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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 14 luglio 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 14 luglio 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Bratti, Briguglio, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Carfagna, Casero, Castiello, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fiano, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Graziano, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Bratti, Briguglio, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Castiello, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fallica, Fiano, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Graziano, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vietti, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 13 luglio 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
JANNONE: «Modifiche alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, in materia di indennizzo in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa del trapianto di organi portatori di virus HIV o di cellule neoplastiche» (2603);
JANNONE: «Disposizioni in materia di recupero dei centri storici» (2604);
DI STANISLAO e DONADI: «Disciplina della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali» (2605);
TASSONE: «Delega al Governo e altre disposizioni concernenti la sicurezza del trasporto delle merci pericolose» (2606).

Saranno stampate e distribuite.

Trasmissione dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 8 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 13, del decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95, convertito dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, e successive modificazioni, la relazione sull'attività svolta dalla Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) negli anni 2007 e 2008 (doc. XXVIII, n. 1).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti comunitari e dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 10 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti comunitari e dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sessi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti atti e progetti di atti:
11778/09 - Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento europeo di microfinanziamento per l'occupazione e l'integrazione sociale (strumento di microfinanziamento Progress), che è assegnato in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
11909/09 - Libro bianco; Ammodernamento della normalizzazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione dell'Unione europea - Prospettive, che è assegnato in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha trasmesso, con lettera in data 30 giugno 2009, ai sensi dell'articolo 2, comma 12, lettera i), della legge 14 novembre 1995, n. 481, e dell'articolo 1, comma 12, della legge 23 agosto 2004, n. 239, la relazione sullo stato dei servizi e sull'attività svolta dall'Autorità stessa, aggiornata al 31 marzo 2009 (doc. CXLI, n. 2).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 7 luglio 2009, alla pagina 4, seconda colonna, trentaseiesima riga, in luogo della dicitura «12 gennaio» deve leggersi «3 luglio».

INTERPELLANZE ED INTERROGAZIONI

Problematiche inerenti la graduatoria su base interregionale per dirigente scolastico per l'anno 2008-2009 - n. 2-00226

A) Interpellanza ed interrogazione

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2008 sul sito Anp-Associazione nazionale dirigenti ed alte professionalità della scuola veniva pubblicata la graduatoria per il conferimento di nuovi incarichi agli idonei della fase interregionale delle procedure concorsuali;
il 30 luglio 2008 sul medesimo sito appariva la seguente comunicazione: «La direzione generale del personale della scuola del Miur ha informato, con una nota diramata per le vie brevi questa mattina, che è stata sospesa la pubblicazione degli elenchi dei candidati idonei alle procedure concorsuali per dirigente scolastico da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 su base interregionale. L'ufficio si riserva di fornire al più presto ulteriori informazioni»;
nella graduatoria «consolidata» successivamente pubblicata sul sito del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca rientravano candidati idonei di procedura concorsuale diversa da quella del 22 novembre 2004 (candidati graduati oltre il 10 per cento recuperati ed ammessi al concorso di formazione di cui al decreto ministeriale del 3 ottobre 2006);
la circolare, protocollo n. 11439 dell'8 luglio 2008, «Conferimento nuovi incarichi ai dirigenti scolastici idonei del concorso ordinario e dei concorsi riservati - anno scolastico 2008-2009 del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ufficio II - dipartimento per l'istruzione - direzione generale per il personale scolastico» testualmente prevede: «I beneficiari delle citate nomine sono nell'ordine: i candidati idonei del concorso ordinario compresi nelle categorie di cui ai punti 1.1, 1.2, 1.3 dell'allegato 1 alla circolare ministeriale 40/2007 e dei candidati idonei nei concorsi riservati di cui ai punti 2.1, 2.2, 3, 3.1.»; ed inoltre dispone che: «I candidati idonei alle procedure concorsuali (...) ai sensi della legge n. 31 del 28 febbraio 2008 potranno presentare istanza al fine di essere nominati presso gli urs che abbiano ulteriori posti disponibili e vacanti in organico. (...) L'Amministrazione valuterà le diverse istanze pervenute per mezzo dei diversi urs e stilerà una graduatoria regionale sulla base della circolare ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007»;
conseguentemente, risulta che l'ordine delle operazioni di nomina della fase interregionale, così come previsto nell'allegato 1 della circolare ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007 - protocollo n. a00DGPER.8568 - sia stato, secondo l'interpellante, arbitrariamente disatteso nella graduatoria «consolidata» pubblicata sul sito del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca -:
se il Ministro interpellato intenda garantire il rispetto di quanto previsto nella circolare ministeriale 40 del 26 aprile 2007 - protocollo n. a00DGPER.8568 - e conseguentemente annullare la graduatoria «consolidata» dei candidati idonei a dirigente scolastico da nominare ai sensi del decreto-legge n. 248 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 31 del 2008, anno scolastico 2008-2009, pubblicata sul sito del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, anche al fine di tutelare le legittime aspettative dei candidati risultati idonei al concorso;
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno ripristinare quanto prima la legittima graduatoria per il conferimento di nuovi incarichi agli idonei della fase interregionale delle procedure concorsuali, già pubblicata il 29 luglio 2008 sul sito Anp, con l'esclusione degli idonei dei concorsi riservati, e comunque nel rispetto del disposto normativo vigente.
(2-00226)«Zazzera».

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con nota n. 12738 del 29 luglio 2008 la direzione generale del personale della scuola del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca comunicava alle direzioni regionali i nominativi dei neo dirigenti scolastici da nominare in ruolo in entrata presso i diversi uffici scolastici regionali per l'anno scolastico 2008-2009, secondo le 157 disponibilità comunicate con nota specifica del 16 luglio 2008;
la mattina del 30 luglio 2008 la direzione generale del personale della scuola del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca informava, con una nota diramata per le vie brevi, che era stata sospesa la pubblicazione degli elenchi dei candidati idonei alle procedure concorsuali per dirigente scolastico da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 su base interregionale. L'ufficio si riservava di fornire al più presto ulteriori comunicazioni;
senza le preannunciate ulteriori comunicazioni (e doverose spiegazioni), il 31 luglio 2008 ricomparivano sui vari siti, con immutato protocollo, detti elenchi «opportunamente riveduti e corretti», in quanto tutti i malcapitati idonei del II settore del concorso ordinario erano stati scalzati da candidati idonei del I settore dei concorsi riservati del 2006 e 2002 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e come si spieghi questo cambiamento delle regole a gioco già iniziato, cioè a pubblicazione già avvenuta della primitiva graduatoria;
come intenda procedere al fine di regolare tale situazione.(3-00357)

Problematiche afferenti l'accesso all'insegnamento per i laureati in scienze politiche - n. 3-00056

B) Interrogazione

VOLONTÈ. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la norma contenuta nel decreto ministeriale n. 231 del 1997 stabilisce che possono accedere all'insegnamento solo coloro che hanno conseguito la laurea in scienze politiche entro l'anno accademico 2000-2001, escludendo dalla professione di insegnanti tutti gli studenti che si sono laureati successivamente;
appare arbitraria la decisione di stabilire che un termine temporale generi un'evidente disparità di trattamento tra laureati ante e post 2001, sebbene si tratti di studenti appartenenti al medesimo ordinamento e aventi lo stesso identico piano di studi;
la guida all'università del ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica anno 2000-2001 enuncia, tra le altre, la possibilità, per i laureati in scienze politiche, di insegnamento nelle scuole secondarie;
molti studenti hanno continuato ad iscriversi alla facoltà di scienze politiche, con la convinzione, confortata da quanto scritto nelle guide ufficiali, che tra gli sbocchi professionali ci fosse anche l'accesso all'insegnamento secondario -:
quali provvedimenti urgenti intenda prendere per sanare una palese penalizzazione e tutelare i diritti dei laureati in scienze politiche.(3-00056)

Iniziative ispettive nei confronti di alcune università telematiche del centro sud e di scuole paritarie della provincia di Salerno in relazione ad irregolarità evidenziate da un'inchiesta giornalistica - n. 3-00382

C) Interrogazione

GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il programma televisivo delle rete Rai 3 Presa diretta ha realizzato l'8 febbraio 2009 un servizio dal titolo «La scuola tagliata»;
il predetto servizio ha fatto una cronaca diretta sui mali cronici della scuola;
l'inchiesta condotta dal giornalista Domenico Iannacone in Campania ha portato alla luce alcune sconcertanti verità che riguardano una sorta di «compravendita di master» intercorrente tra alcune prestigiose università telematiche del Centro-Sud (tra cui la «Guglielmo Marconi» e la «Pegaso») e precari storici, che cercano di collezionare il maggior numero di «titoli aventi valore legale» ai fini dell'acquisizione di maggior punteggio per una buona collocazione in seno alla «famigerata graduatoria provinciale a esaurimento»;
i predetti titoli (il cui costo, a carico dell'aspirante insegnante di ruolo, è di circa 1.000 euro l'uno) sarebbero rilasciati dalle predette università telematiche previ «corsi di breve durata» concernenti le «metodologie didattiche», il cui svolgimento avviene ovviamente con modalità on line o cartacee;
la modalità cartacea consisterebbe nell'invio a domicilio di qualche dispensa e di test contenenti, in alcuni casi, i medesimi quesiti oggetto dell'esame sostenuto per il rilascio del diploma;
uno degli intervistati ha esibito una «borsa» zeppa di titoli «aventi valore legale», ottenuti sin dal lontano 2004 e attestanti la conoscenza delle «metodologie didattiche» di merito;
in Campania si registrano circa 80 mila precari storici, la maggior parte dei quali si sottoporrebbe alle ingiuste regole di «caporalato» esercitate da molte scuole paritarie di ogni ordine e grado della provincia di Salerno, prestando la propria opera gratuitamente, in cambio di un contratto che preveda il pagamento dei contributi e l'attribuzione di 12 punti per il servizio reso, in forma continuativa, per la durata di un anno;
si tratta evidentemente di un esercito di «nuovi schiavi», sfruttati da dirigenti scolastici senza scrupoli che costruirebbero falsi ideologici e materiali nella «compravendita» di diplomi «aventi valore legale», al prezzo di 4.500 euro l'uno;
in sede di conversione del decreto-legge «Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università», è stata inserita un'apposita norma che salvaguarda le aspettative di alcune categorie di docenti attualmente esclusi dalle graduatorie a esaurimento, compresi i docenti della provincia di Salerno;
detta disposizione consentirà l'inserimento, in occasione dell'aggiornamento biennale delle graduatorie ad esaurimento da effettuarsi per gli anni scolastici 2009-2010 e 2010-2011, agli abilitati delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario del IX ciclo, agli abilitati che hanno frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello a indirizzo didattico (Cobaslid) attivati nell'anno scolastico 2007-2008 e ai docenti che si abilitano a seguito della frequenza del I corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale e di strumento musicale;
analogo inserimento a pieno titolo viene garantito a coloro che nell'anno accademico 2007-2008 erano iscritti al corso di laurea in scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica, in occasione dell'aggiornamento biennale successivo al conseguimento del titolo di abilitazione;
la citata norma prevede che i predetti docenti siano inseriti a domanda nella graduatoria a esaurimento in coda a coloro che risultano già inclusi;
il precedente Governo, con una norma inserita nella legge finanziaria per il 2007, ha trasformato, con decorrenza 1o gennaio 2007, le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, consentendo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento dei docenti ad altra provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce per l'anno scolastico 2009/2010, nonché l'iscrizione in coda a tutte le fasce per l'anno scolastico 2010/2011;
l'iscrizione in coda, prevista dalla legge finanziaria per il 2007, ha prodotto il ricorso n. 4629 del 2007, proposto dall'Anief - Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, dall'Anp - Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, per l'annullamento o la sospensione del sotto citato decreto direttoriale del ministero della pubblica istruzione, con cui gli esponenti deducono, in diritto, i seguenti motivi: «Violazione e falsa applicazione dell'articolo 1 della legge n. 124 del 1999, degli articoli 3, 51, comma 1, e 97 della Costituzione, nonché eccesso di potere sotto i profili dell'illogicità manifesta e della disparità di trattamento», ritenendo che la modifica della natura giuridica delle graduatorie avrebbe «cristallizzato e salvaguardato» le posizioni di coloro che vi erano stati inseriti secondo la precedente regolamentazione;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con le sentenze nn. 10728 e n. 10809 del 2008, ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del ministero della pubblica istruzione, direzione generale per il personale della scuola, del 16 marzo 2007, nelle seguenti parti:
a) nella parte in cui, in premessa, considera che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607, della legge n. 296/06 (omissis) dall'a.s. 2009/10 è consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce»;
b) nella parte in cui l'articolo 3, comma 2, dispone che non è possibile spostare 124 punti aggiuntivi spettanti per il conseguimento dell'abilitazione ssis da una graduatoria a un'altra;
recentemente il Consiglio di Stato ha emanato una nuova ordinanza a favore dello spostamento del punteggio da una classe concorsuale a un'altra;
conseguentemente, in vista delle nuove immissioni in ruolo e delle nuove supplenze annuali, si determinerà la possibilità di «estendere a tutti» la facoltà di spostare i punteggi già dichiarati;
i docenti in parola sono venuti meno alla «funzione docente» che dovrebbe garantire il servizio alla persona e alla comunità e, in quanto tale, non dovrebbe essere assoggettabile, nei suoi aspetti fondamentali, a contrattazione tra le parti, a scopo di reciproca utilità;
il diritto al libero esercizio della cultura e del suo insegnamento da parte dei docenti campani in parola non si è coniugato con l'uguale diritto da parte degli studenti delle scuole paritarie citate di fruire di essa nella prospettiva del miglior apprendimento possibile, in linea con l'evoluzione della ricerca didattica, delle scienze cognitive e dello sviluppo tecnologico -:
se non ritengano opportuno attivare immediatamente un accesso ispettivo nei confronti delle citate università telematiche del Centro-Sud e delle scuole paritarie della provincia di Salerno, per verificare la veridicità dell'inchiesta condotta nel programma Presa diretta (dichiarazioni, registrazioni con telecamera nascosta di incontri simulati con dirigenti scolastici di scuole paritarie ed altro);
se, alla luce dei fatti che riguardano i docenti della provincia di Salerno, non ritengano quanto mai opportuno sospendere temporaneamente con effetto immediato l'iscrizione dei docenti in parola nella graduatoria di merito della provincia di Salerno, nonché l'eventuale trasferimento dei punteggi da una graduatoria provinciale all'altra;
se il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ritenga ormai improrogabile attuare criteri e meccanismi di controllo degli standard di formazione iniziale e di accesso alla professione;
se, infine, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ravvisi l'opportunità di creare un albo regionale, al quale debbano obbligatoriamente iscriversi tutti gli insegnanti abilitati, rendendo l'iscrizione condizione necessaria e indispensabile per esercitare la professione in tutte le scuole pubbliche, sia statali che paritarie, dell'ambito territoriale, in condizione di ruolo o di supplenza.(3-00382)

Misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro con particolare riferimento al territorio della Brianza - n. 3-00398

D) Interrogazione

FARINONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nonostante la recente legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, e nonostante le più incisive norme e la maggiore attenzione riservata alla prevenzione, i dati del secondo semestre 2008 e dei primi mesi del 2009 relativi alle vittime sul lavoro sono poco confortanti, in quanto essi rappresentano ancora un dramma evidente, sociale e familiare;
in Italia, dal 1o gennaio 2008 al 31 dicembre 2008 i morti sul lavoro sono pari a 639: di questi il 15 per cento è rappresentato da stranieri; se si considerano quelli deceduti nel comparto agricolo si arriva al 22 per cento, mentre nel 2007 i decessi totali sono stati 986, calcolando solo quelli avvenuti entro 24 ore dall'infortunio;
in Brianza in nove mesi e mezzo, quindi da aprile del 2008, il bilancio delle morti bianche è pari a sette vittime: Raimondo Casati, Moussa Campare, Davide Martis, Patrizio Gugliemana, Paolo Garavaglia, Otokiti Ikwealtoy e Wade Savonhibou, tutti con un'età compresa tra i 22 e i 47 anni;
la morte di Otokiti Ikwealtoy, in particolare, ha fatto emergere una realtà inquietante: il nigeriano, infatti, aveva fornito false generalità e si era fatto assumere sotto altrui nome, appartenente a O.A., un connazionale, rimasto in Nigeria;
diversi sarebbero gli stranieri che si muniscono di identità, relativa ad un'altra persona, residente nello stesso Stato di provenienza o deceduto, e sotto false generalità, apparentemente «regolari» e non riscontrabili dalle nostre istituzioni, ottengono il permesso di soggiorno e, nel migliore dei casi, anche un posto di lavoro, fino a quando non si verifica il decesso o un grave incidente;
non si esclude, a tal proposito, il fenomeno del racket sui permessi di soggiorno relativo all'immissione nel comparto lavorativo;
in Brianza sono 11.000 i lavoratori stranieri registrati l'anno scorso nel mercato dell'occupazione locale, di cui un sesto cittadini romeni e bulgari;
il 60 per cento dei cittadini non appartenenti a Stati dell'Unione europea, residenti nel territorio brianzolo, ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato; il 40 per cento è a tempo determinato, in controtendenza rispetto ai lavoratori locali che per il 40 per cento hanno posti fissi e per il 60 per cento risultano impiegati a tempo;
gli stranieri impiegati nei settori più disparati del mercato locale, dalla meccanica al tessile, risultano per il 34 per cento laureati, per il 40 per cento diplomati e solo per il 26 per cento non hanno raggiunto un'istruzione superiore -:
quale strategia, visto il reiterarsi su tutto il territorio nazionale e, in particolare, in Brianza degli infortuni e dei decessi sui posti di lavoro, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di garantire la rigorosa applicazione della legge vigente, ma soprattutto di eliminare il fenomeno delle morti bianche;
se i Ministri interrogati non ritengano doveroso attuare una politica del lavoro, con particolare attenzione ai cittadini provenienti da Stati non membri dell'Unione europea, orientata ad estendere la cultura della sicurezza e, soprattutto, in grado di garantire la trasparenza del mercato occupazionale.(3-00398)

Iniziative per il potenziamento della presenza dei vigili del fuoco nella provincia di Foggia - n. 2-00066

E) Interpellanza

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
allo stato attuale il dislocamento di risorse umane e mezzi di soccorso in dotazione al corpo dei vigili del fuoco in provincia di Foggia, in base ai parametri individuati a livello nazionale, risulta essere di circa 220 unità impiegate nel capoluogo e divise tra i distaccamenti di Manfredonia, Cerignola, San Severo, Vico del Gargano e Lucera e quello temporaneo di San Giovanni Rotondo;
la dotazione organica operativa risulta di sole 35 unità da impiegare a copertura delle emergenze sull'intero territorio provinciale, rappresentando solo lo 0,85 per cento dell'intero Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e pertanto con una copertura di 1 vigile ogni 3.000 abitanti e per 35 chilometri quadrati di territorio;
la zona interessata è altamente conosciuta per la presenza di un vasto territorio boschivo, che si sviluppa nella più grande comunità montana presente nel territorio italiano nel Parco nazionale del Gargano e con la presenza di particolari tipologie di alti arbusti, che rendono inaccessibili alcune zone, trasformandole in fittissima foresta;
il notevole numero di incendi boschivi divampati negli anni scorsi, in particolare quelli del 2007 a Peschici, hanno evidenziato come sia carente la dotazione e la distribuzione di presidi sul territorio della provincia, tale da determinare una risposta tardiva per l'intervento tecnico di soccorso; in particolare, la zona garganica, che da sola si estende per quasi quanto l'intero territorio molisano e abitata da una popolazione di 200.000 abitanti che si raddoppiano nella stagione estiva, presenta notevoli problematiche rispetto alle richieste di soccorso;
recentemente è stato attivato a carattere temporaneo un presidio dei vigili del fuoco integrativo nel comune di San Giovanni Rotondo, con l'impiego, a rotazione bimestrale da altre sedi provinciali, di 12 unità di personale di Foggia, con impegno al comando di relazionare sull'effettiva esigenza di mantenere lo stesso presidio, che, dalla data di attivazione, ha svolto più di 100 interventi;
appare quantomeno deficitario il dislocamento in loco in un territorio, che presenta le caratteristiche sopra descritte, che si espone, in particolare durante la stagione estiva, a possibili eventi incendiari e che, inoltre, è interessato da una cospicua presenza di turisti che in alcuni periodi dell'anno raggiunge la quota di un milione di accessi, il quale richiederebbe una presenza più massiccia delle forze di protezione civile e di tutela del territorio;
risulterebbe opportuno potenziare l'intero comando dei vigili del fuoco in provincia di Foggia e, in particolare, quello di Vico del Gargano e mantenere il presidio permanente di San Giovanni Rotondo, in quanto la loro collocazione territoriale risulta essere equidistante dal centro del Parco nazionale del Gargano e, in caso di emergenza, potrebbe favorire l'impiego immediato e la copertura di tutto il comprensorio -:
come intenda attivarsi per far fronte alla problematica in questione e se non ritenga opportuno mettere in atto ogni iniziativa in suo potere per attivare un vero piano di potenziamento della presenza dei vigili del fuoco nel territorio del Gargano, che preveda il rafforzamento delle unità di Foggia, Vico del Gargano e degli altri presidi presenti nel territorio e l'attivazione fissa del distaccamento di San Giovanni Rotondo.
(2-00066)«Cera».

