XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 721 di mercoledì 21 novembre 2012

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 11,30.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Borghesi, Brugger, Dozzo, Dussin, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Leo, Lucà, Milanato e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013) (A.C. 5534-bis-A) (ore 11,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 5534-bis-A: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013).
Ricordo che nella seduta di ieri è stata posta la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 3 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'articolo 1 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo. Signor deputato Presidente, se Di Pietro è vivo, si potranno continuare a raccogliere le firme sul famigerato articolo 18, perché in questo Paese gli italiani e le italiane hanno bisogno di più lavoro, di più occupazione, di più diritti, e non, invece, di cancellare i diritti, il lavoro e l'occupazione.
Signor deputato Presidente, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo e, se Di Pietro è vivo, domani posso ritornare davanti al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) per sostenere 271 giovani, che hanno partecipato ad un concorso di ispettore di polizia penitenziaria bandito nel 2003, che, ad oggi, ancora non hanno una risposta. Pag. 2
Hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo e posso continuare a battermi per i 1.886 giovani che hanno partecipato al concorso di carabinieri e che lo Stato oggi rinnega, perché, dopo averlo bandito e aver espletato il concorso dice: abbiamo scherzato. Questo è il modo più ingannevole e deleterio per rappresentare lo Stato, soprattutto se si ingannano i giovani. Questi 1.886 giovani vogliono servire lo Stato, vogliono fare i carabinieri e garantire la sicurezza di questo Paese.
Signor deputato Presidente, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo; e se è vivo, posso ritornare a difendere i 194 lavoratori che sono stati messi fuori dal Carrefour di Casoria ed evitare che ci siano i soliti prenditori che, con le scatole cinesi, fregano i lavoratori, e che, anche in attività che vanno bene, come Carrefour, dalla sera alla mattina, in provincia di Napoli, a Casoria, 194 di loro non abbiano più un futuro, non abbiano più dignità.
Hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo; e, se è vivo Di Pietro, posso ritornare a difendere i lavoratori dell'Irisbus di Avellino, l'unica industria italiana che costruisce gli autobus. Ebbene, c'è un prepotente in Italia, che si chiama Marchionne, che ha deciso che gli autobus non si costruiscano più in Italia ad Avellino, nell'Irisbus, ma che si devono andare a comprare negli analoghi stabilimenti industriali di Lione, in Francia, e nella Repubblica Ceca; e lì, intanto, ci sono 700 lavoratori che, dal gennaio 2012, non hanno più un lavoro.
Signor deputato Presidente, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo, perché, se è vivo Di Pietro, possiamo continuare a batterci per i 12 mila lavoratori del polo chimico, perché in Italia da tre anni è stato cancellato il polo chimico. E posso ritornare lì, nell'ex carcere dell'Asinara, dove si rinchiusero i lavoratori del polo chimico di Porto Torres, che, insieme a quelli del polo chimico di Ravenna e di Porto Marghera, stanno soffrendo; e, intanto, continuiamo ad acquistare il PVC, che serve per costruire le nostre scarpette di gomma, importandolo dalla Germania.
Signor Presidente, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo. E, se Di Pietro è vivo, possiamo continuare a batterci per i lavoratori dell'Alcoa, che non si sentiranno più traditi, non vedranno più dei politici traditori, che hanno tradito i lavoratori dell'Alcoa in questi giorni, soprattutto se sono rappresentanti di quei partiti che dovrebbero stare dalla parte dei lavoratori e che invece preferiscono fare la fiction di domenica prossima, con le primarie, a rappresentare la politica di traditori di Alcoa e dei lavoratori di Alcoa.
Allora, signor Presidente, non si pensa ai lavoratori di Alcoa, mentre, invece, questo Governo riesce a trovare il paracadute per il Monte dei Paschi di Siena; lì si trovano 3,4 miliardi di euro, di cui 1 miliardo e mezzo fresco, perché, naturalmente, si tratta della gestione della banca Monte dei Paschi di Siena, feudo del Partito Comunista di ieri, di una certa sinistra e del Partito Democratico di oggi, dove si facevano operazioni da arrembaggio, e allora lì, per le banche c'è la possibilità e si trovano 3,4 miliardi di euro.
Insomma, signor Presidente, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo. E, se è vivo Di Pietro, noi possiamo continuare a batterci per costruire un'Italia diversa, un'Italia pulita, un'Italia onesta, un'Italia che lavora e, soprattutto, possiamo evitare che ci sia un anno nero come quello che stiamo vivendo ora nel 2012, dove ci sono tutta una serie di indicatori negativi. Il 2012 è l'anno più nero di questo Paese, con questo Governo sostenuto dal Partito democratico, dal Popolo delle Libertà, dall'Unione di Centro, che sono dei «partiti carogna» per quello che hanno prodotto sostenendo questo Governo, perché è fin troppo evidente che nel 2011 il prodotto interno lordo era più alto che nel 2012.
Noi avevamo 1.580 miliardi di euro di prodotto interno lordo nel 2011 e nel 2012, invece, è sceso a 1.565 miliardi di euro, cioè 15 miliardi di euro in meno; quindi, meno prodotto interno lordo mentre il debito pubblico è cresciuto, perché dai 1.912 miliardi di euro del 2011 siamo Pag. 3passati a 1.995 e abbiamo battuto record su record: nel primo trimestre del 2012, 123,7 per cento è il rapporto del debito pubblico sul PIL, nel secondo trimestre del 2012 il record negativo cresce ancora e passiamo al 126,1 per cento.
Insomma, vi sono solo dati negativi, come gli interessi che si pagano per questo debito pubblico, perché nel 2012 stiamo a 84 miliardi di euro solo di interessi, mentre nel 2011 erano 74, addirittura con la previsione che, nel 2015, solo di interessi si pagheranno 99,2 miliardi di euro, cioè circa 100 miliardi di euro che serviranno per pagare solo gli interessi di questo debito pubblico.
Tutto ciò è stato prodotto da quelli che faranno la fiction domenica prossima e l'altra fiction del Popolo della Libertà poco dopo, cioè quelli che hanno dissanguato questo Paese, quelli che hanno fatto l'assalto alla diligenza, quelli che sono andati nelle regioni e, piuttosto che nominare direttori sanitari e direttori generali che servissero per dare cura e salute ai cittadini, hanno fatto solo una spartizione, solo una divisione affaristico-clientelare, in Puglia, come in Basilicata, come in Lombardia.
Allora, noi vogliamo andare all'arrembaggio di questi palazzi, di questo spreco, di questa spesa pubblica intollerabile e ormai insopportabile per gli italiani. Ed è questa la ragione per la quale, signor Presidente Fini, hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo. E allora, se Di Pietro è vivo, possiamo riscontrare con piacere che oggi Befera ci parla del ReddiTest, dice che ci sarà l'autodiagnosi fiscale da parte dei cittadini e che una famiglia su cinque spende, ma non ha il reddito corrispondente alla spesa.
A Befera ho mandato una denuncia, così come l'ho mandata alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica di Roma, perché, su richiesta che le inviai, signor Presidente - se lei si ricorda -, lei mi ha dato un riscontro per quanto riguarda una parte di questo finanziamento occulto che ancora oggi c'è per i partiti. Mi riferisco alla parte che riguarda il finanziamento dei gruppi parlamentari. Lei mi ha scritto e mi ha detto che, almeno in questa legislatura, al 31 ottobre, 154 milioni di euro sono andati ai gruppi parlamentari, tra cui circa 50 milioni di euro al Partito Democratico e circa 43 milioni di euro al Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BARBATO. Insomma, è una cifra che non finisce mai; allora io invito, per la verità come ho già fatto, e mi avvio alle conclusioni, a che ci sia un accertamento anche sui redditi di alcuni parlamentari che percepiscono importi di denaro pubblico e, a differenza del ReddiTest, dove c'è probabilmente evasione tra transazioni di denaro privato, qui invece si parla di denaro pubblico. Quindi, invito a fare questo tipo di accertamento perché, in questo modo, verrà fuori che Befera non solo scoprirà, quali evasori fiscali, una famiglia su cinque, ma anche un deputato su otto, un parlamentare su otto e, per di più, evasori fiscali rispetto a finanziamenti pubblici che sono arrivati ai gruppi parlamentari e che impropriamente sono stati utilizzati, perché è espressamente previsto dall'articolo 52 del TUIR come funziona il reddito.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, deve concludere.

FRANCESCO BARBATO. Allora, mi avvio alle conclusioni per dire: hanno ammazzato Di Pietro, ma Di Pietro è vivo; se Di Pietro è vivo, potremo continuare a lottare per gli italiani e per un'Italia onesta e pulita (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, dopo l'omelia del collega Barbato inizio il mio intervento. Pag. 4
Oggi, molto probabilmente, signor Presidente, si terrà l'ultimo atto importante di questa legislatura, che ovviamente si chiude, anche oggi, con l'ennesima questione di fiducia posta da un Governo che si ricorderà nella storia della Repubblica come il Governo delle tasse, del centralismo più sfacciato, dell'ostilità agli enti locali e alle fasce più deboli della società, come il Governo che ha distrutto il federalismo.
Si è trattato di un'esperienza lunga un anno, che voglio ricordare attraverso i suoi provvedimenti e gli effetti economici e finanziari che hanno creato. Si partì il 17 novembre 2011: una maxi fiducia a questo Governo con il solo voto contrario della Lega Nord. Non so se all'epoca fosse vivo o ammazzato l'onorevole Di Pietro, ma la fiducia la diede a questo Governo e, quindi, furono 556 voti a favore su 630. L'88 per cento di questo Parlamento garantì la fiducia ad un Governo che dovette porre quaranta questioni di fiducia per far approvare i suoi provvedimenti, quindi, una maggioranza molto particolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il 4 dicembre 2011, ecco il primo decreto-legge, il decreto «salva Italia», diciamo «l'ammazza Italia»: 13 miliardi di euro di tagli, soprattutto agli enti locali, e 17 miliardi di nuove tasse; sono state aumentate le rendite catastali, è stata posta l'IMU sulla prima casa, che invece era stata cancellata dal Governo in cui c'era la Lega; ricordo poi i sindaci esattori per conto dello Stato sull'IMU sulla seconda casa, l'aumento dell'addizionale regionale per coprire i tagli della sanità, la creazione di un «grande fratello fiscale» sui conti bancari privati, l'aumento dell'età pensionabile con la creazione di centinaia di migliaia di esodati.
Il 15 febbraio 2012 segue il decreto «svuota carceri»: vengono liberati tremila carcerati. Il 30 aprile 2012 inizia il percorso della cosiddetta spending review, che porta il Governo a cercare di tagliare sempre di più le risorse ai territori, alle autonomie e agli enti locali. Dalla politica del pollice verde fatta con il federalismo fiscale per il raddrizzamento dell'albero storto, il Governo Monti ha preferito seguire la politica del boscaiolo: l'abbattimento a colpi di motosega dell'albero delle autonomie locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il 6 luglio 2012 viene approvato il decreto-legge n. 95 sulla spending review: tagli, tagli e ancora tagli, sempre tagli alle comunità locali, ai comuni e alle regioni; però in quel provvedimento si trovano 4 miliardi di euro per salvare una banca di connotazione politica ben precisa, il Monte dei Paschi di Siena. Lì la maggioranza, anche in questa occasione tramite la questione di fiducia, diede l'appoggio a questa operazione, che portava 8 miliardi di euro di tagli agli enti locali e 3 miliardi di euro alla sanità. È l'inversione del mondo, un mondo alla rovescia, come ho già ricordato, dove i cittadini, ricevendo meno servizi dai propri comuni, pagano il salvataggio di una banca. Di solito è il contrario, le banche aiutano i cittadini e le imprese, qui invece sono le imprese, i cittadini, le casalinghe a dover difendere e a dover aiutare i conti di una banca. È un mondo alla rovescia.
È un mondo alla rovescia anche con il decreto-legge n. 188 del 2012, che prevede la cancellazione delle identità locali attraverso la soppressione, di fatto, delle province. C'è una Costituzione che parla, appunto, di territorio e delle autonomie, che dà valore al cittadino in quanto membro di una comunità locale e questo Governo li ammazza da un punto di vista economico e anche da un punto di vista identitario.
Arriviamo alla legge di stabilità, su cui oggi voi chiedete la fiducia, che però non meritate neanche da parte dei colleghi della maggioranza. Vi sono in Aula solo un Ministro ed un sottosegretario: Presidente, non è rispettato neanche il bon ton istituzionale, non è presente neanche un rappresentante del Ministero competente. Penso vi siano le condizioni per una reprimenda nei confronti del Governo. Non abbiamo visto il Governo in Commissione, né lo abbiamo visto in Aula. Monti è sempre in giro per il mondo, ma in Pag. 5quest'Aula non è più venuto, neanche a difendere le sue posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In Commissione il Ministro Grilli ha dato buca due volte. Lo abbiamo atteso per due volte, e una volta siamo venuti a Roma apposta per l'audizione del Ministro alle 18, ma non si è presentato; c'è stata un'audizione telefonica con il relatore - che era più una farsa che una realtà -, ma non c'è stata la presenza fisica del Ministero, se non quella del sottosegretario Polillo, che è riuscito anche ad ottenere una serie di sfiducie - come vedremo dopo - perché molti dei provvedimenti sono passati con il parere contrario del Governo.
È una legge di stabilità che si basa nuovamente su tagli agli enti locali per più di 10 miliardi di euro, tagli alla sanità, nuovamente, l'aumento dell'1 per cento dell'IVA e l'aumento delle accise sulla benzina. Sono tutti provvedimenti non immuni da strascichi economici devastanti per la produttività del Paese. Tanto rigore, troppo rigore e nessuna crescita nei vostri provvedimenti hanno portato alla recessione.
Monti in questi giorni dice che la casa non brucia più: probabilmente la sua, quella del Governo, ma non quelle dei cittadini, quelle degli enti locali, della sanità, che nel 2013 non riusciranno più a garantire i servizi a fronte dei tagli che avete inferto loro.
Proprio oggi, in queste ore, a Milano, ci sono migliaia di sindaci che sfilano contro le iniziative di questo Governo, e sabato prossimo a Brescia la Lega incontrerà gli amministratori del Nord per chiarire definitivamente il rapporto con questo Stato centralista e antifederalista.
I numeri di un anno di Governo, del vostro Governo, sono allarmanti: alla Borsa di Milano, l'indice dei principali titoli quotati scende di 2,6 punti percentuali; l'inflazione migliora, ma a causa della flessione dei consumi, che passano dall'1,6 a meno 3,7 per cento; la produzione industriale scende del 5 per cento; i prestiti hanno una contrazione degli impieghi di 8 miliardi di euro alle famiglie e di 19 miliardi di euro alle imprese; i mutui prima casa sono a picco (meno 31 per cento) e questo va anche a creare danno a tutto l'indotto dell'edilizia. Inoltre, per le retribuzioni l'aumento è inferiore al tasso di inflazione e quindi vi è un minore potere di acquisto delle famiglie; la disoccupazione aumenta dal 9,3 per cento all'11,5 per cento; il debito pubblico aumenta di 60 miliardi di euro, malgrado i cosiddetti tagli alle spese, mentre le spese aumentano perché non si sono portate avanti le modifiche strutturali a questo Paese: si è creato più centralismo e meno federalismo e non si è data la possibilità ai territori di essere protagonisti di questo nuovo Paese, che comunque deve arrivare.
Il rapporto deficit-PIL aumenta dello 0,3 per cento e arriva al limite della quota di Maastricht (2,8 per cento), e sforeremo anche questo parametro. Il rapporto debito-PIL passa dal 120 per cento al 126 per cento. Ecco quindi che la situazione è devastante, disastrosa, e non permetterà di mantenere tutti gli impegni che questo Governo ha preso con l'Europa: dal fiscal compact al pareggio di bilancio, alla modifica dell'articolo 81 della Costituzione.
Il Parlamento ha comunque cambiato questa legge di stabilità, un Parlamento, quindi, che lavora, un Parlamento che ha sfatato il mito dei Governi tecnici e che ha sfatato il mito che la politica deve essere surrogata dai tecnici e dai Governi dei non eletti. È un Parlamento fatto di persone elette che sanno interpretare positivamente le esigenze dei propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ecco, quindi, che se la legge deve essere approvata attraverso la fiducia, è chiaro che questa fiducia non può essere data a questo Governo, tra l'altro assente anche durante il dibattito sulla fiducia da loro richiesta. È una fiducia che deve essere comunque data al Parlamento, che con questa legge di stabilità certifica, appunto, l'incapacità dei tecnici di risolvere i problemi e si riappropria del suo potere costituzionale di legislatore. I legislatori sono i deputati e i senatori, non sono i membri del Governo, che attraverso decreto-legge Pag. 6chiedono una semplice ratifica al Parlamento, come sta avvenendo da un anno a questa parte.
Di fatto, quindi, oggi, se si deve dare una fiducia, la si deve dare al Parlamento: abbiamo avuto due relatori che hanno demolito di fatto il testo che ha prodotto il Governo e quindi vi è già una sfiducia di fatto del testo governativo.
Si tratta di un testo che è stato modificato in Commissione anche grazie all'impegno costruttivo della Lega Nord che ha dato spunto a numerose modifiche che vanno dai fondi all'alluvione, per la Lombardia e per l'Emilia, alla ricerca di fondi ulteriori per gli esodati. Voi non l'avete voluto e avete creato, e continuate a creare, una situazione di difficoltà per ulteriori decine e decine di migliaia di persone che si trovano nella situazione di non avere lo stipendio e di non poter accedere ai sussidi pensionistici. Noi le coperture le avevamo date, ma voi non le avete volute considerare. È, quindi, una stabilità che certifica il fallimento politico ed economico di questo Governo dei tecnici che, ovviamente, non potrà ricevere la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 1 abbia inizio alle ore 12,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROSY BINDI

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto dei deputati appartenenti a vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Peluffo.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 13,14).
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 13,15).
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 535
Votanti 514
Astenuti 21
Maggioranza 258
Hanno risposto 426
Hanno risposto no 88
(La Camera approva).

