          il 3 luglio 2012. «Incarico all'avvocato Del Regno: arriva un avviso di garanzia al sindaco Aliberti. Ieri mattina è stato consegnato un avviso di garanzia e di conclusione indagini al sindaco Pasquale Aliberti in merito alla nomina dell'avvocato Andrea Del Regno come responsabile dell'Ufficio Avvocatura del Comune. La motivazione recita che Aliberti attestava falsamente che detto incarico veniva conferito a professionista esterno all'Ente stante l'assenza di personale con profilo professionale analogo all'interno del Comune, laddove l'Ente aveva contestualmente sotto contratto altri avvocati. La tensione era nell'aria già da tempo. In merito ai fatti, nei mesi scorsi c'erano stati alcuni blitz ad opera Guardia di Finanza a Palazzo Meyer per acquisire i documenti relativi alla nomina dell'avvocato (fonte quotidiano La Città di Salerno)»;
          il 12 settembre 2012. «C’è un caso spinoso che si intreccia tra Scafati e Castellammare di Stabia e che tocca addirittura gli interessi di Casapesenna, cuore del regno del clan dei Casalesi. In mezzo alla bufera c’è una donna dai capelli neri, manager di professione, componente del nucleo di valutazione al Comune di Castellammare, segretaria e direttore generale al municipio di Scafati. Si chiama Immacolata di Saia ed è una fedelissima di Nicola Cosentino (nella foto sono seduti una accanto all'altro), l'ex coordinatore del Pdl campano finito al centro delle inchieste dell'Antimafia per i rapporti tra politica e camorra. Alla procura di Nocera Inferiore i magistrati sono convinti che Immacolata Di Saia era donna di fiducia dell'ex sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria, arrestato e poi scarcerato, per violenza privata aggravata dall'intimidazione mafiosa, nei confronti di Giovanni Zara, defenestrato nel febbraio del 2009 (fonte quotidiano Metropolis a firma Rosaria Federico);
          il 19 settembre 2012. «Delibere di giunta corrette a penna e firme di assessori ritenute false: con l'accusa di falso ideologico partono gli avvisi di garanzia, con contestuale invito a comparire in Procura il prossimo 25 settembre, a carico del sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, sette assessori e della segretaria comunale. Nel mirino della Procura nocerina sono finite venticinque delibere di Giunta che vanno dal 1o dicembre 2010 al 16 settembre dell'anno scorso ritenute sospette. Secondo le indagini del pm Roberto Lenza, non solo vi sarebbero le firme false ma anche modifiche “manuali”, ovvero a penna, apposte in un secondo momento, per far risultare presenti gli assessori». Ed ancora, Michele Grimaldi del movimento «Primavera non bussa»: «A Scafati si vive una vera e propria emergenza democratica. Falsi poveri, concorsi falsati, assunzioni clientelari, aziende che ricevono interdittive antimafia citate dal sindaco come fonti attendibili, una segretaria generale descritta da un'ordinanza del gip Foschini come persona di fiducia di Fortunato Zagaria accusato di essere legato al clan dei casalesi degli Zagaria: cosa deve succedere più perché il sindaco Aliberti rassegni le sue dimissioni ?»;
          il 13 ottobre 2012. «La procura chiede il rinvio a giudizio per il sindaco Pasquale Aliberti, indagato con l'accusa di falso ideologico riguardo la nomina dell'avvocato Diego Del Regno. La richiesta, presentata dal sostituto procuratore Roberto Lenza per il vaglio del gup, rappresenta il primo dei tanti nodi che affliggono l'amministrazione scafatese, nel mezzo di una costellazione di procedimenti, inchieste e accertamenti concentrate sulla gestione della cosa pubblica (fonte quotidiano La Città di Salerno)»;
          16 ottobre 2012. «Sedute di Giunta fantasma, il vice sindaco Cristoforo Salvati cerca di chiarire la propria posizione. Oltre due ore di interrogatorio anche per il braccio destro del sindaco Pasquale Aliberti dinanzi al pm Roberto Lenza, ieri mattina. L'ennesima conferma di come in realtà venivano organizzate le sedute dell'esecutivo da parte della segretaria comunale e del sindaco Pasquale Aliberti. Pare che il vice sindaco abbia sostenuto – analogamente ai colleghi Guglielmo D'Aniello e Sabato Cozzolino – che era la segretaria comunale Immacolata Di Saia a stabilire i tempi di firma delle delibere comunali e che quando non si faceva in tempo a fare riunioni collegiali la “contemporaneità” degli incontri passava in secondo piano. Questioni, in realtà già acclarate, dalle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza di Salerno che ha scoperto l'inesistenza degli incontri di Giunta, o meglio la mancata presenza degli assessori tra le 24 sedute di Giunta contestate. La segretaria Di Saia – ormai lo dicono quasi tutti – non era mai presente alle 9 del mattino al comune di Scafati, e gran parte dei verbali recano quella come ora di inizio delle sedute. A quell'ora, i cellulari di servizio di segretaria e assessori erano da tutt'altra parte, a Caserta – per lo più si trovava la dirigente – mentre i componenti dell'esecutivo Aliberti erano ognuno di loro in altre località: Nocera Inferiore, Sarno, Roma. Queste circostanze emergono dall'esame dei tabulati acquisiti dai militari della Finanza che stanno conducendo le indagini e questo sembra un dato inconfutabile. Le sedute di Giunta contestate – ventiquattro in tutto da dicembre del 2010 a settembre del 2011 – non avevano i crismi della regolarità. Non raggiungevano il numero legale come risulta dai brogliacci – a questo punto falsi – sottoscritti dalla dirigente del Comune e dal sindaco Pasquale Aliberti (quotidiano Metropolis a firma Rosaria Federico);
          il 21 ottobre 2012. «Il concorso per l'assunzione di Frine Carotenuto è truccato»: lo scrive il Gip Giovanna Pacifico. Quel concorso è stato truccato dalla segretaria Immacolata Di Saia, dalla dirigente al personale Laura Aiello, dalla dirigente del «Più Europa» Maria Gabriella Camera: lo sostiene il pm Roberto Lenza. L'accusa chiede l'arresto per le quattro «protagoniste» della vicenda. Il Gip Pacifico risponde che il concorso è truccato ma non ci sono le «esigenze cautelari» per gli arresti domiciliari. Approderà dinanzi al Riesame per l'Appello del pm contro l'ordinanza del Gip con la quale si rigetta l'arresto, la vicenda dell'assunzione a tempo determinato dell'architetto Frine Carotenuto. Le quattro indagate per le quali erano stati chiesti i «domiciliari» sono accusate di falso ideologico: la casertana Di Saia, la dirigente di Torre del Greco Laura Aiello e Maria Gabriella Camera di Torre Annunziata, componenti della commissione esaminatrice, Frine Carotenuto, è l'istigatrice. Frine Carotenuto non possedeva i titoli per ottenere quell'incarico nel settembre del 2009. È l'ennesima «tegola» giudiziaria, questa volta sui concorsi «truccati» per l'amministrazione del sindaco Pasquale Aliberti. E questa volta è mancato poco all'arresto. O meglio il Riesame dovrà decidere se sono giuste le considerazioni del Giudice per le indagini preliminari che ha evitato l'arresto fonte quotidiano Metropolis a firma Rosaria Federico)  –:
          se sia disposta una commissione per l'accesso agli atti amministrativi nel comune di Scafati e, laddove fossero confermate le notizie di stampa;
          se si intendono assumere le iniziative previste ai sensi dell'articolo 143 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali. (4-18476)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      RAISI. —Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          l'INdAM – Istituto nazionale di alta matematica, è uno degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. La legge dedicata che attualmente regola l'ente è la legge 11 febbraio 1992, n.  153, così come modificata dall'articolo 13, comma 6, del decreto legislativo n.  19 del 30 gennaio 1999 e dal decreto legislativo n.  213 del 2009;