Iniziative per assicurare il coordinamento dell'azione del Corpo forestale dello Stato e delle altre forze di polizia per la prevenzione e la repressione degli incendi dolosi in Calabria - n. 2-00120

F) Interpellanza

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
degli incendi si riparla puntualmente ogni estate, quando bisogna mobilitare le forze in una situazione sempre più difficile e delicata, proprio perché carente di una rete di prevenzione;
incendi di vaste proporzioni hanno distrutto ampi territori di molte regioni, in particolar modo quelli calabresi, e più drammatiche conseguenze, soprattutto per le abitazioni, sono state evitate per l'opera dei vigili del fuoco, del Corpo forestale dello Stato, della protezione civile regionale e nazionale, dei volontari dell'azienda forestale della Calabria;
ormai è acquisito il dato che tali incendi sono di origine dolosa. Vi è, quindi, un chiaro disegno criminoso, volto alla distruzione di un patrimonio boschivo di grande pregio, come quello della Sila calabrese;
è giusto rilevare che l'ingegner Vincenzo Caracciolo, comandante regionale del Corpo forestale, cogliendo nel segno, ha chiesto l'intervento degli agenti della speciale struttura investigativa del Corpo forestale -:
quali iniziative il Governo intenda assumere con urgenza, anche al fine di predisporre un piano di prevenzione, attraverso il coordinamento delle forze di polizia e del Corpo forestale dello Stato con un chiaro e forte supporto investigativo, al fine di fronteggiare una situazione che non può essere tollerata anche per corrispondere agli impegni assunti nel tempo dai Governi, che, nell'immediatezza degli eventi criminosi, hanno assunto precisi obblighi, di cui però, trascorsa «la stagione degli incendi», non resta nessuna traccia.
(2-00120)«Tassone».

PROGETTI DI LEGGE: DE CORATO ED ALTRI; CAPARINI ED ALTRI; LUSSANA; PRESTIGIACOMO; ANGELA NAPOLI; POLLASTRINI ED ALTRI; PELINO ED ALTRI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; SALTAMARTINI ED ALTRI; PELINO E SBAI; CARLUCCI; COSENZA: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI VIOLENZA SESSUALE (A.C. 574-611-666-688-817-924-952-1424-2142-2167-2194-2229-A)

A.C. 574 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
il testo unificato in esame contiene disposizioni per combattere con mezzi e strumenti adeguati a reprimere e prevenire il delitto di violenza sessuale, una delle più gravi azioni criminose perpetrate nei confronti di donne e bambini;
il delitto di violenza sessuale è caratterizzato dal permanere dei suoi effetti, sovente indelebili per la persona, che continuano a manifestarsi anche molto tempo dopo dalla conclusione del deprecabile atto di violenza, con una connotazione continua e dolorosa nella vita della vittima;
il presente intervento legislativo si pone come obiettivo non solo un maggiore rigore sanzionatorio e una maggiore severità nell'applicazione della pena, ma tenta di approntare anche adeguate misure di prevenzione e a carattere assistenziale;
affinché si realizzi un'effettiva tutela delle vittime delle violenze sessuali, non è sufficiente prevedere norme incriminatrici e un'azione informativa generica, ma sarebbe necessario prevedere anche interventi successivi per tutelare le vittime e le persone offese attraverso programmi specifici e azioni concrete da finanziare con risorse adeguate;
sotto questo punto di vista, apparirebbe quanto mai opportuna la creazione di un fondo di solidarietà per il sostegno delle vittime di reati commessi con violenza sulle persone, troppo spesso donne, allorché provochino la morte o gravi lesioni personali alla vittima, ciò soprattutto nei casi in cui non sia possibile per le persone offese dal reato ottenere dal reo il risarcimento dei danni subiti;
allo stato attuale, vi sono altri fondi di solidarietà con cui lo Stato interviene per aiutare le vittime di particolari condotte, anche oggettivamente meno gravi di quelle oggetto del presente intervento, quali ad esempio il fondo per le vittime della strada, quello per le vittime dell'usura e quello per i danni da trasfusione e somministrazione di emoderivati;
trattandosi di un fondo avente natura solidaristica, le somme erogate non dovrebbero essere calcolate nella stessa misura del risarcimento che sarebbe astrattamente spettato alle persone offese in relazione alle proprie caratteristiche soggettive, quanto sulla base oggettiva del reddito della vittima del reato, anche se presuntivamente attribuito alle persone offese sulla base di coefficenti astrattamente determinati;
tale metodo di calcolo, infatti, coniugherebbe l'esigenza di oggettività nella quantificazione dell'aiuto, solidaristicamente inteso, con le caratteristiche del caso concreto;
con particolare riguardo al fine solidaristico, dovrebbe inoltre essere stabilito che, in assenza di produzione di reddito da parte della vittima, il calcolo sia fatto sulla base dello stipendio medio mensile degli impiegati risultante dalle rilevazioni dell'ISTAT, e che comunque le somme erogate non possano superare il triplo dello stipendio medio mensile degli impiegati risultante dalle rilevazioni dell'ISTAT;
il sistema così predisposto consentirebbe di dare un sostegno effettivo a tutte le persone che, trovandosi vittime incolpevoli, di reati gravissimi, siano impossibilitate ad avere il ristoro economico che altri si vedono garantito,

impegna il Governo

a volere prevedere l'istituzione, già avvenuta in molti altri stati europei, di un «Fondo per il sostegno delle vittime di reati commessi con violenza sulle persone, anche all'estero» avente le caratteristiche delineate con la finalità di voler destinare le relative prestazioni a favore delle vittime, soprattutto per i casi in cui non sia possibile ottenere dal reo o da terzi alcun tipo di risarcimento.
9/574-A/1. Bitonci.

La Camera,
premesso che:
il testo unificato in esame contiene disposizioni per combattere con mezzi e strumenti adeguati a reprimere e prevenire il delitto di violenza sessuale, una delle più gravi azioni criminose perpetrate nei confronti di donne e bambini;
il delitto di violenza sessuale è caratterizzato dal permanere dei suoi effetti, sovente indelebili per la persona, che continuano a manifestarsi anche molto tempo dopo dalla conclusione del deprecabile atto di violenza, con una connotazione continua e dolorosa nella vita della vittima;
il presente intervento legislativo si pone come obiettivo non solo un maggiore rigore sanzionatorio e una maggiore severità nell'applicazione della pena, ma tenta di approntare anche adeguate misure di prevenzione e a carattere assistenziale;
affinché si realizzi un'effettiva tutela delle vittime delle violenze sessuali, non è sufficiente prevedere norme incriminatrici e un'azione informativa generica, ma sarebbe necessario prevedere anche interventi successivi per tutelare le vittime e le persone offese attraverso programmi specifici e azioni concrete da finanziare con risorse adeguate;
sotto questo punto di vista, apparirebbe quanto mai opportuna la creazione di un fondo di solidarietà per il sostegno delle vittime di reati commessi con violenza sulle persone, troppo spesso donne, allorché provochino la morte o gravi lesioni personali alla vittima, ciò soprattutto nei casi in cui non sia possibile per le persone offese dal reato ottenere dal reo il risarcimento dei danni subiti;
allo stato attuale, vi sono altri fondi di solidarietà con cui lo Stato interviene per aiutare le vittime di particolari condotte, anche oggettivamente meno gravi di quelle oggetto del presente intervento, quali ad esempio il fondo per le vittime della strada, quello per le vittime dell'usura e quello per i danni da trasfusione e somministrazione di emoderivati;
trattandosi di un fondo avente natura solidaristica, le somme erogate non dovrebbero essere calcolate nella stessa misura del risarcimento che sarebbe astrattamente spettato alle persone offese in relazione alle proprie caratteristiche soggettive, quanto sulla base oggettiva del reddito della vittima del reato, anche se presuntivamente attribuito alle persone offese sulla base di coefficenti astrattamente determinati;
tale metodo di calcolo, infatti, coniugherebbe l'esigenza di oggettività nella quantificazione dell'aiuto, solidaristicamente inteso, con le caratteristiche del caso concreto;
con particolare riguardo al fine solidaristico, dovrebbe inoltre essere stabilito che, in assenza di produzione di reddito da parte della vittima, il calcolo sia fatto sulla base dello stipendio medio mensile degli impiegati risultante dalle rilevazioni dell'ISTAT, e che comunque le somme erogate non possano superare il triplo dello stipendio medio mensile degli impiegati risultante dalle rilevazioni dell'ISTAT;
il sistema così predisposto consentirebbe di dare un sostegno effettivo a tutte le persone che, trovandosi vittime incolpevoli, di reati gravissimi, siano impossibilitate ad avere il ristoro economico che altri si vedono garantito,

impegna il Governo

a valutare la possibilità della creazione, già avvenuta in molti altri Stati europei, di un «Fondo per il sostegno delle vittime di reati commessi con violenza sulle persone, anche all'estero» avente le caratteristiche delineate con la finalità di voler destinare le relative prestazioni a favore delle vittime, soprattutto per i casi in cui non sia possibile ottenere dal reo o da terzi alcun tipo di risarcimento.
9/574-A/1. (Testo modificato nel corso della seduta) Bitonci.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 9, comma 2, del testo unificato in esame è prevista da parte dei servizi sociali operanti sul territorio il sostegno, la cura e le soluzioni emergenziali nei confronti delle vittime di violenze;
tale disposizione impegna i servizi sociali a un ammodernamento e a una specializzazione idonei all'espletamento di tale ruolo;
tale impegno produrrà oneri sia economici che organizzativi agli enti locali,

impegna il Governo

a monitorare le eventuali carenze di tale servizio e a intervenire, laddove necessario, e nelle modalità ritenute opportune, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, in sostegno dei comuni non in grado, per carenze di bilancio, di espletare queste funzioni.
9/574-A/2. Bocciardo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 9 del testo unificato in esame, nel quadro di misure per l'informazione e l'assistenza sociale delle vittime, prevede campagne di sensibilizzazione e di informazione sulle misure previste dalla legislazione vigente, sui servizi e sui centri antiviolenza e demanda ai servizi sociali il compito di garantire alle persone vittime di violenze le cure, le soluzioni di emergenza e il sostegno necessari ai fini di un loro totale recupero,

impegna il Governo

a prevedere un'adeguata campagna di informazione radiotelevisiva sulle problematiche connesse alle violenze sessuali.
9/574-A/3. Ciocchetti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 9 del testo unificato in esame, nel quadro di misure per l'informazione e l'assistenza sociale delle vittime, prevede campagne di sensibilizzazione e di informazione sulle misure previste dalla legislazione vigente, sui servizi e sui centri antiviolenza e demanda ai servizi sociali il compito di garantire alle persone vittime di violenze le cure, le soluzioni di emergenza e il sostegno necessari ai fini di un loro totale recupero,

impegna il Governo

al coinvolgimento, nell'ottica di un potenziamento dell'attività di prevenzione, delle istituzioni scolastiche e delle agenzie educative in generale sul tema della cultura del rispetto, nell'ambito delle campagne di sensibilizzazione ed informazione previste.
9/574-A/4. Capitanio Santolini.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 9 del testo unificato in esame, nel quadro di misure per l'informazione e l'assistenza sociale delle vittime, prevede campagne di sensibilizzazione e di informazione sulle misure previste dalla legislazione vigente, sui servizi e sui centri antiviolenza e demanda ai servizi sociali il compito di garantire alle persone vittime di violenze le cure, le soluzioni di emergenza e il sostegno necessari ai fini di un loro totale recupero,

impegna il Governo

a porre in essere iniziative in favore della prevenzione, anche attraverso misure di formazione scolastica oltre che degli operatori del settore.
9/574-A/5. Anna Teresa Formisano.

La Camera,
premesso che:
le aule di giustizia preposte allo svolgimento dell'incidente probatorio sono in alcuni tribunali non sufficientemente adeguate all'espletamento di tale attività processuale,

impegna il Governo

a garantire l'adeguamento delle sale utilizzate per l'incidente probatorio, sia in termini di consistenza numerica sia in termini di efficienza, laddove si constati una carenza strutturale e organizzativa nell'espletamento delle funzioni indicate dall'istituto dell'incidente probatorio applicato nei casi di violenza sessuale.
9/574-A/6. Castellani, Bocciardo.

La Camera,
premesso che:
le aule di giustizia preposte allo svolgimento dell'incidente probatorio sono in alcuni tribunali non sufficientemente adeguate all'espletamento di tale attività processuale,

impegna il Governo

ad assicurare l'adeguatezza delle sale utilizzate per l'incidente probatorio, sia in termini di consistenza numerica sia in termini di efficienza, laddove si constati una carenza strutturale e organizzativa nell'espletamento delle funzioni indicate dall'istituto dell'incidente probatorio applicato nei casi di violenza sessuale.
9/574-A/6. (Testo modificato nel corso della seduta) Castellani, Bocciardo.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, recante norme in materia di violenza sessuale sulle donne, rappresenta una tappa fondamentale di un processo di riforma in una materia delicata come quella della violenza sulle donne, oltre ad incidere sul diritto penale e processuale e penalistico in maniera sostanziale, dovrà necessariamente garantire l'esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne;
la violenza contro le donne è una delle forme di violazione dei diritti umani e di discriminazione più diffusa nel mondo, che assume varie forme e non conosce né confini geografici né culturali;
in Italia la violenza sulle donne continua a manifestarsi con una frequenza sconcertante e, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito a un notevole incremento dei casi di violenza, molestie ed abusi su donne, a volte molto giovani, ed in alcuni casi questi avvengono tra le mura domestiche;
il provvedimento in esame intende proporre un sistema di norme orientate al concreto e rigoroso contrasto alla violenza sessuale e alla tutela delle vittime di tale reato;
il dibattito internazionale su questi temi ha condotto nel 1993 all'approdo ad un documento significativo, la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, culminato nella Conferenza di Vienna sui diritti umani, secondo cui «i diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali»,

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti, anche attuativi dei trattati internazionali, di sostegno previdenziale che garantiscano il riconoscimento del diritto all'aspettativa e al congedo dal lavoro per le donne vittime di violenza sessuale, con garanzia del mantenimento del posto di lavoro, anche in caso di assenza prolungata dal lavoro oltre la normale convalescenza, nonché del diritto all'assistenza psicologica gratuita ad opera delle competenti strutture del Servizio sanitario nazionale.
9/574-A/7. Di Biagio, Angeli, Saltamartini, Frassinetti, Berardi, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, recante norme in materia di violenza sessuale sulle donne, rappresenta una tappa fondamentale di un processo di riforma in una materia delicata come quella della violenza sulle donne, oltre ad incidere sul diritto penale e processuale e penalistico in maniera sostanziale, dovrà necessariamente garantire l'esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne;
la violenza contro le donne è una delle forme di violazione dei diritti umani e di discriminazione più diffusa nel mondo, che assume varie forme e non conosce né confini geografici né culturali;
in Italia la violenza sulle donne continua a manifestarsi con una frequenza sconcertante e, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito a un notevole incremento dei casi di violenza, molestie ed abusi su donne, a volte molto giovani, ed in alcuni casi questi avvengono tra le mura domestiche;
il provvedimento in esame intende proporre un sistema di norme orientate al concreto e rigoroso contrasto alla violenza sessuale e alla tutela delle vittime di tale reato;
il dibattito internazionale su questi temi ha condotto nel 1993 all'approdo ad un documento significativo, la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, culminato nella Conferenza di Vienna sui diritti umani, secondo cui «i diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali»,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare provvedimenti, anche attuativi dei trattati internazionali, di sostegno previdenziale che garantiscano il riconoscimento del diritto all'aspettativa e al congedo dal lavoro per le donne vittime di violenza sessuale, con garanzia del mantenimento del posto di lavoro, anche in caso di assenza prolungata dal lavoro oltre la normale convalescenza, nonché del diritto all'assistenza psicologica gratuita ad opera delle competenti strutture del Servizio sanitario nazionale.
9/574-A/7. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Biagio, Angeli, Saltamartini, Frassinetti, Berardi, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento oggetto di discussione, recante norme in materia di violenza sessuale sulle donne, rappresenta una tappa fondamentale di un processo di riforma in una materia delicata particolarmente degna di attenzione di completezza come quella della violenza sulle donne, che comporta una profondo intervento sull'impianto del diritto penale e processual-penalistico italiano in materia;
i recenti fatti di cronaca hanno evidenziato un diffuso e generale stato di allarme sociale, che lascia emergere una vera e propria emergenza da fronteggiare attraverso un complessivo e mirato sistema di misure che modifichino l'ordinamento vigente che appare inadeguato per risolvere e per contrastare 1' incremento del fenomeno della violenza sessuale e delle molestie;
nel quadro internazionale sono molteplici gli interventi e le direttive orientate verso una maggiore attenzione e rispetto nei confronti delle donne, vittime di violenza, tali da sollecitare un'impronta migliorativa al nostro ordinamento,

impegna il Governo

a valutare l'ipotesi di introdurre in futuri provvedimenti normativi misure atte a riconoscere al cittadino privato che intende intervenire a difesa di una vittima di violenza, interrompendo una fattispecie delittuosa qualora questa sia in corso, la non perseguibilità, salvo i casi in cui l'intervento comporti il decesso o gravi lesioni dell'aggressore.
9/574-A/8. Angeli, Di Biagio, Frassinetti, Berardi, Antonino Foti.

La Camera,
premesso che:
la storia della violenza contro le donne è una storia segnata nella massima parte da violenze ed abusi consumati all'interno dell'ambito familiare ed in particolar modo da parte del coniuge e del convivente;
socialmente, solo fino a pochi anni fa, la violenza consumata all'interno delle mura domestiche non aveva quel disvalore sociale che oggi le viene riconosciuto poiché il matrimonio stesso «obbligava» all'adempimento dell'atto sessuale;
dal 1996 la violenza domestica è considerata un reato dal nostro ordinamento, ciò rappresenta sicuramente una grande conquista, ma riteniamo necessario che per sconfiggere una cultura negativa che affonda le proprie radici in secoli di pregiudizi, sia necessario promuovere una cultura del rispetto reciproco tra uomo e donna nell'ambito della vita di coppia;
l'ultima indagine ISTAT conferma che solo il 7 per cento delle donne che hanno subito violenza da parte del partner sporge denuncia. Questa omissione è causata da un sentimento di vergogna ancora diffuso quando la violenza si consuma all'interno della coppia; per paura del partner, o del contesto ambientale o per forme di dipendenza anche economica che di fatto determinano condizioni tali da limitare la possibilità di assumere iniziative legali a propria tutela,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di promuovere il sostegno di centri specializzati in materia di violenza nei confronti delle donne, di case-famiglia per l'accoglienza e l'aiuto di vittime di violenze domestiche, nonché di individuare percorsi di inserimento e/o reinserimento e sostegno all'attività lavorativa della vittima.
9/574-A/9. Lorenzin, Saltamartini, Costa, Sisto, Torrisi, Mariarosaria Rossi, De Nichilo Rizzoli, Moffa.

La Camera,
premesso che:
le molestie sul luogo di lavoro costituiscono uno dei principali problemi per l'attuazione della parità tra uomo e donna sul luogo di lavoro;
in assenza di una normativa specifica, il 26 aprile 2007 è stato firmato a Bruxelles un accordo quadro tra sindacati e associazioni dei datori di lavoro europei per combattere la violenza e le molestie sui luoghi di lavoro;
i dati della Fondazione di Dublino indicano che nel 2005 a livello europeo un dipendente su 20 è stato esposto a molestie generiche e uno su trenta a molestie a sfondo sessuale;
la molestia a sfondo sessuale colpisce il 2 per cento dei lavoratori, ma riguarda le donne tre volte di più che gli uomini in generale, rapporto che arriva a 6 volte nella fascia di età 15-29 anni;
le conseguenze sulla salute per le vittime di abusi e violenze sono confermate dai dati come maggiori rispetto ai loro colleghi che non hanno subito abusi, e si manifestano in molteplici patologie,

impegna il Governo

ad individuare le forme più corrette per rendere operativo l'accordo quadro richiamato in premessa, in attesa di una più articolata regolamentazione della materia.
9/574-A/10. Moffa, Lorenzin, Saltamartini, De Nichilo Rizzoli, Mariarosaria Rossi, Costa, Torrisi, Sisto.

