XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 41 di mercoledì 23 luglio 2008
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
La seduta comincia alle 9,30.
LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bruno, Cirielli, De Biasi, Evangelisti, Lombardo, Lusetti, Mazzocchi, Ravetto e Stefani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (A.C. 1386-A) (ore 9,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
Ricordo che nella giornata di ieri si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Ricordo, inoltre, che, secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 21 luglio scorso, al parere seguirà la fase delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno e, quindi, la votazione dei medesimi.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1386-A)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1386).
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, prima di esprimere il parere sui singoli ordini del giorno, mi consenta due notazioni di carattere generale, sempre sui medesimi.
La prima è la seguente: la mia pronuncia sarà riferita esclusivamente alla parte dispositiva degli ordini del giorno, che è quella che impegna il Governo. Ometto in questa sede, per ovvi motivi di economia dei nostri lavori, visto che sono stati presentati 276 ordini del giorno, e anche per motivi di logica, di fare commenti sulla parte motiva; parte motiva che, a volte, contiene delle critiche al comportamento del Governo (ma ciò è normale da parte dell'opposizione). Su di esse, quindi, non mi soffermerò perché si Pag. 2tratta di un «pregiuridico», se vogliamo, rispetto alla parte dispositiva, sulla quale invece, relativamente agli impegni che coinvolgono l'attività di Governo, vale la pena di pronunciarsi. Nessun commento, quindi, sulla parte motiva.
La seconda questione è che moltissimi ordini del giorno chiedono un aumento di stanziamento. Ovviamente questi sarebbero di per sé in contraddizione con il testo approvato: infatti, poiché quest'ultimo prevede dei limiti di carattere finanziario, chiedere modifiche di questi limiti contraddice il testo stesso. Tuttavia su questa parte, come vedrà, signora Presidente, molti ordini del giorno verranno accolti dal Governo come raccomandazione: in fondo una speranza per il futuro non si nega a nessuno, perché negarla ad un ordine del giorno? Tutti gli ordini del giorno, quindi, che chiedono incrementi di fondi saranno accolti come raccomandazione. Vi è poi un'ulteriore avvertenza: molti di questi ordini del giorno fanno riferimento alla prossima legge finanziaria. Come i colleghi sanno, la prossima legge finanziaria non esiste; o meglio: esiste come struttura formale, non esiste come legge di spesa, perché in primo luogo l'attuale decreto-legge sostanzialmente ne fa le veci, in secondo luogo l'articolo 1 del decreto-legge dispone che la legge finanziaria per il 2009 sarà una legge di sole tabelle e contenimento di spesa, senza recare misure di incremento della stessa. Quindi, sotto questo profilo, ovviamente sono benvenuti gli emendamenti alla prossima legge finanziaria che andranno in senso riduttivo della spesa; difficilmente rispetto ad essa potranno essere approvati emendamenti che, invece, andranno nel senso di incrementare la medesima.
Ciò premesso, passo alla valutazione dei singoli ordini del giorno.
Il Governo è disponibile ad accettare l'ordine del giorno Faenzi n. 9/1386/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di» e che si sostituiscano le parole «alla sospensione dei pagamenti» con le seguenti: «alla revisione della imposizione». Se così modificato, il Governo accetta tale ordine del giorno.
Il Governo accetta gli ordini del giorno n. 9/1386/2...
PRESIDENTE. Scusi, signor sottosegretario, la pregherei di fare riferimento, oltre che al numero, anche al presentatore dell'ordine del giorno.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente. Dunque, il Governo accetta l'ordine del giorno Faenzi n. 9/1386/1 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso che si è detto, mentre accetta i successivi ordini del giorno Cassinelli n. 9/1386/2 e Di Biagio n. 9/1386/3.
Quanto all'ordine del giorno Stradella n. 9/1386/4, esso viene accettato limitatamente al primo capoverso della parte dispositiva, mentre vengono accolti come raccomandazione i tre capoversi successivi.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bonciani n. 9/1386/5, Toccafondi n. 9/1386/6 e Bianconi n. 9/1386/7.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/1386/8, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata nel senso di sostituire le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Analogamente, il Governo accetta l'ordine del giorno Cesaro n. 9/1386/9, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata aggiungendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie, invece, come raccomandazione l'ordine del giorno Garofani n. 9/1386/10.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Granata n. 9/1386/11, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata nel senso di sostituire le parole «a portare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di portare».
Analogamente, il Governo accetta l'ordine del giorno Aprea n. 9/1386/12, a condizione che la parte dispositiva sia Pag. 3riformulata nel senso di sostituire le parole «a riassegnare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di riassegnare».
Il Governo accetta, invece, gli ordini del giorno Lupi n. 9/1386/13 e Paroli n. 9/1386/14.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Renato Farina n. 9/1386/15.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cazzola n. 9/1386/16, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata nel senso di sostituire le parole «impegna il Governo» con le seguenti: «invita il Governo».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rossa n. 9/1386/17, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata nel senso di sostituire la parola «provvedendo» con le seguenti: «valutando l'opportunità di provvedere».
Il Governo accetta, invece, gli ordini del giorno Di Caterina n. 9/1386/18 e Fedi n. 9/1386/19.
Quanto all'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1386/20, si tratta di un ordine del giorno molto rilevante poiché, a seguito dell'accoglimento di talune modifiche all'articolo 60 del testo del decreto-legge e all'ultimo comma dell'articolo 1, esso tende a regolamentare la materia della gestione dell'elasticità del bilancio e della finanziaria che transitoriamente viene proposta per il 2009. L'ordine del giorno vede un parere favorevole del Governo: però, mi sembra che il punto 6) della parte dispositiva sia per certe parti un po' eccessivo, un po', per così dire...
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Ridondante...
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, ridondante. Forse, mantenendo lo stesso significato, esso potrebbe essere snellito come segue: anziché «a cooperare con le competenti commissioni parlamentari, sulla base delle relazioni (...) per introdurre nella legge finanziaria disposizioni utili», e via dicendo, ci si potrebbe limitare a dire «a coordinare le rimodulazioni di spesa effettuate nei singoli stati di previsione» - ovviamente del bilancio dello Stato, andrebbe aggiunto - «con quelle contenute nelle tabelle allegate alla legge finanziaria». Insomma, il punto 6) andrebbe riformulato nei seguenti termini: «a coordinare le rimodulazioni di spesa effettuate nei singoli stati di previsione del bilancio dello Stato con quelle contenute nelle tabelle allegate alla legge finanziaria». Con queste modifiche, l'ordine del giorno viene accettato dal Governo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1386/21, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata nel senso di sostituire le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Quanto all'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1386/22, il Governo non accetta il primo, secondo e terzo capoverso della parte dispositiva, mentre accetta il quarto capoverso e accoglie come raccomandazione gli ultimi due capoversi.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Vignali n. 9/1386/23, Bucchino n. 9/1386/24, De Girolamo n. 9/1386/25 e Osvaldo Napoli n. 9/1386/26.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1386/27, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata nel senso di sostituire le parole «ad utilizzare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di utilizzare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Sereni n. 9/1386/28 quanto alla prima parte del dispositivo, e cioè fino alle parole: «senza soluzione di continuità, l'opera di ricostruzione», mentre quanto alla seconda parte, ad iniziare dalle parole: «sulla base di questa quantificazione del fabbisogno, costruire una ipotesi pluriennale di finanziamento da formalizzare nella legge finanziaria per il 2009 o in altro provvedimento utile », il Governo potrebbe accoglierlo come raccomandazione, perché ovviamente è più impegnativa, trattandosi di definire le risorse.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Saglia n. 9/1386/29 e Taddei n. 9/1386/30, ed accetta altresì l'ordine del giorno Laboccetta n. 9/1386/31, a condizione di Pag. 4sopprimere al secondo capoverso del dispositivo, dopo le parole: «a chiarire», le parole: «in via applicativa» (di conseguenza rimarrebbe: «a chiarire che i predetti concessionari»). Il Governo accetta l'ordine del giorno Palmieri n. 9/1386/32 ed accetta l'ordine del giorno Mazzoni n. 9/1386/33, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo», la consueta formula: «a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1386/34, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Catone n. 9/1386/35. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Leo n. 9/1386/36, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bellanova n. 9/1386/37, ovviamente a condizione che siano soppresse, alla terza riga del dispositivo, le parole: «e non limitandosi a disconoscere la sussistenza del problema». Quanto all'ordine del giorno Damiano n. 9/1386/38, ovviamente vi è una questione per cui fornire questi dati al Parlamento entro la prossima sessione di bilancio è un po' difficoltoso, perché i tempi sono molto stretti. Ciò posto, il Governo può accogliere come raccomandazione l'ordine giorno Damiano n. 9/1386/38. Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gatti n. 9/1386/39, mentre accetta gli ordini del giorno Codurelli n. 9/1386/40 e Boccuzzi n. 9/1386/41. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Mosca n. 9/1386/42, Schirru n. 9/1386/43 e Rampi n. 9/1386/44. Quanto all'ordine del giorno Miglioli n. 9/1386/45, ovviamente si tratta di stabilizzare personale cui era stata promessa la stabilizzazione senza avere risorse nelle precedenti leggi finanziarie. È pertanto difficile accoglierlo, e dunque il Governo non accetta l'ordine del giorno Miglioli n. 9/1386/45.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Madia n. 9/1386/46 ed accetta l'ordine del giorno Bobba n. 9/1386/47. Il Governo accoglie, altresì, come raccomandazione l'ordine del giorno Grassi n. 9/1386/48, a condizione che siano soppresse, alla prima riga del dispositivo, le parole: «di rivedere la sua linea politica in materia sanitaria e». È ovvio che ciò non sarebbe accettabile, e quindi se resta questo inciso il parere del Governo è contrario, altrimenti l'ordine del giorno Grassi n. 9/1386/48 è, come detto, accoglibile come raccomandazione.
Quanto all'ordine del giorno Livia Turco n. 9/1386/49, è ovvio che in questo caso il parere del Governo non può che essere contrario, perché sostanzialmente si chiede il mantenimento di una linea in campo sanitario che non corrisponde alle intenzioni del Governo (si fa riferimento, infatti, a quella del precedente Governo, ma questa primavera è accaduto qualcosa per cui anche le scelte politiche in materia sanitaria forse sono cambiate).
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Calgaro n. 9/1386/50. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Burtone n. 9/1386/51, anche in questo caso si afferma, sempre in materia sanitaria, che non si dovrebbe andare ad una modifica del Patto per la salute. Faccio presente che non si tratta di una modifica anticipata, perché il Patto per la salute comunque per il 2009 non verrebbe modificato (tant'è che il livello di finanziamento è rimasto il medesimo); si tratta piuttosto di una modifica relativa all'anno 2010 e seguenti che credo sia opportuno definire tempestivamente. Il Governo non trova, dunque, accettabile la dizione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/1386/51 laddove fa riferimento ad «una modifica anticipata e precipitosa del Patto per la salute», e dunque, rispetto all'ordine del giorno di cui stiamo discutendo, il parere del Governo non può che essere contrario.
Il Governo accetta, invece, l'ordine del giorno Mosella n. 9/1386/52, visto che la parte iniziale del dispositivo reca la formula «a valutare l'adozione». La stessa considerazione, a condizione sempre che sia inserita, all'inizio del dispositivo, la formula «a valutare l'opportunità di», riguarda l'ordine del giorno Argentin n. 9/1386/53 che, se dotato di questa formula iniziale, verrà dunque accettato dal Governo.Pag. 5
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Murer n. 9/1386/54.
Il Governo accoglie come raccomandazione anche l'ordine del giorno Bossa n. 9/1386/55.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Binetti n. 9/1386/56 devo premettere che mi sembra di ricordare che il Fondo per le politiche sociali venne tagliato nel 2007 e nel 2008. Pertanto, il suo importo rispetto agli anni precedenti è diminuito. Comunque, in parte viene ripristinata l'intenzione di aumentare il suo importo e pertanto l'ordine del giorno è accoglibile come raccomandazione anche in tale caso.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno D'Incecco n. 9/1386/57, Lenzi n. 9/1386/58 (versione corretta) e Sbrollini n. 9/1386/59. In realtà, gli ordini del giorno Lenzi n. 9/1386/58 (versione corretta) e Sbrollini n. 9/1386/59 compiono un ragionamento che è condivisibile, ma che non è correlato alle finalità del decreto-legge in esame. Infatti, in tale provvedimento si prevede una revisione dei meccanismi relativi all'attribuzione e alla verifica delle pensioni di invalidità per un semplice motivo: perché gli esborsi da parte dello Stato per le pensioni di invalidità sono più che raddoppiati. Infatti, sono passati da circa 5 miliardi a quasi 13 miliardi nel giro di pochissimi anni e, quindi, probabilmente vi è qualcosa di patologico in tale crescita e ne vanno ricercate le cause. Di conseguenza, gli abusi devono essere ridotti per consentire di concedere la pensione di invalidità a chi ne ha diritto. La riduzione degli abusi, che peraltro è quotata in cifra molto modesta, non sarebbe sufficiente ad aumentare le pensioni stesse o altri trattamenti, ma è quantificata e finalizzata alla riduzione complessiva della spesa pubblica proprio perché vi è stata forse un'espansione eccessiva. Pertanto, in tale circostanza la finalità principale del Governo è ridurre la spesa più che destinare ad altri scopi i risparmi che si verificherebbero nel settore. Comunque, come ho già detto in premessa, tutte le richieste di destinazione di somme ad altri fini sono considerate, come dire, con un approccio benevolo da parte del Governo, anche se forse molte di esse non saranno realizzabili.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/1386/60, a condizione che nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo», si aggiungano le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/1386/61 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fassino n. 9/1386/62.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbi n. 9/1386/63 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Narducci n. 9/1386/64, Colombo n. 9/1386/65, Garavini n. 9/1386/66, Realacci n. 9/1386/67, Motta n. 9/1386/68 e Mariani n. 9/1386/69.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ginoble n. 9/1386/70, a condizione, ovviamente, che siano soppresse le parole «in maniera responsabile», perché francamente invitare il Governo a intervenire in maniera irresponsabile sarebbe ridicolo. Pertanto, se le parole «in maniera responsabile» vengono soppresse, l'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione, altrimenti sembra...
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas, tanto una raccomandazione non si nega a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questo è vero, però la responsabilità dovrebbe essere un fatto connaturato.
PRESIDENTE. Intendevo trovare un momento per sottolineare che, forse, anche se si sa che è così, sarebbe bene non dirlo nella sede ufficiale in cui si esprimono i pareri del Governo sugli ordini del giorno, perché l'attività di indirizzo del Parlamento forse ne viene in qualche modo mortificata; e non mi sembra proprio che questa sia la sede, visto che è Pag. 6stato anche ufficialmente annunciato che quest'anno non ci sarà una legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la legge finanziaria ci sarà, anche se in senso riduttivo. Pertanto, il Governo auspica che il contributo del Parlamento nella redazione del testo definitivo della legge finanziaria, mirato ad individuare ulteriori campi in cui intervenire in senso riduttivo, sia fondamentale.
PRESIDENTE. Procediamo, sottosegretario.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ciò detto, quindi, ribadisco quanto già affermato sull'ordine del giorno Ginoble n. 9/1386/70.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bocci n. 9/1386/71, Bratti n. 9/1386/72 e Esposito n. 9/1386/73.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1386/74 se riformulato nel senso di sostituire la parola «impegna» con le parole «invita il Governo». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Minniti n. 9/1386/79...
PRESIDENTE. È il n. 9/1386/75!
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, l'ordine del giorno Minniti n. 9/1386/75: chiedo scusa, a volte l'età mi induce a leggere male i numeri scritti in piccolo.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Naccarato n. 9/1386/76 e Villecco Calipari n. 9/1386/77. Faccio presente, però - su quest'ultima materia vi è stato anche un importante intervento dell'onorevole Veltroni - che non corrisponde al vero il fatto che con questo decreto-legge verrebbero ridotti i trattamenti stipendiali delle Forze armate. Devo, anzi, sottolineare che la contrattazione, soprattutto negli anni passati, ha determinato incrementi molto superiori rispetto alla media degli incrementi stipendiali degli altri settori del pubblico impiego. Faccio presente, tra l'altro, che nell'attuale decreto-legge, con riferimento all'esercizio 2009, sono previste una serie di misure incrementative che porteranno a migliorare il trattamento complessivo e vi sono altresì misure che consentono di utilizzare fondi, per esempio quelli provenienti dai sequestri, per alimentare la spesa per beni e servizi (attrezzature, macchinari, eccetera).
Quindi, non esiste nessun timore - il Governo lo può affermare tranquillamente - che i livelli di trattamento del personale e di funzionamento del servizio, per questo periodo di tempo, possano subire decrementi o rischi di funzionalità.
ANDREA LULLI. Solo parole!
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Non sono solo parole, è la realtà. Se il gentile collega ha occasione di leggere il testo del provvedimento vedrà...
ANDREA LULLI. Vedremo!
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. ..che quello che sto dicendo corrisponde al vero.
ANDREA LULLI. Soprattutto lo vedranno i poliziotti!
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ciò detto, l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1386/77 viene accolto come raccomandazione dal Governo ovviamente con un caveat: laddove si dice «le specificità delle funzioni» è chiaro che le funzioni debbano avere la loro specificità, però soprattutto per quanto concerne elementi del trattamento complessivo che possono avere effetti emulativi nei confronti di altri comparti del pubblico impiego occorre valutare e muoversi un po' con i piedi di piombo.Pag. 7
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bressa n. 9/1386/78 e Amici n. 9/1386/79. Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1386/80 se riformulato nel senso di sostituire la parola «restituire» con la seguente «reintegrare» e di premettere le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Comaroli n. 9/1386/81 e accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1386/82. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Simonetti n. 9/1386/83 e Goisis n. 9/1386/84. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/1386/85, se il dispositivo riformulato premettendo le parole: «a valutare l'opportunità di», e accetta gli ordini del giorno Cota n. 9/1386/86 e Fava n. 9/1386/87.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Polledri n. 9/1386/88, Fugatti n. 9/1386/89 e Bragantini n. 9/1386/90. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Amico n. 9/1386/91 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Forcolin n. 9/1386/92. Il Governo accetta gli ordini del giorno Bitonci n. 9/1386/93 e Rugghia n. 9/1386/94 e accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno La Forgia n. 9/1386/95 e Laganà Fortugno n. 9/1386/96.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Recchia n. 9/1386/97, se il dispositivo è riformulato con la consueta premessa: «a valutare l'opportunità di» ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rosato n. 9/1386/98, Ceccuzzi n. 9/1386/99, Gaglione n. 9/1386/100, Beltrandi n. 9/1386/101 e Maurizio Turco n. 9/1386/102. Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/1386/103, limitatamente al primo e al secondo capoverso della parte dispositiva ed accoglie come raccomandazione la restante parte.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Antonino Foti n. 9/1386/104 e Bernardini n. 9/1386/105. Il Governo accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1386/106, a condizione che il dispositivo sia riformulato premettendo le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Zamparutti n. 9/1386/107 e Mecacci n. 9/1386/108. Il Governo accetta gli ordini del giorno Garofalo n. 9/1386/109 e Barbareschi n. 9/1386/110, a condizione che siano riformulati con la consueta espressione: «a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/1386/111, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barbato n. 9/1386/112 ed accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1386/113. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/1386/114, accetta gli ordini del giorno Di Pietro n. 9/1386/115, Donadi n. 9/1386/116 e Evangelisti n. 9/1386/117 (quest'ultimo, peraltro, corrisponde agli intendimenti del Governo). Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Favia n. 9/1386/118 e l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/1386/119, per quanto esso contenga alcune contraddizioni nel dispositivo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/1386/120, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Monai n. 9/1386/121, Palomba n. 9/1386/122 e Piffari n. 9/1386/123 e accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1386/124. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Porcino n. 9/1386/125, Razzi n. 9/1386/126, Scilipoti n. 9/1386/127, Zazzera n. 9/1386/128, Rota n. 9/1386/129 (quest'ultimo ordine del giorno, forse, contiene un errore di stampa, ma non importa) e Cimadoro n. 9/1386/130. Il Governo accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/1386/131 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Paladini n. 9/1386/132 e Porfidia n. 9/1386/133. Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/1386/134 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Costantini n. 9/1386/135 e Leoluca Orlando n. 9/1386/136.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1386/137, il dispositivo andrebbe riformulato nel senso di impegnare il Governo ad adottare le opportune misure Pag. 8affinché la sostituzione di carte d'identità elettroniche sia effettuata nel più breve tempo possibile. Infatti, è ovvio che il testo del decreto-legge contiene la validità decennale delle carte d'identità, quindi non si tratta di mantenere a cinque anni la validità delle carte d'identità cartacee, ma di consentirne una più rapida sostituzione, di modo che le carte elettroniche possano effettivamente prendere piede.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pedoto n. 9/1386/138 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barani n. 9/1386/139, a condizione che vengano soppresse le seguenti parole: «e a non provvedere ad eventuali recuperi di somme laddove vi fossero differenze a carico delle imprese editrici».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Beccalossi n. 9/1386/140 e Cirielli n. 9/1386/141, a condizione che siano riformulati nel dispositivo con la consueta premessa «a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta l'ordine del giorno Paglia n. 9/1386/142 e gli ordini del giorno Ascierto n. 9/1386/143 e Delfino n. 3/1386/144, a condizione che siano riformulati premettendo nel dispositivo «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cera n. 9/1386/145. Il Governo accoglie come raccomandazione il secondo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Rao n. 9/1386/146, mentre non accetta il primo capoverso.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pisacane n. 9/1386/147, Romano n. 9/1386/148 e Compagnon n. 9/1386/149 e accetta l'ordine del giorno Pionati n. 9/1386/150. L'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1386/151 è accettato a condizione che nel dispositivo sia soppressa la parola «negativi» e che sia sostituita la parola «vanifica» con le seguenti: «rischia di vanificare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/1386/152, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cesa n. 9/1386/153 e Dionisi n. 9/1386/154, accetta l'ordine del giorno Zinzi n. 9/1386/155, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tassone n. 9/1386/156, accetta l'ordine del giorno Bosi n. 9/1386/157 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vietti n. 9/1386/158.
Il Governo accoglie come raccomandazione il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1386/159 e accetta tout court il secondo capoverso. Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1386/160 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ciocchetti n. 9/1386/161, Ciccanti n. 9/1386/162 e Naro n. 9/1386/163.
Anche se il dispositivo è alquanto oscuro, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/1386/164. Il Governo accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1386/165, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno De Poli n. 9/1386/166 e Volontè n. 9/1386/167.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gibiino n. 9/1386/168, a condizione che nel dispositivo le parole: «tempestivamente ulteriori iniziative normative volte al ripristino» siano sostituite dalle seguenti: «se del caso iniziative normative volte all'eventuale ripristino». La stessa cosa andrebbe prevista anche in un altro ordine del giorno in questa materia che riguarda il controllo sulle cooperative. In questo modo si tiene conto del testo e quindi non lo si contraddice, ma in sostanza si dice che si valuterà quale tipo di effetti possa avere la rimozione di una forma di controllo per le micro cooperative e che, nel caso si creassero delle controindicazioni, saremmo pronti a modificare la norma in questione.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1386/169 e Drago n. 9/1386/170. L'ordine del giorno Pezzotta n. 9/1386/171 è accolto come raccomandazione, tenendo presente ovviamente che l'ultima frase che recita: «valutare modalità e tempi per definire le misure di cui ai precedenti punti, comunque non oltre il 31 dicembre 2008» crea dei problemi perché la data è molto vicina.Pag. 9
L'ordine del giorno Libè n. 9/1386/172 sarebbe condivisibile se non ci fosse il termine ultimativo dei tre mesi e ci fosse un termine più ampio, perché può anche darsi che in tre mesi non si sia in grado di compiere questa opera ricognitiva; essendo così, non posso che accoglierlo come raccomandazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Oppi n. 9/1386/173, Ceroni n. 9/1386/174 e Fucci n. 9/1386/175. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Gregorio Fontana n. 9/1386/176 e Nucara n. 9/1386/177.
Il Governo non può accettare l'ordine del giorno Cavallaro n. 9/1386/178, perché se iniziamo a scorporare delle spese dal patto di stabilità con un meccanismo di esenzione, non si riesce più a ricostruire l'unità complessiva del patto; un'esenzione potrebbe essere più o meno giustificata di un'altra e sostanzialmente cadrebbe tutto il meccanismo del patto di stabilità interno, con effetti negativi sul rispetto del patto di stabilità europeo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Capano n. 9/1386/179, mentre accetta gli ordini del giorno Brugger n. 9/1386/180, Baldelli n. 9/1386/181 e Lo Moro n. 9/1386/182.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lanzillotta n. 9/1386/183, perché è chiaro che si tratta di una valutazione strettamente politica secondo la quale il testo del Governo è assolutamente sbagliato e da cancellare. Ugualmente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Berretta n. 9/1386/184, perché sostanzialmente si tratta di una valutazione di censura nei confronti dell'operato del Governo e, quindi, non può essere condivisibile.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rigoni n. 9/1386/185 e Carella n. 9/1386/186. Il Governo accoglie come raccomandazione anche l'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/1386/187 pur facendo presente - ed è un aspetto che riguarda anche altri ordini del giorno - che la questione del riferimento a un triennio anziché ad un solo anno per la valutazione della patto di stabilità degli enti locali non è banale, ma di una certa importanza; su tale questione, però, l'organismo rappresentativo degli enti locali ha adottato una scelta che poi è stata mantenuta nel testo proposto all'esame della Camera, quella di fare riferimento al solo esercizio del 2007 nella considerazione che è quello più vicino e quindi più adatto a fornire un parametro adeguato. È ovvio che questo è vero perché si tratta appunto dell'esercizio precedente rispetto a quello attuale, quindi ha maggiore immediatezza rispetto al passato, però se si fosse adottato un meccanismo che avesse fatto riferimento a un triennio o comunque a un periodo più lungo, avremmo evitato i picchi, sia in senso positivo che negativo. È chiaro che ciò porta ad alcune difficoltà o ad alcune posizioni di vantaggio per enti locali che nel 2007 hanno avuto incassi o spese rispettivamente superiori o inferiori rispetto alla media del triennio, mentre l'adozione di un meccanismo pluriennale avrebbe smorzato i picchi. Ciò non è avvenuto e, quindi, è difficile in questa sede rivedere il meccanismo. Vedremo nel proseguo dell'esercizio come andranno le cose, tuttavia esiste una certa disponibilità da parte del Governo a cambiare il meccanismo di riferimento, anche se bisogna tenere conto pure dei desiderata dei soggetti che devono attuare il patto e non vorrei che, modificando il meccanismo, si creassero maggiori difficoltà e resistenze da parte degli enti locali. Allo stato attuale è, quindi, di difficile modifica il periodo di riferimento in senso triennale per il calcolo del patto di stabilita.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Calvisi n. 9/1386/188 e Rubinato n. 9/1386/189.
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas, il primo firmatario dell'ordine del giorno n. 9/1386/188 è l'onorevole Fadda.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, a me risulta Calvisi.
PRESIDENTE. Forse ha saltato qualcosa.
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GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, forse sto leggendo un testo non corretto, mi riservo eventualmente di controllare successivamente l'ordine del giorno n. 9/1386/188.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiani n. 9/1386/190 a condizioni che sia riformulato il dispositivo sostituendo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Porta n. 9/1386/191, Strizzolo n. 9/1386/192, Lovelli n. 9/1386/193, Mastromauro n. 9/1386/194, Tullo n. 9/1386/195, Marco Carra n. 9/1386/196, Calvisi n. 9/1386/197, Meta n. 9/1386/198 e Bonavitacola n. 9/1386/199.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/1386/200, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cardinale n. 9/1386/201.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Causi n. 9/1386/202, vale lo stesso ragionamento fatto per altri ordini del giorno precedenti. Sostanzialmente, si tratta di una critica all'impostazione politica complessiva del decreto in esame e si assumerebbe che, con questa limitazione della spesa nei confronti degli enti locali, non si fornirebbero servizi ai cittadini. Tuttavia occorre dire che il mantenimento degli attuali livelli di servizi ai cittadini è un concetto molto facilmente interpretabile, perché bisogna vedere a quali tipi di servizi si fa riferimento, se si tratta di servizi essenziali oppure di servizi superflui, o, in qualche caso, di spese di carattere ludico non sempre suffragate da un'evidente necessità. Quindi, l'ordine del giorno citato rappresenta complessivamente una critica all'impostazione del Governo e quindi, ovviamente, non è condivisibile. Pertanto, il Governo non accetta l'ordine del giorno Causi n. 9/1386/202.
L'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1386/203 presenta sostanzialmente lo stesso contenuto dell'ordine del giorno Gibiino n. 9/1386/168 in materia di cooperative: pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1386/203, a condizione che sia riformulato nei termini proposti per l'ordine del giorno Gibiino n. 9/1386/168. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Corsini n. 9/1386/204, anche in questo caso si tratta dell'esclusione per quanto riguarda il patto di stabilità interno delle spese sostenute dai comuni per finalità di sicurezza pubblica, quindi non potrebbe essere accolto in questa fase perché si tratta di meccanismi di esclusione. Tuttavia, poiché si tratta di spese particolarmente sensibili, il Governo lo accoglie come raccomandazione, salvo poi un ulteriore approfondimento della materia.
Il Governo altresì accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gozi n. 9/1386/205, poiché si tratta di una valutazione di opportunità e quindi il Governo è sempre disponibile a ripensare criticamente ciò che ha realizzato, ed eventualmente a modificarlo qualora non andasse bene (pensare sulle cose è sempre opportuno). Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1386/206, limitatamente alla prima parte del dispositivo: «a mantenere comunque ferma la percentuale delle risorse che il fondo per le aree sottoutilizzate e il quadro strategico nazionale destinano al Mezzogiorno, elemento imprescindibile per la realizzazione di una politica di coesione», perché è in realtà ciò che si prevede nel testo; mentre il Governo accoglie come raccomandazione la seconda parte del dispositivo: «nonché la ripartizione già prevista tra le regioni e le loro province». La riprogrammazione ovviamente può postulare una diversa ripartizione territoriale in funzione della maggiore efficienza della progettazione e della spesa dei fondi comunitari.
Il Governo altresì accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cesario n. 9/1386/207 e Fluvi n. 9/1386/208. Faccio presente che in materia vi è il successivo ordine del giorno Baretta n. 9/1386/209, più circostanziato, che il Governo accetta, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a prevedere, se possibile, già nella prossima legge Pag. 11finanziaria per il 2009 una riduzione della pressione fiscale nei confronti dei percettori di reddito di lavoro e di pensione». Questo ordine del giorno, ovviamente con questi caveat, è accettato per il semplice motivo che è intenzione del Governo - ci è sempre stata e ci sarà sempre - diminuire la pressione fiscale generalizzata, iniziando dalle situazioni di maggior disagio. Quindi, l'obiettivo è assolutamente condivisibile e, come il Governo ha già avuto modo di esprimere in questa Camera, se questo obiettivo non viene immediatamente perseguito deriva esclusivamente dal fatto che vi è un obiettivo ancora prioritario rispetto a questo: il conseguimento del pareggio di bilancio entro il 2011, ed il contenimento della spesa pubblica che costituisce l'obiettivo fondamentale rispetto al quale tutti gli altri obiettivi sono subordinati. Certamente, tutto ciò sarebbe stato più agevole se, in tempi recenti, si fosse approfittato delle maggiori rivenienze, invece che per spenderle forse non sempre adeguatamente per recare il sollievo del fabbisogno, per diminuire più direttamente la pressione fiscale. Ma ciò che è accaduto non importa; ciò che importa per il futuro è che sicuramente l'azione realizzata dal Governo di contenimento e di controllo della spesa, e tutte le altre misure contenute nel decreto in esame in materia di sviluppo economico, potranno consentire (questo è l'auspicio), date ovviamente le condizioni dell'economia internazionale esistenti, di arrivare ad una seria riduzione della pressione fiscale, che anche ad avviso del Governo costituisce un obiettivo irrinunciabile e il vero strumento per rilanciare lo sviluppo. Quindi - lo ripeto - il Governo accetta l'ordine del giorno Baretta n. 9/1386/209, a condizione che sia riformulato nel modo testé illustrato.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Boccia n. 9/1386/210 e l'ordine del giorno Ventura n. 9/1386/211.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Nannicini n. 9/1386/212, checché se ne dica, adoperarsi in ogni modo per il contrasto all'evasione, al lavoro nero ed al riciclaggio di denaro, come previsto nel dispositivo, è uno degli obiettivi fondamentali di questo come di tutti i Governi della Repubblica. Quindi, la lotta all'evasione è un obiettivo fondamentale del Governo, un obiettivo irrinunciabile e, quindi, il Governo non può che essere favorevole all'ordine del giorno in oggetto che viene accettato.
L'ordine del giorno Duilio n. 9/1386/213 ricalca in parte ciò che è contenuto nell'ordine del giorno Garofani n. 9/1386/10 in materia di procedure di bilancio. Ovviamente, vi è qualche problema relativo al dispositivo: in particolare, il Governo accetta tout court la prima parte del dispositivo, vale a dire quella che recita: «a predisporre tutti gli strumenti necessari affinché il Parlamento sia messo in condizione di poter monitorare costantemente gli effetti e le circostanze in cui si ricorra all'applicazione sperimentale delle predette previsioni». È ovvio che su questo aspetto non si può che essere d'accordo e, quindi, questa parte del dispositivo è accettata dal Governo.
È da valutare e, quindi, il Governo accoglie come raccomandazione la seconda parte, laddove si dice: «nonché ad assicurare che la richiamata fase sperimentale sia limitata al primo esercizio successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto»: se il Parlamento, come è stato preannunciato dallo stesso onorevole Duilio nel corso del suo intervento, vorrà discutere e successivamente approvare una legge specifica diretta alla modifica della legge di contabilità e se in tale legge verrà mantenuto il sistema secondo il quale, così come previsto nell'ultimo comma dell'articolo 1 del decreto-legge, la legge finanziaria è una legge che ritorna sostanzialmente allo spirito della modifica della legge 5 agosto 1978, n. 468, operato nel 1988, quindi prevedendo in essa tabelle e norme di contenimento, con esclusione di norme di spesa, il cosiddetto sviluppo dell'economia, è chiaro che finisce la fase sperimentale e si avvia una fase a regime. Quindi, la fase sperimentale, intesa in questo senso, potrebbe essere accettabile, ma se fosse intesa nel senso che la legge Pag. 12finanziaria ha un contenuto più stretto solo per un anno e, poi, si torna al vecchio regime, sotto questo profilo non sarebbe accettabile. Infatti, la necessità di contenere la spesa pubblica anche mediante la predisposizione di strumenti che evitino la possibilità di allargare le maglie della spesa, ritengo che sia un obiettivo prioritario di questo Governo ma di qualunque altro Governo della Repubblica. Pertanto, questa seconda parte è accolta dal Governo come raccomandazione con le cautele che ho spiegato.
Invece, l'ultima parte del dispositivo che afferma: «ripristinando, quindi, le prerogative proprie del Parlamento in materia di contabilità e di bilancio» non è accettabile, perché è come dire che adesso il Parlamento sia stato spogliato delle sue prerogative, il che assolutamente non è accaduto...
ANDREA LULLI. È così! È esattamente quello che è accaduto!
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, la prego.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Non è accaduto, onorevoli colleghi, per il semplice fatto che si afferma che vi sarebbe una modifica della legge di contabilità operata, modificando le regole del gioco mentre si gioca. Non è così, perché tutto ciò si riferisce alla legge finanziaria, che non è il decreto-legge in esame, ma costituisce un fatto successivo.
D'altronde, l'obiezione avanzata dallo stesso presidente Duilio, che ha affermato che se c'era da fare una manovra, era necessario attuarla con la legge finanziaria, francamente - lasciatemelo dire - si scontra con il cosiddetto precedente Amato: infatti, se nel 1992 l'allora Presidente del Consiglio, dopo avere annunciato la necessità di una seria manovra finanziaria in estate, l'avesse attuata tempestivamente, l'Italia si sarebbe risparmiata una svalutazione del 30 per cento della lira. Non si vede perché bisognerebbe correre adesso questi rischio, quando si può fare subito ciò che è necessario fare. Sotto questo profilo, il Governo non accetta l'ultimo inciso dell'ordine del giorno Duilio n. 9/1386/213.
GIANNI FARINA. Che memoria! Lei ha una memoria di ferro!
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, quando il sottosegretario avrà terminato, vi sarà la possibilità di intervenire. Quindi, pregherei di seguire in silenzio anche perché l'argomento è abbastanza complicato, come è evidente.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Mi limito ad esporre il mio pensiero, poi la Camera ovviamente giudicherà.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Viola n. 9/1386/214, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimerne l'inciso: «assicurandone la stabilizzazione», perché ovviamente il problema del precariato è un problema serio, ma non lo si può banalizzare, mettendo tutti a ruolo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Farinone n. 9/1386/215, a condizione che il dispositivo sia riformulato nella parte in cui recita: «ad adottare tutti gli opportuni provvedimenti volti ad evitare ogni inutile e discriminatoria compressione dei diritti riconosciuti»: è chiaro che l'espressione «inutile e discriminatoria» avrebbe meno senso e sarebbe opportuno inserire l'espressione: «irrazionale compressione dei diritti riconosciuti (...)». In altre parole, se l'intendimento del Parlamento è quello di dire che non si debbono operare discriminazioni irrazionali, irragionevoli, inutili, discriminatorie e fini a se stesse, il Governo lo condivide assolutamente, ma esistono diversità di trattamento in ragione delle differenze che si riscontrano nella realtà: ciò corrisponde, se vogliamo, anche al famoso latinetto secondo cui non bisogna dare a ciascuno lo stesso, ma a ciascuno il suo (unicuique suum tribuere, come i colleghi ricorderanno). Infatti, il principio di giustizia non consiste in un uguale trattamento irragionevole, ma nel Pag. 13tener conto delle specificità di ciascuno. Con queste modifiche l'ordine del giorno Farinone n. 9/1386/215 è accettato.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Oliverio n. 9/1386/216, Zucchi n. 9/1386/217 e Agostini n. 9/1386/218.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Servodio n. 9/1386/219, a condizione che dal dispositivo siano espunte le parole: «pari ad almeno 10 milioni di euro»: va bene l'utilizzo dei fondi CIPE per l'agricoltura, ma toglierei il riferimento quantitativo, perché è difficile prevederlo in queste condizioni.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Brandolini n. 9/1386/220 e Fiorio n. 9/1386/221.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchi n. 9/1386/222, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad applicare», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di applicare».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Margiotta n. 9/1386/223 e De Micheli n. 9/1386/224 (anche qui vi è una questione, di cui abbiamo parlato prima, relativa ad alcune sopravvenienze relative al 2007).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1386/225.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Peluffo n. 9/1386/226 e Cenni n. 9/1386/227.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1386/228.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Samperi n. 9/1386/229, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/186/230, con un inciso: occorre tener conto anche dei costi che riguardano l'operazione in questione.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ferranti n. 9/1386/231 e Volpi n. 9/1386/232.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Jannone n. 9/1386/233 (che è simile, se non sbaglio all'ordine del giorno Stucchi n. 9/1386/82), Moroni n. 9/1386/234 e Mario Pepe (PDL) n. 9/1386/235.
Il Governo accetta il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1386/236 e accoglie come raccomandazione il secondo capoverso.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fallica n. 9/1386/237, accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/1386/238, mentre accetta l'ordine del giorno Patarino n. 9/1386/239, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «i necessari correttivi» con le seguenti: «gli eventuali correttivi».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palumbo n. 9/1386/240, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le consuete: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bocciardo n. 9/1386/241, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Abelli n. 9/1386/242, Stagno D'Alcontres n. 9/1386/243, Frassinetti n. 9/1386/245, Iannaccone n. 9/1386/246, Sardelli n. 9/1386/247, Lombardo n. 9/1386/248 e Latteri n. 9/1386/249.
Il Governo accoglie, altresì, come raccomandazione i successivi ordini del giorno Belcastro n. 9/1386/250 e Lo Monte n. 9/1386/251.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Milo n. 9/1386/252, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere la data: «entro il 2008» e sia modificato nel seguente modo: «ad autorizzare la riapertura della casa da gioco di Taormina e valutare l'opportunità di aprirne altre in altri luoghi».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/1386/253, a condizione che il secondo capoverso del dispositivo sia riformulato nel seguente modo: anziché: «ad adottare urgentemente e comunque non oltre centoventi giorni», fissando la data del 31 dicembre 2008.Pag. 14
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Enzo Carra n. 9/1386/254, Pes n. 9/1386/255, Siragusa n. 9/1386/256, Antonino Russo n. 9/1386/257 e Nicolais n. 9/1386/258.
Il Governo accetta la prima parte del dispositivo dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1386/259, laddove dice: «a garantire la qualità di tutti i percorsi di istruzione e formazione professionale nonché dei percorsi sperimentali integrati finalizzati all'assolvimento dell'obbligo scolastico a 16 anni, attuando tutte le azioni più opportune», mentre non accetta la seconda parte del dispositivo dalle parole: «e vigilando per la piena applicazione di quanto previsto nel decreto del Ministro della pubblica istruzione (...)», fino alla fine del periodo. Secondo le linee guida precedenti, infatti, essendo intervenuto, anche in questo caso, qualche cambiamento non banale nelle scelte della pubblica istruzione, non si può consentire che valgano quelle precedenti.
Il Governo non accetta il primo ed il terzo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1386/260, mentre accoglie come raccomandazione il secondo e il quarto capoverso.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Picierno n. 9/1386/261. Il Governo accoglie, altresì, complessivamente come raccomandazione l'ordine del giorno De Biasi n. 9/1386/262, tenendo presente ciò che avevo affermato in premessa, cioè che l'individuazione di ulteriori risorse comporta qualche complessità e qualche difficoltà di attuazione concreta.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bachelet n. 9/1386/263, a condizione che sia espunto l'ultima parte del dispositivo, laddove si dice: «e in ogni caso sufficiente ad onorare gli impegni assunti dai precedenti governi». Si fa presente, infatti, che agli impegni assunti, soprattutto per quanto riguarda il precariato, era stata prevista una quantità di risorse finanziarie non del tutto adeguata (se non del tutto inadeguata), a fronte dell'impegno relativo all'immissione in ruolo di una quantità di personale molto più elevata di quella consentibile dalle risorse. Pertanto, si tratterebbe di un impegno cui non può corrispondere una realizzazione concreta.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Ghizzoni n. 9/1386/264, Lolli n. 9/1386/265, Ginefra n. 9/1386/266, De Torre n. 9/1386/267, Levi n. 9/1386/268, De Pasquale n. 9/1386/269 e Capitanio Santolini n. 9/1386/270.
Il Governo accoglie, altresì, come raccomandazione l'ordine del giorno Giorgio Merlo n. 9/1386/271. Anche in questo caso, si verte in tema di esclusione di alcuni tipi di spese dei comuni dal saldo del Patto di stabilità, ma qui si tratta di spese di carattere straordinario relative agli eventi alluvionali o ad eventi eccezionali. Pertanto, la valutazione di una loro eventuale esclusione sarà oggetto sicuramente di un particolare interesse del Governo, tenendo presente che si tratta, in molti casi, di fondi trasferiti o dallo Stato o dalle regioni e, quindi, non di risorse autonome dei comuni. Forse, in questo caso, conservando la titolarità del mantenimento del patto di stabilità in capo al soggetto che eroga le somme - cioè lo Stato o le regioni - il problema è più facilmente risolvibile, rispetto ad altri che sono stati menzionati in ordini del giorno precedenti.
Il Governo esprime parere favorevole e quindi accetta l'ordine del giorno Leone n. 9/1386/272.
L'ordine del giorno Veltroni n. 9/1386/273 è un atto che ovviamente fornisce uno stimolo al Governo, quindi sotto tale profilo è condivisibile. Mantenendone lo spirito e tenendo presente quanto mi sono già permesso di dire - e cioè che non esiste attualmente un depauperamento o un rischio di mancanza di servizio per la sicurezza, perché l'ordine pubblico e la sicurezza sono alcune delle missioni fondamentali di questo Governo -, ove i presentatori accettassero qualche modesta modifica, il Governo accetterebbe tout court l'ordine del giorno. Il Governo accetta quindi l'ordine del giorno se riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, Pag. 15dopo le parole: «in occasione della predisposizione», le parole: «della prossima legge finanziaria» con le parole: «di prossimi provvedimenti di legge», e le parole comprese da: «volte a ripristinare» fino alla fine del dispositivo con le parole: «volte ad incrementare il finanziamento necessario per l'esercizio delle funzioni istituzionali proprie dei corpi di Polizia».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Centemero n. 9/1386/274.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Giovanelli n. 9/1386/275 se riformulato aggiungendo, dopo le parole: «al fine di adottare», la parola: «eventualmente».
Il Governo esprime parere favorevole e accetta infine l'ordine del giorno Milanato n. 9/1386/276 a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad assumere tempestivamente le necessarie iniziative» con le parole: «a valutare l'opportunità di assumere tempestivamente le necessarie iniziative» e a condizione che vengano soppresse le parole da: «in quanto il completamento» fino alla fine del dispositivo.
Chiedo scusa per il lungo intervento, ma la massa degli ordini del giorno non era banale nella sua quantità.
MARINA SERENI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, prendo la parola sull'ordine dei lavori per commentare anch'io molto rapidamente le parole del sottosegretario Vegas, su almeno tre punti.
Se accogliete degli ordini del giorno come raccomandazione - saranno i singoli deputati che li hanno presentati a decidere se sia accontenteranno o meno di questa vostra generosità - sappiate che vi state impegnando di fronte al Parlamento. Resta agli atti che il Governo riconosce la validità delle questioni sottoposte con gli ordini del giorno e si impegna comunque a tenerne conto. Sarebbe preferibile altrimenti che ci faceste votare e che ci diceste che siete contrari. Resta tuttavia agli atti - lo dico con tutta l'educazione possibile e la simpatia personale per il sottosegretario Vegas - l'attitudine con la quale questo Governo ritiene di poter interloquire con il Parlamento, con i singoli deputati, non solo con quelli dell'opposizione. Credo infatti che il trattamento riservato anche ai deputati della maggioranza debba essere sottolineato. Si tratta dei rapporti tra Governo e Parlamento: ritengo che in proposito sia giusto dire che il Parlamento può essere il luogo del confronto politico efficiente ed efficace, nell'interesse del Paese e non il luogo in cui si fanno chiacchiere tanto per farle. Noi rappresentiamo territori, categorie sociali, enti locali e comunità e ci aspettiamo dal Governo la responsabilità di essere riconosciuti in questa nostra funzione. Lo dico perché sembra, a volte, che qui stiamo per passare il tempo, ma nessuno di noi sta qui per questo: esprimiamo interessi che credo debbano essere un presi in considerazione nell'azione del Governo.
La seconda questione è la seguente: facendo un calcolo molto approssimativo degli ordini del giorno accettati o accolti come raccomandazione, mi viene da domandare - essendo essi relativi alla sicurezza, alla sanità, alla scuola, all'università, al mercato del lavoro, alla riduzione delle tasse, agli enti locali, alla ricerca - cosa ci sia dentro questa manovra.
Infatti, se tutti questi problemi sono meritevoli della presentazione di ordini del giorno e voi stessi riconoscete che vi è bisogno di tali raccomandazioni, allora mi domando: in questa crisi gravissima che sta arrivando in Europa e nel nostro Paese, e che ha qui descritto il Ministro Tremonti, cosa avete inserito nella manovra? Restano, infatti, tanti problemi, tantissimi problemi seri, al punto che riconoscete la necessità di accogliere come raccomandazione questi ordini del giorno.
Infine, il sottosegretario Vegas ha fatto riferimento alla riforma della sessione di bilancio. In una maniera esplicita e abbastanza sincera, egli ha affermato che la legge finanziaria non si fa più, poi si è Pag. 16corretto dicendo che sarà una legge finanziaria diversa, più tabellare. Bene, noi abbiamo contrastato la vostra ipotesi di inserire nel decreto-legge una modifica di fatto della natura e della conformazione della legge finanziaria e abbiamo contestato non l'anticipo della manovra finanziaria, che può avere un senso, ma il modo in cui avete costretto il Parlamento a subire tale anticipo.
Vi sono almeno due ordini del giorno - l'ordine del giorno del collega Duilio n. 9/1386/213 e l'ordine del giorno dei presidenti delle Commissioni Giancarlo Giorgetti e Conte n. 9/1386/20 - i quali pongono un problema: la riforma della sessione di bilancio si fa con il Parlamento, non contro il Parlamento, non può essere fatta dal Governo con un decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Vi chiediamo di riportare in Parlamento il tema della riforma della sessione di bilancio, sia per quanto attiene agli aspetti regolamentari, sia per quanto attiene alla legge n. 468 del 1978 e qui mi fermo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento, in particolare alla parte che riguarda le funzioni del Presidente, il quale deve anche spiegare e chiarire ai deputati il significato del voto. Infatti, signor Presidente, tra poco arriveremo al voto e non ho capito due aspetti, ma ciò è sicuramente frutto della mia scarsa capacità di stare al passo con le riforme che maturano nella nostra Aula senza essere state concepite attraverso alcuna costituente e alcun atto formale.
Ho sentito parlare di ordini del giorno con riferimento ai quali ci troviamo addirittura in una situazione in cui abbiamo un parere che è favorevole sul primo periodo, di accoglimento come raccomandazione sul secondo periodo e contrario sul terzo. Vorrei, dunque, capire come dobbiamo intendere tale parere nel momento in cui dovremo votare l'ordine del giorno: infatti, eravamo giunti a comprendere - non so se vi siano precedenti - che quando vi è un parere favorevole su un periodo e contrario su un altro periodo, si intende che l'intero paragrafo venga riformulato con l'espunzione del periodo su cui era stato espresso il parere contrario. Ma quando è presente anche un accoglimento come raccomandazione, come lo intendete? Sarei curioso di saperlo: la parte accolta come raccomandazione, come funziona? È un «sì» benevolo che vale rispettivamente un po' di più e un po' di meno degli altri periodi?
Credo che ciò dia una misura molto chiara - peraltro, ci è stato detto esplicitamente e potrei anche concordare su alcune questioni - di quale sia il valore che il Governo attribuisce agli atti che il Parlamento esamina. Forse, sarebbe però il caso che la Presidenza riconoscesse ad essi un valore maggiore e chiedesse al Governo di spiegarci come regolarci al momento del voto: li votiamo per parti separate? Infatti, mi sembra difficile interpretare un ordine del giorno diviso in tre parti, con una parte accolta come raccomandazione! Un parere favorevole su una parte e contrario su un'altra, lo capisco, ma l'accoglimento come raccomandazione, come viene interpretato?
Senza spaventare i colleghi dell'opposizione, il collega Vegas e tutti noi, vorrei anche lasciare alla Presidenza la valutazione relativa all'esordio del collega Vegas - sul quale nessuno ha detto alcunché - il quale ha affermato che avrebbe espresso il parere sul dispositivo degli ordini del giorno. Capisco che il sottosegretario Vegas, insieme al Ministro Tremonti e a tutto il Governo, pensano di cambiare le regole, da quelle della Costituzione probabilmente fino a quelle dei condomini, attraverso semplicemente, ormai, il pensiero, neanche più l'enunciazione, ma si dà il caso che gli ordini del giorno hanno anche delle premesse, non vale solo il parere sul dispositivo: o il sottosegretario Vegas, gentilmente, esprime il parere anche su tutte Pag. 17le premesse degli ordini del giorno, oppure egli fa un po' a mezzo e decide che per la metà degli ordini del giorno le premesse sono respinte e per l'altra metà sono invece accolte! Vorrei sapere quale dignità si dà al lavoro del Parlamento, se l'onorevole Vegas, con l'accezione che ha dato della raccomandazione, ha - come dire, manu militari - già annullato tutte le premesse! Gli ordini del giorno del Partito Democratico hanno anche le premesse, possiamo sapere qual è il parere su di esse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei avrà notato che, ad un certo punto, ho interrotto - ne darà atto il sottosegretario Vegas e con simpatia - il discorso dello stesso sottosegretario, per sottolineare il fatto che le parole iniziali del rappresentante del Governo, prima del pronunciamento sugli ordini del giorno, avevano un sapore non troppo rispettoso nei confronti del Parlamento, e avrà notato che non ho mancato di sottolinearlo.
Avrei atteso il momento di dare la parola ai primi colleghi che avessero chiesto di parlare per dichiarazione di voto per sottolineare esattamente la questione che lei ha appena evidenziato. È evidente che il parere che il Governo dà si intende assolutamente espresso su tutto l'ordine del giorno, non soltanto sul dispositivo, perché anche le premesse, evidentemente, fanno parte, a pieno titolo, dell'atto parlamentare.
Prova ne è il fatto che su alcuni ordini del giorno il sottosegretario Vegas ha espresso parere contrario proprio in relazione alle premesse, che esprimevano - sono le parole del sottosegretario - un parere negativo sull'azione del Governo. Non sono accettabili esattamente per questo, ha detto il sottosegretario; è evidente, quindi, che, laddove sia stato espresso parere favorevole o accoglimento come raccomandazione, mi pare chiaro che il parere si intenda espresso su tutto l'ordine del giorno.
Per quanto riguarda, invece, il parere articolato, vale a dire quando non soltanto si esprime il parere favorevole su una parte del testo, ma anche quando lo si esprime, su altra parte, sotto forma di raccomandazione, è chiaro che si rimette alla valutazione del singolo presentatore l'accettazione o meno dell'eventuale riformulazione e del parere espresso nel suo complesso da parte del sottosegretario.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, proprio sulla scia delle riflessioni che lei ha appena fatto, ma anche riprendendo l'intervento della collega Sereni, vorrei porre un problema, che non è una questione di accettazione o meno di un ordine del giorno, di accoglimento come raccomandazione tout court.
Voglio fare un esempio: un ordine del giorno, che porta anche la mia firma, parla di un'ipotesi di slittamento di sei mesi dell'attuazione da parte delle regioni di un regolamento che riguarda i distributori di carburante sulle distanze, per cui dal 1o gennaio 2009, e non da subito, le regioni dovrebbero essere obbligate a legiferare in questo quadro normativo.
È stato accolto come raccomandazione. La domanda è: cosa significa? Cosa devono fare le regioni? Non parliamo, infatti, di una questione che riguarda l'onorevole Formisano e basta, ma di una questione che comporta una serie di conseguenze dal punto di vista legislativo.
Sappiamo tutti - è inutile che ce lo nascondiamo dietro un dito - che, se insistessi per la votazione di quell'ordine del giorno, esso sarebbe respinto. Il singolo deputato preferisce pertanto, dal punto di vista politico, ottenere l'accoglimento come raccomandazione anziché la «bocciatura», ma le conseguenze, quali sono? Non parliamo, infatti, di un fatto personale, ma di un fatto che ha risvolti legislativi. Questa è la mia domanda ed è la mia preoccupazione.
MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.
Pag. 18PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, onorevole?
MARIO TASSONE. Sull'ordine dei lavori e anche per un richiamo al Regolamento. Vorrei aggiungere qualcosa alle considerazioni che alcuni colleghi hanno svolto in Aula, ultima l'onorevole Formisano.
Nel momento in cui si è proceduto alle riforme regolamentari, si sono sempre poste due grandi questioni: quella degli atti del sindacato ispettivo (e quindi interrogazioni e interpellanze, abbiamo poi introdotto l'innovazione delle interpellanze urgenti e del question time); e il valore e il significato del ruolo del Parlamento rispetto agli atti di indirizzo, e quindi gli ordini del giorno. Ho seguito con molta attenzione e soprattutto apprezzo lo sforzo che ha fatto il sottosegretario Vegas; ma qui, signor Presidente, il problema è di capire e di comprendere che valenza diamo agli atti di indirizzo parlamentare, perché ogni volta approviamo ordini del giorno e poi il giorno dopo è un altro giorno, domani è un altro giorno. Di tutto questo volume di lavoro che viene svolto da parte dei colleghi non si ha poi traccia rispetto alle scelte, rispetto agli atti, rispetto ai provvedimenti posti in essere da parte dell'Esecutivo. Si era pensato ad istituire un ufficio apposito, e c'è in effetti un ufficio del Parlamento e della Camera dei Deputati che si tiene in collegamento e in contatto con i vari Ministeri per capire che fine fanno gli ordini del giorno, quale seguito hanno le indicazioni, le sollecitazioni avanzate dai parlamentari soprattutto con quegli ordini del giorno che sono stati quanto meno accolti da parte del Governo. Non c'è dubbio che abbiamo fatto e stiamo facendo due giorni di tour de force per quanto riguarda l'esame degli ordini del giorno: tutto questo è sostitutivo ovviamente di un dibattito che è mancato, perché si tratta di un decreto-legge. Non possiamo neanche parlare di espropriazione del Parlamento, perché altri Governi, e non soltanto questo, hanno presentato maxiemendamenti su cui hanno posto la questione di fiducia; ma non c'è dubbio che questo sembra un recupero all'esterno di un attivismo del Parlamento senza che ci sia una grande valenza e una grande partecipazione.
Ho preso la parola, signor Presidente, perché incidentalmente in una vicenda come questa - abbiamo 276 ordini del giorno, Vegas ha parlato un'ora e mezza - vorrei porre una questione che già il Parlamento, la Camera, l'Aula e la Giunta per il Regolamento nelle varie legislature avevano posto: capire se c'è un collegamento ed un raccordo forte e pregnante, perché questi atti di indirizzo parlamentare abbiano una conseguenza e abbiano un percorso di attuazione, e si sappia quale percorso viene ad essere attribuito ad essi. Altrimenti il nostro sforzo è inutile, è solo un fatto dimostrativo che consente non altro che l'utilizzo poi degli ordini del giorno all'esterno e nei propri collegi, ma questo è un fatto minimale. Se vogliamo rivendicare la centralità del Parlamento, dobbiamo avere una forte attenzione sia rispetto agli atti di sindacato ispettivo sia rispetto agli atti di indirizzo parlamentare.
GIORGIO JANNONE, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, prendo la parola solo per dire, da relatore ma anche da membro di questa Camera, che credo sia il caso di condividere pienamente le sue argomentazioni riguardo alla valenza degli atti di indirizzo e al ruolo del Governo. Però, con alcune precisazioni di specie, se me lo consente, signor Presidente: la prima riguarda il fatto - e l'abbiamo sentito anche nell'ultimo intervento - che la valenza degli atti di indirizzo sicuramente ha perduto un po' il suo significato non in questa fattispecie ma in generale, con il susseguirsi di diversi Governi, perché ormai il ricorso alla fiducia, il maxiemendamento, quindi la privazione dell'Aula e del Parlamento di un certo potere di legiferare mi sembra che sia Pag. 19nelle cose. La valutazione deve essere quindi certamente più ampia: riguarda un tema enorme come quello delle riforme istituzionali, riguarda il sistema bicamerale perfetto, le difficoltà che questo implica con la discrasia di tempi che ha rispetto alle esigenze del Paese. Quindi non certamente il provvedimento in esame e non certamente solo questo Governo: il tema è molto più ampio.
Rispetto anche gli interventi precedenti, lo stesso si può dire per quanto riguarda la manovra.
Non questo Governo ma addirittura il Presidente della Repubblica Ciampi e molti altri autorevoli interlocutori hanno sottolineato a più riprese la difficoltà che permane a causa della vecchia concezione del disegno di legge finanziaria, che mal si concilia con le esigenze economiche del Paese, soprattutto in uno momento di crisi come quello che purtroppo ci avviamo a vivere, o che forse stiamo già vivendo.
Infine, in qualità di relatore, avendo osservato gran parte dei lavori che si sono svolti, mi permetto di spendere qualche parola in favore del ruolo del sottosegretario Vegas (anche se non ne sono l'avvocato difensore). Ho seguito i lavori relativi a dieci o quindici disegni di legge finanziaria: ebbene, raramente mi è capitato di vedere un membro del Governo assistere ad essi in maniera così utile e personale, con tanta dedizione e con tanto tempo, come ha fatto il sottosegretario Vegas. Egli è stato presente per una settimana di fila, giorno e notte, ascoltando tutti e interloquendo con tutti, spesso accogliendo anche le argomentazioni dell'opposizione, che - devo dire - molte volte avevano una loro logica e un loro significato preciso. Credo, dunque, sia giusto riconoscere - penso a nome di tutti i colleghi - che il sottosegretario ha svolto un ruolo davvero raro ed encomiabile.
PRESIDENTE. Onorevole, mi associo alle sue considerazioni positive nei confronti del sottosegretario: del resto, credo che le stesse difficoltà evidenziate dall'onorevole Giachetti stiano in qualche modo a dimostrare che il Governo ha non solo seguito attentamente la discussione ma anche argomentato i pareri sugli ordini del giorno che sono stati presentati.
Al tempo stesso, però, credo che restino i problemi che sono stati sollevati in tutti gli interventi relativamente all'efficacia dell'attività di indirizzo del Parlamento, e ciò al di là della necessità di procedere a riforme istituzionali e alla modifica del Regolamento. Stante questo Regolamento, infatti, poiché ognuno di noi si fa carico delle responsabilità per il tempo che gli è dato di lavorare in quest'Aula e di esercitare le funzioni che ci sono state assegnate, credo che sia giusto rafforzare sin d'ora i servizi del Parlamento che sono in grado di valutare l'impatto effettivo dell'attività di indirizzo che esso svolge sull'azione del Governo. Credo, dunque, che ciò possa essere posto all'attenzione della Presidenza e del Comitato parlamentare che ha la funzione di vigilanza sull'attività di documentazione e di verifica dell'impatto dell'attività di indirizzo.
Credo, infatti, che questo sia un interesse di tutti i parlamentari e del Parlamento, come primo e fondamentale organo costituzionale di rappresentanza della volontà degli elettori, e ritengo dunque che esso debba dotarsi di tutti gli strumenti che gli consentano di valutare l'impatto della propria azione e delle proprie funzioni nei confronti di cittadini.
DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole, a questo punto metterei fine al dibattito su questa questione. Comunque, ne ha facoltà.
DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, sarò brevissimo: intervengo solo per svolgere una piccola riflessione che ritengo importante anzitutto in quanto parlamentare alla prima esperienza, poiché talora si fanno affermazioni che lasciano una traccia nell'animo e nel cuore (le parole hanno un grande significato!). Non vi sono in questo momento parole per entrare nel merito della questione di quanto dichiarato dal sottosegretario Vegas, che ha Pag. 20affermato che «una raccomandazione tanto non si nega a nessuno». Io non so cosa ciò significhi, né provo amore per le polemiche: dico però, come parlamentare e come rappresentante dell'Italia dei Valori, che noi ci troviamo in Parlamento per dare un contributo serio e fattivo, e che lavoriamo per cercare di portare un contributo. Mi sarei aspettato dunque che, proprio per la sua preparazione, intelligenza e professionalità, nonché per il tempo che ha trascorso in quest'Aula ad ascoltarci, il sottosegretario fosse intervenuto per scusarsi di fronte all'Assemblea di cui fa parte per quello che ha detto nei confronti di parlamentari che lavorano con molta serietà, come lui ha fatto negli anni passati e come continua a fare.
