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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 12 gennaio 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 12 gennaio 2011.

Albonetti, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 11 gennaio 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
PALADINI e PORCINO: «Interpretazione autentica dell'articolo 73, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 748, relativo al parametro di riferimento per la liquidazione delle pensioni ordinarie e degli assegni sostitutivi per i funzionari delle qualifiche ad esaurimento di cui all'articolo 60 del medesimo decreto» (3999);
DE POLI ed altri: «Riforma della legislazione speciale per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna» (4000);
VACCARO: «Introduzione dell'articolo 3-bis del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, concernente la dichiarazione della volontà in ordine alla donazione di organi all'atto del rilascio della carta d'identità» (4001).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

La proposta di legge FRASSINETTI ed altri: «Istituzione del "Giorno del ricordo della strage dei piccoli martiri di Gorla"» (3797) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Biasi.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
CAPARINI ed altri: «Modifica all'articolo 12 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di revoca della cittadinanza» (3942) Parere della II Commissione.
II Commissione (Giustizia):
SAVINO ed altri: «Modifiche agli articoli 4, 5, 22 e 44 della legge 4 maggio 1983, n. 184, per favorire l'adozione nazionale dei minori da parte delle famiglie affidatarie» (3854) Parere delle Commissioni I e XII;
CAPARINI ed altri: «Modifiche agli articoli 61 e 640 del codice penale, concernenti l'introduzione di una circostanza aggravante per i reati commessi in danno di persona che abbia compiuto il sessantacinquesimo anno di età» (3924) Parere delle Commissioni I e XII.
VII Commissione (Cultura):
CAPARINI ed altri: «Introduzione delle discipline dell'educazione alla multimedialità nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché dell'educazione all'emergenza sanitaria nella scuola secondaria di primo grado e nella scuola secondaria superiore» (3641) Parere delle Commissioni I, V, IX, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VIII Commissione (Ambiente):
ROSATO ed altri: «Modifiche alla legge 21 novembre 2000, n. 353, per il trasferimento della competenza in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi al Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (3869) Parere delle Commissioni I, V, VII, XI, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
CODURELLI ed altri: «Modifica all'articolo 19 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, in materia di indennità di fine lavoro a favore dei collaboratori coordinati e continuativi» (3876) Parere delle Commissioni I e V.

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 12 gennaio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni sottoindicate:
n. 27/2010 del 13 maggio 2010, concernente «Contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e Rete ferroviaria italiana Spa - Aggiornamento 2009» - alla IX Commissione (Trasporti);
n. 72/2010 del 22 luglio 2010, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001). Collegamento autostradale di connessione tra le città di Brescia, Bergamo e Milano. Atto aggiuntivo alla convenzione C.A.L. Spa - BRE.BE.MI. Spa» - alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 10 gennaio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, della legge 12 marzo 1999, n. 68, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge, recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, relativa al biennio 2008-2009 (doc. CLXXVIII, n, 2).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal sottosegretario di Stato alla salute.

Il sottosegretario di Stato alla salute, con lettera in data 11 gennaio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6 della legge 4 luglio 2005, n. 123, la relazione sulla celiachia, relativa all'anno 2009 (doc. CCX, n. 3).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 11 gennaio 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose (COM(2010)781 definitivo) e relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della valutazione dell'impatto (SEC(2010)1591 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive). La predetta proposta di direttiva è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 12 gennaio 2011;
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della decisione n. 1297/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativa a un programma finalizzato ad ammodernare le statistiche europee sulle imprese e sugli scambi (MEETS) (COM(2010)813 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

Il Ministero dell'interno, con lettere in data 10 e 11 gennaio 2011, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di San Marco Evangelista (Caserta), Sessa Aurunca (Caserta), Jenne (Roma), San Nicola Arcella (Cosenza), Tocco da Casauria (Pescara), Dronero (Cuneo), Desio (Milano), Albizzate (Varese), Pontelatone (Caserta), Bassignana (Alessandria), Urgnano (Bergamo), Casamassina (Bari), Cattolica (Rimini) e Chioggia (Venezia).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Richieste di parere parlamentare su proposte di nomina.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 12 gennaio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del consigliere Massimiliano Atelli a presidente del Consorzio dell'Adda (91).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente).

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 12 gennaio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Alessandro Folli a presidente del Consorzio del Ticino (92).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente).

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 gennaio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 4 giugno 2010, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/114/CE relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione (319).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4, dell'articolo 143 del regolamento, alla I Commissione (Affari costituzionali) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 21 febbraio 2011. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 1o febbraio 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI MAZZOCCHI ED ALTRI N. 1-00486, FIORONI ED ALTRI N. 1-00515, CASINI, BOCCHINO, MOSELLA ED ALTRI N. 1-00516, LEOLUCA ORLANDO ED ALTRI N. 1-00518, REGUZZONI ED ALTRI N. 1-00520 E IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00521 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A FAR CESSARE LE PERSECUZIONI NEI CONFRONTI DEI CRISTIANI NEL MONDO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la strage perpetrata alla Cattedrale dei santi contro la comunità copto-ortodossa ad Alessandria d'Egitto, durante la celebrazione della messa per il nuovo anno, verosimilmente opera del terrorismo al-qaedista che minaccia contemporaneamente il Governo di Mubarak, è il culmine di un'offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la presenza cristiana in vaste aree del mondo, in particolare dove ha carattere di minoranza religiosa;
l'immagine del Cristo imbrattata di sangue innocente diffusa dai media di tutto il mondo, con la sua potenza simbolica, ha scosso l'indifferenza di molta opinione pubblica occidentale, fin qui poco disposta a impegnarsi attivamente anche in presenza di situazioni che si protraggono tragicamente da anni. Tra i casi di persecuzione conclamata si segnalano, senza voler esaurire l'elenco:
a) il già citato caso dell'Egitto, dove, sebbene il Governo egiziano si sia da tempo impegnato contro il terrorismo ed a favore della convivenza civile e religiosa dei popoli, hanno avuto purtroppo luogo atti ricorrenti di violenza contro cristiani copti ed attacchi di varia natura ai cristiani, fino ai recenti attentati del 6 gennaio 2010;
b) la vera e propria pulizia etnica che riguarda le varie denominazioni cristiane in Iraq, presenze fondativi: della civiltà mesopotamica, oggetto da anni di una sequela ininterrotta di sequestri di persona, omicidi di vescovi, sacerdoti e semplici fedeli, emarginazione dalla vita pubblica, fino allo spaventoso attentato nella cattedrale sirocattolica di Baghdad del 31 ottobre 2010, con più di cinquanta morti. Il dato attuale è che la comunità ecclesiale, che prima della guerra del 2003 era costituita da oltre un milione di persone, ora, costretta alla diaspora, è ridotta a meno della metà e spinta a costituirsi in ghetti nel Nord del Paese;
c) la persecuzione che dall'agosto del 2008 investe, in particolare, i cristiani dello Stato di Orissa, in India. In quel primo pogrom, perpetrato da fanatici indù sostenuti da partiti nazionalisti, si sono contate un centinaio di vittime linciate. I numeri parlano di 50 mila profughi fuggiti nelle foreste, i quali una volta tornati a casa sono oggetto di minacce per la conversione forzata all'induismo, la distruzione di 6.500 case, 350 chiese e 45 scuole;
d) in Pakistan la legge sulla blasfemia è usata per consegnare al carcere e alla morte i cristiani più attivi. Tra i casi recenti si segnala il linciaggio dei fratelli Emmanuel, assassinati mentre in manette venivano trascinati in prigione, e la sentenza capitale contro Asia Bibi, una contadina che non ha accettato di rinunciare alla sua fede;
e) lo stato di tensione per la volontà di imporre la sharia anche nelle zone della Nigeria e del Sudan, dove sono presenti comunità cristiane; da ultimo l'assalto durante il Natale a numerose chiese in Nigeria, con eccidi e successivi scontri e vittime anche tra i musulmani;
f) la situazione di persecuzione totale dei cristiani in Corea del Nord, immediatamente consegnati, quando scoperti come tali, al sistema concentrazionario equivalente alla morte certa;
g) l'oppressione in Vietnam dei cattolici montagnard, un'etnia cattolica, oggetto per questo di vessazioni continue;
in Cina la carcerazione e l'internamento nei lager (laogai) di clero e laici cattolici fedeli a Roma;
la libertà religiosa è un diritto essenziale, in quanto coinvolge direttamente la coscienza della persona in relazione alla sua identità più profonda. Come è stato scritto, essa è la madre di tutte le libertà; è un principio di civiltà universale, che deve interessare tutti, anche i non credenti. I delitti commessi contro di essa sono una ferita all'umanità in quanto tale. E per questo essa è tutelata in maniera particolare nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, trovando nell'articolo 9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) la sua formulazione più completa, che qui conviene ribadire nella sua interezza: «Libertà di pensiero, di coscienza e di religione. 1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti. 2. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui»;
il termine «cristianofobia» è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno di portata universale, e come tale è stato adottato dall'Onu sin dal 2003 e dal Parlamento europeo nel 2007. Con questa espressione si vuole qualificare l'unicità di questa persecuzione, che si esprime in odio cruento in Paesi dove il cristianesimo è in minoranza, ma trova fertile terreno anche in Occidente, dove si vuole negare la pertinenza pubblica della fede cristiana o se ne censurano i simboli o si vuole limitare l'obiezione di coscienza in questioni sensibili di etica sociale;
il Governo italiano si è fatto promotore di una politica attiva di difesa della libertà di coscienza e di religione ovunque nel mondo, ed in particolare in Medio Oriente; in ossequio alla sua vocazione culturale e alla collocazione geografica di «ponte» tra l'Europa e il Mediterraneo, tra Nord e Sud, ha da tempo sviluppato un'azione per promuovere l'apertura ed il dialogo reciprocamente rispettoso con i popoli vicini di religione islamica. Un'azione che è stata intensificata negli ultimi anni a fronte dei numerosi attacchi contro le minoranze religiose nel mondo, in particolare quelle cristiane. Il Governo Berlusconi, all'interno dell'Unione europea, ha proposto un piano d'azione che rafforzerà l'impegno ed il coordinamento dei Paesi europei per il rispetto delle libertà religiose nel mondo. Su impulso italiano, i Paesi europei hanno presentato alle Nazioni Unite una risoluzione sulla libertà religiosa, che è stata approvata nel dicembre del 2009 e che è stata presentata nuovamente e con rinnovata forza alla 65.ma sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

impegna il Governo:

a far valere con ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica il diritto alla libertà religiosa, in particolare dei cristiani e di altre minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa per legge o per prassi, sia direttamente dalle autorità di Governo, sia attraverso un tacito assenso e l'impunità dei violenti;
a promuovere in Italia, nelle scuole e in ogni ambito culturale, la sensibilità alle tematiche della libertà religiosa e della «cristianofobia»;
a far valere nelle relazioni diplomatiche ed economiche, bilaterali o multilaterali, la necessità di un effettivo impegno degli Stati per la tolleranza e la libertà religiosa, fino al diritto sancito alla «libertà di cambiare religione o credo»;
ad adoperarsi affinché analogo principio sia fatto valere a livello di Unione europea e di qualsiasi altro organismo internazionale per l'assegnazione di aiuti agli Stati;
a continuare nell'impegno perché la risoluzione sulla libertà religiosa sia effettivamente implementata negli Stati dell'Onu, promuovendo la costituzione di un organismo dedicato.
(1-00486)
(Ulteriore nuova formulazione) «Mazzocchi, Angelucci, Di Virgilio, Renato Farina, Pagano, Laboccetta, Baldelli, Pittelli, Speciale, Malgieri, De Nichilo Rizzoli, Antonio Pepe, Gioacchino Alfano, Aprea, Aracri, Armosino, Ascierto, Baccini, Barani, Barbieri, Beccalossi, Bergamini, Bernardo, Bernini Bovicelli, Berruti, Bertolini, Biancofiore, Bianconi, Bocciardo, Boniver, Bruno, Calabria, Carlucci, Castellani, Catanoso, Cazzola, Ciccioli, Cirielli, Colucci, Corsaro, De Camillis, Del Tenno, Di Caterina, Franzoso, Frassinetti, Fucci, Garagnani, Garofalo, Germanà, Ghiglia, Giammanco, Girlanda, Gottardo, Holzmann, La Loggia, Laffranco, Landolfi, Lehner, Lisi, Lorenzin, Lupi, Mancuso, Mantovano, Giulio Marini, Marsilio, Mazzuca, Migliori, Minardo, Minasso, Mussolini, Nirenstein, Nola, Palmieri, Palumbo, Pelino, Pianetta, Polidori, Porcu, Pugliese, Rampelli, Razzi, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Sammarco, Savino, Sbai, Scalera, Scandroglio, Sisto, Stagno d'Alcontres, Stradella, Toccafondi, Torrisi, Valducci, Ventucci, Versace, Vignali, Zacchera, Marinello».

