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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 394 di giovedì 11 novembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bindi, Capitanio Santolini, Centemero, Renato Farina, Granata, Mazzarella, Mazzuca, Scalera e Zazzera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per modificare la normativa in materia di reclutamento di personale docente delle scuole paritarie - n. 2-00860)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00860, concernente iniziative per modificare la normativa in materia di reclutamento di personale docente delle scuole paritarie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la provincia regionale di Enna gestisce, sin dal 1982, due licei linguistici provinciali: uno ad Enna e l'altro ad Agira, riconosciuti scuole paritarie, ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, il cui personale docente viene reclutato tramite il ricorso alle procedure ed ai criteri previsti dalle vigenti disposizioni che regolano il funzionamento dei licei linguistici della suddetta provincia, attingendo da apposite graduatorie permanenti in ambito provinciale.
Queste procedure vengono utilizzate dalla suddetta provincia anche per il conferimento delle supplenze annuali mediante l'instaurazione di rapporti di lavoro a termine, in risposta al reale fabbisogno organico individuato dai rispettivi dirigenti scolastici, al fine di garantire il regolare avvio delle attività didattiche e, dunque, la funzionalità ed il buon andamento dei suddetti istituti.
In tale contesto, si deve porre l'attenzione su quanto previsto dall'articolo 14 comma 9 della legge 30 luglio 2010, n. 122, che prevede che, a decorrere dal 1o gennaio 2011, gli enti locali nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti non possono procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale.
Nonostante gli sforzi compiuti dalla provincia regionale di Enna per assicurare il regolare avvio del corrente anno scolastico, l'ente si è trovato a dover affrontare una spesa per il personale superiore a Pag. 2quella consentita dal dettato dell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010. Di conseguenza, il personale dei licei linguistici, al fine di ridurre al minimo i disagi degli studenti e delle famiglie, ha dato la sua disponibilità ad effettuare ore aggiuntive e a spostarsi da Enna ad Agira per assicurare l'insegnamento delle discipline scoperte ma, nonostante tutto ciò, non è ancora stato possibile assicurare nelle due sedi la copertura di tutte le ore. Attualmente, restano ancora scoperte le ore di religione e di sostegno per ben cinque alunni diversamente abili.
Dal momento che le stesse esigenze connesse alla didattica presenti nelle scuole statali, ricorrono anche per le scuole paritarie gestite dagli enti locali e valendo, altresì, per tutte, i principi sanciti dalla Costituzione in materia di diritto allo studio, all'istruzione e all'educazione, voglio richiamare l'attenzione sulla circolare 19 marzo 2008, n. 3, del Dipartimento della funzione pubblica, intervenuta per dettare alcune linee di indirizzo in merito alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, in favore di un'interpretazione derogatoria della legge finanziaria n. 244 per il 2007, da applicarsi alle scuole gestite dagli enti locali, in analogia a quanto previsto per le scuole statali, in ordine al conferimento degli incarichi di supplenza.
Tale orientamento è stato ribadito sempre dallo stesso Dipartimento anche con il parere n. 56 del 2008, con riferimento all'applicazione dell'articolo 49 del decreto-legge n. 112 del 2008, come convertito dalla legge n. 133 del 2008, diretto a consentire agli enti locali, nella gestione del personale scolastico, in deroga alle rigide norme previste in materia di rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato, di potersi ispirare alla speciale disciplina prevista per le scuole statali.
Chiedo allora, signor sottosegretario, quali iniziative si intendono intraprendere al fine di estendere, in buona sostanza, alle scuole paritarie, in materia di reclutamento di personale docente, la disciplina più favorevole prevista per quelle statali, applicando l'interpretazione derogatoria sopra citata dal disposto dell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 consentendo quindi agli enti locali di gestire, nel rispetto delle autonome capacità di bilancio, la possibilità di reclutamento del personale scolastico, secondo la disciplina vigente per le scuole statali e cioè a prescindere dai rigidi vincoli contenuti nella norma sopra richiamata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza urgente dell'onorevole Lo Monte ed altri, concernente la provincia regionale di Enna, gestore di due licei linguistici, ad Enna e ad Agira, riconosciuti scuole paritarie ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62.
Nell'atto in discussione si espone la peculiare situazione in cui versa la provincia a fronte della disposizione contenuta nell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Come è noto, questa norma vieta agli enti nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale.
Secondo quanto riportato dall'interrogazione, la provincia di Enna, per effetto della suddetta disposizione, non sarebbe in grado di assicurare nelle due sedi la copertura di tutte le ore, così che, attualmente, restano ancora scoperte le ore di religione e di sostegno per ben cinque alunni diversamente abili.
Va preliminarmente rilevato che, per quanto concerne le scuole paritarie gestite dagli enti locali, la competenza di questo Ministero riguarda la vigilanza sul rispetto dei requisiti previsti per il riconoscimento e il mantenimento della parità scolastica Pag. 3che sono previsti dalla legge 10 marzo 2000, n. 62. In base a questa legge, gli ordinamenti delle scuole paritarie, comprese quelle degli enti locali, devono corrispondere all'ordinamento generale dell'istruzione ed assicurare un piano dell'offerta formativa conforme agli ordinamenti e alle disposizioni vigenti. Fra i requisiti richiesti dalla stessa legge, vi è anche quello dell'iscrizione di tutti gli studenti i cui genitori ne facciano richiesta nonché quello dell'applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizioni di svantaggio.
Per ciò che concerne in particolare l'insegnamento religioso a coloro che ne fanno richiesta, va ricordato che l'obbligo di istituire l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado discende dall'Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana sottoscritto il 18 febbraio 1984, ratificato con la legge del 25 marzo 1985, n. 121, che ha apportato modificazioni al Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929.
La sussistenza di tale obbligo era stata peraltro già affermata dal Ministero sin dalla prima applicazione della menzionata legge di ratifica e precisamente nella circolare n. 368 del 20 dicembre 1985, in cui si riportava il quadro di riferimento giuridico per disciplinare l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, precisando che sono da ritenere pubbliche, oltre le scuole statali, anche quelle gestite da enti pubblici nazionali, locali, territoriali, o comunque qualificati tali.
Quanto all'applicazione dell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 - è questa la questione centrale dell'interrogazione - il Ministero dell'economia e delle finanze, nel comunicare gli elementi informativi di competenza, ha in merito fatto presente quanto segue.
La fattispecie in esame presenta caratteristiche peculiari che, ad avviso dello stesso Dicastero, consentono di escludere l'applicabilità del divieto di assunzione di cui trattasi.
In particolare, la circostanza che i licei linguistici siano riconosciuti come scuole paritarie ai sensi della legge n. 62 del 2000 e la presenza delle descritte modalità di reclutamento del personale a termine porta a ritenere la situazione in esame non riconducibile alla fattispecie astratta che il legislatore ha ritenuto meritevole di sanzione.
La ratio del richiamato articolo 14 deve essere infatti rinvenuta nella volontà di impedire agli enti locali l'adozione di politiche espansive della spesa di personale, con riguardo a operazioni di reclutamento caratterizzate da un significativo margine di autonomia e discrezionalità (elemento, questo, che non si ravvisa nel caso di specie).
Nel sottolineare come la disposizione recata dall'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010 abbia una forte valenza operativa al fine della riduzione delle spesa di personale degli enti - tra cui la provincia di Enna - i cui indicatori in materia non appaiono virtuosi, si evidenzia l'esigenza che la medesima provincia adotti, con specifico riferimento alla spesa di personale su cui esistono margini di comprimibilità, ogni idonea iniziativa volta a: ridurre il rapporto spesa di personale/spesa corrente; rispettare i vincoli imposti dalla vigente normativa in ordine al contenimento complessivo della spesa di personale; adottare una politica di programmazione pluriennale della spesa caratterizzata da un rigoroso percorso di contenimento, in ogni caso assicurando il rispetto del Patto di stabilità interno.
Con riguardo, poi, alla circolare n. 3 del 19 marzo 2008 del Dipartimento per la funzione pubblica, richiamata nell'interpellanza, l'ufficio legislativo del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, nell'evidenziare che la disposizione dell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010 ha carattere di norma finanziaria volta alla stabilizzazione finanziaria del bilancio nazionale e al sostegno del sistema produttivo e della competitività a livello internazionale, ha rilevato che la citata circolare n. 3 risale ad un periodo precedente all'emanazione Pag. 4del suddetto decreto-legge e reca linee di indirizzo relative all'applicazione di una disposizione della legge finanziaria per il 2008 afferente ad una materia sulla quale è intervenuto successivamente il suddetto comma 9 dell'articolo 14.
Ciò premesso, per ciò che interessa le specifiche attribuzioni dell'amministrazione scolastica, si comunica quanto segue in merito al caso segnalato nell'interpellanza.
Il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione cattolica, con lettera del 20 settembre 2010, ha reso noto che la provincia regionale di Enna non ha proceduto al rinnovo del contratto per l'insegnamento della religione cattolica presso il liceo linguistico provinciale paritario «Martin Luther King» di Enna all'insegnante proposta dall'ordinario diocesano. A seguito di questa segnalazione, il Ministero, con nota del 30 settembre 2010, ha interessato la direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per la Sicilia, cui spetta la vigilanza sulle istituzioni scolastiche paritarie del territorio regionale.
La competente direzione scolastica regionale, quindi, con nota del 4 ottobre 2010, ha invitato l'amministrazione provinciale di Enna a provvedere ad assicurare agli alunni tutto ciò che la legge sulla parità impone.
Successivamente, essendo pervenuta una mail di alcuni studenti, con nota del 20 ottobre la medesima direzione scolastica regionale, pur prendendo atto di quanto esposto dalla provincia, ha rinnovato all'amministrazione provinciale l'invito a procedere senza ulteriore indugio ad assicurare quanto previsto dalla normativa, a cominciare dall'assicurare agli alunni le ore di lezione previste, avvertendo che, in mancanza, si sarebbe attivata la procedura per la revoca della parità. Quest'ultima nota è stata inviata, per conoscenza, anche all'assessorato regionale che, in Sicilia, è competente in merito al riconoscimento e alla revoca della parità scolastica.
La problematica risulta ora superata, come comunicato dalla direzione scolastica regionale, in quanto in data 23 ottobre 2010 sono stati assunti con contratto a tempo determinato tre docenti per l'insegnamento della religione cattolica che hanno preso servizio in pari data.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, vorrei intanto ringraziare il rappresentante del Governo, quantomeno per il grande sforzo di raccolta di legislazione su un caso che il Ministero, ove avesse più sensibilità per i problemi dell'istruzione del Mezzogiorno d'Italia, probabilmente risolverebbe senza ricorrere a disposizioni o a richiami di precedenti, non ingarbugliando quindi ancora di più una vicenda che a mio avviso poteva essere risolta certamente meglio, più in tempo e con la dovuta sensibilità.
È chiaro che il Ministro Gelmini è per ora preso dalla cosiddetta riforma, e quindi vuole far passare la cosiddetta «meritocrazia gelminiana»: sempre più soldi alle università del nord, e sempre meno a quelle del sud. Il dato che più ci amareggia, come parlamentari di questo Mezzogiorno martoriato, è che il Ministro dell'economia e delle finanze, nella legge di stabilità che è in Commissione bilancio, raccoglie la sfida lanciata dalla Gelmini, tanto che riconosce il credito di imposta alle imprese che investono nella ricerca: un voucher, quindi, riconosciuto alle imprese che investono nella ricerca. Il ministro Gelmini probabilmente sconosce, o vuole far finta di sconoscere, che nel Mezzogiorno ben poche sono le imprese che possono permettersi - quelle poche imprese che ancora resistono, perché con i gap infrastrutturali che registriamo sfido chiunque, sfido questi «Soloni» della Padania ad investire e a fare impresa nel Mezzogiorno - di fare ricerca.
È questo un ulteriore segnale di questo Governo, che risponde soltanto alle esigenze di un determinato territorio, che è sempre il nord Italia, e che non intende assolutamente annullare la differenza che vi è tra il Nord e il Sud. Noi saremo vigili, Pag. 5e vi accompagneremo in questo percorso, però non chiedeteci di stare in silenzio.

(Iniziative di competenza del Governo in relazione alla vicenda del signor Federico Pavani scomparso nelle acque delle isole Fiji - n. 2-00875)

