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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 15 settembre 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 15 settembre 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbi, Bergamini, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Gianni Farina, Renato Farina, Fassino, Fava, Fitto, Franceschini, Franzoso, Frattini, Gelmini, Ghiglia, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lanzarin, Leone, Lo Monte, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Piffari, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Zacchera.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Gianni Farina, Renato Farina, Fassino, Fava, Fitto, Franceschini, Franzoso, Frattini, Gelmini, Ghiglia, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lanzarin, Leone, Lo Monte, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Piffari, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 14 settembre 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
NASTRI: «Disposizioni in favore della filiera cerealicola» (3706);
NASTRI: «Disposizioni per la valorizzazione delle "terre italiane del vino" nel mondo» (3707);
CARLUCCI: «Modifiche al codice civile e al codice di procedura civile in materia di affidamento condiviso dei figli» (3708);
VERSACE: «Delega al Governo per la razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie e la rideterminazione delle relative piante organiche mediante la soppressione delle sezioni distaccate dei tribunali» (3709).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge CATANOSO GENOESE ed altri: «Riordino delle competenze del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari e disposizioni per la razionalizzazione e il potenziamento dei controlli nel settore agroalimentare» (3537) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Cosenza e Scalera.

La proposta di legge NARDUCCI ed altri: «Modifiche agli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro» (3616) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Scalera.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):

ROSATO ed altri: «Delega al Governo in materia di indennità del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (3587) Parere delle Commissioni V e XI.
X Commissione (Attività produttive):

GNECCHI ed altri: «Modifiche agli articoli 3 e 5 del decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145, in materia di pubblicità ingannevole realizzata mediante alterazione dell'apparenza fisica delle persone rappresentate» (3599) Parere delle Commissioni I, XII e XIV.
XI Commissione (Lavoro):

CAZZOLA ed altri: «Misure di carattere sperimentale per favorire l'occupazione a tempo indeterminato nelle aree svantaggiate e dei lavoratori in mobilità, nonché modifica all'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300» (3623) Parere delle Commissioni I, II e X.
XIII Commissione (Agricoltura):

CATANOSO GENOESE ed altri: «Riordino delle competenze del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari e disposizioni per la razionalizzazione e il potenziamento dei controlli nel settore agroalimentare» (3537) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettera in data 10 settembre 2010, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 1992, n. 180, concernente la partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, che intende devolvere contributi all'Associazione Rondine Cittadella della Pace per lo sviluppo del progetto di amicizia e di cooperazione tra le popolazioni caucasiche e l'Italia «Venti di pace su Caucaso - Fase 2» e all'Istituto per le relazioni tra l'Italia e i paesi dell'Africa, America latina, Medio ed Estremo Oriente (IPALMO) per corsi di formazione per funzionari locali di Turchia, Albania, Serbia e Macedonia.

Tale comunicazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 13 settembre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dall'Ente nazionale assistenza magistrale (ENAM) nell'anno 2009, corredata dal rendiconto generale e dal bilancio di previsione relativi alla medesima annualità e dal bilancio di previsione per l'anno 2010.

Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 14 settembre 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 8 e 13 settembre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 6 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Biagio Mazzotta, l'incarico di direttore del servizio studi dipartimentale, nell'ambito del dipartimento della ragioneria generale dello Stato;
alla VIII Commissione (Ambiente) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
al dottor Mariano Grillo, l'incarico di direttore della direzione generale per le valutazioni ambientali;
al dottor Renato Grimaldi, l'incarico di direttore della direzione generale per la protezione della natura e del mare;
al dottor Marco Lupo, l'incarico di direttore della direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche;
al dottor Nicolino Storto, l'incarico di direttore della direzione generale degli affari generali o del personale;
alla XI Commissione (Lavoro) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali:
alla dottoressa Matilde Mancini, l'incarico ad interim di direttore della direzione generale per le politiche per l'orientamento e la formazione;
alla XII Commissione (Affari sociali) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali:
al dottor Raffaele Tangorra, l'incarico ad interim di direttore della direzione generale per la gestione del Fondo nazionale per le politiche sociali e il monitoraggio della spesa sociale.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta dell'8 settembre 2010, alla pagina 7, prima colonna, riga settima, le parole: «17 luglio 2009» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «11 agosto 2010».

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO TRA LA REPUBBLICA ITALIANA E LA PRESIDENZA DELL'INIZIATIVA CENTRO-EUROPEA - InCE - SULL'ISTITUZIONE DEL SEGRETARIATO ESECUTIVO InCE A TRIESTE, FATTO A VIENNA IL 29 MAGGIO 2009 (A.C. 3625)

A.C. 3625 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Presidenza dell'Iniziativa centro-europea - InCE - sull'istituzione del Segretariato esecutivo InCE a Trieste, fatto a Vienna il 29 maggio 2009.

A.C. 3625 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 15 dell'Accordo stesso.

A.C. 3625 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

MOZIONI EVANGELISTI ED ALTRI N. 1-00424, ANTONIONE ED ALTRI N. 1-00430, PEZZOTTA ED ALTRI N. 1-00431, LO MONTE ED ALTRI N. 1-00432, TEMPESTINI ED ALTRI N. 1-00433 E MOSELLA ED ALTRI N. 1-00434 CONCERNENTI ADEMPIMENTI ED INIZIATIVE DELL'ITALIA NELL'AMBITO DEGLI «OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO» IN VISTA DEL VERTICE DELLE NAZIONI UNITE DEL 20-22 SETTEMBRE 2010

Mozioni

La Camera,
premesso che:
gli obiettivi di sviluppo del millennio (millennium development goals - mdg) delle Nazioni Unite sono otto obiettivi che tutti i 191 Stati membri dell'Onu si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015. La Dichiarazione del millennio delle Nazioni Unite, firmata nel settembre del 2000, impegna gli Stati a:
a) sradicare la povertà estrema e la fame;
b) garantire l'educazione primaria universale;
c) promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne;
d) ridurre la mortalità infantile;
e) migliorare la salute materna;
f) combattere l'hiv/aids, la malaria e altre malattie;
g) garantire la sostenibilità ambientale;
h) sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo;
a soli cinque anni dalla scadenza del 2015, fissata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del millennio, il Segretario generale Ban Ki-moon ha invitato i leader mondiali a riunirsi in un summit a New York dal 20 al 22 settembre 2010 nel fermo intento di indurre i Governi nazionali a un'accelerazione nella strategia globale di lotta contro la povertà;
la reazione sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo 2008 migliora le informazioni relative alle iniziative di aiuto pubblico allo sviluppo finanziate dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo. Per la prima volta il documento riporta l'investimento della cooperazione italiana per gli obiettivi di sviluppo del millennio per il periodo 2001 e 2007;
lo sforzo per il raggiungimento del primo obiettivo ha canalizzato il 35 per cento del totale delle risorse erogate dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo per circa 1,7 miliardi di euro, mentre, a seguire, la lotta alle tre pandemie, sesto obiettivo, ha canalizzato il 26 per cento del totale. Tale cifra tiene conto anche dei contributi che la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo ha esborsato a favore del fondo globale. Al terzo posto si trova il finanziamento dell'ottavo obiettivo, con il 18 per cento del totale. Infine, su un totale di quasi cinque miliardi di euro erogati dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo dal 2001 al 2007, il 5 per cento è stato erogato per iniziative a favore della sostenibilità ambientale, settimo obiettivo;
nonostante lo sforzo fatto per aumentare la trasparenza, il dato aggregato su sette anni non permette di indicare le tendenze e le scelte strategiche fatte dalla cooperazione italiana nel corso degli ultimi sette anni. Infine, i dati non coprono la situazione più aggiornata per la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, fermandosi al 2007, e non consentono di valutare le conseguenze dovute al taglio del 56 per cento delle disponibilità della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo sul finanziamento degli obiettivi del millennio dopo il 2008;
l'appuntamento Onu è stato al centro dell'agenda del semestre di presidenza spagnola dell'Unione europea. Gli Stati membri hanno discusso come affrontare il problema del mancato rispetto dell'impegno europeo per l'aiuto pubblico allo sviluppo che li avrebbe esposti alla perdita di credibilità durante l'Assemblea generale. Il disinvestimento dell'Italia in questa politica ha inciso negativamente sul risultato deludente complessivo dell'Europa, con il nostro Paese responsabile del 40 per cento dell'ammanco europeo;
altri Stati partner europei hanno affrontato la crisi economica, riducendo le spese a bilancio, ma facendo scelte differenti per la cooperazione allo sviluppo: o non hanno tagliato l'aiuto pubblico allo sviluppo, come la Gran Bretagna, o l'hanno ridotto senza pregiudicare il puntuale raggiungimento degli obiettivi quantitativi internazionali previsti per il 2015, come la Spagna;
gli Stati membri non avevano accettato gli impegni più vincolanti della proposta articolata in dodici punti della Commissione europea relativi alla quantità e alla qualità dell'aiuto, ma avevano raggiunto un compromesso sul sostegno per l'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. A fine giugno 2010, in Canada si doveva discutere circa la possibilità di approvare questa tassa internazionale, ma l'Italia ha affermato la sua contrarietà alla proposta e ha pregiudicato il compromesso tra i Capi di Governo dell'Unione europea;
gli appuntamenti internazionali relativi alla lotta alla povertà si sono intensificati nei mesi di giugno e luglio 2010 in previsione dell'appuntamento di settembre 2010 a New York, trasformandosi in nuove occasioni per rendere note alla comunità internazionale le inadempienze dell'Italia. Il G8 canadese ha riaffermato il suo impegno a garantire il pieno rifinanziamento al fondo globale per la lotta all'hiv/aids, tubercolosi e malaria, che a ottobre 2010 terrà la terza conferenza di rifinanziamento, ma non si sa quali saranno le prospettive del sostegno al fondo globale nel prossimo triennio, visto l'arretrato di almeno 260 milioni di euro;
il 2 luglio 2010 è stata adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite la risoluzione che realizzerà U.N. WOMEN, la nuova agenzia dell'Onu dedicata alla promozione dei diritti delle donne e all'uguaglianza di genere. L'11 luglio 2010 si è tenuto il vertice mondiale sull'istruzione per discutere i finanziamenti necessari per raggiungere il secondo obiettivo di sviluppo del millennio - l'istruzione universale. Nel 2009 il contributo italiano al principale fondo delle Nazioni Unite per la parità di genere è stato appena il 20 per cento di quello del 2008 e quello al fondo per l'istruzione globale è sceso del 70 per cento;
si stanno concludendo alcune conferenze di ricostituzione di fondi di sviluppo, come il fondo globale per l'ambiente, il fondo africano di sviluppo o l'Ida (International development association) della Banca mondiale, con richieste di aumento complessivo delle risorse finanziarie in risposta alle emergenze della crisi nei Paesi in via di sviluppo, ma l'Italia purtroppo si caratterizza tuttora, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, per le promesse finanziarie inevase, pari a circa 1,3 miliardi di euro verso i fondi di sviluppo;
nel corso del 2010 la posizione dell'Italia all'interno della comunità internazionale si è progressivamente indebolita, perché sono state sempre più certificate le varie inadempienze italiane per il rispetto degli obiettivi internazionali di lotta alla povertà. Il prossimo vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi del millennio e la conferenza di rifinanziamento del fondo globale (4 e 5 ottobre 2010) rischiano di essere appuntamenti forieri di ulteriore marginalizzazione del nostro Paese, se la posizione dell'Italia non sarà difesa dai massimi rappresentati del Governo con fatti concreti nuovi;
la crisi economica ha messo in evidenza la necessità di ripensare la struttura di governance a livello multilaterale anche economica, in modo da evitare per il futuro il ripetersi di crisi sistemiche. Se l'Italia intende partecipare legittimamente al dibattito sulla nuova governance multilaterale, che ormai va oltre la sola riforma del Consiglio di sicurezza, deve essere in grado di accreditarsi come un partner affidabile anche per i temi relativi alla cooperazione allo sviluppo,

impegna il Governo:

