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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 22 aprile 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 22 aprile 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, De Biasi, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Scajola, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 21 aprile 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
MAURIZIO TURCO ed altri: «Abrogazione degli articoli 8, 18, 19 e 20 della legge 11 luglio 1978, n.382, e altre disposizioni in materia di disciplina e di rappresentanza militare» (3414);
MIGLIOLI: «Disposizioni in favore delle imprese che subiscono ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione » (3415);
NASTRI: «Concessione di un credito d'imposta per gli investimenti volti alla produzione di agroenergie» (3416);
ANDREA ORLANDO: «Disposizioni concernenti la sistemazione e la manutenzione dei corsi d'acqua nelle province colpite da eventi meteorologici calamitosi nei mesi di dicembre 2009 e gennaio 2010» (3417).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a una proposta di legge.

La proposta di legge GALLETTI: «Modifica all'articolo 1 della legge 7 giugno 1991, n.182, in materia di svolgimento delle elezioni dei consigli provinciali e comunali» (3218) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Casini, Buttiglione, Barbieri, Bosi, Ciocchetti, Compagnon, Delfino, Lenzi, Libè, Mazzuca, Motta, Mura, Occhiuto, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Ruvolo, Volontè e Zampa.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

II Commissione (Giustizia):
MATTESINI ed altri: «Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari» (3017) Parere della I Commissione.

V Commissione (Bilancio):
BITONCI ed altri: «Modifica alla disciplina in materia di patto di stabilità interno per gli anni 2010 e 2011» (3314) Parere della I Commissione.

VII Commissione (Cultura):
GIRLANDA: «Modifica dell'articolo 1, comma 458, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, concernente i requisiti per l'erogazione dei contributi in favore delle cooperative editrici» (3339) Parere delle Commissioni I, II e V;
GIRLANDA: «Modifiche all'articolo 1, comma 460, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, concernenti la proprietà della testata delle imprese editrici in relazione all'erogazione dei contributi in favore dell'editoria previsti dai commi 2, 8, 10 e 11 dell'articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n. 250» (3340) Parere delle Commissioni I e V;
OLIVERIO ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del quarto centenario della nascita di Mattia Preti e per la valorizzazione dell'opera dell'artista» (3342) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
NASTRI: «Disposizioni per la semplificazione delle procedure concernenti l'assunzione di lavoratori occasionali nel settore agricolo» (3329) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XII, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XII Commissione (Affari sociali):
TOTO: «Disposizioni in materia di prenotazione di prestazioni sanitarie» (3308) Parere delle Commissioni I, II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
DAL LAGO ed altri: «Disposizioni per favorire la qualità della vita delle persone non autosufficienti» (3389) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio dell'archiviazione di atti relativi a reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione.

Con lettera pervenuta il 21 aprile 2010, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano ha comunicato che il collegio per i procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreto del 5 marzo 2010, l'archiviazione di atti relativi ad un procedimento per ipotesi di responsabilità nei confronti del deputato Michela Vittoria Brambilla, nella qualità di ministro del turismo pro tempore.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

Il presidente della Corte dei conti, con lettera in data 15 aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera d), del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, il referto sul sistema universitario, approvato dalle sezioni riunite della Corte stessa nell'adunanza del 29 marzo 2010.

Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio di un provvedimento concernente un'amministrazione locale.

Il Ministero dell'interno, con lettera in data 19 aprile 2010, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio comunale di Alife (Caserta).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dal difensore civico della Basilicata.

Il difensore civico della Basilicata, con lettera in data 20 aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2009 (doc. CXXVIII, n. 20).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti in merito agli indirizzi del Governo relativi alla localizzazione di centrali nucleari in Italia - 2-00662.

