XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 348 di martedì 6 luglio 2010
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
La seduta comincia alle 12,05.
SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o luglio 2010.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonciani, Brancher, Brugger, Casini, Cirielli, Donadi, Leo, Lo Monte, Lombardo, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Nucara, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 12,06).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
(Problematiche concernenti la disciplina delle operazioni di raccolta di firme per la presentazione delle liste per le elezioni regionali - n. 2-00629)
PRESIDENTE. L'onorevole Beltrandi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00629, riguardante problematiche concernenti la disciplina delle operazioni di raccolta di firme per la presentazione delle liste per le elezioni regionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, in occasione delle ultime elezioni regionali, per una serie di comportamenti omissivi di istituzioni, ma anche della RAI TV, di comuni, province e regioni, si è avuta una lesione, per alcune liste minori, fra cui quella dei radicali, del diritto a presentare le candidature. Va detto anche che questo è avvenuto in palese violazione della legge n. 165 del 2004.
Quanto si è verificato è estremamente grave anche perché tutti i passi sono stati compiuti per cercare di mutare da parte nostra i comportamenti omissivi che sono stati denunciati nell'interpellanza, ma non si è avuta alcuna risposta né da parte dei ministri interessati né da parte degli enti.
Chiediamo in definitiva di sapere se il Governo sia a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti intenda intraprendere non più per garantire un diritto che è stato negato, visto che le elezioni regionali si sono già tenute mesi fa, ma per impedire quantomeno che in occasione delle prossime consultazioni elettorali questa situazione abbia a ripetersi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi preme innanzitutto ricordare che in materia elettorale regionale la competenza legislativa è delle regioni: infatti, l'articolo 122 della Costituzione, modificato dalla legge costituzionale n. 1 del 1999, prevede che il sistema di elezione e i casi d'ineleggibilità e d'incompatibilità del presidente e degli altri componenti della giunta regionale, nonché dei consiglieri regionali, sono disciplinati con legge della regione nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalla legge 2 luglio 2004, n. 165.
Il Ministro dell'interno, in vista dell'appuntamento elettorale regionale del 2010, con lettera ai presidenti delle regioni del 14 dicembre 2009, dopo aver assicurato la piena disponibilità dell'amministrazione dell'interno a prestare ausilio agli organi e agli uffici regionali per l'organizzazione delle consultazioni, ha ribadito che, nell'assoluto rispetto dell'autonomia regionale costituzionalmente garantita, non risulta possibile allo Stato dettare criteri interpretativi delle leggi regionali.
Pertanto, le direttive di attuazione delle eventuali nuove disposizioni regionali, cui consegue la gestione tecnico-organizzativa del procedimento elettorale, non possono che essere emanate e diffuse, secondo le forme e le modalità ritenute più opportune, direttamente dalle amministrazioni regionali, come peraltro già avvenuto in occasione delle elezioni del 2005 nelle regioni legiferanti.
Il Ministero dell'interno ha, invece, provveduto a curare la serie completa d'istruzioni, pubblicazioni e circolari sulla base della normativa nazionale cedevole, che trova applicazione in assenza di apposita legge regionale. Nel mese di febbraio 2010, è stata richiamata l'attenzione dei sindaci, dei presidenti di provincia, dei segretari comunali e provinciali affinché fossero posti in essere tutti gli accorgimenti utili ad assicurare la regolarità, la trasparenza e l'efficienza delle operazioni correlate alla raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione delle candidature, anche con riferimento alla autenticazione delle sottoscrizioni stesse da parte dei funzionari a ciò abilitati per legge.
Sono state poi illustrate la ratio e l'applicazione dell'articolo 1, comma 4, della legge 23 febbraio 1995, n. 43, fornendo alcune indicazioni operative e raccomandandone la puntuale attuazione.
Tale norma prescrive, anche al fine di favorire la sottoscrizione delle liste dei candidati alle elezioni regionali, che nei venti giorni precedenti il termine di presentazione delle liste stesse (e, cioè, nella trascorsa tornata elettorale, a decorrere da sabato 6 febbraio sino a giovedì 25 aprile 2010) gli uffici dei comuni interessati alle consultazioni elettorali rimangano aperti non meno di dieci ore giornaliere dal lunedì al venerdì e otto ore il sabato e la domenica, svolgendo tale funzione anche in proprietà comunali diverse dalla residenza municipale. Le ore di apertura sono ridotte della metà nei comuni con meno di 3 mila abitanti. Gli orari vengono pubblicizzati mediante loro esposizione chiaramente visibile anche nelle ore di chiusura degli uffici.
Sono, inoltre, stati forniti chiarimenti sui poteri di autenticazione dei pubblici ufficiali raccomandando, in particolare, che, nell'espletamento delle suddette funzioni, tutti i pubblici ufficiali autenticanti adottassero ogni misura organizzativa idonea ad assicurare pienamente la più assoluta parità di trattamento nei confronti di tutte le forze politiche.
In proposito, i prefetti hanno sensibilizzato i sindaci perché fosse assicurata in massimo grado la possibilità di usufruire di un efficiente servizio di autenticazione delle sottoscrizioni, vigilando sulla relativa attuazione. Non risulta che i comuni italiani si siano sottratti all'osservanza delle citate disposizioni.
Per quanto concerne l'impegno del servizio radiotelevisivo pubblico, la RAI ha predisposto e mandato in onda i necessari Pag. 3spot informativi sulle modalità di raccolta delle firme e di presentazione delle liste e delle candidature.
Quanto all'atto del Consiglio d'Europa adottato nella sessione del 13 maggio 2004 dal Comitato dei ministri degli esteri, evidenzio che esso, in modo non vincolante per il legislatore, ha l'obiettivo di promuovere l'armonizzazione delle norme che regolano le elezioni e, al tempo stesso, di essere uno strumento di riferimento per la loro valutazione; tutto ciò non ha alcun effetto giuridico diretto o cogente nell'ambito dei Paesi che aderiscono al Consiglio d'Europa.
Pertanto, la possibilità di esercitare competenza legislativa regionale in materia elettorale non può ritenersi limitata nel tempo (appunto fino a un anno prima delle elezioni), né tanto meno l'eventuale intervento entro tale termine del legislatore regionale o statale nella materia elettorale può considerarsi una violazione delle norme della Costituzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Beltrandi ha facoltà di replicare.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ringrazio naturalmente il rappresentante del Governo, ma mi dichiaro assolutamente insoddisfatto. La ragione è che io ho preso ben nota delle indicazioni che il Ministro dell'interno ha fornito e anche delle diverse competenze legislative in materia. Resta però il fatto che, contrariamente a quanto ha asserito il sottosegretario, in realtà le disposizioni sono state violate ripetutamente. Lo abbiamo denunciato in tutte le sedi possibili e immaginabili e nessuno è stato in grado di smentirci su questo punto.
Resta il fatto che non è stato possibile presentare alle elezioni regionali le liste elettorali del Partito Radicale che, avendo più di 50 anni, attualmente è di gran lunga il partito più antico d'Italia, che soltanto nel 2009 alle elezioni europee ha avuto sul territorio nazionale un consenso di poco meno del 3 per cento e che, in molti centri urbani del nord, ha avuto sempre in quell'occasione il 5-7 per cento di consensi. Tutto ciò è avvenuto malgrado tale partito sia rappresentato in Parlamento e malgrado - lo ripeto - il consenso che appena un anno prima aveva ottenuto.
È chiaro che, se questo non è stato possibile, evidentemente qualcosa non funziona e credo che il Governo farebbe molto meglio a porsi questo problema perché lo porteremo alle istanze giurisdizionali internazionali e non vorremmo che l'Italia fosse soggetta da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo a condanne per aver violato un diritto fondamentale come quello di presentare le liste in occasione degli appuntamenti elettorali. Ricordo soltanto che, per esempio, è stato impossibile autenticare le firme: non abbiamo eletti localmente, naturalmente i rappresentanti degli altri partiti si sono rifiutati e i sindaci non hanno delegato le persone che avrebbero dovuto farlo.
È solo un esempio fra i tanti che abbiamo portato e che intendiamo portare a conoscenza del Governo. Mi auguro soltanto che il Governo voglia rivedere e affrontare seriamente il problema che abbiamo sottoposto all'attenzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
(Provvedimenti adottati dalle prefetture di Torino e Biella in relazione all'esposizione di manifesti e striscioni elettorali in occasione delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 - n. 2-00640)
PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00640, concernente provvedimenti adottati dalle prefetture di Torino e Biella in relazione all'esposizione di manifesti e striscioni elettorali in occasione delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, quanto abbiamo riportato nell'interpellanza rientra in quella pletora di Pag. 4illegalità, irregolarità ed abusi a danno dei diritti civili e politici dei cittadini che hanno connotato tutto l'iter delle ultime elezioni regionali.
In violazione di quanto disponeva il Consiglio d'Europa, si sono modificate le leggi elettorali regionali ben al di sotto dell'anno raccomandato, l'esercito di autenticatori non è stato né mobilitato né messo a disposizione di tutte le forze politiche che concorrevano, come prescrive la legge, e non solo per i partiti di riferimento. Il Ministero dell'interno, a campagna iniziata, non aveva adottato le necessarie disposizioni per la raccolta delle firme, per non parlare del comportamento della RAI. Insomma, istituzioni omissive dell'adempimento dei loro doveri, cui come radicali abbiamo cercato anche di svolgere una supplenza.
Anche la vicenda che è oggetto dell'interpellanza oggi in discussione rientra in questo insieme di comportamenti posti in essere in violazione di diritti civili e politici dei cittadini. È una vicenda che riguarda il Piemonte, su cui ci sarebbe dovuta essere una risposta ben più tempestiva, perché riguarda il periodo della raccolta firme, ma speriamo che comunque possa essere utile in vista dell'imminente pronuncia del TAR rispetto alle elezioni regionali in Piemonte. La vicenda riguarda divieti disposti, a nostra conoscenza almeno, dalla prefettura di Biella e dalla prefettura di Torino, in merito all'esposizione di manifesti e di striscioni elettorali ai banchetti di raccolta firme organizzati in vista delle elezioni regionali.
In una riunione che si era tenuta presso la prefettura di Torino si era sostanzialmente fatta discendere questa proibizione da una precedente nota del Ministero dell'interno, ma l'atto che è uscito da questa riunione, svoltasi in prefettura il 2 marzo, non ha portato la firma dell'esponente della lista Bonino-Pannella, perché noi riteniamo che queste disposizioni ledano non solo i diritti stabiliti dalla legge ordinaria, ma anche le libertà in materia garantite dalla Costituzione.
A nostro avviso queste proibizioni costituiscono una patente e grave violazione dei diritti costituzionali dei cittadini, organizzati nelle liste per le elezioni regionali, perché i banchetti sono a tutti gli effetti comizi elettorali. Prova ne è il fatto che nei trenta giorni antecedenti le votazioni non è vigente il solito iter burocratico previsto per le occupazioni di suolo pubblico, ma vale la semplice notifica al comune interessato, che può vietare il banchetto solamente se il luogo richiesto è già stato assegnato a un'altra lista. Ai banchetti-comizio i candidati e i militanti devono essere liberi, quindi, di esporre manifesti e striscioni nella quantità da essi, e unicamente da essi, liberamente scelta. È chiaro che eventuali abusi che vi sono stati in passato possono e devono essere colpiti caso per caso, ma non possono, a nostro avviso, giustificare la compressione indebita, come dicevo prima, dei diritti costituzionali dei cittadini, da soli o organizzati in partiti e liste elettorali.
Abbiamo portato all'attenzione del Ministero dell'interno questa situazione, rispetto alla quale chiediamo di conoscere quali iniziative siano state adottate per sanare questa situazione di irregolarità e di illegalità perpetrata dalle stesse istituzioni, in particolare dalle prefetture di Biella e di Torino.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, com'è noto, l'articolo 6, comma 1, della legge 4 aprile 1956, n. 212, cosi come modificato dall'articolo 4 della legge 24 aprile 1975, n. 130, vieta, dal trentesimo giorno precedente la data fissata per le elezioni, ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti.
I banchetti e i gazebo sui quali vengono esposti manifesti o striscioni elettorali a fini propagandistici costituiscono a tutti gli effetti una forma di propaganda Pag. 5figurativa a carattere fisso, assimilabile a quella effettuata a mezzo cartelli, targhe, stendardi, tende, ombrelloni, globi, monumenti allegorici, palloni o aerostati ancorati al suolo.
È, invece, permessa, nell'ambito del citato periodo di propaganda elettorale, l'installazione e l'utilizzazione di postazioni fisse per effettuare iniziative di carattere pubblico, purché nelle postazioni non siano presenti raffigurazioni, fotografie, simboli, diciture o colori che, direttamente o indirettamente, richiamino formazioni politiche o candidati. È consentito soltanto l'utilizzo di bandiere dei partiti e dei movimenti politici atte ad identificare la titolarità della struttura.
Questa è la disciplina normativa in materia, alla quale si sono correttamente riferite le prefetture di Torino e di Biella, in preparazione delle ultime elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, nell'ambito delle tradizionali iniziative di coordinamento dell'applicazione della medesima disciplina.
Nelle predette sedi, si sono tenute apposite riunioni con le forze politiche partecipanti alla competizione, proprio al fine di condividere i criteri di corretta applicazione della normativa. Durante tali incontri, tutti hanno convenuto sull'interpretazione consolidata della regolamentazione riguardante il divieto di affissione di manifesti o striscioni presso banchetti e gazebo.
Solo il rappresentante della lista Bonino-Pannella, nella riunione svoltasi a Torino, ha rifiutato di sottoscrivere la parte del testo del verbale riguardante tale punto, con motivazioni analoghe a quelle rappresentate nell'interpellanza a cui si risponde.
Nella circostanza, è stato fatto presente che la previsione contestata risaliva a indicazioni effettivamente fornite sull'argomento, in più occasioni, dal Ministero dell'interno, fondate sul dato letterale della normativa. Questa è finalizzata a prevenire e scongiurare proprio quegli abusi a cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, consistenti nell'elusione delle disposizioni che impongono l'effettuazione delle affissioni di propaganda elettorale esclusivamente negli spazi individuati ed a ciò destinati dai comuni.
Per tali evidenti ragioni, non sussiste alcun motivo di opportunità di rivedere le direttive emanate sull'argomento.
PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di replicare.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, in merito alla risposta fornita dal sottosegretario, che ringrazio per la presenza, ritengo che in questo modo, però, lasciamo l'intera materia nelle mani dei prefetti, con il rischio di avere un'Italia «ad Arlecchino», in cui a Biella non si possono mettere i manifesti, a Torino non più di quattro, a Napoli, magari, tutti quelli che vogliamo. Dove andrebbe a finire, quindi, la certezza del diritto? Può darsi che, dietro tutta questa vicenda, si celi una mera questione interpretativa, ma fatto è che, in questo caso, come in molti altri, nel nostro Paese si creano condizioni e situazioni nelle quali non vi è certezza del diritto.
(Circolare n. 7881 del 3 dicembre 2009 del Ministero dell'interno recante la proroga del regime transitorio relativo all'accesso al mercato del lavoro dei cittadini comunitari bulgari e romeni - n. 3-00836)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Melis n. 3-00836, concernente la circolare n. 7881 del 3 dicembre 2009 del Ministero dell'interno recante la proroga del regime transitorio relativo all'accesso al mercato del lavoro dei cittadini comunitari bulgari e romeni (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, al fine di consentire che il processo di inserimento dei cittadini neocomunitari si realizzi in maniera adeguata, con la circolare congiunta n. 2 del Pag. 620 gennaio 2010, adottata dal Ministro dell'interno di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è stato deciso di prorogare, anche per il corrente anno, il regime transitorio per l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini bulgari e romeni.
Tale decisione rappresenta un giusto punto di equilibrio tra l'esigenza della libera circolazione in ambito comunitario dei lavoratori subordinati in possesso della cittadinanza europea e quella di garantire un equilibrato funzionamento del mercato del lavoro.
Va premesso, innanzitutto, che la predetta circolare si colloca pienamente nel solco della normativa comunitaria, che consente la proroga del regime transitorio fino al 31 dicembre 2011, termine oltre il quale sarà ancora possibile mantenere in vita un regime derogatorio, ma solo nell'ipotesi in cui il libero accesso di bulgari e romeni dovesse comportare il rischio di gravi perturbazioni nel mercato del lavoro interno.
A partire dal 31 dicembre 2013, poi, dovrà cessare in ciascun Paese membro dell'Unione europea, ogni forma di restrizione all'accesso al mercato del lavoro da parte di cittadini comunitari.
Va, inoltre, evidenziato che l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini romeni e bulgari, al pari di quello degli altri cittadini comunitari, è già liberalizzato per importanti ed estesi settori produttivi ove il contributo dei cittadini neocomunitari risulta già particolarmente apprezzato.
Tali settori sono quello agricolo, quello turistico alberghiero, il lavoro domestico e di assistenza alla persona, l'edilizio, il metalmeccanico, il dirigenziale, l'altamente qualificato ed il lavoro stagionale.
Si tratta di comparti che, per gran parte di essi, offrono ampie opportunità di trovare lavoro nel nostro Paese, come è comprovato dalle consistenti comunità di cittadini appartenenti alle nazionalità in argomento, che sono già presenti sul territorio nazionale.
Per i restanti settori produttivi, peraltro, l'assunzione dei lavoratori provenienti dai predetti Paesi avviene attraverso la presentazione di richieste di nulla-osta allo sportello unico per l'immigrazione, mediante spedizione postale, utilizzando l'apposita modulistica disponibile sia sul sito del Ministero dell'interno, che su quello del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Per la definizione delle istanze presentate, lo sportello unico rilascerà il prescritto nulla osta tramite una procedura semplificata.
PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di replicare.
GUIDO MELIS. Signor Presidente, non sono soddisfatto. Ho passato la mattinata nella sala del Mappamondo, dove si è tenuta un'importante riunione dell'unione interparlamentare che proseguirà nel pomeriggio, dedicata proprio ai temi del rapporto di amicizia Italia-Romania.
Una folta rappresentanza di imprenditori italiani in Romania e un'altrettanto significativa rappresentanza di operatori economici e imprenditori romeni in Italia hanno analizzato lo stato dei rapporti tra i due Paesi con soddisfazione, per la verità, per l'evoluzione positiva di questi, ma hanno anche, ad un certo punto, eccepito che continua a esistere questa curiosa moratoria, che non rappresenta - mi consenta di dirlo il signor sottosegretario - un giusto punto di equilibrio.
Lui stesso, nello svolgimento della risposta, paradossalmente si dà torto da solo quando dice che alla gran parte dei settori significativi dell'economia non si applica questa moratoria, che quindi grava soltanto su alcuni settori residuali.
Mi sono fatto dare, signor sottosegretario, dagli uffici del Ministero dell'interno, che funzionano molto bene, una tabella con tutti i numeri dal 2007 fino al 2010. Risulta che, se nel 2007 il numero delle richieste presentate era molto superiore al numero dei nulla-osta rilasciati - e pertanto l'istituto aveva una sua qualche efficacia, effettuava evidentemente una selezione delle domande, o almeno me lo auguro, sulla base di criteri virtuosi e non arbitrari, escludendo Pag. 7quelle non opportune - nel corso degli anni le due serie, quella delle richieste e quella dei permessi rilasciati, tendono quasi a coincidere. Nell'ultimo anno, nel 2009, praticamente tutte le richieste presentate sono state rilasciate.
Allora mi domando: cui prodest? A cosa serve questa disposizione? Serve solo a far perdere tempo, a creare burocrazia, a far riempire moduli e richieste, a impegnare lo sportello unico. Non vedo francamente utilità.
Molti romeni si lamentano - anche i bulgari, per la verità, con i quali però ho meno confidenza, perché mi occupo molto soprattutto della comunità romena - dei ritardi nella concessione di questi nulla-osta. Certo si tratta di occupazioni marginali, probabilmente di occupazioni diverse da quelle più consuete, ossia l'edilizia, l'agricoltura, l'assistenza sociale sotto veste di badanti e la ristorazione. Si tratta forse di settori un po' più sofisticati, per i quali si creano ritardi. Non ne vedo la ragione francamente.
Fra l'altro, lo stesso Governo aveva detto espressamente che il 2009 sarebbe stato l'ultimo anno e voglio anche ricordare che in alcuni Paesi europei questa moratoria è stata già rimossa, per cui non vedo la ragione di aspettare il 2013. Quindi, in conclusione, mi dichiaro insoddisfatto.
(Iniziative per garantire adeguati contributi statali all'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e agli altri enti erogatori di servizi per i ciechi - n. 3-00585)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tassone n. 3-00585, concernente iniziative per garantire adeguati contributi statali all'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e agli altri enti erogatori di servizi per i ciechi (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Tassone sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici dell'amministrazione che rappresento e di quelle fornite dal Dipartimento del servizio civile, dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Preliminarmente informo che, per quanto riguarda la segnalata decurtazione dei contributi concessi dallo Stato all'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali provvede ad erogare a tale associazione, ai sensi della legge n. 438 del 1998 (Contributo statale a favore delle associazioni nazionali di promozione sociale) un contributo annuo pari a 516 mila euro che non ha mai subito riduzioni ad alcun titolo.
Si segnala, inoltre, che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 marzo scorso destina alla medesima associazione il contributo complessivo di 3.191.653 euro per ciascuno degli anni 2010, 2011, 2012, di cui la quota di un milione di euro per ciascun anno è finalizzata al rifinanziamento della legge n. 282 del 1998 che dispone un vincolo di destinazione al Centro nazionale del libro parlato e al Centro internazionale del libro parlato di Feltre.
Lo stesso provvedimento governativo rifinanzia la legge n. 284 del 1997 sulla prevenzione della cecità, la riabilitazione visiva e l'integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati, per un importo pari a 2.808.347 euro per ciascuno degli anni dal 2010 al 2012, nonché le leggi n. 452 del 1999, relativa al Museo tattile statale «Omero» di Ancona, e n. 260 del 2002, relativa alla Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita di Monza», riconoscendo, per ciascuno degli anni 2010-2012, un contributo pari a un milione di euro per ciascuna delle citate autorizzazioni legislative di spesa.
