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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 54 di mercoledì 24 settembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Balocchi, Bongiorno, Boniver, Buonfiglio, Caparini, Cirielli, De Biasi, Fallica, Gregorio Fontana, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Lucà, Mazzocchi, Molgora, Mura, Pescante, Paolo Russo e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Damiano ed altri n. 1-00034, Cazzola ed altri n. 1-00038, Delfino ed altri n. 1-00039 e Lo Monte ed altri n. 1-00040 concernenti iniziative per il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni (ore 10,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Damiano ed altri n. 1-00034, Cazzola ed altri n. 1-00038, Delfino ed altri n. 1-00039 e Lo Monte ed altri n. 1-00040 concernenti iniziative per il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di martedì 23 settembre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.
Avverto che le mozioni Cazzola ed altri n. 1-00038 e Lo Monte ed altri n. 1-00040 sono state ritirate dai presentatori e contestualmente è stata presentata la risoluzione Cazzola ed altri n. 6-00006, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Risoluzione).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sulla risoluzione testé presentata.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, le mozioni Damiano ed altri n. 1-00034, Cazzola ed altri n. 1-00038, Delfino ed altri n. 1-00039 e Lo Monte ed altri n. 1-00040, nel rilevare il grave problema del decrescente e insufficiente potere d'acquisto delle famiglie, chiedono che il Governo si impegni ad assumere iniziative che determinino la ripresa e la competitività dell'economia italiana.
Al riguardo, occorre premettere che il DPEF 2009-2013 ha confermato il tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento nel 2008, tenuto conto che nel 2007 il tasso di inflazione programmata era stato superiore all'inflazione effettiva (2 perPag. 2cento), che l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati era all'1,7 per cento e che l'inflazione del 2008 è riconducibile soprattutto alle componenti importate. In effetti, gli accordi tra il Governo e le parti sociali che introdussero il tasso di inflazione programmata prevedevano, accanto all'impegno di ognuno di rispettare l'obiettivo di crescita programmata dei prezzi per quanto di competenza, il mancato recupero dell'inflazione dovuta agli aumenti degli input importati. Questo, infatti, costituisce un impoverimento netto per l'intero Paese e non solo per una parte.
Nel 2008 è previsto un peggioramento delle ragioni di scambio prevalentemente per effetto dei rialzi dei prezzi dei prodotti petroliferi e delle altre materie prime. Ciò determina una forte componente di inflazione importata nel 2008, anche in conseguenza dell'impatto delle tensioni dei prezzi dei prodotti energetici su quelli alimentari. Peraltro, è necessario evitare, come continuamente richiamato anche dalla BCE, di generare effetti a cascata alimentando la dinamica salariale. Di conseguenza, anche se l'indice al netto dell'inflazione importata sarà probabilmente al di sopra del tasso di inflazione programmata del 2008, è necessario mantenere il livello dell'1,7 per cento, adottando misure perequative per alleviare l'impatto negativo sui redditi più bassi.
Si ritiene, pertanto, necessario che anche la riforma del modello contrattuale in discussione tra Confindustria e parti sindacali debba tenere come criteri di riferimento l'esclusione dell'inflazione importata e l'obiettivo di non alimentare una spirale prezzi-salari.
In merito alla proposta di ridurre progressivamente ed incisivamente la pressione fiscale sulle retribuzioni medio-basse, è necessario inquadrare queste misure nell'ambito degli equilibri di finanza pubblica.
Per quanto riguarda la proposta di incentivare con strumenti fiscali la contrattazione decentrata, si è favorevoli al suo rafforzamento nell'ambito della nuova concertazione. Nel nuovo contesto di politica economica gli aumenti del potere di acquisto sono compatibili con l'obiettivo di mantenere la competitività internazionale solo a condizione che siano ottenuti mediante la riduzione dei prezzi e l'incremento della quota di salario dovuta alla distribuzione della produttività aziendale. In questo ambito la liberalizzazione dei mercati, da un lato, elimina le rendite ed eleva la produttività, dall'altro, genera un impatto positivo sulla struttura dei costi delle imprese utilizzatrici dei servizi.
È da osservare tuttavia che la più intensa competizione internazionale e la pressoché completa libertà di circolazione dei capitali hanno portato ad un flusso crescente di investimenti verso i Paesi con un'ampia offerta di lavoro a bassi salari, con una conseguente nuova divisione internazionale del lavoro. Infatti, le fasi produttive di beni a maggiore intensità di lavoro sono state trasferite dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, determinando nei Paesi sviluppati un problema di riallocazione del fattore lavoro verso fasi e beni a maggior contenuto tecnologico ed una diminuzione dei salari dei lavoratori a bassa qualifica. Tutto questo, insieme alla maggior domanda di lavoro qualificata dovuta all'innovazione tecnologica, potrebbe essere alla base della modesta quota di crescita a vantaggio del lavoro. In Italia, peraltro, la quota destinata al lavoro è rimasta sostanzialmente costante negli ultimi anni, partendo da livelli più bassi che in altri Paesi sviluppati.
Per quanto riguarda poi l'impegno del Governo per diminuire la pressione fiscale a favore dei redditi medio-bassi si fa presente che il Governo, con il decreto-legge n. 93 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere d'acquisto delle famiglie, ha recentemente approvato una riforma del mercato del lavoro che è volta ad incrementare la produttività dello stesso ma che esplica i propri effetti anche nel sostegno dei redditi medio-bassi.
In linea con tale riforma una parte del reddito da lavoro proveniente dalle ore diPag. 3straordinario o dai premi per incentivare la produttività viene esentata dalla tassazione progressiva ordinaria per essere assoggettata ad una più vantaggiosa tassazione proporzionale con aliquota fiscale pari al 10 per cento.
La nuova normativa sarà efficace, in via sperimentale, per la seconda metà del 2008, e si applicherà alla platea dei lavoratori dipendenti del settore privato che abbiano riportato, nel 2007, un reddito da lavoro dichiarato ai fini fiscali inferiore ai 30 mila euro. Questi potranno avvalersi del sostituto d'imposta per un importo lordo che può raggiungere un massimo di 3 mila euro. La parte di reddito da lavoro straordinario o del premio di produttività eccedente dall'importo rimane soggetta alla normale tassazione progressiva prevista dall'IRPEF. Essa presenta alcuni aspetti che la rendono rilevante ai fini del sostegno ai redditi medio-bassi: in particolare, è applicata in maniera selettiva ai dipendenti con redditi inferiori ai 30 mila euro; comporta un doppio beneficio fiscale che consiste nella possibilità di avere una parte del proprio reddito fino a un massimo di 3 mila euro tassata ad un aliquota favorevole del 10 per cento e, grazie alla diminuzione del reddito imponibile, in un vantaggio in termini di detrazioni fiscali più elevate, il cui importo è inversamente proporzionale al reddito imponibile.
Con riferimento ai pensionamenti anticipati per lo svolgimento di lavori usuranti il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha comunicato che la platea di possibili beneficiari è stata individuata dapprima nell'ambito del Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibile del 23 luglio 2007 e, quindi, all'articolo 1, comma 3, lettera b) della legge 24 dicembre 2007, n. 247, con riferimento ai lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti di cui all'articolo 2 del decreto 19 maggio 1999 del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, della sanità e per la funzione pubblica, ovvero lavoratori dipendenti notturni come definiti dal decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66.
In particolare è all'esame della Commissione lavoro di questo ramo del Parlamento l'A.C. 1441-quater recante delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, inoltre, ha puntualizzato che l'individuazione delle attività di cui al decreto ministeriale 19 maggio 1999 è stata realizzata per il tramite della attività di una commissione scientifica.
Con riferimento alle politiche di sostegno per le famiglie al cui interno vi siano persone anziane non autosufficienti e soggetti con disabilità, si rappresenta che la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), aveva istituito il Fondo per le non autosufficienze per garantire l'attuazione di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale alle persone non autosufficienti. Al Fondo per le non autosufficienze sono state assegnate risorse finanziarie per il triennio 2007-2009 nella misura di 100 milioni per il 2007, 300 milioni di euro per il 2008 e 400 milioni di euro per il 2009.
Le risorse per il 2007 sono state ripartite tra le regioni e le province autonome con un decreto ministeriale in data 12 ottobre 2007, individuando nel provvedimento di riparto alcune aree prioritarie di intervento riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni in favore delle persone non autosufficienti. Le risorse per gli anni 2008-2009 sono state ripartite con un nuovo provvedimento di riparto, già sottoscritto dai Ministri competenti, per il quale sono in corso i controlli e le registrazioni degli organi di controllo per la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Relativamente alle modalità di utilizzo delle risorse da parte di regioni e province autonome, il nuovo decreto riprende le medesime finalità già stabilite nel decreto ministeriale per il 2007.Pag. 4
Con riferimento agli interventi a sostegno delle famiglie con lo strumento della carta acquisti, previsti dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, a partire dal termine del 2008 potrà essere richiesta dai cittadini che versano in condizioni di maggior disagio economico, una carta prepagata finalizzata all'acquisto di beni alimentari o al pagamento delle tariffe per le utenze domestiche nonché di beneficiare di vantaggiose condizioni di acquisto concordate con le grandi reti di distribuzione e con le grandi centrali di produzione di beni alimentari. La definizione di esigibilità per questa misura è in fase di costruzione, ma seguirà una logica di prova dei mezzi per assegnare il beneficio a fasce particolarmente disagiate della popolazione, con particolare riferimento a persone anziane, minori appartenenti alla prima infanzia e anche minori che vivono a vario titolo fuori dalla famiglia in strutture di accoglienza.
A seguito del consolidamento nell'utilizzo dello strumento sarà possibile già nel 2009 esprimere una valutazione sull'efficacia di questa misura per considerare eventuali miglioramenti e sviluppi, in particolare per verificare la possibilità che questo stesso circuito sia utilizzato per favorire l'accesso ad ulteriori servizi collegati a misure di sostegno nazionale (a titolo di mero esempio: prestazioni per il diritto allo studio, per la non autosufficienza ed altro ma anche quelle rientranti nella programmazione di servizi territoriali).
Ancora, con riferimento alle misure di sostegno delle condizioni di vita delle famiglie, occorre richiamare il piano-casa, previsto dalla stessa legge 6 agosto 2008, n. 133, attraverso il quale si vuole rispondere all'esigenza di garantire su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali di fabbisogno abitativo, incrementando il patrimonio immobiliare attraverso l'offerta di edilizia residenziale pubblica e realizzando misure di recupero del patrimonio abitativo esistente e attraverso programmi integrati di riqualificazione urbana.
Tali interventi dovranno tener conto dell'effettivo bisogno abitativo presente nelle diverse realtà territoriali e sono destinati prioritariamente a prima casa per nuclei familiari a basso reddito, compresi i nuclei monoparentali o monoreddito, giovani coppie a basso reddito, anziani in condizioni economiche e sociali svantaggiate, studenti fuori sede, soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio per finita locazione, immigrati regolari a basso reddito.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, coerentemente con le motivazioni esposte dall'onorevole Cosentino, che ringrazio, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Cazzola ed altri n. 6-00006.
Risultano ritirate le altre mozioni sostenute dai gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord e Misto-Movimento per l'autonomia.
Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Damiano ed altri n. 1-00034.
Per quanto riguarda la mozione Delfino ed altri n. 1-00039, il Governo esprime parere contrario per quanto riguarda la premessa, favorevole per quanto riguarda il dispositivo, con una richiesta di riformulazione (che risulta avere il consenso del proponente) del quarto capoverso, relativo alla revisione della disciplina della detassazione degli straordinari, che è la seguente: «procedere ad una definizione di carattere strutturale della detassazione sugli straordinari e dei premi, estendendone l'applicazione alle categorie ora escluse, collegandola alla riforma della contrattazione e alla valorizzazione del secondo livello, territoriale o aziendale». Con questa riformulazione il Governo esprime parere favorevole al dispositivo.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, accetta la riformulazione proposta?

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione e motiveremo in sede di dichiarazione di voto.

