XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 156 di martedì 31 marzo 2009
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
La seduta comincia alle 10.
EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bongiorno, Brancher, Brugger, Caparini, Carfagna, Cirielli, Conte, Cosentino, Donadi, Fallica, Gregorio Fontana, Lo Monte, Lo Moro, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Migliavacca, Migliori, Molgora, Mura, Angela Napoli, Palumbo, Pescante, Saglia, Scajola, Stucchi, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1367 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario (Approvato dal Senato) (2263-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario.
Ricordo che nelle sedute del 25 e 26 marzo 2009 è iniziato lo svolgimento degli interventi sul complesso delle proposte emendative.
Pregherei i componenti del settore della Lega Nord Padania di liberare i vari seggi dalla esposizione di giornali che credo non faccia onore all'Aula.
Sull'ordine dei lavori.
LUCIANO PIZZETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, intervengo per segnalarle che nella piazza antistante la Camera dei deputati, stanno accadendo cose assai gravi. Confagricoltura e CIA hanno chiesto per tempo e ottenuto l'autorizzazione a manifestare democraticamente e responsabilmente contro i contenuti del decreto-legge oggetto della discussione odierna di questa Camera. La piazza in realtà è stata occupata ad inizio mattinata da chi non aveva autorizzazione, anzi l'aveva per un'altra piazza. Stiamo discutendo della conversione di un decreto-legge, riguardante le quote nel settore lattiero-caseario, che vede al centro, signor Presidente, anche il tema del rispetto della legalità. Chi fuori legalmente manifesta sta subendo i soprusi di chi non detiene autorizzazione a manifestare in quel luogo. Le chiedo come ciò Pag. 2sia possibile. Le chiedo di informarsi, signor Presidente, su come sia possibile che i responsabili dell'ordine pubblico abbiano consentito di occupare la piazza a chi non ha alcuna autorizzazione e abbiano consentito di porre in essere una simile provocazione. Fuori, signor Presidente, c'è tensione: ancora una volta la tensione tra chi rispetta la legge e chi non la rispetta. Ritengo che il compito delle forze dell'ordine sia di far rispettare la legge e, quindi, di tutelare coloro che agiscono e manifestano nel rispetto della legge. Le chiedo di informarsi e di fare il possibile per intervenire affinché la legalità oltre che in quest'Aula, durante la discussione che faremo sul decreto-legge, venga rispettata anche fuori nei confronti di chi legittimamente manifesta contro la conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pizzetti. La Presidenza non mancherà di acquisire informazioni anche dalle forze dell'ordine. La ringrazio molto per aver richiamato questo punto all'attenzione dell'Aula.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo fa sua l'osservazione appena svolta dal collega, pregando la Presidenza di accertarsi e poi riferire all'Aula qual è esattamente la situazione delle manifestazioni che si svolgono di fronte a Palazzo Montecitorio. Infatti se risponde al vero che una parte dei manifestanti aveva chiesto e ottenuto regolare autorizzazione mentre altri no, siamo di fronte ad una palese violazione delle regole che peraltro sarebbe anche in sintonia con la violazione rappresentata dal provvedimento di cui stiamo discutendo. Pertanto prego la Presidenza di farsi carico di una verifica e riferirne all'Aula. Approfitto dell'intervento sull'ordine dei lavori, per segnalare alla Presidenza un ulteriore problema.
Già in prima lettura, quando venne all'esame di questo ramo del Parlamento il provvedimento atto Camera n. 1441-bis, che al di là del titolo e del suo collegamento con la manovra finanziaria, in realtà conteneva per larga parte la riforma del processo civile, fu sollevata da noi, ma anche dal resto dell'opposizione - e, per la verità, fu condivisa anche dalla maggioranza e, in particolare, dalla stessa presidente della Commissione giustizia - la questione che questo provvedimento non potesse non essere assegnato all'esame della Commissione giustizia. Infatti, fu paradossale, già in quell'occasione, che la Camera fu costretta a dibattere di un provvedimento di riforma del processo civile, senza che la Commissione giustizia avesse potuto istruirlo.
Al Senato, lo stesso provvedimento è stato correttamente affidato all'esame anche della Commissione giustizia, ma, tornato alla Camera in seconda lettura, è stato nuovamente assegnato alla Commissione affari costituzionali e alla Commissione bilancio, estromettendo completamente la Commissione giustizia dal suo esame.
Sbagliare è umano, ma, come si dice, reiterare è diabolico. Quindi, sarebbe opportuno che la Presidenza intervenisse affinché, prima dell'inizio dell'esame, questo provvedimento venga assegnato all'esame anche della Commissione giustizia. Altrimenti, ci ritroveremo nella situazione assurda in cui il provvedimento arriverà in Aula e la Commissione giustizia, competente per materia ad intervenire su una questione così rilevante come è la modifica del processo civile, si troverebbe, ancora una volta, totalmente espropriata.
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, segnalerò le sue osservazioni al Presidente.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 3FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il Corriere.it riporta la notizia - spero si possa rivelare infondata - di 500 vittime di un naufragio di clandestini nel canale di Sicilia. So che non vi è una diretta responsabilità del Governo italiano e del nostro Paese, ma sento addosso una responsabilità morale. Ancora ieri, il Ministro Maroni ha parlato dell'Accordo con la Libia e ha definito nuove rotte per il soccorso ai naufraghi e ai clandestini. Tuttavia, signor Presidente, poiché vi è anche un appello costante e pressante che viene dai vertici della Chiesa a tutelare tutti, indipendentemente dalla condizione di clandestino o meno, purché migrante, sarei grato se volesse approfondire la notizia e, nel caso, chiedere al Governo se non ritenga doveroso, per una questione morale, riferire all'Assemblea in tempi brevi.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non mancherò di accogliere la sua richiesta, anche perché nella nostra Costituzione sono affermati gli stessi principi che, giustamente, come lei dice, la Chiesa ci ricorda. Il Governo è tenuto, così come noi, a riferirsi ai valori contenuti nella Costituzione.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2263-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2263-A), approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2263-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2263-A).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2263-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, ritengo che diversi colleghi del mio gruppo, ma anche delle altre forze di opposizione, siano intervenuti sul provvedimento in esame non per una volontà, come qualcuno potrebbe pensare (altri lo hanno anche dichiarato), di voler bloccare in termini aprioristici e pretestuosi un decreto-legge. Essi sono intervenuti con l'obiettivo di far comprendere al Governo e alla maggioranza che, in questo provvedimento, vi sono diversi punti che non sono assolutamente accettabili né condivisibili.
Una prima osservazione va rivolta al fatto che, probabilmente, non era necessario un decreto-legge, come invece il Governo ha inteso promuovere ed approvare per far fronte al problema annoso delle cosiddette quote latte. Secondo alcuni colleghi, giustamente, sarebbe stato preferibile procedere, eventualmente, con qualche ritocco alla legge n. 119 del 2003, che aveva già introdotto sostanzialmente un processo e un percorso di sanatoria, per fare in modo che i produttori avessero l'opportunità di mettersi in regola e di risolvere, una volta per tutte, questo problema.
C'è stato però chi, nonostante la legge n. 119 del 2003, ha proseguito, in piena scienza e coscienza, a disattendere le regole previste nel comparto di produzione lattiero-caseario. Non ritengo giusto che con questo provvedimento il Governo applichi, sostanzialmente, una seconda sanatoria, mettendo in difficoltà non solo dal punto di vista economico e finanziario, ma anche dal punto di vista dell'equità e della giustizia, coloro che, invece, si erano messi in regola compiendo dei notevoli sforzi economici e finanziari, proprio per cogliere l'ultima opportunità offerta dal provvedimento del 2003.
Alcuni punti del decreto-legge sono stati giustamente modificati con dei miglioramenti introdotti al Senato, però in Commissione sono state apportate ulteriori modifiche che, a mio modo di vedere, non vanno nella direzione della giustizia e della equità. Cito un solo punto, quello relativo al comma 7 dell'articolo 4, dove Pag. 4sono definite una serie di procedure per la rateizzazione del pagamento di quelle che vengono chiamate multe, ma che in effetti di altro non si tratta se non della restituzione di denaro da parte di quei produttori che, in spregio alle regole, avevano incassato ingiustamente e con una impostazione non corretta dei premi per il latte prodotto. A tale riguardo, rispetto a quanto era stato correttamente previsto da una modifica al testo introdotta al Senato, è stata introdotta un'ulteriore modifica che afferma che «il mancato reiterato versamento dell'intera rata, determinata ai sensi del comma 5, comporta la decadenza dal beneficio della rateizzazione». Il testo licenziato dal Senato, invece, prevedeva che il beneficio della rateizzazione scattasse nel momento in cui fosse riscontrabile la regolarità dei pagamenti e che la mancata effettuazione del versamento, anche per una sola rata, determinasse la decadenza dai benefici previsti da questa legge. Così si potrebbe continuare per quanto riguarda il dato della priorità nell'assegnazione delle quote.
Vorrei, però, ricordare un altro punto; poiché è stata molto enfatizzata la «conquista» di un 5 per cento in più definito al termine di una trattativa in sede europea - si è parlato di risultato storico e quant'altro - è sufficiente richiamare quanto è avvenuto nel 1999, quando grazie alla trattativa condotta dall'allora Governo di centrosinistra erano state assegnate all'Italia 600 mila tonnellate di quote di produzione in più. Cosa si sarebbe dovuto dire all'epoca? Al di là di questi aspetti, desidero mettere in evidenza una riflessione di carattere generale. Diversi colleghi, giustamente, hanno esposto con precisione e con rigore una serie di motivazioni per pronunciare la parola di condanna e di reiezione rispetto al contenuto di questo decreto-legge. Nelle argomentazioni, che sono fondate su dati e su fatti concreti, rimane l'unico obiettivo di invitare il Governo a rivedere la propria posizione.
Allora se così non sarà, come pare non sarà, credo che questo Governo abbia introdotto una nuova forma di legislazione, una legislazione cinica, perché pur sapendo che il provvedimento non è giusto e colpisce chi si è messo in regola ed ha fatto degli investimenti per far fronte agli impegni e per onorare le disposizioni della legge n. 119 del 2003, nonostante il Governo sappia perfettamente queste cose e conosca nel dettaglio queste argomentazioni, prosegue sulla strada che noi giudichiamo non equa.
Questo è cinismo legislativo perché si vuole perpetrare un'ingiustizia con piena convinzione! Credo che ciò faccia parte dell'armamentario di un gruppo, quello della Lega Nord Padania, che in alcuni suoi interventi ha evocato il bastone per picchiare duro a Bruxelles ed ha evocato anche altri riferimenti alla storia di questo nostro Paese. Mi fa piacere che qualche collega della maggioranza, intervenendo, abbia comunque fatto presente che le scelte autenticamente riformatrici nel comparto dell'agricoltura sono state fatte, nel dopoguerra, da un Governo a guida democratico-cristiana.
Tuttavia, oggi si va in una direzione esattamente opposta e a me dispiace che qualche collega nel proprio intervento, per giustificare questa operazione iniqua, abbia quasi tentato di ricreare dentro l'Aula un'atmosfera da L'albero degli zoccoli, film di Ermanno Olmi, per far capire il significato della cultura contadina.
Credo che questo comparto sia ancora e debba rimanere strategico nel nostro Paese, però le risorse e gli investimenti, un piano vero di rilancio dell'agricoltura ancora oggi non si sono visti da parte di questo Governo, che doveva dare delle risposte importanti. Solo così, infatti, si dà una risposta al comparto, a quei giovani che sono stati citati come esempio perché giustamente hanno fatto una scelta di vita nel proseguire l'attività dei propri genitori nel comparto agricolo.
Questa scelta va sostenuta ed incoraggiata con un piano autentico di rilancio del comparto agricolo del nostro Paese che certo si incrocia con scelte che vengono definite in sede europea, però su quel tavolo - che in altri settori qualcuno si vanta di andare a formare ad educare e a Pag. 5proporre - su quel tavolo il nostro Paese può e deve portare avanti le proprie proposte, ma deve anche rispettare i patti che si fanno in quella sede e non sanare oggi, con questo provvedimento, il percorso di quanti hanno derogato consapevolmente a quel tipo di piano e di patto.
Credo che in quest'Aula quando abbiamo ascoltato certi interventi è emerso con chiarezza, e non lo dico io, ma l'ha detto pochissimi giorni fa il presidente della regione Lombardia, che c'è qualche forza politica che vuole essere di lotta e di governo. Forza politica di governo qui in Aula a fare certi discorsi e poi sulla piazza, come abbiamo ascoltato giustamente dal collega Pizzetti che ha segnalato questo fatto gravissimo, ma tant'è, tanto c'è il Ministro dell'interno che tutelerà quelli che in questo momento stanno violando le regole che esistono e devono valere per tutti.
