XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 265 di mercoledì 13 gennaio 2010
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
La seduta comincia alle 9,35.
GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 gennaio 2010.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Crimi, De Biasi, Donadi, Renato Farina, Franceschini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Lombardo, Malgieri, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Molgora, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Rigoni, Roccella, Romani, Rotondi, Stucchi, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Rimessione all'Assemblea di una proposta di legge.
PRESIDENTE. Comunico che, a norma del comma 4 dell'articolo 92 del Regolamento, oltre un quinto dei componenti la VII Commissione (Cultura) ha chiesto la rimessione all'Assemblea della seguente proposta di legge, già assegnata alla medesima Commissione, in sede legislativa:
S. 572 - Senatori CAFORIO ed altri: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza di diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (2131).
La predetta proposta di legge, nonché la proposta di legge n. 2317, vertente sulla stessa materia, restano, pertanto, all'esame della stessa Commissione in sede referente.
Seguito della discussione delle mozioni Iannaccone ed altri n. 1-00265, D'Antoni ed altri n. 1-00300, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, Moffa ed altri n. 1-00305, Pezzotta ed altri n. 1-00307 e Barbato ed altri n. 1-00308 concernenti iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno (ore 9,40).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Iannaccone ed altri n. 1-00265, D'Antoni ed altri n. 1-00300, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, Moffa ed altri n. 1-00305 (Nuova formulazione), Pezzotta ed altri n. 1-00307 e Barbato ed altri n. 1-00308 concernenti iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno. Pag. 2
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, senatore Viespoli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, prima di esprimere il parere del Governo sulle diverse mozioni presentate credo sia giusto e doveroso da parte mia esprimere una valutazione di apprezzamento per il tono, per lo stile, per i contenuti del dibattito, della discussione sulle linee generali, e per l'approccio ai problemi emerso dagli interventi svolti dall'onorevole Iannaccone, dall'onorevole D'Antoni, dall'onorevole Leoluca Orlando, dall'onorevole Vico, dall'onorevole Moffa e dall'onorevole Tassone, che, nell'illustrare le mozioni e nell'approfondire i temi individuati nelle mozioni, hanno utilizzato una riflessione che, anche quando è stata legittimamente critica, è stata improntata a responsabilità e a cultura di governo.
D'altra parte non può che essere così, sia in relazione all'importanza dei temi trattati (affrontiamo questioni che purtroppo segnano l'intera storia unitaria del nostro Paese), sia perché nell'attualità c'è una responsabilità complessiva di governo che attraversa gli schieramenti. Basti pensare alle regioni meridionali, al governo delle regioni meridionali, alla responsabilità del governo delle regioni meridionali e all'incidenza che le regioni hanno - con le loro scelte e con le loro politiche, con le loro capacità o meno di investire in qualità nella pubblica amministrazione e in capacità di utilizzo delle risorse - di intervenire rispetto ai temi trattati nelle diverse mozioni.
È quindi necessario un senso di responsabilità complessiva, cosicché è un peccato che un dibattito come questo, invece, debba inevitabilmente concludersi con una segnalazione di divisioni rispetto ad alcuni temi specifici. Per tale ragione sarebbe forse stato opportuno e utile verificare la possibilità di individuare almeno alcuni punti di convergenza complessiva, considerata proprio la questione di sistema che stiamo affrontando e che non appartiene alla responsabilità di un solo Governo e di un solo schieramento. Questo non per sfuggire alle responsabilità di chi governa, non per sfuggire all'esigenza di dare risposte ma nel tentativo di segnalare proprio come seguito e lascito del dibattito una conclusione improntata a quello stile e a quel richiamo alla responsabilità complessiva che ha orientato i diversi interventi. Questi ultimi correttamente hanno posto alcune questioni che rapidamente segnalo perché orientano il parere che mi accingo a dare sulle diverse mozioni.
Da una parte l'intervento dell'onorevole Iannaccone ha individuato un approccio molto significativo ed importante che vorrei rimarcare e che non è usuale nel dibattito e nel confronto: evidenziare l'importanza del mercato del lavoro e, all'interno dell'organizzazione del mercato del lavoro, il ruolo e la funzione dei servizi e l'esigenza di rafforzamento in particolare dell'incontro offerta-domanda attraverso una più forte collaborazione tra pubblico e privato per cercare appunto di fare in modo che la funzionalità, l'efficienza e la idoneità dei servizi esprima una capacità di offrire opportunità, di produrre informazione e di consentire, per questa strada, di affrontare alcuni temi ad iniziare da quelli della qualità di un miglioramento qualitativo della formazione professionale, tema che riecheggia anche nelle altre mozioni.
Allo stesso modo è corretto l'approccio di chi come l'onorevole D'Antoni pone il problema in particolare sul tasso di occupazione e sottolinea l'importanza del tema della mobilità territoriale e delle migrazioni interne. Onorevole D'Antoni, quella che ci accingiamo a dare come Ministero del lavoro e delle politiche sociali è una piccola risposta definendo comunque un Pag. 3luogo e un osservatorio sulle migrazioni interne che coinvolga i soggetti che si occupano di Mezzogiorno in termini di analisi, ad iniziare da Svimez ma non solo, per individuare almeno un luogo dove si avvii un processo di governo di alcuni pezzi della mobilità territoriale la quale, come lei sa meglio di me, da una parte esprime un fattore di modernità e dall'altro è fenomeno e segnale di una straordinaria arretratezza. Tutto ciò ci richiama poi all'altro tema che ha posto in particolare l'onorevole Leoluca Orlando nel far riferimento alla questione della «attrattività» del Mezzogiorno e cioè al fatto che il Mezzogiorno da una parte perde energie e dall'altro non attrae energie, non determina una mobilità di ritorno né rispetto ai soggetti scolarizzati, talvolta altamente scolarizzati, che lasciano il Mezzogiorno né attrae altri soggetti. Tutto ciò pone il problema della qualità del sistema produttivo ma, in particolare, della qualità del sistema formativo e del ruolo della funzione delle autonomie funzionali nel Mezzogiorno ad iniziare dalla qualità del sistema universitario.
Segnalo, inoltre, l'approccio molto responsabile dell'onorevole Tassone nel porre il tema della qualità della spesa, prima ancora della quantità della spesa, che richiama l'esigenza di migliorare il contesto e quindi di migliorare le qualità amministrative delle istituzioni e delle classi dirigenti locali.
Potrei continuare nel segnalare i temi e gli interventi degli altri parlamentari intervenuti e che prima ho citato. Tuttavia, per brevità, rispetto ai pareri, ad iniziare dalla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265, il parere del Governo è favorevole con qualche piccolo «aggiustamento».
Con riferimento al primo capoverso della mozione in oggetto, è evidente che è necessario fare un riferimento alle regioni e alle province, che sono i soggetti istituzionali titolari della responsabilità in tema di servizi per l'impiego. Pertanto, è necessario legare il primo capoverso del dispositivo al secondo, invitando il Governo ad impegnarsi nei confronti delle regioni e delle province per porre in essere gli interventi che favoriscono ed incentivino l'incontro offerta-domanda, finalizzati ad aumentare il livello di efficienza dei servizi, lasciando inalterato il seguito del secondo capoverso.
Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, purché sia riformulato sostituendo la parola: «prevedere», con la seguente: «migliorare».
Anche con riferimento al quarto capoverso del dispositivo della mozione in oggetto, è evidente, che vi è un invito al Governo non tanto in relazione alla competenza che ha, ma al ruolo che il Governo riveste nei confronti del sistema istituzionale. È noto, infatti, che, in tema di formazione professionale, è necessario varare un piano di intesa con le regioni.
A tale riguardo, il Governo ha aperto un tavolo di confronto impegnativo con le forze sociali e con il sistema istituzionale - in particolare, con le regioni - centrato esattamente sul tema della formazione. Ciò per verificare se, e in quale misura, sia possibile individuare delle linee guida che, nel corso del 2010, segnino il salto di qualità che tutti hanno segnalato, nell'esigenza di utilizzare la leva della formazione professionale come una qualificata leva di politica attiva del lavoro.
Il Governo condivide la stimolazione esplicitata nel capoverso indicato, con il riferimento, però, anche in questo caso, all'esigenza di un raccordo con le regioni, al fine di individuare le linee di un piano condiviso nel Mezzogiorno. Pertanto, con questa piccola riformulazione, più di carattere istituzionale, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265.
Il Governo ritiene che la richiesta espressa nell'ultimo capoverso del dispositivo della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300, laddove si invita il Governo a predisporre un piano organico di riforma degli ammortizzatori sociali, sia condivisibile.
È noto che, anche attraverso il Ministro Sacconi, il Governo ha esplicitato l'opinione che il momento più opportuno per affrontare organicamente la riforma degli Pag. 4ammortizzatori sociali sia quello che segue l'impegno elettorale regionale, in modo da evitare la commistione di un tema di tale rilievo e di tale importanza con altre questioni. D'altra parte, predisporre un organico piano di ammortizzatori sociali richiede una capacità di individuare, in particolare, un modo ed una formula che diano sostenibilità finanziaria ad una riforma che, proprio per questo, attraversa i diversi Governi e che ancora non riesce a trovare un'organica concretizzazione.
Per il resto, è evidente che si pone un problema in relazione alla corretta percentualizzazione nell'utilizzo e nella finalizzazione delle risorse, che si esprime attraverso il secondo capoverso del dispositivo della mozione in oggetto.
Anche per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo, il Governo accoglie l'invito espresso come esigenza, magari, per utilizzare il tavolo, a cui facevo prima riferimento, per cercare di varare il citato piano. L'onorevole D'Antoni, infatti, sa meglio di me che iniziative di stage e di tirocini sono già presenti sia all'interno di iniziative di sistema che il Governo ha predisposto, sia in alcune iniziative che le stesse regioni stanno concretizzando, in questo periodo, attraverso l'utilizzo del Fondo sociale europeo. Pertanto, si tratta di armonizzare e di coordinare tali iniziative.
Pertanto, al di là del dettaglio specifico, il Governo accetta l'invito a muoversi in questa direzione, anche perché rappresenta un'indicazione che tutti segnalano, nell'importanza di recuperare la centralità del ruolo delle imprese, anche dal punto di vista della prima esperienza di lavoro. Credo, però, che questo non sia l'unico sistema attraverso cui si può raggiungere l'obiettivo: penso a quanto si può fare sul terreno, in particolare, dell'apprendistato.
Capisco che non si tratta di un parere netto, ma, d'altra parte, non si può tagliare con l'accetta una mozione così ampia e articolata. È evidente che il parere è contrario rispetto alle premesse, perché non siamo autolesionisti, mentre, rispetto al dispositivo, credo di avere il dovere di articolare il parere del Governo in rispetto al Parlamento e all'iniziativa dei parlamentari.
Per quanto riguarda la mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, per il primo e il secondo capoverso del dispositivo valgono le riflessioni che ho svolto a proposito della mozione a prima firma dell'onorevole Iannaccone, perché sostanzialmente tali due capoversi sono identici, o comunque molto simili.
Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso, mentre, circa gli altri capoversi, se il proponente sostituisse le parole: «ad assumere» con le seguenti «a ribadire», il parere sarebbe favorevole. Allo stesso modo, sono da accogliere gli ultimi capoversi del dispositivo, perché è già un impegno del Governo quello di determinare la filiera qualitativa sul terreno dell'agricoltura; è una posizione che legittimamente il Governo assume, perché è già nei fatti, negli atti e nelle sue iniziative.
Il parere del Governo è favorevole sulla mozione Moffa ed altri n. 1-00305 (Nuova formulazione), che focalizza con puntualità ed attenzione alcune questioni di grande rilievo, in particolare sul terreno del mercato del lavoro, dei servizi, della formazione, dell'autoimpresa e dell'esigenza e necessità di affrontare temi così rilevanti e importanti per lo sviluppo del Mezzogiorno.
In merito alla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00307, vorrei invitare, se possibile, ad «asciugare» il dispositivo, se posso usare questa espressione, perché si tratta di un dispositivo molto dettagliato, sicché, se almeno potessimo recuperare i capitoli, ci troveremmo sicuramente di fronte ad una indicazione di percorso sulla quale il Governo potrebbe convenire. Non mi permetto, però, proprio per l'articolazione e la complessità del dispositivo, di proporre una riformulazione, perché correrebbe il rischio di essere diminutiva rispetto all'impatto complessivo delle indicazioni, alcune discutibili, altre complessivamente significative ed importanti.
Infine, per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole Barbato, ma Pag. 5che è sottoscritta da parlamentari dei diversi schieramenti, vorrei prospettare una riformulazione del dispositivo all'onorevole Barbato, perché in esso si dice, tra l'altro, «al fine di assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali (...)». Tale dispositivo va bene, ma credo che il Governo si possa e si debba muovere, come credo stia già facendo, per garantire gli ammortizzatori e quindi le tutele dei lavoratori, per scongiurare ripercussioni sul piano sociale e per garantire, in prospettiva, il recupero dei livelli occupazionali. Tale percorso e tale impostazione mi sembrano più puntuali e anche più corretti rispetto al ruolo che ciascuno è chiamato a svolgere.
Circa il secondo capoverso del dispositivo, invece, vorrei dire all'onorevole Barbato che il Governo su Pomigliano ha già assunto delle iniziative, si è già mosso in direzione di un confronto forte con la FIAT per garantire il destino e la prospettiva di Pomigliano d'Arco, sicché mi sembrerebbe più giusto e più corretto riformulare l'impegno invitando il Governo «a continuare a rafforzare le azioni già intraprese per quanto di competenza, mettendo in essere ogni utile iniziativa al fine di favorire una positiva soluzione della vertenza» e via di seguito, espungendo «anche attraverso l'utilizzo oculato (...)».
So bene che l'intervento e il parere che ho esplicitato rischiano sicuramente di non essere esaustivi delle questioni e dei problemi che abbiamo di fronte. Sicuramente tale parere è disorganico rispetto all'esigenza, da un lato, di dar conto sui diversi punti e, dall'altro lato, di riuscire ad esprimere compiute valutazioni rispetto a temi di così grande rilievo e importanza su cui sicuramente il Parlamento dovrà essere chiamato a riflettere perché, se posso concludere, dalle mozioni il Governo non può che ricavare l'esigenza di accentuare e accelerare l'iniziativa e la scelta di definire un organico piano per il Mezzogiorno che recuperi la centralità del tema del Mezzogiorno.
Se posso consentirmi una battuta, onorevole D'Antoni, a proposito del tasso di occupazione - che è la questione fondamentale - diminuisce il tasso di quelli che si occupano del Mezzogiorno ma, purtroppo, non diminuisce il tasso di quelli che occupano il Mezzogiorno. Credo sia nell'interesse di tutti liberare le potenzialità e le energie di un Mezzogiorno positivo e responsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, non mi è del tutto chiaro quale sia il parere del Governo sulla mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300. Il signor sottosegretario ha espresso parere contrario sulla prima parte della mozione e favorevole sulla seconda, ma non ci ha spiegato dove finisce, nel suo giudizio, la prima parte e dove comincia la seconda. Rispetto ai tre capoversi del dispositivo, qual è il parere del Governo?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, per essere chiaro, il Governo esprime parere favorevole sull'invito ad impegnarsi con le regioni per definire un monitoraggio e un coordinamento (questo è il senso del primo capoverso) finalizzato all'obiettivo degli stage per i giovani nel Mezzogiorno.
In ordine al secondo capoverso, il modo in cui è posto il riferimento al FAS e al ruolo del credito d'imposta, in particolare, è una scelta politica legittima su cui vorremmo discutere, perché non siamo del tutto d'accordo sulla centralità. Pertanto, su questo capoverso, se devo esprimere un parere, il parere è contrario in questo senso.
Sul terzo capoverso, il Governo esprime un parere favorevole sulle parole «a predisporre in tempi rapidi un piano organico di riforma degli ammortizzatori sociali».
PRESIDENTE. Dunque, il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo se riformulato, contrario sul secondo capoverso e, infine, favorevole sulla prima parte del terzo capoverso. Pag. 6
Signor sottosegretario, le ricordo che la riformulazione del primo capoverso deve essere proposta dal Governo.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, la riformulazione che il Governo propone è la seguente: «impegna il Governo ad utilizzare il tavolo già aperto con le regioni e le parti sociali al fine di monitorare l'iniziativa delle regioni, di coordinare le iniziative delle stesse e di individuare, con il sistema istituzionale delle parti sociali, la possibilità di dar vita ad un'azione che riguardi i giovani del sud attraverso stage o tirocini formativi».
PRESIDENTE. Quindi, ricapitolando, il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo della mozione D'Antoni ed altri n.1-00300 purché riformulato, parere contrario sul secondo capoverso del dispositivo e parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo fino al punto che è stato indicato.
Invece, non mi è chiaro, signor sottosegretario, il parere espresso sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00307, perché è favorevole se riformulata, ma è il Governo che deve proporre una riformulazione.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, le dovrei chiedere cinque minuti per proporre una riformulazione, perché per onestà intellettuale non sono in grado di predisporre una riformulazione rispetto ad un dispositivo così articolato; se mi si chiede di doverlo fare, come riformulazione propongo il riferimento ai primi punti del dispositivo, per cui se mi dà un po' di tempo...
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, se ha bisogno di cinque minuti, forse la cosa più semplice è prevedere una breve sospensione in modo che ella possa anche sentire i proponenti così da assicurarsi che la riformulazione sia più facilmente accolta.
Quindi, se siamo d'accordo, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10,10 con il seguito della discussione e le dichiarazioni di voto.
La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,35.
PRESIDENTE. Diamo la parola al sottosegretario Viespoli per sentire quali sono i risultati di questa sessione di lavoro straordinaria durante la sospensione.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, le chiedo scusa se siamo andati oltre i cinque minuti. Riformulo le proposte di riformulazione in relazione alle diverse mozioni.
Per quanto riguarda la mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265, sulla quale ho già espresso parere favorevole, ribadisco la riformulazione proposta. Con riferimento al primo capoverso del dispositivo, dopo le parole impegna il Governo, si propone la seguente riformulazione: «ad intervenire con regioni e province per porre in essere interventi che favoriscano ed incentivino l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche con la previsione di specifiche misure rivolte al Mezzogiorno, tesi ad aumentare il livello di efficienza dei servizi pubblici per l'impiego attraverso una più proficua collaborazione con i soggetti privati».
Per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo non vi sono proposte di riformulazione.
Per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo, si propone la sostituzione della parola «prevedere» con la parola «migliorare».
Con riferimento al quarto capoverso del dispositivo si propone la seguente riformulazione: «ad utilizzare il tavolo aperto con regioni e parti sociali per definire politiche condivise sulla formazione professionale come qualificata leva di politica attiva del lavoro, anche attraverso misure organizzative che favoriscano il decentramento verso le autonomie locali». Pag. 7
Per quanto riguarda l'ultimo capoverso del dispositivo si propone la seguente riformulazione: «a prevedere a tal fine meccanismi incentivanti e disincentivanti in netta contrapposizione alle logiche assistenzialistiche utilizzate in passato».
Con riferimento alla mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300, per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo, si propone la seguente riformulazione: «impegna il Governo, nel tavolo aperto con le regioni e le parti sociali, a monitorare e coordinare le iniziative relative a stage e tirocini formativi in essere per definire con le stesse regioni e le parti sociali ulteriori misure ed iniziative di inserimento al lavoro».
Per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo si propone la seguente riformulazione: «a predisporre in tempi rapidi un piano organico di riforma degli ammortizzatori sociali».
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, il parere sul secondo capoverso del dispositivo della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300 è contrario?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì, signor Presidente, con quella formulazione il parere è contrario.
Per quanto riguarda la mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, con riferimento ai primi tre capoversi del dispositivo, si propone una riformulazione identica a quella dei primi tre capoversi del dispositivo della mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265.
Per quanto riguarda il quarto capoverso del dispositivo si propone di sostituire la parola «assumere» con la parola «ribadire».
Per ciò che concerne il quinto capoverso del dispositivo si propone di sostituire le parole «iniziative a tutela dei livelli occupazionali» con le parole «ogni iniziativa utile».
Si propone, inoltre, la sostituzione di tutti gli altri capoversi del dispositivo fino alla fine con le seguenti parole: «a rafforzare le iniziative già assunte per valorizzare la filiera agricola e la qualità dei prodotti tipici».
Per quanto riguarda la mozione Moffa ed altri n. 1-00305 (Nuova formulazione), fortunatamente non vi sono riformulazioni.
Per quanto riguarda la mozione Pezzotta ed altri n. 1-00307, dopo le parole «impegna il Governo», si propone di aggiungere il seguente capoverso: «ad adottare misure che, nel promuovere lo sviluppo del mercato, superino e contrastino ogni forma di assistenzialismo clientelare».
Per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo si propone di sostituire la parola «promuovere» con la parola «rafforzare».
Per quanto riguarda il secondo e il terzo capoverso del dispositivo non vi sono proposte di riformulazione.
Con riferimento al quarto capoverso del dispositivo si propone di aggiungere le seguenti parole: «di intesa con le regioni» e alla fine, dopo le parole «fondi di distretto», le parole «con una particolare attenzione alla piccola e media impresa».
Si propone la soppressione del quinto capoverso del dispositivo.
Per quanto concerne il sesto capoverso, si propone la seguente riformulazione: «a produrre un riordino degli incentivi alle imprese».
Si propone, inoltre, la soppressione dei capoversi sette ed otto del dispositivo.
Sul nono capoverso il parere è favorevole, mentre si propone la sostituzione dei capoversi dieci, undici, dodici, tredici e quattordici del dispositivo con le seguenti parole: «ad utilizzare, nell'ambito delle politiche nazionali, la leva fiscale e contributiva in favore delle piccole imprese e della famiglia». Rimane identico l'ultimo capoverso del dispositivo in merito al piano di lotta alla povertà.
Sulla mozione Barbato ed altri n. 1-00308 ribadisco la riformulazione che elimina il riferimento al livello occupazionale nel primo capoverso del dispositivo e che nel secondo capoverso sostituisce la parola «assumere» con il termine «rafforzare», eliminando l'inciso.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole sottosegretario, è stato chiarissimo.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei fare presente, come i colleghi in Aula possono constatare, che noi abbiamo ripreso la nostra discussione sulla mozione sul Mezzogiorno venticinque minuti dopo i tempi di sospensione che erano stati chiesti dal Governo. Ma non è tanto una questione di tempi. Vorrei a questo punto rappresentare alla Presidenza una costante che sta diventando un modo distorto di lavorare di questo Parlamento.
Noi stiamo dedicando un'intera mattina ad un tema assai rilevante, quello delle politiche e degli interventi che riguardano il Mezzogiorno d'Italia, ma lo stiamo facendo con lo strumento della mozione. Il Governo non solo si è dimostrato non in grado di lavorare in precedenza sulle mozioni in rapporto con il Parlamento, con l'Aula e i gruppi, al fine di definire anche nel merito degli impegni che ciascuna mozione richiama al Governo i punti sui quali determinare l'indirizzo politico ed eventualmente di carattere legislativo indicato nelle iniziative per il Governo da parte dell'Aula. Ma si sta facendo questa attività con una puntualità talmente eccessiva, sino a rasentare una sorta di capziosità, quasi che noi stessimo discutendo di un atto legislativo che merita l'attenzione fino alle virgole, per cui sono stati impiegati decine di minuti per cambiare virgole e qualche vocabolo contenuto nelle mozioni, senza modificare l'orientamento che il Governo continua ad avere sulla questione meridionale.
Signor Presidente, si cambiano le virgole, qualche parola, qualche verbo, qualche avverbio, lo si fa con una capziosità tale per la quale ci si dimentica che il Governo in questi anni ha sottratto decine di miliardi al fondo FAS per orientarli su altre iniziative, così depauperando le risorse per il Mezzogiorno.
Signor Presidente, qui il Parlamento sta utilizzando il suo tempo, ormai da troppi mesi, anzi direi dall'inizio della legislatura, facendo solo mozioni, decreti-legge e ponendo questioni di fiducia per convertire i decreti-legge in legge.
Il tempo che stiamo impiegando potrebbe essere ben utilizzato per legiferare, per fare in modo che tutte le leggi che riguardano il Mezzogiorno, di carattere parziale o settoriale, possano essere discusse nelle Commissioni e portate in Aula.
È mai possibile che noi dobbiamo discutere delle virgole?
Dobbiamo subire una richiesta di cambiamento di parti irrilevanti delle mozioni sostenute e sollecitate dal Governo quando, in realtà, potremmo utilizzare questo tempo per svolgere l'attività che è propria del Parlamento, che deve legiferare.
Il Parlamento oggi esamina un punto all'ordine del giorno che semplicemente dovrebbe essere un elemento di spinta e di sollecitazione al Governo, di indirizzo della sua attività sulla questione che stiamo discutendo. In realtà, in questo modo, con questo atteggiamento del Governo, noi stiamo realizzando un modo di lavorare del Parlamento che dobbiamo assolutamente cercare di cambiare, e non è una questione regolamentare: è una questione di indirizzo politico, di comportamento politico e del modo con il quale il Governo si rapporta al Parlamento.
