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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 164 di mercoledì 22 aprile 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,05.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Cota, Donadi, Gregorio Fontana, Frassinetti, Gibelli, Leone, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Messina, Palumbo, Romani, Soro, Valducci, Vegas, Vietti e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della relazione della XIV Commissione sul Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e sul programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese (Doc. XVIII, n. 10) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione della XIV Commissione sul Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e sul programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese.
Ricordo che nella seduta del 20 aprile 2009 si è conclusa la discussione di tale documento e che sono state presentate le risoluzioni Gottardo ed altri n. 6-00017, Evangelisti ed altri n. 6-00018 e Gozi ed altri n. 6-00019 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni).

(Parere del Governo - Doc. XVIII, n. 10)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo chiede la sospensione della seduta per cinque minuti per analizzare le risoluzioni.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, ne prendo atto, ma non posso fare a meno di evidenziare come sia abbastanza irrituale questo fatto. Comunque, sta bene. Su richiesta del Governo sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 10,10 è ripresa alle 10,15.

PRESIDENTE. Invito dunque il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

Pag. 2

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, vi era solamente un'ipotesi di riformulazione sulla risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019. Con tale riformulazione il parere del Governo su tale risoluzione è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Buonfiglio, la risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019 è stata riformulata.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole su tale risoluzione così come riformulata.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulle altre due risoluzioni presentate?

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario sulla risoluzione Evangelisti ed altri n. 6-00018.

PRESIDENTE. Quindi, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Gottardo ed altri n. 6-00017, mentre il parere è contrario sulla risoluzione Evangelisti ed altri n.6-00018, ed esprime parere favorevole sulla risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019, così come riformulata.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Sì, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XVIII, n. 10)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, su questi due importanti documenti dell'Unione europea l'onorevole Gottardo ha elaborato una pregevole risoluzione fatta con grande impegno - gliene do atto - come pure un documento altrettanto interessante è stato elaborato dall'onorevole Gozi.
Non ho capito molto bene perché vi siano stati due documenti anziché uno perché mi sembra che sulla sostanza delle cose, al di là di alcune qualificazioni più politiche, non esistono grandissime divergenze e ritengo che la politica comunitaria dovrebbe essere condivisa per ragioni nazionali da tutti gli schieramenti.
Ovviamente anche il mio partito ha presentato una delle risoluzioni e non avrò difficoltà a suggerire di votare tutte le risoluzioni per dimostrare in questo modo l'unità del Parlamento sulle questioni fondamentali di politica europea.
Detto questo, signor Presidente, vorrei svolgere due osservazioni e la prima riguarda la scarsa presenza in quest'Aula. La politica europea non appassiona il nostro Parlamento. Devo dire, però, che in questo caso gli assenti hanno più ragione dei presenti perché quella che stiamo recitando in quest'Aula in questo momento per molti aspetti - mi scusi l'espressione un po' forte - è una farsa.
Stiamo discutendo il programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009. Lo stiamo discutendo quando siamo arrivati già al quarto mese del 2009 e il programma del 2009 è stato formulato nel 2008. Ma non è il peggio. Stiamo discutendo il programma dei 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese.
La Presidenza francese si è già esaurita. Ricordo ai colleghi che la Presidenza francese ha avuto luogo dal 30 giugno 2008 alla fine del 2008. Il Parlamento è qui convocato per dare al Governo delle indicazioni sulla linea di politica europea che deve tenere nella seconda metà di un anno che è già passato, mentre la Presidenza ceca si avvia anch'essa alla sua conclusione.
Non so quanti di voi abbiano letto i pregevoli documenti che siamo chiamati a Pag. 3discutere. Troviamo affermazioni che suonano un po' comiche come proposte per il dibattito politico attuale. Mi riferisco, ad esempio, a quelle che riguardano gli impegni presi e da compiere nella seconda metà del 2008.
Vi domando: è possibile convocare il Parlamento per una discussione kafkiana, priva di oggetto e di contenuto? Non contribuiamo in questo modo al discredito del Parlamento? Né possiamo prendercela con il Governo, perché immagino che abbia presentato i documenti nei tempi dovuti.
Qui, signor Presidente, dovremmo porci una questione fondamentale che riguarda i nostri regolamenti: la Camera ha bisogno di istituire una sessione comunitaria a inizio d'anno per mettere in fase i lavori della Camera con i lavori del Parlamento europeo e della Commissione. Solo in questo modo diventa possibile svolgere un'attività che utilizza i margini - ampi per la verità - che la legislazione ci offre per svolgere fino in fondo la funzione di direzione che il Parlamento deve avere rispetto al Governo.
Se avessimo discusso questi documenti all'inizio del 2009 (quello della Presidenza francese andava discusso ben prima), se fossimo riusciti a mettere in fase l'attività del nostro Parlamento con quella delle istituzioni europee, allora la nostra attività di controllo parlamentare avrebbe avuto un senso. In questo modo è qualcosa di ridicolo. La discussione avrebbe dovuto essere orientata dal Governo, che ha le sue colpe: posto che questo è il dato, l'Esecutivo avrebbe dovuto presentarsi qui con una valutazione degli esiti della Presidenza francese, non discutere un documento che illustra cosa la Presidenza francese si proponeva di fare a metà del 2008. Occorreva valutare quali sono stati i risultati della Presidenza francese, come anche sarebbe già il tempo di una valutazione dei risultati, peraltro scarsi, della Presidenza ceca.
Quindi, vorrei chiedere a lei, signor Presidente, ma a tutte le forze politiche, di dare impulso alla proposta di riforma regolamentare, che giace e di cui si è parlato in Commissione (io l'ho sottolineato più volte), volta ad istituire una sessione comunitaria per dare un contenuto reale ai nostri dibattiti di politica europea.
Aggiungo, d'altro canto, che tutto sommato contribuisce a peggiorare la situazione la tremenda genericità di questi documenti di presidenza, nei quali risulta una sequela di buone intenzioni e si evita con la massima cura di affrontare i veri problemi e i veri nodi. Quando, per caso, questi vengono affrontati si fa con un linguaggio così tecnico da rendere difficile capire di cosa si sta parlando. Abbiamo un documento delle tre Presidenze in cui non so se la parola Moldavia ricorra. È probabile che non ci sia o, se c'è, compare una volta sola en passant, proprio in fondo. Abbiamo avuto una crisi drammatica in Moldavia, che ha richiamato pesantemente la responsabilità dell'Unione europea. Non so se ricorra la parola Georgia. Sapete quello che lì è accaduto, e la crisi georgiana è stata il perno della Presidenza francese.
L'impostazione di base del documento del Consiglio dei ministri europeo non tiene in alcun conto i problemi della crisi economica, che allora già si andava addensando e che poi, invece, è stata l'oggetto del nostre preoccupazioni nell'anno che adesso si conclude.
Di tutto questo, qui troverete poco. Debbo lodare gli onorevoli Gottardo e Gozi che, in qualche modo, hanno posto (io lo avrei fatto con più decisione) alcune questioni, che peraltro nel testo erano accennate.
Nella risoluzione Gottardo ed altri n. 6-00017 - un passaggio analogo vi è anche nella risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019 (Nuova formulazione) - si parla del problema del finanziamento e del cofinanziamento delle politiche agricole. Vorrei attirare l'attenzione dell'Assemblea su questo argomento che è un problema drammatico e vitale. Infatti, abbiamo festeggiato la grande vittoria sulle quote latte. Voi sapete come sia dura la posizione del mio partito su questo tema. Ma non abbiamo detto - o pochi hanno Pag. 4ricordato, io nel mio intervento l'ho fatto - che abbiamo acconsentito alla fine del regime delle quote latte al 2015.
Con la fine del regime delle quote latte non è vero, come dice qualche amico della Lega, che il latte padano invaderà l'Europa, accadrà il contrario! Perché il miglior produttore di latte padano non ce la fa a produrre un litro di latte con meno di 35 centesimi di euro, e il peggiore, in Lituania o in Polonia, produce un litro di latte con 18 centesimi. Quindi, noi avremo una situazione drammatica per i produttori di latte in Italia, ma non solo per i produttori di latte.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. L'indirizzo politico della Fischer Boel, il nuovo commissario, è volto sostanzialmente a rifare la politica agricola comune minimizzando le misure di sostegno. La stessa cosa, viene fatto rilevare, riguarda le politiche di coesione. La proposta del cofinanziamento che viene avanzata è molto dubbia dal mio punto di vista, però perlomeno pone una questione di grande importanza, di grandissimo rilievo, verso la quale noi ci avviamo con una totale mancanza di attenzione e di discussione in quest'Aula parlamentare, ma anche nel Paese.
Noi voteremo a favore delle risoluzioni, ma con una profonda insoddisfazione e con una forte domanda affinché si proceda ad una riforma parlamentare che consenta al Parlamento di svolgere dignitosamente la sua funzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,28).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa delle dichiarazioni di voto - Doc. XVIII, n. 10)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, siamo alla vigilia delle elezioni europee e ci vorrebbe un po' di attenzione ai temi comunitari, attenzione che al solito latita. Ha ragione il presidente Buttiglione quando sostiene che questa mattina stiamo un po' recitando e che servirebbe mettere in fase i lavori della Camera con i lavori e le attività della Commissione europea.
Quindi, il richiamo a poter attivare una sessione comunitaria credo sia quanto mai opportuno, e lo faccio mio. Pensate che tra poco, il prossimo mese di maggio del 2009, discuteremo della legge comunitaria del 2008, e questo dice già tutto.
Premesso, anche da parte mia, che il lavoro che abbiamo svolto in Commissione, guidato dal relatore, onorevole Gottardo, è stato assolutamente positivo - e mi permetto di dire, il lavoro fatto da tutta la Commissione e, quindi, anche dall'opposizione - personalmente coglierei quest'opportunità per evidenziare i rischi che corre il progetto comunitario, visto che fra qualche settimana dovremo parlare di Europa ai cittadini chiedendo loro un voto, possibilmente anche in funzione della politica europea e non solo di quella italiana.
Ebbene sono numerosi gli indizi che testimoniano della progressiva perdita di autorevolezza della Commissione e del progetto europeo nel suo insieme. Ad esempio, siamo in presenza di un istintivo ritrarsi nel protezionismo di fronte alla durezza della crisi economica subito colto dalla gente comune, a conferma di quanto sia importante - e ahimè poco considerato a volte da noi stessi diretti interessati - il ruolo guida che dovrebbe avere la classe politica. Pag. 5
Quando il Primo Ministro britannico incautamente proclama «il lavoro inglese ai lavoratori inglesi» non ci si può poi meravigliare se operai inglesi si ribellano contro operai italiani chiamati a lavorare nella terra di Sua Maestà. Oppure, ancora, quando di fronte alla notizia che la Renault, industria di Stato francese, riporta in terra patria la produzione di un suo noto modello a suo tempo delocalizzata in Slovenia, così da creare 400 posti di lavoro per i francesi, la presa di posizione del Presidente Barroso di fronte a questa indubbia manovra nazionalista è la sospetta, dico io, affermazione che non vi sia stata alcuna violazione del principio della libera circolazione dei capitali e del lavoro nell'Unione (forse consapevole Barroso che il consenso di Sarkozy sarà decisivo per una sua riconferma al vertice).
Esempi che dicono una cosa sola, signor Presidente: il protezionismo mette a rischio la sopravvivenza dell'Unione europea. Ed è questo il nemico con il quale bisogna confrontarsi.
Probabilmente il professor Rusconi, in un suo recente intervento su La Stampa, qualche settimana fa, esagera quando sostiene che l'Europa politica è morta vittima della depressione internazionale.
È indubbio, però, che il prolungato stallo della Commissione Barroso in via di scadenza ed il conseguente protagonismo, forse inevitabile, di Francia e Germania, rischiano, nel mezzo della più grave crisi economica che mai gli europei abbiano dovuto affrontare dalla fine della seconda guerra mondiale, di indebolire oggettivamente la costruzione europea, relegando l'Unione al solo campo degli scambi commerciali e della moneta unica, allontanando forse per sempre il sogno dell'unità politica.
Il professor Rusconi è molto duro e diretto, ma la realtà di questi mesi è fatta di misure difensive, direi forse più che di contrasto, adottate dai singoli Stati nazionali senza una reale concertazione comunitaria. I cittadini europei, anche i meno avvertiti, istintivamente colgono questa difficoltà dell'Europa, questo momento di bassa marea per l'ideale federalista e considerano inutili le prossime elezioni, come ci informa l'Eurobarometro, che dice che solo il 44 per cento degli europei sono interessati al prossimo voto: in pochi, in base all'Eurobarometro, conoscono la sua articolazione, a cominciare dalle date di svolgimento, sia per disinteresse sia per ignoranza dell'Unione europea e dei suoi meccanismi di funzionamento, in molti lamentano che il Parlamento non si occupa della vita quotidiana delle persone.
Ecco che allora questo disinteresse rischia di diventare un serio problema per le stesse istituzioni europee. Ebbene, signor Presidente, in questo scenario penso che ci sarebbe voluto un respiro che questa Commissione oggettivamente non è stata in grado di produrre, ma devo dire che non è che il Governo italiano - il Ministro competente oggi è assente per altri impegni e mi dispiace perché avrei preferito una sua presenza in quest'Aula durante questo sia pur breve dibattito - si impegni più di tanto perché la situazione migliori.
Devo dire allora, con la risoluzione che abbiamo presentato e che verrà poi illustrata dal nostro capogruppo, che il Programma del 2009 rimane troppo poco ambizioso rispetto alla necessità di compiere un deciso salto di qualità nei principali ambiti dell'azione politica. Io ho qui esemplificato parlando della crisi economica, ma si potrebbe esemplificare anche discorrendo di infrastrutture, di giustizia o, ancora, di sicurezza o di politiche a fronte dei mutamenti climatici, ad esempio. Il pacchetto energia-clima predisposto dalla Commissione e approvato dal Parlamento e dal Consiglio, per fare un altro esempio, certo positivamente pone l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 20 per cento entro il 2020 o fino al 30 per cento a condizioni di analogo e dimostrato impegno da parte di altri Paesi extra UE.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,35)

