XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 400 di martedì 23 novembre 2010
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
La seduta comincia alle 10,05.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brugger, Caparini, Chiappori, Cirielli, Donadi, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Jannone, La Russa, Lo Monte, Melchiorre, Migliavacca, Nucara, Rugghia, Paolo Russo, Sardelli, Tabacci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica il Protocollo sulle disposizioni transitorie allegato al Trattato sull'Unione europea, al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, fatto a Bruxelles il 23 giugno 2010. Procedura per l'assegnazione del seggio supplementare spettante all'Italia nel Parlamento europeo. (A.C. 3834-A) (ore 10,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica il Protocollo sulle disposizioni transitorie allegato al Trattato sull'Unione europea, al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, fatto a Bruxelles il 23 giugno 2010. Procedura per l'assegnazione del seggio supplementare spettante all'Italia nel Parlamento europeo.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la III Commissione, onorevole Migliori, ha facoltà di svolgere la relazione.
RICCARDO MIGLIORI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, colleghi, in qualità di relatore per quanto concerne i profili di competenza della III Commissione (Affari esteri) è mio compito esaminare i primi tre articoli di questo disegno di legge di ratifica e di esecuzione del Protocollo che modifica le disposizioni transitorie riguardanti il numero dei parlamentari italiani al Parlamento europeo, essendo invece il collega Calderisi competente per la I Commissione (Affari costituzionali) circa l'ultimo articolo, la cui competenza tecnica tutta l'Aula tradizionalmente conosce.
Per quel che riguarda i profili di competenza della Commissione Affari esteri, vorrei ricordare ai colleghi che il Trattato di Lisbona ha previsto che il numero dei membri del Parlamento europeo non possa essere superiore a 751 (750 più il Presidente), con una rappresentanza per Stato membro che non può essere inferiore a 6 e superiore a 96 deputati.
Al momento delle elezioni del Parlamento europeo nel giugno 2009 era tuttavia ancora vigente il vecchio Trattato di Nizza che prevedeva 736 seggi complessivi, di cui 99 per la Germania, ossia 3 in più rispetto a quanto previsto dal Trattato di Lisbona. Il Consiglio europeo ha ritenuto dunque necessario prevedere una serie di norme transitorie per integrare la composizione del Parlamento europeo fino al termine delle legislatura 2009-2014, in modo da garantire i seggi aggiuntivi agli Stati membri che ne hanno diritto in base al Trattato di Lisbona, senza tuttavia togliere alla Germania i 3 seggi ulteriori previsti dal Trattato di Nizza.
In particolare, come risultato di questo schema, la Spagna risulta avere quattro deputati in più, Austria, Francia e Svezia due in più, uno ciascuno per Bulgaria, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia e Regno Unito. Un seggio in più spetta anche all'Italia che, in questo modo, riceve un modestissimo e tardivo risarcimento per avere perso, nell'ottobre del 2007, il maggior numero di eurodeputati: da 78 a 72, dopo che è stato introdotto il criticabile criterio di ripartizione dei seggi basato sul numero dei residenti, a prescindere dalla cittadinanza.
Il Protocollo stabilisce l'incremento di 18 seggi del Parlamento europeo, prevede altresì che spetti agli Stati membri di designare i rispettivi membri supplementari, nel rispetto del proprio ordinamento nazionale e a condizione che siano stati eletti a suffragio universale e diretto, indicando - a me sembra importante sottolineare ai colleghi questo elemento direzionale - tre possibili opzioni: una elezione ad hoc specifica, separata cioè dalle precedenti elezioni europee; un'ipotesi di nomina da parte dei rispettivi Parlamenti nazionali al proprio interno, ferma restando la incompatibilità tra le due cariche; la terza ipotesi è quella relativa alla designazione sulla base dei risultati delle ultime elezioni per il Parlamento europeo. Il Protocollo prevede, infine, l'entrata in vigore il 1o dicembre 2010 se tutti gli strumenti di ratifica saranno stati depositati, altrimenti il primo giorno del mese successivo all'avvenuto deposito dell'ultimo strumento di ratifica.
Allo stato attuale, quattro Paesi membri hanno già ratificato il Protocollo (Bulgaria, Finlandia, Lettonia e Malta), altri undici hanno indicato che intendono completare la procedura di ratifica entro il 1o dicembre 2010, altri dodici Stati membri non hanno ancora espresso indicazioni specifiche di rispetto di questo limite temporale. Il Segretariato del Consiglio dell'Unione europea ci fornisce l'informazione che la Repubblica Francese ha inteso procedere a nominare il parlamentare europeo supplementare mediante designazione tra i deputati nazionali. Nel Regno Unito ed in Spagna la designazione sarà effettuata sulla base dei risultati dell'elezione del Parlamento europeo del giugno 2009. Fino all'entrata in vigore del Protocollo, i membri supplementari già nominati avranno lo status di osservatori, cioè la possibilità di partecipare ai lavori del Parlamento europeo ma non di partecipare alle relative votazioni.
Per quanto attiene ai contenuti della soluzione prefigurata dal disegno di legge Pag. 3in esame, l'opzione fatta dall'articolo 3 - tra quelle offerte agli Stati membri dal Protocollo che si ratifica - per procedere all'assegnazione del seggio parlamentare è quella di utilizzare comunque i risultati delle elezioni europee del giugno 2009, soluzione in linea con quella adottata da altri Paesi europei e coerente con il sistema elettorale del nostro Paese per le elezioni europee, al contempo - e di questi tempi non questione marginale - soluzione certamente più sostenibile sotto il profilo finanziario. Quanto alle modifiche apportate nel corso dell'esame in sede referente, lascio ogni riflessione e riferimento alla relazione dell'onorevole Calderisi, trattandosi di modifiche che riguardano le norme di competenza della I Commissione, di cui all'articolo 4.
PRESIDENTE. Il relatore per la I Commissione, onorevole Calderisi, ha facoltà di svolgere la relazione.
GIUSEPPE CALDERISI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, prima di esaminare l'articolo 4, che rientra nella mia competenza come relatore per la Commissione affari costituzionali, vorrei ancora una volta - lo ha già fatto il relatore Migliori - sottolineare l'opzione recata dall'articolo 3 tra quelle offerte agli Stati membri dal Protocollo, vale a dire quella di procedere all'assegnazione del seggio supplementare utilizzando i risultati delle elezioni europee del giugno 2009, cioè i risultati, i voti conseguiti dalle varie liste nel 2009.
Quindi, tali risultati costituiscono il quadro di riferimento in cui collocare l'esame dell'articolo 4. Questo articolo, nel disegno di legge originario del Governo, conteneva una delega al Governo ad adottare un decreto legislativo per definire le ulteriori disposizioni necessarie per assegnare il seggio aggiuntivo del Parlamento europeo spettante all'Italia. La scelta dello strumento della delega era motivata con l'esigenza di procedere celermente alla ratifica del Protocollo entro il 1o dicembre 2010, come auspicato dall'articolo 2 del Protocollo stesso.
Nel testo dell'articolo 4 erano individuati come principi e criteri direttivi per l'attuazione della delega i seguenti parametri: rispetto dei principi espressi dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 271 del 22 luglio 2010 e la realizzazione in misura proporzionata della rappresentanza delle cinque circoscrizioni elettorali di cui all'articolo 2 della legge n. 18 del 1979. Tali parametri costituivano un'indicazione di carattere generale e perciò restavano aperte le questioni relative alle modalità di attuazione dell'opzione prescelta, come evidenziato dalla relazione tecnico-normativa del disegno di legge, nella quale si osservava che per tali modalità si potrà far ricorso alla competenza del Ministero dell'interno ovvero l'Ufficio elettorale presso la Suprema Corte di cassazione per disciplinare la questione dei resti e della circoscrizione presso la quale sarà ripescato il seggio.
Le Commissioni I e III hanno ritenuto, a fronte dell'indeterminatezza di questa delega, non di precisare i principi e i criteri direttivi della delega stessa, ma di individuare direttamente la soluzione con il provvedimento al nostro esame. Per una trattazione più esaustiva della legge elettorale per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia rinvio a quanto ho relazionato in I Commissione, perché vorrei soffermarmi e concentrare il mio intervento sulla questione che costituisce il cuore del problema che l'Assemblea è chiamata a risolvere dopo la scelta compiuta dalle Commissioni I e III, di cui ora dirò.
Prima vorrei brevemente delineare soltanto gli aspetti essenziali della legge elettorale vigente per quanto riguarda l'elezione dei membri dell'Italia al Parlamento europeo. I seggi sono attribuiti - secondo quanto stabilito dalla legge n. 18 del 1979 - a liste di candidati presentate nelle cinque circoscrizioni con riparto dei seggi in sede di collegio unico nazionale. Questo è essenziale per capire a quale lista attribuire il seggio. Il riparto dei seggi tra le liste è effettuato in ambito nazionale con il metodo del quoziente naturale e dei maggiori resti. Pag. 4
Il procedimento per l'assegnazione dei seggi è il seguente: si determina la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista sommando i voti riportati nelle singole circoscrizioni; si individuano le liste che abbiano ottenuto a livello nazionale almeno il 4 per cento dei voti validi espressi; si sommano, quindi, le cifre elettorali nazionali delle liste ammesse e si divide il totale così ottenuto per il numero complessivo dei seggi da assegnare, ottenendo il quoziente elettorale nazionale. Infatti, come ricordato, il legislatore ha optato per il metodo del quoziente naturale, non del quoziente del numero dei seggi «più uno» (come, ad esempio, avviene nel metodo cosiddetto Imperiali), non altri sistemi che adottano altri divisori (come, ad esempio, il «più due» o altri ancora), ma il metodo del quoziente naturale.
Il numero dei seggi attribuiti a ciascuna lista è il risultato della divisione della cifra elettorale nazionale della lista per il quoziente elettorale nazionale. In tale fase, si tiene conto della sola parte intera del quoziente. I seggi ancora da attribuire dopo tali operazioni sono assegnati alle liste per le quali l'ultima divisione ha dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle liste che abbiano avuto la maggiore cifra elettorale nazionale. A parità di cifra elettorale nazionale si procede per sorteggio.
Nelle elezioni del 2009 sono stati assegnati in questo modo 70 seggi a seguito di quozienti interi e due resti delle cinque liste aventi diritto ai seggi. Questa è una questione che poi, a mio avviso, assume una rilevanza fondamentale, come vedremo più avanti. Per quanto riguarda poi la distribuzione dei seggi assegnati a ciascuna lista nelle varie circoscrizioni si procede dividendo la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista per il totale dei seggi già attribuiti alla lista stessa con il meccanismo sopra descritto ottenendo così il quoziente elettorale di lista. Il numero dei seggi spettanti alla lista nelle singoli circoscrizioni è dato dalla divisione della cifra elettorale circoscrizionale della lista per il quoziente elettorale di lista.
I seggi che eventualmente rimangono ancora da distribuire sono assegnati nelle circoscrizioni per le quali le ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, a parità di questi, nelle circoscrizioni che hanno fatto registrare la maggiore cifra elettorale circoscrizionale. A parità di quest'ultima, si procede per sorteggio. Sono proclamati poi eletti, nell'ambito di ciascuna lista, i candidati che hanno riportato il maggior numero di preferenze.
Il seggio - voglio anche ricordarlo - che rimanga vacante per qualsiasi causa durante lo svolgimento del mandato è attribuito dall'Ufficio elettorale nazionale al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
Chiariti i tratti fondamentali del sistema elettorale, credo che bisogna fare un breve accenno anche alla sentenza n. 271 del 2010 della Corte costituzionale sulla questione del trasferimento dei seggi da una circoscrizione all'altra, il cosiddetto fenomeno dello splitting. Infatti, il numero dei seggi è suddiviso nelle cinque circoscrizioni in modo proporzionale in base alla popolazione, ma il criterio di riparto previsto dalla legge vigente si basa sui voti validi espressi e pertanto - in base al disposto del quinto periodo del numero 3 del comma 1 dell'articolo 21 - può accadere che in alcune circoscrizioni vengano attribuiti dei seggi aggiuntivi rispetto a quanto indicato nel citato decreto del presidente della Repubblica, a scapito di altre circoscrizioni. Ciò è avvenuto anche nelle ultime elezioni, quando alle circoscrizioni del centro-nord sono stati assegnati cinque seggi ulteriori, che sono traslati dalle circoscrizioni meridionali. In particolare, al nord-ovest i seggi assegnati sono passati da diciannove a ventidue, al nord-est da tredici a quindici, al centro da quattordici a quindici, mentre nella circoscrizione Italia meridionale sono stati assegnati quindici seggi in luogo di diciotto e all'Italia insulare sei al posto di otto.
La Corte costituzionale si è espressa nella citata sentenza n. 271 limitandosi ad osservare che, nel sistema elettorale per le elezioni europee convivono due ordini di Pag. 5esigenze. Da un lato, l'assegnazione dei seggi nel collegio unico nazionale in proporzione ai voti validamente espressi, dall'altro la distribuzione dei seggi tra le circoscrizioni in proporzione alla popolazione. La prima esigenza riflette il criterio della proporzionalità politica e premia la partecipazione alle consultazioni elettorali e l'esercizio del diritto di voto, la seconda riflette il principio della rappresentanza cosiddetta territoriale, determinata in base alla popolazione. Tali ordini di esigenze sono, tuttavia, difficilmente armonizzabili e anzi non possano essere tra loro perfettamente conciliate. In ogni caso, secondo la Corte non spetta al giudice costituzionale, bensì al legislatore, adottare eventuali misure per contemperare il principio della proporzionalità politica con quello della rappresentanza territoriale.
Ciò detto, veniamo al cuore del problema. Come ho ribadito più volte nelle Commissioni I e III - e come ribadisco anche qui - non esiste a mio avviso, un criterio valido in assoluto per l'attribuzione di questo seggio, ma esistono diversi criteri - ora li esamineremo - che hanno un diverso grado di ragionevolezza, di obiettività, che sono più o meno arbitrari o manipolativi del quadro normativo vigente. Il Parlamento è chiamato a fare una scelta tra queste diverse opzioni, che presentano - come dicevo - un diverso grado di ragionevolezza, opinabilità, arbitrarietà e manipolatività.
I tre criteri, in sintesi, sono questi. Il primo - già utilizzato nel 2009 - assume come divisore il numero 72, cioè prende non solo i risultati elettorali dell'elezione del 2009, ma anche le operazioni di calcolo già effettuate in quell'occasione e individua il successivo resto. Questa è l'opzione prevalsa nella votazione in Commissione con 45 voti su 44 - la Commissione si è quasi spaccata a metà - ed è il testo è contenuto nell'articolo 4 del provvedimento.
Il secondo criterio è quello di adottare come divisore il numero 73 perché, in questo caso, dobbiamo assegnare il settantatreesimo seggio e quindi si utilizza lo stesso criterio previsto dalla legge vigente, quello del calcolo attraverso il quoziente naturale, cioè attraverso un divisore che è pari al numero dei seggi da attribuire.
È stata, poi, formulata, sia pure in astratto - la richiamo per completezza del dibattito - anche l'ipotesi di un divisore pari ad uno, essendo uno il seggio da attribuire, eventualmente riferendolo alle sole circoscrizioni deficitarie del sud e delle isole.
Tuttavia, questo significherebbe certamente un maggior grado di manipolazione del sistema elettorale vigente perché praticamente trasformeremmo il sistema vigente in una sorta di collegio unico o nazionale o delle circoscrizioni del sud e delle isole.
Le Commissioni I e III hanno in particolare ribattuto sui primi due sistemi. Io, dopo aver riferito il voto della Commissione, devo dare la mia valutazione: ribadisco ancora una volta che per me non esiste un criterio valido in assoluto e che il Parlamento si trova nella situazione delicata di dover prendere una decisione ex post, inevitabilmente soluzioni che hanno anche nome e cognome. C'è una questione di fondo che vorrei mettere in rilievo, vale a dire il principio di rappresentatività politica, perché la legge elettorale vigente ha scelto il metodo del quoziente naturale. Come sappiamo, il legislatore nel fare la legge elettorale può scegliere un criterio diverso: il metodo Imperiali, il divisore con il «più due», il metodo D'Hondt, altri sistemi. Sono tutti sistemi proporzionali, a ciascuno dei quali corrisponde una particolare modalità di attuazione del principio di responsabilità politica.
Il problema è capire se possiamo mutare l'applicazione della legge nel rispetto del principio di rappresentatività politica, scegliendo un divisore diverso da quello previsto dalla legge. Voglio far riflettere sul fatto che questo divisore non è ininfluente ma, nel caso di specie, è come se adottassimo un divisore pari al numero dei seggi meno uno, sistema che non si adotta mai perché potrebbe dar luogo addirittura all'impossibilità di assegnare i seggi.
PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, la invito a concludere.
GIUSEPPE CALDERISI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Questo è il cuore del problema. Abbiamo 20 minuti nel complesso?
PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, li avete già superati, nel complesso.
GIUSEPPE CALDERISI, Relatore per la I Commissione. Se l'Italia avesse quattro seggi come la Spagna, saremmo nell'impossibilità di assegnare questi quattro seggi, perché nel 2009 abbiamo avuto 70 quozienti interi e due resti, con cinque liste che hanno diritto ai seggi. Quindi, abbiamo ancora soli tre resti disponibili. Se ci fossero quattro seggi da attribuire non sapremmo a chi dare il quarto. Ne abbiamo uno solo, signor Presidente, ma si può adottare un criterio che pecca così vistosamente di obiettività, da essere addirittura inapplicabile nel caso in cui fossero quattro i seggi da distribuire? È un criterio astratto quello che stiamo adottando? Non è affatto astratto perché se dovessimo attribuire quattro seggi sarebbe impossibile adottarlo.
Signor Presidente, credo che questa sia la riflessione ulteriore che ci deve guidare nella scelta, si tratterà poi di capire, per quanto riguarda la circoscrizione, se vogliamo o meno e in che misura fare un'opzione per evitare di aggravare il fenomeno dello splitting e far sì che il seggio sia assegnato alle due circoscrizioni del sud e delle isole, che sono state penalizzate.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, com'è noto, siamo qui a discutere il fatto che il Trattato di Lisbona ha previsto che il numero dei membri del Parlamento europeo passi a 751, cioè 750 membri più il Presidente.
Alle ultime elezioni del Parlamento europeo abbiamo votato sulla base del Trattato di Nizza, che prevedeva 736 seggi complessivi, quindi il Consiglio europeo ha ritenuto necessario prevedere una serie di norme transitorie per integrare la composizione del Parlamento europeo sino al termine della legislatura 2009-2014, in modo da garantire i seggi aggiuntivi agli Stati membri che ne hanno diritto in base al Trattato di Lisbona.
Ciò comporta che all'Italia debba essere restituito uno dei sei seggi che le sono stati diminuiti in precedenza, da 78 a 72, ed ora torniamo a 73.
Le opzioni previste sono tre: elezioni ad hoc, ipotesi scartata; la designazione sulla base dei risultati delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, che è l'opzione che è stata da noi scelta; oppure la nomina da parte dei rispettivi Parlamenti nazionali al proprio interno, ferma restando l'incompatibilità tra le due cariche, che è per esempio l'opzione che è stata prescelta dalla Francia, mentre, ad esempio, Regno Unito e Spagna hanno deciso per la nostra ipotesi.
Ringrazio i relatori che hanno illustrato la normativa in precedenza. Debbo francamente lamentare che il mandato ricevuto dal relatore della I Commissione è rimasto sepolto dalle sue particolarissime e dotte opinioni, condivisibili o meno, per le quali lo ringraziamo dal punto di vista dottrinario. Mi sento, però, di sollevare qui una leggera polemica, che è stata sollevata in sede di Commissione, in quanto riteniamo poco elegante che il relatore che riceve un certo tipo di mandato diventi poi giocatore di parte, come ha fatto il relatore. Se voleva fare il giocatore di parte, poteva benissimo e correttamente far fare il relatore a qualcun altro. Mi faccio carico io di riaffermare con forza all'Aula che la Commissione manda in Aula una disciplina che prevede il contenuto dell'emendamento Pag. 7Bressa, che era peraltro uguale agli emendamenti, che non si sono potuti votare in quanto rimasti assorbiti, dell'Italia dei Valori, dell'Unione di Centro e di altri. Quindi, di questo il relatore ci avrebbe dovuto parlare, ma in maniera supplente lo faremo noi. Dobbiamo anche lamentare il fatto che originariamente la normativa che era stata proposta alle Camere prevedeva, come spesso purtroppo accade da parte di questo Parlamento, ovvero da parte della maggioranza di questo Parlamento, una delega in bianco, una delega piena, al Governo.
Correttamente nella difesa delle prerogative parlamentari, la Commissione ha deciso di abolire totalmente questa delega e di decidere, cioè di indicare una strada, ovviamente, nel rispetto dei principi espressi recentemente dalla Corte costituzionale, principi però che la Corte ritiene debbano essere meglio declinati da parte del legislatore.
Quindi, chi vuole sostenere una tesi utilizzando come stampella la sentenza della Corte costituzionale commette un grave errore. Venendo, come diceva il relatore, al cuore di questo provvedimento, il cuore è l'articolo 4, quello che prevedeva la delega piena e che ora giunge in Aula dalla Commissione con un emendamento approvato delle opposizioni, che prevede molto semplicemente l'assegnazione del seggio al primo seggio rimasto fuori dalla ripartizione fatta nel 2009. L'onorevole Calderisi propone una formula che sarà sicuramente la formula del futuro, quella sulla base della quale saranno assegnati i seggi alle elezioni del 2014, cioè l'utilizzo del divisore settantatré, che equivale ai seggi assegnati.
Non può sottacersi, però, che noi oggi ci troviamo in una situazione completamente straordinaria, nel senso che abbiamo votato con un numero di seggi diversi e, quindi, dobbiamo trovare una soluzione che rispetti i diritti di tutti e contemperi tutti gli equilibri.
Ricordo, in primis, che l'assegnazione dei seggi viene fatta con una formula di premialità nei confronti delle circoscrizioni in cui è maggiore l'afflusso al voto. Quindi, anche questo fatto del riequilibrio è abbastanza discutibile: potrebbe essere giusto in linea di massima, ma anche la premialità nei confronti del maggiore afflusso alle urne sembra un concetto corretto.
Ora si vorrebbe assegnare il seggio rifacendo la divisione per 73: non so quale sia il risultato, ma anche se, astrattamente e casualmente, il risultato nell'assegnazione dei 72 seggi precedenti al 73o fosse identico a quello di adesso, sarebbe una casualità, nel senso che astrattamente potrebbe accadere che le assegnazioni avvengano in maniera diversa.
A nulla vale la clausola della salvezza dell'assegnazione dei 72 seggi, in quanto chi, in qualche modo, fosse leso da questo tipo di provvedimento, cioè chi eventualmente fosse eletto al posto di uno dei primi 72, ben avrebbe diritto di ricorrere, anche per un vizio di costituzionalità, nei confronti di questa normativa. A noi sembra che la proposta del collega Bressa, fatta propria dall'Italia dei Valori e dall'Unione di Centro, sia l'uovo di Colombo, la soluzione di maggiore buonsenso.
Ci troviamo ad intervenire a fatti compiuti: sono stati assegnati 72 seggi, vi è un 73o seggio calcolato, che, ovviamente, non è scattato perché i seggi assegnati erano 72, e si assegna tale seggio sulla base della normativa vigente a questa 73a posizione. La soluzione complessa, pericolosa ed arzigogolata proposta da parte della maggioranza ci sembra francamente sbagliata e - ci sia consentito di dirlo, con tutto il rispetto per l'onestà intellettuale di chi la propone - protesa ad una soluzione partigiana, in quanto è ben noto che questa complicata soluzione porterebbe all'assegnazione del seggio al Popolo della Libertà.
Preannunziamo - interverrò successivamente in sede di dichiarazione di voto sugli emendamenti - che rimaniamo, ovviamente, favorevoli al testo emerso dai lavori della Commissione, che ci batteremo in quest'Aula perché l'emendamento Calderisi, già bocciato in Commissione, ripresentato sotto mentite spoglie ed appoggiato, in maniera un po' anomala, nuovamente Pag. 8dal relatore, che ha avuto il buon gusto di non sottoscriverlo, venga nuovamente respinto e perché la legge passi così com'è uscita dalla Commissione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come è stato giustamente ed opportunamente ricordato dai relatori e dal collega Favia, siamo chiamati oggi a ratificare il Protocollo sulle disposizioni transitorie allegate al Trattato sull'Unione Europea, che assegna un seggio in più al Parlamento europeo per l'Italia. Si tratta di una questione estremamente delicata e complessa, come ha ricordato il relatore Calderisi, in quanto non esiste un criterio valido in assoluto.
A questo punto, il Parlamento è chiamato a trovare una soluzione, che deve essere semplice, spiegabile e non manipolativa. L'Accordo tra i Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea ha indicato tre soluzioni, tre ipotesi alternative: la prima è di tenere elezioni aggiuntive ad hoc, la seconda è di svolgere elezioni di secondo livello, come ha scelto la Francia, e la terza è di fare riferimento ai risultati delle elezioni del 2009.
Il Governo italiano ha scelto di proporre al Parlamento questo terzo metodo e, contestualmente, di sfruttare l'opportunità di un seggio aggiuntivo per compensare un effetto, che è stato dichiarato irrazionale dalla Corte costituzionale, di sottorappresentazione delle circoscrizioni del sud e delle isole, che è stata determinata da una contraddizione nella legge elettorale.
Essa assegna i seggi alle circoscrizioni in base alla popolazione, secondo il criterio della rappresentanza territoriale, e alle liste in base ai voti, secondo il principio della proporzionalità politica, senza prevedere alcun tipo di raccordo.
Oggi abbiamo la possibilità di cercare di correggere questo vulnus, ma dobbiamo partire da un dato di fondo: il Governo ha scelto di fare riferimento ai risultati delle elezioni europee del 2009. Dunque, dobbiamo affrontare una questione molto delicata, ma abbiamo anche una chiave di interpretazione molto semplice che ci porta a soluzioni semplici.
Condivido integralmente quanto detto dal collega Favia relativamente all'atteggiamento del relatore Calderisi che, sicuramente, sarebbe stato più elegante e più corretto se avesse illustrato il voto che vi è stato in Commissione e il testo che sottoponiamo oggi al voto dell'Aula. Egli, invece, ha pensato bene di spiegare qual è la sua opinione personale, rispettabilissima, ma che non coincide - e non dovrebbe coincidere - con quella del relatore che ha avuto un mandato dalla Commissione a riferire in Aula sul testo che lì è stato approvato. Su questo tema, ripeto, non voglio questionare più di tanto, ma desidero che questo aspetto sia chiaro.
Se vogliamo risolvere nel migliore dei modi possibili una questione così delicata e intricata abbiamo due domande di fondo alle quali dobbiamo rispondere: la prima concerne il metodo, la seconda il merito.
Per quanto riguarda la prima, dobbiamo scegliere lo strumento meno manipolativo possibile. Proprio perché, come ha ricordato il relatore Calderisi, non esiste un criterio valido in assoluto, ma diversi gradi di ragionevolezza che portano con sé ipotesi più o meno manipolative ed arbitrarie, dobbiamo scegliere la meno arbitraria, la meno manipolativa e la più ragionevole possibile.
Per quanto attiene alla seconda questione relativa al merito, il Governo ha indicato il voto del giugno 2009 come punto di riferimento. Ciò significa che tale voto deve essere privilegiato e la volontà popolare espressa allora deve prevalere su qualsiasi altra considerazione: soluzioni semplici per un problema complesso. La soluzione semplice, però, è quella che oggi l'Aula è chiamata a votare e che è frutto di quel voto in Commissione.
Ritengo che la discussione potrebbe finire qui, nel senso che decidiamo di utilizzare il criterio meno manipolativo, ma i due emendamenti presentati - sui quali il relatore ha espresso, in sede di comitato dei nove, una sua personale Pag. 9preferenza - sono altamente manipolativi, perché portano ad un risultato che non è l'espressione del voto popolare di quel giorno e che, per una serie di estrapolazioni, arrivano anche a correggere lo splitting in maniera assolutamente finalizzata all'ottenimento di un risultato. Questo non è corretto!
Proprio perché stiamo discutendo di una legge elettorale senza il velo di ignoranza, sappiamo che, a seconda di quale delle soluzioni scegliamo, bocciamo un candidato e ne promuoviamo un altro. Siamo a conoscenza, inoltre, del fatto che l'Unione europea aveva detto delle cose molto chiare: l'unico riferimento al quale dobbiamo attenerci strettamente è quello dei risultati delle elezioni europee del 2009. Non ci sono altri vincoli. Ciò significa che, teoricamente, è legittima l'elezione di qualsiasi candidato alle suddette elezioni che non sia già stato eletto. Tutto questo dovrebbe avvenire, però, secondo un criterio di trasparenza e di semplicità, mentre invece oggi abbiamo assistito ad una esagerata applicazione della tecnica ad un problema.
C'è un libro molto divertente, anche se sicuramente non scientifico, in cui è scritto «Gli ingegneri non vivono, funzionano». Questa frase dimostra come gli ingegneri, nella loro attitudine ad applicare sempre la tecnica e l'analisi matematica, siano portati, in qualche modo, ad astrarsi da quella che è la vita normale. Oggi il relatore, probabilmente vittima di questa passione smisurata per la tecnica, ha fatto un ragionamento assolutamente irrazionale.
Egli ha affermato: noi non possiamo utilizzare il dato del voto, quello cioè che i cittadini italiani nel giugno 2009 hanno espresso votando per 72 candidati, con 72 candidati presenti nelle liste per 72 seggi (un dato di realtà, l'unico dato di realtà dal quale non dobbiamo discostarci, cioè la verità del voto), perché se fossimo la Spagna, che deve assegnare 4 seggi, avremmo solo tre resti. Come potremmo applicare tale sistema, che voi auspicate?
Peccato che noi non siamo alle Cortes, siamo al Parlamento italiano, e siamo chiamati ad attribuire un seggio; e abbiamo la fortuna, rispetto ad altri Paesi, di poter utilizzare il dato elettorale per la verità di quel dato, che è stato espresso in quel giorno da milioni di cittadini italiani nella loro funzione di elettori, abbiamo la possibilità di applicare semplicemente il risultato elettorale e di attribuire il seggio in più. Oltretutto (si tratta in questo caso di un dato fortuito, la fortuna ci assiste), quel seggio viene attribuito ad una delle circoscrizioni che sono state penalizzate dallo splitting.
Di fronte ad un problema così complesso vi è allora una soluzione semplice. Tutte le soluzioni che si discostano da tale semplicità sono frutto di arzigogoli intellettualistici, di esasperate applicazioni tecniche, che portano ad un unico risultato: far eleggere una persona precisa piuttosto che un'altra.
Noi a questa logica non ci stiamo. Il Partito Democratico non ha in questo caso alcun interesse in gioco, perché in nessuna delle formule applicate si vedrebbe assegnato il seggio supplementare; e forse perché siamo spogliati da tale interesse personale ci battiamo affinché il Parlamento approvi l'unico criterio di verità possibile: assumiamo il voto del giugno 2009, e sulla base di quel voto assegniamo il seggio supplementare. Questa è l'unica strada possibile; è anche la soluzione più semplice: è l'intelligenza di questo Parlamento che deve dimostrare di saperla e volerla adottare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, ho ascoltato con grande attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, a cominciare dal relatore Calderisi, al quale credo dobbiamo dare atto di aver svolto un compito difficile e delicato in modo estremamente apprezzabile.
Devo infatti far osservare agli onorevoli Favia e Bressa, che mi hanno preceduto, Pag. 10che l'onorevole Calderisi ha illustrato il provvedimento sulla base delle indicazioni emerse dal Comitato dei nove, che è seduto a quel tavolo perché è espressione delle valutazioni della Commissione e del mandato che il relatore si trova a rappresentare. Quest'ultimo dovrà formulare un parere sugli emendamenti sulla base di quanto emerso al Comitato dei nove: sarebbe curioso che egli fosse costretto a svolgere una relazione di segno opposto al parere che formulerà successivamente sugli emendamenti. Le critiche rivolte quindi al collega Calderisi, la cui correttezza istituzionale è peraltro assolutamente proverbiale, sono veramente gratuite e forse anche un po' ingenerose.
Detto ciò, e venendo al merito alla questione, il provvedimento di cui discutiamo costituisce, come è noto, un caso del tutto particolare in materia di legislazione elettorale: come è stato ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto, si tratta di individuare una norma a posteriori, sulla base di un risultato elettorale acquisito. È assolutamente evidente che ciò determina problemi del tutto insoliti: sarebbe buona norma tentare di legiferare in materia elettorale sempre, per quanto possibile, al buio, e cioè a prescindere dagli effetti che un intervento sulla legge elettorale potrebbe provocare a favore di uno schieramento o dell'altro, di un partito o dell'altro.
In ogni caso, gli effetti delle leggi elettorali possono sempre essere modificati successivamente dal corpo elettorale. Anzi, la storia insegna che raramente le leggi elettorali hanno favorito davvero chi si immaginava potesse esserne il beneficiario: le elezioni del 1994, quando era stato introdotto il Mattarellum, sono state un esempio clamoroso di eterogenesi dei fini.
In questo caso la situazione è totalmente diversa: siamo chiamati a elaborare una legge, che per una sola volta assegni un solo seggio, sulla base del dato elettorale già noto ed acquisito. Ciò significa che qualunque sia la nostra scelta, a tale scelta - è inevitabile: non è colpa nostra, ma un dato di fatto - diamo non solo un colore politico partitico, ma persino un nome e cognome. Ci troviamo, da un certo punto di vista, nella situazione peggiore possibile per un legislatore, sapendo che, qualunque sia la scelta di questo Parlamento, ci esporrà a recriminazioni, accuse di favoritismi e via dicendo.