a partecipare al summit delle Nazioni Unite di New York del 20-22 settembre 2010 con un livello di rappresentanza che garantisca e difenda il ruolo dell'Italia, attraverso la partecipazione del Ministro degli affari esteri, affinché sostenga con forza e credibilità la posizione italiana rispetto agli obiettivi di sviluppo del millennio;
a produrre, entro la fine del 2010, un calendario dei livelli complessivi di aiuto pubblico allo sviluppo che l'Italia si impegna a raggiungere per il 2013, prima del termine della legislatura;
a provvedere al versamento del contributo dovuto al fondo globale per la lotta all'aids, tubercolosi e malaria entro fine settembre 2010, come annunciato nel corso del G8 dell'Aquila nel 2009;
a trasmettere al Parlamento, con la massima celerità, un documento che elenchi tutti gli impegni contratti in termini di cooperazione allo sviluppo con Paesi e organizzazioni multilaterali e specifichi gli impegni internazionali che potranno essere assolti nel corso del 2011, con le risorse messe a disposizione dalla manovra finanziaria del prossimo anno.
(1-00424)
«Evangelisti, Donadi, Leoluca Orlando, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
la risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00085, approvata dalla III Commissione della Camera dei deputati il 29 luglio 2010, con parere favorevole del Governo, ha già fornito al Governo indirizzi e orientamenti in merito alla partecipazione italiana all'evento plenario di alto livello sugli obiettivi di sviluppo del millennio (hlpm), che avrà luogo a New York dal 20 al 22 settembre 2010, nonché su alcuni generali profili della cooperazione italiana allo sviluppo;
le organizzazioni della società civile italiana, in particolare attraverso la Campagna del millennio e la Coalizione per la lotta alla povertà - Gcap, sono attente e sensibili alla preparazione e ai negoziati del vertice, in quanto si fanno legittimamente interpreti degli impegni generosi che nel nostro Paese, a tutti i livelli, si producono nella lotta alla povertà;
il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio e la prosecuzione di una sempre più efficace azione per lo sviluppo da parte della comunità internazionale, anche oltre il 2015, costituiscono un imperativo etico per la comunità internazionale e sono indispensabili, peraltro, anche per contrastare le minacce che la povertà estrema e le gravissime sperequazioni fra Paesi del nord e del sud del mondo, ma sempre più spesso anche all'interno di singoli Paesi, pongono alla stabilità internazionale e a quella interna degli stessi Paesi avanzati, alla sicurezza del commercio mondiale e degli approvvigionamenti, in ultima analisi alla stessa prosperità dei Paesi del nord del mondo;
i rapporti del Segretario generale dell'Onu e dell'United nations development programme (Undp) sullo stato di avanzamento degli obiettivi di sviluppo del millennio indicano chiaramente come i successi e i progressi, dall'Assemblea del millennio del 2000, non siano mancati e indicano, altresì, come, negli anni a venire, occorra concentrare gli sforzi, in via prioritaria, in alcuni Paesi e aree geografiche che risultano più indietro rispetto agli obiettivi di sviluppo del millennio;
le posizioni dell'Unione europea per il vertice di New York sono state definite, per la prima volta, al massimo livello del Consiglio europeo, a Lussemburgo il 17 giugno 2010, con l'adozione di conclusioni, che, riprendendo quelle più analitiche adottate nei giorni immediatamente precedenti dal «Consiglio sviluppo», sottolineano, anzitutto, la necessità di focalizzarsi, da parte dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, sul raggiungimento di alcuni obiettivi di sviluppo del millennio, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo «off track», ovvero più indietro sulla strada degli obiettivi di sviluppo del millennio. Viene, altresì, evidenziata l'importanza della coerenza delle politiche per lo sviluppo (policy coherence for development), delle fonti innovative per il finanziamento dello sviluppo, della «governance democratica» e di un approccio agli obiettivi di sviluppo del millennio basato sui diritti (rights-based approach), punto, quest'ultimo, inserito su specifica proposta italiana;
il concetto di sviluppo è ormai caratterizzato dall'imperativo dell'onnicomprensività delle sue molteplici dimensioni e dei suoi molteplici attori. Questo rende sempre più premiante il profilo dell'aiuto pubblico allo sviluppo come leva e catalizzatore, in un'ottica di collaborazione pubblico-privato e nel mutuo interesse. Sta sempre più declinando la funzione classica dell'aiuto pubblico allo sviluppo, di variabile indipendente e spesso «drogante», perché suscettibile di creare dipendenza e di alimentare corruzione e sprechi;
sebbene in questa nuova ottica, l'aiuto pubblico allo sviluppo è unanimemente considerato, dall'Unione europea e sul piano internazionale, come una componente tuttora essenziale per accelerare, in modo prevedibile nel tempo, i processi di sviluppo, colmando le lacune più gravi che bloccano o frenano la crescita equa e sostenibile in molti Paesi e aree geografiche, attraverso il perpetuarsi di situazioni di gravissima discriminazione sociale e di emarginazione di fasce importanti della popolazione;
l'aiuto pubblico allo sviluppo è sempre più visto in funzione e nell'ambito di un mix di strumenti, attività e flussi finanziari che deve basarsi sulla responsabilità condivisa di tutti gli attori coinvolti, statali e non, pubblici e privati, del nord e del sud, perché i benefici degli obiettivi di sviluppo del millennio saranno globali,
in questo quadro l'Italia è attivamente impegnata nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili, in quanto pratica aberrante, violazione patente dei diritti umani fondamentali di donne e bambine e fortemente contraria ai principi che ispirano gli obiettivi di sviluppo del millennio,

impegna il Governo:

a partecipare attivamente e ad alto livello politico al vertice sugli obiettivi di sviluppo del millennio, mantenendosi in stretta sintonia con le posizioni espresse dalla società civile italiana, nella consapevolezza dell'urgenza di accelerare la corsa agli obiettivi di sviluppo del millennio, raccogliendo l'appello del Segretario generale delle Nazioni Unite, con uno sforzo collettivo e condiviso di tutta la comunità internazionale;
a mantenere orientata, in modo sempre più selettivo ed efficace, l'intera attività della cooperazione italiana verso gli obiettivi di sviluppo del millennio;
a essere parte attiva, nel corso del vertice e dei relativi negoziati sul suo documento finale, dell'impegno unitario dell'Unione europea, reso più coeso e rafforzato dal Trattato di Lisbona, a favore di una spinta decisiva verso un'agenda internazionale rinnovata, in cui la pace, la sicurezza e i diritti umani siano saldamente connessi con lo sviluppo equo, sostenibile e sempre più autosufficiente, perché mosso dalle capacità endogene dei nostri partner del sud del mondo;
a concorrere, in questo contesto, ad affermare definitivamente e poi a realizzare politiche di sviluppo che, sia sul piano bilaterale sia su quello multilaterale, siano basate sulla responsabilità reciproca di tutti gli attori;
a impegnarsi, in occasione del vertice e nei diversi contesti internazionali rilevanti per lo sviluppo (Unione europea, G8, G20, Ocse e Onu) per una rinnovata governance economica e finanziaria, più trasparente e inclusiva, meglio regolata e più capace di concorrere a quel contesto internazionale favorevole allo sviluppo, la cui urgenza è indifferibile per poter meglio fronteggiare crisi di differente natura, che pongono minacce inaccettabili al consolidamento ed all'estensione dei progressi ottenuti finora verso gli obiettivi di sviluppo del millennio;
a promuovere e sostenere, nel quadro della realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, con particolare riferimento alla promozione della parità dei sessi e dell'autonomia delle donne e al miglioramento della salute materna, tutte le iniziative atte a far sì che la prossima assemblea generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione per la messa al bando a livello globale delle mutilazioni genitali femminili;
a programmare, compatibilmente con le esigenze di risanamento della finanza pubblica, le modalità e i tempi per onorare tutti gli impegni internazionali specificamente assunti dall'Italia in materia di sviluppo, in particolare relativamente alla Convenzione di Londra sulla sicurezza alimentare, al fondo globale per la lotta all'aids, alla tubercolosi e alla malaria, all'Aquila food security initiative e nei confronti di banche e fondi di sviluppo, nel contesto di un graduale piano di riallineamento dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano;
a proseguire nell'opera di razionalizzazione delle iniziative di cooperazione, mantenendo nel Ministero degli affari esteri il naturale fulcro di decisione politica e coordinamento, e a promuovere misure che favoriscano il rafforzamento e l'aggiornamento delle risorse umane disponibili per la cooperazione italiana, in linea con quanto raccomandato dall'Ocse all'Italia nel 2009, a seguito della peer review.
(1-00430)
«Antonione, Pianetta, Baldelli, Iannaccone, Sardelli, Biancofiore, Bonciani, Boniver, Renato Farina, Lunardi, Malgieri, Migliori, Moles, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Nirenstein, Picchi, Zacchera».

La Camera,
premesso che:
sono passati dieci anni da quando i leader mondiali - e tra loro tutti i Capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri dell'Unione europea - adottarono la Dichiarazione del millennio, in cui si afferma che: «non risparmieremo i nostri sforzi per liberare i nostri simili, uomini, donne e bambini, dall'abbietta e disumanizzante condizione della povertà estrema, alla quale sono attualmente soggetti oltre un miliardo di esseri umani. Noi ci impegniamo a rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ogni uomo e ogni donna e a liberare l'intero genere umano dalla necessità. In qualità di leader, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso le bambine e i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro»;
in particolare, gli obiettivi di sviluppo del millennio prevedono di: dimezzare la povertà estrema e la fame; raggiungere l'istruzione primaria universale; promuovere l'uguaglianza di genere; diminuire la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l'hiv/aids, la malaria e le altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo;
tuttavia, i progressi verso gli obiettivi di sviluppo del millennio hanno fatto segnare un preoccupante rallentamento, dovuto alla combinazione di diversi fattori, che nel corso degli anni hanno di fatto assorbito le risorse e le attenzioni altrimenti destinate alla lotta alla povertà e al sottosviluppo, mettendone a rischio l'effettivo raggiungimento da qui a cinque anni;
la fame e la malnutrizione uccidono circa 6 milioni di bambini ogni anno: molti di questi bambini muoiono a causa di malattie curabili come diarrea, polmonite, malaria e morbillo, ma riuscirebbero a sopravvivere se l'organismo ed il sistema immunitario non fossero indeboliti da fame e malnutrizione;
secondo il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, «i progressi per dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame nei Paesi in via di sviluppo entro il 2015 sono ancora molto lenti e la comunità internazionale è lontana dal raggiungere gli obiettivi e gli impegni stabiliti dal mdg e dal vertice mondiale»;
circa il 75 per cento delle persone povere e che soffrono la fame vivono nelle zone rurali dei Paesi in via di sviluppo. Una migliore alimentazione è alla base di migliori condizioni di salute, fa aumentare la frequenza scolastica, riduce la mortalità infantile e materna, dà la possibilità alle donne di avere maggiori strumenti di crescita, abbassa l'incidenza ed i tassi di mortalità da hiv/aids, malaria e tubercolosi;
rispetto all'impegno di ridurre la mortalità infantile sotto i cinque anni e la mortalità materna, di garantire l'accesso universale alla salute riproduttiva, nonché di arrestare la diffusione di hiv/aids, malaria e altre malattie, il rapporto «Azione per la salute globale - 2010 conto alla rovescia per gli obiettivi di sviluppo del millennio per la salute» conferma, infatti, che la situazione non è molto migliorata: ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza e al parto; ogni giorno circa 29.000 bambini muoiono prima di aver compiuto i cinque anni, nella stragrande maggioranza dei casi per cause che potrebbero essere facilmente prevenute; ogni anno la tubercolosi, l'hiv/aids e la malaria uccidono oltre cinque milioni di persone, con un costo di milioni di dollari per le economie di Paesi già poverissimi;
i drammatici dati pubblicati nel rapporto rappresentano una violazione del diritto universale alla salute, che tutti gli Stati sono vincolati a rispettare;
a causa dell'ineguaglianza tra i sessi, le donne non sono in grado di migliorare le condizioni di vita delle proprie famiglie. Gli studi confermano che donne alfabetizzate hanno famiglie in migliori condizioni di salute. I loro bambini hanno una migliore nutrizione, sono meno soggetti a morire durante l'infanzia ed hanno maggiori probabilità di andare a scuola;
il summit ONU del 20-22 settembre 2010 sarà un'occasione fondamentale per fare il punto della situazione ed assicurarsi che, nonostante la crisi finanziaria ed economica attuale, gli obiettivi di sviluppo del millennio possano essere raggiunti;
tuttavia, secondo la Campagna del millennio delle Nazioni Unite, le misure concordate dal recente Consiglio europeo non sono ancora sufficienti per assicurare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio entro la scadenza prefissata del 2015;
il Consiglio europeo, infatti, non ha proposto un piano di azione ambizioso ed efficace e non sostiene misure per garantire l'aumento della quantità dell'aiuto pubblico allo sviluppo fino allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
a solo cinque anni al 2015, data concordata per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, il ritardo accumulato è preoccupante e risulta difficile il raggiungimento dell'obiettivo intermedio dello 0,56 per cento prodotto interno lordo/aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2010;
rispetto a tale situazione il nostro Paese ha accumulato un ritardo nel rispetto degli impegni, risultando essere il fanalino di coda tra i Paesi europei: l'Italia si è impegnata a dare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo in aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015, ma dal rapporto Ocse del 2008 risulta ferma allo 0,19 per cento;
dunque, sebbene il nostro Paese abbia assunto e ribadito più volte in contesti internazionali tale impegno, le probabilità di raggiungerlo entro la scadenza prefissata appaiono molto scarse, stante l'attuale situazione,

