XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 334 di mercoledì 9 giugno 2010
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 10,55.
GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bongiorno, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, D'Alema, Dal Lago, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Leoluca Orlando, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 11).
PRESIDENTE. Prima di procedere con i nostri lavori e passare al primo punto all'ordine del giorno, prego i colleghi di prestare un attimo di attenzione.
Come i colleghi sanno, l'articolo 57, comma 1, del nostro Regolamento dice testualmente che quando si verifichino irregolarità il Presidente, apprezzate le circostanze, può annullare la votazione e disporre che sia immediatamente ripetuta. L'apprezzamento delle circostanze, compreso certamente il fatto che i deputati presenti in Aula possano effettivamente esercitare il loro diritto di voto, è rimesso quindi, e credo in modo inequivocabile, al Presidente di turno, che può, se lo ritiene, nell'immediato far ripetere la votazione. Come è noto, questo, nella seduta pomeridiana di ieri, non è accaduto. A mio modo di vedere, avendolo anche accertato personalmente attraverso i Segretari di Presidenza, l'effettivo andamento della seduta di ieri determinava una condizione per la quale sarebbe stato lecito avvalersi della potestà, apprezzate le circostanze, di disporre l'immediata ripetizione del voto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ciò, come è noto, non è accaduto. Tuttavia, alla luce del disposto dell'articolo 57 del Regolamento e della relativa prassi applicativa, non vi sono oggi i presupposti regolamentari perché si dia luogo ad un annullamento con ripetizione del voto. Ciò in quanto l'avverbio «immediatamente» rende a tutti evidente che non si può procedere il giorno dopo. Simile decisione, infatti, si fonderebbe esclusivamente sull'apprezzamento di circostanze contingenti che - ripeto - sono demandate in modo esplicito a chi presiede in quel momento l'Assemblea e non su elementi oggettivi e inoppugnabili.
Operando diversamente - e prego i colleghi di prestare attenzione - si rischierebbe di porre in discussione la stessa certezza delle deliberazioni della Camera, Pag. 2determinando per tal via un'evidente lesione dei diritti dell'intera Assemblea.
In ogni caso, come preannunciato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, mi riservo di convocare la Giunta per il Regolamento, al fine di valutare l'opportunità di definire eventuali criteri per guidare nel futuro la discrezionalità dei Presidenti di turno in relazione allo svolgimento delle fasi di votazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, e nel caso in cui è il Presidente in palese malafede (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà) a fare così, come fa a cambiare lui stesso il voto? Non dovrebbe essere l'Ufficio di Presidenza a controllare?
PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, lei conosce il Regolamento e la invito in ogni caso a non esprimere valutazioni circa la buonafede o la malafede del Presidente di turno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo qui chiamati a rispettare, a partire ovviamente da chi presiede l'Assemblea, il Regolamento della medesima.
FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, mi consenta, innanzitutto, di esprimere il mio apprezzamento per la valutazione che ha espresso con riferimento a quanto è avvenuto realmente in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questa sua valutazione - che credo dipenda da un'analisi oggettiva svolta sulla base delle riprese televisive dei lavori dell'Assemblea - sgombra il terreno da leggende metropolitane che, anche pochi minuti fa, sono state pronunciate, secondo le quali vi è stato un caso di assenteismo o di dissenso politico.
Si è verificato, invece, un altro fatto molto serio e molto grave, che pongo al centro di una riflessione successiva: in quest'Assemblea, non può avvenire in alcun modo che quaranta deputati siano privati del loro diritto di voto da una decisione improvvida, pur essendo presenti in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
TERESA BELLANOVA. Abbassa! Abbassa!
FABRIZIO CICCHITTO. Ciò, da un lato, sottolinea la nostra fiducia in ordine al suo ruolo di Presidente al di sopra delle parti, tuttavia, dall'altro lato, pone un problema rispetto a chi si è rivelato al di sotto delle parti e ha creato una situazione che nessuno voleva determinare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, siamo tutti consapevoli e coscienti che da parte del Presidente e dei Vicepresidenti occorra una gestione estremamente equilibrata in una situazione che è già resa difficile dai meccanismi che si sono determinati e dall'esigenza di riflettere circa la reale situazione dell'Assemblea.
Signor Presidente, questo è il punto; comunque, lei ha segnato una riflessione e ha dato atto di una situazione che ci consente di svolgere delle considerazioni successive. Infatti, il punto sul quale il nostro gruppo non intende assolutamente venir meno è l'assoluta garanzia del voto dei deputati che sono presenti in Aula, garanzia che, purtroppo, ieri non si è verificata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Hanno chiesto la parola l'onorevole Franceschini, poi, l'onorevole Borghesi. Ovviamente, richiamo tutti ad osservare il Regolamento, nel senso che, prima, interverrà un responsabile per gruppo e, in seguito, potranno intervenire Pag. 3tutti coloro che vorranno, compatibilmente con quanto previsto dal Regolamento stesso. Onorevole Franceschini, ha facoltà di parlare.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, le sue comunicazioni all'Assemblea in relazione all'articolo 57 del Regolamento sono ineccepibili da un punto di vista formale, perché non vi è dubbio che esse facciano riferimento alla Presidenza di turno dell'Assemblea, alla quale è demandata la valutazione dell'esistenza di irregolarità e, quindi, la possibilità di ripetere le votazioni. Gli stessi precedenti - gli unici due precedenti che esistono - fanno riferimento a casi di questo tipo. In un caso, per esempio, vi fu un errore degli uffici: essi, infatti, valutarono la non sussistenza del numero legale e, pertanto, per un errore di conteggio, fu ripetuta la votazione.
Signor Presidente, non è questo il caso di ieri. Rispetto la sua opinione, ma il caso di ieri rientra esattamente nella discrezionalità inevitabile che hanno i Presidenti di turno dell'Assemblea di valutare quando chiudere la votazione. Il nostro sistema di votazione non può portare che a questi margini di discrezionalità.
Quindi - come abbiamo discusso in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, riscontrando il parere contrario di autorevoli capigruppo della maggioranza - o si stabiliscono, con una decisione della Giunta per il Regolamento, un termine minimo e massimo entro i quali devono avvenire le votazioni, oppure si rispetta la decisione dei Vicepresidenti anche quando quelle decisioni non piacciono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il principio - lo sa bene il presidente Cicchitto - non deve essere quello di alzare la voce per ottenere immediatamente, con una pressione psicologica molto complicata da governare sul Vicepresidente di turno, chiunque esso sia, la ripetizione di una votazione sgradita, facendo votare deputati che non erano in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! I filmati servono anche a dimostrare facilmente che, ieri, quei quarantaquattro deputati non erano in Aula. La gran parte di quei quarantaquattro deputati è entrata successivamente al voto.
ANTONELLO IANNARILLI. Vergogna!
GIUSEPPE CONSOLO. È una bugia!
DARIO FRANCESCHINI. Anzi, lo ripeto, da questo punto di vista, signor Presidente, propongo formalmente che venga cancellata questa disposizione priva di ogni supporto regolamentare per la quale si va a segnalare il proprio nome dopo che non si è partecipato al voto: al voto si partecipa o non si partecipa e la segnalazione non ha nessuna evidenza formale, o meglio, l'ha solo per la mancata detrazione della diaria e questo non va bene. O si vota o non si vota, di chiunque si tratti, deputato di maggioranza o di opposizione, non ci si può andare a registrare e poi utilizzare politicamente all'esterno questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, con molta chiarezza, noi riteniamo che o si stabiliscono delle regole che, come sempre, devono essere preventive, oppure - lo dico rispetto alla sua affermazione - facciamo attenzione, perché quando non c'è lei in Aula e c'è un Vicepresidente di turno, che inevitabilmente è espressione della maggioranza o dell'opposizione, se lo si mette nella pressione psicologica di poter ripetere la votazione quando l'Assemblea rumoreggia, ci infiliamo in un terreno ignoto e pericoloso per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, ricordo, non tanto a lei che lo ha ben chiaro, quanto a tutti i colleghi che hanno chiesto di parlare - che, ovviamente, hanno il diritto di farlo e lo faranno -, l'ultima parte di quello che ho avuto modo Pag. 4di dire: ai sensi del nostro Regolamento, sarà la Giunta per il Regolamento a valutare, qualora lo ritenga, tutte le misure necessarie per garantire ciò che l'onorevole Franceschini diceva, al pari di ciò che diceva l'onorevole Cicchitto, vale a dire che le regole che liberamente ci diamo siano regole da tutti rispettate e da tutti, a partire da chi presiede l'Assemblea, garantite ad ogni deputato.
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, innanzitutto intendo ribadire che effettivamente si è affermata una cosa non vera, che non ha contribuito alla positività del confronto che stiamo sostenendo anche questa mattina in Aula, quando si è detto che si è impedito il voto a quaranta parlamentari. Un gran numero di parlamentari del Popolo della Libertà al momento del voto non era in quest'Aula, vi è entrata nei momenti, nei secondi, nei minuti successivi, quindi porre la questione in questi termini è scorretto e, lo ribadisco, non aiuta il confronto che stiamo sostenendo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Credo che il Presidente Bindi ieri abbia operato con correttezza nel pieno rispetto del Regolamento di questa Camera. Il voto è stato mantenuto aperto per circa un minuto e ha consentito a qualunque parlamentare abbia voluto restare nei pressi dell'Aula di potere entrare ed esprimere liberamente il proprio voto: credo che il Regolamento sia stato pienamente rispettato.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Ma se non c'eri, come fai a dirlo? Non c'eri! Non c'eri!
MASSIMO DONADI. Questa è un'opinione che può esprimere sia chi c'era, sia chi non c'era. Il brusio (Commenti dell'onorevole Mottola). ..
PRESIDENTE. Onorevole Mottola, la richiamo all'ordine.
MASSIMO DONADI. Il brusio, il vociare e il cercare di interrompere le ragioni degli altri dimostrano soltanto la debolezza di chi sa che in Aula non c'era, di chi sa che ieri in Aula era in minoranza e ha subito le conseguenze di un voto giusto (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, se vorremo intervenire, avremo modo di farlo e avremo modo, credo, negli organismi competenti di stabilire regole che possano definire in modo più compiuto l'inevitabile margine di discrezionalità del Presidente della Camera, anche al fine di evitare altre votazioni che sono nella memoria di tutti nelle quali altri Vicepresidenti della Camera quasi hanno dato tempo anche a chi partiva da casa di venire a partecipare ad una votazione già aperta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
ANTONIO MARTINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, vorrei soltanto permettermi di ricordare a me stesso e ai colleghi che in tutti i Parlamenti del mondo le votazioni hanno luogo per appurare quali siano i numeri a favore delle due tesi contrapposte, cioè per appurare quale sia il volere della maggioranza.
È evidente a tutti, dopo che la votazione era stata chiusa, che la maggioranza dei parlamentari presenti in Aula era contraria alla questione pregiudiziale. Non possono essere questioni regolamentari a impedire che il Parlamento consenta alla maggioranza di esercitare quello che è il suo diritto e dovere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
È un vulnus alla sovranità del Parlamento. Chi sostiene il contrario non sa cosa sia un Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Martino, con la stima che ho nei suoi confronti, e lei sa che è sincera, è evidente che sarebbe un vulnus altrettanto grave, non dico più grave, decidere il giorno dopo se una votazione è valida o meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi associo al collega Cicchitto per esprimere apprezzamento per il suo intervento di oggi in Aula. Ritengo, però, che esprimere un voto non sia un diritto del parlamentare, ma sia un suo dovere ...
FURIO COLOMBO. E allora venite in Aula.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. E questo dovere, a volte - è palese ed è successo a deputati di tutti i gruppi - non è consentito con i regolamenti e i meccanismi introdotti. Anche se per una singola votazione, un solo deputato non è messo in condizione di esprimere un voto, questo è un fatto grave perché è un dovere poterlo esprimere. Credo che bisogna prendere atto che l'introduzione del meccanismo di rilievo delle impronte ha creato, e sta creando, dei problemi perché rallenta il processo di votazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Oggi con questi meccanismi non abbiamo, sostanzialmente, la certezza che tutti possano esprimere il proprio voto. Noi, come gruppo della Lega, abbiamo avuto una posizione sempre molto collaborativa su questi temi; il mio gruppo ha sempre seguito tutte le novità che sono state introdotte e siamo disposti a seguirle ulteriormente.
Colgo con piacere la notizia che intende sottoporre alla Giunta per il Regolamento questo problema e ritengo che la stessa potrà esprimersi, e dovrà farlo in tempi rapidi. Tuttavia, la invito a curare che l'espressione della Giunta sia un'espressione compiuta che non introduca dei principi come, per esempio, «con il termine massimo per la votazione» per cui, decorso un termine, non importa se un deputato abbia potuto o meno votare, si chiude comunque la votazione.
Va infatti garantita, al deputato in Aula, la possibilità, anzi il dovere, di esprimere il proprio giudizio. In caso contrario, se non si riuscirà ad arrivare ad una definizione di questa vertenza in sede di Giunta per il Regolamento, sottoporrò ai deputati del mio gruppo e in sede di Ufficio di Presidenza della Camera la richiesta di recedere dall'autorizzazione all'utilizzo delle impronte digitali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del Popolo della Libertà).
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, il nostro gruppo si è sottratto - sia ieri nell'imminenza della votazione, sia questa mattina in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo - a qualunque drammatizzazione di quanto è successo e non intende sottrarsi neanche ora a questa responsabilità.
Mi permetto di ricordare al collega Reguzzoni che, francamente, quello che è successo non mi pare possa mettere in dubbio il sistema di votazione perché ciò che si lamenta, se ho ben capito, è che alcuni parlamentari della maggioranza non abbiano potuto raggiungere il proprio banco. Quindi, il tipo di sistema utilizzato per la votazione francamente non vedo cosa c'entri. Comunque, anche di questo discuterà la Giunta per il Regolamento.
Presidente, noi ci riconosciamo nelle sue conclusioni ed esprimiamo apprezzamento per la sua decisione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, lei più volte, in quest'Aula - in particolare il 18 marzo 2009 - intervenendo su questo stesso problema, aveva già affermato, leggo testualmente le sue parole: «la Presidenza ha il dovere di tenere aperta la votazione fino a quando tutti i deputati presenti non abbiano espresso il loro voto» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Aggiungendo poi, in particolare con riferimento ai casi in cui le votazioni non siano di esito scontato, anche queste sono sue parole.
Coerentemente con questo principio che lei - mi sembra più che sacrosantamente - ha enunciato in quest'Aula, ha poco fa dichiarato che la votazione di ieri sarebbe stata da annullare e da far ripetere. Allora, Presidente, qui siamo di fronte ad una violazione di un diritto costituzionale il quale riconosce ai deputati presenti in Aula che vogliano esercitare il diritto di voto di poterlo effettivamente esercitare.
Allora, Presidente, bisogna valutare se di fronte a questo bene, il diritto costituzionale di ciascun deputato che implica anche il ruolo del Parlamento, sia da far prevalere nel bilanciamento delle questioni e degli interessi in gioco questo diritto costituzionale o l'avverbio «immediatamente» dell'articolo 57 del Regolamento. Presidente, io penso che non ci possa essere alcun dubbio: di fronte ad una violazione accertata, che lei ritiene si sia verificata, del diritto costituzionale dei deputati a votare e dell'espressione quindi di questa Camera in quella votazione con le conseguenze che ne scaturiscono, si deve valutare prevalente questo bene rispetto a quell'avverbio.
Si tratta di stabilire, Presidente, un principio che non può riguardare solo il futuro. Lei questo principio lo ha annunciato anche un anno fa, quindi si tratta di capire se vogliamo affermare davvero questo principio e applicarlo anche nella votazione di ieri sera o se debba prevalere un metodo diverso, quello del comportamento discrezionale del Presidente di turno nel chiudere la votazione quando passano 51 secondi, ma non si capisce poi perché 51 secondi e non 47 o 63 o non so quanti altri.
O il principio è quello per cui tutti i deputati presenti in Aula hanno il diritto di esercitare il loro voto, e allora questo principio si applica anche alla votazione di ieri, oppure di fatto si va a sconfinare verso l'applicazione discrezionale del nostro Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, sul piano della procedura mi pare che le parole espresse dal nostro capogruppo siano sufficienti a chiarire che non è data questione; ma esiste un aspetto propedeutico alla questione regolamentare. Ieri si discuteva di un giudizio di costituzionalità, ovvero l'Assemblea era chiamata ad una delle funzioni più alte, che forse nella prassi abbiamo declinato sempre più come una burocratica presa d'atto dell'esistenza di una maggioranza di Governo, ma il giudizio di costituzionalità affidato a questa Assemblea è uno dei momenti più solenni.
Io trovo che sia assolutamente incredibile che venga sottovalutato un aspetto che anche ieri si è configurato: in occasione di un voto ad ora certa, stabilita da una settimana, quando solo tre o quattro interventi in quest'Aula si esprimono nel merito del giudizio sulla base del quale l'Assemblea è chiamata a dire se l'atto è coerente o meno con la Costituzione, si trova assolutamente normale che una parte importante di questa Assemblea, segnatamente della maggioranza, ritenga di esprimere il voto senza seguire minimamente il dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Trovo che questo aspetto non sia stato colto e quindi Pag. 7suggerirei ai colleghi della maggioranza di guardarsi un attimo allo specchio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ieri erano assenti, non erano in Aula, sono tornati dopo a votare, certamente non erano quaranta, ma questo è facilmente verificabile. Ma quanto bisogna attendere nella discrezionalità? Io ricordo al Presidente Fini e al Vicepresidente Lupi, che lo ha citato ieri, un precedente che ho sollevato qualche mese fa chiedendo al Presidente della Camera un giudizio sul comportamento che un altro Vicepresidente di turno ha tenuto in modo discrezionale, come è nella regola, con la possibilità di far votare anche dopo un lunghissimo tempo; in quel caso l'esito della votazione fu di un voto di vantaggio per la maggioranza. Il Presidente prese atto anche in quella circostanza che il giudizio del Presidente di turno non è censurabile e non è surrogabile da altri. Esiste la possibilità che il Regolamento ponga rimedio a questo eccesso possibile di discrezionalità del Presidente di turno in una direzione piuttosto che nell'altra.
Ricordo all'onorevole Martino, dovrebbe saperlo meglio di me, che in Gran Bretagna chiudono le porte quando viene fatta la chiama del voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi non s'immagina che si possa esercitare il diritto di voto, attendendo quanto? Tre minuti, quattro, cinque, un'ora, due ore? Qual è il limite di buon senso?
Il limite di buon senso è partecipare in questo Parlamento alla discussione e all'esercizio di una funzione alta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) della quale si è titolari. Non si può rivendicare il diritto costituzionale, onorevole Calderisi, di avere un diritto di voto comunque. Il diritto costituzionale dei deputati è di conoscere prima di votare, non di votare comunque (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Dico ciò perché in questa circostanza emerge con chiarezza la debolezza dell'organizzazione parlamentare di questa nostra Assemblea e colgo l'occasione per ribadire al Presidente Fini che è necessario porre mano a una revisione dell'organizzazione dei lavori di quest'Aula. Non si può trasformare l'Aula solo in un votificio e il lavoro delle Commissioni in un momento residuale della vita del Parlamento. Dobbiamo ribaltare l'organizzazione dei lavori se vogliamo difendere e tutelare un ruolo che questo Parlamento va ogni giorno sempre più perdendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevole Gianfranco Fini, anche io oggi, come il mio capogruppo, l'onorevole Cicchitto, apprezzo le sue parole ma con altrettanta chiarezza mi permetterà di dire che ieri, con quella votazione contestata, si è messo in moto un meccanismo che ha anche dei risvolti di carattere di ordine pubblico (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico) e probabilmente lo si vedrà nelle prossime ore, anche perché penso che sia in atto un attacco scientifico alla proprietà della casa. Questo signor Presidente, onorevole Fini, il Parlamento non lo può ignorare.
Ieri il vicepresidente della Camera, l'onorevole Rosy Bindi, con il blitz che ha voluto mettere in campo ha ridato corpo e sostanza alla politica degli abbattimenti nella mia regione, la Campania, voluta dalla magistratura napoletana in particolare. Adesso vi è il serio rischio che, al di là dei nostri regolamenti, vadano a terra le case dei poveri cristi, che per necessità avevano (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... state calmi... dovete stare calmi ...
GIANNI FARINA. Vergognati!
AMEDEO LABOCCETTA. ... avevano negli anni operato per delle modifiche marginali delle rispettive proprietà. Il Partito Democratico questo lo sa bene ma ieri Pag. 8è venuta fuori e ha vinto l'anima bindiana, quella un po' rancorosa e provocatoria, che attraverso un mezzuccio regolamentare nella sostanza se ne frega della povera gente pur di conquistare una vittoria di Pirro qui a Montecitorio.
Signor Presidente, tutto si poteva risolvere. Oggi, però, mi rendo conto che il nostro Regolamento ce lo impedisce ma la sostanza della politica resta e il Parlamento si occupa di politica, oltre che di rispetto del Regolamento, e la politica oggi non ha scritto una bella pagina.
MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PdL). Signor Presidente, chiedo un minuto di attenzione come premio del mio lungo silenzio perché si è deciso di far rispettare a questa parte una specie di Ramadan della parola.
Signor Presidente, ieri il Governo non è andato sotto ma ieri il Governo è stato mandato sotto e questo non per un atto di distrazione o per una decisione intempestiva, ma mentre un fiume di deputati si accingeva a guadagnare il proprio posto (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, questo Parlamento sta già vivendo una crisi di rappresentatività che ieri si è aggravata. Mi è sembrato di rivivere una scena del Parlamento iracheno (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il danno, signor Presidente, non è stato fatto al Governo, ma alla credibilità dell'istituzione parlamentare che chiedo a lei di difendere.
PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, ho ascoltato posizioni espresse anche da parte di autorevoli colleghi della maggioranza che - mi consenta in modo particolare l'onorevole Martino, cui va da sempre la mia considerazione - mi sembra però assecondino una linea di pensiero abbastanza in auge in questo momento nel Paese, soprattutto tra coloro i quali sostengono questo Governo ed è la seguente: la sostanza del voto popolare che legittima le maggioranze poi supera ogni forma.
La sostanza, dunque, del voto maggioritario supera anche le regole, e questo francamente non può essere considerato accettabile, perché la forma e la procedura sono il fondamento della democrazia e lo sono particolarmente all'interno di quest'Aula. Non voglio alimentare ragioni di polemica o di conflitto; la nostra esperienza politica, quella della mia componente, non si caratterizza certamente per questo, tuttavia mi permetteranno i colleghi della maggioranza se ricorderò loro che l'onere della presenza e del sostegno delle posizioni di Governo spetta alla maggioranza.
Quanto è accaduto ieri è accaduto anche altre volte: la maggioranza è andata sotto, qualcuno ha calcolato, almeno altre 40-45 volte. Ieri era particolarmente importante perché c'era una questione pregiudiziale di costituzionalità, ma è accaduto. Non posso non riconoscermi nelle parole del Presidente che ha ricordato che la previsione fatta dall'articolo 51 del Regolamento mette nelle mani del Presidente di turno l'apprezzamento delle circostanze e che queste possono essere valutate in un senso o nell'altro, ma avendo in quel momento e in quel contesto, con la valutazione piena della sensibilità che si manifesta nell'Aula, la responsabilità di compiere una scelta.
Un'ultima considerazione mi sia consentita. È stata sollevata dalla maggioranza, e noi siamo ad ascoltarla e ad apprezzare anche questo punto di domanda, una richiesta di regole a suo favore, ossia una richiesta di regole che tutelino (ed è giusto anche questo) una maggioranza che ha 80 deputati di vantaggio sull'opposizione. Consentirà il Presidente di porre anche noi una questione.
Forse è arrivato in questo Parlamento, eletto con un sistema a lista bloccata che ha rimosso sostanzialmente la capacità dei partiti di selezionare all'interno attraverso Pag. 9una dialettica democratica le candidature (quindi devoluta la scelta direttamente ai capi dei partiti), il momento di approvare una regola generale, uno statuto delle opposizioni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PINO PISICCHIO. Ho concluso, signor Presidente. È arrivato il momento in questo Parlamento di approvare uno statuto delle opposizioni che ci metta nelle condizioni di ripristinare una dialettica democratica, così come negli altri Paesi occidentali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
GIOVANNI DIMA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, con grande tranquillità la ringrazio per aver aperto stamattina la discussione. Voglio dire all'Assemblea che ieri mi sono sentito offeso dal Presidente di turno, onorevole Bindi, perché ero lì, così come ogni tanto mi capita (ho partecipato finora in questi due anni di attività parlamentare a circa il 90 per cento delle votazioni svolte in quest'Aula) e mi accingevo fisiologicamente, dopo un momento di pausa, a raggiungere il mio banco.
La vicenda è stata volutamente - lo ripeto qui senza animare polemiche - voluta dal Presidente Bindi per raggiungere l'obiettivo di portare la maggioranza sotto nei numeri.
Non è vero, onorevole Pisicchio, che in passato noi abbiamo perso per 18 voti. È capitato anche che la maggioranza sia andata sotto per uno o due voti, è fisiologico anche questo, ma quello di ieri è stato un atto chiaramente politico e non un atteggiamento sereno di un Presidente della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e del deputato Brigandì).
CESARE MARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE MARINI. Signor Presidente, sono tra quei deputati che pur trovandosi dentro l'Aula non ha votato perché non ha fatto in tempo e, per la verità, nell'immediatezza della chiusura delle operazioni di voto, sono rimasto contrariato nel senso che avrei voluto votare, e mi sono interrogato: ma, in questo momento, vengo leso in un diritto, che è quello appunto di poter votare in quest'Aula?
Immaginando quelle che sono le norme di uno Stato di diritto - perché la questione che non dobbiamo mai trascurare è che cos'è lo Stato di diritto e come funziona - ho capito che vi era solo una responsabilità mia perché mi era attardato fuori come altri colleghi che non hanno potuto votare, ritenendo che facessi comunque in tempo per esprimere questo mio diritto. Quindi, dinanzi alla mia responsabilità nel non aver espresso il voto, non potevo poi esprimere alcuna critica al Presidente dell'Assemblea.
La questione per la quale ho preso la parola è che abbiamo una serie di diritti: il diritto costituzionale in primo luogo, i diritti soggettivi che provengono dall'ordinamento positivo, le prerogative e le funzioni che provengono dai Regolamenti che stabiliscono entro quali limiti dobbiamo esercitare la nostra facoltà di esprimerci come rappresentanti del popolo. Si tratta senza dubbio di diritti riconosciuti.
Tuttavia lo Stato di diritto stabilisce anche una questione fondamentale: i diritti non sono prerogative che si possono esercitare in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione. Questo è il punto fondamentale. Il mio diritto di votare in quest'Aula non lo posso esercitare nel Transatlantico, lo debbo esercitare nel mio posto qui in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lo Stato di diritto significa proprio questo. Sono riconosciuti al cittadino il diritto assoluto, il diritto costituzionale, il diritto positivo e altri diritti. Ma il cittadino come esercita questi diritti? A suo arbitrio, quando ritiene e come ritiene in qualsiasi momento? No, li esercita nelle forme che la stessa legge o i regolamenti Pag. 10stabiliscono che vadano esercitati. E allora nessuna critica dinanzi alla mia dabbenaggine di ieri.
Purtroppo mi lamento di un'altra cosa, signor Presidente, ossia che sarebbe bene che i comportamenti della Presidenza fossero più rigorosi, ci fosse maggiore rigore, ci fosse una norma che valga per tutti, chiunque presieda. Ecco, probabilmente ci serve un approfondimento sul regolamento di funzionamento di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,37).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
DONATA LENZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare la difesa del ruolo del Parlamento di cui lei è investito e, al riguardo, più volte abbiamo voluto anche chiederle di difendere maggiormente i parlamentari a fronte delle campagne di stampa che si susseguono, in cui siamo rappresentati in maniera denigratoria.
In questo momento però non può che tener conto della difesa dei tanti colleghi che rimangono dentro l'Aula tutto il tempo della discussione e del voto, ascoltano, votano senza supporto cartaceo, tenendo impegnate le mani a volte per minuti interi in attesa che chi è a fare altre cose validissime si ripresenti in Aula a votare e alla fine sono quelli sui quali pesa la responsabilità, l'onere e anche il diritto di esprimere il voto.
È per loro che proponiamo sia stabilito un termine entro il quale la votazione si chiuda.
È per il rispetto del lavoro di chi si comporta seriamente che suggeriamo di chiudere le porte, come avviene - per esempio - all'interno della V Commissione (Bilancio). Capisco che in questo Paese la pausa caffè è assurta a ruolo di diritto, ma non si può far carico a un Vicepresidente della Camera di riconoscerlo ufficialmente. Chi voleva votare sapeva che in quel momento era in corso una votazione e aveva tutta la possibilità di essere presente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
CARMELO BRIGUGLIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, non avrei appesantito questo dibattito improvvisato se non per una sottolineatura che mi sembra necessaria - lo dico senza polemica - per quanto è stato detto dai colleghi della Lega Nord Padania e che vorrei fosse molto chiara a questa Assemblea. Non vorrei che pian piano, prendendo a pretesto alcune discussioni ed episodi avvenuti in quest'Aula, si cominciasse a delegittimare il sistema di voto introdotto all'inizio di questa legislatura (cioè il sistema delle impronte digitali), che secondo me ha salvato il diritto di rappresentanza e la moralità del Parlamento. Questo lo dobbiamo avere molto chiaro (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Pertanto, il sistema di impronte digitali non può essere messo in relazione a quello che è accaduto ieri.
Anzi, alla luce di qualche intervento e riflessione, dobbiamo considerare che cosa potrebbe accadere, così come già accaduto in passato, nel caso in cui il giorno successivo si accerti la sostanziale illegittimità di una votazione per la presenza di molti Pag. 11«pianisti» (cioè deputati che votano al posto di altri). Tale votazione il giorno successivo potrebbe con molta facilità essere annullata o comunque si potrebbe sollevare il problema.
Inoltre, credo che sia molto saggia e veramente apprezzabile anche la decisione che il Presidente Fini ha adottato nella questione specifica dell'episodio di ieri ovvero l'aver rinviato alla Giunta per il Regolamento la disciplina di questo tipo di fattispecie.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, le chiederò formalmente, avendo apprezzato il suo intervento, di applicare integralmente l'articolo 57 del Regolamento per le ragioni che brevemente le rappresenterò come chiosa tecnica delle ragioni che rendono a mio avviso indispensabile questo provvedimento.
Prenderò le mosse dall'articolo 64 della Costituzione per stabilire come in quest'Aula ciò che conta è la presenza. L'articolo 64 stabilisce che «Le deliberazioni di ciascuna Camera del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei componenti e se non sono adottate a maggioranza dei presenti». Quindi, la presenza in Aula è tutelata dalla Costituzione come presupposto ineliminabile per esprimere il diritto di voto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, lei esattamente ha ritenuto che il vulnus che ieri si è creato mortifica il diritto del parlamentare, ai sensi dell'articolo 64, di essere presente in Aula e di poter essere - in quanto presente - legittimato a votare. Chiarisco che il sistema delle impronte digitali serve a controllare l'effettività del voto, ma non può mai sostituirsi al diritto del parlamentare presente di votare. Non si può mai ritenere che questo sistema di controllo sia succedaneo del diritto del parlamentare presente di votare.
Se questo è vero, è evidente che l'articolo 57 del Regolamento affida al Presidente il compito di talune verifiche. In primo luogo, si è verificata ieri una irregolarità. Lei ha dato atto nel suo speech iniziale, nel suo incipit che si è verificata sicuramente un'irregolarità meritevole...
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, pregavo l'onorevole Granata di non disturbare, perché volevo ascoltarla. Prosegua.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, si è verificata sicuramente un'irregolarità, che lei ha ritenuto di includere nel suo incipit, che meritava la ripetizione della votazione. Vi sono i presupposti per ripeterla, nonostante quello che è stato da lei sostenuto nella seconda parte del suo intervento? Apprezzate le circostanze, è il Presidente che valuta la qualità del vulnus che si è verificato.
Mi soffermerò pochi secondi su quell'«immediatamente». Rammento all'Assemblea che non si è verificata alcuna votazione dopo quella che è avvenuta ieri. «Immediatamente» non può che significare una fase immediatamente successiva alla votazione; se così non fosse, e vi fossero delle violazioni così gravi come quella di ieri, legittimeremmo, nell'attimo fuggente del Presidente che in quel momento gestisce male il suo potere ex articolo 57 del Regolamento, la preclusione dell'esercizio di diritti fondamentali. «Immediatamente», cioè, significa che dopo quella votazione non ve ne sono state altre, sicché è possibile ritornare su quella votazione e legittimare i lavori con immediatezza ragionevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, allorquando non sono stabiliti termini spazio-temporali, ci si rimette alla solerzia, alla ragionevolezza e alla dizione costituzionale dei presenti in Aula. Rammento l'articolo 64 della Costituzione: se non votassimo nuovamente, legittimeremmo la violazione dell'articolo 64 della Costituzione. Ieri i deputati presenti, anche alzando la mano, avevano il diritto di votare. Pag. 12
Noi ci siamo regolamentati correttamente per una verifica della presenza, ma questo non può mai superare il diritto dei presenti di votare. Se «immediatamente», signor Presidente, va interpretato in maniera costituzionalmente ragionevole, occorre rilevare che non vi è stata alcuna votazione successiva a quella di cui oggi stiamo discutendo. Penso che sia potere - qualcuno ha detto bene, dovere - del Presidente della Camera intervenire e porre rimedio al vulnus che si è verificato.
Da ultimo - è veramente l'ultimo ragionamento che intendo porgerle - credo che l'ansia di legalità che pervade maggioranza e opposizione...
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, mi dispiace, ma ha esaurito il tempo.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, insisto, pertanto, perché, ai sensi dell'articolo 57 del Regolamento, interpretando «immediatamente» come una situazione che non può andare al di là dell'ultima votazione, lei voglia annullare la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo solo per darle atto che, a mio avviso, avremmo dovuto tutti riconoscerci nella sua comunicazione iniziale, sia sul piano dell'enunciazione dei principi di diritto parlamentare, sia sul piano della valutazione equitativa di quello che lei ha ritenuto di dire sugli accadimenti di ieri, sia sul piano della sua decisione di rimettere tutte queste questioni alla Giunta per il Regolamento, perché possa dirimere le questioni che sono state sollevate in questo dibattito e che, a mio avviso, appaiono in questa sede e in questo momento del tutto ultronee.
Solo la sua cortesia ha consentito che tanti deputati intervenissero, quando, a mio avviso, la sua comunicazione era bastevole per ogni ulteriore dato.
Voglio poi darle atto, signor Presidente, che, per quanto riguarda il sistema di voto elettronico, ella, all'inizio della legislatura, lo ha proposto ad ogni singolo parlamentare, che aveva la responsabilità di potervi aderire o meno, in piena libertà.
Lei sa che io non vi ho aderito per le ragioni che le ho espresso in quest'Aula e sulle quali abbiamo avuto modo di avere un punto di dissenso pubblico, ma aperto e leale.
Oggi non è il caso che chi vi ha aderito allora rimetta in discussione quella che non è stata una decisione regolamentare dell'Assemblea, ma un'assunzione di responsabilità individuale di ogni singolo deputato.
Da allora credo di avere rispettato con rigore quello che ho detto all'epoca, e cioè che mai avrei votato per qualcun altro e mai qualcuno avrebbe votato per me. Le devo dare atto che su questo lei è stato assolutamente lineare e trasparente nella sua proposta ai parlamentari, e non ai gruppi. Quindi, non trovo ragioni per le quali, oggi, chi non si è assunto all'epoca la responsabilità di una scelta che esponeva, eventualmente, a critiche pubbliche e per assumere la quale bisognava avere anche un minimo di coraggio, rimetta in discussione questa decisione.
Solo per questo ho voluto intervenire, signor Presidente, e per dirle che, grazie alle sue parole, che ieri ho temuto (non mi sono sentito garantito nella mia funzione di parlamentare), da oggi ho ritrovato la certezza del diritto parlamentare, e di questo la ringrazio.
ANDREA ORSINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, io, come il collega Stracquadanio, trovo assolutamente ineccepibile la valutazione, sia in termini regolamentari sia in termini di merito, che lei ha dato nel suo speechPag. 13introduttivo. Nulla vi sarebbe quindi da aggiungere e nulla aggiungo nei confronti della Presidenza; sono, tuttavia, molto colpito, e non positivamente, dall'entusiasmo dei colleghi dell'opposizione in tutta questa vicenda.
Rilevo tutto ciò al di là dei comportamenti del Presidente Bindi: il Presidente Bindi ha agito come ha ritenuto di agire ed è innegabile che il Presidente di turno abbia diritto di agire come ritiene; ma, se fossi nei panni dei colleghi dell'opposizione, non festeggerei un risultato ottenuto con questi mezzi, approfittando del fatto che parlamentari in Aula non siano stati in condizione di votare, a torto o a ragione sotto il profilo regolamentare, ma sicuramente a torto sotto il profilo sostanziale. Ricordo all'opposizione, al presidente Soro, che citava l'esempio della Gran Bretagna, che, nel Parlamento britannico, esiste una civilissima consuetudine: la vita parlamentare, la sua qualità, è fatta anche di consuetudini. Nel Parlamento britannico esiste la civilissima consuetudine per la quale, se è noto che qualche deputato di uno dei due schieramenti è costretto a non partecipare alla seduta, perché malato o altro, un numero equivalente di parlamentari dell'altro schieramento si assentano anch'essi dalla seduta, per non alterare la composizione e l'equilibrio dell'Assemblea, sfruttando la situazione.
Sarebbe troppo bello pensare che nel Parlamento italiano vi possa essere la stessa civiltà di comportamenti? Io non lo credo, perché credo nella dignità dell'Aula; e la dignità di essa, onorevoli colleghi, si afferma non ricorrendo a mezzucci, non ricorrendo a metodi procedurali che stravolgano la rappresentanza reale della volontà dell'Assemblea.
