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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 30 settembre 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 30 settembre 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Nucara, Leoluca Orlando, Paniz, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vernetti, Vito.

Annunzio di una proposta di legge.

In data 29 settembre 2010 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
LANZILLOTTA ed altri: «Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, concernente limiti all'esercizio e all'uso delle postazioni pubbliche per comunicazioni telematiche e dei punti di accesso ad internet mediante tecnologia senza fili» (3736).

Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge GREGORIO FONTANA: «Modifica delle circoscrizioni territoriali dei comuni di Torre Pallavicina e di Soncino nonché delle province di Bergamo e Cremona» (1320) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Comaroli e Stucchi.

La proposta di legge FUCCI ed altri: «Istituzione della "Settimana nazionale dell'esame diagnostico mammografico"» (3560) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Boccuzzi.

Trasmissioni dal Senato.

In data 30 settembre 2010 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti progetti di legge:
S. 849. - Senatori LI GOTTI ed altri: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 4 novembre 1999» (approvata dal Senato) (3737);
S. 1167-B/bis. - «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro» (rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica a norma dell'articolo 74 della Costituzione, approvato, con modificazioni, dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-quater-F).

Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sotto indicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
BECCALOSSI ed altri: «Adozione dell'inno "Il Canto degli italiani" di Goffredo Mameli quale inno nazionale e disposizioni generali sulla sua esecuzione e riproduzione, nonché in materia di tutela penale» (3554) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VII Commissione (Cultura):
BERNARDO ed altri: «Disposizioni per la promozione dell'educazione finanziaria» (3647) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

IX Commissione (Trasporti):
NASTRI: «Istituzione della patente nautica a punti per i conducenti di natanti, imbarcazioni e navi da diporto, nonché delega al Governo per l'adeguamento della disciplina sanzionatoria» (3644) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V e XIV.

XI Commissione (Lavoro):
S. 1167-B/bis. - «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro» (rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica a norma dell'articolo 74 della Costituzione, approvato, con modificazioni, dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-quater-F) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), IV, V, X e XII.

Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura):
FOGLIATO ed altri: «Temporaneo divieto di coltivazione di piante geneticamente modificate» (3667) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dello schema della Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 e sua assegnazione alla V Commissione.

Il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera pervenuta in data 30 settembre 2010, hanno trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera b), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, lo schema della Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (doc. LVII, n. 3). Allo schema sono allegati la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui al comma 4 del predetto articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato I), la relazione sull'applicazione delle misure di cui all'articolo 2, commi da 569 a 574, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge finanziaria 2008) (Allegato II), nonché un documento concernente il contributo del ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alla Decisione di finanza pubblica (Allegato III).

Lo schema di Decisione è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il termine per l'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti in sede consultiva è stabilito per il 7 ottobre 2010. La V Commissione (Bilancio) dovrà presentare la relazione all'Assemblea entro il 12 ottobre 2010.

Trasmissione dal ministro per le politiche europee.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 28 settembre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, e successive modificazioni, la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2009 (doc. LXXXVII, n. 3).

Questo documento sarà stampato.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 29 settembre 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di sostegno per l'ulteriore sviluppo di una politica marittima integrata (COM(2010)494 definitivo), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea); tale proposta è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 30 settembre 2010.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 2323: CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 5 AGOSTO 2010, N. 125, RECANTE MISURE URGENTI PER IL SETTORE DEI TRASPORTI E DISPOSIZIONI IN MATERIA FINANZIARIA. PROROGA DEL TERMINE DI ESERCIZIO DELLA DELEGA LEGISLATIVA IN MATERIA DI ARMONIZZAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI E DEGLI SCHEMI DI BILANCIO DI AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 3725)

A.C. 3725 - Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

1. Il decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. All'articolo 2, comma 1, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le parole: «un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge» sono sostituite dalle seguenti: «il 31 maggio 2011».
3. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Disposizioni in materia di trasporto).

1. Al solo scopo di consentire alle società di cui all'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, di fare fronte ad indifferibili esigenze di cassa necessarie per garantire la loro gestione corrente, le predette società sono autorizzate a utilizzare temporaneamente le risorse di rispettiva spettanza destinate all'ammodernamento e adeguamento della flotta, di cui all'articolo 19, comma 13-bis, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, nonché al comma 19 del predetto articolo 19-ter, fermo restando il relativo ripristino tale da consentire gli interventi di ammodernamento e adeguamento nel rispetto degli obblighi convenzionali.
2. All'articolo 2-bis, secondo comma, del decreto-legge 30 gennaio 1979, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 aprile 1979, n. 95, come modificato dall'articolo 3 della legge 31 marzo 1982, n. 119, le parole: «settecento miliardi di lire» sono sostituite dalle seguenti: «cinquecento milioni di euro».
3. Lo stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione competitività e sviluppo delle imprese, programma incentivi alle imprese, destinato a fare fronte agli oneri derivanti dalle garanzie assunte dallo Stato, è incrementato di 140 milioni di euro per l'anno 2010. Al relativo onere si provvede mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate nell'ambito delle risorse assegnate dal CIPE con delibera n. 36 del 26 giugno 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre 2009, per un importo di euro 140 milioni di euro per l'anno 2010. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
4. All'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, al comma 1, dopo le parole «modalità per l'applicazione», sono inserite le seguenti: «entro il 30 aprile 2011».
5. Per garantire gli effetti derivanti dall'articolo 15, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, pari a 83 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione lineare delle dotazioni finanziarie di parte corrente, nell'ambito delle spese rimodulabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, delle missioni di spesa di ciascun Ministero, per gli importi indicati nell'allegato 1 al presente decreto; dalle predette riduzioni sono escluse le spese indicate nell'articolo 2, comma 1, del predetto decreto-legge n. 78 del 2010. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 2.
(Disposizioni in materia finanziaria).

1. Al comma 1 dell'articolo 12 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono apportate le seguenti modifiche:
a) le parole: «31 dicembre 2009» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2010»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, si procede all'eventuale proroga del predetto termine in conformità alla normativa comunitaria in materia.».

2. Alla regione Puglia che avendo, ai sensi dell'articolo 2, comma 97, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, presentato entro il 30 aprile 2010 richiesta di sottoscrivere un Accordo, di cui all'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, corredato del relativo Piano di rientro, e che non ha effettivamente sottoscritto tale Accordo entro i successivi novanta giorni, è concessa, al fine di contrastare l'aggravamento della situazione economico finanziaria del settore sanitario pugliese, la possibilità di integrare, entro il 30 settembre 2010, la documentazione già trasmessa, al fine di procedere alla stipula del predetto Accordo entro il 15 ottobre 2010. Per la regione Puglia la disposizione contenuta nell'ultimo periodo dell'articolo 2, comma 97, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, è sospesa fino alla data del 15 ottobre 2010. In caso di mancata sottoscrizione dell'Accordo entro il 15 ottobre 2010 la quota di maggior finanziamento si intende definitivamente sottratta alla competenza della Regione.

Art. 3.
(Partecipazione italiana all'Esposizione internazionale di Yeosu e all'Esposizione internazionale orticola di Venlo).

1. È autorizzata la partecipazione italiana all'Esposizione internazionale di Yeosu (Repubblica di Corea), che si svolgerà dal 12 maggio 2012 al 12 agosto 2012, e all'Esposizione internazionale orticola di Venlo (Regno dei Paesi Bassi), che si svolgerà dall'aprile all'ottobre 2012. Per l'espletamento dei compiti organizzativi è istituito, presso il Ministero degli affari esteri, il Commissariato generale del Governo italiano per la partecipazione all'Esposizione internazionale di Yeosu 2012 e all'Esposizione internazionale orticola di Venlo 2012. Con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali, per la pubblica amministrazione e l'innovazione e per il turismo è nominato il Commissario generale di Governo per entrambe le Esposizioni di cui al comma 1 e sono stabilite la durata, l'articolazione e le modalità di funzionamento della struttura.
2. Per l'attuazione del presente articolo è autorizzata la spesa di euro 1.500.000,00 per il 2010, di euro 2.500.000,00 per il 2011 e di euro 9.800.000,00 per il 2012. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 3725 - Modificazioni del Senato

MODIFICAZIONI APPORTATE DAL SENATO

A.C. 3725 - Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE
(Non sono comprese quelle inammissibili e ritirate)

ART. 1.
(Disposizioni in materia di trasporto).

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I crediti delle società Caremar-Campania regionale marittima SpA, Saremar-Sardegna regionale marittima SpA e Toremar-Toscana regionale marittima SpA nei confronti di Tirrenia di navigazione SpA sono garantiti dallo Stato. Fintecna Spa provvede, a prima richiesta, al pagamento dei suddetti crediti entro il 30 giugno 2011 ed è surrogata nei medesimi nei confronti di Tirrenia di navigazione S.p.A.
1. 9. Velo, Meta, Tullo, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I crediti vantati da Caremar S.p.A, Saremar S.p.a e Toremar S.p.a. nei confronti di Tirrenia S.p.A sono equiparati ai crediti prededucibili di cui all'articolo 111 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267.
1. 20. Monai, Borghesi, Cambursano.

Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
1-bis. I crediti della società Toremar-Toscana regionale marittima SpA nei confronti di Tirrenia di navigazione SpA sono garantiti dallo Stato. Lo Stato provvede comunque, a prima richiesta, al pagamento dei suddetti crediti entro il 31 dicembre 2010. Per le finalità di cui al periodo precedente è disposta un'autorizzazione di spesa pari a 9,7 milioni di euro per il 2010.
1-ter. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1-bis, pari a 9,7 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 2 dell'articolo 39-ter del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.
1. 1. Velo, Meta, Tullo, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo.

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
3-bis. Al personale delle società di cui al comma 1 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 5, commi 2-ter e 2-quater, del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, e successive modificazioni e integrazioni.
1. 12. Velo, Meta, Baretta, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Tullo, Boccia, Calvisi, Capodicasa, De Micheli, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Rubinato, Sereni, Vannucci, Ventura, Monai.

Sopprimere il comma 4.
*1. 4. Mereu, Compagnon, Enzo Carra, Rao, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè.

Sopprimere il comma 4.
*1. 16. Monai, Borghesi, Cambursano.

Al comma 4, sostituire le parole da: al comma 1, fino alla fine del comma con le seguenti: i commi da 1 a 5 sono abrogati.

Conseguentemente, dopo il comma 5, aggiungere i seguenti:
5.1 Agli oneri derivanti dall'abrogazione dei commi da 1 a 5 dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, pari a 45 milioni di euro per l'anno 2010, a 520 milioni di euro per l'anno 2011 e a 635 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012 si provvede con le disposizioni di cui ai commi da 5.2 a 5.5.
5.2 Agli oneri di cui al comma 5.1, pari a 45 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede quanto a 35 milioni di euro mediante l'utilizzo delle disponibilità del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, come rifinanziato dall'articolo 55, comma 6, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e quanto a 10 milioni di euro mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2010, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero medesimo. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.
5.3 Agli oneri di cui al comma 5.1, per gli anni 2011 e seguenti, pari a 520 milioni di euro per l'anno 2011 e a 635 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012 si provvede mediante quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 5.4.
5.4 In considerazione della straordinaria necessità ed urgenza di concorrere alla stabilizzazione finanziaria e al rilancio della competitività economica del Paese, a decorrere dall'anno 2011, sul valore assoluto della leva finanziaria di ciascun istituto di credito e degli altri intermediari finanziari, definita dal rapporto tra il totale dell'attivo di bilancio e il patrimonio di base, per la quota eccedente il rapporto 10 e fino al rapporto 15, è dovuta un'imposta pari allo 0,5 per mille. Per la quota eccedente il rapporto 15, e fino al rapporto 20, è dovuta un'imposta pari all'1 per mille. Per la quota eccedente 20, è dovuta un'imposta pari all'1,5 per mille.
5.5 La Banca d'Italia definisce, con propri provvedimenti, le concrete modalità applicative delle disposizioni di cui al comma 5.1, in relazione all'attività e alla forma giuridica degli intermediari.
1. 13. Meta, Velo, Baretta, Mariani, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Tullo, Boccia, Calvisi, Capodicasa, De Micheli, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Rubinato, Sereni, Vannucci, Ventura, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Realacci, Viola, Zamparutti, Ceccuzzi.

Al comma 4, aggiungere, in fine, le parole: e dopo le parole: «e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas Spa» sono inserite le seguenti: «, con esclusione del Grande Raccordo Anulare di Roma».

Conseguentemente, sostituire il comma 5 con i seguenti:
5. Per garantire gli effetti derivanti dall'articolo 15, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, si provvede con quota parte delle maggiori entrate di cui al comma 5.1.
5.1 All'articolo 82, comma 11, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le parole: «0,30 per cento», sono sostituite dalle seguenti: «0,25 per cento».
1. 17. Monai, Borghesi, Cambursano.

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
4-bis. Sono comunque esclusi dal pedaggio di cui al comma 1 dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, i raccordi autostradali e le tangenziali, a diretta gestione dell'Anas, interessati da traffico prevalentemente urbano e con caratteristiche pendolari.

Conseguentemente:
al comma 5, primo periodo, premettere il seguente:
Per conseguire gli effetti derivanti dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, si provvede per un ammontare pari a 100 milioni di euro per l'anno 2010, a 400 milioni di euro per l'anno 2011 e a 450 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012 a valere su quota parte delle maggiori entrate di cui al comma 5.1;
dopo il comma 5, aggiungere i seguenti:
5.1. All'articolo 82 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, capoverso 5-bis, primo periodo, le parole: «96 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «90 per cento»;
b) al comma 2, secondo periodo, le parole: «97 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «91 per cento»;
c) al comma 3, le parole: «96 per cento», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «90 per cento»;
d) al comma 4, secondo periodo, le parole: «97 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «91 per cento»;
e) al comma 11, lettera a), le parole: «0,30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,25 per cento».
5.2. In deroga all'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, le modifiche di cui al comma 5.1. si applicano a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2009.
1. 30. Galletti, Mereu, Rao, Enzo Carra, Dionisi.

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
4-bis. Sono comunque esclusi dal pedaggio di cui al comma 1 dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, i raccordi autostradali e le tangenziali, a diretta gestione dell'Anas, interessati da traffico prevalentemente urbano e con caratteristiche pendolari.

Conseguentemente, dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
5.1. All'articolo 82, comma 11, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le parole: «0,30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,25 per cento».
1. 18. Monai, Borghesi, Cambursano, Lovelli.

Sopprimere il comma 5.
1. 7. Mereu, Compagnon, Enzo Carra, Rao, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè.

Al comma 5, primo periodo, sostituire le parole da: corrispondente riduzione lineare fino alla fine del comma, con le seguenti: l'utilizzo delle maggiori entrate derivanti dal comma 2-bis dell'articolo 2.

Conseguentemente, dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
5.1. All'articolo 82 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, al comma 11, lettera a), le parole: «0,30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,20 per cento».
1. 19. Borghesi, Monai, Cambursano.

Al comma 5, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Il gettito derivante dall'aumento del pedaggio imposto sulle autostrade e sui raccordi autostradali, ai sensi dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è destinato a finanziare investimenti sul territorio in cui è stato raccolto, relativi al miglioramento della sicurezza delle infrastrutture stradali presenti nell'area.
1. 8. Mereu, Compagnon, Enzo Carra, Rao, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè.

ART. 2.
(Disposizioni in materia finanziaria).

Sopprimere il comma 1.
2. 1. Borghesi, Cambursano, Messina, Barbato.

Al comma 1, sopprimere la lettera b).
2. 3. Borghesi, Cambursano, Messina, Barbato.

Al comma 1, lettera b), dopo le parole: Ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.
2. 4. Borghesi, Cambursano, Messina, Barbato.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1.1. È autorizzato un incremento, nel limite di 30 milioni di euro per l'anno 2010, dello stanziamento iscritto nella tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191, alla rubrica «Ministero dell'economia e delle finanze», missione «comunicazioni», programma «sostegno all'editoria», voce «legge n. 67 del 1987», finalizzato alla riduzione delle tariffe postali a favore dei soggetti di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46.

Conseguentemente, dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2.1. All'articolo 82, comma 11, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le parole: «0,30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,25 per cento».
2. 2. Borghesi, Cambursano, Zazzera, Lovelli, Meta, Velo.

Sopprimere il comma 2-bis.
2. 5. Borghesi, Cambursano, Mura, Palagiano, Rubinato.

ART. 3.
(Partecipazione italiana all'Esposizione internazionale di Yeosu e all'Esposizione internazionale orticola di Venlo).

Sopprimerlo.
3. 1. Borghesi, Cambursano.

ART. 3-quater.
(Destinazione di risorse per incentivi nel settore dell'autotrasporto).

Sostituirlo con il seguente:
Art. 3-quater. - (Destinazione di risorse per incentivi nel settore dell'autotrasporto). - 1. Il comma 28 dell'articolo 83-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è sostituito dal seguente:
«28. Agli incentivi per le aggregazioni imprenditoriali sono destinate risorse pari a 16 milioni di euro. Con regolamenti governativi sono disciplinate le modalità di erogazione delle risorse di cui al presente comma».
3-quater. 30. Borghesi.

A.C. 3725 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
lo sviluppo e l'efficienza delle infrastrutture di trasporto, cui tanta importanza assegnano le istituzioni comunitarie, sono tra i principali fattori di competitività del sistema economico e sociale di un Paese ed in particolare della regione Campania, intendendo gli interventi infrastrutturali come occasioni di riqualificazione urbano-territoriale;
l'attuale crisi economico-finanziaria ha rallentato notevolmente la programmazione, la pianificazione e la realizzazione di interventi infrastrutturali volti, a migliorare e potenziare, coniugando sviluppo e rispetto del territorio, la rete autostradale e tutto il sistema della veicolazione, unitamente all'ammodernamento ed all'adeguamento di una flotta sempre più tecnologicamente avanzata e funzionale, nella regione Campania, dove è più che mai necessario, se si vuole superare il gap economico del Mezzogiorno, creare un sistema integrato infrastrutturale e logistico che utilizzi strategicamente la geomorfologia dei territori,

impegna il Governo

a determinare l'ammodernamento e l'adeguamento della flotta e della rete a valenza regionale e nazionale della Campania interna, programmando in maniera giusta l'uso dei fondi FAS per le aree in grande difficoltà sul piano delle infrastrutture, delle reti fortemente inadeguate e non funzionali e di un ordinato sistema cinematico, adeguato al riscatto ed al rilancio di comunità interne, storicamente trascurate dai programmi logistici e dalle leggi-obiettivo.
9/3725/1. Mario Pepe (PD).

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame prevede un'anticipazione al 30 aprile 2011 della applicazione del sistema di pedaggio su autostrade e raccordi autostradali gestiti dall'ANAS, che, secondo l'articolo 15 del decreto legge n. 78 del 2010, avrebbe dovuto entrare in vigore entro il 31 dicembre 2011;
le entrate derivanti dall'attuazione di tale disposizione ridurranno i contributi annui dovuti ad ANAS s.p.a. dallo Stato per investimenti relativi a opere e interventi di manutenzione anche in corso di esecuzione;
tale modifica ha come finalità di allocare le risorse finanziarie nel modo più trasparente ed efficiente possibile;
la medesima finalità potrebbe applicarsi all'articolo 208 del decreto legislativo n.285 del 1992, in materia di destinazione dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie;
la norma prevede che una quota pari al 50 per cento di tali proventi sia destinata a diverse finalità ed in particolare in misura non inferiore a un quarto della quota stessa, ad interventi di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà dell'ente;
lo scopo della disposizione è quella di destinare una quota significativa di risorse agli interventi che rendano facilmente percepibili e fruibili le indicazioni necessarie per un utilizzo sicuro delle strade da parte di tutti i possibili utenti, sia durante gli orari diurni che notturni;
tra gli interventi di segnaletica va annoverata anche l'istallazione di sistemi non luminosi, acustici o comunque non idonei ad essere percepibili in assenza di illuminazione naturale;
l'illuminazione pubblica è uno strumento essenziale non fungibile per segnalare, individuare ed evitare pericoli ed ostacoli;
la finalità della norma, specialmente in ambito urbano, non può essere adeguatamente conseguita in assenza di appropriati sistemi di illuminazione,

impegna il Governo

utilizzare gli strumenti idonei affinché sia rispettata l'interpretazione autentica dell'articolo 208 del decreto legislativo n. 285 del 1992, in particolare della lettera a) del quarto comma, nel senso che tra gli interventi ivi indicati debbano intendersi anche la sostituzione, l'ammodernamento, il potenziamento, la messa a norma, la manutenzione e la gestione degli impianti di illuminazione pubblica stradale.
9/3725/2. Saltamartini, Piso, Biava.

