XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 436 di giovedì 17 febbraio 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
La seduta comincia alle 9,35.
GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Ascierto, Brugger, Cimadoro, Colucci, Crimi, D'Alema, Dal Lago, De Micheli, Donadi, Dozzo, Gianni Farina, Fava, Anna Teresa Formisano, Franceschini, Galati, Lo Monte, Lulli, Martini, Melchiorre, Mistrello Destro, Polidori, Rainieri, Reguzzoni, Sanga, Sani, Sardelli, Stucchi, Vico, Vito e Zucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione della proposta di legge: Lussana ed altri: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (A.C. 668); e dell'abbinata proposta di legge: D'Antona ed altri (A.C. 657) (ore 9,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Lussana ed altri: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo e dell'abbinata proposta di legge di iniziativa dei deputati D'Antona ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, il subemendamento Samperi 0.01.03.2 è stato ritirato dalla presentatrice.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,44).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,10.
Pag. 2Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 668)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 668).
Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
CAROLINA LUSSANA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Angela Napoli 0.01.03.1 mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sul subemendamento Ria 0.01.03.3.
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici articoli premissivi Contento 01.03 e D'Antona 01.013 mentre il parere è contrario sull'articolo premissivo 01.011 Melchiorre e sul subemendamento 0.01.016.1 Melchiorre.
La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo premissivo Contento 01.016 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: alla lettera a), sostituire le parole: «può essere subordinata» con le parole: «può essere proposta, subordinandola».
Il parere è, altresì, contrario sul subemendamento Ria 0.01.018.1, mentre è favorevole sull'articolo premissivo Contento 01.018.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Ferranti 1.1, D'Antona 1.10 e Contento 1.13.
Il parere è invece favorevole sull'articolo aggiuntivo Contento 1.012, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole: «dopo l'articolo 443» con le parole «dopo l'articolo 442» e di conseguenza sostituire altresì le parole «Art. 443-bis» con le parole «Art. 442-bis».
La Commissione esprime altresì parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Contento 1.013.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Non riusciamo a seguire!
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice con un'unica differenza nel senso che, con riferimento all'articolo premissivo Contento 01.016, chiederei, oltre alla riformulazione proposta dalla relatrice, un'ulteriore riformulazione, sostituendo le parole: «qualificazione giuridica del fatto» con le parole: «qualificazione del fatto». La parola «giuridica» infatti fa sorgere una serie di problemi ai fini interpretativi.
Per quanto concerne invece il subemendamento Ria 0.01.03.3 con riferimento al quale dal presentatore ieri è stato chiesto al Governo e alla relatrice di tenerne conto ai fini della valutazione dell'intero impianto, devo dire che il Governo è favorevole nel senso che questa proposta emendativa è stata già inserita nella proposta emendativa Contento. Non è possibile solo per una questione di tecnica legislativa inserirlo nella parte generale alla quale si riferisce l'onorevole Ria perché, poiché riguarderebbe due eccezioni, dovremmo inserire anche quella dell'integrazione probatoria.
Per quanto concerne il subemendamento Ria 0.01.018.1 non esiste un giudice competente che non sia il giudice del dibattimento. L'articolo premissivo Contento 01.018 reintroduce nella norma del codice quanto è già oggi applicato per effetto della sentenza della Corte costituzionale.
Per quanto riguarda poi il subemendamento Angela Napoli 0.01.03.1 spiegherò le ragioni per le quali mi rimetterò all'Assemblea.
La Corte costituzionale ha ricostruito...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, se vogliamo proseguire... per cortesia, un po' di silenzio.
Pag. 3
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. La Corte costituzionale ha ricostruito l'intero sistema del giudizio abbreviato. Il giudizio abbreviato, così come è venuto delineandosi con le modifiche legislative che vi sono state, prescinde da una valutazione del giudice sulla decidibilità allo stato degli atti e dal dissenso del pubblico ministero. Oggi esso rientra in un rito alternativo, una facoltà dell'imputato, che si sostanzia, come dice la stessa Corte costituzionale, nello stesso diritto di difesa.
La Corte ha richiamato più volte, sin dal momento in cui ha dichiarato l'incostituzionalità del rito abbreviato per la pena dell'ergastolo, che nella legge delega e nella disciplina del codice, il giudizio abbreviato tiene conto di un nesso inscindibile tra giudizio abbreviato e riduzione di un terzo della pena, la quale presuppone - afferma la Corte - che si tratti di una pena temporanea o pecuniaria, e che non può essere una pena perpetua; per tale ragione, fu necessaria la nuova disciplina legislativa del 2000. Perché non la pena dell'ergastolo? Perché la pena dell'ergastolo non è solo quantitativamente diversa, la Corte ci insegna che è qualitativamente diversa da una pena temporanea.
Ieri è stato affermato che la Corte non ha mai affrontato il problema della legittimità o meno della ragionevolezza di una diversa disciplina per i reati con pena temporanea. Non è così, basta leggere l'intero giudizio della Corte, non solo sul giudizio abbreviato, ma sul principio di ragionevolezza delle norme e delle leggi che devono tener conto di una chiara indicazione. Vi rendete conto che oggi, con il giudizio abbreviato, sarà possibile, dopo questa legge, ottenere il giudizio abbreviato per l'omicidio volontario punito con la pena di 30 anni? Invece, per il fatto che per alcuni reati puniti con pena inferiore non sia possibile il giudizio abbreviato, si incorrerebbe nel vizio di ragionevolezza, e lo scrutinio che la Corte fa di qualsiasi legge è basato su questi elementi.
Qual è la preoccupazione? Devo riconoscere che la proposta emendativa, cioè l'esclusione del 416-bis, è stato proposta in Commissione dall'onorevole Contento, ma quando vi è stato un dubbio di costituzionalità, l'onorevole Contento ha ritirato l'emendamento, che è stato riproposto. Secondo me vi sono seri profili di costituzionalità e vogliamo mantenere solo il dubbio di costituzionalità. Credo che in quest'Aula nessuno sia in grado di assicurare che una norma di questo tipo non costituisca un effettivo regalo alla mafia. Perché? In questi due anni, il Governo si è fatto promotore, ponendo in essere nel nostro sistema, collaborando con il Parlamento, norme, approvate all'unanimità da quest'Aula, in materia di legislazione antimafia, che è la più forte degli ultimi trent'anni. Oggi, che cosa andiamo ad introdurre? Un vulnus, perché basterebbe che un imputato di mafia per il reato di cui all'articolo 416-bis, sottoposto alla misura cautelare, impugni la questione e sollevi la questione di legittimità costituzionale e la conseguenza sarebbe la possibilità di scarcerazione del boss mafioso. Perché la conseguenza della scarcerazione? Essa deriva dal fatto che il giudizio di costituzionalità delle leggi sospende i termini di prescrizione, ma non sospende i termini di durata delle misure cautelari. Questa è la ragione che mi porta a rimettermi all'Aula, anche se, è evidente, che per quanto riguarda la motivazione, vi è una contrarietà.
Mi rimetto all'Aula perché il Ministero non è in grado di assicurare che non vi sia questo pericolo serio di scarcerazione. Siamo dovuti intervenire con un decreto-legge appena qualche mese fa per questioni di contrasti interpretativi per evitare le scarcerazioni.
Per questa ragione mi conformo al parere espresso dal relatore e mi rimetto all'Aula, evidenziando il pericolo serio di un chiara incostituzionalità sotto il profilo di ragionevolezza rispetto a pene uguali che hanno durata temporanea e rispetto a reati puniti più gravemente per i quali verrebbe invece consentito il giudizio abbreviato.
PRESIDENTE. A beneficio di chi non ha potuto seguire, la posizione del Governo sul subemendamento Angela Napoli 0.01.03.1 è quella di rimessione all'Aula.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'articolo aggiuntivo Contento 01.016 proposta dal relatore.
MANLIO CONTENTO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Contento, accetta anche la riformulazione formulata dal Governo?
MANLIO CONTENTO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione anche dell'articolo aggiuntivo Contento 1.012.
Passiamo alla votazione del subemendamento Angela Napoli 0.01.03.1 sul quale è stato espresso parere contrario da parte del relatore mentre il Governo si è rimesso all'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, su questo subemendamento vorrei esprimere la posizione dell'Italia dei Valori anche perché, come si è visto, la Commissione e il Governo hanno espresso due pareri diversi, l'una esprimendo parere contrario e l'altro rimettendosi all'Aula. Invito a riflettere sulla ragione profonda che la collega Angela Napoli ha inteso esprimere, proponendo l'esclusione del giudizio abbreviato anche per i reati di cui all'articolo 416-bis del codice penale.
Con questa proposta emendativa si vuole dire che, non solo per i reati puniti con l'ergastolo, ma anche per un reato gravissimo come l'associazione mafiosa, è meglio che non vi sia un automatismo da parte dei mafiosi che, proprio perché c'è l'istituto del giudizio abbreviato, per tale ragione vi ricorrono per avere uno sconto di pena.
L'intento, a mio avviso, è nobile. Il problema si pone in relazione a quanti altri reati meritano di non avere il giudizio abbreviato. Personalmente sono dell'idea che si deve fare una scelta di campo: o si deve privilegiare la celerità del processo, e quindi la possibilità che i giudici possano occuparsi di altro e non sempre di quel processo anche in dibattimenti che si possono evitare, e allora in questo caso deve valere per tutte le categorie di reato, oppure, se dovessimo fare una scelta di qual è il reato più pericoloso, oltre al 416-bis, dovremmo prevedere il 416-ter, l'articolo 75 della legge stupefacenti e una fila infinita di reati, sicuramente anche quelli di cui parlano i colleghi Melchiorre e Tanoni.
È una scelta di campo di politica giudiziaria che dobbiamo fare. Credo che quest'Aula prima o poi, quando si discuterà di riforma della giustizia (quella vera) debba porsi il problema dell'utilità o meno del giudizio abbreviato.
Ma fino a quando questo non sarà materia di discussione, tirare a sorte dal cilindro dei tanti articoli di legge che prevedono reati gravissimi e decidere per quale ricorrere al giudizio abbreviato e per quale no è rischiosissimo. È rischiosissimo soprattutto in questo caso perché, come diceva il sottosegretario, si tratta di una norma la cui costituzionalità è tutta da accertare. Io, a differenza sua, e ci siamo confrontati tante volte su questo tema, non credo che sia incostituzionale come lui crede che sia incostituzionale. Ma siccome sono due opinioni dovrà essere la Corte eventualmente a valutarlo.
Il problema è un altro: possiamo metterci in condizioni ora di sottoporre al giudizio della Corte un reato fra i tanti gravissimi, estratto a sorte, con il rischio che, nel mentre la Corte deve giudicare, non i tempi della prescrizione, ma quelli della custodia cautelare preventiva possano andare a decadere e quindi con il rischio grave che se i giudici, come già hanno fatto molte altre volte sull'articolo 438 del codice penale, dovessero sollevare la questione davanti alla Corte, molti detenuti potrebbero uscire fuori per scadenza Pag. 5termini? Questo è un tema che mi pongo. Non vorrei che per un fine nobile raggiungessimo un obiettivo ignobile!
È questa la ragione per cui noi dell'Italia dei valori, pur condividendo il merito della preoccupazione espressa da Angela Napoli, riteniamo che per alcuni reati gravissimi non debba essere previsto l'automatismo strumentale a cui ricorrono certi delinquenti incalliti per avere uno sconto di pena. Riteniamo invece che questo debba costituire oggetto di una apposita discussione in sede di Commissione giustizia prima e poi in Aula. In questo momento mandiamo un messaggio netto al Paese, almeno per quelli che si meritano l'ergastolo, che sia il giudice a valutare se devono avere uno sconto di pena e non invece che automaticamente lo decida l'imputato. Per questa ragione, noi dichiariamo un voto di astensione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Angela Napoli 0.01.03.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Pollastrini, Fiorio, Colucci, Mazzocchi, Livia Turco, Cesario, Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 426
Votanti 221
Astenuti 205
Maggioranza 111
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 203).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Ria 0.01.03.3.
Prendo atto che il presentatore del subemendamento Ria 0.01.03.3 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ria 0.01.03.3, non accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Urso, Cicchitto, Picchi, Savino, Fiorio, Santelli, Martella, Merloni, Carlucci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
- Applausi polemici dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione degli identici articoli premissivi Contento 01.03 e D'Antona 01.013.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antona. Ne ha facoltà.
OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, la proposta emendativa Contento 01.03 è identica alla mia 01.013. In realtà, si tratta del cuore di questo provvedimento. Debbo dire che presentai già nel luglio 2006 un testo identico, che poi ho ripresentato in questa legislatura. Innanzitutto, vorrei sottolineare che quello che mi ha spinto a presentare questo testo non è certo una posizione di tipo ideologico e nemmeno, come ho sentito dire da qualcuno in quest'Aula, il voler fare la faccia cattiva a chi si macchia di reati. Si tratta, invece, di sanare una stortura che suona ai più come una vera e propria ingiustizia.
Questo automatismo che riduce ad un terzo la pena a chi chiede il rito abbreviato Pag. 6provoca in alcuni casi delle situazioni paradossali: non raramente capita ad un padre al quale è stata assassinata la figlia di vedersi l'assassino che passeggia sotto le sue finestre dopo sette anni. Appare davvero una ingiustizia vedere due persone che si macchiano dello stesso reato di cui una, attraverso il rito abbreviato, sconta un terzo rispetto alla pena dell'altro.
Quindi, lo spirito che ha animato questo provvedimento è stato quello di sanare un'ingiustizia, non desiderare che un reo stia in carcere per sempre. Non è questo il punto: sono tra quelli che ritiene che occorra lasciare una speranza ad ognuno. Qualunque persona, poi, attraverso una reale rieducazione, che purtroppo non sempre avviene nelle nostre carceri, può cambiare ed essere reinserito appieno nella società.
Quindi, si tratta di sanare questa stortura. Purtroppo, non posso non lamentare e non esprimere rammarico rispetto alla modalità con la quale questo testo è stato portato avanti. Credo che una cosa di questo genere avrebbe meritato un diverso approfondimento. Probabilmente, questo lo si evince anche dalla discussione avvenuta in quest'Aula, di cui non poche argomentazioni sono, in realtà, degne di nota e di riflessione.
Credo che avremmo dovuto affrontare questa questione facendo delle audizioni, ascoltando ad esempio le famiglie delle vittime, ma anche magistrati e funzionari del Ministero che ci dicessero quale reale impatto un provvedimento di questo tipo può produrre, non essendo spinti né da ragioni ideologiche, né da ragioni elettorali. Credo quindi che un maggiore approfondimento sarebbe stato importante e necessario.
Infatti, non poche delle argomentazioni espresse in quest'Aula, anche contrarie ad alcuni articoli del testo da me presentato, ho trovato che fossero comunque degne di riflessione. Quindi, questo è il rammarico: occorreva sanare la stortura che in determinati casi il rito abbreviato produce, ma siamo anche consapevoli che non intendiamo abolire il rito abbreviato tout court perché sappiamo bene che in alcuni casi ciò potrebbe determinare un effetto diverso da quello che noi auspichiamo. Quindi, questo è il senso della mia proposta emendativa e ci tenevo a chiarirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore di questa proposta emendativa perché è la ragione stessa per la quale noi abbiamo apposto la nostra firma al provvedimento. La ragione è questa: di fronte a delitti molto gravi nei confronti dei quali c'è una reazione molto forte della coscienza sociale non è possibile che ci sia un automatismo della riduzione di un terzo, di modo che anche ad esempio i colpevoli di stragi di mafia, come le stragi in cui morirono Falcone o Borsellino, ammesso che vi fossero stati elementi per decidere allo stato degli atti, avrebbero automaticamente potuto disporre della riduzione di un terzo, con la conseguenza che, con le attenuanti generiche, si sarebbe potuti arrivare, in teoria, a vent'anni di reclusione.
Questa è una cosa che la nostra coscienza sociale non accetta più. Questa è la ragione per la quale noi voteremo a favore di questa proposta emendativa che peraltro è il cuore anche della proposta di legge della collega D'Antona. Vorremmo ricordare che avevamo presentato anche noi una proposta emendativa identica, la 01.012, quindi sostanzialmente - votando a favore di questi identici articoli premissivi - votiamo anche a favore della nostra precedente proposta emendativa che abbiamo ritirato semplicemente perché ritenevamo che il suo contenuto fosse assolutamente ricompreso all'interno degli identici articoli premissivi Contento 01.03 e D'Antona 01.013.
D'altra parte, signor Presidente, ritornando un po' indietro al precedente subemendamento Ria 0.01.03.3, avevamo proposto un'altra proposta emendativa che Pag. 7recepiva le condizioni poste dalla Commissione affari costituzionali, che andavano verso una duplice direzione. La prima era quella di specificare con grande precisione che i reati punibili con la pena dell'ergastolo non possono fruire della riduzione automatica del rito abbreviato. La seconda era questa: proprio per evitare che un beneficio potesse essere condizionato esclusivamente dalla formulazione giuridica del capo di imputazione avevamo previsto che, se per ipotesi il capo di imputazione avesse subìto un ridimensionamento in sede di qualificazione giuridica e in sede di giudizio fosse stato escluso in precedenza, si sarebbe potuto comunque applicare la riduzione conseguente al rito abbreviato. Ritenevamo che questa fosse una decisione importante. Non abbiamo votato a favore del subemendamento Ria 0.01.03.3 perché non è preciso nella sua formulazione giuridica. È invece molto più precisa la formulazione giuridica contenuta nell'articolo premissivo Contento 01.016, che corrisponde anche ad una nostra analoga proposta emendativa, che abbiamo ritirato perché ritenevamo - lo ripeto - che le nostre idee fossero assolutamente rappresentate da questa proposta emendativa.
Questa è la ragione per la quale confidiamo nel fatto che coloro i quali hanno votato a favore del subemendamento Ria 0.01.03.3 voteranno a favore dell'articolo aggiuntivo Contento 01.016, che ne rappresenta una formulazione molto più adeguata.
Perciò, non ravvisiamo assolutamente nessuno scandalo nel fatto che abbiamo votato contro il subemendamento Ria 0.01.03.3, mentre invece votiamo a favore dell'articolo aggiuntivo Contento 01.016. Si tratta soltanto di una configurazione giuridica. Piuttosto, aspettiamo di vedere come voteranno coloro i quali hanno votato a favore del subemendamento Ria 0.01.03.3; se voteranno a favore dell'articolo aggiuntivo Contento 01.016 che, nella sua formulazione giuridica, è molto più preciso e sostanzialmente recepisce le indicazioni del subemendamento Ria 0.01.03.3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà, per un minuto.
LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà contro questi articoli premissivi, non perché non ne capisca lo scopo e non ne condivida l'obiettivo, ma perché, applicati in concreto in un sistema privo di coerenza qual è diventato il nostro codice di procedura penale, rischierebbero di sortire un effetto contrario. L'obiettivo qual'è? Impedire che per gravi reati si abbia una premialità eccessiva in sede di sconto di pena. Eliminare l'abbreviato per i reati puniti con la pena edittale dell'ergastolo non elimina il meccanismo delle diminuzioni di pena, si sarebbe dovuto intervenire con un altro sistema - alcune nostre proposte emendative andavano e vanno in tal senso in Commissione - ponendo un limite alle diminuzioni di pena e stabilendo il giudice collegiale per decidere sull'abbreviato. Al contrario così facendo - e concludo, signor Presidente, ancora dieci secondi - si riattivano le corti d'assise, pertanto si arriverà a sentenza molto più tardi, si ingolferanno i tribunali, mentre allo stato attuale gravi reati vengono puniti immediatamente, vicino ai fatti e con pene che devono essere adeguate e che potrebbero essere ancora più adeguate se si accogliessero le successive proposte emendative presentate dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli premissivi Contento 01.03 e D'Antona 01.013, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Caparini, De Girolamo, Rigoni, Crimi, Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 8
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 215).
Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo Melchiorre 01.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Biasotti, Garagnani, Mondello, Crimi, Mura, Granata, Vito, Catone, Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 458
Votanti 221
Astenuti 237
Maggioranza 111
Hanno votato no 221).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Melchiorre 0.01.016.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Margiotta, Marchignoli, Fogliardi, Ruvolo, Scajola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
- Applausi polemici dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo Contento 01.016, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Granata, Cesario, Mazzarella, Messina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 222).
Passiamo alla votazione del subemendamento Ria 0.01.018.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo nostro subemendamento vuole dare un contributo a migliorare una proposta di legge che, però, è difficilmente migliorabile. A noi dispiace persino che ci troviamo, una volta ancora, su posizioni diverse e contrapposte rispetto ad una proposta della Lega. Vi sono molti problemi seri nel Paese e con la Lega vorremmo utilmente confrontarci e risolverli nell'interesse del Paese.
