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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 23 aprile 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 23 aprile 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, De Biasi, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vitali, Vito.

Adesione di deputati a una proposta di legge.

La proposta di legge FRASSINETTI e GRANATA: «Disposizioni per promuovere lo sport attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (2251) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Consolo e Di Centa.

Ritiro di sottoscrizione ad una proposta di legge.

Il deputato Ceccacci Rubino ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
SCANDROGLIO ed altri: «Modifica all'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in materia di responsabilità processuale delle associazioni di protezione ambientale» (2271).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
VI Commissione (Finanze):
LABOCCETTA: «Delega al Governo per il riordino della disciplina fiscale delle locazioni immobiliari ad uso abitativo, commerciale e produttivo» (2378) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e X.
XII Commissione (Affari sociali):
PAGANO ed altri: «Disposizioni per la protezione e l'assistenza dei neonati abbandonati» (2039) Parere delle Commissioni I, II, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro della difesa.

Il ministro della difesa, con lettere del 6 e del 17 aprile 2009, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data agli ordini del giorno: CICU ed altri n. 0/1713/IV/1, accolto dal Governo nella seduta della IV Commissione (Difesa) del 14 ottobre 2008, concernente il nuovo modello di difesa ed il varo di una legge quadro che definisca la specificità del personale delle Forze armate e di polizia, GAROFANI ed altri n. 9/1714/3, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 13 novembre 2008, riguardante il rapporto percentuale tra il PIL e le risorse destinate alla funzione Difesa, GAROFANI ed altri n. 9/1972/31, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 14 gennaio 2009, concernente il riconoscimento nell'anno 2009 al personale di truppa delle Forze armate in rafferma annuale e in ferma prefissata di un beneficio economico equivalente a quello attribuito al personale di truppa in servizio permanente, e, per la parte di propria competenza, all'ordine del giorno VILLECCO CALIPARI ed altri n. 9/1802/20, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 novembre 2008, riguardante il finanziamento del Fondo per le missioni internazionali.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla IV Commissione (Difesa), competente per materia.

Trasmissione dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettere del 17 aprile 2009, ha trasmesso tre note relative all'attuazione data agli ordini del giorno: LOVELLI n. 9/1386-B/6, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 5 agosto 2008, riguardante gli interventi infrastrutturali individuati dal DPEF 2009-2013 per gli assi viari e ferroviari del Corridoio 24 Genova-Rotterdam ed i contratti di programma tra Stato, ANAS e RFI, FALLICA ed altri n. 9/l386/237, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 23 luglio 2008, concernente le modalità di trasferimento a titolo gratuito delle compagnie di navigazione regionali di proprietà della Tirrenia, e DAL LAGO ed altri n. 9/1713/22, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 13 novembre 2008, concernente il finanziamento della cosiddetta «Tangenziale nord» di Vicenza.

La suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla IX Commissione (Trasporti), competente per materia.

Trasmissione dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 17 aprile 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, il rapporto informativo sull'attività svolta dall'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, riferito all'anno 2008 (doc. LXXV, n. 2).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lettera in data 17 aprile 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale per il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per l'anno 2009, relativo a contributi da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (74).

Tale richiesta è assegnata ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XII Commissione (Affari sociali), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 13 maggio 2009.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 23 aprile 2009, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 9-bis della legge 18 aprile 2005, n. 62, e degli articoli 12, commi 2 e 3, e 44 della legge 28 dicembre 2005, n. 262, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e al decreto legislativo 17 settembre 2007, n. 164, recante attuazione della direttiva 2004/39/CE relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 85/611/CEE, 93/6/CEE e 2000/12/CE e abroga la direttiva 93/22/CEE (75).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VI Commissione (Finanze) nonché alla V Commissione (Bilancio). È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). Tali Commissioni dovranno esprimere il prescritto parere entro il 2 giugno 2009.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 10 marzo 2009, a pagina 3, seconda colonna, trentesima e trentunesima riga, deve leggersi: «sulle operazioni di cartolarizzazione denominate SCIP 1» e non «sulle operazioni di cartolarizzazione SCIP 1», come stampato.

INTERPELLANZE URGENTI

Elementi in ordine ai costi dei servizi di intercettazione e iniziative di competenza in merito alle modalità di affidamento e al pagamento dei medesimi servizi - 2-00348

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
da notizie di stampa emerge il problema dei pagamenti per i servizi di intercettazione e, in particolare, parrebbe che i magistrati abbiano conferito incarichi talora con gara di appalto, in altri casi rivolgendosi a ditte senza verificare l'economicità, o comunque senza paragonare offerte;
ciò comporta che gli stessi servizi risultino a seconda dei casi pagati con rilevante divario di prezzo;
visti i risultati della procura di Bolzano, che, vigilando sull'utilità delle intercettazioni, ha ridotto del settanta per cento i costi del servizio, pare agli interpellanti che tali servizi siano stati in altri casi non solo richiesti con negligenza, ma anche eseguiti senza alcun controllo;
la richiesta e la prestazione di servizi fa sorgere in capo al prestatore il diritto soggettivo ad essere pagato;
pare sia emersa l'ipotesi di pagare i citati servizi con un sistema proporzionale simile ad un concordato fallimentare che appare comunque inaccettabile, mentre sarebbe necessario remunerare i servizi prestati sulla base dei medesimi prezzi;
la Costituzione attribuisce al Ministro interpellato poteri organizzativi che, nel caso di specie, comportano la predisposizione dei servizi necessari con criteri univoci; pacificamente l'organizzazione di tali servizi non costituisce un'ingerenza rispetto all'indipendenza della magistratura -:
quando si procederà al pagamento delle spese richiamate in premessa;
quali siano in realtà i divari di costo per le stesse prestazioni;
se si intenda pagare il credito in base ai servizi offerti o ai crediti vantati;
quali iniziative, anche ispettive, nell'ambito delle sue competenze intenda assumere con particolare riguardo alle modalità di attribuzione dei servizi ricordati in premessa e ai relativi costi.
(2-00348)
«Comaroli, Cota, Goisis, Caparini, Fava, Pini, Crosio, Chiappori, Allasia, Barani, Brigandì».