Quindi, signor Presidente, le faccio presente tale questione affinché d'ora in avanti non succeda che, quando discutiamo di mozioni, come è successo anche ieri, ci troviamo a votare le stesse in dieci, undici o dodici parti separate, proprio a causa di un atteggiamento del Governo che, anziché cogliere la sostanza delle mozioni, si comporta nei confronti delle stesse come se stessimo discutendo di un atto legislativo. Ciò perché il Governo stesso non è in grado né di proporre leggi né di garantire al Parlamento le risorse necessarie affinché le proposte di legge d'iniziativa parlamentare possano essere Pag. 9esaminate e approvate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Quartiani. Le sue considerazioni politiche sono legittime, a me tocca ribadire una questione o forse due. Io ho il dovere di fare in modo che l'Aula sappia su cosa sta votando, quindi ho il dovere di fornire le necessarie precisazioni sugli atti in discussione affinché non ci sia un «voto al buio». D'altro canto, credo che anche l'opposizione avrebbe potuto evitare questa perdita di tempo semplicemente rifiutando le riformulazioni. Penso anch'io che forse si eccede nel tentativo di riformulare anche l'ultima virgola, tuttavia mi sembra un po' ingeneroso dire che questa sia una cosa che fa soltanto il Governo, è stata una scelta del Governo e anche delle diverse forze che hanno proposto le mozioni.
Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Prima di passare alle dichiarazioni di voto sulle mozioni, do comunicazione dei risultati della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
Comunico, dunque, che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, nella seduta di oggi avrà luogo un'informativa urgente sui fatti di Rosarno congiuntamente con l'informativa già prevista all'ordine del giorno, prevedendo un tempo di 10 minuti per ciascun gruppo, eventualmente articolato in due interventi, ed un tempo di 15 minuti per il gruppo Misto.
È stato, inoltre, stabilito che venerdì 22 gennaio (antimeridiana e pomeridiana) avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3084: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (da inviare al Senato - scadenza: 28 febbraio 2010). Il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione avrà luogo a partire da martedì 26 gennaio, dopo i primi tre argomenti già previsti in calendario per quella settimana.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo innanzitutto ringraziare il sottosegretario Viespoli per l'attenta partecipazione ai lavori dell'Aula e per le proposte che ha avanzato per quanto riguarda la nostra mozione che accettiamo.
Così come ringrazio i colleghi Pezzotta, Orlando, Moffa e D'Antoni che con le loro mozioni hanno arricchito la riflessione e il dibattito sulle misure che il Governo deve prendere per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno. Questo dibattito si svolge in un momento particolare, infatti anche oggi i quotidiani nazionali riportano con grande evidenza i risultati di uno studio della Banca d'Italia. Il Corriere della Sera titola: «Fuga dal sud. Tra il 2000 e il 2005 via 80 mila laureati. Dal 1995 oltre due milioni di persone si sono trasferite al nord». In maniera ancora più grave: «Addio alle rimesse degli emigranti. Sono le famiglie a mantenere i giovani che vanno al nord».
È evidente che, signor sottosegretario, ci troviamo di fronte ad una situazione eccezionale ed è per questo che nella nostra mozione abbiamo chiesto che il Governo consideri i problemi dell'occupazione al sud una vera e propria emergenza nazionale. Se il sud ha il 35 per cento di popolazione, il 46 per cento di territorio, produce solo il 23-24 per cento di prodotto interno lordo pro capite. Allora, dopo 150 anni, noi possiamo ribadire, così come scriveva Dorso, che la saldatura economica tra nord e sud non è avvenuta e noi Pag. 10dobbiamo realizzare questo progetto in un percorso che veda coinvolto tutto il Parlamento. Quindi, ritengo che sia stato prezioso il lavoro svolto dal sottosegretario di armonizzare le mozioni in modo tale da rendere più unitario possibile il voto di questo Parlamento e di quest'Aula.
Queste mozioni, onorevole Quartiani, hanno comunque consentito ancora una volta di alzare il sipario sulla questione meridionale che non è una questione noiosa, ma è reale e riguarda gli interessi del nostro Paese. Tuttavia, in questo momento gli interessi del Sud sono indifesi e io, sempre rifacendomi a quello che scrisse Dorso in un articolo sul quotidiano L'Azione del 27 novembre 1945, voglio ricordare come sottolineava che la questione meridionale è anche politica. Con riferimento ad una mozione dell'Esecutivo nazionale del Partito d'Azione, Dorso diceva che la mozione è il primo passo per la creazione di questa forza politica, ovvero di una grande forza politica del sud che possa farsi carico di un problema non risolto. Formazione professionale, potenziamento del mercato del lavoro, infrastrutture, ricerca, green economy sono tutti strumenti che saranno utili per superare questo divario ormai drammatico. Noi riteniamo che l'Italia non avrà nessun futuro se il Sud non avrà futuro. Con queste mozioni e con l'impegno del Governo, senza enfasi, spero e auspico che si possa cominciare a costruire questo futuro nel quale il Sud possa e debba raggiungere le stesse posizioni dei territori più forti del nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PD). Signor Presidente, sottosegretario Viespoli, la ringrazio per la risposta data alla mozione del Partito Democratico, una mozione complessivamente articolata e anche coralmente sottoscritta per mettere a fuoco un argomento che lei ha dichiarato di portata storica.
È un tema, infatti, sul quale la dottrina e la storia delle nostre comunità si sono diffusamente soffermati. Vorrei formulare a lei - che in maniera passionale ha contribuito a correggere le bozze delle mozioni presentate - tre osservazioni, con una proposta finale, perché il dibattito afferente alle mozioni stesse rischia di essere parenetico e non vincolante o fortemente impegnativo per il Governo che lei ha egregiamente rappresentato, assumendo talvolta il taglio di un «guerriero», senza poter decidere formalmente e sostanzialmente sulle questioni che abbiamo sollevato. Se mi consente, il suo è stato un accoglimento parziale della nostra mozione, ma sine glossa, ossia senza commento e senza impegni. Gli impegni, come affermava l'onorevole Quartiani, possono essere legislativi, strutturali, ma anche monetari, ai fini dell'argomento che dobbiamo affrontare.
Molto brevemente, la mia prima osservazione riguarda il metodo: noi discutiamo di una mozione non per scambiare le idee, le progettualità e la storia di un argomento che riguarda lo sviluppo non del Sud, ma dell'Italia o, meglio, dell'Europa e la rinascita di una politica autonomistica e federalistica che vuole restituire al Sud le responsabilità e vuole anche che il Governo restituisca al Sud ciò che al Sud - diciamo la verità, signor sottosegretario - è stato tolto. Signor sottosegretario, lei lo sa meglio di me: il secondo impegno contenuto nella mozione da noi presentata era un fatto di giustizia, ossia restituire al Sud ciò che al Sud è stato tolto. Io capisco la sua risposta negativa nel senso «formale» della parola, ma sostanzialmente l'argomento c'era tutto. Con riferimento al metodo, la mozione, signor sottosegretario, deve impegnare a far riassumere il dibattito di questa mattina e le volontà emerse dalle mozioni e tradurle in un provvedimento organico, veloce, immediato e funzionale alle questioni che abbiamo sollevato. Non abbiamo sostenuto solo noi, ma anche voi, tempo fa, come Governo, avete sostenuto che fosse necessario predisporre un piano strategico per il Sud, piano che però non c'è. Pag. 11
Una seconda osservazione è di carattere politico-territoriale: concordo con lei, signor sottosegretario, che dobbiamo impegnare le regioni del Mezzogiorno d'Italia, perché le politiche del lavoro e dello sviluppo attraversano in maniera particolare le logiche territoriali che afferiscono al sistema delle autonomie territoriali. Mi sarei aspettato qualche indicazione ulteriore in merito. Mi rendo conto delle difficoltà che lei ha illustrato nelle risposte e vorrei sottolineare anche a lei e alla Presidenza che il dibattito sulle mozioni non deve essere un dibattito da Accademia della Crusca (alla fine ci vediamo e concordiamo il lessico e la sostanza e linguistica più graditi), ma dobbiamo assumere seriamente un impegno. Sono convinto che lei lo farà, perché viene dai territori e dalle esperienze concrete e deve portare questa volontà rigeneratrice all'interno del Governo, approntando il provvedimento ed il piano di lavoro e di sviluppo per il Sud del Paese che abbiamo chiesto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per accettare e apprezzare il parere che il Governo ha espresso nei confronti della mozione a prima firma Leoluca Orlando e per accettare la riformulazione che il Governo ha espresso, seppure su una questione che riguarda gli agricoltori, che oggi hanno bisogno certamente di un maggior sostegno per le lotte che stanno portando avanti nel Mezzogiorno. Sulla questione meridionale direi che oggi, se fossero qui con noi Tommaso Fiore e Gaetano Salvemini, probabilmente si accorgerebbero di quanto inutili siano state le loro parole, di quante parole al vento siano state dette se oggi siamo ancora qui a discutere della necessità di mettere il Mezzogiorno al centro degli interessi nazionali, anche di fronte a quanto successo in questi giorni e in queste ore a Rosarno, dove ci siamo trovati di fronte ad una guerra tra poveri. Apprezziamo che il Governo esprima giudizi positivi sulla mozione dell'Italia dei Valori, ma questo conferma, sottosegretario, che l'Italia dei Valori, quando in quest'Aula non si parla dei problemi del Premier, sa essere un partito di protesta, ma anche di proposta e di governo che si occupa dei problemi del Paese, che vuole occuparsi dei problemi del Mezzogiorno. Gli impegni presi per il Mezzogiorno in questi anni sono spesso stati presi ma non rispettati, impegni di cui anche gli scaffali di questo Parlamento sono pieni. Abbiamo sempre detto: faremo per il Mezzogiorno, daremo per il Mezzogiorno, ma in realtà sono impegni presi ma non mantenuti. Il Governo oggi è costretto a dire «sì» alle mozioni dell'opposizione. Lo dico perché è costretto dalla protesta e dalla crisi che sta investendo quest'area, come avvenuto qualche ora fa nelle fabbriche della FIAT, di fronte alla volontà di smantellamento e al rischio di licenziamento a causa di questa crisi che sta travolgendo soprattutto le aree del Mezzogiorno. Voglio ricordare al sottosegretario che sono ancora irrisolte questioni come quella dell'Adelchi a Tricase, dell'Eutelia, della HP, tutte questioni che riguardano migliaia di posti di lavoro che saranno persi. Mi chiedo se questo Governo, che certamente sostiene gli impegni per il Mezzogiorno, voglia dare un segnale affinché si abbia un'inversione di tendenza, per trasformare queste parole in fatti. Se sono da trasformare in fatti, mi chiedo perché in alcune regioni per esempio non si sbloccano i fondi per le aree sottosviluppate, perché non si permette a regioni come la Puglia di ricevere finanziamenti per le infrastrutture, per rendere le regioni nel Mezzogiorno competitive in ambito nazionale ed europeo.
Rispetto alla necessità di dare risposte a questioni come l'occupazione, gli investimenti industriali e le infrastrutture, non credo che la risposta possa essere solo quella di sperperare tanto denaro per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, mentre abbiamo ancora infrastrutture stradali e ferroviarie lontanissime dalla modernità.
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la prego di concludere.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare la questione meridionale partendo dal suo nodo cruciale.
Il Mezzogiorno si affronta certamente con gli investimenti, si affronta con le infrastrutture, ma si affronta anche avendo il coraggio di sciogliere il nodo della questione morale del Mezzogiorno, la questione della legalità, rompendo i rapporti tra la pubblica amministrazione e l'illegalità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIERFELICE ZAZZERA. Lo sviluppo del Mezzogiorno, signor Presidente, non fa bene solo al Sud: fa bene all'intero Paese, perché lo avvicina all'Europa.
Noi dell'Italia dei Valori voteremo a favore della mozione e riteniamo positivo il dibattito in Aula in questi giorni relativo al Mezzogiorno. Voteremo a favore delle mozioni di opposizione, di tutte le mozioni di opposizione, del Partito Democratico, dell'UdC, del MpA, anche della mozione a prima firma del collega onorevole Barbato; ci asterremo, però, come elemento di fiducia, sulla mozione presentata dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.
GIULIO CALVISI. Signor Presidente, questa discussione è stata sicuramente importante: a fronte di un Governo che ha cancellato la stessa parola «Mezzogiorno» dagli atti di indirizzo di politica economica, discutere del Mezzogiorno e delle politiche per il Sud è stato sicuramente un fatto importante.
Naturalmente discutiamo di atti di indirizzo e non di disposizioni legislative, come ricordava prima il collega Quartiani: sulle disposizioni di legge vi abbiamo incalzato, ma questa maggioranza si è sottratta.
Vi era il rischio, naturalmente (il dibattito e anche i pareri espressi dal sottosegretario Viespoli lo hanno confermato), che questa nostra discussione soffrisse di astrazione, che diventasse più adatta ad alimentare un confronto da convegno, piuttosto che una discussione in un'aula parlamentare. Come dire: per il Sud non facciamo niente, prendiamo solo impegni generici, ma una bella discussione non ve la neghiamo sicuramente.
Appunto, il sottosegretario Viespoli ha confermato queste nostre paure perché, a fronte della grave crisi di sviluppo e di crescita che il Mezzogiorno sta vivendo, a fronte di politiche nordiste portate avanti da questo Governo, a fronte di una crisi industriale che ha mandato in crisi quasi tutto quello che restava dell'industrializzazione del Sud, a fronte della crescita del lavoro nero, del dilagare della criminalità organizzata nel controllo dell'economia del Sud, a fronte dello scippo di risorse dell'Unione europea che già dovevano essere destinate alle infrastrutture del Sud, cosa propone in pratica la maggioranza? Propone un generico impegno ad avviare un altrettanto generico programma sulla formazione professionale ed altri impegni generici su nuove politiche attive per il lavoro, su nuovi strumenti per combattere il lavoro nero, su nuovi strumenti per incentivare le imprese ad investire nel Sud, su nuovi strumenti per favorire l'incontro fra domanda e offerta di lavoro: tutte cose belle, tutte cose buone, ma in concreto non vi è nulla, questa è la verità.
La fotografia del Sud è stata fatta nel corso della discussione sulle linee generali: dal crollo del PIL, alla crescita del tasso disoccupazione, al calo dell'occupazione, ai processi migratori che interessano il Sud e di cui oggi parlano anche i giornali italiani, la crisi industriale, il deficit di offerta formativa, lo stato della scuola pubblica e dell'università del Sud. Abbiamo anche fatto una fotografia, nella discussione sulle linee generali, delle politiche che voi avete messo in campo in Pag. 13questi anni: dall'abbandono delle politiche per la fiscalità di vantaggio, prima mettendo in mora il credito di imposta, adesso anche mettendo in discussione le zone franche urbane; ai tagli che avete imposto al sistema scolastico, che hanno colpito soprattutto il Sud; al meccanismo premiale che è stato inventato per i cosiddetti atenei virtuosi, che ancora una volta configurano una riduzione di fondi destinati al Sud.
Ora, come hanno reso noto il Ministro Maroni ed il Ministro Sacconi dopo i fatti di Rosarno, si annuncia un grande piano per combattere il lavoro nero al Sud: vedremo e giudicheremo le proposte che ci sottoporrete, però non è pensabile sostenere credibilmente l'ipotesi di un piano per il Sud se poi l'idea di fondo che anima la vostra politica è che qualsiasi intervento per il Sud, qualsiasi politica destinata alle aree deboli è sostanzialmente, in definitiva, uno spreco di risorse pubbliche.
Non c'è bisogno di essere grandi economisti per dire che una seria riforma del mercato del lavoro ed una seria battaglia contro il lavoro nero e quello irregolare hanno senso se si perfezionano gli strumenti di repressione contro il lavoro nero e se si realizza una riforma vera del mercato del lavoro, ma soprattutto hanno senso e sono credibili se si opera un grande investimento nella crescita del Mezzogiorno e delle aree sottosviluppate: senza lavoro nuovo, non c'è miglioramento del mercato del lavoro di oggi.
Su questo - ed è il punto che noi solleviamo - siete largamente inadempienti ed il sottosegretario Viespoli questa mattina ha confermato la propria inadempienza. Egli infatti ha espresso un parere favorevole, che costava anche poco, sugli stage nel Mezzogiorno contenuti nella mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300 e sulla riforma degli ammortizzatori sociali (d'altronde, essi fanno parte dell'agenda di questo Governo); però vi è un punto specifico, quello del ripristino e dello sblocco dei fondi FAS che servono a finanziare i piani attuativi regionali, su cui avete commesso un errore grave.
Vi erano 64 miliardi di euro destinati alle aree sottoutilizzate (di cui l'85 per cento doveva andare al Sud ed il 15 per cento ad altre aree del Paese): 37 miliardi erano fondi FAS ministeriali, 27 miliardi erano fondi per le regioni che non si potevano toccare. Dei 37 miliardi dei fondi ministeriali che dovevano andare al Sud, 24 sono stati utilizzati per l'Alitalia, l'ICI, le quote latte, gli ammortizzatori sociali ed anche per finanziare la ricostruzione in Abruzzo, e non li avete più ripristinati!
Riguardo agli altri 27 miliardi che non potevate toccare perché servivano a finanziare i piani attuativi regionali (piani per le infrastrutture, investimenti aggiuntivi, piani per le opere pubbliche approvate dalle regioni che anche voi governate), con la legge finanziaria vi siete inventati il meccanismo per cui le regioni possono utilizzare questi fondi per ripianare i loro debiti nella sanità. Il Ministro Tremonti era venuto in audizione presso la Commissione bilancio per dire che era stato previsto un accordo con le regioni in base al quale le regioni che avessero voluto costruire un ospedale avrebbero potuto farlo anche se nei PAR avevano previsto di costruire un ponte o una strada: la verità è che quei soldi non sono utilizzati per costruire ospedali, ma saranno utilizzati per ripianare i debiti!
Magari il Ministro Tremonti si inventerà una sorta di «saldo stralcio» in base al quale i soldi non vengono concessi però intanto i debiti della sanità vengono coperti, una dequalificazione della spesa (spesa in conto capitale trasformata in spesa corrente), la fine dell'investimento aggiuntivo per il Mezzogiorno e di un investimento credibile per le opere pubbliche e per le infrastrutture nel Mezzogiorno: questa è la verità!
Siamo disponibili a fare tutto, a discutere di tutto. A partire dal Presidente del Consiglio, dal Ministro Tremonti, dal Ministro Scajola (ma ora anche dal Ministro Maroni e dal Ministro Sacconi) si afferma che adesso arriverà il piano per il Sud: siamo pronti! Ve lo ha detto il collega D'Antoni nel corso della discussione sulle linee generali: volete discutere di politica Pag. 14industriale, volete impedire la desertificazione delle industrie nel Sud, processo che è in corso e che è in atto (altro che il Sud al riparo dalla crisi internazionale, perché l'impresa manifatturiera è meno esposta ai mercati internazionali di quanto non lo fosse al Nord)? Il Sud rischia la desertificazione industriale! Vogliamo discutere di politica industriale? Siamo pronti, siamo pronti a discutere della vecchia impresa e della vecchia industria che nel Mezzogiorno soffre la crisi, ma anche dell'impresa innovativa, quella che negli ultimi anni si era affermata e che oggi vive uno stato di crisi, analogamente alla vecchia industria. Siamo pronti a discutere quindi di politica industriale.
Volete sottoporci un piano per la legalità contro il lavoro nero, per combattere il peso della criminalità nell'economia del sud? Non aspettiamo altro, siamo pronti! Volete discutere di nuovi incentivi? Benissimo. Vogliamo discutere di nuova formazione professionale nel sud? Siamo pronti.
Noi abbiamo fatto alcune proposte nella nostra mozione in materia di percorsi combinati di studio e lavoro, di sostegno al reddito e di ammortizzatori sociali, però, signor Presidente, signor sottosegretario, preliminare a qualsiasi fantomatico piano per il sud era lo sblocco dei fondi FAS per finanziare i piani attuativi regionali e i piani per le opere pubbliche. Voi dovete 2 miliardi e 250 milioni alla Sardegna, 4 miliardi alla Campania, 3 miliardi alla Puglia, più di un miliardo alla Basilicata. Sino a quando voi non sbloccherete questi soldi non sarete credibili nel parlare di qualsiasi piano per il sud, perché questo attendono le regioni del sud, anche quelle governate da voi.
Quindi noi dichiariamo la nostra disponibilità a discutere, prendiamo atto dello sforzo fatto dal sottosegretario Viespoli nel venire incontro anche ad alcune esigenze dell'opposizione, però non possiamo non mettere in evidenza quanto povera sia stata la risposta del Governo.
Naturalmente noi voteremo a favore delle mozioni presentate dall'opposizione e annunciamo sin da ora la presentazione di una mozione specifica per ottenere lo sblocco dei fondi FAS, che servono a finanziare le opere pubbliche del Mezzogiorno e il ripristino di quei fondi FAS ministeriali che avete dirottato altrove, mentre sono soldi per il sud, del sud e per tutte le aree sottoutilizzate del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, le partecipazioni statali alla fine degli anni Settanta - inizio anni Ottanta realizzarono, su una superficie di circa 6 chilometri quadrati, a Pomigliano D'Arco, uno stabilimento che chiamarono Alfa sud. Questo stabilimento nel 1986 fu regalato - letteralmente regalato - dal Governo Craxi alla FIAT e io ritengo che l'Esecutivo fece una cosa giusta, perché in quel momento c'era un competitor rispetto alla FIAT che si chiamava Ford e il Governo Craxi ritenne opportuno, in virtù di una italianità di cui si vestiva la FIAT, «regalare» l'Alfasud (lo stabilimento di Pomigliano D'Arco) alla FIAT.
Negli anni Novanta la FIAT ha assorbito circa 400 miliardi di vecchie lire dai fondi della legge n. 488 del 1992, che servivano per la ripresa del Mezzogiorno, assorbendo circa il 55 per cento dei fondi Pag. 15della legge n. 488 (lo ripeto, circa 400 miliardi di vecchie lire per costruire stabilimenti, aziende e quant'altro).
Successivamente, nel corso degli anni - giusto per ricordare qualche altra cosa - il presidente della regione Piemonte Bresso nel 2005 avviò un accordo di programma, dando 280 milioni di euro alla FIAT e consentendo la realizzazione di capannoni per la ricerca e di binari all'interno dell'azienda. Insomma, c'è stata un'alimentazione continua di fondi pubblici, non ultimi quelli del 2009, quando con gli ecoincentivi sono stati distribuiti circa un miliardo e mezzo di euro. Di questo miliardo e mezzo circa il 56 per cento è andato alla FIAT.
Ebbene, tutto ciò ha consentito alla FIAT di raggiungere una quota di mercato del 32 per cento. Di contro cosa succedeva? Lo voglio dire soprattutto ai colleghi della Lega: i lavoratori della FIAT di Pomigliano non conoscono un certificato medico, non conoscono un'infermeria. I trentasei lavoratori che sono stato licenziati il 1o gennaio 2010 hanno dato semplicemente il loro contributo per trasformare lo stabilimento di Pomigliano in uno stabilimento d'eccellenza - come è stato classificato - per efficienza e per produttività, realizzando nel 2007 la bellezza di ben 155 mila auto, per un volume d'affari della FIAT di 3,5 miliardi di euro.
Il riscontro quale è stato? Un licenziamento ex abrupto, dopo quattro anni di contratti a tempo determinato e di precariato, dopo che i genitori di questi lavoratori avevano rinunciato al bonus incentivazione di 7.700 euro, per consentire l'inserimento nel lavoro dei propri figlioli.
Allora qui siamo di fronte ad una FIAT che fa del brigantaggio industriale. È per questa ragione che la politica si deve svegliare, perché dobbiamo porre di nuovo al centro della politica l'umanesimo che troppo spesso abbiamo dimenticato: l'uomo deve stare al centro della società, al centro della famiglia, al centro dell'impresa. Non si deve favorire soltanto il capitale.
È giusto che ci sia un libero mercato, è giusto che le azioni della FIAT, che alla fine dello scorso anno valevano 3,50 euro, ora valgano 11 euro, ma non possiamo sacrificare ingiustamente il capitale umano rispetto al capitale. Questa è una politica cristiana che dovremmo davvero fare se difendiamo la giustizia degli uomini, dei lavoratori e dei cittadini. Questa è la politica cristiano-sociale, se vogliamo parlare usando questa espressione di linguaggio sociale e se vogliamo farlo con atti e con fatti.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.
FRANCESCO BARBATO. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.
Se, invece, vogliamo parlare di diritti, dobbiamo evitare che la FIAT ci riporti ad un medioevo dei diritti cancellando i diritti dei lavoratori. Per questa ragione, ritengo che da questo momento dobbiamo parlare di meno del fatto se intitolare o meno una strada a Craxi. Non sono d'accordo neanche con qualche mio compagno di partito che vuole mandare il Presidente del Consiglio alle Cayman. Al contrario, il Presidente del Consiglio Berlusconi il 20-21-22 gennaio deve stare a Palazzo Chigi, non deve stare alle Cayman. Dobbiamo incalzarlo su queste politiche per affrontare la FIAT, dobbiamo dare più forza al Governo perché si avvii nel 2010 una stagione di impegno e di riforme per il lavoro, per l'occupazione, per la stabilizzazione dei posti di lavoro e per la difesa del lavoro. Questa è la politica che vogliamo fare, difendendo soprattutto chi un lavoro non l'ha mai avuto.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Barbato.
FRANCESCO BARBATO. Condividiamo, in conclusione, la riformulazione proposta dal sottosegretario Viespoli.