ENRICO FARINONE. Nell'intenzione della Commissione, infatti, gli impegni assunti Pag. 6dovrebbero consentire all'Unione di giocare un ruolo decisivo nella Conferenza di Copenhagen, il prossimo dicembre, ma anche qui occorrerebbe osare di più, razionalizzare le proposte in ordine alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e anche incrementare i meccanismi di solidarietà tra i Paesi europei in caso di crisi energetiche.
I problemi fra Russia e Ucraina hanno testimoniato già in due occasioni la vulnerabilità dell'Europa e occorrerà considerare, più di quanto si è fatto sin qui, la scelta strategica operata dalla nuova amministrazione statunitense circa il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. L'Europa non può arrivare in ritardo a questi appuntamenti; bisogna attivare tutte le possibili iniziative nel campo della ricerca, dell'innovazione tecnologica, dell'opportunità di business, per porsi al passo con questo cambio di prospettiva.
Ecco, in sostanza, vorrei dire che l'incapacità di esprimere un chiaro orientamento sulle questioni decisive inerenti il futuro dell'Unione, penso ancora al coordinamento delle politiche fiscali che sarebbe quanto mai urgente o all'indispensabile politica comune in tema di immigrazione e integrazione, come abbiamo tragicamente constatato anche in questi giorni, è un punto di debolezza che l'Unione deve assolutamente saper superare, pena davvero il suo decadimento nell'opinione dei suoi cittadini, innanzitutto, e poi nell'opinione dei partner internazionali che già ora vedono un'Europa spesso divisa, che parla più voci e che non ha più, forse, la forza economica di un tempo.
Dunque, in conclusione, è sin troppo facile profetizzare un avvenire come si dice e come ormai fanno apertamente molti commentatori da G2 o da G7 senza la partecipazione di alcun Paese europeo se l'Unione proseguirà questo declino incipiente. Chi sta lavorando per una nuova Commissione indebolita e per un suo debole Presidente - ahimè questo qualcuno lo sta facendo - che rende evanescente l'Unione, rafforzando gli Stati nazionali, pare non rendersi conto che di fronte a Stati Uniti, Russia, Cina, magari al Brasile e al Canada, il futuro dei piccoli Stati europei rischia di essere insignificante.
Il ridimensionamento sotto il profilo della rilevanza economica inevitabilmente produrrà un'ulteriore minor rilevanza nelle questioni geopolitiche. Il monito del Presidente Obama circa il rischio del terrorismo fondamentalista è significativo in proposito, a fronte delle nostre incertezze di europei in Afghanistan. Ecco allora che il Programma 2009 credo che non sia che un tassello, il quale dovrebbe essere vissuto così anche da noi in quest'Aula. È un tassello in un mosaico assai più grande.
Allora è il momento di guardare l'intero mosaico e per questo occorrerà una Commissione all'altezza, non una Commissione prigioniera degli impulsi nazionalistici dei capi dei Governi nazionali. È questo che noi dovremmo chiedere ai cittadini che andranno al voto tra poche settimane. Presidente, nei momenti difficili si verifica la solidità dei processi storici e credo che l'Unione europea sia ad uno di quei punti di svolta che segnano il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se posso richiamare un attimo la sua attenzione le sarei grato se lei ci aiutasse a comprendere le motivazioni che stanno alla base del parere sfavorevole appena espresso dal Governo nei confronti della risoluzione che abbiamo presentato come gruppo dell'Italia dei Valori. Rivolgo questa domanda perché davvero è di difficile comprensione questa valutazione. Le leggo brevemente il dispositivo da noi proposto: «impegna il Governo ad attivarsi concretamente nelle forme più opportune affinché le necessità espresse in premessa trovino un rapido inserimento all'interno della politica legislativa della Commissione europea e ne diventino parte integrante».
Allora provo a leggere insieme a lei quale può essere la parte che stona rispetto Pag. 7alla posizione del Governo. Forse non è giusto lavorare per eliminare il divario ancora oggi esistente tra il nostro Paese e gli altri Paesi membri nell'accesso ad Internet e ai servizi informatici? Forse non è condivisa la necessità di potenziare ed integrare le università nazionali con quelle europee per lo sviluppo della ricerca? Forse il Governo non condivide la necessità di promuovere politiche sociali di sostegno alla maternità e alla paternità anche attraverso l'incremento delle strutture e dei servizi per l'infanzia? Oppure cos'è che non piace al Governo, forse la necessità di lavorare e garantire in concreto la pari opportunità tra uomo e donna?
Scriviamo, inoltre, che appare necessario sottoscrivere un patto sociale europeo per l'erogazione di aiuti ed ammortizzatori sociali ai lavoratori disoccupati in relazione alle effettive capacità di sostentamento e alla numerosità del nucleo familiare. Ciò non piace al Governo? Oppure non piace la necessità di istituire specifici consorzi europei per lo sviluppo energetico rinnovabile? Non piace la necessità di aumentare la trasparenza nelle politiche di assegnazione dei fondi europei, anche attraverso la possibilità di verificare l'avanzamento e le procedure di assegnazione on line di questi? Non piace la necessità di promuovere una politica comune di contrasto all'evasione fiscale? Non piace al Governo la necessità di sollecitare la creazione di una authority di vigilanza europea, su nomina dei Paesi membri, per il controllo e la supervisione dell'operato delle banche, inclusa la Banca centrale, quando sappiamo che dalle banche che ha originato la crisi economica e finanziaria che ha coinvolto l'intero globo?
Non piace al Governo la necessità di prendere iniziative specifiche in materia penale ed anche civile al fine di contrastare in maniera adeguata la criminalità? Non piace al Governo che in materia di sicurezza si affermi, regolando a questo scopo in maniera coerente e condivisa, i flussi migratori intracomunitari ed extracomunitari, in base ai principi di solidarietà, di effettiva occupazione e capacità di sussistenza; e al tempo stesso creare un sistema di controllo comune delle frontiere e al contempo intervenire per sviluppare una legislazione comune in tema di asilo?
Cos'è che non piace al Governo di questa nostra risoluzione? L'ultimo punto al quale faccio riferimento è la lettera a): intervenire con iniziative specifiche finalizzate a sbloccare lo stallo che si è determinato riguardo al processo di ratifica del Trattato di Lisbona. Francamente, rileggendo, anche al contrario, questa nostra risoluzione non riusciamo a capire le motivazioni di questa valutazione negativa del Governo, anche perché questa nostra risoluzione, pur apprezzando la relazione presentata dall'onorevole Gottardo a nome della XIV Commissione, che aveva già visto il concorso e il parere favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori, non è certamente neanche in contrasto con quella presentata dall'onorevole Gozi, a nome del gruppo del Partito Democratico.
Perché, allora, rispetto a questi nostri punti e a queste nostre sollecitazioni, che vogliono superare una dimensione troppo generica con interventi specifici e concreti nella direzione di una sempre maggiore integrazione europea, si dice di «no»? Si dice di «no» perché l'ha presentata il gruppo dell'Italia dei Valori? Non ci voglio credere. Allora, signor Presidente, mi fermo qui e rinnovo l'invito a lei, affinché ci aiuti e possa stimolare il Governo a riconsiderare la propria posizione. Siamo disponibili anche ad un'eventuale riformulazione, qualora ci fosse richiesta, ma davvero ci sembra una mancanza di sensibilità politica e di attenzione istituzionale. Del resto, come abbiamo visto, il Governo non era nemmeno presente quando abbiamo iniziato i nostri lavori questa mattina. Ci si dica perché questa nostra risoluzione non va bene. Ovviamente, sulla base della risposta calibreremo la posizione del gruppo dell'Italia dei Valori rispetto alla risoluzione presentata dall'onorevole Gottardo, non a nome della Pag. 8maggioranza - lo ripeto - ma della XIV Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, annuncio subito che il gruppo della Lega Nord esprimerà naturalmente un voto favorevole sulla risoluzione del collega Gottardo e voterà favorevolmente sulla risoluzione del collega Gozi, nel testo riformulato, mentre voterà in maniera nettamente contraria su quella proposta dal collega Evangelisti, non per partito preso o per una questione ideologica o di schieramento politico, ma per i contenuti, che ci sembrano abbastanza strumentali e poco attinenti al vero argomento della risoluzione, cioè il programma di lavoro di una Commissione. Comunque, al di là delle polemiche, che sicuramente qui non vogliamo sollevare - sarò brevissimo e consegnerò poi una nota più specifica agli uffici, affinché rimanga agli atti -, mi preme solo sottolineare che il programma di lavoro presentato, sul quale la Commissione ha svolto un ampio dibattito molto proficuo, avviene comunque in un contesto abbastanza difficile, perché si è in una fase di rinnovo degli organi istituzionali dell'Unione europea, del Parlamento tra pochi mesi e, conseguentemente, immediatamente dopo, di tutti i vari membri della Commissione. Peraltro, si tratta di un rinnovo in cui, così come è scritto nella risoluzione dell'onorevole Gottardo, si auspica, ma non è ancora completata l'adesione completa al Trattato di Lisbona. Quindi, non vi è sul tavolo una vera e propria riforma strutturale di tutto il sistema Europa, che continua a sfornare direttive allucinanti e incredibili, l'ultima riguarda addirittura le dimensioni dei cappelli che ci dovremmo mettere in testa, ma tiene poco conto, al di là delle proposte di direttive, che però hanno tempi lunghissimi, delle richieste reali che arrivano non solo dal nostro Paese, ma da tutti gli Stati membri, in materia di crisi.
Adesso vi è la proposta di una direttiva specifica per quello che riguarda le piccole e medie imprese europee, però siamo ancora a livelli di proposte di direttive, quando le piccole e medie imprese, invece, avrebbero assoluta necessità di avere risposte molto più celeri, anche dal livello europeo.
Capite che noi che ci siamo sempre definiti euroscettici su tanti temi continuiamo ad esserlo perché, in primis, a livello europeo non vi è ancora la possibilità di addivenire ad una riforma strutturale e completa degli organi istituzionali, e quindi di dare un reale potere in mano soprattutto agli Stati membri per andare a negoziare in maniera pesante quelli che sono gli interessi non protezionistici, ma specifici di ogni Stato membro.
L'ultima - è uscito anche un documento abbastanza critico - riguarda le aliquote IVA ridotte. Durante l'ultimo Consiglio dell'Ecofin del 10 marzo 2009 sono state tenute in maggior considerazione delle piccole richieste, veramente ridicole, che non vanno nel senso della coesione in materia di armonizzazione dell'IVA, da parte di Portogallo, Regno Unito, Grecia e di tanti Stati, ma non si è tenuto conto, invece, della necessità di tutelare i servizi con un valore aggiunto importante in termini di lavori «usuranti», che riguardano, di fatto, il 90 per cento delle aziende italiane.
Siamo stati costretti, il Governo italiano è stato costretto a votare questo provvedimento, perché lì il voto è stato all'unanimità, perché altrimenti sarebbero saltate tutta una serie di agevolazioni e di IVA ridotte su dei servizi che già eroghiamo.
È chiaro che un sistema di negoziazione diverso in seno all'Unione europea aiuterebbe Stati comunque forti e fondatori dell'Unione europea, come il nostro, a spuntare meglio e di più condizioni a favore non solo delle nostre imprese, ma del nostro sistema in generale.
Questo sul piano europeo; sul piano nazionale, anche in virtù del ruolo di vicepresidente della XIV Commissione, ribadisco un concetto che è trasversale, perlomeno tra i componenti della XIV Pag. 9Commissione: se si vuole pesare di più in Europa, è necessario che vi siano delle modifiche regolamentari serie al Regolamento della Camera, affinché non vi sia solo una sessione specifica per la legge di bilancio, ma anche una sessione specifica riguardante le materie comunitarie, perché, altrimenti, saremo sempre e comunque costretti, come è avvenuto e sta avvenendo per la legge comunitaria del 2008, ripeto, per la legge comunitaria del 2008, a rincorrere tutta una serie di infrazioni che costano a questo Paese risorse che potrebbero essere impiegate in maniera diversa, principalmente, ripeto, sul settore del sociale e delle piccole e medie imprese.
Senza alcuna intenzione polemica, abbiamo sottoscritto, come gruppo della Lega, la risoluzione del collega Gottardo perché quella risoluzione nasce da un lavoro molto importante e approfondito. Non è una frase fatta, ma è una realtà e il resoconto stenografico dei lavori in Commissione ne è la prova.
Ma sosteniamo anche, perché vi ritroviamo molte tematiche che possono dar modo di sviluppare un approccio diverso alle problematiche europee, la risoluzione dell'onorevole Gozi, ripeto, laddove riformulata come richiesto dal Governo, perché potrebbe essere un punto di partenza per quel tipo di riforme, se non altro in seno al Parlamento europeo, che ci vengono chieste non dagli organi istituzionali europei, ma, di fatto, dai cittadini, che chiedono delle risposte immediate e non in tempi lunghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, devo dire che la disattenzione con cui questo Parlamento e anche il Governo trattano le questioni europee è veramente scoraggiante per chi crede nell'Europa, ci ha lavorato e vuole portarne di più in Italia, ma certamente non mi scoraggerò, come immagino non si scoraggeranno i colleghi della XIV Commissione con cui condividiamo gran parte delle analisi che sono state fatte.
Il programma legislativo per il 2009 e il 2010 assume una rilevanza politica molto particolare per il contesto di crisi, per la prossima scadenza elettorale europea, per la possibile entrata in vigore del Trattato di Lisbona. In un passaggio così critico, alla luce delle crescenti prerogative dei Parlamenti nazionali in materia europea e della rilevanza costituzionale che finalmente le regioni e gli enti locali assumeranno con il Trattato di Lisbona, abbiamo sostenuto in Commissione XIV, e condividiamo l'obiettivo di avere più Europa e più sussidiarietà proposto dal relatore, onorevole Gottardo, che voglio di nuovo ringraziare per l'ottima cooperazione.
Una cooperazione tra maggioranza e opposizione tanto più necessaria dal momento che tutte le forze politiche concordano sulla necessità di adattare il funzionamento di questa Camera, per poter partecipare di più e con più efficacia ai processi europei: su questo sono pienamente d'accordo con quanto è stato detto prima dall'onorevole Buttiglione, poi dall'onorevole Pini. Su questo il Presidente Fini sta dimostrando una grande attenzione, e avrà da parte nostra il massimo sostegno.
Purtroppo non è altrettanto positivo il giudizio che esprimiamo sull'azione del Governo rispetto al programma legislativo dell'Unione europea; e così rispondo anche all'onorevole Buttiglione. Il programma legislativo è già in corso di attuazione. Abbiamo già sei mesi, anzi di più: abbiamo otto mesi per valutare l'azione del Governo, ed essa per ora non ci soddisfa. Per questo abbiamo presentato una nostra risoluzione, che abbiamo riformulato per rispondere all'onorevole Pini, e per questo ci asterremo sulla risoluzione proposta dalla maggioranza. Lo faremo perché giudichiamo l'azione del Governo insufficiente, a volte sbagliata (è stato già ricordato un passaggio dall'onorevole Pini), spesso non efficace in varie politiche di forte interesse nazionale.
Al di là delle sue dichiarazioni, ad esempio, ci chiediamo perché il ministro Pag. 10Tremonti non abbia presentato alcuna proposta operativa volta a rafforzare il coordinamento delle politiche economiche nella zona euro, di cui si parla nel programma che stiamo esaminando. Non capiamo - e lo rilevava già l'onorevole Pini - perché abbia dato il suo consenso il 10 marzo ad un accordo in materia di IVA sui servizi ad alta manodopera o prestati su base locale, che non solo non estende la riduzione delle aliquote a favore delle piccole e medie imprese italiane, ma che, anziché eliminare deroghe che vanno a favore di piccole e medie imprese di altri Stati come il Portogallo o i Paesi dell'est, addirittura le estende. Siamo poi preoccupati per i ritardi in tempo di crisi che sta subendo in Italia l'attuazione dell'Atto unico per le piccole e medie imprese.
L'azione del Ministro Tremonti non ci convince neppure per quanto riguarda i legami tra il programma legislativo che stiamo discutendo, la Presidenza del G8 e la partecipazione dell'Italia al G20. L'Europa, infatti, dopo Londra deve svolgere un ruolo molto attivo nella definizione delle nuove regole multilaterali; per farlo, però, deve dare l'esempio: ciò significare ridurre la frammentazione dei suoi sistemi di vigilanza sui mercati finanziari, e ridurre la frammentazione della sua presenza sulla scena finanziaria internazionale. Al G20 c'era un rappresentante cinese, un rappresentante americano, dieci europei: una situazione non sostenibile, siamo troppi, e visto che in Europa noi italiani non siamo i più forti sarebbe interesse prioritario dell'Italia unificare ora la rappresentanza della zona euro sulla scena internazionale.
Ai Ministri Maroni e Frattini sin dall'inizio del programma abbiamo manifestato le nostre perplessità sul Patto per l'immigrazione, che orienta politicamente il programma legislativo europeo e che è inadeguato e incompleto: un'inadeguatezza dimostrata anche dalla recente, tragica vicenda della nave Pinar. Rimaniamo peraltro molto perplessi per i toni usati verso l'Europa dal Governo in questi giorni. Lunedì il sottosegretario Mantovano ha parlato di Europa «cialtrona», che ha fallito. Certo noi riteniamo che questo non sia il modo, anche quando si ha ragione, di farsi ascoltare e di contare di più in Europa. Peraltro, vorrei ricordare che l'Europa che ha fallito è un'Europa guidata dal conservatore Barroso, in cui le destre sono in maggioranza da ormai cinque anni in tutte le istituzioni, che ha gestito le politiche dell'immigrazione e della sicurezza negli ultimi cinque anni; è l'Europa che ha esaltato un Patto sull'immigrazione da noi fortemente criticato.
Per questo è necessario ed urgente aggiungere nel Programma legislativo europeo, alla luce proprio della vicenda Pinar, una proposta volta a prevenire in futuro situazioni di stallo come quella che abbiamo vissuto, e che introduca norme minime vincolanti sulla divisione delle responsabilità tra gli Stati e sull'assistenza alle vittime di questi traffici, ma non si doveva aspettare una tragedia del genere per cominciare a discutere di iniziative al riguardo!
Signor Presidente, onorevoli colleghi, a queste preoccupazioni per l'azione del Governo - o per la non azione del Governo - si aggiunge quella per la deriva minimalista dell'Europa: questa Europa non ha una leadership, le istituzioni europee mancano di coraggio, non emerge l'interesse generale europeo.
Le crisi attuali pongono con un'urgenza senza precedenti la questione di una nuova governance, e l'Europa rappresenta il solo laboratorio concreto di questa futura governance di cui il nostro pianeta ha bisogno. Dobbiamo riuscire a provare che Stati con modelli politici, economici e culturali simili, che cooperano da cinquant'anni nell'Unione europea e le cui società condividono ampiamente gli stessi valori fondamentali, sono capaci di far prova di unità e di apportare risposte efficaci; in caso contrario, falliremmo e dovremmo rinunciare ad esercitare, come italiani e come europei, un qualsiasi tipo di influenza sulla definizione del mondo del XXI secolo.
Ecco perché noi democratici siamo convinti che sia arrivato il momento di Pag. 11costruire l'Europa del dopo: dopo l'Europa delle rinunce e degli egoismi nazionali, tanto miopi quanto deleteri per i nostri cittadini, dopo l'Europa della crisi è arrivato il momento dell'Europa della politica e della cittadinanza.
L'onorevole Buttiglione parlava prima della disattenzione con la quale la classe politica italiana guarda all'Europa, una disattenzione che il dibattito di oggi conferma tragicamente; ed è ancora più grave, se si pensa che siamo ad un mese dal voto per le elezioni europee, signor Presidente! Prendiamole sul serio queste elezioni, confrontiamoci su come viviamo l'Italia in Europa, sulle nostre visioni e divisioni, aumentiamo la consapevolezza dell'importanza dell'Europa nel nostro quotidiano.
Voglio ripeterlo anche oggi: sono in corso in Europa tentativi di rinazionalizzazione, di smantellamento a partire dal mercato unico. Niente è acquisito per sempre, una nuova ondata di populismo rischia di minare i principi fondamentali dell'Unione europea, e il rischio è tanto più insidioso perché non sarebbe un fulmine a ciel sereno ma, piuttosto, la conseguenza di una negligenza tanto comoda quanto colpevole: una deriva che noi contrasteremo con tutta la forza possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, ringrazio i colleghi che hanno voluto sottolineare - facendo apprezzamenti al relatore - il positivo lavoro che è stato svolto in Commissione. Voglio ringraziare - e senza formalità - tutte le Commissioni che hanno, previo esame del Programma legislativo della Commissione europea e della Presidenza, voluto fornire delle indicazioni concrete, nel merito.
Le voglio ringraziare perché quel lavoro non è stato inutile ed è stato recepito pienamente nella relazione conclusiva che ho presentato alla XIV Commissione e che è stata approvata all'unanimità nella Commissione medesima. Le assicuro, signor Presidente, che è difficile parlare con questo rimbombo nella testa...