La dialettica politica e gli scontri politici sono fatti importanti che molte volte portano a costruire qualcosa di concreto, ma credo che delegittimare il parlamentare ed il Parlamento sia molto grave. Oggi come oggi infatti, in un momento di grande difficoltà nel quale i cittadini italiani non si sentono più rappresentati, nella maggior parte, dai partiti politici presenti all'interno del Parlamento e da parlamentari che non conoscono completamente la realtà ed il territorio, un'affermazione del genere diventa gravissima e potrebbe anche indurre i cittadini, che sono fuori ed ascoltano determinati argomenti ed affermazioni da parte di un rappresentante dello Stato e del Governo, a scegliere, forse, non la forma più lineare - quella democratica - , bensì anche altre forme che diventerebbero veramente pesanti, non solo per il Governo, ma per la nostra nazione.
Allora - lo dico con molta tranquillità e non con un senso di richiamo (poiché non vuole essere questo, piuttosto una piccola riflessione) - ciò che io avrei fatto, al posto del sottosegretario, sarebbe stato dire di essermi accorto di aver fatto un'affermazione poco felice e di aver offeso, direttamente e indirettamente, i parlamentari, e sarei quindi intervenuto per chiedere scusa ai parlamentari presenti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, a che titolo?
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, nella Conferenza dei presidenti di gruppo - vorrei ora porle un altro problema che non è meno importante - era stato deciso nella gestione dei nostri lavori che, finché vi fosse stata la discussione generale (ovvero la fase relativa all'illustrazione degli ordine del giorno), potesse esservi la contemporaneità delle riunioni delle Commissioni con quella dall'Aula.
Oggi siamo, però, entrati nella fase delle dichiarazioni di voto - e quindi nella fase della votazione degli ordini del giorno -, ed è a mio avviso assolutamente inaccettabile che contemporaneamente si riuniscano le Commissioni, con la conseguenza che i deputati non possono essere presenti per esprimere la loro dichiarazione di voto né, se del caso, per votare. Abbiamo infatti un elenco ma, come è del tutto evidente, tra cinque minuti tutti potrebbero rinunciare ad intervenire e dunque potremmo dover passare al voto. Questa è una fase nella quale, a mio giudizio, le Commissioni non possono riunirsi, ed in tal senso la pregherei di intervenire. Ho ricevuto molte lamentele da parte dei deputati del mio gruppo, ed immagino che anche i colleghi della maggioranza abbiano un problema analogo. Pertanto chi deve stare in Aula ad esprimere il proprio parere, e magari anche il proprio voto, deve poterci stare tranquillamente senza che contemporaneamente in Commissione si svolgano altre attività.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Mentre lei parlava abbiamo provveduto ad una veloce consultazione con la Presidenza. Il Presidente Fini accoglie la sua richiesta e si chiede, quindi, l'immediata sconvocazione di tutte le Commissioni.
CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.
Pag. 21PRESIDENTE. A che titolo?
CLAUDIO D'AMICO. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, non era mia intenzione intervenire ma, considerato ciò che ho ascoltato adesso da un collega di un gruppo di opposizione che, come altri colleghi dello stesso gruppo, in questi mesi, da quando sono parlamentare, ha affermato tante cose per le quali avrebbero dovuto chiedere loro scusa a tanti altri parlamentari, mi sembra una grande forzatura la richiesta di scuse da parte del sottosegretario. Quest'ultimo è stato presente per due giorni a seguire tutti gli ordini del giorno, mentre adesso si fa la radiografia di ogni sua singola parola per cercare il cavillo per poi aprire una polemica. Mi sembra, quindi, molto pretestuoso ciò che è stato detto.
Tuttavia, vorrei toccare il punto forse principale di questa discussione, quello dell'attuale sistema di presentare ed illustrare in Aula gli ordini del giorno, sui quali poi il Governo esprime un suo parere - favorevole o contrario - o li accoglie come raccomandazione. A mio giudizio, abbiamo perso due giorni di lavoro (e dobbiamo considerare anche questo). Formulo, dunque, un invito alla Giunta per il Regolamento per cercare di capire non solo che fine fanno gli ordini del giorno, ma soprattutto per cercare di tagliare questi tempi morti: abbiamo perso due giorni di lavoro in Aula con costi enormi per il Parlamento per discutere di cose che, forse, potevano essere trattate in modo molto più breve e veloce.
Poi voglio esprimere un'ultima considerazione in ordine al termine «raccomandazione». Lo dico a livello personale, ma penso che anche noi della Lega questo termine - il termine raccomandazione - non l'abbiamo mai amato. Però, l'Italia è stato il Paese delle raccomandazioni. Il mio auspicio è che l'Italia non sia più il Paese delle raccomandazioni e, forse, con una modifica al Regolamento si potrebbe anche modificare un iter che ci costringe a parlare di raccomandazioni per ore e ore. Pertanto, evitiamo possibilmente anche questo termine e nello stesso tempo auspichiamo che anche nel Paese la pratica della raccomandazione finalmente finisca.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ringrazio lei e il sottosegretario Vegas perché oggi è stato ancora più buono del solito. Una raccomandazione non si nega a nessuno e qui o tutti i parlamentari sono diventati collaborativi e la politica ci trova tutti uniti o altrimenti il buonismo del Governo mi preoccupa, perché la forma è importante ma la sostanza lo è ancora di più. Pertanto, caro sottosegretario, nel ribadirle la mia stima vorrei dire chiaramente che ieri ho illustrato il mio ordine del giorno n. 9/1386/172 sul nucleare. Ho sentito tante belle parole, dichiarazioni che condividiamo, ma quando si tratta di concludere non ci siamo.
Lei afferma di accogliere come raccomandazione il mio ordine del giorno in quanto i termini sono troppo stringenti. Io rilancio, sottosegretario, e le dico che, anziché tre mesi possiamo anche accettare di stabilire un termine di quattro mesi, ma il problema energetico non si può rinviare. Il Ministro Scajola, l'ho detto prima, in campagna elettorale e anche successivamente (perché ha continuato la campagna elettorale) ha enunciato tante iniziative che condividiamo. Infatti, condividiamo quanto è stato detto in campagna elettorale e quanto il Ministro ha sostenuto dopo. Tuttavia, mi permetta, sarebbe molto paradossale che dovesse essere parte dell'opposizione a garantire il rispetto degli impegni assunti dal Governo e da un Ministro che ha enunciato intendimenti, dicevo, condivisibili.
Abbiamo un problema energetico gravissimo. Non è colpa di un Governo o dell'altro. Da vent'anni a questa parte il nostro Paese si è ridotto a effettuare non Pag. 22scelte. Abbiamo, ad oggi, il problema dei costi e quello dei vincoli di approvvigionamento perché siamo ricattati energeticamente dai Paesi fornitori. Inoltre, abbiamo dei vincoli di costi - dicevo - perché siamo in un Paese dove non esiste mercato al di là di ciò che diciamo. Infine, abbiamo dei problemi ambientali. Si parla di rispetto delle norme del Protocollo di Kyoto, norme che comportano delle ripercussioni pesantissime a livello economico, e ciononostante si continua a non fare nulla.
Tuttavia, non voglio entrare nel merito di un'altra questione perché ciò che mi preoccupa è quanto avete disposto nel provvedimento in esame. Si autorizza il Governo ad acquistare energia prodotta con fonti nucleari. Si autorizza il Governo a stabilire patti per studiare e cooperare con Paesi stranieri. Tuttavia, noi chiediamo qualcosa di più concreto. Caro Ministro, caro sottosegretario, compriamo già l'energia nucleare dall'estero pagandola a caro prezzo. Lo ripeto: con i nostri soldi abbiamo costruito le centrali nucleari degli altri Paesi e non siamo nemmeno in grado di gestirne i rischi perché lo fanno gli altri. Dunque siamo, come si dice, cornuti e mazziati!
Abbiamo richiesto, a mio avviso, un impegno molto semplice perché su questo punto il Governo è stato fermo e ha sostenuto che in cinque anni si poserà la prima pietra della prima centrale nucleare. Chiediamo che entro tre mesi - ricordo che a fronte della dichiarazione del Ministro non ci sembra un tempo tanto stretto - si venga a spiegare quanta energia si intende produrre con il nucleare, quanti centrali si intendono costruire, quali sono i costi e chi li sostiene.
Infatti, non abbiamo chiesto di dirci in quale posto intendete localizzare i siti (nemmeno questo sarebbe scandaloso); vi abbiamo chiesto cose che dovreste già sapere e dire. Dunque, crediamo che su questo ordine del giorno si debba votare perché si deve prendere un impegno serio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURO LIBÈ. L'impressione, concludo signor Presidente, è che manchi una strategia. Anche l'accogliere tutti gli ordini del giorno dimostra chiaramente un eccesso di buonismo e l'incapacità di prendere impegni seri, mentre questo Governo ha bisogno di impegni seri. Se volete il nucleare venite a dircelo con degli impegni, ma se non lo volete dovete dirlo chiaramente davanti ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.
ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, il tempo è limitato e quindi concentrerò la mia dichiarazione di voto attorno a due punti che sono stati presi in considerazione da numerosi ordini del giorno. Il primo è la politica fiscale. Nel programma del PdL era scritto nero su bianco «diminuzione della pressione fiscale sotto il 40 per cento». Andiamo in una direzione esattamente opposta e in questo decreto-legge non c'è nulla che riduca la pressione fiscale sui dipendenti e i pensionati, nulla che dia una mano alle famiglie, tanto meno il quoziente familiare di cui quest'Aula ha pure discusso qualche giorno fa.
Anzi, le cose sono destinate a peggiorare viste le scelte su un'inflazione programmata di molto inferiore a quella reale, visto il mancato recupero del drenaggio fiscale e visto il taglio dei salari accessori che viene imposto a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. Avete detto che non c'erano i soldi; secondo noi le cose stanno diversamente e i dati sul fabbisogno sono lì da vedere.
Non fare nulla è un grave errore che rischiano di pagare i lavoratori, che perderanno ulteriore potere d'acquisto ed il Paese nel suo insieme. Il Governo ha dichiarato di accogliere con qualche modifica l'ordine del giorno Baretta n. 9/1386/209 e spero che questo induca il Governo a cambiare strada in autunno su un tema cruciale per il futuro del Paese.
Non può bastare a cambiare la situazione un'operazione di immagine come la Pag. 23Robin tax, una brillante operazione di comunicazione che, nella sostanza, è una tassa creativa che sarà trasferita in tutto o in parte sui consumatori e - beffa delle beffe - sarà utilizzata solo in minima parte per aiutare la parte più fragile del Paese. Infatti nel 2008, e solo nel 2008, un mero 10 per cento del gettito di questa tassa andrà alla cosiddetta «carta dei poveri». Insomma nella manovra non c'è nulla, per il momento, per i salariati e i pensionati e pochissimo per la parte più debole del Paese.
Avete insistito molto sull'idea di un Robin Hood che ruba ai ricchi. Il vostro Robin Hood ruberà sicuramente ai ricchi con questa manovra, ma lasciatemelo dire, con i poveri ha il braccino decisamente corto, molto più corto di quanto il Paese ed in particolare la sua parte più fragile abbiano bisogno.
Il secondo punto del mio intervento riguarda la finanza degli enti locali. Su questo terreno le riforme erano e sono necessarie anche per rilanciare la crescita economica e sociale del Paese, ma su tale fronte si hanno i risultati più deludenti rispetto alle ambizioni riformiste (a parole) della manovra economico-finanziaria. Farò due esempi: il primo è la riforma pasticciata dei servizi pubblici locali - fatta passare in una notte - che non darà nessuna spinta alla modernizzazione di un settore importante per l'economia del Paese e determinante per il potere d'acquisto delle famiglie.
Il secondo esempio è la controriforma centralista degli enti territoriali: si cancella l'ICI sulla prima casa e il Ministro Calderoli ieri (meglio tardi che mai!) ha riconosciuto quanto grave sia stato questo errore. Ai comuni verranno restituite meno risorse di quante siano necessarie. Si blocca l'autonomia impositiva di comuni, province e regioni; si centralizzata l'uso delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate e in una notte si tagliano di 250 milioni di euro i trasferimenti a comuni e province e di ulteriori 30 milioni di euro quelli alle comunità montane.
Mi rivolgo ai pochi colleghi della Lega presenti: fate attenzione, sul federalismo con questa manovra non stiamo andando avanti, ma tornando indietro. Se il buongiorno si vede dal mattino, c'è di che essere preoccupati quando in autunno inizieremo la discussione su un passaggio cruciale come il federalismo fiscale e l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.
Signor Presidente, mi avvio a concludere, anche se avrei tante cose da dire: le affiderò ad un intervento scritto che consegnerò alla Presidenza. Il Governo ha approvato questa manovra in 9 minuti e mezzo, durante i quali, sottosegretario Vegas, avete deciso di non diminuire le tasse, di tagliare gli investimenti pubblici, di tagliare le spese correnti, colpendo i servizi più che gli sprechi e le inefficienze. Non mi sembra una politica economica da manuale. Credo che avreste fatto meglio a prendere qualche minuto in più, a fare scelte più meditate e più rivolte agli interessi reali del nostro Paese.
Con gli ordini del giorno che il Partito Democratico ha presentato, abbiamo posto l'attenzione innanzitutto sul tali problematiche. Ci piacerebbe che il Governo ascoltasse le nostre ragioni cambiando rotta. Infatti, così come è, questa manovra è quanto di più lontano vi sia dai bisogni reali del Paese e non ha alcuna speranza di fare ripartire l'Italia.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Misiani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi di non disturbare il sottosegretario Vegas.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di intervenire soprattutto alla luce della mia professione di una vita, cioè di appartenente alle forze dell'ordine, in un momento come questo che ha suscitato non poche perplessità e alcune preoccupazioni - bisogna ammetterlo Pag. 24- anche fondate. Con la stessa sincerità e, quindi, con la stessa trasparenza bisogna anche ammettere che vi è stato un grosso sforzo da parte del Governo, dei sottosegretari Vegas e Giorgetti, dei Ministri Tremonti e Maroni, del sottosegretario Mantovano e di altri esponenti del Parlamento che hanno recepito una serie di indicazioni al fine di evitare che fossero effettuati tagli sulla sicurezza.
Non abbiamo affatto dimenticato ciò che in campagna elettorale abbiamo detto agli italiani e anche alle forze dell'ordine. Il Paese ha bisogno di sicurezza e le forze dell'ordine hanno bisogno di rispetto. Abbiamo anche detto che quei mille milioni tagliati al Ministero dell'interno da parte del precedente Governo era un affronto alla sicurezza e al settore che bisognava assolutamente coniugare al passato e mettere in soffitta e che in futuro mai si sarebbe potuto verificare qualcosa del genere. Ma lo dicevamo perché avevate detto che vi era una ripresa dell'economia, un tesoretto. Vi siete perfino ritrovati nella reggia di Caserta per decidere come dividere un tesoretto che oggi - guarda caso - non c'è più! Volevamo indirizzarlo sulla sicurezza e sulle forze dell'ordine, mentre oggi dobbiamo fare i conti con la razionalizzazione e il contenimento della spesa e con il rispetto del patto di stabilità.
Abbiamo anche fatto capire al Governo in modo estremamente concreto che quando si deve tagliare non lo si può fare in modo uniforme, ma si deve soprattutto incidere dove si può, salvando le particolarità, le peculiarità e le esigenze di un settore come quello della difesa e della sicurezza.
Quindi, voglio qui ribadire che sono stati trovati fondi per 400 milioni di euro, che vanno a pareggiare le ipotesi di tagli per altrettanti 400 milioni. Sono stati inseriti questi fondi su capitoli ben precisi: sui contratti, sulle assunzioni in deroga, sulla polizia e sulla necessità dell'attività di polizia urbana. Inoltre, abbiamo pensato di assumere anche iniziative forti di contrasto alla criminalità e che contengano un messaggio ben preciso per coloro che commettono reati, prevedendo che si attingano le somme per le necessità operative per le forze dell'ordine dal fondo contenente tutti i proventi della criminalità organizzata e non, sequestrati e poi anche confiscati.
L'altro giorno un mio vecchio commilitone mi ha detto che due anni fa, su un conto bancario di un avvocato in odore di camorra, sono stati sequestrati 80 milioni di euro. A chi lamentava il fatto che questo fondo poteva non avere le capacità e le energie per finanziare l'attività di polizia diciamo che così non è.
Pertanto, ringraziamo il Governo non solo per aver trovato i fondi, ma anche per aver sottratto le forze dell'ordine e i militari a tutti quei provvedimenti che riguardano il pubblico impiego, dando vita sin da adesso a quella specificità che le forze dell'ordine richiedono e che comunque deve essere scritta al più presto in un testo normativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando non c'è una buona politica, quando manca la politica, le ripercussioni vengono a cascata e negative su tutti i gangli della società, in particolare sull'economia. L'attività di un Governo, la vita di un Paese, la si giudica dagli atti e dai fatti che mette in campo. Ieri, per esempio, tutti quanti hanno fatto un plauso alla Serbia perché, mettendo alla sbarra Radovan Karadzic, in buona sostanza ha voluto dare un segnale di come in quello Stato ci si cominci a riconoscere in delle regole, ci sono delle leggi che valgono per tutti. Pertanto, indipendentemente dal soggetto che è stato catturato, se è vero o meno che ha partecipato ai crimini che negli anni Novanta sono stati commessi in Bosnia e a tutto quello che è successo nel post Jugoslavia, una cosa è certa: quello Stato ha voluto dimostrare che si riconosce nelle regole e che tutti sono assoggettati alla legge. Ecco perché da ieri la Serbia è più vicina all'Europa.Pag. 25
Al contrario, sempre da ieri, l'Italia è più lontana dall'Europa, perché con l'approvazione del lodo Alfano abbiamo fatto in modo che sia stata ferita violentemente la Costituzione di questo Paese; da oggi non c'è più un Premier, ma un monarca, perché chi è legibus solutus sicuramente non è più un Presidente del Consiglio a capo di un popolo di cittadini, ma è un Premier a capo di sudditi, di servi. Così è stata trasformata da ieri l'Italia.
Ieri ci sono state due pagine, una positiva e una negativa, per l'Europa: una Serbia che è più vicina all'Europa e un'Italia che ne è più lontana. L'unico vero teorema che stiamo verificando in questi giorni è il tentativo di far diventare la politica in grado di fare tutto e il contrario di tutto, dove il politico è sciolto dalle regole e dalle leggi, può scegliere tutto con il libero arbitrio; questo è ciò che stiamo vedendo oggi con questo Governo.
Questa ipotesi conduce poi ad un'altra tesi: il politico, per essere libero di fare tutto e il contrario di tutto, per essere arbiter assoluto, cosa deve fare? Deve creare uno Stato in cui deve essere indebolita la legalità, non ci deve essere più uno stato di diritto.
Ecco, allora, come viene smontato lo Stato e la legalità, con i segnali che ci arrivano ieri. Il GIP Clementina Forleo viene trasferita dal tribunale di Milano perché non aveva guardato in faccia alla politica. Grazie a questo GIP e alla sua meritoria attività, nelle casse dello Stato erano entrati ben 94 milioni di euro solo per l'inchiesta che era stata portata avanti nei confronti di Fiorani durante il tentativo di scalata della Antonveneta.
Ebbene come si vede la legalità è sempre conveniente. Al contrario, stiamo smontando questo stato di diritto e la stessa sorte del GIP Forleo toccherà, infatti, al pubblico ministero De Magistris, che per fortuna viene trasferito da noi a Napoli e di ciò ne siamo ben felici.
Allorché, quindi, qualcuno interviene in ogni direzione, perché la legge deve essere uguale per tutti, vengono tagliati questi fili e si crea questo corto circuito, come è avvenuto anche con i tagli che sono stati apportati alle forze dell'ordine: come si riesce a garantire la sicurezza? Semplicemente tutto ciò rientra nella tesi del teorema che bisogna smontare lo stato di legalità.
Ho l'impressione che questa politica sia davvero malata e l'ultimo bluff l'abbiamo visto nel decreto sulla manovra economica e con la grande pubblicità fatta dal Ministro Brunetti della sua lotta ai fannulloni.
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, deve concludere.
FRANCESCO BARBATO. Si tratta di una questione sulla quale noi siamo d'accordo. Nella legge era previsto che l'assenza fosse giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica, nella successiva circolare si afferma, invece, che tale ottica conduce a un'interpretazione che supera il dato meramente testuale, per cui deve ritenersi ugualmente ammissibile la certificazione rilasciata dalle persone fisiche che comunque fanno parte del servizio in questione, ovvero dai medici convenzionati. Praticamente si rinnova il continuo bluff di questo Governo che non fa gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario Vegas - che vedo ovviamente assediato, anche se non credo per delle raccomandazioni ma per altre questioni riguardanti gli ordini del giorno -, l'intervento svolto dal Ministro dell'economia e delle finanze la settimana scorsa è stato per molti deputati un'utile lezione di politica economica di cui probabilmente, però, il Parlamento non sentiva il bisogno.
Il suo Ministro ci ha disegnato un quadro drammatico della situazione economica internazionale e di riflesso del Pag. 26nostro Paese, anche se non ha voluto sottolinearlo più di tanto, forse perché il Presidente del Consiglio gli ha suggerito di apparire più ottimista. Comprendiamo il suo sforzo, lo sforzo del Ministro, di fare come il buon padre di famiglia, che cerca di tutelare un bene in continuo deterioramento e prova a mettere sotto chiave quel poco di argenteria che è rimasto in casa perché ha paura che venga depredato. Facendo ciò, avete di fatto negato il dibattito, mascherato, contraddetto e rinnegato il contenuto della manovra economica con un imbarazzante gioco delle tre carte, che ha portato la Camera dei deputati a confrontarsi, prima in Commissione e poi in Aula, sull'intervento triennale di portata strategica senza conoscerne il contenuto, che è stato modificato in tutte le ore possibili del giorno e della notte con superficialità e - mi consenta - con arroganza e lasciandoci oggi egli il «contentino» del dibattito e del voto sugli ordini del giorno, molti di quali accolti come raccomandazione. Non siamo alla «finzione» del dibattito, ma poco ci manca e comunque l'opposizione utilizzerà tutti gli strumenti che ha per svolgere, nonostante questo, con serietà il suo ruolo.
Questo Governo, signor sottosegretario, ha paura non tanto che i singoli parlamentari, ma che gli stessi Ministri, per quanto pochi, fidati e di espressione diretta del Presidente Berlusconi, possano battere cassa allo Stato per i loro dicasteri. Lei ha un compito che deve svolgere inesorabilmente: tagliare, tagliare e tagliare. Sarà costretto, quindi, a chiedere ai cittadini un prezzo altissimo, nonostante l'abolizione dell'ICI, che poi abbiamo scoperto rischia di essere sostituita da ben due imposte diverse, in termini di aumento delle tasse, anche se lei la chiama «perequazione fiscale», e in cambio di minori servizi.
I miei colleghi più esperti della materia, come l'onorevole Tabacci, l'onorevole Galletti e l'onorevole Occhiuto, hanno seguito con scrupolo e dedizione il provvedimento in Commissione e hanno illustrato gli effetti paradossali della Robin tax, dei cosiddetti tagli lineari, che come una falce livellano indiscriminatamente tutti i comparti della pubblica amministrazione senza distinguere la spesa produttiva da quella improduttiva, così come il clamoroso fallimento della tanto attesa riforma dei servizi pubblici locali, sulla quale pure l'Unione di Centro aveva assicurato un'ampia disponibilità di collaborazione qualora si fosse trattato di una riforma coraggiosa e non, come invece è avvenuto, di un clamoroso passo indietro, imposto dalla Lega, persino rispetto alla mediazione a ribasso cui il Ministro Lanzillotta è stata costretta dal ricatto della sinistra estrema durante il Governo Prodi.
Onorevole sottosegretario, vorrei solo sottolineare velocemente due aspetti di questa manovra che sono ugualmente pericolosi e che si rifletteranno necessariamente sull'auspicata riforma della giustizia in Italia e su quel bisogno di sicurezza tanto proclamato in campagna elettorale dal Popolo della Libertà e a cui avete perfino intitolato un decreto ad hoc.
Il Governo ha abbandonato nei fatti, nonostante il balletto delle cifre, le forze dell'ordine, cioè coloro che in prima linea combattono la criminalità diffusa e organizzata e che oggi incontreranno il Governo prima di scendere in piazza, ancora una volta, per rivendicare quei diritti di cui erano stati privati dal Governo Prodi e che sono stati negati, ancora una volta, da questa manovra, nonostante - lo ripeto - i balletti e le cifre che si contraddicono in queste ore.
Oltre al problema economico, vi è oggi la questione di uomini e donne, servitori dello Stato, che per 1.200 euro al mese, anche a costo della vita, combattono la criminalità e si sentono vessati da un Governo che per loro non ha previsto la detassazione del lavoro straordinario, ha imposto il «no» al turn over del personale nonché la riduzione dell'organico. Per questo chiederò di mettere in votazione, nonostante tutto, la prima parte dell'ordine del giorno n. 9/1386/146, che non è stata accettata, perché è evidente a tutti che la vostra decisione di tagliare indiscriminatamente Pag. 27sulla giustizia e sulla sicurezza non produce più sicurezza per i cittadini.
La manovra di bilancio ha fortemente penalizzato il settore della sicurezza, ad esempio, con il blocco del turn over e con i tagli del 10 per cento al personale amministrativo. In conclusione, forse la situazione è davvero drammatica, come il Ministro Tremonti ha ammesso, da novella Cassandra, preannunciando lo spettro di una nuova grande depressione come quella del 1929. Allora, questi interventi che vi preparate a varare e a blindare con il voto di fiducia sono solo dei timidi palliativi, inadeguati alla portata del problema, che anzi viene nascosto o rinviato. Oppure - concludo - vi fate scudo di un catastrofismo di maniera per espropriare il Parlamento di un dibattito approfondito sulla situazione economica del nostro Paese e sulle scelte da prendere per migliorarla. Comunque sia, non ci è piaciuto il metodo e tanto meno la sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cardinale. Ne ha facoltà.
DANIELA CARDINALE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, intervengo sugli ordini del giorno che fanno riferimento al sistema del trasporto pubblico, alcuni dei quali a mia firma, con la consapevolezza che il decreto-legge in esame arreca un grave vulnus a quel settore strategico per lo sviluppo del nostro Paese. Essi tendono ad impegnare il Governo al ripristino di quelle risorse opportunamente apprestate in favore del trasporto pubblico dalla legge finanziaria per il 2008. Tali risorse finanziarie venivano destinate al trasporto su ferro con particolare riguardo alla messa in sicurezza degli impianti, al rinnovo del materiale rotabile e alle tecnologie per il miglioramento dei controlli. Un'attenzione particolare veniva riservata al trasporto pubblico locale in accordo con le regioni, gli altri enti pubblici territoriali e il consenso delle parti sociali. Inoltre, venivano introdotte norme dirette a risolvere quello che si considera il problema di fondo di tale trasporto pubblico locale: la dimensione delle aziende che lo erogano.
Non vi è alcun dubbio ora che il presente decreto fa venire meno gli strumenti necessari a realizzare lo sviluppo del sistema ferroviario del nostro Paese, che permette una mobilità sostenibile che riguarda ben 15 milioni di cittadini italiani che ogni giorno si servono dei mezzi di trasporto pubblico. Tale decreto inoltre, favorendo di fatto il trasporto su gomma, crea le condizioni per un progressivo inquinamento ambientale, soprattutto nelle grandi aree metropolitane, come è ampiamente dimostrato dai dati statistici a cui si fa riferimento con i nostri ordini del giorno, che avremmo voluto che fossero stati tutti accolti dal Governo. Si chiede, inoltre, al Governo di volersi fare parte attiva per la convocazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e le parti sociali, per definire le linee di una riforma del trasporto pubblico locale.
Mi si consenta, infine, di rivolgere al Governo un forte e accorato appello. La finanziaria del 2007 disponeva 2,5 miliardi di euro per il finanziamento di infrastrutture di primaria importanza per la Calabria e per la Sicilia. La mia sollecitazione è per ripristinare la posta proprio per il contributo che questo stanziamento può offrire alla modernizzazione di due regioni che avvertono un grave deficit nel sistema di relazioni umane ed urbane. Non appaia retorico questo richiamo al rispetto degli impegni a suo tempo assunti verso Calabria e Sicilia.
Chiedo all'onorevole rappresentante del Governo qual è il contributo che si intende dare al miglioramento della condizione civile del Mezzogiorno, se si cancellano risorse attese da anni e sulle quali confidavano le comunità siciliane e calabresi; con quali prospettive si potrà guardare alla promozione e alla cooperazione verso i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, se non avremo saputo rispondere Pag. 28ad impegni già scritti per effetto di tagli che non sono né selettivi, né rispettosi di elementari priorità civili.
Sono queste le domande che ogni deputato del Mezzogiorno, a prescindere dagli schieramenti, dovrebbe porsi e porre per un rispetto verso la coscienza e verso la storia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, so che ha già invitato il sottosegretario Vegas ad ascoltare e vorrei che gentilmente mi ascoltasse. Il mio intervento riguarda, tra l'altro, un ordine del giorno presentato anche dall'onorevole De Micheli, l'ordine del giorno Marchi n. 9/1386/222.
Intervengo su questo, anche se non c'entrerebbe niente con la mia dichiarazione di voto. Infatti non è banale ciò che è stato segnalato dall'onorevole Marchi con il suo ordine del giorno sopracitato, nei confronti del quale il sottosegretario ha espresso parere favorevole, con una riformulazione. Voglio denunciare la violazione gravissima di un patto, ovviamente non scritto, ma dichiarato formalmente dal Ministro per i rapporti con il Parlamento in Commissione, secondo il quale il maxiemendamento avrebbe ripreso «pari pari» l'esito di quanto approvato in Commissione: così non è avvenuto. È un episodio gravissimo, perché il fatto che sia stato riportato nel maxiemendamento il riferimento all'articolo 21 del decreto-legge n. 159 del 2007 che era stato escluso da un emendamento approvato in Commissione, produce un effetto - sottosegretario, mi ascolti - drammatico, perché sottrae 50 milioni di euro (ripeto: 50 milioni di euro) alla ricostruzione delle infrastrutture nelle zone terremotate del Molise per opere già in corso di costruzione.
Pertanto, è un fatto gravissimo, non credo casuale, che sia stata presentata una proposta di tal genere nella ricerca spasmodica di fondi da portar via da qualche parte. Per tale ragione, invito formalmente il sottosegretario non ad accettare l'ordine del giorno Marchi n. 9/1386/222, se riformulato, ma ad impegnare direttamente il Governo a ripristinare il testo licenziato dalle Commissioni con un altro provvedimento - lo inseriscano dove vogliono -, perché, altrimenti, siamo in presenza di un'ulteriore violazione di regole e di prassi accolte nei riguardi del Parlamento: altro che onorevole D'Amico!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,35)
ANTONIO BORGHESI. L'onorevole D'Amico non c'è più, ha svolto il suo intervento e se ne è andato via: non so se intenda così la politica. Ha accusato le forze di opposizione di perdere tempo nel Parlamento: altro che perdere tempo, onorevole D'Amico! Intanto, visto che lei è alla prima esperienza, le consiglierei di andare a rivedere che cosa ha fatto il suo gruppo politico, la Lega Nord Padania, nei due anni 2006-2008 nei confronti dell'allora maggioranza, prima di parlare. In ogni caso, ritengo che la democrazia sia anche esercizio di pazienza, che evidentemente capisco che molti non hanno. Vi è da parte di qualcuno, probabilmente da parte del Presidente del Consiglio, ma, forse, anche da parte del gruppo della Lega, un'idea di democrazia per la quale il Parlamento è semplicemente un orpello inutile, come anche dichiaravo nel mio intervento sulla questione di fiducia e che, certamente, piacerebbe poter decidere e agire senza alcun controllo.
Vorrei rimarcare ancora una volta che gli eletti, quindi i rappresentanti del popolo, sono coloro che siedono in questi banchi e non sono i signori del Governo, che sono nominati certamente seguendo i dettami della Costituzione, ma senza essere stati investiti direttamente dal popolo della funzione che esercitano.
Pertanto, signor sottosegretario, la prego veramente di riconsiderare questo punto, perché si tratta di 50 milioni in Pag. 29meno per opere che sono già in corso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/1386/111 è stato accettato dal Governo, quindi non sono un raccomandato, ne prendo atto; dovrei essere felice e contento, invece non lo sono affatto. Non lo sono perché, signor Presidente, l'attuale Governo ormai ci ha abituato a comportamenti schizofrenici, cioè dichiara una cosa e ne fa una esattamente opposta.
La riprova sta proprio nell'avere accettato il mio ordine del giorno n. 9/1386/111, che riguarda tutta la questione della lotta all'evasione fiscale.
Ma ormai l'attuale Governo ci ha abituato a comportamenti schizofrenici: credo che tutti i colleghi abbiano letto i quotidiani di stamani, dove viene riportato che l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ha affermato espressamente, in una lettera inviata all'amministratore delegato di Alitalia, che nell'attuale situazione non vi sono investitori pronti a ricapitalizzare la compagnia di bandiera.
Peccato che questa lettera, apparsa soltanto oggi sui quotidiani, sia stata scritta in contemporanea il giorno stesso in cui il Presidente del Consiglio dichiarava (è avvenuto giovedì scorso), lo cito testualmente: «Devo dire di "no" ad alcuni imprenditori, perché troppi si sono presentati per sottoscrivere l'aumento di capitale di Alitalia».
Quindi, delle due l'una: o è vero quanto dichiara l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, incaricato di compiere le valutazioni del caso, oppure è vero quanto affermava il Presidente del Consiglio.
Credo che non vi siano dubbi sulla falsità, ancora una volta, del nostro Presidente del Consiglio.
Ma non mi limito a ciò: stamani leggiamo - e chi ieri ha avuto la fortuna di seguire i lavori della Commissione bicamerale per le questioni regionali lo ha udito direttamente - che il Ministro Calderoli ha affermato che è stato un grave errore quello di aver abolito l'ICI.
Guarda caso, tale provvedimento invece è stato presentato dal Governo con il decreto-legge n. 93 del 2008; è stato discusso e approvato dalla maggioranza di centrodestra - compreso ovviamente il Ministro Calderoli, prima nel Governo e poi nel Parlamento - e adesso si dice che è un errore.
Signor sottosegretario Vegas, quando lo dicevamo noi, nei modi in cui ci è stato consentito, non andava bene: eravamo soltanto oppositori distruttivi. Voi dovevate mantenere delle promesse elettorali, lo avete fatto: e adesso riconoscete degli errori?
Sarebbe tanto meglio, per il Paese, che qualche volta in più ci ascoltaste.
Giungo al merito nell'ordine del giorno da me presentato, tralasciando l'infelice battuta del sottosegretario Vegas, secondo cui un ordine del giorno non si nega a nessuno: lo sapevamo già, ne abbiamo preso atto da tempo, perché tutte le volte in cui presentiamo ordini del giorno vengono poi puntualmente disattesi.
Attenzione però: signor sottosegretario, lei ha detto un'altra cosa, commentando il mio ordine del giorno, cioè che nessun Governo e nessuna maggioranza è contraria alla lotta all'evasione fiscale, anzi la sostiene.
Non è vero: altra schizofrenia del Governo. Infatti, il decreto-legge al nostro esame e al nostro voto prossimamente dice cose esattamente opposte e lei lo sa bene, perché cancella norme che andavano nella direzione - sì, signor sottosegretario - della lotta all'evasione fiscale vera: mi riferisco al decreto-legge Bersani-Visco n. 223 del 2006, ma anche al decreto legislativo n. 231 del 2007, che grandi risultati hanno dato nella lotta contro l'evasione, tant'è che i ritorni sono stati di ampia sostanza, sufficiente per lasciarvi in eredità addirittura un extragettito di tre miliardi di euro, che nascondete da qualche parte.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
RENATO CAMBURSANO. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Ieri, nel mio intervento ho fatto riferimento alle sanzioni della Corte di giustizia. Credo che dobbiate rendervi conto che, ormai, avete contro tutti: il Parlamento, le regioni, gli enti locali, gli operatori della giustizia, della sanità e del Paese tutto. Prendetene atto, perché questa luna di miele è ormai abbondantemente finita. Siete finiti per quanto riguarda la valutazione che il Paese dà di voi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avremmo preferito discutere questo provvedimento così importante per la vita dei nostri concittadini e per l'economia del nostro Paese; avremmo voluto votare liberamente questo atto legislativo dopo un confronto parlamentare aperto, che avrebbe consentito di apportare alcuni emendamenti e idee della maggioranza ed anche dell'opposizione e avrebbe messo a frutto, con contezza, il lavoro svolto dalle competenti Commissioni. L'opposizione si è opposta al nuovo ordine introdotto dal Governo e dalla maggioranza nei nostri lavori e continueremo ad opporci a questa schematicità e a questa stringatezza, che spogliano il Parlamento della sua funzione legislativa primaria e lo riducono a semplice produttore di ordini del giorno.
Entrando nel merito del provvedimento, vorrei innanzitutto manifestare l'insoddisfazione per come il Governo sta affrontando la crisi in atto, senza un progetto chiaro che si prefigga di dare dinamismo e slancio al nostro sistema economico. Il Governo mette in campo una manovra economica che, anziché affrontare la crisi, ne accresce la dimensione. Che la crisi finanziaria americana sorta dal pasticcio dei mutui subprime abbia assunto proporzioni pandemiche, investendo l'economia internazionale, è un dato incontestabile. Tuttavia, a questo incendio, già di per sé incontrollabile, si risponde con una manovra fatta essenzialmente di tagli, priva di strumenti efficaci per restituire un minimo di potere d'acquisto ai salari, per contrastare il vento della stagflazione e per abbassare la pressione fiscale che, anzi, aumenterà, contrariamente alle promesse fatte in campagna elettorale. Anziché rafforzare la ricerca scientifica e l'istruzione, le si frena, con tagli di circa 1,4 miliardi di euro al Fondo di finanziamento ordinario per i prossimi cinque anni. In questo modo, si tagliano le prospettive di crescita dell'Italia e non si affrontano le sfide del futuro. Il Ministro Gelmini che, in fondo, ha condiviso le accuse del Ministro Bossi contro la categoria docente, che deve essere collegata al territorio, non ha fatto altro che promettere qualche spicciolo in più.
Che dire della reale esigenza di sicurezza? A parole si esaltano le forze dell'ordine ma, nei fatti, si effettuano tagli gravosissimi. Cosa dire, inoltre, della scure che si è abbattuta sul bilancio del Ministero degli affari esteri e sui capitoli di spesa riguardanti le comunità italiane all'estero? Durante la campagna elettorale, la senatrice Contini, responsabile del Popolo della Libertà all'estero, fu prodiga di promesse, arrivando a sostenere l'incostituzionalità dei provvedimenti discriminatori indirizzati agli enti italiani all'estero. «Care amiche e cari amici, vi abbraccio tutti»: chi non ricorda la lettera così personale e familiare, da sembrare autentica, che l'allora onorevole Berlusconi - e ora Presidente del Consiglio - inviò a tutti i cittadini italiani residenti all'estero? L'abbraccio si è rivelato, poi, meramente elettorale e sia in questa manovra, sia in quelle che l'hanno preceduta, vi sono pesanti decurtazioni di fondi per le comunità degli italiani residenti all'estero che, non solo, sono state escluse dal provvedimento sull'ICI, ma è stato tolto loro anche l'ulteriore detrazione approvata dal Governo Prodi.
Anziché confermare l'impegno straordinario prodotto dal Governo Prodi a Pag. 31sostegno degli italiani anziani in grave stato di indigenza, che durante la loro vita lavorativa - non dimentichiamolo - tanto hanno fatto per l'Italia con le loro rimesse, si tagliano i fondi già stanziati e, addirittura, si introducono misure restrittive che limitano, fino ad abolirla, l'erogazione dell'assegno sociale istituito dalla legge n. 335 del 1995. Dal punto di vista consolare, abbiamo assistito ad una serie di annunci recenti sull'impostazione dell'informatica e degli accorpamenti consolari, ma abbiamo veramente sfiorato il ridicolo: ora in Svizzera e Germania, dove si concentra la stragrande maggioranza degli italiani in Europa, abbiamo meno uffici consolari rispetto al 1911, cioè quasi cento anni fa, quando la nostra presenza era un decimo di quella attuale.
Per questa ragione, signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno con il quale chiedo al Governo, soprattutto nella prossima legge finanziaria - sono però già deluso dalle informazioni e dalle precisazioni fatte dal sottosegretario Vegas questa mattina - un impegno per frenare la caduta libera dei capitoli destinati alle comunità italiane all'estero.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bosi che aveva chiesto di parlare per dichiarazioni di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, signor sottosegretario, da ieri il cosiddetto «lodo Alfano» - che noi dell'Italia dei Valori avrebbe definito «dolo» - è diventato legge. Ciò vuol dire che le quattro cariche più importanti dello Stato, che a nostro avviso, dovevano avere un anelito diverso, mostrando per natura e per se stesse un'alta dignità, non dovevano avere alcun bisogno di protezione, poiché si pretende da esse una purezza completa.
Introduco il mio intervento con il lodo Alfano per dire che in quest'Aula, nella quale la democrazia è stata calpestata ed ignorata, le urgenze del Governo sono state: il «dolo Alfano» l'Alitalia, il provvedimento «salva-Retequattro» e il contributo ad Alemanno e a Roma. Tali vicende non hanno permesso a questa Assemblea di discutere di un provvedimento economico importantissimo, che delineava per i tre anni successivi la politica fiscale ed economica del Paese e non hanno dato la possibilità a noi, rappresentanti eletti direttamente dal popolo, di discutere di provvedimenti che avrebbero potuto correggere o comunque rendere questa nostra crisi - ormai non più alle porte, ma nel pieno del vortice - accettabile.
Ritengo che questo Governo si sia assunto delle responsabilità importanti ma che non abbia soddisfatto alcune esigenze. Ritengo che i 276 ordini del giorno appena discussi possano soltanto ingolfare i lavori parlamentari e siano inutili. Certamente, non è responsabilità di questo Governo se esistono gli ordini del giorno; ma questi scaffali pieni di ordini del giorno non producono alcun risultato, anzi confondono e danno l'illusione ai parlamentari che vi potrà essere, forse domani, un riscontro che è invece impossibile.
Credo che il Regolamento della Camera non dovrebbe prevedere lo strumento degli ordini del giorno, anche perché io discuto del mio, il n. 9/1386/130, che riguarda sicuramente uno dei problemi più importanti del Paese, il problema energetico. Il Ministro si è recato in Aula, eppure non abbiamo capito quale sarà la politica energetica del Paese per i prossimi tre anni. Dalle dichiarazioni rese da altri ministri è emerso che probabilmente si intende risolvere il problema con investimenti sul nucleare. Discutiamone, dal momento che abbiamo la possibilità di discutere e di confrontarci! Ritengo tuttavia che, per un provvedimento economico che organizza e regola l'economia del nostro Paese per i prossimi tre anni, nove minuti siano effettivamente pochi, data la possibilità di esprimersi e di confrontarsi. Perciò i risultati non sono arrivati e non arriveranno.
C'è un gravissimo problema al nord, quello della sicurezza. Dai dati, confortati Pag. 32anche dai colleghi intervenuti prima di me, risulta che il 60 per cento delle forze dell'ordine vive con uno stipendio di 1.200 euro al mese. Non credo questa sia la soluzione al problema della sicurezza nel nostro Paese. In questo modo non abbiamo raggiunto lo scopo, anzi abbiamo peggiorato la situazione.
Altri nuclei importanti da sostenere sono le famiglie.
Le famiglie che oggi sono in gravissima difficoltà, da questa manovra finanziaria non avranno alcuna risposta, anzi credo che da adesso in avanti i problemi si acutizzeranno sempre più. L'economia e la finanza di questo Paese non aiuteranno di sicuro le nostre famiglie ad arrivare, non alla terza settimana, ma neanche alla seconda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Casero, mi rivolgo al rappresentante del Governo: credo che lei convenga con me - dal momento che, come me, conosce bene la città di Milano per averla anche governata insieme al sindaco Albertini - che, come abbiamo cercato di scrivere nel mio ordine del giorno n. 9/1386/103, con l'Expo 2015 tutto il Paese ha ottenuto una grande vittoria, ed è grazie allo sforzo congiunto di tutto il Paese che questa vittoria per l'Italia è stata raggiunta. A questa vittoria hanno contribuito tutte le istituzioni locali coinvolte, ossia la regione Lombardia, il comune e la provincia di Milano, ha contribuito fortemente il precedente Governo, hanno contribuito istituzioni economiche, penso alla Camera di commercio e alla Fiera di Milano: insomma, hanno contribuito tutti per una vittoria di tutto il Paese. O perlomeno così noi credevamo. Temiamo, invece, di dover tornare indietro su questa nostra opinione.
Per fare un esempio, nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, ha organizzato una riunione per discutere il tema della governance delle istituzioni... se magari i colleghi deputati evitassero di parlare con il sottosegretario quando un loro collega gli si sta rivolgendo, sarebbe cosa educata. Signor Presidente, se magari anche lei ascoltasse noi che chiediamo al sottosegretario di ascoltare, ci farebbe una cortesia.
PRESIDENTE. Chiedo scusa.
EMANUELE FIANO. Come dicevo, nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei ministri ha organizzato una riunione per trattare temi, i quali saranno affrontati nel decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che riguarderà il tema della governance per le diverse attività che sovrintendono alla realizzazione di questo Expo. Ebbene, a questa riunione il Presidente della provincia di Milano non è stato invitato, con un atteggiamento istituzionale che veramente offende e sorprende.
Questo, signor Presidente, è il momento delle decisioni che riguarderanno le infrastrutture da realizzare, quelle che abbiamo inserito nel dossier che ha portato alla vittoria dell'Italia e di Milano per la realizzazione dell'Expo. È il momento in cui bisogna dare avvio alla progettazione e alla realizzazione delle infrastrutture e ai padiglioni.
Di fronte a questa situazione di grande urgenza - siamo, credo, forse il sottosegretario potrà confermarlo, a quarantotto ore dall'emanazione del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che dovrebbe, appunto, riguardare l'assetto di governo delle strutture che presiederanno alla realizzazione dell'Expo - voi, per quanto riguarda la governance di questa attività (è il terzo passaggio dell'ordine del giorno che ho presentato), accogliete come raccomandazione quella parte nella quale chiediamo il rispetto di tutte le istituzioni che sono state coinvolte.
Cosa devo pensare dell'idea di una raccomandazione, signor Presidente, e, quindi, signor sottosegretario? Devo pensare che tale accoglimento come raccomandazione sarà reso coerente dal testo Pag. 33del DPCM che verrà prodotto da palazzo Chigi nelle prossime quarantotto ore, e cioè che effettivamente in quel testo, al contrario delle notizie di stampa «uscite» nelle ultime ore, si terrà conto delle diverse presenze sul territorio degli enti locali che debbono contribuire e che già hanno contribuito alla vittoria per la realizzazione dell'Expo? Devo pensare che, quindi, non accadrà, come hanno scritto i giornali, che verrà utilizzato il manuale Cencelli nella composizione del comitato di attuazione delle opere infrastrutturali che servono per la realizzazione dell'Expo?
Ebbene, non insisterò per la votazione di questo ordine del giorno. Accetto che la parte che riguarda la governance venga accolta come raccomandazione, perché vi sfido - e lo vedremo tra poche ore - a verificare poi il testo del DPCM. Chiederò, signor Presidente, in altra occasione, tra qualche giorno, che questo controllo venga fatto in quest'Aula, perché il Parlamento venga rispettato. Infatti, se la parte sulla governance viene accolta come raccomandazione, allora il testo del decreto che istituisce la struttura di governance che presiederà alla realizzazione dell'Expo e che tra poche ore il Presidente del Consiglio dei ministri dovrà presentare, dovrà recepire il contenuto del mio ordine del giorno n. 9/1386/103 e anche quello dell'ordine del giorno n. 9/1386/226, presentato dal collega Peluffo e anch'esso accolto come raccomandazione.
Non insisto, quindi, per la votazione, proprio per verificare poi nei fatti, in Parlamento, perché il Parlamento abbia un ruolo anche in questa vicenda, se sarete coerenti con quanto avete dichiarato accogliendo come raccomandazione la parte finale di questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.
GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, questa manovra economica è stata presentata come la manovra dei nove minuti e mezzo (questo, perlomeno, è stato il tempo che si dice il Consiglio dei Ministri abbia impiegato per approvarla). Questi nove minuti e mezzo volevano significare, testimoniare e simboleggiare la compattezza, la determinazione e la volontà di questa maggioranza di compiere scelte forti, risolutive dei problemi del Paese.
È stato un grande messaggio, ma, al tempo stesso, abbiamo poi visto che è stata una grande finzione, durata, peraltro, pochi giorni. Porto soltanto due esempi. All'interno di queste Aule ho sentito parlare della genialità del Ministro dell'economia e delle finanze, che ha pensato e inventato la Robin Hood tax; in altre Aule di questo Parlamento il presidente della Commissione finanze raccontava, invece, di un emendamento soppressivo della Robin Hood tax o, comunque, della necessità di una revisione.
Si è detto dei nove minuti e mezzo e della compattezza della maggioranza, ma nei giorni successivi sono pervenuti centinaia di emendamenti della stessa maggioranza, che, di fatto, già in sede di Commissioni riunite andavano via via stravolgendo il testo approvato in modo così convinto e risoluto.
Tutte queste contraddizioni hanno accompagnato il dibattito parlamentare di queste settimane, offrendo al Paese un'immagine diversa da quella che si riteneva di avere dato con l'approvazione in nove minuti e mezzo. Noi avremmo fatto qualcosa, certamente, di diverso per le famiglie, per la scuola, per i comuni, per la sanità, per le forze dell'ordine, ma anche e soprattutto per le imprese.
La nostra proposta, i nostri emendamenti, i nostri ordini del giorno vogliono impegnare il Governo a smantellare, in particolare, quell'apparato burocratico che costa più di dieci miliardi di euro, pari allo 0,6 per cento del PIL nazionale, che grava sui cittadini e sulle imprese, soprattutto sulle piccole e piccolissime imprese italiane.
Nel 2008 sono in media ventisei le giornate impiegate per lo svolgimento degli adempimenti amministrativi, mentre le spese annue per consulenze esterne ammontano a circa 5.800 euro. Esiste oggi la Pag. 34possibilità di attuare immediatamente alcune semplificazioni burocratiche, che non comportano oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Abbiamo perso una grande occasione, una grande opportunità con questa manovra; il Governo non ha saputo cogliere alcune delle istanze che vengono, in particolare, dai mondi produttivi.
Dobbiamo determinare tempi certi e inderogabili per lo svolgimento degli adempimenti che fanno capo alle pubbliche amministrazioni; dobbiamo prevedere che l'impresa interessata a partecipare a procedure di evidenza pubblica possa allegare un'autocertificazione in luogo delle tante, tantissime certificazioni richieste; dobbiamo escludere dall'obbligo del trattamento dei dati personali le imprese fino a quindici addetti; dobbiamo assicurare la massima diffusione dei dati ipotecari e catastali, favorendone la gratuità e fornendoli, così, in via istituzionale, attraverso le agenzie del territorio; dobbiamo semplificare le procedure lunghe e complesse per il certificato di prevenzione incendi; dobbiamo riordinare le disposizioni legislative sugli iter procedurali che la realizzazione di impianti e lo svolgimento di attività di impresa spesso comportano; dobbiamo impegnare la pubblica amministrazione ad eseguire anche in via informatica la pubblicazione degli atti dell'albo pretorio.
«L'impresa in un giorno», di cui in questi giorni si sente spesso parlare, è già una realtà sperimentata in dieci province pilota, che, di fatto, da agosto sarà operativa su tutto il territorio nazionale.
Con un solo adempimento, si richiedono codice fiscale, partita IVA, si avvia la pratica INAIL, INPS. Con le cosiddette «lenzuolate Bersani», abbiamo iniziato un grande percorso di grande cambiamento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIOVANNI SANGA. Temo che questo percorso, signor Presidente, possa subire una battuta di arresto. Sarà compito, sarà responsabilità nostra allora rilanciare e stimolare le istituzioni più alte della Repubblica, affinché questo Paese possa cambiare nell'interesse dei cittadini, delle famiglie e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, avrei preferito che al Parlamento fosse stato consentito di discutere in modo più approfondito di questa manovra economica, ma ciò non è stato possibile. E sicuramente questo modo di procedere non favorisce il rapporto lineare e costruttivo tra Governo e opposizione. Si parla molto, in questi tempi, di dialogo, ma se il luogo deputato al dialogo viene ridotto, viene condizionato, come è stato condizionato in questi tempi, parlare di dialogo diventa un esercizio difficile e puramente intellettuale; a meno che non si confonda il dialogo con ancora altre cose. Credo invece che avremmo così avuto la necessità, l'opportunità di approfondire una serie di temi, di entrare nel merito, di apportare dei contributi utili all'interesse del nostro Paese.
Mi rivolgo al rappresentante del Governo per esprimere le mie perplessità sul tema delle raccomandazioni, perché la raccomandazione non dà certezza di attenzione, non dà certezza di realizzazione. A volte è meglio avere un parere contrario che una raccomandazione, che lascia tutto nel nebuloso e nell'incerto. Noi abbiamo presentato l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/1386/171, che riguarda la cooperazione internazionale. L'abbiamo presentato proprio perché non c'era spazio per sollevare una questione che ci stava a cuore, il taglio ai fondi per la cooperazione internazionale, perché non è consentito agire diversamente in questa situazione; ma credo che sottrarre 170 milioni a decorrere dal 2009 alla cooperazione internazionale sia una scelta sbagliata, e che non tiene conto della situazione in cui ci veniamo a trovare a livello internazionale.
Siamo molto preoccupati per l'evolversi della situazione economica a livello internazionale, non solo per questa combinazione di aumento dei prezzi e di crisi Pag. 35finanziaria, ma soprattutto per quanto riguarda la crisi alimentare. Sappiamo tutti che nel breve periodo aumenteranno i Paesi poveri che non riusciranno a garantire alle loro popolazioni la possibilità di sfamarsi. Possiamo noi fare finta di non sapere, di volgere lo sguardo altrove, o di ripiegarci solo sui nostri pur importanti problemi nazionali? Credo che non possiamo, in una fase come questa, lasciar prevalere l'avarizia sulla solidarietà. Già il nostro Paese è in ritardo sugli aiuti internazionali, è in ritardo per gli impegni assunti nella realizzazione degli obiettivi del millennio; ora togliamo anche i fondi alla cooperazione internazionale, diventando così gli ultimi in Europa. Tutto questo è in contrasto con le radici culturali, sociali, morali del nostro Paese. Proseguire su questa strada vuol dire anche sottovalutare il lavoro, l'impegno, il sacrificio di tante persone che attraverso le organizzazioni non governative operano nel mondo sul piano della solidarietà, del trasferimento di competenze, dell'interculturalità, e pertanto danno un'immagine positiva del nostro Paese. Credo che stiamo compiendo con questo taglio un errore, che ha elementi morali di fondo, oltre che economici, visto che la cifra non è poi così enorme.
È chiaro che non siamo soddisfatti della scelta di non accettare l'ordine del giorno e di limitarsi invece ad accoglierlo come raccomandazione: fra l'altro riteniamo che questo non sia un buon viatico in vista della riforma della cooperazione internazionale di cui ha recentemente parlato il Ministro Frattini. Del resto, credo che se il problema era relativo al fatto che si stabilisce la data del 31 dicembre, si sarebbe potuto trovare una soluzione: dal momento però che il sottosegretario si è limitato a far cenno ad una raccomandazione, credo sia opportuno mettere tutti noi di fronte alle proprie responsabilità e procedere al voto su questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, accolgo con piacere il fatto che l'ordine del giorno sulla class action venga accolto come raccomandazione. Devo dire però che queste raccomandazioni ci sorprendono: così facendo, infatti, il Governo non precisa né ci dà certezze e rinvia di fatto di sei mesi un provvedimento tanto atteso dai cittadini, proprio in un momento in cui ad essi chiediamo tanti sacrifici, sia attraverso i provvedimenti, sia attraverso «non provvedimenti». Quanto a questi ultimi, penso in particolare all'aumento del costo della vita che ci colpisce tutti i giorni: dalla crescita dei costi del gas e della corrente elettrica, all'aumento dei mutui o delle spese per mandare i nostri figli a scuola. In taluni casi, invece, si è addirittura provveduto a tagliare gli stipendi: nel settore pubblico, molti si vedranno tagliare i premi come incentivo alla produttività. Tali tagli sono stati di fatto operati attraverso la previsione della modalità di conferimento dei premi stessi solo a obiettivi raggiunti. Ma io chiedo: finora queste risorse non venivano distribuite esattamente in funzione di questi principi? In realtà, in questo modo noi tagliamo le risorse: e se lo facciamo vuol dire che non abbiamo la possibilità di darle a tutti coloro che devono raggiungere questi obiettivi.
Ebbene, uno dei modi di riscatto che probabilmente la collettività avrebbe avuto sarebbe stato quello di esercitare azioni a tutela di questi saccheggi. Penso a quello che accadde nel caso Parmalat o nel caso della Banca Popolare di Lodi (quando duecentomila e oltre correntisti si trovarono senza saperlo addebiti di cinquanta, settanta, ottanta o più euro nascosti nella confusione di estratti conto che facciamo sempre più fatica a leggere, poiché danno sempre più notizie e riportano sempre più informazioni, e così alla fine non si capisce cosa si sta pagando!). Questa insomma era una delle aspettative della collettività.
Ieri ho richiamato le questioni relative al mondo del lavoro, che è spesso lasciato a se stesso, ed ho citato anche le questioni dei costi altissimi che deve affrontare chi deve fare ricorso alla giustizia (e ne ha la Pag. 36possibilità): costi per gli avvocati; costi perché le sedi di tribunale che non sempre si trovano presso la propria città, e quindi si deve ricorrere a legali fuorisede; costi perché quando si presenta appello occorre ricorrere a nuovi legali specializzati operanti presso le città dove si trovano le Corti d'appello. In proposito, ho portato ad esempio le questioni della sanità, che si sono verificate e che purtroppo si verificano tuttora: abbiamo visto cosa è successo a Milano nel caso della clinica Santa Rita e probabilmente in tante altre cliniche; abbiamo visto quello che sta accadendo a Roma; ed ho ricordato il caso delle migliaia di cittadini infettati con il sangue circolato negli ospedali italiani sotto l'allora Ministro De Lorenzo, nonché le difficoltà nel seguire questi processi contro l'industria farmaceutica, che hanno sede una volta a Trento, un'altra volta a Roma, altre volte nelle varie città dove si trovano gli ospedali.
Queste azioni collettive permettevano quindi, attraverso associazioni di consumatori, associazioni organizzate nonché organizzazioni anche pubbliche (ma non controllate, naturalmente, dal Governo), di tutelare senza aggravi e costi quei cittadini che si sentivano truffati.
PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la invito a concludere.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Che dire delle azioni che si stanno verificando laddove stiamo applicando la legge Galli relativa al sistema delle acque - e concludo -, per cui in modo forzato in molte comunità le tariffe dell'acqua e della depurazione sono state quintuplicate se non, a volte, addirittura decuplicate? Non possiamo rimettere queste azioni ad ogni singolo cittadino che, a volte, fa ricorso al giudice conciliatore o quant'altro (si tratta infatti, in realtà, di azioni che non permettono poi di avere soddisfazione). Credo che il Governo avrebbe dovuto dirci qualcosa di più e darci delle certezze in merito a questo rinvio ed alla conferma che dal primo 1o gennaio 2009 potremo effettivamente esperire l'azione popolare di rivalsa in presenza di truffe diffuse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 112 del 2008 - ossia, di fatto, la manovra - non può essere considerato e giudicato da solo, poiché esso si inquadra in una linea della maggioranza e del Governo che ha avuto una prima fase nel Documento di programmazione economico-finanziaria che è stato però deludente (si pensi, quale esempio più lampante, a quella parte del DPEF relativa alle infrastrutture che era, sostanzialmente, un guscio vuoto). Questa manovra che doveva o poteva quindi essere, dopo le due precedenti leggi finanziarie, l'avvio di un programma di sviluppo per il nostro Paese, non è invece altro che una manovra che deprimerà ancora di più la situazione economica ed il Paese stesso.
Lungi dal ridurre la pressione fiscale, attraverso la manovra osserviamo piuttosto che essa non può che aumentare per giungere, alla fine dell'anno, anche al 43 per cento ed oltre (che è considerato quasi il livello massimo in Europa).
Mentre le due precedenti leggi finanziarie avevano posto in ordine i conti, adesso invece si è voluto in qualche modo stravolgere alcuni risultati importanti di quelle stesse leggi finanziarie per cominciare un nuovo percorso che non sappiamo dove ci porterà. Ma questo nuovo percorso comincia male, nel senso che quella che sembrerebbe una manovra leggera colpisce invece alcuni settori fondamentali, altro che sviluppo!
Per avere un avvio dello sviluppo nel nostro Paese vi è la necessità di adottare programmi di investimento produttivo; vi è, ad esempio, la necessità di avviare un vasto programma di infrastrutturazione del Paese, soprattutto in quei territori che hanno una deficienza centenaria (mi riferisco, in particolare, ad alcune zone del nord, ma soprattutto all'intero Mezzogiorno d'Italia): ma questo non è avvenuto! Pag. 37Il Mezzogiorno d'Italia è stato, invece, addirittura depredato di fondi che erano stati destinati per le infrastrutture, ma che non ci sono più. In questo modo si contraddice quanto è stato affermato, ad esempio, dal governatore della Banca d'Italia, il dottor Draghi, secondo cui il Mezzogiorno potrebbe costituire il motore del Paese, in considerazione del fatto che esso rappresenta la zona meno sviluppata e quindi in grado di accelerare lo sviluppo e di far decollare l'intero Paese. Ciò non è avvenuto, mentre si procede a tagli che prefigurano una politica opposta e che sono concentrati sui punti fondamentali.
Immaginate i tagli all'università italiana, che era già in condizioni disastrose e la possibilità di trasformare le università in fondazioni. Credevo che le fondazioni fossero un po' banche e un po' partiti perché ormai si diffondono in tali settori. Ma le fondazioni universitarie sono veramente qualcosa di assurdo nella situazione italiana. Pertanto, un'impostazione che sostiene che non si possono concedere i soldi e, dunque, è necessario trasformare le università in fondazioni perché queste attireranno capitali, non è condivisibile. Ma quando mai! Non abbiamo questa possibilità, signor Presidente.
A ciò aggiungiamo il mancato piano casa che era stato stabilito a Palazzo Chigi con un tavolo. Finalmente, dopo decenni, si era preparato un nuovo piano casa degno di questo nome.
Inoltre, vi è l'attacco agli stipendi delle forze dell'ordine.