          il presidente dell'Istituto nazionale di alta matematica F. Severi, professor Vincenzo Ancona, in data 17 ottobre 2012 comunica ai tre funzionari dell'istituto (dottoressa Elisabetta Esposito, dottor Custode Lofiego e dottor Mauro Petrucci) al IV livello (apicale) del comparto ricerca, di voler dare attuazione alla delibera del consiglio di amministrazione del 2 ottobre 2012 (composto da tre matematici: il presidente stesso, la professoressa Elisabetta Strickland ed il professor Vincenzo Vespri) e quindi di voler procedere all'attribuzione dell'incarico di direttore amministrativo, secondo l'articolo 9, comma 3 dello statuto stesso ed ai sensi dell'articolo 3, comma 2, lettera i), dello statuto. A quanto consta all'interrogante, il Presidente avrebbe ritenuto che fra i funzionari in servizio presso l'Istituto possono rinvenirsi profili professionali corrispondenti a quello richiesto dallo statuto, con l'ulteriore positiva circostanza della conoscenza approfondita della struttura, della missione, dei compiti e delle particolari caratteristiche dell'istituto. Su mandato del consiglio di amministrazione il presidente avrebbe comunicato l'intenzione di raccogliere in via formale fra i funzionari in servizio presso l'Istituto le eventuali candidature, da corredare con un curriculum, entro il 20 novembre 2012 alle ore 17. In seguito alla valutazione del consiglio di amministrazione sarà conferito un incarico di Direttore Amministrativo per due anni, eventualmente rinnovabili;
          si fa presente, altresì, che altri enti di ricerca, in seguito all'approvazione degli statuti ex decreto legislativo n.  213 del 2009, hanno proceduto con avvisi pubblici:
              a) l'INAF, ente pubblico di ricerca, ha indetto in data 11 maggio 2011, all'indomani dell'approvazione dello statuto, agli effetti del decreto legislativo n.  213 del 2009, con avviso pubblico, la procedura di selezione per il direttore generale;
              b) l'ISTAT, ente pubblico di ricerca, ha bandito in data 4 aprile 2011 una procedura comparativa informale nella quale avevano precedenza gli interni ma sempre con avviso pubblico e, comunque, nelle more dell'approvazione della pianta organica e dell'espletamento delle procedure concorsuali, per assicurare la funzionalità dell'Istituto fino alla conclusione delle stesse;
          si fa presente che il decreto legislativo 1o agosto 2011, n.  141, che ha modificato il decreto legislativo n.  165 del 2001 ed il decreto legislativo n.  150 del 2009, precisa, all'articolo 1 che le procedure comparative sono senza dubbio cosa diversa rispetto al concorso, ma non è ben chiaro in sede di bando o avviso (solo interno) il riferimento normativo che legittima la procedura considerato che le regole dell'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n.  165 del 2001 e in particolare dei principi di pubblicità, imparzialità del procedimento, oggettività e trasparenza dei meccanismi valutativi e che le regole dell'articolo 19 del decreto legislativo n.  165 del 2001, modificato dall'articolo 3, comma 1, legge n.  145 del 2002 per il quale tutti gli incarichi di funzione dirigenziale nelle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, sono conferiti come segue: «Articolo 19. 1. Ai fini del conferimento di ciascun incarico di funzione dirigenziale si tiene conto, in relazione alla natura e alle caratteristiche degli obiettivi prefissati ed alla complessità della struttura interessata, delle attitudini e delle capacità professionali del singolo dirigente, dei risultati conseguiti in precedenza nell'amministrazione di appartenenza e della relativa valutazione, delle specifiche competenze organizzative possedute, nonché delle esperienze di direzione eventualmente maturate all'estero, presso il settore privato o presso altre amministrazioni pubbliche, purché attinenti al conferimento dell'incarico. 1-bis. L'amministrazione rende conoscibili, anche mediante pubblicazione di apposito avviso sul sito istituzionale, il numero e la tipologia dei posti di funzione che si rendono disponibili nella dotazione organica ed i criteri di scelta; acquisisce le disponibilità dei dirigenti interessati e le valuta. (comma aggiunto dall'articolo 40 del decreto legislativo n.  150 del 2009). Articolo 19. 5-bis. Gli incarichi di cui ai commi da 1 a 5 possono essere conferiti, da ciascuna amministrazione, entro il limite del 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti appartenenti alla prima fascia dei ruoli di cui all'articolo 23 e del 5 per cento della dotazione organica di quelli appartenenti alla seconda fascia, anche a dirigenti non appartenenti ai ruoli di cui al medesimo articolo 23, purché dipendenti delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, ovvero di organi costituzionali, previo collocamento fuori ruolo, comando o analogo provvedimento secondo i rispettivi ordinamenti»;
          l'articolo 28 decreto legislativo n.  165 del 2001, sostituito dall'articolo 3, comma 5, legge n.  145 del 2002, modificato dall'articolo 46 del decreto legislativo n.  150 del 2009: Accesso alla qualifica di dirigente della seconda fascia stabilisce che: 1. l'accesso alla qualifica di dirigente nelle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici avviene per concorso per esami indetto dalle singole amministrazioni ovvero per corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione;
          l'Articolo 28-bis. Dirigente di prima fascia stabilisce che nei casi in cui lo svolgimento dei relativi incarichi richieda specifica esperienza e peculiare professionalità, alla copertura di singoli posti e comunque di una quota non superiore alla metà di quelli da mettere a concorso ai sensi del comma 1, si può provvedere, con contratti di diritto privato a tempo determinato, attraverso concorso pubblico aperto ai soggetti in possesso dei requisiti professionali e delle attitudini manageriali corrispondenti al posto di funzione da coprire. I contratti sono stipulati per un periodo non superiore a tre anni;
          si fa presente che il consiglio di amministrazione in data 2 ottobre 2012, verbale n.  180, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del bando medesimo, ha revocato il bando di concorso pubblico, per esami, per l'assunzione, con contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato, di n.  1 dirigente di II fascia presso l'INdAM;
          la stessa giurisprudenza della Corte costituzionale ha un orientamento restrittivo nei confronti della cosiddetta dirigenza fiduciaria, privilegiando, per l'accesso alla dirigenza, il ricorso a procedure selettive pubbliche e, per il conferimento dei relativi incarichi, la dirigenza di ruolo  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di quello che accade all'INdAM;
          se tale procedura sia corretta in quanto procedura riservata a tre interni preselezionati, senza alcun avviso di selezione pubblica, posto che le amministrazioni pubbliche sono tenute a disciplinare e rendere pubbliche, secondo i propri ordinamenti, le procedure comparative per il conferimento degli incarichi dirigenziali in relazione a quanto previsto dall'articolo 1 del decreto legislativo n.  141 del 2011 (l'amministrazione rende conoscibili, anche con pubblicazione sul sito istituzionale) e che, con nota del 23 luglio 2012 prot. N. 1580, l'autorità vigilante (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) aveva già invitato l'ente ad osservare i vincoli normativi in tema di assunzioni di personale come disposto dalle normative vigenti;
          se per la posizione di direttore amministrativo (con una remunerazione pari ad un dirigente di prima fascia), si possano nominare dei funzionari interni all'ente, che siano privi della qualifica di dirigenti di seconda fascia e non abbiano svolto per almeno cinque anni tali funzioni e se sia possibile stipulare un contratto di lavoro di diritto privato ad avviso dell'interrogante in possibile contrasto con le previsioni normative legate alla qualifica di direttore e persino di dirigente di seconda fascia in un ente che non è un'agenzia né una spa ma un ente pubblico di ricerca a carattere non strumentale, il tutto in un momento in cui vengono tagliati gli organici di dirigenti e direttori i quali hanno superato un regolare concorso e svolto per anni la relativa attività.