Però questa proposta di legge e gli ultimi voti dimostrano qualcosa, che nasce sotto un segno sbagliato, quello di un presunto rigorismo e di una bandiera, quasi il ritorno ad agitare il cappio delle pene in un modo completamente sbagliato.
Se aderissimo alla proposta dei colleghi della Lega, sostanzialmente mineremmo un istituto processuale, quello del rito abbreviato, che ha una sua logica processuale, che consente la definizione del processo nell'udienza preliminare, e che ha un vantaggio così pensato cautamente dal legislatore della riforma proprio in termini Pag. 9di un processo più breve sulla base delle prove esistenti.
È quindi un processo che produce una sentenza e una pena, esattamente come forse la pensava Beccaria e cioè una pena pronta, pubblica, utile, proporzionata ed anche ispirata a un diritto mite. Con gli anni di galera in più infatti non si risolvono i problemi, anche se qui alcuni problemi si pongono. Si abbia allora il coraggio di rivedere le pene e i disvalori sociali, di procedere con le depenalizzazioni e anche di aumentare la pena edittale per qualche odioso reato, ma non in questo modo.
Al piano di sopra è in corso una mostra sulla civiltà dei diritti di Beccaria. Sarebbe il caso di andarla a riguardare perché noi ci accontentiamo esattamente di questo, ovvero di un diritto proporzionato alle pene, che produca effetti rapidi e sentenze che siano emesse - devo dirlo - non nelle piazze e sui giornali e nemmeno pronunciate dal Parlamento a maggioranza, bensì nei tribunali ordinari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, siccome questo provvedimento una volta approvato definitivamente avrà un effetto sotto il profilo della gestione dei processi, credo che non si possa far dire a delle proposte emendative delle cose diverse rispetto a quanto le stesse dicono in base allo scritto.
Questo in esame, in realtà, è un subemendamento al mio articolo premissivo 01.018. Cosa prevede il mio articolo premissivo 01.018 che voteremo in un momento successivo? Prevede che nel caso in cui sia avanzata la proposta di rito abbreviato davanti al giudice del dibattimento competente - che nel caso di reato punito con la pena dell'ergastolo è solitamente la corte d'assise - l'imputato possa riproporre la richiesta di giudizio abbreviato. Qualora poi la corte d'assise o il giudice competente ritenga di poter decidere allo stato degli atti, naturalmente svolge il rito abbreviato. Mi sembra che sia di una chiarezza infinita.
Che cosa dice il subemendamento Ria 0.01.018.1 presentato dal collega Ria? Dice che nei succitati casi - è infatti un subemendamento - con l'ordinanza che accoglie la richiesta il giudice dovrebbe disporre il giudizio abbreviato e ordinare la trasmissione degli atti al giudice competente. Ma se siamo già davanti al giudice competente, che senso ha questo subemendamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Allora qui ci dobbiamo chiarire! Posso capire che non si possa essere accordo sul profilo di scelta politica che stiamo delineando, ma che si utilizzino le proposte emendative in questo modo, mentre parliamo del diritto processuale penale, ritengo - consentitemi - che non sia accettabile! Pertanto, invito i colleghi anche del Partito Democratico che naturalmente cercano di far saltare questa legge, a leggere fino in fondo gli emendamenti che votano, perché qui non siamo di fronte a delle modifiche non di sostanza, e li invito a tenere lo stesso comportamento che abbiamo tenuto noi in relazione a una proposta di legge, che è partita dai banchi dell'opposizione, e ad essere chiari fino in fondo anche in termini politici (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, in questo caso mi richiamo proprio all'articolo 8 del Regolamento. Le affermazioni finali del collega Contento - che pure è persona che io stimo - le ritengo molto gravi (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà) e in qualche modo anche una forma di censura alla conduzione della Presidenza e alla gestione, nella parte che compete agli uffici. L'onorevole Contento ha affermato che le proposte emendative sarebbero state usate Pag. 10dal gruppo di opposizione - nella fattispecie dal collega Ria, ma magari anche dai colleghi del Partito Democratico - in un modo non consono all'Aula ed addirittura ha usato parole più pesanti, io, per parte mia, posso dire al collega in questione che ci consenta di utilizzare almeno gli emendamenti come riteniamo.
Magari, signor Presidente, riascolti l'intervento durante il quale era distratto come spesso capita a tutti noi...
PRESIDENTE. Ma l'ho ascoltato, onorevole Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI. ...e garantisca a tutti noi che, al di là delle valutazioni dell'onorevole Contento, la procedura per la presentazione, l'esame e il voto delle proposte emendative è stata assolutamente regolare e il fatto che a lui non piacciano non vuol dire che non siano regolari.
PRESIDENTE. Proprio questa ultima sua affermazione mi fa rispondere nel modo più ovvio. È chiaro che si tratta di una considerazione di merito. Io garantisco la procedura e il rispetto del Regolamento e su ciò penso che nessuno abbia nulla da dire. Nel merito il collega Contento può dire qualsiasi cosa, in quanto si tratta di atteggiamenti di natura politica.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, riservando al momento della dichiarazione di voto finale alcune argomentazioni di politica giudiziaria, vorrei, con riferimento alla proposta emendativa in esame, spiegare la ragione per la quale, ancorché presentata da un partito all'opposizione, esprimeremo voto contrario. Stiamo parlando di modifiche al codice di procedura penale che vanno oltre me, Berlusconi e questioni contingenti, perché si applicano a tutti i processi.
L'Italia dei valori ha sempre avuto una linea, con riferimento alla politica giudiziaria, che è quella del rigore in ordine alla sanzione e, anche con riferimento al caso di specie, alla ragionevolezza delle soluzioni che si prospettano. Nel caso in esame non si può, per fare un dispetto alla maggioranza, togliere la possibilità ai giudici di fare il loro dovere al meglio, perché ciò significherebbe fare un dispetto non alla maggioranza ma al Paese in materia di giustizia e in questa materia della giustizia non intendo scendere a compromessi con nessuno, neanche con quelli che dicono di essere all'opposizione insieme a me.
Si tratta di una questione molto semplice e tecnica. C'è una proposta emendativa la quale prevede che, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, l'imputato possa rinnovare la richiesta al giudice competente per chiedere il rito abbreviato ritenendo che ce ne siano le condizioni. Ciò è già possibile attualmente per tutti gli altri processi, infatti la giurisprudenza al riguardo è pacifica. Si tratta di codificare una norma che sul piano giurisprudenziale è già quotidianamente applicata in tutti i tribunali.
Stabilito questo principio del quale, credo, nessuno possa dubitare perché, anche se dovessimo stabilire qualcosa in contrario la Corte costituzionale arriverebbe a censurarla, come ha già fatto in passato, il subemendamento Ria 0.01.018.1 prevede, nonostante sia stata accolta la richiesta avanzata, la trasmissione degli atti all'altro giudice, così facendo si perde tempo, si spostano nuovamente i processi, e si rende ancora più farraginosa l'applicazione della macchina giudiziaria. Tutto questo per fare un dispetto alla maggioranza? Mi pare che non abbia affatto senso, pertanto il nostro gruppo esprimerà voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
LORENZO RIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Ria, lei è già intervenuto nella discussione sul complesso degli emendamenti, pertanto non ne ha facoltà.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, sono d'accordo con l'impostazione del collega Di Pietro: in materia di norme sul processo penale non si deve fare riferimento a nessuno, dovremmo ricordarlo più spesso, per la verità, perché quando ci si occupa di principi non c'è Berlusconi o altri che tengano. I principi vanno salvaguardati contro tutto e contro tutti, a favore di tutto e di tutti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Vi prego, colleghi!
FRANCESCO PAOLO SISTO. Detto questo - l'Aula deve essere, infatti, testimone di una posizione di civiltà giuridica, a prescindere, come diceva qualcuno - è evidente che quando il collega Contento pone correttamente un problema di competenza esprime due valutazioni: la prima è quella che già ha chiarito ovvero che la competenza è già dinanzi al giudice individuato ma, per chiunque conosca le norme e la giurisprudenza, è assurda ed abnorme la regressione verso un altro giudice perché non si può tornare indietro. Si tratta di un principio assolutamente consolidato quindi, a conclusione del mio intervento, inviterei i colleghi, prima di presentare una proposta emendativa, a tenere sempre presente il sistema processuale che dobbiamo tutelare, lo ripeto, a prescindere da soggetti, nomi e persone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà per un minuto.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, stiamo discutendo di qualcosa di assolutamente paradossale per il processo penale, perché o si intende questo subemendamento nel senso che si resta davanti alla corte d'assise, e allora è inutile perché è il giudice competente, o si intende che si deve tornare al giudice delle indagini preliminari, al GUP, e allora è assurdo, anche dal punto di vista del funzionamento del processo, che si riprenda tutto il fascicolo, lo si rimandi indietro, e che il GUP se lo debba ristudiare e poi decidere. Oltretutto non si capisce bene quale sia il rapporto poi tra la corte d'assise ed il GUP, perché è tenuto a rispettare quello che ritiene la corte d'assise o potrà, a sua volta, rimandarlo alla corte d'assise non condividendo la decisione di quest'ultima? Mi pare, quindi, che questo subemendamento sia pernicioso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, è strabiliante che il collega Contento ci accusi di utilizzare gli emendamenti in modo strumentale, quando in verità questa legge ha un valore strumentale. Questa legge ha come finalità semplicemente quella di fare della propaganda, e di fare della propaganda scassando (visto che qua sono intervenuti diversi puristi della procedura penale) la ratio stessa della riforma del codice di procedura penale. Lo dico perché al collega Di Pietro non sfuggirà il fatto che c'è una particolare anomalia che si raggiunga un'intesa con la maggioranza in questi giorni proprio sul tema della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia). E non sfuggirà ai molti garantisti del centrodestra che questa legge va esattamente in un'altra direzione. Peccato che il tema garantismo scatti solo quando c'è a fianco la parola Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ria 0.01.018.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Paolo Russo, onorevole Nola, onorevole Lusetti, onorevole Vernetti... Pag. 12
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 465
Votanti 444
Astenuti 21
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 247).
Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo Contento 01.018. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, ho accettato prima il suo invito a non intervenire anche se devo dire che ero stato, in qualche modo, attaccato sul piano personale dal collega Contento, e le spiego perché. Va sottolineato questo aspetto: quando si discute di queste cose, di procedure, di codici di procedura penale, soltanto alcuni possono dire la loro, e la riprova di ciò sta nel fatto che sono intervenuti l'onorevole Contento, l'onorevole Di Pietro, l'onorevole avvocato Sisto e il professor Pecorella. Quindi mi rendo conto di trovarmi davanti ad una platea di grandi esperti e di grandi professori del diritto. Fermo restando che questo provvedimento che stiamo esaminando va visto più nel messaggio che vuole dare, tant'è che in dichiarazione di voto finale diremo e confermeremo le ragioni della nostra contrarietà, le ragioni stanno tutte nel fatto che qui si discute di garantismo e di giustizialismo, ma, come detto, queste cose le diremo in sede di dichiarazione di voto. Anche dal punto di vista tecnico, dal punto di vista della procedura, non siamo poi degli sprovveduti - come l'avvocato Contento vuole farci apparire - e riguardo a questa proposta emendativa stiamo discutendo sostanzialmente dello stesso problema.
Così come voglio ricordare all'onorevole Di Pietro che dello stesso problema abbiamo discusso all'inizio di questa seduta quando è stato rigettato il mio subemendamento che, parimenti, riproponeva la questione che, poi, è stata approvata con la proposta emendativa dell'onorevole Contento. Anche ciò, quindi, la dice lunga sulle scelte di carattere politico che sono state assunte con il presente provvedimento.
Ma veniamo al merito: l'onorevole Contento afferma che, siccome siamo già di fronte ad un altro giudice, non ci sono ragioni per tornare indietro. No, non è vero, stiamo davanti ad un altro giudice perché abbiamo trasmesso le carte - non tutte le carte, l'esiguo fascicolo, cioè quello allo stato degli atti - davanti ad un altro giudice che è la corte d'assise, ma la proposta emendativa che adesso stiamo esaminando sostiene che, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, ossia quando non c'è stato un avvio del processo e non c'è stata, davanti alla corte d'assise medesima, chissà quale discussione, l'imputato può rinnovare la richiesta di rito abbreviato.
Si sta affrontando una questione pregiudiziale, preliminare, e, allora, chiedo ai grandi esperti di queste materie: se viene presentata una richiesta sull'incompetenza, si tratta di una questione pregiudiziale? E se viene accolta con ordinanza, si va, poi, davanti ad un altro giudice? Penso che la risposta sia affermativa.
Se, in questo caso, però, all'imputato diamo la possibilità di ripresentare la domanda di rito abbreviato, per esempio sulla base di una diversa qualificazione del fatto - e, cioè, un omicidio definito, nell'impostazione del pubblico ministero, come volontario, in seguito, sulla base di una diversa qualificazione del fatto, diventa preterintenzionale e, quindi, viene riconosciuto che vi erano tutte le condizioni ab origine per essere valutata l'imputazione dal giudice delle indagini preliminari - perché non si deve tornare a quello che, sì, è il giudice naturale? È stata accolta la richiesta dell'imputato e, quindi, si torna al giudice naturale.
E, anche in termini di economia processuale, caro onorevole Di Pietro, non è una perdita di tempo perché, davanti alla corte di assise, vi sono i giudici popolari che, proprio perché sono tali, devono essere Pag. 13messi nelle condizioni di valutare tutte le prove, l'insieme delle prove, ulteriori prove, e non possono essi valutare soltanto sulla base delle risultanze probatorie allo stato.
Anche per questa ragione, quindi, è meglio, anche in termini di economia processuale, che si torni al giudice delle indagini preliminari che deciderà, così come avrebbe deciso se, fin dall'inizio, il processo fosse rimasto davanti a lui.
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'onorevole Ria ha appena fatto riferimento alla presentazione, all'inizio del dibattimento, della richiesta di giudizio abbreviato come una novità introdotta dalla proposta emendativa dell'onorevole Contento.
Oggi, in base a una sentenza della Corte costituzionale, già l'attuale codice di procedura penale prevede che, una volta respinta dal GUP la richiesta di rito abbreviato, l'imputato la possa riformulare all'inizio del dibattimento e sarà il giudice del dibattimento a valutarla.
Non solo, nel 2009 la Corte Costituzionale ha, addirittura, introdotto la possibilità del rito abbreviato rispetto a contestazioni suppletive nel corso del dibattimento. Con l'idea dell'onorevole Ria, ogni volta dovremmo ritornare davanti al GIP o GUP perché dovrebbe essere quello il giudice competente. È qualche cosa che stride, non solo con i tempi processuali, ma con l'attuale disciplina, per cui non si riesce a comprendere quale sarebbe la necessità di una regola di questo tipo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo per spiegare il voto contrario all'articolo premissivo in esame, il quale rappresenta lo sforzo che è stato fatto nell'ambito della maggioranza per riequilibrare un provvedimento che in realtà è gravemente lesivo dei diritti della difesa, dei diritti dell'imputato e dei diritti delle vittime. Poiché si elimina il rito abbreviato per i reati che sono stati configurati dal pubblico ministero come punibili con l'ergastolo e, quindi, ci si rimette alla valutazione del pubblico ministero (proprio quei pubblici ministeri tanto maltrattati in varie dichiarazioni che sono state rese anche sulla stampa, quando si tratta di alcuni processi), ecco che qui si pone un correttivo ipocrita. Infatti, è ipocrita perché nel momento in cui si va a dire che di fronte al dibattimento si può ripresentare la difesa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
DONATELLA FERRANTI. ...il giudice del dibattimento - e lo dico a tutti coloro che sanno di procedura penale e qui dentro ce ne sono tanti di avvocati - non ha tutti gli atti del giudice delle indagini preliminari. Ha soltanto il fascicolo con gli atti irripetibili e, quindi, non potrà mai valutare e ritenere la bontà di una richiesta di giudizio abbreviato.
Quindi, è un procedimento che aggrava e allunga i tempi ed è veramente inconcepibile come, da una parte, si vogliano allungare i tempi e, dall'altra, si vogliano estinguere i processi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo sull'articolo premissivo in esame con una premessa: piaccia o non piaccia, finalmente in materia di giustizia quello in esame è il primo provvedimento dove non c'entra niente Berlusconi; quindi, caro Orlando, fare questa polemica non serve assolutamente a niente (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Una volta tanto che ci occupiamo di materia di giustizia per un Pag. 14problema che non riguarda Berlusconi, non ho capito perché io non devo far passare una materia di politica giudiziaria che interessa il Paese.
Signor Presidente, io vorrei lasciare questo gli atti, dopodiché ognuno vota per partito preso come gli pare e piace (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia fate continuare l'intervento al collega!
ANTONIO DI PIETRO. Abbiate pazienza, io ne ho passate tante nella vita e non è che voto perché qualcuno me l'ha ordinato: voto secondo coscienza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Innanzitutto prendete atto che il provvedimento in esame porta anche la firma dell'Italia dei Valori, vi piaccia o non vi piaccia, quindi ce ne assumiamo la responsabilità politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
In secondo luogo, è un provvedimento che manda un messaggio: per i reati per cui vi è la pena dell'ergastolo tu imputato, che sai che ti spetta la pena dell'ergastolo, non puoi ridurtela automaticamente, ricorrendo strumentalmente al giudizio abbreviato. Questa è una scelta di politica giudiziaria su cui voi siete contrari ed io sono favorevole, ed il Paese giudicherà se è giusto o non è giusto (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Stabilito questo principio, nelle regole applicative dobbiamo andare a vedere se esso poi si cali o no, secondo gli emendamenti che voi avete proposto, nella realtà. Ebbene, quello in esame è un provvedimento che, come ripeto, non interessa il confronto-scontro politico che abbiamo in materia di giustizia con Berlusconi, interessa tutt'altra materia ed io per fare dispetto a lui non faccio dispetto al Paese.
Stabilito questo principio, che cosa dice l'articolo premissivo dell'onorevole Contento? Dice una cosa che si verifica già tutti i giorni in tutti i tribunali: in realtà l'articolo premissivo in esame è semplicemente una riscrittura legislativa di una decisione più volte presa dalla Corte costituzionale ed applicata tutti i giorni nei tribunali. Questa decisione secondo cui voi volete votare a prescindere (siccome l'ha detto Contento non va bene) non mi fa contento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, io potrei sottoscrivere tranquillamente le affermazioni del collega Di Pietro (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico)... non vi preoccupate, arrivo anche a voi. La questione che mi diverte sapete qual è? È che io ho sempre immaginato che a sinistra vi fosse una particolare attenzione anche nei confronti delle persone che sono sottoposte al processo penale.
Voi oggi arrivate ad un sillogismo che mi spaventa, perché - come è stato ben detto dalla collega Ferranti - questo articolo permissivo non è soltanto dettato dalle sentenze della Corte costituzionale, ma riequilibra, di fronte al potere del pubblico ministero, la possibilità per l'imputato di rivolgersi nuovamente ad un giudice terzo, consegnandogli gli atti delle indagini preliminari, in quanto la scelta del rito abbreviato rientra nei diritti di difesa.
Voi cosa fate di fronte a questo riequilibrio a favore dell'imputato? Dite: votiamo contro. Trovo che sia, effettivamente, una cosa paradossale. Pertanto, con tutto il garbo di cui sono capace, vi invito ancora una volta a riflettere, poiché mi sembra che con questi atteggiamenti stiate gettando alle ortiche anche la storia del Partito Democratico, e non voglio andare oltre.
Ritengo di avere il dovere politico di segnalarvi queste cose. Poi, naturalmente, siete liberi - ci mancherebbe altro - di votare come meglio credete (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo Contento 01.018, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Biasotti, Lisi, Saltamartini, Garagnani, Scilipoti, Lusetti, Santelli, Cardinale.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 460
Votanti 436
Astenuti 24
Maggioranza 219
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 195).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Iannarilli, Siliquini, Mura, Stefani, Scanderebech, Vernetti, Realacci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 463
Votanti 427
Astenuti 36
Maggioranza 214
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Antona 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo...
Chiedo scusa. Revoco l'indizione della votazione.
Ricordo che siamo passati alla votazione dell'emendamento D'Antona 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antona. Ne ha facoltà.
OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, questo emendamento è finalizzato alla diminuzione della pena fino ad un terzo, quindi tende ad eliminare l'automatismo che riduce ad un terzo secco la pena per chi ricorre al rito abbreviato. Pertanto, si tratta di attenuare quella che, a mio avviso, è un'ingiustizia paradossale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere - sperando di non far arrabbiare gli amici del Partito Democratico - una posizione favorevole sulla proposta della collega D'Antona.
