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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 4 dicembre 2008

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 4 dicembre 2008.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, De Biasi, Donadi, Dozzo, Gianni Farina, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Malfa, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Pescante, Prestigiacomo, Repetti, Rigoni, Rivolta, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Tempestini, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vietti, Vitali, Vito, Volontè, Zacchera.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Boniver, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Dozzo, Gianni Farina, Fassino, Fitto, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Malfa, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Rigoni, Rivolta, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Tempestini, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vietti, Vitali, Vito, Volontè, Zacchera.

Annunzio di proposte di legge.

In data 3 dicembre 2008 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BERNARDINI ed altri: «Modifiche all'articolo 103 del codice di procedura penale e introduzione dell'articolo 35-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, in materia di garanzie di libertà del difensore» (1977);
MAZZOCCHI ed altri: «Disposizioni per il finanziamento di progetti di assistenza personale autogestita in favore delle persone con disabilità grave» (1978);
MARAN ed altri: «Disposizioni in materia di garanzia dello Stato sui crediti vantati da cittadini, enti e società italiani per beni forniti, lavori effettuati e servizi prestati in Libia dal 1o gennaio 1970 al 28 ottobre 2002» (1979);
ANGELA NAPOLI: «Introduzione dell'articolo 789-bis del codice di procedura civile, in materia di divisione ereditaria» (1980);
DE POLI: «Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» (1981).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di inchiesta parlamentare.

In data 3 dicembre 2008 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati:
VOLONTÈ e ROMANO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle frodi riguardanti l'impiego degli strumenti per le politiche di sviluppo e coesione nel Mezzogiorno» (doc. XXII, n. 7).

Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge OPPI ed altri: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici all'impiego nelle Forze armate e di polizia» (1444) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Laganà Fortugno.

La proposta di legge BERNARDINI ed altri: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, per favorire i rapporti tra detenute madri e figli minori e per l'istituzione di case-famiglia protette» (1814) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Bossa, Fassino, Melandri e Mogherini Rebesani.

La proposta di legge CIRIELLI ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1889) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Iapicca.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

II Commissione (Giustizia):
FLUVI: «Modifiche ai decreti legislativi 31 dicembre 1992, n. 545 e n. 546, per il riordinamento della giustizia tributaria» (1783) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), VII e XI.

X Commissione (Attività produttive):
MOSELLA ed altri: «Disposizioni per la promozione delle finalità sociali del microcredito» (1645) Parere delle Commissioni I, V, VI, VII, IX, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
ARACU ed altri: «Modifica all'articolo 8 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, concernente la previsione di una riserva di posti per meriti sportivi nei concorsi banditi dalla società CONI Servizi spa» (1573) Parere delle Commissioni I e VII;
PELINO ed altri: «Disposizioni per l'adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra» (1793) Parere delle Commissioni I, IV, V e XII.

XII Commissione (Affari sociali):
FALLICA ed altri: «Introduzione dell'obbligo di indicare il livello dell'indice glicemico sulle confezioni degli alimenti» (1301) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), X, XIII e XIV.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 3 dicembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ), per gli esercizi 2006 e 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 51).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 3 dicembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), per l'esercizio 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 52).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione da ministeri.

I ministeri competenti hanno dato comunicazione dei decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio autorizzate ai sensi delle sottoindicate disposizioni legislative:
articolo 2, comma 4-quinquies, della legge 5 agosto 1978, n. 468;
articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279;
articolo 22, commi 9 e 19, della legge 24 dicembre 2007, n. 245.

Tali comunicazioni sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni competenti per materia.

Comunicazione di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 27 e 28 novembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni, relative al conferimento, ai sensi dei commi 4, 5-bis, 6 e 10 del medesimo articolo 19 e dell'articolo 9-bis, comma 3, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri:
al dottor Michele Palma, l'incarico di coordinatore dell'ufficio per gli interventi in campo economico e sociale nell'ambito del dipartimento per le pari opportunità;

alla VI Commissione (Finanze) la comunicazione concernente i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Antonio Tagliaferri, gli incarichi di direttore della direzione generale per le strategie e di reggenza della direzione generale per i giochi dell'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato;

alla VIII Commissione (Ambiente) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:
all'ingegner Amedeo Gargiulo, l'incarico di presidente della quinta sezione del consiglio superiore dei lavori pubblici;

alla XI Commissione (Lavoro) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi:
alla dottoressa Paola Chiari, l'incarico di presidente del collegio dei sindaci dell'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP);
al professor Giovanni Geroldi, l'incarico di direttore della direzione generale per le politiche previdenziali del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
alla dottoressa Matilde Mancini, l'incarico ad interim di direttore della direzione generale per le politiche per l'orientamento e la formazione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
alla dottoressa Vera Marincioni, l'incarico di direttore della direzione generale del mercato del lavoro del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
al dottor Giuseppe Umberto Mastropietro, l'incarico di direttore della direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
al dottor Ugo Menziani, l'incarico di componente del collegio dei sindaci dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL);

alla XII Commissione (Affari sociali) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali:
al dottor Giuseppe Silveri, l'incarico ad interim di direttore della direzione generale per il volontariato, l'associazionismo e le formazioni sociali;

alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri:
al dottor Massimo Gaiani, l'incarico di coordinatore dell'ufficio di segreteria del Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), nell'ambito del dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie;
alla dottoressa Anna Maria Villa, l'incarico di coordinatore dell'ufficio per la cittadinanza europea nell'ambito del dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 20 OTTOBRE 2008, N. 158, RECANTE MISURE URGENTI PER CONTENERE IL DISAGIO ABITATIVO DI PARTICOLARI CATEGORIE SOCIALI (A.C. 1813-A)

A.C. 1813-A - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

PARERE CONTRARIO

sull'emendamento 1.1 Mariani

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2.

ULTERIORE PARERE DELLA I COMMISSIONE

PARERE CONTRARIO

sull'articolo aggiuntivo 1-bis.030 Rubinato.

NULLA OSTA

sull'articolo aggiuntivo 1-bis.031 Mastromauro, nonché sugli articoli aggiuntivi 1-bis.050 e 1-bis.051 della Commissione.

NULLA OSTA

sull'emendamento 1.54 e sui subemendamento 0.1-bis.051.50 e 0.1.-bis.051.51 della Commissione.

A.C. 1813-A - Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.13, 1.14, 1.15, 1.18, 1.30, 1.31, 1.32, 1.35 e sull'articolo aggiuntivo 1.03, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1.

ULTERIORE PARERE DELLA V COMMISSIONE

NULLA OSTA

sugli emendamenti 1.50, 1.51, 1.52 e 1-bis.50 della Commissione.

PARERE CONTRARIO

sull'articolo aggiuntivo 1-bis.030 Rubinato, in quanto suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura.

PARERE FAVOREVOLE

sull'articolo aggiuntivo 1-bis.051 della Commissione, con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
al comma 1, sostituire le parole: «senza oneri a carico del bilancio dello Stato» con le seguenti: «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;

e con la seguente osservazione:
si valuti l'opportunità di chiarire che gli immobili oggetto di acquisizione devono avere le caratteristiche proprie dell'edilizia residenziale pubblica;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative contenute nel fascicolo n. 5, non comprese nel fascicolo n. 3.

NULLA OSTA

sull'emendamento 1.54 della Commissione.

A.C. 1813-A - Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.

1. Il decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Art. 1.

1. Al fine di ridurre il disagio abitativo e di favorire il passaggio da casa a casa per le particolari categorie sociali individuate dall'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, in attesa della realizzazione delle misure e degli interventi previsti dal Piano nazionale di edilizia abitativa di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo, già sospesa fino al 15 ottobre 2008 ai sensi dell'articolo 22-ter del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, è ulteriormente differita al 30 giugno 2009, limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148.
2. Fino alla scadenza del termine di cui al comma 1 trovano applicazione le disposizioni dell'articolo 1, commi 2, 4, 5 e 6, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, nonché i benefici fiscali di cui all'articolo 2 della medesima legge n. 9 del 2007.
3. Alle minori entrate derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutate in 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito,con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri di cui al presente articolo, anche ai fini dell'adozione dei provvedimenti correttivi di cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 2.
(Entrata in vigore).

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 1813-A - Modificazioni

MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

All'articolo 1, dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:
«1-bis. Al comma 8 dell'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "I bandi per la concessione dei contributi integrativi devono essere emessi annualmente entro il 30 settembre con riferimento alle risorse assegnate, per l'anno di emissione del bando, dalla legge finanziaria".
1-ter. La sospensione di cui al comma 1 non comprende i provvedimenti esecutivi disposti a seguito di disdetta del contratto da parte del locatore di cui all'articolo 3 della legge 9 dicembre 1998, n. 431».

Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente:
«Art. 1-bis. - 1. I provvedimenti giudiziari di rilascio per finita locazione, per poter essere valutati al fine del punteggio per la stesura delle graduatorie di edilizia residenziale pubblica, devono contenere la esplicita enunciazione della data di registrazione del contratto di locazione e gli estremi della lettera raccomandata con avviso di ricevimento recante disdetta della locazione da parte del locatore».

A.C. 1813-A - Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE
(Non sono comprese quelle ritirate)

ART. 1.

Al comma 1, dopo le parole: dei provvedimenti di rilascio per finita locazione aggiungere le seguenti: e morosità.

Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
1.1. Alle categorie sociali di cui al comma 1, che versano in situazione di difficoltà nella regolare corresponsione del canone di locazione abitativa ovvero con provvedimento di rilascio per morosità, è concesso un contributo finalizzato a sanare la condizione debitoria anche prevedendo l'erogazione diretta del contributo al locatore creditore.
1.2. A tal fine, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, è istituito un fondo denominato Fondo di solidarietà a favore delle famiglie in difficoltà nel sostenimento delle spese alloggiative primarie, utilizzando, nella misura del 50 per cento la dotazione di cui all'articolo 2, comma 475, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. All'ulteriore dotazione del Fondo concorrono le regioni ed i comuni con risorse proprie. All'attuazione del presente comma si provvede mediante regolamentoadottato, ai sensi dell'articolo 2, comma 480, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
1.3. Il termine di cui all'articolo 55, secondo comma, della legge 27 luglio 1978, n. 392, è elevato a centottanta giorni, al fine di consentire al conduttore di cui al comma 1.1. la procedura di accesso al Fondo di solidarietà di cui al comma 1.2.
1. 1. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Al comma 1, sostituire le parole: 30 giugno 2009 con le seguenti: 30 giugno 2010.
1. 2. Piffari, Monai, Scilipoti.

Al comma 1, sostituire le parole: 30 giugno con le seguenti: 31 dicembre.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni con le seguenti: 3,15 milioni di euro per l'anno 2009 e in 6,10 milioni.
1. 3. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Al comma 1, sostituire le parole: 30 giugno con le seguenti: 31 dicembre.
1. 30. Dionisi, Libè, Cera.

Al comma 1, sostituire le parole: 30 giugno con le seguenti: 30 ottobre.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni con le seguenti: 3,15 milioni di euro per l'anno 2009 e in 6,10 milioni.
1. 4. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Al comma 1, sostituire le parole: 30 giugno con le seguenti: 30 settembre.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni con le seguenti: 3,15 milioni di euro per l'anno 2009 e in 6,10 milioni.
1. 5. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Al comma 1, sopprimere le parole da: limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1 fino alla fine del comma.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni con le seguenti: 3,02 milioni di euro per l'anno 2009 e in 8,75 milioni.
1. 31. Bordo.

Al comma 1, sostituire le parole da:, limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1 fino alla fine del comma con le seguenti: nei comuni capoluoghi di provincia e nei comuni con essi confinanti con popolazione superiore ai 10.000 abitanti e nei comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE del 13 novembre 2003, n. 87, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2004.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni con le seguenti: 3,15 milioni di euro per l'anno 2009 e in 6,10 milioni.
1. 7. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Al comma 1, sostituire le parole da:, limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1 fino alla fine del comma con le seguenti: nei comuni di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9.

Conseguentemente, al comma 2, dopo le parole: n. 9, nonché aggiungere le seguenti: limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148.
1. 54.La Commissione.
(Approvato)

Al comma 1, sostituire le parole da:, limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1 fino alla fine del comma con le seguenti: nei comuni di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9.
*1. 9. Mastromauro, Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Al comma 1, sostituire le parole da:, limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1 fino alla fine del comma con le seguenti: nei comuni di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9.
*1. 32. Osvaldo Napoli.