Si fa altresì presente che il conseguente decreto di variazioni di bilancio, di cui al decreto ministeriale n. 25425, è stato firmato Pag. 8il 16 giugno scorso e registrato alla Corte dei conti il 25 dello stesso mese.
Con specifico riferimento alla legge n. 69 del 2000, richiamata dall'interrogante, l'articolo 1, comma 3, prevede che fino alla data di insediamento dei nuovi organi di gestione degli istituti a carattere atipico, il Ministero dell'istruzione è autorizzato ad utilizzare in tutto o in parte, la disponibilità del Fondo di cui alla legge n. 440 del 1997 per gli interventi in favore degli alunni in situazione di handicap. Pertanto, sulla base delle predette disposizioni si provvede ad assegnare, agli uffici scolastici regionali, le risorse finanziarie facenti parte della dotazione spettante agli istituti atipici.
Quanto alla lamentata scarsità dei contributi volti a garantire la produzione di libri parlati e di materiali didattici speciali, si rileva che, con la circolare ministeriale n. 38 del 15 aprile scorso, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha assegnato la somma di 6 milioni di euro per il potenziamento dell'offerta formativa, e in particolare 500 mila euro per il funzionamento dei centri territoriali di supporto di cui al progetto «Nuove tecnologie e disabilità». Tali somme hanno, fra l'altro, la finalità di fornire materiali didattici speciali, fra cui rientrano anche quelli per i non vedenti.
In ordine, inoltre, alle lamentate carenze di specifiche iniziative relative all'impiego del servizio civile per l'assistenza ai disabili gravi, occorre rilevare che, nonostante la normativa non preveda alcuna priorità tra i diversi ambiti di intervento, una quota considerevole dei finanziamenti (circa il 50 per cento) è destinata annualmente ai progetti da realizzarsi nel settore dell'assistenza. Peraltro, nell'ambito di tale settore, l'Ufficio nazionale per il servizio civile ha sempre mostrato una particolare attenzione alle esigenze della categoria dei ciechi e dei grandi invalidi.
Infatti, sia nel prontuario per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale approvato il 3 agosto 2006, sia nel nuovo prontuario approvato il 4 novembre 2009, una quota del contingente annuale dei volontari, pari al 2 per cento, è riservata ai progetti di servizio civile di accompagnamento alla suddetta categoria.
Per quanto riguarda, infine, le iniziative all'esame del Parlamento, un intervento a favore dei disabili gravi è rappresentato dal disegno di legge d'iniziativa governativa volto a conferire la delega al Governo per l'emanazione di uno o più decreti legislativi per la riforma del servizio civile nazionale (S. 1995). Tra i criteri di delega è, tra l'altro, prevista, per quanto di interesse, l'individuazione delle caratteristiche ed eventuali criteri di priorità per i progetti finalizzati all'assistenza di determinate categorie fisicamente svantaggiate.
Si segnalano, inoltre, numerosi disegni di legge di iniziativa parlamentare (S. 952, 1094, 1138 e 2176 e A.C. 1568 e 1348), che prevedono interventi in favore di disabili gravi tramite il servizio civile nazionale. In particolare, alcune di tali iniziative (S. 952, 1138 e 2176 e A.C. 1568) intendono introdurre un criterio di riserva che consenta di includere, nell'insieme dei progetti di servizio civile annualmente messi a bando e fino alla concorrenza massima del 20 per cento dei posti disponibili, quei progetti finalizzati all'assistenza di persone portatrici di disabilità gravi.
In conclusione, si segnala che, in considerazione delle sopra richiamate iniziative legislative, i rappresentanti dell'Unione italiana ciechi, della Federazione italiana per il superamento dell'handicap e dell'Associazione italiana diabetici sono stati invitati ad avanzare le rispettive proposte alla Consulta nazionale per il servizio civile tenutasi il 21 aprile 2010.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione il sottosegretario, che ha esordito, con correttezza, facendo riferimento al contributo, che egli ha ricevuto, degli atti da parte degli altri Ministeri e dal Dipartimento per il servizio civile della Presidenza del Consiglio dei ministri.
La mia prima considerazione è che questa materia, come altre materie analoghe, Pag. 9forse avrebbe la necessità - premetto il forse in termini precauzionali - di avere una visione più organica, per evitare, molte volte, le difficoltà nel raccordo e nell'armonizzazione delle iniziative, non soltanto di carattere legislativo e normativo, a cui il sottosegretario alla fine ha fatto abbondantemente riferimento, ma anche nell'attività e nell'azione sul piano gestionale e amministrativo.
Prendo atto dei dati e soprattutto delle cifre alle quali ha fatto riferimento il sottosegretario. Certamente, alcuni fatti sono avvenuti successivamente alla presentazione della mia interrogazione, che spegne oggi la prima candelina, perché l'ho presentata proprio il 6 luglio del 2009. Non voglio imputare nulla al sottosegretario, ma certamente affido questo dato alla cortesia, alla ragionevolezza e, soprattutto, alla sensibilità del Presidente di turno.
Ma non vi è dubbio che la problematica investe certamente l'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e ovviamente tutto un mondo che ha bisogno di strumenti e soprattutto di risorse per inserirsi attivamente nell'attività e nel circuito della vita all'interno del nostro Paese. Queste persone non hanno tanto bisogno di essere destinatari di assistenza in termini inerziali, ma di attenzione, di impegno e soprattutto di interventi che diano sostegno a tutti quegli obiettivi e traguardi che noi tutti dobbiamo favorire e accompagnare.
Facevo riferimento alla legge del 2000, che ha citato anche lei, dando riscontro al problema, parlando, interloquendo e portandoci qualche notizia da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma non vi è dubbio che sono dati, così come notavo poc'anzi, che si riferiscono ad aprile e a mesi successivi alla mia interrogazione.
Per quanto riguarda tutta la problematica che emerge per i disabili gravi o gravissimi, lei fa riferimento, signor sottosegretario, se non ho capito male, ad un disegno di legge delega che si dovrebbe predisporre tenendo ben presenti questi aspetti e dati, e fa riferimento a un'intera produzione, da parte dei colleghi sia del Senato che della Camera, che riguarda una serie di disegni e di proposte di legge (disegni di legge se ci riferiamo alla terminologia del Senato e proposte di legge, sempre di iniziativa parlamentare, se ci riferiamo alla Camera dei deputati).
Non vi è dubbio, visto e considerato che ho presentato l'interrogazione attraverso input e sollecitazioni di questa categoria, che tali soggetti hanno visto sempre più decurtati il potere di acquisto e le loro risorse, con difficoltà.
Dal quadro che lei ha delineato alcuni problemi sarebbero stati risolti, ma bisogna ovviamente verificare tutto ciò. Io ripeto, ancora una volta, che questa che abbiamo presentato non è un'interrogazione che si riferisce e si limita semplicemente a un dato numerico.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO TASSONE. Forse quello che manca è un momento di raccordo e di sintesi. Sto per concludere, signor Presidente, le chiedo scusa. Vi è un Dipartimento per il servizio civile: doveva essere un momento di raccordo e soprattutto di sintesi.
Prendo atto che il sottosegretario al Ministero del welfare oggi ha presentato questa risposta e lo ringrazio anche per il modo con cui la ha presentata, soprattutto per gli elementi che ci ha fornito. Se io debbo esprimere un giudizio, ovvero dire di sì o dire di no, preferisco rimanere in attesa: vi è una serie di perplessità, che forse ricadono - e il sottosegretario avrebbe dovuto tenerlo presente - su quella situazione economico-finanziaria del nostro Paese, a cui io certamente do riscontro, ma che non può infierire sui o colpire i ceti deboli, più bisognevoli di attenzione e soprattutto di comportamenti corretti.
Comunque la ringrazio, signor sottosegretario, lasciando tale messaggio e tale sollecitazione e dando, quindi, una forza e una dignità anche allo strumento del sindacato ispettivo.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.
La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Buttiglione, Caparini, Gregorio Fontana e Melis sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,06).
LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo per informare - come avviene ormai tutti i giorni da ben due settimane - i colleghi e le colleghe, e lei signor Presidente, che in questo momento assieme alla collega Murer sono in sciopero della fame a staffetta con i lavoratori di Agile ex Eutelia, in presidio davanti a Montecitorio da oltre venti giorni.
Si tratta di un'iniziativa per ottenere dalla Presidenza del Consiglio la convocazione immediata dei due tavoli già istituiti: il primo per valutare la situazione delle commesse pubbliche per Agile ex Eutelia; il secondo relativo alle politiche industriali dell'information technology, ed alle prospettive di quei lavoratori.
Agile ex Eutelia rappresenta un patrimonio importante per il nostro Paese, essenziale se pensiamo che per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di produzioni e servizi qualificati e di alto valore aggiunto. Si tratta di lavoratori di alto livello, che hanno bisogno, per continuare ad esserlo, di lavorare e formarsi.
Agile ex Eutelia, inoltre, è proprietaria di infrastrutture materiali e immateriali molto significative per tutto il nostro Paese. Questa è una delle ragioni principali che hanno indotto molti fra i deputati e senatori del Partito Democratico ad aderire a tale iniziativa, che continua affinché l'Aula non rimanga indifferente: indifferenti non si può restare ad un anno dalla cessione di ramo dell'azienda, e di fronte ad un anno di lotta di questi lavoratori. Cito solamente le date.
Giugno 2009: il giorno 15, a sorpresa, ed in piena trattativa sindacale presso il Ministero dello sviluppo economico, i lavoratori dell'ex Eutelia vengono trasferiti.
Luglio 2009: in piena bagarre aziendale, nella più completa assenza di direttive manageriali, la proprietà impone tre settimane di chiusura aziendale.
Settembre 2009: sollecitato ripetutamente ad intervenire, il Ministro dello sviluppo economico si fa garante in quella sede della nuova proprietà, e firma un documento con date e criteri di pagamento degli stipendi e di presentazione di un piano industriale.
Ottobre 2009: la proprietà apre una procedura di licenziamento collettivo per 1.192 lavoratori.
Novembre 2009: il giorno 10, un gruppo di squadristi, travestiti da poliziotti e armati di tutto punto, irrompe nella sede di Roma, aggredendo il personale presidiante.
Dicembre 2009. Il sottosegretario Letta concorda con le organizzazioni sindacali il seguente piano di azione: denuncia per insolvenza al tribunale fallimentare di Roma, commissariamento ed impegno governativo per la costituzione di un tavolo di trattativa.
Febbraio 2010: tentativo da parte della proprietà di riappropriarsi dell'azienda, con la richiesta di concordato preventivo.
Marzo 2010: al termine di un dibattito parlamentare in cui i deputati dell'opposizione invocano a gran voce un intervento Pag. 11a favore della vertenza, un rappresentante del Governo assicura in Parlamento che si sta lavorando costantemente ad una soluzione positiva della vicenda. Il giorno 11 marzo, sempre durante lo svolgimento di una manifestazione autorizzata davanti a Palazzo Chigi, 21 lavoratori sono identificati dalle forze dell'ordine tra centinaia che manifestavano. È da quel momento che non percepiscono retribuzione; in più, vengono multati per importi variabili da 2.500 a 10.000 euro.
La magistratura condanna Eutelia ed Agile per un comportamento antisindacale, ed ordina alle parti di rimuovere gli effetti della cessione del ramo dell'azienda.
Aprile 2010: il giorno 20 il tribunale fallimentare di Roma respinge la richiesta di concordato e affida l'azienda ai tre commissari per la verifica delle condizioni.
Maggio 2010: il tribunale di Arezzo dichiara insolvente Eutelia e l'affida ai tre commissari straordinari. Il destino di questi 2 mila lavoratori sembra essere quello di scomparire e basta. È dal 20 aprile che aspettano invano un segnale di giustizia. Chiediamo anche alla Camera dei deputati che riveda il contratto con Eutelia che invece è stato rimosso, perché questo è un impegno che la Camera dei deputati può assumersi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIA CODURELLI. La nostra è una iniziativa pacifica, legale e non violenta, come invece sono gli affaristi i quali hanno la responsabilità di tutto questo. Presidente, le chiediamo un gesto concreto e urgente, e le chiediamo di intervenire sulla Presidenza del Consiglio, in particolare presso il sottosegretario Gianni Letta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, in queste ore si sta consumando un vulnus istituzionale pericoloso per il nostro Paese. Le regioni stanno chiedendo, ormai da giorni, un incontro con il Governo per discutere della manovra finanziaria. Non entro nel merito se i tagli siano giusti o meno. Lo faremo in sede di discussione della legge finanziaria. Sono preoccupato perché in questa occasione non è in gioco solo una richiesta delle regioni di incontrarsi con il Governo, sono in gioco gli interessi dei cittadini italiani. Se non si trova una soluzione, da una parte le regioni minacciano di restituire le deleghe, dall'altra il Governo di andare avanti, e quello che succederà sarà il taglio dei servizi sociali sul territorio: stiamo parlando di asili nido e di assistenza domiciliare. Con questo intervento chiedo alla Presidenza della Camera di farsi promotrice presso il Governo perché si adoperi immediatamente per convocare un tavolo istituzionale con le regioni per affrontare il tema della manovra e dei tagli imposti alle regioni stesse (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,13).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, intendo associarmi alla richiesta formulata dall'onorevole Galletti. In effetti quello che sta avvenendo nei confronti delle regioni non trova giustificazione. Nella giornata di ieri il problema sollevato Pag. 12dalla presidente di Confindustria a proposito delle imprese italiane è stato risolto attraverso un giro di telefonate. Le regioni che chiedono un incontro per discutere dei gravissimi problemi che le riguardano non riescono a trovare udienza. Sono state ricevute dai Presidenti delle Assemblee, ma non è stato possibile attivare il tavolo di cui ha parlato l'onorevole Galletti. Signor Presidente, la pregherei anch'io di farsi interprete di questo argomento, fra l'altro trattandosi di una parte consistente dell'articolazione dello Stato. Non stiamo perorando la causa di qualcuno, ma di enti che hanno la titolarità di servizi rilevantissimi e importanti per la vita dei cittadini, come è stato adesso ricordato. Vorrei aggiungere - concludo - che trovo estremamente grave che insieme al rifiuto di incontro con le regioni si sia in qualche modo attivata una campagna, attraverso anche dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, di discredito sulle regioni, sottolineando soltanto i cosiddetti sprechi e non andando a vedere le questioni di fondo che le regioni sollevano. Mi sembra, signor Presidente, che sia una questione del tutto inaccettabile, e la pregherei anch'io di farsi interprete nei confronti del Governo affinché questo tavolo possa essere attivato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, anche il gruppo Italia dei Valori si associa alla richiesta già formulata dai due colleghi che mi hanno preceduto, Galletti e Ventura. È inaccettabile quanto sta avvenendo. È stato usato il termine «vulnus» dal collega, ma personalmente uso un termine un po' più pesante perché credo sia la realtà dei fatti a definirlo così e, cioè, sostengo che vi è un vero e proprio scontro istituzionale. Da una parte c'è il Governo, che si è chiuso nella sua torre d'avorio e non vuole ascoltare ciò che sta avvenendo nel Paese, e, dall'altra, ci sono le regioni e i comuni che, invece, dialogano quotidianamente con i cittadini e, in particolare, con i più esposti, quelli che usano i servizi a domanda individuale perché non ne hanno un'altra (penso, naturalmente, ai servizi pubblici) e non hanno risorse finanziarie per provvedere in proprio con servizi privati; mi riferisco agli asili nido, al trasporto pubblico locale, e ad altre voci, che guarda caso sono proprio quelle sulle quali la proposta di manovra fatta dal Ministro dell'economia e delle finanze va ad incidere maggiormente.
Credo che, se vogliamo evitare che ancora una volta, in questo Paese, vi sia uno scontro istituzionale prima e, poi, forse anche scontri sociali, sarebbe bene che il Governo aprisse un po' di finestre e ascoltasse quello che avviene nel Paese.
Le chiediamo, quindi, signor Presidente, di farsi interprete di queste istanze, a nome del Presidente della Camera, presso il Governo. Sono sicuro che provvederà.
GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, il mio intervento sarà molto breve. Credo che sia ora di mettere la parola fine sulla retorica, molto presente in questo Paese, di un'amministrazione centrale cattiva e di un sistema decentrato, regionale e locale, buono.
Invito i colleghi, che sono degli attenti lettori, ad osservare due articoli pubblicati oggi su La Stampa, che non è un giornale schierato con il Governo, amico del Governo, ma un giornale indipendente. L'autore di un articolo è Luca Ricolfi, che lo intitola: «L'albero storto della finanza»; affianco, vi sono alcuni dati, sotto un titolo cubitale: «Il decentramento ha sfasciato i conti pubblici». Teniamo conto, quindi, anche di questo aspetto e del fatto che il Governo non ha tagliato per nulla quella che è la più importante voce di spesa dei bilanci delle regioni, che è la spesa sanitaria, Pag. 13ossia quella con cui, in buona sostanza, le regioni si devono misurare con i cittadini in trincea.
Credo che, quindi, qualche sacrificio possa essere fatto anche dalle regioni e, soprattutto, bisogna avere la forza e il coraggio di sfatare questo mito che le regioni siano il meglio del Paese e l'amministrazione centrale sia il peggio.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,35 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,40.
Su un lutto del deputato Guido Melis.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Guido Melis è stato colpito da un grave lutto, la perdita del padre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire la espressione della più sentita partecipazione al suo dolore che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 44 ed abbinate-B.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la IX Commissione (Trasporti) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla IX Commissione (Trasporti):
S. 1720. - ZELLER e BRUGGER; CONTENTO; ANNA TERESA FORMISANO e NUNZIO FRANCESCO TESTA; META ed altri; CARLUCCI; LULLI ed altri; CONTE; VELO ed altri; BOFFA ed altri; VELO ed altri; VANNUCCI; LORENZIN ed altri; MOFFA ed altri; MINASSO ed altri; GIAMMANCO; GUIDO DUSSIN ed altri; COSENZA; BARBIERI; PROPOSTA DI LEGGE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; PROPOSTA DI LEGGE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; STASI; BRATTI e MOTTA: «Disposizioni in materia di sicurezza stradale» (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (44-419-471-649-772-844-965-1075-1101-1190-1469-1488-1717-1737-1766-1998-2177-2299-2322-2349-2406-2480-B).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche se la posizione contraria non inficerà la scelta già fatta in Commissione e credo quindi anche in quest'Aula perché la mia è rimasta l'unica voce contraria in Commissione come lo era stata già nell'esame prima lettura prima che questo provvedimento andasse al Senato. Vorrei fornire delle precisazioni perché non vi siano incomprensioni sulla motivazione per la quale noi, ed io in particolare, siamo sempre stati contro. Siamo stati contrari perché ritenevamo e riteniamo che questo provvedimento merita veramente di essere licenziato in tempi brevi perché si sta discutendo di una situazione drammatica a livello nazionale. È vero che ci sono 4731 vittime all'anno - questa è la statistica del 2008 - e che già nei primi quattro mesi del 2010 c'è un 6 per cento in più di morti sulle strade. Se pensiamo che, in un momento di manovra economica e di difficoltà per il nostro Paese, il costo conseguente alle vittime sulle strade è di 31 miliardi di euro all'anno evidentemente ci rendiamo conto che il problema è grave. Se a questo aggiungiamo l'aspetto del dramma dei sabati sera, delle Pag. 14morti giovanili, dell'alcool e della droga e di quant'altro evidentemente, al di là delle posizioni, ci dobbiamo rendere conto dell'importanza delle modalità con cui questo provvedimento uscirà. Avevo spiegato inizialmente la contrarietà dicendo che in una Commissione non ci si confrontava abbastanza e che c'era bisogno di riportare l'esame in Parlamento perché qui in Assemblea più persone, magari avendo più tempo, avrebbero potuto approfondire e coordinare meglio un testo. È andata diversamente: il testo è andato al Senato e lì è stato modificato, fortemente modificato. Pertanto adesso è tornato alla Camera e qui è stato di nuovo modificato e viene chiesta di nuovo la sede legislativa per accelerare i tempi. L'unico aspetto giustificabile è l'accelerazione dei tempi ma questo non si coniuga con la capacità di elaborare un provvedimento comprensivo della visione più larga possibile. È chiaro che pensiamo a due sole norme, quella dei 100 chilometri di autostrada, pericolosissima per i giovani in quanto in autostrada, oppure la previsione di non rilasciare la patente a 80-85 anni. Sono piccole norme che fanno riflettere. Anche nella legge elettorale si diceva che non si possono nominare scrutatori che superano i settant'anni perché non in grado magari di svolgere bene quel compito, salvo poi eleggere presidenti della Repubblica, presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari e sindaci di oltre 80 anni. Ritengo che vi sia una situazione di responsabilità che deve coinvolgere tutti e ritengo che se noi l'avessimo discussa in questa sede, in Assemblea, avremmo coinvolto veramente tutti.
Come dicevo prima avremmo magari impiegato più tempo ma alla fine forse avremmo colto l'essenza vera e trasversale di un provvedimento che deve uscire a salvaguardia della vita non solo dei giovani ma di quanto ho già citato prima in termini di statistiche.
Questo non modifica, né inficia, né condiziona quello che sarà il voto finale che, ovviamente, sarà espresso soltanto in ordine alla valutazione dei contenuti.
Questa è la motivazione per la quale, sia in Commissione che in Aula, dichiariamo il nostro voto contrario al trasferimento in sede legislativa del provvedimento in oggetto; tuttavia, ci adopereremo e ci impegneremo a fare in modo che questo testo venga approvato veramente nell'interesse della sicurezza stradale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.
MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello in oggetto - lo ricordo - è un provvedimento di iniziativa parlamentare, nato due anni fa, che stiamo portando avanti con il contributo di tutti i gruppi parlamentari, all'unanimità.
Siamo in terza lettura e, pertanto, è necessario arrivare a definire in tempi rapidi, prima dell'estate, un nuovo codice della strada. Tutte le ulteriori modifiche - se vi saranno - saranno solo marginali e saranno sempre votate all'unanimità, come è avvenuto nel corso dell'iter parlamentare che si è svolto qui alla Camera in questi due anni.