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi non solo di accomodarsi, ma di permettere all'onorevole Gottardo di svolgere la sua dichiarazione di voto. Grazie.

ISIDORO GOTTARDO. Dicevo che le indicazioni, le osservazioni e i suggerimenti di tutte le Commissioni sono stati recepiti nella risoluzione finale. La Commissione ha avuto un approccio molto serio rispetto a questo lavoro.
Lo ha fatto anzitutto condividendo le analisi e un metodo di avvio alle audizioni. Quest'ultime sono state innovative nel metodo e nel contenuto. Innovative sono state, ad esempio, quelle delle parti economiche e sociali: non abbiamo inteso e voluto audirle separatamente ma insieme, sindacati e associazioni imprenditoriali, perché di fronte ad un programma europeo dobbiamo come sistema Italia, insieme e non separatamente, riuscire ad indicare gli obiettivi prioritari, fondamentali per il nostro amor Paese.
Si sono tenute audizioni significative: quella del Commissario, Tajani, sulle infrastrutture, del Ministro Ronchi su tutto il programma ma soprattutto del sistema delle regioni e delle autonomie locali; nonché quelle della delegazione italiana al Comitato delle regioni e delle assemblee legislative regionali.
Signor Presidente e colleghi, ritengo che questo sia l'approccio più corretto da parte del Parlamento. Anzitutto perché di fronte al Trattato di Lisbona e a questa Europa dobbiamo non soltanto pensare ad una modifica dei Regolamenti parlamentari ma dobbiamo pensare a porci con una mentalità nuova affinché possiamo incidere nelle decisioni che l'Europa assume e non intervenire a decisioni prese magari soltanto per lamentarci o per cavalcare una legittima e a volte giusta protesta popolare rispetto ad un'Europa che sembra distante dai problemi quotidiani dei cittadini. Pag. 12
La seconda ragione di fronte a questo dato è che l'Italia deve nell'approccio con l'Europa ritrovare quell'attenzione e quello spirito che aveva portato attraverso una condivisione di valori a costituire l'Unione europea e a considerarla un valore aggiunto rispetto ad un Paese che già vedeva in prospettiva l'insufficienza della dimensione dello Stato membro rispetto ai problemi della pace, della crescita e dello sviluppo, rispetto alla dimensione democratica del vivere civile e della garanzia per le persone e le associazioni.
È questo approccio che traspare nel documento e nella risoluzione finale. Abbiamo indicando sin dall'inizio in questa risoluzione con uno slogan, signor Presidente: più Europa, più sussidiarietà. È esattamente ciò che incarna il pensiero: più Europa perché abbiamo bisogno di più Europa di fronte alle sfide della globalizzazione, abbiamo bisogno di un'Europa che abbia una voce sola per parlare al mondo e rappresentare un'unione di valori, certamente un'unione di diversità ma che colgono nell'unione tutta la loro potenzialità. Non ci siamo ancora nell'Europa a cui ambiamo e nella quale vogliamo riconoscerci. Ci sono ancora passi da fare e noi li indichiamo chiaramente nella risoluzione. Mentre diciamo più Europa diciamo anche più sussidiarietà che non significa soltanto un livello di suddivisione delle competenze, un rispetto delle competenze e del ruolo che gli Stati, gli enti locali, le autonomie possono compiere, ma più sussidiarietà intesa anche nel senso fondamentale che la società e la persona possono contribuire ad elevare lo spirito europeo e la capacità di competitività dell'Europa. Certamente la competitività perché talvolta citiamo l'esempio degli Stati Uniti tuttavia questi, all'estero, hanno presente in modo forte soprattutto l'idea che possono rappresentare un ideale di democrazia e di rispetto dei capisaldi che si fondano nella Costituzione americana.
Ebbene, abbiamo bisogno dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona - lo diciamo -, abbiamo bisogno di un'Europa che cominci a lavorare diversamente e abbiamo bisogno di affermare alcuni principi e alcuni capisaldi: la risposta dell'Unione europea alla crisi economica; la questione delle infrastrutture, perché l'Italia ha bisogno, nel quadro di una solidarietà europea fondamentale, di realizzare le infrastrutture che mancano; lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, perché abbiamo bisogno sì di un'Europa unita, ma anche che dentro i suoi confini vengano condivisi principi di libertà, di sicurezza e di giustizia. Abbiamo anche bisogno di solidarietà, perché le sfide che vengono dal Mediterraneo - e qui le richiamiamo in modo molto pertinente - e lo sviluppo del partenariato euromediterraneo rappresentano dei capisaldi della nostra risoluzione.
Signor Presidente, ho ascoltato molto attentamente gli interventi e auspico che oggi questo Parlamento, per aver svolto e concluso unitariamente questo lavoro e per la maturità che ha così dimostrato, non si divida e mandi un segnale forte di unità di intenti all'Europa e di quali sono le priorità alle quali guardiamo come «sistema Italia».
Per questo motivo, oltre ad annunciare il voto favorevole del Popolo della Libertà alla risoluzione che reca la mia firma, auspico che su di essa anche il Partito Democratico esprima un voto favorevole, al pari di quello che noi esprimeremo nei confronti della risoluzione a prima firma Gozi, nel testo riformulato, perché si tratta di risoluzioni che convergono su obiettivi comuni. Purtroppo, non ci è data la possibilità di votare a favore della risoluzione a prima firma Evangelisti, non per ragioni strumentali, ma proprio per il contenuto. Spiace constatare che quella risoluzione non si pone in sintonia con il lavoro che unitariamente era stato svolto all'interno della Commissione. Una risoluzione che va in contrasto col principio di sussidiarietà che noi auspichiamo, non può esser da noi condivisa, per questo motivo il nostro voto sulla risoluzione a prima firma Evangelisti sarà contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Pag. 13

(Votazioni - Doc. XVIII, n. 10)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la risoluzione Gottardo ed altri, n. 6-00017, il quinto capoverso, lettera c), del dispositivo della stessa assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della risoluzione Gozi ed altri, n. 6-00019. Il settimo capoverso, lettera b), punto 3 del dispositivo della stessa, assorbirebbe l'ottavo capoverso del dispositivo della risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019. Il settimo capoverso, lettera b), punto 4 del dispositivo della stessa, assorbirebbe il settimo capoverso del dispositivo della risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019. Il settimo capoverso, lettera b), punto 5 del dispositivo della stessa, assorbirebbe il nono capoverso del dispositivo della risoluzione Gozi n. 6-00019.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, durante il mio intervento mi ero rivolto a lei auspicando un suo intervento nei confronti del Governo per capire le motivazioni di un parere contrario nei confronti della risoluzione di cui sono il primo firmatario. Ho apprezzato lo sforzo dell'onorevole Gottardo, ma non è dall'onorevole Gottardo che deve arrivare un parere: credo che correttamente debba essere il Governo a spiegarne le ragioni, se ne ha voglia.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, avevo ascoltato con attenzione il contenuto del suo intervento, ma lei sa meglio di me che, ovviamente, non è compito della Presidenza entrare nel merito dei pareri espressi dal Governo. Se, dopo il suo intervento, il Governo cambiasse il proprio parere, avrebbe tutta la facoltà di intervenire in Aula chiedendo la parola per motivare tale modifica; qualora non lo faccia, si intende che il parere rimanga quello espresso.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gottardo ed altri n. 6-00017, accettata dal Governo. Prego di attivare i terminali.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laffranco, ormai lei è un affezionato. Onorevole Bellotti? Onorevole Simeoni? Onorevole Leo? Onorevole Berardi? Adesso, per par condicio, andiamo anche nell'altro emisfero. Onorevole Gnecchi? Provi che ce la fa. Attendiamo l'onorevole Gnecchi. Ci siamo? Provi, adesso dovrebbe funzionare. Ecco!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 414
Astenuti 17
Maggioranza 208
Hanno votato
414).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano e Di Stanislao hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Evangelisti ed altri n. 6-00018, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Gnecchi ancora non ce la fa. Onorevole Laffranco, lei veramente ha tutta la simpatia dell'Assemblea. Onorevole Castellani? Onorevole Catone? Comunque abbiamo sempre l'onorevole Gnecchi il cui terminale oggi non vuole funzionare. Onorevole Miglioli. Onorevole Pag. 14Valentini? Onorevole Calgaro? Oggi c'è un'epidemia! Onorevole Gnecchi? Onorevole Milanese? Onorevole Berardi? Eccoci! Onorevole Calgaro, aspettiamo lei... ci siamo? Perfetto!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 430
Astenuti 14
Maggioranza 216
Hanno votato
188
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che i deputati Garavini e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che, a seguito delle votazioni precedenti, risultano assorbiti il secondo, il settimo, l'ottavo e il nono capoverso del dispositivo della risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019, nel testo riformulato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gozi ed altri n. 6-00019, nel testo riformulato, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laffranco, vediamo. Onorevole Palmieri? Onorevole Perina? Onorevole Laffranco, ha visto, perfetto, ha funzionato. Onorevole La Malfa? Onorevole Miglioli? Onorevole Delfino? Vediamo nella parte sinistra... ci siamo!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
446).

Prendo atto che le deputate Mastromauro e De Torre hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di documenti in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Ricordo che per l'esame di ciascun documento, è assegnato un tempo di cinque minuti per gruppo (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per i richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 9)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni, su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Maurizio Ronconi, deputato all'epoca dei fatti (doc. IV-quater, n. 9).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Maurizio Ronconi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Saluto gli studenti del liceo classico Archita di Taranto, gli studenti dell'Istituto comprensivo Don Giuseppe Maraziti di Marcellinara (CZ), gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale Luigi Pianetta di Olbia e gli studenti del liceo classico Giordano Bruno di Maddaloni (CE), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Pag. 15
Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore, presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Relatore. Signor Presidente, stiamo esaminando una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata da Maurizio Ronconi deputato all'epoca dei fatti.
Il procedimento trae origine da una querela sporta dal dottor Nicola Miriano, procuratore della Repubblica di Perugia, relativamente ad alcune dichiarazioni rilasciate da Maurizio Ronconi nel corso di una trasmissione televisiva a diffusione locale, riferita a supposte negligenze della magistratura, e in particolare del dottor Miriano, sulla presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle opere di ricostruzione dopo il terremoto in Umbria del 1997.
In particolare il dottor Miriano si duole delle seguenti frasi ascritte al Ronconi: «Io so che il procuratore, io faccio nome e cognome, non c'ho nessun problema... il procuratore Miriano dieci anni fa è andato nei diversi comuni interessati al terremoto e ha sequestrato tonnellate di documenti... . Queste tonnellate di documenti sono ancora chiusi in una stanza, nessuno ha avuto il bene di iniziare l'istruttoria, io questo lo denuncio pubblicamente, perché non si può parlare di infiltrazioni malavitose... non è scorretto perché faccio nomi e cognomi...» e via dicendo.
L'interessato ha presentato istanza di insindacabilità in data 15 gennaio 2009. Maurizio Ronconi ha ritenuto di inviare una memoria in cui ha illustrato i molti atti di sindacato ispettivo da lui presentati in un lasso di tempo di alcuni anni e vertenti sugli stessi temi affrontati nell'intervista.
Si tratta in particolare di due interpellanze presentate presso il Senato della Repubblica, la n. 2-00035 del 18 settembre 2001 e la n. 2-00244 del 10 gennaio 2002; e nella legislatura successiva, presso la Camera dei deputati, di un'interrogazione a risposta immediata in Commissione, la n. 5-01145 del 13 giugno 2007.
Per tali motivi la Giunta, all'unanimità, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003, ha deliberato di proporre all'Assemblea di decidere nel senso che ai fatti oggetto del procedimento si applichi l'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 9)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prendere posto e di fare attenzione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 9, concernono opinioni espresse da Maurizio Ronconi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella? Onorevole Laffranco? Onorevole Gnecchi? Va bene! Onorevole Tassone? Bene! Onorevole Mura? Onorevole Favia? Avrà stretto la mano all'onorevole Laffranco! Bene l'onorevole Mura è riuscita!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
410).

Prendo atto che i deputati Di Caterina, Piccolo, Sbrollini e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 16