impegna il Governo:

in vista del summit Onu del 20-22 settembre 2010:
a) a dare seguito all'impegno di giustizia e di equità preso in occasione della sottoscrizione della Dichiarazione del millennio attraverso un aumento delle risorse destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo;
b) a sollecitare politiche più ambiziose da parte dei Paesi donatori dell'Unione europea che puntino a:
1) fissare criteri vincolanti per aggiungere l'obiettivo dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo per l'aiuto pubblico allo sviluppo;
2) stabilire nuove scadenze per andare oltre gli obiettivi del 2015 ed eliminare completamente la fame e la povertà;
3) allocare il 20 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo alla salute di base e all'educazione;
4) attribuire la giusta importanza alle questioni di genere e di salute riproduttiva nel rivedere i programmi-Paese;
5) documentare la coerenza tra le politiche di sviluppo e quelle migratorie, commerciali, finanziarie, ambientali e di sicurezza;
6) rendere pubblici gli accordi finanziari che regolano le azioni di supporto al bilancio dei Paesi in via di sviluppo e valutare i programmi medesimi, prima di rifinanziarli, assicurando che il sostegno al bilancio serva veramente a promuovere politiche sociali di qualità;
7) assicurare che le azioni rivolte ai Paesi in via di sviluppo servano a promuovere politiche di protezione sociale e che le politiche del Fondo monetario internazionale non indeboliscano la Fast track initiative for education e il criterio di avere almeno un insegnante ogni 40 alunni;
c) a sviluppare, con gli Stati membri dell'Oecd, le istituzioni finanziarie internazionali e i Paesi partner, modalità per colmare il gap finanziario che impedisce il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio;
d) a vigilare affinché sia assicurata una maggiore trasparenza degli aiuti e a sollecitare l'adozione di meccanismi di finanziamento innovativi e di fondi per combattere i cambiamenti climatici, addizionali alle risorse già stanziate per gli impegni verso l'aiuto pubblico allo sviluppo già esistenti;
e) a prestare attenzione affinché, nel quadro dell'obiettivo di «sradicare la povertà estrema e la fame», sia data una particolare priorità ai progetti e agli interventi riguardanti le zone rurali e all'agricoltura, in quanto rappresentano le chiavi di volta per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, come sottolineato dal direttore generale della Fao;
f) a considerare, altresì, come preminenti i progetti volti a dare alle donne un migliore accesso alla terra ed al credito, promuovendo la parità tra i sessi al fine di contribuire alla riduzione della fame e della denutrizione più di ogni altro obiettivo di sviluppo del millennio.
(1-00431)
«Pezzotta, Casini, Cesa, Buttiglione, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Capitanio Santolini».

La Camera,
premesso che:
sono passati dieci anni da quando i leader mondiali - e tra loro tutti i Capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri dell'Unione europea - adottarono la Dichiarazione del millennio, in cui si afferma che: «non risparmieremo i nostri sforzi per liberare i nostri simili, uomini, donne e bambini, dall'abbietta e disumanizzante condizione della povertà estrema, alla quale sono attualmente soggetti oltre un miliardo di esseri umani. Noi ci impegniamo a rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ogni uomo e ogni donna e a liberare l'intero genere umano dalla necessità. In qualità di leader, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso le bambine e i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro»;
in particolare, gli obiettivi di sviluppo del millennio prevedono di: dimezzare la povertà estrema e la fame; raggiungere l'istruzione primaria universale; promuovere l'uguaglianza di genere; diminuire la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l'hiv/aids, la malaria e le altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo;
tuttavia, i progressi verso gli obiettivi di sviluppo del millennio hanno fatto segnare un preoccupante rallentamento, dovuto alla combinazione di diversi fattori, che nel corso degli anni hanno di fatto assorbito le risorse e le attenzioni altrimenti destinate alla lotta alla povertà e al sottosviluppo, mettendone a rischio l'effettivo raggiungimento da qui a cinque anni;
la fame e la malnutrizione uccidono circa 6 milioni di bambini ogni anno: molti di questi bambini muoiono a causa di malattie curabili come diarrea, polmonite, malaria e morbillo, ma riuscirebbero a sopravvivere se l'organismo ed il sistema immunitario non fossero indeboliti da fame e malnutrizione;
secondo il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, «i progressi per dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame nei Paesi in via di sviluppo entro il 2015 sono ancora molto lenti e la comunità internazionale è lontana dal raggiungere gli obiettivi e gli impegni stabiliti dal mdg e dal vertice mondiale»;
circa il 75 per cento delle persone povere e che soffrono la fame vivono nelle zone rurali dei Paesi in via di sviluppo. Una migliore alimentazione è alla base di migliori condizioni di salute, fa aumentare la frequenza scolastica, riduce la mortalità infantile e materna, dà la possibilità alle donne di avere maggiori strumenti di crescita, abbassa l'incidenza ed i tassi di mortalità da hiv/aids, malaria e tubercolosi;
rispetto all'impegno di ridurre la mortalità infantile sotto i cinque anni e la mortalità materna, di garantire l'accesso universale alla salute riproduttiva, nonché di arrestare la diffusione di hiv/aids, malaria e altre malattie, il rapporto «Azione per la salute globale - 2010 conto alla rovescia per gli obiettivi di sviluppo del millennio per la salute» conferma, infatti, che la situazione non è molto migliorata: ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza e al parto; ogni giorno circa 29.000 bambini muoiono prima di aver compiuto i cinque anni, nella stragrande maggioranza dei casi per cause che potrebbero essere facilmente prevenute; ogni anno la tubercolosi, l'hiv/aids e la malaria uccidono oltre cinque milioni di persone, con un costo di milioni di dollari per le economie di Paesi già poverissimi;
i drammatici dati pubblicati nel rapporto rappresentano una violazione del diritto universale alla salute, che tutti gli Stati sono vincolati a rispettare;
a causa dell'ineguaglianza tra i sessi, le donne non sono in grado di migliorare le condizioni di vita delle proprie famiglie. Gli studi confermano che donne alfabetizzate hanno famiglie in migliori condizioni di salute. I loro bambini hanno una migliore nutrizione, sono meno soggetti a morire durante l'infanzia ed hanno maggiori probabilità di andare a scuola;
il summit ONU del 20-22 settembre 2010 sarà un'occasione fondamentale per fare il punto della situazione ed assicurarsi che, nonostante la crisi finanziaria ed economica attuale, gli obiettivi di sviluppo del millennio possano essere raggiunti;
tuttavia, secondo la Campagna del millennio delle Nazioni Unite, le misure concordate dal recente Consiglio europeo non sono ancora sufficienti per assicurare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio entro la scadenza prefissata del 2015;
il Consiglio europeo, infatti, non ha proposto un piano di azione ambizioso ed efficace e non sostiene misure per garantire l'aumento della quantità dell'aiuto pubblico allo sviluppo fino allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
a solo cinque anni al 2015, data concordata per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, il ritardo accumulato è preoccupante e risulta difficile il raggiungimento dell'obiettivo intermedio dello 0,56 per cento prodotto interno lordo/aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2010;
rispetto a tale situazione il nostro Paese ha accumulato un ritardo nel rispetto degli impegni, risultando essere il fanalino di coda tra i Paesi europei: l'Italia si è impegnata a dare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo in aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015, ma dal rapporto Ocse del 2008 risulta ferma allo 0,19 per cento;
dunque, sebbene il nostro Paese abbia assunto e ribadito più volte in contesti internazionali tale impegno, le probabilità di raggiungerlo entro la scadenza prefissata appaiono molto scarse, stante l'attuale situazione,

impegna il Governo:

in vista del summit Onu del 20-22 settembre 2010:
a) a dare seguito all'impegno di giustizia e di equità preso in occasione della sottoscrizione della Dichiarazione del millennio attraverso un aumento delle risorse destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica;
b) a sollecitare politiche più ambiziose da parte dei Paesi donatori dell'Unione europea che puntino a:
1) favorire il riallineamento quantitativo dell'APS compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili;
2) allocare una quota consistente dell'aiuto pubblico allo sviluppo alla salute di base e all'educazione;
3) attribuire la giusta importanza alle questioni di genere e di salute riproduttiva nel rivedere i programmi-Paese;
4) perseguire con adeguati controlli e documentazione la coerenza tra le politiche di sviluppo e quelle migratorie, commerciali, finanziarie, ambientali e di sicurezza;
5) rendere pubblici gli accordi finanziari che regolano le azioni di supporto al bilancio dei Paesi in via di sviluppo e valutare i programmi medesimi, prima di rifinanziarli, assicurando che il sostegno al bilancio serva veramente a promuovere politiche sociali di qualità;
c) a sviluppare, con gli Stati membri dell'Oecd, le istituzioni finanziarie internazionali e i Paesi partner, e compatibilmente con le risorse disponibili, modalità per colmare il gap finanziario che impedisce il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio;
d) a vigilare in occasione della conferenza di Cancun affinché sia assicurata una maggiore trasparenza degli aiuti e a sollecitare l'adozione di meccanismi di finanziamento innovativi per combattere i cambiamenti climatici, assicurando a livello globale le risorse per i paesi più poveri;
e) a prestare attenzione affinché, nel quadro dell'obiettivo di «sradicare la povertà estrema e la fame», sia data una particolare priorità ai progetti e agli interventi riguardanti le zone rurali e all'agricoltura, in quanto rappresentano le chiavi di volta per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, come sottolineato dal direttore generale della Fao;
f) a considerare, altresì, come preminenti i progetti volti a dare alle donne un migliore accesso alla terra ed al credito, promuovendo la parità tra i sessi al fine di contribuire alla riduzione della fame e della denutrizione più di ogni altro obiettivo di sviluppo del millennio.
(1-00431)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Pezzotta, Casini, Cesa, Buttiglione, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Capitanio Santolini».