È un fatto naturale e purtroppo inevitabile, ma proprio per questo abbiamo un dovere importante: adottare un supplemento di serenità ed equilibrio. Abbiamo il dovere di cercare, tra le tante soluzioni possibili, quella che davvero sia più coerente con lo spirito della legge e, soprattutto, con il rispetto della volontà degli elettori espressa a suo tempo. Se questo è il percorso stretto, che siamo chiamati a seguire, non credo che la strada imboccata alla fine dei suoi lavori dalla Commissione sia quella più lineare né quella più coerente.
Come noto, la questione è estremamente tecnica e non la riassumo, perché la passo per nota ai pochi cultori della materia presenti. Ricordo soltanto che i seggi al Parlamento europeo sono assegnati con il sistema proporzionale, che è basato sui quozienti naturali. Ciò significa, detto molto rozzamente, che ogni seggio costa ad un partito un numero di voti, pari al totale dei voti validi (escluse le liste sottosoglia) diviso per il numero dei seggi da assegnare. Se i seggi da assegnare sono 72, per calcolare il costo di un singolo seggio, si divide il totale dei voti per 72; se i seggi diventano 73, ovviamente, non ha nessun senso continuare a dividere il totale dei voti validi per 72. Del resto, questo è quello che è sempre avvenuto in passato, quando per esempio il numero dei seggi assegnati all'Italia al Parlamento europeo scesero da 87 a 78. Allora non si è certamente continuato a dividere il totale dei voti per 87, perché sarebbe stato un sistema di calcolo evidentemente assurdo.
D'altra parte, il nuovo divisore, 73 invece che 72, non si può applicare a tutto il risultato elettorale. Ciò significherebbe modificare il quadro degli eletti, e questo, oltre ad essere ingiusto e inopportuno, procurerebbe ovvi problemi in sede europea Pag. 11(ricorsi, contenziosi e quant'altro) e non avrebbe senso, tant'è che nessuno propone di seguire questa strada.
Tuttavia, assegnare il seggio rimanente, come se non fosse cambiato nulla, ovvero come se i seggi non fossero diventati 73, è evidentemente assurdo e implicitamente contraddittorio con tutto quanto ho detto finora e su cui - mi pare - ci sia un accordo generalizzato.
La cosa logica, come diceva poco fa - e su questo ha ragione - il collega Bressa, è utilizzare il risultato elettorale, cioè i voti espressi dai cittadini, e non impiegare i calcoli elettorali, conteggiati in passato e basati su una situazione numerica diversa, ovvero su un numero di eligendi cambiato. Se infatti il numero degli eligendi cambia, cambia lo scenario sul quale ci troviamo a lavorare. Non ha nessun senso fare finta che questo non sia avvenuto: è un'altra cosa la tutela del risultato elettorale e dei numeri usciti dalle urne, che non è in discussione, perché rappresenta la volontà degli elettori, è sacrosanta e, guai a noi, se la modificassimo.
Vi è poi la seconda questione, onorevoli colleghi, che le regioni del sud lamentano da molto tempo e certamente a ragione. Si tratta della questione dello splitting, per la quale il metodo dei quozienti naturali, combinato con l'affluenza tradizionalmente più bassa nelle regioni del sud, comporta un effetto distorsivo sulla rappresentanza: al sud vengono eletti meno deputati di quelli ai quali quelle regioni avrebbero diritto. A tale anomalia la Corte costituzionale - un organo che, certamente, l'opposizione non vorrà mettere in discussione proprio in questo caso - ha chiesto da tempo al legislatore di trovare dei correttivi.
Oggi noi abbiamo la possibilità di introdurre uno di questi correttivi, sia pure non di tipo sistemico, proprio sulla strada indicata dalla Consulta. Perché non farlo, allora? Questa legge può essere lo strumento di un riequilibrio, almeno parziale e sia pure solo per questa legislatura, a favore delle circoscrizioni elettorali sottorappresentate. Anche in questo caso è doveroso attenersi al criterio più oggettivo possibile, tenendo conto che, qualsiasi cosa facessimo, avrebbe inevitabilmente un nome e un cognome, ma - torno a dirlo - questo è un dato del problema sul quale non possiamo fare nulla.
È un modo anomalo di legiferare, non ci entusiasma affatto, ma la particolarissima situazione - a mia memoria, senza precedenti - ci obbliga a farlo. Il criterio più oggettivo possibile, allora, non può che essere quello di andare a individuare la circoscrizione più penalizzata in senso assoluto, vale a dire la circoscrizione nella quale più alta è stata la differenza tra i deputati europei spettanti e quelli effettivamente eletti.
Anche su questo non voglio nascondermi dietro un dito: le circoscrizioni deficitarie sono due: il sud e le isole. La circoscrizione sud è quella che è stata più penalizzata in senso assoluto cioè quella che ha perso più eletti. La circoscrizione isole è stata quella più penalizzata in senso relativo, vale a dire in proporzione al numero degli eligendi. Entrambe le soluzioni sarebbero sostenibili: quella di andare a compensare la circoscrizione più penalizzata in assoluto oppure quella più danneggiata in termini percentuali.
Se propendiamo per la prima scelta è per ragioni assolutamente banali e del tutto evidenti. Intervenendo su numeri più grandi si altera meno la rappresentanza proporzionale di quel territorio e, quindi, si mantiene una rappresentanza più realistica della volontà dell'elettorato in quella circoscrizione. Ci si attiene quindi maggiormente allo spirito della legge proporzionale in vigore per le elezioni europee, una legge che non possiamo alterare ad elezioni compiute con un effetto retroattivo, mi pare del tutto evidente.
Quelle che ho appena esposto, onorevoli colleghi, sono le ragioni per le quali abbiamo presentato due importanti emendamenti al testo scaturito dai lavori della Commissione, un testo, voglio dirlo con chiarezza, che non ci convince e che non soddisfa l'esigenza primaria che abbiamo di fronte, quella di integrare, senza alterarlo, il risultato elettorale del 2009. Pag. 12
Comprendo perfettamente - e mi avvio a concludere - che questo testo è nato da una condizione numerica e politica particolare che si è determinata in sede di Commissione e che è stata utilizzata, per la verità, per lanciare segnali politici piuttosto che per una scelta di merito, ma credo che il dovere di rispettare la volontà degli elettori venga sempre e comunque prima di ogni pur legittima tattica politica. Ciò, a maggior ragione, in un caso di particolarissima delicatezza anche sotto il profilo costituzionale come quello di cui discutiamo questa mattina.
Credo ci sia il dovere, da parte di tutti noi, di quel supplemento di attenzione, di responsabilità, di senso dello Stato, delle istituzioni e della democrazia al quale facevo riferimento all'inizio del mio intervento.
Le regole, onorevoli colleghi, sono un patrimonio che appartiene a tutti. La questione della quale stiamo discutendo può anche apparire di importanza minore ma proprio su questa, oggi, tutti noi siamo chiamati a fare onore alla funzione del Parlamento e al nostro compito di legislatori.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.
MARIO BARBI. Signor Presidente, è ovviamente positivo che procediamo alla ratifica del Protocollo allegato al Trattato di Lisbona che riguarda la composizione del Parlamento europeo. Il testo al nostro esame include le disposizioni per individuare il settantatreesimo eletto italiano a Strasburgo che, come è stato ricordato dal collega relatore per la III Commissione, si aggiunge ai settantadue indicati dal Trattato di Nizza, ancora in vigore alle ultime elezioni europee, quale modesta ancorché benvenuta compensazione a quella drastica riduzione che portò da settantotto a settantadue la delegazione italiana, con una decisione discutibile e asimmetrica rispetto a quanto previsto per Paesi con una popolazione più o meno uguale alla nostra.
Il Protocollo che ratifichiamo stabilisce che il nuovo eurodeputato italiano, così come gli altri diciassette di altri Paesi che integreranno l'attuale Assemblea a Strasburgo, debba essere eletto a suffragio universale diretto, scegliendo tra una delle tre modalità ritenute conformi a quel principio. L'Italia ha ritenuto di individuare il settantatreesimo eletto sulla base dei risultati elettorali delle scorse consultazioni europee del giugno 2009 e noi abbiamo aderito a questa opzione, salvo poi constatare che l'indicazione non è in sé sufficiente per stabilire un percorso condiviso.
Ci troviamo, quindi, dinanzi a un percorso prospettato dai relatori che il Partito Democratico ed altre opposizioni non condividono e sulle quali sarà quindi la Camera a decidere. Il collega Bressa ne ha già parlato e lo ha illustrato in modo chiaro ed efficace. In sede di Commissione, lo ricordo, il punto di vista delle opposizioni è stato ritenuto migliore e lo riproporremo in questa sede.
La ratifica in esame, quindi, che contiene la misura di individuazione dell'eletto sulla base dei risultati elettorali, a differenza di quanto avviene spesso, non sarà, dal punto di vista del voto di questa Assemblea, una formalità.
Vorrei cogliere l'occasione di questo provvedimento per spostarmi dalle tecnicalità elettorali e dalle scelte che dobbiamo operare e formulare qualche riflessione invece sullo stato dell'Unione europea, approfittando anche della presenza del Governo e del sottosegretario Mantica.
In questi giorni di nuovo, dopo le turbolenze che hanno scosso la moneta unica nella primavera scorsa, assistiamo a tensioni sui mercati finanziari, con alcuni Paesi dell'area euro, sottoposti ad una forte pressione per il loro indebitamento statale e con conseguenti impennate dei tassi richiesti dai risparmiatori per il rifinanziamento dei loro debiti sovrani. L'Unione, o meglio l'eurogruppo, è chiamato di nuovo ad intervenire e non sono le risorse in sé che mancano, quanto sono gli strumenti ad essere insufficienti. Gli strumenti che l'Europa ha a disposizione e che con grande fatica furono messi a punto per soccorrere la Grecia sono infatti Pag. 13provvisori, con una forte componente nazionale ed a termine. La messa a punto di strumenti stabili in una cornice di stringente coordinamento delle politiche economiche e fiscali è il grande tema all'ordine del giorno. Questa Europa, che è perennemente in costruzione, è sospinta a progredire proprio dalla propria incompiutezza.
L'integrazione ha fatto passi enormi, passi da gigante: pensiamo alla moneta unica, alle frontiere interne abbattute, al Parlamento europeo con i rappresentanti diretti dei cittadini di 27 Paesi ed afferriamo immediatamente quali progressi di integrazione abbia compiuto. Ma basta anche soffermarsi un attimo a riflettere sulla fatica delle istituzioni europee nel fare fronte alle crisi ed alla distanza tra i cittadini e le istituzioni europee - non dimentichiamo quanto bassa sia stata la partecipazione alle elezioni del 2009, non tanto in Italia quanto altrove - per rendersi conto che non solo vi è ancora molta strada da compiere, ma che nulla è scontato ed acquisito una volta per sempre.
Con Lisbona, con il Trattato entrato in vigore dopo tantissimi sforzi e difficoltà e di cui il Protocollo che ratifichiamo oggi rappresenta il perfezionamento, l'Unione ha cambiato volto: un Presidente del Consiglio eletto per due anni e mezzo, un alto rappresentante per la politica estera, un Parlamento che conta molto, molto di più che in passato, una Trattato che affida all'Unione il compito di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà - lo sottolineo - tra gli Stati membri, così come la previsione che il funzionamento dell'Unione si fonda sulla democrazia rappresentativa.
Ma accanto ai principi europeistici, noi sappiamo che nel Trattato di Lisbona, nello stesso testo, convive la possibilità di spingere l'Unione non verso un rafforzamento del metodo comunitario e democratico, bensì verso il rafforzamento del metodo intergovernativo, che rafforza i Governi e i negoziati che essi conducono tra loro nei tanti e cruciali settori in cui il trasferimento di sovranità dagli Stati all'Unione non è avvenuto o è avvenuto in modo parziale e incompleto, con rischi di erosione della stessa sovranità dei Parlamenti nazionali e senza corrispondente assunzione di sovranità da parte del Parlamento europeo. Basti ricordare che il Presidente del Consiglio, che dovrebbe rappresentare l'Unione nel mondo, è decisione affidata esclusivamente ai Capi di Stato e di Governo.
Tuttavia, il Trattato di Lisbona, nonostante i limiti e i simboli espunti dal precedente impianto a vocazione costituzionale, ha grandi potenzialità che vanno sfruttate e rese effettive anche dal punto di vista del circuito virtuoso tra il Parlamento europeo, istituzioni e Parlamenti nazionali.
Il Trattato di Lisbona, correttamente inteso e bene applicato, costituisce o può costituire un argine ai rischi di involuzione intergovernativa dell'Unione, che in questi tempi di crisi e di paure si alimenta di fughe nazionalistiche e di pulsioni populistiche. Va di moda pensare che ce la facciamo meglio da soli che insieme, va di moda pensare agli altri Paesi come ad una zavorra. In questi tempi di globalizzazione e crisi economica è un'illusione ed è un'illusione pericolosa: nessun Paese europeo, nemmeno il più grande, è grande abbastanza per farcela da solo.
Certamente non sarebbe interesse dell'Italia un'involuzione intergovernativa dell'Unione. A me sembra - e me ne dolgo - che l'Italia in Europa sia oggi sulla difensiva: vi è un deficit di protagonismo; è in corso peraltro un ulteriore salto nella costruzione europea e si parla di una nuova ancorché minima modifica dei trattati, minima forse nel wording, nel testo, ma forse non per la sostanza.
Spiace - e lo dico qui con rammarico - che il Governo non abbia trovato il modo di concordare con il Parlamento un'informazione ufficiale su come sia andato l'ultimo Consiglio Europeo del 28 e 29 ottobre scorso. Eppure non è stato un Consiglio di routine. L'Europa sta passando ad una fase più stringente di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, il cosiddetto semestre europeo. Pag. 14
Anche il Parlamento nazionale dovrà attrezzarsi, se non vuole ridursi ad essere una Camera che ratifica decisioni prese altrove, non da un'Assemblea sovrana, ma da altri Governi.
Vi è il rischio che questo nuovo salto di qualità nella disciplina richiesta prima di tutto ai Paesi dell'area dell'euro, non sia accompagnato da un salto di qualità nella solidarietà, di cui vi sarebbe, invece, molto bisogno. L'Unione europea ha bisogno di risorse proprie e deve poter intervenire per promuovere riequilibri tra zone forti e zone deboli dell'area dell'euro e delle altre regioni, con gli opportuni strumenti e le necessarie risorse.
Non vorremmo che vi fossero Paesi che dell'euro abbiano solo i vantaggi, mentre altri Paesi siano, invece, costretti ad interrogarsi se i conti non tornino più. Non è questo un modo per sottrarsi, come Stato nazionale, come popolo e come Repubblica italiana, alle responsabilità proprie di controllo del debito e di risanamento strutturale dei conti pubblici. No, non è questo: le modalità, il quadro di riferimento e gli obiettivi devono essere anche convincenti, condivisi e frutto di un approccio solidale.
Sarebbe grave se l'Unione europea fosse efficiente e funzionante nel vigilare sulla disciplina e nel comminare sanzioni e punizioni e fosse, invece, meramente retorica nell'esortare ogni Paese a fare riforme e a raggiungere risultati sul terreno della crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva di cui si parla nella cosiddetta strategia Europa 2020.
Vi sono dei rischi, se si afferma la percezione di un'Europa severa sui conti ed assente sulle politiche di investimento e di crescita, di un'Europa Cenerentola nella solidarietà.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO BARBI. Oggi più che mai - e concludo - non dobbiamo smarrire l'orizzonte di un salto di qualità federale dell'Europa, di un'unione politica per la quale dovrebbe sentirsi, in primo luogo, chiamato il Governo italiano, e per la quale riteniamo sia impegnato con la sua maggioranza e, al di là degli schieramenti di parte, il Parlamento europeo, di cui oggi, giustamente, con il disegno di legge di ratifica in oggetto, favoriamo il completamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a ratificare un Protocollo di non facile comprensione ad una prima lettura, a cominciare dal titolo: si tratta, infatti, di un Protocollo, che modifica un altro Protocollo, a sua volta, di valore transitorio, allegato al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
In perfetto linguaggio burocratico, stiamo sostanzialmente dicendo che la costruzione dell'architettura comunitaria è molto complessa e che la sua complessità tende ad aumentare, anziché a semplificarsi giorno dopo giorno.
Il Protocollo in oggetto è reso necessario dal fatto che il percorso dei Trattati di riforma non è stato lineare rispetto al processo di allargamento, creando alcune asimmetrie alle quali è necessario, a posteriori, porre rimedio, attraverso soluzioni transitorie ed alcuni ritocchi - chiamiamoli così - affinché la «macchina» continui a funzionare, in attesa che l'intero sistema vada a regime. Questi ritocchi sono resi certamente necessari dalla volontà di assicurare un'equa rappresentanza di tutti gli Stati membri, ma anche dalla necessità di soddisfare le rivendicazioni di peso e di autorità di alcuni Paesi.
Come sappiamo, dopo l'allargamento che, a partire dal 2004, ha portato l'Unione europea a raddoppiare quasi il numero dei membri e della popolazione, era necessario rivedere l'architettura istituzionale europea. Tuttavia, le complesse vicissitudini che hanno portato all'affondamento del progetto di una Costituzione europea - a cui la Lega non ha lesinato critiche - hanno fatto sì che solo nel Pag. 15dicembre 2009 entrasse in vigore il Trattato di Lisbona, contenente le nuove norme relative alla rappresentanza, in particolare, per quel che riguarda il Parlamento europeo.
Il Trattato di Lisbona - come è già stato ricordato - prevede che il numero dei membri del Parlamento europeo non possa essere superiore a 751, con una rappresentanza per Stato membro che non può essere inferiore a 6 e superiore a 96 deputati. Tuttavia, il Parlamento europeo che oggi è in carica è stato eletto nel giugno 2009, secondo il Trattato di Nizza allora in vigore, che prevedeva, invece, 786 seggi complessivi, di cui 99 per la Germania.
Il Consiglio europeo ha ritenuto, dunque, necessario prevedere una serie di norme transitorie per integrare la composizione del Parlamento europeo fino al termine della legislatura 2009-2014, in modo da garantire i seggi aggiuntivi agli Stati membri che ne hanno diritto in base al Trattato di Lisbona.
Per questo motivo, anche l'Italia ha diritto ad un seggio in più, come magra consolazione, peraltro, per aver perso, nell'ottobre 2007, il maggior numero di eurodeputati - passando da 78 a 72 - dopo che era stato introdotto il criterio di ripartizione dei seggi basato sul numero dei residenti, a prescindere dalla cittadinanza.
Criterio, secondo noi, assolutamente inaccettabile, ma contro il quale nessuno, a Bruxelles, sembra essersi mosso a tutela del nostro diritto ad essere rappresentati adeguatamente. Su come verrà scelto il titolare del seggio, inoltre, il Protocollo rinvia alla legge nazionale, ai rispettivi ordinamenti, alla sola condizione che sia stato eletto a suffragio universale e diretto.
Su questo punto abbiamo ascoltato molti colleghi che hanno fatto delle dissertazioni sia in Commissione, sia in Aula. Si continua a parlare del sistema più equo, più corretto, del sistema con il velo dell'ignoranza più corretto; a mio avviso il sistema migliore è quello di prendere i risultati delle elezioni 2009 e suddividerli in base al numero dei seggi che dobbiamo assegnare adesso, suddividerli quindi per il numero di 73. In questo modo siamo certi che nessuno di noi poteva sapere, allora, quale fosse il parlamentare che doveva essere eletto. Non è una questione di lana caprina quella di suddividere per 72 o per 73, tale operazione infatti non dà lo stesso risultato. Forse è la soluzione migliore, soluzione che in Commissione non è passata ma che, attraverso degli emendamenti che sono stati presentati per l'Aula, potrebbe essere la soluzione più equa, tale da rispettare la volontà degli elettori, poiché noi utilizziamo il risultato elettorale delle ultime elezioni, e rifacciamo il calcolo per attribuire in totale 73 seggi. Per questo motivo noi auspichiamo che l'emendamento venga accolto in modo da trovarci pronti per il 1o dicembre ad aver ratificato questo Protocollo in modo che si possa nominare questi parlamentari, che all'inizio avranno lo status di osservatori, e saranno il prima possibile al Parlamento europeo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, la vicenda dell'assegnazione del seggio supplementare spettante all'Italia nel Parlamento europeo conferma, purtroppo, devo dirlo come italiano, nel metodo e nel merito, l'approssimazione con la quale il Governo segue gli affari europei, l'approssimazione con la quale il Governo dà attuazione al diritto primario dell'Unione europea e al diritto derivato.
La prima osservazione, la prima approssimazione riguarda certamente il metodo; perché arrivate sempre ritardo, arrivate sempre in affanno, arrivate sempre con una logica di urgenza quando invece le cose potevano essere valutate con molta più calma e con un coinvolgimento del Parlamento nazionale molto anteriore.
La necessità di procedere alla designazione del parlamentare per il seggio supplementare era ben nota addirittura prima dell'attuazione del Trattato di Lisbona e prima della firma del Protocollo che oggi è oggetto di discussione. Difatti, nella quasi Pag. 16totalità degli Stati membri si era proceduto rapidamente, nei primi mesi del 2010, alla definizione delle modalità di assegnazione del seggio, consentendo quindi di arrivare preparati alla ratifica del Protocollo poi adottato.
In Italia la questione era stata sollevata dal nostro gruppo subito dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, in particolare in seno alla Commissione politiche dell'Unione europea. Purtroppo le reiterate richieste, da parte nostra, di audizione del Ministro Frattini e del Ministro Ronchi sono sempre, comunque, cadute nel vuoto perché quando si tratta di discutere di questioni importanti e serie, al di là della sua retorica, il Governo è sempre assente.
In politica europea il vostro modo di fare politica europea esclude il Parlamento a livello nazionale ed è perdente a livello europeo perché non c'è una battaglia che con la vostra logica siate riusciti a vincere in questi due anni. Abbiamo chiesto più volte l'audizione del Governo per dialogare apertamente su queste questioni, sui vari aspetti legislativi; tra l'altro la Commissione politiche dell'Unione europea è venuta in soccorso del Governo in questi due anni, quindi forse il Governo aveva anche un interesse a presentarsi in Commissione a dibattere di queste cose. Non lo ha fatto e, senza alcuna preventiva informazione o consultazione delle Camere, ha optato per una delle tre opzioni previste dal Protocollo nel disegno di legge in esame.
La seconda osservazione concerne i contenuti del disegno di legge originario, con cui il Governo ha tentato di farsi attribuire una delega in bianco, senza alcuno specifico principio o criterio direttivo, richiamando inutilmente - perché è assolutamente improprio - il rispetto dei principi espressi dalla Corte costituzionale nella sentenza del luglio 2010, e la realizzazione, in misura proporzionata, della rappresentanza delle cinque circoscrizioni elettorali.
Ma la stessa Corte costituzionale - questo lo abbiamo ribadito e su questo abbiamo anche raggiunto un parere unanime in Commissione - con la propria sentenza, nel dichiarare inammissibile la questione di legittimità, ha giustamente rimesso al Parlamento le valutazioni del caso, precisando, ovviamente, che non può non spettare al legislatore individuare la soluzione più idonea a porre rimedio alla lamentata incongruenza della disciplina censurata.
In sostanza, la Corte costituzionale era molto esplicita nell'affidare questa competenza al legislatore e, quindi, era del tutto tautologico il richiamo nel disegno di legge originario del Governo alla Corte costituzionale, in assenza di una espressa soluzione.
È evidente anche che ciò ripropone il tema di una più ampia revisione del modo in cui noi eleggiamo i nostri parlamentari europei: in questa legislatura abbiamo introdotto una modifica solo parziale. Il nostro gruppo, nella passata legislatura, e anche nell'attuale, ha presentato varie proposte di legge perché è evidente che una legge, che è stata concepita per eleggere un'Assemblea consultiva nel 1979, è ancora palesemente inadeguata, nonostante alcuni miglioramenti, a selezionare e ad eleggere i parlamentari di una Assemblea con pieni poteri legislativi; ma su questo rimando ad un'altra discussione che abbiamo svolto in questa sede.
È anche evidente che - ma non me lo aspetto affatto da un Governo che si presenta con affanno a chiederci di individuare il criterio per assegnare il seggio supplementare, perché è una riflessione che vi sfugge completamente - il lavoro che si sta facendo a livello europeo - e sul quale sarebbe bene avere l'opinione del Governo e che se ne discuta in Aula - è un'evoluzione molto positiva e molto importante per la costruzione di uno spazio politico europeo e di una democrazia europea; si tratta della questione delle liste transnazionali.
È infatti evidente che se vogliamo costruire uno spazio politico e democratico europeo dobbiamo certamente prevedere una quota di eletti al Parlamento europeo in liste transnazionali, perché solo così si rompe quella logica nazionale - e a volte nazionalistica - che incide Pag. 17anche sul funzionamento del Parlamento europeo. È un tema che era già all'ordine del giorno, nella passata legislatura, al Parlamento europeo, ed è un tema che viene proposto e sul quale stanno lavorando alla Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo. È tema che ci dovrebbe impegnare sin da ora nel valutare come, dal punto di vista italiano, occorra favorire questo sviluppo.
Ma su questo è evidente che vi è il silenzio assoluto da parte della maggioranza e da parte del Governo. Quest'atteggiamento è particolarmente preoccupante alla luce delle prossime scadenze e dei prossimi impegni che avremo, lo ricordava già il collega Barbi. Il tema della governance economica, il tema del semestre europeo e il tema della revisione del Patto di stabilità mettono al centro il ruolo del Parlamento, e ci spingono a rivedere il rapporto tra Parlamenti nazionali e Governi nazionali, ma anche su questo dal Governo non arriva nulla, e non vi è alcun dibattito avviato su questa materia.
Eppure già a livello di Commissioni abbiamo più volte trattato la questione, e avremmo anche da questo punto di vista bisogno di capire come il Governo intenda muoversi, perché è evidente che se il buono e il cattivo giorno si vedono dal mattino, se dobbiamo oggi decidere di una scadenza ampiamente conosciuta da almeno un anno - per quanto riguarda il seggio - non posso pensare cosa accadrà - se ci sarete ancora in aprile - con la questione del bilancio e del semestre europeo.
Sarà inaccettabile per il Parlamento che vengano previsti solo 10 o 15 giorni, come il Governo intende fare oggi, per valutare le nuove questioni legate al Patto di stabilità. Perché sono questioni legate? Perché è tutto il modo di fare, anzi di non fare, politica europea del Governo che è profondamente sbagliato, che ignora le prerogative del Parlamento e che, soprattutto, è profondamente inefficace a livello comunitario a difendere i nostri interessi nazionali.
Questa vicenda specifica è la dimostrazione di una tendenza generale che ha ridotto ai minimi termini la presenza e l'influenza dell'Italia nell'Unione europea. Vi ricordo, tra l'altro, che il seggio supplementare, invece, è stato il frutto di una battaglia vinta dal Governo precedente. Gli esponenti del Governo, che siedono sui banchi oggi, sanno benissimo che è stato il Governo Prodi ad ottenere il seggio supplementare di cui discutiamo nell'ultima battaglia che l'Italia ha vinto a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3834-A )
PRESIDENTE. Ricordo ai relatori che i tempi sono già esauriti, ma qualche minuto, comunque, è a vostra disposizione per le repliche.
Ha facoltà di replicare il relatore per la I Commissione, onorevole Calderisi.
GIUSEPPE CALDERISI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, sarò molto breve. Credo che comprenderà la condizione - non so se sia la prima volta che accade, forse no, ma è singolare - di un relatore rispetto al quale il voto delle Commissioni è andato in una direzione, mentre il voto del Comitato dei diciotto è andato nella direzione opposta.
Ho preso la parola unicamente, signor Presidente, per correggere un'affermazione che ha fatto l'onorevole Bressa. Mi dispiace che egli sia ricorso ad affermazioni del tutto gratuite e non corrispondenti al vero. Infatti, nell'affermare che l'unico dato di realtà sono i voti, ha messo in discussione il fatto che il relatore avrebbe proposto un criterio diverso. Questo non è vero: io non ho mai messo in discussione e, anzi, ho sottolineato che bisogna operare sulla base dei risultati delle elezioni del 2009, cioè dei voti presi da ciascun partito. Questo mi guarderei bene dal metterlo in discussione. Anzi, ho Pag. 18sottolineato che proprio questa è l'operazione da fare e che una cosa è operare sulla base di questi voti e altra cosa è operare sulla base dei calcoli già fatti nel 2009 sulla base di questi voti, ma si tratta di prendere questi voti e operare, a mio avviso, più correttamente con il divisore 73.
Voglio ribadire all'onorevole Bressa che non si tratta di un problema di alta tecnica o di alta matematica, perché bastano l'aritmetica e le cognizioni che acquisiamo nelle scuole elementari e medie: il divisore 72, che corrisponde ad un quoziente che si ottiene dividendo per il numero di seggi meno uno, è un criterio che non viene adottato in nessuna legge elettorale perché, per l'appunto, può dar luogo all'impossibilità di attribuire tutti i seggi.
Quindi, come si fa ad affermare che questo è un criterio non arbitrario? È così arbitrario che, se avessimo avuto da attribuire 4 seggi, anziché uno, come la Spagna, con il criterio che viene proposto dall'onorevole Bressa non si sarebbe potuto dar luogo alla attribuzione di tutti i seggi. Come si fa a dire che questo è un criterio obiettivo e non arbitrario? Non ci vuole, lo ripeto, nessuna scienza particolare, se non un minimo di cognizioni di aritmetica che credo siano indispensabili anche in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la III Commissione, onorevole Migliori.
RICCARDO MIGLIORI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, colleghi, tutti gli interventi, tranne l'ultimo, si sono soffermati sull'articolo 4 del provvedimento che è di competenza della Commissione affari costituzionali, ma l'ultimo intervento ha inteso sostenere - vorrei correggere i dati - un ritardo del nostro Paese sotto il profilo della ratifica dei Protocolli.
Non è che io voglia difendere il collega Ronchi - che, se vuole, prenderà la parola su questo argomento - ma, come avevo detto nella mia relazione, allo stato attuale sono solo quattro i Paesi che hanno ratificato il Protocollo, altri undici come il nostro sono in procinto di farlo - ed essere in procinto non vuol dire averlo già fatto - mentre per altri dodici Stati membri, addirittura, non si hanno indicazioni temporali.
Lo voglio dire perché a volte l'esterofilia e l'incomunicabilità dell'Aula finiscono per creare distorsioni rispetto alla realtà che è quella che ho spiegato e che certamente non fa disonore né al nostro Paese, né alla capacità e alla rapidità con la quale il Governo, rispetto ad altri Governi, sta dando attuazione a questo Protocollo.
Infine, siccome si è fatto riferimento a non precisati meriti del Governo Prodi, su questo argomento, vorrei ricordare al collega, che lo ha dimenticato, e all'Aula che il nostro Paese ha subito un danno rilevantissimo sotto il profilo numerico con la decisione adottata nell'ottobre 2007, quando era in carica il Governo Prodi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, ho notato nel dibattito di oggi alcune incongruenze che vorrei in linea di massima rimuovere. Innanzitutto, non accetto l'osservazione che il Governo non ha partecipato al dibattito in Commissione, perché personalmente ho partecipato a tutte le sedute di Commissioni in cui si è dibattuto di questo argomento e non so cosa il Governo possa fare di più. Anche sull'atteggiamento del Governo in merito a questa vicenda, vorrei ricordare che in tutto il dibattito si è sostanzialmente dimenticato che vi è un impegno da parte del Governo verso l'Unione europea, che è quello di dare una risposta il più possibile vicino al 1o dicembre.
Molti sono intervenuti dicendo che oggi ratifichiamo questo Protocollo. Al riguardo, vorrei ricordare che siamo in prima lettura per quel che riguarda la ratifica dello stesso Protocollo, che ancora il Governo attende il parere del Senato e Pag. 19si augura di non dover portare il disegno di legge in esame ad una terza lettura. Voglio dire che oggi, come Governo, non siamo nella condizione di poter fare una previsione di quando il Parlamento ratificherà questo Protocollo in maniera definitiva. Questo è, nel contesto del dibattito, un elemento che è stato assolutamente trascurato e non mi pare che si tratti di un elemento così trascurabile.
Il Governo aveva fatto un disegno di legge originario con una delega non al Governo in generale, che avrebbe deciso in base alla sua convenienza, ma facendo riferimento al Ministero dell'interno, ad alti funzionari del Ministero dell'interno e alla Corte di cassazione. In Parlamento possiamo mettere in discussione l'equità di queste strutture amministrative dello Stato, però non mi pare si possa dire che quella delega che chiedeva il Governo fosse così generica da consentirgli di fare ciò che voleva. Nel secondo passaggio durante il dibattito in Commissione, quando si è aperta la strada al dibattito a cui abbiamo assistito oggi, il Governo ha fatto un'altra proposta: essendo prioritaria l'esigenza di comunicare all'Unione europea il criterio con il quale l'Italia intendeva procedere all'assegnazione del settantatreesimo membro del Parlamento, il Governo propose lo stralcio, ossia propose di votare e quindi di ratificare il Protocollo, votando gli articoli 1, 2 e 3 del presente disegno di legge, stralciando l'articolo 4, cioè il modo per individuare il settantatreesimo deputato, al fine di inserirle in un altro provvedimento. È infatti assolutamente possibile procedere in tal modo e le due cose non sono strettamente e obbligatoriamente legate. Anche in quella sede la Commissione respinse la proposta del Governo.
Arrivati a questo punto, avendo giustamente la Camera dei deputati scelto un'altra strada, il Governo prende atto della discussione in corso, osserva solo che il dibattito è tra la maggioranza e l'opposizione, al di là delle technicalities che vengono qui riproposte con grande impeto e con grande passione delle due parti.
