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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 390 di giovedì 28 ottobre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, D'Alema, D'Amico, Franceschini, Lo Monte, Mecacci, Migliori, Angela Napoli, Picchi, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a sostenere con adeguati finanziamenti le attività della biblioteca nazionale centrale di Firenze, anche al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e le professionalità - n. 2-00869)

PRESIDENTE. L'onorevole Ventura ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00869, concernente iniziative volte a sostenere con adeguati finanziamenti le attività della biblioteca nazionale centrale di Firenze, anche al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e le professionalità (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, signor sottosegretario, questa interpellanza urgente ha lo scopo di conoscere le intenzioni del Governo circa le gravi condizioni in cui è venuta a trovarsi la biblioteca nazionale centrale di Firenze. Come è noto e come sarà noto al sottosegretario, la biblioteca nazionale centrale di Firenze è stata istituita subito dopo la proclamazione dell'unità nazionale, risale al 1861, ed è stata ulteriormente riconosciuta come biblioteca nazionale centrale insieme a quella di Roma su iniziativa allora, nell'Ottocento, da parte del Governo che intese in quel modo definire questi due importanti luoghi come punti di riferimento fondamentali per la conservazione e la fruizione di grandi giacimenti culturali nel campo delle pubblicazioni.
«La biblioteca nazionale centrale di Firenze ha rappresentato e rappresenta tutt'ora - cito da una mozione approvata all'unanimità dal consiglio comunale di Firenze - un inestimabile e incomparabile patrimonio culturale, dato che custodisce 120 chilometri lineari di materiale costituito da sei milioni di volumi moderni a stampa, 25 mila manoscritti, 4 mila incunaboli, 29 mila edizioni del XVI secolo, Pag. 2oltre un milione di autografi e 140 mila testate di periodici (di cui 15 mila in corso) e un ricchissimo fondo di materiali minori e speciali riuniti in un catalogo on-line dal 1985».
Possiamo dire, colleghi, che Firenze in questo modo è il principale centro bibliografico d'Italia perché, assieme alla biblioteca nazionale centrale, ci sono altri numerosi centri che si richiamano a questa tradizione. Quindi, si tratta di un patrimonio che va preservato, arricchito e ulteriormente sviluppato.
Vorrei ricordare che, a seguito dell'alluvione del 1966, si è anche sviluppato un centro di eccellenza per il restauro del libro, che è anch'esso cosa non banale. Occorre considerare i tagli previsti dall'ultima legge finanziaria e i problemi che si sono via via accumulati nella possibilità di mantenere alti i livelli di fruizione.
Signor Presidente, vorrei ricordare che la biblioteca nazionale centrale ha un'utenza di migliaia di persone ogni anno, che i contatti Internet si sono moltiplicati e che si tratterebbe di fare molto anche sull'applicazione e la messa on-line di tutto il patrimonio librario. Vi è un ritardo nella catalogazione: su sei milioni di volumi, infatti, solo due milioni e mezzo sono on-line. Inoltre, si pongono problemi relativi al modo in cui saranno conservati, considerata l'evoluzione delle produzioni sulle nuove tecnologie, i file, per i quali anche si dovrà trovare il modo in cui catalogarli e conservarli presso la biblioteca nazionale centrale di Firenze.
Inoltre, vorrei far capire che, con l'interpellanza urgente in esame, non poniamo una questione locale, come solitamente si fa. Sappiamo benissimo che si tratta di incentivare e di incrementare le forme di coordinamento sui servizi delle due biblioteche nazionali centrali, ma quando parliamo di istituzioni culturali di questo livello ci riferiamo, ovviamente e complessivamente, al patrimonio culturale del Paese.
La sensazione che si è creata ha allarmato ambienti intellettuali, ho citato il consiglio comunale e sono previste in questi giorni iniziative di solidarietà e si dovrebbero tenere, nei primi giorni di novembre, momenti di sensibilizzazione di tutto il mondo culturale della città (non solo della città), a dimostrazione del fatto che il Paese dovrebbe ricordare di possedere queste grandi ricchezze culturali e che la politica sui beni culturali non può essere una tantum, ma dovrebbe costituire un punto di riferimento costante nell'iniziativa del Governo.
L'interpellanza urgente in esame, signor sottosegretario, si articola soprattutto in tre questioni specifiche che vorrei sottoporre alla sua attenzione: la prima è relativa alla riduzione permanente del personale, che rischia di mettere in discussione la possibilità che la biblioteca sia aperta su due turni, a causa del taglio che era stato preannunciato (ho letto, poi, che il ministro Bondi, sul 2011, aveva dato qualche rassicurazione: si tratta di capire se è confermata). La questione che vorrei sottoporre alla sua attenzione è la seguente: per quanto concerne il personale, abbiamo un blocco del turnover, che è stato particolarmente pesante e grave; il personale della biblioteca nazionale è pari, all'incirca, a poco più di centonovanta unità. Vorrei che si riflettesse sul fatto che l'età media di questo personale è di cinquantacinque anni e che non vi è stata immissione di nessuna forza con competenze particolari, soprattutto del mondo giovanile, tant'è che rischiamo di mettere in discussione anche la trasmissione delle conoscenze del sapere, dato che finisce per interrompersi una catena virtuosa, che è quella dell'accompagnamento dei nuovi assunti per impadronirsi realmente di professionalità che, all'interno di strutture culturali di questo prestigio, sono fondamentali, al fine di procedere in questa direzione con decisione.
Siamo un Paese singolare, parliamo dei giovani e di sbocchi per le forze più qualificate, ma blocchiamo anche quelle istituzioni che fanno dell'Italia, e in questo caso di Firenze, situazioni uniche ed eccezionali per pregio.
Vorrei ricordarle, signor sottosegretario, che le principali biblioteche europee che svolgono compiti analoghi alla biblioteca Pag. 3nazionale centrale di Firenze, hanno un numero di addetti ben superiore, 2.500 a Parigi, 1.260 a Londra e 500 in Croazia. È del tutto evidente che il compito di tramandare e rappresentare la cultura del Paese va custodito per le generazioni future e che quindi tale compito deve essere tenuto estremamente presente.
Concludo signor Presidente, le ultime due questioni riguardano il fatto (vorrei concentrarmi su ciò con molta rapidità) che non si hanno certezze neppure per quello che si riferisce all'espletamento dei concorsi, oltre alle assunzioni esterne straordinarie cui accennavo al primo punto, per mantenere i due turni di apertura della biblioteca.
Inoltre, sarebbe interessante sapere come il Governo intenda intervenire per la ristrutturazione e il completamento, dopo l'accordo con il demanio per assegnare alla biblioteca nazionale centrale l'ex caserma Curtatone e Montanara, in via Tripoli, che dovrebbe costituire un volano per consentire la conservazione e la catalogazione nei prossimi anni, e come si intenda finanziare quel progetto per dare certezza a questa importantissima istituzione culturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza urgente dell'onorevole Ventura ed altri, fornisco alcuni dati relativi ai conferimenti effettuati a favore della biblioteca di Firenze.
Per l'anno 2010, l'assegnazione della biblioteca nazionale centrale di Firenze è stata di 716.754 euro, di cui 466.754 stornati dal capitolo di funzionamento 3530, e 250.000 dal capitolo 3600 che, nella fattispecie, finanzia il funzionamento del Servizio bibliotecario nazionale.
La dotazione di 350 mila euro richiamata dall'onorevole Ventura, iscritta in bilancio per il 2011, è relativa unicamente allo storno operato dal capitolo del funzionamento 3530 opportunamente decurtato, rispetto al 2010, in virtù della riduzione delle risorse di circa il 30 per cento, operata a monte dalla manovra finanziaria su tutti i capitoli di spesa. Per il 2011, infatti, come per il 2010, il capitolo sarà integrato delle ulteriori risorse finanziarie.
Nel merito della ripartizione delle risorse del capitolo 1321, allo scopo di migliorare i servizi al pubblico, sono stati assegnati inizialmente alla biblioteca nazionale centrale di Firenze 250 mila euro, in via cautelativa e in attesa di ricevere, dopo numerosi solleciti, un dettagliato rendiconto della notevole giacenza di cassa presente sulla contabilità speciale n. 1257, intestata alla predetta biblioteca, che ammontava rispettivamente a 5.666.084,49 euro alla data del 31 marzo 2010, ed a 5.648.634,57 euro alla data del 30 giugno 2010.
L'elevato ammontare delle giacenze sulle contabilità speciali dell'istituto testimonia incontestabilmente i copiosi investimenti in materia di adeguamento funzionale e strutturale dei locali di pertinenza della biblioteca, anche in conformità alle norme di sicurezza, nonché i finanziamenti a progetti scientifici e culturali, tra i quali quello triennale per la creazione di una teca digitale.
Dagli interventi adottati si evince un'attenzione costante per la risoluzione delle problematiche dell'istituto e si dà certezza che non sono mai mancati né mancheranno, da parte del Ministero, il supporto scientifico e quello finanziario, quest'ultimo pur in un contesto generale volto al contenimento della spesa pubblica dai risvolti fortemente penalizzanti per il mantenimento delle funzioni sostanziali delle biblioteche.
A ciò si aggiunga che successivamente all'invio della richiesta di rendicontazione da parte del direttore della biblioteca, la direzione generale per i beni librari ha immediatamente provveduto ad assegnare all'istituto stesso ulteriori 50 mila euro derivanti dalle proprie risorse ed ha fornito contestualmente l'autorizzazione all'utilizzo, Pag. 4ove necessario, di ulteriori 50 mila euro giacenti sulla contabilità speciale, derivati dalle economie di spesa.
Per la carenza di personale, problema di carattere generale per il settore e legato al blocco del turnover in tutto il comparto, si sta valutando la possibilità di transiti alla biblioteca di personale appartenente ad enti disciolti, possibilmente già presenti sul territorio fiorentino.
Va altresì ricordato che il processo di autonomia non solo scientifica ma anche amministrativa, gestionale e finanziaria della biblioteca è ancora in una fase fisiologica di transizione e di avviamento. A pieno regime, tale autonomia consentirà, diversamente dal presente, di attingere a varie altre forme di finanziamento, introducendo un modello gestionale più moderno e rispondente alle necessità e finalità istituzionalmente demandate.