(Esame - Doc. IV-quater, n. 10)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia d'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Souad Sbai (Doc. IV-quater n. 10).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Souad Sbai nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Relatore. Signor Presidente, prego i colleghi di prestare un po' di attenzione perché questo è un caso particolare. La Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dalla collega Souad Sbai in relazione a un procedimento civile intentato nei suoi confronti dall'Unione delle comunità islamiche in Italia innanzi al tribunale di Milano.
Alla deputata Sbai si chiede il risarcimento del danno per dichiarazioni riportate su Il Giornale del 5 gennaio 2009. In particolare, alla domanda su chi o che cosa sia dietro la manifestazione a favore del popolo palestinese, ella avrebbe risposto: «Non certo l'Islam moderato che da tempo fa continui richiami al dialogo e alla pace. Ci sono gli integralisti. L'estremismo avanza in modo spaventoso. Dall'altra parte qualcuno li guida» aggiungendo, all'incalzare del giornalista, che «C'era chi vuole alimentare altro odio come l'UCOI» e più avanti «L'UCOI, ad esempio, non ha mai firmato la Carta dei valori e non riconosce la Costituzione né l'uguaglianza uomo-donna e la lotta al terrorismo. Questa gente va allontanata. Bisogna revocare la cittadinanza a chi fiancheggia il terrorismo».
Onorevoli colleghi, per gli aspetti più propriamente giudiziari della vicenda rinvio alla relazione scritta da cui ho solo tratto alcune note appena dette, relazione che è a vostra disposizione. Allegata ad essa troverete anche le copie degli atti parlamentari rilevanti per attestare, anche alla luce della rigorosa giurisprudenza costituzionale che si rinviene nelle sentenze n. 10 e n. 11 del 2000 e n. 347 e n. 348 del 2004, il nesso funzionale tra le dichiarazioni contestate e le previe dichiarazioni parlamentari.
Mi preme brevemente qui dare conto compiutamente dell'istruttoria da me svolta circa la verità dell'addebito, mosso dalla collega Sbai all'UCOI, di non avere pienamente aderito alla Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione, redatta presso il Ministero dell'interno nell'ambito della Consulta italiana per l'Islam istituita dal Ministro Pisanu e i cui lavori si sono conclusi sotto il Ministro Amato.
Al riguardo, vorrei far presente di avere acquisito dal gabinetto del Ministro dell'interno la relazione sull'Islam in Italia che porta la data del marzo 2008. In tale pregevole documento si espongono le difficoltà di unificazione e coordinamento delle comunità islamiche in vari Paesi europei, non solo con riguardo ai rapporti reciproci tra i diversi nuclei di culto islamico, ma anche con riguardo ai rapporti con lo Stato. Dalla relazione emergono corposi problemi di integrazione e di approccio metodologico e culturale.
Sullo sfondo sappiamo che rimane intatto il grande tema della dicotomia tra l'impostazione integrazionista (di derivazione statunitense prima e francese poi) in virtù della quale gli immigrati devono, in buona sostanza, lasciarsi assimilare dalla società che li riceve e rinunciare alle proprie caratteristiche etniche, religiose e culturali e l'approccio multiculturale e relativista, in larga misura seguito nel Regno Unito e in Canada, in virtù del quale alle comunità immigrate deve essere lasciata la possibilità di conservare intatti gli usi culturali e religiosi anche se questi, in qualche misura, contraddicono alle leggi del luogo di accoglienza. Pag. 17
Sappiamo che in Italia si è tentata una via mediana che però - come anche si evince dalla relazione, con specifico riferimento all'islam - incontra complessità, contraddizioni e incertezze.
Si tratta, dunque, di un terreno assai delicato, complicato e vischioso. In questo ambito l'interpretazione delle varie posizioni in campo e degli atteggiamenti delle diverse organizzazioni che si autodefiniscono portavoce di tendenze e confessioni, non si presta allo schema di verifica vero o falso. Non è possibile dire se, in che misura e con quale genuinità la tale o la tal altra organizzazione religiosa abbia condiviso o aderito alla Carta dei valori, se a titolo personale di taluni esponenti o come comunità intera.
Secondo Souad Sbai, l'UCOI non ha fatto abbastanza per chiarire e diradare ombre in questo complesso meccanismo costituito dalla promozione di una riflessione, operata dal Ministero dell'interno. Quest'ultimo non ha condotto un procedimento amministrativo tipico di una procedura burocratica, ma ha cercato, anche attraverso un apposito consiglio scientifico, di stimolare e di far prendere quota a un dibattito e a una ricerca sui valori condivisi e sul progresso dell'integrazione culturale e religiosa.
Le valutazioni della collega Sbai su questo oggetto, a unanime giudizio della Giunta non sono vere o false, ma sono le sue. Ci è sembrato che le ambiguità e gli impliciti silenzi dell'UCOI rispetto all'egregio lavoro del Ministero dell'interno siano base sufficiente per credere intellettualmente onesta la posizione della collega Sbai.
Nel ribadire dunque la proposta della Giunta, chiedo al Presidente della Camera di trasmettere al giudice procedente, unitamente alla comunicazione sull'esito della nostra deliberazione, non solo la relazione e il resoconto della seduta, ma anche una copia della relazione del Ministero dell'interno sull'islam in Italia.
Mi sia consentito un minuto ancora, signor Presidente, in modo un po' irrituale, per aggiungere non come relatore, ma come collega e parlamentare, un apprezzamento per l'impegno dell'onorevole Sbai a favore di una integrazione dei cittadini immigrati nella cultura dei diritti e dei doveri nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro), quella cultura così puntualmente definita nella nostra Carta costituzionale a sua volta debitrice nei confronti della cultura della libertà e della giustizia che ha animato la Resistenza e che, finalmente, fra tre giorni festeggeremo tutti uniti.
Proprio ieri sul Corriere della Sera abbiamo letto un servizio su Kabul e i diritti delle donne polemico con il silenzio di chi avrebbe dovuto parlare. C'è chi ha giustificato quel silenzio con la paura di criticare una religione. Ecco: a me pare che le parole rispettose e precise della collega Sbai nell'occasione di cui ci stiamo occupando dimostrino che è possibile difendere i diritti senza offendere una religione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo solo perché intendo sottoscrivere ufficialmente le dichiarazioni dell'onorevole Sbai chiedendo all'UCOI di querelare anche me, perché le parole dell'onorevole Sbai sono effettivamente una garanzia per la richiesta dei diritti umani, più che mai impellenti in questo particolare momento vissuto dalla società a livello internazionale. Quindi, chiedo tale sottoscrizione integrale in maniera ufficiale.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 10)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta Pag. 18della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al doc. IV-quater, n. 10 concernono opinioni espresse dal deputato Souad Sbai nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Palmieri, onorevole Valentini, onorevole Del Tenno... Onorevole Gnecchi, onorevole Razzi, onorevole Tabacci...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi - Vedi votazionia )

(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
446).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 11)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 11).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Gava.

FABIO GAVA, Relatore. Signor Presidente, il procedimento di cui discutiamo trae origine dalla trasmissione televisiva Report del 4 aprile 2004 in cui l'onorevole Sgarbi, all'epoca membro di questo Parlamento, ha espresso alcune affermazioni particolarmente offensive per le quali sono state effettuate due querele.
Occorre precisare che su una querela precedente questo Parlamento ha già deciso per l'autorizzazione a procedere, in relazione al fatto che le affermazioni pronunciate dall'onorevole Sgarbi non sarebbero state ritenute evidentemente meritevoli di essere coperte dall'articolo 68 della Costituzione.
Questo secondo caso riguarda la medesima trasmissione, ovviamente il querelante è diverso. Infatti, nelle affermazioni ci si riferiva all'allora Ministro per i beni e le attività culturali Urbani (è il caso di cui ci occupiamo) e alla signora Di Benedetto.
In particolare, non leggo ovviamente tutte le frasi pronunciate, che possono essere assolutamente rimandate alla relazione pubblicata, le parole pronunciate dall'onorevole Sgarbi sono di un tenore che la Giunta ha ritenuto particolarmente grave. Infatti, tra l'altro egli dice che ovviamente il Ministro Urbani avrebbe ottenuto la quadratura del cerchio, «dopo anni di astinenza» sua dal punto di vista sessuale e della sua partner dal punto di vista dei finanziamenti. La realizzazione di tale quadratura del cerchio si sarebbe realizzata dal momento che «lui ha soddisfatto le sue esigenze sessuali e lei ha ritrovato i finanziamenti». Evidentemente queste affermazioni sono state ritenute dalla Giunta non meritevoli della copertura di cui all'articolo 68 della Costituzione.
Per questi motivi, all'unanimità la Giunta propone all'Assemblea di deliberare nel senso che i fatti ascritti a Vittorio Sgarbi non concernono le opinioni espresse nell'esercizio delle sue funzioni di deputato all'epoca dei fatti.

Pag. 19

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 11)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 11, non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Polledri, onorevole Cesario... Onorevole Valentini, ha votato? Onorevole Compagnon, deve votare? Stiamo votando la proposta della Giunta per le autorizzazioni secondo cui i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 447
Votanti 399
Astenuti 48
Maggioranza 200
Hanno votato
315
Hanno votato
no 84).

Prendo atto che i deputati Scandroglio, Jannone e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Pagano ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto astenersi.

Discussione di una domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Angelucci (Doc. IV, n. 4-A) (ore 11,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Antonio Angelucci (Doc. IV, n. 4-A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Esame - Doc. IV, n. 4-A).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni che propone che l'Assemblea deliberi nel senso del diniego dell'autorizzazione all'esecuzione della misura coercitiva degli arresti domiciliari.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Bernini Bovicelli.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la richiesta della misura cautelare degli arresti domiciliari si inserisce nel contesto di un'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Velletri sulle attività della casa di cura San Raffaele gestita dalla società Tosinvest, di proprietà della famiglia Angelucci, ipotizzando un ruolo di primo piano dell'onorevole Angelucci, azionista maggioritario della struttura privo di ruoli operativi, gestionali od esecutivi all'interno della stessa, e del figlio Gianpaolo già sottoposto ad arresti domiciliari successivamente revocati e convertiti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,37)

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la maggioranza. Premetto, Pag. 20Presidente e onorevoli colleghi, che sulla descrizione dei fatti, e in particolare sugli elementi procedurali, vorrei rimandare alla relazione scritta, attenendomi ai fatti assolutamente essenziali e soprattutto passando alle conclusioni.
L'inchiesta prende in considerazione l'attività di prestazione di servizi medici ed ospedalieri della casa di cura San Raffaele erogati in convenzione con la regione Lazio. La gestione di tale struttura sanitaria nell'ipotesi accusatoria denoterebbe una serie di aspetti illeciti e penalmente rilevanti.
Come struttura convenzionata con il Servizio sanitario nazionale il San Raffaele avrebbe conseguito profitti asseritamente illeciti attraverso la fatturazione di attività terapeutiche e mediche varie, diverse ed inferiori, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, rispetto a quelle effettivamente rese al pubblico dei pazienti e utenti della regione Lazio.
Tutto ciò sarebbe stato possibile, tra il 2003 e il 2007, grazie ad un'organizzazione criminosa che l'autorità giudiziaria inquirente qualifica non come concorso di persone nel reato, ma come associazione per delinquere comune, i cui reati scopo sarebbero la truffa aggravata e il falso in atto pubblico anche per induzione.
Dell'associazione per delinquere farebbero parte, con poteri di relazione esterna e di generica influenza, l'onorevole Angelucci ed il figlio Gianpaolo, mentre altri soggetti indagati ne sarebbero parte con compiti definiti dagli inquirenti di livello operativo, intesi come strutturali, organizzativi e funzionali. Di particolare rilievo sarebbero i ruoli di funzionari pubblici che, obliterando la tutela degli interessi garantiti dal Servizio sanitario nazionale, si sarebbero prestati ad assecondare il disegno dell'associazione.
Le fonti indiziarie proposte nel capo di imputazione e nella documentazione a disposizione della Giunta consistono in documenti contabili di vario tipo, sunti di sommarie informazioni testimoniali, intercettazioni telefoniche ed altri documenti. Da questo insieme di elementi gli inquirenti deducono la rete di contatti tra gli esponenti operativi ed esecutivi Tosinvest e i funzionari pubblici che avrebbero svolto funzioni di referenti all'interno degli uffici sanitari regionali.
Per quanto attiene alla richiesta che il giudice per le indagini preliminari formula alla Giunta, e quindi all'Aula, si indicano due esigenze giustificative della misura cautelare restrittiva della libertà personale: il pericolo di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. L'inquinamento delle prove deriverebbe secondo il GIP dalla asserita capacità di penetrazione della Tosinvest negli uffici sanitari della regione Lazio, mentre la reiterazione del reato sarebbe possibile per il fatto stesso che la Tosinvest è ancora accreditata presso il Sistema sanitario nazionale ed amministra flussi quotidiani di attività analoghe a quelle oggetto delle indagini.
Per quanto riguarda gli elementi procedurali, come anticipato, mi permetterei di rinviare alla relazione scritta. Ricordo solo che l'onorevole Angelucci ha accettato di essere audito e ha depositato una memoria scritta all'attenzione della Giunta.
Passerei, dunque, ad illustrare le conclusioni della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Non è opportuno, né richiesto - lo si sottolinea - rispetto alle attribuzioni della Giunta, e quindi dell'Aula, che non è giudice d'appello o tribunale delle libertà, valutare il merito della vicenda oggetto dell'indagine della magistratura, se non per riscontrare la ricorrenza dei presupposti sottesi all'irrogazione della misura cautelare restrittiva della libertà, attraverso un riscontro della sussistenza e attualità dei requisiti e dei presupposti giustificativi addotti dall'autorità giudiziaria.
Ricordiamo che il compito della Giunta è stato in passato, ed è, sulle singole fattispecie, quello di verificare l'eventuale sussistenza di un fumus persecutionis nella domanda pervenuta dalla magistratura, intendendosi per tale il sospetto che la misura restrittiva richiesta a carico del parlamentare sia mossa da intenti persecutori.
Il criterio del fumus è stato, però, nella prassi della Giunta stessa ridefinito, evoluto Pag. 21ed esteso sino ad assumere una connotazione in senso oggettivo, non necessariamente identificando una volontà persecutoria personale da parte dell'ufficio procedente, quanto piuttosto attraverso la constatazione di vizi procedurali del procedimento che conduce ad avanzare la richiesta, o di carenze nella motivazione dell'atto, per cui l'ingiustizia dell'atto stesso può essere ricavata in via oggettiva.
Sulla sussistenza per il caso di cui stiamo trattando di un fumus persecutionis in senso oggettivo, rileviamo che il magistrato non pare in grado di raggiungere un sufficiente livello di motivazione sulla ricorrenza dei presupposti di autorizzazione all'esecuzione di una misura restrittiva della libertà né rispetto ai requisiti tassativamente prescritti dall'articolo 274 del codice di procedura penale con specifico riferimento al pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.
Non è chiaro in primis quale sia il rischio attuale di inquinamento di un quadro probatorio-indiziario prevalentemente documentale costituito da materiale contabile, fatturazioni, tabulati di intercettazioni telefoniche e sunti di sommarie informazioni testimoniali già da molto tempo disponibile, acquisito agli atti ed ampiamente attinto dai magistrati inquirenti. Gli elementi di accusa consistono principalmente in una lunga serie di intercettazioni telefoniche cui non sono mai, allo stato, seguiti atti investigativi di concreto riscontro di condotte di rilievo penale a carico dell'onorevole Angelucci.
Mancano, quindi, riguardo ai gravi indizi di colpevolezza, elementi consistenti tali da far emergere dalla documentazione esaminata dalla Giunta un'attività di intermediazione diretta sui fatti contestati, che vada oltre una generica attività di lobbying politico-istituzionale che gli imprenditori sogliono esercitare direttamente o tramite associazioni di categoria.
Altro elemento conclusivo di fragilità argomentativa si ravvisa nel carattere apodittico di alcune affermazioni del magistrato, quali il reiterato riferimento a generici poteri di influenza del parlamentare connessi allo status di figura pubblica, alla conoscenza di personalità in grado di condizionare dinamiche politico istituzionali, all'utilizzo di strumenti mediatici indotti dalla proprietà di un gruppo editoriale. Infatti, il GIP in più passaggi pone alla base delle sue richieste cautelari il fatto che l'onorevole Angelucci sia un personaggio influente, una figura proprietaria, un parlamentare.
Per quanto, quindi, di competenza di questa Giunta (dunque dell'Aula) pare particolarmente opinabile e prospetticamente pregiudizievole il rilievo per cui la rete di relazioni e di interlocuzioni che un deputato naturalmente intrattiene sul territorio possa per sé costituire elemento di rilevante verosimiglianza per la configurazione di una condotta illecita. Il fatto che un deputato intrattenga relazioni personali o professionali, in questo caso qualificate dagli inquirenti come altolocate, stabilendo rapporti con figure incaricate di scelte politico-amministrative a livello locale e nazionale potrebbe perciò sottoporre sulla base di questo assunto la qualità stessa di parlamentare ad un pre-giudizio di pericolosità sociale.
Sarebbe molto pericoloso, oltre che profondamente errato e in contrasto con le attribuzioni riconosciute ai parlamentari dalla Costituzione, il precedente di ricollegare un pericolo di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato ad un mero status comunque configurato, quasi a tratteggiare una responsabilità oggettiva da eminenza.
Di difficile comprensione poi il criterio cronologico utilizzato dagli inquirenti, che descrivono illeciti verificatisi in un arco temporale che va dal 2003 al 2007. Ciò contribuisce a togliere credibilità e tempestività all'impianto della richiesta cautelare.
In conclusione, il quadro probatorio proposto è, lo si ribadisce, limitato e frammentario. I frammenti investigativi risultano insufficienti a giustificare l'adozione del provvedimento restrittivo richiesto.
Vorrei ricordare, ma solo in aggiunta, a corollario e non a fondamento delle motivazioni dinanzi esposte, che nell'arco di Pag. 22tutta la nostra storia costituzionale repubblicana i precedenti di questa Giunta hanno visto concedere, a fronte di numerose e anche recenti reiezioni, solo in quattro casi l'autorizzazione all'esecuzione di misure coercitive ex articolo 68, secondo comma, della Costituzione, in connessione con gravi fatti di sangue e in concomitanza con riscontri probatori assolutamente solidi.
Opportuno è, ancora una volta, evidenziare che la carenza degli indizi e delle esigenze cautelari non rileva tanto e solo per attivare un privilegio costituzionale in favore di un parlamentare, ma per la constatazione assolutamente generale che nessun cittadino dovrebbe essere privato della libertà personale a fronte di elementi probatori ed argomentativi così labili.
La Giunta propone, quindi, a maggioranza che l'Assemblea deliberi nel senso del diniego dell'autorizzazione all'esecuzione della misura coercitiva degli arresti domiciliari.
A conclusione, vorrei anticipare che esiste anche da parte dell'onorevole Maurizio Turco una relazione di minoranza - peraltro anticipata e successivamente proposta proprio in sede di dibattito in Giunta - ove l'onorevole Turco, che immagino la esporrà a seguire, riporta un contenuto in cui si riconosce che tutti gli elementi che fanno parte della descrizione dei fatti (fortemente intrisa da parte dell'onorevole Turco degli elementi di teorema accusatorio proposti dal giudice per le indagini preliminari) non sono di per sé dimostrazione del coinvolgimento dell'onorevole Angelucci.
Inoltre, l'onorevole Turco (correttamente, in questo senso concordiamo) rileva come l'accertamento dei fatti e il collegamento dell'accertamento dei fatti a una fattispecie di reato non competa alla Giunta né all'Aula, bensì alla magistratura competente.
Su questo presupposto ribadisco la proposta a maggioranza del diniego dell'autorizzazione all'esecuzione della misura coercitiva degli arresti domiciliari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Maurizio Turco.

