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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 26 ottobre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 28 OTTOBRE 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 26 ottobre 2010.

Abrignani, Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consiglio, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Farinone, Fava, Fitto, Formichella, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Malfa, La Russa, Leone, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Moffa, Monai, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Abrignani, Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consiglio, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Farinone, Fava, Fitto, Formichella, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Malfa, La Russa, Leone, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Moffa, Monai, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 21 ottobre 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
VITALI: «Disposizioni per la definizione del contenzioso civile pendente: nomina di giudici onorari aggregati e istituzione delle sezioni stralcio nei tribunali ordinari» (3798);
BRAGANTINI: «Istituzione di un'imposta sulla gestione degli apparecchi da intrattenimento» (3799);
MIGLIORI: «Istituzione dell'Osservatorio euro-mediterraneo - Mar Nero sull'informazione e la partecipazione nelle politiche ambientali e azioni di sviluppo economico sostenibile locale per il rafforzamento della cooperazione regionale e dei processi di pace» (3800);
SCHIRRU: «Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di relazioni affettive e familiari dei detenuti» (3801);
SCHIRRU: «Regime fiscale dei sussidi assegnati ai soggetti disabili per l'inserimento lavorativo» (3802);
NASTRI: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di aumento delle sanzioni per i conducenti che non fanno uso delle cinture di sicurezza per bambini» (3803);
POLLEDRI: «Disposizioni per la definizione agevolata dei ruoli e degli omessi versamenti di debiti tributari e previdenziali per le persone fisiche e giuridiche» (3804);
ABRIGNANI: «Modifica dell'articolo 9 della legge 21 dicembre 1989, n. 95, in materia di nomina delle persone idonee all'ufficio di scrutatore di seggio elettorale» (3805).

In data 22 ottobre 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
PEDOTO: «Disposizioni per la tutela della salute, per la sicurezza nell'erogazione delle cure e dei trattamenti sanitari e per la gestione del rischio clinico» (3806);
VACCARO: «Modifiche alla legge 24 aprile 1941, n. 392, in materia di autonomia finanziaria delle corti di appello, e altre disposizioni per il miglioramento dell'efficienza del servizio giudiziario» (3807).

In data 23 ottobre 2010 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
CARLUCCI: «Modifiche alla legge 21 dicembre 1999, n. 508. Disposizioni transitorie in materia di ordinamento degli studi e di validità dei diplomi delle istituzioni dell'alta formazione e specializzazione artistica e musicale» (3808).

In data 25 ottobre 2010 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
SPOSETTI: «Disciplina dei partiti politici, in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, e delle fondazioni politico-culturali. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi sulla disciplina e sul finanziamento dei partiti politici» (3809).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge CATANOSO GENOESE ed altri: «Istituzione del servizio "Mamme di giorno" per l'assistenza domiciliare all'infanzia» (3580) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bocciardo.
La proposta di legge LANZILLOTTA ed altri: «Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, concernente limiti all'esercizio e all'uso delle postazioni pubbliche per comunicazioni telematiche e dei punti di accesso ad internet mediante tecnologia senza fili» (3736) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Donadi e Perina.
La proposta di legge LANZILLOTTA ed altri: «Modifica degli articoli 19 e 74 e abrogazione dell'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di funzioni delle province e di elezione del presidente della provincia e del consiglio provinciale, delega al Governo per la riorganizzazione e la riduzione del numero delle circoscrizioni provinciali e degli uffici statali decentrati e istituzione di un fondo per il finanziamento della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica» (3742) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Ciccanti.
La proposta di legge BERGAMINI ed altri: «Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, recante disposizioni in materia di integrazione della disciplina amministrativa degli esercizi pubblici di telefonia e internet» (3787) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Terranova.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
BINDI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'associazione cosiddetta P3» (3661) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V;
LANDOLFI: «Modifica all'articolo 65 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di incompatibilità tra il mandato parlamentare e le cariche di presidente della provincia e di sindaco di comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti» (3745);
BERTOLINI: «Modifica dell'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, concernente il divieto di indossare indumenti che rendono difficoltoso il riconoscimento della persona, e introduzione dell'articolo 612-ter del codice penale, in materia di costrizione all'occultamento del volto» (3760) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VII e XII.

II Commissione (Giustizia):
CALVISI: «Disposizioni per la revisione dei circondari dei tribunali di Sassari, Nuoro e Tempio Pausania» (2129) Parere delle Commissioni I, V e XI;
BERNARDINI ed altri: «Modifiche all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari» (3722) Parere della I Commissione.

III Commissione (Affari esteri):
VOLONTÈ: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, conclusa all'Aja il 19 ottobre 1996» (3739) Parere delle Commissioni I, II, V e XII;
ROSATO ed altri: «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica di Croazia e il Governo della Repubblica italiana in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008» (3744) Parere delle Commissioni I, II, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VI Commissione (Finanze):
GRAZIANO ed altri: «Modifica all'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, in materia di regime tributario dei trattamenti economici corrisposti dai datori di lavoro ai soggetti inabili per attività svolte con finalità terapeutica» (3741) Parere delle Commissioni I, V, XI e XII;
GIRLANDA: «Modifica all'articolo 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, concernente l'ammontare del rimborso dell'eccedenza detraibile dell'imposta sul valore aggiunto versata erogabile senza garanzia» (3751) Parere delle Commissioni I, V e XIV;
BITONCI ed altri: «Modifica all'articolo 164 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di deducibilità dei costi relativi agli automezzi utilizzati dagli agenti e dai rappresentanti di commercio» (3756) Parere delle Commissioni I, V, IX e X;
NICOLA MOLTENI: «Modifica all'articolo 35 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, in materia di accertamento dell'accisa sulla produzione dei piccoli birrifici» (3757) Parere delle Commissioni I, V e XIII.

VIII Commissione (Ambiente):
SCHIRRU ed altri: «Disposizioni per la promozione delle costruzioni in terra cruda» (2358) Parere delle Commissioni I, V, VII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

X Commissione (Attività produttive):
DI STANISLAO: «Disposizioni per la diffusione del commercio equo e solidale» (3746) Parere delle Commissioni I, III, V, VII, VIII, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
MOTTA ed altri: «Modifiche all'articolo 13 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, nonché delega al Governo per la ridefinizione della disciplina relativa all'indennizzo del danno biologico nell'ambito dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali» (3690) Parere delle Commissioni I, V e XII;
BUCCHINO ed altri: «Modifica all'articolo 8 della legge 30 aprile 1969, n. 153, in materia di garanzia dell'integrazione al trattamento minimo in favore dei pensionati emigrati che rientrano in Italia» (3749) Parere delle Commissioni I, III e V.

XII Commissione (Affari sociali):
FARINA COSCIONI ed altri: «Norme per la prevenzione e la cura dell'anoressia, della bulimia e degli altri disturbi del comportamento alimentare» (3754) Parere delle Commissioni I, V, VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti):
BERGAMINI ed altri: «Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, recante disposizioni in materia di integrazione della disciplina amministrativa degli esercizi pubblici di telefonia e internet» (3787) Parere delle Commissioni II, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Commissioni riunite III (Affari esteri) e VI (Finanze):
SARUBBI ed altri: «Istituzione di un'imposta sulle transazioni finanziarie in favore di interventi di solidarietà nazionale e internazionale» (3740) Parere delle Commissioni I, V, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, con lettera in data 22 ottobre 2010, ha inviato - ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 2009, n. 6 - la relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana.
Il predetto documento sarà stampato e distribuito (doc. XXIII, n. 2).

Trasmissioni dal Presidente del Senato.

Il Presidente del Senato, con lettera in data 20 ottobre 2010, ha comunicato che la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Consiglio sull'estensione del campo di applicazione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul trasporto transfrontaliero professionale su strada del contante in euro tra gli Stati membri dell'area dell'euro (COM(2010)376 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 55).

Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Il Presidente del Senato, con lettera in data 20 ottobre 2010, ha comunicato che la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1, 5 e 6, del regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
sulla proposta di regolamento (UE) del Consiglio sul regime di traduzione del brevetto dell'Unione europea (COM(2010)350 definitivo) (atto Senato doc. XVIII-bis, n. 17), che è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
sulla proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 708/2007 relativo all'impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente assenti (COM(2010)393 definitivo) (atto Senato doc. XVIII-bis, n. 18), che è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 22 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), per l'esercizio 2008. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 235).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettera del 12 ottobre 2010, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data, per la parte di propria competenza, alla risoluzione conclusiva NARDUCCI ed altri n. 8/00058, concernente le celebrazioni all'estero del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, accolta dal Governo ed approvata dalla III Commissione (Affari esteri) nella seduta del 26 novembre 2009.