PRESIDENTE. L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00875, concernente iniziative di competenza del Governo in relazione alla vicenda del signor Federico Pavani, scomparso nelle acque delle isole Fiji (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Stefania Craxi, data la delicatezza e la gravità del caso, mi atterrò letteralmente al testo depositato, per conoscere le strade fino ad oggi percorse dal Ministro degli affari esteri e del Ministro dell'interno in relazione alla scomparsa del giovane skipper originario di Vetralla, in provincia di Viterbo, il signor Federico Pavani, nelle acque delle isole Fiji.
Il signor Pavani, appassionato di viaggi e da circa dieci anni skipper di professione (attività che lo ha portato a viaggiare in numerosi luoghi del mondo), doveva far rientro in Italia dalle isole Fiji nella prima decade di ottobre, ma ormai da diverso tempo i suoi genitori ne hanno perso le tracce. Il padre del signor Pavani, il signor Alvise, ha sporto denuncia per la scomparsa del figlio alla questura di Viterbo.
Il signor Federico Pavani da metà del mese di marzo del 2010 è partito dalla Polinesia francese, diretto alle isole Fiji. L'ultimo contatto telefonico risale al 24 settembre 2010: una comunicazione con la zia, la signora Maria Luisa Bagnaia, nel corso della quale il signor Pavani comunicava di trovarsi presso la città di Suva e annunciava che era in procinto di vendere la sua imbarcazione a un cittadino di nazionalità russa per circa 6 mila dollari in contanti.
Sempre nel corso della stessa telefonata, il signor Pavani esprimeva una sua perplessità sulla destinazione del denaro ricavato dalla vendita dell'imbarcazione, proprio perché l'acquirente aveva espresso l'intenzione di pagare l'importo in contanti. L'ultima e-mail inviata dal signor Pavani alla fidanzata risale al 25 settembre 2010 e in detta e-mail comunicava di trovarsi a bordo della sua imbarcazione e che stava uscendo dal porto di Suva. Il signor Pavani aveva un appuntamento con un connazionale a Singapore, il signor Marco Benagli, il 15 ottobre 2010, appuntamento al quale, come riferito dallo stesso signor Benagli, il signor Pavani non si è presentato. Almeno fino al giorno 8 ottobre 2010 si sarebbe potuto accertare che la barca a vela del signor Pavani risultava regolarmente ormeggiata e chiusa dall'esterno con il tender issato a bordo, al porto di Suva, circostanza che, come comunicato dal responsabile del locale Yacht Club, farebbe ritenere che non ci fosse nessuna persona a bordo. Il console onorario italiano alle Fiji avrebbe riferito al signor Stefano Pavani, fratello di Federico, che quest'ultimo non risultava ricoverato presso l'ospedale o detenuto presso il locale carcere e che da ciò si ricava che la polizia di Suva ha effettuato controlli, senza peraltro individuare tracce del passaggio in frontiera in uscita dai confini nazionali delle isole Fiji del signor Pavani.
Il padre di Federico, signor Alvise Pavani, ha verbalizzato presso la questura di Viterbo, nella giornata del 18 ottobre 2010, di essere riuscito a reperire l'estratto conto di due carte di credito in uso del figlio, che dimostrano come le stesse siano state usate a breve intervallo di tempo da qualcuno che si è recato nella stessa giornata ad Auckland (Nuova Zelanda) e successivamente a Landau (Hong Kong). Come riferito dallo stesso signor Alvise Pavani, non ci sono particolari motivi per ritenere o sospettare che il signor Federico Pavani abbia fatto perdere le sue tracce in maniera intenzionale, non sussistendo problematiche di alcuna natura; pertanto lo stesso genitore non nasconde il timore per la sua incolumità o che gli sia capitata Pag. 6una disgrazia. Già numerosi siti Internet e quotidiani hanno ipotizzato che il signor Federico Pavani sia rimasto vittima di una rapina conclusasi con la sua uccisione, come peraltro già accaduto nell'agosto del 2010 a un altro navigatore romano il signor Emiliano Astore, assassinato in Venezuela dai cosiddetti «pirati del mare».
Chiediamo dunque di sapere quali iniziative siano state avviate per accertare cosa può essere accaduto al signor Federico Pavani; se le autorità delle isole Fiji collaborino, e in che modo, con le autorità italiane per accertare cosa sia accaduto al signor Federico Pavani; quale tipo di assistenza sia stata assicurata alla fidanzata del signor Federico Pavani che si è recata a Suva per cercare di far luce sulla scomparsa del signor Pavani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Onorevole Farina Coscioni, il Ministero degli affari esteri segue con attenzione la vicenda del signor Pavani, mantenendo contatti costanti con la famiglia del connazionale e soprattutto con l'autorità del luogo da cui il cittadino italiano ha inviato le ultime notizie di sé. Il signor Pavani è scomparso presumibilmente nei pressi delle isole Fiji. È dalla capitale Suva che, a fine settembre, sono infatti avvenuti gli ultimi contatti con i suoi familiari.
Lo scorso 7 ottobre la Farnesina e in particolare la Direzione generale per gli italiani all'estero, informata della scomparsa del signor Pavani dal fratello del nostro connazionale, ha subito segnalato il caso all'ambasciata d'Italia a Canberra, competente per le Fiji, affinché fossero avviate immediate verifiche presso le competenti autorità fijiane. Le indagini sono in corso e stanno seguendo diverse piste investigative. La polizia fijiana si è dimostrata molto attiva nelle ricerche che però purtroppo non hanno dato, finora, alcun esito conclusivo. Dai controlli effettuati, come riportato anche dalla sua interpellanza, il connazionale non risulta essere stato ricoverato in ospedali né detenuto nelle carceri di Fiji.
Inoltre, la polizia non ha trovato riscontri che dimostrino un suo passaggio in uscita dai confini dell'arcipelago. Le radio e le televisioni locali hanno diffuso la notizia della scomparsa del signor Pavani, invitando chiunque avesse segnalazioni da fornire a contattare le autorità. Sul posto la questione è seguita in prima persona dal nostro console onorario. Continui sono naturalmente i contatti tra la Direzione generale per gli italiani all'estero, l'ambasciata a Canberra e il fratello del signor Pavani, che viene costantemente informato sugli sviluppi delle ricerche e, a sua volta fornisce agli interlocutori del Ministero degli affari esteri eventuali nuove informazioni in suo possesso.
Il console onorario ha assicurato ogni assistenza utile sul territorio alla fidanzata del signor Pavani recatasi a Suva. Lo scorso 8 novembre quest'ultima ha potuto incontrare il Ministro della giustizia delle Fiji, Aiyaz Sayed-Khaiyum, per reiterare la richiesta di assistenza. La Farnesina ha inoltre allertato il consolato generale ad Hong Kong, sulla base delle informazioni fornite dai familiari dello scomparso a proposito dell'uso della sua carta di credito, al fine di verificare l'eventuale ingresso del signor Pavani nella città. I riscontri effettuati dalla polizia hanno avuto esito negativo.
Il padre del signor Federico Pavani ha presentato alla questura di Viterbo una denuncia di scomparsa il 6 ottobre, integrata da due ulteriori denunce, il 19 e 27 ottobre, da parte del fratello. Gli atti sono stati trasmessi dalla locale squadra mobile alla procura di Viterbo che ha avviato accertamenti investigativi in Italia. Il pubblico ministero sta predisponendo una rogatoria internazionale che sarà a breve inoltrata presso gli uffici giudiziari delle isole Fiji, al fine di avere notizie ufficiali sull'intera vicenda e informazioni sullo stato delle indagini. Il Ministero degli affari esteri, in particolare la competente Direzione generale per gli italiani all'estero, Pag. 7continuerà a seguire con la necessaria attenzione, in raccordo con le rappresentanze diplomatico-consolari coinvolte, il caso del signor Pavani, adoperandosi affinché, in tempi auspicabilmente rapidi, possa essere fatta piena luce sulla sua vicenda.
Consentitemi anche di portare la vicinanza del Governo italiano alla famiglia, che immaginiamo possa essere in uno stato di grande angoscia.

PRESIDENTE. L'onorevole Maurizio Turco, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, abbiamo colto l'occasione di questo ultimo caso di cittadino italiano scomparso all'estero per porre un problema che, a nostro avviso, è anche abbastanza emblematico, come risulta dalla risposta del sottosegretario.
In particolare, in casi come questi, di cui si ha poco da dire, noi riterremmo che, al di là della via burocratica (l'ambasciata, il consolato), forse un passo ulteriore da parte dell'autorità di Governo, dell'autorità politica (il Ministro degli affari esteri) debba essere il contatto diretto con le autorità politiche del luogo. Va benissimo tutto quello che è stato fatto. Si tratta di un'attività burocratica in attesa di ciò che gli organi amministrativi locali potranno o meno produrre (un passaggio di carte in andata e ritorno); tuttavia, in questo caso, è evidente che dipende tutto dalla capacità e dalla volontà delle autorità delle isole Fiji di indagare o meno.
Leggevo ieri sera, sul sito www.viaggiaresicuri.it del Ministero degli affari esteri, che il 9 aprile alle isole Fiji il Presidente abrogò la Costituzione e dichiarò quattro settimane di stato di emergenza. A ieri sera la situazione nelle isole Fiji appare tuttavia stabile, non essendosi registrati episodi di violenza in nessuna parte del Paese (la situazione nella capitale e nel resto del Paese è generalmente tranquilla, anche se ancora sotto controllo militare). Penso che se la situazione nelle isole Fiji è quella che descrive ad oggi il Ministero degli affari esteri ci siano molti margini di manovra per un'iniziativa che - lo ripeto - non sia unicamente burocratica.
Le autorità politiche e militari vanno evidentemente sollecitate in un modo diverso, senza utilizzare necessariamente l'ambasciatore per poter comunicare con i rappresentanti politici e di Governo delle isole Fiji, ma chiamandoli direttamente per far comprendere che, a partire dal caso in questione, come mi auguro, su vicende come queste non vi siano semplici formalità, ma vi sia, da parte del Governo italiano, un'azione più forte, più decisa e più concreta, volta ad avere davvero notizie, non accontentandosi di quelle che arrivano, al fine di tutelare questi cittadini italiani.

(Condizione delle donne nel mercato del lavoro - n. 2-00883)

PRESIDENTE. L'onorevole Mosca ha facoltà di illustrare l'interpellanza Amici ed altri n. 2-00883, concernente la condizione delle donne nel mercato del lavoro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, ci dispiace che oggi non sia presente nessuno dei tre ministri che abbiamo interpellato, in modo particolare perché nella nostra interpellanza urgente cerchiamo di porre l'attenzione su un tema che è stato, a nostro avviso, troppo poco dibattuto. È uscito un paio di settimane fa il rapporto del World economic forum nel quale viene illustrata la situazione delle donne nel mercato del lavoro e, in generale, nel nostro Paese.
È un rapporto che pone il nostro Paese in una condizione non solo preoccupante, ma, addirittura, quasi vergognosa rispetto a tutto il resto dei Paesi e che lo pone in arretramento rispetto agli anni precedenti. Siamo passati, infatti, da una situazione nella quale il nostro Paese si trovava al sessantasettesimo posto solo nel 2008 ad una, odierna, che ci vede al settantaquattresimo. Pag. 8
Questa è un'interpellanza urgente perché non riguarda questioni marginali rispetto al dibattito politico in corso, ma è urgente proprio perché in questi giorni stiamo discutendo della legge di stabilità e, su questa legge, manifestiamo forti critiche sul fatto che non venga posta attenzione a tutto ciò che gli osservatori internazionali stanno dicendo sul nostro Paese e, in generale, sull'andamento dell'economia.
Lasciare fuori questo capitolo, come se fosse qualcosa di estraneo o di marginale o di aggiuntivo, di cui si può parlare solo nei momenti in cui le cose vanno bene, è una miopia. Infatti, tutti gli indicatori dicono che, laddove le economie si vogliono riprendere, devono porre una grande attenzione alla centralità che le donne hanno nell'uscita dalla crisi.
Non è un caso che tutti i Paesi nei quali, come si dice da noi, la crisi morde di più, stanno facendo maggiori sforzi proprio su questo tema. Noi non stiamo facendo niente, non ne stiamo discutendo, il dibattito politico italiano è incastrato in tutt'altre questioni. Queste, che riteniamo essere delle questioni cruciali rispetto al nostro futuro, anche prossimo, sono lasciate totalmente fuori.
Non è un caso anche che nell'ambito della Strategia 2020 dell'Unione europea, che è stata discussa proprio ieri in Senato e sulla quale la maggioranza è stata messa in difficoltà perché è stato votato contro il Piano nazionale di riforma presentato dal Governo, si pone la questione dell'occupazione femminile e della partecipazione delle donne nel mercato del lavoro in Italia tra i primi obiettivi da raggiungere, proprio perché tale questione è ritenuta, anche dall'Unione europea, come cruciale per uscire dalla situazione di difficoltà nella quale stiamo vivendo.
E non è un caso ancora, andando di nuovo a considerare alcuni casi internazionali, che negli Stati Uniti da dove, come sappiamo bene, la crisi è partita e dove ancora quello della disoccupazione è un tema enorme, sono proprio le donne che stanno acquisendo maggiori posti nel mercato del lavoro, nei ruoli dirigenziali, perché è dalle donne che sta ripartendo una nuova organizzazione del mercato del lavoro ed è dalla loro energia che stanno venendo i segnali più positivi e propositivi di vivacità dei mercati e dell'economia.
Per tutte queste ragioni, abbiamo voluto presentare la presente interpellanza urgente, perché riteniamo che, finalmente, il dibattito culturale nel nostro Paese, prima ancora che il dibattito che facciamo all'interno di questi palazzi, debba modificarsi in questo senso. La questione delle donne non è più da considerare marginale, ma è centrale rispetto al futuro economico e al benessere sociale del nostro Paese.
Oggi siamo qui non per sentire dal Governo un elenco di provvedimenti che il Governo dice essere state adottati, perché i numeri sono drammatici e oggettivi. Non è una nostra pregiudiziale opposizione rispetto a qualsiasi atto che il Governo compia. Anzi su questi temi, proprio in questo Parlamento, abbiamo proposte di legge che spesso sono bipartisan, perché sappiamo quanto sia importante lavorare insieme per il bene del Paese su questi temi.
Noi chiediamo al Governo, e da parte nostra c'è tutta la volontà di contribuire perché si possano fare passi avanti in questo senso, quali siano le intenzioni, quali siano quelle nell'immediato, sul disegno di legge di stabilità, se ci sono risorse, se c'è una strategia in quella direzione e nel medio periodo nonostante non sappiamo quanta vita ancora avrà questo Governo, si tratta comunque di strategie che non hanno colore. E, quindi, quanto si mette in campo oggi dovrà essere portato avanti chiunque avrà la guida di questo Paese nel prossimo futuro.
Riteniamo che vi siano alcune proposte di legge a «costo zero» che sono in iter avanzato come quella sulla partecipazione delle donne al consiglio di amministrazione o quella che riguarda tutte le donne e il loro accesso ai posti di lavoro, gli incentivi all'imprenditoria femminile e tutta una serie di altre proposte che possono essere discusse e essere portate avanti davvero non per il bene di una Pag. 9parte ma per il bene di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, capisco il suo rammarico, onorevole Mosca, e anch'io mi trovo un po' in imbarazzo a rispondere su questioni e su interpellanze che non riguardano il mio Ministero. Tuttavia l'agenda del Governo talvolta è complicata e comunque lo sforzo è quello che un membro di Governo possa interloquire, ascoltare e rispondere personalmente alle questioni poste.
Il Governo, ed in particolare il Ministro per le pari opportunità, si è fortemente impegnato in politiche a favore dell'incremento della presenza delle donne nel mercato del lavoro.
La Strategia di Lisbona, adottata nel 2000 dai Paesi dell'Unione europea, ha fissato l'ambizioso obiettivo di raggiungere nel 2010 un tasso di occupazione delle persone dai 15 ai 64 anni del 70 per cento nel complesso, e del 60 per cento per le donne.
In considerazione di ciò il Ministero per le pari opportunità ha ritenuto necessario intervenire attraverso politiche di inclusione delle donne nel mercato del lavoro tendenti a raggiungere gli obiettivi fissati a livello europeo.
Tra le iniziative poste in essere rientrano il piano recante il «Sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro» ed il «Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro».
Il Piano di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro investe 40 milioni di euro del Fondo pari opportunità in finanziamenti per le tagesmutter, per il telelavoro, per la formazione volta a sostenere il rientro nel lavoro dopo un periodo di congedo per maternità.
In particolare le risorse sono destinate alla: creazione o implementazione - nelle diverse realtà territoriali - di nidi, nidi famiglia, servizi ed interventi similari (mamme di giorno, educatrici familiari o domiciliari); facilitazione per il rientro al lavoro di lavoratrici che abbiano usufruito di congedo parentale o per motivi comunque legati ad esigenze di conciliazione anche tramite percorsi formativi e di aggiornamento acquisto di attrezzature hardware e pacchetti software, attivazione di collegamenti ADSL; erogazione di voucher di sostegno all'acquisto di servizi di cura offerti da strutture specializzate (nidi, centri estivi, ludoteche) o in forma di «buoni lavoro» da prestatori di servizio (assistenza domiciliare, pulizia, pasti a domicilio, e così via); sostegno di modalità di prestazioni di lavoro e di tipologie contrattuali facilitanti come ad esempio la banca delle ore, il telelavoro, il part-time; sostegno di interventi innovativi e sperimentali proposti dalle regioni e dalle province autonome.
Il Dipartimento per le pari opportunità, anche attraverso campagne informative ed eventi di lancio pubblicitario, garantirà la promozione unitaria delle linee di intervento più innovative e che meritano un maggior impegno di sensibilizzazione e di divulgazione. L'intesa sui criteri di ripartizione delle risorse, le finalità, le modalità attuative, nonché il monitoraggio del sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è stata acquisita in sede di Conferenza unificata il 29 aprile 2010.
Il Dipartimento per le pari opportunità, nel provvedere al coordinamento e all'attuazione della citata intesa, ha acquisito i programmi attuativi regionali e verificato i requisiti di ammissibilità; ha costituito il comitato tecnico ed il gruppo di lavoro a supporto dell'intesa; ha provveduto altresì ad aprire sul sito istituzionale uno spazio web permanente dedicato all'attuazione dell'intesa. Si rappresenta che, entro la fine del presente anno, sarà messo a punto il sistema di monitoraggio finanziario e procedurale sugli interventi finanziati dai programmi attuativi regionali. Pag. 10
Anche nel «Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro», elaborato d'intesa con il Ministro del lavoro, sono previste misure volte a favorire la conciliazione. In particolare, sono state inserite cinque linee di intervento.
La prima linea di azione prevede il potenziamento dei servizi di assistenza per la prima infanzia e la sperimentazione dei buoni lavoro. Come è noto, infatti, l'offerta di servizi all'infanzia è ancora insufficiente, specie nel sud. Con il citato Programma si intende incoraggiare i lavori di cura dell'infanzia attraverso la diffusione dell'utilizzo dei buoni lavoro previsti dalla «legge Biagi», che offrono al datore di lavoro uno strumento duttile, poco costoso, con pochi oneri amministrativi (essendo i contributi previdenziali e gli oneri assicurativi conglobati nel prezzo di acquisto del buono) e che possono essere adoperati anche per l'avvio, in cooperazione con cooperative sociali e di servizio ed associazioni no profit, dei nidi familiari, con non più di cinque o sei bambini assistiti da persone presso il proprio domicilio in un ambiente familiare.
La seconda linea di azione si fonda sulla revisione dei criteri e delle modalità per la concessione di contributi ad aziende per progetti che favoriscano la conciliazione. In tal modo si vuole rilanciare un sistema di sostegno in favore di progetti i cui beneficiari siano lavoratrici, che possano usufruire di forme di flessibilità del lavoro, per esempio il part time o il lavoro a domicilio, il lavoro su sedi diverse. I progetti potranno anche comprendere attività di formazione per favorire il reinserimento della lavoratrice o del lavoratore dopo un periodo di astensione dal lavoro per maternità o paternità, o progetti che promuovano l'attivazione di reti di servizi per facilitare la conciliazione.
La terza linea di azione prevede la sperimentazione di nuove relazioni industriali per la promozione della flessibilità del lavoro. L'obiettivo che si intende raggiungere attraverso questa linea di intervento è quello di incoraggiare tipologie contrattuali che favoriscano la conciliazione: lavoro a tempo parziale, modulato, flessibile. Lo strumento può essere la contrattazione collettiva, che può fornire il nuovo quadro normativo della flessibilità. A questo proposito si rappresenta che, in data 11 marzo 2010, è stato avviato un tavolo con le parti sociali per sondare la disponibilità all'inserimento nella contrattazione collettiva di misure idonee a favorire la conciliazione. Tutti - sia le categorie datoriali che dei lavoratori - hanno manifestato la loro adesione.
Con la quarta linea di azione, dedicata all'incentivazione dei «lavori verdi» al femminile, si intende estendere alle donne la cultura delle nuove professioni nel settore delle energie rinnovabili - dove attualmente si registra solo una forte presenza maschile - incoraggiandole a distaccarsi dai tradizionali percorsi formativi per intraprendere una formazione orientata alla ricerca e alle nuove tecnologie in questo settore.
L'ultima linea di azione comprende misure specifiche per il Mezzogiorno, attraverso l'utilizzo di contratti di inserimento o di reinserimento destinati a chi vuole uscire dallo stato di disoccupazione o a chi desidera rientrare nel mercato del lavoro dopo un lungo periodo di assenza. Tali tipologie contrattuali possono trovare nelle donne le principali destinatarie.
Si segnala, poi, che il 23 settembre 2009 è stato elaborato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Piano di azione per l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro, che si articola in sei punti che convergono verso la costruzione di un nuovo e più integrato rapporto tra sistema formativo e mondo del lavoro. Anche questo Piano offre opportunità alle giovani donne per un loro rafforzamento nel mercato del lavoro.
Il Ministero per le pari opportunità, assieme al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha altresì aderito al progetto «Carta per le pari opportunità e uguaglianza sul lavoro» promosso dal Comitato nazionale di parità, al fine di creare un quadro di riferimento entro il Pag. 11quale le aziende che vi aderiscono volontariamente possano volontariamente operare per la diffusione di politiche delle risorse umane e la valorizzazione di talenti e competenze individuali, nel rispetto delle pari opportunità.
Inoltre, il 30 luglio 2010 il Consiglio dei ministri ha approvato il piano triennale per il lavoro «Liberare il lavoro per liberare i lavori», elaborato dal Ministero del lavoro, che individua nelle politiche di conciliazione, che si realizzano attraverso la rimodulazione dell'orario di lavoro e la promozione dei servizi di cura all'infanzia con particolare riguardo ai nidi familiari, le azioni in favore dell'occupazione femminile.
Per quanto concerne, invece, l'incremento dell'occupazione femminile nelle regioni del Mezzogiorno, si rappresenta che il Ministero per le pari opportunità, sta lavorando, nel quadro del più ampio Piano per il Sud, per reperire nuove risorse, attinte da fondi europei, al fine di favorire l'accesso al credito delle imprese femminili operanti nel Mezzogiorno.
Lo scopo che si intenderebbe conseguire è quello di promuovere l'eguaglianza sostanziale e la pari opportunità tra uomini e donne nell'attività economica ed imprenditoriale con l'obiettivo di incrementare l'occupazione femminile e lo sviluppo di imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile mediante l'attivazione di strumenti finanziari agevolati per favorire l'accesso al credito.
Si segnala, inoltre, che il Comitato nazionale di parità e pari opportunità nel lavoro previsto dal codice per le pari opportunità, con provvedimento del 9 giugno 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 luglio 2010, n. 159, ha formulato per l'anno in corso il «Programma obiettivo per l'incremento e la qualificazione dell'occupazione femminile, per il superamento delle disparità salariali e nei percorsi di carriera, per la creazione, lo sviluppo e il consolidamento di imprese femminili, per la creazione di progetti integrati di reti». Si tratta di azioni positive volte a finanziare progetti (tetto massimo di finanziamento pari a 200 mila euro) che favoriscono l'occupazione femminile, l'inserimento e il reinserimento lavorativo di donne e le imprese femminili.
Anche in ambito normativo sono state poste in essere iniziative volte a favorire il raggiungimento di una effettiva parità di trattamento tra uomini e donne in ambito lavorativo; a riguardo, si segnala il recepimento della direttiva n. 54 del 2006 relativa al principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego, che ha novellato il codice per le pari opportunità.
Il decreto di recepimento della stessa (decreto legislativo n. 5 del 2010) prevede, tra l'altro, il divieto di discriminazione per ragioni connesse al sesso, allo stato di gravidanza, di maternità o paternità, anche adottive. Si interviene, inoltre, sul cosiddetto gender pay gap, vietando qualsiasi discriminazione, diretta o indiretta, relativa alle retribuzioni, sanzionando con un'ammenda da 250 a 1.500 euro i datori di lavoro che discriminano le lavoratrici. Quanto all'accesso alle prestazioni previdenziali, viene riconosciuto alle lavoratrici il diritto, non più un'opzione, di proseguire il rapporto di lavoro fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini.

PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di replicare.

SESA AMICI. Signor Presidente, ovviamente io ringrazio il sottosegretario Stefania Craxi e capisco anche il suo imbarazzo; che del resto è anche nostro perché, come ha già detto la collega Mosca, ci dispiace essere costretti a svolgere una interpellanza urgente su un tema così importante e che ha una valenza non semplicemente per le donne, ma che riguarda lo sviluppo di questo Paese. Infatti credo che la lettura di cui lei ci ha dato conto rappresenti oggettivamente la natura e quindi la serietà dell'argomento che abbiamo sottoposto.
Tuttavia, credo anche che per chi ci ha ascoltato - sapendo che queste interpellanze urgenti sono trasmesse in audio e anche in video - il messaggio ricevuto Pag. 12sia questo: le donne italiane possono ancora aspettare.
Infatti, signor sottosegretario, la sua risposta potrebbe essere plausibile all'interno di un dibattito di inizio legislatura; sono i proponimenti, le linee di azione: faremo, investiremo, lavoreremo sui tempi e la conciliazione. Tuttavia, nel frattempo, la realtà «dice» un'altra cosa; la realtà sono le statistiche rese note un paio di settimane fa e che hanno determinato l'oggetto di questa interpellanza.
La strategia di Lisbona era stato il punto più alto, per l'Unione europea, per immettere un elemento di riequilibrio nelle politiche attive del lavoro, fissando per l'Italia l'obiettivo del 60 per cento di occupazione femminile, che non solo non è stato raggiunto, ma, addirittura, sul quale - ed è questa la statistica che fa da sfondo alla nostra interpellanza - vi sono drammatici passi indietro.
Noi siamo la «maglia nera» dell'Unione europea, al punto tale che, avendo raggiunto il settantaquattresimo posto, in questa graduatoria al ribasso, siamo preceduti dal Ghana, dalla Repubblica slovacca, dal Vietnam, dalla Repubblica dominicana. Attenzione: non è una questione di propaganda, ma è l'esercizio oggettivo di una responsabilità, da parte di chi fa opposizione ma anche da parte di chi sta al Governo.
Di fronte a queste tabelle e a questa «maglia nera», ci vorrebbe un sussulto di responsabilità. Infatti, le donne italiane, oggi, sono le prime a sperimentare sulla loro pelle che cosa significano i tempi di conciliazione e di lavoro. Tuttavia, se pensiamo ad un'azione di Governo rivolta solo alla conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita e di cura dei bambini, vuol dire che stiamo ancora nella fase in cui pensiamo alle donne che hanno già un lavoro, ma noi stiamo bloccando i processi del mercato del lavoro: l'ingresso di giovani e nuove donne.
La contraddizione di queste tabelle è la seguente: da un lato, esse riportano il mancato raggiungimento di questi obiettivi; dall'altro lato, un'altra tabella dice che, per quanto riguarda la capacità di formazione delle donne italiane, siamo al quarantesimo posto, con una forte inversione di tendenza, quindi, perché nei giovani e, soprattutto, nelle giovani generazioni, le donne arrivano a gradi di formazione molto più alti, addirittura, dei loro colleghi uomini.
Dunque, si tratta di un tema di fondo per la prospettiva di questo Paese e, soprattutto, per dare la sensazione che alle parole debbano seguire i fatti. Lei ha letto e noi abbiamo ascoltato con grande interesse i riferimenti relativi al rapporto tra il Ministero delle pari opportunità e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Anche in questo caso, però, la verità è un'altra: infatti, mentre si parla di proponimenti, nella legge di stabilità - per quanto riguarda il settore delle fonti rinnovabili, ad esempio, in relazione alle cosiddette politiche verdi, quindi di incentivo all'idea che le donne possano lavorare anche in settori innovativi e sperimentali - vi è esattamente un decremento drammatico, quasi che la scelta di questo Governo non fosse indirizzata lì. Dunque, vi è, di nuovo, da un lato, il dire una cosa, ma, dall'altro lato, il praticarne un'altra.
In ultima istanza, signor sottosegretario, di fronte a quello che sta succedendo in questo Paese, anche rispetto alle sorti di questa maggioranza e di questo Governo, a mio avviso vi è un tema più generale, che deve assumere un dato - e noi lo faremo anche attraverso una mozione - e che riguarda esattamente la dignità delle donne.
Credo che le donne italiane abbiano diritto di avere un'immagine di questo Paese non riflessa dalle notizie scandalistiche che le vogliono rappresentare in maniera diversa. Le donne italiane sono le donne del sud che cercano lavoro, con il massimo della laurea e il massimo dei voti. Sono le giovani donne ricercatrici, costrette ad andare fuori da questo Paese. Le donne italiane sono le donne del nord, del centro, le quali, alla vicenda del rapporto di cura, non chiedono solo voucher e bonus, ma chiedono spesa pubblica, che riguarda gli investimenti veri su questo settore. Pag. 13
Dopo due anni e mezzo, credo che il Ministro Carfagna dovrebbe avere un sussulto relativo al fatto che non è possibile continuare ad avere un Ministero che, ad ogni legge di stabilità finanziaria - prima con il decreto-legge n. 78 del 2009, poi con la nuova legge di stabilità - vede decurtare, paradossalmente, i suoi fondi.
Alle donne italiane non bastano semplicemente l'informatizzazione o i siti web, occorre concretezza, perché per le donne la concretezza è una propria specifica identità.
In ultimo sottolineo come a queste donne dobbiamo ancora un'altra cosa: un elemento che possa essere determinante in questa condizione, l'ha detto in maniera molto chiara la collega Mosca, l'elemento vero della risorsa di un'economia sostenibile ma anche di uno sviluppo e di una fuoriuscita dalla crisi da parte delle donne italiane. Lo si può fare ad una sola condizione: il debito dello Stato, lo voglio chiamare così, nei confronti delle donne di questo Paese è diventato inaccettabile e per questo le parole non sono più sufficienti. Per questi motivi ci riteniamo completamente insoddisfatti della risposta.