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato al giornale La Gazzetta del Mezzogiorno del giorno 24 marzo 2010 che «la regione Puglia non ha bisogno di una centrale nucleare perché è già energeticamente autosufficiente»;
tale dichiarazione appare in aperto contrasto con la politica enunciata dallo stesso Governo di volere equilibrare con il 25 per cento di energia nucleare il mix delle fonti energetiche, oggi pesantemente sbilanciato verso i combustibili fossili;
questa impostazione del Presidente del Consiglio dei ministri appare in contrasto con la procedura individuata nel decreto legislativo n. 31 del 2010, nel quale si indicano vari criteri di localizzazione per le centrali nucleari, fra i quali la sicurezza, ma in cui non figura il criterio dell'autosufficienza regionale -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda, attraverso la sopra citata dichiarazione, prospettare un mutamento dell'indirizzo politico del Governo, con particolare riferimento all'installazione di centrali nucleari in Italia, che, oltre che apparire in contrasto con l'obiettivo di riequilibrare il mix delle fonti energetiche, appare in contrasto con quanto previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010.
(2-00662) «La Malfa, Brugger».

Crisi industriale della Fini s.p.a., con particolare riferimento allo stabilimento di Zola Predosa (Bologna) - 2-00679.

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la Fini s.p.a., con sede a Zola Predosa (Bologna), fondata nel 1952 da Enzo Fini, è una società che nel tempo è divenuta una delle più importanti realtà europee nel settore della produzione di compressori ad uso industriale e di largo consumo;
la Fini s.p.a. è presente sul mercato mondiale con una rete di distributori in oltre 130 Paesi, con filiali e con collaborazioni commerciali in Francia, Svezia, Olanda, Sudafrica, India, Thailandia e dal 2002 con uno stabilimento produttivo in Cina;
fanno parte del gruppo circa 500 dipendenti e presso Zola Predosa opera un impianto industriale composto da 3 stabilimenti, che impiega circa 230 dipendenti;
presso gli stabilimenti di Zola Predosa vengono eseguite diverse attività: lavorazioni meccaniche, verniciatura di serbatoi e/o manufatti, montaggio di compressori e gruppi pompanti, ricerca e sviluppo per l'innovazione dei prodotti, gestione del magazzino di ricevimento merci e di spedizione del prodotto finito;
la Fini s.p.a. sta attraversando un periodo di pronunciate difficoltà aziendali, acuite pesantemente dagli effetti della crisi economica e di mercato degli ultimi due anni;
il 15 ottobre 2008, presso la sede della provincia di Bologna, con la sottoscrizione di un accordo tra la direzione della Fini s.p.a. di Zola Predosa e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici bolognesi, l'azienda ha richiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale a decorrere dal 20 ottobre 2008 per la durata di 12 mesi, sospendendo dal lavoro fino ad un massimo di 110 dipendenti;
in questo quadro la Fini s.p.a. di Zola Predosa ha elaborato nel giugno 2009 un piano di risanamento, al fine di risolvere la situazione debitoria della società e riequilibrarne la situazione finanziaria, che comprende anche la delocalizzazione di parte delle attività in Paesi non appartenenti all'Unione europea;
nell'incontro del tavolo di salvaguardia del 29 luglio 2009, presso la provincia di Bologna, è emerso che il piano di risanamento del debito prevede, fra i diversi punti, un organico post-risanamento di 120 lavoratori a seguito della terziarizzazione di parte dell'attività;
dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, dopo le necessarie verifiche presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali e la regione Emilia-Romagna, lo stesso tavolo concordava che, al termine dei 12 mesi di cassa integrazione previsto per il 19 ottobre 2009, si potesse attivare la cassa integrazione in deroga (6 mesi più 6 mesi) da richiedere alla regione Emilia-Romagna e poi una nuova cassa integrazione per crisi per 12 mesi da richiedere al ministero del lavoro e delle politiche sociali;
nell'incontro del tavolo di salvaguardia del 5 agosto 2009 si è concordato fra le parti sull'opportunità di proseguire il confronto in sede sindacale in assenza di iniziative unilaterali, per individuare un percorso condiviso anche con le istituzioni e per garantire ai lavoratori tutti gli ammortizzatori sociali attivabili;
con la sottoscrizione dell'accordo del 19 ottobre 2009 presso la sede dell'assessorato delle attività produttive della regione Emilia-Romagna, la direzione della Fini s.p.a. e i rappresentanti sindacali hanno siglato l'accordo per il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga per 6 mesi a decorrere dal 20 ottobre 2009, sospendendo dal lavoro un massimo di 135 dipendenti;
il 18 gennaio 2010, entro 75 giorni dal termine dei primi 6 mesi di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga, l'azienda ha aperto una procedura di mobilità per 108 dipendenti;
il 26 marzo 2010 alcune sigle sindacali hanno chiesto il ritiro della mobilità, ritenendo illegittima l'apertura della procedura di mobilità, in ragione del fatto che l'azienda ha attuato la cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga secondo i principi della delibera regionale che sono volti ad evitare i licenziamenti;
i sindacati chiedono l'applicazione dell'accordo del 19 ottobre 2010, anche se ad oggi Fini s.p.a. non ha richiesto la proroga della cassa integrazione per ulteriori sei mesi;
l'incontro di aggiornamento del tavolo di salvaguardia del 9 aprile 2010, dopo ampia discussione su posizioni differenziate fra la proprietà e le organizzazioni sindacali, si chiude con la sottoscrizione del mancato accordo per la procedura di mobilità;
come risulta da fonti stampa, in data 14 aprile 2010 si apprende che la Fini s.p.a. ha inviato una primo cospicuo numero di lettere di licenziamento ai dipendenti;
in questo contesto le prospettive industriali di quello che è uno dei gruppi italiani di maggiore rilevanza nel suo settore sembrano assai compromesse ed iniziano a sorgere dubbi sulla capacità di mantenere una significativa capacità tecnologica e produttiva sul suolo nazionale -:
se quanto riportato in premessa risponda al vero e se i Ministri interpellati siano a conoscenza delle problematiche in atto nell'azienda Fini s.p.a., con riferimento specifico allo stabilimento di Zola Predosa, e quali iniziative intendano assumere per sostenere, nell'immediato, la concertazione tra i vertici aziendali, le rappresentanze dei lavoratori e gli enti locali, affinché vengano adottate adeguate misure per porre soluzione a questa preoccupante crisi aziendale.
(2-00679)
«Benamati, Lenzi, Vassallo, La Forgia, Ventura».