Ciò che è avvenuto ieri forse non è una violazione del Regolamento, ma è la violazione di qualcosa di più importante: è la violazione di un fair play al quale non si era mai venuti meno, da parte di nessuno, da parte di nessuno della Presidenza, da chiunque fosse stata esercitata. Il fatto che dei gruppi parlamentari esprimano per questo soddisfazione, entusiasmo, la considerino una vittoria politica, è un dato che abbassa ancora una volta, purtroppo, la credibilità del lavoro di tutto il Parlamento, proprio perché ciò avviene su una questione di grande rilevanza come la verifica dei requisiti di costituzionalità di un provvedimento. Si tratta di una delle questioni più importanti - lo ricordava il presidente Soro - della quale il Parlamento si deve occupare: risolverla sfruttando il fatto che alcuni deputati siano in piedi nell'emiciclo, e non abbiano fatto in tempo a raggiungere il proprio posto, è una brutta pagina della storia del nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, innanzitutto credo sia doveroso da parte mia scusarmi delle intemperanze a cui ieri ho dato vita, immediatamente dopo la conclusione del voto.
Detto questo, però, ritengo opportuno non minimizzare la vicenda, bensì entrare nella sostanza di essa. La Presidenza, da chiunque sia esercitata, il Presidente o un Vicepresidente di turno, deve essere arbitro equilibrato, neutrale, esemplare, indiscusso: nessuno deve lamentarsi dell'andamento della seduta; in questo modo la conduzione è perfetta. Ieri tutto ciò non è accaduto: vi è stata una manipolazione del risultato attraverso dei mezzucci, è questo sicuramente non è un buon andamento.
Ho avuto la sensazione di trovarmi in un'asta in cui il banditore, per manipolare il risultato dell'asta e turbare la medesima, interrompe improvvisamente l'asta stessa: questo è ciò che è accaduto ieri (Applausi del deputato Cosimo Ventucci).
Allora, vorrei dire brevissimamente che chi vi parla - onorevole Presidente, lei mi conosce personalmente da trenta anni - proviene da una storia difficile: il sottoscritto i suoi spazi di agibilità politica - in tempi difficili e non certo in una sede parlamentare, ma nelle scuole e nelle università - se li è sempre garantiti. Pag. 14Ritengo quindi che sia mio diritto di parlamentare - anzi non solo un diritto, ma mio dovere di parlamentare - garantirmi gli spazi che la Costituzione mi riserva.
Oggi mi sento quindi libero - così come ritengo che ciò che è accaduto ieri dimezza l'autorevolezza della Presidenza di turno - di mettere in atto, ogni qual volta ciò si verifichi, azioni di contrasto verso chi non rispetta i miei diritti di parlamentare.
Certamente questa è una dichiarazione difficile ma mi sento in dovere di farla, alla luce della mia storia personale. Ieri non si è trattato di una serie di votazioni nella quale la leggerezza oppure comportamenti non corretti dei parlamentari danno origine a risultati talvolta non in linea con quelli che la maggioranza vuole; ieri si è trattato di una votazione isolata di grande valenza politica e non di una serie di votazioni nel corso delle quali vi è chi entra e chi esce.
Il rispetto della Presidenza nei confronti dell'Assemblea parlamentare esigeva che ciascuno fosse messo nel massimo delle condizioni di partecipazione al voto, ma ciò non è accaduto per cui - così come ho iniziato il mio intervento dicendo che chiedevo scusa per le mie intemperanze - sottolineo che non accetterò comportamenti simili in quest'Aula che dovessero ulteriormente verificarsi, mettendo ovviamente in atto tutti gli strumenti che sono politicamente e regolarmente permessi ma che nella sostanza mi possano anche permettere di evitare che la mia volontà politica non sia messa in condizione di essere esercitata.
EUGENIO MAZZARELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, è giusto ricordare a tutti - come lei ha fatto - che in democrazia le forme sono sostanza anche quando l'esito non ci piace, e fin quando le regole non vengono cambiate vanno osservate.
Vedo però avanzare anche quest'oggi - e non è la prima volta - una pericolosa tesi che contrappone elementi di democrazia sostanziale ad una supposta fallacia della democrazia formale.
Pongo però una domanda e la pongo da deputato campano (il provvedimento riguardava infatti precisamente la Campania): è un'avvisaglia della democrazia sostanziale che alcuni evidentemente in quest'Aula vogliono quello che si annunciava nel merito del provvedimento, cioè il sovvertimento ex post delle regole violate poste dalla legge a tutela del territorio? Insomma, per arrivare ad un provvedimento di dubbia qualità di democrazia sostanziale (di qui la presentazione della pregiudiziale di costituzionalità) bisogna anche passare sul cadavere delle forme che danno sostanza alla democrazia parlamentare, che sono i suoi Regolamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
EUGENIO MINASSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non voglio parlare di Regolamenti e di diritti costituzionali, però vorrei soltanto farle notare che mi rendo conto...
PRESIDENTE. Onorevole Minasso, mi permetta, lei chiede di parlare per un richiamo al Regolamento quindi cerchi di fare uno sforzo rispetto alle sue intenzioni.
EUGENIO MINASSO. Voglio intervenire appunto riferendomi ai Regolamenti, ma voglio solo farle notare che ieri si è verificata una situazione alquanto strana: ieri abbiamo effettuato 61 votazioni e la maggioranza nella giornata di ieri mai non ha avuto i numeri per il voto, mai si è verificato un momento in cui - come si suole dire - essa è andata sotto. Ritengo Pag. 15quindi che ciò che si è verificato rappresenti un problema che salta agli occhi di tutti quanti.
Vorrei soltanto far notare una cosa. Vorrei solo far notare che il collega dell'Italia dei Valori, che prima si è alzato e ha descritto con dovizia di particolari tutto quello che è successo in quest'Aula, ieri è stato assente tutto il giorno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, apprezzo il suo equilibrio, le sue decisioni, apprezzo e rispetto le analisi e le decisioni da lei assunte, però non capisco, come nel caso del collega dell'Italia dei Valori, gli interventi svolti sulla base di descrizioni di altri, perché, come ho detto, il collega era assente e - me lo permetta - ahimé, l'assenza non l'ho letta dal resoconto giornaliero, ma l'assenza del nostro collega con i suoi interventi si nota (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, ieri non ho partecipato alla votazione incriminata, perché alla fine della votazione precedente mi ero allontanato per un'esigenza fisiologica ed ero in Transatlantico, mi stavo intrattenendo con alcuni colleghi, quando ho sentito l'annuncio del voto e sono rientrato in Aula.
Sono rientrato in Aula e da quella porta sono stato il primo che è rientrato in quel momento; sono corso al banco e non ho fatto in tempo a votare. Per quanto accaduto ieri, io chiedo scusa agli italiani e alle italiane, perché ieri non ho fatto bene il mio dovere, perché ieri mi sono allontanato dall'Aula mentre stavamo lavorando (Commenti). E se il Ministro Gelmini ritiene che bisogna educare gli scolari alla severità, al rigore, alla disciplina - e lo pretendiamo con quello che stiamo dicendo adesso nelle scuole - perché noi politici dobbiamo essere irresponsabili, dobbiamo essere indisciplinati, dobbiamo rompere sempre il rispetto delle regole, dobbiamo stare al di sopra della legge e delle norme? Perché non dobbiamo dare il nostro esempio e perché oggi il deputato Barbato non deve dirlo, come tutti quelli che ieri erano assenti e sono arrivati dopo; perché sono andato anche io laggiù, dopo, a dire che c'ero e avevo votato, e ho visto arrivare una flotta di altri parlamentari, tanto tempo dopo! Ma la colpa è nostra.
Perché dobbiamo scaricare la nostra colpa e la responsabilità di un comportamento sbagliato sugli altri? La politica cominci a fare così: comincino a fare così i parlamentari, cominciamo così a dare il buon esempio, perché non mi pare proprio appropriato in questo Parlamento affermare che quello che è successo ieri, quel voto che ha determinato l'approvazione di un nostro punto all'ordine del giorno, con la pregiudiziale di costituzionalità, a sentire un parlamentare del PdL, sta determinando addirittura fatti di ordine pubblico in Campania.
Perché probabilmente riportare la legalità in Campania significa in questo momento, da parte di quei parlamentari del PdL criminogeni e criminali che abbiamo in Campania, alimentare e sostenere in Parlamento e nelle istituzioni un profilo di illegalità e di non rispetto delle leggi, un profilo di prepotenza di chi addirittura è stato un abusivo e deve essere adesso accompagnato e sostenuto, anziché far affermare una istituzione quale la magistratura e le forze dell'ordine che hanno riscontrato una illegalità diffusa.
Allora, la risposta non è quella di sostenere gli illegali, gli abusivi, i furbetti...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO BARBATO. Insomma questo profilo bisogna sostenerlo! Anche se lo capisco, perché l'onorevole Laboccetta è un noto evasore fiscale.
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, La prego.
Pag. 16FRANCESCO BARBATO. Ha fottuto 32 milioni di euro allo Stato italiano con i suoi giochi.
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, La prego di concludere.
FRANCESCO BARBATO. Ecco, questo è il PdL! Questo è Berlusconi!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Vi sono ancora quattro deputati che hanno chiesto di parlare, dopodiché considererò ampiamente esaurito il dibattito.
Onorevole Berardi, lei intende avvalersi della sua facoltà di intervenire?
AMATO BERARDI. Si, signor Presidente, sarò molto breve.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Berardi. Ne ha facoltà.
AMATO BERARDI. Signor Presidente, cari colleghi della destra, della sinistra e del centro, nei due anni di legislatura trascorsi come deputato eletto nel nord e centro America ho avuto l'onore di partecipare ad un'Assemblea veramente democratica, che ha agito nel modo più democratico cui abbia mai assistito nel mondo, sia quando è stata presieduta dal Presidente Fini, sia quando è stata presieduta dagli altri Vicepresidenti.
Ieri, durante la Presidenza Bindi, ho assistito ad un'Assemblea meno democratica, considerato che a quaranta deputati presenti in Aula è stato negato il diritto di votare. In un Paese democratico come l'Italia, che ha dato la democrazia al mondo intero (e mi riferisco anche alla costruzione degli Stati Uniti d'America, dove ho avuto l'onore di vivere per quaranta anni), questo tipo di democrazia non è accettabile. Rispetto in ogni caso la decisione della Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per rispondere al collega, che ha cercato di delegittimare l'onorevole Donadi in quanto non presente ieri, che neppure l'onorevole Reguzzoni (che ha parlato stamattina) era presente ieri.
Tuttavia, l'onorevole Reguzzoni, come l'onorevole Donadi, come il Presidente Fini, come milioni di italiani, hanno potuto sapere esattamente quello che è successo in quest'Aula guardando le riprese televisive (che tutti possono vedere). Mi permetto di aggiungere che, per quanto riguarda l'elegia della presenza in Aula (scomodando addirittura la Costituzione) come fatto costitutivo del diritto a votare, allora bisogna fare quanto facciamo in Commissione, e cioè - quando si vota - chiudere le porte. Se fosse stato fatto ieri forse solo cinque di quelle quaranta persone, effettivamente presenti in Aula, avrebbero avuto quel diritto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ricordo che l'ultimo collega che ha chiesto di intervenire è l'onorevole Biasotti, dopodiché passeremo ai provvedimenti all'ordine del giorno. Prego, onorevole Colombo.
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio stupore per il modo in cui lei ha aperto questa mattina la seduta. Lei ha aperto - se ne sarà accorto dalle conseguenze, e purtroppo le manca la conoscenza fisica di ciò che è accaduto ieri in quest'Aula - un processo al Vicepresidente Bindi che non è mai avvenuto in questa Aula da parte dei Presidenti nei confronti dei Vicepresidenti, persino quando sono accadute cose ben più censurabili, e - se lei mi permette - persino in questa legislatura, in cui sono avvenute cose ben più censurabili e ben più degne di essere notate.
Con ciò che lei ha detto dell'onorevole Bindi (mi riferisco al suggerimento di errore, all'indicazione di errore in base al Regolamento) lei ha reso molto grave la conduzione d'Aula affidata alla Vicepresidente Bindi nel futuro.
GERARDO SOGLIA. Si doveva dimettere!
FURIO COLOMBO. Credo, Presidente, che lo abbia visto dalla partecipazione appassionata che ha subito riscontrato, credo che lo abbia visto dagli insulti disseminati praticamente in ogni intervento, ed è la maggioranza (l'unica nei Parlamenti democratici nel mondo) ad assumersi il compito di fare violentemente politica in modo da lasciare il segno e in modo da stabilire la guida di questo Parlamento.
Mi rendo conto che tra poco arriverà il provvedimento sulle intercettazioni, mi rendo conto che siamo preparati ad essere blindati, vuoi dal fatto che non deve essere più discussa in quest'Aula la materia già discussa in Senato (che è una bella umiliazione a proposito della quale avrei voluto una sua dichiarazione almeno altrettanto netta come quella a carico dell'onorevole Bindi), vuoi dalle dichiarazioni fatte ieri dal Presidente del Consiglio, che ci fa sapere che l'Italia è spaccata, che i giudici sono indegni, che la Protezione civile non andrà più a L'Aquila.
Siamo di fronte ad un'Italia spaccata. Ieri, questa Italia era spaccata in quest'Aula, a causa del fatto che la maggioranza non ha accettato l'esito del suo voto. Questo le è sfuggito, onorevole Presidente, e, purtroppo, ha creato un precedente drammatico che va annotato.
SANDRO BIASOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRO BIASOTTI. Signor Presidente, ho ascoltato la sua relazione, apprezzandola in modo particolare perché non era scontata. Lei ha detto questo: sentiti i Segretari di Presidenza, visti i filmati, avrebbe ritenuto opportuno ripetere la votazione. Anzi, lei ha aggiunto che sarebbe stato lecito e doveroso. Personalmente, ero uno di quelli che hanno votato e, allora, mi dispiace di svolgere l'ultimo intervento. Mi sarei aspettato l'intervento della collega Bindi, che apprezzo, e aspetto che intervenga per chiedere scusa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ha sbagliato e deve chiedere scusa, perché non solo ci sono i filmati e non solo, signora Bindi, i 51 secondi credo siano un record di velocità per la prima votazione, ma lei, inoltre, non ha fatto votare la collega Carlucci e la collega De Girolamo che erano in questo spicchio di Parlamento e, quindi, non ha fatto votare dei deputati che erano al loro posto. E, allora, delle due l'una - e lo chiedo a titolo personale - o chiede scusa o lei si dimette da Vicepresidente della Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei solo chiedere se il termine «fottuto» si possa dire in quest'Aula, dopodiché ne tragga le conseguenze sugli interventi precedenti.
PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, approfondiremo la questione.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010) (A.C. 3209-bis-A/R) (ore 12,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 18legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010).
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 7-quater.
(Esame dell'articolo 7-quinquies - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7-quinquies e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tullo. Ne ha facoltà.
MARIO TULLO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei tranquillizzare il relatore, onorevole Orsini, che non abbiamo nessuna intenzione di strumentalizzare i fatti di cronaca che hanno riguardato il signor Flavio Briatore, anche se non siamo indifferenti ad un'indagine della guardia di finanza che, ormai, ha certificato centinaia di megayacht che sono intestati a società di comodo quando sono usati da più o meno le stesse persone. E non siamo indifferenti anche - e dovremmo preoccuparci tutti - a quanto la Comunità europea ci ha notificato con un'infrazione rispetto a scelte di sostegno alla politica della nautica da diporto, che ci ha visto tutti protagonisti.
Tuttavia, l'emendamento, che tende a sopprimere quanto proposto dal relatore, è a nostro giudizio dovuto al fatto che qui non si tratta di semplificazione burocratica. Per certi versi, cercherò, in questi minuti, di cercar di far capire, secondo noi, perché si genererà, invece, confusione e complicazione. E, soprattutto, c'è anche della sostanza. Colleghi, potrei limitarmi a questo. Già in sede di Comitato dei nove, nell'ambito della I Commissione, erano emerse problematicità rispetto ad una interpretazione confusa delle norme che vengono messe in discussione. Il 25 maggio, i colleghi della maggioranza della Commissione trasporti, hanno espresso parere favorevole sul provvedimento che stiamo discutendo condizionandolo alla soppressione dell'articolo 7-quinquies. Ne risulta - e vorrei avere risposte dal Governo - che vi sono documenti, sia degli uffici del Ministero dello sviluppo economico, sia degli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, contrari a questo articolo.
Di cosa si tratta? Parliamo per un attimo del registro internazionale. Con la legge n. 30 del 1998 il Governo Prodi e il Ministro Burlando hanno introdotto un registro internazionale nel nostro Paese che ha consentito uno sviluppo e uno rilancio del sistema dell'armamento. Il registro internazionale, che prevede sgravi fiscali e aiuti allo sviluppo dell'armamento, era rivolto tuttavia alla nautica mercantile, alle grandi navi passeggeri, al cabotaggio e alle autostrade del mare. In seguito con un provvedimento del vostro Governo, nel 2003, la platea di questi benefici è stata ampliata: sono stati introdotti anche i cosiddetti charter, le grandi barche da turismo nautico, regolando l'introduzione dell'ampliamento di questa platea rispettando le norme rigorosissime e severissime che riguardano tutti i beneficiati dalla legge n. 30 del 1998. Tra l'altro, l'ampliamento della platea avrebbe consentito a tutti gli evasori fiscali di fare rientrare le loro barche in Italia e pagarci sopra le tasse: ma questo non è avvenuto. Peraltro, riguardo al fondo destinato al sostegno della nautica e della cantieristica, attraverso il sostegno al registro internazionale, è stato denunciato come avete ridotto sensibilmente le risorse in questo campo all'ultima assemblea di Confitarma non dall'opposizione ma dal presidente uscente di Confitarma.
Ci sono quindi poche risorse e, se si amplia la platea, a chi verranno in qualche Pag. 19modo distribuite queste risorse? Qui poi si apre il tema: l'articolo che voi proponete di fatto modifica il primo articolo non tanto della legge n. 172 del 2003 che ampliava la platea ma modifica il codice della navigazione da diporto. Vorrei citare l'articolo che modificate, l'articolo 1, che recita «le disposizioni del decreto legislativo si applicano alla nautica da diporto. Al fine del presente codice si intende per nautica da diporto quella effettuata in acque marittime interne a scopi sportivi o ricreativi e senza fine di lucro».
È vero che poi l'articolo 2 parla anche di attività commerciali ma voi utilizzate la modifica dell'articolo 1, finite l'intervento sull'articolo 2, modificate, di fatto, il terzo comma dell'articolo 1 che prevede di limitare e di considerare nautica da diporto navi fino al limite di 24 metri mentre, invece, modificando in questo modo il comma 1 dell'articolo 1 voi andate a dire - è scritto nell'emendamento del relatore - che si deve considerare valido e interpretabile l'articolo 3 della legge n. 172 che è quello dell'ampliamento. Di fatto - cerco di concludere - si cerca di far rientrare ciò in un regime, voi dite meno burocratico e meno vincolante, ma, così facendo, si apre la possibilità legittima di ampliare la platea di coloro che possono beneficiare del registro internazionale. Di fatto si lasciano, ad esempio, le norme della sicurezza degli equipaggi legate al registro nazionale, a quello della nautica da diporto entro i 24 metri. Si fanno errori di confusione. Non credo - lo affermo in questa sede - che ci sia uno scudo fiscale per Briatore: non è questo il tema.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,15)
MARIO TULLO. Colleghi, non facciamo confusione sulle aziende nautiche in questione; si tratta di aziende che costruiscono grandi barche; parliamo cioè di barche che costano da alcuni milioni di euro ad alcune decine di milioni di euro, non si tratta, quindi, della barca di cinque o sei metri. Torno a ripetere: dal momento che abbiamo condiviso la legge n. 172 del 2003, che avete approvato voi, non c'è da parte nostra un atteggiamento preventivo.
Se vogliamo discutere di misure a sostegno del settore nautico portateci un progetto organico di sostegno a questi cantieri che io, che vengo dalla Liguria, so bene quanto soffrono. Ma in questo caso si vanno a beneficiare non i cantieri ma gli utilizzatori finali di quelle stupende navi che le nostre aziende costruiscono. Quindi, vi chiediamo di ritirare questo articolo perché, come minimo, genera confusione sia per quanto detto in sede di Comitato dei nove in I Commissione, sia a detta del giudizio espresso dai vostri colleghi in Commissione trasporti: portateci un disegno organico sul sostegno della nautica e noi lo sosterremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, colleghi, l'articolo in questione su cui noi oggi proponiamo un emendamento soppressivo è stato oggetto di discussioni, articoli di stampa e un po' di polemica su cui c'è stata anche un po' di forzatura evidentemente giornalistica.
Il tema è serio: stiamo parlando di un settore trainante della nostra economia; stiamo parlando di un settore - quello della nautica da diporto - in cui l'Italia è leader mondiale. Come ha detto il collega Tullo, il Partito Democratico ha fortemente a cuore questo settore dell'economia italiana...
MASSIMO POLLEDRI. Anche D'Alema!
SILVIA VELO.... e lo ha non solo per le passioni dei singoli, ma per le azioni di Governo che il centrosinistra ha portato avanti anche negli anni passati. La legge a cui si fa riferimento è la n. 30 del 1998, voluta dal Ministro Burlando; una norma che ha permesso alla nautica italiana di competere sul mercato internazionale a parità di condizioni con gli altri Paesi. Pag. 20Perciò, con questa impostazione noi chiediamo al Governo di sopprimere l'articolo in esame e glielo chiediamo, come ha detto il collega Tullo, congiuntamente, maggioranza e opposizione, in qualità di membri della Commissione trasporti, e lo chiediamo anche congiuntamente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Infatti, sul provvedimento in esame vi è un parere favorevole della IX Commissione, con parere favorevole del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che, però, pone, come condizione, la soppressione dell'articolo 7-quinquies. Tale norma, infatti, come minimo suscita perplessità interpretative. Si sono viste e discusse sulla stampa motivazioni di membri del Governo e della maggioranza che hanno usato argomentazioni diverse. Ripeto: vi è, lo ripeto, un parere favorevole della Commissione trasporti (il relatore è un collega di maggioranza), con parere conforme del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con la condizione della soppressione dell'articolo in esame.
Dunque vi sono ambiguità interpretative. L'idea che si possa leggere l'articolo in esame come una norma con la quale si amplia la platea di coloro che possono beneficiare di agevolazioni fiscali sul costo del lavoro a favore di soggetti che hanno imbarcazioni superiori a 24 metri, utilizzate solo a fini turistici e di noleggio, deve indurci a riflettere. Tale idea, crediamo, deve essere fugata. La norma è mal scritta, ed il problema è stato sollevato dal Comitato per la legislazione.
Noi crediamo che una norma così, se approvata, possa danneggiare il settore, perché male il Paese e male altre categorie economiche prenderebbero una norma su cui aleggia questo sospetto. Credo che una norma su cui aleggi questo sospetto non farebbe bene né al Governo né al Parlamento, nel momento in cui ci apprestiamo a varare una manovra con la quale tanti sacrifici si chiedono ai lavoratori dipendenti, a chi deve andare in pensione, ai dirigenti e via dicendo.
Noi crediamo che la norma in esame, così scritta, con questi difetti interpretativi, con la lettura che appunto se ne può dare di favorire una platea di privilegiati, debba essere riscritta, nell'interesse di tutti e nell'interesse soprattutto del settore.
Riscriviamola insieme, riscriviamola in maniera più chiara, riscriviamola in modo meno ambiguo, riscriviamola in modo che sia chiara l'auspicata semplificazione amministrativa e sia cancellato qualsiasi sospetto di favoritismi nei confronti dei soliti «furbetti». Credo che questo sospetto non se lo possa permettere la nautica italiana; credo che questo sospetto non se lo può permettere né il Governo né il Parlamento italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, intervengo per riprendere alcune considerazioni già svolte dagli onorevoli Tullo e Velo con gli interventi che mi hanno preceduto, e per ribadire alcuni concetti che riguardano il tema dei procedimenti e delle iniziative rispetto alla nautica da diporto.
Innanzitutto, iniziamo a sgombrare il campo da un argomento che è stato utilizzato anche in questi giorni: da parte nostra non vi è alcuna demonizzazione del settore. Siamo assolutamente favorevoli ad ogni iniziativa che possa intervenire per semplificare tutto ciò che riguarda la nautica da diporto, e - come ha già ricordato l'onorevole Tullo - che ci consenta di discutere e di affrontare un progetto organico di rilancio di essa. Dico ciò da ligure, ben consapevole del peso che tale settore riveste nell'economia del nostro Paese. Pertanto, non vi è alcuna demonizzazione di questa realtà, anzi, vi è piena disponibilità a discutere in Commissione con gli operatori e con i rappresentanti delle aziende, per porre il tema del rilancio del settore al centro di un'iniziativa comune di maggioranza ed opposizione.
La preoccupazione da parte nostra nasce proprio dal fatto che si tratta di un Pag. 21settore delicato e che le risorse sono poche; inoltre, riteniamo che la norma in oggetto sia confusa e possa complicare, anziché agevolare, le iniziative nei confronti del settore. Cari colleghi della maggioranza, tale preoccupazione non ci sembra infondata, perché se lo fosse non capiremmo come mai la Commissione trasporti, il 25 maggio, nell'esprimere il parere sul provvedimento in esame, lo abbia concordemente condizionato al fatto che l'articolo in oggetto fosse soppresso. Se queste preoccupazioni fossero solo nostre, non si spiegherebbe perché la Commissione trasporti, il 25 maggio, avrebbe espresso un parere favorevole al provvedimento, condizionandolo alla soppressione dell'articolo 7-quinquies.
Cari colleghi, credo che vi siano le condizioni per ragionare ancora sulla questione e, a tale proposito, vorrei avanzare anche una proposta operativa. Al Senato, si discuterà la manovra economica: oggi, vi sono le condizioni per sopprimere l'articolo in oggetto e, in quella sede, si potrà discutere, riscrivendo un testo concordato tra maggioranza ed opposizione, che possa evitarci di correre rischi di confusione e di cattiva interpretazione.
Se vi sarà un accordo su questo, a mio avviso, faremo un favore alla categoria, agli operatori e all'industria e risolveremo un problema serio in direzione di questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, do la parola al relatore, onorevole Orsini che ne ha fatto richiesta. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che l'Assemblea debba avere ben chiaro di cosa si sta parlando. L'articolo proposto non tocca in alcun modo la legge n. 172 del 2003. Ciò significa che non tocca la sicurezza, né le caratteristiche tecniche, né le norme che regolano il trattamento dell'equipaggio, né il regime fiscale.
La questione, ovviamente, è poco appassionante per i non addetti ai lavori, ma per gli addetti ai lavori è piuttosto chiara ed evidente. Abbiamo una legge sulla nautica da diporto e norme che regolano la navigazione commerciale: le barche per il noleggio - gli yacht o le barche a vela - sono assimilabili alla nautica da diporto oppure alla navigazione commerciale? In altre parole, uno yacht o una barca a vela sono assimilabili ad una petroliera o ad un traghetto, ai fini strettamente delle norme e delle burocrazie necessarie per uscire ed entrare da un porto? Possiamo affrontare la questione in questo modo? Credo di no.
Ciò che proponiamo è semplicemente di equiparare le barche a noleggio - anche quelle di medie o grandi dimensioni - ai criteri della nautica da diporto, ferma restando la legge n. 172 del 2003, ma escludendo per alcune materie il codice della navigazione commerciale che - lo ripeto - è pensato per le grandi navi da crociera e per le grandi navi da trasporto, che appartengono a tutt'altra tipologia.
Chi dice di avere a cuore la nautica da diporto dovrebbe tenere conto di tutto questo, dovrebbe tenere conto del fatto che proprio nel settore degli yacht di medie e grandi dimensioni il nostro Paese ha una posizione di leadership mondiale: il 53 per cento dei grandi yacht prodotti nel mondo sono, infatti, di fabbricazione italiana. Si tratta di una delle eccellenze del made in Italy e noi tutti dovremmo avere a cuore di supportarla e di favorirla attraverso una norma di semplificazione come questa.
Non sono io ad avere sollevato la questione della tutela del privilegio e non sono io ad avere evocato coincidenze con l'episodio Briatore e con altre cose che, in realtà, non c'entrano assolutamente nulla e non sono in alcun modo toccate da questa norma. Sono io, invece, a preoccuparmi dei posti di lavoro di decine di migliaia di persone che lavorano nella cantieristica italiana e che avrebbero tutto da guadagnare da una semplificazione delle norme che agevoli e favorisca questo settore. Sono io a farmene carico, ma con Pag. 22me è il Governo, con me è la Commissione, con me è il Comitato dei nove e mi auguro che lo sia maggioranza dei colleghi in quest'Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Orsini, dalle sue argomentazioni si evince che il parere sull'emendamento Zaccaria 7-quinquies.1 è contrario.
ANDREA ORSINI, Relatore. Sì, naturalmente, il parere della Commissione è contrario. Non lo avevo aggiunto perché si trattava solo di un intervento.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo rapidamente semplicemente perché ho la fortuna di far parte della Commissione affari costituzionali e desidero rivolgermi al Ministro Brunetta e anche al Ministro Vito, oltre che al Presidente della Commissione e al relatore.
Sappiamo che, per ragioni sulle quali è inutile discutere, questo provvedimento ha avuto in Commissione un iter abbastanza complesso; esso è arrivato in Aula ed è stato rinviato per due volte in Commissione perché la materia su cui verte è, obiettivamente, complessa, come spesso accade nella dinamica parlamentare. Accade, però, che sia nella prima versione del provvedimento (quella che è arrivata in Aula ed è poi tornata in Commissione), sia nella seconda, oltre al parere vincolante della Commissione bilancio, che ha imposto alla Commissione affari costituzionali di recepire le condizioni che venivano poste in quell'ambito - sappiamo, infatti, che esse sono vincolanti ai sensi del Regolamento e della Costituzione -, non dobbiamo dimenticare (mi rivolgo sommessamente a tutti i membri della Commissione, al relatore e al presidente Bruno) che vi sono stati pareri con osservazioni, ma anche con condizioni, posti da altre Commissioni di merito le quali, non avendo la forza impositiva che ha la Commissione bilancio, hanno però discusso il provvedimento, sono entrate nel merito e hanno espresso la propria posizione.
Perché dico questo, signor Presidente, signori Ministri, signor relatore e signor presidente della Commissione? Perché, al di là delle considerazioni del relatore - che, francamente, a me non sono parse molto convincenti rispetto ai dubbi che sono stati posti, ma questo può essere un problema di valutazione politica -, è bene che l'Assemblea sappia che, ancorché non vincolante sul piano materiale, la Commissione trasporti ha posto quale condizione per il proprio parere favorevole (alla quale anche il sottosegretario competente e il Governo si sono adeguati) che fosse soppresso esattamente questo articolo.
Al di là dei dubbi che possono sollevare i deputati del Partito Democratico riguardo alle conseguenze che potrebbe portare questa interpretazione, mi chiedo: se una Commissione nella quale la maggioranza è sempre la stessa (perché non ve ne è un'altra) si riunisce e analizza il testo e addirittura il Governo entra in campo sostenendo di essere d'accordo con il parere di quella Commissione, quindi anche con la condizione che venga soppresso questo articolo, spiegatemi per quale ragione ci deve essere una posizione rigida e non si prenda, invece, in considerazione l'ipotesi di venire incontro non a un giudizio astratto, ma a un giudizio di merito espresso dalla Commissione di merito con il Governo concorde. Davvero non lo capisco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
Pag. 23
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, dispiace ciò che ho sentito dire dal collega Giachetti. Noi abbiamo convocato il Comitato dei nove per due volte, proprio perché vi era un dubbio relativamente all'articolo 7-quinquies e all'articolo 10. È stato convocato ulteriormente anche questa mattina, ed abbiamo discusso solo di questi due articoli (nel prosieguo, se in mattinata arriveremo all'esame dell'articolo 10, le chiederò l'accantonamento dello stesso).
Sull'articolo 7-quinquies il Comitato dei nove si è espresso - nonostante le considerazioni fatte dalla Commissione trasporti che abbiamo tenuto in debita considerazione - ritenendo che l'emendamento soppressivo, così come è stato proposto, andava bocciato in quanto il testo - l'ha spiegato sapientemente il relatore - esprime esattamente quella che era la volontà del Governo.
PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento, interamente soppressivo dell'articolo 7-quinquies, sarà posto ai voti il mantenimento dell'articolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, penso che - per le cose che hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, ma anche per le motivazioni che il relatore e il presidente della Commissione hanno ulteriormente portato alla nostra attenzione - sia chiaro il motivo per cui noi voteremo contro il mantenimento di questo articolo.
Il motivo nasce, chiaramente, dalle ragioni per cui abbiamo proposto un altro percorso, il quale è stato proposto anche dalla Commissione di merito (la Commissione trasporti) e dallo stesso Comitato per la legislazione - lo si evince, infatti, leggendo i pareri allegati a questo disegno di legge - il quale ha fatto un'osservazione specifica sulla stessa chiarezza e proprietà della formulazione, scrivendo che nel momento in cui si votasse questa norma sarebbe necessario, poi, intervenire su altre disposizioni del codice sulle quali questa innovazione che noi produciamo va ad incidere indirettamente.
Rischiamo, quindi, di votare una norma di legge che rende più complicata e meno chiara la formulazione complessiva del provvedimento in esame, ottenendo così, come risultato, la complicazione dello stesso anziché la sua semplificazione: un obiettivo, cioè, esattamente contrario.
Inoltre, questo obiettivo viene raggiunto in un modo che non è affatto chiaro e poco trasparente perché non è stata data risposta ad una specifica questione sollevata dalla Commissione trasporti. La Commissione trasporti pone, nel suo parere favorevole al provvedimento, una condizione in merito all'articolo 7-quinquies.
La Commissione scrive: «Le disposizioni di cui all'articolo 7-quinquies suscitano invece perplessità in quanto l'estensione delle previsioni del codice della nautica da diporto alle navi utilizzate per finalità commerciali e turistiche potrebbe avere effetti negativi sia in termini di sicurezza, sia in termini di certezza della regolamentazione». Mi pare un'affermazione piuttosto chiara; fra l'altro in Commissione trasporti siamo arrivati a questa formulazione sulla base dell'osservazione che il relatore ha fatto in quell'occasione e sulla base di una condivisione unanime da parte di tutti i colleghi. Il Governo in quella sede ha concordato con questo parere, quindi è assolutamente incomprensibile il motivo per cui venga invece in Aula un testo che non prende in considerazione il parere della Commissione di merito, formulato oltretutto sulla base di una considerazione abbastanza evidente.
Noi stiamo affrontando con una norma ad hoc - non so se ad personam o ad navigium o non so cos'altro, una questione che a livello legislativo è regolamentata dalla legge n. 30 del 1998, quella generale sulla nautica che è stata approvata tra l'altro nel contesto di una politica coerente per il rilancio dell'armamento mercantile e per il sostegno al settore. Tra l'altro voglio ricordare che nella recente assemblea di Confitarma Pag. 24questo settore non ha chiesto norme specifiche di tale natura, ha chiesto semmai che venisse promossa una politica complessiva di sostegno e di promozione di cui certamente uno dei temi è la questione delle risorse disponibili per gli investimenti di settore o la questione, ad esempio, del rilancio delle autostrade del mare. Insomma occorrono una serie di misure che, proposte in modo organico e puntuale, possono avere un effetto dal punto di vista economico: possono sostenere un settore importante per la nostra economia marittima e per la nostra economia in generale, ma non possono essere il frutto di una decisione presa in modo non chiaro e non trasparente e che sembra favorire solo gli interessi di qualcuno.
Concludo, signor Presidente: è evidente che la nostra posizione è che siamo contrari al mantenimento di questo articolo e invitiamo ancora la maggioranza e il relatore a ritornare sulla questione e possibilmente a ripensarci, perché ci sembra che stiamo facendo uno sbaglio veramente grande.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non c'è dubbio che, come ha detto il relatore Orsini, la nautica da diporto, sia pur di grande o media dimensione, sia diversa dall'ordinaria nautica commerciale, però queste distinzioni ci sono anche nel codice della navigazione e qui stiamo discutendo di altro. Stiamo discutendo di una semplificazione molto drastica, di un'equiparazione della nautica da diporto alle imbarcazioni sottratte a quella disciplina. Insomma è una riforma che francamente andrebbe fatta non con un tratto di penna, perché abbiamo bisogno di sostenere le aziende leader italiane e abbiamo bisogno di politiche sicuramente di sostegno alla nautica da diporto e alle autostrade del mare, come è stato sostenuto ora, ma anche di incentivi specifici ai fini turistici.
Tuttavia, non ci sembra che questa norma - che è stata oggetto di seri rilievi politici anche da parte della specifica Commissione trasporti - sia ora la risposta giusta, quindi anche il gruppo dell'Unione di Centro voterà a favore della sua soppressione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, anche il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'accoglimento della soppressione e, quindi, contro l'articolo 7-quinquies. Per la verità mi lascia molto perplesso questa posizione di forzatura rispetto a due segnali che sono arrivati dalle Commissioni competenti. Nel merito è stato già riferito il parere della Commissione trasporti che all'unanimità - e, quindi, anche su indicazione del relatore di maggioranza, piuttosto che del presidente Valducci - ha ipotizzato un parere favorevole condizionato proprio alla soppressione di questo articolo 7-quinquies che compie una sorta di deregulation sotto l'egida della semplificazione e che va ad impattare sulla sicurezza della navigazione, perché vengono applicate anche alle navi commerciali, sempre se utilizzate per finalità turistiche o per il noleggio, delle disposizioni che, viceversa, sono tipiche della nautica da diporto caratterizzata dall'assenza di fini di lucro. Pertanto, vi è questa forzatura che non solo nel merito è stata stigmatizzata dalla Commissione trasporti ma che anche nella forma vede il Comitato per la legislazione esprimere forti censure sotto il profilo della chiarezza e della proprietà della formulazione; si evidenzia, infatti, come questa norma sostanzialmente non sia connotata da chiarezza e da rispondenza al tessuto normativo, tant'è che crea delle disarmonie e delle conflittualità all'interno dello stesso Testo unico sulla nautica da diporto.