Al comma 1, sostituire le parole da:, limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1 fino alla fine del comma con le seguenti: nei comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE del 13 novembre 2003, n. 87, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2004.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: 2,29 milioni di euro per l'anno 2009 e in 4,54 milioni con le seguenti: 3,15 milioni di euro per l'anno 2009 e in 6,10 milioni.
1. 8. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole:, nonché per i comuni ad alta tensione abitativa di cui all'Allegato A della delibera CIPE del 13 novembre 2003, n. 87, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 2004, n. 40.
1. 10. Piffari, Monai, Scilipoti.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1.1. La proroga di cui al comma 1 si applica anche alle seguenti categorie secondo i seguenti criteri:
a) anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate;
b) nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito;
c) soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio;
d) immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno dieci anni nel territorio nazionale ovvero da almeno cinque anni nella medesima regione.
1. 11. Piffari, Monai, Scilipoti.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1.1. Al testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, all'articolo 10, comma 1, alla lettera c), dopo le parole: «altri atti degli organi giurisdizionali» sono inserite le seguenti: «compresi i provvedimenti di convalida delle intimazioni di licenza e sfratto di cui agli articoli 663 e 665 del Codice di procedura civile, trasmettendod'ufficio all'Agenzia delle entrate i contratti di locazione per i quali risultasse omessa la registrazione».
1. 12. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.
(Inammissibile)

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1.1. All'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 01, lettera a), le parole: «euro 300» sono sostituite con le seguenti: «euro 600»;
b) al comma 01, lettera b), le parole: «euro 150» sono sostituite con le seguenti: «euro 300»;
c) al comma 1, lettera a), le parole: «lire 960.00» sono sostituite con le seguenti: «euro 991,59»;
d) al comma 1, lettera b), le parole: «lire 480.00» sono sostituite con le seguenti: «euro 495,70».
1. 13. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.
(Inammissibile)

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1.1. All'articolo 8, comma 1, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, le parole: «è ulteriormente ridotto del 30 per cento» sono sostituite con le seguenti: «è ulteriormente ridotto del 50 per cento».
1. 14. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1.1. All'articolo 10 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, il comma 2 è abrogato.
1. 15. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Al comma 1-bis, sostituire le parole: annualmente entro il 30 settembre con le seguenti: entro il 30 settembre di ogni anno.
1. 50. La Commissione.
(Approvato)

Al comma 1-bis, aggiungere, in fine, le parole: ; a tal fine il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa con la Conferenza permanente Stato-regioni, entro il 15 marzo ripartisce le risorse disponibili alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro il 30 aprile, ripartiscono le risorse ai comuni interessati.
1. 33. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Al comma 1-ter, sostituire le parole da: comprende fino a: di cui all'articolo con le seguenti: si applica ai provvedimenti esecutivi disposti a seguito di disdetta del contratto da parte del locatore ai sensi dell'articolo.
1. 51. La Commissione.
(Approvato)

Dopo il comma 1-ter, aggiungere i seguenti:
1-quater. All'articolo 2, comma 196, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, le parole: «artigianato e agricoltura» sono sostituite dalle seguenti: «artigianato, agricoltura borse immobiliari e osservatori immobiliari comunque denominati».
1-quinquies. Al medesimo articolo 2 della legge n. 244 del 2007, al comma 198, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo periodo, le parole: «artigianato e agricoltura» sono sostituite con le seguenti: «artigianato, agricoltura borse immobiliari e osservatori immobiliari comunque denominati»;
b) al secondo periodo, sono aggiunte infine le seguenti parole: «nonché i canoni di locazione per gli immobili ad uso abitativo, artigianale e commerciale».
1. 19. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.
(Inammissibile)

Dopo il comma 1-ter, aggiungere il seguente:
1-quater. Per i conduttori di immobili ad uso abitativo concessi in locazione dai soggetti indicati all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, nonché da casse professionali e previdenziali, da compagnie di assicurazione, da istituti bancari, da società possedute dai soggetti citati, ovvero che, per conto dei medesimi, anche indirettamente, svolgono l'attività di gestione dei relativi patrimoni immobiliari, il termine di sospensione di cui al comma 1 è fissato in diciotto mesi a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Conseguentemente, al comma 2, sostituire le parole: del termine di cui al comma 1 con le seguenti: dei termini di cui ai commi 1 e 1-quater.
1. 35. Bernardini, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Dopo il comma 1-ter, aggiungere il seguente:
1-quater. All'articolo 7-bis, comma 1, capoverso articolo 56, comma 1, del decreto-legge 13 settembre 2004, n. 240, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 novembre 2004, n. 269, sono aggiunte, infine, le parole: «Condizioni essenziali in capo al locatore per l'avvio del procedimento di rilascio sono la registrazione del contratto ed i regolari adempimenti fiscali riferiti al reddito da locazione».
1. 17. Braga, Mariani, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.
(Inammissibile)

Dopo il comma 1-ter, aggiungere il seguente:
1-quater. All'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, le parole: «reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 27.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 35.000 euro».
1. 18. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Dopo il comma 1-ter, aggiungere il seguente:
1-quater. All'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito,con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le parole: «entro sessanta giorni» sono sostituite dalle seguenti: «entro due anni».
1. 20. Piffari, Monai, Scilipoti.

Dopo il comma 1-ter, aggiungere il seguente:
1-quater. All'articolo 11, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è aggiunto, infine, il seguente periodo: «Al fine della stipulazione degli accordi di cui al presente comma e per garantire l'offerta in locazione di alloggi a canone sostenibile e concordato alle famiglie beneficiarie degli interventi, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti convoca la Convenzione nazionale di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge di conversione».
1. 21. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.

Dopo il comma 1-ter, aggiungere il seguente:
1-quater. Al fine di cessare definitivamente la ciclica sospensione degli sfratti, gli interventi previsti dal Piano nazionale di edilizia abitativa di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono finalizzati prioritariamente al passaggio da casa a casa delle famiglie soggette a sospensione delle esecuzioni degli sfratti ai sensi del presente articolo.
1. 22. Commercio, Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

Dopo il comma 3, aggiungere i seguenti:
3-bis. Le risorse di cui all'articolo 11, comma 12, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono destinate agli enti beneficiari che abbiano già assunto, alla data del 30 novembre 2008, le previste iniziative procedurali e contabili per l'attuazione degli interventi del programma straordinario di cui all'articolo 21-bis del decreto-legge 10 ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e successive modificazioni.
3-ter. Per consentire la completa attuazione del programma straordinario di cui al citato articolo 21-bis del decreto-legge 10 ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, sono assegnate a ciascuna regione le risorse necessarie per ricostituire, unitamente a quelle di cui al comma 3-bis, le dotazioni finanziarie di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture di concerto con il Ministro della solidarietà sociale del 28 dicembre 2007, allegato 1.
1. 25. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti, Lovelli.

Dopo il comma 3, aggiungere i seguenti:
3-bis. Ferme restando le competenze degli ufficiali giudiziari in materia di esecuzione dei provvedimenti giudiziari nei comuni di cui alla presente legge, al fine di razionalizzare l'attività delle Forze dell'ordine e di evitare tensioni sociali, il prefetto può stabilire con proprio decreto i criteri per la concessione della assistenza della forza pubblica nelle esecuzioni dei provvedimenti di rilascio di immobili urbani ad uso abitativo, definendo i tempi, le modalità di comunicazione e, se necessario, specifiche priorità di concessione, tenuto conto dei seguenti criteri:
a) numero complessivo delle esecuzioni presenti sul territorio comunale;
b) numero complessivo delle richieste di concessione della forza pubblica presentate quotidianamente dagli ufficiali giudiziari per l'esecuzione degli sfratti anche in relazione alle necessità di impiego delle Forze dell'ordine per attività diverse di controllo del territorio e garanzia dell'ordine pubblico ovvero per altre attività prioritarie contingenti;
c) situazione di emergenza abitativa e possibilità di sistemazione dei nuclei familiari sfrattati anche in relazione alla disponibilità di offerta di alloggi pubblici.

3-ter. Nell'individuazione dei criteri di cui al comma 3-bis, il prefetto consulta preventivamente i comuni interessati, il questore e le associazioni di rappresentanza dei locatori e dei conduttori.
1. 26. Braga, Mariani, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella,

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
3-bis. All'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, il comma 13 è abrogato.
1. 24. Braga, Mariani, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti.
(Inammissibile)

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
4-bis. Al fine di adeguare gli strumenti di vigilanza per la realizzazione del Piano casa di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'allegato A di cui all'articolo 24 del medesimo provvedimento, n. 668, le parole: «artt. da 118 a 138» sono sostituite dalle seguenti: «artt. da 118 a 124».
1. 52. La Commissione.
(Approvato)

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1.1. - (Modifica all'articolo 27, comma 3, della legge 27 luglio 1978, n. 392). - 1. All'articolo 27, comma 3, della legge 27 luglio 1978, n. 392, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le parole: «nonché agli immobili destinati ad attività recettive di carattere sanitario».
1. 02. Piffari, Monai, Scilipoti.
(Inammissibile)

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1.1. - 1. All'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «È inoltre sospesa l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo anche per le categorie previste dall'articolo 11, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. Anche detta sospensione si applica, alle stesse condizioni, ai conduttori che abbiano, nel proprio nucleo familiare, figli fiscalmente a carico».
1. 03. Piffari, Monai, Scilipoti.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1.1. - (Criteri di assegnazione degli immobili). - 1. Ai fini dell'assegnazione degli immobili dell'edilizia economica popolare, le Regioni, nell'ambito dei principi generali del Titolo V della Costituzione, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, adottano criteri selettivi volti al sostegno di soggetti in condizioni di debolezza economica e sociale.
2. Ai fini dell'assegnazione di cui al comma 1 sono stabilite le seguenti priorità:
a) anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate;
b) nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito;
c) soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio;
d) altri soggetti in possesso di requisiti di cui all'articolo 1 della legge 8 febbraio 2007, n. 9;
e) immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno dieci anni nel territorio nazionale ovvero da almeno cinque anni nella medesima regione.
1. 04. Piffari, Monai, Scilipoti.

ART. 1-bis.

Al comma 1, sostituire le parole da:, per poter essere fino a: devono contenere con le seguenti: degli immobili adibiti ad uso abitativo sono valutati ai fini dell'attribuzione del punteggio per la predisposizione delle graduatorie per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, solo se contengono.
1-bis. 50. La Commissione.
(Approvato)

Dopo l'articolo 1-bis aggiungere il seguente:
Art. 1-ter. - 1. All'articolo 11, comma 12, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, dopo le parole: «comma 1154, della legge 27 dicembre 2006, n. 296,» sono aggiunte le seguenti: «di cui all'articolo 3, comma 108, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, sentite le regioni».
1-bis. 050. La Commissione.
(Approvato)

All'articolo aggiuntivo 1-bis.051 della Commissione, comma 1, primo periodo, dopo le parole: o concorsuale aggiungere le seguenti: con le caratteristiche di quelli facenti parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, e comunque non rientranti nelle categorie catastali censite come A1 e A2,
0.1-bis.051.51.La Commissione.
(Approvato)

All'articolo aggiuntivo 1-bis.51 della Commissione, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: senza oneri a carico del bilancio dello Stato con le seguenti: senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
0.1-bis.051.50.La Commissione.
(Approvato)

Dopo l'articolo 1-bis aggiungere il seguente:
Art. 1-ter. - 1. Gli immobili sottoposti a procedura esecutiva immobiliare o concorsuale, occupati a titolo di abitazione principale da un mutuatario insolvente, possono essere ceduti in proprietà agli Istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, che li acquistano a valere su risorse proprie e senza oneri a carico del bilancio dello Stato, con le agevolazioni per l'acquisto della prima casa di abitazione, ciò al fine di favorire la riduzione del disagio abitativo e la riduzione delle passività delle banche. Gli Istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, provvedono a stipulare contratti di locazione a canone sostenibile con i mutuatari che occupano gli alloggi a titolo di abitazione principale.
2. Sono definiti canoni sostenibili, per le finalità del presente articolo, i canoni di importo pari al 70 per cento del canone concordato calcolato ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, e comunque non inferiore al canone di edilizia residenziale pubblica vigente in ciascuna regione e provincia autonoma.
3. Il canone sostenibile corrisposto a fronte del contratto di locazione è computabile a parziale restituzione delle somme pagate dagli Istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, per l'estinzione del mutuo relativo all'immobile e degli oneri accessori corrisposti. Resta ferma la facoltà di riacquisto dell'immobile prioritariamente da parte del mutuatario insolvente alla scadenza del contratto di locazione secondo le modalità stabilite da leggi regionali.
1-bis. 051.(Testo corretto).La Commissione.
(Approvato)

Dopo l'articolo 1-bis, aggiungere il seguente:
Art. 1-ter. - 1. Sugli immobili adibiti a prima casa di abitazione, sottoposti a procedura esecutiva immobiliare o concorsuale, occupati a titolo di abitazione principale da un mutuatario insolvente, è riconosciuto il diritto di prelazione al comune sul cui territorio incidono, al fine di essere destinati all'incremento del patrimonio edilizio residenziale pubblico a finalità sociale.
1-bis. 031. Mastromauro.
(Inammissibile)

A.C. 1813-A - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,

premesso che:
il testo attuale del provvedimento in esame circoscrive l'ambito di applicazione, sotto il profilo territoriale, alle sole maggiori aree urbane del Paese, vale a dire i comuni capoluogo delle 14 aree metropolitane ed i comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti;
tale misura è volta a salvaguardare il diritto di proprietà dei locatori, tutelato dall'articolo 42 della Costituzione nonché dall'articolo 1, protocollo 1, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU);
alcuni comuni capoluogo di provincia ed altri comuni esclusi dal provvedimento potrebbero trovarsi in una situazione di emergenza abitativa determinata, tra l'altro, dalla presenza di un'elevata concentrazione di famiglie a basso reddito, da un numero crescente di sfratti, da una ridotta offerta aggiuntiva di alloggi pubblici, anche per effetto della dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali, da un'elevata percentuale di immobili non occupati, nonché dai crescenti processi migratori;
esiste una situazione di particolare emergenza per le fasce più deboli del Paese a seguito della grave crisi economico-finanziaria di questi giorni;
appare necessario individuare ulteriori modalità di intervento in favore di conduttori appartenenti a categorie particolarmente disagiate, quali quelle individuate dal provvedimento in esame,

impegna il Governo

ad adottare le necessarie iniziative per individuare le misure idonee ad intervenire a favore dei conduttori appartenenti alle categorie sociali previste dal provvedimento in esame e residenti in comuni con almeno 50 conduttori interessati dalle procedure esecutive di rilascio per finita locazione - esclusi dal provvedimento in esame ma compresi nell'articolo 1, comma 1, della legge n. 9 del 2007 - per i quali il Prefetto abbia accertato la sussistenza di una situazione di particolare tensione abitativa e, a tal fine, a predisporre le conseguenti e necessarie informative alle Prefetture.
9/1813/1. Gibiino, Mariani, Piffari, Ghiglia, Guido Dussin, Dionisi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca misure urgenti per contenere il disagio abitativo di alcune particolari categorie sociali e prevede una applicazione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la questione abitativa rappresenta un tema rilevante per la società e l'economia italiana ed è un tema che è tornato ad occupare le pagine dell'agenda politica con un rilievo nuovo rispetto al recente passato;
in seguito al boom immobiliare l'accesso alla casa è diventato sempre più difficile ed in questa fase ciclica alcune fasce della domanda sono state penalizzate: si tratta in particolare delle fasce più deboli, in gran parte quelle che si rivolgono all'affitto rispetto alla proprietà;
la crescita sorprendente del mercato immobiliare ha aumentato il numero di famiglie che con difficoltà riescono ad accedere al bene casa;
la ricerca del CRESME mette in evidenza come 1,7 milioni di famiglie destinano più del 30 per cento del loro reddito netto al pagamento dell'affitto dell'alloggio in cui abitano (per le 680.000 famiglie in affitto con un reddito netto inferiore ai 10.000 euro l'anno, la percentuale è salita dal 47 per cento del 2005 al 66 per cento del 2007);
sono molte di più del passato le domanda di sfratto richieste, i provvedimenti emessi e gli sfratti eseguiti (oltre 80.000 negli ultimi quattro anni gli sfratti eseguiti con ufficiale giudiziario);
il decreto-legge n. 112 del 2008 all'articolo 11, ha previsto l'adozione di un «piano casa» rivolto prioritariamente alla prima casa per le categorie svantaggiate, e rivolto inoltre all'incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo attraverso l'offerta di alloggi di edilizia residenziale con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati prioritariamente a prima casa,