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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per sei minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente e onorevoli colleghi, durante l'intervento di ieri, nell'illustrare la mozione Lo Monte ed altri n. 1-00040, presentata a nome del Movimento per l'Autonomia, avevo avuto modo di sottolineare come fosse del tutto anomalo il fatto che fossero state presentate due mozioni da parte della maggioranza, non avendo Popolo della Libertà e Lega Nord coinvolto o chiesto il coinvolgimento del Movimento per l'Autonomia nella stesura della propria mozione.
Ritengo che non si possa più procedere sul piano politico in questi termini: occorre che i componenti e i contraenti del patto di maggioranza, che si sono presentati insieme al corpo elettorale - a differenza di Unione di Centro e Partito Democratico - debbano, in futuro, collaborare politicamente in maniera più efficace e più coerente col patto che è stato assunto dinanzi al corpo elettorale e che un'eventuale articolazione su questioni che non intaccano il patto più forte di maggioranza e di fiducia al Governo possa avvenire solo dopo che sia stato avviato un processo di confronto e di dialogo all'interno della maggioranza.
Abbiamo accolto con soddisfazione la disponibilità degli alleati ad affrontare congiuntamente il problema legato alla mozione sul recupero del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, presentando una risoluzione unitaria che i parlamentari del Movimento per l'Autonomia sosterranno con il loro voto favorevole.
Il testo che ci accingiamo ad approvare recepisce alcuni punti che riteniamo fondamentali per creare le condizioni necessarie ad ottenere un rilancio dell'economia meridionale.
Si tratta di una risoluzione che impegna il Governo ad adottare nuovi provvedimenti, che vanno nella direzione degli investimenti infrastrutturali, dell'introduzione della fiscalità di vantaggio e di un particolare sostegno al reddito delle famiglie particolarmente disagiate, delle famiglie numerose e di quelle che hanno al loro interno disabili ed anziani non autosufficienti.
Nel dibattito di ieri abbiamo posto in evidenza il divario esistente tra l'economia del sud rispetto a quella del resto del Paese, sottolineando le ragioni per le quali i benefici della libera concorrenza sono vanificati al sud a causa dei mancati insediamenti delle grandi catene di distribuzione. Non a caso, i dati diffusi dalle associazioni di consumatori confermano che a pagare i prezzi più alti per i beni di consumo e per i servizi sono, paradossalmente, le famiglie del Mezzogiorno, già di per sé svantaggiate da un'economia distante da quella del resto del Paese. Il permanere del divario di sviluppo territoriale tra le aree del Paese penalizza fortemente il Mezzogiorno: nel 2007, la crescita del PIL è stata pari all'1,6 per cento nel centro-nord e allo 0,9 per cento nel Mezzogiorno.
È evidente che occorre dotare le nostre regioni di un sistema di infrastrutture e di servizi che consenta di competere ad armi pari con il resto del Paese, e il Governo non può non farsi carico di questa situazione. In relazione al mercato del lavoro il Mezzogiorno, dopo aver creato nel corso del triennio 2003-2006 (di espansione dell'occupazione) ben 478 mila posti di lavoro aggiuntivi, nell'ultimo biennio ha manifestato grosse difficoltà a mantenere lo stock di occupazione creato nel periodo precedente: tra il 2006 e il 2008 gli occupati a tempo indeterminato sono, infatti, calati di oltre 56 mila unità.
La risoluzione congiunta PdL-Lega Nord-Movimento per l'Autonomia, che stamani sottoponiamo all'attenzione dell'Aula, impegna il Governo a porre in essere la fiscalità di vantaggio dopo una valutazione dei profili di compatibilità con la disciplina dell'Unione europea. Solo cosìPag. 6si potrà concretamente promuovere l'insediamento di imprese operanti nel Mezzogiorno, al fine di favorire il tessuto produttivo locale, unica garanzia concreta per lo sviluppo economico e per l'occupazione nel Mezzogiorno. Incentivare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno rappresenta un'opportunità di progresso economico, non solo per il Mezzogiorno, ma per l'intero Paese, non solo perché il sud possiede le maggiori potenzialità di crescita produttiva, spazi fisici ed economici, risorse materiali ed immateriali, ma perché ha le più importanti potenzialità per accrescere il livello di competitività di tutta l'Italia. Abbiamo votato e sostenuto quanto il Governo ha fatto finora e con questa risoluzione riteniamo che esso potrà produrre i risultati positivi che auspichiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori sosteniamo con convinzione la mozione Damiano ed altri n. 1-00034, sulla quale esprimeremo il nostro voto favorevole. Dai dati di cui disponiamo (si tratta di dati ISTAT, non costruiti ad arte e di sicuro non suscettibili di dubbio alcuno, attendibili) risulta, ed è di tutta evidenza e sotto gli occhi di tutti - e se non è così, caro sottosegretario Cosentino, mi auguro che qualche autorevole membro del Governo li smentisca - che la situazione socio-economica è drammatica, disastrosa, ormai insostenibile per centinaia di migliaia di italiani.
Ritengo che sia ormai innegabile che ci troviamo di fronte al problema di un decrescente ed insufficiente potere d'acquisto delle famiglie, ad un rallentamento degli incrementi delle retribuzioni e delle pensioni e ad una situazione di crescita zero. Questa mattina su qualche autorevole quotidiano italiano veniva titolato che il Governo inizia a vedere nero: il PIL è in diminuzione dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,1 per cento rispetto al trimestre dell'anno 2007.
Nell'ultima indagine ISTAT sulle condizioni economiche delle famiglie, caro Presidente, abbiamo questa situazione: il 14,6 per cento delle famiglie italiane non arriva più alla famosa quarta settimana, non ce la fa ad arrivare a fine mese; il 28,4 per cento non riesce più a far fronte, nel caso in cui dovesse averla, ad una spesa imprevista (ad esempio, se si rompe la lavatrice); il 9,3 per cento è in arretrato rispetto al pagamento delle bollette; il 10,4 per cento non riscalda adeguatamente la casa; il 4,2 per cento non ha i soldi per le spese alimentari e, quindi, è in stato di indigenza e di povertà, e non vado oltre con l'elenco, Presidente.
Però, non è così per tutti. Caro Presidente, gradirei la sua attenzione, perché adesso mi rivolgo proprio a lei: come dicevo, la situazione che ho illustrato fino ad ora non è così per tutti. Se ha avuto modo di leggere i giornali stamattina, i più autorevoli quotidiani, caro Presidente, vede che non è così per tutti. Cito testualmente: la parentopoli si allarga ai big. Caro Presidente, figli, sorelle, cugine di Ministri e dei suoi alleati di Governo, a quanto si legge, hanno trovato comodo rifugio negli staff degli assessori della regione Sicilia, per la modica cifra - cito testualmente - di 70 mila euro l'anno. Pare che tali assunzioni - cito sempre testualmente - siano state fatte per meriti di parentela. Ogni assessore in Sicilia dispone di 25 persone nello staff, di cui un terzo esterno. Non la considerate una vergogna? Lei come la considera, Presidente, dato che si tratta dei suoi alleati di Governo? Non la considera una vergogna, data la situazione (che ho descritto prima) dell'Italia in questo momento?
Il nostro dilettante Ministro Brunetta, caro Presidente, dall'alto dei suoi 20 mila euro al mese, definisce fannulloni quelli che, con un concorso pubblico espletato e vinto, per mille euro al mese tirano la carretta. Adesso lo attendiamo al varco: caro Ministro Brunetta, se lei non interviene - e ci faccia vedere come - noi considereremo lei un fannullone, perché questa è pubblica amministrazione pagata con i soldi degli italiani!Pag. 7
Volevo fare i complimenti anche agli amici della Lega Nord Padania: il governatore della Sicilia è un vostro proconsole in terra di Sicilia. Parlate della famosa Roma ladrona, e poi piazzate i vostri Ministri nella Roma ladrona: forse, adesso, è meno ladrona di prima! È ladrona anche la Sicilia, cari amici della Lega? E però, avete piazzato un vostro proconsole! Non vi sentite in imbarazzo stamattina (Commenti del deputato Lo Monte)? Invece di urlare dai vostri banchi, non vi sentite molto in imbarazzo? Poi, nel caso in cui non lo spiegherete voi, ci faremo carico noi di spiegare ai vostri elettori padani chi sono i vostri proconsoli e come gira l'amministrazione nelle terre dove governate voi!
Vado a concludere, Presidente. È una vergogna, a fronte dei dati che ho citato prima (poi li invierò anche al Presidente Berlusconi, così se li studia): la gente non arriva più neanche alla terza settimana del mese, non alla quarta, altro che Paese di bengodi! Il Paese di bengodi è solo per il Presidente Berlusconi, probabilmente, ma non per la maggioranza degli italiani.
Vado al dunque e concludo, signor Presidente: con questa mozione chiediamo un impegno al Governo per una nuova e più equa politica di redistribuzione del reddito. Il sottosegretario Cosentino è stato bravissimo ad enucleare e a sfoggiare tutta una serie di dati senza tuttavia concludere nulla rispetto a quello che noi chiediamo come impegno al Governo (le famose frasi in politichese).
Se l'1,7 per cento dell'inflazione vi sembra un dato realistico, vi consiglio di andare a comprare una camicia, una pizza, di farvi un giro per negozi o di andare a fare la spesa al supermercato! Anche se ormai - e questi sono dati che non fornisco io - l'inflazione reale (e anche questo dato mi sembra irrealistico) è conclamata al 4 per cento, non all'1,7 per cento.
Al Presidente Berlusconi volevo dire, così, ironicamente (ma nemmeno tanto ironicamente): che fine hanno fatto tutte quelle promesse della campagna elettorale, caro Presidente? La riduzione delle tasse, a quando?
In conclusione, chiediamo un impegno affinché il Governo affronti in modo serio una situazione che è diventata insostenibile e, come detto in premessa, dichiariamo il nostro voto favorevole, come gruppo dell'Italia dei Valori, sulla mozione Damiano ed altri n. 1-00034 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il dibattito sulle mozioni oggi all'esame della Camera ha testimoniato in modo inequivocabile che la questione del recupero di capacità di acquisto da parte delle retribuzioni e dei pensionati, nonché delle famiglie, è assolutamente una questione reale.
Abbiamo presentato una mozione che tende, così come fanno anche le altre, ad evidenziare con forza tale questione, perché riteniamo che sia oramai ineludibile affrontarla con strumenti e misure che diano risposte soprattutto oggi, ma anche di prospettiva per il domani.
Vorrei ricordare che il Ministro Tremonti, commentando la crisi finanziaria che ha investito gli Stati Uniti, ha affermato che se in America la borsa va male vai a mangiare il Kit Kat nelle roulotte, e che da noi non succede così. A differenza però di quelle americane, le famiglie italiane, dice Tremonti, non sono state prese dalla vertigine del consumo a debito e sono abbastanza a posto con i mutui. Non so come non ci sia, in queste parole, una sottovalutazione di quella che è la difficoltà che milioni di lavoratori e di famiglie stanno vivendo in questi mesi e in questi ultimi tempi. Tra aprile e giugno il PIL è diminuito dello 0,3 per cento rispetto al precedente trimestre, c'è una previsione di crescita zero ed una reale diminuzione dei consumi.
Riteniamo pertanto che si debba guardare con urgenza e con grande attenzionePag. 8a quella che è la situazione reale. Vediamo oggi le famiglie barcamenarsi alla ricerca di beni di prima necessità presso i discount. C'è un decadimento nella ricerca di prodotti anche meno nobili ed una difficoltà vera che porta le famiglie, i pensionati ed i lavoratori a vivere una situazione che non può essere assolutamente prorogata nel tempo.
Abbiamo sentito, in queste settimane, in merito a provvedimenti adottati dal Governo quali la social card, che autorevoli rappresentanti del mondo sociale e sindacale hanno detto: prendo quello che c'è, meglio di niente. Riteniamo che non sia questo l'approccio con il quale dobbiamo guardare alle difficoltà delle famiglie: sappiamo che qualcosa è stato fatto, ma crediamo che ci debba essere un intervento che cambi passo rispetto alle questioni in campo su questo tema.
La nostra mozione indica chiaramente che vogliamo stimolare il Governo su alcuni indirizzi: non entriamo nel merito specifico di singole proposte, però diamo chiaramente le priorità, ossia la centralità della famiglia e della persona. Siamo consapevoli - più volte infatti ci sono state dichiarazioni del Governo e in questo apprezziamo il Libro verde di Sacconi nonché altri interventi che ascoltiamo con interesse - che c'è stata un'enunciazione del problema. Ma vogliamo che dall'enunciazione si passi ai fatti.
Riteniamo che sia giunto il tempo di avere una visione piena e larga di quelli che sono gli indicatori economici e sociali che vengono illustrati dall'ISTAT e dagli altri enti ed istituti di ricerca economica e sociale.
Il nostro - come dice il Presidente Berlusconi - sarà pure un Paese molto solido e con un alto livello di vita e di benessere. Riteniamo tuttavia che queste realtà di milioni di famiglie, che rappresentano oramai una quota consistente delle fasce popolari di lavoratori e pensionati, abbiano assolutamente bisogno di questo cambio di passo.
Per questo motivo, poiché questa realtà non è negata da nessuno, riteniamo che la nostra mozione offra la possibilità di avere un'indicazione comune e larga del Parlamento per effettuare questa azione in modo assolutamente più incisivo rispetto a quanto è stato fatto.
Ringraziamo il Governo per il parere espresso - seppure con una modifica sulla cui sostanza, signor Presidente, abbiamo già dato il consenso - ed esprimiamo apprezzamento, anche in questa occasione, per una dichiarazione, per un atteggiamento di coscienza e di conoscenza rispetto a questi temi da parte del Governo. Riteniamo però - e lo facciamo senza alcuna presunzione di attribuire dei voti o delle patenti - che le priorità che il Governo ha portato avanti in questi primi mesi non abbiano avuto al centro la questione della famiglia, della fiscalità familiare, del recupero del potere d'acquisto dei nostri pensionati con le pensioni minime, delle persone disabili e dei lavoratori.
Anche la misura della detassazione degli straordinari - lo diciamo chiaramente - è condivisibile, ma se non acquista quel carattere di universalità a cui noi più volte, nell'ambito del dibattito su quel provvedimento, abbiamo fatto cenno, riteniamo che discrimini ancora e quindi non sia una misura che possa rispondere ai problemi che le fasce più deboli hanno in questo momento.
Per tali motivi, apprezzando l'atteggiamento di oggi sulla mozione da noi presentata, riteniamo di unire al voto favorevole sulla nostra mozione il voto favorevole anche sulla mozione Damiano ed altri n. 1-00034, proprio per gli obiettivi che indica, perché vorremmo che questo Governo si facesse carico immediatamente e tempestivamente di emanare provvedimenti più incisivi, una risposta oggi ed in prospettiva, dando quindi una speranza vera a queste famiglie, a questi pensionati ed a questi lavoratori che sono in grande difficoltà.
Per questo motivo voteremo a favore della mozione Delfino ed altri n. 1-00039, presentata dal gruppo Unione di Centro, di cui sono il primo firmatario, e della mozione Damiano ed altri n. 1-00034, mentre voteremo contro la risoluzione Cazzola edPag. 9altri n. 6-00006. Ciò non per l'indicazione degli obiettivi, ma perché riteniamo che l'azione del Governo su questi temi oggi in discussione sia più di carattere enunciativo e declamatorio che di forte incidenza per risolvere il problema che questi atti di indirizzo sottolineano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, dal 1994, con l'origine dell'Organizzazione mondiale del Commercio, al 2001, con l'ingresso dell'Asia, il mondo è evidentemente cambiato. Il cambio della politica sui mutui ipotecari USA, utilizzando il debito, ha creato la ricchezza per finanziare il processo di globalizzazione con una maggiore domanda di beni. Ha creato, inoltre, la grande illusione finanziaria, che ha funzionato come acceleratore della globalizzazione e con cui oggi ci dobbiamo confrontare. Dobbiamo confrontarci con un mondo che è profondamente cambiato, un mondo che fino a pochi mesi fa funzionava con il meccanismo per cui l'Asia produceva beni a basso costo e gli Stati Uniti, a debito, li compravano.
Oggi vediamo come questo mondo sia radicalmente cambiato. Stiamo assistendo ad una amministrazione Bush che nazionalizza, spostando la grande illusione finanziaria e i suoi costi sui contribuenti e distribuendola sull'intera platea degli americani.
Abbiamo visto in questi mesi l'amministrazione Bush utilizzare tutto l'armamentario della politica economica, dalla manovra sui tassi al sostegno della domanda, dalla bancarotta alle nazionalizzazioni. Non hanno funzionato gli sgravi fiscali perché servivano da sostegno alla domanda in un mercato che era già in crisi per l'eccesso di consumi. Non ha funzionato la collocazione del debito attraverso gli strumenti finanziari. Non sappiamo se funzionerà il blocco della Borsa o il salvataggio per mano pubblica, ma di sicuro vi è l'intento di infondere con tale operazione maggiore fiducia, di infondere una speranza perché la mano pubblica accompagna quella privata per fornire un segnale nuovo e diverso. Questo è lo scenario con cui dobbiamo confrontarci e sinceramente leggendo il contenuto della mozione Damiano ed altri n. 1-00034 rimango piuttosto perplesso di fronte a proposte che appartengono a una visione antica del mondo, dell'economia e delle regole cui dobbiamo fare riferimento.
Abbiamo proposto - e continuiamo a farlo con forza - misure a favore della politica europea per la nostra industria e per le nostre imprese. È evidente che i Governi non determinano la crescita economica; questi possono creare le piattaforme, le condizioni e possono disegnare il quadro entro cui poi si possono creare le opportunità di sviluppo per le nostre imprese.
Abbiamo prima di altri preconizzato la crisi delle grandi banche globali. Abbiamo prima di altri individuato come l'illusione finanziaria fosse ormai al termine, avesse il fiato corto, come fosse necessario e imprescindibile per l'economia del nostro Paese un sistema diverso in cui finalmente la politica potesse di nuovo contare e recuperare quello spazio che nel corso degli anni, a causa del combinato disposto globalizzazione-mercatismo, aveva perso.
È per tale ragione che chiediamo di voltare pagina (aspetto sottolineato conPag. 10forza nel nostro DPEF); è necessario voltare pagina con la burocrazia dell'Unione europea che sembra ormai votata al dogma del mercatismo, quasi ricalcasse l'esperienza dell'ex Unione sovietica, passata dal dogma del comunismo a quello del mercato senza regole, o meglio, nel nostro caso, con regole che purtroppo non tutelano le nostre imprese, distruggono le nostre produzioni e lasciano per strada le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori obbligando le aziende a chiudere.
Abbiamo vissuto nei primi anni di questo millennio una crisi difficile. Abbiamo dovuto confrontarci con l'Asia, con la Cina e abbiamo dovuto affrontare imprese che utilizzavano il dumping sociale per invadere i nostri mercati con merci sotto costo. Di fronte a tale evidenza e a tale cancellazione del tessuto economico-sociale abbiamo assistito ad una filosofia di pensiero a noi aliena e distante che abbiamo combattuto pervicacemente e che oggi, finalmente, siamo in grado di sconfiggere.
Si tratta di quella filosofia per cui la finanza era tutto ed il mercato doveva essere senza regole o, meglio, le regole erano fatte per tutelare i più forti; in base a tale filosofia, lo Stato, se poteva intervenire, interveniva a favore delle grandi aziende, magari finanziando il trasferimento delle imprese dove i fattori di produzione erano meno onerosi, e tale finanziamento avveniva proprio, paradossalmente, con i proventi delle tasse pagate dalle lavoratrici e dai lavoratori che rimanevano per strada senza un posto di lavoro.
Ora tutto questo finirà perché c'è un impegno evidente da parte del nostro Governo per cambiare radicalmente la politica europea e anche perché è finito questo modo di concepire l'economia e il mondo. È evidente, quindi, che il tema delle dinamiche relative alla crescita delle retribuzioni, delle pensioni, della produttività e il tema della redistribuzione della ricchezza sono, per forza di cose, legate indissolubilmente al tema dello sviluppo ed è di questo che noi dovremmo parlare oggi in questa sede, senza fare demagogia, senza sostenere quelle politiche nelle quali, negli ultimi due anni, abbiamo visto impegnata una certa sinistra.
Dobbiamo affrontare il problema alla radice ed è per questo che i primi mesi del nostro lavoro hanno prodotto un rinnovamento fondamentale. Sono tante le cose che abbiamo fatto, ma ne elenco semplicemente qualcuna per accingermi poi a concludere il mio intervento: prima di tutto la politica per l'energia, di cui il nostro Governo si è fatto carico dopo anni di silenzio e anche un sistema di project financing per le opere pubbliche (anche qui stiamo pagando uno scotto, un ritardo strutturale ormai decennale che ci relega agli ultimi posti della classifica non solo europea, ma anche dei Paesi occidentali).
Inoltre, e non ultimo, dobbiamo affrontare quella che per noi è la sfida più impegnativa: il cambiamento radicale della mentalità, della forma del nostro Stato, del meccanismo che lo regola e lo governa ed è per questo che, essendo iniziato il percorso del disegno di legge sul federalismo fiscale con l'approvazione in seno ad una riunione del Consiglio dei Ministri di due settimane fa, diamo finalmente fiducia e speranza ad un Paese che fiducia e speranza aveva perso.
Infatti, senza la responsabilità, senza la libertà coniugata con la responsabilità (che solo il sistema federale può garantire) il nostro Paese sarà inevitabilmente destinato all'oblio e sarà inevitabilmente agli ultimi posti di quelle classifiche che già ormai ci vedono sempre più tristemente relegati, appunto, agli ultimi posti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVIDE CAPARINI. Mi avvio a concludere, signor Presidente, e la ringrazio per il tempo concesso. Quindi, la speranza che noi diamo al Paese è quella, finalmente, di avere delle regole moderne per uno Stato più equo e più efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