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Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Argentin Ileana
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia Pag. 8
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Caterina Marcello
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Forcieri Giovanni Lorenzo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Giorgetti Alberto
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano Pag. 9
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana Pag. 10
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Simeoni Giorgio
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stracquadanio Giorgio Clelio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo Pag. 11
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Beccalossi Viviana
Bianconi Maurizio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Ciccioli Carlo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grassano Maurizio
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lo Monte Carmelo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meloni Giorgia
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Nicco Roberto Rolando
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rondini Marco Pag. 12
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Vanalli Pierguido
Vatinno Giuseppe
Vella Paolo
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bellotti Luca
Bergamini Deborah
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Cicu Salvatore
Contento Manlio
De Angelis Marcello
De Corato Riccardo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Frassinetti Paola
Giulietti Giuseppe
Gottardo Isidoro
La Russa Ignazio
Lehner Giancarlo
Lisi Ugo
Mancuso Gianni
Mazzoni Riccardo
Moles Giuseppe
Picchi Guglielmo

Sono in missione:

Barbi Mario
Boniver Margherita
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Commercio Roberto Mario Sergio
D'Alema Massimo
Di Biagio Aldo
Garavini Laura
Jannone Giorgio
La Malfa Giorgio
Martino Antonio
Mecacci Matteo
Migliori Riccardo
Mura Silvana
Razzi Antonio
Stefani Stefano

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 2.
La relativa votazione per appello nominale è prevista per le ore 15,30.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Leo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 5534-bis-A

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 5534-bis-A: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013). Pag. 13
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, l'Assemblea ha approvato l'articolo 1, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 2 - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, vado subito al punto perché ormai le parole sono tante e le soluzioni sono sempre poche e meno importanti e agevoli per risolvere il problema dei comparti della società civile italiana.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un disegno di legge, in questo caso sulla stabilità, che si aggiunge ai sei precedenti e che non aiuta a dare una risposta in termini completi e complessivi ai mondi vitali della nostra economia e della nostra società.
L'ampiezza delle sei manovre, ossia il reperimento complessivo delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti del PIL nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di PIL nel 2013 e oltre i 7 punti di PIL nel 2014. Complessivamente il Governo Berlusconi e il Governo Monti hanno predisposto delle misure correttive per il triennio 2012, 2013, 2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro. L'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del PIL per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo, peraltro, spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo monetario internazionale dà invece per scontato almeno lo 0,7 per cento in meno, ma avverte che se non verranno segnali in controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna tutta italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento. Utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal Governo sulle previsioni economiche, diciamo per il 50 per cento, alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del PIL per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5 - meno 3 per cento del PIL. Con questo provvedimento, una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile - lo ricordo a me stesso e a voi e soprattutto al Governo - in Italia è passato infatti dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre del 2012.
La crisi peraltro incide in maniera maggiore sui più giovani perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo e i primi ad essere licenziati. Il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale che si aggraverà nei prossimi mesi.
Questo provvedimento, come si evince dall'articolo in esame, non dà soluzioni concrete ed efficaci ai problemi ed alle istanze dei cittadini. Il problema degli esodati non trova una soluzione definitiva; vengono stanziati solo 315 milioni complessivi per il 2013 per il fondo per il finanziamento ordinario dell'università, per i collegi universitari legalmente riconosciuti, per i policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali e strutture ospedaliere, per il fondo nazionale per il servizio civile, per il fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, per il fondo per il finanziamento delle missioni di pace, per il fondo per l'accesso alle abitazioni in locazione, per il fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva, per il comitato italiano paraolimpico; norme per favorire l'attività lavorativa dei detenuti, la giustizia digitale. Solo dalla lettura di questo elenco si percepisce evidentemente la totale incongruità della somma complessiva messa a disposizione delle spese preventivate, un modo come un altro per Pag. 14non dare risposte serie ad esigenze reali facendo finta di accogliere queste istanze.
Si chiedono dunque pesantissimi sacrifici ai cittadini in settori delicati ed importanti come la sanità, le strade, l'ambiente. Il Governo persiste nel far ricadere i tagli sui ceti più deboli e sui settori di maggior urgenza e necessità. E quando si parla, in questo caso, di sbilanciamento delle risorse, evidentemente va fatto un riferimento diretto e immediato al Ministero della difesa. Lo stato di previsione del Ministero della difesa reca uno stanziamento complessivo, in termini di competenza, pari a 20 miliardi di euro. Per l'anno finanziario 2013, si propongono variazioni positive per 973 milioni rispetto al bilancio preventivato del 2012. Quindi ci saranno 90 milioni di euro in più rispetto al bilancio assestato. Nel successivo biennio il volume finanziario complessivo risulta rispettivamente ridursi a 20 miliardi e 483 milioni di euro nel 2014 per poi riespandersi a 21 miliardi nel 2015. Le spese per l'esercizio vengono ulteriormente ridotte e sono ormai del tutto insufficienti a garantire la piena funzionalità dello strumento militare in termini di formazione e addestramento del personale, nonché della manutenzione ed efficienza dei mezzi e degli equipaggiamenti di sicurezza.
Documenti ufficiali della Difesa e della NATO attribuiscono all'Italia una spesa dello 1,4 per cento del PIL rispetto ad una media europea dell'1,6 per cento. Il nostro Paese spende più della Spagna, che spende lo 0,9 per cento del PIL, e quanto la Germania, ma meno di Francia e Gran Bretagna che rispettivamente spendono l'1,9 e il 2,6 per cento del PIL, nazioni che posseggono peraltro armamenti nucleari. È inaccettabile poi prevedere con i risparmi dei tagli al personale, di pagare i nuovi sistemi d'arma come gli F35 e la loro manutenzione. Fuori dal bilancio ufficiale sono anche le missioni all'estero a carico del Ministero dell'economia per 1,4 miliardi ed i finanziamenti per alcuni sistemi di arma a carico del Ministero dello sviluppo economico, per 1, 7 miliardi di euro. Per questo nel 2012, alla fine, si spendono per la difesa oltre 23 miliardi di euro. Questo dovrebbe far riflettere il Governo ed anche il Ministro, che sta portando all'attenzione del Parlamento il nuovo strumento di difesa. Sul programma di acquisto degli F35, il capo della Segreteria generale della Difesa, generale Debertolis, ha recentemente affrontato il nodo dei costi, chiarendo che la questione degli 80 milioni di dollari a pezzo dei primi F35 annunciati in Parlamento, si riferiva ad una pianificazione ormai superata dalle vicende del programma e verteva sul solo «aereo nudo», aggiornando i prezzi ed aggiungendo tutte le altre voci di spesa. Il costo di questi primi F35 in Italia sarà più del doppio. In 11 anni il costo del programma degli F35 è aumentato a una media giornaliera di 40 milioni di dollari. L'Italia comincerà ad acquisire la versione Stovl quando, secondo le previsioni del bilancio della difesa 2013 della Casa Bianca, il costo medio dell'«aereo nudo» sarà di 137 milioni di dollari, per scendere poi a 125 e a 118 milioni. L'impianto finale dell'assemblaggio della FACO di Cameri partirà a regime ridotto con inevitabili aggravi di costo di oltre 800 milioni di euro, già spesi per realizzare la struttura.
Il Presidente degli Stati Uniti ha avviato il programma LEP che mira a perfezionare le bombe statunitensi B61, attualmente presenti anche sul suolo italiano, e a garantire la loro compatibilità con i nuovi velivoli F35 ad alto contenuto tecnologico. L'Italia è altresì impegnata nello sviluppo, oltre che degli F35, anche del corrispettivo europeo Eurofighter Typhoon.
Come si può a questo punto, con questi numeri, con questa prospettiva, chiedere ai cittadini di tirare la cinghia e di avere fiducia in questo Governo? Questo Governo non ha alcuna intenzione e non ha il coraggio di togliere risorse laddove ce ne sono per sostenere i settori che ne necessitano maggiormente e che devono avere la priorità su tutto.
C'è un rischio rispetto alle manovre del Governo: che alla fine possiamo dire tutti quanti insieme, a partire dal Governo, che l'operazione Pag. 15è perfettamente riuscita ma il paziente è morto. In questo caso il paziente è l'Italia ed i medici non hanno saputo trovare la cura giusta se non quella di, come dire, ammazzare il cavallo per troppe dosi di medicina e credo che invece l'Italia avesse bisogno di qualcos'altro di più e di meglio: entrare in un contesto, in un'ottica europea, sapendo che bisognava finalizzare gli interventi e tagliare gli sprechi, mettere in campo razionalizzazioni importanti nel settore dell'economia, trovare al di fuori del sistema delle banche delle opportunità per dare soldi alle piccole e medie imprese, e lì sì che il 90 per cento dell'economia italiana avrebbe avuto non solo respiro ma una grande ed importante prospettiva, lì sì che avremmo avuto finalmente un Governo tecnico che avrebbe avuto il coraggio di rimetterci in linea e in competizione, non solo attraverso un dialogo competitivo, ma attraverso una sana competizione tra imprese che hanno dato lustro non solo all'Italia, ma che stanno dando anche insegnamento in tutto il mondo attraverso i loro modelli di riferimento.
In questo caso saremmo usciti da questa palude, saremmo stati un punto di riferimento e non solo il Parlamento ma questo Governo avrebbe avuto la possibilità di riscattarsi, mettendoci, paradossalmente, in condizione di votare questo aspetto tecnico perché, in questo modo, sarebbe stato nella sua scientificità lontano dagli agganci di carattere ideologico e avrebbe fatto gli interessi degli italiani come noi stiamo cercando di fare in perfetta solitudine ma in sintonia con il popolo e con tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'avevamo già detto, auguri, per questo primo anno, della Lega Nord, un primo anno di Governo, un anno che doveva risolversi in una radiosa presenza, in una nota di discontinuità rispetto al terribile Governo che c'era prima, il Governo politico, il Governo che non faceva le riforme, il Governo che stava ammazzando il Paese di spread, il Governo dei vizi e non della virtù! Un Governo, per esempio, che quest'anno ha fatto cose nuove e mi riferisco alla parte che stiamo per votare, destinando circa 10 milioni di euro al terremoto del Belice, cosa per cui occorrevano sicuramente i tecnici. Un Governo che doveva, sotto gli auspici, spingere sulla crescita, sullo sviluppo, che doveva interrompere, che doveva secondo quello che diceva la sinistra mettere più soldi nelle tasche degli italiani. E li abbiamo visti «i più soldi» nelle tasche degli italiani, abbiamo visto i ricchi che piangevano: 53 nuove tasse. Su 365 giorni che siete qui, una nuova tassa circa ogni 7-8 giorni.
E ci voleva sicuramente il Governo dei professori per tassare la casa, perché non ci poteva arrivare anche la casalinga, dovevamo prendere i tecnici della Bocconi, ci voleva sicuramente un Governo dei professori per aumentare il bollo, per aumentare il pedaggio dell'autostrada, per aumentare il carico fiscale sulla benzina, e poi sull'accisa, e ci voleva un Governo dei professori per stanziare 159 milioni di euro a favore del sud e dei lavoratori socialmente utili di Napoli, una manovra incredibile che sicuramente ci invidiano i mercati mondiali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ci voleva un Governo dei tecnici per dare qualcosa ancora in termini di «fideiussioni», come per la Sicilia per due miliardi, perché sicuramente non ci sarebbe mai arrivato nessuno. E il vario balletto di Monti: 25 febbraio 2012, ritorno alla Bocconi. Si, perché tutti si chiedono cosa farà il professor Monti da grande. Non lo so, prima mi sembrava che ci fosse la gara a intestarsi il Governo di Monti; ora sembra figlio di nessuno. Ultimamente Bersani: chi vuole Monti - bis è fuori come un balcone. Ma come? Ma se si sta facendo a gara! Forse che l'amico Casini è fuori come un balcone, forse che si sta ricomponendo, non si sa come e chi, Pag. 16«Monteprezzemolo» che oggi va di qui oggi va di là. Sono tutti fuori come un balcone! Beh, certo quand'è che tocca un'altra occasione così al compagno Bersani per tornare? Parigi val bene una messa e Palazzo Chigi val bene un passaggio. E, gli amici del PdL, che fino a ieri in qualche modo hanno appoggiato entusiasti: è stato chiesto un giuramento al segretario del PdL; ti appoggiamo alle primarie se non torni con Monti. E allora mettiamoci d'accordo, ne parlavo prima, è come la signora Cecilia che tutti la vogliono e nessuno se la piglia.
Questo Governo ormai è così, è un Governo in qualche modo orfano. Il 25 febbraio il presidente Monti disse: «tornerò alla Bocconi». Ma mi si nota di più se torno alla Bocconi o mi si nota di più se manco per il prossimo Governo? Ecco, queste cose le lasciamo ai film come «Ecce bombo», ma purtroppo le riconsegniamo ad un Paese che andrà alle elezioni. Il 10 luglio disse: «guarderò dal di fuori»; il 24 ottobre: «non ci piacerebbe». E ci avete somministrato una cura dicendo che era per il nostro bene. Il malato ringrazia, ringraziano le imprese del nord, ringraziano le imprese. Circa uno ogni minuto chiude al nord, strangolato da troppe tasse, dalla vostra cura che è una cura che non fa crescere, ma non lo diciamo solo noi - perché, per carità, lo dice un agitato leghista e quant'altro -, ma lo dicono gli italiani. Siete partiti da un consenso incredibile; siete partiti come i salvatori della patria, quelli dello spread. Ebbene, a 500 poi ci si siete arrivati anche voi. Ma lo dice Moody's che sarà emergenza fino al 2014 e lo dice il Fondo monetario internazionale che la vostra cura ha innestato la recessione, come se ce ne fosse stato bisogno. I compiti a casa per i troppo solerti sono stati eccessivi e non solo lo studente si è ingobbito, ma non potrà forse più tornare a scuola e lo dicono i numeri. Un anno di Governo. Certo, lo spread è arrivato, è migliorata forse proprio la fotografia dal novembre, il rendimento dei BOT, che si è abbassato, l'inflazione, ma la disoccupazione?
E non voglio citare i numeri della Fornero perché, al di là delle misure che si possono discutere, non è accettabile che ci sia un Governo dei professori che dà determinati numeri, che dice che gli esodati sono quindicimila, ventimila, trentamila e poi tutti giorni ne spuntano come i funghi. Ma questi sono padri di famiglia, sono persone che hanno un futuro! Tutti i giorni li troviamo. E, allora, dobbiamo trovare una copertura, diciamo che forse faremo un fondino e con questo fondino pagheremo. Chi vive «fondando» non lo so, ma sicuramente non ha un gran futuro.
Il deficit sul PIL: meno 2 per cento circa, era a 120, ora siamo a 126. I consumi delle famiglie: rilanciamo i consumi. Ma come facciamo a rilanciare i consumi se in qualche modo si impoverisce il tessuto del ceto medio. È questo il dato politico. Infatti, voi non siete andati a prendere in qualche chi porta o ha i capitali all'estero. Sì, siamo intervenuti in qualche modo su quelli che li avevano portati e abbiamo aumentato la tassazione, ma siete intervenuti sul ceto medio perché la casa ce l'ha l'80 per cento delle persone. Allora siete andati lì a prendere. Chi è che oggi in qualche modo può cantare vittoria? Chi è che ha aumentato i bilanci? Le banche, certo le banche, quelle su cui non c'è mai stato un provvedimento, quelle su cui oggi in qualche modo, magari non le italiane, ma pesa la responsabilità, quelle su cui voi non avete fatto assolutamente diagnosi, quelle banche che sono amiche. Ma è il ceto medio che si è impoverito, quel ceto medio che era la cassaforte elettorale del centrodestra, un centrodestra allo smarrimento, un centrodestra che ha smesso di considerare quelle che erano le sue battaglie di base, le battaglie sulla proprietà dove lo Stato non deve intervenire più di tanto. Infatti, se lo Stato interviene su quella che è la libertà di avere un futuro, in qualche modo c'è la dignità e c'è la possibilità del cittadino di opporsi. Circa le nuove proposte del redditometro e quant'altro, ieri abbiamo sentito che un italiano su cinque Pag. 17in qualche modo è un evasore. Ma invece del redditometro fatevi un alcolimetro!
Provatevi il tasso alcolico, perché c'è qualcosa che non funziona in uno «Stato dei Befera», dei controlli e di quant'altro. Questa è la causa per cui il centrodestra perde voti: perché se si appoggia uno Stato controllore ed inquisitore, se non capisce la differenza di fare battaglie per la famiglia invece di prendere gli applausi da minoranze di turno, se non si capisce che si devono difendere i municipi ma si vota per l'abolizione delle province (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), se non si capisce che si deve combattere per uno Stato con meno leggi, allora, poi, ci sarà il disastro elettorale.
È quello che stiamo vivendo, è quello che in un qualche modo cerca di evitare la Lega, credo anche con questo voto di fiducia e con gli emendamenti che abbiamo portato avanti, orgogliosi che questo Parlamento abbia potuto modificare un impianto vessatorio, un impianto con più tasse, ed abbia fatto una scelta, che abbiamo condiviso - diamo a Cesare quel che è di Cesare -, coi relatori. Certo, il testo è stato migliorato, magari anche contro il parere del Governo, contro il parere di alcuni tecnici, e si è tolta quella che era un'ipoteca dell'IVA che ci avrebbe reso tutti più deboli e si è dato alle famiglie: questa è stata una scelta onorevole.
Signor Presidente, noi consegniamo questo anno, ci sentiamo di fare gli auguri, ma non sono auguri di una festa. La festa purtroppo questo Governo l'ha fatta al ceto medio, la festa questo Governo l'ha fatta al Nord, ma noi - lo dico adesso e lo diremo più forte in campagna elettorale - non solo non ci stiamo, ma ci opporremo con tutte le nostre forze ad un futuro che non vogliamo lasciare nelle mani dei Vendola e dei Bersani di turno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, io faccio questo intervento per dire che non parteciperò al voto di questa fiducia ed è la prima volta che faccio ciò da quando si è insediato il Governo Monti.
Non parteciperò al voto in quanto fra poco voteremo sull'articolo 2 e in tale articolo abbiamo i commi 31 e 32, dove si parla di non autosufficienza. Parlare di non autosufficienza e vedere che questa è stata incrementata del doppio solo oggi, da 200 milioni a 400 milioni di euro, soltanto perché c'è stata una svista, una superficialità, una mancanza di attenzione verso i disabili gravi e gravissimi, o meglio verso una patologia, mi fa aver paura di votare oggi per questa fiducia.
Infatti, ritengo che sarebbe un po' come ritornare all'Ottocento se cominciamo a riparlare di patologie e a ricatalogare il bisogno nella malattia. Tutte le persone disabili gravi e gravissime hanno gli stessi diritti e sostengo che è per pochi il diritto, che diviene privilegio, quando si ha la forza di gridare più forte. In questa storia ci si è dimenticati non di chi ha minacciato cose drammatiche, che io sconsiglierei alle persone, che inviterei a non fare azioni di questo tipo. Infatti la disabilità è un patrimonio, non è un limite di questa società. E se culturalmente vogliamo tornare indietro di anni ed anni, noi buttiamo soldi lì a pioggia su quello che ha più forza per gridare. Ma l'autismo, il ritardo mentale, la psichiatria, dove sono? Qualcuno che è sceso in piazza per loro non c'è stato: non ne avevano la forza. E oggi io dovrei farmi portavoce di persone che hanno avuto sì, sicuramente, la forza contrattuale di una carrozzina.
E ve lo dico come una persona che sta in carrozzina e che sa bene che la sua voce è più forte di quella di tanti altri, quando la faccio vedere e la uso. Ma c'è bisogno di ricordare che c'è gente che non può parlare perché non pensa, perché non coordina, perché è gravissima, perché tira in testa ai propri genitori anche la caldaia di casa, perché non hanno meccanismi e non ci sono strutture. Pag. 18
E noi, con grande facilità, oggi, abbiamo aumentato le risorse a 400 milioni di euro, le abbiamo raddoppiate, per un bisogno vero, concreto, perché la SLA è una malattia grave, ma non è l'unica malattia, signori. Parliamo di levels, parliamo di un percorso collegato alla persona. Tutti hanno una disabilità grave secondo un contesto familiare, nel senso che, se uno vive in un contesto familiare di povertà, di disagio, di mancanza di accoglienza, la disabilità diverrà più grave, è ovvio. Mi rivolgo a tutte quelle persone che oggi erano di fronte al Ministero, in piazza, a cui do tutta la mia solidarietà, a cui do tutta la mia voglia di economizzare e di rispondere ai loro bisogni e ai loro servizi, ma non si può fare solo per alcuni e per altri no.
Il Governo, me lo permetta, lo dico con grande umiltà, e voglio ringraziare la mia collega Miotto e tutto il gruppo del PD della Commissione, ma anche altri colleghi, anche di parti opposte che hanno parlato oggi in modo sdegnoso, ma hanno detto una verità: non dobbiamo far star zitti soltanto alcuni perché hanno forza, dobbiamo rispondere ai bisogni. Se il Governo veramente non ha soldi, li faccia questi tagli, ma li faccia in modo equilibrato, vero, realistico. Non ci sono figli e figliastri: quando parliamo di disagio, parliamo di disagio che è per tutti uguale.
Allora cosa vogliamo dire? Io penso che, se fossi al posto del Governo, mi chiederei: sono gravi e gravissime queste persone che sono in sedia a rotelle, non possono mangiare, non possono bere da sole, non possono comunicare, ma secondo voi sono soltanto quei malati a non poter fare questo? Gli psichiatrici che vivono con una madre o un padre vedovo, ad esempio, sono in casa e non possono mangiare, non possono parlare, non possono comunicare, non possono fare pipì da soli.
Questa cosa è chiara a tutti: la carrozzina non è un elemento in più. Ci sono persone che hanno disagi nascosti: dobbiamo parlare della presa in carica dei soggetti. Non sono maestra di vita per nessuno e non la voglio tirare per le lunghe, però mi doveva e, in qualche modo, mi spingeva il dovere per il ruolo che rivesto in quest'Aula, a ringraziare, lo ripeto, i miei colleghi per il grande lavoro svolto ed anche il Governo per i grandi sforzi che ha fatto nel mettere soldi in questo settore. Però, credetemi, non sono i soldi che cambiano le cose: le cose si cambiano quando si condivide un principio per cui realmente ci siano pari opportunità per tutti. E una malattia non può essere una regina e un'altra una Cenerentola.
Pertanto, mi scuso se ho offeso qualcuno, ringrazio tutti per il vostro operato, ma è mio dovere denunciare fortemente che non ci sono, lo ripeto, buoni e cattivi, non ci sono più malati o meno malati: ci sono persone e ogni persona ha una sua storia. Per questo, la presa in carica di ognuno che ha delle difficoltà (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 2 - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. Pag. 19
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Mereu.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Prima di proseguire nei nostri lavori, saluto gli studenti e i docenti dell'istituto tecnico «Benedetto Castelli» di Brescia e della scuola media statale «Torquato Tasso» di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. L'Assemblea li saluta (Applausi).