Quindi, poiché si tratta di un provvedimento molto atteso, il cui iter è iniziato addirittura nella precedente legislatura, invito l'Assemblea a votare a favore del suo trasferimento alla Commissione in sede legislativa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di trasferimenti a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 44 ed abbinate-B.
(È approvata).
Inversione dell'ordine del giorno (ore 15,47).
ALFONSO PAPA. Chiedo di parlare.
Pag. 15PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO PAPA. Signor Presidente, intervengo per chiederle l'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare al punto 5, cioè al seguito della discussione del disegno di legge concernente le disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno. Le chiedo questo, ai fini del rinvio in Commissione del provvedimento stesso. Pertanto, le chiedo di porre immediatamente in discussione questa richiesta.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, si darà quindi luogo all'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto 5, che prevede il seguito della discussione del disegno di legge recante disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno.
(Così rimane stabilito).
Rinvio in Commissione del disegno di legge: Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno (Testo risultante dallo stralcio degli articoli da 3 a 9 del disegno di legge n. 3291, deliberato dall'Assemblea il 12 maggio 2010) (A.C. 3291-bis-A) (ore 15,49).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno (Testo risultante dallo stralcio degli articoli da 3 a 9 del disegno di legge n. 3291, deliberato dall'Assemblea il 12 maggio 2010).
Se non vi sono obiezioni, il provvedimento si intende rinviato in Commissione.
(Così rimane stabilito).
Seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili (A.C. 2505-A); e dell'abbinata proposta di legge: Catanoso (A.C. 1151) (ore 15,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Catanoso.
(Esame di una questione sospensiva - A.C. 2505-A)
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione sospensiva Donadi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2505-A) non preannunciata in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo.
Avverto che i tempi per l'esame della questione sospensiva sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la questione sospensiva Donadi ed altri n. 1.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, lo scopo di questo provvedimento dovrebbe essere quello di promuovere e incentivare su tutto il territorio nazionale la nascita di nuove comunità giovanili e di consolidare e rinforzare quelle esistenti. Il provvedimento dà una serie di norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili per incentivare il protagonismo generazionale con spazi di aggregazione dove i giovani siano liberi di fare musica, teatro, cinema, organizzare convegni, realizzare mostre fotografiche, leggere libri e giornali, navigare in Internet, svolgere corsi di ogni genere, fare sport e divertirsi. Pag. 16
La Ministra Meloni sa che io nutro verso di lei sentimenti di simpatia però, osservo realmente, leggendo questo provvedimento, che il provvedimento stesso estende in modo inappropriato alle comunità giovanili tutte le norme già esistenti in materia di volontariato e di associazionismo sociale, dando a queste comunità i corrispondenti benefici sulla base di esigenze che appaiono a noi estranee a finalità sociali e oltretutto in assenza di chiarimenti sul rapporto e sulle differenze che esistono tra questo provvedimento e l'associazionismo nel quale le comunità sembrano poter rientrare a pieno titolo senza bisogno di un provvedimento ad hoc. Tra l'altro, le risorse risultano assegnate in modo indistinto, a pioggia, senza criteri selettivi che permettano in qualche modo di indirizzare i progetti nelle aree e nelle zone dove risulti un maggior disagio giovanile.
Voglio ricordare che il termine comunità giovanili venne utilizzato nelle nostre normative per la prima volta nella finanziaria per l'anno 2006, quella finanziaria che istituì l'Agenzia nazionale per i giovani. Tale termine fu scelto in quanto l'iniziativa legislativa voleva sostenere le iniziative giovanili impegnate nella lotta contro i fenomeni del disagio, in particolare legato alla tossicodipendenza o alle dipendenze di altro genere; un approccio che in questo provvedimento si perde, andando più verso esperienze di tipo ludico-artistico rispetto alle quali probabilmente basterebbe la possibilità di disporre di luoghi e spazi idonei che già molti enti locali e molti comuni mettono a disposizione dei giovani. Si verifica inoltre un sostanziale intreccio tra le competenze dell'Osservatorio nazionale che viene istituito e l'Agenzia nazionale per i giovani che, ricordo, venne istituita a seguito delle richieste che provenivano dall'Unione europea e rispetto alla quale, nella scorsa legislatura, ci battemmo molto perché fosse ridotta all'osso per non essere uno strumento di spreco di risorse, e qui noi andiamo ad istituire in aggiunta un Osservatorio.
Voglio ricordare che al tempo della discussione dell'istituzione di questa Agenzia nazionale, dai banchi dell'allora opposizione vennero una serie di critiche fortissime perché si disse che si faceva un «carrozzone». Ora, per riparare a quello che l'opposizione di allora considerava un «carrozzone», aggiungiamo un Osservatorio, che è un altro strumento di spreco delle risorse.
Non voglio prolungare troppo questo mio intervento, tuttavia ritengo che forse, su queste risorse, Ministro Meloni, occorra riflettere: ritiri il provvedimento, rimandiamolo. Nel momento in cui si sta programmando una manovra economica pesantissima, semmai utilizziamo queste risorse in tale ambito, per i giovani.
Voglio ricordare che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia in questo momento è vicino al 30 per cento: si tratta di un dato elevatissimo rispetto a cinque, sei anni fa, perché il numero dei giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro è salito di quasi il 5 per cento in un anno. Si pensi a tutto quello che sta capitando nel mondo dei giovani: si sposano sempre più tardi e non per mancanza di senso di responsabilità (qualche volta il Ministro ha usato questa espressione), ma perché è la mancanza di lavoro che realmente impedisce ai giovani anche di vivere insieme e di sposarsi. Pertanto, forse, se andassimo a destinare alle giovani coppie, che spesso si trovano in difficoltà, i fondi che qui destiniamo a tale intervento (tra l'altro, come ho detto, senza criteri oggettivi), credo che avremmo davvero reso un servizio ai giovani, molto di più di quanto non si possa fare con una distribuzione «a pioggia» di qualche milione di euro, probabilmente a soggetti e ad entità che sono già da tempo predestinati alla ricezione di queste somme.
Per questo motivo, chiediamo la sospensione dell'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Desidero informare l'Assemblea che è presente in Aula e sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune, il Pag. 17Presidente del Senato australiano, John Hogg, accompagnato da una delegazione di senatori. La Presidenza e l'Assemblea li salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, vogliamo rapidamente esprimere la nostra contrarietà a questa questione sospensiva. Come gruppo Misto-Alleanza per l'Italia, abbiamo seguito questo provvedimento fin dall'inizio con grande attenzione e abbiamo espresso - sia in Commissione, che in sede di discussione sulle linee generali - alcune perplessità, soprattutto sui tempi con cui è approdato in Aula: si è trattato quasi di una sorta di blitz a sorpresa.
Tuttavia, dobbiamo dare atto al Ministro che sono stati recuperati alcuni aspetti molto importanti che fanno di questo provvedimento, già oggi, una novità rispetto a quello proposto all'inizio. Pertanto, riteniamo che, nelle condizioni date e anche nei tempi che si hanno a disposizione, il provvedimento è stato molto migliorato. Sono state considerate alcune perplessità, sollevate in sede di discussione sulle linee generali, e recepite negli emendamenti che oggi vengono portati al vaglio dell'Aula.
Crediamo che si possa avviare un'ulteriore riflessione attraverso il giudizio dell'Aula, che il provvedimento possa uscirne sostanzialmente modificato e, quindi, costituire un ulteriore riferimento per la galassia giovanile; riteniamo, altresì, che esso possa trovare in questo contesto il favore di tanta gioventù, che vive - come sappiamo - un momento di grande difficoltà. Il problema della gioventù italiana non è certamente il tempo libero, ma il tempo non occupato.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DONATO RENATO MOSELLA. Ci sono due milioni di giovani che aspettano: non si sa cosa, non studiano e non lavorano, e certamente vanno aiutati.
Non sarà questa la sede, avremo, infatti, a partire dalle prossime settimane, provvedimenti ben più impegnativi per occuparci di questo aspetto. Tuttavia, è chiaro che esso costituisce un elemento che si va ad aggiungere - di questo bisogna dare atto al Ministro - al mosaico di cui la gioventù italiana dispone, ed un ulteriore elemento che noi prendiamo nella giusta considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti, alla quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, anch'io voglio dare atto al Ministro Meloni di avere dialogato per cercare di giungere ad un disegno di legge che fosse capace di accogliere, al suo interno, possibilità e prospettive molto più ampie, forse, di quelle che erano previste nella versione originale. Per questo, rispetto alla questione sospensiva in esame, noi voteremo con convinzione e decisamente contro.
Vorrei però sottolineare alcune ragioni concrete di questo voto contrario. Ci sembra, sostanzialmente, che lo strumento confezionato dai colleghi dell'Italia dei Valori sia uno strumento parziale e fazioso. Concretamente, sembra si faccia riferimento ad una ipotesi di comunità giovanili - nel suo primo capoverso - a carattere prevalentemente ludico, si dice infatti: «svolgere corsi di ogni genere, di fare sport e, naturalmente, di divertirsi». Mentre si cerca di svalutare quelli che sono i contenuti specifici che le comunità giovanili dovrebbero avere contemporaneamente si accusa il disegno di legge di voler attingere ai fondi di due precedenti disegni di legge: quello sul volontariato e quello sulle comunità sociali, ignorando come, in questo disegno di legge, in realtà, si guardi alle esperienze che i giovani possono fare nel senso di una costruzione del senso sociale condiviso, dell'integrazione e della collaborazione, molto più forte e molto più attento. Pag. 18
Francamente, ci sembra un po' buffo che si faccia riferimento critico a quello che era lo strumento precedente dell'Agenzia per i giovani, quando, proprio oggi, su l'Unità, il precedente presidente di quell'Agenzia si dichiara totalmente a favore di questo disegno di legge.
Evidentemente, chi ha governato l'Agenzia dei giovani in questi due anni riconosce, in questo strumento, degli elementi concreti di tipo innovativo e costruttivo che lo rendono degno di essere preso in considerazione e quindi, in qualche modo, di venire a contribuire - per lo meno in modo parziale, ma in modo altrettanto efficace - a favore di quelli che sono i problemi che oggi la gioventù presenta.
Credo che verrà fuori più volte, durante il dibattito, questa drammatica situazione in cui noi abbiamo sospinto i giovani di questa generazione, scippandoli, soprattutto, del più importante valore sotto il profilo educativo, che è la possibilità di assumersi responsabilità.
I giovani con cui abbiamo a che fare oggi, infatti, si sposano oltre i 34 anni e vanno incontro ad un precariato che va ben oltre la soglia dei 30 anni. Riteniamo esserci questo iato tra quello che è il momento in cui concludono gli studi e il momento in cui impattano con il mondo degli adulti attraverso il far famiglia e la responsabilità professionale del lavoro; ciò li trova veramente disorientati. In questo senso, in questa sorta di terra di nessuno, sono esposti a esperienze negative e pericolose.
Noi guardiamo a questo disegno legge come ad una possibilità e ad una prospettiva che - ci auguriamo - venga riempita di contenuti e di senso anche nella fase applicativa. È per questo che con convinzione votiamo contro la questione sospensiva Donadi ed altri n. 1 e ci dichiariamo a favore di un dibattito chiaro, sereno e costruttivo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, in una società sempre più frenetica e slegata dai valori di un tempo si sente la necessità di porre le condizioni per conciliare i bisogni del mondo moderno e i rapporti sociali.
I nostri giovani sono troppo spesso lasciati soli ad affrontare una realtà variegata e talvolta difficile. Ora più che mai risulta utile, anzi, fondamentale, incentivare il più possibile ogni attività volta al tentativo di costruire e mantenere un sentimento di collettività di gruppo che rischia di svanire con i ritmi del terzo millennio.
In un momento drammatico come quello che sta attraversando l'Europa, colpita dalla grave crisi economico-finanziaria, è doveroso che il legislatore e il Governo siano capaci di tutelare quel sistema di garanzia che si fonda sul rispetto dei principi e dei valori che rappresentano il motore di un Paese civile. I sacrifici, cui siamo chiamati al fine di trovare la giusta stabilità nei conti per preservarci da eventualità drammatiche dovute ad una cattiva gestione del periodo di crisi, devono logicamente accompagnarsi ad investimenti costruttivi volti a potenziare le strutture sane della società.
Per questi motivi crediamo che sia pretestuoso e irrazionale chiedere la sospensiva del provvedimento in esame, adducendo quale motivazione la contestuale approvazione della manovra. Troppo grande è il rischio che un distaccamento dal territorio al quale si appartiene, portato anche dalla diffusione delle nuove tecnologie e dall'internazionalizzazione della comunicazione che la globalizzazione ha trainato, possa portare una perdita della propria identità locale che danneggerebbe i ragazzi nel corso della propria crescita. Basti pensare che lunedì 28 giugno, durante la discussione sulle linee generali con la presenza del Ministro Meloni, tra tutti i deputati intervenuti il più giovane aveva 39 anni. È per questo che abbiamo l'obbligo morale di incentivare i giovani nello svolgimento delle loro attività collettive e questo non dovrebbe essere Pag. 19mai motivo di scontro politico, ma dovrebbe essere volontà di tutte le forze politiche indistintamente, al solo scopo di migliorare la qualità della vita e della preparazione di quella che dovrà un giorno essere la classe dirigente di questo Paese.
Questo mi sento di affermarlo a gran voce, visto che rappresento in Piemonte il movimento Giovani padani, il movimento politico giovanile più organizzato in questo Paese, capace ormai da anni di catalizzare le vere esigenze dei giovani, dalle scuole medie fino ad arrivare all'università o anche nel mondo del lavoro, generando un consenso capillare e in forte espansione. Nei periodi di tranquillità di una nazione i giovani ricevono degli esempi, ma nei momenti critici sono chiamati per primi a dare delle risposte. È per tale motivo che le comunità giovanili, laddove organizzate secondo i principi ispirati dal presente disegno di legge, rappresentano, senza ombra di dubbio, un bene per il Paese e per la collettività.
La nostra ricetta è molto chiara: aiutando ed incentivando le associazioni giovanili che fanno attività sul territorio, permettendo così forme di aggregazione che sono extrascolastiche, che sono portate avanti dai giovani per i giovani e che sono legate ad interessi comuni, siamo sicuri che si potrà dar vita ad un nuovo sistema identitario, nell'ottica di una società che non deve vedere i suoi cittadini come numeri, ma come persone capaci di esprimersi in forme e in modi molteplici che grazie allo scambio e alla cooperazione possono mettere a frutto tutto il loro potenziale.
Sostenere le nuove generazioni, anche in un momento di crisi, significa avere uno sguardo lungimirante. Solo attraverso il sostegno dei giovani possiamo risollevare le sorti di un Paese che si trova in difficoltà proprio per aver ceduto a logiche mercantilistiche improntate sul facile ed immediato. Pensate, ad esempio, come potremmo aiutare i giovani alle gare sportive, magari crescendo i futuri campioni di calcio senza doverli andare a comprare all'estero. Questi un domani potrebbero rappresentare una nazionale di calcio federale ed evitarci così delle brutte figure internazionali cui ultimamente ci siamo abituati.
La richiesta di sospensiva che ci accingiamo a votare sembra avere più un significato di scontro politico che di vera e costruttiva critica nel merito. Si cerca di giustificare la proposta di sospensiva parlando dei tagli che la manovra in corso di definizione porterà sulla spesa pubblica, come se incentivare ed aiutare i giovani fosse uno spreco equiparabile alle facili pensioni di invalidità, all'evasione fiscale o all'inefficienza di alcuni settori della pubblica amministrazione.
La Lega Nord, in concertazione con il proprio movimento giovanile, ha sostenuto il disegno di legge fin dall'inizio dell'esame in Commissione, pur presentando emendamenti volti a migliorare il testo e, in particolar modo, al fine di rendere maggiormente partecipe l'azione del Governo con quella degli enti locali su una materia in cui la competenza delle regioni non può certamente essere residuale.
Per tutti questi motivi il gruppo della Lega Nord Padania esprimerà, in maniera convinta, voto contrario sulla questione sospensiva e siamo sicuri che l'Assemblea saprà valutare e prendere in considerazione la bontà del provvedimento in questione, tenendo conto degli effetti benevoli che questo potrà avere sulle associazioni che popolano i nostri territori e che - come speriamo - possano continuare a giocare un ruolo fondamentale nella vita di noi giovani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho sentito alcune considerazioni che sono di comune buonsenso e, quindi, anche l'ultimo intervento di per sé non potrebbe essere censurato. Il problema è che questo provvedimento ...
PRESIDENTE. Onorevole Graziano, per cortesia.
Pag. 20
ROBERTO ZACCARIA. ... ha almeno un carattere ambivalente.
È la prima volta che arriva in Assemblea e quindi è giusto che ci si interroghi sulle finalità e sul significato di questo provvedimento. Vorrei dire che, da come abbiamo potuto valutarlo, è un disegno di legge che ha un carattere ambivalente perché, da un verso, dice che vuole provvedere al riconoscimento e al sostegno delle comunità giovanili. E chi non dovrebbe essere favorevole ad una legge di questo tipo?
È facile dire, tuttavia, che si formeranno cento o duecento comunità giovanili nel nostro Paese. I giovani che leggono che il Parlamento offre una nuova opportunità giustamente daranno vita a comunità di questo genere. Ci sono legittime domande dei giovani che hanno pochi spazi, poche opportunità, poche occasioni, e quindi ci sono aspettative che non vanno deluse - non c'è il minimo dubbio - ma interrogarsi e porsi dei dubbi con riferimento ad un provvedimento che sarà l'unico in questa legislatura che si occuperà di questi temi, credo che sia legittimo.
Ho ascoltato le motivazioni alla base della presentazione della questione sospensiva. Vi domando solo una cosa: se si costituissero nel nostro Paese dopo l'approvazione di questo disegno di legge 200 o 300 nuove comunità di giovani, ciascuna ispirata da finalità che in esso vengono tenute presenti, naturalmente tutti saremmo enormemente soddisfatti. Tuttavia, quello che dobbiamo domandarci è, rispetto a queste aspettative e a queste nuove comunità che si costituiranno, cosa succederà se per caso (per le modalità con cui questo provvedimento è oggi concepito) ne dovessero essere scelte un numero limitato (una ventina) e fossero 200 magari quelle che rimarranno escluse perché non avrebbero la possibilità di accedere a questi provvedimenti. Pensate ancora che questo provvedimento sia una opportunità o invece una occasione persa?
Dico questo perché permangono almeno due dubbi in questo disegno di legge. In questi quindici giorni in cui abbiamo lavorato in Commissione abbiamo posto delle domande e abbiamo avuto anche delle risposte. Devo dire che nel percorso parlamentare svolto nelle Commissioni, prima abbastanza veloce e poi un pochino più approfondito, alcuni dubbi sono stati dissolti, e quindi di questo va dato atto, ma non c'è dubbio che due dubbi rimangono ancora in piedi.
A quei ragazzi che ci ascoltassero e pensassero di avere nuove possibilità vorrei dire che le hanno, ma a condizione che noi chiariamo alcune questioni ancora presenti in questo disegno di legge. La prima questione di fondo è: il provvedimento disciplina associazioni, oppure centri di aggregazione sociale? Guardate che non è la stessa cosa, perché le associazioni possono essere disciplinate rispettando i principi costituzionali (articolo 18). Non si può invadere l'ordinamento interno di associazioni che non siano i sindacati di cui all'articolo 39 o (in qualche modo) anche i partiti, per i quali vi sono vincoli di democraticità, ma le associazioni nel nostro Paese non sono sottoposte a sindacati interni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO ZACCARIA. Altra cosa sono i servizi: questi ultimi possono essere disciplinati. Concludo, ma una cosa è importante: non solo non si capisce bene se siano associazioni o centri, luoghi, ma vi è anche il problema della discrezionalità.
Signor Presidente, chi deciderà a quali comunità sulle 200 o 300 costituite andranno le risorse? La trasparenza e l'oggettività della ripartizione dei fondi sono fondamentali. Il Ministro ha fatto fare dei passi avanti, noi li abbiamo chiesti, ma ancora ci sono troppi decreti ministeriali che decidono sulla ripartizione dei fondi e questa potrebbe essere un'occasione non colta e una delusione che non vorremmo realizzare.
Per questi motivi ci asteniamo, ma crediamo che sarebbe più giusto, anziché votare una questione sospensiva sine die, fare un rinvio (magari di qualche giorno o di una settimana) per arrivare a chiarire i dubbi che abbiamo posto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, la questione sospensiva presentata dai colleghi dell'Italia dei Valori pone una serie di questioni che giudichiamo assai poco fondate.
Intanto viene criticato il fatto che il provvedimento estenda alle comunità giovanili le norme in materia di volontariato e associazionismo sociale, in quanto le finalità delle cosiddette comunità giovanili, a loro avviso, sarebbero estranee a finalità sociali. Questo presupposto è senza dubbio errato perché gli obiettivi e i compiti delle comunità giovanili sono evidentemente diretti a contrastare i fenomeni di disagio giovanile così tanto diffusi in vaste aree del Paese, in particolare nelle aree metropolitane, che si manifestano sovente nella diffusione di alcool, droghe, violenza nei confronti dei soggetti più deboli.
Si critica altresì il fatto che le risorse sarebbero attribuite a pioggia. Questo è altrettanto falso perché, al contrario, ci saranno criteri assolutamente selettivi per attribuirli sulla base di impegni molto puntuali, come ad esempio l'educazione all'impegno sociale, civile e alla legalità.
Si critica il fatto che tra le attività delle comunità giovanili rientrano quelle ludico-artistiche e sportive. E cosa dovrebbero fare i giovani, colleghi dell'Italia dei Valori?
Si evidenzia poi la possibile sovrapposizione tra l'Agenzia nazionale per i giovani, costituita qualche tempo fa ai sensi della legge n. 15 del 2007, con l'Osservatorio nazionale sulle comunità giovanili previsto da questo disegno di legge, ma siccome è di tutta evidenza che entrambi sono insediati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed entrambi fanno riferimento al Dipartimento della gioventù, sarà cura del Dipartimento porli in una situazione di coordinazione.