Questi sono gli argomenti sui quali possiamo stare insieme. Questa mozione l'abbiamo fatta tutti insieme perché quando si fa qualcosa per i cittadini, per Pag. 16gli italiani, noi ci siamo, io ci sto, l'Italia dei Valori ci sta. Siamo per i cittadini e per il lavoro. Siamo per l'occupazione e per la salvaguardia dei posti di lavoro. Pertanto, siamo d'accordo a riformulare la mozione n. 1-00308 a mia prima firma e accettiamo la riformulazione così come proposta dal Governo, perché insieme creiamo una sinergia per il lavoro e per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, proprio per un minuto, per ringraziare anzitutto il Governo attraverso il sottosegretario Viespoli per aver accolto, anche se con una riformulazione, la mozione n. 1-00308 presentata dal collega Barbato ed altri, tra cui anche il sottoscritto.
Il Governo ha dimostrato non una discontinuità, collega Zazzera, se lei mi consente, ma ha dimostrato una continuità nell'interessarsi dei problemi del Mezzogiorno. Il Governo Berlusconi sin da quando è stato eletto si è sempre interessato dei problemi del Mezzogiorno e questa risposta anche alle mozioni presentate dall'opposizione sta dimostrando non una discontinuità di questo Governo, ma una continuità.
Certo, signor sottosegretario, in questo momento il Governo si assume una grande responsabilità politica rispetto ad un'economia che nel Mezzogiorno sta riprendendo attraverso le piccole e medie imprese che con le proprie gambe stanno andando avanti, mentre forse - bisogna avere il coraggio di dirlo - qualche grande industria che per anni ha trasformato i pescatori in meccanici vorrebbe adesso portare i meccanici a rifare i pescatori.
È necessario per davvero che la grande industria con le proprie gambe, con i piccoli e i medi imprenditori dia una risposta a problematiche sociali fortemente sentite dalla popolazione di Pomigliano d'Arco e Termini Imerese, affinché veramente possano essere risolte.
Per tali ragioni voteremo convintamente a favore della mozione del Popolo della Libertà perché siamo orgogliosi di essere deputati del Popolo della Libertà, ma votiamo convintamente anche per la mozione Barbato ed altri n. 1-00308, che è fortemente sociale e che sicuramente - come ha detto il collega Barbato, talvolta attraverso forme che non mi hanno trovato d'accordo ma con le quali, in questo caso, sono d'accordo - investe decine e decine di famiglie. Pertanto ritengo che anche noi come Popolo della Libertà dobbiamo dare una risposta (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ho ascoltato le dichiarazioni dei colleghi degli altri gruppi parlamentari, soprattutto di opposizione, e devo dire, se non ho capito male, se sono sceso io dalla luna. Alcuni esponenti di gruppi che governano le principali regioni del Mezzogiorno vengono qui in Aula a dirci che vi sono sprechi nelle regioni del Mezzogiorno.
Va bene, collaboriamo, ma mi sembra assolutamente fuori luogo criticare, addirittura, Governo e maggioranza per lo spreco nel Mezzogiorno. Ognuno si assuma le proprie responsabilità e dica ciò che è avvenuto in Puglia e in Campania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quelle regioni non sono governate da amministratori di centrodestra, né tanto meno della Lega.
Credo che sia necessaria una serietà, perché è facile, a qualche mese dalle elezioni regionali, chiedere di dare nuovamente soldi ed un nuovo assistenzialismo al Mezzogiorno, e poi, governare quelle regioni in quel modo. Si tratta di una responsabilità non soltanto verso i cittadini del nord, che continuano a pagare, ma anche verso i cittadini del Mezzogiorno, che non vedono servizi, né infrastrutture. Pag. 17Non potete, certo, dare questa responsabilità a noi.
Credo, invece, che l'unico vero Governo e, soprattutto - devo dirlo - l'unico Ministro, che sta facendo qualcosa di concreto per il Mezzogiorno, è un Ministro della Lega: il Ministro Maroni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È inutile - lo ripeto - dare soldi a fondo perduto, se nel Mezzogiorno non si creano le situazioni di legalità. Il Ministro Maroni sta contrastando le mafie ed ha realizzato il maggior numero di arresti di camorristi, di mafiosi, di persone che appartengono alla malavita organizzata. Solo in questo modo, si può sperare che gli imprenditori decidano di investire in quelle zone, senza la paura di subire racket o altro.
Ma questa responsabilità - io dico - ce la volete riconoscere? Volete riconoscere l'ottimo lavoro che stanno facendo la Lega, il Ministro Maroni e, in toto, questo Governo? Non ce lo riconoscete? Leggendo le mozioni presentate dall'opposizione, evidentemente, vi sono delle idee confuse. Ringrazio il Governo, nella persona del sottosegretario Viespoli che, puntualmente, è riuscito a correggere ed indirizzare nel migliore dei modi l'insieme delle mozioni.
Vorrei fare solo un esempio, che mi sembra esplicativo. Nelle premesse della mozione presentata dall'Italia dei Valori - mi auguro sia un errore - si dice esplicitamente che la diffusa percezione di una crisi che avrebbe riguardato soprattutto le aree più industrializzate del Paese, perché più aperte alla competizione internazionale, è purtroppo smentita. In altre parole, nelle premesse della vostra mozione, dite che, purtroppo, il nord non è un'area messa male nel Paese. Invece di dire che il Paese deve crescere, state dicendo che, purtroppo, il nord non è messo così male. Evidentemente, non conoscete i dati, ma state dicendo che, purtroppo, il nord è questo. Non solo, andiamo avanti.
Nel dispositivo della mozione presentata dal Partito Democratico - che, fortunatamente, anche in questo caso, il sottosegretario Viespoli ha giustamente corretto - si dice esattamente l'opposto di quanto ho sentito nel dibattito che si è svolto in Aula, nel senso di finirla con l'assistenzialismo e con gli sprechi. Cosa viene detto? Che lo Stato deve pagare gli stage ai giovani meridionali. Ma parlare di stage non significa parlare di un futuro lavorativo serio e stabile per i giovani: significa dare nuovamente fondi, che andranno assolutamente persi, per garantirsi qualche voto in più alle prossime elezioni. Finanziare degli stage che non danno un futuro lavorativo ai giovani vuol dire questo: vuol dire continuare a dare fondi (in sintesi, si tratta di spesa corrente) assolutamente non utili per sviluppare il Mezzogiorno.
Inoltre, ho sentito parlare anche dell'utilizzo dei fondi FAS. Non voglio entrare nel merito, perché le mozioni riguardano principalmente il lavoro, ma chiedo ai colleghi di studiare le carte un po' meglio. Vorrei sottolineare che, per quanto riguarda le quote latte, non è stata messa una lira dei fondi FAS. Quindi, accusare, addirittura, un'ottima azione di Governo, che ha salvato gli agricoltori e gli allevatori del nostro Paese, e dire che sono stati utilizzati dei fondi FAS, è assolutamente fuori luogo, perché è assolutamente falso.
Signor Presidente, concludo questo intervento dicendo soltanto che, come riconoscono - ne do atto - anche le mozioni dell'opposizione, evidentemente vi è un problema strutturale nel Mezzogiorno d'Italia, che non può essere risolto semplicemente dicendo, come purtroppo si continua a dire, che servono nuovi fondi. È un problema di organizzazione delle istituzioni del Mezzogiorno, le quali vivono quel territorio, ed anche, a mio avviso, di mentalità, che deve cambiare (e sono convinto, anche da esperienze della cronaca degli ultimi giorni, che questa è una volontà presente in una parte della popolazione); tale mentalità deve cambiare, perché non si può pensare che si continui esclusivamente a cercare di dare stabilizzazione dove non vi è produttività, che si continuino ad allocare fondi per infrastrutture che non andranno mai a termine (un esempio è la Salerno-Reggio Calabria), che si continuino a dare «superstipendi» ad amministratori di enti od altro presenti Pag. 18nel Mezzogiorno (un esempio: l'Erdisu nel Friuli Venezia Giulia, in cui un consigliere d'amministrazione prende 36 euro a seduta, mentre in Puglia supera i 1.000 euro al mese).
Pertanto, se pensiamo che questo tipo di amministrazione, questo tipo di mentalità debba andare avanti, vi prendete le vostre responsabilità, continuate pure a chiedere fondi e noi vi diremo sempre di «no». Se, invece, si vuole un reale sviluppo, con soldi spesi bene - ripeto, spesi bene -, allora in questo caso se ne può discutere, sempre però ricordando che fino ad ora, e soprattutto in questo periodo di crisi, è il nord che ha portato avanti il Paese, è il nord! E se adesso lo abbandoniamo e pensiamo soltanto a dare qualche mancia elettorale al Mezzogiorno, senza pensare alla crisi che stanno vivendo i nostri lavoratori con il 300, con il 400 per cento in più di cassa integrazione, abbiamo sbagliato strada, perché questo vuol dire portare ad una cattiva sorte chiaramente il nord del Paese, ma anche il sud, che continua tutt'oggi a ricevere moltissimi miliardi di trasferimenti dalle regioni del nord.
La ringrazio, signor Presidente, e preannuncio il voto favorevole sulle mozioni come riformulate secondo le indicazioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, non passa giorno in cui non vi siano dichiarazioni autorevoli su una possibile e forse non lontana uscita dalla crisi economica. Speriamo che queste voci si avverino, ma, nel frattempo, non possiamo non vedere che le nostre piccole imprese, il nostro sistema produttivo e manifatturiero sta ancora soffrendo con evidenti e negative ricadute sui livelli occupazionali.
Credo che il tema del lavoro e dell'occupazione sia, in questo Paese, il problema prioritario che, purtroppo, i nostri dibattiti centrati su tante altre cose non riescono ad affrontare con la determinazione che sarebbe dovuta. La questione occupazione riguarda tutto il Paese ed ogni giorno siamo costretti a prendere atto di aziende che chiudono, che ricorrono alla cassa integrazione e alle giuste proteste dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Pertanto, è meglio evitare di contrapporre il nord con il sud, quando il problema del lavoro è un problema che unifica e che richiede interventi precisi, perché le persone hanno gli stessi problemi, indipendentemente da dove casualmente nascono.
Il tema del lavoro è, pertanto, questione centrale del Paese ed è quella che genera oggi maggiori apprensioni nelle famiglie, nelle donne e, soprattutto, nei giovani che non riescono a trovare una collocazione o non riescono a trovare soddisfazione rispetto anche ad un percorso di studi che hanno esercitato.
Se questo è vero per l'insieme del Paese, maggiori sono le preoccupazioni e la gravità per quanto riguarda le aree economicamente più deboli del nostro Paese e in particolare quelle collocate nell'area del Mezzogiorno e nelle isole: penso, in modo particolare, alla Sardegna, ma penso anche ad alcune situazioni di crisi aziendale, come quelle di Termini Imerese, di Pomigliano e via di seguito, che stanno colpendo duramente l'area meridionale in modo anche più pesante che non le aree del nord.
Abbiamo letto tutti che il Governo ha intenzione di proporre una riforma fiscale che attendiamo di conoscere. Anche se la riduzione della progressività a solo due aliquote non ci convince, avvertiamo l'esigenza e la necessità di aprire un confronto serio e sentire parole vere sul tema del lavoro e dell'occupazione, sul quale mi sembra ci si stia muovendo in modo eccessivamente lento. Credo che oggi l'esigenza primaria sia proprio quella di riprendere in mano questa problematica e in particolare quella del Mezzogiorno a cui ci stanno richiamando quotidianamente, oserei dire, osservatori attenti come quelli Pag. 19della Banca d'Italia e della Svimez e le stesse organizzazioni imprenditoriali e sindacali.
Lo scopo principale per il quale abbiamo presentato la nostra mozione è quello di contribuire a stimolare e a riprendere l'avvio di una discussione sulle questioni del Mezzogiorno, con particolare riferimento al lavoro e all'occupazione. Da questo punto di vista, il fatto che il sottosegretario abbia accolto, sebbene con una riformulazione, quanto abbiamo proposto, è un segnale che ci da alcuni elementi di speranza. Al contempo, però, non può farci dimenticare che le politiche attuate dal Governo sul Mezzogiorno in questi ultimi tempi sono state estremamente deboli ed incerte e avrebbero bisogno di un rilancio e di una determinazione molto più chiari.
Sicuramente il tema principale, quando parliamo di Mezzogiorno, è quello della lotta alla criminalità e all'illegalità, perché siamo convinti che se non si liberano i territori dall'occupazione criminosa diventa difficile aprire un terreno dello sviluppo. Quella tra legalità e sviluppo è diventata in questi ultimi tempi una relazione stretta sulla quale occorre sicuramente agire con attenzione e precisione.
I fatti di Rosarno ci hanno evidenziato una grave situazione, un'anomalia nel funzionamento dello Stato di diritto in questo nostro Paese ed è chiaro che in quella situazione hanno agito una molteplicità di fattori che ci dovrebbero obbligare ad una riflessione profonda sulla debolezza della politica rispetto a determinate situazioni. Stiamo tutti cercando i colpevoli, ma c'è una realtà che non poteva sfuggire a nessuno. Non è possibile pensare che in una realtà piccola ci fossero migliaia di persone che lavoravano in nero, sottopagate e sfruttate, e che nessuno se ne sia accorto, se non quando l'elemento di ribellione e di tensione è aumentato. Credo che questo dovrebbe essere un elemento di riflessione collettiva che tutti dobbiamo fare sulle nostre debolezze, sulla nostra incapacità e sul non aver voluto affrontare le questioni. È una responsabilità che dobbiamo condividere, se vogliamo veramente cambiare le cose.
Non possiamo, però, dimenticare che in quella vicenda ci sono ragioni anche di natura economica e che il lavoro nero e lo sfruttamento permangono ancora in modo pesante. Si annuncia sempre - l'ho sentita troppe volte - la volontà di contrastare il lavoro nero, ma ci troviamo ancora al punto di prima, vale a dire che non ci sono politiche chiare. Il lavoro nero si contrasta anche attraverso le ispezioni e il confronto e credo che il lavoro nero nel Mezzogiorno sia una piaga enorme e un elemento utilizzato dalla criminalità per penetrare all'interno della società, per cui anche questo, a nostro avviso, è un elemento di impegno prioritario che lo Stato e il Governo si devono assumere.
E anche in questo caso il lavoro diventa la cifra per leggere la realtà e per capire quali possono e devono essere gli interventi che dobbiamo mettere in atto. Certo, è chiaro che nei confronti della criminalità deve essere messa in campo l'autorità e la forza dello Stato, ma occorre anche sapere che questa da sola non è sufficiente se non viene accompagnata da un progetto di lungo periodo sul terreno dello sviluppo, della crescita e della possibilità di dare alle persone un lavoro legale, tutelato e vero. Lo stesso discorso vale anche per la libertà e la determinazione delle piccole e delle medie imprese.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,40)
SAVINO PEZZOTTA. Questi, a nostro avviso, sono gli interventi prioritari che si affiancano a quelli più strutturali delle grandi infrastrutture, della qualità dei servizi, di una riforma profonda della pubblica amministrazione ma, oserei dire, di un impegno anche a rinnovare la classe dirigente del Mezzogiorno, tenendo anche conto che l'urgenza di intervenire è data dal venire meno di alcune leggi che favorivano o aiutavano l'intervento a favore delle piccole imprese - e penso alla legge Pag. 20n. 488 del 1992, ai crediti d'imposta e altri provvedimenti simili - che in questi anni sono venuti meno.
Dunque, non possiamo dimenticare che la questione del Mezzogiorno è vitale per il nostro Paese. Non si tratta più del vecchio meridionalismo ma, invece, di quale idea abbiamo di Paese e di come collochiamo il nostro Paese nei grandi cambiamenti della geopolitica, di come collochiamo il nostro Paese in termini di risorsa per quanto riguarda il Mediterraneo e il rapporto con i Paesi dell'Africa mediterranea che possono essere, per le nostre piccole imprese e per il lavoro, uno sbocco reale. Pertanto, riprendere in mano la questione del Mezzogiorno non è una questione di assistenzialismo, che neghiamo e rifiutiamo. Fa piacere che nella riformulazione della mozione proposta dal sottosegretario sia stato messa in chiaro l'idea di un meridionalismo nuovo, non più legato all'assistenzialismo o al clientelismo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SAVINO PEZZOTTA. Per queste ragioni crediamo che sia importante riprendere il dibattito e riprenderlo iniziando dal dibattito di queste ore e di questi giorni. Vi è la necessità vera di fare in modo che quella realtà del Paese sia utilizzata come risorsa perché il Mezzogiorno ha grandi risorse, per la sua collocazione geografica, per le sue strutture, nella sua cultura, nei suoi prodotti e nella sua gente, che dobbiamo valorizzare.
Dunque, credo di dover accettare la riformulazione proposta dal sottosegretario, perché crediamo sia adeguata ad iniziare un dibattito e a porre in essere alcune questioni. Mi raccomando solo che questi impegni che oggi il sottosegretario ha assunto non restino, come succede tante volte per gli ordini del giorno, lettere morte ma che vi sia una consequenzialità nell'azione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo dibattito ha messo in luce in maniera forte le contraddizioni della maggioranza e del Governo, perché a fronte di un riconoscimento della crisi che il Paese sta attraversando (in particolare, la parte più debole del Paese), a fronte di dati indiscutibili che riguardano una perdita occupazionale in proporzione molto più forte nelle aree deboli rispetto alle aree forti (al contrario di tutte le crisi precedenti), a fronte di un aumento della povertà, a fronte di una situazione di degrado complessivo, assistiamo e abbiamo sentito, proprio in quest'Aula, che quando si passa da questa analisi alle risposte queste sono evanescenti, qualche volta non adeguate e, nella gran parte, tali da non affrontare le questioni che abbiamo dinanzi.
Qui la questione che abbiamo davanti è come unire il Paese, è come dare al Paese una via di sviluppo complessiva, è come farlo crescere complessivamente per accettare la sfida europea e mondiale. La questione che abbiamo davanti è come partire dalle zone deboli per uscire in positivo dalla crisi. Questa è la sfida che hanno il Paese, la maggioranza e l'opposizione, ma fino a quando avrete questa testa, fino a quando continuerete a negare l'evidenza, è chiaro che questo sarà impossibile.
Pertanto, siamo per ogni lotta allo spreco, dovunque venga fatta. Al sud, se vi sono sprechi (come vi sono), devono essere bloccati con tutte le forze; chiedetelo ai vostri amministratori di Palermo, di Catania - e come li avete sostenuti con i soldi quando appartenevano a voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico )! - ma gli sprechi ci sono in tutta Italia, caro onorevole Fedriga, perché citate e difendete Malpensa, ma essa stessa è un trionfo dello spreco e voi la difendete! Per cui, quando si tratta di sprechi al nord, a voi vanno benissimo, quando si tratta di sprechi al sud, è colpa del sud.
Si tratta, invece, di una questione generale, dobbiamo condurre una grande lotta contro gli sprechi dovunque, e siccome Pag. 21citate il Ministro Maroni, ebbene, il Ministro Maroni ha detto che è indispensabile il lavoro vero nel Mezzogiorno. Benissimo: come si fa il lavoro vero nel Mezzogiorno? Si fa se si incentivano le imprese, se si mette in moto un percorso infrastrutturale. Ha una motivazione il fatto che l'alta velocità si ferma a Salerno e da Salerno in giù non vi è un treno? Secondo voi questo ha una motivazione per il Paese, per fare lavoro vero e per fare lavoro che sia in grado di affrontare questa sfida?
Ciò non trova alcuna motivazione, se non l'abbandono, che è quanto avete fatto attraverso i tagli, attraverso la riconversione di risorse dalle aree deboli alle aree forti del Paese.
Caro onorevole leghista, si legga bene le carte. Le multe degli agricoltori del nord per le quote latte sono state pagate con i fondi del sud; si legga bene le carte dei suoi Ministri (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché evidentemente non le ha lette!
Allora, pensate se si fosse compiuta un'operazione al contrario, se al sud si fosse fatta una operazione di questo genere, cosa sarebbe uscito fuori!
Caro sottosegretario, puntiamo ad un'azione vera. Siete stati voi che a luglio avete annunciato un piano. Addirittura il Presidente del Consiglio lo ha chiamato un nuovo piano Marshall, poi ha parlato di New Deal e poi ha parlato di cose inverosimili. Siamo in attesa da luglio e ormai siamo a gennaio.
Ancora non solo non c'è un piano, ma non c'è un'idea, non c'è una prospettiva. Vi sfidiamo, siamo qui a sfidarvi in maniera concreta. Avete un piano per affrontare le zone deboli del Paese e per dare una risposta di crescita a tutto il Paese? Noi abbiamo una visione nazionale, non parziale. Per noi i problemi del lavoro e dello sviluppo riguardano Termini Imerese come Torino, senza differenza alcuna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), difendendo tutto.
Infatti, solo così vi sarà la possibilità di avere un Paese più forte e che cresce di più. Ma una parola su Termini Imerese non la dite, perché evidentemente è figlia di un Dio minore, se il signor Marchionne si può consentire di dire che è una pazzia non recuperare; ma è una pazzia non recuperare un sito produttivo se vogliamo il lavoro produttivo, altrimenti dite una cosa e poi ne fate assolutamente un'altra.
Tuttavia, qui non c'è nessun Ministro, non c'è nessun piano. Lo aspettiamo e quando arriverà ci misureremo. Siamo pronti, abbiamo delle proposte ed oggi ve ne abbiamo presentate alcune.
Poi siamo pronti a misurarci su tutte quelle proposte che voi farete, purché non siano spot, purché non rappresentino un modo per prendere tempo: un giorno la banca del sud, un altro giorno il ponte, dopodomani chissà quali altre cose, forse le Olimpiadi. Tutto è fatto per fare spot!
Allora decidetevi: o il sud è una parte del Paese per crescere tutti insieme o è chiaro che avrete grandi difficoltà ad affrontare la crisi e ad uscirne in positivo. Ci troviamo dinnanzi a questi dati che abbiamo denunciato nella mozione e che voi confermate anche nella vostra. Mi riferisco all'emigrazione dalle zone deboli alle zone forti e che oggi la Banca d'Italia in maniera esemplare cita in uno studio che voi dovreste attentamente leggere, perché qui si tratta della peggiore ingiustizia che possa avvenire. Infatti, non solo si toglie alle zone deboli la parte migliore, quella che ha studiato, quella su cui bisognerebbe puntare per lo sviluppo, ma si fa un'operazione ulteriore, come dice la Banca d'Italia: un trasferimento di ricchezza dai deboli ai forti. Non è più l'emigrante che manda le rimesse alle zone di provenienza: sono le famiglie meridionali che mandano le rimesse per mantenere i figli nelle zone forti del Paese. Altro che Robin Hood, Ministro Tremonti!
MASSIMO POLLEDRI. Vai a lavorare!
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Questo è il vero sperpero e il vero latrocinio a danno delle parti deboli del Paese. Questo per voi è un elemento concreto!
MASSIMO POLLEDRI. Sei allergico al lavoro!
Pag. 22
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Infine, vi è un'ultima questione: la nostra proposta. Caro sottosegretario, noi non possiamo accettare la riformulazione «monitorare» perché non significa nulla. Vorrei spiegare che l'assistenza non c'entra nulla con la nostra proposta. Voi proponete che un'azienda che assume un cassaintegrato abbia un bonus per questo. Se noi diciamo che l'azienda che assume un disoccupato laureato avrà un bonus, l'assistenza non c'è proprio. Il problema è se si vuole fare o no. Se si vuole fare - e le esperienze ci sono - è produttività, è lavoro vero. È il modo per riscattare le aree deboli e per avere un Paese più forte; ma così non potete continuare.
Vi cito Lincoln, che diceva una bellissima frase: «Si possono prendere in giro poche persone molte volte, si possono prendere in giro molte persone poche volte». Quello che non si può fare - e voi non lo potete continuare a fare - è prendere in giro molte persone molte volte. Noi non ve lo permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ricordo a tutti i colleghi che alle 12 è prevista l'informativa urgente del Ministro Maroni. Quindi, se riuscissimo a organizzare gli interventi al fine di consentire lo svolgimento di tale informativa all'ora prestabilita, sarebbe meglio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che questo dibattito sulle mozioni riguardanti il Mezzogiorno d'Italia, contrariamente a quanto ho sentito poco fa, sia stato assolutamente utile e proficuo. Lo voglio dire perché, onorevole Quartiani, ci troviamo in una situazione davvero singolare.
Il Governo, infatti, attraverso il lavoro certosino svolto dal sottosegretario Viespoli, è entrato nel merito delle singole mozioni, andando anche a sottolineare alcuni aspetti importanti, che evidentemente anticipano politiche attuative. Dunque, contrariamente a quello che spesso denunciate in quest'Aula, il Governo non pone il Parlamento di fronte ad una propria proposta, ma fa in modo che il Parlamento discuta e articoli un dibattito serio e profondo sulla questione meridionale. L'Esecutivo, inoltre, viene qui per bocca del suo sottosegretario ad accettare anche alcuni aspetti importanti contenuti nelle mozioni proposte dell'opposizione.
Di fronte a tutto ciò, si critica l'atteggiamento del Governo e si parla contro l'atteggiamento del sottosegretario. Ma cosa volete fare di queste mozioni: un manifesto, soltanto propaganda politica o fare in modo che vi sia un dibattito finalmente vero e scevro dai luoghi comuni e da quella inconcludente analisi che ha sempre accompagnato nel corso degli anni il dibattito sul Mezzogiorno d'Italia?