Costi della manifestazione organizzata dal Coni a Roma dal 16 al 18 dicembre 2008 - 2-00363

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
pesante è la situazione di crisi economica che l'Italia e la comunità internazionale stanno vivendo, con ripercussioni pesantissime e devastanti sull'economia reale (l'Italia, nonostante una situazione meno esposta, ne sta subendo, comunque, le ripercussioni); nel settore industriale sono previsti circa 900.000 posti di lavoro a rischio nei prossimi due anni nell'industria manifatturiera e nelle costruzioni, mentre tra le imprese del terziario e dei servizi 17.000 aziende di commercio al dettaglio, su 30.000 complessive del settore, hanno, negli ultimi anni, già chiuso i battenti;
sui consumi è stata calcolata una contrazione da parte delle famiglie italiane di -0,5 per cento nel 2008 ed una previsione di -1,4 per cento nel 2009, mentre l'indebitamento delle famiglie è salito negli ultimi tre anni al 48,5 per cento del reddito disponibile;
tale situazione parrebbe non interessare affatto il Comitato olimpico nazionale italiano;
i vertici del Coni hanno organizzato, a Roma dal 16 al 18 dicembre 2008, una «tre giorni» di celebrazioni, riunioni ufficiali ed informali e di festeggiamenti per lo scambio degli auguri natalizi e per una serie di eventi - tra i quali la consegna del «collare d'oro» - che hanno portato nella capitale, come ospiti per tre giorni dello stesso ente, i presidenti regionali e provinciali del Coni e tutti i vertici delle varie federazioni sportive e degli enti di promozione sportiva, i destinatari dei premi: un'ostentazione di sfarzo, secondo gli interpellanti, inopportuna in momenti difficili come questo -:
per quali motivi, di fronte ad una simile situazione di pesante e negativa congiuntura, il Coni abbia deciso di organizzare un simile evento, sostenendo direttamente importanti oneri per l'ospitalità e le celebrazioni;
se intenda acquisire, attraverso una puntuale rendicontazione, i costi che questa iniziativa abbia comportato sia in capo allo stesso Coni che alla Coni servizi spa, società che svolge attività operative per il Coni e che risulta partecipata al 100 per cento dal ministero dell'economia e delle finanze;
per quali ragioni, solo a distanza di quasi sei mesi, sia stato convocato nuovamente il consiglio nazionale, stante la richiamata grave situazione che si sta ripercuotendo pesantemente anche sull'intero sistema sportivo italiano, professionistico e dilettantistico;
per quali motivi all'ordine del giorno della 209a riunione del consiglio nazionale, in programma giovedì 18 dicembre 2008, non sia stata inserita la presentazione del «rendiconto finanziario» della partecipazione dell'Italia ai giochi olimpici di Pechino (agosto 2008), per la necessaria discussione da parte dei componenti l'organismo e la seguente comunicazione al Governo.
(2-00363)
«Brigandì, Allasia, Fava, Goisis, Buonanno, Barani, Caparini, Chiappori, Pini, Bocchino».

Iniziative per l'eventuale promozione di un'azione disciplinare con riferimento a dichiarazioni del procuratore capo di Vicenza in merito a procedure di concordato fallimentare in corso - 2-00361

