XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 458 di martedì 5 aprile 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
La seduta comincia alle 10,05.
EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 31 marzo 2011.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Brugger, Cirielli, Dozzo, Fava, Galati, Leone, Lo Monte, Melchiorre, Migliavacca, Leoluca Orlando, Petrenga, Porfidia, Rugghia, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Zacchera e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,15).
PRESIDENTE. Con riferimento all'informativa urgente del Governo sulle misure adottate in relazione all'eccezionale flusso di immigrazione verso l'isola di Lampedusa, prevista per oggi, alle ore 10, gli uffici di diretta collaborazione del Ministro dell'interno, con apposito telegramma, pervenuto nella giornata di ieri, dopo che era già stato letto l'ordine del giorno della seduta del 5 aprile, hanno rappresentato alla Presidenza, a causa degli improrogabili impegni in Tunisia del Ministro, la preghiera di rinviare ad altra data la predetta informativa, che pertanto non avrà luogo.
Di quanto sopra è stata data comunque notizia ai gruppi nel pomeriggio di ieri per le vie brevi e a mezzo telefax.
Sospendo pertanto la seduta...
ALESSANDRO MARAN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, prendiamo atto della nota del Servizio Assemblea e del fatto che gli impegni improrogabili non hanno consentito al Ministro di partecipare e prendiamo atto della sua preghiera di rinviare ad altra data l'informativa.
Rilevo però che è la seconda volta che questo accade nel giro di pochi giorni: è stata infatti rinviata anche l'informativa su quanto è accaduto all'ingresso della Camera. Rilevo che non è stata proposta neanche in questo caso una data certa e rilevo che mai prima d'ora il Ministro ha comunicato l'impedimento con un telegramma e mai prima d'ora nessuno dei sottosegretari ha saputo, ha potuto o ha voluto sostituire il Governo per l'informativa. Rilevo anche che è evidente che le dimissioni del sottosegretario Mantovano creano un problema anche nei rapporti con il Parlamento.
La prego perciò di trasmettere al Presidente della Camera la nostra preoccupazione Pag. 2e di pregarlo di intervenire presso il Governo. È appena il caso di osservare che il Parlamento non è un intralcio all'attività del Governo e dei Ministri. È appena il caso di osservare che lo scrutinio del Parlamento, il controllo del Parlamento è un'attività essenziale in democrazia, specie quando si discute e si tratta di argomenti che interessano il Ministero dell'interno, specie quando si tratta degli eventi e dei problemi che stiamo affrontando e specie quando è stato impedito ai parlamentari di entrare nei centri di identificazione.
Le faccio un esempio: ieri, alle ore 7, nel campo di Manduria si sono contati 1.300 ospiti, fino a giovedì scorso però ne sono stati trasferiti 3.200. Dove sono gli altri? Che fine hanno fatto? Se ne sono andati? E se li riprenderemo dove li porteremo?
Come vede, ci sono questioni che meriterebbero di essere affrontate in una discussione Parlamento. Voglio solo sperare che quel tempo sottratto al Ministro e ai sottosegretari da impegni improrogabili non venga trovato oggi pomeriggio per partecipare al voto sul conflitto di attribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi auguro, signor Presidente, e la prego di trasmettere questa nostra preoccupazione al Presidente della Camera, che i Ministri e i sottosegretari non mettano piede in Parlamento oggi pomeriggio per votare sull'incolumità del Premier. Questo sarebbe sì uno schiaffo al Parlamento e alla democrazia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei intervenire sullo stesso tema sollevato dall'onorevole Maran, ma in forma lievemente diversa. Le motivazioni per le quali il Ministro dell'interno non è presente mi pare che siano ben note: in questo momento dovrebbe essere a Tunisi per continuare, per quanto si capisce, la difficile missione in quel Paese per affrontare il problema dell'immigrazione.
Ma questo mi porta a chiedere al Presidente della Camera di voler sollecitare il Governo a fissare per oggi stesso, al ritorno del Ministro Maroni o al più tardi per domani mattina, l'audizione o la comunicazione del Governo su questo tema.
Proprio perché la Camera riconosce l'importanza di questo impegno che il Ministro dell'interno ha su un grande problema, secondo me è giusto chiedere - anche modificando l'ordine del giorno già fissato - che oggi pomeriggio il Ministro, appena sia rientrato, venga in Parlamento a riferire quello che egli ha potuto ottenere in questa missione. Quindi, la mia richiesta è, invece, che sia introdotta nella giornata di oggi l'audizione del Ministro dell'interno, al più presto possibile.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, in realtà l'onorevole La Malfa mi ha in buona parte anticipato. Anche noi chiediamo che l'informativa del Ministro Maroni possa svolgersi nel pieno dell'attività, quindi o nel pomeriggio di oggi oppure domani in mattinata. Quindi, anche noi chiediamo e la preghiamo di aggiungere anche la richiesta del gruppo Futuro e Libertà a quanto sostenuto poc'anzi dal collega La Malfa circa la necessità che l'informativa abbia comunque luogo prima possibile. È comprensibile che il Ministro Maroni si sia trattenuto a Tunisi.
Resta una considerazione da aggiungere. È chiaro però che forse quel tipo di accordi dovrebbe coinvolgere innanzitutto il Ministero degli affari esteri perché riguarda rapporti tra Stati e iniziative diplomatiche che non possono essere completamente ricondotte entro un problema di ordine pubblico interno all'Italia. Ci sono dei profili evidentemente più ampi che sicuramente il Ministro Maroni avrà Pag. 3avuto la delega di trattare a nome di tutto il Governo della Repubblica italiana. Però è anche questo un segnale e non è il miglior viatico per un accordo che per funzionare non può essere «di polizia». Abbiamo visto il naufragio, prevedibile e ampiamente previsto da molti di noi in quest'Aula, delle politiche di contenimento dei flussi migratori che prescindessero dalla politica dei diritti umani, dalla democrazia, dai rapporti seri tra Stati, con l'Accordo con la Libia che non poteva che finire così. Si trattava solo di capire il tempo.
Quindi, rispetto alla battuta d'arresto che di tutta evidenza c'è stata ieri (forse qualcuno si aspettava che bastasse andare lì e risolvere le questioni), ci auguriamo che nei rapporti con la Tunisia ci sia un impegno complessivo del Governo, ieri certamente testimoniato dalla presenza del Presidente del Consiglio e del Ministro degli affari esteri, e non solo un'operazione gestita con i criteri con cui si possono gestire i problemi e le questioni di ordine pubblico. Ovviamente la questione è più ampia.
RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ricorderanno tutti i colleghi presenti in Aula che la scorsa settimana il presidente Casini aveva chiesto con forza - a questa sua richiesta si erano associati tutti i gruppi di opposizione - che il Ministro dell'interno venisse in Aula ad informare su cosa stava avvenendo nel nostro Paese e nei vari centri di ospitalità (è un eufemismo naturalmente chiamarli così, visto quello che sta capitando), anche per capire quali erano i rapporti che intercorrevano tra i Paesi di provenienza di questi immigrati e quali impatti avevano nella nostra politica complessiva nei confronti dell'Europa, e dell'Europa nei nostri confronti.
Ahimè, abbiamo assistito - come è stato appena ricordato - prima alla corsa in Aula di Ministri non per informare il Parlamento, ma semplicemente per alzare la manina o per pigiare il tasto per salvare ancora una volta il Presidente del Consiglio sulle leggi ad vergognam più che ad personam.
Credo davvero sia assolutamente doveroso che il Parlamento, che è la più alta istituzione dopo la Presidenza della Repubblica, venga informato puntualmente su ciò che avviene all'interno del nostro Paese nei rapporti con gli altri Stati.
Abbiamo assistito nei due giorni passati a dichiarazioni ancora una volta trionfalistiche del Presidente del Consiglio, che si reca a Tunisi e rientra nel nostro Paese dicendo che l'accordo è stato raggiunto e che tutto è stato chiarito. Poi, invece, passano poche ore e si scopre che non è così.
È bene che il Presidente del Consiglio e i suoi Ministri continuino a non prendere in giro il Parlamento e vengano a dirci esattamente come stanno le cose, in modo che si apra un confronto chiaro e preciso tra tutte le forze politiche su dove vogliamo portare questo Paese rispetto alla questione grande nella quale ci troviamo. Auspichiamo, soprattutto, che si tenti, una volta per sempre, di togliere il nostro Paese dall'isolamento in cui si trova, o meglio dove si è cacciato a forza, mentre invece altri operano davvero in comunione nell'ambito dell'Unione europea.
ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte del gruppo dell'Unione di Centro si ricorda che, come peraltro ha già anticipato il collega Cambursano, la scorsa settimana fu proprio il presidente Casini a chiedere, più volte e in maniera forte, la presenza del Ministro dell'interno per informare il Parlamento di quanto stava accadendo, non solo in ordine all'arrivo di questo numero altissimo di clandestini, di sfollati e di tante altre persone ma, soprattutto, per capire effettivamente Pag. 4qual era la situazione, che è una situazione d'emergenza anche a livello nazionale, perché evidentemente prevenire questo flusso di immigrati è fondamentale.
Capiamo anche che il Governo stia lavorando in un momento anche di difficoltà. Capiamo anche che oggi il Ministro Maroni sia giustamente impegnato per dare una prima risposta a questa situazione, ma certamente il Paese non può aspettare molto per sapere realmente come stanno le cose.
A noi, e a me personalmente, non interessa quello che faranno i Ministri e i sottosegretari sugli altri provvedimenti. Quando esamineremo gli altri provvedimenti cercheremo anche noi di dire la nostra. Ci interessa, invece, che venga data immediatamente - e credo proprio di poter dire al rientro del Ministro dell'interno dalla Tunisia - una risposta in Parlamento. Qualsiasi momento, purché sia immediato, è il momento buono, perché dobbiamo capire due cose: prima, se questi flussi sono gestibili in qualche modo, perché questa è un'emergenza; seconda, dobbiamo cercare di non dare origine, nel nostro Paese, a reazioni da parte dei nostri cittadini. Infatti, non sapere dove, come e in che modo vengono smistate queste persone crea veramente un'eccitazione e una reazione che certe volte possono essere giustificate se, appunto, non vengono esattamente - con chiarezza e con trasparenza - indicate dal Governo le ragioni.
Pertanto, signor Presidente, le chiedo di farsi carico di tale questione e di rivolgersi al Governo affinché al suo rientro il Ministro Maroni, qualunque sia l'ora o il giorno, ma spero oggi, venga a riferire alla Camera.
PRESIDENTE. Naturalmente le sollecitazioni degli intervenuti verranno portate a conoscenza del Presidente della Camera che provvederà a sollecitare il Governo. Ma il Governo è anche presente in Aula e, quindi, in un certo senso il messaggio arriva già direttamente, attraverso il sottosegretario Cossiga. Immagino che anche lui si impegnerà per rendere note queste giuste domande al Ministro competente.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11.
La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 11,05.
In morte dell'onorevole Francesco Zama.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Francesco Zama, già membro della Camera dei deputati nella XIV legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Svolgimento di interrogazioni (ore 11,06).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
(Iniziative diplomatiche in relazione all'attività dell'ufficio per i minori tedesco (Jugendamt), con particolare riferimento alle procedure di affidamento di minori con un genitore di nazionalità italiana - n. 3-00535) .
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Amico n. 3-00535, concernente iniziative diplomatiche in relazione all'attività dell'ufficio per i minori tedesco (Jugendamt), con particolare riferimento alle procedure di affidamento di minori con un genitore di nazionalità italiana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, questa interrogazione è relativa ad un fatto molto conosciuto nel nostro Paese anche perché la vicenda ha avuto un ampio risalto su tutti i media; si tratta di Pag. 5una storia infinita, che seguiamo da moltissimo tempo. È giusto però dare all'Assemblea una prima informativa, anche se credo che l'interrogante conosca perfettamente la situazione.
Il caso nasce in Germania, dove la signora Colombo si sposa, ha due bambini, abita a Monaco di Baviera e si separa. La signora è dirigente di un'azienda multinazionale con sede anche in Italia, nella separazione le vengono affidati i bambini e, nel momento in cui la signora decide di ritornare in Italia con i suoi bambini perché torna a lavorare nel suo Paese, la magistratura tedesca le toglie l'affidamento dei bambini. Da questo momento inizia una vicenda particolarmente complicata e devo dire anche dolorosa perché la signora prende i bambini e rientra in Italia, nonostante il parere della magistratura tedesca e così scatta un ordine di cattura internazionale e da qui si arriva addirittura fino all'arresto della signora venuta in Italia da parte dei carabinieri.
Questo avviene nel settembre del 2008, quindi la vicenda dura da quasi tre anni. A seguito di istanza di rimpatrio, avanzata dall'ex marito ai sensi della Convenzione de L'Aja del 1980, il tribunale dei minori di Milano ha disposto il rientro in Germania dei minori con esecuzione immediata. Tale primo rientro in Germania dei bambini ha avuto luogo nel maggio del 2009. La decisione è stata motivata sulla base del principio fondamentale della Convenzione de L'Aja del 1980 che mira a tutelare gli interessi del minore, indipendentemente dalla sua nazionalità, a non essere sradicato dalla sua residenza abituale salvo la sussistenza, peraltro accertata dall'autorità giudiziaria, di un fondato rischio di essere esposto per effetto del suo rientro a pericoli fisici e psichici.
La signora Colombo ha nuovamente condotto i figli fuori dal territorio tedesco nel febbraio del 2010 e cioè circa un anno dopo la data del primo rimpatrio forzato. Dopo aver tenuto i figli per lungo tempo in condizioni di irreperibilità, il 3 marzo 2011 è stata posta in stato di fermo, in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare disposto dal tribunale di Milano per sequestro e maltrattamento di minori. Il 5 marzo scorso il fratello della signora Colombo ha condotto i minori presso la questura di Milano, dove gli stessi sono stati accolti, in esecuzione del provvedimento emesso dal tribunale per i minorenni di Milano, che ha disposto il loro rientro in Germania e affidamento al padre.
Per tutta questa vicenda, che abbiamo riassunto in poche parole, c'è evidentemente sempre stata una particolare attenzione di tutte le strutture diplomatiche, a cominciare dal consolato generale di Monaco di Baviera, ma anche della task force che abbiamo istituito insieme al Ministero della giustizia e al Ministero delle pari opportunità sulla questione dei minori contesi.
Siamo di fronte peraltro alla legge tedesca: questa organizzazione che, in qualche modo, possiamo paragonare ai nostri assistenti sociali, anche se ha un diverso statuto ed è diversamente organizzata, è stata addirittura oggetto da parte di molti cittadini europei di un'azione condotta nei confronti dell'Unione europea perché la rigidità del comportamento - possiamo usare questa espressione - di questa organizzazione sembra essere poco flessibile rispetto alle esigenze dei genitori dei bambini.
Questa è la situazione. Abbiamo più volte fatto presente anche al Governo tedesco la difficoltà nella quale ci si muove, ma dobbiamo anche riconoscere che la conflittualità tra i due coniugi è certamente anche all'origine di tutto quello che abbiamo qui brevemente descritto.
Per quanto riguarda l'impegno che l'interrogante chiede al Governo - la situazione della signora Marinella Colombo è quella più conosciuta e di cui più si parla, ma non è ovviamente l'unico caso, ci sono anche altri casi meno drammatici in cui sono implicati genitori italiani -, ci si chiede di sottolineare alle autorità tedesche, facendo riferimento allo jugendamt, l'esigenza di garantire a tutti i genitori, indipendentemente da nazionalità e lingua, il diritto al rispetto dei legami familiari. Pag. 6Viene fatto continuamente, però come spesso è capitato anche nel nostro Paese, in materia di difesa dei minori non sempre le decisioni che vengono assunte dalla magistratura o da queste organizzazioni sono condivisibili.
Credo di rispondere a nome del Governo dicendo che più di quello che il Governo italiano ha fatto nella vicenda che conosciamo benissimo - peraltro ci sono stati anche incontri personali con la signora Marinella Colombo, che è stata ascoltata in più sedi - non si possa fare. Il problema è certamente estremamente delicato e non a caso sui problemi dei bimbi contesi il Governo italiano ha istituito una task force, perché i casi sono sempre più numerosi e i più delicati e i più drammatici riguardano sempre Paesi membri dell'Unione europea, soprattutto del nord.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di replicare.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio per la risposta che però devo constatare è arrivata con due anni di ritardo in una vicenda che si protraeva già da tempo e che ha causato poi addirittura l'arresto della signora Colombo. Penso che forse sarebbe stato meglio riuscire a darci una risposta un po' più velocemente, in modo da poter agire e intervenire magari nel corso dell'istruttoria che ha portato poi addirittura all'arresto della signora Colombo.
Tuttavia, in questo caso parto da un caso drammatico - perché è un caso drammatico quello della signora Marinella Colombo -, che ha fatto sì che una famiglia venisse spezzata: due bambini che vivevano con una mamma che li amava e con la quale volevano stare (altrettanto vale per la mamma che voleva stare con i due bambini) in questo momento non lo possono più fare perché le istituzioni hanno deciso che è troppo portare i bambini da Monaco in Germania a Milano. Sono sconcertato, signor sottosegretario, perché questo istituto tedesco, lo jugendamt - non so quale sia l'accento tedesco per leggere questa parola che ogni volta che vedo mi fa venire il voltastomaco, signor sottosegretario -, ha fatto di tutto per evitare che questi bambini potessero stare con la propria legittima madre. Il padre era già stato ritenuto non idoneo ad accudire i bambini e quindi è probabile che questi bambini andranno ospiti di questo istituto o non si sa di chi, quando c'è una madre che li vuole e li aspetta a braccia aperte.
La cosa che ha fatto scatenare questa istituzione tedesca e non solo, anche i tribunali, fino ad arrivare al mandato di arresto internazionale perché semplicemente aveva preso con sé i propri figli, è stato il fatto che la signora Colombo si è trasferita da Monaco di Baviera a Milano per motivi di lavoro. Quindi la Germania, che è stata fondatrice insieme all'Italia dell'Unione europea e che sa benissimo che c'è la libera circolazione dei cittadini e che quindi ci si può muovere, andare a lavorare in qualsiasi Paese e in qualsiasi città dell'Unione europea, non riconosce però e non permette che un cittadino italiano, che per lavoro risiedeva con la sua famiglia a Monaco, possa trasferirsi a Milano portando con sé i propri figli, che erano stati affidati alla signora Colombo dopo la separazione dal marito.
Questo atto è sconcertante.
A questo punto, signor sottosegretario, bisogna che si faccia qualcosa in ambito europeo, perché il caso della signora Colombo non è l'unico. Prendendo come spunto il caso della signora Colombo, secondo me dobbiamo portare avanti delle azioni a livello europeo. La motivazione che viene data infatti prende spunto dal principio fondamentale di una Convenzione, cioè l'interesse del minore a non essere sradicato dal suo ambiente, il che si può dire per l'ambiente in cui vive, quindi quello della città in cui vive, ma anche per la propria famiglia. In questo caso, i minori sono stati sradicati dalla propria famiglia, perché sono stati portati via dalla madre che ne era legittima affidataria.
Ritengo, quindi, che le motivazioni siano state pretestuose e che sia giusto che il nostro Governo provi a muoversi ancora Pag. 7per cercare di far sì che questa situazione si risolva e che in futuro nessuna madre sia più sradicata dai propri figli perché si trasferisce da una città tedesca ad una città italiana.
(Iniziative diplomatiche in relazione alla vicenda di Enrico Forti, detenuto in un carcere di massima sicurezza in Florida - n. 3-00624)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Froner e Velo n. 3-00624, concernente iniziative diplomatiche in relazione alla vicenda di Enrico Forti, detenuto in un carcere di massima sicurezza in Florida (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, anche qui si tratta di una vicenda nota, in quanto riguarda un nostro connazionale, il signor Enrico Forti, che il 15 giugno del 2000 è stato condannato all'ergastolo a Miami, nello Stato della Florida, per avere personalmente, così dice la sentenza, con altre persone allo stato ancora ignote, agito come istigatore in compartecipazione, ciascuno con la propria condotta principale, in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocando dolosamente e preordinatamente la morte di un certo signor Dale Pike.
Da quasi dieci anni questo signore, quindi, è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza a Miami, in Florida. Sulla condanna sono stati avanzati soprattutto da parte del condannato, ma anche da parte di alcuni esperti americani, molti dubbi e perplessità, perché basata su flebili e confuse prove.
In realtà devo dire che il Ministero degli esteri, ha seguito con attenzione, attraverso l'Ambasciata d'Italia a Washington e il Consolato generale a Miami, fin dall'inizio, questo caso, fornendogli tra l'altro assistenza durante tutto il lungo iter processuale, tenendosi in stretto contatto con i suoi familiari e legali e spesso intervenendo presso le competenti autorità statunitensi, sia statali che federali.
I ripetuti ricorsi presentati dal signor Forti all'autorità giudiziaria della Florida (il reato che gli è stato attribuito è infatti di competenza statale e non federale) per ottenere la revisione del giudizio non mai sono stati accolti. I suoi legali americani, nel marzo 2009, alla fine hanno presentato al tribunale distrettuale federale, di livello superiore a quello statale, un ricorso per habeas corpus, procedimento invocabile solo quando siano stati esperiti tutti i mezzi d'impugnazione in sede statale. Tale ricorso è stato però respinto il 14 aprile 2010 dal tribunale federale di Miami, che ha confermato la precedente decisione del 7 agosto 2009 di non ricevere il ricorso in quanto presentato dopo la scadenza dei termini di legge. Inoltre, nel luglio 2010, il tribunale ha negato il rilascio del certificato previsto per violazione dei diritti costituzionali del condannato, ritenendo che, nel caso del connazionale, tale violazione non si sia verificata.
Il signor Forti ha recentemente manifestato l'intenzione di chiedere di scontare il resto della pena in Italia, ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate. L'eventuale trasferimento in Italia del Signor Forti è in prima istanza subordinato al parere del Governatore dello Stato della Florida.
Il reato per il quale il connazionale è stato condannato rientra, infatti, nella competenza statale tanto in fase di giudizio quanto in fase di esecuzione della pena.
Va peraltro sottolineato che un eventuale parere favorevole del Governatore non è di per sé sufficiente per disporre il trasferimento, essendo questo subordinato ad ulteriori decisioni a livello federale e al previo recepimento in Italia della sentenza americana.
Il Consolato generale di Miami ha inviato all'interessato, ai suoi familiari e agli avvocati in Italia e negli Stati Uniti le copie, ottenute dal Dipartimento di giustizia Pag. 8dello Stato della Florida, di tutto quanto necessario per chiedere il trasferimento.
Sotto il profilo dell'assistenza consolare, si segnala che il Consolato generale ha effettuato frequenti visite in carcere al fine di monitorare le condizioni di salute e detenzione del signor Forti. Lo scorso settembre quest'ultimo ha informato di soffrire di ernia inguinale. Il Consolato generale di Miami si è allora attivato presso le autorità carcerarie affinché potesse essere curato con una terapia adeguata, sia prima che dopo un intervento chirurgico, e ha sempre tenuto i familiari informati. Recentemente i parenti del signor Forti, al rientro in carcere del nipote dopo l'operazione, hanno espresso ufficialmente un ringraziamento alle strutture consolari e all'ambasciata per gli interventi svolti presso la direzione del penitenziario.
Al connazionale è consentito frequentemente di mettersi in contatto e di ricevere visite dei familiari residenti in Italia e, anzi, per facilitare questi incontri, nella primavera del 2010 il Consolato generale a Miami è intervenuto presso l'amministrazione penitenziaria della Florida affinché il signor Forti fosse trasferito nel carcere di Florida City, che è a circa un'ora da Miami, anziché in quello inizialmente previsto, di Tampa, ad oltre 300 chilometri dalla città. La permanenza del signor Forti nelle vicinanze di Miami consentirà al personale della sede e ai familiari provenienti dall'Italia di effettuare più agevolmente le visite in carcere.
Il Ministero degli esteri, in raccordo con le competenti rappresentanze diplomatico-consolari negli Stati Uniti e in stretto contatto con i familiari e i legali del signor Forti, continuerà a seguire con la necessaria attenzione la vicenda, pur nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia dell'operato della magistratura statunitense, augurandosi che possa al più presto avvenire il trasferimento del signor Forti per finire di scontare la pena nelle nostre carceri.
PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di replicare.