Pag. 11

ENRICO LETTA. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, abbiamo dovuto usare un nostro diritto, abbiamo dovuto usare lo strumento della mozione (la mozione di cui il primo firmatario, Cesare Damiano, ieri ha presentato i contenuti essenziali) per consentire che quest'Aula parlasse di salari, di pensioni, di vita concreta, quotidiana degli italiani.
Basterebbe questo per completare il nostro ragionamento e per spiegare la nostra delusione nei confronti di politiche che hanno fatto sì che il nostro Parlamento, il cuore della nostra democrazia, fino ad oggi non sia stato in grado di affrontare, di «toccare», di discutere provvedimenti e iniziative in grado di parlare di ciò di cui si parla la sera a cena nelle famiglie del nostro Paese: la condizione dei salari, dei redditi e delle pensioni. Finalmente, il Parlamento ne ha parlato, oggi si appresta ad intervenire e a votare.
Eppure, fuori da questo Parlamento, questo è il tema principale. Lo è nelle analisi economiche: i consumi sono fermi, la crescita è al palo, l'inflazione cresce - ne ha parlato ieri l'onorevole Bellanova nel suo intervento - e non possiamo accontentarci, sottosegretario Cosentino, della motivazione che lei ci ha portato oggi; anzi, è preoccupante che lei oggi confermi che il Governo non si muove dall'1,7 per cento. È preoccupante perché anche Confindustria supera il Governo, poiché sta discutendo con le parti sociali di numeri che sono ben superiori a quell'1,7 per cento che inchioda al palo la capacità di acquisto delle famiglie italiane. Vi sono inoltre analisi economiche sulle crisi industriali in crescita. L'onorevole Codurelli ieri ha parlato approfonditamente di una situazione di difficoltà che il nostro Paese nei suoi vari territori sta vivendo.
Se ne parla fuori per le risposte che gli altri stanno dando. Penso a cosa sta facendo il Governo francese e anche su questo i nostri interventi ieri sono stati approfonditi, ne ha parlato l'onorevole Madia.
Se ne parla per le rilevazioni sociali: la fiducia è ai minimi, il senso di difficoltà percepita e diffusa.
Se ne parla fuori da qui per le prese di posizione istituzionali. Ne ha parlato il Presidente della Repubblica in tante occasioni; ne ha parlato il Governatore della Banca d'Italia nelle Considerazioni del 31 maggio ultimo scorso: è stato un discorso importante, in cui il Governatore ha posto la questione dei salari come quella principale nel nostro Paese; ne ha parlato lo stesso Ministro dell'economia Tremonti. Insomma, lo scollamento tra ciò di cui si parla fuori e ciò di cui si parla dentro il Palazzo mai come in questo caso è stato così evidente.
Se ne parla fuori talmente tanto che alcune iniziative lodevoli hanno fatto discutere il Paese. Cito il caso di un imprenditore marchigiano della pasta, Enzo Rossi, che ha deciso per un periodo di tempo di vivere con il salario medio dei suoi dipendenti. Quell'imprenditore, al termine di quell'esperienza, ha raccontato al Paese e ai suoi dipendenti come si sia reso conto di persona dell'impossibilità e abbia finito per concedere aumenti che lui stesso ha verificato essere essenziali ed unici.
Ma la gente vive fuori di qua ed è fondamentale questa discussione che abbiamo svolto ieri ed oggi attorno alla mozione Damiano ed altri n. 1-00034 perché questa discussione ha riportato un po' di quanto accade nel Paese dentro il Palazzo. Quindi, è necessario agire. Nella mozione Damiano sono indicate una serie di iniziative che invitiamo il Governo ad assumere e che fino ad ora il Governo non ha voluto assumere. Agire significa innanzitutto abbassare le tasse sul lavoro come strategia generale di politica economica. Abbassare le tasse sul lavoro è necessario e fondamentale; è fondamentale farlo sulla produttività, su questo non abbiamo da prendere lezioni da nessuno. È stato il Protocollo sul welfare dell'anno scorso il primo strumento importante negli ultimi tempi a indicare l'incentivazione alla produttività come l'elemento fondamentale per aiutare il Paese e i salari. Ma ovviamente non c'è solo questo, così come laPag. 12nostra critica all'intervento sugli straordinari nasce dal fatto che, se è l'unico intervento che il Governo fa sul lavoro, non può essere sufficiente. Infatti, per esempio, gli straordinari sono una misura tutta maschile. Tutti abbiamo parlato invece di quanto sia importante l'occupazione femminile. L'intervento dell'onorevole Mosca, in particolare, si è soffermato su questi punti.
Noi siamo un Paese che ha su questi temi il record negativo in Europa: con riferimento al dato dell'occupazione femminile, soltanto Malta batte, in negativo, l'Italia, tra i ventisette Paesi europei. Abbiamo alcune regioni del nostro Paese, la Campania, la Calabria e la Sicilia, che hanno un tasso di occupazione femminile addirittura inferiore al 25 per cento. Sappiamo tutti che il doppio reddito in famiglia è una delle poche vere possibilità per affrontare il tema della perdita di potere di acquisto. Sappiamo che il tema dell'occupazione femminile attiene alla promozione di diritti, di pari opportunità, ma è anche un tema di spinta alla competitività del Paese, per cercare di valorizzare tutti i talenti. Questo è il motivo per cui il Partito Democratico ha presentato un'iniziativa specifica a favore dell'occupazione femminile e questo è il motivo per il quale su questo fronte continueremo la nostra battaglia.
Agire vuol dire intervenire a favore delle famiglie e credo che il dibattito di questi due giorni su questo tema abbia superato il limite del grottesco. Abbiamo sentito i rappresentanti della maggioranza e del Governo continuare a citare temi e titoli che erano presenti nei loro documenti di campagna elettorale, ma che non trovano alcuna traccia nei documenti formalmente approvati dal Governo per i prossimi anni che riguardano il cuore delle politiche economiche e sociali. Di famiglia ci si riempie la bocca da parte del Governo e della maggioranza, ma non si fa nulla e questo è il motivo che ci spinge ad un atteggiamento positivo nei confronti della mozione Delfino ed altri n. 1-00039, presentata dall'onorevole Delfino, primo firmatario, a nome del gruppo Unione di Centro; l'aiuto alla famiglia, l'aiuto alle famiglie numerose: consideriamo questo un grande tema, sicuramente importante, sul quale condurremo anche noi la nostra battaglia, con una serie di proposte che il Partito Democratico ha presentato la scorsa settimana.
Infine, attorno a questi temi agire vuol dire salvaguardare il potere di acquisto rispetto ai salari, ai prezzi, alle tariffe, alla questione della casa. Voglio citare l'intervento del collega Paladini dell'Italia dei Valori che su questo tema ha toccato una delle corde alle quali anche noi siamo più sensibili. Agire vuole dire difendere il consumatore dandogli più concorrenza, facendo sì che ci sia un sistema che lo tuteli, un sistema di Authority indipendenti che lo tuteli. Credo che questo tema sia uno di quelli fondamentali e voglio cogliere anche questa occasione, signor Presidente mi rivolgo in particolare a lei, la so sensibile su questi temi: si parla in questi giorni di un intervento riformatore del Governo per normalizzare una delle autorità indipendenti del nostro Paese, quella per l'energia e il gas, con un intervento che riporti sotto il potere del Governo quell'autorità stessa e ne cambi i componenti, benché essi non siano arrivati alla scadenza della loro carica. Riterrei un intervento di questo genere un fatto molto, molto grave; da parte nostra ci sarà una battaglia su questo tema che utilizzerà tutti gli strumenti possibili, perché la difesa dell'indipendenza delle autorità indipendenti, la difesa del mercato, la difesa dei consumatori e della concorrenza, a nostro avviso è fondamentale. In questo senso, quindi, interpretiamo le parole del penultimo capoverso della parte dispositiva della mozione Delfino (sulla quale voteremo a favore), in termini quindi di invito non al blocco dei prezzi ma alla tutela delle fasce più deboli della nostra popolazione.
Concludo quindi confermando che per quanto ci riguarda l'aver usato questo strumento, l'istituto della mozione parlamentare, ha voluto dire imporre a quest'Aula una discussione su temi che sono, a nostro avviso, centrali. Noi crediamo chePag. 13la discussione svolta oggi e ieri in questa sede possa uscire da queste stanze e, soprattutto, crediamo possa collegarsi con la discussione che c'è nel Paese. Questo è il motivo del voto a favore sulla nostra mozione Damiano ed altri n. 1-00034 e sulla mozione Delfino ed altri 1-00039, nonché del nostro voto contrario sulla risoluzione della maggioranza. Soprattutto, è il motivo della nostra battaglia politica nel Paese su questi grandi temi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esaminare queste mozioni non possiamo trascurare il contesto nel quale si muove l'attività di Governo, un contesto internazionale contraddistinto da una crisi che pochi nel nostro Paese avevano previsto e che, ancora poche settimane fa, qualcuno riteneva fosse una crisi passeggera. L'Europa non cresce e con essa non cresce l'Italia e, quando accade che, nel sistema economico internazionale, si registra una crescita, le difficoltà dell'Italia permangono e, per certi versi, aumentano. Bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di dire, al di là delle differenze politiche, che questi sono elementi strutturali, che il nostro Paese non affronta le sue difficoltà da ormai troppo tempo.
Il Popolo della Libertà, la Lega, la coalizione di Governo, hanno affrontato la campagna elettorale con un sano realismo, e quel realismo ha vinto, cari colleghi del centrosinistra, perché ha avuto l'onestà di dire al Paese quali erano le condizioni nelle quali il Governo Prodi lasciava i conti pubblici e che non vi erano delle promesse miracolistiche, ma un lavoro costante e quotidiano per riformare la struttura portante del nostro Stato.
Oggi alcuni problemi sono diventati emergenza nazionale; tra questi voglio citare certamente il divario tra nord e sud (i colleghi dell'MpA, in particolare, lo hanno sottolineato con forza e desidero rimarcare anche la convergenza positiva che vi è stata tra i nostri gruppi su questi temi), la crescita dell'inflazione e il tema della produttività, sul quale tornerò in seguito.
Vorrei anche dare all'Aula l'impressione che non vi è solo un'accusa nei confronti del centrosinistra, ma vi è anche il tentativo di ribadire qual è stato l'impegno del Governo in questi primi 100 giorni. Non possiamo, però, esimerci dalla sottolineatura di una coalizione, quella del centrosinistra, che, con una grande faccia tosta, oggi invoca, attraverso le mozioni, una riduzione delle tasse. Voi le tasse le avete aumentate: l'unica attività che è stata condotta dal Governo Prodi nei suoi due anni più recenti è stata quella di portare la pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie al massimo mai registrato nel nostro Paese ed in Europa.
Noi le tasse le abbiamo diminuite, non solo nella precedente esperienza di Governo, ma anche oggi, e quando spesso veniamo richiamati su questo tema, forse anche noi sbagliamo a non evidenziare con forza la riduzione della pressione fiscale sui premi e sugli straordinari, nonché l'eliminazione dell'ICI sulla prima casa. Si tratta, infatti, di misure che hanno restituito nelle tasche dei cittadini alcune centinaia di euro che consentono loro di non cadere in quella spirale drammatica che è la difficoltà di arrivare alla fine del mese.
Noi poi, in 100 giorni - in soli 100 giorni, cari colleghi del centrosinistra - abbiamo avviato l'unica vera, grande riforma che questo Paese non ha mai avuto il coraggio di affrontare, che è la rivoluzione della spesa corrente. Oggi noi abbiamo una riforma della pubblica amministrazione che è fondata sulla riduzione degli sprechi, sull'introduzione del merito, sul premio di coloro che, servitori dello Stato, danno prova di attaccamento ancora al nostro Paese, punendo, invece, coloro che non vogliono partecipare alla crescita del nostro sistema.
Anche le notizie di oggi relative all'annuncio da parte del Governo della finanziaria e alla conferma dei fondi relativi alPag. 14rinnovo del contratto nel pubblico impiego testimoniano che il nostro impegno non è quello, a volte caricaturale, dipinto dagli organi di informazione dell'opposizione, ma è un impegno vero e determinato dal desiderio di rendere più efficiente ed efficace il servizio ai cittadini attraverso la pubblica amministrazione.
Le risorse destinate al rinnovo del contratto del pubblico impiego testimoniano che non vi è da parte nostra alcun pregiudizio, ma anzi il desiderio di fare dello Stato una macchina efficiente per creare le precondizioni di una crescita economica e così l'impegno sul mercato del lavoro.
Nonostante la crisi economica strutturale - e ripeto strutturale - che stiamo attraversando, l'occupazione nel nostro Paese non diminuisce. Il livello di occupazione, infatti, rimane invariato e in alcuni settori aumenta: anche questo vorrà dire qualcosa. Tutto ciò accade non certo per le politiche invasive di tutele formali (e non di tutele sostanziali) introdotte dal Governo precedente, ma grazie alla riforma del mercato del lavoro che, nel Governo del quinquennio dal 2001 al 2006, è stata introdotta nel nostro Paese e che, in questa legislatura, vogliamo incrementare ed implementare.
Come non sottolineare anche un altro aspetto importante contenuto nei decreti-legge approvati dal Governo e dal Parlamento, ovvero l'abolizione del divieto di cumulo tra pensione e lavoro per incrementare la forza lavoro e per fare in modo che anche coloro che sono pensionati possano svolgere un'attività alla luce del sole.
Ciò la dice lunga su un altro tema che avete sbandierato, ovvero la lotta all'evasione fiscale. Noi dobbiamo fare emergere il lavoro sommerso per consentire a tutti coloro che prestano un'opera, di farlo alla luce del sole e di poterlo fare, pagando le tasse come è giusto. Quindi, anche il nostro impegno sul tema della lotta all'evasione fiscale non è venuto meno e prosegue anche in questa legislatura.
All'inizio parlavamo di una congiuntura. Per quanto riguarda il nostro Paese questa congiuntura non ha precedenti, o almeno ha solo due precedenti che possono avere assonanze: la crisi petrolifera del 1975 e la crisi finanziaria del 1993. Credo che ognuno di noi, citando questi due avvenimenti storici nella vita politica del nostro Paese, non possa che richiamare tutti ad un senso di responsabilità.
Questa legislatura si era aperta con un tentativo di dialogo e con il desiderio da parte del Governo di confrontarsi con le parti sociali ma anche con l'opposizione, ritenendo che il grande consenso ottenuto dal corpo elettorale non fosse sufficiente per poter dare risposte adeguate al Paese.
Abbiamo invocato più volte il senso di responsabilità dell'opposizione, ma, purtroppo, questo dialogo non è stato reso possibile non tanto dal fatto che, nei primi 100 giorni di governo, l'Esecutivo ha proposto al Parlamento misure rapide con le quali dare risposte rapide anche in sede parlamentare, ma semplicemente perché l'opposizione ha avuto paura di confrontarsi e ha ripiegato ancora una volta sulla piazza.
Badate bene, l'uso della piazza in congiunture economiche così critiche può essere letale per un Paese come l'Italia. Il Paese e gli italiani lo dicono attraverso i sondaggi quotidiani e sanno bene a chi attribuire la responsabilità di non avere scelto invece la strada del dialogo e della volontà di costruire insieme riforme strutturali della nostra economia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANO SAGLIA. In conclusione voglio ricordare i tratti sostanziali delle nostre proposte.
Voteremo a favore della risoluzione Cazzola ed altri n. 6-00006, nonostante l'atteggiamento inspiegabile dei colleghi dell'UdC, rispetto al nostro desiderio di condividere con loro la mozione Delfino ed altri n. 1-00039, che invece non cambiano il loro atteggiamento nei confronti della risoluzione Cazzola ed altri n. 6-00006. Tuttavia, con le riformulazioni proposte, confermiamo che voteremo a favore della mozione Delfino ed altri n. 1-00039 e certamente voteremo contro la mozione Damiano ed altri n. 1-00034, perchéPag. 15il PD - ho concluso, Presidente - è schiavo e ancora succube dell'eredità del Governo Prodi. Dovete uscire da questo incubo, creare nuove politiche e cercare di convergere, quando è possibile, anche sulle politiche del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Damiano ed altri n. 1-00034, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato 235
Hanno votato no 262
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Sbrollini, Favia e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Crosio ha segnalato che non è riuscito a votare. Prendo altresì atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, il mio dispositivo di voto non funziona. Sono stato impedito, pertanto, di partecipare alla votazione.