La Camera,
premesso che:
nel provvedimento in esame viene introdotto il pagamento del pedaggio nei raccordi autostradali e nelle tangenziali gestite dall'ANAS;
tale direttiva se applicata in maniera indiscriminata rischia di colpire economicamente anche le popolazioni locali e i pendolari che usano tali arterie stradali per recarsi al lavoro o per gli spostamenti quotidiani;
tale disposizione, anche se non in maniera troppo elevata, contribuirebbe però ad aggravare la situazione economica di moltissimi lavoratori che già subiscono pesantemente gli effetti della attuale crisi economica,

impegna il Governo

monitorare, in sede di applicazione della norma di cui in premessa, che tali pedaggi siano applicati solo alle autovetture e ai mezzi di trasporto che utilizzano tali raccordi e tangenziali solo per recarsi sulle autostrade, evitando così ulteriori aggravi economici nei confronti delle popolazioni locali e dei pendolari.
9/3725/3. Iannaccone, Belcastro, Gaglione, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
nel provvedimento in esame viene introdotto il pagamento del pedaggio nei raccordi autostradali e nelle tangenziali gestite dall'ANAS;
tale direttiva se applicata in maniera indiscriminata rischia di colpire economicamente anche le popolazioni locali e i pendolari che usano tali arterie stradali per recarsi al lavoro o per gli spostamenti quotidiani;
ciò sarebbe ulteriormente vero nelle realtà economiche più deboli, ad esempio le aree dell'obiettivo convergenza che più di altre subiscono gli effetti dell'attuale crisi economica che si aggiunge ad una situazione di grave precarietà e mancanza di reddito,

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative volte ad escludere dal pagamento di tali pedaggi le aree che rientrano nell'obiettivo convergenza, dimostrando in tal modo la necessaria attenzione nei confronti di realtà verso le quali, al contrario, va fatto uno sforzo ulteriore per rilanciare lo sviluppo e l'economia locale.
9/3725/4. Sardelli, Belcastro, Gaglione, Iannaccone, Milo.

La Camera,
premesso che:
il comma 1-bis dell'articolo 2, del decreto-legge in esame, dispone che «in considerazione della specificità del settore, a decorrere dal 1o settembre 2010 e fino al 31 dicembre 2012, per le spedizioni dei prodotti editoriali effettuate dalle imprese editrici di quotidiani e periodici iscritte al Registro degli operatori di comunicazione (ROC) e dalle imprese editrici di libri non si applica l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, e le tariffe massime applicabili sono determinate, senza oneri a carico del bilancio dello Stato, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri, da adottare entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;
la disposizione suddetta si inserisce nell'ambito di un quadro normativo organico dettato in materia di invii editoriali, non apportando modificazioni alle diverse norme che compongono lo stesso ma prevedendo, unicamente, una sospensione, dal 1o settembre 2010 e fino al 31 dicembre 2012, dell'applicazione dell'articolo 3 comma 1 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, che dispone sulla corresponsione dei rimborsi in favore della società Poste Italiane S.p.a. per le riduzioni applicate in favore degli editori e, nel contempo, ad affidare ad un decreto interministeriale la determinazione delle tariffe massime applicabili;
continuano, pertanto, ad applicarsi, al regime tariffario che sarà determinato con il suddetto provvedimento le altre norme disciplinanti il settore in quanto compatibili e non espressamente sospese;
in particolare, la vigente normativa presuppone per le spedizioni di prodotti editoriali un determinato regime tariffario di favore in presenza di determinati requisiti previsti a contrariis dall'articolo 2 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46 e dall'articolo 10 commi 7 e 8 del decreto legge 1 ottobre 2007, n. 159 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222;
in assenza dei suddetti requisiti il regime tariffario applicabile è quello ordinario delle c.d. tariffe piene,

impegna il Governo

garantire che alla disposizione di cui al comma 1-bis dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, venga data in sede applicativa corretta interpretazione sistematica, nel senso che il decreto interministeriale ivi previsto dovrà prevedere per i prodotti editoriali tipologie tariffarie diverse, individuate, non solo sulla base di criteri definiti nel decreto stesso, ma anche sulla base della normativa vigente, tenendo conto, pertanto, del differente regime tariffario, che deve permanere, mantenendo lo spirito della normativa di settore, tra prodotti editoriali aventi o meno i requisiti di esclusione di cui all'articolo 2 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46 e dall'articolo 10 commi 7 e 8 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222 e, pertanto, mantenendo, in carenza di tali requisiti, le tariffe previste dall'attuale regime ordinario.
9/3725/5. Marinello, Torrisi.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010 n. 122, così come modificato dall'articolo 1, comma 4, decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125 ha previsto che «Entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore del presente decreto-legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabiliti criteri e modalità per l'applicazione entro il 30 aprile 2011 del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS spa, in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria oltre che quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio.»;
l'articolo 15, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010 n. 122, ha previsto una fase transitoria decorrente dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto-legge stesso (cioè dal mese di luglio 2010) e fino alla data di applicazione dei pedaggi prevista al comma 1 del medesimo articolo del decreto-legge, e comunque non oltre il 31 dicembre 2011, durante la quale ANAS Spa è autorizzata ad applicare una maggiorazione tariffaria forfettaria di un euro per le classi di pedaggio A e B e di due euro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio assentite in concessione che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta ANAS. Le stazioni di esazione sono individuate con il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1 dell'articolo 15;
l'articolo 15, comma 3, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010 n. 122, ha precisato che «Le entrate derivanti dall'attuazione dei commi 1 e 2 vanno a riduzione dei contributi annui dovuti dallo Stato per investimenti relativi a opere e interventi di manutenzione straordinaria anche in corso di esecuzione»;
quanto ai profili finanziari di quanto disposto la norme produce i seguenti effetti sui saldi di finanza pubblica: 83 milioni per il 2010; 200 per il 2011; 315 per il 2012 e 315 per il 2013, la sua mancata applicazione provocherebbe allo stato la necessità di trovare altrove tali risorse economiche;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 giugno 2010 è stata data attuazione al comma 2 in esame approvando la prevista maggiorazione tariffaria forfetaria transitoria e fornendo l'elenco delle stazioni e dei raccordi interessati dal provvedimento. A tal proposito per quanto riguarda la città di Roma si ricorda che non si impone alcun pedaggio la percorrenza del Grande Raccordo Anulare per gli spostamenti da una parte all'altra della città;
i caselli interessati sono: Roma Nord e Fiano Romano sull'A1; Roma Est, Lunghezza, Settecamini e Ponte di Nona sull'asse per l'Aquila; Roma Sud sull'Autostrada del Sole; Roma Ovest e Maccarese Fregene sulla Roma-Fiumicino;
le altre stazioni italiane interessate dagli aumenti forfetari sono: Nocera (A3), Cava de' Tirreni (A3), San Gregorio (Al 8), Buonfornello (A20), Mercato S. Severino (A30), Avellino Est (A16), Firenze-Certosa (A1), Valdichiana (Al), Ferrara Sud (A13), Benevento (A16), Falchera (A55), Bruere (A55), Settimo Torinese (A55), San Benedetto del Tronto (A14), Chieti-Pescara (A25), Pescara Ovest Chieti (A 14), Lisert (A4);
il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato oggetto di ricorsi al giudice amministrativo che ha accolto le domande di sospensione cautelare, affermando che sembra fondato il motivo di ricorso circa la necessità che il pedaggio sia riscosso per l'effettiva percorrenza delle infrastrutture autostradali gestite da. ANAS e non mediante una stima della loro utilizzazione basata sul fatto che si attraversa una stazione di esazione di autostrade in concessione che si interconnette con un'autostrada in gestione ANAS;
sulla Gazzetta Ufficiale del 13 settembre 2010, n. 106, 5a Serie Speciale - Contratti pubblici, la direzione generale dell'Anas S.p.A. ha pubblicato il bando di gara per la fornitura e messa in opera di un sistema di pedaggiamento senza barriere sulle autostrade ed i raccordi autostradali ANAS, e correlati servizi di manutenzione, gestione operativa del sistema di esazione e riscossione dei pedaggi;
al riguardo il presidente dell'ANAS ha specificato che il bando di gara: «è un atto dovuto per dare seguito a quanto previsto dalla legge» aggiungendo inoltre che ANAS sta «pensando a forme di agevolazioni, a soluzioni di equità per quegli utenti che usano di più le autostrade e i raccordi interessati. Pensiamo, ad esempio, a forme di abbonamento a condizioni scontate.»;
allo stato la società ANAS è tenuta ad utilizzare le risorse ricavate dalle gestione delle infrastrutture per la manutenzione ed il miglioramento delle medesime;
è del tutto evidente il disagio procurato dalla norma in oggetto, soprattutto per quei cittadini che ogni giorno utilizzano autostrade e raccordi autostradali per recarsi a lavoro; secondo i dati resi noti dal CENSIS nel mese di marzo 2008, sono più di 13 milioni i pendolari in Italia (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone. Secondo l'indagine ISTAT il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
ancora più persone invece si spostano con mezzi propri, anche a causa di inefficienze del sistema di trasporto pubblico locale. Ed è proprio su queste persone che graverà l'onere di tale disposizione; famiglie di pendolari che rappresentano, in gran parte, quella fascia di cittadinanza che più delle altre ha risentito degli effetti della crisi economica, e che magari hanno ritenuto più opportuno trasferirsi fuori dai centri urbani proprio per risparmiare;
alla luce della situazione di incertezza, determinatasi a seguito dell'intervento del giudice amministrativo, che ha prodotto effetti immediati sulle finanze dello Stato, delle difficoltà oggettive di attuazione di una simile norma in aeree urbane densamente popolate, e della penalizzazione che tale norma provocherebbe a carico dei moltissimi lavoratori pendolari,

impegna il Governo

valutare l'opportunità di intervenire, anche in occasione di provvedimenti di natura economico-finanziaria, a favore dei pendolari, escludendo determinati tratti di autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS Spa interessati da traffico prevalentemente urbano e con caratteristiche pendolari, dall'applicazione di quanto previsto dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 o, in alternativa, prevedendo forme di esenzione, anche diversificate per tali utenti;
ad intervenire affinché le risorse economiche derivanti dall'attuazione di quanto disposto dal citato articolo 15, comma 1, vengano vincolate ad investimenti infrastrutturali specifici localizzati nell'area di insediamento della tratta autostradale sottoposta a pedaggio che le ha determinate.
9/3725/6. Piso, Saltamartini, Sammarco, Aracri, Biava, Baccini, Di Biagio, Barbaro, Proietti Cosimi.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame introduce, all'articolo 1, comma 4, una modifica alla disciplina dettata dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, prevedendo l'applicazione dei pedaggi sulle autostrade affidati alla gestione diretta di ANAS S.p.A. e introducendo forme di pedaggio per i raccordi autostradali gestiti dalla medesima società;
la suindicata disposizione introduce un onere eccessivo per gli utenti pendolari che utilizzano il tratto stradale a pedaggio;
il riconoscimento di ulteriori pedaggi autostradali - considerato il portato impegnativo e complesso - dovrebbe essere oggetto di una seria riflessione tecnica che coinvolga tutti gli attori e che tenga conto dell'importanza di queste vie, ad esempio in città come Roma;
urge l'esigenza di rettificare la disposizione di cui sopra al fine di esorcizzare un ulteriore e deprecabile onere a carico dei cittadini pendolari,

impegna il Governo

predisporre, entro tempi brevi e comunque prima dell'entrata in vigore del nuovo regime di applicazione dei pedaggi di cui al comma l dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ulteriori adeguate iniziative normative volte a prevedere misure di esenzione del pagamento dei suddetti pedaggi sui raccordi autostradali e le tangenziali, a diretta gestione Anas, interessate da traffico prevalentemente urbano e con caratteristiche pendolari.
9/3725/7. Di Biagio, Proietti, Moffa, Bonfiglio, Barbaro, Piso, Monai.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 7 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, reca disposizioni in materia di soppressione ed incorporazione di enti ed organismi pubblici, prevedendo la soppressione dell'IPSEMA, Istituto previdenziale per il settore marittimo, che dovrebbe confluire nell'INAIL al fine di creare un mega ente onnicomprensivo;
la soppressione dell'IPSEMA e la sua conseguente confluenza nell'INAIL comporta delle gravi ripercussioni in termini di specificità operativa e capacità procedurale nel settore oltre che gravi danni agli operatori del mare e ai circa 450 mila lavoratori del settore, che stanno protestando ormai da due mesi contro questa scelta;
la XI Commissione aveva avviato, nel febbraio di quest'anno, l'esame di un articolato progetto di legge (A.C. 2863) diretto ad istituire l'Ente sociale italiano della navigazione, le cui finalità erano quelle di riunire in un unico ente previdenziale il settore della navigazione e i soggetti operanti nel campo marittimo, compreso l'IPSEMA;
stando all'istruttoria preliminare, il progetto Esin avrebbe comportato un risparmio per l'erario di circa 14 milioni di euro a fronte dei circa 600 mila euro derivanti dalla confluenza dell'IPSEMA all'INAIL;
l'Italia è chiamata a ratificare entro dicembre 2010, la Convenzione ILO sul lavoro marittimo, le cui disposizioni prevedono la costituzione di uno specifico ente dedicato alla sicurezza, prevenzione e welfare dei marittimi, cioè un ente uguale all'IPSEMA;
l'obbiettivo prioritario dovrebbe essere quello di garantire la salvaguardia della specificità e dell'efficienza operativa dell'IPSEMA dimostrata in maniera chiara ed indiscussa in questi anni di attività,

impegna il Governo

prevedere, con appositi interventi di natura normativa, l'organizzazione, la gestione e il funzionamento nell'ambito dell'INAIL dell'organismo denominato Ufficio Italiano della Navigazione, dotato di autonomia in considerazione della peculiarità e specificità del servizio espletato e la confluenza in tale organismo delle risorse umane, strumentali, organizzative e finanziarie del soppresso IPSEMA, al quale subentra in tutte le funzioni.
9/3725/8. Angeli, Di Biagio, Moffa.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame dell'Assemblea contiene disposizioni per la società Tirrenia di navigazione S.p.a.;
è opportuno che i crediti delle società Caremar-Campania regionale marittima s.p.a, Saremar-Sardegna regionale marittima s.p.a. e Toremar-Toscana regionale marittima s.p.a. siano garantiti dallo Stato;
è opportuno che Fintecna provveda al pagamento dei suddetti crediti nel più breve tempo possibile e sia surrogata nei medesimi nei confronti di Tirrenia di navigazione s.p.a,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere che Fintecna provveda al pagamento dei crediti delle società Caremar-Campania regionale marittima, Saremar-Sardegna regionale marittima s.p.a. e Toremar-Toscana regionale marittima s.p.a. e sia surrogata ai medesimi nei confronti di Tirrenia di navigazione s.p.a.
9/3725/9. Garofalo, Bonciani, Cicu, Toccafondi, Bergamini, Torrisi.

La Camera,
premesso che:
nei giorni passati la stampa ha dato ampia notizia di un piano di ristrutturazione 2010/2014 in discussione tra Fincantieri e Fintecna, che si fonderebbe su tagli produttivi ed occupazionali di portata eccezionale; verrebbero integralmente chiusi i cantieri di Castellammare di Stabia e di Riva Trigoso; verrebbero inoltre drasticamente ridimensionati i cantieri di Genova-Sestri Ponente e di Palermo; la previsione è di una perdita di 2.450 posti di lavoro che salirebbero a 7.500 con i dipendenti delle imprese dell'indotto;
tali notizie hanno generato legittime e gravi preoccupazioni per i lavoratori e le loro famiglie e per le istituzioni locali delle città sedi di cantiere,

impegna il Governo

tutelare l'occupazione nel settore navalmeccanico garantendo il pieno rispetto dell'intesa del 16 luglio 2009, che prevedeva la garanzia di tutti i siti Fincantieri e della dimensione occupazionale, puntando su investimenti e qualità del lavoro, essenziali per garantire la qualità del prodotto e mantenere e rafforzare tutte le capacità professionali esistenti nell'azienda.
9/3725/10. Tullo, Vico, Meta, Velo, Lovelli, Andrea Orlando, Rossa, Zunino, Strizzolo, Damiano, Scandroglio, Cassinelli, Minasso, Biasotti, Chiappori, Mondello.

La Camera,
premesso che:
il dipartimento per l'informazione e l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri gestisce il settore editoriale compresi i rapporti con le Onlus e i relativi fondi corrispondendo alla società Poste italiane il rimborso delle tariffe agevolate;
le tariffe agevolate sono previste a favore di imprese editrici di quotidiani e periodici - 5.100 aziende editrici, 2.900 editori profit e no profit;
ad ora hanno fatto ricorso alla tariffa agevolata: quotidiani, espressi in milioni di pezzi, 219 milioni e l'integrazione a carico dello Stato richiesta dalle Poste per l'anno 2008 è di circa 40 milioni; i settimanali sono circa 173 milioni, la richiesta di integrazione delle Poste è di 43,5 milioni; i mensili sono circa 260 milioni, la richiesta di integrazione a carico dello Stato per le Poste è di circa 65 milioni; le pubblicazioni no profit sono in tutto circa 241 milioni di pezzi, con un'integrazione richiesta dalle Poste a carico dello Stato di 49,6 milioni di euro; le promozioni no profit sono circa 214 milioni di pezzi, a fronte di 45,3 milioni di euro di integrazione; i pacchi editoriali sono 4,2 milioni e circa 25 di milioni di euro le richieste di integrazioni dello Stato. Su un totale di 1.120 milioni di pezzi consegnati vi è una richiesta di integrazione solo per tariffe postali agevolate di circa 273 milioni di euro complessivi;
nel 2005 sono stati stanziati sul Fondo 230 milioni di euro e le compensazioni dovute a Poste sono state di 300 milioni di euro. Dal 2005 al 2009 la differenza richiesta da parte di Poste ad integrazione di queste tariffe è passata dai 73 milioni di euro del 2005 ai 241 milioni di euro del 2009, in un percorso di crescita costante che ha addirittura visto un salto in crescita tra il 2008 e il 2009, con un passaggio che va dai 168 milioni di euro di integrazione richiesta ai 241 in un solo anno;
risulta evidente che, quindi, il tema deve essere affrontato con grande responsabilità da parte del Governo tanto che il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia e delle finanze sono stati costretti ad emanare in data 30 marzo 2010 un decreto interministeriale per bloccare tali agevolazioni a causa della ingente spesa;
dato il forte impatto economico sul sistema editoriale italiano derivante dalla sospensione di tali agevolazioni, al fine di scongiurare eventuali effetti negativi in termini occupazionali ed aziendali e tutelare il pluralismo dell'informazione, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato di avere manifestato la propria disponibilità ad individuare una soluzione al problema delle tariffe postali agevolate ed in questo senso sta operando con tutte le associazioni degli editori di quotidiani, periodici e libri, la concessionaria del servizio postale universale, nonché la Federazione nazionale della stampa italiana;
le maggiori conseguenze saranno subite in particolare dal no profit, il Governo sta operando per trovare una soluzione immediata per questi editori,

impegna il Governo

a proseguire nella strada già intrapresa, studiando forme per agevolare l'editoria no profit;
a promuovere un accordo quadro fra editori e Poste Italiane, al fine di raggiungere tariffe convenienti, in linea con la normativa europea e la compatibilità di equilibrio economico finanziario.
9/3725/11. Toccafondi.