È una proposta che il Parlamento deve valutare nella sua saggezza, che dice semplicemente questo: d'accordo ridurre la pena, d'accordo ridurla fino ad un terzo nel caso si faccia il giudizio abbreviato, ma lasciamo valutare al giudice di quanto ridurla, eventualmente fino ad un terzo, ma non automaticamente. Per la nostra idea di politica giudiziaria riteniamo che sia più giusto lasciare al giudice la discrezionalità piuttosto che inserire questo automatismo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, se passasse questo emendamento snatureremmo la natura del giudizio abbreviato: si sostituisce una riduzione certa, che è la ragione per cui l'imputato ha interesse a chiederlo, e ritorneremmo così ad una sorta di patteggiamento. La nostra opinione, quindi, è contraria perché così si snatura Pag. 16la natura del giudizio abbreviato stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ferranti rinunzia ad intervenire per dichiarazione di voto.
L'emendamento non è precluso, perché formalmente tiene, interpretativamente è un altro discorso. Sul piano formale non è precluso, per cui lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Antona 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Motta, Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 466
Votanti 448
Astenuti 18
Maggioranza 225
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 232).
Prendo atto che il deputato Baretta ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Contento 1.13 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Di Caterina, Ceroni, Moles, Mariarosaria Rossi, Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 463
Votanti 443
Astenuti 20
Maggioranza 222
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 199).
Prendo atto che il deputato Baretta ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Contento 1.012, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Laboccetta, Mazzuca, Cristaldi, Scilipoti, Moles, Di Virgilio, Meta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 467
Votanti 247
Astenuti 220
Maggioranza 124
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Contento 1.013, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Nicolucci, Mazzuca, Goisis, Di Virgilio, Mereu, Baretta, Fioroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 464
Votanti 246
Astenuti 218
Maggioranza 124
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 15).
Prendo atto che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, si procederà Pag. 17direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 668)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo il dibattito già svolto in Assemblea con le lucide argomentazioni offerte da chi ha obiettato motivatamente all'impianto della proposta sottoposta alla nostra attenzione, ma anche le ragioni contrarie poste in buona fede dai sostenitori del provvedimento, consentono a me di evocare solo brevemente alcune delle questioni chiamate in causa.
La ratio del provvedimento viene richiamata fin dalla relazione illustrativa che ricorda come il rito abbreviato non abbia sortito l'effetto deflattivo che ne aveva motivato l'ingresso dell'ordinamento mentre si sarebbe assistito ad un suo uso improprio cioè quando non vi è più alcuno spazio difensivo.
Il precipitato ideologico di questa posizione concettuale dunque non potrebbe che essere la considerazione di disvalore insita nella possibilità di fare sconti alla pena dell'ergastolo.
Se il rito abbreviato assume un valore di strumento premiale in favore del reo non dovrà essere consentito - dice in sostanza il provvedimento - che reati particolarmente gravi come quelli puniti con l'ergastolo possano subire molcimenti temporali.
In verità, è difficile allontanare da noi l'opinione che questo provvedimento conceda alla posizione ideologica molto più di quanto non chiarisca sul piano giuridico, aprendo anche legittimi dubbi sul piano costituzionale. È l'articolo 111 della Costituzione infatti a ricordarci che le parti sono pari davanti al giudice terzo e che dunque verrebbe operato un indebito vulnus nella loro uguaglianza in un processo giusto.
Rilevo davvero en passant che appare alquanto singolare che una maggioranza così strenuamente impegnata su altri fronti della giustizia in chiave garantista, adoperando argomenti che, a torto o a ragione, toccano l'intera gamma delle sensibilità ricordate in dottrina e in giurisprudenza in tema di favor rei, accetti poi, in un provvedimento che sottrae tutela al reo e amplifica a dismisura la portata delle prerogative dei magistrati, di diradare ogni attenzione ed ogni impegno per assumere un atteggiamento drastico.
Che con l'abolizione delle norme sul giudizio abbreviato per questa specifica fattispecie di reato in qualche modo si opti per la rimessione nelle mani del pubblico ministero della scelta imputativa con la conseguenza di precludere all'imputato il ricorso al rito abbreviato è assolutamente chiaro. Il paradosso dunque sarebbe il seguente: viene sottratto all'imputato il diritto attuale di ricorrere al giudizio abbreviato per devolverlo al pubblico ministero che diventerebbe il dominus della vicenda processuale, assumendo in qualche modo la titolarità di un diritto di veto esercitato attraverso la scelta imputativa.
In verità, dietro questo provvedimento, si scorgono posizioni filosofiche e scelte penalistiche forse rispettabili, ma non esclusive: il valore dell'ergastolo come pena afflittiva e l'impossibilità del principio della rieducazione sociale. L'elemento afflittivo evidentemente non può non essere compreso nella pena detentiva e la ricca tradizione giuspenalistica italiana l'ha illustrato con pagine anche gloriose. Negare tuttavia ogni possibilità evolutiva alla stessa interpretazione da dare alla pena afflittiva significa anche mortificare i principi costituzionali. In fondo l'applicabilità del giudizio abbreviato all'ergastolo significa tramutare il fine pena mai a trent'anni senza così intraprendere un percorso accidentato che molte perplessità crea in ordine alla compatibilità con la norma costituzionale. Pag. 18
Per queste ragioni la componente del gruppo misto - Alleanza per l'Italia annuncia che esprimerà voto contrario sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Belcastro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei spiegare le ragioni per cui l'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento, e ci mancherebbe altro, perché siamo tra i firmatari di questo provvedimento. Si tratta di una scelta di politica giudiziaria che abbiamo sempre fatto, dal primo momento, che intendiamo portare avanti e non svenderla soltanto per ragioni di bassa politica.
Ci siamo battuti da sempre per contrastare e combattere la politica giudiziaria del Governo Berlusconi e della sua maggioranza, ma questo provvedimento, in materia giudiziaria, non c'entra nulla con le beghe che riguardano il Presidente del Consiglio. Una volta tanto che in quest'Aula si decide di mettere all'ordine del giorno un provvedimento che dà un indirizzo di politica giudiziaria, non solo che condividiamo, ma che è il nostro indirizzo (quello di maggior rigore e quello di una maggiore corrispondenza tra sanzione e precetto), non commettiamo l'errore che fa il marito quando vuol fare dispetto alla moglie: si taglia il braccio. Non vogliamo commettere l'errore di tornare nel lassismo per poter dire che un provvedimento non è stato fatto.
A mio avviso questo provvedimento manda un messaggio chiaro al Paese: ci sono reati per i quali non è possibile giocare con le regole processuali per sfuggire alla giusta sanzione. Rispetto ai reati per i quali è prevista la pena dell'ergastolo, credo debba essere il giudice a valutare caso per caso se, nel gioco delle attenuanti, delle aggravanti e della comparazione fra le varie circostanze, si possa addivenire ad una pena inferiore all'ergastolo, e non debba essere consentito all'imputato di scegliere il tipo di sanzione che vuole e che più gli fa piacere.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,32)
ANTONIO DI PIETRO. Vi sono dei fatti di sangue gravissimi, stiamo parlando di ergastolo e, quindi, di regola, stiamo parlando, quanto meno, di omicidio, di pluriomicidio o di strage. Stiamo parlando, quindi, di fatti gravissimi, e abbiamo molto spesso riscontrato che coloro che commettono tali reati lo fanno perché tanto sanno che, comunque, l'ergastolo non lo prenderanno mai.
Credo vi siano dei fatti così gravi che bisogna pensarci due volte prima di dire: l'imputato, ricorrendo strumentalmente ad una procedura, sfugge ad una giusta punizione. Il fatto che questo indirizzo l'abbia proposto, con delle specifiche proposte emendative, proprio un esponente del centrosinistra quale la collega D'Antona, deve far pensare e riflettere molto sia i parlamentari che l'opinione pubblica, perché, evidentemente, lei sa cosa vuol dire vedere distrutta una vita e poi sapere che qualcuno ne approfitta, attraverso il giochino del ricorso strumentale al rito abbreviato, e sfugge alla giusta punizione.
Quella dell'Italia dei Valori è una politica giudiziaria per combattere la criminalità, che vuole differenziarsi e vuole esplicitarsi nell'approvazione di questo provvedimento, che, a mio avviso, non è incostituzionale, come ho sentito dire, perché già quattro volte, sull'articolo 438 del codice di procedura penale, ultima parte, la Corte costituzionale è intervenuta, e per quattro volte ha detto che non è incostituzionale la previsione di una riduzione specifica diversa proprio per quanto riguarda l'ergastolo.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo addirittura che si debba valutare di rivisitare completamente il rito abbreviato, anche con riferimento ad altre tipologie di reato. Pag. 19Ci rendiamo conto che questa non è la sede, ma un messaggio politico al Paese oggi lo stiamo mandando.
Signori criminali, se volete uccidere, sappiate che potete andare in galera e rimanerci per tutta la vita; questo è il messaggio che abbiamo mandato. Dopo di che, gli altri emendamenti a che cosa sono serviti? A bilanciare il giusto rigore con le giuste garanzie. Tutta questa polemica che è stata fatta sugli emendamenti che hanno presentato il collega Contento o altri colleghi è strumentale e non tiene conto dell'aspetto tecnico del problema.
Infatti, il collega Contento ha semplicemente introdotto degli emendamenti che hanno tradotto in norma di legge ciò che la Corte costituzionale ha già previsto. Anche se non ci fosse stato quell'emendamento, comunque la conseguenza poteva essere solo questa. Quindi, mettere nero su bianco ciò che è già nei fatti è il minimo che si chiede ad un Parlamento che, in materia di giustizia e almeno in materia di regole, si vuole rispettare.
Abbiamo sempre combattuto e contrastato le cosiddette leggi ad personam: oggi non le possiamo fare noi le leggi ad personam. Oggi non possiamo sfuggire a questo impegno, ossia che vogliamo combattere la criminalità. Personalmente sono anche d'accordo sull'emendamento che aveva proposto la collega Angela Napoli, quello cioè che, per reati gravissimi come quello previsto dall'articolo 416-bis del codice penale, si debba andare sempre alla verifica dibattimentale, e di fatto ci si va, perché è difficile poi vedere questo giudizio abbreviato per i malavitosi.
Comunque, il messaggio era anch'esso positivo e volto ad evitare questioni di costituzionalità che potrebbero esserci perché non fa parte di categorie. Infatti, un conto è dire: «tutti i delitti puniti con la pena dell'ergastolo», o «tutte le associazioni a delinquere», «tutti i reati contro il patrimonio», «tutti i reati contro la persona» non sono soggetti al giudizio abbreviato, altro è andare a pescare un reato piuttosto che un altro. Su questo la Corte costituzionale ha già deliberato per quattro volte.
Mi avvio alla conclusione. Qual è il messaggio che stiamo mandando in questo Paese? Che in questo Parlamento, nonostante le grandissime difficoltà presenti al momento nel Paese, dove si evidenzia una scollatura totale tra le esigenze dello stesso e le risposte che dà il Parlamento, potevamo e possiamo dare una risposta importante.
Contro la criminalità, la criminalità vera, la criminalità omicida, la criminalità che merita l'ergastolo, non ci sono maggioranza e opposizione, ma un Parlamento unito per dimostrare che, quando si ha a che fare con leggi che non si condividono, si fa una grande opposizione nelle piazze e nel Paese, ma in materia di giustizia, quando si fa una norma nell'interesse della collettività, si ha il coraggio delle proprie azioni e non ci si tira indietro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questa è responsabilità politica di un partito politico che è presente in Parlamento e non si chiede ad un partito politico di votare per partito preso. Vorrei che qui vi fosse un professore, piuttosto che un avvocato, piuttosto che un giudice, che valutasse certi emendamenti e dicesse com'erano prettamente strumentali, non avevano alcun senso logico e, se immessi nell'ordinamento, sarebbero stati bombe esplodenti nella funzionalità dell'ordinamento stesso.
A che serve, quindi, distruggere la procedura soltanto per poter dire fuori di qui che questa volta, invece di 315 o 316, ci sono stati 310 voti? È sul voto di fiducia che dobbiamo sconfiggere Berlusconi, non su provvedimenti che interessano i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Il giorno che troveremo 316 parlamentari in grado di sconfiggerlo lo dobbiamo mandare a casa, non giocando sulla pelle dei cittadini. Questa non è stata una bella pagina dell'opposizione, ma di un'opposizione strumentale e faziosa a cui non intendo assolutamente contribuire (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
Pag. 20
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, prima della dichiarazione di voto ho necessità di dire qualcosa al rappresentante del Governo rispetto all'intervento che ha fatto sulla mia proposta emendativa, sulla quale non ho replicato per ragioni anche di tempo e di inopportunità.
Voglio solo ribadirle, onorevole sottosegretario, che la lotta alla criminalità organizzata, della quale si prende il merito quotidianamente il solo Governo, non è solo del Governo. Questo merito si deve ascrivere all'intero Parlamento, perché se ci sono norme che possono menar vanto al Paese intero in termini di contrasto alla criminalità organizzata, va ricordato che quelle norme sono state approvate quasi all'unanimità del Parlamento. Nessuno di noi, onorevole sottosegretario, vuole vedere fuori dalle carceri un boss mafioso, nessuno di noi! Tant'è che il mio emendamento aveva proprio questa finalità, ossia circoscrivere ed evidenziare un reato ritenuto da noi il peggiore in assoluto. Anche se va detto che pure quelli di terrorismo, di usura, di estorsione, di violenza sono senz'altro - per carità - reati da abbattere, tuttavia ritenevamo che, nell'ambito del contesto di questa proposta legislativa, non dovessero esserci attenuanti di alcun genere, nessuna possibilità, in particolare proprio per i boss mafiosi.
Non credo che la Corte costituzionale possa vietare al Parlamento, al legislatore, di individuare determinati reati ritenuti non conformi al principio di ragionevolezza. Credo che il Parlamento debba anche assumersi delle responsabilità, perché se indichiamo o diamo la possibilità di individuare l'inapplicabilità del rito abbreviato per il reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale, in fondo diamo l'opportunità anche agli altri, sottoposti a reati che possono essere considerati cruenti, di fare ricorso alla Corte costituzionale, cioè è la stessa cosa anche per gli altri reati. Pertanto, quel segnale doveva essere dato perché quella è la finalità del provvedimento legislativo che, onorevole sottosegretario, io stessa ho sottoscritto perché è bene essere chiari e ciò vale anche come dichiarazione di voto.
Siamo pienamente consapevoli del fatto che il rito abbreviato che viene richiesto dall'imputato, perché è su richiesta, guarda caso viene sempre richiesto da persona che sa di essere colpevole, che sa di non avere prove inconfutabili nel momento dibattimentale. E ditemi chi debba essere considerato più colpevole di un boss mafioso!
Signor sottosegretario, non è questo provvedimento, non è quella mia proposta emendativa che avrebbe lasciato fuori delle carceri o avrebbe potuto portare fuori dalle carceri i boss mafiosi. Di boss mafiosi ne escono tutti i giorni dalle carceri! Quindi, occorre circoscrivere proprio questo reato. Questa mattina, signor sottosegretario, sono stati sequestrati dei beni illeciti ad affiliati al clan Mancuso di Vibo Valentia. Va benissimo, bene, più che bene! Ma i boss, i Mancuso sono fuori dalle carceri, perché nel momento nel quale viene loro imputato il reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale si servono proprio del rito abbreviato per ridurre le loro pene. Quindi, se vogliamo che sia anche una legge che abbia un vero significato dovremmo riuscire ad appropriarci anche di quella responsabilità che alcune volte può incidere o può dare la parvenza di incidere con l'anticostituzionalità. Tuttavia, alcuni rischi dovremmo anche correrli. Quindi, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia condivide il significato e l'obiettivo della proposta, così come era stata presentata, cioè l'abolizione del rito abbreviato per tutti i reati che prevedono la pena dell'ergastolo.
Siamo convinti che il Paese, più che chiedere la certezza della pena, chiede la certezza dell'espiazione della pena. Quindi, se è previsto l'ergastolo per chi ha commesso reati gravi, non ci debbono essere garanzie di alcun genere e, invece, mi pare che alcune garanzie, con le proposte emendative approvate oggi, siano state di fatto poste in essere. Noi siamo convinti di ciò che affermiamo anche alla luce della richiesta, signor sottosegretario mi rivolgo Pag. 21in particolare a lei, che i magistrati hanno fatto. Credo che lei fosse presente in Commissione giustizia quando determinati magistrati ci hanno chiesto di eliminare il rito abbreviato per coloro che sono sottoposti all'accusa di cui all'articolo 416-bis del codice penale. Quindi, credo che avere questo ulteriore atto di coraggio non sarebbe stato un segnale negativo nei confronti della lotta al crimine.
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, la prego di concludere.
ANGELA NAPOLI. Per questo, siamo convinti della bontà del provvedimento iniziale, ma non della definizione nell'ambito degli emendamenti testé approvati e della soluzione, differente da quella reale, che servirebbe al codice di procedura penale in Italia. Quindi, annuncio che il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia si asterrà nella votazione finale di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame rappresenta per noi un'altra occasione per rimarcare l'ostinazione con la quale si vuole portare avanti il discorso sulla giustizia in Parlamento.
Per quanto abbiamo sempre cercato di comportarci da opposizione responsabile - da parte nostra non è mai mancata la volontà di approfondire i temi e di contribuire al miglioramento delle leggi - registriamo che non c'è da parte della maggioranza altrettanta volontà di mantenere quell'impegno di condivisione e di partecipazione sempre annunciato.
Nel corso dell'esame di questo provvedimento abbiamo con forza cercato di contrastare l'approccio giustizialista, che ha invece finito per prevalere e che, ancora una volta, ha unito l'asse Lega-Italia dei Valori. È incredibile, cari colleghi, che quando si tratta di approvare leggi forcaiole Di Pietro sia sempre in prima fila a fare da stampella al Governo.
Abbiamo insistito per mantenere la possibilità di accedere al rito abbreviato anche in caso di delitti punibili con l'ergastolo perché esso non va interpretato come un espediente per sottrarsi alla pena più grave, visto che ci sono altri strumenti nel nostro ordinamento che consentono comunque al condannato alla pena perpetua di godere di alcuni benefici. Il rito abbreviato va invece visto quale strumento finalizzato all'accelerazione del processo, ma anche come un vero e proprio diritto dell'imputato al pari di tutti gli altri imputati, quanto meno finché il legislatore lo considera legittimo per altre e meno gravi fattispecie di reati. Nel corso del dibattito - che pure è caduto sul significato della pena dell'ergastolo e sul suo valore rieducativo - abbiamo cercato di sostenere un'interpretazione più evoluta del concetto di pena, nella direzione cioè di un percorso sulla persona che ne limiti la libertà, salvaguardandone comunque la dignità. Abbiamo voluto adottare questi canoni valoriali perché crediamo che mettere mano al processo penale significhi incidere considerevolmente sulla sfera dei diritti fondamentali dell'uomo, come la libertà, la dignità, la tutela fisica e morale, diritti peraltro riconosciuti largamente come inviolabili ed indisponibili. Tuttavia, purtroppo, registriamo che non c'è la volontà di collaborare in questo senso con il Parlamento, che provvedimenti come questo sono come bandierine piantate per segnare il territorio, per snocciolare conquiste, per riempire gli spot sulla giustizia soprattutto in un periodo come questo, in cui è necessario un rilancio dell'azione di Governo. Altrimenti non so come giustificare oggi questa modifica al codice di procedura penale, visto che nel primo pacchetto sicurezza varato da questo Governo - a differenza di quanto accadde per il giudizio direttissimo, il giudizio immediato ed il patteggiamento - il rito abbreviato fu l'unico tra i procedimenti speciali a non subire alcuna modifica. Pag. 22
Queste sono le incongruenze che rileviamo nella politica di questo Governo in tema di giustizia, una giustizia che attende invano quella riforma organica, da sempre annunciata e mai attuata, che si preferisce realizzare per piccoli e insignificanti ritocchi. Già nel 2009 infatti, nello specifico nell'audizione del 9 dicembre, il Ministro Alfano prometteva alla II Commissione che la riforma della giustizia si sarebbe esplicata in tutti gli ambiti attraverso i quali una riforma della giustizia deve dispiegarsi: norme antimafia, riforma del processo civile, riforma del processo penale, vicenda carceraria, intercettazioni e, a cornice e a compimento di tutto questo, una riforma della Costituzione che porti a traslare nella stessa ciò che costituisce la parte essenziale della riforma del processo penale e dei nostri obiettivi programmatici - diceva Alfano - cioè un'effettiva parità tra accusa e difesa nel processo.