impegna il Governo

ad adottare, in accordo con le Regioni e le autonomie locali e nel rispetto delle rispettive competenze, interventi concreti ed esaustivi per far fronte alle emergenze relative alla domanda abitativa, valutando, in particolare:
la salvaguardia di un mercato della casa in affitto per le famiglie a basso reddito (autoctone e extracomunitarie);
l'ampliamento del mercato degli affitti per le famiglie a reddito medio e medio-basso, che non hanno casa di proprietà, garantendo una locazione «a prezzi ragionevoli»;
l'ampliamento dell'offerta di alloggi da compravendere a prezzi calmierati rispetto agli eccessi della fase ciclica immobiliare.
9/1813/2. Monai, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca misure urgenti per contenere il disagio abitativo di alcune particolari categorie sociali e prevede una applicazione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la questione abitativa rappresenta un tema rilevante per la società e l'economia italiana ed è un tema che è tornato ad occupare le pagine dell'agenda politica con un rilievo nuovo rispetto al recente passato;
in seguito al boom immobiliare l'accesso alla casa è diventato sempre più difficile ed in questa fase ciclica alcune fasce della domanda sono state penalizzate: si tratta in particolare delle fasce più deboli, in gran parte quelle che si rivolgono all'affitto rispetto alla proprietà;

la crescita sorprendente del mercato immobiliare ha aumentato il numero di famiglie che con difficoltà riescono ad accedere al bene casa;
la ricerca del CRESME mette in evidenza come 1,7 milioni di famiglie destinano più del 30 per cento del loro reddito netto al pagamento dell'affitto dell'alloggio in cui abitano (per le 680.000 famiglie in affitto con un reddito netto inferiore ai 10.000 euro l'anno, la percentuale è salita dal 47 per cento del 2005 al 66 per cento del 2007);
sono molte di più del passato le domanda di sfratto richieste, i provvedimenti emessi e gli sfratti eseguiti (oltre 80.000 negli ultimi quattro anni gli sfratti eseguiti con ufficiale giudiziario);
il decreto-legge n. 112 del 2008 all'articolo 11, ha previsto l'adozione di un «piano casa» rivolto prioritariamente alla prima casa per le categorie svantaggiate, e rivolto inoltre all'incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo attraverso l'offerta di alloggi di edilizia residenziale con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati prioritariamente a prima casa,

impegna il Governo

ad adottare, in accordo con le Regioni e le autonomie locali e nel rispetto delle rispettive competenze, interventi concreti ed esaustivi per far fronte alle emergenze relative alla domanda abitativa, valutando, in particolare:
la promozione di iniziative volte a favorire la locazione per le famiglie a basso reddito.
9/1813/2.(Testo modificato nel corso della seduta).Monai, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca misure urgenti per contenere il disagio abitativo di alcune categorie sociali, prorogando, tra l'altro, il termine di sospensione dell'esecuzione degli sfratti al 30 giugno 2009 e prevedendo un'applicazione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la proroga degli sfratti non rappresenta la realizzazione del diritto alla casa, ma costituisce il prolungamento di una situazione di disagio per molte famiglie in situazione di grave precarietà abitativa;
la «questione casa» ed il forte disagio abitativo esistente nel paese non hanno ancora avuto alcuna risposta;
l'emergenza sfratti non riguarda solo le grandi aree metropolitane: tra i comuni esclusi dal decreto legge in esame, se ne contano infatti molti con altissima tensione abitativa;
sono oltre 110 mila le famiglie interessate dalle sentenze di sfratto che adesso potranno attendere il 30 giugno 2009 nelle proprie abitazioni, ma la combinazione dello scarso potere d'acquisto, del carovita e della crisi finanziaria, rende necessaria anche una riforma degli affitti;
il decreto-legge in esame non prende in considerazione tutte quelle famiglie che sono destinatarie di provvedimenti di sfratto per morosità;
secondo i dati del Ministero degli interni nel 2007 le famiglie sotto sfratto per morosità sono state l'80 per cento, un numero assai elevato, derivante anche dagli effetti della crisi economica su tali famiglie,

impegna il Governo

ad adottare interventi volti ad alleviare il disagio abitativo, in collaborazione con le regioni e le autonomie locali interessate, mediante un'accurata analisi suddivisa per aree territoriali, tenendo presente i reali fabbisogni abitativi di ciascuna regione.
9/1813/3. Piffari.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca misure urgenti per contenere il disagio abitativo di alcune categorie sociali, prorogando, tra l'altro, il termine di sospensione dell'esecuzione degli sfratti al 30 giugno 2009 e prevedendo un'applicazione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la proroga degli sfratti non rappresenta la realizzazione del diritto alla casa, ma costituisce il prolungamento di una situazione di disagio per molte famiglie in situazione di grave precarietà abitativa;
l'emergenza sfratti non riguarda solo le grandi aree metropolitane: tra i comuni esclusi dal decreto legge in esame, se ne contano infatti molti con altissima tensione abitativa;
il decreto-legge in esame non prende in considerazione tutte quelle famiglie che sono destinatarie di provvedimenti di sfratto per morosità;
secondo i dati del Ministero degli interni nel 2007 le famiglie sotto sfratto per morosità sono state l'80 per cento, un numero assai elevato, derivante anche dagli effetti della crisi economica su tali famiglie,

impegna il Governo

ad adottare interventi volti ad alleviare il disagio abitativo, in collaborazione con le regioni e le autonomie locali interessate, mediante un'accurata analisi suddivisa per aree territoriali, tenendo presente i reali fabbisogni abitativi di ciascuna regione.
9/1813/3.(Testo modificato nel corso della seduta).Piffari.

La Camera,
premesso che:
l'analisi della questione abitativa e del mercato della casa in Italia evidenzia la necessità per il nostro paese di una ridefinizione dei modelli di intervento di housing sociale;
a fronte della crescita della domanda, dei prezzi, delle compravendite, delle nuove costruzioni private, e della difficoltà di accedere all'affitto, l'offerta ha visto «scomparire» nella sostanza una tradizionale funzione pubblica;
con riferimento al quadro europeo ed al funzionamento dell'edilizia residenziale pubblica, in Germania, con un reddito mensile di 1750 euro, si accede ad un alloggio popolare e ci sono 11,6 milioni di case popolari, in Gran Bretagna sono presenti 5,4 milioni di case popolari, in Francia 5 milioni mentre in Italia sono solo l,5 milioni i cosiddetti «alloggi sociali», che comprendono sia l'edilizia agevolata che la sovvenzionata;
l'Italia destina alle politiche di sostegno alla domanda sociale solo l'l per cento della spesa sociale complessiva, una quota tra le più basse in Europa. Il primato è del Regno Unito, dove la spesa per l'housing rappresenta il 5,6 per cento della spesa sociale, seguono a distanza Irlanda (3,2 per cento) e Francia (2,9 per cento);
nel corso dell'ultimo ventennio in Italia il ruolo del settore pubblico in tale ambito ha registrato un deciso ridimensionamento: nel 1984 la spesa pubblica finanziava la realizzazione di 34.000 abitazioni in edilizia sovvenzionata, negli ultimi anni le abitazioni ultimate in tutta Italia sono state solo 1.900;
l'articolo 21 del decreto-legge n. 159, collegato alla manovra finanziaria, ha stanziato 700 milioni di euro da finalizzare all'emergenza abitativa, di cui 550 milioni destinati per il 30 per cento alle nuove costruzioni, per il 20 per cento all'acquisto e per il 50 per cento alla manutenzione e recupero dei nuclei a rischio di sfratto, mentre i restanti 150 milioni destinati a promuovere attraverso l'Agenzia del demanio gli strumenti misti che permettono l'acquisto, il recupero e la ristrutturazione di immobili pubblici;
di fronte alla crisi delle vendite, al difficile accesso al mercato dell'affitto ed ai problemi che si incontrano per l'accensione di un mutuo da parte di una sempre più ampia fascia di cittadini coinvolti nell'emergenza abitativa, l'housing sociale può essere declinato come soluzione possibile, anche per affrontare le numerose sofferenze di chi ha acquistato un appartamento e ora non ce la fa a pagare la rata del mutuo;
molte famiglie sono state costrette ad acquistare casa in assenza di proposte diverse e sono indebitate in maniera irreversibile,

impegna il Governo:

a definire un modello di housing sociale inteso come modello di gestione dell'intero ciclo produttivo edilizio, incentivando le iniziative di recupero e ristrutturazione urbanistica ed edilizia;
a valutare la possibilità di adottare ogni utile iniziativa diretta a semplificare la destinazione di immobili del demanio pubblico al soddisfacimento di esigenze di housing sociale.
9/1813/4. Scilipoti, Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
l'analisi della questione abitativa e del mercato della casa in Italia evidenzia la necessità per il nostro paese di una ridefinizione dei modelli di intervento di housing sociale,

impegna il Governo:

a definire un modello di housing sociale inteso come modello di gestione dell'intero ciclo produttivo edilizio, incentivando le iniziative di recupero e ristrutturazione urbanistica ed edilizia;
a valutare la possibilità di adottare ogni utile iniziativa diretta a semplificare la destinazione di immobili del demanio pubblico al soddisfacimento di esigenze di housing sociale.
9/1813/4.(Testo modificato nel corso della seduta).Scilipoti, Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, avente per oggetto misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, sospende fino al 30 giugno 2009 la procedura esecutiva di sfratto limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148;
la precedente sospensione, disposta dal decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, estendeva la misura di proroga ai comuni individuati all'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, vale a dire i comuni capoluoghi di provincia, i comuni con essi confinanti con popolazione superiore a 10.000 abitanti e i comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE n. 87103 del 13 novembre 2003;
la restrizione operata con il presente decreto risulta motivata da una maggiore concentrazione degli sfratti nelle aree metropolitane, desunta in base ai dati forniti dal Ministero dell'interno relativi ai provvedimenti esecutivi di sfratto per finita locazione emessi nell'anno 2006;
in ragione di ulteriori indicazioni fornite da diversi enti locali esclusi dal presente provvedimento e dai rappresentanti degli inquilini appare opportuno approfondire la reale consistenza del fenomeno, specie alla vigilia di politiche strutturali che, attraverso il «Piano Casa» di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni,dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, si propongono di affrontare l'emergenza abitativa del Paese,

impegna il Governo

ad attivare adeguate procedure di monitoraggio dell'emergenza abitativa, in special modo del fenomeno degli sfratti per finita locazione e morosità, che incroci i dati a disposizione dei soggetti istituzionali centrali e periferici e delle rappresentanze degli inquilini e della proprietà.
9/1813/5. Braga, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Martella, Marantellli, Motta, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, avente per oggetto misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, sospende fino al 30 giugno 2009 la procedura esecutiva di sfratto limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148;
la precedente sospensione, disposta dal decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, estendeva la misura di proroga ai comuni individuati all'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, vale a dire i comuni capoluoghi di provincia, i comuni con essi confinanti con popolazione superiore a 10.000 abitanti e i comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE n. 87103 del 13 novembre 2003;
la restrizione operata con il presente decreto risulta motivata da una maggiore concentrazione degli sfratti nelle aree metropolitane, desunta in base ai dati forniti dal Ministero dell'interno relativi ai provvedimenti esecutivi di sfratto per finita locazione emessi nell'anno 2006;
in ragione di ulteriori indicazioni fornite da diversi enti locali esclusi dal presente provvedimento e dai rappresentanti degli inquilini appare opportuno approfondire la reale consistenza del fenomeno, specie alla vigilia di politiche strutturali che, attraverso il «Piano Casa» di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, si propongono di affrontare l'emergenza abitativa del Paese,

invita il Governo

ad attivare adeguate procedure di monitoraggio dell'emergenza abitativa, in special modo del fenomeno degli sfratti per finita locazione e morosità, che raffrontino i dati certi e certificati a disposizione dei soggetti istituzionali centrali e periferici e delle rappresentanze degli inquilini e della proprietà.
9/1813/5.(Testo modificato nel corso della seduta).Braga, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Martella, Marantellli, Motta, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti, Lovelli.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame contiene misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, limitando l'ambito di applicazione ai soli comuni capoluogo delle 14 aree metropolitane individuate ed ai comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti;
i soggetti potenzialmente beneficiari della sospensione della procedura di sfratto sono quelli che rispondono ai requisiti previsti dalla legge n. 9 del 2007 e che risultano interessati da procedure di sfratto esclusivamente per finita locazione;
l'analisi delle cause di sfratto evidenzia che negli ultimi anni si è registrato un sostanziale aumento dei provvedimenti emessi per morosità e parallelamente una significativa diminuzione di quelli emessi per finita locazione; nel 2007 il 77,34 per cento del totale dei provvedimenti emessi è riconducibile a cause di morosità, a fronte di un corrispondente dato nel 1990 di appena il 26 per cento;
una recente indagine del CENSIS ha rivelato come il comparto dell'affitto, oltre a costituire un elemento di debolezza del quadro italiano, ha registrato nel tempo una crescente associazione tra le soluzioni abitative in locazione e la difficile condizione economica delle famiglie;
in particolare l'effetto del caro-affitti si traduce in una notevole incidenza dei costi abitativi rispetto al reddito delle famiglie, al punto di far emergere nuove forme di disagio che riguardano non solo le fasce più povere in condizioni di emergenza abitativa ma anche le famiglie della fascia medio-bassa in affitto nel libero mercato, le quali, anche per ragioni di reddito, sono escluse dall'offerta dell'edilizia sociale sovvenzionata, non dispongono di mezzi adeguati per l'accesso alla casa in proprietà e subiscono il rilevante aumento degli affitti;
l'attuale crisi economica che sta attraversando il Paese rischia di aggravare ulteriormente un processo già in atto di allargamento delle aree sociali del disagio, della povertà e del rischio abitativo,

impegna il Governo

ad adottare, di concerto con le regioni e gli enti locali, le idonee iniziative volte a sostenere l'accesso al mercato dell'affitto di famiglie a medio e basso reddito, anche attraverso il potenziamento di misure economiche già previste, quali il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione.
9/1813/6. Mariani, Braga, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Martella, Marantellli, Motta, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti, Lovelli.