Pertanto il Governo dichiara che, su questo dibattito e sulle conseguenze che ne discendono, si rimette all'Aula, essendo assolutamente indifferente rispetto alle due tecnicalità che riguardano sostanzialmente l'individuazione del deputato che sarà il settantatreesimo membro. Inoltre, come quest'Aula può immaginare, il Governo è assolutamente indifferente sul nome del parlamentare europeo che rappresenterà il settantatreesimo posto all'Italia. Quindi, in conclusione, nel confermare che il Governo si rimette all'Aula, devo almeno ribadire che il Governo ha tentato fino in fondo di rispettare l'esigenza di una scadenza nei riguardi dell'Europa, che oggi non siamo in grado assolutamente di comunicare, con due modalità: il disegno di legge originario e la proposta di stralcio. Avendo il Parlamento fatto una scelta diversa, continueremo a seguire questo dibattito fino alla votazione finale, ripetendo che il Governo è indifferente a quale sarà la soluzione per l'articolo 4.
(Esame degli articoli - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,32).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 20
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, domenica scorsa ho partecipato ad una manifestazione pacifica di anziani, giovani, ragazze, uomini, donne, disoccupati, pensionati, impiegati ed agricoltori che hanno attraversato silenziosamente con le fiaccole accese le vie di Scandale, un piccolo centro di circa 3 mila abitanti dell'alto marchesato della provincia di Crotone. A prescindere dalle loro appartenenze politiche, i manifestanti hanno gridato con forza il loro «no» alla costruzione della più grande discarica di amianto.
Il sito individuato ricade nei pressi del confine del comune di Crotone, a meno di un chilometro in linea d'aria dal centro abitato della frazione di Corazzo a pochissimi chilometri dal centro abitato del comune di Rocca di Neto e a meno di 400 metri in linea d'aria dalla strada statale n. 107. L'area individuata per la costruzione del sito è sottoposta a vincolo idrogeologico e sismico ed è particolarmente ricca di falde acquifere. Il sito confina con numerose ed apprezzate aziende di apicoltori, la cui associazione provinciale è una delle più numerose del Mezzogiorno. Vi sono, inoltre, alcune aziende zootecniche. Sono, inoltre, presenti uliveti e vigneti rientranti nell'IGT denominato «Valle di Neto», il cui storico stabilimento di trasformazione e cantina, dal quale prende il nome, è ubicato a meno di un chilometro in linea d'aria dal sito.
L'invaso della discarica dovrebbe consentire di abbancare ben 450 mila tonnellate di amianto, quasi un quindicesimo di quello esistente in Italia. Nello stesso comune nello scorso aprile è stata inaugurata una centrale a turbogas con una potenza di 850 MW. Si tratta di un quantitativo energetico in grado di soddisfare il fabbisogno di 250 mila famiglie, pari ad oltre un terzo di quelle che vivono in Calabria.
Il consiglio comunale di Scandale e quello provinciale di Crotone hanno espresso forte contrarietà alla realizzazione di qual si voglia tipologia di discarica. Dai dati forniti dall'INAIL risulta che a Crotone l'allora forte concentrazione di industrie chimiche ha già toccato pesantemente la salute dei cittadini provocando diversi morti oltre al diffondersi di malattie tumorali. Tale situazione desta grande allarme nella popolazione.
Signor Presidente, il 13 maggio scorso il sottoscritto ha presentato un'interrogazione che, nonostante la gravità della situazione, ancora attende una risposta, per verificare, tenuto conto della rilevanza dell'intervento, se le garanzie tecniche offerte dalla società che dovrebbe realizzare la discarica, il cui capitale sociale è di solo 15 milioni di euro, siano adeguate rispetto alla complessità del progetto; per conoscere le iniziative da assumere in riferimento ai potenziali effetti nocivi sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, considerato il già troppo elevato tasso di mortalità da tumore registrato nella provincia di Crotone; per verificare se la presenza di una nuova discarica sia compatibile con la diffusa presenza di altre discariche di rifiuti già esistenti nel territorio crotonese con il rischio di compromettere tutte le attività legate alle produzioni agroalimentari.
Per tutte queste ragioni ed in attesa della convocazione della conferenza dei servizi e dei necessari studi che dovranno essere effettuati dalle autorità pubbliche, è indispensabile che il Governo assuma una forte e significativa iniziativa per inibire l'avvio dei lavori della discarica di amianto di Scandale. La popolazione crotonese attende già da molto tempo che venga avviata la tanto promessa bonifica ambientale da parte dell'ENI e l'eventuale costruzione di questa discarica sarebbe un ulteriore gravissimo danno alla popolazione a all'ambiente.
Signor Presidente, ho concluso. È necessario promuovere urgentemente tutte le necessarie iniziative al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini, così come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione e per evitare che nel silenzio e nelle omissioni delle istituzioni e, in particolare, del Governo - che ancora oggi sollecito - si realizzi un incauto arricchimento Pag. 21da parte di qualcuno e che si compia un vero attentato ad un'intera popolazione.
MARIO PEPE (PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PD). Signor Presidente, intervengo per un minuto e la ringrazio per la generosa possibilità di offrirmi la parola. Vorrei ricordare a lei e ai colleghi parlamentari che oggi è il 23 novembre del 2010, ma nel 1980, la Campania interna e, in parte, soprattutto l'Irpinia, fu colpita da un profondo e devastante sisma che ha sconvolto le sue comunità.
Molto è stato fatto negli anni che ci separano dal terremoto del 1980; sarebbe opportuno che il Governo, nell'approntare risorse adeguate per rilanciare il sud, all'interno del Piano per il Mezzogiorno d'Italia, tenesse in considerazione il prosieguo della ricostruzione e la rinascita delle comunità colpite.
PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,55.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 12.
GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, vorrei denunciare un fatto accaduto questa mattina in Commissione bilancio. La Commissione bilancio era convocata per discutere gli emendamenti dall'articolo 5 in poi del disegno di legge sull'università che deve andare in oggi in Aula. Il Governo non si è presentato e alle 11,35 la Commissione è stata sciolta per mancanza della presenza del Governo. Oltre che stigmatizzare la poca responsabilità del Governo, che non si presenta dinanzi alla Commissione bilancio, vorrei sapere dalla Presidenza come questo incide sull'iter della riforma universitaria.
PRESIDENTE. Onorevole Galletti, come sa dobbiamo prima votare la questione pregiudiziale, vedremo, dopo esserci informati con gli uffici, quale sarà il prosieguo dell'iter del provvedimento.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3834-A.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3834-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Farina Coscioni, Castagnetti, Nirenstein, Gottardo, D'Alema, D'Amico, Bellotti, Bosi, Dionisi, Ronchi, Formisano, Nannicini, Vincenzo Antonio Fontana, Reguzzoni, Esposito, Palmieri, Giammanco, Vignali, Cavallotti, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato sì 512).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Pag. 22(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3834-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli De Camillis, Nirenstein, Villecco Calipari, Cuperlo, Casini, Giannini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 516).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3834-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sbai, Sardelli, Margiotta, Landolfi, Nizzi, Cenni, Mazzarella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato sì 517).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3834-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, sulla base della decisione del Consiglio europeo del 23 giugno 2010, si è svolta, come noto, una Conferenza intergovernativa per procedere alla firma del Trattato e lì si sono stabiliti i criteri per l'attribuzione del seggio supplementare ai Paesi che ne hanno diritto. Sono stati scelti tre criteri: uno è quello della nuova elezione dei seggi da attribuire, il secondo è quello dell'elezione di secondo grado nel Parlamento, criterio scelto di recente dalla Francia, ed il terzo criterio è quello dell'attribuzione del seggio supplementare sulla base dei risultati delle elezioni europee del 2009. Questo terzo criterio è quello scelto anche dal Governo, come emerge nella relazione illustrativa. Dunque, vi è piena e conforme unanimità su questo terzo criterio: l'attribuzione del seggio supplementare sulla base dei risultati del 2009. Come abbiamo approfondito in più occasioni in Commissione, occorre scegliere il criterio meno manipolativo del risultato elettorale consegnato dal popolo italiano con il voto. A noi è sembrato, sulla base di argomentazioni approfondite, che qui non ripeto, ma che abbiamo svolto puntualmente, che questo criterio sia quello dell'attribuzione del seggio alla lista con il resto più alto, passando da settantadue a settantatre seggi. Si propone adesso, con i due emendamenti presentati all'articolo 4, un criterio diverso. Si propone in modo inopinato solo questa mattina, perché il testo che giunge in Aula è stato approvato dalla maggioranza della Pag. 23Commissione. Quindi, la maggioranza della Commissione è favorevole al testo base, che prevede l'attribuzione del settantatreesimo seggio sulla base del resto più alto. L'emendamento Lorenzin 4.1, il 4.2 è complementare al primo, propone invece di riunire l'ufficio nazionale elettorale per procedere ad una complessa ridistribuzione del voto ex novo ad oltre un anno di distanza e di redistribuire questo voto per settantatré anziché per settantadue. Noi non abbiamo mai contestato in astratto la plausibilità di questo criterio. Sosteniamo, però, anche sulla base della rigidità della giurisprudenza costituzionale - ricordo la sentenza n. 376 della Corte costituzionale del 1995, in tema di retroattività delle norme interpretative e non, tanto più in materia elettorale - che rifare oggi le operazioni elettorali per redistribuire per settantatré sia un criterio più manipolativo di quello del voto espresso dai cittadini. Dunque, esprimiamo con convinzione, ed anche con il conforto di una maggioranza che si è già espressa in Commissione, il voto contrario dell'Unione di Centro su entrambi gli emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti, così non interverrò successivamente. È chiaro che qui va richiamato quanto detto in sede di discussione sulle linee generali, che non starò a ripetere, se non per dire brevemente che, intanto, è positivo il fatto che questo articolo 4 rechi una normativa completamente diversa da quella che era stata proposta, cioè una delega in bianco al Governo.
La Camera si riappropria dei suoi poteri e fa una proposta. La Commissione ha respinto l'emendamento del relatore e ha approvato l'emendamento del collega Bressa, che ha poi precluso la votazione degli elementi dell'Italia dei Valori e dell'Unione di Centro, che erano identici, creando una formula transitoria. Infatti, cambiamo la composizione del Parlamento europeo dopo che si è votato nel 2009, creando una formula transitoria, che è quella meno invasiva, cioè l'attribuzione del 73o seggio secondo i conteggi fatti sulla base della normativa vigente nel 2009, al momento in cui si è votato.
Gli emendamenti di cui stiamo discutendo sono gli stessi - qui vediamo una sorta di scorrettezza istituzionale - che sono stati respinti dalla Commissione, che tendono ad introdurre un metodo manipolativo e confuso, foriero di problematiche, in quanto si dovrebbero rifare tutti i conti, dividendo per 73. Questo andrà bene per le elezioni del 2014, ma non va bene adesso, perché si potrebbero creare dei diritti di terzi, nonostante vi sia la clausola che restano ferme le attribuzioni date. Si potrebbe, quindi, pasticciare il risultato della composizione della delegazione italiana al Parlamento europeo.
Chiaramente - lo dico senza infingimenti - questa formula tende ad attribuire il seggio al Popolo della Libertà, anziché a chi ne ha diritto secondo l'attribuzione sulla base della divisione per 72.
Ragion per cui, l'Italia dei Valori, come già detto e per i motivi ampiamente illustrati in sede di discussione sulle linee generali, voterà contro questi emendamenti.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.
GIUSEPPE CALDERISI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, anche a nome del collega Migliori, esprimo il parere fornito questa mattina dal Comitato dei diciotto, che è un parere favorevole sugli emendamenti Lorenzin 4.1 e 4.2.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
Pag. 24ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole...
PRESIDENTE. Sta bene.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, volevo specificare che il Governo è favorevole a che si discuta, ma ha già dichiarato che sui due emendamenti è assolutamente neutrale.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, chiedo scusa, il parere dei relatori è favorevole sugli emendamenti Lorenzin 4.1 e 4.2. Qual è il parere il Governo?
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Avverto che è stato chiesto dal gruppo del Popolo della Libertà che la votazione sull'emendamento Lorenzin 4.1 abbia luogo a scrutinio segreto. Tale richiesta può essere accolta, in quanto tale proposta emendativa reca le modalità per l'assegnazione alla lista del seggio supplementare di cui all'articolo 3 e, come tale, costituisce norma elettorale, nel senso precisato dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002, trattandosi di disposizione relativa alla trasformazione dei voti in seggi. Essa rientra, pertanto, nella previsione di cui all'articolo 49 del Regolamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorenzin 4.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico è contrario all'emendamento Lorenzin 4.1, così come è contrario all'emendamento Lorenzin 4.2. Per le motivazioni, rinvio alla discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, l'emendamento Lorenzin 4.1 tende al ripristino della legalità violata.
Con l'entrata in vigore della disposizione che aumenta di un'unità il numero di parlamentari europei dell'Italia, portandolo da 72 a 73 membri, si tratta di individuare il criterio per la designazione che non può non essere quello della divisione del numero dei voti complessivi per 73, individuando così il quoziente utile nel rispetto del principio di rappresentatività politica.
Dividere per 72, come prevede la norma che chiedo di emendare, significa violare tale principio, non essendovi alcuna obiettiva e giuridicamente apprezzabile ragione per non rispettare il criterio obbligatoriamente individuato con l'estensione da 72 a 73 del numero dei parlamentari europei che rappresentano fin da subito, e per tutta la durata della legislatura 2009-2014, l'Italia.
Chi è paladino della legalità e del rispetto delle regole non può non votare questo emendamento!
La soluzione che prospetto è una risposta giuridica inequivoca; l'unica che, sotto il profilo giuridico, può esser accettata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorenzin 4.1, accettato dalle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Nastri, Barani, Fioroni, Rugghia, Sardelli, Buttiglione, Aprea, Bianconi, Volpi, Scilipoti, Mussolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 25
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Vedi votazionia
).
(Presenti 542
Votanti 541
Astenuti 1
Maggioranza 271
Voti favorevoli 251
Voti contrari 290).
Prendo atto che il deputato Mazzocchi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che è stato chiesto dal gruppo del Popolo della Libertà che la votazione sull'emendamento Lorenzin 4.2 abbia luogo a scrutinio segreto.
Tale richiesta può essere accolta, sulla base delle medesime motivazioni precedentemente richiamate, recando la proposta emendativa le modalità per l'assegnazione del seggio supplementare di cui all'articolo 3 alla circoscrizione e per l'individuazione del candidato.
BEATRICE LORENZIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, annuncio il ritiro del mio emendamento 4.2.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 4.
Avverto che è stato richiesto dal gruppo del Popolo della Libertà che la votazione sull'articolo 4 abbia luogo a scrutinio segreto.
Tale richiesta può essere accolta, sulla base delle medesime motivazioni precedentemente richiamate, in quanto l'articolo 4 reca complessivamente le modalità per l'assegnazione del seggio supplementare di cui all'articolo 3, individuando, nell'ordine, la lista, la circoscrizione ed il candidato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, apprezzate le circostanze, il gruppo del Popolo della Libertà ritiene più opportuno respingere l'articolo 4.
Siamo di fronte ad una situazione difficile, spiacevole. Dell'argomento in oggetto si è discusso molto a lungo, ma, certamente, l'adozione del sistema che ci viene proposto, come ha ricordato poco fa il collega Paniz, ci porterebbe ad una situazione di evidente illegalità.
Signori, non c'è bisogno di essere dei costituzionalisti...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.
ANDREA ORSINI. ...né esperti di materia elettorale per capire che, in un sistema proporzionale, dividere per 72 seggi, quando si tratta di attribuirne 73, è un nonsense logico che ci esporrebbe a ricorsi, a contenzioso e che, comunque, non ha nessuna logica sistemica.
A questo punto credo sia molto meglio ratificare il Protocollo europeo, approvando gli altri articoli del provvedimento in esame entro il 1o dicembre come l'Europa ci chiede, ma rinunciare all'articolo 4, stralciando tale materia della quale sarà possibile, con tempi diversi e con una più serena riflessione, arrivare ad una definizione più chiara.
Una definizione, aggiungo, che sia sottratta, se possibile, alle logiche e alle esigenze della tattica politica parlamentare quotidiana: quando si approva una legge elettorale, quindi una legge sulle regole - ed in particolare una legge così delicata, perché interferisce col rispetto del voto già espresso dai cittadini (non si tratta di un voto ancora da dare, bensì di un voto già dato, che noi non possiamo alterare) -, abbiamo il dovere politico, morale ed istituzionale di non procedere in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Pag. 26GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà a favore, perché la discussione è stata serena e sufficientemente chiara affinché il Parlamento possa assumere la decisione nella sua completezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Barani, Sardelli, Cesa, Pizzolante, Bonfiglio, Pugliese, Calvisi, Capodicasa, D'Amico, Pecorella e D'Anna.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
) (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
(Presenti 543
Votanti 542
Astenuti 1
Maggioranza 272
Voti favorevoli 292
Voti contrari 250).
Prendo atto che il deputato Cambursano ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 3834-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesario, Granata, Cambursano, Traversa, Cera e Porcino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 547
Maggioranza 274
Hanno votato sì 546
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Scapagnini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3834-A).
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zeller n. 9/3834-A/1.
PRESIDENTE. Onorevole Zeller, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3834-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione?
KARL ZELLER. Signor Presidente, non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Onorevole Nicco ha chiesto di parlare?
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, neanche io insisto per la votazione.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che anche l'onorevole Favia rinunzia da intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento, per il quale tra un attimo esprimeremo il voto, in teoria doveva limitarsi ad una valutazione tecnica e quindi, probabilmente, transitare in Aula analogamente a tante altre ratifiche che abbiamo esaminato. Tuttavia, nel dibattito, che si è sviluppato in Commissione e anche in Aula, sono emersi approcci e valutazioni politiche diversi, nel merito e negli esiti, che hanno sottratto tale provvedimento, così per dire, al grigiore della burocrazia degli uffici elettorali.
Stiamo trattando - per ricordarlo ancora una volta - l'assegnazione, una tantum, di un ulteriore seggio al Parlamento di Strasburgo all'Italia, che vede così aumentata la sua rappresentanza da 72 a 73 deputati. È chiaro e del tutto evidente che le diverse soluzioni e i criteri emersi, individuati in Commissione per l'assegnazione del deputato alla relativa lista, sono legittimi e rispondono all'esigenza del Parlamento; ma è altrettanto vero che ciascun criterio presenta alcuni aspetti positivi ed altri negativi. Per tale ragione non ho apprezzato le allusioni alla legittimità o meno di un criterio rispetto all'altro.
Durante il dibattito è emerso chiaramente, come è stato affermato da più parti tra i gruppi parlamentari in Aula, che non esiste un criterio valido in assoluto. Esistono invece diversi gradi di ragionevolezza e andava individuato il criterio che si potesse definire più ragionevole, proprio per salvaguardare il voto del giugno 2009, che, a nostro avviso, doveva essere privilegiato e quindi coerentemente fotografato dalla soluzione espressa in Commissione, la quale, a nostro avviso, meno manipolava i calcoli già effettuati nel 2009.
È noto che il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia ha sostenuto, in Commissione come in Aula, il criterio che assegna il seggio su base 72, votando in Commissione i relativi emendamenti e esprimendo voto contrario, invece, in Aula sul testo emendato durante l'esame in Comitato dei nove. Gli elementi di valutazione che hanno determinato tale scelta sono costituiti innanzitutto dal carattere transitorio della rappresentanza a 73 deputati e quindi dalla conseguente ricerca del minore impatto possibile sulle procedure già utilizzate, come ho detto, nel 2009, allorquando gli elettori sono stati chiamati ad esprimersi per l'elezione di 72 deputati.
Malgrado ciò - lo dico senza retorica - abbiamo apprezzato il lavoro svolto dai relatori, dall'onorevole Calderisi e dall'onorevole Migliori, ed abbiamo ascoltato anche con interesse le loro considerazioni, tenuto conto che trattasi di una materia difficile e caratterizzata da decisioni assolutamente discrezionali. Qualcuno vuole attribuire un significato politico alla nostra scelta. Certo, è innegabile, che ce l'abbia, ma il nostro gruppo sa anche assumersi le responsabilità conseguenti, con la massima serenità e con la consapevolezza di avere bene esaminato tutti gli aspetti tecnici e politici del provvedimento che andiamo ad approvare.
Annuncio pertanto il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'Unione di Centro esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge di ratifica, rinviando alle motivazioni già espresse nel corso dell'esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, esprimo il voto favorevole del Pag. 28gruppo del Partito Democratico, rinviando alla discussione sulle linee generali per le motivazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà, nonostante le serie perplessità in ordine all'articolo 4, non può che essere favorevole alla ratifica di un protocollo europeo.
Purtroppo per questo provvedimento, per una volta, devo discordare dal mio amico Giorgio Conte, al quale mi legano stima e consuetudine da tanti anni. In tale provvedimento temo che le ragioni della politica, o meglio della tattica, abbiano prevalso sulle ragioni della logica istituzionale e sistemica. Tuttavia, evidentemente, non possiamo chiamarci fuori dalla ratifica del protocollo europeo.
Confido che il Senato, essendo la Camera alta, possa forse avere una riserva di saggezza in più, fare una più approfondita riflessione ed eventualmente intervenire ulteriormente su questa materia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3834-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3834-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Gelmini, onorevole Castagnetti, onorevole Pedoto, onorevole Misiti, onorevole Cimadoro, onorevole Crimi. L'onorevole Misiti ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica il Protocollo sulle disposizioni transitorie allegato al Trattato sull'Unione europea, al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, fatto a Bruxelles il 23 giugno 2010. Procedura per l'assegnazione del seggio supplementare spettante all'Italia nel Parlamento europeo» (3834-A):
Presenti 546
Votanti 544
Astenuti 2
Maggioranza 273
Hanno votato sì 541
Hanno votato no 3
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Sull'ordine dei lavori (ore 12,30).
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per cortesia...
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo per rilevare che, mentre le strade di Napoli e della Campania sono piene di rifiuti, si sta consumando un'altra vergogna istituzionale della quale chiediamo ragione: un decreto che risulta essere stato approvato dal Consiglio dei ministri giovedì scorso, ad oggi è avvolto nel più totale mistero, come ha sottolineato anche il Quirinale. Pag. 29
È una vergogna ormai inaccettabile che, non soltanto in questo caso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma in generale si sia introdotta la prassi, violando ogni regola istituzionale, per la quale il Consiglio dei ministri approva una traccia di decreto-legge, molto spesso non discussa, che poi viene scritto in altre stanze nei giorni successivi all'approvazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Se questo è inaccettabile in generale - non è la prima volta che accade - è inaccettabile che avvenga su un tema come quello dei rifiuti, che ha suscitato anche le proteste e l'annuncio di dimissioni da parte di un Ministro del Governo della Repubblica ed è inaccettabile che avvenga in una situazione di questo tipo.
Il Presidente del Consiglio quindici giorni fa è andato a Napoli, annunciando un altro dei suoi miracoli, dicendo che entro tre giorni Napoli sarebbe stata libera dai rifiuti. In cinque giorni non siete stati in grado nemmeno di scrivere il testo di un decreto-legge già approvato! Quali pressioni state ricevendo per cambiare il testo di quel decreto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori - Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Come potete pensare di affidare il commissariamento a quattro presidenti di provincia, che sono i responsabili della gestione e che sono tutti e quattro parlamentari in carica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Signor Presidente, le chiedo di intervenire per il rispetto che merita la Camera sul Governo, perché venga interrotta la prassi di scrivere i decreti successivamente all'approvazione e soprattutto perché noi denunciamo il fatto che tutto questo avviene mentre le strade di Napoli sono invase dai rifiuti e sono sotto gli occhi di tutto il mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non c'è dubbio che il mio gruppo si associ alle parole dell'onorevole Franceschini, perché il tema della decretazione di urgenza solleva diversi problemi.
Se a questi problemi si aggiunge una prassi che porta ad approvare in Consiglio dei ministri delle copertine e a delegare nelle settimane successive la formulazione del decreto, in una situazione così delicata come quella che sta vivendo Napoli, io penso che si crea un vulnus istituzionale di prima categoria. Pertanto, mi associo con convinzione a quanto ha detto l'onorevole Franceschini.
Però vorrei porre un'altra questione alla Presidenza. Onorevole Bocchino, mi ascolti perché indirettamente è una cosa che riguarda anche un atto da lei presentato. Qui, a forza di vulnus istituzionali, non si sa dove si va a finire. Noi questa settimana abbiamo calendarizzato, su richiesta dei colleghi di Futuro e Libertà - richiesta che mi trova d'accordo, pertanto dico subito che ha la mia piena solidarietà - una mozione in ordine al pluralismo televisivo che esprime giudizi in ordine ad una testata giornalistica. Per carità, tutto questo, se non vi fosse la Commissione di vigilanza e se l'ordinamento lo prevedesse, non sarebbe assolutamente un vulnus a nulla. Guarda caso, però, nelle stesse ore al Senato della Repubblica è stata presentata un'altra mozione con contenuti opposti e con censure ad altre trasmissioni televisive.
Allora pongo una questione, stiamo attenti, perché se si va avanti con la possibilità per le maggioranze pro tempore nelle singole Assemblee - e magari in questo caso la maggioranza pro tempore della Camera non corrisponde alla maggioranza pro tempore del Senato - di censurare le singole trasmissioni televisive, qui si apre una spirale che non si sa dove ci porta. Pag. 30
Io credo che noi dobbiamo stare molto attenti. Probabilmente noi avremo, a due giorni di distanza, delle delibere con finalità esattamente opposte: una censura una cosa e un'altra ne censura un'altra opposta. Ma dove finisce l'autonomia e la professionalità delle singole redazioni? Io non voglio una maggioranza che censuri per esempio Santoro, sul quale - tante volte l'ho affermato - dal punto di vista giornalistico non esprimo un giudizio positivo: per me è faziosa la trasmissione. Ma io voglio poter continuare a dissentire rispetto a quella trasmissione faziosa. Accendendo la televisione, la mia arma è il telecomando, non è la censura tramite la sede parlamentare, perché così non si sa dove si va a finire (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Allora, nell'associarmi con convinzione alla questione relativa al vulnus perpetrato in ordine ai decreti ha sollevato il presidente Franceschini, che ha ragione, dico anche ai colleghi: stiamo attenti a quello che voteremo nelle prossime ore, perché si rischia di creare dei precedenti molto pericolosi, che delegittimerebbero complessivamente il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi associo anch'io all'appello fatto dal presidente Franceschini. Credo che ormai il Paese sia davvero giunto al limite di sopportazione e di tolleranza del comportamento di un Governo che ha ormai da mesi e da anni ridotto la sua azione ad una serie di annunci, al ghe pensi mi, ai tre giorni di Berlusconi, ai sette giorni di Bertolaso per risolvere il problema dei rifiuti. Poi arriva il delegato dell'Unione europea e constata, tristemente ma inequivocabilmente, che la situazione è la stessa di due anni fa, anzi è pure peggiorata, perché nel frattempo non solo si sono interrotte le procedure di emergenza che erano in vigore prima e che in qualche modo consentivano un parziale smaltimento dei rifiuti, ma non si è fatto nulla di quello che era stato previsto e predisposto negli ultimi tre anni.
Questo è un Governo che ormai ci ha abituato a cercare di rincorrere sempre e soltanto in termini di propaganda quei problemi del Paese che dimostra poi quotidianamente, con i fatti concreti, non solo di non essere in grado di affrontare, ma di non avere nemmeno la più pallida idea di come affrontare.
Ecco allora che l'azione di Governo si trasforma in una serie di blitz e di azioni che sempre più escono dai canoni istituzionali e dai comportamenti che dovrebbero essere propri del Governo. Ecco, quindi, che sul tavolo del Presidente della Repubblica, al posto dei decreti-legge, arrivano veline e sintesi, di cui non si sa bene quale significato e quale valore abbiano, nel momento in cui, a cinque giorni di distanza dal Consiglio dei ministri, ancora non esiste un testo definitivo del decreto-legge in oggetto.
Crediamo anche noi che, se l'ipotesi verso la quale questo Governo si muove è quella di attribuire i poteri ai presidenti delle province che si trovano nelle condizioni che il presidente Franceschini ricordava poco fa, aggiungeremmo danno e rischio ad una situazione che già ora è drammatica.
Signor Presidente, mi consenta di svolgere una considerazione rapidissima su quanto detto dal presidente Casini pochi minuti fa. Credo che la mozione sulla libertà di informazione che ci apprestiamo a votare, sottoscritta da quasi tutti i gruppi parlamentari di opposizione, in questo momento, sia imprescindibile. Infatti, stiamo assistendo - e anche la questione della spazzatura a Napoli ne è una testimonianza - alla chiusura di un ciclo storico: questo Governo, e noi lo diciamo da mesi, è ormai uno zombie che cammina.
La prospettiva delle elezioni è quanto mai imminente e crediamo che andare alle elezioni senza che questo Parlamento abbia messo almeno un punto fermo attraverso Pag. 31il voto della mozione in oggetto, concernente l'esigenza imprescindibile che si affermi il principio del pluralismo dell'informazione, sia un rischio che, in questo momento, la nostra democrazia non si può permettere.
Caro presidente Casini, è davanti agli occhi di tutti che la questione non concerne se sia più fazioso Santoro, rispetto a Floris, oppure rispetto a Vespa: è in gioco un piano di valutazione diverso. Infatti, non sfugge all'analisi di nessuno di noi che il vero strumento di formazione del pensiero e dell'opinione sia l'informazione giornalistica e quella diffusa dai telegiornali. I telegiornali di Rai Uno vanno in onda in otto edizioni al giorno e sono seguiti da più di 15 milioni di telespettatori che, quotidianamente, formano la propria opinione politica sulla base delle informazioni che i telegiornali danno loro.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO DONADI. Il fatto che nei telegiornali trasmessi dal servizio pubblico, oggi, il pluralismo sia sottoposto ad un'evidente costrizione rappresenta un vulnus democratico; al contrario, non costituisce affatto un vulnus il fatto che le trasmissioni di approfondimento politico esprimano una pluralità - qualcuno può ritenerla anche faziosa - di opinioni.
Per questo noi riteniamo che la mozione sul pluralismo di informazione rappresenti un tassello fondamentale dell'azione politica di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il presidente Franceschini ha posto una questione sicuramente rilevante, cioè quella di un decreto-legge concernente una questione che occupa le prime pagine dei giornali, sia per ragioni di merito rispetto ai cumuli di rifiuti che vi sono in Campania, sia per ragioni di polemica politica che tale vicenda ha innescato.
Credo, quindi che, senza dividerci tra di noi, si debba auspicare che, quanto prima, venga reso pubblico dal Governo il testo del decreto-legge in oggetto e che esso venga presentato definitivamente alle Camere per la conversione in legge.
Con riferimento al decreto-legge in questione, noi speriamo che si faccia chiarezza sulle competenze e che si evitino conflitti istituzionali che paralizzino le opere. A noi sinceramente non interessa affatto chi realizza il bando di gara per costruire questa o quell'opera: a noi interessa che l'opera sia fatta bene, nel più breve tempo possibile, spendendo quanto meno soldi pubblici possibili e tenendo alla larga affaristi e camorristi in quella terra. Detto questo, non abbiamo alcuna difficoltà rispetto a questo o quell'ente chiamato ad assumersi la responsabilità.
Riteniamo, però, che il Governo debba fare chiarezza e presentare il decreto-legge in Parlamento quanto prima, affinché le Camere possano cominciare a lavorare su quel testo. Nel merito, credo che tutti - dall'onorevole Franceschini, a me, all'onorevole Casini e, mi auguro, a tutti i gruppi - debbano superare un po' gli steccati dell'accusa reciproca su questo argomento.
Ci troviamo in una situazione drammatica, come ha raccontato Saviano, ieri sera, in televisione, e credo che andare alla ricerca della responsabilità del singolo sia un errore perché è questa una situazione che si trascina ormai da decenni, è una situazione che ha visto tutti impegnati prima o poi al Governo. Qualcuno questo dramma lo ha creato negli anni, qualcun altro credeva di averlo risolto e invece si è scoperto che così non era stato. Credo che compito del Governo sia quello di mandare il provvedimento in Parlamento, compito di tutti noi sia quello di rimboccarci le maniche per stabilire come e quando, con certezza di una data di chiusura di questa emergenza, si possa risolvere un problema che danneggia i cittadini campani e l'immagine dell'Italia all'estero.
Quanto all'altro fronte aperto dal presidente Casini sulla mozione sulla RAI, noi Pag. 32condividiamo il suo auspicio che in un momento in cui, oggettivamente, possono emergere, come sta avvenendo anche oggi, due maggioranze diverse nei due rami del Parlamento, esse non debbono essere utilizzate per una guerra armata tra l'una e l'altra maggioranza contro l'altro ramo del Parlamento. Per questo la nostra mozione sulla RAI, lo ricordo al presidente Casini, non prevede nessuna censura ma contiene solo l'invito al Governo, nel momento in cui dovrà firmare, da qui al 31 dicembre, il contratto di programma della RAI, ad avere garanzie scritte sul pluralismo e sul rispetto delle delibere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e dell'Authority competente sulle comunicazioni, nonché un monitoraggio costante e l'invio dei dati in Parlamento nel rispetto di quelli che sono gli obblighi sul pluralismo. Credo che tutti dobbiamo dimostrare rispetto per le istituzioni, anche nel corso di una dura battaglia politica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, credo che la richiesta del presidente Franceschini debba essere accolta con soddisfazione perché riguarda il diritto all'informazione. Sono troppi i provvedimenti che hanno la copertina e non il testo; è una questione basilare di dignità del Parlamento.