PRESIDENTE. L'onorevole Ventura ha facoltà di replicare.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, non posso essere ovviamente soddisfatto, nel senso che, quando si interloquisce con un Ministero come quello per i beni e le attività culturali, non ci possiamo limitare e non ci possiamo attendere una risposta puramente ragionieristica. Che cosa voglio dire? Signor sottosegretario, potrei svolgere una considerazione sul fatto che questa idea dei tagli lineari si sta dimostrando profondamente sbagliata perché, non portando a scegliere i punti sui quali investire, finisce per mettere il Paese in una situazione di crescente difficoltà.
Mi viene in mente che noi sulle politiche culturali abbiamo avuto minore lungimiranza delle classi dirigenti del passato. Vorrei fare riferimento molto rapidamente a ciò che è accaduto dopo l'unità d'Italia. Non a caso la prima preoccupazione fu quella di costituire la biblioteca nazionale centrale, come accade in tutti i Paesi, perché è un punto davvero di memoria e di conservazione, oltre che fonte di richiamo di studiosi e di formazione di giovani per queste attività.
Vorrei anche ricordarle che, da quanto si apprende e si è potuto vedere, ci fu grande sensibilità anche dopo l'alluvione del 1966, non solo per il fenomeno che si determinò e per il fatto che proprio quel luogo divenne uno dei simboli della rinascita e della ripresa della città. Accorsero centinaia e centinaia di giovani. Ci sono quelle immagini stupende di ragazzi che puliscono i libri pagina per pagina con una cura meticolosa. A seguito di quello si inaugurò un centro di restauro del libro, che era un segnale di come su tutto questo non poteva esserci un'attenzione soltanto passeggera e superficiale. Ora la mia opinione è che luoghi e istituzioni culturali di questo prestigio dovrebbero essere fortemente preservati e sviluppati.
Non si può rispondere proponendo la riduzione generalizzata del 30 per cento. Finiscono, quindi, per mancare risorse anche per il mantenimento di questi patrimoni che sarebbe sbagliato vedere soltanto come qualcosa che appartiene al passato. Credo non le sia ignoto che i contatti Internet non solo si sono moltiplicati, ma vi sono anche proposte interessantissime di grandi gruppi internazionali per mettere on line tutto il patrimonio bibliotecario - soprattutto la parte antica, ma non solo - per far sì che tutto questo diventi fruibile sulla base delle tecnologie moderne.
Vi è un progetto nazionale, con misure anche europee, che riguarda il sistema bibliotecario complessivo, che dovrebbe portare alla possibilità di mettere on line tutto questo nostro patrimonio e che ha bisogno di essere accompagnato da risorse in grado di completarlo. Un Paese come l'Italia su tale tema dovrebbe essere il capofila, avere una grande sensibilità e muoversi con determinazione; non dovrebbe esserci bisogno neanche di una sollecitazione per far sì che vi siano risposte in questa direzione; dovrebbero far parte delle priorità.
Signor sottosegretario, credo che il Governo dovrebbe ripensare a quanto abbiamo sottoposto alla sua attenzione; vorrei anche ricordarle che sull'argomento in esame lei non ha detto una parola. Infatti, Pag. 5le spese di funzionamento e le risorse giacenti a cui ha fatto riferimento, che servono al completamento di lavori che si stanno svolgendo, sono in conto capitale e non riguardano assolutamente le spese di funzionamento. Queste ultime sono utilizzate, in una struttura complessa, ampia e grande come la Biblioteca nazionale centrale, per le spese ordinarie di funzionamento della struttura stessa; in ordine a ciò non si può procedere, ovviamente, con i tagli che finiscono per creare una condizione insostenibile.
A proposito di ciò che lei afferma sul personale della Biblioteca nazionale centrale, insisterei sullo svolgimento di concorsi per l'immissione di forze nuove. Non so se ha riflettuto sul fatto che l'età media del personale è di 55 anni. C'è bisogno dell'immissione di nuove professionalità; la direzione attuale della Biblioteca nazionale centrale parla dell'immissione urgente di perlomeno 80 unità di personale, che dovrebbero servire a far sì che questi saperi vengano trasmessi senza un'interruzione che rischiamo di avere.
Infine, fra tre o quattro anni saranno saturati gli spazi della Biblioteca nazionale centrale. L'accordo con il demanio, che ho richiamato prima, sulla ex caserma che sorge su un impianto trecentesco con padiglioni ottocenteschi, potrebbe servire a mettere in sicurezza e dare garanzie sulla catalogazione, e quindi sulla informatizzazione di tutto il sistema, attraverso forme di robotizzazione. Una forma sofisticata di catalogazione, rispondente alle tecnologie moderne, potrebbe mettere la Biblioteca nazionale centrale in condizione di guardare con sicurezza al proprio futuro.
Concludo, signor sottosegretario, facendo questa osservazione: in questa situazione di precarietà generale del Paese, credo che dovremmo fare uno sforzo per far sì che essa non finisca per investire e riguardare anche tutte le grandi istituzioni culturali del Paese stesso.
Su questo dovrebbe esserci una particolare attenzione. Si tratta di un patrimonio importantissimo per l'Italia: non può essere considerato alla stregua di una qualsiasi misura che rientra nei tagli lineari previsti; costituisce il tessuto, l'ossatura, la caratteristica di questo Paese. Credo che dovremmo tenerlo presente, perché si tratta di un investimento che facciamo anche sul futuro. Per quanto riguarda Firenze, ma il discorso è estensibile ad altre città in condizioni analoghe, ho sentito spesso parlare di leggi speciali e di interventi aggiuntivi, perché tali città sopportano necessariamente oneri aggiuntivi per mantenere questo grande patrimonio.
Mi accontenterei, ascoltata la risposta del sottosegretario, di ordinari interventi, che non penalizzino, ma che, anzi, con uno sforzo, accrescano gli investimenti per potenziare queste istituzioni e metterle in condizione di svolgere pienamente il proprio ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza al fine di ripristinare la legalità e garantire la sicurezza dei cittadini con riferimento alla struttura sede dell'ex mercato rionale situato nel quartiere Poggiofranco di Bari, occupata abusivamente da esponenti dei centri sociali - n. 2-00865)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Cagno Abbrescia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00865, concernente iniziative di competenza al fine di ripristinare la legalità e garantire la sicurezza dei cittadini con riferimento alla struttura sede dell'ex mercato rionale situato nel quartiere Poggiofranco di Bari, occupata abusivamente da esponenti dei centri sociali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, con la presente interpellanza urgente, che è stata testé sottoscritta anche dal collega Distaso, si intende porre all'attenzione del Governo una vicenda che risale al 31 maggio scorso e tuttora permane in tutta la sua gravità, in considerazione delle condizioni completamente Pag. 6estranee ad ogni rispetto del principio di legalità, delle norme civiche e, aggiungerei, anche dei diritti civili.
Mi riferisco all'occupazione abusiva da parte di oltre 200 giovani, autodefinitisi «Collettivo degli occupanti Csoa mercato occupato di Bari», di un'area comunale, già sede dell'ex mercato rionale di Poggiofranco, quartiere residenziale della città di Bari, situata in via Carrante. Tali giovani, dopo aver infranto le serrature d'ingresso, si sono introdotti all'interno della struttura, immettendo masserizie e anche materiale potenzialmente pericoloso.
Questi occupanti, inoltre, organizzano quotidianamente riunioni, banchetti e feste, soprattutto nelle ore serali, senza alcuna autorizzazione da parte delle autorità preposte. A nulla sono valse peraltro giustificabili e anche veementi proteste e denunce alle autorità competenti - si è arrivati fino ad un appello al Presidente della Repubblica da parte dei cittadini residenti del quartiere - affinché sia ristabilita la legalità e le condizioni di vivibilità oramai non soltanto all'interno della struttura comunale, divenuta un vero e proprio centro sociale, ma, in considerazione di tale vicenda, che si protrae da oltre cinque mesi, anche all'esterno dell'ex mercato rionale di via Carrante, visto il movimento quotidiano, soprattutto notturno, generato con schiamazzi e urla da parte degli occupanti.
Evidenzio, inoltre, la totale e ingiustificata inerzia da parte delle istituzioni locali, in primis il comune di Bari, titolare della proprietà. Della vicenda si sono interessati moltissimo i giornali locali: «Mercato occupato, niente sgombero». Il sindaco: «l'idea di dover chiedere al prefetto lo sgombero fisico con carabinieri, manganelli e botte è una decisione che non mi sento ancora di prendere e che non credo rientri nel novero di quelle che possiamo prendere». Gli occupanti: «noi da qui non ce ne andiamo». Oppure: «Mercato di via Carrante, sos ai vigili. Da due mesi chiedono il nostro aiuto, soprattutto di sera». «Il mercato occupato, il comune e il mistero del contratto Enel». «L'assessore al ramo: ma chi li ha autorizzati? Nessuno ci ha avvisato». Potrei continuare.
Questa latitanza, quindi, soprattutto dell'amministrazione comunale, ha consentito agli stessi occupanti di organizzarsi all'interno dell'area occupata in maniera duratura, predisponendo addirittura l'apertura di uno sportello per il pubblico, in cui opera un'imprecisata associazione, costituita dal collettivo degli occupanti e, finanche, come ho detto prima, l'allacciamento di energia elettrica al suo interno senza alcuna autorizzazione da parte del comune di Bari, avvenuto con un contratto di subentro, suscitando perplessità e stupore anche da parte dell'assessore competente.
Desta sconcerto e incredulità a mio giudizio - ma parlo anche a nome delle centinaia di famiglie residenti nella zona limitrofa all'ex mercato rionale - l'atteggiamento da parte dell'amministrazione comunale di Bari, che avrebbe dovuto attivarsi immediatamente nei confronti del prefetto nel richiedere l'ordinanza di sgombro per l'area occupata, la cui superficie, tra l'altro, è di dimensioni importanti (oltre 6 mila metri quadrati, a due piani, con parcheggi e con un piano sulla strada), ma che, invece, inspiegabilmente ha traccheggiato tra blandizie e finte minacce agli occupanti, così come riportato dalla stampa di cui ho fatto menzione.
In considerazione di quanto su esposto, vorrei chiedere pertanto a lei, signor sottosegretario, quali iniziative urgenti il Governo intenda e possa assumere nell'ambito delle proprie competenze al fine di ripristinare soprattutto la legalità all'interno dell'area dell'ex mercato rionale, occupato da oltre cinque mesi in maniera abusiva e senza autorizzazione da parte del comune di Bari, proprietario della struttura, che in tale circostanza avrebbe dovuto garantire la legalità dei comportamenti nonché la sicurezza dei cittadini della zona interessata, rimuovendo ogni situazione di contrasto sin dal mese di agosto, ma che, invece, con il comportamento di totale lassismo, anche con dichiarazioni pubbliche, ha quasi avallato Pag. 7l'occupazione abusiva da parte del collettivo degli occupanti, disinteressandosi delle denunce e delle civili proteste dei residenti del quartiere Poggiofranco nonché di una situazione evidentemente fuori da ogni legalità e divenuta ormai insostenibile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, come ricordava l'onorevole Di Cagno Abbrescia, il 31 maggio scorso, un gruppo di oltre 200 soggetti in età giovanile ha occupato un immobile di proprietà del comune di Bari. La ragione dell'occupazione è stata dichiarata nella mancanza di spazi dedicati alle attività culturali, sociali e di aggregazione nella città. All'occupazione sono seguite la costituzione di un centro sociale autogestito (denominato Csoa mercato occupato di Bari), la creazione nella rete Internet di un blog, la pubblicazione di un manifesto degli occupanti, che sintetizza gli obiettivi perseguiti dall'organizzazione e la volontà di chiedere all'amministrazione comunale un centro polifunzionale autogestito nell'area.
Sul posto, nella stessa giornata del 31 maggio, si sono recati il capo di gabinetto del sindaco e l'assessore alla cultura del comune di Bari per concordare con gli occupanti iniziative dell'amministrazione comunale, volte a reperire spazi per progetti socio-culturali. L'amministrazione comunale tuttavia, da allora, ha rinviato ogni determinazione alle valutazioni del consiglio, il quale ancora non si è espresso. Il comando della polizia municipale di Bari ha denunciato dieci persone all'autorità giudiziaria per i reati di invasione di terreni ed edifici, deturpamento e imbrattamento di cose altrui.
La situazione è stata esaminata in una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, tenutasi il 2 settembre in prefettura. Durante la riunione, l'assessore delegato, intervenuto in rappresentanza del comune di Bari, ha comunicato l'intenzione dell'amministrazione di destinare il bene a fini sociali con un bando pubblico. La prefettura ha confermato l'assistenza della forza pubblica per lo sgombro dell'immobile (ovviamente previa manifestazione di volontà del comune di agire in tal senso, dal momento che, come più volte si è detto, il comune di Bari è l'ente proprietario). Lo stesso comune non ha ancora fatto conoscere il proprio orientamento sulla questione, benché siano trascorsi cinque mesi dall'occupazione.
La situazione è seguita con attenzione e preoccupazione anche con riferimento ai disagi lamentati dai residenti della zona: un centinaio di loro si sono riuniti in un comitato spontaneo per lamentare, oltre all'occupazione, il notevole disturbo che viene arrecato alla quiete pubblica dagli appartenenti al centro sociale. Ma è ovvio che le turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica potranno essere totalmente scongiurate solo quando vi sarà la determinazione a procedere da parte dell'amministrazione comunale, essendo prefettura e forze di polizia sempre pronte e disponibili ad intervenire per far cessare l'occupazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Cagno Abbrescia ha facoltà di replicare.

SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Ringrazio il signor sottosegretario. Naturalmente nella mia illustrazione avevo già fatto menzione ad una difficoltà da parte di terzi ad intervenire nel momento in cui l'ente proprietario non lo richiede, ma è proprio questo che volevo sottolineare, ossia il fatto che questa occupazione abusiva può costituire un pericoloso precedente per quanto riguarda la questione dell'ordine pubblico a Bari perché apre uno spiraglio in ragione del quale, con la prevaricazione, si possa anche ottenere il consenso da parte dell'amministrazione comunale. È un'amministrazione comunale, ricordo, che si dice invece molto attenta al mantenimento della legalità nella città e quindi ad evitare che vi siano da parte di cittadini, singoli od organizzati, prevaricazioni. In molti casi evidenti sono Pag. 8state le sottolineature anche da parte del massimo esponente cittadino di una linearità in questo senso, linearità ed attività che in questo caso però - come è stato dimostrato anche dalle sue dichiarazioni, signor sottosegretario - non sono state attuate.
Preghiamo, pertanto, lei, il Governo ed il Ministero di tenere sotto attenzione tale situazione perché, così com'è stato evidenziato, tantissime sono le famiglie che, pur costituitesi spontaneamente in un comitato, non riescono a contrastare l'altro comitato che spontaneamente si è costituito e che oggi occupa abusivamente una struttura, creando nocumento alla pace sociale e civile di un quartiere importante della città di Bari.