(Iniziative ispettive in relazione alla conduzione dell'inchiesta giudiziaria Why not - n. 2-00872)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00872, concernente iniziative ispettive in relazione alla conduzione dell'inchiesta giudiziaria Why not (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, i fatti descritti nella premessa della nostra interpellanza assumono straordinaria gravità ed esigono risposte immediate anche per evitare, così com'è accaduto nel passato, che la lentezza dell'intervento ispettivo e le lungaggini procedurali del CSM, consentano, a veri e propri impostori, di inquinare la verità e di continuare a calunniare cittadini, risultati poi, completamente immuni da colpe e da responsabilità penali. Le conseguenze di tale atteggiamento gravemente omissivo hanno provocato gravi e pesantissimi guasti.
Un pubblico ministero ha fornito un notevole contributo alla caduta di un Governo nazionale, ha iscritto nel registro degli indagati l'allora Ministro della giustizia, il quale si era permesso di avviare contro costui un procedimento disciplinare, conclusosi tempo dopo con la cacciata del magistrato dalla sede e dalle funzioni: mi riferisco al dottor Luigi De Magistris.
È bene che tutti sappiano la verità su una vicenda che ha profondamente sconcertato l'opinione pubblica e che ha determinato terribili sofferenze morali per centinaia di persone che hanno avuto la ventura di imbattersi nelle indagini formalmente condotte dal dottor De Magistris ma nella sostanza attribuibili a un gruppetto di amici che perseguiva interessi poco commendevoli. Prova ne sia che pure essendo stato, alla stessa stregua di altri politici, lambito dall'indagine anche il presidente di Italia dei Valori, l'onorevole Antonio Di Pietro, intercettato come Mastella in un colloquio con l'indagato principale il signor Antonio Saladino, a differenza di Mastella, non venne iscritto nel registro degli indagati. Non avrebbe sicuramente dovuto esserlo per la inconsistenza degli elementi esistenti a suo carico, che erano identici a quelli a carico di Clemente Mastella, ma Di Pietro evidentemente non è Mastella e quindi gli è stato riservato un trattamento di favore.
Quello che maggiormente sconcerta è il fatto che quello stesso magistrato è stato poi candidato al Parlamento europeo nelle liste dell'onorevole Antonio Di Pietro. Come rimanere in silenzio davanti a fatti così eloquenti, così gravi e di immediate implicazioni? Tutti ricorderanno come sulla base del clamore suscitato dall'incriminazione di Prodi, di Mastella e di tanti altri politici, imprenditori e professionisti, il dottor De Magistris ha costruito la sua fortuna politica attraverso quella che ho più volte definito e oggi continuo a definire una «impostura violenta» sorretta da Pag. 14alcuni amici magistrati, da alcuni giornalisti della carta stampata e da alcuni giornalisti della televisione pubblica sulla pelle di persone accusate di aver ordito nei confronti del paladino della giustizia un complotto coinvolgente circa mille soggetti, tra i quali i più alti vertici delle istituzioni dello Stato.
De Magistris ha accusato tutti, ripeto tutti, di esseri i complottisti che perseguivano il disegno di ostacolare da parte sua la scoperta di attività criminali. Non ha risparmiato neanche il Capo dello Stato e, con lui, i più alti magistrati della Cassazione, il Consiglio superiore della magistratura, tutti i magistrati calabresi, gli stessi difensori di De Magistris accusati poi di patrocinio infedele.
Una sorta di furia accusatoria che lo ha condotto, nel suo delirio di persecuzione, a infangare una valanga di rispettabili cittadini. Ebbene, la sentenza resa nel processo Why not muove accuse pesantissime sull'operato di questo magistrato (o di questo ex magistrato) il quale, anziché rispondere del suo operato, si è scagliato contro il magistrato che ha celebrato l'udienza e sottoscritto la sentenza, riempiendolo di fango. Questa è una tecnica ormai collaudata, l'unica da lui conosciuta per eludere responsabilità innegabili, quando non anche i suoi illeciti.
In quella sentenza, infatti, è detto a chiare note che il De Magistris è l'autore della falsificazione di un verbale della deposizione della teste chiave del procedimento, Caterina Merante, e su di un punto sicuramente rilevante: l'esistenza di una fantomatica loggia di San Marino, alla cui ombra si è verificata l'azione affaristico-politico degli indagati.
Signor sottosegretario, a pagina 191 della sentenza si legge testualmente: «dal confronto tra i due verbali, quello originario del 26 marzo 2007 e quello che doveva essere semplicemente confermato e riprodotto, emerge che quest'ultimo è stato completamente modificato»; un falso, sul quale nessuno finora ha mai indagato, come, del resto, su gran parte delle denunce proposte nei confronti del dottor De Magistris.
Mi domando come tutto ciò sia potuto accadere. Da questa stessa sentenza emerge in maniera inoppugnabile - perché esistono decine e decine di intercettazioni telefoniche - il particolare rapporto tra un maresciallo dei carabinieri, Giuseppe Chiaravalloti (che non è parente del presidente Chiaravalloti) e la medesima teste di accusa, la quale si arrogava il diritto di scandire modalità oggettive di svolgimento delle indagini e coinvolgimenti soggettivi nelle stesse.
Sono fatti di una gravità evidente, sui quali non è neppure immaginabile l'assenza di un intervento che approfondisca tutto ciò che è accaduto, in questi anni, a Catanzaro e a Salerno. Sono rimaste non chiarite, infatti, le vicende che condussero a quello che il Capo dello Stato definì un vero e proprio corto circuito istituzionale.
L'opinione pubblica è in attesa della verità, che vada oltre la propaganda di De Magistris e del gruppetto dei suoi amici e supporter.
Inoltre, nella sentenza del giudice Mellace si leggono frasi che fanno tremare le vene ai polsi, se le sue osservazioni risultassero vere - e non ha motivo di dubitarne - circa la complessiva conduzione dell'indagine Why not da parte sempre del dottor De Magistris. Si parla, infatti, di reti protettive create per salvaguardare la testimone d'accusa da ineludibili implicazioni ed ipotesi di concorso in gravissimi reati, di elusione di interventi di altre autorità giudiziarie attraverso convocazioni strumentali concordate dagli organi di polizia giudiziaria, di deposizioni di testimone raccolte contro la regola, alla presenza di un difensore di fiducia.
Inoltre, si descrive il rifacimento di un atto istruttorio poiché non linea con le aspettative accusatorie. Fatti di una gravità inaudita che, a nostro parere, necessitano di essere approfonditi, e rispetto ai quali ci aspettiamo una risposta di grandissimo rigore da parte del Governo.
Intendiamo sapere quale siano i provvedimenti che il Ministro intende adottare in considerazione del fatto che taluni degli autori dei fatti descritti sono ancora in servizio a Catanzaro, e possono, in Pag. 15astratto, compiere attività di inquinamento delle prove. Sono, dunque, interventi non differibili, urgenti e immediati.
Siamo speranzosi che il Governo non vorrà deludere le nostre aspettative (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con l'interpellanza in discussione l'onorevole Laboccetta ricorda che, in data 15 ottobre 2010, il GUP di Catanzaro ha provveduto al deposito delle motivazioni della sentenza nel procedimento denominato Why not, sancendo l'estraneità, rispetto a tutti gli addebiti in origine contestati, di due ex presidenti della regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti ed Agazio Loiero, oltre che di decine tra imprenditori, politici e pubblici funzionari.
Gli interpellanti evidenziano come la vicenda processuale, avviata e gestita con enorme clamore mediatico dall'ex pubblico ministero De Magistris, abbia determinato, attesa la qualità ed il ruolo rivestito da alcuni personaggi coinvolti, un vero e proprio terremoto politico-giudiziario e sia stata, in parte, occasione del noto scontro tra magistrati della procura della Repubblica di Salerno ed i colleghi della procura generale di Catanzaro.
Viene segnalato, inoltre, che nella motivazione della sentenza sono contenute affermazioni gravissime in ordine alla conduzione dell'attività d'indagine, assumendosi consumata una costante attività manipolatoria ed inquinante, chiaramente distante dal modello di indagini delineato dal codice di procedura penale.
In particolare, nella sentenza si farebbe riferimento ad una riscontrata condotta di falsificazione di un verbale d'interrogatorio reso all'autorità giudiziaria e si individuerebbero numerosi gravi episodi di mistificazione dell'attività di indagine, che avrebbero coinvolto le figure del magistrato inquirente dottor Luigi De Magistris, del sottufficiale dei carabinieri, suo collaboratore, Giuseppe Chiaravalloti e del principale teste d'accusa Caterina Merante.
Sulla base di tali premesse, gli interpellanti chiedono di sapere se il Ministro della Giustizia non ritenga opportuno adottare immediate iniziative di carattere ispettivo, ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza. Si segnala, in proposito, che, alla luce dei rilievi formulati, le competenti articolazioni ministeriali hanno avviato l'istruttoria necessaria per acquisire i dati informativi indispensabili per ricostruire compiutamente la vicenda processuale citata.
In ogni caso, allo stato degli atti, è possibile, comunque, formulare le seguenti considerazioni. Poiché nell'interpellanza vi è il reiterato richiamo al dottor Luigi De Magistris, quale pubblico ministero titolare dell'inchiesta di cui trattasi, è essenziale, a fini disciplinari, tener presente che il medesimo è uscito dall'ordine giudiziario in data 11 gennaio 2010 e che, pertanto, sul piano disciplinare, la posizione di quest'ultimo non è utilmente valutabile.
Tuttavia, pur esclusa la valutabilità disciplinare del dottor De Magistris, resta evidente la necessità del compimento di una compiuta attività istruttoria, dalla quale, invero, potrebbe risultare, al di là della posizione del dottor De Magistris, una situazione di coassegnazione contestuale ad altro o ad altri pubblici ministeri, ovvero di successione nel tempo dell'assegnazione ad altro magistrato del procedimento penale in questione.
Circa, poi, le condotte di manipolazione e mistificazione consumate nel corso delle indagini, se è vero che l'atto di sindacato ispettivo pare richiamare essenzialmente la responsabilità del maresciallo Chiaravalloti, è altrettanto vero che solo l'esame attento delle risultanze che emergeranno dagli accertamenti in corso consentirà di apprezzare entro quali limiti esatti tale attività sia stata posta in essere realmente e da chi.
Analogo ragionamento deve essere compiuto anche con riferimento alla lamentata violazione delle norme procedimentali in occasione dell'audizione testimoniale Pag. 16della Merante, già indagata in procedimento connesso. Dunque, anche in questo ambito, solo l'esaurimento della preliminare attività conoscitiva, già avviata dalle competenti articolazioni ministeriali, potrà offrire gli elementi necessari per una corretta valutazione della vicenda oggetto d'interpellanza.
Solo all'esito, quindi, sarà possibile apprezzare se le censure avanzate dagli interpellanti, anche con riferimento al contenuto delle determinazioni investigative adottate, possano ritenersi fondate e rilevanti sul piano deontologico, ovvero solo inerenti al merito delle scelte giudiziarie connotanti le modalità di svolgimento delle indagini, insindacabili, come tali, in sede disciplinare.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, devo dire sinceramente che ci aspettavamo qualcosa in più e che siamo parzialmente soddisfatti della risposta. Si tratta, così come ho avuto modo di affermare, di fatti molto gravi che hanno radici profonde nel sistema di gestione delle indagini dell'ex pubblico ministero De Magistris.
A nostro avviso è ora che tutto venga svelato alla pubblica opinione e che gli eventuali responsabili vengano adeguatamente sanzionati. Riteniamo che vada compiuta una complessiva attività ispettiva volta ad accertare eventuali strumentalizzazioni delle investigazioni penali ed il loro piegamento ad interessi diversi da quelli di giustizia e del perseguimento di reati.
Un dato di fatto, secondo noi, è chiarissimo: il pubblico ministero delle indagini ha costruito tutte le sue fortune su attività investigative clamorose, quanto clamorosamente fallite. Da ciò il nostro dubbio circa la strumentalizzazione dell'attività inquirente rispetto all'ottenimento di vantaggi insperati. Noi sappiamo bene che De Magistris si difenderà utilizzando una tecnica ormai collaudata: gettando fango, sospetti e calunnie su quanti si pongano dinanzi a lui e al suo cammino.
Non ha altri strumenti, schiacciato com'è dalla prova di fatti documentali, e la sentenza che poco fa abbiamo ricordato parla molto chiaro. Noi insistiamo affinché si faccia chiarezza sui processi da costui gestiti e tutti falliti (Toghe lucane, Poseidone e Why Not), che si acquisiscano, signor sottosegretario, nell'ambito dell'attività di accertamento, i fascicoli che sono a Roma, a Perugia, a Salerno, a Potenza e a Matera perché solo attraverso l'esame di tutti gli atti afferenti alle sue indagini si potrà verificare la correttezza del suo operato e la riconducibilità eventuale della sua azione ad un preciso piano che lo vedrebbe coinvolto assieme a colleghi e giornalisti, volto al perseguimento di fini poco nobili come la conquista sulla pelle dei cittadini del potere e anche del successo politico.
Insisto, dunque, a che sia svolta - lo ripeto - un'indagine a trecentosessanta gradi su tutta la vicenda, al fine di fugare, qualora fosse possibile, qualunque fondato dubbio di spaventosa e strumentale preordinazione dei campi e delle attività investigative accompagnate da una campagna mediatica priva di precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Dovremmo passare alle interpellanze Lo Monte n. 2-00884, Ruvolo n. 2-00886 e Tassone n. 2-00887. Tuttavia, non essendo ancora arrivato il sottosegretario Mantovani, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,25.

(Iniziative di competenza del Governo nei confronti di Ferrovie dello Stato Spa per assicurare un adeguato servizio nel Mezzogiorno d'Italia con particolare riferimento alle regioni Sicilia e Calabria - nn. 2-00884, 2-00886, 2-00887)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti Lo Monte n. 2-00884, Ruvolo n. 2-00886 e Tassone n. 2-00887, riguardanti iniziative di competenza del Governo Pag. 17nei confronti di Ferrovie dello Stato Spa per assicurare un adeguato servizio nel Mezzogiorno d'Italia con particolare riferimento alle regioni Sicilia e Calabria, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00886.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, vorrei tentare di mettere in evidenza quanto sta accadendo o comunque prossimamente in tempi assai rapidi accadrà sulla base delle conoscenze giornalistiche o da quanto si apprende da ambienti riguardanti il sistema ferroviario italiano. Si sta per verificare qualcosa di straordinariamente preoccupante e negativo: è stato annunciato che verrebbero sostanzialmente soppresse molte delle tratte ferroviarie (faccio qualche esempio anche per intenderci) che partono da Agrigento, da Siracusa o da altri posti della Sicilia. Così ci viene riferito dagli organi di stampa o comunque da fonti accreditate, ma speriamo non sia assolutamente vero.
Si tratta di qualcosa di veramente drammatico oltre che inusuale: smantellare una rete ferroviaria in una realtà dove non esistono - lo sottolineo - infrastrutture viarie capaci di sopperire anche alle vetuste realtà delle ferrovie italiane. Mi riferisco alla mancanza di autostrade (tornerò dopo su questo aspetto), di porti e di aeroporti sufficienti a coprire il sistema viario siciliano meridionale, ma comunque partiamo da qui per andare ad analizzare il livello complessivo del sistema viario italiano.
So bene quale potrebbe essere il ragionamento da parte di Ferrovie Spa in senso lato: siccome sono tratte antieconomiche, bisogna smantellarle. Se questo è un ragionamento anche condivisibile sotto certi aspetti, sotto altri punti di vista è qualcosa che veramente ci indigna e ci preoccupa molto. Infatti, nell'ottica di un governo del sistema viario meridionale, se ci fosse stata in capo all'Esecutivo una regia per poter far sì che l'intero sistema potesse funzionare, si sarebbe potuto fare anche questo tipo di scelta. Quindi, anche in assenza di vetuste realtà ferroviarie diventa un sistema essenziale. Un governo del sistema può anche immaginare lo smantellamento di alcuni pezzi di ferrovia, ma solo laddove venga data la possibilità agli utenti di poter trovare alternative serie per quanto riguarda i mezzi trasporto.
Quindi, manca una regia, per quanto il problema non si sia creato questa mattina, ma è roba che ci portiamo dietro da un cinquantennio, da un trentennio o da un ventennio, ma l'attenzione non è mai riversata giustamente, perché se ci fosse stata una regia nel tempo oggi forse questi problemi non ci sarebbero.
Tuttavia, è mai possibile tagliare così, con un colpo d'ascia o di forbice, l'unica realtà di trasporto che esiste in quell'area? Immagino qualcosa che rallenti e sospenda questo eventuale provvedimento che ha adottato Ferrovie dello Stato e che si possa tornare ad un tavolo di concertazione vero non per fare le solite chiacchiere che si fanno da cinquant'anni a questa parte, ma per sviluppare - mantenendo oggi quello che c'è - una programmazione seria.
Le condizioni ci sono, signor sottosegretario, ne abbiamo discusso tante volte in quest'Aula con altre interpellanze e interrogazioni. L'anello autostradale siciliano non è completo; le faccio un esempio: da Ragusa a Trapani occorrono, con la struttura viaria esistente, quattro ore e mezza se va bene, 6 ore se va male. Ciò è tollerabile? Siamo in presenza di uno studio di fattibilità che è costato milioni di euro all'ANAS - e quindi alle tasche di tutti gli italiani - che giace in quella sede dal 2003, senza che alcuno abbia preso la minima iniziativa, al di là delle interpellanze, delle interrogazioni e degli altri atti di sindacato ispettivo o altre iniziative parlamentari ovviamente tutti caduti nel vuoto, per trovare le ragioni dell'accaduto e per cominciare a discutere seriamente di un sistema adeguato.
Bisogna - prima di provvedere a questi tagli inopportuni, insensati e irresponsabili, che condannano definitivamente alcuni territori di questo nostro Paese - Pag. 18definire una strategia complessiva perché alla ferrovia deve offrirsi in alternativa un altro sistema viario, che supplisca o comunque migliori - è questo che vogliamo tutti - il sistema viario.
Non parlo dell'alta velocità, perché questa si è fermata, ahimè, ad Eboli - l'ho detto tante volte e lo ribadisco anche oggi in quest'Aula - e non c'è nessun'altra progettualità, per quanto di mia conoscenza, perlomeno con riferimento alle aree di cui parliamo della Sicilia depressa.
So esattamente che ci sono sprechi, disfunzioni, linee abbandonate, tuttavia non vorrei che continuasse ancora questo stato di rassegnazione. Le dico da siciliano, signor rappresentante del Governo, da meridionalista convinto, che non ne possiamo più. Tuttavia, le responsabilità non sono solo di questo Governo, ma anche dei Governi precedenti a questo.
Ebbene, una risposta seria va data, fermando questo scempio che è già nella mente o comunque nel disegno delle Ferrovie dello Stato, bisogna fermarlo immediatamente. Oggi pretendiamo - mi perdoni quest'affermazione, signor rappresentante del Governo - una risposta chiara, che non sia solo la lettura accademica di qualche foglio preparato da qualche funzionario dello Stato, del Ministero o delle stesse Ferrovie. Noi non ci stiamo. Vogliamo oggi una risposta chiara affinché possa essere davvero preso in considerazione ciò che diciamo con forza, ma anche con grande senso di responsabilità, che non può finire qui, solo con un' interpellanza parlamentare.
Se non ci saranno risposte adeguate, ci saranno altri strumenti democratici che possano anche indurre il Governo a fare qualcosa di più.
Questo abbiamo voluto rappresentare con questa interpellanza e se la risposta, ribadisco, consiste nel solito foglietto di carta scritto da altre parti, attiveremo tutto quello che è giusto poter attivare. Sono comunque convinto che ci sarà una risposta seria e adeguata da parte del Governo, spero di non pentirmi di aver detto queste parole, ma sono convinto altresì che è un tema che non può essere più rimandato (Applausi del deputato Lo Monte).