In secondo luogo, affinché non ci sia confusione, condivido l'appello del presidente Casini. Ci sono più mozioni sul pluralismo, ce n'è una di tutte le opposizioni che non contiene censura di alcuno, perché ispirata da un criterio diverso: un mercato più libero, più voci e meno invece richieste di cancellare, di incappucciare i programmi e gli autori che non piacciono. Io anche rispetto agli autori che non mi piacciono, e insieme ai miei colleghi, ho una posizione diversa: fateli parlare, aggiungete le voci, non c'è una mozione delle opposizioni che chieda censura ma chiedono più libertà. Vorrei che non ci fosse confusione e raccolgo l'appello.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché abbiamo del lavoro che ci attende però alcune cose che sono state dette non possono non portare a una replica. Riguardo alla RAI condividiamo le posizioni espresse dal presidente Casini, ci vogliono però delle regole certe che siano uguali per tutti. Se in una trasmissione, ad esempio Porta a Porta, il pubblico non può applaudire, allora perché in altri canali ci sono trasmissioni molto più faziose? Le regole devono essere uguali per tutti, e su questo siamo disposti al confronto.
Quello che richiede un intervento è invece la logica un po' piagnona e assistenzialista, condita da grande ipocrisia, che ha portato a discutere, ancora una volta in quest'Aula, «fuori sacco», della questione dei rifiuti in Campania. Una logica ipocrita perché non è compito né del Governo, né del Parlamento occuparsi di queste questioni ma degli enti locali interessati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Il Governo è chiamato a intervenire, è costretto a intervenire per la seconda volta per risolvere un problema che diventa un'emergenza perché qualcuno non fa il suo mestiere, qualcuno non si occupa dei rifiuti, si occupa magari di altre cose, ma non certo dei problemi veri del territorio. Tra questi problemi c'è la raccolta della spazzatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono decenni che lì non ci si occupa di queste questioni; sono carenze strutturali e organizzative a cui gli enti locali non hanno dimostrato, in questi due anni, di voler porre mano. Dov'è la raccolta differenziata che nel comune di Napoli doveva arrivare al 50 per cento? Cosa sta facendo il comune di Pag. 33Napoli a questo riguardo? Al nord siamo tutti sopra il 50 per cento, ma volendo ci si può arrivare, sono cose semplici da realizzare, abbiamo certamente i nostri inceneritori, le nostre discariche; cose che non sono belle da vedere, che non è bello avere, ma sempre meglio che avere i cumuli dell'immondizia fuori casa.
Dico allora: qui ci sono delle responsabilità oggettive di una classe politica che si scorda il passato, e guarda alla situazione dell'emergenza soltanto quando i rifiuti si accumulano per le strade. Che cosa sta facendo il sindaco di Napoli? Finanziano con fondi dell'Unione europea i concerti! Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Il sindaco di Napoli si deve dimettere! Non è possibile che si vada avanti in questa partita. La Jervolino deve avere la faccia di dimettersi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!
FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, credo sia leggermente disgustoso il fatto che i colleghi del Partito Democratico cerchino di far dimenticare le responsabilità che essi hanno - e che la giunta Bassolino ha - sul terreno dei rifiuti; e vengono poi a fare un indegno gioco dei bussolotti qui alla Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per quello che riguarda il decreto, sappiamo tutti quanti che nella storia parlamentare è sempre avvenuto che dei decreti, approvati dal Governo, vengono poi affinati e, successivamente, presentati (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ciò avviene anche in questo caso, per un problema di copertura finanziaria.
Nel merito poi, voglio anche ricordare - vedo che ha chiesto la parola l'onorevole Bersani - la assoluta straordinarietà del suo intervento che è avvenuto qualche giorno fa, per la sponsorizzazione del comune di Salerno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Vi è una legge, la n. 26 del 2010, che dava la responsabilità, per quello che riguarda i termovalorizzatori, alle province. Ebbene, il Governo ha stabilito di dare il coordinamento alle regioni, ma non si capisce, onorevole Bersani, perché lei sia diventato lo sponsor del comune di Salerno, che si è occupato del problema; da due anni ha speso 15 milioni di euro e non ha cavato un ragno dal buco (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Rimandiamo quindi al mittente l'attacco che qui è stato fatto, perché vi è un tentativo di cambiare, ancora una volta, le carte sul tavolo.
Altro discorso è la riflessione che ci ha chiesto di fare il presidente Casini per quello che riguarda le mozioni sulla RAI. Concordo quasi completamente con quello che lui ha detto, ma non siamo stati noi ad aprire questo gioco (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Non siamo stati noi a presentare per primi una mozione che aveva, non nel suo dispositivo, ma nella sua articolazione, qualche bersaglio. Aggiungo anche che, probabilmente, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata fatta una forzatura, perché vi è una Commissione di vigilanza sulla RAI, composta da rappresentanti sia della Camera, sia del Senato; ed è quella la sede per un confronto sereno su questi problemi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Per quello che ci riguarda, a condizione che vi sia un atteggiamento analogo da parte degli altri, siamo disponibili ad un ritiro delle mozioni, e a tornare alla Commissione di vigilanza, perché vi è una indebita forzatura indubbia su questo terreno, che poi, evidentemente, richiede risposte tra quello che avviene alla Camera e quello che avviene al Senato. Pag. 34
Noi cogliamo quindi le riflessioni che ha fatto su questo punto il presente Casini, e affermiamo la nostra disponibilità a riportare nella sede sua propria questo confronto che riguarda la RAI TV (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 42 del Regolamento, e mi affido alla sua sensibilità e all'equilibrio con cui lei, come sempre, conduce i lavori dell'Aula.
Signor Presidente, lei sa perfettamente che esistono norme regolamentari ed una prassi. La prassi vuole che la possibilità di parlare per fatto personale sia esercitata alla fine della seduta, ma ci sono molte eccezioni che, in ragione della valenza della chiamata in causa di una persona, hanno portato a non seguire quella prassi. Lei avrà mille precedenti in cui potrà riscontrarlo.
In più le faccio presente che l'onorevole Bersani, che è il segretario del maggiore partito d'opposizione, casualmente era membro anche del Governo precedente che ha adottato provvedimenti che sono stati comunque richiamati in quest'Aula.
In base alla sua sensibilità e al suo equilibrio, vista anche la pesantezza con la quale l'onorevole Cicchitto lo ha chiamato in causa, la pregherei di dare un minuto a titolo personale all'onorevole Bersani per poter parlare, esattamente come è successo in tante altre occasioni. Penso che non farlo sarebbe qualcosa di più pesante che far parlare l'onorevole Bersani in questo dibattito che si è sviluppato e nel quale è stato chiamato in causa assolutamente gratis.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non voglio passare per colui il quale ha preso una decisione pesante, però, per il solo fatto che vi sia stato un dibattito su un argomento che è fuori dall'ordine del giorno, come è avvenuto tranquillamente anche altre volte, lei mi dovrebbe dare atto che ho già consentito una cosa un po' anomala. Allo stesso modo, mi deve dare atto che, in primo luogo, il dibattito è stato provocato dal suo stesso gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e, in secondo luogo, hanno parlato tutti indistintamente, ivi compreso il gruppo Misto.
Il mio compito in questa sede è quello di andare avanti con i lavori e garantire la regolarità degli stessi. Mi dispiace, onorevole Giachetti, ma la penso in maniera diversa da lei e, tra l'altro, il fatto personale potrà essere richiamato anche a fine seduta.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1905 - Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (Approvato dal Senato) (A.C. 3687-A); e delle abbinate proposte di legge: Tassone ed altri; Ghizzoni ed altri; Barbieri; Grimoldi ed altri; Barbieri; Mario Pepe (PdL); Narducci ed altri; Grassi ed altri; Picierno; Fucci ed altri; Garagnani ed altri; Garavini ed altri; Fioroni ed altri; Goisis; Carlucci; La Loggia ed altri; Lorenzin ed altri; Anna Teresa Formisano (A.C. 591-1143-1154-1276-1397-1578-1828-1841-2218-2220-2250-2330-2458-2460-2726-2748-2841-3408) (ore 12,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Tassone ed altri; Ghizzoni ed altri; Barbieri; Grimoldi ed altri; Barbieri; Mario Pepe (PdL); Narducci ed altri; Grassi ed altri; Picierno; Fucci ed altri; Garagnani ed altri; Garavini Pag. 35ed altri; Fioroni ed altri; Goisis; Carlucci; La Loggia ed altri; Lorenzin ed altri; Anna Teresa Formisano.
(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3687-A)
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Vassallo ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3687-A).
Ricordo che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
Ricordo, altresì, che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Vassallo ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, nessuno più di noi democratici ha interesse a favorire una riforma dell'università che promuova l'eccellenza, premi il merito, indirizzi le risorse pubbliche per la ricerca laddove sono utilizzate con maggiore profitto, faccia prevalere le capacità individuali sulle reti di protezione corporativa e familiare.
Una università che valorizzi il talento e premi il merito, che si adegui ai migliori standard in campo internazionale è un obiettivo prioritario per un democratico e per un riformista, perché costituisce un potente motore di crescita culturale, innovazione, competitività economica e mobilità sociale.
Non siamo impensieriti dalla sfida delle riforme. Le riforme, anche quelle che dovessero mettere sotto tensione i rapporti con parti del nostro elettorato, sono il nostro mestiere. Per questo, benché le sue credenziali ai nostri occhi non fossero delle migliori, abbiamo dato credito al Ministro Gelmini, abbiamo riconosciuto nelle sue iniziali dichiarazioni una ispirazione per diversi aspetti condivisibile, ma ci siamo dovuti ricredere.
Si è visto, sin dai primi passi concreti, quale fosse la politica del Governo a questo riguardo: da un lato, un discredito generalizzato verso l'università italiana e, dall'altro, tagli lineari mentre negli altri Paesi si investiva in conoscenza (in Francia, in Germania e negli Stati Uniti), con università prese per il collo nella doppia morsa della delegittimazione mediatica e della stretta finanziaria.
A questo bastone è seguita la carota di promesse non mantenibili, come i 9 mila posti da associato comparsi e scomparsi nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione cultura. Ma, al di là di questo pessimo metodo, è il merito che non ci convince. Di cosa avrebbe bisogno l'università italiana? Di una valutazione rigorosa dei singoli atenei e delle singole strutture di ricerca e dei dipartimenti, di una piena autonomia di questi atenei e di questi dipartimenti, esattamente il contrario di quello che questo disegno di legge offre.
La valutazione è dichiarata solo a parole: il CIVR è stato frettolosamente accantonato, l'ANVUR non parte, alcuni dei criteri più sbandierati per valutare le università sono stati ritirati in silenzio perché si sono dimostrati inapplicabili.
La quota del Fondo di finanziamento ordinario, che dovrebbe essere dedicato a premiare le eccellenze, si riduce progressivamente invece di crescere, come si dice, e accanto vi è una ipertrofia di norme di livello legislativo (decreti, regolamenti) e una centralizzazione di tutto il sistema...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, chi vuole ascoltare l'intervento lo deve fare, altrimenti veda di trovare un'altra collocazione.
SALVATORE VASSALLO. Si configura un doppio commissariamento del Ministero dell'istruzione da parte del Ministero dell'economia e dell'università italiana da parte del Ministro dell'istruzione. Qui, oltre ad un errore di impianto, ci sono anche vistosi vizi di costituzionalità. Pag. 36
Come è noto, l'articolo 33, sesto comma, della Costituzione dice che le università hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. Dunque, solo le leggi dello Stato possono stabilire vincoli all'esercizio dell'autonomia ordinamentale dell'università. Al contrario, in questo disegno di legge, si arriva al punto che è una decisione discrezionale del Ministro a stabilire dell'esercizio dell'autonomia statutaria.
Si prevede che solo alcune università, sulla base di criteri che peraltro sono stabiliti non da norme legislative ma da decreti di carattere non regolamentare, possono accedere ad un livello differenziato di autonomia, ma per farlo devono ottenere il consenso specifico del Ministro attraverso un accordo di programma, peraltro viene usato lo strumento dell'accordo di programma in maniera del tutto impropria. È chiaro che l'accordo di programma avrebbe senso se il Ministero mettesse dei soldi per promuovere insieme all'università delle sperimentazioni organizzative, non ha alcun invece senso come metodo per confermare, con l'assenso del Ministro, una scelta di carattere ordinamentale che dovrebbe ricadere nell'autonomia delle università, vincolata solo dalla legge, come dice l'articolo 33, sesto comma, della Costituzione.
Tuttavia, ciò è solo la punta di un iceberg perché, al contrario di quanto prescrive la legge n. 400 del 1988, si fa uso di regolamenti di delegificazione e di decreti non regolamentari anche per normare una materia che - come ho appena detto - è vincolata da una competenza esclusiva della legge statale, da una riserva assoluta di legge. Inoltre, l'articolo 4 istituisce presso il Ministero dell'istruzione un Fondo per il merito per l'erogazione di borse di studio. Anche in questo caso, in diverse circostanze, in particolare con la sentenza n. 308 del 2004, la Corte costituzionale ha chiarito che questa è materia concorrente, ha ricordato una cosa che ai nostri colleghi della Lega dovrebbe essere ovvia: è materia concorrente e quindi non può essere svolta sulla base di decisioni soltanto del Ministero, ma deve coinvolgere la decisione delle regioni. Insomma, con questo disegno di legge si mette in piedi un sistema, un modello dirigista, basato su una pletora di norme prodotte a catena e una centralizzazione di tutto il processo nelle mani del Ministro.
È ancora più grave dunque che questo processo venga avviato. È assolutamente da irresponsabili che questo processo venga avviato mentre ancora non si sa se il Governo rimarrà tale nei prossimi mesi, con il rischio di avviare una riforma destinata a rimanere sospesa e appesa in attesa di decreti e regolamenti che il Governo non sarà nemmeno in grado di emanare. Il Parlamento oggi ha la possibilità di compiere un gesto saggio, imponendo quanto meno una pausa di riflessione, dando al Governo l'opportunità di verificare la consistenza della riforma, di depurare il testo dai più palesi vizi di incostituzionalità. È una domanda che viene fortissima dalle università italiane, non da chi vuole difendere privilegi corporativi o da chi li vorrebbe ottenere ope legis. La preoccupazione è giustificata, è molto diffusa, molto più diffusa di quanto non si possa pensare guardando l'attenzione che dedica all'argomento quest'Aula, tra chi vorrebbe offrire nel migliore dei modi possibili un servizio effettivo per la crescita culturale ed economica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per esprimere, da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, la condivisione riguardo alle osservazioni contenute nella pregiudiziale di costituzionalità presentata al provvedimento che ci accingiamo a discutere con il quale, con altisonanza, si intende riformare il sistema universitario nel nostro Paese. Noi crediamo invece che ciò che sta accadendo, e che accadrà tra qualche minuto, è un atto di forza.
È un atto di arroganza della maggioranza, che oggi mette sul percorso una mina Pag. 37che smantellerà il sistema pubblico dell'università. Si tratta di una mina che toglierà l'autonomia alle università, che non darà una speranza ai ricercatori, oltre al fatto che di fatto noi approveremo questo provvedimento mentre ancora è in corso l'iter del disegno di legge di stabilità. Ho detto che è come se questo Governo avesse acquistato la casa, firmato l'atto notarile, aperto la porta e si fosse già messo dentro a mangiare, prima che la banca gli abbia concesso il mutuo per acquistare la casa stessa.
Quindi, credo che davvero in questo provvedimento ci siano tutti gli elementi di incostituzionalità: innanzitutto quelli legati all'articolo 33, perché di fatto impone agli atenei e alle università quello che, invece, spetta loro sulla base dell'autonomia riconosciuta all'ente università. Inoltre, interviene sulla materia concorrente per quanto riguarda le borse di studio materia che spetta, invece, alle intese con le regioni. Di più, penso che questo provvedimento sia incostituzionale nel suo complesso. Infatti, quando si tolgono risorse così importanti e cospicue (come quelle relative al taglio di un miliardo e 300 milioni di euro della legge n. 133 del 2008 e che oggi non vengono, se non parzialmente, integrate, lasciando scoperta ancora l'università per ulteriori 500 milioni di euro), credo che si metta in discussione l'impianto stesso dell'articolo della Costituzione che sancisce il diritto allo studio.
Quindi, noi attraverso questa manovra economica, che interviene pesantemente, a gamba tesa sulla libertà dei saperi nell'università, stiamo sancendo di fatto la fine del diritto allo studio per i nostri studenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, questo è un disegno di legge che cerca di mettere mano e migliorare parte del sistema che riguarda l'istruzione nel nostro Paese ed è oggetto di una pregiudiziale di costituzionalità. Quindi, visti i pochissimi minuti a disposizione, per giustificare il nostro voto negativo a questa proposta, voglio fotografare con due o tre spot lo stato dell'istruzione in Italia, dopo aver appreso i richiami che arrivano anche dalle organizzazioni internazionali che si occupano dell'andamento dei servizi nei vari Paesi membri, non ultima l'OCSE.
Si tratta di osservazioni riportate anche recentemente dai maggiori quotidiani nazionali italiani e che sottolineano in buona sostanza che la scuola italiana è in coda nella classifica dei paesi OCSE e abbiamo risultati tra i più scarsi, anche se la spesa per ciascuno studente è tra le più elevate. Abbiamo un rapporto insegnante per studente che è più alto della media di questi Paesi del 50 per cento. In buona sostanza, dovremmo avere a che fare con un sistema che deve produrre ricchezza dando servizi relativi all'istruzione. Viceversa, più che in un «diplomificio», si è trasformato in uno «stipendificio». Se andiamo a vedere - non sono dati nostri, ma quelli che riporta questo studio - ci sono regioni, come ad esempio la Sicilia, che ha più del doppio degli insegnanti di sostegno rispetto alla media dell'Emilia Romagna, del Veneto e della Lombardia. Le predette osservazioni sottolineano, inoltre, che, oltre a questa evidente disparità, ci sono dei reclutamenti assolutamente sbagliati e pagamenti che non tengono conto delle prestazioni degli insegnanti. Quindi, tutto il sistema è da riformare.
Ricorda, la Corte dei conti, che l'istituzione della laurea breve, introdotta dal centrosinistra, è stata un fallimento pressoché totale e - a seguito di queste aperture - vi sono state troppe sedi decentrate e aperte con troppe assunzioni. Questo lo denunciava anche l'allora Ministro all'istruzione, onorevole Mussi. Per quanto concerne i corsi universitari, dopo una verifica attenta effettuata dall'attuale Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, abbiamo scoperto - si sapeva già ma, solo allora è stato reso di evidenza pubblica - che c'erano millecinquecento corsi con meno di quindici iscritti. Ebbene, gli sprechi dell'università cosa determinano? Semplicemente che Pag. 38nessuna università italiana compaia nella classifica delle duecento migliori del mondo. Questa è la fotografia: c'è un sistema che è completamente fallito e che necessita di uscire da questa situazione con atti di coraggio, che propongano buona amministrazione.
Tuttavia, ci troviamo davanti ad una questione pregiudiziale che cerca di frenare queste iniziative. Si tratta di una pregiudiziale che è - a detta nostra - infarcita di riferimenti a tutela degli equilibri e delle competenze esistenti; si ha paura che qualcuno metta mano a questo sistema completamente e assolutamente deficitario. Noi, ovviamente, la respingiamo al mittente perché, dopo i fallimenti, di solito si aprono delle stagioni di riforma. I tempi sono già ampiamente passati, bisogna mettere mano a queste inefficienze, chi vuole conservare l'esistente - ovviamente il centrosinistra - propone le questioni pregiudiziali. Noi le respingiamo e auguriamo buon lavoro al Governo, che si è impegnato a migliorare questa assurda e costosissima gestione dell'istruzione pubblica, che dà una pessima immagine del nostro Paese all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge all'esame dell'Aula interviene strutturalmente a riformare l'università dopo venti anni di tentativi, il più delle volte effettuati in maniera discontinua e frammentaria. Si tratta, non solo di uno dei più importanti provvedimenti della legislatura, ma di un testo che interviene per la prima volta in modo organico, non settoriale nel mondo dell'università, di un disegno di riforma completo che, per la prima volta, affronta il problema del reclutamento in un contesto più generale e dei meccanismi di governo, di gestione e di organizzazione degli atenei. Governo e Parlamento hanno così l'occasione di offrire al sistema universitario un modello compiuto e coerente, non disegnato sulla base di pregiudizi ideologici, ma costruito su analisi ampiamente condivise dei problemi dell'università e maturato nella consapevolezza che è venuto il momento di dare risposte concrete ai suoi annosi problemi: l'autonomia senza responsabilità, la scarsa programmazione, le insufficienti politiche sul diritto allo studio.
Parole chiave della riforma sono invece responsabilità e autonomia perché la responsabilità unita all'autonomia diventa garanzia che il sistema non degeneri nella cattiva amministrazione. L'esperienza ha però dimostrato che l'autonomia senza la responsabilità determina invece spese senza controllo, eccessiva burocrazia e scarse risorse per la ricerca.
La prima eccezione avanzata riguarda proprio l'autonomia dell'università. All'interno della pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo del Partito Democratico si rileva che il presente disegno di legge trasferirebbe la potestà di interferire sull'autonomia ordinamentale delle università al Governo, determinando così un contrasto con l'articolo 33 della Costituzione, il quale dispone che le stesse hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. Si tratta di un rilievo infondato.
Il disegno di legge infatti, prevedendo la possibilità di stipulare specifici accordi di programma tra le università e il Ministero, garantisce agli atenei particolarmente virtuosi la possibilità di esercitare un grado maggiore di autonomia statutaria.
Si tratta quindi non di un'interferenza da parte del Governo, in grado di limitare l'autonomia, ma di un'opportunità, di una norma premiale, in grado di garantire maggiori spazi di autonomia e che comunque passa attraverso uno strumento quale l'accordo di programma, che assicura una posizione assolutamente paritaria ed autonoma tra i contraenti.
Seconda eccezione, la pregiudiziale di costituzionalità contesta il discorso di cui all'articolo 4, che prevede un'importante innovazione per favorire lo sviluppo di una cultura meritocratica tra i giovani, a lungo invocata - a parole - e promuovere Pag. 39la mobilità sociale. Si dispone infatti l'istituzione presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di un fondo speciale finalizzato a promuovere l'eccellenza e il merito fra gli studenti, prevedendo modalità distinte di selezione degli aventi diritto. Tale disposizione prevede un coinvolgimento solo indiretto per le regioni, in quanto il MIUR disciplina il fondo sentita la Conferenza Stato-regioni.
La sentenza della Corte costituzionale n. 308 del 2004 ha invece qualificato il prestito fiduciario agli studenti come disposizione di principio in materia di istruzione, in materia cioè di competenza concorrente fra Stato e regioni.
Tale tipo di coinvolgimento è stato ritenuto necessario per interagire con le regioni ed evitare contemporaneamente l'impasse che avrebbe messo a rischio l'utilizzo del fondo stesso, di importanza fondamentale per premiare gli studenti meritevoli.
Il merito dunque, la responsabilità e l'autonomia - concludo - sono i principi ispiratori dell'intera riforma, principi che però devono trovare forme snelle ed efficaci di attuazione. Questo il senso anche della delegificazione attuata all'interno del provvedimento. È questo l'obiettivo. Sembra, e concludo davvero, che il Partito Democratico abbia cambiato idea, che la posizione rispetto al Senato sia stata modificata sostanzialmente, tant'è che in sede di prima lettura il Partito Democratico non ha presentato alcuna pregiudiziale di costituzionalità.
Va anche ricordato, ed è questa la ragione per la quale chiedo all'Aula di respingere esprimendo un voto contrario la pregiudiziale di costituzionalità, che c'è anche il parere favorevole espresso legittimamente dalla Commissione affari costituzionali.
Queste sono le ragioni che ritengo importanti e fondamentali affinché il provvedimento venga preso in esame, possa essere finalmente modernizzato il sistema universitario e si possa fornire alla parola «eccellenza» un senso compiuto che vada al di là dei gargarismi comiziali a cui troppo spesso la sinistra ci ha abituati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor presidente, l'Unione di Centro preannunzia un voto di astensione su questa pregiudiziale di costituzionalità. Sussistono in effetti alcuni punti opinabili, come l'abuso degli accordi di programma ai fini di bilancio ed anche dei regolamenti di delegificazione che in qualche modo mettono in discussione il diritto delle università a darsi ordinamenti autonomi, come stabilito dall'articolo 33 della Costituzione.
Tuttavia, non si tratta di punti così decisivi in questa fase. Abbiamo cercato nel corso dei lavori e nell'esame in Commissione, in particolare con la collega Capitanio Santolini, di migliorare in ogni modo questo testo, continueremo ad illuderci forse di farlo, perché la questione della modernizzazione dell'università è una grande questione nazionale.
Ad oggi le cose sono ben chiare, ci siamo formati un giudizio negativo e soprattutto, più che una questione di costituzionalità, esprimiamo un'istanza di sospensione. Ad oggi, finché non ci saranno le decisioni vere, prese nella legge di stabilità sulla garanzia delle risorse finanziarie, non vi sono le condizioni per procedere all'approvazione del disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Vassallo ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Migliori...onorevole Tortoli...onorevole Perina...onorevole Cimadoro...onorevole Sereni...onorevole Torazzi...onorevole Roccella...
Pag. 40Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 542
Votanti 503
Astenuti 39
Maggioranza 252
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i deputati Iannarilli e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Sull'ordine dei lavori (ore 13,23).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per segnalarle - capisco la situazione in cui ci si trova - che le agenzie questa mattina hanno battuto la notizia, ancora tutta in divenire, per cui la Corea del Nord avrebbe bombardato un'isola appartenente alla Corea del Sud. Vi è uno scambio reciproco di accuse su chi ha iniziato prima ad aprire il fuoco. Per quanto lontani siano questi Paesi, la nostra memoria torna alle vicende del trentottesimo parallelo, alle tensioni ed ai rischi che ci possono essere, trattandosi di potenze nucleari. Sono già stati allertati e si sono mobilitati, da una parte la Cina, da una parte gli Stati Uniti d'America, e lo stesso Giappone ha già preannunciato l'intenzione di intervenire. Sarebbe opportuno che il Governo quanto prima potesse informare il Parlamento di quello che sta avvenendo e delle conoscenze che la Farnesina ha potuto acquisire.
PRESIDENTE. Sospendo quindi la seduta.
La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bocchino, Bonaiuti, Bongiorno, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Casero, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fallica, Fitto, Franceschini, Gelmini, Giro, Jannone, La Russa, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Reguzzoni, Roccella, Romani, Sardelli, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3687-A.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stata respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità Vassallo ed altri n. 1.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.500, 2.500, 2.501, 2.502, 2.503, 2.504, 2.505, 4.500, 5.500, 5.501, 5.502, 6.500, 6.501, 6.502, 6.503, 11.500, 19.500, 14.500, 17-bis.500, 18.501, 18-bis.500, 20.500, 23.500, 25.500, 25.501, 25.502, 25.503 e 25.504, che sono in distribuzione unitamente ai subemendamenti Contento 0.2.504.1, Della Vedova 0.2.505.1, Ghizzoni 0.17-bis.500.1, 0.23.500.1 e 0.23.500.2.
Avverto inoltre che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Mario Pepe (PdL) 6.200, 17.01, 17-bis.201, 17-bis.203, 21.7 e 25.14, Vassallo 2.80 e Capitanio Santolini 2.217.
(Esame degli articoli - A.C. 3687-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione. Pag. 41
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, (Vedi l'allegato A - A.C. 3687-A).
In particolare, nel parere reso dalla Commissione bilancio il parere favorevole su taluni emendamenti è stato subordinato all'accoglimento di condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Al fine di recepire la condizione posta sull'emendamento della Commissione 2.503, la Commissione stessa ha presentato il subemendamento 0.2.503.1, che è in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo Misto (per le componenti politiche Movimento per le Autonomie e Alleanza per l'Italia) è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto, inoltre, che l'emendamento Ghizzoni 4.11 reca un contenuto identico alla lettera c) del comma 3 dell'articolo 4 del testo e, pertanto, non sarà posto in votazione. Avverto, infine, che è in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Calgaro 19.204.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei all'oggetto del provvedimento in esame, i seguenti articoli aggiuntivi, non previamente presentati nel corso dell'esame in sede referente: D'Anna 2.0200, che interviene in materia di equiparazione dello status contrattuale ed economico dei laureati specializzandi medici e non medici che afferiscono alle scuole di specializzazione di area sanitaria; Ghizzoni 24.0201, volto ad incrementare il Fondo per l'edilizia universitaria di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b), della legge 24 dicembre 1993, n. 537; Boccia 24.0203 e Goisis 24.0202, concernenti la concessione di contributi per la formazione e l'aggiornamento continuo della dirigenza del pubblico impiego.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3687-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3687-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la posizione del gruppo Italia dei Valori rispetto alla riforma, che sarebbe più corretto definire controriforma, dell'università è stata fin dal primo momento chiara e rimane tale.
Crediamo che questo modo di intervenire nei settori della ricerca e dell'università sia assolutamente inadeguato e sbagliato. Lo è, prima di tutto, perché non si può pensare di fare una riforma così radicale e significativa senza un adeguato stanziamento di fondi, per cui tutti i propositi, che pure vengono enunciati, finiscono con l'essere contraddetti e negati dalle scelte che poi vengono fatte concretamente.
La nostra posizione rimane confermata, con molta forza e con la convinzione che, rispetto all'università, siamo in presenza del tassello di un mosaico di distruzione della professionalità nel nostro Paese. Lo si è già fatto nel mondo dell'arte, dello spettacolo, della scuola, adesso in quello dell'università, che mancava all'appello.
Quando ci renderemo conto che, in questo momento, nel nostro Paese si sta distruggendo il significato sociale della professionalità? È normale assistere a conversazioni nelle quali, quando qualcuno cerca di affermare con orgoglio la propria attività di violinista, qualcun altro incalza e chiede «Sì, va bene, ma che lavoro fai?», perché questa non è considerata un'attività meritevole di essere apprezzata. Pag. 42E non ci siamo fermati ai violinisti o agli attori, ora siamo arrivati agli insegnanti, ai ricercatori, ai medici e ai professionisti. Sembra che svolgere con coscienza e professionalità un'attività non sia un valore meritevole di essere apprezzato, con la conseguenza che, quando questa è l'impostazione generale, diventa evidente che l'unica logica che rimane è quella dell'appartenenza: non la selezione in base al merito, non l'ascolto dei bisogni di un Paese, ma la domanda «A chi appartieni?» finisce per essere la domanda dominante.
È per questo che noi, con molta forza, abbiamo detto e continueremo a dire «no» a questa controriforma dell'università.
Vorremmo invitare il Ministro ed il Governo a leggere le centinaia e migliaia di sms e di e-mail, ad ascoltare le centinaia e migliaia di persone che vivono nel mondo universitario e che, a prescindere dalle opzioni politiche, sentono che è vicina la fine della loro dignità, professionalità, e della possibilità di dire, con orgoglio, «Faccio lo studente, il ricercatore, il docente».
Nelle università vi è la stessa identica situazione che registriamo nella scuola. Quando qualcuno lamenta che esistono i precari della scuola, noi rispondiamo che questi non esistono, ma che è precaria la scuola stessa. Questo perché, quando un sistema non è precario, i precari non sono un problema, ma rappresentano un tempo dell'attività di selezione dei gruppi dirigenti, dei docenti, e dei formatori; quando, invece, è il sistema ad essere precario, è evidente che il precariato diventa una tragedia e il posto diventa la stazione di arrivo e non, come dovrebbe essere in un sistema normale di lavoro, una stazione di partenza dalla quale è possibile crescere e svilupparsi.
Abbiamo decine di migliaia di persone nel mondo della scuola e dell'università che hanno un solo obiettivo oramai: condannati a difendersi per sopravvivere e non chiamati a crescere, a dare un contributo e a sviluppare la loro professionalità e la loro capacità!
Noi, partendo da tale presupposto, vogliamo allora dire «no», senza se e senza ma, a questo progetto, cercando in qualche modo di tradurre in termini coerenti quello che il Ministro annuncia, ma che viene clamorosamente smentito dalle previsioni del testo in esame.
Intanto cominciando con l'assenza di risorse: vorrei ricordare che sembrava che tale assenza fosse una variabile indipendente rispetto all'intervento universitario. Abbiamo presentato per questo un ordine del giorno in sede di legge di stabilità, perché siamo convinti che occorre rimpinguare queste risorse, che sono state parzialmente rinvenute ma che sono del tutto inadeguate rispetto al progetto che ci si è proposti. Abbiamo inoltre presentato una serie di emendamenti, che hanno tutta la dignità di una controriforma dell'università; ma essendo una controriforma della controriforma, per noi si tratta dell'unica vera riforma possibile.
Abbiamo pensato che bisogna rivedere il modo di realizzare la governance dell'università. Siamo infatti convinti che occorre abolire i consigli di amministrazione: essi sono un luogo di impropria presenza di personaggi estranei, esterni al mondo accademico. Bisogna abolire i consigli di amministrazione, e bisogna riempire invece di senso partecipativo e democratico il senato accademico, come punto di riferimento e di orientamento dell'università, affidando al rettore un compito di rappresentanza ed a un direttore generale unico la responsabilità del funzionamento della gestione; evitando cioè che il funzionamento sia legato ad equilibri che non sempre corrispondono alla qualità del servizio reso e all'efficienza e trasparenza delle spese affrontate.
Siamo, ancora, convinti che occorre procedere ad una razionalizzazione delle sedi. Si è verificato negli ultimi anni un fenomeno certamente deprecabile: ogni politico si vantava se poteva riuscire a far sorgere nella propria città una sede universitaria. Le abbiamo davanti agli occhi le sedi universitarie sorte per volontà politica: sono sostanzialmente succursali subalterne di università che funzionano, e Pag. 43finiscono con il mettere in crisi l'efficienza di queste ultime. È ora di finirla di tenere in piedi punti nascita - scusatemi questo riferimento -, nel quale nascono un numero di bambini non adeguato per garantire l'efficienza, è ora di finirla di far nascere università in ogni campanile per accontentare qualche sindaco o qualche potentato locale.