Pertanto, di fronte a queste criticità vorrei capire qual è la ratio legis e l'obiettivo che si persegue con una forzatura di questo tipo. Evidentemente, vi saranno Pag. 25degli interessi economici opachi che questa forzatura nasconde e per i quali il nostro voto è certamente contrario e dissonante, perché vogliamo trasparenza nelle scelte e non solo la certezza del diritto ma anche la sua ragionevolezza e la sua valenza nell'interesse di tutti i cittadini e non solo di una parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Realacci, che aveva chiesto di parlare, vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo solo per un chiarimento. Giustamente, il presidente Bruno ha riferito sull'andamento dei lavori del Comitato dei nove, in cui il relatore ha confermato il suo parere favorevole. Era del tutto ovvio, anche se non è apparso immediatamente dalle sue parole, che in sede di Comitato dei nove abbiamo mantenuto la posizione a favore della soppressione dell'articolo in quanto siamo del tutto convinti che la condizione posta dalla Commissione trasporti e le osservazioni svolte dal Comitato per la legislazione siano, a mio avviso, convincenti e, pertanto, intendiamo votare la soppressione di questo articolo.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per capire. Deduco, signor presidente della Commissione, perché anch'io sono stato portato un po' fuori dal suo intervento, che il Comitato dei nove abbia semplicemente fotografato quello che sapevamo anche prima, ossia che permane una condizione posta dalla Commissione trasporti che chiede la soppressione di questo articolo e che il Governo, intervenuto allora, era assolutamente d'accordo con questa posizione e che la Commissione, legittimamente, si guarda bene dall'accettare questa condizione e assume una posizione opposta a quella adottata in precedenza.
Pertanto, ora ci accingiamo a votare sostanzialmente contro il parere della Commissione trasporti. Questo mi sta bene e basta che sia chiaro.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 7-quinquies.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ascierto, La Loggia, Mondello, Pedoto... i colleghi hanno votato? Onorevole Romele... i colleghi hanno votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 272
Hanno votato no 255).
Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 8.
Pag. 26PRESIDENTE. Il Governo?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Scarpetti 8.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, volevo motivare la richiesta del nostro emendamento che punta a migliorare l'articolo 8. Per i lavoratori rientranti in alcune categorie di cui si parla nell'articolo 3 del decreto legislativo n. 708 del 1947, così come modificato da ultimo dal decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 15 marzo 2005, si sono verificati numerosi casi di contenzioso relativamente al corretto inquadramento previdenziale degli stessi lavoratori, con conseguente richiesta della contribuzione pensionistica da parte sia dell'ENPALS, sia dell'INPS.
Ferme restando le disposizioni relative al pagamento della contribuzione previdenziale effettuata in buona fede ad un ente previdenziale pubblico diverso dal titolare, come prevede l'articolo 116, comma 20, della legge n.388 del 2000, la modifica che richiediamo si rende necessaria al fine di evitare l'insorgere di contenzioso relativo al corretto inquadramento previdenziale qualora vi siano pretese contributive da parte di entrambi gli enti.
La differente interpretazione del disposto normativo da parte di ENPALS ed INPS espone invece l'impresa al rischio di dover sostenere i costi e l'incertezza dell'esito di un contenzioso prima in sede amministrativa, e poi in sede giudiziale. Invito, quindi, a rivedere il parere e a votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpetti 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Maggioni, onorevole Cicchitto, onorevole Follegot.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo agli identici emendamenti Madia 8.2 e Favia 8.3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione della lettera d) del primo comma dell'articolo 8 in quanto la normativa, come prevista, abroga il libretto personale del lavoratore dello spettacolo che, come è noto, viene rilasciato annualmente dall'ENPALS ad ogni iscritto e che è essenziale per prestare la propria opera professionale nel settore dello spettacolo.
Il testo del Governo ne prevede l'abrogazione sic et simpliciter e non vi è una sostituzione con altro strumento, magari semplificato, né un'indicazione diversa. Com'è noto il libretto ricostruisce la posizione lavorativa ed assicurativa del lavoratore e vi sono annotati da parte dell'impresa con aggiornamento settimanale, e sempre comunque alla fine di ogni prestazione del lavoratore, i periodi di occupazione, la retribuzione e i contributi.
Da parte dell'ENPALS vengono invece trascritte le indennità e le altre prestazioni concesse agli iscritti alla fine di ogni anno assieme agli importi totali dei contributi assicurativi. Pag. 27
Ci sembra quindi che l'abrogazione di questo strumento incida in maniera troppo netta su un diritto essenziale del lavoratore, che è quello di conoscere senza difficoltà, cioè senza doversi rivolgere all'ente, la propria posizione assicurativa. Altra cosa è che insieme al libretto personale sono soppresse le sanzioni previste per il datore di lavoro dalla normativa vigente nei casi di sua mancanza o non trascrizione delle prestazioni professionali. Questa francamente non ci sembra una semplificazione, ma un attacco ai diritti fondamentali. Quindi, insistiamo per la soppressione della lettera d) peraltro nell'ambito di un articolo che potrebbe essere ritenuto positivo anche dall'opposizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Madia 8.2 e Favia 8.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Vico... onorevole Veltroni... onorevole Villecco Calipari... onorevole Lo Monte... onorevole Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 489
Astenuti 41
Maggioranza 245
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... onorevole Mazzuca... onorevole Gatti... onorevole Bosi... onorevole Migliori... onorevole Pedoto... onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 509
Astenuti 20
Maggioranza 255
Hanno votato sì 509).
(Esame dell'articolo 8-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico su questo articolo perché si tratta effettivamente di una semplificazione per le attività di autotrasporto che riguardano trasporti eccezionali. Si introduce infatti una modifica al Codice della strada prevedendo che per i trasporti di beni della medesima tipologia, ripetuti nel tempo, sia necessaria un'autorizzazione periodica con modalità semplificate, non un'autorizzazione da rinnovare di volta in volta.
Siamo favorevoli a questo intervento di semplificazione di norme relative al settore dell'autotrasporto, un settore fortemente in difficoltà e in crisi, ma cogliamo l'occasione quest'oggi, con riguardo a questa norma, per ricordare che, da una parte, c'è un settore dell'autotrasporto che è fortemente in crisi, su cui il Governo ancora non è in grado di intervenire in maniera strutturale favorendo l'emersione della legalità e un rapporto equilibrato tra autotrasportatori e committenza, dall'altra, c'è un Governo che anche attraverso risposte a interpellanze che noi abbiamo avanzato dichiara la sua inerzia, la sua mancanza di interventi e di investimenti sul trasporto merci su ferro, senza puntare a una politica di strategia di riequilibrio Pag. 28intermodale, accettando la logica aziendale delle ferrovie di una dismissione del settore cargo in quanto questo settore è in perdita. Si tratta di una dismissione che viene seguita passivamente dal socio unico delle ferrovie, che è il Ministero dell'economia e delle finanze, e che di fatto sta favorendo l'uscita del nostro Paese dal trasporto merci su ferro, con un danno ambientale e competitivo di cui sentiremmo il peso anche nel futuro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... Onorevole Veltroni... Onorevole Barbaro... Onorevole Stanca... Onorevole Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato sì 532).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Giovanelli 9.1, nonché sugli identici emendamenti Scarpetti 9.2 e Tassone 9.3.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanelli 9.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 9.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Martino... Onorevole Ceroni... Onorevole Casini... Onorevole Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 275).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Scarpetti 9.2 e Tassone 9.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, come sappiamo, con l'articolo 9 di questo disegno di legge si estende l'attività di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi alle regioni e alle autorità amministrative indipendenti e si introduce la previsione dell'obiettivo di riduzione degli oneri per una quota pari al 25 per cento entro il 2012 anche per queste amministrazioni.
L'introduzione di tale disposizione risulta quanto mai opportuna, in considerazione del fatto che moltissimi adempimenti a carico delle imprese sono dettati dalle regioni sulla base delle competenze loro attribuite dalla Carta costituzionale. È il caso dell'artigianato, del commercio e di molte altre materie che investono direttamente aspetti fondamentali dell'attività imprenditoriale. L'introduzione, anche a Pag. 29livello regionale, del sistema di misurazione degli oneri amministrativi consentirebbe, oltre alla loro mappatura, di concorrere al raggiungimento dell'obiettivo di riduzione del 25 per cento degli oneri amministrativi entro il 2012 fissato dall'Unione europea.
Si tratterebbe, quindi, di creare le condizioni per procedere alla riduzione degli oneri amministrativi mediante l'eliminazione di norme o di parti di esse. Il misuratore degli oneri amministrativi si è rivelato sicuramente uno strumento efficace, anche se non sempre all'impegno profuso in sede di rilevazione dei dati, anche con il coinvolgimento diretto delle associazioni di rappresentanza, è corrisposta un'azione incisiva e tempestiva da parte delle amministrazioni competenti per materia. È bene ricordare che proprio grazie alle attività del MOA sono state adottate significative misure di semplificazione, come ad esempio l'unificazione dei libri riguardanti il lavoro e la definizione degli oneri a carico delle imprese per il rispetto alle norme antincendio.
In linea di massima, da tutte le attività di misurazione effettuate e da quelle in corso è corrisposta, ad eccezione dell'ambiente, l'effettiva riduzione di buona parte degli oneri rilevati.
Allo stesso tempo, sarà essenziale poter procedere alla valutazione di impatto sulle micro e piccole imprese e semplificare le procedure in base ai principi di gradualità e proporzionalità nell'applicazione, in quanto appare evidente che non tutti gli oneri possono essere applicati alle imprese indifferentemente per dimensione, per struttura o per settore di attività.
Ecco quindi che, con questo emendamento, proponiamo di stabilire che le misure normative, amministrative, organizzative e tecnologiche definite nei piani e nei programmi di intervento, sia a livello statale sia con riguardo alle regioni e agli enti locali, volte al raggiungimento dell'obiettivo di riduzione degli oneri amministrativi derivanti dagli obblighi informativi, debbano essere definite secondo criteri di gradualità e di proporzionalità rispetto alle dimensioni, ai requisiti strutturali e alle specificità settoriali delle micro e piccole imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'emendamento dell'UdC è di identico contenuto, quindi non ripeterò cose già dette. Però, certamente, nel sostenere questo emendamento, richiamo il fatto che anche questo obiettivo della riduzione del 25 per cento degli oneri informativi, affinché non resti un grido, deve essere sostenuto da un principio di adeguatezza e di sostenibilità, quale quello che indichiamo.
Soprattutto - qui introduco un tema che riprenderemo nell'esame della seconda parte di questo provvedimento di legge - dovrebbe essere sostenuto da un principio di legge nazionale, che guidi anche le regioni e gli enti locali, ossia da un principio ordinamentale di quelli stabiliti dalla legge n. 241 del 1990, altrimenti rischiamo di inseguire le politiche di semplificazione degli oneri informativi settore per settore, amministrazione per amministrazione, materia per materia, rischiando davvero di scrivere dei proclami e degli obiettivi, magari lodevoli, ma di scarsissima efficacia pratica.
Dunque, occorre un principio più forte, un principio di legge nazionale, che regoli le modalità di quelli che ora chiamiamo oneri informativi, ma che spesso sono informazioni del tutto normali, se prodotte con autocertificazioni e per via telematica.
Dunque, più che porsi obiettivi di «maxisforbiciate», queste ultime si ottengono implementando le misure organizzative e le regole sulle autodichiarazioni e sulle autocertificazioni, e facendolo con una norma che abbia efficacia per tutte le amministrazioni nazionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scarpetti. Ne ha facoltà.
Pag. 30LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, il mio emendamento 9.2 è rivolto soprattutto alla micro e piccola impresa. Dubito che si riveda il parere, comunque è bene che sia chiara una cosa: non si può un giorno dire che si avviano attività senza autorizzazione, addirittura si vuole modificare la Costituzione, e, come ieri, respingere ragionamenti sull'autocertificazione attraverso l'assunzione di responsabilità dei professionisti; oppure, come in questo caso, parlare sempre di attenzione e sostegno alla piccola e alla microimpresa, e poi, quando si vuole introdurre un criterio di gradualità e proporzionalità rispetto alle dimensioni, alla struttura e alla qualità dell'impresa, che sarebbe un segnale rispetto alla piccola e alla microimpresa, si respingono gli emendamenti e le proposte che vanno in questa direzione. Ci vorrebbe coerenza tra quello che si dice e quello che si fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Scarpetti 9.2 e Tassone 9.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Papa, Mondello e Roccella.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 272).
Passiamo alla votazione dell'articolo 9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei preannunziare che ci asterremo in sede di votazione dell'articolo in esame, non perché non sia condivisibile l'obiettivo della riduzione del 25 per cento degli oneri amministrativi, ma perché tale obiettivo si continua a prevedere da molti anni, con molte leggi: ricordo semplicemente la legge finanziaria per il 2007, poi il decreto-legge n. 112 del 2008 ed ora il provvedimento in discussione nel 2010. Inoltre, un accordo interistituzionale, identico a quello che si vuole adottare nell'articolo che stiamo per votare, è stato adottato in sede di Conferenza unificata Stato-regioni, città e autonomie locali esattamente nel 2007, a seguito della legge finanziaria di quell'anno.
Non è possibile continuare a porre obiettivi, senza effettuare un bilancio di tale attività e capire cosa è stato realizzato e soprattutto qual è il rapporto costi-benefici di un'attività, come quella descritta dall'articolo in esame, che comporta degli oneri per le amministrazioni ed aumenta il carico burocratico, senza che sia certo che si producano effetti di semplificazione. Questi sono dei manifesti, a cui non corrisponde una verifica dell'azione amministrativa! E questo è il primo criterio e metodo che le amministrazioni devono adottare per semplificare effettivamente la loro vita. Noi non possiamo quindi accettare che si continui a fare propaganda sulla semplificazione, quando poi vediamo sotto i nostri occhi norme che non fanno che introdurre nuovi carichi burocratici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che condividiamo le osservazioni avanzate dalla collega Lanzillotta e anche noi ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
Pag. 31
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, parlerò brevemente. Ci asteniamo, naturalmente con qualche rimpianto, perché non vi è dubbio che l'articolo è finalizzato alla riduzione degli oneri amministrativi, che è obiettivo comune; i rilievi svolti poc'anzi dalla collega Lanzillotta, e anche quelli che avevo introdotto, ci inducono però a non ritenere soddisfacente questa tecnica.
Torno sul tema delle amministrazioni sul territorio nazionale, perché è chiaro che chi è maggiormente a ridosso delle imprese commerciali, produttive, delle attività economiche e via seguitando sono proprio le amministrazioni locali; dunque, il fatto di perdere il senso di una legge di principi unitari, come sarà più chiaro, analizzando gli articoli 29 e 30 del provvedimento, è un errore gravissimo: ci costringe ad un inseguimento che, francamente, lascia molto perplessi quanto ad effettività. D'altra parte, un osservatorio qualificato proprio in questi giorni notava che abbiamo avuto negli ultimi anni ben 6.380 norme di semplificazione, a fronte di circa 7.300 norme di complicazione. In ogni caso è evidente che le politiche di semplificazione non si fanno così, in modo «interstiziale» e senza una linea guida.
Dell'articolo 9, dovremmo per certi versi accontentarci della norma che impone alle regioni, alle province e ai comuni di adottare politiche volte alla progressiva riduzione degli oneri amministrativi fino al raggiungimento del 25 per cento.
Siamo anche in questo caso ad un invito generico che potrebbe anche non essere del tutto accolto, siamo insomma al caos della giungla amministrativa e questa impostazione non ci piace.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Reguzzoni, Cesaro, Pedoto, Boccuzzi... i colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 272
Astenuti 255
Maggioranza 137
Hanno votato sì 272).
(Esame dell'articolo 9-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9-bis e degli articoli aggiuntivi ad esso presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Bressa 9-bis.02, a condizione che venga accolta una riformulazione consistente nella soppressione del comma 2, mentre esprime parere contrario sugli identici articoli aggiuntivi Sanga 9-bis.03 e Tassone 9-bis.04, per la parte ammissibile.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, Nola, Cicchitto, Gnecchi, Bernardini... I colleghi hanno votato? Onorevoli Versace, Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 521
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato sì 521).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Bressa 9-bis.02.
Onorevole Bressa, accetta la riformulazione del suo articolo aggiuntivo 9-bis.02 proposta dal relatore?
GIANCLAUDIO BRESSA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bressa 9-bis.02, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Bernardini, Lo Monte, Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato sì 525).
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Sanga 9-bis.03 e Tassone 9-bis.04, per la parte ammissibile.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, vorrei richiamare di nuovo l'attenzione su questo articolo aggiuntivo che mi sembra estremamente di buon senso. La situazione critica in cui versa l'attuazione delle politiche di semplificazione ci induce non solo a ritenere necessario incidere sulle norme in essere, ma anche a evitare l'introduzione di nuovi e inutili adempimenti a carico delle imprese.
È una necessità che viene resa evidente anche da casi recenti ed eclatanti, quali l'istituzione del sistema di tracciabilità dei rifiuti, il cosiddetto SISTRI. Proprio in tal caso, sebbene le nuove norme siano state introdotte al fine di semplificare le procedure, si è verificato l'effetto di una maggiore burocratizzazione degli adempimenti e di un aumento dei costi per le imprese. Si stima infatti che i costi per adempiere al SISTRI siano addirittura superiori a quelli necessari per gestire i formulari cartacei del modello unico di dichiarazione ambientale.
Al fine di evitare il verificarsi di tali paradossi, occorrerà quindi dare applicazione al principio dello small business impact, attraverso la stima dell'impatto sulle imprese delle nuove norme. Si tratterebbe di applicare, anche in fase preventiva, lo strumento della ricognizione degli oneri amministrativi sulle norme esistenti. Si tratta di uno strumento che è stato testato in questi anni e che in alcuni casi ha dato buoni frutti. Basti pensare che le misurazioni avviate nel 2007 sulla privacy, sull'ambiente, sulla prevenzione incendi, sulla previdenza e sul lavoro, hanno stimato oneri a carico delle imprese per 16 miliardi di euro, andando ad individuare gli adempimenti più onerosi sui quali sarebbe prioritario intervenire.
In altri termini, ogni provvedimento, per poter essere approvato dal Governo, necessiterebbe di una valutazione di invarianza dei costi per l'impresa, ovvero dovrebbe contenere l'elenco di tutti gli oneri introdotti, con i relativi costi, e l'elenco degli oneri soppressi; la sommatoria dei costi dei due elenchi non dovrebbe comportare alcun adempimento aggiuntivo né costi maggiori per le imprese.
Si propone, infine, di estendere questo principio a tutti i livelli di governo, con riferimento agli atti amministrativi a contenuto generale, attinenti alla disciplina dell'azione amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, con il suo permesso vorrei richiamare l'attenzione del relatore e del Governo. Non comprendo il parere contrario sull'articolo aggiuntivo presentato, perché, in realtà, ciò che si propone andrebbe non solo in direzione di una riduzione preventiva degli oneri per le imprese, ma sarebbe anche una qualificazione della pubblica amministrazione. Non comprendo insomma perché non si accetti il principio della valutazione ex ante dei costi amministrativi delle decisioni e delle leggi che la pubblica amministrazione assume nei confronti delle imprese.
Signor Presidente, è inutile fare comizi su chi è a favore dell'imprenditoria e della libera impresa, come avvenuto poc'anzi in sede di assemblea nazionale della Confartigianato, quando vi è l'occasione concreta in quest'Aula e si respingono invece proposte emendative che sarebbero di grande aiuto allo sviluppo dell'imprenditorialità nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Sanga 9-bis.03 e Tassone 9-bis.04, limitatamente alla parte ammissibile, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calearo Ciman, Iapicca, Osvaldo Napoli, Vietti, Pedoto, Bernardini, Cesaro, Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo in esame.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giovanelli 10.1 e Tassone 10.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, con l'articolo in esame si obbligano tutte le amministrazioni pubbliche a dialogare fra di loro esclusivamente in modalità telematica, tramite la posta elettronica certificata. Ci è stato fatto notare, in particolare dal mondo dei comuni, che questo «esclusivamente tramite la posta elettronica certificata» si traduce in un onere aggiuntivo per le amministrazioni comunali, quando sarebbe sufficiente limitarsi alla dizione «per via telematica».
Non si tratta infatti di una comunicazione tra cittadini e amministrazioni, ma di comunicazione tra amministrazioni. Questo onere andrebbe a vantaggio ovviamente dei certificatori e a danno delle Pag. 34casse comunali. Per questo chiediamo il voto favorevole al nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovanelli 10.1 e Tassone 10.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Vico, onorevole Centemero, onorevole Nizzi, onorevole Bernardini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovanelli 10.3 e Tassone 10.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Bernardini, onorevole Moffa, onorevole Moles, onorevole Codurelli, onorevole Pedoto, onorevole Binetti, onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovanelli 10.5 e Tassone 10.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Palagiano, onorevole Lovelli, onorevole Duilio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 522
Astenuti 5
Maggioranza 262
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovanelli 10.7 e Tassone 10.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Vico, onorevole Cuperlo, onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Veltroni... onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 35
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 277
Astenuti 246
Maggioranza 139
Hanno votato sì 276
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. Dobbiamo passare all'esame dell'articolo 10-bis e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, come ho già anticipato precedentemente, chiederei l'accantonamento dell'articolo 10-bis, affinché il Comitato dei nove possa riflettere ulteriormente e, alla ripresa dei lavori, passare al voto.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 10-bis e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata deve intendersi accantonato.
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, prendo la parola solo per far notare all'Assemblea come da questo articolo, fino all'articolo 19, sostanzialmente non vi sono emendamenti, anche se sono stati poi soppressi alcuni articoli (lo spiegheremo meglio nel corso della dichiarazione di voto finale). Questo è emblematico del carattere di questo provvedimento: è nato con 24 articoli e il lavoro della Commissione poteva facilmente far convergere ad un utile atteggiamento costruttivo di tutte le parti - e lo dimostrano proprio questi articoli -, ma, poi, è stato infarcito, sotto la spinta di pressioni e anche di poteri e interessi esterni significativi - come abbiamo visto anche per alcuni articoli che abbiamo esaminato -, che hanno finito per snaturare, oltre che rendere poco comprensibile e poco leggibile il provvedimento nel suo complesso. Esso, inoltre, ha perso la natura in gran parte semplificatoria che voleva perseguire per diventare una specie di patchwork dove si sono voluti sommare tantissimi interessi. Ho voluto richiamare l'attenzione dell'Assemblea su tale aspetto perché questa è la modalità di come non bisognerebbe legiferare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 506
Astenuti 13
Maggioranza 254
Hanno votato sì 506).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Giovanelli 12.1.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Ghiglia... onorevole Pelino... onorevole Cesaro... onorevole Antonino Russo... onorevole Amici ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Simeoni... onorevole Armosino... onorevole Minasso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 515
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 12-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... Onorevole Calearo Ciman... onorevole Lo Monte... onorevole Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato sì 514).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Ghiglia... onorevole Sbrollini... onorevole Latteri... l'onorevole Ghiglia ancora non riesce a votare...ha votato... onorevole Palagiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 37
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 516).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Simeoni... onorevole Cesa... onorevole Codurelli... onorevole Ravetto... l'onorevole Cesa ancora non riesce a votare... onorevole Boccuzzi... ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato sì 514).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 508).
Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 18 - A.C. 3209-bis A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 18.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa? Onorevole Latteri? Onorevole Nicola Molteni? Onorevole Ferranti? Onorevole Capodicasa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 513).
Passiamo alla votazione dell'articolo 18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico alla norma in esame, poiché non si può che concordare su una misura che dovrebbe - ma il condizionale è d'obbligo - rendere più agevole, meno onerosa e meno costosa la predisposizione delle pagelle, che rappresenta ancora oggi un momento importante nella relazione fra la famiglia e la scuola.
Tuttavia, come Partito Democratico, abbiamo l'obbligo in questa sede di ristabilire il dato di realtà e di denunciare il fatto che la norma è destinata a restare lettera morta, poiché non sono state previste le necessarie risorse per attuarla. Verrebbe infatti da chiedersi con quali risorse e con quali finanziamenti saranno implementati i software per predisporre la pagella elettronica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vale la pena ricordare che non si potrà fare affidamento ancora una volta sui contributi volontari versati dalle famiglie, che sono destinati ad altri usi e ad altri scopi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Varrebbe anche la pena di chiedersi con quale personale, signor Presidente, dato che le segreterie delle scuole sono assolutamente all'osso, dopo i tagli del Ministero e magari varrebbe anche la pena chiedersi con quale strumentazione.
Mi limito a ricordare i nuovi problemi che incontreranno le scuole e non cito un dato comunque che non può sfuggire al Ministro, cioè che poco meno della metà delle famiglie italiane non possiede una connessione Internet e quindi da qui capiamo la velleità del provvedimento in esame. Siamo alle solite: una «norma manifesto», che immaginiamo peraltro sarà propagandata con enfasi, ma che non cambierà la situazione drammatica in cui vivono e in cui versano le scuole e in particolare le loro segreterie amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È una situazione determinata da questo Governo, che ha deciso di tagliare le risorse. Voglio ricordare che solo per il 2010 avete tagliato 226 milioni di euro per il funzionamento delle scuole, funzionamento ordinario, e avete tagliato anche il personale e gli organici: gli amministrativi perderanno 4.000 posti di lavoro.
Signor Presidente, la norma che stiamo per approvare quindi non innoverà la scuola, non cambierà lo stato della scuola pubblica, che è taglieggiata da una situazione finanziaria al collasso e da un organico ormai così risicato da renderlo largamente insufficiente. Si tratta di tagli alle risorse e al personale che non permettono alla scuola di assolvere al proprio compito costituzionale con la necessaria serenità e non permettono di innovarsi. Ben altro dovrebbero fare il Ministro Gelmini e il Ministro Brunetta: credere nella scuola pubblica e trasferire le risorse di cui necessita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei solo precisare - apprezzando la disponibilità del Partito Democratico a votare a favore della norma in esame - che reputiamo che l'utilizzo dello strumento elettronico, in questa come in altre attività della pubblica amministrazione, serva a ridurre l'impiego di risorse e di personale, non ad aumentarlo.
Pag. 39
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Miglioli... onorevole Lo Monte... onorevole Latteri... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 492
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Rinvio il seguito del dibattito al prosieguo della seduta.
Per fatto personale (ore 13,45).
AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, oggi, l'onorevole Franco Barbato, per l'ennesima volta, mi ha pesantemente offeso con false dichiarazioni. Non ho ancora a disposizione il resoconto del suo intervento - Barbato ha parlato in mia assenza - tuttavia, mi è stato riferito da molti colleghi presenti al momento del suo intervento, che il signor Franco Barbato ha detto che il sottoscritto è un grande evasore fiscale.
Presidente Bindi, la prego di prestare molta attenzione in quest'occasione, perché discuteremo molto di questa materia. Due anni fa, sempre l'onorevole Barbato affermò, in quest'Aula, che ero un amico dei mafiosi perché mi ero permesso di andare a fare visita al dottor Bruno Contrada nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per motivi umanitari.
Anche se il Barbato è da molti considerato una sorta di «macchietta» napoletana, non sono più disponibile ad ascoltare le sue offese in quest'Aula. Ecco perché - onorevole Presidente, vorrei, però, che mi ascoltasse: ho grande rispetto per lei, lei lo abbia per questo parlamentare - formalizzo una richiesta e la invito, signor Presidente, a trasmetterla ad horas al Presidente della Camera, onorevole Fini. Io chiedo che venga istituito un giurì d'onore per far cessare, una volta per sempre, tale attività denigratoria del signor Barbato.
Mi riservo, comunque, di querelare il signor Barbato dopo aver letto integralmente l'intervento di questo provocatore, che offende sistematicamente non solo alcuni colleghi, ma - signor Presidente, forse non se ne è accorta - anche l'intero Parlamento. I comportamenti, le dichiarazioni e le schizofrenie delle dichiarazioni del Barbato sono tante e tali che mortificano tutti.
Non possiamo far passare il principio che un deputato offende un altro deputato: se dicessi che l'onorevole Di Pietro è un pedofilo, l'onorevole Di Pietro, giustamente, dovrebbe replicare. Pertanto, o ho le prove che Di Pietro è un pedofilo e le tiro fuori, oppure sto zitto, perché in Parlamento ci si deve rispettare. Non può passare il principio che considero una collega una prostituta: non posso fare questo tipo di attività denigratoria in quest'Aula. Se passasse questo meccanismo, ci troveremmo in Parlamento dalla mattina alla sera - onorevole Di Pietro, mi rivolgo a lei non per caso - e non la finiremmo più.
Onorevole Di Pietro, lei è il capo di un grande partito di opposizione e dovrebbe rendersi conto che mettere in movimento questo tipo di attività offende, innanzitutto, il suo partito. Io ho rispetto anche del suo partito: infatti, sono stato per una vita all'opposizione, ma non ho mai fatto battaglie di carattere personale. Pag. 40
Non si può spingere un Parlamento per questa deriva volgare e violenta, nell'interesse di tutti. Mi appello, allora, anche all'onorevole Di Pietro, perché si renda conto, una volta e per sempre, che il dialogo ci deve essere, e anche lo scontro duro, nel rispetto delle persone e delle storie personali.
Io non ho nulla da temere, non ho mai evaso il fisco: si vada a leggere bene gli atti ai quali fa riferimento il suo deputato, quello che lei ha cooptato in quest'Aula parlamentare, dopodiché sono pronto anche con lei, onorevole Di Pietro, quando lei vorrà, a misurarmi nel merito della questione, perché io non ho nulla da temere, a differenza di altri. Chi le parla, onorevole Di Pietro, non ha scheletri nell'armadio, ecco perché posso parlare, così come altri possono farlo. Non so se l'onorevole Barbato, se andiamo a verificare le sue attività e la sua storia personale, possa ancora parlare e fare il moralista in quest'Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, la sua richiesta verrà inoltrata al Presidente.
AMEDEO LABOCCETTA. Una volta e per sempre, chiariamola questa cosa!
PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta!
AMEDEO LABOCCETTA. Chiariamola! Va bene?
Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,50).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non intendo intervenire nel merito di quanto ha affermato l'onorevole Laboccetta, però vorrei che, per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti, si sia oggettivamente in grado di farlo nel momento in cui si interviene. L'onorevole Laboccetta si è riferito a lei, signor Presidente, ma, in realtà, l'onorevole Barbato è intervenuto quando presiedeva il Presidente della Camera e vorrei semplicemente che questo risultasse. Questo se ho inteso bene, altrimenti, nulla quaestio.
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo soprattutto per portare il massimo della chiarezza e della trasparenza nelle istituzioni e tra i partiti e i politici. In questo Parlamento troppo spesso parliamo di contrasto all'evasione fiscale, di necessità di far funzionare il fisco, di contrastare ogni forma di elusione e di evasione (perché è lì che dobbiamo far pagare), ma poi è nei fatti e negli atti che si verifica il comportamento degli uomini, dei politici e dei partiti.
Ebbene, noi come Italia dei Valori sul contrasto all'evasione facciamo una nostra battaglia da sempre, mentre l'onorevole Laboccetta è stato presidente di una società concessionaria di giochi che aveva sede legale in un paradiso fiscale, nelle isole Azzorre, e che non ha pagato multe al fisco per 32 milioni di euro. Si tratta della stessa società concessionaria che ci siamo ritrovata lo scorso anno, quando questo Parlamento ha rinnovato le concessioni anche a quel tipo di società di cui l'onorevole Laboccetta era presidente e da cui poi, naturalmente, una volta finito in Parlamento, opportunamente si è dimesso, perché ormai il lavoro era stato fatto. È stato premiato quel tipo di percorso, quel tipo di performance e quel tipo di politica che noi come Italia dei Valori non vogliamo, perché non vogliamo che ci sia in Italia ancora questo modo di utilizzare le istituzioni, questo modo improprio di utilizzare il Parlamento, questo modo disonesto...
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la invito a concludere.
Pag. 41
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, sto parlando in generale. Non possiamo utilizzare le istituzioni per tutelare i nostri affari, soprattutto se sono affari non leciti.
Diciamo che non debbono esserci, qui in Italia, persone che utilizzano i paradisi fiscali, e poi vi è addirittura un parlamentare, una società concessionaria che opera per conto dello Stato a esercitare una determinata attività che sta nei paradisi fiscali. Non solo, ma come tante altre la sua società - di cui era presidente - è quella che era maggiormente esposta per un debito verso il fisco per 32 milioni, ed è quella che l'ha fatta franca prima di tutti.
Allora, di che cosa vogliamo parlare? Dà fastidio questo che noi dell'Italia dei Valori diciamo? Ecco perché siamo troppo spesso invisi: perché chiamiamo le cose con il loro vero nome.
MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO MECACCI. Signor Presidente, non interverrò su questioni relative a paradisi fiscali ma su una decisione molto grave che è stata presa nella giornata di ieri dal Governo libico. È stato infatti chiuso l'ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i rifugiati, a Tripoli.
In questo Parlamento, più di un anno fa, è stato approvato un trattato di amicizia con il Governo libico (anche con il sostegno del mio gruppo parlamentare rispetto al quale noi ci siamo espressi in dissenso). Poco prima della sua approvazione il nostro Governo ha garantito che quell'Accordo avrebbe rispettato alcuni diritti fondamentali - il diritto internazionale in particolare - delle persone e dei migranti che, in base alla politica perseguita dall'attuale Governo, vengono respinti sul territorio libico quando intercettati in mare, senza che vi sia alcuna analisi della possibilità che queste persone abbiano una protezione internazionale.
La decisione di ieri è gravissima e l'Unione europea, pochi minuti fa, ha diffuso una dichiarazione in cui esprime grave preoccupazione per quanto accaduto. Il Trattato prevede nel suo articolato, che adesso è nostra legge, che ci sia il rispetto di questi valori fondamentali.
Presidente, le chiedo di far pervenire al Governo la richiesta di un'informativa urgente su quanto avvenuto.
Credo infatti che impegnare i soldi dei nostri contribuenti (5 miliardi di dollari in venti anni) per finanziare rapporti commerciali con la Libia, e chiedere scusa per il colonialismo di inizio secolo ad un dittatore in pieno esercizio come il colonnello Gheddafi, non sia qualcosa che si possa continuare a sostenere e che si debba mettere in discussione quel Trattato e la sua applicazione, a meno che non ci sia un chiaro cambio di politiche da parte del regime libico (Applausi di deputati del Partito Democratico e del deputato Sbai).
PRESIDENTE. La sua richiesta sarà comunicata al Presidente.
STEFANO ESPOSITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, vorrei portare alla sua attenzione e a quella del Governo una questione, sperando che ci siano ancora i tempi e le condizioni per intervenire.
Due anni fa, la Federazione internazionale dello slittino aveva assegnato a Cesana la possibilità di svolgere, il prossimo anno, i mondiali di questa specialità, sport nel quale, tra l'altro, l'Italia è tra i primissimi posti grazie alle tante medaglie olimpiche vinte da Zoeggeler.
Proprio in quest'Aula, il 24 febbraio - insieme al collega Cota, allora capogruppo della Lega - presentammo un ordine del giorno per impegnare il Governo affinché venissero garantite le risorse necessarie perché questi mondiali si potessero svolgere. Quell'ordine del Pag. 42giorno, accettato dal Governo, prevedeva, entro la fine di aprile, un atto legislativo per garantire queste risorse. Voglio solo qui ricordare che non si chiedevano risorse aggiuntive, ma di poter utilizzare il milione di euro che giace su un conto corrente dell'agenzia «Torino 2006», soldi, quindi, dei contribuenti fermi su un conto corrente.
Il Governo si impegnò, accettando quell'ordine del giorno. Tuttavia, il mese di aprile è passato ormai (come è chiaro a tutti) e nella giornata di ieri la Federazione internazionale e quella italiana hanno comunicato che Cesana ha perso i mondiali di slittino perché mancano le garanzie economiche e gestionali per tenere aperta la pista fino al mese di gennaio 2011.
Io credo che questa sia una figuraccia e le chiedo di trasmettere al Governo la necessità di un intervento ad altissimo livello, fatto direttamente dal Presidente del Consiglio presso la Federazione internazionale, per garantire queste risorse e consentirci nella giornata di oggi di non veder sfumare l'ennesimo appuntamento internazionale sul nostro territorio, cosa che sarebbe un gravissimo danno non solo per la Val di Susa e il Piemonte ma per l'intero Paese, anche con un danno d'immagine molto pesante.
Le chiedo quindi questo intervento che deve essere fatto nella giornata di oggi, altrimenti o la Francia o la Svizzera godranno di questo grande appuntamento e di questa grande vetrina, mentre l'Italia, per insipienza e per dimenticanza, perderà questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente, onorevole Esposito, ma lei sa che dispone dei suoi poteri con riferimento ad atti di sindacato ispettivo per rivolgere interrogazioni e interpellanze al Governo.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per far giungere alla famiglia Necci la soddisfazione di aver visto, dopo quattordici anni, fatta giustizia: sono stati tutti assolti. Hanno patito per quattordici anni dopo l'arresto e l'inquisizione del presidente delle allora Ferrovie dello Stato Lorenzo Necci ed erano stati inquisiti anche i familiari. Adesso dopo quattordici anni è arrivata la sentenza - nel frattempo Lorenzo Necci è morto per cause ancora da chiarire, un pirata anonimo lo ha falciato sulla strada - che ovviamente apprendiamo con soddisfazione. L'unico rammarico è che nel frattempo il pubblico ministero che ha causato così tanto danno abbia fatto carriera.
GIACOMO CHIAPPORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, intervengo per informare l'Aula e lei di un fatto rilevante, chiedendo se c'è la possibilità eventualmente di far intervenire il Ministro dell'agricoltura. Il regolamento europeo relativo al periodo 1977-2006 aveva misurato la gestione della pesca nel mare Mediterraneo. Tale regolamento europeo viene a dire a noi italiani come dobbiamo pescare nel Mediterraneo dimenticando poi che ci sono anche Marocco, Libia, Tunisia e nel mare Adriatico ci sono Croazia, Serbia, Albania eccetera, che continuano a pescare come vogliono, senza tener conto di questo regolamento. Noi abbiamo derogato per ben tre volte, ma oggi ci si dice che dal 1o giugno questa deroga non è più possibile. In tal modo si mette in crisi un settore che ha 1,4 - 1,5 miliardi di fatturato che crollerà almeno del 60 per cento.
In un momento così difficile non riusciamo ad imporci con l'Europa sul regolamento e mettiamo in crisi un settore per il 60 per cento. Poi cosa si farà? Magari si suggerirà di finanziare le perdite di gente che comunque ci chiede: lasciateci pescare, lasciateci lavorare. Abbiamo anche Pag. 43ampliato le maglie da 40 a 50. La cosa fastidiosa, Presidente, è che mentre al nord si sono già attrezzate le capitanerie di porto addirittura con delle ditte di facchinaggio per scaricare eventualmente le reti dei pescherecci, questo comportamento non viene esteso a tutto lo Stato italiano che noi diciamo sempre essere unitario, ma da una parte si gioca in un modo e dall'altra in un altro.
