XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 23 di mercoledì 25 giugno 2008
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 18,55.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 giugno 2008.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bindi, Brugger, Caparini, Casini, Colucci, Corsini, Cota, Donadi, Gibelli, Libè, Lo Monte, Menia, Rotondi, Soro, Stucchi, Valducci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 19).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):
«Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» (1386) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VII, VIII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Annunzio di una lettera del Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che il Presidente della Repubblica in data odierna ha trasmesso ai Presidenti delle Camere, nonché al Presidente del Consiglio dei ministri, una lettera della quale do lettura...Onorevoli colleghi, vi prego di prestare attenzione e di non fare capannelli nell'emiciclo, grazie:
«Onorevole Presidente,
ho oggi emanato il decreto-legge recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza Pag. 2pubblica e la perequazione tributaria», approvato dal Consiglio di ministri nella riunione del 18 giugno scorso.
Si tratta di un atto normativo di grande ampiezza e notevole complessità che, come indica la sua stessa intitolazione e risulta dalla motivazione contenuta nel preambolo, anticipa - insieme al disegno di legge collegato non ancora sottopostomi per l'autorizzazione alla presentazione alle Camere - larga parte della manovra di finanza pubblica varata annualmente con la legge finanziaria e le conseguenti disposizioni degli strumenti di bilancio.
Devo rilevare che il ricorso al decreto-legge...».
Vorrei pregare i colleghi di non fare salotto per rispetto nei confronti del Capo dello Stato della cui lettera inviata alle Camere sto dando lettura. Grazie.
«Devo rilevare che il ricorso al decreto-legge comporta, sia in ragione del termine stabilito in Costituzione per la conversione in legge, sia per la prevedibile difficoltà di una piena utilizzazione dei sessanta giorni in prossimità della sospensione estiva dei lavori parlamentari, una notevole riduzione dei tempi che la sessione di bilancio garantisce per l'esame degli strumenti ordinari in cui si è articolata ogni anno la manovra economico-finanziaria.
Si è inoltre in presenza di un elevato numero di decreti-legge da convertire nello stesso breve periodo di tempo, nonché di importanti disegni di legge di cui è stata annunciata l'esigenza di una tempestiva calendarizzazione. Il rischio di un serio ingorgo nell'attività del Parlamento è dunque evidente.
Ritengo, dunque, di dover sottolineare e sottoporre alla vostra considerazione l'esigenza che i lavori parlamentari delle prossime settimane siano intensificati e programmati in modo da garantire tempi sufficienti per un esame approfondito del disegno di legge di conversione del suindicato decreto, al quale si dovrà necessariamente accompagnare l'esame del documento di programmazione economico-finanziaria.
Onorevoli Presidenti delle Camere, onorevole Presidente del Consiglio, confido pertanto nella vostra sensibilità e collaborazione al fine di conciliare al meglio le esigenze dell'azione di Governo con la tutela delle prerogative del Parlamento in questa fase eccezionalmente densa e impegnativa dei lavori parlamentari.
Firmato: Giorgio Napolitano».
Ricordo che è già stata convocata per la giornata di domani la Conferenza dei presidenti di gruppo per la programmazione dei lavori parlamentari delle prossime settimane. In tale sede confido che le autorevoli indicazioni del Capo dello Stato possano avere il più adeguato e positivo seguito.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (A.C. 1185-A) (ore 19,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1. (Vedi l'allegato A - A.C. 1185-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 93 del 2008 (Vedi l'allegato A - A.C. 1185-A - per le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A - A.C. 1185-A).
Ricordo inoltre che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 24 giugno scorso, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e dei rappresentanti delle componenti politiche del gruppo Misto.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 1185-A)
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio, al quale ricordo che ha sette minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, vogliamo un'Italia che finalmente superi attraverso un impegno straordinario il drammatico divario tra nord e sud, realizzando una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e metta a frutto tutte le energie presenti nel Paese. Questo è ciò che è stato sottoscritto nel programma di Governo del Presidente Berlusconi, dal Popolo della Libertà, dalla Lega Nord Padania e dal Movimento per l'Autonomia. Si legge, inoltre, al punto 5 dello stesso programma: «Noi vogliamo un piano decennale straordinario concordato con le regioni per il potenziamento, il completamento e la realizzazione di infrastrutture, porti, reti stradali ed autostradali, alta capacità ferroviaria, ponte sullo Stretto, in modo da formare un sistema logistico integrato».
Questo era l'impegno assunto. Questo è ciò che la coalizione voleva e che il Movimento per l'Autonomia vuole tuttora. Ma tutto ciò è parso sin dall'inizio in evidente contrasto con uno dei primi provvedimenti adottati da questo Governo. Intendiamo in questa sede ribadire un concetto già espresso e cioè che azzerare investimenti pubblici e stimoli ad investimenti privati necessari per recuperare competitività al nostro sistema industriale era ed è una strada sbagliata per sostenere una scelta giusta, come quella della soppressione dell'ICI sulla prima casa e nel complesso di dare aiuti sostanziali alle famiglie.
Ma a pagarne le spese, come sempre, sarebbe il Mezzogiorno e, in particolare, la Sicilia e la Calabria. Stiamo parlando di quel Mezzogiorno, signor Presidente, che ha contribuito in maniera straordinaria e generosa al successo dell'attuale coalizione di Governo. Tale successo è stato confermato solo pochi giorni fa nell'ultima tornata elettorale delle amministrative in Sicilia. Il Ministro delle infrastrutture Matteoli, parlando all'assemblea dell'Assolombarda, ha sottolineato il grave deficit infrastrutturale e la necessità di recuperarlo, ribadendo che questo è un impegno prioritario del Governo Berlusconi.
Su questo punto non possiamo che essere d'accordo con il Ministro e con il Governo. Il Movimento per l'Autonomia in queste settimane ha intensamente lavorato per trovare una soluzione alternativa, per reperire le risorse necessarie per il finanziamento del decreto-legge sul quale oggi il Governo chiede la fiducia. Infatti, nelle Commissioni bilancio e finanze e successivamente qui in aula avevamo presentato delle proposte emendative che, pur lasciando inalterato l'impianto del provvedimento, non intaccavano nessuna opera infrastrutturale in nessuna parte del Paese e reperivano i fondi da banche e assicurazioni e dall'extra gettito delle accise sui carburanti.