Noi chiediamo quindi che si proceda ad una razionalizzazione di tali investimenti, facendo come si fa in altre realtà europee. Vorrei ricordare, fra le tante esperienze, quella della Max-Planck-Gesellschaft in Germania, dove vi è un sistema di istituti di ricerca di altissimo livello, che sorgono normalmente proprio nei piccoli centri; sorgono cioè proprio in quei centri dove invece in Italia si pretende di far sorgere un'università generalista, che sulla carta ospita tutte le discipline ma nessuna concretamente operante. Siamo, cioè, in presenza di un meccanismo di concessione della sede universitaria come un favore da fare al potente locale.
Chiediamo, quindi, che si operi una razionalizzazione della presenza sul territorio. Anche perché vorrei ricordare che gli anni dell'università sono quelli nei quali anche il giovane comincia a pensare che può organizzarsi una vita che non sia soltanto la vita in famiglia, e quindi il fatto che frequenti l'università in un luogo diverso da quello dove abita, lo considero un'esperienza straordinariamente positiva.
Per questo abbiamo proposto, però, interventi seri con riferimento al diritto allo studio: piuttosto che moltiplicare le sedi universitarie fantasma, moltiplichiamo i servizi agli studenti che si recano e frequentano università che sono serie, e che vengono in questo modo attualmente mortificate; se è vero come è vero che un incarico in un'università secondaria non si nega a nessuno, e se è vero come è vero che chi insegna in un'università si fa attribuire un incarico in qualche altra provincia o università, che diventa inevitabilmente di serie «B», dove va, se ci va e quando può, a fare lezione.
Siamo ancora convinti che bisogna procedere al reclutamento dei professori attraverso un sistema di selezione nazionale. Siamo a favore di un sistema di selezione nazionale, ma non come propone questo disegno di legge, ovvero un sistema di selezione nazionale e una chiamata affidata alla commissione locale; siamo invece convinti che bisogna procedere con un sistema di selezione nazionale, che resti tale, evitando che si realizzi il sistema configurato del provvedimento, che finisce con l'essere un modo per eludere il problema che si voleva affrontare.
Ci permettiamo poi di suggerire di prevedere - ed è questo che abbiamo proposto - che non possa essere chiamato nella stessa facoltà un vincitore, se in quella sede c'è un parente entro il quarto grado. Mandiamo un messaggio per cui anche i parenti dei professori universitari possono andare a insegnare in un'altra sede! Così pure, mandiamo il messaggio che uno studente non necessariamente debba studiare a casa o sotto casa!
Con riferimento al tema dei ricercatori, sostanzialmente, siamo esterrefatti, perché il testo del Governo non affronta assolutamente il problema dei ricercatori, che è stato cioè cancellato. Dopo settimane e mesi di dibattiti, assemblee, occupazioni e proteste, abbiamo scoperto che il problema dei ricercatori non esiste. Ma voglio ricordare al Governo che esistono i ricercatori ed esistono persone che hanno professionalità, che hanno lavorato, che hanno 40 o 50 anni, che hanno svolto attività - posso dire impropriamente - di ricerca e di docenza. Allora noi dobbiamo affrontare questo problema, non possiamo escludere questa platea di professionisti dalla possibilità di poter accedere anche ai ruoli di docenza o ai ruoli di ricerca. Per il futuro dobbiamo creare sicuramente la figura del ricercatore, chiarendo, anzi vietando, che il ricercatore non possa svolgere attività didattica. Il ricercatore, infatti, per definizione, colui che è ricercatore - vorrei dirlo con una battuta - è precario, nel senso che o fa ricerca o non lo è, o è capace di far ricerca o non lo è. Ma noi siamo in presenza di un numero enorme di ricercatori che hanno svolto attività di docenza e che adesso si vedono Pag. 44chiusa la porta rispetto allo sbocco naturale. Proviamo ad immaginare un atto di correttezza e buonsenso, rispetto a quanti già ci sono, e proviamo a costruire un sistema alternativo, rispetto a quello che deve venire. Abbiamo anche previsto le risorse finanziare necessarie e la possibilità di dare risposta a questi ricercatori, senza ignorarli, come si fa, e senza condannarli sostanzialmente all'indifferenza della politica del Governo e del Parlamento.
Siamo convinti che si debba procedere alla ridistribuzione dei fondi, ma essa va condotta con riferimento a quella che è la struttura di ricerca e di formazione nell'università. E la struttura di ricerca non è la facoltà, ma il dipartimento, perché se non si presta attenzione e non si misura l'efficienza del dipartimento, è evidente che, in una logica di facoltà, non sempre i dipartimenti più meritevoli verranno premiati, perché passeranno logiche di compensazione, magari necessarie per garantire l'elezione o il rinnovo dell'elezione del preside della facoltà, con poco interesse e attenzione rispetto al funzionamento del dipartimento e all'efficacia dello stesso.
Siamo convinti che bisogna impegnarsi fortemente per il diritto allo studio e - lo ripeto ancora una volta - piuttosto che costruire nuove università, sarebbe necessario invece costruire dei campus, dei luoghi di residenza, dei luoghi dove gli studenti possano vivere la loro condizione, ottenendo al tempo stesso tutti i conforts propri di uno studente, che non sia condannato ad essere a vita uno che porta l'università a casa, perché così mamma e papà sono contenti, mentre lui non crescerà mai. E certamente non può crescere, se l'università che si porta a casa è dequalificata come sono spesso queste università.
Siamo convinti che bisogna anche prevedere dei testi di accertamento ed orientamento rispetto all'università, se è vero, com'è vero, che i dati indicano che il 20 per cento degli iscritti all'università lasciano la loro facoltà nel primo anno, cioè un quinto di coloro che si iscrivono scopre dopo un anno che ha sbagliato a iscriversi in quella facoltà. Voglio ricordare che in altri Paesi europei il tasso non supera il 5 o 6 per cento, perché, attraverso corsi di orientamento, si prepara prima la scelta più adeguata alla propria professionalità, attività e sensibilità.
Siamo ancora convinti che occorre procedere con forza al sostegno finanziario dell'università perché la perdita di senso dell'università e della ricerca costituiscono un danno economico: sì, economico - lo ripeto - perché non sto parlando di una cosa bella e giusta, sto parlando dello sviluppo economico del nostro Paese. Gli altri Paesi che hanno attraversato e attraversano una crisi internazionale (tante volte richiamata per giustificare scelte e tagli senza senso) hanno scelto di non sacrificare, anzi di incrementare proprio la ricerca, proprio l'università, di puntare sulle future generazioni.
Credo che una legge che affronti il tema dell'università non debba pensare - come diceva un grande statista - alle prossime elezioni, ma debba pensare alle prossime generazioni. E se c'è un tema nel quale si pensa alle prossime generazioni questo è il tema della scuola, dell'università e della ricerca, perché scuola, università e ricerca costruiscono per definizione, per loro missione naturale e intrinseca, le future generazioni. Questo è il senso della nostra posizione, questo è il senso dei nostri emendamenti, e sono gli emendamenti che per noi costituiscono un'ipotesi alternativa di Governo, perché verrà il giorno in cui chi dice queste cose potrà finalmente andare al Governo. Quando noi andremo al Governo sicuramente queste cose le faremo, e cercheremo di cancellare quello che voi avete fatto in questi anni. Cercheremo soprattutto di evitare in quest'Aula, con tutti gli strumenti che il Parlamento ci consente, che questo disegno di legge venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.
MARCO CALGARO. Signor Presidente, oggi in Italia l'università non è più il luogo Pag. 45di formazione di una piccola élite di classe dirigente, deve, invece, continuare ad essere un'istituzione di massa e uno dei maggiori fattori di mobilità sociale del nostro Paese. Ha alle sue spalle un consolidato percorso ventennale di autonomia regolamentare, gestionale, di reclutamento e formativa.
Non sempre però i risultati dell'autonomia sono stati del tutto positivi per il sistema delle università. Negli ultimi anni nel nostro Paese abbiamo visto crescere, a volte in modo non del tutto congruo, l'offerta formativa e le spese per il personale. Il numero dei corsi di laurea ha superato quota cinquemila. Gli insegnamenti, le sedi decentrate, il personale docente e ricercatore sono cresciuti in modo molto pronunciato.
Il livello d'indebitamento degli atenei è aumentato non sempre in proporzione all'incremento dei valori patrimoniali. In Italia abbiamo 77 università statali e non statali che formalmente assolvono tutte le stesse funzioni. Il nostro Paese ha l'esigenza di investire maggiormente nella formazione superiore, perché i nostri livelli di istituzione universitaria sono sensibilmente inferiori a quelle degli altri Paesi dell'area OCSE. Per contro, è discutibile che la missione di tutte le università sia quella di offrire i tre livelli della formazione (laurea triennale, laurea magistrale, e dottorato di ricerca) e di svolgere ricerca avanzata in tutti i settori disciplinari presenti. C'è o non c'è bisogno di una riforma che produca una governance più efficiente e meno corporativa, una professionalità docente più adeguata a standard internazionali e diverse e più trasparenti modalità di reclutamento, la premialità del merito come cifra del cambiamento?
Questo provvedimento non è il migliore possibile, anche se gli va riconosciuto il merito di affrontare, dopo decenni, in modo complessivo il malfunzionamento dell'università, esperendo un tentativo di razionalizzazione sensato e per molti aspetti inevitabile. Ma è possibile raggiungere questi obiettivi perseguendoli in un'ottica di tagli indiscriminati e di massimo risparmio, frustrando il personale insegnante con l'abolizione degli scatti di retribuzione, che oltre tutto penalizzano soprattutto i più giovani? Infatti, per un ricercatore non confermato i mancati aumenti valgono fino al 32,7 per cento dello stipendio. È possibile raggiungere questi obiettivi non riconoscendo ai ricercatori a tempo indeterminato almeno quei 9 mila posti su cui c'era stato accordo in sede di Commissione, previo concorso selettivo (il passaggio ai professori associati)? È possibile riformare l'università senza neanche dare certezza che i futuri ricercatori al termine del 3 più 3 e dopo avere conseguito l'abilitazione scientifica approdino al ruolo di associato e non diventino dei precari a tempo indeterminato? È possibile riformare l'università senza dare l'impressione che il diritto allo studio si trasformi nel diritto ad avere prestiti agevolati e niente più di questo?
Nei prossimi giorni discuteremo una serie di emendamenti che ci daranno, almeno parzialmente, risposta a questi quesiti. Solo al termine di questo percorso, la componente politica del gruppo Misto, Alleanza per l'Italia, deciderà quale atteggiamento tenere per il voto finale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Salutiamo il preside, i docenti e gli allievi dell'Istituto «Matilde Serao» di Pomigliano d'Arco (Napoli), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Giammanco. Ne ha facoltà.
GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge oggi in discussione è l'evoluzione naturale di un percorso iniziato quasi due anni fa con il decreto-legge n. 180 del 2008 e con le linee guida sull'università grazie alle quali sono stati soppressi i corsi di laurea introduttivi e frequentati da pochissimi studenti, oltre che chiuse sedi distaccate inutili.
Un percorso coerente, tracciato dal continuo perseguimento di alcuni principi fondamentali, primi fra tutti quelli del merito, della qualità, della trasparenza e Pag. 46della responsabilità, valori ispiratori anche del disegno di legge in esame che rappresenta, finalmente, dopo decenni di attesa, una riforma organica del sistema universitario italiano. Si tratta, senza dubbio, di uno dei più importanti progetti di riforma del nostro Governo, ma, al tempo stesso, ha il pregio di non essere stato varato dall'alto perché è stato preventivamente dibattuto e concertato con tutte le realtà rappresentative del mondo accademico e con le categorie interessate dall'applicazione delle nuove norme.
Il testo della riforma, infatti, si è fermato al Senato della Repubblica per otto lunghi mesi, durante i quali sono state valutate con attenzione le proposte della maggioranza e dell'opposizione che hanno contribuito a perfezionarne l'impianto complessivo. Lo stesso è accaduto alla Camera dei deputati, in Commissione cultura, dove ho potuto assistere e partecipare ad un confronto serio e costruttivo, talvolta anche acceso, ma sempre animato dalla volontà, da parte di tutte le forze politiche, di giungere ad un testo che potesse rispondere alle necessità del nostro sistema universitario.
Su di un aspetto, poi, onorevoli colleghi, penso ci siamo trovati tutti d'accordo e, cioè, sull'assoluta necessità di una riforma complessiva dell'università italiana; una riforma non più rinviabile alla luce di problemi che non possono essere ancora sottaciuti relativi, in particolare, a fenomeni di nepotismo, alla gestione poco oculata delle risorse da parte di alcune università e a logiche contorte e troppo burocratiche che non hanno fatto altro che ingessare il sistema. Non era, quindi, possibile rimandare oltre un intervento riformatore incisivo, tanto più perché questa riforma è vista con favore dal mondo universitario «sano» che non teme la sfida della qualità e del merito, oltre che dal mondo del lavoro che richiede giovani laureati sempre più qualificati.
Il disegno di legge in questione, per la prima volta, affronta il problema del reclutamento nel contesto di una riforma più generale dei meccanismi di governo, gestione e organizzazione degli atenei, distinguendo la competenza scientifica da quella gestionale con la separazione dei ruoli del senato accademico e del consiglio di amministrazione. Ciò per assicurare una coerente programmazione dell'offerta formativa oltre che una corretta e trasparente gestione delle risorse. La riforma che stiamo discutendo parte da un concetto molto chiaro: non esiste, colleghi, autonomia delle università senza responsabilità delle università stesse. Responsabilità nelle decisioni assunte relativamente alla gestione finanziaria, responsabilità nell'organizzazione della didattica e della ricerca scientifica, responsabilità nelle politiche di reclutamento. In passato, l'autonomia universitaria mal gestita è stata causa di spese inutili e spesso ha condotto al dissesto finanziario e alla bassa produttività degli atenei. Bisogna, quindi, responsabilizzare le università, preservandone al tempo stesso l'autonomia.
Questa riforma mette fine alla vecchia logica dei «finanziamenti a pioggia» prevedendo risorse mirate indirizzate alle realtà universitarie più produttive, efficienti e gestite in modo responsabile. Si mette in moto, in sostanza, un sistema di meccanismi premiali nella distribuzione delle risorse pubbliche all'interno del quale a svolgere un ruolo di primo piano sarà l'ANVUR, ovvero l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ma anche il sistema di autovalutazione delle università stesse; sistema che si avvarrà dei contributi provenienti da commissioni paritetiche composte da studenti e docenti al tempo stesso che verranno istituite in ciascun dipartimento anche allo scopo di monitorare l'offerta formativa, la qualità della didattica e formulare pareri sull'attivazione o soppressione di corsi di studio.
Il disegno di legge contestualmente, al comma 2 dell'articolo 1 prevede che le università virtuose che avranno conseguito risultati positivi nella gestione del bilancio oltre che nel campo della didattica e della ricerca godranno di una maggiore libertà e autonomia avendo la possibilità di sperimentare Pag. 47propri modelli funzionali e organizzativi.
Nel contesto generale di una riforma che vuole premiare e incoraggiare la responsabilità e il merito si inserisce anche la nuova norma relativa agli scatti stipendiali di professori e ricercatori, che non saranno più automatici ma attribuiti in seguito alla valutazione positiva di una relazione presentata dai singoli docenti sulle proprie attività didattiche e di ricerca.
Da segnalare anche l'importanza di un codice etico che il progetto di riforma prevede sia adottato da tutte le università al fine di individuare situazioni di conflitto di interesse e di predisporre opportune misure per eliminarle. La riforma poi, oltre a prevedere una maggiore presenza degli studenti negli organi di ateneo, prevede una serie di iniziative che mettono al centro lo studente. Tra queste l'istituzione del Fondo per il merito, finalizzato a promuovere l'eccellenza con premi di studio. Altrettanto importante la promozione di nuove politiche di diritto allo studio per gli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi. È la scelta di determinare livelli essenziali delle prestazioni per favorire l'investimento di maggiori risorse con il necessario coinvolgimento delle regioni. Un'altra novità riguarda i prestiti d'onore, il cui obbligo di restituzione sarà escluso per chi si laurea con il massimo dei voti ed entro i termini di durata del corso. Una norma anche questa che premia chi studia con impegno e serietà e che si inserisce perfettamente nello spirito generale della riforma diretta a promuovere la qualità, il merito, la competitività del nostro sistema universitario.
Passiamo al capitolo ricercatori. Come ho già avuto modo di sostenere in Commissione cultura sono consapevole del disagio in cui versano gli attuali ricercatori di ruolo che con il loro prezioso e qualificato contributo animano la ricerca scientifica. Tali ricercatori lamentano un ritardo trentennale della politica nel definire chiaramente la loro funzione e il loro stato giuridico. Ore è chiaro che questa riforma non può risolvere immediatamente tutti i problemi e le storture che si sono sedimentate nel corso degli anni ma è innegabile che essa offra un percorso concreto per rimettere in moto un sistema ingessato. Si tratta di posti che potranno essere coperti mediante le nuove regole previste dal provvedimento senza le interminabili lungaggini dei vecchi concorsi, con procedure rapide e snelle, a seguito del conseguimento dell'abilitazione nazionale che la riforma introduce.
Di più non era possibile fare a meno di non voler prendere strade irresponsabili e in ogni caso il numero dei posti disponibili da professore associato appare congruo anche in vista dei pensionamenti dei prossimi anni e della giovane età di molti ricercatori. Per i nuovi ricercatori poi è previsto un meccanismo affine alla cosiddetta tenure track che pone fine alla figura del ricercatore a vita e senza alcuna prospettiva di carriera.
Onorevoli colleghi, oggi è necessario confrontarci sui contenuti della riforma: a mio parere è ingiusto e troppo semplice polemizzare sulla razionalizzazione della spesa tanto più perché necessaria a tenere i conti del nostro Paese in ordine in un momento storico delicato per l'economia nazionale e internazionale. È chiaro a tutti che per la buona riuscita della riforma del disegno di legge di stabilità sono necessarie adeguate risorse e lo abbiamo fatto all'articolo 1, comma 24 che prevede un'integrazione del Fondo per il finanziamento ordinario della università (FFO) di 800 milioni nell'anno 2011 e di 500 milioni a decorrere dell'anno 2012. La dotazione finanziaria poteva essere rivista soltanto partendo da una riforma universitaria che modificasse lo status quo. A noi va oggi la responsabilità di dare avvio ad un nuovo corso del sistema universitario italiano in grado di restituire ai giovani la speranza che lo studio e il merito possano davvero, nei fatti e non solo nelle parole, determinare la propria realizzazione nel mondo del lavoro; un mondo che ancora troppi giovani vedono come lontano ma che questa riforma contribuirà in modo decisivo ad avvicinare loro, creando le premesse per un sistema universitario moderno e Pag. 48competitivo ai livelli delle migliori esperienze europee ed internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Latteri. Ne ha facoltà.
FERDINANDO LATTERI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il disegno di legge di riforma dell'ordinamento universitario si segnala per l'introduzione di significative innovazioni relative alle funzioni di governo di ciascuna istituzione, alle tecniche di valutazione dei risultati delle attività formative e di ricerca dei singoli docenti ai fini della determinazione del trattamento economico, alle tecniche di verifica della qualità scientifica degli aspiranti docenti di abilitazione ai vari rami di insegnamento, di inquadramento dei ruoli, alle tecniche di riconoscimento ed incentivazione del merito degli studenti.
Per la prima volta dopo i provvedimenti dei primi anni Novanta, alla cui stesura e approvazione ho avuto l'onore di partecipare, si torna a legiferare in materia universitaria con l'aspirazione a produrre una normativa organica, coerente e dinamica, che ha la pretesa di essere adattabile alle trasformazioni che possono sopravvenire. Si tratta di una normativa che è innovativa per molti profili attinenti all'attuazione del principio di autonomia. Il quadrifoglio della legislazione universitaria ispirata dal Ministro Ruberti mostra ormai i segni di logoramento del tempo e manifesta i limiti e i rischi di un'autonomia per molti versi priva di controllo e di adeguati sistemi di valutazione e responsabilizzazione.
Proprio per il profondo convincimento della portata del provvedimento che la Camera si avvia a discutere e ad approvare, è necessario riflettere con coraggio e ferma volontà di concorrere all'emanazione della migliore normativa possibile. Dobbiamo contribuire tutti all'approvazione di una riforma che potrebbe essere una delle più significative della legislatura e che sembra destinata a caratterizzare per molti anni la vita delle istituzioni universitarie e soprattutto la vita di molte generazioni di studiosi e di studenti che vogliono partecipare al processo di sviluppo e di rilancio dell'economia della cultura e delle capacità tecnologiche del Paese.
Un impegno di tale portata non ci può consentire facili scorciatoie o dismissioni di responsabilità per acquiescenza del pur meritevole lavoro svolto dal Senato, per timidezza rispetto alle molteplici voci contrastanti che potrebbero spingere in una direzione o nell'altra, per insensibilità rispetto al dibattito serio ed approfondito che ha segnato, al di là delle più recenti proteste, la ricerca della qualità e del merito degli anni scorsi.
Certamente non siamo più ai tempi nei quali la qualifica di professore universitario era da sola sufficiente a garantire anche rilievo sociale indiscusso e conseguente facilità di rapporti professionali ed economici. Non possiamo nascondere però che ancora molti giovani sentono forte il senso della missione, desiderano confrontarsi con i maestri più anziani e naturalmente competere con loro nella ricerca delle verifiche scientifiche. Ai giovani e ai maestri abbiamo il dovere di assicurare un sistema istituzionale che abbia la capacità di garantirne l'autonomia di pensiero, la dignità professionale e la serenità di studi e di vita.
L'articolo 1 disciplina in maniera innovativa l'autonomia delle università: esso riduce la portata della disciplina legislativa dell'istituto ad una funzione di affermazione dei princìpi e di individuazione di standard organizzativi, modificabili convenzionalmente per accordo tra Ministero ed università, subordinatamente alla condizione dell'equilibrio economico. Il principio che ne deriva può essere sintetizzato nel modo seguente: le università sono libere di organizzarsi come ritengono più opportuno, a condizione che conseguano la stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca.
A corollario del nuovo principio di autonomia universitaria è fatta riserva di competenze concorrenti Stato-regioni in materia di diritto allo studio dei capaci e Pag. 49meritevoli, anche se privi di mezzi, nonché di competenze attribuite ad un'autorità indipendente sul piano dei criteri di valutazione. Già la prima disposizione pone problemi nuovi per la concessione dell'autonomia nel nostro ordinamento: essa sembra oscillare tra una concezione assolutamente libera del potere di ciascuna università di darsi regole organizzative, definire sistemi di governo e forse modificare altri aspetti significativi della vita accademica, e un potere autoritativo dello Stato che si manifesta o come regolatore dell'attività quotidiana degli atenei che non raggiungano obiettivi alla cui definizione non partecipano o come contraente di una convenzione regolativa dell'autonomia di cui non sono fissati i criteri e i princìpi.
La stessa previsione di una libertà di autodeterminazione delle regole da parte delle università che raggiungono gli obiettivi previsti da norma a sua volta potrebbe tradursi in una sorta di privatizzazione dissimulata, fermo restando che si vuole oggettivamente immaginare una riorganizzazione in senso aziendale delle università, ricalcando quanto già avvenuto nell'area della sanità. Non sembra opportuno sul piano politico, e tanto meno corretto sul piano giuridico introdurre elementi di differenziazione strutturale del sistema, senza il dovuto approfondimento del problema in sede legislativa.
Non si può dimenticare, d'altra parte, che gli stessi tentativi di introduzione di principi privatistici nella sanità non hanno poi sortito effetti particolarmente significativi sul piano della completa gestione. È necessario che il legislatore esprima con chiarezza il proprio orientamento, e consenta agli operatori del settore, alla società e alle istituzioni regionali e locali di valutare, con elementi certi, natura e prospettive delle singole istituzioni universitarie, per garantire innanzitutto la funzione pubblica e, parallelamente, la possibilità di riorganizzazione secondo criteri più moderni, con opzioni chiare e responsabilmente esplicite (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, anche da parte mia, come parlamentare di maggioranza, vi è apprezzamento rispetto a questo provvedimento, e se uno degli obiettivi più importanti di questo Governo è eliminare gli sprechi, bene ha fatto il Ministro a impostare questa riforma sull'università: perché di sprechi ve ne sono, e ve ne sono molti. Ben venga quindi l'abolizione di corsi che non hanno studenti, e ben venga l'eliminazione di privilegi che non devono esistere.
In questi anni ci troviamo di fronte ad una grossa sfida, e dobbiamo mettere mano - e lo stiamo facendo con serietà e con senso di grandissima responsabilità - ad un sistema che, così com'è, non può andare avanti. Innanzitutto perché non produce quello che il mondo produttivo ci sta chiedendo, ed è stato ribadito anche ieri agli stati generali di Confindustria a Cernobbio, quando sia il presidente di Confindustria lombardia, Barcella, piuttosto che il presidente Marcegaglia, hanno ribadito questa richiesta precisa: che il mondo dell'istruzione e dell'università sia in grado di mettere le aziende nella condizione di competere alla pari con le imprese degli altri Paesi, e addirittura di essere in grado di attrarre altre aziende estere che possano lavorare con i nostri laureati, qui nel nostro mercato.
A mio avviso, questa è un'esigenza primaria, perché stiamo parlando dello sviluppo economico del nostro Paese. L'università non può rimanere in una nicchia fatta di privilegi e di cose da svecchiare, questa riforma è quindi assolutamente condivisibile. Certo, è parziale, ci sono dei sacrifici che chiediamo ancora a tante persone e ai ricercatori, dei quali possiamo assumerne solamente una parte: 1.500 per quattro anni; certamente non è abbastanza, ma è già qualcosa.
La priorità è smuovere questo pantano, perché occorre innanzitutto smuovere le cose. Dobbiamo con coraggio, serietà e responsabilità chiedere anche alle università di fare la loro parte. Questa Pag. 50riforma, che per alcuni aspetti è difficile e dolorosa anche da parte nostra, è assolutamente da portare avanti e, quindi, ben venga questo provvedimento che quest'oggi esamineremo.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 1.205 e sull'emendamento 1.500 della Commissione.
Su tutti gli altri emendamenti vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario.
PRESIDENTE. Relatore di minoranza, onorevole Nicolais?
LUIGI NICOLAIS, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 1.203.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, l'emendamento che presentiamo ha una sua precisa logica. Faccio un intervento che poi riprenderò successivamente, perché è il discorso di fondo che riguarda i principi ispiratori della riforma.
Come si può vedere nella proposta di legge presentata, dopo due righe, cioè dopo che si parla dell'articolo 33 della Costituzione, si citano immediatamente il Ministero dell'istruzione, gli accordi di programma con il Ministero, di seguito denominato «Ministero», e poi alla fine si arriva a parlare delle università.
Si tratta di un discorso di fondo, della concezione che abbiamo e per questo presentiamo un emendamento relativo a questa prima parte dell'articolo 1. Infatti noi, a differenza del Governo, mettiamo in prima battuta l'università, la quale definisce in maniera autonoma la propria struttura, la propria organizzazione, le proprie modalità di composizione, la costituzione degli organi di Governo.
Vogliamo immediatamente affermare la filosofia di una riforma che deve riguardare l'autonomia dell'università e la sua capacità di organizzarsi, che tenga conto delle differenze territoriali da nord a sud, dalle città piccole alle città grandi, dalle università grandi alle università medie e più piccole e che lasci alle università la possibilità di organizzarsi con un proprio consiglio di amministrazione, con il proprio Senato accademico e con i propri organi statutari.
Ciò significa che le università non sono abbandonate a se stesse, ma queste ultime devono avere l'autonomia di potersi organizzare come meglio credono. Pertanto, vogliamo dare fiducia al sistema universitario e non iniziare subito con una filosofia di fondo che riguarda il Ministero e che immediatamente evoca gli accordi di programma e una sorta di commissariamento, come poi si potrà ben vedere anche nell'articolo 2.
Per questi motivi chiediamo che venga preso in considerazione il fatto che, se l'università poi non riesce a rimanere nei bilanci previsti, se l'università non riesce ad avere l'efficienza e l'efficacia che le sono state richieste, allora è chiaro che deve ricorrere al Ministero e quest'ultimo, Pag. 51dopo un primo richiamo, può prevedere addirittura un commissariamento per indurre l'università a rientrare nella programmazione fatta.
Si tratta, dunque, di un problema che ci interessa moltissimo perché riguarda, lo ripeto e insisto, proprio la filosofia di fondo che dovrebbe ispirare una riforma e che ci sembra profondamente sbagliata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 1.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino, onorevole Della Vedova, onorevole Granata, onorevole Cicchitto, onorevole Migliori, onorevole Farina Coscioni, onorevole Di Pietro, onorevole Grassi, onorevole Cesario, onorevole Germanà, onorevole Pizzolante, onorevole Gatti. L'onorevole Perina ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 544
Votanti 543
Astenuti 1
Maggioranza 272
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 285).
Passiamo all'emendamento Ghizzoni 1.6.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Della Vedova, Barani, Sardelli, Barbareschi, De Girolamo, Papa, Iapicca, Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 543
Votanti 542
Astenuti 1
Maggioranza 272
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 285).
Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Mazzarella 1.200.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.
EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, questo emendamento ha una doppia finalità. La prima è eliminare quantomeno il fumus di vizio di costituzionalità del comma in questione, come lesivo dell'autonomia universitaria tutelata dalla Costituzione. La sostanza del problema è stata efficacemente illustrata nell'esame della pregiudiziale di costituzionalità dal collega Vassallo. La seconda è evitare un uso surrettizio dell'autonomia di cui viene in gran parte espropriata la generalità del sistema, sul quale grava un occhiuto controllo ministeriale per il tramite di una farraginosa impalcatura normativa. Al contrario, essa viene in effetti concessa ad alcuni atenei senza altro limite concordato con il Ministero, neanche vincolata a criteri chiari per l'esercizio di questa vera e propria deregulation normativa che persino sul nodo centrale degli organi basici della governance (rettore, senato, consiglio di amministrazione, nucleo di valutazione, direttori generali), richiesti peraltro anche alle università non statali, e sulle modalità della costituzione e funzionamento di detti organi, lascia mano libera agli atenei am Pag. 52messi alla sperimentazione. Senza questa limitazione si apre un varco di non poco conto alla privatizzazione gestionale di atenei che nell'esercizio della loro funzione pubblica sono e restano patrimonio dello Stato.
In realtà, questo comma 2 tradisce la cattiva coscienza del legislatore che, mentre millanta una riforma epocale per il rilancio dell'università, sa bene di stare operando una ristrutturazione al ribasso dell'intero sistema dell'università e della ricerca dove ci sono solo meno risorse, meno organico docente, meno tutto e nessuna vera idea di università se non quella di un disimpegno significativo dal sostegno pubblico.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16)
EUGENIO MAZZARELLA. Alla meglio, il progetto consapevole del Governo è trasformare una Mercedes ritenuta asmatica, l'università italiana, di cui si ritiene di non poter pagare i costi di lavorazione e che non ci possiamo più permettere, in una Smart con cui affrontare il confronto con i Paesi nostri competitori. Questa ristrutturazione al ribasso non solo punta a ridurre l'incidenza sul PIL del comparto, in assoluta divergenza con quanto sono impegnati a fare i Paesi più avanzati nostri competitori, ma tende ad aggravare consapevolmente le asimmetrie e le debolezze del sistema. Anziché implementare le situazioni di eccellenza nel quadro di un innalzamento generale della qualità media degli atenei, punta a sganciare alcuni, quelli che saranno valutati come eccellenti con deroga alla governance e con risorse contrattate caso per caso con il Ministero. Questo in un regime di autonomia sorvegliata proposta a tutti gli altri, per i quali è né più e né meno che una autonomia dell'abbandono finanziario da parte dello Stato. Un modo di mettere in definitiva fuori gioco gran parte del sistema universitario per un default di regole e risorse che rendano possibile competere in un quadro di equità in base a chiari criteri di merito, valutazione e responsabilità. Siamo al solito e retrivo scenario di poche università di serie A da tutelare e una rete di atenei fatta scivolare consapevolmente in serie B.
Questa plateale deroga prevista dal comma 2 è rivolta a quei pochi atenei prevalentemente ad indirizzo tecnologico e biomedico e collocati nelle aree forti del Paese che, per la loro contiguità alle esigenze di mercato, si ritiene produttivi e, come tali, esaurienti la missione culturale di ricerca e di trasmissione del sapere dell'università.
PRESIDENTE. Onorevole Mazzarella, la prego di concludere.
EUGENIO MAZZARELLA. Mi avvio a concludere. Il nostro emendamento, senza voler avversare la possibilità di sperimentazione, la lega almeno ad un nucleo forte di governance in linea con tutto il sistema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzarella 1.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino... Onorevole Garagnani... Onorevole Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 546
Votanti 545
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i deputati Ruben e Sisto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Pag. 53
Passiamo all'emendamento Vassallo 1.201.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che con questo emendamento offriamo alla maggioranza e al Governo un modo per sottrarsi al palese vizio di costituzionalità da cui è contrassegnato il secondo comma dell'articolo 1 che, paradossalmente, inizia, con la dichiarazione che questo comma è in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 33 della Costituzione, il quale - come noto - stabilisce che gli atenei hanno diritto di darsi ordinamenti autonomi entro i limiti fissati dalla legge statale.