Questo è un sollecito vero perché in questo momento così difficile non possiamo permetterci di mandare un settore in crisi, soprattutto con un regolamento che doveva entrare in vigore dopo una sperimentazione, ma la sperimentazione in questo Paese non è stata fatta e quindi non è chiaro neanche se il regolamento potesse essere emanato.
Comunque partiamo dal 2006, nessuno si è mai messo di traverso, non si è pensato di arrivare ad un dunque, ed ecco che siamo in una situazione incredibile che non riusciamo più a gestire. So che oggi il Ministro Galan incontrerà le categorie e questo è un sollecito che le passo, veda lei cosa potrà fare perché è impossibile che non riusciamo a risolvere questo problema. È da oltre un mese che provo ad intervenire, ma niente da fare.
Da ultimo, visto che lei ha detto che c'è il potere ispettivo da parte dei parlamentari, le sollecito cortesemente un'interrogazione, la n. 4-05110 che addirittura è datata 24 novembre 2009.
Non ho ancora avuto una risposta e parlo anche del mio Governo, perché questo è riferito al Ministro dell'economia e delle finanze.
PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, per quanto riguarda la sollecitazione alla risposta alla sua interrogazione sarà mia cura riferire al Presidente. Per la prima parte del suo intervento ricordo, anche a lei, che può disporre dei propri poteri ispettivi.
GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, le parlo come componente della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia. Un paio di settimane fa ho svolto un intervento perché parlando con un collega siamo venuti a conoscenza del fatto che alcuni boss mafiosi, quindi delinquenti incalliti - quelli del 41-bis che in Italia sono circa 650 -, godono della pensione dell'INPS, a quanto pare, e addirittura vi sarebbero anche mafiosi nel vero senso della parola, quindi assassini e delinquenti che dovrebbero marcire in galera, mentre invece escono come è capitato a un boss mafioso, uno di quelli che ha sciolto nell'acido quel bambino e che adesso, poiché ha un po' di depressione, il giudice ha deciso di metterlo agli arresti domiciliari. Se questo assassino, delinquente e mafioso è in depressione mi chiedo cosa può provare la mamma di questo bambino che non c'è più e, addirittura, questo bambino, che purtroppo è stato ammazzato, cosa dovrebbe e potrebbe pensare.
Nella Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia ho avuto un'altra sorpresa. All'interno della stessa Commissione vi è qualcuno - un suo componente - che addirittura è stato l'avvocato di Buscetta e di Brusca. Per chi non lo ricorda, Brusca è stato uno di quelli che ha ucciso Falcone e quando nell'interrogatorio gli è stato chiesto quanta gente avesse ucciso la sua risposta è stata: «Non mi ricordo più». Si pensa che possa aver ucciso circa cento persone e forse anche più. Una persona del genere - persona per modo di dire, perché per me è un animale - è uno di quelli che è stato difeso da questo avvocato senatore che siede nella Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia. Rimasto allibito da questa informazione, ho chiesto come potesse far parte di questa Commissione e mi è stato risposto: «Brusca si è pentito!».
Se in questo Paese i pentiti si pentono solo quando sono catturati per me non sono dei pentiti ma degli opportunisti, perché uno si può pentire se ancora non è stato catturato e, dunque, potrebbe dire: «Sì, sono stato mafioso, sono un assassino, Pag. 44vado nelle mani della giustizia dello Stato e mi pento». Ma qui in Italia funziona diversamente perché prima uno viene catturato e poi dopo magari si pente, per poter avere tutta una serie di benefici dalla giustizia che sappiamo essere parecchi. Allora di questo discorso che le sto facendo, da «primino» della politica italiana, essendo qui in Parlamento da due anni, mi chiedo: ma come facciamo a spiegare alla gente comune queste cose? Una persona che ha lavorato una vita e che ha una pensione da fame e la cui pensione viene erogata magari in minima parte o, magari, non le viene addirittura concessa, viene poi a sapere che vi sono, invece, boss mafiosi che hanno la pensione. Oppure parliamo della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia e al suo interno vi sono avvocati che hanno difeso chi ha ammazzato Falcone e decine e decine di persone, pur pentiti che siano? Ma che Paese è questo? Le risposte del Parlamento e delle Commissioni devono generare fiducia nella gente, invece facendo parte di questo consesso mi rendo sempre più conto che qui si vive su Marte. Qua dentro non siamo in un posto pure importante e cerchiamo di fare qualcosa per il territorio. Qui si vive su un altro pianeta. Il pianeta Terra, che sta fuori da questo palazzo, è ben diverso e la gente sempre di più si stacca dalle istituzioni vedendo quanto succede ogni giorno qui a Roma, ma non solo a Roma ovviamente, perché queste cose avvengono nelle regioni come in tanti altri posti.
Signor Presidente, concludo il mio intervento. Forse sarebbe meglio fare meno chiacchiere, fare un'azione meno di parte o «partigiana» (chiamiamola così) e cercare di risolvere veramente i problemi della gente.
È che in questo Paese c'è una regola che purtroppo non funziona, e sarebbe quella per cui chi merita e si comporta bene dovrebbe essere tutelato e chi, invece, non merita e si comporta male dovrebbe essere preso a calci nel sedere ed essere sistemato. Qui invece succede il contrario: chi non ha niente da perdere ed è un delinquente, alla fine, per paradosso è più tutelato di chi si comporta bene, e cioè abbiamo un'Italia purtroppo al contrario.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.
La seduta, sospesa alle 14,10 è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per l'attuazione del programma, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
(Intendimenti del Ministro dell'economia e delle finanze in relazione al debito dell'Argentina nei confronti dell'Italia e dei risparmiatori italiani - n. 3-01110)
PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01110, concernente intendimenti del Ministro dell'economia e delle finanze in relazione al debito dell'Argentina nei confronti dell'Italia e dei risparmiatori italiani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
SANDRO GOZI. Signor Presidente, l'interrogazione riguarda gli ormai famigerati tango bond e parte da una considerazione. Il Governo chiede in questo periodo grossi sacrifici agli italiani, però non fa nulla e lascia che l'Argentina non paghi il suo debito nei confronti di oltre 180 mila italiani, un debito che è pari a circa 4,5 miliardi di dollari e, se si considera il mancato gettito e gli interessi mancanti, Pag. 45nel 2007 eravamo fino a 11 miliardi. Secondo le stime del 2010 siamo quasi a un punto di PIL.
Non ci risulta che né il Ministro Tremonti né il Ministro Frattini nei loro incontri con le autorità argentine abbiano sollevato la questione dei tango bond. Vorremmo che il Governo ci spiegasse le ragioni per cui non hanno ritenuto opportuno sollevare tali questioni e anche le ragioni per cui considerano quindi accettabile la recente offerta di concambio che, invece, è del tutto inadeguata per rispondere alle esigenze e agli interessi di 180 mila nostri concittadini.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, con l'interrogazione a risposta immediata l'onorevole Gozi ed altri chiedono se in occasione del G20 del 5-6 giugno sia stata affrontata la questione dell'oneroso debito dell'Argentina nei confronti dei risparmiatori italiani.
In base ai dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, si fa presente che il Governo ha sempre operato nei confronti del Governo argentino per rappresentare e difendere le esigenze dei risparmiatori.
La Banca dei regolamenti internazionali è la più antica organizzazione finanziaria internazionale che ha sede sul suolo svizzero ed è controllata da 56 banche centrali, tra le quali la Banca d'Italia che è tra i soci fondatori. La Banca in questione ha tra le sue missioni principali l'offerta alle banche centrali di servizi finanziari, al fine di permettere alle stesse di gestire in modo attivo le riserve. Tra questi servizi, figurano i depositi di conto corrente, titoli, fondi. La Banca non prevede limiti quantitativi ai fondi che una banca centrale può impiegare tramite gli strumenti citati, rende pubblici solo i dati aggregati e non quelli riferiti alla singola banca centrale.
Il Governo italiano non ritiene opportuno indicare alle autorità argentine quali fondi debbano impiegare per rimborsare i propri debiti, né con riferimento alle recenti vicende prendere posizione sulla possibile utilizzabilità delle riserve ufficiali a tale scopo. Il Governo ha indicato che le autorità di Buenos Aires devono negoziare con i risparmiatori e i loro rappresentanti la soluzione della vicenda. Il contenuto di tale soluzione e i mezzi per farvi fronte devono venire rispettivamente da quel negoziato e dalle decisioni del Governo argentino.
PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di replicare per due minuti.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, mi sembra che l'irresponsabilità del Governo, già chiara prima di questo intervento, risulti in maniera ancor più palese, perché l'Esecutivo in sostanza demanda a un rapporto diretto tra le autorità argentine e 180 mila nostri cittadini una questione che deve essere affrontata nelle opportune sedi politiche, in via bilaterale tra Italia e Argentina e in tutte le sedi multilaterali ove sia opportuno, a partire da quelle europee.
Mi sarei aspettato che il Ministro ci avesse spiegato che il Ministro Tremonti, la prossima volta che incontra il Ministro argentino Budu, sollevi la questione dei tango bond, cosa che non ha fatto, così come mi sarei aspettato che, dato che l'Italia con l'Argentina al G20 riscrive le regole finanziarie internazionali e le riscrive con un Paese (l'Argentina) che invece le ha palesemente violate a danno dei nostri cittadini, anche in quella sede il Governo prendesse atto della necessità di tutelare i nostri cittadini, i nostri risparmiatori.
Invece, il Ministro oggi ci conferma di nuovo che il Governo non sta facendo nulla né in via bilaterale, né nelle opportune sedi multilaterali per tutelare il legittimo interesse dei nostri cittadini. Inoltre, chiude gli occhi sul fatto che l'Argentina ha ben 40 miliardi di dollari di riserve presso la BRI svizzera, e che quei fondi Pag. 46sarebbero ampiamente sufficienti (quattro volte maggiori a quanto sarebbe necessario) a soddisfare le legittime esigenze sulla base di un affidamento in buona fede che i cittadini italiani hanno fatto nei confronti dell'Argentina e che questo Paese continua a disattendere.
Ritengo che la risposta non sia solo insoddisfacente, signor Presidente, ma anche molto grave, perché è evidente che il Governo non sta tutelando gli interessi dei nostri connazionali.
(Entità dei risparmi di spesa attesi derivanti dalle verifiche sui trattamenti di invalidità e ulteriori iniziative per contrastare il fenomeno dei falsi invalidi - n. 3-01111)
PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01111, concernente l'entità dei risparmi di spesa attesi derivanti dalle verifiche sui trattamenti di invalidità e ulteriori iniziative per contrastare il fenomeno dei falsi invalidi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, signor Ministro, la Lega Nord Padania da sempre denuncia gli abusi e le truffe legate al riconoscimento dei falsi invalidi. Con il piano straordinario di verifica delle invalidità, il Governo ha proceduto ad incrementare i controlli sui falsi invalidi. Tuttavia, i casi emersi negli ultimi mesi sono eclatanti e tutti al centro-sud, come i 60 finti ciechi a Napoli o gli intrecci tra unità sanitarie locali e politica, l'assegno di invalidità in cambio del voto a Palermo e Siracusa. Nel Mezzogiorno d'Italia le prestazioni sono per ben il 50 per cento superiori rispetto al nord. Quali sono, signor Ministro, i risparmi di spesa attesi dal piano di controllo e quali ulteriori iniziative si intendono assumere per contrastare questo grave fenomeno?
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.
MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la manovra come si è ricordato è intervenuta sull'invalidità civile sia per il futuro sia per il passato. Per i nuovi trattamenti viene elevata la percentuale di invalidità necessaria dal 74 all'85 per cento con un risparmio che, per questo aspetto, è stimato in 10, 30 e 40 milioni nel triennio 2011-2013 cui fa riferimento la manovra.
Ci sono, inoltre, disposizioni rivolte a responsabilizzare il medico che attesti falsamente i requisiti, obbligandolo a risarcire il danno patrimoniale e il danno di immagine all'amministrazione. Per quanto riguarda il passato, si prosegue con il piano di verifica straordinaria, disponendo 100 mila visite per il 2010 (in aggiunta alle 100 mila già previste) e 200 mila sia per il 2011 che per il 2012. In questo caso, il risparmio previsto è di 70, 130 e 180 milioni lungo l'arco del triennio.
Va notato, tuttavia, che si tratta di una stima ovviamente prudenziale, visti anche gli scopi della manovra finanziaria. Nel 2009, infatti, il piano di 200 mila verifiche svolto dall'INPS ha condotto a risparmi di oltre 100 milioni di euro. Quindi, ragionevolmente le economie effettive saranno più elevate che quelle stimate.
L'attività dell'INPS ha condotto a revocare circa un trattamento su sette, grazie anche ad un campionamento mirato, basato sull'incidenza delle prestazioni rispetto alla popolazione esistente e volto ad escludere ad esempio una situazione di malattia ingravescente e a dedicare attenzione specifica a trattamenti corrisposti a chi svolge attività lavorativa.
I trattamenti di invalidità, purtroppo, sono passati da 3,2 ogni cento abitanti nel 2001 a 4,7 nel 2009 e ciò per una devoluzione molto discutibile che ha lasciato al centro la funzione di spesa e devoluto in periferia la più comoda funzione di riconoscimento dell'invalidità. La distribuzione territoriale dei trattamenti, come ha ricordato, è molto squilibrata: dall'Umbria con il 6,8 per cento, passando per la Campania al 5,9 per cento, il Veneto e la Lombardia sono al 3,5 per cento, l'Emilia Pag. 47al 3,9 per cento e, in valore assoluto, Campania e Lombardia hanno lo stesso numero di trattamenti (341 mila e 340 mila) con una popolazione rispettivamente di 5,8 milioni e di 9,7 milioni.
Ciò è confermato dai risultati delle verifiche svolte dall'INPS nel 2009 che hanno fatto emergere un tasso di revoche del 19 per cento in Campania e del 7 per cento in Lombardia.
Infine, in prospettiva futura va rilevato che l'invalidità civile, in quanto prestazione assistenziale, rientra tra quelle per cui la legge delega sul federalismo fiscale prevede, accanto al finanziamento integrale con entrate proprie delle regioni, la perequazione dei soli costi standard connessi ai livelli essenziali delle prestazioni. Insomma, la devoluzione si può fare, ma deve esserci tanto la responsabilità della spesa quanto della decisione relativa ad essa.
PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di replicare.
MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sempre puntuale risposta. L'obiettivo è sicuramente ambizioso, ma questo sforzo nei controlli va fatto nel rispetto dei veri invalidi, che con trattamenti da fame - lo ripeto: da fame - non riescono ad arrivare alla fine del mese e nel rispetto del nord del Paese, che è stanco di pagare per prestazioni erogate nei confronti di falsi ciechi e fannulloni. Non nascondiamoci dietro un'improbabile funzione sociale dei trattamenti di invalidità nel Mezzogiorno: ma quale funzione sociale? Queste sono vere e proprie truffe, sono furti, e i responsabili, compresi i medici compiacenti delle commissioni, vanno pesantemente colpiti, sanzionati e radiati dall'albo; devono restituire il maltolto e risarcire interamente con il patrimonio personale il danno procurato allo Stato e ai veri invalidi. Basta con questi sprechi!
Negli ultimi mesi si sono registrati numerosi successi con il recupero dei trattamenti di invalidità indebitamente assegnati, un recupero, signor Ministro, che è ben superiore al risparmio che avremo con lo slittamento dell'entrata in pensione delle donne nel pubblico impiego da 60 a 65 anni. Aumentare i controlli e sanzionare con decisione: questa è la strada giusta per una reale giustizia sociale.
(Iniziative per incentivare il ricorso ai cosiddetti buoni-lavoro (voucher) a favore dei giovani, con particolare riferimento ai lavori estivi - n. 3-01112)
PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01112, concernente iniziative per incentivare il ricorso ai cosiddetti buoni-lavoro (voucher) a favore dei giovani, con particolare riferimento ai lavori estivi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, le ultime rilevazioni ISTAT sull'occupazione hanno messo in evidenza la complessa situazione lavorativa dei giovani, che, come nella maggior parte dei Paesi industrializzati, appaiono subire in maniera significativa l'impatto della crisi economica. L'inoccupazione incide, in particolare, sui giovani che hanno meno di 30 anni, tra i quali cresce il numero dei soggetti che non sono impegnati in un'attività lavorativa o in un percorso di studi e aumenta anche il numero degli studenti spesso propensi a prolungare gli studi in ragione delle ridotte prospettive occupazionali.
Dal momento che il sistema dei buoni-lavoro, i cosiddetti voucher, ha ottenuto buoni risultati nel settore dell'agricoltura e in quello dei servizi, le chiedo, Ministro, quali iniziative intenda adottare il Governo affinché questo sistema possa diffondersi in modo efficace in tutte le aree del nostro Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno d'Italia, per dare la possibilità a tanti giovani di avere più facilmente accesso a lavori di natura occasionale o accessoria.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.
MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante molto opportunamente segnala l'utilità del lavoro, in generale, nell'ambito dei percorsi educativi dei più giovani e in modo particolare la possibilità di svolgere lavori compatibili con un percorso di studi come quelli che possono essere agevolmente remunerati, quindi in forma regolare, attraverso il cosiddetto buono prepagato o voucher.
I buoni prepagati hanno avuto una diffusione più che soddisfacente nei quasi due anni di vigenza dello strumento, perché siamo arrivati a circa 5,7 milioni di buoni da 10 euro, cioè equivalenti all'unità minima di 10 euro. Si stima che circa 80 mila persone ne possano aver beneficiato e di questi il 22,2 per cento sono sotto i 25 anni, quindi presumibilmente sono studenti. Inoltre, l'impiego da parte di studenti dei buoni prepagati per essere remunerati per lavori di breve periodo è un fenomeno in crescita secondo le statistiche degli ultimi mesi.
Tra l'altro, le donne, nell'ambito di questa platea, sono oltre il 30 per cento del totale, quindi più dei maschi giovani. Il valore medio è di circa 530 euro, il che confermerebbe un utilizzo del buono prepagato secondo le intenzioni del legislatore, ossia non per sostituire un rapporto di lavoro dipendente e strutturato, ma per un complemento ad esso o un complemento dell'attività di studio o della condizione di pensionato, posto che una parte significativa di questa platea è rappresentata dai pensionati.
Come vogliamo diffondere ulteriormente questa attività lavorativa, proprio in quanto utile a integrare apprendimento e lavoro e ad evitare quella rigida separazione ideologica che ha caratterizzato il nostro sistema educativo rispetto al mercato del lavoro?
In primo luogo, rendendo anche più agevole la diffusione dei voucher. Dal 17 maggio di quest'anno essi sono disponibili già in duemila tabaccherie e si stanno ulteriormente diffondendo queste forme di distribuzione, che si aggiungono a quelle delle sedi INPS e a quelle delle sedi della società Poste italiane.
In secondo luogo, contrastando le forme di lavoro sommerso, ossia impedendo che anche i cosiddetti lavoretti estivi dei più giovani possano essere svolti in forme sregolate, prive di quelle tutele fondamentali che invece il buono prepagato garantisce. Una campagna specifica di contrasto del lavoro sommerso sarà dedicata, ad esempio, all'economia turistica, oltre che all'agricoltura e all'edilizia.
Infine, segnalo quanto il buono prepagato sia importante, come l'interrogante affermava, anche ai fini dello sviluppo della cultura previdenziale, ossia della convinzione e della consapevolezza che la propria prestazione previdenziale futura sarà fondata sui versamenti contributivi, tra i quali proprio quelli dei buoni prepagati.
PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di replicare.
GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Ministro, il suo intervento è stato completo ed esaustivo e di questo la ringrazio. L'occupazione giovanile è sicuramente tra le questioni che meritano una particolare attenzione da parte dell'Esecutivo, ancor più in una fase delicata per l'economia italiana, nonché per quella internazionale, come quella che stiamo vivendo.
Occorre valorizzare il capitale umano e offrire nuove prospettive alla crescita di qualificazione e di reddito e ciò può avvenire sicuramente anche con il sistema dei voucher, che permette ai giovani, che rischiano di rimanere troppo a lungo distanti dal mondo del lavoro, di fare una prima esperienza, avendo quindi la possibilità di svolgere piccoli lavori anche in età di studio e sempre compatibilmente con impegni scolastici o universitari.
Come ha ben ricordato lei, signor Ministro, lo strumento dei voucher permette ai giovani di confrontarsi con il mercato del lavoro e di svolgere prestazioni lavorative Pag. 49in forma del tutto regolare: esso consente loro, infatti, di fare utili esperienze formative, ma anche di maturare i primi contributi previdenziali e di vedersi riconosciuta la necessaria copertura assicurativa.
A mio avviso, quindi, il sistema dei buoni lavoro può rappresentare una valida alternativa a tanti stage fittizi che, in realtà, mascherano veri rapporti di lavoro. Poi, da siciliana, naturalmente ho molto a cuore le sorti dei giovani del Mezzogiorno: ne conosco le problematiche e le preoccupazioni, costretti come sono a confrontarsi con un mercato del lavoro asfittico, praticamente immobile, che li costringe, il più delle volte, dopo aver concluso gli studi, a lasciare la regione d'origine per andare a cercare occupazione altrove.
Certamente, fino ad oggi, uno dei limiti dello strumento voucher è stato proprio la sua diffusione, principalmente localizzata nelle regioni del nord-est del nostro Paese e pressoché assente nel sud Italia, ma sono convinta che, rilevato questo dato, il Governo e lei, signor Ministro, avrete l'occasione di dimostrare di lavorare per il futuro delle nuove generazioni e, quindi, di attivare le necessarie azioni per far sì che il sistema dei buoni lavoro diventi una realtà per tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro).
(Misure a favore delle lavoratrici madri, anche alla luce dell'ipotesi dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego, e iniziative per il riconoscimento di un sistema di crediti ai fini pensionistici per la cura dei familiari - n. 3-01113)
PRESIDENTE. L'onorevole Porcino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01113, concernente misure a favore delle lavoratrici madri, anche alla luce dell'ipotesi dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego, e iniziative per il riconoscimento di un sistema di crediti ai fini pensionistici per la cura dei familiari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, Ministro, la Corte di giustizia europea nel 2008 ha condannato 1'Italia per la mancata equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego.
La Commissione europea richiede che il Governo italiano, dando esecuzione alla predetta sentenza, proceda entro il 2012 all'equiparazione dell'età pensionabile. All'interno dell'Unione europea l'Italia è fanalino di coda in questa materia. Se da un lato l'Italia deve raggiungere subito questo obiettivo per consentire alle donne di recuperare almeno in parte il gap contributivo con i loro colleghi maschi, dall'altro non sono indifferenti, anzi sono indispensabili, misure di riforma del welfare e della previdenza in grado di eliminare contestualmente le condizioni che sono all'origine della differenza di età pensionabile.
Dunque, noi riteniamo che potrebbe essere valutato, da un lato, il riconoscimento della figura del «caregiver universale», riconosciuta in molti Paesi europei, e dall'altro potrebbe essere valutato quanto avviene in Germania, ossia un sistema di crediti ai fini pensionistici e contributi figurativi pari a tre anni per il primo figlio e due per ogni successivo.
Signor Ministro, le chiediamo se il Governo, oltre a fissare la data della parificazione dell'età pensionabile maschile e femminile, intenda provvedere, tra l'altro, al contestuale riconoscimento di contributi figurativi o di crediti pensionistici per chi abbia avuto figli o svolga compiti di cura ai familiari.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.
MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante solleva un problema rilevante, al quale il Governo presta l'attenzione che obiettivamente merita, cioè quello di consentire quanto più possibile Pag. 50la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, soprattutto di famiglia, a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, ma consapevoli che evidentemente la condizione più difficile è quasi sempre quella della donna.
Questo spiega anche la diversa età di pensione, che noi intendiamo mantenere nel settore privato.
La sentenza della Corte di giustizia europea si riferisce solo ed esclusivamente al settore pubblico e le stesse motivazioni adottate confinano quella decisione nello stesso settore pubblico, cosa che ho avuto modo di verificare nei giorni scorsi con la commissaria Reding, quando ho discusso dei tempi di ingresso nel nostro ordinamento della decisione di equiparazione tra donne e uomini dell'età di pensione nel solo pubblico impiego, ove si ritiene che il sistema previdenziale sia in fondo una gestione proiettata in avanti dello stesso rapporto di lavoro.
Quindi, è per questo ambito che si evidenzia ancora più, se vogliamo, un problema di conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi di non lavoro. Non a caso le risorse che già avevamo stimato dalla equiparazione, spalmate in un arco temporale da qui al 2018, sono già state accantonate per un fondo dedicato ai servizi di cura ai minori e ai non autosufficienti.
Noi siamo impegnati ora a sviluppare soprattutto i nidi familiari anche attraverso la modalità di remunerazione con i buoni prepagati. C'è un programma della collega Carfagna a ciò dedicato, un bando per l'incentivazione dello sviluppo dei nidi familiari. C'è un'attenzione: nei prossimi giorni produrremo un rapporto sulla non autosufficienza e sui servizi ad essa relativi, legati questi ultimi soprattutto alla razionalizzazione delle strutture ospedaliere, per cui al nord, dove ci sono meno ospedali per abitante, c'è molto più servizio per la non autosufficienza, mentre al sud purtroppo, come sappiamo, accade il contrario.
Per quanto riguarda i benefici previdenziali, ricordo che noi abbiamo una disciplina di favore per la maternità maggiore della gran parte dei Paesi industrializzati. Mi riferisco al tempo di non lavoro con contributi figurativi per la lavoratrice in attesa di maternità e poi nella fase successiva. Poi abbiamo un sistema di agevolazioni - mi avvio alla conclusione - che prevede una maggiorazione di quattro mesi di contribuzione per ciascun figlio fino ad un massimo di dodici mesi o in alternativa l'applicazione del coefficiente di trasformazione più favorevole di un anno rispetto all'effettiva età anagrafica al momento del pensionamento, cioè abbiamo una disciplina di ulteriore favore introdotta dalla legge n. 335 del 1995.
Si tratta, certo, di ipotizzare anche un qualcosa di più, che può e deve essere considerato alla luce delle condizioni di finanza pubblica. Segnaliamo, peraltro, quanto sia importante prendere in considerazione la contribuzione figurativa - cioè quella erogata anche se non correlata con ore di lavoro - che deve essere eccezionale in un sistema che chiamiamo contributivo, proprio perché, come dicono gli anglosassoni, as you pay, as you go, cioè sulla base di quello che paghi, così andrai in pensione.
Ma, in questo caso, l'eccezione, più che giustificata, già oggi è prevista e dobbiamo estenderla, compatibilmente con le condizioni di finanza pubblica.
PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, avrei esordito - ma cambierò nel corso del ragionamento - dicendo che, se aveste dimostrato la stessa solerzia nel recepire altre sentenze e altri provvedimenti che ci vengono indotti dall'Europa, probabilmente staremmo un po' meglio. Penso, per esempio, ma solo per esempio, alla vicenda di Retequattro, sulla quale si continua a resistere, rispetto a quanto ci dice l'Europa.
Tuttavia, devo darle atto che lei, durante l'intervento del collega Porcino, ha detto che il Governo presta attenzione a queste vicende e quindi continueremo, nel Pag. 51corso di questa legislatura, a dare contributi di merito su questioni che ci riguardano da vicino, perché oggi il mondo del lavoro ed in particolare il mondo del lavoro femminile è quello particolarmente esposto alla difficile situazione in cui l'Italia versa.
Lei dice che presta attenzione a queste questioni, però, in realtà, su un quesito specifico che il collega Porcino le ha posto, cioè su quello relativo alla previsione di contributi figurativi, non dà risposta perché, in realtà, - è bene che lo si spieghi - l'Europa ci chiede non tanto, e non soltanto, di aumentare l'età pensionabile delle donne, ma sostanzialmente di realizzare un trattamento identico tra lavoratori e lavoratrici, atteso che qui - dobbiamo prenderne atto, alcuni dati li citava anche lei - non c'è parificazione di condizioni lavorative, soprattutto in relazione alla remunerazione.
Per questo il Governo deve porre attenzione alla questione: lei fa bene a fare riferimento ai nidi, credo che sappia bene che la situazione delle nostre lavoratrici, in Italia, probabilmente è di fanalino di coda. Il rapporto è, in media, dell'11 per cento per le italiane, rispetto al 30 per cento delle altre lavoratrici. Quindi, sotto questo aspetto, mi pare che bene facciamo - e si dovrebbe fare sempre - ad ottemperare a quanto l'Europa ci dice e bene faremmo ad ottemperare anche rispetto ad altri versanti - lo dicevo prima - perché l'Europa ci muove una trentina di contestazioni, rispetto alle quali siamo meno solerti.
Bene facciamo, quindi, ad ottemperare, ma bene faremmo se riuscissimo, con la normativa nazionale, a rendere effettivamente paritario il lavoro tra l'uomo e la donna.
È su questo punto che noi dell'Italia dei Valori - a cominciare da oggi, ma non soltanto da oggi - incalzeremo questo Governo perché pensiamo che i prossimi mesi ed i prossimi anni registreranno le maggiori necessità della politica, proprio sotto l'aspetto relativo al mondo del lavoro, ed in particolare quello femminile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Iniziative volte a prevedere un meccanismo previdenziale con effetti premiali per le lavoratrici madri, anche in considerazione dell'ipotesi di equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego - n. 3-01114)
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casini n. 3-01114, concernente iniziative volte a prevedere un meccanismo previdenziale con effetti premiali per le lavoratrici madri, anche in considerazione dell'ipotesi di equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, l'argomento è quello che abbiamo trattato precedentemente, quello dell'adeguamento dell'età pensionabile tra uomini e donne. Lei ha ricordato, giustamente, i presupposti che portarono a quella differenziazione: si teneva conto della differenza della cura dei lavori familiari che spetta alla donna e non all'uomo.
Quei problemi sono rimasti tutti. Noi siamo molto preoccupati da un mix esplosivo che avremo in tempi brevi, già dal prossimo anno, perché la lettura combinata della finanziaria, che toglie risorse agli enti locali, che erogano i servizi alle famiglie (asili nido ed assistenza domiciliare), il federalismo, la grande incognita che non sappiamo quali effetti avrà sui conti, e un immediato adeguamento dell'età pensionabile della donna e dell'uomo non possono che portare male soprattutto ai più deboli, in questo caso le donne.
Noi siamo preoccupati di questo. Non ci basta dire: «porteremo le risorse che saranno disponibili dall'adeguamento sui fondi a disposizione degli asili nido». Questo andrà bene tra cinque anni; il problema, invece, ce l'abbiamo alle porte, ce l'abbiamo ora. Pag. 52
Come intendete risolvere questo problema? Siamo preoccupati per le famiglie italiane, non per gli altri. Questo mix è pericoloso, glielo voglio ricordare e lo vogliamo sottolineare; su questo, vorremmo una risposta compiuta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.
MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, devo ricordare all'interrogante che parliamo solo del pubblico impiego in termini di innalzamento dell'età di pensione, oltretutto, probabilmente - ne parleremo domani in Consiglio dei ministri - in un breve periodo.
Invece, non a caso, proprio per le ragioni che lei spiegava, proprio per il persistere di una condizione di difficoltà della donna nel nostro mercato del lavoro, che si esprime, per esempio, non riuscendo ad accumulare percorsi continui di lavoro, e quindi percorsi contributivi corrispondenti, continueremo a mantenere nel settore privato una differenza fra l'età di pensione delle donne e quella degli uomini, che cresceranno più moderatamente sulla base del collegamento che abbiamo instaurato tra aspettativa di vita ed età di pensione a partire dal 2015.
Ma cosa facciamo per favorire la conciliazione fra tempo di lavoro e tempo in famiglia e per sostenere la maternità? Come ho detto, dal punto di vista della maternità, l'Italia, in termini di benefici contributivi, non è certo seconda ad altri. Ho qui una tabella comparativa con tutti i Paesi principali con i quali ci possiamo confrontare, da cui si evince che la nostra protezione della maternità, dal punto di vista dei benefici contributivi, per il periodo precedente e il periodo successivo, è tra le più alte.
Ma a questo si è aggiunto - l'ho ricordato prima - quel beneficio contributivo ulteriore che è stato introdotto dalla legge n. 335 del 1995. È vero che anche la legge Maroni aveva ipotizzato una delega per ulteriori benefici contributivi, sempre figurativi, nel momento in cui l'assenza è determinata da ragioni di maternità, ma nella legislatura successiva, cioè in quella precedente all'attuale, non vi è stato dato seguito; ovviamente, oggi si pone un problema di compatibilità.
Cos'altro facciamo? Abbiamo convocato un tavolo con le parti sociali per proporre di modulare gli orari di lavoro in funzione della conciliazione; spesso, cioè, basta mezz'ora di tempo per poter conciliare tempo di lavoro e tempo in famiglia (mezz'ora più tardi in entrata o mezz'ora prima in uscita). Questo tavolo è stato solo avviato e proseguirà.
Stiamo presentando, come ho detto, il rapporto sulla non autosufficienza, da cui si evince che il sud spende di più per servizi sociosanitari e dà di meno proprio in termini di servizi alla non autosufficienza. Il sud deve avere il coraggio di chiudere ospedali marginali e pericolosi per liberare risorse per la non autosufficienza, come accade nelle regioni più efficienti di una parte del centro e del nord.
Ancora, per quanto riguarda i servizi di cura, sono già state in parte veicolate su questo fondo le risorse derivanti da questo innalzamento dell'età di pensione delle donne nel pubblico impiego, ma l'intenzione è, in particolare, quella di diffondere, con un effetto anche significativo nel breve termine, i nidi familiari, quelli che nella buona esperienza della provincia di Bolzano si chiamano Tagesmutter, perché questi, ragionevolmente, possono determinare un incremento drastico dei servizi di cura, oltre a quelli, strutturati, pubblici e privati, che, ovviamente, devono essere ulteriormente incrementati.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Molto di più, senz'altro, si dovrà fare, ma credo, onorevole Galletti, che il gruppo a cui lei appartiene e lei stesso conoscano bene entro quali vincoli di finanza pubblica si devono muovere, in ogni caso, le politiche sociali di questi tempi in Italia, come in tutta Europa.
Pag. 53PRESIDENTE. L'onorevole Casini ha facoltà di replicare.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Ministro, ha detto un sacco di cose ragionevoli. Mi sembrava di assistere, come ho fatto questa mattina, all'intervento alla Confartigianato del Presidente del Consiglio, perché al termine del suo intervento mi veniva quasi spontaneo dire: bravo il ragazzo, bisognerebbe mandarlo a governare; però, negli ultimi 16 anni, ha governato più tempo lui che tutti gli altri. Questi sono propositi, che ci possono anche trovare d'accordo.
Il tema però che adesso abbiamo di fronte è la sostanza di quello che si può fare. Il tema del riequilibrio generazionale è un tema fondamentale. Noi dall'inizio di questa legislatura, a costo di perdere voti e di non guadagnarne, poniamo il problema semplice, chiaro, che lo Stato non riesce a mantenere per 25 o 30 anni la gente in pensione, perché la durata della vita si è allungata: ciò vale sia per le donne che per gli uomini.
Noi siamo disponibili ad accettare la sfida dell'Unione europea, esattamente come accettiamo anche in proiezione futura una sfida di allungamento dell'età pensionabile nell'ambito del settore privato.
Il problema allora qual è? Se noi vogliamo accettare questa sfida, perché i conti dello Stato tra l'altro ci impongono di affrontare il problema generale (lei, tra l'altro, lo ha anche detto e sono d'accordo con lei in tante circostanze), se questa è la realtà, dobbiamo utilizzare il tema della grande riforma sulla previdenza per affrontare la grande questione della famiglia, perché tale tema è in modo inscindibile connesso al tema dell'allungamento dell'età pensionabile; e, per quanto riguarda le donne, lo è in misura ancora superiore rispetto a quanto avvenga per gli uomini.
Il tema della non autosufficienza è una questione drammatica: i genitori che hanno figli non autosufficienti sono lasciati soli. Certo, non è colpa del Governo Berlusconi: sono questioni che ci portiamo dietro da decine di anni; ma oggi la sfida è affrontare tali questioni!
Come affrontare la questione della maternità?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Abbiamo in Italia una terribile denatalità; è inutile poi che ci lamentiamo che non nascono italiani, che ci sono solo extracomunitari! Dobbiamo allora, affrontando il problema dell'età pensionabile delle donne, stabilire corsie preferenziali. Due anni per ogni maternità? Forse, è una strada; vediamone altre! Ma se non partiamo da questo, cosa possiamo concludere?
Vi ricordo la promessa del quoziente familiare fatta in campagna elettorale; e mi rendo conto del problema economico...
PRESIDENTE. Deve concludere, mi dispiace.
PIER FERDINANDO CASINI. Ho concluso. E mi rendo conto del problema economico connesso alle compatibilità. Questa è, però, la sfida: noi la vogliamo affrontare! Opposizione e maggioranza: è una sfida tra uomini di buona volontà che vogliono far crescere questo Paese ed anche essere sensibili al futuro delle giovani generazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Misto-Liberal Democratici-MAIE e di deputati del gruppo Partito Democratico).
(Problematiche conseguenti all'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1967/2006 relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo - n. 3-01115)
PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01115, concernente problematiche conseguenti all'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1967/2006 relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento Pag. 54sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, il regolamento europeo n. 1967 del 2006, in tema di sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo, mira a vietare o a sottoporre ad una regolamentazione più rigorosa gli attrezzi da pesca che risultano troppo dannosi per l'ambiente marino, al fine di evitare il prelievo eccessivo di pesci e molluschi sotto taglia.
Le nuove disposizioni, entrate in vigore il 1o giugno, prescrivendo reti con maglie più larghe ed una distanza minima di 1 miglio e mezzo dalla costa, stanno generando ingenti danni economici agli armatori, ai pescatori ed ai servizi connessi al comparto, quali la ristorazione e quello alberghiero.
I divieti previsti dal cosiddetto regolamento mediterraneo, seppure noti da tempo, colpiscono in maniera particolare il nostro Paese, che fa del settore del piccolo strascico costiero un'importante fonte di reddito.
Chiediamo al Ministro, qualora non fosse accordata a livello comunitario alcuna deroga nei confronti della presente regolamentazione, se abbia predisposto un sistema di sostegno economico e sociale per coloro che perderanno tutto o una quota sostanziale del loro lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Unione di Centro).
PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare per la correttezza con cui è stato posta la questione; correttezza che mi permette di dire immediatamente la prima cosa: quello che è successo era noto a tutti. Il regolamento, con la possibilità per i Paesi di esercitare, qualora ricorressero i presupposti, le deroghe (cosa che l'Italia ha fatto integralmente), è stato firmato il 1o dicembre 2006.
Nulla di nuovo, quindi; eppure le misura ci coglie impreparati e produce effetti pesantemente negativi (tanto perché si sappia, riguarda complessivamente il 25 per cento della nostra flotta, quindi una porzione importante).
Cosa si può fare allora per limitare l'impatto negativo di queste norme? Intanto voglio dire una cosa che non si può fare: non si possono illudere i pescatori circa il fatto che sia possibile ottenere nuove deroghe, perché questo non è possibile. Qualcuno lo fa in questi giorni ma è quanto di più scorretto un amministratore possa fare, ossia promettere ciò che si sa non arriverà: intanto, perché era chiaro fin dall'inizio, ma anche perché la Commissione, nella riunione di Vigo, ha esplicitamente escluso la possibilità di deroghe e proroghe e perché la commissaria greca Damanaki ha scritto una lettera durissima proprio ieri, spiegando che non sarà possibile ottenere ciò che si era già ottenuto. Cosa si è fatto? Si è costituita l'unità di crisi nella quale, con la collaborazione e la presenza delle regioni ma anche delle associazioni, sarà possibile studiare ed assumere tutte le iniziative concrete a sostegno delle imprese e del personale imbarcato.
Che cosa faremo? Due cose mi sento di dire. Prima di tutto, è allo studio un provvedimento sui fondi previsti dal FEP (il Fondo europeo per la pesca), tenendo conto della ripartizione di competenze e di risorse (il 33 per cento allo Stato ed il 67 per cento alle regioni), dove proprio alle regioni è assegnato il compito di modulare l'impatto sociale dei provvedimenti.
In secondo luogo, questo Ministero - e così rispondo alla sua domanda -, come richiesto dalle associazioni professionali, ha già manifestato la disponibilità ad autorizzare, caso per caso, le richieste di sostituzione degli attrezzi da pesca in licenza allo scopo di favorire la diversificazione dell'attività delle imprese. Spero di aver fornito una risposta esauriente, ringrazio Pag. 55lei e i miei venticinque ascoltatori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro, anche per il tempismo. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Ministro, innanzitutto la ringrazio per essere qui presente e per aver risposto in maniera così esaustiva. Siamo solidali con lei, ci rendiamo conto che si è venuto a trovare in una situazione stringente di difficile soluzione e ci chiediamo che cosa il suo predecessore abbia fatto fino all'entrata in vigore del suo mandato. Comunque, a parte questo intendo sottolineare che questa è stata una responsabilità di tutta la classe politica italiana (soprattutto dei nostri rappresentanti in Europa) che, dal 1o dicembre del 2006, è stata colpevolmente inerte di fronte a quello che è un regolamento che va a penalizzare, e di molto, il nostro Paese.
Come lei ben sa, purtroppo, la questione non è solamente da derubricare ad una mera condizione di tradizione culinaria italiana, ma investe un comparto che ha un enorme bacino di lavoratori e che va ad aggravare una situazione di disoccupazione nel settore della pesca che, nel corso di questi venti anni, è già giunta al 40 per cento.
In quel regolamento si è privilegiato un modello atlantico di pesca ed anche di fronte a questo l'Italia purtroppo è stata silente. Quando noi Liberal Democratici abbiamo sempre sostenuto che è importante di fronte agli euroscettici avere più Italia in Europa, ci riferivamo proprio a questo, cioè a far valere le istanze e le tipicità di un settore che per noi è molto importante.
Non vorremmo arrivare (purtroppo, ci si arriverà, e mi auguro che in ciò vi sia anche un impegno da parte del Governo italiano affinché non accada) ad avere comunque un'importazione dall'estero: paradossalmente questa importazione è già del 60 per cento nel nostro Paese e sarà grave se troveremo del pesce e dei molluschi pescati nello stesso mare ma da Paesi rivieraschi non europei.
Ci preoccupiamo per tutti coloro che perderanno il lavoro per gli enormi costi; d'altro canto, mi fa piacere aver appreso dalla sua voce che è allo studio un progetto per far sì che il Fondo europeo per la pesca - dato che la commissaria europea Damanaki ha escluso la possibilità di una proroga - possa effettivamente portare a dei risultati che vadano nella direzione del sostegno del comparto.
PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, deve concludere.
DANIELA MELCHIORRE. D'altro canto, credo sia molto importante anche poter paventare la possibilità di una conversione del tipo di pesca. La ringrazio e comunque vigileremo sull'operato del Governo in questo senso, dal momento che anche in questo periodo di crisi ritengo fondamentale monitorare pure un settore così strategico per la nostra economia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico e Unione di Centro).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonaiuti, Bongiorno, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Casini, Cicchitto Cirielli, Colucci, Crimi, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Gelmini, Jannone, Lombardo, Lo Monte, Lucà, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Paolo Russo, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. Pag. 56
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio dell'elezione del presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (INCE).
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, è stato eletto presidente della delegazione italiana, presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (INCE), l'onorevole Roberto Antonione.
In morte dell'onorevole Biagio Virgili.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Biagio Virgili, già membro della Camera dei deputati nell'ottava e nella nona legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
LAURA FRONER. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, vorrei esprimere, sia a titolo personale che a nome della comunità trentina e di quest'Aula, vicinanza e solidarietà alla famiglia e a quanti hanno condiviso il percorso umano e politico di Biagio Virgili, scomparso lo scorso 6 giugno e le cui esequie si sono svolte oggi a Trento.
Abituato a combattere fin dai tempi della seconda guerra mondiale, Biagio Virgili lottò contro i fascisti, a tutela della memoria dei partigiani, a difesa dei diritti degli ex consiglieri provinciali e degli ex parlamentari e contro una malattia, l'enfisema polmonare, con cui conviveva da anni, ma che non lo ha mai fermato.
Con la bombola ad ossigeno sulle spalle, egli girava per tenere i contatti ed organizzare iniziative. Ma domenica mattina, Biagio Virgili ha dovuto arrendersi: se ne è andato ad ottant'anni, dopo una vita dedicata alla politica, nel reparto di pneumologia dell'ospedale di Arco, dove era ricoverato da circa un mese.
Nato a Mantova nel 1929 da una famiglia contadina molto povera, non riuscì a completare i suoi studi; frequentò le classi IV e V ginnasio, ma nel 1946 dovette cominciare a lavorare nei campi. Nel 1949 vi fu l'incontro che gli cambiò la vita: durante una festa dell'università, Umberto Terracini gli chiese di diventare un attivista a tempo pieno del Partito comunista.
Virgili si trasferì a Milano per frequentare la scuola del partito e iniziò la carriera nel PCI e nella vita amministrativa. Nel 1951 fu segretario della FIGC di Mantova; nel 1954 fu alla direzione del settore agrario e contadino; dal 1952 al 1960 fu consigliere comunale nel suo paese, San Benedetto Po; dal 1958 al 1960 fu presidente dell'azienda provinciale autotrasporti di Mantova e dal 1960 al 1964 consigliere e assessore provinciale alla sanità della stessa Mantova.
Nel 1963 vi fu la svolta trentina: mentre frequentava la scuola centrale del partito a Roma, fu chiamato da Ingrao e da Amendola, che gli chiesero di dare una mano ai compagni di Trento, in vista delle elezioni comunali di maggio e regionali di novembre. A Trento assunse subito l'incarico di segretario di partito che tenne per 11 anni. Il suo arrivo diede vigore alle scarse forze della sinistra locale. Erano gli anni della guerra fredda, quando tenere comizi nelle piazze rappresentava un'impresa difficile. La sua tenacia, intelligenza e pazienza consentirono un radicamento del partito sul territorio e l'inizio di una ripresa del confronto politico. Furono anni di grandi lotte operaie e studentesche per la rivendicazione dei diritti civili e sindacali e per la conquista di un nuovo protagonismo della classe lavoratrice.
I suoi lunghi anni di attività politica sono stati improntati al raggiungimento di nuovi diritti per le fasce deboli della Pag. 57società. Nel 1968 Biagio Virgili venne eletto per la prima volta nel consiglio regionale del Trentino Alto Adige; fu poi rieletto nel 1973 e nel 1978, ma quest'ultima volta l'esperienza fu breve, perché il 19 aprile 1979 rinunciò all'incarico per entrare in Parlamento.
Alla Camera dei deputati, come è stato già ricordato, rimase per due legislature fino al 1o ottobre 1986, quando si dimise volontariamente. Ma non rimase con le mani in mano: entrò subito a far parte, fino al 1995, del consiglio di amministrazione dell'Autobrennero e negli ultimi anni si è adoperato come presidente dell'associazione ex parlamentari ed ex consiglieri regionali ed anche nell'ANPI.
In conclusione, vorrei ricordare Biagio Virgili in quest'Aula come il testimone qualificato di una classe dirigente che ha saputo dare alta dimostrazione di valore politico, svolgendo, in anni particolarmente impegnativi, ruoli diversi nelle istituzioni tanto locali, quanto nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3209-bis-A/R (ore 16,10).
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato accantonato l'articolo 10-bis ed è stato da ultimo approvato l'articolo 18.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 10-bis.200 che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Avverto, inoltre, che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Bressa 10-bis.1.
Chiedo al relatore quali indicazioni intenda fornire circa la prosecuzione dei nostri lavori. Prego, onorevole Orsini.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, con riferimento all'articolo 10-bis, che era stato accantonato, è stato presentato un nuovo emendamento della Commissione, che riformula il testo dell'articolo. Se lo ritiene opportuno, ne do lettura.
PRESIDENTE. No, onorevole Orsini, deve indicarci da quale punto dobbiamo riprendere i lavori.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, propongo di riprendere i lavori dall'esame dell'articolo 10-bis.
(Esame dell'articolo 10-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10-bis e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in Commissione, abbiamo convenuto su un nuovo testo dell'articolo 10-bis del provvedimento in esame, prevedendo, per l'esattezza, di aggiungere un comma all'articolo 116 del codice civile, concernente la questione del rifiuto del nulla osta in casi di matrimoni misti, che è questione civile di grande delicatezza.
Il nulla osta, infatti, viene spesso negato per ragioni religiose. Mi spiego meglio: nel caso di un matrimonio misto, quando una donna musulmana sposa un italiano, è più frequente che si chieda la conversione all'Islam del nubendo. In questi casi, è evidente che il nulla osta può essere negato, pertanto, prevediamo che si possano trasmettere immediatamente gli atti al pubblico ministero ai fini dell'attivazione del procedimento previsto dalla normativa. In altri termini, nel caso in cui non arrivi il nulla osta al matrimonio, prevediamo che possa essere la magistratura a valutare la sussistenza della legittimità o meno dell'impedimento.
Questa può essere una soluzione soddisfacente, oppure non del tutto soddisfacente. Ciò che dobbiamo ribadire - non solo come interpretazione autentica, credo, condivisa da parte del Parlamento italiano e del legislatore che prevede la norma, ma anche come indicazione al giudice - è che, certamente, non può Pag. 58essere legittimo - causa di rifiuto del nulla osta - l'obbligo di una conversione ad una religione non propria.
In altri termini, non riteniamo che in Italia si debbano applicare le regole della sharia, per dirla in modo più esplicito, anche a fronte di una certa distrazione, forse causata dall'attuale fase dei nostri lavori. Dunque, credo che l'innovazione che abbiamo previsto con l'articolo 10-bis e con il nuovo comma che si aggiunge all'articolo 116 del codice civile debba essere intesa, come ratio legis, in questo modo, anche se il giudizio, ovviamente, pertiene alla sussistenza o meno del legittimo nulla osta dalla magistratura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la nostra soddisfazione per la riformulazione di questo articolo. La preoccupazione che ci aveva mossi era quella di affidare ad una fonte di tipo regolamentare la definizione di una questione fondamentale quale è quella della possibilità di sposarsi, che attiene ai diritti fondamentali della persona.
La previsione del precedente articolo 10-bis, che faceva riferimento alla condizione di libertà di stato civile, era sicuramente un passo più in avanti rispetto al testo attuale, ma avere deciso di intervenire sulla modifica del codice civile, a nostro modo di vedere, dà maggiore certezza e, soprattutto, non usciamo dal vincolo della riserva di legge che su materie di questo genere è sempre opportuno rispettare.
Inoltre, l'introduzione di un termine certo di 90 giorni è sicuramente un ulteriore importante passo in avanti per consentire di risolvere, una volta per tutte, un problema che stava assumendo una criticità non sopportabile da un Paese civile come il nostro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, anche l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento della Commissione, innanzitutto perché si è deciso di aggiungere un comma al codice civile, quindi la normativa viene prevista per legge e non per regolamento, trattandosi, peraltro, di diritti indisponibili. Inoltre, è prevista una data certa, poiché vi è un termine fisso entro il quale il nullaosta - che si chiama così, ma in realtà si tratta del documento che dà certezza allo stato libero dello straniero che vuole contrarre matrimonio - deve essere ricevuto. Qualora esso non venga ricevuto, l'ufficiale dello stato civile può attivare la procedura prevista dalla legge n. 218 del 1995, trasmettendo gli atti al pubblico ministero, e all'esito di questa procedura si ha la certezza di poter pervenire da parte dello straniero al matrimonio.
Il lavoro in relazione a questa materia è stato positivo, pertanto il nostro voto sarà favorevole.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10-bis.200, non senza sottolineare la particolare soddisfazione del relatore per il fatto che si sia trovata una soluzione unanime su un tema così delicato e così importante, un tema che riguarda la garanzia della libertà religiosa di tutti, ma in particolare della libertà delle donne, che, di fatto, sono le principali vittime del comportamento di alcuni Stati stranieri che applicano un sistema di regole religiose e morali incompatibili con la nostra visione dello Stato di diritto, delle libertà personali e della dignità della persona.
L'approvazione di questa norma è un atto di civiltà e il fatto che questo Parlamento in Commissione e, mi auguro, in Aula lo faccia in modo unanime è un atto di rispetto prima di tutto verso le donne.
PRESIDENTE. Il Governo?
Pag. 59LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10-bis.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbai. Ne ha facoltà.
SOUAD SBAI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore, il presidente, l'onorevole Mantini e tutti i colleghi.
Il tema del matrimonio misto è di grande rilevanza e delicatezza in ordine alle conseguenze che può produrre sulla condizione e sulla libertà di confessione dei cittadini del nostro Paese.
L'articolo 116, comma 1, del codice civile (Matrimonio dello straniero nello Stato), il quale impone il nulla osta per il matrimonio, è stato sostituito da una dichiarazione dell'autorità competente del Paese di origine dalla quale risulti la libertà di stato civile dello straniero che vuole contrarre matrimonio nel nostro Paese.
Il rilascio obbligatorio del nulla osta da parte del Paese straniero (secondo le leggi in vigore nel Paese di provenienza) è di fatto condizione indispensabile per la celebrazione del matrimonio in Italia. Quest'ultimo sarà poi regolato secondo le leggi italiane, ma dovrebbe esserlo sin dall'inizio.
Tale norma vincola, di fatto, la celebrazione del matrimonio, andando contro i principi secondo i quali la legge straniera non è applicabile se i suoi effetti sono contrari all'ordine pubblico e ponendo serie interferenze all'istituto del matrimonio.
In particolare, nel caso del matrimonio tra un uomo italiano e una donna straniera possono esserci problemi di non poco conto. Infatti, le autorità di alcuni Paesi arabi, africani o altri, chiedono addirittura che la conversione (in tale caso forzata) del cittadino italiano venga fatta nel Paese di origine della sposa o, addirittura, in alcune moschee «fai da te» nel nostro Paese.
Questa pratica verrebbe così richiesta alle donne straniere, che verrebbero penalizzate in quanto sarebbero violati i principi di uguaglianza e quelli costituzionali in materia di parità della dignità sociale di entrambi i sessi, senza distinzioni di razza, lingua o religione.
Inoltre, al futuro sposo, una volta abbracciata la fede, potrebbe non essere più consentito di abbandonarla per un altro credo, perché, in alcuni Paesi musulmani, ciò comporterebbe l'accusa di apostasia, punita con la pena di morte.
È evidente che questa situazione sinora imposta dal codice civile (vincolando il matrimonio in Italia a leggi straniere) crea gravi problemi di violazione dei predetti principi fondamentali sanciti dalla Costituzione, a scapito delle donne che sono costrette a un ingiusto condizionamento della propria volontà e libertà. Tale situazione è inoltre contraria al principio costituzionale della difesa della dignità della donna e della libertà internazionale a difesa del nostro ordine pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10-bis. 200 della Commissione, interamente sostitutivo dell'articolo, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Paolo Russo, Luciano Rossi, Palmieri, Nola, Berruti, Armosino, Bernardini, Rossa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 489).
(Esame dell'articolo 19 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Rossi, Russo, Ghiglia, Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato sì 484).
Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 19-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Contento 19-bis.1, Giovanelli 19-bis.2 e Borghesi 19-bis.3.
Approfitto della circostanza per chiarire che si tratta di un parere favorevole espresso dopo una lunga riflessione e con una certa sofferenza, che nasce da due considerazioni. Prima di tutto abbiamo considerato che si tratta di emendamenti soppressivi espressione di diversi gruppi, sia di maggioranza sia di opposizione, e quindi il relatore e la Commissione prendono atto che esiste un'articolazione di posizioni nell'Aula della quale è giusto tenere conto.
In secondo luogo, è giusto tenere conto del fatto che si tratta di una materia estremamente complessa, nella quale si devono contemperare principi ed esigenze fra loro apparentemente contraddittori e di conseguenza, ferma restando la convinzione del relatore che il principio ispiratore dell'articolo 19-bis fosse corretto, si ritiene più opportuno demandare la definizione di questa materia ad un provvedimento specifico e più approfondito, forse anche direttamente da parte della Commissione giustizia.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Contento 19-bis.1, Giovannelli 19-bis.2 e Borghesi 19-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, voglio ringraziare il relatore per aver modificato il parere, pur con la sofferenza di cui ha parlato, perché siamo sempre stati convinti della bontà di questi emendamenti che abbiamo presentato assieme ai colleghi del Partito Democratico e anche ad una parte dei colleghi della maggioranza.
Noi crediamo che l'accettazione della soppressione dell'articolo 19-bis sia un atto di civiltà soprattutto nei confronti della categoria dei consumatori. Infatti, in particolar modo per le cause contro le grandi società di servizi, il rischio è che le spese legali superino il valore della causa Pag. 61che spesso e volentieri è di principio, quando non è una vera e propria class action. Limitare le spese legali al valore della controversia avrebbe significato sostanzialmente per i consumatori rinunciare a fare valere i propri diritti.
Pertanto, crediamo che l'approvazione di questi identici emendamenti sia un grande atto di civiltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, anche noi plaudiamo al fatto che sia stato modificato il parere da parte della Commissione e che, quindi, venga accolto il nostro emendamento soppressivo che, del resto, condividevamo insieme a un'altra parte dell'opposizione e a parte della maggioranza.
Credo che questo sia un esempio emblematico di come spesso in questi provvedimenti, che appunto diventano dei provvedimenti arlecchino, un po' dei patchwork, non vi siano la necessaria meditazione e il necessario filtro politico rispetto a pressioni esterne. Come ho detto anche stamattina in questo provvedimento tale difetto è molto evidente e in questo articolo era addirittura palese. È importante che torniamo indietro a tutela del consumatore e, quindi, del soggetto debole di un'eventuale controversia, ma non vi è dubbio che questo articolo era entrato nel provvedimento per la pressione di poteri forti interessati a questo tipo di soluzione.
Credo che nessuno debba essere moralista, ma che le leggi si possano fare anche in modo diverso e, per quanto riguarda la sofferenza, lasciamola per cose più importanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del Popolo della Libertà.
Ci siamo posti la questione se questa norma fosse corretta e, soprattutto, giusta. Abbiamo ritenuto che non lo fosse perché impediva al magistrato di utilizzare la condanna alle spese come elemento volto anche a far comprendere alle parti evocate in giudizio che se certi comportamenti a danno dei consumatori sono sbagliati, devono essere sanzionati.
Ma era una norma sbagliata anche perché nella recente riforma del processo civile siamo intervenuti proprio con dei meccanismi che demandano al magistrato la responsabilità di adoperarsi in questo senso e che introducono forme di conciliazione, anche queste sanzionate, per evitare le cause in giudizio.
Pertanto, il problema non è solo che questa norma comporta delle conseguenze negative, ma è anche una norma che non si inserisce nelle riforme che abbiamo votato e che diventa, quindi, insostenibile rispetto alla direzione in cui ci siamo mossi.
Sono queste le ragioni che inducono il Popolo della Libertà a votare a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Ricordo che all'articolo 19-bis sono riferiti esclusivamente tre identici emendamenti interamente soppressivi e che sugli stessi la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, verrà pertanto posto in votazione il mantenimento dell'articolo 19-bis. Chi è favorevole alla soppressione dell'articolo dovrà quindi esprimere voto contrario. Chi, invece, è contrario alla soppressione dovrà esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 19-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 62
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 498
Votanti 495
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato sì 1
Hanno votato no 494).
Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
(Esame dell'articolo 20-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Scilipoti, onorevole Latteri, onorevole Calearo Ciman, onorevole Capodicasa, onorevole Rondini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 497
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Enzo Carra ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 20-ter - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20-ter e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Giovanelli 20-ter.1, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 20-ter.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanelli 20-ter.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, vorrei richiamare anche l'attenzione del Ministro su questo articolo, perché si tratta di modifiche all'allegato 1B annesso al decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151. Non sapendo di cosa si trattasse sono andato a vedere: è l'attuazione di una direttiva comunitaria relativa alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti.
Con questo articolo si modifica un elenco allegato a questa direttiva, introducendo tra i rifiuti pericolosi le attrezzature per il condizionamento e i test di fecondazione. Vorrei richiamare l'attenzione del Ministro perché l'elenco contenuto nella legge in vigore in verità fa esempi di prodotti che devono essere presi in considerazione ai fini del decreto e che Pag. 63rientrano nelle categorie dell'allegato 1A, ma l'elenco è esemplificativo e non esaustivo.
Allora, visto che parliamo di un provvedimento di semplificazione, a me non convince il fatto che, per modificare un elenco che è esemplificativo e non esaustivo, dobbiamo ricorrere ad un articolo di legge. Credo che sia una contraddizione in termini fra quello che stiamo decidendo e la disposizione della direttiva tradotta in norma.
Pertanto, voteremo a favore dell'emendamento soppressivo, e quindi contro l'articolo 20-ter, perché è un esempio di non semplificazione e di come non si abbia semplificazione ricorrendo continuamente alla legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 20-ter.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Latteri, onorevole Capodicasa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20-ter. 200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa... onorevole Capodicasa... onorevole Vietti... onorevole Cimadoro... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20-ter, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Simeoni... onorevole Mazzuca... onorevole Calearo Ciman... onorevole Capodicasa... onorevole Bosi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 248).
(Esame dell'articolo 20-quater - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20-quater e degli articoli aggiuntivi ad esso presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli articoli aggiuntivi presentati.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 64
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20-quater.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Calearo Ciman... onorevole Mazzuca... onorevole Di Vizia...onorevole Fedi...onorevole Rondini...onorevole Ferranti...onorevole Ravetto...onorevole Giulietti...onorevole Strizzolo...onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 505).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marchioni 20-quater.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 254).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tassone 20-quater.02
MARIO TASSONE. Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto!
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Prego, onorevole Tassone. Ha facoltà di parlare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, volevo fare semplicemente qualche osservazione a commento di questo articolo aggiuntivo, che riguarda la semplificazione in materia di attività ispettiva e di vigilanza. Nemmeno in questo caso riesco a comprendere la ragione di questo atteggiamento e di questa posizione di chiusura da parte del Governo. Avevamo dato un contributo per rendere effettive l'ispezione e la vigilanza. Si dice sempre che, affinché il controllo sia vero e incisivo, c'è bisogno di un coordinamento da parte di tutti i soggetti chiamati ad rispettare ispezioni e controlli. Noi auspicavamo e auspichiamo con questa proposta emendativa un coordinamento tra le forze per evitare dispersione, irrazionalità e mancanza di efficienza, ovviamente nell'attività di controllo.
Se non c'è tutto questo, non ci sono né un controllo vero né una vigilanza vera. Il problema non è se accogliere o meno l'articolo aggiuntivo, ma di creare - o soprattutto di portare avanti - dei principi che poi non sono effettivamente seguiti e che non vi siano gli strumenti perché siano considerati e perché diano veramente un contributo rispetto all'obiettivo e ai traguardi che tutti quanti noi ci prefiggiamo.
Chiederei che il Governo e il relatore spiegassero chiaramente la ragione per la quale questo parere è negativo, anche perché noi lo consideriamo una parte delicata e importante, dal momento che riguarda - lo ripeto - l'ispezione e la vigilanza e, quindi, noi chiediamo chiaramente una sinergia tra tutti i soggetti che operano in questa direzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tassone 20-quater.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole D'Ippolito Vitale... onorevole Migliori... onorevole Mosca... onorevole Cesaro... onorevole Berardi... onorevole Boniver... onorevole Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 259).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tassone 20-quater.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Berardi... onorevole Agostini... onorevole Testoni... onorevole Galati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Peluffo 20-quater.04.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, l'intento di questo articolo aggiuntivo è superare la sovrapposizione tra la normativa in materia di installazione di impianti e quella specifica sugli impianti telefonici interni, unificando in questo modo i requisiti abilitativi necessari a svolgere l'attività di installazione delle apparecchiature terminali abilitate a comunicare con la rete pubblica di telecomunicazioni.
Per essere abilitate a svolgere queste attività le imprese sono attualmente costrette a munirsi di apposita autorizzazione per la quale sono richiesti i requisiti di esperienza, di progettazione e/o di direzione dei lavori presso case costruttrici, un versamento in favore del Ministero a titolo di rimborso spese per istruttorie e parametri estremamente rigidi in merito al personale e agli automezzi che l'impresa deve possedere. Si propone, quindi, di far rientrare questa fattispecie di imprese all'interno delle definizioni previste dall'articolo 2, comma 1, lettera f), del decreto ministeriale n. 37 del 2008, con riferimento agli impianti radiotelevisivi ed elettronici.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Peluffo 20-quater.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Molteni, Capodicasa, Fogliardi, Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tassone 20-quater.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Santelli, Mazzuca, Gasbarra, Capodicasa, Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 260). Pag. 66
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Benamati 20-quater.06.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per tentare di spiegare il senso di questo articolo aggiuntivo, che più che ad una semplificazione tende ad un chiarimento sulla questione delle emissioni delle acque reflue. Nella proposta emendativa, che ovviamente è formulata in termini tecnici, intendiamo assimilare alle acque reflue domestiche le acque reflue provenienti da attività artigiane quando queste rispettino i limiti previsti dalla Tabella 3 dell'Allegato 5 delle norme in materia ambientale, ovverosia del decreto legislativo n. 152 del 2006. Mi riferisco, in particolare, ai limiti di emissione di acque superficiali e in fognature.
Questo chiarimento e questa assimilazione risultano necessari in quanto vi sono dei dubbi, perché lo stesso decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 101, comma 7, stabilisce delle assimilazioni fra le acque reflue domestiche e le acque reflue di diverse attività produttive, quali quelle provenienti da attività relative alla coltivazione del terreno, quindi attività agricole, di silvicoltura, di allevamento di bestiame, seppure con particolari requisiti di norma, nonché quelle provenienti da attività connesse alla produzione agricola e alla trasformazione dei prodotti agricoli per via industriale, ma nulla viene detto sulle attività artigiane, specialmente quelle di piccole dimensioni. Pertanto, si generano dubbi e contestazioni anche in presenza di scarichi di reflue innocui nel caso di piccole aziende e ciò induce a tempi e costi che francamente per un piccolo imprenditore a volte sono insopportabili.
Quindi, Presidente, con questo articolo aggiuntivo chiediamo che si modifichi il testo di legge, aggiungendo all'articolo 101, comma 7, del decreto legislativo n. 152 del 2006 l'indicazione che le acque reflue di una piccola attività artigiana che rispettino i limiti di emissione previsti dalla norma siano anch'esse, come quelle delle altre attività produttive, assimilate alle acque reflue di tipo domestico.
Come si vede, Presidente, questa è una chiarificazione che indurrebbe ad una semplificazione e che porterebbe un risparmio e una maggiore efficienza per molte piccole aziende. Essa, quindi, soccorrerebbe i piccoli artigiani e rispetterebbe l'ambiente - in quanto avviene all'interno del quadro normativo esistente - e produrrebbe un vero chiarimento su una norma che ha alcune opacità: si tratta di un caso concreto ed effettivo che darebbe sollievo a molte persone. Quindi, da questo punto di vista, auspicherei che l'Assemblea, nonostante il parere contrario, valutasse in maniera opportuna e approfondita il mio articolo aggiuntivo 20-quater.06 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Saluto una delegazione della NIAF (National Italian American Foundation), che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Saluto altresì gli studenti e i docenti dell'istituto tecnico Donatello Serrani di Falconara e del liceo linguistico Paolino d'Aquileia di Gorizia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
ANDREA ORSINI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei svolgere una precisazione a proposito dell'articolo aggiuntivo in esame, ma anche degli altri relativi alla materia dei rifiuti. Il parere contrario espresso dalla Commissione non nasce specificamente da una valutazione di merito, ma nasce dal fatto che questa intera materia è oggetto del lavoro di un tavolo creato dal Ministero dell'ambiente con le categorie per individuare in modo organico soluzioni complessive. Pertanto, si è ritenuto inopportuno intervenire con interventi spot, per quanto anche occasionalmente Pag. 67corretti, anticipando un lavoro di organizzazione complessiva della materia che il Ministero dell'ambiente sta compiendo.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benamati 20-quater.06, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Luciano Rossi, Capodicasa, sottosegretario Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 261).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Sanga 20-quater.07 e Tassone 20-quater.08.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo Sanga 20-quater.07 vorremmo mettere in grado le amministrazioni comunali di concedere alle aziende l'autorizzazione all'utilizzo del servizio pubblico di smaltimento in relazione all'assimilazione dei rifiuti solo per quelle attività di produzione che ne facciano specificatamente richiesta.
In relazione al comma 1, è bene precisare che esistono attività che producono quantitativi illimitati di rifiuti assimilati ai rifiuti urbani e che generalmente svolgono la loro attività in zone abitate dove il prelievo dei rifiuti è difficoltoso. Queste aziende preferiscono il servizio pubblico per lo smaltimento dei loro rifiuti potenzialmente assimilabili e, peraltro, difficilmente potrebbero trovare un'adeguata alternativa, sia per ragioni tecniche (ad esempio, nei centri storici i mezzi di smaltimento dei rifiuti di privati hanno difficoltà di accesso e manovra), sia per convenienza economica.
In relazione al comma 2 dell'articolo aggiuntivo in esame, si ritiene inaccettabile la logica del pagamento del servizio pubblico di smaltimento dei rifiuti basato su parametri che nulla hanno a che fare con il servizio stesso e con la produzione di rifiuti, ovvero del «pago per quanto e quello che produco come rifiuto e per il servizio erogato».
La norma vigente, invece, utilizza quale parametro per la determinazione delle tariffe la dimensione economica ed operativa dell'azienda: un parametro che tende, probabilmente, a compensare le amministrazioni comunali per il mancato gettito dovuto all'esenzione dell'applicazione della tariffa sulle superfici escluse dal servizio.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Sanga 20-quater.07 e Tassone 20-quater.08, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Marchignoli, Dal Lago, Boniver e Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 262).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Libè 20-quater.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 68
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Perina, Scalia, Simeoni, Oliverio, Armosino, Urso e Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Libè 20-quater.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Di Caterina, Barani, Ceroni, Romele, Iannuzzi e Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 262).
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Libè 20-quater.011 e Benamati 20-quater.012.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, si tratta di altre proposte emendative che punterebbero veramente a semplificare la vita di tante piccole e medie imprese. Con questo articolo aggiuntivo, vorremmo superare una duplicazione di adempimenti, determinata da una carenza di coordinamento normativo a carico di migliaia di imprese del settore dell'installazione e manutenzione degli impianti termici, che sta creando notevoli disagi anche agli enti preposti ai controlli.
In particolare, per l'installazione di nuovi impianti termici, la denuncia di installazione, prevista dal comma 1 dell'articolo 284 del decreto legislativo n. 152 del 2006, richiede informazioni già contenute nella dichiarazione di conformità dell'impianto a regola d'arte, ai sensi dell'allegato I, di cui all'articolo 7 del decreto ministeriale n. 37 del 2008.
Inoltre, tale dichiarazione di conformità deve essere depositata presso lo sportello unico dell'edilizia nella cui circoscrizione risulta ubicato l'immobile. Pertanto, la denuncia di installazione non solo costituisce una duplicazione rispetto alla dichiarazione di conformità, ma ha ad oggetto la trasmissione di dati già in possesso della pubblica amministrazione.
Il secondo comma dell'articolo 284 prevede, invece, la trasmissione della denuncia per gli impianti già installati. L'adempimento in questione si sovrappone con quanto disposto dal decreto legislativo n. 311 del 2006, in materia di rendimento energetico nell'edilizia, in base al quale devono essere iscritti i parametri tecnici inerenti all'impianto termico di potenzialità superiore a 35 kilowatt nell'apposito allegato F, che deve essere a sua volta inviato ai comuni con oltre quarantamila abitanti ovvero alle province per quelli al di sotto di tale soglia. Tale allegato contiene le stesse informazioni contenute nell'allegato IX del decreto legislativo n. 152 del 2006, con in aggiunta i dati sul rendimento e sulle emissioni a seguito della specifica prova di combustione.
Per le ragioni sopra esposte, quindi, al fine di semplificare le procedure e ridurre gli oneri a carico delle imprese, si propone l'abrogazione dell'articolo 284 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Libè 20-quater.011 e Benamati 20-quater.012, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Boccia, Ciccioli, Gozi, Simeoni, Di Stanislao, Bindi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 21 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, questa norma, che riguarda il giuramento dei dipendenti pubblici, è - come altre norme di questo testo - una norma manifesto. Tuttavia ritengo - e per questo noi voteremo a favore - che in questo caso, quest'articolo assuma un valore simbolico e meriti quindi apprezzamento.
Già in passato esistevano delle norme, nell'ordinamento dei pubblici dipendenti, che prevedevano il giuramento, al momento dell'ingresso nell'amministrazione. Tali disposizioni sono poi, in qualche modo, cadute in desuetudine, con la privatizzazione del rapporto di pubblico impiego.
Tuttavia, ritengo opportuno che, in un sistema istituzionale, come quello introdotto dal Titolo V della Costituzione, articolato su più livelli istituzionali, e a forte ispirazione federalista, sia ribadito il carattere nazionale di tutte le pubbliche amministrazioni.
Quindi, è importante che in tutte le amministrazioni statali, regionali e locali si svolga una dichiarazione di fedeltà alla Repubblica e di coerenza con i principi della Costituzione.
È molto importante che ciò avvenga, in un momento in cui lo spirito nazionale e l'adesione ai valori costituzionali, viene messo in discussione addirittura da importanti esponenti del Governo.
Quindi, proprio per questo valore simbolico, che apprezziamo e di cui diamo atto al Ministro, questo articolo è particolarmente significativo. Per questo, esprimeremo un voto favorevole su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovannelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, anche noi voteremo a favore di questo articolo, che reintroduce il giuramento dei dipendenti pubblici. Questo è rispondente all'idea - rispetto alla quale si è lavorato parecchio negli ultimi anni per demolirla - che i dipendenti pubblici siano servitori delle istituzioni, della Repubblica e tutelino l'interesse dell'amministrazione.
Non possiamo, tuttavia, non rilevare, nel momento stesso in cui esprimiamo un voto favorevole su quest'articolo, il fatto che proprio il Governo e la maggioranza, in questi ultimi due anni, abbiano condotto una campagna, tesa a creare consenso sulla denigrazione della pubblica amministrazione. Si è trattato, infatti, di un'azione che non ha investito sul buon nome dei servitori della Repubblica.
Li ha, invece, genericamente additati come fannulloni. Penso che dobbiamo trarre auspicio da questo voto, che mi auguro unanime, perché si cambi registro rispetto all'atteggiamento complessivo che nei luoghi istituzionali occorre avere nei confronti della pubblica amministrazione in generale e dei singoli che vi lavorano.
Se questo articolo sarà soltanto un'operazione di immagine, una foglia di fico rispetto ad un'idea della pubblica amministrazione totalmente negativa, quale traspare Pag. 70dalle vostre dichiarazioni e dai vostri atti concreti, non sarà servito a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo breve dibattito ha assunto un qualche particolare valore e significato. Certamente siamo davanti ad una formula, a un giuramento, che, peraltro, contiene pure qualche elemento di novità testuale.
Il fatto di giurare di essere fedeli alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di adempiere ai doveri del proprio ufficio nell'interesse dell'amministrazione, dei cittadini e per il pubblico bene presenta qualche elemento di innovazione, perché amministrazione e cittadini sono due aspetti di una stessa lettura della società, che non vuole essere di matrice pubblicistica o privatistica, né contrapporre il profilo pubblico a quello privato, ma vedere le due cose insieme, in un dialogo fecondo, moderno e partecipativo.
Si giura, inoltre, nell'interesse dell'amministrazione e dei cittadini per il pubblico bene. Questa è già una buona notizia, perché vorrà dire che, in un'epoca in cui troppo spesso si chiede al pubblico di agire come il privato e al privato di farsi carico, invece, degli interessi pubblici, il fatto che esista, perlomeno, un pubblico bene, e non un interesse pubblico di tradizione e neanche, forse, il bene comune, che riecheggia culture e ispirazioni diverse, ma, insomma, che esista una nozione di pubblico bene, è una buona notizia per la pubblica amministrazione.
Infatti, sappiamo che moltissime teorie contemporanee, law and economics, teorie della globalizzazione, teorie più che altro sociologiche, hanno teso a negare questo concetto e a pensare che anche le pubbliche amministrazioni, sempre e comunque, si facciano catturare dagli interessi privati prevalenti, e che quindi tanto vale che vi sia lo spoil system e tanto vale che la politica sia una prosecuzione degli affari.
Tutto questo «tanto vale», francamente, non vale molto, perché dovremmo, forse, riscoprire - questa formula di giuramento è un passo in questa direzione - il fondamentale valore delle pubbliche amministrazioni come strumenti indispensabili delle istituzioni e per le politiche.