Elementi e iniziative di competenza con riferimento alla vicenda della latitanza di Roberto Pannunzi - 2-00672.

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della giustizia e dell'interno, per sapere - premesso che:
il 5 aprile del 2004 fu arrestato per la seconda volta, a Madrid, Roberto Pannunzi, ritenuto uno dei più importanti mediatori per il traffico di cocaina tra le cosche della 'ndrangheta e i cartelli colombiani;
il primo arresto era avvenuto nel 1994 a Panama. Estradato in Italia, nel 1998 Pannunzi si era dato alla latitanza approfittando della sospensione della pena per 6 mesi concessa dal tribunale di sorveglianza di Roma per effettuare accertamenti clinici sulle sue condizioni di salute;
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera in data 8 aprile 2010, il Pannunzi sarebbe nuovamente latitante almeno dal 3 marzo 2010, data nella quale un controllo nella clinica nella quale era agli arresti domiciliari dal luglio 2009 ha dato esito negativo;
il detenuto era stato ammesso alla sospensione della detenzione in carcere, sostituita dagli arresti domiciliari in ospedale, a seguito di analisi cliniche che ne attestavano uno stato di salute compromesso in maniera tale da non risultare compatibile con le strutture ospedaliere all'interno delle carceri;
pur avendo il tribunale di sorveglianza di Bologna indicato come luogo adatto per gli arresti domiciliari in ospedale il policlinico di Roma Tor Vergata, il tribunale di sorveglianza di Roma ha successivamente concesso gli arresti presso la clinica privata Villa Sandra a Nemi, in provincia di Roma -:
se realmente non esistessero strutture all'interno di nessun carcere italiano adeguate per la cura delle cardiopatie di cui risulta sofferente Roberto Pannunzi;
se il detenuto, prima della concessione degli arresti domiciliari, fosse sottoposto al regime penitenziario del 41-bis, o ad altri regimi più attenuati;
per quale motivo, accertata la capacità criminale del soggetto (già condannato in via definitiva per traffico di droga e con altri due processi in corso), le sue relazioni internazionali, il fatto che fosse stato arrestato per due volte in uno stato estero, che già una volta avesse approfittato della sospensione della pena per darsi alla fuga, non si sia proceduto ad una sorveglianza più efficace che non ne permettesse la fuga;
se il detenuto sia stato dimesso dalla clinica, o se se ne sia allontanato;
se il personale della clinica privata fosse a conoscenza della pericolosità del detenuto e del suo stato di detenzione; se abbia avvertito della sua assenza le forze di polizia o se, come riportato dagli organi di stampa, questa sia stata rilevata solo da un controllo autonomo da parte delle forze di polizia;
se sia stata disposta un'ispezione ministeriale - ed eventualmente quale esito abbia avuto - con particolare riferimento alla concessione della detenzione domiciliare e al cambio del luogo destinato da un ospedale pubblico ad una clinica privata;
per quale motivo la notizia non sia emersa per quasi un mese e se questo possa aver aiutato la sua latitanza.
(2-00672)
«Garavini, Ferrari, Damiano, Fedi, Bucchino, Gatti, Recchia, Gasbarra, Fiorio, Causi, Mosca, D'Antona, Pistelli, Bossa, Picierno, Mastromauro, Porta, Colombo, Trappolino, Naccarato, Margiotta, Braga, Narducci, Fadda, Bellanova, Servodio, Lulli, Gozi, Misiti, Pisicchio, Melis, Giulietti, Picchi, Di Biagio, Rosato, Martella, Misiani, Piccolo, Strizzolo, Veltroni, Concia, Vico».