In ultimo, i colleghi dell'Italia dei Valori segnalano che il rinvio sarebbe auspicabile in attesa dell'approvazione della manovra finanziaria che in questo momento è all'esame del Senato. Facciamo presente che non c'è alcuna necessità di attendere questo momento, perché è di tutta evidenza che, trattandosi di un decreto-legge, quelle norme sono già vigenti e quindi la richiesta è, a nostro avviso, assolutamente incomprensibile perché nulla in questi momenti potrà cambiare.
Infine, signor Presidente, un'osservazione di carattere più strettamente politico. Dobbiamo sottolineare il senso di responsabilità, la partecipazione attiva al confronto che c'è stato in sede di Commissione anche da parte di alcuni gruppi di minoranza, il cui senso di responsabilità vogliamo sottolineare perché hanno dato un contributo importante al miglioramento di questo disegno di legge. Al contrario, i colleghi dell'Italia dei Valori hanno dimostrato ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, che non sanno essere opposizione, ma sanno fare soltanto «guerriglia» parlamentare.
Per questo, voteremo ovviamente contro la richiesta di sospensiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Donadi ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Lo Monte, Libè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 334
Astenuti 182
Maggioranza 168
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 308).
Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere Pag. 22voto favorevole e che i deputati Castagnetti e Capodicasa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ho necessità di sottoporre a lei e all'Aula un problema procedurale, di Regolamento, oltre che un problema politico.
Debbo informare lei e i colleghi che su questo provvedimento la Commissione bilancio ha formulato oggi pomeriggio il suo ultimo parere sugli ulteriori emendamenti. Noi sappiamo che il parere della V Commissione è fondamentale in quanto può sempre richiamarsi all'articolo 81, quarto comma, della Costituzione per i profili di copertura finanziaria.
La Commissione ha bocciato il parere proposto dal relatore, probabilmente per assenza dei commissari di maggioranza: questo è un problema politico, anche se noi non sappiamo come si sarebbero espressi. Credo che su questo provvedimento permangano ancora seri problemi all'interno della maggioranza. Dopo questo voto contrario, nel giro di pochi minuti, vi è stata una immediata riconvocazione. Il relatore ha proposto un nuovo parere sostanzialmente identico che, a quel punto, essendo variata la platea delle presenze con i richiami dovuti, è stato approvato.
Signor Presidente, preliminarmente alle nostre votazioni le chiedo di verificare se la procedura sia stata corretta: ad esempio, se e quanto tempo sarebbe dovuto intercorrere tra una votazione e l'altra e se, in questo caso, le prerogative dei parlamentari di maggioranza e di opposizione siano state rispettate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la sua è sicuramente una valutazione politica. Per la verità, in assenza del presidente della Commissione bilancio, posso solo ringraziarla per aver sollevato il problema. Tuttavia, mi è stato riferito che vi è stata la reiezione del primo parere, ma non si era in presenza di un parere alternativo presentato: è stato presentato un altro parere che differisce quanto meno in qualche cosa rispetto a prima. Quindi, se le cose sono andate così, c'è la regolarità che comunque il presidente della Commissione bilancio nella sua autonomia ha già valutato.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, lei ovviamente ha riferito di quanto la Presidenza è a conoscenza, fatta esclusione di quanto potrà eventualmente dire il presidente della Commissione bilancio. Infatti, signor Presidente, il suo intervento nel merito è ineccepibile, ma dal punto di vista della procedura noi siamo di fronte ad un caso che potrebbe creare un precedente. Quindi, da parte nostra, dell'Assemblea e della Presidenza è bene capire esattamente che cosa sia accaduto per ricostruire le fasi della votazione ed essere certi che si possa procedere nell'esame del provvedimento, perché si tratta di un parere dovuto dalla Commissione bilancio per ciò che concerne i poteri ad essa devoluti in base all'articolo 74 del Regolamento.
Signor Presidente, l'articolo 73 afferma che i pareri delle Commissioni sono espressi dal relatore in termini «favorevole» o «contrario» e che il parere può anche esprimersi con la formula «nulla osta». È accaduto che nella medesima seduta della Commissione bilancio un parere è stato sostanzialmente bocciato con il voto contrario dei commissari. Immediatamente dopo è stato ritrattato con un altro parere approvato a maggioranza. Si è determinato esattamente un «ribaltone» a fronte di una votazione che, a questo punto, avrebbe dovuto essere dichiarata non valida per potersene effettuare una seconda. In questo caso, si è votato in modo valido due volte e ciò evidentemente Pag. 23contrasta anche con le modalità previste nel Regolamento concernenti qualsiasi votazione su atti che la Camera e le Commissioni debbono effettuare.
Quindi, signor Presidente, non formulo un giudizio complessivo, ma le sottopongo il problema perché il precedente su questo punto rischia di ricadere anche sui lavori dell'Assemblea e non solo delle Commissioni.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, essendo stato presente alla votazione nella quale la maggioranza è uscita sconfitta, ritengo che, se dovessimo accettare che, nel giro di qualche minuto, si possa votare di nuovo praticamente lo stesso testo e dare modo così alla maggioranza di rientrare, avremmo creato un precedente che - vorrei ricordarlo - in Aula, ad esempio, non si è mai verificato. È evidente, infatti, che in Assemblea, una volta che un emendamento o un altro testo è stato respinto, non è ammissibile che, nell'ambito del medesimo provvedimento, si torni a votare sul medesimo testo; pertanto, questo non è ammissibile neppure in Commissione. È evidente che quanto meno deve intercorrere un tempo sufficientemente lungo, che può essere di una settimana o non so quanto (è un elemento che si deve valutare ai sensi del Regolamento) per poter tornare sull'argomento che già è stato oggetto di discussione e che ha determinato un voto con un certo risultato.
MARCO MARSILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO MARSILIO. Signor Presidente, in qualità di relatore in Commissione bilancio del provvedimento in esame voglio far presente, per chiarezza su quanto è accaduto, che alla Commissione bilancio è stato sottoposto inizialmente un parere favorevole con alcune condizioni, che è stato respinto. Non è stato votato alcun altro parere alternativo, non c'è stato un parere contrario, quindi la Commissione in quel dato momento non aveva espresso alcun parere.
In qualità di relatore, nel ritenere di dover presentare all'Aula un parere della Commissione rispetto al provvedimento in questione, a nome della stessa ho presentato un nuovo parere, diverso dal primo, con condizioni molto più stringenti e restrittive rispetto al parere precedentemente respinto. Tale parere è stato approvato nella seconda votazione e così abbiamo potuto fornire lo stesso all'Assemblea. Credo che la regolarità e anche la linearità del percorso effettuato siano state assicurate in modo assolutamente limpido e da questo punto di vista ritengo che non ci sia spazio per alcun tipo di polemica.
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo affinché dal resoconto stenografico della seduta risulti che i termini della questione coincidono con il suo parere che mi vede sostanzialmente d'accordo per la semplice ragione che a noi è stata sottoposta una proposta di parere, che non è stata approvata. È accaduto già altre volte che ad una proposta di parere sia seguita una discussione che ha portato a modificare la stessa e che dunque venisse formulata una nuova proposta. Si è verificato già altre volte che una proposta sia stata bocciata con una serie di critiche e che sia stato proposto un altro parere modificato sulla base anche di quelle critiche. Ora noi ci troviamo nell'esatta circostanza che ha ricordato il collega Marsilio. Se c'è stata un'ingenuità, diciamo così, è stata da parte dell'opposizione che avrebbe dovuto esprimere un parere diverso e opposto, cosa che non si è verificata, perché a quel punto la maggioranza non avrebbe potuto riproporre un altro parere alternativo. Pag. 24
Voglio ricordare che abbiamo votato contro il primo parere proprio per sottolineare l'assenza della maggioranza in Commissione, che sostanzialmente si è trovata minoritaria. Voglio sottolineare, però, che nel secondo parere noi dell'UdC abbiamo votato contro, ma ci siamo trovati d'accordo con la deliberazione che è stata assunta dalla Commissione per la semplice ragione che ci trovavamo di fronte ad emendamenti della Commissione che i rappresentanti del gruppo UdC in Commissione sostanzialmente condividevano nel merito. Certamente i profili finanziari valutati dalla Commissione bilancio sono diversi, ma sull'aspetto finanziario il nostro voto è stato coerente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciccanti. Torno brevemente su quanto ho affermato prima. Innanzitutto, ringrazio i colleghi per aver posto l'attenzione su tale questione procedurale.
Gli argomenti dirimenti possono essere due: uno è legato al fatto che, intervenuta la reiezione del parere proposto dal relatore non è stato presentato un parere alternativo, tra virgolette di minoranza, che potesse assurgere a parere.
L'altro elemento dirimente è proprio questo: qualora non si fosse passati alla votazione di un altro parere - che mi dicono essere sostanzialmente diverso, avendo recepito alcune critiche che erano state mosse all'interno della Commissione -, la Commissione non avrebbe espresso, sostanzialmente, alcun parere e, quindi, sarebbe rimasto «monco» anche il lavoro della Commissione bilancio, che era obbligata a fornire il parere. Questi sono i due elementi dirimenti che, a mio avviso, possono confermare la piena autonomia della Commissione bilancio, che ha ritenuto valida quella votazione.
Essendo stata respinta la questione sospensiva Donadi ed altri n. 1, procediamo nel seguito della discussione del disegno di legge n. 2505-A e dell'abbinata proposta di legge n. 1151.
Ricordo che nella seduta del 28 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 2505-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2505-A).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Italia dei Valori e il gruppo Misto (per la componente politica MpA-Sud) sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 2.102, 3.101 (Nuova formulazione), 3.102, 4.101, 4.102 e 5.100, che sono in distribuzione.
Avverto, inoltre che, prima della seduta, sono state ritirate tutte le proposte emendative sottoscritte da deputati del gruppo Lega Nord Padania.
Avverto, altresì, che, nell'ambito del parere reso dalla Commissione bilancio sui nuovi emendamenti presentati dalle Commissioni, il parere sull'emendamento 3.102 è favorevole, con una condizione formulata ai fini di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Al fine di recepire tale condizione, le Commissioni hanno presentato il subemendamento 0.3.102.1, che è in distribuzione.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,33).
FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.
Pag. 25PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per affidarle - credo non solo a nome mio - un messaggio da portare al Governo. Il Ministro degli esteri continua a non rispondere alle lettere dell'Unione europea, che chiede una presa di posizione dell'Italia per la liberazione dei 245 detenuti eritrei, che sono tenuti in condizioni disperate, di tortura e di pericolo di vita costante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, la prego, chieda alla Presidenza di rappresentare al Governo la preghiera che, dal momento che esiste un Trattato con la Libia - che non metterò in discussione e non mi permetto di farlo adesso -, l'Italia ha la responsabilità della vita di quelle persone.
Credo che quest'Aula voglia unirsi e non dividersi sulla salvezza della vita di 245 eritrei, che sono indecorosamente, ingiustamente ed abusivamente tenuti prigionieri, senza alcuna garanzia legale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io sono intervenuto personalmente sulla vicenda. Vorrei solo far presente che l'auspicio e l'invito del Commissario Hammarberg per un intervento celere e puntuale da parte del Governo italiano, del Ministro Frattini e del Ministro Maroni in particolare, pare aver avuto un primo risultato, seppure informale, battuto dalle agenzie qualche minuto fa.
Non sono io a difendere l'operato del Governo italiano (le critiche all'accordo Libia-Italia le abbiamo fatte a suo tempo e continuiamo a farle per alcuni aspetti); tuttavia, ora ci troviamo di fronte ad un invito esplicito ad intervenire affinché la soluzione della questione, ossia il rispetto dei diritti umani di questi 245 eritrei e più in generale di tutti gli abitanti del territorio libico venga assicurato da parte delle autorità di quel Governo.
Qualche minuto fa - forse sfugge al collega Colombo - non solo il sottoscritto, ma anche le televisioni internazionali hanno preso atto con piacere di una dichiarazione congiunta del Ministro Frattini e del Ministro Maroni che assicurano che sono in corso trattative molto serrate per arrivare alla soluzione del problema dei 245 esuli eritrei e per garantire il rispetto integrale dei diritti umani su quel territorio. Quindi, anch'io auspico che il Governo possa venire, il più presto possibile, a comunicarci l'esito di questa trattativa, ma non sarei così negativo viste le dichiarazioni che giungono all'attenzione della stampa internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16,35)
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come gruppo dell'Italia dei Valori, ci associamo alla richiesta, alla preghiera che ha voluto rivolgere l'onorevole Colombo. Siamo lieti che l'onorevole Volontè abbia informato l'Aula delle dichiarazioni che troviamo sulle agenzie di stampa relative all'iniziativa dei Ministri Maroni e Frattini; tuttavia, quello che chiedeva Colombo e che chiediamo anche noi in Commissione è che sia il Governo ad informare il Parlamento, a dirci come stanno le cose. È doveroso - visto che abbiamo sottoscritto un trattato con la Libia che ha impegnato notevolmente anche le nostre finanze - che il Governo informi il Parlamento sullo stato dell'arte, se arte si può chiamare la detenzione in un lager nel deserto di oltre 200 aventi diritto d'asilo, ai quali forse noi dovremmo dare qualche risposta.
In questo senso, ci associamo alla richiesta che le ha rivolto l'onorevole Colombo perché il Governo informi tempestivamente il Parlamento e non lasci questo Pag. 26compito soltanto alle agenzie di stampa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
In ricordo dell'onorevole Egidio Sterpa.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione. Come sapete lo scorso primo luglio è deceduto a Milano l'onorevole Egidio Sterpa, deputato della Repubblica per cinque legislature, senatore nella XV, due volte Ministro per i rapporti con il Parlamento tra il 1989 e il 1992.
Egidio Sterpa ha contribuito ad animare per un lungo tratto il dibattito politico e culturale del nostro Paese, come testimonia la sua appassionata militanza in seno al Partito Liberale italiano che fu poi alla base della sua partecipazione all'esperienza di Forza Italia sin dal momento fondativo. La profonda e coerente adesione all'idea liberale lo portò ad essere un intellettuale, uno scrittore e un giornalista capace di attraversare, con analisi lucide e mai banali, la realtà politica e sociale del Paese e fece sì che nelle sue analisi fossero individuate le difficoltà e le contraddizioni italiane, a partire dalla questione meridionale e dalle conseguenze che essa ha avuto sul pieno ed equilibrato sviluppo del nostro territorio.
Dell'opera di Egidio Sterpa restano acute e brillanti testimonianze nelle pagine dei suoi libri e nei suoi numerosi articoli su alcune delle testate più prestigiose della stampa nazionale: da Il Tempo di Renato Angiolillo al Corriere della Sera, sino a il Giornale di Indro Montanelli, con il quale Egidio Sterpa ha condiviso con coraggio e spirito innovativo il momento della nascita.
Di Egidio Sterpa la nostra Camera conserva un ricordo prezioso. Penso in primo luogo al suo impegno in seno alla Commissione istruzione, incentrato, in particolar modo, sulla consapevolezza della centralità della scuola nella costruzione di una cittadinanza libera e consapevole. Penso al suo apporto di saggezza in seno all'Ufficio di presidenza, volto ad adeguare costantemente la Camera e le sue strutture alle nuove domande poste da una società in forte cambiamento. Penso, infine, al suo rigore come componente della Commissione inquirente.
Penso, in ogni caso, che il ricordo più vivo di Egidio Sterpa, custodito in particolare da coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, resti senz'altro la capacità di tradurre il suo grande entusiasmo per il giornalismo e per la politica in uno stile di vita sobrio e riservato e in un tratto umano schietto, aperto al confronto, disponibile alla condivisione dell'esperienza, pronto al consiglio sincero e disinteressato. In questo senso, mi piace ricordare come l'ultima testimonianza di Egidio Sterpa alla Camera dei deputati sia stata, nel maggio dello scorso anno, la presentazione presso la Sala della Regina del suo volume «La storia della libertà», non solo un libro di cultura politica, ma anche e soprattutto un ponte lanciato verso le giovani generazioni, affinché possano riscoprire le radici della democrazia e il valore delle istituzioni, attraverso cui essa si realizza. Ad una vicenda umana così limpida e vitale come quella di Egidio Sterpa non potremo che guardare sempre con grande rispetto e ammirazione.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi cui si associano i membri del Governo).
ANDREA ORSINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con particolare emozione e commozione che mi unisco, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, ma anche mio personale alle sue parole, Presidente Fini, in ricordo di Egidio Sterpa.
Per quanto mi riguarda, il ricordo di Sterpa è un ricordo molto emozionante perché coincide con l'esordio della mia attività politica. Fu in qualità di suo collaboratore Pag. 27parlamentare - allora Sterpa era segretario di Presidenza della Camera - che cominciai giovanissimo, poco più che ventenne, all'inizio degli anni Ottanta a frequentare il palazzo di Montecitorio.
Ho voluto ricordarlo non per tediare i colleghi con la mia autobiografia, che naturalmente è ben poco interessante, ma per ricordare invece un aspetto di Sterpa che mi pare molto significativo.
Il nostro sistema politico, come è noto, nella prima Repubblica come nella seconda, parla molto di giovani, ma ai giovani tende a dare uno spazio molto limitato. Sterpa fu tra i pochissimi che nei giovani credette davvero. Seppe investire su una giovane generazione politica, pur nei ristretti spazi offerti da un piccolo partito, come era allora il Partito Liberale.
Forse non è casuale il fatto che oggi almeno altri due colleghi che siedono in quest'Aula abbiano, come me, cominciato il loro percorso politico sotto la guida di Egidio Sterpa. Parlo di Isabella Bertolini e di Gregorio Fontana, che oggi gli succede proprio nell'incarico di segretario dell'Ufficio di Presidenza.
Sterpa era un giornalista di razza, prima che un politico. Si definì sempre un inviato speciale all'interno del Palazzo. Seppe intuire tra i primi, fin dagli anni Settanta, nella sua attività di giornalista, la crisi del sistema dei partiti che si andava annunciando. Era un sistema dei partiti sempre più lontano dalla gente e, quindi, destinato prima o poi a crollare. Ma Sterpa, da politico, non cedette mai alle lusinghe dell'antipolitica. Seppe distinguere responsabilmente fra le spinte liberali al cambiamento e quelle illiberali dell'antipolitica, del giustizialismo e del qualunquismo.
Fu un giornalista capace di compiere scelte coraggiose. Voglio ricordare quella di fondare il Giornale insieme ad Indro Montanelli e ad altri, negli anni in cui l'informazione era tutta orientata a sinistra, nei quali sostenere idee liberali, moderate e anticonformiste era pericoloso anche sul piano dell'incolumità personale.
Non deve sorprendere che vi sia stata una continuità ideale da parte sua come di altri - voglio citare Antonio Martino, Livio Caputo, Antonio Tajani, Giovanni Mottola - fra quell'esperienza de il Giornale e quella dell'impegno politico a difesa dei valori di libertà a fianco di Silvio Berlusconi, dalla nascita di Forza Italia prima e del Popolo della Libertà poi.
Sterpa era un liberale vero, serio e convinto. Aveva fatto una scelta politica, quella di militare in un piccolo partito, un partito glorioso, che aveva la libertà nel suo nome. Fu una scelta per lui definitiva che lo portò da giornalista a passare a ricoprire le più alte responsabilità di partito e di Governo. L'esperienza liberale, che non è mai un dogmatismo ideologico ma è la capacità di stare sempre dalla parte della libertà, è stata una costante della sua vita, di giornalista prima, di dirigente del Partito liberale poi, di esponente di Forza Italia e del Popolo della Libertà in questi ultimi anni.
Da liberale, Sterpa non fu mai un uomo che si lasciò irreggimentare: più portato alla critica che all'applauso, alieno, come diceva lui, dall'arte del compiacere, non risparmiò mai nel nostro partito critiche anche severe; ma non confuse mai il diritto di critica, al quale non avrebbe rinunciato per nulla al mondo, con la slealtà e il frazionismo. Uomo libero, sapeva cos'era un partito e cosa significano le regole di un partito: anche per questo, ci manca.
A me personalmente, a molti suoi amici mancherà il suo tono spesso burbero, in apparenza scontroso, nella realtà generosissimo, sensibile, capace di atti di umanità profonda e sorprendente. Al Popolo della Libertà, al Parlamento, all'Italia mancherà un galantuomo, un liberale, un uomo di cultura, ma soprattutto uno spirito libero (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).
MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PdL). Signor Presidente, solo un breve ricordo di Egidio. Non intendo infatti commemorare l'uomo di Pag. 28Stato, il parlamentare ed il Ministro: voglio solo ricordare un amico, la nostra comune militanza nel Partito Liberale e le battaglie che ha combattuto negli anni bui della Repubblica, battaglie liberali. Il suo liberalismo era un liberalismo che vedeva il fine della politica nel rafforzamento delle istituzioni democratiche: quando le istituzioni sono efficienti, amiche e forti, le libertà dei cittadini non sono in pericolo.
Lo ritrovai in Parlamento. Parlava poco: non amava il vaniloquio; i suoi rari discorsi erano discorsi che solcavano l'anima. Ricordo il dibattito a proposito del federalismo: egli era innamorato delle istituzioni americane, all'interno delle quali esso era nato dalla volontà degli Stati sovrani di cedere una parte della loro sovranità allo Stato federale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO PEPE (PdL). Concludo, signor Presidente. Raffaele Costa mi indicò un luogo nel Transatlantico dove i deputati andavano a riposare nelle pause dei lunghi lavori parlamentari; e lì, signor Presidente, ho sentito i passi perduti di coloro che si sono allontanati per sempre: Lucio Colletti, Luigi Muratori, Gaspare Giudice, oggi Egidio Sterpa. Li voglio ricordare insieme, perché tutti partecipi di un grande sogno: cambiare l'Italia e renderla migliore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2505-A.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2505-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2505-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1 l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, esporrò qualche valutazione sull'articolo 1, e sugli emendamenti che sono stati ad esso presentati.
Credo che alcune considerazioni, del resto molto ampie e puntuali, le abbia svolte in Aula in sede di discussione sulle linee generali l'onorevole Binetti. Sul provvedimento in esame noi abbiamo un approccio di grande interesse, con una serie di valutazioni: per dire la verità, prevale la speranza, rispetto a quanto è effettivamente contenuto nella normativa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 16,48)
MARIO TASSONE. Prevale l'esigenza di porre in essere un meccanismo che affronti, con approcci dignitosi, la problematica del mondo giovanile.