È una visione naturalmente moderna delle pubbliche amministrazioni, una visione diversa anche da una pura equiparazione alle imprese. Sono teorie e allusioni che ho sentito da molte parti, anche nella sinistra politica: l'equiparazione tra comuni ed aziende, teorie pasticciate, molto sorprendenti.
In realtà, le amministrazioni sono qualcosa di distinto: sono al servizio di un interesse e di un bene pubblico, al servizio della Repubblica; è giusto che questo giuramento sia fatto nell'interesse della Repubblica e della nazione. Spero che questa formula, che ci accingiamo a votare, non sia vuota retorica, ma sia un principio politico di sostanza a cui ispirare e su cui fondare le politiche del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
ANDREA ORSINI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la norma in esame è certamente, come ha sottolineato poco fa la collega Lanzillotta, una «norma-manifesto», ma oserei dire che è un gran bel manifesto, sul quale sono molto contento che si riscontri un'unanimità di valutazioni positive.
Mi è però d'obbligo aggiungere che si tratta di una norma che si inserisce in modo organico e coerente (e in questo ho il dovere di dissentire da qualcuno dei colleghi che mi hanno preceduto) in una logica di valorizzazione della pubblica amministrazione, che è quella che questa maggioranza ed il Governo che ne è espressione hanno perseguito dall'inizio di questa legislatura. Pag. 71
Valorizzare la pubblica amministrazione, onorevoli colleghi, significa valorizzare lo straordinario lavoro che la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici svolge con professionalità, con dedizione ed anche con spirito di sacrificio, isolando all'interno della pubblica amministrazione quei pochi ma significativi comportamenti che hanno creato nell'opinione pubblica un comprensibile pregiudizio negativo verso la totalità della pubblica amministrazione; esso penalizza infatti profondamente la gran parte dei dipendenti pubblici, che viceversa agiscono con lealtà e con dedizione alle istituzioni ed al loro lavoro.
Vorrei anche sottolineare che la norma è particolarmente emblematica, perché in qualche modo rappresenta simbolicamente la profonda trasformazione liberale della visione dello Stato e del rapporto fra lo Stato e i cittadini che è nel progetto politico di questa maggioranza e del Governo: una visione coerente con la riforma federalista dello Stato, una visione coerente con quel principio di sussidiarietà che pone al centro i cittadini, che rovescia il rapporto fra i cittadini e lo Stato, riportando la centralità verso i cittadini e verso le loro espressioni più dirette. Per questo, è un fatto di particolare importanza, che merita di essere sottolineato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calearo Ciman e Mazzuca.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato sì 520
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 22-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22-bis e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI., Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Damiano 22-bis.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 22-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, all'articolo 22-bis il provvedimento dispone la modifica dell'articolo 20 del decreto legislativo che fissa le condizioni di liceità per la somministrazione di lavoro, e in particolare per la somministrazione di lavoro a tempo indeterminato: stiamo parlando del famigerato staff leasing. In particolare, il provvedimento dispone la modifica della lettera i-bis) del comma 3 dell'articolo 20, dove si stabilisce che si può adoperare lo staff leasing in tutti i settori produttivi, pubblici e privati, per l'esecuzione di servizi di cura e assistenza alla persona e di sostegno alla famiglia. Pag. 72
Quello che il provvedimento dispone con l'articolo in esame è la soppressione del riferimento ai settori produttivi pubblici.
Su tale punto interviene il nostro emendamento, con il quale chiediamo di sopprimere completamente la lettera i-bis) perché pensiamo che lo staff leasing sia assolutamente inadatto, per le caratteristiche contrattuali che ha, in riferimento ai lavoratori che devono operare in settori così delicati come la cura e l'assistenza alla persona e il sostegno alla famiglia.
Ritengo che il Governo abbia inserito questo articolo perché si è reso conto di quanto sia assurdo utilizzare certe forme contrattuali in situazioni in cui il lavoro deve essere svolto in collaborazione, con specifiche competenze, mettendo assieme e facendo progetti.
I lavoratori in staff leasing sono invece lavoratori isolati che, ad esempio, non possono partecipare alla formazione collettiva dei lavoratori, così come sono isolati rispetto ai progetti che all'interno degli enti e delle organizzazioni anche di tipo privato vengono realizzati.
Ritengo che ciò dovrebbe comportare per il Governo e la maggioranza un ripensamento generale su tale forma di lavoro, anche per capire perché ci si sia così incaponiti a reinserirla dopo che 5 milioni tra lavoratori e pensionati avevano votato un accordo firmato anche da Confindustria che la cancellava.
Per tale motivo, vi chiedo di votare il nostro emendamento e, poiché esso è migliorativo, molto probabilmente sulla votazione dell'articolo ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 22-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Simeoni, Cicchitto, Vincenzo Antonio Fontana, Frassinetti, De Angelis, Barbi... Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Della Vedova, Cenni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 316
Astenuti 215
Maggioranza 159
Hanno votato sì 315
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 23 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Giovanelli 23.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Pag. 73
PRESIDENTE. Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 23, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento insieme ai colleghi perché nessuno ci ha motivato la ragione per la quale dobbiamo andare verso un ulteriore potenziamento in termini di dipendenti del Dipartimento della funzione pubblica, considerato anche il clima attuale in cui a tutti viene chiesto un sacrificio: alle amministrazioni locali si chiede di non spendere più del 40 per cento del loro bilancio per il personale e di tagliare del 50 per cento le consulenze ed i contratti a termine (quindi si farà pagare un prezzo altissimo ai precari della pubblica amministrazione e ciò avverrà nella scuola come nella sanità).
È vero che ci troviamo di fronte ad un caso di mobilità e non di fronte a nuove assunzioni, ma francamente forse è il momento di riflettere su questo complesso «mammuth» che è la Presidenza del Consiglio dei ministri, con migliaia di dipendenti e già anche con centinaia di comandati da decenni, al suo interno. Con tale articolo, ulteriormente, andiamo a introdurre altri comandati.
In conclusione, francamente, si regge poco un articolo di tal genere, con il clima di rigore, di sacrificio e di austerità che si vuole predicare al Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei a titolo personale aggiungere qualcosa rispetto a quanto detto dal collega Giovanelli. Anzitutto appongo la mia firma all'emendamento; in secondo luogo, credo che anche i colleghi della maggioranza ed il Governo dovrebbero riflettere sul mantenimento di questo articolo, che è esattamente in contraddizione alla manovra economica medesima, presentata nei giorni scorsi.
Infatti, aumentare il Ministero e il Dipartimento della funzione pubblica di venti unità di personale, in posizioni di comando, significa dire agli italiani una cosa, ma razzolare male, perché si fa il contrario. Quindi, da questo punto di vista, non capisco perché non vi possa essere un ripensamento anche da parte del Governo e non si possa eventualmente, anziché procedere, qualora lo vogliate, accantonare l'articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei anche io sottoscrivere l'emendamento e con l'occasione sottolineare che abbiamo letto che vi è stata una dura battaglia all'interno del Governo per sottrarre la Presidenza del Consiglio dei ministri dai tagli lineari contenuti nella manovra.
Il principio può essere accettabile, nel senso che la Presidenza del Consiglio è considerata un ambito entro cui la legge opera con una certa «discrezione», anche se, come noto, la questione è molto discussa. Tuttavia, una volta acquisito che non è la legge e la norma generale relativa ai tagli dei ministeri, allora la Presidenza del Consiglio, in modo volontario, unilaterale e con propria scelta, dovrebbe dare il buon esempio e ridurre le risorse. Così pure e soprattutto dovrebbe fare il Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione, che ha una responsabilità - credo - di fronte al Ministro dell'economia e delle finanza con il quale, come sappiamo, i rapporti non sono assolutamente rosei e che ha la responsabilità di aver fatto crescere la spesa del personale delle pubbliche amministrazioni in modo molto superiore al tendenziale, creando in tal modo una delle basi per dover procedere ad una manovra così dura. Pag. 74
Vorrei dunque che il Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione aderisse a questo emendamento e dicesse: sì, va bene, comincio io a tagliare!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 23, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 23.
Dichiaro aperta la votazione..
(Segue la votazione).
Onorevoli Villecco Calipari, Milanese, Mura, Urso, Casini, Marchioni, Luongo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 270
Hanno votato no 259).
(Esame dell'articolo 24 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Bressa 24.1, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Giovanelli 24.2.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 24.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sbrollini, Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato sì 523
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 24.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli, Samperi, Coscia, Paolo Russo, Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 268).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,30)
PRESIDENTE. Onorevoli Frassinetti, Simeoni, Laboccetta... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato sì 523).
(Esame dell'articolo 24-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Leo... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato sì 522).
(Esame dell'articolo 26 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Pionati, Bernardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato sì 523).
Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 28 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, siamo all'articolo che, in qualche modo, ha ispirato l'intero provvedimento concernente la delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche.
L'articolo in oggetto è lo specchio in cui si riflette la filosofia del provvedimento in esame, che rappresenta una sorta di compromesso tra una spinta all'innovazione e fortissime resistenze da parte delle amministrazioni pubbliche ad innovare.
Il problema che viene posto, quello della scarsa effettività della tutela offerta da molte disposizioni di legge, direi la stessa esasperata frammentazione normativa, è un intendimento serio e ineludibile. Il metodo che si propone per risolverlo, quello di isolare alcune questioni dirimenti su cui concentrare gli sforzi per dare effettività alla tutela offerta dall'ordinamento, è condivisibile. Resta, però, da chiedersi se sia utile curare i mali delle norme con altre norme, se la legge sia in Pag. 76grado di porre rimedio ad un'assenza di impulso da parte di coloro che ne hanno la responsabilità, cioè i vertici politici e burocratici delle amministrazioni pubbliche, a cominciare dallo stesso Governo, il quale, in più di una occasione, si è dimostrato ostile ai provvedimenti presentati dal Ministro Brunetta.
Al di là di queste riserve di metodo, c'è da rilevare che, però, anche nella definizione di questa Carta dei doveri, c'è poco coraggio. La lista dei doveri è scarsamente innovativa e gli strumenti per rendere queste disposizioni realmente incisive sono chiaramente insufficienti. È molto più un desiderio che un'ipotesi realistica di lavoro. Potremmo, allora, dire che questa proposta ha un esclusivo carattere simbolico, così come, d'altra parte, gran parte dell'azione che informa l'attività del Ministro. C'è, infatti, da constatare una grande enfasi sui doveri delle amministrazioni pubbliche e una scarsissima attenzione sui diritti dei cittadini e delle imprese che rivela in qualche modo la strategia che sottende questo lavoro, una strategia riformatrice che punta a calare la riforma dall'alto piuttosto che spingerla dal basso, che punta di più sugli aspetti che riguardano la responsabilità e le sanzioni piuttosto che l'autonomia e gli incentivi.
Il problema è capire se, nel caso concreto della Carta dei doveri, questa logica produca o meno risultati positivi. Noi, francamente, crediamo di no e per questo ci asterremo, apprezzando l'intenzione, ma non ritenendo efficaci gli strumenti che ci vengono proposti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in effetti abbiamo presentato, come gruppo dell'Unione di Centro, un emendamento piuttosto complesso, direi anche una riscrittura dei principi della delega. Non vorrei che questa Carta dei doveri fosse soltanto una delle tante carte, insieme a quella delle autonomie che è in riscrittura e, insieme a parti cospicue del decreto-legge sulla manovra finanziaria, che si occupa dell'amministrazione pubblica sotto vari aspetti.
Ci vorrebbe un po' più di chiarezza; soprattutto, ci vorrebbero dei principi fondamentali, principi certi che si applichino a tutte le pubbliche amministrazioni della Repubblica e della nazione, alle amministrazioni locali, regionali, statali; dei principi che siano l'effettivo svolgimento di quei principi stabiliti dall'articolo 97 della Carta costituzionale riassunti nella formula «imparzialità e buon andamento», ma che noi sappiamo che, declinati in modo moderno, vogliono dire molte cose: l'imparzialità, il buon andamento, l'efficienza, l'efficacia, ma anche la separazione e la distinzione dei compiti tra politica e amministrazione professionale, insomma esattamente le linee guida di un'amministrazione pubblica moderna al servizio del Paese, dei cittadini e delle imprese.
Sappiamo pure, però, che non partiamo dall'anno zero; sappiamo che con molta riflessione negli anni novanta sono state approvate due fondamentali riforme: la riforma degli enti locali, la legge n. 142 del 1990, e la legge n. 241 del 1990, dove, per la prima volta, si è arrivati a un minimo di codificazione dei principi fondamentali dell'azione amministrativa, principi validi, appunto, per tutte le amministrazioni.
Si tratta del principio di motivazione dell'atto amministrativo, del principio di partecipazione e di accesso agli atti e del principio di semplificazione dell'attività amministrativa; tutti questi principi, in certa misura - soprattutto i primi, quello di partecipazione e di accesso alle informazioni - sono addirittura posti alla base del diritto globale nella nostra epoca.
Perché vanificare tali principi? Perché fare un certo numero di manovre di semplificazione l'anno? Ciò dimostra che questa semplificazione, così perseguita, non si raggiungerà mai; diventerà bensì un mito della nostra epoca, per cui ci si lamenta in continuazione dei lacci e dei lacciuoli senza che nessuno faccia nulla Pag. 77per rendere più razionale il rapporto tra amministrazioni pubbliche, imprese e società.
Con questo emendamento noi proponiamo una razionalizzazione che vada nella direzione di una semplificazione dei principi della legge n. 241 del 1990 (che sono dei principi nazionali) e proponiamo un modello: entro 60 giorni le pubbliche amministrazioni hanno l'obbligo di rilasciare permessi, nulla osta, licenze, autorizzazioni comunque denominate, decorsi inutilmente i quali non ci saranno i ricorsi al TAR contro i silenzi inadempimento o rifiuto, bensì l'atto di autoamministrazione, che è la dichiarazione di piena conformità alle leggi e ai regolamenti dell'iniziativa che un artigiano, un imprenditore, un commerciante o chiunque altro intenda intraprendere. È un'assunzione di responsabilità privata con un atto di autoamministrazione.
Ci sembra un modo equilibrato per stabilire un tetto e un vero sistema taglia oneri burocratici, e taglia termini, che valga per tutte le amministrazioni del nostro Paese, da nord a sud e da est a ovest.
Tuttavia, a questo nostro emendamento e a questo nostro modello di semplificazione viene detto di no (ci è stato detto da più parti anche in Commissione) e si preferisce inseguire la semplificazione caso per caso, nella giungla amministrativa che oggi domina - ad ispirazione federalista - il nostro Paese, facendo però un errore.
Tuttavia, prendiamo atto dei passi in avanti che sono stati fatti nel nostro dialogo. Comunico che ritiriamo questo emendamento, ma insisteremo per la votazione del mio emendamento 30.3, nel quale si ribadisce, per tutte le amministrazioni, l'importanza di principi generali fondamentali in materia di attività amministrativa. Sono principi già codificati, quali quello della trasparenza, dell'accesso agli atti, della partecipazione e della semplificazione amministrativa ed insisteremo perché siano confermati e riaffermati.
In questo senso, si è sviluppato un dialogo positivo con il Governo e la maggioranza e confidiamo, quindi, in un voto comprensivo di queste nostre ragioni in occasione dell'esame dell'emendamento 30.3. Come detto ritiriamo l'emendamento 28.1.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, questo articolo completa con norme di principio un disegno che il Ministro ha perseguito in questi due anni di azione e che, pur con alcune punte demagogiche che non abbiamo condiviso, è tuttavia in linea generale apprezzabile perché, proseguendo una linea di riforma impostata negli anni precedenti anche dai Governi di centrosinistra, punta a pubbliche amministrazioni orientate ai risultati e organizzate secondo i principi di trasparenza, di accessibilità e di rispetto dei cittadini e delle imprese e dei loro bisogni.
Tuttavia, Ministro, questi principi e anche le norme di questo articolo e di questa delega, come abbiamo detto poc'anzi, per non rimanere delle norme manifesto hanno bisogno dell'altro pezzo della riforma che lei aveva impostato con la legge n. 15 del 2009 e con il decreto legislativo n. 150 del 2009, perché i principi si devono trasformare in obiettivi e quindi essere alla base della valutazione delle pubbliche amministrazioni.
Mentre noi discutiamo questo provvedimento, che appunto determina i criteri sulla cui base orientare la valutazione in un sistema meritocratico di valutazione, dall'altra parte, con il decreto sulla manovra proprio il sistema incentrato sulla valutazione e sulla differenziazione meritocratica della retribuzione - il nodo per orientare l'amministrazione ai risultati - viene sterilizzato. Così come da mesi è paralizzata la commissione che deve costruire il sistema degli indicatori per verificare se le amministrazioni si orientino in questa direzione.
Per questo motivo, pur condividendo l'impostazione e pur dandole credito sulla Pag. 78sua buona volontà, noi valuteremo alla prova della manovra se queste cose hanno qualche possibilità di essere realizzate o sono solo dei manifesti e ci asterremo sulla votazione dell'articolo in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sbai, Barani, Consolo, Verini, Dal Moro, Giulietti, Losacco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 507
Votanti 275
Astenuti 232
Maggioranza 138
Hanno votato sì 272
Hanno votato no 3).
(Esame dell'articolo 29 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Bressa 29.1, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Favia 29.2, Tassone 29.3 e Giovanelli 29.4, nonché sugli emendamenti Giovanelli 29.5, Bressa 29.7 e Giovanelli 29.9.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 29.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, ringrazio il relatore e il Governo per il parere favorevole a questo emendamento, segnalandone nello stesso tempo l'importanza; infatti esso si riferisce all'interoperabilità dei sistemi informativi e alla condivisione delle banche dati fra tutte le amministrazioni pubbliche. Qui emerge una questione.
Tutto questo provvedimento, come da un po' di tempo accade, non deve determinare maggiori oneri. La risposta è che, introducendo la tecnologia, in verità l'aspettativa è quella di risparmiare e di spendere meno. Tuttavia, la verità vera è che, per arrivare alla interoperabilità dei sistemi informativi e alla condivisione delle banche dati, bisogna fare degli investimenti. Non si può più accettare che si giochi con le parole e con i fatti, cioè che si illuda il sistema della pubblica amministrazione di poter migliorare la propria efficienza e la propria efficacia e tendenzialmente di produrre un risparmio senza fare gli investimenti necessari nelle tecnologie.
Credo che il Ministro ne sia perfettamente consapevole, ma è la dimostrazione del fatto che in verità su tutto il tema della pubblica amministrazione pesa l'ingombrante ombra di un altro Ministero, che non è quello che presiede il Ministro Brunetta. Pertanto, ci troviamo di fronte ad un esercizio che rasenta l'ipocrisia. Per questo, ringrazio ovviamente il relatore, ma segnalo anche questa profonda incongruenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 29.1, accettato dalla Commissione e dal Governo. Pag. 79
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calearo Ciman, Di Virgilio, Pionati, Bernardini, Zazzera, Vignali, Pili... I colleghi hanno votato? Ministro Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 523
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 523).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Favia 29.2, Tassone 29.3 e Giovanelli 29.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Iapicca, Nizzi, Trappolino, Bergamini, Mondello... I colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 29.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sbai, Nizzi, Scilipoti, Zazzera, Migliori, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 29.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Bernardini, onorevole Vignali, onorevole Cenni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanelli 29.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, sia l'emendamento Bressa 29.7, che abbiamo appena votato e che l'Aula ha respinto, sia l'emendamento in esame si riferiscono alla effettività concreta di ciò che affermiamo in linea di principio. Quello che abbiamo appena votato si riferiva al diritto di accesso, una delle più grandi innovazioni della legge n. 241 del 1990, poi in qualche modo vanificata da tante modalità diverse che intendevamo sbloccare attraverso l'uso generalizzato del sistema telematico.
Con l'emendamento in esame, che può sembrare un po' hard, in verità ci poniamo un obiettivo molto serio e concreto. Si prevede infatti che il Presidente del Consiglio dei ministri abbia un potere sostitutivo nei confronti di quei ministri che non operano conseguentemente con i regolamenti relativi alla semplificazione, alla trasparenza, e così via. Ho detto che si Pag. 80tratta di un emendamento non po' hard, però qui siamo alla svolta in termini di fatti.
Qual è lo strumento di cui ci dotiamo per fare in modo che affermazioni di principio non vengano vanificate dalla pratica quotidiana? Mi sembra che nell'ambito di una compagine di Governo riconoscere al Presidente del Consiglio un potere sostitutivo possa essere una misura efficace per rimuovere le inerzie, le pigrizie e le opacità che, rispetto a questi temi, i singoli ministeri eventualmente mantengano.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 29.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Milanese, onorevole Lussana.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Stradella, onorevole Bernardini, onorevole Rosato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 280
Astenuti 247
Maggioranza 141
Hanno votato sì 280).
(Esame dell'articolo 30 - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato tre emendamenti su questo articolo, e interveniamo sul complesso degli stessi per non intervenire poi sulle singole proposte.
Non condividiamo questa normativa sulla codificazione, la riteniamo anzi piena di criteri troppo larghi e troppo pericolosi per cui, pur condividendo la necessità di una semplificazione normativa attraverso la redazione di codici e di testi unici, crediamo che i principi contenuti nel comma 2 non siano corretti.
Per questi motivi, con il mio emendamento 30.4 ci proponiamo di cassare la frase «nonché di quelle norme che siano prive di effettivo contenuto normativo o siano comunque obsolete», perché non si tratta di revisionare la Treccani ma di lavorare su delle normative, e ciò non può certamente farlo il Governo ma l'organo legislativo, cioè il Parlamento.
Come si può delegare la cognizione di norme obsolete o di norme che non abbiano un effettivo contenuto normativo? Con questa lettera a) del comma 2 si dà sostanzialmente mandato al Governo di abrogare delle disposizioni di legge, e anche con riguardo alla lettera c), ove il criterio è il coordinamento delle disposizioni apportando le modifiche necessarie per garantire la coerenza giuridica ed altro, la delega è estremamente ampia. Infatti, la valutazione della coerenza giuridica è una valutazione che deve fare il Parlamento. È vero che poi si passa, anche se in via consultiva, alla Commissione parlamentare per la semplificazione, ma in maniera non vincolante. Pag. 81
Il più pericoloso di tutti è il contenuto della lettera d), ove l'altro criterio è la risoluzione di eventuali anomalie e discrasie, anche se poi l'emendamento 30.201 della Commissione cambia la parola «discrasie» in «antinomie», cioè contrasti. Tuttavia, anche in questo caso si fa riferimento ai consolidati orientamenti giurisprudenziali e, a nostro avviso, c'è il pericolo di una interpretazione di parte della giurisprudenza e, quindi, sostanzialmente della promanazione di una normativa da parte del Governo espropriando ancora una volta il Parlamento dei propri poteri.
Quindi, qualora non vengono approvati i nostri emendamenti, voteremo contro questo articolo perché riteniamo che vengano dati al Governo troppi poteri di legiferare di fatto.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bressa 30.1, nonché sull'emendamento Giovanelli 30.2.
Il parere è favorevole sull'emendamento Mantini 30.3.
Il parere è contrario sull'emendamento Favia 30.4, nonché sull'emendamento Favia 30.6 e sugli identici emendamenti Mantini 30.7 e Favia 30.8.
La Commissione raccomanda infine l'approvazione del suo emendamento 30.201.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 30.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Crosio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 30.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Tommaso Foti... onorevole Chiappori... onorevole Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 30.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Granata... onorevole Strizzolo... onorevole Brandolini... onorevole Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 528
Astenuti 3
Maggioranza 265
Hanno votato sì 528). Pag. 82
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 30.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Antonione...onorevole Nastri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 298
Astenuti 235
Maggioranza 150
Hanno votato sì 28
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 30.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Aniello Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 299
Astenuti 228
Maggioranza 150
Hanno votato sì 29
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Carlucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mantini 30.7 e Favia 30.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo registrato dei progressi nell'esame complesso di questa manovra di semplificazione. Ora non ripeto le considerazioni svolte sull'ampiezza anche temporale dell'estensione di queste deleghe, però adesso francamente che in sede di delega, tra i principi di codificazione, vi sia anche il mandato al Governo alla risoluzione - leggo la lettera b) - di «eventuali anomalie e discrasie tenendo conto dei consolidati orientamenti giurisprudenziali»...poi adesso con l'approvazione del successivo emendamento della Commissione 30.201 diventerà «incongruenze e antinomie».
Insomma, che il legislatore delegato debba essere delegato anche a risolvere ad libitum, a proprio piacimento, le antinomie del sistema, ossia i casi di norme contraddittorie, senza principi guida, francamente ci sembra un po' troppo. Lo consideriamo anche un brutto precedente perché nell'ordinamento attuale spetta alla giurisprudenza risolvere i contrasti giurisprudenziali, le interpretazioni antinomiche tra norme e non spetta, come principio generale, al legislatore delegato il quale andrebbe molto al di là di una delega che francamente già ora è fin troppo ampia. Quindi, con questo emendamento, chiediamo la soppressione della lettera d) del comma 2 dell'articolo 30.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per chiedere di sottoscrivere gli identici emendamenti 30.7 e 30.8, rispettivamente dei colleghi Mantini e Favia. Vorrei che l'Assemblea riflettesse su cosa stiamo per votare, il collega Mantini ha illustrato bene la questione, però vorrei essere ancora più puntuale.
Con la norma in esame affrontiamo un tema serio, ossia quello della codificazione di una giungla normativa che ha bisogno di essere robustamente sistemata, però mi piacerebbe che ciò avvenisse nel rispetto della cultura giuridica del nostro Paese, della Repubblica. Introdurre, infatti, per delega un principio di common law e Pag. 83trasformare in qualche modo, sempre per delega, il Ministro della funzione pubblica in una sorta di attorney general, mi sembra francamente un po' «hard». Anche voi, ad un certo punto, vi siete resi conto che forse avevate ecceduto e ciò giustifica il fatto che proponete di sostituire i termini «anomalie» e «discrasie» con «incongruenze» e «antinomie»; questo in qualche modo cerca di registrare un atto di superbia che avete commesso, ma resta tutto intero e fino in fondo un gravissimo errore, perché non potete arrogare alla funzione del Governo l'interpretazione giurisprudenziale delle norme e, soprattutto, non potete farlo con delega.
Questa probabilmente è la norma più invasiva delle regole di una corretta legislazione che sono contenute in questo provvedimento. Pertanto chiaramente voteremo a favore di questi identici emendamenti e per effetto della presenza di questa norma saremo costretti a votare contro questo principio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mantini 30.7 e Favia 30.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Marsilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Bobba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Antonino Foti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.201 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Nizzi, Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 522
Votanti 277
Astenuti 245
Maggioranza 139
Hanno votato sì 277).
Passiamo alla votazione dell'articolo 30, nel testo emendato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, per non deludere il collega Stefani, che ha chiesto una ripetizione, noi votiamo contro questo articolo, anche se saremmo stati favorevoli... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MAURIZIO LUPI. Bravo Bressa!
GIANCLAUDIO BRESSA. Non istigatemi, perché non mi conoscete abbastanza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Era una battuta! Dicevo «a grande richiesta dell'onorevole Stefani» perché era anche possibile votare a favore di questo articolo: la codificazione, infatti, è probabilmente la previsione più importante contenuta in questo provvedimento. Però, se codificazione deve essere, essa deve essere rispettosa della tradizione giuridica del nostro Paese. Introdurre un principio di soluzione di eventuali incongruenze ed antinomie, tenendo conto dei consolidati orientamenti giurisprudenziali, soprattutto essendo a conoscenza degli orientamenti giurisprudenziali del Consiglio di Stato, che non sempre possono essere considerati blindati, mi sembra veramente Pag. 84qualcosa che va oltre qualsiasi possibile accettazione. Per questo motivo, votiamo in maniera convinta contro l'articolo 30 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 515
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato sì 300
Hanno votato no 215).
Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Naro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 30-bis - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30-bis.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Bernardini, sottosegretario Brancher...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 519
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3209-bis-A/R/5, relativo all'assicurazione della continuità occupazionale e di reddito per il personale della società IGEI Spa.
Avverto, inoltre, che sono in distribuzione le nuove formulazioni degli ordini del giorno Cazzola n. 9/3209-bis-A/R/2 e Braga n. 9/3209-bis-A/R/18.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno presentati, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/3209-bis-A/R/1 e Cazzola n. 9/3209-bis-A/R/2 (Nuova formulazione).
ROBERTO GIACHETTI. Qual è la nuova formulazione?
PRESIDENTE. È la nuova formulazione che è in distribuzione. L'ho detto prima, nello speech iniziale.
Pag. 85
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Presidente ha fatto riferimento alla presentazione della nuova formulazione. Se volete ne do lettura.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Angeli n. 9/3209-bis-A/R/3, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fedi n. 9/3209-bis-A/R/4. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3209-bis-A/R/5...
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3209-bis-A/R/5 è inammissibile.
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3209-bis-A/R/6.
PRESIDENTE. È nella nuova formulazione anche l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3209-bis-A/R/6, vero?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, signor Presidente. Il successivo ordine del giorno viene accolto come raccomandazione, a condizione che venga riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo scusa. Sta parlando dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/3209-bis-A/R/6 (Nuova formulazione) o dell'ordine del giorno Berardi n. 9/3209-bis-A/R/7?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sto parlando dell'ordine del giorno Berardi n. 9/3209-bis-A/R/7. L'ordine del giorno Garagnani n. 9/3209-bis-A/R/6 (Nuova formulazione) è accettato.
PRESIDENTE. Dunque, l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3209-bis-A/R/6 è accettato nella nuova formulazione. L'ordine del giorno Berardi n. 9/3209-bis-A/R/7?
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'ordine del giorno Berardi n. 9/3209-bis-A/R/7 è accolto come raccomandazione, a condizione che venga riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «a prevedere» con le parole «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/3209-bis-A/R/8, a condizione che nel dispositivo venga eliminato l'avverbio «tempestivamente,». Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/3209-bis-A/R/9, invita al ritiro dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3209-bis-A/R/10, perché è riferito all'articolo 19-bis che è stato soppresso, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nastri n. 9/3209-bis-A/R/11, accetta l'ordine del giorno Ria n. 9/3209-bis-A/R/12.
Il Governo invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Tassone n. 9/3209-bis-A/R/13, perché anch'esso riguarda l'articolo 19-bis. Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/3209-bis-A/R/14, mentre non accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3209-bis-A/R/15. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/3209-bis-A/R/16, perché è piuttosto complesso e oltretutto riguarda i beni culturali, quindi non riteniamo di accoglierlo in questa sede.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/3209-bis-A/R/17, perché è molto impegnativo per il Governo nel dispositivo, in quanto delinea addirittura in maniera dettagliata i contenuti di una riforma del codice degli appalti.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Braga n. 9/3209-bis-A/R/18 (Nuova formulazione), accetta l'ordine del giorno Vignali n. 9/3209-bis-A/R/19, a condizione che venga riformulato nel secondo capoverso del dispositivo eliminando dal testo l'impegno a riferire in Parlamento entro il 30 luglio 2010 sullo stato di non applicazione della normativa. Pag. 86
Il Governo accetta l'ordine del giorno Versace n. 9/3209-bis-A/R/20, non accetta l'ordine del giorno Piffari 9/3209-bis-A/R/21, accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/3209-bis-A/R/22, mentre non accetta l'ordine del giorno Cavallotto n. 9/3209-bis-A/R/23.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Biagio n. 9/3209-bis-A/R/1 e Cazzola n. 9/3209-bis-A/R/2 (Nuova formulazione), accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angeli n. 9/3209-bis-A/R/3, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedi n. 9/3209-bis-A/R/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/3209-bis-A/R/6 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Berardi n. 9/3209-bis-A/R/7, accolto come raccomandazione, purché riformulato.
AMATO BERARDI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/3209-bis-A/R/8, accettato dal Governo, purché riformulato.
MASSIMO POLLEDRI. Accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/3209-bis-A/R/9, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3209-bis-A/R/10 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/3209-bis-A/R/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ria n. 9/3209-bis-A/R/12, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Tassone n. 9/3209-bis-A/R/13 formulato dal Governo.
MARIO TASSONE. Signor Presidente questo ordine del giorno va nella direzione degli emendamenti soppressivi riferiti all'articolo 19-bis, di cui è stato respinto il mantenimento. Pertanto lo ritiro, anche per sottrarre il Governo da una situazione di imbarazzo avendo affermato che, qualora l'ordine del giorno non fosse stato ritirato, non l'avrebbe accettato.
Visto che l'Assemblea ha quindi approvato, nella sostanza, il contenuto del mio ordine del giorno non so come potrebbe comportarsi il Governo se questo ordine del giorno dovesse essere respinto proprio su sua indicazione.
Per questo credo che il Governo avrebbe potuto parlare con maggiore cortesia e fermarsi semplicemente alla formulazione dell'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/3209-bis/-A/R/14, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3209-bis-A/R/15, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3209-bis-A/R/15, non accettato dal Governo...
SIMONE BALDELLI. Presidente, avevo chiesto di parlare per dichiarazione di voto!
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, avevo già indetto la votazione. Devo revocarla?
Pag. 87SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, a sua discrezione, ma io avevo segnalato la mia volontà di intervenire per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Revoco, pertanto, l'indizione della votazione. Prego, onorevole Baldelli, ne ha facoltà. La prossima volta però mi segnali prima la volontà di intervenire.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, io più di una mano non ho; anzi, ne ho due, ma poi mi accuserebbero di votare doppio. Nelle votazioni per alzata di mano accade anche questo.
Signor Presidente, questo ordine del giorno ha avuto un parere contrario del Governo. Il dispositivo impegna il Governo «a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative che rendano applicabili, in quanto compatibili, le disposizioni dell'articolo 12 della legge 27 luglio 2000, n. 212, in materia di diritti e garanzie (...)». Il dispositivo è pertanto piuttosto ermetico.
Ho chiesto spiegazioni anche al sottosegretario Augello, che peraltro ringrazio per la competenza e l'assiduità con cui ha seguito il provvedimento. In realtà, la formula «a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative», ossia lo stesso oggetto del dispositivo, non è molto comprensibile.
Comunque le iniziative volte ad attuare una disposizione della legge già in vigore, signor Presidente, è evidente che sono relativamente necessarie, nel senso che la legge in vigore in quanto tale è già chiaramente applicata dalle organizzazioni pubbliche che devono perseguire questo obiettivo. Per questo credo sia opportuno ritirare l'ordine del giorno.
Tuttavia, visto che il collega Ciccanti insiste per la votazione, il voto del Pdl sarà contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3209-bis-A/R/15, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Simeoni, Migliori, Mondello, Velo, Sesa Amici...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 261).
Prendo atto che i deputati Vico e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/3209-bis-A/R/16, non accettato dal Governo.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, naturalmente è legittimo che il rappresentante del Governo esprima un parere contrario rispetto a un ordine del giorno. Rincresce avere ascoltato, secondo le motivazioni del rappresentante del Governo, che la contrarietà è dovuta al fatto che si tratta di un ordine del giorno molto complesso e di materia attinente al Ministero per i beni culturali. Non mi sembrano due motivi forti per essere contrari a un ordine del giorno.
In realtà, questo ordine del giorno è semplice: chiede che i territori soggetti a tutela paesaggistica o a tutela di tipo culturale richiedano da parte di Ministero, regioni ed enti locali l'opportuna concertazione, volta a tutelare esattamente quelle risorse culturali e ambientali che dovrebbero stare a cuore a tutti noi, compreso il Governo. Speravamo in un accoglimento diverso di questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Margiotta n. 9/3209-bis-A/R/16, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Pionati, Bossa, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 262).
Onorevole Bossa, mi dispiace. Non avevo visto che aveva segnalato che ancora non era riuscita a votare. Prendo atto che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/3209-bis-A/R/17, non accettato dal Governo.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, mi stupisce il giudizio dato dal Governo su questo ordine del giorno, definendolo molto impegnativo. In questo ordine del giorno avevamo chiesto, anziché trattare l'argomento del codice degli appalti e la sua riforma complessiva, di poter assumere, attraverso un rapporto con il Governo e direttamente con il Ministero delle infrastrutture, la revisione del codice come un fatto condiviso.
Mi stupisce che il sottosegretario abbia dato questo giudizio, anche perché abbiamo sentito in più occasioni il Ministro delle infrastrutture richiamare la necessità di una riforma complessiva, e stupisce che il Governo la definisca troppo impegnativa dopo che, in più occasioni e in più sedi, anche pubbliche - non ultime le ultime assemblee generali di Confindustria, dell'Ance e in molte altre occasioni pubbliche - quel Ministro ha ribadito la necessità di una semplificazione e di un efficientamento di un regolamento che faccia capo al comparto dell'edilizia, ma a tutto il sistema dell'edilizia pubblica e delle infrastrutture, come una delle necessità più impellenti.
È inutile che questo Governo, da una parte, proclami la necessità di semplificazioni e di riforme, apra tavoli - sottosegretario, ne sono aperti almeno quattro o cinque in quel Ministero per riformare - e qui provi a dire che è troppo impegnativo accedere a quella riforma.
Abbiate almeno il coraggio di dire le stesse cose negli stessi ambienti, perché altrimenti noi saremo costretti a prendere atto che tutte le cose che vengono proclamate nei consessi pubblici dal Presidente del Consiglio e dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sono pura propaganda. Per questo vogliamo che l'ordine del giorno venga votato, e sfidiamo tutta l'Aula a dire che non c'è bisogno di una riforma complessiva del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mariani n. 9/3209-bis-A-R/17, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Migliori, Traversa, Portas ed Esposito.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 262). Pag. 89
Prendo atto che il deputato Di Biagio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/3209-bis-A-R/18 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
CHIARA BRAGA. Signor Presidente, non capisco come si possa non accettare l'ordine del giorno in esame. Esso sostanzialmente richiama l'importanza dell'espressione di un parere di competenza da parte dei soggetti preposti alla tutela ambientale, paesaggistica e territoriale del patrimonio storico-artistico, facendo riferimento ad una serie di norme del nostro ordinamento e di sentenze sia della Corte costituzionale che della Corte di giustizia dell'Unione europea, che garantiscono e sanciscono in maniera molto chiara ed esplicita tale principio, cioè l'esclusione del ricorso al meccanismo del silenzio assenso per i procedimenti che si riferiscono ai beni culturali, paesaggistici ed ambientali.