La Camera,
premesso che:
ad oggi gli accessi al sistema delle tangenziali di Milano è regolato da barriere a pedaggio;
è diffusa tuttavia la consuetudine, su alcuni tratti del sistema, da parte degli automobilisti e dei vettori di bypassare tratti di tangenziale per evitare alcune barriere a pedaggio, con la conseguenza che il traffico si riversa su strade provinciali e su centri abitati;
in particolare, considerando che un percorso dalla A7 Milano-Genova alla A1 Milano-Bologna, e viceversa, comporta il passaggio da due barriere, è abitudine che il traffico si riversi sulla strada provinciale 40 Binasco-Melegnano, al fine di evitare un pagamento ulteriore alla barriera Milano Ovest sulla A7, con conseguente congestionamento della SP 40;
l'obiettivo deve essere quello di fluidificare al massimo il traffico veicolare,

impegna il Governo

a promuovere iniziative volte a:
eliminare il pagamento del pedaggio al casello in uscita a Melegnano sulla A1;
eliminare il pagamento del pedaggio al casello in uscita a Binasco sulla A7;
arretrare la barriera Milano Ovest sulla A7 in una porzione di territorio compresa tra l'abitato di Binasco e il confine tra le province di Pavia e Milano;
eliminare il pagamento del pedaggio della tangenziale Nord di Milano presso la barriera di Gallarate e di Lainate.
9/3725/12. Rondini, Rivolta, Nicola Molteni.

La Camera,
premesso che:
secondo dati EURISPES le tre aziende che operano nei porti italiani di puro transhipment (Cagliari, Taranto e Gioia Tauro) occupano (tra occupati diretti, indiretti ed indotti nel sistema economico locale e nazionale) più di 9.200 unità ed hanno un impatto economico stimabile in circa 213 milioni di euro con riferimento al 2009 e al solo sistema economico locale, di cui 132,8 milioni di euro (62,4 per cento del totale) in salari, stipendi e TFR netti, 49,3 milioni di euro (23,2 per cento del totale) di oneri sociali versati e 30,9 milioni di euro (14,5 per cento del totale) di imposte versate dagli occupati;
le stesse tre aziende occupano, nel sistema economico nazionale, ulteriori 3.922 lavoratori, di cui il 57 per cento riconducibili alla Medcenter Container Terminal (2.235 unità), il 31,1 per cento alla Taranto Container Terminal e l'11,9 per cento alla Cagliari International Container Terminal (467 unità);
tra il 2004 e il 2008, si è registrato un significativo incremento del traffico di trasbordo merci nei porti di puro transhipment (o hub), che è cresciuto del 46,5 per cento (da 9,7 a 14,3 milioni di TEU) e del 10 per cento su base media annua; tra il 2004 e il 2007, l'attività di trasbordo di contenitori nel porto di Port Said in Egitto ha registrato il più alto tasso di crescita del volume di traffico (da 865.000 a 2,7 milioni di TEU, +219 per cento), seguito dal porto di Malta (da 1,4 a 1,9 milioni di TEU, +30,1 per cento) e dal porto di Algeciras in Spagna (da 2,9 a 3,4 milioni di TEU); di contro, nei porti di puro transhipment di Cagliari e Gioia Tauro l'incremento dei volumi di traffico è stato più modesto (rispettivamente +10,6 per cento e +5,7 per cento), mentre nel porto di Taranto l'attività di trasbordo merci ha registrato una flessione dell'1 per cento (da 763.000 a 756.000 TEU);
tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 è stato registrato un eccezionale calo dei traffici di import-export, oltre 1/5 dei traffici dei primi 11 paesi del Mondo per attività di commercio con l'estero; nella sola Unione Europea, il valore complessivo delle esportazioni di beni nel 2009 è diminuito del 16,2 per cento rispetto al 2008 (da 1.306 a 1.094 miliardi di euro), mentre quello delle importazioni ha registrato una flessione del 23,3 per cento (da 1.564 a 1.199 miliardi di euro); in termini di volumi di TEU movimentati, anche i principali porti mondiali hanno registrato delle considerevoli contrazioni (-9 per cento Rotterdam, -15 per cento Anversa, -28 per cento Amburgo);
viceversa alcuni dei principali porti della sponda sud del Mediterraneo non sembrano essere stati toccati dalla crisi: in particolare, il traffico dei porti di Port Said (Egitto) e Malta sono rimasti sostanzialmente invariati (e nel caso di Malta hanno raggiunto la capacità teorica massima di movimentazione) mentre il traffico del nuovo porto di Tangeri, operativo dal settembre 2007, è aumentato del 35 per cento in un anno; di contro, nei porti di Gioia Tauro e Taranto, l'attività di transhipment è diminuita, rispettivamente, del 17,6 per cento (da 3,4 a 2,8 milioni di TEU) e del 5,8 per cento (da 786.000 a 741.000 TEU);
tale diminuzione è dovuta al favore accordato dalle grandi compagnie di trasporto marittimo, durante l'apice della crisi finanziaria, ai porti che sono stati in grado di offrire costi di transhipment più contenuti in valore assoluto, anche qualora non abbiano offerto un rapporto prezzo/prestazioni competitivo con i porti italiani;
l'articolo 5, commi 7-undecies e 7-duodecies, del decreto legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, al fine di fronteggiare la crisi di competitività dei porti nazionali, con particolare riferimento all'attività di transhipment, ha differito al 1o gennaio 2012 gli adeguamenti delle tasse e dei diritti marittimi di cui all'articolo 1, comma 989, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 4, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 28 maggio 2009, n. 107, e ha consentito alle Autorità portuali, in via sperimentale per gli anni 2010 e 2011, di diminuire, fino all'azzeramento, la tassa di ancoraggio e la tassa portuale, di cui al medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 107 del 2009;
inoltre, il comma 7-terdecies ha stabilito che a copertura delle eventuali minori entrate derivanti dall'applicazione dei commi precedenti, ciascuna Autorità portuale debba corrispondentemente ridurre le spese correnti ovvero aumentare le entrate, nell'ambito della propria autonomia impositiva e tariffaria;
l'interpretazione della ratio delle predette norme da parte delle Autorità portuali è che la misura sia da leggersi «in combinato disposto con le norme ed i principi vigenti in materia di bilancio degli enti pubblici, e, per quel che concerne le Autorità portuali, con l'articolo 9 comma 3, lettera e), della legge n. 84 del 1994, le quali impongono il rispetto dell'equilibrio del bilancio, e non necessariamente l'utile o l'avanzo, tanto meno quando, come nel caso in specie, è possibile garantire la riduzione delle tasse di ancoraggio mantenendo comunque fermi sia l'avanzo del bilancio di previsione, che la realizzazione di tutti gli investimenti già previsti nel bilancio medesimo»;
per tali ragioni l'Autorità del porto di Cagliari ha decretato la riduzione nella misura del 90 per cento per l'anno 2010 della citata tassa di ancoraggio, finalizzando tale riduzione ad allineare i costi dell'attività di transhipment a quelli del porto di Malta ed in generale di altri porti non facenti parte dell'Unione Europea;
tale interpretazione che vale anche per i porti di Gioia Tauro e di Taranto ha suscitato l'intervento del Ministero dell'economia e delle finanze, secondo il quale la riduzione delle tasse di ancoraggio, ai sensi dell'articolo 5 comma 7-duodecies del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, compensando le minori entrare con l'utilizzo dell'avanzo di parte corrente non soddisferebbe la condizione stabilita dal comma 7-terdecies secondo cui a copertura delle minori entrate l'Autorità portuale deve operare corrispondentemente la riduzione delle spese correnti ovvero un aumento delle entrate, dovendo il gettito delle tasse erariali e di ancoraggio essere destinato in via prioritaria alle spese connesse alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti comuni ed alla realizzazione di opere;
il temuto peggioramento dei saldi di finanza pubblica sarebbe molto più pesante qualora fossero effettivamente applicate le suddette norme secondo l'interpretazione del Ministero dell'economia e delle finanze, in quanto gli armatori sceglierebbero i porti, come quello di Malta, Tangeri e Algesiras che applicano tasse di ancoraggio molto inferiori, provocando una forte diminuzione degli introiti delle tasse di ancoraggio per il traffico di transhipment nelle casse delle Autorità portuali di Cagliari, Gioia Tauro e Taranto;
le Autorità portuali che da tempo hanno avviato il risanamento dei loro conti, realizzando risparmi negli anni precedenti al 2010 e 2011, secondo la presa di posizione del Ministero dell'economia e delle finanze, non potrebbero utilizzarli per favorire il loro posizionamento competitivo nel Mediterraneo, con il rischio che tali misure mettano in forse l'occupazione nei porti più esposti alla concorrenza,

impegna il Governo

a includere, già con il prossimo provvedimento utile, l'utilizzo degli avanzi di amministrazione delle Autorità portuali tra le modalità di copertura delle eventuali riduzioni delle tasse di ancoraggio di cui al citato articolo 5, commi 7-duodecies e 7-terdecies, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, a tal fine prevedendo le opportune modifiche legislative.
9/3725/13. Fadda, Vico, Calvisi, Marrocu, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru, Soro, Mereu.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 1-quater, del decreto-legge in esame ha escluso l'obbligo di presentazione di una fideiussione per la rateizzazione dei debiti fiscali fino a 50.000 euro;
tale disposizione era stata abrogata per effetto di un precedente provvedimento legislativo e, quindi, non può essere esclusa l'applicazione dell'obbligo in questione ad alcuni contribuenti,

impegna il Governo

ad intervenire presso l'Agenzia delle entrate allo scopo di assicurare che la disposizione di cui in premessa sia applicata anche nei casi in cui la prestazione della fideiussione sia già intervenuta, evitando così oneri non giustificati a danno dei contribuenti.
9/3725/14. Contento, Antonio Pepe.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 1-quater, del decreto-legge in esame ha escluso l'obbligo di presentazione di una fideiussione per la rateizzazione dei debiti fiscali fino a 50.000 euro;
tale disposizione era stata abrogata per effetto di un precedente provvedimento legislativo e, quindi, non può essere esclusa l'applicazione dell'obbligo in questione ad alcuni contribuenti,

impegna il Governo

valutare l'opportunità di intervenire presso l'Agenzia delle entrate allo scopo di assicurare che la disposizione di cui in premessa sia applicata anche nei casi in cui la prestazione della fideiussione sia già intervenuta, evitando così oneri non giustificati a danno dei contribuenti.
9/3725/14. (Testo modificato nel corso della seduta)Contento, Antonio Pepe.

La Camera,
premesso che:
gli articoli 2 e seguenti del provvedimento in esame affrontano una serie di argomenti eterogenei che nulla hanno a che fare con il settore dei trasporti che rappresenta il tema più rilevante oggetto del decreto-legge;
l'articolo 2, in particolare, differisce il termine per la sottoscrizione pubblica di obbligazioni bancarie speciali, i cosiddetti Tremonti bond e reca inoltre disposizioni in materia di agevolazioni postali per la spedizione di prodotti editoriali;
il Governo, ignorando autorevoli richiami istituzionali, continua ad adottare decreti-legge i quali, nel corso dell'esame parlamentare, sono oggetto di numerosi emendamenti relativi ad argomenti estranei al contenuto originario degli stessi;
la disposizione relativa ai Tremonti bond non appare giustificata in quanto il sistema bancario italiano sta attualmente producendo utili e gli stress test hanno dato risultati positivi;
inoltre, sino a questo momento, solo due banche hanno chiesto di avvalersi di tale forma di finanziamento, anche a motivo degli eccessivi oneri burocratici che caratterizzano la procedura di sottoscrizione delle obbligazioni in questione;
esiste un'evidente contraddizione tra la tesi - sostenuta dal Governo - del superamento della crisi economico-finanziaria e la proroga per la sottoscrizione di queste particolari obbligazioni;
la possibilità di prorogare ulteriormente con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri il termine per la sottoscrizione dei Tremonti bond, svuota ulteriormente di ruolo il Parlamento nella gestione di questioni rilevanti come quelle relative alla politica economica del Paese,

impegna il Governo

a informare il Parlamento prima dell'emanazione, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri dei decreti di proroga di cui all'ultimo capoverso delle premesse.
9/3725/15. Cambursano, Borghesi, Messina, Barbato.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, all'articolo 1, comma 5-bis, interviene direttamente sul processo di dismissione di Tirrenia S.p.a. e della controllata Siremar S.p.a., con la finalità specifica di assicurare gli obiettivi di privatizzazione indicati dall'articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, garantendo sia la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo, sia la continuità territoriale con le isole;
in particolare, il provvedimento prevede la proroga, fino al termine della procedura di dismissione, delle convenzioni con le società di navigazione del gruppo Tirrenia, che il citato decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, aveva a sua volta prorogato fino al 30 settembre 2010. Inoltre, la disposizione prevede che i compendi aziendali di Tirrenia e Siremar possano essere ceduti dal commissario straordinario anche separatamente e che il Commissario straordinario debba contenere nei tempi minimi consentiti la procedura competitiva trasparente e non discriminatoria relativa alle predette cessioni;
in base ai dati della Corte dei Conti (cfr. Determinazione n. 63/2010 - Sezione del controllo sugli enti) la consistenza complessiva del personale del Gruppo Tirrenia era al 31 dicembre 2008 di 2985 unità. A fine 2009, con la fuoriuscita dall'ambito di consolidamento delle tre società regionali, la consistenza dei dipendenti di Tirrenia e Siremar (a tempo indeterminato e determinato) è pari a 2.120 unità, con una variazione negativa rispetto al precedente esercizio di 113 unità. Più in dettaglio, il personale a tempo indeterminato diminuisce di 94 unità, di cui 82 marittimi e 12 amministrativi, quello a tempo determinato di 19 unità. Rispetto a questi dati si registra che il personale navigante del gruppo è nel 2009 di 1811 unità (1500 a tempo indeterminato; 311 a tempo determinato), mentre il personale amministrativo si attesta su 309 unità (269 delle quali ivi compreso l'intero organico dirigenziale, in servizio presso Tirrenia);
al 31 dicembre 2009 il personale a tempo indeterminato alle dipendenze di Tirrenia ammonta complessivamente a 1.440 unità, di cui 269 amministrativi e 1.171 marittimi. Alla stessa data i marittimi imbarcati con contratto a tempo determinato sono 198. Rispetto all'esercizio precedente, la consistenza del personale di Tirrenia diminuisce, dunque, complessivamente di 99 unità, di cui 88 marittimi (71 a tempo indeterminato e 17 a tempo determinato) e 11 amministrativi;
riveste estrema importanza che nell'ambito della futura trattativa per la cessione della Tirrenia e della Siremar vangano fissati opportuni strumenti di salvaguardia nei confronti dei lavoratori del Gruppo Tirrenia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa normativa finalizzata ad introdurre nel nostro ordinamento adeguate forme di ammortizzatori sociali per il settore marittimo e, segnatamente, a favore del personale del Gruppo Tirrenia interessato dal processo di privatizzazione.
9/3725/16. Paladini, Monai, Porcino, Borghesi, Cambursano, Piffari.

La Camera,
premesso che:
il comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame modifica il comma 1 dell'articolo 15 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, introducendo il termine del 30 aprile 2011 entro il quale il Governo deve disciplinare l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS S.p.a., in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria oltre che quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio;
il citato articolo 15 del decreto-legge n. 78 del 2010 aveva introdotto alcune modifiche al sistema di pedaggiamento autostradale al fine precipuo di determinare una riduzione dei trasferimenti statali ad ANAS. In particolare, il comma 2 dell'articolo 15 prevedeva, in via transitoria, dal 1o luglio 2010 al 31 dicembre 2011, una maggiorazione tariffaria forfetaria del pedaggio riscosso ai caselli delle autostrade in concessione che si interconnettono con la rete autostradale gestita da ANAS: un euro per le classi di pedaggio A e B e due euro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2010 è stata quindi approvata la prevista maggiorazione ed è stato fornito l'elenco delle stazioni e dei raccordi interessati dal provvedimento. Purtuttavia, il predetto DPCM è stato oggetto di ricorsi al giudice amministrativo che ha accolto le domande di sospensione cautelare presentate da alcune province, come quelle di Roma, Pescara e Rieti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative, anche normative, finalizzate ad evitare l'applicazione dell'articolo 1, comma 4, del provvedimento in esame nei confronti dei raccordi autostradali e delle tangenziali, a diretta gestione dell'Anas, interessate da traffico prevalentemente urbano e con caratteristiche pendolari, quali il Grande Raccordo Anulare di Roma (GRA);
a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa, anche normativa, volta ad evitare di porre a carico dei cittadini nuovi oneri nella forma di pedaggio su tratte autostradali, raccordi e tangenziali gestite dall'Anas, allo scopo di compensare le riduzioni degli stanziamenti statali da irrogare in favore di Anas.
9/3725/17. Monai, Cambursano, Borghesi, Piffari, Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
il Processo di Barcellona, varato nel 1995 con l'obiettivo di creare un mercato di libero scambio, è stato fin dall'inizio lo strumento centrale delle relazioni euro-mediterranee, con un partenariato di 39 governi e oltre 750 milioni di cittadini;
i suoi scopi istitutivi riguardano la promozione della cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo, la risoluzione delle problematiche relative all'immigrazione dai paesi meridionali verso quelli settentrionali, la lotta al terrorismo, il conflitto israelo-palestinese, la tutela del patrimonio ecologico mediterraneo;
in particolare, le priorità che si sono poi determinate hanno riguardato il disinquinamento del Mediterraneo, la costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del commercio fra le due sponde, il rafforzamento della protezione civile, la creazione di un piano solare comune, lo sviluppo di un'università euro mediterranea;
l'Unione per il Mediterraneo (UpM), intesa come naturale conseguenza di tale Processo, è un organismo internazionale creato con l'intenzione di concretizzare questi obiettivi e di avvicinare l'Unione Europea alle nazioni mediorientali e africane che si affacciano sul mar Mediterraneo e fu presentato, su iniziativa dell'allora presidente di turno francese, a Parigi il 13 luglio 2008;
l'UpM ha rappresentato il secondo tentativo europeo di organizzare un quadro condiviso di «governance» mediterranea dopo il Partenariato euro-mediterraneo (Pem) ma ad oggi assistiamo a un sostanziale fallimento del dialogo euro-mediterraneo inaugurato con Barcellona poiché ha disatteso i suoi obbiettivi dato che la priorità dell'Europa è stata l'Est e ciò dovrebbe indurre una riflessione di fondo;
la conferenza al vertice dell'Unione per il Mediterraneo (Upm), che doveva tenersi lo scorso 7 giugno, è stata rinviata al prossimo novembre: il quadro arabo-palestinese non ha consentito, infatti, di svolgere un incontro collaborativo nell'ambito euro-mediterraneo fra arabi e israeliani anche se gli ultimi sviluppi, con il personale impegno del presidente degli Stati Uniti, lascia qualche margine per una soluzione ancorché non in tempi brevi;
per contro, per una buona riuscita del progetto euro-mediterraneo sarebbe stata determinante una presenza forte dell'UE attraverso una politica estera coerente e la volontà di impiegare tutte le risorse necessarie a realizzarla mentre invece assistiamo alla rappresentazione di una sostanziale debolezza della politica estera comune, ben rappresentata dall'altrettanto debole ministro degli esteri europeo, lady Ashton;
l'istituzione di un Segretariato permanente, a partire dal marzo 2010, doveva servire a dare nuova linfa a un processo che sta attualmente avvizzendo e proprio per questo motivo era stato previsto l'incremento delle sovvenzioni al segretariato stesso onde permettergli di svolgere le sue funzioni in maniera consona;
la quota italiana, 125.000 euro, prevista dall'articolo 3-bis del decreto-legge in esame nella forma di un contributo per il Segretariato appare ampiamente insufficiente per sostenere efficacemente una forte presenza politica nel Mediterraneo, laddove invece l'Italia dovrebbe cogliere questa opportunità facendo leva sulla sua posizione privilegiata,

impegna il Governo

a stanziare maggiori risorse, già in occasione della prossima manovra economica, per l'erogazione del proprio contributo al Segretariato dell'UpM, affinché dal nostro Paese arrivi un segnale forte a sostegno del processo euro-mediterraneo attualmente in grave difficoltà;
a perseguire e sostenere una politica estera forte verso questa regione così strategicamente rilevante che potrebbe certamente costituire una nuova area di sviluppo in un'Europa a limitata crescita economica e consentire di guardare verso nuovi mercati, per di più vicini.
9/3725/18. Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
una norma del decreto-legge cosiddetto «incentivi» (decreto-legge n. 40 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 73 del 2010) ha disposto che per l'anno 2010 una somma pari a 30 milioni di euro sia destinata all'incremento del fondo per il sostegno all'editoria presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per la riduzione, da operarsi con decreto del Ministro dello sviluppo economico, delle tariffe postali dei prodotti editoriali delle associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro;
tale somma sarebbe dovuta rinvenire dalle maggiori entrate derivanti dalle nuove disposizioni, introdotte dal medesimo decreto, in materia di definizione delle controversie pendenti tra concessionari della riscossione e l'amministrazione finanziaria, una volta accertate con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, accertamento che, a tutt'oggi, non è stato svolto;
l'assenza di notizie riguardo all'effettivo afflusso delle maggiori entrate previste, a sua volta propedeutico alla riduzione degli oneri postali per l'anno in corso, pone in uno stato di grave incertezza le associazioni ed organizzazioni indicate, a tutt'oggi all'oscuro sia della possibilità di godere di tariffe agevolate o meno, sia dell'entità della riduzione,

impegna il Governo

ad adottare i provvedimenti necessari a dare attuazione alla riduzione degli oneri postali indicati in premessa, utilizzando, anche in parte, i fondi all'uopo stanziati o a reperirne con altre modalità.
9/3725/19. Borghesi, Cambursano, Zazzera, Lovelli, Meta, Velo.