La Camera,
premesso che:
il superamento del divario tra il nord ed il sud del mondo rappresenta la grande sfida del ventunesimo secolo e la comunità internazionale è chiamata da tempo a raccogliere questa sfida;
eliminare la povertà estrema continua ad essere una delle maggiori preoccupazioni del nostro tempo. Porre fine a questa tragedia richiede lo sforzo congiunto di tutti: Governi e organizzazioni della società civile e del settore privato, in uno spirito di collaborazione per lo sviluppo più intensa ed efficace;
la crisi dei Paesi poveri fortemente indebitati è una crisi quasi tutta africana, che trascina Paesi intrappolati in una spirale di povertà che si autoalimenta, spesso coinvolti in conflitti sanguinosi, costretti ad affrontare enormi emergenze sanitarie, con una struttura economica fragile e spesso interamente dipendente dall'esportazione di poche materie prime dai prezzi calanti; una crisi che si fa fatica ad affrontare proprio perché non mette in allarme né i mercati finanziari, ad essa estranei, né i creditori, Paesi e istituzioni, rispetto ai quali il debito dei Paesi poveri è ben poca cosa;
contrastare le cause profonde dei conflitti, sostenere le azioni di mantenimento della pace, incoraggiare buon governo e politiche sociali atte a realizzare educazione, salute e pari opportunità per tutti, rompere il circolo vizioso della povertà estrema, che condanna ancora oggi centinaia di milioni di persone nel sub-continente a lottare per la sopravvivenza, sono gli obiettivi che si è imposta di perseguire la comunità internazionale nel settembre del 2000, in occasione del millennium road convocato dalle Nazioni Unite;
in suddetta occasione i leader mondiali si sono impegnati a liberare ogni essere umano dalla «condizione abietta e disumana della povertà estrema» ed a «rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ogni individuo», sottoscrivendo un programma di priorità dell'agenda internazionale, noto come millennium development goals e dal quale sono scaturiti otto obiettivi di sviluppo da realizzarsi entro il 2015;
i millennium development goals circoscrivono impegni precisi per la lotta alla povertà e vanno dagli interventi per il rafforzamento della cooperazione fra le Nazioni Unite e le organizzazioni regionali, alle politiche in favore di un sistema finanziario e commerciale multilaterale ed equo, dalla politica di esenzioni doganali al miglioramento dei programmi di condono del debito per i Paesi poveri;
i traguardi da raggiungere sono:
a) dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e dimezzare la percentuale di persone che patiscono la fame;
b) assicurare entro il 2015 che in ogni luogo i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze siano in grado di completare un ciclo completo di istruzione primaria;
c) eliminare la disuguaglianza di genere nell'istruzione primaria e secondaria preferibilmente entro il 2005 e a tutti i livelli di istruzione entro il 2015;
d) ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità infantile al di sotto dei cinque anni d'età;
e) ridurre di tre quarti, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna;
f) arrestare, entro il 2015, e invertire la tendenza alla diffusione dell'hiv/aids;
g) integrare i princìpi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi di sviluppo delle nazioni e arrestare la distruzione delle risorse ambientali;
h) espletare entro il 2015 una serie di interventi di sviluppo, principalmente in quattro aree: cooperazione allo sviluppo, debito estero, commercio internazionale, trasferimento delle tecnologie;
l'United nations development programme (Undp) stima che, qualora fossero raggiunti gli obiettivi di sviluppo del millennio, 500 milioni di persone si lascerebbero alle spalle l'estrema povertà, più di 300 milioni non soffrirebbero più per mancanza di cibo, 30 milioni di vite di bambini sotto i cinque anni sarebbero salvate, insieme a quelle di 2 milioni di madri, mentre 350 milioni di persone in meno sarebbero senza acqua potabile e 650 milioni di individui in più avrebbero accesso alla sanità di base;
nonostante i progressi realizzati ad oggi, ad oltre due terzi del cammino verso la fatidica data del 2015, gli obiettivi di sviluppo del millennio rappresentano ancora un traguardo lontano, raggiungibile solo grazie ad un'azione immediata e sostenuta di qui ai prossimi 5 anni;
in numerose sedi nazionali ed internazionali è stato più volte ribadito l'impegno di destinare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo alla cooperazione allo sviluppo. La media attuale tra tutti i Paesi donatori è purtroppo solo dello 0,23 per cento, che equivale a 56 miliardi di dollari all'anno;
stime della Banca mondiale e dell'Onu affermano che basterebbero 50 miliardi di dollari all'anno in più per realizzare gli obiettivi di sviluppo del millennio;
gli obiettivi di sviluppo del millennio dovrebbero ispirare l'azione di tutti gli enti, nazionali e internazionali, pubblici e privati, chiamati a gestire programmi in un quadro di rafforzamento della governance (liberalizzazione, partecipazione pubblica e democratizzazione, privatizzazione delle proprietà statali e assenza di corruzione, che dovrebbero portare allo sviluppo economico) e della capacità istituzionale;
gli obiettivi di sviluppo del millennio sanciscono la raggiunta consapevolezza, a livello internazionale, della necessità di adottare un approccio «olistico» alle politiche di sviluppo, traendo insegnamento dagli errori del passato, quando troppo spesso la mancanza di coordinamento tra enti erogatori e istituzioni riceventi ha generato episodi di corruzione, anche su larga scala, o di realizzazione di vere e proprie «cattedrali nel deserto», quali, ad esempio, edifici scolastici rimasti vuoti in assenza di vie di comunicazione adeguate che permettessero l'accesso degli alunni dai villaggi vicini. In effetti, gli obiettivi di sviluppo del millennio sembrano adottare un approccio allo sviluppo che non abbia più come obiettivo solo l'innalzamento del reddito della popolazione, ma anche il miglioramento delle condizioni di vita e di salute, soprattutto a partire dall'infanzia, generando speranza in un futuro migliore;
il rapporto 2008 sullo sviluppo umano evidenzia come, a un progresso rapido di alcuni Paesi verso questi obiettivi, abbia corrisposto un regresso notevole per altri. La situazione che emerge chiaramente dai dati è, quindi, quella di due gruppi di Paesi estremamente diversi tra di loro: quelli che hanno beneficiato dello sviluppo e quelli che sono stati lasciati indietro;
ad oggi sono falliti tutti gli impegni da parte dei Paesi donatori ad aumentare il livello dell'aiuto pubblico allo sviluppo, finalizzato al raggiungimento dei millennium development goals;
dal 20 al 22 settembre 2010 si terrà a New York la riunione di alto livello (hlpm) sugli obiettivi di sviluppo del millennio,

impegna il Governo:

ad individuare, nell'ambito della programmazione politico-finanziaria, soggetti, strumenti e metodi adeguati a contribuire alla realistica e sostenibile attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio entro la scadenza prestabilita;
a rispettare gli impegni assunti dal nostro Paese in sede di millennium road, adottando iniziative normative volte ad aumentare progressivamente gli stanziamenti dell'Italia per l'aiuto pubblico allo sviluppo in favore dei Paesi più poveri, al fine di destinarvi entro il 2015 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
ad attivarsi per dare alla cooperazione italiana adeguati mezzi e risorse per il raggiungimento degli obiettivi che il nostro Paese si è dato a livello internazionale ed a privilegiare il ruolo della società civile locale, indirizzando gli sforzi - tenendo in ogni caso in considerazione le situazioni di maggiore emergenza - verso realtà e progetti a maggior potenziale di successo;
ad individuare, in vista del prossimo appuntamento internazionale del 20 settembre 2010, le misure più efficaci per conseguire gli obiettivi previsti dal millennium round, anche concordando su queste tematiche una posizione comune a quella di altri Paesi dell'Unione europea.
(1-00432)
(Testo corretto) «Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti, Brugger».

La Camera,
premesso che:
il superamento del divario tra il nord ed il sud del mondo rappresenta la grande sfida del ventunesimo secolo e la comunità internazionale è chiamata da tempo a raccogliere questa sfida;
eliminare la povertà estrema continua ad essere una delle maggiori preoccupazioni del nostro tempo. Porre fine a questa tragedia richiede lo sforzo congiunto di tutti: Governi e organizzazioni della società civile e del settore privato, in uno spirito di collaborazione per lo sviluppo più intensa ed efficace;
la crisi dei Paesi poveri fortemente indebitati è una crisi quasi tutta africana, che trascina Paesi intrappolati in una spirale di povertà che si autoalimenta, spesso coinvolti in conflitti sanguinosi, costretti ad affrontare enormi emergenze sanitarie, con una struttura economica fragile e spesso interamente dipendente dall'esportazione di poche materie prime dai prezzi calanti; una crisi che si fa fatica ad affrontare proprio perché non mette in allarme né i mercati finanziari, ad essa estranei, né i creditori, Paesi e istituzioni, rispetto ai quali il debito dei Paesi poveri è ben poca cosa;
contrastare le cause profonde dei conflitti, sostenere le azioni di mantenimento della pace, incoraggiare buon governo e politiche sociali atte a realizzare educazione, salute e pari opportunità per tutti, rompere il circolo vizioso della povertà estrema, che condanna ancora oggi centinaia di milioni di persone nel sub-continente a lottare per la sopravvivenza, sono gli obiettivi che si è imposta di perseguire la comunità internazionale nel settembre del 2000, in occasione del millennium road convocato dalle Nazioni Unite;
in suddetta occasione i leader mondiali si sono impegnati a liberare ogni essere umano dalla «condizione abietta e disumana della povertà estrema» ed a «rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ogni individuo», sottoscrivendo un programma di priorità dell'agenda internazionale, noto come millennium development goals e dal quale sono scaturiti otto obiettivi di sviluppo da realizzarsi entro il 2015;
i millennium development goals circoscrivono impegni precisi per la lotta alla povertà e vanno dagli interventi per il rafforzamento della cooperazione fra le Nazioni Unite e le organizzazioni regionali, alle politiche in favore di un sistema finanziario e commerciale multilaterale ed equo, dalla politica di esenzioni doganali al miglioramento dei programmi di condono del debito per i Paesi poveri;
i traguardi da raggiungere sono:
a) dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e dimezzare la percentuale di persone che patiscono la fame;
b) assicurare entro il 2015 che in ogni luogo i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze siano in grado di completare un ciclo completo di istruzione primaria;
c) eliminare la disuguaglianza di genere nell'istruzione primaria e secondaria preferibilmente entro il 2005 e a tutti i livelli di istruzione entro il 2015;
d) ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità infantile al di sotto dei cinque anni d'età;
e) ridurre di tre quarti, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna;
f) arrestare, entro il 2015, e invertire la tendenza alla diffusione dell'hiv/aids;
g) integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi di sviluppo delle nazioni e arrestare la distruzione delle risorse ambientali;
h) espletare entro il 2015 una serie di interventi di sviluppo, principalmente in quattro aree: cooperazione allo sviluppo, debito estero, commercio internazionale, trasferimento delle tecnologie;
l'United nations development programme (Undp) stima che, qualora fossero raggiunti gli obiettivi di sviluppo del millennio, 500 milioni di persone si lascerebbero alle spalle l'estrema povertà, più di 300 milioni non soffrirebbero più per mancanza di cibo, 30 milioni di vite di bambini sotto i cinque anni sarebbero salvate, insieme a quelle di 2 milioni di madri, mentre 350 milioni di persone in meno sarebbero senza acqua potabile e 650 milioni di individui in più avrebbero accesso alla sanità di base;
nonostante i progressi realizzati ad oggi, ad oltre due terzi del cammino verso la fatidica data del 2015, gli obiettivi di sviluppo del millennio rappresentano ancora un traguardo lontano, raggiungibile solo grazie ad un'azione immediata e sostenuta di qui ai prossimi 5 anni;
in numerose sedi nazionali ed internazionali è stato più volte ribadito l'impegno di destinare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo alla cooperazione allo sviluppo. La media attuale tra tutti i Paesi donatori è purtroppo solo dello 0,23 per cento, che equivale a 56 miliardi di dollari all'anno;
stime della Banca mondiale e dell'Onu affermano che basterebbero 50 miliardi di dollari all'anno in più per realizzare gli obiettivi di sviluppo del millennio;
gli obiettivi di sviluppo del millennio dovrebbero ispirare l'azione di tutti gli enti, nazionali e internazionali, pubblici e privati, chiamati a gestire programmi in un quadro di rafforzamento della governance (liberalizzazione, partecipazione pubblica e democratizzazione, privatizzazione delle proprietà statali e assenza di corruzione, che dovrebbero portare allo sviluppo economico) e della capacità istituzionale;
gli obiettivi di sviluppo del millennio sanciscono la raggiunta consapevolezza, a livello internazionale, della necessità di adottare un approccio «olistico» alle politiche di sviluppo, traendo insegnamento dagli errori del passato, quando troppo spesso la mancanza di coordinamento tra enti erogatori e istituzioni riceventi ha generato episodi di corruzione, anche su larga scala, o di realizzazione di vere e proprie «cattedrali nel deserto», quali, ad esempio, edifici scolastici rimasti vuoti in assenza di vie di comunicazione adeguate che permettessero l'accesso degli alunni dai villaggi vicini. In effetti, gli obiettivi di sviluppo del millennio sembrano adottare un approccio allo sviluppo che non abbia più come obiettivo solo l'innalzamento del reddito della popolazione, ma anche il miglioramento delle condizioni di vita e di salute, soprattutto a partire dall'infanzia, generando speranza in un futuro migliore;
il rapporto 2008 sullo sviluppo umano evidenzia come, a un progresso rapido di alcuni Paesi verso questi obiettivi, abbia corrisposto un regresso notevole per altri. La situazione che emerge chiaramente dai dati è, quindi, quella di due gruppi di Paesi estremamente diversi tra di loro: quelli che hanno beneficiato dello sviluppo e quelli che sono stati lasciati indietro;
ad oggi sono falliti tutti gli impegni da parte dei Paesi donatori ad aumentare il livello dell'aiuto pubblico allo sviluppo, finalizzato al raggiungimento dei millennium development goals;
dal 20 al 22 settembre 2010 si terrà a New York la riunione di alto livello (hlpm) sugli obiettivi di sviluppo del millennio,

impegna il Governo:

ad individuare, nell'ambito della programmazione politico-finanziaria, soggetti, strumenti e metodi adeguati a contribuire alla realistica e sostenibile attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica;
ad attivarsi per dare alla cooperazione italiana adeguati mezzi e risorse per il raggiungimento degli obiettivi che il nostro Paese si è dato a livello internazionale ed a privilegiare il ruolo della società civile locale, indirizzando gli sforzi - tenendo in ogni caso in considerazione le situazioni di maggiore emergenza - verso realtà e progetti a maggior potenziale di successo;
ad individuare, in vista del prossimo appuntamento internazionale del 20 settembre 2010, le misure più efficaci per conseguire gli obiettivi previsti dal millennium round, anche concordando su queste tematiche una posizione comune a quella di altri Paesi dell'Unione europea.
(1-00432)
(Testo corretto e modificato nel corso della seduta) «Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti, Brugger».