Credo che rispetto a questo provvedimento il Governo non possa non accogliere alcuni emendamenti che sono prodotto del buonsenso e sono stati proposti dai gruppi di opposizione in particolare dal Partito Democratico, che ha presentato una serie di emendamenti molto puntuali e precisi per correggere, almeno in parte, il testo di questo decreto-legge.
Credo che neanche l'assegnazione delle quote aggiuntive sia stato un fattore positivo. Anche qui apro e chiudo una parentesi: è un grande risultato quello di aver ottenuto da Bruxelles la possibilità di incamerare tutte le quote subito anziché diluirle nei prossimi anni fino alla scadenza del patto sulle quote latte come hanno fatto saggiamente altri Paesi?
Credo che in ordine a ciò il Governo si sia comportato come quel dipendente che va dal proprio datore di lavoro dicendo di dargli lo stipendio dei prossimi cinque anni perché poi lui si arrangerà. Questo non è un successo o un risultato positivo, a maggior ragione se consideriamo che queste quote aggiuntive vengono assegnate in una maniera non corretta e non rispettando quella che è stata la storia degli ultimi anni.
Come ha ricordato il collega Rodolfo Viola anche io mi ricordo la storia di questi anni. Quando sedevo in consiglio regionale, in Friuli Venezia Giulia, in quegli anni si invase l'autostrada numero 4 con i trattori, bloccando il traffico e assumendo iniziative completamente fuori da ogni regola. Quelle persone, oggi, sono le stesse che si stracciano le vesti e rivolgono condanne durissime se, per caso, i dipendenti di qualche fabbrica chiusa si mettono in strada per richiamare l'attenzione delle forze politiche e delle istituzioni su una situazione di crisi. È il solito discorso dei due pesi e delle due misure.
Credo che si debba tornare al rispetto delle regole perché non è pensabile procedere - lo hanno detto molto bene, nel loro intervento, sia il collega Pezzotta sia il presidente Buttiglione - a una sanatoria che era già stata adottata con il provvedimento del 2003. Non è assolutamente accettabile ripetere un provvedimento analogo, diretto solo a favorire chi ha speculato e chi non ha rispettato le regole, mettendo in discussione l'operato di chi, invece, si è comportato secondo le norme.
Credo che questo non sia lo spirito giusto, ma tant'è. In questo Paese ormai si sta verificando - come abbiamo visto anche negli ultimi tre o quattro giorni - un'auto-celebrazione, un'autoipnosi che cerca di intorpidire l'intero Paese. Ma credo che, purtroppo, quella parte del Paese che oggi si ritrova in questa nuvola celestiale, in cui il capo del Governo ha condotto buona parte del Paese, quando si risveglierà comprenderà i problemi di questa condizione che definisco tipica della bolla speculativa che, per tanti anni, ha fatto crescere finta ricchezza in qualche parte del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti, e che poi, con l'esplosione delle contraddizioni, ha presentato il conto.
Penso che, quando la dura realtà dei fatti presenterà il conto sulla vicenda delle quote latte e sulle altre vicende che abbiamo vissuto in questi mesi, non vi sarà più una nuvola celestiale dentro la quale qualcuno, anzi, purtroppo molti hanno messo e stanno mettendo la testa, dimenticando la realtà dei fatti. Pag. 6
Ciò si aggancia anche con la tendenza a svuotare il ruolo del Parlamento, e meno male che stiamo portando avanti questa battaglia. È una battaglia non solo legata al contenuto di questo provvedimento...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
IVANO STRIZZOLO. ...concludo signor Presidente. È una battaglia volta anche a rivendicare il ruolo e la funzione di un'istituzione, la Camera dei deputati, che non può essere gestita e governata a colpi di decreti-legge, che devono sempre essere discussi e approvati in fretta.
Certamente, sarà necessario modificare qualche regola del funzionamento dei lavori parlamentari ma credo - e concludo, signor Presidente - che un segnale importante - e lo dico con tutto il cuore al Ministro Zaia - sarebbe quello, da parte del Governo, di accogliere almeno alcuni degli emendamenti che in termini seri, rigorosi e costruttivi il Partito Democratico ha presentato su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Mi sembra che l'onorevole Baldelli rinunci ad intervenire.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, penso che a causa di una forzatura che è rappresentata da questo decreto-legge - non a caso si stanno creando tensioni di carattere sociale e tensioni all'interno dei settori interessati - si stia determinando una (io credo inutile e pervicace) iniziativa che tende ulteriormente a rafforzare e a rendere poco governabile questo clima di tensione quando, in realtà, ormai stiamo discutendo di un decreto-legge che o viene modificato in modo radicale da quest'Aula, oppure in qualche modo il Governo dovrebbe prendere atto che c'è non solo una profonda opposizione in questo Parlamento, ma anche una maggioranza del mondo agricolo e dell'opinione pubblica che è fermamente contraria a questo decreto-legge che, anche per questo, considero una forzatura.
Peraltro, vorrei anche fare presente che l'iter che al Senato e poi alla Camera ha seguito il decreto-legge è stato molto tormentato, anzi direi tormentatissimo, anche dal punto di vista delle vicende che relazionano il provvedimento alle questioni delle coperture di bilancio. Basta avere seguito la discussione in Commissione bilancio e poi leggere i pareri della Commissione bilancio, oppure basta guardare quali sono stati i problemi emersi nella Commissione di merito (la XIII Commissione agricoltura) dove sono state anche introdotte alcune modifiche al testo del disegno di legge di conversione approvato al Senato, che però credo non siano state sufficienti a porre rimedio all'errore iniziale che il Governo ha compiuto proponendo alla discussione parlamentare un decreto-legge di questo tipo sulle quote latte.
Cosa ha fatto, ad esempio, nella Commissione bilancio di tutti e due i rami del Parlamento il Partito Democratico? Ha posto sia alla Camera che al Senato problemi rilevanti relativi agli effetti sulla finanza pubblica che derivano dalla proposta di rateizzazione. Il Partito Democratico ha criticato al Senato quella proposta e lo ha fatto alla Camera perché si mette in dubbio la contabilizzazione di entrate previste a legislazione vigente che, come tali, devono essere scontate nel bilancio annuale. Sono rilievi che sono stati sollevati anche dagli uffici della Camera e che sono stati presi in considerazione con grande attenzione dalla Commissione bilancio. Naturalmente sono questioni non secondarie, anche se il Governo non vuole ricomprendere questi crediti all'interno dei tendenziali di bilancio perché non sarebbero mai stati dichiarati esigibili.
Signor Presidente, se i contenziosi del passato hanno portato a considerare inesigibili crediti previsti dalle leggi vigenti per salvaguardare la legalità e le prospettive della finanza pubblica, che cosa bisogna fare? Ci si inventano o non si comprendono nei bilanci poste che dovrebbero essere inserite perché la legislazione Pag. 7lo prevede, e questo è un problema che abbiamo sollevato e continueremo a sollevare.
Addirittura, c'è una questione che riguarda la cosiddetta reiterazione del mancato pagamento. Al Senato il testo è stato licenziato così (lo leggo): la mancata effettuazione del versamento, anche per una sola rata, determinata ai sensi del comma 5, comporta la decadenza dal beneficio della rateizzazione e dalle quote di cui l'interessato sia titolare.
Il testo licenziato dalla Commissione agricoltura della Camera, che stiamo esaminando in quest'Aula, invece recita: «Il mancato reiterato versamento dell'intera rata determinata ai sensi del comma 5, comporta la decadenza dal beneficio della rateizzazione e dalle quote di cui l'interessato sia titolare». Il termine «reiterato» determinerà sicuramente nuovi contenziosi, dando spazio a diverse interpretazioni in tema di quote latte.
So bene - perché ci è stato riferito e lo abbiamo letto - che il Ministro delle politiche agricole, che è qui presente e che ringrazio per l'attenzione che presta all'Assemblea, ha risposto al quesito dicendo che il termine non darà vita a nuovi contenziosi perché «reiterato» è da tutti interpretato come «due volte» o «due rate». Signor Presidente, credo che questa sia pura invenzione, una risposta fantasiosa. Forse è la volontà di interpretazione del Ministro, ma non saranno né lui, né il Governo ad interpretare questa norma, ma i magistrati, i tribunali, i TAR; non sarà certo l'Esecutivo ad interpretare una norma di questo genere.
Questi sono i tanti strafalcioni contenuti in una norma; tuttavia, vorrei, al di là delle questioni specifiche che pure hanno il loro peso, che noi ci concentrassimo in termini di attenzione su quello che effettivamente rappresenta nel suo insieme questo decreto-legge.
La verità è che questo decreto-legge è stato costruito per favorire chi ha commesso irregolarità e illegalità e per punire chi si è comportato correttamente alla faccia del mercato, della regolazione e della correttezza del rapporto che deve valere tra chi ha la responsabilità di Governo, chi ha la responsabilità di legiferare e chi di essere un buon cittadino e un buon operatore all'interno di un'economia, che ha le sue regole. Rispetto a queste regole, una eccessiva invadenza da parte degli organi statali (e persino del legislatore, anche quando il Governo si fa tale) determina storture di rilevanti proporzioni, al limite della creazione di uno squilibrio e di un confronto oltre il necessario che si spinge fino alla conflittualità estrema tra le parti sociali ed economiche interessate.
Secondo il decreto-legge, le assegnazioni delle quote vengono effettuate con priorità che mettono sullo stesso piano quelli che vengono in gergo chiamati «splafonatori» e le aziende che hanno coperto la produzione in esubero, cioè che nel passato hanno pagato o acquistato quote per far fronte alle esigenze che la legge indicava.
Eppure, signor Presidente, credo che occorrerebbe dare priorità - mi pare ovvio anche per un principio di equità - agli affittuari prima che agli splafonatori, ai regolari prima che agli irregolari. Mi pare, invece, che per il Governo stabilire che chi non rispetta la legge ha diritto alla precedenza su chi la rispetta è una modalità di indicare anche al Parlamento una via di risoluzione, che all'Esecutivo può apparire lecita. Tuttavia, qui non tutto è lecito, soprattutto non lo è contrapporre chi osserva la legge a chi non l'ha osservata.
Infatti, siamo oltre le normali condizioni nelle quali magari qualche volta discutiamo e abbiamo discusso come rivalersi di un passato di inosservanza o elusione della legge, per riportare alla legalità un mondo che invece per il 90 per cento si è oramai regolarizzato. Perché favorire una minoranza resistente e contraria alla legge, che crea problemi di mercato e anche di equità sociale ed economica?
Signor Presidente, credo che questo modo di legiferare e questo specifico decreto-legge dimostrino che il Governo in un settore particolare, come quello dell'agricoltura, Pag. 8non è in grado di proporre un intervento serio che faccia fronte alle questioni che la pesantissima crisi economica pone anche nel settore dell'agricoltura e non solo all'interno del mondo dei servizi e della manifattura. Sono tutte questioni su cui stiamo discutendo e discuteremo: decreti, provvedimenti di legge sui quali l'opposizione sta dando anche un contributo per migliorarli.
Nel settore dell'agricoltura questo è l'unico provvedimento che peraltro non ha nulla a che fare con la possibilità di intervenire positivamente sul settore. Se ci sono queste risorse perché dobbiamo metterle in capo a settori che in realtà, per anni e anni, pervicacemente hanno agito illegalmente e pretendono di avere una risposta di legalizzazione del loro comportamento nel passato? Se ci sono queste risorse perché metterle lì e non invece a favore del mondo agricolo che invece ha bisogno di un intervento immediato per supportarlo anche in termini di capacità, di competitività e di proposta all'interno delle difficoltà di mercato con una crisi così forte?
Signor Presidente, all'opinione pubblica generale è evidente che questa legge contribuirebbe, se approvata, a creare in futuro un clima di sfiducia in chi scrive le leggi e in chi le propone, in questo caso il Governo; e naturalmente un clima di sfiducia anche in chi le leggi dovrebbe applicarle e osservarle.
Il Governo non vuole riconoscere che gli interventi anticrisi devono portare a modificare i saldi di bilancio e devono essere finanziati all'interno di una ricostruzione del quadro di compatibilità europeo e di rientro sul debito e sul deficit; all'interno di questo quadro devono essere finanziati anche selettivamente in deficit con una manovra pluriennale di rientro entro il 2013.