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la novella in materia fallimentare, di cui alla legge n. 80 del 2005, si proponeva di perseguire i seguenti scopi:
a) deflazionare le dichiarazioni di fallimento;
b) preservare l'interesse generale ad evitare la dispersione dei valori aziendali;
c) valorizzare le soluzioni concordate tra imprese in crisi e creditori, anche attraverso nuovi strumenti normativi;
si è trattato di un'innovazione radicale che, soprattutto nell'attuale congiuntura economica, con evidente lungimiranza, è coerente con gli interventi del Governo, al fine di contenere la disoccupazione per rilanciare l'attività delle imprese;
l'applicazione di tale normativa nel vicentino appare agli interpellanti originale, soprattutto da parte della procura della Repubblica, che interviene nella formazione delle intese tra imprenditori e creditori per le soluzioni concordate in situazioni di crisi;
in particolare, quest'attività - non prevista dalla legge - produce, ad avviso degli interpellanti, ritardi delle procedure di concordato preventivo, che portano all'ampio superamento del termine di 180 giorni fissato per legge;
in concreto vi sono ritardi nel depositare alla sezione fallimentare competente il parere previsto, ai sensi dell'articolo 160 della legge fallimentare, e ciò comporta una tardiva nomina del commissario giudiziale, con impedimento, una volta introdotta la procedura di concordato, a risolvere le problematiche aziendali che si pongono, laddove occorra l'autorizzazione del giudice delegato, ai sensi dell'articolo 167 della legge fallimentare, sentito il parere, appunto, del commissario giudiziale;
ciò che però appare grave agli interpellanti è il fatto che il procuratore capo della Repubblica di Vicenza sulla stampa rassegni opinioni sullo stato di salute della imprese, sull'affidabilità (anche negativa) di terzi imprenditori che intervengono a sostegno della continuità delle attività aziendali, travalicando, sempre ad avviso degli interpellanti, i limiti delle proprie funzioni;
a titolo di esempio, si riporta una rassegna di condotte e dichiarazioni concernenti il procuratore capo riprodotte sulla stampa e riguardanti l'esistenza di una situazione di insolvenza della My Air: tali dichiarazioni hanno, di fatto, reso in questo modo improbabile la ricapitalizzazione delle imprese o, addirittura, radicando l'insolvenza;
nell'articolo, pubblicato il 21 marzo 2009, sul Messaggero veneto, a pagina 15, si legge: «è il procuratore (...) a coordinare di persona la guardia di finanza (...) gli inquirenti intendono monitorare la situazione delle grandi imprese presenti nel vicentino (...) il nostro intervento serve ad incentivare condotte virtuose e positive il nostro auspicio è quello che My Air sia in grado di trovare nuovi fondi per ricapitalizzare la società e quindi risanare i debiti»; il 22 marzo 2009 ed ancora il 23 marzo 2009, sempre con riferimento alla vicenda My Air, si legge: «l'ordine è partito dal comando generale della Guardia di finanza» e «la procura nutre seri dubbi su alcune voci della proposta di concordato» ed il 29 gennaio 2009 sul medesimo giornale si riporta che: «Alla procura non tornano i conti, come ha dichiarato pubblicamente (...), proprio per la presenza delle fatture sospettate di falsità»;
ulteriori notizie di stampa concernono procedure di concordato in corso, rispetto alle quali la procura è intervenuta in maniera assai netta: il 17 dicembre 2008, sempre sul Messaggero veneto, è pubblicata la notizia secondo la quale «dopo che il tribunale ha dato via libera all'ammissione alla procedura [di concordato] (...) è stato il procuratore a incaricare la polizia tributaria di verificare»;
come si vede dalle notizie riportate sono state effettuate verifiche tributarie su imprese anche successivamente alla manifestazione di voto dei creditori, minando così, in concreto, le soluzioni concordatarie, ma soprattutto rendendo inutile l'istruttoria concordataria, e sono stati resi noti sulla stampa giudizi sulle qualità morali di imprenditori e professionisti, che, come prima conseguenza, hanno visto chiudersi il credito bancario;
a conferma di quanto sopra riferito, nel Giornale di Vicenza del 14 gennaio 2009 si dà conto - ancora una volta - di giudizi resi dal procuratore, con riferimento a vicende per le quali era in corso una procedura di concordato: il procuratore Salvarani «all'assemblea dei creditori (...) ha parlato di fatture false per 16 milioni di euro» e il 20 dicembre 2008, a pagina 22, si riporta che «la procura dubita della bontà di certe cifre» e che «il consigliere Salvarani (...) parlando» con riferimento «a presunte operazioni inesistenti pari a 16 milioni di euro ha lasciato intendere che cosa sta preparando la procura» e ancora, «il magistrato solleva forti dubbi sulle modalità finanziarie del Gruppo conciario» -:
se il Ministro interpellato non intenda disporre iniziative ispettive al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per la promozione di un'azione disciplinare.
(2-00361)
«Brigandì, Allasia, Barani, Caparini, Chiappori, Comaroli, Crosio, Fava, Fugatti, Goisis, Pini, Stefani, Bragantini, Alessandri, Torazzi, Bonino, Gidoni, Forcolin, Consiglio, Fogliato, Rainieri, Volpi, Grimoldi, Vanalli, Stucchi, Polledri, Laura Molteni, Rivolta, Renato Farina, Negro, Nicola Molteni».

Iniziative conseguenti alla recente sentenza della Corte di cassazione relativa al riconoscimento della cittadinanza italiana anche ai figli nati da donne italiane coniugate con cittadini stranieri prima dell'entrata in vigore della Costituzione - 2-00333

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la Corte di cassazione, a sezioni unite, con sentenza n. 4466 del 25 febbraio 2009, ha stabilito che anche ai figli nati da donne italiane coniugate con cittadini stranieri prima dell'entrata in vigore della Costituzione (1o gennaio 1948) debba essere riconosciuta la cittadinanza italiana;
con tale sentenza non solo si risponde positivamente ai richiami della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (New York 18 dicembre 1979), ma si compie anche il percorso avviato dalle sentenze della Corte costituzionale (n. 87 del 1975 e n. 30 del 1983), affermando in modo compiuto il principio di parità tra uomo e donna;
il pronunciamento della Corte di cassazione, oltre a consentire il pieno riconoscimento del diritto della donna a essere soggetto di trasmissione di cittadinanza ai propri discendenti, risponde all'attesa di un numero consistente di cittadini italiani all'estero di potere sanare stridenti contraddizioni, come quella che ha portato a riconoscere la cittadinanza al figlio nato dopo il 1o gennaio 1948 e a negarla al figlio della stessa madre nato prima di tale data -:
se il Ministro dell'interno non ritenga di indicare al più presto, superando precedenti orientamenti, le procedure di ordine amministrativo che consentano di rendere operante il disposto della Corte di cassazione, anche al di là dell'ambito giurisdizionale nel quale si è espresso;
se non consideri il Ministro dell'interno opportuno ed urgente promuovere con il ministero degli affari esteri gli indispensabili accordi volti a predisporre le soluzioni organizzative più efficaci per far fronte alle domande di riconoscimento della cittadinanza, che prevedibilmente saranno presentate agli uffici consolari deputati a tale scopo;
se, in tale prospettiva, non ritenga il Ministro dell'interno di concorrere con il ministero degli affari esteri a individuare le risorse finanziarie, umane ed organizzative necessarie a rafforzare le attività amministrative che si svolgono nei consolati, in particolare per quanto riguarda le richieste di cittadinanza;
se non ritenga il Ministro dell'interno di disporre nell'espletamento delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza, d'intesa con il ministero degli affari esteri, una priorità diretta a superare le situazioni di difformità esistenti in una stessa famiglia tra figli nati da una stessa madre.
(2-00333)
«Bucchino, Bossa, Sbrollini, Murer, Argentin, Fedi, Porta, Pollastrini, Concia, Angeli, Razzi, Ceccacci Rubino, Paglia, Di Biagio, Picchi, Luongo, Bratti, Garavini, Narducci, Calgaro, De Torre, D'Incecco, De Pasquale, De Micheli, Bordo, Cuomo, Cuperlo, Laganà Fortugno, Rampi, Colombo, Pistelli, Schirru, Rugghia, Antonino Russo, Boniver, Bergamini, Nirenstein, Speciale, Capano, Ferranti, Mosella, Motta, D'Antoni, Giovanelli, Ginoble, Santagata, Oliverio, Arturo Mario Luigi Parisi, Servodio, Siragusa».