LAURA FRONER. Signor Presidente, nella mia replica mi dichiaro solo parzialmente soddisfatta della risposta. Ringrazio, comunque, il sottosegretario Mantica per la sua risposta esauriente, da un certo punto di vista, e soprattutto mi congratulo anch'io con le strutture consolari e con l'ambasciata per quanto stanno facendo e per quanto hanno fatto, soprattutto in riferimento all'episodio citato anche dal sottosegretario, che si riferisce all'ernia inguinale di cui è stato operato recentemente il signor Forti, che però lo aveva visto penare per dieci mesi prima di avere l'opportunità di affrontare un'operazione chirurgica, a testimonianza anche di quanto possano essere severe le pene che un ergastolano si trova a soffrire in un carcere americano.
In questo caso devo dire che la mia parziale insoddisfazione è dovuta principalmente al fatto che mi aspettavo ci potesse essere qualche buona nuova soprattutto per quanto riguarda la possibilità di riconsiderare la posizione processuale del nostro concittadino. Dico «nostro» perché, oltretutto, il signor Forti è originario di Trento, la provincia dalla quale provengo anch'io.
Spesso è stato richiesto di rivedere tale posizione processuale, ma un tale percorso non sembra possa essere ancora praticabile, e devo dire che, a distanza di circa dodici anni, tale situazione diventa sempre più pesante per il signor Forti ma anche per tutti quelli che lo circondano, in particolare i suoi familiari.
Come diceva giustamente il sottosegretario, il verdetto è stato espresso sulla base di prove molto confuse e, si può dire, quasi aleatorie, più che altro si è trattato di indizi.
Non sono avvocato per cui non mi addentro nel merito della questione, ma sicuramente l'esito di questo processo ha sollevato molti dubbi.
Il fatto inoltre che non si possa rivedere quanto è stato stabilito allora, a distanza di quasi dodici anni, è veramente inaccettabile. Spero, comunque, anche a nome di tutti coloro che lo sostengono e lo seguono (e si sono dati da fare in tutti questi anni, Pag. 9e lo fanno ancora per sostenere la sua giusta causa), che si possa quanto meno arrivare a soddisfare la richiesta espressa dall'interessato di scontare il resto della pena in Italia. Quindi, auspico che il Governatore della Florida possa accogliere con parere positivo quanto richiesto dall'interessato e dai suoi avvocati e che, grazie anche all'azione sempre solerte del nostro consolato e dall'ambasciata, ci possa essere quanto prima la possibilità per questa persona di fare rientro nel suo Paese e di poter avere quindi la vicinanza ancora più concreta di tutte le persone che lo hanno attorniato in questi lunghi anni.
È sicuramente delicata la situazione in cui si trova, tanto più se pensiamo che fino adesso si è sempre rifiutato di ricorrere ad altri strumenti proprio perché non accetta di essere definito colpevole. soprattutto di fronte alla sua famiglia e ai suoi i figli che non ha la possibilità di vedere già da quasi 12 anni.
Quindi penso che proprio nello spirito di solidarietà - come è giusto che sia - si dovrebbe fare di tutto per accogliere la sua istanza, in modo particolare per sostenerlo durante questo periodo che ancora, probabilmente, dovrà trascorrere prima di avere un accoglimento favorevole delle proprie istanze.
(Iniziative diplomatiche nei confronti del Governo spagnolo in merito alla possibile liberazione dell'imputato dell'omicidio della giovane Federica Squarise - n. 3-00846)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bitonci n. 3-00846, concernente iniziative diplomatiche nei confronti del Governo spagnolo in merito alla possibile liberazione dell'imputato dell'omicidio della giovane Federica Squarise (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, anche questa è una vicenda nota in quanto riguarda una ragazza che era scomparsa il 3 luglio del 2008 a Lloret De Mar in Spagna; il 14 luglio fu ritrovato il cadavere e anche indicato l'assassino, un certo Victor Diaz Silva, soprannominato El Gordo.
All'interrogazione, che è del gennaio 2010, si risponde con un certo ritardo perché in realtà tra l'altro si riferisce ad un fatto molto vero, cioè che il processo a quel tempo (dopo un anno e mezzo dal fatto) non era ancora iniziato perché in Spagna era in corso una diatriba giuridica: il Tribunale supremo doveva stabilire se tale tipologia di reati - omicidio e violenza - dovesse essere giudicato da un collegio di giudici togati (quindi professionisti) o da uno di giudici onorari. Per cui in tali condizioni si diceva che molto difficilmente il processo si sarebbe potuto concludere entro l'estate.
La novità è che il 9 marzo scorso il tribunale di Girona ha concluso la fase istruttoria, che prevede il rinvio a giudizio per omicidio e violenza sessuale del signor Silva, che si è autodenunciato riconoscendo il proprio delitto e sostenendo di avere agito senza cognizione dei propri atti e di non aver commesso violenza sessuale.
Secondo quanto riferito dai legali il processo di merito è previsto avere inizio entro la fine di quest'anno e concludersi, comunque, prima della scadenza dei termini di carcerazione preventiva cautelare, nel luglio 2012.
Così come la Farnesina ha seguito, attraverso il proprio consolato generale di Barcellona, tutta la vicenda dall'origine, credo che, nei fatti, la risposta che stiamo dando risponde all'impegno che si chiedeva allora al Governo italiano nell'interrogazione dell'onorevole Bitonci, ossia di attivarsi per sostenere i familiari della giovane Federica nell'istanza legittima di giustizia e di impedire di assistere alla liberazione di colui che li ha colpiti tanto duramente nei loro affetti più profondi.
Dico a nome del Governo, quindi, che, in data 9 marzo, c'è stata tale decisione del tribunale di Girona, si è chiusa la fase istruttoria e si dovrebbe svolgere il processo. Ricordo che i termini di carcerazione Pag. 10cautelare scadono nel luglio del 2012 e le previsioni degli avvocati difensori della ragazza, Federica Squarise, confermano che tutto dovrebbe avvenire nei termini previsti, prima della scadenza della carcerazione cautelare.
PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di replicare.
MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Mantica, anche per l'esauriente risposta. Voglio, comunque, precisare che la cittadina Federica Squarise è stata vittima di una violenza sessuale in un omicidio volontario pluriaggravato il 30 giugno del 2008 a LLoret de Mar in Spagna. Il responsabile dell'omicidio, come è stato detto, Victor Diaz Silva Santiago, è un cittadino uruguaiano che soggiornava clandestinamente in Spagna e che è anche reo confesso limitatamente al solo reato dell'omicidio e non, quindi, a quello della violenza sessuale. Nondimeno, pur in presenza di una confessione, il dibattimento, volto all'accertamento della responsabilità dell'autore dei reati, non c'è ancora.
In data 10 giugno del 2010, davanti al tribunale di Blares, l'avvocato spagnolo per conto della famiglia Squarise ha ottenuto la proroga della custodia cautelare in carcere dell'indagato per altri due anni che, come si è detto, scadranno in data 10 giugno 2012.
Se in quella data il processo non sarà definito con sentenza, l'imputato dovrà essere scarcerato per naturale decorrenza della misura cautelare. In Spagna, il dibattimento, una volta iniziato, di solito procede velocemente, ma poiché i testimoni da sentire sono numerosi - alcuni non si trovano nel territorio spagnolo -, i tempi si prefigurano lunghi, atteso che a tutt'oggi non è stata ancora fissata una data per l'udienza del dibattimento e il pericolo che si arrivi al 10 giugno 2012 senza una sentenza non appare remoto.
Preciso, inoltre, che, in data 9 marzo 2011, come è stato riferito dal sottosegretario, è stata celebrata un'udienza che sarebbe il corrispettivo italiano della nostra udienza preliminare. Tale udienza ha come scopo di rendere definitivi i capi di imputazione.
Inoltre, alla luce dei principi comunitari, stabiliti dall'articolo 6 della Convenzione dei diritti dell'uomo, per cui la ragionevolezza della durata del processo è inteso anche come diritto delle parti di avere un giusto processo, l'interrogazione odierna, sebbene presentata un anno fa, il 20 gennaio del 2010, diventa ancora più attuale, sia nel senso del pericolo della scarcerazione de El Gordo per decorrenza dei termini, sia nel senso che, a quasi tre anni dalla morte di Federica Squarise, il processo effettivamente non è ancora iniziato, con conseguente grave danno delle parti civili costituite ad avere una ragionevole durata del processo, a fronte di reati così gravi, così efferati, e di una confessione solo parziale dell'imputato.
Chiediamo, quindi, al Governo che si attivi per sostenere intanto la famiglia Squarise nella legittima istanza di giustizia, per impedire che questo assassino venga scarcerato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per garantire un'adeguata presenza italiana e multilaterale in Kosovo, con particolare riferimento alla difesa dei monasteri ortodossi - n. 3-01233)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Gozi n. 3-01233, concernente iniziative per garantire un'adeguata presenza italiana e multilaterale in Kosovo, con particolare riferimento alla difesa dei monasteri ortodossi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, credo che occorra svolgere una breve premessa sulla situazione nel Kosovo alla luce dei recenti avvenimenti e, quindi, dell'avvio del tavolo negoziale tra la parte kosovara e quella serba. Almeno per la prima parte questo negoziato si considera Pag. 11sotto il profilo degli aspetti tecnici e non ancora politici ed evidentemente il percorso lo immaginiamo abbastanza lungo e certo non privo di ostacoli. Tuttavia, l'avvio di questo dialogo rappresenta un momento di svolta per quanto riguarda le relazioni tra il Kosovo e la Serbia.
L'altra osservazione che deve essere sottolineata è che, in Kosovo, la realtà della minoranza serba si può giudicare in maniera diversa se si osserva l'area nord di Mitrovica rispetto alle aree di minoranza serba all'interno del Kosovo a maggioranza albanese dove peraltro si trovano i monasteri indicati da parte dell'interrogante.
Vorrei ricordare che, nella zona sud del Kosovo, i serbi hanno partecipato sia alle elezioni amministrative sia a quelle politiche recentemente avvenute, che addirittura ove vi è il monastero a Gracanica la minoranza serba ha ottenuto la maggioranza cioè una vittoria elettorale, tant'è che il sindaco di Gracanica è rappresentante della minoranza serba, e che la stessa minoranza ha eletto nel Parlamento del Kosovo alcuni suoi rappresentanti. Con questo non si intende negare alcuni dei problemi sollevati dall'interrogante ma si evidenzia comunque un clima, nel quale ci si trova ad operare, caratterizzato da segnali, rispetto ad una situazione fotografata un anno fa, non ampiamente positivi ma certamente in senso positivo ed non regressivo.
È chiaro che, in questo contesto, vi sono state alcune operazioni e modifiche per quanto riguarda la presenza della forza multinazionale in Kosovo. Il nostro ambasciatore Zannier, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Kosovo, guida la missione UNMIK e tutti noi sappiamo che la missione UNMIK sta gradualmente riducendo il suo mandato e le sue funzioni. Direi che non siamo lontani dal vero se diciamo che ormai l'operazione UNMIK è l'ombrello di copertura nominale con riferimento alla situazione che sta maturando nel Kosovo per il rispetto degli accordi di Dayton e, quindi, nei confronti della Serbia e degli accordi allora presi.
In realtà, la missione europea EULEX, di cui l'Italia è forte contributrice, sta aumentando la propria presenza e il proprio intervento: in particolare, noi ne deteniamo la guida per tutto ciò che riguarda la giustizia, la futura costruzione del sistema giudiziario del Kosovo. Peraltro, si sono ridotti anche i contributi KFOR, che sta passando da una presenza fortemente territoriale e, quindi, distribuita nelle varie province del Kosovo, ad una presenza concentrata in alcuni campi base con forze di pronto intervento. Non si tratta più di una presenza territoriale ma di una presenza «a chiamata», fatto salvo che si sta lavorando su un piano della formazione della Kosovo Police, cioè delle strutture autonome del Kosovo, per il mantenimento dell'ordine pubblico, che prevedono evidentemente che KFOR intervenga in una seconda battuta.
In questo quadro, vanno, a nostro avviso, valutate le due questioni che vengono sollevate cioè l'esigenza di proteggere i luoghi religiosi importanti, quali i monasteri ortodossi, e la possibilità che personalità serbe di spicco possano entrare in Kosovo senza ostacoli.
In questo contesto, per rispondere alla questione dei siti religiosi, gioverà ricordare che la riduzione dell'impegno della NATO procede in funzione dell'evoluzione, sul terreno, soprattutto delle condizioni di stabilità e sicurezza, oggetto di continua osservazione da parte di specifici assetti di intelligence e di cooperazione civile e militare sia della NATO sia dell'Unione europea e che il trasferimento del compito di proteggere i siti sensibili, designati a statuto speciale, diciamo sostanzialmente i monasteri, fa capo ad una specifica pianificazione strettamente connessa con la valutazione della situazione sul campo ed approvata dall'alleanza a livello politico.
La responsabilità di sorvegliare direttamente i siti passa gradualmente alla polizia del Kosovo, ma la missione europea EULEX e la missione NATO della KFOR rimangono anch'esse corresponsabili, seppure in seconda e in terza battuta.
La prima tappa di questo specifico processo risale già al marzo del 2010: è Pag. 12allora che il Consiglio Atlantico ha autorizzato il passaggio del monumento di Gazimestan ai controlli della polizia kosovara.
Alla luce del risultato positivo di questo primo passo, il 9 luglio 2010 il Consiglio ha autorizzato il trasferimento alla polizia locale della protezione di altri quattro siti, i monasteri citati dall'onorevole interrogante, due dei quali collocati nell'area di responsabilità italiana.
Le decisioni su ciascuno di questi importanti siti sono state demandate alle valutazioni effettuate caso per caso dal comandante supremo delle forze alleate in Europa. L'avvio dell'effettivo cambiamento di competenza sui quattro monasteri è avvenuto tra il 23 agosto e il 15 dicembre del 2010.
Sono ancora in corso le procedure per il passaggio alla Kosovo Police anche del monastero dei Santi Arcangeli, mentre restano ancora sotto la responsabilità diretta delle truppe KFOR i monasteri di Devic, il patriarcato di Pec ed il monastero di Decani. In particolare per gli ultimi due, inseriti nella lista dei monumenti UNESCO e affidati al contingente italiano, il comandante della forza multinazionale in Kosovo ha garantito alla Chiesa ortodossa che non saranno oggetto di passaggio di competenze almeno fino all'agosto 2011.
Grande importanza, anche nelle relazioni a livello locale, ha avuto peraltro la nomina del vescovo Teodosije alla guida dell'episcopato di Raska e Prizren, che si è insediato nel dicembre scorso.
Quindi, è un passaggio graduale. Finora è avvenuto nel rispetto delle regole e delle norme che aveva stabilito KFOR e il passaggio dei tre monasteri più delicati, non solo per il valore di carattere culturale e artistico, ma anche per il valore fortemente religioso che essi rappresentano, avverrà comunque quest'anno con un monitoraggio costante, soprattutto da parte delle forze italiane che sono presenti in quest'area.
In sintesi, questo processo di passaggio garantisce la protezione di tutti questi siti. Soprattutto, l'Italia non può che ribadire ufficialmente la particolare sensibilità che noi abbiamo e che abbiamo sempre dimostrato in materia.
Il rilascio dei restanti siti può e deve avvenire solo in ragione dell'evoluzione delle condizioni di sicurezza ed in relazione alla capacità delle forze di polizia kosovare, che peraltro hanno dato finora buona prova. Questo è l'impegno del Governo italiano.
Per quanto riguarda la questione delle visite di personalità serbe, sia civili sia religiose, in Kosovo, voglio ricordare che esse da un po' di tempo sono frequenti e non vi sono soluzioni di continuità, grazie ad un collaudato meccanismo di accordo fra le autorità serbe e kosovare, meccanismo che si è giovato della mediazione dell'ufficio EULEX a Belgrado.
Menzioniamo la partecipazione del presidente serbo Boris Tadic il 3 ottobre 2010 alla cerimonia di insediamento del nuovo patriarca della Chiesa ortodossa serba, Irinej, presso il monastero del patriarcato di Pec in Kosovo, e la visita del Vice Primo Ministro serbo Bozidar elic, con altri sei Ministri serbi, ai monasteri di Decani e Prizren nel gennaio 2011.
Si ricorda, peraltro, che il Ministro per il Kosovo del Governo Serbo Bogdanovic aveva avuto il consenso a visitare il monastero di Gracanica il 15 agosto 2010, rilasciando dopo tale visita dichiarazioni che il Governo kosovaro, con un intervento alla stampa del 18 agosto, ha considerato non conformi alla finalità dichiarata della visita.
Tuttavia, ribadiamo che lo stesso Ministro Bogdanovic ha svolto successivamente ulteriori missioni in veste ufficiale in Kosovo, senza che vi siano stati divieti o reazioni da parte di Pristina.
È evidente che la situazione della quale stiamo parlando è particolarmente delicata, ma è anche evidente che, anche grazie - dobbiamo dirlo - agli sforzi del Governo serbo e del presidente Tadic (voglio ricordare, a tal proposito, la votazione a maggioranza che ha fatto il Parlamento serbo, riconoscendo il «diritto di Srebrenica»), le azioni del Governo serbo hanno di certo contribuito fortemente a Pag. 13creare un clima che, pur di sospetto e di difficoltà, però consente un avvio di relazioni direi nell'ordinaria amministrazione.
Il fatto che le minoranze serbe abbiano cominciato a partecipare alla vita amministrativa e politica del Kosovo denota, anche in questo caso, un diverso approccio di questa minoranza nei confronti delle vicende kosovare. Resta il problema di Mitrovica che, certamente, è estremamente delicato: siamo in una zona nella quale la minoranza serba diventa una fortissima maggioranza.
Tuttavia - lo ripeto - anche il dialogo che si è avviato fra le parti, pur nelle sue difficoltà, denota una volontà, soprattutto da parte del Governo serbo, verso la stabilizzazione dell'area e il riconoscimento di una realtà che, seppur dolorosa, comunque, ormai, è indicata negli atti della comunità internazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di replicare.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto per due motivi. In primo luogo, perché credo che il Governo avrebbe dovuto presentarsi in Parlamento molto prima per rispondere a questa mia interrogazione, dato che risale a settembre scorso e dato che, effettivamente, in agosto e in settembre, vi era molta preoccupazione, soprattutto all'interno della comunità serbo-ortodossa in Kosovo, per le notizie che, ripetutamente, giungevano dalle agenzie di stampa kosovare ed internazionali. In secondo luogo, perché, certamente, il tavolo negoziale si è avviato ma, come lo stesso sottosegretario ricordava, per ora, esso si occupa unicamente delle questioni tecniche: i nodi politici ancora non sono stati affrontati.
È altresì evidente che il carattere simbolico e l'importanza simbolica, in particolare, del patriarcato di Pec e del monastero di Decani sono noti a tutti: sono noti a tutti gli eventi kosovari. Credo che sia positivo il fatto che anche dietro - voglio credere - alla reazione che la comunità ortodossa in Kosovo e tanti di noi hanno avuto in agosto e settembre di fronte alle prime notizie che erano giunte, vi sia stato un ripensamento da parte delle istanze multilaterali.
La risposta del sottosegretario di oggi è certamente migliore rispetto a quella che, a mezzo stampa, mi fu data dal Ministero della difesa in agosto, quando il Ministero si limitava unicamente a spiegare che l'Italia avrebbe fatto ciò che si decideva a livello multilaterale, come se l'Italia non fosse soggetto attivo dei processi multilaterali. È positivo che il sottosegretario abbia confermato che, soprattutto, il monastero di Decani e il patriarcato di Pec rimangano sotto osservazione. È anche positivo che vi sia stata la garanzia che la sorveglianza militare multilaterale, direttamente o indirettamente, rimarrà fino ad agosto 2011.
Credo che tale data non vada considerata - almeno, mi sembra di aver capito così dal rappresentante del Governo - un termine ultimo definitivo. Spero e chiedo al Governo di valutare, nei prossimi mesi, come si evolverà la situazione. Ovviamente, mi auguro che il processo continui a non essere regressivo e che, anche grazie all'azione positiva che il Governo serbo e il presidente Boris Tadic stanno svolgendo, si continuino quei passi in avanti positivi.
Tuttavia, è bene non considerare - lo ripeto, signor Presidente - quel termine come termine ultimo, ma lasciarsi, a livello multilaterale, dei margini per valutare, alla fine dell'estate prossima, se si possa veramente delegare la sorveglianza di posti così importanti dal punto di vista simbolico e religioso alla polizia kosovara, o se non sarà ancora necessario mantenere una presenza multilaterale nell'interesse di tutti e, soprattutto, nell'interesse di un prosieguo positivo di quel dialogo che è stato appena avviato e che ha bisogno ancora di un forte sostegno da parte dell'Europa e delle Nazioni Unite, affinché prosegua e porti i frutti che tutti noi speriamo.
(Iniziative diplomatiche volte a garantire la necessaria assistenza legale e sanitaria ad Angelo Malavasi, detenuto a Cuba - n. 3-01281)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Marcazzan n. 3-01281, concernente iniziative diplomatiche volte a garantire la necessaria assistenza legale e sanitaria ad Angelo Malavasi, detenuto a Cuba (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la vicenda è recente ed è particolarmente complicata e difficile. Voglio ricordare i termini fondamentali della questione: il signor Malavasi Angelo, cittadino italiano, è stato arrestato il 14 giugno del 2010. L'ambasciata italiana a Cuba, a L'Avana, è stata informata e abbiamo poi informato direttamente la famiglia, ma eravamo già al 23 luglio 2010, quindi quasi un mese dopo l'arresto. Il concittadino italiano ha scontato quaranta giorni nel carcere di Granma e poi è stato trasferito nei pressi de L'Avana. Le accuse che gli vengono rivolte sono pesantissime, ma in questo caso dobbiamo ancora continuare ad usare il condizionale perché in realtà, ancora oggi, non si conoscono esattamente le imputazioni che vengono rivolte al Malavasi, anche se, lo ripeto, usando il condizionale, si parla di spaccio di droga, corruzione ed omicidio, tra l'altro nei confronti di una bambina di 12 anni. I funzionari dell'ambasciata hanno reso più volte visita al signor Malavasi nel penitenziario de La Condesa che è a circa un'ora di macchina dalla capitale; quella più recente ha avuto luogo il 23 marzo 2011, quindi qualche giorno fa. Le sue condizioni di salute sono apparse buone, compatibilmente ovviamente con la permanenza in carcere.
L'azione della nostra rappresentanza diplomatica è stata, in questo periodo, mirata ad ottenere garanzie in merito allo svolgimento dell'iter giudiziario e alla precisa formulazione dei capi di imputazione. Sotto quest'ultimo profilo, dobbiamo purtroppo rilevare che il fascicolo del signor Malavasi è ancora sottoposto dalle autorità locali a segreto istruttorio. Infatti, in base alla normativa cubana, il termine per la conclusione delle indagini è normalmente prorogabile fino a centottanta giorni ed è suscettibile di ulteriori estensioni in caso di particolare gravità, come nel caso in questione.
Siamo intervenuti più volte, attraverso l'ambasciata, ufficialmente sulle autorità di Governo di Cuba per conoscere i dettagli del procedimento investigativo, sottolineando la necessità che siano assicurati al nostro connazionale tutti i diritti della difesa. Al momento, tuttavia, l'accusa non è ancora formalizzata ed il fascicolo rimane inaccessibile. La nostra ambasciata segue con cura anche la programmazione della visita che l'onorevole Marcazzan ha manifestato di voler rendere al nostro connazionale, visita prevista ad ottobre scorso e poi rinviata da parte cubana. La nostra rappresentanza diplomatica ha reiterato, anche di recente, al locale Ministero degli esteri, la richiesta di indicare, al più presto, una data utile per questa visita. La Farnesina, in stretto contatto con la nostra ambasciata a L'Avana, continuerà a fornire la massima assistenza al nostro connazionale, monitorando gli sviluppi della vicenda e vigilando sul corretto svolgimento del procedimento giudiziario.
PRESIDENTE. L'onorevole Marcazzan ha facoltà di replicare.
PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi dichiaro sostanzialmente soddisfatto, dinanzi ad una situazione che è davvero emblematica e per certi versi è diventata drammatica: la famiglia di Angelo Malavasi davvero sta vivendo, insieme con il ragazzo, pagine proprio durissime. Mi auguro, pertanto, che questi condizionali, signor sottosegretario, che anche lei ha utilizzato reiteratamente nel corso del suo intervento, possano assumere connotati molto più concreti, così che si possa procedere in questa Pag. 15vicenda, alla luce anche del fatto che Malavasi si è sempre dichiarato innocente e soprattutto al di fuori di ogni responsabilità. Ovviamente, questo saranno le indagini a doverlo verificare.
Ringrazio anche per l'interessamento che la nostra ambasciata ha avuto presso le autorità di Cuba per una mia visita, per la quale è vero che nel mese di ottobre vi era stata la prima autorizzazione ma, purtroppo, all'epoca non avevo potuto accedere e, ahimè, da allora, stiamo ancora aspettando una seconda convocazione.