Era opportuno intaccare privilegi consolidati e non intervenire a danno delle regioni svantaggiate del Paese. In questi giorni, abbiamo chiesto ripetutamente al Governo segnali coerenti e concreti, ma fino ad oggi avevamo ricevuto soltanto l'assunzione di generici impegni. A tal riguardo, vogliamo ribadire in questa sede che, in coerenza con il patto di Governo, il primo vincolo che ha assunto il Movimento per l'Autonomia è con le popolazioni del meridione. Il Movimento per l'Autonomia incarna un nuovo meridionalismo ben lontano dalle logiche assistenzialiste del passato.
Siamo impegnati, attraverso la fiscalità di vantaggio e di sviluppo e l'istituzione della Banca del sud, a sostenere un forte rilancio dell'economia del Mezzogiorno che, non assorbendo risorse pubbliche e assistenziali, consentirà ai nostri imprenditori Pag. 4di realizzare nuovi insediamenti produttivi, creando opportunità per le nuove generazioni.
Non c'è sede, dalla Banca d'Italia alla Confindustria, dai sindacati a qualunque autorevole osservatore, che non comprenda come il Mezzogiorno rappresenti per il nostro Paese una risorsa utile per una generale ripresa. Ribadiamo in questa sede che siamo pronti ad accettare la sfida di un federalismo fiscale, solidale e responsabile, che anche per le classi dirigenti meridionali rappresenterebbe un'opportunità per cimentarsi in comportamenti virtuosi e in azioni amministrative efficaci. Riteniamo che queste posizioni non possano non essere condivise dal Parlamento, ed in particolare dai suoi rappresentanti meridionali e - ne siamo convinti - anche dai deputati delle aree forti del Paese.
Abbiamo aspettato fino all'ultimo momento utile, quasi a tempo scaduto. Con soddisfazione possiamo annunciare che un segnale preciso dal Governo c'è stato. L'Esecutivo ha preso oggi un impegno formale a ristabilire tutte le risorse destinate a Sicilia, Calabria e al Mezzogiorno nel suo complesso, nonché a far proprio l'ordine del giorno presentato dal Movimento per l'Autonomia. Vi è stata così un'apertura da parte del Governo in senso favorevole rispetto alle proposte del Movimento per l'Autonomia e questo consentirà alla maggioranza di essere coerente con il patto assunto con gli italiani.
Se questo risultato è stato oggi raggiunto, lo si deve alla nostra tenace determinazione mostrata in tutte le sedi istituzionali. Il fatto che il Governo abbia assunto un impegno solenne a presentare misure tendenti a ripristinare gli stanziamenti per gli investimenti infrastrutturali al sud ci consente, signor Presidente, di dichiarare in questa occasione la fiducia al Governo. Ovviamente noi non abbasseremo la guardia, il Movimento per l'Autonomia vigilerà che, alle formali promesse di oggi, seguano nelle prossime settimane azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e applausi polemici dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà. Le ricordo che il tempo a sua disposizione è di dieci minuti.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio che non c'è...(Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.
ANTONIO DI PIETRO. I dieci minuti devono essere effettivi, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Dieci minuti di orologio, onorevole Di Pietro.
ANTONIO DI PIETRO. No, quelli effettivi.
PRESIDENTE. Sempre dieci minuti sono, prego.
ANTONIO DI PIETRO. Se effettivi sì. Signor Presidente del Consiglio che non c'è, noi no! Lo ribadiamo con forza. Sin dal primo giorno di legislatura avevamo detto che di lei e del suo Governo non potevamo né possiamo fidarci (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Presidente del Consiglio, vorrei parlare.
PRESIDENTE. Ha appena detto che il Presidente del Consiglio non c'è. Se si rivolge a me, le rispondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Prego, prosegua.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, lei questa volta mi deve far parlare. L'altra volta ha tentato di togliermi la parola, questa volta mi deve far parlare perché è un suo dovere.
Pag. 5PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la invito a svolgere il suo intervento. Prego onorevole, continui.
ANTONIO DI PIETRO. Conoscendola, signor Presidente del Consiglio che non c'è, sapevamo e sappiamo bene che lei è solo un furbo venditore di fumo che vuole far credere ai cittadini che si sarebbe messo a fare politica per risolvere i loro bisogni. Noi invece - ripeto, conoscendola - sapevamo bene che lei avrebbe usato anche questa volta il Governo e il Parlamento per sistemare i suoi affari e risolvere i suoi problemi giudiziari, che è poi la vera ed unica ragione per cui lei si è messo a fare politica, altro che chiacchiere.
Infatti, nei primi trenta giorni di Governo, lei e il suo Governo siete stati capaci di quanto segue. Primo, avete fatto una legge «salva Retequattro», cioè una legge che permette alla sua azienda di prosperare alle spalle di un'altra, Europa 7, che ha legittimamente vinto la gara.
Ne avete messo in cantiere un'altra, che possiamo definire «salva Premier», che serve proprio a lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, per bloccare i processi penali che la riguardano. Volete impedire ai magistrati di utilizzare le intercettazioni per combattere la criminalità; volete negare ai giornalisti di esercitare il loro diritto-dovere di far sapere all'opinione pubblica cosa succede nelle aule di giustizia. Addirittura, mentre prevedete di arrestare l'immigrato clandestino che non dà le sue generalità, proprio ieri, avete negato l'autorizzazione ad arrestare un vostro parlamentare che ha usato false generalità per potersi candidare ed essere eletto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), come se fare il parlamentare clandestino possa essere meno grave che fare l'immigrato clandestino! (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania) Ma ancor peggio, avete fatto, e state facendo, un decreto-legge su cui oggi ci chiedete di esprimere un voto di fiducia: fate peggio non solo perché mentite ai vostri elettori, ma anche perché umiliate i vostri stessi alleati dell'MpA, che oggi si sono prostrati a darvi un voto di fiducia quando ieri avevano detto che non ve lo avrebbero dato.