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00884.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, da troppi anni - non voglio chiedere da quanto - Ferrovie dello Stato sta praticando nel territorio della regione siciliana, in maniera inesorabile, una politica di disimpegno, di ridimensionamento, di assoluta esclusione di piani di investimento.
Tale politica ha causato nell'ultimo decennio una riduzione del flusso passeggeri del 30 per cento e delle merci del 40 per cento, a favore, nel caso delle merci, del - guarda caso - trasporto stradale, andando così ad aggravare una situazione già insostenibile, anche a causa della inadeguatezza della rete infrastrutturale, della sicurezza e degli effetti sull'ambiente.
Dallo scorso anno ad oggi, i collegamenti nello Stretto di Messina, invece di migliorare, sono sensibilmente peggiorati. È infatti in atto un piano di dismissione operato da Rete ferroviaria italiana, che prevede riduzioni delle tabelle di armamento.
Dal canto suo, inoltre, la divisione passeggeri nazionale e internazionale di Trenitalia ha deciso di eliminare diverse vetture dalle tratte Palermo-Roma, Siracusa-Roma, Palermo-Milano, Siracusa-Milano, andata e ritorno, e di sopprimere dal 13 dicembre, quindi dal prossimo mese, i treni a lunga percorrenza da Siracusa a Messina e viceversa, e da Agrigento a Roma, e viceversa.
La strategia di disimpegno nell'area dello Stretto prevede in pratica il taglio delle cosiddette antenne, quei treni che partono da Palermo e Siracusa per poi unirsi a Messina e dirigersi verso il centro-nord del Paese, e che nelle previsioni del nuovo piano verranno sostituite da pullman fino a Messina, con una riduzione pratica di vagoni e posti viaggiatori che raggiunge il 50 per cento dell'offerta del servizio. Pag. 19
Tali direttive di Trenitalia, formulate in maniera unilaterale e non concordate né con le parti sociali, né, ancora peggio, con le istituzioni locali, hanno determinato ad oggi una palese violazione degli standard minimi qualitativi del servizio di trasporto ferroviario.
L'area geografica dello Stretto di Messina costituisce un sistema conurbato ove operano costantemente lavoratori, professionisti e studenti universitari, e dove si registra un fenomeno di pendolarismo che raggiungere una media di quasi diecimila viaggi di andata e ritorno al giorno.
La suddetta politica di disimpegno, tra l'altro, ha avuto un ulteriore effetto negativo in Sicilia, nel settore occupazionale, soprattutto nella provincia di Messina, ove si è assistito ad una riduzione del 75 per cento delle maestranze, alla quale va aggiunta la percentuale impiegata nelle officine meccaniche, che si occupano della manutenzione.
Tale notevole riduzione dell'offerta commerciale comporta l'inevitabile disaffezione della clientela siciliana, che è costretta, tra inefficienze e disservizi, a scegliere altri mezzi di trasporto, e vede mortificato il suo diritto alla continuità territoriale, diritto che si colloca nell'ambito della garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini, ai quali deve essere consentito di spostarsi nel territorio nazionale con pari opportunità.
Ogni Stato deve garantire a tutti i cittadini il diritto alla mobilità indipendentemente dalla loro dislocazione geografica e quindi, in particolare, di fronte allo svantaggio dell'insularità, dotandoli di un efficiente sistema di trasporto.
La Sicilia, che deve essere considerata a tutti gli effetti un'area strategica in termini trasportistici, al contrario da anni subisce una politica di disimpegno da parte dei vertici del gruppo Ferrovie dello Stato, che ne sta compromettendo le potenzialità di sviluppo territoriale, relegandola ai margini del sistema Paese. Signor sottosegretario, non so se è a conoscenza di quali siano le ragioni della politica di disimpegno di Ferrovie dello Stato in Sicilia, ancora una volta depredata di servizi indispensabili, che rischia di aggravare ancor più il divario esistente fra il nord e il sud del Paese.
Chiediamo di sapere: se il Governo, nel suo ruolo di azionista unico del gruppo Ferrovie dello Stato e di decisore strategico, non ritenga opportuno intervenire in modo risolutivo sui vertici di Trenitalia, per assicurare ai passeggeri che dalla Sicilia si dirigono verso il resto del Paese il diritto ad una mobilità efficiente, dignitosa e sicura; quali iniziative intenda intraprendere al fine di eliminare la misura che sopprime i convogli a lunga percorrenza; infine, se non ritenga necessario adottare, nell'ambito dell'attuazione della perequazione infrastrutturale, una seria politica di investimenti infrastrutturali, che accrescano il diritto alla mobilità territoriale soprattutto nelle aree più svantaggiate del Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00887.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, credo che queste siano occasioni per valutazioni anche di carattere generale sul terreno della politica e sulle strategie. Se ci fermassimo ad una valutazione estremamente generica - vi è anche una considerazione sui tagli, che vengono lamentati nella nostra interpellanza - senza chiederci perché e da dove tragga origine tutto questo, da parte nostra ci sarebbero certamente un impegno e soprattutto una posizione estremamente riduttivi.
Signor Presidente, qui c'è da fare una valutazione di carattere generale. Mi rivolgo a lei, ma ovviamente poi vi ritornerò quando il Governo presterà un po' di attenzione.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Sto ascoltando.