Il Governo, non riconoscendo ciò, continua invece a proporci il gioco delle tre tavolette; infatti che cosa inventa? C'è un decreto anticrisi, quello sì, che riguarda la rottamazione delle auto, il sostegno alla piccola e media impresa e il rilancio di alcuni ammortizzatori sociali. Nel decreto-legge che riguarda l'intervento sull'industria il fondo di garanzia di 45 milioni viene sottratto ad una copertura che era già prevista e viene finanziato il fondo di garanzia del decreto quote-latte, chiamiamolo così, con il fondo di garanzia del decreto anticrisi, il fondo cioè per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese.
Signor Presidente, a me questo modo di fare sembra veramente una presa in giro anche del Parlamento. Su un decreto-legge è stata fissata una copertura, infatti servono 450 milioni per le piccole e medie imprese. Ma poiché a un certo punto ci si accorge che dal Senato arriva un decreto-legge che non ha la copertura per l'intervento, così come definito in maniera deviata per coloro che hanno splafonato dalle quote latte, si sottraggono risorse dagli interventi per la piccola e media impresa, dagli interventi per il sostegno del settore auto e dagli interventi per il sostegno della manifattura e delle piccole e medie imprese e dei lavoratori delle stesse: si sottraggono 45 milioni per regalarli a coloro che hanno sottratto quei soldi al fisco e alla legge!
Signor Presidente io credo che questo è il gioco delle tre tavolette. Non ci si può comportare in questo modo, lo abbiamo sostenuto più volte nella Commissione di merito e nella Commissione bilancio e lo sosteniamo ad alta voce, e continueremo a farlo, in quest'Aula perché il Governo abbia buone orecchie per intendere.
Non è possibile far passare un decreto-legge di questo tipo perché non solo è diseducativo dal punto di vista dell'educazione civica di un Paese serio e moderno, ma è anche un modo inusuale di legiferare e di coprire, dal punto di vista del bilancio, le leggi che si propongono in questo Parlamento, perché non si hanno nemmeno i numeri giusti per venire a dire che quelle decisioni, seppure da noi ritenute sbagliate, possono essere attuate perché c'è una compatibilità di bilancio. Non c'è una compatibilità di bilancio, non c'è una compatibilità politica, non c'è una compatibilità dal punto di vista istituzionale, quindi sarebbe bene che questo decreto-legge venisse ritirato, tolto di mezzo, lasciando il Pag. 9campo all'utilizzo di risorse più utili per far fronte alla crisi e ai bisogni di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.
MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, signor Ministro, molte sono state le osservazioni critiche già rivolte al decreto-legge che oggi esaminiamo nell'Aula del Parlamento. Ve ne sono alcune di ordine assolutamente generale che, tuttavia, devono essere qui ribadite, perché a monte di ogni altra considerazione, anche di natura etica, vi sono delle criticità che riguardano, ad esempio, il riparto di competenze tra Stato e regioni. Non v'è dubbio, infatti, che la stessa Commissione per le questioni regionali ha rilevato che l'attribuzione di tutte le quote ad un unico commissario nazionale, peraltro per la strumentale volontà non di assegnarle agli operatori interessati, ma di utilizzarle per una sorta di impropria sanatoria di violazioni precedenti, viola la competenza regionale nella materia agricola. È certo, infatti, che solo le regioni potrebbero utilmente distribuire le quote e verificare, nell'economia delle singole realtà regionali, quali possano essere i criteri per l'attribuzione di questo tipo di provvidenza europea.
Dunque, fra l'altro vi è una contraddizione forte tra la tante volte qui declamata volontà federalista, o comunque di decentramento dello Stato, e queste misure che sostanzialmente dipendono dalla volontà, che ormai si sta espandendo nel nostro Paese, di diffondere abusi, privilegi e, soprattutto, quando viene il momento e la necessità di sanzionarli, di ricorrere, invece, allo strumento della sanatoria, del perdono, della comprensione di Stato. In sostanza, basta prendere un trattore, sventolare una bandiera con una mucca colorata e magari anche portarseli davanti al Parlamento con tono un po' minaccioso per poi cercare di ottenere soddisfazione da un ordinamento giuridico ormai stremato dalle continue lacerazioni della legalità.
Oltre a questo rilievo di carattere generale, ve ne sono tanti altri più specifici, poiché questo provvedimento evidentemente è stato composto in maniera del tutto impropria e, soprattutto, facendo ricorso ad una serie di norme che definirei perfino atecniche e che non hanno alcun rapporto con gli istituti giuridici che pure dovrebbero essere utilizzati, persino in un uso distorto della sanatoria, per poter regolare utilmente e, almeno sotto il profilo tecnico, legalitariamente la fattispecie.
Tante sono le violazioni. La prima è già contenuta nel metodo che è stato scelto per la rateizzazione e che non è stato affatto migliorato nelle ultime e ulteriori specificazioni: da un lato, infatti, si parla di una rateizzazione a rata uguale e costante, dall'altro si utilizza una forma di determinazione dell'interesse - peraltro qui è stato detto che sarebbe eccessiva - che non è invece variabile sebbene dipenda da un criterio predeterminato, così che si ottiene il risultato di una strana forma di negoziazione rateizzata che non corrisponde agli usuali criteri della dazione a mutuo ad un cittadino da parte del sistema bancario o di qualunque altro operatore finanziario. Pertanto, sostanzialmente, questa rata potrebbe essere sommamente ingiusta per eccesso o per difetto nel decorso degli anni.
Soprattutto, questa rata non è assistita da una reale possibilità di pagamento, in quanto sappiamo che come sistema generale è stata costruita la compensazione tra le provvidenze, ma sappiamo anche che le quote latte, almeno al momento, dureranno fino al 2015. Di conseguenza, vi è un'area grigia di futuri possibili inadempimenti non altrettanto chiaramente coperta dalle disposizioni vigenti.
Vi è, inoltre, un aspetto segnalato dalla competente Commissione. C'è un dato che dovrebbe far riflettere il Governo, ovvero che tutte le Commissioni di merito sommessamente (perché, ovviamente, non possono dimenticare la loro maggioranza) hanno fatto dei rilievi che definirei anche corposi. Ad esempio, nel comma 2-bis dell'articolo 4 è necessario prevedere che vi sia non soltanto una generica dichiarazione Pag. 10di espressa rinunzia, ma vi sia un collegamento inscindibile tra la rinuncia a tutte le azioni giudiziarie presenti (ovvero in corso) o da proporre in cambio dell'accesso alla rateizzazione. Se questo beneficio non viene collegato alla rinuncia, potremmo avere addirittura il caso per cui il soggetto presenta comunque l'istanza di rateizzazione, paga qualche rata e nelle more del perfezionamento dell'accordo sulla rinuncia prosegue il giudizio fino magari ad ottenere soddisfazione, per poi pagare qualche rata e tutto l'accordo si conclude. È chiaro che l'accordo per essere giuridicamente valido ed efficace deve prevedere - lo ha segnalato anche la Commissione giustizia - il rispetto dell'articolo 306 del codice di procedura civile e deve anche prevedere che questa rinuncia sia previa rispetto alla richiesta di rateizzazione.
Vi sono anche altre norme atecniche sparse qua e là in questo provvedimento, che francamente definirei sciagurato sotto il profilo normativo e giuridico. Credo che in futuro dovremmo anche abituarci più spesso e più seriamente a redigere degli atti che solo perché non si occupano della materia della giustizia non possono distruggere o comunque dimenticare gli istituti giuridici che, pur tuttavia, siamo chiamati ad applicare. Vi sono espressioni e norme del tutto atecniche: ad esempio si parla di decadenza, d'iscrizione a ruolo e di procedure esecutive al comma 3 dell'articolo 4. Svolgo da molti anni, sommessamente e indegnamente, l'attività di avvocato, ma non ha mai sentito dire che le procedure esecutive decadono: si possono estinguere, possono essere cancellate (così come le iscrizioni a ruolo), ma la decadenza è un fenomeno di diritto sostanziale che non ha nulla a che vedere con quello che, del resto, la stessa norma, immagino, vorrebbe dire.
Vi è un ulteriore tema trattato in molti interventi, ovvero la decadenza per il mancato o ritardato versamento, si badi, dell'intera rata della rateizzazione. Vi è poi la questione del termine «reiterato»: chi ha avuto la ventura di ascoltare la discussione di ieri su un provvedimento di natura penalistica sa che la parola «reiterato» non è una nozione di diritto civile, bensì di diritto penale. Ciò significa che parlando di reiterazione di una condotta si fa normalmente riferimento a un istituto del diritto penale.
A parte questa osservazione, che potrebbe sembrare un sofisma, l'aspetto più paradossale è che se il soggetto, invece di versare l'intera rata, ne versa una parte, da come la norma è confezionata non si potrebbe applicare la sanzione della decadenza dal beneficio della rateizzazione. La norma, infatti, è di favore, quindi non può che essere interpretata in punto di diritto, né in modo estensivo, né analogico, ma in maniera puntuale e letterale. Di conseguenza, solo il reiterato mancato pagamento dell'intera rata può dare vita a questo tipo di sanzione. Quindi, sostanzialmente nel caso in cui uno di coloro che già molto ha mancato e ha ottenuto il beneficio paga per più volte la metà della rata, sono convinto che qualunque tribunale (sia ordinario, sia amministrativo) non potrà che prendere atto che la norma non consente di applicare almeno il rigore postumo della decadenza dalla rateizzazione.
Vi è poi un'altra osservazione - che non riguarda strettamente il tema delle quote latte, ma sempre questo sfortunato provvedimento - anch'essa formulata, sempre con sommessa prudenza, dall'XI Commissione. Nel testo, infatti, vi è un'altra delle invenzioni normative di questo provvedimento, ossia si definisce contenzioso non solo quello in atto, ma anche quello ancora da avviare. Tra l'altro, si tratta di una norma che si può definire di interpretazione autentica contra legem. In sostanza, è vero che il legislatore può fare, come diceva una volta la scuola romanistica, de albo nigrum, ma credo che ci sia almeno un limite naturalistico: il provvedimento definisce contenzioso anche quello che non lo è fisicamente, perché non è stato ancora avviato. Non avendo approfondito il tema nel merito, sostengo che forse è possibile utilizzare altri istituti, ma certamente non è possibile, attraverso una norma di diritto positivo, introdurre Pag. 11una mutazione genetica del termine contenzioso, che per il nostro ordinamento si ha quando due parti confliggono innanzi ad un'autorità che deve dirimere la controversia. In questo caso, ciò non è, perché questo contenzioso non esiste.
Peraltro, sempre nel parere dell'XI Commissione, è stato richiamato anche l'effetto non soltanto tecnico-giuridico, di sistema o, come si può dire, di piacere estetico della congruenza delle norme, ma anche sostanziale, per quanto riguarda gli effetti di questo provvedimento, proprio perché un conto è inventariare il contenzioso, cioè quello che pende dinanzi ad un organo giudiziario o che l'ente previdenziale sa di avere avviato, un conto, invece, è stabilire che valga come contenzioso anche quello che, per ragioni diverse dalla sua mera inattivazione, può anche non essere più tale, perché, dopo la pronuncia della sentenza di merito, possono intervenire fatti estintivi o modificativi del diritto, che in questo caso non sono tenuti in nessuna considerazione nella norma.
In conclusione, dunque, questo provvedimento parte male, perché vuole soltanto assegnare una sanatoria impropria, ed anche improvvida, a poche centinaia di soggetti, che da molti anni, come ci è stato qui più volte spiegato e chiarito, fanno dell'illegalità il loro mestiere: non della raccolta del latte e del commercio, ma dell'illegalità, perché di questo si tratta. Lo fanno eminentemente a danno di quelle migliaia di operatori che, invece, seriamente attingono con modestia, con parsimonia e, comunque, con proprietà giuridica e sociale alle provvidenze previste.
Dunque, questo provvedimento, che già in quanto tale andrebbe ritirato, in più, come mi pare tutti abbiamo ampiamente dimostrato, è talmente mal confezionato che, pur di raggiungere questo obiettivo, che è un obiettivo di facciata, un ennesimo obiettivo da sbandierare sotto il profilo demagogico, oltretutto viola una serie notevole di norme di diritto positivo e, soprattutto, crea le premesse non per la sistemazione definitiva del tema delle quote latte, ma anzi per l'uso improprio del 5 per cento in più, concessoci dall'Unione europea, perché avvia una serie di ulteriori contenziosi, della cui sostanza e soprattutto del cui esito nessuno può prevedere la sorte, considerate la fluidità, la fragilità e la friabilità delle norme che sono state proposte in questo testo.