Questo noi volevamo evitarlo, lo abbiamo già detto nel dibattito in sede di discussione sulle linee generali, e per rispetto del Parlamento non richiamerò le questioni da noi sottolineate nel corso di quel dibattito. Mi limito ad osservare alcune questioni fondamentali che reputo essenziali per l'attività che il Governo dovrà svolgere e per gli impegni che dovrà portare avanti, per non vanificare il lavoro che il Parlamento ha fatto in questi giorni.
Vedete cari colleghi, proprio per evitare di cadere nei luoghi comuni e per alzare un po' il livello del confronto, rispetto alle tante dannate attività che hanno contrassegnato la crisi delle politiche meridionaliste negli anni scorsi, credo che bisogna situare correttamente il nostro ragionamento, se vogliamo evitare di ripetere gli errori del passato, non soltanto in termini di sprechi, ma anche in termini di approccio alla questione meridionale.
Ho sentito dire da parte di taluni che bisogna invertire il modo di affrontare il tema del Mezzogiorno come un tema che fa parte soltanto di una parte del Paese: bisogna far assurgere la questione meridionale a questione nazionale. Noi siamo assolutamente d'accordo, nella nostra mozione lo abbiamo più volte sottolineato; ma il nodo maggiore che bisogna risolvere Pag. 23è il superamento dello scollamento tra le politiche di sviluppo, le politiche nazionali e la politica, quella che abbia un senso, quella che dia un indirizzo, che faccia capire che il Mezzogiorno è davvero il volano dello sviluppo intero del Paese.
Molto limitato è stato il coordinamento tra le politiche di sviluppo regionale e le politiche ordinarie nel corso di questi anni. Voglio dire una cosa al collega del partito radicale che in qualche modo ha censurato una frase del sottosegretario Viespoli riferita ai FAS; il sottosegretario non ha bisogno di difese, ma va anche detta la verità rispetto al suo pronunciamento: egli non ha assunto una posizione liquidatoria rispetto al FAS, ha soltanto detto che bisogna andare a vedere come è stato utilizzato nelle politiche attive il fondo FAS.
Vedete cari colleghi, troppo spesso i progetti finanziati dai fondi strutturali non hanno rappresentato la sperimentazione o il primo avvio di iniziative destinate a diventare permanenti grazie all'azione delle politiche ordinarie nazionali nel campo dei servizi sociali, nel campo dell'istruzione, nel campo della ricerca, nel campo delle politiche del lavoro. Spesso le politiche straordinarie, che sono state non aggiuntive ma sostitutive rispetto a quelle ordinarie, si sono interrotte con lo stesso finanziamento, e quindi non hanno dato quella ricaduta importante in termini di infrastrutturazione e di rilancio del circuito produttivo nel Mezzogiorno d'Italia. È mancato sostanzialmente un coordinamento, un centro politico nazionale che non solo riordinasse la materia, ma che accompagnasse e organizzasse i differenti interventi nelle varie regioni meridionali.
È l'impulso politico al quale noi facciamo riferimento, perché come diceva Ricardo non è la chiusura ma è l'integrazione fra le economie il motore della crescita e dello sviluppo. Questo dobbiamo dirlo con forza in una fase difficile in cui il Governo ha affrontato una congiuntura economica sfavorevole con azioni di tamponamento rispetto alla crisi, ma anche con la volontà di presentare un piano organico per il Mezzogiorno che faccia capire che il futuro è nel Mediterraneo, nella irradiazione di quelle capacità anche di risorse umane e di capitale che il Mezzogiorno può dare al Paese per lo sviluppo complessivo dell'Italia. Noi abbiamo bisogno di valorizzare capitali e capitale umano: nel Mezzogiorno ce ne sono in abbondanza, soprattutto nel settore giovanile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per tre minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, le mozioni sul problema del Mezzogiorno e sulla disoccupazione contengono una serie di proposte che lo stesso rappresentante del Governo ha giudicato ragionevoli e in buona parte accettabili; sono evidentemente proposte che possono trovare il consenso parlamentare in questa nostra discussione.
Tuttavia, onorevoli colleghi, questa discussione lascia una certa sensazione di approssimazione perché noi, in fondo, stiamo parlando non di una questione specifica, alla quale si può applicare una mozione della maggioranza o dell'opposizione, ma stiamo discutendo del grande problema nazionale. Lo hanno detto molti colleghi, lo ha detto adesso da ultimo, con molta efficacia, l'onorevole Moffa che parla a nome della maggioranza.
Il problema del Mezzogiorno non è una questione settoriale del Paese, è il Paese, perché rappresenta il 40 per cento dei suoi dipendenti, il 40 per cento del reddito; sostanzialmente è una grande questione nazionale a cui non si possono dare risposte specifiche, parziali. Una mozione parlamentare è qualcosa che, in un certo senso, dimostra il vuoto della nostra politica.
La domanda che ciascuno ha diritto di porre è la seguente: qual è la politica del Governo nazionale sul problema del Mezzogiorno? Mi riferisco ancora all'intervento dell'onorevole Moffa: chi risponde al Parlamento della questione meridionale? Non c'è un Ministro di questo Governo che Pag. 24abbia la responsabilità della definizione di questa politica nazionale. È il Ministro dell'economia? È il ministro dello sviluppo economico? È la Presidenza del Consiglio attraverso la persona di un Ministro senza portafoglio? Nulla di tutto questo, è un sottosegretario, il che vuol dire ridurre una grande questione nazionale ad una questione specifica, particolare, che non sarà affrontata.
Per questo motivo, onorevoli colleghi, credo che raccogliendo un'indicazione che proviene anche dall'intervento di un esponente della maggioranza dobbiamo chiedere che il Governo si presenti al Parlamento con una piattaforma, con un libro bianco, con un documento di impostazione sul quale si possa davvero svolgere un dibattito parlamentare che abbia un senso, che dica: queste sono le linee del Governo (che non ha linee di politica economica per il Mezzogiorno perché non le ha mai esposte) e queste sono le opinioni del Parlamento. Con questa richiesta, che prego il sottosegretario di portare alla Presidenza del Consiglio, vorrei concludere questo mio intervento (Applausi del deputato Sardelli).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, vorrei rispondere al giovane collega parlamentare della Lega Nord: non ti permettiamo, noi del sud, di fare la tua campagna elettorale sulle vicende belle e meno belle, positive e meno positive del Ministro Maroni in ordine alla capacità di operare per distruggere la delinquenza nel sud. Non te lo consentiamo perché alla stessa stregua c'è un altro Ministro del nord che contestualmente si scorda che c'è un'agricoltura del sud, che ci sono i nostri agricoltori del sud sulle strade e che, alla stessa stregua, così come si è preoccupato del parmigiano reggiano, così come si è preoccupato delle quote latte, si deve preoccupare dei nostri agricoltori del sud (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Al giovane della Lega voglio dire che il sud mette a disposizione il metano del Subappennino, mette a disposizione l'elettricità di Cerano, dove paghiamo un altissimo tasso di cancro tra i cittadini! Caro onorevole del nord e della Lega, noi del sud mettiamo a disposizione il petrolio della Basilicata. Cari amici leghisti, chiedetevi quanti sono i giovani del sud in mezzo a voi che vi hanno educato al nord e quanti sono i nostri giovani che sono venuti ad insegnarvi a leggere dalla a alla z (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cera, eravamo preoccupati per la sua salute considerata la passione con cui ha parlato!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà. Avverto i colleghi che questo sarà l'ultimo intervento, dopo passeremo ai voti.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo velocissimamente solo perché non posso non stigmatizzare che di fronte alla piaga del lavoro nero nel Mezzogiorno, il deputato D'Antoni non ha avuto di meglio da fare che parlare di presunti sprechi di Malpensa dove il lavoro nero è praticamente inesistente. I fatti di Rosarno, caro deputato D'Antoni, e il sistema di lavoro nero che è emerso e che è di tutta evidenza dimostrano l'ipocrisia di chi ha avuto pesanti responsabilità nella conduzione della situazione del Paese. Dov'era D'Antoni, dove erano il sindacato e tutti gli altri? Non certo a denunciare il lavoro nero, l'assistenzialismo e gli interessi del sud. Deputato D'Antoni, noi non accettiamo lezioni da chi ha grandi responsabilità nel problema del Mezzogiorno che rappresenta il problema del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Pag. 25PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Avverto altresì che, ove venisse approvata la mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265, i primi tre capoversi del dispositivo della stessa, così come riformulati su richiesta del Governo, assorbirebbero i primi tre capoversi del dispositivo della mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, così come formulati su richiesta del Governo.
Prendo atto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265, nel testo riformulato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Damiano, Lazzari, Vitali, Barani, Sardelli, Iannuzzi, Miotto, Stradella, Paolo Russo, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato sì 518).
Prendo atto che i deputati Ciocchetti, Barbareschi, Brandolini e Vitali hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario. Avverto, altresì, che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo ai capoversi primo e terzo del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300, limitatamente alle premesse e al secondo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Servodio, Vico, De Micheli, Gatti, Sardelli, Lanzillotta, Stradella, Girlanda, Bianconi, Ministro Maroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 269
Hanno votato no 257).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Antoni ed altri n. 1-00300, limitatamente al primo e al terzo capoverso del dispositivo, nel testo riformulato, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole De Micheli, onorevole Vico, onorevole Strizzolo, onorevole Gatti, onorevole Lazzari, onorevole Lanzillotta, onorevole Farina, onorevole Armosino, onorevole Sardelli, onorevole Rivolta...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 26
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 472
Astenuti 52
Maggioranza 237
Hanno votato sì 463
Hanno votato no 9).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione della mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente la premessa dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Russo, onorevole Farina, onorevole Traversa, onorevole Barani, onorevole Lanzillotta, onorevole De Micheli, onorevole De Torre, onorevole Vitali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Valducci, onorevole Vitali, onorevole Cassinelli, onorevole Barani, onorevole Armosino, onorevole Stradella, onorevole Casero, onorevole Golfo, onorevole De Micheli, onorevole Berretta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 519
Astenuti 6
Maggioranza 260
Hanno votato sì 517
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Moffa ed altri n. 1-00305 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole De Micheli, onorevole Iannuzzi, onorevole Lanzillotta, onorevole Lo Monte, onorevole Lunardi, onorevole Zinzi, onorevole Stradella, onorevole Golfo, onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 481
Astenuti 44
Maggioranza 241
Hanno votato sì 264
Hanno votato no 217).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Pag. 27Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00307, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli De Micheli, Vico, Cesare Marini, Strizzolo, Sardelli, Cristaldi, Lo Monte, Lunardi, Capitanio Santolini, Vitali, Galletti e Toccafondi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 516
Astenuti 5
Maggioranza 259
Hanno votato sì 514
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barbato ed altri n. 1-00308, nel testo riformulato, accettata dal Governo (Commenti). Accade anche all'onorevole Barbato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Cesare Marini, Servodio, Strizzolo, De Micheli, Miotto, Barani, Stradella, Armosino e Bellotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 522
Votanti 452
Astenuti 70
Maggioranza 227
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 31).
Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Mattesini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
In morte dell'onorevole Gastone Parigi.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Gastone Parigi, già membro della Camera dei deputati nella IX, X e XI legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).
Ha chiesto di intervenire brevemente l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare con poche parole la figura dell'onorevole Gastone Parigi. Nato prima della guerra e forgiato da quegli avvenimenti, militò nella destra politica italiana, si formò nelle file del Movimento sociale italiano e rivestì la carica di consigliere comunale di Pordenone, di consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia e, quindi, di deputato. Fu un uomo di carattere, come molti uomini di destra, come dimostra anche l'avvenimento che lo vide protagonista quando volle richiamare l'attenzione delle giovani generazioni sulla storia dimenticata del confine orientale e della città di Trieste durante l'occupazione jugoslava. Ma fu anche uomo attento al presente e addirittura anticipatore dei tempi, come dimostra una sua proposta di legge che recava norme per l'incentivazione degli investimenti nelle imprese. Era il 1985 e questa proposta di legge, vedendo nell'impresa il punto di fusione tra uomo, beni strumentali e risorse finanziarie, proponeva che l'utile reinvestito nell'impresa fosse sottratto all'imposizione fiscale. Era un uomo, quindi, che aveva visto in anticipo quello che sarebbe stato l'oggetto della discussione politica di lì agli anni futuri.
Ma soprattutto vorrei ricordare Gastone Parigi come un uomo di destra, per la sua capacità di guardare al futuro: partì nelle file del Movimento Sociale, poi Destra Pag. 28Nazionale, ma aderì con entusiasmo ad Alleanza Nazionale per poi arrivare negli ultimi tempi al percorso più importante, quello del grande partito del Popolo della Libertà. Ed io amo ricordarlo soprattutto per il ruolo che ebbe come figura politica e come uomo nei confronti di molti giovani di destra, che in momenti difficili di questa storia italiana poterono guardare ad esempi come quello di Gastone Parigi per evitare di fare scelte sbagliate e per scegliere fino in fondo la democrazia. Sono uomini di cui questo Paese e questo Parlamento possono andare fieri: un uomo di destra, Gastone Parigi (Applausi).
Sull'ordine dei lavori (ore 12,20).
GIANNI FARINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI FARINA. Signor Presidente, vorrei attirare l'attenzione dell'Assemblea sul fatto che, nel più grande contesto dello smantellamento della rete consolare italiana all'estero, il Vicepresidente del Consiglio dei Grigioni, dottor Christian Rathgeb, mi ha inviato il 17 dicembre scorso una lettera preoccupata, riguardante l'annunciata chiusura dell'Agenzia consolare di Coira. Egli mi informa che nella precedente sessione del Parlamento cantonale del dicembre 2007, il Gran Consiglio grigionese ha tra l'altro affrontato la questione inerente al futuro dell'Agenzia consolare italiana: oltre alle puntuali e conosciute informazioni sulla consistenza della comunità italiana e alle migliaia di ex cittadini italiani naturalizzati, mantenendo pur tuttavia un forte rapporto associativo, culturale, economico e sociale con l'Italia e con le regioni limitrofe, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, l'eventuale chiusura dell'Agenzia consolare di Coira - afferma il dottor Rathgeb - rappresenterebbe un grave impedimento per i cittadini e le cittadine italiane. Il Gran Consiglio dei Grigioni è dell'opinione che la chiusura dell'Agenzia consolare italiana produrrebbe delle conseguenze alquanto negative, sia sul piano culturale che su quello delle relazioni economiche e commerciali tra l'Italia e il Cantone dei Grigioni; oltre al fatto che l'Agenzia consolare di Coira ha sempre svolto un ruolo altamente importante e positivo anche per le migliaia di transfrontalieri provenienti dalle regioni italiane limitrofe. «È per me molto importante - aggiunge il Vicepresidente Rathgeb - farle presente la generale preoccupazione espressa dai componenti il Parlamento cantonale grigionese per l'annunciata chiusura dell'Agenzia. Per tutto quanto lei vorrà e potrà fare per evitare la chiusura dell'Agenzia consolare italiana di Coira, a nome del Parlamento cantonale le esprimo i più grandi auguri».
PRESIDENTE. Deve...
GIANNI FARINA. Uno smantellamento delle rappresentanze italiane in Europa attuato con provvedimenti a pioggia, privi di alcuna visione strategica complessiva: si chiude qua e là, vantando presunti e alquanto aleatori risparmi. Non per ultima e gravissima, oltre a Strasburgo, è la ventilata chiusura del consolato italiano di Losanna. Noi saremo là sabato, a protestare con la comunità italiana; e per questo motivo chiediamo al Ministro degli affari esteri di venire in Parlamento a rispondere su questi fatti.
PRESIDENTE. Onorevole Farina, lei sa che ha ovviamente a disposizione gli strumenti adatti per poter verificare e andare a fondo dei contenuti che ha esposto alla Presidenza.
Informativa urgente del Governo sull'esplosione di un ordigno presso la Procura generale di Reggio Calabria, verificatasi il 3 Gennaio 2010, nonché sui fatti di Rosarno (ore 12,25).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente da parte del Governo sull'esplosione di un Pag. 29ordigno presso la Procura generale di Reggio Calabria, verificatasi il 3 gennaio 2010.
Come è stato comunicato a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il Ministro dell'interno riferirà anche sui fatti di Rosarno.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per un tempo di dieci minuti ciascuno, eventualmente articolato in due interventi per gruppo. Al gruppo Misto è attribuito un tempo complessivo di quindici minuti.
(Intervento del Ministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Roberto Maroni.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri mattina la Polizia di Stato ha eseguito a Rosarno 17 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone indagate per reati di associazione mafiosa. L'operazione di polizia ha portato anche al sequestro di un ingente patrimonio, comprendente numerose attività commerciali, per un valore complessivo di decine di milioni di euro.
Da questa mattina è in corso in provincia di Reggio Calabria un'operazione dei carabinieri, denominata «Nuovo Potere», con l'esecuzione di 27 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione e traffico d'armi e di droga: questa è la risposta migliore che lo Stato può dare dopo i gravissimi fatti accaduti in quelle zone. Questa è l'ennesima prova che lo Stato in Calabria c'è, continuerà ad esserci e non darà tregua alla 'ndrangheta e ad ogni forma di criminalità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Informo anche che il Consiglio dei ministri di questa mattina, ancora in corso, ha deciso di tenere entro la fine del mese di gennaio in Calabria una seduta straordinaria per discutere ed approvare il piano straordinario antimafia predisposto dal sottoscritto e dal collega Alfano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Passo ora all'illustrazione dei fatti oggetto di questa informativa, cominciando dalla bomba di Reggio Calabria, per poi passare ai disordini di Rosarno.
Alle ore 4,50 circa del 3 gennaio scorso a Reggio Calabria ignoti hanno collocato e fatto esplodere un ordigno davanti all'ingresso principale della sede della procura generale della Repubblica presso la Corte di appello e degli uffici del giudice di pace di quel capoluogo.
Il sistema di videosorveglianza di cui è dotata la sede giudiziaria ha registrato le immagini di due soggetti con il volto coperto da caschi da motociclista, che poco prima dell'esplosione hanno collocato l'ordigno e attivato l'innesco.
L'esplosione è stata provocata da un dispositivo composto da una bombola di gas di dieci chilogrammi con matricola punzonata, alla cui sommità era stato posto un esplosivo ad alto potenziale, probabilmente tritolo, innescato da una miccia a lenta combustione. Il congegno era avvolto con un sacchetto di plastica del tipo di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti.
L'esplosione ha causato danni al portone d'ingresso dell'immobile senza comprometterne l'agibilità.
Gli investigatori hanno rilevato che in quel capoluogo analoghi congegni sono stati utilizzati in precedenti attentati effettuati sempre di notte, tra il 17 e il 18 dicembre ai danni di un bar, la notte successiva ai danni di un'autovettura di proprietà di un avvocato e tra il 22 e il 23 dicembre contro il portone di uno stabile condominiale.
Nella mattinata dello stesso giorno 3 gennaio, il prefetto di Reggio Calabria ha tempestivamente tenuto una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica per una prima analisi della situazione, con la partecipazione anche Pag. 30di rappresentanti della procura generale della Repubblica presso la Corte di appello, della procura distrettuale antimafia, della Direzione investigativa antimafia.
In questo contesto è stato immediatamente deciso il rafforzamento dei servizi di vigilanza agli uffici giudiziari e l'intensificazione dei servizi di protezione personale nei confronti del procuratore generale e dell'avvocato generale dello Stato. Sul gravissimo episodio e sulla sua esatta connotazione sono in corso attive indagini a cura della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, coordinati dalla locale procura distrettuale antimafia, che non escludono al momento alcuna ipotesi investigativa.
L'obiettivo prescelto, le modalità di esecuzione dell'attentato e il contesto in cui è stato realizzato lasciano supporre comunque la riconducibilità dell'atto alla criminalità organizzata.
Il procedimento penale relativo è instaurato per competenza presso la procura di Catanzaro, essendo stata ipotizzata la riferibilità dell'azione intimidatoria all'operato di alcuni magistrati quali persone offese o danneggiate attualmente in servizio nel distretto di Corte di appello di Reggio Calabria.
L'11 gennaio la procura di Catanzaro ha iscritto il relativo procedimento ipotizzando, oltre ai reati già previsti a Reggio Calabria, anche il reato di violenza e minaccia a un corpo giudiziario aggravato dal fine e dal metodo mafioso. A seguito dell'episodio è stata disposta l'implementazione delle attività investigative nei confronti delle cosche della 'ndrangheta operanti nel capoluogo, anche attraverso verifiche di eventuali collegamenti con episodi pregressi. A tal fine è stato pianificato il potenziamento della squadra mobile della questura di Reggio Calabria.
La provincia di Reggio Calabria infatti continua ad essere tra quelle ad alto rischio macrocriminale, soprattutto con riferimento al comparto economico commerciale della piana di Gioia Tauro e della costa ionica. Gli interessi criminali vengono attirati anche dai significativi benefici di spesa provenienti sul territorio dall'Agenda comunitaria 2007-2013, nonché dai Fondi strutturali pluriennali. Le forze di polizia dispongono di un'articolata mappatura delle varie congregazioni criminali, frutto di una costante azione di contrasto che da anni viene posta in essere. Le 'ndrine della provincia evidenziano significative propensioni alle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni locali e nei settori degli appalti di opere e servizi. Esse inoltre hanno sviluppato un'elevata capacità di dialogo con le altre organizzazioni criminali, anche di provenienza straniera, soprattutto nel narcotraffico. Proprio per questa attitudine la 'ndrangheta è oggi l'organizzazione più agguerrita del panorama criminale italiano e internazionale e riesce a coltivare significativi interessi delinquenziali anche fuori dalla Calabria e all'estero.
L'obiettivo dell'attentato appare chiaro: la decisione della 'ndrangheta di reagire all'imponente azione di contrasto che lo Stato sta conducendo con successo per debellare questo vero e proprio cancro della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La gravità dell'episodio e il contesto in cui è avvenuto hanno indotto il Governo a dare un segnale immediato ed inequivocabile di massima attenzione. Il 7 gennaio scorso mi sono recato insieme al Ministro della giustizia a Reggio Calabria per partecipare ad un vertice interforze appositamente convocato presso la prefettura. A questa riunione hanno preso parte anche il Procuratore nazionale antimafia e i vertici della magistratura locale.
Abbiamo assunto decisioni importanti nella direzione di intensificare ulteriormente l'azione di contrasto alla criminalità calabrese in ogni direzione possibile. A tal fine ci siamo ispirati alle iniziative già recentemente sperimentate in altri contesti, come Caserta, dove abbiamo ottenuto risultati positivi inviando più uomini delle forze di polizia, migliorando il coordinamento tra polizia e magistratura e intensificando al massimo il controllo intensivo del territorio e l'attività informativa ed investigativa. Pag. 31
Abbiamo quindi deciso un immediato rinforzo delle principali strutture investigative e di controllo del territorio della provincia. Nei giorni scorsi sono state quindi inviate in Calabria 121 unità di personale investigativo della polizia, mentre il Ministro della giustizia ha anticipato l'assegnazione agli uffici giudiziari inquirenti di Reggio Calabria di sei magistrati.
Proprio nella consapevolezza della priorità di importanza e della valenza assolutamente strategica della lotta alle consorterie mafiose, attraverso l'aggressione ai loro patrimoni, verrà rafforzata l'attività del desk interforze costituito da personale della Direzione investigativa antimafia, della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, coordinato dal procuratore distrettuale di Reggio Calabria.
Questo tavolo - come già è avvenuto a Caserta - svilupperà una dettagliata mappatura delle famiglie mafiose verso cui indirizzare con priorità l'attenzione di aggressione dei relativi patrimoni, elaborando un metodico monitoraggio con un interscambio di dati e informazioni tra le strutture investigative locali e quelle nazionali.
Inoltre è prossima l'istituzione a Reggio Calabria di un gruppo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, la cui sede verrà allocata proprio in un immobile confiscato alla criminalità organizzata.
Per potenziare l'azione di contrasto e i tentativi di infiltrazione delle famiglie mafiose calabresi negli appalti pubblici fuori dalla Calabria, abbiamo deciso l'istituzione di due strutture specialistiche, con sede una L'Aquila e una a Milano, che avranno il compito di monitorare le possibili infiltrazioni della 'ndrangheta nei lavori di ricostruzione del terremoto in Abruzzo e in quelli previsti per l'Expo 2015 a Milano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Proprio domani sarò Milano ad insediare la sezione specializzata territorialmente per Milano.
Abbiamo inoltre ipotizzato e io sostengo l'opportunità di insediare proprio a Reggio Calabria la sede dell'agenzia nazionale che avrà il compito di gestire i beni sequestrati e confiscati alla mafia, che sarà oggetto della discussione nel Consiglio dei ministri sul piano straordinario antimafia di cui ho fatto cenno e mi auguro che il Parlamento possa rapidamente approvare questo disegno di legge che sarà portato all'attenzione del Consiglio dei ministri dal sottoscritto.
Quello che ho descritto è un attentato molto grave, un vero e proprio atto terroristico di stampo mafioso, posto in essere per generare timori e paure e per reagire ai risultati delle attività di indagine e di contrasto, di aggressione ai patrimoni criminali e di cattura di importanti latitanti, che in questi ultimi tempi hanno dimostrato tutta la loro efficacia in Calabria e nel resto d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Chi ha pensato con questo gesto di colpire un ufficio giudiziario che sta svolgendo un ruolo importante in tale contesto troverà il Governo e tutte le istituzioni dello Stato assolutamente solidali con la magistratura calabrese e coesi nel proseguire nella strada intrapresa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
L'obiettivo irrinunciabile continuerà ad essere quello di riportare quanto prima il pieno controllo dello Stato in tutte le regioni del Paese, anche in quelle come la Calabria, dove la criminalità organizzata fonda il proprio potere sull'esistenza di storici problemi economici e situazioni di degrado, testimoniati anche dai disordini avvenuti a Rosarno, sui quali passo ora a riferire all'Aula.