Emendamento riferito alla mozione Mazzocchi ed altri n. 1-00486 ulteriore nuova formulazione

Nella premessa, al primo capoverso, premettere i seguenti:

la libertà di pensiero, di coscienza e di religione nelle sue dimensioni individuale e collettiva costituisce un diritto umano fondamentale sancito da vari strumenti giuridici internazionali inclusa la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Dichiarazione dell'Onu sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o la convinzione (1981);

il principio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione implica la libertà di avere o meno una religione, di cambiamento o abbandono di religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa senza discriminazione, né preferenza e non può che realizzarsi all'interno di uno Stato laico.

Conseguentemente:
sostituire, ovunque ricorrano
, le parole: libertà religiosa con le seguenti: libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
nel dispositivo, al primo capoverso, premettere il seguente:

ad adoperarsi in tutte le sedi istituzionali europee, preannunciando il ricorso alla Corte di giustizia europea nel caso in cui la Commissione europea continui ad ostinarsi a non rispettare alla lettera la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia degli accordi di cooperazione che l'Unione europea ha con i Paesi terzi, nonché ad adoperarsi per estendere la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia a tutti i tipi di accordi con i Paesi terzi.
1-00486/1. Maurizio Turco, Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Zamparutti, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
l'ultimo gravissimo attentato terroristico, verificatosi in Egitto, contro la comunità cristiana copta, nel quale sono morte ventuno persone, ricorda ancora una volta il dramma degli attacchi massicci di cui i cristiani sono bersaglio in numerosi Paesi a maggioranza religiosa diversa, per lo più musulmana, ma anche induista;
con motivazioni religiose o pseudoreligiose, questi attacchi continui rinnovano e aggravano le persecuzioni ideologiche già subite dai cristiani nel Novecento ad opera dei regimi comunisti e che ancora oggi perdurano in un contesto gravemente segnato da violazioni sistematiche dei diritti umani, come quello cinese;
la lista funerea delle azioni anticristiane ha motivazioni oggi dichiaratamente religiose e va dai Paesi africani al Medio Oriente e all'India, fino a ricollegarsi alla storia drammatica di Timor Est, dove un intero popolo a maggioranza cattolica stava per cadere vittima di un genocidio fermato all'ultimo momento dall'intervento della comunità internazionale, al quale prese parte anche un contingente militare italiano;
non è da passare sotto silenzio che in più casi i mezzi di informazione vengono meno alla loro funzione informativa, rubricando questi fenomeni sotto la denominazione tendenziosa di «scontri religiosi», quando invece nell'attentato egiziano, come negli altri casi di cristiani colpiti da accuse precostituite o da veri e propri linciaggi, non vi è alcuno «scontro», a meno che non si intenda con ciò il semplice opporsi fisico di un corpo inerme agli strumenti scelti di volta in volta per eliminarlo. Oramai gli attacchi anticristiani rappresentano un sottofondo costante delle cronache relative a vaste aree del pianeta;
ciò è motivo di riflessione e dovrebbe coinvolgere credenti e non credenti: una consapevolezza maggiore sulle origini culturali delle nostre idee e istituzioni democratiche non può che rafforzarne la tenuta; del resto, la stessa laicità democratica ha tratto linfa vitale dall'esplicito riconoscimento biblico ed evangelico dell'autonomia del mondo storico e umano, così come dall'attenzione verso i deboli e gli emarginati che caratterizza il messaggio cristiano. Per questo anche in Occidente va ricordato sempre l'innegabile ruolo storico e culturale svolto dal Cristianesimo;
tutto ciò conferma l'urgenza di un problema che, oltre che culturale e morale, è strettamente politico: l'opinione pubblica e la classe politica devono destarsi da un torpore che sconfina nell'indifferenza, quasi queste fossero cose che non riguardino tutti;
la storia dimostra che la libertà religiosa è il pilastro portante di tutte le libertà, così come l'intolleranza religiosa porta inevitabilmente non solo alla violazione dei diritti umani fondamentali, ma a conflitti cruenti e devastanti: se l'attuale processo di espulsione dei cristiani e del Cristianesimo, iniziato in Medio Oriente già nei primi decenni del XX secolo, andasse avanti, ciò significherebbe la destabilizzazione di Paesi strategici per gli equilibri mondiali, oltre che di primaria rilevanza per gli interessi europei e italiani. Paesi come l'Egitto e la Turchia, per non parlare dell'Iraq o della stessa Palestina, rinnegherebbero la loro storia e conoscerebbero una deriva fondamentalista, che potrebbe avere conseguenze devastanti per la pace nel mondo;
lo spettro tanto paventato ed esorcizzato a parole dello «scontro di civiltà» si potrebbe materializzare sotto l'aspetto mostruoso di una guerra di religione munita di armi di distruzione di massa;
in definitiva, la persecuzione in atto contro i cristiani nel mondo non è un evento lontano, ma una minaccia diretta alla sopravvivenza della nostra stessa democrazia, per non dire della stessa umanità come oggi la si conosce,

impegna il Governo:

ad esercitare ogni forma possibile di pressione politica e diplomatica sugli Stati e sui Governi che oggi impediscono o comunque non garantiscono la libertà religiosa, perché mettano in atto misure efficaci di contrasto ad ogni forma di persecuzione religiosa, con particolare riguardo alle comunità cristiane oggi tra le più colpite, insieme a misure di prevenzione dell'intolleranza, attraverso la messa al bando di ogni forma di incoraggiamento del fanatismo e dell'odio religioso, sia in ambito educativo e culturale, sia attraverso i mezzi di comunicazione di massa;
a promuovere in sede Onu una conferenza internazionale sulla libertà religiosa, finalizzata a dar vita ad un monitoraggio permanente delle persecuzioni religiose e ad impegnare gli Stati nel contrasto e nella prevenzione dell'intolleranza e del fanatismo religiosi;
ad assumere iniziative affinché alla base delle relazioni internazionali e delle collaborazioni economiche sia posto il rispetto dei principi di cui agli articoli 8 e 19 della Costituzione, così come costantemente applicati nel nostro Paese, e affinché la violazione di tali principi sia considerata sanzionabile da parte degli organismi internazionali.
(1-00515)
«Fioroni, Veltroni, Realacci, Gentiloni Silveri, Benamati, Berretta, Bobba, Bocci, Cardinale, Cavallaro, D'Antona, D'Incecco, Farinone, Ferranti, Fogliardi, Garavini, Gasbarra, Genovese, Giachetti, Ginoble, Grassi, Merloni, Pedoto, Mario Pepe (PD), Portas, Rubinato, Sanga, Sarubbi, Schirru, Servodio, Strizzolo, Tullo, Vico, Viola, Coscia, Zampa, Siragusa, Touadi, Castagnetti, Marco Carra, De Torre».

Emendamento riferito alla mozione Fioroni ed altri n. 1-00515

Nella premessa, al primo capoverso, premettere i seguenti:

la libertà di pensiero, di coscienza e di religione nelle sue dimensioni individuale e collettiva costituisce un diritto umano fondamentale sancito da vari strumenti giuridici internazionali inclusa la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Dichiarazione dell'Onu sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o la convinzione (1981);

il principio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione implica la libertà di avere o meno una religione, di cambiamento o abbandono di religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa senza discriminazione, né preferenza e non può che realizzarsi all'interno di uno Stato laico.

Conseguentemente:
sostituire, ovunque ricorrano
, le parole: libertà religiosa con le seguenti: libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
nel dispositivo, al primo capoverso, premettere il seguente:

ad adoperarsi in tutte le sedi istituzionali europee, preannunciando il ricorso alla Corte di giustizia europea nel caso in cui la Commissione europea continui ad ostinarsi a non rispettare alla lettera la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia degli accordi di cooperazione che l'Unione europea ha con i Paesi terzi, nonché ad adoperarsi per estendere la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia a tutti i tipi di accordi con i Paesi terzi.
1-00515/1. Maurizio Turco, Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Zamparutti, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
la libertà di religione fa parte dei diritti fondamentali e inalienabili dell'uomo, quali sono espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, e tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti;
il rispetto pieno di tale diritto, da ogni parte, è premessa fondamentale per la costruzione di un'umanità che cammini sulla via della pace e del progresso;
purtroppo, il diritto di libertà religiosa sembra oggi essere rimesso in discussione, generando in alcuni contesti crescenti livelli di intolleranza religiosa, i quali, spesso alimentati e strumentalizzati da motivi politici ed economici, sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze;
a fronte di tali pericolose dinamiche di violazione di un pur fondamentale e riconosciuto diritto umano, si riscontra da parte del mondo occidentale e delle sue istituzioni un atteggiamento di indifferenza, che finisce con l'essere complicità morale, frutto di una cultura marchiata dalla centralità della dimensione economica e assai poco attenta, invece, alla dimensione spirituale dell'essere umano;
un appello forte a rompere tale silenzio è arrivato il 1o gennaio 2011 dal messaggio «Libertà religiosa via per la pace», di Benedetto XVI, in cui è stato ricordato a tutti gli uomini di buona volontà che abbiamo bisogno di pace, perché senza pace non c'è sviluppo né progresso, non c'è sicurezza né giustizia, non c'è fraternità tra uomini che hanno la stessa dignità umana. Tale messaggio ha denunciato, quindi, la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono tanti esseri umani, tra i quali i cristiani in molti Paesi del vicino Oriente, ancora una volta vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e in luoghi diversi, li costringe ad una diaspora che crea in loro e nelle loro famiglie un drammatico senso di sradicamento. D'altra parte questi stessi Paesi privati del contributo culturale e valoriale di concittadini cristiani, residenti da secoli in quegli stessi luoghi, non possono che diventare sempre più poveri e più intolleranti;
nell'attuale momento storico il fronte dell'intolleranza tocca vaste aree, tra cui: la Cina che, nonostante il suo prodotto interno lordo in crescita vertiginosa, non offre un'adeguata tutela dei diritti umani e, abusando del suo potere politico, ferisce il sentimento religioso dei cristiani, intervenendo nella vita e nella organizzazione della Chiesa cattolica; il Pakistan, dove donne e bambine sono oggetto di violenze e di stupri solo perché cristiane; la Nigeria, dove sembra esplosa una guerra di religione che miete vittime soprattutto tra i cristiani, che sono tra i più poveri nel Paese; l'Iraq, dove a Baghdad poche settimane fa l'attentato nella cattedrale ha ferito e ucciso fedeli raccolti in orazione; l'Egitto, dove lo stesso episodio si è ripetuto ad Alessandria, colpendo persone la cui unica colpa era di quella di essersi riunite per pregare nella loro chiesa;
il silenzio delle istituzioni nazionali e internazionali non è ammissibile, così come la volontà di delegittimare o mettere a tacere chi prova a protestare;
è giunto il momento di un'iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale, che coinvolga l'Onu, finora inerte, e gli stessi media internazionali, pronti a mobilitarsi in campagne di denuncia su gravi violazioni dei diritti umani, ma in questo caso rimasti in silenzio; l'Unione europea dimentica che la cultura dei diritti umani è nata nel suo seno, dalle sue radici cristiane, e dovrebbe trovare invece una voce forte ed autorevole con cui schierarsi dalla parte della libertà religiosa, con energia e determinazione,