Ancora - cito Alfano - a vent'anni dall'entrata in vigore del codice Vassalli, riteniamo che l'obiettivo di fondo, contenuto in quella struttura codicistica, non abbia trovato il suo compimento in una perfetta parità tra accusa e difesa nel processo.
Ci sorprende come la stessa maggioranza oggi possa sostenere un provvedimento che tutto fa tranne che applicare le garanzie previste dall'articolo 111 della Costituzione anzi, con questa soppressione tout court del rito abbreviato per determinati reati, non si fa altro che creare un ulteriore squilibrio tra imputato e accusa, senza tra l'altro apportare conseguenze benefiche al sistema in termini di maggiore sicurezza pubblica, poiché l'applicazione del rito abbreviato quanto meno garantisce un esito immediato del processo e una condanna certa, anche se mitigata in minima parte in ragione della scelta processuale dell'imputato. In minima parte perché, in caso di delitti punibili con la pena perpetua, avvalersi del rito abbreviato non garantisce ingenti riduzioni di pena, ma si limita a tramutare l'ergastolo in trent'anni o, in casi ancora più gravi, al solo esonero dall'isolamento diurno.
Ecco perché è inutile ed irragionevole tagliare di netto questa prerogativa, inutile perché taluni processi ordinari giungono a concludersi con condanne anche inferiori a quelle cui si può giungere attraverso il rito abbreviato, proprio perché esso non attiene al fatto, ma premia solo la decisione sull'iter processuale cui sottoporsi; irragionevole perché già in partenza si intravedono dei profili di illegittimità se pensiamo che la Corte europea dei diritti umani si è espressa più volte sulla dimensione soggettiva del processo penale. Per giustificare questa proposta dai dubbi profili di costituzionalità si è persino detto che l'esperienza processuale di questi anni ha dimostrato come tale giudizio non abbia sortito l'effetto di deflazione che ne aveva favorito l'introduzione nell'ordinamento, il che non risponde a verità poiché comunque le statistiche attestano il ricorso al rito abbreviato attorno al 10 per cento dei casi.
Abbiamo voluto venire incontro alla proposta dell'onorevole Lussana con una controproposta che quanto meno mantenesse la garanzia per l'imputato di accedere al rito abbreviato dietro integrazione probatoria ed ai fini della riqualificazione del reato, questo per lasciare aperta un'altra strada all'imputato ed evitare l'insidiosa e discutibile situazione per cui l'arbitrio è lasciato al pubblico ministero, che può così decidere di precludere all'imputato l'opzione del rito abbreviato, contestando anche strumentalmente talune aggravanti al solo scopo di appesantirne la posizione ed escluderlo aprioristicamente dalla soglia per l'accesso al beneficio. Abbiamo dunque tentato, come sempre, di collaborare per la stesura di un testo migliore, ma evidentemente non c'è, lo ripeto, la volontà di adottare un approccio diverso e meno strumentale alle politiche per la giustizia.
Per le ragioni esposte, dunque, oggi esprimiamo il nostro voto contrario a questo provvedimento, non solo perché rappresenta l'ennesimo unilaterale ritocco al sistema giustizia, a fronte delle tanto annunciate riforme complessive dei sistemi processuali che ancora attendono di Pag. 23prendere forma e che puntualmente vengono ricalendarizzate ogni anno fra le priorità del Ministro Alfano, ma anche perché ci opponiamo all'evidente volontà della maggioranza di incidere sul sistema processuale penale attraverso i pregiudizi della politica, al fine - nel caso di specie - di inasprire la pena indiscriminatamente e prima ancora che essa venga inflitta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, vorrei partire ringraziando i colleghi che hanno voluto dar vita a questa proposta, in particolare la prima firmataria, l'onorevole Lussana, ma anche il vicepresidente della Commissione giustizia, i nostri componenti della Commissione che per tanto tempo hanno lavorato per avere un testo che abbia una condivisione e credo che sia giusto darne atto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quante volte ci siamo arrabbiati perché di fronte a delitti efferati e crimini davvero contro ogni regola morale i condannati escono dopo solo pochi anni?
Non è giusto che uno uccida o rovini una famiglia e dopo poco tempo possa tornare a piede libero. Si possono citare casi in cui, addirittura, l'assassino, reo confesso, proprio grazie al rito abbreviato, riceve una pena inferiore rispetto a quella di coloro che pure vengono condannati, ma si professano innocenti, perché questi accettano di affrontare il dibattimento. Uno uccide un bambino a coltellate nel sonno e riesce a sfuggire alla pena dell'ergastolo proprio perché confessa oppure, anche senza confessare, accede al rito abbreviato.
Non voglio citare nomi e cognomi di questi casi, che sono stati al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e tanto scandalo e tanta rabbia hanno creato in tutti noi, perché è venuto a mancare il senso vero della giustizia. Ne cito uno solo, perché è successo a poche centinaia di metri da dove abito io. Mi riferisco al caso delle Bestie di Satana: crimini efferati e pluriassassini che rischiano di uscire dopo dieci anni ed essere a piede libero perché hanno usufruito di tutti gli strumenti che oggi il nostro codice consente per avere il rito abbreviato e i conseguenti sconti di pena, nonostante le famiglie che hanno distrutto e le giovani vite che hanno spezzato.
Credo che non sia possibile - stiamo lavorando, al riguardo, su questioni concrete - parlare di destra o di sinistra. La Lega vuole un Paese dove la giustizia e la legalità non siano solo parole vuote da sbandierare ai comizi, ma fatti concreti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non esiste da parte nostra alcuna pulsione giustizialista. Vogliamo soltanto un Paese in cui vi siano pene certe e giuste e vogliamo che la giustizia sia una giustizia vera.
Vogliamo, però, che chi uccide un bambino, magari in modo incredibile, per esempio sciogliendolo nell'acido, non possa tornare mai a piede libero, perché non possa usufruire di alcuno sconto di pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Infatti, esistono diritti alla giustizia da parte delle famiglie, della memoria di chi non c'è più, esistono diritti della società a tutelarsi da chi ha scelto di non rispettare alcuna regola, né legale, né civile, né morale.
Abbiamo apprezzato la posizione dell'Italia dei Valori, perché ha dimostrato di avere la capacità di ragionare e discutere su cosa è giusto e cosa non lo è, su cose concrete e fattive; invece, la sinistra, anche questa volta, ha perso l'ennesima occasione di confronto serio per il bene del Paese. Dimostrate solo di essere capaci di parlare contro il Presidente Berlusconi e di non saper fare alcuna proposta concreta.
Onorevole Andrea Orlando, siete capaci solo di parlare: non vi è una proposta nel senso della riforma del nostro Paese. Siete la vera forza conservatrice di quello che anche voi dite di voler cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi siamo qui per realizzare il cambiamento Pag. 24del Paese: ci hanno mandato qui i nostri elettori, nessuno ce lo ha imposto.
Siamo qui per fare un programma, per ragionare sulle riforme del Paese. Vi è un programma che necessita dell'azione del Governo e vi sono delle riforme che devono arrivare in Parlamento e devono essere affrontate da tutti, senza le questioni di maggioranza e di opposizione, perché sono riforme che servono al Paese. Noi vogliamo davvero cambiare questo Paese; non, come voi, solo a parole, ma nei fatti e con provvedimenti concreti, come questo provvedimento dimostra.
Questo provvedimento è con una grande impronta leghista, ma è un bene per la giustizia di tutti noi ed è un andare incontro a chi è stato, ed è il debole vero, leso nei suoi diritti, a chi è stato privato del padre, della madre, magari del figlio. Noi abbiamo il dovere di dare risposte precise e di mettere in galera i delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Ciccioli - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, ho ascoltato le dichiarazioni di voto, soprattutto del collega della Lega e del collega Di Pietro, e proprio a queste affermazioni apodittiche voglio rispondere, anticipando il voto contrario del Partito Democratico.
Ci dobbiamo chiedere quale sia la finalità di questo provvedimento, che il collega Reguzzoni ha definito di impronta leghista. Mi dispiace per il collega Di Pietro, che invece si sente partecipe di questo provvedimento. In realtà, esso non serve alle premesse per cui si vuole dire che è stato elaborato, ma ha due finalità, che non possiamo condividere.
L'una è quella di dare una facciata di rigore apparente al Governo, che per ora avrebbe potuto vantare soltanto la legge sullo stalking, che noi abbiamo votato favorevolmente perché è una legge a cui credevamo. Noi ci comportiamo così - questo per rispondere al collega Di Pietro - ovvero, quando crediamo nei testi che sono in Aula, votiamo favorevolmente e non strumentalizziamo nulla: questa è la storia della nostra posizione è ed è documentata anche dagli atti della Commissione oltre che di quest'Aula.
Quindi, a cosa serve il provvedimento in esame? Da un lato serve a dare questa apparenza, questo messaggio, queste parole vuote da sbandierare nei comizi: abbiamo tolto il rito abbreviato per l'ergastolo! Dall'altro lato, invece, serve ad evitare che poi le persone e i cittadini in qualche modo si dimentichino che invece in Commissione giustizia da una parte si mostra la faccia dura e dall'altra si cerca di portare al macero migliaia di processi con il cosiddetto processo breve. E questa è la finalità politica: la ripulitura di un'immagine che è gravemente offuscata non solo dal Presidente del Consiglio, ma dalla politica della giustizia inconsistente che hanno portato avanti questo Governo e questa maggioranza, mentre questo provvedimento non serve alle finalità a cui si dice essere volto.
I colleghi dicono: noi vogliamo che chi ha sciolto nell'acido un bambino abbia la pena dell'ergastolo, e quindi vogliamo togliere il rito abbreviato. Allora, questi colleghi stanno dando delle notizie false al popolo e noi vogliamo ribadire proprio questo. Infatti, oggi con il rito abbreviato, che spiegheremo poi in cosa consiste - certamente qui in molti lo sanno già, ma lo hanno evidentemente dimenticato ed anche il collega Di Pietro ha dimenticato le norme del codice di procedura penale, perché forse è da troppo tempo in politica - per un reato per cui è previsto l'ergastolo si può dare l'ergastolo o concedere uno sconto di pena sino a trenta anni, quindi si possono infliggere pene che siano efficaci, certe e celeri. Il rito abbreviato infatti consente e consiste in una scelta, ovvero un diritto dell'imputato che a un certo punto accetti le prove presentate dall'accusa. L'imputato in pratica dice: rinuncio al processo lungo, rinuncio alle prove in dibattimento e accetto le prove dell'accusa. A questo punto lo Stato procede Pag. 25per tutti i reati e da qui discende l'irragionevolezza e il vulnus che vi sarà, dal punto di vista della Corte costituzionale, su questo provvedimento: lo Stato non può scegliere per quali reati prevedere il rito abbreviato e per quali no. È, infatti, signor sottosegretario, lo stesso vulnus che riguardava il reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale e che riguarda tutti i reati che sono i cosiddetti puniti in astratto con l'ergastolo.
Inoltre, questa scelta impedisce un rito che dà anche alle vittime una giustizia immediata, più celere, in cui si eliminano passaggi inevitabilmente lunghi, perché la formazione della prova al dibattimento, di fronte ad una corte d'assise, è un qualcosa di lungo ed è nella fisiologia del processo. Ecco perché i padri, intendo coloro che hanno rivisto il codice di procedura penale nel 1989, a fianco al processo ordinario, costoso, perché impegnativo (processo lungo, dibattimentale, dove si deve recuperare tutta la prova formale al dibattimento), hanno previsto dei giudizi come il patteggiamento, il rito abbreviato, il rito immediato, il procedimento che si conclude con il decreto. Quindi, si tratta di una falsa informazione che io vi dimostro tale, perché voglio che rimanga agli atti quando poi interverranno i giudizi della Corte costituzionale e saranno sollevati davanti ai vari giudici dai vari imputati.
Questa falsa rappresentazione di un risultato, oggi, da parte del Parlamento, deriva dal fatto che, con il gioco delle attenuanti generiche e con un giudizio senza rito abbreviato, già per quei gravissimi reati dei quali parlava l'onorevole Reguzzoni ovvero l'omicidio del bambino sciolto nell'acido - quanto ci può essere di più atroce - ove vengano concesse delle attenuanti eventualmente generiche o il risarcimento del danno, già senza il rito abbreviato si va a finire a pene inferiori a ventiquattro anni e che possono scendere fino a venti anni. Questa è la normativa, questo è lo stato della giustizia, questa è la norma in vigore!
Cosa ha fatto, dunque, il Partito Democratico, caro onorevole Di Pietro? Non si è opposto a qualsiasi modifica al riguardo. Ha fornito un adeguato apporto costruttivo in sede di Commissione affermando che, se vogliamo delle pene più adeguate a fatti gravissimi, dobbiamo incidere sotto due profili: in primo luogo, è opportuno portare questi reati gravissimi di fronte a un giudice collegiale e non al giudice unico, per il quale è più pesante il fardello di una condanna che incide così gravemente sulla vita di una persona; in secondo luogo, occorre cercare di ridurre attraverso il cumulo delle attenuanti generiche, delle altre attenuanti e della diminuente del rito, lo sconto di pena in presenza di reati per i quali il giudice, allo stato degli atti, valuta se occorre comminare l'ergastolo.
Questa strada era stata segnata anche dalla Corte costituzionale, che aveva già vagliato l'esclusione dell'ergastolo dal rito abbreviato e indicato che il legislatore era libero di valutare l'entità della sanzione ma non l'esclusione della possibilità di accedere al rito, anche perché ad esso si accede in astratto, sulla base di una contestazione.
Ci sono stati poi, da parte degli avvocati del partito del Popolo della Libertà, di chi pratica le aule di giustizia e ha anche propri assistiti e imputati da dover difendere, i tentativi, in ogni caso, di recuperare la riduzione della pena a fine processo. Allora vi chiedo: quale coerenza mostrate rispetto a un processo lungo che si celebrerà e che impegnerà risorse e che poi, alla fine, porterà comunque alla riduzione di un terzo della pena? Ciò è incoerente, schizofrenico e inadeguato rispetto a un sistema giudiziario, quello del diritto penale processuale, che doveva essere valutato nella sua globalità, tanto è vero che queste nostre parole non valgono soltanto in quanto impegno o programma politico. C'è stata una commissione di riforma del codice di procedura penale che ha lasciato le sue tracce agli atti una volta conclusi i lavori; una commissione composta da professori universitari di tutte le varie estrazioni, avvocati e magistrati. In quella sede - la commissione Riccio - fu individuata la soluzione per i reati puniti con l'ergastolo, non escludendo il rito abbreviato ma Pag. 26dando la possibilità al giudice collegiale distrettuale di decidere con più ponderatezza e adeguatezza perché il problema non è il rito ma il calcolo delle attenuanti generiche, del risarcimento danni e quant'altro.
Non vogliamo assumerci tale responsabilità, non vogliamo sottoscrivere con voi un provvedimento che è soltanto demagogico e che non ha le finalità che erano previste e che potevano essere in qualche modo condivise, prevedendo una pena non finalizzata in qualche modo anche al recupero del condannato. Ciò contrasta con i nostri principi e con la nostra politica. Non dobbiamo fare demagogia sulla pelle di qualcuno. Vogliamo che la giustizia funzioni e questo provvedimento non porta assolutamente alcun miglioramento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signora Presidente, ieri in occasione di un provvedimento legislativo licenziato dalla Camera ebbi a dire che vi era soddisfazione perché quel provvedimento, che riguardava le detenute madri, veniva approvato con la volontà della Camera e con un lavoro che aveva coinvolto la maggioranza e l'opposizione, dando vita ad un risultato che rendeva onore al Parlamento. Come può vedere, sono passate meno di 24 ore e oggi di fronte ad un lavoro che ha impegnato allo stesso modo maggioranza e parte dell'opposizione registriamo invece giudizi completamente diversi. Sul piano politico questo sicuramente è scontato, sul piano del confronto parlamentare però ciò ci induce a ritenere che sulla giustizia si affollino troppo spesso considerazioni che nulla hanno a che fare con i temi che vengono trattati in questa Aula. Lo abbiamo visto purtroppo anche oggi.
Nelle dichiarazioni di voto riferite al Partito Democratico è stata rivolta un'accusa a questo testo legislativo perché esso lascerebbe sostanzialmente l'imputato nelle mani delle contestazioni del pubblico ministero. È un'obiezione infondata perché grazie agli emendamenti che il Popolo della Libertà ha proposto, e che l'Aula con il concorso anche di parte dell'opposizione ha votato, questa ipotesi è scongiurata. Quello che semmai dobbiamo registrare è che a votare contro proprio quegli emendamenti è stato, tra l'altro, il Partito Democratico, che in sede di dichiarazione di voto rivolge al Popolo della Libertà e alla maggioranza proprio questa accusa. Dobbiamo purtroppo abituarci a queste incongruenze, e ce n'era un'altra nell'ordinamento legislativo italiano che tutt'oggi persiste.
Questa anomalia è data dal fatto che ci sono reati puniti con la pena dell'ergastolo ma, guarda caso, grazie al meccanismo del rito abbreviato in molti di questi casi il rito abbreviato consente l'abrogazione indiretta delle norme con cui il legislatore ha sancito la pena dell'ergastolo per reati che sono efferati. Allora la questione politica era ed è molto semplice. Chi intende ripristinare la pena dell'ergastolo nei confronti dei reati più efferati per cui il legislatore ha già stabilito quella pena aveva un solo metodo costituzionalmente plausibile per giungere a quella conclusione e a quel risultato: quello di inibire che la riduzione di un terzo nei reati puniti con la pena diversa dall'ergastolo, e che porta invece quei reati ad una riduzione di pena che arriva a 30 anni, potesse essere un sostanziale automatismo.
Noi abbiamo ritenuto di assumere questa responsabilità e quindi di portare all'attenzione del Parlamento questa discussione. Lo abbiamo fatto, fedeli come siamo a due principi: il primo principio, che crediamo sia largamente condiviso dall'opinione pubblica, è che per reati efferati debba stabilirsi una pena effettiva che deve essere scontata e che non può essere ridotta come se si trattasse dei saldi di fine stagione; il secondo principio, è quello che la garanzia dei diritti dell'imputato è assicurata ed è stata assicurata dal Popolo della Libertà con il suo lavoro in Commissione, che ha consentito di correggere Pag. 27un testo legislativo così come era stato proposto inizialmente, rendendo quindi equilibrato questo testo.
Credo di poter dire oggi che la funzione che si è assunta il Popolo della Libertà, visto che purtroppo la sinistra ha abdicato a questa funzione, è stata quella di riequilibrare il contenuto di questo provvedimento. E siamo orgogliosi di averlo fatto perché i diritti di libertà, anche dell'imputato, devono essere garantiti nell'interno e nello svolgimento del processo, come appartiene alla nostra cultura giuridica che abbiamo voluto riaffermare anche in quest'occasione. Ma c'è un altro aspetto, signora Presidente, che mi rende - tutto sommato - abbastanza curioso.
Non posso non rilevare in quest'Aula come, anche degli autorevoli esponenti del Partito Democratico, fossero arrivati alle stesse conclusioni a cui è arrivata oggi l'Aula attraverso il voto e che, tra poco, come ci auguriamo, verrà sancito in via definitiva in questo ramo del Parlamento.
Il fatto che mi ha sorpreso è che, anche all'interno del Partito Democratico, vi fosse una sensibilità che andava in questa direzione, tant'è che, agli atti della Camera, vi è la proposta di legge n. 657 che recita: «Modifiche al codice di procedura penale in materia di giudizio abbreviato». E cosa prevede, signora Presidente, questo testo di proposta legislativa? Prevede espressamente l'introduzione, all'articolo 438 del codice di procedura penale, di un comma 1-bis che recita testualmente: «Il giudizio abbreviato non si applica per i reati che prevedono la pena dell'ergastolo». Amici del Partito Democratico, onorevole Tenaglia firmatario di questa proposta di legge, all'epoca Ministro ombra della giustizia, voti con noi o venga nei nostri banchi perché mi sembra che oggi si dovrebbe sentire un po' in difficoltà lei (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) a non votare coerentemente con la proposta di legge che ha sottoscritto.
Cari amici, la questione è molto più semplice di come la si voglia fare. Nel programma elettorale - e mi avvio alla conclusione - noi abbiamo parlato di effettività della pena ed abbiamo parlato dei diritti di garanzia; siamo orgogliosi di aver ristabilito un principio di effettività della pena per cui chi è soggetto ed imputato di reati gravissimi, di fronte al giudizio dei magistrati - perché a questo ci rimettiamo - deve scontare la pena. E non mi si dica che non ci sono le norme che recuperano in questo caso i condannati, non soltanto perché le norme sull'ergastolo esistono già, ma perché esistono le norme sull'ordinamento penitenziario che consentono di godere, a determinate condizioni e sussistendone i presupposti, anche della possibilità di arrivare ad alcuni benefici.