Mi sembra che l'ordine del giorno avrebbe rappresentato una pronuncia importante, anche alla luce delle modifiche che erano contenute in un articolo del provvedimento stralciato e reinserito nel testo della manovra di cui discuteremo a breve, che sopprimono l'obbligo di un'espressione esplicita da parte delle sovrintendenze e degli altri enti titolati alla tutela ambientale e paesaggistica. Su questo tema sarebbe opportuno perlomeno che il Governo - a tale finalità è orientato l'ordine del giorno - garantisca comunque che tali soggetti abbiano la possibilità di esprimere in maniera piena e completa i pareri che sono rivolti a questi temi.
Tra l'altro su questo argomento ieri, in riferimento alla discussione dell'articolo 5-ter del provvedimento, vi sono state pronunce anche da parte di esponenti della maggioranza, che hanno ricordato l'importanza della tutela ambientale e paesaggistica e dei valori culturali e ambientali nel nostro territorio. Insisto quindi per la votazione dell'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in effetti, rispetto all'ordine del giorno in esame l'unica ragione per cui è stata espressa la contrarietà era perché le richieste di impegno contenute nello stesso verrebbero recuperate in un altro provvedimento: questi interessi del Ministero dovrebbero essere essenzialmente rappresentati all'interno della manovra. Però, in effetti, proprio per questo, penso che potremmo accoglierlo come raccomandazione, trasformando il parere del Governo in un accoglimento come raccomandazione, e rinviando poi a quella sede un approfondimento sui contenuti dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. n. 9/3209-bis-A-R/18 (Nuova formulazione), accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/3209-bis-A-R/19, accettato dal Governo, purché riformulato.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, accetto la riformulazione; avrei preferito in ogni caso che si mantenesse una data entro la quale il Governo venisse a riferire in Parlamento sull'applicazione di questa normativa.
A volte si fa tanta fatica ad individuare e ad approvare norme di reale semplificazione, che poi vengono però sistematicamente disattese dalla pubblica amministrazione.
Quando un cittadino deve rispettare una scadenza non può non rispettarla: non si vede perché in questo caso buona parte della pubblica amministrazione operi in contrasto con la legge su una norma di semplificazione come quella del DURC che è stata fatta all'inizio del 2009. Pag. 90Mi appello comunque al Governo affinché compia, se possibile in fretta, questa verifica per poi riferire in Parlamento.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/3209-bis/A-R/19, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Versace n. 9/3209-bis/A-R/20, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/3209-bis/A-R/21, non accettato dal Governo.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, se posso vorrei richiamare un attimo l'attenzione del Governo e del sottosegretario, senatore Augello, sul fatto che questo nostro ordine del giorno richiama l'attenzione anzitutto sugli effetti e la ricaduta in particolare dell'articolo 5-ter di questo disegno di legge recante norme di semplificazione in materia ambientale e paesaggistica.
Si tratta di fatto - e lo capiamo - di fare comunque uno sforzo a sostegno del settore in particolare dell'industria nautica e quindi anche delle imbarcazioni da diporto, però naturalmente il passaggio che elimina di fatto la necessità di licenze abitative e di autorizzazione edilizia richiede una maggior salvaguardia su interventi che in questo caso, laddove vi sono già le concessioni per l'utilizzo della banchigia, non servirebbero più. Si richiama inoltre la salvaguardia di quella sovranità che ormai abbiamo delegato alle regioni con il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 in materia di funzioni amministrative sul litorale marittimo.
Quantomeno chiediamo che il Governo accolga come raccomandazione il nostro ordine del giorno perché valutare l'opportunità di intervenire sulla norma suindicata al fine di garantire maggiormente le specifiche competenze e autonomie regionali così come chiedere, almeno come raccomandazione, di individuare eventualmente ulteriori aree e ambiti di particolare pregio per i quali debba continuare a richiedersi il necessario titolo abilitativo non credo rappresentino una forzatura. Attendo pertanto al riguardo un chiarimento da parte del rappresentante del Governo.
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piffari n. 9/3209-bis/A/R/21 con l'intesa che io e lei sappiamo che la seconda parte è un po' problematica.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/3209-bis/A/R/21, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/3209-bis/A/R/22, accettato dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cavallotto n. 9/3209-bis/A/R/23, non accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, colleghi, questo provvedimento, grazie anche alle modifiche introdotte in Commissione, contiene molte norme in gran parte condivisibili per ciò che concerne, Pag. 91in particolare, la semplificazione, norme che - anche se limitate - sono comunque un piccolo contributo per alleggerire il carico burocratico che pesa su imprese e cittadini e dunque come tali sono comunque utili.
Ma il cuore del provvedimento sta nelle deleghe finali volte a riorientare le amministrazioni verso principi di trasparenza ed accessibilità e soprattutto verso la cultura del risultato. Tuttavia, per realizzare questi obiettivi - come il Ministro ben sa - non basta una legge, occorre un'opera collettiva che esige la volontà convinta, l'impegno e la determinazione quotidiana dell'intero Governo, e soprattutto richiede l'attivazione contestuale e sinergica di molte leve (la legge, l'organizzazione, la gestione delle risorse umane). Invece, sin dall'inizio il Ministro ha ingaggiato una battaglia solitaria che, se all'inizio gli è valsa una grande popolarità personale, si è via via trasformata in un crescente isolamento.
Oggi il Ministro lavora in solitudine e ciò renderà prevedibilmente quasi impossibile l'attuazione di un così complesso e difficile progetto, che da ultimo ha ricevuto un colpo mortale con il decreto-legge della manovra finanziaria.
Pertanto, l'azione del Ministro ha ormai perso credibilità e smalto e pertanto, pur condividendo in linea di principio alcuni punti sostanziali del disegno di legge, esprimiamo con l'astensione il nostro più assoluto scetticismo sulla possibilità che esso possa trasformarsi in un vero cambiamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, questa normativa, con un pizzico di buona fede e di buona volontà, avrebbe potuto essere la classica legge da votarsi in maniera bipartisan.
In realtà, nelle intenzioni del Governo non si trattava di una normativa volta a semplificare i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione, ma una normativa piena di slogan e di poca sostanza e contenuti, con una sotterranea e non tanto poco evidente volontà di distruzione dei controlli e dei diritti.
Per tale ragione, l'Italia dei Valore esprimerà con convinzione voto contrario, pur avendo votato a favore di alcuni articoli, che rappresentano ben poca cosa a fronte di quello che avrebbe potuto essere questa normativa.
Si voleva semplificare il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione; una pubblica amministrazione che il Ministro ci ha rappresentata infarcita di fannulloni e di personaggi contrari all'interesse del cittadino, mentre noi siamo convinti che essa sia piena, certamente di alcuni casi da censurare, ma di tante professionalità da sfruttare e da migliorare, e non certo con una normativa come questa.
Un esempio per tutti: a fronte di tanti slogan contenuti all'articolo 28, non abbiamo poi una sostanza concreta; così, a fronte di eventuali inadempimenti nel rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione, sono, sì, previste eventuali sanzioni a carico dei funzionari che illegittimamente non soddisfino la richiesta dei cittadini, ma non è previsto nulla di concreto per il cittadino né a livello di ottenimento della propria richiesta (se non il trasferimento della pratica ad altro funzionario) né di risarcimento del danno che eventualmente il cittadino riceva.
Al contrario, dal punto vista della distruzione dei controlli e dei diritti, tale normativa è estremamente efficace. Ad esempio - procedo per esemplificazione degli aspetti principali - la legge di delega per il riassetto normativo degli incentivi allunga i termini di questo riassetto e sostanzialmente dà carta bianca al Governo per ritirare questi stessi incentivi e per risparmiare, sotto la falce del Ministero dell'economia e delle finanze, su una normativa che invece avrebbe potuto rilanciare la nostra imprenditoria.
La marcia indietro sull'articolo 5-bis, come abbiamo già visto, è del tutto fittizia, perché gli elementi distruttivi dell'ambiente previsti in tale articolo, sono contenuti Pag. 92nell'articolo 49 del provvedimento recante la manovra finanziaria recentemente approvato.
Vi è una bruttissima deregulation con riferimento ai materiali pericolosi: la certificazione non viene affidata a strutture specializzate, ma viene semplificata - lo dico ironicamente, tra virgolette - in un'autocertificazione, che, certamente, non può lasciare tranquilli i cittadini.
Nulla è stato cambiato dell'articolo 5-ter, che lascia distruggere le nostre coste e il nostro mare con attracchi liberi da qualsivoglia normativa relativa alle licenze, finanche quella della capitaneria di porto. Pertanto, non è assolutamente prevista una protezione per le nostre coste, se non attraverso strutture semovibili.
Vorrei ricordare la triste storia dell'articolo 7 del provvedimento in oggetto, con cui si è tentato di distruggere l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965: solo grazie ad uno strenuo ostacolo frapposto dai gruppi di opposizione non si è giunti a conseguenze peggiori. Non abbiamo votato tale norma, sebbene sia tornata al nostro esame, perché l'obbligo di denuncia scatta soltanto qualora l'infortunio dia una prognosi superiore ai quindici giorni, e non ai tre giorni. Ebbene, crediamo che questo sia un attacco al diritto alla salute e al diritto dei lavoratori.
Allo stesso modo, crediamo che sia non una semplificazione, ma un attacco l'abolizione del libretto personale per i lavoratori dello spettacolo, che, in seguito all'approvazione della normativa in oggetto, saranno costretti ad interloquire direttamente con l'ente previdenziale per conoscere la propria situazione contributiva, che, invece, prima avevano quotidianamente sotto gli occhi, attraverso il proprio libretto di lavoro.
Una piccola luce è rappresentata dall'abrogazione dell'articolo 19-bis del provvedimento in oggetto, che va incontro alla tutela dei diritti dei consumatori. Al contrario, agli articoli 28, 29 e 30 vi è veramente un baratro. Da una parte - come si diceva - l'articolo 28 è pieno di buone intenzioni, tuttavia la Carta relativa al rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione è basata su principi - previsti all'articolo 29 - veramente vuoti e destituiti di ogni cogenza. Pertanto, riteniamo che si tratti veramente di uno slogan senza contenuti, che serve soltanto come scusa per l'attacco e la distruzione di controlli e di diritti.
L'articolo 30, concernente la codificazione (contro il quale abbiamo appena votato), è forse uno dei più pericolosi. Infatti, sotto le mentite spoglie di un principio positivo - quello della codificazione o, in altri termini, della semplificazione della normativa e dei testi legislativi in codici e in testi unici - si cela, purtroppo, un potere assoluto del Governo di legiferare con la scusa della semplificazione. Questo sarà pericolosissimo, perché la normativa delegata in oggetto sarà considerata nuovamente, senza vincoli, soltanto nella Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione. Con l'articolo 30, voi - mi rivolgo a voi, perché noi abbiamo votato contro tale articolo e voteremo anche contro il provvedimento in oggetto - darete poteri assoluti al Governo, addirittura, di legiferare sotto le mentite spoglie della codificazione.
Quindi, globalmente - come dicevo - non si tratta di un provvedimento volto a semplificare, perché ove vorrebbe semplificare è completamente vuoto di contenuti; si tratta, invece, di un provvedimento che fa man bassa di controlli e di diritti, come, purtroppo, ci ha abituato questo Governo. Questa è la linea politica di questo Governo, che non ci consentirà di votare a favore del provvedimento in oggetto, che pure ne avrebbe avuto - diciamo così - i presupposti filosofici. Pertanto, il voto dell'Italia dei Valori sarà decisamente contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, desidero svolgere qualche considerazione finale in sede di dichiarazione di voto su questo provvedimento. Chi conserva una Pag. 93memoria dell'attività e dell'impegno parlamentare, conosce bene qual è stato il travaglio nel tentativo di assicurare alla pubblica amministrazione efficienza e capacità operativa. Vi sono stati vari tentativi, fra le selve di regolamenti e di norme che si sono succeduti nel tempo, anche attraverso l'istituzione di Ministeri e il cambiamento della denominazione dei Ministeri stessi. Chi non ricorda che per un certo periodo di tempo il ministero per la riforma della burocrazia fu chiamato ministero per l'organizzazione della pubblica amministrazione? Oggi ci troviamo di fronte ad un Ministero che si interessa di questi temi e ad una giunta per l'innovazione tecnologica che appare, per alcuni aspetti, anche in questo provvedimento.
Rispetto alle situazioni contingenti, però, vi è sempre il tentativo di garantire un equilibrio tra le attività, gli impegni e i compiti della pubblica amministrazione e i diritti del cittadino che devono essere garantiti. La pubblica amministrazione deve essere al servizio del cittadino. La sua efficienza non è mai fine a sé stessa, ma è uno strumento attraverso il quale i diritti del cittadino, collegati ai doveri, sono garantiti per dare una proiezione e una prospettiva al nostro Paese.
L'efficienza della pubblica amministrazione si lega certamente allo sviluppo economico. Qui troviamo i grandi problemi e le grandi questioni che vedono la pubblica amministrazione sempre al centro dell'interesse e dell'attenzione. Chi non ricorda il tentativo - che poi è andato avanti, a mio avviso, in termini confusi - di disgiungere i poteri della pubblica amministrazione dai poteri dell'autorità rappresentativa o dall'autorità politica? Anche questo è un nodo da sciogliere, ma in questo provvedimento tutto questo non appare, non vi è racchiuso in termini esaustivi. Forse, non si poteva andare in questa direzione, ma, certamente, questi saranno i temi del futuro, anche rispetto all'articolazione ordinamentale del nostro Paese, dove i dati e i principi dei cittadini devono legarsi profondamente e indissolubilmente a quelli di una corretta gestione della pubblica amministrazione.
Si parla continuamente e costantemente anche di corpi separati dallo Stato o di poteri forti. Quante volte la pubblica amministrazione è stata vista come una controparte nei confronti dei cittadini? Non vi è dubbio che questo rappresenta un tentativo in tal senso.
Signor Ministro, ritengo che questo non sia un provvedimento esaustivo, lei comprende bene. Non credo che dobbiamo fargliene una colpa, perché, certamente, si tratta di una materia complessa, di una situazione molte volte incredibile e fare luce su una tale selva di norme e su rendite di posizione certamente è un compito estremamente difficile e articolato.
Il Parlamento è stato chiamato ad approfondire, a valutare e ad esaminare, quindi anche ad approfondire questo provvedimento: lo ha fatto con un grande sforzo, ma soprattutto con una grande capacità di venire incontro alle esigenze oggettive non di questo o di quel Governo, ma dell'intero Paese.
Come ho affermato anche in sede di discussione sulle linee generali e anche in Commissione, il Comitato per la legislazione non è stato certamente entusiasta di come sono state scritte le norme, alcune delle quali sono incomprensibili. Abbiamo pensato di semplificarle, invece abbiamo reso difficile la vita di chi le legge e del cittadino, anche rispetto ad una serie di tutele che non vengono ad esservi rintracciate. Purtroppo, le indicazioni del Comitato per la legislazione non sono state seguite ed attenzionate. Vengo qui a dichiarare qualcosa che ho sempre dichiarato, anche in quest'Aula: cosa ci sta a fare il Comitato per la legislazione se poi non ci adeguiamo alle esigenze di intelligibilità della norma? Infatti, mentre approviamo un provvedimento di semplificazione della pubblica amministrazione, finiamo con il creare, invece, una complicazione, una confusione e una inintelligibilità della norma stessa.
Ci sono state anche esigenze che sono state tenute in considerazione dal Governo: mi riferisco all'articolo 10-bis (relativo ai matrimoni degli stranieri), all'articolo 19-bis, per il quale avevo presentato Pag. 94un ordine del giorno ma la sua soppressione ha permesso che io ritirassi lo stesso ordine del giorno e, ovviamente l'emendamento 30.3 relativo al comma 1, lettera a), dell'articolo 30, che credo dia un senso e una forza cogente a quelle che sono le indicazioni contenute nel provvedimento stesso.
Signor Presidente, per questi motivi noi ci asterremo. È un'astensione che non ritengo costituisca un giudizio positivo o negativo, perché l'astensione è astensione e basta.
Tuttavia, credo che in questa mia posizione e dichiarazione di voto di astensione ci sia una speranza e non un tentativo o un'esigenza di migliorare le cose in termini apolitici o come postulazione di principi puri e semplici. Vi è, invece, un'esigenza che noi avvertiamo profondamente e che avevo indicato anche in Commissione: non si capisce bene, quando parliamo di pubblica amministrazione (voi mi risponderete di sì) se sono coinvolte le autonomie locali e le regioni, soprattutto. Quest'ultime, infatti, godono ancora, per quanto riguarda alcune gestioni, ma soprattutto alcune responsabilità - perché noi parliamo di responsabilità - di un diritto di extraterritorialità.
Ritengo che su ciò dovremmo basare i nostri confronti ed ecco perché non si chiude qui questa partita. Si parla di federalismo fiscale, di federalismo e di confederazione, perché la Lega tenta di creare una confederazione di Stati, e penso che questo sia l'obiettivo che porta avanti con grande chiarezza. Tuttavia, vi è certamente il problema di una pubblica amministrazione che non riguarda semplicemente i ministeri, ma anche le autonomie locali, gli enti partecipati e, soprattutto, le regioni, considerato che le decisioni di spesa sono ormai decentrate alle regioni stesse.
C'è una serie di temi ed argomenti che non riguardano semplicemente un comparto o un settore del Governo, ma il Governo e il Parlamento nel suo complesso. Si è parlato di questo dipartimento che deve essere costituito e di questa eventualità, per la quale qualcuno ha fatto polemiche. Noi guardiamo a questo dipartimento e a tale struttura - che potrebbe rischiare di essere una sovrastruttura - con qualche sospetto. Infatti, con delle indicazioni in più avremmo potuto capirla e, soprattutto, definirne i contorni e i movimenti. Inoltre, avremmo potuto capire qual è la struttura, oggi, del Ministero e che cosa significa quest'altra struttura che viene ad essere rafforzata.
Signor Presidente, ritengo di avere esaurito le mie argomentazioni e il mio tempo, ci asterremo e rivolgo al relatore i miei ringraziamenti. Fare il relatore di questo provvedimento, infatti, non credo sia stato un compito facile; non è uno di quei cadeau che i parlamentari ricevono, tanto per capirci ed intenderci. Infatti il relatore, prima di essere tale o fare la sua relazione ed interloquire, ha dovuto capire che cosa c'era scritto negli articoli, alcuni dei quali non sono ancora chiari, nonostante che ci apprestiamo a licenziare il provvedimento.
Estendo quindi il mio ringraziamento sincero a tutti i colleghi della I Commissione e al presidente della stessa. Questi ringraziamenti - come dicevo - non sono virtuali o formali, ma sinceri perché aver affrontato un tema ed un argomento di questo genere è stato defaticante ed importante. Ritengo che sarà molto importante se questo tema e la questione legata ad altri temi ed altri argomenti di grande attualità saranno tenuti presenti e non un fatto ormai derubricato, accantonato e superato. Non si supera nulla perché nella pubblica amministrazione e nei suoi funzionari c'è il senso della democrazia, della libertà, dei diritti e dei doveri dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, voglio indicare quattro motivazioni per cui voteremo a favore di questo provvedimento.
La prima è una domanda e una risposta retorica: cosa c'è in questo provvedimento Pag. 95che interessa ai cittadini? Io penso che questo sia il senso, al di là delle grandi parole che fuori probabilmente non si capiscono, del provvedimento. Faccio solo qualche esempio, non per lei, che ovviamente conosce bene il provvedimento, ma per chi magari non è in quest'Aula e ascolta quello che facciamo attraverso la televisione e la radio.
La comunicazione unica per l'impresa è utile o non è utile per i cittadini? Io dico di sì, e quindi va bene che sia prevista in questo provvedimento. La conservazione informatizzata delle cartelle cliniche è utile? Sì, certamente, non solo è utile, ma è anche importante, perché in un Paese dove si perdono i bambini, purtroppo, non so che fine possano fare le cartelle cliniche. Credo che quando facciamo queste cose, diamo una mano davvero alla responsabilità: le imposizioni, anche minime, su alcune questioni possono sembrare marginali, ma consentono di ampliare le responsabilità su tematiche molto più ampie.
Abbiamo spostato la conferenza dei servizi in un altro provvedimento, ma noi eravamo e siamo convinti che quella parte del provvedimento, che ora è inserita nella manovra finanziaria, sia importante. Lo vedremo chiaramente quando finalmente ci renderemo conto tutti insieme che una sovrintendenza non può fermare per otto, nove o dieci mesi un'amministrazione prima di esprimere un parere su un provvedimento.
Allora, visto che siamo ottimisti e abbiamo grande rispetto per chi lavora nella pubblica amministrazione, riteniamo che chi lavora nelle sovrintendenze sia assolutamente in grado di partecipare ad una conferenza di servizi e di esprimere in quel momento un parere definitivo su ciò che si sta trattando.
Altre norme riguardano la cessione di azienda, che viene facilitata, e la semplificazione negli appalti, per assegnarli immediatamente a chi è al secondo posto se l'azienda al primo posto ha avuto dei problemi e non c'è più. Sono provvedimenti che vanno bene per i cittadini, perché ovviamente aiutano la semplificazione dell'azione pubblica di un'amministrazione.
Sui trasporti eccezionali ho sentito anche i colleghi dell'opposizione dire che andavano bene: certo, aiutiamo aziende che hanno una conseguenzialità nel loro lavoro e che hanno bisogno di semplificazione.
Poi ci sono altri aspetti importanti, che sono stati ampiamente ricordati e che riguardano l'implementazione, ad esempio, della trasmissione di documenti fra gli enti pubblici attraverso la posta certificata. Finalmente ci siamo arrivati, siamo al web 2.0 e arriviamo anche a mettere in condizioni di utilizzare meno carta e di avere certezza della trasmissione di documentazione; questo aspetto va di pari passo rispetto alle direttive per l'applicazione degli obblighi della pubblica amministrazione, dove si immagina che un cittadino non debba sentirsi chiedere gli stessi documenti quattro volte dalla stessa amministrazione. Questo è il primo motivo per cui la Lega Nord voterà a favore.
Adesso vorrei fare un ragionamento che prescinde dal provvedimento, ma non tanto. Presidente, Ministro, stiamo iniziando a fare le riforme. Per orgoglio di questo Parlamento, voglio sottolineare che chi ha lavorato in Aula e nelle Commissioni dovrebbe avere il coraggio di dire che la casta non è mica qui dentro! Non raccontiamoci storie, colleghi! Le caste sono da ben altre parti: sono le lobby di potere, sono le corporazioni, sono i burocrati che pensano all'autoconservazione, magari in qualche Ministero o in qualche comune (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono quelli che difendono le loro piccole nicchie di potere condizionante e hanno paura di perderle, mortificando peraltro anche chi onestamente e seriamente lavora nella pubblica amministrazione. Poi i rappresentanti e le rappresentanze delle categorie di intoccabili: guai a semplificare qualche cosa in più che gli faccia perdere 2 lire o 2 euro, perché cade il mondo! Queste sono le caste, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Pag. 96
Non le caste, che stanno usando la politica come un alibi per non cambiare nulla! Le faccio una domanda, Ministro: quanto è difficile cambiare le cose nel Paese dei gattopardi? Questo è il secondo motivo per cui la Lega Nord Padania voterà a favore di questo provvedimento.
Il terzo motivo è legato a quest'ultimo. La Lega Nord non ha nessuna intenzione di consegnare il Paese a questi signori, né ai burocrati, né alle lobby, né alle corporazioni. Non ha nessuna intenzione di consegnarlo nemmeno a chi, in maniera occulta, usa queste cose, perché non è certo nostra intenzione lasciare le sorti del nostro Paese, che pure ha bisogno di riforme - e credo che almeno su questo punto siamo tutti d'accordo -, ai soliti noti, ai rappresentanti di quel mondo finto nuovo, che è un po' come gli abiti di fresco lana - così si dice -, ossia buoni per tutte le stagioni, e che magari sono talmente nuovi da aver fatto politica da cent'anni a questa parte o i manager nell'azienda più assistita d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi non regaliamo la nostra Italia, il nostro Paese e la nostra Padania a queste persone e quindi facciamo le riforme, piccole, passo per passo, con tanta fatica e con tanti «no», ma le facciamo, signor Ministro, e andiamo avanti!
Termino il mio intervento indicando l'ultimo motivo. Quando per legge - mi lasci usare questo termine - bisogna scrivere che la pubblica amministrazione deve rispondere alle proteste dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che la stessa deve dire al cittadino quale sia l'ufficio al quale rivolgersi, ci domandiamo ancora se dobbiamo fare le riforme o no? La Lega le dà la nostra fiducia e il nostro voto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, voteremo contro questo provvedimento, perché, se pure lo abbiamo onorato con il nostro impegno, con il nostro intervento e con i nostri emendamenti, è molto lontano dalle esigenze di semplificazione del Paese ed è anche molto lontano dalle promesse che lo stesso titolo del provvedimento reca.
Voglio dire al collega Volpi che quelle lobby, quei poteri forti e quei burocrati con provvedimenti come questi possono dormire assolutamente tranquilli.
Come dicevo, abbiamo onorato questo provvedimento, perché per noi il dibattito sulla pubblica amministrazione è una questione seria. Constato che, al netto delle dichiarazioni di voto, gli interventi da parte dei gruppi della maggioranza sono stati, in due giornate di lavoro, uno, un solo intervento, quello dell'onorevole Granata, il quale è intervenuto per dire che plaudiva alla eliminazione dell'articolo 5-bis.
Per il resto abbiamo esaminato questo provvedimento nell'assoluto disinteresse di tutti i partiti e di tutti i gruppi della maggioranza, segno che evidentemente, al di là, appunto, delle enfatiche parole espresse durante le dichiarazioni di voto, la sostanza e lo spessore di questo provvedimento o la convinzione sulle sue finalità erano molto bassi.
Ci siamo battuti sulle questioni del lavoro e dell'ambiente, sulla questione dell'ampiezza e della durata delle deleghe che sono contenute in questo provvedimento, perché continuiamo a ritenere che la pubblica amministrazione sia lo strumento fondamentale che un Paese civile ha per garantire i diritti di cittadinanza e, in particolare, le persone più deboli e le regole di un libero mercato.
Quindi, la pubblica amministrazione deve essere oggetto di un'attenzione, di una passione e di un lavoro particolarmente attenti e continuativi, che non possono essere liquidati da un provvedimento come questo.
Questo provvedimento - lo abbiamo detto - ha subito una specie di andamento altalenante, un effetto fisarmonica, che ha messo in difficoltà le Commissioni che sono dovute intervenire nel merito dei Pag. 97singoli articoli e che mai come questa volta hanno posto condizioni, prescrizioni ed espresso pareri negativi.
È un provvedimento che ha visto un proliferare di articoli eterodiretti - a proposito di lobby e di gruppi di pressione che sarebbero colpiti da queste manovre di semplificazione -, salvo poi tornare indietro sopprimendo gli stessi articoli inseriti durante il percorso.
Diciamolo: non è sicuramente un provvedimento che farà la storia né grande, né piccola, della pubblica amministrazione; anzi, se dobbiamo mettere sul piatto il rapporto tra i costi e i benefici, cioè tra il lavoro che abbiamo impiegato per seguire questo provvedimento, per correggerlo, per renderlo «potabile» (come qualcuno direbbe) e farlo arrivare alla votazione finale di quest'Assemblea e i benefici concreti che daremo ai cittadini e alle imprese, forse non valeva la pena neanche metterci al lavoro.
La questione vera che emerge da tutto il lavoro fatto attorno a questo provvedimento è che è scaduta in modo preoccupante la dimensione autonoma della riflessione e della elaborazione attorno alla pubblica amministrazione. È scaduto anche il ruolo dello stesso Ministro, perché è stretto, da una parte, dalla «prorompente» azione di un Ministro come il Ministro Calderoli, rappresentante di un partito che ha la golden share di questa maggioranza e, dall'altra, dall'ombra incombente del Ministro Tremonti.
Il combinato disposto di queste due azioni sta togliendo ossigeno ad una strategia lungimirante, alla costruzione di una politica vera di riforma della pubblica amministrazione e sta togliendo ossigeno alla aspettativa, che pure si è riaccesa, attorno alla possibilità di cambiare, innovare, semplificare e modernizzare la pubblica amministrazione nel nostro Paese. Invece no, la pubblica amministrazione è tornata ad essere...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giovanelli. Prego i colleghi di prendere posto prestando un minimo di attenzione nei confronti di chi sta svolgendo il proprio intervento. Invito anche ad un maggiore ordine al banco del Governo.
ORIANO GIOVANELLI. Sotto l'azione di questa maggioranza - dicevo - la pubblica amministrazione è tornata ad essere un problema, un orpello, un macigno da aggirare e non il tema che merita una politica riformatrice vera e propria.
La prova sta - lo diceva prima anche la collega Lanzillotta - nel volgere il pensiero, come non si può non fare, alla manovra economica che sta avviando la sua discussione al Senato parallelamente alla discussione che stiamo facendo su questo provvedimento. Lì non c'è meritocrazia, ma prevale l'idea di tagli lineari; lì non c'è differenziazione tra chi lavora e fa seriamente il suo dovere e giurerà volentieri (secondo la formula che abbiamo scritto in questo provvedimento) e coloro i quali, invece, approfittano della loro posizione di interdizione per continuare a perpetuare anche una situazione di corruzione, che in questo Paese non è mai stata sufficientemente combattuta e debellata.
Questa è la realtà. La realtà è che siamo davanti a un pannicello caldo quando la casa brucia, quando cioè chi ha a cuore la pubblica amministrazione sta per alzare bandiera bianca di fronte all'azione demolitrice di questa maggioranza.
Credo che bisogna non darsi per vinti. Credo che il nostro voto contrario debba essere letto come il voto di un impegno, perché non possiamo sicuramente mai dare per vinta una volta per sempre la battaglia della modernizzazione e del cambiamento della pubblica amministrazione. Ma guai a noi, guai per i più deboli, guai per le regole, guai per la libertà di mercato se dessimo definitivamente per perduta la battaglia per l'innovazione della pubblica amministrazione.
Credo che anche la strada che ha scelto il Ministro in questi due anni meriti di essere oggetto di un primo bilancio che lui onestamente deve fare. A cosa è servito, dove lo ha portato tutto ciò? A prendere la strada della denigrazione della pubblica Pag. 98amministrazione, la strada di una sorta di attacco indiscriminato a tutta la pubblica amministrazione. Non ha scelto la strada della differenziazione, dell'analisi puntuale dei punti che andavano aggrediti per essere cambiati. È tempo che lui stesso faccia un bilancio anche di questa sua impostazione di poter cambiare dall'alto verso il basso. Si tratta di una impostazione per la quale il Ministero dispone e il sistema esegue.
Credo che questa strada si sta rivelando non soltanto fallimentare per il Ministro e per il Governo, ma si sta rivelando pericolosa per la stessa pubblica amministrazione. Bisogna ripartire da almeno tre concetti fondamentali se si vuole riprendere la strada diritta, verso la riforma vera. La prima strada è la trasparenza, che oggi si fa non solo e non tanto con le norme, ma con le tecnologie, con la reale possibilità per i cittadini di accedere agli atti amministrativi. Per fare questa operazione - l'ho detto prima nell'intervento - ci vogliono investimenti che non ci sono, e in questo provvedimento questa carenza è del tutto evidente.
La seconda strada è l'autonomia dalla politica, dall'invadenza della politica. Autonomia dalla politica che vuole piegare la pubblica amministrazione alle sue esigenze di consenso o, per non dire di peggio, qualche volta anche alla corruzione. Autonomia significa ritornare a dare un senso alla parola dirigenza e non moltiplicare i dirigenti come avviene sulla base di una logica clientelare e amicale.
La terza strada deve essere quella di dare la parola ai cittadini. Sono i cittadini che possono diventare il soggetto del cambiamento della pubblica amministrazione e, quindi, sono necessarie le azioni collettive nei confronti della pubblica amministrazione, come il risarcimento del danno, per fare del cittadino italiano, come il cittadino europeo, il vero motore del cambiamento della pubblica amministrazione.
Di tutto ciò, in questo provvedimento, come nella politica di questi anni sulla pubblica amministrazione, non c'è nulla,. Per questo motivo, il nostro voto, al di là della valutazione dei singoli articoli, sarà convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome vedo preoccupanti buchi al banco del Governo e anche nei banchi della maggioranza, vorrei ricordare che dopo l'intervento del collega Stracquadanio, che dura dieci minuti, si procederà alla votazione finale. Magari un po' di passaparola aiuterebbe a evitare che si ripetano vicende analoghe a quella di ieri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, signori ministri firmatari di questo provvedimento, colleghi, il Popolo della Libertà rivendica sempre l'orgoglio di avere introdotto nella politica un nuovo concetto di moralità politica e pubblica, quello per il quale gli impegni assunti sul piano elettorale con il corpo elettorale, che è il vero sovrano della Repubblica, vanno rispettati in modo puntuale e preciso.
Voglio ricordare, colleghi, che questo provvedimento si iscrive nella prima delle sette missioni del programma elettorale da noi presentato agli elettori nel 2008. Si tratta di un programma che ha visto unita la coalizione di Governo, che ancora oggi è unita nel sostenerlo e nell'applicarlo in modo puntuale.
Infatti, al sesto punto della prima missione intitolata «rilanciare lo sviluppo» avevamo messo come uno degli elementi fondamentali per rilanciare lo sviluppo del Paese la riorganizzazione e la digitalizzazione della pubblica amministrazione per produrre consistenti risparmi nel costo dello Stato e per determinare trasparenza e certezza delle procedure e l'accesso dei Pag. 99cittadini alla pubblica amministrazione in via digitale e con la massima chiarezza possibile.
Signora Presidente, noi siamo in questo momento nell'approvazione di una seconda fase di questa trasformazione della pubblica amministrazione dopo che lo scorso anno abbiamo approvato la prima fase, che è stata la riforma del rapporto di lavoro e tutto quello che esso ha comportato. Si tratta di quella «riforma Brunetta» che ha cambiato il paradigma in base al quale la pubblica amministrazione era considerata un costo e un elemento di freno dello sviluppo e ha rivalutato, invece, la pubblica amministrazione come un bene pubblico da tutelare e da incentivare premiando i migliori e punendo chi non è all'altezza del compito.
Ho sentito gli interventi dei colleghi e c'è una cosa fondamentale che ci divide nella considerazione della pubblica amministrazione e, quindi, delle leggi che la debbono ordinare. Tutto quello che è venuto dalle forze di opposizione, tranne forse in alcuni accenni della collega Lanzillotta, ha espresso una visione della pubblica amministrazione, dei suoi uomini e delle sue donne, come di una corporazione burocratica i cui interessi sarebbero la conservazione di privilegi ed il mantenimento di vantaggi competitivi rispetto ad altri lavoratori del privato o rispetto ad altre fasce della nostra società.
Questa è una visione che non ci appartiene, che è lontana anni luce da una società moderna e che - ahimè - solo in Italia la sinistra esprime, essendo tutte le sinistre europee su una linea del tutto opposta, che è la linea del Governo britannico di Blair, dei Governi francesi sia di sinistra che di destra e di quanti hanno ritenuto che la pubblica amministrazione sia un bene pubblico in quanto erogatore di servizi e in quanto facilitatore dell'attività economica e non ostacolo di essa.
Quando abbiamo definito il programma, siamo partiti da alcune considerazioni fondamentali, una delle quali voglio ripetere, dal momento che il Presidente Berlusconi ne aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Ogni cittadino tedesco spende in media 3 mila euro l'anno per i servizi che la pubblica amministrazione eroga e ha servizi dalla pubblica amministrazione. Ogni cittadino italiano spende 4.500 euro l'anno per la pubblica amministrazione e di solito ha ostacoli da essa e non servizi. Noi stiamo ribaltando questa situazione e questo provvedimento è la seconda fase di questa rivoluzione in corso che il Governo tutto e il Ministro Brunetta hanno impostato.
Signora Presidente, noi ci ispiriamo ad un principio fondamentale che informa non soltanto questo provvedimento, ma ha informato tutta l'azione di Governo e informerà i prossimi provvedimenti economici, che saranno discussi prima in Senato, ma poi giungeranno all'esame della Camera, e che conterranno una rigorosa azione nella difesa del valore del risparmio degli italiani e della tenuta dei conti pubblici e, insieme, una ampia, vera liberalizzazione dell'economia.
Il principio su cui fondiamo la nostra azione, che non è evidentemente condiviso dalle forze di opposizione che hanno parlato oggi, è che tutto è consentito fuorché ciò che è espressamente vietato dalla norma penale e dalla legge europea, e in questo provvedimento ogni singolo articolo si ispira a questo principio e lo traduce puntualmente in pratica, atto per atto, momento per momento. Non mi addentro nei singoli aspetti del provvedimento perché sia in Commissione sia in Aula abbiamo avuto un dibattito ampio che ha onorato la centralità del Parlamento e che ha visto protagonisti sia la maggioranza sia l'opposizione in una dialettica e in una interazione che avrei voluto anche ritrovare nelle dichiarazioni di voto, ma che purtroppo non ho ritrovato perché, ancora una volta, è prevalso l'istinto e il riflesso statalista, l'istinto e il riflesso burocratico, l'istinto e il riflesso conservatore.
Signora Presidente, sburocratizzare, oltre a costituire una premessa affinché l'attività economica possa rilanciarsi e la creazione di ricchezza sia al centro degli obiettivi del Paese, perché non si può distribuire la ricchezza che non si produce, è anche il primo e principale volano Pag. 100della lotta alla corruzione. Se è vero quanto ci dice la Corte dei conti in ordine alla dimensione della corruzione in Italia, che è stimata in 60 miliardi di euro, questo costo è determinato dal fatto che la costruzione delle leggi, nonostante la profonda azione di riforma che stiamo portando avanti, non è ancora ispirata a quel principio per cui tutto è consentito fuorché ciò che è espressamente vietato. Inoltre, laddove la burocrazia è pesante ed incide pesantemente nell'azione economica dei privati, ebbene lì si situano quelle rocche di Radicofani dove si può passare soltanto pagando il dazio al piccolo Ghino di Tacco di turno, al burocrate del momento, che impedisce altrimenti l'azione, piegando alla sua volontà corruttiva anche la migliore delle disponibilità e delle azioni di sviluppo del Paese.