MAURIZIO TURCO, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi rimetto naturalmente alla relazione scritta che sono stato costretto in qualche modo a presentare in virtù di quello che mi è parso un sommario pregiudizio che ho avvertito durante l'esame presso la Giunta.
Però, voglio comunque sottolineare tre aspetti. In primo luogo, l'Assemblea si trova oggi ad esaminare una domanda di autorizzazione all'arresto che è pervenuta il 4 febbraio, quasi tre mesi fa. Mi domando se questo ritardo sia una consapevole e sorda ostruzione del corso della giustizia o se sia un modo delicato per dissentire dall'ipotesi accusatoria. Credo, comunque, che abbia poco senso rispondere a domande dell'autorità giudiziaria con questo ritardo.
Ne approfitto per ricordare che ancora il mese scorso, per l'ennesima volta, il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ha richiamato il nostro Paese perché, sin dagli anni Ottanta, a causa delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, la lentezza delle procedure giudiziarie civili, penali ed amministrative mette in serio pericolo lo Stato di diritto. Oggi, noi alla lentezza delle procedure dell'intero sistema diamo il nostro piccolo contributo.
In secondo luogo, quando parlavo di un certo pregiudizio, mi riferivo ad alcune prese di posizione che sono state assunte anche senza leggere gli atti depositati presso la Giunta. Dal registro delle consultazioni è possibile constatare che, a parte la relatrice Bernini, siamo stati in ben pochi a consultare quegli atti. Forse occorrerebbe, prima di parlare di inesistente fumus persecutionis, farsi un'idea autonoma nella lettura delle carte.
Per quanto riguarda la terza osservazione, sono d'accordo con tutte le premesse della relatrice Bernini, che ha riconosciuto essere contenute anche nella mia relazione. Io mi sono fatto un'idea leggendo quelle carte e non so dirvi se il Pag. 23collega Angelucci sia o meno colpevole dei reati che gli vengono ascritti, né evidentemente sono in grado di dirlo a proposito degli altri indagati, ma d'altronde, come è stato ricordato, non spetta al Parlamento formulare giudizi di colpevolezza. È vero, però, che per denegare l'autorizzazione all'arresto bisognerebbe essere convinti della totale e pretestuosa infondatezza della richiesta autorizzatoria. Questo requisito non mi pare sussistente: dagli atti dell'inchiesta emerge che le irregolarità presso la clinica San Raffaele di Velletri sono molteplici, mentre non è vero, come è stato sostenuto, che il collega Angelucci si disinteressasse della gestione concreta della clinica.
A mio avviso, nessun fumus persecutionis è rintracciabile nella domanda che perviene dal tribunale di Velletri e nessuna esigenza di mettere l'autonomia del Parlamento al riparo da iniziative pretestuose risulta emergere. Opporre la prassi del diniego, salvo i fatti di sangue, è oggi del tutto in contrasto con la lettera dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, la quale semplicemente rimette alla Camera di appartenenza un giudizio di bilanciamento in concreto fra le esigenze investigative nel quadro del principio di legalità e giurisdizione e quelle dell'indipendenza del legislativo e dell'integrità del suo plenum.
L'inchiesta di Velletri, dalla lettura degli atti, in nessun modo è connotata politicamente, né è affetta da vizi o incongruenze tali da farla ritenere intrinsecamente ingiusta o invasiva della sfera del potere legislativo.
Il diniego proposto dalla maggioranza è quindi irragionevole e in contrasto con i principi desumibili dalle sentenze della Corte costituzionale nn. 462, 463 e 464 del 1993. Propongo, quindi, di respingere la proposta della Giunta (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione il collega Turco: condivido alcune motivazioni e anche il fatto che egli, all'interno della Giunta, abbia «spulciato» le carte per poter arrivare con determinazione a un suo convincimento, però, forse, va dato un quadro a questa vicenda, prima da un punto di vista tecnico-giuridico e poi da un altro punto di vista, che è quello che interessa la Giunta e questa Assemblea nel momento in cui deve decidere. Il quadro che viene dato a questa vicenda da un punto di vista giuridico è questo: il collega Angelucci è accusato di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata alla progettazione, testualmente, ed all'attuazione di delibere regionali in materia di sanità.
Questa è la cornice che si dà alla vicenda giuridica, che è una tautologia. Si inventa, cioè, da parte di chi imposta l'accusa questo sillogismo, di cui non avevo mai sentito parlare, per la verità, perché parlare di illegittimità intrinseca di delibere regionali mi sembra che non sia scritto da nessuna parte, né sui libri né, tanto meno, sulle interpretazioni delle norme. Queste delibere, che avrebbero favorito l'ospedalità privata del Lazio, e quindi anche del gruppo Tosinvest, sarebbero illecite per il fatto che favorivano talune imprese private; quindi, è un'affermazione tautologica: io ti accuso perché quelle delibere sono state preordinate per favorire alcune imprese private.
Sono delibere che rinvengono, fra l'altro, da due epoche, parlo politicamente, di reggenza diversa della regione Lazio in materia di sanità. Parlo prima del presidente Storace, della giunta Storace, e poi della giunta Marrazzo. Già questo vi deve fare intendere che si tratta, evidentemente, solo e soltanto di delibere legate strettamente a profili di spesa e di controllo di gestione e non altro.
Fare, all'inverso, una valutazione che deve portare ad un'accusa così infamante solo e soltanto perché si ritiene che da vent'anni, evidentemente, si costruiscono delibere finalizzate a favorire determinate imprese mi sembra che sia già di per sé Pag. 24un'assurdità giuridica, da tenere in debito conto nel momento in cui questa Assemblea deve decidere in tutta coscienza. Mi domando: questo magistrato che ha inteso portare alla nostra attenzione questa vicenda ha mai letto l'articolo 117 della Costituzione, il cui quarto comma, evidentemente, devolve la materia sanitaria alle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di materia tecnica sino ad ora. Peraltro, ricordo al collega Turco, che stimo, che all'interno della Giunta, quasi all'unanimità, si è riconosciuta un'enorme fragilità dell'ipotesi accusatoria. Si dice però, e qui arriviamo ad un'altra «chicca» di questa vicenda, che l'Angelucci abbia influito ed interloquito per interposta persona. Questa persona sarebbe il signor Antonio Vallone e l'interposizione sarebbe provata dai frequenti contatti tra i due.
A parte il fatto che il collega Angelucci in sede di audizione non ha negato che vi siano rapporti con il Vallone, quand'anche egli non rappresenti nessuno all'interno di quella azienda, se vi è questo legame, quand'anche lo stesso Angelucci non abbia nessuna carica all'interno di quella società, con il Vallone, che è inquisito ed arrestato, agli arresti domiciliari, quando è stata emessa l'ordinanza, va forse presa in considerazione una circostanza, che mi sembra quasi kafkiana, che è una sorpresa. Qual è? Che quel Vallone è stato rimesso in libertà dallo stesso GIP che lo aveva ristretto agli arresti domiciliari! Il presunto legame tra l'Angelucci ed il Vallone, già arrestato, è venuto meno proprio nel momento in cui lo stesso GIP che ha prodotto le misure cautelari ha riconosciuto che non sussistevano le esigenze e che non vi erano misure cautelari da adottare nei confronti del Vallone, che sarebbe il fantomatico trait d'union tra l'Angelucci e la pubblica amministrazione.
In questo quadro, colleghi, noi del Popolo della libertà non abbiamo grosse difficoltà a votare contro l'autorizzazione richiesta in maniera molto ma molto ma molto superficiale da parte di questo magistrato. Resta una considerazione che va fatta, e che è l'amarezza - debbo dirlo - che mi rinviene dall'insistenza dei colleghi dell'Italia dei Valori, fedeli forse a loro medesimi nell'obbedienza ad una cultura delle manette sempre e comunque e pregiudizialmente. Vorrei solo ricordare che noi non stiamo qui discutendo se il collega Angelucci è un brav'uomo o non è un brav'uomo: stiamo discutendo se un altro potere dello Stato, in maniera superficiale e senza circostanze, può diminuire il plenum di questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Noi stiamo difendendo questa istituzione, non il collega Angelucci. Ed è per questo che annuncio il voto contrario del mio gruppo, in coerenza ed in linea con quanto sempre il Popolo della Libertà ha sostenuto nei momenti in cui ha detto «no» convintamente all'arresto anche di colleghi di un'altra parte politica; e ribadendo che il nostro «no» all'arresto è una promessa, che è quella di evitare che vi siano in Aula perseguitati politici, e l'auspicio che essa divenga un baluardo sempre e nei confronti di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, ho chiesto la parola e dico subito che voterò assolutamente contro questa scelta da parte della Giunta, e motiverò anche il perché.
Da anni all'interno della regione Lazio sono referente e presidente di molti centri di riabilitazione ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978, che sono quei centri che si attivano per dare risposte alle persone quasi sempre con disagi mentali, quindi incapaci di intendere e di volere. Non voglio stare qui a stabilire se Angelucci abbia più o meno colpe, perché non è di mia competenza; però come parlamentare ho sentito fare delle vere e proprie arringhe fino adesso sul fatto che nessun magistrato deve legittimare o dire senza prove certe quello che l'Angelucci e, mi permetta di dire, il suo gruppo hanno fatto negli Pag. 25ultimi anni. Lo dico seriamente: forse voi non sapete che i centri dei riabilitazione vengono pagati tutti dalle ASL, ovviamente, e ogni ASL ha sul suo conto, quindi sul suo bilancio, la spesa dei centri appartenenti a quel territorio. Angelucci per anni ha preso il quadruplo di ogni centro di riabilitazione: questo non perché esercitasse maggiori riabilitazioni, ma perché pagava meno tassi di interesse presso le banche grazie alla regione; e voglio dire la regione governata oggi dal centrosinistra, quindi mi prendo oneri e onori di quanto dico, ma stiamo parlando del periodo Storace, in cui questa storia è iniziata. Ci siamo trovati davanti ad una situazione per cui, non facendo fisioterapie, comunque entravano soldi, e le liste d'attesa a Roma e nel Lazio aumentavano e aumentano ogni giorno notevolmente.
Credo che sia doveroso non dico votare contro o a favore (ed io ho fatto la mia scelta personale per dar voce all'utenza e quindi la porterò fino in fondo); ma, se qualcuno in quest'Aula ha rispetto di se stesso ed un'etica morale, aldilà delle prove che devono comunque essere vagliate, credo che perlomeno si debba astenere dal dire che non deve essere mandato agli arresti domiciliari. Credetemi, questa persona ha tolto a chi non era in grado di protestare, a chi non ha voce per parlare e, soprattutto, ha messo in crisi un sistema sanitario, come quello della regione Lazio, che continua ad essere uno dei più precari in tutta Italia per abusi, per diritti, per capacità politiche (e non sono io a dirlo). Tuttavia, come parlamentare ritengo completamente assurdo e contrario ad un'etica vera di valori immaginare che la risposta ad un Angelucci libero possa venire proprio da noi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, diciamo subito che l'Italia dei Valori voterà contro la proposta della Giunta. Questo non ha niente di personale nei confronti della persona interessata, come avverrebbe nei confronti di qualunque altro parlamentare, ma vogliamo svolgere il nostro intervento e le nostre argomentazioni soltanto da un punto di vista costituzionale, e cioè di rapporti tra poteri dello Stato. La Costituzione afferma con molta nettezza che i giudici devono fare i giudici e che il Parlamento deve fare il Parlamento. Ebbene, la Costituzione assegna esclusivamente alla magistratura - e non al Parlamento - la possibilità di svolgere le istruttorie e di determinare se esistano o meno gli elementi attraverso i quali si devono usare o meno determinati strumenti istruttori.
Nelle conclusioni della Giunta è scritto che non è opportuno, rispetto alle attribuzioni di questa Giunta, che non è giudice d'appello o delle libertà, valutare nel profondo il merito della vicenda. Quindi, la Giunta stessa riconosce che né essa, come organo istruttorio, né il Parlamento possono arrogarsi il potere di essere giudici d'appello o giudici delle libertà. Ma poi concretamente, nella motivazione ulteriore e nello svolgimento ulteriore della relazione, questo principio viene capovolto totalmente, perché la Giunta vorrebbe che il Parlamento si ergesse esattamente a giudice d'appello o a giudice delle libertà.
Come avviene questo stravolgimento della Costituzione, questo arrogarsi di poteri da parte del Parlamento e di ingerenza sull'attività della magistratura? Avviene attraverso un escamotage molto semplice: il fumus persecutionis non diventa la dimostrazione che c'è una persona o un potere che vuole prevaricare sull'altro e che quindi usa del proprio potere e dei propri strumenti per perseguitare una persona o per perseguitare un membro del Parlamento. Piuttosto, si arriva ad elaborare, con raffinatezza ma contro la Costituzione, il criterio ed il concetto della persecuzione oggettiva: attraverso questo strumento si arriva a dire che il Parlamento può entrare nel merito delle proposte e delle valutazioni che appartengono ad un altro potere dello Stato, che è esattamente la magistratura. Pag. 26
Questa è una deriva pericolosissima, attraverso la quale il Parlamento potrebbe confermare quell'idea che i cittadini hanno, e cioè che i parlamentari si difendono tra di loro, che le prerogative vengono trasformate in privilegi e che le immunità vengono trasformate in impunità. Noi non siamo d'accordo su questo, noi riteniamo che ciascuno debba fare il proprio mestiere! Siccome la corruzione e l'abuso dei poteri sono fenomeni sempre più evidenti nella nostra società, riteniamo che alla magistratura debba essere consentito di svolgere le proprie funzioni. Siamo pienamente d'accordo con la motivata relazione di minoranza del collega Maurizio Turco, il quale ha dimostrato che è il Parlamento che, così facendo, travalica su un altro potere dello Stato qual è la magistratura.
Francamente - lasciatecelo dire - ci sembra che questa relazione sia una memoria difensiva piuttosto che un atto che promana dal Parlamento che prima di tutto deve rispettare la Costituzione e prima di tutto deve rispettare le prerogative degli altri poteri dello Stato.
Per tale ragione noi voteremo contro, perché riteniamo che alla magistratura debba essere consentito di svolgere le proprie funzioni così come ad ogni altro potere dello Stato. Noi pensiamo e temiamo che, come è avvenuto in centinaia di casi, il Parlamento si è pronunciato in un certo modo e successivamente, in sede di conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, la Corte Costituzionale ha dato torto al Parlamento, riconoscendo che esso si è arrogato poteri che non gli competono e che nei confronti di altri poteri dello Stato, invece, ha prevaricato le proprie attribuzioni e le proprie funzioni. Riteniamo che i parlamentari non debbano avere privilegi rispetto agli altri cittadini. Riteniamo che il Parlamento debba essere custode anzitutto dell'articolo 3 della Costituzione e che, quindi, per tale ragione, per tutelare le funzioni della magistratura e per un elementare principio di osservanza dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, noi convintamente voteremo contro la proposta della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Avverto che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, prevista per le ore 12, è differita al termine delle votazioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, motivo brevemente il voto del gruppo dell'Unione di Centro che è coerente con la richiesta della relatrice, l'onorevole Bernini Bovicelli. Devo dire che ho ascoltato, come talvolta accade, un eccesso di parole che prevaricano a volte i pensieri e che non sono del tutto a servizio delle cause che intendono onorare: forse un eccesso di difesa, ed anche un eccesso di accusa.
Qui, piuttosto, il tema è riassumibile in termini sobri: non vi è alcuna ombra di dubbio - lo dico al collega Maurizio Turco - che il caso all'esame, che riguarda le presunte responsabilità dell'onorevole Angelucci nell'inchiesta per false fatturazioni, associazione a delinquere e così via sia un caso che presenta elementi, come lui dice, «che possono avere risvolti penali, disciplinari e contabili». Ma questo è il tema che riguarda il processo penale. Qui, invece, noi siamo chiamati a valutare se vi siano le condizioni, sia pur in una chiave politica come ha sottolineato il collega Palomba, per l'applicazione di una misura cautelare che priva oggettivamente l'Assemblea parlamentare del plenum, della sua composizione.
Ora soltanto ad un esame, per così dire, prima facie, appare macroscopico il consenso alla richiesta di arresto, un po' per ragioni intrinseche: il collega Angelucci non è manager né riveste alcun ruolo gestionale nelle cliniche della Tosoinvest e dovrebbe essere provato in modo specifico un suo particolare ruolo, cosa che non risulta agli atti. Ma, per non tradir me stesso e stando ai fatti, oggi, ai sensi dell'articolo 274 del codice di procedura penale, il tema è se il collega Angelucci è Pag. 27posto nelle condizioni di inquinare le prove.
Stiamo parlando di fatti svolti tra il 2004 e il 2007, a distanza di molti mesi dalla stessa richiesta avanzata dalla magistratura e con provvedimenti - come è stato ricordato - che hanno negato l'esistenza di questi presupposti, cioè del rischio di inquinamento delle prove, nei confronti dei coimputati.
Credo che vi sia poco da aggiungere e che non si debba scambiare l'uso della galera e quindi della custodia cautelare con la sussistenza di elementi per un processo. Il processo penale andrà avanti, l'onorevole Angelucci farà valere lì le sue ragioni, con le garanzie del processo e nel processo. Non c'entra proprio nulla la mala amministrazione della sanità nel Lazio, che evidentemente si trascina da molti anni e che non è del tutto estranea, pur mutando i Governi, nei confronti di questa vicenda; non c'entra nulla con la privazione della libertà di una persona, in questo caso di un deputato, che certamente gode di un particolare status ai sensi della Costituzione, altrimenti non saremmo impegnati in questo esame, ma, mutatis mutandis, dovrebbe valere per qualsiasi cittadino. Non è che per il fatto che sussistono le ragioni per un processo penale, automaticamente devono esistere le ragioni per l'arresto e la custodia cautelare. Dunque, i fatti sono chiari e l'orientamento del voto, che confermo, è quello coerente con la proposta della relatrice, onorevole Bernini Bovicelli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, vorrei fare chiarezza su un punto che credo stia creando molta confusione: le attribuzioni della Giunta non sono quelle di valutare il merito della vicenda, quindi anche la Camera non è chiamata a valutare il merito della vicenda. Il merito sarà affrontato e sviscerato in piena autonomia e in piena indipendenza dall'autorità giudiziaria ordinaria. Il processo penale avrà il suo corso e sarà deciso, così come è giusto che sia, in piena autonomia dell'autorità giudiziaria.
Ciò che qui oggi dobbiamo decidere è invece se ricorrono i presupposti per applicare la misura cautelare in carcere, che è cosa ben diversa dai profili di colpevolezza o meno di un qualsiasi cittadino indagato. Di ciò si è occupata la Giunta: la Giunta per le autorizzazioni ha valutato soltanto tale profilo, ha cercato cioè di verificare se potesse in questo caso sussistere un fumus persecutionis, interpretato così come per prassi ormai lo interpreta la Giunta, quindi verificare se vi fossero gli estremi per l'inquinamento della prova e per la reiterazione del reato.
Le valutazioni che ha fatto la Giunta sotto questi due profili (quello dell'inquinamento della prova e quello della reiterazione del reato) sono state negative. Intanto perché i fatti contestati si riferiscono al 2007 (i fatti vanno dal 2003 al 2007) e sembrava che non vi fosse un'attualità rispetto al lungo tempo trascorso. Il quadro probatorio indiziario era costituito da materiale contabile, da fatturazione, da tabulati: tutto acquisito agli atti.
Anche qui, è sembrato alla Giunta che non vi fosse un pericolo di inquinamento, proprio perché, come si evince dalla stessa ordinanza di custodia, le prove erano tutte di natura documentale. Abbiamo verificato, inoltre, che lo stesso GIP ha modificato la custodia cautelare in carcere per gli altri coimputati, quindi ritenendo che per essi non sussistesse più la permanenza di quelle esigenze che, in un primo tempo, avevano determinato la richiesta della misura cautelare.
Questi sono i motivi per cui la Giunta, in applicazione dell'articolo 68 della Costituzione, ha ritenuto che non vi fossero i presupposti; questo è il compito della Giunta, altrimenti dovremmo direttamente cassare ed eliminare l'articolo 68, che non a difesa della prerogativa del singolo parlamentare è stato concepito, ma a difesa dell'organismo ed in funzione del ruolo che il singolo parlamentare ricopre all'interno dell'Assemblea. Pag. 28
Queste sono state le motivazioni che hanno spinto la Giunta, nella sua maggioranza, a determinarsi per negare la misura della custodia cautelare, ritenendo che non vi fossero i presupposti del pericolo di inquinamento delle prove e della reiterazione del reato che potessero dar luogo ad una misura così grave come quella della custodia cautelare in carcere.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, una brevissima nota per correggere leggermente quanto sostenuto dal collega Mantini: i fatti risalgono non al periodo compreso tra il 2004 e il 2007, ma a quello compreso tra il 2003 e il 2007. In questo contesto, viene davvero da sorridere a pensare che l'esecuzione di una qualunque misura cautelare possa contribuire a restituire verità e giustizia a una vicenda tutta da accertare.
Ricordo anche un dato, a mio avviso, significativo, cioè che tutti gli altri coimputati hanno presentato ricorso al tribunale del riesame e tutti i ricorsi sono stati accolti. Il collega - credo per lasciare massima libertà a questa Assemblea - non ha inteso neppure ricorrere al tribunale del riesame, proprio perché dagli atti processuali emerge la sua assoluta estraneità quantomeno alla gestione operativa della vicenda. Francamente, mi chiedo: ma se lo teniamo in carcere un anno, un giorno, un mese o un'ora risolviamo qualcosa? È per questi motivi che annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord alle conclusioni della relatrice, Bernini Bovicelli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Votazione - Doc. IV, n. 4-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Angelucci, di cui al Doc. IV, n. 4-A.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato tutti? L'onorevole Garagnani chiede soccorso, l'onorevole Laffranco pure, l'onorevole La Malfa... Bene, l'onorevole La Malfa è stato tratto in salvo. Chi c'è ancora? L'onorevole Bocciardo. Abbiamo votato tutti? Non ancora, c'è ancora l'onorevole Laffranco. È sfortunato, l'onorevole Laffranco! Onorevole Laffranco, deve tenere premuto il dito con costanza! Allora, funziona? Bene. Tutti hanno votato.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 405
Votanti 346
Astenuti 59
Maggioranza 174
Hanno votato
316
Hanno votato
no 30).