PRESIDENTE. Prendiamo atto con rammarico che il suo dispositivo di voto non funziona. Resterà comunque agli atti la sua intenzione di votare a favore.
Passiamo alla votazione della mozione Delfino ed altri n. 1-00039, nel testo riformulato.
Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la parte motiva dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte motiva della mozione Delfino ed altri n. 1-00039, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Delfino, la pregherei di non votare anche per il suo collega.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
236
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Buttiglione e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, guardi la seconda fila alla sua destra!

PRESIDENTE. Certamente l'onorevole Delfino non è l'unico a votare per altri, ma ha soltanto il torto di essere esattamente dinanzi ai miei occhi: è impossibile non vederlo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivoPag. 16della mozione Delfino ed altri n. 1-00039, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 241
Astenuti 254
Maggioranza 121
Hanno votato
239
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Occhiuto, Nunzio Francesco Testa, Pionati e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cazzola ed altri n. 6-00006, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 507
Votanti 499
Astenuti 8
Maggioranza 250
Hanno votato 283
Hanno votato no 216
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Favia e Miotto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, chiedo scusa, ma nell'eccitazione del suo richiamo, volevo che rimanesse agli atti che avevamo espresso una posizione contraria sulla risoluzione Cazzola ed altri n. 6-00006: quindi, se ho tratto in errore qualcuno in merito alla votazione della risoluzione citata, chiedo venia ai colleghi, ma la posizione dell'UdC era nel senso di esprimere voto contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, fatto a Vilnius il 3 maggio 2002 (A.C. 1551); e dell'abbinata proposta di legge: Mecacci ed altri (A.C. 267) (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, fatto a Vilnius il 3 maggio 2002; e dell'abbinata proposta di legge di iniziativa del deputato Mecacci ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il Governo hanno rinunciato alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 1551)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ricordo che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Pag. 17

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 482
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
480
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Scelli, Sarubbi, Mussolini e Ria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
458
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Borghesi, De Girolamo, Favia, Rivolta, Mastromauro e Mussolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
448).

Prendo atto che i deputati Borghesi, Realacci, Mario Pepe (PdL), Ciccanti, Bachelet, Favia e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1551)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, non ritengo opportuno dilungarmi in una ricognizione analitica degli articoli del Protocollo n. 13 e del testo di legge che ci apprestiamo ad approvare. Vorrei semplicemente porre alcune premesse e delineare il significato che intendiamo attribuire all'atto che stiamo per suggellare. Anzitutto, il Protocollo n. 13 si pone a coronamento di un lungo processo evolutivo, che in seno al Consiglio d'Europa ha progressivamente posto l'accento sulla necessità di una completa eliminazione del ricorso alla pena di morte. In effetti, la novità del Protocollo n. 13 consiste nel superamento dell'articolo 2 del Protocollo n. 6 e nell'affermazione che la pena di morte è abolita in qualsiasi circostanza. Intendo dire che la pena di morte non solo non potrà essere eseguita, ma neppure comminata.
C'è una seconda osservazione preliminare che credo sia necessario svolgere. Non c'è dubbio che l'ordinamento vigente nel nostro Paese, sia a livello costituzionale sia a livello legislativo, abbia già confermato gli scopi del Protocollo n. 13. Infatti, oltre all'abrogazione delle norme del codice penale e di leggi speciali del periodo fascista, la legge n. 589 del 1994 ha abrogato l'articolo 241 del codice penale militare e la legge costituzionale del 2 ottobre 2007 ha soppresso la previsione dell'articolo 27, quarto comma, della Costituzione.
Quel che per taluni versi sconcerta e che esigerebbe una dettagliata ed approfondita spiegazione, una ricognizione adeguata,Pag. 18è che, come dimostrano recenti sondaggi demoscopici, il 31 per cento degli italiani, rispetto ad un 26 per cento di alcuni anni fa, oggi si dichiara favorevole alla pena di morte. Allora, credo che a maggior ragione valga la necessità di enunciare e chiarire i significati che intendiamo attribuire alla scelta che oggi ci apprestiamo a compiere.
Innanzitutto, essa va proiettata sull'orizzonte della temperie culturale e del clima politico che si è manifestato all'indomani della risoluzione dell'ONU del dicembre del 2007, cioè la risoluzione, votata da ben 104 Paesi, di moratoria sulla pena di morte.
Noi tutti ricordiamo l'emozione e la passione suscitata all'annuncio della votazione di quella risoluzione, che aveva coronato l'impegno del Governo italiano, del Governo Prodi, del Ministro D'Alema e del Ministro Bonino, che giungeva a completare un iter prolungatosi nel nostro Parlamento per ben quattordici anni, incontrando l'impegno di molteplici realtà della società civile, a partire dalla associazione «Nessuno tocchi Caino», che, tra incomprensioni e persino dinieghi, aveva inalberato sul proprio vessillo questo impegno e questo traguardo.
Peraltro, la risoluzione dell'ONU non implica semplicemente un'affermazione di principio, ma ha avviato processi che giudichiamo virtuosi perché, innanzitutto, la moratoria in vista dell'abolizione della pena di morte impegna al rispetto degli standard internazionali a garanzia dei condannati e determina una restrizione del numero dei reati previsti.
Vi è un secondo significato che mi pare preminente: ancora una volta, la sottolineatura del ruolo dell'Europa come spazio condiviso dei diritti, vale a dire l'Unione Europea come scenario che abolisce la pena di morte in un mondo, peraltro, sconvolto da guerre, dal terrorismo, da distruzioni e da pulizie etniche.
Assegno, inoltre, alla votazione delle norme che sono sottoposte al nostro giudizio un significato illuminante per la storia civile e politica del nostro Paese. Come è noto, per la prima volta, la pena di morte viene abolita nel 1786 nel Granducato di Toscana, viene reiterata, questa abolizione, nel codice del mio più illustre concittadino, Giuseppe Zanardelli, nel 1889 e viene, invece, restaurata dal regime fascista ovvero da un regime che detiene un integrale monopolio politico del potere.
Credo che, anche alla luce dei dibattiti recenti, richiamare questo dato costituisca riconfermare una sanzione irrimediabile nei confronti del ventennio e degli anni della dittatura, nella quale peraltro soltanto un insigne giurista come Paolo Rossi ebbe il coraggio di alzare la propria voce nel 1932 con un'opera memorabile, La pena di morte e la sua critica, una voce assolutamente isolata. Inoltre non possiamo dimenticare che nel nostro Paese fu Cesare Beccaria ad interrompere una lunga tradizione filosofica (da Platone a Rousseau, da Kant e Schopenhauer a Hegel) che aveva pensato alla pena di morte alla luce di una concezione retributiva: la pena come espiazione, come difesa sociale, come deterrenza nei confronti del crimine. In realtà, sottolineando il tema dell'estensione della pena, e non tanto della sua intensità, collocandolo all'interno di una concezione utilitaristica e nell'ambito di una specifica interpretazione della società come risultanza pattuita di un contratto, Beccaria nel capitolo sulla «Dolcezza della pena» introduce una frattura che sarà foriera di valori e di diritti. Credo che sia opportuno che il nostro Paese rivendichi e riattualizzi questa tradizione.
Vi è un quarto significato che mi pare opportuno attribuire alle norme che oggi approviamo: affermare che la pena di morte non può essere comminata senza deroghe e senza riserve assume una valenza coestensiva, perché illumina il dibattito sul diritto alla vita, sulle articolazioni e le condizioni entro le quali il diritto della vita nascente, della vita vivente e di quella morente può essere affermato.
Infine, una considerazione conclusiva sul rapporto tra lo Stato, il soggetto e la coscienza. Ritengo che oggi compiamo un gesto di straordinario valore civile, chePag. 19incide sul costume, sugli orientamenti, sulle preferenze e sulla modalità dei comportamenti di vita, allorché stabiliamo che lo Stato non può porsi sul piano del singolo individuo e deve fare un uso buono del privilegio e del beneficio del monopolio della forza, così com'è documentato nel tragico colloquio che Dostoevskij mette in bocca ai personaggi di un suo straordinario romanzo. Lo Stato non si trova di fronte al dilemma di erogare la pena afflittiva della morte o di lasciare impunito un atto criminale.
Abolire la pena di morte non significa in alcun modo abbassare la guardia nei confronti della tutela e della valorizzazione di quel diritto democratico e di libertà che è il diritto alla sicurezza.
Infine, un'osservazione del tutto personale, che impegna me e non certo il mio gruppo. Ho riletto con attenzione le lettere dal carcere di Aldo Moro nei giorni della prigionia brigatista, quelle lettere pubblicate da Miguel Gotor con straordinaria acribia filologica. Ebbene, leggendo quell'epistolario mi è tornato alla mente il passaggio di Elias Canetti in Massa e potere, in cui scrive che «la morte è la moneta del potere». In Moro la drammatica condizione del prigioniero spinge ad una riflessione forte di una appassionata tensione etica sul limite resistibile del potere dello Stato. Credo che sia stata questa una straordinaria lezione di umanità e di civiltà che induce ad una riflessione critica e ad un ripensamento della fase più recente della storia d'Italia...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO CORSINI. Resta il fatto che - concludo signor Presidente - votando questa risoluzione e attraverso la sua ratifica, noi segniamo la vita quotidiana, il costume e la civiltà del nostro Paese secondo una definizione che non potrà essere negletta o dissipata e che lasciamo in eredità a quanti vorranno promuovere il proprio impegno per la valorizzazione della dignità della vita (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intendo consegnare il testo scritto della mia dichiarazione di voto, limitandomi ad un auspicio. L'auspicio è questo: che il Governo in carica sia all'altezza di quello che lo ha preceduto almeno per quanto ha saputo fare, giusto una anno fa, quando il Governo Prodi ha raccolto la spinta che nasceva dal nostro Paese, dalla società civile, e ha saputo imporre all'ONU una moratoria votata da oltre cento Paesi, come ha ricordato il collega Corsini. E mi piacerebbe davvero - piacerebbe tanto all'Italia dei Valori che voterà a favore del provvedimento in esame - che il Governo italiano proseguisse su quella strada.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervenendo per dichiarazione di voto a nome del Popolo della Libertà, mi sembra che quest'ultima sottolineatura del collega Evangelisti non sia stata allineata né degna rispetto all'argomento che stiamo trattando, perché ritengo che il tema della pena di morte sia un po' al di sopra delle nostre piccole beghe di carattere politico.
Detto questo, annuncio il voto favorevole da parte del Popolo della Libertà al provvedimento in esame, e sottolineo che si conclude oggi in qualche maniera una lunga vicenda di carattere legislativo iniziata nel 1994, quando il Governo allora in carica, cioè il primo Governo Berlusconi, votò e fece approvare la normativa che vietava per la legge italiana l'applicazione della pena di morte, anche nel codice militare di guerra.Pag. 20
Aggiungo due sole sottolineature: anzitutto chiudere il discorso con un'accettazione di un trattato sulla pena di morte lascia aperto il grande problema dei rapporti con i Paesi in cui la pena di morte viene purtroppo ancora utilizzata e qualche volta abusata (mi riferisco ad esempio alla Cina e all'Iran). Questo è un tema che esula da quello di oggi, ma sul quale dobbiamo svolgere una seria riflessione, perché non possiamo non considerare anche questi aspetti.
Il secondo aspetto da sottolineare riguarda il discorso relativo alla certezza della pena: eliminare completamente la pena di morte da una normativa giuridica non significa che lo Stato debba abdicare al compito di garantire ai suoi cittadini la certezza della pena, perché se ci sono i diritti dei condannati vi sono anche i diritti delle vittime, che troppo spesso vengono dimenticati.
Quindi, mi auguro che da una parte l'Italia prosegua nella battaglia di civiltà, inserendo definitivamente nel proprio ordinamento questa normativa, ma nello stesso tempo sia ferma nel chiedere che le leggi vengano applicate, che, in caso di condanna delle persone, le pene siano effettivamente scontate, e che quindi vi sia un rapporto corretto ma sostanzialmente trasparente tra tutte le parti della nostra comunità nazionale. Pertanto, annuncio il voto favorevole al provvedimento in esame da parte del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1551)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1551, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, fatto a Vilnius il 3 maggio 2002» (1551):

Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato 482
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Boccuzzi, Rivolta, Bernardini e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 267.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Santo Domingo il 12 giugno 2006 (articolo 79, comma 15, del Regolamento) (A.C. 1626) (ore 11,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Santo Domingo il 12 giugno 2006, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il Governo hanno rinunciato alle repliche.

Pag. 21

(Esame degli articoli - A.C. 1626)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1626), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1626), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
478).

Prendo atto che i deputati Porfidia, Scandroglio e Velo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1626), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
470).

Prendo atto che i deputati Di Caterina, Ferranti, Biasotti, Favia, Picierno, Mastromauro e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1626)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, intervengo per confermare, come già dichiarato in sede di discussione sulle linee generali, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico al disegno di legge di ratifica dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto nel 2006. Si tratta di un Accordo che l'Italia ha sottoscritto nel quadro delle azioni di sistema a sostegno degli investimenti italiani nel mondo e dell'interscambio con altri Paesi.
La ratifica di questo Accordo riveste importanza strategica per entrambi i Paesi, nonostante l'entità attualmente modesta dell'interscambio tra essi. Tuttavia la Repubblica dominicana è tra i Paesi più importanti e significativi dell'intera regione in termini di investimenti esteri diretti, oltre ai notevoli, importanti e significativi passi avanti fatti nella legislazione nazionale della Repubblica dominicana in termini di generale protezione degli investimenti e di norme antiriciclaggio e a tutela della trasparenza degli investimenti.
Permangono, invece, le preoccupazioni di carattere generale sulla carenza di richiamiPag. 22etici nelle linee guida per la predisposizione di trattati internazionali di questa natura, quando cioè dovremmo preoccuparci di riequilibrare lo sbilanciamento tra gli investitori e gli interessi più generali delle comunità dei Paesi contraenti in termini, ad esempio, di rispetto dell'ambiente, di diritti umani, di rispetto delle norme sul lavoro.
Permangono analogamente le preoccupazioni sull'incapacità del sistema Italia di oggi di rispondere alle sfide globali anche a causa delle scelte sbagliate di politica economica adottate dal Governo Berlusconi. Nonostante tali preoccupazioni, esprimiamo il voto favorevole sul trattato internazionale e sul disegno di legge di ratifica di questo importante Accordo tra l'Italia e la Repubblica dominicana.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1626)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1626, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Santo Domingo il 12 giugno 2006) (1626):

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Prendo atto che i deputati Ferranti, Distaso, Di Cagno Abbrescia e Braga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo di Nuova Zelanda riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, fatto a Roma il 4 dicembre 2003, con Scambio di Note integrativo, fatto a Roma il 2 e 7 novembre 2006 (articolo 79, comma 15, del Regolamento) (A.C. 1627) (ore 11,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo di Nuova Zelanda riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, fatto a Roma il 4 dicembre 2003, con Scambio di Note integrativo, fatto a Roma il 2 e 7 novembre 2006, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15 del Regolamento.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il Governo hanno rinunciato alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 1627)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1627), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Pag. 23

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
481).