impegna il Governo:

a fare del rispetto della libertà religiosa il perno di una politica italiana volta a generare pace e sviluppo;
ad assicurare una forte azione nel 2011 a tutela della libertà religiosa, considerato che essa appartiene a quei valori universali non disponibili, che non permettono cedimenti di alcun tipo, e che non ci possono essere problemi più urgenti o più importanti;
a farsi carico con determinazione del diritto di libertà religiosa, fondamento di ogni altra libertà, denunciando non solo tutte le forme di cristianofobia ovunque emergano, ma qualsiasi situazione, in qualsivoglia parte del mondo, in cui si riscontri il radicarsi dell'intolleranza religiosa, promuovendo misure di prevenzione;
a promuovere a livello di istituzioni, come le università, progetti comuni volti a formare classi dirigenti nella logica del dialogo e non del conflitto;
a tener conto del rispetto dei diritti umani nelle relazioni con i Paesi con cui ci sono scambi economici, in coerenza e in applicazione dell'articolo 8 della Costituzione, posto che pace e sicurezza vanno sostenute dalla fiducia reciproca verso forme condivise di vita economica, politica e religiosa e dalla capacità di creare un contesto in cui l'incontro produca benessere e libertà per tutti;
a promuovere, sia in sede europea che in sede Onu, una conferenza internazionale sulla libertà religiosa, che consenta di avere un monitoraggio permanente delle persecuzioni religiose per impegnare i diversi Stati ad intervenire tempestivamente nel contrasto e nella prevenzione dell'intolleranza e del fanatismo religiosi.
(1-00516)
«Casini, Bocchino, Mosella, Binetti, Cesa, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, Delfino, Dionisi, De Poli, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi, Buonfiglio, Barbareschi, Barbaro, Bellotti, Bongiorno, Briguglio, Consolo, Giorgio Conte, Cosenza, Della Vedova, Di Biagio, Divella, Granata, Lamorte, Lo Presti, Menia, Moroni, Angela Napoli, Paglia, Patarino, Perina, Proietti Cosimi, Raisi, Ronchi, Rosso, Ruben, Scalia, Toto, Tremaglia, Urso, Calgaro, Lanzillotta, Pisicchio, Tabacci, Vernetti, Gianni, Mannino, Pisacane, Romano, Ruvolo, Tanoni, Melchiorre».

Emendamento riferito alla mozione Casini, Bocchino, Mosella ed altri n. 1-00516

Nella premessa, al primo capoverso, premettere i seguenti:
la libertà di pensiero, di coscienza e di religione nelle sue dimensioni individuale e collettiva costituisce un diritto umano fondamentale sancito da vari strumenti giuridici internazionali inclusa la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Dichiarazione dell'Onu sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o la convinzione (1981);
il principio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione implica la libertà di avere o meno una religione, di cambiamento o abbandono di religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa senza discriminazione, né preferenza e non può che realizzarsi all'interno di uno Stato laico.

Conseguentemente:
sostituire, ovunque ricorrano
, le parole: libertà religiosa con le seguenti: libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
nel dispositivo, al primo capoverso, premettere il seguente:
ad adoperarsi in tutte le sedi istituzionali europee, preannunciando il ricorso alla Corte di giustizia europea nel caso in cui la Commissione europea continui ad ostinarsi a non rispettare alla lettera la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia degli accordi di cooperazione che l'Unione europea ha con i Paesi terzi, nonché ad adoperarsi per estendere la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia a tutti i tipi di accordi con i Paesi terzi.
1-00516/1. Maurizio Turco, Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Zamparutti, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
purtroppo, il termine persecuzione è divenuto obbligato per descrivere quella dei cristiani, perché proseguono ormai da anni, tragicamente indisturbate, le persecuzioni dei cristiani nel continente asiatico e, in particolare in Cina, in Iraq e recentemente anche in Pakistan, dove negli ultimi tempi si è continuato a registrare un preoccupante intensificarsi della discriminazione e della persecuzione sui cristiani nel Paese, specialmente sulle donne e sulle ragazze cristiane, e proprio qualche giorno fa anche in Egitto: attacchi che sono il chiaro sintomo dell'affermarsi di fondamentalismi lontani dalla consapevolezza che uccidere nel nome di Dio è il più grave dei peccati;
parimenti va sottolineato che non in tutto il Medio Oriente si registrano violenze di tale portata: in Siria, ma anche in Giordania e in Libano, ad esempio, la convivenza fra cristiani e musulmani si è mantenuta buona, nonostante le difficoltà politiche dell'ultimo decennio. La maggioranza dei musulmani istruiti riconosce il contributo delle comunità cristiane nelle loro società e il ruolo storico-culturale che rivestono;
è vero che quanto avvenuto dal 2004 a oggi ai cristiani in Iraq rappresenta un caso limite, ma è sempre stato forte il timore che le persecuzioni potessero diffondersi anche a livello regionale;
è ancora forte, infatti, il ricordo della strage di 58 cristiani avvenuta il 31 ottobre 2010 nella Chiesa dei siri cattolici di Nostra Signora della salvezza a Baghdad, che non solo ha rappresentato un picco di orrore criminale, ma ha anche comportato una serie di conseguenze: epurazioni sul lavoro, ricatti e minacce per impossessarsi delle loro case e dei loro beni, assassini e violenze contro individui, famiglie, villaggi, che sono diventati quotidiani e non sono stati perseguiti, fuga di metà della popolazione cristiana irachena, che nel giro di pochi anni ha impoverito economicamente e socialmente le comunità, mentre coloro che sono restati vivono in una condizione di estremo pericolo, emarginazione e mancanza di diritti; forte rimane il sospetto, infatti, che esista una strategia tesa ad allontanare i cristiani dall'area irachena, a prefigurare una pulizia etnica in piena regola;
tutto ciò ha anche rappresentato una vera e propria sfida alla comunità internazionale, anche se i media non hanno prestato la dovuta attenzione a una minoranza sconvolta da violenze gravissime e prolungate, come anche si è riscontrato da parte del mondo occidentale e delle sue istituzioni un atteggiamento talvolta di indifferenza, talaltra di complicità morale, nel nome di una fin troppo sbandierata centralità della dimensione economica a scapito di quella spirituale, propria dell'essere umano;
la quiete del primo giorno del 2011 è stata rotta dall'orrore per il capodanno di sangue ai danni dei copti di Alessandria d'Egitto, la cui unica colpa è stata quella di essersi riuniti per pregare nella loro chiesa, che è costata la vita a 21 persone;
il recente appello del Papa, in occasione della Giornata mondiale della pace, unitamente a quello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al Pontefice, nel quale ha rimarcato con forza che le persecuzioni contro i cristiani nel mondo devono cessare immediatamente, rendono ormai ineludibile la necessità di mobilitarsi, perché non si può restare inerti di fronte alla drammatica e sistematica violazione delle libertà individuali cui si sta assistendo in molte parti del mondo;
più volte la Chiesa cattolica e la conferenza episcopale hanno chiesto ufficialmente che l'Europa e tutta la comunità internazionale guardino con più attenzione al problema, intervenendo per porre fine a una situazione di massacri quotidiani nei confronti dei cristiani nel mondo;
ciò che sta accadendo in questi ultimi tempi, con particolare riferimento drammatico alle persecuzioni dei cristiani, non deve, non può far dimenticare che comunque è la differente dimensione spirituale, espressa nel mondo con diverse fedi religiose, a essere sempre più presa di mira, oggetto com'è di attacchi in nome e per conto di un Dio diverso,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le iniziative necessarie al fine di contrastare la persecuzione delle comunità cristiane, facendosi promotore presso le sedi internazionali competenti, in sede di Unione europea e di Onu, di azioni concrete finalizzate a contrastare con efficacia i soprusi perpetrati, in ogni angolo del mondo a danno della comunità cristiana;
ad attivare con sollecitudine ogni possibile iniziativa a livello internazionale, anche a carattere d'urgenza, per fronteggiare la drammatica situazione esposta in premessa, in particolare mobilitando tutti gli sforzi culturali, diplomatici, politici e d'opinione contro una condizione di persecuzione che investe numerosi cristiani nel mondo;
ad attivarsi con più forza in sede europea, a partire già dal 31 gennaio 2011, data di convocazione del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, nel corso del quale si dibatterà sul tema delle persecuzioni dei cristiani.
(1-00518)
«Leoluca Orlando, Evangelisti, Donadi».

Emendamento riferito alla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00518

Nella premessa, al primo capoverso, premettere i seguenti:
la libertà di pensiero, di coscienza e di religione nelle sue dimensioni individuale e collettiva costituisce un diritto umano fondamentale sancito da vari strumenti giuridici internazionali inclusa la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Dichiarazione dell'Onu sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o la convinzione (1981);
il principio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione implica la libertà di avere o meno una religione, di cambiamento o abbandono di religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa senza discriminazione, né preferenza e non può che realizzarsi all'interno di uno Stato laico.