Durante la campagna elettorale avete illuso gli elettori, dicendo che, togliendo l'ICI, avreste fatto pagare loro meno tasse, ma non avete detto dove avreste preso i soldi - quasi due miliardi di euro - per coprire le minori entrate. Oggi lo sappiamo: innanzitutto dagli investimenti infrastrutturali, quali le metropolitane di Bologna, Firenze e Torino, le strade della Calabria e della Sicilia, i trasporti marittimi e ferroviari. Poi dai fondi per la giustizia: pensate un po' come volete combattere la criminalità voi, togliendo i soldi dai fondi per la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! E ancora: dai fondi per l'agricoltura e, addirittura, dai fondi per la solidarietà sociale destinati ai portatori di handicap! Vergogna! Togliere l'ICI dalla prima casa è importante, ed infatti, noi del Governo Prodi, lo avevamo già fatto per i meno abbienti. Voi l'avete semplicemente esteso a tutti, e quindi anche a coloro che non ne avevano necessità, a danno di risorse destinate allo sviluppo e alle infrastrutture, del nord e del sud.
Non basta. Con questo decreto-legge avete trasformato in debito pubblico il prestito ponte di 300 milioni di euro a favore di Alitalia, pure da voi richiesto nelle more di assumere le funzioni governative. Avete così buttato la maschera; era una bufala la cordata italiana pronta ad acquistare Alitalia. Alla faccia del federalismo fiscale e della lotta alla casta e agli sprechi, che la vostra Lega ogni volta dice al nord e che poi non professa quando è in Aula, in Parlamento! Ora il cittadino italiano dovrà farsi carico di pagare con le tasse il debito della compagnia e della cattiva gestione della stessa. Ecco perché, noi dell'Italia dei Valori, signor Presidente del Consiglio che non c'è, vi neghiamo la fiducia, e lo faremo non solo in questo Parlamento, ma anche in modo ben visibile di fronte al Paese, a cominciare da martedì 8 luglio quando, alle 18, ci ritroveremo anche noi nella manifestazione di pubblica informazione - sì: pubblica e Pag. 6vera informazione - che si svolgerà a piazza Navona sui fatti e misfatti dei primi cento giorni di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Lo faremo, signor Presidente del Consiglio che non c'è, perché non credo che la sua ossessione verso la magistratura sia uno scatto di nervi o l'esasperazione di una persona scossa. Crediamo invece che sia solo un'abile mossa studiata a tavolino da una mente luciferina come la sua, che cerca in anticipo di buttare in polemica politica quel che pensa possa essere il risultato giudiziario che lo riguarda. Nessuno più di lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, sa cosa ha commesso insieme al teste Mills e come mai tanti soldi sono passati dalle sue tasche a quelle di quel falso teste giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Nessuno più di lei sa come si è espresso con dirigenti RAI che contattava ed i cui rapporti con lui trattava in altri dibattimenti.
È in questa chiave, signor Presidente Consiglio che non c'è, che lei ha costruito e sta costruendo da anni una precostituzione di una falsa giustificazione di conflitto fra potere giudiziario e potere politico per poter giustificare quanto lei ha commesso. È in questa chiave di falsa giustificazione che si collocano i ripetuti e quotidiani attacchi ai giudici per fare in modo che l'opinione pubblica sia disorientata e il risultato giudiziario depotenziato, qualunque esso sia. Per questo, signor Presidente del Consiglio, noi faremo opposizione in quest'Aula e fuori da qui, cercando, attraverso i referendum, di abolire le leggi vergogna che lei continua a fare e di dare dignità al Paese a cui lei sta portando vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Colombo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, l'Esecutivo ci chiede di convertire in legge uno dei tanti decreti-legge a cui in questi due mesi ha fatto riferimento. Ci chiede di farlo attraverso il voto di fiducia e in un contesto in cui il Presidente della Repubblica indirizza ai Presidenti delle Camere un messaggio preoccupato, con un chiaro riferimento all'esigenza di tutelare le prerogative del Parlamento, deducendo, evidentemente, senza voler forzare il pensiero del Capo dello Stato, che vi è un'esigenza di tutelare tali prerogative.
Il Governo è riuscito in un'impresa non da poco, ovvero a far votare contro la conversione del decreto-legge in esame anche un gruppo come il nostro che fin dall'inizio aveva adottato un atteggiamento non pregiudizialmente ostile, anzi collaborativo e che aveva dichiarato di ritenere condivisibili molte parti del decreto-legge. Ebbene, ciò che è capitato nell'iter parlamentare induce oggi l'Unione di Centro ad esprimersi negativamente non solo sulla fiducia (ovviamente essendo noi all'opposizione) ma anche sul merito del provvedimento in esame.
Avevamo affermato che gli interventi sull'ICI, sui mutui e sugli straordinari erano interventi parziali e, a nostro modo, di vedere non prioritari, tuttavia erano in gran parte condivisibili. Ci aveva lasciato perplesso il titolo del decreto-legge: disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie. A ben guardare nei confronti della famiglia in quanto tale noi abbiamo faticato a identificare qualche provvidenza, tanto che abbiamo presentato una serie di emendamenti volti ad introdurre misure a favore della famiglia: misure per aumentare gli assegni familiari, deduzioni per i libri di testo, gli asili nido e le spese ospedaliere. Tuttavia, questi emendamenti sono stati dichiarati inammissibili per estraneità della materia. Allora, signor Presidente, mi permetto di notare che delle due l'una: o si cambia titolo come noi abbiamo chiesto provocatoriamente con un emendamento (non chiamiamo il decreto-legge: disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie se gli emendamenti che attengono all'incremento di tale potere d'acquisto sono inammissibili per estraneità Pag. 7della materia); oppure prendiamo atto che nel provvedimento della famiglia e per la famiglia non vi è nulla.
Nel merito il nostro era un giudizio articolato, che cercava di distinguere le luci dalle ombre. Per quanto riguarda l'ICI, si tratta certamente di un'imposta patrimoniale, dunque di un'imposta considerata particolarmente sgradevole...