Dai primi accertamenti svolti è emerso che un immigrato nativo del Togo e in possesso di permesso di soggiorno era stato colpito attorno alle 14,30 del 7 gennaio da un proiettile sparato da una persona a bordo di un'autovettura sulla strada statale n. 18 di Rosarno. Dopo le prime cure lo stesso veniva dichiarato guaribile in dieci giorni.
Alla notizia del ferimento faceva seguito una manifestazione di protesta di circa 300 cittadini extracomunitari presenti Pag. 32nell'area dei comuni di Rosarno e di San Ferdinando, che lavorano saltuariamente come braccianti agricoli nelle campagne della piana di Gioia Tauro per la raccolta di agrumi.
Gli extracomunitari inscenavano una manifestazione violenta, danneggiavano cassonetti per la raccolta dei rifiuti e colpivano numerose autovetture in transito con bastoni e pietre. Contemporaneamente nel centro abitato di Rosarno un altro gruppo di circa 100 immigrati danneggiava cassonetti e automobili in sosta. Il numero degli immigrati aumentava progressivamente raggiungendo complessivamente le 600 unità.
La situazione di estrema gravità, esplosa rapidamente, veniva tempestivamente fronteggiata dalle forze dell'ordine inviate subito sul posto. Veniva a quel punto avviato un tentativo di mediazione da parte del commissario straordinario del comune di Rosarno con una delegazione di immigrati. I manifestanti riprendevano però subito a creare disordini. Anche in questa fase le forze di polizia presenti riuscivano con prontezza ed efficacia a tenere sotto controllo la situazione, ricorrendo all'uso di lacrimogeni ed evitando incidenti più gravi.
Nel corso dei disordini venivano arrestati sette cittadini extracomunitari per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e devastazione. Due di essi, feriti, venivano medicati presso l'ospedale di Polistena e per cinque di essi il giorno successivo veniva convalidato l'arresto.
Soltanto verso le 2.00 dell'8 gennaio, i cittadini extracomunitari rientravano nelle strutture adibite a dormitorio.
Le forze di polizia mantenevano un presidio nelle principali zone interessate dagli incidenti, perché la tensione rimaneva alta e si evidenziavano rischi di ritorsione da parte di alcuni cittadini di Rosarno, quale reazione ai danneggiamenti compiuti dagli immigrati.
Nella mattinata di venerdì 8 gennaio, circa 700 immigrati si radunavano nella piazza antistante la sede municipale di Rosarno per manifestare, questa volta, pacificamente. Un secondo incontro tra una delegazione di immigrati e il commissario straordinario del comune di Rosarno induceva gli immigrati a porre fine ad ogni protesta.
Alle 14,30 di venerdì 8 gennaio, il prefetto di Reggio Calabria teneva presso la sede del comune di Rosarno una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale veniva disposto il massimo impiego possibile delle forze di polizia, anche ricorrendo all'aggregazione di aliquote di personale proveniente da altri centri.
Nel corso della giornata, si verificavano singoli episodi di violenza ed intolleranza, in particolare, nei confronti di cittadini extracomunitari che vivevano isolatamente nelle campagne circostanti l'abitato di Rosarno. In particolare, veniva arrestato un cittadino di Rosarno, pregiudicato per vari reati, che, poco prima, aveva investito volontariamente con la propria autovettura un extracomunitario.
Alle 18,30 dello stesso giorno, due immigrati venivano feriti alle gambe da colpi di arma da fuoco sparati da ignoti e venivano ricoverati all'ospedale di Gioia Tauro per ferite giudicate guaribili in trenta giorni.
Anche nella successiva giornata del 9 gennaio, si verificavano a Rosarno singoli episodi di vandalismo e di violenza. Questi sono i fatti, dalla cui ricostruzione emerge con chiarezza un primo importante dato: le forze dell'ordine sono intervenute tempestivamente sin dall'inizio dei disordini e questo ha permesso loro di riuscire a porre fine alle violenze, evitando che esse degenerassero in episodi ancora più gravi.
Sono stato informato dei fatti immediatamente, ed immediatamente ho disposto il rafforzamento del presidio delle forze dell'ordine a Rosarno, nonché la costituzione di un'apposita task force, composta da personale del Ministero dell'interno, del Ministero del lavoro e dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, con il compito di ricostruire un quadro completo e dettagliato della situazione in atto ed individuare le soluzioni più adeguate per la sollecita definizione Pag. 33della crisi. Il gruppo di lavoro si è immediatamente insediato presso la prefettura di Reggio Calabria.
Risultavano dimorare presso l'immobile denominato «la Rognetta» di Rosarno circa 300 cittadini extracomunitari; altri 700 circa risultavano concentrati nell'edificio industriale dell'ex Opera Sila di Gioia Tauro, ed altri 200 ancora nel vicino comune di Rizziconi.
A fronte di una situazione così delicata e potenzialmente esplosiva, la task force ha ritenuto essenziale procedere all'immediato trasferimento di un primo gruppo di immigrati verso il centro di accoglienza di Crotone.
Nel pomeriggio di venerdì 8 gennaio, è stato disposto l'invio di un'equipe medica per un esame complessivo della situazione igienico-sanitaria delle strutture ove erano presenti gli immigrati e per monitorare le loro condizioni di salute.
Voglio sottolineare che le operazioni di trasferimento di tutti i cittadini stranieri sono avvenute su base volontaria e senza disordini, per tutta la giornata di sabato, verso i centri di Crotone e di Bari: nessuna deportazione, come qualcuno ha detto.
Complessivamente, le persone trasferite sono state 748, di cui 428 al centro di prima accoglienza di Crotone e 320 al centro di prima accoglienza di Bari. Circa 330 stranieri, inoltre, regolarmente muniti di permesso di soggiorno, si sono volontariamente allontanati in treno o con mezzi propri. Dei 428 trasferiti presso il centro di Crotone, 306 sono risultati in possesso di regolare permesso di soggiorno e, pertanto, dopo i controlli di polizia, hanno lasciato il centro di accoglienza. Diciannove, sprovvisti di titolo di soggiorno, saranno trasferiti presso i centri di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme, Bari e Roma per procedere alla loro espulsione.
Per dodici stranieri sono in fase di formalizzazione i provvedimenti di arresto per inottemperanza a precedenti ordini del questore di lasciare il territorio nazionale o di denunce in stato di libertà per il reato di clandestinità. Dei 320 stranieri trasferiti a Bari, 159 sono risultati in possesso di permesso di soggiorno, quattordici sono stati arrestati perché inottemperanti all'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale, 27 verranno trattenuti presso il locale centro di identificazione ed espulsione. Nessuno degli immigrati risulta essere di origine egiziana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e della deputata Sbai).
Dopo tali trasferimenti, non vi sono più presenze all'interno delle due ex fabbriche utilizzate dagli immigrati come dormitori. Complessivamente, i cittadini extracomunitari medicati presso l'ospedale della zona sono stati ventuno, di cui otto ancora ricoverati presso gli ospedali di Reggio Calabria, Gioia Tauro e Polistena. In considerazione dell'aggressione subita da questi cittadini extracomunitari, ho deciso di avviare le procedure per la concessione a questi cittadini del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Presso gli ospedali della zona sono stati medicati diciotto operatori delle forze dell'ordine e quattordici cittadini di Rosarno. Nel corso degli incidenti sono state danneggiate anche due autovetture della polizia di Stato ed arrestate complessivamente dieci persone, di cui sette extracomunitari e tre rosarnesi; altri tre cittadini di Rosarno sono stati deferiti all'autorità giudiziaria. I servizi di presidio e vigilanza a Rosarno sono ancora in atto e lo rimarranno, e resta rafforzato il servizio di controllo del territorio in tutta la zona.
Dalla mattinata di domenica 10 gennaio si sta procedendo alla demolizione di una parte dell'immobile dell'ex fabbrica la Rognetta, con l'ausilio dei vigili del fuoco, i quali, peraltro, sono stati presenti in forza sui luoghi degli incidenti sin dal primo momento, per garantire un adeguato presidio preventivo di soccorso pubblico.
Le ipotesi da taluni avanzate circa l'interesse e il coinvolgimento nei disordini della criminalità organizzata locale sono al vaglio dell'autorità giudiziaria. All'esito degli incontri che ha avuto, la task force che ho nominato sta ora mettendo a punto un programma di ispezioni presso tutte le aziende della zona che impiegano lavoratori Pag. 34stagionali nel settore agricolo, per verificare il rispetto della normativa in materia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro). Voglio, infatti, ricordare che la legge già prevede l'obbligo per il datore di lavoro di assicurare la disponibilità di alloggi idonei (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro): ciò è previsto dalla legge Bossi-Fini.
In tante regioni e non solo nel nord è stato attuato un modello di integrazione degli immigrati che funziona e garantisce il pieno rispetto delle norme di legge sull'immigrazione e di quelle sul lavoro regolare. Questo avviene anche grazie all'impegno e al controllo esercitato dalle associazioni di categoria, dagli enti locali e dalle regioni. In Calabria ciò non è avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e sono evidenti negligenze e omissioni della regione sotto molti punti di vista, da quello igienico-sanitario, a quello dell'integrazione e della gestione del territorio.
FURIO COLOMBO. Questo è un comizio! Siamo in campagna elettorale!
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Per poter regolarizzare questi lavoratori occasionali, stagionali, la legge Biagi ha introdotto lo strumento del voucher, ossia il buono: uno strumento molto semplice e poco costoso che è stato ed è largamente utilizzato in molte regioni italiane. Per la vendemmia, ad esempio, nelle regioni del nord, ultimamente sono stati acquistati ben due milioni di voucher, regolarizzando posizioni che, fino a qualche anno fa, erano irregolari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non si comprende francamente perché questo strumento di facilissima adozione e poco costoso non venga impiegato anche in Calabria.
Voglio in questa sede respingere con fermezza ogni riferimento - che pure qualcuno ha avanzato - riguardo ad una scarsa o inadeguata attenzione dello Stato verso la Calabria. L'ho già detto e lo ribadisco con orgoglio: dal suo insediamento, questo Governo ha prodotto uno sforzo straordinario e ha ottenuto risultati mai visti in precedenza in termini di lotta alla criminalità organizzata.
In diciotto mesi di attività il Governo ha sciolto per infiltrazione mafiosa quattordici comuni, sei dei quali in Calabria e tre nella sola provincia di Reggio Calabria. Nello stesso periodo, ben 102 operazioni di polizia giudiziaria hanno riguardato la 'ndrangheta, con l'arresto di 889 soggetti appartenenti alla criminalità organizzata calabrese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono stati arrestati 46 latitanti appartenenti alla 'ndrangheta, di cui otto inseriti nell'elenco dei trenta più pericolosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Anche in Calabria abbiamo registrato risultati straordinari nella strategia di aggressione ai patrimoni della 'ndrangheta. Nei diciotto mesi del nostro Governo sono stati sequestrati oltre 12 mila beni alla criminalità organizzata, 2.569 dei quali alla 'ndrangheta calabrese, per un valore complessivo di quasi 7 miliardi di euro, più del triplo di quanto avvenuto nello stesso periodo precedente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
FURIO COLOMBO. Questi sono risultati utili ai magistrati!
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ma l'attenzione che da tempo riserviamo a quei territorio ha riguardato anche situazioni di degrado e di disagio sociale come quella di Rosarno. Già dal mese di aprile 2009, infatti, il Ministero dell'interno aveva erogato al comune di Rosarno, che svolgeva le funzioni di capofila nel progetto, un primo significativo contributo di 200 mila euro utilizzati per dotare il comune di strutture igienico-sanitarie, proprio per fronteggiare questa emergenza. La regione Calabria aveva anch'essa disposto un finanziamento di 50 mila euro, per il quale, però, ad oggi è stato erogato solo un acconto di 15 mila euro, a fronte dei 200 mila euro del Pag. 35Ministero dell'interno. La regione aveva anche progettato di realizzare lì una tendopoli ove trasferire gli immigrati, ma poi, non si sa perché, non ne ha fatto nulla.
FURIO COLOMBO. È un comizio!
FILIPPO ASCIERTO. Smettila!
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Si sta avviando la realizzazione di un progetto finanziato dal PON Sicurezza per 1 milione 800 mila euro, volto alla creazione, sempre a Rosarno, di un centro diurno di accoglienza e di formazione per immigrati, utilizzando un bene confiscato alla 'ndrangheta.
Voglio ancora aggiungere che per la Calabria il Ministero dell'interno ha finanziato numerosi progetti territoriali per la messa in sicurezza di città e territori, a valere sulle risorse del PON Sicurezza 2007-2013, per un importo complessivo di oltre 100 milioni di euro.
Sottolineo, infine, che a Rosarno e in alcuni centri limitrofi sono in via di realizzazione specifici progetti diretti all'accoglienza e all'integrazione degli immigrati presenti nell'area. In particolare, il comune di Rosarno è interessato da un progetto finanziato con le risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, gestito dal Ministero del lavoro, finalizzato alla creazione di alloggi per lavoratori stranieri impiegati nel lavoro stagionale.
I fatti di Rosarno rendono evidenti anche tutte le conseguenze negative che derivano dall'immigrazione clandestina, che proprio per questo motivo il Governo ha iniziato e continuerà a combattere senza tentennamenti. L'ingresso illegale nel territorio dello Stato costituisce il presupposto per l'emarginazione e lo sfruttamento lavorativo di molti stranieri e spesso è il serbatoio per il reclutamento della manovalanza della criminalità. Anche su questo versante abbiamo ottenuto importanti risultati con l'azione di Governo, attraverso, in particolare, il rafforzamento dei sistemi di effettiva espulsione dei clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
FURIO COLOMBO. È un comizio!
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Sono numeri, onorevole Colombo!
Negli ultimi due anni sono stati effettivamente rimpatriati - lo ripeto, effettivamente rimpatriati - 42.595 clandestini, ciascuno nel rispettivo Paese di origine. Abbiamo in programma l'ulteriore potenziamento della pratica delle espulsioni con l'istituzione di nuovi centri di identificazione ed espulsione nelle regioni che ne sono ancora prive.
Ma è sul fronte della prevenzione dell'immigrazione clandestina che l'azione del Governo e delle forze dell'ordine si è mostrata più efficace. Da quando abbiamo dato compiuta attuazione alle intese con la Libia con i primi riaccompagnamenti del maggio 2009, gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane sono diminuiti del 90 per cento: nel 2008 furono oltre 31 mila, nel 2009 sono stati 3.100 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Continueremo a combattere la clandestinità con determinazione e per fare questo bisogna proseguire nell'applicazione puntuale e rigorosa della legge Bossi-Fini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania); legge che, voglio ricordarlo, ha innovato l'ordinamento precedente sostituendo il regime dello sponsor, vero cavallo di Troia per gli ingressi illegali, con l'obbligo di un regolare contratto di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Questo è un principio di grande civiltà che individua nel lavoro regolare il primo e più importante strumento di integrazione per gli immigrati; principio che l'Italia ha introdotto per prima in Europa e che ora si sta affermando anche nelle più moderne legislazioni degli altri Paesi europei. Voglio citare, solo perché è l'ultimo in ordine di tempo, il caso della Spagna, ove il principio cardine della legge Bossi-Fini è stato ribadito e rafforzato dal Governo socialista di Zapatero nella recente legge sull'immigrazione, entrata in Pag. 36vigore il 13 dicembre dello scorso anno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
In conclusione, i disordini di Rosarno trovano il loro fondamento in una situazione di insanabile tensione tra la popolazione locale e le comunità di extracomunitari presenti non solo a Rosarno ma in tutta l'area dei comuni limitrofi. Questa situazione deriva da una grave condizione di degrado sociale che le autorità locali e la regione Calabria, pur avendo le competenze specifiche per porvi rimedio, hanno colpevolmente trascurato per anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e che si è purtroppo trasformata ora in un serio problema di ordine pubblico.
Come ho già detto, il Governo è prontamente intervenuto a Rosarno e ha gestito con grande prudenza ed efficacia una situazione difficilissima, evitando che la rivolta in atto degenerasse in incidenti ancora più gravi. Ci sono, in Calabria e in altre regioni del sud, aree che presentano caratteristiche di rischiosità simile a quella di Rosarno. Lì intendiamo intervenire prontamente per evitare il ripetersi di situazioni analoghe.
In Puglia, Calabria e Campania occorre intensificare una specifica, coordinata e capillare attività di contrasto dei fenomeni di illegalità e di sfruttamento del lavoro irregolare specialmente in agricoltura, improntata al criterio guida della tolleranza zero. Questo è il programma di azione che il Governo intende realizzare per bonificare queste sacche di illegalità e contrastare, in maniera sempre più efficace, l'immigrazione clandestina, il lavoro nero e ogni forma di criminalità nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà per dieci minuti.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare tanto i Ministri Maroni ed Alfano quanto il sottosegretario Mantovano per la celerità con cui hanno dato una risposta di presenza attiva dello Stato in Calabria, sia per l'episodio iniziale di Reggio Calabria sia, in seguito, per i fatti di Rosarno.
Purtroppo la Calabria all'inizio di quest'anno si è ritrovata coinvolta in un triste primato di prime pagine di giornali per due vicende in parte diverse ma, comunque, collegate a due emergenze nazionali. La prima è un'emergenza che diventa una costante nel sud, ossia la criminalità organizzata; la seconda è quella della piaga di una difficile gestione della immigrazione, che inevitabilmente trova un colore e una situazione diversa quando questa si innesta in regioni del sud dove, purtroppo, il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata è ancora estremamente capillare.
Per quanto riguarda il primo episodio, relativo alla lotta alla 'ndrangheta, ringrazio il Ministro Maroni e mi auguro che il suo annunzio di oggi, relativo ad un Consiglio dei ministri straordinario da tenersi in Calabria, possa essere al più presto realizzato, perché sarebbe un segnale importante. È un segnale importante uno Stato che in maniera decisa combatta la criminalità organizzata ma che soprattutto rilanci il proprio intervento su un'emergenza, come quella «'ndranghetista», forse troppo sottovalutata negli anni e di cui molto spesso si perde la linea di conduzione generale.
Si tratta di una organizzazione criminale profondamente diversa da quelle conosciute e, probabilmente, ormai siamo consapevoli che gli strumenti finora attuati dalla legislazione di emergenza contro la mafia poco hanno potuto fare. Pensiamo soltanto allo strumento principe, ossia quello dei pentiti, che è poco efficace con una organizzazione come le «'ndrine» di tipo familistico e di sangue.
Ovviamente puntare l'attenzione sulla Calabria e sulla 'ndrangheta (peggio) significa puntare l'attenzione e scegliere una Calabria diversa e migliore, significa colpire e tentare di porre l'attenzione su un fenomeno che ormai dilaga e che diventa Pag. 37forse il peggiore strumento di esportazione della nostra Calabria non solo in Italia, ma soprattutto in Europa (immaginiamo soltanto quello che è successo nella costruzione dell'Europa dell'est).
Quindi è sicuramente opportuna una migliore organizzazione degli uffici giudiziari e mi auguro che presto venga convertito il decreto-legge del Governo sulla possibilità del trasferimento dei pubblici ministeri in maniera tale da avere organici completi in quelle procure di confine dove troppo spesso mancano di fatto gli stessi uffici giudiziari.
Ricordo che nell'ufficio giudiziario di Locri, una delle zone più esposte, a un certo punto furono trasferiti contemporaneamente i due terzi dei magistrati. Potete immaginare cosa significhi fare il controllo del territorio e gestire la criminalità organizzata, che ovviamente ha delle ripercussioni anche sulle politiche giudiziarie di tipo ordinario, in territori come questi senza magistrati e con un turnover così veloce.
Per quanto riguarda il caso più determinante e più specifico che è sotto i riflettori, ossia quello di Rosarno, a me spiace veramente che, anche senza conoscere come sono andati i fatti, come oggi li ha ricostruiti puntualmente il Ministro dell'interno, in troppi si siano precipitati a condannare una comunità, a condannare «gli italiani», al di là delle responsabilità forse individuate da ciascuna delle due parti.
Non credo che nessuno di noi, se vede i propri familiari, i propri figli in un'auto divelta e presi a calci, possa evitare di reagire. Ovviamente la violenza è da condannare, ma da entrambe le parti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico ). Quello che è successo a Rosarno è che si è rimasti ciechi dinanzi ad una situazione che palesemente era una bomba. Succede in altri posti di questo territorio, succede nelle grandi città, capiamo cosa succede in una città di diecimila abitanti in cui ci sono millecinquecento migranti non integrati e purtroppo, lo ribadisco, con un controllo serio della criminalità organizzata.
È chiaro che dinanzi a queste situazioni ciascuno di noi deve assumersi un pezzo di responsabilità, ma non è possibile - lo dico da calabrese - assistere ad un presidente della regione Calabria che va in televisione dicendo che il Governo è assente, che lo Stato non c'è, a piangere un aiuto da altrove! La prima domanda che facciamo è: cosa ha fatto la regione Calabria per Rosarno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Cosa doveva fare? Non lo so, immagino che ci possa essere un problema per stabilire di chi erano le competenze, ma proprio per efficacia, proprio per aderire alle tesi dell'attuale maggioranza politica che gestisce la regione Calabria (Commenti del deputato Colombo)...
LUDOVICO VICO. Dove erano i prefetti? Maroni non ci ha parlato dei prefetti!
FURIO COLOMBO. Era responsabilità del Governo!
PRESIDENTE. Colleghi, dopo avrete la possibilità di intervenire. Prego, onorevole Santelli, prosegua.
JOLE SANTELLI. La regione non solo deve garantire agli immigrati il rifugio e l'accoglienza, ma anche consentire pari opportunità di accesso alla casa e al lavoro e creare le condizioni di mediazione e integrazione culturale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non lo dico io.
Lo ha detto il 1o dicembre 2009 l'assessore del PD alle politiche sociali della regione Calabria Mario Maiolo e lo ha detto il presidente della regione Calabria Agazio Loiero, che purtroppo ha parlato di immigrati, ma ne ha parlato contro la legge Bossi-Fini, affermando che non spettava al presidente della regione parlare delle politiche nazionali. Non spetta al presidente della regione avere un'idea sulle politiche nazionali, spetta però al presidente della regione esercitare specificamente tutti i compiti che competono ad una regione.
FURIO COLOMBO. Spettava allo Stato l'ordine pubblico!
GIOVANNI FAVA. Zitto!
JOLE SANTELLI. C'è difficoltà nei fondi e sulle politiche dell'integrazione, ma la Calabria purtroppo è terra di confine. La Calabria, al di là della Sicilia, è la terra di confine di questa terra di confine, che è l'Italia, sul Mediterraneo. La Calabria ha la fortuna-sfortuna (purtroppo è ancora considerata una regione sottosviluppata, dico così anche se non è politicamente corretto) di avere ancora a disposizione fondi europei enormi in termini di gestione di risorse.
Tuttavia, la regione Calabria non si è messa d'accordo su come utilizzarli e anche i fondi europei sull'integrazione non sono stati impiegati perché i bandi non sono mai partiti. Per la prima volta non abbiamo un problema di risorse per il Mezzogiorno, ma di risorse del Mezzogiorno che lo stesso non è in grado di gestire. Questo è accaduto drammaticamente nella regione Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allo Stato compete la gestione dell'ordine pubblico. Ricordo e ribadisco ai tanti che hanno parlato sul caso di Rosarno che forse lo hanno fatto con poca cognizione anche geografica. Infatti, Rosarno non è un paese isolato nel mare o nelle montagne calabresi, ma purtroppo è una delle cittadine più sottoposte a controllo e su cui i fari dell'ordine pubblico sono più accesi. Rosarno è il paese che confina con Gioia Tauro e su quella zona c'è il più alto contingente, in termini numerico-statistici, di presenza delle forze dell'ordine, tanto di Polizia quanto di Carabinieri. Pertanto, prima di parlare, forse è necessario dare almeno una lettura alla carta geografica dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vi ringrazio e mi auguro che, al di là di quella che può essere una drammatica polemica politica, che non dovrebbe esservi, da oggi in poi tutti quanti ci mettiamo attorno a un tavolo, come ha detto il Ministro Maroni, ma non con gli occhi alle elezioni regionali per dire che è colpa del Governo e della legge Bossi-Fini, ma con gli occhi di ciò che è stato fatto, perché dopo cinque anni di Governo non si può dire: «Noi in Calabria non c'entriamo niente» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Chi esercita il potere per cinque anni si assume anche le precise responsabilità di ciò che per cinque anni ha compiuto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ANDREA LULLI. È da dieci anni che governate!
LUDOVICO VICO. Dove erano i prefetti?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, nel ringraziare il signor Ministro per la ricostruzione dei fatti relativi all'attentato del 3 gennaio alla procura generale di Reggio Calabria e per l'esposizione dei primi risultati delle attività investigative ancora in corso, desidero innanzitutto esprimere la solidarietà del Partito Democratico ai magistrati e alle forze dell'ordine del distretto di Reggio Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Angela Napoli).