(5-08415)


      BELLANOVA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il 13 settembre 2012, si è tenuta una manifestazione dei collaboratori scolastici coordinati dalle organizzazioni sindacali, nei pressi dell'ufficio scolastico provinciale di Lecce. Qualche giorno prima, presso un istituto scolastico di Casarano si sono registrati forti tensioni tra i lavoratori, circa trecento, a causa del numero esiguo di posti assegnati, solo 85 per tutta la provincia di Lecce;
          dal 1994, in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo n.  297 del 16 aprile, risulta essere in vigore una graduatoria permanente, ad esaurimento, per i collaboratori scolastici che hanno potuto farne parte avendo svolto almeno 24 mesi di servizio nell'ambito della scuola e solo per i compiti previsti dal personale ausiliario. Da detta graduatoria, nel corso degli anni, sarebbero dovuti essere immessi in molo un numero di collaboratori sufficiente a coprire le esigenze del territorio;
          la convenzione quadro del 7 giugno 2001, stipulata tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca d'intesa con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e i consorzi di imprese e società cooperative, ha assegnato alcuni servizi di «pulizia degli spazi e locali scolastici e delle loro pertinenze, ivi comprese palestre ed impianti sportivi sulla base del piano di terziarizzazione stabilito dal Ministero della pubblica istruzione», svolti dal personale ex-LSU;
          con il decreto del Presidente della Repubblica n.  119 del 22 giugno 2009, articolo 4, comma 1, si è decretato che «nelle istituzioni scolastiche in cui i compiti del profilo di collaboratore scolastico sono assicurati, in tutto o in parte, da personale esterno all'amministrazione, è indisponibile, a qualsiasi titolo, il 25 per cento dei posti del corrispondente profilo professionale», procedendo in tal modo in un accantonamento di posti a disposizione;
          per il territorio leccese sono stati accantonati, presso l'ufficio scolastico regionale, n.  451 posti. E ad oggi la graduatoria provinciale è costituita da un elenco di 568 aspiranti collaboratori e 91 ex-LSU;
          con il decreto-legge trasmesso con nota 1o giugno 2011, n.  4638, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dettato disposizione per l'organico ATA 2011/2012, ribadendo di fatto l'abbattimento per il 25 per cento dell'organizzato del personale collaboratore scolastico nelle istituzioni scolastiche in cui vi sia la presenza di servizi esternalizzati (ex LSU);
          i continui tagli operati sin dallo scorso Governo a carico della scuola hanno di fatto ridotto in modo pesante i servizi offerti agli studenti. Oggi, difatti, le scuole ed in particolare quella dell'infanzia e la primaria risultano essere sprovviste di servizi essenziali quali l'assistenza e la vigilanza che potrebbero essere affidati ai collaboratori scolastici;
          questa situazione di estrema precarietà sta peraltro determinando una vera e propria «guerra tra poveri», persone tra collaboratori scolastici e personale ex- LSU che hanno entrambi bisogno di lavorare e che nei fatti potrebbero congiuntamente farlo avendo compiti e mansioni differenti  –:
          in che modo il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di evitare ulteriori tensioni tra il personale in forze alle scuole e se non ritenga opportuno intervenire per rendere concretamente disponibili i posti che attualmente sono congelati per le scuole della provincia di Lecce assegnandoli, per il ruolo o ad incarico, ai soggetti inseriti in graduatoria. (5-08417)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DE PASQUALE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei Sordi – Onlus (ENS) è sottoposto alla vigilanza e al controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sul concreto perseguimento delle finalità istituzionali e riceve un contributo ordinario annuo a carico del bilancio dello Stato;
          l'ENS riceve un contributo statale ordinario in base alla disciplina del contributo statale a favore delle associazioni nazionali di promozione sociale, contenuta nella legge n.  438 del 1998, che ha modificato e integrato la legge n.  476 del 1987. Il predetto contributo è assegnato: per il 50 per cento alle cosiddette «associazioni storiche», tra le quali l'ENS, tra cui è ripartito in parti uguali; per il restante 50 per cento alle cosiddette associazioni non storiche tra cui è ripartito ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge n.  438 del 1998;
          la gestione finanziaria dell'ENS è sottoposta al controllo della Corte dei conti ai sensi della legge 21 marzo 1958, n.  259, «Partecipazione della Corte dei Conti al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria»;
          l'ultima relazione della Corte dei conti presentata al Parlamento sulla gestione finanziaria degli enti sottoposti a controllo in applicazione della legge 21 marzo 1958, n.  259, risale per l'ENS al 20 dicembre 2006 per gli esercizi 2004 e 2005;
          non risulta all'interrogante che la Corte a norma dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, abbia riferito sulla gestione dell'Ente nazionale sordi (ENS) degli esercizi finanziari successivi al 2005;
          sulla base di notizie stampa – mi riferisco ad un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2012 dal titolo «Soldi e immobili, l'Ente Sordi dissanguato» – all'interrogante risulta «un buco nel bilancio dell'Ente Nazionale Sordi (ENS) da 12,5 milioni di euro. Con il Presidente dell'ENS che si accredita quasi 10 mila euro netti al mese sul suo conto personale. Intanto lo Stato paga: 516 mila euro l'anno come contributo annuo all'Ente nazionale sordi»;
          sempre dal sopra citato articolo stampa si evince che «un anno fa, all'assemblea dell'ENS, la presidente Ida Collu, in carica dal ’95, è accusata di dissesto finanziario, ma lei nega. Viene defenestrata dalla maggioranza con alla testa il giovane agrigentino Giuseppe Petrucci, benché anche lui avesse approvato i bilanci degli ultimi anni»;
          il 14 aprile 2011 infatti, per la prima volta nella sua storia, l'Assemblea Nazionale dell'ENS ha proposto e votato una mozione di sfiducia nei confronti dell'allora Presidente nazionale Ida Collu. «A seguito di questo eccezionale evento per la vita dei sordi – come si evince dal comunicato stampa dell'ENS del 18 ottobre 2012 – si è interrotta la Presidenza e lo gestione dell'Ente Nazionale Sordi protrattasi per quasi un ventennio (...) al passaggio delle consegne (1o luglio 2012) tra la vecchia e la nuova gestione dell'Ente è stato riconosciuto, dalla Presidente uscente, una situazione finanziaria passiva pari ad euro 1.469.039,80. Successivamente all'insediamento dello nuova dirigenza, si è provveduto ad un più approfondito studio delle “spese” recte debitoria dell'Ente (...) il tutto per la complessiva somma di euro 12.403.891,94 come comunicato alle sedi periferiche con circolare dell'11 maggio 2012»;
          la posizione debitoria dell'ENS era già stata esplicitata con la circola ENS n.  4407 dell'11 maggio 2012 con oggetto «situazione congiunturale e piano programmatico» indirizzata ai consigli regionali Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi, alle sezioni provinciali ENS e per conoscenza al consiglio direttivo nazionale dell'ENS la sede centrale dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi ha comunicato:
      «la posizione debitoria può essere così rappresentata e riassunta:
          oneri tributari a provenienza territoriale, costituiti da cartelle esattoriali Gerit equitalia, per un importo ancora lievitante di euro 1.394.135,51, cartelle emesse per errata gestione a livello regionale e/o provinciale degli adempimenti fiscali (es.: attività svolte sotto forma istituzionale ma che in realtà avrebbero dovuto essere soggette a contabilità Iva ed Irap) che peraltro condizionano negativamente e pesantemente la regolare certificazione del DURC, documento indispensabile per ottenere i contributi degli Enti locali e dello Stato, fatto che, ovviamente, condiziona anche la regolare attività dell'Ente;
          oneri finanziari, ovvero i rapporti con le banche in merito a mutui e bilanci di cassa, contratti etc, a partire dal 2001 (euro 5.319.461,30);
          impegni da capitalizzare sul patrimonio immobiliare, attraverso ristrutturazioni ed investimenti (euro 2.283.856,58);
          accantonamento del trattamento fine rapporto del personale dipendente (euro 489.264,25);
          impegni di spesa per attività istituzionali (legge 296/2006) 5 per mille 2008/2009 (euro 200.000,00);
          contributi a sedi territoriali a saldo dicembre 2011/maggio 2012 (euro 646.080,00);
          pagamento sospesi, terzi e fornitori (euro 316.220,00);
          ammortamento e svalutazione crediti divenuti obsoleti e/o inesigibili (euro 1.754.874,30);
          il tutto per un totale complessivo di euro 12.403.891,94;
          ognuno di questi impegni costituisce un ostacolo nella gestione ordinaria della Sede Centrale Ens e dunque dell'Ente nella sua interezza»;