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 536
Votanti 518
Astenuti 18
Maggioranza 260
Hanno risposto 433
Hanno risposto no 85

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Aracu Sabatino
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe Pag. 20
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Forcieri Giovanni Lorenzo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario Pag. 21
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Misuraca Dore Pag. 22
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbrollini Daniela Pag. 23
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Simeoni Giorgio
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stracquadanio Giorgio Clelio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Ciccioli Carlo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo Pag. 24
Goisis Paola
Grassano Maurizio
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lo Monte Carmelo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Nicco Roberto Rolando
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Vanalli Pierguido
Vatinno Giuseppe
Vella Paolo
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bellotti Luca
Bergamini Deborah
Castellani Carla
Cicu Salvatore
De Angelis Marcello
De Corato Riccardo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Frassinetti Paola
Giulietti Giuseppe
Lehner Giancarlo
Lisi Ugo
Mancuso Gianni
Mazzoni Riccardo
Moles Giuseppe
Picchi Guglielmo
Ronchi Andrea
Santelli Jole

Sono in missione:

Barbi Mario
Boniver Margherita
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Commercio Roberto Mario Sergio
Di Biagio Aldo
Garavini Laura
Jannone Giorgio
La Malfa Giorgio
Leone Antonio
Martino Antonio
Mecacci Matteo
Migliori Riccardo
Mura Silvana
Razzi Antonio
Stefani Stefano

PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, abbiano inizio a partire dalle ore 18, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 18.