(Iniziative volte a contrastare atti e comportamenti che violano i diritti e la libertà della donna, anche in relazione al tragico episodio di violenza verificatosi a Novi, in provincia di Modena - n. 2-00866)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare l'interpellanza Reguzzoni n. 2-00866 concernente iniziative volte a contrastare atti e comportamenti che violano i diritti e la libertà della donna, anche in relazione al tragico episodio di violenza verificatosi a Novi, in provincia di Modena (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, il 3 ottobre 2010 a Novi, in provincia di Modena, una donna pakistana, Begum Shnez, è stata brutalmente assassinata ed è morta per aver difeso la figlia. Qual era la colpa di questa ragazza da venti anni presente sul nostro territorio? Quella di aspirare ad una vita normale, di voler fare e vivere come vivono - per la maggior parte dei casi, felicemente - le nostre figlie, le nostre compagne, le nostre sorelle in questo Paese, di poter uscire con i ragazzi, di poter scherzare, potersi divertire, poter avere una vita affettiva nella normalità, potersi vestire come ci si veste liberamente, poter aver cura del proprio corpo, poter piacere e potersi piacere.
Non è la prima volta che succedono fatti di questo tipo. L'associazione avvocati matrimonialisti afferma testualmente che il «grave episodio di violenza (...) appartiene a un fenomeno molto radicato anche in Italia che vede protagonisti, quasi sempre, cittadini immigrati (...)» da vari Paesi che non voglio citare ma che ovviamente sono presenti alla nostra conoscenza, «un fenomeno che coinvolge spesso ragazze minorenni, costrette dalle famiglie a sposare uomini molto più anziani e a volte malati».
Ricordiamo Saana Dafani, ferita a morte con arma da taglio dal padre perché frequentava un giovane italiano, anche lui ferito; Hina, la prima che ha giustamente suscitato l'indignazione ed ha aperto uno squarcio su tali brutalità, uccisa perché colpevole di essersi «occidentalizzata»; Maha, tunisina, picchiata a sangue perché osava uscire senza il consenso della famiglia; Khaur, costretta al suicidio per un matrimonio impostole; recentemente, anche nella mia città, Piacenza, una ragazza si è buttata dalla finestra perché non poteva uscire.
I dati raccolti da associazioni di rappresentanza del mondo femminile islamico ci offrono uno spaccato terribile nel nostro Paese: l'86 per cento delle donne islamiche presenti in Italia sono - secondo questi dati, che mi auguro siano per eccesso - analfabete, non conoscono il sistema alfanumerico; l'80 per cento di queste donne non esce di casa se non accompagnate da figure maschili delle famiglie di appartenenza, e solo il 10 per cento delle 400 mila donne islamiche - ma probabilmente di più - conduce una vita che, secondo gli standard statistici economico-sociali, potrebbe definirsi normale.
Vi è, in queste famiglie con una cultura islamica, una profonda disparità di diritti tra uomo e donna e nell'educazione dei figli; vi è un maschilismo, una misoginia radicata, che è causa di tale fenomeno. Pag. 9Aumentano fortunatamente le denunce da parte di donne di fede islamica su tali maltrattamenti e forti disparità, ma aumenta anche la denuncia, da parte delle associazioni, di una scarsa attenzione nel nostro Paese ad episodi di maltrattamenti, ed anche ad unioni poligamiche, che dovrebbero essere proibite in questo Paese.
Vi sono 3,3 milioni di stranieri; ci dicono forse di più, ma di fede islamica circa un milione: si tratta quindi di un fenomeno ben definito. Ricordiamo che l'Organizzazione delle Nazioni Unite definisce la violenza sulla donna nell'accezione di una violenza che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi, e che la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne ha profondamente condannato episodi di questo tipo.
Tutto ciò, signor Presidente, ci pone delle questioni: se considerare questo un gesto insano, da parte però non di uno solo; un gesto insano, quindi, da parte di due persone incomincia ad essere già difficilmente configurabile come un fatto isolato, o come un fatto dovuto a futili motivi; se, quindi, dobbiamo percorrere la strada rassicurante di concludere che è stato un fenomeno dovuto ad un motivo insano o futile; o se dobbiamo invece percorrere altre strade, anche quella della mancanza, magari colpevole, da parte della nostra collettività, di un percorso di integrazione adeguato: se dobbiamo batterci il petto siamo pronti anche a farlo; o se infine dobbiamo riconoscere che vi sono culture, vi sono fedi, che non hanno percorso il cammino dell'integrazione (in generale: non possiamo fare ovviamente di tutte le erbe un fascio); prendere atto che oggi in Occidente vi è una presenza in qualche modo ostile all'integrazione, vi è la presenza di una cultura, di una fede, di una prassi che è antagonista all'espletamento dei diritti dell'uomo, e chiederci come a questa noi ci vogliamo rapportare.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, come ricordava l'onorevole Polledri, nel pomeriggio del 3 ottobre a Novi (Modena) i carabinieri hanno arrestato i cittadini pakistani Butt Ahmad Khan e Butt Umair Ahmad. Il primo era accusato dell'omicidio della moglie Begum Shahnaz, avvenuto nel corso di una lite familiare nel cortile della propria abitazione, mentre Butt Umair Ahmad, figlio dell'omicida e della vittima, era accusato di tentato omicidio per aver percosso con una sbarra di ferro la sorella Butt Nosheen Ahmad, procurandole fratture agli arti superiori e trauma cranico, da cui il ricovero ospedaliero e numerosi e delicati interventi chirurgici.
Dalle indagini in corso emerge che l'ambito in cui è avvenuto il delitto e la gravissima aggressione è segnato dalla volontà del padre di imporre alla giovane di sposare un connazionale e dal comportamento della madre, cui viene addebitato di aver tradito le tradizioni della terra d'origine.
In precedenza, erano stati numerosi gli interventi dei servizi sociali del comune di Novi per affrontare varie situazioni di disagio segnalate dalle due donne. Nell'ambito della comunità pakistana del luogo non è mai stata costituita alcuna associazione di natura culturale o religiosa in grado di rappresentarla, anche se l'autore dell'omicidio era solito riunirsi con familiari ed amici in un locale attiguo all'abitazione per le pratiche di preghiera.
Butt Ahmad Khan è proprietario di un immobile di due piani - luogo del reato - e all'interno di tale immobile risiedono 2 famiglie in unità abitative diverse: la famiglia Butt e altra, di origine cinese. Al piano terra dell'immobile vi è un ambiente con ingresso a vetrina direttamente sul marciapiede (un tempo destinato ad attività commerciale), all'interno del quale Butt Ahmad Khan, con familiari ed amici, si riuniva probabilmente per la preghiera. Tale locale risulta avere ancora la licenza d'uso come attività commerciale al comune di Novi, ma il Butt non ha mai avviato alcuna impresa in tal senso. Gli avvisi esterni al locale, in lingua araba, Pag. 10risalgono all'ultimo Ramadan ed invitano i fedeli a ritrovarsi nel campo sportivo di Novi, ubicato vicino all'abitazione dei Butt, per le preghiere di rito.
Da quanto appreso dalla comunità pakistana di Carpi, comune limitrofo a quello di Novi, lo stesso risulta essere un semplice iscritto all'associazione che lì ha sede, denominata «Minaj Al Quran», che gestisce un centro di preghiera e non esserne mai stato assiduo frequentatore.
Le indagini sono condotte dalla procura della Repubblica di Modena.
Per quanto riguarda la diffusione sul territorio nazionale di centri islamici e di moschee, la direzione della polizia di prevenzione svolge una costante attività di osservazione, avviando indagini, in presenza di notizie di reato, d'intesa con l'autorità giudiziaria. Analogo impulso ha l'attività volta a prevenire i possibili rischi di infiltrazione eversiva all'interno delle comunità islamiche presenti nel territorio nazionale e, ricorrendone i presupposti, vengono adottati provvedimenti di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato. Una particolare attenzione è rivolta alla provenienza dei finanziamenti destinati all'eventuale acquisto o locazione di immobili destinati a luoghi di culto islamici o a sedi di associazioni ed al loro mantenimento, che avviene principalmente tramite la cosiddetta zaqat, ovvero con la contribuzione individuale dei fedeli, che costituisce un pilastro dell'Islam.
Tutte le forme di finanziamento riconducibili direttamente o indirettamente a società o enti di gestione islamici sono sottoposte ad attività informative in collaborazione con la guardia di finanza, che dedica verifiche anche alle agenzie finanziarie, per riscontrare l'eventuale utilizzazione dei circuiti del money transfer per finalità di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo internazionale. Tali iniziative sono accompagnate da pianificazioni straordinarie di controllo del territorio, che le forze di polizia territoriali eseguono, in modo coordinato, secondo le strategie del comitato di analisi strategica antiterrorismo, elaborate attraverso l'analisi e la condivisione della notizie riguardanti potenziali situazioni di pericolo.
In particolare, sulla questione gravissima della violenza alle donne ed ai minori, tra le più recenti iniziative del dipartimento di pubblica sicurezza vi è l'adesione al progetto europeo Daphne, volto al contrasto di ogni forma di violenza e maltrattamento contro le donne e i minori, con il progetto SARA - Spousal Assault Risk Assessment, finalizzato alla messa a punto di una metodologia per l'identificazione preventiva dei fattori di rischio di recidiva nei casi di maltrattamento familiare. È un metodo messo a punto in Canada da un gruppo di esperti per individuare se e quanto un uomo che ha agito con violenza nei confronti della propria partner o ex partner corre il rischio, nel breve o nel lungo termine, di usare nuovamente violenza.
Negli ultimi anni la Polizia di Stato ha intensificato le iniziative di collaborazione con enti e associazioni che si occupano della tutela di soggetti deboli, contribuendo alla costituzione di una rete di protezione per le vittime.
Nell'azione di contrasto un ruolo importante è svolto dalle squadre mobili delle questure, al cui interno vi è personale qualificato, costantemente informato anche per avere un approccio adeguato nei confronti di chi subisce tali reati. Il ruolo della Polizia di Stato è importante per la vittima di violenza, che può cadere nell'errore di isolarsi o di sottovalutare il problema.
Chi subisce violenza non deve aver timore di denunciare i fatti, poiché dal confronto con gli operatori di polizia possono scaturire strategie di protezione, grazie agli strumenti previsti dalla legge come, per esempio, la misura dell'ammonimento che può essere adottata per il reato di stalking, oppure, semplicemente possono ottenersi informazioni sui centri antiviolenza più vicini.
Sul fenomeno degli atti persecutori, il servizio centrale operativo della polizia fin dal 2007 ha realizzato un progetto denominato Silvia (Stalking inventory list per vittime e autori), in collaborazione con il Pag. 11centro studi Cesvis, della seconda università degli studi di Napoli, per realizzare il monitoraggio dei casi e fornire utili informazioni.
Infine, nell'ambito delle iniziative di ampio respiro dedicate alla prevenzione e al contrasto della violenza, nel luglio 2009, il Ministero dell'interno e il Ministero per le pari opportunità hanno siglato un protocollo di intesa per rendere più facile ed efficace l'azione di prevenzione e di contrasto. L'accordo, che dura tre anni, prevede, fra l'altro, lo sviluppo di iniziative volte a rendere il più efficace possibile il servizio di pubblica utilità antiviolenza «1522», esteso al nuovo reato di stalking, con un raccordo tra il call center e le forze di polizia; la formazione del personale del corpo di polizia per uniformare le linee di comportamento nel rapporto con le vittime di violenza.