          l'articolo 15 del decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98, convertito, con modificazioni dalla legge 6 luglio 2011, n.  111, come integrato dall'articolo 1, comma 14, del decreto-legge 13 agosto 2011, n.  138, convertito con modificazioni, della legge 14 settembre 2011, n.  148, dispone, tra l'altro che: «Fatta salva la disciplina speciale vigente per determinate categorie di enti pubblici, quando la situazione economica, finanziaria e patrimoniale di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato raggiunga un livello di criticità tale da non potere assicurare la sostenibilità e l'assolvimento delle funzioni indispensabili, ovvero l'ente stesso non possa fare fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti dei terzi, con decreto del Ministro vigilante, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, l'ente è posto in liquidazione coatta amministrativa; i relativi organi decadono ed è nominato un commissario. (...) Le disposizioni del presente comma non si applicano agli enti territoriali e agli enti del servizio sanitario nazionale. Fermo quanto previsto dal comma 1, nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato non sia deliberato nel termine stabilito dalla normativa vigente, ovvero presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi, i relativi organi, ad eccezione del collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario con le modalità previste dal citato comma 1; se l'ente è già commissariato, si procede alla nomina di un nuovo commissario. Il commissario approva il bilancio, ove necessario, e adotta le misure necessarie per ristabilire l'equilibrio finanziario dell'ente; quando ciò non sia possibile il commissario chiede che l'ente sia posto in liquidazione coatta amministrativa ai sensi del comma 1 (...)»;
          all'interrogante risulta che l'ENS ha chiuso in forte disavanzo di amministrazione consecutivamente gli esercizi 2010 e 2011 (– euro 922.759,01 il 2011, in peggioramento rispetto a – euro 701.273,57 dell'esercizio 2010);
          il Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello Stato con circolare ministeriale n.  33 del 28 dicembre 2011 ha fornito le opportune indicazione al fine della concreta individuazione dei criteri per l'applicazione dell'articolo 15 del decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98, convertito, con modificazioni, della legge 6 luglio 2011 n.  111, evidenziando tra l'altro che la locuzione «ente sottoposto alla vigilanza dello Stato», senza ulteriori specificazioni, vada riferita a tutti gli enti ed organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato, ad esclusione delle società, che rientrino nella sfera di vigilanza dell'amministrazione statale. In merito alla sussistenza di un rapporto di vigilanza da parte dello Stato nei riguardi di un ente appare utile evidenziare che lo stesso può ritenersi comprovato da un insieme di indici, tra i quali si menzionano, a titolo esemplificativo e non esaustivo, i seguenti: la concessione di trasferimenti o contributi; la presenza di rappresentanti dell'amministrazione centrale negli organi di amministrazione e/o controllo; la trasmissione dei documenti contabili (bilanci preventivi, consuntivi, variazioni, eccetera) dei bilanci o dei documenti contabili anche senza l'espressa previsione dell'approvazione; la previsione dei pareri di competenza in merito ai provvedimenti che disciplinano l'organizzazione, l'attività ed il funzionamento dell'ente pubblico (statuti, regolamenti ed altro); l'attribuzione della competenza alla nomina di commissari alle Amministrazioni centrali»;
          il Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello Stato con nota protocollo n.  0058811 inviata il 4 luglio 2012 all'avvocato Marco Antonangeli e per conoscenza al Ministero del lavoro e delle politiche sociali – direzione generale per il III settore e le divisioni sociali, alla Corte dei conti e all'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (E.N.S.), si è espresso in ordine all'applicabilità all'E.N.S. dell'articolo 15, commi 1 e 1-bis del decreto-legge n.  98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  111 del 2011: «tenuto conto che l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi – Organizzazione non lucrativa di utilità sociale-Onlus è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e riceve un contributo ordinario annuo a carico del Bilancio dello Stato, si ritiene che le disposizioni di cui al comma 1 e 1-bis dell'articolo 15 del decreto-legge 6 luglio 2011 n.  98, convertito con modificazioni dalla legge 6 luglio 2011 n.  111, possano trovare applicazione nei confronti dello stesso»;
          sempre nella citata circolare ENS n.  4407 dell'11 maggio 2012 con oggetto «situazione congiunturale e piano programmatico» viene dichiarato che a causa dell'esposizione debitoria tutte le entrate ordinarie (tra cui vi è anche il contributo di cui alla legge n.  438 del 1998 erogato dal Ministero) sono vincolate al pagamento delle rate dei mutui e degli interessi e che tutte le azioni volte alla ricerca dell'equilibrio finanziario sono in fase in stallo;
          a fronte della grave situazione finanziaria in cui versa l'ENS, dal suddetto articolo stampa risulterebbe che «fra stipendio, spese di rappresentanza e affitto il presidente Giuseppe Petrucci si porta a casa quasi 10.000 euro netti al mese. Benché le casse siano esangui i sette componenti del direttivo dell'ENS si assegnano 18.627 mila euro al mese fra gettoni di presenza, indennità di carica e rimborso spese»;
          sarebbero altresì state deliberate dall'organo centrale, ed attualmente in itinere, alcune discutibili operazioni immobiliari, che riguarderebbe anche la sede dell'ENS;
          il suddetto articolo stampa riferisce che «(...) il direttivo ENS approva così il project financing messo a punto dalla società Risparmio e Sviluppo di Roma, che prevede un finanziamento di 20 milioni di euro da restituire in 30 anni. L'esposizione bancaria complessiva arriverebbe dunque a 32 milioni di euro, più interessi (...) Tuttavia l'immobile è occupato dal tribunale penale: solo un piccolo dettaglio per l'Ente. Tutta via si spaccia l'edificio “come attualmente vuoto in attesa di nuova destinazione d'uso”. Subito dopo l'approvazione dello delibera, due consiglieri si dissociano, uno dei due scrive che non si può deliberare un operazione “così rischiosa per la sopravvivenza stessa dell'ENS. Andiamo incontro a responsabilità, anche penali, enormi”(...)»  –:
          se il Signor Ministro sia a conoscenza delle questioni sopra esposte ed in che modo intenda intervenire per accertarne l'effettiva gravità;
          nel caso fosse confermata la gestione economico finanziaria denunciata sia dal presidente dell'ENS Giuseppe Petrucci, sia dall'articolo di stampa menzionato in premessa, quali iniziative di propria competenza il Ministro intenda assumere con riferimento in particolare al decreto-legge n.  98 del 2011 convertito, con modificazioni, dalle legge n.  111 del 6 luglio 2011, e al decreto-legge n.  138 del 2011, convertito, con modificazioni dalla legge n.  148 del 14 settembre 2011. (5-08412)

Interrogazione a risposta scritta:


      MANCUSO, CICCIOLI, FAENZI e BARANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la Fondazione studi consulenti del lavoro italiani hanno effettuato un'indagine, attraverso domande poste a un panel di consulenti del lavoro, sui servizi informatici offerti dall'INPS e la loro gestione;
          ne è risultato che la completa informatizzazione dell'INPS, la conseguente chiusura dei canali telefonici e il persistere di problematiche da discutere di persona, rende complicata la gestione delle pratiche e l'accesso alle sedi risulta difficoltoso;
          il sito web dell'INPS risulta complesso per la metà degli intervistati e le risposte arrivano lentamente e, comunque, non sono esaustive;
          per l'89 per cento degli intervistati le sedi provinciali non incentivano l'uso della PEC;
          per il 71 per cento dei casi l'accesso alle sedi risulta difficoltoso: nelle sedi provinciali nel 64 per cento dei casi gli sportelli sono aperti anche nel pomeriggio, ma quasi sempre (78 per cento) solo per appuntamento;
          dall'indagine risulta un accesso alle sedi estremamente difficoltoso (impossibile o difficile recarvisi per il 94 per cento degli intervistati), con tempi di attesa inferiori ai 30 minuti solo nel 19 per cento dei casi e contatti telefonici impossibili;
          l'Istituto utilizza tutto il tempo a disposizione concesso dalla normativa per il rilascio del DURC, operazione che, infatti, avviene sempre a ridosso della scadenza del termine e spesso l’iter risulta bloccato per pratiche non definite o non acquisite dal sistema o per note di rettifica;
          oltre la metà degli intervistati lamenta di dover tornare su pratiche ritenute già chiuse;
          in linea generale il funzionamento dei processi in tutti i settori viene valutato scarso o appena sufficiente;
          un terzo dei consulenti del lavoro dichiara di ricevere richieste per contributi prescritti che solo nel 10 per cento dei casi riesce a far annullare prima che le somme vengano iscritte a ruolo;
          il sondaggio rileva che la categoria dei consulenti si è adeguata perfettamente all'utilizzo del canale telematico come strumento pressoché unico di comunicazione con l'INPS;
          ma non tutte le sedi sono in grado di gestire la massa di informazioni che pervengono e molto spesso le richieste di intervento giacciono per giorni inevase  –:
          se il Governo intenda verificare l'accessibilità e l'efficienza degli strumenti informatici dell'INPS;
          quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare per rendere efficiente il sistema informatico dell'INPS.