Mi conforta aver sentito il sottosegretario che ci si sta comunque, insistentemente, impegnando per far sì che ciò avvenga al più presto. Quindi, ancora una volta ringrazio per la risposta e un grazie per l'interessamento che vedo si sta comunque mantenendo vivo per questa vicenda.
(Finanziamento della realizzazione della variante alla strada statale n. 7 Appia nel comune di Formia, «Pedemontana di Formia» - n. 3-01457)
PRESIDENTE. Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Dionisi ed altri n. 3-01457, concernente il finanziamento della realizzazione della variante alla strada statale n. 7 Appia nel comune di Formia, «Pedemontana di Formia» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la variante di Formia della strada statale n. 7 è inserita nel primo programma delle infrastrutture strategiche (completamento del corridoio tirrenico meridionale - Pontina-Al2-Appia). Il percorso inizia ad est di Gaeta, termina ad est di Formia ed è interamente esterno ai centri abitati. La nuova strada è di categoria B ed ha un'estensione di circa 11 chilometri.
Per evitare le interferenze con la viabilità e gli insediamenti esistenti la nuova strada è stata allontanata dalla costa e attraversa i monti Aurunci. La variante corre in galleria per circa 6,5 chilometri. È previsto un nuovo svincolo per il collegamento con la statale Appia esistente a nord-ovest di Formia e l'adeguamento dello svincolo esistente sulla strada statale n. 7, Appia-bis, a est di Formia.
La regione Lazio, con la supervisione tecnica dell'ANAS, ha predisposto il progetto preliminare, che prevedeva un'autostrada con due corsie per senso di marcia. Il CIPE ha approvato il progetto preliminare, con prescrizioni, con la delibera n. 98 del 29 marzo 2006. La principale prescrizione riguarda la modifica della tipologia stradale da categoria A, autostrada, a categoria B, extraurbana principale.
La regione Lazio ha anche redatto, con la supervisione tecnica dell'ANAS, il progetto definitivo, che è stato approvato dal Cda dell'ANAS il 25 febbraio 2010. Il 14 aprile 2010 il progetto è stato pubblicato ed è stato trasmesso al Ministero delle infrastrutture e agli altri soggetti competenti per l'approvazione ed il finanziamento seguendo le procedure previste dall'articolo 166 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Il costo complessivo previsto per l'intervento è di circa 735 milioni di euro; attualmente risulta una disponibilità finanziaria di circa 85 milioni di euro, 5 dei quali verranno corrisposti dall'ANAS alla regione Lazio come contributo per la progettazione preliminare e quella definitiva, in forza della convenzione ANAS-regione, relativa alla progettazione. L'assegnazione degli ulteriori finanziamenti necessari dovrà essere disposta dal CIPE con la delibera che chiuderà le procedure previste dall'articolo 166 del citato decreto legislativo n. 163 del 2006.
È attualmente in corso di predisposizione con la regione Lazio l'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro con il Governo; tale atto contiene interventi ritenuti prioritari dalla regione, tra i quali quello in oggetto, con l'impegno reciproco di destinare a tali interventi i finanziamenti che si Pag. 16renderanno disponibili nelle prossime programmazioni riguardanti le infrastrutture strategiche.
PRESIDENTE. L'onorevole Dionisi ha facoltà di replicare.
ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro. La questione della pedemontana di Formia, strada statale n. 7, era già stata oggetto di un'interpellanza urgente il 16 febbraio 2010, ed il sottosegretario Reina, sostanzialmente, assicurava che vi sarebbe stata la possibilità di intervenire sul CIPE per tentare di arrivare ad assegnare i finanziamenti necessari per l'esecuzione dell'infrastruttura.
Come il Viceministro ha ricordato, il Consiglio di amministrazione dell'ANAS il 3 giugno 2010 ha approvato il progetto preliminare della pedemontana, variante della strada statale n. 7, nel comune di Formia. La pedemontana ha un'importanza europea poiché è parte del Corridoio tirrenico ed è inserita nelle infrastrutture strategiche individuate dalla legge obiettivo.
La realizzazione della pedemontana di Formia come autostrada di tipo B completa sostanzialmente il Corridoio tirrenico. Con i lavori della Rosignano-Civitavecchia e con la realizzazione dell'autostrada Roma-Latina, questa arteria è la parte meridionale del Corridoio tirrenico. Il movimento di traffico giornaliero sulla strada statale n. 7 Appia raggiunge circa ventimila transiti e soffoca la città di Formia, ma soprattutto penalizza tutto il basso Lazio. L'unico collegamento nord-sud della provincia di Latina sulla costa è rappresentato dalla Flacca.
La regione ha stanziato anche 5 milioni di euro per lo studio di collegamento della Formia-Fondi per prolungare l'arteria fino al MOF, che è un importante mercato agroalimentare di tutto il centro-sud. Si tratta di un'infrastruttura prioritaria per lo sviluppo economico e turistico del basso Lazio.
Il presidente dell'ANAS in alcune dichiarazioni ha più volte assicurato che il progetto è stato inviato al Ministero delle infrastrutture per le procedure di approvazione e il reperimento di mezzi necessari. Il costo dell'opera, come lei ha ricordato, è di 735 milioni di euro, il tempo per la realizzazione è previsto in 1.800 giorni e l'approvazione del progetto in 90 giorni. L'opera, se ottenesse il finanziamento, potrebbe essere appaltata entro il 2011 e l'inizio dei lavori potrebbe avvenire nei primi mesi del 2012.
Signor Viceministro, apprezzo la sua risposta, ma ritengo che sia una risposta di routine, burocratica. Ho presentato questa interrogazione soprattutto per sollecitare il finanziamento e vorrei ricordare a lei, qui, e all'intero Governo che gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da un'intensa programmazione che però non ha prodotto risultati in termini di avanzamento finanziario, progettuale e realizzativo delle opere infrastrutturali. Il piano delle grandi opere continua a gonfiarsi e diminuisce la quantità di opere completate o in corso di completamento.
Signor Viceministro, dalla politica degli annunci di sostegno per il rilancio e lo sviluppo infrastrutturale del sud occorre passare alla politica della realizzazione. Ecco perché ritengo che, essendo un'opera strategica, di respiro europeo, necessita di grande attenzione da parte del Governo per trovare la possibilità di finanziare, anche a stralci, un'opera di così grande rilevanza per il Lazio, ma direi per tutto il corridoio tirrenico.
(Iniziative per garantire un adeguato servizio ferroviario sulla tratta Cagliari-Carbonia - n. 3-01484)
PRESIDENTE. Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mereu n. 3-01484, concernente iniziative per garantire un adeguato servizio ferroviario sulla tratta Cagliari-Carbonia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).
ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Pag. 17Presidente, in relazione ai disservizi segnalati sull'asse ferroviario Carbonia-Cagliari la società Ferrovie dello Stato Spa ha comunicato di aver avviato nello scorso mese di febbraio, ed in via sperimentale, il nuovo programma per l'organizzazione dei turni di lavoro del personale di bordo e di macchina impiegato per i servizi ferroviari regionali. Tale nuovo progetto, anche se concordato con le maggiori organizzazioni sindacali, ha generato forme di protesta da parte del personale interessato che hanno avuto chiaramente ripercussioni sul regolare svolgimento del servizio portando, già dalla metà di febbraio 2011, anche alla sospensione di alcuni collegamenti ferroviari.
In tali circostanze, si è cercato sia di salvaguardare la mobilità pendolare che di limitare i disagi ai viaggiatori sostituendo alcuni treni con altri servizi alternativi su gomma. In particolare, sulla direttrice Villamassargia-Iglesias-Carbonia i tempi di percorrenza su strada sono compatibili con quelli del treno e consentono il mantenimento della coincidenza a Villamassargia da e per Cagliari. Ferrovie dello Stato ha comunicato di aver predisposto adeguati centri di divulgazione delle necessarie informazioni all'utenza sulla contingente riorganizzazione del servizio ferroviario, attraverso il posizionamento di pannelli locandina nelle stazioni interessate e presso le locali biglietterie.
Infine, appare opportuno evidenziare che, nonostante tali problematiche, nel trascorso mese di febbraio sulla direttrice ferroviaria Cagliari-Villamassargia-Carbonia-Iglesias la percentuale di treni giunti a destinazione entro 5 minuti dall'orario di arrivo previsto è stata superiore al 90 per cento.
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, ringrazio il signor Viceministro per la risposta. Credo che se la risposta fosse quella che ci ha dato il Viceministro, non potrei altro che essere soddisfatto. Mi dispiace, invece, contraddirla, signor Viceministro, perché la situazione non è solo un fatto casuale. Vorrei ricordare che il collegamento Carbonia-Cagliari riguarda un capoluogo di provincia, che è appunto Carbonia, con un capoluogo regionale. Quindi, si tratta di una tratta importantissima. Non è la prima volta, ma la terza o la quarta, che presentiamo un'interrogazione, e lo facciamo non tanto perché ci sono dei disservizi, ma quanto perché questi disservizi non sono programmabili. Si arriva cioè all'assurdo che uno non sa quando deve partire e non sa quando arriva.
Quindi, se in futuro ci sarà questa attenzione che oggi ci ha enunciato il Viceministro è già un fatto positivo, ma - mi creda - io ritengo che occorra un approfondimento di questa situazione. Infatti, sui giornali regionali se ne parla un giorno sì e un giorno no, se è vero che la provincia di Carbonia-Iglesias comunque si è rivolta alla magistratura. Infatti, lo ripeto, siamo proprio nell'assurdo: il fatto che delle persone non abbiano garantiti né la partenza, né l'arrivo. Siccome c'è una stazione intermedia, immaginiamo come sia possibile pensare che un cittadino comune abbia un'importante questione di lavoro e a metà strada non sappia se debba andare avanti o tornare indietro.
Si vivono delle situazioni che portano in quel territorio dei disagi che hanno dell'assurdo, perché non danno quelle garanzie che ovviamente bisogna avere quando si parla di comunicazioni. Quindi, abbiamo una strada ferrata che tutto sommato non serve a nulla perché non ha il presupposto della garanzia e della sicurezza della partenza. Credo che lei dovrà fare un approfondimento in una maniera molto severa con chi dà queste garanzie che in realtà non esistono perché, se è vero che noi insistiamo sempre su questo fattore, ciò significa che qualcosa che va male c'è.
Quindi, anche per quanto riguarda i rapporti con il territorio, i nostri siti sono pieni di satira dei cittadini per chiedere che cosa fanno i deputati. Infatti, non sanno più a chi rivolgersi: se al consiglio regionale o al Parlamento perché - comunque Pag. 18sia - questa risposta continua a non esistere, ma soprattutto questi disagi continuano e, quindi, abbiamo problemi che si aggiungono ai problemi. Pertanto, ad una situazione di disagio sociale aggiungiamo, così come per esempio mi dicono e mi scrivono, che ci sono dei lavoratori che perdono parte dei loro stipendi in funzione dei ritardi del loro arrivo al lavoro perché spesso e volentieri debbono addirittura arrivare in autostop.
Quindi, ringrazio ovviamente il Viceministro perché, comunque, ha dato una risposta. Tuttavia, la pregherei sinceramente, signor Viceministro, di approfondire questo problema perché credo che qualcosa ancora vada male e, dunque, la sua risposta non sia del tutto corretta.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Cirielli, Lombardo e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Deliberazione in ordine ad una richiesta di elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria (Procura della Repubblica e giudice per le indagini preliminari di Milano).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione in ordine ad una richiesta di elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'Autorità giudiziaria (procura della Repubblica e giudice per le indagini preliminari di Milano).
I presidenti dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile hanno inviato il 1o marzo scorso una lettera alla Presidenza della Camera con la quale, indicandone le motivazioni, chiedono che la Camera dei deputati accerti la «sussistenza delle condizioni per sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte costituzionale, a tutela delle prerogative della Camera lese» - secondo quanto sostenuto nella lettera - «dall'operato omissivo della magistratura procedente (procura della Repubblica e giudice per le indagini preliminari di Milano) nei confronti dell'onorevole Silvio Berlusconi».
Della lettera, il cui testo è in distribuzione, è stata data pubblicità nel resoconto della riunione della Giunta per le autorizzazioni del 9 marzo 2011. Su tale richiesta, come da prassi in questi casi, è stato infatti acquisito l'orientamento della Giunta per le autorizzazioni, organo competente nella materia, che ha espresso a maggioranza il convincimento che «la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare il conflitto d'attribuzione nei confronti dell'Autorità giudiziaria di Milano, essendo stata da quest'ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall'articolo 96 della Costituzione».
La questione è stata, quindi, esaminata dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 30 marzo 2011. In quella sede ho precisato, in via preliminare - illustrandone le motivazioni e dopo aver acquisito gli orientamenti dei membri della Giunta Pag. 19per il Regolamento - che, qualunque fossero state le conclusioni dell'Ufficio di Presidenza, l'Assemblea sarebbe stata comunque chiamata a pronunciarsi sulla questione.
Poiché in seno all'Ufficio di Presidenza - in presenza di una situazione di parità di voti - non è emerso un orientamento maggioritario, né favorevole né contrario, alla proposta di elevazione del conflitto, l'Aula, secondo quanto chiarito in quella sede, è oggi chiamata a deliberare direttamente sulla richiesta avanzata dagli onorevoli Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli.
Ricordo ai colleghi che l'esame si svolge ai sensi degli articoli 41 e 45 del Regolamento, sicché sarà data la parola, per cinque minuti, ad un deputato per ciascun gruppo, nonché, per un tempo inferiore, ad un rappresentante di ciascuna componente politica del gruppo Misto; la votazione avverrà con il sistema elettronico senza registrazione di nomi.
Preavviso di votazioni elettroniche
(ore 15,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ricordo che, secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata prevista la ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà per due minuti.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, fin dall'inizio di questa legislatura il mio partito, la Südtiroler Volkspartei, si è posizionato in modo autonomo e indipendente al di fuori della logica dei blocchi precostituiti di maggioranza ed opposizione. Abbiamo valutato i singoli provvedimenti di volta in volta votando a favore delle proposte condivisibili e contro quelle che non ci hanno convinti.
Oggi siamo chiamati a votare in Aula su una delibera che la Giunta per le autorizzazioni a maggioranza ha approvato, sostenendo un conflitto di attribuzione nei confronti dell'Autorità giudiziaria della procura e del GIP di Milano sul caso «Ruby».
Noi non condividiamo questa valutazione. Non può essere infatti la Camera nel caso concreto a decidere sulla natura ministeriale o meno di un reato, con un voto che, sotto questo profilo, è esclusivamente politico ed estraneo alle prerogative attribuite dalla Costituzione al Parlamento. Non può essere la Camera a qualificare il giudice naturale, come la Cassazione ha ribadito.
Ne consegue che il voto di oggi ha come conseguenza solamente di mantenere aperto un conflitto istituzionale e politico poiché anche un voto favorevole dell'Aula non sospenderebbe comunque il procedimento in corso.
Riteniamo, invece, che il Presidente del Consiglio debba rispondere alla magistratura ordinaria come ogni altro cittadino italiano perché siamo di fronte non ad una condotta nell'esercizio della funzione pubblica, ma ad una condotta privata posta in essere da una persona che svolge una funzione pubblica, il che è completamente diverso e non configura alcun profilo di reato ministeriale.
Non vi sono, a nostro giudizio, prerogative del Parlamento che siano lese e la tesi di un conflitto di attribuzione è del tutto infondata. Per queste ragioni, voteremo contro questa proposta (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche, Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, gli italiani debbono sapere di che Pag. 20cosa si tratta oggi. In primo luogo, debbono apprezzare il fatto che il Presidente della Camera, superando alcune polemiche ingiuste e calunniose, ha dato prova di assoluta terzietà rispetto ai lavori dell'Assemblea. Ciò speriamo che chiuda una questione politica odiosa, aperta da vociferazioni intollerabili provenienti da quella parte dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Ma è bene, inoltre, che gli italiani sappiano di che cosa si tratta nel merito: il Governo e la sua maggioranza chiedono alla Camera di decidere che la magistratura milanese ha torto nel voler processare il Presidente del Consiglio per un reato di concussione privata perché - udite - egli ne avrebbe compiuto uno più grave, ossia quello di concussione nell'esercizio delle sue funzioni.
Perché la maggioranza fa questo? Non per un sentimento di giustizia, ma per poter poi, non solo aprire quel conflitto, di cui ha detto con chiarezza il mio collega Brugger, ma tornare alla Camera e negare alla magistratura di poter esaminare questi comportamenti. Che spettacolo, cittadini italiani! Che spettacolo, onorevoli colleghi della maggioranza tutti schierati!
Non è di Libia che noi discutiamo, né di immigrati clandestini, né di solidarietà europea nei confronti dell'Italia, né tanto meno di disoccupazione dei giovani, onorevoli colleghi! Noi discutiamo dei casi giudiziari del Presidente del Consiglio e questa è una vergogna, che pesa sul Parlamento e sulla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Come repubblicano, non ho mai visto in tutto il dopoguerra una classe dirigente che ha usato il Parlamento per difendersi davanti alla magistratura. Questa è la ragione per la quale noi ci opponiamo con tanta forza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per due minuti.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se dovessimo ragionare solo sul merito, la questione del conflitto di attribuzione sarebbe immediatamente risolta nel senso dell'insussistenza poiché non è assegnato alle Camere nel nostro ordinamento un potere di filtro circa la qualificazione della ministerialità dei reati. Di più: tutti i documenti a nostra disposizione lasciano comprendere chiaramente che il reato ascritto al collega Berlusconi è stato commesso fuori dalle sue competenze ministeriali, come agevolmente direbbe anche la Cassazione.
Francamente, non credo che esista un solo italiano, a parte naturalmente i «candidi» avvocati difensori del Premier, che abbia mai creduto alla storia delle nipoti di Mubarak. Ma evidentemente non è solo una questione giuridica che abbiamo sotto gli occhi: è la politica, è la rapsodia ansiogena di questa maggioranza dalle «energie rinnovabili» ad ogni sussurro di rimpasto del Governo.
È la strategia dei legulei del Premier che inseguono il sogno proibito di ogni avvocato: cambiare le leggi sfavorevoli all'assistito e allargare le aule processuali a quelle parlamentari dove i magistrati non hanno diritto di parola. È lo scempio illiberale di brandire il principio della sovranità popolare per negare con la forza brutale dei numeri la forza delle leggi.
L'improcedibilità, allora, non è che un elemento di una strategia disordinata che mira, con il voto di oggi, con il processo breve e con le proposte di legge sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura, ad un unico solo risultato: sottrarre il Premier al suo giudice naturale. Altro che grande riforma costituzionale!
Voteremo, dunque, convintamente contro questa richiesta di elevazione del conflitto di attribuzione anche per dichiarare così la nostra fede nell'autonomia del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, oggi in Parlamento si realizza un'altra giornata di ordinaria follia. Il mondo brucia di problemi reali, il nostro Paese, l'Italia, sta bruciando. C'è un disastro nucleare che dovrebbe far ripensare a tutti quel che stiamo facendo, c'è una guerra in corso a cui stiamo partecipando, ci sono piazze piene di disperati che chiedono giustizia, ci sono quattro milioni di italiani che sono al di sotto della soglia di povertà, c'è il 30 per cento della popolazione giovanile che non ha un futuro, c'è un problema drammatico di tenuta delle istituzioni.
Rispetto a tutto questo, oggi c'è ancora una giornata di ordinaria follia in Parlamento perché anche oggi, come da quindici anni a questa parte, come anche domani e come anche la settimana prossima, ci dobbiamo occupare solo dei processi del Presidente del Consiglio, il quale evidentemente ha scelto di fare politica solo per evitare e per allontanarsi dai tribunali. Ha scelto Montecitorio per non andare a San Vittore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). E noi siamo complici, tutti coloro che continuano a stare dietro a questa situazione oggi sono «complici politici», perché oggi in Parlamento gli italiani devono sapere che non ci occupiamo di quei problemi mondiali di cui dicevo prima, ma ci occupiamo di stabilire se «Ruby rubacuori» è la nipote di Mubarak (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e se, quindi, Berlusconi ha fatto quel che ha fatto perché doveva salvaguardare i rapporti istituzionali fra Stato italiano e Stato egiziano.
Questa è la falsità storica che la maggioranza di questo Parlamento si appresta a votare, questa è l'accusa di complicità politica, morale ed etica che lanciamo a questa maggioranza, asservita alla volontà di un padrone che gli garantisce un posto o lo ricatta per poter ottenere un vantaggio processuale.
Questa è la ragione per cui voteremo contro questa situazione ed è questa la ragione per cui invitiamo ancora una volta i cittadini a far sentire la loro voce nell'unica maniera democratica, quella del referendum.
Vorrei, infatti, ricordare che proprio oggi la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato la data dei referendum che non è la stessa data delle amministrative, perché questo Governo è anche ladro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori): ha rubato 350 milioni di soldi degli italiani per votare in due date, una volta per le amministrative ed una per il referendum, perché ha paura del risultato referendario.
Noi invitiamo i cittadini a ricordare che i giorni dodici e tredici giugno si vota sì per evitare il nucleare e per l'energia alternativa, si vota sì per far mantenere pubblica l'acqua (perché almeno l'acqua agli assetati bisogna darla, anche se non hanno i soldi per pagarla), ma si vota anche per una questione politica di grande rilevanza per il nostro Paese, che può fare da spartiacque fra la maggioranza numerica che c'è in Parlamento e la maggioranza e la volontà reale degli italiani, perché siamo convinti che ci sia una dicotomia enorme fra la maggioranza formale e la volontà reale dei cittadini.
Noi chiediamo attraverso il terzo dei referendum che i cittadini decidano su un quesito molto semplice: potete voi permettere che questo Governo e questa maggioranza parlamentare siano al Governo e al Parlamento soltanto per fare gli affari della «cricca» e permettere l'impunità alle solite persone, o volete che la legge sia uguale per tutti come stabilisce la Costituzione?
Se, come pensiamo, i cittadini quel giorno non si lasceranno trarre in inganno e andranno a votare, finalmente verrà meno proprio la ragione con cui Berlusconi giustifica la sua permanenza al Governo, cioè che la maggioranza degli italiani lo vuole, che la maggioranza degli italiani gli vuole bene. Quel giorno si certificherà che la maggioranza degli italiani non ne può più di questo uso e abuso delle funzioni Pag. 22(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico), di questo approfittamento delle proprie funzioni per sistemare i propri affari personali.
Noi crediamo che mai come in questo momento si debba sapere che cosa sta succedendo in Parlamento. In Parlamento in questo momento si rinnega la propria dignità, il proprio ruolo e la propria funzione solo per la poltrona. Nessuno può credere che qui ci sia una sola persona in grado di sostenere che la signora «Ruby rubacuori» fosse la nipote di Mubarak. D'ora in poi il Parlamento italiano deciderà proprio questo. Mandiamolo a casa attraverso il referendum, prima che la rivolta sociale si appropri del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi una riflessione in premessa. Ci troviamo nel contesto di un grande clamore, tuttavia forse la deliberazione che ci si appresta ad assumere non lo meriterebbe.
Un'analoga deliberazione, relativa ad un processo penale a carico dell'ex Ministro Mastella, è stata assunta al Senato all'unanimità e senza le epocali proteste a cui assistiamo in questi giorni.
È successo che la magistratura milanese abbia chiesto di perquisire il domicilio del Presidente del Consiglio. Nell'esaminare l'incartamento allegato a tale domanda, la Giunta per le autorizzazioni prima e la Camera dopo si sono accorte che, secondo una più accurata ricostruzione dei fatti, l'autorità che avanzava quella domanda non fosse competente.
Per questo lo scorso 3 febbraio 2011 proprio quest'Aula ha deliberato di restituire gli atti al mittente senza deliberare in merito. Questo non è stato un abuso, onorevole Di Pietro, come si vorrebbe far credere, ma è stata una saggia decisione, perché la Camera non può rendere pronunzie inutili dal punto di vista giuridico. Se il giudice che avanza la domanda è stato ritenuto non competente, la Camera aveva il dovere di rimandare indietro gli atti, affinché l'autorità giudiziaria individuasse al suo interno l'ufficio competente a reiterare la richiesta.
Ebbene, l'autorità giudiziaria di Milano ha invece completamente disatteso e trascurato quella decisione della Camera. Ora ci troviamo dinanzi ad un bivio: accettare passivamente che il nostro deliberato sia considerato nullo o, peggio, neanche esistente da un altro potere dello Stato, oppure reagire ad una simile rottura della leale collaborazione tra i poteri.
La Giunta per le autorizzazioni ha giustamente ritenuto di reagire, ma si badi non è una reazione scomposta o illegittima, onorevole La Malfa. Quella reazione si compie secondo le disposizioni della Costituzione, secondo l'articolo 134 della Costituzione.