MARIO TASSONE. Signor sottosegretario, la vedevo al telefono. Si tratta di una valutazione di carattere generale, anche se tutto quello che sto dicendo non è contenuto Pag. 20nell'interpellanza, almeno nell'illustrazione delle motivazioni per cui l'abbiamo presentata, però è nei fatti.
Da troppo tempo - non faccio torto a nessuno, non attribuisco alcun tipo di responsabilità, almeno in termini temporali - questo nostro Paese manca di una politica dei trasporti e forse anche delle infrastrutture nel loro complesso. Con l'interpellanza, al di là di ciò che lamentiamo, non vogliamo fornire un dato pietistico, ma vorremmo capire se esiste, come dicevo poc'anzi, una politica dei trasporti, una politica sulle ferrovie, se il Governo ha una capacità e una forza decisionale sulle scelte operate da parte della holding Ferrovie dello Stato, se ha una capacità e una forza, al di là dei protocolli che si sottoscrivono, sul piano del programma, se ha una capacità di indirizzare, di capire e di controllare l'operatività di Trenitalia e di Rete ferroviaria italiana, ma soprattutto della holding Ferrovie dello Stato.
Da troppo tempo credo che l'Aula si sia interessata - o attardata, la scelta del termine la lascio a lei, signor Presidente - a discutere sui tagli, sull'efficienza delle ferrovie del nostro Paese, soprattutto nell'area del Mezzogiorno. Ho sentito prima i due colleghi siciliani, che hanno descritto la situazione certamente deficitaria della propria regione; ma qui vi è da capire se esiste una politica di carattere generale: sono convinto che il Ministero dei trasporti non ha alcuna capacità di incidere e di orientare la holding Ferrovie. Non ha nessunissima capacità di orientare! Perché, se ciò fosse, avverrebbe come accadeva nel passato quando veniva interpellato il Ministero dei trasporti (o quando è stato, come oggi, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti): il Ministro o il sottosegretario avrebbero risposto in termini esaustivi.
Noi vorremmo capire qual è la strategia, per la quale attraverso i trasporti ed un'infrastrutturazione accettabile si possano recuperare aree marginali e si possa imprimere un processo serio di sviluppo economico all'interno del nostro Paese. Ritengo che i tagli che noi lamentiamo, anche nella nostra interpellanza, sono indicativi di una disattenzione (tanto per usare un eufemismo), o quantomeno di una non valutazione in pieno di un'esigenza di carattere politico che dovrebbe essere invece colta e soprattutto valorizzata pienamente da parte dell'azione del Governo.
Che cos'è, signor Presidente, un Governo che non ha una visione di carattere generale? Ma perché puntualmente ogni sei mesi, ogni anno, oppure con tempi più ridotti di quelli a cui mi sono poc'anzi riferito, dobbiamo parlare ancora dei tagli? Ogni volta, puntualmente! Significa che rincorriamo un'azione del Governo, la rincorriamo rispetto ad arretramenti anche relativamente ad impegni assunti, e anche rispetto alle esigenze oggettive di una realtà, di un territorio che, come dicevo poc'anzi, viene sempre più marginalizzato, sempre più non valutato e non considerato.
I tagli, signor Presidente, che noi lamentiamo, sono tagli antichi che si ripetono. E vi è la giustificazione, l'abbiamo detto, riportata dalla stampa: perché sono rami secchi, sono improduttivi. Ma l'improduttività nasce proprio dall'assenza della politica! Perché le linee sono antiquate, sono vecchie, non vi è stato mai alcun ammodernamento: mi riferisco alla fascia ionica e calabrese, mi riferisco a Sibari, mi riferisco a Crotone. Certo, se permane tale situazione di disagi, e soprattutto di allentamento o di arretramento rispetto alle nuove tecnologie, rispetto a quelli che dovrebbero essere impegni anche per mettere in condizione queste ferrovie di avere una linea decente, forse il discorso sarebbe un po' diverso, si valuterebbe un po' diversamente; anche perché si è compiuta una scelta nel passato, che si ripete e si rinnova: quella del trasporto su gomma. Eppure viene sostenuto anche l'indirizzo di potenziare il trasporto su ferro, sia per quanto riguarda le persone che per quanto riguarda le merci.
Si è scelto tale indirizzo anche per non creare una situazione di disagio nel traffico, proprio per snellirlo e sfoltirlo. Tale situazione nasce da un'azione politica Pag. 21complessiva e certamente può esserne responsabile il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ma è il Governo nel suo complesso che dovrebbe tener conto degli indirizzi del Parlamento. Quante mozioni, quanti ordini del giorno, quante sedute dedicate al sindacato ispettivo su questi temi e problemi ci sono stati? È previsto un taglio enorme - almeno così dice la stampa - per quanto riguarda i collegamenti con tutto il versante jonico calabrese, dei treni a lunga percorrenza da Reggio Calabria su Roma, compresi quelli ad alta velocità che erano stati previsti per poi essere ridotti sempre di più. Bisognerebbe esaminare un rendiconto sullo stato attuale e capire quale utilità potrebbe venir fuori da un'azione diversa di ammodernamento delle linee.
Che cosa c'è sotto? È possibile che la holding Ferrovie dello Stato Spa sia padrona della politica in questo nostro Paese? Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - e ripeto quello che ho detto all'inizio - ha l'autorevolezza per venire qui in Parlamento, promuovere un dibattito, costruire insieme a tutti i gruppi parlamentari una mozione, andare avanti verso una politica e una strategia concernenti i trasporti e le infrastrutture?
Cosa significa parlare del corridoio Berlino-Palermo e degli assi di collegamento, quando abbiamo una situazione certamente deficitaria? Ci troviamo a difendere alcune situazioni e a lamentarne altre. C'è un'altra cosa che appare stridente con tutte le considerazioni e le valutazioni che più volte ho sentito fare al Governo circa il potenziamento del porto di Gioia Tauro: Gioia Tauro sta morendo anche perché RFI ha abbandonato i suoi disegni di collegarlo ed immetterlo nel circuito più ampio dei collegamenti del nostro Paese.
I programmi su Gioia Tauro si sono svuotati, sono svaniti, si sono dissipati e non sappiamo perché. Che politica è questa? Ha chiesto mai qualcuno a Ferrovie dello Stato Spa perché ha fatto ciò? Ha chiesto mai qualcuno a Ferrovie dello Stato Spa perché l'alta Velocità si ferma a Battipaglia, perché non va più giù? Siamo davvero preoccupati che la politica generale abbia operato un abbandono non tattico ma strategico, di volontà, di alcune zone e territori all'interno del nostro Paese. Ma come costruiamo l'Europa? Come realizziamo il corridoio Berlino-Palermo? Ritorno su questo argomento e sulle cose che sono state evidenziate dai due colleghi che mi hanno preceduto, gli amici Ruvolo e Lo Monte. Come facciamo, in quale direzione andiamo? Che cosa possiamo chiedere al Governo in questo momento? Possiamo chiedere, con molta tranquillità, di operare affinché sia convocato un tavolo di concertazione con la regione - perché sappiamo che anche le regioni hanno un ruolo importante -, con le organizzazioni sindacali e i responsabili di Trenitalia Spa e RFI. Una cosa però io raccomanderei, signor Presidente, al Governo. Se il sottosegretario ha soltanto i dati economici sui tagli e sulle «cosette», eviti, può rispondere semplicemente a questo nostro assunto. Rinviamo, non c'è problema, di comune accordo diamo dignità alle sedute dedicate al sindacato ispettivo! Ma se il Governo ci viene a dire che è colpa della regione oppure che si tratta di linee che non portano niente o che sono rami secchi, questo lo sappiamo già. Noi abbiamo indicato un'altra via, quella della politica complessiva per recuperare un trasporto civile.
La linea verso Crotone, o di tutta la zona reggina e cosentina, è una linea vecchia, antiquata. Se questa è la risposta che hanno dato gli uffici (lo dico con molta amicizia al sottosegretario - per evitare ovviamente che vi sia una posizione molto forte - per il quale ho grande rispetto, e che ringrazio molto anche per la risposta che ci vorrà dare), se dunque questa è la velina (che io mi rifiutavo di utilizzare come risposta - quando ero da quella parte - per conto e nome di un ente che certamente ritiene di essere il proprietario in assoluto della politica dei trasporti ferroviari all'interno del nostro Paese) della holding Ferrovie dello Stato, o della RFI o di Trenitalia, abbia lei un sussulto di dignità in quanto rappresenta il Governo e questo è il Parlamento. Pag. 22
Io aspetterò, signor sottosegretario. Ecco perché chiedevo la sua attenzione, non per rimproverarla, visto che giustamente lei era in comunicazione con il Ministero (almeno penso che sia stato così), ma per metterla in condizione di dare una risposta attenta, anche di tre battute. Ritorniamo sul tema, dedichiamogli anche un dibattito generale, ed evitiamo ovviamente di parlare di ponti sullo Stretto di Messina (la cui realizzazione è certamente da me auspicata), perché in queste condizioni credo che certamente sia una burla o una provocazione. Lascio a lei decidere se sia una burla o una provocazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con riferimento alle interpellanze in esame, cui si risponde congiuntamente, occorre precisare che l'equa accessibilità del territorio del Paese, di tutto il Paese, è l'obiettivo complessivo che il Governo e, in particolare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha perseguito durante tutta la legislatura, perché siamo profondamente convinti che è responsabilità della politica, quella con la «P» maiuscola, il mantenimento di un uguale sistema di opportunità per tutti i cittadini, ed è garanzia costituzionalmente difesa la libertà di spostamento.
Non esistono aree del territorio italiano in cui le aziende con cui lo Stato sigla un contratto di servizio per la soddisfazione dei diritti che vanno sotto la definizione di obblighi di servizio, siano aree disimpegnate, ridimensionate o escluse dai piani nazionali di investimento. E questo vale soprattutto per le aree cosiddette a domanda debole, quali sono la Sicilia e la Calabria - e qui convengo con gli interpellanti - perché manca un piano di investimenti ferroviari mirato anche al miglioramento dei tempi di circolazione ed allo sfruttamento dei migliori tempi garantiti a tutta la rete ferroviaria.
Questo piano sta prendendo corpo anche grazie al Ministro Fitto con cui il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta collaborando per garantire, nel pieno rispetto della legge n. 42 del 2009, la perequazione infrastrutturale ed ottenere, per questa via, la perequazione dei servizi. L'area dello Stretto non può e non deve rappresentare il fallimento quasi geografico della continuità territoriale di questo Paese e della continuità degli investimenti di mano pubblica, non solo perché area collocata nel Mezzogiorno, ma perché area produttiva, bisognosa di un'offerta di spostamento coerente con il suo sviluppo economico.
Per questi motivi non ci sarà il taglio delle cosiddette antenne da Palermo, da Agrigento e da Siracusa, e non ci sarà alcuna soppressione dei treni relativi. A conferma di ciò, proprio ieri mattina, a seguito di una convocazione dell'amministratore delegato di Trenitalia si è tenuta presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una riunione ai massimi livelli al fine di definire una soluzione tecnica al problema ed eliminare ogni potenziale disagio per l'utenza della Sicilia e della Calabria. Il ripristino delle antenne è il ripristino degli standard di servizio minimi qualitativi dell'offerta di servizi ferroviari e comporterà, da parte di Trenitalia, l'impegno contrattuale al miglioramento anche dei tempi di attraversamento dello Stretto.
Il miglioramento della rete ferroviaria siciliana avverrà tramite l'utilizzo di tutti gli strumenti programmatici a disposizione dello Stato: i decreti legislativi di attuazione dell'articolo 20 della legge n. 42 del 2009, l'allegato infrastrutture alla Decisione di finanza pubblica su cui la Conferenza unificata ha appena assentito la propria intesa, l'aggiornamento 2010 del contratto di programma di RFI con all'oggetto la rimodulazione anche dei fondi di origine europea, la sigla, attesa nelle prossime settimane, del contratto di servizio Trenitalia Spa e la stipula dell'intesa istituzionale quadro con la regione Sicilia, rappresentano, nell'insieme, i punti focali su cui il Ministero è impegnato per l'ottenimento, Pag. 23nei fatti, di migliori standard di erogazione e prestazione di servizi di trasporto.
Per quanto riguarda, poi, i collegamenti marittimi tra le due rive dello Stretto, Ferrovie dello Stato Spa fa conoscere che non corrisponde al vero la notizia di un piano di Rete Ferroviaria Italiana per la riduzione delle tabelle d'armamento. Tale attività, necessaria per adeguare i costi del segmento a quelli dei vettori concorrenti, si è conclusa circa tre anni fa ed ha riguardato le navi adibite al trasporto del gommato. RFI, dunque, per le mutate condizioni del mercato, adeguandosi alle richieste del vettore ferroviario (Trenitalia) ha modificato, nel tempo, il numero di navi ferroviarie in esercizio, garantendo, però, sempre, le richieste di traghettamento. Nei programmi di RFI è previsto il rinnovo e l'adeguamento della flotta mediante la costruzione di una nuova unità navale la cui gara è in corso di espletamento e mediante importanti lavori di ristrutturazione della nave-traghetto Logudoro, dismessa dal servizio di collegamento con la Sardegna per essere impiegata nello Stretto di Messina.
Per quanto riguarda il trasporto dei pendolari sullo Stretto, il consorzio Metromare dello Stretto, partecipato al 40 del cento da RFI, vincitore della gara pubblica indetta dal MIT, allo stato attuale effettua 74 corse giornaliere dal lunedì al venerdì e 20 corse giornaliere nei fine settimana, esclusivamente per questo segmento. Tale servizio, attivato il 28 giugno scorso, ha permesso di trasportare una media di 3000-3500 pendolari al giorno. Sono in atto attività tendenti ad agevolare il traffico pendolare mediante soluzioni operative-infrastrutturali tali che consentiranno di minimizzare i disagi dello scambio tra la modalità treno-nave.
Relativamente alla rete ferroviaria calabrese, si fa presente che il territorio della Calabria è interessato da un programma di potenziamento infrastrutturale e tecnologico. Rete Ferroviaria Italiana è impegnata in numerosi progetti destinati ad aumentare e migliorare la capacità e la funzionalità della rete nella regione. A conferma della volontà di contribuire allo sviluppo ed al potenziamento della rete ferroviaria calabrese, RFI ha previsto, nell'ambito del piano di azione dell'accordo programma quadro, un investimento di circa 280,5 milioni di euro, provenienti da fondi PON Reti e mobilità 2007-2013 per i seguenti interventi: la ricostruzione della galleria Coreca, fra Amantea e Campora San Giovanni, sulla linea Battipaglia-Reggio Calabria; la costruzione della nuova sottostazione elettrica a Vibo-Pizzo e il potenziamento di quella di Sambiase; il completamento del piano regolatore generale della stazione di Lamezia Terme, con la realizzazione del nuovo apparato, nonché interventi per uniformare le caratteristiche infrastrutturali e tecnologiche e la prima fase del potenziamento della linea Metaponto-Sibari-Bivio San Antonello fra Sibari e Bivio San Antonello. Inoltre, a sottolineare la disponibilità di RFI a partecipare allo sviluppo dell'intermodalità nell'area, si segnala la sottoscrizione, da parte di quest'ultima, dell'accordo di programma quadro per il polo logistico intermodale di Gioia Tauro.
Tale accordo firmato il 29 settembre scorso tra i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e dell'istruzione, università e ricerca, Rete Ferroviaria italiana, regione Calabria, autorità portuale di Gioia Tauro e consorzio per lo sviluppo della provincia Reggio Calabria, tende a perseguire l'obiettivo del potenziamento e il rilancio del porto di Gioia Tauro, in riferimento anche ai principali itinerari merci nazionali ed internazionali, attraverso, fra le altre cose, un rafforzamento del sistema bimodale ferro-nave.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00884.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, per scongiurare la soppressione dei treni a lunga percorrenza in Sicilia abbiamo dovuto un po' alzare la voce, mettere in atto una protesta. Oggi ci arriva dal Governo la notizia che il pericolo è stato Pag. 24scongiurato e che le Ferrovie dello Stato sono tornate sui loro passi. Dovremmo quindi quasi festeggiare una vittoria, onorevole Tassone.
Certo, ringraziamo il sottosegretario Mantovani, il sottosegretario Reina, ma, consentiteci, non possiamo più accontentarci delle parole. Nella sua risposta, infatti, non si fa riferimento ad impegni di spesa, conseguentemente vorremmo capire come verranno mantenuti questi servizi; allo stesso tempo, non possiamo più accontentarci del semplice mantenimento dello status quo.
L'obiettivo della Sicilia, del sud, del Mezzogiorno non può essere più la semplice difesa dell'esistente. Abbiamo bisogno di sapere quali siano, quali sono i piani di sviluppo delle ferrovie per la nostra regione. Vogliamo sapere quando saranno completati i raddoppi delle linee nei due versanti Trapani-Messina-Siracusa, quando si investirà su una linea, la Catania-Palermo, con tempi da ventunesimo secolo e non da diciannovesimo, quando si immagineranno linee ad alta velocità anche in Sicilia.
Se si abbandonano alcune tratte, non ci si può stupire del fatto che la gente non usa più il treno e quindi le linee diventano improduttive. Abbiamo di fronte un meccanismo a spirale negativa: le ferrovie chiudono alcune linee, non investono più una lira su altre. Lo stato di abbandono è palese. Le persone scelgono di non usare più il treno per i loro spostamenti. Le ferrovie dichiarano quindi che quella linea è improduttiva e quindi si apprestano a chiuderla.
Inneschiamo piuttosto, signor rappresentante del Governo, una spirale positiva e vediamo se la gente non tornerà sul treno. Le tratte produttive sono quelle sulle quali si investe, quelle improduttive sono quelle che vengono abbandonate.
Sapete qual è la verità? Il potenziamento delle ferrovie al nord si fa con i soldi del sud: quattrini presi dai fondi FAS, quelli per le aree sottoutilizzate erano destinati in gran parte al sud, ma sono andati per buona parte alle ferrovie che investe solo al nord per fare concorrenza con il treno all'aereo. Nel Mezzogiorno hanno deciso di fare, con questo attuale sistema ferroviario, la concorrenza «al mulo». Basta guardare l'alta velocità: solo nel centro-nord. Se non si investe allo stesso modo nel Mezzogiorno è evidente che i soldi del sud vengono spesi al nord. Al Sud vengono destinate soltanto promesse che dovrebbero essere mantenute con l'impiego dei fondi FAS che per legge dovrebbero essere aggiuntivi agli stanziamenti ordinari e, invece, diventano sostitutivi e comunque anche quelli non vengono impiegati.
Il nuovo acronimo di Ferrovie dello Stato dovrebbe essere «FSCN», cioè «Ferrovie secessioniste del centronord». Infatti, il comportamento tenuto dai responsabili di Ferrovie dello Stato appare quello di chi vuole separare le diverse parti del Paese, creando le condizioni per una separazione effettiva.
Il leader di questo atteggiamento secessionista è fuor di dubbio l'amministratore delegato, ingegner Mauro Moretti, i cui comportamenti appaiono sempre più come quelli di un rappresentante della parte più sviluppata del Paese. D'altronde, per lui lo spoil system non è stato invocato: una volta, rappresentava gli interessi tosco-emiliani, oggi, rappresenta quelli del lombardo-veneto; per il sud, solo tristezza.
Chiediamo, quindi, una profonda inversione di rotta nelle ferrovie. Occorre un profondo sforzo di perequazione infrastrutturale nel Mezzogiorno; occorre - per dirla con le parole dell'onorevole Tassone - una minima strategia, una politica dei trasporti. È necessario, quindi, un notevole spostamento di risorse verso il sud, come anche avviare l'Alta velocità Napoli-Bari, completare il raddoppio delle linee siciliane, ammodernare la tratta Palermo-Catania, e così via. Ma per fare questo, occorre un altro gruppo dirigente in Ferrovie dello Stato.
Per questo abbiamo chiesto, e lo ribadiamo in questa sede, le dimissioni dell'ingegner Moretti o la revoca da parte del Ministro dell'economia e delle finanze. Il sud non può più tollerare che Ferrovie dello Stato sia guidata da un nemico Pag. 25giurato e comprovato dello sviluppo del Mezzogiorno. Per questo motivo, nei prossimi giorni, presenteremo una mozione in Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00887.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, è inutile dire al sottosegretario che ho ascoltato con molta attenzione sia la risposta che ha dato ai miei colleghi Lo Monte e Ruvolo, sia la parte che ha dedicato alla mia interpellanza urgente. Dico «dedicato», ovviamente, senza alcuno spirito polemico, tuttavia, egli ha evitato di rispondere alle domande e ai quesiti che avevamo posto nelle nostre interpellanze urgenti.
Nei mass media, vi è un battage, un'azione molto forte, in cui si danno per certi venti o ventuno tagli con riferimento a treni e percorrenze. Signor sottosegretario Mantovano, ho ascoltato la sua risposta e, forse - per carità - qualcosa mi sarà sfuggito; tuttavia, se lei fosse nei miei panni e, dopo questa interpellanza urgente, nella regione e nel territorio, qualcuno le chiedesse cosa abbia risposto il Governo e se i tagli verranno effettuati, oppure no, onestamente, come me, non avrebbe capito.
Signor sottosegretario, certamente, lei ha fatto riferimento ad una politica generale e ad accordi quadro per il potenziamento delle reti, di nuove tecnologie, e quant'altro, tuttavia, non ho capito bene se questi tagli vi saranno. Lei non ha risposto. Anche dal clima, che ha un po' enfatizzato, in base al quale esisterebbe un'attenzione da parte di Ferrovie dello Stato nei confronti delle aree della Calabria, si evincerebbe che vi è un'intenzione di operare e in direzione di che cosa lo sappiamo.
Allora, questi treni ci saranno o non ci saranno? C'è una rivisitazione da parte delle Ferrovie? Non lo so. Lei mi ha parlato ovviamente della ristrutturazione della galleria di Coreca, ad Amantea; della linea Battipaglia-Reggio Calabria; mi ha parlato di Vibo Valentia; mi ha parlato del piano regolatore della stazione di Lamezia Terme; mi ha parlato dell'accordo di programma di 285,5 milioni di euro dei PON (reti e mobilità), che si riferiscono al 2007 e al 2010.
Signor Presidente, 2007 e 2010: siamo al 2010 e se ci fosse stata qualche notizia ulteriore per quanto riguarda l'utilizzazione di questa somma - del resto anche modesta, lo si evince chiaramente - sarebbe stato un ulteriore contributo per la mia conoscenza e la conoscenza del Parlamento, e anche per la chiarezza della situazione.
E poi il sottosegretario parla anche di un accordo di programma per Gioia Tauro del 29 settembre. Signor sottosegretario, le Ferrovie hanno fatto tanti accordi di programma. Capisco che quando c'è un cambio di consiliatura regionale, ci siano gli accordi di programma, ma questo è un accordo che segue altri accordi di programmi fatti negli anni. Tant'è vero che su Gioia Tauro si stava operando, e adesso si è interrotto. Allora, per avere una risposta esauriente - sempre per mia conoscenza, ovviamente e, siccome si tratta di atti di sindacato ispettivo, per conoscenza del Parlamento, perché non è un rapporto tra Governo e interpellante, ma, non c'è dubbio, tra Governo e Parlamento - si sarebbe dovuto dire per quale motivo alcuni lavori avviati si sono interrotti. Questo accordo di programma ripristina quei lavori. Perché si sono interrotti? Perché c'era una politica di valorizzazione del porto di Gioia Tauro, che si era dissolta e oggi la si recupera?
Io ritengo, signor Presidente, che una serie di requisiti rimangano in sospeso. Certo, il sottosegretario ha evitato di parlare di tagli, di rami secchi e quant'altro, ma ha utilizzato un linguaggio che più volte è echeggiato in questa nostra realtà.
Mentre l'onorevole Lo Monte sottolinea alcuni aspetti, io non posso brindare neanche formalmente. Le battaglie politiche e parlamentari si fanno per fare il proprio dovere e per corrispondere alle istanze delle popolazioni che rappresentiamo; rappresentiamo certamente l'unità del Pag. 26Paese, ma ovviamente anche le popolazioni che ci consentono di stare in Parlamento. Ecco perché facevo un discorso molto ampio che riguardava il Paese e anche l'Europa, perché ho fatto riferimento, nel momento in cui illustravo l'interpellanza urgente, al corridoio Berlino-Palermo.
E poi ci sono una serie di fatti e di dati che mi preoccupano. Non l'ho indicato nell'interpellanza urgente, tuttavia lo dico per memoria del Parlamento e come contributo che dò al Governo in questo momento. Esistono, in molte tratte, dei lavori che si stanno bloccando, anche per infiltrazione criminale mafiosa. Mi riferisco alla Settingiano-Lamezia Terme, dove è stato utilizzato materiale impoverito. Questo, lo ripeto, non era nella illustrazione del mio atto parlamentare, né nella descrizione e nelle motivazioni che hanno accompagnato i quesiti e gli interrogativi che ho posto al Governo.
Certamente, qualcosa non sta funzionando, non sta funzionando anche rispetto a quelli che sono gli approdi alle tecnologie. Lei parla, certamente, di tecnologie di rete, di elettrificazione e quant'altro, ma sono ovviamente anni che trascorrono invano. Sono passate legislature e ci ripetiamo con gli stessi argomenti e ognuno di noi muove le stesse antiche doglianze.
Sicuramente, signor Presidente e signor sottosegretario, ci troviamo in un passaggio estremamente delicato per la vita del Paese, che si interroga anche sul proprio futuro. Se qualcuno dovesse interrogarsi sul futuro anche di questa nostra regione, avrebbe certamente una proiezione molto oscura e incerta e, soprattutto, un percorso di cui non si vedono i contorni e di cui non vi è alcun tipo di definizione.
Dunque, dal momento che vi è una prassi regolamentare per cui il Presidente chiede all'interpellante di replicare e, quindi, di dichiarare se sia soddisfatto o meno, signor Presidente, io dichiaro che non sono soddisfatto oppure che lo sono, ma non succede proprio nulla. Resta un po' l'amarezza di una domanda che avevo posto e che non ha ricevuto risposta: certamente, non per colpa sua, onorevole Mantovani. Ho ascoltato le sue argomentazioni e, a mio avviso, si è «volato un po' alto» rispetto a quella che era una consuetudine da parte del Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Ho concluso, Signor Presidente. Con questo tentativo di volare alto, di parlare di accordi di programma (dei PON si poteva certamente fare a meno per i motivi che ho spiegato) si è nascosta la realtà, la verità. C'è questa volontà? Non l'ho capito. C'è soltanto un lavoro di routine da parte della holding Ferrovie dello Stato, di RFI e di Trenitalia, che, certamente, non induce all'ottimismo perché non c'è, ovviamente, una discontinuità rispetto al passato.
Per questi motivi, manifesto la mia perplessità, la mia amarezza e il mio disappunto: se lo accetterà, ma lo faccio con spirito veramente costruttivo, il signor sottosegretario faccia sì - con il contributo che può darvi in questo momento un parlamentare - che il Governo si appropri della direzione strategica e politica delle Ferrovie, al fine di evitare che altri facciano le politiche e il Governo, poi, sia costretto a venire in Aula per riferire altre cose, che certamente non gli competono poiché non ha una responsabilità diretta.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ruvolo: s'intende che abbia rinunziato a replicare per la sua interpellanza n. 2-00886.