La Camera,
premesso che:
l'edilizia residenziale pubblica, secondo gli orientamenti della giurisprudenza costituzionale, è materia «trasversale», in quanto estesa su tre livelli normativi (legislativo esclusivo, concorrente e residuale delle regioni) in dipendenza della natura degli interventi concretamente effettuati;
le modalità di formazione delle graduatorie finalizzate all'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, per la parte funzionale alla gestione del patrimonio immobiliare, andrebbero ricondotte alle materie di competenza residuale delle regioni, ai sensi dell'articolo 117, quarto comma, della Costituzione;
in alcuni ambiti territoriali si è determinato uno squilibrio nell'assegnazione degli alloggi a vantaggio degli immigrati regolari la cui tutela, necessaria per una vera integrazione, deve comunque essere raccordata con le non meno importanti esigenze della popolazione disagiata da maggior tempo residente in Italia;
è opportuno evitare che sulle modalità di accesso al «bene casa» offerto dall'edilizia residenziale pubblica le regioni possano introdurre fattori discriminatori verso alcune categorie di beneficiari;
vi è, comunque, una competenza esclusiva dello Stato in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, posto che il diritto all'abitazione costituisce «un diritto sociale fondamentale (...) che connota la nostra forma di Stato» (come riconosciuto dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 419 del 1991) e che pertanto i criteri fondamentali per il concreto riconoscimento di tale diritto possono considerarsi riconducibili alla competenza esclusiva dello Stato,

impegna il Governo

ad adottare le necessarie iniziative per garantire su tutto il territorio nazionaleche l'assegnazione degli immobili dell'edilizia economica popolare avvenga in base a criteri selettivi volti al sostegno di soggetti in condizioni di debolezza economica e sociale, tendenzialmente tutelando gli anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate, i nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito, i soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio e gli altri soggetti in possesso di requisiti di cui all'articolo 1 della legge 8 febbraio 2007, n. 9.
9/1813/7. Rota, Monai, Piffari, Scilipoti, Borghesi, Paladini, Zazzera, Messina.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame prevede la sospensione delle azioni di rilascio per soggetti con sfratto per finita locazione in particolare condizioni di disagio abitativo ovvero con un reddito complessivo famigliare inferiore ai 27.000 euro lordi, composti da anziani ultrasessantacinquenni o da portatori di handicap o con figli fiscalmente a carico;
l'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha previsto che il Governo, attraverso l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, predisponga un Piano casa nazionale di social housing con la partecipazione di soggetti privati, finalizzato a dotare l'Italia di un parco alloggi a canone agevolato;
il piano previsto dall'articolo 11 dovrà essere integrato da un Piano di edilizia pubblica a canone sociale per coloro che non sono in grado di corrispondere un canone di locazione agevolato;
il decreto-legge in esame prevede la sospensione degli sfratti allo scopo di garantire il passaggio da casa a casa per le famiglie in forte disagio abitativo con sfratto per finita locazione ed in relazione al Piano casa previsto dall'articolo 11 della legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
al fine di chiudere definitivamente la lunga lista delle proroghe degli sfratti approvate fino ad oggi, è necessario che gli alloggi resi disponibili con la realizzazione del Piano di social housing vadano prioritariamente alle famiglie soggette a sospensione degli sfratti di cui al decreto-legge in esame,

impegna il Governo:

a prevedere che gli alloggi resi disponibili dal Piano casa, di cui all'articolo 11 del citato decreto n. 112 del 2008, siano locati prioritariamente alle famiglie soggette a sospensione delle esecuzioni di rilascio di cui al decreto-legge in esame, al fine di garantire loro il passaggio da casa a casa e non procedere ad ulteriori proroghe degli sfratti;
a prevedere che siano resi disponibili un numero adeguato di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale al fine di garantire il passaggio da casa a casa per le famiglie soggette a sospensione delle azioni di rilascio di cui al decreto-legge in esame, che non siano in condizioni di pagare il canone agevolato applicato agli alloggi realizzati tramite il Piano di social housing previsto dall'articolo 11 del citato decreto n. 112 del 2008.
9/1813/8. Belcastro, Lo Monte, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il diritto all'abitazione è collocabile tra i diritti inviolabili dell'uomo, un diritto individuale ed assoluto che lo Stato tutela e garantisce;
l'Italia ha ratificato il Trattato internazionale sui diritti sociali ed economici con la legge 25 ottobre 1977, n. 881;tale legge, all'articolo 11, prescrive che gli Stati aderenti riconoscano il diritto all'abitazione;
l'articolo 3 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, prevede che tra i motivi di disdetta figuri la necessità per il locatore di vendere l'immobile a terzi qualora non abbia la proprietà di altri immobili ad uso abitativo oltre a quello utilizzato come prima casa;
taluni autori in dottrina hanno prospettato interpretazioni diverse e anche riduttive delle citate disposizioni legislative, che dovrebbero, secondo alcuni, garantire il diritto all'acquisto al conduttore a parità di condizioni rispetto a terzi, mentre secondo altri autori la possibilità di acquisto per il conduttore opererebbe solo in caso di disdetta del contratto in prossimità della prima scadenza. Questa ultima interpretazione, a parere dei sottoscrittori del presente ordine del giorno, se avallata, comporterebbe un evidente contrasto con la Costituzione ed in particolare con gli articoli 2, 3, 41, secondo comma, 42, secondo comma, e 47, secondo comma;
nell'attuale assetto economico-sociale non si può condividere una restrizione dell'applicazione del diritto di prelazione e riscatto: se questo viene riconosciuto alla scadenza del contratto a maggior ragione andrebbe riconosciuto durante l'intera vigenza del contratto di locazione, altrimenti si determinerebbe una lesione dei diritti e di interessi costituzionalmente garantiti, fatto salvo il diritto del proprietario di procedere alla vendita dell'immobile,

impegna il Governo

ad emanare un provvedimento di interpretazione autentica dell'articolo 2, comma 1, e dell'articolo 3, comma 1, lettera g), della legge 9 dicembre 1998, n. 431, nel senso che le norme previste in tema di diritto di prelazione e riscatto di cui agli articoli 38 e 39 della legge 27 luglio 1978, n. 392, si applicano non solo ai contratti che vengono disdetti o che sono prossimi alla scadenza contrattuale ma anche nel corso della locazione per l'intera durata del contratto, senza che assuma rilevanza il termine di scadenza o l'eventuale disdetta del medesimo contratto.
9/1813/9. Milo, Lo Monte, Commercio, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
in Italia sono 600.000 famiglie in attesa di assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica mentre le politiche abitative avviate negli ultimi anni hanno determinato il fatto che si è passati dalle 36.000 case popolari costruite nel 1984 alle 1.500 del 2006;
nel nostro Paese, ed in particolare nel Mezzogiorno, insistono numerosi alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà di comuni e IACP comunque denominati, che risultano chiusi, quindi inutilizzati, ed in degrado;
secondo Federcasa, l'associazione nazionale degli IACP, sarebbero almeno 20.000 gli alloggi da loro gestiti chiusi e in degrado;
la presenza di alloggi pubblici inutilizzati ed in degrado non è ammissibile a fronte della richiesta di alloggi pubblici a canone sociale che si riversa nei confronti dei comuni;
appare necessario ed improrogabile avviare un piano straordinario finalizzato al recupero di alloggi pubblici oggi chiusi e inutilizzati, per assegnarli alle famiglie collocate utilmente nelle graduatorie comunali, ma anche per avviare piani di manutenzione straordinaria degli alloggi di edilizia residenziale pubblica,

impegna il Governo

a predisporre, entro tre mesi, un piano straordinario, d'intesa con le regioni el'Anci, adeguatamente finanziato, anche con il concorso dei citati enti locali, al fine di procedere al recupero degli alloggi in degrado inutilizzati, per assegnare gli stessi ai legittimi assegnatari nonché per avviare un vasto piano di manutenzione straordinaria degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
9/1813/10. Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, si è reso necessario in attesa che il Piano nazionale di edilizia abitativa, predisposto dal Governo, riesca a dare una risposta definitiva a chi nel nostro Paese continua a vivere situazioni drammatiche sul fronte abitativo;
all'articolo 1 del provvedimento in esame si è deciso di sospendere l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo limitatamente ai comuni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legge 27 maggio, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148;
conseguentemente soltanto i residenti nei comuni capoluogo delle aree metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo, Messina, Catania, Cagliari e Trieste, nonché nei comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti, potranno usufruire di tale sospensione;
in questo modo, stante la gravità del problema sfratti, rispetto ai quali è da registrare un aumento sempre maggiore, in percentuale, di quelli per morosità a dimostrazione dell'acuirsi dei problemi economici nel Paese, si rischia di determinare, nelle aree non interessate dalla sospensione, forte tensioni sociali;
la stessa graduatoria stilata dal Ministero dell'interno, relativa alle sentenze di sfratto emesse nel 2007 in rapporto alle famiglie residenti, evidenzia che ai primi 35 posti figurano ben 28 province che non saranno interessate dalla sospensione;
allo stesso tempo si creerà una situazione di fatto discriminatoria anche nelle stesse province interessate dalla sospensione poiché quelle confinanti territorialmente alle predette aree metropolitane saranno in regime di sospensione, mentre in quelle non confinanti si darà seguito, comunque, alle sentenze di sfratto,

impegna il Governo:

ad emanare precise disposizioni affinché i prefetti, entro trenta giorni, con specifico riferimento alle aree non interessate dalla sospensione degli sfratti per particolari categorie sociali, convochino un tavolo di confronto con gli enti locali per:
a) monitorare l'entità e la dimensione del problema sfratti, al fine di trovare misure idonee a contenere situazioni di particolare tensione sociale;
b) predisporre un piano comune atto a garantire, soprattutto per particolari categorie sociali (famiglie in cui è presente un ultrasessantacinquenne, ovvero un portatore di handicap o con figli fiscalmente a carico), il passaggio da casa a casa;
a verificare la possibilità, qualora venissero segnalate particolari situazioni di tensione sociale e in attesa che risulti operativo il Piano nazionale di edilizia abitativa, di allargare il numero dei comuni interessati alla sospensione degli sfratti.
9/1813/11. Iannaccone, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede la realizzazione di un programma di edilizia residenziale;
il piano nazionale di edilizia abitativa doveva essere adottato dal Governo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il 5 ottobre 2008, prevedendo, in base al citato n. 112 del 2008, anche il recupero del patrimonio abitativo esistente, con interventi concentrati sull'effettiva richiesta abitativa nei singoli contesti;
il comma 10 dell'articolo 11 del richiamato decreto dispone che «una quota del patrimonio immobiliare del demanio, costituita da aree ed edifici non più utilizzati, può essere destinata alla realizzazione» del piano casa;
il piano casa dovrà peraltro essere confrontato con la realtà che fa dell'Italia il primo paese d'Europa per disponibilità di abitazioni e con il fatto che negli anni Novanta (dati Eurostat) le costruzioni, in Italia, hanno sottratto all'agricoltura circa 2.800.000 ettari di suolo;
ogni anno si consumano 100.000 ettari di campagna (il doppio della superficie del Parco nazionale dell'Abruzzo). Ragionando sui dati Eurostat di Germania e Francia, emerge che negli anni Novanta l'Italia ha urbanizzato un'area più che doppia di suolo rispetto alla Germania (1,2 milioni di ettari) e addirittura 4 volte quello della Francia (0,7 milioni di ettari). I riferimenti statistici più recenti (Cresme/Saie 2008) sottolineano come questa tendenza, negli ultimi anni, abbia conosciuto una ulteriore, violenta accelerazione. Dal 2003 ad oggi, infatti, sono state costruite circa 1.600.000 abitazioni (oltre il 10 per cento delle quali abusive);
per contro, è noto che, da vent'anni, la popolazione in Italia non solo non è cresciuta ma è, al contrario, calata sensibilmente, e solo negli ultimi anni ha dato segni di ripresa, grazie al contributo degli immigrati,