Misure per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza nella città di Catanzaro, con particolare riferimento alla piena operatività del programma operativo nazionale sicurezza - 2-00347

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
i sindaci della regione Calabria hanno più volte sottolineato la necessità che il programma operativo nazionale sicurezza funzioni come strumento di supporto strategico alle politiche locali in materia, dal momento che è ormai accettata da tutti l'idea che le emergenze di devianza sono oggi prevalentemente sul territorio: la tossicodipendenza, l'immigrazione clandestina, la prostituzione, la violenza nei quartieri degradati;
finora la risposta data a queste emergenze è consistita nei «protocolli di legalità», stipulati tra prefetture-questure ed enti locali, o negli interventi di educazione alla legalità, che sono stati realizzati nelle scuole o nelle comunità locali, rivelatisi però alquanto inefficaci;
il comune di Catanzaro aveva presentato già a dicembre 2007 alla prefettura un progetto a valere sul programma operativo nazionale sicurezza, per un valore di euro 700.000: il progetto era finalizzato ad una sperimentazione di intervento di prevenzione della devianza, di integrazione sociale e di garanzia della sicurezza e legalità nei quartieri a rischio della zona sud della città (divenuti vere e proprie «enclave» di emarginazione e di delinquenza organizzata), dove interi caseggiati di case popolari sono stati ormai «sequestrati» da nuclei rom, che hanno di fatto espulso gli altri nuclei familiari catanzaresi;
il progetto non è stato purtroppo ammesso al finanziamento, in quanto la prefettura ha dato priorità ad interventi di «educazione alla legalità», nonché ad altri di comuni minori a rischio di marginalità;
ciò detto, bisogna registrare l'aggravarsi della situazione di degrado e di disagio nelle zone a rischio della città: è, infatti, assodato che la sicurezza costituisce un processo che si realizza attraverso la convergenza di più soggetti istituzionali e che, insieme alla legalità, rappresenta una precondizione indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di un territorio;
anche a seguito del feroce assassinio del giovane Massimiliano Citriniti, il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno teso a rilanciare un pacchetto di iniziative per contrastare l'aumento delle infiltrazioni della criminalità organizzata e della microcriminalità in città (operanti nell'ambito del racket e della delinquenza comune, senza risparmiare neanche le scuole), sintomo questo di decadenza e di lacerazione sociale che Catanzaro sente in misura maggiore, vista anche la preoccupante situazione economica del territorio;
nonostante l'azione delle forze dell'ordine (che va sempre più coordinata), il problema dell'ordine pubblico e della sicurezza nella città capoluogo rimane ancora insoluto, anche - a parere degli interpellanti - a causa della mancanza di un'adeguata direzione;
proprio nei giorni scorsi, a seguito di una rapina, si è consumato un altro terribile omicidio di cui è stata vittima la signora Antonia Critelli, esponente di una famiglia di imprenditori molto conosciuta e stimata in tutta la città: questo drammatico evento conferma la necessità di rafforzare tutti gli strumenti necessari per prevenire e contrastare gli episodi di criminalità diffusa e garantire alla giustizia i criminali rei di delitti così efferati -:
quali iniziative concrete intenda adottare il Governo al fine di:
a) potenziare il commissariato di polizia e la stazione dei carabinieri di Catanzaro Lido, con uomini e mezzi adeguati;
b) accelerare l'iter procedurale per l'approvazione del progetto presentato dal comune di Catanzaro, nell'ambito del programma operativo nazionale sicurezza 2007-2013;
c) rafforzare la lotta alla dispersione scolastica e predisporre un'efficace strategia per combattere i fenomeni di bullismo che si stanno diffondendo tra i giovani.
(2-00347)
«Tassone, Occhiuto, Volontè, Vietti».

Iniziative per assicurare il generale godimento dei diritti delle organizzazioni sindacali del comparto scuola - 2-00356

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
già da alcuni anni i direttori scolastici di molte scuole italiane continuano, nonostante siano intervenute innumerevoli sentenze sanzionatorie, a porre in essere comportamenti antisindacali e discriminatori nei confronti del sindacato Unicobas scuola, negandogli il diritto, previsto dall'articolo 20 della legge n. 300 del 1970, di indire assemblee durante l'orario scolastico e nei luoghi di lavoro, sulla scorta di note inviate loro dagli uffici scolastici regionali;
la situazione attuale è che l'amministrazione dello Stato vieta ai lavoratori iscritti al sindacato Unicobas di riunirsi sul luogo di lavoro e non concede loro i permessi retribuiti per partecipare alle assemblee, che eventualmente si tengono in luoghi diversi, nonostante siano indette dalla maggioranza delle rappresentanze sindacali unitarie;
il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dimentico - a parere degli interpellanti - delle disposizioni di cui alla legge n. 300 del 1970, sostiene che, in base all'articolo 8 del contratto collettivo nazionale di lavoro del 2007 del comparto scuola, solo le organizzazioni sindacali ammesse alla trattativa nazionale possano indire assemblee;
a prescindere dall'opinabile interpretazione dell'articolo 8, va ricordato che la contrattazione collettiva, in quanto espressione di autonomia negoziale, non può operare deroghe in peius a diritti attribuiti da norme di rango legislativo; non può, dunque, sopprimere i diritti previsti e disciplinati dal titolo III dello statuto dei lavoratori;
seguendo gli indirizzi dell'ufficio regionale del suddetto ministero si arriverebbe all'inaccettabile conseguenza di attribuire alla pubblica amministrazione il potere, attraverso la scelta di sottoscrivere il contratto solo con alcuni sindacati, di scegliere anche le organizzazioni che possono beneficiare delle prerogative sindacali normativamente attribuite;
il legislatore del 1970, con le disposizioni di cui all'articolo 19, con cui aveva previsto la creazioni delle rappresentanze sindacali aziendali, e all'articolo 20 della legge n. 300, ha inteso riconoscere il diritto di ogni associazione sindacale, costituita in rappresentanza sindacale aziendale, ad indire assemblee, singolarmente o congiuntamente. Anche a seguito dell'avvicendamento delle rappresentanze sindacali unitarie alle rappresentanze sindacali aziendali non è intervenuta alcuna norma di legge che abbia escluso il passaggio alle rappresentanze sindacali unitarie di tutte le prerogative previste dallo statuto in favore delle rappresentanze sindacali aziendali. Conseguentemente, il diritto di indire assemblee deve essere riconosciuto, non solo alle rappresentanze sindacali unitarie nel loro complesso, ma anche al singolo membro eletto in seno alle rappresentanze sindacali unitarie;
in linea con le disposizioni normative, il contratto collettivo nazionale quadro sulle modalità di utilizzo dei distacchi, delle aspettative e dei permessi del 7 agosto 1998 ha previsto all'articolo 2, secondo comma, che le assemblee, che riguardano la generalità dei dipendenti o gruppi di essi, possono essere indette singolarmente o congiuntamente, con specifico ordine del giorno, su materie di interesse sindacale e del lavoro, dai soggetti indicati nell'articolo 10, che, a sua volta, prevede che «i dirigenti sindacali, che hanno diritto ad usufruire nei luoghi di lavoro dei permessi sindacali retribuiti, giornalieri od orari, sono i componenti delle rappresentanze sindacali unitarie»;
se si dovesse ritenere che per l'esercizio dei diritti sindacali le rappresentanze sindacali unitarie debbano agire all'unanimità, verrebbero frustrati i diritti delle minoranze, in aperta violazione dell'articolo 3 della Costituzione;
non sembra agli interpellanti ammissibile che una disposizione contrattuale possa sopprimere dei diritti democratici previsti da una legge -:
quali siano le ragioni sottese alle direttive impartite ai vari direttori scolastici e se non intenda assumere iniziative per assicurare il generale godimento dei diritti democratici citati in premessa.
(2-00356)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Zazzera, Di Giuseppe».