(4-18455)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DI GIUSEPPE, ROTA e MESSINA. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          dopo la disastrosa campagna agrumicola dello scorso anno, dovuta alle già note avversità climatiche, che hanno danneggiato il prodotto tale da renderlo invendibile, adesso l'attenzione è rivolta alla nuova stagione, con più ottimistiche previsioni sulla qualità e quantità di arance, soprattutto della qualità Ribera Dop, ma con nuove preoccupazioni derivanti dal rischio di concorrenza di altri Paesi produttori;
          il 16 febbraio 2012, infatti, con la risoluzione A7-0023/12 il Parlamento europeo ha approvato un accordo, tra l'Unione europea e il Regno del Marocco, volto a liberalizzare il commercio di prodotti agricoli, di prodotti agricoli trasformati, del pesce e dei prodotti della pesca; la nuova intesa privilegia per entrambe le parti il rafforzamento di un'agricoltura industriale, ad alta intensità di capitali;
          a seguito dell'accordo che prevede un'immediata liberalizzazione del 45 per cento (in valore) delle importazioni del Marocco provenienti dall'Unione europea, e la cancellazione immediata del 55 per cento dei dazi doganali su alcuni prodotti di ortofrutta provenienti dal Marocco, ad eccezione dei cosiddetti prodotti sensibili (pomodori, zucchine, clementine, cetrioli, aglio, fragole) che godranno comunque di un accesso agevolato al mercato europeo, da quest'anno sul mercato nazionale incomberà lo spettro della concorrenza delle arance marocchine;
          in merito all'accordo citato, si ritiene utile ricordare che la Commissione agricoltura della Camera dei deputati, con la risoluzione n.  8-00145 approvata il 2 agosto 2011, impegnava il Governo pro tempore ad evitarne l'approvazione senza le opportune modifiche, che tenessero conto del rischio di trasformare in vantaggio competitivo, per il Marocco, i minori vincoli verso l'Europa;
          la Commissione agricoltura del Parlamento europeo, inoltre, aveva espresso voto contrario all'accordo, con la seguente motivazione «accentuerà le già serie problematiche a livello di competitività causate dal differenziale di costo della manodopera tra l'Unione europea e il Marocco, la cui politica agroalimentare è orientata allo sviluppo e all'esportazione di grandi produzioni»; considerando anche l'aumento delle problematiche con le quali «i produttori comunitari devono già confrontarsi con i cospicui incrementi dei contingenti scaturiti dagli accordi con gli altri paesi mediterranei»;
          in particolare, il parere della Commissione agricoltura del Parlamento europeo solleva una questione di enorme importanza per le produzioni di qualità italiane, laddove sottolinea che «la proposta di accordo non prevede la risoluzione delle problematiche inerenti alle indicazioni geografiche (IG), rinviate a negoziati futuri, da aprirsi in seguito all'entrata in vigore dell'accordo»;
          un rapporto redatto a luglio 2012 dal dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti (USDA), relativo alla produzione di arance nella campagna 2011/2012, riferisce che la produzione mondiale di arance ha subito un calo del 7 per cento rispetto al periodo precedente, attestandosi sui 51,1 milioni di tonnellate, a causa di una minore produzione in Brasile, Messico e Unione europea;
          nel contempo, il consumo risulta diminuito del 2 per cento (28,5 milioni di tonnellate), e le esportazioni hanno registrato un 3 per cento in meno (3,9 milioni di tonnellate) di cui i principali destinatari sono stati l'Unione europea la Russia e l'Arabia Saudita;
          limitando l'analisi all'aspetto evolutivo del prezzo delle arance nel mercato nazionale, la prima considerazione prende spunto dall'offerta, che proviene dalla Spagna, dal Sud Africa e dal Marocco, mentre come produzione nazionale prevalgono le arance di Sicilia (arance rosse di Catania, le Washington navel di Ribera) e le varietà prodotte in Calabria (la Navelina di origine calabrese) e nel centro Italia;
          a parte il Sud Africa che sta per concludere la stagione con la varietà Valencia, in tutti gli areali di produzione menzionati si dovrebbero registrare notevoli cali di produzione, con punte anche del 45 per cento come per le arance rosse del Catanese, a causa delle pesanti tempeste e grandinate verificatesi nel Marzo del 2012. Nel contempo, gli analisti di mercato ripongono le speranze sulla nuova stagione, con previsioni più ottimistiche sulla qualità e quantità di arance di Ribera Dop;
          per i produttori siciliani e meridionali, il rischio oggettivo derivante dall'accordo tra Unione europea e Regno del Marocco, è quello di dover competere con arance prezzate 17 centesimi al chilogrammo, mentre oggi, grazie proprio ai dazi, quelle stesse arance arrivano nell'isola con un costo tra i 30 ed i 35 centesimi al chilo, più o meno lo stesso costo del prodotto sulla pianta «made in sicily». Anche se per la prossima campagna agrumaria è prevista una riduzione del 30 per cento delle esportazioni del Marocco, a causa dei danni provocati alla produzione dalla siccità, è chiaro che il rischio è soltanto rimandato;
          è evidente che l'accordo approvato dal Parlamento europeo espone il settore primario italiano al rischio di svantaggio competitivo, sia con riferimento ai prezzi di entrata di alcuni prodotti, ma anche alla compatibilità, con le vigenti normative europee in termini di standard qualitativi, di protezione ambientale, di condizioni dei lavoratori, di tutela sindacale e di sicurezza alimentare;
          appare lecito, agli interroganti, temere il rischio di eventuali contraffazioni, nel tentativo di spacciare per «made in Sicily», arance di tutt'altra provenienza rispetto a quelle italiane che sono di grande pregio  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga che l'accordo siglato tra l'Unione europea ed il Marocco possa determinare uno svantaggio competitivo per le produzioni agroalimentari italiane;
          se il Ministro non ritenga utile, nell'interesse del settore primario nazionale, attivarsi presso le istituzioni europee, affinché i negoziati relativi alle indicazioni geografiche vengano gestiti nel minor tempo possibile;
          quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, ed in che tempi, per promuovere quantomeno un sistema di vigilanza e di monitoraggio sulla corretta attuazione dell'accordo, al fine di tutelare i prodotti agroalimentari italiani ed i consumatori, garantendone le tutele sanitarie. (5-08409)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


      DIONISI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la Beta Talassemia Major o Morbo di Cooley o anemia mediterranea è una forma di talassemia causata da un deficit di catene globiniche Beta che causano una precoce distruzione dei globuli rossi. Questo comporta una scarsa ossigenazione dei tessuti con conseguente sollecitazione del midollo osseo, soprattutto a livello delle ossa craniche. La scarsa ossigenazione dei tessuti provoca stanchezza e scarso accrescimento. Per garantire la sopravvivenza il paziente deve essere periodicamente sottoposto a trasfusioni di globuli rossi. L'accumulo di ferro che consegue alle continue trasfusioni provoca un danno ai tessuti del cuore e delle ghiandole. Per questi motivi i pazienti affetti da Beta Talassemia Major o Morbo di Cooley hanno una aspettativa di vita più bassa rispetto alla popolazione generale;
          la morte per l'infermità «epatopatia cronica HCV correlata in soggetto splenectomizzato e politrasfuso per Morbo di Cooley» dà diritto così come previsto dalla legge 25 luglio 1997, n, 238, (articolo 1, comma 3), a presentare domanda ai fini della concessione dell'assegno una tantum;