Pag. 25

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, l'Assemblea ha approvato l'articolo 2 del provvedimento, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione il Governo aveva posto la questione di fiducia.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 3 - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, i deputati del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud voteranno contro la fiducia e contro un provvedimento che chiude un ciclo di provvedimenti sbagliati presi da questo Governo, che hanno accresciuto le difficoltà degli italiani e hanno messo in crisi la nostra economia. Il nostro prodotto interno lordo quest'anno arretra di quasi il 3 per cento. Un Governo che non fa nulla per l'occupazione giovanile, che non conduce una lotta serrata alla precarietà e che non adegua le pensioni e gli stipendi è un Governo che non fa il suo dovere e che al più presto deve essere archiviato. Con questa manovra si fanno ulteriori tagli alla sanità, con questa manovra per la prima volta è stato colpito un settore strategico del Paese, quello della sicurezza. Voglio cogliere l'opportunità per esprimere la piena solidarietà alle forze dell'ordine, che in un momento difficile stanno portando avanti il loro dovere. È per queste ragioni che la nostra componente voterà contro la fiducia e contro il provvedimento. ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, i deputati di Autonomia Sud voteranno contro la fiducia e contro un provvedimento che chiude un ciclo di provvedimenti sbagliati presi da questo Governo, che hanno accresciuto le difficoltà degli italiani e hanno messo in crisi la nostra economia. Il nostro prodotto interno lordo quest'anno arretra di quasi il 3 per cento. Un Governo che non fa nulla per l'occupazione giovanile, che non conduce una lotta serrata alla precarietà e che non adegua le pensioni e gli stipendi è un Governo che non fa il suo dovere e che al più presto deve essere archiviato. Con questa manovra si fanno ulteriori tagli alla sanità, con questa manovra per la prima volta è stato colpito un settore strategico del Paese, quello della sicurezza. Voglio cogliere l'opportunità per esprimere la piena solidarietà alle forze dell'ordine, che in un momento difficile stanno portando avanti il loro dovere. È per queste ragioni che la nostra componente voterà contro la fiducia e contro il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge di stabilità per il 2013 viene alla luce in una delle più difficili congiunture economiche e sociali dal dopoguerra. Il giudizio su di essa non può prescindere dal progetto complessivo in cui rientra, incentrato in primis sul rigore per risanare i conti pubblici e sulla crescita per far ripartire il Paese. Guardiamo quindi con favore i recenti dati dell'ISTAT, che ci hanno presentato un'Italia ancora colpita dalla recessione che, pur non arrestatasi, comunque rallenta. Onorevoli colleghi, sappiamo che auspicabilmente domani sarà approvato da quest'Aula un provvedimento non ancora definitivo, ma che sarà ancora oggetto di modifiche su temi significativi, come ad esempio la scuola e la sicurezza. Nonostante ciò, noi Liberal Democratici riteniamo che il testo attuale, grazie alle sinergie di Parlamento e Governo, rientri in quel percorso di risanamento dei conti pubblici doloroso, ma indispensabile per il nostro Paese, per centrare gli obiettivi del pareggio di bilancio nel 2014 e della riduzione del debito pubblico stabilito dal fiscal compact. Noi Liberal Democratici abbiamo altrettanto apprezzato la scelta di accantonare la riduzione IRPEF delle aliquote più basse combinate all'innalzamento della franchigia a oneri deducibili e detraibili, per puntare sulla detrazione di imposta per i figli a carico, la cui entità tenderà a ridursi al crescere del reddito, quindi fino al suo completo abbattimento per i redditi più alti. Queste detrazioni infatti servono ad aumentare per le famiglie la quota di reddito disponibile, che insieme allo scongiurato aumento dell'IVA intermedia del 10 per cento, che colpisce beni di più largo consumo, creano le condizioni, seppur ancora minime, per Pag. 26favorire la ripresa. Consentitemi un'ultima considerazione sul capitolo giustizia. Pur non dovendosi trascurare i percorsi legislativi volti all'incremento delle misure alternative al carcere, non possiamo sottacere che le risorse in capo all'edilizia penitenziaria rimangono ancora insufficienti per garantire condizioni di detenzione conformi al senso di umanità e al decoro dell'amministrazione penitenziaria.
Sul punto, pertanto, auspichiamo un miglioramento del testo al Senato. Per questi motivi, confermiamo la nostra fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, noi apprezziamo il lavoro svolto in Commissione bilancio, che ha riscritto profondamente la proposta governativa per la legge di stabilità, eliminando, in particolare, gli aumenti di imposta con effetto retroattivo e introducendo misure a sostegno delle famiglie.
Non voteremo, però, a favore della questione di fiducia perché ribadiamo come non vi possa essere il consenso da parte della componente delle Minoranze linguistiche nei confronti di un Governo che calpesta le autonomie, in particolare le autonomie speciali, le norme costituzionali e anche le sentenze della Suprema Corte.
Mi riferisco all'ennesimo taglio, disposto unilateralmente dal Governo, di un ulteriore miliardo di euro a carico delle regioni a statuto ordinario e di 500 milioni per le regioni a statuto speciale. La Corte costituzionale, con diverse sentenze, ha però già dichiarato illegittime simili misure, perché non transitorie, ma permanenti.
Ciononostante, il Governo procede come se queste sentenze non esistessero, facendo finta di ignorare anche i diversi pareri della Commissione affari costituzionali. In buona sostanza, questo disegno di legge di stabilità è senza adeguata copertura finanziaria perché si regge su provvedimenti già dichiarati costituzionalmente illegittimi.
Il contenzioso tra le autonomie speciali e il Governo viene aggravato anche dalla recente impugnazione della legge provinciale sulla toponomastica da parte del Governo, per ottenere la cristallizzazione di tutte le invenzioni del senatore fascista Ettore Tolomei, anche se si tratta di toponimi mai usati dalla popolazione locale.
Questo Governo, per l'ennesima volta, dimostra di non conoscere la storia e di non avere la minima sensibilità nei confronti delle minoranze linguistiche. Per queste ragioni, noi voteremo contro la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è favorevole il nostro voto a questo provvedimento, che ha avuto un iter lungo e tormentato; un voto favorevole che rende merito ai relatori, onorevoli Baretta e Brunetta, un tempo nemici e oggi uniti nello sforzo di rendere più equo questo disegno di legge di stabilità.
Signor Presidente, questo è forse l'ultimo provvedimento importante della legislatura, una legislatura iniziata tra parole di entusiasmo, parole di speranza. E se la vita fu il paragone delle parole per il cardinale Federico, per noi la vita in quest'Aula è stata il tradimento delle parole. Le riforme istituzionali annunciate con clamore, quelle riforme istituzionali che per noi dovevano essere la spada di Achille che ferisce e guarisce, sono rimaste al palo. Il tempo delle parole è finito perché la gente ormai è impermeabile a qualsiasi ragionamento che venga da qui.
I cittadini si allontanano dalla vita democratica, come dimostrano le elezioni siciliane. Ma in quelle elezioni è aumentato il voto bianco e il voto nullo, in cui il voto viene dato, ma vilipeso con frasi di insulto, e quindi è pericoloso. Però, tocca ancora a questo Parlamento fare qualcosa nell'interesse del Paese, varando una legge Pag. 27elettorale che restituisca al Parlamento autorevolezza e rispettabilità e ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti.
Solo così il nuovo Parlamento, rinnovato e rinvigorito dal voto popolare, potrà varare quelle riforme che il Paese attende, a cominciare dalla Costituzione nella sua seconda parte, che non è più adatta all'Italia di oggi. Concludo dichiarando il voto favorevole a questo difficile e tormentato disegno di legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'approvazione del disegno di legge di stabilità con tre voti di fiducia coincide con un anno di lavoro del Governo Monti; un anno duro, difficile, con la necessità di misure impopolari per fronteggiare una crisi che non sarà di breve durata e che fa giustizia di tutte le sottovalutazioni ricorrenti in questi ultimi tre anni.
Quando è arrivato Monti, un anno fa, vi era una minaccia incombente per stipendi e tredicesime, una condizione di sostanziale default. Non che il nostro Paese non fosse in grado di reggere il debito, era la sua credibilità in discussione e questo muoveva le iniziative speculative. Abbiamo assunto impegni internazionali che devono essere rispettati - in questo senso vi è una continuità virtuosa con il Governo Monti, come ha ricordato il Presidente Napolitano -, da quello interno del pareggio di bilancio dal 1o gennaio 2014 a quello della riduzione di un ventesimo del debito pubblico sul PIL come stabilito dal fiscal compact. Per reggere un'operazione di questa portata è necessario puntare sullo sviluppo e sulla crescita, ma lo sviluppo che genera lavoro ed occupazione poggia sull'azione incessante di recupero di efficienza e di produttività del nostro sistema economico.
Le riforme avviate in questi mesi dal Governo per non restare sulla carta richiedono ora provvedimenti attuativi, una manutenzione continua ed un monitoraggio attento. In questi mesi si deve orientare l'azione prevalente del Governo proprio in questa direzione. Al Paese va trasmesso un messaggio di speranza e di determinazione. La strada intrapresa non consente subordinate disastrose come il ritorno alla lira, d'altro canto neppure i greci vogliono tornare alla dracma. Bene hanno fatto i relatori a migliorare la manovra nel suo complesso, agendo sul lato dell'equità. Io ho presentato un solo emendamento - sostenuto con grande efficacia dal collega Cambursano in Commissione - in gran parte assorbito dagli emendamenti dei relatori Baretta e Brunetta.
Ci si è concentrati sulla famiglia, specie con figli a carico, sul lavoro e sull'impresa, è stata bloccata al 10 per cento l'IVA sui beni a più largo consumo, si è messo un altro mattone sul problema degli esodati per i quali va fissato un perimetro con misure alternative per evitare di mettere in discussione i risultati ottenuti dalla riforma previdenziale. È necessario organizzare un'azione puntuale di monitoraggio per verificare gli effetti delle misure introdotte.
Dalla discussione sul disegno di legge di stabilità emerge la necessità di rendere continua e credibile la lotta all'evasione fiscale che deve essere portata avanti con tutti gli strumenti forniti dalle numerose banche dati e dal lavoro convergente tra Agenzia delle entrate, guardia di finanza e sistema delle autonomie locali.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI. Tutto questo si può fare - e concludo il mio intervento - con la volontà di convergere nell'interesse generale, le polemiche sui limiti del Governo tecnico sono letteralmente risibili. Emergono con profondità i limiti del nostro sistema politico sul quale dovremmo davvero interrogarci. Cerchiamo di non mettere fuori strada gli elettori con inutili fumisterie. Intanto noi votiamo con convinzione Pag. 28questa ulteriore fiducia al Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi dei Liberali per l'Italia voteremo a favore di questo disegno di legge sulla stabilità. Voteremo perché siamo convinti dello sforzo che il Governo sta attuando per superare la più grave e difficile crisi economica del dopoguerra.
Resta però da parte nostra la necessità di sollevare un problema gravissimo sorto in questi giorni che riguarda il rapporto tra i cittadini e lo Stato e la credibilità stessa del Governo. Sono contento che sia presente il Ministro dell'economia e delle finanze per denunciare le dichiarazioni avventate che il dottor Befera, dirigente dell'Agenzia delle entrate, ha pronunciato in questi giorni parlando di milioni di evasori e di un Paese dove un quinto dei cittadini non paga le tasse e, quindi, facendo venir meno la credibilità internazionale del Paese. Quali sarà quell'investitore che compra i titoli italiani sapendo che è un Paese di evasori? Quale sarà l'investitore che viene a fare impresa in Italia con queste condizioni di immagine del Paese che il dottor Befera sta facendo passare? Noi non accettiamo assolutamente questa impostazione.
Chiediamo al Governo e al Ministro di intervenire in senso liberale e democratico, rimettendo un giusto e corretto rapporto tra i cittadini e lo Stato. Non si può governare senza il consenso dei cittadini, non si può governare contro i cittadini, non si può passare dal Governo dei tecnici al Governo dei funzionari del Ministero dell'economia e delle finanze! Ministro, è necessario che lei corregga il tiro perché questo è un fatto gravissimo che accende ulteriormente un conflitto sociale già alto nel Paese e che sarebbe opportuno riportare nei termini corretti del rapporto fra i cittadini e lo Stato. Il dottor Befera, che guadagna centinaia di migliaia di euro, non è a conoscenza e non conosce le condizioni di povertà di milioni di italiani che, purtroppo, dobbiamo quotidianamente, dal punto di vista politico, affrontare e risolvere.
Dunque mi aspetto, ci aspettiamo dal Governo un impegno chiaro in questo senso, una correzione di rotta, altrimenti noi del gruppo Misto-Liberali per l'Italia ed io personalmente prenderemo posizioni anche più dure contro questo scorretto rapporto tra cittadini e Stato e queste improvvide dichiarazioni del dottor Befera (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il gruppo Misto-Grande Sud ha sempre votato la fiducia al Governo quindi le tre votazioni odierne sulla questione di fiducia sono state da noi sostenute tutte favorevolmente. Dobbiamo però osservare che ci troviamo in una situazione anomala. La Camera legifera sulla base di una discussione ristretta, nel chiuso di una o due Commissioni permanenti, la V e spesso la VI Commissione, mentre tutte le altre sono relegate ad esprimere pareri che quasi mai vengono considerati nella stesura finale dei maxiemendamenti. Questo nuovo metodo di fare le leggi non ci piace, come non ci piaceva quando si facevano prendere la mano i precedenti Governi nella stessa direzione. Non abbiamo potuto correggere errori commessi dallo stesso Governo, per esempio il caso degli esodati e nemmeno abbiamo potuto aggiungere buone norme utili al Paese. Sul provvedimento in esame il Governo non ha avuto il successo sperato. La V Commissione ha quasi totalmente cambiato il testo rendendolo più vicino agli interessi generali dei cittadini. Il pericolo in questo momento è proprio quello di avere un Governo lontano dal comune sentire degli italiani. Sarebbe deleteria l'immagine dell'Italia all'estero se il Governo venisse Pag. 29sconfitto in Aula e ciò potrebbe accadere se non ci saranno aggiustamenti e contromisure. Quali contromisure? Ma è ovvio! Ci dobbiamo muovere verso una fase di sostegno allo sviluppo, lasciando alle spalle il terribile periodo di austerity imposto dall'Europa facendo così arricchire i Paesi più forti. Nel merito del provvedimento ci siamo pronunciati favorevolmente in sede di discussione sulle linee generali cui rimandiamo per la lettura. Il lavoro dei relatori Baretta e Brunetta ha avuto successo. Il testo è cambiato è diventato un provvedimento più vicino agli interessi dei cittadini meno abbienti con le modifiche dell'IVA e dell'IRPEF, più accettabile dalle famiglie e dalle imprese su cui si interviene con l'istituzione di due fondi, uno per la famiglia e l'altro per le imprese. In definitiva, a parte la fiducia scontata che il gruppo Misto-Grande Sud, signor Presidente, darà al Governo, il nostro voto è favorevole soprattutto per i nuovi contenuti inseriti in questo provvedimento dal lavoro parlamentare. Non lo sarebbe stato se fosse rimasto come è uscito da Palazzo Chigi. Infine voglio dire qualcosa in merito alle esternazioni - se permette con molta modestia - che il Presidente del Consiglio spesso fa all'estero, come ormai è uso di tutti i nostri governanti. Ma molto spesso parlando all'estero dell'Italia e dei partiti italiani c'è il rischio oggettivo di essere travisati. Le sue intenzioni sono buone ma le simpatiche riflessioni che fa il Presidente del Consiglio possono diventare qualche volta anche spine nel fianco di chi lo stima e lo vorrebbe ancora alla guida del prossimo Governo, certamente con Ministri politici, dopo le elezioni politiche di marzo, i quali dovrebbero, a mio avviso, valorizzare proprio il lavoro certosino che il Presidente Monti ha dedicato in questo anno a favore del nostro Paese. La credibilità dell'Italia si fa anche ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. ... basandosi sull'unità di intenti dell'intero Governo, e spesso le dichiarazioni, un po' «interpretate» dalla stampa, possono portare danni sia per quanto riguarda le reazioni della Borsa, sia per quanto riguarda la reazione dell'opinione pubblica.
Noi crediamo che vada valorizzata tutta la parte positiva che ha fatto questo Governo, che va presa a base dell'impostazione non solo della campagna elettorale, ma dei prossimi Governi del Paese, in modo tale che all'estero, e in particolare in Europa, l'Italia assuma di nuovo quel ruolo che le compete a partire dai primi anni dell'inizio della vicenda europea. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signori del Governo, l'Italia dei Valori nega con convinzione e determinazione la fiducia alla vostra azione politica, la nega per ragioni di merito e di metodo, ed innanzitutto intendo denunciare qui il ricorso ossessivo e abusivo che questo Governo in questo anno ha fatto di questo istituto, riducendo al lumicino la democrazia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Sono quasi 50 volte che voi chiedete la fiducia, e la chiedete ad un Parlamento dove a parole avete una maggioranza bulgara perché la sinistra, la destra e il centro, ad eccezione dell'Italia dei Valori e della Lega, e di qualche altra persona, tutti a parole dicono che sono dalla parte vostra. Mi spiegate per quale ragione allora ci chiedete la fiducia e non vi confrontate con il merito dei provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Questa è una violazione della Costituzione perché voi impedite il dibattito parlamentare, perché voi impedite ai parlamentari di poter votare il merito del provvedimento, imponendo loro con la fiducia le vostre decisioni.
E poi nel merito contestiamo non solo questo provvedimento, ma l'insieme dei provvedimenti che avete preso in questo anno, perché voi state raccontando una favola al Paese, state dicendo che va tutto bene, mentre fuori da quest'Aula ci sono Pag. 30persone disperate che stanno manifestando tutti giorni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), ci sono persone disperate che stanno compiendo gesti di disperazione anche in modo violento, cosa che noi dobbiamo evitare dando loro una risposta positiva. Noi contestiamo il merito di questo provvedimento perché voi pensate a comprare 120-130 aerei da combattimento e lasciate gli esodati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), la scuola pubblica, la sanità pubblica senza i mezzi per poter sopravvivere. State facendo una politica per far quadrare i conti, ma ve ne fregate di chi deve pagare il conto, anzi lo fate pagare ai più onesti e ai più deboli. Questa è la ragione principale per cui noi dell'Italia dei Valori vi neghiamo la fiducia. Noi riteniamo che in questo momento voi stiate ancora bleffando, anche con questo provvedimento, perché questo provvedimento non ha copertura reale. Avete truccato i conti e anche falsificato i dati sul piano matematico e la Corte costituzionale dovrà intervenire su di esso.
Voi state cercando di creare un'illusione ottica, ancora una volta, per cercare di far capire al Paese che si deve fidare di voi. Noi riteniamo che il Paese debba essere informato specie quando qui in Parlamento si sta realizzando una maggioranza che vi appoggia, che poi fuori di qui dice che quel che state facendo non va più bene. Tanto è vero che nella maggior parte dei casi assistiamo a realtà che, a destra e a sinistra, dicono che devono andare oltre quel che state facendo, perché non condividono quello che state facendo, perché quello che state facendo non fa gli interessi del Paese. Ma allora questa fiducia che vi viene data a fare? Vi viene data appunto perché è importante mantenere la poltrona, perché è importante rappresentare una realtà che non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Noi vi neghiamo la fiducia, ma non solo; siccome siamo una forza politica propositiva, non vogliamo farci soltanto scudo dell'opposizione e vi abbiamo proposto, e vi abbiamo consegnato, una controproposta di legge di stabilità. Perché non ci avete risposto nel merito? Noi, a soluzione finale invariata, abbiamo individuato dove trovare le maggiori entrate, dove ridurre le spese, e anzi vi facciamo presente che, nonostante voi, noi riusciremo a trovare anche maggiore equità sociale, la cui mancanza è ciò che noi vi contestiamo in questo anno di governo. Voi in questo anno di governo avete creato una maggiore divaricazione sociale: più soggetti che stanno male e pochi che stanno bene.
Voi, invece di far pagare la Tobin tax in maniera maggiore ai grandi patrimoni, sulle speculazioni finanziarie, sulle transazioni finanziarie, avete fatto pagare l'IMU anche ai disperati che stanno nell'ospizio perché nella loro casa non ci possono stare più perché non possono più permettersi neanche di avere il badante (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questa è equità sociale. Stabilità è una parola che vuol dire tutto e vuol dire niente. La situazione è stabile quando il Paese è stabile, non quando i conti sono stabili. Anche al cimitero è tutto stabile, non muove niente, non muore nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Noi, per queste ragioni, abbiamo indetto un grappolo di referendum, perché non ci fidiamo di voi, non ci fidiamo di chi, in questo Parlamento, invece di prendere le distanze da un Governo così iniquo e che fa provvedimenti così diseguali, viene qui e si nasconde dietro l'obbligato voto di fiducia perché non ha il coraggio di votare il merito dei vostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Quattro referendum, di cui due a favore del diritto dei lavoratori di poter essere riassunti se illegittimamente licenziati o di poter avere un minimo sindacale per non ritornare al periodo medievale, quel periodo in cui, cioè, bisognava accettare il tozzo di pane pur di campare, e due contro la casta perché noi ricordiamo il «Padre nostro» e il «Padre nostro» nell'ultima parte ci dice che, per evitare di essere indotti in tentazione, il Signore deve liberarci dal male. E, allora, noi stiamo Pag. 31raccogliendo le firme per abrogare il finanziamento pubblico ai partiti. Infatti, stiamo raccogliendo le firme per eliminare l'indennità parlamentare e vogliamo eliminare anche le indennità da parte dei consigli regionali (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi facciamo opposizione nel merito, signori del Governo, non facciamo opposizione per finta fuori da qui, manifestando con gli operai, e dentro, qui, votando le vostre leggi inique (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Noi riteniamo che sia necessario, quindi, che al più presto si possa passare da un Governo tecnico, che tecnico non è, ad un Governo politico, un Governo politico che abbia una visione politica e come impegno politico l'alternatività alle vostre proposte di Governo. E noi ci auguriamo, con umiltà e con determinazione, che la politica possa ritrovare il coraggio di mettersi insieme sul programma, non sulla logica delle convenienze, che possa innanzitutto fare una legge elettorale che permetta ai cittadini, il giorno che si va a votare, di sapere chi vanno a votare, per che cosa vanno a votare e con chi si alleeranno quelli che vanno a votare. Infatti, noi abbiamo raccolto un milione e 200 mila firme per fare una legge che permettesse ciò, e ancora oggi si stanno facendo giochetti soltanto per assicurare la propria candidatura o per rassicurare che le forze politiche che non sono rispettose dello status quo e dell'establishment debbono essere messe fuori dal Parlamento. Noi non ci vogliamo limitare alla protesta; noi, umilmente e responsabilmente, ci proponiamo per un'alternativa di Governo e vogliamo dialogare con coloro che, con grande responsabilità anch'essi, vogliono partecipare a questa alternativa di Governo, un'alternativa di Governo, però, che deve mettere al primo posto un programma, un programma che cancelli ciò che avete fatto ora di iniquo, a cominciare dall'articolo 18 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Voglio sapere se alle prossime elezioni chi va al Governo rispetterà il voto e la firma di quel milione e passa di cittadini le cui firme stiamo raccogliendo per il referendum abrogativo di questo articolo, o se vorranno ancora esaltare questo modo di fare attività imprenditoriale. Noi vogliamo saperlo e vogliamo dare forza, partecipando direttamente, attraverso questo momento importante di democrazia che sono le primarie, affinché possa vincere un'idea, un'idea di Governo più solidale, più equa, più vicina ai cittadini, più vicina allo Stato sociale che più soffre ed è più debole. È per queste ragioni che noi partecipiamo a queste primarie, signori del Governo, per cambiare, non semplicemente i numeri, ma per cambiare la vostra politica. E ci auguriamo che, all'interno del popolo democratico, del popolo riformista, ci sia uno scatto di orgoglio che imponga ai partiti di costituire una coalizione che abbia l'umiltà e il coraggio di pensare a queste persone e non al sistema bancario, e non ai grand commis internazionali, e non al sistema delle lobby, e non a quel sistema di iniquità che voi avete creato.
Per questa ragione - e concludo - noi vi neghiamo la fiducia, e non solo: raccogliamo le firme per i referendum per modificare le leggi che qui non avete il coraggio di modificare e ci impegniamo a partecipare insieme a quelle persone, a quei movimenti e a quei partiti che, anche grazie alle primarie, grazie a Dio, hanno un'idea diversa da quella che voi avete ora (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo e colleghi, ci dispiace che oggi non sia presente il Presidente del Consiglio, al quale avremmo voluto ricordare, in apertura di questo nostro intervento, un libro uscito nel lontano 1919, un libro che aveva come titolo «Il libro dei capi». Lo scrisse Robert Baden-Powell, il quale, in un excursus molto interessante, in qualche modo cercava di interrogarsi sulla fiducia. Baden- Pag. 32Powell richiamava tutti ad essere molto attenti ad evitare l'eccesso di fiducia, perché l'eccesso di fiducia, signori del Governo, a volte può condurre a commettere degli errori madornali. Lo dico sottovoce, non con spirito polemico, perché questo non è il luogo dove esternare demagogia, ma è il luogo in cui il Parlamento dovrebbe aiutare anche ad una riflessione più attenta, più approfondita, nel momento particolare che stiamo attraversando. Infatti non c'è dubbio, e in questo Di Pietro, al di là della foga del suo comizio, ha ragione: qui c'è stato e c'è un eccesso di fiducia, di richiesta di fiducia al Parlamento, anche quando questo non è assolutamente necessario, anche quando non ricorrono i motivi di urgenza e di necessità che pure la Costituzione àncora ad una richiesta di fiducia. Noi di Popolo e Territorio, che abbiamo dato la fiducia più volte al Governo, in alcuni casi per la verità non piena fiducia e non appiattendoci su posizioni che fossero meramente inclini ad accettare quello che il Governo dispensava, ma con spirito fortemente critico, diciamo oggi con grande franchezza, pur ancora una volta dando fiducia al Governo, che non può essere questo il mantra dietro al quale in qualche modo si nasconde un falso pragmatismo, che fa dimenticare quello che realmente serve al nostro Paese, quello che - diceva Aristotele - è l'orizzonte verso il quale noi dobbiamo tendere, il famoso telos di aristotelica memoria: capire dove stiamo andando come italiani e come europei, capire se quello che stiamo mettendo in piedi, al di là delle indicazioni dogmatiche che arrivano dall'Europa e dalla Merkel, possa davvero servire al nostro Paese.
Lo vogliamo dire con grande franchezza, perché oggi la fiducia la daremo per una ragione molto semplice: perché dopo tanto tempo finalmente il Parlamento è riuscito a dire qualcosa rispetto ad un provvedimento che è entrato nelle Commissioni in maniera diversa da come è uscito. Il Parlamento questa volta, pur nella ristrettezza di quei limiti imposti dallo stesso Governo e dalle politiche che sono state fin qui condotte, è riuscito anche a ribaltare alcune impostazioni che avrebbero ancora di più aumentato il livello della pressione fiscale e messo ancora di più in croce tante famiglie italiane che oggi hanno difficoltà concrete ad andare avanti.
Vedete, non siamo noi a dirlo: lo dicono anche illustri economisti, illustri osservatori; lo dice anche il Fondo monetario internazionale, sul piano scientifico e sul piano tecnico: quello che è accaduto negli ultimi tempi ha portato ad un aumento ancora considerevole del debito pubblico nel nostro Paese, ha portato ad un aumento della disoccupazione che ormai è a due cifre e nel 2013 viaggia per arrivare al fatidico 11 per cento. All'interno di questa disoccupazione c'è un 31 per cento di disoccupazione giovanile e c'è ancora il grande disagio, la grande difficoltà che riguarda l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro, la famosa campana di vetro entro la quale le donne in qualche modo non riescono neanche ad affermarsi attraverso la loro professionalità.
È aumentata l'inflazione, è aumentata la pressione fiscale, si sono terribilmente contratti i consumi. È recente il dato della Confcommercio che parla di un ritmo di chiusura delle imprese, nel nostro Paese, che non ha precedenti negli ultimi trent'anni. E ancora: è crollato il prodotto interno lordo. L'Europa a trazione tedesca sta mostrando tutti i suoi limiti e l'economia dell'Eurozona si sta avvitando nella recessione. Perché? Perché non riusciamo a trovare la leva che, in qualche modo, possa invertire il meccanismo e determinare una crescita effettiva nel nostro Paese.
Più tasse, minore gettito: questo è il risultato di una politica, che non è stata inquadrata nell'ambito di una vera piattaforma di modifica fiscale del nostro Paese. E mi auguro che la delega di cui si sta parlando al Senato possa finalmente far affrontare il tema fondamentale, che è quello della riforma fiscale, di un quadro complessivo, che, finalmente, superi le tante antinomie e le tante iniquità che accompagnano le disuguaglianze nel nostro Paese. Ma d'altronde, che l'aumento Pag. 33delle tasse portasse ad un minor gettito era semplice, in qualche modo, preventivarlo, perché, di fatto, abbiamo ridotto la base imponibile e, con la pistola dello spread puntata alla tempia, abbiamo fatto i nostri compiti a casa. E continuiamo ancora farli, anche se - questo bisogna dirlo con grande amarezza - il tessuto economico, sociale e produttivo del nostro Paese si sta disarticolato, si sta rendendo sempre più precario.
Ecco perché noi riteniamo, e lo diciamo con franchezza, che questo sia il momento - e mi rivolgo a quelle forze politiche che, in qualche modo, tirano la giacca a Monti, quasi a cercare di nascondersi dietro Monti per non assumere le proprie responsabilità -, che, forse, sia arrivato il tempo. E dico questo con grande rispetto nei confronti del Presidente del Consiglio, perché non è discussone la sua figura, ma, forse, è in discussione - voglio sottolinearlo - il «montismo» come categoria presunta della politica. Io continuo a pensare che il «montismo» sia una categoria dell'economia e della finanza: non è certamente una categoria della politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio). E quei partiti che, in qualche modo, avrebbero dovuto approfittare di questa parentesi tecnocratica per rigenerarsi e per rimettere in campo un'analisi vera su quello che deve essere il «dopo Monti» per rimettere in marcia il Paese, ancora non si interrogano su quali siano i canoni entro i quali innervare lo sviluppo e la crescita nel nostro Paese.
Voglio dire - e lo dico soprattutto a lei, signor Ministro dell'economia e delle finanze - che, mentre noi stiamo qui a parlare di legge di stabilità, con i correttivi che il Parlamento è riuscito ad ottenere, abbiamo fuori i comuni, che protestano per la legge di stabilità e per i tagli che sono stati fatti; abbiamo fuori ancora una parte importante di persone che subiscono le conseguenze negative di una riforma pensionistica che, non prevedendo una norma transitoria, ha creato il problema degli esodati. Io voglio rivendicare alla Commissione lavoro, che ho l'onore di presiedere, di aver avuto il coraggio di porre questo problema: forse, non avremmo avuto il tema dei 65 mila, dei 55 mila e degli ulteriori 10 mila esodati, se non ci fosse stato il Parlamento a porre tremendamente il problema nella sua ampiezza e nella sua articolazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio). Noi sappiamo che, oggi, all'interno di questo disegno di legge di stabilità, c'è un tentativo di risolvere, almeno in parte, il problema: è un bicchiere mezzo pieno, dobbiamo dirlo con franchezza.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SILVANO MOFFA. Ci aspettiamo che vi siano ulteriori passi in avanti, come ci aspettiamo - e concludo, signor Presidente - che si dia risposta ad una questione che davvero ha i connotati dello squallido, perché non si possono colpire in maniera davvero incredibile coloro che hanno servito lo Stato, che hanno servito il Paese durante la guerra. Questo è inconcepibile. Io vi consegno una lettera del presidente dell'Unione nazionale mutilati per servizio, il quale dice che è davvero scandaloso che chi ha prestato il servizio di leva in qualità di sottufficiale, di ufficiale di complemento, presso l'Arma dei carabinieri, nella polizia di Stato, nel Corpo della guardia di finanza, nel Corpo dei vigili del fuoco, oggi, in qualche modo, venga colpito e che, addirittura, vengano colpiti coloro che hanno avuto il coraggio sul campo di dimostrare il valore della difesa della patria, coloro che hanno avuto persino una medaglia al valor militare.
Mi auguro che al Senato si ponga rimedio a questa che è un'autentica iniquità ed ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, la questione di fiducia che oggi ci accingiamo a votare, posta sul disegno di legge di stabilità, è sicuramente l'atto politico più importante di questa legislatura. Pag. 34Lo è non solo per la qualità del contenuto del provvedimento o per le conseguenze strategiche che esso avrà per la ripresa dell'economia del Paese quanto, piuttosto, perché segna il suggello conclusivo positivo ad un periodo storico della nostra Repubblica che non è eufemistico definire drammatico ma che, per fortuna, speriamo, stiamo per superare.
Un periodo di transizione durato un anno durante il quale il Governo ha svolto un lavoro vantaggioso per l'Italia supplendo alle evidenti carenze di una politica che non è stata capace di avvertire e affrontare per tempo il pericolo della crisi, perduta com'era ad inseguire privilegi ed interessi personali. Il suo Governo, Presidente Monti, oggi possiamo dirlo forte e chiaro, ha salvato l'Italia dal fallimento e poco importa se i suoi detrattori fanno a gara in sproloqui, contumelie e calunnie per intercettare il consenso di una opinione pubblica che ha certamente mille buone ragioni per lamentarsi dei sacrifici che sono stati imposti ma che dovrebbe, però, riservare le maggiori accuse e una condanna senza appello a quelle forze politiche che, fino all'anno scorso, dicevano che tutto andava bene, che i ristoranti erano pieni, che i posti negli aerei erano esauriti e che bisognava guardare al futuro con ottimismo; lo stesso ottimismo che ha visto quasi fallire Irlanda, Portogallo e Grecia.
La fiducia che il gruppo di Futuro e Libertà oggi conferma ancor più convintamente con il suo voto, proprio perché interviene alla fine della legislatura, assume un carattere altamente simbolico. Si pone, infatti, come spartiacque tra una concessione compromissoria della politica che di fatto ne ha paralizzato le scelte e una politica che ha come unico obiettivo quello di fare il bene dei cittadini, di migliorare le condizioni senza fingere di perseguire il bene comune per fare, in realtà, i propri interessi. Questa questione di fiducia è un punto di arrivo e un punto di partenza, si chiude il ciclo delle emergenze e si apre, speriamo, il ciclo della normalità che dovrà essere gestita da una classe politica rinnovata che abbia finalmente imparato la lezione e che faccia tesoro, soprattutto, delle esperienze positive che questo Governo dei tecnici ha prodotto.