È fondamentale al più presto capire perché la bomba è stata messa davanti alla procura generale e soprattutto capire perché in questo momento, e inoltre comprendere e fare piena luce su tutte quelle dinamiche, signor Ministro, che continuano a legare imprenditoria, criminalità, massoneria e politica.
Ai messaggi mafiosi bisogna rispondere subito con forza, ma soprattutto con la coerenza delle parole e delle azioni, evitando di lasciarli passare come un assalto generico alle istituzioni. Bisogna però smettere di affrontare questo problema vissuto in primo luogo come dramma sulla Pag. 39pelle dei calabresi come fosse soltanto un problema di ordine pubblico di questa regione. Almeno partiamo da un dato e mi sembra che il Ministro lo abbia accennato: il fatto che la 'ndrangheta, la sua forza economica, il suo radicamento, la sua capacità imprenditoriale siano finora state sottovalutate. La 'ndrangheta è un problema nazionale e internazionale e poi è anche storicamente un problema della Calabria. Noi vorremmo sentirle dire queste parole, signor Ministro. Non si può approcciare il problema solo quando ormai i fatti sono avvenuti, il giorno dopo, solo attraverso decreti-legge o task force o desk.
L'invio di 121 uomini delle forze dell'ordine e di sei magistrati in Calabria può essere una notizia buona in sé, positiva, ma noi riteniamo che sia una goccia nell'oceano, se si considera il fatto che ai nostri magistrati e ai nostri operatori della sicurezza si forniscono armi spuntate per contrastare una holding internazionale chiamata 'ndrangheta che si conferma un'assoluta emergenza nazionale. Tale incremento di risorse sul territorio è una soluzione tampone, priva di strategia, se si prende atto che le forti riduzioni di spesa previste e confermate anche nell'ultima manovra finanziaria per il comparto sicurezza ostacolano e ostacoleranno sempre di più la piena attuazione di politiche di contrasto alla criminalità organizzata, impedendo l'effettivo accertamento dei reati e l'identificazione dei colpevoli, in palese contraddizione con quanto asserito da lei e da questo Governo.
I gravissimi tagli, negati negli annunci ma confermati dai fatti, sommati alle risorse finanziarie inadeguate per i rinnovi contrattuali delle forze del comparto sicurezza, sono il problema che ora va affrontato con onestà intellettuale e responsabilità politica. Alle parole devono appunto seguire decisioni prive di contraddizioni. Ciò significa che il Governo deve essere coerente tra annunci e reali interventi, significa aggredire strutture e patrimoni della 'ndrangheta e disvelare il sistema delle relazioni esterne di cui essa si avvale: la complicità della cosiddetta zona grigia, come si chiama a Palermo la borghesia mafiosa.
Secondo il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, loro vogliono trattare con lo Stato. Di fronte a questa ipotesi, di fronte alla sfacciata pretesa di poter aprire trattative, come se a misurarsi fossero due Stati sovrani, di fronte alle soluzioni sbrigative, è urgente attuare un'attenta analisi dell'aspetto legislativo, dalla legge sulle intercettazioni a quella sul processo breve. Consideri, Ministro, che sono queste le armi spuntate che state fornendo alla giustizia italiana, in quello che sembra essere solo un primo avvertimento lanciato dalla 'ndrangheta allo Stato e che ricorda molte tragiche stagioni già vissute.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Noi vorremmo che a questo punto ci fosse coerenza tra annunci e azioni. Quando si tocca lo strumento investigativo delle intercettazioni si tocca uno strumento necessario e vitale per la lotta al crimine e alla 'ndrangheta. Spesso - lo sa bene il Ministro - il reato associativo emerge solo nel corso delle indagini su un altro tipo di reato. Quando si riduce a due anni il processo e si applica tale riduzione ai reati di mafia, è impossibile fare una vera lotta alla 'ndrangheta e alla criminalità.
Signor Ministro, lei ieri in Senato ha detto che lo Stato c'è e non darà tregua alla 'ndrangheta. Le vogliamo credere, ma allora le facciamo alcune proposte: innanzitutto l'approvazione delle norme contro l'autoriciclaggio, oggi non previsto come reato, da equiparare invece alla fattispecie di riciclaggio; la riformulazione dell'articolo 416-bis del codice penale, inserendo formalmente la 'ndrangheta tra le organizzazioni succitate (ad oggi non c'è); la rapida calendarizzazione del nostro disegno di legge sull'assegnazione alle procure dei magistrati di prima nomina per sopperire ai vuoti di organico; l'immediata istituzione, come lei ha detto, dell'agenzia nazionale dei beni confiscati, ma nel contempo Pag. 40la cancellazione della norma della vendita all'asta dei beni confiscati alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per quanto riguarda gli appalti chiediamo l'estensione dei protocolli per la legalità; con essi c'è l'obbligo per le prefetture di acquisire informazioni antimafia sul conto delle imprese che si aggiudicano le gare, anche di quelle che hanno sede al di fuori della provincia di competenza.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Ministro, direi che ci si può confrontare da responsabili dirigenti politici su questo e si deve in ogni caso rispondere alle richieste fatte anche ieri dall'Associazione nazionale magistrati: il riequilibrio tra uffici requirenti e uffici giudicanti. Se lo Stato c'è, lo dimostri ascoltando le richieste delle forze d'ordine e della magistratura, cioè di coloro che sono in prima linea nella lotta contro la criminalità organizzata. Se ciò non verrà fatto, questo Governo non avrà la credibilità per dare vera battaglia alla criminalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.
LIVIA TURCO. Signor Presidente, i fatti di Rosarno sono quelli che lasciano il segno in una popolazione. Come ha detto autorevolmente il Presidente della Camera, a Rosarno è mancata la legalità e la solidarietà. Nei confronti di fatti come quelli di Rosarno la politica deve parlare il linguaggio della responsabilità.
Noi abbiamo parlato, e parliamo, il linguaggio della responsabilità, per questo ringraziamo le forze dell'ordine che sono state presenti, l'amministrazione del Ministero dell'interno e anche lei, Ministro, che qui ci ha riferito in modo dettagliato.
Però, lo stesso senso di responsabilità ci induce a dire che ci dispiace, signor Ministro, che lei abbia usato qui i toni della propaganda politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché non è possibile che quando le cose vanno male e ci sono dei problemi è tutta colpa delle regioni, mentre quando le cose vanno bene è tutto merito del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Gli ispettorati del lavoro, gli uffici del lavoro e l'ISPESL cosa sono, se non uffici del Ministero del lavoro? Cosa hanno fatto giorno per giorno i prefetti, le forze dell'ordine che non soltanto nel momento dell'emergenza, ma ogni giorno devono combattere il lavoro nero e l'illegalità?
A proposito di evitare la propaganda e di agire con senso di responsabilità, esprimo la mia vicinanza, il mio elogio a quella Calabria martoriata che, nonostante le difficoltà, attraverso i suoi cittadini è riuscita a costruire esperienze egregie di integrazione, che lei avrebbe dovuto citare. Le hanno realizzate da soli, senza i suoi fondi, le hanno fatte con la legge regionale; quindi, per favore, la smetta con i toni della propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Inoltre, anche noi vogliamo i fatti. Vogliamo dei fatti perché si prosciughino questi bacini della schiavitù, vogliamo dei fatti contro il caporalato. Signor Ministro, noi siamo disponibili, e lo faremo domani con il segretario Bersani che andrà a Rosarno, in Calabria, a presentare delle proposte per combattere il caporalato e il lavoro nero perché non è vero che già tutto è contenuto nella «mitica» legge Bossi-Fini...
GUIDO DUSSIN. Dillo a Loiero!
LIVIA TURCO. ... e poi utilizzate tutti gli strumenti che consentano l'ingresso regolare per lavoro.
Sempre a proposito di fatti, è un fatto l'irregolarità che esiste nel nostro Paese per colpa delle vostre norme farraginose che non consentono l'ingresso regolare per lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei, Ministro, non venga qui a tirarci fuori la storia della legge Bossi-Fini che avrebbe introdotto l'ingresso collegato al permesso per lavoro e a dirci che addirittura la Spagna sta Pag. 41imparando da noi, perché la prima normativa che ha introdotto l'ingresso per lavoro è stata la legge Martelli e poi c'è stata la nostra legge che lo ha perfezionato e che non avete potuto abrogare! Lei parla dello sponsor, ma lo sponsor è solo uno strumento che dovreste riproporre perché non noi, ma i datori di lavoro, tutti i datori di lavoro dicono quanto sia difficile l'ingresso regolare per lavoro. È un fatto che richiede delle risposte!
Così come, l'ultimo fatto, se mi consente, che è l'emblema del federalismo scaricabarile, ce lo fornite proprio con riferimento alle politiche di integrazione. Lei lo sa, signor Ministro, perché glielo hanno chiesto nella conferenza che avete fatto a Milano, che tutti i sindaci, di centrodestra e di centrosinistra, le hanno detto: non lasciateci soli nei confronti delle politiche di integrazione. Invece voi in tutte le vostre leggi finanziarie, in modo puntuale, avete cancellato i fondi per le politiche di integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Allora non ci guardi con sufficienza, signor Ministro, perché abbiamo governato e sappiamo quanto sia difficile la materia. Vi lanciamo, dunque, la sfida: presentate subito - finalmente - un piano nazionale per le politiche di integrazione che parta dalle situazioni da bonificare, ma che riguardi tutto il Paese perché anche il Veneto, anche Torino, anche l'Emilia Romagna, anche la Toscana, dove ci sono splendide esperienze di integrazione, sono realtà che non possono essere lasciate sole.
C'è un'Italia della convivenza, un'Italia straordinaria di cui non si parla mai, noi saremo accanto a questa Italia della convivenza, le daremo coraggio, forza e sollecitiamo lei e il suo Governo a dare coraggio e forza anche a questa Italia della convivenza perché altrimenti non combatterete la clandestinità e la paura, ma continuerete a prendere in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la puntuale informativa. Come gruppo della Lega Nord la preghiamo di ringraziare anche le forze dell'ordine che in questo periodo stanno dimostrando, sotto questo Governo...
TERESA BELLANOVA. Le ronde!
RAFFAELE VOLPI. Vedete colleghi, compreso l'onorevole Colombo, noi viviamo nella realtà, non in un mondo parallelo come voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio anche trasmettere la solidarietà di questo gruppo politico e di tutto il movimento a quella magistratura che fa il suo lavoro in prima linea e che si occupa di cose serie e non di fare politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Mi pare estremamente opportuno, peraltro, il ricongiungimento in unica informativa di questi due fatti, quello di Reggio Calabria e quello di Rosarno. Lei ha illustrato con estrema chiarezza il lavoro svolto e l'impegno costante del Governo, i numeri che si riferiscono al lavoro di questo anno, che ha portato allo Stato una parte di quel patrimonio che era delle associazioni mafiose. Questo risultato è estremamente importante e noi non accettiamo che si dica che lo Stato non c'è. Chi dice che lo Stato non c'è usa un vecchio alibi mafioso, perché ha paura di riconoscere lo Stato, non lo vuole riconoscere e gli fa comodo che lo Stato non ci sia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ci dispiace che, purtroppo, si parli sempre di queste cose relative ad alcune determinate zone. Allora, voglio rispondere immediatamente alla collega Livia Turco dicendo agli amici che conosco, anche del centrosinistra, che in alcune determinate zone bisogna selezionare una classe politica e non si venga qui a farci lezione perché lì è mancato lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Colleghi, non è mancato lo Pag. 42Stato, bensì la politica locale, la provincia, la regione, i sindacati! È il posto delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Quindi, la politica si fa con la responsabilità e non con le mere parole dette in questo luogo così importante, che dovrebbe farci riflettere tutti, senza venire qua a fare degli spot elettoralistici come quelli che ho sentito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voglio dirvi, inoltre, che sono rimasto stupito, onorevole Colombo, nel guardare in questi giorni la televisione dove c'era qualcuno che diceva ancora: la 'ndrangheta qui non c'è. Questa è la responsabilità di un luogo? Non penso che sia razzismo, assolutamente.
FURIO COLOMBO. No, affatto...
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, io devo avere un dialogo con l'onorevole Colombo?
PRESIDENTE. No, lei deve rivolgersi al Presidente.
RAFFAELE VOLPI. La ringrazio.
In ordine alle responsabilità - che lei non ha, onorevole Colombo, perché è all'opposizione - parlo anche di risorse e di ciò che prima è stato citato anche dalla collega Santelli. Credo che fare una scelta importante, come quella di affermare che uno Stato c'è, vuol dire anche che il territorio deve riconoscere lo Stato. C'è, infatti, uno Stato formale che non è e non può essere semplicemente quello del Governo, ma deve esserci una politica locale che riconosce lo Stato in un momento in cui il territorio, come è stato previsto, diventa la forma di interfaccia con le politiche che bisogna fare. Noi non pensiamo che una parte d'Italia sia tanto diversa da quella in cui noi viviamo, tuttavia in questi giorni ho sentito dei commenti dove si parlava della necessità dei lavoratori extracomunitari. È vero, ma lavoratori e non schiavi. Nelle campagne venete, lombarde e piemontesi si fa la raccolta dell'uva e di altri prodotti agricoli: a lavorare ci vanno anche gli studenti e i disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ciò accade in regioni dove non c'è il 18 per cento di disoccupazione e si usano solo gli schiavi per raccogliere gli agrumi! Questa è la realtà e, allora, visto che non tutti potremo andare a lavorare in banca, penso che anche in quelle zone forse rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare, dando l'esempio che lo Stato non è solamente una cosa effimera, ma una istituzione alla quale partecipare anche con il lavoro e con la buona volontà, sarebbe un buon esempio per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, credo che tutti quanti stiamo perdendo l'occasione per riflettere serenamente su quanto è accaduto a Reggio Calabria e a Rosarno. Mi rivolgo anche al signor Ministro dell'interno: se noi riuscissimo per il momento a sottrarci al clima, alle suggestioni o ai condizionamenti elettorali, questo sarebbe un servizio reso alla verità e alla ricerca delle verità, ma sarebbe anche uno strumento per porre in atto ed innescare, a mio avviso, l'esigenza di portare avanti un'azione forte di contrasto alle ingiustizie e alla criminalità.
Signor Ministro, non credo che sulla vicenda di Rosarno si possa impiegare la nostra intelligenza semplicemente con approcci molto generici e non stringenti. Non è in discussione alcuna norma, ma sono in discussione temi e problemi che riguardano l'uomo, i diritti fondamentali dell'uomo in una vicenda e in una situazione che tutti quanti conoscevano. Non credo che quello dello scaricabarile sia un gioco appetibile, né per il Ministro dell'interno né per nessuno, e ritengo che ognuno abbia responsabilità, e le responsabilità possono essere anche della regione e del Governo. Questi soggetti lavoravano in nero e sottocosto nella produzione dei Pag. 43mandarini, ma ci sono organi dello Stato preposti al controllo di tutto questo, ci sono le prefetture. Tutti conoscevano le condizioni igieniche in questi capannoni dell'ex opera Sila, in condizioni di disperazione subumana.
Signor Ministro, non credo che ci sia l'occasione per un trionfalismo. Qualcuno di noi ha affermato che lo Stato non c'è: è vero. Non c'è in termini di controllo, per il rispetto dei diritti sanitari ed umani. Poi c'è stata l'esplosione, che sicuramente non supporto, ma riconosco che c'era una miscela, un esplosivo covato da vent'anni. Signor Ministro, ne parliamo da diciotto-vent'anni, non da ieri: il riferimento temporale è questo, perciò non capisco la frenesia di metter su argomentazioni che non vanno nel segno e non ci aiutano a capire. Inoltre, si tratta di un territorio di criminalità: tutta l'attività intersociale ed economica in quel territorio è legata profondamente alla criminalità organizzata e ne è condizionata e controllata. Non doveva essere solo la regione a controllare, perché ci sono le istituzioni dello Stato che devono controllare. Anche i magistrati devono controllare.
Signor Ministro, nel porto di Gioia Tauro il 98 per cento del traffico è in mano alla criminalità organizzata. Non c'è stata mai un'azione seria di indagine all'interno del porto di Gioia Tauro. Certo, le normative riguardanti l'immigrazione vanno modificate: non è un problema di tolleranza o di intolleranza.
L'intolleranza deve essere rivolta alle ingiustizie e alla compressione dei diritti umani. Lei ha detto che sono diminuiti gli sbarchi. Si riferisce ovviamente allo sbarco via mare dalla Libia, che però rappresenta soltanto il 10 per cento. Lei fa riferimento a tanti appuntamenti e a traguardi raggiunti e rispettati da parte del Governo, ma ritengo che ci siano molte riflessioni da fare in questo particolare momento, perché in quel territorio lo Stato certamente non è stato e non è presente, al di là dei successi che lei ovviamente ha elencato. Qualcuno di noi potrebbe anche pensare che ormai è tutto fatto, che c'è un lungo percorso, una direttrice di marcia che ci rassicura, ma io, signor Ministro, non sono rassicurato affatto e non mi rassicura affatto la bomba di Reggio Calabria.
Lei, ma anche molti di noi, certamente non io, forse aveva pensato che la mafia fosse ormai scardinata, che la 'ndrangheta fosse in crisi, in difficoltà. Poi lo scossone della bomba di Reggio Calabria ci ha riportato alla realtà, così come ha fatto la situazione di Rosarno. Infatti, se non ci fosse stata l'esplosione della vicenda di Rosarno, lei non sarebbe venuto in Parlamento, non avrebbe evidenziato al Paese quello che c'è e c'era a Rosarno. Queste sono manifestazioni di una insufficienza della presenza dello Stato. Signor Ministro dell'interno, lei ha fatto anche riferimento ai successi della sezione catturandi, ma stiamo attenti perché molte catture sono frutto di cedimenti o di «lasciti» delle organizzazioni, di cui alcuni catturati fanno parte. Questo lei lo sa, signor Ministro. Quando ci sono maggioranze e cambiamenti di rotte e si cambia l'amministratore delegato, anche se latitante, lo si consegna alle forze dell'ordine. Questo si sa, signor Ministro. Ma c'è un altro aspetto per quanto riguarda la bomba negli uffici giudiziari: ci sono centoventuno uomini per indagare. Ma ci voleva la bomba di Reggio Calabria davanti agli uffici giudiziari per integrare e rimpinguare la mobile di Reggio Calabria? Ci voleva la bombola di gas innescata col tritolo? Ma lei lo sa, signor Ministro, che ad esempio a Crotone ci sono solo un procuratore ed un sostituto procuratore? Ritengo che bisogna esprimere solidarietà ai magistrati e alle forze dell'ordine, ma siccome non sono un ipocrita debbo dire che non ho ben compreso perché qualche magistrato ed anche il procuratore generale della Repubblica di Reggio Calabria, che io stimo, dice che vi è stato un atto dimostrativo, perché è cambiato il clima all'interno della procura generale presso la Corte d'appello di Reggio Calabria.
Allora, quale era il clima precedente? Ma perché qualcuno oggi dice che nelle seconde istanze ad alcuni mafiosi sarebbero state ridotte le pene che erano state Pag. 44erogate in prima istanza? Dobbiamo capire quali sono questi processi addomesticati o questa elargizione. Vogliamo capire il perché di questa reazione a questo clima e quale era il clima precedente. Bisogna avere un minimo di chiarezza, altrimenti le indagini non vanno avanti. Noi ci fermiamo alla solidarietà alle istituzioni, ma questo sta a significare che lo Stato è mancato.
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la prego di concludere.
MARIO TASSONE. Perché quando qualcuno mi dice che questa seconda fase - sto concludendo, signor Presidente - è una fase nuova rispetto al lassismo di prima, voglio sapere se il lassismo ha dei responsabili con nome e cognome, e quali sono state le criminalità organizzate protette da parte di alcuni magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!
Ritengo che noi dobbiamo andare avanti in questa maniera, con la speranza che l'impegno da parte del Ministro della giustizia sia mantenuto, e questi magistrati, che sono pregati a volte di andare, anche con l'incentivo (si è dimenticato di dire che Reggio Calabria è stata indicata come sede disagiata)...
PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.
MARIO TASSONE. Perché dobbiamo pregare i magistrati di venire, quando invece le forze dell'ordine sono comandate a venire: questa è una grande anomalia, sintomo dell'incertezza e della difficoltà dello Stato, che mi auguro possano essere superate (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha esordito dicendo che la migliore risposta dello Stato è stata quella dei 17 arresti di ieri e dei 27 in corso oggi: signor Ministro, la migliore risposta dello Stato è prima, non dopo; la migliore risposta dello Stato è quella di impedire che fatti come quelli di Rosarno si verifichino, non di intervenire dopo!
Per tre giorni, vi è stata a Rosarno la sospensione dello Stato di diritto e della legalità, e lei non può togliersi il problema e fare lo scaricabarile, e darne la colpa a qualche centinaia di poveracci disgraziati che stavano in quel posto nelle condizioni in cui stavano, o alla regione, perché lei deve assumersi per primo la responsabilità politica! La verità è che i successi di cui si parla, e del cui merito lei cerca di appropriarsi, vanno principalmente ascritti alle forze dell'ordine che sono su quel territorio, che stanno in trincea e in prima linea insieme ai magistrati, e non a caso sono loro che sono stati i primi ad essere colpiti; e non è merito di chi siede nel Ministero qui a Roma.
Ed allora vorrei dire che vi sono dati drammatici che vanno ricordati. Va ricordato un rapporto terrificante, se volete, di Medici senza frontiere, che dice: il 72 per cento degli immigrati impiegati in agricoltura in quelle zone è privo di permesso di soggiorno; il 65 per cento degli immigrati stagionali vive in strutture abbandonante; il 55 per cento dorme per terra, e il massimo che percepisce sono 25 euro al giorno quando va bene. Il 64 per 100 di essi non ha accesso all'acqua potabile, il 62 per cento non ha accesso ai servizi igienici, e nella più totale mancanza di igiene contraggono infezioni all'apparato respiratorio (13 per cento), che portano a gravi complicazioni polmonari, a malattie osteomuscolari (22 per cento), a pesanti gastriti, ed in molti casi a scabbia e tubercolosi. Il 75 per 100 di quei poveracci non accede ai servizi sanitari di base; il 71 per cento non ha tessera sanitaria, e non va a cercare l'assistenza, perché la paura di essere denunciati e l'assenza di ambulatori che applichino il codice STP in molte regioni impedisce loro di ricorrere ai servizi pubblici.
Signor Ministro, la verità allora è che in Italia vi sono tante discariche di rifiuti Pag. 45urbani abusive, ma vi sono purtroppo tante discariche di esseri umani; e voi avete trattato meglio le discariche di rifiuti urbani di quanto non abbiate saputo fare con le discariche di esseri umani che sono presenti nel nostro territorio.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO BORGHESI. Ed è quindi su questo che vi sono le responsabilità del Ministero! Ed il fatto di ieri, di fronte a tale questione, di non saper dare nemmeno a questa gente, a queste persone, a quelle regolari che sono più di 4 milioni in Italia, l'aspirazione alla cittadinanza, l'aspirazione a vedere che i propri figli, nati qui e che vivono con italiani, siano italiani per il diritto di suolo, è una risposta sbagliata, ed è una risposta che potrà portare solo altre cento e mille Rosarno nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, la bomba a Reggio Calabria ci porta ad esprimere la nostra piena solidarietà a tutti quei magistrati e alle forze dell'ordine, quelli sì protagonisti della lotta contro la criminalità organizzata, quelli sì che contrastano la criminalità organizzata spesso senza gli strumenti idonei, spesso senza che questo Governo supporti la loro azione.
È vero, Ministro, lei ha dato i numeri questa mattina, ha detto quanti sono i beni sequestrati e ha detto quante sono le azioni che sono state svolte, non da lei ovviamente ma - lo ribadiamo - dai magistrati e dalle forze dell'ordine.
Vi è un problema però: accanto a questo avete approvato delle norme come lo scudo fiscale, da un lato, che ha fatto rientrare dall'estero i soldi illecitamente realizzati dalla mafia e, dall'altro lato, la possibilità di vendere i beni confiscati. Ministro, non è soltanto mandando 121 nuovi agenti e forze dell'ordine in Calabria (ben vengano!) o sei magistrati in più (ben vengano!) che si risolve il problema; ma è anche delegittimando, così come avete fatto voi, non dando i mezzi alle forze dell'ordine e alla magistratura, e vanificando, come avete fatto voi, la loro azione (con lo scudo fiscale e la vendita dei beni confiscati) che si mette totalmente in discussione la lotta alla criminalità organizzata che stanno svolgendo magistratura e forze dell'ordine.
Ministro, vada lei con gli amici della Lega ad acquistare i beni residuali dopo che non saranno stati richiesti, quando salendo le scale qualche mafioso la avvicinerà e le dirà che forse è meglio non richiederli. Vada lei, Ministro, non chieda agli altri di fare quello che ovviamente nessuno è in grado di fare: solo una legge poteva farlo e voi lo avete fatto!
Vede, non sarà forse la vostra azione, l'azione di criminalizzazione di alcuni PM che lottano e lavorano con forza sul territorio che ha portato la mafia ad intervenire in questo modo, in maniera così plateale. Ministro, sembrano i giorni della morte di Falcone e della morte preannunziata di Borsellino: lo sapevano tutti e lo Stato non intervenne, morirono lo stesso. A me pare che in Calabria come anche in Italia il clima sia lo stesso.