          in tema di indennizzo di cui alla legge 25 febbraio 1992, n.  210, all'erede del soggetto danneggiato da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni ad emoderivati che abbia riportato una menomazione permanente all'integrità psico-fisica, spettano i ratei dell'assegno, previsto dalla predetta legge, che siano scaduti prima del decesso del relativo titolare e che non siano stati dal medesimo riscossi; tale diritto compete all'erede indipendentemente sia dal fatto che egli abbia o meno la qualità di familiare prevista dalla legge 25 luglio 1997, n.  238 (che ha modificato la legge n.  210 del 1992), sia dal fatto che sussista o meno una connessione causale tra il decesso e le vaccinazioni o le patologie indicate dalla citata legge n.  210;
          alla defunta signora S. D. di Messina furono già riconosciuti i benefici della legge n.  210 del 1992 per l'infermità «epatopatia persistente HCV per morbo di Cooley». La signora è deceduta in data 23 novembre 2008 per «Talassemia maior, epatopatia cronica» (causa iniziale), cirrosi epatica scompensata (causa intermedia), insufficienza cardiocircolatoria acuta (causa terminale). Dai ricoveri ospedalieri subiti dal luglio al novembre 2008, emerge un notevole aggravamento ed evoluzione della patologia epatica così come riportato anche nella cartella clinica dell'ultimo ricovero;
          la patologia epatica HCV correlata, evoluta in cirrosi è da ritenersi inequivocabilmente causa efficiente e determinante per il decesso dell'interessata, pur in presenza di altre patologie; la commissione medica ospedaliera 2a del dipartimento militare di medicina legale di Messina ha espresso parere favorevole alla concessione dell'assegno una tantum previsto dalla citata legge del 25 luglio 1997, n.  238;
          con istanza protocollata il 15 dicembre 2010, gli eredi aventi diritto hanno chiesto i benefici previsti dall'articolo 1, comma 3 della citata legge n.  238, integrazione della legge n.  210 del 25 febbraio 1992 (assegno una tantum);
          ad oggi, nonostante la domanda sia stata presentata nei termini di legge, gli eredi non hanno ancora riscosso la prevista una tantum  –:
          se e quali iniziative intenda attuare al fine di sostenere i malati affetti da morbo di Cooley o anemia mediterranea e i loro familiari dal punto di vista economico e dal punto di vista psicologico, anche attraverso centri di ascolto e assistenza, ovvero le associazioni di malati;
          in che modo intenda procedere al fine di garantire, per quanto di competenza, che vengano tempestivamente ottemperati gli obblighi previsti per legge a favore dei familiari che ad oggi non hanno ancora ricevuto l'assegno una tantum previsto. (4-18477)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          il gruppo Monte dei Paschi di Siena è uno dei principali operatori nel settore del credito in Italia;
          in queste settimane è in corso una trattativa sindacale finalizzata alla esternalizzazione di rami operativi d'azienda con conseguente trasferimento di personale;
          le trattative tra le parti sono in una fase di stallo dopo che l'azienda ha interrotto i rapporti con le organizzazioni sindacali e vorrebbe imporre decisioni unilaterali che riguardano in modo particolare, l'esternalizzazione di un numero di dipendenti, variante tra 1.600 e 2.300 unità, principalmente operanti all'interno del consorzio servizi della banca stessa ed in gran parte dislocati su plessi nelle province di Siena, Mantova, Firenze, Lecce, Padova, Milano e Roma;
          tali prospettate esternalizzazioni creano evidente apprensione circa la stabilità dei posti di lavoro degli attuali addetti;
          l'Istituto ha già fruito di una somma pari ad 1,9 miliardi di euro di finanziamento statale (cosiddetta Tremonti Bond) e tale finanziamento raggiungerà la somma complessiva di 3,4 miliardi di euro;
          tale ultima circostanza postula quindi la necessità che il Governo presti particolare attenzione alle vicende di un istituto nei confronti del quale è esposto per un importo di tale rilevanza  –:
          se il Governo sia intenzionato, per quanto di competenza, ad intervenire ed in quale forma, per facilitare la ripresa della trattativa tra le parti.
(2-01732) «Zani, Cenni, Albini, Marco Carra, Naccarato, Miotto, Fiano, Pierdomenico Martino, Bressa, Nannicini, Bellanova, Losacco, Garofani, Adinolfi, Rosato, D'Alema, Giacomelli, Castagnetti, D'Antoni, Lulli, Mariani, Iannuzzi, Codurelli, Picierno, Motta, Ciriello, Cavallaro, Marantelli, Fogliardi, Boccuzzi, Meta, Verducci, Fluvi, Pizzetti, Ventura, De Biasi, Villecco Calipari, Duilio, Farinone, Colaninno».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CROSIO e CAPARINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la legge 23 dicembre 1998, n.  448 e successive modificazioni e il decreto ministeriale 5 novembre 2004, n.  292, prevedono misure di sostegno per il settore televisivo locale, consistenti in contributi che vengono annualmente erogati dal Ministero dello sviluppo economico sulla base di graduatorie regionali redatte (con riferimento ai dipendenti occupati e ai fatturati conseguiti dalle imprese televisive locali interessate) dai Corecom – Comitati regionali per le comunicazioni, a seguito di bando di gara che lo stesso Ministero deve emanare entro il 31 gennaio di ogni anno;
          tali misure di sostegno che hanno contribuito, negli anni, alla crescita e allo sviluppo delle imprese televisive locali nell'ottica di sostenere l'informazione locale di qualità, sono importantissime nell'attuale momento in cui le imprese televisive hanno dovuto affrontare rilevanti investimenti per la transizione al digitale e in considerazione della situazione di crisi del mercato pubblicitario;
          i procedimenti per l'erogazione di detti contributi statali stanno, tuttavia, subendo gravissimi inaccettabili ritardi, con evidenti ripercussioni anche per l'occupazione lavorativa nel comparto (sono molte le imprese che hanno richiesto la cassa integrazione in deroga e che hanno avviato procedimenti di licenziamento collettivo);
          in particolare:
              a)    il Ministro dello sviluppo economico, nonostante tutti i Corecom abbiano redatto le rispettive graduatorie regionali fin dallo scorso mese di settembre, non ha ancora provveduto alla pubblicazione del decreto di ripartizione tra i vari bacini di utenza dello stanziamento relativo all'anno 2011 (occorre, peraltro, considerare che in caso di ritardo di uno o più Corecom, il Ministro può definire un riparto in acconto);
              b)    il Ministro dello sviluppo economico non ha ancora provveduto alla pubblicazione del decreto di ripartizione tra i vari bacini del saldo dei contributi relativi all'anno 2010 (con riferimento al quale è stato, ad oggi, stanziato e corrisposto solo un acconto) che in mancanza di immediato intervento rischiano la perenzione;
              c) il Ministro non ha ancora emanato il bando relativo alle misure di sostegno per l'anno 2012 (nonostante che, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto ministeriale 5 novembre 2004 n.  292, tale bando dovesse essere emanato entro il 31 gennaio 2012)  –:
          quali siano le ragioni di tali ritardi, le modalità con le quali il Ministro intenda porre rimedio ai ritardi stessi, e i tempi nei quali i suddetti provvedimenti verranno emanati. (5-08410)


      FRONER e MARCHIONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la legge 23 dicembre 1998, n.  448 e successive modificazioni e il decreto ministeriale 5 novembre 2004, n.  292, prevedono misure di sostegno per il settore televisivo locale, consistenti in contributi che vengono annualmente erogati dal Ministero dello sviluppo economico sulla base di graduatorie regionali redatte (con riferimento ai dipendenti occupati e ai fatturati conseguiti dalle imprese televisive locali interessate) dai Corecom – comitati regionali per le comunicazioni, a seguito di bando di gara che lo stesso Ministero deve emanare entro il 31 gennaio di ogni anno;