Ho sempre detto, e ho ripetuto in più occasioni, che sarebbe sbagliato creare un apartheid: non vi è un tema dei giovani svincolato dal complesso della società, dall'insieme dei suoi problemi. Esiste un problema dei giovani, se lo si collega ai più grandi interessi del Paese rispetto al suo presente, e rispetto anche al suo futuro.
Non c'è dubbio che noi abbiamo sempre avvertito certe carenze, soprattutto per quanto riguarda la pluralità delle presenze dei gruppi e dei movimenti. Abbiamo sempre avvertito l'illanguidirsi di una tensione associazionistica, e anche i riferimenti del passato lasciano nostalgie rispetto ai diversi fermenti, alle diverse tensioni, e alle diverse capacità d'elaborazione. Forse è finito un mondo (ma questo è un interrogativo), mentre la realtà vede una comunità che si spegne e sempre di più una società sola, dove le individualità prevalgono, gli egoismi prendono il sopravvento, e le parzialità divengono anche punti di riferimento e rappresentano valori certamente errati. Se vedo e intravedo un discorso e un filone filosofico, e soprattutto delle motivazioni profonde, ciò risiede nel fatto che questo provvedimento tenta con un'impostazione - mi consentano, signor Presidente e signor Ministro - Pag. 29a volte non molto chiara un approccio verso le comunità. Qui si è discusso anche sulle comunità. Ne abbiamo avuto qualche accenno anche in sede di esame della questione sospensiva. Comunità o associazioni? Certamente un dato a mio avviso va evidenziato ed è presente nella natura della normativa. C'è l'esigenza di creare i presupposti dell'esistenza di una comunità legati a una vita d'insieme, dove siano prevalenti l'elemento dell'umanità e dei valori, e soprattutto quelli del dialogo, del confronto, della costruzione. La comunità certamente non deve essere fine a se stessa, come un semplice raccordo formale, rispetto ai grandi appuntamenti cui i giovani sono chiamati. Oggi quello che si cerca attraverso la formazione è di creare una realtà più evoluta, più consapevole, più responsabile e più attrezzata rispetto alle grandi sfide e ai grandi momenti, traguardi ed obiettivi che bisogna raggiungere. Questo provvedimento risolve queste questioni? Risponde a questi interrogativi? Per dire la verità, signor Presidente, non credo. Però vi è un approccio interessante rispetto alla salvaguardia di alcuni valori, ad esempio per quanto riguarda il riferimento dell'articolo 1, il richiamo al dettato costituzionale. Ciò riguarda anche il secondo comma dell'articolo 1, con il richiamo agli articoli della Costituzione, dove certamente l'associazionismo e il pluralismo sono grandi punti di riferimento e rappresentano una grande evoluzione rispetto ad un pensiero che va costruito giorno per giorno. La formazione certo avviene all'interno delle famiglie, delle scuole, ma avviene soprattutto grazie al contatto e alla vita della comunità, dove anche questi valori e questo modo di essere devono essere riferiti ad una dignità di cittadino che si prepara in modo forte e consapevole. Se ha un senso - lo dico al signor Presidente e al signor Ministro - questo Ministero della gioventù, dipende dal fatto che, trattandosi di Ministero senza portafoglio, si aggancia con una visione più complessiva all'interno del Governo. Sarebbe poca cosa se noi ci riferissimo solo all'Osservatorio o all'Agenzia, in un contesto limitato e concluso in una situazione già definita.
Ritengo che questo provvedimento debba lanciare uno sguardo forte sulle problematiche della società di oggi. Non c'è solo la problematica dei giovani, o delle donne, o degli anziani; c'è la problematica della società di oggi. Ma certamente i giovani devono essere messi nella condizione di dare un forte contributo a una crescita della società, della partecipazione, dell'impegno, affinché la democrazia non sia un riferimento vuoto, non semplicemente evocato o invocato, ma sia un modo di essere e di concepire i rapporti con gli altri. L'impegno della società, del mondo del lavoro e delle Istituzioni, deve essere sempre più considerato come un momento in cui un processo di maturazione prende il sopravvento, ha un suo sbocco e una sua conclusione.
Allora, signor Presidente, questi emendamenti, presentati anche sugli altri articoli, sono, certamente, il contributo che abbiamo inteso dare e che l'onorevole Binetti e gli altri colleghi hanno inteso dare. Per quanto mi riguarda - l'ho detto con molta chiarezza -, questo non è un provvedimento esaustivo; sarebbe certamente assurdo e non veritiero se considerassimo tutto un fatto ormai concluso. Ritengo che, forse, serva un approccio tale da chiarire sempre di più il ruolo dell'Osservatorio nazionale sulle comunità giovanili, dell'Agenzia, della presenza del registro e del ruolo delle discriminazioni. Sono problemi importanti, fondamentali, ma ritengo che questo è un dato forte che dobbiamo tenere ben presente, convinti, come siamo, che non basta e che non sono sufficienti le norme per rivoluzionare o cambiare o modificare, se non c'è una nuova coscienza e una nuova consapevolezza e se non associamo, in questo grande progetto di democrazia e di partecipazione, dove i valori siano affermati, un mondo giovanile che è sempre più distante e più distaccato rispetto a quello che facciamo e che siamo. Allora, molto dipende da noi, dalla nostra testimonianza, dal nostro modo di essere. Mandare dei Pag. 30messaggi forti e, soprattutto, coerenti sarebbe poca cosa se, nell'affrontare e realizzare le norme, dimostrassimo non coerenza e di andare all'opposto di quella che è l'esigenza di una formazione e di una crescita culturale, civile ed umana. Se questo ha un senso, certamente puntiamo sulla coscienza, sul senso della storia che sempre di più dobbiamo rintracciare. Un senso forte del nostro impegno, della nostra presenza, del nostro modo di essere e di stare con gli altri. Ritengo che questo deve essere, oggi, il modo con cui intendiamo questo provvedimento. Ecco perché non siamo stati d'accordo con la questione sospensiva che è stata sollevata. Ecco perché guardiamo, con grande attenzione, facendo, forse, una grande apertura di credito ad un provvedimento che dovrà essere seguito anche nella fase della sua realizzazione, della sua attuazione, per evitare strumentalizzazioni e che prevalga chi vede, in questo provvedimento medesimo, soltanto qualche rendita, qualche posizione di privilegio e di potere. Sarebbe certamente l'annullamento e l'isolamento di quelle speranze e di quelle attese a cui poc'anzi facevo riferimento. E con queste considerazioni, signor Presidente, concludo il mio intervento con l'augurio che, nel lavoro che ci accingiamo a fare, per quanto riguarda la discussione sugli emendamenti, anche le nostre proposte e i nostri contributi possano essere tenuti presenti e, quindi, accolti.
PRESIDENTE. Saluto alcuni componenti della Scuola di formazione e associazione «Circolo Veneto» di Venezia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, ci tenevo ad intervenire innanzitutto perché condivido gli emendamenti all'articolo 1, ma, poi, anche per lasciare traccia, visto l'ampio e trasversale consenso che questo provvedimento sembra incontrare in quest'Aula. Posto che l'intento del presente provvedimento è sicuramente lodevole, cioè quello di agevolare, in qualche modo, l'associazionismo giovanile - e, francamente, non mi stupisce che buona parte dell'opposizione lo condivida - credo che, attraverso il medesimo provvedimento, lo facciamo nel modo peggiore e replicando schemi che su altro non hanno dato buona prova di sé. L'idea di creare un fondo assai cospicuo, totalmente intermediato dal livello politico e governativo, credo che sia il modo peggiore, o sicuramente un modo sbagliato, per affrontare il sostegno all'associazionismo giovanile, anche di matrice comunitaria, posto che da un punto di vista giuridico, mentre le associazioni hanno un profilo, le comunità - vivaddio! - non ce l'hanno. Credo, quindi, siano opportuni gli emendamenti che chiedono di precisare i requisiti a livello associativo giovanile e non a livello comunitario.
Ma credo che quello che facciamo prevedendo che un fondo tanto cospicuo venga distribuito con bandi pubblici ma attraverso l'intermediazione politica sia particolarmente sbagliato. Stiamo creando nei giovani e nelle associazioni giovanili l'appetito per il contributo oltre quello che già c'è. Premieremo non i progetti migliori con tutta la buona volontà dei Ministri di oggi e di domani ma i progetti supportati da coloro che meglio si sapranno muovere nei meandri della burocrazia, della politica o della sottopolitica.
Ritengo che se noi davvero vogliamo usare questi fondi avendo come obiettivo quello di creare un terreno propizio all'associazionismo giovanile dobbiamo individuare criteri che «disintermedino» il livello politico e consentano automaticamente alle associazioni che hanno determinati requisiti di accedere a benefici di natura fiscale o altro. In questo modo abbiamo un fondo e sicuramente da sinistra, da destra, da sopra, da sotto, ci sarà una spinta per arrivare ad avere questi soldi. Premieremo i progetti di chi sa come si fa ad avere i soldi, deprimeremo anche nello spirito quelle associazioni giovanili che non hanno né santi né santini in paradiso, spiazzeremo il mercato cioè la capacità di attrarre consenso, non risorse, Pag. 31sulle iniziative giovanili. Interverrò nel corso del dibattito: sprechiamo un'occasione e un sacco di soldi facendo non qualcosa di innovativo, non qualcosa che sovverta le logiche che abbiamo conosciuto sino ad oggi ma caricando anche il livello dell'associazionismo giovanile di tutte quelle storture a cui questo Paese ci ha abituato nella devoluzione di soldi pubblici.
Concludo, signor Presidente: se anche un bando pubblico per un'opera pubblica che parte almeno da un dato in qualche modo oggettivo come il costo di un'opera può essere piegato, come abbiamo visto, agli interessi politici, partitici, personali, figuriamoci un bando di una comunità che presenta un progetto per tutte le attività che sono descritte.
È chiaro che anche il migliore, il più santo dei decisori si troverà a fare una scelta arbitraria. Mi spiace perché i soldi pubblici solo molti. Potevano creare un level playing field, un piano di gioco uguale per tutti e invece scegliamo la via dell'intermediazione politica. Ritengo che questo sia un grave errore: tuttavia capisco che in qualche modo ciascuno pensi che forse quei soldi è meglio usarli così piuttosto che non usarli. Ritengo che vi sarebbero modi molto migliori e più efficaci e, lasciatemelo dire, molto più educativi nei confronti dei giovani associati che non quello del finanziamento pubblico con il quale tu presenti un bando e, se ti va bene, riesci ad ottenere le risorse (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori ha più d'una volta posto, nello statuto, un'attenzione particolare sulla politica giovanile e su questo ci stiamo impegnando anche a livello di partito in modo profondo dall'origine. Pertanto pensavamo che questo provvedimento potesse portare qualche novità e, invece, risulta essere la sintesi del monopolio dello Stato sulle politiche regionali.
In questo provvedimento, ci aspettavamo che dal centro fosse prevista una legge quadro che definisse il comparto, e che le regioni, avendo latitudini diverse, potessero così esprimere i loro pareri sulle politiche giovanili e avere la libertà di dire, di fare e di programmare una politica rivolta alla gioventù della Lombardia, della Calabria, della Sicilia. Credo che la latitudine sia importante, ma credo che, in questo ambito, siano importanti, soprattutto la libertà e il federalismo che la Lega predica continuamente.
Al di là del rammarico che ci resta di fronte al provvedimento in esame che, a nostro avviso, non risolve il problema, vi è un'altro aspetto, quello dello spreco indiscriminato di denaro pubblico. In relazione a ciò, dobbiamo prendere le cose molto seriamente: infatti, stiamo rinviando in Commissione provvedimenti per poche centinaia di milioni di euro e non stiamo attenti agli sprechi che stiamo perpetrando continuamente.
Ritengo che sia necessario svolgere una riflessione seria su questo problema: non usciremo più dal dramma economico e dal dramma della disoccupazione nazionale, se non saremo in grado di affrontare il problema risparmiando ed attuando una politica di rigore. Se si leggono le pagine dei giornali di oggi, viene da ridere. Mi riferisco alla kermesse che è in atto tra Formigoni e la Lega e ai 243 milioni di euro spesi da Formigoni per il meeting di Rimini. Queste sono risorse regionali! Ma di cosa stiamo discutendo? La Lega alza la voce e Formigoni risponde, dicendo: attenti a voi, perché non finanzieremo più i vostri riti celtici.
A questo punto, dobbiamo fare veramente una riflessione seria: se questa è la politica del rigore che il Governo ha adottato, credo che l'Italia abbia poche speranze e poche possibilità di sopravvivere a questa crisi economica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, a me spiace fare questo tipo di intervento, tuttavia, sono profondamente Pag. 32contraria al disegno di legge in esame. Ai giovani si deve dare lavoro (Applausi del deputato Zazzera), essi non si possono irreggimentare in sedicenti comunità (infatti, se si considera l'articolo 1 del provvedimento, già non si capisce se siano comunità o associazioni).
Lo sanno le tante colleghe che combattono insieme a me, anche nella Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza: i bambini vengono mandati fuori dagli istituti e dalle case famiglia, perché non vi sono i soldi, mentre noi stiamo dando minimo 12, 13, 23 milioni di euro alle sedicenti comunità giovanili (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Tutto ciò viene fatto duplicando e creando un Osservatorio: mi auguro che, per decenza, i suoi membri, che sono circa sedici, non vengano pagati (dico questo, visto che già vi è una proposta emendativa di Tremonti in tal senso). Viene creato un ulteriore registro presso il Ministero della gioventù, quando già ne esiste uno presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Inoltre, viene creato un fondo - che sarà duplice, perché le comunità giovanili potranno accedere sia al fondo in oggetto, sia a quello previsto dalla legge n. 383 del 2000 - ed il requisito per accedervi - pensate, cari colleghi - è di occupare i fabbricati a qualsiasi titolo. Si tratta di edifici di proprietà pubblica. Sono basita (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Si parla tanto di crisi, stiamo parlando di un periodo difficile e con il provvedimento in esame si crea qualcosa che già esiste. Ma non solo: viene prevista un'ulteriore Agenzia nazionale per i giovani. La cosa che mi fa ancora più rabbia è che il citato Fondo era nato per le devianze, le tossicodipendenze e le problematiche giovanili, mentre adesso è destinato alle comunità giovanili. No, a me non piace: prima si pensa ai bambini, e poi alle comunità giovanili, ai «gruppettari», ai centri sociali, che si vanno a prendere i soldi come e quando vogliono (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Pertanto, ho presentato parecchie proposte emendative, che sicuramente non verranno approvate. Le parole che dico qui in Aula, le ho dette sia in Commissione affari sociali, che in Commissione affari costituzionali: io le dico e mi batterò perché il provvedimento venga per lo meno corretto, perché contiene degli aspetti grossolani e perché si predisponga un testo in cui almeno l'80 per cento del Fondo possa essere destinato, di nuovo, ai minori - perché al di sotto dei diciotto anni gli adolescenti sono minori - e alle devianze.
Ecco perché, a parte l'eliminazione dell'ennesimo Osservatorio, ho inserito anche un membro del Ministero della salute e un membro della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza. Mi batterò insieme a chi vorrà perché questo testo sia profondamente modificato (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito la relatrice per la I Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
BEATRICE LORENZIN, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Zaccaria 1.1 e Mussolini 1.51, e sull'emendamento Miotto 1.2.
Le Commissioni raccomandano invece l'approvazione del loro emendamento 1.100, mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Mosella 1.50.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la I Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zaccaria 1.1 e Mussolini 1.51
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, quando parlavo a proposito della questione sospensiva e dicevo che questa legge, che ha una finalità positiva, contiene al suo interno dei dubbi e degli equivoci, mi riferivo al tema che questo emendamento pone. Alcuni colleghi che hanno parlato successivamente, non so se sulla questione sospensiva si siano pronunciati, ma hanno comunque sottolineato l'esistenza di dubbi di questa natura: il provvedimento non dice fino in fondo se queste comunità sono associazioni, e se le comunità sono assimilabili a qualche cosa che assomiglia a quanto previsto dall'articolo 18 della Costituzione. Questo è un dubbio di fondo perché, quando si fa una legge, una cosa è dire: noi discipliniamo il fenomeno associativo e naturalmente vogliamo disciplinarlo ponendo dei limiti collegati all'età, che caratterizzano determinate associazioni come associazioni di giovani, e allora le regole che deve seguire questo provvedimento sono di un certo tipo. Infatti, in una serie di passaggi, il provvedimento si ricollega alle leggi generali che esistono in materia di associazionismo, in materia di volontariato e, quindi, da questo punto di vista, esso andrebbe bene, sarebbe chiaro. Ci sono delle parti invece in cui il provvedimento non è così chiaro, perché ad un certo punto si preoccupa di entrare troppo nell'ordinamento interno delle associazioni, cosa che non è possibile dal punto di vista costituzionale.
Il problema nasce dal fatto che queste associazioni amministrano prevalentemente dei centri, quindi non sono più soggetti, ma sono luoghi. Questi centri, lo abbiamo sentito dire in più interventi, dovrebbero essere aperti, non discriminatori, dovrebbero consentire l'accesso a tutti; ciò da questo punto di vista, è comprensibile perché, se un centro si trova su luoghi pubblici, dentro edifici pubblici e svolge determinate attività con soldi pubblici è giusto che non discrimini l'accesso al centro stesso. Ma allora diventa un'altra cosa, non si disciplinano più le associazioni, ma si disciplinano i centri, ecco che allora si pongono problemi di natura costituzionale con riferimento alle competenze di regioni ed enti locali, e così via dicendo. Questo equivoco, questo dubbio che si trova al fondo del provvedimento e che gli interventi seguenti di questi ultimi giorni hanno cercato di chiarire, è un dubbio che però permane sullo stesso provvedimento e infatti abbiamo sentito Della Vedova, che è un liberale e naturalmente non concepisce che lo Stato possa entrare nell'associazionismo nel modo in cui entra questo provvedimento. Abbiamo sentito l'onorevole Mussolini, abbiamo sentito altri interventi.
Credo che noi faremmo chiarezza se accogliessimo questo emendamento, che dice una cosa semplice, e cioè che, sostanzialmente, queste non sono comunità qualsiasi, ma sono associazioni. Dico questo perché l'elemento di equivocità sulla natura dei soggetti consente allo Stato di entrare in quanto vi è di più «geloso» nell'ordinamento comunitario. Leggetevi l'articolo 2 della Costituzione: la persona, le formazioni sociali, lo Stato. Quando mai lo Stato entra nelle formazioni sociali? Non è possibile. È impossibile.
Come ho detto, vi sono alcune eccezioni: l'articolo 39, l'articolo 49. Ciò è vitale, se vogliamo approntare un provvedimento che percorra strade già intraprese.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO ZACCARIA. Concludo, signor Presidente. Pertanto, credo che questo emendamento sia una sorta di cartina di tornasole per chiarire che tipo di provvedimento stiamo trattando. Dunque, al di là di quanto è stato detto nella relazione introduttiva e tenuto conto anche degli interventi che ci sono stati in questo primo giro di opinioni, mi auguro che la Camera possa tenerne conto e approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'opportunità di Pag. 34approvare questo emendamento, il quale ha il merito di evitare una sorta di traslazione di concetti tra la comunità giovanile intesa nell'accezione sociologica di un insieme di persone giovani, che vogliono creare qualcosa insieme, e la comunità giovanile intesa nell'accezione del Ministro proponente, Meloni, che individua questa come una struttura organizzata che altro non è che un'associazione di giovani.
Signor Ministro, qui c'è una traslazione di significati molto pericolosa che richiama un po' alla memoria concetti del ventennio sulle corporazioni, dove le categorie professionali erano coincidenti con le loro organizzazioni: non era possibile che un professionista o un artigiano potesse esplicitare la sua professione se non all'interno di quella classificazione corporativa che ne esplicitava la sua organizzazione sistematica.
Pertanto, è opportuno che vi sia l'approvazione dell'emendamento Zaccaria 1.1, perché si vuole distinguere il concetto di comunità giovanile inteso in senso sociologico, da quello di organizzazione giovanile che, al contrario, altro non è che un'associazione di persone. È opportuno che questa distinzione rimanga tale perché, viceversa, avremmo questa commistione di significati che andrebbe a cozzare con il principio dell'autonomia e della libertà di associazione che non necessariamente deve costringere i giovani ad entrare in quella casella o in quella gabbia che rischia di diventare questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io voterò a favore di questo emendamento presentato in un testo identico, tra gli altri, dalla collega Mussolini. Infatti, se - come io ritengo - con questo disegno di legge corriamo il rischio di parastatalizzare l'associazionismo giovanile, che dovrebbe essere una contraddizione in termini, quanto meno lasciamo fuori dal perimetro normativo un termine come quello di «comunità», il quale non ha una veste giuridica (non capisco, infatti, cosa possa voler dire «riservare alle comunità giovanili», perché una associazione che fa una cena alla settimana svolge attività comunitaria). Perciò, ripeto, quanto meno precisiamo da un punto di vista giuridico l'ambito, ossia le associazioni - e ci intendiamo su cosa esse siano - che abbiano alcuni requisiti per quanto riguarda l'età dei partecipanti. Pertanto, io voterò a favore di questo emendamento e invito a votare a favore.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, mi dispiace ma non posso darle la parola perché lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti e l'emendamento in esame reca la sua firma.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, noi voteremo contro questo emendamento, tuttavia mi sembra che le ragioni per votare contro siano contenute in molte delle argomentazioni espresse in senso contrario o, perlomeno, diverso, dai colleghi.
Il termine associazione giovanile si riferisce ad una cultura, a valori, ad uno stile e ad una tradizione molto più ampia. Il concetto di comunità giovanile ha una sua collocazione, nello spazio e nel tempo, molto preciso e molto concreto, che individua esigenze concrete di un territorio; è diversa, infatti, una comunità giovanile che si costituisce in Sicilia piuttosto che in Trentino e, viceversa, entrambe possono riferirsi ad una associazione giovanile di valori e di principi, anche di antica tradizione, come quella con cui noi possiamo essere abituati a confrontarci.