PRESIDENTE. Prego gli onorevoli colleghi di non disturbare i rappresentanti del Governo. Prego onorevole Vietti, prosegua pure.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Dicevo che l'ICI è un'imposta particolarmente sgradevole, tuttavia un'imposta federalista - e lo dico agli amici della Lega - anzi forse l'unica imposta federalista e l'unico tributo locale esistente che in quest'orgia di federalismo viene abolito. Si tratta di un'imposta che serviva a finanziare i servizi locali e l'abbiamo abolita. Il problema è come sostituirla; ci si risponde con la fiscalità generale. Bene, ma quanto? Vi è un contenzioso aperto tra l'ANCI e il Governo, in quanto non vi è l'accordo neppure sull'ammontare della somma che deve essere restituita ai comuni.
Quando? Il termine per la restituzione di questi fondi ai comuni da parte del Governo è molto vago. Come? Attraverso questo meccanismo, si finisce per premiare i comuni che avevano applicato un'imposizione più alta, perché avevano previsto una percentuale di ICI più alta, con una restituzione più alta. Torniamo, quindi, paradossalmente al meccanismo della spesa storica, che tanti guasti ha fatto nella nostra finanza locale. Soprattutto, anche in questo caso, mi permetto di far notare, rispetto ad una coerenza di politica economica da parte del Governo - lo dico, in particolare, al Ministro dell'economia e delle finanze -, che si continua a parlare di federalismo, a promettere il federalismo come panacea di tutti i problemi del Paese e, nel frattempo, le misure concrete che vengono adottate vanno tutte nella direzione di un accentramento dirigista da parte dello Stato, anche della leva fiscale.
Per quanto riguarda gli straordinari, condividevamo l'iniziativa di detassare il lavoro incentivante - lo abbiamo inserito anche nel nostro programma di Governo - ma la misura prevista nel decreto-legge è talmente limitata nel tempo (sei mesi) e talmente ridotta, per la platea dei destinatari, che finisce per essere uno spot pubblicitario. Credo che nessuno possa pensare che da questa misura verrà il vero rilancio della produttività delle nostre imprese né il vero incremento del potere d'acquisto dei lavoratori. Anche i calcoli più ottimistici dicono che questa misura porterà, per chi riuscirà nell'ambito del tetto a fare il massimo di straordinario possibile, due euro lordi al giorno. Il peso di questo si commenta da solo. Avevamo chiesto di estendere questa misura alle forze dell'ordine, ma il nostro emendamento è stato respinto. Mi chiedo, anche in questo caso, con quale coerenza! Si parla ogni giorno di sicurezza come priorità, ma chi garantisce la sicurezza? Le forze dell'ordine. Come la garantiscono? Con il lavoro straordinario, perché i numeri sono insufficienti. Ebbene, riteniamo di non premiare, detassandolo, lo straordinario delle forze dell'ordine. Per non parlare dell'effetto disincentivante che questa misura avrà sul lavoro femminile, che credo, viceversa, una buona politica del lavoro dovrebbe premiare.
Per quanto riguarda la rinegoziazione dei mutui, signor Ministro dell'economia e delle finanze, lei è riuscito a trasmettere mediaticamente in modo efficace questa misura, ma mi permetta di dire che abbassare la rata e allungare la durata, mantenendo tutti i relativi oneri, mi pare che difficilmente possa produrre un risultato utile per quelle famiglie - noi non lo neghiamo - che certamente hanno il problema di quanto i mutui gravano sul bilancio familiare. Spalmando il debito, però, non risolviamo il problema, anzi temo che finiamo per dare un'indicazione poco virtuosa, che va nella logica di scaricare sempre sul futuro, quando non addirittura sulle generazioni successive, i debiti delle generazioni precedenti.Pag. 8
Signor Presidente, ritenevamo che ci fossero luci accanto alle ombre che ho evidenziato, eravamo orientati a tenere un atteggiamento di voto non contrario, abbiamo collaborato in Commissione a migliorare il provvedimento, abbiamo partecipato attivamente alla discussione sulle linee generali, abbiamo ridotto i nostri emendamenti per fugare ogni sospetto di ostruzionismo. Il disegno di legge scadeva il 27 luglio prossimo, ma ci è stato detto che si doveva convertire con la fiducia. Perché? Il Ministro Vito ieri - ma gia lo ha contestato - ci ha spiegato che la colpa era nostra, perché avevamo allungato i tempi di discussione del decreto-legge sui rifiuti, ma il Ministro Vito sa benissimo, come tutti noi, che quell'allungamento non è dipeso dall'opposizione, ma dalla maggioranza, che la scorsa settimana ha chiesto il differimento della discussione.
Allora perché la posizione della questione di fiducia, onorevoli colleghi? Per una ragione tutta politica e interna alla maggioranza. In Commissione non si è votato l'articolo 5 sulle coperture e il gruppo MpA ha addirittura votato contro il mandato al relatore. Oggi apprendiamo che, viceversa, voterà la fiducia accontentandosi di un ordine del giorno. Ciascuno può scegliere il suo «piatto di lenticchie».
In realtà, esiste un problema di coperture; il Governo ha scelto il maxiemendamento per bloccare la sua maggioranza sul tema delle coperture.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Si tagliano gli investimenti per portarli a spesa corrente. Si tagliano tutti gli investimenti infrastrutturali previsti per il sud, per oltre 2 miliardi, per finanziare questi tagli.
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, la prego di concludere.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Si tagliano, e concludo, 50 milioni di euro per le carceri nel momento in cui la maggioranza ci spiega che dobbiamo mettere in galera e mandare sotto processo tutti gli extracomunitari, ma le carceri in cui li dovremmo ospitare non ci sono.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Vietti.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Noi voteremo contro la fiducia a questo provvedimento con dispiacere, perché temiamo che passata l'euforia degli effetti annuncio in autunno pagheremo il conto di un metodo di Governo dell'economia che guardando, al giorno per giorno, non ha il respiro lungo che la crisi strutturale richiede (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, signori Ministri, oggi votiamo la fiducia su un provvedimento e si tratta della prima fiducia richiesta da questo Governo. Si tratta, però, di una fiducia che, nel linguaggio parlamentare, si definisce «tecnica», ovvero non è stata chiesta perché esistono problemi politici o di coesione all'interno della maggioranza ma perché in questo ramo del Parlamento abbiamo un Regolamento, o meglio, abbiamo...