Ecco perché, signori del Governo, Presidente Monti, non potete escludere a priori che le capacità espresse in quest'ultimo anno dal Governo non possano e non debbano trovare un utile approdo nella prossima legislatura. Diversamente, la stabilità finanziaria conseguita con il decreto «Salva Italia», le liberalizzazioni introdotte dal decreto «Cresci Italia», la demolizione delle pastoie che hanno per decenni avvilito cittadini ed imprese con il decreto «Semplifica Italia», gli interventi sulla lotta all'evasione e alla corruzione e i risparmi di spesa conseguiti con le due azioni note come «spending review 1» e «spending review 2» o, in ultimo, gli interventi sui costi degli apparati politici provinciali e regionali, rischiano di essere cancellati dalla incapacità degli schieramenti che si contrappongono e che si candidano a guidare il Paese. Quelli che furono i resti del PdL e della Lega da un lato e il PD dall'altro, non offrono oggi alcuna garanzia di continuità nell'opera di risanamento dell'economia del Paese e nella ricostruzione di un tessuto sociale lacerato da violente polemiche che pure hanno inciso profondamente sui vincoli morali ed etici della nostra società. Basta osservare quello che sta accadendo con le primarie nell'uno o nell'altro schieramento: tutti contro tutti, per decidere apparentemente la premiership ma in realtà per regolare conti interni e candidature. Tante teste che si agitano, che fanno tanto strepito e che non hanno la benché minima idea di cosa possa riservare di brutto ancora il futuro e di come affrontarlo. Nel merito del disegno di legge di stabilità, signor Presidente del Consiglio, il gruppo di Futuro e Libertà è orgogliosamente convinto di votare la questione di fiducia.
Ciò soprattutto perché il provvedimento è frutto di un sapiente e copioso lavoro della Commissione bilancio, dei gruppi in Commissione bilancio, cui noi abbiamo contribuito con proposte significative, Pag. 35molte delle quali accolte o che lo saranno, come promesso, nel corso dell'iter al Senato. Mi riferisco alla battaglia molto sentita da Futuro e Libertà sulla questione degli esodati e su quella particolarmente delicata, per l'alto valore simbolico e morale, che riguarda l'esenzione IRPEF per le reversibilità degli indennizzi agli invalidi di guerra, sulla quale il Presidente Monti ha espresso un solenne impegno grazie alla caparbia insistenza del collega Paglia e dei colleghi del nostro gruppo.
O, ancora, mi riferisco alla battaglia del nostro gruppo in favore dei docenti della scuola pubblica o all'intervento sul comparto della sicurezza per arginare i tagli che rischiavano di metterlo in ginocchio o ai controlli aggiuntivi per debellare la piaga dei falsi invalidi, nonché il riconoscimento per l'anno 2013 delle detrazioni per i carichi di famiglia dei residenti all'estero e, in ultimo ma non per ultimo, l'intervento che ha impedito la cancellazione dell'Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali restituendo le risorse per il suo finanziamento, incautamente eliminato da una decisione non meditata. Abbiamo rischiato di perdere senza ragione un organismo che ha svolto negli anni un importante lavoro di mediazione e di compensazione dei conflitti sociali e sindacali, di cui oggi vieppiù abbiamo bisogno proprio in un periodo di grave crisi e di malessere sociale. Sarebbe stato davvero autolesionista in questo drammatico frangente eliminare un presidio così importante che può impedire che il conflitto sociale sfoci in forme di protesta selvaggia e fuori controllo.
In conclusione, il bilancio di un anno di Governo tecnico, che di fatto coincide con la fine della legislatura, non può che essere in attivo.
Questa esperienza di Governo ha tuttavia necessità - come ho già evidenziato nel corso del mio intervento - di proseguire, se non proprio nella forma quantomeno nella sostanza, nel corso della prossima legislatura. Le prossime elezioni dovranno certamente, da un lato, determinare un ricambio, permettetemi di definirlo spirituale, nella classe politica, giovani o anziani poco importa, purché gli eletti siano degni, capaci di rappresentare il popolo italiano e soprattutto di interpretarne la volontà e i sogni; dall'altro, il nuovo assetto politico che scaturirà dovrà agire in continuità con gli impegni europei, con il rigore economico e la sobrietà che hanno contraddistinto l'opera di questo Governo. Ciò per il bene della nostra Patria e per il futuro delle giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati ad approvare l'ultima legge di stabilità della legislatura, l'ultima anche di questo Governo. Un anno fa - vorrei ricordarlo - nella stessa circostanza approvammo la legge di stabilità senza alcuna discussione parlamentare, sotto la pressione dei mercati e con uno spread che ci avvicinava pericolosamente al default e alla deriva greca. Subito dopo l'approvazione della legge di stabilità consegnammo le chiavi del Governo al Presidente Monti perché evitasse il fallimento del Paese e perché, con il suo prestigio internazionale, rendesse Italia credibile in Europa e sui mercati. Questo è avvenuto l'anno scorso. Questo è il mandato che il Parlamento affidò al Presidente del Consiglio.
Oggi, certo, lo dico all'onorevole di Pietro, non siamo ancora fuori dalla crisi, anzi gli effetti della recessione sono ancora e naturalmente più evidenti nei bilanci delle famiglie e delle imprese italiane. Ora occorre coniugare con più decisione il rigore e la stabilità dei conti con la crescita e con una maggiore equità nell'attribuire i sacrifici e i dividendi che dai sacrifici debbono scaturire. Abbiamo evitato il disastro, però. È bene rammentarlo, perché è giusto ricordare ai cittadini ed è onesto che lo si ricordi anche a noi, in quest'Aula, da dove siamo partiti l'anno scorso.
Certo, c'è molta strada da fare, sopratutto per stimolare l'Europa a mettere in Pag. 36campo ogni sforzo affinché al rigore si possa accompagnare anche la crescita economica, aumentando il livello di integrazione politica, fiscale e finanziaria, riformando i Trattati e facendo prevalere sugli egoismi degli Stati nazionali il principio della solidarietà tra i popoli.
Questi mesi, però, non sono passati invano, perché il nostro Paese oggi non è più deriso, ma è ascoltato, e con rispetto, in Europa, proprio in quei consessi dai quali dipende la possibilità di riattivare la crescita. Io trovo strano che tutti, anche in quest'Aula, spesso affermino che la strada della crescita passi attraverso un'assunzione di responsabilità dell'Europa e poi si voglia liquidare un'esperienza che ci ha reso più credibili proprio in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Gli investitori stranieri non scappano più dall'Italia oggi, ma cominciano a reinvestire nel nostro Paese. La spread non è più quello dell'anno scorso e questo significa meno spesa per gli interessi sul debito e decine di miliardi di debito in meno per i nostri figli negli anni che verranno. Non è passato invano, dunque, quest'anno e anche in Parlamento, proprio sulla legge di stabilità, noi abbiamo potuto svolgere un confronto serrato e produttivo con il Governo, migliorando notevolmente il testo originario della legge.
Noi dell'UdC, per esempio, avevamo detto subito che la proposta del Governo di intervenire in maniera retroattiva sulle franchigie e sul tetto per le detrazioni non ci piaceva e che la riduzione di un punto soltanto dell'IRPEF avrebbe prodotto effetti quasi irrilevanti a causa della scarsità delle risorse disponibili. Avevamo proposto che si sostituissero queste misure con interventi più utili per le famiglie e per le imprese; perciò siamo particolarmente contenti di aver ottenuto che ben tre miliardi di euro (un miliardo all'anno) vadano alle famiglie diminuendo per loro la pressione fiscale in ragione del numero dei figli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Grazie alle modifiche apportate, infatti, le famiglie italiane potranno avere in busta paga, da gennaio, un aumento delle detrazioni di 150 euro l'anno per ogni figlio che abbia più di tre anni e di 320 euro per ciascun figlio di età inferiore ai tre anni. Questa misura è ancora più significativa per le famiglie con figli disabili. Quella dell'aumento delle detrazioni per carichi familiari è una vecchia battaglia del nostro gruppo parlamentare, che finalmente oggi comincia a dare i propri frutti e per questo siamo particolarmente lieti, e anche per questo voteremo in maniera convinta la fiducia al Governo.
Siamo felici, inoltre, di aver ottenuto che non si procedesse all'aumento dell'IVA dal 4 al 10 per cento per le cooperative sociali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) che svolgono nel nostro Paese un lavoro insostituibile nel campo del welfare e dei servizi sociali. Ancora, giudichiamo positivo che si siano destinati 500 milioni di euro a regioni e a comuni per interventi orientati all'assistenza sociale, rimpinguando così parzialmente proprio quel fondo per la non autosufficienza che il Governo precedente azzerò.
Così come riteniamo positiva la detassazione del salario di produttività e lo sconto sull'IRAP per le imprese. Dal 2014, infatti, lo sconto sull'IRAP in ragione dei nuovi assunti aumenterà di circa 3 mila euro per ciascun lavoratore e di circa 6 mila euro per ogni nuovo assunto nel Mezzogiorno. Onorevoli colleghi, con questa legge di stabilità, dunque, si comincia a ridurre la pressione fiscale per le famiglie e per le imprese.
Lo si fa in maniera sufficiente? Può bastare? Certo che no, ma è rilevante che si cominci a farlo con le poche risorse a disposizione, che ci si incammini lungo questa strada e che si inizi a dimostrare che non si cede sul campo del rigore dei conti per un obbligo che abbiamo nei confronti dei nostri figli. Infatti, il rigore occorre per fare in modo che i nostri figli non abbiano un debito insostenibile come quello che le generazioni precedenti hanno lasciato in capo a noi.
Senza cedimenti sul piano del rigore si percorra, però, anche la strada dell'equità Pag. 37e della crescita, perché il rigore è accettabile per i cittadini soltanto se a questo corrispondono maggiore equità e più evidenti prospettive di crescita.
Il rigore è condivisibile dai cittadini soltanto se lo Stato dimostra che le tasse che esige sono spese bene dalla pubblica amministrazione e nella legge di stabilità, che oggi approviamo, trovano attuazione anche i tagli selettivi della spending review che servono a ridurre sprechi senza limitare i servizi, servono a spendere meglio i soldi dei cittadini senza ridurre le prestazioni sociali.
Credo però che la vera novità che ha rappresentato questa legge di stabilità, la novità più interessante, consista nel modo in cui il Parlamento e le forze politiche hanno operato per modificarla. I due relatori, uno di uno schieramento e uno dell'altro, di quello opposto, hanno saputo superare gli interessi di parte e hanno migliorato insieme a noi il testo scegliendo la via della responsabilità e dimostrando che solo attraverso la collaborazione leale tra le due parti del campo della politica si può cominciare a ridurre le tasse e si può contrastare la crisi.
Deve essere un modello questo, un modello da praticare anche in futuro, ed è un bene che sia avvenuto oggi nel corso della discussione sulla legge di stabilità, proprio mentre l'ansia per le prossime elezioni sembra prendere tutti, inducendoli a costruire, ancora una volta, alleanze su formule fallimentari del passato piuttosto che su contenuti condivisi, inducendoli a ritenere, per esempio, che ci si possa alleare da un lato con chi è contro la TAV e le grandi infrastrutture strategiche del Paese, con chi vorrebbe cancellare la riforma previdenziale che dal 2020 farà risparmiare allo Stato, a quello Stato che sarà lo Stato dei nostri figli, 20 miliardi ogni anno, e dall'altro, con chi strumentalizza la crisi parlando alla pancia dei cittadini, imitando l'antipolitica con meno credibilità.
Noi vorremmo che quanto accaduto per la discussione sulla legge di stabilità possa essere continuato anche in futuro. Vorremmo che sui contenuti per fronteggiare la crisi si costruissero solidarietà politiche, che la sensibilità della buona politica - perché può esserci una buona politica - si possa coniugare con la competenza dei tecnici.
In conclusione, vorremmo che si evitasse un pericoloso ritorno al passato, con coalizioni che nascono per opporsi ma non per governare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). I sacrifici chiesti agli italiani nei mesi scorsi daranno i loro frutti soltanto se la politica dimostrerà di aver imparato dai propri errori e se saprà presentarsi all'Europa e al futuro con il patrimonio di credibilità internazionale e di competenza che Monti ci ha fatto acquisire (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto salutare il Ministro Grilli, lo saluto perché, sinceramente Ministro, non l'abbiamo mai vista in Commissione, ma si sa, questi sono i miracoli della televisione, no (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Oggi votiamo una fiducia sulla legge di stabilità e, giusto per mettere le cose in chiaro da subito, la Lega Nord Padania voterà convintamente contro questa manovra economica recessiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dopo tutto non avevate scelta, già dalle note introduttive dei due relatori di maggioranza - ma sarebbe meglio dire di minoranza, visto che hanno praticamente demolito il testo del Governo - e dai lavori in Commissione dove questo Governo - che non si è mai visto - è stato battuto numerose volte, si capiva che non potevate rischiare di portare questo provvedimento alla valutazione dell'Aula.
Ci saremmo aspettati delle scelte coraggiose. Rigore e crescita, questo il vostro motto. Tagli effettivi ai Ministeri, l'attuazione della spending review tanto decantata. Mentre la Lega Nord Padania appoggiava Pag. 38e chiedeva questi maggiori tagli alla spesa pubblica improduttiva questa maggioranza - che non c'è - ha occupato ore e ore con decine e decine di emendamenti per cercare di salvare qualche ente inutile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) o qualche progetto o programma di qualche amico, demolendo definitivamente le autonomie locali.
Una sceneggiata penosa quella vista in Commissione, ma da trasmettere in diretta TV in prima serata per far sentire a tutto il Paese quali sono i veri interessi di alcuni partiti. Già, perché - mentre la Lega Nord presentava emendamenti per scongiurare l'aumento dell'IVA, l'aumento della tassazione che colpirà tutte le famiglie, specialmente quelle con redditi più bassi, facendo contrarre i consumi - il Governo Monti, anzi lo rinominiamo «falliMonti», accogliendo gli emendamenti dei deputati della maggioranza, mantiene clientele e privilegi, sperperando fondi che andrebbero investiti per la ripresa economica. Dai 110 milioni per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo a 150 milioni per il disavanzo sanitario del 1990 della regione Campania, dal milione per i lavori socialmente utili di Sciacca, in provincia di Agrigento, ai 10 milioni per sanare i contenziosi successivi alla ricostruzione del Belice, quasi 2 milioni per l'ente nazionale per il Microcredito. Ciascuno si è preso la sua parte. A proposito di enti inutili, non va dimenticato l'ente per lo sviluppo dell'irrigazione e della trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania che il Governo aveva soppresso nel dicembre scorso e che è stato salvato e rifinanziato. Soldi freschi anche per lo Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, che mi sembra abbia dato un fondamentale contributo in quanto a sviluppo e crescita del sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Così, invece di utilizzare risorse per gli esodati e per gli anziani, avete tassato le pensioni di guerra degli invalidi, le pensioni di coloro che hanno subito mutilazioni, coloro che hanno diritto ad un risarcimento. La Lega Nord aveva presentato un emendamento soppressivo di questa porcheria. Avete avuto il coraggio di votare contro un nostro emendamento che faceva giustizia. Preferite finanziare la «cicala siciliana», che eliminare questa grave ingiustizia sui reduci di guerra. Invece di appoggiare i nostri emendamenti, che andavano a cancellare l'IRAP, a sterilizzare l'aumento dell'IVA, utilizzando tutti quei contributi a pioggia su quelle imprese decotte che mantenete da decenni e decenni e sono ormai fuori mercato, avete inventato la barzelletta del Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Come si fa a prendere in giro famiglie ed imprese promettendo una riduzione della tassazione, pescando dalla lotta all'evasione - leggasi redditometro o redditest - e dalla presunta diminuzione degli interessi passivi sul debito pubblico? In realtà, le previsioni sono diametralmente opposte. A fine anno, dovremo pagare 89 miliardi e ben 93 nel 2013. Qualcosa di positivo, a dire il vero c'è, nel lavoro della Commissione. Grazie ai nostri emendamenti è stato cancellato l'articolo che obbligava lo spegnimento dei lampioni di notte ai comuni, chiamato «cieli bui», provvedimento inutile e dannoso. L'illuminazione, da sempre, è un deterrente contro la criminalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e la nostra gente chiede sicurezza, non improbabili proposte annunciate per mesi sui media e frettolosamente ritirate con la bocciatura in Commissione. Durante i lavori di Commissione, dall'estero, il Premier ha annunciato il colpo da maestro: «per finanziare lo sviluppo, faremo un'imposta patrimoniale». Ancora tasse, direi: geniale, visto il momento. Ma, il Presidente Monti forse non si è accorto che la patrimoniale l'ha già applicata e si chiama IMU sulla prima e sulla seconda casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e sta mandando sul lastrico cittadini e comuni di tutto il Paese, mi correggo non di tutto il Paese, ma solo del nord, visto che al sud ci sono ben 2 milioni di immobili non accatastati che non pagano nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 39
Abbiamo tentato di migliorare la legge di stabilità proprio su uno dei punti più deboli, sul Patto di stabilità. Abbiamo presentato soluzioni fattibili, proposte di modifica a saldi invariati, utilizzando i criteri di virtuosità degli enti locali, ma voi nulla. Il Patto di stabilità è una doppia fregatura: impedisce agli enti pubblici di pagare i debiti con le aziende e realizzare opere pubbliche, finendo per annientare il lavoro e talvolta anche la vita delle persone. È di oggi pomeriggio, Ministro, un comunicato delle autonomie locali, del presidente dell'ANCI, Delrio, che dice che, se al Senato non approverete degli emendamenti che vanno a modificare il Patto di stabilità, i sindaci d'Italia sono pronti a dimettersi, sono pronti a fare una battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
E non lo dice la Lega Nord, lo dice l'ANCI nazionale! Ricordo che anche oggi il nostro segretario, Maroni, ha incontrato Delrio e i sindaci per una importante manifestazione, che si terrà sabato pomeriggio a Brescia.
Sugli enti locali siete stati dei killer. Avete scaricato i tagli peggiori, dal trasporto pubblico locale al Fondo di riequilibrio, colpendo dalle scuole paritarie agli agricoltori, con l'aumento del gasolio e degli estimi catastali. Si poteva e si doveva fare di più. Aumentare le detrazioni per i figli non basta. Bisognava intervenire con un riordino dell'imposta sui redditi delle persone fisiche, introducendo il principio del quoziente familiare. E perché non avete accettato la nostra proposta, che cancellava le imposte sulle imprese che assumono i giovani sotto i 35 anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Questa è la sola vera misura che combatte la disoccupazione giovanile: incentivare le imprese ad assumere, non a licenziare, Ministro Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Oggi leggiamo ancora le dichiarazioni del Presidente Monti, sempre in giro per il mondo invece di venire in Commissione e in Aula a difendere questo disegno di legge di stabilità centralista e antifederalista. «Il disastro totale è stato evitato. L'incendio nella casa è stato spento e ora gli investitori stanno tornando in Italia». Ma, i dati reali dell'economia, Ministro, signor Presidente, non sono barzellette. Sarà anche diminuito lo spread, da 560 a 360, sarà anche aumentata la fiducia, come dite voi, ma intanto il PIL è crollato al meno 2,5 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La disoccupazione, signor Presidente, passa dal 9,3 al 10,8 per cento. Sono 350 mila i posti di lavoro bruciati e sono 8.718, 35 al giorno, mille al mese le imprese che falliscono in Italia e voi non ve ne accorgete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Professor Monti, lei è stato chiamato a mettere in ordine i conti pubblici. Rigore e crescita è il suo motto ma lei, in verità, li ha immediatamente danneggiati. Il dato del debito pubblico è il peggiore da sempre: 119 per cento del PIL un anno fa e ora è al 123 per cento e nel 2013 sarà il 127 per cento. Neppure il Governo Dini aveva saputo fare peggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Insomma, un flop, su tutto. Dai danni della riforma Fornero, che ha creato mezzo milione di esodati, problema che non avete risolto nonostante le nostre proposte, alla cancellazione del processo federalista, all'aumento dei contributi ai danni dei nostri artigiani e autonomi, alle mancate liberalizzazioni e semplificazioni, i tecnici non sono riusciti a riformare la giustizia, a cancellare i finanziamenti ai partiti, a tagliare le pensioni d'oro, a ridurre le società pubbliche, a cancellare le inutili prefetture (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Concludo, signor Presidente. Dopo un anno di Governo Monti sappiamo solo che l'Italia è in recessione profonda, che la tassazione reale è al 68 per cento, la più alta al mondo, che avete mandato in fallimento le autonomie locali, ma che lo spread è sceso, unico dato positivo, omettendo, però, che non è merito vostro, ma che è successo solo grazie al Presidente Draghi, che ha immesso liquidità nel sistema. Allora, caro Presidente, grazie dal Pag. 40nord, «falliMonti» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, la Commissione bilancio ha lavorato bene e con grande determinazione. I cambiamenti, apportati al disegno di legge di stabilità, sono stati molti e significativi. Desidero ringraziare, a nome del gruppo del Partito Democratico, i due relatori, i colleghi Baretta e Brunetta, e il presidente della Commissione per il modo in cui si sono svolti i lavori. Il Parlamento si è dimostrato, colleghi, non un orpello inutile, ma la sede essenziale in cui si esercita - e non può essere che così - la sovranità popolare, cioè dove i provvedimenti vengono esaminati, cambiati e si trovano le soluzioni, anche alternative.
Non è una difesa del Parlamento così come esso oggi risulta composto. Noi siamo alla vigilia di elezioni e non è la difesa personale dei singoli parlamentari. Questo, se mi consentite di dirlo, è qualcosa di trascurabile, perché il Parlamento potrebbe anche essere interamente rinnovato. Il punto è che noi non possiamo retrocedere di un centimetro nella difesa delle prerogative e del ruolo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa riflessione mi spinge a richiamare l'attenzione sullo stravolgimento grottesco che si fa della vita parlamentare. Onorevole Di Pietro, mi sorprende questa manifestazione continua di populismo che io perlomeno non condivido. I costi e il funzionamento e ciò che è stato travolto in questi anni di populismo sono divenuti il terreno indistinto di un attacco contro tutto e contro tutti. Si facciano denunce circostanziate e rigorose, ma si tuteli il ruolo e il prestigio del Parlamento!
Vorrei spendere una parola su una questione: i giornalisti, anche i conduttori di programmi televisivi cessino di essere soprattutto divi e tornino ad essere essenzialmente giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il giornalismo di inchiesta e anche di denuncia è cosa troppo seria, che non può essere piegata alle logiche della spettacolarizzazione. Troppa spettacolarizzazione in questo Paese. Ognuno torni ad occuparsi con serietà e con senso di responsabilità delle proprie funzioni. Noi ci siamo mossi in questa direzione e con questo spirito esaminando il disegno di legge di stabilità. Ed è del tutto chiaro che i margini erano e sono stretti. I saldi sono da rispettare rigorosamente. Il cammino virtuoso iniziato per il risanamento dei conti pubblici costituisce il fondamento essenziale non solo per questo Governo, ma anche per quelli a venire.
Vorrei dire ai colleghi della Lega: quando fate interventi come quelli di questa sera, riflettete sul punto a cui era giunto il Paese, vicino al baratro, e diamo per lo meno atto che questo baratro è stato evitato e che si può ragionare in termini diversi. Bersani, subito dopo il varo della legge di stabilità, indicò alcuni temi scaturiti non da astratte valutazioni, ma da chi è abituato ad ascoltare il Paese, vivendone i disagi crescenti, ma anche le speranze, quindi siamo partiti da lì. E ci sono alcune questioni sulle quali ci siamo battuti, non solo noi, ma il Partito Democratico su questo ha condotto una grande battaglia, che io voglio ricordare. È sicuramente importante, signor Presidente, che nel Fondo sociale per la non autosufficienza, che era stato prosciugato e ridotto a niente, ci siano oggi 300 milioni e altri 200 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è una risposta alle famiglie più disagiate e a chi ha bisogno di risposte concrete. Non è un niente, è qualcosa. È assai importante ciò che si è fatto per i figli. È già stato ricordato: le detrazioni per i figli a carico, che crescono quando i figli hanno un'età inferiore ai tre anni e che crescono ancora quando vi sono figli disabili. È un segno che si è voluto mettere, rilevante anche da questo punto di vista. È importante che siano Pag. 41state eliminate le franchigie fiscali dei tetti di spesa e della retroattività della norma.
Questo consente di mettere in tranquillità chi paga mutui, chi ha spese sanitarie. È un segno che va nella direzione giusta, così come è avvenuto per l'IVA sulla fascia più bassa, bloccando quella al 10 per cento. Così come si può parlare della riduzione del cuneo fiscale e della deducibilità dell'IRAP. So bene che si deve fare molto di più, nel campo della concessione ulteriore di credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo, per incrementare l'occupazione, ma è un passo e un segnale nella giusta direzione.
Vorrei aggiungere la soppressione rispetto al testo originale - queste sono tutte modifiche al testo iniziale - dell'incremento di tassazione previsto per il TFR. Si proroga di un anno l'entrata in vigore del nuovo regime IVA per le cooperative sociali; speriamo che, nell'anno che abbiamo di fronte, attraverso anche un rapporto con l'Unione europea, possa diventare stabile e permanente.
Abbiamo risolto parzialmente la questione delle pensioni di guerra. Rimane il problema, che il Governo si è impegnato a risolvere al Senato, delle reversibilità per i redditi superiori ai 15 mila euro. È una questione che consegniamo al Senato.
Abbiamo fatto un passo avanti sugli esodati grazie al lavoro testardo e tenace dei nostri colleghi della Commissione lavoro. Abbiamo risolto tutto? No, è un passo avanti che fa capire che in Parlamento ci si preoccupa di chi ha maturato esigenze, di chi ha aspettative, compresi coloro che hanno fatto i versamenti volontari, attraverso un ampliamento della platea. Ci dovremo tornare, ma non ce ne siamo dimenticati, perché, quando diciamo di fronte al Paese che ci impegneremo su qualcosa, cerchiamo di mantenere quell'impegno.
Sono state risolte le questioni della scuola; certo, non tutte. Quella dell'aumento dell'orario sì, attraverso un contatto stringente con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ventura.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Vorrei citare quello che abbiamo fatto per le zone alluvionate. La Commissione era riunita, regioni importanti hanno problemi di quella natura: è stato un fatto di alta sensibilità che si sia intervenuti immediatamente su una questione che appariva drammatica. Abbiamo fatto bene a farlo. Signor Presidente, concludo dicendo al Governo che vi sono molte cose da fare: la crescita, lo sviluppo, la lotta all'evasione, come dice anche il Presidente Monti. Parliamo tanto di agende: segniamo la crescita in cima a quella agenda, che sia per i prossimi Governi l'impegno fondamentale.
Infine, pregherei i membri del Governo di considerare che il nostro compito non si esaurisce in quest'Aula. A noi tocca il rapporto nella società, nel Paese, per tenere aperti canali, che non sono solo di spiegazione dei provvedimenti presi, ma di dialogo, di confronto, per cercare delle soluzioni, per far sì che gli italiani, insieme a noi, vivano questa stagione di sacrifici, ma abbiano di fronte a loro anche la speranza e la prospettiva di una società più giusta e più equa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, innanzitutto, preliminarmente, vorremmo sottolineare il lavoro straordinario dei relatori, dell'onorevole Baretta, ma, in particolar modo, un ringraziamento va al nostro collega Brunetta che ha interpretato, noi crediamo nel migliore dei modi, quelle che erano le istanze, i pensieri, le scelte che non solo il Popolo della Libertà, ma anche il suo elettorato, ritenevano fossero fondamentali nella modifica di questo disegno di legge di stabilità. Pag. 42
Vedete colleghi, molte cose sono state dette, ma forse anche ricordare qualche numero di quello che è avvenuto in Commissione credo possa essere utile, soprattutto agli italiani e al Paese, a capire che la fiducia il Popolo della Libertà la dà ovviamente al Governo, ma la dà a quel testo uscito in seguito ad un lavoro straordinario della Commissione bilancio e che rappresenta un punto fondamentale per il Paese su cui andare a costruire nei prossimi anni.
Complessivamente sono stati modificati e gestiti, nel triennio dal 2013 al 2015, qualcosa come 17 miliardi di euro. 17 miliardi di euro che sono stati riallocati, ridefiniti per quello che riguarda gli obiettivi e che hanno determinato una speranza forte nelle famiglie e nelle imprese. Noi su questo vogliamo porre l'accento, su una azione determinata, fondamentale, per fare in modo che famiglie ed imprese possano avere da questa legge finanziaria, già dal 2013, dei segnali forti di speranza e di concretezza. La concretezza è una capacità di acquisto a fine mese maggiore rispetto al 2012 e un vantaggio fiscale per le imprese, un vantaggio fiscale per le microimprese che andremo a vedere in analitico.
Vede collega Ventura, noi non siamo sullo stesso terreno delle riflessioni da lei espresse in materia sul Governo precedente. Teniamo a dire che il Paese non era nel baratro, lo dimostra il fatto che l'attività di controllo della spesa pubblica sia iniziata con certificazione rilasciata da parte della Corte dei conti - non dal Popolo della Libertà - massima ed autorevole espressione di verifica della contabilità pubblica, al Governo che ha preceduto il Governo Monti.
Noi vogliamo uscire dall'equivoco, come sottolineato anche da altri colleghi, che la politica ed il Parlamento non sono in grado di produrre risultati. No, no, il Parlamento e la politica oggi sono in grado di produrre dei risultati. Noi crediamo che il nostro gruppo, il Popolo della Libertà, consegni con questo disegno di legge di stabilità una speranza maggiore al Paese. In che modo? Attraverso una serie di interventi.
Prima si sono ricordate le detrazioni per figli a carico, un miliardo di euro all'anno, un intervento straordinario che darà la possibilità di avere, complessivamente, risorse medie in capo alle famiglie con più figli a carico nell'ordine di 200-300 euro a fine mese. Un intervento che consentirà quindi di poter avere una maggiore capacità d'acquisto, sostenere la domanda e quindi avere una speranza di ripresa maggiore, in tempi più veloci. È stato istituito un fondo per le famiglie, un fondo che deve essere alimentato dalla riduzione della pressione fiscale, dalla lotta all'evasione. La riduzione della spesa per gli interessi del debito è un dato ormai acquisito, sicuramente anche un elemento di merito da parte di questo Governo, ma vi è un impegno forte su cui noi già ci impegniamo per la prossima legislatura e per il nostro prossimo programma elettorale e consiste nell'eliminazione dell'IMU sulla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Lo diciamo con chiarezza, quel fondo servirà per togliere l'IMU alle famiglie, una tassa che consideriamo ingiusta, iniqua. È stata necessaria per una certa fase, adesso bisogna già pensare alla sua eliminazione.
Un'attenzione particolare alla socialità. È stata ricordata stamattina la destinazione di 900 milioni di euro del Fondo della Presidenza del Consiglio a quelle che sono finalità straordinarie di carattere sociale su cui noi riteniamo di aver giocato una partita ed un ruolo importanti. Sicuramente 900 milioni di euro che vanno non solo nel segno delle non autosufficienze, ma più in generale di quelle realtà che rappresentano un elemento vitale di sostegno alle nostre famiglie, di tenuta complessiva del Paese in un sistema in cui la congiuntura economica sta mettendo a dura prova la coesione economica e sociale.
Un intervento altrettanto forte, è quello che si ricordava prima giustamente, è anche legato all'IVA per le cooperative sociali. Pag. 43
Questo è un aspetto che noi vogliamo ribadire e sia chiaro: qua non ci sono rendite di posizione sulla socialità. Il Popolo della Libertà è attento alle famiglie, alle questioni che rappresentano il terreno e l'humus fondamentale di tenuta della nostra società e quindi a tutte le forme di sostegno alla socialità, così come alle imprese, e non devono esserci rendite di posizione su questi argomenti specie in questa congiuntura storica. Quindi rivendichiamo questo lavoro in materia di socialità. Ma poi un'attenzione straordinaria è stata posta da parte del Popolo della Libertà in materia di impresa e su questo, cari colleghi, sappiamo che abbiamo avuto un confronto anche aspro in Commissione ed anche aspro all'interno della maggioranza e noi lo rivendichiamo con orgoglio. Oggi si va a fare un intervento fondamentale per quello che riguarda l'eliminazione dell'IRAP sui lavoratori autonomi, le ditte individuali, i liberi professionisti, le piccole imprese senza collaboratori e con beni strumentali limitati. È la prima volta che si va ad affrontare questo tema con una riduzione significativa dell'IRAP che il Popolo della libertà ha voluto ed ha realizzato. Basti pensare che al centro-nord - lo diciamo al popolo delle partite IVA - si potrà avere un vantaggio fiscale per ogni dipendente assunto a tempo indeterminato di 240 euro, se donna o giovane under 35 la cifra arriva a 380 euro e man mano che si scende nel Paese il vantaggio supera i 400 euro. Ciò oltre a un ulteriore intervento, l'incremento delle deduzioni forfetarie, mai accaduto fino ad oggi e noi lo rivendichiamo come segnale forte nei confronti di tutte quelle realtà delle microaziende e dei professionisti che non hanno mai visto un intervento specifico in materia di IRAP e rappresenta per noi un punto di grande orgoglio per dimostrare che l'attenzione nei confronti delle partite IVA non solo non è calata, ma è ripresa con grande determinazione e si vuole portare avanti nei prossimi tempi. Così come un intervento fondamentale è quello che riguarda la produttività, altro tema che sta a noi a cuore, e che riteniamo essere fondamentale per la ripresa e lo sviluppo. Un intervento con un Fondo significativo che sarà uno strumento strategico per riprendere ovviamente la crescita, per spingere nei confronti dell'occupazione e per avere ovviamente la forza e la grinta per riprendere un percorso di sviluppo che fino ad oggi purtroppo non si è visto. Allora, dicevo, c'è una grande determinazione da parte del Popolo della Libertà perché abbiamo lavorato anche sugli aspetti connessi ad un credito d'imposta per la ricerca, alla possibilità quindi di sviluppare da parte delle aziende un percorso di innovazione maggiore ma anche un forte lavoro in materia di sicurezza. Lo ricordava prima anche il collega Ventura: noi riteniamo che la sicurezza vada considerata, per quello che riguarda la sicurezza del cittadino, dal tema alluvioni al tema del turn over delle forze dell'ordine - impegno nel presidio della legalità quotidiana. (Applausi dei deputati del gruppo popolo della Libertà). Grazie al nostro intervento abbiamo ottenuto 250 milioni di euro per la Protezione civile ma soprattutto la deroga al blocco del turn over per le forze dell'ordine, in cui, Presidente, si potrà per davvero dare la possibilità a chi quotidianamente affronta l'ordine pubblico e tutela i cittadini con grande forza e dignità in questo momento di poter avere nuove forze che entrano e che rappresentano al meglio lo Stato.
Vorrei concludere, Presidente, con questa considerazione: il Popolo della Libertà darà la fiducia ad un testo che contiene per la prima volta davvero degli interventi chiari ed un'inversione di tendenza sul tema dello sviluppo. La sfida è nei prossimi mesi, la sfida viene già da chi, per esempio, in altri Paesi, come il Regno Unito, ci chiama oggi sul Corriere della Sera a discutere nel prossimo G8 di sviluppo, mantenendo logiche che portano ad avere due velocità, chi ritiene che l'Unione europea debba avere un bilancio diverso, chi ritiene che debba avere velocità diverse.
Noi riteniamo che l'Italia e l'Europa debbano crescere con una velocità maggiore di quella di oggi. Il Popolo della Libertà si presenterà alle prossime elezioni Pag. 44determinato ad ottenere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 3 - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo 3, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo, di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto, ma anche di assentarsi dall'Aula quando il loro nome è vicino alla votazione. Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto dei deputati appartenenti a vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. L'elenco è un elenco non breve (Commenti). Per questo motivo le persone che hanno chiesto di anticipare il loro voto verranno diluite, non voteranno tutte insieme proprio per evitare di ritardare la votazione in base al nome che sarà estratto. Aggiungo che oltre l'elenco che è stato accolto non saranno consentite altre eccezioni, perché altrimenti non è possibile la votazione. Quindi prego tutti di collaborare, perché questo consentirà a tutti uno svolgimento più rapido e più efficace.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Pugliese.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama - Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
(Segue la chiama).