Prendo atto che i deputati Marinello, Di Centa, Scandroglio, Pugliese, Traversa, Aracu, Fedriga, Mistrello Destro, Goisis e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Palomba e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,25).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare che oggi, 22 aprile, la senatrice Rita Levi Montalcini...

Pag. 29

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Evangelisti, la interrompo solo per avvisare i colleghi che sono ancora previste delle votazioni subito dopo l'intervento dell'onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, impiegherò trenta secondi per ricordare che oggi, 22 aprile, la senatrice a vita, Rita Levi Montalcini, Premio Nobel, compie cento anni (Applausi). Sarebbe bene se arrivasse un augurio da quest'Aula, augurio che personalmente rivolgo anche a tutti i miei colleghi, affinché possano emularla (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, come lei vede, l'Assemblea si unisce al saluto che inviamo in questa occasione. La senatrice Rita Levi Montalcini ha onorato la scienza italiana nel mondo. È stata una vittima delle persecuzioni razziali e viene da una comunità ebraica, quella di Torino e da una famiglia, i Levi, che anche in altri campi molto ha dato alla cultura italiana. Le facciamo di cuore i migliori auguri (Applausi).

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, sono molto contenta di fare le considerazioni che farò, subito dopo questo omaggio alla professoressa Levi Montalcini perché, in qualche modo, riguardano anche lei e l'impegno che ha profuso per la valorizzazione delle donne nella sua vita. Signor Presidente, ci accingiamo a votare i candidati della Camera nei Consigli di presidenza della giustizia tributaria, della giustizia amministrativa e della Corte dei conti.
Questa mattina, come tutti i miei colleghi, ho appreso quali sono le designazioni che si accinge a fare la Camera: non conosco alcune di queste persone, di altre apprezzo moltissimo il valore. Non ho, quindi, nessuna critica da rivolgere in merito alle singole persone. Tuttavia, non posso non esprimere la mia indignazione per il fatto che, tra le sei candidature, non figura nessuna donna, nell'ambito di settori, peraltro, quali il diritto amministrativo, tributario e la contabilità di Stato, nei quali ci sono donne di grandissimo valore e competenza (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, le chiedo di farsi interprete, presso il Presidente della Camera, affinché garantisca, quando ci sono delle designazioni di competenza dell'Assemblea, il rispetto della parità di genere. Mi chiedo se queste deliberazioni che ci accingiamo ad adottare siano coerenti con l'articolo 51 della Costituzione, che quest'Assemblea ha approvato anni fa. Soprattutto desidero sottolineare che, molto spesso, approviamo norme a tutela della parità di genere ma dovremmo almeno dare il buon esempio quelle poche volte che spettano a noi le decisioni.
Pertanto annuncio che, per esprimere solidarietà nei confronti delle donne di valore che non sono state neppure prese in considerazione, non parteciperò a queste votazioni. Mi auguro che molte altre donne daranno lo stesso sostegno a questa posizione, per esprimere solidarietà nei confronti delle donne che, forse, non appartengono agli ambienti della politica che decide ma che, fuori da questo Parlamento, fanno onore all'Italia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta, a rigor di termini il suo non è stato un intervento sull'ordine del lavori bensì una dichiarazione di voto, che non è consentita in questa fase dei nostri lavori. Tuttavia, l'ho lasciata parlare per l'oggettiva importanza del problema che lei desiderava porre. Inviterei i colleghi a non aprire un dibattito su questo argomento perché non darò la parola per ulteriori dichiarazioni di voto.

BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma non per una dichiarazione di voto.

Pag. 30

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, mi sembra strano che lei, giustamente, abbia sottolineato che l'intervento dell'onorevole Lanzillotta non era sull'ordine dei lavori ma una dichiarazione di voto su quello che ci apprestiamo a votare e quindi ritengo non sia giusto aprire qui una discussione. Credo però che forse non sarebbe stato neanche il caso, appunto, di procedere nell'intervento stesso perché ovviamente altera l'equilibrio con cui ci apprestiamo a discutere, invece, nel merito delle votazioni successive.
Credo che non sia corretto in termini squisitamente di Regolamento, ma anche di rapporti tra colleghi. (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Saltamartini, accolgo il suo intervento ed anche l'implicito rimprovero che lei mi muove.
Credo che sia opportuno che venga ricordato dalla voce dell'onorevole Lanzillotta e anche dalla sua l'importanza di un equilibrio verso le donne nella formulazione delle candidature.
È stato fatto sia da una parte dello schieramento sia dall'altra e se qualcuno dal centro vuole intervenire gli concederò un minuto però non apriamo una discussione generale su questo tema perché sarebbe impropria. Vedo che dal centro non si eleva nessuna mano pertanto proseguiamo.

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (ore 12,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. I successivi punti all'ordine del giorno prevedono poi la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della Corte dei conti.
Passiamo quindi alla votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. A norma dell'articolo 17, comma 2, del decreto legislativo n. 545 del 1992 la Camera è chiamata a eleggere due componenti di tale Consiglio a maggioranza assoluta dei suoi componenti tra professori di università in materie giuridiche e soggetti abilitati alla difesa dinanzi alle commissioni tributarie che risultino iscritti ai rispettivi albi professionali da almeno dodici anni.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: avvocato Mario Ferrara, nato a Firenze il 21 maggio 1943 e dottor Giorgio Fiorenza, nato a Firenze il 6 settembre 1957.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato tutti? Onorevole Goisis? Onorevole Leo? Onorevole Stagno D'Alcontres? Ci Siamo? Bene!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 405
Votanti 375
Astenuti 30
Maggioranza 316
Voti favorevoli 327
Voti contrari 48

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati De Pasquale e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria Mario Ferrara e Giorgio Fiorenza (Applausi).

Pag. 31

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (ore 12,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa.
Ricordo che, a norma dell'articolo 7 della legge 27 aprile 1982, n. 186, come modificato dall'articolo 18 della legge 21 luglio 2000, n. 205, la Camera è chiamata ad eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche o gli avvocati con venti anni di esercizio professionale.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: Professore Avvocato Sergio Mattarella, nato a Palermo il 23 luglio 1941, e Professore Avvocato Learco Saporito, nato a Scafati (Salerno) il 17 ottobre 1936.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Avete votato tutti? Onorevole Stradella, onorevole Lanfranco, onorevole Razzi, onorevole Ravetto. Adesso ci siamo tutti? Chi non ha votato? Ancora l'onorevole Razzi non ha votato. Salvate l'onorevole Razzi!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 422
Votanti 402
Astenuti 20
Maggioranza 316
Voti favorevoli 360
Voti contrari 42
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa Sergio Mattarella e Learco Saporito.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei capire una cosa e credo che molti di noi la vogliano capire. Lei, signor Presidente, ha detto che vi è una lista. Vorremmo sapere chi ha presentato le liste sulle base delle quali stiamo votando (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Signor Presidente, non possiamo trovare una lista - qui e all'ultimo momento - di persone che saranno pure specchiatissime e tutte da eleggere. È sulla procedura che voglio avere da lei una spiegazione, signor Presidente.

PRESIDENTE. Lei ha rivolto una domanda molto opportuna, onorevole Palomba. Ricordo che la legge non disciplina le modalità di svolgimento della votazione, prevedendo soltanto che l'elezione debba avvenire a maggioranza assoluta dei componenti della Camera e del Senato.
Si è posto, già in occasione della prima elezione nel febbraio del 2001, il problema di quale modalità di votazione sia da seguire alla Camera, anche al fine di consentire una rappresentanza delle opposizioni.
Al riguardo, l'articolo 56, primo comma, del Regolamento, dispone l'applicazione del sistema del voto limitato, in caso di elezione di un numero di componenti di collegi superiore a due. Con riferimento ai casi in esame, tale sistema, tuttavia, stante il quorum della maggioranza assoluta dei componenti, escluderebbe la rappresentanza delle opposizioni, considerato che queste, per definizione, non potrebbero in mancanza di intese con i gruppi di maggioranza, conseguire il quorum previsto per l'elezione.
Pertanto, in vista dell'elezione del 7 febbraio 2001, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 21 dicembre 2000, si convenne di procedere applicando in via analogica l'articolo 56, comma 3, del Regolamento, il quale prevede che per le nomine mediante elezione Pag. 32di Commissioni che per prescrizione di legge o di regolamento debbano essere composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari, il Presidente comunica ai gruppi stessi il numero di posti spettanti a ciascuno in base al suddetto criterio, richiedendo la designazione di un eguale numero di nomi. Sulla base di tali designazioni, il Presidente compila la lista da sottoporre all'Assemblea, la quale delibera per scrutinio segreto.
Si è proceduto nello stesso senso nelle seguenti occasioni: 7 febbraio 2001, 19 settembre 2001, 30 gennaio 2003, 3 marzo 2005 e 26 luglio 2006.
Conformemente a tale prassi, anche ai fini delle tre votazioni all'ordine del giorno nella seduta odierna, la Presidenza ha richiesto ai gruppi di maggioranza e di opposizione di esprimere le rispettive candidature, sulla base delle quali ha formulato le liste di candidati.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 56 del Regolamento cui lei ha fatto riferimento per precisare che la domanda posta dall'onorevole Palomba a nome del gruppo dell'Italia dei Valori non atteneva alla modalità di votazione - che non contestiamo assolutamente - ma alla modalità di redazione della lista dei candidati, in relazione alla quale comunque lei, nella chiosa finale, ha dato una risposta.
Quindi, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, pur riaffermando la stima e l'apprezzamento nei confronti di coloro che sono stati designati, affermo che vogliamo che sia chiaro che il gruppo dell'Italia dei Valori non ha partecipato ad alcuna forma di contrattazione, né eventualmente di «inciucio» che possa essere stato alla base di tali nomine (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della Corte dei conti (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti.
Ricordo che a norma dell'articolo 18, comma 3, della legge 21 luglio 2000, n. 205, per l'elezione del Consiglio di presidenza della Corte dei conti si applicano le disposizioni di cui all'articolo 7 della legge 27 aprile 1982, n. 186, come modificato dall'articolo 18 della medesima legge n. 205 del 2000.
La Camera è quindi chiamata ad eleggere, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, due membri di tale consiglio tra i professori universitari ordinari di materie giuridiche o gli avvocati con 15 anni di esercizio professionale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: professor Andrea Manzella, nato a Palermo l'8 dicembre 1933 e avvocato Umberto Tracanella, nato a Milano il 16 settembre 1937.
Dichiaro aperta la votazione segreta.
(Segue la votazione).