PRESIDENTE. Prego gli onorevoli colleghi di non interrompere con il loro brusio l'onorevole Cota. Prego onorevole, prosegua il suo intervento.
ROBERTO COTA. Abbiamo un Regolamento, o meglio, abbiamo una prassi applicativa del Regolamento che non consente di dare tempi certi sull'approvazione dei decreti-legge. Noi, invece, abbiamo bisogno di poter governare e di avere tempi certi per poter dare delle risposte ai bisogni della gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si tratta di una fiducia tecnica su un provvedimento che ha, però, un'importante valenza politica e lo si capisce dal Pag. 9titolo: disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie. È uno dei punti e degli impegni più qualificanti che la coalizione ha preso in campagna elettorale. È un punto molto caro alla Lega Nord che ha preso al nord tanti voti anche tra la classe operaia ed è cosi vero che molti di quelli che ci avevano sempre considerato con supponenza si sono poi esercitati nella spiegazione di questo fenomeno che in realtà è alquanto semplice: la Lega rappresenta gli interessi autentici della gente che lavora, quindi, anche quelli della classe operaia. Non si tratta, è vero, di una riforma strutturale ma di una misura emergenziale molto concreta che anticipa delle riforme strutturali.
Vediamo quali sono i punti più qualificanti. Tra questi, l'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Per noi l'ICI è sempre stata un'imposta ingiusta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). La prima casa, la gente la compra con il proprio lavoro. È vero che esiste un problema di risorse per i comuni, però esiste un impegno del Governo affinché queste risorse vengano restituite in tempi brevi e, anzi, la Lega, nel corso del dibattito in Commissione, ha fatto introdurre una norma che prevede un termine perentorio di 30 giorni per poter ritrasferire questi fondi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il secondo punto riguarda la detassazione degli straordinari. È una misura che aumenta la produttività e porta qualche soldo in più nelle tasche dei lavoratori. Si dice sempre, e qui svolgo una riflessione, che occorre manodopera extracomunitaria, la verità è che il problema vero è quello degli stipendi troppo bassi: basta pagare di più o tassare di meno e la disponibilità dei nostri si trova, eccome se si trova, basta volerlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Il terzo punto qualificante è quello legato alla rinegoziazione dei mutui. I mutui sono diventati un problema.
Le famiglie che ci ascoltano sanno di che cosa stiamo parlando e questo vale soprattutto per quelle meno abbienti. Cinquanta, cento, centocinquanta euro pesano, soprattutto se sommati agli altri aumenti, e mandano in tilt i bilanci delle famiglie e in frantumi i programmi che sono stati fatti dalla gente normale, dalla gente comune.
Con questa manovra si ritorna al tasso del 2006 per quanto riguarda i mutui a tasso variabile. È vero colleghi, la restituzione si spalmerà negli anni, ma pur spalmandosi negli anni il beneficio si ha adesso: le famiglie oggi hanno i problemi. Si calcola che il beneficio complessivo derivante dalla misura sull'ICI più quella relativa agli straordinari e quella relativa alle rate del mutuo possa essere pari ad uno stipendio. Direi che stiamo parlando di un intervento concreto, non sbandierato, che giudicherà la gente.
Si tratta di un provvedimento emergenziale ma che inoltre anticipa misure strutturali. Quali sono queste misure strutturali? Ne individuo alcune: la riduzione della pressione fiscale che il Ministro dell'economia e delle finanze e tutto il Governo si sono impegnati a realizzare; gli interventi per fronteggiare il caro energia, al quale tutti siamo molto interessati. Noi abbiamo un costo della benzina e dell'energia elettrica che ci porta fuori da ogni parametro, e ciò vale sia per le famiglie sia per le imprese. Inoltre quando parlo di riforme strutturali mi riferisco soprattutto al federalismo fiscale, che arriverà e che consentirà agli enti locali di mantenere le risorse sul territorio, senza dover ricorrere ad imposte ingiuste come l'ICI (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per questi motivi noi voteremo la fiducia sul provvedimento in esame, così come voteremo convintamente quelle riforme che i nostri Ministri stanno preparando, che la gente - la nostra gente - aspetta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il Pag. 10titolo del decreto-legge: disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, sul quale oggi chiedete la fiducia, è senza dubbio accattivante. Se fossimo a scuola potremmo dire che il titolo del tema era interessante, che il ragazzo ci ha messo una certa dose di fantasia, ma lo svolgimento è stato del tutto insufficiente.
Che le famiglie italiane attraversino un momento di grave difficoltà è certo: i prezzi dei beni primari crescono; salari e stipendi sono fermi; aumentano i debiti; calano i consumi. Le famiglie italiane fanno fatica a vivere dignitosamente e a progettare il loro futuro. Tutte le famiglie allo stesso modo? No, non tutte allo stesso modo. Faticano di più e stanno peggio le famiglie che vivono con un solo stipendio, specialmente se risiedono al sud e sono numerose, e molti pensionati che percepiscono assegni davvero bassi. Il PD è convinto di questa emergenza non da oggi. Per queste ragioni, nella precedente legislatura, abbiamo istituito la cosiddetta quattordicesima di circa 400 euro per oltre tre milioni di pensionati, una misura che grazie alle nostre leggi si ripeterà tra qualche settimana nel mese di luglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per questo l'ICI era già stata ridotta e di fatto azzerata per il 40 per cento dei proprietari di prima casa. Per questo abbiamo ricercato un confronto con il Governo, nel tentativo di rendere questo provvedimento efficace ed equo.
Sottopongo alla vostra attenzione tre esempi. Avete proposto di abolire del tutto l'ICI sulla prima casa. Bene, diciamo noi, ma non vi sembra il caso di intervenire con analoga e magari più forte determinazione a sostegno di quelle famiglie per le quali la casa di proprietà è un sogno e che pagano l'affitto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro)? Avevamo presentato emendamenti in questo senso, che la vostra scelta di porre la fiducia ci ha impedito anche solo di discutere.