impegna il Governo

prima dell'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo al Piano casa a:
1) comunicare al Parlamento l'effettiva esigenza abitativa, specificata per ogni provincia, a cui il Piano casa intende fare fronte;
2) trasmettere al Parlamento il censimento degli immobili pubblici e privati, compresi quelli di proprietà della Città del Vaticano, sul territorio italiano;
3) consentire l'impegno di suolo a fini insediativi e infrastrutturali esclusivamente qualora non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, fornendo a tal fine le percentuali di recupero edilizio a cui il Governo intende impegnarsi per la realizzazione del Piano casa.
9/1813/12. Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
in Italia i canoni di locazione hanno raggiunto livelli insostenibili per famiglie con redditi medio-bassi;
ogni anno in Italia vengono emesse mediamente circa 45.000 sentenze di sfratto e l'80 per cento è motivato da morosità;
l'elevato numero di sfratti per morosità deve essere affrontato in maniera strutturale attraverso provvedimenti ed iniziative che tendano a calmierare il costo degli affitti per renderli sostenibili per i conduttori con redditi medio bassi e al contempo garantiscano al locatore una equa ed adeguata remunerazione;
la legge 9 dicembre 1998, n. 431, prevede che siano due i canali contrattuali, quello a libero mercato e quello cosiddetto a canone concordato (tramite accordi tra organizzazioni degli inquilini e associazioni dei proprietari);
nel canale di libero mercato il locatore paga le tasse, in base alla propria aliquota, sull'85 per cento del canone percepito; i locatori che affittano a canone concordato (mediamente il 15-20 per cento in meno del libero mercato) pagano le tasse sul 59,5 per cento del canone percepito, inoltre quest'ultimi possono pagare aliquote ICI più favorevoli, è previsto l'azzeramento in alcuni comuni, ed hanno diritto a uno sconto del 30 per cento sull'imposta di registro;
appare evidente che intervenire sulla leva fiscale, oltre all'aumento dell'offerta di alloggi a canone sociale e agevolato, può e deve diventare una delle modalità concrete per riportare a nuovi contratti con canoni sostenibili una parte consistente degli sfratti per morosità e frenare l'aumento che ogni anno si verifica di questa tipologia di sfratto;
nel 2007 il documento del Tavolo nazionale di concertazione sulle politiche abitative, istituito presso il Ministero delle infrastrutture dalla legge 8 febbraio 2007, n. 9, composto da tutti i soggetti interessati alle politiche abitative, propose tra l'altro l'applicazione di un'aliquota unica ai cespiti derivanti al locatore da locazione dando priorità ai contratti di locazione stipulati ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431,

impegna il Governo

al fine di abbassare i livelli dei canoni di locazione e di riconvertire gli sfratti per morosità in nuovi contratti, a prevedere l'emanazione di un provvedimento legislativo che preveda, ai fini IRPEF, l'applicazione ai soli cespiti derivanti da locazioni stipulate o da stipulare ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, di un'aliquota unica non superiore al 20 per cento.
9/1813/13. Commercio, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
secondo i dati forniti dal Ministero della giustizia, che ha monitorato 357 uffici giudiziari, che rappresentano il 93,5 per cento del totale, nel corso dei primi sei mesi del 2008 si è registrata una forte crescita delle procedure esecutive iscritte; nell'80-90 per cento dei casi si tratta di azioni esecutive proposte da banche per tutelarsi dai titolari di mutuo inadempienti, come confermano le stime di alcuni tribunali;
le azioni esecutive sono aumentate del 17 per cento in più, in media, rispetto ai pignoramenti attivati nello stesso periodo del 2007; l'incremento delle procedure esecutive su immobili è del 40 per cento se i dati del primo semestre 2008 si mettono a confronto con quelli del primo semestre 2006;
i mutuatari che hanno acquistato immobili sono andati incontro all'insolvenza nonostante l'articolo 8, comma 4, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, con l'opzione di portabilità del mutuo, abbia consentito a numerosi mutuatari in difficoltà di trasferire il mutuo presso un'altra banca a condizioni più vantaggiose per numero delle rate o per la misura del tasso d'interesse;
la convenzione, stipulata a norma dell'articolo 3 del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, tra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'ABI per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazioneprincipale, in mutui a rata «fissa» per tutta la durata del mutuo, ad un tasso di interesse pari alla media aritmetica dei tassi applicati nell'anno 2006, e con l'allungamento del prestito ipotecario, non appare una misura adeguata a far fronte alle difficoltà dei mutuatari insolventi;
il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa, di cui all'articolo 2, comma 475, della legge finanziaria 2008, che ha disposto il rimborso dei costi delle procedure bancarie e degli onorari notarili necessari per la sospensione del pagamento delle rate del mutuo, qualora il mutuatario chieda la sospensione delle rate di un mutuo per acquisto dell'abitazione principale per non più di due volte e per un periodo massimo complessivo non superiore a diciotto mesi nel corso dell'esecuzione del contratto, non è mai stato attivato perché non si è provveduto all'emanazione dei previsti provvedimenti attuativi;
la rinegoziazione prevista dal citato decreto-legge n. 93 del 2008 ha escluso molti mutuatari in difficoltà, tra cui, in particolare, quelli con mutuo a tasso fisso;
da gennaio 2008 sono più di 21 mila le nuove procedure avviate a fronte di 15 mila nel 2006 e di 18 mila nel 2007;
se alle nuove procedure si aggiungono i procedimenti pendenti a inizio anno, i tribunali devono dare corso a circa 130 mila esecuzioni immobiliari,

impegna il Governo:

ad adottare provvedimenti urgenti per evitare la vendita all'asta degli immobili adibiti a prima casa di abitazione sottoposti a pignoramento da parte di istituti bancari, qualora i mutuatari insolventi siano in possesso di particolari requisiti reddituali e l'insolvenza che ha determinato il pignoramento sia stata determinata da eccessiva onerosità delle rate di mutuo in rapporto al reddito del debitore, e non da dolo, colpa grave o negligenza del debitore;
a sottrarre alla procedura esecutiva tali immobili, mediante surrogazione del prestito ipotecario da parte di istituti autonomi case popolari comunque denominati o trasformati;
a promuovere tali transazioni immobiliari, mediante agevolazioni fiscali per l'IVA, l'imposta di registro e le imposte ipotecarie e catastali e intervenendo perché tali operazioni possano essere realizzate senza oneri notarili o di mediazione, di spese di trascrizione nei registri immobiliari e di cancellazione di ipoteche e pignoramenti;
a disporre opportune iniziative affinché gli istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, provvedano a stipulare contratti di locazione a canone sostenibile con i mutuatari degli alloggi sottratti alla procedura esecutiva;
a prevedere opportune iniziative affinché sia data facoltà di riacquisto dell'immobile al mutuatario insolvente alla scadenza del contratto di locazione, computando il canone sostenibile corrisposto per la locazione a parziale restituzione delle somme pagate dagli istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, per l'estinzione del mutuo relativo all'immobile, e mediante pagamento di un prezzo di riscatto;
a disporre un'autorizzazione di spesa per la Cassa depositi e prestiti affinché possa impegnare le disponibilità della gestione separata, oltre a quanto già previsto dalle leggi in vigore, per la costituzione di un Fondo di natura rotativa, con una congrua dotazione, che possa erogare anticipazioni agli istituti autonomi case popolari comunque denominati per il finanziamento dell'acquisto di immobili di mutuatari insolventi;
a ripartire tra le regioni le risorse di tale Fondo sulla base del numero dei procedimenti iscritti, rilevati dai tribunali ordinari - sedi centrali - relativi alle esecuzioni immobiliari per distretto di corte di appello.
9/1813/14. Rubinato, Ceccuzzi.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame affronta il problema del disagio abitativo aggravato ulteriormente a causa dell'attuale congiuntura economica recessiva, danneggiando soprattutto le famiglie svantaggiate con redditi particolarmente bassi e situazioni sociali difficili;
uno degli aspetti più paradigmatici e inquietanti della recente crisi finanziaria è stato e continua ad essere il mancato funzionamento del mercato interbancario, dove la scarsa fiducia che le banche dimostrano l'una versa l'altra ha portato quasi al blocco delle transazioni e all'emergere di livelli dei tassi di interesse decisamente inconsueti rispetto al livello dei tassi di policy;
tali dinamiche hanno avuto un'ulteriore ricaduta economica negativa, fino ad oggi poco esplorata e che ha determinato l'aumento significativo degli effetti recessivi della crisi finanziaria in corso sull'economia reale. Come noto, infatti, la quasi totalità dei mutui a tasso variabile ha come parametro di indicizzazione proprio i tassi che si formano sul mercato interbancario. Conseguentemente, in quest'ultimo anno le famiglie si sono trovate a pagare rate di mutuo più elevate non come conseguenza di una crescita dei tassi di policy, né in relazione ad un peggioramento, effettivo o atteso, del proprio merito di credito, ma a causa di un malfunzionamento del mercato interbancario, espressione di un peggioramento del merito di credito del settore creditizio;
dal 2005 ad oggi, ben 3 milioni e 200 mila famiglie che hanno contratto mutui a tasso variabile hanno subito aumenti di 220 euro mensili, pari a circa 26.404 euro annui;
molti soggetti mutuatari proprietari di immobili sono stati dichiarati insolventi nonostante la previsione contenuta all'articolo 8, comma 4, del decreto legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, che ha consentito loro di poter usufruire della portabilità del mutuo da un ente all'altro, con bassissimi costi e senza aggravio delle relative spese notarili;
sono cresciuti dei 20 per cento nel giro di un anno, nelle grandi città, i contenziosi ed i pignoramenti immobiliari soprattutto nei confronti delle giovani coppie e delle categorie sociali più deboli. I dati recenti diffusi dalle principali associazioni dei consumatori stimano un aumento di procedure immobiliari o pignoramenti, dal 2007 al 2008, pari al 2,7 per cento del totale dei mutui, quindi a circa 130.000 su 3,5 milioni del totale, con una situazione allarmante su tutto il territorio nazionale: si registrano aumenti a Milano (+378), Roma (+354), Napoli (+353), Bari (+349), Torino (+322), Verona (+267), Lecce (+261),

impegna il Governo:

a promuovere, d'intesa con le amministrazioni competenti, programmi ed interventi che permettano alle numerose famiglie insolventi di poter permanere nelle abitazioni acquistate in qualità di coproprietari o inquilini;
ad attuare misure opportune volte a disporre la sospensione momentanea dei pignoramenti sulle abitazioni di residenza - prima casa - per i mutuatari morosi con reddito medio-basso.
9/1813/15. Ria.

La Camera,
premesso che:
il testo del provvedimento in esame, al fine di ridurre il disagio abitativo e di favorire il passaggio da casa a casa per le categorie svantaggiate, differisce al 30 giugno 2009 il termine per l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per la finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo, in attesa della realizzazione delle misure e degli interventi già previsti dal piano nazionale di ediliziaabitativa di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
il Piano casa ha previsto l'adozione di un progetto rivolto alla prima casa per le categorie svantaggiate e inoltre all'incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo con l'offerta di alloggi di edilizia residenziale, con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati in particolar modo alla prima casa;
oggi sono sempre di più le famiglie italiane che a causa delle sofferenze dovute alla forte crisi economica che si sta sviluppando nel mondo non riescono a provvedere alle spese per i beni primari ed in particolar modo al pagamento dell'affitto dell'alloggio in cui vivono, ponendo sempre di più la questione abitativa come problematica fondamentale a cui porre rimedio per la società e l'economia italiana;
il quadro europeo vede il nostro Paese attestarsi agli ultimi posti nella destinazione di risorse da conferire alla domanda sociale, con solo l'uno per cento circa della spesa sociale complessiva, a fronte del 5,6 del Regno Unito e del 2,9 della Francia;
con riferimento al citato piano casa previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, ad oggi, a quanto pare, non si conoscono iniziative concrete e reali di attuazione, né si è constatato un impegno rivolto alle politiche di sostegno all'edilizia residenziale pubblica,

impegna il Governo

a provvedere in tempi brevi a dare effettiva esecuzione al modello di housing abitativo previsto dal Piano casa ed a presentare entro tre mesi una relazione dettagliata al Parlamento relativa all'effettivo stato dell'iter, agli accordi di programma raggiunti e alla reale previsione dei fondi da destinare all'attuazione del Piano casa.
9/1813/16. Dionisi.

La Camera,
premesso che:
il testo del provvedimento in esame, al fine di ridurre il disagio abitativo e di favorire il passaggio da casa a casa per le categorie svantaggiate, differisce al 30 giugno 2009 il termine per l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per la finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo, in attesa della realizzazione delle misure e degli interventi già previsti dal piano nazionale di edilizia abitativa di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
il Piano casa ha previsto l'adozione di un progetto rivolto alla prima casa per le categorie svantaggiate e inoltre all'incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo con l'offerta di alloggi di edilizia residenziale, con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati in particolar modo alla prima casa;
oggi sono sempre di più le famiglie italiane che a causa delle sofferenze dovute alla forte crisi economica che si sta sviluppando nel mondo non riescono a provvedere alle spese per i beni primari ed in particolar modo al pagamento dell'affitto dell'alloggio in cui vivono, ponendo sempre di più la questione abitativa come problematica fondamentale a cui porre rimedio per la società e l'economia italiana;
il quadro europeo vede il nostro Paese attestarsi agli ultimi posti nella destinazione di risorse da conferire alla domanda sociale, con solo l'uno per cento circa della spesa sociale complessiva, a fronte del 5,6 del Regno Unito e del 2,9 della Francia;
con riferimento al citato piano casa previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, ad oggi, a quanto pare, non si conoscono iniziative concrete e realidi attuazione, né si è constatato un impegno rivolto alle politiche di sostegno all'edilizia residenziale pubblica,

impegna il Governo

a provvedere in tempi brevi a dare effettiva esecuzione al modello di housing abitativo previsto dal Piano casa ed a presentare entro sei mesi una relazione dettagliata al Parlamento relativa all'effettivo stato dell'iter, agli accordi di programma raggiunti e alla reale previsione dei fondi da destinare all'attuazione del Piano casa.
9/1813/16.(Testo modificato nel corso della seduta).Dionisi.