I fatti di Rosarno, Ministro, sono strettamente collegati. Lei dice che sono al vaglio della magistratura e delle forze competenti. Le leggo un articolo: «Due immigrati feriti a colpi di pistola, rivolta degli extracomunitari a Rosarno. Due lavoratori extracomunitari sono stati feriti a colpi di pistola a Rosarno, Reggio Calabria, in contrada Focolì, uno dei due è molto grave. Subito dopo, 350 stranieri impegnati in lavori agricoli nella zona si sono radunati per protestare perché convinti che i loro amici fossero morti».
Ministro, non è la cronaca di questi giorni, è un articolo de la Repubblica del 12 dicembre del 2008, del 2008! Giusto un anno fa è accaduto esattamente lo stesso episodio e lei, Ministro, già nel 2008 era intervenuto ed aveva commissariato il comune di Rosarno: dopo l'arresto del sindaco di centrodestra, lei aveva messo a Pag. 46guidare il comune di Rosarno un commissario prefettizio, il prefetto Domenico Bagnato, un viceprefetto, Francesco Campolo, un dirigente, Rosario Fusaro. Ministro, le relazioni trimestrali che dovevano esserle rivolte le ha lette? Sono intervenute? Ministro, lei sa e lei sapeva, il Governo sa e il Governo sapeva, e non ha fatto niente.
PRESIDENTE. Onorevole Messina, la invito a concludere.
IGNAZIO MESSINA. Non ha fatto niente così come niente hanno fatto le istituzioni che dovevano intervenire. Ciò ripugna, Ministro, noi vorremmo conoscere le relazioni che sono state fatte dal commissario: se non le hanno rappresentato la questione di Rosarno rimuova quei commissari oppure se lei sapeva, Ministro, è omissivo e connivente, e questo noi dobbiamo denunziarlo con forza!
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Connivente con la 'ndrangheta ci sarà lei! Lei non può dire queste cose! Si vergogni!
IGNAZIO MESSINA. Ci smentisca per favore, Ministro, non si indigni, ci smentisca!
RENATO CAMBURSANO. Non si arrabbi, lei è già intervenuto, Ministro!
PRESIDENTE. Onorevole Messina!
IGNAZIO MESSINA. Io ho ascoltato i suoi numeri senza fiatare...
RENATO CAMBURSANO. Lei è già intervenuto, Ministro, la abbiamo già ascoltata!
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Si vergogni!
IGNAZIO MESSINA. Mi vergogno io!
PRESIDENTE. Onorevole Messina, concluda!
IGNAZIO MESSINA. Mi vergogno io anche della distinzione che voi fate tra negri del Nord e negri del Sud. Prima c'erano i meridionali, ora ci sono i negri del Nord e del Sud! Guardi, la popolazione è la stessa, i cittadini sono gli stessi ed hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Ci vuole un Governo che li faccia rispettare, non ci vuole repressione, ci vuole prevenzione, Ministro. Le dico che a Pozzallo, ad Avola, a Castel Volturno, a San Nicola Varco, in provincia di Salerno ci sono le stesse situazioni.
Intervenga, Ministro, prima di leggerlo sul giornale, perché finiremo di nuovo per leggere sul giornale che lei è andato lì per reprimere. Con 200 mila euro, Ministro, probabilmente non ci paga nemmeno la benzina della sua macchina.
PRESIDENTE. Onorevole Messina, deve concludere.
IGNAZIO MESSINA. Altro che creare condizioni di vita normali per chi, extracomunitario e non, in questo Paese vive in condizioni di indigenza e di stato di bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Messina, credo che l'espressione da lei usata che alludeva alla connivenza con l'ndrangheta rivolta al Ministro dell'interno sia all'interno della foga e nel contesto dell'intervento che ha svolto...
IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ho detto semplicemente che vi sono delle relazioni trimestrali dei commissari prefettizi, e quindi il Ministro o le ha lette e sapeva che vi erano queste situazioni a Rosarno già dal 2008, o non lo sapeva.
PRESIDENTE. Bene. Ha spiegato la ragione. Vi è stata l'opportunità da parte Pag. 47dell'onorevole Messina di chiarire esattamente quello che voleva dire. La ringrazio. Abbiamo evitato uno spiacevole equivoco.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, noi la ringraziamo per la sua relazione dettagliata e soprattutto perché finalmente ci ha detto che è all'esame del Consiglio dei ministri il piano straordinario antimafia già più volte annunciato dal mese di agosto. Purtroppo finora si è perso tempo sia in materia di sicurezza sia in materia di lotta e contrasto alla criminalità organizzata, ponendo in essere provvedimenti che riguardavano le ronde o affollando le Commissioni Giustizia di Camera e Senato con provvedimenti relativi alle leggi ad personam. Ci fa piacere capire che, finalmente, si è preso atto di quella che non è da considerare un'emergenza nel nostro Paese, e in particolare in regioni come la Calabria; si tratta, infatti, di un problema che va affrontato concretamente con senso di responsabilità che non attiene all'emergenza, dal momento che si trascina in Italia da anni. Vorremmo che anche in questo caso si guardasse non alla pagliuzza ma alla trave che è nell'occhio del Governo, nel senso che il problema non consiste nel dire: ecco i fatti di Rosarno sono legati esclusivamente ad un problema di mancanza di integrazione. Anche lì c'è lo zampino della criminalità organizzata. Non bisogna essere ipocriti e scindere le due cose. Il territorio italiano è tutto infestato dalla criminalità organizzata e non si può fare anche in questo frangente l'errore di lottare contro la criminalità organizzata semplicemente, rafforzando le misure con forze di polizia (sono ovviamente provvedimenti occasionali), oppure istituendo, cosa pure importante, un'agenzia straordinaria nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati. Noi riteniamo che si debba affrontare il problema per una volta seriamente, rendendoci conto che certe situazioni sono cristallizzate da anni, che non si può focalizzare l'attenzione adesso soltanto in una regione e fare lo stesso errore che è stato fatto nei primi anni Novanta, quando si concentrò l'azione dello Stato esclusivamente in Sicilia, facendo in modo che camorra e 'ndrangheta si sviluppassero nel resto del Paese e attecchissero con rami e radici profonde.
D'altronde, signor Ministro, noi crediamo nella sua buona fede; certo, siamo meno convinti del senso di responsabilità del Governo nel suo complesso. Pensiamo che la criminalità si combatta, dotando chi l'affronta ogni giorno di strumenti efficaci e non la si premia con lo scudo fiscale. Sappiamo che, grazie allo scudo fiscale, tanti soldi, i profitti di usura ed estorsione, sono tornati e torneranno in Italia. Non la si argina con la vendita all'asta di beni mafiosi, né indennizzando i parenti stessi dei criminali. Noi Liberaldemocratici siamo stati gli unici a presentare una legge forte che impedisce a coloro che sono accusati di reati di particolare allarme sociale - come estorsione ed usura, spesso collegate alla criminalità organizzata - di ricorrere agli sconti di pena previsti dal giudizio abbreviato, per evitare che le vittime di questi gravi reati si vedano dopo poco tempo di nuovo a fare i conti con chi hanno denunciato e fatto condannare.
D'altro canto, riteniamo che il Governo non possa continuamente delegittimare l'operato della magistratura e assetare le forze dell'ordine, la polizia giudiziaria, tagliando fondi come mai era stato fatto negli ultimi anni, e poi, quando si raggiungono i risultati eccellenti (come gli ultimi in Sicilia e anche gli ultimissimi in Calabria), gloriarsi di questi risultati, attribuendoli tutti all'azione dell'Esecutivo.
Ci vuole onestà anche in questo, grande senso di responsabilità. Ebbene noi auspichiamo che questo finalmente ci sia e che non vi siano soltanto annunci, proclami e propaganda elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Pag. 48Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,48).
GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, dal momento che si è fatto tardi (è un meriggiare pallido e assorto e si fa sera!) e poiché avevo l'intenzione di sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione, non mi dilungo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Onorevole Lehner, lei ha sollecitato il Ministro del lavoro affinché dia finalmente risposta ad un'interrogazione riguardante l'affidamento in appalto dei soggiorni estivi ed i corsi di studio in favore dei figli e degli orfani di iscritti all'INPDAP. Onorevole Lehner, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.
Sull'ordine dei lavori.
ENRICO PIANETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Vorrei ricordare un grande campione sportivo. Migliaia di persone lo scorso 2 gennaio sono salite a Castellania per ricordare e rendere omaggio ad un mito dello sport ciclistico, il mito del ciclista italiano più famoso, il campionissimo che in corsa si involava agile e solitario verso il traguardo. I tanti che lo seguivano per le strade o che ascoltavano alla radio il racconto delle sue imprese si inebriavano di gioia e di entusiasmo. «Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi»: fu una frase mitica della radio di allora. Poi il 2 gennaio di cinquant'anni fa l'airone chiuse le ali e si involò verso la leggenda: una leggenda che continua ancora oggi, una leggenda di un campione ciclista che inorgoglì l'Italia di allora per le sue imprese sportive. Un'Italia che usciva da una dittatura e da una guerra persa, un popolo in ginocchio che aveva tutto contro e tutto perso, salvo la propria dignità, la speranza e la volontà di rialzarsi e di ricostruirsi. Le parole di Alcide De Gasperi alla Conferenza di pace di Parigi testimoniavano quella situazione quando disse che sentiva, al di là della personale cortesia dei delegati, che tutto era contro di lui e contro il Paese che rappresentava. Per risollevarsi era necessaria tanta volontà, tanta concordia e tanta fatica. Anche le imprese sportive di Fausto Coppi e del suo grande rivale Gino Bartali per la popolarità del ciclismo di allora contribuirono a dare coraggio alle speranze e ai sogni di tanti italiani per una rapida ricostruzione.
Coppi vinse tutto quanto c'era da vincere: giri di Italia, tour, classiche in linea, primato dell'ora al Vigorelli di Milano, campionato del mondo e così via. Indomabile in gara e anche nella vita anche contro un destino matrigno che mise a dura prova il suo carattere schivo e taciturno ma certamente forte. Un destino che lo inseguì sino a raggiungerlo ed ebbe il sopravvento in quel tragico 2 gennaio 1960 quando si spense all'ospedale di Tortona per una malattia contratta in Africa. Tortona è una città che lo ha sempre amato e che ha gioito per i suoi trionfi. Ricordo in quel 2 gennaio di cinquant'anni fa l'immensa tristezza di tutta una città che era la tristezza di un intero Paese per la tragica fine di un campione che aveva dato tanto prestigio sportivo all'Italia.
Ricordare in questa sede il campionissimo, il suo mito, la sua volontà di superare le avversità, il coraggio delle sue imprese sportive in quell'Italia di allora che, con la fatica e l'impegno di tutti riuscì Pag. 49a rialzarsi e a ricostruirsi, penso che faccia bene anche all'Italia di oggi e a tutti noi (Applausi).
Annunzio della nomina di una Commissione d'indagine ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento (ore 14,53).
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Renato Farina, intervenendo in Assemblea nella seduta dell'11 dicembre 2009 e, successivamente, con lettera del 16 dicembre 2009, ha richiesto, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, la nomina di una Commissione di indagine che giudichi la fondatezza delle accuse rivoltegli dall'onorevole Massimo Vannucci nel corso della seduta stessa.
Sussistendone i presupposti, il Presidente della Camera ha dato corso alla richiesta formulata dall'onorevole Renato Farina e ha conseguentemente nominato una Commissione di indagine, di cui ha chiamato a far parte l'onorevole Rocco Buttiglione, in qualità di presidente, e gli onorevoli Angelo Salvatore Lombardo e Giacomo Stucchi.
La Commissione dovrà riferire alla Camera entro la fine del prossimo mese di febbraio.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,55 è ripresa alle 15,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Donadi, Franceschini, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Leoluca Orlando, Pecorella, Stucchi, Urso e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
(Iniziative relative alla situazione della spesa sanitaria nelle regioni del centro-sud interessate da disavanzi strutturali - n. 3-00829)
PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00829 concernente iniziative relative alla situazione della spesa sanitaria nelle regioni del centro-sud interessate da disavanzi strutturali, (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, signor Ministro, premesso che il risanamento delle gestioni sanitarie regionali rappresenta, ormai da alcuni anni, una vera e propria priorità politica sia a livello nazionale che regionale; che la procedura di risanamento del disavanzo sanitario, disciplinata dall'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ha determinato prima la stipula di un piano di rientro e poi il commissariamento di quattro regioni, il Lazio, l'Abruzzo, la Campania e il Molise; che la regione Calabria, attraverso la stipula, il 17 dicembre ultimo scorso...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 50LAURA MOLTENI... di un piano di rientro dal disavanzo sanitario con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze, ha evitato il commissariamento ad acta e l'applicazione, dal 1o gennaio 2010, degli automatismi introdotti dalla legge finanziaria per il 2010 per il ripristino dell'equilibrio economico-finanziario regionale; premesso che il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha dichiarato, nel luglio 2009, che la decisione di commissariamento non è un'attività meramente finanziaria, ma un processo di riorganizzazione che deve consentire...
PRESIDENTE. Onorevole, lei è ancora alle premesse, ma è già esaurito il suo tempo, devo invitarla a concludere.
LAURA MOLTENI. Sì, grazie. Allora, il resto dell'interrogazione è contenuta negli atti della Camera che sono in distribuzione. In relazione ai pesanti disavanzi regionali, appartenenti principalmente alle regioni del centro-sud, per i quali sono previsti per l'appunto piani di rientro e situazioni di ripristino di equilibrio di bilancio, come interrogante chiedo di sapere quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, considerato l'andamento della spesa sanitaria nelle regioni del centro-sud interessate da disavanzi strutturali e l'esito delle verifiche svolte...
PRESIDENTE. Onorevole, è chiarissimo il contenuto di ciò che lei ha detto...
LAURA MOLTENI...sul rispetto degli adempimenti dei rispettivi piani di rientro, al fine di garantire il risanamento delle relative gestioni economico-finanziarie ed evitare nuovi finanziamenti aggiuntivi statali.
PRESIDENTE. Onorevole Molteni, ha superato di molto i tempi a disposizione. La prego di concludere.
LAURA MOLTENI. Quindi, si chiede quali misure sta adottando il Ministero.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.
FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, ringraziamo l'onorevole per la puntuale e documentata interrogazione sul tema dei piani di rientro che mi consente di segnalare alcune importanti discontinuità introdotte con il nuovo patto della salute rispetto alle precedenti procedure. Anzitutto condivido l'affermazione che la decisione di commissariamento non è un'attività meramente finanziaria, ma un processo di riorganizzazione che deve garantire una maggiore qualità delle prestazioni sanitarie sul territorio.
Quindi, le iniziative che intendiamo mettere in atto sono rivolte ad evitare che le amministrazioni regionali della sanità vengano commissariate, stimolando le amministrazioni stesse a seguire le linee e i comportamenti delle regioni più virtuose. A tal fine sono a disposizione delle regioni stesse l'AIFA e l'Agenas che, attraverso il loro supporto istituzionale, possono garantire, in accordo con la regione stessa, sia un gruppo operativo nella sede regionale composto da professionisti esterni ed interni in grado di accompagnare la regione sottoposta al piano di rientro verso il risanamento economico, sia la riqualificazione organizzativa dell'offerta sanitaria ai cittadini.
Nel caso che la regione invece non persegua con la dovuta energia e coerenza il piano di rientro concordato scattano una serie di misure coercitive ad iniziare dal commissariamento che è in capo al presidente della giunta regionale, affiancato da due subcommissari competenti nel settore economico-finanziario e sanitario organizzativo finalizzato alla realizzazione completa del piano di rientro.
Non è superfluo segnalare che il nuovo patto della salute non prevede più il fondino di accompagnamento messo a disposizione dalle altre regioni a favore di quelle col piano di rientro e che sono previsti degli automatismi piuttosto aggressivi per recuperare le somme necessarie a ripianare disavanzi creati dalle Pag. 51gestioni non coerenti delle sanità regionali che ora passo rapidamente a rammentare. Anzitutto, sono previste ulteriori misure in materia di regressione tariffaria; misure per garantire l'equilibrio economico-finanziario della specifica gestione dell'attività libero professionale intramuraria anche attraverso l'eventuale incremento delle tariffe delle prestazioni rese; misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie.
Nel contempo è prevista una scadenza più ristretta per l'adozione di misure di contenimento del personale del servizio sanitario regionale nei confronti delle regioni che hanno sottoscritto i piani di rientro. L'articolo 13 fornisce specifiche disposizioni per il mantenimento dell'equilibrio economico-finanziario, stabilendo che all'esito della verifica degli adempimenti regionali relativi all'anno precedente, nel caso di disavanzo, alla regione interessata si applicano il blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre del secondo anno successivo e il divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo.
PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di replicare.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, sostanzialmente siamo soddisfatti delle misure che il Ministro Fazio intende attuare, considerato che l'andamento della spesa sanitaria delle regioni del centro-sud è interessata da disavanzi strutturali ormai da troppi anni. Nell'attesa auspichiamo che le regioni riescano ad allinearsi ed a tornare in pareggio di bilancio al fine di garantire il risanamento delle relative gestioni economico-finanziarie ed evitare nuovi finanziamenti aggiuntivi statali.
Siamo convinti che fare bene si può ed è unicamente con il federalismo fiscale e la sua piena applicazione che si può salvare il servizio sanitario da una bancarotta in cui versano la maggior parte delle regioni del centro-sud. Si tratta di regioni attanagliate da voragini di bilancio e che hanno servizi sostanzialmente inadeguati rispetto alle ingentissime risorse finanziarie impiegate e rispetto ai bisogni e alle attese dei cittadini che lì vivono. Per i meccanismi sanzionatori introdotti dal disegno di legge della riforma fiscale chi male amministrerà causando dissesti finanziari e buchi di bilancio non solo non potrà più essere eletto in comune, in provincia, in regione e in Parlamento, ma nemmeno potrà esser nominato nelle amministrazioni di enti pubblici.
Per questo urge, signor Ministro, più che mai l'emanazione di quei decreti attuativi ai quali sta lavorando il Governo e che ci permetteranno di riferire le varie voci della spesa sanitaria ai costi standard, calibrati sulle migliori prassi in materia di acquisto di beni e servizi ed in materia di erogazione di prestazioni sanitarie, sostanziando e parametrando i segmenti articolati della spesa sanitaria in termini di costi e benefici, di qualità e di ricaduta positiva sul cittadino, sia per quanto attiene al miglioramento del quadro epidemiologico, quanto alla reale soddisfazione del paziente e dei cittadini tutti. Stiamo parlando di cittadini ai quali, lo ricordo, chi amministra dovrà rendere conto del proprio operato concretamente.
(Efficacia, costi ed eventuali rischi del vaccino contro il virus A/H1N1 ed intendimenti del Governo con riguardo alle dosi di vaccino in eccesso - n. 3-00830)
PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00830, concernente efficacia, costi ed eventuali rischi del vaccino contro il virus A/H1N1 ed intendimenti del Governo con riguardo alle dosi di vaccino in eccesso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, Ministro Fazio, alcuni mesi fa lei ha dichiarato che l'epidemia influenzale A/H1N1 presenta un tasso di mortalità più basso rispetto alla classica epidemia stagionale, Pag. 52cioè lo 0,03 per mille contro l'1 per mille. Sarebbe cioè 30 volte meno mortale.
È ovvio che esiste una contraddizione tra queste sue dichiarazioni rassicuranti e l'esigenza di fare una vaccinazione di massa. Inoltre, questi vaccini contengono degli immunoadiuvanti (tra cui il famoso squalene) e anche degli altri conservanti a base di mercurio ai quali il Governo non sembra dare importanza, ma che nel tempo potrebbero dare degli effetti collaterali molto gravi.
Tanto è vero che avete obbligato i cittadini a firmare un consenso informato che sembra più una liberatoria nei confronti delle case farmaceutiche che qualcosa che tuteli i cittadini stessi. Il vaccino non è vendibile nelle farmacie, e questo capita per la prima volta.
Con questa interrogazione parlamentare l'Italia dei Valori intende chiedere al Governo quanto sia stato realmente speso per i vaccini e per i farmaci antivirali, che cosa intende fare delle scorte di vaccino che sono rimaste inutilizzate e se il vaccino sia effettivamente innocuo ed idoneo a sconfiggere l'infezione.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.
FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Palagiano, in ordine al primo punto dell'interrogazione rendo noto che nei Paesi europei l'efficacia e l'innocuità dei farmaci in generale e dei vaccini in particolare viene formalmente garantita, come è noto, dall'ente regolatorio europeo. In particolare, il vaccino pandendemico anti A/H1N1 utilizzato in Italia è stato approvato dall'EMEA il 30 settembre, secondo un percorso che ha visto prima l'autorizzazione della variazione di ceppo nel vaccino mock-up, il parere favorevole del comitato dei prodotti per human use e i trials clinici.
In ordine al secondo punto, si osserva che, sulla base delle informazioni epidemiologiche disponibili e nel rispetto della decisione dell'Organizzazione mondiale della sanità che nel maggio scorso ha dichiarato il passaggio dalla fase 5 prepandemica alla fase 6 di allerta pandemica per fronteggiare la diffusione del virus, è stato deciso nel luglio 2009 di dover proteggere il 40 per cento della popolazione italiana per categorie prioritarie, in considerazione del rischio rappresentato dall'influenza A/H1N1.
Ricordo, onorevole Palagiano, che ogni iniziativa avviata in tale contesto risponde al principio di precauzione, in base al quale i Governi devono porre in essere tutte le iniziative intese a scongiurare potenziali, ancorché non certi, pericoli per i propri cittadini. Mi sia consentito a questo specifico riguardo un riferimento in analogia a quanto si verifica con le costruzioni ideate per i territori sismici per prevenire i danni da terremoti. Le misure adottate rispondono al principio di precauzione e mantengono la loro validità anche se poi non si verificano gli eventi sismici.
Il principio di precauzione può comunque essere interpretato in diversi modi, più o meno restrittivi. Per esempio, a fronte del 40 per cento di copertura della popolazione previsto dall'Italia, altri Paesi, quali Francia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti, hanno previsto la totale o quasi totale copertura della popolazione. L'Italia è stato il primo Paese a prendere atto delle indicazioni allora incerte per cui per la vaccinazione A/H1N1 sarebbe stata necessaria per ampie categorie di persone una sola dose di vaccino, a fronte delle due inizialmente previste, e ad annullare di conseguenza la metà degli acquisti di vaccino inizialmente previsti.
Come risultato di tutto questo, signor Presidente, l'Italia ha ordinato 24 milioni di dosi, di cui solo la metà, cioè dieci milioni, prodotti e consegnati, a fronte di 51 milioni del Canada, 94 milioni della Francia, 50 milioni della Germania, 54 milioni del Giappone, 251 milioni degli Stati Uniti e 130 milioni del Regno Unito.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Presidente, avrei ancora bisogno di 30 Pag. 53secondi, grazie. Quanto alla campagna vaccinale questa ha avuto, come è noto, scarsa adesione sia in Italia, sia in altri Paesi, ciò verosimilmente a causa del fatto che i vaccini si sono resi disponibili solo a picco influenzale iniziato e che, mi sia consentito di dirlo, fortunatamente il decorso clinico del primo picco dell'influenza è stato particolarmente mite, il che ovviamente ha scoraggiato la popolazione a vaccinarsi.
A questo punto esistono chiaramente dei surplus di vaccini attualmente inutilizzati in tutti i Paesi industrializzati, ma è anche vero che, come risulta dai dati sopra riportati, l'Italia è di gran lunga il Paese del G7 (ovvero i Paesi del G8 esclusa la Russia) con le scorte vaccinali pro capite più basse. Ciò premesso occorre segnalare che le pandemie sono per loro natura imprevedibili e al primo picco pandemico fanno seguito sovente un secondo e un terzo picco, le cui caratteristiche cliniche possono essere diverse per severità e complicazioni. Pertanto non si può escludere un ulteriore picco, per cui appare indispensabile mantenere ancora la disponibilità di scorte adeguate di vaccino.
Quanto ai costi, il costo previsto per l'acquisto di 24 milioni di vaccini è di 184 milioni di euro, di cui ricordo solo dieci milioni sono stati consegnati. Tuttavia, il costo complessivo della campagna vaccinale potrà essere valutato solo a consuntivo e potrebbe risultare ben inferiore a tale cifra, anche perché il Governo sta valutando una serie di ipotesi che possono garantire un congruo utilizzo degli impegni presi dal Governo per contrastare la pandemia A/H1N1.
PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di replicare.
ANTONIO PALAGIANO. La ringrazio, signor Presidente. Ministro, ancora una volta l'Italia dei Valori non è soddisfatta di questa sua risposta perché lei ha risposto in una maniera piuttosto generica e poco rassicurante. In ordine a questa vaccinazione di massa esistono ancora delle ombre, dei misteri e dei sospetti. Ministro, le sottopongo un ragionamento. In Australia, dove non è stata adottata la vaccinazione, si è conclusa la stagione invernale (adesso in Australia è estate) e ci sono stati soltanto 187 decessi, e l'Australia non ha adottato alcuna forma di misura precauzionale, nessuna forma di vaccinazione.
In tutto il territorio americano l'FDA ha vietato i vaccini a base di squalene e questo è molto singolare. Così come è scandaloso che in Germania si siano importati due tipi di vaccini: uno per i politici, per i Ministri e per gli ufficiali dell'esercito, un altro per i cittadini. I vaccini per i cittadini contenevano gli immunoadiuvanti, invece quelli per la «casta» non li contenevano: questo è davvero scandaloso, caro Ministro!