Nell'episodio da ultimo che motiva l'interpellanza urgente, vi è un richiamo alla strumentalizzazione del dato religioso. Il Governo affronta questo tema in un'ottica non soltanto di contrasto, ma anzitutto di conoscenza e di prevenzione, e proprio per capire meglio e ricevere indicazioni che orientino gli interventi del Governo e, se necessario, il varo di norme sempre più adeguate, nel febbraio di quest'anno al Ministero dell'interno è stato costituito il comitato per l'Islam italiano. L'organismo si compone di 20 membri di nazionalità diverse: esperti di religione, profondi conoscitori del mondo islamico, tutti ben integrati nella società italiana. Vi fanno parte esponenti delle principali organizzazioni e comunità islamiche, con criteri non rappresentativi, ma di competenza e di affidabilità; docenti autorevoli di diritto musulmano e dei paesi islamici; giornalisti e scrittori esperti in materia. La mission affidata al comitato, che è presieduto dal Ministro, è quella di elaborare concrete proposte e di fornire pareri al Ministro, e quindi al Governo, sulle questioni di maggiore rilievo in materia di immigrazione e di esercizio dei diritti civili da parte dello straniero quando vi è il condizionamento o il collegamento con un fattore che, in qualche modo, viene riferito alla religione. Ciò allo scopo di favorire, nel quadro dei valori costituzionali, l'inserimento sociale e l'integrazione delle comunità musulmane.
Nella sua prima fase di attività il comitato ha reso al Ministro un parere molto articolato sulle proposte di legge presenti in Parlamento intese a disciplinare l'uso in luogo pubblico di indumenti che coprono interamente il volto e rendono la persona non riconoscibile, in particolare il burqa e il niqab. Preso atto, da parte del comitato, che secondo la maggioranza delle scuole giuridiche islamiche l'uso di burqa e niqab non costituisce adempimento di un obbligo sancito dal Corano, il comitato si è espresso nel senso che tali indumenti debbono essere vietati per ragioni di pubblica sicurezza.
In questo senso ha espresso il proprio parere, che ho personalmente illustrato - un paio di settimane fa - alla Commissione affari costituzionali di questa Camera, e spero che ciò contribuisca al completamento dei lavori sulle proposte di legge in esame.
Un ulteriore tema che ha occupato i lavori del comitato è stato quello della tutela dei minori; in questo senso ha compiuto un approfondito esame degli strumenti elaborati dal diritto dei Paesi islamici, per provvedere alle esigenze del minore che non sia assistito dalla famiglia naturale attraverso il suo affidamento ad adulti in grado di provvedere alle sue necessità: è il cosiddetto istituto della khafala.
Il comitato ha maturato il convincimento che lo Stato italiano dovrebbe, nell'ambito della legge di recepimento - anch'essa in discussione in Parlamento - della Convenzione de L'Aia dell'ottobre 1996, adottare una disciplina che, rispettando le peculiarità dell'istituto, sia capace di assicurare la massima tutela del minore - specie quando sia in stato di abbandono - garantendogli la permanenza in Italia finché dura l'affidamento, in base alle medesime regole che disciplinano il diritto di permanenza dell'affidatario.
L'emanazione di una disciplina organica e specifica in questa materia è utile, Pag. 12per un verso per superare le incertezze generate dal riconoscimento in via meramente giurisprudenziale di taluni effetti della khafala, per altro verso per assicurare un penetrante controllo da parte del tribunale dei minori e, infine, per meglio definire il rapporto tra l'affidatario e il minore.
Sempre nell'ambito dei lavori del comitato, attualmente, sono all'esame - ed è un esame approfondito - i temi della formazione dei predicatori e della disciplina applicabile ai luoghi di culto (volutamente non faccio il nome di imam e di moschea, ma uso la terminologia predicatori e luoghi di culto); tutto ciò allo scopo di eliminare alibi di natura religiosa per coprire atti che sono semplice espressione di violenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ringrazio, per la risposta data, il sottosegretario Mantovano, di cui conosco non solo la dedizione al lavoro, ma anche la serietà; così come ringrazio il Ministero, che ha saputo raddrizzare un po' la barra di altri Governi. Esso ha saputo coniugare integrazione - che è la necessità di un futuro dell'Italia - con il giusto criterio del rigore. Si è trovato a gestire un'immigrazione scriteriata - secondo il nostro partito - e a dover mettere le basi per una convivenza civile per il futuro. Da una parte, quindi, integrazione - rappresentata anche da vari progetti, come Daphne, ed altri che sono in fase di avvio - monitoraggio, e, dall'altra - a mio giudizio - repressione di fenomeni che non possono essere tollerati.
Sono operazioni che l'Esecutivo sta compiendo credo anche nell'apprezzamento dell'opinione pubblica e del buonsenso, che collega, molte volte, gli elettori dell'una e dell'altra parte. Tuttavia, signor Presidente, non ci sottraiamo - perché la Lega non si può sottrarre - a un elemento e a un giudizio storico e culturale sui diritti delle donne immigrate, taciuti dalla maggior parte.
Abbiamo la fortuna di avere in Parlamento colleghe come Souad Sbai - che vive sotto scorta, tra l'altro - che ha avuto il coraggio di denunciare, per prima, insieme ad altre, il fenomeno di grave sottomissione e di grave attentato ai diritti delle donne musulmane presenti in Italia, nel silenzio generale di una sinistra imbarazzata, che ha in mente un'altra società e che ha in mente solamente di battersi il petto. Una sinistra che pensa ancora, sempre e comunque, che gli italiani sono cattivi, perché, in qualche modo, devono farsi perdonare qualcosa e che - come nella favola del buon selvaggio, in questo modo di derivazione rousseauiana - ci sia oggi una nuova categoria di immigrati che, in qualche modo, rappresentano sempre il bene da opporre, ovviamente, ai cattivi, che generalmente sono il centrodestra e la Lega.
Ma non ci sottraiamo, anche, ad un giudizio sulle arretratezze o su un difficile dialogo sull'Islam.
Ieri un importante quotidiano ha pubblicato il messaggio integrale del vescovo di Antiochia dei Siri nel sinodo. Leggo un paio di dichiarazioni. «Nel Corano» - e quindi lo dice qualcuno e non un ignorante leghista, ignorante perché non conosce e non vive a contatto con questa realtà - «non c'è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso, in cui l'uomo può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell'eredità, in cui l'uomo ha diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici, in cui la voce dell'uomo equivale a quella di due donne» e così via. «Il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad. Ordina di imporre la religione con la forza e con la spada. Per questo i musulmani non riconoscono la libertà religiosa, né per loro né per gli altri. Non stupisce vedere in tutti i Paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i diritti umani sanciti dalle Nazioni Unite». Poi, ovviamente, invita al dialogo. Pag. 13
Di fronte a questi e ad altri divieti dobbiamo eliminare il dialogo? No, sicuramente no. Però, dobbiamo cominciare dalla nuova accettazione di determinati aspetti, come il rapporto tra uomo e donna. La Sura 4, vigente, considerata, predicata e insegnata anche nelle scuole italiane, al punto 38 prevede: «Gli uomini sono superiori alle donne perché Allah diede loro il predominio sopra di esse ed essi le dotino dei loro beni. Le donne devono essere obbedienti e tacere i segreti dei loro sposi perché il cielo le ha destinate alla loro custodia. I mariti che abbiano a soffrire la loro disobbedienza possono castigarle, abbandonarle sole nel loro letto e anche picchiarle. La sottomissione delle donne deve porle al sicuro dai maltrattamenti. Allah è grande e sublime».
L'Islam si è posto, fin dalle origini, come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita, matrimonio, famiglia, educazione dei figli e perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico. Questo viene insegnato nelle moschee, ma non chiamiamole moschee ma centri. Infatti, abbiamo ben presente anche il rapporto dell'ex Ministro Amato sulla predicazione dell'odio e su quanto veniva insegnato nelle moschee che adesso si chiamano anche centri culturali. Tutti questi aspetti, quindi, compreso il modo di rapportarsi in questioni di guerra e di pace, sono codificati e sono rimasti congelati nei secoli e non si possono modificare. La legge determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano. Se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile.
La legge islamica, rivolgendosi all'Islam e a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende, in nessun modo, dall'elemento territoriale. Non esiste una legge che si può applicare in Italia e una legge che si può applicare da un'altra parte, è la stessa. Lo sforzo, credo lodevole da parte del Ministero di aver creato una consulta di persone ragionevoli, è un passo avanti ma è in contrasto con questo precetto. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo ius sanguinis o allo ius loci, ma allo ius religionis, cioè all'appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un'entità statuale.
È per questo motivo che dinanzi alla barbara violenza in nome di precetti religiosi, come nel caso di Novi, non possiamo stigmatizzare l'accaduto semplicemente derubricandolo come un'ordinaria follia criminale, ma dobbiamo andare avanti nella conoscenza e nella logica giuridica di analisi del reato e, quindi, capendo che non stiamo parlando di una tradizione di diritto occidentale ma ne stiamo valutando la gravità considerando quella che è l'idea, in qualche modo, della democrazia che ha l'Islam.
Questo delitto d'onore, che viene definito in gergo islamico Jarimat al Sharaf, è diffuso in Europa ma troppo spesso viene derubricato sotto la voce violenza domestica.
Il settimanale tedesco der Spiegel scrive che almeno 50 donne musulmane in Germania l'anno scorso sono state vittime di un delitto d'onore. A Londra almeno 12 ogni anno e a queste vanno aggiunte le vergini suicide, le ragazze che si tolgono la vita per sfuggire a un matrimonio forzato. Si stima che solo in Inghilterra ogni anno avvengano 3 mila matrimoni forzati. In Francia 60 mila sono le adolescenti minacciate dai matrimoni forzati.
Il Consiglio d'Europa recentemente ha compilato un rapporto redatto dal parlamentare inglese John Austin che avverte che l'uccisione di donne da parte di membri della famiglia per proteggere il loro onore è più esteso in Europa di quanto si pensi. Sono tante quindi le donne colpevoli e giustiziate con delitti d'onore per vari motivi (il rifiuto di indossare il velo islamico - ringrazio il sottosegretario per la precisazione che è emersa dalla consulta - l'inclinazione a vestire all'accidentale, le frequentazioni, il divorzio, l'essere troppo indipendenti, o altro). Pag. 14
Alcuni studiosi di diritto islamico hanno evidenziato che fino a pochi anni fa noi avevamo a che fare con i musulmani. Oggi ci troviamo in condizione di avere a che fare con l'Islam: è diverso, non è una sottile differenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Ho terminato, signor Presidente. Certo, fino a pochi anni fa la convivenza era in numeri risicati e occasionale; oggi dobbiamo raffrontarci non con delle singole persone, ma con un sistema valoriale di tradizione e di leggi che in qualche modo ci impongono una riflessione consapevole. Noi speriamo che questa morte non sia una morte accaduta invano: ci inchiniamo di fronte al coraggio della madre che ha avuto la prontezza di difendere la propria figlia e vogliamo poter dire a noi stessi e ai nostri figli che questa morte non rimarrà inascoltata.