Intendimenti in relazione alle dotazioni organiche del personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche autonome statali della provincia di Monza e della Brianza - 2-00357

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la legge n. 146 del 2004 ha istituito la provincia di Monza e della Brianza e ha determinato all'articolo 2, comma 4, che «le prime elezioni degli organi elettivi della provincia di Monza e della Brianza hanno luogo in concomitanza con il primo turno utile delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi elettivi della provincia di Milano»;
il decreto dell'11 aprile 2008 del ministero della pubblica istruzione, pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale - serie generale n. 167 del 18 luglio 2008 - ha previsto la riorganizzazione dell'ufficio scolastico regionale per la Lombardia, istituendo l'ufficio scolastico provinciale di Monza, al quale sono affidate 107 istituzioni scolastiche statali e 171 scuole paritarie ubicate in 50 comuni;
sono in via di definizione le dotazioni organiche del personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario per l'anno scolastico 2009/2010 sulla base delle indicazioni contenute nell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che prevede un forte contenimento della spesa nel settore della pubblica istruzione;
con circolare protocollo 3318 del 3 marzo 2009, l'ufficio scolastico provinciale di Milano ha avviato le procedure per la ricognizione dei fabbisogni organici delle scuole primarie e dell'infanzia, facenti riferimento anche alle istituzioni scolastiche autonome ubicate nel territorio della costituenda provincia di Monza e della Brianza;
il decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2009, n. 17, recante disposizioni di riorganizzazione del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 60 del 13 marzo 2009, all'articolo 12, comma 2, precisa che «a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non procede all'apertura di nuovi uffici scolastici provinciali»;
la circolare n. 4 del 2009 del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, riguardante le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado, prevede, tra l'altro, che «all'atto dell'iscrizione, compatibilmente con la disponibilità complessiva dei posti e dei servizi, i genitori possono esprimere la propria preferenza per il tempo scuola ordinario o prolungato»;
nello schema di regolamento attuativo dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, presentato dal Ministro interpellato al Consiglio dei ministri, si prevede, tra l'altro, che il servizio scolastico nella scuola primaria «è svolto ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, secondo il modello dell'insegnante unico che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze, e secondo le differenti articolazioni dell'orario scolastico settimanale a 24, 27, e sino a 30 ore; è previsto, altresì, il modello delle 40 ore, corrispondente al tempo pieno»;
i dati dimostrano inconfutabilmente che la grande maggioranza delle famiglie ha scelto l'orario con i moduli a 30 ore e il tempo pieno con l'orario di 40 ore;
sono iniziate le operazioni di mobilità del personale della scuola e il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con nota protocollo del 4 marzo 2009, ha trasmesso un'integrazione al contratto sulla mobilità relativo ai provvedimenti di modifica dell'assetto territoriale delle province -:
se questi ultimi provvedimenti debbano considerarsi riferiti alla consistenza dell'organico del personale scolastico previsto per l'intero territorio attualmente di competenza dell'ufficio scolastico provinciale di Milano o, al contrario, si intenda individuare una dotazione organica del solo territorio della provincia di Monza e della Brianza, anche al fine di conoscere come il Ministro interpellato intenda dare piena attuazione alla legge n. 146 del 2004 nei tempi da essa previsti all'articolo 2, comma 2, dotando quel territorio di una completa dotazione di personale per tutte le istituzioni scolastiche autonome statali, già a partire dal prossimo anno scolastico.
(2-00357)
«Farinone, Pizzetti, De Biasi, Corsini, Codurelli, Fiano, Zaccaria, Braga, Zucchi, Marantelli, Marco Carra, Touadi, Tullo, Fogliardi, Bellanova, Motta, Fadda, Schirru, Strizzolo, Giorgio Merlo, Boffa, Iannuzzi, Duilio, Margiotta, Mario Pepe (PD), Brandolini, Garavini, Porta, Melis, Bocci, Cesario, Mazzarella, Cenni, Miglioli, Santagata, Viola».