Inoltre - completo la mia argomentazione - se il vaccino che non contiene immunoadiuvanti è inutile, non capisco il ragionamento, per cui delle due l'una: o non serve o l'immunoadiuvante è tossico. In realtà, non avete saputo rispondere a questa richiesta che abbiamo avanzato, o non lo sapete neanche voi oppure state nascondendo degli interessi da parte delle aziende farmaceutiche che si sono arricchite con questa epidemia. Esistono precedenti, Ministro: mi riferisco alla vecchia campagna antinfluenzale contro l'epidemia del 1976 che si è rivelata inutile, a tutti gli allarmismi legati alla Sars, all'antrace, e lei lo sa bene.
Quindi, purtroppo, oggi viviamo in un clima in cui bisogna valutare bene i rischi della vaccinazione. Per questa ragione, credo che, così come ha fatto la Francia e stanno facendo l'Olanda e la Germania, che stanno cercando di dismettere tutte le quote accantonate di vaccino, anche noi dovremmo fare lo stesso in un periodo di crisi in cui le famiglie italiane non arrivano alla terza settimana.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO PALAGIANO. Ritengo, Ministro, che ce ne sia abbastanza per avviare un'indagine parlamentare a livello europeo volta a chiarire quali siano gli influssi delle case farmaceutiche sui ricercatori e Pag. 54sui Governi di tutto il mondo per quello che si è rivelato un inutile spreco di denaro pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Scusate la mia insistenza sui tempi, ma voi sapete che sono rigorosamente contingentati anche in funzione della trasmissione della seduta stessa.
(Iniziative per favorire la prevenzione e la cura delle patologie oncologiche - n. 3-00831)
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00831, concernente iniziative per favorire la prevenzione e la cura delle patologie oncologiche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
LUCIO BARANI. La ringrazio, signor Presidente. Innanzitutto, benvenuto al signor Ministro della salute, è la sua prima volta da Ministro alla Camera dei deputati, quindi le rivolgo gli auguri di tutto il gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ovviamente noi non le chiederemo, come altri gruppi hanno fatto, questioni che riguardano altre nazioni, quali la Germania e la Russia, noi ci atterremo naturalmente a quello che interessa il popolo italiano.
Il suo è uno dei Ministeri più sentiti dalla gente, è quello con le maggiori difficoltà, anche perché ogni giorno si deve interfacciare con venti regioni che hanno venti statuti diversi per quella scellerata scelta dei comunisti di modificare il Titolo V della Costituzione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIO BARANI. Orbene, signor Ministro, in Italia abbiamo quasi 400 mila pazienti affetti da cancro; oltre ad essere coinvolti loro, in prima persona, lo sono le loro famiglie, gli amici e i parenti. Quindi, le chiediamo quali iniziative intenda attivare per favorire la prevenzione e la cura di questa malattia, il cancro, vero e proprio dramma e flagello sociale e umano per quasi tutte le famiglie italiane.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.
FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Barani, il problema oncologico è certamente una delle priorità del Ministero della salute stante l'incidenza degli oltre 250 mila nuovi casi all'anno e la prevalenza. È noto, infatti, che nel 2010 sono previsti oltre due milioni di pazienti dei tumori in Italia.
È, quindi, evidente la necessità di un'adeguata programmazione dello sviluppo tecnologico e dell'allocazione delle risorse disponibili. Per questo motivo il Ministero ha sviluppato un piano triennale oncologico che verrà presentato a breve e che intende affrontare tutti i problemi connessi all'oncologia: dalla prevenzione - come l'interrogante ha citato - alle cure palliative. Gli obiettivi più rilevanti consistono, da una parte, nella possibilità di offrire standard diagnostici e terapeutici sempre più elevati a tutti i cittadini, riducendo il gap sussistente tra le diverse aree del nostro Paese; dall'altra, nel contenimento della spesa sanitaria grazie ad una progressiva razionalizzazione delle risorse disponibili.
Per questi motivi un ampio riguardo è stato riservato sia alla prevenzione universale, secondaria e terziaria, sia alla continuità di cura in fase diagnostica e terapeutica, così come all'assistenza domiciliare e alle cure palliative. Tale processo non potrà evidentemente prescindere da un adeguato rinnovo tecnologico che andrà opportunamente discusso e concordato con le regioni.
Oltre agli aspetti assistenziali, grande rilevanza si è voluta dare all'innovazione e alla ricerca clinica in oncologia. L'Italia è altamente competitiva a livello internazionale e per rimanere competitivi, però, è indispensabile lo sviluppo di nuove tecnologie in campo diagnostico e terapeutico. Per ottenere un simile risultato e, soprattutto, Pag. 55per rendere il nostro Paese interessante per gli investitori stranieri, appare indispensabile uno snellimento delle procedure di approvazione dei progetti di ricerca, aspetto di rilevanza per le fasi iniziali della ricerca sui nuovi farmaci (in particolare le fasi 1 e 2). Sono fiducioso che la condivisione e l'applicazione del piano oncologico nazionale con le regioni e le province autonome ci consentirà di ottenere risultati ancora migliori sia dal punto di vista assistenziale, sia probabilmente da quello scientifico. Il piano oncologico triennale verrà presentato entro la settimana prossima (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro. Colgo l'occasione per farle anch'io, come ha già fatto il collega Barani, le migliori congratulazioni a nome di tutta l'Aula parlamentare.
L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, le faccio i complimenti per questo annuncio sul piano oncologico che da decenni era sentito e necessario: sembra che lei stia portando fortuna. In un momento molto difficile di crisi finanziaria e in questa situazione non florida per le finanze pubbliche, il suo Ministero e il Governo hanno fatto il miracolo d'incrementare nell'ultima legge finanziaria di 1.600 milioni di euro per l'anno in corso e di 1.719 milioni di euro per il 2011, arrivando così a quasi 107 miliardi per quest'anno e a quasi 109 per il prossimo anno. Lo ha sottolineato anche lei che la riforma del Titolo V ha interamente lasciato la sanità alle regioni ed è una sventura che non è stata voluta da noi, ma dai cattocomunisti e che permette alle regioni di fare il bello e il cattivo tempo, soprattutto il cattivo in questi tempi. Molte regioni ovviamente a volte non collaborano con il famoso e importante piano da lei annunciato che interessa, come lei ha sottolineato, tutte le famiglie italiane. Infatti, sono veramente eclatanti i dati che ci ha dato su questo morbo che colpisce, a volte anche in età minorile, quasi tutte le famiglie italiane.
Forti di questo, siamo consapevoli come gruppo che lei riuscirà a portare avanti con questo piano molte di quelle risposte attese dalle famiglie italiane. Lei, signor Ministro, dovrà in ogni momento, con la Commissione con cui già da Viceministro si è sempre «interfacciato», riuscire a livello centrale a indirizzare tutte le regioni nel verso giusto, affinché quella prevenzione primaria, secondaria e terziaria da lei annunciata sia veramente realizzata.
È questo che ci chiedono gli italiani, se Dio vuole, che lei, questo Governo e il nostro Presidente siano all'altezza della situazione.
Quindi, siamo molto soddisfatti e le rinnovo ancora gli auguri a nome del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Misure per favorire il rientro nel mercato del lavoro dei lavoratori interessati dai tagli di personale effettuati dalle imprese in crisi - n. 3-00832)
PRESIDENTE. L'onorevole Baccini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00832, concernente misure per favorire il rientro nel mercato del lavoro dei lavoratori interessati dai tagli di personale effettuati dalle imprese in crisi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
MARIO BACCINI. Signor Presidente, la crisi economica richiede il rilancio degli istituti alla persona, soprattutto per quelle fasce più deboli del nostro Paese che sono in difficoltà. Voglio ricordare che la disoccupazione è all'8,3 per cento, l'inattività al 37,7 per cento. Molte persone hanno perso il lavoro e gli strumenti posti in campo dal Governo appaiono efficaci affinché questo problema possa essere risolto. Comunque, noi chiediamo, signor Presidente, signor Ministro, che questa crisi non abbia un impatto particolare sul Pag. 56capitale umano e, se è confermata la visione del Governo sulla microfinanza, sembra che questo strumento possa essere utile. Chiediamo, quindi, come si intenda favorire il rientro nel mercato del lavoro dei lavoratori espulsi dalle imprese in crisi, quali misure di politica attiva siano previste, secondo quali modalità e da chi saranno implementate.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ringrazio anch'io l'onorevole Baccini che consente al Governo di illustrare una serie di interventi di sostegno ai lavoratori che sono stati adottati in questi primi mesi di legislatura, a fronte della grave crisi economica internazionale che ha colpito anche il nostro Paese. Ci sono innanzitutto interventi volti a sostenere il reddito del lavoratore. In questo caso, segnalo in particolare la proroga degli ammortizzatori sociali prevista dalla legge finanziaria per il 2010, in relazione alla gestione delle diverse situazioni di crisi occupazionale.
Oltre a questo genere di interventi, cosiddetti di politica passiva, di sostegno al lavoratore che ha perso il posto di lavoro, ci sono altri interventi di politica attiva, cioè finalizzati ad incentivare il beneficiario di prestazione sociale al suo reinserimento nel mercato del lavoro. In particolare, per favorire la conservazione e la valorizzazione del capitale umano, recentemente con i provvedimenti anticrisi, in particolare con il decreto-legge n. 78 del 2009, è stato previsto, in via sperimentale per gli anni 2009 e 2010, che i lavoratori percettori di trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro possano anche essere utilizzati dalle imprese di appartenenza in progetti di formazione o di riqualificazione.
Per favorire inoltre ulteriormente il reinserimento nel mercato del lavoro di lavoratori disoccupati, con lo stesso decreto-legge è stata disposta l'estensione degli incentivi finanziari previsti a sostegno dei settori industriali in crisi anche ai beneficiari del trattamento di sostegno al reddito, nel caso in cui intendano intraprendere un lavoro autonomo, avviare un'attività autoimprenditoriale, una microimpresa o associarsi in cooperativa.
Con lo stesso provvedimento anticrisi, inoltre, per i lavoratori beneficiari di trattamenti integrativi ordinari e straordinari a regime, è stata prevista, anche qui in via sperimentale per il 2009-2010, la possibilità che venga loro liquidato il relativo trattamento per il numero di mensilità pari a quelle non ancora percepite, al fine di intraprendere anche in questo caso un lavoro autonomo o avviare un'attività autoimprenditoriale, una microimpresa o associarsi in cooperativa. Siamo già nella fase di attuazione di questi provvedimenti sperimentali che per l'esperienza che si sta registrando stanno dando un buon frutto.
Inoltre, com'è evidente è anche necessaria un'attività di raccordo con le regioni. A tal fine, è stato stipulato l'accordo tra il Governo e le regioni del 19 febbraio scorso, con il quale è stata avviata la sperimentazione di un nuovo modello di intervento proprio per integrare le diverse politiche di sostegno al reddito da lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Baccini ha facoltà di replicare.
MARIO BACCINI. Signor Presidente, l'intervento del Ministro Vito chiarisce molti degli aspetti soprattutto sulla politica attiva del Governo, in ossequio anche agli ordini del giorno di indirizzo approvati dal Parlamento italiano.
Sulla politica passiva abbiamo deliberato e legiferato anche in Parlamento su alcune iniziative importanti, come ha ricordato il Ministro Vito, per evitare che le fasce più deboli del nostro Paese entrassero in una fase irreversibile, sostenendo la lotta alla povertà e all'esclusione finanziaria e sociale nel nostro Paese.
Riteniamo, quindi, che la fase successiva della politica attiva riguardante gli interventi per favorire il lavoro - non per finanziare i consumi, ma per finanziare il lavoro - sia la strategia decisa per entrare Pag. 57nell'economia sociale di mercato, e per questo mi ritengo soddisfatto della risposta del Governo.
(Orientamenti del Governo sull'individuazione dei siti degli impianti per la produzione di energia nucleare - n. 3-00833)
PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00833, concernente orientamenti del Governo sull'individuazione dei siti degli impianti per la produzione di energia nucleare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il Governo attualmente in carica dà un ruolo centrale nel futuro energetico del Paese alla scelta nucleare. Il Partito Democratico la pensa diversamente: ritiene che, allo stato attuale della tecnologia, un ritorno al nucleare comporti costi elevati, tempi molto lunghi, rischi per la sicurezza e problemi per la gestione delle scorie.
Ma la questione che poniamo è un'altra: a suo tempo i cittadini italiani, con un referendum, hanno bocciato il nucleare; oggi, il Governo intende decidere su dove localizzare le centrali addirittura, secondo la legge, contro il parere delle istituzioni locali e delle regioni.
Al tempo stesso, questa scelta viene rinviata, in maniera tale che nelle prossime elezioni regionali non ci si possa pronunciare su questo punto, ma essa è già chiara. Per esempio, l'amministratore delegato dell'ENEL ha dichiarato che ha già in mente i siti e che non li dichiarerà neanche sotto tortura. Ma la democrazia e la trasparenza non possono essere una tortura per nessuno!
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, anche in questo caso, l'onorevole Realacci mi consenta, a nome del Governo, di fornire alcune precisazioni in merito ad una questione cui, evidentemente, è attribuita grande importanza dal Governo, dall'intero Parlamento, che ha votato una legge con la quale si riapre il programma nucleare nel nostro Paese, e dall'opinione pubblica.
Le cose però, onorevole Realacci, non sono precisamente nei termini che lei ha illustrato. Innanzitutto, la disciplina prevista dalla cosiddetta «legge sviluppo per la produzione di energia da fonte nucleare» garantisce il pieno coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati, attribuendo, in particolare, compiti di controllo e di vigilanza alla nuova Agenzia per la sicurezza nucleare, che è la sola autorità nazionale responsabile per la sicurezza nucleare.
La stessa legge approvata dal Parlamento prevede che l'Agenzia assicuri il rispetto delle norme e delle procedure vigenti a livello nazionale, comunitario e internazionale, sia per quanto riguarda il diritto alla salute e alla salvaguardia dell'ambiente sia per quanto riguarda i principi di precauzione suggeriti dagli organismi comunitari.
In questo quadro, onorevole Realacci, il riferimento all'esistenza di una mappa dei siti, così com'è formulato nella sua interrogazione, è del tutto inappropriato. Infatti, con lo schema di decreto legislativo approvato lo scorso 22 dicembre dal Consiglio dei ministri e ora all'esame delle Camere, si prevede che l'Agenzia elabori soltanto i parametri relativi alle caratteristiche ambientali e tecniche cui devono rispondere le aree del territorio per essere idonee ad ospitare un sito; questo, naturalmente, sulla base di contributi e dati tecnico-scientifici predisposti da enti pubblici di ricerca, comprese le università.
Tali parametri saranno successivamente approvati dal Governo, unitamente al documento programmatico sulla strategia nucleare, sulla base di una procedura di consultazione pubblica ed istituzionale che coinvolgerà tutti gli enti ed i soggetti interessati, nonché sulla base di una valutazione ambientale strategica. Pag. 58
Solo dopo che tale procedura sarà compiuta potrà avvenire l'individuazione dei siti, peraltro ad iniziativa e sulla base di specifica richiesta degli operatori interessati. Successivamente ancora, l'Agenzia procederà all'esame della rispondenza dei siti proposti ai criteri e ai parametri individuati e alla conseguente certificazione degli stessi siti, che sarà successivamente sottoposta, onorevole Realacci, all'intesa con la regione interessata e con la Conferenza unificata.
Si ritiene, quindi, che la legge voluta dal Parlamento rispetti tutti i criteri di trasparenza e di coinvolgimento delle istituzioni locali e degli enti interessati.
PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di replicare.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, signor Ministro, se lei avesse ragione il Presidente Berlusconi e il Ministro Scajola avrebbero mentito ai cittadini sardi e pugliesi, quando sono andati ad assicurare che lì non vi saranno centrali nucleari. E ha ragione: quelle parole sono scritte sulla sabbia, perché in realtà voi volete solo aggirare le elezioni regionali e poi decidere dove collocare i siti.
Si tratta di una scelta che, peraltro, non è conveniente economicamente per il Paese. I cittadini italiani già pagano in bolletta 400 milioni di euro all'anno per le scorie del vecchio nucleare: quanto ci costerà il nuovo nucleare nella bolletta? Noi vi invitiamo a seguire un'altra strada, Ministro, che vi chiediamo di percorrere assieme: l'Italia deve scommettere sulla ricerca anche in campo nucleare, sull'innovazione, sulle nuove tecnologie, sul risparmio, sulle fonti rinnovabili. Il nostro Paese può fare molte cose: possiamo migliorare le nostre case, consumando meno energia e facendo pagare meno le famiglie; possiamo costruire motori che consumano di meno, possiamo aumentare il riciclaggio riducendo il consumo di energia.
Già oggi, in molti campi, le nostre imprese sono leader in questi settori: siamo leader negli elettrodomestici bianchi, siamo leader nell'illuminazione; ma le pare che dev'essere la Germania, attraverso fondi europei con il progetto Desertec, a costruire grandi impianti solari nel nord Africa? Noi siamo presenti in quell'area, abbiamo le tecnologie: scommettiamo su questo, Ministro, facciamolo assieme, non percorriamo strade del passato!
Il nostro impegno, in queste elezioni regionali, è far sì che i cittadini possano pronunciarsi su questo tema, e che non solo si possa dire «no» a tale decisione, ma che si possa scommettere, a partire dai territori, su una scelta che ridà forza e fiducia nel futuro al Paese. L'Italia ce la può fare: ha le risorse, ha i talenti, ha le tecnologie. Non sprechiamoli, non inseguiamo fantasmi del passato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
(Iniziative del Governo presso le istituzioni europee ed internazionali per tutelare la libertà di culto ed i diritti dei cristiani nel mondo - n. 3-00834)
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00834 concernente iniziative del Governo presso le istituzioni europee ed internazionali per tutelare la libertà di culto ed i diritti dei cristiani nel mondo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro Vito, purtroppo dobbiamo registrare, come da anni facciamo, con questo e con altri Governi in molte legislature, che sono sempre più numerose le aree del mondo - Iraq, Pakistan, India, Nigeria, Vietnam, Filippine, Malesia - in cui si compiono eccidi nei confronti dei cristiani, l'ultimo dei quali il 6 e 7 gennaio in Egitto, mentre in Iraq già nel dicembre scorso vi erano state autobombe nei pressi della città di Mossul: in quella regione 12 mila cristiani hanno dovuto abbandonare il territorio. A Natale le pene emerse dai processi della strage in Orissa, lo scorso anno in India, hanno evidenziato decisioni francamente Pag. 59estemporanee, stravaganti, non hanno colpito i reali colpevoli. Nel luglio 2009 in Nigeria è stata applicata la sharia nei confronti dei cristiani, in Pakistan, in tantissime altre località (come ad esempio in Vietnam) vi sono state simili azioni.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. Chiediamo al Governo di intervenire autorevolmente sul piano internazionale per tutelare la libertà di culto dei cristiani.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Volontè sul punto che la difesa della libertà religiosa rappresenta una delle priorità del Governo in materia di diritti umani: la libertà di professare una religione rappresenta infatti, non solo uno dei cardini irrinunciabili della nostra civiltà, ma anche un fattore di pace e di stabilità internazionale. Per tali ragioni, l'Italia si è impegnata in un'attenta azione di sensibilizzazione sulla necessità del rispetto di tale fondamentale libertà, sia nei rapporti bilaterali, sia nei contesti multilaterali: in particolare, come dopo dirò, quello dell'Unione europea e delle Nazioni Unite.
Per quanto riguarda i rapporti bilaterali, nel 2008 e nel 2009 sono stati compiuti passi sistematici nei confronti dei Governi dei Paesi in cui si sono verificate violenze contro i cristiani, sia da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi, sia da parte del Ministro degli esteri Frattini, che attualmente è in visita presso alcuni Paesi del Nord Africa.
Circa l'Unione europea, l'Italia ha agito per fare includere il tema della difesa della libertà di religione e della tutela delle minoranze religiose negli incontri dei Ministri degli esteri, ed il processo così avviato è culminato il 16 e 17 novembre scorso con l'adozione di un apposito documento da parte del Consiglio affari generali e relazioni esterne. In questo documento si è affermato il forte impegno di tutta l'Unione europea per la promozione e la protezione della libertà di religione, e si è espresso allarme per le notizie di frequenti e crescenti atti di estrema violenza contro le persone appartenenti a minoranze religiose.
Va infine ricordata anche la risoluzione sull'intolleranza religiosa che Italia e Unione europea hanno presentato nel 2009 all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per affrontare tale tema in una maniera più organica. Si è riusciti nell'obiettivo di mettere a punto un testo condiviso che è stato poi approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per consenso. Tale risoluzione contiene una forte condanna di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione basate sulla religione e riconosce l'aumento degli episodi dell'intolleranza nei confronti delle comunità religiose nel mondo tra le quali anche quelle cristiane.
In conclusione, il Governo è consapevole, onorevole Volontè, che non si tratta certo di una battaglia facile perché il germe dell'intolleranza è difficile da sradicare.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. In ogni caso posso assicurarle che il nostro Governo continuerà con il sostegno di tutto il Parlamento a condurre le iniziative necessarie con le sue forze, sia a livello multilaterale che bilaterale, al fine di reprimere i fenomeni di persecuzione contro i cristiani per assicurare la massima libertà di religione.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, siamo parzialmente soddisfatti di questa sua relazione. Conosciamo l'impegno del Governo italiano a partire dal ministro Frattini che, nell'incontro bilaterale tra Unione europea e India, pose con forza il tema dei cristiani in Orissa fin dall'anno scorso. Conosciamo anche l'impegno che ci sarà nei prossimi giorni, vogliamo sostenerlo anche attraverso questo question time, Pag. 60nell'incontro che si terrà tra il Ministro Frattini e il suo collega egiziano Aboul Gheit a El Cairo proprio sabato prossimo per discutere fattivamente del rispetto e della tutela della minoranza religiosa cristiana coopta che è stata duramente colpita nel gennaio scorso in Egitto. Tuttavia, onorevole Ministro Vito, auspichiamo che il Governo, con queste importanti risoluzioni delle quali è stato partner e artefice in alcuni casi, voglia fare un passo in più, voglia, in un futuro colloquio con la responsabile della politica estera europea lady Ashton, chiedere esplicitamente e creare un consenso perché questa richiesta esplicita diventi fattiva e che quel documento europeo fatto approvare a tutela delle minoranze religiose, compresa (direi, anzi all'ordine del giorno) quella più colpita a livello internazionale, diventi azione reale e non solo teorica del responsabile della politica estera europea.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCA VOLONTÈ. Auspico che così faccia anche nei confronti del Consiglio di sicurezza affinché le risoluzioni dell'ONU non rimangano carta importante ma che tutti gli altri Governi, una volta approvata, nascondano nei propri cassetti.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 14 gennaio 2010, alle 9,30:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 15,50.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANCARLO LEHNER PER LA RISPOSTA AD UNO STRUMENTO DEL SINDACATO ISPETTIVO
GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi vedo costretto a sollecitare il Ministro del lavoro, affinché dia finalmente risposta alla interrogazione, da me presentata il 12 novembre scorso, protocollata 4-05004, riguardante l'affidamento in appalto dei soggiorni estivi ed i corsi di studio in favore dei figli e degli orfani di iscritti all'INPDAP.
Mi consta, infatti, che, a fronte di una spesa di oltre 7 milioni di euro a carico dell'INPDAP, ben quattromila ragazzi siano stati ospitati in sette college, per l'apprendimento della lingua inglese, privi di accreditamento da parte del British Council o dall'irlandese Acels.
Lo stesso British Council, d'altra parte, prima dell'appalto, inviò all'INPDAP una lettera nella quale si rimarcava che i sette college offerti dalle società Meridiano Viaggi srl e Turismo e Accademia Britannica srl, utilizzati per i servizi di soggiorno appaltati dall'INPDAP erano privi di accreditamento.
La conseguenza è stata che, dopo il periodo di studi, sono stati rilasciate ai ragazzi certificazioni prive di validità.
Nell'interrogazione del 12 novembre 2009, chiedevo, fra l'altro, che, una volta verificate le succitate irregolarità, il Ministero provvedesse a recuperare il denaro, che l'INPDAP versò incautamente alle succitate società, organizzatrici dei soggiorni-studio in Gran Bretagna.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Moz. Iannaccone e a. 1-265 rif. | 519 | 518 | 1 | 260 | 518 | 54 | Appr. | |
2 | Nom. | Moz. D'Antoni e a. 1-300 I p. | 526 | 526 | 264 | 269 | 257 | 52 | Appr. | |
3 | Nom. | Moz. D'Antoni e a. 1-300 II p. rif | 524 | 472 | 52 | 237 | 463 | 9 | 52 | Appr. |
4 | Nom. | Moz. L. Orlando e a. 1-304 I p. | 524 | 523 | 1 | 262 | 260 | 263 | 52 | Resp. |
5 | Nom. | Moz. L.Orlando e a.1-304 II p.rif. | 525 | 519 | 6 | 260 | 517 | 2 | 52 | Appr. |
6 | Nom. | Moz. Moffa e a. 1-305 n.f. | 525 | 481 | 44 | 241 | 264 | 217 | 52 | Appr. |
7 | Nom. | Moz. Pezzotta e a. 1-307 rif. | 521 | 516 | 5 | 259 | 514 | 2 | 52 | Appr. |
8 | Nom. | Moz. Barbato e a. 1-308 rif. | 522 | 452 | 70 | 227 | 421 | 31 | 52 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.