La Camera,
premesso che:
una norma del decreto-legge cosiddetto «incentivi» (decreto-legge n. 40 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 73 del 2010) ha disposto che per l'anno 2010 una somma pari a 30 milioni di euro sia destinata all'incremento del fondo per il sostegno all'editoria presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per la riduzione, da operarsi con decreto del Ministro dello sviluppo economico, delle tariffe postali dei prodotti editoriali delle associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro;
tale somma sarebbe dovuta rinvenire dalle maggiori entrate derivanti dalle nuove disposizioni, introdotte dal medesimo decreto, in materia di definizione delle controversie pendenti tra concessionari della riscossione e l'amministrazione finanziaria, una volta accertate con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, accertamento che, a tutt'oggi, non è stato svolto;
l'assenza di notizie riguardo all'effettivo afflusso delle maggiori entrate previste, a sua volta propedeutico alla riduzione degli oneri postali per l'anno in corso, pone in uno stato di grave incertezza le associazioni ed organizzazioni indicate, a tutt'oggi all'oscuro sia della possibilità di godere di tariffe agevolate o meno, sia dell'entità della riduzione,

raccomanda al Governo

di adottare i provvedimenti necessari a dare attuazione alla riduzione degli oneri postali indicati in premessa, utilizzando, anche in parte, i fondi all'uopo stanziati o a reperirne con altre modalità.
9/3725/19. (Testo modificato nel corso della seduta)Borghesi, Cambursano, Zazzera, Lovelli, Meta, Velo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 3-ter del decreto-legge in esame, con una norma di interpretazione autentica, è finalizzato a semplificare ed accelerare l'iter per l'assegnazione e l'appalto di lavori per la ricostruzione degli immobili distrutti o dichiarati inagibili in conseguenza del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009;
detta norma chiarisce che i contributi a fondo perduto previsti e destinati alla ricostruzione, riparazione o acquisto di immobili, sono concessi ai privati a titolo di indennizzo per i danni causati dal sisma del 6 aprile 2009. In virtù di questa norma interpretativa, la ricostruzione degli edifici privati danneggiati può proseguire senza le procedure di evidenza pubblica previste dal codice appalti e quindi con evidente risparmio di tempo. È una importante norma attesa da tempo e richiesta dagli amministratori locali abruzzesi, che consente una accelerazione dei tempi della ricostruzione;
a oltre 15 mesi dal sisma, la situazione nella quale si trovano gli enti e le istituzioni locali abruzzesi impegnati nella gestione del post-terremoto rimane comunque ancora drammatica, con una ricostruzione praticamente ferma a causa della mancanza dei fondi necessari;
seppure una norma importante e attesa, questa inserita all'articolo 3-ter rappresenta evidentemente solo un piccolo contributo verso una seria opera di ricostruzione dopo il sisma dell'aprile 2009, laddove ben altre sono le risposte che quelle zone attendono dal Governo;
tra l'altro, l'articolo 39 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, approvato prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, prevedeva una serie di disposizioni in favore dei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009, tra cui la proroga delle disposizioni in tema di sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari, le modalità di riscossione dei tributi e contributi sospesi, nonché di effettuazione degli adempimenti tributari oggetto di sospensione;
la proroga a gennaio 2011, prevista da detto articolo 39, nonché l'«allungamento» della restituzione in 120 rate mensili, non equiparano però il sisma in Abruzzo agli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 laddove si era invece prevista la restituzione in 120 rate del solo 40 per cento dei tributi e contributi dovuti;
peraltro, come denunciato in più occasioni dagli stessi amministratori locali, la situazione è drammatica, e non riesce a partire la vera ricostruzione perché non ci sono risorse, e l'impegno del Governo a garantire un miliardo di euro l'anno per la durata della ricostruzione, è rimasta di fatto lettera morta,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di incrementare, fin dalla prossima sessione di bilancio, i Fondi e le risorse indispensabili per la ricostruzione, in linea con le reali esigenze, nonché a favorire le capacità di spesa dei fondi disponibili;
a provvedere, come il Governo stesso si era già impegnato a fare, a una completa equiparazione agli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 e a quelli nelle province di Campobasso e Foggia del 2002, laddove si è disposta la restituzione del solo 40 per cento dei tributi e contributi sospesi.
9/3725/20. Di Stanislao, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 3-ter del decreto-legge in esame, con una norma di interpretazione autentica, è finalizzato a semplificare ed accelerare l'iter per l'assegnazione e l'appalto di lavori per la ricostruzione degli immobili distrutti o dichiarati inagibili in conseguenza del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009;
detta norma chiarisce che i contributi a fondo perduto previsti e destinati alla ricostruzione, riparazione o acquisto di immobili, sono concessi ai privati a titolo di indennizzo per i danni causati dal sisma del 6 aprile 2009. In virtù di questa norma interpretativa, la ricostruzione degli edifici privati danneggiati può proseguire senza le procedure di evidenza pubblica previste dal codice appalti e quindi con evidente risparmio di tempo. È una importante norma attesa da tempo e richiesta dagli amministratori locali abruzzesi, che consente una accelerazione dei tempi della ricostruzione;
a oltre 15 mesi dal sisma, la situazione nella quale si trovano gli enti e le istituzioni locali abruzzesi impegnati nella gestione del post-terremoto rimane comunque ancora drammatica, con una ricostruzione praticamente ferma a causa della mancanza dei fondi necessari;
seppure una norma importante e attesa, questa inserita all'articolo 3-ter rappresenta evidentemente solo un piccolo contributo verso una seria opera di ricostruzione dopo il sisma dell'aprile 2009, laddove ben altre sono le risposte che quelle zone attendono dal Governo;
tra l'altro, l'articolo 39 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, approvato prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, prevedeva una serie di disposizioni in favore dei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009, tra cui la proroga delle disposizioni in tema di sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari, le modalità di riscossione dei tributi e contributi sospesi, nonché di effettuazione degli adempimenti tributari oggetto di sospensione;
la proroga a gennaio 2011, prevista da detto articolo 39, nonché l'«allungamento» della restituzione in 120 rate mensili, non equiparano però il sisma in Abruzzo agli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 laddove si era invece prevista la restituzione in 120 rate del solo 40 per cento dei tributi e contributi dovuti;
peraltro, come denunciato in più occasioni dagli stessi amministratori locali, la situazione è drammatica, e non riesce a partire la vera ricostruzione perché non ci sono risorse, e l'impegno del Governo a garantire un miliardo di euro l'anno per la durata della ricostruzione, è rimasta di fatto lettera morta,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di incrementare, fin dalla prossima sessione di bilancio, i Fondi e le risorse indispensabili per la ricostruzione, in linea con le reali esigenze, nonché a favorire le capacità di spesa dei fondi disponibili;
a valutare la possibilità, come il Governo stesso si era già impegnato a fare, di una completa equiparazione agli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 e a quelli nelle province di Campobasso e Foggia del 2002, laddove si è disposta la restituzione del solo 40 per cento dei tributi e contributi sospesi.
9/3725/20. (Testo modificato nel corso della seduta)Di Stanislao, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
le condizioni economiche e produttive della società Tirrenia rendono estremamente problematico il buon esito del bando di gara per la ricerca di un nuovo acquirente;
la difficoltà di realizzare in tempi brevi la dismissione della società nel suo complesso pone ingenti oneri a carico dello Stato per il finanziamento della attività ordinaria durante la fase di procedura concorsuale;
gli interventi di finanza pubblica possono prefigurare una forma di aiuti di Stato come tali sanzionabili da parte della Unione europea,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel caso di un insuccesso della gara, di mettere a bando le linee e le attività profittevoli, ferma restando la tutela dei lavoratori impiegati nelle altre linee, mediante l'intervento degli ammortizzatori sociali.
9/3725/21. Cazzola.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, così come modificato dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge in esame, ha previsto che «Entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore del presente decreto-legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, sono stabiliti criteri e modalità per l'applicazione entro il 30 aprile 2011 del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas S.p.a., in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria oltre che quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio»;
l'articolo 15, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha previsto una fase transitoria decorrente dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto-legge stesso (cioè dal mese di luglio 2010) e fino alla data di applicazione dei pedaggi prevista al comma 1 del medesimo articolo del decreto, e comunque non oltre il 31 dicembre 2011, durante la quale Anas S.p.A. è autorizzata ad applicare una maggiorazione tariffaria forfettaria di un euro per le classi di pedaggio A e B e di due euro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio assentite in concessione che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta Anas. Le stazioni di esazione sono individuate con il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1 dell'articolo 15;
l'articolo 15, comma 3, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha precisato che «Le entrate derivanti dall'attuazione dei commi 1 e 2 vanno a riduzione dei contributi annui dovuti dallo Stato per investimenti relativi a opere e interventi di manutenzione straordinaria anche in corso di esecuzione»;
quanto ai profili finanziari di quanto disposto, la norma produce i seguenti effetti sui saldi di finanza pubblica: 83 milioni per il 2010; 200 milioni per il 2011; 315 milioni per il 2012 e 315 milioni per il 2013, la sua mancata applicazione provocherebbe allo Stato la necessità di trovare altrove tali risorse economiche;
l'istituzione di nuove misure di pedaggio sicuramente andrà ad aggravare i costi dei pendolari che utilizzano l'automobile per recarsi al lavoro;
tali gravosi costi vengono sostenuti da quei pendolari che già ora utilizzano strade ed autostrade che sono soggette a pagamento di pedaggio da sempre, come i lavoratori che percorrono le autostrade e le strade statali che convergono sulle tangenziali di Torino, Milano e Napoli,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative dirette al sostegno dei pendolari che già utilizzano, ed utilizzeranno, i tratti di autostrade, strade statali e tangenziali, soggette a pagamento di pedaggio, impegnandosi affinché le risorse derivanti dalle norme sopracitate, nonché dai pedaggi relativi ai tratti già in concessione, vengano utilizzate nelle regioni nelle quali sono prelevate, al fine di attuare opere di manutenzione ed ammodernamento delle infrastrutture medesime.
9/3725/22. (Nuova formulazione) Desiderati, Crosio, Buonanno, Comaroli, Consiglio, Montagnoli, Lanzarin, Bitonci, Forcolin, D'Amico, Fava, Grimoldi, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Pirovano, Torazzi, Vanalli, Volpi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca disposizioni concernenti il processo di privatizzazione della società Tirrenia, volte, tra l'altro, a perseguire la finalità generale di superare le criticità del settore del trasporto marittimo, come espressamente indicato dal comma 5-ter dell'articolo 1;
rispetto alla finalità sopra indicata risulta altresì importante assicurare il buon funzionamento del regime economico e giuridico che si applica nel caso in cui sia chiamato a rivestire il ruolo di presidente di tali Autorità un dipendente di una pubblica amministrazione,

impegna il Governo

ad assicurare le opportune iniziative per definire il regime giuridico ed economico che si applica nel caso in cui sia nominato presidente di una Autorità portuale il dipendente di una delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevedendo in particolare che:
a) il dipendente sia posto in aspettativa senza assegni con diritto al mantenimento del posto;
b) il periodo di aspettativa sia utile ai fini del trattamento di quiescenza e di previdenza;
c) le amministrazioni di appartenenza provvedano ad effettuare il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, comprensivi della quota a carico del dipendente, calcolati sul trattamento economico corrisposto per l'incarico conferito;
d) gli oneri complessivamente sostenuti siano integralmente rimborsati dall'Autorità portuale presso la quale il dipendente svolge l'incarico.
9/3725/23. Antonino Foti.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle infrastrutture del Paese costituisce l'elemento portante del sistema economico ed è pertanto necessario che vengano portate a termine o messe in sicurezza tutte le opere la cui importanza strategica è stata riconosciuta prioritaria;
numerose analisi e valutazioni sono state elaborate sia da esponenti del mondo economico e produttivo, sia da esperti nel settore della logistica e dei trasporti, che hanno individuato chiare priorità di intervento;
in particolare sono stati giudicati non più rinviabili gli interventi relativi alla realizzazione, al completamento o alla messa in sicurezza delle seguenti opere: completamento dell'Alta velocità e dei collegamenti con aeroporti e porti, con particolare riguardo all'AV/AC Milano-Genova, Milano-Verona e nodo di Verona e la prosecuzione fino a Trieste;
con il comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame si fissa il termine ultimo, in origine non previsto dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per l'effettiva applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali direttamente gestiti dall'Anas;
i nuovi oneri posti a carico dei cittadini, prevalentemente a carico dei pendolari, sono stati previsti dall'esecutivo in modo del tutto non condivisibile allo scopo di compensare i tagli previsti a carico dei capitoli di bilancio relativi all'Anas,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a reperire le risorse necessarie per la prosecuzione degli interventi infrastrutturali elencati in premessa e che rivestono carattere prioritario ed indifferibile per la crescita economica del Paese.
9/3725/24. Giorgio Merlo.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle infrastrutture del Paese costituisce l'elemento portante del sistema economico ed è pertanto necessario che vengano portate a termine o messe in sicurezza tutte le opere la cui importanza strategica è stata riconosciuta prioritaria;
numerose analisi e valutazioni sono state elaborate sia da esponenti del mondo economico e produttivo, sia da esperti nel settore della logistica e dei trasporti, che hanno individuato chiare priorità di intervento;
con il comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame si fissa il termine ultimo, in origine non previsto dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per l'effettiva applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali direttamente gestiti dall'Anas;
i nuovi oneri posti a carico dei cittadini, prevalentemente a carico dei pendolari, sono stati previsti dall'esecutivo in modo del tutto non condivisibile allo scopo di compensare i tagli previsti a carico dei capitoli di bilancio relativi all'Anas,

impegna il Governo

prevedere, nell'ambito della prossima sessione di bilancio, un adeguato rifinanziamento dei capitoli di bilancio di competenza dell'ANAS, al fine di garantire i necessari interventi di manutenzione e modernizzazione della rete autostradale italiana in gestione.
9/3725/25. Pierdomenico Martino.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle infrastrutture del Paese costituisce l'elemento portante del sistema economico ed è pertanto necessario che vengano portate a termine o messe in sicurezza tutte le opere la cui importanza strategica è stata riconosciuta prioritaria;
numerose analisi e valutazioni sono state elaborate sia da esponenti del mondo economico e produttivo, sia da esperti nel settore della logistica e dei trasporti, che hanno individuato chiare priorità di intervento;
con il comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame si fissa il termine ultimo, in origine non previsto dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per l'effettiva applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali direttamente gestiti dall'Anas;
i nuovi oneri posti a carico dei cittadini, prevalentemente a carico dei pendolari, sono stati previsti dall'esecutivo in modo del tutto non condivisibile allo scopo di compensare i tagli previsti a carico dei capitoli di bilancio relativi all'Anas,

impegna il Governo

a monitorare, in sede di attuazione del provvedimento in esame, affinché non siano posti a carico dei cittadini nuovi oneri, sotto forma di pedaggio su tratte autostradali, raccordi e tangenziali gestite direttamente dall'Anas, allo scopo di compensare le riduzioni degli stanziamento statali in favore dell'Anas.
9/3725/26. Gasbarra, Rao, Quartiani, Di Stanislao.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle infrastrutture del Paese costituisce l'elemento portante del sistema economico ed è pertanto necessario che vengano portate a termine o messe in sicurezza tutte le opere la cui importanza strategica è stata riconosciuta prioritaria;
numerose analisi e valutazioni sono state elaborate sia da esponenti del mondo economico e produttivo, sia da esperti nel settore della logistica e dei trasporti, che hanno individuato chiare priorità di intervento;
con il comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame si fissa il termine ultimo, in origine non previsto dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per l'effettiva applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali direttamente gestiti dall'Anas;
i nuovi oneri posti a carico dei cittadini, prevalentemente a carico dei pendolari, sono stati previsti dall'esecutivo in modo del tutto non condivisibile allo scopo di compensare i tagli previsti a carico dei capitoli di bilancio relativi all'Anas,

impegna il Governo

ad individuare nuove risorse a favore degli interventi previsti dalla legge 1o agosto 2002, n. 166, recante «Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti».
9/3725/27. Ginefra.

La Camera,
premesso che:
il recente fallimento delle trattative per la privatizzazione delle compagnie dell'ex gruppo Tirrenia destano forti preoccupazioni fra i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e i cittadini, in particolare i pendolari, che rischiano di vedere compromesso un'importante servizio di trasporto pubblico;
il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2010, n. 127, conteneva una serie misure finalizzate a stabilizzare la situazione finanziaria delle compagnie dell'ex Gruppo della Tirrenia e a consentire a Fintecna di concludere nei tempi previsti il processo di privatizzazione in corso;
il suddetto decreto-legge ha previsto, tra l'altro, la decadenza dell'organo di amministrazione in carica e la conseguente nomina, mediante decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti, di un amministratore unico delle suddette società al quale è affidato il compito di gestire tale complessa fase;
l'operazione di cessione di tali compagnie marittime dovrebbe concludersi, in coerenza con il quadro normativo comunitario che ha posto vincoli in materia anche con riguardo alla scadenza delle convenzioni già prorogate per legge, entro il 30 settembre 2010;
il mancato rispetto del termine del 30 settembre 2010, fissato dalla legge, unitamente al venir meno delle convenzioni per scaduta proroga, determinerebbe l'impossibilità per le società concessionarie di svolgere servizi pubblici di cabotaggio con evidenti gravissime conseguenze prima di tutto sul piano del pubblico servizio;
il 4 agosto 2010 con una propria nota Fintecna ha comunicato «che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, convocata all'uopo in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 marzo 2009, che definisce le modalità e i termini di realizzazione dell'operazione di privatizzazione del Gruppo Tirrenia, stabilisce altresì l'impegno del Governo ad adottare «adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del Gruppo Tirrenia»;
lo stesso vice ministro dell'economia e delle finanze ha affermato, in sede di audizione, che, per quanto riguarda l'adeguatezza del piano industriale, anche sotto il profilo sociale, la gara è ancora in corso e che Fintecna sta svolgendo le opportune verifiche,

impegna il Governo

a garantire la continuità del servizio universale di continuità territoriale e, in particolare, di quello rivolto ai residenti delle piccole isole.
9/3725/28. Boffa.