(Orientamenti in merito all'invio di una commissione di accesso per le amministrazioni comunali di Giugliano e Afragola (Napoli) in relazione all'ipotesi di scioglimento dei consigli comunali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso - n. 2-00871)

PRESIDENTE. L'onorevole Picierno ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00871, concernente orientamenti in merito all'invio di una commissione di accesso per le amministrazioni comunali di Giugliano e Afragola (Napoli) in relazione all'ipotesi di scioglimento dei consigli comunali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PINA PICIERNO. Signor Presidente, signor sottosegretario - che non vedo ai banchi del Governo - con questa interpellanza intendiamo portare nuovamente all'attenzione di quest'Aula una questione per noi importante e decisiva che è quella che riguarda le collusioni tra le mafie e la politica e il tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle amministrazioni locali.
Il Partito Democratico intende mantenere alta l'attenzione su quella che in alcune aree del Paese rappresenta una vera e propria emergenza, e vorremmo anche - questa mattina speriamo veramente di ottenerle - risposte concrete dal Governo per il bene dei cittadini. Infatti, è del tutto evidente che un'amministrazione infiltrata dalla criminalità organizzata è un luogo nel quale il diritto alla cittadinanza stessa non può essere esercitato.
Il Governo sa bene che il Partito Democratico ha contribuito in ogni occasione possibile al miglioramento della normativa antimafia. Abbiamo collaborato con il Governo e con la maggioranza, ad esempio, per l'approvazione del piano straordinario antimafia, abbiamo collaborato con il Governo anche in occasione della creazione dell'agenzia nazionale per i beni confiscati e siamo stati i primi a congratularci con le forze di polizia e la magistratura quando sono stati raggiunti importanti risultati in termini di arresto di latitanti e ovviamente anche di sequestro dei beni.
Quindi sappiamo e siamo consapevoli che, quando le forze politiche sanno anche mettere da parte delle differenze e sanno innalzare la legalità come premessa fondamentale dell'agire politico, è possibile raggiungere e raccogliere insieme risultati importanti. Siamo anche assolutamente consapevoli che il problema delle infiltrazioni e delle collusioni riguarda tutte le forze politiche presenti nel Parlamento e coinvolge naturalmente l'intero Paese.
Per questo vogliamo però sollecitare una risposta del Governo chiara e definitiva su alcuni casi che sono giunti alla nostra attenzione, sto parlando in particolare dei comuni di Giugliano e di Afragola nella provincia di Napoli. La normativa a proposito dello scioglimento dei consigli comunali e delle amministrazioni provinciali ha rappresentato in questi anni un elemento importante di contrasto alle mafie. Tuttavia, è noto, perché è stato evidenziato più volte anche in Commissione Pag. 15antimafia, che la normativa ha messo in luce alcuni limiti evidenti. Tra questi, va menzionato sicuramente quello per cui non sempre la gestione commissariale e l'indizione di nuove elezioni hanno significato una svolta vera e radicale verso la legalità e verso la necessità di tranciare quei rapporti pericolosi, che erano stati evidenziati come pervasivi nell'ente sciolto.
Secondo i dati del Ministero dell'interno, nel nostro Paese, tra il maggio del 1991 ed il settembre del 2009, oltre 190 comuni sono stati sciolti per mafia, alcuni dei quali anche più volte (83 di questi sono stati sciolti in Campania e 43 nella provincia di Napoli). Purtroppo, in diversi casi ritardi e timidezze hanno evitato lo scioglimento di amministrazioni comunali con palesi e acclarati problemi.
Mi permetterete qui di citare il caso di Fondi, sul quale pesano importanti elementi che erano in favore dello scioglimento, primo fra tutti la relazione del prefetto di Latina, Frattasi, che chiedeva esplicitamente di procedere in questo senso. È ormai chiaro che il comune di Fondi rappresenta un po' anche uno spartiacque nella strategia di contrasto alle infiltrazioni malavitose perché, diversamente da quanto avvenuto negli ultimi vent'anni, il Governo Berlusconi non ha sciolto per condizionamento mafioso il comune, ma ha proceduto allo scioglimento per motivi ordinari. È noto a tutti che il comune ha anticipato il provvedimento con un autoscioglimento, poi le nuove elezioni hanno sancito la nomina a sindaco di un membro della giunta precedente il quale viene citato - voglio ricordarlo - proprio dalla relazione del prefetto di Latina, Frattasi, come una delle persone che avevano avuto dei comportamenti in favore del clan dei Bellocco.
Dal punto di vista del contrasto alle mafie il Paese - è sotto gli occhi di tutti - non sta vivendo un momento semplice nonostante i risultati importanti in termini di arresto e di sequestro dei beni. Noi stiamo assistendo ad una escalation di violenza che è stata oggetto anche di un question time che ho svolto in quest'Aula all'attenzione del Ministro dell'interno. In particolare, vorrei citare a titolo di esempi alcuni fatti molto gravi che sono avvenuti. Mi riferisco a quanto sta avvenendo in Calabria, in particolare a Reggio Calabria, dove abbiamo avuto un susseguirsi di attentati e di intimidazioni ai danni di magistrati, ai danni di persone che in prima linea si occupano di contrastare la criminalità, persone che hanno dedicato la loro vita a questa attività importante per la sicurezza di tutti noi.
Voglio anche citare, perché non venga dimenticata, la barbara uccisione di un sindaco della Campania, Angelo Vassallo, una persona perbene, che ha incentrato tutta la sua attività amministrativa sul rispetto della legalità. Molti altri amministratori hanno ricevuto minacce pesantissime dai clan, ne sono esempi il sindaco di Cesa, in provincia di Caserta, quello di Lamezia Terme e proprio ieri al sindaco di Campofelice di Roccella è stato inviato un messaggio minatorio che prometteva di riservargli la stessa fine di Vassallo.
Per tutti questi fatti di una gravità incontestabile è evidente la necessità di far fronte a questa escalation di violenza, a questa serie di sfide che vengono lanciate dalle mafie a magistrati, a giornalisti, a politici, a imprenditori perbene, a persone perbene. Dico che è tempo di abbandonare la generica solidarietà per passare ad una risposta precisa che sia all'altezza della situazione.
Quindi, oltre a garantire a tutti coloro che sono in prima linea agibilità dello svolgimento delle proprie funzioni e appoggi istituzionali è necessario attaccare con maggior vigore e determinatezza il cuore del funzionamento degli affari criminali: quei legami viscidi e pericolosi che si instaurano tra criminalità organizzata e politica.
Non possiamo fingere di non vedere, signor Presidente, e mi dispiace che il sottosegretario non sia in Aula, quanto sta accadendo in Campania in queste ore...

PRESIDENTE. Onorevole Picierno, per la verità il sottosegretario Davico è in Aula...

Pag. 16

PINA PICIERNO. Signor Presidente, mi era stato detto che avrebbe risposto il sottosegretario Mantovano.
Non possiamo fingere di non vedere quanto sta accadendo in Campania con l'emergenza rifiuti mai risolta, dove pesano responsabilità gravissime della politica e dove la camorra ha giocato e gioca un ruolo decisivo, mai compreso, né affrontato fino in fondo. Vorrei dire che oggi, nonostante i miracoli annunciati, tutto è tornato come prima. Ad appena un anno dal decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario, la raccolta differenziata e i termovalorizzatori non sono mai partiti. Il risultato è il totale fallimento della campagna del Governo sul «miracolo» di Napoli.
Sul coinvolgimento della camorra e sugli episodi di violenza di questi giorni sappiamo che, come ha comunicato il Ministro dell'interno, c'è un'indagine. Come è apparso anche sugli organi di stampa stamattina, sono in corso delle indagini, ma è utile ricordare che negli ultimi anni è cominciato ad emergere, anche attraverso dichiarazioni come quelle per esempio del pentito Gaetano Vassallo, un quadro più completo del funzionamento delle ecomafie per le quali lo smaltimento illegale di rifiuti tossici ha rappresentato un canale fondamentale di arricchimento per oltre vent'anni.
Questo ovviamente si è verificato grazie ad un intricato sistema di clientele e di corruzione di funzionari pubblici e di amministratori. Questa storia riguarda la politica, le istituzioni e la capacità nostra e di quest'Aula di realizzare quel cambiamento troppo spesso evocato e, però, quasi mai raggiunto davvero. Noi non diamo l'impressione di essere pronti a guardare con sincerità all'interno dei nostri partiti e delle amministrazioni locali per fare davvero pulizia. Non è pronta questa maggioranza ad affrontare un problema evidente che, per esempio, esiste nel PdL in Campania.
Non si tratta chiaramente di fare di tutta l'erba un fascio (non è questo il nostro intento), ma ci riferiamo a fatti precisi e circostanziati in cui nell'interesse generale, ma anche delle persone coinvolte e - io credo - della politica e delle istituzioni più in generale andrebbe imposto un chiarimento e a queste persone di fare un passo indietro. Così dovrebbe essere, come è stato più volte detto anche in quest'Aula, per l'onorevole Cosentino che ancora è il coordinatore del PdL in Campania. Così dovrebbe essere per il presidente della provincia di Napoli Cesaro su cui appena una settimana fa un dossier del settimanale L'espresso riportava vecchie vicende giudiziarie e nuove ombre, così dovrebbe essere per molti comuni per esempio del casertano. Mi riferisco a Casal di Principe dove sono emerse gravi ombre e prove documentate di brogli elettorali anche alle ultime elezioni amministrative. Così dovrebbe essere per il comune di San Cipriano d'Aversa e così dovrebbe essere anche per i comuni di Giugliano e di Afragola.
Nel comune di Giugliano, che è il terzo della Campania per numero di abitanti e credo con più vasto territorio dell'intera provincia nel 2008, si sono tenute le elezioni amministrative vinte dal sindaco Pianese. In alcune delle liste che lo hanno sostenuto sono risultati eletti personaggi attivi nel settore delle costruzioni abusive con una quantità eccezionale di preferenze individuali.
All'indomani dell'insediamento della nuova giunta comunale, il mandato per la differenziazione dei rifiuti solidi urbani è stato tolto alla ditta Igica, precedentemente incaricata, ed affidata alla Saba ecologia, «condizionata dalla camorra» - cito testualmente l'ex prefetto di Napoli Alessandro Pansa, il quale riferisce anche come l'azienda in questione abbia rilevato nel 2005 la Campania Multiutility, il cui personale sarebbe stato - cito ancora testualmente - una sorta di «succursale del clan Falanga di Torre del Greco».
Giugliano è stato teatro di ingenti e devastanti speculazioni edilizie, con una quantità enorme di edifici abusivi. Un comunicato stampa dell'aprile del 2008 della procura afferma anche che il clan Pag. 17Mallardo, egemone in Giugliano e in tutte le zone limitrofe ed alleato storico anche del clan dei casalesi, è certamente una delle realtà camorristiche meglio strutturate e meglio organizzate dell'intero panorama criminale campano e da tempo ha avviato - cita il comunicato della procura - un'azione di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni.
Per quanto riguarda il secondo comune citato, il giudice per le indagini preliminari ha emesso, nel maggio 2010, un'ordinanza applicativa per gli arresti domiciliari nei confronti del senatore Nespoli, che è anche sindaco di Afragola, cui ha fatto seguito la domanda di autorizzazione a procedere, ovviamente, al Senato della Repubblica.
Le violazioni di legge per le quali è stata avanzata la richiesta degli arresti domiciliari presentano rilevanti connessioni con la qualità di sindaco e sono quelle di concorso in varie forme della bancarotta fraudolenta...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Picierno.