Avete proposto di detassare il lavoro straordinario. Ebbene, tale misura avvantaggia - lo sapete anche voi - una parte soltanto dei lavoratori e non è affatto detto che serva per aumentare la produttività del nostro sistema imprenditoriale. Con la detassazione degli straordinari si lasciano fuori molti lavoratori del sud, i precari e certamente non si incentiva il lavoro femminile.
Inoltre, risulta incomprensibile come si possano escludere totalmente i lavoratori pubblici. Penso, in particolare, ad alcune figure come gli infermieri e a tutto il comparto delle forze dell'ordine. Parlate tanto di sicurezza ma, quando si tratta di uscire dalla propaganda, non mostrate per niente lo stesso zelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Anche su questi aspetti avevamo presentato emendamenti migliorativi, ma la decisione di porre la questione di fiducia ha impedito anche soltanto di discuterli.
Proponete una misura sui mutui e un accordo tra banche e Governo. Non vogliamo affatto banalizzare tale provvedimento, perché per molte famiglie che non riescono a pagare la rata del mutuo può rappresentare un'ancora di salvataggio.
Però dovete dire la verità agli italiani: dovete dire che le banche non ci rimetteranno un euro e che stiamo parlando della possibilità - lo ripeto: per alcuni certo un momento di sollievo - di diluire il pagamento del mutuo in un tempo più lungo, pagando gli interessi corrispondenti.
Per fortuna avete avuto il buon senso di ripristinare il Fondo per le famiglie in difficoltà nel pagamento dei mutui, che noi avevamo introdotto con la legge finanziaria per il 2008 e che in precedenza avevate cancellato.
Niente a che vedere, dunque, con l'idea di togliere ai ricchi per dare ai poveri. Niente a che vedere con il divieto di derubare i cittadini con quell'odiosa clausola del massimo scoperto che vi avevamo proposto di inserire in questo decreto-legge e che, ponendo la questione di fiducia, non avete neppure preso in considerazione.
Toglietevi, dunque, il cappello con la piuma di Robin Hood. Dite agli italiani che, in questo Paese, il tempo delle banche Pag. 11che fanno concorrenza tra chi tratta meglio i clienti non è ancora arrivato e, forse, per voi non arriverà, come ha ricordato anche ieri il presidente dell'Authority Catricalà.
Infine, una riflessione sul modo in cui avete finanziato il provvedimento in esame. Non saremo certamente noi, che nel nostro programma abbiamo proposto e, come Governo, attuato una politica di seria razionalizzazione della spesa pubblica, ad affermare che nuove spese non possano essere finanziate con i risparmi. Ma qui siamo di fronte ad un quadro di tagli indiscriminati e ingiustificabili.
Per finanziare le misure sull'ICI e sugli straordinari avete azzerato il finanziamento sulla viabilità in Calabria e in Sicilia, cancellato i fondi per le metropolitane di Bologna e di Torino e il tramvia di Firenze, impedito all'INAIL di finanziare investimenti in campo sanitario e universitario a Milano, Bari, Bologna e Benevento e di realizzare la cittadella della polizia a Napoli.
Perché siete ricorsi a questo metodo di tagli irrazionale, incomprensibile e punitivo? Oso suggerire una spiegazione semplice: perché, altrimenti, avreste dovuto ammettere che si potevano utilizzare le risorse dell'extragettito, che ci sono e che sono il frutto del lavoro del Governo precedente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Leggo letteralmente dal comunicato del 3 giugno del Ministero dell'economia e delle finanze: «Nei primi cinque mesi del 2008 si è registrato complessivamente un fabbisogno di 39.300 milioni, inferiore di circa 5.600 milioni a quello dell'analogo periodo del 2007. Il miglioramento del fabbisogno nel mese di maggio 2008 rispetto a quello dello scorso anno risulta determinato dall'incremento delle entrate fiscali».
Se aveste avuto l'onestà intellettuale di riconoscere la disponibilità di questi fondi, avreste dovuto fare i conti con una «piccola» norma della legge finanziaria 2008 che recita: «...le maggiori entrate sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti...» e sareste stati costretti a dire che non ritenete una priorità tagliare la tasse sugli stipendi dei lavoratori dipendenti per aumentare davvero il potere d'acquisto delle famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
In queste settimane, presi dall'ansia di prolungare la luna di miele con gli italiani, avete messo in cantiere molti decreti-legge, la cui scadenza ravvicinata ha prodotto un ingorgo nei lavori parlamentari.
L'unica promessa elettorale che sembra non vogliate neppure tentare di mantenere è quella di un confronto serio con l'opposizione.
Temo che questo voto di fiducia - lo dico anche al collega Cota - purtroppo, sia il primo di una lunga serie che imporrete alla nostra Assemblea. Messaggio ricevuto: ne prendiamo atto.
GIACOMO CHIAPPORI. Perché? Cosa avete fatto voi?
MARINA SERENI. Come gruppo del Partito Democratico, useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per fare le nostre proposte e le nostre battaglie.
Abbiamo capito però anche un'altra verità: avete i numeri per essere maggioranza, ma non la compattezza per votare i vostri provvedimenti senza ricorrere al voto di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
In campagna elettorale si può dire una cosa in Lombardia e un'altra in Sicilia, una ai lavoratori e un'altra agli imprenditori. Dopo no: bisogna governare, trovare le soluzioni, fare fatti e non solo propaganda e voi, certo bravi nella propaganda, alla prova dei fatti cominciate a dimostrare le vostre non piccole contraddizioni.
Per tutte queste ragioni, con rammarico per non aver potuto discutere davvero del potere di acquisto delle famiglie, il gruppo del Partito Democratico voterà «no» alla vostra richiesta di fiducia (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con i primi atti del Governo sono state affrontate diverse questioni assai serie, fra cui alcune lasciate aperte e irrisolte dal precedente Governo: il nodo della sicurezza, lo smaltimento rifiuti e la situazione della Campania e quella oggi in discussione, che riguarda un primo intervento a favore dei redditi e della produttività.
La coesione sociale e il sostegno alle famiglie è garantito dalla riduzione dell'ICI e dall'intervento sui mutui bancari.