Conseguentemente:
sostituire, ovunque ricorrano
, le parole: libertà religiosa con le seguenti: libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
nel dispositivo, al primo capoverso, premettere il seguente:
ad adoperarsi in tutte le sedi istituzionali europee, preannunciando il ricorso alla Corte di giustizia europea nel caso in cui la Commissione europea continui ad ostinarsi a non rispettare alla lettera la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia degli accordi di cooperazione che l'Unione europea ha con i Paesi terzi, nonché ad adoperarsi per estendere la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia a tutti i tipi di accordi con i Paesi terzi.
1-00518/1. Maurizio Turco, Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Zamparutti, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
l'attentato del 31 dicembre 2010 contro la Chiesa dei santi ad Alessandria d'Egitto ha mostrato l'acuirsi del fenomeno diffuso della violenza e persecuzione dei cristiani nel mondo;
precedendo gli eventi drammatici dell'attentato terrorista contro la comunità cristiano copta, Sua Santità Benedetto XVI nel tradizionale discorso prenatalizio alla curia romana aveva rivolto un appello a tutte le persone con responsabilità politica e religiosa perché si fermi la cristianofobia. Durante l'Angelus del 1o gennaio 2010 il Papa Benedetto XVI, tornando sull'argomento, mostrando una sensibile preoccupazione per la crescita esponenziale dei fenomeni di persecuzione dei cristiani nel mondo, ha ribadito come oggi si assiste a due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da una parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall'altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza;
il Ministro degli affari esteri Franco Frattini il giorno dopo la strage di Alessandria d'Egitto è intervenuto con una richiesta ufficiale all'Unione europea affinché porti avanti iniziative in difesa della libertà religiosa e prenda posizione contro l'escalation di violenza che colpisce i cristiani. Il Ministro ha, inoltre, sottolineato come il tema della protezione dei cristiani che sono vittime di una vera e propria persecuzione in tanti Paesi richiede un'azione concreta dell'Europa, auspicando che già dal mese di gennaio 2011 il Consiglio dei Ministri degli esteri esamini l'argomento, discuta, tragga delle conclusioni e delle decisioni;
contrariamente a quanto comunemente si pensa, è stato di gran lunga il Novecento il secolo del più grande massacro di cristiani. Nel periodo che va dalla Rivoluzione francese a oggi, ma in particolare nel XX secolo, sono state scatenate persecuzioni mai viste in 2.000 anni per ferocia, vastità, durata e quantità di vittime. Ben 45.500.000 sono stati i martiri cristiani di questo secolo. Il fenomeno è stato ben illustrato in un articolo del professor Ernesto Galli della Loggia in un editoriale apparso su Il Corriere della Sera del 14 maggio 2000;
secondo il rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo dell'associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», risulta che sono più di 60 le nazioni nel mondo dove si verificano gravi violazioni del diritto alla libertà religiosa dei propri cittadini;
è necessario prendere atto che le comunità cristiane locali possono essere considerate come fattori eversivi da parte di alcuni sistemi politici con base democratiche deboli, proprio perché per la loro stessa esistenza diffondono una religione, una cultura e un sistema di vita fondati sul valore assoluto della persona umana, quindi sulla libertà, l'eguaglianza di tutti di fronte allo Stato, la parità dei diritti tra uomo e donna, la democrazia e la giustizia sociale;
il diritto alla libertà religiosa è un elemento che bisogna garantire ad ogni persona, così come la libertà di parola e di espressione;
se la libertà religiosa, di credenza e di coscienza è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione, è innegabile che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici nella civiltà e nella tradizione cristiana;
la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, sancisce all'articolo 18 che «ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
scrive Olga Matera su Limes: «Il cristianesimo è la religione oggi più perseguitata del mondo. Conta migliaia di vittime; i suoi fedeli subiscono torture e umiliazioni di ogni tipo. Ma l'opinione pubblica occidentale, proprio quella di cultura cristiana, non concede a questo dramma alcuna attenzione»;
si constata purtroppo tristemente come la cronaca più recente continui a testimoniare la tragica condizione di paura e di pericolo in cui vive in molte parti del mondo chi professa e testimonia la fede cristiana, in particolar modo in quei Paesi dove vige la sharia (complesso di norme religiose, giuridiche e sociali direttamente fondate sulla legge coranica). Basti pensare al recente caso del Pakistan, dove Asia Bibi, donna cristiana era stata condannata a morte per blasfemia;
si ricorda come negli ultimi 30 anni molti Paesi islamici sono stati investiti da movimenti fondamentalisti che hanno fatto sì che quegli stessi Paesi reintroducessero i precetti della legge islamica precedentemente esclusi dalla propria giurisdizione. Così è avvenuto in Kuwait, Libia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. Nel 1990 il Pakistan ha reintrodotto la dottrina penale islamica che era stata abolita 200 anni prima. Altri regimi più integralisti, come Iran, Arabia Saudita e Sudan, sono giunti ai risultati più estremi, approvando vere e proprie costituzioni islamiche;
nei Paesi islamici il ruolo del Parlamento è, quindi, assolutamente marginale, mentre quello degli ulema e delle scuole coraniche a cui appartengono, uni che depositarie dell'interpretazione e della corretta applicazione della legge, è immutabile;
si ritiene che tutti i rapporti, sia politici che economico-commerciali, intrattenuti dal nostro Paese e dagli altri Paesi dell'Unione europea con partner internazionali, non debbano mai prescindere dalla valutazione del rispetto dei diritti umani in quei Paesi e dalle condizioni di vita delle loro popolazioni;
un'Europa che rinuncia alle sue stesse radici non può essere altro che un progetto fallimentare, proprio per la fragilità valoriale su cui si fonda;
l'integrazione europea, per essere non solo formale, ma anche sostanziale e valoriale, deve fondarsi su un rispetto delle identità che contraddistinguono i popoli europei. L'Europa non può ignorare da dove deriva la sua stessa democrazia. È, infatti, innegabile che sia proprio la tradizione cristiana ad aver consegnato alla storia il moderno concetto di persona (cioè dell'individuo che in quanto tale, prima ancora di essere cittadino, è portatore di dignità e di diritti), principio recepito come fondante da tutte le Costituzioni laiche degli Stati membri dell'Unione europea. Un'Europa che rinuncia alla propria anima è destinata a morire. Relegare la religione alla sfera privata, escludendo la tradizione religiosa dell'Europa dal dialogo pubblico, è un grave errore che rischia di far precipitare le nuove generazioni in un vuoto valoriale,

impegna il Governo:

ad adoperarsi, direttamente e attraverso l'Unione europea, per verificare e monitorare la condizione dei cristiani nei Paesi in cui essi costituiscono una minoranza e a valutare l'opportunità di subordinare ogni ulteriore rapporto di carattere politico o economico con tali Paesi all'effettiva tutela da parte loro delle minoranze cristiane presenti sul loro territorio;
ad istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un «osservatorio sulla condizione dei cristiani nel mondo», che avrà, tra le altre, funzioni di consulenza al Governo, come quella di valutare il prosieguo delle relazioni diplomatiche, in particolare quelle relative alla cooperazione allo sviluppo che implicano l'erogazione di fondi da parte del bilancio statale, con i Paesi che non garantiscono il rispetto dei diritti delle minoranze cristiane e/o non hanno sottoscritto la Convenzione Onu dei diritti dell'uomo;
a richiedere in ambito internazionale, sempre di concerto con i partner dell'Unione europea, la rimozione delle limitazioni dei diritti umani e della libertà religiosa per le minoranze religiose in quegli Stati dove vige la sharia;
a promuovere con i partner dell'Unione europea un'iniziativa per rafforzare il dialogo già esistente tra Unione europea e Stati islamici, al fine di riprendere un confronto sul rispetto dei diritti umani fondamentali in quei Paesi.
(1-00520)
«Reguzzoni, Polledri, Laura Molteni, Montagnoli, Luciano Dussin, Fogliato, Lussana, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Molgora, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Rainieri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».

Emendamento riferito alla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00520

Nella premessa, al primo capoverso, premettere i seguenti:
la libertà di pensiero, di coscienza e di religione nelle sue dimensioni individuale e collettiva costituisce un diritto umano fondamentale sancito da vari strumenti giuridici internazionali inclusa la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Dichiarazione dell'Onu sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o la convinzione (1981);
il principio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione implica la libertà di avere o meno una religione, di cambiamento o abbandono di religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa senza discriminazione, né preferenza e non può che realizzarsi all'interno di uno Stato laico.

Conseguentemente:
sostituire, ovunque ricorrano
, le parole: libertà religiosa con le seguenti: libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
nel dispositivo, al primo capoverso, premettere il seguente:

ad adoperarsi in tutte le sedi istituzionali europee, preannunciando il ricorso alla Corte di giustizia europea nel caso in cui la Commissione europea continui ad ostinarsi a non rispettare alla lettera la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia degli accordi di cooperazione che l'Unione europea ha con i Paesi terzi, nonché ad adoperarsi per estendere la cosiddetta clausola sui diritti umani e la democrazia a tutti i tipi di accordi con i Paesi terzi.
1-00520/1. Maurizio Turco, Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Zamparutti, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
l'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all'ONU, in un recente rapporto ha quantificato in duecento milioni i cristiani che sono vittime di persecuzioni e discriminazioni;
in molti casi, questi gesti di gravissima intolleranza passano del tutto inosservati agli occhi della grande stampa internazionale;
stando al rapporto di monsignor Migliore, a gennaio dello scorso anno a Laos sono stati messi agli arresti 48 cristiani nel solo distretto di Ta-Oyl affinché rinunciassero alla loro confessione e che, a quanto raccontano gli esponenti dell'«International Christian concern», gli ufficiali del distretto hanno puntato le pistole alle teste dei cristiani che però si sono rifiutati di obbedire all'ordine di rinunciare alla propria fede;
il 13 di agosto del 2009 sette cristiani residenti in Sudan sono stati condotti in una foresta, appesi agli alberi e in altri casi sono stati letteralmente crocifissi e che, sempre stando al rapporto di monsignor Migliore, sono molti i cristiani residenti in Iraq che vengono stanati, minacciati e, in molti casi, trucidati. Medesime efferatezze in India, o nel Punjab pachistano dove fanatici islamisti bruciano vivi coloro che si professano cristiani;
Berthold Pelster, ricercatore di «Aiuto alla Chiesa che soffre», associazione che stila annualmente un rapporto sulla situazione dei cristiani nel mondo, ha stimato che tra il 75 e l'85 per cento degli atti compiuti contro una religione riguardano i credenti in Gesù Cristo;