La Camera,
premesso che:
a soli cinque anni dalla scadenza del 2015, fissata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del millennio, il Segretario generale Ban Ki-moon ha invitato i leader mondiali a riunirsi in un summit a New York dal 20 al 22 settembre 2010 per indurre i Governi nazionali ad un'accelerazione nella strategia globale di lotta contro la povertà, anche alla luce del fatto che la grave crisi economica globale degli ultimi anni ha reso ancora più difficile il raggiungimento degli obiettivi prefissati;
il 29 luglio 2010 la III Commissione della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità, anche a seguito delle importanti audizioni svoltesi in seno al comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio istituito presso la stessa Commissione, una risoluzione sulla partecipazione dell'Italia al millennium summit di settembre 2010, nella quale si mettevano in evidenza, tra le questioni prioritarie, quelle relative all'efficacia degli aiuti, alla credibilità dei Paesi donatori e ad una sempre più coerente ownership da parte dei Paesi beneficiari;
nel rapporto del Segretario dell'Onu all'Assemblea generale del febbraio 2010, e nel successivo rapporto sugli obiettivi di sviluppo del millennio del giugno 2010, Ban Ki-moon ribadisce che «le mancanze nell'attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio non dipendono dal fatto che sono irrealizzabili o dalla carenza di tempo ma dagli impegni non attuati, dall'inadeguatezza delle risorse e dalla mancata concentrazione su di essi», avvertendo che un eventuale fallimento nel raggiungere gli obiettivi che la comunità internazionale si è prefissata costituirebbe un «inaccettabile fallimento» e porterebbe a «un moltiplicarsi delle minacce nel mondo: instabilità, violenza, malattie epidemiche, degrado ambientale e crescita delle popolazioni in fuga»;
il quadro delineato nell'ultimo rapporto sullo stato di avanzamento degli obiettivi di sviluppo del millennio denota luci e ombre: a segnali incoraggianti sul versante della lotta alla povertà estrema e alla fame (soprattutto grazie allo sviluppo dell'economia cinese e del Sud Est asiatico), nonché nel campo sanitario e nell'accesso all'istruzione, corrispondono segnali preoccupanti, soprattutto nei Paesi molto poveri, nelle regioni prive di sbocco al mare, in quelle soggette a rischi naturali e in quelle colpite da conflitti interni;
per questi motivi Ban Ki-moon invita a trasformare il summit di settembre 2010 nell'occasione per rinnovare il patto tra tutti gli stakeholders, gli attori impegnati nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, affinché si concordi, nel rispetto degli impegni da ciascuno assunti, per un'accelerazione che consenta di rispettare la data del 2015 fissata per il conseguimento degli otto obiettivi;
la stessa Commissione europea, proprio in vista del vertice delle Nazioni Unite di settembre 2010, ha adottato un «piano di azione comune in dodici punti» per accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, con la finalità non solo di aumentare il livello degli aiuti, ma anche di migliorarne l'efficacia e la destinazione a beneficio dei Paesi e dei settori più bisognosi;
l'Italia segna ormai un gravissimo ritardo rispetto a numerosi impegni internazionali assunti - basti pensare all'annosa questione del versamento annuale della quota italiana al fondo globale per la lotta all'aids - al punto da incidere negativamente anche sul complessivo risultato dei Paesi europei nel loro complesso, con il nostro Paese responsabile del 40 per cento dell'ammanco europeo;
in vista dell'imminente vertice a New York è assolutamente necessario che l'Italia assuma un ruolo significativo, rilanciando non solo la nostra credibilità e affidabilità rispetto agli impegni assunti, ma, coerentemente alla tradizione del nostro Paese, sostenendo soluzioni innovative per il rispetto delle scadenze prefissate,

impegna il Governo:

a sostenere con forza, in occasione dell'imminente vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del millennio, la proposta del Segretario generale Ban Ki-moon di un «nuovo patto tra tutti gli stakeholders» del processo di conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, al fine di rafforzare l'impegno di ciascuno e accelerarne il conseguimento;
a sviluppare, a livello nazionale, europeo e internazionale, una riflessione non solo sul livello quantitativo degli aiuti, ma sull'aspetto qualitativo, proponendo forme di razionalizzazione e coordinamento tra le azioni dei diversi donatori e aumentando il monitoraggio degli interventi, l'analisi dei risultati e dell'impatto effettivo sullo sviluppo, al fine di innalzare l'ancora insufficiente grado di efficacia e di trasparenza dell'aiuto pubblico internazionale;
a sostenere le azioni che vanno nel senso di promuovere il superamento delle barriere protezionistiche e delle limitazioni all'effettivo accesso ai mercati dei prodotti dei Paesi meno sviluppati, il potenziamento dell'integrazione e degli scambi regionali per concorrere a rafforzare la strategia internazionale dell'«aiuto al commercio» (aid for trade);
a concentrare e rafforzare gli sforzi su alcuni specifici settori e obiettivi, nonché su alcuni Paesi, come suggerito dai rapporti del Segretario generale Ban Ki-moon e dal piano della Commissione europea in 12 punti, mantenendo da un lato la leadership e l'attenzione nel campo della sicurezza alimentare e dando seguito all'«Iniziativa de L'Aquila sulla sicurezza alimentare (AFSI)» e al «Partenariato globale sull'agricoltura e la sicurezza alimentare» e aumentando nel contempo il livello di aiuti nel campo della riduzione della mortalità infantile (obiettivo 4) e del miglioramento della salute materna (obiettivo 5), cui l'Italia ha destinato tra il 2001 e il 2007 solo l'1 per cento dei fondi e che appaiono, nelle analisi delle Nazioni Unite, tra gli obiettivi più difficili da conseguire ad oggi;
coerentemente con il piano in 12 punti proposto dalla Commissione europea, ad elaborare, anche in seno ai prossimi documenti di finanza pubblica, un piano di azione annuale, realistico e verificabile, inteso al raggiungimento, progressivo e graduale, di una percentuale di prodotto interno lordo destinata all'aiuto pubblico allo sviluppo secondo gli obiettivi europei stabiliti;
ad elaborare iniziative in tema di strumenti finanziari innovativi, tenendo nella giusta considerazione la riflessione svolta in occasione dell'esame di proposte per la tassazione delle transazioni finanziarie internazionali, superando l'obiezione espressa in Canada dal Governo italiano, che ha, di fatto, compromesso la possibilità di raggiungere un accordo.
(1-00433)
«Tempestini, Maran, Barbi, Quartiani, Amici, Sarubbi, Narducci, Pistelli, Mogherini Rebesani, Touadi, Bossa».

La Camera,
premesso che:
a soli cinque anni dalla scadenza del 2015, fissata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli otto obiettivi di sviluppo del millennio, il Segretario generale Ban Ki-moon ha invitato i leader mondiali a riunirsi in un summit a New York dal 20 al 22 settembre 2010 per indurre i Governi nazionali ad un'accelerazione nella strategia globale di lotta contro la povertà, anche alla luce del fatto che la grave crisi economica globale degli ultimi anni ha reso ancora più difficile il raggiungimento degli obiettivi prefissati;
il 29 luglio 2010 la III Commissione della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità, anche a seguito delle importanti audizioni svoltesi in seno al comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio istituito presso la stessa Commissione, una risoluzione sulla partecipazione dell'Italia al millennium summit di settembre 2010, nella quale si mettevano in evidenza, tra le questioni prioritarie, quelle relative all'efficacia degli aiuti, alla credibilità dei Paesi donatori e ad una sempre più coerente ownership da parte dei Paesi beneficiari;
nel rapporto del Segretario dell'Onu all'Assemblea generale del febbraio 2010, e nel successivo rapporto sugli obiettivi di sviluppo del millennio del giugno 2010, Ban Ki-moon ribadisce che «le mancanze nell'attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio non dipendono dal fatto che sono irrealizzabili o dalla carenza di tempo ma dagli impegni non attuati, dall'inadeguatezza delle risorse e dalla mancata concentrazione su di essi», avvertendo che un eventuale fallimento nel raggiungere gli obiettivi che la comunità internazionale si è prefissata costituirebbe un «inaccettabile fallimento» e porterebbe a «un moltiplicarsi delle minacce nel mondo: instabilità, violenza, malattie epidemiche, degrado ambientale e crescita delle popolazioni in fuga»;
il quadro delineato nell'ultimo rapporto sullo stato di avanzamento degli obiettivi di sviluppo del millennio denota luci e ombre: a segnali incoraggianti sul versante della lotta alla povertà estrema e alla fame (soprattutto grazie allo sviluppo dell'economia cinese e del Sud Est asiatico), nonché nel campo sanitario e nell'accesso all'istruzione, corrispondono segnali preoccupanti, soprattutto nei Paesi molto poveri, nelle regioni prive di sbocco al mare, in quelle soggette a rischi naturali e in quelle colpite da conflitti interni;
per questi motivi Ban Ki-moon invita a trasformare il summit di settembre 2010 nell'occasione per rinnovare il patto tra tutti gli stakeholders, gli attori impegnati nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, affinché si concordi, nel rispetto degli impegni da ciascuno assunti, per un'accelerazione che consenta di rispettare la data del 2015 fissata per il conseguimento degli otto obiettivi;
la stessa Commissione europea, proprio in vista del vertice delle Nazioni Unite di settembre 2010, ha adottato un «piano di azione comune in dodici punti» per accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, con la finalità non solo di aumentare il livello degli aiuti, ma anche di migliorarne l'efficacia e la destinazione a beneficio dei Paesi e dei settori più bisognosi;
l'Italia segna ormai un gravissimo ritardo rispetto a numerosi impegni internazionali assunti - basti pensare all'annosa questione del versamento annuale della quota italiana al fondo globale per la lotta all'aids - al punto da incidere negativamente anche sul complessivo risultato dei Paesi europei nel loro complesso, con il nostro Paese responsabile del 40 per cento dell'ammanco europeo;
in vista dell'imminente vertice a New York è assolutamente necessario che l'Italia assuma un ruolo significativo, rilanciando non solo la nostra credibilità e affidabilità rispetto agli impegni assunti, ma, coerentemente alla tradizione del nostro Paese, sostenendo soluzioni innovative per il rispetto delle scadenze prefissate,

impegna il Governo:

a sostenere con forza, in occasione dell'imminente vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del millennio, la proposta del Segretario generale Ban Ki-moon di un «nuovo patto tra tutti gli stakeholders» del processo di conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, al fine di rafforzare l'impegno di ciascuno e accelerarne il conseguimento;
a sviluppare, a livello nazionale, europeo e internazionale, una riflessione non solo sul livello quantitativo degli aiuti, ma sull'aspetto qualitativo, proponendo forme di razionalizzazione e coordinamento tra le azioni dei diversi donatori e aumentando il monitoraggio degli interventi, l'analisi dei risultati e dell'impatto effettivo sullo sviluppo, al fine di innalzare l'ancora insufficiente grado di efficacia e di trasparenza dell'aiuto pubblico internazionale;
a sostenere le azioni che vanno nel senso di promuovere il superamento delle barriere protezionistiche e delle limitazioni all'effettivo accesso ai mercati dei prodotti dei Paesi meno sviluppati, il potenziamento dell'integrazione e degli scambi regionali per concorrere a rafforzare la strategia internazionale dell'«aiuto al commercio» (aid for trade);
a concentrare e rafforzare gli sforzi su alcuni specifici settori e obiettivi, nonché su alcuni Paesi, come suggerito dai rapporti del Segretario generale Ban Ki-moon e dal piano della Commissione europea in 12 punti, mantenendo da un lato la leadership e l'attenzione nel campo della sicurezza alimentare e dando seguito all'«Iniziativa de L'Aquila sulla sicurezza alimentare (AFSI)» e al «Partenariato globale sull'agricoltura e la sicurezza alimentare» e aumentando nel contempo il livello di aiuti nel campo della riduzione della mortalità infantile (obiettivo 4) e del miglioramento della salute materna (obiettivo 5), cui l'Italia ha destinato tra il 2001 e il 2007 solo l'1 per cento dei fondi e che appaiono, nelle analisi delle Nazioni Unite, tra gli obiettivi più difficili da conseguire ad oggi;
coerentemente con il piano in 12 punti proposto dalla Commissione europea, a dare priorità, anche in seno ai prossimi documenti finanziari, ad un piano di azione annuale, realistico e verificabile, inteso al raggiungimento, progressivo e graduale, di una percentuale di prodotto interno lordo destinata all'aiuto pubblico allo sviluppo secondo gli obiettivi europei stabiliti;
ad elaborare iniziative in tema di strumenti finanziari innovativi, tenendo conto della ampia riflessione svolta in questa materia in numerose sedi internazionali su impulso anche del Segretario Generale delle Nazioni Unite.
(1-00433)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Tempestini, Maran, Barbi, Quartiani, Amici, Sarubbi, Narducci, Pistelli, Mogherini Rebesani, Touadi, Bossa».