La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettere del 19 ottobre 2010, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data agli ordini del giorno Fiorio ed altri n. 9/1634/10, concernente l'utilizzo preferenziale da parte delle mense scolastiche di prodotti agricoli della «filiera corta», accolto dal Governo nella seduta del 9 ottobre 2008, Enzo Carra n. 9/1634/51, riguardante lo sviluppo di progetti finalizzati all'applicazione delle conoscenze acquisite a seguito dell'introduzione del nuovo insegnamento «Cittadinanza e Costituzione», Paladini n. 9/1634/17, concernente il rilancio di progetti culturali e formativi incentrati sui principi di solidarietà, uguaglianza, giustizia e legalità, e Cera n. 9/1634/231, riguardante il coinvolgimento diretto di rappresentanti delle pubbliche amministrazioni nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea dell'8 ottobre 2008.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla VII Commissione (Cultura) competente per materia.

Trasmissione dal ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

Il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, con lettera in data 21 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30 della legge 28 ottobre 1970, n. 775, la relazione sullo stato della pubblica amministrazione, per l'anno 2009 (doc. XIII, n. 3-ter).
Al suddetto documento sono allegati: la relazione sui distacchi e permessi sindacali retribuiti e sulle aspettative e permessi sindacali non retribuiti, prevista dall'articolo 50, commi 3 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, comprensiva del monitoraggio della spesa per le prerogative sindacali nel settore pubblico, previsto dall'articolo 12 della legge 4 marzo 2009, n. 15, riferita all'anno 2009; la rilevazione sulle aspettative e permessi per funzioni pubbliche elettive, prevista dal citato articolo 50, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riferita all'anno 2009; e un monitoraggio sulle autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni.

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Annunzio di risoluzioni del Parlamento europeo.

Il Presidente del Parlamento europeo ha trasmesso il testo di tredici risoluzioni e una dichiarazione approvate nella sessione dal 6 al 9 settembre 2010, che sono assegnate, a norma dell'articolo 125, comma 1, del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione (doc. XII, n. 532) - alla XI Commissione (Lavoro);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'autenticazione delle monete in euro e al trattamento delle monete non adatte alla circolazione (doc. XII, n. 533) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla concessione di assistenza macro finanziaria a favore della Repubblica moldova (doc. XII, n. 534) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Consiglio recante sospensione temporanea dei dazi autonomi della tariffa doganale comune sulle importazioni di taluni prodotti industriali nelle regioni autonome di Madera e delle Azzorre (doc. XII, n. 535) - alla X Commissione (Attività produttive);
risoluzione legislativa sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e il Giappone sull'assistenza giudiziaria reciproca in materia penale (doc. XII, n. 536) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sullo sviluppo del potenziale occupazionale di una nuova economia sostenibile (doc. XII, n. 537) - alla XI Commissione (Lavoro);
risoluzione su SEE-Svizzera: ostacoli alla piena attuazione del mercato interno (doc. XII, n. 538) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (doc. XII, n. 539) - alla XII Commissione (Affari sociali);
risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Iran, in particolare sui casi di Sakineh Mohammadi-Ashtiani e di Zahra Bahrami (doc. XII, n. 540) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione su «Legiferare meglio» - 15a relazione annuale della Commissione ai sensi dell'articolo 9 del protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità (doc. XII, n. 541) - alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione sulla situazione dei Rom e la libertà di circolazione nell'Unione europea (doc. XII, n. 542) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
risoluzione sulla situazione del fiume Giordano, con particolare riferimento alla regione del Basso Giordano (doc. XII, n. 543) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sul Kenya: mancato arresto del Presidente Omar al-Bashir (doc. XII, n. 544) - alla III Commissione (Affari esteri);
dichiarazione sulla mancanza di un processo trasparente per l'Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) e il suo contenuto potenzialmente discutibile (doc. XII, n. 545) - alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 21 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la medesima comunicazione, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle sottoindicate Commissioni:
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)526 definitivo), assegnata, in data 18 ottobre 2010, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea) in sede primaria nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà;
Libro verde della Commissione per il Consiglio, il Parlamento europeo, il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni - Il futuro del sostegno al bilancio dell'Unione europea a favore dei paesi terzi (COM(2010)586 definitivo), assegnato in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri) in data 20 ottobre 2010;
Libro verde sull'estensione dell'uso degli appalti elettronici nell'Unione europea (COM(2010)571 definitivo), assegnato in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente) in data 19 ottobre 2010;
Libro verde - La politica in materia di revisione contabile: gli insegnamenti della crisi (COM(2010)561 definitivo), assegnato in sede primaria alla VI Commissione (Finanze) in data 14 ottobre 2010.

La Commissione europea, in data 21, 22 e 25 ottobre 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Affrontare la sfida della sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi (COM(2010)560 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
Relazione della Commissione - Ventunesima relazione annuale sull'esecuzione dei fondi strutturali (2009) (COM(2010)587 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Relazione della Commissione - Relazione annuale del fondo di coesione (2009) (COM(2010)589 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Proposta di regolamento del Consiglio recante i criteri che determinano quando alcuni tipi di rottami metallici cessano di essere considerati rifiuti ai sensi della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2010)576 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca centrale europea - Un quadro dell'Unione europea per la gestione delle crisi nel settore finanziario (COM(2010)579 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sullo sviluppo del sistema di informazione visti (VIS) nel 2009 (presentata conformemente all'obbligo previsto all'articolo 6 della decisione 2004/512/CE) (COM(2010)588 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
Proposta di decisione del Consiglio concernente la conclusione dell'Accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Capo Verde su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei (COM(2010)591 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla clonazione degli animali per scopi di produzione alimentare (COM(2010)585 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Relazione della Commissione concernente l'attuazione della direttiva 2008/1/CE sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento e della direttiva 1999/13/CE sulla limitazione delle emissioni di composti organici volatili dovute all'uso di solventi organici in talune attività e in taluni impianti (COM(2010)593 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo sulla protezione e sullo sviluppo sostenibile dell'area del Parco di Prespa (COM(2010)606 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e ai Parlamenti nazionali - Revisione del bilancio dell'Unione europea (COM(2010)700 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 19 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 28, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di regolamento ministeriale recante istituzione del Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell'occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale dipendente dalle imprese assicuratrici (283).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XI Commissione (Lavoro), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 15 novembre 2010. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 5 novembre 2010.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 20 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 14 luglio 1993, n. 238, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di aggiornamento 2009 del contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa (284).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 25 novembre 2010.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 21 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 40, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno 2010, relativo a contributi da erogare ad enti operanti nel settore della navigazione aerea (285).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 15 novembre 2010.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 4 giugno 2010, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/111/CE, che modifica le direttive 2006/48/CE, 2006/49/CE e 2007/64/CE per quanto riguarda gli enti creditizi collegati ad organismi centrali, taluni elementi dei fondi propri, i grandi fidi, i meccanismi di vigilanza e la gestione delle crisi (286).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VI Commissione (Finanze) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 5 dicembre 2010. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 15 novembre 2010.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1, commi 3 e 5, e 33 della legge 7 luglio 2009, n. 88, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo concernente modifiche al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, recante attuazione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del titolo VI del testo unico bancario (decreto legislativo n. 385 del 1993) in merito alla disciplina dei soggetti operanti nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi (287).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VI Commissione (Finanze) nonché, al sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 5 dicembre 2010. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 15 novembre 2010.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI

Iniziative di competenza in merito alla progressiva dismissione dall'uso scolastico dell'edificio sede della scuola secondaria di primo grado «Francesco Petrarca» a Padova - 3-00892

A)