Credo che alla fine evidentemente avremo una manovra depressiva piuttosto che una manovra espansiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, come abbiamo avuto modo di dire qualche ora fa ci troviamo di fronte ad una serie di contributi attraverso gli atti di indirizzo parlamentare. In tali atti i colleghi - anche il mio gruppo - hanno riproposto e rilanciato una serie di temi individuando, ovviamente, le situazioni più delicate che avrebbero bisogno di maggiore attenzione e soprattutto di maggiore slancio e incisività nell'azione di Governo.
Mi rendo conto che il nostro dibattito rischia di essere fine a se stesso. Tuttavia, attribuisco grande importanza al confronto parlamentare e agli atti di indirizzo parlamentare e ciò mi spinge a richiamare l'attenzione del Governo e del sottosegretario Vegas, cui rivolgo il saluto più cordiale ma soprattutto la mia considerazione per la sua attività e per il suo impegno. Dico ciò con estrema sincerità (senza infingimenti ma con autenticità). Tuttavia, occorre richiamare tali temi per risolvere e sciogliere un interrogativo di fondo che ci siamo posti in ogni legge finanziaria e in ogni manovra economico-finanziaria che ha visto impegnato il Parlamento. Si tratta della ricerca di un'identità del nostro Paese.
Ovviamente, abbiamo individuato una serie e una varietà di settori - come dicevo poc'anzi - che vanno dalle infrastrutture alla politica per il Mezzogiorno per ricordare quelli che possono essere certamente gli appuntamenti mancati. Tuttavia, ciò che manca ed è deficitario è un dato culturale che sempre più va affievolendosi e sempre più va a complicare le prospettive che occorre inseguire e accompagnare con grande sforzo e slancio. Sembra che siamo tutti presi da una grande inerzia. Questi documenti finanziari e anche la manovra mancano del dovuto slancio, di una dovuta forza, di una dovuta capacità di recupero, ma soprattutto di realizzazione e di raggiungimento di obiettivi e di traguardi condivisi.
In questo modo si procede in ordine alle tematiche relative alle infrastrutture. Anche le vicende relative alla criminalità e alla sicurezza - che sono state certamente monitorate dal Parlamento visto e considerato che ha trattato e affrontato in termini articolati alcuni disegni di legge - hanno bisogno di un'attenzione particolare.
Inoltre, abbiamo avuto l'onore di vedere Veltroni parlare su un ordine del Pag. 38giorno. Egli sostiene che è inusuale, ma io gli rispondo che in quest'Aula siamo tutti parlamentari allo stesso livello. Quando si parla di un atto di indirizzo parlamentare non vi è un minus né un plus rispetto alle prospettive e alla dignità del Parlamento. Lo affermo con estrema chiarezza perché altrimenti dovremmo stilare una graduatoria tra attività parlamentari di serie B e quelle di serie A, o soprattutto dedicarci ai pronunciamenti, agli appelli o ai discorsi storici che nessuno di noi, purtroppo, riesce più a pronunciare in Assemblea.
Certo, mi rendo conto che, visto e considerato che «Porta a porta» ha chiuso i battenti nel periodo estivo, forse qualcuno vuole recuperare il ruolo di quest'Aula (ma questo, lo dico tra parentesi ovviamente e lo affido all'attenzione del sensibile Presidente di turno, onorevole Leone). Detto questo, signor Presidente, la sicurezza e la giustizia sono stati elementi caratterizzanti del dibattito non soltanto di questi mesi, ma anche del passato, rispetto ai quali abbiamo registrato precarietà e insufficienza di mezzi.
Concludo, signor Presidente. Il problema della sicurezza deve essere analizzato rispetto alle attese frustrate da parte del personale impegnato nelle attività delle forze dell'ordine.
Inoltre, vi è il problema della giustizia. Vorrei chiedere al sottosegretario Vegas cosa significa accogliere come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/1386/156, signor Presidente, che chiede più fondi e più risorse per quanto riguarda l'attività della giustizia in ordine al personale ausiliario ed amministrativo, visto e considerato che vengono previsti dei tagli.
Al di là di questo ritengo che rischiamo di avere principi manifestati nelle grandi occasioni ed incoerenze rispetto alla necessaria concretizzazione e messa in atto degli impegni annunciati che, invece, dovrebbero avere una loro capacità di concretizzazione e soprattutto di risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il mio primo ringraziamento è al sottosegretario Vegas per aver accolto il nostro ordine del giorno n. 9/1386/56 che chiedeva un potenziamento di risorse e anche una nuova consapevolezza, per quanto necessario, particolarmente in questa congiuntura politica, economica e sociale, nonché di poter disporre di fondi adeguati per le politiche sociali.
Ci troviamo davanti a un crescente divario della forbice che separa le persone che dispongono di mezzi dalle persone che non dispongono di mezzi. Sono in crescente aumento, attraverso meccanismi che ancora sfuggono nella loro esatta eziologia, situazioni che vedono aumentare le nuove povertà e quindi la situazione drammatica nella quale versano molte famiglie italiane; e in questo ambito mi riferisco soprattutto, a quelle particolari situazioni in cui ci sono anziani, anziani soli, anziani malati, soggetti portatori di handicap o soggetti affetti da patologie croniche.
Noi abbiamo bisogno di credere, nei fatti e concretamente, che il Fondo per le politiche sociali sarà potenziato. Non vogliamo pensare ad un autunno freddo, non vogliamo nemmeno pensare ad un autunno caldo, ma vogliamo pensare a un prossimo autunno in cui la lotta possa essere per la qualità di vita e non semplicemente per la sopravvivenza.
Siamo tutti consapevoli della riduzione delle risorse disponibili generalmente sul piano sociale, quindi abbiamo bisogno che il Governo dimostri nei fatti di aver capito che la più grossa questione etica con cui si deve confrontare in questo momento riguarda proprio la gestione di risorse limitate e la necessità di compiere scelte di priorità forti. Non si possono sacrificare le persone in nome di qualunque altro obiettivo si voglia perseguire.
Che la povertà sia la causa di malattia più pesante, più diffusa e più contagiosa è un fatto. Nella povertà nascono le patologie Pag. 39da mancata capacità nutrizionale, nella povertà nascono le patologie legate alla mancata capacità di riscaldamento (quindi le patologie da freddo o da malnutrizione) e nella povertà nascono le patologie legate alla scarsa possibilità di curarsi.
Noi non vogliamo che nel nostro Paese si creino situazioni così drammatiche in cui, a fronte di un numero sempre più ristretto di persone che dispongono di mezzi economici, aumenta la fascia delle persone che non ne dispongono affatto. Chiediamo azioni che esprimano una creatività nel concepire un nuovo modello di welfare. Concepire un nuovo modello di welfare è indispensabile proprio a fronte della limitatezza delle risorse di cui si dispone.
Ma è proprio da questo che si misura il grado di cultura, la sensibilità sociale e la dignità con cui il Paese guarda al proprio sviluppo.
Ci sono momenti in cui gli investimenti possono e debbono essere dominanti rispetto ad ogni altro tipo di scelta, ma ci sono anche momenti in cui gli investimenti debbono tenere conto che per alcune persone oggi si tratta semplicemente di sopravvivere. Sarà possibile che davvero questo Fondo venga aumentato? Sarà possibile che questo Fondo venga gestito secondo criteri di assoluta trasparenza? Sarà possibile che questo Fondo, aumentato e correttamente gestito, risponda alle priorità reali del Paese? Questo è il quesito che noi vogliamo porre davvero a questo Governo, ma vogliamo una risposta. Infatti, ogni risposta che venga sottaciuta o rimandata o ignorata avrà un costo sociale altissimo, dal quale - insisto - possono nascere decisioni con un carattere che ha molto a che vedere con la mancanza di speranza ossia con la disperazione.
Non vogliamo che ciò accada e vogliamo davvero che dal Governo arrivino messaggi non teorici, non verbosi, ma concreti, di aiuto e di soddisfazione rispetto a chi chiede soltanto il minimo per vivere. Si tratta di garantire i livelli elementari di sussistenza.
Pertanto, speriamo che, attraverso politiche sociali fortemente orientate al contrasto della povertà, questo Governo possa soddisfare le richieste che l'intero Paese ci pone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, debbo dichiararmi innanzitutto parzialmente soddisfatto dell'atteggiamento che il Governo ha tenuto sul mio ordine del giorno riguardante la Banca del Mezzogiorno, almeno per il fatto di averlo accettato, nella parte in cui impegnava il Governo a costruire una rete fra la Banca e il sistema dei Confidi regionali.
Non sono altrettanto soddisfatto dell'atteggiamento tenuto dal Governo sul complesso degli ordini del giorno. Signor Presidente, ho grande rispetto della funzione che sono stato chiamato ad assolvere in quest'Aula e, soprattutto, della funzione che quest'Assemblea assolve e degli impegni che vi si assumono. Il fatto che il Governo abbia deciso di accogliere - sebbene come raccomandazione - tanti ordini del giorno rappresenta forse una minore assunzione di impegno su questioni che l'Assemblea ha posto come importanti e meritevoli della giusta e dovuta considerazione.
Siamo in presenza di un Governo Berlusconi-Tremonti - che definisco volutamente così - dal momento che mi pare di capire dalla lettura della manovra che la collegialità nel Governo si sia limitata ai termini di questo binomio, a meno che non si debba ritenere che gli altri Ministri abbiano condiviso, forse anche in maniera entusiasta, dei tagli importanti a Ministeri e a settori importanti della vita dello Stato e del Paese. Peraltro, se il Governo ha riscontrato che in quest'Aula sono stati presentati tanti ordini del giorno e ha ritenuto di doverli accogliere, sebbene sotto forma di raccomandazione, deve anche riconoscere che tante questioni sono ancora aperte (anzi, a mio giudizio, dopo Pag. 40la manovra, molte questioni sono più aperte di prima). Con riferimento alla sicurezza, è singolare che il Governo con una mano scriva un decreto-legge sulla sicurezza e con l'altra, nel decreto-legge contenente la manovra, preveda dei tagli importanti per quanti debbono invece garantire la sicurezza.
Per quanto riguarda la scuola, qualche settimana fa ho letto una ineccepibile dichiarazione del Ministro Gelmini, che sosteneva che gli investimenti nella scuola rappresentano il vero investimento strategico per il futuro del Paese e che non sono da intendersi solo come una posta di bilancio.
La scuola esce massacrata dal combinato disposto degli interventi proposti da Brunetta e di quelli in ordine alla riduzione del numero dei docenti e del personale non docente. Ci sono tante contraddizioni e il numero degli ordini del giorno credo lo dimostri. Ci sono contraddizioni - lo abbiamo sostenuto ieri - anche sull'approccio ai problemi del Mezzogiorno. È un Governo che vuole attuare il federalismo o un Governo che, come mi pare, sta accentrando tutta la gestione e persino la programmazione dei fondi comunitari, deresponsabilizzando le regioni?
C'è un disegno che, a mio giudizio, è pericoloso e non è responsabile. Si tratta del disegno di Tremonti di scaricare i costi della recessione sugli enti locali, sul Mezzogiorno, sulle regioni e su quanti oggi non fanno opinione nel Paese. Voi potrete dire, dopo aver fatto cassa togliendo risorse alle regioni, agli enti locali e al Mezzogiorno (e i cittadini saranno costretti a pagare i ticket sanitari e i servizi erogati dagli enti locali) e potrete dire: ebbene, noi ci abbiamo provato...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO OCCHIUTO. Concludo, signor Presidente. Potrete dire: noi abbiamo fatto ciò che virtuosamente si doveva fare e questi incapaci che governano i comuni e le regioni vi fanno pagare di più. Non è un modo responsabile di amministrare il Paese, non è il modo che noi preferiamo, non è il modo che i cittadini italiani si aspettano da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la cosiddetta questione della sicurezza è stata uno dei principali motivi di confronto nell'ultima campagna elettorale. Credo che, al di là di approcci di carattere propagandistico, è evidente come nel nostro Paese esista effettivamente una richiesta e un'esigenza legittima da parte delle collettività, ossia che siano difesi e garantiti livelli adeguati di sicurezza pubblica.
Il Governo è di recente intervenuto con provvedimenti specifici, in alcuni casi particolarmente pubblicizzati, proprio sulla questione sicurezza e sono state prese iniziative che hanno suscitato non poche perplessità anche a livello europeo.
Per questo è fondamentale investire su quei comparti che garantiscono quotidianamente il loro lavoro ed è necessario investire su quelle professionalità che, a rischio spesso della propria incolumità e della propria vita, si impegnano a garantire la sicurezza delle nostre città e dei nostri paesi. Verso questi uomini e donne abbiamo tutti un debito di riconoscenza morale. Alla Polizia di Stato, all'Arma dei carabinieri, alla Guardia di finanza e, con loro, a tutte le forze dell'ordine previste dall'articolo 16 della legge n. 121 del 1981, a tutto il personale impegnato nel territorio dobbiamo rispetto e non è accettabile mortificarli, non si può ricorrere a continui richiami retorici; servono invece interventi che dimostrino completamente l'impegno e il sostegno delle istituzioni nei loro confronti. Servono investimenti concreti e non il richiamo all'istituzione e a fondi generici.
Su questo aspetto credo che vi saranno dei problemi immediati e che vi stiate avviando su una strada sbagliata. Ci saranno problemi per la formazione, per gli straordinari, per la politica della casa, per Pag. 41il potenziamento dei mezzi e risorse aggiuntive, per gli investimenti nella tecnologia, nella informatizzazione, nel vestiario, addirittura nelle indennità accessorie, nelle specialità, insomma, per tutto quello che è compreso nell'ordinario.
Mi ha fatto piacere prima sentire un deputato, che, come me, appartiene alle forze dell'ordine, dire che, tutto sommato, questo provvedimento va bene. Vorrei sapere da dove viene, dove è stato, considerato che in questo provvedimento siete riusciti ad inserire ben sei articoli tra cui praticamente la problematica del turn over, la contrattazione integrativa; avete colpito persino il fondo per l'efficienza. Siete riusciti a colpire la contrattazione integrativa, siete riusciti a creare la programmazione triennale da quella biennale per i funzionari, siete riusciti ad escludere i trattamenti economici aggiuntivi per le infermità e, solo all'ultimo minuto, non avete colpito quella che da noi si chiamava la «privilegiata», interventi a favore di coloro che vengono feriti in servizio. Almeno questo lo avete evitato.
Siete riusciti a colpire anche le assenze per malattia, ma vi siete dimenticati che le forze dell'ordine hanno un diverso sistema ordinamentale e stipendiale, dove ci sono le misure accessorie, e siete riusciti a colpire anche queste.
Siete riusciti addirittura, con l'articolo 72, a introdurre per il personale dipendente prossimo ai limiti di età un provvedimento di esonero - io lo definisco «di rottamazione» - che prevede che per coloro che dopo 35 più 5 anni di attività terminano il proprio servizio gli si possa dire: bene, puoi andare in pensione al 50 per cento della pensione e se vai ai servizi sociali - credo che dovrebbero andare altri ai servizi sociali e non gli appartenenti alle forze dell'ordine - ti riconosciamo il 70 per cento della pensione.
Per voi tutto ciò è normale? Avete fatto una cosa normale? Ritengo che il personale delle forze dell'ordine meritava un ben diverso trattamento e che nel futuro vi dovrete impegnare a realizzare dei trattamenti diversi, compresa quella quota contrattuale che ancora non avete riconosciuto a quelle forze dell'ordine che aspettano anche il riordino delle carriere e il riconoscimento della specificità del comparto sicurezza, perché così non possono andare avanti.
Questa non è la politica del fare. Malgrado si sia ascoltato in quest'Aula un'appartenente delle forze dell'ordine affermare che, tutto sommato, questo provvedimento è andato bene e che il Governo si è impegnato, mi auguro che voi vi impegniate diversamente in futuro per coloro che giornalmente si adoperano per la collettività e per i cittadini. Si realizzi una vera politica del fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ritengo di aver assunto, come spesso mi accade, una certa posizione ponendomi dal punto di vista delle famiglie e siccome i precedenti di questo Governo, anche durante la campagna elettorale, erano volti a garantire un'attenzione particolare alle famiglie, con tutto quello che ciò comporta, mi risulta molto strano che il mio ordine del giorno sia stato accolto solo come una semplice raccomandazione.
Non credo che il Governo abbia bisogno che noi gli formuliamo una raccomandazione sulla famiglia, mi sembra una contraddizione in termini: il Governo che ha assunto l'impegno di seguire seriamente delle politiche a favore della famiglia, tant'è vero che ha accettato negli ultimi giorni della scorsa settimana una mozione riguardo alle politiche fiscali a favore delle famiglie. Non si capisce, allora, perché quando si parla di scuola questo impegno nei confronti delle famiglie diventa una semplice raccomandazione e poiché si tratta di un argomento estremamente serio, annuncio fin d'ora che ho intenzione di insistere per la votazione del mio ordine del giorno, perché desidero che il Governo si assuma la propria responsabilità e che dica al Paese che su questioni così cruciali risponde negativamente.Pag. 42
Il problema in estrema sintesi è questo: l'articolo 64 prevede un Piano programmatico a cura del Ministero della pubblica istruzione, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata. Questo Piano deve realizzare una revisione dell'attuale assetto ordinamentale e organizzativo e stabilire dei criteri per una sorta di revisione complessiva del comparto scuola: non è poco. L'intento è quello di una migliore offerta di servizi scolastici e di una razionalizzazione dell'uso delle risorse economiche e di quelle umane che è condivisibile. Non credo, quindi, che vi sia nulla di eversivo e di particolarmente pericoloso in ciò che è previsto nel testo. Siamo d'accordo, quindi, con questi provvedimenti del Governo.
Il problema è che, siccome si dettano i criteri, noi abbiamo chiesto che nelle modalità di riorganizzazione fosse prevista in maniera seria la partecipazione della famiglia. Questo è il problema per cui l'ordine del giorno è stato accolto solo come raccomandazione? Se è un problema la presenza delle famiglie, ricordo che sono trent'anni che si cerca di farle partecipare alla vita della scuola.
Ricordo che la riforma Moratti prevedeva una misura che comunque noi - quando ero al Forum delle famiglie - avevamo approvato ed era la presenza del tutor e del portfolio, che era strumento redatto insieme alle famiglie che rappresentava il cammino scolastico di ogni studente. Non se ne parla più. Il Ministro Gelmini fa dei discorsi condivisibili, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, perché evidentemente quando si tratta di fare finisce il dire e si fanno cose diverse. Quindi, sono spariti questi strumenti e non si sa come si provvederà.
Esiste un Forum dei genitori presso il Ministero di cui non si sa assolutamente l'esito finale, nel senso che non si sa se verrà mantenuto o cancellato, ed esistono una serie di strumenti a livello locale per far partecipare le famiglie alla vita della scuola. Pertanto, siccome il Ministro Tremonti ha evocato, qui in Aula, il ritorno al 1929 dal punto di vista dell'economia, vorrei che il Governo invocasse con altrettanto vigore e altrettanta convinzione l'emergenza educativa, di cui siamo tutti spettatori e per la quale siamo molto preoccupati, che non verrà risolta se non si transita anche attraverso la presenza e la partecipazione delle famiglie alla vita della scuola. Non si capisce perché il Governo non è d'accordo su una cosa semplice, così necessaria e urgente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario che comunque è qui con noi. Il Governo ha giocato d'anticipo, ma in questo modo si è sottratto al Parlamento il diritto di indicare i limiti e i contenuti di massima della manovra di bilancio. Non si è condiviso un quadro generale pur essendovi in discussione un complesso di provvedimenti proiettati negli anni futuri. Non avete dato al Parlamento la possibilità di valutare la pertinenza e l'efficacia della manovra rispetto agli obiettivi che il Governo si è chiamato a fissare (a volte dubitare di se stessi è il primo segno di intelligenza).
Sarebbe stato meglio parlarne, confrontarsi sul futuro del nostro Paese, che presenta una crescita economica frenata dai forti rincari dei prodotti petroliferi e delle materie prime non energetiche che hanno spinto verso l'alto l'inflazione. Nelle discussioni in Commissione ci si è chiesto se incentrarsi sui contenuti del decreto o sulla ricerca dei vuoti e delle omissioni che lo stesso presentava. Viene da chiedersi quali saranno, a questo punto, gli impegni politici che il Governo intende prendere nei settori della giustizia, dove si sono verificati evidenti cambiamenti, quali misure in merito alle politiche per le infrastrutture (settore rilevante nel nostro Paese), e come si realizzerà la crescita economica visto che da tempo si sostiene che la bassa crescita rappresenta una vera emergenza. È una crescita che poco importa Pag. 43al Governo e lo si nota guardando gli obiettivi programmatici che si pone proprio in termini di crescita, pressione fiscale e risanamento della funzione pubblica. Con una crescita così bassa, come si realizzerà l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011?
Se poi dovessimo giudicare la politica del Governo sul fronte dell'istruzione e della cultura dal livello di risorse che intende dedicare a questi settori, potremmo sostenere che questo Esecutivo non ha alcuna intenzione di investire sulla cultura italiana. Il capitolo «scuola» viene affrontato solo in relazione ai tagli, prevedendo l'attuazione di un processo di razionalizzazione del personale della scuola pubblica. Si tratta di circa 8 miliardi di euro che si intendono recuperare con i tagli della scuola. Ci sarà un giro di vite sulle cattedre, anche con la riduzione delle ore di insegnamento di sostegno, e tra le componenti fondanti di questa realtà è evidente come un ruolo di primo piano venga svolto dai tanti insegnanti di sostegno che operano nelle nostre scuole.
Insomma, in un tempo degno di Superman, il Governo ha combinato parecchi guai e questo è inevitabile quando si colpiscono i servizi scolastici essenziali, quali la qualità e la durata degli studi, la presenza di scuole nei piccoli centri e nelle località più isolate, se diventa realtà diffusa l'affollamento delle classi e la sospensione del tempo pieno e se si richiede sempre più massicciamente il contributo delle famiglie per il funzionamento ordinario nelle scuole.
Per l'ambiente si fa riferimento alla produzione di energia nucleare, senza affrontare gli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Anche per il nucleare poco è stato chiarito e non si fa, inoltre, alcun riferimento alle competenze delle regioni e degli enti locali in materia di Governo e di territorio. Le regioni e i comuni, come per l'eolico, si troveranno centrali in casa senza averle condivise. Il miglioramento dell'efficienza e della tutela dell'ambiente richiedono strategie di Governo programmate su scala pluriennale.
Per il pubblico impiego il Governo parla di meritocrazia, innovazione e trasparenza: sarebbe stato meglio, a nostro avviso, parlare di efficienza, ovvero competenza e prontezza nell'assolvere il proprio lavoro, di efficacia e di economicità. Nota dolente è quella del precariato, dove sembra chiara l'intenzione di bloccare il processo di stabilizzazione dei precari avviato dal Governo Prodi, perché è inutile garantire bisogni inconsistenti: serve, invece, garantire bisogni fondamentali, che voi non garantirete con questa manovra ai cittadini italiani.
Riguardo alla sanità, la misura dei tagli nel settore è pari a 2 miliardi di euro nel 2010 e a 3 miliardi per ciascuno degli anni successivi. I cittadini italiani risparmieranno certamente l'ICI, ma dovranno fare attenzione a non ammalarsi, perché il Governo deve risparmiare anche sulla sanità.
Che dire, infine, della sicurezza? Sono previsti tagli anche ai fondi destinati alle forze dell'ordine: così si vuole salvaguardare la sicurezza dei cittadini? Noi del l'Italia del Valori - concludo, signor Presidente - invitiamo il Governo a riflettere perché riteniamo che le misure contenute nel decreto-legge siano improntate ad una logica semplicistica. Il risultato sarà che, tra qualche anno, i cittadini italiani saranno più poveri, più ignoranti e molti passi indietro rispetto agli altri cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuomo. Ne ha facoltà.
ANTONIO CUOMO. Signor Presidente, intervengo, anzitutto, perché vorrei esprimere il mio giudizio, sperando che non serva soltanto per adempiere ad un compito nella stanca liturgia di questi ordini del giorno, cui ci ha costretto il Governo con il voto di fiducia su un decreto-legge che riguarda la manovra finanziaria.
Inizierei dall'aspetto, a mio giudizio, che più di altri mi induce - ma credo debba indurre tutti, in primo luogo il Pag. 44Governo - ad una profonda riflessione. Tale aspetto, citato anche da altri parlamentari che mi hanno preceduto, consiste nell'eccessivo numero di ordini del giorno, 276.
È proprio la quantità e la qualità degli ordini del giorno che ha manifestato nella sua complessità la fragilità, l'inadeguatezza, la insussistenza di una manovra finanziaria che, a mio giudizio, renderà questo Paese, all'indomani dell'approvazione, meno forte, meno trasparente, meno capace di guardare al futuro con fiducia e, soprattutto, meno capace di offrire a tutti i cittadini di questo Paese la capacità di prospettiva.
Su questo vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi: noi siamo, paradossalmente - questa è l'anomalia, forse, di fondo, strutturale del Paese, in questo momento politico - alla riedizione di un Governo Berlusconi che, qui, in questo Paese ha già dimostrato nel periodo 2001-2006 tutti i suoi limiti.
Vorrei citare qualche elemento: in quel dato, in quei cinque anni, il debito pubblico dell'Italia è risultato il più alto dei Paesi occidentali.
In quei cinque anni l'evasione fiscale in questo Paese ha superato la soglia dei Paesi occidentali, facendoci ridiventare, anche in questo settore, il Paese con l'evasione fiscale più alta in Europa.
A ciò aggiungiamo la triste esperienza che ha avuto il Ministro Tremonti, che fu costretto ad andare via sotto i colpi amici dei partiti alleati, ed i veri problemi del nostro Paese, tra i quali rientra, per esempio, la questione del Mezzogiorno. Al riguardo anche in quest'Aula ho sentito parlare poco del Mezzogiorno d'Italia. Sono un deputato del sud e nella mia esperienza politica ho avuto sempre grande rispetto, attenzione e ammirazione verso il nord, tant'è che immagino che, se estrapolassimo la parte del nord dal resto del Paese, quella parte diventerebbe la più produttiva, la più ricca e la più forte dell'Europa.
Allora mi chiedo: perché l'attuale Governo non immagina di invertire la rotta e di costruire una politica solidale verso il resto del Paese, che non ha le stesse condizioni?
Mi chiedo perché un giovane del sud non possa avere le stesse opportunità di un giovane del nord.
Non va bene il luogo comune di ascoltare ogni tanto qualche uscita di Bossi rispetto all'inno nazionale e alla tenuta dell'unità d'Italia.
Mi avvio alle conclusioni, signor Presidente, esprimo solo un altro concetto: sono convinto che il Paese abbia bisogno di diventare un Paese normale e per diventare un Paese normale c'è bisogno di ridurre la distanza tra il nord e il sud.
Per farlo, vi è bisogno di investire nel sud, come vi è bisogno di investire nella scuola, nell'istruzione, nella ricerca, nella sicurezza: queste sono le ansie e le aspettative dei cittadini.
Davvero mi avvio alla conclusione: signor Presidente, mi auguro che la grande luna di miele e il grande momento di inizio legislatura, quando si è parlato della fase costituente, possa ridiventare nuovamente, dopo la stortura di quanto avvenuto ieri al Senato, con l'approvazione definitiva del lodo Alfano...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANTONIO CUOMO. Anche in questa occasione il lodo Alfano ha rappresentato un precedente unico nei Paesi occidentali.
Signor Presidente, mi auguro che anche dopo questo provvedimento possiamo ritornare a una discussione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cuomo.
Constato l'assenza dell'onorevole Mannino, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario e onorevoli colleghi, apprendo che il mio ordine del giorno, che tende ad impegnare il Governo a formulare Pag. 45una normativa che abroghi e impedisca l'applicazione della cosiddetta commissione bancaria di massimo scoperto, sarebbe accolto soltanto come raccomandazione.
Mi è noto che l'ABI sta procedendo in tal senso, non foss'altro perché la commissione di massimo scoperto è stata recentemente oggetto di critiche anche da parte del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, e del presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, il quale ha tra l'altro affermato che la commissione bancaria di massimo scoperto è prassi iniqua e deve essere abolita.
Quanto sopra ci è noto, ne siamo lieti e ci auguriamo che l'abolizione convenzionale della commissione di massimo scoperto - che, a nostro modesto avviso, con un concetto un po' forte definiamo un «furto legalizzato» - sia eliminata quanto prima.
Rifletterò se accettare che il mio ordine del giorno sia accolto come raccomandazione, senza insistere per la votazione o invece insistere per la medesima, facendolo quindi eventualmente bocciare dalla maggioranza, che dovrà assumersi - sebbene con questa motivazione, che ritengo piuttosto debole - la responsabilità di bocciare una proposta che crediamo sia assolutamente positiva.
Questo è il motivo per cui chiediamo al Governo di ripensare la propria decisione. Del resto, si tratta di un ordine del giorno che potrebbe sovrapporsi alla decisione convenzionale dell'ABI e delle banche e non giungere, poi, alla promulgazione di una normativa. Pertanto, esso potrebbe avere una forza di moral suasion nei confronti dell'ABI.
Saremmo, quindi, propensi a chiedere al Governo un atto di coraggio. Il Governo e il Parlamento, infatti, in un momento drammatico come questo, potrebbero dare un segnale al Paese, intervenendo con una vera Robin tax (non quella che comunemente viene così definita), perché essa veramente toglierebbe qualcosa, peraltro di iniquo e di ingiusto, ad un sistema ricchissimo, com'è quello bancario, per darlo ai poveri, cioè a coloro che sono avviliti dal debito bancario che, di questi tempi, è sconfinato e attanaglia quasi tutte le famiglie italiane. Queste ultime non solo pagano sul debito bancario interessi «da paura» - questa sarebbe un'altra considerazione da svolgere, cioè il livello degli interessi medi che pagano le famiglie italiane - ma vi pagano sopra un balzello, rappresentato dalla commissione di massimo scoperto, che, generalmente, è pari ad un ottavo di punto ogni trimestre, a volte con capitalizzazione.
Sulla base di questa motivazione saremmo lieti se il Governo avesse questo coraggio, così come in passato il Governo della Repubblica ebbe il positivo coraggio di limitare la portata dell'anatocismo (altro istituto assolutamente iniquo), cioè la capacità degli interessi - quelli bancari trimestrali - di fruttare, a loro volta, interessi infrannualmente. Sarebbe un segnale quanto più importante, in un momento in cui, purtroppo, le iniziative di questo Governo per alleviare la sofferenza economica delle famiglie italiane sono censurabili e di modestissima portata. L'allungamento nel tempo dei mutui, approvato con legge, era normale facoltà di ognuno di noi, sui prezzi non si è agito minimamente, la class action è stata rinviata, temiamo, sine die...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVID FAVIA. ...su pensioni, salari, precariato, lavoro in genere, sulle accise sui carburanti: su nulla di tutto ciò si è intervenuto in maniera concreta per dare sollievo alle famiglie italiane. Ecco perché questa potrebbe essere una goccia nel mare ed una resipiscenza da parte del Governo, che ben poco ha fatto per aiutare le famiglie italiane in sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei sottolineare, in questo dibattito, la lesione al ruolo del Parlamento che è stata Pag. 46prodotta. Oggi ci troviamo qui a discutere di una manovra triennale per decreto-legge, alla quale si aggiunge, con un emendamento, una modifica della sessione di bilancio. Non sono un esperto costituzionalista ma, certo, ho molti dubbi che vi siano i profili di legittimità in questo modo di fare. D'altra parte, dove sono le caratteristiche di urgenza? Si impedisce al Parlamento una discussione e di esercitare il proprio ruolo, in una situazione economica difficile per il nostro Paese, in una crisi internazionale - è stato detto - in cui vi sarebbe bisogno, al contrario, di un concorso vero di tutte le forze politiche per dare un segnale al Paese, che deve svegliarsi e che deve cambiare profondamente. A mio avviso, questa manovra non va in tale direzione. È una manovra prociclica, che incoraggia, o quanto meno non ostacola, la crisi economica.
È impressionante il parallelo con il 2001 e con le «misure dei cento giorni» dell'allora Ministro Tremonti. Allora, si diede il via alla cosiddetta «Tremonti-bis», rafforzando il ciclo degli investimenti, in un momento in cui si usciva appena da un ciclo importante di investimenti. Ciò arrivò ad indebolire soprattutto la struttura delle piccole e medie imprese perché non vi era bisogno di incentivare gli investimenti ma, anche allora, di incoraggiare i consumi. Tutto questo non fu fatto ma si tentò di realizzare tagli lineari alla spesa pubblica: il risultato fu che si arrivò, nel 2006, all'1,5 per cento di deficit sul prodotto interno lordo e ad un aumento della spesa pubblica di parte corrente vicino al 40 per cento, con un aumento di 2,6 punti e cioè di 35 miliardi di euro all'anno.
Anche questa volta si va ad incentivare il ciclo economico. L'unica seria misura che un Governo nazionale può attuare - al di là delle chiacchiere sul petrolio ed in specie sulla dinamica dell'eventuale speculazione internazionale sul costo dello stesso - è quella di dare un po' di soldi ai salari e alle pensioni per rilanciare i consumi interni: il che significa sostenere il ciclo economico e la struttura produttiva delle piccole e medie imprese del Paese. Non si è voluto fare in questo modo e si è preferito seguire un'altra strada: si tratta di una grandissima responsabilità del Governo che rischia tuttavia di essere pagata cara dal Paese, soprattutto dalla maggior parte dei lavoratori e dalle famiglie più povere, nonché da quella parte dell'apparato produttivo e commerciale che vive una situazione difficile proprio perché è in atto una congiuntura economica negativa dei consumi.
Oltre a ciò, si registra un allentamento della lotta all'evasione fiscale. Lo si può girare quanto si vuole, ma il fatto che si sia eliminata la tracciabilità dei pagamenti e che si sia aumentato il livello del denaro contante da 5.000 a 12.500 euro (bisogna saperle queste cose e conoscere il territorio!) significa che nei distretti industriali si dà una mano all'economia sleale parallela, perché attraverso il money transfer così accade. Si indebolisce dunque ancora di più una parte dell'economia del nostro Paese; si dà via libera alla concorrenza sleale, ma non si sta accanto a quelle aziende e a quegli imprenditori - per fortuna sono tanti - che si stanno sforzando di riorganizzare la propria attività produttiva. Per questo, signor rappresentante del Governo, siamo contrariati. Non è solo per il voto negativo che esprimeremo; siamo preoccupati per il nostro Paese a causa di una manovra economica che lo deprime e che dovrebbe essere la preoccupazione principale anche del Governo che lei qui rappresenta perché è veramente un elemento importante.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANDREA LULLI. Avremmo potuto avanzare tante piccole proposte. Concludo, Signor Presidente, mi occorrono altri 30 secondi. In merito all'energia, non vi è dubbio che occorre fare uno sforzo di cambiamento del sistema energetico nazionale. Mi permetto di dire però che anche in proposito - al di là della cosiddetta «Robin tax» della quale vedremo gli effetti nefasti sui consumi e sulle tariffe per le imprese - avremmo potuto ristrutturare la pressione fiscale sulle tariffe Pag. 47delle piccole imprese che pagano molto di più sul piano fiscale rispetto alla grande impresa. Un piccolo intervento sarebbe stato molto importante, in questa congiuntura, ma non avete voluto realizzarlo ed avete respinto gli emendamenti che, in questa direzione, avevamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/1386/144 a mia firma, è certamente molto positiva. Interpreto tale accoglimento come una reale e forte volontà da parte del Governo di salvaguardare integralmente i congedi ed i permessi previsti dalla legge n. 104 del 1992 a sostegno dei disabili e dei loro familiari.
Sappiamo quale impegno e quali sacrifici vengono sostenuti dai familiari conviventi per assicurare una vita dignitosa e serena ai loro congiunti disabili. Il nostro Paese non può fare passi indietro verso le tutele e i servizi a favore dei disabili. Vi è bisogno, piuttosto, di ulteriori passi in avanti che consentano a questi nostri concittadini meno fortunati di migliorare la loro vita. Sono convinto che quanto più i disabili possono essere assistiti dai loro familiari, tanto più è serena e felice la loro esistenza.
Auspico, pertanto, signor sottosegretario, che il Governo valuti la questione con la massima tempestività e adotti al più presto i provvedimenti necessari per la piena vigenza dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992 anche per i familiari dei disabili.
Per quanto concerne, signor Presidente, l'ordine del giorno a firma Giorgio Merlo, Delfino e Fiorio n. 9/1386/271, relativo alla necessità di escludere dal patto di stabilità l'utilizzo dei fondi destinati alle coperture dei danni provocati dalle recenti alluvioni in Piemonte, ho preso atto della disponibilità del Governo in tale direzione. Confermo che si tratta di un'esigenza irrinunciabile per i comuni, le province e le regioni, altrimenti vi è il rischio che questi enti non possano utilizzare i fondi stanziati. Sollecito, anche in questo caso, un'urgente risposta da parte del Governo agli enti interessati.
Infine, per quanto riguarda l'ordine del giorno Fiorio n. 9/1386/221 - che desidero sottoscrivere - accolto dal Governo come raccomandazione, auspico, signor sottosegretario, una risposta urgente, perché la semplificazione prevista all'articolo 22 va intesa, a nostro giudizio, per tutte le imprese agricole, indipendentemente dalle dimensioni e dal relativo volume d'affari. Sollecito, pertanto, un comportamento coerente da parte del Governo rispetto alle dichiarazioni e agli impegni annunciati dal Ministro Sacconi, il quale ha più volte affermato che per le prestazioni occasionali di tipo accessorio in agricoltura, vi sarebbe stata un'autentica innovazione e semplificazione. Poiché la stagione della raccolta della frutta (tipico lavoro stagionale) e dell'ormai imminente vendemmia è alle porte, spero veramente che questa norma, che così come viene definita nel provvedimento in esame non è molto chiara, abbia questa interpretazione sollecitata dall'ordine del giorno in tempi molto, molto rapidi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/1386/218, di cui sono primo firmatario, è stato accolto dal Governo come raccomandazione, dopo che il sottosegretario Vegas aveva detto che un ordine del giorno non si nega a nessuno. Mi verrebbe, quindi, da dire: figuriamoci una raccomandazione!
Tutto questo è magra consolazione, soprattutto per una grande preoccupazione: in molti avevamo pensato di poter interloquire, confrontarci, magari approvando od osteggiando un provvedimento che era stato annunciato come quel provvedimento che avrebbe affrontato i veri Pag. 48nodi del Paese. Ed invece nulla: ancora uno spot, ancora un annuncio, senza che non solo l'opposizione, ma ciascun deputato, abbia potuto dare un qualsiasi contributo. Se un provvedimento è così determinante - come voi dite - non si può, con un'abitudine disarmante, continuare a porre la questione di fiducia, che dimostra tutta la vostra debolezza politica. Avremmo voluto contribuire a discutere un provvedimento importante - importante per il Paese - ma questo ci è stato impedito. Riteniamo, però, che non la fretta, non la necessità di andare veloci, ma la pochezza dei contenuti ha indotto il Governo a porre la questione di fiducia.
Avremmo voluto discutere di quali provvedimenti prendere per difendere il potere di acquisto dei salari, delle pensioni, di intere fasce sociali che stanno scivolando sotto la soglia di povertà, di quale politica adottare a favore dei consumatori.
L'unico strumento che ci è rimasto è stato quello degli ordini del giorno, ed anche qui, seppure con strumenti totalmente insufficienti, vogliamo rappresentare alcune minime necessità.
In campagna elettorale avete insistito molto su iniziative a sostegno dell'impresa, dalla sburocratizzazione all'innovazione, dalla ricerca all'internazionalizzazione. Non c'è nulla di tutto questo nel provvedimento in esame; anzi, nel precedente decreto-legge, poi convertito, il cosiddetto decreto «taglia-ICI», sono state tolte risorse di sostegno alle imprese.
Basti ricordare il taglio operato su «Industria 2015», con la promessa che poi le risorse sarebbero state reinserite in questo tanto annunciato decreto-legge fiscale. Invece, nulla anche qui! Per questo, presentando questo ordine del giorno n. 9/1386/218, riteniamo utile affrontare un problema piccolo, ma molto sentito dal mondo delle imprese.
Tra le procedure, tra le tante procedure burocratiche che impattano direttamente sul grado di competitività delle nostre imprese, con un aggravio, a volte, dei costi sostenuti dalle stesse, vi è senza dubbio quella relativa al recupero dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.
L'attuale normativa prevede la possibilità di compensare i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti contributivi degli stessi soggetti per un tetto massimo di 516 mila euro, stabilito dalla legge n. 388 del 23 dicembre 2000.
È un tetto sicuramente importante per quegli anni, ma oggi, anche alla luce delle profonde trasformazioni di mercato e delle difficoltà delle imprese per la difficoltà economica generale, questi limiti risultano essere largamente insufficienti.
Il limite citato risulta inidoneo a compensare i crediti vantati dalle imprese tutte, in particolare da quelle di maggiori dimensioni; nonostante continuino a risultare a credito con lo Stato, sono obbligate al versamento di imposte e tributi che eccedono tale limite, con una pesante perdita di liquidità ed una conseguente diminuzione della disponibilità di cassa.
Per questo, con questo ordine del giorno, abbiamo invitato il Governo a prendere in considerazione l'elevazione di tale limite di 500 mila euro, che - ripeto - è per la situazione attuale assolutamente insufficiente e inadeguato, e quindi pensiamo possa essere preso in considerazione con un provvedimento legislativo ad hoc.
Concludo, Presidente. Per questo, a me pare, poteva essere accolto l'invito contenuto nello stesso ordine del giorno, e non solo come raccomandazione, pensando appunto che in quest'Aula un ordine del giorno, anziché negarlo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIANO AGOSTINI. ...si possa, invece, discuterlo, e, altrettanto, un provvedimento, una raccomandazione per il nostro Paese, per la nostra economia, per il mondo dell'impresa, seppur piccolo, possa essere presa in considerazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
Pag. 49
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, il decreto-legge che siamo chiamati a convertire reca il titolo «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico (...)»; nove minuti e mezzo non è il titolo di un film, ma il tempo necessario, che il Governo ha ritenuto di utilizzare, per formulare questo decreto-legge.
L'ordine del giorno da me presentato e accolto dal Governo riguarda la Banca del Mezzogiorno, quanto meno un palliativo per accelerare i tempi della restituzione dei fondi prelevati (secondo me non verranno mai prelevati e, alla fine, concretamente, questa banca, probabilmente, non vedrà la luce, così come nel 2004) ai beni culturali, da un lato, e alla sanità, dall'altro, dove, forse, sono più utili.
Ma nonostante l'accoglimento dell'ordine del giorno Messina n. 9/1386/131, che vale in base al nostro Regolamento come istruzione al Governo, voglio vedere, rendermi conto, capire se tutti questi ordini del giorno accolti dal Governo saranno realmente istruzioni recepite ovvero se saranno soltanto «contentini» dati a chi ha avuto la pazienza e ha fatto lo sforzo di occuparsi di qualche argomento e di presentare tali atti parlamentari. Saremo lì a controllare, per capire se varrà la pena proseguire su questa strada oppure, al contrario, opporsi direttamente, senza dare al Governo alibi di questo tipo.
Detto questo, la manovra nel suo complesso certamente è una manovra non condivisibile, che vede la nostra più totale avversione. Quando si arriva al punto che, dopo una manovra fiscale di questo genere, che anticipa la legge finanziaria, lo Stato, parti dello Stato, sono costrette a manifestare contro il Governo e contro lo Stato stesso, è chiaro che la situazione diventa inaccettabile. Mi riferisco per esempio alle forze dell'ordine, che sono state costrette qualche giorno fa, ieri, l'altro ieri, a manifestare fuori da questo Palazzo, perché ovviamente si aspettavano che a fianco di un provvedimento sulla sicurezza ci fossero anche i soldi per poterlo attuare e così migliorare le condizioni di sicurezza di questo Paese. Al contrario invece sono stati tagliati i fondi.
Analogamente deve dirsi per la scuola: questa mattina hanno protestato gli operatori della scuola, i precari che continuano ad essere tali mentre i fondi vengono comunque tagliati. Poi coloro i quali da anni stanno diventando pensionati precari, nel senso che stanno finendo la loro carriera lavorativa senza mai essere assunti definitivamente, sentono i commenti dell'onorevole Bossi, che è Governo e lo rappresenta con molta forza e dal quale il Governo stesso, parti di Governo non si sono dissociate. Pensare da un lato ai «grembiulini», che qualche ministro vorrebbe introdurre, e dall'altro alle manifestazioni del Ministro che riguardano invece gli insegnanti del sud, credo che le dica lunga sul vero intento di queste disposizioni urgenti per lo sviluppo economico. È uno sviluppo unilaterale, che intende penalizzare sicuramente le fasce più deboli, penalizzare sicuramente il Meridione d'Italia.
Anche nel caso della rivisitazione del FAS, la rimodulazione dei Fondi per le aree sottoutilizzate, cosa si fa? Si tolgono totalmente i fondi al sud; è stato già detto con riferimento al taglio dell'ICI, alla Sicilia e alla Calabria. Saltano le metropolitane di Palermo, di Catania, di Messina, le strade provinciali e si fanno tagli alle reti ferroviarie. Si punta sempre allo sviluppo economico ma, se queste devono essere le misure urgenti per lo sviluppo economico, forse era meglio evitarle.
Ci saremmo aspettati una manovra che invece puntasse realmente su un'economia solidale e cercasse di dare ai pensionati magari una quattordicesima (e non una umiliante tessera di povertà) e di tutelare i precari di lunga durata, tentando di farli alla fine arrivare ad un contratto a tempo indeterminato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IGNAZIO MESSINA. Anche perché non tutti nella pubblica amministrazione sono fannulloni, come non tutti nella politica sono fannulloni. Ci sono i fannulloni che vanno allontanati dalla politica e dalla pubblica amministrazione, ma ci sono anche Pag. 50coloro i quali lavorano e vanno tutelati. Questo Governo non ha inteso farlo, e quindi diamo sicuramente una valutazione non positiva e anzi totalmente negativa della manovra sulla quale siamo chiamati a votare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.
ENZO CARRA. Signor Presidente, prendo atto con qualche stupore della decisione del Governo di accogliere come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/1386/254. Però, accetto a mia volta l'accoglimento come raccomandazione, e non insisto per la votazione. Questo perché il Governo ammette così implicitamente quello che è scritto nel mio ordine del giorno, perché non lo contesta assolutamente, e cioè che i tagli all'editoria sono tali, sono così pesanti da contribuire a un'ulteriore crisi di questo settore così importante nella nostra vita. Infatti, ammette che nel 2009, grazie al decreto-legge in esame, i contributi all'editoria passeranno da 414 milioni a 300, quando il dipartimento per l'editoria presso la Presidenza del Consiglio, e il sottosegretario Vegas credo che lo sappia, giudica il fabbisogno tra i 500 e i 550 milioni. Questo significa coscientemente operare per distruggere questo settore, e oltretutto pregiudica - e lo scrivo nel mio ordine del giorno - la possibilità di procedere a una vera riforma dell'editoria, come aveva sostenuto e come aveva promesso nelle scorse settimane il sottosegretario Buonaiuti.
Quest'ultimo, proprio pochi giorni fa, aveva annunciato in Commissione cultura una riforma dell'editoria - alla quale siamo pronti a collaborare e a cooperare in tutti i modi -, ed aveva giustamente escluso, dal suo punto di vista, di pensare ad una nuova NEP, cioè ad una nuova politica economica per l'editoria in Italia. Ma qui è inutile scomodare la forse famigerata NEP: questa è economia di guerra, è un'economia che strozza l'editoria, e quindi c'è ben poco da scherzare.
I tagli decisi intervengono oltretutto con un criterio quantitativo e non qualitativo - questo il sottosegretario Vegas lo dovrebbe sapere -, perché i contributi diretti non incidono operando una scelta su chi non li avrà o ne avrà di meno, ma coglieranno tutti quanti e taglieranno sia le cooperative vere sia quelle fasulle, i giornali di partito e quelli che non sono niente.
Tutto ciò si muove, credo, nel segno dell'ingiustizia. Chiedo allora - e di questo mi raccomando, visto che parliamo di raccomandazioni e ci limitiamo a queste - che nella manovra finanziaria il Governo operi sui contributi indiretti, cioè quelli che non sono, come questi di cui si sta parlando e che vengono tagliati dal decreto-legge al nostro esame, contributi a fondo perduto. Essi operano - ed il sottosegretario lo sa benissimo - in una logica di sviluppo e credo quindi che vadano perlomeno salvaguardati e - spero - potenziati. Parlo dei crediti di imposta per gli investimenti, che sono rimasti fermi al 31 dicembre del 2004, e di credito agevolato, che deve essere rifinanziato. Voglio usare, per finire, le parole del già citato sottosegretario Bonaiuti: almeno cercate di passare dall'aiuto ai soggetti all'aiuto ai progetti. Tale aspetto mi sembra sia degno, nella manovra finanziaria, di un'attenzione diversa da quella che avete dimostrato con il presente provvedimento, perché credo che favorire l'innovazione tecnologica nella prospettiva multimediale di cui tanto ha bisogno il nostro Paese significa non dico rafforzare, ma perlomeno occuparsi di un'area che significa pluralismo e dunque democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, le morti sul lavoro rappresentano una piaga nazionale. Nel 2007 si sono verificati un milione di incidenti sui luoghi di lavoro Pag. 51che hanno prodotto mille morti bianche, un tributo di vite umane che rimane praticamente invariato da ben venticinque anni, un periodo in cui si è registrata una media annua di 1.376 morti (numeri inaccettabili, da Terzo Mondo). Le leggi sulla sicurezza del lavoro ci sono e sono buone, ma il problema è un altro. In Italia si muore di lavoro a causa di tre fattori: scarsi controlli, giustizia lenta, pene inadeguate (un mix micidiale che induce molti imprenditori a ritenere economicamente più vantaggioso non investire sulla sicurezza). La probabilità di essere scoperti inadempienti rispetto alle norme di sicurezza prima che avvenga un incidente è minima, ed anche quando si verifica la disgrazia comunque la lentezza dei procedimenti giudiziari e la scarsa severità delle pene - o, comunque, della loro efficace espiazione - invogliano l'imprenditore a rischiare, chiaramente sulla pelle di chi lavora per vivere.
L'Italia dei Valori si è impegnata nella scorsa legislatura appoggiando in Parlamento i provvedimenti per risolvere la piaga delle morti bianche, e lo farà anche in questa legislatura attraverso i suoi deputati e senatori. Le nostre proposte sull'argomento sono poche ma efficaci ed immediate: più controllo e una giustizia messa in grado di funzionare in tempi rapidi, pene più severe e certezza del periodo di detenzione.
La politica, nei giorni della tragedia di Torino, ha espresso cordoglio e dolore. Poi siamo stati attoniti spettatori di una «scaricabile» ignominia, di un rimpallo di accuse reciproche senza una prospettiva né una soluzione concreta, mentre la drammatica escalation dei morti sul lavoro non conosce sosta: un morto ogni sette ore. L'Italia è il fanalino di coda in Europa, è il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro.
L'Italia dei Valori ha posto al primo punto del suo programma elettorale la questione del lavoro, prevedendo l'inasprimento delle pene per i titolari di aziende che non garantiscono la sicurezza dei lavoratori. L'etica deve assumere un ruolo centrale nell'azione politica affinché al dolore e alle lacrime di un operaio, della sua famiglia, dei suoi amici o dei suoi colleghi siano finalmente date risposte adeguate.
Come già detto, la questione della sicurezza sui luoghi di lavoro affonda le sue radici nel profondo vuoto regolamentare che caratterizza il nostro Paese ormai da molto tempo. L'urgente adozione di un regolamento coerente della disciplina dei lavori usuranti è condizione indispensabile per un Paese che aspira ad avere un impianto normativo moderno e civile. Si tratta di una fondamentale conquista sociale che di fronte alle innumerevoli morti bianche registrate di recente in Italia non può essere rimandata. Non vi è dubbio che i lavoratori sottoposti ad attività usuranti siano tra quelli che rischiano di più e tra i maggiormente esposti.
Per tali ragioni auspico che all'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/1386/126 (ordine del giorno accolto come raccomandazione) segua, nei fatti ed a breve, un impegno forte e deciso del Governo nel senso di una definizione concreta della materia, in particolare, come dicevo, con riferimento al lavoro notturno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per discutere sul mio ordine del giorno n. 9/1386/128 che il Governo, rappresentato dal sottosegretario Vegas, ha accolto come raccomandazione. Ovviamente non so cosa significa, perché si tratta di un ordine del giorno che contesta una manovra e un provvedimento del Governo. Evidentemente, come dice il sottosegretario Vegas, se un ordine del giorno non si nega a nessuno anche una raccomandazione, in questo caso, non si nega a nessuno.
Come si legge nel mio ordine del giorno, si discute di una manovra che altro non è che quanto hanno già affermato molti colleghi, vale a dire una manovra Pag. 52depressiva che non fa ripartire i consumi, non risponde alla crisi internazionale, non riduce l'inflazione, né l'imposizione fiscale, né i prezzi. Invece, si interviene con la decretazione di urgenza su tutti i settori attraverso i tagli alla scuola, alla sanità, alle forze dell'ordine e al pubblico impiego.
Inoltre, si interviene pesantemente sul mercato del lavoro con due articoli, il 21 e il 22. In particolare, quest'ultimo articolo è poco chiaro, molto pasticciato e pone chiaramente le basi per una deregolamentazione del mercato del lavoro in cui il giudice non potrà introdurre l'assunzione a tempo indeterminato come pena nei confronti del datore di lavoro. Il risultato sarà, quindi, una società sempre più precarizzata. Più precariato, più incertezza, più insicurezza!
La possibilità che il nostro Paese rimanga nei prossimi anni su livelli competitivi a quelli dei partner europei e mondiali dipende, in buona parte, dalla capacità di mantenere alto il livello dei consumi. Ma come si possono far ripartire i consumi e l'economia, come si contrasta la crisi internazionale senza che la gente abbia i soldi in tasca, senza che le famiglie abbiano sicurezza, senza che i giovani abbiamo certezze?
Il precariato più aumenta, più frena la crescita del prodotto interno lordo. È vero, in dieci anni l'occupazione è cresciuta, i posti di lavoro sono aumentati di due milioni, dal 1997 la disoccupazione è scesa dall'11,3 per cento al 5,7, ma è anche vero che i salari sono rimasti gli stessi da quindici anni e il tasso occupazionale, cioè quello vero dell'occupazione, resta il più basso d'Europa.
E la sicurezza, la certezza di un lavoro sicuro? L'occupazione sale, ma il prodotto interno lordo resta fermo, non cresce più dello 0,3 per cento. Ciò significa che quell'occupazione, quei due milioni di posti di lavoro in più non creano ricchezza, non consumano, non investono, e i precari sono oggi una massa enorme nel nostro Paese - a mio avviso è una vergogna - di 3 milioni 700 mila persone (sono dati del 2006 dell'Istituto nazionale di statistica): sono, per lo più, giovani, ma anche soggetti ormai prossimi alla pensione, con anni di precariato.
Pertanto, se l'obiettivo della manovra è, da un lato, controllare i conti e, dall'altro, far ripartire l'economia, entrambi gli obiettivi sono falliti in partenza: non si riducono gli sprechi, si spende per l'Alitalia, non si rilancia l'economia. Per questo noi dell'Italia dei Valori chiediamo al Governo di accettare la sfida di un vero rilancio dell'economia, che passa solo attraverso due direttrici: la regolamentazione organica del mercato del lavoro, attraverso il ricorso a strumenti legislativi nuovi che superino la legge n 30 del 2003, non di Biagi, ma di Maroni, che ha solo creato una nuova forma di schiavitù moderna; una politica di sostegno ai redditi capace di aumentare le retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Così rilanciamo il Paese, così rilanciamo i consumi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.
MARCO FEDI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, componenti del Governo, la discussione che sta avvenendo in Aula è importante, poiché questa Assemblea legislativa è stata limitata nelle sue prerogative costituzionali su tutta una serie di importanti provvedimenti. Si tratta di provvedimenti economici e di bilancio, che oggi si rivelano sostanzialmente basati su tagli; provvedimenti sulla giustizia legati a logiche ad personam; quelli sulla sicurezza legati all'emergenza (che non c'è) per mettere poi in campo una serie di norme restrittive verso gli immigrati, anche chi vive regolarmente in Italia, come avviene con le restrizioni sull'assegno sociale, che avranno conseguenze negative anche per i cittadini italiani.
Tanta cattiva politica in poco tempo, tanti cattivi esempi in poco tempo, dagli attacchi all'unità nazionale a quelli sulla sicurezza, con i tagli alle forze dell'ordine, ed ai ripensamenti di questi giorni sull'abolizione dell'ICI, già presenti in pezzi Pag. 53della maggioranza. Forti tagli hanno colpito pesantemente il Ministero degli affari esteri e, in particolare, le politiche a favore delle comunità italiane nel mondo, tutto ciò quando le dotazioni complessive assegnate al Ministero degli affari esteri per il suo funzionamento, per la politica di cooperazione allo sviluppo, per la politica internazionale ed estera, per le politiche a favore delle comunità italiane nel mondo, inclusa quindi la rete diplomatico-consolare sottoposta a continui tagli e ridimensionamenti, sono largamente insufficienti in termini di percentuale di prodotto interno lordo, in termini di capacità di rispondere agli impegni concreti assunti dal nostro Paese e in termini di erogazione di servizi.
Una valutazione politica, questa, che arriva anche dopo i tagli apportati dal decreto n. 92 del 2008 sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie - tagli previsti in misura pesante anche in questo provvedimento - e anche, mi permetto di ricordarlo, dal mancato recupero di 80 milioni di euro in sede di assestamento di bilancio (altro provvedimento che arriverà tra poco alla nostra attenzione).
In questo senso, dopo la vicenda dell'ICI, sul cui esonero per i cittadini italiani residenti all'estero vi sono unicamente degli impegni assunti dal Governo, che ha accolto degli ordini del giorno presentati in quest'Aula, poniamo oggi l'attenzione del Governo sulla questione delle detrazioni per carichi di famiglia.
L'ordine del giorno sulle detrazioni per carichi di famiglia dei residenti all'estero parte da una considerazione di fondo che concerne l'equità e la parità di trattamento, elementi che ponemmo alla base della richiesta di estensione del nuovo regime fiscale (quello delle detrazioni per carichi di famiglia) introdotto con la legge finanziaria per il 2007 ed esteso anche a coloro che vivono e lavorano fuori dai confini nazionali, ai cittadini italiani all'estero.
Con la legge finanziaria per il 2007 rimettemmo sulla giusta via i conti pubblici, ma lo facemmo proteggendo i deboli e prevedendo nello stesso tempo molte misure a sostegno dello sviluppo. Senza quelle misure, l'aggiustamento necessario avrebbe pesato soprattutto sulle fasce sociali più deboli. Rispondemmo ad un impegno sostanziale e formale con l'Unione europea: approvare una manovra per riportare il deficit pubblico nell'ambito dei parametri di Maastricht. Nello stesso tempo attuammo una redistribuzione con riferimento ai redditi medi e bassi con un intervento che riguardò aliquote e scaglioni di imposta con la trasformazione delle deduzioni in detrazioni e l'innalzamento della soglia di reddito sotto la quale le imposte non sono dovute.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO FEDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ho voluto ricordare questi passaggi perché in questa manovra economica manca l'impegno redistributivo per le famiglie, così come è mancato nel provvedimento per la salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie. Nell'emergenza economica evocata dal Ministro Tremonti, tra le tante evocate da questo Governo, manca un pezzo importante, che riguarda il sostegno ai redditi da lavoro ed alle pensioni.
L'ordine del giorno accolto dal Governo impegna a predisporre una apposita norma tesa a superare il limite temporale del 2007, 2008, 2009, prevedendo la definitiva e permanente estensione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero, prevedendo modifiche alle procedure previste dal regolamento semplificandole anche attraverso il maggior utilizzo dell'autocertificazione.
Concludo, dicendo che riteniamo tutto ciò un atto dovuto ed un impegno in direzione dell'equità e della parità di trattamento, nella misura in cui si darà corso a tutti gli ordini del giorno sui quali vi è stato un accoglimento da parte del Governo, quando passeremo dalle parole ai fatti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.
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MARIA COSCIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Vegas, con questo ordine del giorno il gruppo del Partito Democratico pone una questione di grande rilievo per i giovani e per il futuro del nostro Paese: il tema dell'elevamento dell'obbligo scolastico a 16 anni. Chiediamo di avere certezze dal Governo non solo per una conferma formale, ma per un'attuazione vera e sostanziale di questa grande innovazione introdotta con il comma 622 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007. Il comma 622 prevedeva, infatti, che, nel rispetto degli obiettivi generali di apprendimento, si realizzassero accordi tra il Ministro dell'istruzione e le regioni per la definizione di percorsi e progetti per contrastare la dispersione e favorire il successo dell'assolvimento dell'obbligo scolastico e un elenco nazionale degli enti abilitati a realizzare questi percorsi e a contrastare la dispersione scolastica.
Il maxiemendamento del Governo ha cassato proprio questa parte e prevede in sostanza di ripristinare una sorta di dualismo tra sistema di istruzione e sistema della formazione professionale. Peraltro, voglio sottolineare che questo maxiemendamento non è stato nemmeno sottoposto al vaglio della VII Commissione, che ha potuto esprimere il proprio parere solo sul provvedimento originario. Infatti, tale maxiemendamento è stato portato di notte direttamente alle Commissioni bilancio e finanze.
Tra l'altro, nei giorni scorsi sono emerse non poche polemiche e forti preoccupazioni proprio sul tema dell'obbligo scolastico. È una preoccupazione che rischia di essere fondata, se questo nostro ordine del giorno non venisse approvato nella sua interezza. Nella sostanza, vogliamo riproporre con chiarezza che tale obbligo sia ricondotto ad unità, cioè ad una visione unitaria tra il sistema dell'istruzione e della formazione professionale, pur rispettando le competenze delle regioni, e definendo in particolare percorsi didattici unitari per il biennio delle scuole superiori, compresa quindi la formazione professionale, che siano adeguati a perseguire le mete irrinunciabili per l'esercizio dei diritti di cittadinanza, con le otto competenze chiave indicate dalla Comunità europea e con i saperi previsti nei quattro assi culturali fondamentali.
Per questo pensiamo, come dicevo, che si dovrebbe ripristinare la norma originaria del comma 622. Tuttavia, siamo a questo punto dell'iter legislativo e chiediamo che almeno venga accolto questo ordine del giorno con il quale si impegna il Governo ad attuare, con determinazione e senza ambiguità, il regolamento contenuto nel decreto ministeriale n. 139 del 2007, il quale detta gli indirizzi a tutte le istituzioni scolastiche per rendere coerenti i curricula con le indicazioni nazionali.
Per questo, sottosegretario Vegas, nell'ordine del giorno insistiamo affinché sia mantenuto il riferimento esplicito al decreto ministeriale in modo che non ci siano più dubbi sulla volontà del Governo di continuare su questa strada. Come ha dichiarato il Ministro Gelmini, l'obbligo non è stato cancellato in termini formali, però se non si va in questa direzione in realtà si svuota nei suoi contenuti e nei suoi requisiti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.