Del resto, la giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte di cassazione hanno a più riprese stabilito che si tratta di un rimedio esperibile nella fisiologia della dialettica istituzionale.
Non capisco allora lo scandalo, né capisco il tanto clamore. Noi non siamo chiamati ad esprimere oggi, in questa sede, giudizi morali sull'operato del Presidente del Consiglio, né penso sia utile riprodurre il dibattito nelle sue articolazioni giuridiche e non, che è stato svolto in quest'Aula lo scorso 3 febbraio.
Alla Camera dei deputati spetta oggi il compito di interrogarsi sui suoi poteri effettivi. È possibile e in quale misura che diventi legittimamente praticabile, fino ad assurgere a principio, la palese non ottemperanza di una decisione della Camera a tutela delle prerogative parlamentari costituzionalmente garantite e che si possa sfuggire, con soverchia supponenza, all'altro sacrosanto principio costituzionalmente protetto, in base al quale ogni cittadino ha diritto di essere giudicato dal suo giudice naturale?
La questione in oggetto concerne la sussistenza delle condizioni per l'elevazione da parte della Camera dei deputati di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria. Pag. 23
In particolare, occorre stabilire se, alla luce della disciplina contenuta nell'articolo 96 della Costituzione, novellato dall'articolo 1 della legge costituzionale n. 1 del 1989, spetti al Tribunale dei ministri la competenza a qualificare come ministeriale il reato contestato al Presidente del Consiglio. L'attenta lettura degli atti a disposizione del Parlamento e un'approfondita valutazione delle prerogative parlamentari ci invitano a ritenere, a fronte della non ottemperanza da parte dei giudici milanesi, che siamo ormai davanti ad una reale menomazione della potestà riconosciuta al Parlamento dall'articolo 96 della Costituzione.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Iniziativa Responsabile ritiene fondata la richiesta della maggioranza di sollevare il conflitto di attribuzione al fine di dirimere una delicata e complessa questione. Abbiamo il dovere di farlo nell'interesse precipuo del Parlamento, che rischia di essere delegittimato dalla sconsolante incapacità a ristabilire il corretto equilibrio tra i poteri degli organi statali. Non posso non rilevare, e concludo, come l'opposizione, nelle sue varie sfaccettature, non riesca, ancora una volta, a liberarsi da un antiberlusconismo di maniera, agitando un gretto moralismo, che non ha niente a che vedere con la moralità. Diceva Turati nel 1907: «la ferocia dei moralisti è superata soltanto dalla loro profonda stupidità» (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in presenza di un reato commesso da un Ministro potrebbe essere competente il cosiddetto Tribunale dei ministri, ovvero l'autorità giudiziaria ordinaria a decidere sulla ministerialità o meno del reato.
Noi di Futuro e Libertà per l'Italia, prescindendo - voglio sottolinearlo - dalla fondatezza e dalla gravità dei reati addebitati al Presidente del Consiglio e senza voler entrare in alcun modo nel merito, né essere coinvolti in critiche irriguardose sulle nostre istituzioni, concentriamo l'attenzione su un punto di diritto, per pronunciarci, così, con cognizione di causa sul conflitto di attribuzione.
Accertiamo a chi spetti decidere sulla natura del reato, se alla Camera ovvero ai magistrati, compreso il Tribunale dei ministri, in via autonoma, sottraendone così la competenza alla Camera stessa. Il problema è già stato oggetto di un conflitto accolto dal giudice delle leggi: una decisione importante, che non ha, però, risposto appieno alla domanda: chi è il giudice della ministerialità?
L'articolo 96, così come innovato nel 1989, prevede che il Presidente del Consiglio ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, siano sottoposti per i reati connessi e commessi nell'esercizio delle funzioni alla giurisdizione ordinaria previa autorizzazione della Camera di appartenenza, la quale può rifiutare l'autorizzazione stessa se l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo.
La nuova legge costituzionale non ha, quindi, operato definizione alcuna dei reati ministeriali. Esaminando, però, gli articoli 68, 90 e 96 della Costituzione, si rileva come gli stessi indichino, tutti, situazioni nelle quali sono le Camere i giudici della competenza. Sarebbe, infatti, illogico sostenere che per le immunità parlamentari e per i reati presidenziali il perimetro delle competenze è stabilito dalle Camere stesse, mentre ciò non avvenga nel caso dei reati ministeriali.
Proprio per evitare tale palese disuguaglianza di trattamento tra gli articoli 68, 90 e 96 della Costituzione, non possiamo che concludere che l'unica via da percorrere, conforme al diritto, come d'abitudine per il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, sia quella di lasciare alla Camera, non ad altri, la decisione sulla qualifica circa la ministerialità.
Dinanzi a vicende che assumono un rilievo politico così marcato riteniamo, Pag. 24infatti, necessario, specie per noi di Futuro e Libertà per l'Italia, che abbiamo nel nostro DNA il rispetto della norma e delle istituzioni, che la procedura da seguire sia chiara e coerente, proprio per evitare qualsiasi strumentalizzazione connessa al colore del Governo in carica o all'identità del singolo Ministro o Presidente del Consiglio. Come già da me sostenuto, l'unica procedura coerente consiste nell'attribuire alla Camera di appartenenza un'autonoma valutazione circa la ministerialità.
Non si tratta quindi, e concludo, di elevare conflitti nei confronti dell'autorità giudiziaria quando non siano strettamente indispensabili, ma di esercitare i poteri propri della Camera in ordine ai reati ministeriali, poteri che si traggono da una corretta lettura della disciplina costituzionale in materia.
PRESIDENTE. Onorevole Consolo, la prego di concludere.
GIUSEPPE CONSOLO. Ed è per questi motivi che Futuro e Libertà per l'Italia, non condividendo, esclusivamente sotto il profilo giuridico, altre tesi e considerando che sia la sola Camera di appartenenza giudice naturale precostituito per legge, non ritiene sussistenti i presupposti richiesti per elevare il conflitto di attribuzione e, pertanto, annuncia il voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il problema del quale oggi noi ci occupiamo è, nella sua natura, assolutamente semplice. La procura della Repubblica di Milano ha elevato una domanda per procedere alla perquisizione di un locale che l'onorevole Silvio Berlusconi ha dichiarato appartenente alla sua segreteria. È stata portata davanti a questa Camera, voi ricorderete, questa domanda. È stata portata nella Giunta competente, la Giunta per le autorizzazioni. In questi casi, normalmente, la Giunta fa una di queste due cose: dice «sì» o dice «no». Per un'antica consuetudine parlamentare, che c'è in tutti i Parlamenti del mondo, una Camera può rifiutare l'autorizzazione a procedere contro un suo membro quando ritiene che vi sia un fumus persecutionis, il dubbio che ci sia la volontà di ottenere un risultato politico attraverso l'azione giudiziaria, consciamente o inconsciamente. Questa è la competenza della Camera.
In quell'occasione, abbiamo fatto una cosa anomala. La Giunta ci ha proposto di dichiarare, sostanzialmente, che non giudicavamo del fumus persecutionis, ma giudicavamo semplicemente della incompetenza della procura di Milano su questo procedimento in quanto esso sarebbe stato di competenza del Tribunale dei ministri. Ora, io non ho trovato nessuna norma, né nella Costituzione, né nei Regolamenti parlamentari, né nel codice di procedura penale, né nel codice penale che attribuisca alla Camera il diritto di decidere sulla giurisdizione.
Di fatto, noi oggi stiamo rivendicando, in seconda battuta, il diritto della Camera a decidere su chi sia titolare del procedimento. Ci muoviamo in un terreno che è al di fuori dell'ambito della competenza nostra. La Camera può giudicare del fumus persecutionis, può giudicare se c'è il dubbio di una interferenza con le attività della Camera, ma non è giudice della giurisdizione. L'ordinamento prevede altri luoghi nei quali si decide sulla giurisdizione e si decide anche se la giurisdizione sia del tribunale di Milano o del Tribunale dei ministri. Stiamo sconvolgendo questo ordinamento. Vogliamo farlo? Possiamo farlo con un voto? Dico alla maggioranza, volete farlo con un voto? Fatelo e prendetevene tutta la responsabilità.
Si può opporre che la Corte costituzionale ha accolto un ricorso del Senato in materia analoga, il famoso caso Mastella. Ma basta leggere con attenzione quello che ha detto la Corte costituzionale in quel caso per capire che essa non vuole che costituisca precedente e non vuole che costituisca precedente neanche per se Pag. 25stessa, rivendicando la possibilità di dichiararne l'inammissibilità in una fase successiva.
Su questa vicenda se ne è innescata un'altra, signor Presidente. La lettera che le è stata inviata ha in qualche modo rivendicato, nelle dichiarazioni successive dei firmatari, un diritto a imporre che la questione venisse sottoposta all'Aula. Ho detto in Ufficio di Presidenza - e le ripeto adesso - che non ritengo che lei avesse il dovere di portare davanti all'Aula questo tema. Non è, infatti, vero, come è stato rivendicato da alcuni, che si tratta di una sovranità assoluta dell'Aula. Questo è un concetto giacobino della democrazia, che non appartiene alla nostra Costituzione e sicuramente non appartiene a noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Esiste un principio fondamentale per il quale l'Aula è certo sovrana, ma la sovranità dell'Aula non è assoluta ma «alligata», come spiegava il professor Dino Pasini, mio grande amico, che ha scritto su questo tema pagine indimenticabili.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Alligata vuol dire che l'Aula lega se stessa attraverso un Regolamento e prassi interpretative dello stesso. In quanto tale l'Aula non è libera di sovvertire queste prassi interpretative determinate. Lei ha ritenuto, comunque, di portare la questione davanti all'Aula e, se mi consente qualche secondo per concludere, io credo che abbia fatto bene.
Ricordo un mio grande amico, Alexander Solgenitsin, che nel discorso che ha tenuto, quando gli ho conferito la laurea honoris causa dell'Internationale Akademie für Philosophie, ricordava che virtù fondamentale è la capacità di autolimitarsi e di fermarsi un attimo prima del limite assoluto delle proprie competenze, per non rischiare di prevaricare. Lei ha dato un buon esempio e mi auguro che nel nostro sistema politico molti altri possano dare, nel futuro, un esempio analogo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che ha dichiarato poco fa l'onorevole Di Pietro non è esattamente corretto. Evidentemente parlava più alle piazze che non a quest'Aula. Ha detto che noi oggi valutiamo: se qualcuno è nipote di qualcun altro. No, non è così, onorevole Di Pietro.
Noi oggi valutiamo se la Camera abbia o no un diritto ad essere informata su un'iniziativa giudiziaria che riguarda il Presidente del Consiglio. Votiamo se la Camera ha diritto ad esercitare una sua prerogativa costituzionale. Molto spesso sentiamo parlare di Costituzione, ma la Costituzione non è solo l'articolo 96, è anche la legge costituzionale n. 1 del 1989, che modifica il testo della Costituzione e che prevede un diritto della Camera ad essere informata.
Su questo punto, onorevoli colleghi, noi votiamo. Per sapere se è giusto ai sensi della Costituzione e come ci conferma anche una recentissima sentenza della Corte di Cassazione, la cosiddetta sentenza Mastella, del 3 marzo 2011, noi chiediamo alla Corte costituzionale di accertare se questa Camera abbia il diritto di essere informata dall'autorità giudiziaria di un caso che riguarda il Presidente del Consiglio. A questo noi diremo «sì» o «no». Anche perché, onorevole Di Pietro, lei sa benissimo che, indipendentemente dal voto che esprimeremo fra poco, il processo a cui lei ha fatto riferimento andrà comunque avanti e, quindi, questo esclude in nuce ogni possibile sospetto di qualsiasi interesse. La Lega Nord per questo voterà «sì» (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, ho molto rispetto per il parere espresso a maggioranza dalla Giunta per le autorizzazioni, che ho l'onore di presiedere, ma ciò non mi impedisce di esprimere la mia opinione. Pag. 26
La mia, anzi, la nostra opinione è che il provvedimento che la Camera si accinge ad assumere sia totalmente privo dei presupposti di legittimità.
Non è vero, infatti, che Berlusconi ha agito nell'interesse dello Stato, come richiederebbe la legge costituzionale n. 1 del 1989, quando ha telefonato alla questura di Milano o quando ha organizzato le serate di Arcore. Lì c'era di tutto e di più, tranne che l'interesse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non può configurarsi, dunque, alcun conflitto tra Camera e magistratura poiché la competenza a qualificare la ministerialità dei reati è indiscutibilmente posta in capo alla magistratura. Lo dicono gli articoli 96 e 101 della Costituzione, la dottrina e la giurisprudenza consolidata. Basterebbe vedere le sentenze della Corte di cassazione sui casi De Lorenzo, De Michelis, Matteoli e Mastella.
La recente sentenza su quest'ultimo caso, poi, è inequivocabile. La suprema Corte dice infatti «l'affermazione della Corte costituzionale secondo cui all'organo parlamentare non può essere sottratta una propria autonoma valutazione della natura ministeriale o meno dei reati oggetto di indagine giudiziaria, non può essere intesa nel senso di negare all'autorità giudiziaria procedente la potestà esclusiva - lo ripeto, la potestà esclusiva - di qualificare la natura del reato». Se le cose stanno così perché allora, cari capigruppo di maggioranza, avete avanzato questa istanza di conflitto dinanzi alla Corte e volete deliberarla proprio oggi, alla vigilia della prima udienza del processo? Sicuramente per assecondare la strategia difensiva degli avvocati del Presidente Berlusconi: dopo le leggi ad personam per evitare i processi, ora anche i provvedimenti ad defensorem per aiutare il lavoro degli avvocati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Cari colleghi di maggioranza, state trasformando il Parlamento in una sorta di collegio difensivo allargato. Questa è la violenza che state consumando ai danni di questa istituzione. Pur essendo consapevoli dell'assoluta inconsistenza giuridica di questo atto, volete creare, comunque, le condizioni per un conflitto tra istituzioni di cui, in questo momento, il Paese non sente certo la necessità. Sapete, infatti, che il tribunale di Milano non potrà sospendere il processo e a quel punto sarete pronti ad attivare un'altra polemica contro la magistratura che non rispetta il Parlamento. Create l'incidente appositamente perché volete creare uno stato di conflitto permanente fra le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma, di più, non rinunciate a sperare che, per qualche cabala interna alla Corte costituzionale, il processo possa, prima o poi, passare nelle mani del cosiddetto Tribunale dei Ministri, il quale, per procedere, dovrà chiedere l'autorizzazione a questa Camera, autorizzazione che voi negherete. Se non è vero che avete questa riserva mentale, dovete dirlo qui! Diteci che vi basta il cambio del giudice e a quel punto autorizzerete il processo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In effetti è questo che avete in mente: cambiamo il giudice, perché il nuovo giudice deve chiedere l'autorizzazione alla Camera, che la nega e così finisce il processo e Berlusconi potrà dire, ancora una volta, che è stato assolto. Ma non assolto da un giudice, bensì dalla forza dei numeri di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Ma la forza dei numeri, se non è accompagnata da quella della ragione e della giustizia, come ci ricordano i padri del pensiero liberale e del moderno costituzionalismo, da Coke ad Hayek, sino ai nostri Carnelutti, Mortati e Paladin, la forza dei numeri se non è accompagnata da quella della ragione non crea il diritto, lo offende. Volete che oggi il Parlamento dica ciò che nessun italiano è disposto credere, cioè che la sedicente Ruby è la nipote di Mubarak? Follia! Ma se anche...
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, la prego di concludere.
PIERLUIGI CASTAGNETTI....per un solo minuto - sto per concludere, signor Pag. 27Presidente - volessimo stare a questo gioco sconsiderato, dovreste dirci perché mai la nipote di un Capo di Stato straniero, minorenne, denunciata per furto in un tempo che non è il Medioevo, in un Paese che non è lo Zimbabwe...
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, deve concludere.
PIERLUIGI CASTAGNETTI....dovrebbe essere sottratta all'autorità della polizia e alla magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro) e perché mai il suo ignaro zio, in caso contrario, avrebbe dovuto aprire un conflitto internazionale? C'è un limite per tutto e per tutti che non può essere superato, quello del buonsenso e della responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, colleghi, nonostante l'amarezza vorrei evitare di scendere in sterili polemiche con i colleghi delle opposizioni che hanno dimostrato quanta parte di questa vicenda politico-giudiziaria sia intrisa di sentimenti di odio nei confronti del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sentimenti che fanno perdere di vista - come è stato perso di vista - l'orizzonte entro il quale valutare correttamente i fatti e le decisioni da assumere. Abbiamo già constatato in Giunta per le autorizzazioni e poi in Ufficio di Presidenza il peso dei pregiudizi, e lo vediamo ora anche in Assemblea che è stata chiamata a discutere della elevazione del conflitto di attribuzione grazie ad una decisione procedurale - di cui diamo atto al Presidente della Camera - con la quale si è impedita quella forzatura dei principi costituzionali voluta dalle opposizioni.
Non voglio entrare nella polemica, ma voglio restare ai fatti. La Camera ha una sua prerogativa costituzionale da difendere, che è quella di autorizzare o meno la sottoposizione alla giurisdizione ordinaria del Presidente del Consiglio e dei ministri per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, potere che non può essere messo in discussione da un giudice e che non è rinunziabile dalle Camere (Commenti del deputato Colombo).
PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego.
ANTONIO LEONE. Il giudice è tenuto a trasmettere al Tribunale dei ministri gli atti che riguardano i reati ministeriali senza compiere alcuna indagine. Nel caso di Berlusconi, a differenza di quanto accaduto altre volte, i giudici non hanno però rimesso gli atti al Tribunale dei ministri - che ricordo essere un tribunale composto da magistrati normali, come tutti quanti gli altri - per lasciare a quest'ultimo quella valutazione sulla ministerialità del reato che costituisce il presupposto per l'esercizio da parte della Camera delle sue prerogative costituzionali.
La magistratura di Milano ha totalmente disatteso le valutazioni compiute dalla Camera lo scorso 3 febbraio, in occasione del dibattito sull'autorizzazione a procedere alla perquisizione del domicilio di Silvio Berlusconi, che aveva deliberato la restituzione degli atti all'autorità giudiziaria ritenendola incompetente data la qualità ministeriale del reato addebitato a Berlusconi. Qui siamo in linea anche con quello che ha detto l'onorevole Consolo a proposito della legittimazione a valutarla quanto meno. Valutazione non proprio indifferente ragionando in termini di corretto svolgimento dei rapporti costituzionali, ma che è stata però lasciata cadere nel nulla da parte dei giudici della procura di Milano. Trascuriamo la correttezza dei rapporti.
Alla Camera, anche alla luce di una sentenza della Corte costituzionale del 2009 più volte richiamata anche a sproposito in queste settimane nel dibattito parlamentare, spetta il diritto di una propria Pag. 28autonoma valutazione sulla natura ministeriale dei reati oggetto di indagine giudiziaria quando il Tribunale dei ministri l'abbia negata. La Camera, se non condivide le conclusioni del Tribunale dei ministri, può sollevare un conflitto di attribuzione - sono valutazioni della Corte costituzionale - assumendo di essere stata menomata della prerogativa riconosciutale dall'articolo 96 della Costituzione. Questa autorevolissima affermazione delle prerogative della Camera assume valore di principio e non può che trovare applicazione anche quando il giudice non trasmetta le carte al Tribunale dei ministri. Se così non fosse, del resto, la tutela dell'interesse della Camera - come riconosciuto dalla Corte - sarebbe irragionevolmente esclusa proprio quando i giudici si rifiutino di trasmettere gli atti al Tribunale dei ministri, magari con l'intenzione di contrapporsi al Parlamento impedendo a questo l'esercizio delle sue prerogative costituzionali.
Questo non può accadere, eppure è esattamente quello che è accaduto nel caso dell'onorevole Berlusconi ad opera peraltro di un'autorità giudiziaria che ha con il Premier rapporti che definire burrascosi è certamente un eufemismo. Ma anche a voler prescindere da questi rapporti burrascosi il comportamento dei giudici di Milano lede comunque le prerogative della Camera che oggi siamo chiamati a difendere con forza con la nostra decisione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il ricorso alla Corte per il conflitto di attribuzione poi è l'unico modo per difendere in modo coerente il contenuto sostanziale della decisione che abbiamo assunto lo scorso 3 febbraio, onorevole Castagnetti. La Camera l'aveva già valutata, e lei è tornato indietro sulla valutazione della ministerialità. La Camera l'ha già valutata. Se Consolo dice che la può valutare mettetevi d'accordo, e l'unico sbocco è l'elevazione della conflitto di attribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa strada è stata disegnata dalla stessa Corte costituzionale per tutti i casi di divergenza fra Camera e autorità giudiziaria in materia di natura ministeriale del reato e confermata anche dalla suprema Corte di cassazione poche settimane fa sul caso Mastella. Onorevole Buttiglione, se la vada a leggere per intero la sentenza della Corte di cassazione. Credo che questo sia il punto cruciale.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Leone.
ANTONIO LEONE. Se oggi ignorassimo la portata lesiva delle nostre attribuzioni costituzionali da parte dei giudici, rinunzieremmo sostanzialmente alla difesa delle nostre deliberazioni e delle nostre prerogative di fronte ad altri poteri dello Stato che cerchino di restringerne la portata o, addirittura, di annullarla. Al Senato è stata votata all'unanimità quell'elevazione del conflitto di attribuzione, anche con il vostro voto, anche con l'opposizione. La conclusione è ovvia: ci sarà il voto compatto dei deputati del Popolo della Libertà a favore della richiesta di elevazione del conflitto. Un voto non dato a favore di un singolo appartenente ad un'istituzione...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Leone.
ANTONIO LEONE...ma dato a salvaguardia delle prerogative costituzionalmente previste. Insomma, un voto dato alla Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la richiesta formulata dagli onorevoli Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli di elevare un conflitto di attribuzione nei confronti della procura della Repubblica e del giudice per le indagini preliminari di Milano a tutela delle attribuzioni spettanti Pag. 29alla Camera dei deputati ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione.
(È approvata - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
La Camera approva per 12 voti di differenza.
FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, con il suo permesso vorrei spiegare al pubblico che è nelle tribune le ragioni per cui è presente il Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), l'intero Governo italiano...
PRESIDENTE. Onorevole Colombo, se chiede la parola sull'ordine dei lavori, non può dire che vuole parlare per spiegare al pubblico.
FURIO COLOMBO...dal Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli esteri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. È presente per la signorina Ruby e per...
PRESIDENTE. Onorevole Colombo, non le posso dare la parola.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,50).
PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, volevo informarla che, ieri pomeriggio, mi sono recato presso la tendopoli di Manduria dove sono ospitati oltre duemila cittadini stranieri (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) ed è stato impedito, ad un rappresentante delle istituzioni, di entrare all'interno di una struttura che non ha alcun segreto militare, che non ha alcun segreto civile, che, anzi, è aperta, perché gli immigrati escono dal centro, ma ad un parlamentare è stato impedito di entrare. Ho chiamato la prefettura di Taranto chiedendo che mi mettesse per iscritto la motivazione e mi ha rinviato al Ministero dell'interno.
Ho contattato il Ministero dell'interno nella persona del prefetto Minati ma, facendo il numero del Ministero, mi ha risposto una persona dicendo di essere il segretario ma, in realtà, successivamente, si è qualificato come l'autista del prefetto Minati; cioè se un cittadino chiede informazioni al Ministero dell'interno, gli risponde l'autista del prefetto Minati. Questo dimostra lo stato...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zazzera. Sulla questione che ha posto all'inizio del suo intervento l'onorevole Zazzera e che immagino sia anche al centro della richiesta di parola che altri colleghi hanno formulato alla Presidenza, desidero preventivamente informare tutti i colleghi che, trattandosi di una questione che attiene alla prerogativa dei parlamentari, la Presidenza ha già chiesto al Ministro dell'interno, con una lettera inviatagli questa mattina, di fornire alla Presidenza i necessari chiarimenti in ordine a quanto è stato segnalato essere avvenuto in occasione della richiesta di visitare il centro di Manduria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro e Futuro e Libertà per l'Italia). Non appena il Ministro......
FURIO COLOMBO. E Lampedusa!
PRESIDENTE. Onorevole Colombo! Il centro di Manduria e gli altri centri di raccolta degli immigrati. Non appena il Ministro Maroni avrà formulato la risposta, ovviamente sarà cura della Presidenza metterne a conoscenza tutta l'Aula.
GIOVANNA MELANDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori gli onorevoli Pag. 30Melandri, La Malfa, e Vico: mi auguro non su questa questione. Onorevole Melandri, ha facoltà di parlare.
GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, non sulla questione cui si riferiva ma per chiedere all'Assemblea, alla Presidenza e al Governo e, in particolare, al Ministro Frattini che vedo seduto qui in Aula, un momento di attenzione sulle notizie allarmanti e per certi versi drammatiche che ci stanno giungendo in queste ore dalla Costa d'Avorio. Mentre l'opinione pubblica internazionale è focalizzata sulla Libia, Abidjan è un campo di battaglia, la scorsa notte è stata una notte di bombardamenti. La Croce rossa internazionale denuncia in queste ore la violazione del diritto umanitario. Secondo quanto riferisce l'agenzia cattolica MISNA, ottocento persone sono morte nella sola città di Duékoué. La storia di questo Paese ormai da molti anni è complessa ma è dalle elezioni dello scorso autunno che si è aperto uno scontro durissimo, Ministro, che lei conosce bene, tra i due contendenti nella corsa alla massima carica dello Stato. Permangono molti dubbi su ciò che è accaduto finora ma io intervengo ora, signor Presidente e Ministro, perché è di pochi minuti fa la notizia che il Presidente uscente Gbagbo abbia chiesto il cessate il fuoco alla missione delle Nazioni Unite tramite il generale Mangou. Noi chiediamo, Ministro, un'iniziativa del Governo italiano. È l'ora della moderazione e della saggezza e chiediamo che il Governo italiano intervenga per evitare...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Melandri.
Ho iscritti a parlare ancora quattro colleghi sull'ordine dei lavori dopodiché avviso che ulteriori richieste saranno accolte al termine dei lavori e non durante i lavori medesimi. Dunque onorevole La Malfa, onorevole Vico, onorevole Quartiani, onorevole Della Vedova. Poi passiamo al punto all'ordine del giorno che è la proposta di legge sui piccoli comuni.
Onorevole La Malfa, ha facoltà di parlare.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questa mattina il Ministro Maroni per ragioni obiettive non ha potuto rendere la sua comunicazione alla Camera sulla situazione a Lampedusa. Le chiedo soltanto, signor Presidente, di pregare la Presidenza di sollecitare il Ministro dell'interno a intervenire alla Camera non appena gli sia possibile per riferire sia dei suoi contatti con Tunisi sia della dislocazione degli immigrati nelle varie parti di Italia, temi che riguardano l'ordine pubblico da vicino e su cui la Camera ha diritto di essere informata tempestivamente.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, come lei sa il Ministro dell'interno doveva riferire questa mattina ma si è trattenuto a Tunisi e credo che tutti ne comprendano le ragioni. Il Ministro Maroni ha già comunicato alla Presidenza che, non appena sarà in grado, riferirà all'Aula sulla situazione.
LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, per ringraziarla dell'intervento che ci ha appena reso qualche minuto fa in ordine a quello che si è verificato a partire da sabato mattina, cioè che il prefetto di Taranto ha comunicato ai parlamentari e ai senatori che ne hanno fatto richiesta l'impedimento e la sospensiva della prerogativa parlamentare, di cui ella ha già parlato.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della III A del liceo classico europeo Convitto Nazionale di Roma e gli studenti, loro corrispondenti, del liceo Megendie di Bordeaux (Francia), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 31
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziarla intanto per aver ricordato che la Presidenza, sollecitata dai gruppi di opposizione, ha già rinnovato l'invito al Governo per essere presente per riferire intorno alle vicende che riguardano gli immigrati, non solo a Lampedusa ma anche nelle diverse località nelle quali si sono manifestati problemi di ogni tipo, compresi problemi di ordine pubblico, ma soprattutto problemi di carattere umanitario, anche perché questa è una vicenda sulla quale il Parlamento non solo ha il diritto, ma ha il dovere di chiedere al Governo che almeno fissi i tempi e le disponibilità attraverso le quali qui si possa discutere in maniera chiara ed evidente di ciò che il Governo sta facendo e sta realizzando in questo momento.
Siccome vedo fra i banchi il Ministro degli affari esteri, è del tutto evidente che se il Ministro dell'interno su una serie di questioni non è in grado di farlo, probabilmente noi potremmo - e saremmo già in grado di farla ora - fare una discussione intorno a tali questioni, almeno per le parti che riguardano le relazioni e l'evoluzione della situazione, da questo punto di vista, con altri Paesi.
Va da sé che le vicende che attengono specificamente al Ministero dell'interno attendono ancora dal Ministro che venga detto esattamente quando intende venire in Parlamento a riferire intorno a questa vicenda. Siccome io ringrazio di nuovo la Presidenza per aver sollecitato il Governo, abbiamo qui l'occasione della presenza della gran parte dei ministri del Governo, che sono venuti anche per fare una votazione che evidentemente si potevano risparmiare, a meno che la maggioranza non avesse i numeri sufficienti, esclusi i membri del Governo, per poter passare sulla votazione testè realizzata. Quindi io sono di nuovo a chiedere che il Governo fissi un termine chiaro e preciso, una data e un orario nei quali venga a riferire intorno alle vicende dell'immigrazione, intorno alle vicende tunisine di Lampedusa e anche dell'immigrazione clandestina in Italia.
Sugli episodi verificatisi in Aula nella seduta del 30 marzo 2011 (ore 16,01).
PRESIDENTE. Prima di passare al punto successivo dell'ordine del giorno, comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella sua riunione odierna, ha proceduto al conclusivo esame degli episodi verificatisi in Aula nella seduta del 30 marzo 2011, con riferimento al comportamento tenuto dal Ministro La Russa, giudicato unanimemente dal Collegio dei deputati Questori, come già rappresentato all'Aula nella seduta del 31 marzo, gravemente irriguardoso nei confronti della Presidenza della Camera.
L'Ufficio di Presidenza, nell'impossibilità di applicare, allo stato delle attuali previsioni regolamentari, ad un deputato membro del Governo le sanzioni stabilite dal Regolamento, che comportino l'interdizione di partecipare ai lavori parlamentari, ha espresso la più viva deplorazione per quanto accaduto e ha deliberato di indirizzare all'onorevole La Russa una lettera di censura, da inviare per conoscenza al Presidente del Consiglio dei ministri.
Questa comunicazione non è oggetto di discussione.
Seguito della discussione della proposta di legge: Realacci ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (A.C. 54-A) (ore 16,02).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Realacci ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
Ricordo che nella seduta del 31 marzo 2011, dopo il passaggio alla fase di esame degli articoli, il seguito del provvedimento è stato rinviato a questa settimana.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 32GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, si rende necessaria una piccola interruzione per esaminare da parte del Comitato dei diciotto due nuovi emendamenti che non sono stati ancora esaminati. Quindi, penso che una brevissima sospensione ce lo permetta.
PRESIDENTE. Quindici minuti?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Va bene.
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per declinare meglio i termini della sospensione: il presidente ha chiesto una piccola sospensione, in realtà credo che si tratti di una sospensione un po' più lunga.
Infatti, la Commissione bilancio ha interrotto, sospeso i propri lavori per discutere congiuntamente, attraverso la riunione del Comitato dei diciotto, gli emendamenti riguardanti i piccoli comuni e, subito dopo, esprimere il parere sulla legge comunitaria. Questo perché si intende evitare che, attraverso la Commissione, possano essere «alterati» i lavori dell'Assemblea.
Poiché i lavori dell'Assemblea sono connotati da una cadenza ben precisa di argomenti, evitare l'esame della legge comunitaria e, specificatamente dell'articolo 18, concernente la responsabilità civile, significa, in qualche modo, rinviare sine die l'esame della legge comunitaria e alterare l'ordine dei lavori previsto dall'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Presidente Giancarlo Giorgetti, sono dunque sufficienti, a suo avviso, quindici minuti?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, mentre per quanto riguarda il provvedimento sui piccoli comuni, sono in grado di garantire una sospensione di quindici minuti, con riferimento al parere sulla legge comunitaria non garantisco niente.
PRESIDENTE. Onorevole Giancarlo Giorgetti, lei ha chiesto di sospendere i lavori per la questione relativa ai piccoli comuni, quindi, io sto alla sua iniziale richiesta.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo perché vorrei capire. Infatti, è ovvio che il presidente Giancarlo Giorgetti ha chiesto la sospensione dei lavori dell'Assemblea per la questione che riguarda i piccoli comuni. È anche vero, se non ho capito male dall'onorevole Ciccanti, che prima che si affrontasse la questione relativa ai piccoli comuni, la Commissione era convocata per «affrontare» il parere sulla legge comunitaria.
È vero che la legge comunitaria non è al nostro esame da subito, tuttavia, signor Presidente, sarebbe anche utile che il presidente Giancarlo Giorgetti si alzasse e ci dicesse una parola su cosa intenda fare e quando intenda riunire la Commissione per esprimere il parere anche sulla legge comunitaria, che è altrettanto importante, altrettanto all'ordine del giorno e che richiede altrettanto il parere della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, se il presidente Giancarlo Giorgetti è in grado di farlo, ciò è auspicabile; se non è in grado di farlo, stiamo al punto all'ordine del giorno, cioè il provvedimento concernente i piccoli comuni.
Sospendo, quindi, la seduta che, riprenderà alle 16,25.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,30.
Pag. 33PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 3.500 e 7.500 che sono in distribuzione e con riferimento ai quali il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per oggi alle ore 17,30.
Avverto che la I Commissione ha presentato l'ulteriore prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, ritorniamo in quest'Aula su una proposta di legge di grande significato, di grande rilievo, una proposta che viene da lontano, una proposta che è già stata approvata nella XIV e nella XV legislatura all'unanimità e che poi, purtroppo, si è «fermata sugli scogli» del Senato della Repubblica. Si tratta di una proposta dovuta alla intuizione legislativa, all'idea culturale forte avuta, attorno ai piccoli comuni, dal collega Ermete Realacci che ha avuto il merito di saper coagulare, attorno a questa proposta, un consenso vastissimo che attraversa tutti i gruppi parlamentari e tutti gli schieramenti, una proposta che è stata seguita con grande movimento di opinione pubblica nel Paese e nella comunità nazionale, con una passione, un interesse e una attenzione crescenti; una proposta che ha avuto il patrocinio morale di straordinaria rilevanza e di grande prestigio del Presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a cui si deve l'indicazione con formula felice dei piccoli comuni con l'espressione «piccola, grande Italia». È una proposta di grande rilievo al di là anche dei contenuti di merito delle singole misure giustissime ed opportune di semplificazione e di snellimento della vita amministrativa dei piccoli comuni, degli interventi di rilancio economico ivi previsti, degli incentivi di carattere fiscale.
Quello che più rileva, tuttavia, quello che più va sottolineato è il significato di fondo della proposta, il valore che essa esprime, un valore che è innanzitutto civile, culturale, istituzionale, politico e poi normativo, amministrativo e finanziario: il valore della tutela, della salvaguardia, della promozione e della valorizzazione delle piccole comunità. È una proposta che esprime un'idea di Paese che c'è, ed è un «Paese profondo». È una proposta che esprime un'idea, un modello d'Italia, di un'Italia che c'è e che vive con orgoglio e con un sentimento di amore e di profonda appartenenza la realtà dei piccoli comuni.
La «piccola» Italia è un grande patrimonio di bellezze naturali, di beni storici e artistici; un patrimonio di tradizioni enogastronomiche, di esperienze di qualità nel settore dell'artigianato, dell'agricoltura e del turismo. La piccola e grande Italia esprime innanzitutto un patrimonio di sentimenti e di valori profondamente sentiti e vissuti dagli abitanti di queste comunità ed esprime anche un potenziale di risorse, non sempre utilizzate, per la corretta tutela e cura del territorio, per porre un argine, una barriera all'incuria e all'abbandono del suolo. È una piccola e grande Italia, quella che ha in sé una serie di potenzialità e di risorse economiche, di uno sviluppo economico ordinato ecocompatibile, non sempre utilizzato, non sempre messo in rete, non sempre messo a sistema.
Questa proposta è ancora più rilevante perché, in queste realtà dei piccoli comuni, si registra in maniera più forte e sentita quel senso profondo della comunità, delle radici, dell'amore, dell'orgoglio e dell'appartenenza alla propria terra, quel senso della comunità che significa sentirsi pienamente non solo individui, ma anche persone e cittadini, che significa sentirsi parte di una grande storia nazionale, di un filo indissolubile che unisce tutto il Paese Pag. 34e ci fa sentire dentro un grande percorso di progresso e di sviluppo. Ecco, il sentimento e l'attenzione per i piccoli comuni unisce l'intero Paese.
È un sentimento che ha un respiro autenticamente nazionale che lega il nord, il centro e il sud, i piccoli borghi, i centri storici di valore, le piccole comunità di ogni regione e di ogni provincia italiana.
Ecco perché siamo convintamente e profondamente a favore di questo provvedimento che ci vede fortemente impegnati. Questo è un provvedimento che fa bene all'Italia, che promuove un'Italia vera e orgogliosa di sé, pronta a scommettere sulle sue risorse e sui suoi sacrifici, un'Italia che vuole puntare sul merito, sulla qualità e sulle eccellenze, un'Italia che «vuole profondamente», soprattutto oggi che è di fronte a un senso di disgregazione del tessuto civile e unitario del Paese ed è di fronte anche a una decadenza paurosa dei valori e dei comportamenti nella vita pubblica, a una decadenza del senso dello Stato e delle istituzioni.
Questo provvedimento, invece, va nella direzione giusta, nella direzione di un'Italia che si sente profondamente legata da un senso autentico, vero e radicato della comunità e che nelle realtà dei piccoli comuni vive e si esalta, facendoci sentire orgogliosi di essere italiani e italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, nell'esprimere i pareri, insieme al collega Guido Dussin, useremo per tutto questo provvedimento la formula dell'invito al ritiro altrimenti il parere è contrario per preservare il carattere unitario del provvedimento, che vorremmo si concludesse appunto così, per un positivo esito al Senato.
Faccio un'altra piccola premessa, signor Presidente. Il lavoro preparatorio in Commissione è stato lungo e positivo. Se inviteremo parecchi colleghi a ritirare i loro emendamenti è perché molto spesso le loro proposte emendative incappano su normative che sono in itinere. Mi riferisco alle norme sul federalismo fiscale, alla Carta delle autonomie e ad altri provvedimenti che quest'Aula ha già votato e già assunto. Ad esempio, per la Carta delle autonomie non possiamo votare su punti che abbiamo già votato e che sono fermi al Senato. Dunque, questa è la premessa.
Per quanto riguarda, invece, l'articolo 1 le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Borghesi 1.20, Braga 1.21 e Ciccanti 1.24 e sugli identici emendamenti Braga 1.22 e Ciccanti 1.23.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Borghesi 1.20, Braga 1.21 e Ciccanti 1.24 formulato dal relatore.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, le dico subito che l'onorevole Borghesi non è oggi presente in Aula perché fuori Italia. Pertanto, quando leggerà che il primo firmatario dell'emendamento è il collega Borghesi al suo posto si deve leggere Cambursano.
Ciò detto, entro subito nel merito dell'emendamento Borghesi 1.20. Ovviamente per il momento non sono in grado, così come per gli emendamenti successivi, di accedere all'invito al ritiro formulato dal relatore. Questo perché ci devono consentire di fare alcune considerazioni.
Su questo emendamento chiediamo di aggiungere, dopo il comma 1, primo periodo, le seguenti parole: «che l'attività amministrativa e l'adeguatezza dell'esercizio delle loro funzioni fondamentali, in Pag. 35coerenza con l'ordinamento degli enti locali e le norme di federalismo fiscale».
Ciò è necessario per rendere compatibile questo provvedimento con quelli già adottati dal Parlamento e cioè la legge delega sul federalismo e, in particolare, il decreto legislativo sul federalismo fiscale e municipale. Ecco perché chiediamo naturalmente che venga accolto questo emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, ricordo che le riformulazioni debbono essere proposte dal relatore o dal Governo e non dal singolo deputato.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, non ho proposto riformulazioni. Ho sostanzialmente letto il testo dell'emendamento così come formulato, che è identico al Braga 1.21 e al Ciccanti 1.24. Non c'è nessuna riformulazione.
PRESIDENTE. Benissimo. Quindi, lei non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
Chiedo all'onorevole Braga se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore per il suo emendamento 1.21.
CHIARA BRAGA. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni di merito del collega Cambursano. È vero che la proposta di legge è stata in qualche modo condivisa e largamente discussa, analizzata e approfondita nell'ambito delle Commissioni competenti e lo sforzo complessivo è stato quello di arrivare ad una formulazione condivisa. Nel merito, però, l'emendamento che in qualche modo noi chiediamo di portare all'attenzione dell'Aula ha a che fare con una maggiore definizione degli obiettivi della legge, cioè della finalità di promozione e di sostegno dei piccoli comuni, in coerenza con le norme relative all'ordinamento degli enti locali e in materia di federalismo fiscale.
Lo diceva il relatore onorevole Vannucci: questa non è una proposta di legge quadro, ma è un provvedimento che in qualche modo si relaziona con altri provvedimenti all'esame del Senato, in particolare la norma sul federalismo fiscale municipale. Quindi, c'è l'esigenza di raccordare in qualche modo le disposizioni normative contenute all'articolo 1 della legge sulla promozione dei piccoli comuni con le altre normative in fase di approvazione definitiva da parte delle Camere.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,45)
CHIARA BRAGA. Complessivamente, pur ritenendo valida la motivazione per cui abbiamo presentato l'emendamento, riteniamo che non sussistano le condizioni per chiedere una votazione dell'emendamento in discussione. Quindi, proprio nell'ottica di una condivisione complessiva del provvedimento, siamo disposti a ritirare l'emendamento a mia firma 1.21.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Ciccanti 1.24 formulato dal relatore.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore.
PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, lei conferma di insistere per la votazione?
RENATO CAMBURSANO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, il testo al nostro esame si pone l'ambizioso obiettivo della valorizzazione delle piccole realtà locali. Infatti, questo provvedimento ha lo scopo di promuovere e sostenere le attività economiche, sociali, ambientali e culturali dei piccoli comuni che nel nostro Paese costituiscono la grande maggioranza dei comuni. Si tratta di un provvedimento sostanzialmente condivisibile e che, quindi, è giusto approvare. Pag. 36
Tuttavia, chiediamo che ognuno faccia la sua parte: in questo senso è indispensabile che il Ministro dell'economia aumenti sensibilmente gli stanziamenti assegnati da questa proposta di legge ai piccoli comuni più disagiati. Se, infatti, per il 2012 vengono assegnate risorse certe, sia pure del tutto inadeguate, dal 2013 le risorse finanziarie saranno individuate annualmente con la legge di stabilità senza alcuna garanzia su quante saranno effettivamente queste risorse.
Su questo profilo chiediamo conto al Governo. Questo provvedimento infatti non può rimanere sulla carta, altrimenti rischia di essere un semplice manifesto, ma bisogna fare ogni sforzo affinché esso si traduca effettivamente in nuove e concrete opportunità per molti piccoli comuni di uscire dalla marginalità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, i piccoli comuni hanno visto in questi ultimi anni ridurre drasticamente le risorse disponibili sia per il taglio dei trasferimenti da parte dello Stato operata da questo Governo sia per la costante migrazione della popolazione verso le grandi città a causa delle condizioni disagiate di questi comuni. La conseguenza di tutto questo è che, purtroppo, la popolazione degli stessi comuni è diminuita e l'efficienza dei servizi è venuta a mancare. Bisogna dire che questa proposta di legge cerca di dare una risposta a queste problematiche, ma un limite evidente di questo testo è purtroppo quello concernente le risorse finanziarie, che sono scarse anche perché previste nel contesto generale dei piccoli comuni. Noi ci auguriamo che in futuro il Governo riesca a stanziare altre risorse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'obiettivo prioritario di questa proposta di legge è quello di mettere in campo alcuni strumenti, nel tentativo di riequilibrare l'attuale situazione di forti squilibri socio-economici nel nostro territorio, favorendo la vivibilità nei piccoli comuni e l'insediamento di attività produttive attraverso incentivi, agevolazioni e maggiori risorse economiche ad essi dedicate. Il provvedimento mira quindi a valorizzare le piccole realtà locali e a migliorare le condizioni di vita in tali aree anche in considerazione delle grandi potenzialità delle aree in questione sotto il profilo turistico, culturale e ambientale. È importante però che il Governo e in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze si impegnino a stanziare nuove e ulteriori risorse finanziarie per evitare che questo importante provvedimento non si trasformi sostanzialmente in una legge manifesto. Ricordiamo che già altri Paesi, come la Spagna, attuano politiche di riequilibrio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, intervengo per sottolineare il dato politico che, in qualche modo, stride con le vostre iniziative di riforma. Questo provvedimento può andar bene perché destina dei fondi, anche se scarni, al tessuto dei piccoli comuni, ma dobbiamo interrogarci se, prima di dare fondi ai piccoli comuni, in una logica di federalismo fiscale, dove le risorse dovranno essere parametrate ai costi standard, abbia ancora senso tenere in vita comuni con 32 abitanti. Questo avviene nella provincia di Sondrio, così cara alla Lega Nord, dove 11 di questi abitanti fanno parte dell'amministrazione comunale tra sindaci, vicesindaci, assessori e consiglieri. Bisogna interrogarsi se, allo stesso modo, in altre zone d'Italia - penso anche al mio Friuli - abbia senso mantenere in vita comuni con 130 o 140 abitanti. Quindi, la riforma che si impone è quella concernente gli enti Pag. 37locali, non quella attuata, elargendo piccole mance ai piccoli comuni montani.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della IV B del liceo Brocchi di Bassano del Grappa (Vicenza), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che questo provvedimento ci impegna tutti quanti, in particolare il Governo, affinché non sia soltanto una normativa manifesto o uno spot, ancora una volta, per le spese delle piccole comunità, ma diventi un'occasione di rilancio e di crescita delle piccole comunità.
Su 8.106 comuni, 5.865 sono al di sotto dei 5 mila abitanti, si tratta quindi di oltre l'80 per cento. Credo che questi debbano meritare un'attenzione importante che passi non attraverso un manifesto, ma attraverso risorse certe e pianificate, tagli non indiscriminati, un riequilibrio della presenza demografica e una costante messa in campo di risorse importanti.
Chiediamo che queste risorse non siano annualmente ridefinite, affinché vi sia una serenità nella programmazione degli enti locali e affinché veramente la spina dorsale dell'Italia che passa attraverso le piccole comunità rappresenti un nuovo ponte attraverso cui lanciare messaggi di speranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà, per un minuto.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, l'Italia viene conosciuta e riconosciuta nel mondo soprattutto come il Paese degli ottomila campanili, ma tra questi naturalmente i più belli e fantastici sono soprattutto i piccoli comuni, queste piccole realtà, i piccoli borghi. Purtroppo, si sta macchiando con questo provvedimento anche questa meravigliosa realtà; cosa è questa estrazione per i piccoli comuni? Cosa è questa autorizzazione concessa ai monopoli di Stato, all'AAMS, per fare una lotteria? Questa attività immorale e antisociale, che sta danneggiando il nostro Paese, la andiamo a «ficcare» anche nei piccoli comuni, anche in questi scrigni di momenti di pace (cosi si vive nei piccoli comuni) e mi riferisco alle lotterie, ai giochi, alle scommesse. Sarebbe meglio che l'AAMS andasse a vedere i minorenni ed i ragazzi che si approcciano a questo mondo e che li sta sicuramente portando fuori strada. Altro che lotteria per i piccoli comuni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà, per un minuto.
ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, il significato di questo provvedimento è abbastanza chiaro; prevede una serie di misure ed anche il concorso di molte articolazioni dello Stato per favorire politiche di incentivazione economica, di semplificazione amministrativa e di sostegno finanziario a tanti piccoli comuni italiani. Questa dimensione dell'insediamento delle nostre popolazioni sul territorio forse è poco conosciuta e anche troppo spesso trascurata. Migliaia di famiglie e di cittadini invece vivono e lavorano in piccole realtà, in piccoli centri, che sono anche però motori economici, elementi che favoriscono la creazione del nostro prodotto interno lordo, che sono accumuli di storia e soprattutto sono dei presidi di zone e di territori di rilevante valore paesaggistico e naturalistico. È la dimensione particolare, tutta italiana. È noto infatti che il carattere diffuso e spesso minuto del nostro urbanesimo dal Medioevo è fatto così e con questo provvedimento si promuove il recupero e la riqualificazione di tanti centri storici e la valorizzazione di beni ambientali e paesaggistici.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 38
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Margiotta, De Angelis, Giammanco, Paolo Russo, Bersani, Motta, De Girolamo, Sardelli, Vito, Proietti Cosimi, Ronchi, Miccichè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 562
Votanti 364
Astenuti 198
Maggioranza 183
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 343).