detta associazione ha elencato 60 paesi nel mondo nei quali la libertà religiosa è violata sia nella impossibilità di professare la propria fede o di esercitare il proprio culto fino alla repressione attuata attraverso la violenza e il sopruso che si concretizzano, spesso, in veri e propri massacri;
l'agenzia FIDES della Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli ha calcolato che nel solo 2009 sono stati uccisi 37 missionari (30 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi, 3 volontari laici), il doppio dell'anno precedente;
alla fine dello scorso anno si è tenuta nella sede del Parlamento europeo la Conferenza sulla persecuzione contro i cristiani promossa dalla Commissione episcopati Unione europea, dai gruppi dei conservatori e riformisti europei e del gruppo del partito popolare europeo all'Europarlamento, in collaborazione con «Aiuto alla Chiesa che soffre» e «Open Doors International»;
dai dati emersi nel corso di detta Conferenza, si è evinto che quella cristiana è la fede religiosa più perseguitata nel mondo: su 100 morti per crimini legati alla religione, 75 sono di fede cristiana. Si stima che siano stati martirizzati più cristiani nel ventesimo secolo che in tutti i 1.900 anni precedenti;
monsignor Sako, arcivescovo dei caldei in Iraq, durante l'importante Conferenza ha lanciato l'ennesimo grido di allarme denunciando che in Iraq il numero dei cristiani continua a diminuire e che scompariranno del tutto a causa delle continue persecuzioni, minacce e violenze. Dal 2003 ad oggi - ha fatto sapere il prelato - sono state assaltate 51 chiese, sono stati rapiti e poi uccisi un vescovo e tre sacerdoti; sono circa novecento i cristiani innocenti uccisi e centinaia di migliaia obbligati ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare un luogo sicuro in cui vivere;
monsignor Kussala, vescovo del Sudan ha chiesto all'Unione europea di fare pressione sulle Nazioni Unite affinché rafforzino la loro legislazione a difesa dei diritti delle minoranze e specialmente dei cristiani e che all'interno si costituisca una Commissione dell'ONU sulla libertà religiosa internazionale;
monsignor Kussala ha chiesto che anche gli omicidi e le persecuzioni a sfondo religioso vengano perseguiti dal Tribunale penale internazionale;
la Conferenza si è conclusa con la presentazione di una dichiarazione in cui si chiede all'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, Catherine Ashton, di difendere la libertà di culto, includendo in tutti gli accordi con paesi esterni alla Unione europea una clausola vincolante di rispetto di tale diritto fondamentale;
in Nigeria la vigilia del Natale scorso è stata funestata da alcune aggressioni contro la locale comunità cristiana che hanno provocato la morte di 32 persone e il ferimento di altre 70. A queste persone si aggiungono altre sei che sono rimaste uccise durante la messa di Natale in attacchi compiuti, a quanto pare, da estremisti islamici contro due chiese a Maiduguri, nel nord-est del paese. Una delle due chiese è stata data alle fiamme e tra le sei vittime figura anche un prete;
un attacco simile è stato messo a segno da terroristi di Abu Sayaf durante la messa di Natale in un villaggio dell'isola di Jolo, nelle Filippine; sei fedeli sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di una bomba adagiata sul tetto di una chiesa;
la notte dello scorso capodanno 21 persone sono morte e 79 sono rimaste ferite per l'esplosione di un'auto bomba parcheggiata dinanzi ad una chiesa copta ad Alessandria d'Egitto; l'ordigno è esploso quando dentro la chiesa c'erano quasi mille fedeli raccolti per i tradizionali riti organizzati per accogliere il nuovo anno;
il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato al Sommo Pontefice, Benedetto XVI, un lungo messaggio con il quale ha ribadito la necessità di difendere la libertà religiosa in tutte le democrazie;
il Sommo Pontefice, in occasione della Giornata Mondiale della Pace che si celebra il primo gennaio, ha invitato tutti a non rassegnarsi all'egoismo e alla violenza e a non abituarsi ai conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli;
il Papa ha sottolineato che la «libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto» esortando tutti «a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo occorre l'impegno concreto e costante dei responsabili delle nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall'autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente»;
il ministro degli esteri, Franco Frattini, ha chiesto all'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, Catherine Ashton, di discutere la questione della persecuzione nei confronti dei cristiani nell'incontro previsto per il 31 gennaio a Bruxelles, esprimendo il desiderio che si ipotizzino delle misure concrete da promuovere per conseguire il rispetto della libertà di religione e di espressione in ogni parte del mondo,

impegna il Governo

ad assumere tutte le iniziative possibili volte a contrastare la persecuzione delle comunità cristiane in tutti i paesi del mondo;
a chiedere all'Unione europea di subordinare i rapporti diplomatici e/o commerciali bilaterali o multilaterali con altri paesi all'effettivo rispetto dei valori di tolleranza e di libertà di culto;
a promuovere ad ogni livello sanzioni contro quei paesi che tollerano i fenomeni di violenza e di discriminazione religiosa;
a subordinare la stipula di accordi diplomatici, commerciali e di collaborazione tra l'Italia e altri paesi al rispetto della libertà di culto;
a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado una campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione dei cristiani e contro ogni forma di intolleranza religiosa;
a promuovere in sede ONU la costituzione di un osservatorio che monitori il fenomeno della discriminazione religiosa nel mondo e proponga provvedimenti volti alla soluzione del problema.
(1-00521)
«Iannaccone, Sardelli, Ruvolo, Belcastro, Gaglione, Gianni, Mannino, Milo, Pisacane, Porfidia, Razzi, Romano».

Risoluzioni

La Camera,
premesso che:
la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà, fa parte dei diritti fondamentali ed inalienabili dell'uomo, quali sono espressi nella «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo» adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti;
le stragi perpetrate in questi ultimi mesi e che hanno mietuto vittime nella minoranza cristiana sono il culmine di una offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la presenza cristiana in vaste aree del mondo. Purtroppo, come documentano questi eventi, il diritto di libertà religiosa è oggi rimesso in discussione, generando intolleranza spesso alimentata e strumentalizzata per motivi politici ed economici, che sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze;
un appello forte a rompere il silenzio su queste vicende è arrivato il 1o gennaio 2011 dal messaggio «Libertà religiosa via per la pace» di Benedetto XVI in cui è stato ricordato a tutti gli uomini di buona volontà che abbiamo bisogno di pace, perché senza pace non c'è sviluppo né progresso, non c'è sicurezza né giustizia, non c'è fraternità tra uomini che hanno la stessa dignità umana. Tale messaggio ha denunciato quindi la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono tanti esseri umani tra i quali cristiani in molti paesi, ancora una volta vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e in luoghi diversi, li costringe ad una diaspora che crea in loro e nelle loro famiglie un drammatico senso di sradicamento. D'altra parte questi stessi paesi privati del contributo culturale di concittadini cristiani, residenti da secoli in quegli stessi luoghi, non possono che diventare sempre più poveri e più intolleranti;
il termine «cristianofobia» è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno di portata universale, e come tale è stato adottato dall'ONU sin dal 2003 e dal Parlamento europeo nel 2007. Con questa espressione si vuole qualificare la peculiarità di una persecuzione che si manifesta in odio cruento in paesi dove il cristianesimo è minoranza, ma trova fertile terreno anche in Occidente da parte di chi vuole negare la pertinenza pubblica della fede cristiana;
il Novecento è stato il secolo del maggior eccidio di cristiani nella storia. In cent'anni ci sono stati più «martiri» che nei duemila anni precedenti. Ed oggi, secondo il rapporto annuale dell'Associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre» risultano essere più di 60 gli Stati del mondo dove si verificano gravi violazioni della libertà religiosa;
nell'attuale momento storico il fronte dell'intolleranza tocca le più diverse nazioni nei diversi continenti: si pensi alla Cina che non offre un'adeguata tutela dei diritti umani e ferisce il sentimento religioso dei cristiani, intervenendo nella vita e nell'organizzazione della Chiesa cattolica; a quei paesi dov'è in vigore la sharia, dove chi non è musulmano vive in pericolo costante; al Pakistan dove si segnalano casi di stupri di donne e bambini solo perché cristiani, e dove la signora Asja Bibi, una contadina cristiana, è stata condannata a morte applicando la legge sulla blasfemia; alla Nigeria, dove sembra esplosa una guerra di religione che miete vittime soprattutto tra i cristiani; ancora all'Iraq, dove si susseguono attentati clamorosi e singole uccisioni; all'Egitto dove, sebbene il governo egiziano si sia da tempo impegnato contro il terrorismo e a favore della convivenza civile e religiosa tra i popoli, hanno avuto luoghi atti ricorrenti di violenza contro cristiani copti ed attacchi di varia natura ai cristiani fino ai recenti attentati; infine all'ostracismo e alle minacce nei confronti degli arabi in Palestina o alla drammatica situazione nello Stato dell'Orissa, in India, dove si assiste ad un vero e proprio sterminio nei confronti dei cristiani; o infine alla vicenda di Timor Est dove solo l'intervento internazionale ha fermato il genocidio della popolazione dell'isola;
in questo clima ciò che più colpisce è il silenzio delle istituzioni, la voce sommessa di chi prova a protestare è facilmente messa a tacere. Si nota in modo stridente la mancanza di un'iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale. L'ONU si dice costernato, ma non risulta che abbia preso iniziative di qualsiasi tipo. Anche la grande stampa che in molti casi è pronta a mobilitarsi per alcune nobili iniziative, questa volta tace;
l'integrazione europea per essere autentica deve fondarsi sul rispetto delle identità dei popoli dell'Europa, della cui civiltà una delle sorgenti è il cristianesimo, che è all'origine dell'idea di persona e della sua centralità;
la storia dimostra che non solo la libertà religiosa è il pilastro portante di tutte le libertà ma che l'intolleranza religiosa porta inevitabilmente alla violazione di diritti umani fondamentali e a conflitti cruenti e devastanti, in prospettiva ancora più paurosi data la presenza in molte di queste aree di armi di distruzione di massa;
in particolare se l'attuale processo di espulsione dei cristiani e del cristianesimo, iniziato in Medio Oriente già nei primi decenni del XX secolo, andasse avanti, ciò significherebbe la destabilizzazione di paesi strategici per gli equilibri mondiali, oltre che di primaria rilevanza per gli interessi europei ed italiani;
una consapevolezza maggiore sulle origini culturali delle nostre idee e istituzioni democratiche non può che rafforzarne la tenuta dal momento che la stessa idea di laicità dello Stato ha storicamente tratto linfa vitale dalla cultura cristiana e dall'innegabile ruolo storico che ha rivestito nella storia delle democrazie occidentali;
cristiani, musulmani, ebrei, credenti di qualunque confessione religiosa e non credenti, non possono restare insensibili alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per la loro fede o credo,

impegna il Governo

a far valere con ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica il diritto alla libertà religiosa, in particolare dei cristiani e di altre minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa per legge o per prassi sia direttamente dalle autorità di governo sia attraverso un tacito assenso e l'impunità dei violenti;
a promuovere in Italia, nelle scuole e in ogni ambito culturale, la sensibilità alle tematiche della libertà religiosa;
a far valere nelle relazioni diplomatiche ed economiche, bilaterali o multilaterali, la necessità di un effettivo impegno degli Stati per tolleranza e libertà religiosa, fino al diritto sancito alla «libertà di cambiare religione o credo»;
a tener conto del rispetto dei diritti umani nei paesi con cui ci sono scambi economici, in coerenza e in applicazione degli articoli 8 e 19 della nostra Costituzione. Pace e sicurezza vanno sostenute dalla fiducia reciproca verso forme condivise di vita, economica, politica e religiosa e dalla capacità di creare un contesto in cui l'incontro produca benessere e libertà per tutti;
ad adoperarsi affinché analogo principio sia fatto valere a livello di Unione europea e di qualsiasi altro organismo internazionale per l'assegnazione di aiuti agli Stati;
a richiedere in ambito internazionale di concerto con i partner dell'Unione europea la rimozione delle limitazioni dei diritti umani, ed in particolare della libertà religiosa, in quei paesi dove vige la sharia, rafforzando il dialogo già esistente tra Unione europea e Stati islamici;
a continuare nell'impegno perché la risoluzione sulla libertà religiosa sia effettivamente implementata negli Stati dell'ONU promuovendo il rafforzamento degli organismi dedicati;
a promuovere nelle competenti sedi internazionali, di concerto con i partner dell'Unione europea, iniziative atte a rafforzare il rispetto del principio di libertà religiosa, la tutela delle minoranze religiose, la lotta contro la cristianofobia e il monitoraggio delle violazioni, dando concreta attuazione agli strumenti internazionali esistenti, quali la «Dichiarazione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo» del 1981 e, da ultimo, la Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite contro l'intolleranza religiosa;
ad istituire presso la Presidenza del consiglio dei ministri un «Osservatorio sulla condizione dei cristiani nel mondo» per monitorare e valutare l'applicazione degli impegni sopra esposti;
ad attivarsi con più forza in sede europea, a partire già dal prossimo 31 gennaio, data di convocazione del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, nel corso del quale si dibatterà sul tema delle persecuzioni di cristiani.
(6-00052)
«Mazzocchi, Fioroni, Reguzzoni, Galletti, Moroni, Leoluca Orlando, Ruvolo, Mosella, Lo Monte, Touadi, Renato Farina, Maran, Polledri, Binetti, Buonfiglio, Evangelisti, Scandroglio, Laura Molteni, Centemero, De Pasquale».