Ciò va lungo la linea di quello che è il moderno concetto della «glocalizzazione»: avere una sorta di denominatore comune che è fatto di valori, ma anche una sorta di modelli organizzativi precisi e concreti sul territorio. Pag. 35
In questo modo ci sembra si possa rivendicare di più l'autonomia specifica, anche delle piccole comunità giovanili, fermo restando il riferimento a principi di valore di una associazione molto più ampia e molto più estesa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, sarò brevissima. Il termine comunità, nella testa di ciascuno di noi, implica una condivisione forte di vita e di valori.
Nella mia testa, quando penso a una comunità, penso alla Comunità di Sant'Egidio, a gente che mette insieme il proprio tempo, la propria parte di vita comune e le proprie risorse per stare insieme.
Quando si legge il provvedimento si capisce che, in realtà, si è ad un livello in cui si auspica un'ampia condivisione, ma si è più operativi e più vicini all'associazionismo, che è anch'esso un modo di stare insieme. Sostengo, quindi, con forza, il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zaccaria 1.1 e Mussolini 1.51, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calearo Ciman, Vico, Vito, Strizzolo, Sposetti, Perina, Brigandì, Soro, Palagiano, Aniello Formisano, Quartiani.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 513
Astenuti 13
Maggioranza 257
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 282).
Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Gatti, Calearo Ciman, Servodio, Mariarosaria Rossi, Antonione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 521
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 308).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, per le ragioni testé svolte dalla collega Binetti questo emendamento proposto dalle Commissioni dovrebbe essere cassato. Esso, infatti, va a compulsare il concetto delle autonomie locali e delle esigenze territoriali che sono le più varie in una logica regionale come quella nel nostro Paese.
Invito anche i colleghi della Lega Nord a fare mente locale su questa proposta emendativa e sulla concezione che dovrebbe valorizzare la sussidiarietà orizzontale e verticale, che si sostanzia nella delega ai territori di politiche giovanili che - lo ricordo - l'articolo 117 della Costituzione vuole demandata alla legislazione regionale piuttosto che a quella statale. Invece, nel caso di specie abbiamo una sorta di sussidiarietà capovolta, una sorta di subalternità degli enti locali allo Stato perché si chiede che gli obiettivi di questo provvedimento vengano perseguiti dalle regioni, dagli enti locali e dal contesto delle autonomie. Pag. 36
È esattamente una rivoluzione copernicana dei precetti della legge Bassanini e dei principi del Titolo V della Costituzione in una logica capovolta tra le funzioni degli enti locali tese alla programmazione di politiche settoriali su questo tema e la gerarchia statale che vorrebbe compulsare anche queste attività politiche e di programmazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cristaldi, Luciano Rossi, Mariarosaria Rossi, Di Virgilio, Calearo Ciman, Simeoni, Testoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 514
Astenuti 7
Maggioranza 258
Hanno votato sì 309
Hanno votato no 205).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mosella 1.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sbai, Di Virgilio, Miglioli, Pionati, Antonione, Goisis... ancora l'onorevole Di Virgilio... onorevoli Rosato, Martella, D'Anna... onorevole D'Anna, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 520
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Della Vedova, Mazzuca, Santelli, Antonione, Centemero, Cristaldi, Osvaldo Napoli, Miglioli... ancora l'onorevole Antonione... onorevoli Miotto, Lo Monte, Miglioli, Mosella, Cesario... ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 372
Astenuti 153
Maggioranza 187
Hanno votato sì 314
Hanno votato no 58).
Prendo atto che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2505-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2505-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Miotto 2.76.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Lo Monte 2.50 a condizione che sia riformulato.
PRESIDENTE. Deve leggere la riformulazione, per cortesia.
MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore per la XII Commissione. Al comma 1, alinea, dopo le parole: «Costituisce comunità giovanile l'associazione di persone», aggiungere le seguenti: «legalmente costituita».
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Contento 2.52, Nunzio Francesco Testa 2.55, Zaccaria 2.2 e Mussolini 2.81.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Binetti 2.63 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione. Al comma 1, alinea, sostituire le parole: «prevalentemente non superiore a trenta anni e, comunque, non superiore a trentacinque anni» con le seguenti: «non superiore a trenta anni». Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente: 1-bis. Al compimento dei trentuno anni di età i membri della comunità giovanile decadono dalle cariche eventualmente ricoperte e cessano di far parte della comunità.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Lenzi 2.77, Mura 2.54, nonché sugli identici emendamenti Mura 2.5 e Mussolini 2.80.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento De Girolamo 2.74, raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.102, mentre il parere è contrario sui successivi identici emendamenti Mura 2.6 e Nunzio Francesco Testa 2.58.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Lo Monte 2.51, mentre il parere è contrario sui successivi emendamenti Mura 2.59, Zaccaria 2.8 e Mura 2.7. Inoltre, raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.100.
Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Mura 2.10 e Mussolini 2.82, mentre le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.101.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Mussolini 2.83 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente: c-bis) lo svolgimento di attività di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno delle dipendenze.
Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento Mura 2.11, mentre le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Mosella 2.60, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1, aggiungere, in fine, la seguente lettera: e) lo svolgimento di attività di volontariato e di promozione sociale.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Binetti 2.61, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Nunzio Francesco Testa 2.62, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1, aggiungere, in fine, la seguente lettera: e) l'impegno degli associati a contrastare all'interno della comunità giovanile ogni forma di discriminazione o di violenza, ovvero di promozione o di esercizio di attività illegali, nonché l'uso di sostanze stupefacenti o l'abuso di alcol. Conseguentemente all'articolo 5, comma 2, sopprimere le parole da «e che prevedono» fino alla fine del comma.
Il parere è, altresì, contrario sui successivi emendamenti Mosella 2.64, De Girolamo 2.66 e Mura 2.65, mentre è favorevole sugli identici emendamenti Mura 2.13 e Mussolini 2.84. Le Commissioni esprimono parere contrario sui successivi emendamenti Mussolini 2.85, Miotto 2.15, Zaccaria 2.67, Zaccaria 2.68, Nunzio Francesco Testa 2.69, Miotto 2.78, Mussolini 2.86 e Mussolini 2.87, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Mura 2.70.
Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento Mura 2.71, mentre le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Contento 2.53, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo il comma 3, aggiungere, in fine, il seguente comma 3-bis: Nel caso in cui la comunità giovanile utilizzi immobili di proprietà privata è necessaria la prova del loro legittimo utilizzo.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli identici emendamenti Mura Pag. 382.72 e Miotto 2.79, ed esprimono parere contrario sui successivi emendamenti Mura 2.73 e Binetti 2.75.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,35)
PRESIDENTE. Il Governo?
GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 2.76.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.
ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, cari colleghi, è stato detto già molto, però penso non sia inutile sottolineare alcuni aspetti dell'articolo 2, in particolare con riguardo all'emendamento 2.76 che ho presentato, per chiarirci sui contenuti e sul profilo che si vuol dare a questo disegno di legge.
Abbiamo capito che con questo provvedimento il Governo intende promuovere dei nuovi soggetti che operano nel campo delle politiche giovanili, intende scegliere quali sono le azioni prioritarie per fare politica a favore dei giovani e intende finanziarie solo i soggetti che si impegnano nel proprio statuto, con alcune caratteristiche che sono contenute all'articolo 2, a realizzare le azioni che sono ritenute prioritarie dal Governo.
Questo articolo 2, di fatto, è la fonte delle discriminazioni con altri soggetti che ci sono in Italia, per fortuna, numerosissimi e con grandi meriti e che da anni, anzi da decenni, operano nel campo delle politiche giovanili.
Voglio sottolineare questo aspetto perché, cari colleghi, per promuovere un'associazione giovanile che si definisce «comunità giovanile» non c'era bisogno di una legge. Infatti, in Italia ci si chiama come ciascuno vuole e desidera, e la legge n. 383 del 2000 già prevede questa opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Mussolini).
Tale legge dice chiaramente che è un'associazione quel soggetto che si può definire movimento o gruppo o circolo, si mette la giacca che vuole, però, ai sensi del codice civile e secondo la legge n. 383 del 2000, che trova fondamento nella Costituzione, deve avere alcune caratteristiche.
In secondo luogo, per finanziare i centri giovanili c'era la necessità di fare una nuova legge? No, perché c'è già una legge che, per esempio, finanzia gli oratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma non solo, ci sono iniziative legislative portate avanti dal precedente Governo attraverso gli accordi di programma quadro che distribuiscono 60 milioni, rispetto ai 13 milioni contenuti in questo disegno di legge, per le politiche giovanili svolte a livello regionale, dai comuni, dalle autonomie locali.
In terzo luogo, c'era la necessità di fare una legge per istituire un nuovo osservatorio delle comunità giovanili? No, c'era la necessità di creare un osservatorio sulla condizione giovanile e, invece, facciamo un osservatorio solo per le comunità giovanili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Del resto, questo «giochetto» dell'articolo 2 serve per identificare il nome di tali associazioni, perché grazie al nome si ottiene l'iscrizione nel registro nazionale, e solo coloro che sono inseriti nel registro nazionale possono accedere ai contributi.
Quindi, Ministro, perché proporre una legge che riguarda solo una nicchia fra le associazioni che si occupano di giovani, mentre esiste un universo più ampio delle associazioni che operano con i giovani e che sono di natura informale? Perché fare questo? Penso che qui ci sia tutta la contraddizione di questo provvedimento.
In alternativa, con questo emendamento proponiamo in primo luogo di utilizzare la legge sull'associazionismo che esiste; in secondo luogo, proponiamo, all'interno di questo provvedimento, di prevedere la specificità delle associazioni giovanili alle quali sarà riservato un fondo Pag. 39specifico, ma le associazioni all'interno delle quali naturalmente vivranno anche le comunità giovanili. In terzo luogo, secondo noi è bene che l'osservatorio dell'associazionismo abbia una sezione per i giovani. Senz'altro questo è bene che sia: il registro sulle associazioni è bene che abbia un registro riservato ai giovani.
Le proponiamo, signor Ministro, un utilizzo delle risorse un po' in coerenza con quanto predica Tremonti. Devo dire che è più coerente anche con il modello istituzionale che rispetta le autonomie locali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e della deputata Mussolini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, anche l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento che ha il tentativo di rendere meno burocratica l'impostazione di queste comunità giovanili. In qualche modo, anche con il parere favorevole delle Commissioni sull'emendamento che segue, tali comunità danno la misura di una sovrastruttura che si vuole creare ad hoc su un tessuto molto poliedrico, libero ed elastico costituito dai giovani del nostro Paese. Le comunità giovanili non necessariamente sono questa sovrastruttura legalmente costituita con gli atti che questa legge richiede ad una comunità che nel suo DNA ha la freschezza delle relazioni, l'apertura dei contatti, la fantasia degli obiettivi e l'entusiasmo delle relazioni.
In questa sede, questo concetto della comunità giovanile ingabbiata in una struttura legale per la quale si stabiliscono principi e richieste di formalità particolarmente vessatorie è proprio antinomico rispetto all'obiettivo di garantire ai giovani uno spazio di aggregazione il più libero possibile e il meno codificato dalle lobby dei giovani, da quelle strutture che in qualche modo possono essere anche fiancheggiatrici delle organizzazioni dei partiti.
È sintomatico, signor Ministro, che le Commissioni abbiano dato parere negativo ad un emendamento che andremo ad esaminare dopo e che stabilisce che queste comunità giovanili non debbano neanche essere indirettamente collegate ai partiti. Il fatto che ci sia la volontà di mantenere questa ambiguità di fondo è un elemento di grande criticità che mette anche in dubbio la buona fede di questo intervento.
C'è poi un altro tema: quanti registri dobbiamo creare in Italia? Faccio presente che già tredici regioni hanno costituito osservatori per le politiche giovanili e registri per le associazioni giovanili. C'è tutto un mondo già collaudato da anni con piani triennali di cui le regioni si sono dotate con i comuni protagonisti di questi ruoli attivi delle politiche giovanili in una logica di conformità e di coesione con la carta europea dei giovani.
La Commissione europea ha raccomandato ai vari Stati di promuovere politiche territoriali per i giovani di integrazione regionale o comunale, non certo statale, perché i giovani - lo sappiamo - sono molto alieni da strutture associative molto verticistiche od organizzate. Sono molto più facili questi momenti di aggregazione a livello locale che non nazionale. Quindi, c'è effettivamente questa criticità che marchiamo e che l'emendamento Miotto 2.76 cerca di attenuare. Pertanto, noi invitiamo i colleghi più avveduti della logica della promozione reale dei giovani, piuttosto che delle strutture a loro dedicate, di votare a favore dell'emendamento Miotto 2.76 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea una delegazione del gruppo di amicizia Romania-Italia dell'Unione interparlamentare, guidata dal senatore Marius Sorin Ovidiu Bota, che assiste ai nostri lavori (Applausi). Vi ringrazio della vostra presenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, io condivido parola per parola Pag. 40l'intervento della collega Miotto, perché questo emendamento va nell'ordine della semplificazione. Tra l'altro, con questo disegno di legge, dopo il danno, c'è la beffa: noi parliamo di comunità giovanili senza definirle. Perché non le vogliamo definire? Perché bisogna creare l'osservatorio e soprattutto un bel fondo ricco: fondo ricco mi ci ficco (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)! Ecco perché si vogliono creare le comunità giovanili.
Inoltre, nel testo ci si riferisce ai giovani che hanno dai 30 ai 35 anni: ma questi sono bamboccioni, non sono giovani, scusate! Noi stiamo facendo una legge per i bamboccioni «gruppettari» che devono prendere i fondi non solo da una legge che già c'è, che è la n. 383 del 2000, che ha tanto di registro, di Osservatorio e di membri dello stesso; invece no, dobbiamo fare un'altra legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Colleghi, io sono cattivella e mi domando allora perché si deve approvare un'altra legge: forse perché deve istituirsi un ennesimo registro presso questo Dipartimento, che è sempre del Ministero della gioventù, e magari si deve controllare questa comunità giovanile che non si sa neanche bene cosa sia, perché quando discutevamo di questo testo anche il Ministro si confondeva. Non si sa cos'è la comunità, non si sa cos'è l'associazione ed è grave perché si stanno dando dei fondi, dei soldi pubblici che potevano andare ad altri, a persone realmente bisognose e non a chi occupa i fabbricati anche privati. È una pura follia, io sono contro (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo emendamento che considero il più importante perché sottolinea che esiste già una legge e che pertanto questo disegno di legge è inutile, quindi ne svela in realtà le vere ragioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbareschi. Ne ha facoltà.
LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, vorrei solo esprimere la mia opinione su questo testo che trovo profondamente sbagliato, mi dispiace doverlo dire, perché credo che negli ultimi anni tutte le grandi innovazioni prodotte dai giovani siano state create senza sovvenzioni, e questo non solo in Italia, ma in tutta Europa. La storia della musica, del rock, del jazz, del cinema lo dimostra: i più innovativi sono nati senza necessità di fondi dello Stato e senza, ciò che è peggio, il cappello dello Stato o il protezionismo dello Stato.
Credo che se noi, Popolo della Libertà, vogliamo dare davvero un segnale nuovo, dobbiamo agire nella direzione di semplificare il metodo dell'impresa, cioè dare possibilità a nuovi imprenditori, a nuovi creativi, ai giovani, alla famosa parola «giovani» che tutti vogliamo sempre sostenere, fornendo loro strumenti che permettano di essere realmente indipendenti, perché la creatività in tutti i campi, che sia quello della tecnologia o della ricerca, è fatta da indipendenza politica. Pertanto, in coscienza, non mi sento di appoggiare questa iniziativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, sono un po' sconcertata perché è pur vero che su ogni provvedimento legislativo ovviamente ci si confronta - ben venga il confronto - così come si è svolto in seno alle due Commissioni nelle quali lo abbiamo discusso, e come si è verificato nella giornata in cui il provvedimento è arrivato in Assemblea, lo scorso 28 giugno, in cui si è svolta una lunga discussione sulle linee generali, però non ci sto, Presidente, quando ci si approccia ad un provvedimento, spesso magari utilizzando Pag. 41anche toni che non sono propriamente utili in quest'Aula, dicendo di un provvedimento quello che il provvedimento non dice. Pertanto, non si può dire che questo provvedimento è fatto per dare soldi ad un ennesimo organismo, perché questo è un provvedimento che dice molto altro.
Forse, se tutti i colleghi che hanno parlato avessero partecipato anche alla seduta in cui si è svolta la discussione sulle linee generali e avessero letto il provvedimento, non avrebbero pronunciato tali affermazioni.
Concludo, signor Presidente: apprezzo i riferimenti della collega Miotto, che, in Commissione, si è battuta per portare avanti le proprie tesi. È ovvio che qui vi è una presa d'atto delle sue posizioni, molto diverse da quelle espresse da altri colleghi, anche della mia maggioranza. Credo, però, che anche il dibattito svolto in Commissione possa aver risolto alcune problematiche sollevate dall'onorevole Miotto e, quindi, invito i colleghi - almeno quelli della mia maggioranza - a seguire le indicazioni del Comitato dei diciotto.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ho le idee un po' confuse e forse lei può aiutarmi a chiarirle. Ho ascoltato l'onorevole Saltamartini, alla quale lei ha dato la parola a titolo personale. Normalmente si interviene a titolo personale quando si prende una posizione difforme da quella del gruppo. L'intervento a nome del gruppo è stato svolto dall'onorevole Mussolini, che ha preannunziato il voto favorevole sull'emendamento Miotto 2.76. Ovviamente, siamo lieti di ciò e, pertanto, pensiamo che vi sarà un voto unanime, da parte del Popolo della libertà, a favore dei nostri emendamenti, esattamente come era avvenuto nelle votazioni precedenti, con gli interventi dell'onorevole Della Vedova e dell'onorevole Mussolini: non sentiamo nulla - o, meglio, sentiamo un silenzio assordante - in merito alla posizione del PdL su questo provvedimento. Forse, sarebbe utile saperlo, perché sarebbe anche un po' più chiaro per tutti. Comunque, mi pare di capire che la posizione del gruppo è stata espressa dall'onorevole Mussolini e che l'onorevole Saltamartini è intervenuta a titolo personale, in dissenso dalla posizione del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come lei sa, il Presidente dà la parola in base al momento della richiesta. L'onorevole Mussolini si è iscritta a parlare prima. Spetta al gruppo stabilire chi deve intervenire a titolo personale: le traduzioni e le conclusioni politiche le trarrete voi e le trarrà l'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per fare un po' di chiarezza nei confronti del collega Giachetti. Io voterò a favore dell'emendamento Miotto 2.76 per una ragione lessicale e semantica: definendo cosa costituisce comunità giovanile, semplicemente si produce un errore proprio dal punto di vista della produzione normativa. Mi auguro che anche i giovani che si riuniscono e si sentono comunità, ma che non rientrano in questi criteri, potranno continuare a definirsi una comunità.
Almeno alcuni aspetti lasciamoli fuori dal perimetro della legge dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà.
LUIGI BOBBA. Signor Presidente, vorrei aggiungere qualche argomentazione a quelle già svolte dall'onorevole Miotto e attirare l'attenzione del Ministro della gioventù sul fatto che lo stesso Governo, di Pag. 42cui ella stessa fa parte, sta predisponendo una riforma del libro primo del codice civile, riguardante il complesso dei soggetti no profit. Tutto ciò per giungere, in qualche modo, ad una legislazione di base, sulla quale, poi, innestare principi diversificati a seconda dei soggetti.
Mi sembra che l'emendamento in esame, ragionevolmente, porti a moltiplicare la settorializzazione dei soggetti per legislazioni specifiche, producendo un'ipertrofia normativa nel campo associativo. Meglio sarebbe, appunto, da un lato, giungere alla conclusione dell'itinerario, già predisposto dallo stesso Governo, di riforma del codice civile e, dall'altro lato, unificare le diverse forme legislative attorno ad alcune grandi finalità, evitando che ogni condizione specifica di ciascuna persona diventi oggetto di legislazione (domani, infatti, potremmo costituire le comunità, anziché giovanili, degli anziani).
Credo che questo sarebbe un modo sbagliato di procedere, inseguendo le diverse condizioni attraverso normative specifiche che, invece, richiedono un quadro più generale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, in un minuto voglio solo porre l'accento su un aspetto. Da questi interventi si deduce che se non si approva questo emendamento la legge in esame rischia di dar vita a una forma di associazionismo di Stato.
Stiamo molto attenti perché la formula contenuta nel testo base è pericolosa. L'emendamento Miotto 2.76 ha il vantaggio di riportare le cose alla normalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché la discussione che sta avvenendo in Aula avvalora ancora di più la nostra richiesta di sospensiva, volta a riportare in Commissione questo provvedimento, perché ci sono troppe questioni irrisolte che qui qualcuno tenta di imporre e che rendono possibile l'uso di quel fondo di cui si è parlato con una discrezionalità totale che non è accettabile.
C'è un problema di trasparenza e persino di definizione, che mi pare porsi contro ogni evidenza. Ma perché continuare ad insistere? Perché costringerci in quest'Aula - emendamento dopo emendamento - a riproporre questo tema? Signor Ministro, ci rifletta, riporti in Commissione questo provvedimento! In quella sede probabilmente sarà più facile e più semplice trovare una soluzione a problemi che, altrimenti, questa Camera risolverà a colpi di maggioranza. Questo è un tema che non può essere affrontato, a mio giudizio, a colpi di maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 2.76, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Siliquini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 514
Astenuti 5
Maggioranza 258
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 263).
Passiamo all'emendamento Lo Monte 2.50.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'emendamento, proposta dal relatore.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione.
PRESIDENTE. In base alla riformulazione è necessario votare prima l'emendamento Contento 2.52 e successivamente l'emendamento Lo Monte 2.50, così riformulato.