Per chiunque abbia orecchie per intendere, ciò significa che in materia sussiste una riserva di legge. Dunque, l'autonomia delle università non può che essere vincolata da norma di rango legislativo. Al contrario, questo comma attribuisce questa facoltà ad una decisione puntuale e discrezionale del Ministro. Nella nostra riformulazione si ottengono i medesimi risultati, entrando peraltro in sintonia con la logica della legge, semplicemente facendo in modo che i requisiti richiesti per accedere a questo grado di autonomia saranno definiti non da un regolamento, ma da un decreto legislativo e, una volta che le università hanno realizzato tali requisiti, avranno la facoltà così come previsto dalla Costituzione di esercitare liberamente l'autonomia ordinamentale che le è propria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 1.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Farina Coscioni... Onorevole Rosso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 543
Votanti 542
Astenuti 1
Maggioranza 272
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 286).
Passiamo all'emendamento Vassallo 1.202.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 1.202, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 538
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Tocci 1.204.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 1.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Fassino... Onorevole Villecco Calipari... Onorevole Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 542
Votanti 541
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 291).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 1.205, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 545
Votanti 543
Astenuti 2
Maggioranza 272
Hanno votato sì 541
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Latteri 1.3.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Latteri 1.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latteri 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ravetto, Leone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 547
Votanti 546
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 287).
Passiamo all'emendamento Capitanio Santolini 1.206.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Capitanio Santolini 1.206 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, questo emendamento mi sembra importante - e lo voglio sottolineare - perché, come si può vedere, il Ministero, secondo quanto prescritto, indica obiettivi e indirizzi strategici per il sistema, verifica e valuta secondo criteri di qualità e trasparenza e quindi assume una serie di compiti importanti nei confronti delle università, in quanto prende delle decisioni che riguardano la vita universitaria, malgrado la dichiarazione - che poi vedremo non è vera - di rispettarne l'autonomia.
Tuttavia, a questo punto, mi sembra giusto che il Ministero si prenda le sue responsabilità. Quindi, vorremmo che assumesse l'impegno di comunicare in tempo utile per la predisposizione del bilancio, le misure di accesso al Fondo. Non vorremmo che si continuasse a fare come ora, per cui siamo arrivati alla fine del 2010 e il Ministero non ha ancora comunicato le cifre del Fondo di finanziamento ordinario, ancora non si sa come si potranno fare il bilancio prossimo per l'anno 2011 e, finché il Ministero continua ad essere latitante da questo punto di vista, mi sembra giusto mettere dei paletti e obbligarlo con dei termini precisi, in modo che le università si possano regolare in proposito (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 55
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 1.206, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Villecco Calipari, Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 541
Votanti 540
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 285).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 537
Maggioranza 269
Hanno votato sì 283
Hanno votato no 254).
Passiamo all'emendamento Capitanio Santolini 1.13.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Capitanio Santolini 1.13. non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Di Pietro, Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 541
Votanti 540
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 287).
Prendo atto che la deputata Miotto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, vorrei anticipare il voto contrario del gruppo Partito Democratico sull'articolo 1, per ragioni che sono state già variamente illustrate. In quest'articolo ci sono molte proposizioni condivisibili, affermazioni di principio che nessuno potrebbe negare. Purtroppo, queste stesse affermazioni di principio sono contraddette, a poche righe di distanza, da altre indicazioni normative. Pochi minuti fa ho citato la prima.
In attuazione delle disposizioni dell'articolo 33, è assolutamente evidente che si dicono cose contrarie al dettato dello stesso articolo. In un comma successivo si dice che si agisce nel rispetto delle competenze delle regioni ma, sulla base della giurisprudenza della Corte costituzionale, è evidente che ci sono - e di questo di nuovo dovremmo tornare ad occuparci - disposizioni che riguardano il diritto allo studio che, escludendo le regioni dalla gestione di questi programmi, sono palesemente incostituzionali.
Si dice che c'è il rispetto della libertà di insegnamento, ma c'è un'ambigua proposizione, al comma 4-bis, di cui è anche difficile comprendere effettivamente il significato. Forse va letto come un segnale a qualche componente del sistema universitario, Pag. 56laddove si dice che la distribuzione delle risorse dovrà essere garantita in maniera coerente con gli obiettivi e gli indirizzi strategici per il sistema e le sue componenti.
Insomma, nel complesso, questo primo articolo è segnato da ambiguità e contraddizioni che, peraltro, riflettono i problemi strutturali dell'impianto del progetto, a cui noi ci opporremo. Pertanto annuncio il nostro voto contrario all'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorremmo annunciare anche noi dell'Italia dei Valori sull'articolo 1, nel suo complesso, il nostro voto contrario, che ovviamente non dipende da quanto voi enunciate nell'articolo stesso, perché sono principi che condividiamo. Possiamo non condividere l'autonomia degli atenei, la necessità del diritto allo studio o i principi che servono per migliorare l'università. A questi principi devono però seguire dei fatti e delle sostanze che nel prosieguo del provvedimento non ci sono; evidentemente fare una riforma a costo zero come voi intendete fare non è possibile, e non è possibile la riforma dell'università, in questo caso, perché - come giustamente veniva detto dal collega del Partito Democratico - c'è un vizio di costituzionalità nel provvedimento.
Il provvedimento entra nel merito di questioni che riguardano l'autonomia degli atenei e il diritto allo studio, quindi materia di legislazione concorrente con le regioni. È un provvedimento che non solo non ha copertura finanziaria, ma è frutto di tagli legati alla precedente finanziaria di un miliardo e 300 milioni di euro, che evidentemente in questo provvedimento non vengono ripristinati.
Quindi, nel complesso, l'università perderà altri 500 milioni di euro, quindi altro che soldi ai ricercatori, altro che soldi per migliorare l'università!
Voi state togliendo l'autonomia all'università, state togliendo la possibilità di creare una cultura libera e democratica in questo Paese, state togliendo il diritto allo studio a questo Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, esprimiamo anche noi parere contrario su questo articolo, perché il problema è di fondo. I principi ispiratori della riforma non ci convincono, non c'è una visione dell'università, non c'è una visione di società, non c'è una visione per il futuro degli studi di alta specializzazione, non ci sono un'ispirazione e un quadro che possano convincere. Sembra che ci sia un grande insieme di norme, di provvedimenti e di regole, senza una prospettiva e un quadro convincente, giusto e pensato in maniera corretta per l'università.
I princìpi sono molto vaghi, anzi direi che i principi non ci sono affatto. Mancano un respiro, un'anima, una prospettiva, che sarebbe stato il caso di inserire in questo primo articolo. Per questo noi voteremo contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 534
Astenuti 5
Maggioranza 268
Hanno votato sì 278
Hanno votato no 256).
Prendo atto che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere Pag. 57voto contrario e che i deputati Ruben e Milo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Ghizzoni 1.02.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, non mi meravigliano i pareri contrari che sono stati espressi dal Governo e dalla relatrice in merito alla nostra proposta emendativa ed a quelle seguenti, che sono delle varianti. Ovviamente, la materia è quella del finanziamento del sistema universitario.
Non è una questione secondaria, poiché è del tutto evidente che il definanziamento del sistema è strutturale e si è accentuato nel corso di questa legislatura, come tutti i colleghi sanno e come ci indicano anche i confronti statistici internazionali. Tenete conto, colleghi, che per il 2007 l'Italia ha investito 8.673 dollari per ogni studente universitario, mentre la media OCSE è di 12 mila 900 dollari, per non parlare degli Stati Uniti, dove i dollari sono 27 mila. Rispetto al PIL, l'Italia investe lo 0,8 per cento contro l'1,3 per cento della media dell'Unione europea.
Questi confronti sono destinati a peggiorare, poiché nel 2007 i finanziamenti, per scelta dell'Esecutivo, sono stati ulteriormente decurtati, al contrario di quanto sta accadendo in tutti gli altri Paesi europei che, seppure in un quadro di estremo rigore, imposto dalla crisi finanziaria e produttiva, hanno comunque attribuito risorse aggiuntive al sistema della conoscenza, ritenendolo il migliore investimento per il futuro e per uscire dalla crisi. È del tutto velleitario, colleghi, pensare di competere in Europa e nel mondo disinvestendo dall'università. Investire nell'università è quello che chiedono anche gli studenti e i ricercatori che in questo momento stanno protestando, anche dai tetti di alcuni atenei. So bene che queste espressioni e queste manifestazioni, ancorché estreme, non sono apprezzate dall'Esecutivo - lo diceva prima anche la collega Giammanco -, che preferisce le presunte maggioranze silenziose. Credo però che di fronte alle richieste di questi ricercatori e di questi studenti si debba riconoscere loro la dignità di interlocutori, cosa che non avete mai fatto in tutti questi mesi.
Noi lo abbiamo sostenuto ieri. Il Partito Democratico è intervenuto. In tanti siamo intervenuti, perché crediamo che questa sia una pessima legge e ci siamo presi tutti gli spazi per criticarla. Nei nostri interventi, abbiamo anche detto che il sistema va riformato, ma non come sta facendo il Governo.
Nel prosieguo della discussione diremo anche quale alternativa il Partito Democratico avrebbe messo in campo per rilanciare l'università, ma certamente non si può prescindere dalla condizione di rifinanziare il sistema almeno al livello di altri Paesi europei.
È per questo motivo che nel nostro articolo aggiuntivo proponiamo di arrivare al 2020 con un livello di finanziamento pari alla media OCSE. A questo scopo, proponiamo di abrogare due norme odiose che il Governo ha introdotto all'inizio della legislatura: la prima è quella che prevede il taglio di 476 milioni al Fondo di finanziamento ordinario, utilizzati per abolire l'ICI ai redditi medio-alti, ciò che è un vero scandalo. Proponiamo di abrogare anche il blocco del turn over, che è stato imposto dal decreto-legge n. 112 del 2008, sebbene, nuovamente, le comparazioni internazionali ci indichino come ultimo Paese rispetto al numero di ricercatori sulla popolazione attiva.
La maggiore disponibilità di risorse assegna allora una reale efficacia al finanziamento in base al merito, poiché, in uno scenario di risorse calanti come quello attuale, si arriva al paradosso di ripartire in base al merito i finanziamenti che servono per sostenere le spese obbligatorie, cioè per gli stipendi. Lo ripeto, è un vero paradosso! Concludendo, in questo nuovo scenario, una quota del Fondo di Pag. 58finanziamento è ripartita tra gli atenei in ragione della qualità e dei risultati ottenuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ghizzoni 1.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Trappolino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Ghizzoni 1.0200. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ghizzoni 1.0200, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cassinelli, Miotto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 544
Votanti 542
Astenuti 2
Maggioranza 272
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 282).
Prendo atto che il deputato Di Virgilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Ghizzoni 1.03. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ghizzoni 1.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Casini, Galletti, Moffa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 546
Votanti 545
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 286).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3687-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3687-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, mi proponevo di discutere in generale come in nessun Paese del mondo l'articolazione interna degli atenei sia stabilita da una legge dello Stato con Pag. 59simili dettagli, ma mi permetto, in questo momento, anche per quello che ho sentito a proposito dei paragoni internazionali da parte dei diversi esponenti della maggioranza, ma in particolare della Lega, di osservare che lo stesso istituto che fornisce il ranking nel quale solo una università, La Sapienza, la mia università, si trova fra le prime 200 al mondo, il QS World University Rankings, prevede anche, nella stessa classifica, vari tipi di studi. Ad esempio, si prende in esame la qualità del sistema universitario dei diversi Paesi. Ebbene, in questo stesso tipo di documento, che sto qui sfogliando, si legge che l'Italia, per qualità complessiva del sistema universitario, è al dodicesimo posto tra le nazioni del mondo e per accesso, che misura la possibilità di qualsiasi cittadino di accedere all'istruzione superiore, è al quarto posto secondo la stessa classifica che vede l'università La Sapienza solo al 190o posto. Come mai l'Italia si trova al 12o posto?
Questa qualità viene misurata nel modo seguente: quante università, e di quali dimensioni, si trovano fra le prime cinquecento del mondo. Evidentemente, queste misure complessive sono più interessanti di quelle individuali. A proposito dell'organizzazione interna, provare a valutare le qualità degli atenei è un fatto meno sensato e utile al miglioramento del sistema universitario rispetto a quello di guardare ai dipartimenti.
In questo senso, ricordo che l'università di Bologna è tra le prime cinquanta al mondo per arts and humanities, cioè per le materie letterarie ed artistiche, mentre la facoltà di Scienze dell'università La Sapienza, della quale mi onoro di aver fatto parte fino a tre anni fa, è al trentesimo posto nel mondo.
Dunque, sarebbe più utile vedere quali settori sono competitivi e quali no e valutare i sistemi, piuttosto che introdurre delle norme singolari e bizzarre che non hanno equivalente in nessuna parte del mondo e che, ad esempio, faranno chiudere tutti i dipartimenti di geologia, a meno che non si proponga un emendamento specifico.
Vorrei anche ricordare che in questo momento, sui tetti di Milano, Roma, Pisa, Salerno e Torino, come mi ricorda il collega Bobba, ci sono professori, ricercatori e studenti che stanno manifestando, in alcuni casi sotto la pioggia, chiedendo ciò che anche noi chiediamo, ossia di cercare di salvarsi, finché si è in tempo, da una serie di norme piuttosto singolari e riflettere, prima di avere la certezza che ci sarà stabilità politica e finanziaria, nell'imboccare una riforma così importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha a disposizione tre minuti.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho la sensazione che il testo di legge in esame cerchi di modificare in maniera surrettizia, ma a noi molto chiara, l'articolo 33 della Costituzione sul tema dell'autonomia delle università.
Richiamare l'autonomia dell'università non comporta il riferimento ad un'astratta nozione ma è un concetto che si misura innanzitutto sulla forma di governo dell'università. L'articolo 2 del disegno di legge nel disegnare il governo delle università, lascia poco spazio all'autonomia. Pensate voi che reazioni vi sarebbero se una legge disciplinasse così la forma di governo degli enti locali, che pure sono enti autonomi.
Ho fatto un conto molto semplice che vorrei consegnare ai colleghi e anche a chi siede davanti a me al banco dei ministri: ho contato quanti provvedimenti e quante norme legislative sono previsti da questo disegno di legge «bloccare» l'autonomia delle università. In questo testo vi sono quattro disposizioni di delega, quindi avremo almeno otto decreti legislativi, se va bene, tre delegificazioni, quindi avremo altrettanti, o forse il doppio, regolamenti di delegificazione, cinque decreti di natura non regolamentare. Riguardo a questi ultimi, dovete sapere che tale categoria non si trova nella Costituzione: i decreti di natura non regolamentare non hanno cittadinanza Pag. 60nella Costituzione italiana, ma costituiscono l'asse portante di questa legge. Ho contato, inoltre, almeno diciassette decreti ministeriali e interministeriali (Ministro dell'istruzione, Ministro dell'economia). Ciò vuol dire che vi è un totale di circa quaranta provvedimenti del Governo, dei ministri e dell'amministrazione. Altro che autonomia! Questo è uno scempio! Sostanzialmente, questo è un disegno di legge che non tutela ma calpesta l'autonomia universitaria.
Voi pensate che un provvedimento di questo genere possa durare tanto? Credete che i soggetti che sono lesi nei loro diritti non si dolgano di questo fatto? Questa è una legge che è un monumento alla burocratizzazione dell'università, ma che difficilmente durerà a lungo!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Ghizzoni 2.45, Ghizzoni 2.53, nonché sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.72 e Zazzera 2.86.
La Commissione, poi, esprime parere contrario sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.231, Ghizzoni 2.57, Capitanio Santolini 2.207, Zazzera 2.89, Capitanio Santolini 2.208, Tocci 2.119, Capitanio Santolini 2.97, Ghizzoni 2.44, Capitanio Santolini 2.98, nonché, ancora, sugli identici emendamenti Mazzarella 2.38 e Zazzera 2.87. e sugli emendamenti Latteri 2.1 e Capitanio Santolini 2.99.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.2.503.1 e del proprio emendamento 2.503.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Vignali 2.200.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.101, Latteri 2.202, Lenzi 2.74, Ghizzoni 2.41 e Ghizzoni 2.40, mentre è favorevole sul subemendamento Contento 0.2.504.1. (Versione corretta).
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.504.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Ghizzoni 2.23, Latteri 2.5, Capitanio Santolini 2.103, Capitanio Santolini 2.102, Ghizzoni 2.24, Capitanio Santolini 2.211, Capitanio Santolini 2.209, Borghesi 2.88, Beltrandi 2.212, Capitanio Santolini 2.210, Latteri 2.203, Capitanio Santolini 2.106 e Ghizzoni 2.25, Lenzi 2.75, nonché sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.30 e Capitanio Santolini 2.213.
La Commissione formula, inoltre, parere contrario sugli emendamenti Ghizzoni 2.26, Naccarato 2.59, sugli identici emendamenti Nicolais 2.27 e Capitanio Santolini 2.214, nonché sugli emendamenti Ghizzoni 2.58, Ghizzoni 2.60, Latteri 2.9, Ghizzoni 2.118, Lenzi 2.76 e Capitanio Santolini 2.215.
PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti Capitanio Santolini 2.117 e Vassallo 2.80 sono stati ritirati.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Mazzarella 2.28 e Latteri 2.10, mentre è favorevole sull'emendamento Latteri 2.11.
La Commissione esprime parere contrario, ancora, sull'emendamento Calgaro 2.216.
La Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 2.500.
La Commissione, inoltre, esprime parere contrario sugli emendamenti Ghizzoni 2.62 e 2.63 e Latteri 2.12. La Commissione esprime invece parere favorevole sull'emendamento Latteri 2.13.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Borghesi 2.90, Ghizzoni 2.64, Borghesi 2.91, Latteri 2.14, Capitanio Santolini 2.110, Calgaro 2.218, Ghizzoni 2.65, Capitanio Santolini 2.109, Latteri 2.15 e Capitanio Santolini 2.111, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Capitanio Santolini 2.112. Pag. 61
La Commissione raccomanda poi l'approvazione del suo emendamento 2.501 ed esprime invece parere contrario sugli emendamenti Ghizzoni 2.66, 2.37, 2.54, 2.56 e 2.55 e sugli emendamenti Bachelet 2.221, Palagiano 2.92, Ghizzoni 2.70, Lenzi 2.77, Capitanio Santolini 2.114, Mantini 2.95 e Ghizzoni 2.71; esprime altresì parere contrario sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.219 e Zazzera 2.220, e sugli emendamenti Ghizzoni 2.51, Capitanio Santolini 2.115, Ghizzoni 2.50 e sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.222 e 2.116.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Goisis 2.223, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.117, Ghizzoni 2.49, Capitanio Santolini 2.224 e Ghizzoni 2.48.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.502 ed esprime parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 2.47, sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.46 e Leoluca Orlando 2.93 e sull'emendamento Latteri 2.204.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 2.205, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Vassallo 2.78.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Calgaro 2.225, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione.
PRESIDENTE. Onorevole Frassinetti, potrà specificare successivamente i termini della riformulazione, quando ci arriveremo.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Sta bene, Signor Presidente.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Lenzi 2.69 e sugli emendamenti Ghizzoni 2.52, 2.31, 2.32; esprime sempre parere contrario sugli emendamenti Latteri 2.206, Ghizzoni 2.33 e 2.34; il parere è altresì contrario sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.232, Latteri 2.17, Zaccaria 2.22 e Ghizzoni 2.35.
La Commissione raccomanda invece l'approvazione del suo emendamento 2.505 ed esprime parere contrario sull'emendamento Capitanio Santolini 2.227.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento Vignali 2.226, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Ghizzoni 2.228, Favia 2.229, e Ghizzoni 2.230 e 2.36.
PRESIDENTE. Onorevole Frassinetti, qual è il parere sul subemendamento Della Vedova 0.2.505.1?
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sul subemendamento Della Vedova 0.2.505.1 la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Chiedo il parere al relatore di minoranza, onorevole Nicolais.
LUIGI NICOLAIS, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 2.45, 2.53, nonché sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.72 e Zazzera 2.86, e sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.231, Ghizzoni 2.57, Capitanio Santolini 2.207, Zazzera 2.89, Capitanio Santolini 2.208, Tocci 2.119, Capitanio Santolini 2.97, Ghizzoni 2.44, e Capitanio Santolini 2.98.
Esprimo, inoltre, parere favorevole sugli identici emendamenti Mazzarella 2.38 e Zazzera 2.87, nonché sugli emendamenti Latteri 2.1, Capitanio Santolini 2.99, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Vignali 2.200.
Esprimo, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.101, Latteri 2.202, Lenzi 2.74, Ghizzoni 2.41 e 2.40, Latteri 2.4, Contento 2.201 e Ghizzoni 2.23, mentre il parere è contrario sull'emendamento Latteri 2.5.
Il parere del relatore di minoranza è altresì favorevole sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.103 e 2.102, Ghizzoni 2.24, Capitani Santolini 2.211 e 2.209, Borghesi 2.88, mentre è contrario sull'emendamento Beltrandi 2.212. Il relatore di minoranza esprime inoltre parere favorevole sull'emendamento Capitanio Santolini Pag. 622.210, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Latteri 2.203.
Il parere del relatore di minoranza è altresì favorevole sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.106, Ghizzoni 2.25, Lenzi 2.75, nonché sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.30 e Capitanio Santolini 2.213, e sugli emendamenti Ghizzoni 2.26, Naccarato 2.59, sugli identici emendamenti Nicolais 2.27 e Capitanio Santolini 2.214, e sugli emendamenti Ghizzoni 2.58 e 2.60. Il relatore di minoranza esprime parere contrario sull'emendamento Latteri 2.9, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 2.118, Lenzi 2.76, Capitanio Santolini 2.215, Mazzarella 2.28 e Latteri 2.10.
Il parere del relatore di minoranza è altresì contrario sull'emendamento Latteri 2.11, mentre è favorevole sugli emendamenti Calgaro 2.216, Ghizzoni 2.62 e 2.63. Il relatore di minoranza esprime parere contrario sull'emendamento Latteri 2.12, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Latteri 2.13, Borghesi 2.90, Ghizzoni 2.64 e Borghesi 2.91. Il parere del relatore di minoranza è inoltre contrario sull'emendamento Latteri 2.14 mentre è favorevole sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.110 e Calgaro 2.218.
Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 2.65 e Capitanio Santolini 2.109, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Latteri 2.15. Esprimo, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.111 e 2.112, Ghizzoni 2.66, 2.37, 2.54, 2.56 e 2.55, Bachelet 2.221, Palagiano 2.92, Ghizzoni 2.70, Lenzi 2.77, Capitanio Santolini 2.114, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Mantini 2.95.
Esprimo, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 2.71, sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.219 e Zazzera 2.220, sugli emendamenti Ghizzoni 2.51, Capitanio Santolini 2.115, Ghizzoni 2.50, Capitanio Santolini 2.222 e 2.116, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Goisis 2.223.
Esprimo parere favorevole sull'emendamento Capitanio Santolini 2.117 e contrario sull'emendamento Ghizzoni 2.49. Esprimo, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Capitanio Santolini 2.224, Ghizzoni 2.48 e 2.47, sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.46 e Leoluca Orlando 2.93, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Latteri 2.204. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Contento 2.205, Vassallo 2.78, Calgaro 2.225, Lenzi 2.69, Ghizzoni 2.52, 2.31 e 2.32, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Latteri 2.206.
Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 2.33 e 2.34, Capitanio Santolini 2.232, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Latteri 2.17. Esprimo, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Zaccaria 2.22, Ghizzoni 2.35, Capitanio Santolini 2.227, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Vignali 2.226. Esprimo, infine, parere favorevole sugli emendamenti Ghizzoni 2.228, Favia 2.229, Ghizzoni 2.230 e 2.36.
Tutti questi emendamenti, di cui abbiamo proposto l'approvazione, toccano il tema generale della governance del sistema universitario. Siamo scettici rispetto all'idea di un modello rigido unico che passi per norme di dettaglio omogenee per tutte le università. Gli atenei italiani sono molto diversi tra di loro per dimensioni, caratteristiche e ambiti culturali e un unico modello non sembra adeguato a rispondere alle diverse esigenze. Si costruisce un nuovo modello di governo delle università solo individuando un obiettivo strategico; questo dovrebbe essere ispirato al principio della accountability inteso come un solenne e sistematico impegno a rendere conto dei propri risultati con modalità trasparenti.
Ad oggi, nell'università, una concezione fuorviante e strumentalizzata del più prezioso concetto di garanzia democratica a tutto campo ha condotto alla formazione di strutture di governo pletoriche e a procedure decisionali lente e pesantemente gerarchiche, all'impropria commistione tra forme di rappresentanza e compiti di governo. Pag. 63
Un obiettivo coraggioso è, senza dubbio, rappresentato dalla semplificazione stessa degli strumenti di governance e di organizzazione dell'università. Abbiamo bisogno di giungere ad una riduzione del numero di corsi di laurea e di dipartimenti attraverso accorpamenti e razionalizzazione dell'insegnamento, garantendo, però, agli stessi studenti la possibilità di una più ampia articolazione dei propri percorsi formativi. Il rettore deve avere un chiaro ruolo di rappresentanza legale dell'ateneo, non tanto un primus inter pares, quanto un soggetto che si connota al contempo per la sua universale e riconosciuta credibilità scientifica, ma anche per il conferimento di una funzione che gli consenta di rappresentare l'università che presiede in ogni luogo decisionale e di formazione di scelte che hanno una ricaduta per la comunità scientifica.
Al consiglio di amministrazione va assegnato un deciso compito di programmazione e di governo e il contributo di competenze esterne è senz'altro occasione di rafforzamento per l'ateneo a condizione che siano individuate funzioni chiare e specifiche per tali componenti e che vengano selezionati per il loro alto e indiscutibile bagaglio culturale, oltre che per le loro capacità manageriale.
Lo stesso senato accademico appare privo di una visione istituzionale definita in questo disegno di legge e, stante il suo ruolo primario finora assolto, risulta depotenziato. Crediamo anche con i nostri emendamenti che una sua rinnovata centralità risiede in un suo forte ruolo di massima garanzia, di rigoroso controllo e di programmazione e promozione delle attività scientifiche e didattiche.
In un sistema fatto di autonomie e contrappesi di garanzia il senato accademico deve essere l'organismo che esprime la sovranità più ampia come garante di tutte le attività didattiche e di ricerca scientifica rappresentativo delle diverse aree omogenee che compongono l'ateneo. In quest'ottica e nella sua autonomia funzionale rispetto al CdA le università possono immaginare di avere un senato accademico che non sia più presieduto dal rettore. In quest'ottica di semplificazione e di responsabilizzazione dei diversi organi che dovrebbero decidere di regolamentare le università una riflessione a parte meritano i dipartimenti.
Abbiamo condiviso la logica che essi ritrovino una rinnovata centralità e che ciò passi per una loro aggregazione per gruppi omogenei e culturali, ma se tutti condividiamo l'esigenza di una rinnovata centralità delle strutture dipartimentali dall'altro dobbiamo sottolineare che ciò trova la sua reale attuazione soltanto se vi sono risorse idonee, se vi sono nuove intelligenze e nuove risorse umane da immettere e se vi è la capacità di incidere attraverso organi di governo realmente democratici.
Merita un ulteriore momento di riflessione quello del coinvolgimento di protagonisti delle nostre università che si candidano a diventare futura classe dirigente: gli studenti. Le università esistono in quanto esistono gli studenti che le frequentano. In questo disegno di legge è mancata la centralità dello studente intorno al quale costruire un sistema che possa assolvere ai suoi compiti istituzionali. Infatti, sarebbe stato necessario forse che in questo disegno di legge, dopo oltre dieci anni dalla sua introduzione, fosse stata avviata un'analisi del sistema di formazione basata sul «tre più due» per poi poter essere in grado di effettuare dei necessari aggiornamenti.
Onorevoli colleghi, le riforme coraggiose, quelle che rispondono veramente all'interesse generale del Paese, vanno fatte avendo in mente un obiettivo più ambizioso: la società che immaginiamo per il futuro. Non possiamo subire un condizionamento della componente finanziaria della politica così forte da rinunciare a costruire un Paese più competitivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il Governo?
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Pag. 64Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza ad eccezione dell'emendamento Calgaro 2.218 sul quale il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Avverto che sono stati ritirati dall'onorevole Tocci gli emendamenti a sua firma 5.43; 9.4; 11.6; 12.1; 13.1 e 17.17. È stato, altresì, ritirato dal presentatore l'emendamento Latteri 2.9.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 530
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 282).
Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Petrenga ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano, Velo, Castagnetti, D'Antoni, Enzo Carra, Ginoble, Mazzarella e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ghizzoni 2.72 e Zazzera 2.86.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei porre all'attenzione dell'Assemblea l'emendamento che noi presentiamo e che riguarda la prima parte dell'articolo 2 del provvedimento in esame. Come si legge dal provvedimento, questa dovrebbe essere una norma che regolarizza, organizza e ristruttura il sistema universitario italiano. Ovviamente il sistema universitario italiano è diventato molto più complesso: è un sistema che prevede il sistema universitario pubblico, prevede le università non statali e infine prevede dal 2003, cioè dall'epoca del Ministro Moratti, anche le università telematiche, che sono un settore che ci vede in testa per la presenza del numero di università telematiche (11 in tutta Italia), con una potenzialità di 222 docenti universitari (ma in realtà, effettivi, ne vengono impegnati 42) e che interessa 18 mila studenti, molto poco rispetto invece ad università telematiche di e-learning come vi sono in Inghilterra, dove la Open University Liberty ha 180 mila studenti e in Spagna 150 mila.
Noi riteniamo invece che all'interno del provvedimento di organizzazione dell'università bisognasse inserire anche le università telematiche, che vivono in una sorta di zona franca, cioè possono fare tutto quello che vogliono. Poi uno si va a leggere con attenzione da chi sono composte queste università telematiche, va a vedere bene quali sono le società che ci stanno dietro e qualche dubbio gli viene.
Io qualche dubbio glielo girerei anche al Ministro Gemini, prima di far approvare Pag. 65un provvedimento come questo, che esclude le università telematiche dall'organizzazione. Ebbene, tra queste università ve n'è anche una che si chiama Unitel, un'università di Milano il cui assetto societario - poi andatevelo a vedere - è composto per il 60 per cento dalla famiglia Angelucci, cioè da Tosinvest, ovvero un esponente del Popolo della Libertà e per il 16 per cento (8 per cento delle quote societarie) da Mediolanum e Fininvest, ovvero il Presidente del Consiglio.
Credo che in questa maniera sia chiaro ed evidente il rischio di fare interessi propri rispetto invece all'interesse generale, che è quello che ci dice la Costituzione. Noi dobbiamo aiutare prima di tutto l'interesse pubblico, l'interesse generale, cioè le università pubbliche, che devono essere messe nelle condizioni di insegnare e infine, laddove vi sono risorse, prevedere anche la possibilità di interagire con il sistema privato o anche col sistema non statale o anche col sistema telematico. Invece voi escludete le telematiche e date loro un'area tutta riservata, una zona franca. Non solo: poi c'è il rettore Ornaghi di Milano che alza la voce, allora togliete i soldi alle pubbliche e poi con l'altra mano li date alle università non statali. Io credo che invece oggi noi abbiamo di fronte un provvedimento, di cui vi assumete tutta la responsabilità, che smantella il sistema universitario pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.72 e Zazzera 2.86, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 526
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 311).
Prendo atto che i deputati De Torre e Parisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Goisis e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.231, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i deputati De Torre e Parisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 279).
Prendo atto che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.207.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, questo emendamento si rifà, in qualche modo, all'emendamento votato precedentemente, che è stato respinto. Era infatti formulato in maniera analoga, ma mi sembra importante sottoporlo all'Aula. Qui si tratta di emanare delle norme di organizzazione - come viene scritto - e di governo dell'ateneo, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,05)
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Ci sono due ordini di problemi: questo articolo 2, come si vedrà, è una selva di norme, una selva di regole e di minuziosi ordini di scuderia agli atenei, che dovranno eseguire in maniera uguale, sia che siano delle grandi università che delle piccole, su tutto il territorio, ed è chiaro che avranno diverse difficoltà.
È una selva di norme e di regole talmente stringente e minuziosa che costringerà gli atenei a fare un enorme sforzo per redigere gli statuti, perché non sarà possibile mettere in campo in sei mesi un discorso così complesso che prevede qualcosa come 500 regole, con tutti gli organi che sono previsti. Con tutte le commissioni, sottocommissioni, elezioni, votazioni e quant'altro, le università rischiano di andare incontro ad un grosso problema, e anche all'eventuale stallo.
Noi proponiamo allora di diluire questo tempo in un anno, e non solo, perché pensiamo che bisogna anche trovare il modo di lasciare alle università più libertà possibile, e più autonomia possibile. Questa legge dovrebbe essere applicata, quindi, a partire dalla data del decreto del Ministro e non da quella della legge. Se guardiamo l'articolo 1 che abbiamo approvato, il Ministro con decreto di natura non regolamentare definisce tutto quanto quello che segue. Questa norma dovrebbe essere in atto al momento dell'emanazione del decreto e non della legge, che sono due cose completamente diverse.
Il tutto per dare il tempo agli atenei di organizzarsi, di prendere buona nota di tutta la quantità infinita di norme che ci sono in questo articolo 2, e potersi organizzare di conseguenza. Mi sembra di dover dare tempo agli atenei per rispondere ad una norma così complessa come questa dell'articolo 2.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.207, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Nastri, Cera, Casini, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 540
Votanti 539
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 285).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.89.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo mettere in evidenza la scelta che ha fatto Pag. 67il Governo con il provvedimento sull'università. All'interno di questo disegno di legge c'è un passaggio importante relativo alla distinzione e alla separazione tra il senato accademico e il consiglio di amministrazione.
In linea di principio si tratta di una di separazione condivisibile, ma in questo caso, laddove si rileva che il consiglio di amministrazione è composto per il 40 per cento da persone esterne al mondo universitario nominate dal rettore, vi è il rischio di prevedere un ulteriore organo pletorico all'interno del mondo universitario, con spese aggiuntive che riguardano la gestione e soprattutto vi è il rischio di condizionare l'attività didattica e di ricerca nella gestione dell'università.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo, invece, che debba avvenire il contrario; la didattica e la ricerca sono i saperi che devono essere al servizio delle risorse e, certamente, queste risorse devono essere utilizzate meglio rispetto a quello che è stato fatto fino ad oggi.