La questione di fondo rimane una sola, che, ancora una volta, noi siamo riusciti politicamente a riaprire un dibattito su una politica criminale che, da troppo tempo, era assente dalle Aule parlamentari. Lo abbiamo fatto contemperando gli interessi, guardando con onestà a tutti gli interessi in gioco e mentre voi, attraverso altri riti abbreviati - mi riferisco a parte dell'opposizione - cercate di rovesciare il verdetto elettorale, ma vi sarà difficile, noi, oggi, registriamo che parte dell'opposizione vota insieme alla maggioranza per ristabilire questo equilibrio delle regole e per ristabilire l'effettività della pena.
Ci dispiace che manchino i vostri voti, signori del Partito Democratico, ma mancano i vostri voti perché ormai voi avete rinunciato anche al vostro bagaglio ideale e culturale per seguire soltanto argomenti politici (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
CAROLINA LUSSANA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA, Relatore. Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare tutti i gruppi parlamentari che hanno contribuito all'iter di approvazione Pag. 28di questo provvedimento. Oggi approviamo una proposta di legge su una questione delicata che attiene alla politica criminale, ma, soprattutto, alla coscienza ed alla sensibilità di ognuno di noi. Mi dispiace, quindi, solamente che, da parte di qualcuno, da parte del Partito Democratico, si sia voluto stigmatizzare il comportamento di quella parte di opposizione che, invece, ha deciso di condividere con noi un percorso - e lo dico all'onorevole Ferranti - che non ha nessuna finalità sottesa se non quella di cercare di rispondere ad una domanda di giustizia delle famiglie delle vittime di reati efferati.
(Coordinamento formale - A.C. 668)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 668)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 668, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Scilipoti? Onorevole Sardella? Onorevole Di Virgilio? Onorevole Paolo Russo? Onorevole Motta? Onorevole Palmieri? Onorevole De Girolamo? Onorevole Calderisi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vedi votazioni).
(Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo) (668):
(Presenti 446
Votanti 429
Astenuti 17
Maggioranza 215
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 191).
Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 657.
Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.
GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta a due interrogazioni che avevo rivolto al Ministero dello sviluppo economico diverso tempo fa. Oggi che il Ministero è nella pienezza delle sue funzioni con il Ministro rinominato, mi sento di chiedere e di sollecitare per suo tramite, signora Presidente, la risposta ad una prima interrogazione presentata un anno fa, il 10 marzo 2010, sul divario digitale in alcune parti del nostro Paese e sull'applicazione della banda larga; l'interrogazione è stata depositata nella seduta n. 297 e credo sia la n. 4-06451.
Allo stesso modo chiederei una risposta all'interrogazione che ho depositato nella seduta n. 383 il 14 ottobre 2010, in cui chiedevo garanzie ed informazioni sul piano industriale dell'azienda SIET Spa, un'azienda di Piacenza che opera nel settore della ricerca tecnologica in campo energetico e che versa in condizioni di incertezza per il proprio futuro. Pag. 29
Signora Presidente, se in questo momento il Ministero, che ha concluso la sua fase diciamo così di transizione, potesse rispondere a queste interrogazioni che sono da diverso tempo pendenti sarei molto grato alla Presidenza per questo risultato.
PRESIDENTE. Onorevole Benamati, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta, sospesa alle 12,30 è ripresa alle 15,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bergamini, Caparini, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fava, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lo Monte, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,11).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Problematiche conseguenti al provvedimento di estinzione dell'Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori (Imaie) - n. 2-00958)
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00958, concernente problematiche conseguenti al provvedimento di estinzione dell'Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori (Imaie) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, vi sono 70 mila persone - artisti, interpreti ed esecutori (quindi, in larga parte, attori e musicisti) - che hanno diritto, in relazione ai propri passaggi video sulle reti televisive, ad una sorta di diritto corrispondente a quello d'autore spettante agli autori di musica, di libri e così via.
Questi artisti, a seguito di questo loro diritto, avevano istituito un ente di natura privata, di nome IMAIE (Istituto mutualistico per la tutela degli artisti interpreti ed esecutori), che aveva il compito di raccogliere queste somme e di ridistribuirle agli aventi diritto. Ora, praticamente, da più di due anni, questa attività si è interrotta.
L'IMAIE era un ente privato, che non chiedeva nulla allo Stato e gestiva questi denari, che, due anni fa, ammontavano a circa 120 milioni di euro. Ebbene, questo ente - attraverso un procedimento perlomeno discutibile e con un disegno, a mio avviso, in qualche modo preordinato - è stato, di fatto, estinto e ricostituito, con legge, di fatto sotto il controllo di tre Ministeri, ma, in particolare, del Ministero per i beni e le attività culturali.
Il motivo di ciò non è oggetto della mia interpellanza urgente, anche perché, su questo punto, ho già svolto un'interrogazione a risposta immediata al Ministro Bondi, nel maggio dello scorso anno.
Tuttavia, il problema susseguito a quegli eventi (i quali, a mio avviso, sono molto discutibili, anche per i personaggi che sono stati coinvolti e che oggi si trovano citati dalla Corte dei conti per varie vicende, ma Pag. 30non voglio soffermarmi su questo aspetto) riguarda il fatto che si sono interrotti i versamenti che devono essere corrisposti agli autori.
Ciò, nonostante sia stato approvato, il 29 settembre 2010, lo statuto del nuovo IMAIE, sul quale, peraltro, non ci si è comportati secondo quanto stabilito dalla legge. Quest'ultima prevedeva, infatti, che fossero consultate tutte le associazioni rappresentative di almeno 200 artisti. Ve ne è una in particolare - l'Associazione Artisti 7607 - che non è mai stata consultata, pur avendo, in questo momento, circa mille artisti associati e che, di fatto, ha impugnato lo statuto.
Quest'ultimo, tra l'altro, aveva previsto, in modo assolutamente inaccettabile, che vi potessero essere pesi diversi in sede di votazione per l'elezione degli organi statutari, cosa assolutamente assurda. Il TAR non ha concesso la sospensiva, ma solo perché lo stesso nuovo IMAIE ha dichiarato che quella parte dello statuto sarebbe stata rivista in modo che, come in tutti gli enti di questo tipo, ogni testa contasse un voto.
Andiamo ancora avanti. Nonostante questo aspetto, il vero problema - ed è questo l'oggetto dell'interpellanza urgente - è che vi sono settantamila persone che hanno diritto a quel denaro, in un momento in cui la crisi economica si sente fortemente anche per quanto riguarda i lavoratori dello spettacolo, artisti e attori, persone che quindi potevano contare su un sussidio che arrivava loro da queste attività; attività che, peraltro, si sono generate e si sono moltiplicate come occasioni di reddito grazie anche al passaggio al digitale.
Ciò nonostante, non sappiamo nulla di che fine abbiano fatto quei denari, che nel frattempo si sono incrementati di almeno 25 milioni di euro all'anno: quindi, erano 120 milioni di euro, oggi dovrebbero essere 170 milioni di euro. Ciò che vogliamo sapere è quando finalmente gli artisti cominceranno a ricevere questo denaro loro spettante.
È principalmente questo l'oggetto della nostra interpellanza urgente, vi è una grande preoccupazione da parte di soggetti che, in piena evidenza, si trovano spesso in difficoltà e che da due anni non ricevono più nulla nonostante ci sia il denaro.
Chiediamo, quindi, dove sia questo denaro e, soprattutto, quando gli artisti riprenderanno a ricevere ciò che è loro diritto.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, riferisco in merito a quanto richiesto dagli onorevoli Borghesi, Donadi e Zazzera riguardo la questione del nuovo IMAIE.
Come è noto, l'articolo 7 del decreto legge n. 64 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 100 del 2010, prevede la costituzione, da parte degli artisti, interpreti ed esecutori, di un'associazione avente personalità giuridica di diritto privato, allo scopo di assicurare la realizzazione degli obiettivi di tutela della predetta categoria di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 93, e garantire il mantenimento dei livelli occupazionali dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori (IMAIE), posto in liquidazione a decorrere dal 14 luglio 2009.
Ai sensi di legge, dunque, il nuovo IMAIE, e cito appunto l'articolo 7 del decreto-legge n. 64 del 2010, deve essere «costituito dagli artisti interpreti esecutori, assistiti dalle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, firmatarie dei contratti collettivi nazionali e dalle associazioni di artisti, interpreti ed esecutori che siano in grado di annoverare come propri iscritti almeno 200 artisti, interpreti ed esecutori professionisti».
La presenza, al momento della costituzione dell'associazione, prevista dal legislatore al predetto articolo 7, sia dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale - firmatarie dei contratti collettivi nazionali - sia dei rap Pag. 31presentanti delle associazioni di artisti interpreti ed esecutori, in grado di annoverare come propri iscritti almeno duecento artisti, interpreti ed esecutori professionisti, assume carattere decisivo ai fini dell'approvazione dello statuto, da parte delle autorità vigilanti, costituite oltre che dal Ministero che rappresento, anche dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri.
In tal senso, il 29 settembre 2010, il Ministero, d'intesa con le altre amministrazioni interessate, dopo aver accertato la sussistenza dei presupposti di legge che ho appena ricordato, ha approvato lo statuto e l'atto costitutivo del nuovo IMAIE, presieduto dall'avvocato Miccichè, costituitosi in data 12 luglio 2010.
Al riguardo, per ciò che concerne la fase di costituzione del nuovo Istituto, va detto che la normativa vigente - quella di cui alla legge n. 100 del 2010 che ha convertito in legge il decreto-legge n. 64 del 2010 - non pone in capo alle amministrazioni statali vigilanti alcun obbligo di farsi parti attive nell'individuazione delle associazioni che devono assistere alla costituzione del nuovo IMAIE, essendo la fase costitutiva dell'associazione rimessa alla libera iniziativa dei soggetti privati aderenti alla medesima, né l'obbligo di verificare che tutte, ma proprio tutte, le associazioni di artisti, interpreti ed esecutori presenti in Italia partecipino effettivamente alla predetta fase costitutiva.
Nel caso di specie, peraltro, al momento della costituzione del nuovo IMAIE, presieduto dall'avvocato Miccichè, risultavano presenti, oltre agli artisti, interpreti ed esecutori (alcuni dei quali di chiara fama), anche i rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative firmatarie dei contratti collettivi di lavoro applicati al settore (la CGIL SLC, la Fistel-CISL, la UILCOM, la UGL-UGL Creativi), nonché i rappresentanti di cinque associazioni di artisti, interpreti ed esecutori, in grado di annoverare tra i propri iscritti almeno duecento artisti, interpreti ed esecutori professionisti.
In particolare, con riferimento alla legittimazione delle predette organizzazioni sindacali ad assistere alla costituzione del nuovo IMAIE, non si può non considerare quanto rilevato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali circa il fatto che tra i contratti collettivi sottoscritti nel settore artistico vi sono il contratto collettivo nazionale di lavoro dei professori d'orchestra della Rai, il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale artistico teatrale (ballerini, attori, professori d'orchestra) AGIS, il contratto collettivo nazionale di lavoro dei generici e comparse cinematografici, il contratto collettivo nazionale dei lavoratori del doppiaggio attori e tecnici ANICA, il contratto collettivo nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche, il contratto collettivo nazionale di lavoro trattenimento spettacolo (personale artistico orchestrale) FIPE.
Tutti contratti, questi ultimi, che riguardano artisti, interpreti, esecutori astrattamente legittimati anch'essi a costituire e a far parte dell'associazione di diritto privato oggetto delle disposizioni di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 64 del 2010.
Per quanto riguarda, invece, le associazioni, preciso che esse hanno inviato al Ministero specifica dichiarazione attestante l'iscrizione di almeno o più di 200 artisti, così come la legge prevede.
D'altro canto, va detto che non era affatto preclusa né al momento della costituzione del nuovo IMAIE, presieduta dall'avvocato Miccichè, né lo è in questo momento, la possibilità per altri artisti, e per le relative componenti associative, di poter aderire al nuovo IMAIE e di poter concorrere con metodo democratico alla gestione dell'associazione medesima.
In tal senso, si evidenzia che, in data 28 ottobre 2010, l'avvocato Miccichè, attraverso il sito Internet del nuovo IMAIE, ha lanciato un appello rivolto a tutte le associazioni di artisti, interpreti o esecutori, anche a quelle che non hanno partecipato alla fase costitutiva del nuovo IMAIE, in Pag. 32possesso dei requisiti prescritti dalla legge (che siano in grado di annoverare tra i propri iscritti - come abbiamo più volte ricordato - almeno 200 artisti professionisti), riconoscendo loro «il libero accesso a tutte le delibere che saranno assunte dall'Istituto, l'accesso a tutta la documentazione che riguarda la vita associativa, secondo una disciplina chiara ed agevole che verrà redatta dalle Associazioni che rappresentano gli artisti e, dunque, si auspica, anche dalle Associazioni che non hanno partecipato alla costituzione del nuovo IMAIE, ed al cui rispetto saranno tenuti tutti coloro che svolgeranno funzioni nell'ambito dell'Istituto; il diritto di nominare un proprio esperto che abbia il potere di accedere alla documentazione suddetta».
Infine, si fa presente che, in data 20 gennaio 2011, l'avvocato Miccichè ha trasmesso alle amministrazioni vigilanti il testo modificato dell'articolo 35 dello statuto sulla base dell'orientamento espresso da una parte considerevole delle associazioni facenti parte del comitato consultivo di cui al predetto articolo 35 dello statuto. La modifica apportata consente, in occasione della prima tornata elettorale dell'associazione, la partecipazione alle elezioni a tutti gli artisti, interpreti ed esecutori senza distinzione tra artisti professionisti e non, superando in tal modo un motivo di dissidio grave che ha sempre caratterizzato l'IMAIE in liquidazione.
Alla luce di quanto ho sopra evidenziato, la nuova compagine associativa sembra avere connotati tali da poter iniziare a lavorare nell'interesse degli artisti interpreti ed esecutori, assicurando la piena e diffusa tutela dei relativi, legittimi, interessi.
Relativamente, infine, alla gestione commissariale del vecchio IMAIE e alla liquidazione nei confronti dei titolari dei diritti delle somme ad essi spettanti, faccio presente che la stessa è sottoposta, ai sensi delle disposizioni di attuazione dell'articolo 11 del codice civile, al controllo del presidente del tribunale di Roma.
In tal senso, nel 2010 i commissari liquidatori hanno depositato lo stato passivo relativo ai diritti per il settore audiovisivo fino al 31 dicembre 2007 ed ai diritti per il settore musicale fino al 31 dicembre 2006.
Lo stato passivo depositato è composto da circa 71 mila posizioni creditorie e allo stesso sono pervenute 40 opposizioni, delle quali 37 rigettate e 3 in istruttoria.
Sulla base dello stato passivo depositato, il presidente del tribunale di Roma ha autorizzato la distribuzione di un acconto a tutti gli artisti pari al 30 per cento del credito ammesso. Dal mese di aprile del 2010 sono state avviate le procedure di pagamento e allo stato risultano pervenute ed evase circa 1600 richieste di pagamento da parte degli artisti.
Nel dicembre del 2010, con efficacia dal 17 gennaio 2011, i commissari liquidatori, in applicazione della legge n. 100 del 2010, hanno definito il rapporto con il personale dipendente (42 persone), che contestualmente è stato assunto dal nuovo IMAIE. Il 31 gennaio scorso i commissari hanno depositato innanzi al presidente del tribunale di Roma, istanza di autorizzazione al versamento di un secondo acconto sulle somme riportate nel citato stato passivo.
Contestualmente, i commissari stanno redigendo lo stato passivo relativo ai diritti (audiovisivo e musicale) fino al 14 luglio 2009, data di inizio della liquidazione.
In ultimo, è inutile precisare che le somme della liquidazione sono custodite dai commissari liquidatori su conti correnti intestati alla liquidazione sotto la vigilanza del presidente del tribunale di Roma.
Al momento le somme custodite sotto la vigilanza del presidente del tribunale di Roma ammontano a circa 100 milioni di euro.
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, francamente non sono soddisfatto e spiegherò ora i motivi di tale mancata soddisfazione.
Quando è stato formato lo stato passivo, esso - come lei ha detto - prevedeva Pag. 3371 mila posizioni identificate. Il pagamento delle somme agli aventi diritto emergenti dallo stato passivo, cioè quelle 71 mila persone identificate, non ha bisogno di un'ulteriore domanda di qualche genere da parte degli aventi diritto, perché è il liquidatore che, avendoli già identificati, ha l'obbligo di procedere automaticamente al pagamento.
Mi par di capire che se, alla data che lei ha citato, soltanto 1600 su 71 mila sono stati liquidati (del loro acconto), evidentemente qualcosa non funziona. Non funziona perché i liquidatori, una volta ricevuta l'autorizzazione alla liquidazione del 30 per cento, avrebbero dovuto farlo per 71 mila persone o per quei pochi meno di 71 mila che forse non sono stati identificati in modo esatto nello stato passivo.
È evidente che c'è un deposito di decine di milioni. Abbiamo appreso che sono rimasti circa 100 milioni dei 120 milioni, ma avevo chiesto notizia anche degli ulteriori, perché è un conto che aumenta di 25 milioni circa all'anno e che evidentemente è custodito dalla nuova gestione dell'IMAIE, comprendendo anche quanto ogni anno dovrebbe essere regolarmente versato agli autori che ne hanno diritto.
Siamo di fronte, secondo noi, ad una gestione di un'entità di natura privatistica che poteva tranquillamente procedere. È vero: c'erano dei contenziosi in atto e delle indagini di natura penale e questo lo capisco, ma si è impedito di fatto alla magistratura di andare ad accertare quali fossero le responsabilità.
Pertanto, oggi ci troviamo, da un lato, un'entità che a distanza di due anni ancora incassa 100 milioni che sono degli aventi diritto e, dall'altro, una seconda entità che avrà in cassa probabilmente altri 50 milioni. Si tratta, cioè, di 150 milioni che non vengono pagati a coloro che ne hanno diritto, e di cui in un momento di crisi economica come questa avrebbero bisogno.
Tra l'altro, è anche discutibile l'attività che sta facendo l'amministratore del nuovo IMAIE che - questo non l'ho chiesto nell'interpellanza urgente, ma lo aggiungo adesso come elemento - risulterebbe abbia fatto un solo accordo con un'entità radiotelevisiva. Si tratta di un accordo secondo cui, quando si stabilisce un forfait al posto dell'effettivo minutaggio dei passaggi, vuol dire quasi sempre un vantaggio per l'azienda che lo riceve perché con la tecnologia di oggi calcolare esattamente i passaggi dei vari artisti è semplicissimo, e guarda caso questo accordo viene fatto con Mediaset. Secondo me, ciò rappresenta anche una situazione di conflitto di interessi, perché non ci dimentichiamo che il Presidente del Consiglio è il vero padrone di Mediaset e l'unico accordo che IMAIE stipula chissà perché lo stipula, almeno a quanto risulta, soltanto con Mediaset.
Vi è quindi una situazione nella quale ci auguriamo che si giunga rapidamente alle elezioni da parte degli artisti in modo che effettivamente essi abbiano poi il controllo reale di questa entità che - lo ripeto - è di natura privatistica, non costava nulla allo Stato, e di cui lo Stato di fatto si è in qualche modo impossessato in questo momento esattamente andando nella direzione contraria rispetto a quello che dovrebbe essere, almeno a giudicare dalle dichiarazioni teoriche da parte persino di questo Governo che si dichiara liberale, ma che in questa operazione ha di fatto statizzato ciò che era privato. Pertanto, auguriamoci soprattutto che i liquidatori che adesso hanno l'autorizzazione a dare un acconto del 30 per cento procedano non sulla base del fatto che l'avente titolo lo richiede, perché devono procedere autonomamente ad erogare le somme dovute a queste persone.