La Camera,
premesso che:
il recente fallimento delle trattative per la privatizzazione delle compagnie dell'ex gruppo Tirrenia desta forti preoccupazioni fra i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e i cittadini, in particolare i pendolari, che rischiano di vedere compromesso un importante servizio di trasporto pubblico;
il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2010, n. 127, conteneva una serie misure finalizzate a stabilizzare la situazione finanziaria delle compagnie dell'ex gruppo della Tirrenia e a consentire a Fintecna di concludere nei tempi previsti il processo di privatizzazione in corso;
il suddetto decreto-legge ha previsto, tra l'altro, la decadenza dell'organo di amministrazione in carica e la conseguente nomina, mediante decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti, di un amministratore unico delle suddette società al quale è affidato il compito di gestire tale complessa fase;
l'operazione di cessione di tali compagnie marittime dovrebbe concludersi, in coerenza con il quadro normativo comunitario che ha posto vincoli in materia anche con riguardo alla scadenza delle convenzioni già prorogate per legge, entro il 30 settembre 2010;
il mancato rispetto del termine del 30 settembre 2010, fissato dalla legge, unitamente al venir meno delle convenzioni per scaduta proroga determinerebbe l'impossibilità per le società concessionarie di svolgere servizi pubblici di cabotaggio con evidenti gravissime conseguenze prima di tutto sul piano del pubblico servizio;
il 4 agosto 2010 con una propria nota Fintecna ha comunicato «che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, convocata all'uopo in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 marzo 2009, che definisce le modalità e i termini di realizzazione dell'operazione di privatizzazione del gruppo Tirrenia, stabilisce altresì l'impegno del Governo ad adottare «adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del gruppo Tirrenia»;
lo stesso vice ministro dell'economia e delle finanze ha affermato in sede di audizione che, per quanto riguarda l'adeguatezza del piano industriale, anche sotto il profilo sociale, la gara è ancora in corso e che Fintecna sta svolgendo le opportune verifiche,

impegna il Governo

ad adottare tutte le iniziative necessarie affinché l'operazione di privatizzazione delle compagnie marittime dell'ex gruppo Tirrenia possa effettivamente concludersi entro il 2010, evitando che il venir meno delle convenzioni per scaduta proroga determini l'impossibilità per le società concessionarie di svolgere i servizi pubblici di cabotaggio.
9/3725/29. Cardinale.

La Camera,
premesso che:
il recente fallimento delle trattative per la privatizzazione delle compagnie dell'ex gruppo Tirrenia desta forti preoccupazioni fra i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e i cittadini, in particolare i pendolari, che rischiano di vedere compromesso un importante servizio di trasporto pubblico;
il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2010, n. 127, conteneva una serie misure finalizzate a stabilizzare la situazione finanziaria delle compagnie dell'ex gruppo della Tirrenia e a consentire a Fintecna di concludere nei tempi previsti il processo di privatizzazione in corso;
il suddetto decreto-legge ha previsto, tra l'altro, la decadenza dell'organo di amministrazione in carica e la conseguente nomina, mediante decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti, di un amministratore unico delle suddette società al quale è affidato il compito di gestire tale complessa fase;
l'operazione di cessione di tali compagnie marittime dovrebbe concludersi, in coerenza con il quadro normativo comunitario che ha posto vincoli in materia anche con riguardo alla scadenza delle convenzioni già prorogate per legge, entro il 30 settembre 2010;
il mancato rispetto del termine del 30 settembre 2010, fissato dalla legge, unitamente al venir meno delle convenzioni per scaduta proroga determinerebbe l'impossibilità per le società concessionarie di svolgere servizi pubblici di cabotaggio con evidenti gravissime conseguenze prima di tutto sul piano del pubblico servizio;
il 4 agosto 2010 con una propria nota Fintecna ha comunicato «che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, convocata all'uopo in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 marzo 2009, che definisce le modalità e i termini di realizzazione dell'operazione di privatizzazione del gruppo Tirrenia, stabilisce altresì l'impegno del Governo ad adottare «adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del gruppo Tirrenia»;
lo stesso vice ministro dell'economia e delle finanze ha affermato in sede di audizione che, per quanto riguarda l'adeguatezza del piano industriale, anche sotto il profilo sociale, la gara è ancora in corso e che Fintecna sta svolgendo le opportune verifiche,

impegna il Governo

a tenere fede agli impegni assunti in merito alla salvaguardia dell'occupazione per i dipendenti delle compagnie dell'ex gruppo Tirrenia, adottando tutte le misure necessarie a garantire che il processo di privatizzazione non produca nefaste conseguenze sui livelli occupazionali e contrattuali dei lavoratori.
9/3725/30. Tidei.

La Camera,
premesso che:
il recente fallimento delle trattative per la privatizzazione delle compagnie dell'ex gruppo Tirrenia desta forti preoccupazioni fra i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e i cittadini, in particolare i pendolari, che rischiano di vedere compromesso un importante servizio di trasporto pubblico;
il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2010, n. 127, conteneva una serie misure finalizzate a stabilizzare la situazione finanziaria delle compagnie dell'ex gruppo della Tirrenia e a consentire a Fintecna di concludere nei tempi previsti il processo di privatizzazione in corso;
il suddetto decreto-legge ha previsto, tra l'altro, la decadenza dell'organo di amministrazione in carica e la conseguente nomina, mediante decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti, di un amministratore unico delle suddette società al quale è affidato il compito di gestire tale complessa fase;
l'operazione di cessione di tali compagnie marittime dovrebbe concludersi, in coerenza con il quadro normativo comunitario che ha posto vincoli in materia anche con riguardo alla scadenza delle convenzioni già prorogate per legge, entro il 30 settembre 2010;
il mancato rispetto del termine del 30 settembre 2010, fissato dalla legge, unitamente al venir meno delle convenzioni per scaduta proroga determinerebbe l'impossibilità per le società concessionarie di svolgere servizi pubblici di cabotaggio con evidenti gravissime conseguenze prima di tutto sul piano del pubblico servizio;
il 4 agosto 2010 con una propria nota Fintecna ha comunicato «che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, convocata all'uopo in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 marzo 2009, che definisce le modalità e i termini di realizzazione dell'operazione di privatizzazione del gruppo Tirrenia, stabilisce altresì l'impegno del Governo ad adottare «adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del gruppo Tirrenia»;
lo stesso vice ministro dell'economia e delle finanze ha affermato in sede di audizione che, per quanto riguarda l'adeguatezza del piano industriale, anche sotto il profilo sociale, la gara è ancora in corso e che Fintecna sta svolgendo le opportune verifiche,

impegna il Governo

ad adottare, in caso di fallimento delle procedure di privatizzazione del gruppo Tirrenia, tutte le iniziative negoziali e legislative necessarie, al fine, rispettivamente, di favorire la soluzione delle singole situazioni di crisi aziendale e di garantire, in via generale, ai lavoratori e alle loro famiglie forme peculiari di sostegno al reddito in caso di perdita o discontinuità del salario.
9/3725/31. Bonavitacola.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle infrastrutture del Paese costituisce l'elemento portante del sistema economico ed è pertanto necessario che vengano portate a termine o messe in sicurezza tutte le opere la cui importanza strategica è stata riconosciuta prioritaria;
numerose analisi e valutazioni sono state elaborate sia da esponenti del mondo economico e produttivo, sia da esperti nel settore della logistica e dei trasporti, che hanno individuato chiare priorità di intervento;
il comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, che modifica l'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, fissa al 30 aprile 2011 il limite entro il quale il Governo disciplinerà l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS S.p.a., in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria oltre che quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio;
l'articolo 15, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede una fase transitoria decorrente dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto-legge stesso (cioè dal mese di luglio 2010) e fino alla data di applicazione dei pedaggi prevista al comma 1, e comunque non oltre il 31 dicembre 2011, durante la quale ANAS S.p.A. è autorizzata ad applicare una maggiorazione tariffaria forfettaria di un euro per le classi di pedaggio A e B e di due euro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio assentite in concessione che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta ANAS. Le stazioni di esazione sono individuate con il medesimo DPCM di cui al comma 1 dell'articolo 15;
il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato oggetto di ricorsi al giudice amministrativo che ha accolto le domande di sospensione cautelare, affermando che sembra fondato il motivo di ricorso circa la necessità che il pedaggio sia riscosso per l'effettiva percorrenza delle infrastrutture autostradali gestite da ANAS e non mediante una stima della loro utilizzazione basata sul fatto che si attraversa una stazione di esazione di autostrade in concessione che si interconnette con un'autostrada in gestione ANAS;
sulla Gazzetta Ufficiale del 13 settembre 2010, n. 106, 5a Serie Speciale - Contratti pubblici, la direzione generale dell'Anas S.p.A. ha pubblicato il bando di gara per la fornitura e messa in opera di un sistema di pedaggiamento senza barriere sulle autostrade ed i raccordi autostradali Anas, e correlati servizi di manutenzione, gestione operativa del sistema di esazione e riscossione dei pedaggi;
i nuovi oneri posti a carico dei cittadini, prevalentemente a carico dei pendolari, sono stati previsti dall'esecutivo in modo del tutto non condivisibile allo scopo di compensare i tagli previsti a carico dei capitoli di bilancio relativi all'Anas,

impegna il Governo

a sospendere l'iter dei provvedimenti attuativi del sistema di pedaggiamento senza barriere fino alla definitiva pronuncia del giudice amministrativo.
9/3725/32. Fiano, Lovelli, Monai.

La Camera,
premesso che:
il processo di privatizzazione della società Tirrenia presenta notevoli elementi di problematicità e preoccupazione, sia per quanto concerne l'obiettivo della continuità e regolarità dei collegamenti marittimi con parti importanti del territorio nazionale, sia per quanto concerne il futuro dei lavoratori del gruppo;
appare necessario favorire ogni iniziativa utile per assicurare i servizi di trasporto marittimo con le isole principali e minori, condizione per garantire il diritto costituzionale alla mobilità, nonché condizione per la prosecuzione di attività economiche di aree di primario pregio turistico,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adoperarsi affinché gli eventuali soggetti subentranti alla società Tirrenia adottino, anche in collaborazione con le amministrazioni regionali e locali interessate, ogni iniziativa utile a favorire forme di promozione dei propri servizi e delle potenzialità turistiche dei territori serviti.
9/3725/33. Laratta.

La Camera,
premesso che:
con riferimento alla questione del servizio di cabotaggio esercitato dalla società Tirrenia, l'ammontare degli oneri di servizio a carico del bilancio dello Stato ammonta a 72,6 milioni di euro annui, per i prossimi 8 anni, sovvenzioni che verrebbero trasferite, in quota parte, agli eventuali soggetti subentranti,

impegna il Governo

a garantire che le risorse citate in premessa siano effettivamente utilizzate dai soggetti subentranti alla società Tirrenia per garantire tutti i collegamenti per i quali sono previste e che, in caso contrario, le medesime sovvenzioni siano progressivamente e proporzionalmente rideterminate.
9/3725/34. Lovelli.

La Camera,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 57 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché dell'articolo 19-ter del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, le regioni interessate si sono avvalse della facoltà di richiedere il trasferimento a titolo gratuito, a società da loro interamente partecipate, del complesso dei beni, delle attività e delle risorse umane, delle società di interesse regionale appartenenti al Gruppo Tirrenia Spa;
a seguito del richiamato trasferimento, le regioni in questione, per il tramite delle proprie società, vantano significativi crediti nei confronti della società Tirrenia, crediti che, laddove non dovessero essere corrisposti, metterebbero fortemente a rischio i procedimenti di privatizzazione già avviati dalle regioni,

impegna il Governo

ad individuare le opportune misure, anche di carattere finanziario, per assicurare le condizioni creditizie delle società di cabotaggio regionale attualmente gestite dalle regioni e per le quali sono state avviate le procedure di privatizzazione.
9/3725/35. Velo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1 del decreto-legge in esame prevede misure per consentire il completamento della procedura di dismissione delle società Tirrenia di navigazione spa e Siremar spa con la finalità di assicurare gli obiettivi di privatizzazione indicati dall'articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, disponendo tra l'altro che le regioni Toscana, Campania e Sardegna assicurino il completamento della privatizzazione delle altre società del gruppo (Toremar, Caremar e Saremar) entro il termine di dismissione di Tirrenia e Siremar;
il comma 5-ter introduce norme per favorire il processo di privatizzazione, concedendo alle regioni il ricorso al fondo per le aree sottoutilizzate relative ai programmi di interesse strategico regionale di cui alla delibera CIPE 1/2009 del 6 marzo 2009;
il provvedimento non interviene con nessun riferimento normativo in merito a disposizioni che consentano il recupero dei crediti che sono vantati dalle società di navigazione regionali nei confronti della società Tirrenia Spa,

impegna il Governo

a prevedere adeguate forme di garanzia dei crediti vantati nei confronti di Tirrenia di navigazione Spa dalle società Caremar-Campania regionale marittima Spa, Saremar-Sardegna regionale marittima Spa e Toremar-Toscana regionale marittima Spa.
9/3725/36. Mereu, Bosi.

La Camera,
premesso che:
il recente fallimento delle trattative per la privatizzazione delle compagnie dell'ex gruppo Tirrenia destano forti preoccupazioni fra i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e i cittadini, in particolare i pendolari, che rischiano di vedere compromesso un 'importante servizio di trasporto pubblico;
il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2010, n. 127, conteneva una serie misure finalizzate a stabilizzare la situazione finanziaria delle compagnie dell'ex Gruppo della Tirrenia e a consentire Fintecna di concludere nei tempi previsti il processo di privatizzazione in corso;
il suddetto decreto-legge ha previsto, tra l'altro, la decadenza dell'organo di amministrazione in carica e la conseguente nomina, mediante decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti, di un amministratore unico delle suddette società al quale è affidato il compito di gestire tale complessa fase;
l'operazione di cessione di tali compagnie marittime dovrebbe concludersi, in coerenza con il quadro normativo comunitario che ha posto vincoli in materia anche con riguardo alla scadenza delle convenzioni già prorogate per legge, entro il 30 settembre 2010;
il mancato rispetto del termine del 30 settembre 2010, fissato dalla legge, unitamente al venir meno delle convenzioni per scaduta proroga, determinerebbe l'impossibilità per le società concessionarie di svolgere servizi pubblici di cabotaggio con evidenti gravissime conseguenze prima di tutto sul piano del pubblico servizio;
il 4 agosto 2010, con una propria nota, Fintecna ha comunicato «che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, convocata all'uopo in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 marzo 2009, che definisce le modalità e i termini di realizzazione dell'operazione di privatizzazione del Gruppo Tirrenia, stabilisce altresì l'impegno del Governo ad adottare «adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del Gruppo Tirrenia»;
lo stesso vice ministro dell'economia e delle finanze ha affermato, in sede di audizione, che, per quanto riguarda l'adeguatezza del piano industriale, anche sotto il profilo sociale, la gara è ancora in corso e che Fintecna sta svolgendo le opportune verifiche,

impegna il Governo

a verificare che i futuri piani industriali presentati dalle società interessate al nuovo bando di privatizzazione pubblicato il 15 settembre 2010 siano effettivamente funzionali al miglioramento del servizio, evitando che si producano conseguenze negative quali la riduzione dei servizi offerti, mettendo così a rischio la garanzia del servizio di trasporto e della continuità territoriale con le isole, nonché ulteriori tagli di personale.
9/3725/37. Gentiloni Silveri.

La Camera,
premesso che:
in data 30 marzo 2010 è stato emanato un decreto interministeriale a firma dei ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il giorno successivo, il quale ha sospeso le tariffe postali agevolate;
il decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, ha previsto lo stanziamento di 30 milioni di euro, limitatamente al 2010, per le tariffe agevolate postali degli editori «no profit», attraverso un decreto interministeriale ad oggi non ancora emanato;
il decreto-legge in esame, all'articolo 2, comma 1-bis, stabilisce che « a decorrere dal 1o settembre 2010 e fino al 31 dicembre 2012, per le spedizioni dei prodotti editoriali effettuate dalle imprese editrici di quotidiani e periodici iscritte al Registro degli operatori di comunicazione (ROC) e dalle imprese editrici di libri non si applica l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, e le tariffe massime applicabili sono determinate, senza oneri a carico del bilancio dello Stato, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri, da adottare entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere anche per l'anno 2011 specifici provvedimenti riguardanti tariffe postali agevolate per il settore «no profit», nonché misure in grado di sostenere l'editoria delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus);
a ottemperare il prima possibile a quanto disposto nell'articolo 2, comma 2-undecies, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010, n. 73.
9/3725/38. Bobba, Fioroni, Gentiloni Silveri, Narducci, Lovelli, Strizzolo, Realacci, De Pasquale, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, il Governo ha previsto, tra gli altri interventi, il pedaggiamento di alcuni tratti stradali e raccordi gestiti dall'ANAS, tra cui il Grande Raccordo Anulare di Roma e l'autostrada Roma-Fiumicino;
il Grande Raccordo Anulare e la Roma-Fiumicino, pur rivestendo caratteristiche autostradali, insistono in modo indissolubile e imprescindibile dal tessuto urbano della Capitale: nel primo caso all'interno dell'area del Comune di Roma e, nel secondo caso, rappresentando la bretella di collegamento pressoché obbligata tra la città di Roma ed il limitrofo Comune di Fiumicino;
entrambe queste arterie di comunicazione stradale, poi, sono tradizionalmente utilizzate per gli spostamenti all'interno della città, oppure vengono quotidianamente e ripetutamente percorse dai pendolari che per esigenze abitative risiedono nei comuni limitrofi alla Capitale, ove si recano quotidianamente per lavoro,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, volte a prevedere l'esenzione del pedaggio per il transito sui sopracitati tratti autostradali per i cittadini residenti nel comune di Roma e nella sua provincia.
9/3725/39. Baccini.