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, annuncio il ritiro dell'emendamento a mia firma 2.52.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Monte 2.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per giustificare il voto contrario su questo emendamento perché esso - come dicevo anche prima - non fa altro che rafforzare l'aspetto burocratico e vincolante di queste associazioni giovanili che, di solito, sono aliene dagli obblighi di recarsi dal notaio, in Camera di commercio e così di seguito, per fare emergere la loro associazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 2.50, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Foti, Simeoni, Siliquini, Mura, Cicchitto?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 509
Astenuti 14
Maggioranza 255
Hanno votato sì 478
Hanno votato no 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nunzio Francesco Testa 2.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Foti, Iapicca e Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 491
Astenuti 32
Maggioranza 246
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 2.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Traversa e Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 516
Astenuti 7
Maggioranza 259
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mussolini 2.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole su questo emendamento, che contiene il lodevole tentativo di rendere questa legge meno dedicata ai bamboccioni - cito la collega Mussolini - e più dedicata ai giovani. È paradossale, infatti, che questa legge vada a premiare persone che possono avere anche trentacinque anni e si incaricano di fare politiche giovanili per i più piccoli, quando poi le regioni molte volte si sono già dotate di normative specifiche e settoriali, che vedono una soglia di età molto prossima a quella indicata da questo emendamento. Pertanto, preannunzio il voto favorevole dell'Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del Popolo della Libertà, così come espresso dalle relatrici, perché anche questo intervento dimostra che, purtroppo, non si è letta la legge e non si è seguito il dibattito. Abbiamo riformulato l'emendamento e la nostra posizione è contraria su questa proposta emendativa come su quelle precedenti, perché abbiamo stabilito il limite di età a trent'anni. Pertanto, anche in questo caso, il collega che mi ha preceduto, purtroppo, ha perso un passaggio. Tra l'altro, l'emendamento che voteremo subito dopo, a prima firma Binetti, con la riformulazione proposta dalle relatrici, chiarisce il limite di età a trent'anni. Credo, quindi, che vengano meno anche le motivazioni che sono state espresse prima di me. Il Popolo della Libertà dichiara il proprio voto contrario per questo motivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Perina. Ne ha facoltà.
FLAVIA PERINA. Signor Presidente, a titolo personale voterò a favore di questo emendamento e prego anche i colleghi del Popolo della Libertà di fare una riflessione aggiuntiva, se è possibile. L'idea di fissare per legge una soglia di età in cui si diventa, da giovani, adulti e di fissarla in un'età così avanzata, come i trentacinque anni, secondo me non è soltanto fuori dalla logica, ma anche dalla tradizione politica italiana, dove non c'è movimento giovanile, forma di associazionismo o esperienza, dal volontarismo giovanile del 1915-18 ad oggi, che abbia incardinato l'idea di gioventù ad una soglia di età superiore ai trent'anni. Quindi, riterrei importante riflettere su questo punto, che secondo me è uno dei punti più critici di questa normativa, già criticabile per tanti altri versi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato più emendamenti che riguardano il tema dell'età, tutti orientati a ridurla. Sottolineo il fatto che, indipendentemente dalla presenza di leggi che magari aiutano l'inserimento lavorativo ed altro, proprio perché in questo caso si vuole parlare di comunità e si è rifiutato il ragionamento che vi abbiamo proposto sull'associazionismo, a maggior ragione, se si tratta di comunità - permettetemi di dire - è auspicabile una certa omogeneità di età. Forse a trentacinque anni è ora che la comunità sia prevalentemente quella familiare, con una moglie e dei figli, piuttosto che vivere in questo contesto.
Noi voteremo quindi a favore di tutti gli emendamenti che calano l'età (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, probabilmente vi è stato un equivoco anche sulle parole della collega Saltamartini, che ha già spiegato il punto; lo vorrei però ribadire anche alla collega Perina: siamo d'accordissimo sul fatto che la tradizione italiana porti a 30 anni il limite massimo Pag. 45di gioventù, tanto è vero che è stato espresso parere favorevole sull'emendamento successivo Binetti 2.63, che fissa a trent'anni esattamente questo limite (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mussolini 2.81, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Tommaso Foti e D'Anna.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 509
Astenuti 7
Maggioranza 255
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Binetti 2.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, solo per amore di verità e non per polemica: in questo momento l'Assemblea è chiamata ad esprimersi su questo emendamento, che vuole far scendere la soglia di appartenenza a 30 anni. Fino ad un attimo prima, la proposta che avevamo in discussione prevedeva i 35 anni; e da questo punto di vista, bene hanno fatto i colleghi - tra i quali anche il sottoscritto - a perorare l'approvazione dell'emendamento Mussolini 2.81. Adesso che avete cassato quella modifica, vediamo se l'Assemblea condivide l'abbattimento a 30 anni, che rimane sempre un elemento di età piuttosto avanzata per chi vuole essere giovane.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dai relatori.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione. Tengo però a ribadire che, oltre al livello dell'età, quello che si sottolinea nel nostro emendamento è che la conduzione della comunità (forse vale la pena ancora una volta precisarlo, che stiamo parlando di comunità che si costruiscono entro uno spazio definito ed una cornice molto precisa, che fa anche riferimento ad un habitat altrettanto concreto), il governo di queste piccole comunità, cioè il modello organizzativo di cui si debbono dotare, è un modello organizzativo che non supera i 30 anni. Il riferimento non è quindi solo all'appartenenza: è anche alla direzione, al coordinamento e, in qualche modo, alla capacità di progettazione di questo gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, vorrei suggerire una piccola riformulazione alla collega Binetti. Sono d'accordo, ma ho una perplessità sul punto nel quale si dice: «Al compimento dei trenta anni i membri della comunità giovanile decadono dalle loro cariche e cessano di far parte della comunità». Quando l'ho letto sono rimasto allibito, perché il termine «comunità» è troppo vago. Vi aggiungerei (lo dico assolutamente senza ironie) «della comunità medesima», perché altrimenti sembra che se tu sei in una comunità giovanile a 30 anni, cessi di far parte della comunità intesa come comunità sociale, in cui siamo tutti inseriti. Con l'aggiunta del termine «medesima», evitiamo tale ambiguità.
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la sua proposta di riformulazione dovrebbe essere avanzata dai relatori e dal Governo alla proponente. Prendo atto che i relatori non intendono farlo.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 46
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Binetti 2.63, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Pionati, Lo Monte e Porcino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 513
Votanti 478
Astenuti 35
Maggioranza 240
Hanno votato sì 476
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento Binetti 2.63, così come riformulato, sono preclusi gli emendamenti da Lenzi 2.77 a Mussolini 2.80.
Passiamo alla votazione dell'emendamento De Girolamo 2.74. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.
NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, premesso che avrei utilizzato questi fondi per migliorare le condizioni dei giovani e non le condizioni di chi gestisce fondi per i giovani (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà), e premesso che probabilmente sarebbe opportuno dare il senso dello Stato a tutti quei giovani che conseguono grandi risultati a scuola e che sono costretti a vivere in famiglie con redditi inferiori ai 30 mila euro, nonostante ciò, avendo grande rispetto per il mio Governo e per il gruppo parlamentare cui appartengo, sto seguendo le indicazioni di voto.
Tuttavia speravo che questo emendamento da me presentato, essendo un parlamentare e volendo contribuire al miglioramento del disegno di legge presentato dal Ministro Meloni, fosse almeno riformulato, perché con questo emendamento in realtà si aggiunge all'articolo 2, comma 4 (dove si escludono dalle comunità giovanili i partiti politici) un ulteriore elemento. Mi riferisco alla eliminazione delle doppie cariche per coloro che fanno parte della comunità giovanile con incarichi associativi e coloro che fanno parte dei partiti politici. Credevo si trattasse di un miglioramento che escludesse assolutamente la partecipazione della politica rispetto alle comunità e alle associazioni (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
BEATRICE LORENZIN, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, abbiamo guardato con attenzione all'emendamento dell'onorevole De Girolamo, ma molti punti che lei ha sottolineato (in particolare questo, ma anche il divieto di partecipazione o di assunzione di cariche per persone che sono iscritte a partiti politici, e altri aspetti riguardanti i requisiti e l'iscrizione al registro) sono stati recepiti tramite la riformulazione di altri emendamenti, non soltanto all'articolo 2 ma anche agli articoli 3, 4 e 5. Quindi, questi aspetti da lei sottolineati sono stati recuperati nel provvedimento in quelle che ci sembravano le rubriche più attinenti, tra i quali vi è il richiamo ai requisiti e ai divieti posti per le associazioni di promozione sociale o di promozione al volontariato, riguardo alle quali, oltre a questi requisiti, ve ne sono anche altri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, a nome del gruppo Italia dei Valori, l'emendamento al nostro esame, e per ricordare all'Assemblea e segnalare alla relatrice che vi è una Pag. 47sostanziale novità in questo emendamento rispetto al lavoro, pur condivisibile, svolto su altre parti di questo tessuto normativo. Questo emendamento si riferisce all'incompatibilità tra il soggetto che partecipa alla comunità giovanile, e che magari svolge funzioni direttive al suo interno, rispetto ai partiti politici o alle organizzazioni.
Quegli emendamenti che, invece, in Commissione abbiamo esaminato e che avete approvato, si riferiscono alle organizzazioni dei partiti o delle categorie che, ai sensi della legge sulla promozione sociale, non possono diventare esse stesse comunità giovanili. Per cui vi è una dimensione individuale che presenta questo emendamento rispetto alla dimensione associativa che, invece, è normata altrove. È opportuno, quindi, che ci sia questa precisazione, perché evitiamo che coloro che magari vogliono strumentalizzare i giovani con queste comunità giovanili poi diventino i capi popolo che, alle varie elezioni, comandano le truppe cammellate dei «cammellini» a favore dei giochi della politica. Per cui è opportuno che tutta l'Assemblea si faccia carico di evitare questo scenario certamente deludente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei annunciare che aggiungo la mia firma all'emendamento della collega De Girolamo, perché ne condivido sostanzialmente l'impostazione in quanto credo serva a fare quella chiarezza che tutti quanti vogliamo. Allora, non capisco perché non possa essere accolto. Annuncio, quindi, la sottoscrizione di questo emendamento della collega De Girolamo e, ovviamente, lo sosterrò.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, volevo anche sottolineare a chiosa che così, se non approviamo questo emendamento, i «bamboccioni» trentenni si prenderanno i fondi della legge n. 383 del 2000, i fondi del Ministero della gioventù e i fondi dei partiti politici e dei movimenti. Se, invece, si approva questo emendamento ci togliamo relativamente dall'equivoco dei centri, dei gruppi, dei partiti politici, che possono rientrare all'interno delle comunità giovanili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, circa questo emendamento, su cui voteremo a favore, ci sono, però, due passaggi che mi sembra interessante sottolineare. Il primo è quello che riguarda i requisiti e l'accesso alle cariche elettive con metodo democratico. Di questo avevamo già ampiamente discusso nel Comitato dei nove più nove e si era detto, appunto, che queste due puntualizzazioni sarebbero state riprese dopo. Nel passaggio successivo, in cui si fa riferimento, invece, alla relazione con i partiti politici, è vero che non basta il fatto che le comunità giovanili siano diverse da associazioni politiche; è anche vero che non ci deve essere commistione attraverso la presenza di una persona che, contemporaneamente, partecipa ad una associazione giovanile e ricopre una carica all'interno di un partito politico. In qualche modo, infatti, appartenendo a questa associazione, utilizza indirettamente, come area di influenza e, quindi, anche di condizionamento, rispetto ad un gruppo di giovani e di giovanissimi, quelli che sono i loro fondi. Mi sembra che sostenerlo serva, sostanzialmente, a puntualizzare queste questioni. Se poi vi è sovrapposizione rispetto a quello che approveremo successivamente, allora, di questo aspetto andrà chiarito nell'ambito del provvedimento nel suo complesso.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
Pag. 48PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, a che titolo intende parlare?
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento e in ordine ad una questione di rinvio alla Costituzione. Vi è, infatti, un passaggio, in questo emendamento, che richiede un'ulteriore riflessione, da parte della Presidenza, in ordine all'ammissibilità. Signor Presidente, quando si pone la condizione, che così resta scritta nell'emendamento, di aggiungere, al comma 4, in fine, le parole: «e i movimenti di ispirazione politica. I titolari di cariche associative nelle comunità giovanili non possono ricoprire cariche o essere titolari di incarichi all'interno dei partiti politici o di movimenti di ispirazione politica, né averle ricoperte o esserne stati titolari nei tre anni precedenti all'assunzione della carica», si opera una palese rottura del patto costituzionale formulato, letteralmente, nell'articolo 18 della Costituzione.
Vale a dire che i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale e sono proibite solo le associazioni segrete e quelle che perseguono anche indirettamente scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È un po' difficile considerare questo intervento come richiamo al Regolamento, piuttosto alla Costituzione, visto che si tratta di una istituzione di comunità e di associazioni con una legge.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nunzio Francesco Testa. Ne ha facoltà.
NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, intervengo soltanto per sottoscrivere l'emendamento De Girolamo 2.74.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il richiamo al Regolamento è in ordine agli aspetti di inammissibilità per palese rottura del vincolo costituzionale quindi è effettivamente un richiamo al Regolamento.
GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, considerate anche le perplessità di ordine costituzionale, direi di accantonare l'emendamento De Girolamo 2.74 e poi vediamo se eventualmente può essere rivisto e modificato anche alla luce dei problemi di costituzionalità che ha sottolineato l'onorevole Quartiani; lo riprenderemo magari in seguito. Propongo dunque l'accantonamento.
PRESIDENTE. Sta bene, presidente Palumbo. Questo consentirà anche alla Presidenza di esprimere ulteriori valutazioni sulla ammissibilità, fermo restando che la formulazione dell'emendamento non inibisce la partecipazione ma solo la possibilità di ricoprire incarichi.
Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'emendamento De Girolamo 2.74. Presidente Palumbo, dal momento che questo emendamento interviene su numerosi commi dell'articolo 2, sono costretta a chiederle se questo non comporta secondo lei anche l'accantonamento dell'intero articolo 2, per coerenza dell'attività del legislatore.
GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Avverto dunque che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato oltre all'emendamento De Girolamo 2.74 anche l'ulteriore esame e la votazione dell'articolo 2.
Pag. 49(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2505-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2505-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.
MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 3.100.
Le Commissioni invitano al ritiro dell'emendamento Mussolini 3.56, altrimenti il parere è contrario.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 3.200 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Le Commissioni invitano al ritiro degli emendamenti Mussolini 3.58 e Mussolini 3.59, altrimenti il parere è contrario.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Nunzio Francesco Testa 3.54.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Zaccaria 3.51 e Nunzio Francesco Testa 3.52.
Le Commissioni esprimono favorevole sull'emendamento Lenzi 3.63 purché sia riformulato nel modo seguente: al comma 1, alinea, dopo le parole: «finanziariamente» aggiungere le seguenti: «previa procedura di selezione pubblica».
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Mura 3.60, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Mussolini 3.61.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Zaccaria 3.50, nonché sugli identici emendamenti Mura 3.4, Nunzio Francesco Testa 3.53 e Mussolini 3.62.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 3.101 (Nuova formulazione), mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Miotto 3.55.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio subemendamento 0.3.102.1, nonché del proprio emendamento 3.102.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 delle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Moles... onorevole Lo Monte... onorevole Servodio... I colleghi hanno votato? Onorevole Berardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 487
Votanti 461
Astenuti 26
Maggioranza 231
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Rigoni, Cuomo e Motta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Mussolini 3.56.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Mussolini 3.56 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, il Popolo della Libertà voterà Pag. 50come indicato anche dal parere delle Commissioni e, quindi, sarà contrario all'emendamento in oggetto, tuttavia, vorrei specificarne il motivo, anche per evidenziare l'importanza, a mio avviso, di ragionare sulla richiesta di invito al ritiro.
La collega Mussolini, che ha presentato l'emendamento in oggetto, riconsidera una parte dell'utilizzo del Fondo di cui si tratta nell'articolo in esame. Come risulta scritto nel testo, si prevede di bloccare soltanto una parte del Fondo pari al 20 per cento, lasciando il resto esattamente come scritto dall'onorevole Mussolini. L'onorevole Mussolini, invece, stringe ancora di più i termini, prevedendo una quota fino al 10 per cento ed una ulteriore fino al 40 per cento.
Credo che proprio nel momento in cui, anche prendendo alcune considerazioni che faceva la collega Mussolini, vogliamo garantire la libertà a questi giovani di potersi gestire all'interno della comunità stessa, l'emendamento che lei propone vada a restringere in senso inverso a quello che anche prima sosteneva. È per questo che io ritengo che il parere espresso dalla relatrice è sicuramente da tenere in considerazione anche da parte del Popolo della Libertà e quindi dichiaro voto contrario.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Saltamartini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, mi fa piacere che l'onorevole Saltamartini quando parla dei miei emendamenti ribadisca che tutto il gruppo del Popolo della Libertà è contrario; non mi spaventa, cara Saltamartini. Con questi miei emendamenti, e soprattutto con un altro, che voteremo successivamente, su cui il Governo ha espresso parere contrario, che prevede di destinare il 60 per cento del fondo alle case famiglia, agli istituti pubblici e privati che si occupano del disagio minorile - e, lo ripeto, il Governo ha espresso parere contrario, così lo lascio agli atti -, voglio far ritornare alla originaria finalità il Fondo che non era per le comunità giovanili politicizzate ma era per i disagi giovanili, i disagi adolescenziali e quindi anche per i minori. È stato stravolto e riportato al Ministero della gioventù con un Osservatorio in aggiunta, con un altro registro in aggiunta e con un altro bel fondo ricco in aggiunta. Grazie, so che il Popolo della Libertà è contro ma io sono favorevole a dare i soldi e i fondi ai bambini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, questa volta l'onorevole Mussolini non avrà la solidarietà del suo partito ma trova quella dell'Italia dei Valori. Lo facciamo però con una logica molto precisa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché riconosciamo a questo emendamento, non tanto la firma dell'onorevole Mussolini in quanto tale, ma la firma del presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza che ha dimostrato anche in questo caso la sua sensibilità verso tematiche importanti. È opportuno che le patologie, in cui si trovano molte volte i giovani, vengano monitorate e vengano possibilmente evitate, patologie come quelle della tossicodipendenza e del disagio giovanile. Questo emendamento vincola in qualche modo una buona parte di questi fondi a tali tematiche, che penso siano importanti, piuttosto che a quelle dell'associazionismo giovanile pseudo-partitico o pseudo-fiancheggiatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, per motivi di segno opposto a quelli a cui ha accennato in questo momento il mio collega, noi voteremo contro. Questa legge non può oscillare tra il sospetto che sia uno strumento di carattere politico che Pag. 51noi vorremmo totalmente cancellare ma nemmeno la riduzione a quella che è una comunità terapeutica che si regge su altri tipi di afferenza. Diventa di competenza stretta del Ministero della salute, richiede altre regole, altri criteri, altre risorse, altre modalità di governo. Mi sembra che questa legge voglia indossare maggiormente il criterio della prevenzione che non quello della riabilitazione o comunque del recupero delle tossicodipendenze. Noi voteremo contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo emendamento. Voglio segnalare il disagio della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza come capogruppo del Partito Democratico in quella Commissione anche per l'assoluta distanza che è stata presa dalla stessa. Sarebbe stato opportuno consultarsi con chi si occupa esattamente di questo tema. Ricordo che l'infanzia di cui parliamo va da zero a diciotto anni, e che i temi del disagio giovanile, mi permetto di dissentire da lei, onorevole Binetti, si prevengono e non sono soltanto la tossicodipendenza, sono molto altro, e non sono un problema che attiene al Ministero della salute, frequentemente e per fortuna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo che sia sicuramente importante combattere quando il ragazzo è già caduto nella droga, nell'alcool o in altro tipo di dipendenza. Tuttavia, ritengo che il punto essenziale di questo disegno di legge sia intervenire nella fase precedente. Parliamo sempre di prevenzione, di strumenti di aggregazione, dell'assenza di luoghi dove i ragazzi possono aggregarsi: è semplicemente questo lo scopo di questo disegno di legge. Non ha senso distinguere tra bambini o ragazzini: sono tutte persone di questo Paese. Tuttavia, ritengo che dovremmo essere coerenti e alle parole far seguire i fatti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, voterò decisamente contro questo emendamento. Mi sembra che stia emergendo una visione del mondo giovanile quanto meno aberrante: branche di trentenni disoccupati che, a patto che stiano lontani dalla politica e dal civismo, possono occuparsi di una cosa sola, l'unica cosa che per noi interessa ai giovani, ossia la droga. Mi sembra che vi sia già abbastanza chi si occupa di droga e lucra sul problema, senza che creiamo altre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo emendamento. Signor Ministro, lei ha sostenuto che le comunità giovanili saranno dei villaggi della gioventù, con campi sportivi, palchi per esibirsi ed altro: lo ha dichiarato nella conferenza stampa del 15 maggio 2009.
Tuttavia, signor Ministro, il disagio giovanile è anche altro. Le voglio fornire solo alcuni dati: si stima che il 5 per cento degli studenti delle scuole superiori abbandoni gli studi e che il 30 per cento degli studenti non sia in regola con i corsi di studio. Un giovane lavoratore su quattro inizia la propria esperienza professionale, quando è fortunato, con percorsi atipici e precari, e con il desiderio anche di diventare adulto e di avere un proprio lavoro...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
Pag. 52
ANITA DI GIUSEPPE. ...e a dimostrazione di quanto stia a cuore, a questo Governo, la politica per i giovani, arriva proprio il drastico taglio dello stanziamento per i giovani.
Signor Ministro, occorrono politiche rivolte proprio al disagio giovanile, non soltanto alle comunità, perché non sono poi queste ultime a risolvere i disagi dei quali ho parlato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, vorrei intervenire per dare forza a questo emendamento, perché non è vero che esso non contenga tale previsione: alla lettera b) dell'emendamento dell'onorevole Mussolini è, infatti, prevista esplicitamente la «prevenzione e lotta alle tossicodipendenze». Mi sembra evidente e molto chiaro nell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, le devo confessare il mio grave imbarazzo nel seguire questa discussione perché, come lei sa, questo è un momento di crisi economica nel quale vengono chiesti a tutti sacrifici: vi sono aumenti di imposte che gravano sugli italiani; vi sono tagli di spese; vengono tagliate, con grande disinvoltura, risorse destinate agli scopi essenziali che giustificano l'esistenza dello Stato.