Alle famiglie è restituita una somma pari a 1,8 miliardi di euro, il doppio di quanto concesso dal Governo Prodi nella passata legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non è molto, se si considera il disagio derivante dall'andamento dell'inflazione, ma non è poco se si parte delle precarie condizioni della finanza pubblica italiana.
In un momento di debole crescita come quello attuale, dare un sollievo, seppur limitato, costituisce un fatto importante, che non è solo simbolico.
Per i mutui bancari si è seguita la stessa strada: il Governo è intervenuto sul sistema bancario, invitandolo a rinegoziare i mutui contratti, al fine di ridurre la rata di ammortamento.
Si è detto che le banche lo avrebbero fatto ugualmente, ma un conto è la discrezionalità dei loro comportamenti, un conto è l'obbligo ad esaurire le richieste dei mutuatari. Se non si capisce questa differenza, non si comprende il modo stesso di funzionare del sistema bancario, sempre troppo forte con i deboli e debole con i forti.
Lo sviluppo è garantito dalla norma sperimentale sulla detassazione degli straordinari e del salario derivante dagli incrementi di produttività. È una strada nuova quella che abbiamo indicato, che sconta anche i nuovi equilibri intervenuti nella situazione dell'economia mondiale.
La crescita dell'inflazione in tutto l'Occidente non deriva da un eccesso di domanda, ma dall'incremento dei prezzi dei prodotti alimentari e delle materie prime, a partire dal petrolio, che a loro volta sono originati da un fattore negativo (gli eccessi speculativi) e, paradossalmente, da un fattore positivo (il maggior consumo da parte di popoli fino a ieri esclusi da qualsiasi prospettiva di benessere).
Per ridurre l'asprezza di queste contraddizioni, non esiste che un'unica strada: produrre di più per scambiare la maggiore produzione ottenuta con lo stesso quantitativo di beni che oggi costa di più. In termini generali, quindi, la risposta non può che essere una maggiore crescita complessiva della nostra economia.
La crescita, a sua volta, dipende da due diversi fattori: il tempo di lavoro e la produttività.
Il primo termine di questa equazione può essere immediatamente aumentato, favorendo gli straordinari o spingendo le aziende ad incrementare la produttività istantanea con nuove formule organizzative, ma questo, nel medio periodo, non è sufficiente; occorrono maggiori investimenti, innovazione tecnologica e ricerca scientifica, ma anche un tempo inevitabilmente più lungo per consentire la loro attuazione.
Grazie al lavoro della Commissione abbiamo anche aumentato le garanzie a favore degli enti locali, puntando su tempi certi per la restituzione del gettito ICI che la norma sottrae loro. In tal modo, siamo voluti venire incontro ai dubbi che sono stati espressi, ponendo fine a polemiche, anche strumentali, ad una delle quali, tuttavia, voglio rispondere con precisione.
È stato detto più volte che il provvedimento è finanziato con fondi sottratti al Mezzogiorno, in particolare alle regioni Sicilia e Calabria. Chi sostiene questa tesi non ha compreso esattamente le modalità di copertura. Quelle risorse, 1,36 miliardi, innanzitutto non servono solo a finanziare l'abbattimento dell'ICI, ma anche la detassazione del salario di produttività. Erano fondi che in origine erano stati stanziati per la costruzione del ponte sullo Pag. 13Stretto; successivamente, il Governo Prodi, annullando il progetto, li aveva fatti confluire in un fondo da utilizzare non si sa bene per cosa. Dovevano andare a finanziare, con la stessa logica fallimentare degli anni passati, che tanto male ha fatto al Mezzogiorno, un intervento a pioggia non meglio specificato.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Ma cosa dici?
FABRIZIO CICCHITTO. Ora la metà di questi fondi, oltre 600 milioni di euro, tornano alla loro destinazione originaria: saranno, cioè, destinati alla costruzione del ponte sullo Stretto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La loro utilizzazione non sarà comunque immediata, visto che occorrerà riprendere un lavoro interrotto; dovranno, pertanto, essere disponibili nel momento in cui inizieranno i lavori. Abbiamo utilizzato questo lasso di tempo per coprire delle spese, invece di lasciarli dormienti nelle pieghe del bilancio dello Stato.
Per ciò che riguarda le strade della Sicilia e della Calabria, esse avranno priorità nella ripartizione dei fondi FAS. Si tratta di un impegno preciso preso dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Ma basta questo per rilanciare il Mezzogiorno? Certamente no! Ciò che occorre è, al contrario, un cambiamento profondo. Non lo diciamo soltanto noi. Basta prendere il libro di Nicola Rossi, «Mediterraneo del Nord. Un'altra idea del Mezzogiorno», per rendersi conto dei guasti causati dagli interventi a pioggia negli anni passati: risorse spese in mille rivoli senza alcun progetto e alcuna visione.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Ma di che parli?
FABRIZIO CICCHITTO. Questo è il lascito del Governo Prodi che abbiamo dovuto smontare per ricomporre su basi diverse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Se non vogliamo ripercorrere le strade del passato, che ben pochi risultati hanno prodotto, è giunto il momento di pensare ad interventi di carattere strutturale, concentrandoli sui grandi obiettivi del territorio.
Su questi temi, come su quelli della Banca del Mezzogiorno, vorrei rassicurare tutti i colleghi, specie quelli che rappresentano quei territori in prima persona: il confronto sarà continuo. Difendere la prospettiva di uno sviluppo più equilibrato dell'Italia è compito primario del nostro gruppo parlamentare, che ha una fortissima presenza proprio nel Mezzogiorno.
La lettera del Presidente della Repubblica, che accogliamo con il massimo rispetto, pone in effetti alle forze politiche di maggioranza e di opposizione il problema di trovare un percorso, al di là delle varie ragioni, tuttora esistenti, di differenziazione e, in alcuni casi, di duro contrasto, per una profonda modifica dei regolamenti parlamentari e per incisive riforme costituzionali, che diano flessibilità e velocità al sistema.
In caso diverso, come dimostrano il passato e il presente, quale che sia il colore politico della maggioranza e dell'opposizione, si sarà sempre costretti a procedere faticosamente, ricorrendo ai decreti-legge e anche alla fiducia, per evitare che i provvedimenti si insabbino nella vischiosità delle attuali procedure.