La Camera,
premesso che:
la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà, fa parte dei diritti fondamentali ed inalienabili dell'uomo, quali sono espressi nella «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo» adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti;
le stragi perpetrate in questi ultimi mesi e che hanno mietuto vittime nella minoranza cristiana sono il culmine di una offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la presenza cristiana in vaste aree del mondo. Purtroppo, come documentano questi eventi, il diritto di libertà religiosa è oggi rimesso in discussione, generando intolleranza spesso alimentata e strumentalizzata per motivi politici ed economici, che sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze;
un appello forte a rompere il silenzio su queste vicende è arrivato il 1o gennaio 2011 dal messaggio «Libertà religiosa via per la pace» di Benedetto XVI in cui è stato ricordato a tutti gli uomini di buona volontà che abbiamo bisogno di pace, perché senza pace non c'è sviluppo né progresso, non c'è sicurezza né giustizia, non c'è fraternità tra uomini che hanno la stessa dignità umana. Tale messaggio ha denunciato quindi la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono tanti esseri umani tra i quali cristiani in molti paesi, ancora una volta vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e in luoghi diversi, li costringe ad una diaspora che crea in loro e nelle loro famiglie un drammatico senso di sradicamento. D'altra parte questi stessi paesi privati del contributo culturale di concittadini cristiani, residenti da secoli in quegli stessi luoghi, non possono che diventare sempre più poveri e più intolleranti;
il termine «cristianofobia» è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno di portata universale, e come tale è stato adottato dall'ONU sin dal 2003 e dal Parlamento europeo nel 2007. Con questa espressione si vuole qualificare la peculiarità di una persecuzione che si manifesta in odio cruento in paesi dove il cristianesimo è minoranza, ma trova fertile terreno anche in Occidente da parte di chi vuole negare la pertinenza pubblica della fede cristiana;
il Novecento è stato il secolo del maggior eccidio di cristiani nella storia. In cent'anni ci sono stati più «martiri» che nei duemila anni precedenti. Ed oggi, secondo il rapporto annuale dell'Associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre» risultano essere più di 60 gli Stati del mondo dove si verificano gravi violazioni della libertà religiosa;
nell'attuale momento storico il fronte dell'intolleranza tocca le più diverse nazioni nei diversi continenti: si pensi alla Cina che non offre un'adeguata tutela dei diritti umani e ferisce il sentimento religioso dei cristiani, intervenendo nella vita e nell'organizzazione della Chiesa cattolica; a quei paesi dov'è in vigore la sharia, dove chi non è musulmano vive in pericolo costante; al Pakistan dove si segnalano casi di stupri di donne e bambini solo perché cristiani, e dove la signora Asja Bibi, una contadina cristiana, è stata condannata a morte applicando la legge sulla blasfemia; alla Nigeria, dove sembra esplosa una guerra di religione che miete vittime soprattutto tra i cristiani; ancora all'Iraq, dove si susseguono attentati clamorosi e singole uccisioni; all'Egitto dove, sebbene il governo egiziano si sia da tempo impegnato contro il terrorismo e a favore della convivenza civile e religiosa tra i popoli, hanno avuto luoghi atti ricorrenti di violenza contro cristiani copti ed attacchi di varia natura ai cristiani fino ai recenti attentati; infine all'ostracismo e alle minacce nei confronti degli arabi in Palestina o alla drammatica situazione nello Stato dell'Orissa, in India, dove si assiste ad un vero e proprio sterminio nei confronti dei cristiani; o infine alla vicenda di Timor Est dove solo l'intervento internazionale ha fermato il genocidio della popolazione dell'isola;
in questo clima ciò che più colpisce è il silenzio delle istituzioni, la voce sommessa di chi prova a protestare è facilmente messa a tacere. Si nota in modo stridente la mancanza di un'iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale. L'ONU si dice costernato, ma non risulta che abbia preso iniziative di qualsiasi tipo. Anche la grande stampa che in molti casi è pronta a mobilitarsi per alcune nobili iniziative, questa volta tace;
l'integrazione europea per essere autentica deve fondarsi sul rispetto delle identità dei popoli dell'Europa, della cui civiltà una delle sorgenti è il cristianesimo, che è all'origine dell'idea di persona e della sua centralità;
la storia dimostra che non solo la libertà religiosa è il pilastro portante di tutte le libertà ma che l'intolleranza religiosa porta inevitabilmente alla violazione di diritti umani fondamentali e a conflitti cruenti e devastanti, in prospettiva ancora più paurosi data la presenza in molte di queste aree di armi di distruzione di massa;
in particolare se l'attuale processo di espulsione dei cristiani e del cristianesimo, iniziato in Medio Oriente già nei primi decenni del XX secolo, andasse avanti, ciò significherebbe la destabilizzazione di paesi strategici per gli equilibri mondiali, oltre che di primaria rilevanza per gli interessi europei ed italiani;
una consapevolezza maggiore sulle origini culturali delle nostre idee e istituzioni democratiche non può che rafforzarne la tenuta dal momento che la stessa idea di laicità dello Stato ha storicamente tratto linfa vitale dalla cultura cristiana e dall'innegabile ruolo storico che ha rivestito nella storia delle democrazie occidentali;
cristiani, musulmani, ebrei, credenti di qualunque confessione religiosa e non credenti, non possono restare insensibili alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per la loro fede o credo,

impegna il Governo

a far valere con ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica il diritto alla libertà religiosa, in particolare dei cristiani e di altre minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa per legge o per prassi sia direttamente dalle autorità di governo sia attraverso un tacito assenso e l'impunità dei violenti;
a promuovere in Italia, nelle scuole e in ogni ambito culturale, la sensibilità alle tematiche della libertà religiosa;
a far valere nelle relazioni diplomatiche ed economiche, bilaterali o multilaterali, la necessità di un effettivo impegno degli Stati per tolleranza e libertà religiosa, fino al diritto sancito alla «libertà di cambiare religione o credo»;
a tener conto del rispetto dei diritti umani nei paesi con cui ci sono scambi economici, in coerenza e in applicazione degli articoli 8 e 19 della nostra Costituzione. Pace e sicurezza vanno sostenute dalla fiducia reciproca verso forme condivise di vita, economica, politica e religiosa e dalla capacità di creare un contesto in cui l'incontro produca benessere e libertà per tutti;
ad adoperarsi affinché analogo principio sia fatto valere a livello di Unione europea e di qualsiasi altro organismo internazionale per l'assegnazione di aiuti agli Stati;
a richiedere in ambito internazionale di concerto con i partner dell'Unione europea la rimozione delle limitazioni dei diritti umani, ed in particolare della libertà religiosa, in quei paesi dove vige la sharia, rafforzando il dialogo già esistente tra Unione europea e Stati islamici;
a continuare nell'impegno perché la risoluzione sulla libertà religiosa sia effettivamente implementata negli Stati dell'ONU promuovendo il rafforzamento degli organismi dedicati;
a promuovere nelle competenti sedi internazionali, di concerto con i partner dell'Unione europea, iniziative atte a rafforzare il rispetto del principio di libertà religiosa, la tutela delle minoranze religiose, la lotta contro la cristianofobia e il monitoraggio delle violazioni, dando concreta attuazione agli strumenti internazionali esistenti, quali la «Dichiarazione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo» del 1981 e, da ultimo, la Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite contro l'intolleranza religiosa;
ad istituire un «Osservatorio sulla condizione dei cristiani nel mondo» per monitorare e valutare l'applicazione degli impegni sopra esposti;
ad attivarsi con più forza in sede europea, a partire già dal prossimo 31 gennaio, data di convocazione del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, nel corso del quale si dibatterà sul tema delle persecuzioni di cristiani.
(6-00052)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Mazzocchi, Fioroni, Reguzzoni, Galletti, Moroni, Leoluca Orlando, Ruvolo, Mosella, Lo Monte, Touadi, Renato Farina, Maran, Polledri, Binetti, Buonfiglio, Evangelisti, Scandroglio, Laura Molteni, Centemero, De Pasquale».

La Camera,
premesso che:
la libertà religiosa nella sua dimensione individuale e collettiva costituisce un diritto umano fondamentale sancito da vari strumenti giuridici internazionali inclusa la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), la Dichiarazione dell'ONU sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o la convinzione (1981);
il principio della libertà di pensiero coscienza e religione, implica la libertà di avere o meno una religione, di cambiamento o abbandono di religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa senza discriminazione né preferenza e non può che realizzarsi all'interno di uno Stato laico,

impegna il Governo

ad adoperarsi in tutte le sedi istituzionali europee, preannunciando il ricorso alla Corte europea di giustizia nel caso in cui la Commissione europea continui ad ostinarsi a non rispettare alla lettera la cosiddetta «clausola sui diritti umani e la democrazia» degli accordi di cooperazione che l'Unione europea ha con i paesi terzi; nonché di adoperarsi per estendere la cosiddetta «clausola sui diritti umani e la democrazia» a tutti i tipi di accordi con i paesi terzi.
(6-00053)
«Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti».

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Problematiche relative all'attività di verifica dell'invalidità civile nei confronti delle persone affette da gravi patologie - 3-01386

BINETTI, GALLETTI, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, VOLONTÈ, POLI, ANNA TERESA FORMISANO, LIBÈ, RAO, OCCHIUTO e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il piano di revisioni nei confronti dei titolari di pensione sociale avviato dall'Inps, in base al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sta producendo notevoli disagi a coloro che, sulla sedia a rotelle o direttamente in ambulanza, si sono recati o sono stati chiamati a farlo negli uffici dell'Inps per produrre la documentazione aggiuntiva a quella già in possesso e considerata insufficiente;
l'Inps ha dichiarato che nel 2010 la pensione non è stata confermata nel 15 per cento dei casi verificati, perché si trattava di finti invalidi. Tutto ciò accade perché ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo;
tuttavia per ogni invalido che gode della pensione di invalidità esiste già sia presso l'azienda sanitaria locale che presso l'Inps una documentazione molto chiara che permette di suddividere i pazienti almeno in tre classi:
a) pazienti la cui patologia è legata all'età e al naturale deterioramento delle condizioni fisiche, a cui si può aggiungere un ulteriore deterioramento delle capacità mentali (anziani disabili affetti da possibili forme di demenza);
b) pazienti la cui diagnosi è chiaramente riconducibile a patologie cronico-degenerative, che non possono che peggiorare nel tempo, accentuando lo stato di disabilità e di non autosufficienza (sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla e altro);
c) altri pazienti;
almeno per quanto riguarda i pazienti delle due prime classi sopra citate, le indagini relative allo status della malattia dovrebbero essere affidate al medico generale (o medico di famiglia), con un esplicito invito a ricordare che dichiarazioni false sono passibili di condanna penale. In questi casi la visita di controllo dovrebbe essere di tipo domiciliare;
l'Inps nella sua azione di controllo dovrebbe contemplare anche l'azione positiva di sostegno a questi pazienti, con un incremento reale delle indennità che ricevono, se le condizioni si dovessero aggravare, o comunque con una più ampia defiscalizzazione di tutti i costi relativi alla loro condizione di pazienti;
in sintesi: è possibile prevedere in anticipo quali sono i pazienti che non possono recarsi nella sede Inps e in questi casi effettuare una visita domiciliare; fare controlli non solo per punire, ma anche per sostenere più e meglio chi sta davvero male -:
se non ritenga di adottare iniziative volte ad impedire che i «veri» malati debbano subire l'umiliazione di dimostrare il loro stato di reale ed evidente malattia e a garantire che l'attività di verifica dell'invalidità civile si svolga con ogni cautela possibile senza arrecare fastidi e disagi a persone affette da patologie gravi, contemplando la possibilità di effettuare visite domiciliari per i pazienti che non possono recarsi nelle sedi Inps. (3-01386)