Questo provvedimento a me sembra quello che nel Congresso degli Stati Uniti si chiama pork barrel legislation: legislazione volta a mettere le mani nel barile del porco salato (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Infatti, mentre destiniamo scarsissime risorse alle esigenze che giustificano l'esistenza dello Stato, ci mettiamo a discutere sulla necessità di promuovere associazioni di persone al di sotto di una certa età, buttando dalla finestra i soldi che gli italiani producono e che devono consegnare all'erario (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunciare la nostra astensione sui tre emendamenti dell'onorevole Mussolini, poi nel gruppo ognuno valuterà, perché la nostra attenzione si è concentrata sul tema economico - che è stato appena sollevato -, sulla questione di quanto viene trattenuto dal Ministero per lo svolgimento di queste attività e sulla modalità di distribuzione. Per questo motivo noi non vogliamo neanche entrare nel merito di scegliere una fascia piuttosto che un'altra, non essendo questo il tema dell'articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per pochi secondi perché sento, ripetutamente - anche dai banchi dei colleghi dell'opposizione - formulazioni che forse andavano valutate quando si è discussa la questione sospensiva relativa a questo provvedimento. Lo ribadisco: riflettiamoci ancora, ci rifletta Ministro e chieda di rinviare il provvedimento in Commissione perché c'è bisogno di raggiungere più consenso; rifletteteci tutti, almeno un attimo, perché non ha senso continuare in questo modo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mussolini 3.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 53
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole D'Anna, onorevole Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 501
Votanti 356
Astenuti 145
Maggioranza 179
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 281).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, voglio mettere in guardia i colleghi perché questo emendamento - che sembrerebbe tecnico, e solo di miglioramento lessicale della formulazione del comma 1 dell'articolo 3 - in realtà, a mio giudizio, porta con sé il germe di un'ulteriore statalizzazione rispetto alle politiche degli enti locali.
Ciò perché questo disegno di legge, oltre a stabilire la destinazione dei fondi che andremo - o meglio, andrete - a destinare per le comunità giovanili, con questo emendamento imporrà anche come utilizzare le risorse. Le regioni e gli enti locali - che sono stati coinvolti nel già votato articolo 1 - saranno obbligati non più a fare politiche autonome per i giovani, ma dovranno obbedire e adeguarsi al diktat del Ministero.
Questo emendamento è quindi molto insidioso ed è bene votare contro.
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, volevo segnalare all'Aula - ma principalmente all'opposizione - quello che credo non sfugga a nessuno, e cioè che su un provvedimento politico, dal chiaro sapore demagogico, che va a raschiare un po' di risorse trovate per l'occasione, forse per logiche tutte interne al PdL, in questo momento è in atto nella maggioranza - quella che credo sia, anche se non espressa compiutamente in termini di voto - una evidente frattura politica.
Credo sia il momento in cui, forse, una compattezza da parte dell'opposizione potrebbe rendere questo atteggiamento più evidente e palese.
Credo che oltretutto vada nel segno di una valutazione che anche nel merito difficilmente può essere favorevole su un provvedimento che viola due principi fondamentali: quello della competenza, che in questa materia dovrebbe essere attribuita alle autonomie territoriali, e soprattutto il fatto che il provvedimento nasce viziato a causa di un'intrinseca ambiguità nei rapporti tra queste associazioni, che in qualche modo si vogliono privilegiare, e il Ministro.
Credo che ve ne sia abbastanza per esprimere una valutazione complessivamente negativa da parte delle opposizioni su questo provvedimento. Mi rendo conto che poi le valutazioni sono molteplici e possono essere anche di stampo diverso le une dalle altre. Tuttavia, credo che questa potrebbe essere veramente un'occasione per fare emergere quello che mi sembra un palese dissenso politico.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vi è una formulazione dell'emendamento 3.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) che è stata suggerita dalla Commissione bilancio e non ho motivo di credere che ricalchi altre formulazioni del genere. Tuttavia, non mi è chiaro - e quindi bisognerebbe almeno renderlo Pag. 54esplicito in una norma - a quanto sostanzialmente ammonterebbe il Fondo che viene così riorganizzato in base all'emendamento. Ricordo che in un primo momento la disposizione affermava che il Fondo è destinato per una quota non superiore al 20 per cento ai compiti istituzionali del Ministero. Tuttavia, se riformuliamo in questo modo la norma facciamo in modo che il Fondo da cui si attingono le risorse, più tutte le altre risorse comunque utilizzate per le finalità della legge, siano destinate - nella misura del 10 per cento per gli anni successivi e del 20 per cento per il primo anno - al Ministero.
Con questa disposizione si sta intervenendo su una posta di bilancio aggiuntiva alla dotazione del Ministero e non so se essa sia compatibile con il decreto-legge già in vigore concernente la manovra economico-finanziaria. Pertanto, mi chiedo se la Commissione bilancio sia stata in grado di computare esattamente di quanto si tratti e se il Governo, nella relazione tecnica, abbia chiarito che non vi è contrasto con la manovra economica. Ricordo che si tratterebbe, comunque, dell'unico Ministero che vede aumentata la posta di bilancio in virtù di una norma finanziaria che viene votata da una Camera mentre l'altra Camera non potrebbe votarla essendosi già aperta la sessione di bilancio.
PRESIDENTE. Chiedo almeno ai vicepresidenti e al relatore della Commissione bilancio di venire in aiuto in ordine al quesito formulato dall'onorevole Quartiani. Onorevole Quartiani, la Presidenza considera questo emendamento una condizione necessaria e assolutamente indispensabile e questo lei lo capisce bene. Pertanto, invito ad intervenire - poiché non vedo il presidente - i due vicepresidenti e il relatore della Commissione bilancio.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Vicepresidente della V Commissione. Signor Presidente, ho ascoltato le osservazioni dell'onorevole Quartiani. In realtà, nel parere che abbiamo già reso in Commissione riteniamo che le condizioni previste dall'articolo 81, comma 4, della Costituzione, siano perfettamente rispettate e quindi, a mio avviso, possiamo continuare a procedere nei nostri lavori.
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, credo che in alcuni casi sia importante per tutti noi ascoltare e capire l'umore dell'Aula. Evidentemente questo provvedimento è arrivato all'esame dell'Assemblea senza un percorso sufficientemente preparato che consentisse una discussione serena. Abbiamo ascoltato tutti l'intervento dell'onorevole Martino e credo che sarebbe opportuno, da parte del Ministro e del Governo, riflettere sull'opportunità di riportare in Commissione questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Presidente Franceschini, la posso considerare una proposta o un consiglio?
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, una proposta formale porterebbe ad un voto sul rinvio in Commissione; io credo, invece, che sia utile una riflessione, e possiamo decidere domani mattina.
PRESIDENTE. Sta bene. Allora, rinviamo la formulazione da parte sua di una proposta. Chiede soltanto una riflessione fino a domani mattina. Possiamo procedere a chiedere il parere del presidente ed eventualmente alla votazione dell'emendamento in esame.
Siccome a me risulta che i gruppi si siano accordati per una conclusione dei lavori alle 19, e siamo prossimi esattamente a quell'ora, a questo punto proporrei di sospendere l'esame del provvedimento, non metterei in votazione nemmeno l'emendamento contestato dall'onorevole Pag. 55Quartiani, e chiederei da questo punto di vista il sostegno anche del presidente Bruno.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, prendiamo atto della situazione. Poiché domani dobbiamo discutere credo l'articolo 2 e quindi soffermarci anche su di esso, mi auguro sarà presente il presidente della Commissione bilancio in maniera che potrà dare all'Assemblea una risposta esaustiva sull'emendamento 3.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento). L'unica cortesia che le chiedo è se è possibile iniziare alle 10,30, proprio per dare la possibilità al Comitato dei diciotto di potere ulteriormente lavorare per un lasso di tempo necessario, dopo di che possiamo procedere.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni accoglierei la richiesta del presidente Bruno, e rimanderei l'esame del provvedimento a domani mattina, con inizio alle ore 10,30.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato alla seduta di domani.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi 6 luglio 2010, la III Commissione permanente (Affari esteri) ha approvato in sede legislativa la seguente proposta di legge: PIANETTA e TEMPESTINI: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, e all'articolo 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, concernenti la gestione dei fondi dell'Amministrazione degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo» (3400) con il seguente nuovo titolo: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni dalla legge 14 maggio 2005, n. 80 e agli articoli 11 e 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49 concernenti la gestione di fondi dell'Amministrazione degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo» (3400), con l'assorbimento della seguente proposta di legge: EVANGELISTI e LEOLUCA ORLANDO: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, e all'articolo 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, concernenti la gestione dei fondi dell'Amministrazione degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo, nonché abrogazione del comma 4 dell'articolo 13 della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di criteri di priorità nell'individuazione delle aree di intervento (3448), che pertanto sarà cancellata dall'ordine del giorno.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di un disegno di legge (ore 18,45).
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, del seguente disegno di legge, del quale la sotto indicata Commissione, cui era stato assegnato in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla II Commissione (Giustizia):
«Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno» (testo risultante dallo stralcio degli articoli da 3 a 9 del disegno di legge n. 3291, deliberato dall'Assemblea il 12 maggio 2010) (3291-bis).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,55).
DELIA MURER. Chiedo di parlare.
Pag. 56PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Signor Presidente, intervengo per informare l'Aula e lei che, insieme alla collega Codurelli, sono in sciopero della fame a staffetta con i lavoratori di Agile ex Eutelia in presidio davanti a Montecitorio.
Quella dei parlamentari è un'iniziativa che è iniziata il 21 maggio per ottenere dalla Presidenza del Consiglio dei ministri la convocazione immediata dei due tavoli già istituiti. Il primo, per valutare la situazione delle commesse pubbliche per Agile e vorrei ricordare che il Presidente Fini si era impegnato in un incontro con i lavoratori a ripristinare le commesse della Camera dei deputati. Il secondo tavolo, relativo alle politiche industriali dell'information technology e alle prospettive di questi lavoratori.
Agile ex Eutelia rappresenta un patrimonio importante per il nostro Paese, essenziale se pensiamo che, per uscire dalla crisi, abbiamo bisogno di produzioni e servizi qualificati e di alto valore aggiunto. Si tratta di lavoratori di alto livello che hanno bisogno, per continuare ad esserlo, di lavorare e formarsi.
Agile ex Eutelia, inoltre, è proprietaria di infrastrutture materiali e immateriali molto significative per il nostro Paese. Sto parlando di migliaia di chilometri di fibra ottica e del software necessario per la comunicazione.
È questa una delle ragioni principali, assieme alla peculiare vicenda dei passaggi di proprietà di Agile ex Eutelia, che hanno indotto molti fra deputati e senatori del Partito Democratico ad aderire a questa iniziativa che speriamo si allarghi ad altri parlamentari. Ci sono 2 mila persone che non hanno ancora prospettive.
Signor Presidente, vorrei chiederle di informare il Presidente Fini che in più occasioni ha espresso consapevolezza e sensibilità verso la situazione di questi lavoratori, e vorrei chiedere alla Presidenza del Consiglio dei ministri, in particolare al sottosegretario Gianni Letta, che vengano convocati tavoli. Vorrei dire che questo impegno era stato assunto da mesi. Credo che sia abbastanza vergognoso che ci sia stata una risposta assolutamente deludente in quest'Aula ad una interrogazione del Partito Democratico e che dopo venti giorni di sciopero dei parlamentari non ci si degni neanche di una risposta.
Chiediamo l'immediata convocazione dei tavoli e una data (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, chiedo la parola per sollecitare per suo tramite le seguenti interrogazioni: l'interrogazione 4-04886, presentata al Ministro dell'economia e delle finanze il 9 novembre 2009, riguardante gli ex lavoratori del settore post-telegrafonico cessati al servizio nel 1994-1995, cui non sono stati estesi i benefici previsti dal contratto collettivo nazionale, e l'interrogazione 4-06870, presentata al Ministro dell'interno il 21 aprile 2010, riguardante il concorso per vigili del fuoco riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario dell'isola di Lipari.
Entrambe le interrogazioni sono state presentate dal gruppo del Movimento per l'autonomia, ma fino ad oggi non vi è stata alcuna risposta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. La sua sollecitazione sarà rappresentata al Governo.
MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, giovedì in Aula ci sarà la discussione di una interpellanza urgente a prima firma della collega Maria Antonietta Farina Coscioni.
La collega dal 20 giugno è in digiuno per chiedere una cosa banale: è da due anni che il Ministro Tremonti non si fa Pag. 57vedere in XII Commissione (Affari sociali). Da molti più anni parliamo di livelli essenziali di assistenza. Chiediamo alla Presidenza di sollecitare il Governo affinché giovedì in Aula il Ministro venga a spiegare la situazione. Chiediamo solo che dica una parola di chiarezza, che sia chiaro nei suoi intendimenti per poter rassicurare i malati, soprattutto coloro colpiti da malattie neurologiche, se possono contare su livelli minimi essenziali di assistenza o se, invece, debbano insieme alle loro famiglie, come attualmente ancora accade, arrangiarsi.
Questa parola può venire solo dal Ministro. Il silenzio del Ministro e il fatto che egli si sottragga ed eviti di incontrare i parlamentari su questo tema e che, quindi, lasci i malati e le loro famiglie abbandonati a se stessi, a nostro avviso, è davvero grave. Quindi, giovedì prossimo non sarà una normale discussione di una normale interpellanza urgente. Stiamo attendendo da troppo tempo insieme ai malati e alle loro famiglie.
In questa occasione, proprio nel momento, nel quale il Paese, il Governo e il Parlamento devono decidere quali sono le spese indispensabili, abbiamo bisogno e vogliamo sapere se i malati e le loro famiglie sono considerati da questo Governo un problema da mettere nell'agenda politica, parlamentare e del bilancio o se, invece, con queste famiglie i malati devono considerarsi cittadini non di «serie B», ma che debbono arrangiarsi da soli e di cui lo Stato non vuole sapere nulla (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la sua sollecitazione sarà trasmessa, anche se lei sa bene che poi è il Governo a decidere chi deve presenziare ai lavori parlamentari. Non mancheremo comunque di far presente la sua sollecitazione.
LINO DUILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei brevemente unirmi a questo appello perché la questione del provvedimento sui livelli essenziali di assistenza si trascina oramai da troppo tempo nel nostro Parlamento, peraltro - mi permetto di dire - con una modalità di gestione che potremo sostanzialmente condensare in un sostantivo: «silenzio» da parte del Governo. Ciò accade almeno nelle occasioni formali, perché poi nei conciliaboli e nelle occasioni informali sembra che viviamo il paradosso di un testo, il cui contenuto è sostanzialmente pronto, ma tutto è fermo sul tavolo del Ministro dell'economia, Tremonti. Quindi, nonostante pare che ci sia l'assenso e la condivisione da parte del Ministro della sanità e che non ci siano ostacoli da parte del Ministro del welfare, misteriosamente non si riesce a capire come mai non viene emanato il decreto.
Vorrei ricordare che, nella precedente legislatura, eravamo arrivati alla vigilia dell'emanazione del provvedimento, poi è sopraggiunto lo scioglimento anticipato e con la nuova legislatura si è deciso di rifare tutto da capo, cioè sostanzialmente di riconfezionare il decreto. Però sono trascorsi ormai più di due anni e si tratta di una materia - come è stato appena detto - di assoluta rilevanza, che riguarda la parte più debole della popolazione.
Mi permetto di rammentare a lei, Presidente e ai colleghi presenti in quest'Aula, che peraltro si è sostenuto che nel decreto sui livelli essenziali di assistenza deve essere inclusa anche una serie di problematiche: mi riferisco, ad esempio, alle problematiche connesse all'aggiornamento del nomenclatore tariffario, per cui ci sono persone che oggi sono costrette a comprare dei presidi ortopedici avendo un rimborso assolutamente lontano dal prezzo reale relativo proprio ai presidi che le innovazioni tecnologiche consentono di utilizzare evidentemente per migliorare la vita di relazione di queste persone. Invece non è così, si dice che non si può fare niente perché tutto deve rientrare nel decreto sui livelli essenziali di assistenza.
Andiamo avanti, ma non si riesce nemmeno ad avere un'interlocuzione seria Pag. 58sulle ragioni per cui non vi è possibilità di accesso a questo dossier, che sostanzialmente contiene il decreto di cui stiamo parlando, e che pare sia sul tavolo del Ministro dell'economia, un tavolo che però ormai è fantasioso e fantastico, sul quale si addensano tutti i problemi più importanti del nostro Paese. Non si capisce perché questi dossier non escano dal tavolo, ma il problema reale, però, è che vi sono molte persone, le più deboli, che, come dicevo, hanno gravissimi problemi che non vengono risolti e, nonostante vi siano addirittura colleghi parlamentari che fanno lo sciopero della fame, non c'è nemmeno la dignità di venire a dare una risposta su questo problema così importante e delicato.
Pertanto, anch'io mi appello a lei, Presidente, affinché, nelle forme più sobrie e più opportune, anche al di là di quello che strettamente prevede la procedura, si chieda al Ministro, o a chi per lui, autorevolmente, di venire in Parlamento a spiegarci una volta per tutte per quale motivo non si riesce ad avere questa normativa sui livelli essenziali di assistenza e, se si ritiene che non possa essere emanata, almeno si stralcino alcune disposizioni di grande importanza in modo che comunque, seppure non si può avere tutto, almeno si possa disporre di una parte che è altrettanto rilevante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 5-03089 che ho presentato una decina di giorni fa sulla necessità che il Governo intervenga attraverso la regione Sardegna per sollecitare il bando internazionale relativo alla costruzione di una centrale a carbone con la cattura dell'anidride carbonica e lo stoccaggio nel sottosuolo, che consentirebbe di salvare il comparto industriale dell'Iglesiente il quale, se questa centrale non dovesse essere realizzata, rischia di perdere 10 mila posti di lavoro.
La scadenza per questo bando internazionale è fissata per il 31 dicembre di quest'anno e credo che l'intervento sia ancora più urgente alla luce dei fatti di ieri e di oggi, ossia del blocco da parte delle rappresentanze sindacali unitarie di quell'azienda di tutte le entrate nella miniera stessa con l'allontanamento dei dirigenti della società. Credo che la tensione sociale stia crescendo ora dopo ora e che, pertanto, l'intervento del Governo su questa materia sia assolutamente indispensabile, per questo mi permetto di sollecitarlo.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che anch'io domenica ho partecipato al digiuno per l'intera giornata di solidarietà con i dipendenti dell'Eutelia, Information technology, e per dire che, avendo parlato con loro diverse ore, ho capito che si trattava di un'azienda sana, un'azienda che aveva commesse con le Poste, con i comuni, con le regioni ed anche con la Camera dei deputati. Dunque, con un'iniziativa non difficile del Governo, la situazione potrebbe essere sbloccata in qualunque momento.
Questa azienda si è trovata improvvisamente a deragliare per colpa di un'azione di tipo speculativo che ora è oggetto di azioni giudiziarie e, tuttavia, il Governo, che ha promesso un'azione, di aprire un tavolo, non l'ha ancora fatto. Mi auguro che questa nostra azione possa ricordare ogni giorno al Governo questa sua promessa perché un'azienda sana possa essere recuperata prima che, come succede nel settore dell'Information technology, il tasso di obsolescenza veloce della formazione di chi lavora in questo campo renda invece davvero impossibile l'operazione.
PRESIDENTE. Onorevole Bachelet, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo, al pari di quella degli altri colleghi intervenuti.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 7 luglio 2010, alle 10,30:
(ore 10,30 e ore 16)
1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge C. 3291-bis.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili (C. 2505-A).
e dell'abbinata proposta di legge: CATANOSO (C. 1151).
- Relatori: Lorenzin, per la I Commissione; De Nichilo Rizzoli, per la XII Commissione.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00395, Casini ed altri n. 1-00402, Di Stanislao ed altri n. 1-00403, Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404, Lo Monte ed altri n. 1-00405 e Mosella ed altri n. 1-00406 sulle risorse destinate al settore della difesa.
4. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Sudan sulla promozione e reciproca protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Khartoum il 19 novembre 2005 (C. 2252).
- Relatore: Renato Farina.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, con allegato, fatto a Minsk il 18 aprile 2003 (C. 3498-A).
- Relatore: Renato Farina.
Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia per la manutenzione del confine di Stato, fatta a Roma il 7 marzo 2007 (C. 3499-A).
- Relatore: Antonione.
(ore 15)
5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
alla II Commissione (Giustizia):
«Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno» (testo risultante dallo stralcio degli articoli da 3 a 9 del disegno di legge n. 3291, deliberato dall'Assemblea il 12 maggio 2010) (C. 3291-bis).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
La seduta termina alle 19,10.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 2505-A e ab.-Quest. sosp. | 516 | 334 | 182 | 168 | 26 | 308 | 55 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.1, 1.51 | 526 | 513 | 13 | 257 | 231 | 282 | 52 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.2 | 524 | 521 | 3 | 261 | 213 | 308 | 52 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.100 | 521 | 514 | 7 | 258 | 309 | 205 | 52 | Appr. |
5 | Nom. | em. 1.50 | 523 | 520 | 3 | 261 | 254 | 266 | 51 | Resp. |
6 | Nom. | articolo 1 | 525 | 372 | 153 | 187 | 314 | 58 | 52 | Appr. |
7 | Nom. | em. 2.76 | 519 | 514 | 5 | 258 | 251 | 263 | 50 | Resp. |
8 | Nom. | em. 2.50 | 523 | 509 | 14 | 255 | 478 | 31 | 50 | Appr. |
9 | Nom. | em. 2.55 | 523 | 491 | 32 | 246 | 222 | 269 | 50 | Resp. |
10 | Nom. | em. 2.2 | 523 | 516 | 7 | 259 | 247 | 269 | 50 | Resp. |
11 | Nom. | em. 2.81 | 516 | 509 | 7 | 255 | 222 | 287 | 50 | Resp. |
12 | Nom. | em. 2.63 | 513 | 478 | 35 | 240 | 476 | 2 | 50 | Appr. |
13 | Nom. | em. 3.100 | 487 | 461 | 26 | 231 | 459 | 2 | 50 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 3.56 | 501 | 356 | 145 | 179 | 75 | 281 | 51 | Resp. |