Mi pare che ciò che tutti stiamo chiedendo, cioè che questo testo venga ritirato e che semmai su questo tema, rapidamente e con efficacia, si avvii un discorso di carattere generale, che serbi le provvidenze, destinandole ai soggetti meritevoli, sia quanto noi tutti vogliamo chiedere e quanto noi crediamo che anche gli operatori onesti, che sono rappresentati dalle forze della maggioranza, non possono che richiedere, convenendo tutti sulla necessità che, in questo momento di crisi, gli strumenti finanziari di beneficio come questo vengano usati non solo con grande parsimonia, ma anche con grande accortezza e con proprietà di strumenti giuridici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intendo intervenire per un richiamo al Regolamento. Mi risulta che vi siano delle Commissioni convocate, nella fattispecie la Commissione lavoro, e vorrei verificare se ce ne fossero delle altre. Poiché siamo in una fase che, ovviamente, non può consentire questo, la pregherei, secondo il Regolamento, di adoperarsi al riguardo.
PRESIDENTE. Stiamo verificando. Onorevole Giachetti, intende intervenire anche sul complesso degli emendamenti?
ROBERTO GIACHETTI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, colleghi, stiamo affrontando un decreto-legge Pag. 12che si riferisce ad una questione ormai annosa, cioè quella delle quote latte. Sia il Governo, nella figura del Ministro competente (che anch'io voglio ringraziare, perché sicuramente trova il modo di distinguersi dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi al Governo, essendo stato qui presente, avendo seguito il nostro dibattito, avendolo fatto anche in Commissione e avendo interagito con l'opposizione rispetto a questa materia), sia l'opposizione concordano sul fatto che questa questione debba risolversi quanto prima ed in modo definitivo.
Si tratta, come è noto e come è stato ricordato anche da molti altri colleghi che sono intervenuti, in particolare in Commissione, ma non solo, di una questione che continua a condannare il nostro Paese in termini di vincoli e penalizzazioni, dato che ricade sul bilancio di uno Stato che avrebbe potuto utilizzare questi soldi per cause di maggiore urgenza e anche di maggiore importanza.
Il decreto-legge, come molti hanno ricordato in quest'Aula, affronta una serie di argomenti molto tecnici, di cui necessariamente era utile parlare e di cui, credo, sarà utile continuare a parlare anche nelle prossime occasioni, quando affronteremo direttamente i diversi emendamenti, ma, in alcuni punti, questo provvedimento tradisce chiaramente un'impronta di forte ideologizzazione, oltre che un problema squisitamente politico.
Alcuni degli emendamenti presentati dalla Lega, infatti, sono volti a determinare un'evidente ingiustizia legalizzata, mettendo su un unico piano quanti tra gli allevatori hanno rispettato le regole in questi anni e quanti, e lo hanno sottolineato molti miei colleghi in questo dibattito, hanno, invece, evaso le multe a proprio carico, in particolare i Cobas latte, applicando, di fatto, un condono mascherato che premia i comportamenti illegali. È una caratteristica che abbiamo denunciato ripetutamente nel corso di questo dibattito; gli emendamenti che abbiamo presentato non sono stati accolti e, quindi, non sono riusciti neanche ad intervenire in qualche modo al riguardo. È chiaro che, su questo punto, così come la maggior parte degli agricoltori onesti, non possiamo restare silenti, ed è la ragione per la quale siamo anche intervenuti corposamente in questo dibattito.
Se, dunque, va dato atto al Governo di aver rivisto, in particolare nei lavori in Commissione, alcuni punti del provvedimento, nel testo uscito dal Senato, che avevano destato una grande preoccupazione e che avevano determinato una forte mobilitazione degli allevatori e delle associazioni agricole, restano, a nostro avviso, ancora irrisolte diverse questioni sulle quali il Partito Democratico ha presentato numerosi emendamenti, purtroppo respinti, malgrado la collaborazione assidua ed unanimemente riconosciuta del Ministro in Commissione.
Per riassumere di cosa si sta parlando, in sede europea all'Italia è stato concesso un ampliamento delle quote del 5 per cento (come per tutti gli altri partner, peraltro), ma il Ministro Zaia, con questo negoziato, è riuscito ad ottenere tali quote, circa 620 mila tonnellate, in anticipo, anziché raggiungere il nuovo tetto di produzione con gradualità, come hanno fatto tutti gli altri Paesi.
Questo, da un lato, può apparire un fatto positivo, ma, dall'altro, crediamo che contrasti, in qualche modo, con l'atteggiamento degli altri Paesi europei, che hanno scelto di dilazionare progressivamente il surplus di quote in modo lungimirante, nell'evenienza di possibili contraccolpi.
Al di là quindi del successo dell'operazione, che il Governo ha sottolineato come risultato storico e di cui si è preso in toto il merito, credo che questo non sia esattamente il punto: se qualcosa di chiaro emerge dal decreto-legge, ci pare piuttosto sia una volontà di sanare i comportamenti scorretti di chi si è posto fuori dalle regole, di quella minoranza esigua tra gli allevatori che, però, si è resa responsabile di circa il 75 per cento dello splafonamento totale. Lo ripeto: il 75 per cento dello splafonamento totale.
Restiamo infatti convinti, signor Presidente e colleghi, che per gli scopi dichiarati il decreto-legge in oggetto non serva Pag. 13praticamente a nulla. Esiste, e lo hanno anche qui ricordato molti nostri colleghi, malgrado non si sia praticamente riusciti ad applicarla con frequenza e regolarità, una legge vigente sul tema, la n. 119 del 2003; peraltro - è utile ricordarlo a tutti i colleghi - presentata dall'attuale sindaco di Roma, allora Ministro dell'agricoltura, Alemanno, e all'epoca votata con ampio consenso da tutte le parti e da tutti i banchi del Parlamento. Sarebbe stato dunque, noi pensiamo, preferibile restare a questa norma, che aveva prodotto buoni risultati e che definiva in sé la regolamentazione del sistema, imponendo legalità ed equità tra i produttori sul mercato.
Se, quindi, da una parte non si comprende la ragione per cui non ci si è affidati ad una legge partorita, tra l'altro, da un Governo di uguale colore rispetto all'attuale, desta a nostro avviso ancora più stupore constatare che questa legge, la n. 119 del 2003, individua nelle regioni gli organi deputati all'amministrazione delle quote dei rispettivi territori; come dire che si tratta di una legge che ha un'imposizione tipicamente federalista, nel momento in cui delega alle regioni il potere di gestire il problema, e pertanto si fa fatica a capire perché un Governo che spinge sul federalismo ed un suo Ministro, campione del protagonismo regionale, tendano ad accentrare piuttosto che a decentrare.
Questo è un fatto politico, signor Presidente. D'altra parte abbiamo approvato la settimana scorsa il provvedimento sul federalismo fiscale, e vi è una spinta da parte della Lega, soprattutto sul piano pubblicistico, a vendere ai propri lettori un'iniziativa costante a favore del decentramento, a favore delle competenze, a favore del federalismo; e vediamo però poi che negli atti concreti di volta in volta la Lega è quanto meno complice di un'impostazione di questo Governo, che tende invece a subordinare il potere degli enti locali. Lo vediamo col provvedimento in esame, lo abbiamo visto con il piano casa che è stato presentato; o meglio, col punto interrogativo che è il piano casa che è stato presentato e approvato nella settimana scorsa, e che sostanzialmente sottraeva completamente le competenze alle regioni in materia urbanistica, e non a caso è stato bloccato proprio dalla Conferenza Stato-regioni e da quelle stesse regioni che sono governate da esponenti della maggioranza che, oggi, si presenta in Parlamento col provvedimento in esame.
Non vi è solo una discrasia, ma anche un inganno, una politica che viene declarata come una politica a favore del federalismo, a favore del decentramento delle competenze, e contemporaneamente atti concreti che invece vanno in una direzione opposta, magari per risolvere - ma ci tornerò - problemi tutti interni alla maggioranza.
Comunque, di fronte a queste stranezze, il Partito Democratico propone di intervenire a correzione di alcuni punti, che consideriamo dirimenti. Intanto, sulla questione dei contenziosi è vero che il nuovo testo prevede la rinuncia espressa ai contenziosi intrapresi per tutti coloro che aderiscono alla rateizzazione delle multe pregresse, ma è altrettanto vero che la modifica è stata introdotta in seguito ad un parere vincolante della Commissione bilancio, tra l'altro - va sottolineato - più su pressione della Ragioneria generale dello Stato che non per volontà del Governo, che si è pronunciato sempre in modo contrario. Noi, su questo punto, proponiamo di condizionare l'assegnazione delle nuove quote alla rinuncia ai contenziosi, completando così il percorso avviato al Senato, per cui, come dovrebbe essere giusto, chi aderisce alla rateizzazione deve rinunciare ai contenziosi.
In secondo luogo, in un'ottica che tende a preservare la legalità e anche a difendere comportamenti corretti e virtuosi, è indispensabile che le multe vengano pagate nell'assegnazione delle quote, facendo confluire in riserva nazionale le assegnazioni previste per i produttori con prelievo supplementare non versato fino alla definizione del procedimento di rateizzazione. Questo al semplice - e, crediamo, utile - scopo di condizionare la rinuncia ai contenziosi Pag. 14all'ottenimento delle nuove quote ed assicurare così l'effettivo pagamento delle multe.
In questo senso, signor Presidente, gli emendamenti del Partito Democratico, condivisi con le associazioni di categoria, servono per creare canali prioritari per la distribuzione delle quote per chi si è sempre mosso nella legalità.
A questo proposito, riveste grande importanza rivedere l'ordine di assegnazione proprio perché è impensabile che la distribuzione di questa quota di produzione aggiuntiva venga applicata equiparando affittuari e splafonatori, ovvero chi le quote le ha acquisite e chi invece ne ha prodotte in eccesso. È chiaro, in una logica di equità e giustizia, che le priorità vadano invertite perché è immorale, è sbagliato, è scorretto, è ingiusto ed è soprattutto illegale che chi ha violato apertamente la legge venga considerato al medesimo livello di chi ha operato all'interno delle regole.
Abbiamo inoltre proposto alcuni interventi correttivi per potenziare la disponibilità del Fondo rotatorio a sostegno del settore caseario, sostenendo coloro che hanno acquistato le quote. Non servono dunque garanzie di accesso al credito, ma una riduzione dell'entità delle rate per gli allevatori onesti. Va soppresso, a nostro avviso, all'articolo 4, comma 7, il termine «reiterato» introdotto dalla Lega con il quale - lo ricordava anche poco fa il mio collega Cavallaro - si stabilisce che soltanto in caso di mancato reiterato versamento delle rate è prevista la revoca della quota assegnata ai beneficiari.
È chiaro che si tratta di un escamotage che può solo portare a nuovi ricorsi e ad inutili contenziosi, con il solo risultato di svilire quelli rimasti per i debiti esigibili.
Signor Presidente, avviandomi alla conclusione proponiamo ulteriori modifiche relative ad un sistema di compensazione delle multe con i contributi PAC per garantire continuità nei pagamenti degli splafonatori che aderiscono alla rateizzazione anche dopo il 2013 (anno in cui le quote latte non vi saranno più, e dunque non solo per la prima rata ma a scalare per le successive), e infine proponiamo di rifinanziare il Fondo di solidarietà nazionale con coperture adeguate.
Signor Presidente, insieme ai tanti allevatori che hanno protestato e stanno continuando a protestare contro il Governo, il Partito Democratico ritiene che non sia ammissibile votare un decreto-legge che premia i furbi e svilisce gli onesti, che considera l'agricoltura una bandiera utile solo in campagna elettorale se riguarda l'area del nordest, e che pertanto va a regalare una sanatoria a quanti hanno guadagnato sulle spalle di chi ha rispettato la legge.
È davvero singolare che simili atteggiamenti, condannati con il fiato alle trombe perché considerati esemplari dell'idea di una «Roma ladrona» regina degli sprechi o piegata agli interessi di lobby e corporazioni, una volta seduti sulle poltrone di Governo vengano puntualmente e strumentalmente dimenticati.
Anche per questo, Signor Presidente, voteremo contro un decreto-legge che, anziché tutelare la stragrande maggioranza di chi è rimasto nei confini della legge, è stato appositamente concepito per quei pochi allevatori - evidentemente tanto cari alla Lega - che quella legge la hanno esplicitamente violata e che in questo modo sapranno che fare i furbi in questo Paese, in un modo o nell'altro, paga sempre.