La Camera,
premesso che:
i Capi di Stato e di Governo di tutti gli Stati membri dell'ONU, nel settembre 2000, si riunirono a New York nel «Vertice del millennio» e posero la propria firma in calce alla «Dichiarazione del millennio» (United Nations Millennium Declaration), definendo una serie di importanti propositi da conseguire entro il 2015; ne derivarono gli otto obiettivi di sviluppo del millennio, vincolanti per l'intera comunità internazionale: ridurre la povertà e la fame nel mondo, assicurare l'istruzione primaria per tutti, promuovere la parità fra i sessi, ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna, combattere l'HIV/AIDS e altre malattie, assicurare la sostenibilità ambientale e partecipare ad un partenariato globale per lo sviluppo;
gli obiettivi, dunque, costituiscono un patto a livello planetario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, basato su un impegno reciproco a fare ciò che è necessario per costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti;
l'Unione europea può vantare il ruolo di donatore principale, dal momento che fornisce il 55 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo mondiale, pur tuttavia, occorre accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, poiché appare evidente che la semplice prosecuzione delle politiche attuali non consentirà di raggiungerli;
per tali ragioni il Consiglio ha invitato la Commissione ad elaborare una serie di proposte d'azione ambiziose, con lo scopo di accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, prevedendo in particolare: di fissare nuovi obiettivi intermedi per l'aumento dei bilanci relativi all'aiuto pubblico nel periodo fino al 2010, al fine di giungere complessivamente allo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) nel 2015; di accelerare le riforme per migliorare la qualità dell'aiuto; di riconsiderare il modo in cui l'Unione europea influenza le condizioni dello sviluppo con le sue politiche interne ed esterne, attraverso il suo specifico modello di sviluppo sostenibile; di far beneficiare in modo prioritario l'Africa di questi nuovi orientamenti e cogliere le opportunità di stabilire un partenariato tra i due continenti;
a tal proposito la Commissione ha proposto di stabilire per il rapporto APS/RNL (aiuti pubblici allo sviluppo/reddito nazionale lordo), un nuovo obiettivo individuale minimo dello 0,51 per cento entro il 2010 (0,17 per cento per i nuovi Stati membri), portando così il contributo collettivo dell'Unione europea allo 0,56 per cento; questo impegno si tradurrebbe in un aumento di 20 miliardi di euro all'anno entro il 2010 e consentirebbe di raggiungere nel 2015 l'obiettivo dello 0,7 per cento del reddito nazionale lordo fissato dalle Nazioni Unite;
il rapporto europeo sullo sviluppo del 19 settembre 2008, mette in evidenza come nonostante la crescita economica di taluni Paesi e la riduzione della povertà a livello mondiale dal 2000, i progressi dei Paesi in via di sviluppo sono stati disomogenei; i ritardi subiti da alcuni Paesi in termini di salute ed istruzione sono particolarmente preoccupanti;
secondo il rapporto Aidwatch 2010, elaborato dalla Confederazione europea delle organizzazioni non governative di urgenza e di sviluppo (CONCORD), mentre alcuni Paesi virtuosi hanno già raggiunto la quota dello 0,7 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo, nella maggioranza dei casi gli Stati membri non hanno rispettato l'impegno dell'APS per il 2010: l'Unione europea farà mancare 15 miliardi di euro di risorse per la lotta alla povertà;
di questa mancanza, secondo il rapporto, una grave responsabilità ricade sull'Italia che quest'anno evidenzia un performance particolarmente negativa che, oltre ad allontanarci ulteriormente dalla media dei nostri partner europei, rende sempre più improbabile il raggiungimento degli obiettivi del millennio da parte del nostro Paese;
nel 2009, l'anno della presidenza italiana del G8, l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dell'Italia si è ridotto del 31 per cento, una riduzione superiore a quella della Grecia, riducendosi allo 0,16 per cento del prodotto interno lordo; si tratta del livello più basso dal 2004; una parte della riduzione italiana è dovuto sia al taglio del 56 per cento, che il bilancio della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri ha subito, sia a una diminuzione delle operazioni di «aiuto creativo»; si tratta d'iniziative che sono contabilizzate come aiuto, ma che non rappresentano un vero trasferimento di risorse ai Paesi in via di sviluppo, quali cancellazioni di debiti da tempo non rimborsati o spese per il sostegno al primo anno di vita dei rifugiati in Italia,

impegna il Governo:

a predisporre un piano per il riallineamento quantitativo dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano, prevedendo a tal fine un aumento del bilancio per gli aiuti pubblici allo sviluppo, valutando la possibilità di reperire altre fonti di finanziamento;
a promuovere un miglioramento della stessa qualità dell'aiuto attraverso un più efficace coordinamento tra donatori, che permetta un'armonizzazione delle strategie di aiuto;
ad assumere un ruolo decisivo in occasione del summit delle Nazioni Unite di New York del 20-22 settembre 2010, al fine di garantire una posizione chiara dell'Italia nella prospettiva degli obiettivi di sviluppo del millennio.
(1-00434)
«Mosella, Vernetti, Calgaro, Tabacci, Calearo Ciman, Brugger».

La Camera,
premesso che:
i Capi di Stato e di Governo di tutti gli Stati membri dell'ONU, nel settembre 2000, si riunirono a New York nel «Vertice del millennio» e posero la propria firma in calce alla «Dichiarazione del millennio» (United Nations Millennium Declaration), definendo una serie di importanti propositi da conseguire entro il 2015; ne derivarono gli otto obiettivi di sviluppo del millennio, vincolanti per l'intera comunità internazionale: ridurre la povertà e la fame nel mondo, assicurare l'istruzione primaria per tutti, promuovere la parità fra i sessi, ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna, combattere l'HIV/AIDS e altre malattie, assicurare la sostenibilità ambientale e partecipare ad un partenariato globale per lo sviluppo;
gli obiettivi, dunque, costituiscono un patto a livello planetario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, basato su un impegno reciproco a fare ciò che è necessario per costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti;
l'Unione europea può vantare il ruolo di donatore principale, dal momento che fornisce il 55 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo mondiale, pur tuttavia, occorre accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, poiché appare evidente che la semplice prosecuzione delle politiche attuali non consentirà di raggiungerli;
per tali ragioni il Consiglio ha invitato la Commissione ad elaborare una serie di proposte d'azione ambiziose, con lo scopo di accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, prevedendo in particolare: di fissare nuovi obiettivi intermedi per l'aumento dei bilanci relativi all'aiuto pubblico nel periodo fino al 2010, al fine di giungere complessivamente allo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) nel 2015; di accelerare le riforme per migliorare la qualità dell'aiuto; di riconsiderare il modo in cui l'Unione europea influenza le condizioni dello sviluppo con le sue politiche interne ed esterne, attraverso il suo specifico modello di sviluppo sostenibile; di far beneficiare in modo prioritario l'Africa di questi nuovi orientamenti e cogliere le opportunità di stabilire un partenariato tra i due continenti;
a tal proposito la Commissione ha proposto di stabilire per il rapporto APS/RNL (aiuti pubblici allo sviluppo/reddito nazionale lordo), un nuovo obiettivo individuale minimo dello 0,51 per cento entro il 2010 (0,17 per cento per i nuovi Stati membri), portando così il contributo collettivo dell'Unione europea allo 0,56 per cento; questo impegno si tradurrebbe in un aumento di 20 miliardi di euro all'anno entro il 2010 e consentirebbe di raggiungere nel 2015 l'obiettivo dello 0,7 per cento del reddito nazionale lordo fissato dalle Nazioni Unite;
il rapporto europeo sullo sviluppo del 19 settembre 2008, mette in evidenza come nonostante la crescita economica di taluni Paesi e la riduzione della povertà a livello mondiale dal 2000, i progressi dei Paesi in via di sviluppo sono stati disomogenei; i ritardi subiti da alcuni Paesi in termini di salute ed istruzione sono particolarmente preoccupanti;
secondo il rapporto Aidwatch 2010, elaborato dalla Confederazione europea delle organizzazioni non governative di urgenza e di sviluppo (CONCORD), mentre alcuni Paesi virtuosi hanno già raggiunto la quota dello 0,7 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo, nella maggioranza dei casi gli Stati membri non hanno rispettato l'impegno dell'APS per il 2010: l'Unione europea farà mancare 15 miliardi di euro di risorse per la lotta alla povertà;
di questa mancanza, secondo il rapporto, una grave responsabilità ricade sull'Italia che quest'anno evidenzia un performance particolarmente negativa che, oltre ad allontanarci ulteriormente dalla media dei nostri partner europei, rende sempre più improbabile il raggiungimento degli obiettivi del millennio da parte del nostro Paese;
nel 2009, l'anno della presidenza italiana del G8, l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dell'Italia si è ridotto del 31 per cento, una riduzione superiore a quella della Grecia, riducendosi allo 0,16 per cento del prodotto interno lordo; si tratta del livello più basso dal 2004; una parte della riduzione italiana è dovuto sia al taglio del 56 per cento, che il bilancio della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri ha subito, sia a una diminuzione delle operazioni di «aiuto creativo»; si tratta d'iniziative che sono contabilizzate come aiuto, ma che non rappresentano un vero trasferimento di risorse ai Paesi in via di sviluppo, quali cancellazioni di debiti da tempo non rimborsati o spese per il sostegno al primo anno di vita dei rifugiati in Italia,

impegna il Governo:

a favorire il riallineamento quantitativo dell'APS con le risorse finanziarie disponibili valutando la possibilità di reperire anche altre fonti finanziarie innovative;
a promuovere un miglioramento della stessa qualità dell'aiuto attraverso un più efficace coordinamento tra donatori, che permetta un'armonizzazione delle strategie di aiuto;
ad assumere un ruolo incisivo in occasione del summit delle Nazioni Unite di New York del 20-22 settembre 2010, al fine di garantire una posizione chiara dell'Italia nella prospettiva degli obiettivi di sviluppo del millennio.
(1-00434)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Mosella, Vernetti, Calgaro, Tabacci, Calearo Ciman, Brugger».