PINA PICIERNO. Concludo, signor Presidente. Emerge, quindi, come è stato evidenziato anche da varie trasmissioni televisive, come Report, un quadro abbastanza inquietante. È per questo che vari dirigenti politici campani, primo fra tutti il segretario regionale del Partito democratico, Enzo Amendola, hanno chiesto l'invio di una commissione di accesso nei comuni sopra citati. Per tutta risposta, i sindaci Pianese e Nespoli hanno minacciato di querelare il nostro segretario regionale. Noi crediamo che sia nell'interesse delle istituzioni, dello Stato e di quest'Aula, fare chiarezza e pretendere risposte chiare: per questo motivo siamo qui, ossia per sapere se sia intenzione del Governo...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Picierno.

PINA PICIERNO... procedere all'invio di una commissione d'accesso per verificare quali siano le effettive condizioni di questi due comuni e se sussistano effettivamente rischi di infiltrazione, come noi effettivamente temiamo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, riguardando l'interpellanza urgente in esame i comuni di Giugliano e Afragola, rispondo proprio in quanto competente per delega agli enti locali.
Le vicende citate dagli onorevoli interpellanti sono da tempo all'attenzione della prefettura di Napoli e del Ministero dell'interno. Proprio in quei territori le forze dell'ordine sono fortemente impegnate sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata.
A riprova di ciò, ricordo alcune tra le più importanti operazioni contro la camorra nei due comuni, da un anno a questa parte.
A Giugliano è stato inferto un duro colpo al clan Mallardo, che negli anni Novanta ha dato vita alla cosiddetta alleanza di Secondigliano assieme al clan Contini e ad altri sodalizi presenti nei paesi vicini ed è particolarmente attivo in quella zona.
Il 28 ottobre 2009 la Polizia di Stato ha arrestato, all'aeroporto di Capodichino, appena rientrato dalla Spagna, il latitante Raffaele Mallardo, detto Scicchirò, attualmente reggente del clan Mallardo e destinatario di un provvedimento restrittivo della direzione distrettuale antimafia per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Questa importante operazione ha fatto seguito a quella denominata Puff village, compiuta il 19 ottobre dello stesso anno, sempre a Giugliano, dalla Guardia di finanza, con il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Napoli, che ha portato al sequestro di un complesso immobiliare turistico-alberghiero utilizzato come area residenziale.
Nell'operazione, trentotto persone, tra le quali imprenditori edili e pubblici amministratori, Pag. 18sono state iscritte nel registro degli indagati per lottizzazione abusiva, falso in atto pubblico e truffa edilizia aggravata dalle finalità dell'agevolazione camorristica dei clan Mallardo e Nuvoletta.
Nella zona di Giugliano-Varcaturo, inoltre, all'interno del parco Obelisco sono stati sequestrati 98 appartamenti e un albergo (per un valore complessivo di 40 milioni di euro). Le strutture, costruite a ridosso di un tratto dell'Appia Antica di rilievo archeologico, avrebbero fruttato ai clan 20 milioni di euro.
Importanti successi sono stati conseguiti dalle forze dell'ordine anche nel corso del 2010. In particolare, il 23 marzo, nell'ambito dell'operazione Arcobaleno, la squadra mobile di Latina e il commissariato di Formia, in collaborazione con la Guardia di finanza, hanno eseguito, nel Lazio, in Campania, Calabria e Sardegna, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone per associazione di tipo mafioso e riciclaggio. L'operazione segna la conclusione di complesse indagini, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che hanno consentito di colpire le proiezioni criminali del clan Mallardo nel basso Lazio attraverso l'individuazione di due distinti gruppi imprenditoriali rappresentati, rispettivamente, dai Pirozzi-Maisto e dai fratelli Dell'Aquila (in particolare, il noto latitante Giuseppe Dell'Aquila), impegnati a reinvestire ingenti capitali di provenienza illecita in diversi settori produttivi (soprattutto quelli edilizio-immobiliare e del commercio di autoveicoli in Campania, basso Lazio, Emilia Romagna e a Roma).
Nel corso dell'operazione è stato eseguito il sequestro preventivo di 198 terreni, 30 società, 456 immobili (tra questi, una villa e 71 locali commerciali), 49 rapporti bancari, 27 automobili e due imbarcazioni, per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro. Sono state, inoltre, eseguite 65 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati in stato di libertà, i quali devono rispondere di reimpiego di denaro illecitamente acquisito, aggravato dall'articolo 7 della legge 12 luglio 1991, n. 203.
Più recentemente, l'8 luglio scorso, sempre a Giugliano, la Polizia di Stato ha tratto in arresto Cesare Pagano, capo del clan Amato-Pagano, inserito nell'elenco dei primi trenta latitanti più ricercati e ricercato per omicidio, associazione camorristica e traffico di stupefacenti. Il criminale è considerato il responsabile operativo dei «gruppi di fuoco» del clan degli «scissionisti», ritenuto oggi il più potente sodalizio operante nell'area metropolitana di Napoli e già protagonista, tra il 2004 ed il 2005, della faida di Scampia contro il clan Di Lauro, in seguito alla quale ci furono più di 60 omicidi.
Il successivo 9 luglio, a Napoli, investigatori della squadra mobile e dei commissariati di Afragola e Frattamaggiore hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 60 indagati, 15 dei quali detenuti, chiamati a rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione ed impiego di beni di provenienza illecita. Contestualmente, sono stati sequestrati beni, mobili ed immobili, riconducibili agli indagati, per un valore complessivo stimato di oltre 70 milioni di euro.
L'operazione costituisce l'epilogo di complesse indagini che hanno consentito di individuare le molteplici attività delittuose riconducibili al clan Moccia di Afragola, interessato al controllo delle locali attività commerciali, edilizie ed imprenditoriali attraverso il sistematico ricorso all'estorsione e all'usura.
Per quanto riguarda la situazione delle amministrazioni locali, voglio ricordare che nella primavera del 2009 si era concluso l'accesso antimafia a Giugliano e, benché emergessero elementi sintomatici di possibili ipotesi di condizionamento da parte della criminalità organizzata, non si è proceduto allo scioglimento, considerato che il comune era interessato dall'imminente rinnovo degli organi elettivi per scadenza naturale.
Il prefetto di Napoli ha comunque disposto un'attenta attività di monitoraggio Pag. 19sulla gestione dei nuovi organi elettivi, approfondita da ultimo il 29 giugno scorso in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia. All'esito della riunione è stato disposto, a cura delle forze dell'ordine, un aggiornamento ulteriore sugli sviluppi giudiziari dei procedimenti penali pendenti e una verifica più approfondita delle violazioni amministrative riscontrate nel settore degli appalti pubblici, dell'abusivismo edilizio e della gestione dei servizi pubblici. Il tutto, con l'obiettivo di acquisire concreti, univoci e rilevanti elementi su possibili collegamenti, diretti e indiretti, da parte della criminalità organizzata in grado di alterare la libera determinazione dell'attività gestionale degli organi elettivi di quel comune. Presupposti, questi, ora richiesti dal nuovo articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, entrato in vigore nell'agosto 2009.
Intendo assicurare che, ove all'esito delle specifiche attività di monitoraggio e di verifica attualmente in corso dovessero riscontrarsi sintomi di un'infiltrazione della criminalità organizzata nell'attività dell'amministrazione comunale, verranno attivate tutte le misure necessarie per il ripristino di condizioni di legalità. Per quanto riguarda poi il comune di Afragola, desidero precisare preliminarmente che nei confronti del sindaco, senatore Vincenzo Nespoli, era stato presentato un esposto al prefetto di Napoli, con il quale alcuni consiglieri comunali di Afragola avevano avanzato la richiesta di attivare la procedura di sospensione dalla carica alla luce dei provvedimenti giudiziari che lo avevano interessato. In proposito, quanto alla condanna subita dal senatore Nespoli per il reato di tentata concussione, non si è concretizzata nel caso di specie la causa di sospensione di diritto, che l'articolo 59 del testo unico degli enti locali ricollega al reato consumato e non al tentativo di reato.
Per quanto concerne, poi, l'ordinanza di custodia cautelare per i reati di bancarotta fraudolenta e riciclaggio di danaro di provenienza illecita, emessa a carico dello stesso sindaco - voglio ricordarlo agli onorevoli interpellanti - nella fattispecie non si concretizzava l'ipotesi di sospensione, non avendo la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato concesso l'autorizzazione all'esecuzione dell'ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Nespoli.
Più in generale, le vicende del comune di Afragola sono attentamente seguite dalla prefettura di Napoli, anche in considerazione che il contesto ambientale in cui insiste il citato ente è connotato da una presenza radicata della criminalità organizzata ed in particolare del clan Moccia, oggetto di una delle operazioni di polizia portate a termine dalla questura di Napoli la scorsa estate e sulla quale ho già riferito in precedenza. In tale quadro, si è ritenuto di interessare, da ultimo l'8 settembre scorso, anche l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici per una valutazione sulla regolarità di alcuni procedimenti amministrativi seguiti dall'amministrazione comunale di Afragola, nell'ambito delle gare di affidamento degli appalti in settori strategici. Desidero segnalare agli onorevoli interpellanti che ulteriori approfondimenti erano stati già compiuti il 21 luglio scorso nella riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, all'esito della quale le forze dell'ordine sono state invitate a fornire ogni elemento atto a suffragare possibili ingerenze da parte della criminalità organizzata in appalti, contratti, servizi, autorizzazioni imputabili all'amministrazione attualmente in carica o alla burocrazia comunale. Anche in questo caso, intendo assicurare che, ove all'esito delle verifiche in corso dovessero riscontrarsi sintomi di condizionamento dell'attività del comune da parte della criminalità organizzata, verranno attivate tutte le misure necessarie per il ripristino delle condizioni di legalità.