Prendo atto che i deputati De Nichilo Rizzoli e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo agli identici emendamenti Braga 1.22 e Ciccanti 1.23. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
CHIARA BRAGA. Signor Presidente, con il mio emendamento 1.22 chiediamo di valutare l'opportunità di applicare le norme previste dalla proposta di legge anche alle unioni di comuni composte da comuni con popolazione inferiore a cinquemila abitanti e ai comuni risultanti da fusione tra comuni, ciascuno con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti.
Il senso dell'emendamento va in direzione della valorizzazione e della promozione di quelle forme di unione degli enti locali di piccole dimensioni, dei comuni, che possono garantire una gestione associata più efficace di servizi e di attività nell'interesse dei cittadini. Ci rendiamo conto che la formulazione di un emendamento in questi termini in qualche modo rischia di entrare in conflitto con alcune altre norme in corso di esame e di approvazione definitiva da parte dell'altro ramo del Parlamento. Quindi, pur rivendicando la rilevanza di questo tema, cioè quella di creare le condizioni perché effettivamente i piccoli comuni siano favoriti e supportati nella scelta di gestioni associate, che trovano poi una traduzione istituzionale con la creazione di unioni e poi meglio ancora di fusioni di comuni, accediamo all'invito del relatore ritirando l'emendamento.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ciccanti 1.23, formulato dal relatore.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, noi dell'Unione di Centro, già in sede di discussione del codice per le autonomie, avevamo posto la questione di una maggiore funzionalità dell'esercizio dei poteri dei piccoli comuni, che comportasse anche una razionalizzazione della spesa attraverso la gestione condivisa dei servizi. Quella norma poi è passata, rendendo obbligatoria per i comuni al di sotto dei cinquemila abitanti la condivisione della gestione in rete dei servizi. Sostanzialmente, però, quel provvedimento si è arenato, dopo che era passato alla Camera, ormai da un anno al Senato, presso la I Commissione affari costituzionali. Pertanto, in questa occasione, si è reso necessario riproporre la stessa norma. Dall'invito fatto dal relatore, ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte ad una sovrapposizione di norme. Tra le altre cose, nella precedente formulazione approvata da questo ramo del Parlamento, vi era un invito forte, non come quello contenuto in questa norma, perché nell'emendamento che proponiamo si prevede che le disposizioni si applicano di norma, che significa che non vi è obbligatorietà, cogenza. Nella precedente formulazione di modifica del Testo unico n. 267 del 2000 sugli enti locali invece, come ricordavo, abbiamo approvato una formulazione cogente, Pag. 39nel senso che vi è l'obbligatorietà della gestione dei servizi in forma aggregata.
Pertanto, stante la maggiore attenuazione di questa norma, stante l'invito del relatore di ritirarla in pendenza di una definizione di una norma più cogente, che è ancora arenata al Senato, accolgo l'invito al ritiro con una chiosa di tipo politico, me lo consenta. Noi ci troviamo di fronte ad una riforma del sistema di spesa e di entrata degli enti locali attraverso il federalismo fiscale. Noi dell'Unione di Centro non abbiamo approvato il federalismo fiscale, pur essendo convinti del federalismo in Italia soprattutto oggi, perché il nostro partito, da quando è nato, nel 1919, attraverso il manifesto di Sturzo, è stato il primo in Italia a parlare di autonomismo e addirittura di regionalismo. Immaginate voi, provenendo da quella tradizione, se non siamo d'accordo sul federalismo; soltanto che vogliamo non un federalismo di bandiera, ma un federalismo vero. Quando si approva il federalismo fiscale senza definire le funzioni fondamentali dei comuni, comprendendo tra queste anche l'esercizio di funzioni che vanno in rete, come per i piccoli comuni, e si fa quindi una legge che non tiene conto di questo, abbiamo il dovere di opporci, perché si fa una legge che poi non funziona.
Comunque, questo è il terreno del confronto e su di esso faremo valere, ancora per il futuro, le nostre ragioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, basta vedere l'elenco dei firmatari di questa proposta di legge, di cui peraltro lei è il secondo firmatario, per capire che si tratta di un provvedimento condiviso (lo hanno sottoscritto 140 colleghi). Essa ha un numero molto basso: significa che è stata presentata all'inizio di questa legislatura.
Questo è accaduto perché abbiamo già fatto due tentativi nel passato per far approvare una normativa di questo tipo; ricordo che, in occasione del primo tentativo, il relatore era il collega Giorgetti. In entrambi i casi la proposta di legge è passata alla Camera e poi si è arenata al Senato.
Vi sono leggi «pesanti», che sono come dei rompighiaccio, e vi sono leggi «leggere». Questa proposta di legge è apparentemente leggera, una proposta di legge soft: non ridisegna le istituzioni, non prevede norme rigide, ma è una proposta di legge, al tempo stesso, secondo noi molto importante. Essa prova a leggere l'Italia con un occhio diverso: non solo - è stato detto dai colleghi, come l'onorevole Iannuzzi ed altri - si fa riferimento a quella larga parte del Paese che è composta dai piccoli comuni, che amministrano il 50 per cento del territorio nazionale (sono circa 5.800 e ci vivono oltre dieci milioni di cittadini), ma in questa proposta di legge vi è proprio un'idea di Italia tutt'altro che assistenziale.
Non vi è in questa proposta legge una serie di norme che danno denaro a pioggia, ma vi è l'invito a considerare come una ricchezza del Paese questa distribuzione di comunità, questa tenuta dei paesaggi, del patrimonio storico-culturale, della capacità di produrre, all'ombra dei campanili, cose che piacciono al mondo, che non sono solo un'eredità del passato, ma una scommessa sul futuro.
In molti di questi piccoli comuni vi sono imprese che scalano il mondo. In omaggio al collega Vannucci potrei ricordare il comune di Monterubbiano, dove vi è l'impresa che ha costruito le macchine elettriche delle Olimpiadi di Pechino, oppure il comune di Massa Martana, che ospita una delle aziende - lo ricordo al Ministro dell'ambiente e al Ministro dello sviluppo economico - che opera nel campo delle fonti energetiche rinnovabili più importanti del nostro Paese. Questo è anche un invito a fare presto e bene nel porre riparo ai danni che sono stati prodotti dal decreto legislativo sulle energie rinnovabili, con particolare riferimento al fotovoltaico, da parte del Governo. Pag. 40
Ma, soprattutto, vi è un'idea di Paese che spero sia condivisa da tutti. Per questo vi è un atto di responsabilità da parte del Partito Democratico nel voler portare a casa questo provvedimento insieme e nel farlo passare anche al Senato.
Vorrei tranquillizzare il collega Barbato: la lotteria non c'è più, perché il Governo si è impegnato a farla togliere. Non era quello il centro del provvedimento.
Lo dico francamente: è facile fare una battaglia sui fondi. In questa proposta di legge vi sono delle risorse - 40 milioni di euro, forse qualche altra cosa si troverà anche in corso d'opera - ma sono risorse chiaramente insufficienti, come sono insufficienti le risorse per qualsiasi iniziativa strategica nel Paese.
Vi sono, però, molte misure che attivano risorse, perché quando si parla di valorizzare i prodotti locali, di difendere i servizi essenziali, di diffondere la banda larga anche in questi territori e tante altre cose, si ragiona su un'idea di Italia che è già scritta nei cromosomi del nostro Paese.
Ricordo che l'articolo 9 della nostra Costituzione, unico caso tra le Costituzioni che conosciamo, contempla insieme lo sviluppo della cultura scientifica e tecnica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della nazione. È l'essere Italia, è lo scommettere su ciò che abbiamo di più profondo, che è il cuore di questa proposta di legge. È una politica, non è la soluzione dei problemi. Se verrà approvata alla Camera e verrà mantenuta al Senato, questa proposta di legge darà forza a quanti, in tanti posti di Italia, si battono per il futuro, e si sentiranno meno soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'articolo 1, dove vengono definiti gli scopi di questa proposta di legge, che riteniamo assolutamente condivisibili. L'Italia è il Paese dei comuni: i piccoli comuni, signori Ministri e Governo nel suo complesso, rappresentano il 72 per cento delle comunità locali, sono oltre 5.800 su poco più di 8 mila, costituiscono il 50 per cento del territorio nazionale e ci vivono oltre dieci milioni di persone.
Quindi, ben venga questo provvedimento, che è condiviso, e ben vengano questi scopi che ci siamo dati. Ecco perché il gruppo Italia dei Valori vota a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Se qualcuno vuole parlare per dichiarazione di voto, lo segnali.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.
ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, brevemente, soltanto per sostenere con il nostro voto l'articolo 1 che rappresenta le finalità che si vogliono perseguire con questo provvedimento.
Credo che siano importanti le disposizioni contenute in questo articolo e le finalità che rappresenta, soprattutto perché, per la prima volta, si riconosce in questo Paese un'entità nascosta, un'entità, però, importante che rappresenta più di 5 mila comuni italiani, che rappresenta 10 milioni di persone che vivono all'interno di questi territori.
Certo, potremmo ragionare successivamente sulla quantità di risorse che mettiamo a disposizione di questi comuni, ma credo che l'obiettivo fondamentale è affermare che esistono queste entità istituzionali che meritano attenzione da parte del Governo e del Parlamento e meritano, soprattutto, un riconoscimento per il ruolo che svolgono a presidio e salvaguardia del territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, molto brevemente per apprezzare i contenuti del provvedimento Pag. 41e l'atteggiamento costruttivo espresso dai colleghi, in particolare dal collega Realacci e aggiungere a nome anche di tutto il gruppo Lega Nord tutte le nostre firme che mancano, perché qualche nostro deputato l'ha già firmato, al provvedimento stesso (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, anche noi del gruppo Unione di Centro intendiamo aggiungere la firma di tutti deputati del gruppo a questo provvedimento (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1...
CARLO MONAI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale.
PRESIDENTE. Sta bene. Revoco l'indizione della votazione.
Prego, onorevole Monai, ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, svolgo una dichiarazione di voto in dissenso dal gruppo nel senso che io, come esponente di una regione a statuto speciale, mi permetto di segnalare ai colleghi che provengono da regioni analoghe che la formulazione dell'articolo 1, comma 3, praticamente lascia intendere che siano esclusi dalle provvidenze di questo provvedimento i piccoli comuni insediati nelle regioni a statuto speciale o nelle province autonome perché, mentre l'articolo 1, comma 1, stabilisce i piccoli comuni che beneficiano di questo provvedimento e che vengono poi individuati dal decreto del Ministero di cui al comma 2 dell'articolo 2, qui al citato comma 3 dell'articolo 1 si demandano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome sia l'individuazione dei comuni, sia l'individuazione di autonome iniziative tese a sostenere queste realtà.
Per cui, mi pare che in questa logica ci sia la necessità di un voto di astensione affinché il Governo ed eventualmente la maggioranza chiariscano che i piccoli comuni in Italia, siano essi nel Friuli Venezia Giulia, o in Campania, o in Sicilia, debbano avere, almeno in teoria, le stesse possibilità di adire a questi benefici.
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo per far presente al collega Monai che il comma 3 non c'è più.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Casini, Sardelli, Lo Monte, Fassino, Capodicasa, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 576
Votanti 571
Astenuti 5
Maggioranza 286
Hanno votato sì 571).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'articolo 2 è molto importante perché stabilisce l'ambito di applicazione della legge. Le due Commissioni hanno Pag. 42ben lavorato sul testo base e credo abbiano ben delimitato i casi in cui questa proposta di legge trova applicazione. È un aspetto naturalmente importante perché, come detto in precedenza, non essendo una legge finanziata in maniera, per così dire, notevole, è giusto che siano solo i comuni che ne hanno effettivamente bisogno a usufruire dei benefici economici che il provvedimento prevede.
Vorrei anche sottolineare, come hanno già fatto altri colleghi, l'importanza del clima di condivisione che vi è attorno a questa proposta. Se si pensa che non è certo un momento politico sereno - abbiamo vissuto e vivremo momenti anche di conflitti e di turbolenze in questo ramo del Parlamento - il fatto che proprio su tale provvedimento si ritrovi condivisione e unità mi pare un bel segnale. Significa che davvero il patrimonio dei piccoli comuni del nostro Paese è considerato ricchezza comune, che supera le parti e che trova ampio accordo.
Così pure vorrei sottolineare che discutiamo questa proposta di legge a pochi giorni dalla celebrazione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia. Anche questa mi sembra una circostanza interessante: è proprio attraverso la ricchezza dei nostri piccoli comuni che si sintetizza lo spirito unitario del nostro Paese.
È stato detto, in particolare dal collega Realacci, ma anche prima, dall'onorevole Iannuzzi, che questa è la terza legislatura consecutiva in cui si pone mano a questo provvedimento e che nelle due precedenti legislature - ricordo che in quella immediatamente precedente fu il primo progetto di legge che sottoscrissi, il primo giorno di attività parlamentare, perché i piccoli comuni sono molto importanti per la mia regione - non si è arrivati all'approvazione e il provvedimento si è arenato alla Camera. Ma mi chiedo: fu inutile quel lavoro? Io dico di no e di questo voglio in particolar modo dare atto al collega Realacci. Non fu inutile, perché il dibattito che si è sviluppato attorno a quei provvedimenti normativi ha fatto entrare nella coscienza degli italiani - direi nella mente e nel cuore - la centralità del tema dei piccoli comuni. Questa volta credo che arriveremo anche all'approvazione della legge, ma il lavoro è iniziato in quegli anni, quando di questi temi si è potuto dibattere in trasmissioni televisive, sui giornali e sulla grande stampa. Ricordo l'attenzione che lo stesso Corriere della Sera ha rivolto. persino ieri, ma già negli anni precedenti, a questo provvedimento.
Alcuni dati numerici sono stati richiamati e li voglio ripetere brevemente: è una proposta di legge che interessa 10 milioni di cittadini che vivono nei piccoli comuni (il 72 per cento dei comuni italiani, pari a 5.800 comuni), che amministrano il 50 per cento del territorio nazionale. Dirò qualcosa più avanti, quando interverrò su un altro articolo, relativamente ai dati che invece riguardano la mia regione.
Si tratta, attraverso questo provvedimento, di provare ad assicurare una migliore qualità della vita, migliori servizi, almeno quelli fondamentali. Bisogna anche qui fare ammenda di qualche errore del passato. Pensare che sotto ogni campanile si potesse promuovere il medesimo sviluppo - penso alle aree artigianali e alle aree che sorgevano in ogni comune - era un errore. Invece, garantire i livelli minimi essenziali, soprattutto ai giovani, alle giovani coppie e ai giovani professionisti, è oggettivamente obiettivo meritorio di questo provvedimento. Se si chiude una scuola in una grande città, i cittadini porteranno il proprio bambino nel rione affianco, a poca distanza, in un'altra scuola. Se si chiude l'unica scuola in un piccolo comune, si chiude il 100 per cento delle strutture che possono produrre istruzione.
Un analogo provvedimento legislativo in Svezia ebbe il suggestivo titolo: «tutta la Svezia deve vivere». Vale la stessa cosa in Italia: tutta l'Italia deve vivere. Noi - e tutto il Parlamento evidentemente - amiamo l'Italia e, quindi, amiamo i piccoli comuni. Per tali ragioni questo provvedimento merita il clima che si sta registrando questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte Pag. 43emendative ad esso presentate, invito il relatore per la V Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Borghesi 2.21, a condizione che sia riformulato come segue: al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente: d-bis) comuni caratterizzati da scarsità di flussi turistici o da inadeguatezza dei servizi sociali essenziali.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Realacci 2.22.
Le Commissioni invitano i presentatori al ritiro dell'emendamento Ria 2.23, ma devo segnalare che un po' è ricompreso nel parere favorevole all'emendamento Borghesi 2.21.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.100. Segnalo che il medesimo parere ricomprende gli emendamenti Borghesi 10.21 e Piffari 11.20, che avremmo dovuto esaminare in seguito, ma che verranno quindi preclusi, perché abbiamo pensato che tali proposte emendative trovassero miglior collocazione nell'esame dell'articolo 2.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la V Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.21. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Borghesi 2.21, accettato dalle Commissioni e dal Governo, purché riformulato.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, le chiedo un secondo di tempo per comparare la riformulazione con il testo dell'emendamento e valutare se possiamo accettare la riformulazione. La nostra proposta recita esattamente così: «comuni caratterizzati da scarsi o nulli flussi turistici e da insufficienza dei servizi sociali e commerciali essenziali». La riformulazione è la seguente: «comuni caratterizzati da scarsità». Quindi che c'è una piccola differenza che credo debba essere ancora sottolineata ma, per velocizzare i lavori, accetto la riformulazione del relatore.
PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, si tratta di un provvedimento estremamente importante perché si pone l'obiettivo condiviso di valorizzare i piccoli comuni che sono una parte sana di questo Paese proprio per il valore che recano. Però ho l'impressione, e intervengo in dissenso dal mio gruppo, che più che valorizzare i piccoli comuni il vero affare lo fa Poste Italiane cui, all'articolo 7, viene affidata la gestione della cassa e della tesoreria. Cito Poste Italiane Spa perché proprio poche ore fa, una nostra collega è stata premiata per il fatto di aver «tradito» il Presidente Fini con un incarico in Poste Italiane Spa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che evidentemente viene utilizzata come una sorta di ammortizzatore politico per risolvere i problemi della maggioranza.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zazzera.
PIERFELICE ZAZZERA. Quindi, ritengo che dovremmo valorizzare per davvero i piccoli comuni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà, per un minuto.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, la proposta di legge al nostro esame è certamente un primo passo importante per la valorizzazione dei piccoli comuni più disagiati, ma è sicuramente ancora debole sotto diversi aspetti. Il provvedimento si Pag. 44pone come ambizioso obiettivo quello di gettare le fondamenta normative, anche programmatiche, per poter valorizzare le piccole realtà locali e migliorare le condizioni di vita in tali aree, in considerazione delle grandi potenzialità delle aree in questione sotto il profilo turistico, artistico, culturale, ambientale e delle produzioni tipiche locali, riprendendo anche gli utili contributi offerti durante i lavori parlamentari della scorsa legislatura.
È noto che i 5.865 comuni al di sotto dei 5 mila abitanti gestiscono il 50 per cento del territorio nazionale ed amministrano...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Favia.
DAVID FAVIA. ...ho concluso signor Presidente...il 40 per cento della popolazione. Sono quindi, nel quadro nazionale, una realtà importante e dinamica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, credo che questa sia una battaglia di civiltà, una battaglia attraverso la quale potremmo dare delle vere e proprie politiche di sostegno alle piccole comunità. Non parlo di comuni, perché in questi casi dovremmo parlare di comunità - lo dico al collega Realacci - perché le comunità piuttosto che i comuni rappresentano l'anima vera della nostra Italia, perché rappresentano l'humus più forte, più concreto e più autentico. A questi dovremmo dare delle risposte che passano necessariamente attraverso le risorse e non attraverso gli spot di carattere politico e istituzionale.
Credo che è un diritto-dovere da esercitare, e dovremmo fare in modo di mantenere questa nostra peculiarità, questa grande particolarità, e credo che non passi - così come si è detto - attraverso l'azzeramento dei comuni, ma passi attraverso la loro esaltazione e la messa in rete dei servizi, che significa ottimizzazione delle risorse, e la messa in campo di economie di scala per servizi di qualità, efficaci, efficienti e che durino nel tempo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, rispondo indirettamente al collega Bressa, ma mi rivolgo ovviamente all'Assemblea. Se è vero che quell'articolo 1, comma 3 è stato soppresso, altrettanto non è per il comma 5 dell'articolo 2 e per quelle disposizioni che in questo provvedimento mantengono salve le prerogative delle regioni a statuto speciale per quanto riguarda gli interventi a favore dei comuni.
Per cui vi è un mancato coordinamento tra quella che è la previsione di indicare i comuni da parte del Ministero e l'attività legislativa regionale delle regioni a statuto speciale, e a tal proposito permettetemi di mantenere delle perplessità, nel senso che la norma rimane piuttosto equivoca e ambigua. Queste politiche di sostegno - badate bene - con i fondi a disposizione incideranno per circa 6 mila euro per ogni comune piccolo italiano, perché questa è la dotazione finanziaria che vi apprestate a predisporre per questa buona causa. Rimane quindi l'ambiguità di una norma che non si capisce bene se sia destinata anche ai piccoli comuni delle regioni a statuto speciale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà, per un minuto.
FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, colleghi e colleghe deputati, ritorno sulla questione che ho sollevato precedentemente in ordine ai piccoli comuni, che sono uno spaccato sano di questo Paese e che dobbiamo cercare di preservare, tenendoli lontani, queste microrealtà territoriali, soprattutto dalla invadenza e dalla penetrazione velenosa che potrebbe derivare dall'articolo 10. Mi dicono Pag. 45che sarà «ritirato» dal Governo, ma lo vedrò solo a fatti compiuti. I giochi e le scommesse sono infatti un settore micidiale per il nostro Paese, e noi dell'Italia dei Valori terremmo la barra dritta perché non vogliamo l'Italia come un Paese di giocatori.
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, grazie anche per il «deputato Presidente».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, affrontiamo per la terza legislatura di seguito la proposta di legge che vuole valorizzare e sostenere i piccoli comuni, quelli con meno di 5 mila abitanti. Credo che in linea di principio l'intervento del Governo da questo punto di vista, ma anche dei deputati dell'opposizione che hanno sottoscritto questa proposta di legge, abbia un intento nobile: cercare di dare valore e pari dignità ai cittadini che abitano nei comuni piccoli, dei quali spesso lo Stato si è dimenticato. È un principio nobile cui però manca da parte del Governo quella caratteristica fondamentale, di dare opportuni finanziamenti a quelli che potrebbero restare dei sogni sulla carta.
Non parlo in generale. Leggendo gli articoli della proposta di legge vediamo che l'articolo 3, comma 5, prevede che i piccoli comuni possano acquisire delle stazioni dismesse, stazioni ferroviarie, e delle case cantoniere dismesse dall'ANAS. Questa è una buona opportunità a favore di organizzazioni di volontariato, di Protezione civile e di quant'altro. Ma tutti conosciamo le casse degli enti locali e a quale salasso sono state sottoposte da questo Stato. Quindi abbiamo delle ovvie difficoltà nell'immaginare come questi comuni potranno acquisire le stazioni, come questi comuni potranno acquisire le case cantoniere.
Lo stesso vale per i centri polifunzionali i quali, per mantenere la posta, i servizi di volontariato, i servizi energetici, i servizi scolastici, hanno bisogno di risorse da parte dello Stato, risorse che, anche qui, però, mancano. Gli unici articoli che sono stati sovvenzionati sono l'articolo 10 e l'articolo 11 che, però, come diceva il deputato Barbato, sono sostenuti da una lotteria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, qui non si comprende se siamo a condividere un principio o a fare realmente una riforma. Il principio è condivisibile, la legge pure, sulla riforma molti dubbi devono essere nutriti, considerato che l'Italia - è vero - è l'Italia dei comuni. Per valorizzare i piccoli comuni - cosa meritoria - occorre favorire la residenza dei cittadini, incrementare le attività economiche, armonizzare le spese, valorizzare le risorse. In una parola, per realizzare una riforma - lo dico al sottosegretario Giorgetti ed al Governo - ci vogliono i soldi. Si legge, in questo provvedimento, all'articolo 10, dove si parla delle eventuali maggiori entrate, che, per finanziare il tutto, viene istituita una lotteria. Sottosegretario Giorgetti, lo dica chiaro a questo Parlamento, visto che abbiamo portato avanti delle battaglie all'interno della Commissione finanze: le lotterie in Italia non esistono più; l'unica lotteria esistente è la «Lotteria Italia». Le altre sono state, infatti, dichiarate antieconomiche e sono state rinviate tutte. Mi dica lei, francamente, se non si tratta dell'ennesimo spot. Diciamo la verità: vogliamo valorizzare i piccoli comuni, mettiamoci le risorse, ma non prendiamoli in giro istituendo una lotteria che, sicuramente, non darà nessuna maggiore eventuale entrata.
GUIDO DUSSIN, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, vorrei suggerire al collega dell'Italia dei Valori Pag. 46che mi ha preceduto di rileggere un po' il testo perché questo aspetto di cui lui parlava, ossia della «Lotteria Italia», non esiste più. Negli interventi, quindi, è bene essere un po' appropriati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, sarei intervenuto sull'emendamento a mia prima firma, il 2.23, però, il relatore, nel motivare la richiesta di invito al ritiro del mio emendamento, pena un parere contrario, ha anche affermato che il suddetto emendamento potrebbe in parte essere ricompreso in questo di cui ci stiamo occupando.