Prendo atto che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1627), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni e Franceschini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1627), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

Prendo atto che i deputati Mussolini, Laura Molteni, Mazzuca, Dima e Maurizio Turco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1627)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico al disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo di Nuova Zelanda riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, un Accordo che si prefigge di rendere possibile l'accesso al lavoro sul territorio della Repubblica italiana ai familiari e congiunti del personale delle rappresentanze diplomatiche neozelandesi, sia del personale diplomatico-consolare sia tecnico e sia del personale dislocato presso le organizzazioni internazionali.
L'Accordo prevede analoghe condizioni e quindi la possibilità di svolgere attività lavorativa per i familiari e congiunti del personale della rappresentanza diplomatica e consolare italiana in Nuova Zelanda, incluso il personale tecnico e il personale dislocato presso organizzazioni internazionali. Questa tipologia di accordi contribuisce ad arricchire il quadro normativo per le reti diplomatico - consolari nel mondo, garantendo l'accesso al diritto al lavoro dei familiari conviventi del personale e facilitando, in questo modo, la scelta delle destinazioni estere. È una strada che dovremmo perseguire e per questi motivi confermo ed annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

Pag. 24

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, non intervengo per l'annuncio di uno scontato voto favorevole, ma per una sottolineatura che presento sia a lei come Presidente della Camera sia ai componenti del Governo che sono presenti.
Dunque: in totale a Wellington, capitale della Nuova Zelanda, abbiamo quattro funzionari, che più o meno sono lo stesso numero dei funzionari della Nuova Zelanda a Roma (forse ve ne è qualcuno di più per le questioni internazionali). Abbiamo il problema quindi dei familiari di quattro persone. Per i familiari di quattro persone, che forse potrebbero andare a lavorare, emaniamo un decreto che coinvolge sette ministri. Dopodiché non basta: nasce un contenzioso, tre anni fa; infatti i neozelandesi sono puntigliosi e chiedono: «Ma se i familiari degli italiani commettono qualche reato mentre lavorano, che succede?». Pertanto nasce un contenzioso con il nostro Ministero della giustizia, che si protrae per due anni, finché ne viene fuori una «chicca» di carattere diplomatico: lo Stato darà seria considerazione ad una richiesta scritta di rinuncia all'immunità diplomatica presentataci dallo Stato richiedente.
Dopo aver emanato sette decreti si arriva in Commissione, oggi si viene in Aula, si va di nuovo al Senato e poi, alla fine, verrà approvata questa norma. Mi sembra un esempio di questioni che, in qualche maniera, debbano essere normate meglio, risparmiando sui tempi, sui costi e sull'attività parlamentare dato che, alla fine, si tratta forse di quattro persone interessate a tale provvedimento. Annuncio ovviamente il voto favorevole da parte del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1627)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1627, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo di Nuova Zelanda riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, fatto a Roma il 4 dicembre 2003, con Scambio di Note integrativo, fatto a Roma il 2 e 7 novembre 2006) (1627):

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni, Zaccaria, Capitanio Santolini, Goisis e Mazzuca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo (Protocollo III), fatto a Ginevra l'8 dicembre 2005 (articolo 79, comma 15, del Regolamento) (A.C. 1628) (ore 11,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo (Protocollo III), fatto a Ginevra l'8 dicembre 2005, che la IIIPag. 25Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il Governo hanno rinunciato alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 1628)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1628), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
477
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni, Mussolini, Landolfi e Biasotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1628), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni, Anna Teresa Formisano e Bachelet hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1628), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, non sono riuscita a votare!

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, non sono riuscita a votare!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni, Dal Moro e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1628)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica e l'esecuzione del Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un nuovo emblema che si aggiunge, integrandolo, a quelli della CrocePag. 26rossa e della Mezzaluna rossa internazionale, costituiscono per il Parlamento italiano qualcosa in più di un semplice atto dovuto.
Il Protocollo riconosce un emblema aggiuntivo che rappresenterà, al pari della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, il relativo movimento internazionale. L'adozione di questo nuovo simbolo - un riquadro rosso poggiato su una punta, denominato «cristallo rosso» - è il frutto di una lunga discussione nata dall'esigenza di creare un simbolo universalmente accettato e riconosciuto ma, al tempo stesso, non riconducibile a nessun altro simbolo religioso o politico, differentemente da quanto accade o è accaduto per i due simboli più noti. Il cristallo rosso non sostituirà - è importante ricordarlo - la Croce rossa o la Mezzaluna rossa, ma rappresenterà semplicemente un'ulteriore opzione da utilizzare soprattutto nelle situazioni di conflitto armato, in funzione prevalentemente protettiva. Tale funzione è distinta da quella indicativa, cioè dall'uso in iniziative ed eventi pubblici in tempo di pace, nel corso dei quali ciascuna organizzazione continuerà ad usare i simboli tradizionalmente conosciuti.
Questo voto, che sicuramente confermerà, ancora una volta, la sensibilità internazionale e la storica vocazione del nostro Paese in materia di cooperazione e solidarietà, cade purtroppo in un momento storico nel quale proprio l'Italia non si sta certo contraddistinguendo per l'attenzione alla dimensione multilaterale del sostegno alla pace e allo sviluppo tra i popoli. Mi riferisco alla grave caduta dei fondi destinati gli organismi internazionali di cooperazione ed alle stesse agenzie delle Nazioni Unite. È di questi giorni il grido di allarme delle ONG raccolto, peraltro (perlomeno a parole), anche da alcuni esponenti della maggioranza e del Governo: il grido contro i tagli allo sviluppo, che allontanano sempre più il nostro Paese dal raggiungimento degli obiettivi del millennio.
Un motivo in più, signor Presidente, onorevoli colleghi, per sostenere e, per quanto mi riguarda, dichiarare anche il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla ratifica in oggetto, che sostiene un'autorevole e prestigiosa entità internazionale come la Croce rossa, nel momento in cui ci si chiede di ratificare il Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949, relativo all'adozione di un ulteriore emblema neutrale che eliminerà, in maniera definitiva, qualsiasi rischio legato alla reale o presunta connotazione religiosa o politica degli attuali contrassegni ufficiali.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1628)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1628, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione del Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo (Protocollo III), fatto a Ginevra l'8 dicembre 2005) (1628):

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
503).

Prendo atto che la deputata Farina Coscioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Pag. 27

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Emendamento alla Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti transfrontalieri pericolosi, approvato dalla Terza Conferenza delle Parti con decisione III/1 del 22 settembre 1995 (articolo 79, comma 15, del Regolamento) (A.C. 1665) (ore 11,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Emendamento alla Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti transfrontalieri pericolosi, approvato dalla Terza Conferenza delle Parti con decisione III/1 del 22 settembre 1995, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame di tale disegno di legge è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 23 settembre 2008.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1665)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Pianetta, ha facoltà di svolgere la relazione.

ENRICO PIANETTA, Relatore. Signor Presidente, la Convenzione di Basilea è stata sottoscritta da 116 Paesi nel marzo del 1989 ed è entrata in vigore il 5 maggio 1992. L'Italia ha ratificato la Convenzione con la legge 18 agosto 1993, n. 340 e, come Parte contraente, ha diritto di voto alla Conferenza delle Parti.
La Convenzione, che è stata al momento sottoscritta e ratificata da 169 Stati, ha avuto origine in ambito dell'United Nations Environment Programme per affrontare le drammatiche situazioni ambientali in cui, negli anni Ottanta, si sono trovati i Paesi in via di sviluppo a seguito dello smaltimento incontrollato dei rifiuti in quelle aree.
La Convenzione di Basilea attribuisce ad ogni Stato firmatario il diritto di impedire l'importazione o l'esportazione di rifiuti tossici e impone ai Paesi che intendono effettuare esportazioni di rifiuti tossici l'obbligo di notificare ai Paesi destinatari e ai Paesi di transito notizie dettagliate che consentano di identificare le caratteristiche dell'esportazione, il movimento transfrontaliero e, naturalmente, il rilascio in forma scritta del Paese importatore per quanto riguarda i rifiuti pericolosi o altri rifiuti. Le Parti si impegnano a sanzionare penalmente il traffico illecito di rifiuti pericolosi o di altri rifiuti, ad introdurre e disciplinare un regime di autorizzazione per lo svolgimento di attività di transito, di trasporto e di eliminazione dei rifiuti pericolosi, nonché una disciplina in materia di imballaggio, etichettatura, modalità di trasporto di tali rifiuti, i quali dovranno in ogni caso viaggiare corredati da un documento comprovante il loro movimento. La Convenzione introduce l'obbligo di reimportazione dei rifiuti, qualora il loro movimento transfrontaliero non possa essere portato a termine secondo le clausole di contratto. La Convenzione, infine, istituisce - come ho accennato sopra - la Conferenza delle Parti, per l'espletamento delle funzioni inerenti l'attuazione della Convenzione stessa.
Per quanto attiene al contenuto, ossia l'Emendamento in questo momento al nostro esame, esso è stato adottato in seno alla Terza Conferenza delle Parti della Convenzione di Basilea, che si è svolta nel settembre 1995. Le preoccupazioni principali alla base delle decisioni della Seconda Conferenza delle Parti risiedevano nel tentativo di porre rimedio a quanto verificatosi nel precedente decennio in materia di utilizzazione di Paesi a basso reddito per la collocazione finale, spesso illegale, di rifiuti tossici e nocivi.
Già la Convenzione di Basilea rifletteva tali preoccupazioni, ma evidentemente siPag. 28ritenne che un'esplicita elencazione dei divieti e delle relative aree geografiche fosse necessaria. Pertanto, il testo dell'Emendamento riflette tali propositi mediante l'inserimento di un paragrafo nel preambolo e, soprattutto, attraverso l'aggiunta dell'articolo 4-A, il cui primo comma prevede il divieto di esportazione di rifiuti pericolosi destinati allo smaltimento verso i Paesi non compresi nell'allegato VII, cioè, appunto, i Paesi OCSE, gli Stati membri dell'Unione europea e il Liechtenstein.
Il secondo comma riguarda invece il divieto, dal 1o gennaio 1998, dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi, quali definiti dalla Convenzione di Basilea, destinati al recupero, verso i Paesi non compresi nell'allegato VII. L'Emendamento è stato, ad oggi, ratificato da 63 Paesi ed è stato altresì approvato dall'Unione europea con decisione del Consiglio del 22 settembre 1997.
Il disegno di legge consta di tre articoli, recanti rispettivamente il primo l'autorizzazione alla ratifica dell'Emendamento, il secondo l'ordine di esecuzione ed il terzo l'entrata in vigore della legge, fissata per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Poiché l'esecuzione dell'accordo in questione non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato, il disegno di legge non reca alcuna norma di spesa. In merito all'effettiva incidenza sull'ordinamento interno delle disposizioni recate dall'Emendamento, si ricorda che la normativa italiana in materia di movimenti transfrontalieri di rifiuti, in gran parte di derivazione comunitaria, è già allineata alle previsioni dell'Emendamento al nostro esame. Si ricorda, in particolare, il regolamento CEE n. 259/1993, che già vietava l'esportazione verso Paesi non aderenti all'OCSE di rifiuti prodotti nei Paesi membri. Si ricorda, inoltre, che il successivo regolamento CE n. 1013/2006 ha sostituito, dal luglio 2007, il regolamento CEE n. 259/1993, ribadendone i divieti ed aggiornando le procedure di controllo delle spedizioni di rifiuti pericolosi, riducendo pertanto il rischio di spedizioni non controllate.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Desidero semplicemente aggiungere che la ratifica dell'Emendamento riveste carattere di urgenza sia politico che operativo, perché la tutela dell'ambiente rappresenterà uno dei principali temi di discussione durante il G8, di cui l'Italia assumerà la presidenza. Appare quindi politicamente opportuno ratificare l'emendamento Ban il prima possibile. Per consentirne l'entrata in vigore, occorre raggiungere un numero minimo di ratifiche, pari a tre quarti dei Paesi che lo hanno votato. È per questo che il contributo dell'Italia risulta essenziale. La Commissione europea ha più volte sollecitato al riguardo l'Italia, allo scopo di raggiungere al più presto questo obiettivo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.

MARIO BARBI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico si associa alle valutazioni espresse dal relatore ed anche al richiamo fatto dal rappresentante del Governo all'opportunità e alla necessità che il Parlamento italiano proceda alla ratifica dell'Emendamento che modifica la Convenzione di Basilea sui movimenti transfrontalieri di rifiuti tossici.
Effettivamente c'è un ritardo significativo: l'Emendamento risale al 1995, anno nel quale venne approvato dalla Conferenza delle Parti. Sono passati oltre dieci anni e forse potevamo arrivarci prima. Ci arriviamo ora, ci arriviamo sollecitati, ci arriviamo nella necessità di corrispondere ad impegni internazionali che abbiamo assunto alla vigilia della presidenza del G8. Il gruppo del Partito Democratico voterà quindi a favore della ratifica.
Colgo l'occasione soltanto per ricordare come la Convenzione di Basilea, stipulataPag. 29nel 1989, fu un passo importante, una prima conclusione operativa di un processo iniziato già negli anni Settanta in ambito ONU, mirante a disciplinare questioni che attenevano all'ambiente e al controllo del traffico dei rifiuti. Con quella Convenzione si iniziò a lasciarsi alle spalle l'anarchia del traffico dei rifiuti pericolosi, creando una disciplina che ne controllasse i movimenti tra un Paese e l'altro, fino ad arrivare a porsi l'obiettivo di eliminarli.
Si trattava di un commercio odioso, che trasferiva dai Paesi industrializzati e ricchi ai Paesi poveri, in via di sviluppo, rifiuti tossici in grandi quantità, a bassissimo costo economico e ad altissimo rischio ambientale e sanitario per i territori e per le popolazioni che li ricevevano.
Quella Convenzione ha permesso di raggiungere risultati importanti. È stato detto che la ratifica da parte nostra è meramente formale perché il nostro Paese già si attiene, in virtù della disciplina europea, alle disposizioni che la Convenzione e l'Emendamento alla Convenzione prevedono. Con il mio intervento vorrei soltanto sottolineare che, se da un lato è vero che la ratifica da parte nostra è un atto meramente formale e dovuto, dall'altro ha anche, però, un significato politico importante - lo dicevo prima - alla vigilia della presidenza italiana del G8, ma anche in virtù del fatto che conferma e rafforza l'intenzione e la volontà del nostro Paese - una volontà politica - di partecipare attivamente agli accordi ed alle iniziative internazionali volte a disciplinare le questioni ambientali. Si tratta di una questione strategica sempre più importante, in cui la collaborazione internazionale multilaterale è fondamentale e indispensabile e di cui questa Convenzione è un aspetto significativo.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1665)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Pianetta.

ENRICO PIANETTA, Relatore. Rinuncio, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Rinuncio, Signor Presidente.

(Esame degli articoli - A.C. 1665)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1665), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
469
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Tassone e Mussolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1665 ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Pag. 30

Prendo atto che i deputati Oliverio, Laura Molteni, Mussolini, Giacomoni e Mazzuca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1665), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
477).

Prendo atto che la deputata Mussolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1665)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1665, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Emendamento alla Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti transfrontalieri pericolosi, approvato dalla Terza Conferenza delle parti in con decisione III/1 del 22 settembre 1995) (1665):

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della Delegazione presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO) (ore 11,55)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso le assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO).
Ricordo che, a norma dell'articolo II della Carta dell'Assemblea parlamentare della UEO, i membri della delegazione presso tale Assemblea sono gli stessi che compongono la delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Secondo quanto previsto dall'articolo 56, comma 3, del Regolamento, la votazione, che si svolgerà a scrutinio segreto, avrà ad oggetto la seguente lista - in distribuzione presso i tavoli dei commessi - predisposta dal Presidente in base alle designazioni dei gruppi: componenti effettivi: Roberto Antonione, Deborah Bergamini, Lorenzo Cesa, Gianpaolo Dozzo, Piero Fassino, Dario Franceschini, Gennaro Malgieri, Andrea Rigoni e Luigi Vitali; componenti supplenti: Mario Barbi, Gianni Farina, Renato Farina, Giuseppe Galati, Federica Mogherini Rebesani, Fiamma Nirenstein, Giacomo Stucchi, Luca Volontè e Marco Zacchera.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla lista predisposta dalla Presidenza.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 422
Astenuti 58
Maggioranza 212
Voti favorevoli 371
Voti contrari 51).