La situazione, poi, può essere ulteriormente complicata se parte dell'opposizione, oltre ad esprimere le sue legittime posizioni politiche, pratica un sistematico ostruzionismo, che abbiamo vissuto all'inizio di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, ci misuriamo con un quadro internazionale caratterizzato dai tre shock indicati dall'OCSE: la crisi finanziaria, la fine del boom immobiliare, il rincaro del greggio e dei prezzi alimentari. In questo quadro, proprio chi è europeista deve porre degli interrogativi che riguardano la linea della Banca centrale europea: il problema principale dell'Europa è la lotta all'inflazione, e quindi una politica di alti tassi di interesse, o quello della Pag. 14crescita? È un interrogativo, credo, sul quale ci dobbiamo misurare tutti quanti, il Governo e l'opposizione.
Signor Presidente, sono questi i motivi contingenti e di più lunga prospettiva che ci portano pertanto a dichiarare che il gruppo parlamentare del Popolo della Libertà voterà a favore del provvedimento, rinnovando la sua fiducia al Presidente del Consiglio (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni a nome dei gruppi, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Passiamo agli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, il Partito repubblicano voterà la fiducia al Governo, e voterà anche a favore della conversione in legge del decreto. Lo farà convinto di fare una cosa giusta nell'interesse del Paese, viste le novità recate dal provvedimento, che mira a coniugare fortemente stabilità finanziaria, crescita e coesione sociale.
Del resto, le critiche delle opposizioni non sono state convincenti: l'unico rilievo formulato è stato quello relativo alla copertura finanziaria. Si è detto che il decreto sottrae fondi alla Calabria ed alla Sicilia. Il rilievo è giusto da un punto di vista meramente contabile, meno da uno sostanziale. Per il momento si è trattato solo di una copertura ponte, che utilizza solo parte dello stanziamento iniziale. Mi auguro che essa sia provvisoria, e che con la prossima legge finanziaria si possano reintegrare i fondi originariamente previsti.
Per il resto le risorse accantonate devono essere utilizzate per la realizzazione del ponte sullo Stretto, che tuttavia non può rimanere una cattedrale nel deserto: quell'opera importante dovrà essere accompagnata dal necessario riassetto delle strutture viarie ad essa complementari, ragione di più per pretendere la reintegrazione dei fondi originariamente previsti. Sono certo che già nel corso di questa discussione il Governo darà assicurazione in merito. A questo proposito voglio annunciare che sottoscriverò l'emendamento presentato dai colleghi dell'MpA, che riguarda proprio questa parte del provvedimento relativo al recupero dell'ICI.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.
MARIO BACCINI. Signor Presidente, desidero anch'io annunciare il mio voto su questo provvedimento, così importante e significativo, e svolgere talune considerazioni legate ad una valutazione sulla politica economica del Governo, e in particolare sulla fine, a mio parere, del liberismo, semmai vi è stato in questi ultimi periodi.
Sono probabilmente i lati oscuri del mercatismo a scandire il possibile tramonto della globalizzazione, che ha reso difficile la vita del ceto medio e delle famiglie nel nostro Paese. Così come il Governo e il Ministro Tremonti, credo che il mercato, da solo, non sia in grado di governare la crisi economica in atto. Quindi, lo Stato si rende conto, anche con questo provvedimento, che talvolta il suo intervento di salvataggio è opportuno. La lotta ai cartelli - ai cartelli petroliferi, delle farine, dei generi alimentari - è una priorità che deve animare l'economia europea, non solo del nostro Paese, se vogliamo che la politica torni a parlare lo stesso linguaggio della gente. Il ceto medio è stretto dalla morsa dei salari, soprattutto di quelli più bassi, e dall'aumento dei prezzi, ed è percorso quindi da un brivido di paura, anche perché i consumi, un tempo dettati dai bisogni, sono ora sospinti dai desideri alimentati dal cinema, dalle televisioni e dalla pubblicità.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO BACCINI. Concludo, signor Presidente. Questo provvedimento costituisce Pag. 15dunque un atto significativo che va a favore delle famiglie e di un'economia solidale, e non di quell'economia alla quale ci rivolgiamo combattendola.
Pertanto, signor Presidente, dichiaro il mio voto favorevole sulla questione di fiducia, poiché ritengo che questo provvedimento sia un primo atto che va nella linea dei cittadini (Applausi di deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione avrà inizio alle ore 20,20, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora.
La seduta, sospesa alle 19,55, è ripresa alle 20,20.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 1185-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 93 del 2008, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Dima.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 20,25)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 1185-A: Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti 589
Votanti 586
Astenuti 3
Maggioranza 294
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 260
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Balocchi MaurizioPag. 16
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava GiovanniPag. 17
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martini Francesca
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melchiorre Daniela
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri GaetanoPag. 18
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Tanoni Italo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali RaffaelloPag. 19
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zorzato Marino
Hanno risposto no:
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cera Angelo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Coscia Maria
Costantini Carlo
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Fassino Piero
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano AnielloPag. 20
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Melandri Giovanna
Melis Guido
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porfidia AmericoPag. 21
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tidei Pietro
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Si sono astenuti:
Brugger Siegfried
Merlo Ricardo Antonio
Zeller Karl
Sono in missione:
Berlusconi Silvio
Casini Pier Ferdinando
Corsini Paolo
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Frattini Franco
Libè Mauro
Pianetta Enrico
Rigoni Andrea
Zacchera Marco
PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del provvedimento, a partire dall'esame degli ordini del giorno, è rinviato alla seduta di domani.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per l'infanzia ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, la deputata Alessandra Mussolini; vicepresidenti, la senatrice Annamaria Serafini e la deputata Gabriella Carlucci; segretari, la senatrice Laura Allegrini e il deputato Marco Calgaro.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 26 giugno 2008, alle 9:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (1185-A).
- Relatori: Ravetto, per la V Commissione e Fugatti, per la VI Commissione.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria (1212-A).
- Relatore: Vitali.
3. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Cagliari di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 141 del 2008.
(al termine delle votazioni).
4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 21,40.