          tali misure di sostegno che hanno contribuito, negli anni, alla crescita e allo sviluppo delle imprese televisive locali nell'ottica di sostenere l'informazione locale di qualità, sono importantissime nell'attuale momento in cui le imprese televisive hanno dovuto affrontare rilevanti investimenti per la transizione al digitale e in considerazione della situazione di crisi del mercato pubblicitario;
          i procedimenti per l'erogazione di detti contributi statali stanno, tuttavia, subendo gravissimi inaccettabili ritardi, con evidenti ripercussioni anche per l'occupazione lavorativa nel comparto (sono molte le imprese che hanno richiesto la cassa integrazione in deroga e che hanno avviato procedimenti di licenziamento collettivo);
          in particolare:
              a) il Ministro dello sviluppo economico, nonostante che tutti i Corecom abbiano redatto le rispettive graduatorie regioni fin dallo scorso mese di settembre, non ha ancora provveduto alla pubblicazione del Decreto di ripartizione tra i vari bacini di utenza dello stanziamento relativo all'anno 2011 (occorre, peraltro, considerare che in caso di ritardo di uno o più Corecom, il Ministro può definire un riparto in acconto);
              b) il Ministro dello sviluppo economico non ha ancora provveduto alla pubblicazione del Decreto di ripartizione tra i vari bacini del saldo dei contributi relativi all'anno 2010 (con riferimento al quale è stato, ad oggi, stanziato e corrisposto solo un acconto) che in mancanza di immediato intervento rischiano la perenzione;
              c) il Ministro non ha ancora emanato il bando relativo alle misure di sostegno per l'anno 2012 (nonostante che, ai sensi dell'articolo 1, comma 1 del decreto ministeriale 5 novembre 2004 n.  292, tale bando dovesse essere emanato entro il 31 gennaio 2012)  –:
          quali siano le ragioni dei ritardi suesposti, le iniziative ed i tempi entro i quali il Ministro intenda porre rimedio ai ritardi stessi. (5-08414)


      BARBATO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          le complesse vicende che, nel corso degli ultimi anni, hanno riguardato la compagnia assicurativa Fondiaria-SAI, hanno gettato una luce molto negativa sia sulla gestione della predetta compagnia da parte dei precedenti azionisti di controllo, la famiglia Ligresti, e del vertice amministrativo, sia sul comportamento e le scelte degli organi pubblici di vigilanza sul settore assicurativo;
          sono infatti emerse, ad avviso dell'interrogante, gravi mancanze nell'azione di vigilanza svolta sulla compagnia dall'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP), il quale, non casualmente, è stato recentemente soppresso dall'articolo 13 del decreto-legge n.  95 del 2012, che ne ha trasferito le funzioni al neo costituito Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS);
          in particolare, risulta del tutto ingiustificabile, ad avviso dell'interrogante, la pervicacia con la quale l'ISVAP, per un lungo periodo, non ha ritenuto di proporre al Ministero dello sviluppo economico il commissariamento del gruppo Fondiaria-SAI, nonostante la situazione patrimoniale ed economica del gruppo stesso fosse tale da giustificare ampiamente tale atto, soprattutto laddove si consideri che nel caso di un'altra compagnia assicurativa di ben minori dimensioni, la Progress assicurazioni spa, ci si è invece affrettati a disporre la liquidazione coatta amministrativa della società, nonostante essa disponesse ancora di adeguata liquidità;
          l'esistenza di palesi, gravi regolarità della gestione del gruppo FONSAI ha trovato del resto conferma nella scelta assunta, dallo stesso ISVAP nel settembre 2012, di nominare il professor Matteo Caratozzolo quale commissario ad acta, con il compito di «individuare specificamente i soggetti responsabili delle operazioni medesime compiute in danno di Fondiaria Sai e delle società dalla stessa controllate»; di «determinare il danno riconducibile all'operato e alle omissioni dolose o colpose dei predetti soggetti in tutte le sue varie componenti»; di «promuovere o far promuovere ogni iniziativa anche giudiziale necessaria in Fondiaria Sai e nelle società controllate dalla stessa, idonea, in relazione alle operazioni contestate, a salvaguardarne e reintegrarne il patrimonio» e infine «di esercitare i poteri che spettano a Fondiaria Sai quale capogruppo e quale socio nelle assemblee delle società controllate»;
          parimenti significative appaiono le recenti conclusioni cui è giunto il collegio sindacale della società Fondiaria Sai, il quale ha sollevato numerosi rilievi rispetto ad una serie di operazioni con parti correlate condotte dal gruppo, in particolare realizzate con appartenenti alla famiglia Ligresti o con società a questi riconducibili, rispetto alle quali sussisterebbe, secondo il collegio, la possibilità di avviare un'azione di responsabilità per danni nei confronti dei precedenti amministratori;
          tali lacune ed irregolarità nell'attività dell'ISVAP, oltre a determinare una violazione del tutto ingiustificata della normativa in materia, che avrebbe potuto pregiudicare la stabilità complessiva del settore assicurativo nazionale, vista la rilevanza sistemica del gruppo FONSAI, hanno probabilmente arrecato danni sia agli assicurati, sia agli azionisti di minoranza sia ai dipendenti del gruppo stesso;
          inoltre, ulteriori carenze nell'azione di vigilanza dell'ISVAP riguardano la mancata vigilanza circa gli emolumenti, assolutamente ingiustificati alla luce dell'andamento fortemente negativo della gestione, riconosciuti ad alcuni esponenti aziendali, in dettaglio per quanto riguarda i componenti della famiglia Ligresti che rivestivano cariche di gestione all'interno del gruppo FONSAI, nonché per quanto riguarda la buonuscita di iperbolico ammontare, pari a circa 3,7 milioni di euro, che, secondo notizie riportate dalla stampa, sarebbe stata riconosciuta dopo soli quattordici mesi di lavoro nel gruppo all'ex direttore generale Piergiorgio Peluso, figlio dell'attuale Ministro dell'interno Cancellieri, sulla quale la stessa CONSOB ha chiesto informazioni al gruppo;
          la pratica, purtroppo assai diffusa nel mondo della finanza, di riconoscere emolumenti, indennità di fine rapporto, buonuscite o altri benefit milionari ad esponenti del management anche qualora essi abbiano conseguito risultanti del tutto insoddisfacenti o abbiano addirittura posto a rischio la sopravvivenza della società, costituisce un problema generale, non solo italiano, ma, nel caso di specie, essa acquista un rilievo ed un sapore tutto particolare, in quanto fornisce ad avviso dell'interrogante con plastica evidenza l'ennesimo esempio di come le ragioni della sana e prudente gestione, nonché i diritti degli azionisti e dei consumatori, possano essere piegati agli interessi dei singoli e dei poteri forti, spesso contigui, come nel caso del dottor Peluso, al mondo delle istituzioni e della politica;
          tale complessiva tematica è già stata oggetto dell'interrogazione a risposta immediata in Commissione n.  5-07992, a prima firma dell'interrogante, svolta il 26 settembre 2012 scorso presso la Commissione Finanze, in risposta alla quale il rappresentante del Governo, Sottosegretario per lo sviluppo economico De Vincenti, si era tuttavia limitato a riportare che l'ISVAP, «pur monitorando l'evolversi della situazione e formulando nei confronti delle società del gruppo ricorrenti richiami e rilievi, volti a superare le situazioni di grave criticità riscontrate», non aveva ritenuto necessario formulare al Ministro dello sviluppo economico alcuna proposta di commissariamento del gruppo FONSAI, in quanto «la fusione in FONSAI di Premafin, Unipol e Milano assicurazioni ha consentito, a giudizio di ISVAP, di rimuovere le predette carenze patrimoniali, con conseguente venir meno dei presupposti di legge per possibili iniziative di maggior rigore, quali per esempio il provvedimento di amministrazione straordinaria»;