GOISIS. - Ai Ministri per i beni e le attività culturali e dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale della città di Padova, con deliberazione della giunta n. 2010/0005 del 12 gennaio 2010, ha deciso di procedere ad una progressiva dismissione dell'edificio di via Concariola, sede della scuola secondaria di primo grado «F. Petrarca», dall'uso scolastico «limitando per il prossimo anno scolastico 2010-11 la formazione delle classi prime a solo due e a nessuna per il successivo anno scolastico 2011-12», garantendo da quest'ultimo anno la sola continuazione delle classi seconde e terze;
l'istituto in questione ospita complessivamente più di mille allievi distribuiti nel modo seguente:
a) 305 alunni della scuola secondaria di primo grado;
b) oltre 800 alunni frequentanti il centro territoriale permanente della scuola media statale «Petrarca», istituito nel 1970 per adempiere alle richieste di educazione per adulti e comprendente l'offerta educativa della scuola secondaria di I grado per adulti, nonché il biennio per la scuola secondaria di II grado;
il piano di dismissione prevede che l'utenza dell'istituto comprensivo citato sia dislocata nella sede della «scuola media statale Giotto», che teoricamente potrebbe garantire l'attivazione di tre classi prime, in quanto la quarta classe sarebbe riservata alla sezione musicale. L'istituto «Giotto» dovrebbe, di fatto, sopprimere la predetta sezione musicale;
la dismissione della scuola «Petrarca» creerebbe evidenti disagi sia al «bacino d'utenza» del quartiere situato nel settore sud-ovest del centro della città, sia agli studenti provenienti dalla periferia, costretti ad utilizzare un trasporto trasversale all'interno dei quartieri;
la «dismissione» non consentirebbe il mantenimento del centro territoriale permanente, la cui offerta formativa di qualità consente la frequentazione di numerosi corsi convenzionati e riconosciuti a livello europeo, nonché corsi di alfabetizzazione della lingua italiana, favorendo così l'integrazione dei bambini stranieri;
la motivazione addotta dalla giunta nella citata deliberazione evidenzierebbe la necessità di operare detta dismissione a causa della negativa valutazione costi-benefici ascrivibile all'esoso stanziamento di risorse per l'integrale restauro dell'edificio, in particolare delle strutture lignee di copertura e dei solai del soffitto in cannucciato e di tutti gli elementi di pregio presenti, quali opere pittoriche, stucchi, pavimenti in terrazzo alla veneziana;
la mancanza di fondi per la messa in sicurezza dell'edificio scolastico, nonché le prescrizioni della soprintendenza territorialmente competente per le attività di restauro del suddetto palazzo storico, risalente alla prima metà del Settecento, consentirebbero, a fine lavori, un uso limitato e condizionato dei locali dell'edificio da parte degli studenti;
al riguardo, si segnala che la maggior parte degli istituti scolastici del centro storico è collocata in edifici di pregio con oggettivi problemi strutturali, e quindi il carattere storico delle sedi scolastiche non può essere visto come un limite posto dalla scarsa efficienza dei locali;
il progetto di restauro, approntato dall'amministrazione comunale, avrebbe un costo di 5 milioni di euro, molto superiore rispetto ai due milioni di euro stanziati dalla regione;
la scuola «Tetrarca» ha sede nel palazzo Mussato, automaticamente inserito nell'elenco dei beni vincolati in quanto di proprietà pubblica, costruito da più di cinquanta anni, il cui progettista è Gerolamo Frigimelica Roberti, morto nel lontano 1732;
la stessa amministrazione comunale nel 1992 con la variante al centro storico ne avrebbe riconosciuto il valore, inserendolo fra le unità di piano di classe A, in quanto edificio «con carattere di permanenza storica e di particolare valore architettonico e urbanistico», in cui si potrebbe operare solo con il restauro filologico, oltre alla manutenzione ordinaria, con l'obbligo della conservazione o del ripristino dell'impianto distributivo originario e degli spazi scoperti;
quest'antica residenza signorile rischia di essere trasformata in alloggi privati di lusso «per pochi eletti», divenendo «indisponibile» alla fruizione pubblica;
la predetta trasformazione porterebbe nelle casse del comune di Padova 15 milioni di euro, ma annullerebbe il valore economico che prestigiosi rappresentanti istituzionali e l'associazione Italia nostra assegnano ai beni culturali e al paesaggio;
ai sensi degli articoli 10 e 12 del codice dei beni culturali, si deve per prima cosa procedere alla verifica del valore storico e culturale del palazzo, per ottenere l'autorizzazione all'alienazione;
pochi Paesi privilegiati come il nostro possono permettersi di far crescere almeno una parte dei propri giovani cittadini in immobili di pregio, che non devono essere abbandonati per mere questioni di sicurezza -:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere per impedire la progressiva dismissione della scuola «Petrarca», anche attraverso adeguati interventi di sostegno finanziario, onde evitare di disperdere il patrimonio educativo che la predetta scuola ha consolidato nel tempo, entrando nelle cronache della storia locale di Padova, nonché per fornire alle famiglie degli studenti la garanzia di trovare un'importante sede scolastica nel quartiere di residenza per i propri figli, limitando così l'esodo delle coppie giovani. (3-00892)

Iniziative di competenza per la tutela del «Bastione della cornacchia» sito nel comune di Portoferraio (Livorno) - 3-01200

B)

BARANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Portoferraio ha deciso di smantellare la costruzione a ridosso del «Bastione della Cornacchia», primo baluardo del fronte d'attacco del complesso difensivo e fortificato di Portoferraio;
da oltre 4 secoli i portoferraiesi fanno di tutto per trasformare la parte di fortezza in uno spazio libero da altre strutture;
si sono spese parole e sono stati scritti centinaia di articoli pro e contro la ex struttura militare, poi l'amministrazione ha dato il via ai lavori, in accordo con la provincia, unica beneficiaria del bene;
fra tutte le parole ed i progetti presentati tornano alla mente le parole del sindaco Peria (attualmente in carica), che, in risposta alle reiterate accuse che giungevano da politici e da cittadini ed in risposta a chi voleva abbattere il bene per ricavarne una zona verde, l'11 gennaio 2008 perentoriamente rilasciò queste dichiarazioni alla stampa: «Ho scritto al sovrintendente Malchiodi chiedendogli di precisare puntualmente quello che verbalmente ci è già stato detto: la sovrintendenza è orientata a non demolire nemmeno un metro quadro degli immobili attualmente presenti. Vuol fare un intervento di restauro e di recupero. Risalgono agli anni '90 le prime lettere tra le amministrazioni che si sono avvicendate e la sovrintendenza che chiariva che nulla si poteva demolire. Tutti gli immobili compresi nella Gattaia sono beni vincolati, compreso il deposito di combustibili. Dunque è esclusa ogni ipotesi di demolizione»;
ad oggi grossi mezzi meccanici hanno realizzato una massiccia opera di demolizione e viene da chiedersi, alla luce delle dichiarazioni sopra citate, se la soprintendenza abbia fatto marcia indietro, non considerando più un bene archeologico gli immobili compresi nella Gattaia;
queste domande nascono spontanee nella popolazione che si trova ad assistere all'impegno preso «a sorpresa» dall'amministrazione comunale, che intende non solo smantellare quest'appendice rimasta abbandonata fin dal dopoguerra, ma assegna l'area così derivata all'amministrazione provinciale;
il progetto prevede la costruzione della nuova «prestigiosa» sede dell'agenzia per il turismo ed i nuovi uffici della provincia di Livorno;
il luogo de quo ha, quindi, una sua storia ed un suo valore, che, giustamente, la soprintendenza di Pisa ha inteso salvaguardare, negando la demolizione degli immobili;
considerato, però, che la soprintendenza ha concesso ora il parere favorevole per lo smantellamento, che il sito attuale è stato demolito e la storia è stata abbattuta dalle ruspe, non esistendo più quel percorso storico-culturale di riferimento, distrutto completamente e per sempre, risulta contro senso a questo punto costruire nuove strutture in un punto di interesse storico ed architettonico, commettendo, ad avviso dell'interrogante, un grave errore storico;
i lavori di demolizione hanno portato alla luce il passaggio che dal «Bastione della Cornacchia» mette in comunicazione il fronte mare alla Cittadella;
non si comprende a che cosa serva, per la promozione turistica, una mega e lussuosa agenzia di rappresentanza;
la provincia stessa ha un'adeguatissima sede moderna e centrale, ci si chiede allora perché prevedere il trasferimento (costoso) in una sede più piccola, privando, tra l'altro, i cittadini dell'utilizzo della sala convegni e di altre comodità, e, soprattutto, perché murare per sempre l'accesso al mare della Cittadella;
se ci fossero solo le antiche mura, si riscoprirebbe una visuale unica che fa vedere molo Gallo e torre di Passannante -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di evitare nuove ed impopolari costruzioni che possono pregiudicare il valore storico-culturale dell'area e se intenda verificare l'attuale situazione del «Bastione della Cornacchia». (3-01200)

Iniziative in materia di raccolta ed equa distribuzione dei diritti d'autore per l'utilizzo di musica a scopo di lucro - 3-01120

C)

BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 73 della legge 22 aprile 1941, n. 633, cosiddetta legge sul diritto d'autore, prevede anche un diritto al compenso spettante per l'utilizzazione dei fonogrammi a scopo di lucro;
ai sensi del comma 2 dell'articolo 73 sopra citato, la misura del compenso per l'utilizzazione del fonogramma a scopo di lucro deve essere determinata secondo le norme del regolamento di esecuzione della legge n. 633 del 1941. Tale regolamento di esecuzione è stato approvato mediante il regio decreto n. 1369 del 1942, che, all'articolo 23, stabilisce come la misura del compenso dovuto al produttore del «disco» fonografico è determinata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, in adunanza generale;
in forza di tale disposizione è stato, quindi, emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 1° settembre 1975, che prevede, in difetto di diverso accordo tra le parti, come il compenso per la diffusione al pubblico dei fonogrammi sia dovuto nella misura del 2 per cento degli incassi lordi derivanti dall'utilizzazione dei medesimi;
la gestione della riscossione dei diritti connessi è svolta per la gran parte in ambito nazionale, ma non in via esclusiva, da Scf - Società consortile fonografici - che si occupa anche, sempre in via non esclusiva, della stipula di accordi con le diverse associazioni di categoria del settore;
in questo ambito Scf, il 30 dicembre 2009, ha stipulato un accordo economico di natura «privatistica» con Fipe-Confcommercio per la riscossione dei diritti connessi esclusivamente nei confronti dei propri associati;
successivamente in data 19 aprile 2010, la Siae (Società italiana autori ed editori) ha sottoscritto un accordo di collaborazione con Scf, valido fino al 2012, per la gestione delle attività di raccolta dei diritti connessi discografici, limitatamente all'area delle utilizzazioni di pubblica diffusione di musica registrata. In virtù di tale accordo, Scf ha conferito a Siae l'incarico in esclusiva di riscuotere da discoteche, discobar e locali pubblici analoghi i compensi riferiti alla diffusione di musica registrata nell'ambito di intrattenimenti, spettanti anche ad artisti e produttori a titolo di diritto connesso;
la Siae, nella gestione della raccolta dei compensi per diritti connessi in favore di Scf, ha inaugurato una prassi che, nei fatti, crea una vera e propria disinformazione volta ad indurre gli utenti a credere, da un lato, che la modalità di calcolo dei diritti connessi sia solo quella stabilità dal citato accordo di collaborazione Fipe/Scf e, dall'altro, che il non essere associati Fipe implica un automatico incremento del 30 per cento di tale compenso discrezionalmente calcolato e riscosso. Conseguentemente, si produce una condotta in difformità alla normativa in materia: ovvero si contravviene a quanto espressamente disciplinato dal combinato disposto degli articoli 72 e 73 della legge sul diritto d'autore, dell'articolo 23 del regolamento di esecuzione della medesima e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° settembre 1975 e con il rischio che Scf si avvalga delle proprie prerogative nell'ambito del mercato dei diritti connessi, a discapito di altri titolari di fonogrammi e, soprattutto, di altre associazioni nazionali di categoria, come, ad esempio, Assointrattenimento Confindustria (peraltro dal 2004 già vincolata con Scf da specifica convenzione attualmente in vigore), i cui associati subiscono da Scf e da Siae indebite richieste, trattamenti diversificati e peggiorativi finalizzati ad indurre i medesimi ad abbandonare le proprie associazioni di riferimento -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato rispetto ad una situazione che vede la Siae porre in essere atteggiamenti volti a facilitare e giustificare veri e propri «cartelli» monopolistici, anziché assicurare, in forza del proprio ruolo istituzionale, parità di trattamento a tutte le associazioni di categoria, con il conseguente puntuale rispetto della normativa vigente e delle altre convenzioni attualmente operanti in materia di diritti connessi all'esercizio del diritto d'autore. (3-01120)

Chiarimenti in merito a procedimenti disciplinari a carico di un rappresentante sindacale che opera nell'ambito del Dipartimento della protezione civile - 3-01068

D)

LOLLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le vicende riguardanti il decreto-legge n. 195 del 2009, che prevedeva il varo della Protezione civile servizi spa, poi convertito, con lo stralcio proprio dell'articolo sulla Protezione Civile spa, dalla legge n. 26 del 2010, hanno coinvolto non solo il Parlamento, l'opinione pubblica, i mass media, ma anche le organizzazioni sindacali della Presidenza Consiglio dei ministri all'interno della quale è incardinato il Dipartimento della protezione civile;
le organizzazioni sindacali che hanno espresso pareri fortemente negativi sulla costituzione della Protezione civile nazionale in società per azioni ed hanno intrapreso numerose iniziative di mobilitazione e di denuncia. In una di queste circostanze un rappresentante sindacale della Cgil, nel mese di gennaio 2010, ha rilasciato delle dichiarazioni alla web tv Youdem parlando di progetti politici legati alla costituzione della società per azioni. Sempre lo stesso rappresentante sindacale è intervenuto con gli stessi argomenti anche durante una trasmissione radiofonica sul palinsesto Elleradio, aggiungendo quali sarebbero state le ricadute sui lavoratori;
questa attività dell'organizzazione sindacale e del suo rappresentante, alla quale si affiancano manifestazioni e presidi sindacali anche in piazza Montecitorio, accadeva prima dell'intervento della magistratura e prima che l'utilizzo delle ordinanze e del potere di deroga della protezione civile per eventi non emergenziali assumesse le dimensioni di uno scandalo politico-finanziario e assurgesse a cronaca;
i recenti fatti, connessi anche all'iter parlamentare del decreto-legge n. 195 del 2009, hanno avviato una discussione politica sull'opportunità di rivedere la legge n. 401 del 2001, nella parte che assegna alla Protezione civile la gestione dei cosiddetti grandi eventi, non solo perché essi, trattandosi di eventi non calamitosi, possono essere pianificati per tempo e gestiti, quindi, con gli ordinari strumenti di governo del territorio, ma, soprattutto, perché è stato dimostrato che, data l'alta frequenza del loro verificarsi negli ultimi anni, essi hanno pesantemente distolto il dipartimento dalla sua primaria attività, volta alla tutela dei cittadini e del territorio dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali ed antropiche, così come dettato dalla legge n. 225 del 1992;
quanto detto in precedenza, in sostanza, rappresenta quanto denunciato dal dirigente sindacale; consta all'interrogante che per tale denuncia risulta che il sindacalista sia stato destinatario di procedimenti disciplinari;
alcuni dei numerosi provvedimenti disciplinari a carico del sindacalista sono già stati oggetto di interrogazioni parlamentari, alle quali il Governo ha risposto in maniera, secondo l'interrogante, evasiva e non esaustiva circa il lesivo comportamento intrapreso nei suoi confronti in relazione alle prerogative e alle normative vigenti in materia di libertà sindacali sancite dalla Costituzione;
il dirigente sindacale di cui sopra, insieme ad altri esponenti sempre della Cgil in seno al Dipartimento protezione civile, parrebbe sia considerato «non sindacalista» sia dal Dipartimento protezione civile sia dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e per questo destinatario di continue e ininterrotte note di contestazioni circa le sue prerogative di libertà sindacali e permessi sindacali, tali da configurare, come del resto contestato dagli uffici del dipartimento, assenze ingiustificate dal servizio nonostante le reiterate chiarificazioni fornite sia dalla Funzione pubblica Cgil sia dalla Cgil confederale, che, tramite comunicazioni scritte, hanno confermato la posizione del dirigente sindacale in questione in seno alla Cgil -:
se risulti vero quanto riportato in premessa;
se risulti vero che sia stato formalizzato al dirigente sindacale Cgil un «rimprovero scritto», ai sensi dell'articolo 64, comma 2, del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro;
quali siano le motivazioni che portano a richiamare un esponente sindacale nell'espletamento delle sue funzioni;
cosa intenda fare il Presidente del Consiglio dei ministri rispetto all'emanazione di questi provvedimenti. (3-01068)

MOZIONI REGUZZONI ED ALTRI N. 1-00445, FLUVI ED ALTRI N. 1-00462, MISITI ED ALTRI N. 1-00463, OCCHIUTO ED ALTRI N. 1-00465, BORGHESI ED ALTRI N. 1-00466 E CICCHITTO ED ALTRI N. 1-00467 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A GARANTIRE L'ACCESSO AL CREDITO DI FAMIGLIE E IMPRESE, IN RELAZIONE AI NUOVI PARAMETRI STABILITI DALL'ACCORDO «BASILEA 3»