IVAN ROTA. Signor Presidente, è dall'inizio della legislatura ad oggi che ascolto, partecipo (chiaramente è la mia prima legislatura) e sono presente cercando di imparare e di capire come compiere il mio dovere, ovvero contribuire a fare leggi in favore dei cittadini, nello spirito della mia passione politica originaria.
Signor Presidente, signor sottosegretario Vegas, mi rivolgo soprattutto ai cittadini, laddove leggeranno il mio intervento: la settimana scorsa ascoltavo l'onorevole Lupi che ci richiamava ad un'osservazione dicendo una cosa giusta, ovvero che questo Governo non ha imposto alle aule parlamentari solo gli interessi personali e giudiziari del singolo; no, ha aggravato, a mio Pag. 55avviso, la situazione bloccando il nostro lavoro sulle promesse elettorali fatte qualche mese fa dal Presidente del Consiglio pro tempore direi, perché il signor Berlusconi non è l'azionista di maggioranza e, grazie al cielo, la nostra nazione non è Italia Spa.
Non ci siamo preoccupati solo dei problemi singoli, ma anche di come sperperare le risorse (vedi Alitalia e lo spostamento dei capitoli dell'ICI), non andando quindi nella direzione del cittadino. Anche in questo caso, con il mio ordine del giorno, mi rifaccio alle parole autorevoli espresse il 25 giugno dal Presidente Napolitano: il rischio vero è il vanificarsi di un reale ruolo del Parlamento nella definizione della politica di bilancio. Infatti presi come eravamo (come ci hanno imposto) dagli slogan portati all'attenzione del Parlamento e soprattutto dell'opinione pubblica, poco ci siamo occupati della manovra finanziaria che è arrivata frettolosamente.
Ringrazio il sottosegretario Vegas della concessione di sottoporre al Governo gli ordini del giorno e della grazia a tutti concessa di averli recepiti frettolosamente, con una sorta di liquidazione estiva, come raccomandazione. È chiaro: abbiamo fretta, siamo vicini alla pausa estiva; ma se avessimo potuto entrare nel merito dei veri problemi che assillano gli italiani, anziché questa liquidazione degli ordini del giorno, avremmo potuto toccare argomenti legati al reddito ed al potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori, con un reale impegno al Governo e non con un accoglimento come raccomandazione. Mi riferisco al mio ordine del giorno n. 9/1386/129 che chiede di intervenire con urgenza, per mettere a punto strumenti adeguati e finanziariamente compatibili, a sostegno del reddito e dei salari dei lavoratori italiani. È chiaro che, letto così, senza entrare nello specifico, è molto difficile argomentare un qualcosa che però è evidente e chiaro a tutti.
È evidente che così non si può andare avanti soprattutto se da più parti vengono alzati scudi, in particolare da quelle persone che non sono normalmente coloro che scendono in piazza, ma che in questo periodo manifestano per disperazione, perché vedono il loro futuro messo a repentaglio. Gli uomini delle forze dell'ordine, ad esempio, che sono i difensori della legalità e dello Stato e che mettono a repentaglio la loro vita per servire lo Stato, li abbiamo visti scendere in piazza per manifestare con forza contro quel taglio di questo «Governo della sicurezza», che da una parte sollecita la dotazione per una sicurezza maggiore e dall'altra ne taglia i fondi per circa 2,5 miliardi di euro.
Quello che mi preoccupa è sentire da parte di qualcuno, con degli slogan, che questi tagli non vi sono stati. Esiste, però, una differenza tra chi afferma l'esistenza dei tagli e chi no: le forze dell'ordine erano in piazza e le sentivamo, chi ha affermato che i tagli non vi sono stati, stava nelle stanze comode dei palazzi sostenendo con la stessa disinvoltura tutto e il contrario di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Signor Presidente, ritengo che il complesso degli ordini del giorno presentati dai parlamentari del gruppo del Partito Democratico vada pienamente incontro non tanto ad esigenze di una parte politica, ma a quelle del Paese. Perciò, la mancata accettazione da parte del Governo delle proposte presentate rappresenterebbe una conferma della mancata volontà e dell'incapacità dell'Esecutivo di affrontare la situazione di pesante crisi in cui si trova l'Italia.
La scelta di blindare la manovra con la posizione della questione di fiducia sul maxiemendamento, che ha rappresentato un'ulteriore mortificazione delle prerogative del Parlamento e di un corretto rapporto tra maggioranza e opposizione, è stata del resto un'ulteriore prova a dimostrazione di queste incapacità.
Auspichiamo, perciò, che siano accettati gli ordini del giorno da noi presentati e, nel contempo, esprimiamo un chiaro Pag. 56«no» alla manovra, perché le scelte in essa contenute non danno una risposta a quelle che riteniamo essere le reali necessità.
Non so se si ha piena conoscenza di quello che sta succedendo nel Paese: sono ormai sempre di più, milioni, le famiglie che non riescono a fare fronte agli aumenti del costo della vita. Ritengo, infatti, che sia a rischio la tenuta sociale di intere aree del Paese e la manovra non prevede alcuna misura utile, come una defiscalizzazione dei salari o interventi sulle pensioni più basse. Nessuna misura utile è prevista per intervenire a favore delle famiglie che non ce la fanno e che alla ripresa autunnale subiranno, purtroppo, ulteriori e già prevedibili colpi al proprio tenore di vita.
L'intero settore della pubblica amministrazione e del pubblico impiego è profondamente preoccupato per i tagli e le misure che colpiranno direttamente e pesantemente le buste paga dei dipendenti, mentre è del tutto incerta l'allocazione delle risorse per finanziare il rinnovo del contratto e a questo fine si annunciano già agitazioni e scioperi da parte dei sindacati. Inoltre, tutti i sindacati, le associazione che rappresentano i dirigenti e i lavoratori dei settori della sicurezza, delle forze dell'ordine, di polizia, di polizia penitenziaria e dei vigili del fuoco sono già scesi in piazza, anche qui davanti a Montecitorio, per manifestare preoccupazione e allarme; e pensare che questo Governo e questa maggioranza avevano impostato la propria campagna elettorale sul tema della sicurezza! In questo modo noi riteniamo che con le vostre scelte la politica della sicurezza subirà un'ingiustificabile e imperdonabile ferita.
Il mondo della scuola, dell'università e della ricerca ha fatto sentire la sua voce e l'ha fatto con senso di responsabilità e con forza. Anche in questo settore si prevedono tagli indiscriminati alle risorse finanziarie e umane, pur trattandosi davvero di risorse destinate a settori strategici in un Paese moderno.
Inoltre, le regioni e i comuni italiani hanno rivolto a Palazzo Chigi la loro protesta per le conseguenze della manovra.
Si tratta di conseguenze che ricadranno direttamente sui cittadini, in particolare sui servizi socio-sanitari, su quelli di trasporto pubblico locale e su tutti i servizi che gli enti locali gestiscono o erogano per le collettività. Inoltre, i tagli agli investimenti in settori come quelli della mobilità e delle infrastrutture rappresentano un ulteriore freno a ogni seria politica di sviluppo, sviluppo compatibile del nostro Paese, ancora fortemente arretrato specialmente in alcune aree nel campo delle infrastrutture viarie e ferroviarie.
Potremmo continuare, ma mi avvio a concludere. La manovra non prevede nessuna seria politica di sostegno alla crescita e di intervento anticiclico. Non si intravedono sostegni all'impresa e alla ripresa mentre inquietudini attraversano il mondo dell'industria, della piccola impresa e di altri settori strategici. Anche la giustizia avrà dei tagli, dopo gli attacchi subiti per ragioni politiche, che rischieranno di ricadere ancora sui cittadini. Insomma, noi pensiamo che non si dia quel messaggio di fiducia e di equità sociale necessario al Paese. Negli ultimi mesi si è molto parlato, anche da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, di paura e di speranza. Ecco, noi pensiamo che questo Paese (anche le fasce che avevano creduto nelle promesse della maggioranza) oggi abbia allontanato qualsiasi speranza...
PRESIDENTE. Deve concludere.
WALTER VERINI. ...per lasciare posto soltanto alle inquietudini e alle paure. Noi pensiamo che l'Italia non meriti questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Monai che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Vegas, mi riferisco al capo III «Energia» di cui all'articolo 7, comma 1, del provvedimento in esame: il Ministro dello sviluppo economico definisce la strategia energetica nazionale prevedendo la realizzazione di impianti nucleari sul territorio nazionale; il Ministro dello sviluppo economico convoca, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, una Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente; entro il 31 dicembre 2009 il Governo stringerà accordi con Paesi dell'Unione europea e Paesi extraeuropei per il settore nucleare. La prima domanda che pongo è: il risultato della Conferenza nazionale sarà sottoposto all'esame del Parlamento italiano?
Vi è un primo dubbio da sciogliere: ENEL, ENI, ex municipalizzate e Finmeccanica sono spa quotate in borsa, non più strumenti in mano al Governo (anche se il Presidente del Consiglio continua a chiamarli enti) ed è chiaro a tutti che gli aiuti di Stato sono espressamente vietati: chi paga allora?
Forse la coincidenza di innamoramento industriale per l'atomo ha una relazione con l'approssimarsi della fine dei sussidi CIP6? La produzione di energia è liberalizzata e privatizzata e ai nuovi impianti non può andare neanche un euro dello Stato. Ho un altro dubbio: non è che l'attesa del primo kilowattore nucleare diventa l'alibi per smettere di investire nelle altre strutture, come elettrodotti, gasdotti, rigassificatori e stoccaggi di gas? Imprese e cittadini italiani pagano l'energia tra il 20 e il 30 per cento in più della media europea. Dovrà essere così ancora per i prossimi dieci, quindici anni? Inoltre mi chiedo: quale sarà la tecnologia? È chiaro che in cinque anni non è possibile interiorizzare una filiera. Si possono solo accogliere e in parte realizzare gli impianti in partnership con il licenziatario e continuare così a sfruttare economie di scala. Questo significa sudditanza tecnologica dal fornitore. Il candidato naturale è ovviamente EDF e il programma è l'EPR.
Quando si è parla di produzione elettronucleare, si fa sempre riferimento ai costi, mai ai prezzi. Ammesso e non concesso che i costi del nucleare italiano si rivelassero inferiori a quelli degli impianti convenzionali in un contesto di mercato, perché dovrebbe essere così anche per i prezzi? In questi mesi il prezzo del kilowatt ora e del nucleare francese, in assenza di concorrenza, si è agganciato al prezzo ben più alto del carbone tedesco, in un mercato centro-europeo che si va verificando. Perché non dovrebbe essere così con il prezzo del ciclo combinato a gas? Certamente deve essere rifatta, da capo a piedi, la borsa elettrica per passare dal prezzo marginale al prezzo controllato, a meno che non si voglia tornare a prezzi amministrati decisi dal Ministero, ma c'è da dubitare che, in questo caso, le imprese sarebbero ancora meno interessate e le banche meno disposte a prestare soldi.
Nel contesto dei mercati energetici liberalizzati con società in buona parte quotate, il prezzo più basso per i consumatori è garantito dalla concorrenza. Questa può svilupparsi solo in presenza di numerose società, almeno cinque con impianti simili per fascia, ma con tecnologie il più possibile diverse.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Vico.
LUDOVICO VICO. Ciò vorrebbe dire tre reattori a società, pochi per economicità gestionale e vantaggi di scala. Quando ognuno conosce esattamente i costi dell'altro, se gli impianti fossero tutti EPR, la collusione sarebbe nei fatti e i prezzi resterebbero alti esattamente come sarebbe con più impianti ma in mano ad uno solo o due soggetti: né più né meno di ciò che oggi accade in Italia con il carbone.
Dunque, esaminiamo il capitolo dello smaltimento o del decommissioning.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Vico.
LUDOVICO VICO. Si può dire che l'Italia, pur avendo abbandonato l'opzione nucleare Pag. 58dal 1987, non è ancora uscita da questa attività perché il decommissioning è ancora da avviare nelle centrali di Latina, Trino, Caorso, Garigliano e l'impianto di Bosco Marengo, oltre ai centri di stoccaggio, di Casaccia, di Rotondella, e di Saluggia.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Vico, la presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il seguito degli interventi per dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.
Sull'ordine dei lavori (ore 14).
AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, colleghi, sembra che qualcuno abbia finalmente capito che in Italia non è stata reintrodotta la pena di morte. Questa mattina il sostituto procuratore generale di Napoli, il dottor Ugo Ricciardi, ha espresso parere favorevole per la liberazione del dottor Bruno Contrada, che come sappiamo tutti, è gravemente malato, ha 77 anni e ha già scontato cinque anni di carcere. È un parere fondamentale, che spero illuminerà la mano e la coscienza del tribunale di sorveglianza di Napoli, che in questo momento è riunito in camera di consiglio per decidere.
Mi auguro che il calvario del dottor Contrada possa finalmente avere fine, non certo con la morte in carcere del dottor Contrada, come forse vorrebbero alcuni, ma con la sua liberazione. Chiedo, comunque, al Governo e, in particolare, al Ministro della giustizia, di avviare un'attività ispettiva nei confronti del giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, la dottoressa Daniela Della Pietra, che in un suo recentissimo provvedimento di rigetto di un'istanza avanzata dai legali del Contrada ha scritto che l'ex dirigente della Polizia di Stato non ha ancora superato il limite dell'umana tollerabilità. Come dire, Contrada è gravemente malato ma non è ancora in coma. Ma chi stabilisce questo limite? E come può un magistrato della Repubblica italiana usare simili espressioni in un atto quale l'ordinanza cui ho fatto riferimento?
Chiedo che il Capo del Governo e tutto il Governo intervengano. Nel frattempo, mi auguro che il tribunale di sorveglianza di Napoli sospenda questa attività di tortura e di accanimento per il rispetto che si deve ad ogni essere umano.
Chiedo, inoltre, l'intervento del Capo dello Stato, onorevole Giorgio Napolitano, anche nella sua qualità di Presidente del Consiglio superiore della magistratura.
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, stamani sono rimasto inorridito nel leggere su un importante quotidiano nazionale la notizia che in un luna park della mia città, Milano, al costo di un euro si può assistere alla simulazione dell'uccisione di un uomo che siede su una sedia elettrica.
La simulazione è realizzata con un manichino in lattice, seduto come siederebbe un condannato a morte, con le braccia legate e il corpo legato, che al solo costo di un euro mostra il suo corpo che vibra sotto le pulsioni della scossa della corrente elettrica, la sua testa che fuma e il suo capo, infine, che dopo pochi secondi reclina.
Si tratta di un'orribile manifestazione di spregio della vita umana e anche delle migliaia di morti contro le quali questo Parlamento, all'unanimità, ha votato il mandato al precedente Governo di ottenere dalle Nazioni Unite una moratoria internazionale, che per fortuna è stata raggiunta.Pag. 59
A questo spregevole spettacolo hanno tutta la possibilità di assistere - così come succede - bambini di ogni età e adulti, che al solo costo di un euro, come racconta il cronista, ridendo, scherzando e ripetendo l'episodio possono assistere a tale macabra messa in scena.
Non sono in grado di dire se esistano rilievi del codice penale o civile che permettano di porre fine a tale spettacolo. La mia impressione umana è che comunque, a prescindere dalle norme, dalle leggi vigenti e dal regolamento che nei comuni disciplina le manifestazioni pubbliche, si dovrebbe trovare il modo di porre rimedio a questo orribile spettacolo.
Mi auguro - e mi auguro che lei, signor Presidente, avrà modo di farlo e di riferirlo al Presidente della Camera - che anche il Governo voglia interessarsi a questo episodio, per porre fine ad uno spettacolo che offende coloro i quali non sono manichini in molti angoli della terra e che ancora oggi vengono condannati a morte e vengono eseguiti, pur se le Nazioni Unite hanno da poco votato la moratoria internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, la sua sensibilità sarà rappresentata al Presidente della Camera.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buonfiglio, Gregorio Fontana, Molgora e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, anche se dovrei darle la parola a fine seduta.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, sto ponendo un problema di legalità: mi riferisco al fatto che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ancora non ha eletto il suo presidente dopo tanti mesi e, quindi, non è in grado di svolgere le sue funzioni, che sono anche quelle di nomina del consiglio di amministrazione della RAI-TV. Vorrei segnalare all'Aula che ciò che sta chiedendo in questo momento il membro della Commissione Marco Beltrandi, deputato della delegazione radicale all'interno del gruppo Partito Democratico, è che la Commissione si riunisca al più presto per rispondere ad un adempimento, altrimenti essa non è validamente costituita e non può esercitare la sua funzione istituzionale.
Credo che di questo la Presidenza della Camera debba farsi carico, facendo in modo che la Commissione si riunisca fino a che non esprima un voto utile, come è già capitato in passato per la nomina, da parte dell'Aula di Montecitorio, dei giudici della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, data anche la rilevanza della materia, sarà mia cura informarne il Presidente della Camera.
Si riprende la discussione (ore 15,05).
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta hanno avuto Pag. 60luogo alcuni interventi per dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1386-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, in apertura del mio intervento, vorrei dire che è deprimente dover constatare, a quest'ora, l'assenza dall'Aula di quasi tutti i deputati della maggioranza. Questo dimostra quale sia il loro interesse nell'ascoltare le ragioni della minoranza, visto che poi chiedono il dialogo; tuttavia, do un'importanza relativa a questo aspetto, anche perché il mio interesse è quello di parlare agli italiani e a chi ci sta ascoltando da casa.
Vorrei ringraziare il sottosegretario Vegas, sperando che ascolti il mio intervento, se posso avere questa facoltà, signor Presidente... il sottosegretario è distratto!
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas, la prego, capisco che lei sia molto «gettonato», perché si trova, tra l'altro, a svolgere un carico di lavoro enorme. L'onorevole Presidente non la disturberà a lungo!
Prego, onorevole Porcino, prosegua.
GAETANO PORCINO. Il sottosegretario viene «inseguito» dalle gentili colleghe, ma un attimo di attenzione sarebbe gradito, signor sottosegretario, visto che, tra l'altro, la sto ringraziando. Come stavo dicendo, volevo ringraziarla per aver dichiarato l'accettazione piena o l'accoglimento come raccomandazione di tutti gli ordini del giorno da noi presentati. Devo rilevare però, nel contempo, caro sottosegretario che continua a non darmi ascolto, che lei stesso ha dichiarato che gli ordini del giorno presentati, compresi quelli presentati dalla maggioranza (e, quindi, dai deputati che appartengono al suo schieramento) vengono accettati soltanto nel caso in cui contengano nel dispositivo la dicitura: «a valutare l'opportunità di», altrimenti «no». Affermo questo per spiegare bene ai non addetti ai lavori e a chi ci ascolta da casa, che ciò significa che il Governo, in qualsiasi momento, può valutare che non sia opportuno. Pertanto, sia gli ordini del giorno accolti come raccomandazione, sia quelli accettati non verranno presi in considerazione.
Giusto per memoria, abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi per creare le condizioni affinché si potenzino le azioni che esortino la crescita dell'energia rinnovabile; abbiamo chiesto di rafforzare le politiche scolastiche ed assumere tutte le iniziative per incrementare le risorse per il diritto allo studio. A questo proposito, sottosegretario Vegas, davanti alla porta di Montecitorio stanno protestando le sigle sindacali che si riferiscono al mondo della scuola.
Abbiamo chiesto al Governo di adottare tutte le iniziative al fine di incrementare la lotta all'evasione fiscale. A questo proposito, vorrei ricordare a chi ci ascolta e sottoporre all'attenzione all'Aula che, a chiacchiere, si annuncia un giro di vite per accelerare la lotta all'evasione, poi all'interno del provvedimento che sta per essere approvato sono contenute certe misure: tanto per fare un esempio, all'articolo 32, comma 3, - non mi posso dilungare per dire tutto quello che avrei da dire, visti i tempi risicati che ci vengono concessi - è stata abolita la famosa tracciabilità dei professionisti, così come veniva chiamata prima, abolendo, così, la tenuta di un conto corrente bancario da parte di chi esercita un'attività professionale autonoma. Complimenti per l'inizio e per l'abbrivio che state dando alla lotta all'evasione!
Abbiamo proposto al Governo di impegnarsi per potenziare gli stanziamenti per il corretto funzionamento degli uffici giudiziari; abbiamo chiesto di intervenire con urgenza per mettere a punto ulteriori strumenti adeguati e finanziariamente compatibili a sostegno del reddito e dei salari dei lavoratori, vista la situazione disastrosa; abbiamo chiesto di intervenire Pag. 61in tempi rapidi per individuare interventi concreti, immediati ed efficaci a sostegno delle forze dell'ordine, delineando un quadro organico di misure volte al potenziamento di uomini e strutture, e, più in particolare, di indicare in maniera chiara, cosa che non è stata fatto, le risorse economiche da mettere a disposizione del settore.
Al di là degli emendamenti, che tutti conoscete, presentati al provvedimento e che lo hanno reso ancora più odioso e vergognoso, nei confronti delle forze dell'ordine chiamate giornalmente a tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica, volevo chiedere al Governo, e quindi al sottosegretario Vegas: ma voi, l'altro ieri, davanti a piazza Montecitorio, c'eravate? Avete visto tutte le sigle, che rappresentano le forze dell'ordine e non solo, cosa chiedevano, cosa rivendicavano e cosa dicevano nei vostri confronti? Li avete ascoltati? Avete preso atto della situazione o siete completamente sordi al problema dell'ordine pubblico?
Li avete letti i giornali di stamani? Signor sottosegretario, ha dato un'occhiata ai giornali di stamattina? Lei ha idea di quanto guadagna un poliziotto, compresi gli straordinari?
GUIDO DUSSIN. Sì!
GAETANO PORCINO. Visto che lei lo sa, collega, lo riferisca ai suoi colleghi, così sanno tutti che, con 1.200 euro, rischiano la vita per tutelare la sua di incolumità!
Tutto quello che avete detto in campagna elettorale sulla sicurezza era solo per prendere i voti o c'era qualcosa di concreto? Di tutto questo, però, caro sottosegretario, non dovete rendere conto adesso e a me, ma il conto ve lo presenteranno gli italiani, ne siamo sicuri; stanno prendendo atto di come vi state muovendo, nei fatti, con i provvedimenti che state varando.
Concludo, signor Presidente, facendo solo un accenno allo stato della pubblica amministrazione. Anche un profano si rende conto che il Ministro Brunetta non solo non è il nuovo messia, come si vanta di essere, ma è uno scarsissimo dilettante, che non fa altro che fare proclami, sparando nel mucchio. Vorrei chiedergli: Ministro Brunetta, ma lei è mai entrato in un ufficio pubblico? Ha mai lavorato allo sportello, stando sei ore in piedi, a vedere cosa fa un dipendente pubblico?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, le chiedo solo un attimo di indulgenza, per recuperare il tempo che ho perso all'inizio. Concludo il mio pensiero.
PRESIDENTE. Onorevole Porcino, non ha perso tempo e quindi le lascio quindici secondi.
GAETANO PORCINO. Bene, penso che chi ci sta ascoltando ha capito qual è il senso del mio discorso. Grazie lo stesso, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando viene posta la questione di fiducia, come sappiamo, gli ordini del giorno sono l'estremo tentativo dei parlamentari di segnalare al Governo alcune questioni, visto che è stata impedita loro la possibilità di presentare degli emendamenti da discutere e da votare.
Siamo arrivati alla fine dell'iter di questo decreto-legge, che ha realizzato, come abbiamo detto più volte, una manovra finanziaria anticipata, di proporzioni rilevanti e di contenuto eterogeneo, che ha modificato, per decreto, la legislazione contabile del nostro Paese, di fatto riducendo il Parlamento ad un organismo che ratifica le decisioni prese dal Governo. Ora vorrei offrire al sottosegretario, se il collega mi presta attenzione, una citazione.
Si tratta di una citazione del seguente tenore: «La legge di contabilità, pur essendo legge ordinaria, ha una forza passiva superiore rispetto a quella delle fonti Pag. 62equiordinate: può modificare le altre leggi ma non può da queste essere modificata. Essa non è modificabile dalla legge di bilancio, dalla finanziaria, dai provvedimenti collegati, nonché dagli altri provvedimenti che vengono esaminati nel corso della sessione di bilancio». Si continua, e poi questa parte si conclude dicendo: «Ovviamente il principio non ha solo un valore formale, ma corrisponde alla logica di non modificare le regole del gioco quando questo è in corso». Firmato:...
Onorevole Porcino, la prego. Mi fermo anch'io a questo punto. Siccome lei rivendicava l'attenzione del sottosegretario, la rivendico anch'io. La sto emulando.
Stavo dicendo, firmato: onorevole Vegas, in tempi non sospetti, quando non era al Governo. Lo dico non per fare polemiche, sottosegretario, ma perché vorrei dire due cose sul piano del metodo e in via costruttiva. Cosa voglio dire? Mi riallaccio anche a quello che è scritto nell'ordine del giorno n. 9/1386/20, a prima firma Giancarlo Giorgetti, che è presidente attuale della Commissione bilancio. È un ordine del giorno molto importante, come anche lei mi pare che lo abbia definito, nel quale tra le altre cose, nel dispositivo, si prevede l'impegno ad accrescere la trasparenza (è scritto così), l'effettività e la chiarezza della decisione parlamentare in materia di bilancio. Ricorrendo anche a quella che è stata la mia esperienza di presidente della Commissione bilancio nella precedente legislatura, credo...
Colleghi, se prendiamo l'abitudine tutti, anche per una questione di buona educazione se mi posso permettere, di ascoltarci, forse è meglio. Sto cercando di fare un discorso che non sia retorico, altrimenti questo rito che non serve assolutamente a nulla, lo dico anche all'ennesimo collega che si è seduto a fianco del sottosegretario, signor Presidente, lo possiamo anche chiudere qui, e possiamo anche smetterla di perdere tempo inutilmente quando si potrebbero fare le cose in modo molto più efficiente e molto più efficace. Se volete che i deputati parlino e siano almeno ascoltati, abbiate la compiacenza di far parlare e di far ascoltare.
Vorrei dire una cosa che ritengo importante, anche per l'esperienza che ho fatto da presidente della Commissione bilancio, e ricollegandomi anche all'ordine del giorno dell'attuale presidente della Commissione bilancio. Credo che se andiamo sempre di più - e mi pare che questo inizio di legislatura lo stia confermando - verso una procedura in cui il Governo, per esigenze di flessibilità di bilancio, si dice, per esigenze connesse al ciclo economico, alla contingenza che reclama decisioni tempestive, rapide e così via, intende procedere con la decretazione d'urgenza su cui pone la fiducia in via sistematica, cosa della quale potrei anche non scandalizzarmi se i presupposti sono veri (si può esprimere un'opinione diversa), credo - e lo segnalo anche al Presidente - che si debba procedimentalizzare questo percorso.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LINO DUILIO. Perché non è possibile procedere in questo modo, attraverso la decretazione d'urgenza su cui si finisce per apporre la questione di fiducia, quindi senza possibilità di alcun emendamento, peraltro con una prassi che si va consolidando che è quella di assumere il lavoro fatto in Commissione; il che è positivo, ma allora credo che la procedimentalizzazione di questa innovazione debba prevedere tempi più congrui per la Commissione, perché si possa fare un vero e proprio lavoro da Commissione che agisce quasi in sede deliberante.
Anticipo, e concludo qui, che mi farò interprete, ovviamente da modesto parlamentare, innanzitutto a partire dal mio gruppo, e poi presso la Commissione bilancio, presso la Presidenza e la Giunta per il Regolamento, affinché, se il tono di questa legislatura dovrà essere quello della decretazione d'urgenza con relativa apposizione della questione di fiducia, almeno si procedimentalizzi il tutto, affinché il Parlamento, sia pure nella sede della Commissione, non venga spogliato di fatto, al di là delle intenzioni, delle proprie prerogative, e possa svolgere un lavoro in tempi Pag. 63tali da poter produrre anche una legislazione un poco più corretta.
PRESIDENTE. Vi comunico che è in visita alla Camera dei Deputati una delegazione della Commissione degli affari interni e comunicazioni della Camera dei rappresentanti giapponese, guidata dal presidente Watanabe (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, nell'illustrare gli ordini del giorno, credo sia opportuno portare a mente quanto ieri veniva pubblicato su un importante quotidiano italiano: si tratta di un intervento del professor Zagrebelsky, che descriveva in modo lucido l'inevitabile deriva autoritaria cui è condannato un ordinamento democratico quando confonde la legittimazione derivante dal consenso popolare con l'affermazione di una sorta di passaporto per il superamento delle regole. Quando il principio costituzionale, che è momento supremo della legalità repubblicana, viene intaccato e compresso da interventi di legislazione ordinaria, imposti dalla forza dei numeri, garantiti a loro volta da una legge elettorale anch'essa inserita nell'ordinamento in forza dei numeri, si determinano dei guasti. L'anomalia descritta dall'insigne costituzionalista si è già verificata nel corso dei primi mesi della legislatura in corso. Essa si ripete con il decreto che approva la manovra, che vede compiere, con atto amministrativo, una confisca del bilancio di previsione e della legge di assestamento, in una condizione di dubbia compatibilità con lo spirito e la lettera dell'articolo 81 della Costituzione.
Già nel documento iniziale, il Governo si era attribuito la facoltà di modificare, con decreti ministeriali, voci di spesa decise dal Parlamento con legge o con il bilancio. Nel testo che ha ricevuto la fiducia è addirittura previsto che i decreti ministeriali possano anticipare, applicandole, norme dei disegni di legge di bilancio o di assestamento non ancora approvate. Insomma, una volta presentati alle Camere, il disegno di legge di bilancio e le rimodulazioni di spesa in esso contenute, possono essere comunque attuati in maniera provvisoria con decreti ministeriali. È dunque sufficiente un atto amministrativo per apportare variazioni alle leggi contabili, anticipando l'approvazione del Parlamento. Sorge spontanea la domanda se possa un decreto ministeriale attuare in anticipo una legge non ancora approvata. Non si tratta, come è possibile comprendere, dell'agitare astratte istanze di speciosa calligrafia costituzionale ma di farsi carico di questioni concrete. Cosa accade se la legge in corso di esame viene modificata nella parte che il provvedimento amministrativo provvisorio ha già regolato? Come sempre accade, il principio astratto di legalità costituzionale ha precipitati concreti nell'ordinamento.
Da anni avvertiamo la necessità di metter mano alle procedure barocche del nostro documento di bilancio, concordando sull'opportunità di collegare la responsabilità della proposta alla fiducia data al Governo e di sfrondare l'iter legis dall'eccessivo formalismo rispondente, forse, a stagioni politiche passate. La riforma si deve e si può fare, rispettando le regole e le procedure. Un atto amministrativo che stravolge la manovra è troppo poco come strumento giuridico ed è troppo come strappo alla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpetti. Ne ha facoltà.
LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, desidero svolgere alcune riflessioni di carattere generale, segnatamente sulla verifica, dopo i tre importanti provvedimenti di carattere economico e finanziario che il Governo e la maggioranza hanno portato all'attenzione del Parlamento, tra i risultati prodotti da tali operazioni e gli impegni assunti in campagna elettorale. Sembrano trascorsi anni luce da quando i medesimi impegni sono stati presi.
Quanto al merito, si era detto che la pressione fiscale sarebbe stata portata Pag. 64sotto il 40 per cento. Nel Documento di programmazione economica finanziaria e nei provvedimenti economici adottati non c'è traccia di riduzione fiscale, anzi, per certi aspetti, vi è un lieve aumento.
Tutto questo perché si è scoperto che c'è la crisi ed anche perché, a mio giudizio, si stanno allentando alcuni strumenti importanti di lotta all'elusione ed all'evasione fiscale.
Si era detto che si sarebbero aumentati i redditi da lavoro dipendente attraverso la detassazione della tredicesima mensilità, ma di fatto l'unica proposta approvata è stata quella di detassare gli straordinari con evidenti parzialità e discriminazioni, soprattutto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del Mezzogiorno.
Si era parlato di federalismo, e di federalismo fiscale. Ci sono proposte interessanti che proprio in queste ore sono state poste all'attenzione delle Commissioni parlamentari competenti, e tuttavia non possiamo non registrare che su questo fronte vi sono tagli alle regioni ed agli enti locali che renderanno difficile la costruzione di bilanci tali da garantire servizi di prima necessità ai cittadini. È stata peraltro abolita per intero l'unica imposta e l'unico tributo locale di una qualche importanza e di un qualche rilievo, che incide profondamente sui bilanci dei comuni; questo tributo autonomo è stato trasformato in una centralizzazione della spesa e in un trasferimento statale (tutto il contrario di quella che dovrebbe essere invece la compartecipazione, che è la chiave importante per un federalismo fiscale efficiente).
Si era parlato di liberalizzazioni, ma si continua ad assistere aziende decotte delle quali - penso ad Alitalia - si era detto che vi erano gruppi ed operatori interessati (però, ad oggi l'unico risultato è che sono stati impegnati altri milioni di euro, trecento, da parte delle casse pubbliche).
Si era detto che la sicurezza costituiva una priorità e un'emergenza nazionale, ma in realtà sono previsti tagli consistenti - al di là di quanto in queste ore si dice a fini di rassicurazione - alle forze di polizia ed ai loro strumenti operativi, se non si interverrà davvero, come è stato proposto anche in questa discussione da parte del segretario del nostro partito, e non si prenderanno misure correttive. Si è prodotta una manovra modesta e depressiva, come è stato detto, nonché deludente. Credo che anche il Governo lo sappia, tant'è che intanto si parla di una crisi di portata straordinaria, ma poi si fanno alcuni fuochi d'artificio e si trasmettono alcune illusioni, come la Robin Hood tax, che distribuisce ben poco e in modo caritatevole, e non in termini di diritti di cittadinanza.
Si spara, poi, sui cosiddetti fannulloni. Intendiamoci: non è che non vi sia la necessità di una riforma seria del pubblico impiego (e tutti sappiamo - in particolare chi ha operato in alcuni comparti del settore pubblico - che questo è un problema), ma certamente la demagogia su tale punto non paga.
PRESIDENTE. Onorevole Scarpetti, la invito a concludere.
LIDO SCARPETTI. Quindi, si tratta di una manovra deludente e depressiva, da un lato, e di fuochi d'artificio ed illusioni per coprire la realtà, dall'altro; credo però che la dura realtà quotidiana di tante persone e di tante famiglie si sta già manifestando ed evidenziando, e che prenderà presto il campo delle illusioni la dura realtà dei fatti e della vita quotidiana della gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, intervenendo per dichiarazione di voto, credo sia legittimo, così come hanno fatto altri colleghi, svolgere un piccolo preambolo di carattere generale (entrerò poi nel merito della questione che mi sta a cuore evidenziare dinanzi all'Aula).
Il preambolo di carattere generale è che negli ultimi mesi di attività parlamentari Pag. 65- i primi dell'attuale legislatura - viene in evidenza come l'Esecutivo intenda sciogliere un nodo che in verità è un nodo di grande attualità politica, non solo nel nostro Parlamento ma in generale nelle democrazie occidentali. Si tratta del nodo della dialettica o del conflitto o della contraddizione fra decisione e democrazia. È un nodo aperto. Molto spesso una visione assemblearistica dell'istituto democratico è in contrasto con l'esigenza di una società complessa di decidere e decidere presto. D'altro canto, però, la forzatura dell'elemento decisionista oltre una determinata soglia di tollerabilità democratica determina (a tale riguardo porterò in seguito un esempio) effetti esattamente opposti a quelli previsti.
Il sistema della decretazione d'urgenza, l'utilizzo dei decreti-legge come un vettore nel quale poi far confluire quello che si vuole in corso d'opera, chiedere il voto di fiducia su maxiemendamenti che rielaborano non solo il testo del decreto-legge ma anche quello che si è discusso nelle Commissioni parlamentari, è sostanzialmente svuotare totalmente l'istituto democratico rappresentativo della sua funzione. In questo la scelta di un piglio decisionista rischia di sconfinare, invece, in un delirio decisionista e nelle ultime settimane il Parlamento della Repubblica assiste, evidentemente, a una tendenza che somiglia molto a un delirio decisionista. Quando il decisionismo assume queste caratteristiche è discutibile che esso si accompagni all'efficacia e al raggiungimento degli obiettivi che si propone, anzi spesso tale delirio decisionista è improvvisazione, è mancanza di approfondimento, è fumo. Pertanto, dietro l'apparente simulazione di una decisione vi è qualcosa che, in realtà, tra qualche mese dovremo rimeditare perché si tratta di un'improvvisata che non risolve il problema. Quindi, altro che decisionismo! In realtà, ci troviamo di fronte a un'attività abbastanza oziosa.
Faccio un esempio concreto e vengo alla questione che mi sta più a cuore, che è la riprova di questo metodo e di questo rischio. L'articolo 57 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, contiene norme in materia di cabotaggio marittimo. Si tratta di un tema di grande importanza. Infatti, il rapporto tra la penisola e isole maggiori e minori rappresenta uno degli elementi costitutivi della nostra identità nazionale. Non è soltanto un problema di sviluppo ma è anche un problema culturale, direi addirittura civile e democratico. È una delle condizioni attraverso le quali si realizza la pari partecipazione dei cittadini di questa nazione al benessere comune; tutti hanno diritto di poter avere collegamenti efficaci e la circostanza che si nasca o si viva su un'isola non deve essere a detrimento di tale diritto fondamentale. In ragione di ciò, lo Stato si è posto il problema. Fondamentalmente, i servizi di collegamento sono assicurati da una società, attualmente la Tirrenia Spa, partecipata e controllata dalla Fintecna. A sua volta, la Fintecna è al 100 per cento proprietà dello Stato.
In tale contesto, si è posto il problema della liberalizzazione, da un lato, e della regionalizzazione del tema del cabotaggio marittimo, dall'altro. Si era definito un percorso ragionevole, la definizione di un piano industriale della Tirrenia Spa, la sottoposizione di tale piano alla Commissioni parlamentari e la definizione di un percorso condiviso perché le regioni subentrassero nella gestione del servizio. Ebbene, di tale percorso non vi è traccia e l'articolo 57 del decreto-legge n. 112 ne costituisce un sostanziale e radicale stravolgimento.
Chiediamo che vi sia un ripensamento. Le regioni hanno, d'altronde - mi avvio a concludere, signor Presidente -, già affermato esplicitamente che non condividono quel percorso. Acquisire a titolo gratuito delle azioni dietro le quali c'è un salto nel buio non serve a niente e quindi questo è un esempio di come dietro l'apparente schermo di un decisionismo vi è, in realtà, improvvisazione e direi anche, per certi versi, superficialità istituzionale. Chiediamo una riconsiderazione in ordine a tale punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.
DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, è importante, a nostro giudizio e a mio personale avviso, intervenire sul contenuto dell'ordine del giorno per cercare di ribadire con più forza quanto vi è scritto. Ringrazio il rappresentante del Governo che ha voluto accogliere il mio ordine del giorno come raccomandazione e riconosco anche che molta responsabilità nel campo della sanità è da attribuire alle regioni perché sono responsabili per quello che attuano e fanno.
Anche un'altra riflessione deve essere svolta dai parlamentari, ossia quella sulla necessità di parlare un linguaggio chiaro che possa essere capito da parte di chi ci ascolta. Quando nell'ordine del giorno mi riferisco - lo dico con grande serenità e tranquillità - agli sprechi, mi rendo conto perfettamente che in primo luogo dovrebbero intervenire fortemente le regioni, ma sollecito il Governo a stare attento e ad aprire gli occhi su tale argomento.
Infatti, in Italia abbiamo 1.561 TAC di cui il 20 per cento non è funzionante, 843 risonanze magnetiche di cui il 15 per cento non è funzionante, 283 acceleratori lineari di cui il 32 per cento non è funzionante. Abbiamo servizi ospedalieri in cui si registra la difficoltà di avere le macchine necessarie per determinati esami e dove ci sono difficoltà anche per reperire il filo di sutura per gli interventi di chirurgia. Quando nel mio ordine del giorno parlo di costi di gestione mi riferisco a un fatto importante: la tessera sanitaria, che nasce nel 2003 con l'entrata in vigore della legge n. 326 del 24 novembre 2003 che la prevede all'articolo 50. Si prevedeva una tessera sanitaria che doveva funzionare, sostituire il codice fiscale, permettere di monitorare i farmaci nelle varie regioni al fine di contenere la spesa sanitaria ed essere anche una tessera europea idonea ad assicurare le malattie e utilizzabile quindi per l'accesso ai servizi sanitari nei paesi dell'Unione europea in modo da sostituire il modello E111.
Invece, in molte ragioni la tessera sanitaria serve solo come codice fiscale, ma il fatto più grave è che la tessera, che serve come codice fiscale, non riporta nemmeno il gruppo sanguigno. Questi sono sprechi che dovrebbero essere visti non solo dalle regioni, ma anche da parte del Governo per tagliare le spese superflue e non dove effettivamente non dovrebbe tagliare (penso all'introduzione del ticket per chi ha difficoltà a sopravvivere).
Inoltre, quando parliamo di stare attenti alla sanità pubblica e privata, ciò significa analizzare attentamente quanto successo nella clinica Santa Rita, che era soltanto un servizio di macelleria dove venivano effettuati interventi operatori solo ed esclusivamente per avere un ritorno economico. Quando noi parliamo di stare attenti alla sanità pubblica e privata, non ci riferiamo solo alla clinica Santa Rita, ma anche agli ospedali pubblici come il Policlinico di Roma dove, nel tragitto dalla corsia alla sala mortuaria, venivano espiantati gli occhi al paziente deceduto.
Invitiamo perciò il Governo a prestare attenzione e a verificare fatti gravi e reali non per amore di polemica, ma per cercare di fare un'opposizione costruttiva e di dialogare e fare segnalazioni su argomenti che voi conoscete e che non fa male ribadire. Quando parliamo di nomine, ci riferiamo non soltanto ai direttori, ma anche ai responsabili dei vari dipartimenti ospedalieri, dal pronto soccorso al primario di pneumologia al primario di otorinolaringoiatria. Ci sono primari che vengono scelti solo ed esclusivamente in un'ottica di giudizio politico e per i servizi prestati a quello o a quell'altro partito politico.
Riteniamo che questo non sia concepibile, né più attuabile e che i primari devono essere scelti per logica, coerenza, concretezza, capacità e per meritocrazia. Gli ordini del giorno vengono presentati perché da parte del Governo viene posta la questione di fiducia e non c'è la possibilità di poter dialogare e di poter discutere. Allora, attraverso l'ordine del giorno, Pag. 67ognuno di noi cerca di dare un contributo costruttivo nell'interesse del Paese, dialogando con il Governo, dialogando con la maggioranza...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DOMENICO SCILIPOTI. ...ma per costruire e non per perdere tempo all'interno di quest'Aula! Infatti, chi afferma che i parlamentari sono dei perditempo dovrebbe fare un'analisi dei coscienza...
GIANCARLO LEHNER. Parla per te!
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, il tempo a sua disposizione è scaduto.
DOMENICO SCILIPOTI. ...guardarsi allo specchio per vedere se chi parla e afferma determinate cose ha il diritto e il dovere di dirlo e di poterlo affermare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, questa manovra ci allontana ancora di più dall'Europa. Lo abbiamo detto nel dibattito e lo vorrei ribadire. Per nascondere la vostra incapacità e impotenza a incidere veramente sulle grandi questioni economiche del Paese, state cercando nuovi nemici esterni come l'Europa, la Banca centrale europea, la globalizzazione, gli immigrati e ora, nel provvedimento, anche i cittadini comunitari. Scoprite solo oggi alcuni guasti della globalizzazione e li volete usare a vostro beneficio.
In questo provvedimento, proponete anche una politica e una società della chiusura, della diffidenza e della divisione tra noi e gli altri. I nostri ordini del giorno mirano almeno a correggere alcuni degli effetti più negativi della vostra manovra. In campo economico sono assenti misure di rilancio dei consumi interni, non si interviene sulla produttività, così come mancano previsioni sulla perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e delle pensioni. In particolare, rispetto ai parametri europei ci si chiede, inoltre, come i consistenti tagli della spesa saranno realmente sostenibili. Se queste misure produrranno veramente il risparmio che voi indicate, ci chiediamo quali saranno le durissime conseguenze sulla qualità dei servizi pubblici soprattutto locali; se questi tagli, invece, si dovessero rivelare irrealistici o ingestibili, allora temiamo che si ripeterà uno sfondamento dei conti pubblici al quale ci avete già abituato nella vostra passata gestione e un nuovo allontanamento dai parametri europei e dall'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011. Sul piano politico - lo ripeto - la vostra risposta protezionistica alle difficoltà economiche vi crea un alibi formidabile per sottrarvi alla sfida della globalizzazione e così offrite una prospettiva di ripiegamento e di rinuncia alla modernizzazione che, invece, oggi è la grande sfida del nostro Paese. Alla miopia economica aggiungete il pregiudizio e ci esponete a nuove censure europee. Mi riferisco in particolare alle disposizioni in materia di certificazioni e prestazioni sanitarie e di assegni sociali in cui negate ai cittadini comunitari benefici che attribuite ai cittadini extracomunitari, in palese contrasto con la normativa europea.
Sulla questione dei bambini dei campi nomadi avete corretto il tiro ogni giorno di più. Secondo le linee guida del Ministro dell'interno Maroni pubblicate ieri, ora l'acquisizione delle impronte digitali potrà riguardare: i soggetti maggiori di quattordici anni, salvo che non sia possibile un'identificazione in altro modo; per i minori di quattordici anni solo ai fini del rilascio del permesso di soggiorno; per i minori di sei anni le impronte potranno essere prese d'intesa con la procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni solamente in casi eccezionali, nei confronti dei minori che versino in stato di abbandono o che si sospetta possano essere vittima di reato. In sostanza, i più piccoli dovranno essere schedati soltanto in casi eccezionali e non in maniera preventiva e indiscriminata. È esattamente - Pag. 68lo dico al Governo - la linea che abbiamo sostenuto fin dall'inizio. Le linee guida che avete pubblicato ieri riflettono in gran parte il nostro ordine del giorno, che ora il Governo non dovrebbe più avere difficoltà ad accogliere. Ma per questo avete avuto bisogno di uno scontro con l'opposizione e di una durissima condanna politica da parte del Parlamento europeo.
Concludendo, signor Presidente, credo che il Governo dovrebbe sforzarsi meno nella ricerca di supposti nemici interni ed esterni e rispondere molto di più e molto meglio alle reali esigenze del nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.
MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, dai banchi del Partito Democratico e da quelli di tutta l'opposizione sono già state ribadite in tutti i modi possibili le gravi preoccupazioni per questa manovra finanziaria. Lo si è fatto nelle Commissioni e presentando mirati ordini del giorno. In particolare, per l'area della cultura e dell'istruzione abbiamo raccolto ed amplificato la voce delle università, quella dei giovani ricercatori e del settore dell'editoria. Abbiamo chiesto che si tengano ben fissi gli obiettivi di Lisbona per la scuola in tutto il Paese; che si curi l'integrazione degli alunni con disabilità; che si favorisca lo sport; che si salvaguardi il lavoro del personale non insegnante senza il quale le scuole non funzionano; che il Governo accompagni le proposte parlamentari di riforma della formazione e del reclutamento degli insegnanti.
Questo e altro abbiamo chiesto, ed è poco davanti al terremoto che questa manovra provoca alla scuola, alle università e a tutti i settori culturali.
Ma qui vorrei aggiungere un'altra preoccupazione che, se possibile, è ancora più grave. Riguarda il metodo con cui il Governo agisce, in primo luogo il metodo con cui il Governo si rapporta con il Parlamento: è come se si invertissero i ruoli. Invece che essere il Parlamento l'organo di indirizzo e il Governo l'Esecutivo, adesso è il Governo che dà indirizzi anche alla sua maggioranza, costringendola a ridichiarare la fiducia, invece che ascoltarne le ragioni e gli indirizzi. Ovviamente alle minoranze, nel ritmo convulso e nel succedersi delle fiducie, è tanto più precluso svolgere il proprio ruolo di controllo: non vi sono i tempi e le condizioni.
Comprendo che era molto più celere accogliere quasi tutti gli ordini del giorno come raccomandazioni, ma cosa significa accogliere come raccomandazione, ad esempio, l'ordine del giorno 9/1386/267, di cui sono prima firmataria? Non è in grado il Governo di dire con chiarezza se le politiche per gli alunni disabili sono o no nella sua agenda? E non si tratta di una questione di spesa, sono infatti politiche già finanziate. La raccomandazione è una risposta debolissima e per questo manterrò l'ordine del giorno, e sono certa che molti colleghi della maggioranza, consapevoli dell'importanza del tema, non potranno che votare a favore.
Dicevo del rapporto invertito tra Governo e Parlamento: ciò è grave, perché svuota quest'ultimo dei propri compiti. Un anno fa un quotidiano titolava: il Parlamento è morto. Ma il grave è che insieme c'è il rischio che muoia la democrazia e che ci si abitui ad essere governati con maniere autoritarie e forti. Credo che siamo tutti chiamati ad invertire questo corso perché tutti, credo, siamo interessati a custodire la vita democratica del nostro Paese.
Ma c'è un altro aspetto nei metodi del Governo che preoccupa molto, e forse non è che l'altra faccia della medaglia di una concezione autoritaria di Governo. Pensa forse il Presidente del Consiglio che il Paese possa essere cambiato per decreto? Pensa cioè che basti che il Tesoro tagli qui e lì per rendere più efficace la spesa? La riforma della pubblica amministrazione è fondamentale, ma possono bastare le visite fiscali? E per la scuola questi grandi tagli sono forse una cura efficace? È vero, le scuole sono così «batostate» da essere Pag. 69abituate, ma proprio per questo sono refrattarie ad un cambiamento che viene dall'esterno.
No, l'innovazione non avviene così, lo sanno anche le imprese, che riconoscono che il coinvolgimento dei lavoratori nelle politiche dell'azienda è condizione di successo delle innovazioni messe in atto. Sicuramente il Presidente del Consiglio, da imprenditore, sa bene questo, ma allora perché il Governo agisce così? Se davvero si volesse far crescere in modo profondo e permanente il Paese andrebbe perseguito un altro iter che coinvolga, che faccia partecipare, che metta gli attori attorno ad un tavolo per costruire patti di settore, e così via.
Anche il Governo precedente aveva, ad esempio, rilevato molti margini di miglioramento nel settore della scuola, ma aveva scelto tutt'altra procedura: una sperimentazione in dieci province in cui il territorio sarebbe stato attore del miglioramento della spesa, sapendo che tutto l'avanzo, a budget invariato, sarebbe rimasto in loco per essere reinvestito nella scuola. Questo è rispetto delle realtà locali, questo è federalismo, questa è corresponsabilità. Il metodo di questo Governo appare invece centralista e autoritario, e di conseguenza si può prevedere che sia poco efficace a far crescere in modo consistente e duraturo il Paese. Queste ragioni di metodo, che non condividiamo, saranno un ulteriore elemento per il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1386/122, che lo impegna a fornire strumenti adeguati per un'efficace riforma della giustizia e per una migliore funzionalità del processo. Francamente non capisco che differenza c'è tra raccomandazione e impegno: è qualcosa di meno? Il Governo si impegna poco poco, fino a quando non lo sa ancora? Il parlamentare dovrebbe raccomandarsi al Governo perché accolga un determinato punto?
Francamente mi riesce molto difficile capire questa differenza; comunque, prendo atto che il Governo non si impegna, ma verificherà se vorrà mettere in atto tutti gli strumenti necessari per una migliore efficienza ed efficacia della giustizia. Dunque, il Governo, non accettando di impegnarsi, non sa ancora se questo rientra tra i suoi programmi. In realtà è proprio così, perché di programmi sull'efficienza della giustizia non abbiamo sentito parlare.
Non ne abbiamo sentito parlare nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio, il quale ecumenicamente ha voluto richiamarsi ad un'esigenza di dialogo non si sa su cosa, forse su una benevolenza del Parlamento rispetto ai suoi processi. Avrebbe forse voluto che tutti noi ci accomodassimo e dicessimo: gradisca, Presidente, noi siamo a sua disposizione per farle cancellare i suoi processi: questo forse è il concetto che il Governo ha di dichiarazioni programmatiche. Non le abbiamo sentite pronunciare neanche dal Ministro Alfano che, per dire la verità, è un po' impalpabile, nel senso che è sfuggente, non si fa vedere se non in rarissime circostanze, per questioni già decise, non si sa se da lui o in quali altre segrete stanze.
Signor Presidente, noi sulla politica della giustizia esprimiamo una forte contrarietà rispetto a come si sta muovendo il Governo che, pur dicendo di riformare la giustizia, in realtà sta trattando soltanto ed esclusivamente questioni che riguardano il Presidente del Consiglio. Il Parlamento, infatti, è stato bloccato, con strappi anche abbastanza vistosi e con precedenti seri che speriamo non debbano ripetersi, come quello di far esaminare il cosiddetto provvedimento Alfano (o non so di chi) riguardante l'immunità per le alte cariche dello Stato entro trentasei ore nella Commissione ed entro quarantotto ore nell'Assemblea. Se questo è un programma della Pag. 70giustizia il Paese può davvero ancora attendere molto per avere una riforma per l'efficienza della giustizia.
La realtà è forse che un'efficienza della giustizia non conviene e non interessa al Presidente del Consiglio, per il quale una giustizia efficiente è una giustizia che può tornare scomoda a lui e ai suoi amici. Temiamo anche che la riforma della giustizia sia ancora concepita come un modo per consentire a lui e ad altri di uscire da fastidiose situazioni in cui lui stesso si è collocato e che sono venute a conoscenza attraverso le intercettazioni. Noi ci opponiamo a qualunque forzatura anche su questo tema e se, anche su questo, si vorranno attuare delle scorciatoie, arriveremo prima per essere nel Parlamento e in piazza per protestare vivacemente contro questo modo di voler lasciare la giustizia nell'inefficienza e di pensare soltanto ad essa come ad un modo con il quale salvare il Presidente del Consiglio dai suoi guai giudiziari.
A me e a noi dell'Italia dei Valori pare che il Governo, non accettando l'impegno, ma limitandosi ad accettare una nostra garbata raccomandazione, in realtà non abbia alcuna intenzione di procedere alla riforma della giustizia nel senso della sua efficienza, ma abbia soltanto intenzione di concepirla come lo strumento per liberare il Capo del Governo e i suoi amici dai guai giudiziari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai, che era stato dichiarato decaduto precedentemente per un disguido nell'elenco a disposizione della Presidenza. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per riepilogare alcuni passaggi importanti che gli ordini del giorno hanno sottoposto all'attenzione del Governo. Ritengo di iniziare soprattutto da quello che riguarda il piano casa, ossia quel progetto di intervento nell'edilizia residenziale sociale che proprio l'onorevole Di Pietro, nella passata legislatura, si era fatto carico di organizzare, mettendo intorno al tavolo della conferenza nazionale sul problema della casa, tutti i fondamentali attori e stockholders dell'emergenza abitativa.
Da questo punto di vista prendo atto che il Governo ha accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/1386/121, nel quale si sottolinea la necessità di supplire alla grave situazione del mondo del precariato con degli interventi che coinvolgano il sistema bancario nell'apprestare delle garanzie tali da consentire anche a questo parco di utenza la possibilità di crearsi le condizioni per l'acquisto della casa, ovvero una garanzia per i mutui che i precari, con più fatica di altri, possano trovare nel sistema bancario per acquistare il bene casa.
Da questo punto di vista voglio ricordare che la questione dei precari è stata gestita forse con poca attinenza e attitudine da parte del Governo, e mi riferisco all'emblematica battuta - che sempre battuta è, ma ha una sua afferenza freudiana, visti i risultati della manovra - che il Premier riservò alla precaria, la quale fu invitata a sposare il figlio di Berlusconi per risolvere i suoi problemi. I precari d'Italia, purtroppo, non possono risolvere i loro problemi in questo modo e dalla manovra di Governo dovremmo aspettarci una più attenta cura dei loro interessi sull'emergenza abitativa.
Volevo sottolineare, inoltre, l'inadeguatezza dell'intervento del decreto-legge n. 112 del 2008 e la necessità che gli ordini del giorno che sottolineano i tagli del sistema universitario trovino una maggiore attenzione, in quanto le università italiane all'unanimità hanno lanciato un grido d'allarme sul dissesto finanziario causato dai tagli lineari e quinquennali che il Governo si accinge a compiere.
Da questo punto di vista è opportuno rimarcare come il Trattato di Lisbona, cui l'Italia ha aderito, individuava proprio nella ricerca tecnologica e nel sostegno all'università uno dei cavalli di battaglia e delle punte di diamante per sovvenire all'economia un po' in crisi del sistema europeo rispetto alla globalizzazione dei mercati e alla competitività molto spinta Pag. 71dei Paesi dell'Est. L'iniziativa del Governo tesa a tagliare in maniera indiscriminata il sostegno al fondo per l'università è inverosimile e va contro questi principi. Quindi, ci aspettiamo da parte del Governo e, soprattutto, della maggioranza una più accentuata responsabilità su questo settore.
Altre parti del decreto-legge sono positive, ad esempio la normativa che taglia gli enti inutili, o quella che sostiene la banda larga, anche se forse in alcune situazioni sarebbe stato auspicabile un maggiore coraggio da parte del Governo. Ad esempio, sulla banda larga il fatto di prevedere di agevolare con le autorizzazioni l'insediamento di questa tecnologia è forse poca cosa se confrontata a quello che hanno fatto alcune regioni su questo settore. Penso, ad esempio, al Friuli-Venezia Giulia, che ha costituito delle società ad hoc finanziandole per dotare il territorio di competenza di banda larga in proprio.
Quindi, mi auguro che il Governo, comunque, recepisca questi suggerimenti e ne faccia tesoro per un'azione più incisiva a vantaggio della comunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, ringrazio il signor sottosegretario, che in maniera stoica da diverse ore ci ascolta. Tuttavia, al suo stoicismo contrappone poi alcune frasi di alcuni colleghi parlamentari della maggioranza circa l'inutilità della presentazione degli ordini del giorno (lo abbiamo ascoltato questa mattina). Mi sottrarrò a questa sarabanda dell'ipocrisia del Governo, nel senso che non chiederò il voto per il mio ordine del giorno n. 9/1386/145, che si riferisce alla problematica degli incendi di Vieste.
Signor rappresentante del Governo, l'anno scorso (domani ricorre l'anniversario dell'evento) 4.500 ettari di macchia mediterranea, nella parte forse più bella d'Italia, sono andati distrutti. Qualche mese dopo, il Gargano è stato ancora una volta violentato da madre natura e, sempre a Peschici, l'acqua si è portata via tutto.
A Peschici si sono scomodati tutti, compreso il precedente Governo. Il Ministro Fitto e i colleghi dell'allora Casa delle libertà presso la regione hanno iniziato una sorta di diatriba con il presidente Vendola su chi avesse fatto perdere i finanziamenti europei a favore di Vieste e di Peschici e, per oltre un mese, l'ipocrisia ha stazionato da quelle parti. Si è attribuita la colpa ora al presidente Vendola, ora al Governo nazionale. Fitto affermava che la colpa era del Governo regionale pugliese.
Mi chiedo: se allora il Ministro Fitto riteneva importante intervenire con i finanziamenti europei, lei, signor sottosegretario, ritiene giusto che i cittadini del Gargano si possano accontentare di una raccomandazione, sedendo l'onorevole Raffaele Fitto al tavolo dei Ministri? Ritiene che la sarabanda dell'ipocrisia possa continuare ad albergare nella politica nazionale?
Signor rappresentante del Governo, non insisterò sulla votazione del mio ordine del giorno n. 9/1386/145. La raccomandazione, se mi consentite, la gente del Gargano la potrà chiedere solo al Padre eterno, perché questa è l'ultima cosa che è rimasta da fare per i cittadini del Gargano e per quella povera gente presa in giro da tanti politicanti da quattro soldi che oggi non hanno più niente da dire sul territorio!
Si sono utilizzati due pesi e due misure: avrei gradito che, così come è stato giusto intervenire per il Piemonte, alla stessa stregua qualcuno del Governo, approfittando di quella condizione, giusta per il Piemonte, se ne fosse ricordato: mi riferisco agli amici della Puglia e agli uomini del Mezzogiorno, perché si sta giocando una partita bruttissima, nella quale il Mezzogiorno è ancora una volta mortificato.
Siamo solo miseri comprimari, e questa è la battaglia che - ripeto - tutti gli uomini del Mezzogiorno, in maniera trasversale, sembrano aver dimenticato. Sottosegretario Pag. 72Vegas, per cortesia, lo ricordi al Ministro Fitto! In questo momento Nichi Vendola ha vinto la partita in Puglia per uno a zero, quanto meno per serietà!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonino Russo. Ne ha facoltà.
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, stamattina, negli interventi dei colleghi, vi è stata una costante che ha evidenziato un certo malessere per il progressivo impoverimento del ruolo e della funzione parlamentare. Il tema, ovviamente, è drammaticamente serio, ma anche, purtroppo, sottovalutato. Nello specifico, in tanti ci siamo chiesti, oggi, che valore e quale efficacia possano avere gli ordini del giorno, soprattutto se accolti come raccomandazione, o se gli impegni che il Governo assumerebbe sono semplicemente «per valutare».
Senz'altro, sarebbe stato più utile il contributo correttivo che ogni parlamentare, di maggioranza o di minoranza, avrebbe potuto offrire attraverso la presentazione di proposte emendative. Purtroppo, non è andata così e ciò non è stato possibile. La posizione della questione di fiducia lo ha impedito. Adesso, quindi, la domanda è questa: quale sarà la funzione effettiva degli ordini del giorno? A giudicare dall'attenzione complessiva manifestata ieri dalla compagine di Governo, la risposta è sicuramente sconfortante.
È senz'altro doveroso ringraziare il sottosegretario Vegas per la sua costante presenza, ma allo stesso modo non si può condividere il comportamento complessivo del Governo, che in questa occasione in particolare, per la genesi del provvedimento, per i tempi e le modalità imposte, per la pluralità ed eterogeneità delle questioni trattate, non poteva limitarsi ad essere presente con il minimo numerico indispensabile. Con specifico riferimento al mio ordine del giorno n. 9/1386/257... Su questo vorrei l'attenzione del sottosegretario.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sto ascoltando.
ANTONINO RUSSO. ...difficilmente posso comprendere perché il Governo al Senato ha accettato un ordine del giorno identico, riformulato da due ordini del giorno presentati, uno dal Partito Democratico, l'altro del Popolo della Libertà, mentre alla Camera accoglierebbe come raccomandazione lo stesso ordine del giorno, probabilmente con qualche riga in più o in meno.