PRESIDENTE. L'onorevole Piccolo, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

SALVATORE PICCOLO. Signor Presidente, dire che la risposta del sottosegretario Pag. 20ci delude non è un fatto rituale, ma ci delude proprio, non perché, come rappresentanti dell'opposizione, del maggiore partito di opposizione, noi siamo tenuti necessariamente a dissentire da quello che dice il Governo. Sarebbe il caso di dire che a domanda non si risponde o si tergiversa e si elude il contenuto preciso, direi quasi dettagliato, della interpellanza presentata da noi, dall'onorevole Picierno e dagli altri colleghi. Essa fa seguito a due interrogazioni presentate, molto circostanziate. La prima, presentata nel mese di luglio 2009, avente come primo firmatario l'onorevole Minniti, allora responsabile per la giustizia del Partito Democratico e sottoscritta da tutti i deputati della Commissione antimafia del Partito Democratico, riguardava Giugliano. L'interrogazione riportava fatti precisi, alcuni espressamente facenti riferimento ad un'indagine dell'autorità giudiziaria, altri che potevano facilmente essere accertati attraverso una verifica attenta, di cui poi dirò.
L'altra interrogazione riguarda il comune di Afragola ed è stata presentata dalla senatrice Armato nel mese di giugno, anch'essa una interrogazione molto circostanziata con denunce di fatti precisi e rimasta senza risposta. La collega Picierno, nell'illustrare l'interpellanza, ha descritto il quadro di riferimento nel quale operiamo.
È un territorio tuttora fortemente aggredito dalla criminalità organizzata. Le due città in questione, Giugliano ed Afragola, sono due città particolarmente colpite dalla presenza penetrante nel circuito economico, sociale ed istituzionale, della camorra: a Giugliano opera il clan Mallardo, ad Afragola opera il clan Moccia, due dei clan più feroci e la cui diffusione sul territorio è assolutamente penetrante.
Il sottosegretario Davico ha risposto alla nostra interpellanza facendo una descrizione del buon lavoro, che noi ben conosciamo, della magistratura e della polizia sul territorio; ha parlato di vaste operazioni fatte negli ultimi tempi. Tra l'altro, devo dirle, caro sottosegretario, che lei ha fatto riferimento - direi un po' superficialmente, mi consenta - all'imprenditore Dell'Aquila; guardi che il cugino di Dell'Aquila è il capogruppo del PdL in consiglio comunale a Giugliano. Ci sono altri consiglieri comunali ai quali, nel comunicato stampa, a cui faceva riferimento l'onorevole Picierno nel suo intervento, dell'aprile 2009 della Direzione distrettuale antimafia, si fa riferimento. Le leggo il passaggio, forse le sarà sfuggito. Nel predetto comunicato stampa, redatto dalla Direzione distrettuale antimafia il 3 aprile 2009 a seguito di un decreto di fermo emesso per i reati di «estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso» a carico di soggetti, residenti nel giuglianese, ritenuti affiliati o, comunque, contigui al clan camorristico dei Mallardo, si afferma che «il clan dei Mallardo, legato all'organizzazione criminale denominata Alleanza di Secondigliano e storico alleato del clan dei Casalesi» - sono parole del comunicato stampa della Direzione distrettuale antimafia - «è certamente una delle realtà camorristiche meglio strutturate ed organizzate dell'intero panorama criminale campano, che da tempo ha avviato un'operazione di infiltrazione nella pubblica amministrazione per convertire il potere intimidatorio ed economico, conseguiti illegalmente, in potere politico idoneo a condizionare l'indirizzo sociale ed economico della cittadinanza giuglianese».
Ciò è quello che veniva espresso, con chiaro riferimento alla possibilità di commistione con le istituzioni e con la politica del clan suddetto e alla eventualità che la citata organizzazione avesse già - e questo lo si deduce, non è detto chiaramente, perché noi conosciamo il comunicato stampa, ma non il decreto di fermo, che sarebbe stato opportuno che, in qualche modo, il Ministero dell'interno avesse tentato di conoscere nei contenuti - nelle elezioni comunali del 2008, nelle quali è stato eletto il succitato sindaco, il clan Mallardo e le organizzazioni camorristiche della zona abbiano tentato di infiltrare e di fare eleggere in consiglio comunale alcuni esponenti dei suddetti clan, legati da rapporti di parentela, o comunque contigui, per commistioni affaristiche ed imprenditoriali. Pag. 21
Un accertamento andava fatto, così come era stato espresso con chiarezza nella nostra precedente interrogazione. Credo che, in presenza di fatti così importanti e di indagini della magistratura su un territorio dove, come riconosce il sottosegretario, l'infiltrazione è evidente, dove la pressione ed il condizionamento vengono esercitati quotidianamente sulle istituzioni, sul circuito economico, sugli imprenditori, sugli artigiani, sulla società che produce in quelle realtà, sarebbe occorsa da parte del Ministero una risposta più immediata; strano che ad un'interrogazione così circostanziata non sia stata data risposta, dopo un anno.
Solo dopo che vi è stata l'interpellanza urgente il Governo è stato costretto a rispondere (non ha scelto di rispondere), evadendo i problemi che abbiamo posto. Noi li proporremo di nuovo, perché non perseguitiamo le amministrazioni, ma chiediamo che si faccia un'operazione di verifica, né immaginiamo di dare un giudizio sull'amministrazione o sulle persone che compongono l'amministrazione. Vi saranno sicuramente persone capaci e perbene.
Noi chiediamo una verifica della situazione nel comune di Giugliano per tutti i fatti che adesso ho illustrato e per quelli che prima di me ha illustrato l'onorevole Picierno, per accertare, a mente della legge, se vi siano forme di condizionamento degli amministratori, in presenza degli elementi denunciati, che possano compromettere la libera determinazione degli organi direttivi ed il buon andamento.
Chiediamo una commissione di accesso, che per altri comuni è stata istituita in passato per ragioni anche meno evidenti e per presupposti assolutamente meno gravi. Non vorremmo che il colore delle amministrazioni influenzasse le scelte del Governo: questo riguarda Giugliano, dove vi è un'amministrazione di centrodestra, e riguarda Afragola, dove pure vi è un'amministrazione di centrodestra, presieduta dal senatore Nespoli.
Anche per quanto riguarda gli elementi su Afragola, il sottosegretario ci risponde e ci dice che vi è stato un esposto, è vero, di alcuni consiglieri comunali, che hanno chiesto la sospensione del sindaco, e che questa non è stata concessa perché non ne ricorrevano le condizioni.
Discutibile anche questo, ma parliamo di una norma diversa: non stiamo facendo riferimento a quella norma, ma stiamo chiedendo una commissione di accesso per la verifica di alcuni fatti estremamente gravi e significativi, che non riguardano solo la persona del sindaco.
Nel merito delle imputazioni gravissime a suo carico noi non entriamo: bancarotta fraudolenta aggravata, bancarotta semplice, riciclaggio; insomma, mi sembrano imputazioni piuttosto serie per un sindaco in carica, ma non entriamo nel merito. Spetta alla magistratura accertare questo, ma mi rivolgo al Governo e allo Stato in presenza di questi e di altri fatti: lo sanno il sottosegretario e il Governo che vi sono altri due consiglieri comunali della maggioranza ad Afragola che sono incorsi in provvedimenti cautelari, uno per droga e uno per altri fatti seri?
Queste sono circostanze che devono suggerire, anche in presenza di altre situazioni denunciate, un approfondimento vero. Non vogliamo dare - lo ribadisco e concludo - un giudizio di merito sulle persone, ma chiediamo l'applicazione della legge. Il Governo, in questi casi, in una zona caratterizzata da una forte ed egemone presenza della camorra, ha il dovere di intervenire.
Non si può fare finta di niente. Non chiediamo il decreto di scioglimento, che non sarebbe possibile, ma di accertare i fatti. Vogliamo concorrere a contrastare seriamente la camorra sul nostro territorio: non si possono avere le bende davanti agli occhi o un occhio aperto in alcune circostanze e un occhio chiuso in altre, perché questo, sicuramente, non aiuta a contrastare seriamente la camorra sul territorio. Lo dico a nome del gruppo del Partito Democratico e anche dei nostri rappresentanti nella Commissione antimafia...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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SALVATORE PICCOLO. Su questa questione di Giugliano e Afragola, per gli elementi che sono a nostra conoscenza, per quelli che abbiamo segnalato e per quelli che il Governo può assumere, andremo avanti, perché si tratta di situazioni che vanno accertate e verificate fino in fondo, altrimenti non daremo all'opinione pubblica un segnale positivo per contrastare efficacemente la camorra.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 8 novembre 2010, alle 15,30:

Discussione congiunta dei disegni di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (C. 3778);
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (C. 3779).

La seduta termina alle 11,25.