Vorrei aggiungere, signor Presidente, che ci troviamo in una condizione nella quale abbiamo ascoltato lo stesso Ministro - ma anche molti esponenti della maggioranza - accusare in quest'Aula l'opposizione di aver voluto ritardare il dibattito sul provvedimento e di aver voluto allungare i tempi, e questo di fronte invece ad una compattezza del Governo e della maggioranza, ad una serenità d'animo con la quale maggioranza e Governo si sono approcciati al provvedimento in esame.
Purtroppo abbiamo «scavalcato» la settimana, ma sarebbe utile ricordare al Ministro e agli esponenti della maggioranza e del Governo che cosa è accaduto e a che cosa avete sottoposto il Parlamento durante la scorsa settimana, che cosa è Pag. 15accaduto in una pratica che, fuori, volete far finta di aver superato, perché siete una coalizione coesa ed ora rafforzata anche dal grande Popolo della Libertà. In realtà, avete paralizzato per due giorni interi i lavori di quest'Aula - concludo, signor Presidente - perché in Commissione opponevate veti incrociati, magari su altri provvedimenti, su quello concernente la rottamazione all'esame di un'altra Commissione, allo scopo di dare segnali evidenti tra Lega ed esponenti del Popolo della libertà, venendo addirittura a sollecitare qualche rappresentante dell'opposizione ad indurire la battaglia per non darla vinta alla Lega. Questa è la fotografia precisa di ciò che voi vendete al Paese, di ciò che volete far credere al Paese e di qual è la realtà nella quale consumate anche voi le vostre meschine e povere lotte intestine, che stanno venendo alla luce in questo provvedimento nel modo più evidente.
Proseguendo nell'esame del provvedimento e degli emendamenti, anche già notando la vostra presenza in Aula, capiremo se a mirare la conversione di questo decreto-legge sia stata una discussione nel merito svolta dall'opposizione ovvero il fatto che non volete ammettere che, al vostro interno, in particolare nei rapporti tra la Lega e il Popolo della Libertà, vi sono palesi spaccature che cercano di scaricare sul lavoro dell'opposizione una realtà molto più evidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Si è così concluso lo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti.
MAURO LIBÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
MAURO LIBÈ. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo sul fatto rimarcato già in precedenza che tuttavia continua ad accadere di fronte al Parlamento: una manifestazione autorizzata ed un'altra che era stata autorizzata in un'altra piazza...
PRESIDENTE. Onorevole Libè, tale questione è già stata posta da alcuni suoi colleghi all'inizio della seduta.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, tengo a ribadire un aspetto: è un fatto grave e bisogna intervenire rapidamente. Finora non è accaduto nulla perché ritengo che, per fortuna, fuori vi sia gente di buon senso: tuttavia noi chiediamo un intervento del Presidente presso il Ministro Maroni, che è persona responsabile e seria per come si è comportato sino ad oggi, per intervenire immediatamente...
PRESIDENTE. È già stato sollecitato, onorevole Libè.
MAURO LIBÈ. Infine da ultimo, pare - raccoglierete voi le informazioni - che sia stato proprio un parlamentare ad invitare i manifestanti a spostarsi da piazza Navona a piazza Montecitorio mettendo in difficoltà anche le forze dell'ordine. Dunque riteniamo che non siano sufficienti due chiacchiere ma che sia opportuno intervenire immediatamente.
GIUSEPPE RUVOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare che il Senato ha approvato una norma nella legge comunitaria circa la possibilità di poter realizzare aranciate senza agrumi, senza arance. È qualcosa di straordinariamente negativo...
PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, lei dovrebbe intervenire a fine seduta.
GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, è un fatto estremamente grave. Vorrei portare la questione all'attenzione Pag. 16dell'Assemblea, soprattutto in presenza del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, le darò la parola a fine seduta.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,20).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2263-A)
PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO RUSSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Zucchi 1.22 e Di Giuseppe 1.42, così come sugli identici emendamenti Brandolini 1.17 e Ruvolo 1.50.
La Commissione esprime, altresì, parere contrario sui successivi emendamenti Ruvolo 1.7, Rota 1.41, Ruvolo 1.83 e 1.84. sugli identici emendamenti Fiorio 1.65 e Ruvolo 1.82, così come sugli identici emendamenti Oliverio 1.25 e Di Giuseppe 1.35.
La Commissione esprime, inoltre, parere contrario sui successivi emendamenti Ruvolo 1.11, Piffari 1.40, Lo Monte 1.60, così come sugli identici emendamenti Ruvolo 1.2, Zucchi 1.24, Di Giuseppe 1.39 e Beccalossi 1.61.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.200, con una riformulazione.
PRESIDENTE. Ricordo che sull'emendamento 1.200 della Commissione vi è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio). Onorevole Russo, intende leggere ora la riformulazione?
PAOLO RUSSO, Relatore. Signor Presidente, La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.200, riformulato nel senso di sopprimere le parole: «alle aziende».
La Commissione esprime parere contrario sui successivi emendamenti Ruvolo 1.13 e 1.6, Piffari 1.38, Rota 1.37 e Ruvolo 1.8.
La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Ruvolo 1.1 e Beccalossi 1.62 e sugli emendamenti Ruvolo 1.12, Mario Pepe (PD) 1.63 e Ruvolo 1.51. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli identici emendamenti Oliverio 1.21 e Ruvolo 1.52, sull'emendamento Ruvolo 1.5, nonché sugli identici emendamenti Zucchi 1.64 e Ruvolo 1.87 e sugli identici emendamenti Ruvolo 1.10, Pizzetti 1.26 e Di Giuseppe 1.36.
Il parere della Commissione è favorevole sugli identici emendamenti Nola 1.86 e Ruvolo 1.88, mentre è contrario sugli identici Ruvolo 1.9, Oliverio 1.27 e Di Giuseppe 1.33. Il parere della Commissione è, altresì, contrario sull'emendamento Ruvolo 1.4, sugli identici emendamenti Ruvolo 1.3 e Pizzetti 1.15 e sull'emendamento Ruvolo 1.14, mentre raccomanda l'approvazione dei propri emendamenti 1.201 e 1.202.
Il parere della Commissione è contrario sugli emendamenti Ruvolo 1.90 e sugli identici emendamenti Marco Carra 1.28, Di Giuseppe 1.34 e Ruvolo 1.89, mentre è favorevole sull'emendamento Fogliato 1.77, a condizione che venga riformulato, nel senso di sostituire le parole: «dalla campagna 2009-2010» con le seguenti: « dal periodo di produzione 2009-2010». Infine, il parere della Commissione è contrario sull'emendamento Ruvolo 1-bis.61.
Signor Presidente, abbiamo completato il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1. Vado avanti?
PRESIDENTE. Sì, onorevole Russo, deve esprimere il parere sulle proposte emendative riferite a tutti gli articoli. Se posso darle un suggerimento, potrebbe dirci soltanto quali sono gli emendamenti per i quali il parere è favorevole, dando per presupposto che gli altri sono contrari.
PAOLO RUSSO, Relatore. In tal caso, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 3.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e del proprio emendamento 3.200 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 4.60.
Il parere della Commissione è, altresì, favorevole all'emendamento Contento 4.62, purché sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole: «relativa ai rapporti debitori», le seguenti: «di cui al medesimo articolo 3».
PRESIDENTE. Sopprimendo: «relativi alle quote latte», a me risulta.
PAOLO RUSSO, Relatore. Esattamente. La Commissione raccomanda l'approvazione dei propri emendamenti 4.201 e 4.202 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 4.64, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: Al comma 5, terzo periodo, premettere le parole: «fermo quanto previsto al comma 4».
Il parere è altresì favorevole sull'emendamento Contento 4.65.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Nell'emendamento Contento 4.64 è già previsto!
PRESIDENTE. Credo che con riferimento all'emendamento Contento 4.64 si debba sopprimere qualche parola, onorevole relatore. Se ho capito bene, dovrebbe essere anticipato perché c'è una soppressione.
PAOLO RUSSO, Relatore. Sì, signor Presidente, nel senso che si dovrebbe sostituire la parola «aggiungere» con la parola «premettere». È lo stesso, soltanto che occorre sostituire la parola «aggiungere» con «premettere».
PRESIDENTE. Sta bene.
PAOLO RUSSO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 4.67 e raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 4.200, 4.203 e 4.204. Il parere è altresì favorevole sugli identici emendamenti Brandolini 4.78 e Ruvolo 4.86. La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del proprio emendamento 4.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e identico ai precedenti.
La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione del suo subemendamento 0.6.200.201 e dei suoi emendamenti 6.200, 6-ter.200, 6-quater.200 e 6-quinquies.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
PRESIDENTE. Ricordo che il parere della Commissione su tutti gli altri emendamenti si intende contrario. Non è vero, onorevole relatore?
PAOLO RUSSO, Relatore. Lo avevamo premesso, signor Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, prima di esprimere i pareri vorrei chiederle di poter esporre alcune considerazioni, visto e considerato che ho avuto modo di assistere a tutta la discussione sul complesso degli emendamenti. Alcune considerazioni sono doverose e rispecchiano anche alcune richieste ed alcuni emendamenti che sono stati presentati.
Vorrei innanzitutto ricordare che tutta questa vicenda parte da un negoziato che si è tenuto in Europa il 18 novembre. Spesso negli interventi di questi giorni e di oggi si è citato questo come un negoziato finto e che comunque ci ha permesso di avere una quota latte di 640 mila tonnellate, Pag. 18quota a cui però anche altri Stati membri avrebbero diritto con una percentuale del 1 per cento l'anno. Quindi, si tratterebbe di una falsa vittoria, come è stata definita da qualcuno; per me invece è un negoziato che ha dato grandi risultati. Innanzitutto, la possibilità che ci fosse riconosciuta da subito questa quota latte e poi la possibilità che l'Europa ci riconoscesse un percorso che è quello che oggi stiamo portando al voto.
Ovviamente, debbo ricordare che nel corso di quel negoziato subimmo l'opposizione di molti Stati membri i quali hanno chiesto lo stesso trattamento riservato all'Italia, ma non lo hanno ottenuto.
In tutto questo ragionamento cerchiamo di far fronte...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore! Tra l'altro mi sembra che siano soprattutto i colleghi della maggioranza ad essere particolarmente effervescenti stamattina! Prego, signor Ministro.
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Dobbiamo far fronte a quello che è accaduto negli ultimi 25 anni e che è stato ricordato in molti interventi in questi giorni.
Cominciamo da quel Governo, dove il Ministro Pandolfi andò a negoziare, in quella notte sfortunata, una quota latte che rappresentava la metà del nostro fabbisogno. Ancora oggi, su 20 milioni di tonnellate di latte che si consumano in Italia, 10 milioni sono di importazione. Questo non è un fatto di poco conto perché con questo provvedimento, comunque, cerchiamo di risolvere questo problema.
Voglio ricordare che il provvedimento nasce per dare dei criteri fondamentali. Essi sono l'aver ascoltato, di fatto, gli «stati generali» del latte, l'aver cercato di portare loro delle risposte, l'aver recepito le loro istanze. Pertanto, il primo fondamento di questo decreto-legge è rappresentato dal fatto che non vi è l'aumento di produzione. Da ciò deriva, quindi, la volontà di portare in distribuzione la nuova quota latte a tre grandi categorie: gli splafonatori - e perciò tutto ciò che sappiamo - che, comunque, vanno a legittimare una produzione che è già esistente e contabilizzata nel comparto del latte; la categoria della quota B prodotta e, dunque, un'altra categoria; infine, gli affittuari.
Su questo ultimo punto spesso si è parlato - e vi sono degli emendamenti al riguardo - di far avanzare gli affittuari. Voglio dire che gli affittuari, ad esempio, nella legge n. 119 del 2003 non sono previsti come possibile ed eventuale categoria di distribuzione. Pertanto, su questo punto vi è già una novità, ossia la possibilità di dare, comunque, a 17 mila aziende in Italia nuova quota latte.