La Camera,
premesso che:
la violenza sessuale nasce ancora oggi spesso in contesti ambientali e culturali che giustificano l'uso della violenza e che non riconoscono il valore e la dignità dell'altro, inteso come persona;
è molto importante il ruolo dei mass-media e dei nuovi modelli di comunicazione, per sconfiggere le culture che stanno dietro a tanti fenomeni di violenza sessuale, così come per sensibilizzare e formare un'opinione pubblica, specialmente tra i giovanissimi, che riconosca il rispetto della donna e la sua integrità psico-fisica,

impegna il Governo

a promuovere campagne mediatiche contro la violenza sessuale e la cultura dell'odio, indirizzate in special modo alle generazioni più giovani che risultano essere quelle maggiormente interessate al fenomeno.
9/574-A/11. Saltamartini, Lorenzin, Mariarosaria Rossi, De Nichilo Rizzoli, Moffa, Sisto, Torrisi, Costa.

La Camera,
premesso che:
il fenomeno delle violenze sessuali, come dimostrato anche dagli ultimi fatti di cronaca, rappresenta un preoccupante segnale di allarme sociale da contrastare nella maniera più decisa e risoluta possibile;
gli effetti delle violenze sessuali sulle vittime si protraggono per diverso tempo e spesso in maniera indelebile; infatti, oltre a provocare seri danni alla incolumità fisica, incidono anche sulla integrità psicologica rischiando di determinare un danno permanente, una connotazione personale negativa e dolorosa che accompagna la vittima per l'intero corso della sua vita;
i dati ISTAT relativi al numero dei reati di violenza sessuale sono quanto mai allarmanti e non sempre è possibile conoscere la reale portata delle conseguenze di questo crimine poiché molto spesso chi lo subisce decide di non denunciarlo;
al fine di facilitare il contrasto di tali atti delittuosi è necessario iniziare ad incidere culturalmente nella formazione degli studenti a partire dalle scuole primarie, favorendo in tal modo la valorizzazione dei principi legati al rispetto reciproco e il radicamento nella coscienza di ognuno di un alto senso civico di profondo rispetto della persona e soprattutto dei più vulnerabili quali donne e bambini, infondendo altresì un senso unanime di deplorazione e condanna tale da porre la collettività e la vittima nelle condizioni di ritenere legittimo, giusto e doveroso denunciare tali atti di violenza,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, nell'ambito della scuola e delle agenzie educative in generale, forme adeguate di educazione e valorizzazione della cultura del rispetto della persona oltre che una adeguata campagna di informazione mediatica sulle problematiche connesse alle violenze sessuali.
9/574-A/12. Frassinetti.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso, persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile,

impegna il Governo

a prevedere, per quanto di competenza, che:
al fine di perseguire le finalità di contrasto verso ogni forma di violenza sulle donne, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri sostenga ed incentivi la costituzione di reti di relazioni tra regioni, comuni, province, aziende ospedaliere, aziende sanitarie locali, uffici scolastici regionali, forze dell'ordine, prefetture, centri antiviolenza ed associazioni che prevedano nel proprio statuto tali finalità nonché procedure omogenee, attivando l'immediato intervento dei suddetti soggetti su base territoriale, e a far sì che il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, di concerto con le regioni, adotti linee guida e di indirizzo contro la violenza mediante gli strumenti di programmazione nazionali e regionali e promuova intese e protocolli per l'attuazione di interventi omogenei tra i soggetti della rete;
le regioni, anche attraverso proprie normative regionali, promuovano il coordinamento dei soggetti nei territori di propria competenza anche al fine della definizione di progetti integrati e che il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, di concerto con le regioni e con le province e con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca promuova, nell'ambito della disciplina vigente in materia di formazione, iniziative e moduli formativi collegati alla realizzazione della rete di relazioni, con particolare riguardo alla formazione congiunta tra operatori sanitari, operatori degli enti locali, dei centri antiviolenza, operatori delle forze dell'ordine, della magistratura e degli uffici territoriali del Governo-prefetture.
9/574-A/13. Cenni, Gatti, Mattesini, Mariani, De Pasquale, Velo, Ghizzoni, Ferranti, Servodio, De Biasi.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso, persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, per quanto di competenza, che:
al fine di perseguire le finalità di contrasto verso ogni forma di violenza sulle donne, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri sostenga ed incentivi la costituzione di reti di relazioni tra regioni, comuni, province, aziende ospedaliere, aziende sanitarie locali, uffici scolastici regionali, forze dell'ordine, prefetture, centri antiviolenza ed associazioni che prevedano nel proprio statuto tali finalità nonché procedure omogenee, attivando l'immediato intervento dei suddetti soggetti su base territoriale, e a far sì che il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, di concerto con le regioni, adotti linee guida e di indirizzo contro la violenza mediante gli strumenti di programmazione nazionali e regionali e promuova intese e protocolli per l'attuazione di interventi omogenei tra i soggetti della rete;
le regioni, anche attraverso proprie normative regionali, promuovano il coordinamento dei soggetti nei territori di propria competenza anche al fine della definizione di progetti integrati e che il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, di concerto con le regioni e con le province e con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca promuova, nell'ambito della disciplina vigente in materia di formazione, iniziative e moduli formativi collegati alla realizzazione della rete di relazioni, con particolare riguardo alla formazione congiunta tra operatori sanitari, operatori degli enti locali, dei centri antiviolenza, operatori delle forze dell'ordine, della magistratura e degli uffici territoriali del Governo-prefetture.
9/574-A/13. (Testo modificato nel corso della seduta). Cenni, Gatti, Mattesini, Mariani, De Pasquale, Velo, Ghizzoni, Ferranti, Servodio, De Biasi, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso, persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile,

impegna il Governo

a realizzare nella prossima manovra finanziaria un adeguamento delle risorse umane e finanziarie da destinare alle Forze dell'ordine, al fine di permettere una maggiore presenza sul territorio atta a garantire una maggiore protezione delle vittime di violenza, sia nelle zone urbane che extraurbane, in particolare nelle ore serali e notturne.
9/574-A/14. Rossomando, Ferranti, Samperi, De Biasi, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile;
al fine di combattere efficacemente la violenza nei confronti delle donne occorre dunque un'adeguata politica preventiva del fenomeno ed è necessaria una specifica formazione degli operatori che si trovano a fronteggiarlo «in prima linea»,

impegna il Governo

a stanziare le risorse necessarie alla formazione e all'aggiornamento del personale della polizia giudiziaria e dei magistrati ordinari e onorari con riferimento alle materie riguardanti l'attività di contrasto e repressione degli atti di violenza sessuale, delle violenze in famiglia, dello stalking, al fine di realizzare prassi e modelli organizzativi ed operativi omogenei e professionalmente adeguati.
9/574-A/15. Ferranti, Samperi, Rossomando, De Biasi.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile;
al fine di combattere efficacemente la violenza nei confronti delle donne occorre dunque un'adeguata politica preventiva del fenomeno ed è necessaria una specifica formazione degli operatori che si trovano a fronteggiarlo «in prima linea»,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di stanziare le risorse necessarie alla formazione e all'aggiornamento del personale della polizia giudiziaria e dei magistrati ordinari e onorari con riferimento alle materie riguardanti l'attività di contrasto e repressione degli atti di violenza sessuale, delle violenze in famiglia, dello stalking, al fine di realizzare prassi e modelli organizzativi ed operativi omogenei e professionalmente adeguati.
9/574-A/15. (Testo modificato nel corso della seduta) Ferranti, Samperi, Rossomando, De Biasi, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso, persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile,

impegna il Governo

a stanziare adeguate risorse economiche da destinare al finanziamento dei centri antiviolenza, per il sostegno all'emersione ed al contrasto del fenomeno della violenza di genere verso le donne, inteso in ogni sua forma (fisica, sessuale, psicologica, economica, o di coercizione o riduzione della libertà, sia in contesto familiare che extrafamiliare, sia in forma di stalking).
9/574-A/16. Samperi, Ferranti, Rossomando, De Biasi.

La Camera,
premesso che:
il Governo in questi mesi ha affrontato a più riprese il tema della violenza alle donne, a volte in modo strumentale, trasformandolo in un atto d'accusa nei confronti di determinati soggetti, soprattutto stranieri, laddove i dati statistici più recenti ci rimandano, invece, l'immagine di un fenomeno assai più complesso e drammatico: protagonisti attivi delle violenze sessuali sono, spesso, persone vicine alle vittime, come mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, persone di famiglia, datori di lavoro, compagni di studio, vicini di casa;
il fenomeno della violenza contro le donne è, a livello sociale e culturale, tra quelli più complessi e delicati da affrontare: ad esso si deve far fronte con strumenti adeguati, non basta, dunque, incentrare l'attenzione esclusivamente sul campo della repressione: gli strumenti repressivi devono essere necessariamente accompagnati, per essere efficaci, da una politica preventiva e di tutela delle vittime, che abbia lo scopo di informare, formare ed educare, proteggere i soggetti più esposti, affinché vi sia una crescente e concreta azione di sensibilizzazione e di prevenzione e si possa porre finalmente la parola fine ad un fenomeno vergognoso e di proporzioni intollerabili per una società civile,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di stanziare adeguate risorse economiche da destinare al finanziamento dei centri antiviolenza, per il sostegno all'emersione ed al contrasto del fenomeno della violenza di genere verso le donne, inteso in ogni sua forma (fisica, sessuale, psicologica, economica, o di coercizione o riduzione della libertà, sia in contesto familiare che extrafamiliare, sia in forma di stalking).
9/574-A/16. (Testo modificato nel corso della seduta). Samperi, Ferranti, Rossomando, De Biasi, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
la violenza contro le donne è un fenomeno che ha assunto negli ultimi decenni una visibilità crescente, fino a diventare una priorità di azione sia a livello internazionale, che nell'ambito dei governi locali. Il Governo Berlusconi è già intervenuto in materia, rispondendo con tempestività all'allarme sociale generato da numerosi crimini violenti commessi contro le donne con il decreto-legge recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (stalking) (decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38), per contrastare tempestivamente i reati di violenza sessuale e di atti persecutori e garantire una più concreta tutela delle vittime. Si è voluto dare un segnale di forza e d'intransigenza nei confronti di coloro che si rendono colpevoli di delitti così infamanti e nello stesso tempo riconoscere il giusto sostegno alle persone offese dai reati di violenza sessuale e di persecuzione. Il provvedimento in esame rappresenta il completamento efficace e deciso del decreto-legge predetto;
esso, ampiamente condiviso sin dalla scorsa legislatura, apporta diverse rilevanti modifiche al codice penale e si caratterizza soprattutto per un maggior rigore delle sanzioni vigenti. Mira a un potenziamento complessivo della lotta contro la violenza sessuale, mediante l'introduzione di efficaci misure, importanti per la tutela ed il rispetto della dignità delle donne e dei minori, sia nell'inasprimento delle pene e delle aggravanti di tali orrendi delitti, sia introducendo il reato di molestie sessuali; ridefinendo il reato della violenza sessuale di «branco»; estendendo, il reato di maltrattamenti anche ai conviventi a tutela delle coppie di fatto; prevedendo adeguate forme di intervento in giudizio per rafforzare la difesa della vittima e dei minori; coinvolgendo il ministro per le pari opportunità a relazionare il Parlamento sull'attività di coordinamento e di attuazione contro gli atti persecutori e di violenza sessuale, sicché, si può dire completato il quadro normativo a difesa contro la violenza, che giustamente desta grave allarme sociale;
tuttavia, a completamento del sistema integrato di tutela e supporto oltre alle previste misure d'informazione e sensibilizzazione di cui all'articolo 9 del provvedimento, che indirizzano le vittime sui servizi e sui centri anti-violenza, con funzioni socio-assistenziali e di recupero, andrebbero previste misure anche sotto il profilo socio-psicologico di fanciulli e adolescenti;
pertanto, si dovrebbe agire nella fase preventiva dì tali delitti, cioè oltre che sul fronte della punibilità e repressione, sul fronte psico-didattico, prevedendo programmi di educazione civica nelle scuole, accompagnando il bambino nella fase adolescenziale, con l'aiuto psicologico per la formazione della sua personalità,

impegna il Governo

ad emanare linee-guida nazionali per l'introduzione nelle scuole primarie e secondarie di appositi programmi, nell'ambito del sistema educativo di educazione civica, curati da personale specializzato, in materia psicologico-sessuale, per educare i bambini e gli adolescenti, durante l'impegno scolastico, a un più sano sviluppo della personalità ed al rispetto verso l'altro sesso, al fine di un corretto approccio con l'educazione sessuale e di prevenzione di devianze comportamentali.
9/574-A/17/A. (Nuova formulazione).Pelino.

La Camera,
premesso che:
la violenza contro le donne è un fenomeno che ha assunto negli ultimi decenni una visibilità crescente, fino a diventare una priorità di azione sia a livello internazionale, che nell'ambito dei governi locali. Il Governo Berlusconi è già intervenuto in materia, rispondendo con tempestività all'allarme sociale generato da numerosi crimini violenti commessi contro le donne con il decreto-legge recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (stalking) (decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38), per contrastare tempestivamente i reati di violenza sessuale e di atti persecutori e garantire una più concreta tutela delle vittime. Si è voluto dare un segnale di forza e d'intransigenza nei confronti di coloro che si rendono colpevoli di delitti così infamanti e nello stesso tempo riconoscere il giusto sostegno alle persone offese dai reati di violenza sessuale e di persecuzione. Il provvedimento in esame rappresenta il completamento efficace e deciso del decreto-legge predetto;
esso, ampiamente condiviso sin dalla scorsa legislatura, apporta diverse rilevanti modifiche al codice penale e si caratterizza soprattutto per un maggior rigore delle sanzioni vigenti. Mira a un potenziamento complessivo della lotta contro la violenza sessuale, mediante l'introduzione di efficaci misure, importanti per la tutela ed il rispetto della dignità delle donne e dei minori, sia nell'inasprimento delle pene e delle aggravanti di tali orrendi delitti, sia introducendo il reato di molestie sessuali; ridefinendo il reato della violenza sessuale di «branco»; estendendo, il reato di maltrattamenti anche ai conviventi a tutela delle coppie di fatto; prevedendo adeguate forme di intervento in giudizio per rafforzare la difesa della vittima e dei minori; coinvolgendo il ministro per le pari opportunità a relazionare il Parlamento sull'attività di coordinamento e di attuazione contro gli atti persecutori e di violenza sessuale, sicché, si può dire completato il quadro normativo a difesa contro la violenza, che giustamente desta grave allarme sociale;
tuttavia, a completamento del sistema integrato di tutela e supporto oltre alle previste misure d'informazione e sensibilizzazione di cui all'articolo 9 del provvedimento, che indirizzano le vittime sui servizi e sui centri anti-violenza, con funzioni socio-assistenziali e di recupero, andrebbero previste misure anche sotto il profilo socio-psicologico di fanciulli e adolescenti;
pertanto, si dovrebbe agire nella fase preventiva dì tali delitti, cioè oltre che sul fronte della punibilità e repressione, sul fronte psico-didattico, prevedendo programmi di educazione civica nelle scuole, accompagnando il bambino nella fase adolescenziale, con l'aiuto psicologico per la formazione della sua personalità,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di emanare linee-guida nazionali per l'introduzione nelle scuole primarie e secondarie di appositi programmi, nell'ambito dell'insegnamento cittadinanza e Costituzione, per educare i bambini e gli adolescenti, durante l'impegno scolastico.
9/574-A/17.(Nuova formulazione nel testo modificato nel corso della seduta). Pelino.

La Camera,
premesso che:
dai dati statistici e dalle notizie di cronaca può evincersi come gli atti di violenza sessuale riguardano prevalentemente donne e minori;
ai fini della tutela delle persone offese da tali delitti e allo scopo di prevenire fenomeni di vittimizzazione secondaria è necessario in particolare fornire a tali soggetti un servizio pubblico idoneo ad accogliere, assistere e garantire la presa in carico integrata sociale e sanitaria delle donne e dei minori vittime di violenza,

impegna il Governo

ad istituire sportelli d'ascolto presso i reparti di pronto soccorso ospedalieri di maggiore affluenza, cui è attribuita la funzione di offrire accoglienza, ascolto e informazione alle donne ed ai minori che presentano caratteristiche direttamente o indirettamente collegabili ad una storia di maltrattamento e abuso.
9/574-A/18. Mura.

La Camera,
premesso che:
dai dati statistici e dalle notizie di cronaca può evincersi come gli atti di violenza sessuale riguardano prevalentemente donne e minori;
ai fini della tutela delle persone offese da tali delitti e allo scopo di prevenire fenomeni di vittimizzazione secondaria è necessario in particolare fornire a tali soggetti un servizio pubblico idoneo ad accogliere, assistere e garantire la presa in carico integrata sociale e sanitaria delle donne e dei minori vittime di violenza,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di istituire sportelli d'ascolto presso i reparti di pronto soccorso ospedalieri di maggiore affluenza, cui è attribuita la funzione di offrire accoglienza, ascolto e informazione alle donne ed ai minori che presentano caratteristiche direttamente o indirettamente collegabili ad una storia di maltrattamento e abuso.
9/574-A/18. (Testo modificato nel corso della seduta) Mura.

La Camera,
premesso che:
tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi;
il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza sessuale necessitano di un'azione di sensibilizzazione soprattutto a livello culturale, tale da promuovere, in particolare nei giovani, una reale autodeterminazione dei generi e un'effettiva educazione al rispetto dell'altro,

impegna il Governo

a valutare iniziative specifiche di carattere culturale volte ad illustrare nelle scuole i caratteri sociali del fenomeno per educare i più giovani al rispetto della donna e agire in via preventiva sui comportamenti violenti, illustrando i danni fisici e psicologici che tali azioni hanno sulle vittime.
9/574-A/19. Favia.

La Camera,
premesso che:
tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi;
il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza sessuale necessitano di un'azione di sensibilizzazione soprattutto a livello culturale, tale da promuovere, in particolare nei giovani, una reale autodeterminazione dei generi e un'effettiva educazione al rispetto dell'altro,

impegna il Governo

a verificare, attraverso le istituzioni scolastiche, che il materiale scolastico adottato dai docenti non contenga stereotipi sessisti o discriminatori e promuova la pari dignità di uomini e donne.
9/574-A/20. Monai.

La Camera,
premesso che:
tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi,

impegna il Governo

a valutare iniziative atte a prevedere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado elementi formativi che conferiscano agli studenti autonomia e capacità di analisi, nonché spirito critico contro ogni forma di violenza e di discriminazione sessuale, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione dei generi.
9/574-A/21. Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi;
il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza sessuale necessitano di un'azione di sensibilizzazione soprattutto a livello culturale, tale da promuovere, in particolare nei giovani, una reale autodeterminazione dei generi e un'effettiva educazione al rispetto dell'altro,

impegna il Governo

a prevedere un'adeguata campagna di informazione radiotelevisiva sulle problematiche connesse alle violenze sessuali.
9/574-A/22. Giulietti.

La Camera,
premesso che:
tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi;
il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza sessuale necessitano di un'azione di sensibilizzazione soprattutto a livello culturale, tale da promuovere, in particolare nei giovani, una reale autodeterminazione dei generi e un'effettiva educazione al rispetto dell'altro,

impegna il Governo

a promuovere l'introduzione nei programmi scolastici di elementi valoriali di contrasto alla violenza domestica, che rappresenta in percentuale la maggioranza dei casi di violenza.
9/574-A/23. Paladini.

La Camera,
premesso che:
tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi;
il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza sessuale necessitano di un'azione di sensibilizzazione soprattutto a livello culturale, tale da promuovere, in particolare nei giovani, una reale autodeterminazione dei generi e un'effettiva educazione al rispetto dell'altro,

impegna il Governo

a promuovere l'introduzione nei programmi scolastici di elementi valoriali di contrasto alla violenza domestica.
9/574-A/23. (Testo modificato nel corso della seduta) Paladini.

La Camera,
premesso che:
dai dati statistici e dalle notizie di cronaca può evincersi come gli atti di violenza sessuale riguardano prevalentemente donne e minori;
è in aumento il rischio di adescamento di minori su internet, dal momento che gli adolescenti usano la rete sempre più per contattare amici e conoscere le persone;
dal quadro che emerge da un'indagine condotta per il Movimento italiano genitori in soli tre anni, le modalità e le finalità delle abitudini dei minori nell'uso del computer sono cambiate significativamente: meno ricerche scolastiche e più social network;
tale utilizzo della rete porta con sé diversi pericoli primo fra tutti quello dell'adescamento da parte dei pedofili,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere misure detentive più severe per chiunque, allo scopo di abusare o sfruttare sessualmente un minore di anni sedici, intrattiene con lui, attraverso l'utilizzazione della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione una relazione diretta a sedurlo, ingannarlo e comunque carpirne la fiducia.
9/574-A/24. Borghesi.