CARLO CICCIOLI. Le Camere sciolte subito! Basta, siamo oltre i limiti!

PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, la prego.
(Segue la chiama - Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, questo è l'elenco normale, vi prego di evitare commenti che mi costringono a prendere dei provvedimenti.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano altri deputati che intendano votare. Faccio notare che abbiamo impiegato meno di un'ora, è quasi un record.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 3, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti 480
Votanti 470
Astenuti 10
Maggioranza 236
Hanno risposto 395
Hanno risposto no. 75

(La Camera approva).

Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3.

Pag. 45

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bertolini Isabella
Biava Francesco
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca Pag. 46
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Forcieri Giovanni Lorenzo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gatti Maria Grazia
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
La Forgia Antonio
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario Pag. 47
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo Pag. 48
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Simeoni Giorgio
Sisto Francesco Paolo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stracquadanio Giorgio Clelio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Ciccioli Carlo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina Pag. 49
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Forcolin Gianluca
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Negro Giovanna
Nicco Roberto Rolando
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Vanalli Pierguido
Vatinno Giuseppe
Vella Paolo
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Bellotti Luca
Bergamini Deborah
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Cicu Salvatore
De Corato Riccardo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Giulietti Giuseppe
Mancuso Gianni
Moles Giuseppe

Sono in missione:

Barbi Mario
Bindi Rosy
Boniver Margherita
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Commercio Roberto Mario Sergio
Di Biagio Aldo
Garavini Laura
Jannone Giorgio
La Malfa Giorgio
Lupi Maurizio
Martino Antonio
Mecacci Matteo
Migliori Riccardo
Mura Silvana
Razzi Antonio
Stefani Stefano

Sull'ordine dei lavori (ore 20,35).