D'altro canto, il provvedimento non deve rappresentare una sanatoria. Da molti interventi, sul complesso degli emendamenti, nasce una riflessione secondo cui questo provvedimento, che stiamo per votare, sia, fino in fondo, una sanatoria. Vi potrei parlare a lungo di questa sanatoria, come la definite voi. Dico solo che abbiamo voluto paragonare questa rateizzazione a quella del 2003. In questo provvedimento chiediamo, ai nostri rateizzandi, la rinuncia ai contenziosi - così come è stata definita dal Senato - per la parte di multa esigibile e andiamo, di fatto, a incassare una multa di un miliardo e 671 milioni in capo a 8.404 aziende andando, comunque, a chiedere a queste aziende di rispettare alcune regole, ossia di pagare la prima rata entro il 31 dicembre e di bloccare ancora la PAC e, quindi, i finanziamenti comunitari, fino al pagamento della prima rata. Insomma, vi è, comunque, la necessità di ricordare a queste aziende che qualora non pagassero le rate avrebbero irrogata la revoca e, quindi, l'efficacia della quota che viene loro consegnata.
Pertanto, se vi è una disparità di trattamento questa è proprio rispetto a quanto stabilito nel 2003. Vorremmo anche capire quali sono poi queste differenze che vanno ad alimentare la sanatoria. Da un lato, vi sono i produttori presi in considerazione nel 2003, anche qui con un emendamento presentato in ordine al reiterato. Pag. 19Ricordo che nella legge n. 119 del 2003 si prevede, con chiarezza, una disciplina per chi non paga la multa e si parla di ripetute violazioni (addirittura neanche di reiterato). Pertanto, vi è la possibilità di dire che abbiamo concesso una rateizzazione a 15 mila produttori che avevano un debito nei confronti dello Stato, a interessi zero, in 14 anni. Oggi facciamo pagare questo debito a 8.404 aziende con interessi peraltro salati perché, come concordato con l'Europa, questi interessi aumenteranno all'8 per cento.
Tutto questo per dire che, dunque, non intravediamo assolutamente alcuna sanatoria. Inoltre, vi è soprattutto la volontà di ricordare che il terzo principio di questo decreto-legge è non avere più multe in futuro e, quindi, garantire a tutti i produttori che con la campagna di riferimento 2007-2008 se non avessero (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, per favore! Ministro, prego, può continuare!
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. ...se non avessero, comunque, una maggiore produzione rispetto alla campagna 2007-2008 l'Italia non andrebbe più a pagare quei 160, quei 200, quei 220 o 240 milioni di multa all'anno che, invece, è stata costretta a pagare.
Il quarto principio fondamentale del decreto-legge è il Fondo di garanzia. Si tratta di un Fondo che va a ristrutturare, a diversità di quello che dicono in molti, un debito ipotizzato di circa 580 milioni di euro, dedicato a quelle aziende che, comunque, si sono indebitate dopo il 2003 per comprare quota latte. Ovviamente, oggi non possiamo non evidenziare che vi sono sicuramente anche altri problemi. Nella discussione che si è svolta in questi giorni si è parlato di latte «in nero», della Commissione di inchiesta del generale Lecca e di molti temi che, comunque, sono importanti per il comparto del latte. Tuttavia, abbiamo l'impressione che il vero problema sia quello del mercato che oggi, sicuramente, non agevola i produttori.
Vorrei ricordare i prezzi del latte: oggi i nostri produttori con difficoltà riescono a percepire 30 centesimi a litro per il latte e sappiamo che vi è del latte di importazione - quelle famose 10 milioni di tonnellate di latte - a 20 centesimi a litro, quindi a prezzi sul mercato dichiaratamente al di sotto dei nostri costi di produzione.
Le ipotesi sono due: non passa il provvedimento e quindi torneremo alla legge n. 119 del 2003 sicuramente con delle ricadute che è bene che io ricordi a tutti. Infatti, vale la pena di ricordare che se le 8.404 aziende che comunque sono chiamate a pagare il loro debito e che hanno la possibilità di rateizzare non vedranno approvato questo provvedimento, avranno purtroppo la triste sorpresa, che poi non è neanche più una sorpresa (Commenti)...
PRESIDENTE. Signor Ministro, abbia pazienza.
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, mi permetta di dire che forse non interessa sapere che qualche migliaio di aziende andranno all'asta se questo decreto-legge non verrà convertito.
PRESIDENTE. Signor Ministro, guardi, torno a ripetere che c'è un po' di differenza tra ...pregherei soprattutto i colleghi della maggioranza di seguire il Ministro.
GIUSEPPE RUVOLO. Interessa molto la materia del latte alla maggioranza!
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Probabilmente sì. Ricapitolando, con la conversione in legge di questo decreto-legge si permetterebbe di evitare la messa all'asta di qualche migliaio di aziende che, comunque, hanno già i provvedimenti esecutivi, hanno già Equitalia alle porte delle aziende agricole, e che sarebbero inevitabilmente messe all'asta perdendo così la produzione.
Quanto al provvedimento, posso dire che non si tratta di un provvedimento per Pag. 20pochi intimi o per pochi amici, come vuole sostenere qualcuno. Ho già detto che il provvedimento rappresenta comunque la possibilità distribuire quota ad oltre 17.200 aziende sulle 40 mila produttrici, ma voglio anche ricordare che delle 8.404 aziende agricole che hanno 1 miliardo 671 milioni di euro di multa, 4.264 (quindi, il 10 per cento delle aziende agricole che hanno mungitura e quindi vacche in stalla e che hanno oggi un debito), rappresentano il 25 per cento della produzione nazionale di latte.
Vi lascio con questi dati, con la grande preoccupazione di sostenere fino in fondo il voto favorevole alla conversione di questo decreto-legge e di pensare che, comunque, finalmente porremo la parola fine ad anni ed anni di illegalità (sicuramente), ma anche di contenziosi che potevamo evitare, visto e considerato che la partita delle quote latte è costata all'Italia circa 3 miliardi di euro, di cui oggi andiamo ad incassare 1 miliardo 671 milioni da queste 8.404 aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Signor Ministro, la ringrazio, però formalmente deve fornire anche il parere sugli emendamenti presentati.
LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Mi scusi, signor Presidente; il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro perché ovviamente non ha dato i pareri - se non nell'ultimo istante del suo lungo intervento - ma ha replicato ad un dibattito politico e lo ha fatto anche molto utilmente, perché credo che ci abbia dato ulteriori considerazioni per ragionare e per confrontarci.
Però, la natura dell'intervento del Ministro, signor Presidente, non era quella di un parere (non si è trattato neanche di un allargato parere sugli emendamenti), ma di un intervento politico di replica ad un dibattito politico che inevitabilmente, come da prassi, non può che riaprire la discussione.
Quindi, per quanto ci riguarda il collega Zucchi ha già chiesto di parlare sulle dichiarazioni del Ministro ed io la prego, signor Presidente, apprezzate le circostanze, di consentirlo. Non è, infatti, un problema di interpretazione: lei ha udito come me e visto che addirittura il Ministro si è seduto senza dare pareri, perché quello che ha detto non era certamente un parere sugli emendamenti, ma un intervento politico, anche di un certo spessore, che credo non possa sottrarre a tutti noi di opposizione, ma credo anche ai deputati di maggioranza, la possibilità di una replica. Quindi la pregherei, signor Presidente, apprezzate le circostanze, di agire affinché i nostri diritti siano garantiti.
PRESIDENTE. Credo che la sua richiesta sia... (Commenti). Scusate colleghi, è vero che il Ministro è intervenuto quando il relatore aveva già dato il parere sugli emendamenti.
Però, è altrettanto vero che il Ministro stesso ha chiesto, prima di dare il parere, di intervenire e interloquire con il Parlamento, cosa che peraltro ritengo assolutamente positiva.
A questo punto, però, credo che sia corretto dare la parola ad un oratore per gruppo per interloquire con quanto ha detto il Ministro, tanto più che, come chi ha partecipato alla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo sa, sarebbe comunque prevista una sospensione perché sono in corso dialoghi e confronti sulle difficoltà di questo provvedimento.
Quindi, penso che - come ha detto l'onorevole Giachetti, apprezzate le circostanze che ho appena illustrato - sia opportuno dare parola ad un rappresentante per gruppo. Pag. 21
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucchi per il gruppo del Partito Democratico. Ne ha facoltà.
ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo, naturalmente stimolato dalla replica del Ministro, intanto per confermare al Ministro che noi eravamo convinti che questa vicenda così annosa, come lui la descrive, si potesse chiudere con la legge n. 119 del 2003.
Voglio ricordare che tale legge fu approvata a larghissima maggioranza del Parlamento, e fu fortemente voluta dall'allora Ministro dell'agricoltura, Gianni Alemanno. Si trattava di una legge che, anche in quell'occasione, vide il voto contrario della sola Lega Nord e che poneva fine ad un lungo contenzioso e ad una vicenda che ci aveva coperto di ridicolo in tutta Europa. Tale legge cercava, anche attraverso procedure stringenti e precise, di dare una risposta effettiva ai tanti produttori di latte e di contenere il rispetto della produzione di latte a cui l'Europa ci richiamava e alla quale il nostro Paese si era riferito.
Pensavamo che in quell'occasione si fosse chiusa la vicenda. È vero che la legge n. 119 del 2003 prevedeva la possibilità di rateizzazione delle multe per quattordici anni a interessi zero. Forse bisognerebbe chiedersi come mai, anziché aiutare l'intero mondo della produzione lattiero casearia e degli allevatori ad aderire a quella legge n. 119 del 2003, che poneva fine a quella vicenda, per ragioni politiche, qualcuno preferì mantenerne una parte molto rilevante - non tanto numericamente, ma perché cospicua nel livello di multe che doveva all'Europa - e volle cavalcare politicamente quella questione. Così qualcuno si assunse la responsabilità di consigliare a quei pochi di restare fuori da quel processo che in qualche modo chiudeva la vicenda, gli consigliò di aprire tutti i possibili contenziosi di fronte al TAR, la Corte di giustizia europea, insomma di iniziare una strada tutta diversa che oggi naturalmente mette quelle poche centinaia di allevatori in difficoltà, perché quei giudici gli stanno dando torto. C'è, quindi, una grande responsabilità politica su questa questione.
Naturalmente, a noi non sfugge che questa vicenda andava in un qualche modo chiusa. Avremmo preferito - lo abbiamo detto in tante occasioni al Ministro - che ci si riferisse alla legge n. 119 del 2003, magari anche modificandola leggermente e che si rimanesse all'interno di quei processi ispiratori che cercavano, da un lato, di chiudere una vicenda particolarmente complicata, ma quanto meno, dall'altro, si ispiravano a principi di giustizia e di legittimità, che tendevano a non fare figli di serie A e di serie B.
Ora ci viene presentato un decreto-legge che, già per il fatto stesso di esistere, dimostra che ci si vuole di fatto rivolgere a poche centinaia di «splafonatori», chiamiamoli con il loro nome, cioè a coloro che hanno ecceduto nella produzione e non si sono minimamente preoccupati di pagare le multe. Tali multe, che debbono essere pagate in Europa per l'80 per cento, riguardano poche centinaia di «splafonatori».
Parliamo di un miliardo e 700 milioni di euro. Ora, io non credo che il Ministro sia convintissimo che quel miliardo e 700 milioni tornerà a casa per intero. Noi di una cosa siamo convintissimi: quel miliardo e 700 milioni lo hanno pagato i produttori di latte, i consumatori di latte e anche coloro che sono allergici al latte. Infatti, in realtà, hanno già pagato tutti i cittadini che non vengono rimborsati da poche centinaia di splafonatori, che oggi sono qui di fronte a Montecitorio a protestare non si sa bene per quale motivo. Essi dovrebbero con buona coscienza rendersi conto che tutti i cittadini italiani hanno pagato multe che loro avevano accumulato in questi anni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELO ZUCCHI. Non so se il Ministro sia così convinto che quel miliardo e 700 milioni lo porteremo a casa interamente, io francamente penso di no.
Ma cosa non ci convince di questo decreto? Il fatto che le procedure messe in Pag. 22atto da questo decreto sono di fatto ambigue e genereranno contenziosi: sono più materia per avvocati che norme per chiudere definitivamente la questione. Quando fra poco entreremo nel merito degli articoli, scopriremo che ci sono furbizie utili per prorogare la vicenda e non per chiuderla. Questa è la vera operazione scandalosa di cui il Ministro si è reso in qualche modo responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, al di là di tutto, immagino che quelle svolte dall'onorevole Giachetti fossero valutazioni politiche sulle valutazioni, anch'esse politiche, del Ministro Zaia. Il Ministro Zaia però è intervenuto in sede di espressione dei pareri, che è una fase ben specifica che compete al Governo, all'interno della quale il Ministro può anche riservarsi di esprimere delle valutazioni di natura politica. Tuttavia, questo, signor Presidente, oggettivamente non riapre il dibattito. Poi, se la Presidenza ritiene necessario od opportuno che il dibattito si riapra, si tratta di una valutazione della Presidenza che io nel caso specifico mi permetto di non condividere. In questo caso specifico, avendo di fronte un'esigenza manifestata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo alla Presidenza di sospendere i lavori per avviare dei percorsi che portino ad eventuali intese sul provvedimento, questa valutazione può anche starci. Signor Presidente, di fatto ritengo che non si possa riaprire la discussione ogni volta che il Governo esprime i pareri sugli emendamenti, anche aggiungendo una valutazione politica, perché questo crea un precedente che a mio avviso, sommessamente, non dovremmo determinare in quest'Aula, neanche in una fase come questa, dove pure abbiamo di fronte, almeno fino alle 12,30, un'ipotesi di sospensione della seduta che serva ad avviare le intese tra i gruppi.