Se il mio ordine del giorno non dovesse essere accolto senza condizioni, come è avvenuto al Senato, chiederemo all'Assemblea di votarlo, sapendo che possiamo anche andare sotto. Riusciremo difficilmente a comprendere il perché di una diversa posizione del Governo al Senato e alla Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo decreto-legge doveva contenere la manovra che doveva segnare il rilancio dell'economia italiana e, invece, alla fine, si è delineato solo come un provvedimento taglia-trasferimenti a settori importanti ed è diventato, addirittura, la legge finanziaria di questo nuovo Governo.
È una cosa grave, però, che il Governo abbia posto la questione di fiducia su questo provvedimento, sottraendo al Parlamento l'unico potere che veramente gli resta, quello della discussione. È venuto meno uno dei più alti momenti democratici della nostra Costituzione, tanto che, quando ieri il mio gruppo mi ha chiesto di intervenire, per la verità, onorevoli colleghi, in un primo momento ho rifiutato. Stamattina, però, ho cambiato idea, perché mi sono tranquillizzato.
Il sottosegretario Vegas è venuto in Aula e ci ha tranquillizzato, perché ha affermato che una speranza per il futuro non si nega a nessuno. Per la verità, io Pag. 73sono stato speranzoso e ho chiesto di intervenire, perché la speranza è l'ultima a morire. Voglio dirvi, però, che con questo provvedimento avete tagliato tutto ciò che era possibile: i fondi alla sanità, alla scuola, all'università, alle Forze armate (cui questo Governo affida ancora ulteriori compiti, diminuendo notevolmente soprattutto i fondi per il personale), i fondi per le infrastrutture, che sono stati tagliati solo per mantenere una promessa fatta in campagna elettorale, e i fondi per l'editoria.
Avete posticipato addirittura la class action, che era una delle poche cose in cui davvero gli italiani cominciavano a credere, per vedere i loro diritti tutelati anche in altre sedi. Avete aggravato ancora di più la situazione delle famiglie, di quelle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese con uno stipendio che ormai ha perso ogni potere di acquisto. Questo si evince giorno per giorno, quando leggiamo sui giornali che anche i beni essenziali, come quelli alimentari, vengono comprati sempre meno, ossia si riduce l'acquisto di questi stessi beni.
Avete aumentato, direttamente o indirettamente, la pressione fiscale. Avete aumentato l'IRES, ma sapete benissimo che questa tassa la troveranno gli stessi cittadini nelle prossime bollette. Allo stesso modo, diminuendo i fondi agli enti locali, avete fatto sì che gli stessi siano costretti, per offrire i servizi essenziali ai cittadini, ad aumentare i tributi. Però, la cosa grave è che queste stesse cose, che diciamo noi dai banchi dell'opposizione, vengono affermate, con gli stessi ordini del giorno, dai colleghi della maggioranza.
Ho letto gli ordini del giorno Aprea n. 9/1386/12 e De Girolamo n. 9/1386/25, attraverso i quali i colleghi della stessa maggioranza si lamentano della riduzione dei fondi previsti per l'università. Allora ciò significa che stiamo tutti dicendo la stessa cosa: questo è un provvedimento realizzato dal Governo addirittura senza sentire i colleghi della maggioranza. È il segno che tale manovra non è stata digerita e non stata condivisa, non solo dai parlamentari del centrosinistra, ma anche da quelli della maggioranza, perché ancora una volta questo Governo non ha voluto salvaguardare l'interesse nazionale, ma solo l'interesse di alcune persone e di alcune lobby (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, oltre 270 ordini del giorno presentati, molti di questi illustrati in Aula (un numero significativo sono a firma di parlamentari della maggioranza), sono stati l'unico strumento per poter rappresentare il contenuto dei molti emendamenti al provvedimento in esame inoltrati alle Commissioni di merito che non hanno potuto essere discussi nell'Aula parlamentare perché il Governo ha deciso di far approvare i contenuti della manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio con un voto di fiducia.
Si tratta di una procedura inedita per una legge di fatto di bilancio dettata dall'urgenza dei problemi - dice il Governo - ma più onesto sarebbe riconoscere che è stata dettata dalla fretta di chiudere un provvedimento che ha visto divisioni nella maggioranza, che sta suscitando da più parti nel Paese tante reazioni negative, che non affronta la crisi con misure adeguate, che non mantiene le promesse elettorali, che scarica con tagli indifferenziati il peso di questa manovra su comparti già al limite della tenuta e della operatività, e che alla povera gente (ormai è davvero tanta) non restituisce nulla, se non proclami e annunci. Sono briciole per confondere un po' le carte, che però non confonderete perché la forza dei numeri è più forte delle promesse, e perché nessun Ministro creativo, Robin Hood, riuscirà nel miracolo di trasformare le realtà negate in fatti concreti, positivi, e in misure adeguate e all'altezza dei problemi del Paese. L'opposizione ha fatto il suo dovere, nei limiti e nelle condizioni che il Governo ha imposto, e ciò che non Pag. 74è stato possibile con l'intervento emendativo lo abbiamo riproposto con gli ordini del giorno del cui valore siamo ben consapevoli, onorevole sottosegretario.
Almeno abbiamo costretto la maggioranza ad ascoltare la nostra visione, ed abbiamo tentato di segnalare la vera agenda delle questioni prioritarie che questo provvedimento non ha affrontato. In particolare, sui temi di carattere ambientale, energetico, infrastrutturale, abitativo e del sistema idrico abbiamo sottoposto, con i nostri ordini del giorno, all'attenzione del Governo e dell'Aula questioni di primaria importanza che il provvedimento non affronta, e che il Governo accoglie solo come raccomandazione, perché sì, cari colleghi, una raccomandazione davvero non la si nega a nessuno: che tristezza, caro sottosegretario!
Il tema delle politiche ambientali rappresenta un'opportunità non più rinviabile, sia in termini di occasione di miglioramento delle condizioni di vita, di tutela dell'ecosistema e di contrasto ai mutamenti climatici, sia in termini di prospettiva di sviluppo di produzioni innovative ad alto valore aggiunto. Il provvedimento in esame ne ignora le potenzialità o addirittura fa fare passi indietro, come nel caso della cancellazione delle disposizioni in materia di certificazione energetica degli edifici che invece erano in linea con i migliori standard previsti dalla normativa comunitaria. Allo stesso modo il decreto in esame non fa alcun cenno al problema della rete idrica nazionale che, in particolare al sud, produce danni ingenti al settore agricolo limitandone fortemente le possibilità di sviluppo. Ugualmente nessuna previsione normativa è disposta sul tema del dissesto idrogeologico al fine di prevenire le sciagure ambientali che puntualmente si verificano nel nostro Paese in occasione di eventi meteorologici particolarmente gravi.
Sollecitiamo il Governo a varare un piano di investimenti straordinari in ricerca e sviluppo delle fonti rinnovabili perché ormai è assodato che la sfida energetica si deciderà sull'innovazione scientifica e tecnologica, procedendo contestualmente e tempestivamente al completamento dei rigassificatori necessari per ridurre la rigidità dei nostri approvvigionamenti. Sul piano casa, tema di grande interesse pubblico, il Governo deve garantire nella fase di formulazione e attuazione del piano stesso il massimo coinvolgimento delle regioni e certezza dei tempi, onde evitare incertezze sul piano del diritto.
Infine, con il provvedimento in esame l'Italia sarà l'unico Paese europeo ad essere privo di un'agenzia ambientale, a seguito della soppressione dell'Apat e della sua sostituzione con un istituto di ricerca, l'Ispra.
A questo proposito, è assolutamente indispensabile salvaguardare l'indipendenza e la separazione delle funzioni di controllo e del soggetto che le esercita, in particolare rispetto ai compiti connessi alla ipotizzata costruzione di centrali nucleari.
Su tutte queste tematiche, di grande interesse pubblico e che necessitano di risposte assai diverse da quelle contenute nel provvedimento in esame, il gruppo del Partito Democratico continuerà a sollecitare il Governo - ho concluso, signor Presidente - confidando che le nostre buone ragioni, oggi di fatto senza una risposta, possano essere accolte nella legge finanziaria in autunno, non perché da noi ora sostenute, ma perché confermate dalla forza oggettiva dei fatti che si produrranno nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, faccio riferimento al mio ordine del giorno n. 9/1386/119, che il sottosegretario stamani, nel momento in cui rendeva i pareri del Governo, ha accolto come raccomandazione, facendo riferimento a quella che egli notava essere una contraddizione nella parte finale del dispositivo dell'ordine del giorno stesso, laddove si impegna il Governo.Pag. 75
Per la verità, questa considerazione del sottosegretario ha indotto anche me ad insistere sull'intervento, perché la contraddizione che egli ravvisava nella parte dispositiva - pregherei il sottosegretario Vegas solo per un attimo, se può, di ascoltarmi - è in riferimento ad un'eventuale contraddizione che lei ha intravisto fra il piano per gli sfratti, predisposto dal precedente Governo, e la fase strutturale che prevedete con l'attuale provvedimento.
Lei, signor sottosegretario, ha accolto il mio ordine del giorno come raccomandazione, precisando però che notava una certa contraddizione nella parte finale del dispositivo.
Vorrei capire meglio anch'io se questa contraddizione a cui faceva riferimento è relativa al finanziamento. Infatti, il piano precedente del Governo prevedeva un intervento straordinario per gli sfratti, basato su di una concertazione larghissima tenutasi al Ministero delle infrastrutture e che aveva prodotto la necessità di questo tipo di intervento straordinario, atteso che il 15 ottobre avremo un'emergenza sociale che forse, per un attimo, vi è sfuggita. Il 15 ottobre ha termine la proroga degli sfratti, e quindi a quella data ci troveremo, in assenza di realizzazione del piano straordinario degli sfratti, con un'emergenza rispetto alla quale anch'io vorrei capire se, con questa manovra, il Governo intende realizzare o meno quel piano che il precedente Governo - ripeto: con larghissima concertazione con i rappresentanti delle categorie interessate - aveva prestabilito quale propedeutico alla fase del passaggio al momento degli interventi strutturali.
Nel mio ordine del giorno poniamo proprio tale problema, cioè chiediamo se pensate di destinare questi soldi e queste risorse soltanto al momento di realizzazione dell'intervento strutturale o se pensate anche di mantenere il finanziamento per la fase di emergenza, in relazione soprattutto alla scadenza del 15 ottobre. Accetto e sono contento che il Governo accolga come raccomandazione il mio ordine del giorno, ma vorrei essere certo, però, che nell'ambito della raccomandazione si tenga ferma la previsione dell'intervento straordinario finalizzato al 15 ottobre.
Capirà, signor sottosegretario - e concludo - che se così non è, probabilmente sarà una raccomandazione destinata però a non produrre gli effetti che pensavamo invece si potessero produrre, se avessimo rispettato il piano del precedente Governo. Quindi, prima interventi straordinari per l'emergenza che avremo il 15 ottobre, poi, successivamente, il piano strutturale. Va da sé che sono due tipi di interventi e va da sé che sono entrambi abbisognevoli di idoneo finanziamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT. Signor presidente e colleghi, nel corso del dibattito sulla manovra e sui relativi ordini del giorno è emerso in modo forse troppo laterale un aspetto del provvedimento che è invece centrale per la vita sociale del Paese in questo momento: il tema dell'emergenza abitativa.
Il piano casa inserito dal Governo, all'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, concernente la manovra economica è, in realtà, un'occasione persa per affrontare tale questione, che determina grande sofferenza nella vita di tante famiglie di ceto medio e popolare. Oggi l'Italia è uno degli ultimi, forse l'ultimo Paese d'Europa per i livelli di produzione di edilizia pubblica. Ciò dipende da tante motivazioni ma, soprattutto, dal fatto che il motore fondamentale della politica di edilizia residenziale pubblica, basato sui principi della legge n. 167 del 1962, si è andato esaurendo nel tempo, essendone venuti meno i presupposti che consentivano una sua proficua applicazione: una dotazione di aree pubbliche a basso prezzo per i comuni, una disponibilità di risorse per la realizzazione degli alloggi ed anche la possibilità di espandere le periferie della città consumando nuovo suolo.
L'esproprio, di fatto superato da numerose sentenze nazionali ed europee, non Pag. 76consente più ai comuni di accedere al reperimento di aree a basso prezzo. Si aggiunga la scarsa disponibilità di risorse dei comuni per realizzare gli alloggi per le fasce deboli e una diffusa resistenza alla realizzazione di modelli urbanistici pubblici, esterni alle città, puramente espansivi e socialmente isolati dai contesti urbani. In pochi concetti, si spiegano le motivazioni della crisi degli alloggi così profonda che oggi si manifesta, con l'aggravante di una crescente spinta immigratoria.
Il piano casa del Governo è, quindi, un'occasione persa, perché non affronta organicamente questi problemi, ma si affida ad un'iniziativa centralistica che, per le procedure scelte, finirà in modo fallimentare, lasciando aperti problemi e aggravando l'emergenza. Il Governo privilegia, con l'applicazione della figura del promotore, un rapporto stretto con la grande impresa costruttrice, capace di proporre direttamente al Ministero programmi di edilizia su aree e su edifici di propria disponibilità, ottenendo in cambio contributi economici nell'ambito delle poche risorse stabilite dal piano o, più cospicuamente, cessione di diritti edificatori. Poiché i comuni, però, sono di fatto esclusi dalla valutazione delle proposte, in virtù dell'applicazione dell'articolo 81, come procedura approvativa degli interventi, si pone il problema di chi valuti e di come si valutino gli interventi, del loro inserimento urbanistico, della relazione con i piani regolatori vigenti e delle congruità delle valutazioni economiche ed immobiliari, laddove il ristoro delle realizzazioni pubbliche rappresenta diritti edificatori.
Questo meccanismo, tutt'altro che federalista (dovrebbero riflettere i colleghi della Lega Nord) esclude i comuni dalle decisioni e rischia così, decontestualizzato dalle realtà locali, di riprodurre quartieri-ghetto. Chi, infatti, meglio dei comuni può valutare gli impatti sul sistema della mobilità e le relazioni con i contesti urbani e vigilare sulla qualità delle realizzazioni, sul rispetto delle norme energetiche ed anche sulle innovazioni in materia di smaltimento dei rifiuti, già nei corpi edilizi? Il piano, inoltre, non contiene garanzie adeguate in materia di incentivazione del mercato degli affitti (fondamentale risposta alla domanda dei giovani e del ceto medio), di contenimento dell'espansione urbana, a favore del recupero del patrimonio edilizio esistente, e di garanzie sulla manutenzione e sulla gestione delle nuove realizzazioni pubbliche. Queste ultime devono essere calcolate, nei progetti di housing sociale, a carico dei proponenti e non - come emerge dal testo - essere lasciate ai comuni, che non hanno né risorse, né organizzazioni per gestire ulteriore patrimonio.
Il piano fallirà, perché oltre ogni illusione centralista, sarà inevitabile coinvolgere i comuni nell'operazione ma, vista la strada scelta, questo avverrà nel modo peggiore.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO MORASSUT. Sarebbe stato meglio varare - ho concluso, signor Presidente - un programma concordato con gli enti locali, condiviso e da loro coordinato, per verificare le localizzazioni ed avere tempi certi, pena la decadenza dei finanziamenti. Si è voluto, invece, realizzare un'operazione spettacolare che - come si è detto in occasione dell'approvazione in sede di Consiglio dei ministri della manovra - si è voluto approvare in nove minuti e mezzo. Essa, tuttavia, non garantirà il diritto alla casa di tante famiglie (nei ceti medi e in quelli popolari), che oggi hanno questa come prima emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.
LUISA BOSSA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi deputati, sostenere la famiglia, dare ai giovani un futuro, una casa per tutti, migliori servizi sociali, le priorità tanto sbandierate in campagna elettorale dal Popolo della Libertà sono diventate, oggi, uno spot per Pag. 77creduloni e affini. Oggi, il decreto-legge n. 112 del 2008 e, ieri, il decreto n. 93, ne sono la prova.
Un'antica massima latina recita che perseverare nell'errore è diabolico. In questo decreto-legge, diabolico, nel senso di dividere, di tagliare, è l'intero impianto della manovra, non solo l'articolo 24, il cosiddetto taglia-leggi.
Farò, per impiegare bene tutto il tempo che mi è stato concesso, due esempi. Il duopolio Lega-Governo taglia, recide, abolisce, per esempio, all'articolo 40, comma 5, la necessità di una certificazione da parte delle imprese che partecipano ad appalti pubblici circa il rispetto delle norme in materia di collocamento dei diversamente abili. Non basta certo l'accoglimento dell'ordine del giorno della collega Argentin - ma è stato davvero accolto per intero o per sequenze o c'è bisogno di una collazione o, forse, di una lettura sinottica? - perché il Governo dimostri l'attenzione a un mondo disagiato, cui, appunto, era stata promessa la luna.
All'articolo 81, commi 29 e 38-bis, si affronta la questione sociale relativa alla perdita del potere di acquisto di pensioni e salari, istituendo un fondo apposito e una carta prepagata, la card, del valore approssimativo di 400 euro, per i cittadini italiani residenti che la richiedono e che versano in condizioni di disagio economico, per l'acquisto di generi alimentari e, successivamente, di servizi di carattere energetico e sanitario. La tessera ci riporta tanto indietro nel tempo! Non vorrei fare il laudator temporis acti, ma il Governo Prodi, con l'ultima finanziaria, aveva disposto, per gli stessi soggetti, un aumento in contanti di 389 euro, da utilizzarsi subito ed accreditati con la pensione di luglio 2008.
Dunque, la card non risolve alla radice il problema del potere di acquisto e dei ribassi, né prevede interventi strutturali, che possano migliorare le condizioni dei soggetti più svantaggiati sul versante del reddito, aumentando, per esempio, le pensioni minime, le pensioni di invalidità, reintroducendo in via non più sperimentale la misura del reddito minimo di inserimento, né promuove o migliora le politiche socio-sanitarie, attraverso una maggiore e più efficace integrazione dei servizi sociali e di cura.
Insomma, le politiche sociali e di sviluppo sono un binomio inscindibile, anzi, le politiche sociali sono politiche di sviluppo; qui, di sviluppo, c'è solo un maxiemendamento, che si sviluppa, appunto, per ben 75 pagine. Praticamente, è la riscrittura del documento finanziario stesso, senza nessun rispetto per le prerogative e le funzioni del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vari ordini del giorno hanno posto l'accento sulla preoccupante riduzione di risorse finanziarie che la manovra fa gravare su settori nevralgici dell'intervento pubblico, soprattutto su quelli della sicurezza e dell'istruzione.
In questo intervento vorrei, in particolare, richiamare l'attenzione sui tagli che hanno riguardato il sistema universitario. Mi pare utile premettere quanto è stato notato in materia di risanamento finanziario ed efficienza del sistema universitario in un pregevole rapporto, prodotto esattamente un anno fa dalla commissione tecnica per la finanza pubblica, anch'essa, peraltro, soppressa inopinatamente dal Governo con il decreto-legge n. 112 del 2008.
Il documento della commissione tecnica notava, in primo luogo, come il rapporto tra docenti e studenti sia in Italia inadeguato, essendo più basso che negli altri Paesi avanzati.
I dati OCSE relativi al 2001 indicano 23,1 studenti universitari per docente in Italia contro una media di 17,2 nei Paesi per i quali i dati sono stati raccolti. Il rapporto metteva in evidenza, in secondo luogo, come la spesa per l'università in Pag. 78percentuale sul PIL sia in Italia ai valori minimi fra i Paesi di area OCSE, con l'aggravante di un tasso di crescita negli ultimi anni fra i più bassi in assoluto: nel 2003 l'incidenza della spesa sul PIL era in Italia pari allo 0,9 contro la media OCSE dell'1,4, negli USA l'incidenza era del 2,9, in Francia dell'1,4, in Germania dell'1,1. Il costo per studente in Italia è di soli 5658 dollari a parità di potere d'acquisto, contro la media UE di 6962 e una media OCSE di 8093, largamente inferiore a quella di singoli Paesi con cui l'Italia compete sui mercati internazionali.
Dopo di che sappiamo che il sistema universitario italiano presenta anche una serie di limiti strutturali intrinseci: un sistema di remunerazione rigida dei docenti, che non ricompensa il maggiore impegno e la qualità del lavoro prestato nella didattica e nella ricerca; meccanismi concorsuali inefficienti, che non sempre hanno premiato la qualità del candidato; una composizione del corpo docente inadeguata, con troppi professori ordinari e associati rispetto al complesso dei ricercatori; un sistema di finanziamento degli atenei prevalentemente basato sulla spesa storica, che ha collegamenti modesti con l'attività di ricerca e didattica (percentualmente sul totale di spese disponibili, la spesa per il personale pesa in effetti troppo e quella per il diritto allo studio troppo poco). Su questa base, la commissione tecnica indicava alcune ragionevoli raccomandazioni: rafforzare l'autonomia delle università, garantire la stabilità finanziaria del sistema, potenziare il modello incentivante.
Gli interventi approvanti con il decreto-legge n. 112 del 2008 vanno in tutt'altra direzione. Com'è noto, dispongono limiti del 20 per cento di assunzioni rispetto al personale cessato dal servizio, insieme a riduzioni consistenti e progressive del Fondo per il finanziamento ordinario delle università, riduzioni che ammonterebbero del 2013 a mezzo miliardo di euro. Insomma, invece che allinearci ai Paesi che ci assomigliano e con cui dobbiamo competere, ce ne allontaniamo; invece di introdurre meccanismi che incentivino comportamenti virtuosi da parte degli atenei, si prevedono tagli lineari senza alcuna contropartita; la competizione tra gli atenei viene affidata alla loro eventuale trasformazione in fondazioni e alla loro capacità di acquisire risorse presso i privati, senza peraltro che questo comporti un'effettiva maggiore autonomia nelle scelte relative alla politica di reclutamento.
D'altro canto, poiché è nota la disparità nella quantità di risorse private a cui gli atenei possono accedere nelle diverse aree del Paese, si può dubitare che questa soluzione abbia effetti equi, mentre c'è il rischio di ulteriori disparità non basate sull'efficienza ma sulla posizione. Alla fine dei conti gli studenti e le famiglie saranno chiamati a pagare di più per servizi di istruzione superiore meno efficaci, certamente peggiorati da un rapporto più squilibrato del numero di studenti per docente. La progressione stipendiale degli incardinati ed in particolare di chi, come il sottoscritto, ha già raggiunto la fascia dei professori ordinari, è stata alla fine tutelata.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SALVATORE VASSALLO. Sono state poste gravissime ipoteche, però, sull'entrata dei giovani ricercatori.
Sono quindi pienamente condivisibili molti ordini del giorno che su questo punto richiamano il Governo ad un ripensamento degli indirizzi: mi riferisco in particolare - lo dico molto rapidamente perché capisco di essere andato oltre il tempo a mia disposizione - all'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1386/264, o all'ordine del giorno Bachelet n. 9/1386/263, o all'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1386/260, ma mi riferisco anche all'ordine del giorno Aprea n. 9/1386/12, accettato dal Governo, il quale riconosce l'importanza strategica del settore universitario per la formazione delle nuove generazioni e per competitività dell'Italia, e dice cose molto condivisibili.
PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.
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SALVATORE VASSALLO. Mi permetto in conclusione soltanto quindi, a questo riguardo, di richiamare l'attenzione sulla notevole similitudine tra l'ordine del giorno Aprea n. 9/1386/12 ed in particolare l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1386/264. Pregherei dunque il sottosegretario Vegas di considerare almeno la possibilità di una parità di trattamento tra gli ordini del giorno della maggioranza e dell'opposizione, e di verificare se non sia il caso, sulla base della decisione assunta in merito all'ordine del giorno Aprea n. 9/1386/12, di fare altrettanto, cioè di accettare, anche l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1386/264 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.
ENRICO FARINONE. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli ordini del giorno anche al di là delle cose, non tutte piacevoli, udite questa mattina dal sottosegretario Vegas, che ha considerato sostanzialmente gli ordini del giorno poco più che una formalità (io non li considero tali). Vorrei iniziare dalla politica economica del Governo che, in base a quanto emerge dal decreto-legge in discussione, non affronta le vere priorità che il Paese deve fronteggiare: il sostanziale ristagno della crescita e la perdita - in taluni casi davvero drammatica - del potere d'acquisto dei redditi da lavoro e da pensione.
Non solo, più il Ministro Tremonti parla della sfida alla globalizzazione, meno fa per contrastare, con misure anticicliche, il cupo orizzonte che si staglia sulle economie occidentali - quindi anche su quella italiana -, vale a dire il rischio della crescita zero quale unica risposta in grado di rallentare o fermare la micidiale rincorsa verso l'alto del prezzo del greggio, che ha generato l'avvio della recessione nella quale ci stiamo addentrando.
L'aumento dei prezzi delle materie prime si è esteso ai generi alimentari, producendo così un insidioso incremento, dopo molti anni, del tasso di inflazione, deprimendo così ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie, in specie di quelle del ceto medio e popolare, perché, come ben noto, l'inflazione colpisce più duramente le fasce deboli e i detentori di reddito fisso. I dati ISTAT più recenti registrano un incremento dell'indice dei prezzi al consumo pari al 3,8 per cento rispetto ad un anno fa. Eppure il Governo, nel DPEF, ha clamorosamente previsto un'inflazione programmata pari all'1,7 per cento e addirittura dell'1,5 per cento dal 2009 in poi. Si tratta di un obiettivo francamente incredibile, ossia non credibile, tale da indurre effetti negativi sui consumi e quindi sullo sviluppo della domanda interna.
Sarebbero serviti interventi di sostegno al potere di acquisto dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati e, invece, l'unica misura introdotta a favore dei redditi è la social card. Oltre al vago sapore - lasciatemelo dire - pietista, essa è finanziata, quest'anno, con soli 200 milioni di euro, a fronte delle maggiori entrate tributarie derivanti dall'ormai mitica Robin tax nei confronti di petrolieri, banchieri e assicuratori, stimabili in 5 miliardi di euro. Ma se così è, dove sta Robin Hood, che prendeva e ricchi per dare ai poveri? Non sembra essere questo il nostro caso, stando alle cifre.
Non c'è alcuna diminuzione delle tasse insomma, né per i ceti benestanti né per quelli che faticano ad arrivare a fine mese - tanto ormai la campagna elettorale è conclusa - e quindi nessun aiuto allo sviluppo. Ciò significa soltanto una cosa ed è la Banca d'Italia a ricordarla: la crescita dell'economia italiana nel 2008 (ma anche nel 2009) non supererà un misero 0,4 per cento. Nel Paese si consuma e si investe sempre meno: questa, alla fine, è la realtà.Pag. 80
Si tagliano però costi e sprechi, dice il Governo. A furia di parlare di fannulloni, il circuito mediatico quasi ci vuol convincere che solo di tagli virtuosi si tratti, ma non è così. Tutti sappiamo che non è così; lo sapete benissimo anche voi, ministri del Governo e anche voi, onorevoli colleghi della maggioranza, sapete che non è così, perché vivete sul territorio le reazioni negative della gente e cominciate ad avvertirle anche voi.
Non è forse vero - mi rivolgo ai deputati del Meridione, ed è solo un esempio, io che sono del settentrione, per dimostrare quanto mi stia a cuore l'unità del nostro Paese, a differenza di qualcun altro - che l'eliminazione dell'ICI sulla prima casa per tutti è stata coperta con i fondi destinati ad alcune infrastrutture fondamentali in Sicilia e in Calabria nonché con i fondi, già assegnati, a infrastrutture stradali e viarie nelle stesse regioni? Non è forse vero - è solo un altro esempio - che sono stati tagliati 550 milioni di euro destinati al recupero di 12.000 alloggi per gli sfrattati su tutto il territorio nazionale, annullandosi così, di fatto, lo stanziamento già operativo presso le regioni per gli alloggi da concedere prioritariamente ai cittadini sfrattati?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ENRICO FARINONE. Sto per concludere, signor Presidente. Di questo abbiamo parlato, noi del PD, nell'ordine del giorno presentato e del resto solo questo, di fatto, ci è stato consentito fare, dal momento che sono stati compressi oltre l'accettabile i tempi della discussione e del confronto di merito. Abbiamo parlato dei tagli nei settori vitali della sicurezza, della sanità e dell'istruzione ma anche delle restrizioni al sistema dell'assistenza sociale, oggi così necessaria, ai comuni, che faticheranno sempre più a garantire i servizi sociali da essi garantiti, alle comunità montane, quelle vere, allo sport, al fondo per la forestazione e la riforestazione nonché al fondo in favore del ripristino del paesaggio. Mi fermo, poiché il tempo è scaduto, ma potrei andare avanti, anche solo per titoli, a lungo.
Quindi, in questo decreto-legge vi sono molti tagli e poca ricerca di equità. Questa è la manovra economica del Governo, signor sottosegretario: manca nel concreto un segnale di fiducia ad un Paese che pure ne avrebbe tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo con l'auspicio e la speranza di riuscire a convincere il Governo ad assumere una qualche posizione diversa in merito ai nostri ordini del giorno, ed in particolare a tutta la questione relativa alla sicurezza, una materia su cui, non a caso, è intervenuto il nostro segretario, l'onorevole Veltroni, per sottolineare come essa stia a cuore non solo al Partito Democratico, ma anche ai cittadini di questo Paese.
Si tratta di una materia che sta a cuore, dunque, ai cittadini di questo Paese e che stava a cuore anche a voi, o almeno così sembrava durante la campagna elettorale. Ma poi, esaurita la campagna elettorale, si è sciolto anche questo patto, che avevate fatto con gli elettori, di investire nella sicurezza e nei nostri uomini delle forze di polizia, dell'Esercito, dei vigili del fuoco e in tutti coloro che sono impegnati giornalmente ad occuparsi della qualità della vita di tutti noi. Signor sottosegretario, mi riferisco all'ambito, in particolare, dell'ordine del giorno n. 9/1386/98 a mia prima firma, che ho provato ad illustrare durante il dibattito e rispetto al quale cercherei, se lei mi dà un po' di attenzione, di convincerla... Non so se riesco a trovare e ad ottenere l'attenzione del Governo, mi sembra un'impresa difficile ma io ci provo ugualmente.
PRESIDENTE. Sottosegretario, la prego. La conversazione nei banchi del Governo non consente al sottosegretario di ascoltare il dibattito. Prego, onorevole Rosato.
Pag. 81
ETTORE ROSATO. Grazie, signor Presidente. Volevo davvero chiedere al Governo di compiere una valutazione diversa rispetto all'ordine del giorno che abbiamo presentato. Sottosegretario Vegas, mi riferisco all'ordine del giorno Rosato n. 9/1386/98, che è stato accolto come raccomandazione. Mi chiedo allora, anche per dare un senso agli atti che compiamo in quest'Aula - con fatica e impegno stiamo svolgendo anche questo lavoro sugli ordini del giorno -, che senso può avere una raccomandazione rispetto ad un ordine del giorno che impegna a fare delle valutazioni: o il Governo accetta l'ordine del giorno, e quindi si impegna a fare delle valutazioni (e dopo entrerò nel merito), oppure non lo accetta, ma non potete dire che esso viene accolto come una raccomandazione.
Nell'ordine del giorno in parola descriviamo, infatti, un problema che è generato dall'applicazione e dalla predisposizione dell'articolo 71 concernente le decurtazioni per le assenze a causa di malattia. Abbiamo cercato di mettere in evidenza un dato che dovrebbe essere noto, almeno a chi si occupa del settore, e cioè che l'applicazione dell'articolo 71 ai comparti della sicurezza, della difesa e dei vigili del fuoco provoca ai lavoratori dei medesimi un danno proporzionalmente di molto superiore rispetto al resto della pubblica amministrazione. Per tipologia e costruzione delle buste paghe questi lavoratori ricevono, infatti, all'interno della loro busta paga e del loro status retributivo una parte consistente di indennità, la quale non fa alzare i livelli retributivi sopra quelli degli altri dipendenti della pubblica amministrazione, ma forma quel livello retributivo che poi porta alle paghe qualche volta cosiddette da fame che i nostri operatori delle Forze armate, delle forze di polizia e delle forze dei vigili del fuoco percepiscono (ed è questo, mi sembra, un fatto noto).
Signor sottosegretario, chiediamo che nella regolamentazione che l'articolo 71 dovrà comunque avere si tenga conto di questa specificità e si eviti che per un fante del nostro Esercito, che prende 1.300 euro, la retribuzione che potrebbe essere decurtata valga il 40 per cento; ne va infatti anche della sicurezza di questi uomini, persone che nonostante tutto andranno a lavorare per evitare una decurtazione che arriverà, come dicevo, fino al 40 od anche al 50 per cento della loro paga. Chiediamo, quindi, che si compia una valutazione diversa, anche accettando direttamente l'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Comunico che è in visita alla Camera una delegazione del Parlamento turco al quale rivolgiamo il nostro saluto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofani. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presidente, questa discussione lunga e impegnata per l'illustrazione degli ordini del giorno e poi per le dichiarazioni di voto segnala la cifra di un'opposizione capace di avanzare idee, proposte, integrazioni e correzioni. Quella del Partito Democratico, in particolare, è stata un'opposizione molto democratica, riformatrice e non pregiudiziale, come quella che la maggioranza e il Presidente del Consiglio aveva auspicato di poter avere come interlocutrice all'inizio della legislatura.
Noi in Assemblea spesso da soli, desolatamente soli, abbiamo svolto il nostro ruolo e abbiamo fatto il nostro dovere adempiendo alla nostra responsabilità di parlamentari e non abbiamo perso tempo come ha detto, in maniera sprezzante, qualche collega della Lega. Ciò che è venuto meno è stato altro: il confronto parlamentare, la dialettica tra maggioranza e opposizione, quel dialogo che si invoca a parole e si nega di fatto con scelte che non lasciano spazio a dubbi. Il metodo ormai sperimentato della fiducia preventiva, potremmo dire, caratterizza l'azione di questo Governo e stravolge, in modo profondo, il processo legislativo svuotando, di fatto, la centralità del Parlamento. Si è discusso, anche oggi, dei gravi limiti e della degenerazione delle nostre istituzioni nonché del funzionamento di esse. Si è discusso Pag. 82del fatto, come hanno detto molti autorevoli costituzionalisti, che si sta affermando quello che definiscono l'inseguimento del peggior precedente. Non è certo consolatorio rimpallarsi la responsabilità, di legislatura in legislatura, su chi abbia le maggiori colpe anche se è evidente che mai si era giunti ad un livello simile di ipocrisia. Infatti, accogliendo molti ordini del giorno (alcuni come raccomandazione) si riconoscono implicitamente limiti strutturali della manovra che sarebbe stato giusto e doveroso correggere seguendo la via maestra, ossia il confronto parlamentare.
In alcuni passaggi del suo intervento in Aula il sottosegretario Vegas stamattina è parso ironizzare sullo sforzo compiuto dall'opposizione che ha cercato di utilizzare al meglio l'unico strumento rimasto, l'ordine del giorno. Ha detto che una raccomandazione non si nega a nessuno. Certo un ordine del giorno è poco, ma non è un'elemosina che graziosamente si concede magari per far presto nella votazione finale.
Abbiamo presentato ordini del giorno molto importanti che rappresentano molto più di una bandiera. Faccio riferimento a quelli di cui mi sono occupato direttamente insieme a molti altri colleghi, ossia quelli che riguardano il comparto della difesa e della sicurezza. Ricordo l'intervento politicamente importante, anche se per qualche verso irrituale, di Veltroni ieri in Assemblea per dare voce alla richiesta di un ripensamento da parte del Governo su scelte che penalizzano, come abbiamo detto, la dignità delle forze dell'ordine e delle Forze armate, ma soprattutto le aspettative di tante donne e tanti uomini del nostro Paese che esprimono una domanda forte di maggiore sicurezza e che non possono accontentarsi di misure manifesto, come i tremila soldati delle nostre città, mentre nello stesso tempo la manovra prevede tagli che mettono in discussione la piena operatività di uomini e di mezzi.
Nel corso della discussione l'opposizione ha mostrato serietà e rigore e abbiamo riconosciuto e condiviso molte delle analisi sulla crisi che tocca l'Italia ma che riguarda più generalmente lo scenario mondiale. La preoccupazione del Governo per i rischi che abbiamo di fronte è anche la nostra preoccupazione. Nessuno, da questi banchi, ha ceduto alla tentazione di scaricare sul Governo la responsabilità di una difficoltà che è di sistema. Si poteva discutere di tagli e razionalizzazione della spesa ma i tagli che si sono scelti non sono la risposta.
Il riformismo impone di scegliere e scegliere significa indicare le priorità. Su questo avete fallito, avete svelato limiti e contraddizioni, avete spesso citato in quest'Aula, come accade sempre più spesso negli ultimi tempi, quella che sembra diventata una sorta di nuova Bibbia, il libro del Ministro Tremonti «La paura e la speranza». Credo che questa manovra sia figlia della paura e che in essa non vi sia speranza per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo anch'io sul complesso degli ordini del giorno presentati dal Partito Democratico e intendo soffermarmi nello specifico su alcune questioni che sono relative all'energia. L'articolo 7 del decreto-legge in oggetto prevede che il Consiglio dei Ministri definirà prossimamente una strategia energetica nazionale sulla base delle risultanze di una Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente. In questo caso verrà ovviamente, come abbiamo già sentito, previsto un ritorno sul territorio nazionale della produzione di energia elettrica per via nucleare. Nello stesso tempo in tale articolo si prevede che il Governo possa stipulare accordi con Paesi esteri (europei e non) per sostenere lo sviluppo nucleare nel nostro Paese, e tali accordi avranno un carattere vincolante in quanto le decisioni che vi saranno assunte, cito testualmente: potranno definire in conseguenza tutti gli aspetti connessi alla normativa, ivi compresi Pag. 83l'assetto e le competenze dei soggetti pubblici operanti nel settore dell'energia nucleare in Italia. In più, si ipotizza uno scambio di energia elettrica con questi Paesi che potrà avvenire mediante la realizzazione sul territorio nazionale di nuovi impianti o mediante la ristrutturazione delle centrali che sono presenti nel nostro Paese.
Signor Presidente, chi mi conosce sa che anche per la mia storia personale non sono sospetto di nutrire pregiudizi sul nucleare, ma l'articolo 7 dà spazio a molte perplessità e su alcune questioni credo sia bene essere chiari.
Da un punto di vista strettamente tecnico, nel breve periodo la scelta nucleare non potrà modificare in alcuna maniera la combinazione strutturale delle fonti su cui si basa il sistema energetico nazionale. La scelta nucleare, ove fatta, ha un orizzonte temporale più lungo e dispiegherà i suoi effetti in un futuro che non è immediato. Per questo nel breve periodo, nell'arco anche di questa legislatura, devono essere intraprese azioni di promozione e sviluppo nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico (come indicato tra gli altri negli ordini del giorno Realacci n. 9/1386/67 e nell'ordine del giorno Bocci n. 9/1386/71 presentati dal Partito Democratico) e uno sfruttamento efficace ed efficiente della risorsa gas nel nostro Paese.
Tornando al discorso nucleare si deve rilevare come parlare di nucleare in questo Paese significa ricostruire un sistema di competenze nucleari in gran parte depauperato dopo il referendum, affrontare con serietà il tema del trattamento e deposito delle scorie, identificare con chiarezza i soggetti nazionali che potranno essere chiamati alla gestione di impianti di questo tipo. Si dovrà, onorevole Presidente, procedere a compiere la scelta strategica se puntare primariamente sulle tecnologie di terza o quarta generazione, oppure a quale mix tra le due? Questo sarà, onorevole Presidente, obiettivo e lavoro della Conferenza e il risultato di questa strategia. Ciò che mi appare molto oscuro è il modo di procedere. Dicevamo prima in premessa come appare irragionevole che in un decreto-legge si possa assoggettare, ad un accordo internazionale, la normativa e l'organizzazione del sistema di ricerca e di controllo nazionali con automatismi che sono francamente incomprensibili e in parte inaccettabili. Alcuni enti in oggetto hanno funzioni definite per legge: che succede se negli accordi si stabiliscono funzioni e compiti diversi da quelle previste nella legge? E poi cosa significa ristrutturare le centrali presenti sul territorio nazionale? In Italia ci sono impianti nucleari in smantellamento (decommissioning) e sono Trino e Caorso; ristrutturare significa riattivare Caorso o utilizzare aree, licenze, edifici per nuovi sistemi?
Da ultimo, concludo signor Presidente, ma non meno importante, vi è la strategia energetica nazionale che dovrebbe essere sottoposta all'esame del Parlamento e ciò non appare chiaro nel decreto-legge.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIANLUCA BENAMATI. Concludo, signor Presidente. Le scelte in materia di strategia energetica non riguardano e non possono riguardare solo un Esecutivo in quanto hanno effetti decennali. Essi riguardano tutto il Paese.
Guai se diventassero di parte, ideologiche o soggetti di contesa elettorale continua. In questo caso, signor Presidente, onorevoli colleghi, occorre che la strategia energetica nazionale sia sottoposta alle Camere e la sua adozione avvenga correttamente dopo un dibattito ed un pronunciamento del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, mi concentro in particolar modo su alcuni ordini del giorno, principalmente sul n. 9/1386/224 che ho presentato e che è relativo all'esclusione delle entrate, da alienazione delle quote azionarie, dal calcolo Pag. 84del saldo 2007 per il patto di stabilità degli enti locali. Se queste entrate sono servite per coprire il debito degli enti locali o per fare investimenti, noi abbiamo chiesto, sia in Commissione sia con questo ordine del giorno, al Governo che esse vengano escluse, in quanto entrate di natura eccezionale e non assimilabili alle entrate correnti degli enti locali.
Riteniamo che questo ordine del giorno debba avere un seguito anche piuttosto rapido da parte del Governo, in quanto nel 2007 queste sono state operazioni che i comuni hanno realizzato e sono operazioni assolutamente virtuose, che vanno nella direzione del risanamento e che sono coerenti anche con la riforma delle partecipate. Inoltre, sono situazioni circoscritte e non metteranno in difficoltà il patto di stabilità previsto in questo provvedimento. Faccio l'esempio di Parma, che è un comune governato dal centrodestra, che ha un bilancio sano e che potrebbe essere messo in particolare difficoltà proprio dalla mancata specifica se non verrà approvato questo ordine del giorno.
Vorrei riferirmi anche all'ordine del giorno n. 9/1386/222 presentato dall'onorevole Marchi, relativo al piano casa. In Commissione era stato presentato ed approvato un emendamento. Nel provvedimento è stato ribaltato e ciò crea un fortissimo problema agli enti destinatari dei finanziamenti relativi alla ristrutturazione delle case ex IACP. È necessario dare certezza del diritto a queste realtà, perché alcuni di questi enti hanno già iscritto nei loro bilanci questi finanziamenti. Quindi, è necessario che immediatamente il Governo provveda con interventi certi. Ritengo che questi siano alcuni degli impegni sui quali noi porteremo avanti la battaglia affinché questi ordini del giorno non rimangano acqua fresca o lettera morta.
Più in generale, sono rimasta sgomenta di fronte ad alcuni contenuti di questa manovra. In particolare, per il fatto che il Governo ha reintrodotto alcuni strumenti di finanza che definirei medioevali. Ne cito alcuni: la finanza derivata per gli enti locali; i meccanismi di assistenzialismo particolarmente evidenti con il provvedimento della card, che creano esclusivamente aspettative, che rimarranno sicuramente disattese; infine, l'utilizzo dei tagli lineari al posto della più moderna ed efficace, ma certamente faticosa, spending review.
In questo momento l'Europa intera vive in un quadro economico molto preoccupante. Tutti coloro che mi hanno preceduto in quest'Aula hanno certamente cercato di non semplificare, ma ritengo che il Governo non possa abdicare al proprio ruolo in favore di atteggiamenti e provvedimenti di demagogia populista, che continuano ad alimentare solo le attese dei cittadini. Gli osservatori ci danno poche soluzioni, rispetto a questo momento di crisi economica ed una di queste condivisa è l'abbattimento della pressione fiscale. Invece, non stiamo andando in questa direzione, anzi stiamo facendo l'opposto di quello che ci consigliano gli osservatori e di quello che stanno facendo tutti gli altri Paesi.
Due ultime considerazioni. Signor Presidente, ritengo che il Governo debba evitare di mettersi in contrapposizione soprattutto con i territori e con gli operatori della sicurezza perché creerebbe una frattura sociale gravissima e da cittadina ritengo che nemmeno il grande consenso di questo Governo sarebbe in grado di far fronte a tale frattura.
Inoltre, vorrei riferirmi all'intervento del Ministro Tremonti la scorsa settimana in Aula.
Ritengo questo intervento denso di paura rispetto ad un provvedimento che è senza revisione della spesa, senza politica fiscale innovativa, senza sostegno alla famiglia e individuando come nemico solo la pubblica amministrazione. Alimentando la paura si soffoca la speranza e si soffoca il futuro e nemmeno questo Governo può permettersi tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
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LORENZO RIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la vicenda legislativa relativa alla manovra economica, che si è interlocutoriamente conclusa con il voto di fiducia e che formalmente si concluderà domani, ha manifestato a dir poco dei paradossi pirandelliani. Cito Pirandello soprattutto perché a qualcuno proprio non gli scende giù. Il primo paradosso è che su questa manovra ci sono stati migliaia di emendamenti, la gran parte presentati da deputati della maggioranza. Questo vuol dire che il rapporto tra Governo e maggioranza è disciplinato da logiche coercitive e che, almeno in materia economica, la funzione dei parlamentari e dei gruppi di maggioranza è a sovranità abbastanza limitata. Una storia parlamentare di oltre sessant'anni ci dice che situazioni come queste non riescono a durare troppo lungo.
Il secondo paradosso è che una larghissima parte di questi emendamenti è stata presentata addirittura dal Governo. Il contenuto di molti di questi emendamenti governativi non è presente nel testo finale del provvedimento che vi accingete ad approvare. Cosa significa tutto ciò? Significa che all'interno del Governo il Ministro Tremonti, almeno in materia finanziaria ed economica, dirige la baracca con fogli d'ordine. Quando il Ministro Tremonti ha presentato in sede di Consiglio dei ministri la propria manovra composta dal Documento di programmazione economica finanziaria 2009-2013, dal decreto-legge che stiamo esaminando e da un disegno di legge in materia economica e finanziaria, l'ha accompagnata con un preciso diktat: questa manovra non si discute, non si tratta, non si interpreta; vi do meno di dieci minuti per approvarla. Appena ha ascoltato le prime proteste ha gelidamente replicato con una citazione pirandelliana: così è se vi pare.
Stanti queste premesse era più che naturale che la minima inventiva, lo spazio simbolico dell'autonomia dei parlamentari si riducesse agli ordini del giorno. È questa la ragione per cui, signora Presidente, ne sono stati presentati a dismisura, dalla maggioranza e dall'opposizione. Molti di essi, anche tra quelli presentati da illustri e autorevoli esponenti di maggioranza, evidenziano clamorosamente una messa in mora delle politiche governative su temi e terreni considerati fondamentali dalla stessa maggioranza. In molti ordini del giorno cioè vi sono contenuti dei simbolici cartellini gialli di ammonizione che dicono: come mai su questo o su quel tema stiamo facendo l'esatto opposto rispetto a quello che abbiamo promesso nel nostro programma di Governo?
Una severa ammonizione è contenuta negli ordini del giorno che chiedono risorse credibili e non meramente simboliche per il piano casa; in quelli che chiedono condizioni minime, sul piano finanziario e organizzativo, per il necessario esercizio delle funzioni istituzionali proprie dei corpi di polizia in materia di sicurezza; negli ordini del giorno che chiedono forme di sostegno più efficaci per favorire la produttività contrattata in sede decentrata; negli ordini del giorno che chiedono garanzie di completo ristoro delle risorse destinate ai comuni dopo la soppressione dell'ICI.
Non c'è che dire: in cinquantotto giorni - va dato atto al Governo - è stato correttamente impostato, anche con ricorso a misure eccezionali, un piano sinora rivelatosi efficace per ripulire la città di Napoli e la Campania dai rifiuti accumulatisi nel corso di un anno. Tuttavia, in questo periodo non è stata neppure lontanamente impostata una politica, non dico una politica credibile, ma una politica senza aggettivi, per far fronte alla crisi economica e psicologica del Paese. Sinora, da queste misure, rileviamo che il Ministro Tremonti fa proposte dettate solo dalla paura; pensavamo, invece, che avrebbe dovuto avere anche un po' di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, sottosegretario Vegas, colleghi, la Pag. 86manovra contiene alcuni provvedimenti fortemente penalizzanti per il sistema universitario che ne comprometteranno la funzionalità. Ne ha parlato poco fa il collega Vassallo e io ho avuto modo di farlo nella discussione generale, ma, a fronte di una chiusura totale del Governo, e ancor di più dopo la richiesta del voto di fiducia, ritengo tuttavia che sia necessario intervenire nuovamente per invocare un ultimo, estremo tentativo di ripensamento sulle scelte scellerate assunte con il decreto-legge n. 112 del 2008.
Sulla trasformazione degli atenei in fondazioni il collega Mazzarella ha presentato un apposito ordine del giorno, n. 9/1386/260, pertanto io mi soffermerò sui tagli e sul blocco del turnover, ossia sul limite del 20 per cento al turnover delle assunzioni del personale. Ciò significa che per assumere un giovane ricercatore occorrerà attendere che cinque professori siano andati in pensione. Se poi combiniamo il blocco del turnover con i futuri massicci pensionamenti si comprende che nei prossimi anni il sistema universitario sarà preso come in una morsa mortale, tra l'annunciata emorragia di personale, da una parte, e, dall'altra, l'impossibilità di ringiovanire il corpo accademico e di innovare la qualità della didattica e della ricerca. Questo provvedimento chiude le porte dell'università ai giovani ricercatori di talento, che prenderanno la via dell'estero dove, evidentemente, sono apprezzati più che nel loro Paese.
Inoltre, il decreto-legge in esame, a fronte delle mancate immissioni in ruolo riduce di oltre 1 miliardo 400 milioni di euro la dotazione del fondo di finanziamento ordinario. Signor Presidente, sottolineo che si tratta di un taglio lineare, che sarà subito tanto dagli atenei virtuosi quanto da quelli che, invece, non sono intervenuti nel risanamento dei loro bilanci e nella riqualificazione dell'offerta formativa. Si tratta, quindi, di un intervento iniquo che penalizzerà soprattutto gli atenei virtuosi, alla faccia di quanto sostenuto, a parole, dal Ministro Gelmini, che ha affermato di volersi affidare alla valutazione e di voler premiare il merito. Un po' di coerenza sarebbe molto apprezzata, oltre che utile per il sistema universitario.
Credo che al Governo sfugga - sono qui a disposizione per rinfrescare la memoria all'Esecutivo - che il fondo di finanziamento ordinario è utilizzato dagli atenei per affrontare le spese correnti di amministrazione e di organizzazione, nonché quelle per il personale che - lo sappiamo tutti - sono obbligatorie ed incomprimibili anche per gli atenei più virtuosi. Insomma, i tagli previsti comprometteranno la funzionalità del sistema, tanto della didattica quanto della ricerca.
Rispetto allo scenario definito da questi provvedimenti ho presentato l'ordine del giorno n. 9/1386/264 che impegna il Governo a valutare iniziative volte all'immissione di giovani ricercatori e a prevedere, in sintonia con quanto ha dichiarato ora il Ministro Gelmini, risorse aggiuntive al fondo. Si tratta di un impegno che però il Governo non vuole assumere pienamente, ma raccoglie solo come raccomandazione. Invito, pertanto, il Governo ad un ripensamento, anche perché una raccomandazione per il mio ordine del giorno non è coerente con il pieno accoglimento dell'ordine del giorno a prima firma Aprea n. 9/1386/12, di analogo contenuto. Certo, una differenza c'è: l'onorevole Aprea è noto esponente della maggioranza, ma non voglio credere che il Governo esprima sugli ordini del giorno un pregiudizio così evidente rispetto alle proposte dell'opposizione.
L'accoglimento dell'ordine del giorno corrisponde, peraltro, anche alla volontà della stessa maggioranza, o almeno dei componenti di maggioranza della VII Commissione, che già nel parere sul decreto-legge n. 112 posero una condizione che prevedeva l'esclusione dei ricercatori dal blocco del turnover e che oggi, insieme a noi, hanno espresso sul cosiddetto decreto milleproroghe una condizione di analogo contenuto, così che si possano utilizzare nel biennio 2008-2009, per il piano straordinario di assunzione dei ricercatori, Pag. 87le risorse messe a disposizione dal Governo Prodi nella legge finanziaria per il 2007.
Senza i giovani e senza le risorse necessarie il nostro sistema universitario di ricerca non può reggere ed è impossibilitato ad assolvere alla sua funzione di elaborazione e trasmissione della conoscenza, volano per la crescita sociale ed economica del Paese. Se non vi sarà un ripensamento del Governo, allora sarà evidente a tutti che questa maggioranza e l'Esecutivo stanno intenzionalmente compromettendo il futuro del Paese.
Vede, signor Presidente, credo che vi sia una differenza sostanziale tra la politica universitaria del Partito Democratico e quella della maggioranza. Ogni studente che non riesce ad accedere all'università e ogni giovane ricercatore di talento che non entra nel corpo accademico per il Governo e per la sua maggioranza rappresentano un problema in meno da risolvere e un problema in meno per chiudere i bilanci, mentre per il Partito Democratico rappresentano un pezzo di futuro del nostro Paese che si frantuma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, vorrei partire da una considerazione di fondo: l'inflazione reale è del 3,8 per cento, mentre l'inflazione programmata dal provvedimento in esame è dell'1,7. In realtà bisogna rendersi conto che sull'inflazione programmata si costruisce la contrattazione, e ciò non fa aumentare di un euro il potere d'acquisto delle famiglie. Questo è il primo grande errore del provvedimento in esame e, in generale, dei provvedimenti fino ad oggi adottati dal Governo.
Un ulteriore aspetto riguarda il pesante taglio agli enti locali. Penso che già nel prossimo autunno e sicuramente nel 2009 si vedrà la vera difficoltà che hanno le famiglie italiane, in quanto gli enti locali sono quelli che forniscono più servizi e sono più vicini alla logica del servizio al cittadino. Questo rappresenta un problema serio e il Governo si assume una responsabilità pesante, in quanto già dall'autunno, e sicuramente dal 2009, vedremo le vere difficoltà che si avranno.
Altro aspetto è relativo alla Robin tax, che recupera 4 miliardi di euro, ma la social card dà solamente 200 milioni di euro. Vorremmo, quindi, sapere dove sono i 3,8 miliardi di euro, in quanto ciò costituisce un punto fondamentale della vicenda dei provvedimenti assunti dal Governo. Ho la netta sensazione che il Robin Hood non taglia ai ricchi per dare ai poveri, ma probabilmente è esattamente il contrario, perché probabilmente i provvedimenti del Governo ancora di più scaricheranno sul cittadino consumatore il problema dell'aumento del costo della vita. È sufficiente guardare l'energia elettrica per rendersene conto.
Non diminuisce la pressione fiscale per i prossimi cinque anni ed è detto chiaramente in tutti i provvedimenti economici e, quindi, ritengo che ciò rappresenti il vero primo tradimento della campagna elettorale berlusconiana.
Inoltre, mi pare evidente che il Mezzogiorno d'Italia sia il più penalizzato da questa vicenda, in quanto anche con il provvedimento precedente sull'ICI sono stati tagliati i fondi per le risorse del Mezzogiorno d'Italia, risorse destinate ad infrastrutture e a opere importanti per lo sviluppo e la ricerca. In nessuna parte del mondo se non cresce la parte più debole del Paese (in questo caso il Mezzogiorno d'Italia), non cresce il Paese. Questa è un'ulteriore responsabilità che si assume il Governo.
Vi sono, inoltre, i tagli alla sicurezza, che hanno visto nell'onorevole Veltroni, il nostro segretario nazionale, in un intervento anomalo per un leader politico, rappresentare l'altro punto dolente rispetto all'impegno in campagna elettorale. Vi sono anche i tagli alla scuola, all'università e alla ricerca, ricordati da molti colleghi parlamentari, nonché la centralizzazione delle risorse. Penso che la centralizzazione delle risorse (che è il contrario Pag. 88del federalismo che va ora in voga dalle parti del centrodestra) crei grandi problemi ai programmi di investimento.
Questi programmi di investimento, gestiti centralmente, creano ulteriori difficoltà per la gestione reale delle infrastrutture che bisogna realizzare per lo sviluppo del Paese.
Richiamo con molta chiarezza l'ultima ciliegina sulla torta: è all'esame della Commissione finanze un provvedimento nel quale è contenuta l'eliminazione della legge «Visco sud», che prevedeva il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. Ciò, signor Presidente, crea conseguenze paradossali: procedure chiare e trasparenti diventano complicate, opache e discrezionali. Il risultato di questi provvedimenti è il nulla. Per questo motivo sicuramente voteremo contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,10).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1386-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.
MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, dopo la votazione sulla fiducia viene richiesta al Parlamento l'approvazione, senza discussione di merito, di un decreto-legge che per il comparto giustizia si evidenzia soprattutto per quello che non c'è o, addirittura, per quello che ad esso viene sottratto. Le poche e scarne misure a malapena si possono definire un inefficace «pacchettino», da respingere come tale al mittente. Emerge una paradossale divaricazione fra la dichiarata crisi del sistema giustizia e la sua centralità nello sviluppo del Paese e i rimedi che si apprestano, finora concentrati in quella figura dottrinale di abuso del diritto rappresentata dalla difesa dal processo e non nel processo.
Vengono proposte poche misure dilatorie, come il rinvio della class action (di cui si occupa l'ordine del giorno Ferranti n. 9/1386/231) o solo lessicalmente acceleratorie (come l'anticipo da dieci a cinque anni della perenzione dei giudizi amministrativi e tributari) e pochissime norme processuali scarsamente coordinate con i codici vigenti, come quelle in materia di lavoro.
Si mette incautamente mano, nel decreto-legge, alla giurisdizione amministrativa del Consiglio di Stato, senza alcuna organicità. Ci viene consegnata, in realtà - come ha rilevato l'ordine del giorno Samperi n. 9/1386/229 -, una serie di tagli che produrranno una contrazione della spesa del 40 per cento in un triennio e che non ha indicato fra i comparti strategici quello della giustizia, che almeno doveva essere esentato dall'applicazione degli articoli 25, 60, 66 e 72 del decreto-legge stesso, per garantire almeno un flusso di spesa pari alle minime necessità.
In un sistema che ha già una carenza media di organici del 12,63 per cento, con punte maggiori nelle sedi disagiate, ci saremmo aspettati - come, del resto, hanno affermato, insieme per la prima volta dopo anni, l'associazione dei magistrati e l'organismo unitario dell'avvocatura - misure straordinarie di incentivazione e forti investimenti. La percentuale sul PIL della spesa per la giustizia è scesa in due anni dall'1,7 all'1,4 per cento (dato ormai sotto la media europea) e le entrate non sono imputate direttamente al capitolo delle entrate della giustizia: i cittadini, pertanto, vedono aumentare i costi della giustizia senza percepirne alcun beneficio.Pag. 89
Non si prevede nulla per gli investimenti per il sistema carcerario e per l'applicazione di misure alternative alla detenzione come il lavoro, per la riforma della magistratura onoraria (se non ulteriori proroghe recenti), per l'ufficio del processo, per un piano straordinario di informatizzazione, che viene indicato solo come sperimentale, territorialmente circoscritto ed incerto temporalmente.
Nel contempo, siamo chiamati a collaborare, già a settembre, ad una riforma della giustizia che si definisce epocale, alla quale saremmo disponibili, perché il Paese è stremato per un finto conflitto fra politica e giurisdizione e fra corporazioni, sotteso spesso ad interessi personali. Potremmo quindi dare il nostro contributo, ma incespicanti e contraddittori - anzi contrari a questo indirizzo - sono i passi iniziali, che sembrano distanti dai principi costituzionali di eguaglianza fra i cittadini, di autonomia e di indipendenza della magistratura, del diritto a un processo rapido e giusto e del dovere di tutti i cittadini di sottoporsi ad esso.
Senza alcun pessimismo strumentale, non è difficile prevedere che, se queste sono le riforme annunziate e si continuano a seminare diffidenza e sfiducia nell'esercizio della giurisdizione, piuttosto che lanciare un grande cantiere di riforme operative e organizzative su cui tutti possiamo convergere, il ritardo di milioni di processi diventerà endemico male del nostro Paese.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, in una grande democrazia, anzi in una democrazia degna di tale nome, senza aggettivi, tutti i cittadini, non solo le alte cariche dello Stato, dormono sonni tranquilli se la giustizia è efficace, tempestiva ed efficiente e, soprattutto, se la legge è uguale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, la scelta compiuta dal Governo con questa manovra è una scelta abile. Approfittando della marea di consensi ottenuta in tornata elettorale, che ancora lo sostiene, e sotto il cono d'ombra di una discussione molto importante, che il Paese ha affrontato sulle questioni della giustizia, il Ministero dell'economia e delle finanze ha presentato un'incalzante manovra di struttura, che modifica non soltanto la legge di bilancio, ma anche una serie di contenuti, per quanto riguarda la struttura sociale ed economica del nostro Paese.
Quando, però, la marea si ritirerà e, come è inevitabile, i detriti di questa manovra saranno evidenti, si aprirà una discussione nel Paese sulle scelte di strategia che riguardano il proprio futuro. Sarà una discussione destinata ad ampliarsi e ad essere stringente. I primi segnali li abbiamo avuti in questi giorni dalla reazione di molte componenti sociali. Sarà una reazione che dovremo discutere seriamente anche in questo Parlamento, perché tutti i dati volgono al peggio.
La situazione economica è destinata a peggiorare, ma con questa manovra non si reagisce. L'illusione ottica, che il Governo Berlusconi e il Ministro Tremonti avevano dato nel 2001, era quella di un progresso e di una ripresa economica. Stavolta, avete rinunciato a questa illusione ottica. Dal Ministro Tremonti è stato detto che siamo il terzo Paese al mondo per debito pubblico, ma non siamo il terzo Paese al mondo per economia. Sulla base di questo presupposto, vi dedicate esclusivamente al risanamento del bilancio. Ma è credibile il risanamento del bilancio in un Paese in depressione?
Ripeto ancora una volta che noi siamo favorevoli al risanamento del bilancio. Ci chiediamo se raggiungeremo questo obiettivo nel momento in cui non abbiamo una strategia per la crescita. Le tasse non diminuiscono, i servizi sono destinati ad essere compromessi dall'intervento che operate sugli enti locali, che è molto pesante: mettete in ginocchio l'intero apparato della periferia e, quindi, lo Stato sociale non sarà garantito. Ecco, dunque, l'errore di fondo di questa manovra. Voi non seguite né la strada di essere prudenti nella gestione del debito per mantenere in Pag. 90piedi una dimensione sociale, né affiancate ai pesanti tagli i necessari ricostituenti che possano consentire di reggere la manovra. L'assenza di un intervento sulle famiglie, sugli stipendi e sui pensionati ne è la prova. Temete un 1929, ma non lo prevenite. Non siamo nel 1929, perché sono diverse la composizione sociale e quella sociologica. Basterebbe leggere Steinbeck per capire che non siamo al 1929. Ma basta leggere Steinbeck per capire quali sono gli effetti, non solo economici, che una pesante crisi potrebbe avere sulle persone e sulla popolazione.