Tempi e mobilità di realizzazione del collegamento autostradale Asti-Cuneo - 2-00678.

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la città di Alba, numerose amministrazioni locali e le forze economiche e sociali hanno manifestato una forte preoccupazione rispetto al grave ritardo sui tempi di realizzazione dell'autostrada Asti/Cuneo, con particolare riferimento ai lotti albesi;
tale ritardo risulterebbe determinato, almeno per i lotti albesi, dal mancato deposito da parte dell'Anas dei progetti del tratto II.5 e II.6 per la loro sottoposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale e alle incertezze del Governo che - tramite una lettera del Ministro interpellato al presidente della provincia - avrebbe adombrato nuove, mai discusse, soluzioni progettuali;
per la realizzazione dell'autostrada Asti/Cuneo era stato definito uno specifico cronoprogramma, poi recepito nel capitolato di gara, che impegnava la società affidataria alla realizzazione dell'opera in tempi chiari e precisi, per evitare ulteriori gravi ritardi nell'attuazione di un'infrastruttura fondamentale per la provincia di Cuneo;
l'insorgere di nuove soluzioni progettuali potrebbe portare a protrarre, in tempi incerti e indefiniti, il completamento dell'opera, con gravissimi danni per tutta la provincia e, in particolare, per il territorio albese;
questa eventualità va assolutamente esclusa perché determinerebbe anche una sensibile caduta di prestigio per le istituzioni interessate, che troppe volte hanno promesso senza mantenere;
in relazione alle frequenti e non sempre puntuali comunicazioni emerse sugli organi di stampa, è necessario fornire un quadro conoscitivo chiaro, che offra a tutti - istituzioni, forze economiche e sociali, cittadini - la possibilità di valutare il rispetto degli obblighi contrattuali stabiliti dalla gara di appalto, a partire dal termine previsto per l'ultimazione dei lavori dell'autostrada Asti/Cuneo -:
quali siano i termini progettuali e temporali stabiliti nel contratto di affidamento dei lavori per la completa realizzazione del collegamento autostradale Asti/Cuneo da parte della società concessionaria;
in particolare, quale sia il termine ultimo per il completamento di tutti i lavori e se sia stata prevista, e con quali modalità, la possibilità di introdurre modifiche al progetto appaltato;
se ad oggi si siano verificati dei ritardi nella realizzazione dei lavori e per quali ragioni;
infine, quale sia la reale situazione dei lotti albesi richiamati in premessa e quali conseguenze deriverebbero, in termini di costi e di tempi, da eventuali modifiche progettuali ai lavori già affidati;
quali iniziative e impegni intenda assumere per garantire il pieno rispetto degli obblighi contrattuali da parte della società autostradale concessionaria, dando così una risposta certa e autorevole alle profonde preoccupazioni di tutta la comunità provinciale cuneese.
(2-00678) «Delfino, Vietti».