Questa è una dichiarazione che tengo a lasciare nel resoconto stenografico per non creare precedenti, anche se comprendo che la Presidenza ha svolto una valutazione nell'economia generale del momento specifico.
PRESIDENTE. Diciamo così, onorevole Baldelli: tecnicamente il Ministro non ha espresso il parere e tecnicamente io non ho riaperto la discussione. Va bene così?
SIMONE BALDELLI. Allora, dia di nuovo la parola al Governo per esprimere il parere!
ROBERTO GIACHETTI. Stai un po' zitto! Piantala!
SIMONE BALDELLI. Chiedo la parola! Chiedo la parola (Voci dai banchi del gruppo Partito Democratico: Basta!)!
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, le chiedo scusa, ma le ho appena dato la parola.
SIMONE BALDELLI. Chiedo la parola!
PRESIDENTE. Su che cosa?
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, innanzitutto per accogliere le sue scuse e, in secondo luogo, perché non mi faccio dire «piantala» dal collega Giachetti in quest'Aula. In terzo luogo, Presidente, perché se lei sostiene che il Governo non ha espresso i pareri, chiami l'esponente del Governo a farlo e non si riapra una discussione in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, il Ministro - la prego di leggere il resoconto della seduta - ha chiesto, ed io lo considero un fatto positivo, come ho già sottolineato, di poter interloquire con l'ampia discussione che si era svolta e che lui correttamente aveva seguito in tutta la sua estensione, riservandosi successivamente di esprimere il parere che, peraltro, alla fine del suo intervento, si era persino Pag. 23dimenticato di esprimere, tant'è vero che io l'ho richiesto al Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
A questo punto, ho precisato che non intendevo riaprire la discussione perché comunque era già stato espresso il parere dal relatore, tuttavia, apprezzando le circostanze comprensive del fatto che avremmo dovuto interrompere i lavori per trovare un punto d'accordo, proprio al fine trovare meglio un punto d'accordo, ritenevo opportuno dare la parola ad un deputato per gruppo. Allora, credo che come tecnicamente il Ministro non ha espresso il parere, io tecnicamente do la parola ad un deputato per gruppo pur non riaprendo la discussione. Va bene così? Grazie.
Ha chiesto di parlare, per il gruppo dell'Italia dei Valori, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, le darò la parola sull'ordine dei lavori a fine seduta, per favore, non riapriamo la discussione.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Va bene, signor Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Giuseppe.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, mi dispiace solo che il ministro Zaia, che è stato sempre qui ad ascoltarci, in questo momento non ci sia. Certamente l'intervento del Ministro ha riaperto la discussione, lui sa perfettamente che il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato degli emendamenti, ma è come se questo decreto-legge fosse stato blindato, e avete ascoltato anche quanti pareri contrari sono stati espressi sugli emendamenti proposti dall'opposizione.
Una cosa è certa: il decreto-legge in esame ha deluso molto non soltanto noi, che è la cosa minore, ma soprattutto gli allevatori. Il dato di fatto è che c'è una legge precedente da rispettare, la n. 119 del 2003 firmata dall'allora Ministro Alemanno, che è una buona legge; ci sono stati degli allevatori che con tanto sacrificio l'hanno rispettata, ma ci sono, invece, i cosiddetti irregolari, io preferisco chiamarli così (il termine splafonatori è stato coniato dal Ministro Zaia, io preferisco chiamarli irregolari) che non hanno avuto proprio la bontà di osservare tale legge.
Quindi, chiamatela come volete: sanatoria, condono, ma comunque il dato di fatto è che si va a premiare chi non ha rispettato quella legge e si va, invece, a penalizzare chi con sacrifici soprattutto economici - c'è chi ha anche aperto dei mutui - l'ha rispettata. Il nostro intento, allora, è quello di tener presente che bisogna premiare chi le regole le ha seguite, altrimenti veramente si usano due pesi e due misure e questo noi dell'opposizione non lo possiamo accettare.
Quindi, il dato di fatto è che esistono dei contenziosi con l'Europa di circa 1 miliardo 700 milioni di euro che bisogna comunque pagare e che in ventiquattro anni, lo ha detto lo stesso Ministro, il totale delle multe è arrivato a 3 miliardi di euro. C'è chi, con tanta furbizia, è riuscito ad evaderle e questo a noi non piace.
Vi è anche il parere negativo delle regioni, pertanto non possiamo accettare la stessa figura del commissario perché tale parere è essenziale e, lo ripeto, le regioni ormai sono contrarie a questo decreto-legge, come sono contrarie le associazioni, le organizzazioni di categoria. C'è stato detto che noi diamo troppo retta alle associazioni, io replico di nuovo dicendo che comunque le associazioni difendono i diritti, ma anche i doveri, degli associati stessi.
Noi ammettiamo che il Ministro abbia ottenuto queste 600 mila tonnellate in più di latte, che comunque occorre suddividere, ma riteniamo di non poter assolutamente accettare questo modo di procedere con un decreto-legge che impone a noi, ma anche agli addetti ai lavori, delle regole così fatte. Pag. 24
Oltretutto abbiamo sollevato di nuovo la questione del Fondo di solidarietà nazionale, ma ci è stato risposto picche, perché il Fondo mi pare che oggi sia dotato di 110 milioni di euro, quindi completamente insufficiente a soddisfare le richieste di tutte le imprese agricole. Abbiamo richiesto che il fondo destinato al settore lattiero-caseario fosse aumentato addirittura a 75 milioni di euro, ma neanche questo è stato fatto. Non ci sono le coperture adatte, in quanto vi è stato un rincorrersi tra la Commissione agricoltura e la Commissione bilancio e ci siamo resi conto che la coperta è talmente corta che, se la tiri da una parte, purtroppo si scopre l'altra.
Noi dell'Italia dei Valori, pertanto, non possiamo accettare questo decreto-legge così come è costruito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Saluto una delegazione di parlamentari del Canada, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, il Ministro che non vedo più - quindi l'afflato d'interlocuzione con l'Aula evidentemente è durato poco ed è svanito - ha cercato di difendere le scelte del Governo nell'adottare questo decreto-legge invocando qualche vantaggio che ne sarebbe venuto in forza della trattativa che il nostro Governo ha svolto a livello europeo. Noi non neghiamo che il Ministro ha portato a casa qualche risultato da Bruxelles e siamo evidentemente contenti che vi sia stato un ampliamento delle quote latte a disposizione.
Quello su cui non siamo assolutamente d'accordo - e che il Ministro fa finta di non capire - è la modalità di distribuzione di queste quote all'interno del nostro Paese e la modalità di supplemento di sanatoria o di condono che con questo decreto-legge è stata introdotta. Le quote in più portate a casa in modo anche positivo sono distribuite a chi ha sforato, a chi ha evaso e a chi neppure si impegna seriamente a chiudere i suoi contenziosi con l'amministrazione pubblica.
Allora, è inutile che il Ministro faccia in Aula una sorta di ricatto al Parlamento dicendo che, se non si converte il decreto-legge, vanno in crisi le aziende agricole. A parte che i numeri e le cifre da lui citati mi sembrano francamente una drammatizzazione esagerata, ma è il Governo che ha scelto la via del decreto-legge, è il Governo che non ha fatto ricorso ad uno strumento di legislazione ordinaria che avrebbe consentito una discussione senza rigidità e strozzature. Peraltro, si vorrebbe arrivare addirittura a forzare ulteriormente il dibattito, come è stato ventilato poco fa nella Conferenza dei presidenti di gruppo, applicando uno strumento, la cosiddetta tagliola, che non è prevista dal nostro Regolamento e di cui, a nostro avviso, neppure ricorrono le condizioni.
In questo decreto-legge, che rappresenta una forzatura, si teorizza la violazione delle regole. Allora, è inutile che il Ministro ci dica: o lo convertite, o vi saranno dei danni economici. Noi non possiamo avallare una soluzione che premi coloro che hanno violato le regole. Il Ministro ci ha spiegato - e lo ha detto anche in un'intervista di oggi al giornale del suo partito - che quello che non funzionava era legge n. 119 del 2003. Spieghi, dunque, all'allora Ministro Alemanno, oggi sindaco di Roma, all'ex Alleanza Nazionale e ai suoi colleghi di maggioranza e di Governo che era la legge di Alemanno a non funzionare e che ha premiato gli evasori.
A noi pare, invece, che quella legge avesse introdotto dei criteri rigorosi e apprezzabili. Viceversa, è in questo decreto-legge che premiamo gli evasori e i furbi. Quando si dice che sono ammessi a rateizzare in trent'anni coloro che si impegnano a pagare il loro debito e soprattutto che per decadere dalla rateizzazione bisogna incorrere nel mancato ritardato versamento Pag. 25dell'intera rata, amici, si prende in giro il Parlamento e il Paese, non solo gli agricoltori.
Infatti, se sono ammesso alla rateizzazione e poi non decado più, salvo il fatto di non pagare l'intera rata in modo reiterato, a contrario si deduce che basta che paghi una quota di rata in modo non reiterato per non decadere. Allora, questa è una beffa: ho il vantaggio di essere sanato, di accedere alle quote e non ho neppure l'obbligo e il vincolo di rispettare la rateizzazione. Inoltre, dato che non si condiziona tutto questo all'abbandono definitivo dei contenziosi giudiziari, chi ha le sospensive giudiziarie e non rateizza e non rinuncia ottiene lo stesso le quote. Questa è un'altra beffa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Presidente... anche il Governo...
PRESIDENTE. Onorevole Lehner, non distragga il Governo, per cortesia. Onorevole Vietti, il suo tempo è già scaduto, comunque, data questa interruzione, le concedo altri trenta secondi.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, credo però che qui non vi sia un problema di tempi, ma di sostanza. Tra l'altro, le ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva deciso che la seduta fosse sospesa. Vorrei sapere quando vi sarà questa sospensione.
PRESIDENTE. Onorevoli Vietti, come ho avuto modo di dire più volte, ciò era anche in virtù del fatto che avremmo dovuto sospendere la seduta in attesa della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata di nuovo alle 12,30. Anche per questo motivo, ho ritenuto opportuno dare la parola ad un oratore per gruppo. Prego, onorevole Vietti.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, la ringrazio, ma avrei apprezzato ancora di più se lei avesse direttamente consentito la riapertura del dibattito, perché non c'è dubbio che il Ministro ha fatto un intervento politico di interlocuzione con la Camera, che non c'entra niente con i pareri, ma tant'è, ci accontentiamo. Concludo dicendo che è il provvedimento è stato rallentato non per colpa dell'opposizione, che non ha fin qui fatto nessun ostruzionismo, ma perché la maggior parte dei tempi morti è stata dovuta all'interlocuzione tra la Commissione di merito e la Commissione bilancio, perché quest'ultima ha giustamente rilevato che il provvedimento, a parte tutte le altre incongruenze, non ha le coperture. Il Fondo di solidarietà nazionale dovrebbe essere coperto per 220 milioni, 80 milioni devono coprire il buco del 2008, ne rimangono 30 sui teorici 220 necessari.
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, deve concludere.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. La fiscalità aggiuntiva non è coperta, e tutto questo rivela un contrasto interno nella maggioranza. Quindi, per cortesia - lo vorrei dire al Ministro che non c'è, se posso permettermi di riprendere le espressioni di Di Pietro - la maggioranza e il Governo non pretendano di addebitare all'opposizione colpe che sono tutte solo al proprio interno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, dobbiamo a questo punto sospendere la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata per le 12,30.
Sull'ordine dei lavori (ore 12,10).
SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, colleghi, è sulle pagine di un autorevole quotidiano di oggi la vicenda di Alidad Pag. 26Rahimi, un dodicenne afghano, un ragazzino cui i talebani hanno ucciso il padre, un ragazzino che ha cercato disperatamente nel nostro Paese un rifugio, dopo tre anni di viaggio che lo hanno condotto in Iran con i fratellini e con la madre, un ragazzino coraggioso e disperato, che, dopo aver impiegato tre anni a viaggiare alla ricerca del diritto alla vita, è stato ricacciato in poche ore dal questore di Ancona e rimandato in Grecia.
In questo modo il nostro Paese non ha solo violato le sue stesse leggi - poiché il decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, lo impedisce - e i trattati internazionali - in particolare, la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo - ma, oltre al diritto, ha infranto anche la propria immagine: respingendolo in Grecia ha dimostrato non solo di non avere rispetto per le norme internazionali, ma neppure per la pietà.
Mi domando, e vi chiedo di chiedervi in coscienza, se un Paese che non sa avere pietà e non sa accogliere un rifugiato politico di dodici anni è un Paese che può ancora parlare di civiltà, perché quando si arriva a respingere dei minori che fuggono dalla guerra, dalla disperazione, dalla fame e dall'odio, significa che si è perso il senso della civiltà.
Da diversi mesi abbiamo chiesto al Ministro Maroni, d'intesa con la Commissione bicamerale per l'infanzia, di affrontare il tema dei minori stranieri non accompagnati: non è stato fatto assolutamente nulla. È raccapricciante leggere su un giornale una vicenda di questo genere e non sentirsi indignati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
È una cosa che ci deve fare vergognare tutti come Paese di essere qui a leggere situazioni e vicende di questo genere: un dodicenne che è arrivato su un TIR e in poche ore è stato rimandato indietro, violando le leggi di un Paese che ha avuto persone che sono state accolte in momenti altrettanto drammatici.
Il Ministro Maroni deve affrontare questo tema e deve dare risposte: questo io chiedo! Più volte il nostro gruppo si è occupato di questa vicenda e l'ha denunciata in quest'Aula. È ora che questa cosa finisca! È ora che gli italiani sappiano che non vi è posto neanche per i bambini stranieri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, mi sento di dire che è vergognoso che in un Paese come il nostro possano accadere situazioni simili. Noi dobbiamo difendere e tutelare i minori, a prescindere dalle Convenzioni internazionali, ma soprattutto dagli organismi italiani che sono stati creati proprio per queste finalità (e ce ne sono tanti: ho avuto modo di dirlo nelle tante riunioni). Noi, in Commissione infanzia, abbiamo promosso anche un'indagine conoscitiva su questo: vi sono in Italia più osservatori che minori!
Di fronte a questo, noi li dobbiamo difendere come nostri figli: non possono essere dei numeri (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico)! Rilancio urgentemente la necessità di uno status per i minori stranieri non accompagnati: questo è urgente! Vi è anche la sensibilità su questo, com'è noto, del nostro Presidente della Repubblica.
Dobbiamo, quindi, bloccare questa vergogna: non so se riusciremo a farlo, se è nei nostri compiti, ma vediamo, anche come presidenza della Commissione infanzia, cosa fare per bloccare questa vergogna! Non possiamo farlo e non dobbiamo farlo sui nostri figli, sui bambini, sui minori, che dobbiamo tutelare sempre e in ogni modo (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della Camera, che sono certo solleciterà il Ministro Maroni a riferire in Aula.
GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, intendo associarmi anch'io allo sdegno per questo accidente, che spero sia soltanto un incidente. Se i fatti sono quelli che ho ascoltato, a questo punto mi associo anch'io a chiedere che sia il Ministro Maroni a venire in Aula a darci tutte le spiegazioni. Vorrei aggiungere che credo sia opportuno e giusto che il questore di Ancona sia messo sotto inchiesta, perché temo che sia una forzatura probabilmente di quest'ultimo.
PRESIDENTE. Come preannunciato, sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata per le 12,30.
La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,55.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, testé svoltasi, i lavori della Camera riprenderanno domani, 1o aprile, alle ore 9, con il seguente ordine del giorno:
disegno di legge n. 2187 - Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (da inviare al Senato - scadenza: 12 aprile 2009);
disegno di legge n. 2263 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario (Approvato dal Senato - scadenza: 6 aprile 2009);
disegno di legge n. 2232 - Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (da inviare al Senato - scadenza: 25 aprile 2009);
mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00109 e Cicchitto, Cota, Milo e Conte n. 1-00143 concernenti iniziative relative al sistema creditizio italiano, con particolare riferimento alla riforma delle fondazioni bancarie e delle banche popolari quotate.
Alle ore 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Il seguito dell'esame del disegno di legge n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche sarà previsto in sede di predisposizione del calendario dei lavori per il restante periodo del mese di aprile.
Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti i deputati Alessandro Bratti, Giuseppina Castiello, Mario Cavallaro, Giovanni Fava, Pietro Franzoso, Agostino Ghiglia, Stefano Graziano, Mauro Libè, Daniela Melchiorre, Gaetano Pecorella, Antonio Rugghia e Paolo Russo.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Salvatore Cintola, Gennaro Coronella, Gerardo D'Ambrosio, Vincenzo De Luca, Gianpiero De Toni, Pag. 28Egidio Digilio, Cosimo Izzo, Daniela Mazzuconi, Cesarino Monti, Magda Negri, Vincenzo Nespoli e Salvatore Piscitelli.
Comunico, d'intesa con il Presidente del Senato, che la Commissione è convocata per mercoledì 1o aprile 2009, alle ore 14, nella sede di Palazzo del Seminario per procedere alla propria costituzione.
Sull'ordine dei lavori.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ci auguriamo che l'inversione dell'ordine del giorno o, meglio, la modifica dell'ordine del giorno e il passaggio al decreto-legge riguardante gli incentivi sia in realtà preludio ad una riflessione sulla questione delle quote latte. Ci auguriamo che la maggioranza voglia rivedere quanto aveva predisposto. Infatti, sulla questione delle quote latte c'è una storia che ancora deve essere approfondita per quanto riguarda gli aspetti del passato e per il modo in cui si è arrivati alla situazione attuale. Non posso che ricordare l'apologia della legalità di Pietro Calamandrei, scritta in tanti suoi interventi, ma in particolare in un intervento del gennaio del 1940, quando affermava che la legge è fatta non per un solo caso ma per tutti i casi simili ed è dato a tutti noi di sentire nella sorte altrui la nostra stessa sorte, indipendentemente dalla bontà del suo contenuto e anche quando il contenuto della legge non ci piace.
Mi auguro, quindi, che il principio di legalità venga rispettato anche in questo caso e che coloro i quali, invece, hanno violato questo principio non siano favoriti rispetto a coloro che l'hanno osservato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori a fine seduta, come lei mi aveva segnalato prima.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. La ringrazio perché dopo l'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo ho l'occasione di rappresentare a lei, a tutta l'Aula e ai colleghi, una certa soddisfazione per il fatto che, se non altro, vi è stato il rinvio del decreto-legge sulle quote latte, che riguarda una questione su cui in questa settimana e in questi ultimi giorni di lavori parlamentari il nostro gruppo e l'opposizione si è battuta affinché si addivenisse ad un radicale mutamento e cambiamento del testo del decreto-legge. Inserendo questo provvedimento al secondo punto dell'ordine del giorno della seduta di domani, si consentirà a chi di dovere di utilizzare questo tempo per riflettere e per evitare di riprodurre gli stessi errori che erano contenuti nel testo precedente.
D'altronde, mi sembra ovvio che in una situazione di crisi venga data precedenza al decreto-legge anticrisi, che riguarda l'industria, la piccola e media industria, l'industria automobilistica e gli ammortizzatori sociali, un tema assolutamente atteso dal Paese con il quale forse sarebbe stato più opportuno iniziare oggi i lavori della Camera, senza perdere ulteriore tempo su una questione, quella delle quote latte, che è non solo iniqua ma socialmente sbagliata.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, da mesi abbiamo lanciato da questi banchi l'allarme rifiuti in Sicilia. In alcune province l'emergenza si è ulteriormente ampliata: vi sono zone e territori invasi dalla spazzatura. Sotto accusa abbiamo messo e mettiamo le strutture che in Sicilia si sono messe in campo in questo settore, gli ATO, che, gestiti in gran parte (quasi totalmente, salvo qualche eccezione) dal centrodestra, sono diventati veri e propri «mostri di Pag. 29potere». A fronte di tante spese folli e fuori controllo che sono state fatte, i lavoratori non vengono pagati, vi sono tasse esosissime per i cittadini che non vengono riscosse, vi sono debiti e la spazzatura rimane nelle strade. Inoltre, abbiamo più volte segnalato, e lo facciamo anche oggi, i grandi affari che la criminalità organizzata e mafiosa realizza sulle discariche, dove vi sono fortissime speculazioni.
La regione, ad un anno dall'insediamento del nuovo presidente, dopo aver fatto tanto clamore in questo settore, non ha definito nulla. È stato fatto un decreto cui non è stato dato seguito. Vi è un'indolenza assoluta. Ci troviamo in una condizione di grande emergenza, che con la stagione che si apre, con temperature più alte, potrebbe comportare problemi igienico-sanitari.
La regione è assente, ma altrettanto assente è il Governo nazionale: abbiamo più volte richiamato l'attenzione del Ministro dell'ambiente, che è anche siciliana e non può non conoscere la condizione della Sicilia. Eppure, non abbiamo avuto alcuna risposta. Ecco perché torniamo qui ad accendere i riflettori.
Chiediamo al Presidente del Consiglio di avere la stessa attenzione che ha avuto per la Campania, dove è stata fatta tanta strumentalità sulla questione dei rifiuti. Per la Sicilia, invece, si tace. Segnaliamo al Presidente del Consiglio un articolo apparso proprio su La Stampa di Torino, a pagina 22, dove vi sono anche foto di bambini che sono costretti a stare nella spazzatura, che è diffusa nelle strade.
Il Presidente del Consiglio dei ministri mostri attenzione anche verso i siciliani ed eviti di non utilizzare questo argomento perché metterebbe sotto accusa il centrodestra, che in Sicilia governa ed è a lui alleato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per chiedere che il Ministro dello sviluppo economico, onorevole Scajola, e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, onorevole Prestigiacomo, vengano a riferire urgentemente in quest'Aula su un fatto gravissimo, a mio modo di vedere, che è accaduto.
Mi riferisco ai 3 miliardi di euro di fondi già stanziati per intervenire in favore del risanamento delle aree degradate nel nostro Paese, tra le quali vi è anche il sito di Torviscosa, cioè quello delle industrie chimiche «Caffaro». Tali risorse sono state spostate sul settore delle grandi opere, andando a coprire, tra l'altro, l'intervento relativo al ponte sullo Stretto di Messina.
È un fatto gravissimo, perché vi sono aziende del settore chimico che attendevano l'utilizzo di queste risorse. Inoltre, si tratta di piani che erano già stati presentati (ed alcuni di essi anche accolti), che oggi si trovano senza copertura finanziaria. Si tratta di un fatto gravissimo, che dimostra, ancora una volta, come questo Governo sposti le risorse da un capitolo all'altro, agendo come si faceva ai tempi di Mussolini durante il «ventennio» - lo sappiamo tutti - per far vedere che le risorse e le energie vi erano. Ora sta accadendo la stessa cosa.
È un fatto gravissimo, che sta mettendo in ginocchio sicuramente anche altre realtà, ma certamente le industrie chimiche «Caffaro» di Torviscosa. Queste ultime, infatti, stavano attendendo le citate risorse per tentare di uscire da una crisi, che rischia di mandare a casa, tra diretto ed indotto, circa mille persone, perché, improvvisamente, le risorse destinate al risanamento e alla bonifica del sito inquinato - che riguardava non solo la laguna di Marano e Grado, ma anche l'area di Trieste - non vi sono più.
Signor Presidente, la prego di intercedere presso il Governo, affinché i due Ministri vengano a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 1o aprile 2009, alle 9:
(ore 9 e ore 16)
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (2187-A).
- Relatori: Milanese, per la VI Commissione; Raisi, per la X Commissione.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1367 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario (Approvato dal Senato) (2263-A).
- Relatore: Paolo Russo.
3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (2232-A).
- Relatore: Lussana.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00109, Cicchitto, Cota, Milo e Conte n. 1-00143 e Vietti ed altri n. 1-00144 concernenti iniziative relative al sistema creditizio italiano, con particolare riferimento alla riforma delle fondazioni bancarie e delle banche popolari quotate.
(ore 15)
5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 13,05.