Allora, è questa assenza di una strategia espansiva, nella quale comprendere l'aiuto ai consumi e ai redditi, il grande punto negativo. Oltre ai tagli che voi effettuate, mancate di una strategia positiva. Nei giorni scorsi, ho avuto modo di dire in quest'Aula che avete vinto le elezioni, ma rischiate di dare la prova di non saper portare il Paese fuori da questa difficoltà.
Non è soltanto una questione di differenze di linea tra maggioranza e opposizione, ma è un problema serio, perché il Paese, in questo momento, ha bisogno di uno scatto di orgoglio, di uno scatto di capacità internazionale, al quale voi non date adeguate risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, riprendo anch'io alcune riflessioni circa i temi che sono stati portati all'attenzione di questa Aula con una serie di ordini del giorno presentati da colleghi del Partito Democratico. Come ha ricordato anche il collega Baretta un attimo fa, dopo tre pesanti interventi, tre manovre, tre provvedimenti portati all'attenzione dell'Aula a tappe forzate da questa maggioranza e da questo Governo non si riscontra in tali provvedimenti un vero e proprio incentivo ad aumentare e a recuperare il potere d'acquisto per i salari e per le pensioni. E proprio nel momento in cui alcuni indicatori economici segnano, nella migliore delle ipotesi, una stagnazione dell'economia non sussiste alcun intervento per far crescere i consumi interni.
Oltre a questo aspetto si contribuisce ulteriormente all'impoverimento dei ceti medi, oltre che delle classi sociali meno abbienti. Abbiamo inoltre riscontrato in questo provvedimento una politica fortemente accentratrice verso il sistema delle autonomie locali, nei confronti dei comuni e delle regioni, considerato che, tra l'altro, si punta ad una normalizzazione delle regioni a statuto speciale senza riflettere e senza recuperare gli aspetti fortemente positivi di quel tipo di esperienza.
Si è andati avanti con posizioni assolutamente contraddittorie anche per quanto riguarda la lotta all'evasione fiscale perché evidentemente in tutto il provvedimento in esame non vi è alcun riferimento al proseguimento di quella azione, certamente impopolare, intrapresa dal precedente Governo, ma assolutamente necessaria per reperire nuove risorse e per lavorare per un fisco più equo e più giusto, e non vi è alcun intervento e alcuna misura che preveda anche il meccanismo del contrasto di interesse. Anche questo, seppur in maniera parziale e timida, era stato avviato dal precedente Governo, che puntava ad un recupero «più morbido» dell'evasione fiscale.
Con questo provvedimento tra l'altro - a ciò si riferisce in particolare l'ordine del giorno che ho sottoscritto - si riduce drasticamente lo stanziamento a favore della scuola, dell'università e della ricerca. Proprio nel momento in cui dovremmo recuperare terreno rispetto alla competizione sui mercati globali e dovremmo recuperare una nostra capacità di valorizzare, come sistema Paese, le nostre risorse intellettuali e capacità intellettive, non c'è invece alcuna misura in tal senso, anzi ve ne sono per comprimere tali capacità. Inoltre, si continua a perpetrare una vera e propria ingiustizia laddove non si tiene Pag. 91conto della necessità di avviare dei meccanismi di perequazione nell'erogazione degli stanziamenti.
Tuttavia vi è un aspetto ancora più preoccupante, e a tal proposito spero che con l'ordine del giorno presentato da due presidenti di Commissione si recuperi in questa Aula la coscienza democratica di intervenire per impedire che da parte del Governo vi sia una compressione delle prerogative dell'Assemblea nella formazione del bilancio dello Stato e nella formazione delle manovre finanziarie.
Questo Governo ha avuto fino ad oggi una sorta di ossessione di dimostrare che in pochissimi giorni, in pochissime ore, si assumono provvedimenti forti per questo nostro Paese. Credo che l'esercizio della democrazia (certamente, per quanto ci riguarda, attraverso un'opposizione seria, rigorosa e costruttiva nella ricerca del bene comune) richieda la difesa e la tutela di alcune regole.
Invece il provvedimento in esame, non solo per i passaggi forzati che vi sono stati, ma anche per quanto contenuto, che va a colpire soprattutto il sistema delle autonomie locali, sicuramente non è un bel segnale d'esordio per l'attuale maggioranza.
Concludo, signor Presidente e colleghi, facendo riferimento all'ordine del giorno che ho presentato, laddove il sottosegretario Vegas, con gentilezza e affabilità, ha detto che lo si può accogliere come raccomandazione. Credo che sia un ordine del giorno che non va a stravolgere nulla di quanto il Governo ritiene oggi fisso, ma per quell'ordine del giorno richiedo e sollecito una modifica della posizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente e onorevole rappresentante del Governo, alla luce dei pareri espressi dal Governo sugli ordini del giorno del gruppo del Partito Democratico riguardanti il settore dei trasporti e della mobilità, sembrerebbe che non vi siano motivi di particolare differenziazione politica e programmatica, in quanto i nostri ordini del giorno o sono stati accettati direttamente o sono stati accolti come raccomandazione.
In realtà, a parte la battuta al sottosegretario sul fatto che una raccomandazione non si nega a nessuno, proprio dai temi che abbiamo sottolineato emerge una certa confusione nella politica governativa.
Faccio un esempio: nel caso dell'autotrasporto e della sicurezza stradale, il maxiemendamento ha di fatto introdotto nel testo l'accordo intervenuto con le categorie per scongiurare la protesta, ma sappiamo a quale prezzo ciò sia avvenuto; la scala mobile nei contratti di autotrasporto, legata di fatto all'andamento dei prezzi dei prodotti petroliferi, rischia di mettere in discussione uno dei punti cardine della riforma del settore, intervenuta alla fine degli anni Novanta e agli inizi degli anni Duemila, così come la base finanziaria di tutto l'accordo risale, in realtà, ancora e principalmente ai 116 milioni messi a disposizione nella legge finanziaria per il 2008, contro la quale proprio il centrodestra aveva soffiato nel fuoco della protesta sociale che aveva bloccato il Paese alla vigilia di Natale.
Un altro esempio: la privatizzazione di Tirrenia, che da un lato viene proposta cercando di scaricare una parte dei costi sulle regioni interessate (di fatto, una finta privatizzazione), dall'altro viene condotta affidandone la gestione a quell'amministratore delegato, Franco Pecorini, che è confermato ancora alla guida della società, che guida da ben ventiquattro anni, perpetuando così la sopravvivenza di una modalità di gestione, direi da capitalismo di Stato, che ha portato ad una perdita di gestione di 200 milioni l'anno negli ultimi quindici anni e che, nel periodo 2000-2007, ha visto il ripianamento di perdite da parte dello Stato per un ammontare di un miliardo e mezzo di euro.
In generale, quindi, si naviga a vista e non emerge, fino ad ora, né nel DPEF, che è molto sfuggente sulla materia, né nel decreto-legge 112 del 2008, una politica di Pag. 92insieme che sarebbe indispensabile, tanto più che con una politica di tagli lineari, sia sulla parte corrente sia su quella per investimenti, si rischia solo di mettere in crisi i servizi e le risorse per le infrastrutture. In sostanza, con gli ordini del giorno che vanno dal Tullo n. 9/1386/195 al Cardinale n. 9/1386/201 cerchiamo di fornire quel contributo che, senza possibilità di emendamenti, non si è potuto introdurre effettivamente nel testo.
La nostra sollecitazione va in direzione di una politica che sia interessata con puntualità in quattro direzioni: infrastrutture con priorità effettive - 46,5 miliardi indicati nel DPEF nel prossimo triennio, ma con quali risorse? Il decreto-legge n. 112 del 2008 non risolve il problema della copertura finanziaria e con la riesumazione del general contractor per la realizzazione delle linee ad alta capacità rischia di introdurre un azzardo che mette in discussione la procedura stessa - garanzia per il trasporto pubblico locale - e mi avvio alla conclusione - piano generale della mobilità e della logistica, piano nazionale della sicurezza stradale.
I dati ANAS degli ultimi giorni sono veramente allarmanti e devono richiamare la nostra attenzione - così come è fatto nell'ordine del giorno che presentiamo - per superare un'emergenza sociale allarmante, che va lasciata alle nostre spalle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, vorrei soffermarmi in modo particolare sulle norme che riguardano il nuovo Patto di stabilità. Sia l'articolo 77 originario del decreto-legge in oggetto, sia i successivi introdotti - il 77-quater in particolare - iniziano con un richiamo che mi sembra sia la prima volta che venga fatto nel Patto di stabilità: viene invocata una sorta di tutela dell'unità economica della Repubblica. Infatti, le norme iniziano con le parole: «Ai fini della tutela dell'unità economica della Repubblica». Solitamente, il riferimento era al contributo che gli enti locali devono dare agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica. Sarebbe interessante vedere come questo nuovo concetto di unità economica della Repubblica venga, poi, tradotto nelle norme. Se mi posso permettere - di solito, il termine «unità» evoca aspetti positivi - in questo caso, dopo l'esame delle norme, ciò inquieta e non poco, in una Repubblica che riconosce l'articolazione federale e le autonomie locali nella sua Carta fondamentale.
Nel complesso, nuove regole per il Patto di stabilità o, meglio, impianto modificato rispetto al Patto precedente, sanzioni nuove applicate retroattivamente, obiettivi pesanti di contributo alla finanza pubblica, manovra ICI «a gamba tesa» in corso di attuazione di bilanci comunali (senza prevedere la compensazione di risorse per almeno un miliardo e cento milioni di euro), rinnovato blocco delle assunzioni per gli enti locali sotto i cinquemila abitanti (semplicemente temperate in attesa dell'emanazione di un DPCM ma, per il momento, sospese): tutto questo costruisce un sistema di assoluta mortificazione dell'autonomia degli enti locali e, in particolare, dei comuni virtuosi.
In particolare, il Patto di stabilità, così come aggiornato e modificato, mette in seria difficoltà non i comuni meno virtuosi, ma proprio quei comuni che in questi anni hanno contribuito al risanamento della finanza pubblica e che, quindi, in qualche modo, da parte loro, forse quell'unità economica della Repubblica l'hanno anche perseguita. I casi vi sono già: vi sono comuni (non dico i nomi) che, sin dal 1999 (primo anno di applicazione del Patto di stabilità), hanno rispettato le norme che si sono succedute nel tempo e che hanno anche in previsione il rispetto del Patto di stabilità per il 2008.
Pur avendo programmato e rispettato i patti nel tempo, pur avendo fatto una programmazione corretta, pur avendo appaltato i lavori che sono in corso di esecuzione, pur avendo stabilito e programmato Pag. 93pagamenti in scadenza, nel rispetto del Patto di stabilità, anche per il 2009 (come previsto dalla legge finanziaria per il 2008), questi comuni - è già certificato - si troveranno, nel 2009, a non poter far fronte nemmeno ai pagamenti degli impegni assunti nel corso degli esercizi finanziari precedenti, pur avendoli assunti ed effettuati, sempre nel rispetto del Patto di stabilità. Quindi, per loro, che sono i comuni più virtuosi, vi sarà una sorta di commissariamento occulto, a meno che non si voglia pensare che questa manovra di mezza estate - e non di fine anno - non sia un incoraggiamento ai comuni a fare una programmazione alternativa e, quindi, a sforare il Patto di stabilità per il 2008, anticipando spese del 2009.
Quali sono gli obiettivi che in questo modo, forse, il Governo potrebbe raggiungere? In primo luogo, fermare quello che non funzionava nel Patto di stabilità per il 2008 e che i comuni non sono riusciti a rispettare. In secondo luogo, sforando il Patto per il 2008 per questa necessità, i comuni - quelli virtuosi - non assumeranno alcun mutuo nel 2009, vista l'applicazione anche retroattiva delle sanzioni, e avranno tutti una riduzione dei trasferimenti statali nella misura del cinque per cento e l'alimentazione degli impegni di parte corrente.
L'ho detto prima: una sorta di commissariamento occulto degli enti locali. Per non dire poi - vorrei concludere con altri due accenni, signor Presidente - della mortificazione del ruolo dei comuni sul territorio a salvaguardia delle fasce sociali più deboli, con la previsione di una carta acquisti, gestita dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Chiedo ai colleghi leghisti (ci sono anche molti sindaci): ma quel Fondo previsto dall'articolo 81 non dovrebbe essere distribuito alle regioni e assegnato ai comuni, perché questo strumento venga utilizzato da questi ultimi? Eppure, su questo ordine del giorno, il Governo ha semplicemente indicato che lo può accogliere solo come raccomandazione...
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, vorrei soffermarmi in modo particolare sulle norme che riguardano il nuovo Patto di stabilità. Sia l'articolo 77 originario del decreto-legge in oggetto, sia i successivi introdotti - il 77-quater in particolare - iniziano con un richiamo che mi sembra sia la prima volta che venga fatto nel Patto di stabilità: viene invocata una sorta di tutela dell'unità economica della Repubblica. Infatti, le norme iniziano con le parole: «Ai fini della tutela dell'unità economica della Repubblica». Solitamente, il riferimento era al contributo che gli enti locali devono dare agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica. Sarebbe interessante vedere come questo nuovo concetto di unità economica della Repubblica venga, poi, tradotto nelle norme. Se mi posso permettere - di solito, il termine «unità» evoca aspetti positivi - in questo caso, dopo l'esame delle norme, ciò inquieta e non poco, in una Repubblica che riconosce l'articolazione federale e le autonomie locali nella sua Carta fondamentale.
Nel complesso, nuove regole per il Patto di stabilità o, meglio, impianto modificato rispetto al Patto precedente, sanzioni nuove applicate retroattivamente, obiettivi pesanti di contributo alla finanza pubblica, manovra ICI «a gamba tesa» in corso di attuazione di bilanci comunali (senza prevedere la compensazione di risorse per almeno un miliardo e cento milioni di euro), rinnovato blocco delle assunzioni per gli enti locali sotto i cinquemila abitanti (semplicemente temperate in attesa dell'emanazione di un DPCM ma, per il momento, sospese): tutto questo costruisce un sistema di assoluta mortificazione dell'autonomia degli enti locali e, in particolare, dei comuni virtuosi.
In particolare, il Patto di stabilità, così come aggiornato e modificato, mette in seria difficoltà non i comuni meno virtuosi, ma proprio quei comuni che in questi anni hanno contribuito al risanamento della finanza pubblica e che, quindi, in qualche modo, da parte loro, forse quell'unità economica della Repubblica l'hanno anche perseguita. I casi vi sono già: vi sono comuni (non dico i nomi) che, sin dal 1999 (primo anno di applicazione del Patto di stabilità), hanno rispettato le norme che si sono succedute nel tempo e che hanno anche in previsione il rispetto del Patto di stabilità per il 2008.
Pur avendo programmato e rispettato i patti nel tempo, pur avendo fatto una programmazione corretta, pur avendo appaltato i lavori che sono in corso di esecuzione, pur avendo stabilito e programmato Pag. 93pagamenti in scadenza, nel rispetto del Patto di stabilità, anche per il 2009 (come previsto dalla legge finanziaria per il 2008), questi comuni - è già certificato - si troveranno, nel 2009, a non poter far fronte nemmeno ai pagamenti degli impegni assunti nel corso degli esercizi finanziari precedenti, pur avendoli assunti ed effettuati, sempre nel rispetto del Patto di stabilità. Quindi, per loro, che sono i comuni più virtuosi, vi sarà una sorta di commissariamento occulto, a meno che non si voglia pensare che questa manovra di mezza estate - e non di fine anno - non sia un incoraggiamento ai comuni a fare una programmazione alternativa e, quindi, a sforare il Patto di stabilità per il 2008, anticipando spese del 2009.
Quali sono gli obiettivi che in questo modo, forse, il Governo potrebbe raggiungere? In primo luogo, affermare che quello che non funzionava era il Patto di stabilità per il 2008 e che i comuni non sono riusciti a rispettare. In secondo luogo, sforando il Patto per il 2008 per questa necessità, i comuni - quelli virtuosi - non assumeranno alcun mutuo nel 2009, vista l'applicazione anche retroattiva delle sanzioni, e avranno tutti una riduzione dei trasferimenti statali nella misura del cinque per cento e la limitazione degli impegni di parte corrente.
L'ho detto prima: una sorta di commissariamento occulto degli enti locali. Per non dire poi - vorrei concludere con altri due accenni, signor Presidente - della mortificazione del ruolo dei comuni sul territorio a salvaguardia delle fasce sociali più deboli, con la previsione di una carta acquisti, gestita dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Chiedo ai colleghi leghisti (ci sono anche molti sindaci): ma quel Fondo previsto dall'articolo 81 non dovrebbe essere distribuito alle regioni e assegnato ai comuni, perché questo strumento venga utilizzato da questi ultimi? Eppure, su questo ordine del giorno, il Governo ha semplicemente indicato che lo può accogliere solo come raccomandazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SIMONETTA RUBINATO. ...così come accoglie solo come raccomandazione, anzi, su questo voglio dare atto al Governo, accetta l'ordine del giorno sull'ICI; ma sull'ICI vorrei veramente - e concludo, signor Presidente - dire che è in atto un ravvedimento operoso da parte del Ministro Calderoli... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rubinato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, possiamo tranquillamente - credo lo abbiano già fatto in molti - sostenere che in questo decreto-legge c'è esattamente tutto il contrario di quanto promesso dal Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale.
Si era fatto della pressione fiscale un vero cavallo di battaglia, promettendo che la ormai insostenibile pressione fiscale sarebbe stata di colpo diminuita; invece, in questo provvedimento e nelle previsioni del Governo, non c'è traccia di diminuzione e la pressione rimane al 42,90 per cento, per di più con la minaccia aggiuntiva del Ministro Tremonti che le tasse non diminuiranno prima del 2011.
Signor Presidente, quello che emerge, soprattutto, in questo provvedimento è la spietata mannaia dei tagli alla spesa pubblica e la drammatica sottrazione di risorse ai beni e ai servizi, con gravi ed inevitabili danni ai ceti medi meno abbienti, e quindi alle fasce più deboli. In primis, cominciano dagli enti locali. Vengono colpiti appunto gli enti locali: 1.340 milioni nel 2009, 2.370 milioni nel 2010 e, addirittura, 4.145 nel 2011, nonostante le minori entrate derivanti dall'eliminazione dell'ICI sulla prima casa, per le quali il Governo provvederà ad una compensazione soltanto parziale.
Si parla di una stima che varia da un minimo di 400 milioni ad un massimo di oltre 1.200 milioni di euro. Si taglia sulla Pag. 94sanità, con la conseguenza che saranno, ancora una volta, i più deboli a pagare le scelte insensate di questo Governo. Si taglia sulla scuola, colpendo indiscriminatamente docenti, non docenti, studenti e relative famiglie.
Sono previsti consistenti tagli alla cultura, allo sport, alla ricerca, all'università, all'ambiente, persino ai parchi e alle riserve marine, sui quali, in questi giorni, abbiamo assistito ad un drammatico appello. Si colpiscono persino le risorse destinate a quelle forze dell'ordine tanto osannate durante il dibattito sul decreto sicurezza, anche se in parte recuperate dopo quelle proteste.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 17,40)
PIETRO TIDEI. Credo che, nell'intenzione del Governo, serviva più a salvaguardare la posizione giudiziaria di un solo soggetto piuttosto che a tutelare la sicurezza dei cittadini.
Il Ministero dell'interno subisce un taglio di 1.673 milioni nel triennio, che si ripercuoterà, sicuramente, sulle forze di polizia e sui vigili del fuoco, per non parlare dei 1.815 milioni di tagli al Ministero della difesa.
Si tagliano risorse preziose alle infrastrutture vitali per la spesa economica e la crescita della competitività del sistema Paese; tagli che colpiscono soprattutto il Mezzogiorno, con la conseguenza di un preoccupante e crescente divario tra nord e sud.
Le stesse autostrade del mare, tanto osannate dal Ministro Matteoli, subiscono una drastica riduzione di ben 231 milioni nel triennio 2008-2010. Alla faccia del risparmio energetico e della accresciuta competitività delle nostre produzioni e del nostro sistema produttivo!
Ma quello che ai miei occhi appare ancora più stridente e contraddittorio è il taglio al bilancio della giustizia, proprio nel momento in cui, tra le due priorità immediate di questo Governo, figurano il federalismo fiscale e la riforma della giustizia. Ma quale vera riforma di una giustizia si potrà avviare se proprio al funzionamento della giustizia vengono sottratti nel triennio ingenti risorse? Meno 22 per cento nel 2009, meno 30 per cento nel 2010, meno 40 per cento nel 2011.
Si taglia il 10 per cento delle risorse al personale amministrativo, addirittura il 20 per cento alle qualifiche dirigenziali. Una giustizia sulla cui cronica malattia nessuno nutre più alcun dubbio: un contenzioso arretrato di dieci milioni di procedimenti, quattro milioni civili e sei milioni penali! I mali del nostro sistema giudiziario non si risolvono derubricando o depenalizzando i reati, cancellando gli articoli del codice penale! Prima ancora di una riforma generale della giustizia, signor Presidente, e dell'ordinamento giudiziario, il nostro partito, il Partito Democratico, aveva proposto attraverso alcuni parlamentari almeno misure tampone per sanare in parte i difetti gravi del sistema giudiziario.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIETRO TIDEI. Ho finito, signor Presidente. Avevamo proposto l'istituzione dell'ufficio del processo, che sicuramente avrebbe snellito e sburocratizzato le fasi del processo. Avevamo anche posto il principio di una ragionevole durata del processo medesimo, e così per il processo telematico. Abbiamo chiesto con insistenza l'attuazione concreta dell'azione collettiva risarcitoria (class action), così come previsto nella legge finanziaria del 2008. Niente di tutto questo! E allora dobbiamo dire (e concludo veramente), signor Presidente, con l'amarezza di chi ancora una volta è costretto a prendere atto di una persistente e pervicace arroganza del potere di chi disdegna il ruolo e il contributo dell'opposizione, di chi sfugge ad un vero e costruttivo dibattito parlamentare...
PRESIDENTE. Deve concludere, collega.
PIETRO TIDEI. ...imponendo la legge. Ho finito, signor Presidente. Ma voglio Pag. 95augurarmi, e concludo veramente, che a settembre, quando i guasti di questo Governo cominceranno a farsi sentire soprattutto tra i lavoratori, tra i pensionati e il ceto medio, cambierete linea, abbandonando la vostra arroganza...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tidei.
PIETRO TIDEI. ...e si aprirà una strada delle riforme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi deputati, intervengo per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno, anche se, come altri colleghi, avrei preferito poter svolgere, com'è naturale che sia, su un provvedimento così delicato come la manovra economica, una discussione in Aula con la possibilità di presentare, discutere e votare gli emendamenti. Questo non è stato consentito dalla scelta della maggioranza.
Mi soffermo sull'ordine del giorno n. 9/1386/226 da me presentato, che è sovrapponibile di larga parte con l'ordine del giorno n. 9/1386/103 presentato dal collega Fiano. Su questi due ordini del giorno il parere del Governo è «accolto come raccomandazione». Innanzitutto non è ben chiara l'efficacia di questa formula rispetto al contenuto dell'ordine del giorno, e non è chiaro, inoltre, perché questo ordine del giorno non sia accolto, diciamo così, con formula piena. Del resto nella premessa c'è il richiamo al fatto che Milano ha ottenuto la candidatura per ospitare l'Expo del 2015, c'è il richiamo all'articolo 14 del decreto-legge n. 112 del 2008, il testo presentato dal Governo e approvato in nove minuti in Consiglio dei ministri, c'è il richiamo alle infrastrutture previste nei comuni adiacenti all'area individuata per l'Expo; e fin qui mi sembra che ci siamo. Nel dispositivo c'è l'impegno al Governo a valutare l'opportunità di prevedere nella prossima legge finanziaria maggiori investimenti per le infrastrutture previste, e mettiamo in evidenza questo primo punto. C'è l'impegno al Governo ad emanare in tempi rapidi il DPCM che deve definire e sciogliere definitivamente i nodi sulla governance per quanto riguarda l'Expo, e comunque questi tempi scadono, perché la scadenza cade il 25 luglio, quindi tra meno di 48 ore. Quanto ai capoversi a), b) e d), essi sono già stati oggetto di un'interrogazione presentata durante il cosiddetto question-time, su cui c'è stata una risposta positiva del Governo; e quindi anche fin qui ci siamo.
Rimangono i capoversi c), e) ed f), ossia l'impegno al Governo a prevedere nel DPCM un consiglio di amministrazione per la società di gestione dell'Expo, e non un amministratore unico, poi, l'impegno a prevedere che il commissario straordinario dell'Expo sia il sindaco di Milano pro tempore e non il sindaco di Milano pro tempore alla data della firma del DPCM, cioè la Moratti da oggi fino al 2016 e, terzo punto, l'impegno che nel comitato di indirizzo i rappresentanti territoriali non siano in numero inferiore rispetto ai rappresentanti del Governo.
Sono forse questi ultimi tre punti quelli che hanno costituito il discrimine nel parere del Governo fra l'accettazione e l'accoglimento come raccomandazione. Accetto dunque il parere, ma mi aspetto che, alla luce dell'accoglimento della raccomandazione ricevuto, il Governo emani un decreto - e dovrebbe farlo ormai a momenti - i cui contenuti non siano in contrasto con il presente ordine del giorno. Su questo noi vigileremo e ci faremo sentire: eserciteremo cioè il nostro ruolo di parlamentari in termini di indirizzo e di controllo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.
MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, altri colleghi sono già intervenuti sul tema della mobilità e delle politiche dei trasporti, assenti dalla vostra Pag. 96manovra economico-finanziaria. Come già si rilevava in campagna elettorale dai programmi sia della maggioranza sia dell'opposizione, il nostro Paese avrebbe sempre più bisogno di infrastrutture: di strutture portuali, ferroviarie e stradali, di interventi sui valici, di interporti, di piattaforme, eccetera. A fronte di tutto ciò, il Governo taglia le risorse e agisce sul piano normativo in modo esattamente opposto in tutti i segmenti del settore dei trasporti e della mobilità.
È stato infatti tagliato l'80 per cento del fondo perequativo per gli investimenti nei porti per gli anni 2008-2009 e il 57 per cento per l'anno 2010; non è stato emanato un regolamento di attuazione per i dragaggi, che pure era stato già definito oltre dieci mesi fa dal Governo Prodi; il tetto sulle spese per investimenti per le autorità portuali viene ridotto del 2 per cento.
Non solo: come è stato ricordato, questa sorta di ghigliottina colpisce anche - ed è vergognoso - il progetto delle autostrade del mare, nonostante tutti concordino sulla necessità di trasferire ulteriori quote di trasporto merci dalla strada al cabotaggio marittimo. In proposito, la vicenda della Tirrenia ci mostra nella sostanza un Governo che, per quanto concerne il collegamento con le isole minori, scarica sulle regioni linee e mezzi ma non dà ad esse risorse umane né copertura; né la situazione è migliore per quanto concerne la compagnia madre, la Tirrenia, che - lo voglio ricordare - occupa 2800 dipendenti.
Non è migliore la situazione per le capitanerie di porto, che - lo sappiamo - soprattutto nel periodo estivo esercitano un servizio fondamentale, ai fini della sicurezza e non solo, lungo i 9 mila chilometri delle nostre coste. La riduzione degli stanziamenti in questa direzione è una cosa che si commenta da sola.
Quanto al trasporto aereo, si riducono le assunzioni di personale dell'ENAC e della Agenzia nazionale per la sicurezza del volo. La vicenda Alitalia, poi, assume ormai i toni di una commedia di basso profilo: più che il «progetto Fenice», servirebbe una bellissima e utilissima psicoterapia di gruppo per i vari protagonisti del Governo che si stanno cimentando con le sue sorti. Mentre infatti il Governo evita accuratamente di informare il Parlamento, proprio in queste ore trovano conferma nelle indiscrezioni di stampa le denunce che noi abbiamo mosso nei confronti del dilettantismo e della confusione che regna a Palazzo Chigi sulla vicenda. Rileviamo che il progetto su cui sta lavorando l'advisor - ormai a dieci giorni dalla scadenza del termine postogli - è di mero respiro nazionale, si limita al mercato domestico e non prevede quelle alleanze internazionali che risulterebbero invece decisive perché la compagnia possa sopravvivere all'entrata in vigore della direttiva Open Sky, che - come sappiamo - liberalizza le tratte aeree con l'America settentrionale. Non è un caso che le altre compagnie aeree europee stiano costruendo alleanze sempre più stringenti: invece, per l'Italia si propone uno «spezzatino» aziendale utile solamente a coloro che, con una mancia di 700 o 800 milioni di euro ricapitalizzerebbero una nuova piccola compagnia che si farà carico anche delle difficoltà in cui verserebbe Air One.
Ma dov'è - diciamo noi - la solita cordata di imprenditori italiani tanto sbandierata prima delle elezioni, che ha provocato la fuga di Air France? Dov'è questa cordata? L'unica certezza - a me pare, cari colleghi - è che i contribuenti italiani dovranno pagare i costi dell'operazione «spezzatino» e degli ammortizzatori sociali per 5 mila lavoratori in esubero (più del doppio, ricordiamolo, rispetto a quelli previsti in base all'accordo con Air France).
PRESIDENTE. Onorevole Meta, deve concludere.
MICHELE POMPEO META. Sul trasporto pubblico state arretrando, dal momento che la riforma strutturale che avevamo inserito nella scorsa legge finanziaria ve la siete rimangiata. Non si dà certezza di mobilità, e mentre 15 milioni di italiani ogni giorno prendono il mezzo Pag. 97pubblico, anche in conseguenza degli aumenti del costo dei carburanti, voi non vi ponete minimamente il problema. Il Governo risponde in modo elusivo a tutte queste richieste, ma noi vigileremo, perché la deregulation di questi settori messa in campo dal Governo rappresenta una decisione che paralizza il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, il 2007 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli del previsto. È il risultato di una politica economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento. Ai risultati ottenuti hanno concorso sia le entrate sia le spese e, per le entrate, il grosso contributo è venuto dal frutto della lotta all'evasione fiscale, mentre l'espansione della spesa primaria è stata rallentata.
Le sembreranno, signor sottosegretario, parole dell'onorevole Bersani, in realtà esse sono tratte dalla relazione del Ministro Tremonti che accompagna il disegno di legge sul rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato. Come si concilia allora questa ammissione con il provvedimento che siamo chiamati oggi a votare? Ma pongo anche un'altra domanda: il «tesoretto» davvero c'è? L'impressione che abbiamo avuto è che con questa manovra, e con i provvedimenti che l'hanno preceduta, vi sia un mix di massimalismo e di confusione nell'azione della maggioranza e del Governo: si vive alla giornata, altro che manovra strategica!
Del resto, l'ammissione ieri da parte del Ministro Calderoli sull'errore compiuto in relazione all'ICI è lì a dimostrarlo con grande evidenza. Blindate con voti di fiducia che, prima ancora che scarsa considerazione verso il Parlamento, costituiscono la prigionia della maggioranza, costretta anch'essa ad aderire al «lodo delle raccomandazioni».
I nostri ordini del giorno hanno il significato di sostenere il sistema del Paese e i redditi di persone e famiglie, almeno mitigando il carattere depressivo della manovra. Avete accolto come raccomandazione diversi di questi ordini del giorno: sappiate che le raccomandazioni costituiscono comunque un impegno politico e morale. La verità è che avete ingannato gli italiani, li avete ingannati sulle tasse e sulla sicurezza in primo luogo! E non basterà, lo dico agli amici della Lega, il diversivo del dito alzato contro l'inno nazionale a sorreggere il velo con cui si offusca questa realtà. State somministrando il Tavor agli italiani, ma l'effetto non durerà a lungo!
Ciò che più colpisce - e questo, personalmente, lo ritengo assai grave - è il silenzio compiacente dei rappresentanti delle associazioni di impresa, un silenzio complice a fronte di tante grida precedenti. Ma il tempo, come si suol dire, è galantuomo. E ha fatto davvero impressione vedere nelle audizioni presso le Commissioni di merito questi rappresentanti non sollevare di fatto alcun problema a fronte di una manovra che ha quel carattere depressivo che in molti ormai le riconoscono.
Le chiediamo - o almeno io le chiedo - signor sottosegretario, almeno su tre ordini del giorno un'accettazione piena e non subordinata, come lei ha annunciato. In particolare, quanto all'ordine del giorno D'Incecco n. 9/1386/57, che ha come punto di riferimento il fatto di consentire all'INAIL di compiere gli investimenti che gli erano stati appunto consentiti con l'azione del precedente Governo, avete impedito con il decreto-legge n. 93 del 2008 di procedere. È stata poi espresso in quest'Aula da parte del Governo un accoglimento come raccomandazione per dire che quell'opportunità sarebbe stata di nuovo data.
Ora quell'opportunità non c'è più con la manovra in esame. Ciò sta a significare in quale considerazione tenete l'accoglimento come raccomandazione. Ciò nonostante, le chiedo di assumere nella sua pienezza l'ordine del giorno D'Incecco n. 9/1386/57. Allo stesso modo le chiedo di assumere, nella sua pienezza, l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1386/74 sul sistema Pag. 98autostradale pedemontano lombardo, senza la riformulazione proposta. Non «invita» ma «impegna il Governo», come è scritto nel testo dell'ordine del giorno, perché di quel sistema pedemontano vi è estremo bisogno e voi non avete mai perso occasione per dire che, appunto, vi sarete estremamente impegnati per la sua realizzazione.
Infine, le chiedo un impegno preciso per l'assunzione piena dell'ordine del giorno Fiano n. 9/1386/103 sul sistema di governance dell'Expo. Lei sa, signor sottosegretario, quanto sta accadendo in Lombardia e a Milano e lo scontro che si sta svolgendo tra le diverse istituzioni. Le chiedo - mi avvio a concludere - di aiutare le stesse istituzioni affinché il Governo, con propri provvedimenti, consenta un sistema di governance che valorizzi l'intero sistema lombardo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbrollini. Ne ha facoltà.
DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire anche oggi perché, come sapete, davanti a Montecitorio stamattina si è tenuta una manifestazione dei docenti precari contro i tagli alla scuola e, in modo particolare, i tagli al personale, alle classi e ai docenti di sostegno.
Queste persone chiedono garanzie sulla qualità dell'offerta formativa della scuola pubblica statale. Questi precari - che ricordo sono precari già da molti anni - rischiano a causa dei vostri tagli di rimanere tali. Loro non chiedono - mi rivolgo al Governo - solo la loro legittima assunzione ma prima di tutto chiedono al Governo la difesa della scuola pubblica statale.
Per tali ragioni, come abbiamo fatto in questi giorni, noi del Partito Democratico non ci stiamo e non possiamo accettare, ancora una volta, che il Parlamento e il Governo continuino a dare priorità ad altro, come ad esempio al lodo Alfano, invece di parlare della vita dei cittadini, di tante donne, di tanti uomini e di tanti giovani che non ce la fanno più a vivere con salari così bassi, iniziando proprio dagli statali, dalle forze dell'ordine e infine, vorrei proprio soffermarmi su questo, dai tanti precari della scuola.
Voglio ricordare a tutti i colleghi che si parla di tagliare circa centomila docenti. Parliamo di un taglio di circa otto miliardi di euro alla scuola, un terzo circa della manovra in atto, che vuol dire non solo non assumere i precari ma colpire ulteriormente la meritocrazia e la qualità della scuola.
Vi chiediamo davvero, lo chiedo in modo particolare al sottosegretario Vegas, che ci ha ascoltato negli ultimi due giorni, e anche al Ministro Gelmini (anche se non è in Aula ma so che oggi avrebbe dovuto incontrare e forse ha incontrato una delegazione dei docenti precari) di rivedere i tagli perché la scuola vuol dire davvero crescita, formazione e qualità delle coscienze. Significa qualità e formazione delle future generazioni. Vi chiedo davvero di pensare a ciò, al futuro della nostra società, che rischia di rimanere indietro rispetto al resto dell'Europa. Vi chiedo, ancora una volta, senza demagogia di ripensare all'insieme della manovra e di ripensare davvero a cosa chiedono in questo momento i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, posso parlare?
PRESIDENTE. Per cortesia, possiamo far parlare la collega? Prego, onorevole Zampa.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, nell'impossibilità di discutere la manovra come la democrazia prevede e richiede (pare che questa parola vada sempre meno di moda e si stia svuotando di contenuto) si è pagato, tra i tanti, il prezzo del Pag. 99silenzio sulla protesta degli atenei italiani - lunedì a Bologna e da ultimo ieri alla Sapienza - dove si è denunciato il disastro che la manovra produrrà al sistema dell'istruzione.
Intervengo anch'io, come la collega ha fatto poco fa, per ricordare che con un emendamento di tre righe presentato al disegno di conversione in legge della manovra finanziaria il Ministro Gelmini dispone, di fatto, la chiusura delle scuole di specializzazione universitaria per l'insegnamento superiore. In questo modo, fino al varo di una nuova ed ennesima riforma del reclutamento dei docenti, nessuno studente italiano potrà accedere alla formazione superiore per questa figura professionale che tutti diciamo essere cruciale per il nostro Paese.
È questo il rimedio escogitato dal Governo per porre riparo alle carenze formative dei nostri studenti delle superiori evidenziati dalle recenti valutazioni internazionali Pisa-OCSE? È questa la strada che si intende seguire per raggiungere l'obiettivo indicato a Lisbona dall'Unione europea di fare dell'Europa del 2010 (e noi speriamo anche dell'Italia) una vera società della conoscenza? Ancora una volta dagli interventi del Governo emerge netta la volontà di procedere allo smantellamento del sistema pubblico dell'istruzione. Per giunta appare paradossale rinunciare al futuro contributo educativo proprio di quelle generazioni di insegnanti in formazione che, per la prima volta nella storia del nostro sistema scolastico, sono giunti all'abilitazione dopo sette anni di studio disciplinare e didattico specializzato. Cosa dirà il Ministro Gelmini a chi ha pagato elevate tasse di iscrizione ai corsi universitari per vari anni e, giunto al termine del suo percorso, si vede chiudere le porte in faccia dal Governo italiano?
Per queste ragioni il Partito Democratico ha già presentato un emendamento al «decreto milleproroghe» a firma Coscia volto ad inserire nelle graduatorie permanenti rese ad esaurimento gli specializzandi delle scuole di specializzazione dell'insegnamento secondario, i corsi biennali accademici di secondo livello di indirizzo didattico, i corsi di didattica della musica, di strumento musicale presso i Conservatori e il corso di laurea in scienze della formazione primaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Giulietti che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Letta. Ne ha facoltà.
ENRICO LETTA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, noi ci abbiamo provato in tutti i modi; l'abbiamo fatto con impegno e determinazione, abbiamo tentato di ridare dignità a quest'Aula e al Parlamento, il centro un tempo rispettato ed autorevole della nostra democrazia, il luogo al quale gli italiani guardano quando le incertezze sul futuro crescono e toccano la vita quotidiana delle famiglie.
La sentiamo forte state sulle spalle questa missione: rendere efficace ed utile il lavoro del Parlamento. È tutto l'opposto di un mero tentativo di guadagnare tempo e sarebbe esercizio sterile e fine a se stesso e non ci interesserebbe e non coinvolgerebbe, credo, né intelligenze, né passioni.
Ci prendiamo invece sulle spalle una responsabilità, che guarda alle attese e alle inquietudini delle famiglie italiane, dei lavoratori, degli studenti e dei rettori, dei poliziotti e dei nostri militari, degli operatori della sanità e dei sindaci, insomma di tutti cittadini italiani che magari confusamente hanno intuito che vi è qualcosa che non torna in una manovra iniziata con Robin Hood e finita con i poliziotti in piazza. In particolare, quando i discorsi lasceranno il campo alle cifre e alle conseguenze concrete, i lavoratori e le famiglie italiane capiranno gli effetti della cifra più rilevante e irreale della manovra: l'1,7 per cento di inflazione programmata.
Si è sempre tentato di raffreddare la spirale inflazione prezzi-salari, ma mai - lo ripeto - mai si era avuta un'inflazione programmata meno della metà di quella Pag. 100reale. Ciò significa scaricare sui lavoratori dipendenti il riequilibrio dei conti rispetto alle tensioni globali sul petrolio e le materie prime. Non è giusto e non è soprattutto utile per far ripartire i consumi stagnanti. Quindi, abbiamo provato in tutti i modi a dare peso specifico al decreto-legge n. 112 del 2008. Abbiamo con serietà valorizzato l'indubbio elemento positivo dell'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011, abbiamo provato a dare pregnanza e peso specifico proponendo miglioramenti ed interventi innovativi. Ci siamo riusciti solo in parte perché ci avete espresso con chiarezza l'idea che il Parlamento alla fine rimane un intralcio: più lo si evita e meglio è. Non è così, nelle poche ore di dibattito parlamentare concesse siamo riusciti a difendere i consumatori togliendo l'eliminazione dell'Autorità per l'energia. Siamo usciti ed evitare lo sconcio della norma sulla comunicazione retroattiva dell'assunzione, incredibile tentativo di dimenticare tutte le parole dette in quest'Aula sulle morti sul lavoro e sulla piaga del lavoro nero.
Quelli che abbiamo raggiunto sono risultati giusti, cose di buonsenso, utili e non di parte. Se non aveste voluto evitare il Parlamento altre di queste scelte giuste farebbero parte della manovra. A noi rimane la percezione di un senso di inquietudine crescente nel Paese. Ci rimane, inoltre, la soddisfazione - o forse la consolazione - di aver fatto in Parlamento una battaglia giusta per le famiglie italiane e per il Parlamento, luogo che nei vostri messaggi associate normalmente al concetto di perdita di tempo. È meglio fare attenzione a queste dinamiche: si arriva senza mediazioni in cima ad un uomo solo. Quando si trasmette questo messaggio a forza di ridurre a semplici passacarte le istituzioni, il Parlamento e lo stesso Consiglio dei ministri: 9 minuti e mezzo presentato come un gran successo. Se i ministri leggono in Gazzetta Ufficiale le riforme che debbono fare nei loro ministeri questo certo non aumenta la loro autorevolezza.
PRESIDENTE. Onorevole Letta, la prego di concludere.
ENRICO LETTA. Vado a concludere. Semplicemente così si invita la gente a ritenere che poi tutto dipende dalle scelte di un uomo solo. Per questo abbiamo fatto quello che abbiamo potuto in Parlamento. Signor Presidente, lo abbiamo fatto per gli italiani, frastornati dalla miscela di catastrofismo e ottimismo di superficie, che quotidianamente ricevono dai vostri messaggi, quegli stessi italiani che vi hanno dato la maggioranza in quest'aula, quegli stessi italiani che, con pazienza e determinazione, convinceremo a cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.
Passiamo, dunque, alle votazioni.
Onorevole Faenzi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/1 proposta dal Governo?
MONICA FAENZI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Per speditezza dei lavori, ove il parere è favorevole riterrei di considerare che i presentatori non insistano per la votazione...
ROBERTO GIACHETTI. No, no!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi deve far finire. Se il parere è favorevole riterrei di considerare che i presentatori non insistano per la votazione, salvo richiesta di intervento finalizzata ad insistere per la votazione stessa.
Ricordo che l'ordine del giorno Cassinelli n. 9/1386/2 è stato accettato dal Governo.
Ricordo che anche l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/1386/3 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Stradella n. 9/1386/4, di cui il Governo Pag. 101ha accettato il primo capoverso ed ha accolto come raccomandazione i successivi. Ricordo che gli ordini del giorno Bonciani n. 9/1386/5, Toccafondi n. 9/1386/6 e Bianconi n. 9/1386/7 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/1386/8, accettato dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con riferimento all'ordine del giorno Cesaro n. 9/1386/9 il Governo precisa di essere disponibile ad accettare l'ordine del giorno a condizione che vengano espunte nel secondo capoverso del dispositivo le parole da «prevedendo» fino a «realtà nazionale».
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cesaro n. 9/1386/9. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Garofani n. 9/1386/10, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Granata n. 9/1386/11, accettato con riformulazione dal Governo.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, chiedo al Governo quale sia la riformulazione. Si tratta di cambiare un termine. I numeri, come i termini, sono argomenti testardi, quindi o lo si accetta oppure no.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione era nel senso di sostituire nella parte dispositiva le parole «a portare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di portare».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Granata accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/11.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Aprea n. 9/1386/12, accettato con riformulazione dal Governo.
VALENTINA APREA. Scusi, Presidente, la riformulazione è di «a valutare l'opportunità di...»?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Aprea accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/12.
Ricordo che gli ordini del giorno Lupi n. 9/1386/13 e Paroli n. 9/1386/14, sono stati accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Renato Farina n. 9/1386/15, accolto come raccomandazione dal Governo.
RENATO FARINA. Signor Presidente, vorrei sapere se questo ordine del giorno possa essere accolto favorevolmente con una piccola riformulazione, vale a dire a valutare l'opportunità anziché impegnare il Governo. Ritengo che altrimenti si svaluterebbe troppo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene.
PRESIDENTE. Sta bene. Voglio, però, ricordare all'onorevole Renato Farina che la riformulazione deve essere richiesta dal Governo, non dal proponente.Pag. 102
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cazzola n. 9/1386/16 e Rossa n. 9/1386/17, accettati dal Governo.
Ricordo che gli ordini del giorno Di Caterina n. 9/1386/18 e Fedi n. 9/1386/19 sono stati accettati dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, rivalutata l'opportunità di una riformulazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1386/20, essendomi anche sentito con il presentatore, il parere è favorevole anche senza una sua riformulazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistano per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1386/21, accettato con riformulazione dal Governo.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, vorrei chiedere cortesemente al sottosegretario di ripetere la riformulazione.
PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, per la verità, il sottosegretario Vegas ha già letto questa mattina tutte le riformulazioni, voi volete il bis... Prego, sottosegretario Vegas.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, come ho già detto questa mattina si tratta di sostituire nella parte dispositiva le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Iannuzzi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/21.
Passiamo all'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1386/22 con riferimento al quale il Governo non ha accettato il primo, secondo e terzo capoverso del dispositivo, mentre ha accettato il quarto capoverso e ha accolto come raccomandazione gli ultimi due.
Prendo atto che l'onorevole Mario Pepe (PD) ha accettato... (Commenti del deputato Giachetti). Onorevole Giachetti, non è lei il proponente!
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non è che risolviamo le cose se lei accelera. Ho chiesto questa mattina, e gradirei una risposta dalla Presidenza, cosa rimane di un ordine del giorno di cui due capoversi sono stati accolti dal Governo come raccomandazione, tre capoversi non sono stati accettati e un capoverso è stato accettato. Cosa rimane di questo ordine del giorno? O votiamo per parti separate, quelle non accettate dal Governo, oppure mi spieghi la differenza tra un capoverso che è stato accolto come raccomandazione e un altro che sul quale invece il Governo ha espresso un parere favorevole. Quando il deputato rimane con quelle due parti che differenza c'è tra l'accoglimento come raccomandazione di un capoverso di uno stesso ordine del giorno e la parte accolta?
PRESIDENTE. Il tutto è legato alla volontà del proponente, se accetta quel tipo di parere. Altrimenti vale tutto quello che è stato risposto questa mattina, anche con la possibilità, eventualmente, di chiedere la votazione per parti separate a seconda se sia soddisfatto su uno dei capoversi.
Prendo dunque atto che i presentatori non insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1386/22.Pag. 103
Ricordo che gli ordini del giorno Vignali n. 9/1386/23, Bucchino n. 9/1386/24, De Girolamo n. 9/1386/25 e Osvaldo Napoli n. 9/1386/26 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/1386/27, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione del loro ordine del giorno Sereni n. 9/1386/28, accettato dal Governo nella prima parte del dispositivo e accolto come raccomandazione con riferimento alla seconda parte.
Ricordo che gli ordini del giorno Saglia n. 9/1386/29 e Taddei n. 9/1386/30 sono stati accettati dal Governo.
Onorevole Laboccetta, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/31, accettato dal Governo?
AMEDEO LABOCCETTA. Sì, signor Presidente, e ringrazio il Governo.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Palmieri n. 9/1386/32 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo del loro ordine del giorno Mazzoni n. 9/1386/33, accettato, e non insistono per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1386/34 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Catone n. 9/1386/35, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Leo n. 9/1386/36 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Bellanova n. 9/1386/37, accolto dal Governo come raccomandazione ove riformulato.
TERESA BELLANOVA. No, signor Presidente, vorrei invitare il sottosegretario a riconsiderare il parere. Nel mio intervento in sede di illustrazione del mio ordine del giorno avevo detto che era minimale quello a cui eravamo giunti, ossia la possibilità di presentare solo un ordine del giorno; l'accoglimento come raccomandazione mi pare ancora più inadeguata e rafforza l'idea che effettivamente si vuole disconoscere il problema. Invito davvero caldamente il Governo ad accogliere il mio ordine del giorno, in alternativa chiedo di metterlo ai voti.
PRESIDENTE. Onorevole Bellanova, prendo atto che da parte del Governo non vi è assenso alla sua richiesta.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/1386/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 535
Maggioranza 268
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 279).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/1386/38, accolto come raccomandazione dal Governo.
CESARE DAMIANO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
Ritengo che il sottosegretario dovrebbe pensare ad una riformulazione del testo, che chiede semplicemente al Governo di portare i dati sui risultati di produttività, che mi pare siano intenzione e obiettivo di questo Governo. Quindi, per me l'accoglimento come raccomandazione non è sufficiente e in tal caso insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Damiano n. 9/1386/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 275).
Prendo atto che i deputati Di Biagio, Berardi e Del Tenno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/1386/39, accolto come raccomandazione dal Governo.
MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo di ripensare il parere, rispetto all'accoglimento come raccomandazione del mio ordine del giorno. Su questo stesso argomento, infatti, in Aula vi era stata una mozione unitaria che avanzava questo stesso tipo di richiesta. Non voglio credere che il Governo torni indietro rispetto alla possibilità di esercitare la delega prevista per i lavori usuranti entro la fine dell'anno. Ed è per questo motivo che chiedo un ripensamento.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se la presentatrice accetta la riformulazione del suo ordine del giorno, specificando che si impegna il Governo ad adoperarsi per esercitare la delega entro il 31 dicembre 2008, allora il Governo accetta il suo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Gatti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/39, accettato dal Governo.
Ricordo che gli ordini del giorno Codurelli n. 9/1386/40 e Boccuzzi n. 9/1386/41 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mosca n. 9/1386/42, Schirru n. 9/1386/43 e Rampi n. 9/1386/44, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miglioli n. 9/1386/45, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miglioli n. 9/1386/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 538
Votanti 533
Astenuti 5
Maggioranza 267
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 283).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Madia n. 9/1386/46, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Bobba n. 9/1386/47 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Grassi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/48, accolto come raccomandazione dal Governo.Pag. 105
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Livia Turco n. 9/1386/49, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Livia Turco n. 9/1386/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 538
Votanti 508
Astenuti 30
Maggioranza 255
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 283).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Calgaro n. 9/1386/50, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/1386/51, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1386/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 541
Votanti 540
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 283).
Ricordo che l'ordine del giorno Mosella n. 9/1386/52 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Argentin n. 9/1386/53.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, vorrei risentire la riformulazione.
PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Vegas.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione è quella consueta: dopo la parola «valutare», aggiungere le parole «l'opportunità di realizzare gli effetti applicativi».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Argentin accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/53, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Murer n. 9/1386/54, Bossa n. 9/1386/55, Binetti n. 9/1386/56, D'Incecco n. 9/1386/57, Lenzi n. 9/1386/58 e Sbrollini n. 9/1386/59, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Gianni Farina accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/60, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Miotto n. 9/1386/61 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine giorno Fassino n. 9/1386/62, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Barbi n. 9/1386/63 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Narducci n. 9/1386/64, Colombo n. 9/1386/65, Garavini n. 9/1386/66, Realacci n. 9/1386/67, Motta n. 9/1386/68 e Pag. 106Mariani n. 9/1386/69, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Ginoble accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Ginoble n. 9/1386/70, accolto come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bocci n. 9/1386/71, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIANPIERO BOCCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e mi chiedo come possa il Governo non accettare il mio ordine del giorno n. 9/1386/71. Mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza: nella precedente legislatura, per due anni, con un'adesione di tutti i gruppi parlamentari, abbiamo sollecitato, sostenuto e realizzato misure importanti che vanno incontro a un settore determinante per lo sviluppo del Paese.
Ricordo ai colleghi Foti e Stradella che su questo argomento - ossia sulla possibilità della detrazione del 41 per cento per le ristrutturazioni edilizie e del 55 per cento per interventi di risparmio energetico nelle abitazioni - vi è stato sempre un sostegno di tutte le forze politiche. Mi chiedo come sia possibile che il Governo non possa accettare il mio ordine del giorno n. 9/1386/71 e - mi rivolgo ai colleghi di maggioranza - come sia possibile non approvare un ordine del giorno di questo tipo. Chiedo al Governo, pertanto, di riformulare il parere che ha espresso.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende riformulare il suo parere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocci n. 9/1386/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 541
Votanti 540
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 279).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bratti n. 9/1386/72 ed Esposito n. 9/1386/73, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Marantelli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/74, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Minniti n. 9/1386/75 e Naccarato n. 9/1386/76, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1386/77, accolto come raccomandazione dal Governo.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, anch'io, come il collega, mi chiedo come mai il Governo non accetti il mio ordine del giorno n. 9/1386/77. Tra l'altro, la nostra proposta, che riguarda la specificità del comparto sicurezza e difesa, prevede un percorso contrattuale che, di volta in volta, decide con le parti sociali l'entità delle risorse che il Governo mette a disposizione. Vi è, pertanto, il controllo della spesa.
Chiedo, quindi, all'onorevole Vegas di rivedere il parere sul mio ordine del giorno, accolto come raccomandazione, accettandolo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 107
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Villecco Calipari, in realtà, l'accoglimento come raccomandazione del suo ordine del giorno deriva dal fatto che, già nelle modifiche approvate al decreto-legge in esame, se non proprio specificamente un fondo, sono stati istituiti alcuni finanziamenti destinati esattamente a questa specifica finalità.
Quindi, l'accettazione dell'ordine del giorno comporterebbe una duplicazione di ciò che, in realtà, è già stato previsto nel testo del decreto-legge. Quindi, nella sostanza, il Governo non può che accogliere come raccomandazione il suo ordine del giorno, perché altrimenti vi sarebbe una contraddizione rispetto al contenuto delle norme già approvate.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, il fondo cui si riferisce il sottosegretario Vegas riguarda altri problemi e trattamenti economici del comparto. Insisto quindi per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1386/77, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 541
Votanti 536
Astenuti 5
Maggioranza 269
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 277).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bressa n. 9/1386/78, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, voglio che venga posto in votazione, perché ci sono state dichiarazioni da parte di autorevolissimi esponenti del Governo che tendono a rassicurare le forze dell'ordine, dicendo che i tagli non ci sono. Siccome questi tagli ci sono e sono molto ingenti, questo ordine del giorno impegna il Governo a spiegare quali sono gli effetti. Pertanto, questo ordine del giorno non può essere semplicemente accolto come raccomandazione, ma va accettato, affinché vi sia un impegno a pieno titolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bressa n. 9/1386/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 538
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 283).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Amici n. 9/1386/79, accolto come raccomandazione dal Governo.
SESA AMICI. Signor Presidente, anch'io insisto per la votazione, a meno che il Governo non intenda modificare il proprio parere. Nella Commissione affari costituzionali, da sempre, nella discussione intorno ai tagli al Ministero dell'interno, vi è stata un'esposizione unanime circa l'allineamento delle poste di bilancio al Ministero dell'interno. Oltretutto, questo ordine del giorno, insieme alla richiesta di ripristino delle risorse, individua un aspetto particolarissimo, che è una questione molto delicata, che riguarda la risoluzione del problema del precariato, che interessa molti operatori del comparto Pag. 108sicurezza e difesa. Se non vogliamo solo predicare bene e razzolare male, se il Governo non modifica il proprio parere, insisto per la votazione di quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Vegas non si commuove!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amici n. 9/1386/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/1386/80, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Comaroli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/81, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1386/82 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Simonetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/83, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Goisis non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/84, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Gidoni accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/85, accettato dal Governo.
Ricordo che gli ordini del giorno Cota n. 9/1386/86 e Fava n. 9/1386/87 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Polledri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/88, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Fugatti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/89, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Bragantini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/90, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno D'Amico n. 9/1386/91 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Forcolin non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/92, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1386/93 è stato accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Rugghia n. 9/1386/94 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno La Forgia n. 9/1386/95, accolto come raccomandazione dal Governo.
ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, insisto per la votazione, trattandosi di un impegno molto puntuale ma assolutamente limitato che - ritengo - il Governo avrebbe potuto accogliere.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Forgia n. 9/1386/95, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/1386/96, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se nell'ordine ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/1386/96 venissero espunte le ultime parole del dispositivo: «rispetto a qualunque altra destinazione», l'ordine del giorno potrebbe essere accettato.
PRESIDENTE. Onorevole Laganà Fortugno?
MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, sono d'accordo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Laganà Fortugno accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/96 accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Recchia n. 9/1386/97.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Recchia n. 9/1386/97 basterebbe semplicemente aggiungere all'inizio del dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità». In tal caso il Governo accetterebbe l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Recchia?
PIER FAUSTO RECCHIA. Chiedo scusa, chiedo al Sottosegretario se può ripetere la riformulazione.
PRESIDENTE. Onorevole Vegas, se può ripetere...
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Dopo le parole: «impegna il Governo» sostituire le parole: «a garantire» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di garantire».
PRESIDENTE. Onorevole Recchia ?
PIER FAUSTO RECCHIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/1386/98, accolto come raccomandazione dal Governo.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, chiedo di mettere in votazione l'ordine del giorno in esame, perché ho cercato di convincere il Governo del fatto che con questo ordine del giorno cerchiamo di limitare l'effetto moltiplicatore negativo che l'applicazione dell'articolo 71, cioè quello sulle decurtazioni per assenza di malattia, determina sulle forze di polizia, sui militari e sui vigili del fuoco. Si tratta di un effetto inutilmente punitivo. Ho chiesto al Governo di considerare una sua applicazione per norma regolamentare, e ne discuteremo - credo - durante il prossimo autunno, quando un militare (ad esempio un fante) invece che 1.300 euro, per dieci giorni di malattia, ne prenderà 900, e allora torneremo in quest'Aula a discuterne.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rosato n. 9/1386/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 535
Votanti 533
Astenuti 2
Maggioranza 267
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 280).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ceccuzzi n. 9/1386/99, Gaglione n. 9/1386/100, Beltrandi n. 9/1386/101 e Maurizio Turco n. 9/1386/102, accolti come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Fiano n. 9/1386/103, accettato dal Governo limitatamente al primo e al secondo capoverso, del dispositivo ed accolto come raccomandazione dal Governo limitatamente al terzo capoverso.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, prima che l'onorevole Fiano si pronunci.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, questo è il secondo caso che incontriamo oggi in cui l'ordine del giorno è spezzato in diversi pareri dal Governo, quasi che si trattasse di più ordini del giorno. Ma noi in questo momento non stiamo votando per parti separate (su richiesta del Governo o del presentatore). Il mio richiamo al Regolamento concerne l'articolo 143, comma 3, che riguarda l'indirizzo al Governo, relativamente all'attuazione da dare alle mozioni, risoluzioni o agli ordini del giorno approvati dalla Camera o accettati dal Governo, e si presuppone, anzi la ratio è che si tratti di indirizzo che richiama l'unitarietà del giudizio che il Governo esprime relativamente all'ordine del giorno medesimo, o la Camera o il ramo del Parlamento esprime dopo aver votato o dopo essersi pronunciato sull'ordine del giorno medesimo.
In questo caso si spezza l'unitarietà e non si capisce quale sia l'indirizzo che il Governo deve attuare, da parte del Parlamento, su un ordine del giorno che è unico.
Dunque si dà il caso che o il Governo, in questi momenti e in questa fattispecie, indica la richiesta di voti separati in relazione ai quali la raccomandazione si trasforma in voto negativo o invito al ritiro, oppure il Governo chiede di formulare ordini del giorno diversi, ma non è possibile, poiché ogni deputato può esprimere e presentare un solo ordine del giorno come primo firmatario.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non so se ho inteso: la norma del Regolamento da lei richiamata è l'articolo 143, comma 3? Ma si parla delle procedure di indagine, informazione e controllo in Commissione, non in Aula, se leggo bene il titolo.
Onorevole Quartiani, lo strumento per dirimere la questione è nelle mani del proponente: nel momento in cui ritiene di non accogliere i pareri così divisi da parte del Governo, può avere due strade: non li accetta, e quindi vale come parere contrario e può chiederne la votazione, altrimenti, se non li accetta in toto, può accettarli parzialmente e può chiedere la votazione per parti separate sulle parti non accolte.
Ritengo che il richiamo all'articolo 143 del Regolamento non sia pertinente.
PRESIDENTE. Chiedo, dunque, all'onorevole Fiano se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/103.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, condivido quanto espresso testé dall'onorevole Quartiani, perché in effetti vi è una difficoltà nello scindere in due le parti dell'ordine del giorno in esame.
Purtuttavia, signor Presidente, mi riferisco alla parte per la quale l'onorevole sottosegretario Vegas ha espresso un giudizio Pag. 111di accoglimento come raccomandazione, cioè all'ultimo paragrafo, nel quale chiedo al Governo di formulare un'organizzazione di governance delle istituzioni che guideranno le trasformazioni utili alla realizzazione dell'Expo, che, cito testualmente, sia «rispettosa della dignità di tutte le istituzioni milanesi e lombarde».
Su questa frase, signor Presidente, il Governo non è in grado di dire oggi che è d'accordo, ma solo di utilizzarla come raccomandazione. Allora, non chiederò di porre in votazione questa frase, che è così palesemente rispettosa del dettato costituzionale della pari dignità tra tutti gli enti locali preposti alla regolazione dell'attività sul territorio.
Non insisto per la sua votazione, perché tra poche ore vedremo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e vedremo se effettivamente dire in quest'Aula, da parte del Governo, che si indica una raccomandazione per un testo così palesemente evidente, significa che poi questa raccomandazione viene inserita nel testo del decreto del Presidente del Consiglio oppure significa che dire in quest'Aula «raccomandazione» è come dire: «la sua è carta straccia».
Non insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/1386/104 accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/1386/105 accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Farina Coscioni accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/106 accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1386/107 accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/1386/108 accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Garofalo accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/109 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Barbareschi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/110 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Cambursano non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/111 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Barbato non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/112 accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Borghesi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/113 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Di Giuseppe non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/114 accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Di Pietro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/115 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Donadi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/116 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Evangelisti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/117 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Favia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/118 accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Aniello Formisano non insiste per la votazione del Pag. 112suo ordine del giorno n. 9/1386/119 accolto come raccomandazione dal Governo.
Onorevole Misiti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/120, su cui il Governo ha espresso parere favorevole?