(Iniziative per garantire la percorribilità della strada statale n. 21 «Colle della Maddalena» nel periodo invernale - n. 2-00885)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00885, concernente iniziative per garantire la percorribilità della strada statale n. 21 «Colle della Maddalena» nel periodo invernale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

Pag. 27

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, credo che lei abbia avuto modo di leggere l'interpellanza, di affrontarla e discuterla con i suoi collaboratori. Ciò mi consente, in base a tale presunzione, di essere molto breve nella mia esposizione. Infatti, l'interpellanza urgente n. 2-00885 è molto analitica e pone questioni molto serie riguardo alla responsabilità dell'ANAS e all'esigenza di pervenire ad un accordo vero con le comunità locali, al fine di definire un protocollo che garantisca effettivamente lo sgombero neve in condizioni di sicurezza su questa arteria, la quale - come specificato nell'interpellanza - è fondamentale e vitale per l'economia della nostra provincia.
Con questa interpellanza urgente vogliamo sapere cosa è stato fatto dal giorno 18 ottobre fino ad ora.
Il 18 ottobre è stato il giorno in cui si è verificato un gravissimo disagio, una chiusura per un tempo eccessivo della stessa arteria rispetto alle esigenze che hanno i nostri autotrasportatori, che ha la nostra comunità provinciale, ma non solo, anche regionale, di poterne usufruire sempre in condizioni di sicurezza.
Vogliamo sapere se ci sono stati in queste settimane, in questo mese circa che è trascorso da allora, dei rapporti con le associazioni di categoria, l'Astral, le federazioni degli autotrasportatori; vogliamo conoscere se le sollecitazioni che sono state mosse dalla provincia, dalla comunità montana rispetto ai temi che noi proponiamo, hanno condotto a qualcosa di concreto. Le parole non sono sufficienti, qui, come noi diciamo, risulta che l'ANAS in quell'occasione non avrebbe fatto tempestivamente lo sgombero neve né l'insalamento dei tratti interessati ma soprattutto, quello che ci preoccupa è che risulterebbe che l'ANAS non abbia le risorse finanziarie, di personale e di automezzi necessarie per garantire il superamento delle criticità, delle difficoltà che si sono verificate nella data del 18 ottobre.
Noi riteniamo quindi che l'attenzione, che questo Governo ad ogni piè sospinto rivendica verso i problemi del territorio e delle comunità montane, non abbia dato buona prova nel recente passato anche per questo problema importante per la nostra provincia. Mi auguro che lei possa risolvere il problema, al di là del colloquio amabile, signor sottosegretario che sta sviluppando con un collega, credo che meritiamo un po' di rispetto e un po' di attenzione, noi siamo qui per discutere un problema, non per vedere che non c'è neanche un minimo di rispetto istituzionale, non alla mia persona, ma al Parlamento, mentre io ritengo che questo sia un compito primario per chi rappresenta il Governo in Aula anche in questi momenti dove non ci divertiamo, ma portiamo dei problemi reali che ci sono, che toccano la nostra economia, che toccano operatori impegnati sulle strade, che toccano questioni che devono essere risolte, al di là delle difficoltà, perché la sicurezza e l'agibilità di questa arteria è per noi un problema che non può non essere risolto. Deve essere risolto con la partecipazione di tutti ma con la responsabilità che compete ad ogni istituzione, in questo caso al Governo e alla ANAS.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture ed i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture ed i trasporti. Signor Presidente, premesso che al suo collega stavo esplicitando le ragioni che hanno portato a questa interpellanza, per cui parlavamo dell'argomento, per quanto riguarda la risposta riporto che una intensa nevicata si è abbattuta nella notte tra domenica 17 e lunedì 18 ottobre 2010 sulla statale n. 21 del Colle della Maddalena depositando oltre 15 centimetri di neve sulla strada che, anche a causa della forte tortuosità del tracciato e delle elevate pendenze di quel tratto di valico ha reso il percorso impraticabile per alcune ore. In linea con le tempistiche degli anni passati, la scrivente aveva previsto per la giornata di lunedì 18 la consegna dei mezzi meccanici al personale addetto allo sgombero neve che nel mese di settembre era stato selezionato ed assunto per tale compito. Pag. 28
L'ANAS si era quindi organizzata a partire da tale data per eseguire il servizio di sgombero neve con adeguate risorse, attrezzature e mezzi. Tali mezzi infatti erano stati revisionati e resi pronti all'utilizzo per il giorno 18 ottobre, ma l'anticipo di dodici ore dell'evento meteorologico ha determinato i disagi lamentati dall'onorevole interpellante.
È opportuno segnalare che negli anni passati sull'arteria in questione il servizio sgombero neve è sempre stato attivato (con verbale di consegna ad imprese esterne) nella seconda metà del mese di ottobre.
Nella stessa giornata del 18 ottobre il valico è rimasto chiuso al traffico anche su decisione delle autorità francesi, le quali hanno comunicato di aver ripristinato la viabilità sul tratto di loro competenza solo dopo l'ordinanza dell'ANAS che aveva già disposto la riapertura sul tratto italiano.
È da evidenziare che la riapertura del valico poteva avvenire solo dopo il nulla osta da parte francese.
Il compartimento ANAS di Torino garantirà un adeguato servizio di manutenzione invernale lungo la strada statale n. 21, mettendo a disposizione i necessari mezzi meccanici. Si sottolinea, infine, che nei giorni successivi si sono verificate ulteriori nevicate senza che si riscontrassero disagi alla circolazione sulla statale n. 21.
A dimostrazione dell'interesse nei confronti della problematica sollevata dall'onorevole Delfino, si comunica che nella giornata di lunedì 15 novembre, il sottosegretario alle infrastrutture e trasporti, dottor Bartolomeo Giachino, parteciperà ad un incontro con i sindaci della zona presso il compartimento ANAS del Piemonte, per la gestione delle informazioni sulla viabilità della statale in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ringrazio il signor sottosegretario e prendo atto della sua risposta. Mi pare che vi sia stato un evento atmosferico che ha sorpreso l'ANAS perché si afferma che quest'ultima, da metà ottobre, di norma, è pronta a partire con tutte le attrezzature, i mezzi, le persone e le risorse necessarie per garantire lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali, tra cui un servizio sgombero neve efficace. Mi sembra, inoltre, che per i ritardi di riapertura non vi sia un'attribuzione di responsabilità alla parte francese.
Lei, tra l'altro, ha sottolineato che le difficoltà dello sgombero neve sono state rese più difficili anche dalla tortuosità dell'arteria stradale, ma noi sappiamo che su questa arteria stradale sono vent'anni che l'ANAS ha progetti su progetti, ma non opera gli interventi necessari per qualificare questa fondamentale arteria della nostra provincia, che è anche un'arteria di forte interesse regionale.
Lei ha dato assicurazione che nei giorni successivi, in presenza di altre nevicate, non vi sono stati più episodi simili a quelli lamentati nella nostra interpellanza e, infine, rispondendo alla nostra sollecitazione, ha detto che il 15 di novembre vi sarà una riunione, al compartimento ANAS, con gli enti locali, i comuni e, mi auguro, che sarà rappresentata anche la comunità montana, malgrado questo Governo voglia sopprimerle dopo che, nella legge di stabilità, ha tolto ogni risorsa al fondo per la montagna e per le comunità montane; tuttavia, è una decisione che, naturalmente, sta alla responsabilità della politica del Governo, non alla nostra.
Mi auguro che la realtà, così come lei l'ha illustrata, trovi nell'incontro del 15 novembre la piena condivisione dei comuni, delle comunità montane e della provincia, e, se questo avverrà, io ne sarò molto felice.
Certamente, altre volte abbiamo assistito a un Governo che, con un «effetto camomilla» garantisce che tutto è a posto e in ordine, a partire dalle grandi questioni finanziarie per arrivare a problemi specifici.
Poi, purtroppo, il tempo smentisce sovente queste assicurazioni che hanno il tratto di essere improntate ad un grande ottimismo in un momento di difficoltà; Pag. 29certamente poi la cruda realtà dei fatti tante volte dimostra di smentire una simile, un po' facile, impostazione.
L'ultima questione che non ho visto trattata, ma che era implicita nella nostra interpellanza urgente, è quella della sicurezza degli operatori. Infatti, vi è una commissione in sede di comunità montana che valuta anche la mancata azione dell'ANAS e quindi la mancata messa a disposizione della stessa.
Infatti non è che l'ANAS abbia tutte le colpe: se non ha le risorse non può fare, però c'è anche una esigenza di sicurezza da garantire agli operatori, sia per quelli in appalto, sia per i dipendenti dell'ANAS, connessa ad un rischio valanghe in alcuni dei punti di questa arteria più difficile su cui ci sono già anni e anni di progetti e di segnalazioni.
Quindi, anche su questo bisognerebbe che il Governo desse una più forte risposta per affrontare e risolvere queste criticità. Dovendo concludere, prendo atto della risposta del sottosegretario che viene declinata in modo che non mi possa trovare in via di principio contrario, esprimendo dunque un'attenzione positiva alla risposta fornita, ma certamente aspetto la riunione del 15 novembre.
A questo incontro mi auguro - non l'ho visto, ma poi leggerò con attenzione la sua risposta - vi saranno anche i rappresentanti dell'associazione dei trasportatori, la provincia e la comunità montana, oltre ai comuni. Me lo auguro, perché una valutazione collegiale aiuterebbe a sottolineare gli aspetti critici, ma soprattutto - poiché dobbiamo guardare avanti - a rimettere in cantiere quegli interventi che, sia sul piano dello sgombero neve, sia sul piano del miglioramento di questa fondamentale arteria, sia sul piano del superamento delle criticità della sicurezza per gli operatori che operano nello sgombero neve, da tanto tempo sono all'attenzione del Governo, del Parlamento e delle autorità locali, ma che per ragioni anche di carattere economico l'ANAS finora non ha potuto risolvere. La ringrazio ancora e spero che il futuro vada nella direzione che lei ha sottolineato.