Quindi, ciò che vogliamo affermare con questo provvedimento è una filosofia e mi appare strano sentir dire, per esempio dalla collega Lanzillotta, che pure questi concetti ha declinato in tante altre occasioni, che il Ministro sarebbe isolato e che il Governo sarebbe isolato. Mi consenta, onorevole Lanzillotta, e mi consentano i colleghi: il Ministro non è affatto isolato né nel Governo né nella maggioranza; il Governo non è affatto isolato nel Paese, anzi, è incitato dall'elettorato, e non solo dal suo elettorato, non solo dal suo blocco sociale, a proseguire lungo questa strada perché questa è la strada che può consentire il riscatto dell'Italia, così come abbiamo promesso nel 2008 quando ci siamo candidati a governare questo Paese e a trasformarlo profondamente dopo decenni di malgoverno e di cattiva amministrazione dovuti al fatto che quando le riforme sono state realizzate dal Governo Berlusconi nella stagione 2001-2006 è bastato un biennio di un Governo la cui legittimazione popolare era debole per smantellarle una per una, riportando l'orologio della storia indietro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ma siccome l'orologio della storia non può essere riportato indietro, il corpo elettorale ha manifestato a questo Governo e a questa maggioranza la forza che dà adesso, in quest'Aula, la possibilità di segnare un altro tassello nel cammino del cambiamento e della trasformazione. Signora Presidente, noi governeremo questo Paese per cinque anni, con la stessa forza e con la stessa determinazione con cui abbiamo governato fino adesso.
Nessuno si illuda di frapporre ostacoli o di paventare Governi emergenziali o tecnici, perché non c'è alcuna difficoltà ed alcuna crisi istituzionale, se non quella dell'abuso dei poteri, laddove i poteri non vengano esercitati correttamente. In questo noi siamo assolutamente determinati e ne abbiamo dato prova durante questa settimana di lavori parlamentari, in cui va dato atto a tutti i colleghi di non aver lasciato per un minuto i loro banchi e di essere caduti, signora Presidente, in un infortunio che è stato dovuto più ad una grave distrazione che ad una nostra mancanza. Mi dispiace dover ritornare in questo momento su quell'episodio, perché lei dalle dichiarazioni di oggi sembra non avere compreso. Mi avvio a concludere.
PRESIDENTE. Sì, onorevole Stracquadanio, la prego di concludere.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Voglio ribadire che tutto quanto è stato detto in ordine alle manchevolezze di questa riforma, se solo fossero vere, ci inciterebbe soltanto ad andare avanti e ad incidere ulteriormente in quella direzione. Infatti, per noi la pubblica amministrazione non è un nemico da combattere, ma un bene pubblico da preservare per metterlo a disposizione della ricchezza della nazione. È per questa ragione che il Popolo della Libertà voterà convintamente questa riforma, segnando un altro punto nel cammino del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ANDREA ORSINI, Relatore. Chiedo di parlare.
Pag. 101PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, devo fare appello alla cortesia dei colleghi solo per pochi secondi, perché alla fine dell'iter di un provvedimento è consuetudine ringraziare le persone che hanno collaborato con noi. Vorrei che questa volta questo ringraziamento non fosse soltanto formale, perché ho il dovere di dire che non soltanto la professionalità e la competenza dei funzionari e del personale che ha lavorato nella Commissione, ma la dedizione, l'amore per il lavoro e per il servizio alle istituzioni che hanno dimostrato, sono un esempio di quel modo in cui la pubblica amministrazione deve funzionare. L'amministrazione e il personale della Camera dei deputati merita veramente la gratitudine di tutti noi. Senza di loro il nostro lavoro non sarebbe possibile, soprattutto su un provvedimento così impegnativo e così complesso (Applausi).
Il secondo ringraziamento va naturalmente al presidente Bruno ed a tutti i colleghi dell'opposizione e della maggioranza. Non a caso dico prima dell'opposizione, per sottolineare la funzione fondamentale che l'opposizione ha nel processo democratico. Il contributo di molti parlamentari dell'opposizione e della maggioranza è stato fondamentale per rendere questo provvedimento migliore. È la testimonianza di come il lavoro democratico possa essere ispirato ad uno spirito costruttivo, ferme restando le distinzioni delle legittime posizioni politiche (Applausi).
PRESIDENTE. Avverto che dopo questo voto sarà esaminata e posta in votazione la questione pregiudiziale di costituzionalità riferita al testo unificato delle proposte di legge in materia di governo delle attività cliniche.
(Coordinamento formale - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3209-bis-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3209-bis-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Migliori, Galletti, Pionati e Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010)» (3209-bis-A/R):
Presenti 518
Votanti 478
Astenuti 40
Maggioranza 240
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 213
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).
Pag. 102Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Farina Coscioni ed altri; Angela Napoli; Livia Turco ed altri; Di Virgilio e Palumbo; Mura ed altri; Minardo ed altri; Di Pietro ed altri; Scandroglio ed altri; Zazzera; De Poli ed altri: Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale (A.C. 278-799-977-ter-1552-1942-2146-2355-2529-2693-2909-A) (ore 19,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Farina Coscioni ed altri; Angela Napoli; Livia Turco ed altri; Di Virgilio e Palumbo; Mura ed altri; Minardo ed altri; Di Pietro ed altri; Scandroglio ed altri; Zazzera; De Poli ed altri: Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale.
Ricordo che nella seduta del 7 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ricordo che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 278-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Lenzi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 278-A ed abbinate), non preannunciata in sede di Conferenza dei presidenti dei gruppi.
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ciascuno degli altri gruppi che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.
DONATA LENZI. Signor Presidente, questa questione pregiudiziale, differentemente da quanto sostenuto ieri e lunedì in alcuni interventi, è nata strada facendo, ossia dall'interlocuzione positiva con le altre Commissioni, in particolare con la I Commissione e con la Commissione bicamerale per le questioni regionali.
Ci siamo, cioè, resi conto che c'erano alcune questioni che alla Commissione di merito erano meno evidenti, forse perché, inevitabilmente, chi si occupa di una materia tende più ad ampliare i propri spazi che a rispettare le competenze delle regioni.
La nostra questione pregiudiziale, quindi, riprende in gran parte il parere della I Commissione. Ricordo a quest'Assemblea che la Commissione per le questioni regionali ha espresso, per due volte, parere contrario. D'altra parte, dal fascicolo degli emendamenti è possibile verificare la presentazione di più emendamenti - di cui uno della Lega - che riconoscono e prevedono una norma cedevole nei confronti della competenza delle regioni.
Non è che non ci sia accordo sulle questioni di principio, cioè sulla necessità di ampliare le competenze dei clinici all'interno della sanità ma, strada facendo, quelle che erano norme di principio sono diventate norme di dettaglio, molto precise e vincolanti per le regioni.
La questione pregiudiziale ci impone una riflessione su come intendiamo il federalismo: se riteniamo che il federalismo sia solo una questione di risorse, se il federalismo fiscale sia sufficiente e se dobbiamo lasciare al Governo centrale, a Roma, il compito di decidere quali servizi debbano essere erogati ai cittadini, come debbano essere erogati e attraverso quale organizzazione. Pag. 103
Con il progetto di legge in discussione, rispondiamo a queste tre domande che la decisione spetta al Parlamento e al Governo. Riteniamo che non esista un federalismo fiscale che non sia accompagnato anche da un'autonomia decisionale nelle singole materie, in particolare da un'autonomia organizzativa.
Lo facciamo nella materia più matura in assoluto, che è quella della sanità; da sempre e da tempo, anche nella testa della gente, è una materia regionale.
Ho sentito nella discussione in Commissione e in Aula una critica pesante alle regioni, al solito, secondo un tratto distintivo di questo Governo, facendo di ogni erba un fascio: regioni che si comportato bene e regioni che si comportano male, tutte ugualmente condannate nello stesso uniforme giudizio.
Ma chiedo a chi ha posto queste osservazioni: se vi è così poca fiducia nelle regioni, perché siete per il federalismo? Se ne pensate così male, di conseguenza, dite nettamente che su questa delega si torna al livello centrale, al governo da parte di un Ministero.
Non a caso il Ministro Fazio, in una recente trasmissione televisiva, ha rivendicato a sé le competenze in materia di sanità. Ma questo non è un problema dal lato di questa opposizione, ma è un problema all'interno della maggioranza, perché si sfidano due diversi modelli di organizzazione dello Stato.
Noi rimaniamo convinti che l'autonomia sia assunzione di responsabilità; riteniamo che, di fronte a quell'assunzione di responsabilità, il corpo elettorale sia perfettamente in grado di esprimere il proprio giudizio - lo ha fatto, peraltro, recentemente alle elezioni regionali - e che questo sia il primo passo verso un'attuazione reale del federalismo.
Ci siamo limitati, ricordavo, a riprendere i punti del parere espresso all'unanimità dalla I Commissione, che indicano con chiarezza su quali articoli si è invasa una competenza relativa a una materia concorrente, che il Titolo V, vi ricordo, ha titolato «tutela della salute»; quindi, è ancora più ampia che non la stretta organizzazione dei servizi sanitari.
Lo abbiamo fatto sapendo bene che in materia concorrente a noi spetta delimitare i principi e nella convinzione che il Titolo V implichi una ripresa in mano del decreto legislativo n. 502 del 1992, ma per andare su una strada di maggior federalismo, e non di minore federalismo.
Siamo convinti e sappiamo che anche i provvedimenti, che quest'Assemblea affronta, che riguardano il tema della sanità, non ultimo il Patto della salute, sono appunto l'esito di un patto, cioè un incontro ed un rapporto tra diversi livelli di governo, che ha nella Conferenza Stato-regioni il suo punto centrale.
Sono tutte questioni importanti, che si intrecciano con la riforma istituzionale e con il ruolo futuro che daremo al Senato delle regioni, se riusciremo ad andare avanti sulla strada delle riforme. Questo provvedimento, per come è impostato, a noi sembra un passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il provvedimento sul quale i colleghi del Partito Democratico hanno presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità si pone l'obiettivo di ridefinire alcune delle norme vigenti in materia di governance delle aziende del Servizio sanitario nazionale, con l'ambizione esplicita di migliorare la qualità della sanità pubblica, valorizzando le professionalità e la funzionalità delle aziende attraverso un potenziamento del ruolo degli organi collegiali nelle scelte strategiche e gestionali delle medesime aziende sanitarie.
Prima di entrare nel merito della discussione sulla pregiudiziale di costituzionalità, voglio brevemente sottolineare alcune delle ragioni per le quali, come gruppo dell'Italia dei Valori, valutiamo criticamente la proposta di legge che l'Assemblea ha iniziato ad esaminare.
È certamente innegabile l'esigenza di dover migliorare la qualità e l'efficienza Pag. 104delle attività cliniche aziendali e, soprattutto, la trasparenza nei sistemi di selezione, di valutazione e di nomina della stessa dirigenza sanitaria. Questo è infatti un ambito estremamente delicato, che, per come è attualmente normato, non solo non ha impedito, ma ha autorizzato e incentivato la politica ad invadere pesantemente la sfera della sanità pubblica, con i risultati che sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. Non possiamo, quindi, non rilevare che il provvedimento al nostro esame poteva e doveva essere in questo senso ben più ambizioso nelle sue finalità.
Questa era infatti una buona opportunità per approvare un provvedimento che, su un tema di tale importanza, fosse ben più coraggioso nell'obiettivo di aumentare il buon governo del nostro sistema sanitario, soprattutto al fine di allentare maggiormente la morsa infernale della politica (o meglio, dei partiti) sulle nomine della dirigenza nelle aziende sanitarie pubbliche, a cominciare chiaramente dalle modalità di nomina dei direttori generali: una nomina che continua ad essere a totale discrezione partitica.
Il direttore generale, infatti, continuerà a rispondere non al bene dei cittadini e ai cittadini stessi, ma alla parte politica che lo avrà nominato; e anche laddove si interviene nella legge in esame, modificando i criteri di nomina dei vari primari e «primarietti», le soluzioni proposte, seppure vadano nella giusta direzione, sono talmente blande da modificare ben poco della situazione attuale. Insomma, siamo davvero di fronte ad un'occasione mancata, se si voleva davvero far fare un passo indietro alla politica nella gestione delle aziende sanitarie e nelle nomine della sua dirigenza.
Passo quindi al merito della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dai colleghi, per la quale noi riteniamo che i rilievi sollevati siano condivisibili. Il provvedimento in discussione, infatti, contiene diverse norme che vanno ad incidere e a ledere, con tutta evidenza, le autonomie regionali.
Vorrei peraltro ricordare che il testo arriva in Aula con un parere contrario, espresso in ben due diverse occasioni, l'11 novembre 2009 e più recentemente il 6 maggio scorso, da parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali, dove veniva tra l'altro sottolineato il contrasto con il Titolo V della Costituzione di alcune delle norme in ordine ai compiti di programmazione, indirizzo e regolamentazione ascrivibili alle competenze regionali. Il rischio più che concreto, dunque, è che alcune delle disposizioni introdotte dalla proposta di legge che stiamo esaminando portino le regioni a ricorrere alla Corte costituzionale, in quanto in contrasto o comunque invadenti le competenze regionali in materia sanitaria.
Nel corso del lavoro svolto in sede referente dalla Commissione affari sociali, in effetti, il testo, rispetto ad una prima base adottata dalla Commissione medesima, aveva subito modifiche di carattere sostanziale, che ne avevano anche complessivamente migliorato il senso; ed era, per questo, diventato maggiormente, anche se non completamente, rispettoso delle autonomie locali e della loro potestà legislativa.
Preso atto di ciò, tuttavia, non possiamo non rilevare che rimangono ancora parecchie criticità in tale direzione; e tali sono sostanzialmente le ragioni per cui il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore della pregiudiziale di costituzionalità presentata dai colleghi del Partito democratico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, si tratta di un provvedimento atteso da molto tempo: atteso in ordine alle problematiche che tutti conosciamo, legate al mondo della sanità, che hanno come oggetto la qualità di vita dei pazienti; hanno come oggetto però anche tutto quel criterio di retta, o di scorretta amministrazione che crea a livello dei bilanci regionali i deficit ben conosciuti, che oscillano in molte regioni su cifre veramente indegne di una civiltà che voglia davvero essere rispettosa della dignità della persona. Pag. 105
In questo senso, però, noi riteniamo che il Parlamento abbia il diritto di legiferare in materia di governo delle attività cliniche, proprio per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale, per stabilire quei criteri generali e svolgere un ruolo guida nella tutela del diritto alla salute così come è previsto dall'articolo 32 della nostra Costituzione. Sappiamo bene che le regioni hanno una loro precisa autonomia, hanno il loro modello organizzativo e gestionale; però ci rendiamo conto di quanto sia importante esercitare un'azione di armonizzazione dei diversi sistemi, come di fatto emerge quando analizziamo i risultati delle regioni in ordine a qualità di assistenza, a qualità di prestazione, a condizioni di bilancio e di deficit, in ordine anche agli errori sanitari che vengono commessi, e che hanno alle loro spalle un cattivo governo delle attività cliniche.
È vero, come si dice nel documento presentato dai colleghi del PD, che il Titolo V della nostra Costituzione ha creato una diversità di responsabilità e che non sempre questa diversità di responsabilità tra le regioni e a livello nazionale è nota.
Però sappiamo anche che, in base alle sentenze qui citate della Corte costituzionale (la n. 336 del 2005, la n. 50 del 2007 e la n. 237 del 2009), pur costituendo la nozione di principio fondamentale un discrimine nelle materie di competenza legislativa concorrente tra attribuzioni statali e attribuzioni regionali, essa non ha e non può avere carattere di rigidità e di universalità, perché le materie hanno diversi livelli di definizione che possono mutare nel tempo. Ed è proprio in questo livello, in questa sorta di zona grigia, in questo ambito di ambiguità in cui non sono chiare le responsabilità degli uni e degli altri che riteniamo che il Parlamento non possa abdicare alle proprie responsabilità, anche e soprattutto in merito a due punti che vengono segnalati in questa pregiudiziale e che sono di un'importanza particolarmente rilevante che mi permetto di portare all'attenzione di tutti i colleghi.
Il primo punto, come è stato ricordato ripetutamente, è quello che riguarda le nomine dei direttori generali e dei primari. Noi oscilliamo tra una sorta di spoil system per cui ad ogni cambio di Governo quelli che c'erano vengono mandati a casa e una sorta invece di cooptazione tutt'altro che virtuosa, che in molti casi presenta un aspetto più clientelare che non di riconoscimento del merito e della competenza. Riteniamo che su questo punto si possa e si debba intervenire con grande chiarezza e con grande fermezza. Vogliamo che tutta la sanità, tutto il sistema sanitario nazionale, alla molteplicità dei suoi livelli, venga governato da gente competente, da gente la cui competenza è clinica, organizzativa, economica, da gente la cui competenza è dimostrata da titoli di studio, da competenze maturate sul campo ed anche da esperienze che ci permettano di garantire al cittadino il fatto che, ovunque si trovi (in Sicilia, Calabria, Lombardia, Veneto, Lazio o Puglia), possa avere una qualità degna di questo nome.
Il secondo punto è quello che richiama l'articolo 9 riguardante l'attività libero-professionale del medico. È vero che nel testo e nei testi proposti vi è una sorta di barocchismo dei modelli che vengono invocati ed è anche vero che non su tutti questi modelli siamo d'accordo; ma una cosa è certa, ossia che bisogna dire un «no» chiaro e fermo ad una attività libero-professionale che risponda all'interesse del medico e che sottovaluti il primo e fondamentale diritto del paziente, quello alla scelta personale del medico da cui vuole essere curato e la garanzia di poter avere la continuità delle cure.
Sono problemi molto grossi che riguardano la gestione complessiva del sistema e la gestione singolare, cioè il diritto singolare del paziente a scegliere: sono due motivi sufficienti perché a livello parlamentare si intervenga su questo testo unificato di proposte di legge, si modifichino le storture che nel tempo si sono introdotte e si dia una risposta positiva e propositiva. Questo nulla ha a che vedere poi con molti articoli del testo unificato delle proposte di legge su cui anche noi non siamo d'accordo e recriminiamo il fatto che il Governo non abbia accolto Pag. 106molte delle nostre proposte che tendevano ad essere assolutamente migliorative del testo: ma riguardo a tale aspetto vi sarà la nostra battaglia nell'ambito del dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, la XII Commissione ha per due volte chiesto il parere alla Commissione per le questioni regionali che mi pregio di presiedere: per due volte all'unanimità abbiamo espresso un parere contrario.
Il testo in esame individua alcuni principi fondamentali in materia di tutela della salute e delle professioni oggetto di legislazione concorrente tra Stato e regioni e disciplina profili di natura previdenziale riconducibili alla potestà legislativa esclusiva statale.
La Corte costituzionale ha stabilito che non è sufficiente l'autoqualificazione da parte di una legge circa il carattere di principio fondamentale delle norme in essa recate, ma al contrario devono sussistere parametri sostanziali che escludano la lesione o l'interferenza con le prerogative regionali.
È altrettanto evidente che il provvedimento in esame enuncia specifiche prescrizioni alle regioni in ordine a compiti di programmazione, indirizzo e regolamentazione e, soprattutto, interviene su profili che la disciplina attribuisce e ascrive alla completa competenza regionale in settori diversi, nell'ambito dei quali le regioni hanno già approvato leggi che regolano la materia: sappiamo benissimo, infatti, che per quanto riguarda il governo clinico molte regioni hanno già provveduto.
È dunque evidente che il provvedimento in esame interferisce sulle prerogative regionali. Il problema e il dovere che abbiamo è quindi considerare la possibilità, per la legislazione statale, di continuare a intervenire nelle materie di competenza regionale con normative caratterizzate dalla cosiddetta clausola di cedevolezza, appunto oggetto dell'emendamento proposto dalla Lega Nord Padania e sostenuto dalla maggioranza.
Molti dei pareri espressi da parte delle Commissioni, toccate in qualche modo dal provvedimento in esame, contengono la richiesta di tale prescrizione.
Il nuovo testo costituzionale utilizza espressamente il riferimento al regime tecnico della riserva, ma solo per definire la competenza statale; dalla stessa Costituzione è riservata poi allo Stato la determinazione dei principi fondamentali, mentre si afferma la spettanza alla competenza regionale di ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.
Nel nuovo assetto delle competenze pertanto l'ambito materiale della competenza regionale concorrente è enormemente aumentato, sia a causa della presenza di materie trasversali statali, sia per l'ampliamento degli ambiti materiali di competenza regionale. A differenza del passato, il pericolo del mancato adeguamento non attiene solo alla potestà concorrente, ovvero alla legislazione di principio, ma riguarda anche tutte le materie di carattere trasversale di competenza esclusiva statale.
I termini del problema, su questo particolare aspetto, sono paradossalmente rovesciati rispetto al quadro precedente alla modifica del 2001 relativa al Titolo V della Costituzione. Le norme prodotte dallo Stato nell'ambito delle materie trasversali della competenza esclusiva non sempre si configurano come norme di principio cui applicare l'articolo 10 della legge n. 62 del 1953, così come chiarito nell'applicazione giurisprudenziale della Corte costituzionale.
Si tratta, come in questo caso, sia di norme di principio che di dettaglio le quali, dato il carattere trasversale, interessano sia la competenza concorrente sia quella primaria regionale, che legittima la prassi delle normative statali cedevoli.
Pertanto - e concludo - la disciplina del provvedimento che ci apprestiamo a votare, dopo aver superato le questioni pregiudiziali, riveste carattere accessorio e cedevole (come sancito dall'emendamento Pag. 107proposto dalla Lega Nord Padania), disciplinando la materia nei soli casi in cui le regioni non hanno emanato apposite leggi.
Onorevoli colleghi, a me spetta il compito di convincere i componenti del gruppo della Lega Nord Padania della bontà di questa posizione: molti di loro hanno infatti sollecitato l'intervento della Commissione parlamentare per le questioni regionali e tale intervento è stato condotto legittimamente, anche con il concorso di tutte le forze presenti all'interno della Commissione bicamerale.
Il dato politico - che diventerà poi un dato oggettivo nel momento in cui il provvedimento sarà esaminato dal Parlamento e dunque emendato - consiste nel fatto che, a fronte dell'approvazione della clausola di cedevolezza (ovvero dell'emendamento proposto dalla Lega Nord che sarà votato da tutta la maggioranza), cadono le motivazioni e i presupposti per la questione pregiudiziale che in questo momento stiamo esaminando.
Pertanto, per coerenza e anche per continuità di azione, chiedo ai colleghi di ritirare tale questione pregiudiziale, in quanto, in subordine, la Lega Nord ovviamente sarà costretta a esprimere voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stracquadanio (Commenti). Perché mai questo disordine? Onorevole Stracquadanio prego, ne ha facoltà e ha tutta la mia solidarietà.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. La ringrazio, signor Presidente, temono che mi trattenga troppo a lungo, invece sarò molto breve. La questione attiene ad un aspetto fondamentale. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi di chi ha presentato ed illustrato la questione pregiudiziale di costituzionalità in esame e, in particolare, quello della collega Lenzi, la quale ha detto di avere costruito l'intero testo della questione pregiudiziale sulla base dei rilievi espressi all'unanimità dalla I Commissione.
Poiché faccio parte di tale Commissione, condivido il fatto che quei rilievi fossero stati espressi all'unanimità, tuttavia, vorrei ricordare alla collega Lenzi e agli altri colleghi intervenuti quanto segue. Dopo quella deliberazione, sono accaduti fatti che hanno significativamente determinato un cambiamento tale da non giustificare la presentazione della questione pregiudiziale. Infatti, proprio il relatore del provvedimento presso la Commissione di merito (la XII Commissione) ha predisposto un nuovo testo - quello che oggi è al nostro esame -, che ha recepito tutte le condizioni e le osservazioni apposte ai pareri delle Commissioni consultive e che è stato ulteriormente migliorato attraverso l'approvazione di emendamenti in sede referente.
In particolare, il testo alla nostra attenzione rispetta pienamente i principi della legislazione concorrente, perché fa sì che saranno le regioni, nel rispetto dei principi e delle linee guida contenuti nel testo unificato, ad intervenire con una propria autonoma normativa per disciplinare l'attività libero-professionale dei dirigenti medici e sanitari del Servizio sanitario nazionale (ad esempio, decidendo se consolidare nel sistema la libera attività intramuraria e prevedere controlli relativamente al volume delle prestazioni erogate dai medici pubblici nell'orario di lavoro) e quelle eseguite in libera professione, monitorando contemporaneamente l'andamento delle liste d'attesa e prevedendo le relative sanzioni per chi viola la legge.
Dunque, se l'intento della questione pregiudiziale era di salvaguardare le prerogative legislative che la Costituzione riserva alle regioni, ma che riserva anche, attraverso il meccanismo della legislazione concorrente, alla potestà dello Stato, ebbene, il provvedimento al nostro esame rispetta pienamente, in ogni singolo aspetto, questi principi. Infatti, nell'iter di approvazione siamo passati attraverso un testo iniziale, sul quale avevano insistito le osservazioni, in particolar modo, della I Commissione e sul quale la maggioranza parlamentare aveva pienamente convenuto Pag. 108che si trattava di un testo con norme di dettaglio che non poteva essere accolto come tale.
Pertanto, essendo cambiato il testo, come ha fatto il collega della Lega invitiamo i gruppi che hanno presentato la questione pregiudiziale a ritirarla, perché i motivi per cui l'hanno presentata sono inconsistenti; nel caso in cui non vogliano aderire a questo nostro invito, voteremo per la sua reiezione. Pertanto, il nostro voto è contrario alla questione pregiudiziale di costituzionalità in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Lenzi ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lanzillotta, presidente Lupi... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 281
(La Camera respinge - Vedi votazionia
).
Il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge atto Camera n. 278-A ed abbinate, nonché degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno, avrà luogo nella seduta di domani.
Cessazione dal mandato parlamentare della deputata Elisabetta Gardini.
PRESIDENTE. Comunico che in data 9 giugno 2010 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Elisabetta Gardini: «Egregio Presidente, ho appreso dal verbale della seduta del 1o giugno 2010 che sono stata proclamata deputato al Parlamento italiano in sostituzione dell'onorevole Marino Zorzato. Tuttavia, in relazione alla mia volontà di optare per la carica di parlamentare europeo che attualmente ricopro e in considerazione del fatto che il mandato di eurodeputato è incompatibile con quella di deputato nazionale, le presento le mie dimissioni. Le porgo i miei più cordiali saluti. Firmato: Elisabetta Gardini».
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Gardini dal mandato parlamentare.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, 9 giugno 2010, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Senatore Vittoria Franco ed altri; Senatore Asciutti ed altri: «Nuove norme in materia di difficoltà specifiche d'apprendimento» (2459) (Approvata dalla 7a Commissione permanente, Istruzione, del Senato della Repubblica), con modificazioni e con il seguente nuovo titolo: «Nuove norme in materia di disturbi specifici d'apprendimento in ambito scolastico» (2459), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge: Anna Teresa Formisano e Nunzio Francesco Testa: «Disposizioni in materia di difficoltà evolutive specifiche di apprendimento» (479); Ghizzoni ed altri: «Norme in materia di disturbi specifici di apprendimento» (994); Angela Napoli: «Norme in materia di difficoltà specifiche di apprendimento» (1001), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.
Sull'ordine dei lavori (ore 20,10).
GIORGIO MERLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO MERLO. Signor Presidente, desidero ricordare al Governo di farsi carico di una situazione molto grave che sta colpendo centinaia di piccole testate locali e che grazie al mancato intervento del Governo rischia di mettere in crisi un pezzo importante dell'editoria locale del nostro Paese: mi riferisco alle tariffe postali agevolate. Malgrado le risoluzioni approvate nelle Commissioni di merito, malgrado i molti ordini del giorno approvati e malgrado l'impegno del sottosegretario Letta nel fare un tavolo bilaterale, oggi prendiamo amaramente atto che nulla ha avuto un seguito e che, soprattutto, molte testate locali, settimanali e bisettimanali, di area cattolica e di area laica, rischiano di chiudere per l'iniziativa del Governo di bloccare una qualunque agevolazione sulle tariffe postali.
Credo che di fronte ad una situazione grave, che significa meno occupazione e chiusura di testate locali e che significa soprattutto riduzione del pluralismo, il Governo debba intervenire subito. Mi rivolgo, in particolare, al sottosegretario Bonaiuti, che ha la delega per l'editoria e che si è impegnato ad intervenire immediatamente, ma dopo due mesi e mezzo dall'essersi assunto questo impegno, tutto è caduto nel silenzio. Senza un intervento immediato del Governo qualcuno si assumerà la responsabilità di avere chiuso centinaia di testate locali, di aver messo sulla piazza decine e decine di giornalisti professionisti e di pubblicisti, ma soprattutto di aver dato un ulteriore colpo al pluralismo editoriale nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 10 giugno 2010, alle 9:
1. - Informativa urgente del Governo sull'uccisione in Turchia del vescovo monsignor Luigi Padovese, Vicario apostolico in Anatolia.
2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
FARINA COSCIONI ed altri; ANGELA NAPOLI; LIVIA TURCO ed altri; DI VIRGILIO e PALUMBO; MURA ed altri; MINARDO ed altri; DI PIETRO ed altri; SCANDROGLIO ed altri; ZAZZERA; DE POLI ed altri: Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale. (C. 278-799-977-ter-1552-1942-2146-2355-2529-2693-2909-A).
- Relatore: Di Virgilio.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375, Lulli ed altri n. 1-00377, Borghesi ed altri n. 1-00378, Misiti ed altri n. 1-00380 e Vietti ed altri n. 1-00382 concernenti il rafforzamento del contrasto all'evasione contributiva e fiscale, con particolare riferimento al settore del commercio ambulante.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Boniver ed altri n. 1-00338, Mecacci ed altri n. 1-00344, Evangelisti ed altri n. 1-00376, Misiti ed altri n. 1-00379, Tempestini ed altri n. 1-00381 e Vietti ed altri n. 1-00383 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani a Cuba, con particolare riferimento ai dissidenti politici e ai detenuti per reati di opinione.
(al termine delle votazioni)
5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 20,15.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 3209-bis-A/R-Mant.articolo7-quinq. | 529 | 527 | 2 | 264 | 272 | 255 | 46 | Appr. |
2 | Nom. | em. 8.1 | 529 | 529 | 265 | 255 | 274 | 46 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 8.2, 8.3 | 530 | 489 | 41 | 245 | 214 | 275 | 46 | Resp. |
4 | Nom. | articolo 8 | 529 | 509 | 20 | 255 | 509 | 46 | Appr. | |
5 | Nom. | articolo 8-bis | 532 | 532 | 267 | 532 | 46 | Appr. | ||
6 | Nom. | em. 9.1 | 532 | 532 | 267 | 257 | 275 | 47 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 9.2, 9.3 | 529 | 528 | 1 | 265 | 256 | 272 | 46 | Resp. |
8 | Nom. | articolo 9 | 527 | 272 | 255 | 137 | 272 | 46 | Appr. | |
9 | Nom. | articolo 9-bis | 523 | 521 | 2 | 261 | 521 | 46 | Appr. | |
10 | Nom. | articolo agg. 9-bis.02 rif. | 525 | 525 | 263 | 525 | 46 | Appr. | ||
11 | Nom. | articolo agg. 9-bis.03, 9-bis.04 | 527 | 527 | 264 | 258 | 269 | 46 | Resp. | |
12 | Nom. | em. 10.1, 10.2 | 525 | 524 | 1 | 263 | 254 | 270 | 45 | Resp. |
13 | Nom. | em. 10.3, 10.4 | 524 | 523 | 1 | 262 | 254 | 269 | 45 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 10.5, 10.6 | 527 | 522 | 5 | 262 | 252 | 270 | 45 | Resp. |
15 | Nom. | em. 10.7, 10.8 | 527 | 526 | 1 | 264 | 256 | 270 | 45 | Resp. |
16 | Nom. | articolo 10 | 523 | 277 | 246 | 139 | 276 | 1 | 45 | Appr. |
17 | Nom. | articolo 11 | 519 | 506 | 13 | 254 | 506 | 46 | Appr. | |
18 | Nom. | em. 12.1 | 517 | 517 | 259 | 254 | 263 | 46 | Resp. | |
19 | Nom. | articolo 12 | 516 | 516 | 259 | 515 | 1 | 46 | Appr. | |
20 | Nom. | articolo 12-bis | 514 | 514 | 258 | 514 | 46 | Appr. | ||
21 | Nom. | articolo 13 | 516 | 516 | 259 | 516 | 46 | Appr. | ||
22 | Nom. | articolo 15 | 514 | 514 | 258 | 514 | 46 | Appr. | ||
23 | Nom. | articolo 16 | 508 | 508 | 255 | 508 | 46 | Appr. | ||
24 | Nom. | em. 18.200 | 513 | 513 | 257 | 513 | 46 | Appr. | ||
25 | Nom. | articolo 18 | 496 | 495 | 1 | 248 | 492 | 3 | 47 | Appr. |
26 | Nom. | em. 10-bis.200 | 489 | 489 | 245 | 489 | 56 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articolo 19 | 484 | 484 | 243 | 484 | 56 | Appr. | ||
28 | Nom. | Mantenimento articolo 19-bis | 498 | 495 | 3 | 248 | 1 | 494 | 56 | Resp. |
29 | Nom. | articolo 20-bis | 500 | 499 | 1 | 250 | 497 | 2 | 56 | Appr. |
30 | Nom. | em. 20-ter.1 | 503 | 503 | 252 | 245 | 258 | 56 | Resp. | |
31 | Nom. | em. 20-ter.200 | 505 | 505 | 253 | 259 | 246 | 56 | Appr. | |
32 | Nom. | articolo 20-ter | 508 | 508 | 255 | 260 | 248 | 56 | Appr. | |
33 | Nom. | articolo 20-quater | 505 | 505 | 253 | 505 | 56 | Appr. | ||
34 | Nom. | articolo agg. 20-quater.01 | 505 | 505 | 253 | 251 | 254 | 56 | Resp. | |
35 | Nom. | articolo agg. 20-quater.02 | 512 | 512 | 257 | 253 | 259 | 56 | Resp. | |
36 | Nom. | articolo agg. 20-quater.03 | 511 | 511 | 256 | 252 | 259 | 56 | Resp. | |
37 | Nom. | articolo agg. 20-quater.04 | 511 | 511 | 256 | 253 | 258 | 56 | Resp. | |
38 | Nom. | articolo agg. 20-quater.05 | 515 | 515 | 258 | 255 | 260 | 56 | Resp. | |
39 | Nom. | articolo agg. 20-quater.06 | 518 | 518 | 260 | 257 | 261 | 53 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | articoloagg. 20-quater.07,20-quater.08 | 518 | 518 | 260 | 256 | 262 | 53 | Resp. | |
41 | Nom. | articolo agg. 20-quater.09 | 518 | 518 | 260 | 255 | 263 | 53 | Resp. | |
42 | Nom. | articolo agg. 20-quater.010 | 520 | 520 | 261 | 258 | 262 | 53 | Resp. | |
43 | Nom. | articoloagg.20-quater.011,quater.012 | 519 | 519 | 260 | 255 | 264 | 50 | Resp. | |
44 | Nom. | articolo 21 | 522 | 522 | 262 | 520 | 2 | 45 | Appr. | |
45 | Nom. | em. 22-bis. 1 | 529 | 529 | 265 | 259 | 270 | 44 | Resp. | |
46 | Nom. | articolo 22-bis | 531 | 316 | 215 | 159 | 315 | 1 | 44 | Appr. |
47 | Nom. | mantenimento articolo 23 | 529 | 529 | 265 | 270 | 259 | 43 | Appr. | |
48 | Nom. | em. 24.1 | 524 | 524 | 263 | 523 | 1 | 44 | Appr. | |
49 | Nom. | em. 24.2 | 526 | 526 | 264 | 258 | 268 | 44 | Resp. | |
50 | Nom. | articolo 24 | 523 | 523 | 262 | 523 | 44 | Appr. | ||
51 | Nom. | articolo 24-bis | 522 | 522 | 262 | 522 | 44 | Appr. | ||
52 | Nom. | articolo 26 | 523 | 523 | 262 | 523 | 44 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | articolo 28 | 507 | 275 | 232 | 138 | 272 | 3 | 41 | Appr. |
54 | Nom. | em. 29.1 | 525 | 523 | 2 | 262 | 523 | 39 | Appr. | |
55 | Nom. | em. 29.2, 29.3, 29.4 | 526 | 526 | 264 | 255 | 271 | 39 | Resp. | |
56 | Nom. | em. 29.5 | 527 | 527 | 264 | 257 | 270 | 39 | Resp. | |
57 | Nom. | em. 29.7 | 529 | 529 | 265 | 260 | 269 | 39 | Resp. | |
58 | Nom. | em. 29.9 | 528 | 528 | 265 | 255 | 273 | 40 | Resp. | |
59 | Nom. | articolo 29 | 527 | 280 | 247 | 141 | 280 | 40 | Appr. | |
60 | Nom. | em. 30.1 | 530 | 529 | 1 | 265 | 258 | 271 | 39 | Resp. |
61 | Nom. | em. 30.2 | 528 | 528 | 265 | 259 | 269 | 39 | Resp. | |
62 | Nom. | em. 30.3 | 531 | 528 | 3 | 265 | 528 | 39 | Appr. | |
63 | Nom. | em. 30.4 | 533 | 298 | 235 | 150 | 28 | 270 | 39 | Resp. |
64 | Nom. | em. 30.6 | 527 | 299 | 228 | 150 | 29 | 270 | 39 | Resp. |
65 | Nom. | em. 30.7, 30.8 | 521 | 519 | 2 | 260 | 249 | 270 | 39 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 73) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | em. 30.201 | 522 | 277 | 245 | 139 | 277 | 39 | Appr. | |
67 | Nom. | articolo 30 | 521 | 515 | 6 | 258 | 300 | 215 | 39 | Appr. |
68 | Nom. | articolo 30-bis | 521 | 520 | 1 | 261 | 519 | 1 | 39 | Appr. |
69 | Nom. | odg 9/3209/15 | 511 | 511 | 256 | 250 | 261 | 40 | Resp. | |
70 | Nom. | odg 9/3209/16 | 510 | 510 | 256 | 248 | 262 | 40 | Resp. | |
71 | Nom. | odg 9/3209/17 | 514 | 514 | 258 | 252 | 262 | 40 | Resp. | |
72 | Nom. | Ddl 3209-bis-A/R - voto finale | 518 | 478 | 40 | 240 | 265 | 213 | 37 | Appr. |
73 | Nom. | TU pdl 278 e ab quest.preg.cost. 1 | 499 | 498 | 1 | 250 | 217 | 281 | 37 | Resp. |