Ci siamo? Onorevole Laffranco (è proprio sfortunato, non si scoraggi!), onorevole Simeoni, onorevole Ceccuzzi, onorevole Siragusa...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 430
Votanti 404
Astenuti 26
Maggioranza 316
Voti favorevoli 344
Voti contrari 60
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di presidenza della Corte di conti Andrea Manzella e Umberto Tracanella. Pag. 33
A tutti gli eletti formulo gli auguri da parte dell'Assemblea. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli affari esteri, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

(Iniziative del Governo con riferimento al recente sequestro del rimorchiatore d'altura italiano Buccaneer nonché in relazione all'espansione del fenomeno della pirateria presso le coste somale - n. 3-00487)

PRESIDENTE. L'onorevole Adornato ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Vietti n. 3-00487, concernente iniziative del Governo con riferimento al recente sequestro del rimorchiatore d'altura italiano Buccaneer nonché in relazione all'espansione del fenomeno della pirateria presso le coste somale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, vorrei cogliere l'occasione per esprimere la mia e la nostra soddisfazione per l'atteggiamento tenuto dal nostro Governo in occasione della recente Conferenza di Ginevra, che ha permesso all'Italia di mantenere la sua immagine pulita di fronte, invece, alle ambiguità e agli equivoci che la Conferenza, come abbiamo visto, ha prodotto.
Il senso della nostra interrogazione odierna è molto chiaro ed è cercare di rompere il muro di indifferenza e di distrazione, non suo signor Ministro, ma dell'opinione pubblica italiana intorno a questa vicenda che coinvolge nostri connazionali, oltre ad essere una vicenda delicata dal punto di vista internazionale. Le chiediamo lumi sulla posizione attuale del nostro Governo, sull'attuale situazione in quelle zone, cui si aggiunge la nostra preoccupazione rispetto al fatto centrale che è emerso in questi giorni...

PRESIDENTE. Onorevole Adornato, la prego di concludere.

FERDINANDO ADORNATO. Vorremmo, infatti, sapere se lei valuta - dando per buona la nostra posizione sul fatto che in quella nave non ci fossero rifiuti tossici - questo un pretesto e, nel caso in cui si trattasse di un pretesto, qual è l'analisi che ella fa del motivo per cui esso è stato usato in questa vicenda.

PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, concordo in primo luogo con lo spirito dell'interrogazione ora illustrata dall'onorevole Adornato. La pirateria esige una risposta internazionale sempre più articolata e coordinata. Occorrono strumenti giuridici, ma anche scambi di informazione e deterrenza militare. Altrettanto cruciale è però contribuire allo sviluppo e alla pacificazione della Somalia e affrontare le vere cause profonde del fenomeno: povertà e instabilità. Noi ci stiamo impegnando su questi fronti.
Importanti risoluzioni dell'ONU, cui l'Italia ha contribuito anche all'interno del Consiglio di sicurezza, hanno aperto la strada all'intervento internazionale contro i pirati e consentito la creazione di un Pag. 34gruppo di contatto per coordinare l'azione antipirateria di trenta Stati e sei istituzioni multilaterali. L'Italia ha collaborato alla missione della NATO, avviata ad ottobre, e a quella europea, Atlanta, che ne ha preso il posto a dicembre.
Siamo favorevoli alla proroga della missione europea fino a tutto il dicembre 2010. Il nostro Governo sta operando a tutto campo sul caso del rimorchiatore italiano Buccaneer sequestrato l'11 aprile. Lavoriamo in una comprensibile riservatezza che è la prima tutela dei dieci connazionali coinvolti e la precondizione per una soluzione positiva di questa vicenda, che vede un coordinamento costante anche con la difesa e con gli altri organismi interessati.
Circa le notizie di stampa sulla presunta presenza di carichi tossici sul Buccaneer, vi è stata una smentita formale dell'armatore, rafforzata dalle prove fotografiche che abbiamo ripreso. Il Buccaneer trasportava soltanto delle chiatte vuote. Siamo in contatto con il Primo Ministro somalo e con il presidente della regione autonoma del Puntland che hanno a loro volta attivato i Ministri dell'interno e della sicurezza nazionale. Essi si sono adoperati per aprire nostri canali di comunicazione con i sequestratori che potrebbero rivelarsi utili - questi Ministri se ne occupano direttamente - anche per smussare alcune posizioni più rigide all'interno delle fazioni responsabili del sequestro.
Il caso Buccaneer conferma che, per affrontare la piaga della pirateria, la collaborazione delle autorità locali è necessaria; fondamentale è risolvere il problema della sicurezza sul terreno, di cui la pirateria è diretto riflesso sui mari. Le attività di pattugliamento delle acque somale vanno rese più incisive e non possono prescindere da una azione per la riconciliazione nazionale somala nel rafforzamento della sicurezza di questo ancora fragile Stato.
Bisogna intervenire su un territorio dimenticato dalla comunità internazionale e anche dall'opinione pubblica. Lo sfruttamento delle coste ha messo in ginocchio un'economia già poverissima che è purtroppo attirata dal bottino dei pirati, fino a 80 milioni di dollari nel solo anno 2008.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Il rischio è la saldatura tra estremisti islamici e pirateria. Noi stiamo lavorando per promuovere una vera riconciliazione nazionale di tutte le fazioni e i partiti della Somalia.

PRESIDENTE. L'onorevole Adornato ha facoltà di replicare per due minuti.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, la nostra analisi coincide con quanto lei ha detto e capiamo la riservatezza che in questi casi è sempre d'obbligo. Troviamo saggio che finora il Governo italiano abbia escluso di intervenire con blitz militari, come Francia e Stati Uniti invece hanno fatto in casi analoghi. Tuttavia le consigliamo due o tre cose, se ce lo permette. In primo luogo, di provare tutte le armi della diplomazia, ma di escludere qualsiasi trattativa nel caso si verificasse la presenza di soggetti legati al terrorismo islamico. In secondo luogo, di tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica italiana e internazionale su questi casi, perché quando si risolvono bene tutti siamo stati bravi, quando invece la storia volgesse verso situazioni non comprensibili allora comincia il gioco delle responsabilità che è saggio mettere subito sotto gli occhi dell'opinione pubblica e internazionale.
È evidente che noi siamo indotti a muoverci con indignazione, come nel caso del Darfur o in tante altre zone del mondo, quando un giorno succede qualcosa e poi buttare nel silenzio e nel dimenticatoio quello che succede - in questo caso sono coinvolti dieci nostri connazionali - per poi magari dopo qualche mese o qualche giorno scoprire cose che non avevamo previsto. Dato che condividiamo l'impostazione che lei ha dato, consiglieremmo, proprio in omaggio a questa impostazione, di non lasciare nel dimenticatoio questa vicenda, di tener desta Pag. 35l'opinione pubblica e di dare trasparenza a quello che il Governo fa giorno dopo giorno, sempre tenendo conto della riservatezza, ma dando il massimo di trasparenza possibile su una vicenda assai delicata rispetto alla quale le debolezze della comunità internazionale, non tanto e non solo del nostro Paese, sono assolutamente evidenti.

(Orientamenti del Governo in relazione alla Conferenza ONU sul razzismo (cosiddetta Durban II) attualmente in corso a Ginevra - n. 3-00488)

PRESIDENTE. L'onorevole Pianetta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00488, concernente orientamenti del Governo in relazione alla Conferenza ONU sul razzismo (cosiddetta Durban II) attualmente in corso a Ginevra (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, signor Ministro, i diritti umani vanno promossi e tutelati perché sono l'espressione della dignità umana, della libertà e della democrazia, quindi è giusto che le Nazioni Unite li promuovano nelle conferenze internazionali. Ma se da quelle tribune, come è avvenuto a Ginevra, si travisano e si strumentalizzano questi fondamentali principi per fini politici, se da quelle tribune si demonizza uno Stato, quello di Israele, definendolo la più orribile manifestazione di razzismo, se la dichiarazione di Ginevra conferma quella di Durban del 2001, allora gli Stati democratici devono reagire.
Come, signor Ministro? Questa è la domanda: come evitare che una giusta lotta contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza, sia snaturata e vanificata con posizioni strumentali, inaccettabili e ripugnanti?

PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha facoltà di rispondere.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, la decisione che il Governo italiano ha preso ha marcato un principio ed ha anche lanciato un monito. Il monito è quello di impedire, come lei ha detto, che una manifestazione importante sotto l'egida delle Nazioni Unite contro il razzismo, obiettivo che l'Italia fortemente condivide, si trasformasse in un'altra cosa, in un'occasione per lanciare messaggi di intolleranza e di odio, in particolare contro lo Stato di Israele.
Il principio è che anche nella politica estera non tutto è negoziabile.
Vi sono dei principi fondamentali che toccano i valori della nostra civiltà, la civiltà europea e quella italiana: il rispetto per i diritti della persona, il principio della lotta all'antisemitismo, la libertà di espressione. Ecco perché abbiamo cercato di trovare un consenso su una proposta europea, ve ne era una che tutti avevamo politicamente condiviso poi, purtroppo, quella proposta non è stata il testo di riferimento. Abbiamo ritenuto di non partecipare ad un esercizio sterile, l'Europa purtroppo ha mancato un'occasione per raggiungere un'unità politica su un principio così alto.
Dobbiamo continuare a lavorare per riaffermare il principio universale della lotta al razzismo, dobbiamo farlo proprio perché crediamo nelle Nazioni Unite, ma non crediamo che una Conferenza dell'ONU debba essere una tribuna mondiale per lanciare messaggi di odio contro gli ebrei e contro Israele. Ecco perché noi siamo favorevoli all'idea di riprendere il tema della lotta al razzismo, svincolandola completamente dalle conclusioni e dai lavori di questa Conferenza e di quella del 2001 che sono state, purtroppo, delle occasioni completamente mancate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Pianetta ha facoltà di replicare.

ENRICO PIANETTA. Signor Ministro, la voglio ringraziare veramente per la chiarezza di queste sue parole e anche per Pag. 36il coraggio e la lungimiranza che lei ha avuto nel porre l'Italia in questa posizione perché ci vuole coraggio e anche lungimiranza; quel coraggio e quella lungimiranza che adesso gli hanno fatto dire che bisogna recuperare questi principi che indubbiamente sono fondamentali per la convivenza di un popolo e della comunità internazionale. Guai se qualcuno si impossessa di questi principi, li strumentalizza e li modifica a suo uso e consumo; tutti quanti noi ne avremmo delle conseguenze molto negative nella vita di tutti i giorni.
Signor Ministro, la ringrazio perché una regressione di questo genere potrebbe portare ad una involuzione, penso ai valori della famiglia e a tutto ciò che rappresenta il percorso delle donne. Dunque, la ringrazio per questa fermezza del Governo italiano che ha dato grande significato e senz'altro un grande merito a questo Governo. Grazie ancora (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative del Governo in merito ai rilievi mossi dal comitato di esperti dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dal Consiglio d'Europa in materia di trattamento dei lavoratori migranti - n. 3-00489)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00489, concernente iniziative del Governo in merito ai rilievi mossi dal comitato di esperti dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dal Consiglio d'Europa in materia di trattamento dei lavoratori migranti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, innanzitutto una premessa velocissima: il Ministro lo sa, il gruppo dell'Italia dei Valori non è stato d'accordo con la scelta compiuta dal Governo di non partecipare alla Conferenza di Ginevra dove appunto si parlava di razzismo.
Chiusa questa parentesi doverosa nei confronti del Governo e dei nostri telespettatori, torno al tema della nostra interrogazione perché è stato l'ONU a muovere delle accuse al nostro Paese, cito dal Corriere della sera e la Repubblica: «L'Italia viola i diritti umani», «L'ONU: Italia razzista» e il Ministro ha respinto al mittente definendo false ed inaccettabili queste accuse. Allora vogliamo sapere perché giudica false queste accuse quando anche la cronaca di questi giorni si incarica, purtroppo, di riaffermarle. Cito un dato emblematico: domenica allo stadio di Torino è stato fischiato un noto calciatore, Mario Balotelli...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. ... e tutti si sono resi conto di quanto subdolo e penetrante sia il razzismo nel nostro Paese, fin nelle pieghe della società civile ed anche del tifo sportivo.

PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha facoltà di rispondere.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, respingo la prima affermazione dell'onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Non è una mia affermazione, è dell'ONU.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Io non credo che il nostro Paese, il mio Paese, sia razzista. Io sono il primo a condannare cori razzisti lanciati negli stadi, sono il primo a condannarli.
L'onorevole Evangelisti sa bene che quei rapporti non sono né dell'ONU, né dell'ILO, ma di un gruppo di esperti che ha raccolto alcune considerazioni e che non formano quindi un atto ufficiale di quella organizzazione. Quanto al Consiglio d'Europa noi abbiamo risposto puntualmente. Si tratta di iniziative in corso su cui la Commissione europea è stata informata, su cui con il Ministro del lavoro e con il Ministro dell'interno abbiamo espresso quali siano i nostri punti di vista. Pag. 37L'Italia è un Paese il cui Governo e il cui popolo sono fortemente contro ogni intolleranza e ogni episodio di razzismo.
Lo abbiamo dimostrato nelle iniziative per l'integrazione delle comunità rom, per i diritti dei bambini che devono andare a scuola e non nelle strade a mendicare, per le iniziative per il reinserimento sociale di queste comunità più sfortunate. Da ultimo ricordo come, con un gesto di solidarietà, che al di là del mancato rispetto da parte di un altro Paese europeo (in questo caso Malta) di regole sul controllo marittimo del Mediterraneo, l'Italia non ha esitato nel momento della necessità a raccogliere 150 immigrati sicuramente clandestini. Ha prevalso, a mio avviso giustamente, la solidarietà sul rispetto formale delle regole di salvataggio in mare che non spettavano in quel momento all'Italia.
Siamo pronti a fare lo Stato che fa rispettare le sue regole e che distingue la legalità dalla illegalità, ma siamo ancora più pronti a far prevalere la solidarietà quando anche una sola persona è in pericolo. Ciò vuol dire che il nostro Paese - il mio Paese - non è assolutamente un Paese razzista (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il signor Ministro si sorprenderà ma il gruppo dell'Italia dei Valori è contento della replica del Ministro anche se un tantino stizzita. Tuttavia, il Ministro non deve replicare a Fabio Evangelisti, bensì all'agenzia dell'ONU che si occupa del lavoro e che ha pubblicato questo documento.
Non ci si può nascondere dietro l'aspetto formale dicendo che si tratta di un gruppo di consulenti che il 19 marzo ha detto che l'Italia è razzista. Soprattutto il Ministro non ha risposto al fatto che dopo un mese, il 16 aprile, non dei consulenti, ma il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, ha riaffermato che l'Italia non ha fatto passi sufficienti nella giusta direzione sul fronte della lotta al razzismo, presente anche in ambito sportivo. Quindi, signor Ministro, la ringrazio per essere presente e per aver voluto rispondere alla nostra interrogazione, ma non se la deve prendere con noi, caso mai con il Consiglio d'Europa e con l'agenzia dell'ONU per il lavoro.
Per quanto ci riguarda, dopo aver tradotto i documenti di cui stiamo parlando, abbiamo fatto anche una piccola ricerca appoggiandoci ad un sito, www.lunaria.org, che ha fatto una verifica. Esiste presso il Ministero delle pari opportunità, presieduto dal Ministro senza portafoglio, Mara Carfagna, un dipartimento apposito contro le discriminazioni razziali. Alle 13 in questo ufficio manca il direttore generale, le divisioni sono due e un dirigente è stato trovato (si chiama Giovanni Nostrato) ma era fuori sede. Vi è, inoltre, un servizio studi e ricerche il cui dirigente manca, i funzionari impiegati sono nove, ci sono cinque esperti consulenti, però l'ultima relazione al Parlamento è del 2007 (sarà interessante leggere quella del 2008), inoltre vi sono i comunicati stampa con cui si poteva replicare alle accuse dell'ONU, o meglio dell'ILO.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Concludo, signor Presidente. L'ultimo comunicato di questo ufficio è del febbraio 2008, quando il Ministro di riferimento era l'onorevole Barbara Pollastrini del Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Decisione del questore di Bolzano in merito ad una manifestazione degli Schützen che si svolgerà il 25 aprile 2009 - n. 3-00490)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00490, concernente decisione del questore di Bolzano in merito ad una manifestazione Pag. 38degli Schützen che si svolgerà il 25 aprile 2009 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, come ha riferito già il Presidente, si tratta di una manifestazione programmata dal corpo dei tiratori scelti, i cosiddetti Schützen, davanti al monumento dell'alpino, eretto nel ventennio per celebrare la guerra coloniale in Abissinia. Questa manifestazione è volta a protestare contro la politica fascista dell'epoca. Il questore di Bolzano, a nostro parere inspiegabilmente, ha ritenuto di limitare questa facoltà di riunione, impedendo praticamente, per asseriti motivi di sicurezza, la manifestazione davanti al monumento dell'alpino. Non solo, ha praticamente limitato anche l'orario, restringendolo dalle ore 18 alle ore 20, e, come se non bastasse, ha limitato anche l'accesso alla sala per il dibattito serale su questa questione, che normalmente è autorizzata per 400 persone, riducendo l'accessibilità a 280 persone. Vogliamo, quindi, sapere se il Ministro competente condivida questa decisione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la questione sollevata dall'onorevole Zeller trae effettivamente origine da un preavviso di svolgimento di pubblica manifestazione da effettuarsi a Brunico il prossimo 25 aprile, presentato il 10 febbraio scorso alle locali autorità di pubblica sicurezza di Bolzano. L'itinerario, nelle intenzioni degli organizzatori, prevedeva la conclusione della manifestazione nella locale piazza Cappuccini, dove è ubicato, come è stato ricordato, il monumento all'alpino. Tenuto conto della delicatezza della questione, il commissario del Governo per la provincia di Bolzano sottoponeva la problematica all'esame del locale comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica nella seduta del successivo 11 febbraio. Nel corso di tale seduta, è stato considerato anche che la data prescelta per la manifestazione del 25 aprile, come noto, è ufficialmente riconosciuta come festa della liberazione. Inoltre, le autorità di pubblica sicurezza di Bolzano hanno valutato che la manifestazione avrebbe fatto seguito temporalmente ad un'analoga iniziativa, già tenutasi lo scorso 8 novembre del 2008 a Bolzano, nel corso della quale non erano mancati momenti di tensione per possibili scontri tra manifestanti di opposta tendenza. Tenuto conto che per questi citati motivi si poteva venire a creare una probabile fonte di contrapposizione, con le inevitabili preoccupanti ripercussioni sotto il profilo dell'ordine pubblico e della sicurezza, il comitato provinciale di Bolzano esprimeva l'unanime avviso che fosse opportuno chiedere ai proponenti di prevedere diverse modalità di effettuazione della manifestazione stessa. Pertanto, il questore di Bolzano, dopo un articolato e prolungato confronto con i promotori dell'iniziativa, lo scorso 12 marzo ha ricevuto una nuova proposta di programma dell'evento, che tuttavia manteneva, comunque, la sede di ubicazione del monumento dell'alpino come luogo di conclusione.
La circostanza, unitamente alle già preannunziate e concomitanti manifestazioni di gruppi contrapposti, ha indotto, quindi, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica a ribadire la necessità che il questore impartisse dettagliate prescrizioni, poi effettivamente adottate, tendenti a modificare il percorso e, in particolare, a non concludere la manifestazione dinanzi al citato monumento. Posso invece smentire l'onorevole Zeller che siano state imposte riduzioni della durata della manifestazione. Credo che si sia trattato solo di un equivoco, perché il primo orario comprendeva anche la durata del convegno. Per quanto riguarda il numero di partecipanti al successivo convegno nella sala al chiuso, è stata la locale commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, a seguito di un apposito sopralluogo tecnico, a stabilire che la capienza massima della sala è di 280 persone.