Mozioni

La Camera,
premesso che:
lo sviluppo del sistema industriale non può prescindere dal supporto del sistema creditizio, in termini di finanziamento sia della gestione corrente, sia degli investimenti; nell'attuale congiuntura, poi, il credito diventa per tutte le imprese, e soprattutto per le piccole e medie, addirittura essenziale;
la genesi della pesante crisi economico-finanziaria che ha investito i mercati di tutto il mondo ha aperto la discussione sulla patrimonializzazione degli istituti di credito e sugli eccessivi livelli di rischio che questi ultimi assumono; il crac di Lehman Brothers di due anni fa ha fatto drammaticamente emergere l'abuso della leva finanziaria da parte degli istituti di credito e il problema della qualità degli strumenti finanziari detenuti dalle banche stesse; i 613 miliardi di dollari di debito dell'istituto americano hanno portato all'avvio del procedimento fallimentare e, dopo il caso Lehman Brothers, altri colossi legati al credito e alla finanza immobiliare, quali Fannie Mae e Freddie Mac, sono stati salvati dall'intervento del Dipartimento del tesoro statunitense; alla crisi finanziaria si sono aggiunti, in Europa, i contraccolpi dapprima su gran parte delle banche britanniche, fino alla crisi del sistema finanziario della Grecia, dove il deficit di bilancio è schizzato, nel 2009, al 12,7 per cento del prodotto interno lordo;
sui mercati finanziari occidentali è ancora alto il rischio derivante dal collocamento, presso aziende e famiglie, di prodotti finanziari caratterizzati da strutture derivate che non si coniugano né con l'economia reale, né con le esigenze di risparmio dei cittadini, ma che, al contrario, garantiscono quasi esclusivamente forti ritorni commissionali ai collocatori;
nel mese di settembre 2010 il Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria ha riscritto l'accordo cosiddetto Basilea 2 per arrivare all'accordo Basilea 3, che verrà formalmente sottoscritto dai Capi di Stato e di Governo al G20 del novembre 2010 a Seul e che mira a rafforzare il patrimonio delle banche, al fine di scongiurare nuove catastrofi finanziarie; l'intesa è stata raggiunta dopo un ampio confronto tra le autorità bancarie europee, timorose che i nuovi parametri potessero limitare la loro operatività;
in particolare, il nuovo accordo prevede l'invarianza dell'attuale requisito minimo per il patrimonio complessivo, che resta all'8 per cento in rapporto alle attività ponderate per il rischio e l'innalzamento dal 4 per cento al 6 per cento del Tier 1 Capital, che è il requisito del patrimonio di base; viene poi stabilito che alle banche verrà richiesto di mantenere un cuscinetto (buffer) di capitale aggiuntivo sopra i minimi, pari al 2,5 per cento, soggetto all'aumento nelle fasi di crisi;
i nuovi requisiti saranno pienamente a regime solo nel 2019, prevedendo un innalzamento graduale delle soglie;
l'accordo Basilea 3 suscita forti e giustificati timori nel mondo industriale ed, in particolare, tra le piccole e medie imprese in merito ai nuovi requisiti in esso previsti aventi lo scopo di rafforzare il capitale delle banche; si evidenzia il rischio che venga ridotto il credito non solo alle imprese ma anche alle famiglie, con un ampio differenziale tra tassi a credito e tassi a debito. C'è il fondato rischio, quindi, che il nuovo accordo penalizzi l'economia reale in una fase ancora molto delicata con il nostro sistema industriale che sta uscendo faticosamente dal vortice della crisi; è fondamentale garantire il supporto del sistema creditizio e scongiurare il pericolo che la capitalizzazione richiesta alle banche dai nuovi accordi di Basilea 3 possa portare ad una forte stretta sul credito,

impegna il Governo

a monitorare nel tempo la situazione del sistema creditizio ed eventualmente ad intervenire con determinazione affinché si assicuri la costante erogazione del credito, anche d'intesa con la Banca d'Italia e l'ABI, al fine di prevenire le possibili conseguenze negative che possono derivare dall'applicazione dei nuovi parametri patrimoniali previsti dall'accordo Basilea 3 nei confronti delle imprese e delle famiglie.
(1-00445)
«Reguzzoni, Maggioni, Montagnoli, Luciano Dussin, Fogliato, Lussana, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi, Zaffini».

La Camera,
premesso che:
la crisi che a partire dal 2007 ha colpito il sistema finanziario internazionale ha generato effetti dirompenti sulle economie dei principali Paesi. Le autorità hanno reagito in una prima fase con misure di emergenza e, successivamente, con l'avvio del processo di riforma della regolamentazione bancaria e finanziaria e della vigilanza;
il Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria ha elaborato una articolata proposta di revisione delle regole per le banche, con l'obiettivo di prevenire l'eccessiva assunzione di rischi da parte degli operatori e rendere il sistema finanziario nei prossimi armi più solido e prudente;
nel settembre 2010 i Governatori e i capi delle autorità di vigilanza del G20 hanno approvato le proposte del Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria, che saranno sottoposte al vaglio dei Capi di Stato e di Governo nel G20 agli inizi di novembre 2010;
un primo obiettivo del nuovo accordo è di rafforzare, non solo in termini di quantità ma soprattutto in termini di qualità, il capitale delle banche per far tirante ai rischi legati all'espansione dell'attività finanziaria;
un secondo altrettanto importante obiettivo è quello di disegnare norme che riducano la cosiddetta prociclicità, che contribuiscano cioè a contenere la crescita eccessiva dell'attività finanziaria nei periodi di espansione economica e assicurino che le banche abbiano sufficienti risorse per affrontare le fasi negative del ciclo;
per evitare che le nuove regole rappresentino un freno alla debole ripresa in corso, le autorità di regolamentazione hanno concesso alle banche un periodo di transizione per adeguarsi: le nuove regole inizieranno ad applicarsi dal primo gennaio 2013, ma entreranno in vigore integralmente solo nel 2019;
le proposte di riforma hanno suscitato sul mercato reazioni diverse. In particolare, banche e imprese hanno lamentato un'eccessiva severità delle nuove regole, preoccupate rispettivamente del costo associato a più elevati requisiti di capitale e delle possibili ricadute sul finanziamento degli investimenti e, dunque, sulla ripresa economica;
la Banca d'Italia stima che, per il nostro Paese, un aumento di un punto percentuale del rapporto di capitalizzazione, realizzato in un arco temporale di 4 anni, produrrebbe nei prossimi 4-5 anni un tasso di crescita annuo del prodotto interno lordo inferiore di circa lo 0,1 per cento rispetto a quello che si sarebbe realizzato in assenza della riforma. D'altro canto, la maggiore solidità del sistema finanziario indotta dalla riforma ridurrebbe la probabilità di crisi finanziarie e le ricadute negative sulla crescita economica, che in Italia nel biennio 2008-2009 hanno provocato una caduta del prodotto pari ad oltre il 6 per cento;
tuttavia, l'accordo di Basilea 3 fornisce indicazioni ancora vaghe su due problemi cruciali. Anzitutto, l'esistenza di un rapporto minimo tra capitale e attivo ponderato per il rischio, non ha impedito a molte banche di accumulare un attivo per un valore pari a molte decine di volte rispetto al capitale. Lehman Brothers, prima di fallire, aveva un livello di Tier 1 Capital dell'11 per cento, ben superiore al nuovo minimo definito dal Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria. I coefficienti patrimoniali sono un requisito necessario ma non sufficiente a misurare i rischi e a prevenire eventuali nuove crisi finanziarie. Assieme ai requisiti patrimoniali è urgente affrontare, da un lato, il tema dell'eccessiva leva finanziaria e, dall'altro, quello della scarsa liquidità disponibile a breve;
per quanto concerne la leva, il limite è stato individuato solo in via preliminare, rinviandone la definizione al 2017, in previsione della sua entrata in vigore nell'anno successivo;
riguardo al rischio di liquidità, l'accordo si limita a dire che nel 2011 inizierà un periodo di osservazione, in vista dell'introduzione di un coefficiente di liquidità nel 2015, senza specificare neppure in via preliminare un criterio quantitativo;
gli effetti della riforma sul sistema produttivo italiano potranno risultare diversificati. Le imprese più indebitate verso il sistema bancario potrebbero subire maggiormente le conseguenze di un irrigidimento delle politiche creditizie;
in particolare, le più esposta sembrano essere le imprese di minore dimensione, per il minore potere contrattuale che possono vantare nei confronti delle banche;
i dati della Centrale dei bilanci relativi a un campione di circa 50.000 imprese indicano che quelle con meno di 50 addetti presentano una struttura finanziaria relativamente fragile e un'elevata esposizione nei confronti dei sistema bancario. In particolare, il grado di indebitamento delle piccole imprese risulta significativamente più elevato rispetto a quello delle imprese di maggiore dimensione;
tra il 2005 e il 2008 il rapporto tra i debiti finanziari e la somma degli stessi con il patrimonio netto è risultato in media pari al 58,3 per cento, circa due punti percentuali in più rispetto alle imprese di media dimensione e oltre 10 punti in più rispetto alle grandi. Il maggiore indebitamento delle piccole imprese si riflette in una più contenuta capacità di sostenerne gli oneri finanziari, che rappresentano oltre il 30 per cento del margine operativo lordo, contro valori compresi tra il 20 e il 25 per cento per le imprese più grandi;
a causa della sostanziale assenza di canali di finanziamento alternativi al credito, la dipendenza delle piccole imprese dalle banche è più elevata della media: la quota di debiti bancari sul totale dei debiti finanziari è pari all'83 per cento; tale valore, prossimo a quello registrato per le imprese medie, è più elevato rispetto alle grandi di circa 30 punti percentuali;
per comprendere appieno i possibili effetti della riforma, vanno tuttavia adeguatamente considerati diversi fattori;
in primo luogo, è possibile stimare che le imprese con meno di 20 addetti sono finanziate in misura minore dalle banche più grandi e complesse che subiranno il maggiore impatto della riforma. La quota di credito concesso da questi intermediari alle piccole imprese è pari a circa il 45 per cento, contro un valore prossimo al 53 per cento per le imprese medio-grandi;
inoltre, ed è il fattore più significativo, un buon numero di banche italiane di medie e piccole dimensioni è già oggi caratterizzato da livelli di patrimonio superiori a quelli richiesti dalle nuove regole;
in ogni caso, la fase transitoria potrebbe aiutare a trovare soluzioni adeguate a specificità nazionali,