La Camera,
premesso che:
il comma 4 del provvedimento in esame modifica l'articolo 15 del decreto-legge 78 del 2010 ponendo il termine del 30 aprile 2011 entro il quale il Governo imporrà un pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS S.p.a., realizzando quella che si può definire una vera e propria «tassa sui pendolari»;
la previsione, avvenuta con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dell'introduzione del pedaggio per i raccordi autostradali - che colpirà in modo significativo gli automobilisti delle grandi aree metropolitane, quali Roma e Milano - è stata oggetto di dure contestazioni ed è stata bloccata a seguito del pronunciamento del TAR del Lazio, confermato dal Consiglio di Stato;
la norma è evidentemente motivata dall'esigenza di reperire risorse alla luce di un quadro economico preoccupante, aggravato dall'incapacità del Governo di costruire una politica economica efficace, senza ricorrere ad ulteriori forme di tassazione dei cittadini;
secondo il calcolo delle associazioni dei consumatori l'introduzione del pedaggiamento sui raccordi autostradali costerebbe mediamente 600 euro annui ai lavoratori pendolari;
sulla Gazzetta Ufficiale del 13 settembre 2010, n. 106, 5a Serie Speciale - Contratti pubblici, la direzione generale dell'Anas S.p.A. ha pubblicato il bando di gara per la fornitura e messa in opera di un sistema di pedaggiamento senza barriere sulle autostrade ed i raccordi autostradali Anas, e correlati servizi di manutenzione, gestione operativa del sistema di esazione e riscossione dei pedaggi,

impegna il Governo

a sospendere l'iter dei provvedimenti attuativi del sistema di pedaggiamento senza barriere fino alla definitiva pronuncia del giudice amministrativo, per evitare il rischio di sostenerne inutilmente il costo;
a valutare l'opportunità, in sede di redazione dello strumento attuativo, di individuare ed escludere dagli aumenti del pedaggio i tratti e raccordi autostradali interessati da una significativa percorrenza dei pendolari, con particolare riferimento al grande raccordo anulare di Roma.
9/3725/40. Meta, Gasbarra, Argentin, Morassut, Tidei, Carella, Rugghia, Pompili.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 15 della legge n. 122 del 30 luglio 2010 prevede l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas Spa;
il comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame (decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria) specifica che Anas «entro il 30 aprile 2011» debba provvedere alla realizzazione di impianti e sistemi occorrenti per il «pedaggiamento» di segmenti di infrastrutture viarie interconnesse con le autostrade;
fra i tratti gestiti dall'Anas e per cui è prevista l'introduzione del pedaggio sono presenti la Firenze-Siena e la Bettolle-Perugia: entrambe le infrastrutture viarie incidono in maniera rilevante sul diritto alla mobilità della popolazione e sulla promozione del tessuto sociale, economico e produttivo della Toscana e della provincia di Siena;
la Bettolle-Perugia rappresenta un asse viario di estrema importanza per la viabilità della Toscana del sud, interessando prevalentemente le provincie di Siena, Perugia ed Arezzo;
la Siena-Firenze assume un ruolo strategico di primo piano in quanto tale questo asse viario collega direttamente Siena con il capoluogo di regione e conseguentemente con il sistema autostradale del nord Italia; in questo contesto va aggiunto che l'introduzione del pedaggio risulta inaccettabile sia rispetto alle caratteristiche tecniche del tracciato (carreggiata di 13 metri in luogo dei 23 dello standard europeo), sia in ordine alla situazione disastrosa del manto stradale dissestato e pericoloso;
in entrambi i tratti viari sopracitati l'introduzione del pedaggio produrrebbe notevoli ricadute negative per la popolazione residente e per l'intero sistema economico locale soprattutto dal momento che, nel sistema viario territoriale, non esistono strade funzionali alternative. Il pedaggio (che rappresenta di fatto una ulteriore e pesante tassa per famiglie ed imprese) penalizza migliaia di cittadini che ogni giorno usufruiscono di tali tratti stradali per motivi di lavoro o di studio, le attività ed i distretti produttivi della zona ed il comparto del turismo, senza peraltro assicurare che i proventi della nuova imposta vadano a finanziare effettivamente gli interventi di Anas in Toscana;
in data 29 luglio 2010 il Governo ha accolto un ordine del giorno al disegno di legge atto Camera 3638 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica» che lo impegnava tra l'altro a «valutare l'opportunità di introdurre ulteriori iniziative normative volte a rivedere il sistema tariffario autostradale in modo da ridurre il costo dei pedaggi e da razionalizzarne le entrate»; «a prevedere l'esclusione dal pedaggio, sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas Spa per i cittadini residenti nei comuni in cui insistono le rispettive autostrade e i raccordi autostradali»; «a prevedere che l'Anas Spa debba destinare le maggiori entrate, provenienti dai singoli pedaggi introdotti per la fruizione delle autostrade e dei raccordi autostradali, ai rispettivi compartimenti regionali per consentire la corretta manutenzione ordinaria e straordinaria dei relativi tratti stradali»,

impegna il Governo

a prevedere l'esclusione dal pedaggio sui raccordi autostradali «Firenze-Siena» e «Bettolle-Perugia» per i cittadini residenti e per le imprese presenti sul territorio;
a prevedere che l'Anas Spa debba destinare le maggiori entrate sino ad oggi realizzate e che verranno realizzate, provenienti dai pedaggi relativi ai raccordi autostradali «Firenze-Siena» e «Bettolle-Perugia», al compartimento regionale Anas della Toscana per consentire la corretta manutenzione ordinaria e straordinaria dei tratti stradali in oggetto.
9/3725/41. Ceccuzzi, Cenni, Nannicini, Mattesini, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
nel provvedimento in esame viene introdotto il pagamento del pedaggio nelle tratte autostradali e nei raccordi autostradali gestiti dall'Anas;
tale direttiva, se applicata in maniera indiscriminata, rischia di colpire economicamente anche le popolazioni locali e i pendolari che usano tali arterie stradali per recarsi al lavoro o per ragioni di studio o per gli spostamenti quotidiani e che non hanno alcuna adeguata viabilità alternativa o sostitutiva;
ciò sarebbe particolarmente grave nelle realtà più deboli, come le aree del Mezzogiorno, che più di altre subiscono gli effetti dell'attuale crisi economica e che già sono in una interazione di pesante debolezza e con tante difficoltà economiche, sociali ed occupazionali;
fra l'altro non è possibile introdurre il pedaggio per infrastrutture come la A3 i cui lavori sono ancora in corso ed esigono ancora diverso tempo per il completamento,

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative per escludere l'introduzione del pedaggio per infrastrutture che ricadono in aree del Mezzogiorno che abbiano le caratteristiche sopra indicate.
9/3725/42.Margiotta, Iannuzzi.

La Camera,
preso atto che:
a volte tra Anas e Società autostrade (o altre società concessionarie) sembrano nascere incomprensioni nella gestione dei tratti stradali di collegamento tra rete autostradale e viabilità ordinaria;
sottolineato che occorrerebbe un maggior collegamento tra le diverse strutture per dare continuità ed integrazione agli interventi,

impegna il Governo

a sollecitare questi Enti a maggiormente raccordarsi tra di loro sia nei tempi per la realizzazione dei lavori sia per una adeguata sistemazione dei raccordi infrastrutturali come quelli sopra indicati.
9/3725/43.Zacchera.

La Camera,
premesso che:
il contributo di 125.000 euro all'Unione per il Mediterraneo disposto con il comma 1 dell'articolo 3-bis del presente provvedimento e destinato al funzionamento del suo Segretariato generale, rappresenta un importante segnale dell'interesse del nostro Paese allo sviluppo e alla piena operatività dell'UpM;
il Segretariato UpM, già formalmente inaugurato il 4 marzo 2010 a Barcellona, dovrebbe essere ufficialmente istituito nei prossimi appuntamenti, favorendo lo sviluppo della dimensione progettuale dell'Unione, anche in virtù della vice-segreteria con competenza per le piccole e medie imprese assegnata all'Italia;
il Parlamento italiano, durante la sessione plenaria del 13 e 14 marzo 2010, che ha avuto luogo ad Amman, ha assunto la presidenza di turno dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo che manterrà fino al marzo del 2011, quando ospiterà la prossima assemblea plenaria;
lo scorso 12 maggio la Camera dei deputati ha approvato una mozione che ha impegnato il Governo ad attivarsi nelle opportune sedi internazionali per assicurare il necessario supporto politico finalizzato alla trasformazione del Fondo euromediterraneo d'investimento e partenariato (FEMIP) in Banca euromediterranea di sviluppo;
nel mese di novembre è previsto lo svolgimento del secondo Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'UpM che dovrà rappresentare un'occasione di rilancio dell'iniziativa,

impegna il Governo

a proseguire gli sforzi per il consolidamento delle istituzioni e dell'azione dell'Unione per il Mediterraneo, quale priorità essenziale della politica estera italiana.
9/3725/44.Malgieri.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Interventi in relazione alla crisi che ha interessato il Teatro Carlo Felice di Genova - 3-01254

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI, VOLPI e ZAFFINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Teatro Carlo Felice di Genova presenta un deficit finanziario di oltre 14 milioni di euro;
per salvaguardare il teatro in oggetto dalla bancarotta il consiglio d'amministrazione ha deciso di mandare in cassa integrazione i 300 dipendenti, sospendendo conseguentemente ogni attività artistica fino alla fine del 2010; dette «misure» scongiurerebbero la levitazione del debito, che rischia di raggiungere i 17 milioni di euro a fine 2010;
il 15 settembre 2010 il Ministro interrogato avrebbe concordato con il sindaco di Genova «sulla necessità di utilizzare al più presto tutti gli strumenti che le leggi sul lavoro permettono, al fine di avviare un rapido risanamento del Teatro Carlo Felice, stante l'impossibilità per l'anno in corso di reperire fondi straordinari»;
contestualmente il Ministro interrogato si sarebbe impegnato a valutare il piano di rilancio del teatro, la cui presentazione dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, previo accordo tra il vertice della fondazione e le parti sociali;
ai fini del predetto risanamento finanziario del Teatro Carlo Felice, sarebbe auspicabile un piano che preveda la patrimonializzazione della Fondazione Carlo Felice attraverso l'attribuzione alla stessa di immobili, come lo stesso stabile sede del teatro, oggi di proprietà comunale; tale intervento registra, tuttavia, la contrarietà dell'attuale amministrazione comunale -:
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare per superare la crisi che investe il Teatro Carlo Felice di Genova, anche al fine di tranquillizzare i lavoratori coinvolti e tutti i soggetti interessati alle sorti del teatro, nonché allo sviluppo della cultura a Genova e in Liguria. (3-01254)

Orientamenti in merito all'emanazione del decreto ministeriale sui protocolli tecnici operativi relativi ad alcune colture geneticamente modificate - 3-01255

DELLA VEDOVA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 19 gennaio 2005 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare («Prescrizioni per la valutazione del rischio per l'agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agro-alimentare, relativamente alle attività di rilascio deliberato nell'ambiente di OGM per qualsiasi fine diverso dall'immissione sul mercato», pubblicato in Gazzetta ufficiale il 29 marzo 2005) definisce i criteri per la valutazione dei rischi per l'agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agro-alimentare, derivanti dall'immissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati, a fini di ricerca e sperimentazione;
su questa base, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, avrebbe dovuto definire con proprio decreto i protocolli operativi per la gestione del rischio delle singole specie geneticamente modificate, acquisito il parere di un comitato tecnico di coordinamento, composto da rappresentanti ministeriali e da rappresentanti delle regioni e delle province autonome designati dalla conferenza Stato-regioni;
in data 20 novembre 2008 il comitato tecnico di coordinamento ha espresso parere favorevole allo schema di nove protocolli tecnico-operativi, relativi ad altrettante colture geneticamente modificate (actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro, vite);
nel frattempo, nelle more di un procedimento la cui lunghezza ha scontato pregiudizi ideologici e ostacoli burocratici, alcune regioni hanno provveduto ad individuare i siti utilizzabili per la sperimentazione, valutando concretamente l'applicabilità dei protocolli definiti dal comitato tecnico;
un anno e mezzo dopo le conclusioni del comitato tecnico, l'allora Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, rispondendo all'interrogazione n. 4-04893, che chiedeva conto dei ritardi nell'emanazione del decreto relativo ai protocolli operativi, ha giustificato la mancata adozione del provvedimento sulla base di una perplessità della conferenza permanente Stato, regioni e province autonome a proposito del protocollo relativo al solo mais e, più in generale, senza far riferimento ad alcun rischio di contaminazione scientificamente dimostrato, ha sostenuto che il ritardato avvio delle sperimentazioni avrebbe garantito «il diritto del sistema agro-alimentare italiano di essere esente dal transgenico»; d'altra parte le stesse linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate, affidate ad un tavolo tecnico interregionale, non erano ancora state perfezionate, perché «subordinate ad una approvazione politica dei contenuti»;
se questo uso politico e irrazionale del principio di precauzione venisse esteso ad ogni forma di sperimentazione scientifica, il nostro Paese uscirebbe nel giro di pochi anni dal novero dei Paesi avanzati;
il perdurare del vuoto regolatorio rispetto alla coltivazione ed alla sperimentazione di sementi geneticamente modificate inibisce lo sviluppo in Italia di un importante filone di ricerca scientifica, su cui fino a una decina di anni fa l'Italia era all'avanguardia -:
se non ritenga di dovere emanare, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il decreto ministeriale sui protocolli tecnici operativi relativi alle seguenti colture geneticamente modificate: actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro, vite, approvate dal comitato tecnico di coordinamento in data 20 novembre 2008, e se non ritenga di dovere inaugurare un approccio diverso rispetto a quello del suo predecessore sul tema della sperimentazione delle colture geneticamente modificate, considerando che il progresso scientifico sottopone all'attenzione dei ricercatori - purtroppo fuori dall'Italia - sempre nuove specie da studiare e sperimentare in campo aperto. (3-01255)

Iniziative per un processo di normalizzazione nel settore del ciclo dei rifiuti in Campania, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti - 3-01249

DONADI, PIFFARI, SCILIPOTI, ANIELLO FORMISANO, BARBATO e PALAGIANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si sta assistendo a una nuova ennesima crisi dei rifiuti a Napoli e in Campania, con una situazione che rischia di diventare nuovamente esplosiva in tutta la provincia di Napoli;
di nuovo tonnellate di rifiuti in strada, a dimostrazione di una crisi che mette in luce ancora una volta come il problema rifiuti in Campania in realtà non sia mai stato risolto, come invece ha sempre dichiarato il Governo, e che il piano messo a punto da Berlusconi e Bertolaso si è rivelato non strutturale, ma solamente come un insieme di soluzioni tampone;
un Governo che aveva promesso che non si sarebbero più aperte nuove discariche e che, invece, ora ne prevede un'altra nel Parco del Vesuvio, in un'area protetta e di grande valenza naturalistica;
i sindaci e tutti gli abitanti dell'area interessata stanno, quindi, legittimamente contrastando l'apertura di questa ennesima discarica a cielo aperto, l'ex cava di Vitiello, che secondo i desideri del Governo dovrebbe «nascondere» i rifiuti in attesa di una nuova soluzione;
si ricorda che il Governo, con il decreto legge n. 90 del 2008, aveva stabilito la costruzione di quattro nuovi termovalorizzatori e individuato dieci siti in cui realizzare altrettante discariche;
i previsti termovalorizzatori (Napoli, Salerno, Santa Maria la Fossa) non sono mai entrati in funzione e per quanto riguarda il termovalorizzatore di Acerra - che Guido Bertolaso continua a considerare il miglior termovalorizzatore italiano - due linee su tre sono praticamente fuori uso, con la conseguenza che l'impianto incenerisce ogni giorno circa trecento tonnellate, invece delle mille tonnellate di rifiuti previste. Le restanti 700 tonnellate finiscono inevitabilmente in discarica;
vale la pena sottolineare che nella zona del Pantano, area limitrofa al termovalorizzatore, le polveri sottili hanno sforato i valori massimi in ben 250 giorni su 500;
in realtà dopo la solenne e sbandierata inaugurazione del termovalorizzatore avvenuta un anno e mezzo fa, nel marzo 2009, quest'ultimo non ha mai funzionato regolarmente e non ha mai raggiunto, neanche lontanamente, i parametri produttivi previsti;
va, peraltro, sottolineato che a gennaio 2011 le discariche saranno del tutto sature, che gli impianti di compostaggio sono praticamente inesistenti e che la raccolta differenziata non è mai decollata, rimanendo ancora molto lontana da standard minimamente accettabili. Anzi il quantitativo dei rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è andato aumentando;
a tutto ciò si aggiungono i pesantissimi tagli ai trasferimenti agli enti locali operati da questo Governo. È stato lo stesso commissario liquidatore di quello che fu il consorzio di bacino Napoli-Caserta, Gianfranco Torturano, che alcuni mesi fa dichiarava l'«impossibilità di continuare a gestire, per conto delle province, i siti di stoccaggio provvisori e definitivi in assenza del ristoro delle spese sostenute sia per la gestione che per il personale». In più, la società provinciale che dovrebbe gestire il ciclo dei rifiuti non ha ancora presentato il piano industriale;
al di là della propaganda che voleva risolta l'emergenza campana, si aggiunge la tutt'altro che risolta vertenza dei lavoratori del disciolto bacino unico: 2000 persone che attendono di sapere quanti e come saranno riassorbiti al lavoro -:
quali iniziative urgenti si intendano intraprendere alla luce delle forti criticità esposte in premessa, considerato che già dal 2011 le discariche attualmente in uso saranno tutte esaurite, e se non si intenda - nell'ambito delle proprie prerogative - favorire un indispensabile processo di normalizzazione nel settore del ciclo dei rifiuti in Campania, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti - Governo, sindaci, amministratori locali - che permetta di coordinare le iniziative da mettere in atto, promuovendo l'individuazione delle relative risorse finanziarie necessarie al reale funzionamento del ciclo dei rifiuti, nonché delle più opportune forme di controllo del territorio e nel settore degli appalti emergenziali, anche al fine di scongiurare la presenza della criminalità organizzata in questo ambito. (3-01249)

Problematiche riguardanti il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) - 3-01250

BALDELLI e TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il tema della gestione dei rifiuti ha assunto una rilevanza sempre maggiore, che riguarda non solo la tutela dell'ambiente, ma anche la difesa della legalità;
i rifiuti pericolosi sono spesso oggetto di lucrosi traffici da parte delle organizzazioni criminali, che causano gravi danni al territorio e possono mettere in pericolo la salute pubblica;
è imminente l'avvio del Sistri, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nato nel 2009 su iniziativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
sono diverse le critiche che vengono rivolte a questo nuovo sistema, come, ad esempio, le modalità con cui è stato creato, i costi per le imprese, i tempi messi a disposizione per il passaggio dal vecchio sistema cartaceo al nuovo progetto informatico, l'averlo sottoposto a «segreto di Stato» -:
se non ritenga di fornire un chiarimento in risposta alle critiche rivolte al Sistri. (3-01250)

Iniziative per ripristinare la regolarità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, anche alla luce di recenti dichiarazioni del sottosegretario Bertolaso - 3-01251

CASINI, LIBÈ, ZINZI, NUNZIO FRANCESCO TESTA, CICCANTI, COMPAGNON, GALLETTI, VOLONTÈ, NARO, OCCHIUTO, DIONISI, MONDELLO e RAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni si sono ripresentate forti criticità nel sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Campania, con nuovi episodi di accumuli di immondizia nelle strade, che hanno superato le 2000 tonnellate a Napoli, e conseguenti manifestazioni di protesta da parte dei cittadini;
i maggiori disagi si sono riscontrati nei comuni nell'area di Terzigno, dove i cittadini e le amministrazioni locali, per la paventata ipotesi di allargamento della discarica e per la realizzazione di un secondo sito di deposito in zona, hanno dato vita ad una protesta che ha bloccato il regolare flusso dei rifiuti in discarica e nel capoluogo campano, che per di più ha dovuto far fronte all'improvviso sciopero di numerosi dipendenti delle ditte appaltatrici del servizio di raccolta;
a questo si sono aggiunti numerosi episodi di violenza e criminalità che si sono scatenati parallelamente, probabilmente di matrice camorristica, che hanno interessato le strutture e i mezzi di raccolta delle società di gestione in questione, che ha comportato così la totale sospensione del servizio per svariati giorni;
sulla vicenda sono state aperte tre differenti inchieste da parte della magistratura per accertare i fatti, le responsabilità e le eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata, a seguito anche delle dichiarazioni rilasciate sulla questione dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che ha gettato numerosi dubbi e ombre sulle reali cause dell'improvviso blocco del ciclo di gestione, lamentando, inoltre, carenze strutturali nelle capacità organizzativa e operativa delle realtà locali;
la recente audizione del prefetto di Napoli De Martino in Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha evidenziato un sistema di traffici illeciti, che va ben oltre i confini campani e che interessa, tra l'altro, anche aziende del Nord del Paese;
gli avvenimenti fanno emergere grosse perplessità sul buon andamento dell'azione del Governo sulla questione rifiuti, considerato il grosso impegno e i risultati rivendicati con l'adozione dei piani di rientro dall'emergenza emanati negli ultimi due anni, culminati il 31 dicembre 2009 con la dichiarazione di conclusione della fase emergenziale in Campania;
appare evidente che l'emergenza non è conclusa e che la pianificazione predisposta dalla gestione commissariale presenta seri problemi. Ancor più chiaro è che l'intero programma di rientro è ancora ben lontano dall'essere realizzato compiutamente; allo stato attuale, infatti, non tutte le discariche previste dal piano emergenziale sono entrate in funzione, si riscontrano ritardi sull'applicazione del servizio di raccolta differenziata e l'unico impianto di termovalorizzazione entrato in funzione, sui cinque promessi dal Governo, non opera ancora a pieno regime;
alla luce di quanto innanzi esposto, non è stata ancora prevista una proroga ed una modifica del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2010, consentendo ai comuni di gestire in proprio il servizio, con un controllo rigido della provincia, sulla quale continuerebbe a gravare la gestione degli impianti -:
quali urgenti iniziative, nell'ambito delle sue competenze, intenda adottare per ripristinare la regolarità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, alla luce anche delle recenti dichiarazioni rilasciate dal capo del dipartimento della Protezione Civile sugli avvenimenti accaduti nei giorni scorsi. (3-01251)