Tra i comuni che sono ricompresi nell'articolo 2 non compaiono, in alcun modo, i comuni costieri, ma si fa, in particolare, riferimento a quelli collocati in aree prevalentemente montane o rurali; inoltre, l'emendamento Borghesi 2.21, come è stato corretto, fa riferimento ai comuni dove ci può essere scarsità di flussi turistici o insufficienza di servizi sociali (ma, a me, appunto, per quello che sto dicendo, interessano di più gli scarsi flussi turistici). Considerato tutto ciò, credo che il problema può essere risolto modificando e riformulando questo emendamento semplicemente aggiungendo dopo la parola «comuni» le parole: «compresi quelli collocati in aree costiere». Rispetto al mio emendamento, cioè, mancherebbe il riferimento alle reti di trasporto, alle reti di comunicazione adeguate a sostenere il flusso turistico e al significativo decremento della percentuale di occupati, però almeno vi sarebbe un riferimento specifico a quei comuni - appunto i comuni costieri - che, più di altri, possono risentire della scarsità dei flussi turistici. Pregherei, quindi, il relatore di approfondire questo aspetto e, così facendo, naturalmente, ritirerei il mio emendamento. Del resto, il relatore stesso ha affermato che può essere ricompresa, la mia proposta emendativa, nel significato dell'emendamento di cui ci stiamo occupando.
PRESIDENTE. Abbiamo seguito una procedura un po' anomala perché lei fa riferimento all'emendamento 2.23 di cui è primo firmatario ma, se ho ben capito, avendolo messo in correlazione all'emendamento Borghesi 2.21, con le precisazioni fatte dal relatore, lei ritira l'emendamento Ria 2.23. È corretto?
LORENZO RIA. Sì, signor Presidente. Però aggiungendo le parole: «compresi quelli collocati in aree costiere».
PRESIDENTE. Non può aggiungerlo lei ma deve dirlo il relatore.
LORENZO RIA. Naturalmente, il relatore ha già prestato attenzione e quindi mi auguro che possa ulteriormente fare uno sforzo.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, se il Comitato dei diciotto è d'accordo ce lo dica.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, prima mi corre l'obbligo di chiarire un aspetto che vedo ricorrente nel dibattito, quello riferito alle regioni a statuto speciale. Ciò noi l'abbiamo spostato all'articolo 2, comma 5, laddove prevediamo: «Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono, per il proprio territorio, all'individuazione dei comuni ai sensi del comma 2.». Anche a beneficio dell'interpretazione del verbale, perché avremmo chiesto alle regioni a statuto speciale di fare loro gli elenchi dei comuni beneficiari? Perché evidentemente sono ricomprese. Quindi abbiamo invece...
PRESIDENTE. Sta rispondendo all'obiezione dell'onorevole Monai.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Siamo stati attenti e sensibili a rispettare le prerogative delle regioni a statuto speciale e delle province autonome e lo facciamo anche all'articolo 13 che poi esamineremo. In riferimento Pag. 47alla richiesta dell'onorevole Ria, anche a beneficio del verbale lo dico, adesso mettere «comuni costieri» mi sembra una modifica inutile. Infatti nell'ambito di applicazione della proposta di legge, signor Presidente, ci sono già tutti questi fenomeni: comuni caratterizzati da marcata arretratezza economica e basso livello di benessere. Quindi a beneficio del verbale e delle interpretazioni che verranno date, anche se si fa riferimento alle aree rurali e montane questo non esclude, nell'ambito di applicazione, nelle finalità la collocazione di un comune che se costiero e ha questi parametri, decremento di popolazione e così via può sicuramente...
PRESIDENTE. La risposta mi sembra molto chiara: l'emendamento Borghesi 2.21 rimane così come riformulato e accettato dai presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.21, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Giro... onorevole Crimi... onorevole Lo Monte... onorevole Pes... onorevole Renato Farina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 574
Votanti 571
Astenuti 3
Maggioranza 286
Hanno votato sì 571).
Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 2.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, volevo soltanto dire che il parere favorevole è relativo all'aggiunta della frammentazione delle attività produttive come uno dei criteri di cui tener conto. Questo, come tornerà anche in seguito in altri articoli, perché la proposta legge tende anche a valorizzare le produzioni che si svolgono nei comuni e quindi la banda larga, il coordinamento delle aree produttive sono un elemento che guardano al futuro laddove si fanno produzione di qualità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 2.22, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Moffa... onorevole Pes... onorevole De Luca... onorevole Milanese... onorevole De Luca... onorevole Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 577
Votanti 576
Astenuti 1
Maggioranza 289
Hanno votato sì 575
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Ria 2.23. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
LORENZO RIA. Signor Presidente, naturalmente non lo ritiro perché non è stata accettata la mia proposta di riformulazione dell'emendamento Borghesi 2.21; pertanto, insisto affinché venga approvato l'emendamento in esame, che rappresenta un tentativo di collaborare a Pag. 48migliorare ulteriormente un testo che sostanzialmente condividiamo. Infatti, l'emendamento in esame si propone di estendere le opportunità che il provvedimento in discussione fornisce ad alcuni piccoli comuni - lo voglio sottolineare - anche ad una categoria di enti locali non espressamente ricompresa nell'ambito di applicazione di queste norme.
Mi riferisco in particolare ai comuni costieri: le zone costiere più delle altre possono qualificarsi come aree sensibili, poiché in esse si concentrano attività spesso tra loro conflittuali e si registra un'alta densità demografica. Naturalmente l'emendamento in esame non riguarda i comuni superiori ai 5.000 abitanti, ma quei comuni di fascia costiera che sono al di sotto di questa soglia di abitanti. Esiste una molteplicità di varietà di zone costiere diversamente caratterizzate dal punto di vista della geografia, dell'orientamento della costa, del valore economico delle risorse, della concentrazione della popolazione e delle infrastrutture. Tutte però vanno comunque intese come sistemi di interazione tra il mare e la terra estremamente dinamici e fragili, da tutelare attraverso l'elaborazione di tecniche e la concessione di opportunità che aiutino gli amministratori locali a pianificare e gestire in modo complessivo ed integrato i problemi che si trovano ad affrontare.
Mi dispiace che il relatore abbia voluto in qualche modo ricomprendere questi comuni dicendo che, siccome vi sono i comuni collocati in aree prevalentemente montane e rurali, possiamo dire che anche questi siano ricompresi nella norma di cui ci stiamo occupando, nell'articolo di cui ci stiamo occupando. Evidentemente così non è, pertanto riteniamo doveroso estendere i vantaggi del provvedimento in esame anche a quei comuni di fascia costiera che - ed è questo il contenuto dell'emendamento - sono caratterizzati dall'assenza di reti di trasporto e di comunicazioni adeguate, appunto quelle necessarie per sostenere il flusso turistico, e a quelli nei quali si verifica, al termine della stagione turistica, un significativo decremento delle percentuali di occupati. Ecco perché riteniamo utile intervenire con l'emendamento in esame, a sostegno di quei comuni piccoli di fascia costiera che manifestino condizioni di particolare difficoltà, soprattutto nei periodi in cui il flusso turistico è fermo e non vi sono altre occasioni occupazionali per i residenti. Chiediamo in definitiva l'approvazione di questa modifica, perché questa categoria di comuni sia ricompresa nell'elenco di quelle realtà che beneficeranno delle previsioni del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà, per un minuto.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, nella mia qualità di cofirmatario insieme all'onorevole Ria dell'emendamento 2.23 in esame e udite le considerazioni e le valutazioni del relatore, il quale ha parlato di un'accezione molto vasta, che può riguardare tutta la costa nazionale, io domando al relatore: se un'eventuale riformulazione - che compete al relatore - riguardasse solo le isole minori, sarebbe ugualmente contrario il suo parere oppure no? Ricordo che le isole minori non hanno mai avuto al momento una tutela specifica e rappresentano un'accezione molto ben definita.
Pertanto, è difficile potersi nascondere dietro alle difficoltà che questi comuni incontrano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori sostiene convintamente l'emendamento Ria 2.23, perché riteniamo sia doveroso che, tra i comuni presi in considerazione, vi siano anche quelli che, in alcune stagioni, si trovano a dover affrontare flussi di presenze cospicue e la rete trasportistica inadeguata, e che, nello stesso tempo, si svuotano quando la stagione estiva - parliamo di comuni di aree costiere - va a terminare. Pag. 49
Quindi, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento in oggetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà, per un minuto.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, chiedo ai relatori se sia possibile accantonare l'emendamento Ria 2.23 in oggetto. Infatti, se da un lato, i relatori hanno espresso un parere contrario a questo emendamento così come formulato, dall'altro lato, invece, mi sembra di aver capito che, sulla base delle valutazioni fatte dal collega Bosi, esso potrebbe essere riformulato validamente ed essere anche accolto.
Pertanto, chiedo l'accantonamento dell'emendamento in oggetto, al fine di poterlo valutare separatamente, posto che - come sostenuto anche dal collega Cambursano - le isole minori, le piccole isole, che sono escluse dall'articolo 2 in esame come patologie funzionali, possano rientrarci in quanto hanno un significativo valore al pari dei comuni montani.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per venire incontro alle considerazioni che sono state svolte dai colleghi, credo che, per uscire subito dalla questione dell'accantonamento, la proposta che il Governo potrebbe fare alle Commissioni sia quella di riformulare l'emendamento dell'onorevole Ria 2.23 con un intervento specifico.
Pertanto, l'articolo 2, comma 1, lettera e), sarebbe riformulato nel modo seguente: «comuni collocati in aree prevalentemente montane, rurali e costiere». Si propone, dunque, di aggiungere le parole: «e costiere», e di proseguire, quindi, con le parole: «caratterizzate da difficoltà di comunicazione e dalla lontananza da grandi centri urbani». In questo modo, credo che potremo già ricomprendere la categoria e, quindi, affrontarla con maggiore serenità nelle priorità che potrebbero essere destinate nelle assegnazioni delle risorse.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, chiedo dunque di accantonare l'emendamento Ria 2.23, in modo da proporre una corretta riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Mi sembra che vi sia la disponibilità del Governo e dei relatori. Accantoniamo pertanto l'emendamento Ria 2.23, poi ci ritorneremo.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, esprimo parere favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori, perché il territorio dell'Italia è così vasto e ampio - poi lo diremo in dichiarazione di voto sull'articolo 2 - che è bene precisare che occorrono almeno due delle tipologie di cui al comma 1. Non è sufficiente una sola tipologia: occorrono due, tre o più tipologie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei intervenire perché, con riferimento all'emendamento Ria 2.23, si risolve il problema con la soluzione proposta dal sottosegretario Alberto Giorgetti. Con riferimento alla lettera h) dell'emendamento Pag. 50in oggetto - relatore Vannucci -, a questo punto, basta sostituire le parole: «collocati in aree costiere», con le parole «i comuni isolani» o «i comuni delle piccole isole». L'emendamento potrebbe, quindi, essere così riformulato.
PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, mi scusi, questo emendamento lo abbiamo accantonato, noi adesso siamo sull'emendamento 2.100 delle Commissioni.
AMEDEO CICCANTI. Io chiedo di recuperarlo e votarlo.
PRESIDENTE. Seguiamo l'ordine dei lavori altrimenti non riusciamo a condurre in porto il provvedimento. Noi siamo alla votazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni e l'onorevole Cambursano ha già fatto la sua dichiarazione di voto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Casini, onorevole Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 567
Votanti 565
Astenuti 2
Maggioranza 283
Hanno votato sì 565).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni, risultano assorbiti gli emendamenti Borghesi 10.21 e Piffari 11.20.
Avverto, inoltre, che l'emendamento Lanzillotta 3.24 è stato ritirato dalla presentatrice.
Non possiamo passare alla votazione dell'articolo 2 perché è stato accantonato l'emendamento Ria 2.23.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54- A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, non mi soffermerò sulle ragioni che anche in questa legislatura hanno spinto tanti di noi a sottoscrivere questa proposta di legge perché lo hanno già fatto i colleghi Iannuzzi e Realacci però, soprattutto in riferimento all'articolo 3, che è quello in discussione, vorrei ricordare come esso rappresenti un po' il cuore della proposta di legge in questione.
Ricordo che noi parliamo di un proposta di legge su cui già nella passata legislatura quest'Aula ebbe modo di confrontarsi pronunciando un voto a favore unanime di tutti gruppi parlamentari, così come sta avvenendo anche in questa circostanza. Nella passata legislatura, come ha ricordato il collega Margiotta, non fu possibile arrivare alla approvazione definitiva perché l'interruzione anticipata non consentì al Senato di approvarla.
Oggi siamo chiamati di nuovo ad approvare un provvedimento importante ma siamo chiamati anche, con le proposte di emendamento come queste che sono inserite all'interno dell'articolo 3, a migliorare tale proposta per darle un'efficacia maggiore e per renderla, in prospettiva, utile soprattutto per i tanti amministratori dei tanti piccoli comuni. Non sto a ricordare l'importanza dei piccoli comuni, perché è stato già fatto, essi riguardano il 50 per cento del territorio nazionale, un quinto della popolazione del nostro Paese.
A me interessa soprattutto sottolineare due cose: quando si parla di piccoli comuni si parla principalmente di realtà dove abbiamo una popolazione anziana abbastanza numerosa, e da questo punto di vista la norma cerca di dare delle risposte importanti soprattutto sulla tenuta e sull'ampliamento della rete dei Pag. 51servizi, e parliamo di comuni dove soprattutto le nuove generazioni spesso non trovano quelle risposte occupazionali che, invece, sono necessarie per valorizzare realtà che diversamente rischiano di morire. Anche da questo punto di vista, lo vedremo più avanti negli articoli successivi, questa proposta di legge cerca di dare delle risposte significative.
Dicevo che oggi siamo chiamati non solo ad approvare un testo che già la Camera ha avuto modo di approvare nella passata legislatura, ma siamo anche chiamati a soffermarci su emendamenti che hanno l'obiettivo e lo scopo di migliorare e rendere, come ricordavo prima, efficace il provvedimento in esame.
In questo articolo 3 mi soffermo soprattutto su due emendamenti presentati dal gruppo del Partito Democratico e che portano la firma di due colleghi. Il primo emendamento fa chiarezza e sostanzialmente pone un paletto importante e fondamentale, perché definisce il piccolo comune affermando che «per piccoli comuni si intendono i comuni con popolazione residente pari o inferiore a 5 mila abitanti, calcolata ogni cinque anni secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica». Questo è un punto che la scorsa volta non riuscimmo a chiarire e credo che in questa occasione faccia compiere a questa proposta di legge un concreto passo in avanti.
Il secondo emendamento, invece, è più complesso ma lo definirei decisivo per riuscire a dare ai piccoli comuni e alle amministrazioni dei piccoli comuni gli strumenti necessari non solo per vivere ma anche per garantire quei servizi che sono all'interno dell'articolato in questione. Il secondo emendamento si riferisce a una serie di vincoli e, in modo particolare, a un vincolo che, di fatto, strozza l'attività dei piccoli comuni. Mi riferisco, soprattutto, alle vicende che riguardano il personale amministrativo dei piccoli comuni. Ricordo che, purtroppo, ad oggi i comuni con popolazione al disotto dei 5 mila abitanti sono obbligati a non superare, per la spesa di personale, l'ammontare dell'anno 2004. Il riferimento all'anno 2004 non appare adeguato, in quanto nel corso di sette anni molte cose possano essere mutate.
Per questo l'emendamento ha l'obiettivo di superare questo vincolo datato e di inserire elementi più flessibili e più elastici, che in qualche modo garantiscono agli amministratori di queste piccole realtà la possibilità di dotarsi di strutture amministrative e tecniche che sono essenziali, appunto, per una giusta attività amministrativa.
PRESIDENTE. Conoscendo la stima che l'onorevole Ria nutre nei confronti del Presidente, lo prego di non voltare le spalle alla Presidenza.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la V Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, innanzitutto ricordo che l'emendamento Lanzillotta 3.24 è stato ritirato.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli identici emendamenti Piffari 3.21, De Micheli 3.23 e Ciccanti 3.50 a condizione che sia accolta una riformulazione, che rende più organico e armonico il testo, ma che sostanzialmente non cambia nulla. Si tratta di una riformulazione un po' lunga perché comporta la modifica anche di altri commi e di altri articoli.
Dunque, la riformulazione è la seguente: «Premettere il seguente comma: 01. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai comuni con popolazione residente pari o inferiore a 5.000 abitanti. La popolazione di cui al primo periodo è calcolata ogni cinque anni secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica. In sede di prima applicazione, per i fini di cui al presente articolo è considerata la popolazione calcolata alla fine del penultimo anno antecedente alla data di entrata in vigore della presente legge secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica.
Conseguentemente: a) al medesimo articolo: al comma 1, sostituire le parole: con Pag. 52popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti con le seguenti: di cui al comma 01; al comma 2, sostituire le parole: di cui al comma 1 con le seguenti: di cui al comma 01; al comma 3, sostituire le parole: di cui al comma 1 con le seguenti: di cui al comma 01; al comma 4, sostituire le parole: di cui al comma 1 con le seguenti: di cui al comma 01; al comma 5, sostituire le parole: di cui al comma 1 con le seguenti: di cui al comma 01, b).
All'articolo 5, al comma 1, sostituire le parole: con popolazione pari o inferiore a 5 mila abitanti con le seguenti: di cui al comma 01 dell'articolo 3» e si procede allo stesso modo per il comma 2, per il comma 3 e per l'articolo 7, comma 3.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Cambursano 3.22, ma credo che questo sia conseguente a quanto detto. Le Commissioni formulano altresì un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario, degli emendamenti Commercio 3.20 e Ciccanti 3.51 e degli identici emendamenti De Micheli 3.26 e Ciccanti 3.53.
Le Commissioni invitano, peraltro, al ritiro degli identici emendamenti Braga 3.27 e Ciccanti 3.52. Con riferimento a questi ultimi identici emendamenti sottolineo la particolare contrarietà del Governo, perché sono in grado di produrre effetti finanziari negativi. Con riferimento alla possibilità di limiti di assunzione di personale nei piccoli comuni abbiamo predisposto un ordine del giorno a prima firma Braga. Segnalo il fatto che, se l'emendamento sottoscritto dall'onorevole Braga non fosse ritirato, l'ordine del giorno non potrebbe essere approvato.
Infine, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 3.500. Tuttavia, vi è stata una riformulazione del testo originario di tale emendamento proposta dal Governo. Il Comitato dei diciotto accetta la riformulazione e quindi darei lettura della nuova formulazione dell'emendamento 3.500 delle Commissioni: «al comma 3 sopprimere le parole: o con i soggetti concessionari, conseguentemente aggiungere in fine le seguenti parole: nonché la rete dei soggetti concessionari nel rispetto della disciplina in materia di servizi di pagamento e delle disposizioni emanate in materia dalla Banca d'Italia».
Alla fine, conferiremo alla Presidenza la richiesta di raccordare il testo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che l'emendamento Lanzillotta 3.24 è stato ritirato.
Ricordo, inoltre, che è stata proposta una riformulazione degli identici emendamenti Piffari 3.21, De Micheli 3.23 e Ciccanti 3.50. Chiedo pertanto ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Piffari 3.21.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione del nostro emendamento.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento De Micheli 3.23.
PAOLA DE MICHELI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo, inoltre, atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'emendamento Ciccanti 3.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire la necessità per la quale abbiamo presentato questo emendamento. Peraltro, voglio dichiarare che la riformulazione risulta più completa e va a toccare anche gli altri due articoli che sono coinvolti da questo emendamento. Pag. 53
L'emendamento chiarisce la definizione precisa di piccoli comuni con un numero di abitanti inferiore o pari a 5.000 abitanti, principalmente per l'applicazione dell'articolo 3, che prevede che i medesimi comuni vengano esclusi dall'applicazione di alcune norme e regolamenti. Di fatto, questo è un emendamento che chiarisce i destinatari - che sono tutti, così come definiti dall'emendamento riformulato - di una sorta di semplificazione di alcune procedure amministrative perché ci siamo resi conto che oggettivamente alcune di queste procedure erano troppo complesse per delle strutture comunali così piccole che hanno e che avranno sempre di più un numero di dipendenti e di collaboratori ridotto e che spesso si dovranno unire nelle unioni dei comuni per far fronte alle loro deleghe; c'era dunque la necessità di una semplificazione.
Inoltre, segnalo che il medesimo emendamento va toccare e a coinvolgere, così come peraltro previsto dalla riformulazione del relatore, anche l'articolo 5, relativo alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari del territorio, e l'articolo 7, che invece riguarda i servizi e postali e televisivi.
Rispetto al resto della norma che riguarda i comuni sotto i cinquemila abitanti come specificati dall'articolo 2, nell'articolo 3 ricomprendiamo tutta la categoria dei comuni sotto i cinquemila abitanti così come previsto dai dati ISTAT (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, voglio ancora una volta entrare nel merito del provvedimento, è sicuramente un testo importante perché tende a valorizzare quella parte del nostro Paese composta da piccole realtà, piccole comunità unite spesso da valori certamente maggiormente positivi rispetto a quelli che si riscontrano nelle grandi comunità. Ci si conosce, c'è un maggior spirito associativo. Quindi è giusto che questa normativa vada a valorizzare i piccoli comuni. Ovviamente mi auguro che sia una norma che valorizzi davvero i comuni, perché continuo a dirvi che invece l'affare è solamente per Poste italiane.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà, per un minuto.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che questa sia una buona proposta di legge, ma solo nelle intenzioni. Tutto ciò che i piccoli comuni sono chiamati a fare - mettersi insieme, acquisire nuove risorse, cercare di fare in modo che i cittadini rimangano sul territorio - deve essere necessariamente, come dicevo prima, supportato da strumenti economici reali.
Al di là di quello che veniva osservato da un rappresentante della Lega Nord Padania poco fa, posso confermare - ci sono anche le dichiarazioni sugli esiti delle lotterie italiane - che si tratta di un'ennesima presa in giro, rispetto alle aspettative, quello che oggi, condividendo questo provvedimento, diamo ai piccoli comuni. Non è pensabile nemmeno, come qualcuno paventa, che ci sia all'ultimo minuto un ripensamento e che possa venir fuori non più una lotteria ma un finanziamento fatto ai partiti.
Si parla di 3 o 4 milioni di euro; sapete quanti sono i piccoli comuni italiani secondo l'ANCI? Sono 5.693, pari al 70,3 per cento dei comuni italiani. Sapete quanto fa 4 milioni di euro diviso per tutti i comuni? 700 euro a comune! Sì, sono 700 euro a comune, fate il calcolo. Pensate voi realmente di dire ai piccoli comuni che 700 euro a comune basteranno per attuare questa riforma? Credo proprio di no.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Piffari 3.21, De Micheli 3.23 Pag. 54e Ciccanti 3.50, nel testo riformulato, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calearo, Di Caterina, Golfo, Bianconi, Lusetti, Gava, Giro, Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 523
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 523).
Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Piffari 3.21, De Micheli 3.23 e Ciccanti 3.50, nel testo riformulato, risulta precluso l'emendamento Cambursano 3.22.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.500 delle Commissioni, così com'è stato riformulato e letto dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole dell'Italia dei Valori sull'emendamento 3.500 delle Commissioni, anche nella nuova riformulazione letta dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 delle Commissioni, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Di Caterina, Scapagnini, Castiello, Reguzzoni e Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 553
Votanti 552
Astenuti 1
Maggioranza 277
Hanno votato sì 552).
Passiamo all'emendamento Commercio 3.20.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Commercio 3.20, formulato dal relatore.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. No, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori dichiara il proprio voto contrario sull'emendamento Commercio 3.20.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, queste norme purtroppo, seppur positive e assolutamente condivisibili, rischiano di tradursi in norme manifesto, con insufficienti ricadute positive dal punto di vista pratico. Ciò, come sempre, principalmente a causa delle scarsissime risorse finanziarie ad esse dedicate e della platea comunque vasta dei comuni interessati dalle norme in esame. In questo senso, chiediamo al Governo una maggiore disponibilità nel prevedere per il prossimo futuro un aumento sensibile delle risorse attualmente previste. Sempre più numerosi sono i casi in cui nei piccoli comuni non è assicurato un livello minimo di base dei servizi essenziali, anche a causa della necessità di accorpare tali servizi tra più realtà locali per ridurre i costi, per non parlare degli altri servizi di pubblico interesse comunque importanti per assicurare una migliore qualità della vita. Tuttavia, sono proprio i piccoli comuni ad Pag. 55assumere un insostituibile ruolo nella difesa del territorio e nella politica di riduzione dei costi sociali ed economici dell'urbanizzazione, che tali comuni fortunatamente quasi...