La Camera,
premesso che:
non si contano le statistiche a livello internazionale, relative alle persone che sono atte ad abusare sessualmente di minori che, oltre ad essere tante, condividono una sorta di pensiero comune fino a giungere alla creazione di una «giornata internazionale dell'orgoglio pedofilo»;
il canale più utilizzato è il web dove è molto difficile controllare il fenomeno;
è in aumento il rischio di adescamento di minori su internet, dal momento che gli adolescenti usano la rete sempre più per contattare amici e conoscere le persone;
dal quadro che emerge da un'indagine condotta per il Movimento italiano genitori in soli tre anni, le modalità e le finalità delle abitudini dei minori nell'uso del computer sono cambiate significativamente: meno ricerche scolastiche e più social network,

impegna il Governo

ad adottare misure atte ad individuare azioni e strumenti per una corretta informazione e un'adeguata prevenzione del fenomeno della pedofilia e dell'adescamento dei minori e studi e analisi volti a facilitare l'armonizzazione delle norme di contrasto contro i reati di pedopornografia a livello internazionale.
9/574-A/25. Palomba.

La Camera,
premesso che:
non si contano le statistiche a livello internazionale, relative alle persone che sono atte ad abusare sessualmente di minori che, oltre ad essere tante, condividono una sorta di pensiero comune fino a giungere alla creazione di una «giornata internazionale dell'orgoglio pedofilo»;
il canale più utilizzato è il web dove è molto difficile controllare il fenomeno;
è in aumento il rischio di adescamento di minori su internet, dal momento che gli adolescenti usano la rete sempre più per contattare amici e conoscere le persone;
dal quadro che emerge da un'indagine condotta per il Movimento italiano genitori in soli tre anni, le modalità e le finalità delle abitudini dei minori nell'uso del computer sono cambiate significativamente: meno ricerche scolastiche e più social network,

impegna il Governo

ad adottare misure atte ad individuare azioni e strumenti per un'adeguata prevenzione del fenomeno della pedofilia e dell'adescamento dei minori e studi e analisi volti a facilitare l'armonizzazione delle norme di contrasto contro i reati di pedopornografia a livello internazionale.
9/574-A/25. (Testo modificato nel corso della seduta) Palomba.

La Camera,
premesso che:
una donna su tre nella sua vita è almeno una volta vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica;
mentre negli ultimi mesi, quando si è affrontato il tema della violenza sessuale, l'approccio è stato quello della «caccia allo straniero», in realtà circa il 70 per ceto delle donne assassinate nel nostro Paese muore per mano di persone a lei vicine vicine, parenti, mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati;
siamo di fronte ad un fenomeno che ha una grande rilevanza sociale: non può, dunque, essere letto ed affrontato in un modo unidirezionale, è necessario invece contrastarlo agendo prevalentemente in due direzioni, quella culturale e quella dei servizi;
la profonda e drammatica crisi economica che stiamo attraversando può costituire un costo assai pesante per le donne e per la società intera se non si reperiscono adeguate risorse in questo senso, e il basso livello, mai raggiunto, che si respira nella nostra società per la dignità e per il rispetto della persona, e delle donne in particolare, impone poi il perseguimento con determinazione di progetti culturali che aiutino un rapporto di consapevolezza delle rispettive libertà;
è necessario, dunque, mettere in campo tutti mezzi necessari a far funzionare i servizi volti alla prevenzione del fenomeno e al sostegno delle vittime: spetta alle istituzioni raccogliere, sistematizzare e creare moduli operativi e normativi affinché il servizio sia avanzato, continuo ed accessibile alla donna maltrattata e violentata che in questo modo trovi il coraggio di costruirsi un nuovo percorso di vita,

impegna il Governo

affinché il dipartimento delle pari opportunità, la Presidenza del Consiglio, i Ministeri dell'interno, della giustizia, del lavoro e delle politiche sociali e dell'istruzione lavorino, di concerto con la Conferenza delle regioni e delle province autonome, al fine di promuovere e favorire procedure ed iniziative omogenee sul territorio, volte a prevenire il fenomeno della violenza sessuale e a sostenere le vittime.
9/574-A/26. (Nuova formulazione).Codurelli.

MOZIONI OLIVERIO ED ALTRI N. 1-00196, BECCALOSSI ED ALTRI N. 1-00197, DELFINO ED ALTRI N. 1-00205, FOGLIATO ED ALTRI N. 1-00207 E DI GIUSEPPE ED ALTRI N. 1-00217 CONCERNENTI MISURE A FAVORE DEL SETTORE AGROALIMENTARE E DELLA PESCA

Mozioni

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura in Italia può contare su un tessuto produttivo di oltre un milione di imprese (il 16 per cento del totale delle imprese italiane), mentre circa 70.000 sono quelle dell'industria alimentare;
se si considerano anche l'industria alimentare, la distribuzione e i servizi, il settore agroalimentare del made in Italy vale oltre 220 miliardi di euro e si conferma, dopo il manifatturiero, come il secondo comparto in termini di contributo all'economia nazionale, con un'incidenza pari circa al 15 per cento del prodotto interno lordo;
l'economia e le imprese agroalimentari sono sottoposte, al pari di ciò che sta accadendo al sistema economico nazionale, in modo diretto e indiretto alle gravissime conseguenze della crisi mondiale economico-finanziaria, i cui segnali sono ben manifesti:
a) i costi produttivi e gli oneri sociali sono raddoppiati. Nell'ultimo anno, per l'acquisto dei fattori produttivi (concimi, sementi, gasolio, energia elettrica) che incidono sulla gestione aziendale per oltre il 70 per cento, si sono avuti aumenti medi del 7 per cento, mentre i prezzi all'origine, dopo una fase di rialzo della prima metà del 2008, sono scesi in media del 7 per cento con punte del 35-50 per cento per il mercato dei cereali;
b) i redditi degli agricoltori, dopo l'aumento fatto registrare nel 2008, sono ovunque in calo e le imprese agricole, costrette sempre più spesso all'indebitamento, stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di strumenti di accesso al credito;
c) il clima di fiducia dell'industria alimentare, misurato attraverso un indice predisposto dall'Ismea su un panel di circa 1.200 operatori, ha fatto segnare, nel quarto trimestre del 2008, un netto peggioramento, scendendo a meno 13,6 per cento, da meno 0,7 per cento del trimestre precedente;
durante i numerosi cicli di audizioni che si sono svolti nelle commissioni parlamentari, tutte le organizzazioni professionali, produttive e sindacali del settore hanno espresso il forte disagio che, in seguito alla crisi internazionale, sta colpendo fortemente il comparto agroalimentare e della pesca;
la crisi internazionale ha avuto ripercussioni sull'intero sistema agricolo europeo, tanto da indurre la Commissione europea a pubblicare una comunicazione «a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica», che consente agli Stati membri di attivare misure rilevanti ed urgenti nel contesto dell'allentamento pur parziale e inadeguato dei vincoli comunitari;
i principali Paesi europei hanno adottato manovre anticrisi, includendo misure specifiche per il rilancio competitivo del comparto, come accaduto in Francia, dove il Ministro dell'agricoltura Barnier ha varato un piano di 250 milioni di euro per sostenere i redditi degli agricoltori;
complessivamente, nei suoi primi nove mesi, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, il Governo si è contraddistinto esclusivamente per i vistosi tagli operati a sfavore del comparto agroalimentare e per la mancanza di misure efficaci necessarie per invertire la sfavorevole congiuntura economico-finanziaria: infatti, la cosiddetta manovra estiva, di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e la legge finanziaria per il 2009 hanno totalizzato complessivamente una riduzione di 682 milioni di euro a sostegno dell'agricoltura; il cosiddetto decreto «milleproroghe» ha abrogato alcune disposizioni a sostegno dell'agricoltura e della pesca molto attese dal comparto e approvate in un provvedimento immediatamente precedente il «milleproroghe»; infine, la manovra anticrisi, di cui al decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, non ha previsto alcuna misura direttamente riconducibile alla risoluzione della crisi del comparto agroalimentare;
in un momento in cui gli elementi di debolezza del settore sono amplificati dalla volatilità dei prezzi, dalle difficoltà di accesso al credito e da un ruolo sempre meno incisivo del sostegno pubblico, sono urgenti misure straordinarie, che, da un lato, scongiurino un possibile arretramento del settore agroalimentare e della pesca e, dall'altro, sappiano rilanciarne la competitività,

impegna il Governo:

ad adottare, nell'immediato, i seguenti quattro interventi necessari per la tenuta competitiva del settore agroalimentare e della pesca, nel quadro della crisi internazionale economica e finanziaria:
a) attivazione ed utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali necessari per governare la crisi che sta interessando le imprese del settore e, nello specifico, quelle della pesca, particolarmente esposte alla congiuntura sfavorevole;
b) conferma biennale degli sgravi contributivi, al fine di contenere il costo del lavoro in agricoltura nelle zone svantaggiate e garantire stabilità fiscale per gli agricoltori, e attivazione del credito d'imposta in agricoltura;
c) conferma del sistema assicurativo e rifinanziamento del fondo di solidarietà nazionale, al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e di potenziare il ruolo delle polizze assicurative per far fronte alle crescenti emergenze climatiche;
d) incentivazione degli strumenti necessari per attuare una politica che favorisca l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e ittici, sempre più alle prese con problemi di liquidità;
ad adottare, altresì, con risolutezza quattro misure straordinarie per garantire al settore agroalimentare e della pesca il necessario rilancio produttivo, affinché la difficoltà diventi un'opportunità per attrarre e motivare l'ingresso di giovani figure imprenditoriali e, quindi, occasione per un ricambio generazionale, attraverso:
a) l'incentivazione, anche mediante una rinegoziazione in sede comunitaria della normativa sugli aiuti di Stato in agricoltura, della concentrazione dell'offerta agricola, prevedendo un rafforzamento dell'assetto dimensionale o di forme di aggregazione di funzioni, nonché dell'innovazione organizzativa dell'impresa di filiera, affinché i produttori possano governare e accompagnare più in profondità le fasi della catena alimentare, riducendo le intermediazioni dalla fase produttiva alla vendita ai consumatori;
b) aiuti straordinari e mirati al processo di internazionalizzazione della rete distributiva del comparto, perché l'agroalimentare italiano, fortemente caratterizzato da tipicità e valori territoriali, possa accelerare la sua capacità d'inserimento nei mercati esteri, attraverso nuove partnership commerciali, nuove relazioni bilaterali, assetti societari volti al radicamento e al controllo del prodotto italiano nei Paesi esteri;
c) aiuti straordinari per l'innovazione indirizzati ad imprese impegnate in nuovi processi produttivi, tesi, da un lato, all'autoriduzione dei costi di produzione, attraverso il risparmio energetico, il risparmio idrico, le razionalizzazioni logistiche, le innovazioni gestionali, e, dall'altro, a creare incrementi di valore del prodotto attraverso strategie di rafforzamento identitario e territoriale e a conseguire il valore aggiunto dato da contenuti di servizio più rispondenti alla domanda di mercato, a nuovi stili di vita, a nuove esigenze di tutela della salute alimentare, anche avviando concretamente l'insediamento dell'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare al pari degli altri Paesi europei;
d) il finanziamento di piani speciali di riconversione basati su rigorosi piani industriali pluriennali per il rilancio di alcune filiere produttive, che, nella sovrapposizione degli effetti della crisi economica generale e dei recenti cambiamenti delle regole della politica agricola comunitaria, risultano particolarmente in sofferenza, essendo esposte a processi di indebitamento, e, pur avendo potenzialità e valore, non hanno sufficienti possibilità immediate per affrontare l'urgenza della concorrenza internazionale.
(1-00196)
«Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino».

La Camera,
premesso che:
il settore dell'agricoltura in Italia nella sua natura di comparto appartenente a varie filiere, siano esse filiere produttive, come l'agroalimentare, o filiere territoriali, rappresenta, come è noto, uno degli asset chiave e prioritari dell'economia nazionale, contribuendo in maniera determinante e positiva alla composizione del prodotto interno lordo;
con quasi 7.000 imprese e 270 mila dipendenti, l'industria agroalimentare italiana si conferma, infatti, settore strategico dell'economia nazionale, con una dimensione economica della filiera agroalimentare, che a un mercato interno da 175 miliardi di euro affianca un export di quasi 20 miliardi di euro, presentando in prospettiva notevoli margini di crescita;
il made in Italy del settore agroalimentare rappresenta, come è noto, il «cuore strategico dello sviluppo», consentendo al nostro Paese di conservare la leadership internazionale nella qualità;
nonostante l'attuale crisi finanziaria ed economica, il comparto agricolo ha le potenzialità per superare la fase recessiva, mantenendo una buona performance del ritorno degli investimenti, anche grazie ai benefici rappresentati dagli importanti e significativi interventi introdotti dal Governo a sostegno delle imprese del settore;
infatti, a differenza di altri settori che hanno subito evidenti e gravi ripercussioni, l'agricoltura è la sola cosiddetta «tigre» dell'economia italiana, che registra una crescita annuale del 2,4 per cento, come confermato anche dalla Coldiretti, che indica come le imprese agricole italiane siano in grado di produrre un valore aggiunto per il sistema produttivo nazionale;
risulta necessario, inoltre, porre in evidenza l'interesse che l'attività della pesca riveste per l'economia nazionale e di chi concretamente la esercita, nonché l'esigenza della valorizzazione dei prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare e delle tradizioni enogastronomiche del Paese;
appare, inoltre, prioritario affrontare questioni di fondamentale importanza, quale la tutela della sicurezza alimentare e, in particolare, dei prodotti agroalimentari del made in Italy, avviando un confronto, anche a livello europeo e mondiale, su problematiche essenziali che riguardano il settore agricolo, i cui interessi di natura economica, sociale ed ambientale sappiano rapportarsi lealmente in un libero mercato, favorendo un equilibrio dei prezzi che rispetti e salvaguardi i costi di produzione per garantire margini di guadagno per le imprese agricole, sufficienti ad investire in nuove tecnologie ed in metodi di trasformazione dei prodotti nel rispetto dell'ambiente e della salute dei consumatori;
l'obiettivo etico di tutelare la sicurezza alimentare costituisce un obbligo per il comparto agroalimentare e va perseguito con la massima determinazione;
in definitiva, risulta utile, in considerazione dell'attuale fase economica del Paese, cogliere le opportunità della crisi in atto, nella consapevolezza che opportune riforme a sostegno del comparto agricolo costituiscono un'occasione per il rilancio delle aziende del settore,

impegna il Governo:

ad adottare incisivi interventi per il settore agroalimentare e della pesca, strategici per l'economia italiana, affinché le imprese siano sostenute e non gravate da oneri aggiuntivi, che ne limiterebbero la competitività, e, in particolare:
a) la detassazione parziale dei redditi e la sospensione degli oneri previdenziali, per almeno sei mesi, al fine di consentire agli operatori agricoli e della pesca di poter sostenere costi minori e per garantirne, quindi, una maggiore competitività;
b) la stabilizzazione degli oneri contributivi per le aree montane e svantaggiate e la ridefinizione del regime del credito d'imposta per favorire le attività di internazionalizzazione;
c) l'introduzione di ulteriori interventi a sostegno della filiera agricola e, in particolare, per la competitività nel settore agroalimentare e nella pesca dei prodotti del made in Italy;
d) il miglioramento dei meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e il potenziamento del ruolo delle polizze assicurative nei riguardi delle emergenze climatiche;
e) l'introduzione di incentivi volti a garantire interventi per l'innovazione degli strumenti e dei macchinari utilizzati dalle imprese agricole per la lavorazione dei prodotti agroalimentari;
f) l'adozione di apposite iniziative normative, aventi l'obiettivo di incentivare l'innovazione al fine di rendere le imprese agricole consapevoli della stretta connessione tra innovazione e competitività, consentendo la possibilità di un migliore accesso ai mercati internazionali, in particolare a quelli orientali;
g) l'incremento del fondo di solidarietà nazionale, con particolare riferimento agli interventi compensativi di cui all'articolo 1, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102;
h) l'introduzione di misure fiscali a sostegno delle produzioni agroalimentari a lunga stagionatura;
i) l'introduzione di misure a sostegno della ristrutturazione dei debiti delle aziende agricole.
(1-00197)
«Beccalossi, Bellotti, Biava, Catanoso, De Camillis, De Girolamo, Di Caterina, Dima, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Renato Farina, Gottardo, Nastri, Nola, Romele, Rosso, Taddei, Sardelli».

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura ha sempre rappresentato una questione centrale per lo sviluppo socio-economico del nostro Paese, assicurando qualità, sicurezza alimentare e valorizzazione dei nostri territori;
il settore agroalimentare italiano è il secondo comparto, dopo quello manifatturiero, in termini di contributo all'economia nazionale, con un'incidenza del 15 per cento circa sul prodotto interno lordo, e il made in Italy di questo comparto raggiunge un valore di oltre 220 miliardi di euro;
le imprese agricole e agroalimentari italiane sono sottoposte, al pari di ciò che sta accadendo al sistema economico nazionale, in modo diretto e indiretto alle conseguenze della crisi economico-finanziaria mondiale, subendo una forte compressione dei prezzi dei prodotti agricoli, dovuta alle inefficienze della distribuzione commerciale ma anche alle incertezze congiunturali di norme agevolative, che dovrebbero, invece, essere puntuali e trasparenti, al fine di dare sicurezza agli operatori del settore;
durante le diverse audizioni svoltesi presso le commissioni parlamentari competenti, è stato messo in evidenza che in Italia il settore agroalimentare è caratterizzato da un aumento dei prezzi determinato, oltre che da fattori strutturali (eccessiva lunghezza delle filiere produttive, scarsa propensione all'associazionismo tra i produttori, inadeguatezza e arretratezza delle infrastrutture logistiche e di trasporto, scarsa informazione dei consumatori), anche dalla proliferazione di comportamenti speculativi e monopolistici messi in atto da alcuni operatori dell'intermediazione e della grande distribuzione commerciale;
i produttori agricoli sono costretti dalle crescenti difficoltà - aumento dei costi produttivi e contribuivi, calo dei prezzi dei prodotti, conseguente riduzione dei redditi - a crescenti indebitamenti e al rinvio di investimenti, che inevitabilmente riducono la competitività delle loro imprese;
in particolare, la carenza di un efficace sistema di controllo e di monitoraggio sui prezzi e la fragilità del sistema ispettivo e sanzionatorio aumentano la sfiducia verso il settore agricolo e agroalimentare, come è testimoniato dai dati dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), con un netto peggioramento nel quarto trimestre del 2008;
a fronte di una situazione che vede oramai moltissime imprese agricole indebitate al punto di incontrare serie difficoltà a continuare la loro attività, i tagli effettuati dal Governo nel settore agroalimentare hanno sicuramente aggravato la situazione, tenuto anche conto che, con il cosiddetto decreto «mille proroghe», sono state soppresse misure a sostegno dell'agricoltura e del settore ittico, che erano state già approvate;
nonostante le difficoltà sopra citate e malgrado l'azione del Governo nel settore non abbia garantito, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, interventi finanziari e normativi adeguati e puntuali, il comparto agricolo e agroalimentare è, comunque, una realtà da primato a livello internazionale, perché dispone di risorse imprenditoriali e capacità professionali altissime, in grado di produrre un valore aggiunto per il nostro sistema economico nazionale;
risulta, pertanto, necessaria una forte iniziativa del Parlamento e del Governo per accompagnare la straordinaria capacità produttiva di questo comparto e di quello ittico, che rivestono per l'economia nazionale un valore rilevante, sia sotto il profilo quantitativo, sia, soprattutto, perché danno concretezza e rafforzano il patrimonio di qualità del made in Italy nel mondo;
questa consapevolezza, largamente condivisa, richiede misure urgenti ed incisive da parte del Parlamento e del Governo, mirate a sostenere la tenuta e la crescita di questi settori produttivi, a tutelare la qualità e la sicurezza alimentare, a garantire un equilibrio reale fra costi di produzione e prezzi dei prodotti, tali da assicurare margini economici adeguati per le imprese agricole, agroalimentari ed ittiche, e, in particolare, ad affrontare le attuali emergenze congiunturali per un vero rilancio delle aziende dei predetti settori,

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti atti a:
a) utilizzare e attivare tutti gli ammortizzatori sociali necessari per governare la crisi delle imprese del settore;
b) mettere a regime le agevolazioni previdenziali e fiscali esistenti a sostegno dei produttori agricoli ed ittici;
c) rifinanziare il fondo di solidarietà nazionale, al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura per far fronte ai sempre più frequenti e devastanti cambiamenti climatici;
d) approntare gli strumenti necessari per realizzare una politica che possa favorire l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e del settore ittico sempre più in difficoltà economica, riattivando il credito d'imposta e introducendo misure specifiche a sostegno delle produzioni e della ristrutturazione dei debiti;
e) incentivare e motivare l'ingresso dei giovani nell'imprenditoria del settore e, quindi, favorire un auspicato ricambio generazionale;
f) promuovere, con adeguati strumenti e aiuti, l'innovazione sia nei processi produttivi che nella valorizzazione dei prodotti, nonché delle attrezzature utilizzate dalle imprese agricole, agroalimentari ed ittiche;
g) accelerare il pieno ed efficiente utilizzo degli stanziamenti previsti nel piano irriguo nazionale per il miglioramento delle infrastrutture, nonché degli investimenti sostenuti dalle risorse assegnate all'Istituto per lo sviluppo agroalimentare spa e a Buonitalia spa;
h) prevedere aiuti straordinari e mirati al processo di internazionalizzazione della rete distributiva del settore agricolo e alimentare italiano, affinché esso possa accedere con maggior facilità nei mercati esteri, attraverso anche nuove collaborazioni commerciali;
i) prevedere interventi strutturali che procurino un'inversione di tendenza nel caro-prezzi, che sta mettendo a dura prova i bilanci di molte famiglie e la stabilità di numerosissime aziende, anche introducendo ulteriori interventi a sostegno delle diverse filiere per la commercializzazione;
l) assumere, infine, tutte le necessarie iniziative per attuare le misure a sostegno delle agroenergie, così come previsto dal pacchetto europeo «clima-energia».
(1-00205)
«Delfino, Ruvolo, Cesa, Naro, Compagnon, Tabacci, Poli, Occhiuto, Galletti, Ciccanti».