Orientamenti del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Napoli e provincia, anche in relazione al mancato funzionamento del ciclo ordinario dei rifiuti e alla prospettiva del contestuale esaurimento delle discariche nei prossimi mesi - 3-01252

BOSSA, BRATTI, MARIANI, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, REALACCI, VIOLA, CIRIELLO, D'ANTONA, MAZZARELLA, NICOLAIS, PICCOLO, SANTAGATA, SARUBBI, BOFFA, BONAVITACOLA, CUOMO, GRAZIANO, PEDOTO, MARIO PEPE (PD), PICIERNO, VACCARO, CENNI e RUGGHIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è riesplosa a Napoli e nella sua area metropolitana l'emergenza rifiuti;
nel centro storico di Napoli la raccolta dei rifiuti è stata ferma per alcuni giorni, lasciando a marcire nelle strade fino a seicento tonnellate di spazzatura;
tale situazione determina un livello di forte allarme sociale, sia dal punto di vista igienico-sanitario, sia dal punto di vista della situazione economico-turistica;
la situazione esplosa a Napoli è solo l'anticipo di una nuova emergenza che potrebbe scoppiare a breve anche nel resto del territorio dell'area metropolitana, visto che l'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile;
dalla chiusura, con decreto del Governo, dell'emergenza rifiuti in Campania non sono stati fatti i passi che si ritenevano necessari per portare la situazione ad un livello di gestione ordinaria; nello specifico:
a) la raccolta differenziata resta ben lontana dall'obiettivo minimo del 40 per cento. Nella città di Napoli non si supera il 15 per cento; in molti centri della provincia di Napoli non è proprio partita o si è attestata su livelli minimi;
b) i numerosi termodistruttori, di cui il Presidente del Consiglio dei ministri, in una conferenza stampa a Napoli, un anno fa, aveva promesso la costruzione, sono rimasti sulla carta;
c) l'unico termodistruttore in funzione, quello di Acerra, inaugurato nel 2010, è in tilt: dovrebbe bruciare 2000 tonnellate di immondizia al giorno. Adesso non va oltre quota 500. Due forni su tre sono saltati; secondo la Partenope ambiente, la controllata del gruppo A2a, che gestisce il termovalorizzatore, per rimettere in sesto l'impianto occorreranno non meno di 11 milioni di euro;
d) su tutto il territorio della regione Campania non sono stati attivati impianti di compostaggio; i pochi comuni della Campania che nella differenziata raccolgono l'umido spendono 200 euro a tonnellata affinché sia trattato fuori regione;
non essendo decollato il ciclo completo dei rifiuti, con differenziata, compostaggio, termodistruzione, l'unica via di smaltimento restano ancora le discariche;
se il ciclo ordinario dei rifiuti fosse almeno partito, ad oggi, nella peggiore delle ipotesi, anche con percentuali minime, si avrebbero non più di duemila tonnellate di spazzatura al giorno da smaltire in discarica, a fronte delle 5100 tonnellate di rifiuti al giorno;
gli invasi di Terzigno e di Chiaiano, le discariche attualmente attive a Napoli e provincia, sono ovviamente in via di esaurimento. Lo sversatoio di Cava Sari nel Parco nazionale del Vesuvio a Terzigno dovrebbe esaurirsi tra gennaio e febbraio 2011; la discarica di Chiaiano, invece, dovrebbe esaurirsi nell'ottobre 2011;
a causa dell'evidente fallimento della programmazione effettuata dal Governo in sede di chiusura della gestione straordinaria, si va, con l'esaurimento delle due discariche, verso una nuova e drammatica emergenza rifiuti;
per scongiurare questa ipotesi si parla insistentemente di allargamento della discarica di Terzigno, con l'uso di Cava Vitiello, e dell'ampliamento della discarica di Chiaiano, con l'uso di altre cave attigue;
tale soluzione appare come uno schiaffo a popolazioni già gravemente provate dal disagio di ospitare nei loro luoghi (aree di pregio e centri abitati, come il Parco del Vesuvio di Terzigno e il Parco delle Colline di Chiaiano) degli invasi ad alto impatto e che si vedono costretti a pagare un nuovo e devastante prezzo, a causa dell'incapacità delle autorità nazionali e locali di dare seguito ai loro annunci roboanti di dare esecuzione ai loro piani annunciati in conferenza stampa, di dare gambe e fiato a progetti esibiti come miracoli e rivelatisi scatole vuote -:
come intenda il Governo affrontare la crisi rifiuti a Napoli e provincia, sia rispetto all'emergenza riesplosa in questi giorni sia in previsione di nuove situazioni di crisi che potrebbero determinarsi nei prossimi mesi, a causa del mancato decollo del ciclo ordinario dei rifiuti e del contestuale esaurimento delle discariche, evitando che il peso dell'emergenza mai risolta si scarichi di nuovo su popolazioni e territori come quelli di Terzigno e Chiaiano, già provate duramente da impianti ad altissimo impatto ambientale. (3-01252)

Iniziative per il controllo e il monitoraggio dell'impiego delle risorse statali destinate ai parchi nazionali e alle aree protette - 3-01253

NUCARA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il Parco nazionale delle Cinque Terre è stato oggetto di un'indagine della magistratura che ha portato all'arresto di otto persone, tra le quali il presidente Franco Bonanini, con accuse che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato al falso, dall'abuso d'ufficio alla concussione;
secondo le dichiarazioni di illustri personalità del mondo ambientalista la gestione del presidente Bonanini ha rappresentato un punto di forza per la valorizzazione e la promozione dei valori ambientali, culturali e storici presenti nelle aree protette;
lo stesso Ministro interrogato si è dichiarata sconcertata dall'iniziativa della magistratura;
è innegabile lo sviluppo delle Cinque Terre in questi anni -:
di quali sistemi di controllo e monitoraggio disponga il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per verificare, al di là della riconosciuta probità delle persone, che le risorse che lo Stato trasferisce annualmente ai parchi e alle aree protette non vengano distolte su iniziative che niente hanno a che vedere con la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema. (3-01253)

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative in materia di politiche migratorie, alla luce delle recenti misure annunciate dal Governo francese in materia - 2-00829

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e per le politiche europee, per sapere - premesso che:
in seguito agli allargamenti dell'Unione europea del 2004 e del 2007, gran parte dei rom europei sono divenuti cittadini dell'Unione europea e godono pertanto, assieme ai loro familiari, del diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri: un diritto che costituisce un aspetto fondamentale della cittadinanza europea quale è definita dai trattati e attuata dalla direttiva 2004/38/CE;
tale direttiva prevede limitazioni della libertà di circolazione dei cittadini dell'Unione europea soltanto in casi eccezionali, e impone limiti chiari e precisi a tali misure, prevedendo in particolare, agli articoli 28, 30 e 31, che i provvedimenti di allontanamento debbano essere valutati e decisi singolarmente, tenendo conto delle circostanze personali e assicurando garanzie procedurali e mezzi di impugnazione, mentre la mancanza di mezzi economici non può assolutamente giustificare l'espulsione automatica di cittadini dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 14;
a seguito delle numerose espulsioni avvenute recentemente ad opera del Governo francese, il 9 settembre 2010 il Parlamento europeo ha approvato, con 337 voti a favore, una risoluzione con la quale, dopo aver espresso viva preoccupazione per i provvedimenti adottati dalle autorità francesi, nonché da altri Stati membri nei confronti dei rom, ha esortato gli Stati membri non solo a rispettare pienamente gli obblighi emananti dalla normativa dell'Unione europea, eliminando eventuali incongruenze nell'applicazione, ma anche a rivedere e revocare le leggi e le politiche che discriminano, direttamente o indirettamente, i rom sulla base della razza e dell'origine etnica;
il 14 settembre 2010, la Commissaria europea Reding alla giustizia, dopo aver usato toni molto duri sulla politica del Governo francese sulla questione delle recenti espulsioni dei rom, ha preannunciato l'apertura di una procedura d'infrazione per un'applicazione discriminatoria della direttiva sulla libertà di circolazione dei cittadini comunitari e per la mancata trasposizione delle garanzie procedurali e sostanziali previste dalla direttiva 2004/38/CE;
il 16 settembre 2010 durante il pranzo con i leader dei 27 Stati membri in occasione del Consiglio europeo, si è verificato uno «scontro verbale molto acceso» tra il Presidente della Commissione europea Jose Manuel Durão Barroso - tramite la portavoce della Commissione che ha ribadito che la posizione della commissaria Reding sulle espulsioni dei rom corrisponde a quella dell'intera Commissione - e il presidente francese Sarkozy - che ha considerato le espressioni usate, come «oltraggiose» e ha dichiarato che la Francia continuerà a smantellare tutti i campi illegali;
è sembrato così profilarsi l'avvio di un possibile scontro istituzionale tra alcuni membri del Consiglio dell'Unione europea, da un lato, e la Commissione dall'altro, mentre secondo l'agenzia France Presse, che cita fonti anonime del Dipartimento di Stato, Washington ha invitato il Governo francese e quello di altri Paesi a «rispettare i diritti dei rom»; da rilevare anche la posizione tedesca, con la cancelliera Merkel che si è dichiarata d'accordo con la Commissaria Reding sulla sostanza, anche se ha specificato di non approvare i toni usati;
il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, al termine del vertice, ha dichiarato che «si discuterà della problematica dell'integrazione dei rom in uno dei prossimi Consigli», e ha enunciato le conclusioni di principio a cui sono giunti i 27 Stati membri dopo l'acceso dibattito sui rom ossia: che «uno stato membro ha il diritto di applicare la legislazione nazionale e prendere misure per fare rispettare lo stato di diritto sul suo territorio»; che «la Commissione ha il diritto, e anzi il dovere, di vegliare sul rispetto del diritto comunitario da parte degli Stati membri, in particolare sul rispetto dei diritti fondamentali e della direttiva sulla libera circolazione, e di aprire un'inchiesta se lo ritiene necessario»; che «gli Stati membri hanno preso nota della dichiarazione del Presidente della Commissione a nome dell'intero Collegio dei commissari, che ha preso le distanze dalle affermazioni fatte dalla commissaria Reding»; e che «il rapporto tra gli Stati membri e le istituzioni europee, in particolare la Commissione, deve essere improntato al reciproco rispetto»;
in questo difficile contesto l'Italia ha appoggiato senza indugi, in un'intervista rilasciata dal Presidente del Consiglio il 9 settembre 2010 al giornale Le Figaro, la linea seguita sui rom dal Governo francese, affermando, tra l'altro, che la Commissaria europea meglio avrebbe fatto a trattare la questione in privato con i dirigenti francesi, piuttosto che renderla pubblica come ha fatto;
già il 21 agosto 2010, il Ministro dell'interno aveva dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera che «la Francia non sta facendo altro che copiare l'Italia» e che semmai occorre fare un passo ulteriore arrivando «alla possibilità di espellere i cittadini comunitari come già previsto per i clandestini»; in occasione di un seminario sull'immigrazione tenutosi a Parigi, prima del Consiglio europeo del 6 settembre 2010, il Ministro, annunciava che la proposta di adozione di provvedimenti di «espulsione e rimpatrio anche per i cittadini comunitari» sarebbe stata avanzata formalmente alla Commissione europea;
lo stesso Ministro in un'altra intervista del 9 settembre 2010, ricordando le passate censure della Commissione europea sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 e sulle conseguenti ordinanze che dichiaravano lo stato di emergenza sulla questione dei rom in Lazio, Lombardia, e Campania (nn. 3676, 3677 e n. 3678) - e che prevedevano tra l'altro la possibilità di procedere a censimenti di tutti i presenti nei campi rom, anche tramite il rilevamento delle impronte digitali, persino se in presenza di soggetti minori - ha ribadito che le censure a livello europeo sarebbero state fondate su un «pregiudizio politico negativo»;
venerdì 17 settembre 2010 una decina di nomadi milanesi, attraverso i loro legali, hanno presentato ricorso al tribunale civile di Milano sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008 e sull'ordinanza relativa alla Lombardia, chiedendo, da un lato, l'accertamento del carattere discriminatorio dei provvedimenti del Governo sull'emergenza nomadi, e la loro immediata sospensione; dall'altro, di sollevare la questione alla Corte di giustizia dell'Unione europea, qualora il magistrato lo ritenga necessario per l'interpretazione delle normative comunitarie;
l'ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, in qualità di rappresentante della Organizzazione americana Open society justice initiative, che assiste legalmente i nomadi milanesi, ha dichiarato che il censimento previsto nelle ordinanze costituirebbe un controllo a carattere discriminatorio avendo per destinatari delle minoranze, quali i rom e i sinti;
in attesa della nuova udienza prevista per il 5 novembre 2010, nella quale il giudice dovrà anche decidere se inoltrare l'istanza alla Corte europea di giustizia, prima di poter emettere una decisione sul carattere discriminatorio dei provvedimenti adottati, resta il giudizio fortemente negativo per la policy adottata dal nostro Governo nei confronti di queste minoranze, «una politica discriminatoria nei confronti di una popolazione, che, sostanzialmente, non si è riuscita a gestire attraverso canali che sono soprattutto di tipo sociale, di tipo scolastico e di accompagnamento» come dichiarato dal direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana -:
quali siano le iniziative in materia di politiche nei confronti dei rom che il Governo italiano ha già assunto in analogia al Governo francese o che intende assumere, e se i Ministri interpellati ritengano che tali misure siano compatibili con le disposizioni dell'ordinamento comunitario e non rischino di portare all'apertura di una procedura di infrazione anche nei confronti dell'Italia.
(2-00829) «Gozi, Damiano, De Torre, Peluffo, Tullo, Tocci, Gentiloni Silveri, Marco Carra, Martella, Maran, De Pasquale, Pompili, La Forgia, Losacco, Gianni Farina, Lovelli, Castagnetti, Sani, Gasbarra, Servodio, Pizzetti, Sposetti, Lo Moro, Morassut, D'Antona, Minniti, Ceccuzzi, Motta, Amici, Albonetti, Sereni, Bachelet, Baretta, Bindi, Bratti, Capodicasa, Causi, Cenni, Coscia, Fiano, Fluvi, Melandri, Meta, Nannicini, Schirru, Villecco Calipari».

Misure per sostenere e rilanciare il settore ovicaprino, con particolare riferimento alle iniziative intraprese in ambito comunitario - 2-00826