MOZIONE CICCHITTO, FRANCESCHINI, REGUZZONI, CASINI, BOCCHINO, DONADI ED ALTRI N. 1-00423 CONCERNENTE INIZIATIVE PER L'ISTITUZIONE DI UNA CONFERENZA INTERPARLAMENTARE PER LA POLITICA ESTERA, DI DIFESA E SICUREZZA EUROPEA

Mozione

La Camera,
premesso che:
con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona l'Unione europea, istituendo l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune e un Servizio diplomatico europeo (Seae), nonché prevedendo la graduale definizione di una politica di difesa comune, vuole rafforzare significativamente la propria azione in materia di politica estera, di difesa e di sicurezza europea;
ciò sollecita la definizione anche delle forme di indirizzo e controllo parlamentare su una materia così strategica;
l'Assemblea parlamentare dell'Unione europea occidentale, istituita con il Trattato di Bruxelles e successive modificazioni, cesserà di esistere entro la primavera 2011, in conseguenza della decisione degli Stati membri di denunciare il Trattato;
l'Assemblea parlamentare dell'Ueo è stata fino ad oggi l'unica sede interparlamentare a riunire i rappresentanti dei Parlamenti dei Paesi dell'Unione europea e dei Paesi candidati, dei Paesi europei Nato non aderenti all'Unione europea, nonché, come «osservatori», dei rappresentanti dei Parlamenti della Russia, della regione caucasica e dei Balcani occidentali, aree di rilevanza cruciale per la sicurezza europea;
all'atto della denuncia del Trattato di Bruxelles, nella dichiarazione del 31 marzo 2010, gli Stati membri dell'Ueo - riconoscendo che l'Assemblea parlamentare ha contribuito allo sviluppo di una cultura europea della sicurezza e della difesa - hanno «incoraggiato il rafforzamento del dialogo interparlamentare in materia di politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), includendovi anche i Paesi candidati all'ingresso nell'Unione e gli altri Stati interessati». Analoga posizione è stata successivamente assunta dagli Stati membri dell'Unione europea;
l'articolo 12, lettera f), del Trattato sull'Unione europea, come modificato dal Trattato di Lisbona, afferma che «i Parlamenti nazionali contribuiscono attivamente al buon funzionamento dell'Unione partecipando alla cooperazione interparlamentare tra Parlamenti nazionali e con il Parlamento europeo in conformità del protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea»;
l'articolo 9 del primo protocollo allegato al Trattato di Lisbona dispone che «il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali definiscono insieme l'organizzazione e la promozione di una cooperazione interparlamentare efficace e regolare in seno all'Unione»;
sono stati attivati nel tempo più fori parlamentari settoriali in materia di politica estera e di difesa e sicurezza:
a) l'articolo 10 del primo Protocollo prevede che la Conferenza degli organi specializzati in affari comunitari (COSAC) «può altresì organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici, in particolare per discutere su argomenti che rientrino nella politica estera e di sicurezza comune, compresa la politica di sicurezza e di difesa comune»;
b) semestralmente i presidenti delle Commissioni esteri dei Paesi dell'Unione europea, del Parlamento europeo e dei Paesi candidati si riuniscono nell'ambito della cosiddetta COFACC, organizzata e presieduta dal Parlamento nazionale del Paese che detiene la presidenza semestrale del Consiglio affari generali e con la partecipazione dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune;
c) il Parlamento che detiene la presidenza di turno dell'Unione europea già organizza analoghe riunioni semestrali dei presidenti delle Commissioni difesa dei Parlamenti dei Paesi membri, dei Paesi candidati, del Parlamento europeo;
d) anche la Commissione esteri del Parlamento europeo ha organizzato nel recente passato, pur senza una cadenza regolare, incontri interparlamentari su temi concernenti la politica estera e di sicurezza comune e la politica europea di sicurezza e difesa aperti alla partecipazione dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali;
e) la stessa Commissione esteri del Parlamento europeo ha istituito al suo interno una sottocommissione per i problemi di difesa e sicurezza;
i formati sopra richiamati appaiono, per composizione e modalità di funzionamento, esposti ad un rischio di settorialità che riduce la possibilità di garantire un controllo interparlamentare PESC/PESD, adeguato alle sfide di sicurezza e di difesa con cui l'Europa è chiamata a misurarsi;
è opportuno perciò dare stabilità e continuità a quel «rafforzamento del dialogo interparlamentare» nelle materie della politica di sicurezza e di difesa comune, auspicato nella dichiarazione del Consiglio europeo del 31 marzo 2010, razionalizzando e unificando i fori di confronto interparlamentare in materia, garantendo al contempo una sufficiente rappresentatività e continuità;
appare, altresì, essenziale una sede che, sulla politica estera, di difesa e di sicurezza europea, associ in una comune responsabilità Parlamento europeo e Parlamenti nazionali;
il Senato francese ed altri Parlamenti europei si sono pronunciati in direzione analoga;
il Parlamento europeo ha promosso per il 28 settembre 2010 un convegno in materia, invitando rappresentanti dei 27 Paesi membri dell'Unione europea;
la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea (CPPU) ha incaricato la Presidenza belga di presentare una proposta entro la prossima sessione dell'aprile 2011;
si ritiene opportuno che:
a) sia istituita una «Conferenza interparlamentare per la politica estera, di difesa e sicurezza europea», composta da delegazioni del Parlamento europeo, dei Parlamenti dei Paesi - membri e candidati - dell'Unione europea. La Conferenza può invitare delegazioni parlamentari di altri Paesi interessati;
b) alla Conferenza partecipino la Commissione affari esteri del Parlamento europeo e delegazioni parlamentari nazionali - contenute nella dimensione e rappresentative sia di maggioranza che di opposizione - costituite, di norma, da membri delle Commissioni per gli affari esteri, per la difesa e per gli affari europei;
c) la Conferenza si riunisca ordinariamente almeno 2 volte l'anno, co-presieduta dal Presidente della Commissione esteri dei Parlamento europeo e dal Presidente della Commissione esteri del Paese che esercita la presidenza semestrale dell'Unione europea. Può riunirsi straordinariamente in casi di necessità e urgenza e in occasione di scelte particolarmente delicate del Consiglio;
d) la Conferenza determini con proprio regolamento le modalità di funzionamento;
e) alle riunioni della Conferenza possa prendere parte l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, che, almeno due volte all'anno, riferisce personalmente linee e strategie della politica estera e di difesa;
f) la Conferenza, con sede a Bruxelles, disponga di strutture operative leggere e organizzi la propria attività in cooperazione logistica e operativa con il Parlamento europeo;
si auspica che analogo orientamento maturi presso tutte le istituzioni parlamentari interessate e sia in particolare sostenuto e recepito nella Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea,

impegna il Governo

a promuovere la proposta sopra indicata e, sulla base di essa, a favorire la ricerca della soluzione più efficace.
(1-00423)
(Nuova formulazione) «Cicchitto, Franceschini, Reguzzoni, Casini, Bocchino, Donadi, Dozzo, Fassino, Vitali, Cicu, Tempestini, Pianetta, Antonione, Volontè, Pistelli, Vernetti, Rigoni, Renato Farina, Gianni Farina, Stefani, Malgieri, Zacchera, Stucchi, Rugghia, Villecco Calipari, Arturo Mario Luigi Parisi, Barbi, Cesa, Mogherini Rebesani, Evangelisti, Gozi, Mecacci, Nirenstein, Galati, Bergamini, Formichella, Lo Monte, La Malfa».

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Problematiche conseguenti all'ipotesi di una diversa dislocazione delle sedi dei ministeri sul territorio nazionale - 3-01218

CICCANTI, COMPAGNON, GALLETTI, VOLONTÈ, NARO, OCCHIUTO, LIBÈ, MANTINI, TASSONE, RAO e POLI. - Al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il 12 settembre 2010, intervenendo ad una manifestazione di partito a Venezia, il Ministro interrogato ha proposto l'assegnazione di ministeri sul territorio attraverso una legge di iniziativa popolare «per dire a Roma che la pacchia è finita»;
analogo annuncio era stato fatto alcuni giorni prima dal leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che aveva dichiarato che dopo il federalismo «sposteremo dei ministeri nelle città del Nord e anche al Sud, perché no, non va bene che siano tutti a Roma, come in Inghilterra»;
alcuni esponenti leghisti avrebbero già ipotizzato lo spostamento del ministero del lavoro e delle politiche sociali a Torino, quello delle politiche agricole, alimentari e forestali a Verona e quello dello sviluppo economico a Milano;
nessuna capitale europea ha mai decentrato gli uffici del Governo, neanche in quei Paesi come la Spagna, in cui esistono Parlamenti e Governi autonomi, o in Gran Bretagna, erroneamente citata da Umberto Bossi, dove i ministeri più importanti (esteri, cultura, ambiente, interni e sviluppo) non si sono mossi da Londra e solo alcuni uffici della sanità, della sicurezza sociale e del lavoro sono stati decentrati sul territorio;
il trasferimento dei ministeri, inoltre, comporterebbe un esborso di denaro pubblico non indifferente: basti pensare che il trasloco del Palazzo della cancelleria da Bonn a Berlino costò alla Germania, ai tempi dell'unificazione, ben 465 miliardi di vecchi marchi (pari a circa 238 miliardi di euro), senza contare che si porrebbe il problema del trasferimento dei dipendenti statali impiegati nei dicasteri;
non si risolve il problema della riduzione del peso della pubblica amministrazione spostandone il carico in virtù di un federalismo fasullo, solo per carpire, forse, qualche consenso in più tra l'elettorato -:
se abbia effettuato una stima minima del costo dell'ipotizzato decentramento e considerato tutte le conseguenze di tale scelta. (3-01218)

Intendimenti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca circa la possibilità di un incontro con i rappresentanti dei lavoratori precari della scuola - 3-01219

DI PIETRO, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI, ZAZZERA e DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, del l'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le diffuse iniziative di protesta, alcune anche eclatanti, da parte dei precari della scuola sono finalizzate ad attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla situazione disperata, causata dai tagli indiscriminati operati dall'attuale Governo, che non consentiranno a migliaia di loro di continuare il lavoro, che in alcuni casi veniva svolto da anni;
a fronte dell'applicazione dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante «norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale utilizzo delle risorse umane della scuola» e dei decreti attuativi ad esso correlati, nell'anno scolastico 2009-2010 la riduzione di cattedre ammontava a 42.100 unità, come riportato nella circolare del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 2 aprile 2009, n. 38;
nell'anno scolastico 2010-2011 il taglio di cattedre ha riguardato circa 25.600 unità, come risulta dalla circolare 13 aprile 2010, n. 37, del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a cui si aggiungono i 35.000 posti del personale ata tagliati nell'arco dei due anni scolastici 2009-2010 e 2010-2011;
facendo il bilancio delle cattedre eliminate e dei posti ata ridotti negli anni scolastici 2009-2010 e 2010-2011, emerge un quadro estremamente preoccupante perché risultano cancellati circa 100.000 posti di lavoro precedentemente esistenti;
nella conferenza stampa del 2 settembre 2010, il Ministro interrogato ha dichiarato di non voler incontrare i precari perché alcuni di essi sono militanti di Italia dei valori, dimostrando, ad avviso degli interroganti, di voler ignorare e sminuire le legittime richieste di chi ha contribuito a garantire per anni il funzionamento dell'istituzione pubblica;
un Ministro di un Paese democratico ha il dovere di ascoltare tutte le voci senza discriminazioni basate sulle convinzioni politiche -:
se il Ministro interrogato intenda accordare un incontro con i coordinamenti dei precari che in questi giorni stanno protestando per evitare la propria estromissione dalla scuola, aprendo dunque un dibattito serio in nome di un sapere libero ed aperto a tutti. (3-01219)

Orientamenti del Governo in ordine alle nomine del Ministro dello sviluppo economico e del Presidente della Consob - 3-01220

CALEARO CIMAN. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il 4 maggio 2010 l'onorevole Claudio Scajola si è dimesso dal ruolo di Ministro dello sviluppo economico, in seguito alle accuse sui suoi rapporti con una «cricca» di immobiliaristi dediti ad affari immobiliari poco leciti. Il giorno successivo alle dimissioni il Presidente del Consiglio dei ministri ha assunto l'incarico ad interim e da allora, dopo più di quattro mesi, di quel ministero non si è avuta alcuna notizia;
nonostante lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri avesse all'epoca garantito una nomina dopo soli sette giorni, nessun passo in avanti è stato fatto in merito alla sostituzione di Scajola;
un'attesa vana, consumata nel palazzo tra annunci ambigui, tentativi grotteschi, promesse inevase. Un'attesa cara, pagata dall'Italia al prezzo di una crisi economica e occupazionale gravissima;
ci si chiede come ciò sia possibile in una grande democrazia industriale, impegnata a fronteggiare l'anno più nero dell'industria italiana, nel cuore di una recessione di cui non si vede l'uscita e rispetto ad un ministero strategico per la tenuta del sistema-Paese nel suo complesso e che gioca un ruolo di primo piano nel sostegno alle imprese;
la lentezza decisionale del Governo comporta, infatti, delle pesanti conseguenze;
secondo Movimprese, nel secondo trimestre del 2010 (e dunque in piena coincidenza con l'interim) le aziende italiane che hanno portato i libri in tribunale per fallimento sono aumentate a 3.505, contro le 2.897 dello stesso periodo del 2009. E secondo un report diffuso dallo stesso Ministero dello sviluppo economico a metà agosto 2010, i «tavoli» di crisi aziendale aperti presso il ministero, nei primi otto mesi del 2010, sono passati da 100 a 170;
prima dell'estate 2010, poi, è cominciato un silenzioso smembramento dello stesso ministero. La manovra 2011 gli ha sottratto 900 milioni di fondi di dotazione. I fondi dell'Unione europea e per le aree sottoutilizzate sono stati trasferiti al Ministero per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. I circa 800 milioni di fondi per il turismo sono passati direttamente sotto la gestione del Ministero per il turismo stesso. L'Istituto per la promozione industriale è stato soppresso e il 24 giugno 2010 150 imprenditori, che avevano vinto il bando per le agevolazioni previste dal programma «Industria 2015», non hanno visto un solo euro, tanto da indirizzare una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri;
anche nelle più alte sedi istituzionali è stata nettamente segnalata l'esigenza di arrivare ad una conclusione in tempi brevi, sottolineando, altresì, la necessità di individuare un candidato imparziale;
un'altra poltrona è ancora vuota: da oltre due mesi non viene scelto il presidente della Consob, che dovrebbe sostituire Lamberto Cardia, che il 28 giugno 2010 ha lasciato dopo 13 anni il vertice della Commissione di controllo sulle società e la borsa. Altra posizione «apicale», che una grande nazione capitalista alle prese con fibrillazioni finanziarie e tracolli di mercato non dovrebbe permettersi di lasciare sguarnita;
anche Confindustria chiede a gran voce la nomina del nuovo Ministro dello sviluppo economico. L'appello arriva direttamente dal presidente della confederazione degli industriali, Emma Marcegaglia. La Marcegaglia ha chiesto che la nomina del nuovo capo del Ministero dello sviluppo economico sia effettuata senza esitazione «entro pochi giorni», poiché in questa fase così delicata è essenziale che il posto non resti vacante -:
quali siano gli orientamenti del Governo rispetto alle due nomine di cui sopra, trattandosi di cariche di primaria importanza per lo sviluppo del Paese, ponendo così fine ad una situazione di incertezza e caos che sta creando non pochi problemi sia a livello di immagine pubblica, che a livello economico. (3-01220)