La Camera,
premesso che:
lo stato di difficoltà in cui, da tempo, si trova la nostra agricoltura ha la sua più evidente rappresentazione nella squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari che, per ogni euro speso per il consumo di beni alimentari, vede 60 centesimi andare a retribuire la fase della distribuzione, 23 quella dell'industria alimentare e appena 17 la fase agricola;
l'attuale squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari è, in parte, da considerare come diretta ed inevitabile espressione di processi fisiologici, conseguenti allo sviluppo economico, che, nel corso del tempo, hanno determinato una sorta di «terziarizzazione» delle filiere medesime, evidenziando la differente evoluzione dell'organizzazione economica realizzata dalle imprese, in esse operanti e, in specie, acuendo il contrasto tra il sostanziale mantenimento del modello produttivo agricolo, fondato su imprese di piccola dimensione a conduzione familiare, e la tendenza alla concentrazione delle componenti industriali e distributive, che, a monte e a valle, hanno stretto l'agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio, che, a sua volta, ha dato luogo ad un crescente squilibrio di forza contrattuale che è, poi, alla base della sfavorevole distribuzione del valore di cui sopra;
il carattere strutturale degli squilibri all'interno delle filiere agroalimentari è confermato dall'evoluzione di medio-lungo periodo dell'andamento dei redditi agricoli, che, nei nove anni compresi tra il 2000 ed il 2008, nonostante il dato positivo segnato nel 2008 (+2,1 per cento sul 2007), ha mostrato pesanti segni di cedimento, facendo registrare, in termini reali, una flessione del 18,5 per cento;
il superamento, o almeno l'attenuazione, delle già evidenti, nonché crescenti, difficoltà dell'agricoltura ad ottenere livelli di reddito sufficienti per remunerare adeguatamente la propria fase produttiva è strettamente legato alla possibilità che la stessa agricoltura riesca ad accrescere il proprio peso contrattuale e, quindi, riesca a migliorare la propria organizzazione economica, all'interno delle filiere agroalimentari;
il rafforzamento della componente agricola all'interno delle filiere agroalimentari è da considerare una priorità di politica economica generale, in quanto l'agricoltura è la componente centrale di un sistema socio-economico complesso, che include l'insieme delle attività economiche che vanno dalla fornitura dei fattori produttivi agricoli al consumo finale dei prodotti agroalimentari e che vale circa 240 miliardi di euro, pari al 15 per cento del prodotto interno lordo;
l'accordo sull'health check ha costituito l'atto conclusivo del lungo processo di revisione della politica agricola comune, che era stato avviato, nel 1992, con la riforma Mac Sharry e che ha condotto ad un nuovo assetto della stessa politica agricola comune, nella quale sono state, di fatto, smantellate tutte le tradizionali misure a sostegno dei mercati ed è stata, per contro, realizzata una nuova articolazione fondata su due sole linee di intervento, destinate, rispettivamente, al pagamento di aiuti diretti al reddito degli agricoltori ed alle cosiddette politiche di sviluppo rurale;
nell'attuale contesto di difficoltà economiche generali e di riforme delle politiche comunitarie, il Governo ha fornito le risposte necessarie, non solo per fare fronte alle emergenze, ma anche per impostare una politica di sviluppo di lungo periodo, realizzando importanti accordi in sede europea ed internazionale (accordo su health check, G8 agricolo) e rafforzando e conferendo stabilità ad importanti strumenti di politica agricola nazionale (il potenziamento dei controlli sulla sicurezza alimentare, la stabilizzazione dell'aliquota irap);
anche a seguito del nuovo assetto dell'intervento comunitario a sostegno dell'agricoltura, appare necessario rafforzare il già rilevante impegno di questo primo anno di legislatura ed avviare un profondo ripensamento delle politiche agricole nazionali e regionali, che, ancor più che in passato, dovranno essere particolarmente attente a modulare i loro interventi, in funzione della necessità di cogliere la dimensione territoriale dell'agricoltura e di creare le condizioni necessarie, affinché le diverse forme di agricoltura presenti sul territorio nazionale possano avviare e sostenere processi di sviluppo fondati sulla valorizzazione delle loro risorse endogene e, quindi, in forma coerente rispetto alle loro esigenze e potenzialità,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, mirate a favorire il miglioramento dell'organizzazione economica delle imprese agricole all'interno delle filiere agroalimentari e, in specie, ad accrescerne il ruolo ed il peso contrattuale all'interno delle filiere medesime, nonché a ridurre le distanze tra la fase produttiva agricola ed il consumo finale;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per valorizzare l'origine agricola dei prodotti agroalimentari e per evidenziare, anche attraverso specifiche campagne di comunicazione, l'importanza del rapporto che lega l'attività agricola al territorio ed alla qualità dei prodotti alimentari;
a rafforzare ulteriormente le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione ed all'«agropirateria» sui mercati interni ed esteri;
a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso il rafforzamento delle politiche di promozione dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati esteri;
ad adottare le iniziative necessarie a consentire la piena applicazione della nuova politica agricola comune, esercitando, con la massima tempestività, le opzioni previste nell'ambito del recente accordo sull'health check;
ad avviare un profondo ripensamento del complesso delle agevolazioni (fiscali, contributive e tariffarie) di cui beneficia il settore agricolo, al fine di passare da un sistema di sovvenzioni indiscriminate - quale è adesso - ad un regime di sostegno finalizzato, che, in coerenza con il principio di condizionalità, già da tempo acquisito nell'ambito della politica agricola comune, subordini il riconoscimento delle agevolazioni all'assunzione, da parte dei beneficiari, di comportamenti funzionali al perseguimento di obiettivi di interesse collettivo e, quindi, tali da rendere socialmente giustificabile l'onere che il contribuente è chiamato a sostenere per la concessione delle medesime agevolazioni;
a valorizzare, nell'ambito di ogni provvedimento di politica economica, la componente agricola e rurale, tenendo conto dell'importanza dell'agricoltura nelle dinamiche di sviluppo territoriale e, in specie, del ruolo che la stessa è in grado di svolgere nell'ambito delle politiche energetica (energie da fonti rinnovabili), di rivitalizzazione delle aree interne, montane e svantaggiate in genere, di recupero delle zone peri-urbane e, più in generale, delle zone colpite da fenomeni di degrado ambientale.
(1-00207)
«Fogliato, Rainieri, Callegari, Negro, Fava, Allasia, Reguzzoni, Torazzi, Fugatti, Forcolin».

La Camera,
premesso che:
lo stato di difficoltà in cui, da tempo, si trova la nostra agricoltura ha la sua più evidente rappresentazione nella squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari che, per ogni euro speso per il consumo di beni alimentari, vede 60 centesimi andare a retribuire la fase della distribuzione, 23 quella dell'industria alimentare e appena 17 la fase agricola;
l'attuale squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari è, in parte, da considerare come diretta ed inevitabile espressione di processi fisiologici, conseguenti allo sviluppo economico, che, nel corso del tempo, hanno determinato una sorta di «terziarizzazione» delle filiere medesime, evidenziando la differente evoluzione dell'organizzazione economica realizzata dalle imprese, in esse operanti e, in specie, acuendo il contrasto tra il sostanziale mantenimento del modello produttivo agricolo, fondato su imprese di piccola dimensione a conduzione familiare, e la tendenza alla concentrazione delle componenti industriali e distributive, che, a monte e a valle, hanno stretto l'agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio, che, a sua volta, ha dato luogo ad un crescente squilibrio di forza contrattuale che è, poi, alla base della sfavorevole distribuzione del valore di cui sopra;
il carattere strutturale degli squilibri all'interno delle filiere agroalimentari è confermato dall'evoluzione di medio-lungo periodo dell'andamento dei redditi agricoli, che, nei nove anni compresi tra il 2000 ed il 2008, nonostante il dato positivo segnato nel 2008 (+2,1 per cento sul 2007), ha mostrato pesanti segni di cedimento, facendo registrare, in termini reali, una flessione del 18,5 per cento;
il superamento, o almeno l'attenuazione, delle già evidenti, nonché crescenti, difficoltà dell'agricoltura ad ottenere livelli di reddito sufficienti per remunerare adeguatamente la propria fase produttiva è strettamente legato alla possibilità che la stessa agricoltura riesca ad accrescere il proprio peso contrattuale e, quindi, riesca a migliorare la propria organizzazione economica, all'interno delle filiere agroalimentari;
il rafforzamento della componente agricola all'interno delle filiere agroalimentari è da considerare una priorità di politica economica generale, in quanto l'agricoltura è la componente centrale di un sistema socio-economico complesso, che include l'insieme delle attività economiche che vanno dalla fornitura dei fattori produttivi agricoli al consumo finale dei prodotti agroalimentari e che vale circa 240 miliardi di euro, pari al 15 per cento del prodotto interno lordo;
l'accordo sull'health check ha costituito l'atto conclusivo del lungo processo di revisione della politica agricola comune, che era stato avviato, nel 1992, con la riforma Mac Sharry e che ha condotto ad un nuovo assetto della stessa politica agricola comune, nella quale sono state, di fatto, smantellate tutte le tradizionali misure a sostegno dei mercati ed è stata, per contro, realizzata una nuova articolazione fondata su due sole linee di intervento, destinate, rispettivamente, al pagamento di aiuti diretti al reddito degli agricoltori ed alle cosiddette politiche di sviluppo rurale;
nell'attuale contesto di difficoltà economiche generali e di riforme delle politiche comunitarie, il Governo ha fornito le risposte necessarie, non solo per fare fronte alle emergenze, ma anche per impostare una politica di sviluppo di lungo periodo, realizzando importanti accordi in sede europea ed internazionale (accordo su health check, G8 agricolo) e rafforzando e conferendo stabilità ad importanti strumenti di politica agricola nazionale (il potenziamento dei controlli sulla sicurezza alimentare, la stabilizzazione dell'aliquota irap);
anche a seguito del nuovo assetto dell'intervento comunitario a sostegno dell'agricoltura, appare necessario rafforzare il già rilevante impegno di questo primo anno di legislatura ed avviare un profondo ripensamento delle politiche agricole nazionali e regionali, che, ancor più che in passato, dovranno essere particolarmente attente a modulare i loro interventi, in funzione della necessità di cogliere la dimensione territoriale dell'agricoltura e di creare le condizioni necessarie, affinché le diverse forme di agricoltura presenti sul territorio nazionale possano avviare e sostenere processi di sviluppo fondati sulla valorizzazione delle loro risorse endogene e, quindi, in forma coerente rispetto alle loro esigenze e potenzialità,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, mirate a favorire il miglioramento dell'organizzazione economica delle imprese agricole all'interno delle filiere agroalimentari e, in specie, ad accrescerne il ruolo ed il peso contrattuale all'interno delle filiere medesime, nonché a ridurre le distanze tra la fase produttiva agricola ed il consumo finale;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per valorizzare l'origine agricola dei prodotti agroalimentari e per evidenziare, anche attraverso specifiche campagne di comunicazione, l'importanza del rapporto che lega l'attività agricola al territorio ed alla qualità dei prodotti alimentari;
a rafforzare ulteriormente le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione ed all'«agropirateria» sui mercati interni ed esteri;
a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso il rafforzamento delle politiche di promozione dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati esteri;
ad adottare le iniziative necessarie a consentire la piena applicazione della nuova politica agricola comune, esercitando, con la massima tempestività, le opzioni previste nell'ambito del recente accordo sull'health check;
ad avviare un profondo ripensamento del complesso delle agevolazioni (fiscali, contributive e tariffarie) di cui beneficia il settore agricolo;
a valorizzare, nell'ambito di ogni provvedimento di politica economica, la componente agricola e rurale, tenendo conto dell'importanza dell'agricoltura nelle dinamiche di sviluppo territoriale e, in specie, del ruolo che la stessa è in grado di svolgere nell'ambito delle politiche energetica (energie da fonti rinnovabili), di rivitalizzazione delle aree interne, montane e svantaggiate in genere, di recupero delle zone peri-urbane e, più in generale, delle zone colpite da fenomeni di degrado ambientale.
(1-00207)
(Testo modificato nel corso della seduta).«Fogliato, Rainieri, Callegari, Negro, Fava, Allasia, Reguzzoni, Torazzi, Fugatti, Forcolin».

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura è l'unico settore che non crolla davanti ad una crisi incalzante. Sia il dato congiunturale che quello tendenziale del valore aggiunto registrano una sostanziale tenuta, anche se i problemi delle imprese restano alquanto difficili e i produttori continuano ad essere sempre più stretti dai costi produttivi, dai gravosi oneri contributivi e dalla mancanza di una politica realmente efficace e concreta;
dopo un anno di crescita, seppur lieve, il settore primario registra nei primi tre mesi del 2009 un calo del valore aggiunto, rispetto al quarto trimestre del 2008, dell'1,3 per cento e un leggero incremento (più 0,1 per cento) nei confronti dello stesso periodo del 2008. Questo non significa, però, che la crisi è passata e che i problemi siano scomparsi. Sono dati che mettono in evidenza tutte le difficoltà e le pressanti questioni che oggi sono costretti ad affrontare gli imprenditori agricoli del nostro Paese;
il trend dell'agricoltura non è in linea con il rallentamento generalizzato e pesante dell'economia nazionale. Infatti, nel primo trimestre del 2009 la flessione congiunturale è ben più ridotta di quella del valore aggiunto dell'industria in senso stretto (meno 7,7 per cento), del settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici servizi, trasporti e comunicazioni, del settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (meno 1,4 per cento);
nonostante ciò, i problemi del settore, come più volte denunciato, rischiano di aggravarsi ulteriormente se non si interviene in maniera efficace e tempestiva. L'agricoltura italiana mostra ancora evidenti segni di affanno. Un panorama che ha bisogno di una scossa, di una politica nuova di svolta;
la scelta obbligata e vincente per la nostra agricoltura per superare la crisi è che le produzioni agroalimentari siano di qualità;
questa scelta non nasce solo dalla difficoltà, per le imprese, di competere sul fronte dei costi, ma anche dal crescente ruolo dei consumatori nel sistema economico e dalla centralità che le tematiche della salute e del benessere dei cittadini hanno giustamente assunto nelle valutazioni e nelle scelte private e pubbliche;
la qualità, quindi, non va intesa come un fatto limitato, confinato in nicchie di mercato o in situazioni di eccellenza; essa va, invece, considerata come tratto distintivo di un sistema al quale ogni operatore contribuisce nell'affermazione di marchi legati all'origine e ad altri tratti distintivi di identità e nella costruzione di filiere di qualità differenziate sia per processo che per prodotto;
la strategia della qualità deve riuscire a coniugare efficacemente il rispetto per la tradizione produttiva con lo sviluppo dell'innovazione, attraverso adeguate strategie di marketing, di comunicazione e di organizzazione;
le principali strategie di valorizzazione della qualità legata al territorio percorrono la strada delle denominazioni di origine registrate e tutelate a livello comunitario: le dop e le igp. L'importanza di queste strategie è nota, ma sono note anche le difficoltà che molte denominazioni incontrano prima di essere attivate, commercializzate e valorizzate;
nell'ultimo periodo vi è stata una forte crescita di riconoscimenti di denominazioni a marchio dop ed igp italiane, che hanno raggiunto quota 148, consentendo così al nostro Paese di collocarsi in testa alla graduatoria europea davanti alla Francia;
quella delle dop ed igp non è l'unica strada percorribile; ci sono, anche se riguardano un segmento limitato di imprese italiane, le strategie legate alla vendita diretta degli agricoltori, negli agriturismi, a consumatori locali o a soggetti qualificati (ristoranti, catene specializzate);
anche le produzioni biologiche, a tal proposito, risultano essere molto valorizzate in questi segmenti, in special modo attraverso il canale delle mense scolastiche, che distribuiscono ormai 920 mila pasti biologici al giorno in circa 600 mense. Se si considera che questo segmento di consumo è stato da sempre alimentato da produzioni indistinte, ci si può rendere conto di quale potenziale esso rappresenti per le produzioni di qualità;
la particolare vocazione del nostro Paese (per le condizioni pedoclimatiche che lo distinguono) alla produzione biologica di molte colture e allevamenti di pregio e la particolare perizia dei nostri agricoltori possono fare del biologico italiano un punto di forza notevole per la nostra agricoltura di qualità;
le strategie di valorizzazione della qualità legata all'origine o ai processi produttivi non escludono, anzi possono essere in sinergia con quelle legate all'affermazione di marchi commerciali. È comunque necessario che l'intero processo di filiera sia valorizzato, a partire dal prodotto agricolo che ne è la base e la cui qualità rende la marca competitiva;
per quanto riguarda la pesca, l'aumento del prezzo del greggio ha danneggiato enormemente il settore, con conseguenze devastanti su tante famiglie, che hanno fondato la loro economia su questo particolare settore;
la speculazione esasperata delle compagnie petrolifere sta mettendo a dura prova il comparto ittico. Questo significa aumento dei prezzi e conseguente diminuzione dei consumi,

impegna il Governo

ad adottare interventi per il rilancio del settore agricolo che mirino al sostegno e alla valorizzazione della produzione biologica, come:
a) il rafforzamento del sistema delle dop-igp, favorendo la capacità di aggregare i diversi soggetti della filiera e di concentrare il maggior quantitativo di prodotto possibile;
b) incentivare la crescita di servizi che orientino e sostengano le imprese agricole nella scelta di strategie di qualità;
c) potenziare e razionalizzare il sistema di certificazione ed accreditamento, favorendo ed accelerando la creazione dell'ente unico di accreditamento, partecipato da tutti i ministeri interessati e dalle organizzazioni di rappresentanza del mondo imprenditoriale;
ad adottare misure volte a risolvere i problemi del settore pesca come:
a) la ristrutturazione e il salvataggio delle imprese in crisi, nonché la rimodulazione degli investimenti strutturali del Fondo europeo per la pesca;
b) introdurre ammortizzatori sociali anche per il settore della pesca e far rientrare l'attività dei lavoratori del settore ittico nella categoria dei lavori usuranti.
(1-00217)
«Di Giuseppe, Rota, Zazzera, Donadi, Evangelisti, Borghesi».