(Iniziative volte a promuovere verifiche di competenza, ai sensi dell'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001, in relazione ad alcuni concorsi banditi dalla provincia di Barletta-Andria-Trani - n. 2-00973)
PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00973, concernente iniziative volte a promuovere verifiche di competenza, ai Pag. 34sensi dell'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001, in relazione ad alcuni concorsi banditi dalla provincia di Barletta-Andria-Trani (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente presentata al Governo, in particolar modo al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e quindi alla Presidenza del Consiglio, aveva una caratteristica di urgenza per le condizioni in cui è nata questa vicenda e soprattutto perché per il gruppo del Partito Democratico era fondamentale avere dal Dipartimento stesso, che in quest'Aula si è fatto promotore di una serie di iniziative che collimano con la nostra richiesta, un parere su quanto accaduto e soprattutto sapere se il Dipartimento non intenda promuovere ogni verifica di competenza alla luce dei poteri conferiti dall'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Questa richiesta è stata avanzata innanzitutto perché stiamo parlando di una delle nuove province fortemente volute non solo dal nostro partito ma dall'intero territorio, da destra e da sinistra, perché, come è accaduto per le province di Monza e di Fermo, insiste su un territorio che per decenni, pur essendoci una forte connotazione identitaria, era considerato per una parte periferia del nord barese e per un'altra periferia dell'area di Foggia. Quella provincia nasce su quel territorio in realtà per consentire alle amministrazioni pubbliche di rendere ulteriori servigi a quelle comunità e a quelle popolazioni, non per prelevare da quelle comunità e da quelle popolazioni risorse finanziarie che in realtà non dovevano essere aggiuntive.
Ricordo infatti alla Presidenza che quelle tre province sono nate con un principio cardine molto forte, cioè quello della neutralità finanziaria, secondo il quale il personale doveva essere recuperato e reperito dalle altre province e il patrimonio - cosa che in parte è stata fatta e in parte no - doveva essere recuperato dal patrimonio delle province precedenti.
L'obiettivo era soprattutto quello di raccordare lo sviluppo di quei territori attraverso moderni meccanismi di programmazione. La provincia di Barletta-Andria-Trani, che ha quasi 400 mila abitanti, era fuori da tutti i documenti di programmazione economica e sociale che riguardavano il Governo centrale. Non c'è traccia dell'acronimo di quelle città (che purtroppo sono dieci) né in un documento del CIPE, né nei documenti di programmazione economica centrale, né nei documenti che in qualche modo avevano definito le priorità attraverso i fondi strutturali. Quindi, quando nasce, quella provincia viene salutata dagli attori locali, dagli attori sociali e dai corpi intermedi come finalmente il luogo che in qualche modo poteva consentire a quel territorio di essere rappresentato.
Signor sottosegretario Augello, tutto noi ci saremmo aspettati tranne che di vedere la trasformazione di quel progetto, che quel territorio aspettava da cinquant'anni, in una sorta di luogo nel quale vengono spartite le spoglie di un ente che non è mai nato. Infatti, quello a cui abbiamo dovuto assistere in questi mesi è la puntuale spartizione di oboli e prebende di un ente che non ha ancora tirato fuori lo straccio di un documento di programmazione economica.
Fino a quando il tema rientrava nella dinamica politica e cioè era legato alla capacità o meno della classe dirigente di fare programmazione, di dare risposte alle scuole e in qualche modo fornire risposte alle politiche di impatto ambientale che sono una delle competenze più spiccate della provincia, questi temi erano rimasti in quell'aula consiliare nuova e con poca storia, ma in qualche modo competente per materie.
Quando, invece, si gioca con la vita delle persone inevitabilmente il tema ha un impatto sociale. Tale ente, infatti, violando il principio di neutralità finanziaria con il quale è nato, bandisce ad un certo punto, in fretta e furia, da un momento all'altro, un bando - che è quello oggetto dell'interpellanza urgente - al quale rispondono 7.500 giovani, che pagano. Infatti, Pag. 35è la modernità, signor Presidente: ora occorre coinvolgere società esterne nella gestione di concorsi e per la definizione di test poi sottoposti ai giovani che partecipano a questi concorsi e che magari vedono la possibilità di contribuire allo sviluppo della propria terra attraverso la costruzione della nascita di una nuova provincia. Nonostante tutto, vedono in qualche modo quel sogno.
In quest'Aula non ci vergogniamo di dire che a molti di questi ragazzi sono stati «rubati» dai 10 a 15 euro perché hanno dovuto pagare una fiche per un test che in realtà ha lasciato non molti dubbi, ma ha disorientato tutti: si tratta di test che non sono serviti a nulla. Infatti, la provincia aveva già deciso di far arrivare agli scritti, e quindi alla parte reale del concorso, un numero limitato di persone. Tale numero limitato diventa ancor più limitato con la seconda parte di questi concorsi.
Che cosa è successo? Qual è il motivo dell'interpellanza per il quale chiediamo l'intervento e il parere del Dipartimento? Il presidente della provincia e un consigliere provinciale della stessa provincia sono anche sindaci di città che si trovano nello stesso territorio e, guarda caso, questi due amministratori che hanno un piccolissimo doppio incarico, riescono a fare nello stesso tempo sindaco e presidente, sindaco e consigliere di maggioranza, riescono anche nelle more durante il concorso a bandire dei concorsi nei loro comuni.
Questi concorsi vengono banditi senza che ci sia un espresso collegamento tra gli stessi e quello della provincia e poi, come d'incanto, siccome l'esito del concorso della provincia non è soddisfacente, vengono fatte scorrere le graduatorie dei concorsi di questi due comuni fino a quando non entrano e non vengono assunte persone che in realtà erano state bocciate alla provincia, ma vincono - guarda caso - il concorso nei due comuni ai quali ho fatto riferimento prima, Minervino Murge e Canosa di Puglia.
Dentro questo meccanismo sarebbe necessaria, in un certo senso, la maestria di un disegnatore, un disegnatore professionista per ricostruire le matrioske, i collegamenti e le infrastrutturazioni di questi concorsi. Ma quello che non possiamo consentire è che questo meccanismo abbia danneggiato oltre 7.450 persone. Siamo anche sicuri che tra questi 56 nuovi assunti della provincia vi siano persone che hanno meritato di vincere questo concorso. Tuttavia, signor Presidente, questa vicenda è molto grave, al punto che l'abbiamo portata in Aula e questa interpellanza urgente è stata firmata da tutti i deputati del Partito Democratico eletti nella circoscrizione Puglia e da altri colleghi del Partito Democratico - presidenza compresa -, perché riteniamo, appunto, che questa vicenda sia semplicemente vergognosa.
Chiediamo l'intervento del Dipartimento della funzione pubblica. Ci siamo riservati di trasferire il fascicolo alla magistratura contabile, perché è evidente che vi è stata una violazione delle regole più elementari che disciplinano il rapporto e il funzionamento di questa amministrazione locale. Ci spiace essere arrivati fin qui nella stagione in cui, da un'altra parte, stiamo discutendo della responsabilizzazione delle amministrazioni locali, del federalismo fiscale e di come gli amministratori, sulla base di nuove responsabilità fiscali, dovrebbero, in qualche modo, rispondere direttamente alle proprie comunità e ai propri cittadini per le scelte che compiono.
Chiediamo al sottosegretario di dirci se si intenda intervenire, alla luce proprio dei poteri richiamati prima nell'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Andrea Augello, ha facoltà di rispondere.
ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in via preliminare occorre fornire qualche precisazione in ordine alla disposizione di cui all'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del Pag. 362001, richiamato dagli interpellanti. In particolare, il comma 6 della norma citata prevede che l'Ispettorato per la funzione pubblica vigila e svolge verifiche sulla conformità dell'azione amministrativa ai principi di imparzialità e buon andamento, sull'efficacia della sua attività, con particolare riferimento alle riforme volte alla semplificazione delle procedure, sul corretto conferimento degli incarichi, sull'esercizio dei poteri disciplinari, sull'osservanza delle disposizioni vigenti in materia di controllo dei costi, dei rendimenti, dei risultati, di verifica dei carichi di lavoro.
L'Ispettorato, inoltre, al fine di corrispondere a segnalazioni da parte di cittadini o di pubblici dipendenti circa le presunte irregolarità, ritardi o inadempienze delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, può richiedere chiarimenti e riscontri in relazione ai quali l'amministrazione interessata ha l'obbligo di rispondere, anche per via telematica, entro quindici giorni. A conclusione degli accertamenti, gli esiti delle verifiche svolte dall'Ispettorato costituiscono obbligo di valutazione, ai fini dell'individuazione delle responsabilità e delle eventuali sanzioni disciplinari di cui all'articolo 55, per l'amministrazione medesima. Gli ispettori, nell'esercizio delle loro funzioni, hanno piena autonomia funzionale e hanno l'obbligo, ove ne ricorrano le condizioni, di denunciare alla procura generale della Corte dei conti le irregolarità riscontrate.
Quanto alle presunte irregolarità nell'ambito delle procedure concorsuali e assunzionali effettuate dalla nuova provincia di Barletta-Andria-Trani, si rappresenta che le uniche segnalazioni pervenute al competente Ispettorato, prima dell'interpellanza urgente in esame, riguardavano il solo comune di Minervino Murge.
A seguito di tale segnalazione l'Ispettorato ha proceduto, in data 10 dicembre 2010, ad attivare le necessarie attività istruttorie volte ad acquisire elementi circa il rispetto, da parte dell'amministrazione comunale, della normativa vigente in materia di assunzioni presso le pubbliche amministrazioni. In particolare, sono stati richiesti chiarimenti in merito alla compatibilità delle suddette procedure concorsuali con diversi principi normativi e giurisprudenziali. Tra questi occorre ricordare, in primo luogo, la previsione dell'articolo 62 del decreto legislativo n. 150 del 2009, secondo la quale, a decorrere dal 1o gennaio 2010, le progressioni fra aree avvengono tramite concorso pubblico, ferma restando la possibilità per l'amministrazione di destinare al personale interno, in possesso degli stessi titoli di studio richiesti per l'accesso dall'esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso.
Inoltre, vi è la deliberazione n. 10 del 2010 della Corte dei conti, che ha stabilito espressamente che l'articolo 91 del Testo unico degli enti locali, nella parte in cui prevede concorsi interamente riservati al personale dipendente, deve ritenersi abrogato per incompatibilità con il decreto legislativo n. 150 del 2009; la sentenza del 23 agosto 2010, con la quale il TAR di Reggio Calabria ha ritenuto che siano legittime solo le procedure i cui bandi siano stati pubblicati prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2009, a prescindere dalla data di approvazione della programmazione triennale delle assunzioni e la sentenza della Corte costituzionale n. 169 del 13 maggio 2010 con la quale è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale della legge regionale della Liguria n. 3 del 2009, nella parte in cui consentiva, anche solo potenzialmente, lo svolgimento di concorsi interamente riservati a personale interno.
Alle suddette richieste il comune di Minervino Murge non ha ancora fornito risposta e, pertanto, si provvederà a sollecitare immediato e adeguato riscontro.
In merito poi agli altri concorsi richiamati nell'interpellanza urgente, rispetto ai quali non è ad oggi pervenuta alcuna segnalazione, l'Ispettorato per la funzione pubblica avvierà comunque, come auspicato dagli interpellanti, le necessarie attività di verifica.
PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.
FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti della risposta del Governo. Aspettiamo ovviamente l'esito dell'ispezione in corso sul comune di Minervino Murge e ci auguriamo che in qualche modo i tempi delle nuove ispezioni che riguarderanno a questo punto la stessa provincia e il comune di Canosa di Puglia siano compatibili anche con i ricorsi che intanto sono stati attivati, rispetto ai quali chiediamo tempi brevi perché è in ballo la vita di 7.500 giovani, che avevano creduto nell'istituzione, nata di fatto solo un anno prima, attraverso le elezioni amministrative del 2010.
(Iniziative in relazione alla recente sentenza della Corte costituzionale concernente le cosiddette graduatorie scolastiche «in coda» e interventi a favore del personale precario della scuola - nn. 2-00969 e 2-00970)
PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti Capitanio Santolini n. 2-00969 e Antonino Russo n. 2-00970, riguardanti iniziative in relazione alla recente sentenza della Corte costituzionale concernente le cosiddette graduatorie scolastiche «in coda» e interventi in favore del personale precario della scuola (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00969.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, si tratta di un intervento che non richiederà molto tempo perché, tra l'altro, è una questione che assume il carattere d'urgenza visto quello che sta succedendo nel mondo della scuola e che comunque è stato ripreso dalla stampa ampiamente negli ultimi tempi. Quindi, i termini della questione sono abbastanza noti: si tratta della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato le graduatorie «in coda», previste dalla legge 24 novembre 2009, n. 167.
La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'articolo 1, comma 4-ter del decreto-legge, convertito poi in legge, che riguardava le disposizioni urgenti - allora si chiamavano disposizioni urgenti - per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010.
Questa norma prevedeva che il docente, che dalla graduatoria di una provincia voleva spostarsi in quella di un'altra provincia - quindi si trattava di una spostamento di sede e conseguentemente di graduatorie - dovesse essere messo in coda rispetto agli altri colleghi, senza tener conto dei suoi meriti, dei punteggi ottenuti, né della sua storia come docente.
Una norma che è stata molto discussa - mi ricordo che allora ne facemmo un motivo di grande battaglia anche in Aula - e che non aveva convinto, prevedendo che non sarebbe stato così semplice che questa questione passasse, tanto è vero che è stata impugnata ed è arrivata fino alla Corte costituzionale che ne ha dichiarato l'illegittimità. In particolare, la Corte costituzionale ha affermato che la norma impugnata non è legittima perché ha un effetto temporale circoscritto nel biennio, fino ad esaurimento, e valeva per due anni, tant'è vero che sia prima che dopo rimaneva valido l'inserimento cosiddetto «a pettine», che quindi teneva conto dei punteggi, della storia e dei meriti di quegli insegnanti, mentre prima e dopo sarebbe continuata a valere la norma che era sempre stata in vigore. Per due anni tale norma veniva sospesa e aveva un carattere temporaneo.
Questo non è stato ritenuto corretto, infatti questa norma veniva definita dal Governo derogatoria ed era il Governo per primo che riconosceva che questa norma aveva un carattere del tutto particolare, essendo derogatoria rispetto alle regole che sono sempre state in vigore e che saranno in vigore superato questo famoso biennio. Pag. 38
Ovviamente ci siamo molto preoccupati perché la scuola, com'è noto, attraversa un periodo di estreme fibrillazioni, ci sono terremoti perenni. È dai tempi - anche prima dell'avvento di questo Governo, occorre riconoscerlo - del Ministro Moratti che vi sono annunci di riforme, messe in essere nero su bianco, che poi saltano; vi sono Ministri che arrivano dopo e cambiano le regole di un treno in corsa, con effetti ovviamente negativi su tutto il comparto della scuola, successivamente arriva un altro Ministro e rimette mano a una riforma che noi abbiamo a lungo predicato. Ad ogni modo, non è questa la sede per tornare su questi argomenti, anche se, insisto, la scuola è oggetto di davvero grandi fibrillazioni e preoccupazioni non solo da parte dei docenti, ma anche da parte delle famiglie. Siamo davanti all'ennesimo terremoto, all'ennesimo scossone perché l'improvvisa dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma, che prevedeva un certo tipo di graduatorie, un certo tipo di inserimenti e quindi un certo tipo di logiche, credo debba preoccupare il Governo, ma preoccupa soprattutto noi perché non sappiamo che cosa succederà quando ci saranno i prossimi aggiornamenti biennali delle graduatorie, che cosa si intende fare per dare una risposta a quelle migliaia di precari che sono in attesa di sapere che cosa ne sarà di loro.
Abbiamo già da tempo denunciato tutte le situazioni critiche della scuola - e lo diciamo con grande preoccupazione - che partono dal famoso decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, il famigerato decreto-legge poi convertito in legge in cui si prevedevano tagli di decine di migliaia di docenti, quindi dei tagli che avrebbero sicuramente creato grande incertezza, discontinuità didattica e fatica degli operatori scolastici nell'ottemperare ai propri compiti formativi.
Ci risulta inoltre l'esistenza di accordi quadro comunitari, i quali prevedono che gli assunti a tempo determinato debbano dopo un certo numero di anni essere «messi in ordine» come si suol dire, quindi avere una sistemazione definitiva.
Qui siamo davanti ad una situazione molto grave che ci preoccupa, anche a fronte dei cambiamenti che il Ministro Gelmini sta attuando sul fronte della valutazione. Sono altre cose che non riusciamo a capire, perché il suo sistema di valutazione, che era stato avviato recentemente, ha subito una sorta di sconfitta, dal momento che sono pochissime le scuole che hanno aderito a questo sistema di valutazione. Adesso c'è anche un nuovo sistema di valutazione, che passerà attraverso gli ispettori scolastici, cosa anche questa assolutamente cervellotica. Non si capisce infatti come possano coincidere controllati e controllori. Questa è un'altra cosa assolutamente tutta da vedere, a fronte anche delle proteste che avvengono e di cui abbiamo decine di e-mail. Abbiamo i computer intasati dalle proteste che continuano ad arrivare e dalle richieste di chiarimenti per questa benedetta sentenza. È chiaro che il disagio è notevole e che le stesse famiglie sono preoccupate di ciò che potrà avvenire. Credo che si debba correre ai ripari e anticipo - perché immagino che il sottosegretario mi darà una risposta che vorrà tranquillizzarmi - che non sono affatto tranquillizzata da quello che abbiamo saputo attraverso le agenzie, ossia che è stato proposto un congelamento delle graduatorie attraverso un emendamento presentato al Senato ad opera della Lega Nord. Questo emendamento al decreto-legge cosiddetto milleproroghe avrebbe trovato una soluzione a questo problema con il congelamento delle graduatorie scolastiche fino al 31 agosto 2012, fatti salvi gli adempimenti previsti dalla Consulta, quindi fatta salva la sentenza di cui stiamo discutendo, e quindi con l'inserimento a pettine nelle quattro province, ma solo per i correnti anni per coloro che avevano impugnato questa norma. Quindi, questo significa che gli abilitati possono inserirsi in prima fascia di istituto solo nella provincia dove sono a pettine. Questo significa ulteriormente che i ricorrenti vincitori potranno scegliere tra quattro province e gli altri no e questa è una questione che reintroduce il concetto di territorialità bocciato dalla Consulta. A Pag. 39mio avviso anche questo non sta in piedi, perché non si può pensare di muoversi a livello di quattro province, reintroducendo un concetto che è stato bocciato pochi giorni fa dalla Consulta. Non sono affatto convinta dell'emendamento della Lega, non so che cosa intenda fare il Governo, credo che cercare una pezza, come suol dirsi, con il decreto-legge milleproroghe non ci porterà lontano. Ho paura che ci saranno valanghe di ricorsi un'altra volta e che andremo incontro all'ennesimo contenzioso e alle ennesime discussioni, fino ad arrivare un'altra volta magari alla Corte costituzionale. Non si può governare la scuola in questo modo. La fretta è cattiva consigliera e sappiamo quanta fretta abbia avuto il Ministro Gelmini nel varare queste riforme, certamente spinta dal Ministro Tremonti, e lo sappiamo tutti. Però, una norma così importante, una riforma così importante come quella che ha fatto il Ministro Gelmini, andava pensata in maniera diversa. Mi sembra veramente paradossale che a poco tempo dal varo di questa riforma piovano già i ricorsi e i contrasti e soprattutto che la Corte costituzionale li accolga. Quindi, non facciamo della scuola una specie di terra di nessuno in cui tutti fanno scorribande senza tener conto delle norme vigenti e della Costituzione, mettendo in gravi difficoltà gli insegnanti, che da anni prestano il loro servizio nella scuola senza sapere che futuro avranno, e mettendo anche in preoccupazione le famiglie, che vedono che la scuola davvero sta navigando in acque estremamente difficili.
Non mi pare che vi sia il desiderio di porvi riparo, anche alla luce di quello che è scritto nel decreto milleproroghe, che, per molti aspetti, è veramente un peggioramento di quello che era stato promesso dal Governo.
PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00970.
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, mi rivolgo innanzitutto a lei, perché ponga particolare attenzione e si faccia latore delle questioni che poc'anzi l'onorevole Capitanio Santolini ha addotto e di quelle che addurrò io al Presidente della Camera, perché questo tema non riguarda soltanto un rapporto dialettico tra maggioranza e opposizione, tra opposizione e Governo, ma riguarda potenzialmente anche il rapporto tra organi costituzionali differenti.
Nella fattispecie, in particolare, riguarda il rapporto con la Corte costituzionale per la seconda sentenza sul caso, non la prima, emessa qualche giorno fa. Vi era stata una prima sentenza nel 2004, la n. 168: noi l'abbiamo riportata in più occasioni nel dibattito in Aula, ma anche in Commissione, e il Governo se ne è letteralmente infischiato.
Sono occorsi tanti ricorsi fino ad arrivare alla Corte costituzionale, che, nelle 10 pagine della sua sentenza, è chiarissima. Ma per darvi seguito non ci sarà bisogno né del Governo né di qualche zelante funzionario, che farebbe meglio ad andare a casa, piuttosto che scrivere comunicati stampa, se avesse un po' di sana consapevolezza dei danni che hanno provocato (ho perso il filo, la vicenda mi fa parecchio rabbia). Occorre tenere conto di tutti gli elementi che verranno addotti, perché riguardano principi fondamentali della nostra Carta costituzionale.