Orientamenti e iniziative in merito all'insegnamento della seconda lingua comunitaria - 2-00358

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la circolare ministeriale n. 4 del 15 gennaio 2009, avente ad oggetto «iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado, riguardanti l'anno scolastico 2009-2010», al punto 3.1, terzo e quarto capoverso, prevede che «in sede di iscrizione alla prima classe - e con il vincolo di non variare tale scelta per l'intero corso della scuola secondaria di I grado - le famiglie possono chiedere che il complessivo orario settimanale riservato all'insegnamento delle lingue comunitarie, per un totale di cinque ore, sia interamente riservato all'insegnamento della lingua inglese, compatibilmente con le disponibilità di organico («inglese potenziato»);
le ore riservate all'insegnamento della seconda lingua comunitaria, nel rispetto dell'autonomia delle scuole, possono essere utilizzate anche per potenziare l'insegnamento della lingua italiana nei confronti degli alunni stranieri non in possesso delle necessarie conoscenze e competenze in lingua italiana, nei limiti delle disponibilità di organico e in assenza di esubero, a livello provinciale, di docenti della seconda lingua comunitaria;
tale circolare trasforma la seconda lingua comunitaria, introdotta in attuazione della legge n. 53 del 2003 (cosiddetta «riforma Moratti»), in una materia facoltativa-opzionale, a scelta delle famiglie, che ben possono rinunciare all'insegnamento della seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di I grado, determinando, tra l'altro, una sicura quanto drastica riduzione delle cattedre, a livello nazionale di 5.616, come risulta dal decreto interministeriale allegato alla circolare n. 38 del 2 aprile 2009, diramata dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, disponibili per le assunzioni degli insegnanti di lingua francese, spagnola e tedesca;
il quadro normativo, in cui la seconda lingua comunitaria è stata inserita nell'ambito della scuola secondaria di primo grado, è principalmente (a parte le sperimentazioni già funzionanti in precedenza) l'articolo 2 della legge 28 marzo 2003, n. 53;
di seguito, il decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, in attuazione della delega, ribadisce, all'articolo 9, che «la scuola secondaria di primo grado (...) introduce lo studio di una seconda lingua dell'Unione europea»;
la riforma della scuola secondaria di I grado è andata a regime su tutti e tre gli anni nel 2006-2007 ed ha iniziato a trovare applicazione per il primo anno di corso di studi a partire dall'anno scolastico 2004-2005 (si confronti la circolare ministeriale n. 29 del 5 marzo 2004);
con il decreto ministeriale del 31 luglio 2007, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato le nuove «indicazioni per il curricolo» per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, allegate allo stesso decreto e parte integrante di esso, per le lingue comunitarie le nuove indicazioni prevedono: «l'apprendimento di almeno due lingue europee, oltre alla lingua materna, permette all'alunno di acquisire una competenza plurilingue e pluriculturale e di esercitare la cittadinanza attiva oltre i confini del territorio nazionale (...) con l'apprendimento di due lingue europee, la prima a partire dalle prime classi della scuola primaria e la seconda dal primo anno della scuola secondaria di primo grado, l'alunno sviluppa non solo la capacità di imparare più lingue, ma anche di imparare con le lingue a fare esperienze, ad affrontare temi e problemi e a studiare altre discipline (omissis)»;
non vi è dubbio che le indicazioni ex decreto ministeriale 31 luglio 2007 prevedano l'obbligatorietà dello studio della lingua seconda; del pari è certo che tali indicazioni sono le uniche attualmente in vigore, tanto che lo stesso ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, alla data del 1o marzo 2009, ad esse rimandava nella prima pagina del proprio portale internet, facendo, quindi, pacificamente riferimento alla piena vigenza delle «nuove indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione», approvate con il citato decreto ministeriale 31 luglio 2007;
le annuali circolari sulle iscrizioni hanno, sinora, sempre richiamato il concetto che nelle discipline obbligatorie rientrano l'insegnamento della lingua inglese (mediamente per tre ore settimanali) e di una seconda lingua comunitaria (mediamente per due ore settimanali);
la circolare n. 4 del 15 gennaio 2009, relativa alle iscrizioni per il 2009-2010, ha inopinatamente deviato dalla linea condotta sinora e, senza tener conto dell'obbligatorietà dello studio della seconda lingua ribadita con le nuove indicazioni nazionali ex decreto ministeriale 31 luglio 2007, ha introdotto l'opzione per l'inglese potenziato: detta possibilità determina la trasformazione della seconda lingua comunitaria in materia opzionale, la perdita sicura di migliaia di classi di seconda lingua e, conseguentemente, di 5616 cattedre di francese, spagnolo e tedesco;
la previsione della circolare sulle iscrizioni che si contesta trova significativo riscontro nei regolamenti attuativi del piano programmatico previsto dall'articolo 64, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, della legge 6 agosto 2008, n. 133;
il piano di cui al comma 3 riassume il quadro degli interventi sugli ordinamenti e l'organizzazione scolastica, sul dimensionamento della rete, con misure finalizzate al contenimento della spesa pubblica;
in data 18 dicembre 2008, il Consiglio dei ministri ha, poi, approvato due schemi di regolamento, che, peraltro, non sono ancora stati pubblicati e che, quindi, di fatto non esistono;
la possibilità di optare per il cosiddetto «inglese potenziato» è stata prevista dalla circolare iscrizioni n. 4 del 2009, senza che ciò fosse consentito da alcuna norma di rango legislativo: infatti, l'articolo 9 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, impone, in attuazione della legge delega n. 53 del 2003 citata, lo studio di una seconda lingua dell'Unione europea nella scuola secondaria di primo grado;
è, peraltro, evidente che la scelta ministeriale tende a dare anticipata e, per ciò solo, illegittima attuazione alle previsioni dei regolamenti attuativi dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008: infatti, la circolare impugnata ha introdotto anche la possibilità dell'italiano potenziato per gli alunni stranieri, sempre ai danni della seconda lingua comunitaria;