Interventi del Governo in merito alla trattativa riguardante lo stabilimento Fiat di Mirafiori - 3-01387

BALDELLI e SCANDROGLIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia sta affrontando, come il resto dei Paesi industrializzati, il persistere della crisi economico-finanziaria che si è abbattuta sui mercati nel 2008;
grazie alle politiche di finanza pubblica e a quelle del lavoro promosse dal Governo, l'Italia ha guadagnato durante la crisi posizioni competitive rispetto ad altri Paesi che prima le erano davanti;
in particolare, il tasso di disoccupazione italiano è sotto la media dell'Unione europea e il mercato del lavoro interno ha assorbito bene lo shock finanziario;
la crisi, però, non è finita, come sottolineano autorevoli esponenti del Governo e di istituzioni sopranazionali, e pertanto non si può abbassare la guardia, soprattutto sul tema dell'occupazione;
l'Italia deve attirare investimenti per rimanere competitiva in un'economia globale di mercato e a tal fine le parti sociali hanno avviato tra loro un proficuo dialogo sul ruolo delle relazioni industriali nella moderna economia;
con l'adozione nel 2009 della nuova piattaforma contrattuale, che valorizza la contrattazione decentrata, sia essa territoriale o aziendale, sindacati e parti datoriali si sono assunti maggiore responsabilità nel definire insieme il futuro delle aziende italiane;
il caso dell'azienda Fiat di Pomigliano d'Arco è stato emblematico di questa nuova impostazione, dimostrando come sia possibile mantenere siti industriali in Italia, premiando adeguatamente gli incrementi di produttività;
l'Italia registra, infatti, tassi di produttività nel settore auto inferiori alla media delle altre aziende ed è chiamata ad allinearsi agli standard europei per rimanere appetibile agli occhi degli investitori;
oggi la storia si ripete per il sito di Mirafiori, che vede Fiat impegnata nell'attuazione di un ambizioso piano industriale nel nostro Paese;
giovedì 13 gennaio 2010 e venerdì 14 gennaio 2010 i lavoratori dello stabilimento sono chiamati ad esprimersi tramite referendum sulla proposta del nuovo contratto aziendale;
l'amministratore delegato Marchionne ha dichiarato come condizione necessaria alla conferma degli investimenti e, dunque, al mantenimento del sito produttivo, l'approvazione del referendum a maggioranza assoluta -:
quale sia lo stato dell'arte della trattativa sullo stabilimento Fiat di Mirafiori e quali siano gli interventi messi in atto per favorire una conclusione positiva della vicenda. (3-01387)

Iniziative per ridurre la disoccupazione giovanile, con particolare riferimento ai neo-laureati e ai giovani titolari di qualifiche professionali - 3-01388

BORGHESI, DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, ZAZZERA, PORCINO e PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 7 gennaio 2011, l'Istat ha diffuso le stime relative al mese di novembre 2010 dei principali indicatori del mercato del lavoro derivanti dalla rilevazione sulle forze di lavoro, contestualmente alla pubblicazione dei dati a livello europeo da parte di Eurostat;
l'istituto ha precisato che si tratta di stime provvisorie, ma comunque basate su un numero consistente, oltre cinquantamila individui, del campione coinvolto nella rilevazione;
il dato generale sul tasso di disoccupazione, pari all'8,7 per cento, appare in leggerissima diminuzione, pari allo 0,1 per cento, rispetto al mese di ottobre 2010, ma registra un aumento di ben 0,4 per cento rispetto al mese di novembre 2009. Secondo Eurostat il dato sulla disoccupazione all'interno dei 27 Paesi dell'Unione europea è passato dal 9,4 per cento del novembre 2009 al 9,6 del novembre 2010, mentre all'interno dei Paesi dell'area euro è passata dal 9,9 per cento al 10,1;
molto preoccupante è il dato relativo alla disoccupazione giovanile, che è pari al 28,9 per cento e che risulta in deciso aumento sia rispetto al mese di ottobre 2010, dello 0,9 per cento, sia rispetto a novembre 2009, del 2,4 per cento. All'interno dell'area euro, invece, secondo i dati di Eurostat, la disoccupazione giovanile è passata dal 20,1 per cento del novembre 2009 al 20,7 di novembre 2010, mentre all'interno dei 27 Paesi dell'Unione europea è passata dal 20,5 per cento al 21, nello stesso periodo considerato;
la comparazione dei dati italiani con quelli europei evidenziano che in un anno la crescita della disoccupazione giovanile in Italia è stata di molto maggiore in termini assoluti rispetto al dato aggregato dell'area euro e dell'area dell'Unione europea: più 2,4 per cento, rispetto a un più contenuto 0,6 per cento dell'area euro e 0,5 per cento dell'area dell'Unione europea;
commentando i dati che precedono, il Ministro interrogato ha parlato di una cabina di regia sull'occupazione giovanile, che dovrebbe esaminare «le nuove iniziative di spesa deliberate a fine anno dal Ministero del lavoro per circa 200 milioni di euro e dal Ministero della gioventù per circa 50 milioni, rivolte alla promozione dell'apprendistato nei lavori tradizionali e manuali dell'artigianato, contro la dispersione scolastica giovanile, al sostegno della occupazione dei lavoratori svantaggiati, come i giovani disoccupati di lungo periodo, attraverso le agenzie per il lavoro e l'assunzione a tempo indeterminato degli under 35 con figli a carico. Più in generale - conclude il Ministro interrogato - la riunione della cabina di regia sarà dedicata, anche alla luce dell'accordo unanime Stato, regioni e parti sociali, alla promozione del contratto di apprendistato quale strumento ottimale per la transizione dalla scuola al lavoro, alla riqualificazione delle attività di istruzione e formazione e all'irrobustimento dei servizi offerti dal motore di ricerca istituzionale cliclavoro, con l'agevole possibilità di inserimento, tra i curricula, di quelli dei neolaureati, che le università sono tenute a inviare, in base alle recenti norme del collegato lavoro»;
a fronte della drammatica situazione della disoccupazione giovanile, le dichiarazioni del Ministro interrogato appaiono, ad avviso degli interroganti, un mero proclama, come tanti altri in precedenza, e dissimulano il fallimento dell'intera politica del Governo Berlusconi in materia di lavoro;
nessuna attenzione viene posta, per esempio, alla disoccupazione tra i neo-laureati, in continua e sensibile crescita indipendentemente dalle sedi e dalla tipologia della laurea conseguita, come si è potuto evincere, per esempio, dai dati diffusi nel 2010 dal consorzio universitario Alma laurea;
a fronte di ciò, il 27 dicembre 2010, il Ministro interrogato, parlando su Radio Rai 1, ha detto che i giovani «sono certamente particolarmente esposti alla disoccupazione soprattutto perché pagano il conto di cattivi maestri e qualche volta di cattivi genitori, perché distratti e cattivi maestri che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro»;
il Ministro interrogato ha aggiunto che è necessario rivalutare il «lavoro manuale, l'istruzione tecnica e professionale, evitando che una scelta liceale sia fatta per sola convenzione sociale e magari non vedendo che un giovane ha l'intelligenza nelle mani»;
il Ministro interrogato ha ancora aggiunto che la risposta «fondamentale» non può che essere «quella dell'investimento nelle conoscenze, nelle competenze, dalla scuola all'università, alla formazione, che si deve realizzare, in particolare, dalla scuola al lavoro. L'orientamento delle scelte educative è un momento importantissimo»;
ad avviso degli interroganti, pur prescindendo da qualsiasi negativa valutazione sulle non condivisibili parole del Ministro interrogato sui cattivi maestri e cattivi genitori, colpisce il fatto che egli dichiari essere «fondamentale» l'investimento nelle conoscenze, nella scuola e nell'università, ma sembra ignorare quel che la sua collega di Governo, Ministro Gelmini, ha operato;
è incredibile il taglio lineare all'università di oltre 1,355 miliardi di euro rispetto al 2009, su un fondo di circa 7 miliardi (taglio che arriverà ai 1,433 miliardi nel 2012). In cinque anni verrà operato un taglio pari a circa il 30 per cento dell'intero fondo assegnato all'università. Si è passati dalla riduzione nell'ordine dell'1 per cento del 2009 ad una del 7,8 per cento fra il 2012 e il 2013;
il Governo era intervenuto anche per ridurre drasticamente il fondo per le borse di studio, solo in extremis riportato alla sua consistenza precedente, grazie agli emendamenti delle opposizioni, senza che si sia tuttavia provveduto ad aumentare le risorse disponibili, come invece risulta necessario;
ad avviso degli interroganti, ciò evidenzia la contraddittorietà delle dichiarazioni propagandistiche del Ministro interrogato e l'irresponsabilità e il disinteresse del Governo per un settore fondamentale per la crescita del Paese, quale quello dell'istruzione universitaria, che, purtroppo, non potrà non continuare a risentire di una politica di tagli, i quali, anno dopo anno, producono dissesto ed una situazione economica insostenibile -:
quali azioni intenda intraprendere il Governo per la riduzione della disoccupazione giovanile, in particolare con riferimento ai neo-laureati e ai giovani in possesso di qualifiche professionali.
(3-01388)

Iniziative in merito al recente fenomeno della contaminazione da diossina di uova e carni provenienti da allevamenti tedeschi - 3-01389

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 27 dicembre 2010 il Ministero dell'agricoltura dello Schleswig-Holstein veniva a conoscenza che una società aveva utilizzato oli industriali nella linea produttiva di mangimi per animali, producendo la contaminazione da diossina di uova e carni avicole e causando la chiusura di oltre 4.700 allevamenti di polli e suini;
il Ministro della salute tedesco rendeva noto che il livello di contaminazione delle uova era di tre o quattro volte superiore alla soglia consentita, aggiungendo che detto superamento dei limiti non fosse da considerarsi pericoloso per la vita umana, salvo poi essere corretto dallo stesso Ministro dell'agricoltura dello Schleswig-Holstein che avrebbe parlato di valori di contaminazione da diossina nei grassi animali prodotti dall'azienda pari a 78 volte quelli consentiti;
successivamente, l'associazione di consumatori tedesca Foodwatch rendeva noto che un campione di mangime conteneva 123 nanogrammi di diossina per chilogrammo, ovvero un livello 164 volte superiore ai limiti consentiti dalla legge. pari a 0,75 nanogrammi;
l'istituto tedesco federale per la valutazione del rischio segnalava, comunque, l'assenza di un rischio sanitario acuto come conseguenza del consumo per un breve periodo di uova e carni avicole, contaminate ai livelli riscontrati;
il Governo italiano ha ritenuto di non disporre il blocco dell'import degli alimenti a rischio dalla Germania, anche in ragione della tracciabilità degli alimenti come le uova a maggior rischio di contaminazione e annunciando di puntare per ciò che riguarda il resto dei possibili cibi contaminati dalla diossina all'adozione di rigidi controlli a campione -:
se il Ministro interrogato, anche alla luce della richiamata libertà lasciata al consumatore di operare le proprie scelte di acquisto, possa fornire una risposta chiara in merito ai reali rischi, anche immediati, per la salute dei consumatori in caso di ingestione di cibi contaminati da diossina, anche in considerazione di come esso possa variare a seconda dei livello di contaminazione raggiunto dagli alimenti ingeriti, su cui, ad oggi, almeno per ciò che concerne i mangimi tedeschi, si attende un dato definitivo. (3-01389)