MOZIONI MARAN ED ALTRI N. 1-00140, PIANETTA, DOZZO, LOMBARDO ED ALTRI N. 1-00209, VIETTI ED ALTRI N. 1-00210 E EVANGELISTI ED ALTRI N. 1-00215 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A SOSTENERE IL PROCESSO DI RICONCILIAZIONE NAZIONALE IN SOMALIA

Mozioni

La Camera,
premesso che:
nel mese di gennaio 2009 si è concluso il ritiro dalla Somalia delle truppe etiopi, chiamate ad intervenire alla fine del 2006 per difendere il debole Governo di transizione dalle milizie delle corti islamiche;
il ritiro dei circa tremila soldati di Addis Abeba, la cui presenza per la verità non ha condotto a risultati apprezzabili, pone fine ad una presenza percepita dalla popolazione locale come forza di occupazione e potrebbe facilitare la formazione di un nuovo Governo che includa anche le forze islamiche, pur aumentando, nel contempo, le preoccupazioni su una possibile escalation dei conflitti interni tra le diverse fazioni;
i segnali di un'importante svolta, suscettibile di imprimere un rinnovato impulso al processo di pacificazione della Somalia, trovano conferma nella positiva conclusione della sessione del Parlamento allargato somalo, riunitasi a Gibuti il 31 gennaio 2009, che ha portato all'elezione del nuovo presidente, Sheik Sharif Ahmed, esponente moderato delle corti islamiche, accolto dalla comunità internazionale come l'unico in grado di portare la pace in un Paese devastato da quasi 20 anni di guerra;
la sua nomina va nella direzione del percorso indicato dall'accordo di pacificazione di Gibuti, firmato nel mese di agosto 2008, che faceva perno proprio su un coinvolgimento della componente moderata delle corti islamiche, al fine di ottenere un maggior consenso popolare e allontanare la minaccia di Al Qaeda, processo ora favorito da un cambio di atteggiamento della nuova Presidenza americana, più incline a riconoscere la natura composita e differenziata delle corti islamiche;
la Somalia resta, tuttavia, un Paese instabile e dilaniato dallo scontro fra le forze laiche e le forze integraliste, le quali non hanno riconosciuto l'elezione del nuovo Presidente e rimangono intenzionate ad assumere la leadership del Paese e a continuare il conflitto per imporre la ferrea legge islamica della sharìa;
la condizione di instabilità viene purtroppo confermata dalle recenti notizie stampa (febbraio e marzo 2009) che riferiscono della ripresa degli scontri, scatenati dai miliziani fondamentalisti shebab per prendere il controllo di Mogadiscio volti a impedire l'insediamento del nuovo Governo nella capitale, scontri che coinvolgono anche le truppe dell'Amison, African union mission in Somalia, e che potrebbero anche condurre a un ritorno delle truppe etiopiche nel Paese;
all'instabilità politica interna si affiancano poi numerosi altri elementi di preoccupazione: le vittime della guerra civile sono oltre 16 mila civili e 4 mila combattenti; l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha lanciato un campanello d'allarme sulla presenza in Etiopia di circa 16 mila somali, in particolare donne e bambini, alla ricerca di asilo politico; il Paese è diventato zona franca per la pirateria internazionale che opera lungo le rotte commerciali tra Europa e Asia; la presenza di Al Qaeda e comunque di formazioni politiche e combattenti di stampo integralista, in un'area all'ingresso del Mar Rosso e vicino al Golfo Persico, non può che suscitare inquietudine e altrettanta preoccupazione è suscitata dal contagio dell'instabilità dal Corno d'Africa alla regione interna dei grandi laghi africani;
mentre la crisi somala e la situazione del Corno d'Africa meriterebbe un maggiore livello di attenzione, l'interesse a livello mondiale sembra invece essersi fortemente ridimensionato; gli sforzi della comunità internazionale e delle Nazioni Unite degli ultimi anni, volti ad accompagnare il processo di stabilizzazione, sono apparsi deboli e spesso in ritardo rispetto alla realtà in mutamento;
in considerazione dei legami storici dell'Italia con la Somalia ed anche in vista del nuovo ruolo che il nostro Paese dovrà assumere sulla scena internazionale, in qualità di presidente del prossimo G8 - che dovrebbe assumere l'Africa e il Corno d'Africa come le aree su cui incentrare interventi e risorse - si pone con urgenza un'iniziativa tempestiva del Governo italiano, in grado di imprimere un cambiamento nella crisi somala;
l'Italia potrebbe essere l'attore determinante per la ripresa del dialogo fra gli attori regionali del Corno d'Africa, anche in considerazione del ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese durante la conferenza di Nairobi, come presidente dell'Ipf, l'organizzazione dei Paesi donatori che ha sostenuto l'Igad (Intergovernamental authority on development, un'autorità intergovernativa subregionale per lo sviluppo dell'Africa orientale), nella gestione del processo di pace e come co-presidente dell'Ipf - Igad partners forum (che riunisce i Paesi membri dell'Igad con i Paesi partner, composto da Paesi occidentali e da numerosi organismi internazionali);
nel vertice di Nairobi, svoltosi nel mese di ottobre 2008, i Capi di Stato Igad hanno dichiarato di voler tornare ad esercitare un ruolo di leadership nella gestione della crisi somala e l'assunzione di tale ruolo, se sostenuto, potrebbe riaprire il dialogo con tutti gli attori somali in conflitto ed essere l'occasione anche per ricucire i legami spezzati fra Somalia ed Etiopia;
un sostegno convinto dell'Unione europea che supporti l'azione di Igad, Ipf, Unione africana, insieme al necessario potenziamento dei compiti affidati all'Unpos (United Nations political office for Somalia), unico raccordo attualmente esistente fra le Nazioni Unite e i leader e le fazioni somale potrebbe essere importante per rilanciare una soluzione politica in grado di riavviare un processo di stabilizzazione e pacificazione non solo per la Somalia, ma per l'intero Corno d'Africa;
in questo quadro è utile sostenere la Somali woman agenda, una rete nata nel mese di ottobre 2008 a Nairobi, presentata all'Onu e in sede europea, che rappresenta circa cinquantamila donne somale che, operando in una dimensione «inter-clan», lavorano per la ricostruzione del Paese, per la ripresa del lavoro, dell'imprenditoria femminile, dell'istruzione e della sanità, al fine di superare fattivamente la catastrofe prodotta da anni di guerra e dalle divisioni interne del Paese;
lo storico ruolo dell'Italia nell'area rischia di essere indebolito in assenza di un Sottosegretario per gli affari esteri con una specifica delega per l'Africa e di un inviato speciale italiano per la Somalia,

impegna il Governo:

a farsi promotore, in relazione alla nuova fase politico-istituzionale apertasi in Somalia, di nuove iniziative politico-diplomatiche nell'ambito dei preposti organismi internazionali, allo scopo di sostenere il processo di una riconciliazione nazionale inclusiva di tutte le forze presenti nel Paese e di appoggiare il processo di dialogo, pacificazione e stabilizzazione, auspicato sia dalla popolazione somala che dall'intera comunità internazionale;
a sostenere un'azione sinergica fra Nazioni Unite, Igad e Ipf, anche mediante la conclusione di un formale accordo di partnership, al fine di aumentare l'efficacia del comune sforzo per la stabilizzazione e lo sviluppo del Corno d'Africa;
a sostenere l'azione della Somali woman agenda, conformemente alla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che assume la prospettiva di genere come parte integrante delle politiche di pace e sicurezza;
a farsi promotore, in sede europea, della nomina di un inviato speciale per il Corno d'Africa per concretizzare un rinnovato impegno a livello europeo in grado di favorire una via negoziale per la pacificazione e la stabilizzazione della Somalia e dell'intera regione;
a rilanciare il ruolo italiano nell'area, influente per i legami storici, per i rapporti politici costruiti in questi anni, per l'equilibrio e l'autorevolezza che vengono riconosciuti alla nostra azione diplomatica, avanzando candidature italiane a ricoprire gli incarichi internazionali che si auspica vengano assegnati nelle opportune sedi.
(1-00140)
«Maran, Fassino, Sereni, Narducci, Pistelli, Tempestini, Corsini, Barbi, Castagnetti, Touadi, Mogherini Rebesani, Sarubbi».

La Camera,
premesso che:
nel mese di gennaio 2009 si è concluso il ritiro dalla Somalia delle truppe etiopi, chiamate ad intervenire alla fine del 2006 per difendere il debole Governo di transizione dalle milizie delle corti islamiche;
il ritiro dei circa tremila soldati di Addis Abeba, la cui presenza per la verità non ha condotto a risultati apprezzabili, pone fine ad una presenza percepita dalla popolazione locale come forza di occupazione e potrebbe facilitare la formazione di un nuovo Governo che includa anche le forze islamiche, pur aumentando, nel contempo, le preoccupazioni su una possibile escalation dei conflitti interni tra le diverse fazioni;
i segnali di un'importante svolta, suscettibile di imprimere un rinnovato impulso al processo di pacificazione della Somalia, trovano conferma nella positiva conclusione della sessione del Parlamento allargato somalo, riunitasi a Gibuti il 31 gennaio 2009, che ha portato all'elezione del nuovo presidente, Sheik Sharif Ahmed, esponente moderato delle corti islamiche, accolto dalla comunità internazionale come l'unico in grado di portare la pace in un Paese devastato da quasi 20 anni di guerra;
la sua nomina va nella direzione del percorso indicato dall'accordo di pacificazione di Gibuti, firmato nel mese di agosto 2008, che faceva perno proprio su un coinvolgimento della componente moderata delle corti islamiche, al fine di ottenere un maggior consenso popolare e allontanare la minaccia di Al Qaeda, processo ora favorito da un cambio di atteggiamento della nuova Presidenza americana, più incline a riconoscere la natura composita e differenziata delle corti islamiche;
la Somalia resta, tuttavia, un Paese instabile e dilaniato dallo scontro fra le forze laiche e le forze integraliste, le quali non hanno riconosciuto l'elezione del nuovo Presidente e rimangono intenzionate ad assumere la leadership del Paese e a continuare il conflitto per imporre la ferrea legge islamica della sharìa;
la condizione di instabilità viene purtroppo confermata dalle recenti notizie stampa (febbraio e marzo 2009) che riferiscono della ripresa degli scontri, scatenati dai miliziani fondamentalisti shebab per prendere il controllo di Mogadiscio volti a impedire l'insediamento del nuovo Governo nella capitale, scontri che coinvolgono anche le truppe dell'Amison, African union mission in Somalia, e che potrebbero anche condurre a un ritorno delle truppe etiopiche nel Paese;
all'instabilità politica interna si affiancano poi numerosi altri elementi di preoccupazione: le vittime della guerra civile sono oltre 16 mila civili e 4 mila combattenti; l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha lanciato un campanello d'allarme sulla presenza in Etiopia di circa 16 mila somali, in particolare donne e bambini, alla ricerca di asilo politico; il Paese è diventato zona franca per la pirateria internazionale che opera lungo le rotte commerciali tra Europa e Asia; la presenza di Al Qaeda e comunque di formazioni politiche e combattenti di stampo integralista, in un'area all'ingresso del Mar Rosso e vicino al Golfo Persico, non può che suscitare inquietudine e altrettanta preoccupazione è suscitata dal contagio dell'instabilità dal Corno d'Africa alla regione interna dei grandi laghi africani;
mentre la crisi somala e la situazione del Corno d'Africa meriterebbe un maggiore livello di attenzione, l'interesse a livello mondiale sembra invece essersi fortemente ridimensionato; gli sforzi della comunità internazionale e delle Nazioni Unite degli ultimi anni, volti ad accompagnare il processo di stabilizzazione, sono apparsi deboli e spesso in ritardo rispetto alla realtà in mutamento;
in considerazione dei legami storici dell'Italia con la Somalia ed anche in vista del nuovo ruolo che il nostro Paese dovrà assumere sulla scena internazionale, in qualità di presidente del prossimo G8 - che dovrebbe assumere l'Africa e il Corno d'Africa come le aree su cui incentrare interventi e risorse - si pone con urgenza un'iniziativa tempestiva del Governo italiano, in grado di imprimere un cambiamento nella crisi somala;
l'Italia potrebbe essere l'attore determinante per la ripresa del dialogo fra gli attori regionali del Corno d'Africa, anche in considerazione del ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese durante la conferenza di Nairobi, come presidente dell'Ipf, l'organizzazione dei Paesi donatori che ha sostenuto l'Igad (Intergovernamental authority on development, un'autorità intergovernativa subregionale per lo sviluppo dell'Africa orientale), nella gestione del processo di pace e come co-presidente dell'Ipf - Igad partners forum (che riunisce i Paesi membri dell'Igad con i Paesi partner, composto da Paesi occidentali e da numerosi organismi internazionali);
nel vertice di Nairobi, svoltosi nel mese di ottobre 2008, i Capi di Stato Igad hanno dichiarato di voler tornare ad esercitare un ruolo di leadership nella gestione della crisi somala e l'assunzione di tale ruolo, se sostenuto, potrebbe riaprire il dialogo con tutti gli attori somali in conflitto ed essere l'occasione anche per ricucire i legami spezzati fra Somalia ed Etiopia;
un sostegno convinto dell'Unione europea che supporti l'azione di Igad, Ipf, Unione africana, insieme al necessario potenziamento dei compiti affidati all'Unpos (United Nations political office for Somalia), unico raccordo attualmente esistente fra le Nazioni Unite e i leader e le fazioni somale potrebbe essere importante per rilanciare una soluzione politica in grado di riavviare un processo di stabilizzazione e pacificazione non solo per la Somalia, ma per l'intero Corno d'Africa;
in questo quadro è utile sostenere la Somali woman agenda, una rete nata nel mese di ottobre 2008 a Nairobi, presentata all'Onu e in sede europea, che rappresenta circa cinquantamila donne somale che, operando in una dimensione «inter-clan», lavorano per la ricostruzione del Paese, per la ripresa del lavoro, dell'imprenditoria femminile, dell'istruzione e della sanità, al fine di superare fattivamente la catastrofe prodotta da anni di guerra e dalle divisioni interne del Paese;
lo storico ruolo dell'Italia nell'area rischia di essere indebolito in assenza di un Sottosegretario per gli affari esteri con una specifica delega per l'Africa e di un inviato speciale italiano per la Somalia,

impegna il Governo:

a continuare a farsi promotore, in relazione alla nuova fase politico-istituzionale apertasi in Somalia, di nuove iniziative politico-diplomatiche nell'ambito dei preposti organismi internazionali, allo scopo di sostenere il processo di una riconciliazione nazionale inclusiva di tutte le forze presenti nel Paese e di appoggiare il processo di dialogo, pacificazione e stabilizzazione, auspicato sia dalla popolazione somala che dall'intera comunità internazionale;
a sostenere un'azione sinergica fra le Nazioni Unite, e tutte le competenti organizzazioni internazionali anche mediante la conclusione di un formale accordo di partnership, al fine di aumentare l'efficacia del comune sforzo per la stabilizzazione e lo sviluppo del Corno d'Africa;
a sostenere l'azione della Somali woman agenda, conformemente alla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che assume la prospettiva di genere come parte integrante delle politiche di pace e sicurezza;
a sostenere in sede europea, l'ipotesi di nomina di un inviato speciale per il Corno d'Africa per concretizzare un rinnovato impegno a livello europeo in grado di favorire una via negoziale per la pacificazione e la stabilizzazione della Somalia e dell'intera regione;
a proseguire nel rilancio del ruolo italiano nell'area, influente per i legami storici, per i rapporti politici costruiti in questi anni, per l'equilibrio e l'autorevolezza che vengono riconosciuti alla nostra azione diplomatica, avanzando candidature italiane a ricoprire gli incarichi internazionali che si auspica vengano assegnati nelle opportune sedi.
(1-00140)
(Testo modificato nel corso della seduta).«Maran, Fassino, Sereni, Narducci, Pistelli, Tempestini, Corsini, Barbi, Castagnetti, Touadi, Mogherini Rebesani, Sarubbi».

La Camera,
premesso che:
la crisi che coinvolge la Somalia è al centro dell'interesse del nostro Paese e della comunità internazionale perché si garantisca una soluzione durevole e pacifica in quel Paese dilaniato da molti anni da guerre. Infatti, a partire dalla caduta di Siad Barre (1991), la Somalia si è venuta a trovare in una situazione di progressivo caos e di isolamento internazionale, in quanto, da un lato, è rimasta priva di un Governo centrale e preda di una deriva localistica e, dall'altro, non è stata più sostenuta dalla comunità internazionale;
l'attenzione verso la crisi somala si è tradotta in una serie di importanti documenti, tra cui le conclusioni adottate nell'ultimo Consiglio dell'Unione europea sugli affari generali e le relazioni esterne e la risoluzione n. 1872 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Buoni sono anche i risultati raggiunti dalla Conferenza internazionale di Bruxelles a supporto del settore di sicurezza in Somalia ed il terzo incontro del Gruppo di contatto sulla pirateria, svoltosi a New York il 29 maggio 2009;
il nostro Paese, negli ultimi tre anni, ha erogato notevoli risorse economiche per gli aiuti allo sviluppo, la stabilizzazione del Paese somalo e le riforme, nonostante gli obblighi imposti dal deterioramento della situazione di sicurezza. La Somalia è, infatti, una priorità per la nostra cooperazione allo sviluppo. Negli ultimi tre anni sono stati erogati oltre 30 milioni di euro ed il nostro Paese sta considerando l'ipotesi di un ulteriore rafforzamento dell'impegno per accompagnare il processo di pace con obiettivi definiti;
i fenomeni della pirateria che rendono quanto mai insicura la navigazione nell'area del Corno d'Africa derivano dall'instabilità politica e dalla precaria situazione sociale che caratterizza la Somalia, un territorio da oltre 20 anni martoriato da corruzione, violenza, miseria e assenza di legalità;
per quanto riguarda il problema della pirateria, è rilevante l'impegno dell'Italia che partecipa, con le flotte navali, alla campagna dell'Unione europea denominata Atlanta. Recentemente è stato approvato un decreto-legge con cui il Governo è intervenuto su una delicata questione di diritto internazionale ed ha attuato quanto previsto da un'intesa tra gli Stati membri dell'Unione europea ed il Kenya in fatto di giurisdizione sugli atti di pirateria nel Golfo di Aden. La pirateria in quell'area tende a crescere e sta acquisendo i connotati di un vero e proprio business caratterizzato da bassi investimenti, abbondante manodopera a disposizione, rischi limitati e alti rendimenti;
la pace e la stabilità in Somalia sono necessarie, non solo per la popolazione locale, ma per tutta la comunità internazionale: infatti, la pirateria, il terrorismo, le migrazioni illegali, il traffico di esseri umani e la destabilizzazione di una regione tanto strategica costituiscono una minaccia alla sicurezza internazionale;
recentemente il Ministro degli affari esteri ha avuto un incontro con il Primo ministro somalo, durante il quale è stata esaminata la difficile situazione che il Governo somalo è costretto ad affrontare, ricordando che l'Italia sosterrà il Governo somalo impegnato nella realizzazione degli accordi di pace di Gibuti dell'agosto del 2008 e nel problematico percorso di riconciliazione nazionale;
lo stesso Ministro somalo ha ringraziato il Ministro Frattini per l'impegno con cui il nostro Paese sta affrontando la delicata questione della stabilizzazione della Somalia e ha indicato il ruolo catalizzatore che il nostro Paese sta svolgendo nel contesto internazionale;
è da ricordare, inoltre, che a sostegno della popolazione locale sono stati annunciati dal ministero degli affari esteri sia la riapertura dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, sia un sostegno economico di circa 3 milioni di euro, uno dei quali per l'Amison (la forza di pace dell'Unione africana che opera in Somalia) e due per il sostegno delle istituzioni somale. Queste ultime potrebbero comprendere attività di formazione di personale da impiegare nella lotta alla pirateria e nella protezione delle coste e di forze di polizia doganale;
l'Italia, quindi, con un impegno, anche economico importante, sta cercando di porre le basi per la soluzione problematica della crisi somala nel suo triplice aspetto: politico, della sicurezza e umanitario. È, infatti, inaccettabile abbandonare milioni di persone in una situazione di guerra e di violenza. Oggi c'è un impegno preciso della comunità internazionale per riportare il Paese alla normalità;
costante è, quindi, l'impegno del Governo italiano per una soluzione della crisi perché la Somalia oggi, nonostante i gravi problemi, è retta da un Governo aperto a forze opposte e a tutti coloro che rifiutano violenza e terrorismo, che sta svolgendo il proprio ruolo nonostante gli attacchi di gruppi estremisti dell'opposizione armata. Inoltre, la comunità internazionale ha deciso di impiegare maggiori risorse finanziarie, dimostrando così una maggiore attenzione nel risolvere la crisi ed avere un appoggio onnicomprensivo in grado di affrontare la crisi umanitaria ed economica e di offrire posti di lavoro per giovani e prospettive di cambiamento;
sono stati, infine, aperti, insieme con il Primo ministro somalo, i lavori del Gruppo internazionale di contatto sulla Somalia, presieduto dal rappresentante speciale per la Somalia e dal Segretario delle Nazioni Unite. Il gruppo di contatto è un foro di consultazione e di coordinamento che riunisce, sotto l'egida delle Nazioni Unite, oltre quaranta Stati ed organizzazioni internazionali impegnate nel processo di pace in Somalia e costituisce un elemento strategico e fondamentale per affrontare la crisi somala e per affermare la stabilità del Paese;
in occasione del vertice di Nairobi dell'ottobre 2008 tra i Capi di Stato dell'Igad, si è costituita la Somaly woman agenda, rete che rappresenta circa 150.000 donne somale che svolgono attività nei diversi settori dell'istruzione, della sanità, dell'imprenditoria per ricostruire e sviluppare la Somalia,

impegna il Governo:

a proseguire con ulteriore impegno le iniziative politico-diplomatiche già positivamente intraprese a sostegno della Somalia, anche ai fini di una «internazionalizzazione» della crisi somala e di un rinnovato impegno delle Nazioni Unite;
ad intensificare gli sforzi affinché la comunità internazionale favorisca l'avvio di un reale processo di pace in Somalia attraverso una politica di riconciliazione nazionale realmente inclusiva, che coinvolga tutte le componenti somale che rifiutano l'uso della violenza e la lotta armata;
a sostenere quelle iniziative che possano dare un contributo alla ricostruzione delle strutture di Governo del Paese, nel rispetto dei diritti umani e del principio della lotta all'impunità;
a sostenere le iniziative della comunità internazionale volte a ricostituire realisticamente un tessuto economico e sociale vitale e ad avviare le prime iniziative di ripresa economica del Paese;
a sostenere, nei rispettivi consessi multilaterali, un'azione coordinata fra Nazioni Unite, Unione europea, Unione africana, Igad e Igad partners forum in appoggio al processo di dialogo e pacificazione in corso nel Paese, con il fondamentale concorso delle istituzioni federali transitorie e della popolazione somala;
a sostenere l'azione Somaly woman agenda conformemente alla risoluzione n. 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che assume la prospettiva di genere come parte integrante delle politiche di pace e sicurezza;
a sostenere in sede europea la proposta per la nomina di un rappresentante speciale dell'Unione europea per la regione del Corno d'Africa, tenuto conto della dimensione regionale della crisi in Somalia, per concretizzare un rinnovato impegno a livello europeo a favore di un'area geopolitica di rilevante interesse per l'Italia;
a proseguire nel rilancio del ruolo italiano nell'area, sia per legami storici e rapporti politici costruiti in questi anni che per l'impegno riconosciuto alla nostra azione diplomatica dagli stessi Paesi dell'area e dagli altri partner internazionali.
(1-00209)
«Pianetta, Dozzo, Lombardo, Boniver, Antonione, Renato Farina, Baldelli».