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché purtroppo ci troviamo Pag. 50di fronte all'ennesimo caso di piccoli imprenditori che si suicidano. Lunedì 19, un altro nostro piccolo imprenditore di 39 anni, Pierpaolo Boetto, abitante a Monselice in provincia di Padova, alle ore 12 si è suicidato. Purtroppo gli hanno trovato fra le carte un decreto ingiuntivo di 25 mila euro. Mi chiedo come sia possibile arrivare al suicidio per 25 mila euro.
Un decreto ingiuntivo che sappiamo quanto sia imperativo, però, il Boetto vantava centinaia di migliaia di euro di crediti dalle pubbliche amministrazioni che non riusciva ad ottenere. Allora, mi chiedo, questo Governo che ha fatto il decreto-legge per equiparare anche l'Italia alle norme europee che prevedono che le pubbliche amministrazioni devono pagare entro 60 giorni, ma quando lo renderà attuativo? Quando questo Parlamento riuscirà a convertire in legge questo decreto-legge? Mi tocca pensare che il Governo abbia fatto questo decreto-legge soltanto per salvarsi la faccia, per dire: ho dimostrato buona volontà, ma se non lo porta in Parlamento, se non mette in atto tutto ciò che è necessario, come possiamo, ancora, stare qui ad aspettare che ci siano altri suicidi, signor Presidente?

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Goisis, naturalmente ci uniamo ai suoi sentimenti di solidarietà nei confronti della famiglia.

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5534-bis-A).
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, avranno luogo questa sera solo gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto che, per un errore tipografico, la punteggiatura e l'articolazione del testo dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5534-bis-A/109 riprodotto nel fascicolo non risultano corretti. È in distribuzione la versione corretta.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Rossa n. 9/5534-bis-A/67 reca, per un errore tipografico, nell'impegno il termine «indifendibili», che deve invece intendersi «indifferibili».
Avverto, altresì, che l'ordine del giorno Damiano n. 9/5534-bis-A/189 reca, per un errore tipografico, le sole sottoscrizioni dei deputati Moffa e Antonino Foti. Tale ordine del giorno deve intendersi sottoscritto anche dagli onorevoli Poli, Cazzola, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Rampi, Santagata, Schirru.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno: Garofalo n. 9/5534-bis-A/7; Mario Pepe (PD) n. 9/5534-bis-A/11; Perina n. 9/5534-bis-A/20; Briguglio n. 9/5534-bis-A/21; Burtone n. 9/5534-bis-A/30; Proietti Cosimi n. 9/5534-bis-A/34; Maran n. 9/5534-bis-A/36; Scarpetti n. 9/5534-bis-A/51; Gianni n. 9/5534-bis-A/81; Cesario n. 9/5534-bis-A/82; Fogliardi n. 9/5534-bis-A/88; Rondini n. 9/5534-bis-A/111; Polledri n. 9/5534-bis-A/128; Buonanno n. 9/5534-bis-A/147; Fugatti n. 9/5534-bis-A/148; Maggioni n. 9/5534-bis-A/158; Stucchi n. 19/5534-bis-A/159; Pini n. 9/5534-bis-A/161; Oliverio n. 9/5534-bis-A/165; Samperi n. 9/5534-bis-A/194 e De Torre n. 9/5534-bis-A/197.
Avverto, infine, che l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5534-bis-A/75 è ammissibile limitatamente alla parte riconducibile alla competenza del Governo, nel cui ambito non rientra la disciplina degli organi costituzionali né quella di taluni organi elettivi, disciplinati dai rispettivi ordinamenti.
L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/75. L'onorevole Iannaccone non è in Aula, e, pertanto, s'intende che vi abbia rinunziato. Pag. 51
L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/181.

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho elaborato il mio ordine del giorno partendo da un emendamento che ho presentato al disegno di legge di stabilità, oggi in discussione, che, dopo essere stato preso seriamente in considerazione dai relatori del disegno di legge, alla fine è stato accantonato per ragioni a dir vero poco convincenti. Per questo ho deciso di riproporlo nella forma di ordine del giorno, convinta, come tanti altri colleghi che lo hanno firmato con me, della sua utilità.
Con questo ordine del giorno sostanzialmente chiedo al Governo di estendere l'applicazione dell'IMU a tutti gli immobili delle fondazioni bancarie e, allo stesso tempo, di destinare il maggiore gettito che deriverebbe da una simile iniziativa alla riduzione delle aliquote attualmente vigenti sulla prima casa. La grave crisi economica e la ragionevole necessità di garantire il principio dell'equità fiscale, eliminando trattamenti di privilegio a volte ingiustificati, ha già portato a estendere agli immobili della chiesa, non utilizzati per attività di culto o umanitarie, l'applicazione dell'imposta municipale sugli immobili. Si tratta di un'iniziativa che, tra l'altro, lo scorso anno avevo personalmente proposto a questo Governo con un emendamento presentato al decreto-legge «salva Italia».
Oggi, per superare una congiuntura economica così complessa e difficile, dal momento che grandi sacrifici sono stati richiesti alle famiglie italiane, in particolare anche ai pensionati che vivono nelle case di riposo o a chi sta ancora pagando un mutuo sulla propria abitazione, categorie queste che - lo ricordo - non sono sfuggite all'odiosa imposta sulla prima casa ma che sono tenute a versarla anche a costo di enormi e, a mio parere, anche ingiusti sacrifici, ritengo che sia giunto il momento che anche le fondazioni bancarie facciano la loro parte e paghino l'IMU su tutti i loro immobili.
Le fondazioni bancarie - lo ricordo - rientrano in termini relativi tra i principali azionisti di molte banche italiane, avendo partecipazioni nelle banche conferitarie molto floride. È così nella maggior parte dei casi: delle 88 fondazioni esistenti solo 18 non hanno partecipazioni negli istituti di credito. In particolare, le fondazioni bancarie investono circa metà del patrimonio, che ammonta a circa 50 miliardi di euro, nelle quote delle banche italiane, tanto che nel 2010, dalle loro partecipazioni bancarie, in un anno definito di crisi, le fondazioni hanno ricevuto proventi per un ammontare di circa 1,98 miliardi di euro. L'introduzione dell'IMU a carico degli immobili e dei terreni delle fondazioni bancarie inoltre, secondo i dati forniti dal catasto, riguarderebbe complessivamente circa 1.572 fabbricati e 712 terreni, alcuni anche di proporzioni notevolmente estese.
Alla luce di queste considerazioni e dal momento che le fondazioni bancarie, in quanto azioniste - lo ripeto - spesso di maggioranza degli stessi istituti di credito, non possono, a mio parere, essere considerate alla stregua di associazioni benefiche, ritengo che le stesse non possano e non debbano essere assimilabili ad associazioni senza scopo di lucro, quindi ad associazioni no profit, e pertanto ritengo che non debbano godere dei particolari privilegi fiscali riconosciuti a tali associazioni. Proprio per questo credo che, così come a tutte le famiglie italiane è stato chiesto un gesto di sacrificio, anche alle famiglie meno abbienti, il Governo debba intervenire in tal senso per ripristinare e ristabilire un'equità fiscale che davvero possa garantire a tutti i cittadini parità di trattamento. Quindi il mio ordine del giorno va in tal senso, appunto nella direzione di eliminare quelle esenzioni previste per le fondazioni bancarie, prevedendo contestualmente anche delle riduzioni nelle aliquote dell'IMU per quanto riguarda le prime abitazioni, quindi le prime case.

Pag. 52

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/123.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'ordine del giorno riguarda il Patto di stabilità e, quindi, gli enti locali. Si tratta di un tema tanto caro, ma soprattutto tanto importante per quanto riguarda le autonomie locali e i nostri comuni ed è già stato oggetto delle diverse dichiarazioni di voto sulla fiducia sul provvedimento, in quanto, come sappiamo, la finanza degli enti locali nel 2012 da questo Governo è stata veramente tartassata ed interessata con una miriade di provvedimenti governativi che ne hanno sicuramente ridotto l'autonomia e il potere da parte degli amministratori locali.
In particolar modo, con l'entrata in vigore dell'IMU, ma anche con l'esproprio della tesoreria unica, si è di fatto dato meno potere e costretto gli enti locali, il sindaco e l'amministrazione ad incidere in modo tributario e fiscale innalzando l'asticella della pressione fiscale a dei cittadini che sono già sicuramente in forte difficoltà. Quindi, ciò non aiuta assolutamente l'attività amministrativa dei nostri sindaci, soprattutto quelli che amministrano bene i nostri comuni e hanno delle risorse accantonate che non possono spendere per questa questione relativa al Patto di stabilità.
Quindi, anche l'incontro di oggi con Delrio, che citava già in precedenza nella dichiarazione di voto il collega Bitonci, e le immense difficoltà dei sindaci per gestire i propri bilanci fino alla richiesta, quasi disperata, dei sindaci di dimettersi in massa proprio per queste difficoltà sono una minaccia veramente seria, non sicuramente strumentale e non oggetto di trattative o di campagna elettorale, ma una situazione veramente delicata, anche legata alla situazione economica dei nostri territori.
Abbiamo visto passare dei decreti che parlavano di crescita, di sviluppo e di dare in sostanza un'accelerata alle attività della nostra piccola e media impresa messa in forte difficoltà. Queste belle parole che il Presidente Monti e il Governo hanno sbandierato in questi mesi trovano però l'esatto contrario o comunque l'ostacolo insormontabile che è dato poi dall'ente locale che si trova ad appaltare e a gestire le proprie risorse già al minimo. Infatti, ovviamente sono ridotte al lumicino, anche con queste difficoltà di andare a trattare con l'impresa, soprattutto la nostra piccola e media impresa, nel dirgli: «Puoi prendere in consegna questo appalto, ma sappi che l'ente locale e l'amministrazione ti pagherà magari fra sei mesi o fra un anno perché le difficoltà sono queste».
Quindi, da una parte si parla di facilitazioni all'accesso al credito e di agevolare l'impresa che oggi ha questo tipo di difficoltà, dall'altra parte i nostri sindaci trovano questi ostacoli che diventano veramente difficili da spiegare ai nostri artigiani, alle nostre piccole e medie imprese, che arrivano a fare il lavoro nell'ente locale e non sanno per nulla quando saranno pagate, mentre sanno benissimo quali sono i costi della materia prima, del lavoro e ovviamente del servizio che erogano.
Quindi, chiediamo al Governo in questa situazione di difficoltà - sappiamo che è un tema importante e veramente delicato - che le amministrazioni pubbliche che hanno acceso dei debiti, dei mutui con la Cassa depositi e prestiti entro il 31 dicembre 2012 per lavori già appaltati o comunque finanziati per opere con progetti esecutivi trovino la realizzazione, escludendoli dal Patto di stabilità. Solo in questo modo potremo dare la possibilità di vedere risolti da parte dei comuni e degli enti virtuosi quei servizi e quelle infrastrutture tanto necessarie all'ente comunale, ma soprattutto diamo una risposta anche alle nostre piccole e medie imprese. Non possiamo procedere con appalti pubblici, con investimenti importanti e dire ai nostri imprenditori: «I soldi te li daremo magari fra sei mesi o un anno». Non è più tollerabile, perché la nostra piccola e media impresa sta chiudendo e l'ente comunale non può essere complice di Pag. 53quello che sta combinando e che ha combinato in quest'anno questo Governo.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Belcastro che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/74: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Callegari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/141.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, nel provvedimento che state approvando oggi, il disegno di legge stabilità per il 2013, come modificato dalla V Commissione della Camera, emerge quanto segue.
I commi 6 e seguenti dell'articolo 2 riducono l'autorizzazione di spesa finalizzata alla prosecuzione della realizzazione del sistema Mose, autorizzando una serie di interventi per la salvaguardia di Venezia, tra cui anche il trasferimento all'Autorità portuale di Venezia di 5 milioni di euro per il 2013 e di 95 milioni di euro per il 2015 per la realizzazione di una piattaforma d'altura davanti al porto di Venezia (articolo 2, comma 8).
Il progetto della piattaforma d'altura davanti al porto di Venezia, ancora da definire, si prevede a circa 8 miglia nautiche al largo della bocca di porto di Malamocco, in un'area dove i fondali hanno una profondità naturale di 20 metri ed ha lo scopo di permettere alle più grandi navi di oggi e di domani, di dimensioni anche pari a 20 mila TEU, di toccare il porto di Venezia senza scavare ulteriormente i canali lagunari. La piattaforma d'altura si propone di trattare principalmente container e petrolio e pertanto dovrà essere collegata agli impianti della costa attraverso un oleodotto, nel dubbio comunque di una continuità di attività dell'attuale raffineria di Marghera di cui è prevista la conversione in bio-raffineria, alimentata non più con il petrolio, ma con olio di palma, di olio di soia, olio di colza, alghe già forse dal prossimo anno.
Il progetto si presenta incerto e aleatorio in considerazione della delicatezza e dell'alto valore paesaggistico e ambientale della laguna veneta; infatti, il progetto dovrà essere ben ponderato, con particolare riferimento ad uno studio ambientale e una serie di mitigazioni tali da non compromettere il sistema ambientale, unico al mondo, della laguna. La realizzazione del terminale costerà dai 2 ai 3 miliardi di euro e il finanziamento dei 100 milioni previsti dalla legge di stabilità permettono solo l'inizio degli studi richiesti.
Voglio evidenziare che il porto di Venezia invece ha una serie di esigenze urgenti e indifferibili che impegnano risorse molto inferiori rispetto a quanto richiesto per la realizzazione del terminale off shore e che se non colmate immediatamente faranno perdere competitività al porto. Urge, ad esempio, rendere funzionale la conca di Malamocco che, realizzata in conseguenza di lavori del Mose, non ha la profondità necessaria al passaggio delle grandi navi. Quindi, è indispensabile investire nella funzionalità degli attracchi attuali del traffico contenitori e garantire la profondità dei fondali e attracchi integrativi per le navi da crociera, ovvero realizzare progetti di espansione meno ambiziosi ma più fattibili e immediati come quello della modifica del Porto di San Leonardo, attuale porto dei petroli.
Allora, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di adottare le opportune iniziative dirette a permettere l'utilizzo delle risorse autorizzate per la realizzazione della piattaforma d'altura anche per altre esigenze indifferibili ed urgenti del porto di Venezia che, se non realizzate - ricordo - nell'immediato, comporterebbero la perdita di competitività del porto rispetto ad altri porti dell'Adriatico, ferma restando la necessità di mantenere comunque tali finanziamenti nell'ambito del porto di Venezia per colmarne esigenze improcrastinabili.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Porfidia, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/73; si intende che vi abbia rinunziato. L'onorevole Meroni ha facoltà Pag. 54di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/113.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, una delle finalità sottese alle disposizioni contenute nel disegno di legge in esame consiste nella razionalizzazione e riduzione della spesa delle amministrazioni pubbliche e che uno dei settori di spesa delle pubbliche amministrazioni che potrebbe essere oggetto di attenta revisione è quello che attiene alle risorse attualmente destinate alle locazioni di immobili sedi di uffici pubblici e al mantenimento e gestione degli immobili medesimi. Signor sottosegretario, in alcune aree del Paese e in alcuni rami dell'amministrazione tale problema sta per essere affrontato: è di questi giorni la notizia dell'abbandono della sede storica dell'INPS di Milano, sita in via Melchiorre Gioia, ed il suo trasferimento degli uffici in una sede più piccola, più efficiente da un punto di vista energetico e quindi anche meno dispendiosa. È da operazioni come questa citata che è possibile trarre significativi risparmi ed anche nuove entrate laddove le sedi dismesse, se di proprietà pubblica, venissero messe a reddito.
Però, sottosegretario, il provvedimento in esame non incide, se non in maniera settoriale, nella direzione indicata. È prevista, al comma 36 dell'articolo 1, la dismissione della sede romana di piazzale Kennedy del Ministero dell'istruzione, dalla quale si prevede un risparmio di 6 milioni di euro a partire dal 2014.
Signor sottosegretario, voi state abolendo, accorpando, riordinando le province e avete in mente di risparmiare 65 milioni di euro. Sarebbe stato sufficiente individuare, nella totalità delle sedi di competenza di tutti i Ministeri, dieci sedi per avere lo stesso risparmio, ma non è questa: questa sarà una battaglia che faremo prossimamente se il decreto-legge verrà in Aula. Quello che noi chiediamo con questo ordine del giorno è che si impegni il Governo ad assumere tutte le iniziative di competenza volte ad un progressivo e generale trasferimento degli uffici pubblici delle amministrazioni centrali in sedi meno dispendiose rispetto a quelle attualmente in uso. Basta megasedi, basta uffici alti 6 metri, basta sperpero di denaro pubblico! È un ordine del giorno di buonsenso, come tutti quelli che solitamente presenta il gruppo della Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/169.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi abbiamo, nel corso del dibattito sul provvedimento in esame, portato all'attenzione dei relatori anche con emendamenti una questione che sembra di poco conto, ma, investendo la ragione dell'equità e la chiarezza dell'interpretazione del Governo nei suoi diversi Ministeri, abbiamo ritenuto di proporre l'ordine del giorno che sto illustrando per capire quale destino hanno davanti a sé coloro che, usufruendo del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008, che aveva istituito l'esonero, avevano presentato istanza, nel corso del 2011, per poter andare in esonero secondo le modalità previste da questa legge.
Naturalmente, gli uffici della pubblica amministrazione non hanno tempestivamente fatto le loro determine e, quindi, coloro che avevano titolo, rispondendo anche ad una sollecitazione ovviamente della legge, poiché poi questo istituto dell'esonero è stato abrogato con la legge n. 214 del 22 dicembre del 2011, si trovano praticamente con la domanda presentata, con una situazione evidente di disparità perché, laddove ci fosse stato personale che avesse adempiuto immediatamente all'accoglimento o meno, naturalmente quelli che non l'avessero avuto, sarebbero oggi esclusi.
Ma è intervenuta, signor sottosegretario, una direttiva della direzione centrale del personale dell'Agenzia delle entrate che prevede testualmente: «la norma in esame ha stabilito che, nei confronti dei lavoratori che, alla data del 4 dicembre 2011, avevano in corso l'istituto dell'esonero Pag. 55dal servizio, continuano a trovare applicazione le disposizioni in materia di requisito di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima dell'entrata in vigore del citato decreto-legge del 2001».
Andando avanti - e saltando alcuni di questi commi di questa direttiva -, in merito alla modalità applicativa circa la possibilità di coloro che hanno presentato domanda di esonero, il Dipartimento della funzione pubblica ha precisato che «l'esonero si intende concesso se l'amministrazione, nella veste del dirigente competente in base all'ordinamento dell'amministrazione stessa, ha adottato una determinazione formale dalla quale si desuma la volontà di accoglimento dell'istanza dell'interessato. In merito alle modalità applicative dell'istituto, questa direzione centrale - Agenzia delle entrate - ha fornito istruzioni con l'orientamento, espresso in tale circostanza, di favorire l'accesso all'esonero nella considerazione che la presentazione della domanda di esonero da parte del dipendente denota l'aspirazione, da parte degli interessati, ad impegnarsi esclusivamente in altri ambiti di vita». E conclude: «In relazione a quanto precede, possono essere considerati in corso gli esoneri per i quali l'istanza è stata prodotta entro il 1o marzo 2011».
È proprio qui che l'ordine del giorno chiede un impegno al Governo, Se queste sono le indicazioni che provengono dal Dipartimento della funzione pubblica e dalla Direzione centrale dell'Agenzia delle entrate, se avendo loro presentato l'istanza - e se parliamo dei casi - entro il 1o marzo 2011 e, per noncuranza della gestione di chi doveva provvedere, non hanno avuto la determina entro il 4 dicembre, mi chiedo se queste persone, come credo sia giusto ed equo nei confronti di tutti gli altri che hanno avuto - concludo, signor Presidente - direttore competente, che sia anche loro dato da parte del Governo - e noi lo impegniamo in questa direzione - il nullaosta agli direzioni territoriali del lavoro per l'accoglimento di queste istanze e che queste persone abbiano, quindi, diritto a far parte di quelli che sono gli esodati tutelati dalla legge, che sono stati nominati nei mesi scorsi per queste fattispecie.