Proponiamo una via d'uscita: noi dell'Italia dei Valori abbiamo indicato innanzitutto l'annullamento del consiglio di amministrazione, quindi non più la previsione di un consiglio di amministrazione, così come proponete nel disegno di legge, ma un direttore generale di alta qualifica professionale che abbia capacità di gestione all'interno del senato accademico, con la possibilità quindi che le sue competenze e le sue capacità di reperire e spendere risorse per il mondo universitario vengano messe al servizio della programmazione, della didattica e della ricerca.
Per questo chiediamo che l'emendamento in esame trovi il voto favorevole dell'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.89, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Capodicasa, onorevole Gasbarra, onorevole La Loggia, onorevole Stradella, onorevole Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 537
Votanti 535
Astenuti 2
Maggioranza 268
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 514).
Prendo atto che il deputato Ascierto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, rispetto alla proposta del Governo ci sembra assolutamente non corretto inserire tra gli organi degli atenei anche la figura del direttore generale. Va bene la previsione del rettore, del senato accademico, del consiglio di amministrazione e del revisore dei conti: sono tutte scelte condivisibili e giustamente bisogna prevederle in un disegno di legge di questo genere.
Tuttavia, mettere il direttore generale alla stessa stregua del rettore - perché in tal modo il direttore generale diventa uguale al rettore, essendo un organo dell'ateneo - ci sembra una cosa assolutamente errata. Infatti, il direttore generale, figura necessaria, deve essere scelto nell'ambito del consiglio di amministrazione su proposta del rettore, deve essere una figura in subordine rispetto a quest'ultimo e non può essere elencato tra gli organi dell'ateneo.
Per questo ci siamo premurati di sopprimere questa figura, senza volerne minimamente diminuire il ruolo e l'importanza ma, lo ripeto, non può essere uguale, come importanza, al rettore di un ateneo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ravetto, Capodicasa, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 288).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 2.119, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Di Virgilio, Capodicasa, Calvisi, Tommaso Foti, Girlanda, Mantini, Palagiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.97.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, comincia la lunga serie di emendamenti - non sono la sola ad averli presentati - per cercare di riequilibrare una organizzazione degli atenei che ci sembra assolutamente non condivisibile. Si tratta di snellire e di diminuire una serie di lacci e lacciuoli, di regole e regolette che bloccheranno l'università perché non saranno in grado di poter adempiere a tutti i compiti che sono richiesti e a tutte le regole, piccole e grandi, che sono previste.
In primis noi vorremmo valorizzare in qualche modo e dare più significato pregnante alla figura del rettore che, così com'è prevista in questo disegno di legge, ha un apparente strapotere, fa tutto e decide tutto, attraverso il rettore transita tutto. Gli organi dovrebbero, invece, avere delle precise competenze, dei precisi compiti e il rettore dovrebbe avere dei compiti importanti, che può svolgere ed eseguire nel tempo giusto, quindi con funzioni di indirizzo, di proposta, di programmazione strategica triennale, di alta vigilanza delle infrastrutture universitarie, nonché l'esecuzione delle deliberazioni del senato accademico (perché alla fine è il rettore ad essere il responsabile dell'ateneo), le deliberazioni del consiglio di amministrazione; dovrebbe, inoltre, curare la missione istituzionale dell'università compresa la cura dei rapporti con gli enti e le istituzioni esterne. Non mi pare poco!
Invece, attribuire al rettore un eccesso di incarichi, di presenze e di partecipazioni ad organi non di sua competenza mi sembra un eccessivo carico di lavoro al rettore e - come vedremo anche dopo - una confusione di ruoli tra rettore, senato accademico e consiglio di amministrazione, per cui sembra che tutti debbano fare tutto e vi è un incrocio di competenze, e quindi di attuazione delle delibere prese, che sicuramente creerà confusione. Quindi, vorremmo in qualche modo razionalizzare le proposte e dare ai rettori, al senato accademico e al consiglio di amministrazione i compiti che sono loro spettanti da sempre, in tutti gli organismi di questo tipo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Formisano, Mazzarella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Capodicasa... Onorevole Migliori... Onorevole Sardelli... Onorevole Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Migliori... Onorevole Dionisi... Onorevole Galletti... Onorevole Patarino... Onorevole Tanoni... Onorevole Grassi... Onorevole Antonio Pepe... Onorevole Girlanda... Onorevole Lamorte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Enzo Carra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mazzarella 2.38 e Zazzera 2.87.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.
EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, con l'approvazione del testo del Governo al nostro esame, che questo emendamento intende correggere, si aprirebbe potenzialmente un giro di professori-rettori per atenei con disconoscimento della capacità del corpo docente di un ateneo di esprimere un rettore. Un ateneo che dovesse ricorrere al corpo docente di un'altra sede perché non ha in sé, nel suo corpo docente, una figura adatta ad assumere l'incarico di rettore, andrebbe commissariato, non altro.
Se si vuole un albo nazionale dei rettori tipo i manager ASL o un albo di management accademico surrettiziamente legalizzato lo si dica e lo si preveda chiaramente. Intravedo una casta di rettori-professori che possono garantire possibilità di relazioni ministeriali e regionali presso gli assessorati competenti tale da procurare vantaggiosi accordi di programma, rettori-professori, in giro per collocazione, soprattutto presso piccoli e medi atenei. Un'altra lesione in questo senso ad una corretta configurazione della funzione del rettore è la successiva previsione Pag. 70alla lettera i) del comma 1, articolo 2 - a correggere la quale interviene un altro nostro emendamento - che il presidente del consiglio d'amministrazione possa essere uno dei membri esterni eletti dal consiglio.
Si tratta di una previsione del tutto disfunzionale per una corretta gestione che apre potenzialmente ad una diarchia di indirizzo dell'ateneo, che rischia di esautorare, considerati i già esorbitanti i compiti del consiglio d'amministrazione previsto da questo disegno di legge, il rettore eletto dal corpo accademico generale in molte delle sue funzioni, con il prevalere di un presidente del consiglio d'amministrazione, che risponde a pochissimi consiglieri, sul rettore che, invece, risponde alla generalità dell'ateneo come fino ad ora è invalso per prassi, tradizione e diritto in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con l'emendamento che proponiamo all'Assemblea chiediamo di modificare nella lettera c) del comma 1 dell'articolo 2 le modalità di elezione del rettore tra i professori ordinari in servizio, che l'attuale legge prevede presso tutte le università italiane.
Potete, cioè, immaginare cosa potrebbe succedere in questo caso. All'università di Bari potrebbe andare un rettore della Lombardia. Ovviamente, tutto questo è possibile, ma può aprire anche delle serie problematiche riguardanti i posti che restano vacanti.
Noi, invece, chiediamo con questo emendamento che la scelta del rettore dell'università, dell'ateneo venga fatta all'interno dello stesso ateneo universitario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzarella 2.38 e Zazzera 2.87, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Capodicasa, Ministro Brunetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 279).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Migliori, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.503.1 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Gasbarra, Martino...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 71
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.503 della Commissione, nel testo emendato accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Pizzolante, Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 530
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato sì 287
Hanno votato no 243).
Avverto che l'emendamento Vignali 2.200 è stato ritirato dal presentatore.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,26)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, farò un intervento molto breve per ribadire sempre lo stesso concetto. Qui c'è una grande confusione - a nostro avviso - dei ruoli, dei compiti di tutti gli organi degli atenei.
Noi, con questo emendamento, vorremmo cercare di razionalizzare i compiti del senato accademico, che deve avere delle distinte funzioni deliberative, consultive e di proposta che siano strettamente di sua competenza, senza interferenze da parte del consiglio di amministrazione - non si vede perché il senato accademico debba in continuazione chiedere il parere del consiglio di amministrazione - e senza la presenza del consiglio di amministrazione perché il senato accademico deve fare il suo mestiere, deve essere in grado di fare un discorso di programmazione e assumere decisioni didattiche, di attivazione e soppressione di corsi, una serie di cose tipiche del senato accademico.
C'è una grandissima confusione e questo vale - ripeto - anche per le elezioni e per la modalità di elezione del rettore, come risulta formulato nel disegno di legge - e come dice anche l'emendamento che è stato precedentemente respinto - in cui si dice tutto tranne chi elegge il rettore.
In questo disegno di legge ci sono delle contraddizioni palesi che noi cerchiamo in qualche modo di sanare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Capodicasa, Sardelli, Consiglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Pag. 72Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 2.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Raisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 2.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, lo diceva anche la collega Capitanio Santolini: non si può negare che non vi siano elementi negativi che abbiano contraddistinto il sistema di governance degli atenei in questi ultimi anni e potremmo riferirci, in particolare, alla sovrapposizione di competenze e di funzioni tra i diversi organi.
Per il sistema, la conseguenza più negativa di questa impostazione è stata la creazione di un processo decisionale a piramide, che ha previsto - e prevede tutt'ora - una cascata gerarchica di pareri. Questo impedisce di capire precisamente in capo a quale soggetto e a quale organo sia la responsabilità delle scelte.
Quindi, il problema certamente esiste, ma la risposta che viene offerta al problema dal disegno di legge non è assolutamente soddisfacente.
In adesione ai principi di autonomia e responsabilità ci si sarebbe infatti dovuti limitare a dare indicazioni più generali, come ricordava il collega Nicolais, e a definire gli obiettivi degli statuti, in modo da lasciare la più ampia libertà di sperimentazione dei modelli di governance. Sarebbe poi spettato a un sistema di valutazione ex post di verificare l'esito di questi modelli. Quanto previsto dal disegno di legge invece si muove nell'ottica di un ipernormativismo, che determina l'impostazione di un unico modello di governo per tutti gli atenei e quindi mortifica quella flessibilità necessaria che il sistema organizzativo dovrebbe avere per rispondere efficacemente alle differenze che evidentemente esistono tra tutti gli atenei.
Questa considerazione, peraltro, pareva condivisa anche dal Ministro, come ci ha raccontato nella prima audizione che fece in Commissione, quando annunciò le sue linee programmatiche. Però poi questo annuncio è stato disatteso.
Pertanto, con questo emendamento andiamo a riscrivere le funzioni del Senato accademico. Quest'organo, secondo il disegno di legge, è l'unico costituito su base elettiva, quindi rappresenterà la comunità universitaria, ma gli viene attribuita una funzione residuale, meramente consultiva.
Nell'emendamento che noi proponiamo, invece, mettiamo in capo al Senato accademico le funzioni di indirizzo strategico, come è giusto che sia per l'organo elettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Garagnani, Cesare Marini e Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 73
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola media Don Milani, del comune di Lesmo, della provincia di Monza-Brianza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Migliori, Capodicasa e Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Contento 0.2.504.1.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, propongo all'onorevole Contento la seguente riformulazione: sostituire le parole: «a formulare» con le seguenti: «ad approvare».
PRESIDENTE. Onorevole Contento, accetta la riformulazione?
MANLIO CONTENTO. Sì signor Presidente, sono d'accordo, la riformulazione è più appropriata.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo concorda.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.2.504.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli D'Antoni, Giammanco e Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 244).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.504 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesare Marini, Capodicasa, Cesa e Bellotti...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 74
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 529
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 286
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che l'emendamento Contento 2.201 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 2.504 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesare Marini, Capodicasa, Repetti, Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 278).
Prendo atto che i deputati Milo e Toto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.103.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per denunciare - almeno rimarrà agli atti - un eccesso di dirigismo da parte di questo disegno di legge, un eccesso di scrupoli, per entrare, addirittura, nelle singole pieghe dell'attività degli atenei e stabilire quante unità ci devono essere in ogni organismo, come devono comportarsi, quanti devono essere, lasciando, invece, molto nel vago i compiti di ognuno e facendo una grossa confusione tra i ruoli.
Il problema, che riguarda anche il mio emendamento successivo 2.102, sul quale non interverrò, è di coinvolgere i direttori di dipartimento eletti, ma anche, con voto consultivo, i direttori di dipartimento che non siano eletti e i presidi delle strutture di raccordo.
Si tratta di ampliare le responsabilità e di coinvolgere figure importanti nelle decisioni che devono essere prese in quella sede.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 531
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giammanco, Concia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 276).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Sposetti, Patarino, Cesare Marini, Veltroni, D'Antoni, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 531
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.211, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Barani, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 535
Votanti 532
Astenuti 3
Maggioranza 267
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ricevo una forte pressione, anche psicologica, da un certo numero di colleghi, che chiedono - poiché stiamo votando dalle ore 15 e se ciò è compatibile con l'economia dei nostri lavori - di fare una breve pausa per una serie di ragioni e riprendere tra dieci minuti.
Ovviamente, rimetto la decisione a lei, signor Presidente, e agli altri colleghi responsabili dei gruppi per capire se è possibile, altrimenti andiamo avanti.
PRESIDENTE. Ci sono obiezioni alla richiesta dell'onorevole Giachetti?
VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, terminiamo la votazione dell'articolo 2, poi... (Commenti).
PRESIDENTE. Presidente Aprea, se lei vuole che proseguiamo ancora per un po' l'esame dell'articolo 2 posso assecondarla, ma, se mi chiede di terminarlo, la sua richiesta sarebbe incompatibile con quella dell'onorevole Giachetti.
Pag. 76VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione. D'accordo signor Presidente, la ringrazio. Però diamo un tempo certo...
PRESIDENTE. Sta bene. Poiché mancano 15 minuti alle 18, penso che, realisticamente, possiamo rivederci alle ore 18.
Saluto gli studenti e gli insegnanti delle scuole secondarie di primo grado dei comuni di Barisciano, Capestrano e San Pio delle Camere, della provincia de L'Aquila, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18.
La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18.
PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Capitanio Santolini 2.211.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.209.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi domandavo cosa succederebbe se nessuno svolgesse una dichiarazione sull'emendamento in esame, su cui perfino l'onore Capitanio Santolini si è riservata di intervenire, magari successivamente. Però, signor Presidente, al di là del merito di esso, pur tuttavia credo che il confronto che abbiamo portato avanti sino ad oggi sul provvedimento, oltre alla discussione sulle linee generali, ed il confronto su ciascun singolo emendamento, le 50 votazioni che abbiamo svolto e anche la pausa meritino un minimo di attesa per i colleghi che, giustamente, intendono rientrare.
Abbiamo avuto fino adesso, signor Presidente, un confronto molto sereno, che mi auguro continui per tutto l'iter del provvedimento. Si tratta di un provvedimento importante, che vede due visioni sostanzialmente contrapposte, che ha registrato anche sull'articolo 2 un numero importante di emendamenti, su cui si è dilungato (forse anche oltre misura) il relatore di minoranza, formulando dei pareri specifici per ciascuno degli emendamenti dell'opposizione, che abbiamo ascoltato; sulla sua opinione, signor Presidente, avevamo pochi dubbi, in ordine al parere favorevole che egli avrebbe potuto esprimere al riguardo.
Riteniamo, signor Presidente, che da questo punto di vista vi sia stato intanto un confronto di merito sulle questioni riguardanti la separazione dei ruoli tra il senato accademico ed il consiglio di amministrazione e crediamo che, più in linea generale, un provvedimento del genere, che pure, signor Presidente, è molto atteso dal mondo universitario, dai professori, dagli studenti, da tutto il corpo docente e dal personale amministrativo, sia un provvedimento sul quale è necessario formulare da subito delle risposte certe.
Sappiamo che inizialmente è stata posta, anche all'interno della maggioranza, la questione della sua copertura; sappiamo che il Governo ha operato una scelta anche di grande responsabilità, ponendo le risorse a copertura del provvedimento in esame all'interno della legge di stabilità, che è stata già discussa da questo ramo del Parlamento, dalla Commissione bilancio e dall'Aula, ed è adesso all'attenzione del Senato. Crediamo che dal punto di vista ordinamentale vi siano stati dei criteri che sono stati applicati e che sono molto importanti, perché sanciscono una rottura storica con il passato, nell'ambito dell'affermazione dei criteri di meritocrazia.
Vi è un'imponente domanda di istruzione in questo Paese, ed abbiamo anche l'esigenza di attrarre docenti e studenti su un mercato internazionale: l'investimento sul capitale umano non solo deve essere valido, deve essere serio, ma deve essere anche competitivo, e deve esserlo non solo tra gli atenei italiani. Qualcuno dei colleghi dell'opposizione ricordava, per quanto riguarda la qualità, i bassi posti nella classifica degli atenei più accreditati del mondo ricoperti dagli atenei italiani: crediamo che si debba riuscire ad entrare anche in un meccanismo competitivo tra Pag. 77università non solo italiane, ma fra università italiane ed università degli altri Paesi europei.
C'è evidentemente una questione di fondo, che riguarda la responsabilizzazione degli atenei. Oggi è stata respinta dall'Assemblea una questione pregiudiziale in ordine all'autonomia degli atenei, che noi riteniamo non dovesse essere approvata.
Crediamo che, da questo punto di vista, il confronto che si è innescato - devo dire con grande serenità, senza episodi di filibustering e via dicendo da parte dell'opposizione - possa continuare in maniera altrettanto serena nel confronto di merito sulle proposte emendative che stiamo svolgendo.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prendere posto, perché dovremmo procedere alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.209.
Colgo l'occasione per comunicare all'Aula che, secondo gli accordi intercorsi tra i gruppi, i nostri lavori questa sera, se non intervengono novità, dovrebbero terminare alle ore 19.30 per riprendere domani mattina alle ore 10.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.209, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Patarino, Iannarilli, D'Amico, Vassallo, Bossa, Porcino, Cimadoro, Marchignoli, Ginoble, Guzzanti, Gnecchi, Bressa, Perina, Alessandri, Colombo, Luongo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 270).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, leggo con incredulità la formulazione dell'articolo 2, al comma 1, lettera f), perché credo che il Ministro Gelmini si sia dimenticata parte del testo.
Come è possibile, oggi, immaginare la composizione del senato accademico senza la presenza dei ricercatori? È un fatto davvero incredibile! Questa categoria, che viene considerata al secondo posto in Europa, seconda soltanto alla Gran Bretagna, non solo viene privata del riconoscimento della docenza, della didattica e degli esami svolti in questi anni, ma vengono negati i posti, che tanto il Governo ha così pubblicizzato, i novemila posti in sei anni, che adesso si capisce essere stati soltanto propaganda.
E adesso tale categoria subisce questo schiaffo inutile da parte del Governo, che priva addirittura la rappresentanza dei ricercatori all'interno del senato accademico. Sarebbe stato, Ministro Gelmini, molto di miglior gusto cercare di inserire i ricercatori nel senato accademico, proprio perché rappresentano il blasone dell'Italia, il fiore all'occhiello della nostra ricerca, i nostri migliori ambasciatori. Era una piccola attenzione che potevate riservare ai nostri ricercatori e anche a un numero congruo degli studenti, trattandosi del senato accademico, dell'organo più importante, che dovrebbe organizzare e favorire la docenza e la ricerca.
Voi avete parlato genericamente di una rappresentanza di studenti, quindi, se tutto andrà bene, ci sarà uno studente nel senato accademico che potrà collaborare insieme agli altri eletti per programmare le lezioni e per programmare i filoni di ricerca. Pag. 78
Abbiamo invece proposto, con questo emendamento, una presenza certa dei ricercatori (perché lo meritano), una presenza certa - che avevamo identificato in un ottavo dei componenti - degli studenti, e poi anche dei funzionari tecnici e degli amministrativi, insomma di quelle persone che vivono nell'università. Credo, infatti, che il senato accademico debba essere un organismo in cui il pluralismo debba essere il valore fondamentale. Più idee significano più competenze, più professionalità e quindi maggiore contributo alla ricerca.
Per questa ragione invito il Governo, e anche i colleghi della maggioranza, a dare spazio ai giovani studenti e ai ricercatori, che vengono privati della loro rappresentanza nel senato accademico e ricevono uno schiaffo davvero inutile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.88, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Scilipoti, onorevole Ria, onorevole Bonavitacola, onorevole Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 297).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Beltrandi 2.212.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, con questo emendamento si chiede che il senato accademico sia composto in maniera prevalente dai direttori dei dipartimenti, perché noi riteniamo - e gli emendamenti presentati dai radicali vanno un po' tutti in questa direzione - che siano i dipartimenti universitari, piuttosto che gli atenei, i luoghi più adatti a ricevere le quote del fondo premiale, essendo i dipartimenti i luoghi preposti allo svolgimento delle attività di ricerca, nonché quelli a cui afferisce il personale docente. Inoltre, il senato accademico è l'organo competente a formulare proposte e pareri in materia di didattica e di ricerca, quindi ci sembra più sensato che, appunto, tale organo sia composto in prevalenza dai direttori dei dipartimenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 2.212, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sbai, onorevole Di Virgilio, onorevole Calderisi, onorevole Trappolino, onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 316
Astenuti 202
Maggioranza 159
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 295).
Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere Pag. 79voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.210, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Alessandri, onorevole Sereni, onorevole Sbai, onorevole Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 510
Astenuti 8
Maggioranza 256
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 272).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.106.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo sempre in linea con la nostra idea di confusione di ruoli e di compiti nella governance degli atenei. Bisognerebbe che il Governo ci spiegasse per quale ragione il consiglio di amministrazione deve dare degli indirizzi strategici, deve essere competente nell'attivazione e soppressione di corsi - compiti esclusivamente del senato accademico - e per quale ragione deve essere coinvolto e preposto alla chiamata dei docenti che viene proposta dai dipartimenti. Ma il consiglio di amministrazione è più competente e più bravo del senato accademico e degli organi competenti che riguardano la didattica?
Questa confusione di ruoli e di compiti, questa sovrapposizione continua di chi deve fare che cosa, creerà una confusione enorme perché tutti devono fare tutto e ciò non farà che aggravare la situazione degli atenei e tutto il sistema di governance.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.106, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Nastri... onorevole Rampelli... onorevole Sposetti... onorevole Beccalossi... onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 516
Astenuti 3
Maggioranza 259
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 275).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 2.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.
EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, in effetti l'emendamento cerca di incidere su un problema che ha già sottolineato prima la collega Capitanio Santolini e, cioè, un migliore equilibrio nella governance degli atenei tra consiglio di amministrazione e senato accademico.
Il consiglio di amministrazione ha già tante funzioni; dovrebbe, sostanzialmente, avere funzioni di gestione e di indirizzo gestionale, di valutazione delle compatibilità economico-finanziarie delle azioni intraprese dall'ateneo sulla base della programmazione didattico-scientifica indicata Pag. 80dal senato accademico. Il testo governativo prevede esorbitanti funzioni attribuite al consiglio di amministrazione a scapito del senato accademico.
In realtà, non ha nessun riscontro nella nostra tradizionale gestione accademica il presente spostamento del baricentro della competenza e, addirittura, della programmazione didattica, sic et simpliciter, verso il consiglio di amministrazione. Prevedere che esso deliberi, con un semplice parere del senato accademico, sull'attivazione e persino sulla soppressione di corsi e sedi è veramente troppo. Si può ancora capire, forse, per le sedi, per le spese funzionali, ma addirittura che la prima e l'ultima parola sul core business di un'università che si voglia pensare anche come azienda, cioè sulla programmazione didattica, l'abbia il consiglio di amministrazione è davvero eccessivo.
Come pure le competenze in materia disciplinare: in realtà, si viene meno al principio, invalso da sempre nel mondo dell'università e della ricerca, del giudizio tra pari quanto alla competenza disciplinare. Il venir meno a compiti didattici, chi lo giudicherà? Meglio il senato accademico o meglio il consiglio di amministrazione? Come pure - a dir la verità lo richiamava puntualmente la collega Capitanio Santolini prima - il fatto che il consiglio di amministrazione sia chiamato a validare...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mazzarella.
EUGENIO MAZZARELLA.... le proposte di chiamata dei dipartimenti, istituisce, di fatto, un giudizio di merito di secondo grado sulle chiamate. In teoria, una chiamata nel dipartimento avviene su una programmazione didattico-scientifica già validata ex ante nella programmazione triennale dal consiglio di amministrazione. Qui, quindi, non si dà più un giudizio sulla sostenibilità economico-finanziaria, ma si dà un giudizio di merito di secondo grado sulla chiamata. Ciò effettivamente non sta né in cielo né in terra, a meno che non si voglia immaginare che sia di fatto il consiglio di amministrazione a governare tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Di Virgilio... onorevole Patarino... onorevole Sardelli... onorevole Codurelli... onorevole Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 2.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Di Virgilio.... onorevole Pianetta... onorevole Zinzi... onorevole Menia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici Pag. 81emendamenti Ghizzoni 2.30 e Capitanio Santolini 2.213, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino... onorevole Rampi... onorevole Sereni... onorevole Tassone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino... onorevole Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Naccarato 2.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sardelli... onorevole Mazzuca... onorevole Sbai... onorevole Ronchi... onorevole Calderisi....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Nicolais 2.27 e Capitanio Santolini 2.214, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sbai... onorevole Sposetti... onorevole Galletti... onorevole Ronchi... non è un rimprovero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 522
Votanti 520
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Ronchi... sottosegretario Ravetto... onorevole D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 82
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 521
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sbai? Onorevole Ronchi? Onorevole Sposetti? Onorevole Giammanco? Onorevole Pittelli? Onorevole Calderisi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 526
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 278).
Ricordo che l'emendamento Latteri 2.9 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.118, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Della Vedova? Onorevole Ceroni? Onorevole Giammanco? Onorevole Simeone? Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 2.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca? Onorevole Dima? Onorevole D'Ippolito Vitale? Onorevole D'Antoni? Onorevole Di Stanislao?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.215, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Migliori? Onorevole Cenni? Onorevole sottosegretario Ravetto? Onorevole D'Antoni? Onorevole D'Anna? Onorevole Girlanda?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 524
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 277). Pag. 83
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzarella 2.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Garagnani? Onorevole D'Anna? Onorevole Mazzuca?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 516
Astenuti 4
Maggioranza 259
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 274).
Prendo atto che la deputata Ghizzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latteri 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca? Onorevole Tommaso Foti? Onorevole Sposetti? Onorevole Galletti? Onorevole Tortoli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 8
Hanno votato no 513).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latteri 2.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Miotto, Sardelli, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 526
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 274
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli D'Antoni, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 519
Hanno votato no 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Migliori, Paroli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Sardelli, Della Vedova, Migliori, Giammanco, Antonione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latteri 2.13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 522
Hanno votato no 4).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.90.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo intervenire sul comma 1, alla lettera m), dell'articolo 2, laddove si sostituisce, anche all'interno del consiglio di amministrazione, il direttore amministrativo con la figura del direttore generale.
Tuttavia, non si capisce bene come questo direttore generale, che presiede il consiglio amministrazione, viene individuato. Con questo emendamento, invece, noi invitiamo ad effettuare un bando europeo di selezione nazionale per titoli, effettuata da una commissione nominata dal senato accademico fra personalità di elevata qualificazione professionale e comprovata esperienza pluriennale.
Credo che in questa maniera permettiamo, anche all'interno del consiglio di amministrazione, che pur non condividiamo come espressione, la possibilità di assicurare la trasparenza e la possibilità a più soggetti, anche dal punto di vista della loro qualità professionale, di partecipare alla gestione degli atenei.
Credo che la maggioranza possa recepire questo emendamento che non comporta spese (è evidentemente a costo zero), ma ci permette di fare una selezione nella gestione dell'ateneo più trasparente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.90, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Madia, onorevole Patarino, onorevole Delfino, sottosegretario Giro, onorevole Castagnetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 518
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 270). Pag. 85
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Reguzzoni, onorevole Comaroli, onorevole Giammanco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Mecacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.91. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, l'emendamento che vi proponiamo riguarda il comma 1, lettera n) dell'articolo 2. Parliamo di senato accademico perché riteniamo che la proposta di prevedere il consiglio di amministrazione non sia corretta, come si vede anche dalla discussione e dalla confusione sui ruoli tra senato accademico e consiglio di amministrazione, nonché tra rettore e direttore generale del consiglio di amministrazione.
Noi dell'Italia dei Valori abbiamo invece ritenuto di sostituire il consiglio di amministrazione con l'individuazione della figura di un direttore generale all'interno del senato accademico.
Pertanto, alla lettera n) del comma 1 proponiamo una modifica, volta a prevedere la partecipazione del direttore generale senza diritto di voto all'interno del senato accademico, sede dove può apportare le sue doti professionali e le sue qualità per consigliare il percorso di didattica e di ricerca. Riteniamo, infatti, che il sapere dell'università, dell'ateneo debba essere messo a disposizione della gestione e non il contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.91, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino, onorevole Pizzolante, onorevole Codurelli, onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 515
Votanti 514
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato sì 24
Hanno votato no 490).
Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Latteri 2.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latteri. Ne ha facoltà.
FERDINANDO LATTERI. Signor Presidente, questo emendamento presentato dal Movimento per l'Autonomia riguarda il ruolo del controllo all'interno del mondo universitario e dell'università. Si sono riscontrate, da quando si parla di autonomia, le difficoltà che hanno avuto gli atenei; ma tante volte anche il mancato controllo ha portato moltissime università ad una situazione di difficoltà economica, che spesso le ha fatte andare oltre il limite del proprio bilancio, creando quindi dei buchi enormi con riferimento alle risorse Pag. 86di ogni ateneo. Proprio per questo credo che, accanto al nucleo di valutazione e al controllo di valutazione, bisogna cercare di esprimere un ulteriore passaggio, ossia l'inserimento di una previsione di una certificazione contabile, a cadenza almeno triennale, rilasciata dalla società di revisione iscritta all'albo previsto dalla legge. Ciò ricalcherebbe quanto accade anche in moltissime aziende dove l'attività aziendale e anche la finalità privatistica prevale sull'aspetto pubblico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latteri 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 9
Hanno votato no 504).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 270).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Calgaro 2.218; segnalo al riguardo che il parere della Commissione è contrario, mentre quello del Governo è favorevole.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calgaro 2.218, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Patarino, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 518
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 512
Hanno votato no 6).
Prendo atto che il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giammanco, Maggioni, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 87
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 517
Astenuti 4
Maggioranza 259
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 293).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Di Virgilio... Onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Andrea Orlando... Onorevole Tommaso Foti... Onorevole Migliori... Onorevole Mantini... Onorevole Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.112, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Patarino... Onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Vedi votazioni).
(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 523
Hanno votato no 4).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.501 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, questo emendamento proposto dalla relatrice propone la soppressione, al comma 1, della lettera s) che recita: «attuazione del principio di trasparenza dell'attività amministrativa e, in particolare, di quello di accessibilità delle informazioni relative all'ateneo». Debbo dire che è difficile comprendere il motivo per cui si debbano sopprimere queste tre righe che vanno nel senso invece della trasparenza dell'azione dell'università e, soprattutto, della messa in rete di quella serie di informazioni che riguardano, ad esempio il curriculum dei professori, nei confronti dei quali sarebbe bene avere il massimo della trasparenza. Quindi, invito l'Assemblea ad esprimere un voto contrario.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intervengo per ribadire che questa è una questione formale, in quanto il principio di trasparenza Pag. 88e di accessibilità delle informazioni, contenuto nella lettera s), è enunziato nell'alinea del presente comma 1.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, manifesto tutta la mia incompetenza e ignoranza, ma francamente dalle quattro parole dell'onorevole Frassinetti non ho sentito esattamente una risposta. Poi si può decidere di non darla, però perlomeno rispettiamoci.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.501 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Compagnon... Onorevole Traversa... Onorevole Di Virgilio... Onorevole Fogliardi... Onorevole Pedoto... Onorevole Giulietti... Onorevole Consiglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Torrisi, Lenzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la Commissione V (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Centemero, Migliori, Antonione, Calvisi, Cicu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 89
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Rossi Luciano, Ceroni, Nastri, Touadi, Losacco, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 526
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la Commissione V (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli De Siano, Armosino, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 531
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bachelet 2.221, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Patarino, Garagnani, Sposetti, Losacco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 531
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 274).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palagiano 2.92.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'emendamento 2.92, che porta la mia firma, riguarda l'organizzazione dei dipartimenti e il numero di professori e ricercatori che devono entrare a far parte, di diritto, di questo organismo.
Se leggiamo la formulazione viene considerato il numero di 35 e 40 componenti per tutte le università italiane. Credo che la presenza di un numero che può essere troppo alto, in piccole università, o troppo basso, richieda la necessità di calibrare il numero dei componenti secondo la classificazione del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, che divide gli atenei italiani in grandi, mega, medi e piccoli atenei, a seconda del numero dei docenti presenti (50, 40, 30 o 25).
Per questa ragione, pur condividendo il ruolo assegnato ai dipartimenti, cioè coordinare la didattica e la ricerca, credo che il numero dei docenti che deve formare il dipartimento debba essere diverso nelle piccole università e nelle grandi università. Chiedo perciò di votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palagiano 2.92, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Pag. 90
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 523
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli D'Antoni, Maccanti, Lenzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 527
Astenuti 3
Maggioranza 264
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 2.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesare Marini, Sardelli, Giammanco, Pizzolante, Letta
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 526
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.114, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Patarino, Sardelli, Sposetti, Calvisi, Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Mazzocchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.95.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, solo poche parole per richiamare alla vostra attenzione questo emendamento, che stabilisce la previsione di istituire, presso uno o più dipartimenti, società di servizi che operano nel campo della consulenza per conto terzi. Siamo nell'economia della conoscenza e nei mercati globali dei servizi di consulenza e questo emendamento risponde a tre esigenze. La prima è quella del livello di autofinanziamento delle università italiane, che è assolutamente più basso di quello delle altre università europee e della media europea. La seconda è quella dell'occupazione: abbiamo Pag. 91bisogno di un luogo distinto dalle strutture didattiche e di ricerca che possa consentire alle università - naturalmente non tutte in egual misura, a seconda delle discipline e delle strutture - di produrre servizi e occupazione intellettuale.