La Camera,
premesso che:
dopo essere stata a lungo dimenticata e divenuta nel tempo una vera e propria polveriera, l'Africa è tornata ad occupare l'agenda del G8 dell'Aquila, nella speranza che alle dichiarazioni di impegno seguano fatti concreti;
il riacutizzarsi in questi giorni dei conflitti etnico-religiosi pongono la Somalia in cima alla lista delle problematiche da risolvere nel continente africano;
dopo la caduta di Siad Barre nel 1991 si è assistito ad un progressivo isolamento internazionale della Somalia, che è diventata uno degli Stati politicamente più instabili al mondo, priva di un Governo centrale e preda di conflitti politici, religiosi ed etnici;
con il naufragio della missione Onu Restore hope, cui partecipò anche l'Italia con un alto contributo in termini di vite umane, tramontarono, di fatto, le possibilità per la Somalia di avviarsi verso un processo di pacificazione e con esse iniziò a venir meno anche l'impegno dell'Occidente;
con la conferenza di pace di Nairobi (9-29 gennaio 2004), organizzata sotto l'egida dell'Intergovernamental authority on development (Igad), si cercò di riavviare il normale funzionamento delle istituzioni politiche, giungendo alla nomina di un Parlamento e di un Governo transitori, troppo fragili, tuttavia, per reggere l'impatto delle forti tensioni interne;
la tregua provvisoria imposta dalle corti islamiche, che nel 2006 attuarono un regime religioso integralista, durò circa un anno, interrotta dall'intervento etiope, che restaurò con le armi un Governo di transizione, innescando, però, una nuova ondata di conflitti interni, che provocò migliaia di vittime civili e l'aprirsi di una nuova crisi umanitaria;
il 13 gennaio 2009 è iniziato il ritiro dalla Somalia delle truppe etiopi accorse in aiuto al Governo di transizione. La partenza dei 3.000 soldati etiopi presenti in territorio somalo era una delle condizioni concordate a Gibuti nell'agosto del 2008 dal Governo e dall'Ars, l'Alleanza per la ri-liberazione della Somalia, alla quale aderì parte dello schieramento antigovernativo, ma non l'ala dura e di ispirazione integralista delle corti islamiche, che nel frattempo, invece, ha continuato a combattere, riconquistando otto regioni su nove della Somalia centro-meridionale, inclusi gli importanti porti di Merca e Kismayo, a sud di Mogadiscio;
uno dei primi effetti della ritirata etiope è stato l'intensificarsi dei combattimenti nella regione centrale di Galgadul, dove, dall'inizio del 2009, gli scontri violenti tra le milizie delle corti islamiche e quelle locali hanno messo in fuga 50.000 persone, ora disperse nelle campagne, dove sopravvivono sprovviste di tutto e senza poter neanche contare sull'assistenza delle organizzazioni umanitarie che non riescono a raggiungerle. Questi nuovi sfollati aggravano un'emergenza di proporzioni enormi: oltre un milione di profughi e 16.000 morti dal 2006 a oggi, senza contare le vittime indirette della guerra, vale a dire i morti di stenti e malattie;
i Capi di Stato africani, riunitisi recentemente a Sirte, in Libia, per il tredicesimo vertice dell'Unione africana hanno invitato il Consiglio di sicurezza dell'Onu a imporre sanzioni all'Eritrea, accusata di sostenere e fornire armi all'insurrezione somala e a dichiarare un blocco marittimo e aereo sulla Somalia, per evitare l'ingresso di armi che alimentino il conflitto;
la comunità internazionale, prima ancora di trovare una soluzione politica, ha il dovere di assicurare la continuità degli aiuti umanitari alle popolazioni, al fine di scongiurare l'aggravarsi di una situazione già drammatica;
secondo l'Unicef, il Paese ha uno dei tassi di mortalità infantile più alti del mondo con 225 bambini morti per 1000 nati vivi. Le cause principali di morte sono la dissenteria, le infezioni respiratorie e la malaria (si stima che l'87 per cento dei somali siano a rischio di malaria). Meno del 30 per cento della popolazione ha accesso all'acqua potabile; la malnutrizione è in crescita e la malnutrizione acuta colpisce il 17 per cento della popolazione;
il caos imperante nel Corno d'Africa sta favorendo la penetrazione dell'integralismo islamico, che attraverso le corti islamiche sta assumendo il controllo di aree sempre più vaste, ma, oltre all'integralismo, la Somalia sta diventando una zona di attività illecite, pesca selvaggia, rifiuti tossici e, da ultimo, è covo di pirati che imperversano nei tratti di mare antistanti;
è dei giorni scorsi la notizia che le milizie islamiche somale denominate «giovani mujaheddin», considerate vicine ad Al Qaeda, hanno decapitato sette persone nella città di Baldoa accusate di essere di fede cristiana e, quindi, degli apostati;
nonostante questi dati preoccupanti e i pochi, incerti e tardivi tentativi della comunità internazionale rispetto alle esigenze sopra ricordate, esistono ancora, tuttavia, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, le opportunità ed il tempo per provare a contenere la disastrosa situazione in Somalia e le sue ripercussioni negative in tutta l'area;
il timore che la crisi somala possa influire negativamente anche sui Paesi limitrofi appartenenti all'Autorità intergovernativa per lo sviluppo è stato apertamente manifestato dagli stessi Capi di Stato dei Paesi Igad nel corso del summit di Nairobi, nell'ottobre 2008, in cui dichiararono di voler tornare ad esercitare un ruolo di leadership nella gestione della crisi somala;
unicamente attraverso una decisa e convinta iniziativa dei Paesi della regione coinvolta e della comunità internazionale e, in particolare dell'Unione europea, coordinati nell'Igad, quindi, ci si potrà avviare verso una soluzione positiva del processo di stabilizzazione in Somalia e nell'intera area;
grazie anche al legame formale tra Igad, Unione africana, Unione europea ed una ventina di importanti Paesi e istituzioni internazionali, è stato definito fin dal novembre 1996 l'Ipf, Igad partners forum;
l'Italia può e deve giocare un ruolo importante nel promuovere un'iniziativa globale di stabilizzazione e di normalizzazione nell'area, in virtù dei legami storici e della considerazione acquisita a livello internazionale nel corso degli anni,

impegna il Governo:

a garantire e rafforzare la continuità degli aiuti umanitari nell'area, avendo cura di adottare ogni utile strumento per assicurarne la corretta destinazione e per prevenire ogni tentativo di saccheggio e speculazione;
a promuovere e sostenere il processo di stabilizzazione, dialogo e pacificazione in Somalia e nell'area del Corno d'Africa:
a) sollecitando l'Unione europea, a valutare l'opportunità di prevedere la nomina di un inviato speciale dell'Unione europea per l'intera regione del Corno d'Africa;
b) promuovendo una forte iniziativa che favorisca un cambiamento dell'operato delle Nazioni Unite, con il coinvolgimento diretto dei Paesi e delle istituzioni che possono guidare e sostenere il processo di stabilizzazione e pacificazione;
c) supportando i tentativi e le iniziative messi in atto dall'Igad e dall'Ipf volte a stabilizzare e normalizzare l'area.
(1-00210)
«Vietti, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Occhiuto, Galletti».

La Camera,
premesso che:
dopo essere stata a lungo dimenticata e divenuta nel tempo una vera e propria polveriera, l'Africa è tornata ad occupare l'agenda del G8 dell'Aquila, nella speranza che alle dichiarazioni di impegno seguano fatti concreti;
il riacutizzarsi in questi giorni dei conflitti etnico-religiosi pongono la Somalia in cima alla lista delle problematiche da risolvere nel continente africano;
dopo la caduta di Siad Barre nel 1991 si è assistito ad un progressivo isolamento internazionale della Somalia, che è diventata uno degli Stati politicamente più instabili al mondo, priva di un Governo centrale e preda di conflitti politici, religiosi ed etnici;
con il naufragio della missione Onu Restore hope, cui partecipò anche l'Italia con un alto contributo in termini di vite umane, tramontarono, di fatto, le possibilità per la Somalia di avviarsi verso un processo di pacificazione e con esse iniziò a venir meno anche l'impegno dell'Occidente;
con la conferenza di pace di Nairobi (9-29 gennaio 2004), organizzata sotto l'egida dell'Intergovernamental authority on development (Igad), si cercò di riavviare il normale funzionamento delle istituzioni politiche, giungendo alla nomina di un Parlamento e di un Governo transitori, troppo fragili, tuttavia, per reggere l'impatto delle forti tensioni interne;
la tregua provvisoria imposta dalle corti islamiche, che nel 2006 attuarono un regime religioso integralista, durò circa un anno, interrotta dall'intervento etiope, che restaurò con le armi un Governo di transizione, innescando, però, una nuova ondata di conflitti interni, che provocò migliaia di vittime civili e l'aprirsi di una nuova crisi umanitaria;
il 13 gennaio 2009 è iniziato il ritiro dalla Somalia delle truppe etiopi accorse in aiuto al Governo di transizione. La partenza dei 3.000 soldati etiopi presenti in territorio somalo era una delle condizioni concordate a Gibuti nell'agosto del 2008 dal Governo e dall'Ars, l'Alleanza per la ri-liberazione della Somalia, alla quale aderì parte dello schieramento antigovernativo, ma non l'ala dura e di ispirazione integralista delle corti islamiche, che nel frattempo, invece, ha continuato a combattere, riconquistando otto regioni su nove della Somalia centro-meridionale, inclusi gli importanti porti di Merca e Kismayo, a sud di Mogadiscio;
uno dei primi effetti della ritirata etiope è stato l'intensificarsi dei combattimenti nella regione centrale di Galgadul, dove, dall'inizio del 2009, gli scontri violenti tra le milizie delle corti islamiche e quelle locali hanno messo in fuga 50.000 persone, ora disperse nelle campagne, dove sopravvivono sprovviste di tutto e senza poter neanche contare sull'assistenza delle organizzazioni umanitarie che non riescono a raggiungerle. Questi nuovi sfollati aggravano un'emergenza di proporzioni enormi: oltre un milione di profughi e 16.000 morti dal 2006 a oggi, senza contare le vittime indirette della guerra, vale a dire i morti di stenti e malattie;
i Capi di Stato africani, riunitisi recentemente a Sirte, in Libia, per il tredicesimo vertice dell'Unione africana hanno invitato il Consiglio di sicurezza dell'Onu a imporre sanzioni all'Eritrea, accusata di sostenere e fornire armi all'insurrezione somala e a dichiarare un blocco marittimo e aereo sulla Somalia, per evitare l'ingresso di armi che alimentino il conflitto;
la comunità internazionale, prima ancora di trovare una soluzione politica, ha il dovere di assicurare la continuità degli aiuti umanitari alle popolazioni, al fine di scongiurare l'aggravarsi di una situazione già drammatica;
secondo l'Unicef, il Paese ha uno dei tassi di mortalità infantile più alti del mondo con 225 bambini morti per 1000 nati vivi. Le cause principali di morte sono la dissenteria, le infezioni respiratorie e la malaria (si stima che l'87 per cento dei somali siano a rischio di malaria). Meno del 30 per cento della popolazione ha accesso all'acqua potabile; la malnutrizione è in crescita e la malnutrizione acuta colpisce il 17 per cento della popolazione;
il caos imperante nel Corno d'Africa sta favorendo la penetrazione dell'integralismo islamico, che attraverso le corti islamiche sta assumendo il controllo di aree sempre più vaste, ma, oltre all'integralismo, la Somalia sta diventando una zona di attività illecite, pesca selvaggia, rifiuti tossici e, da ultimo, è covo di pirati che imperversano nei tratti di mare antistanti;
è dei giorni scorsi la notizia che le milizie islamiche somale denominate «giovani mujaheddin», considerate vicine ad Al Qaeda, hanno decapitato sette persone nella città di Baldoa accusate di essere di fede cristiana e, quindi, degli apostati;
nonostante questi dati preoccupanti e i pochi, incerti e tardivi tentativi della comunità internazionale rispetto alle esigenze sopra ricordate, esistono ancora, tuttavia, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, le opportunità ed il tempo per provare a contenere la disastrosa situazione in Somalia e le sue ripercussioni negative in tutta l'area;
il timore che la crisi somala possa influire negativamente anche sui Paesi limitrofi appartenenti all'Autorità intergovernativa per lo sviluppo è stato apertamente manifestato dagli stessi Capi di Stato dei Paesi Igad nel corso del summit di Nairobi, nell'ottobre 2008, in cui dichiararono di voler tornare ad esercitare un ruolo di leadership nella gestione della crisi somala;
unicamente attraverso una decisa e convinta iniziativa dei Paesi della regione coinvolta e della comunità internazionale e, in particolare dell'Unione europea, coordinati nell'Igad, quindi, ci si potrà avviare verso una soluzione positiva del processo di stabilizzazione in Somalia e nell'intera area;
grazie anche al legame formale tra Igad, Unione africana, Unione europea ed una ventina di importanti Paesi e istituzioni internazionali, è stato definito fin dal novembre 1996 l'Ipf, Igad partners forum;
l'Italia può e deve giocare un ruolo importante nel promuovere un'iniziativa globale di stabilizzazione e di normalizzazione nell'area, in virtù dei legami storici e della considerazione acquisita a livello internazionale nel corso degli anni,

impegna il Governo:

a garantire e rafforzare la continuità degli aiuti umanitari nell'area, avendo cura di adottare ogni utile strumento per assicurarne la corretta destinazione e per prevenire ogni tentativo di saccheggio e speculazione;
a proseguire nell'azione volta a promuovere e sostenere il processo di stabilizzazione, dialogo e pacificazione in Somalia e nell'area del Corno d'Africa:
a sollecitare l'Unione europea, a valutare l'opportunità della nomina di un inviato speciale dell'Unione europea per l'intera regione del Corno d'Africa;
a supportare i tentativi e le iniziative messi in atto dall'Igad e dall'Ipf volte a stabilizzare e normalizzare l'area.
(1-00210)
(Testo modificato nel corso della seduta).«Vietti, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Occhiuto, Galletti».