La Camera,
premesso che:
dal dopoguerra ad oggi i centri minori sono stati interessati da un fenomeno costante di degrado socio-economico dovuto anche all'attrazione esercitata dalle grandi città che ha determinato una rottura dell'antico ed equilibrato rapporto tra i borghi e il territorio circostante;
lo spostamento di risorse umane, verificatosi in modo repentino, ha determinato forti perdite delle pregevoli testimonianze e tradizioni locali. Molti centri riflettono una situazione di «debolezza» e «marginalità» presentando segni di abbandono e fatiscenza;
nelle aree lontane dai grandi assi di comunicazione, caratterizzate da una morfologia collinare o montana i borghi hanno pertanto subito un progressivo degrado sia strutturale che funzionale;
i borghi, rappresentano un'enorme ricchezza da tutelare o riqualificare, sia nel loro complesso che nei singoli edifici, in quanto precipua espressione di un mondo fortemente radicato alla terra e alle tradizioni nei quali nonostante le inevitabili alterazioni dovute al passare del tempo è talora ancora possibile riscontrare i segni dei processi economici, produttivi e sociali che li hanno caratterizzati;
il pregevole volume edilizio recuperabile nei borghi potrebbe altresì far fronte alla carenza di alloggi. Il recupero edilizio eviterebbe la pressione abitativa nei centri urbani, consentendo, nello stesso tempo, di poter usufruire della relativa vicinanza agli stessi;
interventi diretti al recupero dei borghi potrebbero inoltre determinare una molteplicità di effetti positivi per l'intera penisola in quanto si recupererebbero importanti posizioni di territorio, si riqualificherebbero aree degradate, si valorizzerebbe un patrimonio culturale ed ambientale e soprattutto si creerebbe la possibilità, attraverso il recupero edilizio, di non prevedere ulteriori cementificazioni nei grandi centri urbani,

impegna il Governo

ad adottare ogni utile iniziativa atta al recupero dei borghi con particolare attenzione al patrimonio edilizio degradato e non utilizzato che potrebbe far fronte, in parte, alla crescente pressione abitativa.
9/1813/17. Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

MOZIONI NIRENSTEIN ED ALTRI N. 1-00055, EVANGELISTI ED ALTRI N. 1-00072 E CASINI ED ALTRI N. 1-00074 SULLE INIZIATIVE IN VISTA DELLA PREPARAZIONE DELLA CONFERENZA MONDIALE CONTRO IL RAZZISMO, LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, LA XENOFOBIA E L'INTOLLERANZA, CHE SI SVOLGERÀ A GINEVRA NEL MESE DI APRILE 2009

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza», svoltasi a Durban nel 2001 su iniziativa dell'Onu, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo si trasformò in un processo politico contro lo Stato di Israele, chiamato, dal banco degli imputati, a rispondere ad accusatori che erano (e sono) per la gran parte regimi responsabili di politiche costituzionalmente fondate sul rifiuto del pluralismo culturale, sull'intolleranza religiosa e sulla persecuzione di ogni forma di dissenso e di «differenza» personale o civile;
in quell'occasione, la Conferenza Onu, incentrata, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo surrettiziamente, sul «caso Israele» fece dunque del razzismo il pretesto per rilanciare una campagna di linciaggio morale, politico e religioso del popolo ebraico e dello Stato d'Israele;
il clima della Conferenza di Durban venne, quindi, compromesso dall'atteggiamento discriminatorio di alcuni Stati e Capi di Governo (da Mugabe a Fidel Castro) e della maggior parte delle organizzazioni non governative presenti: per questa ragione, gli Stati Uniti e Israele abbandonarono la Conferenza, nel corso della quale si verificarono numerosi episodi di natura antisemita, come la distribuzione ai partecipanti dei Protocolli dei Savi di Sion e l'esclusione di membri di organizzazioni non governative ebraiche da alcune sessioni del Forum delle organizzazioni non governative, che si svolgeva in concomitanza al vertice;
fino all'ultimo dei nove giorni della Conferenza, alcuni Paesi tentarono di reiterare il precedente della risoluzione 3379, approvata dall'Assemblea generale ONU nel 1975 (e peraltro revocata, dallo stesso consesso, il 16 dicembre 1991), e di inserire nella dichiarazione finale del vertice la formula «sionismo uguale a razzismo»; il tentativo venne infine scongiurato anche grazie alle pressioni dell'Unione europea;
la prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, nota come «Durban II» o «Durban Review Conference», è programmata per l'aprile 2009, a Ginevra; il comitato preparatorio è presieduto dalla Libia ed è composto da Stati come Iran e Cuba. Osservando la preparazione, si evince che è alto il rischioche anche la prossima Conferenza contro il razzismo si trasformi in una conferenza razzista contro Israele;
verso la metà del mese di ottobre 2008, il comitato preparatorio ha raccolto tutti i contributi nazionali in un documento di lavoro in vista della predisposizione del documento finale della prossima Conferenza di Ginevra; nel testo si allude in modo tanto implicito quanto scoperto a Israele come a un'entità «straniera occupante la cui legge si basa sulla discriminazione razziale (...) che costituisce una grave violazione dei diritti umani e del diritto umanitario, un nuovo modello di apartheid, un crimine contro l'umanità, una forma di genocidio e una seria minaccia alla pace e alla stabilità internazionale»; su questa base si «reitera la preoccupazione [dell'ONU] per la grave condizione del popolo palestinese soggetto all'occupazione straniera»; il fatto che i palestinesi siano l'unico popolo menzionato come oggetto di discriminazione prospetta un'evidente continuità con la linea perseguita nella Conferenza di Durban;
se la discussione su razzismo e discriminazione continuerà a poggiare su premesse di questo genere, la «Durban Review Conference» diventerà di nuovo un accanito forum anti-israeliano. Quanto al tema del razzismo, è oltremodo errato il pregiudizio tipico del vertice del 2001, che ritroviamo nei documenti preparativi attuali, secondo i quali il razzismo, l'intolleranza e la schiavitù sono responsabilità esclusiva dell'Occidente. La storiografia qualificata corrente ha confermato che tali fenomeni hanno una ben più vasta e globale diffusione. Un'analisi sbagliata renderebbe impossibile contrastare le politiche di oppressione etnica, culturale e religiosa che negli ultimi decenni hanno insanguinato vaste aree del mondo, tra le quali oggi emerge, con sempre più allarmante chiarezza, la persecuzione violenta dei cristiani in molti Paesi islamici e in larga parte del continente asiatico;
numerosi Paesi si sono già dimostrati consapevoli del rischio di replicare nel 2009 a Ginevra quanto avvenne nel 2001 a Durban: nel mese di gennaio 2008 il Canada, valutandone il processo preparatorio, ha annunciato tramite il proprio Ministro degli esteri e il Segretario di Stato per il multiculturalismo e l'identità canadese, che non parteciperà alla Conferenza di Ginevra; Israele ha dichiarato a sua volta che non parteciperà sotto la minaccia che la Conferenza si trasformi in una tribuna di propaganda antisemita. Il Congresso Americano ha adottato la Risoluzione 1361 (23 settembre 2008) che impegna il Governo a «guidare un grande sforzo diplomatico (...) per sconfiggere la campagna di alcuni membri dell'Organizzazione della conferenza islamica per distogliere la Review Conference dai problemi reali (...), attaccando invece Israele, promuovendo l'antisemitismo e sovvertendo la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Il Presidente francese Sarkozy ha annunciato il ritiro dal percorso preparatorio se esso non abbandonerà la deriva anti-israeliana,

impegna il Governo:

a verificare con attenzione, assieme ai partner europei, gli esiti e gli orientamenti che emergono dal processo di preparazione della prossima «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza»;
a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa;
ad agire perché i documenti preparatori contengano solo l'intento di combattere il razzismo e la discriminazione a qualsiasi latitudine e per qualsiasi motivo essa si rappresenti e perché decada lo scopo non recondito della delegittimazione dello Stato d'Israele;
ad esercitare la massima vigilanza e ad agire concretamente affinché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro lediscriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, Stati o minoranze etniche e religiose.
(1-00055)
«Nirenstein, Bocchino, Boniver, Guzzanti, Pianetta, Picchi, Ruben, Pistelli, Repetti, Corsini, Colombo, Mecacci, Malgieri, Mazzoni, Maran, La Malfa, Fiano, Pini, Polledri».
(29 ottobre 2008)

La Camera,
premesso che:
agli inizi del settembre 2001, pochi giorni prima dell'attentato alle Torri Gemelle, si è tenuta a Durban, in Sudafrica, la III Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, su iniziativa dell'Onu, che ha visto la partecipazione di 2500 rappresentanti di 170 Paesi, fra cui 16 Capi di Stato, ma anche di circa 4000 organizzazioni non governative provenienti da ogni parte del mondo;
a causa delle difficoltà incontrate per raggiungere il consenso su alcuni punti fondamentali della Conferenza mondiale, in particolare la questione israelo-palestinese, la tratta degli schiavi e l'individuazione delle vittime della discriminazione, i negoziati hanno richiesto un giorno di lavoro in più rispetto alla programmazione;
fino all'ultimo dei nove giorni della Conferenza, alcuni Paesi tentarono di reiterare il precedente della risoluzione 3379, approvata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1975 (e peraltro revocata, dallo stesso consesso, il 16 dicembre 1991), e di inserire nella dichiarazione finale del vertice la formula «sionismo uguale a razzismo»; il tentativo venne, infine, scongiurato anche grazie alle pressioni dell'Unione europea;
atteso che a maggioranza è stata comunque adottata una risoluzione di portata storica, sostanzialmente le conclusioni della Conferenza hanno finito con il deludere gli arabi, in quanto non è stato inserito nessun riferimento a Israele, e gli africani, in quanto nel testo finale è stato inserito il concetto di risarcimento dei danni subiti a causa dello schiavismo, ma alla fine si è trattato più di una dichiarazione di principio che di un impegno dei Paesi ricchi a pagare;
i Paesi europei hanno ottenuto di non dover presentare «scuse» formali per la compravendita transatlantica di schiavi, perché viste come potenziali appigli legali per avviare azioni di risarcimento;
la prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, nota come «Durban II» o «Durban Review Conference», è programmata per l'aprile 2009, a Ginevra; il comitato preparatorio è presieduto dalla Libia ed è composto da Stati come Iran e Cuba, che fanno aumentare fortemente il rischio che anche la prossima Conferenza contro il razzismo si risolva in un sostanziale fallimento;
numerosi Paesi si sono già dimostrati consapevoli del rischio di replicare nel 2009 a Ginevra quanto avvenne nel 2001 a Durban: nel mese di gennaio 2008 il Canada, valutandone il processo preparatorio, ha annunciato tramite il proprio Ministro degli esteri e il Segretario di Stato per il multiculturalismo e l'identità canadese, che non parteciperà alla Conferenza di Ginevra; Israele ha dichiarato a sua volta che non parteciperà sotto la minaccia che la Conferenza si trasformi in una tribuna di propaganda antisemita. Il Congresso Americano ha adottato la risoluzione 1361 (23 settembre 2008) che impegna il Governo a «guidare un grande sforzo diplomatico (...) per sconfiggere la campagna di alcuni membri dell'Organizzazione della conferenza islamica per distogliere la Review Conference dai problemi reali (...), attaccando invece Israele, promuovendo l'antisemitismoe sovvertendo la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Il Presidente francese Sarkozy ha annunciato il ritiro dal percorso preparatorio se esso non abbandonerà la deriva anti-israeliana,

impegna il Governo:

a verificare con attenzione, assieme ai partner europei, gli esiti e gli orientamenti che emergono dal processo di preparazione della prossima «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza»;
a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa, affinché i partecipanti non utilizzino tale incontro per avanzare rivendicazioni strumentali;
ad esercitare la massima vigilanza e ad agire concretamente affinché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro le discriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, Stati o minoranze etniche e religiose;
a vincolare la partecipazione italiana a tale Conferenza all'effettivo indirizzo dei lavori preparatori verso la buona riuscita della stessa e a far sì che la medesima Conferenza sia finalizzata alla promozione della convivenza pacifica tra i popoli e, in particolare nell'area mediorientale, al rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi, attraverso un reciproco riconoscimento e secondo l'affermazione del principio «due Stati, due Popoli».
(1-00072)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Porfidia, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
(3 dicembre 2008)

La Camera,
premesso che:
agli inizi del settembre 2001, pochi giorni prima dell'attentato alle Torri Gemelle, si è tenuta a Durban, in Sudafrica, la III Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, su iniziativa dell'Onu, che ha visto la partecipazione di 2500 rappresentanti di 170 Paesi, fra cui 16 Capi di Stato, ma anche di circa 4000 organizzazioni non governative provenienti da ogni parte del mondo;
a causa delle difficoltà incontrate per raggiungere il consenso su alcuni punti fondamentali della Conferenza mondiale, in particolare la questione israelo-palestinese, la tratta degli schiavi e l'individuazione delle vittime della discriminazione, i negoziati hanno richiesto un giorno di lavoro in più rispetto alla programmazione;
fino all'ultimo dei nove giorni della Conferenza, alcuni Paesi tentarono di reiterare il precedente della risoluzione 3379, approvata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1975 (e peraltro revocata, dallo stesso consesso, il 16 dicembre 1991), e di inserire nella dichiarazione finale del vertice la formula «sionismo uguale a razzismo»; il tentativo venne, infine, scongiurato anche grazie alle pressioni dell'Unione europea;
atteso che a maggioranza è stata comunque adottata una risoluzione di portata storica, sostanzialmente le conclusioni della Conferenza hanno finito con il deludere gli arabi, in quanto non è stato inserito nessun riferimento a Israele, e gli africani, in quanto nel testo finale è stato inserito il concetto di risarcimento dei danni subiti a causa dello schiavismo, maalla fine si è trattato più di una dichiarazione di principio che di un impegno dei Paesi ricchi a pagare;
i Paesi europei hanno ottenuto di non dover presentare «scuse» formali per la compravendita transatlantica di schiavi, perché viste come potenziali appigli legali per avviare azioni di risarcimento;
la prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, nota come «Durban II» o «Durban Review Conference», è programmata per l'aprile 2009, a Ginevra; il comitato preparatorio è presieduto dalla Libia ed è composto da Stati come Iran e Cuba, che fanno aumentare fortemente il rischio che anche la prossima Conferenza contro il razzismo si risolva in un sostanziale fallimento;
numerosi Paesi si sono già dimostrati consapevoli del rischio di replicare nel 2009 a Ginevra quanto avvenne nel 2001 a Durban: nel mese di gennaio 2008 il Canada, valutandone il processo preparatorio, ha annunciato tramite il proprio Ministro degli esteri e il Segretario di Stato per il multiculturalismo e l'identità canadese, che non parteciperà alla Conferenza di Ginevra; Israele ha dichiarato a sua volta che non parteciperà sotto la minaccia che la Conferenza si trasformi in una tribuna di propaganda antisemita. Il Congresso Americano ha adottato la risoluzione 1361 (23 settembre 2008) che impegna il Governo a «guidare un grande sforzo diplomatico (...) per sconfiggere la campagna di alcuni membri dell'Organizzazione della conferenza islamica per distogliere la Review Conference dai problemi reali (...), attaccando invece Israele, promuovendo l'antisemitismo e sovvertendo la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Il Presidente francese Sarkozy ha annunciato il ritiro dal percorso preparatorio se esso non abbandonerà la deriva anti-israeliana,

impegna il Governo:

a verificare con attenzione, assieme ai partner europei, gli esiti e gli orientamenti che emergono dal processo di preparazione della prossima «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza»;
a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa, affinché i partecipanti non utilizzino tale incontro per avanzare rivendicazioni strumentali;
ad esercitare la massima vigilanza e ad agire concretamente affinché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro le discriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, Stati o minoranze etniche e religiose;
a impegnare la partecipazione italiana a tale Conferenza all'effettivo indirizzo dei lavori preparatori verso la buona riuscita della stessa e a far sì che la medesima Conferenza sia finalizzata alla promozione della convivenza pacifica tra i popoli e, in particolare nell'area mediorientale, al rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi».
(1-00072)
(Testo modificato nel corso della seduta).«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Porfidia, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
(3 dicembre 2008)