Pag. 31

Prendo atto che il deputato Costa ha segnalato di essersi erroneamente astenuto e la deputata Bocciardo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Proclamo pertanto eletti i componenti effettivi e i componenti supplenti indicati nella lista predisposta dal Presidente.
Alla luce dell'esigenza di procedere quanto prima alla costituzione della Delegazione, considerato che lunedì 29 settembre avrà inizio a Strasburgo la prossima sessione dei lavori dell'Assemblea del Consiglio d'Europa, d'intesa con il Senato, la Delegazione stessa è convocata per oggi - presso la Camera dei deputati, Palazzo Valdina - per procedere alla propria costituzione.
La costituzione avrà luogo, come di consueto, mediante l'elezione di due distinti uffici di presidenza, uno riferito all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e l'altro riferito all'Assemblea parlamentare della UEO, rispettivamente alle ore 14 e alle ore 14,45.
Ricordo che alle relative votazioni potranno partecipare soltanto i componenti effettivi della Delegazione e che solo questi ultimi potranno assumere cariche in seno agli uffici di presidenza, dovendosi limitare il ruolo dei componenti supplenti alla sola ipotesi di sostituzione dei titolari in caso di assenza o impedimento.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,05).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, colgo l'occasione data da una Assemblea ancora non completamente svuotata e certamente della sua attenzione, sempre così generosa nei nostri confronti e nei miei in particolare, per ricordarle che già una settimana fa, con il suo assenso e con il suo impegno, avevamo chiesto se era possibile che il Ministro degli esteri e i funzionari della Farnesina venissero ad illustrare al Parlamento italiano quale è la nostra posizione e soprattutto quali sono le iniziative che il nostro Governo intende intraprendere. Infatti, sappiamo che da qui a qualche giorno si svolgerà un incontro bilaterale tra l'Unione europea e l'India. Nei confronti di che cosa? L'incontro avrà ad oggetto l'assoluta e incredibile vicenda delle persecuzioni dei cristiani sul territorio indiano.
Sia la nostra parte politica sia altre forze hanno presentato alcuni documenti per chiedere l'applicazione del principio di ingerenza - come è accaduto nei confronti dello sterminio islamico in Kosovo - anche nei confronti di ciò che sta accadendo in India verso i cristiani. Riteniamo utile e importante tale questione e ci affidiamo alle sue possibilità di moral suasion nei confronti del Ministro degli affari esteri perché venga affrontata tale annosa vicenda possibilmente prima dell'incontro bilaterale tra l'Unione europea e l'India che segnerà, volenti o nolenti, un punto di svolta, in un senso o nell'altro, in ordine alla vicenda di cui stiamo parlando.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza rinnoverà al Ministro degli affari esteri l'invito ad essere presente in Aula.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, abbiamo testé svolto una votazione a scrutinio segreto. Tuttavia, sul tabellone che indica il risultato mentre sono comparsi con lo stesso colore i voti favorevoli e contrari, invece sono rimaste accese le luci di coloro che si sono astenuti. Ritengo che se una votazione è segreta tutti i voti dovrebbero risultare coperti dal medesimo colore, sia quelli di chi esprime voto favorevole sia quelli di chi esprime voto contrario e di chi si astiene.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, lei sa che la questione non è nuova e comunque sarà valutata.Pag. 32
Comunico che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1441-bis - Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (testo risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31, 70 e dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge 1441, deliberato dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato), già prevista per il pomeriggio di oggi, avrà luogo domani, giovedì 25 settembre, dalle ore 11, con prosecuzione nel pomeriggio, dopo la riunione del Parlamento in seduta comune, fino a conclusione.
Il seguito dell'esame avrà luogo martedì 30 settembre, dalle ore 11,30, con prosecuzione pomeridiana e notturna, e mercoledì 1o ottobre (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna, fino alla conclusione dell'esame) (con votazioni).
L'esame di documenti in materia di insindacabilità, già previsto per la giornata di domani, avrà luogo in una prossima seduta.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 3-00108, presentata da me e dal collega Giacomelli il 30 luglio e concernente la questione dei mutui. Chiedo che venga iscritta all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto, onorevole Lulli.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative ispettive ed ulteriori iniziative di competenza in merito alla vicenda dell'annullamento dell'ordinanza cautelare relativa ad uno dei presunti killer della strage di Castel Volturno (Ce) - n. 3-00143)

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00143, concernente iniziative ispettive ed ulteriori iniziative di competenza in merito alla vicenda dell'annullamento dell'ordinanza cautelare relativa ad uno dei presunti killer della strage di Castel Volturno (Ce) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, tutti gli organi di informazione riportano la notizia che uno dei presunti sicari responsabili della spaventosa strage di Castel Volturno ha potuto partecipare all'uccisione dei sei extracomunitari mentre stava scontando agli arresti domiciliari la sua condanna di due anni e otto mesi per spaccio di droga.
Il profilo criminale del killer risulta ulteriormente aggravato dal fatto che nel mese di aprile 2008, proprio mentre si trovava agli arresti domiciliari, era stato nuovamente arrestato nell'ambito di una operazione anticamorra, nel corso della quale era risultato il suo stretto legame con alcuni esponenti del clan camorristico locale.Pag. 33
L'ordinanza che disponeva l'arresto per associazione camorristica di Alfonso Cesarano venne, tuttavia, inspiegabilmente annullata dal tribunale del riesame, consentendo così al Cesarano di tornare a scontare la condanna precedente presso il suo domicilio.
Ancora una volta appare inspiegabile come pericolosi criminali, nel caso di specie Alfonso Cesarano, condannato per spaccio e sospettato di associazione camorristica, possano scontare la pena agli arresti domiciliari, nonostante siano accusati di delitti di particolare gravità sociale.
Appare agli interroganti assolutamente discutibile, pur nell'esercizio del potere discrezionale di ogni magistrato, che l'applicazione di misure alternative al carcere, ancora una volta, venga effettuata senza un'adeguata valutazione dei presupposti di legge, dei precedenti penali e della capacità a delinquere del condannato.
Si chiede, pertanto, se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative ispettive con riguardo alla vicenda segnalata in premessa, al fine dell'esercizio di tutti i poteri di sua spettanza.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in relazione ai gravissimi fatti accaduti a Castel Volturno, a seguito dei quali sono state uccise sette persone ed una è rimasta ferita, proprio stamane il Ministro dell'interno Roberto Maroni ha riferito in Senato, ricostruendo la dinamica del gravissimo episodio criminale sulla base degli elementi investigativi finora emersi e ovviamente divulgabili in quanto non coperti da segreto investigativo.
Si tratta ovviamente di un fatto di straordinaria gravità che ha suscitato un notevole allarme sociale nell'intero Paese rendendo indifferibile una verifica di tutti gli aspetti della vicenda, sia riguardanti l'ordine pubblico su cui ha già riferito l'onorevole Maroni, sia riguardo la gestione e l'evoluzione dell'iter processuale che ha condotto agli arresti domiciliari Alfonso Cesarano, individuato dalle forze di polizia come uno dei presunti autori della strage.
Per la parte che coinvolge il Ministero della giustizia ho subito attivato gli uffici competenti in modo da garantire già nell'immediatezza l'acquisizione delle necessarie e dettagliate informazioni che dovranno essere fornite dal presidente della corte di appello e dal presidente del tribunale di Napoli.
Acquisite queste informazioni le valuterò con pari sollecitudine e valuterò la necessità o l'opportunità di inchieste amministrative per ulteriori approfondimenti del caso.
Infine valuterò, unitamente al Ministro dell'interno, la possibilità di intervenire sul tema e sulle modalità degli arresti domiciliari.

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di replicare.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto ringraziamo il Ministro per la precisione e la puntualità della risposta in riferimento alla quale esprimiamo la nostra totale soddisfazione.
Ci consenta, il Ministro, alcune considerazioni: innanzitutto vogliamo rivolgere un primo monito, duro e severo, alla magistratura, o almeno a una parte di essa, in merito ad una certa facilità di concessione delle misure alternative alla detenzione in carcere, soprattutto in zone ad alto rischio di criminalità organizzata come il casertano, ma non solo. Ciò a maggior ragione se, come ha riferito il Ministro Maroni oggi, a Castel Volturno risultano essere ben 118 i soggetti beneficiati di una misura di detenzione domiciliare.
Nella giornata odierna, come correttamente riportava il Ministro Alfano, il Ministro Maroni, intervenendo nell'Aula del Senato, ha giustamente ricordato quanto il Governo ha fatto, quanto sta facendo e quanto continuerà a fare con la massima determinazione e fermezza secondo il principio della tolleranza zero, per fronteggiarePag. 34e debellare episodi di criminalità e di delinquenza gravi e sconcertanti come quello in oggetto. A tal proposito, esprimo a nome del gruppo della Lega Nord, viva soddisfazione per l'iniziativa del Governo mirata all'invio di 500 militari specializzati nei territori colpiti da questi fenomeni di emergenza criminale.
Il Ministro Maroni dall'Aula del Senato ha invitato il Parlamento, unitamente al Governo, a svolgere un'attenta riflessione in merito ad una proposta di legge mirata a ridurre sensibilmente la possibilità di concessione degli arresti domiciliari a tutti i soggetti coinvolti ed accusati per reati di mafia e di criminalità organizzata.
In particolare, riteniamo che la misura alternativa degli arresti domiciliari (ovvero la possibilità di scontare la pena comodamente seduti sul divano di casa, anziché in carcere, nelle patrie galere) dovrà essere concessa solo a soggetti non socialmente pericolosi e condannati per reati di non particolare gravità ed allarme sociale, impedendo, al contempo, che un giudice, a sua discrezione e attraverso una labile, e a volte discutibile, interpretazione delle norme giuridiche, possa concedere misure alternative alla detenzione con eccessiva facilità e disinvoltura per ovviare, magari, al problema del sovraffollamento delle carceri, reiterando pertanto l'errore di chi già, in un passato non tanto remoto, ha individuato nell'indulto la soluzione al problema carceri, scaricando così sui cittadini onesti le conseguenze dannose di scelte sbagliate.
Alla giusta sollecitazione del Ministro Maroni rispondiamo che la Lega Nord con il suo gruppo parlamentare è perfettamente d'accordo sulla riduzione e sulla restrizione dei benefici premiali degli arresti domiciliari e, a tal proposito, ci attiveremo.
Auspichiamo, però, al contempo, che il nostro impegno, l'impegno della politica e del legislatore, non venga vanificato, come spesso accade, da una certa magistratura a volte più impegnata ed incline a criticare pretestuosamente le posizioni del Governo anziché a limitarsi a svolgere le funzioni ad essa attribuite dalla Carta costituzionale ovvero far applicare e far rispettare la legge e, soprattutto, garantire alla giustizia criminali e delinquenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Iniziative normative in materia di non candidabilità e di divieto di assunzione di incarichi di governo per cittadini condannati a seguito di reati dolosi e contro la pubblica amministrazione - n. 3-00144)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00144, concernente iniziative normative in materia di non candidabilità e di divieto di assunzione di incarichi di governo per cittadini condannati a seguito di reati dolosi e contro la pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, prima di illustrare la mia interrogazione vorrei ringraziarla per il raddoppio del tempo che ci ha concesso, e che concederà sicuramente anche a me, come ha concesso ai colleghi della Lega. Grazie, signor Presidente.
Quanto all'interrogazione...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Di Pietro, non mi risulta di aver concesso alcun raddoppio.

ANTONIO DI PIETRO. Però di fatto così è, perché ha dato nella replica quattro minuti e venti secondi.

PRESIDENTE. Ne è sicuro?

ANTONIO DI PIETRO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Faremo un controllo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ANTONIO DI PIETRO. Però diventa troppo tardi per me. Signor Presidente, faccia anche a me il controllo dopo, allora.Pag. 35
Quanto al merito dell'interrogazione, oggi la Corte di cassazione, signor Ministro, ha sentenziato che l'espressione «prima Repubblica» indica intrallazzo, corruzione, mancanza di merito: lo dice la Cassazione.
Oggi, in Parlamento, ci sono diciotto condannati con sentenza definitiva; oggi, in Parlamento, ce ne sono settanta di parlamentari tra condannati, prescritti, indagati, imputati e rinviati a giudizio. Nelle assemblee elettive, comunali, provinciali e regionali è presente una miriade di cittadini condannati con sentenza definitiva e nelle amministrazioni locali, provinciali e regionali sono presenti diverse persone rinviate a giudizio per fatti che riguardano le attività che essi svolgono.
In tale situazione noi crediamo che le istituzioni nel loro complesso stiano perdendo credibilità. Per questa ragione noi chiediamo a lei, signor Ministro, se intenda porre in essere strumenti legislativi con proposte di governo specifiche, specialmente con canali preferenziali, per poter impedire la candidatura a persone condannate con sentenza penale passata in giudicato e per impedire che assumano incarichi di governo, locale o centrale, persone che sono state rinviate a giudizio per reati gravi contro la pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro, le abbiamo dato un minuto in più dell'usuale e del lecito, prendendo per buona la sua rivendicazione anche senza avere controllato, ma controlleremo.
Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole interrogante desidero innanzitutto sottolineare che il tenore dell'interrogazione appare abbastanza generale. Non è facile, infatti, in questa complessa materia esprimersi con un generico cenno all'introduzione normativa di ipotesi di non candidabilità, fattispecie incerta sotto il profilo della collocazione tecnico-dogmatica e legislativa, peraltro indistintamente riferita sia al Parlamento nazionale che agli enti territoriali locali, nonché a non meglio precisati incarichi di governo a tutti i livelli.
Sul piano tecnico le categorie che vengono in rilievo riguardano per la verità le cause di ineleggibilità ed incompatibilità variamente complesse in relazione alla rappresentatività elettorale cui si riferiscono, procedendo dal Parlamento nazionale sino alle circoscrizioni comunali - peraltro sfuggite all'attenzione dell'interrogante - e ciascuna di queste fattispecie ha una sua specificità tecnica.
Si tratta, inoltre, di una tematica dove convergono delicate questioni di rilievo costituzionale riferibili all'elettorato passivo che, con particolare riferimento alla possibile introduzione di ipotesi di ineleggibilità di candidati colpiti da provvedimenti di rinvio a giudizio, sono già state esaminate dalla Corte costituzionale che, con sentenza n. 141 del 1996, ha giudicato costituzionalmente illegittime, per violazione dell'articolo 51 della nostra Carta fondamentale, ipotesi di ineleggibilità fondate sul mero presupposto del rinvio a giudizio.
Ciò premesso, l'attuale quadro normativo, costituito dal testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, dal testo unico delle leggi recanti norme per la elezione del Senato della Repubblica e dal testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, prevede un'articolata ed organica disciplina delle ipotesi di ineleggibilità, i cosiddetti requisiti negativi per l'accesso alle cariche, che appare pienamente in linea con la disciplina costituzionale di riferimento costituita dall'articolo 48, comma quarto, e dall'articolo 51 della Costituzione.
Ritengo, peraltro, che le attuali scelte legislative in materia consentano di assicurare il perseguimento delle finalità di tutela della libera determinazione degli organi elettivi e di un buon andamento e trasparenza delle amministrazioni pubbliche.
Ciò nonostante, ricordando i precedenti della scorsa legislatura di governo e dell'istituzione parlamentare - che certamentePag. 36l'onorevole interrogante ricorderà con me - si potrebbe aprire un confronto tra maggioranza e opposizione, stante i principi di non colpevolezza e la funzione rieducativa della pena, in riferimento alle ipotesi in cui vi sia una sentenza di condanna passata in giudicato e non sia ancora intervenuta la riabilitazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare per due minuti. Adesso, però, rientriamo nelle regole.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, oggi, signor Ministro, il vigile urbano non può fare il vigile urbano se condannato, ma neanche il bidello. Si può fare il Presidente del Consiglio, il sindaco, il presidente della regione e quant'altro. Oggi Transparency International, organismo dell'ONU, ci ha declassati di ulteriori 15 posti, al cinquantacinquesimo posto dopo le Seychelles, Taiwan, Botswana, Costa Rica, Repubblica Domenicana e così via. Oggi noi abbiamo un esempio di malaffare che tocca tutte le regioni compresa la sua e anche la mia.
In questa situazione dire che non vuole prendere decisioni vuol dire dare l'impressione che in Parlamento si può arrivare se si delinque e a governare si arriva meglio se si commettono dei reati.
È la credibilità delle istituzioni che va al macero, per cui invitiamo tutti i cittadini a venire in piazza Navona l'11 ottobre a firmare il referendum contro il suo lodo Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Dati ed intendimenti del Ministro della giustizia in merito all'esercizio dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati per ritardo nel deposito di provvedimenti giudiziari - n. 3-00145)

PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00145, concernente dati ed intendimenti del Ministro della giustizia in merito all'esercizio dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati per ritardo nel deposito di provvedimenti giudiziari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, onorevole Ministro, i lunghissimi tempi di durata dei processi costituiscono la maggiore criticità per la giustizia nel nostro Paese. L'ispettorato generale del Ministero della giustizia, nella sua attività di ispezione ordinaria presso gli uffici giudiziari accerta, tra l'altro, la tempestività nel deposito dei provvedimenti da parte dei magistrati sia nel settore civile, che in quello penale.
Il rispetto di tali termini corrisponde ad un preciso dovere di diligenza dei magistrati stessi, che, se violato, dà luogo, nei loro confronti, ad esercizio dell'azione disciplinare; il ritardo nel deposito di sentenze penali può dar luogo alla scarcerazione, per decorrenza dei termini, di pericolosi criminali, i quali, per tale motivo, vengono restituiti al circuito delinquenziale; il ritardo nel deposito di provvedimenti civili costituisce uno dei motivi per i quali il processo raggiunge una durata ingiustificata ed ingiustificabile.
Si chiede, pertanto, al signor Ministro se ed in quali casi, a decorrere dall'anno 2006, sia stata esercitata l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati per ritardo nel deposito di provvedimenti giudiziari e se il Ministro interrogato non intenda intensificare l'azione ispettiva ai fini dell'esercizio dei poteri di sua competenza.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole Costa desidero precisare che i dati che mi accingo ad illustrare si riferiscono ad una casistica che ha già superato il vaglio dell'ispettorato e delle competenti articolazioni ministeriali. In particolare, voglio segnalare che tali valutazioni non si limitano ad individuare meccanicamente il semplice ritardo nelPag. 37deposito dei provvedimenti giurisdizionali, che spesso può trovare giustificazione nel carico di lavoro del singolo magistrato e può non essere espressione di una mancanza ai doveri deontologici. L'ispettorato, infatti, prima di formulare al Ministro una proposta di azione disciplinare, accerta scrupolosamente che i ritardi contestati siano ingiustificati, reiterati e di notevole entità.
Ciò premesso e passando a illustrare i dati numerici che mi sono stati richiesti, faccio presente che nell'anno 2006 il Ministro della giustizia ha esercitato l'azione disciplinare nei confronti di diciannove magistrati appartenenti a diversi uffici giudiziari, nei cui confronti sono emersi numerosi e consistenti ritardi nel deposito di provvedimenti giurisdizionali, sia nel settore civile sia in quello penale.
In particolare, nell'anno 2006 è stato contestato un ritardo nel deposito superiore a quattro anni per sette sentenze penali, per 129 sentenze penali è stato contestato un ritardo fra i 500 e i 1.000 giorni, per 1.052 il ritardo contestato è stato tra i 300 e i 500 giorni, per 91 vi è un ritardo tra 100 e 300 giorni.
Nello stesso anno 2006 è stato contestato un ritardo tra 300 e 500 giorni per sei decreti applicativi di misure di prevenzione e tredici ordinanze in materia penale, con ritardi inferiori ai 300 e ai 500 giorni.
Quanto al settore civile, nel 2006 vi sono state due sentenze per le quali è stato contestato un ritardo superiore a otto anni, una con ritardo superiore a 1.500 giorni, un'altra con ritardo superiore a 1.000 giorni, 252 con ritardo nel deposito tra 500 e 1.000 giorni e, infine, 1.740 sentenze civili con un ritardo tra 300 e 500 giorni. Vi sono state, inoltre, 1.108 ordinanze in materia civile con ritardi contestati tra 300 e 500 giorni e 598 decreti in materia penale con ritardi contestati tra 300 e 500 giorni.
Nel 2007 il Ministro della giustizia ha esercitato l'azione disciplinare nei confronti di nove magistrati appartenenti a diversi uffici giudiziari per ritardato deposito di provvedimenti giurisdizionali nel settore penale. I ritardi contestati oscillano tra i 300 e i 700 giorni e, in alcuni casi, superano i 1.500 giorni. I provvedimenti in questione sono costituiti da tre sentenze penali con ritardo contestato superiore a 1.500 giorni, diciotto sentenze penali con ritardo inferiore a 100 giorni, 339 con ritardi tra 100 e 300 giorni e tre con ritardi tra 300 e 500 giorni.
Nello stesso anno sono stati contestati ritardi anche per dieci decreti applicativi di misure di prevenzione, tre provvedimenti in materia di gratuito patrocinio, nove ordinanze in materia penale e tre casi di ritardo nel deposito, che hanno determinato la scarcerazione di soggetti detenuti.

PRESIDENTE. Ministro Alfano, la prego di concludere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Quanto al 2008, faccio presente che dal mese di gennaio ad oggi il Ministro della giustizia ha esercitato l'azione penale nei confronti di tredici magistrati. Preciso, al riguardo, che dal 7 maggio 2008, ossia da quando mi sono insediato presso il Dicastero della giustizia, ho ritenuto di dover promuovere l'azione disciplinare nei confronti di undici magistrati, a carico dei quali sono emersi numerosi e consistenti ritardi nel deposito di provvedimenti giurisdizionali, sia nel settore civile sia in quello penale. I ritardi contestati nel 2008 oscillano tra i 300 e i 700 giorni e sono superiori a 500 giorni soprattutto per le sentenze penali e, in alcuni casi, superano i 1.500 giorni.
I provvedimenti in questione - concludo, signor Presidente - sono costituiti da 1.414 sentenze penali, settantasette decreti applicativi di misure di prevenzione, 1.701 ordinanze civili, 1.081 sentenze civili.

PRESIDENTE. Ministro, la prego di concludere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Rilevo che assai preoccupanti appaiono i ritardi, superiori a otto anni, contestati in relazione al deposito di trePag. 38sentenze penali, considerato oltretutto che tali inadempienze hanno determinato la scarcerazione degli imputati per decorrenza dei termini.

PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di replicare.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per l'esauriente e puntuale risposta, che evidenzia come la riduzione della durata dei processi costituisca obiettivo prioritario dell'attività di Governo. La giustizia, infatti, per essere efficace e credibile deve offrire risposte tempestive. Al contrario, il nostro è un sistema giudiziario lento, macchinoso, poco reattivo. Occorre intervenire sulle norme processuali, ma anche monitorare attentamente i tempi di deposito dei provvedimenti da parte dei magistrati, che talvolta appaiono assolutamente dilatati, imprimendo ai processi una durata intollerabile. Chi nel redigere una sentenza accumula ritardi di anni danneggia e dequalifica il lavoro dei tantissimi giudici che operano con impegno, diligenza e celerità, oltre a minare il prestigio della magistratura e la fiducia che in essa pone il cittadino. Il fatto che pericolosi criminali vengano scarcerati a causa del deposito tardivo delle sentenze costituisce per il nostro sistema giudiziario un vulnus difficilmente rimediabile, cagionando una perdita di fiducia nelle istituzioni. È pertanto assolutamente apprezzabile l'impegno del Ministro Alfano, volto ad utilizzare gli strumenti di vigilanza e di ispezione ai fini dell'esercizio dei poteri di sua competenza. Ciò costituisce un chiaro segnale circa la volontà del Governo di operare perché i tempi dei processi non siano ingiustificatamente dilatati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Intendimenti del Ministro della giustizia in merito al trattamento retributivo dei magistrati onorari - n. 3-00142)

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00142, concernente intendimenti del Ministro della giustizia in merito al trattamento retributivo dei magistrati onorari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro, lei e, come lei, tanti italiani che hanno frequentato per motivi diversi i tribunali del nostro Paese, conoscono il ruolo della magistratura onoraria nell'amministrazione della giustizia. Si tratta di migliaia di professionisti del diritto, che suppliscono al lavoro dei giudici e dei procuratori in una miriade di processi e svolgono una funzione assolutamente fondamentale nel rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini. Basti pensare che solo a Roma circa diecimila procedimenti l'anno, un terzo del totale, sono esaminati dalla magistratura onoraria. Parlo di reati pericolosi: scippi, rapine, furti in appartamento, ricettazione o reati connessi al traffico di stupefacenti. Sono tutti reati contenuti nel cosiddetto pacchetto sicurezza voluto dal Governo, su cui noi non abbiamo votato contro. Improvvisamente, il Dipartimento per gli affari di giustizia, lo scorso 4 settembre, di fatto ha dimezzato l'indennità dei giudici onorari. Ancora una volta, alla politica degli annunci di leggi, anche in parte condivisibili, segue il taglio inspiegabile delle risorse economiche necessarie per realizzare quanto promesso. Signor Ministro, visto che i magistrati hanno indetto uno sciopero a oltranza, a partire dal 6 ottobre prossimo, le chiediamo cosa intenda fare il Governo per scongiurare questo pericolo e la paralisi dei tribunali italiani.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole Rao, faccio presente che la circolare della direzione generale affari di giustizia del 4 settembre 2008 è stata emessa a seguito di numerose incertezze applicative segnalate da molteplici quesitiPag. 39pervenuti dagli uffici giudiziari, nonché dai contrasti interpretativi sorti dalle precedenti circolari. Con la circolare del 4 settembre scorso, sono state definitivamente chiarite, nel rispetto della legge, le ipotesi in cui deve essere riconosciuta la doppia indennità di udienza giornaliera. Infatti, l'articolo 4 del decreto legislativo del 28 luglio 1989, n. 273, collega la corresponsione dell'indennità ai giudici onorari di tribunale ed ai vice procuratori onorari alla partecipazione all'udienza. L'udienza costituisce la seduta del giudice dinanzi al quale, in un segmento temporale continuo, si trattano anche affari processuali diversi. In altre parole, l'udienza è autonomamente riconducibile ad un unicum, composto di varie attività, che presenta sue caratteristiche strutturali indipendentemente dal numero dei procedimenti trattati e dai riti processuali adottati. Conseguentemente, dà diritto, finché mantiene tale unicità strutturale, alla liquidazione di una sola indennità. Pertanto, è unica l'udienza dibattimentale che sin dall'inizio si presenti come tale e nel cui corso, nell'ambito di uno o più procedimenti, il giudice sia chiamato a provvedere con un rito speciale, anche con un rito speciale, in quanto la trattazione dell'affare con il diverso rito consiste in un mero episodio processuale, che si svolge all'interno della medesima ed unica udienza.
Quindi non si è trattato di un dimezzamento, ma di un mancato raddoppio dell'indennità. Viceversa, risultano strutturalmente diverse e danno luogo alla corresponsione di una doppia indennità, adesso sì, le udienze che, sin dall'inizio, si presentino diverse tra di loro e siano previste, ad esempio, l'una per la trattazione di affari processuali in forma pubblica e l'altra per la trattazione in camera di consiglio.
Quanto alla problematica relativa alla corresponsione degli arretrati della doppia indennità di udienza, posso assicurare che la stessa è all'esame della competente direzione dell'ufficio legislativo del Ministero, al fine di dare soluzione alle questioni amministrative e giuridiche che ne hanno, fino ad ora, ostacolato l'erogazione.
Per quanto concerne, invece, le attività dei viceprocuratori onorari diverse dal sostenere la pubblica accusa in udienza, con particolare riferimento alle richieste di emissione di decreti penali di condanna e all'attività di indagine nei procedimenti di competenza del giudice di pace, la direzione generale affari di giustizia, con nota del 2 agosto 2007, ha ritenuto che non potesse corrispondersi l'indennità di udienza di fronte al tenore della norma di legge, la quale espressamente prevede l'indennità soltanto per il caso di partecipazione all'udienza.
Posso comunque rassicurare gli interroganti che la questione della corresponsione di un'indennità anche per attività diverse dall'udienza è alla mia attenzione, anche per un'eventuale soluzione di carattere normativo, talché si rispetti la struttura tecnica dell'udienza, non si violi la norma esistente e vi sia un intervento apposito.
In tale prospettiva, nell'ambito dell'incontro con i rappresentanti della magistratura onoraria che si è svolto presso il Ministero della giustizia il 17 settembre ultimo scorso, ho espresso la volontà di attivare le necessarie iniziative normative di riforma della magistratura onoraria secondo i principi espressi nell'ordine del giorno Vitali n. 9/1212/1, accettato nella seduta della Camera dei deputati n. 24 del 26 giugno 2008.
Per completezza di informazione, faccio presente, e concludo, che nella comunicazione di astensione dalle udienze civili e penali prevista per il prossimo ottobre la federazione dei magistrati onorari ha dato atto della serietà e tempestività degli impegni assunti per un organico intervento normativo che risolva le questioni controverse, un riconoscimento del quale il Governo è grato a tale federazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Rao, ha facoltà di replicare.

ROBERTO RAO. Signor Ministro, apprezziamo la sensibilità sull'argomento ePag. 40apprezziamo il fatto che anche le federazioni le abbiano riconosciuto un'attenzione particolare. La sua risposta, infatti, continua a manifestare buone intenzioni, molto apprezzabili, anche se lei non può fare a meno di sottolineare il fatto che è costretto, rispetto alle risorse economiche date, a tagliare, tagliare e tagliare.
L'Unione di Centro rappresenta, come lei sa, soprattutto in tema di giustizia, un'opposizione responsabile e seria. Comprendiamo che i tagli sono necessari, ma in settori come la giustizia, la sicurezza e la scuola questi tagli ci preoccupano di più; ci preoccupano perché incidono sui beni più preziosi degli italiani e, in questo caso, lanciamo un allarme prima che sia troppo tardi.
Spero che lei abbia scongiurato, con il suo intervento qualificato, il rischio dello sciopero, perché la preoccupazione che un numero enorme di fascicoli torni sul tavolo dei procuratori e che migliaia di udienze siano rinviate porterebbe alla paralisi della giustizia, che avrebbe un effetto devastante soprattutto sul Governo. A cosa serve, infatti, approvare «pacchetti» sulla sicurezza, inasprire le pene, prevedere nuove fattispecie di reato, come, per esempio, quelle delineate dal disegno di legge contro la prostituzione dell'onorevole Carfagna, se poi nessuno giudica i reati e si allungano i tempi della sentenza?
Come si può dimezzare - perché io sostengo che, di fatto, non è un mancato raddoppio, ma un dimezzamento - il compenso che comporta mensilmente un importo di circa 900 euro? Non parliamo di cifre stratosferiche per professionisti della giustizia ed è la stessa cifra che ricevevano nel 2001!
È una categoria che vive nella precarietà, senza nessuna garanzia previdenziale o assistenziale, come loro stessi riconoscono, in mancanza di una legge organica, che, però, adesso lei, signor Ministro, si è impegnato a varare nei prossimi tre mesi, accogliendo un ordine del giorno che avevamo sottoscritto e che proveniva dalla sua stessa maggioranza.
Comprendiamo, signor Ministro, che lei, come noi, si proponga di realizzare una giustizia rapida e veloce. Anela, giustamente, a processi telematici, a nuove strutture e nuovi carceri, con il ricorso anche a braccialetti elettronici, ma, senza le adeguate risorse economiche, restano solo buone intenzioni.
Perdoni la battuta, perché lei conosce la nostra serietà, soprattutto in tema di giustizia; ha potuto valutarla, anche nel corso degli ultimi convegni che abbiamo fatto insieme. Non vorremmo che questa macchina veloce della giustizia che lei promuove, che anche noi vogliamo seriamente, resti ferma ai box, senza benzina. Comunque, la ringraziamo.

(Orientamenti del Governo in merito agli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e per la lotta alla povertà - n. 3-00146)

PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00146, concernente orientamenti del Governo in merito agli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e per la lotta alla povertà (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, signor Ministro, la prego di non vedere in questa interrogazione una polemica, ma piuttosto una mano tesa al Governo, perché ne avete bisogno: una mano tesa per evitare una figuraccia internazionale al Ministro Frattini, ma soprattutto per evitarla al nostro Paese, che avrà la prossima presidenza di turno del G8.
Da domani a New York le Nazioni Unite verificheranno se gli Stati membri hanno rispettato gli impegni nella lotta alla povertà, e l'Italia dirà di no. Anzi, invece di aumentare i fondi per la cooperazione il Governo li ha tagliati: erano lo 0,2 per cento del PIL, passeranno allo 0,1. Questo significa due cose: da un lato, che per l'Italia gli impegni internazionali purtroppo sono carta straccia; dall'altro, che sull'immigrazione il centrodestra fa pura demagogia: ci dite che per fermare l'arrivo dei disperati bisogna aiutare i Paesi d'originePag. 41e poi togliete loro anche le briciole. Caro Ministro, se vi interessasse - non so se vi interessa, ma insomma se vi interessasse - vi direi che i poveri vi stanno guardando, o che vi stanno guardando centinaia di ONG, le organizzazioni non governative che vedono saltare per aria migliaia di progetti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA SARUBBI. Sappiate almeno che vi guarda la comunità internazionale. Per questo chiedo al Governo che nella prossima legge finanziaria vengano aumentate le risorse per la cooperazione, per avvicinarci allo 0,7 per cento del PIL che l'ONU ha fissato, negli obiettivi del millennio, per il 2015.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei assicurare l'onorevole interrogante che domani il Governo non farà nessuna figuraccia. Infatti, con un ammontare di risorse stanziate per la cooperazione allo sviluppo gestite dal Ministero degli affari esteri nel solo 2007 pari a 1.269,46 milioni di euro e con circa 3.970,62 milioni di dollari erogati complessivamente come aiuto pubblico allo sviluppo, l'Italia è uno dei maggiori donatori internazionali in termini di valore assoluto dell'aiuto. L'Italia si attesta anche come uno dei maggiori contributori ai bilanci delle organizzazioni internazionali e in particolare delle Nazioni Unite. Fortemente presente anche nelle attività a carattere umanitario, il nostro Paese contribuisce attivamente a numerose iniziative per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, che rappresentano un requisito essenziale anche per lo sviluppo e la crescita dei Paesi in via di sviluppo; il ruolo dell'Italia nella recente crisi georgiana ne è infatti un'ulteriore dimostrazione, anche per quanto riguarda l'intervento di cooperazione. Il contributo italiano si è tradotto negli ultimi anni anche in un convinto sostegno alla lotta alle pandemie: siamo stati, già nel 2007, il primo Paese ad erogare il contributo 2008 per l'attività del Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, Fondo di cui l'Italia è uno dei fondatori e maggiori donatori.
Nell'anno in corso non vi sono state significative deduzioni delle risorse destinate alle attività umanitarie e delle cooperazioni; ciò nonostante, non si può non riconoscere che sarà difficile centrare nei prossimi anni i target qualitativi stabiliti a livello internazionale in materia di cooperazione allo sviluppo. Per raggiungere l'obiettivo dello 0,5 per cento del PIL entro il 2010 e dello 0,7 nel 2015 sarebbe infatti necessario uno sforzo straordinario, difficilmente compatibile con gli stringenti impegni di pareggio di bilancio concordati in sede comunitaria. Ciò non significa che il Governo intende sottrarsi agli impegni assunti, che in ogni caso si riferiscono al complesso dell'aiuto allo sviluppo proveniente da Paesi donatori e non solamente a quelli di matrice governativa. Anzi, il dibattito internazionale in corso, che avrà nella Conferenza di Doha nel prossimo novembre un momento centrale, dà continuità al consesso di Monterrey del 2002. Si tratta di un approccio onnicomprensivo, in cui l'aiuto pubblico allo sviluppo è sempre più considerato come una leva per attivare e moltiplicare altri tipi di risorse, a partire dagli investimenti privati e della creazione di ambienti propizi per la crescita sostenibile dei Paesi in via di sviluppo.
Anche in ambito UE, concludendo, l'attenzione si sta concentrando sempre più sui profili di coerenza, complementarietà e coordinamento fra i donatori, verso degli obiettivi generali di efficacia confermati dal recente Forum di Accra piuttosto che su parametri quantitativi a sé stanti. Rispetto a questi ultimi, d'altra parte, le difficoltà, lungi dall'essere solamente italiane, sono ampiamente diffuse nella maggioranza dei donatori.
La gravissima crisi economica e finanziaria internazionale, a fronte della qualePag. 42il nostro Paese deve anche fare i conti con l'eccessivo peso del debito pubblico, non può non essere tenuta nella necessaria considerazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, invito il Ministro ad informarsi perché il quadro che ci ha reso è vero, ma è relativo alle decisioni prese dal Governo Prodi con l'ultima legge finanziaria e non a quelle che voi vi accingete ad adottare con la prossima legge finanziaria. Egli ci ha quindi tracciato un quadro effettivamente in ripresa con riferimento ai fondi dedicati alla cooperazione allo sviluppo, che voi però vi state accingendo a dimezzare, portandoli dallo 0,2 per cento del PIL (che già non sarebbe sufficiente, ma comunque rappresenta un'inversione di tendenza che il Governo Prodi ha compiuto) allo 0,1 per cento.
Ciò è doppiamente grave perché avviene mentre le Nazioni Unite discutono a New York di come rilanciare l'impegno per la lotta alla povertà, stracciando quindi la nostra credibilità internazionale, ed alla vigilia della Presidenza italiana del G8. Le chiedo con quale credibilità il nostro Paese guiderà la campagna mondiale per raggiungere gli obiettivi del millennio il prossimo anno.
Il fatto che mi rattrista di più è in realtà constatare come questo Governo non veda nella cooperazione allo sviluppo né un investimento a lungo termine, né la promozione di interessi nazionali, come invece sta facendo la comunità internazionale. Evidentemente per voi la cooperazione è - purtroppo - pura ed inutile carità; vorrei infine ricordare che anche le misure di semplificazione e di parziale riforma, già discutibili, che vi accingete ad adottare nel campo della cooperazione allo sviluppo saranno del tutto inutili ed irrilevanti, perché con questi tagli non ci sarà nessuna cooperazione allo sviluppo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative in merito ai pagamenti delle cartelle esattoriali e alle somme pignorate da Equitalia relative alle fatture emesse dalle imprese nei confronti degli enti pubblici - n. 3-00147)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00147, concernente iniziative in merito ai pagamenti delle cartelle esattoriali e alle somme pignorate da Equitalia relative alle fatture emesse dalle imprese nei confronti degli enti pubblici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intendo esprimere le difficoltà di piccole e medie imprese, soprattutto del Mezzogiorno, che, in sofferenza per il pagamento delle tasse, hanno fatto domanda di rateizzazione di quanto dovuto. Rispetto a tale domanda, Equitalia ha risposto, molto spesso, purtroppo, con il pignoramento delle fatture indirizzate da queste piccole e medie imprese a enti statali e parastatali, portando quindi alla chiusura di alcune di tali imprese. Con riferimento ad una normativa che permette, anche nei confronti dei singoli cittadini ed all'insaputa degli stessi, la confisca di beni mobili (pensiamo alle cosiddette ganasce fiscali applicate alle auto) e di beni immobili (pensiamo anche agli immobili di proprietà), chiediamo pertanto, in considerazione anche del fatto che tutto ciò avviene all'insaputa del contribuente stesso, se non sia opportuno rivedere le modalità di gestione delle sanzioni, dei diritti di esazione e degli interessi, che sono vessatori verso le imprese e i cittadini.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Sardelli che i contenuti della sua interrogazione sono oggettoPag. 43di grande attenzione da parte del Governo. In merito, si osserva che la disciplina della rateizzazione delle somme iscritte a ruolo è stata oggetto, di recente, di numerose modifiche intese a semplificare la concessione della stessa ed a rendere maggiormente accessibile ai contribuenti l'utilizzo del beneficio stesso.
In particolare, il decreto-legge del 31 dicembre 2007, n. 248, ha attribuito agli agenti della riscossione il potere di concedere direttamente la rateizzazione delle somme iscritte a ruolo. Sotto il profilo sostanziale, la materia della rateizzazione delle somme iscritte a ruolo è stata modificata con il citato decreto-legge, che ha fatto venir meno la condizione prevista, a pena di decadenza, di presentare la richiesta di rateizzazione prima dell'inizio della procedura esecutiva.
Inoltre, il decreto-legge del 25 giugno 2008, n. 112, adottato dal presente Governo, ha fatto venir meno l'obbligo di rilascio della garanzia per la rateizzazione di somme da riscuotere a mezzo ruolo di importi superiori a 50 mila euro.
In base all'attuale normativa, dunque, l'Agenzia delle entrate concede la rateazione in seguito a un apposita istruttoria intesa a verificare la presenza dei requisiti per usufruire della rateazione stessa e, in particolare, a valutare la sussistenza della situazione di temporanea e obiettiva difficoltà alla quale è subordinato l'accoglimento della richiesta di rateazione e della determinazione del numero delle rate.
La problematica segnalata dall'onorevole interrogante sembra riferirsi all'applicazione delle disposizioni dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 nelle more del procedimento di concessione della rateazione. Si precisa, in proposito, che la circolare del 29 luglio del 2008 della Ragioneria generale dello Stato ha chiarito che in presenza di un provvedimento di concessione di rateizzazione del pagamento, le disposizioni del citato articolo 48-bis non trovano applicazione, in quanto non si è più in presenza di una cartella per la quale è scaduto il termine di pagamento, risultando tale termine frazionato in un serie di rate, ciascuna rappresentante un adempimento del debitore. Nei casi riportati dall'onorevole interrogante sembra emergere che la dilazione era stata richiesta ma non ancora concessa, ed è pertanto dovuta l'applicazione delle disposizioni in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni. In proposito, come definito da Equitalia Spa, a seguito dell'affidamento della rateazione delle somme iscritte a ruolo delle società del gruppo Equitalia è stato necessario fornire regole comportamentali uniformi e realizzare le procedure informatiche per l'operatività delle aziende. Il considerevole numero delle istanze prodotte dai contribuenti, inoltre, ha inevitabilmente generato, in una prima fase, l'accumularsi di un arretrato di lavorazione ormai in corso di smaltimento, anche grazie all'impegno straordinario del personale delle aziende del gruppo. Pertanto, le problematiche sollevate con l'interrogazione possono ritenersi in corso di definizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per l'attenzione posta su questi problemi nei mesi di giugno e luglio, sebbene si fosse insediato solamente nel mese di aprile. Rispetto a un problema grave che riguarda le piccole e le medie imprese, soprattutto nel Mezzogiorno, e che riguarda le famiglie e i singoli cittadini, voglio esporre dei dati gravi che emergono sempre di più: secondo Unioncamere vi è un aumento della disoccupazione nel Mezzogiorno (dall'11,3 per cento al 13 cento, nel primo trimestre del 2008) e una diminuzione delle previsioni di nuove assunzioni, a cui noi del Movimento per l'Autonomia non possiamo che essere attenti. Rispetto a questa situazione la chiusura di molte piccole e medie imprese, a causa di una normativa che si presentava molto rigida e molto dura verso queste imprese, accentuava la sofferenza verso questi fenomeni di crisi. Sarà nostro compito sviluppare una legislazione che permetta ai singoliPag. 44cittadini di essere a conoscenza dei provvedimenti che Equitalia prende, purtroppo molto spesso, a loro insaputa, con gravi conseguenze sulla proprietà di beni immobili e mobili.
Comunque, sono soddisfatto dell'attenzione che il Governo ha posto in questi mesi sul problema e come Movimento per l'Autonomia-Sud annunciamo anche provvedimenti legislativi volti a migliorare il rapporto di trasparenza tra cittadino e Stato.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Brugger, Caparini, Colucci, Cosentino, Cota, Craxi, Gelmini, Lombardo, Lo Monte, Mazzocchi, Menia, Pescante, Romani, Soro, Stefani, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione (ore 15,48).

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla propria costituzione.
D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è stata pertanto nuovamente convocata per domani, giovedì 25 settembre 2008, alle ore 12, nella sede di Palazzo del Seminario.

Costituzione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, l'onorevole Luigi Vitali; vicepresidenti, il senatore Federico Bricolo e l'onorevole Andrea Rigoni; segretari, il senatore Paolo Giaretta e l'onorevole Deborah Bergamini.

Costituzione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO).

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa Occidentale (UEO) ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, l'onorevole Gianpaolo Dozzo; vicepresidenti, i senatori Pasquale Nessa e Pietro Marcenaro; segretari, l'onorevole Roberto Antonione e il senatore Giacinto Russo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Ricordo che alle 13,30 di domani, giovedì 25 settembre 2008, è convocato il Parlamento in seduta comune per procedere all'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 25 settembre 2008, alle 11:

(ore 11 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune)

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività,Pag. 45la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, da 22 a 24, 31, 32, da 37 a 39, da 65 a 67 e 70 del disegno di legge n. 1441, deliberato dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (1441-bis-A).
- Relatori: Bernini Bovicelli, per la I Commissione e Corsaro, per la V Commissione.

(p.m., dopo lo svolgimento del punto 1)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 1551.

FABIO EVANGELISTI. La ratifica del Protocollo n. 13, per quanto concerne l'ordinamento italiano, non introduce nessuna innovazione sostanziale, invero l'Italia sia a livello costituzionale che a livello legislativo è già pienamente conforme agli scopi che hanno condotto all'adozione del Protocollo n. 13.
Infatti, nel 1994 la legge n. 589 ha abrogato l'articolo 241 del codice penale militare di guerra, nel quale appunto si prevedeva la possibilità di irrogare in determinate circostanze la pena capitale. Inoltre, la legge costituzionale 2 ottobre 2007, n. 1, ha soppresso la previsione dell'articolo 27, quarto comma della Costituzione, che lasciava aperta la possibilità di applicare la pena di morte ai soli casi previsti dalle leggi militari di guerra. Non dimentichiamo che la civiltà giuridica italiana già dalla fine del XIX secolo, ha negato il diritto dello Stato a condannare i cittadini alla pena capitale. La legge di autorizzazione tuttavia si rende necessaria, ai sensi dell'articolo 80 della Costituzione, attesa la rilevanza politica del Protocollo de quo da ratificare, quindi se dal punto di vista sostanziale, il protocollo nulla aggiunge all'ordinamento italiano, è innegabile l'alto valore simbolico della ratifica. La cultura giuridica europea, nel cui ambito è inserito il nostro Paese, è tra le più avanzate del mondo, il cui patrimonio di valori appartiene alla stragrande maggioranza dei cittadini.
L'Unione europea opera da molti anni a favore dell'abolizione della pena capitale, che costituisce una ferma posizione politica approvata da tutti gli Stati membri. Tengo, comunque, a sottolineare che la campagna per la moratoria universale della pena di morte è partita dall'Italia su impulso dell'associazione «Nessuno tocchi Caino».
Nel 2006 il Governo Prodi ha proposto una mozione, che è stata accettata e, tra il novembre e il dicembre del 2007, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha prima approvato e poi ratificato la moratoria universale della pena di morte.
La scelta di valori contenuti nel protocollo è largamente condivisa, ma quello che non è ancora chiaro è come tali principi si tradurranno in campo politico, come sarà cioè il percorso che doverosamente i parlamentari di Paesi democratici fondati sui diritti dell'uomo, dovranno percorrere.
Si tratterà di realizzare, e non soltanto promuovere, politiche coerenti a sostegno dei diritti umani e della democratizzazione, garantendo la coerenza tra le diverse politiche dell'Unione europea, soprattutto a livello di politica estera e di sicurezza comune; sarebbe opportuno inoltre adottare un'impostazione più attiva, in particolare sfruttando le opportunità offerte dal dialogo politico e dalle relazioni commerciali.
L'Unione europea ha trattato il problema della pena di morte attraverso contatti bilaterali con una serie di paesi, compresi la Cina e gli Stati Uniti, esponendo la sua politica e i governi in questione sono stati invitati a prendere iniziative per l'abolizione della pena di morte. Inoltre, l'Unione è intervenuta in numerosi casi specifici, chiedendo la non applicazione della pena capitale.Pag. 46
Pur tuttavia se è facile criticare l'Iran perché mette in piazza le esecuzioni, diventa più difficile imporsi nei confronti di Paesi come la Cina; abbiamo, infatti, assistito in silenzio, seppur attoniti allo sterminio dei monaci tibetani.
È innegabile che ci creano imbarazzo le esecuzioni che avvengono negli Stati Uniti, Paese, delle cui fondamenta democratiche, non abbiamo nessun dubbio.
Addirittura in Italia, di fronte a efferati delitti, siamo costretti ad assistere a rigurgiti astiosi, inneggianti a pene esemplari (un esempio per tutti è l'omicidio della signora Reggiani, violentata e uccisa), come anche negli Stati Uniti, dove si registrano numerosissimi casi in cui ci si fa giustizia da sé.
È di ieri la notizia di una sparatoria in una scuola in Finlandia, dove sono almeno nove gli studenti rimasti uccisi e il responsabile del massacro è uno studente, ferito dopo avere tentato il suicidio. Una strage simile, sempre in una scuola in Finlandia è avvenuta meno di un anno fa.
Si tratta di episodi tutti che si inseriscono nella cultura della violenza.
Noi salutiamo con entusiasmo i principi contenuti nel protocollo e approveremo il disegno di legge di ratifica e fortunatamente non saremo gli ultimi, ma dobbiamo auspicare che il rifiuto della violenza di Stato diventi anche e soprattutto il rifiuta della violenza tout court.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz.Damiano ed altri n.1-34 498 497 1 249 235 262 58 Resp.
2 Nom. Moz.Delfino ed altri n.1-39 I p. 499 499 250 236 263 58 Resp.
3 Nom. Moz.Delfino ed altri n.1-39 II p. 495 241 254 121 239 2 57 Appr.
4 Nom. Ris. Cazzola ed altri n.6-6 507 499 8 250 283 216 57 Appr.
5 Nom. pdl 1551 ed abb. - articolo 1 484 482 2 242 480 2 57 Appr.
6 Nom. articolo 2 462 460 2 231 458 2 57 Appr.
7 Nom. articolo 3 448 448 225 448 57 Appr.
8 Nom. pdl 1551 ed abb. - voto finale 486 484 2 243 482 2 55 Appr.
9 Nom. pdl 1626 - articolo 1 492 492 247 492 55 Appr.
10 Nom. articolo 2 478 478 240 478 55 Appr.
11 Nom. articolo 3 470 470 236 470 55 Appr.
12 Nom. pdl 1626 - voto finale 499 498 1 250 498 55 Appr.
13 Nom. pdl 1627 - articolo 1 482 481 1 241 481 56 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 479 479 240 479 55 Appr.
15 Nom. articolo 3 469 467 2 234 467 56 Appr.
16 Nom. pdl 1627 - voto finale 503 502 1 252 502 55 Appr.
17 Nom. pdl 1628 - articolo 1 480 478 2 240 477 1 56 Appr.
18 Nom. articolo 2 489 488 1 245 488 55 Appr.
19 Nom. articolo 3 502 502 252 502 55 Appr.
20 Nom. pdl 1628 - voto finale 504 503 1 252 503 55 Appr.
21 Nom. pdl 1665 - articolo 1 470 470 236 469 1 55 Appr.
22 Nom. articolo 2 462 462 232 462 55 Appr.
23 Nom. articolo 3 477 477 239 477 55 Appr.
24 Nom. pdl 1665 - voto finale 500 500 251 500 55 Appr.
25 Segr comp. delegaz. Cons.d'Europa e UEO 480 422 58 212 371 51 55 Appr.