impegna il Governo:

a prevedere strumenti per incentivare le imprese a rafforzare la propria struttura finanziaria, agevolando questo processo con adeguate misure a sostegno delle operazioni di capitalizzazione o di altre operazioni volte ad accrescere la dimensione d'impresa e, con essa, la capacità di accedere direttamente ai mercati finanziari, al contempo favorendo opportuni meccanismi di garanzia pubblica sui finanziamenti a medio e lungo termine concessi dalle banche alle piccole e medie imprese;
a impegnarsi nelle opportune sedi internazionali, affinché l'accordo trovi, diversamente da quanto accaduto con Basilea 2, applicazione omogenea non solo in Europa ma a livello globale, e affinché nella sua concreta attuazione siano tenuti nella massima considerazione il differente peso che le banche hanno per il finanziamento dei settori produttivi nei diversi Paesi e il modello di business delle diverse banche, in maniera da penalizzare chi ha maggiore probabilità di ingenerare crisi sistemiche ed evitando che siano penalizzati, nelle misure sulle deduzioni dal patrimonio di vigilanza, Paesi come l'Italia in cui, a causa del regime fiscale, si sono accumulate ingenti imposte differite attive (dta).
(1-00462)
«Fluvi, Boccia, Lulli, Carella, Causi, Ceccuzzi, D'Antoni, Fogliardi, Graziano, Marchignoli, Piccolo, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Vaccaro, Verini, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Martella, Mastromauro, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
i Governatori e i capi delle autorità di vigilanza del G20 hanno approvato, su proposta del Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria, un nuovo accordo, il cosiddetto Basilea 3;
il nuovo accordo impone requisiti patrimoniali più severi per l'operatività delle banche per consentire loro di disporre di maggiori risorse per affrontare crisi, tipo quella mutui subprime, che hanno messo in ginocchio il sistema finanziario e l'economia internazionale;
l'entrata in vigore sarà graduale, dal 1o gennaio 2013 per giungere alla piena attuazione al 1o gennaio 2019;
l'accordo intende intervenire ed agire su quelli che sono ritenuti i requisiti chiave imposti alle banche nella loro attività e che vengono misurati dal rapporto tra il patrimonio di vigilanza, cioè i fondi sui quali una banca può contare in una fase di necessità, e il totale delle sue attività per tenere conto delle effettive caratteristiche del rischio;
l'accordo avrà un'approvazione «politica» nella riunione dei Capi di Stato e di Governo del G20 che si terrà a novembre 2010 a Seul;
l'applicazione di questo accordo rischia di avere un serio contraccolpo a livello sociale, in quanto le banche, per adeguarsi ai nuovi criteri, potranno farlo solo ricapitalizzandosi o/e riducendo gli impieghi, o procedendo ad una stretta creditizia che si ripercuoterebbe inevitabilmente sulle piccole e medie imprese e sulle famiglie;
il Mezzogiorno già vive un'estrema difficoltà di accesso al credito da parte di imprese e famiglie; con l'applicazione dell'accordo Basilea 3 la difficoltà potrebbe aggravarsi, impedendo la ricostruzione e il sostegno al Sud di medie e piccole imprese che da sempre rappresentano la spina dorsale di un efficace e duraturo sviluppo economico e un volano occupazionale indispensabile;
l'accordo Basilea 3 può diventare un'importante innovazione se le banche torneranno a prestare maggiore attenzione alla qualità dei progetti imprenditoriali da finanziare in modo che nel giudicare i progetti non si guardi solo al bilancio dell'azienda, ma anche al suo trend di sviluppo, agli investimenti e alla possibilità di espansione nel territorio;
l'applicazione corretta nelle diverse aree geografiche del Paese è il requisito fondamentale, affinché si possa evitare l'effetto distorsivo nelle diverse economie presenti sul territorio italiano, effetto che amplierebbe il profondo differenziale già esistente tra Nord e Sud;
oggi le imprese e le famiglie del Sud scontano un costo del credito superiore di almeno un punto percentuale rispetto ai costi del credito sostenuti dagli stessi soggetti nel Centro-Nord,

impegna il Governo:

ad assumere ogni iniziativa di competenza al fine di evitare che l'applicazione dell'accordo Basilea 3 penalizzi l'accesso al credito per piccole e medie imprese, nonché per le famiglie;
ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a garantire l'accesso al credito alle famiglie e alle piccole e medie imprese anche nei territori meridionali;
a monitorare e ad accompagnare l'applicazione dell'accordo Basilea 3, affinché questa possa avere effetti positivi nelle aree svantaggiate del Paese, considerato che ciò è il requisito fondamentale per evitare effetti ulteriormente distorsivi nelle diverse economie presenti sul territorio italiano, effetti che amplierebbero il profondo differenziale già esistente tra Nord e Sud.
(1-00463)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
secondo la Banca d'Italia, grazie al nuovo accordo Basilea 3 si avrà un più severo e omogeneo quadro di regole che rappresenta la condizione necessaria per rendere più solido il sistema finanziario e costituisce uno stimolo per l'adozione di comportamenti virtuosi da parte delle imprese;
tuttavia, nel corso dei numerosi incontri e convegni organizzati per analizzare l'impatto del nuovo accordo internazionale Basilea 3, che sarà portato all'approvazione del G20 dei Capi di Stato e di Governo di Seul agli inizi di novembre 2010, sono emerse preoccupazioni e timori per i possibili effetti sul comparto creditizio, soprattutto su quello maggiormente concentrato sull'attività di intermediazione tradizionale rispetto a quello dedito all'investment bank;
i timori sono legati alle conseguenze che i nuovi requisiti di capitale, richiesti agli istituti per fare fronte ai rischi, potranno avere sull'economia;
in particolare, il rapporto tra il patrimonio delle banche (capitale azionario più riserve di bilancio) e le sue attività, salirà dal 2 per cento al 4,5 per cento e potrà, inoltre, essere richiesto anche un ulteriore 2,5 per cento da usare nei periodi difficili, che porterà la percentuale al 7 per cento. Sono, inoltre, previsti test per un tetto sulla leva finanziaria pari al 3 per cento del capitale Tier 1;
anche se gli istituti italiani possono contare su una qualità complessivamente buona del capitale, secondo il vicedirettore della Banca d'Italia, Maria Tarantola, l'impatto sulle banche non sarà trascurabile e peserà su quelle di maggiori dimensioni che mostrano livelli medi di patrimonializzazione meno elevati nel confronto internazionale;
infatti, le piccole e medie banche italiane presentano già livelli di patrimonio superiori a quelli richiesti dalle nuove regole, come confermato anche da un'analisi condotta dalla società di consulenza Oliver Wyman su un campione di 45 banche medie (con attivi totali compresi fra 10 e 40 miliardi di euro) e medio-piccole (500 milioni di euro e 10 miliardi di euro) italiane, secondo cui il comparto è già sostanzialmente in linea con l'accordo Basilea 3;
tuttavia l'accordo Basilea 3 prevede anche l'introduzione di una serie di cuscinetti di emergenza per assorbire eventuali perdite in particolari fasi di mercato. Il primo, detto conservation buffer, sarà obbligatorio e aumenterà progressivamente fino al 2019. L'applicazione dell'altro, il cosiddetto countercyclical buffer, resta a discrezione delle singole banche centrali nazionali e servirebbe a evitare eccessi nei periodi di forte crescita del credito. In caso di introduzione di quest'ultima misura precauzionale, i requisiti minimi patrimoniali dovranno essere aumentati ulteriormente e l'impatto a livello aggregato potrebbe arrivare fino a 3 miliardi di euro (2,2 miliardi di euro per le banche medie e 800 milioni di euro per quelle piccole);
un aumento dei requisiti patrimoniali delle banche produrrà un aumento del costo del capitale che, inevitabilmente, per le considerazioni di cui sopra, avrà l'effetto di aumentare il tasso sui prestiti concessi;
in tal caso, questi istituti sarebbero inevitabilmente costretti a ridurre gli impieghi, penalizzando quindi l'accesso al credito da parte delle aziende, soprattutto quelle più piccole e che insistono sul territorio;
la situazione potrebbe ancor più aggravarsi con l'ingresso della nuova direttiva anticrisi in discussione a Bruxelles, che riscrive le regole sul Fondo interbancario di garanzia dei depositi e sui criteri di misurazione dei contributi delle banche al Fondo, che inciderebbe in maniera decisa sui bilanci aziendali (oggi i contributi versati dalle banche sono virtuali e diventano concreti solo in caso di necessità), imponendo alle banche di prevedere accantonamenti in 10 anni pari all'1,5 per cento dei depositi;
il rischio di pesanti ricadute sull'economia è così avvertito che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione di ben 68 punti in cui si chiede una più attenta analisi delle conseguenze del nuovo accordo per l'economia, un maggior coinvolgimento delle autorità europee e l'eliminazione di ogni possibile asimmetria regolamentare con altri Paesi extraeuropei, in particolare con la regolamentazione degli Stati Uniti i cui istituti creditizi, peraltro, hanno goduto dei salvataggi pubblici e pensano, quindi, di stare in condizioni migliori dei loro competitor europei;
sempre secondo il vice direttore della Banca d'Italia, dopo l'entrata in vigore dell'accordo Basilea 3, la debolezza della struttura finanziaria delle piccole aziende potrebbe incidere negativamente sulle condizioni di accesso al credito;
per l'Associazione bancaria italiana vi saranno inevitabili costi per la ripresa dell'economia, cosa che provocherà la riduzione delle risorse disponibili per il suo finanziamento;
è tutto da verificare che l'innalzamento dei requisiti basti ad evitare nuove crisi: basti pensare che i principali artefici della crisi finanziaria furono Fannie Mae e Freddie Mac, due aziende che operavano nel campo delle ipoteche immobiliari, quindi esentate dal rispetto delle regole di Basilea 2, mentre sarebbe opportuno puntare su maggiori controlli e supervisioni;
è opportuno vigilare affinché le regole dell'accordo Basilea 3 non penalizzino troppo gli istituti prestatori di garanzia, ossia i confidi che, per definizione, sono tra le istituzioni più attente alle piccole e medie imprese e considerati enti mutualistici nella maggior parte dei casi, con finalità diverse dalla massimizzazione dei profitti,

impegna il Governo:

ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché non si ricorra ad aumenti degli spread applicati per realizzare accantonamenti di capitale che consentano di rientrare nei nuovi parametri patrimoniali previsti per gli istituti bancari, poiché tali aumenti graverebbero principalmente sulle famiglie e sulle aziende sottopatrimonializzate;
a valutare l'opportunità di prevedere misure di sostegno per le operazioni di capitalizzazione, o per le operazioni volte ad accrescere la dimensione delle imprese italiane;
a verificare attentamente che l'imposizione del nuovo corso di regole non generi svantaggi competitivi sui mercati internazionali;
a tenere in considerazione le indicazioni della citata risoluzione del Parlamento europeo e della Commissione europea prima di legittimare l'introduzione delle nuove regole nel corso dell'incontro di Seul del G20;
a considerare prioritaria, nella stesura delle proposte finali, l'indicazione di nuovi principi volti a ridurre il ruolo ufficiale delle agenzie di rating.
(1-00465)
«Occhiuto, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro, Cera, Libè, Rao, Anna Teresa Formisano, Ruggeri, Poli».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
i nuovi accordi di Basilea 3, ancora in corso di elaborazione definitiva, modificheranno i criteri già stabiliti con Basilea 1 (1998) e Basilea 2 (2008): essi fissano, alzandoli, i requisiti minimi di capitale delle banche proporzionalmente ai rischi che assumono, prevedono una serie di «cuscinetti» (liquidità) di capitale aggiuntivi (pari al 2,5 per cento, ma che potrebbe aumentare fino al 5 per cento) nelle fasi economiche a rischio, prevedono sanzioni nel caso di violazione delle nuove regole, quale il divieto di pagare bonus ai manager o cedole ai soci;
gli obiettivi perseguiti sono principalmente quelli di evitare nuove gravi crisi come quella del 2007-2008, evitare che eventuali nuove crisi bancarie creino un effetto-contagio che metta a repentaglio l'intero sistema finanziario europeo ed evitare che siano sempre e solo i contribuenti a pagare il conto del salvataggio delle banche;
in assenza di rialzo dei tassi ed in assenza di previsioni che indichino una forte ripresa economica - i recenti dati Istat segnalano un recupero del prodotto interno lordo italiano, intorno all'1 per cento entro la fine del 2010, ma le prospettive di ripresa sono molto incerte e l'aumento del prodotto interno lordo è molto basso rispetto alle performance degli altri Paesi dell'Unione europea, tra i quali la Germania con un aumento del prodotto interno lordo del 3 per cento - l'unica leva a disposizione del management delle banche sembrerebbe essere la compressione dei costi, di tutti i costi, in particolare quelli operativi e del lavoro;
nel caso del nostro Paese, non poche banche potrebbero dover ridurre drasticamente la distribuzione di dividendi per anni o chiedere di finanziare aumenti di capitale agli azionisti, quegli stessi azionisti che hanno già visto la redditività calare in modo drastico per effetto della crisi finanziaria e della recessione;
l'allineamento alle regole dell'accordo di Basilea 3 non potrà non comportare dei costi, in quanto una migliore qualità ed una maggiore quantità di capitale di garanzia potranno essere raggiunti solo attraverso un rimodellamento della struttura di ciascun istituto, ristrutturazione che imporrà dei costi quale prima conseguenza;
il rischio maggiore è quello di un inasprimento del costo del danaro: molto dipenderà dai parametri che saranno assunti nella stesura finale dei nuovi accordi, ma il rischio rimane anche nel caso di attenuazione degli effetti, grazie ad un'applicazione graduale delle nuove regole, al momento prevista a partire dal 2012; il Comitato ne sta ancora discutendo, in quanto le proposte definitive saranno presentate al G20 in programma a Seul nel mese di novembre 2010;
l'Unione europea sta lavorando per dare un nuovo corso alle regole anticrisi per il settore finanziario, in vista della consultazione pubblica del mese di dicembre 2010 che porterà, nella primavera 2011, ad una proposta legislativa;
la peculiarità del tessuto produttivo ed economico del nostro Paese, la fortissima presenza di piccole imprese, la forte vocazione manifatturiera rendono le banche il canale principale di erogazione delle risorse: per uscire dalla crisi le imprese, grandi, medie e piccole, hanno bisogno di credito, da utilizzare per affrontare le emergenze, per ricominciare a investire, per sopravvivere ai contraccolpi già subiti a causa della grave recessione e per affrontare un futuro ancora denso di incertezze;
il credito alimenta le imprese, la cui crescita rende necessarie a sua volta nuove fonti di finanziamento, creando un circuito virtuoso per tutte le parti coinvolte - imprese (e lavoratori), banche e Stato - che si avvantaggia di maggiori entrate fiscali;
il credito alimenta anche le famiglie, che possono aumentare le proprie capacità di spesa in beni di consumo o durevoli, favorendo anche in questo caso l'economia nel suo insieme;
negli ultimi mesi sono stati resi noti casi in cui imprenditori ed imprenditrici italiani recatisi in banca abbiano sentito già evocare l'accordo Basilea 3 quale giustificazione di dinieghi di accesso al credito;
il Governatore Mario Draghi ha rassicurato il Paese dichiarando che le nostre banche «sono solide ed hanno requisiti patrimoniali superiori ai minimi, nella media internazionale e a volte anche meglio» ed ha aggiunto che «le banche oggi non hanno difficoltà né di raccolta di fondi, né, per la maggior parte, di capitale, però preferiscono investire altrove, in impieghi più remunerativi»,