la circolare tende ad anticipare gli effetti di una norma non ancora in vigore e risulta illegittima anche sotto questo profilo;
peraltro, il comitato orizzontale scuola media del Consiglio nazionale della pubblica istruzione fa notare che la previsione dell'inglese potenziato impoverisce la qualità della formazione complessiva degli allievi di questo segmento scolastico ed è in contrasto con le linee generali di politica scolastica a livello comunitario e con le impostazioni culturali in materia di insegnamento - apprendimento di più lingue comunitarie; anche sul piano giuridico non pare legittima la soppressione di fatto di una parte «obbligatoria» del curricolo;
sin dal 1995, con la presentazione del libro bianco «insegnare e apprendere - verso la società conoscitiva», la Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri di perseguire l'obiettivo della conoscenza di tre lingue comunitarie: «la conoscenza di più lingue è diventata oggi una condizione indispensabile per ottenere un lavoro e questo è ancor più necessario in un mercato europeo senza frontiere; inoltre, costituisce un vantaggio che permette di comunicare più facilmente con gli altri, scoprire culture e mentalità diverse, stimolare l'intelletto, il plurilinguismo, elemento d'identità e caratteristica della cittadinanza europea; è, inoltre, un elemento alla base della società conoscitiva»;
le conclusioni del Consiglio dei ministri della Comunità europea del 22 settembre 1997 (in Gazzetta ufficiale c. n. 303 del 4 ottobre 1997) auspicano che le azioni proposte dal libro bianco siano esaminate dagli organi interessati, allo scopo di aprire nuove prospettive per l'istruzione;
la risoluzione del Consiglio dei ministri della Comunità europea del 16 dicembre 1997, riguardante l'insegnamento precoce delle lingue dell'Unione europea (in Gazzetta ufficiale c. n. 1 del 3 gennaio 1998), dopo aver premesso che resta ferma «la pari dignità di tutte le lingue dell'Unione», ritiene che «occorre riflettere sugli strumenti che possono permettere di raggiungere il duplice obiettivo di preservare la diversità culturale e linguistica e di promuovere il plurilinguismo europeo. L'apprendimento precoce può costituire un fattore di qualità nell'apprendimento delle lingue e in tal modo contribuire al conseguimento di siffatti obiettivi;
la decisione n. 1934/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 luglio 2000, che istituisce l'anno europeo delle lingue 2001 (in Gazzetta ufficiale 1 n. 232 del 14 settembre 2000), contiene un ampio preambolo ove sono riassunti i principali atti dell'Unione europea in materia di istruzione e formazione al plurilinguismo. Si ricorda, tra l'altro, che «tutte le lingue europee, in forma orale o scritta, sono, dal punto di vista culturale, uguali in valore e dignità e fanno parte integrante delle culture e della civiltà europee», «l'apprendimento delle lingue è importante in quanto rafforza la consapevolezza della diversità culturale e contribuisce a sradicare la xenofobia, il razzismo, l'antisemitismo e l'intolleranza e costituisce, altresì, un notevole potenziale economico»;
la risoluzione del Consiglio del 14 febbraio 2002 (Gazzetta ufficiale c. n. 50 del 23 febbraio 2002), relativa alla promozione della diversità linguistica e dell'apprendimento delle lingue nel quadro dell'attuazione degli obiettivi dell'anno europeo delle lingue 2001, ribadita la regola generale che gli studenti dovrebbero avere la possibilità di apprendere due lingue dell'Unione europea diverse dalla o dalle lingue materne, ricorda la competenza degli Stati membri in materia di contenuto dell'insegnamento e organizzazione dei sistemi d'istruzione, nonché della propria diversità culturale e linguistica, ma sottolinea anche che tutte le lingue europee sono, dal punto di vista culturale, uguali in valore e dignità e costituiscono parte integrante della cultura e della civiltà europee. Invita, pertanto, gli Stati membri ad «adottare le misure che ritengono appropriate per offrire agli studenti, nella misura del possibile, l'opportunità di apprendere due lingue o, se del caso, più lingue oltre alla lingua madre»; specifica, inoltre, che «al fine di promuovere la cooperazione e la mobilità in tutta l'Europa, l'offerta, per quanto concerne le lingue, dovrà essere il più possibile diversificata e includere le lingue dei Paesi e/o delle regioni limitrofi»;
nel marzo 2002, i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea riuniti a Barcellona hanno riconosciuto la necessità di agire nel settore istruzione, sia a livello di Unione europea che a livello nazionale, e hanno indicato nell'apprendimento di due lingue comunitarie, oltre a quella madre, un obiettivo prioritario nel campo delle politiche dell'istruzione e formazione;
l'articolo 165 (già articolo 149 del Trattato della Comunità europea) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (o Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007) prevede che «l'azione dell'Unione è intesa a sviluppare la dimensione europea dell'istruzione, segnatamente con l'apprendimento e la diffusione delle lingue degli Stati membri». Il trattato è stato ratificato con legge 2 agosto 2008, n. 130;
la Commissione europea, in data 18 settembre 2008, ha emanato la «comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni», avente ad oggetto «il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune»;
a tale riguardo uno strumento chiave è rappresentato dall'obiettivo di Barcellona della comunicazione nella lingua materna più altre due lingue. «Occorrono maggiori sforzi affinché tutti i cittadini possano raggiungere quest'obiettivo. (...) Due precedenti comunicazioni della Commissione hanno fissato obiettivi strategici e priorità per l'insegnamento efficace di un'ampia gamma di lingue sin dai primi anni di vita, che rimangono validi e dovrebbero essere perseguiti. Sono ancora necessari sforzi per aumentare il numero di lingue insegnate, in particolare in relazione alla scelta di una seconda lingua straniera. Le difficoltà organizzative derivanti da una maggiore scelta di lingue potrebbero essere superate con l'utilizzo di nuove tecnologie (insegnamento a distanza via internet, videoconferenze in classi e scambi virtuali), il collegamento in rete tra scuole e istituti d'istruzione, partenariati con le parti interessate a livello locale e gemellaggi con istituzioni estere»;