(Iniziative relative alla direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico, con particolare riguardo all'attività volta al sostegno dello sviluppo imprenditoriale - n. 2-00870)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Vico rinuncia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-00870, concernente iniziative relative alla direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico, con particolare riguardo all'attività volta al sostegno dello sviluppo imprenditoriale (vedi allegato A - Interpellanze urgenti).
Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, sulla scorta delle decisioni dell'Unione europea in seguito al cosiddetto processo di Lisbona, le politiche vengono orientate fortemente verso il sostegno alla ricerca, allo sviluppo e all'innovazione. In Italia queste linee programmatiche sono state declinate in una nuova impostazione della politica industriale che tende a sostenere lo sviluppo del sistema produttivo, cercando di indirizzarlo verso aree ad alto contenuto tecnologico e promuovendo una cultura dell'innovazione e della ricerca.
Per ciò che riguarda gli strumenti di incentivazione di tipo valutativo, legati tipicamente alla legge n. 488 del 1992, il cambiamento è stato in parte segnato dalla proposizione, nella legge finanziaria per il 2007, di misure di tipo automatico, come il credito d'imposta per gli investimenti nelle aree meno sviluppate e per la ricerca e sviluppo e, nello stesso tempo, da interventi fortemente selettivi come i progetti di innovazione industriale, con la contestuale riforma dei contratti di programma.
Un ulteriore spartiacque relativo alle politiche di incentivazione è costituito dall'avvio della nuova fase di programmazione Pag. 30dei fondi comunitari 2007-2013, anch'essi orientati, più che nel passato, al sostegno dell'innovazione e della ricerca. Anche in questo ambito ci sono state delle novità: la predisposizione di un Programma Operativo Nazionale (PON) «Ricerca e Competitività», coordinato insieme dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca, che ha l'obiettivo di realizzare la necessaria integrazione tra la ricerca orientata alle imprese e lo sviluppo dell'innovazione industriale.
Esaminando nello specifico il testo dell'atto di sindacato ispettivo, il Ministero è già fortemente impegnato ad assicurare, anche per quest'anno, il rispetto della tempistica richiesta dall'Unione europea per i pagamenti a valere sui citati programmi operativi, obiettivo che nell'anno 2009 è stato raggiunto a prescindere dalla recente modifica delle regole europee per il disimpegno automatico.
Il fondo di garanzia PMI, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, è già pienamente operativo, ha avuto, in questi ultimi anni di grave crisi economico-finanziaria, un impatto estremamente positivo a sostegno del credito per le piccole e medie imprese, specie nelle aree svantaggiate, e da ultimo sono state completate le procedure amministrative necessarie per rendere operative le riserve istituite in favore delle imprese delle regioni dell'obiettivo «Convergenza», a valere sui programmi operativi sopra citati.
Non vi è la necessità né l'opportunità di rivedere i criteri previsti dai bandi di cui ai decreti ministeriali del 6 agosto 2010, in quanto i settori e gli ambiti interessati dai tre nuovi regimi di aiuto sono stati elaborati per agevolare investimenti produttivi, innovativi e competitivi nel mercato globale (escludendo interventi «a pioggia») in coerenza e nell'ambito degli obiettivi e delle priorità dei programmi operativi comunitari, previa valutazione da parte dei comitati di sorveglianza dei medesimi programmi e delle regioni dell'obiettivo Convergenza, nel cui territorio saranno realizzati gli investimenti.
Per quanto riguarda, infine, le cosiddette risorse liberate dalla programmazione 2000-2006, il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito dell'attività di ricognizione e verifica avviata dal Governo con la delibera CIPE n. 79 del 30 luglio scorso, ha segnalato che gli impegni giuridicamente vincolanti si attestano a 1.509,1 milioni di euro, un importo tale da assorbire non solo le risorse liberate accertate come disponibili alla data del 30 giugno 2010 (data della ricognizione), ma anche le nuove risorse accertate successivamente a tale data: anche in tal caso, pertanto, non sussiste il rischio di definanziamento delle risorse.
Parallelamente, per fronteggiare le crescenti esigenze economiche e di finanza pubblica, è stata operata la scelta di una riduzione degli stanziamenti del Fondo aree sottoutilizzate (FAS) e il contemporaneo avvio di un'azione di rifocalizzazione di tali risorse su infrastrutture strategiche e su politiche per la ricerca e l'innovazione, nel rispetto della destinazione dell'85 per cento delle risorse al sud. Infatti, per ciò che attiene all'azione di Governo, il primo atto è stato l'avvio di una serrata ricognizione delle risorse disponibili per il sud che sono oltre 100 miliardi di euro fino al 2013 (fondi europei e nazionali FAS 2007-2013, più il recupero delle somme non spese nel corso della precedente programmazione). Una mole di risorse che spesso si è rivelata superiore alla capacità effettiva di spesa delle amministrazioni.
In riferimento all'evidente stallo relativo agli incentivi di Industria 2015 si precisa quanto segue: sui tre progetti di innovazione industriale relativi al programma Industria 2015, il Ministero dello sviluppo economico ha messo a disposizione delle imprese risorse ingentissime che ammontano in totale a 792 milioni di euro, risorse che hanno consentito di finanziare ben 1.525 imprese e 681 organismi di ricerca, per un totale di 2.206 aziende con impiego di 25.000 ricercatori.
Il Governo non solo ha interamente realizzato i primi due bandi (efficienza energetica e mobilità sostenibile), contribuendo Pag. 31alla copertura con ulteriori 74 milioni di euro, ma, in aggiunta, ne ha emanato un terzo molto più rilevante nel settore del made in Italy.
In secondo luogo, oltre alla dotazione iniziale di 190 milioni di euro, su tale ultimo bando il Ministero dello sviluppo economico ha disposto, in favore delle imprese vincitrici del Mezzogiorno, un ulteriore incremento di 120 milioni di euro a valere sul PON ricerca e competitività. In ulteriore aggiunta, il Ministro ad interim ha disposto un ennesimo incremento di 37 milioni di euro (con decreto ministeriale del 26 maggio 2010, registrato dalla Corte dei Conti il successivo 28 maggio), per un totale di 347 milioni di euro.
In terzo luogo, con riferimento alla richiamata lettera del 24 giugno ultimo scorso, dei 150 imprenditori che non avrebbero ancora ricevuto le «risorse economiche dovute e necessarie al corretto completamento dei piani di investimento intrapresi», ci si limita solo a far presente che sin dallo scorso luglio è disponibile una cassa di 200 milioni di euro, resa immediatamente disponibile alle imprese, con richiesta di completare la documentazione per l'anticipo (DURC, certificati antimafia, e così via). Ad oggi nessuno dei partenariati ha terminato l'iter di presentazione della documentazione per il pagamento. Si ricorda, comunque, che sono già state erogate anticipazioni a valere sulle risorse PON per le imprese con attività ricadenti nei territori dell'area convergenza.
Quanto al paventato rischio di perdita di risorse comunitarie, si fa presente che il regolamento dell'Unione europea n. 539, del 16 giugno 2010, modificando talune disposizioni del regolamento della Comunità europea n. 1083/2006, ha reso meno stringente l'applicazione della regola del disimpegno automatico scongiurando, per l'annualità 2007, il rischio di perdita di risorse.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, nell'interpellanza urgente al Ministro dello sviluppo economico e, quindi, al Governo si sono poste domande precise, così come formulate nella natura stessa dell'interpellanza. Si sono soprattutto poste domande precise in ordine alla Direzione generale incentivi del Ministero dello sviluppo economico.
La prima osservazione, in ordine alla risposta del sottosegretario Mantovani, che ovviamente non è un sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico, è che non c'è nessuna risposta su come funziona la Direzione generale incentivi del Ministero dello sviluppo economico. Non solo non c'è nessuna risposta, essendoci quindi una attività di omissione totale, benché l'interpellanza sia precisa nella sua richiesta legittima per come è stata impostata. Ma c'è di più: si ricorre in maniera vaga - così ascolto dall'estensore e dalla risposta del sottosegretario - in ordine a temi sparsi qui e lì e, anche dal punto di vista storico, senza alcun riferimento alle adempienze che avrebbero dovuto riguardare la Direzione generale incentivi del Ministro dello sviluppo economico nel 2009 e nel 2010.
Insomma, sullo stato dei contratti di innovazione tecnologica non vi è risposta. Il sottosegretario omette - egli quanto l'estensore - che, in ordine ai contratti di innovazione tecnologica, nessuna programmazione è stata fatta nel 2010.
Aggiungo che tale condotta - che neanche qui viene censurata - ovviamente è contraria al dettato normativo della direttiva del 10 luglio del 2008, che all'articolo 2, comma 3, prevede che il Ministro dello sviluppo economico, con apposito provvedimento, stabilisce per ciascun anno, tenuto conto delle risorse disponibili, gli interventi da realizzare anche individuando specifiche tematiche tecnologiche e ovviamente territoriali.
Ancor più grave è l'inadempienza di cui parlavo prima, ossia che nessun'altra programmazione è stata fatta per il 2010, se si considera che i contratti di innovazione, più di altri progetti, dovrebbero essere coerenti con le linee guida di carattere Pag. 32generale, dato il loro carattere di rilevante interesse per lo sviluppo tecnologico del Paese. Inoltre, signor sottosegretario, il Ministero sa benissimo che chi ha deciso che la focalizzazione sui contratti di innovazione avesse costi superiori a dieci milioni di euro ha inteso di fatto marginalizzare le piccole e medie imprese che, in ogni circostanza e in ogni momento, sembrano essere nel cuore e nella testa della maggioranza in carica.
È, inoltre, confermato, signor sottosegretario, che non risponde neanche al vero che siano state presentate 89 domande da parte delle piccole e medie imprese.
Che dire dei progetti di innovazione industriale, cui ha fatto riferimento nella risposta? Lei ci ha detto che si sta provvedendo all'erogazione delle quote a fronte del lamento di oltre 100 imprenditori - in verità 145 - che hanno scritto al Presidente del Consiglio affinché intervenisse per sbloccare la situazione di impasse. Lei ci ha detto che l'iter si sta sbloccando.
Signor sottosegretario, la Direzione generale degli incentivi non ha mai reso la modulistica e il ritardo che si è accumulato e che persiste è ascrivibile esclusivamente alla Direzione generale degli incentivi.
Che dire dei numeri che vengono offerti anche in questa risposta da lei e, ovviamente, dal suo Ministero in ordine al PON ricerca e competitività e al POI energia? Signor sottosegretario, presso la Direzione generale ci sono 3,3 miliardi e mezzo di euro per il settennio 2007-2013 e sono lì bloccati.
Per fortuna, la decisione della Commissione europea intervenuta a giugno scorso ha consentito di modificare le regole in senso favorevole agli Stati membri, impedendo il disimpegno automatico delle annualità pregresse. Resto sempre perplesso per il fatto che, quando intervengono difficoltà, inefficienze o incompetenze come quelle della Direzione generale degli incentivi, si debbano, a tutti i costi, coprire offrendo ad un interpellante omissioni o dichiarazione non vere, non userò il sinonimo false.
Che dire, signor sottosegretario, del fatto che sono giacenti presso la Direzione generale incentivi 21 contratti di programma già finanziati dal CIPE negli anni 2005-2006, con risorse stanziate di circa 560 milioni, che risultano pertanto improduttive?
Che dire ancora del fatto che risultano presentati dall'Italia 40 contratti di programma per oltre 600 milioni di euro di agevolazioni richieste a partire da gennaio 2008 e che nessuno di questi è stato finanziato a tutt'oggi?
Aggiungo che non risultano stabilite in modo chiaro le procedure e le modalità per la selezione e l'assegnazione di fondi, per cui non esistono criteri qualitativi di selezione delle domande proposte in base alla validità delle iniziative presentate.
Parlavamo delle risorse liberate, come richiesta formale resa al Ministero dello sviluppo economico. La Direzione ha emanato, il 21 maggio 2010, un decreto che destina una quota di oltre 800 milioni di euro, rinveniente dalle risorse liberate, di cui ella ci ha parlato in maniera imprecisa, alla programmazione negoziata (contratti di programma, ed altro), senza considerare che per ragioni tecniche queste risorse non potranno essere spese in tempi brevi su nessuno strumento individuato perché nessuno di questi strumenti è stato reso operativo.
C'è un dato, signor sottosegretario, che non è l'ulteriore espoliazione dei fondi FAS dal Ministero dello sviluppo economico, dato negativo, né l'ulteriore dato, ancora negativo, in capo al Ministero dello sviluppo economico, rappresentato dalla sottrazione delle politiche di coesione, ma c'è un dato invece positivo che ella ha continuato ad omettere nella risposta che mi ha reso. Esiste un dato, in ordine alle richieste formulate: la Direzione generale incentivi possiede fondi adeguati che non è in grado di utilizzare e rendere produttivi per lo sviluppo del sistema imprenditoriale del Paese, dal punto di vista concreto.
Ho letto sul settimanale Panorama dell'11 novembre, quindi di questi giorni, che sui giornali si rendono cifre spese, Pag. 33cifre inesistenti, casomai per apparire l'uomo del giorno, l'uomo da 9,5 miliardi. Dunque, le domande semplici ma ovviamente evitate in una risposta che sarebbe stata più adeguata: che il rischio reale del PON Ricerca e Competitività ce lo ha risolto l'Europa, ma non sono disponibili allo stato attuale i trasferimenti verso le regioni; che il Fondo di garanzia, signor sottosegretario, ella lo sa benissimo, è privo di cassa per inadempienze procedurali alla disponibilità delle risorse assegnate a quel Fondo; che i criteri con i quali sono state impegnate le risorse finanziarie relativamente ai bandi della legge 19 dicembre 1992, n. 488 - i bandi non sono partiti ed i criteri non sono noti - e le dimensioni dei finanziamenti stessi nella sua risposta non esistono come cifra ufficiale.
È possibile, dunque, volgere in positivo il blocco che si è registrato in quella direzione generale, creando le condizioni urgenti affinché tale direzione generale sia eventualmente «liberata» da chi l'ha bloccata, restituendo alle procedure ordinarie e qualificate e all'insieme dei dirigenti di quel Ministero il trasferimento urgente al sistema delle imprese italiane e particolarmente al sistema delle imprese meridionali.
Questo sarà possibile. L'auspicio è tutto nell'interpellanza che è stata presentata, che, avviandomi alle conclusioni, prova a dire al Ministro dello sviluppo economico, all'indomani di una vacanza lunga del suo dicastero, che le risorse lì sono rimaste bloccate, che le risorse che sono disponibili devono essere rese, che le incapacità decisionali e le incompetenze tecniche delle direzioni generali vanno risolte, che le direzioni generali non possono svolgere un ruolo di politicizzazione esasperata, ricorrendo spesso a consulenti come intermediari tra direttori e dirigenti. Di tutto questo a soffrire sono le imprese italiane, in particolare del Mezzogiorno, proprio sui capitoli rispetto ai quali la risposta che ella mi ha reso è evasiva ed omissiva. Di conseguenza, mi fa concludere che l'insoddisfazione rimane totale e che sul tema torneremo sicuramente.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 16 novembre 2010, alle 10:

Discussione congiunta dei disegni di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (C. 3778);
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (C. 3779).

La seduta termina alle 13,05.