Iniziative per la revisione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, anche alla luce della recente aggressione subita da un peschereccio italiano al largo dell'isola di Lampedusa - 3-01221

MECACCI, MARAN, AMICI, QUARTIANI, GIACHETTI, FIANO e MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal febbraio del 2008 è entrato in vigore il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra l'Italia e la Libia;
in tale trattato la Libia si impegna, tra l'altro, all'articolo 4, a non compiere alcun atto ostile nei confronti dell'Italia;
nella giornata del 12 settembre 2010, al largo di Lampedusa, un motopeschereccio italiano che si trovava in acque internazionali è stato avvicinato da una motovedetta italiana, con tanto di equipaggio italiano a bordo;
questa motovedetta è una delle sei che il Governo italiano ha donato al Governo libico, dopo la ratifica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, allo scopo di contrastare l'immigrazione clandestina e prevenire gli sbarchi sul territorio italiano di migranti e richiedenti asilo;
la motovedetta con personale italiano a bordo, dopo aver intimato al peschereccio italiano di allontanarsi, ha sparato colpi di mitra che hanno colpito il peschereccio italiano, mettendo a rischio la vita dell'equipaggio;
tale fatto, di assoluta gravità, è solo l'ultimo di una serie di iniziative del Governo libico che violano la legalità internazionale e che sono avvenuti dopo la ratifica del trattato sopra menzionato, che impegna le parti, tra l'altro, al rispetto del diritto internazionale;
ad esempio, la politica di contrasto all'immigrazione clandestina avviata dal Governo italiano in cooperazione con la Libia, attraverso i cosiddetti «respingimenti in mare», ha sollevato dure critiche da parte dell'Unione europea, del Consiglio d'Europa, dell'Alto commissario Onu per i rifugiati e dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, in quanto mette a rischio l'incolumità di decine di migliaia di migranti richiedenti asilo politico o protezione internazionale, che vengono rimandati in Libia al di fuori di qualsiasi monitoraggio delle loro condizioni;
il Governo libico attua notoriamente una politica di grave discriminazione e di continue violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti africani che si trovano sul territorio libico, dove, da qualche mese, è stato chiuso per decisione delle autorità di Tripoli anche l'unico ufficio dell'Alto commissario Onu per i rifugiati;
decine di imprese che hanno lavorato in Libia nel corso dei decenni scorsi, e che si sono viste riconoscere l'esistenza di crediti per circa 650 milioni di euro da parte del Governo libico, non hanno avuto finora nessuna garanzia né dal Governo libico, né da quello italiano, per l'adempimento di questi impegni, nonostante la stipula di un trattato che era stato definito «storico», anche per quanto riguarda la soluzione di contenziosi pendenti;
in tale trattato, e attraverso il disegno di legge di ratifica, l'Italia si impegna, tra l'altro, a realizzare in Libia opere per il valore di 250 milioni di dollari in venti anni, per un ammontare di 5 miliardi di euro, finanziati attraverso un aumento della tassazione irpef;
nel corso della sua ultima recente visita in Italia il Colonnello libico Gheddafi ha dichiarato che se l'Europa non vorrà «diventare nera» occorreranno non 5 miliardi di euro in 20 anni, ma 5 miliardi di euro l'anno, minacciando così di usare l'arma dell'immigrazione clandestina come strumento di pressione nell'ambito dei negoziati in corso per un accordo di cooperazione tra l'Unione europea e la Libia;
nel corso delle ultime settimane sono state espresse forti preoccupazioni da alcuni osservatori sull'acquisizione di quote societarie del gruppo Unicredit, il più grande gruppo bancario italiano, da parte di fondi libici controllati dal Governo, al di fuori delle regole che disciplinano tali attività e per le quali sono in corso indagini da parte degli organi di controllo;
nel corso della XVI legislatura Gheddafi è il leader politico straniero che si è incontrato più volte con il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Berlusconi, caratterizzando la politica estera del nostro Paese per la vicinanza e l'amicizia politica, con modalità e scelte che non sono mai avvenute da parte di nessun altro leader di un Paese membro della Nato e che non hanno tenuto nella giusta considerazione il tema della democrazia e dei diritti umani in Libia, secondo i principi fondanti dei Paesi membri dell'Unione europea -:
se non ritenga che l'aggressione armata al peschereccio Ariete delle scorse ore dimostri, come gli altri fatti sopra menzionati, che il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia rappresenti uno strumento inadeguato e se non necessiti, pertanto, di un'adeguata revisione, al fine di garantire un pieno e compiuto rispetto della legalità internazionale, a partire da un'efficace garanzia del diritto d'asilo dei migranti. (3-01221)

Iniziative di competenza del Ministro della salute in relazione a recenti casi di malasanità verificatisi in alcune sale parto - 3-01222

BALDELLI e CASTELLANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese, relativamente all'ultimo anno, circa 19 parti sono finiti in tragedia;
nelle classifiche internazionali l'Italia risulta avere un tasso di mortalità per parto tra i più bassi del mondo, con 3,9 decessi ogni 100.000 nati vivi;
l'Italia è prima in Europa per il numero di parti cesarei, da due a quattro volte più rischiosi del parto naturale;
un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità ha definito allarmante il costante aumento dei parti cesarei in Italia, saliti dall'11 per cento del 1980 al 38 per cento registrato nel 2008, contro il 15 per cento indicato come il limite massimo dall'Organizzazione mondiale della sanità;
sempre secondo l'Istituto superiore di sanità le morti per parto sono meno numerose nel Nord (pari a 8 su 100.000 nati vivi). Tra le regioni, il più alto numero di morti si registra nel Lazio (13 su 100.000) e in Sicilia (22 su 100.000);
il rischio di mortalità materna raddoppia quando l'età della donna è pari o superiore ai 35 anni. Nel 2007 la proporzione di nascite in donne di 35 o più anni è stata del 29 per cento, mentre nel 1981 era appena del 9 per cento;
nelle ultime due settimane ci sono stati alcuni casi di donne che hanno perso il bambino, sono morte o hanno subito danni alla salute durante il parto -:
quali siano le iniziative del Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, dopo i casi di malasanità avvenuti negli ultimi tempi in alcune sale parto in Italia. (3-01222)

Iniziative per ovviare alla carenza di personale sanitario, con particolare riferimento alla programmazione delle immatricolazioni alle facoltà di medicina e chirurgia - 3-01223

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI, VOLPI e ZAFFINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a fronte delle difficoltà in atto connesse alla disoccupazione giovanile, i dati più recenti testimoniano la presenza di uno squilibrio tra domanda e offerta di laureati, con un esubero nel settore politico-sociale, psicologico, letterario, linguistico e biologico, mentre resta spesso insoddisfatta la domanda nei settori economico-statistico, sanitario e ingegneristico;
tale squilibrio interessa, in particolare, il settore medico: dopo il boom di iscrizioni degli anni '70, l'introduzione del numero programmato alle facoltà di medicina e chirurgia ha contingentato il numero dei laureati, evitando che si determinasse un eccesso dell'offerta rispetto alla domanda di lavoro; nei prossimi anni, però, quando per motivi anagrafici un'intera classe di medici sarà collocata a riposo, si registrerà una vera e propria carenza di medici, alla quale si dovrà far fronte, in primo luogo, rivedendo il numero delle immatricolazioni;
secondo un recente rapporto di Almalaurea, consorzio di 60 università, le lauree che, nel prossimo futuro, potrebbero offrire maggiori sbocchi professionali sono innanzitutto quelle del settore sanitario, seguite da quelle ingegneristiche e da quelle economico-statistiche;
accanto alle future carenze nel settore medico, si registra ormai da alcuni anni nel nostro Paese una carenza di personale sanitario non medico, a partire dagli infermieri; secondo dati diffusi dalla Federazione nazionale dei collegi degli infermieri Ipasvi, confermati anche dal rapporto Ocse sulle risorse umane in ambito sanitario 2008, pubblicato sul sito del centro di epidemiologia dell'Istituto superiore di sanità, la carenza di personale infermieristico in Italia si attesta sulle 60 mila unità di personale;
tale situazione di squilibrio tra domanda ed offerta di lavoro è legata in parte a ragioni di ordine strutturale (in particolare, il numero programmato previsto per l'accesso alle facoltà di medicina e chirurgia), in parte a fattori culturali, legati agli orientamenti dei giovani in merito alla scelta della loro professione;
l'adozione di iniziative finalizzate ad attenuare tale condizione di squilibrio appare di fondamentale importanza al fine di prevenire i problemi futuri legati alla carenza strutturale di personale medico e sanitario all'interno del servizio sanitario nazionale, evitando di dover ricorrere a personale proveniente da altri Paesi per coprire i posti di organico vacanti nelle aziende sanitarie ed ospedaliere, nonché nelle altre strutture sanitarie, pubbliche o private -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere, anche attraverso apposite azioni finalizzate ad orientare le scelte formative dei giovani in sinergia con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al fine di favorire una più efficace programmazione delle immatricolazioni alle facoltà di medicina e chirurgia, nonché ai corsi di laurea in area sanitaria, con l'intento di ovviare alla carenza di personale sanitario ad oggi esistente, nonché di prevenire la carenza di personale medico, che, secondo le statistiche ad oggi disponibili, potrebbe verificarsi nel medio periodo. (3-01223)

Intendimenti del Governo in relazione ai fondi relativi alla prevenzione sanitaria e iniziative per un mercato concorrenziale dei prodotti vaccinali - 3-01224

DELLA VEDOVA e PATARINO. - Al Ministro della salute - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2010 alla Camera dei deputati il Governo ha accolto un ordine del giorno sul tema dei fondi relativi alla prevenzione sanitaria, collegato alla legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2010, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica»;
il patto per la salute 2010-2012 - confermando le previsioni già contenute nel piano sanitario 2008-2010 - ha stabilito che il 5 per cento del fondo sanitario nazionale debba essere destinato ad attività di prevenzione. Su questa base è stato elaborato il piano nazionale della prevenzione del 29 aprile 2010: lo Stato si è così impegnato ad assicurare 5.230 milioni per il 2010 e 5.346,7 per il 2011, a cui si aggiungono ulteriori stanziamenti per circa 200 milioni di euro da parte delle regioni e delle province autonome;
poiché le politiche di prevenzione concorrono a migliorare la qualità della vita e della salute dei cittadini e a ridurre la spesa sanitaria complessiva, con l'ordine del giorno in questione la Camera dei deputati ha impegnato il Governo a favorire una corretta finalizzazione delle risorse allocate e a perseguire specifiche politiche di prevenzione (in particolare vaccinali), senza confondere la prevenzione propriamente detta con le pur meritorie campagne di informazione e comunicazione in ambito sanitario;
inoltre, la Camera dei deputati ha impegnato il Governo a scongiurare la formazione di un regime di monopolio nel mercato dei prodotti vaccinali, scongiurando così il rischio di incapienza dell'offerta rispetto alla domanda e di aumento della spesa sanitaria -:
come il Governo intenda dar corso agli impegni assunti alla Camera dei deputati, vincolando i fondi per la prevenzione al finanziamento di attività specifiche e favorendo la creazione di un mercato concorrenziale dei prodotti vaccinali, per evitare concentrazioni dell'offerta di tipo monopolistico. (3-01224)