Si parla di sei articoli violati: l'articolo 3, principio di uguaglianza, l'articolo 24, primo e secondo comma, l'articolo 51, primo comma, l'articolo 97, l'articolo 113, l'articolo 117, primo comma, e l'articolo 120. Questi sono i principi violati da un'irresponsabile, dannosa, irragionevole e arrogante presa di posizione, che non si ferma neanche dinanzi a una sentenza della Corte costituzionale.
A distanza di due giorni, qualche funzionario, che dovrebbe essere preso a pedate nelle «chiappette» - chi vuole capire, capisca - prepara un emendamento per aggirare quella sentenza, il quale afferma, sostanzialmente, che è eccentrico prevedere per un biennio una normativa differente rispetto al periodo precedente e a quello successivo.
Nel 2007 vale una regola per l'inserimento nelle graduatorie (ci si inserisce a Pag. 40pettine), nel 2011 varrà la stessa regola e nel periodo 2009-2011, invece, si prevede l'inserimento in coda. È del tutto evidente che è irragionevole e la Corte costituzionale ha condannato il Ministero, dando ragione al TAR, che aveva adito la Corte costituzionale. Cosa succede a distanza di due giorni? Si prevede un emendamento in cui si proroga ciò che è stato dichiarato incostituzionale per un altro anno: chi si intende di graduatorie sa che l'aggiornamento è biennale, quindi tale previsione varrà per altri due anni.
Ci si può prendere così tanto gioco della Corte costituzionale? Dovrebbe essere - non trovo neanche le parole - un elemento di sacralità per tutti. Ci si può prendere gioco così della Corte costituzionale, perché c'è qualche senatore che deve sempre innalzare la bandiera della territorialità? Ma quale vittoria è stata, quando dovranno spiegare quanto costa questo allo Stato in termini di risorse?
È chiaro, infatti, che il commissario del Ministero nominato dal TAR due anni fa procederà nei prossimi giorni alle ridefinizioni delle graduatorie perché chi ha diritto lo conserva per due anni. Bisognerà risarcire per 24 mesi chi aveva diritto! Ricordo che sono solo 15 mila i ricorrenti, 15 mila!
Poi, siccome abbiamo un'Avvocatura dello Stato anch'essa preparatissima, è stato sollevato un tema che sarà un boomerang secondo il quale non sono i TAR ad avere la competenza nei procedimenti in materia di scuola, ma il tribunale ordinario. Ciò significa che, mentre in caso di competenza dei tribunali amministrativi vi sono 60 giorni di tempo per ricorrere, adesso, come riconosciuto due giorni fa dalla Cassazione, vi saranno in tutto cinque anni, quindi altri tre anni per presentare ricorso. Vuole vedere che ci saranno tanti altri che non credevano nel ricorso perché erano sfiduciati che adesso invece lo presenteranno? Ha ragione l'onorevole Capitanio Santolini a dire che saremo inondati di ricorsi.
Poco fa analizzavamo in VII Commissione un emendamento - devo dire che vi era un'ampia convergenza sulle osservazioni che le opposizioni hanno portato avanti - secondo il quale: l'espressione «sono fatti salvi gli adempimenti conseguenti alla declaratoria di illegittimità costituzionale» non appare chiara. Quindi, mentre in un comma si dice che si terrà conto della sentenza della Corte costituzionale, il comma precedente dice di prorogare sino al 31 agosto del 2011 la validità della graduatoria. In questo modo non se ne consente l'aggiornamento, negando altri diritti, ad esempio, a chi ha punteggi sopravvenuti, per malattia o per qualsiasi ragione, ledendo altri diritti e non si capisce per quale ragione perché i diritti sono tali al nord e al sud. Sollevare alcune questioni, fare la prova di forza, si può rivelare una prova di imbecillità, non di muscolo.
Questa procedura, questo percorso, portati avanti già al Senato, viola non soltanto quanto detto dalla Corte costituzionale, ma anche nuovi diritti. Non si aggiornano le graduatorie per un anno - sono convinto che sarà, addirittura, per due anni, perché la legge prevede un aggiornamento biennale - e, per giunta, nelle graduatorie d'istituto si dice apertamente che possono farne parte soltanto quelli già inseriti nelle graduatorie provinciali. Traducendo: anche qui nessuno può trasferirsi.
Qui non è più il punto di vista del Partito Democratico, dell'onorevole Antonino Russo, dell'onorevole Capitanio Santolini, ma della Corte costituzionale che, con parole chiare, precise ed inequivocabili, ha riconosciuto fondato tutto il percorso che avevamo denunciato, ma che era stato portato davanti ai tribunali da organizzazioni in difesa dei diritti dei docenti.
Vogliamo continuare su questa strada? Sono convinto che il commissario, a prescindere da quello che pensano il Governo e l'opposizione, farà le immissioni in ruolo, rifarà le graduatorie perché per questo motivo era stato designato dal tribunale. Ha avuto l'indicazione dalla Corte costituzionale di procedere e procederà. Pag. 41
Coloro i quali hanno previsto questa genialata contenuta nel suddetto emendamento, però, non si rendono conto che procureranno un danno ai soggetti che essi pensano di avvantaggiare perché, nel momento in cui si può inserire nelle graduatorie soltanto chi ha fatto o farà ricorso e lo vincerà, chi è che non potrà fare l'aggiornamento? Quelli del territorio stesso che hanno magari un nuovo punteggio da portare.
Si può essere così ignoranti, arroganti ed irresponsabili da pretendere che un intero Paese li segua perché poi su certi temi si pone la fiducia? Credo che il Governo e le cariche principali della Camera dei deputati una riflessione la debbano aprire. Non vorrei che, come già capitò nel caso del decreto «salva precari» dove vi fu un concentrato di genialità, il Presidente della Repubblica poi dicesse: espungete questa norma perché palesemente incostituzionale.
Credo che il Presidente della Repubblica difficilmente potrà girarsi dall'altra parte e penso che tutti i ricorrenti che hanno ottenuto giustizia dalla Corte costituzionale difficilmente rimarranno a casa dicendo: va bene, abbiamo vinto perfino in Corte costituzionale e adesso ci facciamo mettere i piedi addosso dall'ultimo senatore, che probabilmente dovrebbe fare altro piuttosto che l'esperto nelle materie scolastiche.
Dopo questo sfogo, pieno di rabbia e di amarezza, noi torniamo con atti di sindacato ispettivo, anche per conoscere ufficialmente quali sono le risposte, probabilmente preparate in buona parte dagli uffici, gli stessi responsabili dei danni prodotti.
Vorrei, invece, che il Governo riflettesse un poco di più, al di là delle risposte che possiamo presumere, perché ci si sieda tutti a ragionare su una possibile soluzione. Guardate che avere davanti almeno 20.000-25.000 nuovi ricorsi significa portare il caos totale nelle graduatorie e pregiudicare il corretto avvio del prossimo anno scolastico, con risarcimenti milionari, per cui ci vorrà una manovra finanziaria soltanto per questo.
Dal momento che, infatti, avremo 25.000 ricorsi - ne abbiamo già 15.000, vedremo quante saranno le posizioni valide - che vedranno riconosciuti 24 mesi di stipendio, occorre fare un poco i conti e vedere poi come si spiegherà al Paese che per un capriccio o per ignoranza abbiamo realizzato il doppio delle immissioni in ruolo: quelli che non avevano diritto, e che adesso giustamente lo avranno, e quelli a cui verrà riconosciuto il diritto di immissione perché hanno raggiunto il punteggio adeguato.
È possibile continuare ad andare avanti così, quando a tutto il Paese si chiede sacrificio? Probabilmente, dinanzi al pronunciamento della Corte costituzionale, tutti dobbiamo prendere atto della saggezza delle cose che si dicono, perché basta rileggere le argomentazioni per comprendere che non vi è nessuna presa di posizione di parte e che si richiamano questioni di buon senso, legate alla Carta costituzionale e a principi che sono di tutti.
Il cambio di provincia - per intenderci - non riguarda le macroregioni, il nord e il sud, come qualche ignorante - e gli faccio un complimento - pensa, ma riguarda il cambio interprovinciale, ad esempio da Lodi a Milano.
L'anno scorso, in occasione della conversione di un decreto-legge - credo fosse il cosiddetto salvaprecari - addussi un'argomentazione, che riguardava un carabiniere che, dopo vent'anni di servizio a Roma, finalmente poteva tornare a casa, ad Ancona. Era felice per questa ragione ed infelice perché la moglie doveva decidere se non seguire la famiglia oppure perdere il posto di lavoro, perché sarebbe stata inserita in coda.
Io provengo da una scuola di formazione politica, anche se sono giovane. Prima di avviarsi a svolgere attività politica ci insegnava a porsi l'interrogativo sulle conseguenze delle cose che si fanno.
Mi chiedo se ogni tanto, non solo a qualche senatore ma anche a qualche esponente del Governo, questo precetto viene ricordato, perché le conseguenze, Pag. 42che avevamo detto potevano derivarne, il Governo non le ha tenute in nessuna considerazione.
Vi stiamo mettendo in guardia nuovamente. Fermatevi finché è possibile! Si faccia marcia indietro su questo punto, che tra l'altro sarà di dubbia interpretazione, perché in uno stesso momento non si possono affermare due cose diametralmente opposte: da un lato, si dà attuazione alla sentenza e, dall'altro lato, è come se si dicesse: va bene, però proroghiamo ciò che è dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale.
Vorrei capire se al Senato leggono le cose che votano. Ho il dubbio che molto spesso ciò non accada, che sia molto diffuso e che non riguardi - per essere onesti fino in fondo - soltanto un pezzo di emiciclo.
Signor sottosegretario, non ho pregiudizi sulla risposta, ma la invito ad attivarsi affinché si possa trovare una soluzione che non sia uno schiaffo per nessuno, né per chi ha vinto il ricorso, né per la Corte costituzionale, né per il Governo, che ha il dovere di tenere conto delle leggi, non dico di quelle penali, ma almeno di quelle su cui si è pronunciata la Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.
GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in primo luogo vorrei fare qualche precisazione in merito al fenomeno del precariato, che non è stato generato da questo Governo, ma ha origini remote e risale agli anni Ottanta.
Questo Governo ha deciso di intervenire per non alimentare ulteriormente aspettative non basate sulle reali capacità di assorbimento del sistema scolastico.
Di questa situazione era d'altra parte consapevole la precedente gestione, come risulta dal «Quaderno bianco sulla scuola» e come risulta altresì dalla legge finanziaria del 2007, che aveva avviato la razionalizzazione degli organici prevedendo di ridurre 44 mila posti di lavoro e prevedendo contestualmente l'applicazione della clausola di salvaguardia finanziaria in caso di mancata realizzazione delle economie previste.
Quanto al piano pluriennale di 150 mila immissioni in ruolo previsto dalla legge n. 296 del 2006, vorrei ricordare che la legge stessa ne subordinava l'attuazione ad una verifica annuale.
Circa, poi, la riduzione degli organici prevista dal decreto-legge n. 112 del 2008, va fatto presente che in realtà la contrazione di posti risulta in buona parte compensata dal turnover. Infatti, se si considerano i 30 mila pensionamenti dell'anno scolastico 2009-2010 e i 22 mila pensionamenti del corrente anno scolastico, la riduzione risulta contenuta in circa 12 mila posti per il 2009-2010 e in circa 3 mila posti per il 2010-2011.
Non è parimenti condivisibile l'affermazione secondo cui tali decurtazioni avrebbero provocato un drastico malfunzionamento della scuola.
L'anno scolastico è iniziato regolarmente ed è nostro fermo intendimento assicurare il regolare funzionamento della scuola anche a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 41 del 9 febbraio scorso menzionata nell'interpellanza.
Come è noto, con questa sentenza la Consulta ha dichiarato l'incostituzionalità del comma 4-ter dell'articolo 1 del decreto-legge n. 134 del 2009, introdotto in sede di conversione dalla legge n. 167 del 2009, con il quale veniva consentito ai docenti che ne facevano esplicita richiesta, oltre che la permanenza nella provincia prescelta in occasione dell'aggiornamento delle graduatorie permanenti per il biennio scolastico 2007/2008 e 2008/2009, di essere inseriti anche nelle graduatorie di altre province dopo l'ultima posizione di terza fascia nelle graduatorie medesime.
Il Ministero sta esaminando attentamente la situazione per la corretta applicazione della pronuncia della Consulta e a tal fine sta predisponendo un apposito quesito sia al Consiglio di Stato che all'Avvocatura Generale dello Stato. Pag. 43
Sull'argomento nei giorni scorsi si è svolto un primo incontro con le organizzazioni sindacali per una completa ed esaustiva disamina della problematica.
Faccio anche presente che nel maxiemendamento al disegno di legge AS 2518, di conversione del decreto-legge n. 225 del 2010, approvato dal Senato lo scorso 16 febbraio, è stata inserita una norma con la quale, fatti salvi gli adempimenti conseguenti alla sentenza della Corte, viene prorogato di un anno scolastico, cioè fino al 31 agosto 2012, il termine di efficacia delle graduatorie provinciali di cui trattasi. Il provvedimento, come sappiamo, sta ora per passare all'esame della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00969.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, replico rapidamente. Era facile prevedere ed era scontato che il sottosegretario - che ringrazio comunque di essere qui e lo ringrazio per le risposte: dovrebbe esserci il Ministro, ma non importa, va bene anche il sottosegretario, vista la stima che abbiamo per lui - avrebbe richiamato l'emendamento presentato al Senato, l'avevo anticipato ed era facile.
Ovviamente, la risposta non è affatto soddisfacente e, quindi, non posso dichiararmi soddisfatta. Intanto, ha richiamato il fatto che il precariato ha origini remote: questo lo sappiamo, lo sappiamo tutti e siamo anche d'accordo sul fatto che questo Governo ha ereditato un malfunzionamento della scuola che risale a molti decenni fa.
Su questo non vi sono dubbi. Tuttavia, ad un certo punto occorre anche, in qualche modo, dare risposte a questi precari, i quali, non per colpa loro, si sono ritrovati in una situazione così complicata.
Un Governo o un Ministro decidono di fare delle liste e poi improvvisamente le cancellano perché non funzionano. Questi poveretti sono andati a frequentare dei corsi, convinti di fare un certo tipo di percorso e poi, improvvisamente, è calata la mannaia. Non ce la possiamo prendere con i precari. Purtroppo, è vero, si tratta di peccati che vengono da lontano.
Non è neanche vero che il turnover ha riassorbito completamente questi tagli alla scuola. Infatti, sappiamo bene che alcuni se ne sono addirittura andati e hanno rinunciato in quanto non avevano prospettive di futuro. Dopo anni di investimento della loro vita, delle loro speranze e dei loro impegni nella scuola, hanno deciso anche di abbandonare questo lavoro senza prospettive e senza futuro.
Pertanto, le regole di funzionamento della scuola sono continuamente - insisto - sottoposte a grandi scossoni. Ci rallegriamo che il sottosegretario ed il Ministro siano convinti che vi sia stato un regolare funzionamento della scuola. A me la situazione non risulta così ottimista.
Vi sono famiglie che non hanno avuto la risposta che aspettavano per il tempo pieno. Vi sono stati grossi problemi in base alle richieste delle famiglie: io mi preparo ad un altro atto di sindacato ispettivo, che presenterò tra un po', quando avremo le iscrizioni delle famiglie e sapremo che, come è accaduto in passato, la richiesta delle famiglie - che a grande maggioranza chiedono il tempo pieno - non viene soddisfatta. Dunque, tutte queste affermazioni potrebbero essere ampiamente discusse.
Per quanto riguarda il provvedimento e il discorso che stiamo affrontando in questo momento in Aula, non ho dubbi che si stia esaminando la situazione con il Consiglio di Stato, l'Avvocatura, i sindacati e così via.
Tuttavia, francamente, mi aspettavo una risposta un po' più concreta e più puntuale su quello che si deve fare, anche perché vi sono migliaia di persone che non hanno ben chiaro che cosa succederà. Credo, quindi, che tale questione rivesta un carattere di urgenza e, anche se va bene consultare tutti gli organi dello Stato, credo che il carattere di urgenza debba essere riconosciuto non solo da parte nostra, ma anche del Governo. Pag. 44
Un'ultima questione: vorrei sapere cosa significa la dichiarazione - e si potrebbe chiedere a chi l'ha fatta - relativa al provvedimento che viene richiamato e all'emendamento che giungerà qui in Aula; in relazione alla proroga - come è stato richiamato - al 31 agosto del 2012, è stato aggiunto che si consente di applicare la sentenza della Corte costituzionale - relativa all'inserimento «in coda» - ai soli ricorrenti, così si contiene il numero di insegnanti precari che avranno a che fare con questo problema.
Spero di aver capito male, perché limitare un provvedimento ai soli ricorrenti è una follia. Spero proprio di aver capito male: sarebbe come se la scuola non pagasse i contributi dei docenti e non provvedesse per gli oneri dovuti a chi insegna o a qualsiasi dipendente. Sarebbe come se la scuola non pensa a dieci insegnanti, due fanno ricorso, hanno ragione e la scuola provvede a mettere in regola solamente quei due che hanno fatto ricorso, dimenticando gli altri otto che, per qualsiasi ragione, non lo hanno fatto e, quindi, non vedono riconosciute le loro ragioni. Spero di aver capito male, perché, se fosse così, sarebbe una follia, ma mi auguro che queste dichiarazioni che leggiamo non siano vere e che possano essere smentite.
Aggiungo e concludo: sappiamo che il cosiddetto decreto milleproroghe arriverà in Aula la prossima settimana. Stiamo tutti votando in Commissione questo provvedimento e sappiamo che il Governo porrà la questione di fiducia: su questo non vi sono dubbi, anche se non è stato ufficialmente detto, lo sappiamo, così come è stata posta, peraltro, al Senato.
Ebbene, ponendo la questione di fiducia, non avremo neanche modo di presentare emendamenti, di discutere in Aula in maniera costruttiva. Sì, la discussione ci sarà, ma sarà più o meno finta.
Allora, il Governo fa ancora in tempo a ripensare a questo emendamento, correggerlo, vedere di non arrivare in Aula con un provvedimento che veramente non sta in piedi, nel modo più assoluto.
Insisto, non si può dire che si fa un provvedimento, che in qualche modo provvede a mettere in ordine la questione sollevata dalla Corte costituzionale, richiamando un sistema di territorialità che è quello che la Corte ha contestato. Non so come si possa andare avanti in maniera così confusa.
Mi auguro, e chiedo al sottosegretario, proprio per la stima che ho nei suoi confronti, di farsi portavoce davvero presso il Ministro, o chi per lei deciderà queste cose, di cercare di arrivare in Aula con qualcosa di più credibile e di più serio per il bene, non solo di quei ricorrenti, ma per il bene, per la serietà e per il prestigio della scuola italiana.
PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00970.
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, vorrei dire intanto alla mia collega Capitanio Santolini che sì, è pazzia pura; non ha capito male quello che hanno scritto. Purtroppo, è pazzia pura andare avanti su una linea, che, lo abbiamo argomentato in tutti i modi, provocherà danni, ha provocato già danni, lederà tantissimi diritti di persone che hanno studiato una vita e che meriterebbero un trattamento del tutto differente da quello che questo Governo riserva ai docenti.
Non avevo dubbi circa il tenore della risposta, anche stringata, che probabilmente è stata preparata con un po' di impaccio, di imbarazzo e forse qualche senso di colpa, ma mi chiedo come mai ci si rivolga ai sindacati, all'Avvocatura, al Consiglio di Stato e non si chieda invece al Parlamento, alle Commissioni, che sono quelle che hanno la titolarità a legiferare, di prendere in capo la responsabilità di predisporre un percorso risolutivo, anche legislativo.
In Commissione poco fa abbiamo cominciato a parlarne. Questo Governo pensa che il Parlamento non abbia nessuna argomentazione da addurre, alcun consiglio da proporre così come abbiamo fatto in questi mesi? Non c'è solo la Pag. 45maggioranza, c'è anche l'opposizione che ha qualche punto di vista che può aiutare a trovare una soluzione nell'interesse generale.
Ho sollevato la questione fin dal primo momento e ho presentato cinque interpellanze e interrogazioni sul tema, e puntualmente richiamavo i possibili rischi. Ovviamente, l'opposizione molto spesso si lascia cucinare nel proprio brodo, però alla fine abbiamo avuto ragione.
Alla luce di questa breve esperienza, volete tenere conto delle osservazioni di buonsenso che stiamo portando, anche in questa discussione, e che porteremo avanti in occasione della conversione del decreto cosiddetto milleproroghe?