          a puntuale riscontro dei dubbi già espressi circa l'operato dell'ISVAP in materia sono giunte le decisioni assunte dalla procura di Torino, che ha inviato un avviso di garanzia nei confronti dell'ex presidente dell'ISVAP, ora commissario straordinario dello stesso istituto, Giancarlo Giannini, per il reato di concorso in falso in bilancio, ed ha disposto una perquisizione negli uffici dello stesso ISVAP;
          in tale contesto appare dunque censurabile quello che all'interrogante appare un sostanziale immobilismo del Governo su una questione tanto grave e delicata, e risultano addirittura sconcertanti le notizie, riportate dalla stampa, secondo cui l'Esecutivo, oltre ad aver attribuito al Presidente Giannini le funzioni di commissario per l'ordinaria e straordinaria amministrazione dell'ente, invece di procedere alla rapida e doverosa sostituzione dei vertici dell'ISVAP, avrebbe addirittura rifiutato le dimissioni presentate dallo stesso Giannini a seguito dell'avviso di garanzia nei suoi confronti;
          parimenti, risulta preoccupante che non sia stata ancora data attuazione alle norme di cui all'articolo 13 del decreto-legge n.  95 del 2012, istitutive dell'IVASS, il quale prevede, tra l'altro, al comma 30, che entro il termine (già spirato il 3 novembre 2012) di 120 giorni dalla data di entrata in vigore del predetto decreto-legge, siano nominati i consiglieri del nuovo Istituto e ne sia predisposto lo statuto, il quale deve essere approvato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico;
          in tale contesto appare indispensabile dare un segnale di forte discontinuità rispetto a discutibili e ad avviso dell'interrogante opache prassi di vigilanza nel settore assicurativo, volte a tutelare i poteri forti piuttosto che a garantire il rispetto della legalità e la tutela dei consumatori e del mercato;
          se non ritenga doveroso assumere iniziative per procedere al più presto alla sostituzione del commissario straordinario dell'ISVAP Giannini, il quale, anche alla luce dell'inchiesta giudiziaria che lo vede coinvolto in relazione alla gestione del gruppo Fondiaria-SAI, al di là dei profili strettamente penali, non appare all'interrogante evidentemente disporre più di quei requisiti di autorevolezza ed onorabilità indispensabili per mantenere il delicato ruolo che riveste ormai da tempo;
          se non intenda assicurare, anche attraverso ulteriori iniziative rafforzative della normativa in materia, che il nuovo Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS) possa effettivamente garantire la stabilità e la garanzia della solvibilità dell'intero comparto assicurativo nazionale, evitando il ripetersi di vicende oscure quale quella che sta coinvolgendo il gruppo FONSAI, nonché promuovendo l'introduzione di norme che consentano agli organi di vigilanza di monitorare l'ammontare degli emolumenti riconosciuti alla dirigenza dalle compagnie assicurative, e di verificarne l'effettiva corrispondenza ai risultati di gestione;
          quale sia la tempistica per l'avvio della concreta operatività dell'IVASS.
(5-08420)

Interrogazione a risposta scritta:


      MARINELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la legge 23 dicembre 1998, n.  448 e successivamente il decreto ministeriale 2004, n.  292, indicano una serie di misure di sostegno per il settore televisivo locale, attraverso contributi che sono annualmente erogati dal ministero interrogato sulla base di graduatorie regionali redatte, con riferimento ai dipendenti occupati e ai fatturati conseguiti dalle imprese televisive locali interessate, dai Corecom – Comitati regionali per le comunicazioni, a seguito dei bandi di gara che lo stesso Ministero, deve emanare entro il 31 gennaio di ogni anno;
          le suesposte misure di sostegno, che hanno contribuito nel corso degli anni alla crescita e allo sviluppo delle imprese televisive locali, in un'ottica volta a sostenere l'informazione locale di qualità, sono a giudizio dell'interrogante, molto importanti nell'attuale fase di transizione in cui le imprese televisive hanno dovuto affrontare rilevanti investimenti per l'avvio del processo di digitalizzazione oltre che la crisi del mercato pubblicitario;
          i procedimenti per l'erogazione dei contributi statali, stanno subendo tuttavia, gravosissimi e inaccettabili ritardi, con evidenti ripercussioni anche per l'occupazione nell'ambito del comparto;
          all'interrogante risultano infatti numerose domande di cassa integrazione in deroga richieste dalle imprese del settore che stanno avviando, tra l'altro, procedimenti per licenziamenti collettivi;
          il Ministero, nonostante tutti i Corecom abbiano redatto le rispettive graduatorie regionali sin dallo scorso mese di settembre, non ha tuttora provveduto alla pubblicazione del decreto di ripartizione tra i vari bacini d'utenza dello stanziamento relativo all'anno 2011;
          l'interrogante rileva peraltro, come in caso di ritardo da parte di uno o più Corecom, è possibile da parte del ministero dello sviluppo economico, procedere attraverso criteri di ripartizione sotto forma di acconto;
          l'interrogante evidenzia altresì come il Ministero dello sviluppo economico non abbia ancora provveduto neanche alla pubblicazione del decreto di ripartizione tra i diversi bacini d'utenza dei contributi relativi all'anno 2010, per i quali ad oggi è stato stanziato e corrisposto soltanto un acconto e che in mancanza di immediati interventi, gli stessi contributi rischiano la perenzione;
          ulteriori ritardi da parte del Ministero, sono evidenziati dall'interrogante, nell'ambito della mancata emanazione del bando relativo alle misure di sostegno per l'anno 2012, nonostante il comma 1 dell'articolo 1 del decreto ministeriale n.  292 del 2004, indichi la scadenza del 31 gennaio 2012 –:
          quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
          quali siano le motivazioni per le quali il Ministero dello sviluppo economico, non abbia provveduto all'emanazione dei provvedimenti di sua competenza esposti in premessa e quali iniziative intenda conseguentemente intraprendere al fine di una rapida emanazione dei decreti ministeriali a favore del settore televisivo locale, i cui ritardi stanno determinando evidenti difficoltà economiche e finanziarie alle imprese interessate. (4-18453)

Apposizione di firme a risoluzioni.

      La risoluzione in Commissione Vanalli e altri n.  7-00949, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Comaroli, Consiglio.

      La risoluzione in Commissione Benamati n.  7-01027, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fioroni, Viola, Bocci, Tenaglia, Ginoble, Bratti, Mariani, Pedoto.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Messina n.  5-06031, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Favia.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Laura Molteni e Forcolin n.  5-08407, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fabi.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
          interrogazione a risposta scritta De Pasquale n.  4-16103 del 16 maggio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-08413;
          interrogazione a risposta scritta De Pasquale n.  4-18370 del 31 ottobre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-08412.

ERRATA CORRIGE

      Interpellanza Berretta n.  2-01687 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n.  696 del 3 ottobre 2012. Alla pagina 34943, seconda colonna, dalla riga sesta alla riga settima deve leggersi: «il 17 settembre 2012 è morto il militare Salvo Cannizzo, di 36 anni, per un» e non «il 18 settembre 2012 è morto il militare Salvo Cannizzo, di 36 anni, per un», come stampato.
      Alla pagina 34943, seconda colonna, alla riga decima deve leggersi: «il sergente Cannizzo lascia due bimbe,» e non «il sergente Cannizzo lascia tre bimbe», come stampato.