Elementi in merito all'arresto e alla successiva liberazione di tre operatori umanitari di Emergency in Afghanistan - 2-00680.

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
è con grande soddisfazione che accogliamo la notizia della liberazione - per assoluta mancanza di prove e imputazioni a loro carico - dei tre operatori umanitari di Emergency, arrestati il 10 aprile 2010 dal Governo afgano con accuse molto pesanti, tra cui quella di aver organizzato un complotto per l'uccisione del governatore della provincia Gulabuddin Mangal;
dopo un'iniziale atteggiamento contraddistinto da una presa di distanza dall'organizzazione e dai tre arrestati, prendiamo atto che il governo italiano si è mosso correttamente, dando una risposta efficace alle preoccupazioni espresse da una vasta opinione pubblica e rispondendo alle puntuali sollecitazioni del Partito Democratico, che sin da subito aveva ribadito l'esigenza di una non politicizzazione della vicenda e della necessità di mantenere prudenza e senso di responsabilità, ma chiedendo altresì di far valere tutto il peso e il ruolo politico che l'Italia riveste in Afghanistan per una rapida soluzione della vicenda;
restano tuttavia molti dubbi e zone d'ombra da chiarire, a partire dalla futura permanenza dell'ospedale nella zona di Lashkar Gah nella provincia dell'Helmand e alcune preoccupazioni su possibili nodi politici irrisolti nel rapporto tra l'Italia e il governo afgano, e tra l'Italia e i suoi alleati;
le organizzazioni umanitarie, tra cui Emergency, svolgono un'opera preziosa in contesti difficili quale quello afgano, valorizzando complessivamente l'impegno civile, e costituiscono un elemento indispensabile al fine di ridurre il più possibile i drammatici effetti, anche sulla popolazione civile, derivanti dalle operazioni a carattere bellico;
l'Italia è presente in Afghanistan da più di otto anni, con un contingente di quasi 3.000 soldati che quotidianamente rischiano la propria vita, con numerosi progetti di cooperazione civile e non trascurabili risorse economiche, anche per cercare di contribuire al complessivo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione afgana;
la peculiarità del complessivo approccio italiano in Afghanistan, attento a contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di possibile miglioramento delle condizioni della popolazione civile, rischia di essere contraddetta nel caso in cui non si proceda ad una riapertura dell'ospedale, anche per il suo alto valore simbolico -:
se non ritenga che, emersa l'infondatezza delle gravi accuse rivolte ai tre operatori di Emergency, non risulti del tutto immotivata la chiusura dell'ospedale di Lashkar Gah, e quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere perché si giunga alla sua riapertura;
se non ritenga che per il consistente ruolo italiano in Afghanistan - sopra richiamato - il Governo avrebbe dovuto essere preventivamente informato di quanto stava avvenendo, anche al fine di cooperare con le forze afgane per un rapido accertamento dei fatti, come poi è avvenuto a conclusione della vicenda con l'attribuzione di un ruolo alla magistratura italiana nel proseguimento delle indagini;
quali iniziative intenda assumere per evitare in futuro che le nostre organizzazioni umanitarie e civili possano essere nuovamente così esposte senza alcun preavviso né collaborazione con le autorità italiane;
quali siano gli elementi in possesso del Governo in relazione alle cause reali che hanno determinato il verificarsi dei fatti riportati, in particolare se li ritenga attribuibili a contrasti interni agli apparati afgani, quale conseguenza della difficile situazione di governo del Paese, ovvero se li ritenga attribuibili alla presunta incompatibilità - secondo le opinioni delle Forze alleate quali ripetutamente riportate da organi di stampa - tra l'attività dell'ospedale e le operazioni condotte dalle forze internazionali.
(2-00680)
«Tempestini, Rugghia, Ventura, Villecco Calipari, Maran, Amici, Mogherini Rebesani, Barbi, Corsini, Narducci, Rubinato, Colombo, D'Antona».