PRESIDENTE. L'onorevole Faenzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/6.

MONICA FAENZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, con questo ordine del giorno sono a richiederle, sottosegretario, un impegno preciso, un impegno inderogabile: quello di sospendere il pagamento dell'IMU per quanto riguarda i terreni agricoli e i fabbricati rurali riguardanti quelle imprese che sono state colpite dalla grave calamità - che purtroppo è nota - dell'11 e del 12 novembre e che oggi hanno bisogno di agevolazioni fiscali.
Signor sottosegretario, quella dell'esenzione dal pagamento dell'IMU per le aziende agricole è sempre stata un punto fermo e - devo dire - una battaglia della Commissione agricoltura di cui faccio parte e vari interventi normativi sono stati volti a ottenere tale risultato, anche attraverso le istanze spesso a noi rivolte dalle associazioni agricole. L'agricoltura non è un settore fiorente, non gode di benefici economici. Oggi più che mai, di fronte a una calamità del genere che ha colpito i paesi della provincia di Grosseto, far pagare l'IMU a quelle aziende agricole significherebbe destinarle a morte certa, non avrebbero certo la possibilità di poter ritornare a lavorare. Hanno perso tutto in una sola notte.
Purtroppo, sebbene la legge di stabilità abbia previsto, nel suo impianto normativo e grazie anche all'intervento dei parlamentari toscani che hanno presentato istanza, delle modifiche sostanziali nel settore sociale, con un incremento, un rimpinguamento del Fondo per le emergenze di 250 milioni, le devo dire, sottosegretario, che probabilmente tali fondi non saranno sufficienti a far fronte, purtroppo, all'emergenza che si è creata, non solo in Toscana. Pertanto, è necessario fare interventi anche settoriali, perché il settore agroalimentare, peraltro, in quelle zone è un settore fondamentale, il fiore all'occhiello e costituisce l'economia di Pag. 56quei paesi. Interventi di sostegno del genere sono stati fatti, e sono stati fatti per il recente terremoto dell'Emilia Romagna del 2012. Purtroppo, eventi calamitosi gravi hanno colpito l'Italia in questi ultimi tempi. Le chiedo la stessa attenzione per la mia provincia, per la provincia maremmana, che vive di agricoltura.
Quindi, sebbene debba rivolgere un ringraziamento al Governo, alla Commissione bilancio e anche alla sensibilità dei miei colleghi parlamentari toscani per il rimpinguamento del Fondo per le emergenze, le dico che è indispensabile aiutare quelle piccole e medie imprese attraverso questo intervento, che darà loro la possibilità di ricominciare.
Molte delle popolazioni della provincia di Grosseto hanno perso tutto. Hanno perso tutto anche i cittadini. Allora mi permetto di suggerire, visto che la mia richiesta di sospensione del pagamento dell'IMU dovrebbe riguardare tutto il 2013 fino a giugno 2014, ricollegandomi ad un ordine del giorno illustrato dalla collega Giammanco, che per il 2013, fino a giugno 2014, le fondazioni bancarie siano chiamate a pagare l'IMU e di destinare le risorse così introitate dal Governo a favore delle popolazioni colpite e soprattutto a favore delle imprese agricole.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5524-bis-A/143.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, egregio sottosegretario, il mio ordine del giorno fa seguito ad un emendamento presentato al disegno di legge di stabilità e segue le linee dell'applicazione del federalismo, che questo Governo, come sappiamo, ha abbandonato, impostando nel frattempo la spending review. Anche in questo caso si può sicuramente discutere di risparmio o di migliore gestione della spesa pubblica e mi riferisco al trasporto pubblico locale. So che lei, sottosegretario, è una persona molto attenta e disponibile ed entro nel merito della questione. Oggi abbiamo un fondo nazionale, che tra l'altro negli anni è sempre stato ridotto, con l'obbligo da parte delle regioni e degli enti locali di mettere sempre più risorse e, dall'altro lato, di chiedere anche i soldi alle famiglie, in un momento in cui tra l'altro il costo del gasolio è cresciuto. Andando a vedere l'applicazione del fondo nazionale, si nota una assoluta disparità di trattamento tra cittadini delle zone di questo Paese, non solo tra nord e sud, ma anche all'interno delle varie aree. Orbene, l'articolo 9 del disegno di legge di stabilità disciplina l'istituzione e il funzionamento del fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, prevedendo che, con decreto del Presidente del Consiglio, da emanarsi entro gennaio 2013, siano definiti i criteri e le modalità con cui ripartire e trasferire alle regioni a statuto ordinario, non alle speciali, le risorse di tale fondo. Al comma 2 dell'articolo 9 del disegno di legge di stabilità si stabilisce che i criteri definiti tengano conto del rapporto tra ricavi da traffico e costi dei servizi previsti dalla normativa nazionale vigente. Nell'emendamento presentato, ripreso da questo ordine del giorno, diciamo di inserire un netto criterio di giustizia, che è anche quello del numero dei cittadini, degli abitanti residenti, come abbiamo chiesto con una legge, tra l'altro approvata, che è quella sul federalismo. Con l'applicazione dei costi standard un servizio costa tanto al Nord quanto al Sud, tanto in Lombardia quanto in Sicilia, tanto nel Lazio quanto in Campania, cosa che ahimè non è stata applicata. Se andiamo a vedere i numeri - fonte ASSTRA - sulla ripartizione del fondo nazionale 2010, cosa vediamo? Ripartizione del fondo per regioni: la Lombardia, che ha 9 milioni 917 mila abitanti (dati 2010) ha 88 milioni 837 mila euro di trasferimenti dal fondo; il Lazio, che ne ha 5 milioni 726 mila, ha 90 milioni di euro. Per cui la Lombardia che ha quasi 10 milioni di abitanti, ha 88 milioni di trasferimenti; il Lazio, con meno di 6 milioni di abitanti, ha 90 milioni. Il Veneto, la mia regione, che ha quasi 5 milioni di abitanti, ha 33 milioni 372 Pag. 57mila euro, pari più o meno all'Emilia che, avendo 4 milioni e mezzo di abitanti, ha 31 milioni di trasferimenti. Dall'altro lato, la Campania, che ha 5 milioni 800 mila abitanti residenti, ha 66 milioni. Quindi, il Veneto con 5 milioni di abitanti ha 33 milioni, mentre la Campania ha 66 milioni. Ma anche nell'ambito delle regioni del Sud la Sicilia ha 25 milioni di trasferimenti, nonostante abbia più o meno gli stessi abitanti. Per cui l'applicazione di buon senso e corretta nel trattare i cittadini - diciamo poi chi usa il trasporto pubblico locale: sono i ragazzi che vanno a scuola, sono i pendolari - per non far sì che ci siano cittadini di «serie A» o di «serie B», è quella di poter aggiungere anche quest'altro criterio. Il Presidente del Consiglio dunque deve definire le modalità di ripartizione. Oggi il disegno di legge di stabilità ha inserito solo il criterio esclusivamente economico.
Noi diciamo: fate una valutazione e inseriamo, come in altri settori, ad esempio la sanità, anche il criterio degli abitanti residenti. Penso che così rendiamo un servizio a tutte le comunità e i cittadini ce ne saranno grati. Avendo una migliore gestione delle risorse, sicuramente anche quegli enti locali che oggi sono in difficoltà possono garantire i servizi indispensabili per le scuole e per chi va a lavorare.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/98.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo perché possa recepire un impegno in merito a una questione su cui non può fare finta di nulla. Mi riferisco all'articolo 3, commi 43-45, del presente provvedimento, che riguarda il personale docente e il personale ATA della scuola, in un momento in cui la scuola vive uno stato di profonda agitazione, anche perché, dopo i tagli del precedente Governo, su di essa si sta abbattendo anche la scure dei tagli dell'attuale Esecutivo.
Qual è il problema? Noi, in Commissione cultura, avevamo approvato, all'unanimità delle forze politiche presenti, un emendamento con cui si chiedeva al Governo di rivedere la posizione presa con il provvedimento sulla spending review, cioè il precedente decreto-legge, con cui si chiedeva a del personale docente, la cui unica colpa è quella di essersi ammalato durante lo svolgimento della propria professione, di bloccare il procedimento di riconversione. Cosa significa riconversione? Significa che questo personale, ripeto, la cui unica colpa è di essersi ammalato durante lo svolgimento della professione, non potrà più svolgere la professione di docente, non potrà più ricevere lo stipendio da docente, non potrà più avere la pensione da docente, ma dovrà essere utilizzato in attività amministrativa, cioè in segreteria, con dequalificazione professionale, con dequalificazione di stipendio, con dequalificazione della retribuzione previdenziale.
Siete responsabili di scatenare una guerra tra poveri; tra l'altro, andrebbero ad occupare il posto di quei precari ATA che oggi svolgono meglio quelle funzioni di segreteria. Invece, vi chiediamo, con questo ordine del giorno, di rivedere quella posizione. Vi è ancora tempo: vi chiediamo di accettare questo ordine del giorno, ma, quando questo provvedimento andrà al Senato, vi chiediamo di approvare l'emendamento che avevamo presentato. Quell'emendamento, che voi avete bocciato per mancanza di copertura, in realtà chiede poco meno di 140 milioni di euro per essere coperto. Avete dato 223 milioni di euro alle scuole non statali e non siete in grado di trovare 140 milioni per dare dignità a persone la cui unica colpa è di essersi ammalate e che sono venute davanti a Montecitorio in carrozzina. Infatti, alcuni di loro soffrono di gravi malattie debilitanti, ma venivano utilizzati per le attività di laboratorio, per le attività di biblioteca, per quelle attività collaterali alle scuole che fanno dire al Ministro Profumo che noi dovremmo tenere aperte per ventiquattro ore le scuole.
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Sabato 24, signor Ministro, vi è il «sabato per la scuola». Ancora una volta, gli studenti, i docenti precari, il mondo del sindacato della scuola scenderà unito in piazza per dirvi, ancora una volta: basta! Basta tagli alla scuola, ma investimenti sulla scuola. Noi, con questo ordine del giorno, vi chiediamo di dare un segnale, cioè di riconoscere a questo personale, che oggi non può avere più la funzione di insegnare, la propria qualifica professionale, di riconoscergli lo stipendio che prendeva da docente e di inserirlo nelle qualifiche professionali che aveva, cioè quelle collaterali all'istituto scolastico. Soprattutto, vi chiediamo di garantire loro la possibilità di fruire dell'istituto della disciplina.
Mi auguro che il Governo si ravveda e sia, come dire, meno diabolico e più angelico.

PRESIDENTE. L'onorevole Verducci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/200.

FRANCESCO VERDUCCI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, l'ordine del giorno che illustro impegna il Governo a valutare l'opportunità di reperire risorse aggiuntive per i contributi diretti all'editoria.
Il sostegno pubblico all'editoria permette di dare attuazione all'articolo 21 della Costituzione italiana che sancisce la libertà, il pluralismo, il diritto all'informazione e permette di intervenire sugli effetti distorsivi dei fallimenti del mercato. Senza un intervento immediato un grande bene pubblico, un importante settore produttivo, rischia la decimazione.
Negli ultimi anni tagli profondi si sono accaniti sull'editoria con una logica punitiva che molto spesso, paradossalmente, ha colpito i virtuosi e lasciato indenni sprechi ed opacità. L'impegno è sceso da 414 milioni di euro del 2009 a circa 137 milioni in questo 2012 e di questi solamente 53 milioni di euro come contributi diretti. Senza una reintegro del Fondo decine e decine di testate chiuderanno. Si tratta di voci, di idee, di associazioni politiche, culturali, sociali, di associazioni religiose, di comunità territoriali. Sono voci autentiche del Paese reale che rappresentano fasce sociali, categorie, cittadinanza attiva, voci indispensabili alla libertà, al pluralismo dell'informazione e vitali per la democrazia italiana. Questo taglio lascia ferite che non si rimarginano, anestetizza settori ed energie vitali della società. È un taglio che dà un colpo forte alla valorizzazione del settore come strategico per la competitività del Paese.
Senza il reintegro del Fondo sono circa 4 mila i lavoratori della filiera, giornalisti, poligrafici, che saranno espulsi dal comparto in un crescendo di chiusure, licenziamenti e aumento del precariato. Il costo degli ammortizzatori sociali relativi a quanti saranno ai margini del processo produttivo sarebbe, come noto, senz'altro superiore alle somme necessarie per ristabilire l'adeguatezza del Fondo dell'editoria.
Signor Presidente, rappresentanti del Governo, è stata da poco approvata un'importante legge di riordino del settore ed è in discussione la delega al Governo su una materia tanto complessa, ma senza lo stanziamento che è oggetto di questo ordine del giorno questa riforma nasce preclusa. Gli obiettivi di rafforzare apertura, pluralismo, innovazione apparirebbero titoli provocatori a quanti saranno costretti a chiudere.
I nuovi criteri adottati dalla riforma per accedere ai contributi, improntati al rigore, alla trasparenza, all'equità, all'occupazione e alla certificazione delle vendite, ci permettono di rilanciare questa vertenza con grande determinazione. È una vertenza di grande rilievo nel contesto di un sistema dell'informazione, il nostro, segnato da un asfissiante conflitto di interessi, da mancanza di editori puri, da un dilagante conformismo. Le organizzazioni internazionali in materia catalogano il nostro Paese come il settantatreesimo nel mondo quanto a libera stampa. Siamo declassati a Paese parzialmente libero.
Già in luglio e poi in ottobre l'Aula ha votato a larga maggioranza un ordine del giorno di esponenti di partiti diversi, Pag. 59Giulietti e Rivolta, per reintegrare il Fondo fino al fabbisogno dei 120 milioni di euro necessari, ordini del giorno che già impegnano il Governo, la volontà parlamentare, alla quale già il Governo deve rispondere. Accolga dunque il Governo questo ulteriore ordine del giorno, eviti di aggiungere ferite a ferite e dia un segnale a sostegno di una battaglia culturale che farà bene alla crescita, all'identità e alla coesione del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Verducci, anche per il suo primo intervento in Aula. Le auguriamo che sia il primo di una lunga serie.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/171.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Governo su questo ordine del giorno che ritengo un passaggio importante. Si riferisce ad un'esigenza più volte avvertita anche nel corso dei lavori per l'esame di questo provvedimento, del disegno di legge di stabilità, ma che è stato richiamato anche nel corso degli anni.
Parlo dell'esigenza di avere una politica industriale in questo nostro Paese. Allora l'ordine del giorno in esame parte da alcune premesse, dal superamento del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, quello che va sotto il nome di decreto sviluppo. Mi riferisco all'intervento per il sostegno delle aziende in crisi attraverso l'interessamento delle regioni, ovviamente per tentare di recuperare delle situazioni di depressione di carattere economico ed attività industriali in profonda crisi. Credo che questa come prassi certamente si determina attraverso un interessamento da parte delle istituzioni regionali. Quindi si tratta di interventi per innescare una serie di investimenti produttivi e quindi legati anche alla riconversione industriale, si tratta di provvedimenti circoscritti a livello regionale. Quello che noi chiediamo con questo ordine del giorno è una politica industriale di più ampio respiro proprio a livello nazionale e quindi un'azione preventiva. Qui si interviene semplicemente nel momento in cui ci sono aziende decotte, si interviene per innescare una serie di risorse di carattere economico e questo certamente con i limiti che molte volte si rivelano non esaustivi e con delle ricadute a volte anche assistenziali, quindi non definitive e non di rilancio dell'economia di una zona e di quell'attività industriale. Noi cerchiamo, attraverso questo ordine del giorno, di richiamare, come dicevo, signor Presidente, l'attenzione del Governo per definire una politica di prevenzione, una politica industriale molto ampia e proprio, come dicevo, nell'ambito del territorio nazionale se vogliamo dare veramente seguito ad una politica di rilancio dell'economia, di reale sviluppo e non stare in una situazione difensiva. Per altri settori noi abbiamo detto che la prevenzione è importante e fondamentale, ma io ritengo che lo sia in questo momento soprattutto nella definizione dell'attività industriale e delle linee della politica industriale. Ma nell'ordine del giorno noi richiamiamo anche l'esigenza di inserire la necessità di dare avvio ad una progressiva reindustrializzazione dei siti di interesse nazionale (SIN), al potenziamento delle reti di trasporto, alla revisione del Piano nazionale della logistica che sviluppi principalmente lo strumento dell'intermodalità tra le varie piattaforme e il ricorso agli strumenti più sostenibili. In questo ci richiamiamo soprattutto alla logistica e alle autostrade del mare. Io ritengo che siano dati fondamentali ed importanti. Più volte ci siamo richiamati ed abbiamo espresso anche l'esigenza che la politica della logistica dovesse essere un momento importante e fondamentale. C'è stato anche un momento in cui le autostrade del mare sembravano essere un fatto di sostegno all'economia di alcuni territori e soprattutto di alcune zone. Ecco credo ci sia oggi la necessità - questo è il dispositivo del nostro ordine del giorno - di innescare alcune politiche legate ad un Piano industriale, ad una prevenzione industriale, ad una panificazione industriale, Pag. 60ad una programmazione industriale connessa alla politica della logistica delle autostrade del mare e delle infrastrutture in genere.
Questo ovviamente è un dato importante e fondamentale. Ci siamo confrontati in questi mesi, in queste ore anche sulla legge di stabilità, ma io ritengo che uno scatto, molto forte, di una grande iniziativa sul piano economico ci debba essere per evitare ovviamente di stare in una situazione certamente di arretramento, ma soprattutto di galleggiamento che non porta nessun risultato e nessun beneficio allo sviluppo economico del nostro territorio.

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge di stabilità. Il seguito dell'esame del provvedimento, a partire dal parere del Governo sugli ordini del giorno, è rinviato alla seduta di domani, giovedì 22 novembre, a partire dalle ore 9.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 21,23).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Giovanni Paladini e Gaetano Porcino, già iscritti al gruppo parlamentare Italia dei Valori, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento in sede legislativa, che sarà proposto alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla XII Commissione (Affari sociali): Di Virgilio: «Modifica dell'articolo 157 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, in materia di raccolta di medicinali inutilizzati o scaduti, e altre disposizioni concernenti la donazione di medicinali e la loro utilizzazione e distribuzione da parte di organizzazioni senza fini di lucro» (4771). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 22 novembre 2012, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis-A).
- Relatori: Baretta e Brunetta.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (C. 5535-A).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.
- Relatore: Ciccanti.

3. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 4771.

(ore 16)

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

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PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla XII Commissione (Affari sociali):
DI VIRGILIO: «Modifica dell'articolo 157 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, in materia di raccolta di medicinali inutilizzati o scaduti, e altre disposizioni concernenti la donazione di medicinali e la loro utilizzazione e distribuzione da parte di organizzazioni senza fini di lucro» (4771).

La seduta termina alle 21,25.