La prima cosa che faremo, ed è del tutto evidente, sarà sollevare una questione pregiudiziale di costituzionalità; anche un cieco si accorgerebbe della evidente mostruosità che è stata inserita nel suddetto provvedimento.
Ripeto, non si può dire: teniamo conto della sentenza della Corte costituzionale e, subito dopo, nel paragrafo successivo, si scrive: sì, però proroghiamo ciò che è stato dichiarato illegittimo. Questo è davvero prendersi gioco dell'intelligenza delle persone, prendersi gioco dell'intelligenza, del valore di un organo come la Corte costituzionale della quale dovremmo essere tutti gelosi e custodi della sua sacralità.
Ciò in linea con chi pensa che la Corte costituzionale sia fatta da un manipolo di estremisti di sinistra, che non si debba tener conto dei suoi pronunciamenti, anche quando non riguardano fatti personali del Premier.
Penso che bisogna parlare. So che i sottosegretari sono molto più attenti di quanto forse lo sia il Ministro, e questo mi fa piacere, perché ci possono essere orecchie attente. Bisogna discutere su questo tema, perché sarà drammatico ciò che accadrà: se questo disegno di legge di conversione sarà approvato così com'è, le migliaia di docenti, non vedendosi riconosciuta la possibilità di trasferirsi nelle graduatorie dove possono avere più spazio, perché hanno un punteggio, non perché qualcuno gli ha regalato qualcosa, è chiaro che faranno ricorso, e siccome l'Avvocatura dello Stato ha fatto un bellissimo autogol, rivendicando la titolarità di questi ricorsi al giudice ordinario anziché al TAR, ognuno avrà cinque anni di tempo per poter fare ricorso. Non ve ne sarà uno che si dimenticherà di fare ricorso, anche perché il meccanismo trovato molto intelligentemente dai dirigenti dell'Anief, è stato quello di utilizzare, per la prima volta, un vero e proprio ricorso di massa, una class action ante litteram, e funziona. Infatti, hanno ottenuto trenta pronunciamenti favorevoli dal TAR Lazio, dal Consiglio di Stato, il commissariamento del Ministero, un giudizio di ottemperanza e la Corte costituzionale ha dato loro ragione.
Ho letto, nella sentenza della Corte costituzionale, che si tiene conto soltanto di un'eccezione formulata dai nostri avvocati; dovrebbero essere questi quelli che trovano la soluzione? Credo che cercheranno di trovare le modalità per salvaguardare la propria faccia. Mi fido del Consiglio di Stato, chiediamo un parere, ma avviamo immediatamente, anche con un pretesto, una discussione in Commissione, per trovare una soluzione, perché per ora ci siete voi, ma credo che al più presto, quando si andrà di nuovo al voto, non ci sarete più voi, e non vorrei dire «abbiamo ereditato», anche se avrei titolo, considerato che negli ultimi dieci anni, per otto anni, ha governato il centrodestra: non si può dire che la colpa è degli altri. Su dieci anni, otto anni ha governato il centrodestra: o erano distratti in quella circostanza, oppure non sono stati sufficientemente capaci ed adeguati a risolvere il problema.
Siccome per il futuro non vorrei fare lo stesso «scaricabarile», vorrei incominciare a sedermi ora, da forza riformista seria che vuole proporre soluzioni, per trovarne una che garantisca il diritto di tutti e che dia certezze, perché non può prevalere, come criterio unico nella scuola italiana, il principio di precarietà: precarietà nell'apertura dell'anno scolastico, precarietà sulle ore, precarietà dell'edilizia scolastica, precarietà dei docenti e precarietà del Pag. 46percorso degli studenti che escono dalle scuole. Non può essere questa la scuola italiana. Riserviamo allora più attenzione, perché sulla scuola italiana si basa il futuro di questo Paese, e non è retorica.
Ovviamente mi dichiaro totalmente insoddisfatto, arrabbiato ed amareggiato per il tipo di risposta che abbiamo ottenuto. Spero vi sia il tempo per ripensamenti, perché sono necessari. Non è un capriccio quello che crediamo e nemmeno è una posizione precostituita di opposizione a priori nei confronti del Governo, ma è una mano tesa a trovare una soluzione che voi, candidamente, avete affermato di non avere, essendovi già rivolti ai sindacati, al Consiglio di Stato e all'Avvocatura.
Credo sarebbe utile rivolgersi anche al Parlamento: almeno il mio partito qualche proposta da fare in termini risolutivi ce l'ha, la confrontiamo con quella delle altre forze politiche e proviamo a trovare una sintesi nell'interesse generale di tutti.
(Orientamenti del Ministro dell'interno in merito ai recenti sbarchi di migranti provenienti dal nord Africa, con particolare riferimento alla possibilità di riapertura del centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa - n. 2-00968)
PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00968, concernente orientamenti del Ministro dell'interno in merito ai recenti sbarchi di migranti provenienti dal nord Africa, con particolare riferimento alla possibilità di riapertura del centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Credo che la situazione che si è determinata in questi ultimi tempi nel Mediterraneo vada guardata con estrema attenzione e la nostra interpellanza urgente per alcune ragioni di tempo non ha colto l'insieme di quello che succede, per cui vorrei sottolineare alcune altre questioni che sono correlate a quanto abbiamo presentato.
Vorrei sottolineare al sottosegretario che in queste vicende c'è un evidente problema politico che riguarda il nostro Governo e la politica mediterranea fino a qui praticata. Tutti i Governi, che traballano o che sono cambiati o che sono sottoposti a quello che sta succedendo in questi giorni a Tripoli, sono stati direttamente e indirettamente sostenuti dall'Europa e dal mondo occidentale per una ragione di sicurezza e per quella stessa ragione anche dall'Italia.
Sono stati sostenuti, almeno per quanto riguarda l'Italia - ricordo l'accordo con la Libia -, perché bloccassero i migranti, ma siamo di fronte ad una situazione totalmente nuova. I giovani, dall'Egitto alla Libia, si ribellano in nome di principi democratici, altro che pericolo islamico. Si tratta di principi democratici che sono a noi estremamente cari. Più che l'uso della guerra per ingerenze umanitarie (che facevano sorridere) è la democrazia che percorre le sue strade.
Dobbiamo auspicare - perché i pericoli ci sono e i rischi altrettanto - che veramente in questi Paesi possa vincere la democrazia. Dobbiamo auspicare, ma non solo: accompagnare e aiutare, perché è nell'interesse del nostro Paese e dell'area dove viviamo. Certo, quello che sta accadendo è anche una forte critica a un'Europa che si è ripiegata su se stessa, che si è ripiegata sulla crisi attuale e che pensa a chiudersi più che ad aprirsi. È anche uno schiaffo politico nei nostri confronti, in particolare a chi pensava bastasse elargire un po' di soldi a quei dittatori per sentirsi sicuri e contenere gli sbarchi.
Il mondo cammina più veloce delle nostre paure. Oggi una gioventù laica, simile alla nostra, si è mossa e ha aperto uno spazio di speranza. Auspichiamo solo una cosa: che la nostra risposta non poggi solo sulle motovedette e sui dragamine. Certo, bisogna prendere atto che siamo di fronte al fallimento di una politica che sperava di risolvere il problema con i respingimenti e con qualche elargizione a quei regimi.
Sono anche turbato dal fatto che la stessa Unione europea destini a questa Pag. 47transizione, per quanto riguarda la Tunisia, 258 milioni di euro. Mi sembrano estremamente pochi. Mi sembra che anche il Ministro tunisino, che oggi è in visita in Italia, ci abbia un po' riso sopra; non è che stiamo facendo una bella figura.
Bisogna prendere atto che le politiche che abbiamo fatto finora non funzionano, perché c'è sempre un evento, un evento come questo. È chiaro che quando avvengono eventi come questi il processo migratorio riparte in modo forte. Bisogna prendere atto di quello che bisogna fare per prevenire, non solo per contenere o curare quando le cose sono avvenute. C'è una politica migratoria che ha fallito. La legge Bossi-Fini andrebbe cambiata radicalmente rispetto alle cose che stanno succedendo.
Ora si parla di emergenza ma, come ha fatto osservare non un giornale estremista ma L'Osservatore Romano, sarebbe meglio parlare di impreparazione, per non aver capito quello che stava succedendo. Credo che ciò sia veramente un problema che abbiamo. La situazione è in continuo cambiamento. È vero, siamo alla quarta notte senza sbarchi, tuttavia a Lampedusa ieri si contavano 1.816 persone in un centro che ne può accogliere 850. L'isola ospita duemila persone. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite e lo stesso sindaco di Lampedusa continuano a chiedere che siano ripristinati gli aerei e il ponte aereo per spostare queste persone da altre parti perché la situazione potrebbe peggiorare per tutta l'isola, ma mi sembra che i ponti aerei siano fermi da parecchio tempo, da almeno qualche giorno.
Proprio oggi parte da Lampedusa una nave con settanta tunisini, tra cui trenta minori, trenta ragazzi. Facciamo dei grandi discorsi di difesa e a tutela dei ragazzi, però su questa nave ci sono trenta ragazzi che stanno andando a Caltanissetta. Si dice non siano grandi notizie che un barcone di 45 metri sarebbe partito martedì dall'Africa e poi scomparso. Ieri il Presidente del Consiglio ha lanciato l'idea del villaggio a Mineo che a me crea molte perplessità. Le perplessità non sono solo mie, ma anche dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, perché si tratta di un centro che potrebbe ospitare settemila rifugiati, la struttura è formata da 1.800 unità abitative e pensare di trasferire tutto lì mi sembra veramente che non regga e non stia in piedi, perché le persone arrivano da molti comuni e molte sono già dentro un processo di integrazione. Forse occorrerebbe veramente analizzare e seguire la questione con maggiore attenzione.
Credo che facciamo bene a chiedere l'intervento dell'Europa e dobbiamo continuare a farlo. Direi anche che dovremmo avere il coraggio di proporre all'Europa di realizzare, come Unione europea, dei centri di accoglienza con funzionari europei in Italia, in modo da poter poi distribuire le persone, perché non è solo un problema nostro. Vorrei che su questa vicenda il Governo picchiasse il pugno. Non si può solo andare in Europa a dire che ci sono delle violazioni rispetto alle vicende che coinvolgono il Presidente del Consiglio. La stessa determinazione, la stessa chiarezza bisogna farla anche su queste questioni. Credo che in questo caso sia importante avere un progetto perché non finirà così e non finirà subito visto che i processi vanno avanti.
Per queste ragioni, vorrei sapere con molta attenzione quali sono i progetti, le cose fatte, cosa si intende fare e capire bene come si fa la selezione di queste persone - lo dicevamo nella nostra interpellanza - perché in questi flussi arrivano persone che fuggono per necessità, perché magari rischiano qualcosa, altre persone che sono coinvolte nei crimini dei regimi che sono stati abbattuti, altre che vogliono fare qualcosa di strano, ma dentro ci sono anche coloro che hanno il diritto di essere accolti, come i rifugiati e i richiedenti esilio per i quali va predisposta una capacità di intervento.
Inoltre, chiedo, oltre a ciò che succede sulla struttura esistente a Lampedusa, come si accoglieranno quelle persone che probabilmente, non per volontà loro ma per la condizione che si è determinata, potrebbero arrivare ancora. Mi chiedo se le persone che sono sbarcate hanno ricevuto Pag. 48e sono state informate del loro diritto di chiedere protezione internazionale all'Italia e sulla possibilità di avere una procedura di asilo.
Mi chiedo, inoltre, quali iniziative intende assumere il Governo per verificare l'applicazione delle cosiddette clausole di esclusione, come previsto dalla normativa internazionale e italiana.
Credo che questa vicenda non sia solo una questione di immigrazione e di migranti, ma anche di come il nostro Paese contribuisce alla realizzazione di realtà democratiche in un'area che rischia anche di essere in preda ad altri fenomeni. Credo che non si tratti tanto di ragionare solo sui costi, ma anche su come possa essere un investimento per l'Italia e per la responsabilità dell'Europa. Con l'Europa dobbiamo essere più duri e più rigidi. Non è un problema solo italiano, ma europeo e l'Europa deve avere la capacità e la responsabilità di rispondere. Infatti, è inutile che continuiamo a proclamare la superiorità di una civiltà, se questa civiltà, nei momenti in cui deve dimostrare di essere tale, si ritrae.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, la situazione di instabilità politica che caratterizza il nord Africa e, in particolare, i recenti avvenimenti che hanno interessato la Tunisia hanno causato una massiccia ondata di sbarchi sulle coste italiane e, in particolare, sull'isola di Lampedusa. Alla data del 15 febbraio risultano 5.394 i tunisini complessivamente sbarcati sulle coste italiane di cui 5.168 sull'isola di Lampedusa (tra questi erano presenti 63 minori e 10 donne). 1.814 sono i tunisini che risultano ancora presenti sull'isola, mentre i restanti sono stati trasferiti in altre province.
La situazione ha i connotati di una vera e propria emergenza umanitaria che il Governo ha affrontato con soluzioni concrete ed immediate, che necessitano - considerato l'ampio scenario di crisi - di un impegno ormai ineludibile anche da parte dell'Unione europea.
Il dispositivo di prima accoglienza, che è stato subito predisposto sull'isola di Lampedusa, ha consentito che tutti i migranti fossero assistiti e sottoposti a visita medica, con fornitura di vitto, vestiario e generi di uso personale. Si tratta di prestazioni assicurate non solo nell'immediatezza degli sbarchi, ma anche durante il soggiorno dei migranti ospitati sull'isola presso strutture alberghiere o presso aree messe a disposizione dal comune, dalla capitaneria di porto e dalla parrocchia e con l'apertura - disposta dal prefetto di Palermo, commissario straordinario per l'emergenza - anche presso il centro di soccorso e prima accoglienza dell'isola. Per ampliare ulteriormente la recettività di posti in Sicilia è stata resa operativa anche la struttura tensostatica sita in Rosolini in provincia di Siracusa.
I migranti sbarcati a Lampedusa, fin dal loro soggiorno sul molo e poi all'interno del centro di accoglienza (come avviene negli altri centri istituiti sul territorio), sono stati assistiti dagli operatori dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, dell'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, della Croce rossa italiana e da Save the Children, le quattro agenzie umanitarie partner del Ministero dell'interno nell'ambito del progetto Praesidium diretto a rafforzare la capacità di accoglienza e di gestione rispetto ai flussi migratori.
A partire dal 9 febbraio scorso, le imponenti dimensioni del fenomeno hanno reso necessario garantire continui ponti aerei per il trasferimento dei cittadini tunisini in altri centri ubicati su tutto il territorio nazionale. Sono stati anche organizzati trasferimenti a mezzo nave verso Porto Empedocle dove è ubicata una tendostruttura gestita dalla Protezione civile regionale con capienza di 100-130 posti, anch'essa finalizzata a garantire la prima accoglienza e l'assistenza socio-sanitaria agli immigrati.
Adeguata assistenza è stata assicurata, in particolare, ai minori, collocati nelle 21 Pag. 49strutture di accoglienza ubicate nella provincia di Agrigento ed autorizzate dalla regione siciliana. Alle strutture destinate all'accoglienza e ubicate sul territorio siciliano presto se ne aggiungerà una nuova, individuata nel corso di una riunione tecnico-operativa tenuta al Viminale il 14 febbraio scorso. Si tratta del residence degli Aranci di Mineo, in provincia di Catania - già alloggio per i militari della base NATO di Sigonella e ribattezzato «villaggio della solidarietà» - presso il quale si sono recati nella giornata del 15 febbraio il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno. Tale struttura - che dispone di 1.800 unità abitative e può ospitare fino a 7.000 persone - potrà essere destinata all'accoglienza dei rifugiati.
Voglio pertanto precisare che il Governo italiano sta gestendo questa emergenza umanitaria con mezzi ed interventi adeguati e con costi assai elevati che, ad oggi, sta fronteggiando da solo. Ma la situazione di grave e crescente instabilità politica nell'area nordafricana - che potrebbe ulteriormente aggravarsi e determinare l'apertura di nuove e consistenti rotte migratorie - rende impellente una mobilitazione dell'Unione europea, anche in considerazione dei riflessi che la crisi regionale determina non solo sulle dinamiche migratorie, ma anche sulla situazione interna, con particolare riferimento al rischio di infiltrazioni criminali e terroristiche.
Di fronte ad un simile scenario, che non può essere affrontato solo con un approccio burocratico, il Governo ha richiesto l'intervento - anche economico - di 100 milioni di euro alle istituzioni europee, proponendo azioni concrete da realizzare nell'immediato e nel medio periodo.
È di fondamentale importanza l'applicazione del principio del burden sharing, ovvero la suddivisione degli oneri e dei pesi relativi alla gestione dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei clandestini.
È in questo quadro che deve inserirsi il riconoscimento dello status di rifugiato in favore di quegli immigrati che ne hanno diritto.
Voglio, infatti, precisare con riferimento allo specifico quesito formulato dagli onorevoli interpellanti, che gli operatori di Praesidium e, in particolare, i rappresentanti dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, presenti sull'isola di Lampedusa come negli altri centri di accoglienza, forniscono le informazioni in materia di protezione internazionale e di presentazione della domanda di asilo, informazioni che sono pubblicizzate anche presso le aree comuni dei centri.
Per quanto concerne, infine, le clausole di esclusione dal beneficio della protezione internazionale, richiamate dagli interpellanti - che, come è noto, riguardano la commissione di crimini contro la pace, crimini di guerra o crimini contro l'umanità ovvero reati particolarmente gravi - faccio presente che tali clausole sono espressamente elencate nel decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251, di recepimento della direttiva 2004/83/CE sull'attribuzione della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale.
Su questi delicati aspetti desidero assicurare gli onorevoli interpellanti che la sussistenza di una causa di esclusione, a cui consegue il rigetto della domanda, è valutata caso per caso, sulla base di tutti gli elementi informativi acquisiti nel corso della procedura istruttoria, dalla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, in sede di esame delle singole domande di protezione.
PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di replicare.
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, prendo atto di quanto il sottosegretario ha dichiarato in ordine a quanto stiamo facendo. Avrei desiderato ci fosse più determinazione nei confronti dell'Unione europea, perché da soli non siamo in grado di farcela. Questa è la mia convinzione. Pag. 50
Credo, comunque, che dobbiamo portare avanti con determinazione il livello di confronto con l'Unione europea anche nella gestione dei problemi, perché non è solo un problema italiano. Capisco che dobbiamo fornire l'assistenza, l'accompagnamento e gli altri aiuti che lei ha ricordato e che abbiamo chiesto, ma l'Europa non può far finta che non sia un problema suo o essere avara dei mezzi che mette a disposizione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il deputato Paolo Guzzanti, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione).
Il deputato Luciano Mario Sardelli, rappresentante di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 22 febbraio 2011, alle 11:
1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali e il seguito dell'esame):
S. 2518 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (Approvato dal Senato) (C. 4086).
La seduta termina alle 16,55.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Pdl 668 ed abb. - subem. 0.01.03.1 | 426 | 221 | 205 | 111 | 18 | 203 | 64 | Resp. |
2 | Nom. | subem. 0.01.03.3 | 436 | 436 | 219 | 207 | 229 | 63 | Resp. | |
3 | Nom. | articolo prem. 01.03, 01.013 | 452 | 450 | 2 | 226 | 235 | 215 | 59 | Appr. |
4 | Nom. | articolo prem. 01.011 | 458 | 221 | 237 | 111 | 221 | 57 | Resp. | |
5 | Nom. | subem. 0.01.016.1 | 459 | 459 | 230 | 221 | 238 | 56 | Resp. | |
6 | Nom. | articolo prem. 01.016 | 461 | 461 | 231 | 239 | 222 | 56 | Appr. | |
7 | Nom. | subem. 0.01.018.1 | 465 | 444 | 21 | 223 | 197 | 247 | 53 | Resp. |
8 | Nom. | articolo prem. 01.018 | 460 | 436 | 24 | 219 | 241 | 195 | 52 | Appr. |
9 | Nom. | em. 1.1 | 463 | 427 | 36 | 214 | 198 | 229 | 52 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.10 | 466 | 448 | 18 | 225 | 216 | 232 | 52 | Resp. |
11 | Nom. | articolo 1 | 463 | 443 | 20 | 222 | 244 | 199 | 52 | Appr. |
12 | Nom. | articolo agg. 1.012 rif. | 467 | 247 | 220 | 124 | 233 | 14 | 52 | Appr. |
13 | Nom. | articolo agg. 1.013 | 464 | 246 | 218 | 124 | 231 | 15 | 52 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Pdl 668 ed abb. - voto finale | 446 | 429 | 17 | 215 | 238 | 191 | 46 | Appr. |