La Camera,
premesso che:
la situazione in Somalia ha da tempo oltrepassato i livelli di criticità e non passa giorno in cui non si apprenda, come in queste ultime ore, di scontri tra ribelli islamici e forze governative, che sono costati la morte di decine di persone, tra cui anche un alto ufficiale di polizia; i combattimenti sono avvenuti nel nord di Mogadiscio, in una roccaforte dei ribelli islamici;
si ha notizia che le milizie islamiche somale, denominate «giovani mujaheddin», considerate vicine ad Al Qaeda, hanno decapitato qualche giorno fa sette persone nella città di Baidoa, accusate di essere «cristiani» e «spie»;
la sottovalutazione della tragedia in atto in Somalia da parte della comunità internazionale ha assunto livelli preoccupanti;
la tragedia della Somalia nasce da lontano: questo Paese è nato, come Stato indipendente, nel 1960 dall'unificazione della ex Somalia italiana e della Somalia britannica (attuale Somaliland); questa unione non sembra aver funzionato secondo le aspirazioni di quanti avevano creduto di poter formare la Grande Somalia, dando il via allo scoppio di una feroce guerra civile che, dal 1980 in poi, ha portato al completo collasso della Repubblica somala;
questo contesto ha consentito al Somaliland di dichiarare la propria indipendenza e autonomia, sebbene non riconosciuta a livello internazionale, un evento che ha comunque dato origine a ulteriori scontri;
l'inizio di questa epoca di guerra civile intermittente che, sebbene con diversi contendenti, perdura ancora oggi, origina tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, quando cominciarono a formarsi organizzazioni di guerriglia ostili al regime di Siad Barre, instauratosi a seguito di un golpe militare nel 1969; successivamente, nel 1991, Barre venne estromesso e la lotta per il potere che ne seguì contrappose diversi gruppi tribali, in un nuovo crescendo di violenza, accompagnato, peraltro, da una terribile carestia;
il conflitto con il tempo divenne sempre più confuso e violento, culminando nella tristemente famosa battaglia di Mogadiscio, un combattimento di estese proporzioni avvenuto durante l'operazione di polizia internazionale Restore hope, che, iniziata sotto l'egida delle Nazioni Unite, ha visto accadere svariati scontri a fuoco di elevata intensità, che coinvolsero truppe statunitensi, italiane, pachistane e di ogni nazione partecipante all'operazione, aumentando, peraltro, l'ostilità della popolazione locale;
la missione Unosom, la prima missione a fornire soccorso umanitario e aiuti per restaurare l'ordine in Somalia dopo la dissoluzione del Governo centrale, si risolse in un fallimento a causa del ritiro degli americani nel 1994, seguito, l'anno successivo, da quello delle forze dell'Onu, che ammise di essere incapace di far fronte alla situazione; il periodo che ne seguì fu caratterizzato dalle violenze dei cosiddetti «signori della guerra», i temibili capi-clan che sottomisero la popolazione dopo aver costretto alla fuga i caschi blu dell'Onu e i marines americani;
verso la fine degli anni novanta importanti scambi diplomatici portarono a un accordo fra ventisei fazioni, alla conferenza di pace di Gibuti, nel 2000, e alla conferenza di pace di Mbagathi, nel 2002; il periodo tra il 1998 ed il 2006 vide anche la nascita di alcuni Stati somali autodichiaratisi autonomi, che, però, a differenza del Somaliland, erano tutti movimenti per l'autonomia, ma non dichiarazioni illegali di indipendenza;
nel 2004 sembrava che il processo di pacificazione fosse finalmente giunto alla conclusione: fu eletto dall'Igad (l'organizzazione politico-commerciale formata dai Paesi del Corno d'Africa) un Parlamento federale, nominati un Presidente ad interim, Abdullahi Yusuf Ahmed, e un Governo, il Governo federale di transizione somalo (Tfg), guidato da Mohamed Mohalim Gedi, che venne formato a Nairobi perché, considerata la caotica situazione in atto, risultava difficile la scelta naturale di Mogadiscio; all'inizio del 2006 il Governo federale di transizione somalo tentò anche di stabilire un temporaneo insediamento del Governo a Baidoa;
purtroppo, queste deboli istituzioni non riuscirono a rendere effettivo il loro potere e a governare davvero il Paese, anche a causa dell'opposizione dei citati «signori della guerra» di Mogadiscio, quasi tutti componenti del Governo stesso;
nella prima parte del 2006 venne formata una sorta di alleanza laica di signori della guerra, per lo più posizionati nella zona di Mogadiscio, che si opponevano all'ascesa dell'Unione delle corti islamiche, orientata alla sharia, che aveva rapidamente consolidato il proprio potere;
pochi mesi dopo, gli islamisti riuscirono, nel corso della seconda battaglia di Mogadiscio, a cacciare l'alleanza laica dalla capitale prendendone il possesso, anche riuscendo a persuadere, quando non a obbligare, altri signori della guerra a far parte della propria fazione; questa crescente base di potere e di attivismo del movimento islamico ha portato a un sempre più aperto stato di guerra tra gli islamisti e le altre fazioni della Somalia, inclusi il Governo federale di transizione;
la situazione si è poi ulteriormente complicata per l'intervento dell'Etiopia, che sosteneva le forze laiche in Somalia. L'Unione delle corti islamiche, per converso, era riuscita a ottenne l'aiuto dell'Eritrea, rivale dell'Etiopia, e di mujaheddin stranieri, proclamando la jihad contro l'Etiopia in risposta allo spiegamento delle sue forze intorno a Baidoa;
nel gennaio 2007, gli Stati Uniti intervennero militarmente nel Paese, per la prima volta in modo ufficiale dallo schieramento dell'Onu negli anni novanta, conducendo attacchi aerei contro le posizioni islamiche, anche nel tentativo di catturare o eliminare elementi di Al Qaeda, presumibilmente infiltrati nelle forze dell'Unione delle corti islamiche; il risultato fu che comunque l'Unione islamica venne scacciata dal campo di battaglia, le sue truppe si dispersero per cominciare la guerriglia contro le forze governative etiopi e somale;
nello stesso tempo, però, la fine della guerra venne seguita dalla continuazione dei già esistenti conflitti tribali; in questo Paese, è bene ricordarlo, ha un peso determinante l'inverosimile numero di clan e sottoclan, con alleanze sempre diverse e sempre capaci di disorientare qualsiasi osservatore internazionale;
nel giugno del 2008 un passo avanti, non risolutivo ma comunque positivo, fu considerato l'accordo di Gibuti siglato dal Governo federale di transizione (Tfg) e dai principali esponenti dell'opposizione politica (accordo che non contiene solo dichiarazioni politiche sulla cessazione delle ostilità, sul ritiro dei soldati etiopici o sulla prosecuzione del dialogo, ma auspica anche la creazione di due organismi, entrambi presieduti dalle Nazioni Unite, con lo scopo di proseguire il confronto e verificare che i punti dell'accordo di Gibuti vengano rispettati);
il 29 dicembre 2008 il presidente Abdullahi Yusuf Ahmed ha rassegnato le sue dimissioni, motivando questa decisione con l'impossibilità di portare il suo Paese in una fase di pacificazione e accordo tra le parti e criticando duramente la comunità internazionale per il mancato sostegno economico per fronteggiare le corti islamiche e gli altri gruppi che si contendono il potere;
nel gennaio 2009 l'Etiopia ha completato il ritiro dei suoi circa tremila soldati dal territorio somalo, senza aver registrato apprezzabili risultati, e, come segnale significativo di volontà di pacificazione, il Parlamento allargato somalo ha eletto un rappresentante moderato delle corti islamiche, Sheik Sharif Ahmed, come nuovo Presidente della Somalia, con il placet anche dell'Occidente;
tuttavia, la Somalia è ancora oggi dilaniata dalla violenza e, dopo 18 anni e 14 tentativi falliti di formare una parvenza di Governo, i massacri non hanno smesso di verificarsi, in una situazione di totale anarchia, tra le forze laiche e le forze integraliste, che naturalmente non hanno accettato l'elezione del nuovo Presidente;
infatti, dal 7 maggio 2009 le milizie islamiste di Al Shabaab hanno lanciato una nuova offensiva per il controllo della città di Mogadiscio contro il Governo federale di transizione somalo del nuovo presidente Sheikh Sharif Ahmed, il quale, assediato nel suo palazzo di Mogadiscio, ha proclamato lo stato di emergenza per cercare di contenere l'offensiva dei ribelli islamisti, che dura ormai da sei settimane e che rischia di trasformare questo Paese in una calamita dell'Islam militante; a questo proposito, tra miseria e disperazione, la Somalia sta diventando sempre più un habitat naturale per la propaganda di Al Qaeda che sta creando una generazione di giovani e giovanissimi combattenti devoti alla jihad, ragazzi che non hanno conosciuto altro che guerre e miseria fin dalla nascita;
inoltre, nell'ultimo mese sono stati assassinati un Ministro e un parlamentare somali;
ulteriore complicazione è dovuta al fatto che questo caos si sta riversando oltre le frontiere somale, provocando tensioni e violenze in Kenya, Etiopia, Eritrea, Yemen, Paesi nei quali si stanno riversando migliaia di profughi; per non parlare dei fenomeni di pirateria con assalti a centinaia di navi, specchio della profonda crisi politica e socio-economica che attraversa la Somalia, in quella zona costiera che ormai è divenuta una zona franca lungo le rotte commerciali tra l'Asia e l'Europa;
purtroppo, ciò che è davanti ai nostri occhi è anche frutto di errori di politica estera, compresi quelli delle passate amministrazioni Usa, che hanno spinto la popolazione verso l'estremismo, aumentandone di fatto l'insicurezza; si possono, in tal senso, ricordare per esempio interventi unilaterali, quali l'esclusione con la forza dell'Unione delle corti islamiche nel 2006, i bombardamenti aerei contro presunti terroristi o l'insediamento dell'esercito etiopico, che hanno reso ulteriormente complicata la situazione, rafforzando proprio chi si intendeva combattere;
inoltre, la scarsa «internazionalizzazione» della disastrosa situazione somala ha comportato una diminuzione dell'impegno, anche delle Nazioni Unite, a favore di un processo di stabilizzazione in quell'area con relativi interventi che o si sono rivelati deboli o in ritardo rispetto all'evoluzione degli accadimenti;
nel corso della quindicesima riunione dell'International contact group (Icg) sul Paese del Corno d'Africa, tenutasi presso il ministero degli affari esteri nel mese di giugno 2009, il Ministro degli affari esteri Franco Frattini, alla presenza dell'ambasciatore mauritano Ahmedou Ould-Abdallah, rappresentante speciale per la Somalia del Segretario generale dell'Onu, e del Primo ministro somalo Umar Abdirashid Ali Sharmake, ha affermato che l'Italia è al fianco del Governo somalo non solo per motivi storici ma anche perché è «inaccettabile abbandonare milioni di persone a un destino di guerra e violenza» e che la crisi in Somalia rappresenta «una minaccia alla sicurezza internazionale»; in quella occasione è stata anche annunciata la riapertura della sede diplomatica italiana di Mogadiscio, a conferma della nostra fiducia nel Governo somalo e nella sua politica coraggiosa e difficile di riconciliazione nazionale;
in questo contesto, la notizia dello spostamento ad altro incarico dell'inviato speciale del Governo italiano per il Corno d'Africa, Mario Raffaelli, con relativo annuncio che non verrà sostituito, cade in un momento delicato che potrebbe avere ripercussioni e procurare un indebolimento dell'azione diplomatica italiana,

impegna il Governo:

a rafforzare il nostro impegno nella gestione della crisi in Somalia - un'area di crisi rispetto alla quale non ci si può permettere distrazioni - non solo e non tanto per i suoi antichi legami storici, ma per sostenere il Governo somalo con un'iniziativa tempestiva, ovvero attraverso una forte leadership della diplomazia italiana per la ripresa del dialogo e della pacificazione tra le varie fazioni che si contendono il controllo di questo territorio;
a esercitare tale leadership in ambito europeo e internazionale per coinvolgere i Governi in un concreto sostegno alla fragile intesa siglata a Gibuti nel giugno 2008, perché costituisce un buon punto di partenza per arrivare a una soluzione politica della crisi, a una vera riconciliazione della Somalia e per far marciare più speditamente il processo di pace;
a sostenere, di concerto con le altre diplomazie occidentali e per accogliere gli allarmi lanciati dall'attuale Presidente somalo affinché l'Occidente intervenga prima che la Somalia diventi il nuovo Afghanistan africano dei talebani, ogni forma di Governo che preveda la presenza di islamisti moderati, che non va confuso con l'appoggio al terrorismo, in quanto una loro preventiva esclusione rischierebbe di radicalizzare ancora di più le posizioni già estremamente diversificate e non terrebbe in debito conto che la volontà popolare, anche se in una situazione di grande caos, sembra orientata verso una presenza islamica moderata nel Governo del Paese;
a farsi promotore di una conferenza di pace allargata a tutta la regione, con il coinvolgimento dell'Unione africana, così come è accaduto nel mese di maggio 2009 a Trieste per la questione afgana, atteso che da tempo la questione somala non si gioca solo all'interno del Paese, in quanto il fronte si è allargato a Etiopia e Eritrea, in particolare, ma probabilmente coinvolge anche l'Arabia Saudita, Kuwait e Yemen, soprattutto per le paventate risposte militari, più che politiche, di questi ultimi alla pirateria.
(1-00215)
«Evangelisti, Leoluca Orlando, Donadi, Borghesi, Di Giuseppe, Messina, Rota, Aniello Formisano, Giulietti, Favia, Misiti, Palomba».

La Camera,
premesso che:
la situazione in Somalia ha da tempo oltrepassato i livelli di criticità e non passa giorno in cui non si apprenda, come in queste ultime ore, di scontri tra ribelli islamici e forze governative, che sono costati la morte di decine di persone, tra cui anche un alto ufficiale di polizia; i combattimenti sono avvenuti nel nord di Mogadiscio, in una roccaforte dei ribelli islamici;
si ha notizia che le milizie islamiche somale, denominate «giovani mujaheddin», considerate vicine ad Al Qaeda, hanno decapitato qualche giorno fa sette persone nella città di Baidoa, accusate di essere «cristiani» e «spie»;
la sottovalutazione della tragedia in atto in Somalia da parte della comunità internazionale ha assunto livelli preoccupanti;
la tragedia della Somalia nasce da lontano: questo Paese è nato, come Stato indipendente, nel 1960 dall'unificazione della ex Somalia italiana e della Somalia britannica (attuale Somaliland); questa unione non sembra aver funzionato secondo le aspirazioni di quanti avevano creduto di poter formare la Grande Somalia, dando il via allo scoppio di una feroce guerra civile che, dal 1980 in poi, ha portato al completo collasso della Repubblica somala;
questo contesto ha consentito al Somaliland di dichiarare la propria indipendenza e autonomia, sebbene non riconosciuta a livello internazionale, un evento che ha comunque dato origine a ulteriori scontri;
l'inizio di questa epoca di guerra civile intermittente che, sebbene con diversi contendenti, perdura ancora oggi, origina tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, quando cominciarono a formarsi organizzazioni di guerriglia ostili al regime di Siad Barre, instauratosi a seguito di un golpe militare nel 1969; successivamente, nel 1991, Barre venne estromesso e la lotta per il potere che ne seguì contrappose diversi gruppi tribali, in un nuovo crescendo di violenza, accompagnato, peraltro, da una terribile carestia;
il conflitto con il tempo divenne sempre più confuso e violento, culminando nella tristemente famosa battaglia di Mogadiscio, un combattimento di estese proporzioni avvenuto durante l'operazione di polizia internazionale Restore hope, che, iniziata sotto l'egida delle Nazioni Unite, ha visto accadere svariati scontri a fuoco di elevata intensità, che coinvolsero truppe statunitensi, italiane, pachistane e di ogni nazione partecipante all'operazione, aumentando, peraltro, l'ostilità della popolazione locale;
la missione Unosom, la prima missione a fornire soccorso umanitario e aiuti per restaurare l'ordine in Somalia dopo la dissoluzione del Governo centrale, si risolse in un fallimento a causa del ritiro degli americani nel 1994, seguito, l'anno successivo, da quello delle forze dell'Onu, che ammise di essere incapace di far fronte alla situazione; il periodo che ne seguì fu caratterizzato dalle violenze dei cosiddetti «signori della guerra», i temibili capi-clan che sottomisero la popolazione dopo aver costretto alla fuga i caschi blu dell'Onu e i marines americani;
verso la fine degli anni novanta importanti scambi diplomatici portarono a un accordo fra ventisei fazioni, alla conferenza di pace di Gibuti, nel 2000, e alla conferenza di pace di Mbagathi, nel 2002; il periodo tra il 1998 ed il 2006 vide anche la nascita di alcuni Stati somali autodichiaratisi autonomi, che, però, a differenza del Somaliland, erano tutti movimenti per l'autonomia, ma non dichiarazioni illegali di indipendenza;
nel 2004 sembrava che il processo di pacificazione fosse finalmente giunto alla conclusione: fu eletto dall'Igad (l'organizzazione politico-commerciale formata dai Paesi del Corno d'Africa) un Parlamento federale, nominati un Presidente ad interim, Abdullahi Yusuf Ahmed, e un Governo, il Governo federale di transizione somalo (Tfg), guidato da Mohamed Mohalim Gedi, che venne formato a Nairobi perché, considerata la caotica situazione in atto, risultava difficile la scelta naturale di Mogadiscio; all'inizio del 2006 il Governo federale di transizione somalo tentò anche di stabilire un temporaneo insediamento del Governo a Baidoa;
purtroppo, queste deboli istituzioni non riuscirono a rendere effettivo il loro potere e a governare davvero il Paese, anche a causa dell'opposizione dei citati «signori della guerra» di Mogadiscio, quasi tutti componenti del Governo stesso;
nella prima parte del 2006 venne formata una sorta di alleanza laica di signori della guerra, per lo più posizionati nella zona di Mogadiscio, che si opponevano all'ascesa dell'Unione delle corti islamiche, orientata alla sharia, che aveva rapidamente consolidato il proprio potere;
pochi mesi dopo, gli islamisti riuscirono, nel corso della seconda battaglia di Mogadiscio, a cacciare l'alleanza laica dalla capitale prendendone il possesso, anche riuscendo a persuadere, quando non a obbligare, altri signori della guerra a far parte della propria fazione; questa crescente base di potere e di attivismo del movimento islamico ha portato a un sempre più aperto stato di guerra tra gli islamisti e le altre fazioni della Somalia, inclusi il Governo federale di transizione;
la situazione si è poi ulteriormente complicata per l'intervento dell'Etiopia, che sosteneva le forze laiche in Somalia. L'Unione delle corti islamiche, per converso, era riuscita a ottenne l'aiuto dell'Eritrea, rivale dell'Etiopia, e di mujaheddin stranieri, proclamando la jihad contro l'Etiopia in risposta allo spiegamento delle sue forze intorno a Baidoa;
nel gennaio 2007, gli Stati Uniti intervennero militarmente nel Paese, per la prima volta in modo ufficiale dallo schieramento dell'Onu negli anni novanta, conducendo attacchi aerei contro le posizioni islamiche, anche nel tentativo di catturare o eliminare elementi di Al Qaeda, presumibilmente infiltrati nelle forze dell'Unione delle corti islamiche; il risultato fu che comunque l'Unione islamica venne scacciata dal campo di battaglia, le sue truppe si dispersero per cominciare la guerriglia contro le forze governative etiopi e somale;
nello stesso tempo, però, la fine della guerra venne seguita dalla continuazione dei già esistenti conflitti tribali; in questo Paese, è bene ricordarlo, ha un peso determinante l'inverosimile numero di clan e sottoclan, con alleanze sempre diverse e sempre capaci di disorientare qualsiasi osservatore internazionale;
nel giugno del 2008 un passo avanti, non risolutivo ma comunque positivo, fu considerato l'accordo di Gibuti siglato dal Governo federale di transizione (Tfg) e dai principali esponenti dell'opposizione politica (accordo che non contiene solo dichiarazioni politiche sulla cessazione delle ostilità, sul ritiro dei soldati etiopici o sulla prosecuzione del dialogo, ma auspica anche la creazione di due organismi, entrambi presieduti dalle Nazioni Unite, con lo scopo di proseguire il confronto e verificare che i punti dell'accordo di Gibuti vengano rispettati);
il 29 dicembre 2008 il presidente Abdullahi Yusuf Ahmed ha rassegnato le sue dimissioni, motivando questa decisione con l'impossibilità di portare il suo Paese in una fase di pacificazione e accordo tra le parti e criticando duramente la comunità internazionale per il mancato sostegno economico per fronteggiare le corti islamiche e gli altri gruppi che si contendono il potere;
nel gennaio 2009 l'Etiopia ha completato il ritiro dei suoi circa tremila soldati dal territorio somalo, senza aver registrato apprezzabili risultati, e, come segnale significativo di volontà di pacificazione, il Parlamento allargato somalo ha eletto un rappresentante moderato delle corti islamiche, Sheik Sharif Ahmed, come nuovo Presidente della Somalia, con il placet anche dell'Occidente;
tuttavia, la Somalia è ancora oggi dilaniata dalla violenza e, dopo 18 anni e 14 tentativi falliti di formare una parvenza di Governo, i massacri non hanno smesso di verificarsi, in una situazione di totale anarchia, tra le forze laiche e le forze integraliste, che naturalmente non hanno accettato l'elezione del nuovo Presidente;
infatti, dal 7 maggio 2009 le milizie islamiste di Al Shabaab hanno lanciato una nuova offensiva per il controllo della città di Mogadiscio contro il Governo federale di transizione somalo del nuovo presidente Sheikh Sharif Ahmed, il quale, assediato nel suo palazzo di Mogadiscio, ha proclamato lo stato di emergenza per cercare di contenere l'offensiva dei ribelli islamisti, che dura ormai da sei settimane e che rischia di trasformare questo Paese in una calamita dell'Islam militante; a questo proposito, tra miseria e disperazione, la Somalia sta diventando sempre più un habitat naturale per la propaganda di Al Qaeda che sta creando una generazione di giovani e giovanissimi combattenti devoti alla jihad, ragazzi che non hanno conosciuto altro che guerre e miseria fin dalla nascita;
inoltre, nell'ultimo mese sono stati assassinati un Ministro e un parlamentare somali;
ulteriore complicazione è dovuta al fatto che questo caos si sta riversando oltre le frontiere somale, provocando tensioni e violenze in Kenya, Etiopia, Eritrea, Yemen, Paesi nei quali si stanno riversando migliaia di profughi; per non parlare dei fenomeni di pirateria con assalti a centinaia di navi, specchio della profonda crisi politica e socio-economica che attraversa la Somalia, in quella zona costiera che ormai è divenuta una zona franca lungo le rotte commerciali tra l'Asia e l'Europa;
purtroppo, ciò che è davanti ai nostri occhi è anche frutto di errori di politica estera, compresi quelli delle passate amministrazioni Usa, che hanno spinto la popolazione verso l'estremismo, aumentandone di fatto l'insicurezza; si possono, in tal senso, ricordare per esempio interventi unilaterali, quali l'esclusione con la forza dell'Unione delle corti islamiche nel 2006, i bombardamenti aerei contro presunti terroristi o l'insediamento dell'esercito etiopico, che hanno reso ulteriormente complicata la situazione, rafforzando proprio chi si intendeva combattere;
inoltre, la scarsa «internazionalizzazione» della disastrosa situazione somala ha comportato una diminuzione dell'impegno, anche delle Nazioni Unite, a favore di un processo di stabilizzazione in quell'area con relativi interventi che o si sono rivelati deboli o in ritardo rispetto all'evoluzione degli accadimenti;
nel corso della quindicesima riunione dell'International contact group (Icg) sul Paese del Corno d'Africa, tenutasi presso il ministero degli affari esteri nel mese di giugno 2009, il Ministro degli affari esteri Franco Frattini, alla presenza dell'ambasciatore mauritano Ahmedou Ould-Abdallah, rappresentante speciale per la Somalia del Segretario generale dell'Onu, e del Primo ministro somalo Umar Abdirashid Ali Sharmake, ha affermato che l'Italia è al fianco del Governo somalo non solo per motivi storici ma anche perché è «inaccettabile abbandonare milioni di persone a un destino di guerra e violenza» e che la crisi in Somalia rappresenta «una minaccia alla sicurezza internazionale»; in quella occasione è stata anche annunciata la riapertura della sede diplomatica italiana di Mogadiscio, a conferma della nostra fiducia nel Governo somalo e nella sua politica coraggiosa e difficile di riconciliazione nazionale;
in questo contesto, la notizia dello spostamento ad altro incarico dell'inviato speciale del Governo italiano per il Corno d'Africa, Mario Raffaelli, con relativo annuncio che non verrà sostituito, cade in un momento delicato che potrebbe avere ripercussioni e procurare un indebolimento dell'azione diplomatica italiana,

impegna il Governo:

a rafforzare il nostro impegno nella gestione della crisi in Somalia - un'area di crisi rispetto alla quale non ci si può permettere distrazioni - non solo e non tanto per i suoi antichi legami storici, ma per sostenere il Governo somalo con un'iniziativa tempestiva, ovvero attraverso una forte leadership della diplomazia italiana per la ripresa del dialogo e della pacificazione tra le varie fazioni che si contendono il controllo di questo territorio;
a esercitare tale leadership in ambito europeo e internazionale per coinvolgere i Governi in un concreto sostegno alla fragile intesa siglata a Gibuti nel giugno 2008, perché costituisce un buon punto di partenza per arrivare a una soluzione politica della crisi, a una vera riconciliazione della Somalia e per far marciare più speditamente il processo di pace;
a sostenere, di concerto con le altre diplomazie occidentali e per accogliere gli allarmi lanciati dall'attuale Presidente somalo affinché l'Occidente intervenga prima che la Somalia diventi il nuovo Afghanistan africano dei talebani, ogni forma di Governo che preveda la presenza di islamisti moderati, che non va confuso con l'appoggio al terrorismo, in quanto una loro preventiva esclusione rischierebbe di radicalizzare ancora di più le posizioni già estremamente diversificate e non terrebbe in debito conto che la volontà popolare, anche se in una situazione di grande caos, sembra orientata verso una presenza islamica moderata nel Governo del Paese.
(1-00215)
(Testo modificato nel corso della seduta).«Evangelisti, Leoluca Orlando, Donadi, Borghesi, Di Giuseppe, Messina, Rota, Aniello Formisano, Giulietti, Favia, Misiti, Palomba».