Iniziative per introdurre benefici fiscali con riferimento alle donazioni ricevute da famiglie e imprese colpite dall'alluvione in Veneto - 3-01390

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le eccezionali piogge cadute in Veneto dal 31 ottobre al 2 novembre 2010 hanno provocato un vero e proprio disastro idrogeologico, colpendo, in particolare, le province di Vicenza, Padova e Verona;
il tessuto socio-economico della regione è stato messo in ginocchio: le piogge e le esondazioni dei corsi d'acqua conseguenti hanno invaso e reso inutilizzabili migliaia di abitazioni private, di industrie manifatturiere, di imprese agricole; le coltivazioni nelle tre province sono quasi completamente distrutte; i macchinari di tutte le imprese colpite sono inutilizzabili e non recuperabili;
il Consiglio dei ministri il 5 novembre 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza per le zone colpite dall'alluvione e la Presidenza del Consiglio dei ministri il 13 novembre 2010 ha emesso l'ordinanza n. 3906, con la quale ha nominato il presidente della regione Veneto commissario delegato per il superamento dell'emergenza e ha stanziato la somma di 300 milioni di euro per finanziare i primi interventi nelle zone colpite; le banche maggiormente presenti sul territorio veneto hanno stanziato plafond, che complessivamente ammontano a 700 milioni di euro, destinati all'erogazione di finanziamenti agevolati alle famiglie ed alle imprese per fronteggiare i gravi danni subiti e consentire il riavvio della normalità;
numerose sono le iniziative di solidarietà e le raccolte fondi per sostenere le famiglie e le imprese colpite dal disastro promosse da enti pubblici, associazioni private e singoli cittadini;
la citata ordinanza n. 3906, all'articolo 9, comma 2, stabilisce che: «I contributi di cui all'articolo 5 non concorrono a formare il reddito, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e non rilevano ai fini della formazione del valore della produzione netta di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446»;
i contributi di cui all'articolo 5 sono esclusivamente quelli erogati dal commissario delegato nell'ambito delle risorse assegnate nell'ordinanza stessa, assimilando, di fatto, tutte le altre somme ricevute dalle imprese danneggiate a redditi di impresa e assoggettandole, quindi, ad imposizione fiscale;
tale situazione risulta, ad avviso degli interroganti, palesemente assurda, in quanto le donazioni verrebbero tassate alla stessa stregua dei ricavi di esercizio, aggiungendo al danno subito a causa degli eventi alluvionali anche la beffa di pagare le tasse sulla beneficenza ricevuta;
a parere degli interroganti, sarebbe necessario un intervento urgente da parte del Governo per escludere da imposizione fiscale tutte le donazioni ricevute da parte delle famiglie e dalle imprese colpite dall'alluvione -:
se il Governo intenda intervenire per porre rimedio a quella che agli interroganti sembra la palese ingiustizia di assimilare al reddito di impresa tutte le donazioni non erogate dal commissario delegato, che le imprese venete colpite dagli eventi alluvionali di inizio novembre 2010 hanno ricevuto e riceveranno. (3-01390)

Orientamenti del Governo in merito ad iniziative per il rispetto dei diritti politici in Bielorussia - 3-01391

MECACCI, MARAN, QUARTIANI, GIACHETTI, BELTRANDI, BERNARDINI, COLOMBO, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di informazione, in occasione del primo vertice bilaterale tra un capo di Governo di un Paese membro dell'Unione europea e il Presidente bielorusso, che si è svolto il 30 novembre 2009 a Minsk, il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi dichiarò pubblicamente, rivolgendosi a Lukashenko: «La sua gente la ama e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni, che sono sotto gli occhi di tutti, che noi apprezziamo e conosciamo»;
le elezioni presidenziali del 2006, a cui il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi faceva riferimento, furono definite dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, in grave violazione degli standard internazionali. sottoscritti dai Paesi membri dell'Osce;
in occasione del vertice del 2009, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi ha anche ricevuto dal Presidente della Repubblica bielorussa, Alexander Lukashenko, una serie di documenti inediti relativi alla sorte di cittadini italiani prigionieri nell'allora Unione Sovietica e scomparsi durante la seconda guerra mondiale, dichiarando con grande enfasi: «È con commozione che ricevo queste carte che sono un omaggio veramente imprevisto. Approfondiremo tutte le notizie di questi documenti e posso interpretare il sentimento delle famiglie italiane nel rivolgerle un ringraziamento cordialissimo»;
dopo oltre un anno dalla consegna di questi fascicoli provenienti dagli archivi dei servizi segreti russi e bielorussi, non vi sono state ulteriori comunicazioni o informazioni da parte del Governo, né relative ai contenuti della documentazione, né riguardo all'avvio di alcun lavoro istruttorio in Bielorussia - che è essenziale per garantire l'efficacia e l'effettività di tale ricerca - per la verifica dell'esistenza e della locazione di cimiteri dove siano stati sepolti cittadini italiani menzionati in tali documenti;
inoltre, in occasione delle ultime elezioni presidenziali del 19 dicembre 2010, l'Osce, insieme all'Unione europea e agli Stati Uniti, ha nuovamente denunciato la non democraticità delle procedure elettorali, che hanno portato alla rielezione del Presidente Lukashenko, con oltre l'80 per cento dei voti;
inoltre, tali organizzazioni, insieme a molte altre, hanno denunciato con forza l'arresto ingiustificato di centinaia di attivisti che manifestavano la sera del 19 dicembre 2010 per denunciare tali irregolarità;
a seguito delle critiche mosse dagli osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa circa le irregolarità del voto durante le ultime elezioni presidenziali, il Presidente bielorusso ha disposto il 20 dicembre 2010 l'immediata chiusura dell'ufficio dell'Osce a Minsk;
tra gli arrestati vi sono anche 6 candidati alla presidenza, che, insieme ad altre decine di attivisti, sono stati maltrattati dalle forze di polizia durante la detenzione - come denunciato da numerose organizzazioni non governative indipendenti - e sono attualmente sotto processo, rischiando lunghe condanne detentive, mentre giungono notizie preoccupanti anche sulla sorte di minori con legami di parentela con alcuni degli oppositori arrestati;
secondo notizie a mezzo stampa, all'indomani dei gravi fatti avvenuti il 19 dicembre 2010, alcuni Paesi dell'Unione europea avrebbero dichiarato Lukashenko quale «persona non grata», mentre nelle discussioni in corso all'interno dell'Unione europea sulla necessità di ripristinare sanzioni nei confronti degli esponenti del Governo bielorusso (dalla sospensione dei visti verso l'Unione europea, al congelamento dei loro beni all'estero) la posizione del Governo italiano - in linea con le dichiarazioni a sostegno di Lukashenko del Presidente del Consiglio dei ministri del novembre 2009 - sarebbe contraria a una dura condanna politica di quanto avvenuto nel corso delle elezioni presidenziali del 2010 -:
se, alla luce dei gravi fatti riportati, il Governo non ritenga necessario, sia a livello europeo che a livello bilaterale, l'assunzione di una dura presa di posizione politica nei confronti dei comportamenti del Governo bielorusso contro le opposizioni democratiche di quel Paese, anche sostenendo a livello europeo l'introduzione di sanzioni personali, come la sospensione dei visti verso l'Unione europea, nei confronti degli esponenti del Governo e dell'apparato di sicurezza bielorusso che si sono resi responsabili delle gravissime violazioni delle norme democratiche e dei diritti umani in occasione delle ultime elezioni presidenziali. (3-01391)

Iniziative di competenza relative all'ambito di applicazione della disciplina in materia di obblighi a carico degli operatori di servizi audiovisivi - 3-01392

PERINA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le recenti delibere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (n. 606/10/CONS e n. 607/10/CONS) hanno l'obiettivo di chiarire gli obblighi a carico degli operatori di servizio audiovisivo (tra i quali: controllo preventivo dei contenuti, obbligo di rettifica, rispetto delle fasce orarie protette per i minori) e contestualmente di definirne i relativi campi di applicabilità;
sebbene i nuovi oneri siano esplicitamente esclusi per «quei servizi i cui ricavi annui derivanti da pubblicità, televendite, sponsorizzazioni, contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati, provvidenze pubbliche e da offerte televisive a pagamento, non superino centomila euro», vale a dire web-tv e web-radio di piccole dimensioni, tale esclusione non riguarderebbe le piattaforme cosiddette ugc (user generated content), qualora vi siano «congiuntamente responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata, e sfruttamento economico da parte dei soggetti che provvedono all'aggregazione dei contenuti»;
entro i suddetti criteri sembrano rientrare servizi quali Youtube, Vimeo e Dailymotion; se è evidente che per gli stessi sussista il criterio dello «sfruttamento economico», pare affermarsi la tesi (espressa pubblicamente dal consigliere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Stefano Mannoni, ad esempio) secondo la quale gli algoritmi che tali siti usano per la gerarchizzazione dei contenuti caricati sulle loro piattaforme corrisponderebbe ad una firma di controllo editoriale; in tal senso, le piattaforme ugc più evolute sarebbero equiparate alle web-tv e quindi tenute al rispetto degli obblighi previsti dalle delibere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
l'approccio di cui sopra, relativamente alle piattaforme ugc, appare in contrasto, tanto con il diritto comunitario, quanto con l'articolo 4 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (cosiddetto decreto Romani), decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, che escludeva esplicitamente l'applicabilità degli obblighi ai «servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio nell'ambito di comunità di interesse»;
qualora fossero effettivamente le delibere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a prevalere sul piano giuridico, si aprirebbero tre questioni sostanziali:
a) la libertà degli utenti della rete risulterebbe colpita, a fronte di un accresciuto controllo pubblico sui contenuti del web; ne scaturirebbe la necessità per le piattaforme di «moderare» con severità i contributi caricati dai privati, onde evitare denunce e sanzioni;
b) la portata della regolamentazione per le piattaforme ugc rischierebbe di compromettere la profittabilità della presenza in Italia delle stesse, considerata la differenza sostanziale che intercorre tra il controllo contenutistico della programmazione di un'emittente tv e il filtro di milioni di file costantemente caricati da milioni di utenti;
c) verrebbe limitato l'accesso degli utenti italiani a servizi liberi nel mondo -:
se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza al fine di evitare che dall'applicazione della disciplina complessiva derivino le criticità segnalate in premessa, con particolare riferimento alle più importanti piattaforme ugc (user generated content) presenti sulla rete. (3-01392)