Pag. 39

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, non sono soddisfatto di questa risposta, anche perché i precedenti citati, cioè le precedenti manifestazioni degli Schützen a Bolzano, si sono sempre svolte pacificamente e non sono noti scontri o altri avvenimenti rilevanti per la sicurezza pubblica. Peraltro, questa manifestazione si terrebbe in periferia, nel comune di Brunico, che non è Bolzano, dove non c'è nessun pericolo di una contromanifestazione o di altri schieramenti che potrebbero contromanifestare. Poi, riteniamo sproporzionata la presenza di 600 poliziotti, a quanto pare radunati proprio per impedire eventuali disordini.
A noi sembra che qui sia stato applicato un sistema di due pesi e due misure, perché si tratta di una zona tranquilla. La provincia di Bolzano è una zona tranquilla e vorrei ricordare anche che il presidente della provincia, il presidente Luis Durnwalder, ha espresso egli stesso il suo disappunto per questa scelta, a nostro parere troppo restrittiva, del questore di Bolzano, che contestiamo fermamente anche in questa sede.

(Costi per l'attivazione della social card e intendimenti del Governo in merito a misure a favore di coloro che si trovano sotto la soglia di povertà - n. 3-00491)

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Livia Turco ed altri n. 3-00491, concernente costi per l'attivazione della social card e intendimenti del Governo in merito a misure a favore di coloro che si trovano sotto la soglia di povertà (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

DONATA LENZI. Signor Presidente, quando il decreto-legge n. 112 del 2008, che è il primo grande, fondamentale atto del Governo, al quale poi, in realtà, si continua a fare riferimento, all'articolo 81 illustrò e mise in campo la social card, abbiamo manifestato da subito delle perplessità, pur riconoscendo che qualcosa è meglio di niente.
In una situazione di crisi, poi, come quella che si è realizzata nei mesi successivi, un intervento a favore delle fasce più povere è sicuramente necessario, ma le nostre perplessità, che riguardavano in primo luogo la scelta della tipologia di intervento, riguardavano anche l'efficacia.
Arriverà ai poveri, pure individuati nelle due fasce di età delle persone sopra i 65 anni e delle famiglie con bambini di età inferiore ai tre anni, oppure l'intricato incontro dei requisiti finisce con il ridurre troppo la platea?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATA LENZI. Abbiamo messo in piedi una cosa così complessa e costosa nella sua gestione; adesso siamo ad aprile ed è ora di chiedere i risultati.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, vorrei ricordare, innanzitutto, che per la prima volta il Governo Berlusconi introduce il concetto della povertà assoluta, che oggi viene autorevolmente indagato da una ricerca dell'ISTAT, che ci consegna dei valori minimi e massimi a seconda degli ambiti territoriali nei quali vive una famiglia.
L'esperimento iniziale della stessa carta sociale si colloca circa a metà strada fra questi valori minimi e massimi; intercetta, quindi, opportunamente una parte importante di questa platea, cioè quella ancor più bisognosa di aiuto.
Si è avviata la realizzazione di uno strumento, la carta elettronica, che è anonimo per salvaguardare la dignità della persona, utilizzabile anche attraverso l'aiuto di intermediari sociali. Il suo costo è stato straordinariamente più contenuto Pag. 40di quello ipotizzato nella trasmissione: non 21 milioni, ma 1,4 milioni di euro al 31 marzo.
Non sono stati necessari costi aggiuntivi per i CAF e per i patronati, come è stato detto. Questo costo di partenza dà vita a questo canale di comunicazione fra le istituzioni e questa fascia degli ultimi, ma anche fra i donatori privati che hanno concorso ad alimentare la carta sociale e questa platea di beneficiari, che siamo intenzionati via via ad affinare con il tempo, a partire da quell'indicatore della situazione economica equivalente che dovrà essere, penso, rivisto, con particolare riguardo alla composizione del nucleo familiare.
Già per le misure richiamate anche dall'interrogante con riferimento al rimborso spese per l'acquisto di latte artificiale e di pannolini per neonati entro tre mesi, beneficiari di questa carta sociale, è in corso di definizione il relativo decreto interministeriale. Questo finanziamento di 2 milioni di euro agirà direttamente su quella carta, trovando già predisposta la strumentazione che consente di arrivare a questi beneficiari.
Insomma, la polemica a nostro avviso è assolutamente infondata. Piuttosto, dovrebbe esserci da parte dell'opposizione un ausilio costruttivo ad affinare via via i modi con i quali identificare la platea dei beneficiari, e allo stesso tempo far pervenire ad essi risorse quanto più mirate, tali da non generare abusi ma al contrario da sostenere i bisogni vitali di una platea di persone che attualmente non sono rappresentate ai tavoli del dialogo sociale, della concertazione: sono quegli ultimi degli ultimi che non hanno organizzazioni di tutela, ma dei quali le istituzioni doverosamente si vogliono occupare, anche attraverso questo strumento.

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi, ha facoltà di replicare.

DONATA LENZI. Signor Presidente, mi dispiace dovermi dichiarare insoddisfatta, perché mi verrebbero altre mille domande: quanti sono quelli che hanno avuto la social card? Di questi, quante sono le famiglie con bambini sotto i tre anni, che potranno quindi poi ricevere insieme agli altri beni anche i pannolini e il latte scontato? Sono così pochi come è stato detto finora, cioè meno della metà di quelli che eran previsti? Se i numeri sono questi - comunque, non lo sappiamo ancora con certezza - bisognerebbe allora riconoscere che la social card è stata un flop.
È bene che sia costata 1,4 milioni di euro, mi permetta però di dire che definirla anonima è un po' tirato; infatti, rispetto ad un soggetto che la tira fuori mentre fa la fila al supermercato, è difficile pensare che il vicino di casa, che magari è in fila, non lo riconosca. Apprezzo che si sia contato sulla rete dei CAF e dei patronati, che hanno lavorato gratuitamente; la nostra alternativa era sempre sin dall'inizio, e continuiamo a crederci, quella di appoggiarsi alla rete dei comuni, perché i comuni italiani, che son piccoli, conoscono i propri concittadini, sanno le loro condizioni e inseriscono la social card in una serie di interventi che mirano poi al superamento della povertà. Non vorremmo cioè che il federalismo si fermasse alle regioni e negasse i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in merito all'opportunità di liberalizzare l'attività di patronato e assistenza sociale, nonché di prevedere anche per i sindacati l'obbligo di rendicontazione del bilancio di esercizio - n. 3-00492)

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00492, concernente intendimenti del Governo in merito all'opportunità di liberalizzare l'attività di patronato e assistenza sociale, nonché di prevedere anche per i sindacati l'obbligo di rendicontazione del bilancio di esercizio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, signor Ministro, ci risulta che i Centri di assistenza fiscale dei sindacati abbiano aumentato le tariffe per le dichiarazioni Pag. 41dei redditi (tra l'altro aspetto che riguarda qualche milione di cittadini contribuenti), e gli aumenti previsti sono solo per i non iscritti; e questo a noi sembra un escamotage per indurre ancora lavoratori e pensionati ad iscriversi al sindacato, organizzazione che vive del tesseramento e dei servizi che fornisce allo Stato, peraltro ben remunerati. Noi chiediamo quindi al Governo se è a conoscenza di queste azioni, se concorda nel liberalizzare questi servizi e nell'obbligare anche i sindacati a dar conto dei loro bilanci pubblicandoli, come atto previsto dalla nostra Costituzione e finora mai attuato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, in via di principio CAF e patronati corrispondono a quel criterio di sussidiarietà al quale tutti facciamo spesso riferimento, con l'obiettivo, tramite questi strumenti, di favorire l'accesso dei cittadini, specie dei cittadini più deboli, alle prestazioni sociali o all'adempimento degli obblighi fiscali. Risponderò soprattutto con riferimento al suo quesito, che riguarda in modo particolare i patronati, che sono cosa in parte distinta dai CAF.
I patronati pongono probabilmente alcuni problemi di adeguamento: innanzitutto stiamo lavorando affinché i processi di informatizzazione e di semplificazione delle attività degli enti previdenziali rendano sempre più agevole il rapporto diretto tra il cittadino e tale amministrazione pubblica, in modo da non aver bisogno di intermediari per accedere ai propri diritti.
Basti pensare che nell'arco - penso - di un anno dovremmo essere in grado di consegnare la busta arancione, come già avviene in altri Paesi, che periodicamente informa ciascuno del proprio conto corrente previdenziale, della propria situazione previdenziale e quindi della potenziale prestazione pensionistica. C'è un'esigenza di liberalizzare i patronati? Direi di no, essi sono ben ventisette (e quindi in un numero significativo) e dobbiamo anzi verificare bene che operino con correttezza.
C'è un problema di trasparenza? Le direi ancora di no, perché essi sono tenuti ad una contabilità separata dall'organizzazione sindacale e i relativi bilanci devono essere rendicontati al Parlamento e quindi sono pubblicamente leggibili e disponibili.
C'è un problema relativo al loro finanziamento? Probabilmente sì, nel senso che il finanziamento è legato ad una percentuale sul monte contributivo che tendenzialmente negli ultimi anni è cresciuto di anno in anno, e probabilmente vi è l'esigenza - e a ciò ci stiamo dedicando - di migliorare le convenzioni con ciascuno di questi patronati da parte degli enti previdenziali.
Intanto abbiamo varato per essi un nuovo regolamento - dal 1o gennaio 2009 - che è molto più rigoroso, molto più restrittivo e molto più utile per vigilare sulla loro operatività.
C'è un ulteriore problema che probabilmente merita una qualche riflessione: spesso ci si rivolge al patronato proprio per la definizione della pratica pensionistica e in quel momento si viene iscritti al sindacato e magari si sottoscrive una delega all'ente previdenziale stesso a che trattenga dalla pensione la quota associativa.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Ma poi nel tempo - e concludo - non è forse il caso ogni tanto di verificare questa delega, se cioè viene successivamente confermata e se il pensionato è cosciente della trattenuta che gli fu operata all'epoca in cui la sua pratica venne compilata? Insomma come vede in questo fenomeno, ad avviso del Governo, vi sono luci, funzioni positive ma anche, forse, qualche aspetto che va corretto.

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di replicare.

LUCIANO DUSSIN. Signor Ministro, la sua risposta si è concentrata su alcuni Pag. 42aspetti del funzionamento dei patronati, ma ricordiamo a tutti che l'articolo 39 della nostra Costituzione stabilisce che le organizzazioni sindacali siano registrate e che quindi acquistino la personalità giuridica. Questo aspetto non ha mai trovato applicazione nel nostro ordinamento perché non è mai stata emanata nessuna legge ordinaria di attuazione, quindi queste organizzazioni non subiscono controlli riguardo alla loro struttura interna. Ad oggi operano come enti di fatto, come associazioni libere di agire e organizzarsi come meglio ritengono. In sostanza, devono dimostrare la loro attività ma si sottraggono al controllo dei documenti ed alle verifiche della Corte dei conti.
Allora il gruppo della Lega Nord ritiene sia giunto il momento di dare attuazione a quanto previsto dalla nostra Costituzione: questo non è un atto contro i sindacati, ma è una richiesta di regole, di applicare quanto la Costituzione da decenni ritiene sia giusto fare e noi non abbiamo mai fatto. Occorre quindi che siano registrati, acquistino la personalità giuridica ed operino nell'osservanza delle regole e, soprattutto, in condizioni di trasparenza. Non so se questa iniziativa verrà promossa attraverso un disegno di legge del Governo o tramite una proposta di legge che può provenire anche dal nostro gruppo, ma questo è l'orientamento che intendiamo tenere per quanto riguarda questo aspetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,45.

Proposta di assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2389.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, che propongo alla Camera a norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla I Commissione (Affari costituzionali):
CICCHITTO ed altri: «Disciplina transitoria per lo svolgimento dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2009» (2389) - Parere della V Commissione.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché resti agli atti che il gruppo dell'Italia dei Valori, come dichiarato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è contro questo inserimento all'ordine del giorno ed è contro l'assegnazione a Commissione in sede legislativa di questo provvedimento. Domani mattina articoleremo meglio il nostro ragionamento.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 23 aprile 2009, alle 9,30:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2389.

2. - Votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

3. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-bis-C).
Relatori: Bernini Bovicelli, per la I Commissione; Corsaro, per la V Commissione.

Pag. 43

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla I Commissione (Affari costituzionali):
CICCHITTO ed altri: «Disciplina transitoria per lo svolgimento dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2009» (2389) - Parere della V Commissione.

La seduta termina alle 15,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ris. Gottardo e a n. 6-17 431 414 17 208 414 67 Appr.
2 Nom. Ris. Evangelisti e a n. 6-18 444 430 14 216 188 242 65 Resp.
3 Nom. Ris. Gozi e a n. 6-19 446 446 224 446 65 Appr.
4 Nom. Doc. IV-quater, n. 9 412 410 2 206 410 65 Appr.
5 Nom. Doc. IV-quater, n. 10 447 446 1 224 446 65 Appr.
6 Nom. Doc. IV-quater, n. 11 447 399 48 200 315 84 64 Appr.
7 Nom. Doc. IV, n. 4-A 405 346 59 174 316 30 64 Appr.
8 Segr Elez. n. 2 comp. Giustiz. Tributa. 405 375 30 316 327 48 64 Appr.
9 Segr Elez. n. 2 comp. Giustiz. Amminis. 422 402 20 316 360 42 64 Appr.
10 Segr Elez. n. 2 comp. Corte dei conti 430 404 26 316 344 60 64 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.