AURELIO SALVATORE MISITI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e intervengo per ringraziare il sottosegretario Vegas e per rivolgerle una preghiera: dato l'argomento - si tratta dei fondi per le aree sottoutilizzate - vorrei, se fosse possibile, visto il parere favorevole del Governo, che anche l'Aula sostenesse questo argomento. Pertanto, chiedo la votazione del mio ordine del giorno, nonostante che il parere del Governo sia favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misiti n. 9/1386/120, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico - Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 512
Astenuti 16
Maggioranza 257
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 60).
Prendo atto che l'onorevole Lehner ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Chiedo all'onorevole Monai se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/121, accolto come raccomandazione dal Governo.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANFRANCO FINI (ore 18,50).
CARLO MONAI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione. Chiedo il voto su questo ordine del giorno, che ha come oggetto un'attenzione particolare per il mondo del precariato, che vorremmo vedere assistito da un fondo di sostegno per l'acquisto della prima casa in maniera più utile di quanto non sia stato fatto fino ad oggi. Constato che l'orientamento del Governo e della maggioranza rispetto al mondo del precariato (che conta ben tre milioni e 700 mila lavoratori attribuiti a questo comparto così flessibile e aleatorio), non è di grande attenzione se, per esempio, è stato respinto l'ordine del giorno Amici n. 9/1386/79, che concerneva il precariato delle forze dell'ordine, o piuttosto è stato accolto solo come raccomandazione l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/1386/114, che aveva ad oggetto il precariato nella scuola.
Ritengo che questo provvedimento, che taglia i fondi all'università e, quindi, crea condizioni di precariato ancora più gravi anche in esse, necessiti quanto meno di un effetto compensativo sul versante dell'acquisto della prima casa. Per questo motivo, invito i colleghi dell'Aula a dare un segnale di solidarietà verso il mondo del precariato, che si trova oggi in gravi difficoltà economiche.
PRESIDENTE. Sta bene
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/1386/121, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 525
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 273).Pag. 113
Prendo atto che l'onorevole Vassallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Palomba n. 9/1386/122 e Piffari n. 9/1386/123, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1386/124, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Porcino n. 9/1386/125, Razzi n. 9/1386/126, Scilipoti n. 9/1386/127, Zazzera n. 9/1386/128, Rota n. 9/1386/129, Cimadoro n. 9/1386/130, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/1386/131, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Paladini n. 9/1386/132 e Porfidia n. 9/1386/133, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Palagiano se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/134, accettato dal Governo.
ANTONIO PALAGIANO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione Ringrazio il Governo per avere accettato la nostra proposta. Vorrei, tuttavia, il sostegno dell'Aula: la ricerca non è né di destra né di sinistra. Dagli anni Sessanta al 2004, l'età media degli individui in Italia, anzi nel modo, è aumentata di dieci anni. Se taglio deve esservi alla ricerca, perché così ha deciso il Governo, l'invito era di premiare le università più laboriose, cioè quelle che danno profili scientifici di spessore personale e su questo chiedo il voto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palagiano n. 9/1386/134, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Vedi votazioni).
(Presenti 534
Votanti 520
Astenuti 14
Maggioranza 261
Hanno votato sì 513
Hanno votato no 7).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Costantini n. 9/1386/135, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/1386/136, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1386/137 andrebbe riformulato nel senso di prevedere l'impegno del Governo «ad adottare le opportune misure affinché siano sostituite, nel più breve tempo possibile, le carte d'identità cartacee con quelle elettroniche». Poi prosegue con le parole «in modo da proseguire anche nell'attuazione del piano di informatizzazione della Pubblica Amministrazione». Se il presentatore accetta la riformulazione, il parere del Governo è favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mazzocchi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/137.
Ricordo che l'ordine del giorno Pedoto n. 9/1386/138 è stato accettato dal Governo.Pag. 114
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/1386/139, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Beccalossi n. 9/1386/140, accettato dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/1386/141 è favorevole se viene riformulato nel senso di prevedere l'impegno del Governo «ad adottare idonei provvedimenti legislativi per il riconoscimento», lasciando immutata la parte successiva.
PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/141?
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, insisto per la votazione del testo riformulato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/1386/141, nel testo riformulato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 377
Astenuti 148
Maggioranza 189
Hanno votato sì 359
Hanno votato no 18).
Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'ordine del giorno Paglia n. 9/1386/142 è stato accettato dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno Ascierto n. 9/1386/143 andrebbe riformulato nel senso di prevedere nell'impegno del Governo l'unificazione dei due capoversi. Con queste modifiche, l'ordine del giorno è accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ascierto accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/143 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Delfino accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/144 accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cera n. 9/1386/145, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/1386/146, accolto come raccomandazione dal Governo.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, se l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione non insisto, ma questa mattina il parere mi sembrava diverso.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Pag. 115Presidente, il parere era contrario al primo capoverso, mentre il secondo capoverso era accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/1386/146.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, insisterei per la votazione della prima parte, perché, secondo me, al di là dei balletti sulle cifre, credo che in questo decreto le penalizzazioni per le forze dell'ordine siano di gran lunga maggiori dei presunti vantaggi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Rao n. 9/1386/146, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 536
Votanti 532
Astenuti 4
Maggioranza 267
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pisacane n. 9/1386/147, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romano n. 9/1386/148, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/1386/149, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Pionati n. 9/1386/150 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1386/151 accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Poli n. 9/1386/152 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cesa n. 9/1386/153, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/1386/154, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Zinzi n. 9/1386/155.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/1386/156, accolto come raccomandazione dal Governo.
FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1386/157.
Prendo atto con soddisfazione del parere favorevole del Governo; tuttavia chiederei che esso venisse ugualmente votato, perché i tagli stanno aprendo una questione di credibilità del nostro strumento militare. Ritengo urgente che il Governo venga a spiegare che cosa intende fare delle Forze armate. Credo che un voto sia più importante e più impegnativo dell'assenso al parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bosi n. 9/1386/157, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 116
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 512
Astenuti 13
Maggioranza 257
Hanno votato sì 498
Hanno votato no 14).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vietti n. 9/1386/158, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1386/159, accolto come raccomandazione dal Governo per il primo capoverso, del dispositivo accettato per il secondo capoverso.
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1386/160.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciocchetti n. 9/1386/161, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/1386/162, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciccanti n. 9/1386/162, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 274).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Naro n. 9/1386/163, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Naro n. 9/1386/163, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 260).
Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini e Versace hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Vassallo e Zamparutti hanno segnalato che non sono riusciti a votare a favore e che il deputato de Camillis non è riuscito a votare contro.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/1386/164, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Galletti n. 9/1386/165.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Poli n. 9/1386/166, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/1386/167, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gibiino n. 9/1386/168, accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1386/169.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, non insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1386/169, accolto dal Governo come raccomandazione.
Avrei preferito che esso fosse stato accettato; chiedo però al sottosegretario, e lo dico a voce alta, di tenerla veramente presente come raccomandazione, perché parliamo delle università italiane.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Drago n. 9/1386/170, accolto come raccomandazione dal Governo.
SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, visto che esso riguarda i tagli che si fanno alla cooperazione internazionale, insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1386/171 accolto dal Governo come raccomandazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pezzotta n. 9/1386/171, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 275).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/1386/172 accolto dal Governo come raccomandazione.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, non possiamo accogliere una raccomandazione sul mio ordine del giorno n. 9/1386/172 per un motivo: il Governo, prima ancora di noi, si è impegnato sull'opzione nucleare strategicamente. Stamattina, il sottosegretario Vegas ha detto che non poteva accogliere questo ordine del giorno perché tre mesi erano pochi.
Faccio una controproposta, signor sottosegretario: possiamo accettare la riformulazione proposta sui quattro mesi, ma sappiate bene che il Ministro Scajola ha assunto un impegno formale, e cioè che in cinque anni sarà posta la prima pietra della prima centrale nucleare. Sapete benissimo che se il Governo e il Parlamento non prenderanno impegni in questo senso, l'opzione nucleare non sarà percorsa. È per questo motivo che chiediamo che in quest'Aula ogni parlamentare, e specialmente quelli della maggioranza, assumano un impegno preciso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Libè n. 9/1386/172, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 378
Astenuti 149
Maggioranza 190
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 285).
Prendo atto che i deputati Favia e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato Pag. 118di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Oppi n. 9/1386/173, Ceroni n. 9/1386/174 e Fucci n. 9/1386/175, accettati dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, quanto all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1386/176, che il Governo aveva originariamente accolto come raccomandazione, desidero fare questa precisazione: qualora esso sia riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «popolazione ivi residente», le seguenti: «e agli indici statistici di criminalità», esso potrebbe essere accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Domando ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno testé proposta dal Governo.
GIORGIO JANNONE. Sì, signor Presidente: la accettiamo perché essa ne rafforza l'efficacia. Di conseguenza, non insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Nucara non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/177, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo, inoltre, atto che l'onorevole Cavallaro insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/178, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallaro n. 9/1386/178, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che l'onorevole Capano non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/179, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Brugger n. 9/1386/180, Baldelli n. 9/1386/181 e Lo Moro n. 9/1386/182, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Lanzillotta insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/183, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzillotta n. 9/1386/183, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Berretta insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/184, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Berretta n. 9/1386/184, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 277).
Prendo, inoltre, atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Rigoni n. 9/1386/185 e Carella n. 9/1386/186, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Calearo Ciman insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/187, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/1386/187, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 279).
Prendo atto che l'onorevole Fadda non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/188, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Rubinato insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/189, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/1386/189, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 536
Maggioranza 269
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 281).
Prendo atto che l'onorevole Misiani accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/190 accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Porta n. 9/1386/191, Strizzolo n. 9/1386/192, Lovelli n. 9/1386/193 e Mastromauro n. 9/1386/194, accolti dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Tullo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/195, accolto dal Governo come raccomandazione?
MARIO TULLO. Signor Presidente, chiedo ancora al Governo di ripensarci perché con questo ordine del giorno abbiamo voluto riconoscere che, seppur tardivamente, si è evitato di chiudere la maggioranza delle Autorità portuali, poiché di questo si è trattato. Nell'articolo 26, il «taglia-enti», era appunto prevista questa misura. Con la spinta nostra - ed anche dei colleghi della maggioranza - si è recuperato e si impegna quindi il Governo a sviluppare la portualità italiana. Pertanto, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non cambia opinione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tullo n. 9/1386/195, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che i deputati Porcino e Palagiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marco Carra n. 9/1386/196 accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Calvisi n. 9/1386/197, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIULIO CALVISI. Signor Presidente, l'ordine del giorno è già costruito come una raccomandazione perché nella parte dispositiva si chiede al Governo di valutare gli effetti derivanti dal provvedimento in esame (per la parte che taglia le autostrade del mare), al fine di adottare ulteriori iniziative volte a reperire le risorse necessarie al rafforzamento. Che cosa vuol dire accogliere come raccomandazione qualcosa che è già una raccomandazione?
Pertanto chiedo al Governo di ripensarci e di esprimere un parere favorevole sul mio ordine del giorno n. 9/1386/197, altrimenti insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non cambia opinione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calvisi n. 9/1386/197, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 535
Maggioranza 268
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Meta n. 9/1386/198 e Bonavitacola n. 9/1386/199 accolti come raccomandazione dal Governo. Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/1386/200, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cardinale n. 9/1386/201, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Causi n. 9/1386/202, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Causi n. 9/1386/202, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 270).
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1386/203.
MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario Vegas il testo della riformulazione del dispositivo.
Pag. 121PRESIDENTE. Invito l'onorevole Vegas a dare lettura della riformulazione.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il testo della riformulazione è esattamente uguale a quello relativo all'ordine del giorno Gibiino n. 9/1386/168, quindi è quello già noto senza stare a rileggerlo.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1386/203 accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Corsini n. 9/1386/204 e Gozi n. 9/1386/205 accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole D'Antoni se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/206, accettato dal Governo quanto alla prima parte del dispositivo ed accolto come raccomandazione quanto alla seconda parte.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, non capisco il parere favorevole del Governo sulla prima parte e l'accoglimento come raccomandazione della seconda, dal momento che la seconda parte è un'applicazione del testo che abbiamo - o meglio, che avete - approvato con il voto di fiducia l'altro ieri. Non capisco dunque questo atteggiamento. Si tratta di rispettare quella percentuale che è stata approvata con il voto di fiducia che avete dato al vostro provvedimento. Se, invece, non si vuole accettare, c'è qualcosa che non funziona. In questo senso non accetto la raccomandazione ed insisto per la votazione del mio ordine del giorno, perché così si scopre che c'è una contraddizione nella politica del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Vegas, modifica il parere sulla seconda parte?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No.
PRESIDENTE. Onorevoli D'Antoni, lei chiede quindi che venga votata la seconda parte, ovviamente.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate del mio ordine del giorno n. 9/1386/206, per il quale vi è un parere favorevole sulla prima parte.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1386/206, dalle parole «impegna il Governo» fino alla parola «coesione», accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 489
Astenuti 41
Maggioranza 245
Hanno votato sì 401
Hanno votato no 88).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1386/206 per la restante parte, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 526
Astenuti 5
Maggioranza 264
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se anche all'ordine del giorno Cesario n. 9/1386/207, nel dispositivo, le parole «ad adottare» fossero sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare», il parere sarebbe favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Cesario accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/207.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fluvi n. 9/1386/208, accolto come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Onorevole Baretta, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/209?
PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, chiedo al Governo di mantenere un riferimento temporale nella riformulazione che stamattina era scomparso come, ad esempio, uno dei prossimi provvedimenti di legge.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo assente e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Onorevole Boccia, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/210 accolto dal Governo come raccomandazione?
FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario Vegas di avere contezza sul fatto di aver ben capito le motivazioni di stamattina. Il Governo sta «derubricando» un ordine del giorno accogliendolo come raccomandazione su un testo che chiede, di fatto, la conferma del 45 per cento degli investimenti in conto capitale nel Mezzogiorno e la certezza che le risorse che in qualche modo finiscono per essere utilizzate attraverso gli strumenti automatici di incentivazione (il credito di imposta) possano ottenere l'impegno del Governo stesso a ulteriori strumenti normativi.
Sottosegretario Vegas, se ho ben capito lei ci sta dicendo che il Governo non è disposto a garantire il 45 per cento degli investimenti in conto capitale al Mezzogiorno. Ho capito bene?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/1386/210, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 518
Astenuti 6
Maggioranza 260
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ventura n. 9/1386/211, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nannicini n. 9/1386/212 accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Duilio n. 9/1386/213.
LINO DUILIO. Signor Presidente, nella «tripartizione» del dispositivo di cui ha parlato il sottosegretario individuo probabilmente un equivoco. Egli ha accolto la prima parte, ma non ho capito quale fosse Pag. 123il problema relativamente alla seconda parte. Infatti, la seconda parte sostiene ciò che il Governo ha già affermato, ossia che in via sperimentale si limita al 2008 ciò che è stato stabilito nel decreto-legge n. 112. Per cui se proprio si deve modificare espliciterei affermando che «la fase sperimentale sia limitata al 2008». Ritengo, poi, pleonastica la terza parte. Se per il sottosegretario non è così abbiamo opinioni diverse, ma se anche lui convenisse che tale parte fosse pleonastica, ritengo che vi sarebbero i presupposti per approvare complessivamente l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sul fatto che la fase sperimentale sia quella definita all'articolo 1 del decreto-legge in esame siamo tutti d'accordo. Pertanto, la fase è limitata al primo esercizio, ossia il 2009, non il 2008.
L'ultimo inciso, «ripristinando, quindi, le prerogative proprie del Parlamento in materia di contabilità e di bilancio» è assolutamente inutile. Condivido che tale espressione sia pleonastica e, pertanto, se il presentatore elimina tali parole dal dispositivo il parere del Governo diviene favorevole sulla parte rimanente dell'ordine del giorno Duilio n. 9/1386/213.
PRESIDENTE. Onorevole Duilio, accetta la riformulazione?
LINO DUILIO. Sapevo che il sottosegretario era un gentleman, diciamo così. Sono disposto a eliminare le parole indicate dal sottosegretario e ad accogliere la riformulazione del Governo e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendiamo atto di questo riconoscimento all'onorevole Vegas.
Chiedo all'onorevole Viola se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/214.
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, vorrei avere conferma della riformulazione da parte del sottosegretario.
PRESIDENTE. Onorevole Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, veramente su questo ordine del giorno c'era la necessità di eliminare le parole «assicurandone la stabilizzazione», perché ciò creerebbe qualche problema, mentre per il resto sarebbe accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Onorevole Viola, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/214?
RODOLFO GIULIANO VIOLA. No, signor Presidente. Vorrei sottolineare, anche ai colleghi dell'Aula visto che questa mattina eravamo molto pochi, che in questo modo si apre di fatto lo smantellamento del sistema di controllo degli alimenti nel nostro Paese. Pertanto, inviterei veramente il Governo a riflettere. Stiamo parlando di un sistema di controllo che è incentrato nel Ministero della salute e passa attraverso il sistema delle ASL. Invito, quindi, il Governo a rivedere la riformulazione, altrimenti saremo costretti a chiedere di porlo in votazione.
PRESIDENTE. Il Governo modifica il parere?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/214. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Viola n. 9/1386/214, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 538
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Farinone n. 9/1386/215, accettato dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se l'ordine del giorno Oliverio n. 9/1386/216 viene modificato, nel senso che dopo «impegna il Governo» sono aggiunte le parole «a valutare l'opportunità di» e i due commi vengono uniti, il parere diventa favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Oliverio, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/216?
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione perché siamo convinti, come gruppo del Partito Democratico della Commissione agricoltura, che la stabilizzazione fiscale possa favorire la competitività dell'impresa, possa aiutare a far crescere anche l'economia e possa aumentare il potere d'acquisto delle famiglie. Per questi motivi accetto la riformulazione proposta e non insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Zucchi n. 9/1386/217 e Agostini n. 9/1386/218, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo, inoltre, atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno Servodio n. 9/1386/219, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Brandolini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/220, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Fiorio n. 9/1386/221, accolto come raccomandazione dal Governo.
MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, l'ordine del giorno suggerisce un'interpretazione ad un articolato piuttosto confuso, quindi non vedo come possa essere accolto come raccomandazione: o è accettato o non lo è, pertanto insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fiorio n. 9/1386/221, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 279).
Onorevole Marchi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/222?
MAINO MARCHI. Sì, signor Presidente, però vorrei sottolineare che, trattandosi di una questione su cui nel maxiemendamento del Governo si è modificato il testo approvato all'unanimità dalla Commissione, Pag. 125su questo aspetto l'impegno del Governo a valutare l'opportunità di applicare questa norma, come è previsto nel dispositivo, deve essere un impegno serio.
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas, per chiarezza potrebbe ricordare il parere del Governo?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, stamattina ho espresso parere favorevole se riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/1386/223, accolto come raccomandazione dal Governo.
Onorevole De Micheli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/224 accolto come raccomandazione dal Governo?
PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, con l'intendimento di tenere aperto uno spiraglio su questa questione che il sottosegretario Vegas ben conosce, anche supportato da una lunga discussione in Commissione, e per poter insistere nell'ottenere dal Governo entro l'autunno una definizione più precisa sul calcolo del saldo 2007 del patto di stabilità degli enti locali, poiché sono certa che gli approfondimenti che Governo si è impegnato a fornire sulla questione ci daranno inequivocabilmente ragione, non insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1386/225 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno Peluffo n. 9/1386/226 e Cenni n. 9/1386/227, accolti dal Governo come raccomandazioni. Ricordo che l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1386/228 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Samperi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/229, accettato dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il dispositivo dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1386/230 andrebbe così riformulato: «Ad adottare quanto prima ogni utile provvedimento atto a garantire che i cittadini comunitari non vengano in alcun modo discriminati» aggiungendo anche «tenendo anche conto delle modalità di partecipazione e dei relativi costi».
PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
ROBERTO ZACCARIA. Il parere è favorevole o l'ordine del giorno rimane accolto come raccomandazione?
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno, se riformulato, viene accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, aveva compreso bene. Accetta la riformulazione proposta dal Governo?
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei intervenire per trenta secondi, per dire che questo ordine del giorno tende a ridurre gli effetti di grave discriminazione nei confronti dei cittadini comunitari con riferimento alle prestazioni sanitarie e sociali. La norma è più grave che nei confronti degli stranieri extracomunitari, quindi è in contrasto con Pag. 126le direttive comunitarie e con le norme costituzionali. Pertanto, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1386/230, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti1
Maggioranza 267
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 282).
Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno Ferranti n. 9/1386/231 e Volpi n. 9/1386/232, accolti come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che gli ordini del giorno Jannone n. 9/1386/233, Moroni n. 9/1386/234 e Mario Pepe (PdL) n. 9/1386/235 sono stati accettati dal Governo.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo all'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1386/236, se esso venisse riformulato aggiungendo prima del secondo capoverso del dispositivo le parole seguenti: «a valutare l'opportunità di», in tale caso il complesso dell'ordine del giorno verrebbe accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Gioacchino Alfano accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/236.
Onorevole Fallica, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/237, accolto come raccomandazione dal Governo?
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, ci sarebbe un accoglimento come raccomandazione con una riformulazione, nel senso di sostituire la parola «rivedere» con la seguente «valutare». Se non sbaglio, il sottosegretario Vegas potrebbe dare conferma ciò.
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'italiano non è brillante, ma il concetto va bene.
PRESIDENTE. Non siamo l'Accademia della Crusca. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Fallica n. 9/1386/237 nel testo riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Marinello n. 9/1386/238 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno Patarino n. 9/1386/239 e Palumbo n. 9/1386/240, accettati dal Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Bocciardo n. 9/1386/241 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Abelli n. 9/1386/242, Stagno d'Alcontres n. 9/1386/243, Frassinetti n. 9/1386/245, Iannaccone n. 9/1386/246, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Sardelli n. 9/1386/247, accolto come raccomandazione dal Governo.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, questa mattina Pag. 127avevamo valutato con il sottosegretario l'opportunità di rivedere il parere. Chiederei, quindi, al Governo di rivedere il parere, atteso che si tratta di un'opera di straordinaria importanza strategica che peraltro collega due corridoi, il Corridoio 1 Berlino-Napoli-Palermo e il Corridoio 8 Bari-Sofia-Varna. Inviterei, ripeto, il Governo a rivedere il parere espresso.
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Diciamo che le argomentazioni addotte sono convincenti e quindi il Governo può mutare il parere e accetta l'ordine del giorno Sardelli n. 9/1386/247.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lombardo n. 9/1386/248, Latteri n. 9/1386/249, Belcastro n. 9/1386/250 e Lo Monte n. 9/1386/251, accolti come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Milo n. 9/1386/252, accettato se riformulato.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ritengo che sia il caso di dare una rapida lettura della riformulazione: «impegna il Governo a prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco di Taormina e a valutare l'opportunità di aprirne altre nelle maggiori regioni del sud».
GIUSEPPE PALUMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milo n. 9/1386/252, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/1386/253, accettato con riformulazione dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Enzo Carra n. 9/1386/254, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pes n. 9/1386/255, accolto come raccomandazione dal Governo.
CATERINA PES. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pes n. 9/1386/255, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 286).
Prendo atto che le deputate Zamparutti e Schirru hanno segnalato che non sono riuscite a votare e che il deputato Portas ha segnalato che non è riuscito a votare a favore.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/1386/256, accolto come raccomandazione dal Governo.Pag. 128
Passiamo all'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1386/257.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se venisse espunto il terzo capoverso del dispositivo allora l'ordine del giorno sarebbe accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1386/257.
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, credo che il Governo potrebbe accogliere i primi due capoversi, se non altro per coerenza con quanto votato già al Senato, perché si tratta dello stesso ordine del giorno. Visto poi che sul complesso della parte dispositiva era stato espresso parere di accoglimento come raccomandazione, chiederei, se fosse possibile, estendere questo parere anche per il terzo capoverso del dispositivo.
CALOGERO MANNINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire prima. Se il presentatore, collega Milo, è d'accordo, apporrei anche la mia firma sul suo giorno n. 9/1386/252, accolto dal Governo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Milo non ha nulla da obiettare.
Torniamo all'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1386/257. Onorevole Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il presentatore ha chiesto di mantenere il terzo capoverso con un parere di accoglimento come raccomandazione. Il Governo esprime quindi parere favorevole sui primi due capoversi e accoglie come raccomandazione il terzo.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1386/257.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicolais n. 9/1386/258, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1386/259, accolto come raccomandazione dal Governo nella prima parte del dispositivo e non accettato nella seconda parte.
MARIA COSCIA. Signor Presidente, questa mattina avevamo concordato con l'onorevole Vegas una riformulazione dell'ultimo capoverso che adesso leggo: le ultime parole dopo «16 anni» vengono sostituite con «la piena applicazione del decreto del Ministero della pubblica istruzione n. 139 del 22 agosto 2007».
PRESIDENTE. Sottosegretario Vegas?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con queste modifiche l'ordine del giorno è accolto dal Governo.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1386/259, nel testo riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1386/260, non accettato dal Governo con riferimento al primo e terzo capoverso del dispositivo, mentre è stato accolto come raccomandazione per quanto concerne il secondo e quarto capoverso.
Passiamo ai voti.Pag. 129
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1386/260, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 282).
Prendo atto che i deputati Giammanco e Scelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Picierno n. 9/1386/261, accolto come raccomandazione dal Governo.
PINA PICIERNO. Signor Presidente, chiedo di votare l'ordine del giorno a mia prima firma non per un capriccio, ma perché credo che penalizzare il settore della formazione e la cultura, e in particolar modo il diritto allo studio, significhi non credere nel futuro del Paese. Non mi stancherò mai di ripetere - l'ho già detto altre volte in quest'Aula e lo ripeto ora - che è dai nostri ragazzi, dai nostri studenti di oggi che dipende il futuro del Paese e la capacità che avremo di risalire nelle classifiche che ora ci indicano a livelli bassissimi per la capacità di produrre e di competere con gli altri.
Vorrei anche dire - lo ricordo in questa sede - che l'eccellenza culturale, tanto cara al Governo e al Ministro Gelmini in particolare, non si crea facendo indossare o meno i grembiuli o tagliando il personale tecnico-amministrativo e quello docente, ma si crea investendo risorse (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà ). Chiedo scusa, se mi fate parlare...
PRESIDENTE. Onorevole colleghi, vi prego di non disturbare l'oratore che non sta andando oltre il tempo che gli è stato assegnato. Prego, onorevole Picierno, prosegua.
PINA PICIERNO. Signor Presidente, stavo dicendo che si crea l'eccellenza culturale investendo risorse, in particolare nel settore della conoscenza, e garantendo ai ragazzi del nostro Paese, ai nostri studenti, il diritto - perché di diritto si tratta - di scegliere in quale università andare a studiare, perché oggi questo diritto non esiste; purtroppo solo chi se lo può permettere ha la libertà di scegliere dove andare a studiare.
Credo allora che il Governo e quest'Aula abbiano il dovere di garantire la piena applicazione dell'articolo 34 della Costituzione e il diritto allo studio per tutti. Per queste ragioni chiedo di votare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Picierno n. 9/1386/261, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 523
Astenuti 4
Maggioranza 262
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 278).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/1386/262, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Bachelet n. 9/1386/263, accolto come raccomandazione dal Governo, se accettino la riformulazione proposta.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. No, signor Presidente. Tra l'altro, considerata l'intervista di oggi del Ministro Gelmini che ha affermato che, non adesso, ma nelle prossime leggi finanziarie dovrebbero essere restituiti gran parte dei sacrifici chiesti ora, speravo che il Governo potesse aver cambiato opinione anche sulla parte che voleva riformulare, che era la seconda. Ciò anche perché sul Secolo d'Italia il professor Cardini e il professor Pallottino, che qualche anno fa era responsabile nazionale di AN per l'università e la ricerca, hanno chiesto che si torni alla possibilità di dare risorse all'università e alla ricerca. Quindi, dato che ritengo che sia già molto importante il parere espresso dal Governo sulla prima parte del dispositivo (accolta come raccomandazione), chiederei se si potesse votare per parti separate, in modo che con riferimento alla prima parte si possa mantenere la raccomandazione. Poi se il Governo avesse cambiato opinione sarei contento.
PRESIDENTE. Onorevole Vegas, il Governo ha cambiato opinione?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sulla prima parte del dispositivo il Governo non ha espresso un accoglimento pieno; quindi, è chiaro che se si ponesse in votazione la prima parte il parere diventerebbe contrario, perché si tratta semplicemente di un accoglimento come raccomandazione. Sulla seconda parte, invece, il parere del Governo è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bachelet n. 9/1386/263, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 515
Votanti 511
Astenuti 4
Maggioranza 256
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 273).
Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1386/264.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in questo caso l'intervento dell'onorevole Vassallo è stato particolarmente convincente; tenendo conto anche che la parte impegnativa comunque invita il Governo: «a valutare l'opportunità (...)» posso mutare il parere in senso favorevole.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Ghizzoni se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/264, accettato dal Governo.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, ringrazio naturalmente il sottosegretario che in questo modo ha dimostrato che non sono stata affatto convincente, ma forse non mi ha ascoltato e gli do il beneficio del dubbio.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lolli n. 9/1386/265, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, sono francamente perplesso, perché parliamo di un taglio che ha operato il Governo a tutto lo sport sociale in occasione del decreto-legge n. 93 del 2008 un mese fa. In quell'occasione un mio ordine del giorno identico a questo ha trovato Pag. 131accoglimento e parere favorevole. Ora, a distanza di un mese il parere favorevole diventa raccomandazione. Siccome parliamo di cose serie, si chiedono comportamenti seri e, quindi, insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lolli n. 9/1386/265, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 519
Astenuti 6
Maggioranza 260
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 276).
Prendo atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ginefra n. 9/1386/266, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno De Torre n. 9/1386/267, accolto come raccomandazione dal Governo.
MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, ritengo che il tema del mio ordine del giorno, relativo alle politiche per gli alunni con disabilità, sia troppo importante per essere accolto solamente come raccomandazione. Chiedo un attimo di attenzione al Governo e anche all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il mio ordine del giorno, infatti, non impegna finanziariamente il Governo, in quanto le azioni in atto sono già state finanziate e ci sono già capitoli che spero il MIUR non vorrà decurtare.
Quindi, con l'ordine del giorno si chiede che in questa manovra sia comunque salvaguardata l'integrazione degli alunni con disabilità. Mi chiedo cosa direbbero gli operatori del settore e le associazioni dei genitori degli alunni disabili se oggi vedessero votare contro questo ordine del giorno, mentre hanno letto che il Ministro Gelmini ha dichiarato, comunque, di mantenere il rapporto uno a due tra insegnanti di sostegno all'integrazione e gli alunni con disabilità. Quindi, faccio un appello affinché il Governo possa accettare l'ordine giorno e affinché la maggioranza possa votare con noi un ordine del giorno così importante (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Vegas se accoglie questo motivato appello.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, gli accorati appelli sono sempre convincenti e, quindi, l'ordine del giorno potrebbe essere anche accettato. Ovviamente, bisognerebbe aggiungere nelle premesse le parole: «salve le compatibilità finanziarie», in modo che tutti siano contenti.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole De Torre accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/267, accettato dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Levi n. 9/1386/268, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/1386/269, accolto come raccomandazione dal Governo.
ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, ritenendo che la materia trattata per importanza richieda che l'ordine del giorno sia accolto, chiedo al signor sottosegretario Pag. 132se il Governo è disponibile a valutare un'eventuale riformulazione e, di conseguenza, ad accettarlo.
Sarei disponibile ad espungere le parole da: «in ogni plesso», fino alla parola «funzionamento», e nella terz'ultima riga espungere la parola «proporzionalmente».
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sempre con la premessa: «salvo le compatibilità finanziarie», si consente maggiore elasticità. Quindi, con la riformulazione della presentatrice e con quella del Governo, l'ordine del giorno è accettato.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole De Pasquale accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386/269, accettato dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Passiamo all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1386/270, accolto dal Governo come raccomandazione.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, devo dire che l'intervento dell'onorevole Capitanio Santolini è stato particolarmente convincente, quindi, a modifica del parere precedentemente espresso, accetto l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1386/270.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Capitanio Santolini non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giorgio Merlo n. 9/1386/271, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Leone n. 9/1386/272 è stato accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Veltroni n. 9/1386/273, accettato dal Governo, se riformulato.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, rileggo la riformulazione del dispositivo: «adottare ulteriori iniziative già in occasione di prossimi provvedimenti di legge volti a incrementare il finanziamento necessario ad assicurare il funzionamento e l'esercizio delle funzioni istituzionali propri delle forze di polizia e delle Forze armate.» Se così riformulato, il Governo accetta l'ordine del giorno Veltroni n. 9/1386/273.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Veltroni n. 9/1386/273.
MARINA SERENI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Centemero n. 9/1386/274, accolto come raccomandazione dal Governo.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, chiedo al Governo di riformulare il parere sul mio ordine del giorno n. 9/1386/274, previo inserimento, nel dispositivo, delle parole: «a valutare l'opportunità di».
PRESIDENTE. Il Governo?
GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo Pag. 133accetta l'ordine del giorno n. 9/1386/274, purché riformulato nel modo citato.
PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Giovanelli n. 9/1386/275.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, se la riformulazione, con l'inserimento dell'avverbio «eventualmente», significa che si può valutare di intervenire con provvedimenti amministrativi, allora accettiamo la riformulazione proposta dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Milanato, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1386/276, accettato purché riformulato?
LORENA MILANATO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, solo per un fatto tecnico, affinché resti a verbale vorrei che venisse aggiunta la mia firma agli ordini del giorno Sereni n. 9/1386/28 e Baldelli n. 9/1386/181.
PRESIDENTE. Sta bene. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2).
PRESIDENTE. A seguito delle intese intercorse in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, porrò ora in votazione, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, l'inserimento all'ordine del giorno della seduta odierna della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2).
Ricordo che, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno, è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione di nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'inserimento all'ordine del giorno della seduta odierna della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2)
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza dei tre quarti
dei votanti 360
Hanno votato sì 476
Hanno votato no 5).
Prendo atto che i deputati Volontè e Fugatti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato De Camillis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Vannucci ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2) (ore 19,33).
PRESIDENTE. A seguito della deliberazione testè effettuata dalla Assemblea, l'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame congiunto è pubblicato nel vigente calendario dei lavori della Assemblea (vedi calendario).
Il seguito dell'esame avrà luogo nella seduta di domani, dopo la votazione finale sul disegno di legge di conversione n. 1386 del decreto-legge n. 112 del 2008 in materia economica e l'esame della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge di conversione n. 1496 del decreto-legge n. 97 del 2008 in materia fiscale e di proroga termini.
Il termine per la presentazione di ordini del giorno riferiti al progetto di bilancio interno, come già comunicato ai gruppi per le vie brevi, è fissato alle ore 9 di domani.
(Discussione congiunta - Doc. VIII, nn. 1 e 2).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
Ha facoltà di parlare il deputato questore Colucci.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la relazione che abbiamo posto alla vostra attenzione sia lo strumento per poter valutare la relazione che il Collegio dei Questori presenta sul bilancio di previsione per il periodo 2008-2010 e sul conto consuntivo per il 2007.
Signor Presidente, mi atterrò solo ad alcune considerazioni di carattere politico-amministrativo, perché sarò molto breve. Porrò all'attenzione dei colleghi quanto il Collegio dei Questori pone come base fondamentale della relazione che ha presentato.
Il bilancio interno del 2008 giunge solo oggi all'Assemblea, a causa del cambio di legislatura, che ha interrotto l'iter partito nel mese di dicembre 2007 con la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza sul primo progetto di bilancio per il corrente anno. Negli anni in cui si svolgono le elezioni politiche, infatti, gli organi collegiali della nuova Camera riesaminano, eventualmente integrandolo o modificandolo, il progetto di bilancio già predisposto nella legislatura precedente, al fine di sottoporlo all'approvazione dell'Assemblea della Camera appena eletta.
Nella relazione scritta, si dà conto dei vari passaggi procedurali che hanno portato dapprima all'approvazione di un progetto sperimentale, che doveva servire ad un'accelerazione dell'intera discussione dei documenti contabili, e, successivamente, ad un aggiornamento, per tener conto delle modificazioni connesse al cambio di legislatura, oltre che ad altre operazioni nel frattempo divenute necessarie.
Per quanto riguarda il contenuto di questo progetto di bilancio, larga parte della relazione scritta si sofferma sullo sforzo di contenimento e selezione delle spese, da tempo avviato. Durante la discussione in Assemblea sul bilancio interno per il 2007, alcuni ordini del giorno hanno chiesto che la dinamica della relazione fosse correlata non più al PIL nominale, ma all'inflazione programmata. In effetti, nella fase finale del 2007, gli organi costituzionali hanno convenuto di adeguare il tasso di crescita delle rispettive dotazioni per il 2008 in misura pari al tasso di inflazione programmata dell'1,70 per cento. L'Ufficio di Presidenza della Camera, nella riunione del 7 novembre 2007, ha fatto proprio tale indirizzo, il che ha comportato una riduzione della richiesta di dotazione per 12,35 milioni di euro nel 2008. Peraltro, come è stato immediatamente Pag. 135chiarito nella ricordata riunione dell'Ufficio di Presidenza, l'applicazione per il 2008 del parametro dell'inflazione programmata non ha comportato il superamento del criterio del PIL nominale, bensì una scelta congiunturale, nella quale è stato preso come riferimento un valore più stringente.
Quindi, anche per gli anni 2009-2010, è maturato in questa legislatura l'intendimento di confermare il principio di contenimento della richiesta di dotazione entro il tasso di inflazione programmata, indicata all'1,5 per cento nel DPEF 2009-2013. In tal modo, la minore spesa a carico del bilancio dello Stato, nei prossimi due anni, sarà pari a 75,5 milioni di euro, rispetto a quanto già richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze nell'agosto 2007.
Lo scioglimento delle Camere, intervenuto all'inizio dell'anno, ha provocato la necessità di rivedere alcune previsioni di spesa e, nel mese di aprile, si è quindi proceduto ad un aggiornamento del progetto di bilancio con una serie di interventi correttivi che, senza intaccare la politica di contenimento della spesa, hanno comportato un aumento di alcuni capitoli di spesa, per complessivi 13,4 milioni di euro.
Le modificazioni più rilevanti hanno riguardato l'integrazione di 8 milioni di euro del capitolo 10, relativo agli assegni vitalizi; l'aumento di 1 milione 765 mila euro del capitolo 160 per la verifica dei risultati elettorali; l'incremento di 1 milione 100 mila euro del capitolo 220 per la restituzione dei contributi previdenziali versati da deputati che non hanno maturato i requisiti minimi di anzianità contributiva per conseguire il diritto all'assegno vitalizio. Si è inizialmente convenuto di dare integrale copertura prelevando le somme necessarie dai fondi di riserva di parte corrente e di parte capitale, che sono così scesi nel progetto deliberato dall'Ufficio di Presidenza nel mese di aprile complessivamente allo 0,83 per cento del totale della spesa, per un importo complessivo di 8,7 milioni di euro.
Il progetto di bilancio per il 2008 e l'allegato bilancio triennale 2008-2010, che oggi vanno al vostro esame, prevedono qualche limitato ed ulteriore aggiornamento, conseguente ad alcuni fatti nel frattempo intervenuti, rispetto a quanto deliberato nello scorso mese di aprile.
Preliminarmente, faccio presente che il Collegio dei Questori ha ritenuto opportuno provvedere, attraverso l'utilizzo di una quota delle economie registrate con la chiusura dell'esercizio precedente, a reintegrare il fondo di riserva di parte capitale alla somma originaria di 10 milioni di euro, mentre il fondo di parte corrente è stato portato a 13,8 milioni di euro.
In tal modo, i fondi di riserva nel complesso vengono a rappresentare il 2,23 per cento delle previsioni di spesa, un livello adeguato, tra l'altro, ad impostare in maniera equilibrata il bilancio triennale.
Passando alle variazioni riguardanti gli altri capitoli di spesa rispetto a quanto previsto nel progetto di bilancio deliberato nel mese di aprile, sottolineo che i risultati delle elezioni politiche hanno determinato una riduzione del numero dei gruppi parlamentari, per cui nel progetto di bilancio è prevista una diminuzione complessiva di spesa di 2,8 milioni di euro sui pertinenti capitoli.
In attesa della piena operatività del portale sono peraltro già state avviate iniziative tra le quali quella dell'abbandono dei canali tradizionali per l'invio delle convocazioni ai deputati da parte degli organi della Camera, e quindi queste problematiche successivamente saranno anche oggetto di discussione. Nel corso della sospensione estiva dei lavori parlamentari si procederà alla predisposizione di prese di corrente a servizio dei singoli scranni dell'Aula, che sono state sollecitate in varie occasioni dai colleghi parlamentari, e quindi l'utilizzazione di strumenti informatici avrà piena efficienza anche all'interno della stessa Aula.
Passando ad illustrare il conto consuntivo per l'anno 2007, rinviando per maggiori precisazioni alla relazione scritta dal Collegio dei Questori della precedente legislatura, ricordo che da alcuni anni tale documento viene preceduto da una riclassificazione Pag. 136delle spese della Camera attorno a quattro missioni principali. Il 79,2 per cento delle risorse finanziarie, al netto degli oneri fiscali e contributivi e delle prestazioni previdenziali, è assorbito dalle funzioni relative all'attività parlamentare in senso stretto, comprendenti anche gli oneri sostenuti per le strutture destinate ad ospitare gli organismi bicamerali. Le risorse destinate alle relazioni internazionali e all'attività di rappresentanza della Camera sono state il 3,1 per cento del totale delle risorse come sopra determinate. A loro volta le attività volte a fornire servizi direttamente fruibili al pubblico hanno assorbito il 9,4 per cento delle risorse finanziarie. Le attività che rientrano in questa missione sono volte ad avvicinare la Camera dei deputati ai cittadini, mediante la messa a disposizione di una pluralità di strumenti, tra i quali hanno particolare rilievo il sito Internet, la biblioteca e l'archivio storico. Infine, l'8,3 per cento delle risorse finanziarie è stato destinato alla valorizzazione e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Camera.
Passando all'illustrazione dei dati finanziari dell'esercizio 2007, le entrate effettive, riferite cioè ai Titoli I (Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato) e II (Entrate integrative), evidenziano accertamenti per 1.014,7 milioni di euro a fronte di una previsione definitiva di 1.006 milioni di euro, con un maggior gettito di 8,7 milioni di euro. Gli incassi, ammontanti a 1.014 milioni di euro, hanno determinato residui attivi per 0,7 milioni di euro. La spesa effettiva (Titoli I e II), a fronte di stanziamenti ammontanti nel loro complesso a 1.053,1 milioni di euro, registra impegni per 1.021,3 milioni di euro, pari al 96,98 per cento della previsione, con conseguenti economie per 31,8 milioni di euro. Le somme pagate, ammontanti a 952,4 milioni di euro, rappresentano il 93,25 per cento degli impegni assunti, con conseguente formazione di residui passivi per 68,9 milioni di euro.
Signor Presidente, a nome del Collegio dei Questori, voglio ringraziare il Segretario generale, tutti i suoi collaboratori e tutto il personale della Camera per l'impegno che hanno profuso al raggiungimento dei risultati conseguiti nella gestione di questo bilancio e per quanto riguarda anche l'attività complessiva della Camera. Ringrazio fin d'ora i colleghi per i suggerimenti che vorranno dare intervenendo nella discussione generale, che auspico possa registrare il più ampio consenso dell'Assemblea sui documenti di bilancio interno all'ordine del giorno (Applausi).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Colucci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ringrazio l'onorevole Colucci e il Collegio dei Questori.
È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ho nessuna difficoltà ad aggiungere ai ringraziamenti che sono stati fatti anche i miei, sia al Collegio dei Questori (al Questore anziano, che ha illustrato la relazione, e agli altri due Questori) sia a tutto il personale della Camera.
Il bilancio può essere letto in vari modi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 19,55)
MARIO TASSONE. Vi sono le cifre, ma ritengo che bisogna compiere uno sforzo e tentare anche di capire cosa vi è dietro le cifre, per dare un contributo e una proiezione molto più stringente all'attività del Parlamento, sia della Camera dei deputati, sia dell'altro ramo del Parlamento, che, ovviamente, valuterà il suo bilancio interno.
Ebbene, leggendo il progetto di bilancio potrei finire qui: vi sono spese fisse, passaggi obbligati e lievitazioni di prezzi relativi alla congiuntura economica, a cui si Pag. 137riferiva il Questore, ma vi è anche una storia da ripercorrere, onorevole Colucci.
Il Parlamento si è espanso: ci troviamo di fronte ad una cittadella della Camera dei deputati. Venti o trent'anni fa questo non c'era, c'era soltanto il palazzo Montecitorio e le postazioni dei parlamentari erano all'interno del palazzo Montecitorio, dove oggi è ubicato il ristorante: vi erano banchetti dove lavoravano i parlamentari, e nel sottoscala vi erano i collaboratori dei deputati. Poi si sono aggiunti i vari palazzi: palazzo Raggi, vicolo Valdina, e poi, via via, altri palazzi.
Non vi è dubbio che attraverso tale tipo di lavoro di ampliamento si è realizzato un collegamento e un raccordo del Parlamento con il mondo esterno, tanto è vero che si susseguono le presenze di convegni anche all'interno dei palazzi (di vicolo Valdina, di palazzo Marini e via dicendo). Vi è un mondo che si muove e che fa riferimento all'interno dei palazzi di Montecitorio.
Vi è stato uno sforzo di carattere economico, ma, onorevole Colucci, se mi presta un po' di attenzione ne sarei felice...
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Seguo!
MARIO TASSONE. Lo sforzo economico che non sono riuscito a capire e a giustificare è quello di palazzo Marini e di Milano 90, che rimane un'ombra pesante nella vita di questo Parlamento. Sì, onorevole Colucci, lei non è responsabile, come nessuno di noi lo è, ma non vi è dubbio che bisogna pur capire che lì ci troviamo di fronte ad una grossolana truffa ai danni dell'erario. Se diciamo che le cose devono andare così, possono andare così.
Noi siamo stati contrari all'esternalizzazione dei servizi quando volevano esternalizzare i servizi di barberia, quelli degli autisti e via dicendo. Oggi vi è un clima che ci porta ad un'esternalizzazione, che per alcuni servizi si è fermato, a dire la verità, grazie certamente all'opera che è stata compiuta, ma ogni tanto ritorna questo sforzo, questa cultura, questa linea, che ci porterebbe ad un'esternalizzazione dei servizi.
Signor questore e onorevoli colleghi questori, ritengo che vi è un momento importante di valutazione che bisogna fare, perché non v'è dubbio che tutto ciò ci conduce al ruolo del Parlamento. Una cosa che non sono riuscito a capire, nella scorsa legislatura, è il blocco delle indennità dei parlamentari, non per l'indennità dei parlamentari, ma perché si è consumato, per vigliaccheria o per pigrizia, non so come chiamarla, oppure per subordinazione ad una certa cultura e ad una certa stampa in voga all'interno del Paese, quello che è continuamente un delitto nei confronti del Parlamento e della centralità di esso.
Il problema è uno: perché questo complesso di inferiorità del Parlamento o dei parlamentari nei confronti del resto del Paese? O è un organismo inutile (e allora diciamo che è un organismo inutile)? Non pongo una questione di aumento delle indennità: pongo una questione per una legislazione, che più volte rivendichiamo, che dovrebbe normare le indennità del parlamentare, e non legarla, come oggi avviene, ai magistrati (e quindi quando l'indennità è stata aumentata lo è stata perché lievitavano, ovviamente, il compenso e la retribuzione dei magistrati).
Credo che questo sia un dato e un aspetto su cui vogliamo richiamare l'attenzione, perché ci troviamo in una sede politica, altrimenti vi era l'Ufficio di Presidenza, che ha già valutato ed esaminato questo documento dopo la sua relazione: lì vi sono spese obbligate, spese fisse, vi sono valutazioni per quanto riguarda le pensioni e le indennità dei parlamentari.
Vi è, inoltre, un problema di organizzazione, che va valutato. Signor questore, abbiamo bravissimi funzionari: non ho motivo di affermare il contrario né del Segretario generale, né del Vicesegretario generale dottor Boccia, che ormai segue con passione e con «spasmo» il Parlamento. Ma le sembra che si possa accettare questa decadenza del Parlamento e questo affollamento del Transatlantico? Ritengo che vada fatta una ricognizione Pag. 138forte, anche in riferimento alla stampa e alle presenze accreditate in Parlamento. Signor questore, è necessario fare un minimo di ordine, se vogliamo che vi sia decoro del Parlamento, che esso abbia una sua dignità e una sua centralità. Altrimenti, per quieto vivere, per pigrizia, per debolezza e, per alcuni versi, anche per una vigliaccheria o per un complesso d'inferiorità, accettiamo, o cerchiamo di imbonire ciò che, poi, non riusciamo ad imbonire, perché polemiche e strali sono nei confronti del Parlamento.
Vi è un altro dato, signor questore: non siamo degli impiegati. Lei mi può chiedere cosa io stia dicendo ma, a suo tempo, vi è stata un'affermazione del Ministro Brunetta sui fannulloni; in seguito vi fu, in questa sede, un annuncio secondo cui è necessario lavorare di più e, a tal proposito, vi è stato un riscontro da parte di una certa stampa, che ne ha dato notizia a caratteri cubitali. Signor questore, è necessario capire qual sia il ruolo del Parlamento: certamente, quando ci si fa i conti in tasca sulle spese e sulle pesantezze dei costi delle istituzioni, non vi è dubbio che si possa arrivare ad un dato molto più mortificante, rispetto a quello che vorremmo assicurare.
Vorrei esprimere ancora due concetti. Vi è un problema relativo all'organizzazione dei lavori: quante volte abbiamo parlato di sessioni. Si parla di guadagno e di riduzione di spese: è necessario capire come dobbiamo organizzare questi nostri lavori, delle Commissioni permanenti, delle Commissioni bicamerali e i lavori dell'Aula. Quante volte sia affaccia - come dicevo poc'anzi - la proposta di lavorare tre settimane (e l'ultima settimana no). Ogni volta torna questa proposta o anche qualche indicazione o percorso, per quanto riguarda i lavori delle Commissioni, ma non credo che riguardo ciò vi sia una grande storia. Ritengo che, in questa direzione, debba essere valutato anche il lavoro svolto dai questori (e dal loro collegio), che è ineccepibile e, pertanto, il mio ringraziamento è sincero.
Vi è un altro aspetto, e concludo. So che il Presidente della Camera, con grande sensibilità, ha ricostituito il Vast: esso può rappresentare anche un momento importante, ed è nato per tutta la problematica relativa alla tecnologia. Nel nostro Paese non vi può essere solo un comitato che riguarda le tecnologie all'interno alla Camera. Ritengo che sia necessario anche sforzarci rispetto a questi obiettivi e tentare di capire se vi siano percorsi profondamente innovatori e di grande qualificazione anche dell'attività parlamentare e se, via via, vi possa essere anche un'innovazione profonda rispetto alla spesa.
Ma occorre parlare con molta chiarezza, onorevoli questori, se ci può essere un percorso, se ci può essere anche un tentativo di dare un'immagine diversa rispetto agli obiettivi che ci siamo prefigurati.
Ho voluto fare queste considerazioni ad adiuvandum. Non diamo un giudizio negativo sullo sforzo che avete fatto e state facendo. Vorrei, se fosse possibile - l'ho chiesto ogni volta - rompere il rituale di venire qui, per sessione, per presentare il bilancio, e che ci fosse anche, qualche volta, anche in un'area morta, in una zona morta della settimana - la presenza dei colleghi sarà affidata alla loro sensibilità - un confronto anche con i questori, non limitandolo solo alla presentazione del consuntivo e del progetto, fra tre mesi, fra quattro mesi, per capire quali sono i problemi.
Si rischia di essere presenti solo noi che parliamo, con grande distrazione, perché a nessuno gliene può fregare di meno, dicono a Roma, del bilancio della Camera e del suo consuntivo; poi, domani, ci saranno gli ordini del giorno e ci sarà il solito rituale, perché questa seduta è iniziata con il ringraziamento ai questori e al personale e il rituale finirà con gli stessi ringraziamenti ai questori e al personale.
Vi ringrazio sinceramente, perché è un lavoro non facile, difficile, che va razionalizzato e che va visto seriamente, anche per quanto riguarda le forniture, signori questori.
In un bilancio, con le cifre, bisogna capire come avvengono, molte volte, le forniture, intese in senso molto lato, per Pag. 139comprendere e per cogliere, se ci sono, passaggi di risparmio e di razionalizzazione della spesa. Questa è la sollecitazione di un collega, che più che altro è anche un amico, rispetto a quella che, in fondo, è un'esigenza del Paese, che vuole vedere questa casa trasparente.
Dobbiamo fare tutti gli sforzi per rendere trasparente questa casa e anche altre strutture, altre aziende, tutta l'area del sottopotere che pullula ed è diffuso all'interno di questo nostro Paese, che ha una riserva ad excludendum rispetto a quella che può essere una conoscenza e un'attenzione da parte dell'opinione pubblica. Dobbiamo rafforzare ciò, senza che questa istituzione abbia alcun complesso di inferiorità, per dare senso, significato e spessore ad un nostro impegno corale, che vede impegnata la Presidenza della Camera, i Presidenti, i questori e i parlamentari, tutti insieme, a comporre e a rafforzare questa nostra democrazia, che si poggia, soprattutto, sul Parlamento.
Questa è una democrazia parlamentare, non ce lo dobbiamo mai dimenticare, e a questo dobbiamo rivolgere la nostra attenzione e il nostro impegno. Grazie, signor Presidente, grazie signori questori (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, sarò estremamente sintetico. Abbiamo avuto modo di leggere nell'Ufficio di Presidenza la relazione del Collegio dei questori, che naturalmente vanno ringraziati, insieme a tutti i funzionari e al Segretario generale, per il lavoro svolto, perché, comunque, ci è stato sottoposto un documento interessante, particolare, un bilancio a cavallo tra due legislature.
Tra l'altro, è un avvenimento «imprevisto», almeno dal punto di vista politico, perché vi era una legislatura che doveva concludersi regolarmente nel 2011, ma che ha vissuto una storia diversa (definiamola così). Quello che è importante sottolineare è che questo bilancio ripercorre la stessa linea di azione del bilancio precedente, e quindi il contenimento delle spese. Vi è una giusta attenzione ai risparmi in tutti i capitoli e credo che, da questo punto di vista, questa prosecuzione su una strada ritenuta corretta sia stata apprezzata da tutti i gruppi presenti nell'ufficio di Presidenza.
Ci ha aiutato anche l'elettorato, riducendo il numero dei gruppi parlamentari, con una legge elettorale che ha permesso, comunque, un'aggregazione di forze ed un risparmio notevole in termini di spesa per quanto riguarda il bilancio della Camera, e quindi di soldi dei cittadini, che possono essere risparmiati e non utilizzati per i cosiddetti costi della politica, anche se i costi della politica sono spesso confusi con i costi delle istituzioni, i costi della democrazia.
Ma non è di ciò che il questore ci voleva parlare, anche perché la questione dei costi della politica è stata oggetto in altre occasioni, sempre durante l'esame del bilancio della Camera, di particolare approfondimento e, quest'oggi, ci troviamo ad avere a che fare con un documento che, sulla base anche della sollecitazione pubblica, segue, come dicevo prima, una linea corretta, che è quella della ricerca di economie di scala, del taglio degli sprechi dove questi ci siano, e quindi della ricerca di una corretta gestione economica.
È importante da questo punto di vista, almeno per noi, come gruppo della Lega Nord, sottolineare il fatto che non vi è stato nessun incremento per quanto riguarda l'indennità e la diaria dei deputati: è un segnale chiaro dato alla gente, un segnale che in tempi difficili tutti devono fare sacrifici, e in primis naturalmente coloro che sono stati chiamati dai cittadini ad amministrare direttamente gli interessi degli stessi. È quindi giusto che con questi interventi lungimiranti e condivisibili, non solo per quanto riguarda i deputati ma anche situazioni legate agli appalti piuttosto che alla gestione del personale, ci sia una condivisione, come già espresso in Ufficio di Presidenza.
Signor Presidente, mi limito a queste poche considerazioni, se vogliamo anche Pag. 140molto sintetiche, perché avremo comunque occasione, quando si tratterà degli ordini del giorno al bilancio, di affrontare singolarmente alcuni aspetti di esso, che illustrati questa sera, a quest'ora anche abbastanza tarda, troverebbero l'attenzione di pochi e, magari, all'interno di un'Assemblea un po' più partecipata, potrebbero invece riscuotere l'interesse di molti colleghi. Concludo ringraziando i questori per il documento che ci hanno sottoposto, e auspicando naturalmente che vi sia una prosecuzione su questa linea di sana gestione economica delle nostre casse, quelle del bilancio della Camera.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghi questori, l'Italia dei Valori aveva salutato con grande entusiasmo, quando il 19 dicembre del 2007 vi fu la decisione, la delibera in ordine alla formazione del bilancio di previsione per il 2008, per due motivi. In primo luogo perché corrispondeva anche alla richiesta di un nostro ordine del giorno accettato dalla Presidenza, che era quella di anticipare il più possibile il provvedimento anziché attendere il nuovo anno; ci sembrava infatti più logico che un documento di previsione fosse stilato e approvato prima dell'inizio dell'anno. Ma soprattutto avevamo salutato con tanto entusiasmo quel momento perché per la prima volta dopo 45 anni - pensate: dopo 45 anni - il documento prevedeva una riduzione del totale delle spese della Camera inferiore in valore nominale all'anno precedente e da 45 anni, lo ripeto, non succedeva un fatto di questo tipo.
Siccome ci sentiamo in qualche modo anche corresponsabili, perché avevamo cercato nei nostri interventi, sia nel 2006 sia nel 2007, di stimolare i colleghi questori a cercare strade per il risparmio, naturalmente ci sentivamo anche partecipi del risultato, che ritenevamo estremamente importante. C'era anche stato un ordine del giorno accettato, secondo cui sulle spese correnti ci sarebbe stata una riduzione del 10 per cento che mediamente c'era stata, e naturalmente eravamo molto lieti di questo. Ringrazio il collegio dei questori (che peraltro per due terzi è lo stesso della precedente legislatura, quindi credo che la politica di bilancio della Camera non sia cambiata) perché hanno percorso questa strada.
Dalla relazione del collega Colucci comprendo inoltre che questa strada non verrà abbandonata ma, anzi, si cercherà di perseguire ancora su di essa. Naturalmente, però, una serie di fatti, fra cui la fine della legislatura, hanno portato oggi a determinare un nuovo aumento. E anche se è certamente vero che esso è inferiore all'inflazione, eccetera eccetera, temo che quel che uscirà domani sui mezzi di informazione sarà purtroppo soltanto questo: che il bilancio della Camera dei deputati prevede un aumento.
Ripeto che noi riteniamo che il Collegio dei questori ha fatto molto per ridurre quei costi. Pure, ci siamo interrogati per verificare se non possiamo suggerire ancora qualche possibile intervento per ottenere una riduzione ulteriore per il futuro. E lo abbiamo fatto partendo dal presupposto che - a differenza di quel che ha detto qualche altro collega - noi siamo stati fra coloro che hanno sollecitato il blocco dell'automatismo che portava all'aumento delle nostre indennità, con un segnale - credo - necessario nei confronti del Paese. Dal momento infatti che al Paese si sono chiesti e si continuano a chiedere grandi sacrifici (anche con le manovre che si sono deliberate in questi giorni), credo che la scelta di non aumentare - almeno per un po' di tempo - le nostre indennità sia un segnale positivo. Peraltro, vorrei ricordare a tutti che tali indennità sono complessivamente le più alte d'Europa: e credo che anche questo sia un elemento da considerare.
Ciò detto, mi permetterei di dare, per il lungo termine, due suggerimenti che capisco non saranno facili da accettare, ma sui quali inviterei i colleghi ad una riflessione, nonché, per il breve termine, taluni altri che esporrò nel prosieguo. Quanto al lungo termine, quando si esamina Pag. 141il bilancio emerge un dato: che cioè la spesa aumenta nei capitoli relativi al trattamento dei deputati cessati dal mandato e del personale in quiescenza. Capitoli che peraltro temo nei prossimi anni vedranno ulteriori aumenti, poiché, per loro naturale tendenza, è difficile immaginare che essi possano ridursi, dal momento che è evidente che in virtù del rinnovamento del Parlamento aumenta il numero degli assegni vitalizi che vengono erogati.
In passato, noi avevamo fatto una riflessione che io ripropongo oggi, anche se comprendo che è difficile. Il vitalizio per i deputati, nella sua misura, non è un diritto quesito. Come tutti sanno, infatti, la Corte costituzionale, che si è occupata della questione, non lo ha parificato alla pensione: ha stabilito insomma che si tratta non di una pensione nel senso vero della parola, piuttosto di una via di mezzo fra un vitalizio ed un'erogazione. Di conseguenza, come tutte le erogazioni, non è che essa debba necessariamente restare immutabile nel tempo. E non penso soltanto a coloro che sono stati eletti per la prima volta quest'anno, i quali già subiranno variazioni rispetto al passato: possiamo infatti immaginare che si possa andare ad incidere anche sui vitalizi che vengono erogati ai deputati cessati dal mandato.
Nello specifico, la mia proposta è che si valuti seriamente l'idea di applicare quanto previsto per i deputati eletti per la prima volta in questa legislatura perlomeno a partire da una data, il 1991, quando è intervenuto un fatto che, secondo gli uffici e i giuristi che abbiamo consultato, potrebbe permettere di applicare anche a tutti i deputati da quella data in poi gli stessi meccanismi che abbiamo previsto per i nuovi deputati.
Ciò permetterebbe, nell'immediato ma anche come andamento futuro, di immaginare per i vitalizi dei deputati cessati una curva che non sia sempre e soltanto in salita; nel lungo termine questo sarà infatti un problema che si porrà, perché o aumentiamo fortemente l'importo richiesto ai deputati in carica, o verrà il momento in cui la situazione non sarà più sostenibile (né più e né meno di ciò che è avvenuto nel nostro Paese per il sistema pensionistico). Abbiamo chiesto sacrifici a tutti i lavoratori, pertanto credo che possiamo chiederli anche ai deputati cessati. Tra l'altro c'è una cosa che non mi spiego e che potrebbe, questa sì, essere immediatamente modificata: per quale motivo, cioè, dobbiamo garantire ai deputati cessati un rimborso di spese di viaggio che costa, comunque, all'incirca un milione e 200 mila euro tutti gli anni? Questo è un fatto incomprensibile: ma quando mai i lavoratori pensionati si ritrovano comunque nel nostro Paese ad avere un benefit per i viaggi? A me pare sia una misura che potrebbe tranquillamente essere assunta.