In terzo luogo, naturalmente questa ibridazione tra ricerca, formazione, università, imprese, strutture ed enti pubblici che si giovano dell'attività universitaria è un volano prezioso, come sappiamo. Lo sappiamo perché si sono fatti mille tentativi - gli incubatori, i BIC - per promuovere imprese nuove. Ebbene, creiamo allora un luogo, una struttura, una possibilità, che crei risorse per l'università, occupazione e vantaggi all'economia attraverso una visione integrata dell'economia e della conoscenza. Non costa nulla ed è una grande opportunità. Mi rivolgo anche al Ministro.
LUIGI NICOLAIS, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI NICOLAIS, Relatore di minoranza. Signor Presidente, credo che l'università non possa mettersi in competizione con gli enti professionali e che questo emendamento vada decisamente respinto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Dima e Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 37
Hanno votato no 487).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Moffa e Consolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ghizzoni 2.219 e Zazzera 2.220.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.
GUIDO MELIS. Signor Presidente, questa parte del disegno di legge, dedicata per lo più ai dipartimenti, soffre in modo particolare di quel virus centralista ed omologatore che affligge tutto il provvedimento.
L'università - lo voglio ribadire qui, lo abbiamo detto in tanti - vive di autonomia, di differenze e di specificità. Sono tre cose fondamentali per la vita e la funzione dell'università, non solo perché storicamente il nostro sistema universitario nell'Ottocento nasce così (infatti, resiste storicamente al ministerialismo e al centralismo; perfino il fascismo, con la riforma Gentile del 1923, ammette e, in certa misura, esalta l'autonomia universitaria, salvo rimangiarsela dieci anni dopo con il Pag. 92testo unico Fedele), ma anche perché l'Italia di oggi è fatta di tanti contesti, uno diverso dall'altro.
È veramente paradossale, colleghi della maggioranza, che proprio voi, che vi riempite la bocca di federalismo, poi ci proponete una sequenza di numeri uguali per tutti o diversificati in base ad un'unica scansione. Lascerei questi numeri agli statuti universitari, alla libera autonomia di ciascun ateneo, ma, non potendo farlo, almeno ammettiamo una specificità, come dice il nostro emendamento, in nome delle esigenze scientifico-disciplinari accertate e valutate nazionalmente. Lasciamo che, almeno in questi casi, l'organizzazione dei dipartimenti sia più flessibile e più rispondente alle esigenze reali della ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento 2.220 vogliamo cercare di convincere il Governo che la semplificazione dei dipartimenti non sempre corrisponde alla qualità. Nella parte che riguarda la semplificazione dei dipartimenti vi è un numero di professori, ricercatori di ruolo e a tempo determinato corrispondente a 35 e a 45 per i dipartimenti che hanno mille o 1.500 docenti.
Questa situazione - forse sarà sfuggito al Ministro - determinerà praticamente la scomparsa di 25 dipartimenti scientifico-disciplinari, tra cui i dipartimenti di scienza della terra, che avranno vita difficilissima. Alcuni scompariranno, sei scompariranno qualche settimana dopo, mettendo a repentaglio l'esistenza degli stessi dipartimenti universitari.
Vi invitiamo a riconsiderare di nuovo tale aspetto, soprattutto perché parliamo di dipartimenti scientifico-disciplinari, come quello di scienza della terra, che studia l'assetto idrogeologico del nostro Paese.
Probabilmente, utilizzando meglio quelle risorse universitarie e quei dipartimenti che si occupano di studiare il nostro territorio, che ha un dissesto idrogeologico che investe il 70 per cento dei suoi comuni, possiamo avere a disposizione delle conoscenze da mettere al servizio dell'interesse del Paese.
Mi sembra che la scomparsa di questi dipartimenti, con questo provvedimento, costituisca un danno alla collettività e ai nostri comuni, considerata l'esperienza che ci porta a dire che i nostri amministratori non sono capaci di trattare il territorio così come dovrebbero.
Vi invito davvero a riconsiderare i limiti: chiediamo che essi scendano a 25 e a 35, proprio per permettere anche ai dipartimenti di scienze della terra di proseguire la loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ghizzoni 2.219 e Zazzera 2.220, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Formisano, Donadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 2.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.
GUIDO MELIS. Signor Presidente, restiamo sul tema relativo ai dipartimenti universitari. Chi ha vissuto all'interno dell'università la stagione di esordio di queste strutture sa quali speranze si riponessero in essi e quale fosse il senso, non esito a dire fortemente innovativo, della loro introduzione.
Si trattava allora, vent'anni fa, di superare la frammentazione dei vecchi istituti universitari legati alla cattedra (istituti monocattedra), quasi sempre a dimensione personalistica, e di sostituirli con strutture nelle quali i professori sono chiamati a svolgere la propria attività di ricerca in équipe, sulla base di progetti precisi per dipartimenti tematici, oppure sulla base di affinità conclamate di matrice disciplinare per i dipartimenti disciplinari.
Ci fu una lunga battaglia per realizzare i dipartimenti - io la ricordo -, perché, naturalmente, i vecchi baroni universitari resistevano seduti nelle loro cattedre e nei loro istituti. Eppure, i dipartimenti in questi vent'anni hanno dato grande prova di sé, sono diventati promotori di cultura: molti di loro - basta osservare le università italiane - sono promotori di cicli di lezioni, di seminari aperti, di collane editoriali, perfino di riviste scientifiche di grande rilievo. Quasi sempre hanno prodotto buoni frutti.
Ebbene, il disegno di legge Gelmini sembra non tenere conto di tutto ciò perché, seguendo un'ispirazione centralistica tipica, come ho già detto, di tutto il testo, pone limiti numerici all'esistenza dei dipartimenti, li spinge ad aggregarsi in maniera spesso innaturale, unifica settori disciplinari che hanno la loro originalità e ragione di stare da soli e, soprattutto, pone un'unica regola per una situazione che invece è profondamente diversificata da regione a regione, da ateneo ad ateneo, da disciplina a disciplina. Questo è il punto fondamentale!
I dipartimenti che si vogliono aggregare ed unificare, - come si può vedere, ad esempio, presso l'università di Roma La Sapienza, la mia università, dove è già in atto questa operazione che si sta realizzando grazie alla spinta del rettore Frati - finiscono per essere dei piccoli mostri, scompaiono le biblioteche specialistiche, che erano uno dei loro tesori e che vengono disperse o aggregate, e accade in fondo un fenomeno che nega la natura stessa di questo istituto.
Vi è un verbo chiave - e concludo - nel nostro emendamento, signor Presidente: derogare. Derogare dalla camicia di forza di questa specifica norma, dal letto di Procuste assurdo di questa legge astratta che non tiene conto della realtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Sardelli... Presidente La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.115.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, esporrò una breve nota, ma voglio che l'Aula, almeno, si renda conto di ciò di cui stiamo discutendo. Pag. 94
Al comma 2 è scritto che «Le università statali modificano, altresì, i propri statuti in tema di articolazione interna con l'osservanza dei seguenti vincoli e criteri direttivi...».
Tali vincoli e criteri direttivi sono costituiti da 11 lettere, che corrispondono a 4 pagine fitte di ordini e obblighi, con tutto quello che deve adempiere uno statuto, e quindi l'ateneo di conseguenza: riorganizzazione di dipartimenti, organi deliberanti, coinvolgimento degli studenti, la necessità di trovare le affinità disciplinari, previsione della proporzionalità, cercare di inquadrare i professori di ruolo, i ricercatori, gli associati, eccetera, commissioni paritetiche docenti-studenti, garanzie di una rappresentanza elettiva.
Si tratta di una gabbia insopportabile, che determina una difficoltà estrema di scrivere gli statuti. I nostri emendamenti soppressivi, quindi, hanno una logica: diamo fiducia agli istituti, lasciamoli lavorare tranquilli, diamo loro delle larghe linee di azione. Non possiamo normare pure le virgole, pure il numero dei componenti e qualsiasi cosa gli atenei decidano di fare! Vi è una profonda sfiducia nei confronti degli atenei e vi è una dichiarazione di incapacità degli stessi ad organizzarsi. Non possiamo immaginare degli statuti con questa complessità.
I nostri emendamenti soppressivi, quindi, vanno nella direzione di cercare di alleggerire la fatica degli atenei di sopravvivere a questa riforma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.115, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Antonino Foti, Sposetti e Volpi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 517
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i deputati Scilipoti e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 2.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, l'emendamento in esame, come anche altre parti dei nostri emendamenti, non fa che riproporre quanto la nostra proposta di riforma dell'università, precedente di diversi mesi a quella del Governo, prevedeva. Essa, in modo più ragionevole, disponeva che «le università possono istituire strutture autonome responsabili del coordinamento e della gestione dell'attività didattica (...) costituite da uno o più dipartimenti, raggruppati o coordinati in relazione a criteri di affinità disciplinare. Tali strutture autonome possono assumere la denominazione di facoltà, scuola o altra denominazione, e sono costituite (...)».
In sostanza, quanto noi proponiamo è che vi sia un'unica articolazione di base, ma che ciò avvenga seguendo in modo naturale l'aggregazione, in modo che ciò che è positivo e funziona non venga distrutto. Sappiamo che per alcune discipline, come l'ingegneria, la giurisprudenza o la medicina, l'unità naturale è la facoltà, mentre per altre, come la fisica, ad esempio, a me più nota, è il dipartimento, ma in questo modo noi vogliamo evitare di approvare una legge che distrugga ciò che funziona e non aiuti in alcun modo a migliorare ciò che non funziona.
La «numerologia», con queste regole, se passa l'attuale normativa senza l'emendamento in esame, prevede ad esempio che tutti i dipartimenti di geologia scompariranno, perché per un caso il settore Pag. 95disciplinare e la sua distribuzione sul territorio è tale che la geologia non potrà avere dipartimenti propri, che attualmente invece funzionano piuttosto bene da alcune parti mentre dove non funzionano i dipartimenti non è a causa dei numeri.
Il nostro emendamento, dunque, tende ad istituire un'unica articolazione di base, la quale però sia tale da consentire a ciò che funziona di funzionare. Ciò che non funziona va valutato: è con una valutazione ex post di ciò che non funziona che si possono migliorare le performances didattiche, scientifiche ed anche finanziarie, non con regole ignote in tutto il mondo civile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Calderisi, Lisi e Mariarosaria Rossi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 299).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.222, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sardelli, Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 513
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.116, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Porcino, Sbai, Girlanda....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Goisis 2.223. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
PAOLA GOISIS. Sì, signor Presidente, accediamo all'invito e ritiriamo il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.117, non accettato Pag. 96dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sposetti, Sardelli, Patarino, Aracu, Lamorte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 2.49.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole a questo emendamento, il quale prevede di sopprimere al comma 2, lettera d), le parole: «il numero delle stesse non può comunque essere superiore a dodici» con riferimento alle strutture interne e ai dipartimenti.
Torniamo insomma al problema della «numerologia», di cui ha parlato poco fa il collega Bachelet. In effetti, tutto il provvedimento è percorso da questi numeri, ottemperando ai quali, secondo il disegno di legge, si realizza un'università migliore. Evidentemente non è così, perché l'università migliore, semmai, si realizza attraverso la valutazione.
Ma ciò che io non comprendo - signora Presidente, forse lei mi può dare una mano nella comprensione - sono le parole di ieri del Ministro, che, in quest'Aula, di fronte alla critica di dirigismo, ha replicato a questa accusa dicendo che tale disegno di legge tende invece a snellire, a semplificare e a delegificare. Può anche darsi che sia l'effetto della lunga giornata dei voti, ma io francamente non ritrovo nessuno spirito di snellimento oppure di delegificazione in una norma come questa, che per esempio impone da Roma agli atenei sul territorio di non avere più di dodici strutture interne. Trovo che questo sia, oltre che incongruo, assolutamente irrazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Fugatti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.224, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sbai, onorevole Sposetti, onorevole Tommaso Foti, onorevole D'Anna... Pag. 97
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Comaroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sbai, onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 265).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.502 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione.
Signora Presidente, noi chiederemo di fermarci, qui perché poi intervengono altri emendamenti della Commissione.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, la votazione è già aperta. Presidente Aprea, abbia pazienza, ma non vedo la ragione per revocarla.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 509
Votanti 504
Astenuti 5
Maggioranza 253
Hanno votato sì 296
Hanno votato no 208).
Come preannunciato, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà domani a partire dalle ore 10.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,30).
MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, si è aperto oggi a Firenze il processo nei confronti di Francesco Tagliavia per la strage avvenuta in via dei Georgofili in quel 1993 che vide interessate anche le città di Roma e di Milano (si tratta di stragi mafiose sulle quali si sta faticosamente tentando di far luce). Oggi all'apertura di quel processo non si sono presentati né il comune di Milano, né il comune di Roma, né soprattutto lo Stato, quindi non si sono costituiti parte civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Spero che i sindaci di Roma e di Milano chiariscano la ragione di questa scelta, ma io vorrei sottolineare la gravità del fatto che lo Stato non si sia costituito parte civile, perché questo solleva interrogativi inquietanti, perché rappresenta soprattutto un diverso atteggiamento rispetto ad altri processi. Mi auguro, signor Presidente, che il Governo voglia chiarire, se non altro perché la ricerca della verità è un fatto di giustizia elementare, e soprattutto per quelle vittime che chiedono ancora Pag. 98di sapere per mano di chi caddero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, oggi ricorre il trentesimo anniversario del terremoto del 1980 che sconvolse due regioni, la Campania e la Basilicata, e che colpì in modo particolare la provincia di Avellino. Quel terremoto determinò oltre tremila morti, ci furono ritardi nei soccorsi che, purtroppo, determinarono la perdita di numerose vite umane, crollarono abitazioni ed ospedali e due regioni vennero messe in ginocchio. Dopo i ritardi iniziali, grazie anche all'intervento dell'allora indimenticabile Presidente Pertini, vennero smosse le coscienze e ci fu una risposta straordinaria della comunità nazionale e della comunità internazionale. Affluirono, nelle due regioni, forze dell'ordine, vigili del fuoco, tantissimi volontari.
Purtroppo, quella pagina, a distanza di trent'anni, non si è ancora chiusa, non è stata completata la ricostruzione e, a complicare le cose, intervenne quella che, sciaguratamente, venne chiamata una Commissione di inchiesta. Essa doveva essere una Commissione che con grande serietà doveva definire le esigenze che quelle due regioni ancora avevano per completare la ricostruzione e, invece, diventò una Commissione d'inchiesta che procurò ritardi, perché vennero messi sul banco degli imputati centinaia di amministratori onesti che avevano prestato la loro opera esclusivamente per ricostruire le loro comunità.
Voglio ricordare questo grande lutto per l'intera comunità nazionale, perché dobbiamo fare qualcosa per quello che ancora non è stato fatto. Soprattutto bisogna completare la ricostruzione e intervenire in maniera efficace per ricostituire quei nuclei industriali, oggi in larga parte abbandonati, che dovevano servire a garantire occupazione e, quindi, ad evitare uno spopolamento che, purtroppo, c'è stato.
Signor Presidente, mi auguro che questo Parlamento e le istituzioni possano ritornare sulla situazione che fu determinata da quel tragico evento e anche che la Commissione attività produttive della Camera dei deputati possa sviluppare un'iniziativa efficace per poter recuperare all'attività nuclei industriali che, purtroppo, sono abbandonati.
Con commozione ricordo le tante vittime che furono determinate da quel terremoto e mi auguro che, per il futuro, gli interventi dello Stato possano essere più efficaci e più tempestivi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - I Popolari di Italia Domani e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
MARCO PUGLIESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi associo a quanto già detto dal collega Arturo Iannaccone, avellinese come me e terremotato al pari del sottoscritto in quel tragico giorno del 23 novembre del 1980.
Oggi 23 novembre 2010, propria a quest'ora, alle 19,35, ricorre il trentennale del terremoto che distrusse l'Irpinia, la mia terra. Trent'anni sono trascorsi da quel funesto 23 novembre, una data che molti, compreso il sottoscritto, ricorderanno e mai dimenticheranno. Avevo allora solo nove anni, signor Presidente, ma il ricordo di tutto quello che fu è ancora vivo nella mia mente e ancora visibile davanti ai miei occhi. Parlare di terremoto non è una cosa semplice per chi come me ha vissuto in prima persona quel dramma ed ogni notizia compresa quella del recente terremoto in Abruzzo apre una ferita che forse non si è mai rimarginata completamente. Pag. 99
Alle 19,35 del 23 novembre 1980 la terra tremò per circa due minuti e la scossa raggiunse un'intensità epicentrale del decimo grado della scala Mercalli. Le vittime furono circa tremila. Intere famiglie distrutte, più di settecento comuni campani e lucani furono completamente rasi al suolo. Paesi come Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano furono totalmente devastati.
Nella giornata odierna, in varie comunità irpine colpite dal sisma, si svolgono celebrazioni commemorative di carattere religioso, civile e istituzionale. Il loro ricordo è anche una mia testimonianza, attraverso questo mio discorso, di quella tragica giornata di paura, di lutto e di dolore. Per dovere istituzionale essendo oggi impegnato in aula a votare il disegno di legge sull'università non ho potuto presenziare a quegli eventi ma sono oggi vicino a loro, vicino alla mia gente con il cuore e con l'impegno politico anche di chi vive ed è in stretta relazione quotidianamente con il territorio.
Ma oggi a distanza trent'anni in aula insieme al ricordo di quei drammatici momenti, vorrei condividere in quest'aula anche il ricordo più bello, quello dello spirito di solidarietà, dell'altruismo e del reciproco sostegno a cui gli italiani furono chiamati. A tal proposito mi piacerebbe ricordare le parole pronunciate dall'allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che dopo due giorni giunse nelle zone terremotate non solo a denunciare, in un celebre messaggio televisivo agli italiani, il ritardo e la mancanza grave dell'azione dello Stato, ma anche il suo messaggio di solidarietà che fu il seguente: «qui non c'entra la politica, qui c'entra la solidarietà umana. Tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per dare un aiuto a questi fratelli colpiti da questa sciagura». «Perché credetemi - continuò Pertini - il modo migliore per ricordare i morti è quello di pensare ai vivi».
A testimonianza di questo tragico giorno per me e sicuramente anche per chi come me, come ricordava Arturo Iannaccone, ha vissuto quei momenti, vorrei esprimere, da parte di quest'aula e da parte di tutti i colleghi della provincia di Avellino, la mia solidarietà politica e istituzionale soprattutto alle famiglie che in quell'occasione ebbero gravi lutti. Il mio ricordo va a queste famiglie che hanno subito il lutto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Misto- Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - I Popolari di Italia Domani).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pugliese. Naturalmente la Presidenza e tutta l'Aula si unisce al ricordo di quella giornata che è rimasta nella memoria di tutti noi.
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, anch'io mi unisco, anche con un ricordo affettuoso di noi del nord che a quel tempo non partimmo personalmente ma organizzammo tutto l'aiuto possibile. Ricordo però una brutta pagina successiva: la Commissione di inchiesta guidata dal Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scàlfaro, che non chiarì assolutamente nulla, che insabbiò troppi aspetti. Se sento dire che dopo trent'anni non c'è ancora la ricostruzione delle zone terremotate, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Questo non deve ovviamente cancellare il ricordo delle vittime e un'amicizia forte per tutti quelli che hanno subito in quel terremoto parenti deceduti o comunque gravi danni materiali. Tuttavia anche allora la politica non fece una bella figura in quella situazione.
Ciò premesso, io comunque vorrei intervenire semplicemente sottolineando alla Presidenza che dall'inizio della legislatura non mi sembra che sia arrivata neppure una risposta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali all'interrogazione che ho avuto modo di presentare. Chiedo se la Presidenza possa cortesemente sollecitare una risposta.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 24 novembre 2010, alle 10:
(ore 10 e ore 16).
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1905 - Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (Approvato dal Senato) (C. 3687-A).
e delle abbinate proposte di legge: TASSONE ed altri; GHIZZONI ed altri; BARBIERI; GRIMOLDI ed altri; BARBIERI; MARIO PEPE (PdL); NARDUCCI ed altri; GRASSI ed altri; PICIERNO; FUCCI ed altri; GARAGNANI ed altri; GARAVINI ed altri; FIORONI ed altri; GOISIS; CARLUCCI; LA LOGGIA ed altri; LORENZIN ed altri; ANNA TERESA FORMISANO. (C. 591-1143-1154-1276-1397-1578-1828-1841-2218-2220-2250-2330-2458-2458-2460-2726-2748-2841-3408).
- Relatori: Frassinetti, per la maggioranza; Nicolais, di minoranza.
2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
ANTONINO FOTI ed altri: Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito. (C. 2424-A).
e dell'abbinata proposta di legge: JANNONE (C. 3089).
- Relatore: Antonino Foti.
3. - Seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Bocchino ed altri n. 1-00436, Giulietti, Zaccaria, Tabacci, Evangelisti, Nicco ed altri n. 1-00441, Sardelli ed altri n. 1-00496, Lo Monte ed altri n. 1-00503 e Cicchitto ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio.
5. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri 1-00505 e Tabacci ed altri n. 1-00507 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale.
6. - Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
DONADI ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (C. 1990).
e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CASINI ed altri; PISICCHIO (C. 1989-2264).
- Relatore: Bruno.
(ore 15)
7. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 19,45.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 3834-A - articolo 1 | 512 | 512 | 257 | 512 | 36 | Appr. | ||
2 | Nom. | articolo 2 | 516 | 516 | 259 | 516 | 35 | Appr. | ||
3 | Nom. | articolo 3 | 518 | 517 | 1 | 259 | 517 | 35 | Appr. | |
4 | Segr | em. 4.1 | 542 | 541 | 1 | 271 | 251 | 290 | 28 | Resp. |
5 | Segr | articolo 4 | 543 | 542 | 1 | 272 | 292 | 250 | 27 | Appr. |
6 | Nom. | articolo 5 | 547 | 547 | 274 | 546 | 1 | 27 | Appr. | |
7 | Nom. | Ddl 3834-A - voto finale | 546 | 544 | 2 | 273 | 541 | 3 | 28 | Appr. |
8 | Nom. | Ddl 3687-A e abb. - q.preg.cost.1 | 542 | 503 | 39 | 252 | 219 | 284 | 26 | Resp. |
9 | Nom. | Ddl 3687-A - em. 1.203 | 544 | 543 | 1 | 272 | 258 | 285 | 39 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.6 | 543 | 542 | 1 | 272 | 257 | 285 | 39 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.200 | 546 | 545 | 1 | 273 | 261 | 284 | 39 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.201 | 543 | 542 | 1 | 272 | 256 | 286 | 39 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.202 | 539 | 538 | 1 | 270 | 254 | 284 | 39 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.204 | 542 | 541 | 1 | 271 | 250 | 291 | 39 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.205 | 545 | 543 | 2 | 272 | 541 | 2 | 39 | Appr. |
16 | Nom. | em. 1.3 | 547 | 546 | 1 | 274 | 259 | 287 | 39 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.206 | 541 | 540 | 1 | 271 | 255 | 285 | 38 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.500 | 537 | 537 | 269 | 283 | 254 | 38 | Appr. | |
19 | Nom. | em. 1.13 | 541 | 540 | 1 | 271 | 253 | 287 | 38 | Resp. |
20 | Nom. | articolo 1 | 539 | 534 | 5 | 268 | 278 | 256 | 35 | Appr. |
21 | Nom. | articolo agg. 1.02 | 538 | 537 | 1 | 269 | 258 | 279 | 34 | Resp. |
22 | Nom. | articolo agg. 1.0200 | 544 | 542 | 2 | 272 | 260 | 282 | 34 | Resp. |
23 | Nom. | articolo agg. 1.03 | 546 | 545 | 1 | 273 | 259 | 286 | 34 | Resp. |
24 | Nom. | em. 2.45 | 531 | 530 | 1 | 266 | 248 | 282 | 34 | Resp. |
25 | Nom. | em. 2.53 | 519 | 518 | 1 | 260 | 237 | 281 | 34 | Resp. |
26 | Nom. | em. 2.72, 2.86 | 528 | 526 | 2 | 264 | 215 | 311 | 35 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 2.231 | 514 | 512 | 2 | 257 | 235 | 277 | 35 | Resp. |
28 | Nom. | em. 2.57 | 525 | 524 | 1 | 263 | 245 | 279 | 35 | Resp. |
29 | Nom. | em. 2.207 | 540 | 539 | 1 | 270 | 254 | 285 | 34 | Resp. |
30 | Nom. | em. 2.89 | 537 | 535 | 2 | 268 | 21 | 514 | 34 | Resp. |
31 | Nom. | em. 2.208 | 530 | 529 | 1 | 265 | 241 | 288 | 34 | Resp. |
32 | Nom. | em. 2.119 | 536 | 535 | 1 | 268 | 252 | 283 | 34 | Resp. |
33 | Nom. | em. 2.97 | 529 | 528 | 1 | 265 | 250 | 278 | 35 | Resp. |
34 | Nom. | em. 2.44 | 525 | 524 | 1 | 263 | 247 | 277 | 35 | Resp. |
35 | Nom. | em. 2.98 | 529 | 528 | 1 | 265 | 249 | 279 | 35 | Resp. |
36 | Nom. | em. 2.38, 2.87 | 526 | 525 | 1 | 263 | 246 | 279 | 35 | Resp. |
37 | Nom. | em. 2.99 | 524 | 523 | 1 | 262 | 246 | 277 | 35 | Resp. |
38 | Nom. | subem. 0.2.503.1 | 528 | 527 | 1 | 264 | 279 | 248 | 35 | Appr. |
39 | Nom. | em. 2.503 | 531 | 530 | 1 | 266 | 287 | 243 | 35 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 2.101 | 526 | 525 | 1 | 263 | 247 | 278 | 35 | Resp. |
41 | Nom. | em. 2.74 | 527 | 527 | 264 | 250 | 277 | 34 | Resp. | |
42 | Nom. | em. 2.41 | 527 | 526 | 1 | 264 | 247 | 279 | 34 | Resp. |
43 | Nom. | em. 2.40 | 524 | 522 | 2 | 262 | 245 | 277 | 34 | Resp. |
44 | Nom. | subem. 0.2.504.1 | 525 | 524 | 1 | 263 | 280 | 244 | 34 | Appr. |
45 | Nom. | em. 2.504 | 531 | 529 | 2 | 265 | 286 | 243 | 34 | Appr. |
46 | Nom. | em. 2.23 | 530 | 528 | 2 | 265 | 250 | 278 | 33 | Resp. |
47 | Nom. | em. 2.103 | 533 | 531 | 2 | 266 | 248 | 283 | 33 | Resp. |
48 | Nom. | em. 2.102 | 529 | 527 | 2 | 264 | 251 | 276 | 33 | Resp. |
49 | Nom. | em. 2.24 | 533 | 531 | 2 | 266 | 247 | 284 | 33 | Resp. |
50 | Nom. | em. 2.211 | 535 | 532 | 3 | 267 | 249 | 283 | 33 | Resp. |
51 | Nom. | em. 2.209 | 508 | 506 | 2 | 254 | 236 | 270 | 33 | Resp. |
52 | Nom. | em. 2.88 | 514 | 512 | 2 | 257 | 215 | 297 | 33 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 2.212 | 518 | 316 | 202 | 159 | 21 | 295 | 33 | Resp. |
54 | Nom. | em. 2.210 | 518 | 510 | 8 | 256 | 238 | 272 | 33 | Resp. |
55 | Nom. | em. 2.106 | 519 | 516 | 3 | 259 | 241 | 275 | 33 | Resp. |
56 | Nom. | em. 2.25 | 521 | 519 | 2 | 260 | 247 | 272 | 33 | Resp. |
57 | Nom. | em. 2.75 | 518 | 516 | 2 | 259 | 244 | 272 | 33 | Resp. |
58 | Nom. | em. 2.30, 2.213 | 524 | 522 | 2 | 262 | 247 | 275 | 33 | Resp. |
59 | Nom. | em. 2.26 | 515 | 513 | 2 | 257 | 240 | 273 | 33 | Resp. |
60 | Nom. | em. 2.59 | 524 | 522 | 2 | 262 | 247 | 275 | 33 | Resp. |
61 | Nom. | em. 2.27, 2.214 | 522 | 520 | 2 | 261 | 245 | 275 | 33 | Resp. |
62 | Nom. | em. 2.58 | 523 | 521 | 2 | 261 | 245 | 276 | 33 | Resp. |
63 | Nom. | em. 2.60 | 528 | 526 | 2 | 264 | 248 | 278 | 33 | Resp. |
64 | Nom. | em. 2.118 | 526 | 524 | 2 | 263 | 247 | 277 | 33 | Resp. |
65 | Nom. | em. 2.76 | 526 | 524 | 2 | 263 | 247 | 277 | 33 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | em. 2.215 | 527 | 524 | 3 | 263 | 247 | 277 | 33 | Resp. |
67 | Nom. | em. 2.28 | 520 | 516 | 4 | 259 | 242 | 274 | 33 | Resp. |
68 | Nom. | em. 2.10 | 522 | 521 | 1 | 261 | 8 | 513 | 33 | Resp. |
69 | Nom. | em. 2.11 | 528 | 526 | 2 | 264 | 274 | 252 | 33 | Appr. |
70 | Nom. | em. 2.500 | 528 | 527 | 1 | 264 | 519 | 8 | 33 | Appr. |
71 | Nom. | em. 2.62 | 524 | 522 | 2 | 262 | 251 | 271 | 33 | Resp. |
72 | Nom. | em. 2.63 | 530 | 528 | 2 | 265 | 253 | 275 | 33 | Resp. |
73 | Nom. | em. 2.13 | 527 | 526 | 1 | 264 | 522 | 4 | 33 | Appr. |
74 | Nom. | em. 2.90 | 520 | 518 | 2 | 260 | 248 | 270 | 33 | Resp. |
75 | Nom. | em. 2.64 | 516 | 514 | 2 | 258 | 244 | 270 | 33 | Resp. |
76 | Nom. | em. 2.91 | 515 | 514 | 1 | 258 | 24 | 490 | 33 | Resp. |
77 | Nom. | em. 2.14 | 513 | 513 | 257 | 9 | 504 | 33 | Resp. | |
78 | Nom. | em. 2.110 | 514 | 512 | 2 | 257 | 242 | 270 | 33 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nom. | em. 2.218 | 520 | 518 | 2 | 260 | 512 | 6 | 33 | Appr. |
80 | Nom. | em. 2.65 | 521 | 517 | 4 | 259 | 224 | 293 | 33 | Resp. |
81 | Nom. | em. 2.109 | 518 | 516 | 2 | 259 | 246 | 270 | 33 | Resp. |
82 | Nom. | em. 2.111 | 526 | 524 | 2 | 263 | 249 | 275 | 33 | Resp. |
83 | Nom. | em. 2.112 | 528 | 527 | 1 | 264 | 523 | 4 | 33 | Appr. |
84 | Nom. | em. 2.501 | 529 | 527 | 2 | 264 | 279 | 248 | 33 | Appr. |
85 | Nom. | em. 2.66 | 530 | 528 | 2 | 265 | 251 | 277 | 33 | Resp. |
86 | Nom. | em. 2.37 | 526 | 524 | 2 | 263 | 250 | 274 | 33 | Resp. |
87 | Nom. | em. 2.54 | 529 | 527 | 2 | 264 | 250 | 277 | 33 | Resp. |
88 | Nom. | em. 2.56 | 528 | 526 | 2 | 264 | 252 | 274 | 33 | Resp. |
89 | Nom. | em. 2.55 | 533 | 531 | 2 | 266 | 256 | 275 | 33 | Resp. |
90 | Nom. | em. 2.221 | 533 | 531 | 2 | 266 | 257 | 274 | 33 | Resp. |
91 | Nom. | em. 2.92 | 525 | 523 | 2 | 262 | 251 | 272 | 33 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
92 | Nom. | em. 2.70 | 530 | 527 | 3 | 264 | 255 | 272 | 33 | Resp. |
93 | Nom. | em. 2.77 | 528 | 526 | 2 | 264 | 253 | 273 | 33 | Resp. |
94 | Nom. | em. 2.114 | 529 | 527 | 2 | 264 | 255 | 272 | 33 | Resp. |
95 | Nom. | em. 2.95 | 526 | 524 | 2 | 263 | 37 | 487 | 33 | Resp. |
96 | Nom. | em. 2.71 | 526 | 524 | 2 | 263 | 244 | 280 | 33 | Resp. |
97 | Nom. | em. 2.219, 2.220 | 515 | 513 | 2 | 257 | 246 | 267 | 33 | Resp. |
98 | Nom. | em. 2.51 | 516 | 514 | 2 | 258 | 247 | 267 | 33 | Resp. |
99 | Nom. | em. 2.115 | 519 | 517 | 2 | 259 | 248 | 269 | 33 | Resp. |
100 | Nom. | em. 2.50 | 521 | 519 | 2 | 260 | 220 | 299 | 33 | Resp. |
101 | Nom. | em. 2.222 | 516 | 513 | 3 | 257 | 248 | 265 | 33 | Resp. |
102 | Nom. | em. 2.116 | 516 | 514 | 2 | 258 | 246 | 268 | 33 | Resp. |
103 | Nom. | em. 2.117 | 521 | 519 | 2 | 260 | 249 | 270 | 33 | Resp. |
104 | Nom. | em. 2.49 | 515 | 513 | 2 | 257 | 246 | 267 | 33 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 107) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
105 | Nom. | em. 2.224 | 508 | 506 | 2 | 254 | 242 | 264 | 33 | Resp. |
106 | Nom. | em. 2.48 | 512 | 510 | 2 | 256 | 245 | 265 | 33 | Resp. |
107 | Nom. | em. 2.502 | 509 | 504 | 5 | 253 | 296 | 208 | 33 | Appr. |