impegna il Governo:

a promuovere, nel rispetto delle competenze istituzionali, le basi, anche normative, adeguate a consentire un ordinato svolgimento dell'attività di credito da parte delle banche, affinché esso non sia di ostacolo agli obiettivi di sviluppo e di espansione sui mercati delle imprese finanziate;
a farsi promotore nelle debite sedi di proposte volte al coordinamento, almeno in sede europea, ai fini dell'applicazione omogenea delle nuove regole dell'accordo Basilea 3 nei Paesi membri;
a vigilare affinché i nuovi accordi di Basilea 3 non siano invocati quali alibi rispetto all'erogazione del credito alle imprese, in particolare quelle piccole, anche adottando opportuni strumenti affinché la stabilità delle banche non sia perseguita penalizzando i flussi di credito alle imprese;
ad adottare ogni iniziativa di competenza al fine di evitare che alle aziende che hanno chiuso in perdita il bilancio 2009 a causa della recessione, ma che sono sane e reagiscono, vengano bloccati i progetti;
ad intervenire, contestualmente ed in modo organico, con tutti gli strumenti a disposizione e di competenza per alleviare le eventuali criticità e superare i nodi che si temono, in particolare per l'accesso al credito delle piccole imprese e delle famiglie;
ad assumere iniziative volte ad incrementare le risorse del fondo di investimento per la crescita delle piccole e medie imprese, al fine di sostenere e rafforzare i processi di patrimonializzazione ed agevolare quelli di aggregazione;
a rafforzare le attività di garanzia del fondo rivolto alle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, valutando l'incremento delle risorse a disposizione del fondo di garanzia, del tetto dell'importo del credito garantito e delle percentuali sulle quali si applica la garanzia.
(1-00466)
«Borghesi, Messina, Donadi, Cambursano, Barbato, Di Stanislao, Cimadoro».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
i Governatori e i capi delle autorità di vigilanza del G20 hanno approvato, su proposta del Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria, un nuovo accordo, cosiddetto Basilea 3 che interviene sui requisiti patrimoniali delle banche, al fine di assicurare che gli istituti dispongano di risorse adeguate a far fronte ad un'eventuale crisi, quale quella dei mutui subprime che ha messo in ginocchio il sistema finanziario internazionale;
l'entrata in vigore delle nuove previsioni sarà graduale, a partire dal 1o gennaio 2013, per giungere alla piena attuazione a decorrere dal lo gennaio 2019;
l'accordo agisce su uno dei requisiti chiave imposti alle banche nella loro operatività, costituito dal rapporto tra il patrimonio di vigilanza ed il totale dei loro impieghi (in sostanza i crediti erogati) ponderati in base alla relativa rischiosità, ovvero, in altri termini, dall'ammontare di patrimonio cui ciascuna banca può ricorrere per coprire eventuali perdite o svalutazioni che si registrassero sulle predette attività;
l'accordo presenta certamente diversi aspetti positivi, in primo luogo in quanto contribuirà a rafforzare la stabilità di lungo periodo dell'intero sistema finanziario mondiale, proteggendo meglio le istituzioni creditizie dai contraccolpi di eventuali crisi, nonché, in secondo luogo, consentirà di definire regole di patrimoniali uniformi per tutte le banche mondiali, a vantaggio del sistema creditizio italiano, il quale si è dimostrato sano e non ha avuto necessità, nella recente crisi finanziaria, di significativi interventi di patrimonializzazione;
nel corso del lungo e faticoso lavoro di preparazione dell'accordo, al di là del consenso sulla necessità di irrobustire la patrimonializzazione delle banche, è stato, tuttavia, manifestato il timore che le nuove regole possano in qualche modo limitare l'operatività degli istituti di credito, inducendoli a tenere immobilizzati capitali che potrebbero, invece, essere utilizzati per la normale operatività creditizia;
sussiste, infatti, il rischio (paventato, ad esempio, da Confindustria) che un'eccessiva «ingessatura» delle banche renda queste ultime meno propense ad erogare credito, l'imitando, quindi, la possibilità delle imprese di effettuare investimenti o, addirittura, di finanziare l'attività ordinaria, pregiudicando in tal modo la ripresa economica;
tale questione risulta particolarmente significativa in un Paese come l'Italia, il cui tessuto produttivo è costituito da circa sei milioni di imprese, delle quali più della metà individuali;
inoltre, occorre ricordare come le banche italiane, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni (banche popolari, banche di credito cooperativo) già presentino, generalmente, un rapporto tra patrimonio di vigilanza ed ammontare degli impieghi superiore a quello richiesto dalle nuove regole, e non presentino pertanto rischi sotto il profilo della stabilità;
in ragione di tale favorevole condizione (oltre che a causa del forte radicamento territoriale) tale categoria di banche, che del resto costituisce storicamente uno degli elementi caratterizzanti della struttura creditizia nazionale, si è conquistata sempre più, nel corso degli ultimi anni, un ruolo assolutamente centrale nel finanziamento del tessuto produttivo italiano, ed in particolare delle piccole e medie imprese;
in tale contesto un ulteriore rischio specifico per il sistema finanziario italiano insito nelle nuove regole dell'accordo Basilea 3 consiste nel fatto che queste ultime vincolano le banche ad accantonare maggiori risorse patrimoniali (cosiddetti buffer) nella fasi favorevoli del ciclo economico, al fine di assorbire eventuali perdite in caso di crisi particolarmente acute: tali misure anticicliche possono, infatti, costituire un problema proprio per le banche italiane di piccole e medie dimensioni, le quali, sebbene già più che adeguatamente patrimonializzate, potrebbero comunque essere costrette a reperire mezzi patrimoniali aggiuntivi, a condizioni generalmente più onerose degli istituti bancari di grandi dimensioni, ovvero a ridurre proporzionalmente il credito da loro erogato;
alla luce di tali considerazioni è, dunque, necessario che, nella fase di entrata in vigore dell'accordo di Basilea 3, ma anche, successivamente, nella sua applicazione a regime, si evitino conseguenze negative in termini di restrizione del credito a favore delle piccole e medie imprese e delle famiglie, verificando, in particolare, se le nuove regole possano determinare difficoltà per l'operatività delle banche italiane, segnatamente di piccole e medie dimensioni,

impegna il Governo:

a seguire attentamente la fase di transizione dell'entrata in vigore dell'accordo di Basilea 3, al fine di garantire adeguate condizioni di accesso al credito, in particolare a favore delle piccole e medie imprese e delle famiglie;
a valutare, in particolare, gli effetti che le misure anticicliche stabilite nell'accordo possano determinare sulle banche italiane, al fine di escludere ricadute negative sull'erogazione di credito da parte delle medesime;
ad evitare, con specifico riferimento alle banche di piccole e medie dimensioni, le quali svolgono un ruolo ormai cruciale nel finanziamento del sistema produttivo italiano, che le predette misure anticicliche possano tradursi in un vincolo automatico di maggiore patrimonializzazione delle banche stesse;
a frasi promotore, in tutte le competenti sedi internazionali, dell'esigenza di un costante monitoraggio sull'attuazione delle nuove previsioni previste dall'accordo, anche al fine di prevederne un'eventuale revisione a medio termine.
(1-00467)
«Cicchitto, Bernardo, Gava, Baldelli, Angelucci, Berardi, Del Tenno, Dima, Vincenzo Antonio Fontana, Germanà, Leo, Milanese, Misuraca, Pagano, Antonio Pepe, Pugliese, Savino, Soglia, Ventucci, Abrignani, Berruti, De Corato, Galati, Golfo, Jannone, Lazzari, Marinello, Mazzocchi, Milanato, Mistrello Destro, Pelino, Scajola, Verdini, Versace, Vignali».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)