Ancora due parole prima di concludere. Vi sono però alcuni interventi che possono essere realizzati nel breve termine. Mi piacerebbe che potesse essere fatto un censimento, colleghi, circa il numero del personale presente alla Camera dei deputati che svolge il seguente lavoro, per cui ogni volta che noi andiamo a depositare un'interrogazione o una proposta di legge prende ciò depositiamo e lo ricopia con il computer, o comunque con altro mezzo, e lo ribatte in pratica integralmente: questo, permettetemi, è un lavoro inutile, perché non c'è più nessuno di noi che non scriva un'interrogazione o un disegno di legge con il computer (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Basterebbe allora obbligare per regolamento, nel momento in cui si consegna l'interrogazione, l'atto ispettivo o la proposta di legge, a consegnare anche il file per posta elettronica, che potrebbe benissimo essere ripreso pari pari e semplicemente revisionato. Mi piacerebbe sapere che costo hanno queste operazioni all'interno del Parlamento, ma credo che costino molto.
In secondo luogo, continuiamo a permettere ai deputati di inviare a tutti i deputati (e quindi a 630 deputati) con un limite di budget che adesso non conosco bene, attraverso il centro di riproduzione, ciò che vogliono: pagine e pagine di carta Pag. 142per le quali spesso - l'ho già detto nel mio primo intervento sul bilancio della Camera - basta sedersi in Transatlantico e vedere cosa succede dentro le caselle di posta, dalle quali vengono prelevate in quantità molto consistente e finiscono immediatamente nel cestino.
Credo che anche questi siano dei costi che possiamo risparmiare; non riesco a quantificarli, ma anche in questo caso potrebbe essere sufficiente invitare tutti i deputati - direi piuttosto obbligare, altrimenti non serve - e tranquillamente chieder loro di inviare tutto per posta elettronica (poi se uno vuole se lo stampa, altrimenti no).
Come ultima riflessione, credo che una grande quantità di risparmi possa derivare dall'idea che la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica mettano in comune una serie di servizi, non solo la biblioteca ma molti altri servizi (penso ai centri studi e ai servizi che preparano il nostro lavoro per l'attività legislativa). Non riesco a immaginare per quale motivo non possano essere unificati. Persino la ristorazione potrebbe rientrare in un unico appalto invece che in appalti separati, visto che la affidiamo a tutti in outsourcing. Credo che occorra un lavoro di riflessione sui tanti servizi che potrebbero essere svolti in comune da parte dei due rami del Parlamento. Mi permetto di lasciare questi suggerimenti ai colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, userò il tempo a mia disposizione in maniera estremamente parca. Intanto, voglio ringraziare il Collegio dei questori per il lavoro svolto, per la relazione prodotta nonché per la documentazione che ci è stata fornita ma soprattutto per il lavoro degli ultimi anni in particolare perché, come veniva ricordato precedentemente dal collega Evangelisti, vi è una continuità nel Collegio dei questori.
Credo che la relazione svolta dall'onorevole Colucci sia stata sicuramente esaustiva e chiara in molti degli aspetti che interessano la vita della nostra istituzione. Voglio, però, rimarcare alcune questioni che mi sembra giusto sottolineare. In particolare, lo sforzo fatto per conciliare l'efficacia, la funzionalità ma anche il rigore nel contenere le spese e nel continuare e proseguire la scelta compiuta negli ultimi anni di limitare e di insistere sulle politiche di risparmio in tutti i settori iniziando, naturalmente, dal blocco e dalla diminuzione delle indennità dei parlamentari. Credo che questi siano dati significativi. Avere scelto di rimanere nei costi dell'inflazione programmata - aspetto che può apparire banale - è invece una scelta che la nostra istituzione non aveva mai compiuto in passato. Di ciò bisogna dare atto allo sforzo compiuto dai questori e dall'Ufficio di Presidenza.
Comunque, ciò detto credo che abbiamo ancora alcune questioni da sistemare e non dobbiamo limitarci solo a quanto già fatto. Tra le cose da fare occorre rispondere alle richieste che la pubblica opinione ci rivolge in maniera forte e motivata. Le richieste della pubblica opinione sono non di togliere alle istituzioni le risorse per funzionare, ma di evitare gli sprechi delle istituzioni e soprattutto quelli della politica. In ordine a tale punto non possiamo fare sconti né evitare di metterci in discussione anche sugli aspetti più delicati. In realtà, non si tratta di questioni delicate, ma solo più difficili da affrontare, come quelle che il collega Borghesi ricordava prima con riferimento anche ai trattamenti pensionistici.
Tuttavia, credo che il più grande sforzo che possiamo fare per andare incontro alle esigenze di risparmio e anche di migliore funzionalità delle istituzioni sia riprendere lo sforzo - il Partito Democratico su ciò ha detto in più occasioni che è disponibile e interessato a lavorare insieme - rivolto alla riforma delle istituzioni perché il più grande risparmio, non da quantificare solo in termini economici e finanziari, ma anche di funzionalità ed efficienza dell'istituzione parlamentare, è rivedere la Costituzione, ridurre il numero dei parlamentari, Pag. 143ridisegnare il ruolo di Camera e Senato e rendere tali organismi più efficienti rispetto ai compiti che i cittadini in ogni tornata elettorale ci attribuiscono, vale a dire governare bene il Paese e riuscire a produrre leggi che sono necessarie al Paese per crescere, per valorizzare le potenzialità della nostra Repubblica, per difendere i diritti dei nostri cittadini e la qualità della vita. Questo è il compito cui siamo chiamati e cui anche il Parlamento è chiamato.
Credo che in ciò vi sia anche la capacità di intervento all'interno dei conti economici che abbiamo visto. Sono stati realizzati alcuni suggerimenti. Ho letto tutte le relazioni e ho constatato che su molte questioni si sta lavorando. Devo dire che si tratta di segnali significativi, ma dobbiamo lavorare di maggior fantasia. Forse anche camminando per i corridoi e per il Transatlantico dobbiamo avere ancora un po' di fantasia, perché è vero che è importante dare un'immagine della nostra istituzione sempre qualificata e all'altezza, ma è anche vero che possono essere assunti alcuni risparmi e alcuni segnali di maggior rigore.
Volevo poi fare una considerazione sul personale della Camera e lo faccio con grande consapevolezza avendo nella mia esperienza lavorato sia nei Ministeri, sia in molti livelli istituzionali degli enti locali. Devo dire che la Camera dei deputati può vantarsi di avere del personale assolutamente qualificato e preparato. Nel continuo dibattito generale che si sta svolgendo sui pubblici dipendenti e sui fannulloni chiederei, almeno a chi alimenta questo dibattito, di tener conto che qui il personale è sempre disponibile e qualificato per far funzionare il Parlamento.
Ringraziando per lo sforzo fatto, da parte nostra non possiamo che dire di andare avanti sulla strada intrapresa e di andare avanti con maggior determinazione. Ahimé, è proprio vero - lo diceva l'onorevole Borghesi - che domani probabilmente le notizie sulla stampa saranno i costi della Camera. Spero che qualche volta riusciremo a far vedere anche il prodotto della Camera perché le istituzioni sono un investimento della Repubblica, non un costo. Credo che dobbiamo fare questo sforzo per dimostrare che i soldi che ci vengono affidati in questo sono ben spesi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, ci siamo scambiati di turno. Parlerà prima l'onorevole Barbieri.
PRESIDENTE. Sta bene. È iscritto a parlare l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, siccome l'onorevole Rao ed io eravamo un tempo nello stesso partito ci eravamo messi d'accordo per invertire l'ordine degli interventi e, quindi, spero che la cosa a lei sia gradita.
Condivido nella sostanza la relazione del Collegio dei questori. Devo dire che ringrazio in modo specifico l'onorevole Colucci e l'onorevole Albonetti che, da questo punto di vista, garantiscono anche la continuità rispetto alla precedente legislatura.
Il problema, onorevole Rosato che non c'è più, non è quello di capire cosa apparirà domani sui giornali, ma di affrontare in termini seri alcune questioni che nella relazione del Collegio dei questori sono emerse e che intendo puntualizzare non in ordine di importanza, ma in ordine di sensibilità rispetto a quanto emerge dai colloqui che ciascuno di noi ha con i singoli deputati.
Onorevole Borghesi, lei che è un deputato del gruppo dell'Italia dei Valori, il problema non è discutere se la nostra indennità sia la più alta d'Europa, ma di capire quali siano i servizi che abbiamo noi rispetto ai nostri colleghi. Questa è la questione. Da questo punto di vista inviterei il Collegio dei questori nei prossimi mesi (non settimane) a preparare uno studio comparato delle condizioni di cui usufruiamo noi rispetto a quelle di cui usufruiscono i nostri colleghi francesi, tedeschi, svizzeri, danesi, svedesi, norvegesi e Pag. 144anche del Parlamento europeo. A me va benissimo ridurre le nostre indennità, però capiamo quali sono i servizi che abbiamo a disposizione.
Onorevole Colucci, onorevole Albonetti, intendo sottoporre alla vostra attenzione quattro questioni.
La prima questione che intendo porre è la ristorazione (non vi sembri banale, ma stiamo parlando del bilancio della Camera dei deputati, non del decreto-legge fiscale). Voi, con una scelta azzeccata, avete affidato ad una ditta esterna la ristorazione. Premesso che vorrei che mi spiegaste in sede di replica quali sono le economie che avete ottenuto con tale operazione (gradirei cifre, non chiacchiere), debbo tuttavia segnalare che la qualità della ristorazione in alcuni giorni è fortemente carente. Basta che non ascoltiate me, ma qualche collega, che credo però possa confermare. Inoltre, i diciotto mesi di sperimentazione quando scadono? Seconda domanda: avete avviato le procedure per la gara di appalto?
La seconda questione che intendo trattare è un po' più politica. Lo scorso anno e due anni fa - in questo caso se l'amico nonché questore Colucci mi consente preferirei rivolgermi al questore Albonetti, che allora era il questore anziano - abbiamo approvato ordini del giorno da voi accolti per la parità di trattamento tra senatori e deputati. Nessuno può immaginare che si sia arrivati alla conclusione dell'operazione. Non è così! Non è così! Oggi i senatori percepiscono non meno - prego il Collegio dei questori di verificare e di riferire domani quando svolgerà la replica - di 700-800 euro al mese in più. Che cosa intendete fare? E, domanda brutale, con il Senato l'intesa c'è o no? Infatti, se c'è è un conto, se non c'è è un altro conto.
Vi prego di credermi, anche perché sono stato sollecitato da alcuni colleghi, vi risparmio una cosa che per alcuni versi è umiliante e per altri imbarazzante. All'Assemblea parlamentare della NATO, di cui non faccio parte, quindi non parlo per quanto mi riguarda, si va alle riunioni con i senatori in classe business e i deputati in classe economica! Ma, secondo voi, questa è una cosa che ha le gambe per camminare? Non ritenete che da questo punto di vista sia davvero abbastanza umiliante?
Aggiungo - sono disponibile a portare la responsabilità della cosa che dico - che mentre noi per telefonare all'esterno abbiamo bisogno di fare tutta quella procedura che il Collegio dei questori ben conosce, le telefonate dei senatori vengono fatte non addebitandole nel tetto che viene riservato alle telefonate annue. Quindi, o ribadiamo che i parlamentari sono eguali sia che siano senatori, sia che siano deputati o vi è qualcosa che non quadra.
Abbiate pazienza, lo dico all'onorevole Colucci e all'onorevole Albonetti: quando la dimensione dei collegi senatoriali era il doppio o il triplo di quella dei collegi della Camera ciò poteva avere un senso. Ma oggi ricordo che le uniche realtà nelle quali i collegi del Senato sono diverse da quelli della Camera sono: il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, il Lazio, la Campania e la Sicilia.
In tutte le altre regioni, io deputato, o chiunque di noi sia deputato, ha la stessa dimensione territoriale del senatore. E perché il senatore deve avere trattamenti diversi da quelli che ho io?
Terza questione: l'informatica. Devo dare atto ai questori che state procedendo molto bene, state diminuendo la produzione cartacea, però sollevo un problema. La rassegna stampa non può essere consegnata ai deputati alle 12. Abbiano pazienza l'onorevole Colucci e l'onorevole Albonetti, ma volete spiegare a chi fa la rassegna stampa che è possibile alzarsi anche alle sei del mattino per farla? O bisogna alzarsi alle 8 per avere la rassegna stampa a mezzogiorno? È una cosa che non è tollerabile, abbiate pazienza, non è tollerabile!
Vorrei porre poi una domanda che spero domani avrà una risposta. Gradirei conoscere, una volta per tutte, il numero dei giornalisti accreditati alla Camera. Quando uno di noi chiede un pass per il Transatlantico si sente dire che non è possibile. Il Transatlantico pullula di giornalisti e siccome, come ciascuno di voi, al Pag. 145mattino leggo i giornali, non è che veda tutti gli articoli sui giornali scritti dai giornalisti che bivaccano in Transatlantico!
Ultima questione, avete fatto benissimo a bloccare i concorsi. Segnalo che è bene che evitiate di creare le condizioni per cui il blocco dei concorsi si ripercuota sul lavoro delle Commissioni e degli altri servizi della Camera; ma a me va benissimo. Non voglio fare il Brunetta della situazione, anche perché non posso aspirare a fare il Ministro, però gradirei che domani, in sede di replica, ci deste un po' di dati sulle assenze dei dipendenti della Camera, in modo che si possa capire se la casta siamo noi, o se mai anche i dipendenti della Camera. Gradirei che forniste dei dati oggettivi con la percentuale di assenze per malattie o per altre cause. Oggi nel corso del dibattito sugli ordini del giorno colleghi di maggioranza e di opposizione hanno richiamato questa questione. Se è giusto sapere quante assenze fanno i dipendenti dell'Agenzia delle dogane, sarà bene sapere anche quante assenze fanno i dipendenti della Camera, anche perché non vorrei trovarmi nella condizione, da semplice deputato, di apprendere dalla stampa quello che voi non ci dite.
Il bilancio è buono, però bisogna apportare alcune modifiche dal punto di vista strutturale. Non sono marxiano, ma credo che sia necessario apportare alcune modifiche strutturali.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, farò un intervento forse un po' diverso da quello dei colleghi che mi hanno preceduto i quali hanno sollevato alcuni aspetti molto interessanti che saranno sicuramente approfonditi dai questori che ringrazio, il questore Colucci, il questore Albonetti e il questore Mazzocchi, con i quali in diverse occasioni in questi anni, anche in diverse vesti, ho avuto modo di collaborare e mi pregio di conoscere ed apprezzare per le qualità umane e politiche.
Ho letto con attenzione il progetto di bilancio interno dell'anno 2008 e mi sembra che si muova in una linea di continuità, nella direzione di una rigorosa politica di bilancio intrapresa dalla Camera già da diversi anni.
Certo oggi vi è un passaggio assai significativo sul piano degli interventi di razionalizzazione e di contenimento della spesa, necessari per essere in linea con le richieste che ci vengono non solo dall'opinione pubblica ma, in realtà, anche dal Paese.
L'indirizzo assunto dagli organi di direzione politica di questa legislatura - il collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza - continua sulla strada già tracciata dai precedenti organi della Camera e ha fatto sì che la Camera, se non erro, prima tra tutti gli organi costituzionali (anche se questo forse non è stato sufficientemente ricordato) si sia fatta carico dell'esigenza di un'attenzione particolare agli equilibri di bilancio, in un'ottica di contenimento e di razionalizzazione delle spese, che poi ha visto gli altri organi istituzionali seguirla e tentare - credo senza riuscire - di superarla su questa strada. Ricordo che la linea di politica di bilancio ha avuto un momento significativo nella decisione - adottata dall'Ufficio di Presidenza nel luglio 2003, durante la XIV legislatura, e successivamente sempre confermata, anche quest'anno - di contenere la dinamica della dotazione finanziaria della Camera entro il tasso di incremento programmato del prodotto interno lordo nominale, in modo da rapportare l'andamento delle spese necessarie per il funzionamento della Camera alla situazione economico-finanziaria del Paese.
Non si può, quindi, che esprimere un apprezzamento per la linea di continuità lungo la quale ci si è mossi in questi anni e che trova un'ulteriore conferma nel progetto di bilancio che oggi è all'esame dell'Assemblea. Si tratta di un ulteriore sforzo per il contenimento e la selezione delle spese, nonché per la doverosa e rigorosa gestione finanziaria che, al contempo, però, deve assicurare l'efficiente funzionamento dell'istituzione parlamentare, Pag. 146perché altrimenti siamo qui sempre a lamentarci di molte cose, senza poi poter prevedere delle spese adeguate per sostenere l'attività dei parlamentari.
In un quadro di nuova programmazione delle spese e degli interventi, a giudizio dell'Unione di Centro, si è riusciti a contenere i costi, senza compromettere però il livello altissimo che, anche per esperienza personale, ci è invidiato in tanti ambiti, non solo della pubblica amministrazione. Rilevo il livello altissimo dei servizi resi, la capacità della Camera di adeguare continuamente se stessa all'evoluzione del sistema istituzionale e alla complessità crescente della società e di intervenire sulle questioni fondamentali con tempestività e conoscenze adeguate.
Secondo questo indirizzo sono state assunte decisioni complesse, non semplici, da parte dei Questori e dettagliatamente illustrate nella vostra relazione di oggi, sul versante della spesa, soprattutto, ispirate a logiche e sistemi organizzativi nuovi, il più possibile avanzati tecnologicamente - anche se sono emerse in questo dibattito delle richieste ulteriori in questo senso - con procedure di continua verifica sulla congruità dei contratti e sulla gestione.
Mi preme di sottolineare che tutto ciò non sarebbe stato comunque possibile senza lo sforzo che ha compiuto l'Amministrazione della Camera, ancora una volta, la cui indipendenza, autonomia e professionalità costituisce una garanzia per tutte le forze politiche presenti in Parlamento e, a mio giudizio, va preservata ad ogni costo.
Bisogna dare atto agli uffici, dal Segretario generale ai vertici dell'Amministrazione e a tutto il personale che spesso ringraziamo in quest'Aula, dell'impegno profuso quotidianamente in un lavoro oscuro, silente e prezioso, svolto spesso senza orari - come dimostra anche questa discussione, ma non solo questa - non sotto i riflettori e che va valutato anche alla luce delle richieste che sono state avanzate da altri colleghi sul loro operato.
Tutto questo è avvenuto in un contesto di scelte di bilancio rigorose, come la decisione che ha condotto al blocco del turnover e, comunque, dobbiamo riconoscere di essere stati capaci di mutare nel tempo i propri modelli organizzativi e lavorativi dinnanzi a profondi mutamenti del contesto istituzionale, garantendo sempre standard elevatissimi nei servizi di supporto che sono forniti a tutti i gruppi parlamentari, senza alcuna distinzione.
Spesso anche la mia esperienza giornalistica mi ha portato a vedere quanto il lavoro della Camera e dell'organizzazione dei lavori sia sottovalutato e sia oscuro rispetto ai costi che vengono rimproverati alle istituzioni e ai presunti (alcuni reali) privilegi dei parlamentari, fino a parlare sempre più spesso di casta.
Comunque, termino il mio intervento e ringrazio ancora i questori per il lavoro che hanno svolto e li ringrazio perché spesso sono destinatari di tante richieste e di tante lamentele che, però, trovano sempre ascolto e attenzione.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 20,48).
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la I Commissione (Affari costituzionali), cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
S. 265-693-730-734 - Senatori LUMIA ed altri; Senatori GASPARRI ed altri; Senatore D'ALIA; Senatori BRICOLO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, Pag. 147anche straniere» (Approvata, in un testo unificato, dalla 1a Commissione del Senato) (1406) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
A tale proposta di legge sono abbinate le proposte di legge: VITALI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche relative al fenomeno della mafia e alle altre associazioni criminali similari» (528); BURTONE ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare» (639); ANGELA NAPOLI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari» (820).
Annunzio della costituzione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO.
PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il senatore Sergio De Gregorio; membro supplente, il senatore Antonello Cabras.
Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla propria costituzione. D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è stata pertanto nuovamente convocata per domani, giovedì 24 luglio 2008, alle ore 14 nella sede di Palazzo del Seminario.
Ordine del giorno della seduta di domani.
Testo sostituito con errata corrige volante
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 24 luglio 2008, alle 10:
1. - Assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 1406 ed abbinate.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (1386-A).
- Relatori: Zorzato, per la V Commissione e Jannone, per la VI Commissione.
3. - Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2).
4. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
S. 735 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Approvato dal Senato) (1496).
5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 24 luglio 2008, alle 10:
1. - Assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 1406 ed abbinate.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (1386-A).
- Relatori: Zorzato, per la V Commissione e Jannone, per la VI Commissione.
3. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
S. 735 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Approvato dal Senato) (1496).
4. - Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2).
5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 20,50.
Pag. 148TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI ANTONIO MISIANI E SALVATORE VASSALLO IN SEDE DI DICHIARAZIONI DI VOTO SUL COMPLESSO DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1386-A
ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, discutiamo questo decreto in una fase di pesante crisi finanziaria, alimentare, energetica.
In Italia, l'economia e i salari sono fermi; l'inflazione è cresciuta fino a toccare a giugno il 4 per cento; i consumi sono in discesa. A luglio la fiducia dei consumatori ha toccato il minimo storico dal novembre 1993.
Il Ministro Tremonti in quest'aula e sui giornali ha usato toni forti: ha parlato di «un circo degli orrori a quattro piste» e di «un nuovo 1929».
I fatti ci dicono due cose.
Primo. La globalizzazione non è un pranzo di gala. Su questo il Ministro dell'economia ha ragione. Ma a questa conclusione ci eravamo arrivati da soli, e da parecchio tempo. La gran parte di noi criticava la globalizzazione quando il centrodestra andava a braccetto con il capo del «blocco mercatista e monetarista», con l'amico George Bush.
Secondo. La speculazione finanziaria spiega solo una parte della crisi. Negli ultimi quindici anni Cina e India hanno triplicato il reddito per abitante e raddoppiato il consumo pro capite di energia e di carne. Due miliardi e mezzo di persone stanno uscendo dalla miseria e puntano al benessere.
È una svolta storica, di una portata talmente vasta da mettere in crisi gli equilibri ambientali del pianeta. Un tema, quest'ultimo, completamente ignorato in questa manovra economica e finanziaria.
Ed è un cambiamento così profondo da costringerci a rivedere il nostro stile di vita.
Questo è il punto.
E se questa è la prospettiva, le classi dirigenti del nostro Paese sono chiamate ad una prova molto difficile.
Il mondo sta cambiando rapidamente. Noi da dieci anni siamo fermi.
È colpa della Cina? È colpa del «blocco monetarista»?
Ha ragione Francesco Giavazzi: non serve gridare all'untore. Abbiamo bisogno di una classe dirigente seria, che affronti con coraggio i nostri ritardi, i nostri limiti. E che faccia le riforme economiche e sociali necessarie per tornare a crescere. Questo è il terreno su cui tutti saremo misurati. Chi sta al Governo, e chi all'opposizione.
Di fronte a questa sfida il Governo ha deciso di bruciare i tempi, e ha fatto una finanziaria per decreto.
Ci è stato detto che la gravità della situazione imponeva decisioni rapide. Noi non ci tiriamo indietro di fronte alle responsabilità: siamo per una democrazia governante, che decide in tempi certi. Ma attenzione: il film che abbiamo visto in questi giorni è un'altra cosa: nove minuti e mezzo per decidere in Consiglio dei ministri, per avere il testo del decreto dieci giorni dopo; in Commissione, decine di emendamenti del Governo, con lo stravolgimento del testo iniziale, e i requisiti di necessità e urgenza sistematicamente ignorati; e da ultimo, persino gli emendamenti al maxiemendamento.
Per decidere, avete deciso. Ma avete deciso in modo confuso e approssimativo. E lo avete fatto mortificando in modo inaccettabile il ruolo del Parlamento.
Nel vostro decreto c'è tutto e il contrario di tutto. Dai servizi di cabotaggio, alla banca del Mezzogiorno, da Roma capitale alla banda larga.
Non ci sono però le due cose più importanti per il Paese: la riduzione delle tasse su salari, stipendi e pensioni; le riforme per rilanciare produttività e crescita economica.
Nel vostro programma c'era un impegno preciso, scritto nero su bianco: «una graduale e progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40 per cento del PIL».Pag. 149
Io credo che gli italiani abbiano il diritto di sapere che fine ha fatto questa promessa, perché il DPEF e il decreto vanno in una direzione esattamente opposta: non ci sarà alcuna riduzione delle tasse sui dipendenti e i pensionati; non ci sarà nulla per le famiglie, meno che mai il quoziente familiare, e con il decreto la situazione peggiorerà: programmate l'inflazione all'1,5 per cento, quando quella reale è al 4 per cento; non restituite il fiscal drag; tagliate i salari accessori a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici.
Il Ministro ha detto che non si poteva fare diversamente, perché non ci sono soldi. Non è così: i conti vanno meglio delle vostre previsioni. I dati del fabbisogno sono lì da vedere.
Se le cose stanno così, state facendo un grave errore, che pagheranno i lavoratori (che perderanno ulteriore potere d'acquisto) e pagherà il Paese, che in autunno vedrà non la ripresa della domanda interna, ma una nuova stagione di tensioni sociali.
Nel decreto, a dir la verità, due cose ci sono. C'è una riduzione delle tasse implicita, perché si allenta la lotta all'evasione e all'elusione. Non c'è un condono vero e proprio. C'è un «condono strisciante», fatto di misure che sembrano fatte apposta per chi le tasse fa di tutto per non pagarle.
E nel decreto c'è la Robin tax, che è una trovata geniale, dal punto di vista comunicativo. Tassare i ricchi per aiutare i poveri. Come si fa a non essere d'accordo? Il problema è che questa trovata finirà per essere pagata dai consumatori: ce lo hanno spiegato la Corte dei conti, la Banca d'Italia, l'Autorità per l'energia.
Si poteva proseguire con le liberalizzazioni. Si è scelta la tassazione creativa, per un motivo preciso: per lasciare i soldi allo Stato. E infatti nel 2008 il 90 per cento della Robin tax andrà allo Stato, e solo il 10 per cento alla «Carta dei poveri».
E allora, Ministro Tremonti, mi lasci dire una cosa: il suo Robin Hood forse ruberà ai ricchi. Ma con i poveri ha il «braccino» decisamente corto. E per quanto riguarda la spesa, il suo Robin Hood non usa arco e frecce. Preferisce la mannaia.
Certo, la spesa pubblica va ridotta: su questo punto siamo d'accordo, e l'abbiamo scritto nel programma elettorale.
Del resto, il punto di partenza è negativo: negli anni del vostro Governo la spesa primaria è cresciuta di 2,9 punti di PIL, e solo nel 2007-2008 si è riusciti a stabilizzarla.
Il tema di discussione, dunque, non è se bisogna ridurre la spesa. Noi vi critichiamo per come volete ridurre la spesa. Per due motivi.
Primo. Con il decreto nel triennio 2009-2011 tagliate gli investimenti pubblici del 14 per cento rispetto al tendenziale (29 miliardi di euro in meno).
È un bel problema, perché vuoi dire che nei prossimi anni ci saranno meno risorse per ferrovie, strade, autostrade, porti. E sarà più difficile rilanciare la crescita economica.
Secondo. Con il decreto tagliate le spese correnti, ma lo fate senza riformare i meccanismi di spesa. Tagliate le risorse per la sicurezza, senza riorganizzare e coordinare le forze dell'ordine. Con la conseguenza che diminuiranno gli agenti sul territorio e le volanti per le strade. Tagliate la scuola e l'università, in un Paese che ha un problema di efficienza, non di costo complessivo, visto che per l'istruzione spendiamo meno della media OCSE. Tagliate la sanità e gli enti locali, pur sapendo che sono settori che nel 2007 hanno tenuto la spesa sotto controllo.
Per fare un'operazione credibile, sarebbe stato necessario riesaminare e rivedere uno per uno i programmi di spesa, come chiede da anni la Corte dei Conti. Voi avete seguito una strada diversa. Avete fatto «tagli senza riforme» a servizi pubblici essenziali. Avete fatto «cattive riforme», come quella sui servizi pubblici locali, che non darà nessuna spinta alla modernizzazione di quel settore.
E avete fatto alcune «controriforme». Una è quella sul lavoro, che smonta interi pezzi del protocollo sul welfare, in barba Pag. 150ai voti di 5 milioni di lavoratori. L'altra è la controriforma centralista degli enti territoriali.
Avete cancellato l'ICI sulla prima casa tornando alla finanza derivata; avete bloccato d'autorità l'autonomia impositiva di comuni, province e regioni; avete centralizzato i fondi europei per il Mezzogiorno; e avete perfino tentato di imporre, per le centrali nucleari e le scorie, le stesse procedure ipercentraliste previste per l'emergenza rifiuti in Campania.
Vorrei fare una domanda agli amici della Lega: ma che razza di federalismo è questo?
Il quadro della manovra, in definitiva, è questo. Avete approvato la manovra in nove minuti e mezzo. E in nove minuti e mezzo avete deciso di non diminuire le tasse, di ridurre gli investimenti pubblici e di tagliare le spese correnti senza criterio, mettendo a rischio servizi pubblici fondamentali come la scuola e le forze dell'ordine.
Avete deciso, insomma, una politica economica «bella nella forma ma avvilente nella sostanza», come hanno scritto gli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi.
Sarebbe stato meglio prendersi qualche minuto in più: avere più coraggio contro l'evasione fiscale; abbassare le tasse sui salari e le pensioni; mantenere le risorse per gli investimenti pubblici; e tagliare non i servizi, ma gli sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione.
Non lo avete fatto.
La vostra è una manovra depressiva, insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, lontana dai bisogni reali del Paese. Con gli ordini del giorno abbiamo posto l'attenzione su queste problematiche. Ci piacerebbe che il Governo ascoltasse le nostre ragioni, cambiando rotta. Perché così come è, questa manovra non ha alcuna speranza di far ripartire l'Italia. Grazie.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vari ordini del giorno hanno posto l'accento sulla preoccupante riduzione di risorse finanziarie che la manovra fa gravare su settori nevralgici dell'intervento pubblico e soprattutto per quelli della sicurezza e dell'istruzione. Vorrei in particolare richiamare l'attenzione su quelli che si riferiscono al sistema universitario.
Mi pare utile premettere quanto è stato notato, in materia di risanamento finanziario ed efficienza del sistema universitario, in un pregevole rapporto prodotto esattamente un anno fa dalla Commissione tecnica per la finanza pubblica, anch'essa peraltro inopinatamente soppressa dal Governo.
Il documento della commissione tecnica notava in primo luogo, come il rapporto docenti/studenti sia inadeguato (essendo più basso in Italia che negli altri paesi avanzati). I dati OCSE relativi al 2001 indicano 23,1 studenti universitari per docente in Italia contro una media di 17,2 nei paesi per i quali i dati sono stati raccolti.
Il rapporto metteva in evidenza, in secondo luogo, come le spesa per l'università in percentuale sul PIL sia in Italia ai valori minimi fra i paesi di area OCSE, con l'aggravante di un tasso di crescita negli ultimi anni fra i più bassi in assoluto. Nel 2003 l'incidenza della spesa sul PIL era in Italia pari allo 0,9 per cento contro la media OCSE dell'1,4 per cento. Negli USA l'incidenza era del 2,9 per cento, in Belgio dell'1,3 per cento, in Danimarca dell'1,8 per cento, in Francia dell'1,4 per cento, in Germania dell'1,1 per cento, in Olanda dell'1,3 per cento. Il costo per studente è in Italia di soli 5.658 dollari a parità di potere di acquisto, contro la media UE 19 di 6.962 e una media OCSE di 8.093, largamente inferiore a quella di singoli paesi con cui l'Italia compete sui mercati internazionali.
Dopodiché sappiamo bene che il sistema universitario italiano presenta anche una serie di limiti strutturali intrinseci: un sistema di remunerazione «rigida» dei docenti, che non ricompensa il maggiore impegno e la qualità del lavoro prestato nella didattica e nella ricerca; meccanismi concorsuali inefficienti, che non sempre hanno premiato la qualità dei candidati; una composizione del corpo docente inadeguata, con troppi professori ordinari ed associati rispetto al complesso Pag. 151dei ricercatori; un sistema di finanziamento degli atenei prevalentemente basato sulla spesa storica che ha collegamenti modesti con l'attività di ricerca e didattica; percentualmente, sul totale delle risorse disponibili, la spesa per il personale pesa troppo, quella per il diritto allo studio troppo poco.
Da qui la commissione tecnica per la finanza pubblica derivava alcune ragionevoli raccomandazioni: rafforzare l'autonomia delle università; garantire la stabilità finanziaria del sistema; potenziare il modello incentivante.
Gli interventi approvati con il decreto n. 112 vanno in tutt'altra direzione. Dispongono limiti del 20 per cento di assunzioni rispetto al personale cessato dal servizio, insieme a riduzioni consistenti e progressive del fondo per il finanziamento ordinario delle università che raggiungono il mezzo miliardo di euro nel 2013.
Insomma, invece che allinearci ai paesi che ci assomigliano e con cui dobbiamo competere, ce ne allontaniamo. Invece di introdurre meccanismi che incentivino comportamenti virtuosi da parte degli atenei si prevedono tagli «lineari» senza alcuna contropartita. La «competizione tra gli atenei» viene affidata alla loro eventuale trasformazione in fondazioni e alla loro capacità di acquisire risorse presso i privati, senza peraltro che questo comporti una effettiva maggiore autonomia nelle scelte relative alla politica di reclutamento. D'altro canto, poiché è nota la disparità nelle quantità di risorse private a cui gli atenei possono accedere nelle diverse aree del Paese, si può dubitare che questa soluzione abbia effetti equi, mentre c'è il rischio di ulteriori disparità non basate sull'efficienza ma sulla posizione. Alla fine dei conti, gli studenti e le famiglie saranno chiamati a pagare di più per servizi di istruzione superiore meno efficaci, certamente peggiorati da un rapporto più squilibrato del numero di studenti per docente.
La progressione stipendiale dei già incardinati ed in particolare di chi, come il sottoscritto, ha già raggiunto la fascia dei professori ordinari è stata alla fine tutelata, ma sono state poste gravissime ipoteche sull'entrata di giovani ricercatori. Tutto il contrario di quello di cui il sistema universitario ha bisogno.
Per questo sono pienamente condivisibili gli ordini del giorno che di fatto chiedono al Governo un ripensamento profondo degli indirizzi contenuti nell'atto legislativo di cui stiamo discutendo.
Mi riferisco a ordini del giorno presentati da colleghi dell'opposizione, a cui aderisco.
All'ordine del giorno Ghizzoni ed altri n. 264, con il quale si impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare specifiche iniziative volte al ringiovanimento del corpo docente mediante l'immissione di giovani ricercatori capaci e meritevoli e di individuare, anche nel corso dell'esame della prossima sessione di bilancio, risorse aggiuntive al fondo per il finanziamento ordinario delle università (FFO), legate alla valutazione di risultati di ricerca, di didattica e di gestione, al fine di migliorare la qualità dell'offerta formativa, di raggiungere gli standard di finanziamento europei e di garantire un efficace sistema di diritto allo studio.
Mi riferisco all'ordine del giorno Bachelet ed altri n. 263 di contenuto affine, che impegna il Governo a individuare provvedimenti normativi volti a garantire, sia nell'università che negli enti ricerca, la possibilità tecnica di realizzare operazioni di reclutamento, stabilizzazione e promozione in misura adeguata all'auspicato ringiovanimento, e in ogni caso sufficiente ad onorare gli impegni assunti dai precedenti governi.
All'ordine del giorno Mazzarella ed altri n. 263, che impegna il Governo a sostenere le fondazioni universitarie che sorgessero al sud in modo da perequare il divario nelle risorse territorialmente disponibili. È abbastanza significativo, del resto, anche se pone qualche dubbio di credibilità, l'ordine del giorno n. 12, sottoscritto da colleghi della maggioranza, Aprea ed altri, ed accolto dal rappresentante del Governo sottosegretario Vegas, il quale riconosce l'importanza strategica Pag. 152che riveste il settore universitario per il Paese come fattore di crescita della competitività e per la formazione delle nuove generazioni. L'ordine del giorno Aprea ed altri n. 12 ricorda anche che l'Italia si è impegnata a livello internazionale a destinare risorse adeguate per realizzare gli obiettivi della cosiddetta «strategia di Lisbona» in particolare ponendo la conoscenza e l'innovazione al servizio della crescita economico-sociale e, quindi, l'istruzione e la formazione al centro dei processi di crescita e modernizzazione.
Tutto vero e perfettamente condivisibile. Così come l'impegno chiesto al Governo a riassegnare, con i prossimi provvedimenti legislativi in tema di finanza pubblica, al sistema universitario le risorse finanziarie ridotte con il decreto in esame, compatibilmente con le condizioni della finanza pubblica, al fine di migliorare e rilanciare la funzionalità didattica e scientifica degli atenei.
Si tratta, a dire il vero, da parte della maggioranza e del Governo, di un ravvedimento tardivo, o più verosimilmente, come ha dato chiaramente ad intendere il sottosegretario Vegas quando ha accolto l'ordine del giorno con l'argomento per cui «una speranza non si nega a nessuno», più che di tardivo ravvedimento si tratta di una cortese ipocrisia.
In ogni caso chiederei al sottosegretario Vegas un trattamento paritario degli ordini del giorno presentati da colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Lo inviterei dunque a riconsiderare la possibilità di esprimere un parere favorevole sull'ordine del giorno Ghizzoni ed altri n. 264, che ha contenuti simili all'ordine del giorno Aprea ed altri n. 12.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LUDOVICO VICO IN SEDE DI DICHIARAZIONI DI VOTO SUL COMPLESSO DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1386-A
LUDOVICO VICO. In quest'ultima, in particolare, si dovrà ricorrere alla «cementazione» dei rifiuti liquidi, una volta trasferiti dai vecchi ai nuovi serbatoi. In sostanza, a vent'anni dal referendum che abrogò l'opzione nucleare, si sta ancora cercando un sito dove allestire il deposito nazionale per gli ottomila meri cubi di scorie ad alta pericolosità.
Non va dimenticato anche il capitolo dello smantellamento dei quattro impianti il cui costo, secondo l'IEA (Agenzia internazionale per l'energia) si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari, al netto del deposito scorie. Tale cifra è stata recentemente confermata (il 12 dicembre scorso, in audizione alla X Commissione della Camera) da Massimo Romano, amministratore delegato della Sogin.
Onorevole sottosegretario Vegas, la strategia energetica nazionale venga in Parlamento.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL QUESTORE FRANCESCO COLUCCI SUL DOC. VIII, NN. 1 E 2
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il bilancio interno per il 2008 giunge solo oggi all'esame dell'Assemblea a causa del cambio di legislatura, che ha interrotto l'iter partito nel mese di dicembre del 2007, con la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza sul primo progetto di bilancio per il corrente anno.
Negli anni in cui si svolgono le elezioni politiche, infatti, gli organi collegiali della nuova Camera riesaminano, eventualmente integrandolo o modificandolo, il progetto di bilancio già predisposto nella legislatura precedente, al fine di sottoporlo all'approvazione dell'Assemblea della Camera appena eletta.
Nella relazione scritta si dà conto dei vari passaggi procedurali che hanno portato dapprima all'approvazione di un progetto sperimentale, che doveva servire ad un'accelerazione dell'intera discussione dei documenti contabili, e successivamente ad un suo aggiornamento, per tenere conto delle modificazioni connesse al cambio di Pag. 153legislatura, oltre che di altre operazioni nel frattempo divenute necessarie.
Per quanto riguarda il contenuto di questo progetto di bilancio, larga parte della relazione scritta si sofferma sullo sforzo di contenimento e selezione delle spese da tempo avviato. Come già altre volte sottolineato, lo sforzo del Collegio dei Questori, in costante sintonia con l'Ufficio di Presidenza, è volto a perseguire una politica di rigorosa gestione finanziaria che al tempo stesso assicuri l'efficiente funzionamento dell'Istituzione parlamentare, cercando di contenere i costi senza compromettere la capacità del Parlamento di adeguare se stesso all'evoluzione del sistema istituzionale In particolare, si intende promuovere ulteriormente l'utilizzazione delle risorse tecnologiche e informatiche nei settori che producono e rendono servizi, così come proseguire la costante opera di rivisitazione dei contratti con i terzi, al fine di realizzare, in tutti i casi in cui ciò sia possibile, forme di economia che non incidano sulle capacità operative della Camera.
Alcuni dati illustrano e dimostrano l'entità degli sforzi compiuti da questo ramo del Parlamento.
Nel settore delle entrate, da anni la Camera dei deputati si è imposta dei criteri per vincolare la crescita della dotazione. Già dalla XIV legislatura, con la delibera dell'Ufficio di Presidenza del luglio 2003, successivamente confermata anche nella passata legislatura, si è deciso di contenere la crescita della dotazione entro il tasso programmato del PIL nominale indicato dal Governo nel DPEF per l'anno di riferimento, in modo da rapportare l'andamento delle spese necessarie per il funzionamento della Camera alla situazione economico-finanziaria del Paese. L'aggancio all'andamento del PIL nominale ha permesso alla Camera di avere dal 2003 al 2007 il tasso di crescita della dotazione più basso tra gli Organi costituzionali, spesso di diversi punti percentuali.
Durante la discussione in Assemblea sul bilancio interno per il 2007, alcuni ordini del giorno hanno chiesto che la dinamica della dotazione fosse correlata non più al PIL nominale, ma all'inflazione programmata. In effetti, nella fase finale del 2007 gli organi costituzionali hanno convenuto di adeguare il tasso di crescita delle rispettive dotazioni per il 2008 in misura pari al tasso di inflazione programmato (1,70 per cento). L'Ufficio di Presidenza della Camera - nella riunione del 7 novembre 2007 - ha fatto proprio tale indirizzo, il che ha comportato una riduzione della richiesta di dotazione per 12,35 milioni di euro nel 2008. Peraltro, come è stato immediatamente chiarito nella ricordata riunione dell'Ufficio di Presidenza, l'applicazione per il 2008 del parametro dell'inflazione programmata non ha comportato il superamento del criterio del PIL nominale, bensì una scelta congiunturale, nella quale è stato preso a riferimento un valore più stringente.
Anche per gli anni 2009 e 2010 è maturato, in questa legislatura, l'intendimento di confermare il principio di contenimento della richiesta di dotazione, entro il tasso di inflazione programmata, indicata all'1,5 per cento del DPEF 2009-2013. In tal modo, la minore spesa a carico del bilancio dello Stato nei prossimi due anni sarà pari a 75,5 milioni di euro rispetto a quanto già richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze nell'agosto del 2007.
Tali risparmi vanno ad aggiungersi a quelli derivanti dalle manovre precedentemente operate, di cui viene dato conto nella relazione scritta, per cui nel complesso, nel periodo 2006-2010, la richiesta della Camera per la propria dotazione si è ridotta di oltre 271 milioni di euro rispetto a quanto sarebbe avvenuto applicando annualmente il medesimo tasso di crescita programmato del PIL nominale.
Tale risultato è stato reso possibile grazie ad una energica e continua azione di contenimento dei capitoli di spesa del bilancio della Camera.
Già nella relazione al progetto di bilancio predisposto nel mese di dicembre si dava conto degli effetti di una serie di Pag. 154decisioni assunte nel corso del 2007 per ridurre i costi della Camera. Riprendendo quanto scritto allora, si ricordano le «molteplici decisioni assunte sul versante della spesa, ispirate a logiche e sistemi organizzativi nuovi, con procedure di continua verifica della congruità dei contratti, dell'andamento della gestione, così da intervenire sulla struttura dei costi dell'amministrazione della Camera, a partire dalle componenti di spesa discrezionali fino ad agire su eccessive rigidità delle spese obbligatorie. A titolo di esempio, l'esternalizzazione del ristorante interno per i parlamentari e i giornalisti, a riconsiderazione dei contratti nel settore informatico, il passaggio ovunque possibile dal cartaceo all'on line, l'eliminazione dei rimborsi spese per i viaggi di studio all'estero dei deputati, il congelamento degli aumenti automatici dell'indennità parlamentare, la riforma dei vitalizi dei parlamentari, il blocco selettivo del turn over dei dipendenti».
Lo scioglimento delle Camere, intervenuto all'inizio dell'anno, ha provocato la necessità di rivedere alcune previsioni di spesa; nel mese di aprile si è quindi proceduto ad un aggiornamento del progetto di bilancio, con una serie di interventi correttivi che, senza intaccare la politica di contenimento della spesa, hanno comportato un aumento di alcuni capitoli di spesa, per complessivi 13,4 milioni di euro.
Le modificazioni più rilevanti hanno riguardato l'integrazione di 8 milioni di euro del capitolo 10 relativo agli assegni vitalizi, l'aumento di un milione e 765 mila euro del capitolo 160 per la verifica dei risultati elettorali, l'incremento di 1 milione e 100 mila euro del capitolo 220 per la restituzione dei contributi previdenziali versati da deputati che non hanno maturato i requisiti minimi di anzianità per conseguire il diritto all'assegno vitalizio, l'aumento di circa un milione del capitolo 235 relativo alle spese per fabbricati e impianti, per spese deliberate dal Collegio dei Questori per il potenziamento degli impianti di telecomunicazione ed elettrico. In particolare, il nuovo finanziamento è volto ad assicurare il rifacimento degli impianti audio video della sala della Regina e dell'aula della Commissione esteri, il rinnovo dell'impianto audio dell'aula della Commissione di vigilanza sul sistema radiotelevisivo, un intervento di manutenzione straordinaria sull'impianto di amplificazione dell'Assemblea e il potenziamento delle capacità delle apparecchiature relative al canale satellitare.
A tale volume di spese si è inizialmente convenuto di dare integrale copertura prelevando le somme necessarie dai fondi di riserva di parte corrente e di parte capitale, che sono così scesi, nel progetto deliberato dall'Ufficio di Presidenza nel mese di aprile, complessivamente allo 0,83 per cento del totale della spesa, per un importo complessivo di 8,7 milioni di euro.
Il progetto di bilancio per il 2008 e l'allegato bilancio triennale 2008-2010, oggi al vostro esame, prevedono qualche limitato ed ulteriore aggiornamento, conseguente ad alcuni fatti nel frattempo intervenuti, rispetto a quanto deliberato nello scorso mese di aprile.
Preliminarmente, faccio presente che il Collegio dei Questori ha ritenuto opportuno provvedere, attraverso l'utilizzo di una quota delle economie registrate con la chiusura dell'esercizio precedente, a reintegrare il fondo di riserva di parte capitale alla somma originaria di 10 milioni di euro, mentre il fondo di parte corrente è stato portato a 13,8 milioni di euro. In tal modo, i fondi di riserva, nel complesso vengono a rappresentare il 2,23 per cento delle previsioni di spesa, un livello adeguato - tra l'altro - ad impostare in maniera equilibrata il nuovo bilancio triennale. Preciso tuttavia che, nonostante questo incremento prudenziale dei fondi di riserva, la spesa effettiva - al netto dei fondi stessi - di fatto rimane allo stesso livello precedente, tenuto conto che essa fa oggi registrare una crescita pari allo 0,49 per cento, anziché dello 0,41 per cento, rispetto alle previsioni definitive per il 2007 e che, al lordo dei fondi di riserva, la spesa cresce dell'1,50 per cento, una percentuale che, anche in presenza di un anno elettorale, resta pur sempre inferiore Pag. 155all'andamento dell'inflazione programmata per il 2008 e a quella degli altri anni di cambio di legislatura.
Passando alle variazioni riguardanti gli altri capitoli di spesa rispetto a quanto previsto nel progetto di bilancio deliberato nel mese di aprile, sottolineo che i risultati delle elezioni politiche hanno determinato una riduzione del numero dei gruppi parlamentari, per cui nel progetto di bilancio è prevista una diminuzione complessiva della spesa di 2,8 milioni di euro sui pertinenti capitoli.
Il già ricordato capitolo 220, relativo alla restituzione dei contributi previdenziali versati da deputati che non hanno maturato i requisiti minimi di anzianità contributiva per conseguire il diritto all'assegno vitalizio, è stato ulteriormente integrato di 1,5 milioni di euro.
Altre spese connesse al cambio di legislatura sono quelle, pari a 0,48 milioni di euro, che incidono sul capitolo 240 (Spese per beni durevoli e attrezzature) dovute ad interventi straordinari sugli arredi.
Il capitolo 235 (Spese per fabbricati e impianti) è stato invece integrato di 0,2 milioni di euro per ulteriori interventi volti a migliorare la fruibilità della struttura ai soggetti diversamente abili.
Gli aumenti iscritti nel capitolo 70 per la fornitura di acqua, gas e elettricità non sono ovviamente legati al cambio di legislatura, ma derivano dall'aumento del costo del greggio; il capitolo in questione è stato pertanto integrato di 0,58 milioni di euro.
Una lieve modifica, pari allo 0,49 per cento, riguarda le spese per il personale dipendente, essenzialmente per tenere conto di possibili questioni di natura contrattuale rimaste non risolte nella passata legislatura ovvero connesse all'attuazione di disposizioni contenute nel Regolamento dei Servizi e del personale. Nonostante questo incremento della previsione di spesa, la percentuale di aumento di tale capitolo passa all' 1,49 per cento, restando in ogni caso ad un livello inferiore al tasso di inflazione programmata.
Colgo l'occasione per illustrare due ulteriori iniziative avviate nei primi mesi di questa legislatura. Come è noto, una recente decisione ha riguardato la modifica del sistema di voto in Assemblea, al fine di rafforzare la garanzia della personalità del voto. A tal fine si farà ricorso ad un sistema più avanzato sotto il profilo tecnologico, con costi contenuti che rientrano nelle previsioni di spesa già iscritte in bilancio.
Sono inoltre già allo studio alcune misure che puntano su un più efficiente utilizzo delle risorse tecnologiche e informatiche, al fine di conseguire significativi risparmi in termini di minor consumo di carta, in correlazione allo sviluppo di un programma di dematerializzazione, che comprende anche una riduzione nella tiratura della stampa degli atti parlamentari. Gli effetti economici di tali misure, per quanto riguarda il 2008, potranno trovare evidenza nel conto consuntivo. Su base annuale, l'effetto di risparmio supera il milione di euro.
Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha chiesto un adeguamento della propria dotazione da 80 mila euro annui a 100 mila euro, adeguamento cui i Presidenti di Camera e Senato hanno consentito; in tal senso saranno quindi successivamente aggiornate le relative previsioni di bilancio.
In sede di predisposizione del progetto di bilancio per il 2009 potranno poi ovviamente trovare compiuta traduzione contabile gli ulteriori indirizzi ed interventi che gli Organi collegiali della presente legislatura stanno definendo. Il Collegio dei Questori, infatti, in collaborazione con l'Ufficio di Presidenza, intende portare avanti l'opera di contenimento delle spese da tempo intrapresa, in un quadro di selezione di obiettivi e priorità, di monitoraggio dei flussi di spesa, di perseguimento dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa e di ricerca della massima razionalizzazione nell'allocazione delle risorse.
La discussione sul bilancio interno contempla tradizionalmente anche una fase nella quale si dà conto delle attività svolte in relazione agli ordini del giorno presentati e approvati nella discussione sull'esercizio Pag. 156precedente. Trovandoci in un esercizio interessato dal cambio di legislatura, mi sembra utile, al fine di non disperdere il lavoro svolto nel corso dell'ultimo anno, ripercorrere le tematiche più rilevanti contenute in tali strumenti di indirizzo, illustrando le linee di azione nel frattempo intraprese.
Per quanto riguarda le azioni di contenimento della dotazione e, correlativamente, delle spese si è già detto. Ribadisco che la linea di contenimento dei costi non si sostanzia in meri tagli, ma è la risultante di una serie di interventi più strutturali e in questo quadro un particolare ruolo potrebbe essere svolto, come accennato all'inizio, dall'innovazione tecnologica e informatica.
Non a caso si intende procedere alla sostituzione di gran parte delle attuali procedure che prevedono l'impiego di supporti cartacei con procedure informatizzate. Lo strumento che potrà fornire una soluzione esaustiva a tali problematiche è costituito dal portale della Camera, per il quale è in fase di espletamento la relativa procedura di gara. Nel corrente mese è già terminata la fase di presentazione delle offerte. Il portale sarà un ambiente principalmente destinato a deputati, loro collaboratori, dipendenti dei gruppi parlamentari, dipendenti dell'Amministrazione, ma anche ad altri utenti che a vario titolo interagiscono con la Camera. In esso confluiranno informazioni generate internamente, servizi e applicazioni già esistenti e servizi e applicazioni di nuova realizzazione, volti a facilitare e a rendere più efficace il lavoro individuale e cooperativo sia all'interno della Camera sia tra la Camera e gli altri enti istituzionali.
In attesa della piena operatività del Portale sono peraltro già state avviate iniziative fra le quali quella dell'abbandono dei canali tradizionali per l'invio delle convocazioni ai deputati da parte degli organi della Camera (avvisi cartacei in casella, fax, telegrammi) e la loro sostituzione con un sistema basato sulla posta elettronica.
Nel quadro del potenziamento della strumentazione informatica si prevede di aumentare il numero delle postazioni informatiche a disposizione dei deputati nelle aree comuni (in particolare nel corridoio semicircolare dell'Aula, nella Galleria dei Presidenti e nella sala di lettura), utilizzando altresì alcuni accorgimenti per favorire una migliore riservatezza degli utenti. Nel corridoio semicircolare dell'Aula saranno altresì allestiti due schermi touch screen per la consultazione delle agenzie di stampa.
È prevista altresì la graduale estensione della copertura wi-fi in diverse aree di Palazzo Montecitorio, a cominciare dalla galleria dei Presidenti e dalla sala del Mappamondo, per proseguire poi nelle aule delle Commissioni.
I computer in dotazione dei deputati negli uffici a loro disposizione saranno inoltre gradualmente sostituiti con apparecchiature più aggiornate al grado di sviluppo raggiunto ormai dalla tecnologia.
Nel corso della sospensione estiva dei lavori parlamentari, si procederà alla predisposizione di prese di corrente a servizio dei singoli scranni nell'Aula di Montecitorio, tali da consentire l'utilizzazione di strumenti informatici.
Si è peraltro proseguito con interventi diretti a consentire un maggior risparmio energetico, anche valutando la fattibilità del ricorso ad un sistema di cogenerazione in grado di assicurare l'autoproduzione di energia elettrica, termica e frigorifera, e l'individuazione di soluzioni per l'installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura di Palazzo Montecitorio e la pressoché integrale sostituzione della tipologia delle lampade in uso con tecnologia da incandescente a fluorescente. Per un uso razionale dell'energia sono state adottate politiche gestionali di attenzione al rendimento energetico degli impianti, siano essi elettrici ovvero di condizionamento e termoidraulici.
Un ulteriore intervento di razionalizzazione strutturale della spesa è stata l'adesione alla ultima convenzione CONSIP per la telefonia mobile, attivata nel 2008 per tutte le pubbliche amministrazioni, Pag. 157che ha permesso l'utilizzazione delle economie di scala derivanti da tale tipologia di convenzioni.
Per far fronte all'impegno di sviluppare e migliorare le modalità di comunicazione all'esterno dell'attività parlamentare, un rilevante ruolo è stabilito dal canale satellitare, con riferimento al quale si intende proseguire il processo di integrazione e aggiornamento degli impianti in modo da far fronte al costante incremento delle registrazioni e ad un crescente sviluppo della trasmissione in diretta, anche attraverso il web; proseguirà altresì il programma di adeguamento degli impianti di ripresa nelle Commissioni permanenti.
Si intende altresì proseguire nel processo di integrazione con le strutture dell'altro ramo del Parlamento e a tal fine si sono avuti ripetuti contatti con il Collegio dei Questori del Senato.
Per quanto concerne la gestione degli spazi, si ricorda l'intento di giungere alla sostituzione di locali in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera.
Un altro tema di particolare impegno è la continuazione dell'opera volta a favorire l'accessibilità delle sedi della Camera da parte dei soggetti diversamente abili. Ancora di recente, sono stati posti in essere diversi interventi volti a migliorare la fruibilità della struttura e dei locali della Camera, in un contesto normativo e logistico di accentuata difficoltà, in quanto, da un lato le esigenze di tutela del patrimonio storico e artistico determinano, in particolare per gli interventi architettonici, la necessità di valutare congiuntamente e acquisire la preventiva autorizzazione della Soprintendenza competente per territorio, e, dall'altro, la necessaria continuità funzionale degli organi parlamentari impone che gli interventi di maggior rilievo si svolgano sfruttando i periodi di interruzione dei lavori parlamentari.
Passando ad illustrare il conto consuntivo per l'anno 2007, rinviando per maggiori precisazioni alla relazione scritta dal Collegio dei Questori della precedente legislatura, ricordo che da alcuni anni tale documento viene preceduto da una riclassificazione delle spese della Camera attorno a quattro missioni primarie.
Il 79,2 per cento delle risorse finanziarie, al netto degli oneri fiscali e contributivi e delle prestazioni previdenziali, è assorbito dalle funzioni relative all'attività parlamentare in senso stretto, comprendenti anche gli oneri sostenuti per le strutture destinate ad ospitare gli organismi bicamerali. Le risorse destinate alle relazioni internazionali e all'attività di rappresentanza della Camera sono state il 3,1 per cento del totale delle risorse come sopra determinate. A loro volta, le attività volte a fornire servizi direttamente fruibili al pubblico hanno assorbito il 9,4 per cento delle risorse finanziarie. Le attività che rientrano in questa missione sono volte ad avvicinare la Camera dei deputati ai cittadini, mediante la messa a disposizione di una pluralità di strumenti, tra i quali hanno particolare rilievo il sito internet, la Biblioteca e l'Archivio storico. Infine, l'8,3 per cento delle risorse finanziarie è stato destinato alla valorizzazione e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Camera.
Passando all'illustrazione dei dati finanziari dell'esercizio 2007, le entrate effettive, riferite cioè ai titoli I (Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato) e II (Entrate integrative), evidenziano accertamenti per 1.014,7 milioni di euro a fronte di una previsione definitiva di 1.006 milioni di euro, con un maggior gettito di 8,7 milioni di euro. Gli incassi, ammontanti a 1.014 milioni di euro, hanno determinato residui attivi per 0,7 milioni di euro.
La spesa effettiva (Titoli I e II), a fronte di stanziamenti ammontanti nel loro complesso a 1.053,1 milioni di euro, registra impegni per 1.021,3 milioni di euro, pari al 96,98 per cento della previsione, con conseguenti economie per 31,8 milioni di euro. Le somme pagate, ammontanti a 952,4 milioni di euro, rappresentano il 93,25 per cento degli impegni assunti, con conseguente formazione di residui passivi per 68,9 milioni di euro. Pag. 158
Un ringraziamento a nome del Collegio dei Questori, al Segretario Generale, a tutti i suoi collaboratori e a tutto il personale per l'impegno profuso al conseguimento dei risultati conseguiti nella gestione del bilancio.
Ringrazio fin d'ora i colleghi per i suggerimenti che vorranno dare intervenendo nella discussione, che auspico possa registrare il più ampio consenso dell'Assemblea sui documenti di bilancio interno all'ordine del giorno.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 1386 A - odg 9/1386/37 | 535 | 535 | 268 | 256 | 279 | 46 | Resp. | |
2 | Nom. | odg 9/1386/38 | 526 | 525 | 1 | 263 | 250 | 275 | 45 | Resp. |
3 | Nom. | odg 9/1386/45 | 538 | 533 | 5 | 267 | 250 | 283 | 45 | Resp. |
4 | Nom. | odg 9/1386/49 | 538 | 508 | 30 | 255 | 225 | 283 | 44 | Resp. |
5 | Nom. | odg 9/1386/51 | 541 | 540 | 1 | 271 | 257 | 283 | 44 | Resp. |
6 | Nom. | odg 9/1386/71 | 541 | 540 | 1 | 271 | 261 | 279 | 44 | Resp. |
7 | Nom. | odg 9/1386/77 | 541 | 536 | 5 | 269 | 259 | 277 | 44 | Resp. |
8 | Nom. | odg 9/1386/78 | 539 | 538 | 1 | 270 | 255 | 283 | 44 | Resp. |
9 | Nom. | odg 9/1386/79 | 532 | 532 | 267 | 251 | 281 | 44 | Resp. | |
10 | Nom. | odg 9/1386/95 | 533 | 533 | 267 | 256 | 277 | 44 | Resp. | |
11 | Nom. | odg 9/1386/98 | 535 | 533 | 2 | 267 | 253 | 280 | 44 | Resp. |
12 | Nom. | odg 9/1386/120 | 528 | 512 | 16 | 257 | 452 | 60 | 44 | Appr. |
13 | Nom. | odg 9/1386/121 | 528 | 525 | 3 | 263 | 252 | 273 | 45 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | odg 9/1386/134 | 534 | 520 | 14 | 261 | 513 | 7 | 45 | Appr. |
15 | Nom. | odg 9/1386/141 | 525 | 377 | 148 | 189 | 359 | 18 | 45 | Appr. |
16 | Nom. | odg 9/1386/146 I parte | 536 | 532 | 4 | 267 | 255 | 277 | 45 | Resp. |
17 | Nom. | odg 9/1386/157 | 525 | 512 | 13 | 257 | 498 | 14 | 45 | Appr. |
18 | Nom. | odg 9/1386/162 | 528 | 527 | 1 | 264 | 253 | 274 | 45 | Resp. |
19 | Nom. | odg 9/1386/163 | 513 | 511 | 2 | 256 | 251 | 260 | 45 | Resp. |
20 | Nom. | odg 9/1386/171 | 537 | 536 | 1 | 269 | 261 | 275 | 45 | Resp. |
21 | Nom. | odg 9/1386/172 | 527 | 378 | 149 | 190 | 93 | 285 | 45 | Resp. |
22 | Nom. | odg 9/1386/178 | 529 | 529 | 265 | 250 | 279 | 45 | Resp. | |
23 | Nom. | odg 9/1386/183 | 531 | 531 | 266 | 252 | 279 | 45 | Resp. | |
24 | Nom. | odg 9/1386/184 | 532 | 532 | 267 | 255 | 277 | 45 | Resp. | |
25 | Nom. | odg 9/1386/187 | 530 | 529 | 1 | 265 | 250 | 279 | 45 | Resp. |
26 | Nom. | odg 9/1386/189 | 536 | 536 | 269 | 255 | 281 | 45 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | odg 9/1386/195 | 525 | 524 | 1 | 263 | 252 | 272 | 45 | Resp. |
28 | Nom. | odg 9/1386/197 | 535 | 535 | 268 | 254 | 281 | 45 | Resp. | |
29 | Nom. | odg 9/1386/202 | 511 | 510 | 1 | 256 | 240 | 270 | 45 | Resp. |
30 | Nom. | odg 9/1386/206 I parte | 530 | 489 | 41 | 245 | 401 | 88 | 44 | Appr. |
31 | Nom. | odg 9/1386/206 II parte | 531 | 526 | 5 | 264 | 251 | 275 | 44 | Resp. |
32 | Nom. | odg 9/1386/210 | 524 | 518 | 6 | 260 | 249 | 269 | 44 | Resp. |
33 | Nom. | odg |