La Camera,
premesso che:
si terrà a Ginevra dal 20 al 24 aprile del 2009 la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazionerazziale, la xenofobia e l'intolleranza, di revisione della Conferenza, tenutasi a Durban nel settembre del 2001;
dopo gli appuntamenti del 1978 e del 1983, che si erano svolti a Ginevra, la scelta della sede cadde, infatti, su Durban per il significato altamente simbolico di una città sudafricana dopo la fine dell'apartheid;
nonostante gli sforzi di Kofi Annan, la Conferenza fu fortemente condizionata dai palestinesi e da gruppi arabi e musulmani;
l'evento si trasformò, infatti, in un processo ad Israele, in cui si tentò persino di riportare in vita la deliberazione Onu del 1975 che aveva equiparato il sionismo a una forma di razzismo;
in quella occasione, le organizzazioni non governative consegnarono una dichiarazione in cui si accusava Israele di essere uno Stato razzista, di aver commesso crimini razzisti, crimini di guerra, genocidio, pulizia etnica e apartheid, di aver imposto uno Stato con regime terrorista, di aver compiuto atti disumani contro i palestinesi e si paragonava infine il sionismo al razzismo;
fu anche chiesta l'istituzione di un tribunale internazionale contro lo Stato ebraico, la cancellazione della legge sul ritorno degli ebrei in Israele, il rispetto del diritto di ritorno dei palestinesi la sospensione di tutti i contatti fra gli Stati mondiali e Israele e la messa all'indice di chi li manteneva;
a favore di Israele si schierarono solo Amnesty International e Hrw (Human Rights Watch) che però decisero di non prendere parte alla discussione;
Stati Uniti e Israele ritirarono le loro delegazioni, mentre Australia e Canada attaccarono l'«ipocrisia» della Conferenza con parole di fuoco;
la Libia detiene oggi, la presidenza del Comitato preparatorio della «Durban Review Conference», il rapporto è stato affidato a Cuba, e nel comitato preparatorio è presente anche l'Iran;
è ancora vivo il ricordo delle parole pronunciate dal Presidente iraniano Ahmadinejad alla tribuna delle Nazioni Unite quando aveva chiesto che «l'entità sionista sia cancellata dalla mappa del mondo»;
un documento del gruppo Asia, sottoposto al comitato preparatorio di Durban 2 e che appare su un sito internet ufficiale dell'Onu, conterrebbe lo stesso linguaggio che ha minato il primo appuntamento, riproducendo la retorica del Teheran planning meeting del 2001 che portò a Durban I;
il Ministro degli esteri dello Stato ebraico, Tzipi Livni, davanti all'Assemblea generale della comunità ebraiche unite del Nord America ha dichiarato recentemente che Israele non legittimerà e non parteciperà alla Conferenza di Durban II;
il Canada ha già detto che non parteciperà, dicendosi sicuro che la Conferenza invece di combattere il razzismo e l'intolleranza ne promuoverà ancora di più;
anche gli Stati Uniti sembrano propensi a non partecipare, mentre l'Unione europea non minaccia boicottaggi;
solo la Slovenia ha parlato in sede di Comitato preparatorio contro il rischio che si ripeta «l'inaccettabile antisemitismo di Durban», chiedendo anche di non concentrarsi «su un'area geografica sola»,

impegna il Governo:

a vigilare affinché nel processo di preparazione della prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, non prevalga una impostazione che, sotto l'apparenza della lotta al razzismo, nasconda l'obiettivo di rinfocolare l'ostilità nei confronti di popoli sovrani o Stati legittimi;
a promuovere un'iniziativa in sede europea che tenda ad inserire tra i documenti da sottoporre al comitato preparatorio una ferma condanna delle stragi di cristiani in India e Pakistan, affinché la comunità internazionale intervenga repentinamente per evitare che proseguano impunemente questi attacchi alla libertà religiosa ed ai diritti umani in generale;
a sollecitare una relazione con la quale la Conferenza tracci una mappa dettagliata che evidenzi, senza reticenze ed equivoche interpretazioni, tutte le aree del globo e le nazioni in cui siano presenti violazioni dei diritti di libertà religiosa e culturale, o fenomeni di discriminazione razziale ed etnica;
in particolare, a mettere in conto l'eventuale ritiro della delegazione italiana dal percorso preparatorio, così come annunciato dal Presidente francese Sarkozy, qualora dovesse riproporsi un clima ostile nei confronti di Israele.
(1-00074)
«Casini, Buttiglione, Vietti, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro».
(4 dicembre 2008)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
si terrà a Ginevra dal 20 al 24 aprile del 2009 la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, di revisione della Conferenza, tenutasi a Durban nel settembre del 2001;
dopo gli appuntamenti del 1978 e del 1983, che si erano svolti a Ginevra, la scelta della sede cadde, infatti, su Durban per il significato altamente simbolico di una città sudafricana dopo la fine dell'apartheid;
nonostante gli sforzi di Kofi Annan, la Conferenza fu fortemente condizionata dai palestinesi e da gruppi arabi e musulmani;
l'evento si trasformò, infatti, in un processo ad Israele, in cui si tentò persino di riportare in vita la deliberazione Onu del 1975 che aveva equiparato il sionismo a una forma di razzismo;
in quella occasione, le organizzazioni non governative consegnarono una dichiarazione in cui si accusava Israele di essere uno Stato razzista, di aver commesso crimini razzisti, crimini di guerra, genocidio, pulizia etnica e apartheid, di aver imposto uno Stato con regime terrorista, di aver compiuto atti disumani contro i palestinesi e si paragonava infine il sionismo al razzismo;
fu anche chiesta l'istituzione di un tribunale internazionale contro lo Stato ebraico, la cancellazione della legge sul ritorno degli ebrei in Israele, il rispetto del diritto di ritorno dei palestinesi la sospensione di tutti i contatti fra gli Stati mondiali e Israele e la messa all'indice di chi li manteneva;
a favore di Israele si schierarono solo Amnesty International e Hrw (Human Rights Watch) che però decisero di non prendere parte alla discussione;
Stati Uniti e Israele ritirarono le loro delegazioni, mentre Australia e Canada attaccarono l'«ipocrisia» della Conferenza con parole di fuoco;
la Libia detiene oggi, la presidenza del Comitato preparatorio della «Durban Review Conference», il rapporto è stato affidato a Cuba, e nel comitato preparatorio è presente anche l'Iran;
è ancora vivo il ricordo delle parole pronunciate dal Presidente iraniano Ahmadinejad alla tribuna delle Nazioni Unite quando aveva chiesto che «l'entità sionista sia cancellata dalla mappa del mondo»;
un documento del gruppo Asia, sottoposto al comitato preparatorio di Durban 2 e che appare su un sito internetufficiale dell'Onu, conterrebbe lo stesso linguaggio che ha minato il primo appuntamento, riproducendo la retorica del Teheran planning meeting del 2001 che portò a Durban I;
il Ministro degli esteri dello Stato ebraico, Tzipi Livni, davanti all'Assemblea generale della comunità ebraiche unite del Nord America ha dichiarato recentemente che Israele non legittimerà e non parteciperà alla Conferenza di Durban II;
il Canada ha già detto che non parteciperà, dicendosi sicuro che la Conferenza invece di combattere il razzismo e l'intolleranza ne promuoverà ancora di più;
anche gli Stati Uniti sembrano propensi a non partecipare, mentre l'Unione europea non minaccia boicottaggi;
solo la Slovenia ha parlato in sede di Comitato preparatorio contro il rischio che si ripeta «l'inaccettabile antisemitismo di Durban», chiedendo anche di non concentrarsi «su un'area geografica sola»,

impegna il Governo:

a vigilare affinché nel processo di preparazione della prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, non prevalga una impostazione che, sotto l'apparenza della lotta al razzismo, nasconda l'obiettivo di rinfocolare l'ostilità nei confronti di popoli sovrani o Stati legittimi;
a promuovere un'iniziativa in sede europea che tenda ad inserire tra i documenti da sottoporre al comitato preparatorio una ferma condanna di tutte le forme di discriminazione basate sulla religione e delle violenze commesse contro le minoranze cristiane nel mondo, affinché la comunità internazionale intervenga repentinamente per evitare che proseguano impunemente questi attacchi alla libertà religiosa ed ai diritti umani in generale;
a sollecitare una relazione con la quale nei seguiti della Conferenza sia prevista anche la redazione di una mappa dettagliata che evidenzi, senza reticenze ed equivoche interpretazioni, tutte le aree del globo e le nazioni in cui siano presenti violazioni dei diritti di libertà religiosa e culturale, o fenomeni di discriminazione razziale ed etnica;
ad esercitare, assieme ai partners europei, la massima vigilanza e agire concretamente affiché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro le discriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, Stati o minoranze etniche e religiose.
(1-00074)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Casini, Buttiglione, Vietti, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro».
(4 dicembre 2008)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

INTERPELLANZE URGENTI

A)

Iniziative ispettive presso la procura della Repubblica di Massa in relazione ad una perquisizione a carico di due consiglieri di minoranza del comune di Aulla (Massa Carrara) - n. 2-00236

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nella Città di Aulla è circolato recentemente un volantino anonimo con scritte e giudizi sentimental-politici verso il sindaco, alcuni consiglieri e assessori;
il fatto è certamente riprovevole e pur tuttavia, a giudizio di molti, non certamente «pesante» nelle affermazioni e comunque evidentemente satirico;
il sindaco di Aulla, Roberto Simoncini, e l'assessore, Gildo Bertoncini, si sono rivolti, nel loro diritto, ai Carabinieri per una denuncia per diffamazione contro ignoti, non esentandosi tuttavia dal fare confidenzialmente alcuni nomi senza averne le prove;
venerdì 21 novembre 2008 alle ore 7 i Carabinieri e la Polizia postale con 10 agenti, numero sproporzionato per un simile reato, hanno voluto perquisire, su mandato di un pubblico ministero, le abitazioni di due consiglieri di minoranza del «Nuovo Psi verso la Pdl», creando in questo modo estremo disagio non solo alle persone che si sono dichiarate estranee, cadendo letteralmente dalle nuvole, ma diffondendo pure l'idea di una specie di «indagine politicizzata»;
tuttavia quel che è veramente grave sta nel fatto che, durante la «esaltazione» perquisitoria, ad uno dei due consiglieri, noto pediatra, sono state sottratti anche tutti i file e le cartelle dei piccoli pazienti, oltre mille, nonostante il medico facesse rilevare l'enormità del fatto e del danno che in termini di sicurezza e di incolumità per la salute psicofisica e della privacy dei piccoli pazienti si andava facendo, ricevendo come risposta dai carabinieri: «chieda il dissequestro»;
in questo caso è parso di assistere ad un'indagine di mafia verso pericolosi latitanti e non verso cittadini ignari e persone perbene;
l'episodio configura un'evidente pericolosa sproporzione tra oggetto dell'indagine e metodo usato per la conduzione della stessa;
per fatti ben più gravi e reati maggiori vengono utilizzati un numero di agenti inferiori a quelli utilizzati dalla Procura di Massa per una diffamazione contro ignoti, gettando allarmismo nelle famiglie dei bambini che si costituiranno parte civile verso quanto voluto e attuato dal pubblico ministero -:
se non ritenga necessaria, improcrastinabile e doverosa l'adozione di attività ispettiva di propria competenza presso la Procura della Repubblica di Massa, al finedi poter assumere le eventuali necessarie determinazioni in materia disciplinare circa tutti i fatti descritti in premessa.
(2-00236)
«Barani, Bocciardo, De Angelis, Caldoro, Lehner, Girlanda, De Luca, De Nichilo Rizzoli, Scapagnini, Porcu, Luciano Rossi, Saltamartini, Di Virgilio, Murgia, Tortoli, Pizzolante, Palmieri, Massimo Parisi, Bonciani, De Corato, Patarino, Catone, Germanà, Mottola, Giammanco, Pelino, Berruti, Stradella, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Berardi, Angeli, Garofalo, Ciccioli, Mussolini, Palumbo, Castellani, Mancuso, Fucci, Vessa, Iapicca».
(1o dicembre 2008)

B)

Iniziative per il rispetto della normativa relativa all'esposizione della fotografia del Presidente della Repubblica negli uffici pubblici - n. 2-00154