la Commissione europea invita, pertanto, gli Stati membri a offrire a tutti l'opportunità reale di padroneggiare la/e lingua/e nazionale/i e altre due lingue, rendere disponibile una gamma più ampia di lingue per consentire una scelta individuale e soddisfare le esigenze locali di apprendimento delle lingue;
l'insieme delle indicazioni sopra esposte, tenuto conto del principio di leale cooperazione ex articolo 10 Trattato della Comunità europea (in base al quale gli Stati membri si astengono da qualsiasi misura che rischi di compromettere la realizzazione degli scopi dell'unione), portano a far ritenere incompatibile con la normativa comunitaria la vera e propria «marcia indietro» sull'insegnamento della seconda lingua comunitaria operata dal diritto interno e, segnatamente, dalla circolare n. 4/09 del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Infatti, l'insegnamento di almeno due lingue comunitarie viene considerato un obiettivo prioritario dall'Europa, come ha più volte ricordato la Commissione europea e l'attuale Commissario al multilinguismo Leonard Orban, che ha criticato pubblicamente la scelta effettuata dal Governo italiano;
l'Italia, che con la cosiddetta «riforma Moratti», aveva già introdotto lo studio obbligatorio di due lingue comunitarie sin dagli 11 anni, non può adottare ora una misura che, di fatto, è palesemente in contrasto con gli obiettivi indicati a più riprese dall'Unione europea;
è vero che la materia istruzione è rimessa alla politica dei singoli Stati, ma nel senso che questi sono tenuti ad adottare, «nella misura del possibile», le misure che ritengono appropriate per offrire agli studenti l'opportunità di apprendere due lingue;
non appare, tuttavia, conforme al principio di leale collaborazione, dopo che le suddette misure erano state adottate, che il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ritratti gli standard europei già applicati dal 2004-2005 in tutte le ex scuole medie. Il regresso del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, peraltro, non ha alcuna giustificazione finanziaria, perché il numero delle ore di insegnamento da coprire non varia;
né vale osservare che l'insegnamento della seconda lingua è, comunque, garantito alle famiglie che ne fanno richiesta, in quanto tale insegnamento è comunque opzionale e alternativo rispetto all'inglese. Le altre lingue comunitarie diverse dall'inglese sono, dunque, ancillari e recessive rispetto a questa lingua, in totale contrasto con il fondamentale principio comunitario della pari dignità di tutte le lingue dell'unione e alla luce del principio della sussidiarietà, che impone la necessità di preservare la diversità linguistica e di promuovere il plurilinguismo nell'Unione europea (articolo 3, lettera q), del Trattato della Comunità europea);
non deve peraltro ingannare la circostanza che i regolamenti attuativi del decreto-legge n. 112 del 2008, ancora in corso di emanazione, prevedano che l'inglese potenziato sia attuato solo in «assenza di esubero dei docenti della seconda lingua comunitaria». Tale previsione limita solo in minima parte la possibilità di opzione delle famiglie, in quanto tende a salvaguardare solo le (poche) cattedre di francese, spagnolo o tedesco già presenti nella ex scuola media, sulla base della sperimentazione antecedente la «riforma Moratti»;
negli ultimi tre-quattro anni scolastici, in cui la seconda lingua è stata generalizzata nella ex scuola media, l'organico di diritto dei docenti di lingua comunitaria diversa dall'inglese non è stato variato e ciò ha comportato che tutte le nuove cattedre formatesi in seguito all'introduzione della seconda lingua comunitaria come materia obbligatoria di studio siano state attivate esclusivamente in organico di fatto e destinate, pertanto, ad essere coperte prevalentemente da personale a tempo determinato;
la previsione dell'insegnamento obbligatorio della seconda lingua, inserita nella legge delega n. 53 del 2003, confermata dal decreto legislativo n. 59 del 2004 e dalle indicazioni nazionali del 2007, non ha sinora creato un solo posto a tempo indeterminato in più;
tuttavia, la stessa previsione ha indotto migliaia di laureati in lingue a inserire esami specifici nel loro curricolo e poi a sostenere la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario e l'esame di Stato di abilitazione all'insegnamento, in una delle lingue comunitarie diverse dall'inglese, sulla base della corretta considerazione che lo Stato, tramite le sue leggi, aveva garantito l'obbligatorietà dell'insegnamento della lingua seconda e, dunque, la necessità di assumere personale docente;
i docenti di seconda lingua, pertanto, non solo non sono mai potuti transitare in ruolo sinora, a causa della proroga degli organici del vecchio ordinamento, ma rischiano d'ora in poi di perdere il lavoro come supplenti, che svolgono ormai da anni e di restare precari a vita, atteso che la natura opzionale dell'insegnamento di seconda lingua non consentirebbe di stabilizzarli -:
se non ritenga indispensabile modificare le disposizioni in premessa, che, prevedendo la seconda lingua solo come opzionale, e che, ad avviso degli interpellanti, ledono fortemente la qualità della scuola italiana, disattendono tanto i dettami della legislazione italiana, quanto quelli della legislazione europea ed innescano una questione sociale di enormi dimensioni riscontrabile nella perdita della possibilità di lavoro, ormai da anni via via riconfermata mediante la sottoscrizione di contratti a tempo determinato, per 5616 insegnanti di seconda lingua comunitaria;
se, altresì, non ritenga indispensabile aumentare l'investimento di risorse da destinare al precipuo scopo di consentire agli studenti italiani, sin dalla scuola materna, un reale, completo e proficuo apprendimento di due lingue comunitarie, incentivando il numero delle ore di insegnamento delle lingue straniere e l'uso di metodologie didattiche utili a tal fine.
(2-00358)
«De Pasquale, Capano, Coscia, Amici, Martella, Capodicasa, Ghizzoni, Froner, Rampi, Colombo, Scarpetti, Bernardini, Ciriello, De Torre, Laganà Fortugno, La Forgia, Gatti, Marchioni, Enzo Carra, Carella, Bachelet, Gnecchi, Vassallo, Bossa, Damiano, Sarubbi, Miotto, Antonino Russo, Sbrollini, Marchi, Fluvi, Madia, Grassi, Siragusa, Lulli, D'Antona, Pes».