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il settore agroalimentare è stato assoggettato nel corso del 2000 ad una profonda crisi che è stata particolarmente grave per alcuni comparti quale il lattiero caseario;
il comparto ovino è quello più coinvolto, con particolare riferimento alla Sardegna dove viene realizzato circa il 50 per cento della produzione lorda vendibile del comparto nazionale e dove operano circa 17.000 aziende;
gli interventi predisposti celermente dalla Commissione europea per fronteggiare la crisi del latte mediante la stabilizzazione del mercato non hanno comunque riguardato la crisi delle produzioni agricole lattiere casearie del comparto ovicaprino;
ad oggi, la crisi del comparto ovino ha raggiunto un'intensità non più sostenibile mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende;
dopo un lungo periodo caratterizzato da importanti ed impegnativi investimenti nelle aziende ovicaprine, sia nelle strutture sia nel miglioramento genetico e nella salute animale, ed a seguito di un lungo periodo di stagnazione della contrattazione tra le parti per la determinazione del prezzo del latte, il comparto agropastorale versa oggi in una crisi gravissima, con la gran parte delle aziende agropastorali che producono praticamente in perdita;
nelle regioni italiane a vocazione agropastorale la crisi del comparto ovino colpisce il cuore del sistema agricolo in termini economici e occupazionali e la cultura stessa di quei popoli, mettendo in discussione anche alcuni tratti fondamentali delle loro identità;
l'allevamento ovicaprino svolge, inoltre, un ruolo ambientale fondamentale, tra cui la preservazione naturale di zone meno fertili e la salvaguardia del paesaggio e di ecosistemi sensibili; spazi naturali, come i pascoli, si sono preservati per secoli grazie all'allevamento ovicaprino; inoltre il comportamento alimentare degli animali in questione, che sono soliti brucare, contribuisce a mantenere la biodiversità della flora, a proteggere la fauna selvatica e a ripulire gli spazi naturali dalla materia vegetale secca, il che è essenziale, nei Paesi mediterranei, ai fini della prevenzione degli incendi;
il settore ovicaprino dell'Italia, concentrato soprattutto nelle zone svantaggiate, sta subendo un grave declino in termini di produzione e un esodo di produttori che denota un'assenza totale di attrattiva per i giovani allevatori ovicaprini;
le proteste dei pastori e del mondo delle campagne di queste settimane rappresentano il sintomo di una crisi grave e di lungo periodo e la preoccupazione di chi non riesce più a vivere pur lavorando duramente;
da lungo tempo il punto debole della filiera del comparto ovicaprino è rappresentato dalla gestione del mercato e dalla programmazione delle produzioni, certificando così la debolezza e la crisi strutturale dell'operato dei soggetti che, operando a valle delle aziende pastorali, sovraintendono alla trasformazione del latte, alla commercializzazione dei formaggi e alla programmazione delle produzioni;
negli ultimi dieci anni il sistema delle imprese di trasformazione è stato destinatario di un consistente piano di investimenti finalizzati soprattutto alla modernizzazione degli impianti e alla diversificazione produttiva, senza che si riuscisse ad ammodernare anche l'intero sistema di mercato e, con ciò, si facesse registrare alcuna ricaduta positiva, diretta o indiretta, sul sistema delle imprese agropastorali che, anzi, hanno assistito ad un costante calo del prezzo del latte, fermo ai livelli dei primi anni Novanta, ed al raddoppio dei costi di produzione;
nonostante il settore lattiero caseario ovino rappresenti una delle punte di diamante dell'export agroalimentare italiano, negli ultimi anni le aziende agropastorali hanno potuto sopravvivere solo grazie agli aiuti comunitari, mentre l'abbandono della strategia di valorizzazione del ruolo delle organizzazioni dei produttori, perseguito negli ultimi tempi, ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del settore;
per uscire da una situazione di costante penalizzazione degli interessi dei pastori, è necessario altresì spingere tutti gli attori in campo a contribuire affinché il prezzo del latte venga determinato sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche dei formaggi pecorini (pecorino romano quotazione USA, pecorino romano quotazione Italia, pecorino sardo e altre specialità tipiche semistagionate e formaggi a pasta molle) e da un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie, ossia dell'insieme dei diversi costi di filiera, in piena trasparenza, nell'ambito di un'intesa di filiera che porti alla sottoscrizione di un contratto quadro e di contratti di fornitura tra le parti che diano garanzie ad entrambe, secondo la legislazione vigente;
l'assenza nelle varie realtà regionali di un'adeguata politica del credito in agricoltura ha reso debole la situazione finanziaria delle aziende pastorali e ha rafforzato il ruolo dei mediatori e accaparratori di latte con nessun beneficio per i pastori e con danno evidente del sistema;
la tutela degli interessi legittimi degli allevatori passa in particolare attraverso il potenziamento e il rilancio su basi nuove dell'associazionismo, con particolare riferimento alle organizzazioni dei produttori, indispensabili per realizzare tutta la filiera, compresa la commercializzazione, al fine di garantire il massimo delle ricadute a favore degli allevatori medesimi;
è necessario definire una serie di proposte finalizzate a rispondere nell'immediato all'emergenza, ma rivolte anche alla soluzione di nodi storici irrisolti, alle novità maturate negli ultimi anni con la globalizzazione e l'evoluzione mondiale del settore;
l'health check della politica agricola comune (Pac) ha introdotto una nuova forma di sostegno, chiamata sostegno specifico, prevista dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009. Mediante tale sostegno si ha la possibilità di finanziare ben cinque tipologie di misure, molto diverse tra di loro;
una delle cinque misure è specifica per attivare un sostegno mirato alla zootecnia estensiva (vacche nutrici, ovicaprini), con il triplice obiettivo del miglioramento dell'ambiente, della qualità del prodotto e dell'attivazione delle economie locali;
il sostegno alla zootecnia estensiva è una delle più importanti misure assunte dalla Francia, che manterrà un premio accoppiato per vacche nutrici ed ovicaprini; la Francia è un Paese direttamente concorrente dell'Italia per la zootecnia, per cui è auspicabile creare condizioni di parità nell'ambito delle politiche di sostegno;
una seconda misura, adattabile alle realtà agropastorali, consentita dal sostegno specifico dell'articolo 68, è quella che consente di erogare pagamenti supplementari a favore di produttori dei settori lattiero caseario, delle carni bovine, delle carni ovicaprine e del riso in zone vulnerabili dal punto di vista economico o sensibili dal punto di vista ambientale;
questo sostegno è molto importante per l'Italia, che potrà utilizzarlo per salvaguardare la zootecnia da latte e da carne in montagna, soprattutto per arginare le conseguenze di una maggiore competitività nel settore lattiero caseario dopo l'eliminazione delle quote latte;
l'articolo 68 si presenta come una nuova forma di sostegno della politica agricola comune, con un importo finanziario abbastanza importante, circa 430 milioni di euro di cofinanziamento nazionale e oltre 693 milioni di euro di risorse assegnate dall'Europa all'Italia, risorse la cui programmazione avviene esclusivamente a livello nazionale al fine di fare una politica che tenga conto delle specificità nazionali;
l'articolo 68 andrebbe, quindi, utilizzato al massimo livello finanziario e scegliendo attentamente le misure da attuare, le imprese e i territori da sostenere, i contributi da concedere, evitando la suddivisione del sostegno tra tante misure;
la possibilità per l'Italia di decidere l'allocazione di risorse importanti è un'occasione da non perdere. Ma occorre una politica nazionale coraggiosa, in grado di fare scelte virtuose evitando le erogazioni a pioggia;
ad esempio, le risorse dell'articolo 68 andrebbero concentrate sulla zootecnia di montagna e delle zone svantaggiate e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine, al pari di quanto fatto dalla Francia di Sarkozy;
ad oggi, questo purtroppo non avviene e lo schema nazionale di riparto delle risorse dell'articolo 68 per l'anno in corso assegna alla zootecnia ovicaprina pochissime risorse, pari a 10 milioni di euro su un plafond di oltre 300 milioni di euro, non sufficienti nemmeno per affrontare l'emergenza di questi giorni;
il tavolo tecnico per risolvere la crisi del comparto ovicaprino, istituito il 6 settembre 2010 presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del Ministero, i rappresentanti delle regioni Sardegna, Toscana e Lazio, l'Agea e il consorzio del pecorino romano, potrebbe rappresentare il luogo ideale in cui fare la scelta di concentrare le risorse dell'articolo 68 sulla zootecnia di montagna e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine, al pari di quanto fatto dalla Francia;
il lavoro del tavolo tecnico è altresì importante alla luce delle evoluzioni che si registrano a livello europeo; infatti, a seguito della situazione di crisi in cui si è venuto a trovare tutto il mercato lattiero nell'anno 2009, il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Ciolos ha istituito un gruppo di esperti di alto livello sul latte, incaricato di analizzare i provvedimenti da adottare a medio e lungo termine per il settore lattiero caseario;
costituito da rappresentanti degli Stati membri e presieduto dal direttore generale per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Jean-Luc Demarty, il gruppo di alto livello ha ricevuto ed esaminato contributi scritti e orali da parte dei maggiori gruppi europei di portatori di interesse del settore lattiero-caseario, oltre ad autorevoli contributi di esperti invitati del mondo accademico, di rappresentanti di Paesi terzi, della direzione generale della concorrenza, delle autorità nazionali preposte alla concorrenza e della direzione generale Agri rispetto a talune questioni specifiche;
il gruppo di alto livello è stato invitato a esaminare soluzioni normative per stabilizzare il mercato e i redditi dei produttori e migliorare la trasparenza del mercato. Nel giugno 2010 il gruppo ha presentato una relazione, approvata all'unanimità, in cui si riassumevano i risultati dei lavori e si formulavano alcune raccomandazioni;
il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, ha dichiarato: «Mi complimento per il lavoro del gruppo di alto livello e per la sua relazione. Intendo studiarla in maniera approfondita per presentare proposte legislative entro la fine dell'anno. Il mio principale obiettivo è quello di proporre misure a medio e lungo termine che tengano conto degli insegnamenti tratti dalla crisi dell'anno scorso per strutturare meglio il settore nel suo insieme.»;
risulta, pertanto, fondamentale che vengano individuate le misure necessarie per fronteggiare l'emergenza e per offrire prospettive efficaci di rilancio e sviluppo produttivo del comparto lattiero caseario ovicaprino, dando così seguito ed attuazione alle numerose iniziative chieste dal Parlamento europeo con la risoluzione del 19 giugno 2008 sul futuro del settore ovicaprino in Europa, al fine di negoziare con l'Europa un pacchetto di misure specifiche da inserire nelle proposte legislative che il commissario Dacian Ciolos intende presentare entro il 2010;
accanto alle misure del sostegno specifico e, soprattutto, del futuro pacchetto legislativo europeo per il comparto lattiero caseario, sarebbe opportuno esaminare e individuare anche delle risposte immediate per ricondurre l'emergenza delle produzioni agricole ovicaprine a una dimensione sostenibile; sarebbe pertanto importante verificare se esistano i presupposti per attivare alcune misure vigenti che potrebbero aiutare le aziende agropastorali, sostenendone i redditi e stabilizzando il mercato delle produzioni interessate;
innanzitutto, sarebbe necessario chiarire l'effettiva operatività dello strumento della dichiarazione dello stato di crisi di mercato per specifiche produzioni agricole di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 28 febbraio 2005 n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2005, n. 71; tale strumento utilissimo in situazioni come quella delle produzioni ovicaprine di fatto non è mai stato utilizzato e sembrerebbe che nemmeno la necessaria notifica alla Commissione europea sia mai stata effettuata;
sarebbe poi importante verificare la disponibilità del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad intervenire sia per incrementare le risorse del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007 mediante parte delle quote disponibili della riserva nazionale, di cui all'articolo 2, comma 3 del decreto ministeriale 30 marzo 2009, sia per negoziare in sede europea la possibilità di ampliare il plafond del regime de minimis destinato all'Italia;
un'altra misura di efficacia immediata per il settore ovicaprino che si chiede di assumere è la possibilità di un ammasso straordinario privato per le eccedenze di pecorino romano, sollecitando il Ministero ad aprire un negoziato con la Commissione europea basato sia sulle recenti iniziative autorizzate per il burro, per il quale è stato reintrodotto un ammasso privato per il periodo da gennaio 2009 a febbraio 2010;
andrebbe, inoltre, valutata la possibilità di chiedere alla Commissione europea l'applicazione alle produzioni del comparto ovicaprino della cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio, che consente alla Commissione di intervenire immediatamente in caso di turbolenze di mercato permettendo, tra le altre cose, agli Stati membri di acquistare con risorse comunitarie i prodotti lattiero caseari per un migliore equilibrio di mercato;
infine, risulta di fondamentale importanza che le produzioni lattiero casearie del comparto ovicaprino siano interessate da un intervento diretto di acquisto da destinare agli indigenti nella Comunità europea e ai Paesi in via di sviluppo, ai sensi del regolamento comunitario del 14 settembre 2010, n. 807, che disponga, per il tramite di Agea, un acquisto di almeno 30.000 quintali di formaggio pecorino romano (e formaggi diversi dal romano), anche al fine di favorire la diversificazione produttiva;
il regolamento (CE) n. 807/2010 prevede che gli Stati membri comunichino la loro volontà di attuazione entro il 1o febbraio dell'anno di riferimento, informando più dettagliatamente la Commissione entro il successivo 31 maggio. Entro il 1o ottobre la Commissione europea adotta il piano annuale di distribuzione; al momento non sono noti i prodotti alimentari che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha comunicato alla Commissione al fine di inserirli nel piano annuale, né è nota la programmazione dei futuri piani annuali di distribuzione;
con la legge finanziaria per il 2010 (legge 23 dicembre 2009, n. 191, articolo 2, comma 57) si è autorizzata una spesa pari a 10 milioni di euro, per il solo esercizio 2010, destinati all'erogazione di contributi alla produzione per i prodotti agricoli che hanno necessità di una stagionatura prolungata e che si possano fregiare di una denominazione protetta dop o igp. Sono compresi in tale definizione alcune categorie di formaggi e alcuni prodotti a base di carne. Nel comparto lattiero caseario ovicaprino rientrano nella categoria talune varietà a stagionatura prolungata come il pecorino romano da grattugiare (almeno 8 mesi) o quello sardo maturo (che può arrivare a 12 mesi);
la norma prevedeva che entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, un decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze definisse le modalità d'attuazione e l'erogazione delle risorse -:
se il Ministro interpellato ritenga che esistano i presupposti per decretare la dichiarazione dello stato di crisi di mercato per le produzioni di formaggio pecorino ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 28 febbraio 2005 n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2005, n. 71, e, in caso affermativo, se la misura sia di immediata applicazione o, al contrario, necessiti ancora dell'iter di notifica presso le sedi comunitarie;
se il Ministro interpellato, nell'ambito e nei limiti del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007 e nell'ambito dei nuovi importi di aiuto previsti dalla Commissione europea nella comunicazione 2009/C/261/02, intenda intervenire per sostenere la produzione agricola del pecorino mediante prestiti agevolati, contributi in conto interessi, sovvenzioni in denaro o esenzioni fiscali limitate, utilizzando a tal fine parte delle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale 30 marzo 2009 e nel caso in cui, come risulta da affermazioni fatte dal presidente della regione Sardegna, tale ipotesi sia concretamente realizzabile quale sia l'ammontare delle risorse che il Ministero intende mettere a disposizione;
se il Ministro interpellato, a fronte delle pesanti ripercussioni sul comparto ovino caprino derivanti dalla crisi economica, ritenga praticabile negoziare in sede europea la possibilità di ampliare il plafond del regime de minimis destinato all'Italia di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007;
se il Ministro interpellato ritenga possibile che si realizzi una maggiore razionalizzazione degli interventi finanziati con il cosiddetto aiuto specifico, previsto dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 e introdotto dall'health check della politica agricola comune (Pac), e in tale contesto prevedere una concentrazione delle risorse disponibili per il comparto ovicaprino;
a che punto sia il lavoro del tavolo tecnico istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per superare la grave crisi del comparto ovicaprino e se siano già state individuate le misure con cui dare risposte concrete alle aziende agropastorali;
su quali misure di rilancio del settore ovinocaprino il Ministro interpellato intenda avviare un negoziato con la Commissione europea nell'ambito dell'obiettivo dichiarato dal Commissario Dacian Ciolos di predisporre proposte legislative entro il 2010 di sostegno e rilancio dell'intero settore lattiero-caseario;
se sia intenzione del Ministro interpellato negoziare con l'Unione europea un ammasso straordinario privato per le eccedenze di pecorino romano per congrui quantitativi e adeguata remunerazione, al pari di quanto avvenuto per il burro per il quale la Commissione europea ha autorizzato, in maniera eccezionale per stabilizzare il mercato, la reintroduzione dell'ammasso privato per il periodo da gennaio 2009 a febbraio 2010;
se il Ministro interpellato intenda chiedere alla Commissione europea l'applicazione alla cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio per i prodotti lattiero caseari del comparto ovicaprino;
se il Ministero abbia già previsto l'acquisto di formaggi, in particolare di formaggio pecorino, nelle comunicazioni inviate alla Commissione europea, negli scorsi mesi di febbraio e di maggio, in attuazione del regolamento (CE) n. 807/2010 recante modalità d'esecuzione delle forniture di derrate alimentari provenienti dalle scorte di intervento a favore degli indigenti e, in caso contrario, se non ritenga urgente autorizzare per il tramite di Agea un acquisto di almeno 30.000 quintali di formaggio pecorino romano, e formaggi diversi dal romano, anche al fine di favorire la diversificazione produttiva;
se il decreto di attuazione di cui all'articolo 2, comma 57, delle legge 23 dicembre 2009, n. 191, relativo all'erogazione di contributi alla produzione per i prodotti agricoli a stagionatura prolungata con denominazione protetta dop o igp sia stato emanato e, in caso negativo, quali siano state le cause ostative e, soprattutto, se si intenda procedere celermente all'attribuzione delle risorse al fine di evitare che le risorse autorizzate per il solo esercizio di bilancio 2010, vadano in economia;
quali siano gli effetti che la mancata proroga delle agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nelle modalità più vantaggiose previste dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni, dalla legge n. 81 del 2006 nelle zone di montagna e svantaggiate, venuta meno il 31 luglio 2010, sulla crisi del settore lattiero caseario e in che modo intenda intervenire, anche alla luce dei risultati della simulazione fatta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sulla base dei parametri indicati dall'Unione europea in ordine all'iter di ridefinizione delle zone svantaggiate in Europa.
(2-00826) «Calvisi, Ventura, Marrocu, Soro, Fadda, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru».

Iniziative a tutela del personale del Corpo forestale dello Stato assunto con contratto di diritto privato - 2-00832

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
per i lavori condotti in amministrazione diretta il Corpo forestale dello Stato impiega da anni personale assunto con contratto di diritto privato;
il rapporto di lavoro di tali lavoratori è definito dalla legge (speciale) 5 aprile 1985, n. 124, e la loro utilità di impiego è ribadita dalla legge di riordino del Corpo forestale, (legge n. 36 del 6 febbraio 2004) la quale conferma all'articolo 5, comma 1, che «per consentire il supporto alle attività istituzionali del Corpo forestale dello Stato continuano ad applicarsi le norme previste dalla legge 5 aprile 1985, n. 124»;
rientrano in tale fattispecie circa 1.700 operai forestali che svolgono il proprio lavoro presso gli uffici territoriali per la biodiversità a protezione di importanti zone di interesse naturalistico del patrimonio forestale italiano;
a quattro anni di distanza e nonostante quattro giornate di sciopero nazionale ed altre a livello locale la situazione non è minimamente mutata e gli operai sono ancora senza contratto;
si evidenzia, inoltre, che, nonostante l'impegno sottoscritto 16 gennaio 2008 dal capo del Corpo forestale, dottor Cesare Patrone, che prevedeva l'erogazione dei buoni pasto a partire dal mese di maggio 2008, nulla è successo sempre per mancanza di risorse;
il giorno 6 ottobre 2010 è stata proclamata una nuova giornata di sciopero con manifestazione a Roma per chiedere la risoluzione delle problematiche sopra elencate -:
se non ritengano di avviare iniziative concrete volte a dare una soluzione rapida alle problematiche suesposte, eliminando evidenti discriminazioni tra lavoratori che godono di tutele, in virtù di un rapporto di lavoro pubblico, e lavoratori assunti con rapporto di natura privata cui le stesse non sono assicurate;
se non ritenga, altresì, di prevedere le risorse necessarie per garantire l'erogazione dei buoni pasto al pari degli altri lavoratori.
(2-00832) «Pezzotta, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Iniziative in merito alla recente vicenda che ha interessato il canale satellitare Italiani nel mondo channel - 2-00821

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la recente vicenda che ha interessato il canale satellitare Italiani nel mondo channel, di cui si è avuta eco anche sui mezzi di informazione quotidiana del nostro Paese, desta particolare preoccupazione dato il contenuto pornografico delle trasmissioni offerte ai connazionali all'estero, una variazione nel classico e previsto palinsesto dell'emittente che secondo alcune affermazioni è da ricondursi ad un attacco di presunti hacker;
l'attacco dell'hacker «televisivo», in genere, è di breve durata e giunge ad interrompere le normali trasmissioni, mentre le affermazioni del direttore editoriale della rete televisiva satellitare Italiani nel mondo channel, attestano la chiusura delle trasmissioni dal mese di giugno 2010. Sembra, pertanto, strano che al momento della prima trasmissione di contenuto pornografico i responsabili dell'emittente non abbiano prontamente provveduto a denunciare l'accaduto al gestore ed alle autorità competenti;
tale mancanza è aggravata dal fatto che le dette trasmissioni sono state più di una, configurando pertanto almeno un'omissione nel dovuto esercizio di controllo da parte del responsabile dei contenuti dell'emittente. Le trasmissioni apparse sulla televisione satellitare Italiani nel mondo channel, canale satellitare 888, risulterebbero avere carattere piuttosto «commerciale» e non di mero intrattenimento socio-culturale;
il danno d'immagine per il nostro Paese, non solo tra le comunità italiane emigrate, è particolarmente grave ed è pertanto necessario fare chiarezza sull'intera vicenda, sia dal punto di vista gestionale che dell'attività redazionale e di vigilanza, essendo stati lesi anche gli obiettivi fissati dall'emittente per l'informazione diretta agli italiani residenti all'estero;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel 2009 aveva deliberato le deroghe al canale satellitare sugli obblighi di programmazione e di investimenti in opere cinematografiche di espressione originaria italiana, in quanto dedicata per oltre il 70 per cento all'attualità e all'approfondimento socio-culturale. L'effettiva attività di informazione e approfondimento socio-culturale e il rispetto dei canoni che presiedono l'attività di tale settore ed una corretta organizzazione redazionale sono, d'altronde, le condizioni necessarie affinché una televisione privata ottenga finanziamenti pubblici;
secondo la stessa delibera n. 607/09/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, concernente il rilascio di deroga dagli obblighi di programmazione e investimento, «La società Italiani nel mondo radio e Tv s.r.l., autorizzata alla trasmissione del canale satellitare Italiani nel mondo, è tenuta a comunicare, entro 30 giorni dal verificarsi della circostanza, qualunque variazione concernente la programmazione o la linea editoriale tematica del suddetto canale, che modifichi quanto dichiarato dalla stessa società in sede di richiesta di deroga o nel corso del conseguente procedimento» -:
quali iniziative siano state assunte per fare chiarezza sulla vicenda e quali iniziative si intendano assumere affinché in futuro non si ripetano tali episodi che ledono fortemente la dignità di un territorio e dei cittadini italiani residenti all'estero, posto che il Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) nella prossima sessione assembleare provvederà ad acquisire tutti gli elementi di conoscenza possibili sul caso;
in questa era di rivoluzione informatica, quali azioni di monitoraggio intendano porre in essere sulle attività editoriali delle emittenti televisive che trasmettono all'estero in lingua italiana affinché vi sia un effettivo rispetto delle disposizioni in materia.
(2-00821) «Narducci, Vannucci, Strizzolo, Barbi, Touadi, Mattesini, Tempestini, Fassino, Rugghia, Froner, Lulli, Fogliardi, Porta, Bucchino, Zucchi, Zunino, Servodio, Vico, Scarpetti, Lolli, Bossa, Rampi, Fadda, Piccolo, Cardinale, Melis, Bellanova, Benamati, Losacco, Cuomo, Nicolais, Verini, Rossa, Rosato, Lucà, Fontanelli, Marantelli».