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
disposizioni di legge stabiliscono che nei pubblici uffici e nelle istituzioni dello Stato venga esposta la foto del Presidente della Repubblica. Tali disposizioni, per quanto risulta agli interpellanti, non sempre vengono rispettate, nonostante vi siano anche diverse disposizioni amministrative e circolari ministeriali, che si riferiscono all'obbligatoria esposizione della foto del Presidente nei pubblici uffici;
ebbene, risulterebbe agli interpellanti che il Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli, avrebbe esposto nel suo ufficio al ministero, la foto del Ministro per le riforme per il federalismo e leader del movimento politico Lega Nord, onorevole Umberto Bossi, anziché, come d'obbligo, la foto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano;
se la notizia fosse fondata sarebbe un fatto assai grave che squalifica oltremodo le nostre istituzioni: una provocazione inaccettabile per un uomo di Governo;
posto che nella fattispecie non si tratta di questioni legate ai costi della politica, né a questioni prettamente ideologiche, appare evidente che si tratta di atteggiamenti di disprezzo nei confronti dell'assetto istituzionale dello Stato e in particolare verso il Presidente della Repubblica -:
se non ritenga opportuno verificare la fondatezza delle insistenti, quanto attendibili, indiscrezioni da cui risulta che il Ministro per la semplificazione normativa Calderoli avrebbe esposto la foto del suo leader, onorevole Umberto Bossi, segretario federale della Lega Nord, al posto di quella del Presidente della Repubblica;
quali iniziative intenda assumere per garantire il rispetto dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121;
se non ritenga opportuno avviare una verifica più ampia per monitorare che tutte le aule di scuole e università, gli uffici della pubblica amministrazione e gli uffici pubblici dello Stato e degli enti locali e regionali, siano dotati dei simboli del Paese ed in particolare della foto del Presidente della Repubblica.
(2-00154)
«Laratta, Grassi, Fadda, Misiti, Giorgio Merlo, Giacomelli, Gasbarra, Farinone, Cesario, Iannuzzi, Bonavitacola, Losacco, Margiotta, Trappolino, Luongo, Tullo, Lusetti, Cesare Marini, Garofani, Berretta, Barbi, Boccuzzi, Pierdomenico Martino, Picierno, Minniti, Nicolais, Gozi, Villecco Calipari, Lo Moro, D'Antoni, Laganà Fortugno».
(1o ottobre 2008)

C)

Iniziative in merito al blocco di due impianti della Polimeri Europa, del Gruppo ENI, a Porto Torres (Sassari), nonché in merito all'attivazione del tavolo nazionale per la chimica - n. 2-00243

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nel quinquennio 2001-2006 il Governo Berlusconi, prevenendo quelle che sono le più recenti tendenze delle economie sviluppate, si è fortemente adoperato per il mantenimento di una forte presenza dell'industria di base, energetica e chimica, in Sardegna;
nel 2003 è stato sottoscritto un accordo di programma da 300 milioni di euro tra Governo, regione e imprese di settore per la riqualificazione e il rilancio delle produzioni competitive nei poli di Assemini, Ottana e Porto Torres;
nel 2005 con l'articolo 11 della legge 14 maggio 2005, n. 80 (cosiddetto «decreto competitività») è stata prevista l'applicazione di condizioni tariffarie favorevoli per le forniture di energia elettrica al fine di consentire lo sviluppo e la ristrutturazione produttiva delle imprese energivore appartenenti al settore dell'industria di base;
tale impostazione è stata confermata dal Ministro dello sviluppo economico Scajola che ha dichiarato ritenere «settore strategico» per il Paese sia quello energetico che quello chimico;
a fronte di questo, gli stessi sindacati accusano l'Esecutivo regionale di centro sinistra guidato negli ultimi anni da Renato Soru di «inerzia» in quanto ha impedito all'accordo di programma quadro di 5 anni fa (finanziamenti per 300 milioni, «di cui spesi solo 40») di decollare e non ha tenuto in debito conto gli interessi industriali della regione, le cui rappresentanze sono tuttora escluse dal tavolo nazionale per la chimica, più volte rimandato, ma che si attende sia convocato a breve presso il ministero dello sviluppo economico;
gli effetti di questa politica della disattenzione si stanno ora facendo sentire nella regione Sardegna, dove sono presenti tre poli chimici, quello di Porto Torres, Ottana e Assemini, e dove più di un quinto della ricchezza prodotta dal sistema industriale proviene dall'industria chimica e da quella dei prodotti petroliferi;
a Porto Torres la Polimeri Europa (Eni) ha bloccato nelle scorse settimane due degli impianti più moderni dell'intera fabbrica, le linee di produzione del cumene e del fenolo, fiore all'occhiello del sistema industriale isolano per efficienza e basso impatto sull'ambiente;
il 25 novembre 2008 a sorpresa la società ha proceduto alla chiusura per due mesi dello stabilimento ed a porre i lavoratori in cassa integrazione, innescando preoccupazione e disordine tra gli operatori del settore che hanno occupato l'aeroporto di Alghero-Fertilia, mentre per giovedì 4 dicembre 2008 procederanno allo sciopero generale proclamato dalla Cgil, Cisl e Uil;
nel luglio 2008, l'Ineos Italia ha dichiarato il proprio disimpegno dai siti produttivi italiani (a Porto Marghera e in Sardegna), a causa degli ingenti debiti accumulati che la controllante Ineos Group non aveva più intenzione di ripianare. Per tali motivi la società ha preannunciato il possibile ricorso ai liquidatori e la messa in vendita degli impianti; ricordiamo che vi era un'intesa tra la multinazionale Ineos e la Syndial del gruppo Eni per l'acquisizione, da parte della seconda, della linea del cloro-soda;
lo stabilimento di Assemini per la produzione di cloro-soda, secondo in Italia con il 24 per cento di produzione di cloro e che utilizza una tecnologia di eccellenza a basso impatto ambientale, rischia la chiusura a seguito della procedura di infrazione avviata dall'Unione europea che ha ravvisato un «aiuto di Stato» nellatariffa agevolata per la «fornitura di energia elettrica alle imprese sarde ad alta intensità energetica» e che potrebbe obbligare il Governo ad emanare un nuovo provvedimento normativo;
va rammentato che il prezzo dell'energia elettrica in Sardegna è superiore alla media europea anche per la mancanza di interconnessioni alle reti energetiche tra l'isola e la penisola e perché i generatori di energia elettrica in Sardegna non possono utilizzare il metano a ciclo combinato per produrre energia a basso costo in quanto l'isola non è collegata ad alcun gasdotto;
lo stato generale di incertezza di tutto il settore industriale isolano viene rappresentato dalla seguente situazione territoriale: a Cagliari su 3.500 lavoratori attualmente occupati nelle aree industriali (Assemini 1.000, Sarroch 2.400, Villacidro 100) sono in sofferenza in 1.091. Fra le vertenze vengono segnalate, fra le altre, l'Unilever (250 lavoratori) che ha chiuso la fabbrica dell'Algida, la Keller (245 operai), la Scaini (104) in liquidazione. Nel Sulcis su 6.500 lavoratori sono in sofferenza 564; a Oristano su 1.540 dipendenti risultano in sofferenza 428 mentre i posti già persi sono 200. In Ogliastra su 700 unità lavorative in passato si sono già persi 500 posti (Cartiera e altre aziende) e ne sono a rischio 170; mentre nel nuorese su un totale di 3.200 occupati i posti a rischio sono circa 2.000 nelle varie aree industriali. In Gallura su 4.000 unità occupate nelle industrie manifatturiere si contano 3.500 posti di lavoro persi. Per quel che riguarda Porto Torres sono 730 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Per 250 di loro si ricorrerà da subito alla cassa integrazione. Secondo un calcolo dei sindacati, considerando l'indotto, sarebbero circa 3.500 i posti di lavoro a rischio nel nord Sardegna;
nel libro «La scomparsa dell'Italia industriale» (2003) il sociologo Luciano Gallino elencava i settori strategici dai quali l'Italia si è progressivamente ritirata a partire dagli anni Ottanta. Una ritirata disastrosa, che rischia di trasformarci da quinto Paese industriale del mondo, quale eravamo ancora negli ultimi anni settanta, a Paese di solo turismo e ristorazione; anche se si dovessero mantenere talune produzioni, tutte le decisioni in merito all'occupazione, alle retribuzioni, a cosa si produce e a quali prezzi, ai prodotti che entrano nelle nostre case e conformano la nostra vita, saranno prese altrove -:
se non intenda intervenire immediatamente nei confronti dell'Eni, di cui il ministero dell'economia e delle finanze resta rilevantissimo azionista e che ha prodotto enormi utili nel 2007 e nei primi mesi del 2008, affinché si provveda a sospendere i provvedimenti addottati, sia di chiusura sia di cassa integrazione, stanti le gravissime ripercussioni da un punto di vista economico-sociale dell'intera isola;
se non ritenga di attivare immediatamente il tavolo tecnico della chimica, che valuti la profonda crisi che sta attraversando in questi giorni il settore, coinvolgendo anche le rappresentanze industriali, sindacali e, per quel che è possibile, politiche della regione Sardegna;
se non intenda intervenire nei confronti dell'Eni, così da verificarne le strategie nazionali nel settore chimico, nonché quelle relative agli impianti siti nella regione Sardegna, in relazione ai quali più parti paventano una strategia di progressiva ritirata.
(2-00243)
«Cicu, Baldelli, Pili, Testoni, Vella, Porcu, Nizzi, Murgia, Oppi».
(2 dicembre 2008)

D)

Misure in relazione agli effetti di recenti decisioni del Commissario ad acta della regione Lazio per l'attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario, con particolare riferimento alle strutture sanitarie della società San Raffaele, con sede a Roma - n. 2-00241

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro, della salute e dellepolitiche sociali e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la società San Raffaele s.p.a., con sede in Roma, è un'impresa che, operando nel settore sanità privata, gestisce 12 strutture sanitarie ripartite sul territorio laziale, prevalentemente in regime di accreditamento con il servizio sanitario nazionale;
detta società ha attualmente in organico 1.657 dipendenti a tempo indeterminato, ripartiti tra le 12 sedi territoriali laziali e la sede legale di Roma;
il commissario ad acta della regione Lazio, Piero Marrazzo, per l'attuazione del piano di rientro sanitario, ha emanato, tra gli altri, provvedimenti che vanno ad incidere profondamente sull'offerta e sull'attività di riabilitazione ospedaliera, tra cui, in particolare: decreto n. 14 del 2008, decreto n. 16 del 2008, nonché deliberazione di giunta regionale n. 206 del 2008 (e relativo decreto di integrazione e modifica n. 19 del 2008); detti provvedimenti sono attualmente all'esame congiunto del tavolo tecnico del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e del ministero dell'economia e delle finanze;
con tali provvedimenti viene previsto lo squilibrio, a favore del pubblico, dell'offerta di strutture e posti letto, imponendo che l'alta specialità riabilitativa sia collocata in istituti con dipartimenti di emergenza e accettazione di II livello, comportando così la sparizione di simili attività dal novero di quelle oggi erogate dalle case di cura private, con la violazione del principio della par condicio, nonché della libertà del cittadino di scegliere la struttura di cura;
vengono quindi incrementati i requisiti strutturali per il rilascio dell'autorizzazione alle strutture sanitarie pubbliche e private, con la conseguenza di un forte aumento della spesa per l'erogazione dei servizi;
a fronte di uno sproporzionato aumento dei costi, non consegue alcuna minima variazione delle tariffe, ferme ormai da quasi 14 anni, senza alcuna considerazione né della svalutazione monetaria intervenuta nel frattempo, né degli incrementi di spesa derivanti da ben cinque rinnovi dei contratti nazionali di lavoro del comparto sanità privata, il che aggrava una situazione già fortemente compromessa;
viene prevista l'istituzione di una unità di valutazione all'interno degli ospedali per acuti, che predetermina l'avvio alla riabilitazione già nei primi giorni di ricovero nell'unità di degenza e che individua il successivo percorso riabilitativo senza alcuna sinergia con la struttura di post-acuzie ricevente, con conseguente necessità di riduzione delle figure medico-professionali sinora dedicate a tali compiti;
viene confermato che, per le strutture di riabilitazione, non è prevista l'erogazione di ricoveri in regime diurno per le alte specialità riabilitative;
viene stabilito che il numero di ricoveri in day hospital non può superare per ciascuna struttura il 10 per cento del numero di posti letto dei ricoveri ordinari e viene ridotta la tariffa per tale servizio nella misura del 15 per cento rispetto a quella prevista in precedenza, non considerando che nel day hospital l'intensità assistenziale giornaliera risulta molto concentrata per ogni accesso ed assorbe maggiori risorse strumentali e di organico, con specifico riferimento alle professionalità dei medici specialisti e del personale della riabilitazione, rispetto al livello assistenziale garantito nell'ambito del ricovero ordinario, ove invece risulta prevalente la componente infermieristica nell'arco delle 24 ore;
per molte delle modifiche introdotte viene deliberata l'efficacia retroattiva a partire dal 1o gennaio 2008, con la conseguenza che non verranno confermate e riconosciute le quantità delle prestazioni rese dalle sfruttare sanitarie nel periodo precedente alla pubblicazione;
in seguito a questi e ad altri provvedimenti di tal genere, reperibili sul Bollettinoufficiale della regione Lazio (in particolare la pubblicazione del 13 settembre 2008), il San Raffaele di Roma ha avviato, in data 26 novembre 2008, la procedura di mobilità per 402 tra le unità lavorative di cui sopra;
tale situazione di disagio non riguarda solamente la società San Raffaele s.p.a., ma tutte quelle che si occupano, a livello regionale, di sanità in regime di accreditamento con il servizio sanitario nazionale -:
quali iniziative il Governo, e, in particolare, i Ministri interpellati intendano assumere per tutelare, innanzitutto, il diritto alla salute costituzionalmente garantito a tutti i cittadini, e risolvere pertanto una sì grave problematica, che determinerà, nel breve periodo, gravi ripercussioni occupazionali, e, nel lungo periodo, un notevole deficit assistenziale-sanitario, senza, peraltro, assicurare il conseguimento degli obiettivi finanziari contenuti nel piano di rientro.
(2-00241)
«Ciocchetti, Vietti, Rao, Anna Teresa Formisano, Dionisi, Cesa, Capitanio Santolini».
(2 dicembre 2008)