PRESIDENTE. Onorevole Favia, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, al di là dei rapporti divisori tra i comuni e i fondi destinati, resta una realtà abbastanza deludente. Dalla ripartizione ciascun comune sotto i cinquemila abitanti - ricordo che il 72 per cento dei comuni d'Italia è ascrivibile a questo insieme - percepirà qualcosa tra i 6.500 ed i 7.000 euro.
È una cifra con la quale ben pochi incentivi alle fusioni, alla ridistribuzione delle risorse e per la residenzialità potranno essere attuati. Per cui, al di là delle buone intenzioni di questa proposta di legge, vi è l'impegno, che penso, responsabilmente, il Governo e la maggioranza dovranno assumere, di garantire a questa proposta di legge importante dei finanziamenti più ragguagliati alla grande necessità di attenzione verso queste realtà locali.
Se è vero che questa proposta di legge prevede un finanziamento di 40 milioni di euro solo per quest'anno e nulla si sa per i prossimi anni, mi pare che, in questo modo, si diano ben poche speranze ed aspettative ai singoli comuni italiani.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Commercio 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Concia, Calvisi, Lusetti, Scanderebech, Gasbarra, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 558
Votanti 554
Astenuti 4
Maggioranza 278
Hanno votato sì 39
Hanno votato no 515).
Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Ciccanti 3.51.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ciccanti 3.51 formulato dal relatore.
AMEDEO CICCANTI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, poiché ritengo questo emendamento sostanzialmente importante per i piccoli comuni, laddove vi sono delle caserme dismesse del Corpo forestale dello Stato, altri edifici demaniali o vecchie scuole non comunali che possono essere di grande sostegno per la vita della comunità, anche per attività associative e volontaristiche, non vedo come questo emendamento possa sovvertire il significato e l'importanza di questa nuova normativa dei piccoli comuni.
Il relatore ha proposto un invito al ritiro; sostanzialmente, gli chiedo di riflettere e ripensare questo suo orientamento, perché si tratta di un emendamento che non fa male a nessuno, anzi, fa solo del bene ai piccoli comuni. Altrimenti, chiedo che esso venga posto in votazione.
PRESIDENTE. Il relatore conferma la richiesta di invito al ritiro?
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, già nelle premesse facevo riferimento a procedure Pag. 56in atto. Penso al federalismo demaniale: si tratta di beni del Ministero della difesa e di altri Corpi che, in futuro, potrebbero essere ricompresi nel federalismo demaniale. Questa è stata la mia motivazione, signor Presidente; per cui, non posso che confermare l'invito al ritiro, anche perché questo emendamento, così formulato, avrebbe conseguenze di carattere finanziario.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, è chiarissimo. Lei è bravissimo, anche a spiegare le sue ragioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori sottoscrive questo emendamento e naturalmente voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, l'Italia ha una struttura di 8 mila comuni. In particolare, l'80 per cento di questi 8 mila comuni è al di sotto della soglia dei 5 mila abitanti; di questi, una parte potrà beneficiare di agevolazioni previste in questo provvedimento.
La platea dei comuni beneficiari rischia, però, di essere troppo vasta in relazione alle risorse assegnate da questo provvedimento. Stiamo parlando di interventi agevolativi verso piccoli comuni disagiati, che verranno, in ogni caso, attivati in un contesto che dovrebbe cambiare sensibilmente. Questo potrebbe diventare un elemento di criticità.
Ricordiamo, infatti, che al Senato è praticamente fermo l'esame del disegno di legge governativo concernente il codice delle autonomie.
È difficile capire come calare un discorso che coinvolge questi piccoli comuni in un contesto come quello del codice delle autonomie, che ancora non esiste, e come questo si contemperi con il discorso relativo al federalismo fiscale municipale.
Detto questo, è comunque necessario approvare la proposta di legge in esame in quanto rappresenta un primo importante passo per sostenere i piccoli comuni più disagiati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, l'obiettivo principale della proposta di legge in esame, che è poi largamente condiviso dal gruppo Italia dei Valori, è, soprattutto, quello di mettere in campo tutti gli strumenti possibili per fare in modo che venga riequilibrata l'attuale situazione di forti squilibri socio-economici, favorendo, in particolar modo, la vivibilità nei piccoli comuni e nei piccoli centri attraverso, quindi, l'insediamento di attività produttive, incentivi, agevolazioni e maggiori risorse economiche destinate proprio ai piccoli comuni.
PRESIDENTE. Onorevole Di Giuseppe, la prego di concludere.
ANITA DI GIUSEPPE. Siamo di fronte ad un provvedimento molto importante, del quale, però, non bisogna meravigliarsi. Forse da qui scaturiscono anche gli altri interventi.
PRESIDENTE. Onorevole Di Giuseppe, la prego di concludere.
ANITA DI GIUSEPPE. Sto per concludere, signor Presidente.
Il dubbio è che gli obiettivi che si pone il testo in esame sono senz'altro ambiziosi, però bisogna tener presente anche che la gran parte delle norme previste nel suddetto testo non comportano oneri per lo Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
Pag. 57
DAVID FAVIA. Signor Presidente, stiamo esaminando un provvedimento che è giusto approvare, ma, al contempo, non bisogna non vedere come esso presenti dei possibili miglioramenti sui quali chiediamo al Governo di cercare di fare la sua parte.
Questo a cominciare dalle risorse finanziarie molto esigue complessive messe a disposizione per l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame. Ne servono di più. Servono più certezza dei finanziamenti per gli anni futuri, più garanzie sull'effettiva concretizzazione delle disposizioni contenute nella proposta di legge in esame a favore dei piccoli comuni svantaggiati, così come più coraggiosa avrebbe dovuto essere la norma che prevede, ai fini dell'erogazione dei contributi previsti, una sorta di corsia preferenziale per quei comuni che decidono di unirsi.
PRESIDENTE. Onorevole Favia, la prego di concludere.
DAVID FAVIA. L'eccessivo frazionamento dei comuni non consente una politica coordinata del territorio e moltiplica eccessivamente i costi della stessa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 3.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giachetti, Lusetti, Castagnetti, Sposetti, De Angelis, Boniver, Calderisi, Milanese, Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 554
Votanti 367
Astenuti 187
Maggioranza 184
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 296).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, poiché immagino che il tempo a disposizione del gruppo Italia dei Valori stia volgendo al termine, le sarei grato se volesse ampliare i tempi a nostra disposizione, ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento.
Ne approfitto anche per chiedere una cosa, così, en passant, senza alcun intento polemico. Se dovessi esprimere degli epiteti nei suoi confronti, quale sarebbe la sanzione?
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, effettivamente il gruppo Italia dei Valori ha esaurito il tempo a sua disposizione.
La Presidenza, essendo stata avanzata specifica richiesta, analogamente a quanto fatto in precedenti analoghe circostanze, concede all'uopo un ampliamento dei tempi pari ad un terzo rispetto a quello originariamente previsto dal contingentamento.
Passiamo agli identici emendamenti De Micheli 3.26 e Ciccanti 3.53.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro dell'emendamento De Micheli 3.26 formulato dal relatore.
PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che il mio emendamento 3.26 - che ha forse una debolezza, quella di prevedere anche in parte una delega al Governo - prevedeva anche in questo caso un alleggerimento e una semplificazione dei piani di programmazione e delle incombenze sulla programmazione finanziaria, in particolar modo, e su quella che riguarda le opere pubbliche per i comuni sotto i 5 mila abitanti.
Il relatore ci ha invitato a ritirare l'emendamento in questione. Noi saremmo anche disponibili in tal senso, abbiamo però la necessità - e mi rivolgo soprattutto al sottosegretario Alberto Giorgetti - che venga ripresa e portata a termine quanto Pag. 58prima la questione legata alla Carta delle autonomie. Quello, infatti, potrebbe essere il luogo dove questi modelli di semplificazione, sia per quanto riguarda le questioni finanziarie che quelle più legate agli investimenti dei piccoli comuni e delle unioni dei comuni, possono avere una risposta, se vogliamo, più completa e organica di quanto non sia previsto in questo emendamento.
Pertanto, chiedo al Governo, al relatore e al Presidente di garantire che nella Carta delle autonomie queste previsioni siano priorità rispetto alle politiche previste per i piccoli comuni. Di conseguenza, accediamo all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ciccanti 3.53, formulato dal relatore.
AMEDEO CICCANTI. No, signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro e insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo emendamento va in una linea piuttosto chiara. Noi pure avremmo aderito all'invito del relatore, però vogliamo invece porre all'attenzione di tutti colleghi un tema che può trovare una soluzione.
Noi siamo per una linea di efficienza dei piccoli comuni, attraverso le unioni, i consorzi dei servizi e quant'altro, piuttosto che per una linea di assoluta semplificazione di tutto, fino a correre dei rischi. È positivo l'intento di questo articolo, che semplifica la rigidità per i piccoli comuni della programmazione triennale e degli elenchi annuali delle opere pubbliche. In effetti, per i piccoli comuni è un'incombenza che potrebbe essere anche troppo gravosa, però non dobbiamo, per così dire, buttare via l'acqua sporca con il bambino. Noi, infatti, così facendo, stiamo derogando ad alcuni principi fondamentali, su cui credo tutti i colleghi vorranno convenire, come per esempio il fatto che un minimo di programmazione si debba prevedere, a partire dalle opere di recupero e di manutenzione, che nei piccoli comuni sono fondamentali, a partire dal recupero del patrimonio esistente e a partire dai progetti di lavori già esecutivi o iniziati con capitale privato maggioritario. In pratica, deroghiamo per migliaia di comuni italiani a questo ordine di priorità. È una buona cosa? Nell'eliminare l'elenco annuale dei lavori pubblici, si deroga pure al principio che, per realizzare un'opera pubblica e iniziare una procedura di affidamento, occorra un progetto, anzi, almeno uno studio di fattibilità, non dico un progetto preliminare. È un buon principio spingere i comuni a realizzare opere pubbliche e appalti senza nemmeno uno studio di fattibilità condotto all'interno o dall'esterno? Dobbiamo essere un pochino più prudenti.
Ed allora, con questo emendamento, avendo fiducia nel Governo - intendo tutti i governi, non necessariamente quello in carica - diciamo: va bene, semplifichiamo, facciamo derogare i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti alla rigidità di queste norme, però deleghiamo il Governo a indicare dei principi, dei succedanei, delle norme semplificate, che conservino tuttavia l'importanza di questa graduatoria minima, ovvero di questa griglia delle priorità, anche di quelle relative alle necessità di un appalto vero che, senza una valutazione e uno studio di fattibilità, è forse meglio che non si faccia, perché le pubbliche amministrazione diventano prone dinanzi a richieste del mercato che non possono controllare.
Per tali ragioni, ci sembra più giusto questo emendamento, che delega il Governo a provvedere entro sei mesi ai criteri semplificati in questa materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, faccio mio l'emendamento De Micheli Pag. 593.26, precedentemente ritirato, e naturalmente esprimo il voto favorevole dell'Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, siamo di fronte ad un provvedimento che è giusto approvare ma diciamo subito che il rischio che il testo risulti difficilmente in grado di raggiungere gli obiettivi tutto sommato ambiziosi che lo stesso si pone c'è tutto. Ciò soprattutto perché le risorse, ancora una volta, che voi mettete a disposizione sono inadeguate e la gran parte delle norme contenute nel testo non comportano oneri a carico dello Stato. Cioè si tratta di un provvedimento senza alcuna copertura economica. Così vale per esempio laddove si prevede che i piccoli comuni possano istituire, anche in forma associata, centri multifunzionali nei quali concentrare una serie di servizi per i cittadini che, evidentemente, senza copertura, stanno solo sulla carta e rimarranno tali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, intervengo per ribadire, come ho detto prima, che non si può non essere d'accordo su un provvedimento del genere in quanto non possiamo tollerare che in Italia esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B. Cittadini appartenenti a piccole comunità in cui non sono garantiti neanche i servizi essenziali quali la scuola e gli ambulatori medici, e cittadini, quelli che abitano nelle aree metropolitane, a cui tutto è concesso, tutto può esistere ed essere garantito dallo Stato. Sicuramente la normativa vigente non tiene conto di questa disomogeneità della popolazione sul territorio nazionale e occorre adottare un provvedimento che preveda agevolazioni nei confronti di quelle persone che desiderano ritornare nei piccoli comuni, alimentare le loro tradizioni e mantenerle, ma tutto ciò richiede ovviamente un supporto economico da parte dello Stato che però non vediamo nel provvedimento all'esame.
PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, l'emendamento De Micheli 3.26 può essere fatto proprio dall'onorevole Donadi o dall'onorevole Evangelisti. Quindi, onorevole Evangelisti, devo intendere che il suo gruppo fa proprio l'emendamento De Micheli 3.26?
FABIO EVANGELISTI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti De Micheli 3.26, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo dell'Italia dei Valori, e Ciccanti 3.53, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sposetti, onorevole Cavallaro, onorevole Misiti, onorevole Ruben, onorevole Pagano, onorevole Boccuzzi, onorevole Caparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori - Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 540
Maggioranza 271
Hanno votato sì 274
Hanno votato no 266).
Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Duilio e Gnecchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo agli identici emendamenti Braga 3.27 e Ciccanti 3.52. Pag. 60
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
CHIARA BRAGA. Signor Presidente, chiedo l'attenzione dell'Assemblea e del sottosegretario Giorgetti su questo emendamento, che tocca un punto fondamentale che riguarda l'organizzazione e l'attività dei piccoli comuni, e che attiene appunto al tema del personale in servizio presso gli stessi. Sappiamo che per i comuni sotto i cinquemila abitanti non sono previste le regole relative al Patto di stabilità, quindi l'organizzazione della finanza locale dei comuni sotto i cinquemila abitanti segue regole proprie. Per quanto riguarda però le spese di personale i piccoli comuni sono tutt'oggi vincolati al rispetto del comma 562 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, che ha subito nell'arco di questi anni una serie di modifiche ed integrazioni.
Nonostante queste modifiche ancora oggi i comuni al di sotto dei cinquemila abitanti sono tenuti a non superare nei propri bilanci per le spese di personale l'ammontare delle cifre relative all'anno 2004. Per un certo numero di anni e di esercizi finanziari sono state previste una serie di deroghe al riguardo proprio in ragione del fatto che questo vincolo, che blocca e fotografa al 2004 le spese per il personale, rischia di compromettere le possibilità di esercizio anche delle funzioni fondamentali per i piccoli comuni. Il fatto che non vi sia più questa possibilità di deroga in forza del decreto-legge n. 78 del 2010, e il fatto che (sempre in forza di questa norma) non si siano previsti nemmeno degli sconti dal punto di vista finanziario per i comuni sotto i cinquemila abitanti, pone i piccoli comuni in una condizione di oggettiva difficoltà, che chiediamo in qualche modo al Governo di valutare attentamente e di riconsiderare anche non tramite la forma dell'emendamento che abbiamo presentato.
Su invito del relatore, proprio in relazione agli obiettivi di arrivare ad un provvedimento condiviso che possa proseguire senza intoppi ulteriori il percorso di approvazione, saremmo anche disposti a ritirare l'emendamento in esame, con l'auspicio però e la richiesta (che formulo espressamente al sottosegretario Giorgetti) di considerare attentamente l'ordine del giorno, a mia prima firma ma sottoscritto anche da altri colleghi, che verrà votato al termine dell'iter del provvedimento con il quale si invita il Governo a predisporre in qualche modo una nuova regolamentazione delle spese di personale per i comuni sotto i cinquemila abitanti d'intesa con le rappresentanze dei piccoli comuni.
L'obiettivo è quello di rimuovere un vincolo, un ostacolo che anche da un punto vista finanziario non avrebbe particolare ricadute sulla tenuta dei conti pubblici complessivi e potrebbe invece consentire ai piccoli comuni di dotarsi del personale necessario e utile a garantire un livello di servizio adeguato ai propri cittadini. Quindi, ritiro l'emendamento in esame e invito il Governo a prestare particolare attenzione all'ordine del giorno presentato.
PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, accedo all'invito formulato dal relatore e mi associo alle argomentazioni della collega Braga, e credo che un ordine del giorno possa tenere in vita in qualche modo il significato di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Braga 3.27 e Ciccanti 3.52 li ritirano.
RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Per cosa, onorevole Cambursano? Non ci sono più gli emendamenti.
RENATO CAMBURSANO. Li faccio miei.
Pag. 61PRESIDENTE. No, lei non può farli suoi?
RENATO CAMBURSANO. Come no?
PRESIDENTE. Lei personalmente non può. Deve essere il suo...
RENATO CAMBURSANO. Il gruppo...
PRESIDENTE. Ho capito, ma - mi perdoni - ancora un po' la forma vale. Gliel'ho detto anche cortesemente prima.
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, facciamo nostri gli emendamenti che sono stati testé ritirati, e vi apponiamo la firma di tutti i deputati del gruppo dell'Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Sta bene. Purtroppo, la forma vale.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, volevo capire se questo provvedimento manterrà lo spirito unitario, perché il metodo francamente non è condivisibile. Ci sono due emendamenti delle forze di opposizione che sono stati ritirati dalle stesse, e ho avvertito che queste proposte emendative sono in grado di determinare effetti finanziari. Pertanto dovrei poi dire come relatore (e sarebbe costretto a dirlo anche il presidente della V Commissione) che l'iter di questo provvedimento si interromperebbe perché dovremmo risistemarlo.
Non mi sembra corretto come atteggiamento. Lo si dichiari, ma siamo entrati in Aula con altre premesse e altre considerazioni.
PRESIDENTE. Mi sembra che l'invito del relatore sia oggettivamente chiaro.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per riprendere ciò che ha detto la collega Braga, chiedendo che venga accolto, anche dal gruppo dell'Italia dei Valori, questo suggerimento di trasfondere il contenuto del presente emendamento in un ordine del giorno. Nei suoi interventi anche il collega Realacci ha ricordato all'inizio che questo è il terzo tentativo in cui cerchiamo di approvare tale provvedimento. Rischiamo di mandare sotto il Governo un'altra volta - lo abbiamo appena dimostrato - e, dopo, bloccare l'iter di un percorso legislativo, rendendo inefficace il lavoro che stiamo facendo qui.
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, le argomentazioni del relatore ci hanno persuaso e, quindi, accettiamo anche noi l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo solo per rilevare, anche dopo il riferimento all'ultimo emendamento, che è importante, in questo provvedimento, oltre che trovare le risorse necessarie e trovarne la quantità maggiore possibile, pure apprezzare alcuni elementi che nell'articolo 3 sono stati trattati dai relatori.
Essi riguardano la semplificazione per la gestione dei piccoli comuni, soprattutto in riferimento a norme molto complesse - chiamo in causa soltanto il Codice degli appalti di cui abbiamo testè parlato - le quali complicano tantissimo la gestione Pag. 62delle gare e delle poche risorse a disposizione dei comuni e che, in qualche modo, contengono un input che può servire allo sviluppo economico di certe aree - che, sicuramente, sono da intendersi tra le aree più marginali delle nostre regioni, anche di quelle più sviluppate -, laddove i piccoli comuni fanno da presidio, come molti hanno detto, da tanti punti di vista.
Vorrei ricordare che, in questo articolo, oltre che i riferimenti al Patto di stabilità e crescita, alla disapplicazione di alcune norme sugli appalti, alla tutela dei beni culturali ed alla necessità di compensare un digital divide che rallenta lo sviluppo e la competitività di intere aree del nostro Paese, occorre anche richiamare la responsabilità - questo sì - degli amministratori, dei consiglieri, di tutti coloro che si fanno carico di impegni, onorevoli colleghi, non in spregio ai costi della politica, ma, piuttosto, molto spesso anche gratuitamente, senza ricevere alcun compenso. Lo dobbiamo rilevare in quest'Aula, lo dobbiamo dire noi che abbiamo tutt'altro trattamento, riferendoci a coloro che, appunto, amministrano non guardando all'interesse personale, ma offrendo il loro tempo e la loro disponibilità, anche in condizioni molto difficili, sostituendosi, in alcuni casi, pure ad amministrazioni più importanti che non hanno sempre la stessa attenzione verso queste aree minori. Credo che semplificando, anche dal punto di vista normativo, cercando, in alcuni casi, di venire incontro all'impossibilità di avere, all'interno degli uffici tecnici e delle strutture amministrative di quegli enti, tutte le competenze presenti, ma, piuttosto, favorendo le gestioni associate, si possa svolgere un lavoro importante rispetto al quale molti cittadini avranno un beneficio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che il gruppo dell'Italia dei Valori vota a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Granata, onorevole Lusetti, onorevole Rubinato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 554
Votanti 553
Astenuti 1
Maggioranza 277
Hanno votato sì 553).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Volevo chiedere alla Presidenza...(Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, per cortesia!
GIORGIO LA MALFA. Volevo chiedere alla Presidenza se essa è già in grado di dire a che ora nella giornata di domani si svolgerà...
PRESIDENTE. Appena la Presidenza avrà elementi...
GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, signor Presidente, volevo spiegare le ragioni di questo... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Prego, onorevole La Malfa, prego...
GIORGIO LA MALFA. So che i nostri colleghi...
Pag. 63PRESIDENTE. Parli al Presidente, onorevole La Malfa.
GIORGIO LA MALFA.... non sanno che cos'è il Parlamento ma è una colpa loro non è una colpa nostra se non ne conoscono il funzionamento.... siccome stamattina era incardinata in Parlamento una dichiarazione del Ministro dell'interno su questioni di estrema gravità, noi riconosciamo che il Ministro... credo che in uno zoo si troverebbero meglio quei parlamentari che non nella sala del Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Scusate, perdiamo più tempo...
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, continuo non appena...
PRESIDENTE. Per cortesia, concluda.
GIORGIO LA MALFA. Siccome era incardinata una dichiarazione su questioni urgenti e importanti, il Parlamento può riconoscere l'impedimento oggettivo del Ministro che è a Tunisi. Poiché tuttavia tornerà da Tunisi all'indomani di questo rientro speriamo che possa...(Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Allenza per l'Italia).
PRESIDENTE. Appena la Presidenza sarà in grado informerà il Parlamento riguardo all'aggiornamento delle comunicazioni del Ministro Maroni.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, per dire che l'articolo 4 nell'impianto complessivo del provvedimento è molto importante perché mette in evidenza i settori nei quali i comuni ma anche le altre istituzioni possono intervenire per consentire la promozione di uno sviluppo sostenibile ed equilibrato, soprattutto intervenendo in alcuni servizi che notoriamente presentano difficoltà di gestione e di erogazione nei territori dei piccoli comuni in specie quando questi sono ubicati in territorio montano.
Mi riferisco, ad esempio, al servizio postale: tra l'altro proprio oggi abbiamo appreso della conferma dei vertici di Poste italiane Spa. Qui ci sono diversi colleghi - non soltanto il sottoscritto - sia di maggioranza che di opposizioni ad esempio che hanno presentato molte interrogazioni relative alle difficoltà di erogazione del servizio postale nei piccoli comuni e nei territori montani. Quindi anche questo riferimento è importante. Tuttavia volevo riferirmi, signor Presidente, ad alcune perplessità circa in particolare all'emendamento De Luca 4.21 che pur magari essendo condivisibile nello spirito rischia di ampliare eccessivamente la platea dei possibili interventi tenendo conto che le risorse sono molte limitate.
Per quanto riguarda anche l'emendamento Commercio 4.20 riferito in questo caso ad un intervento nel settore della viabilità dei trasporti anche qui esprimo perplessità. Concludo, signor Presidente, nel comunicare alla Presidenza la mia sottoscrizione all'intero provvedimento di legge e sottolineo l'importanza di una proposta di legge che trova una condivisione trasversale, ampia, bipartisan, come si suol dire. È stato veramente un peccato che la scorsa settimana con una forzatura la maggioranza abbia inteso rinviare il proseguo dell'esame di questo provvedimento. Comunque, signor Presidente, su questi due emendamenti esprimo, quanto al primo, perplessità e sul secondo probabilmente vi sarà un orientamento di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento De Luca 4.21 è inammissibile. Invito Pag. 64il relatore per la V Commissione, onorevole Vannucci, ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Commercio 4.20.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Commercio 4.20, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Sposetti? Onorevole Crosio? Onorevole Aracu? Onorevole Oliverio? Onorevole Strizzolo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato sì 537).
Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 9.500, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.
Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'articolo 4.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Calearo? Onorevole Sbai? Onorevole Pisicchio? Onorevole Dionisi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 545
Votanti 544
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato sì 544).
Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Borghesi 5.20.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Braga 5.21 e per questo emendamento ricordo che era interessante, ma non ha trovato l'intesa delle Commissioni riguardo al patrimonio culturale immateriale, quello riferito alla convenzione Unesco che abbiamo ratificato. Per questo abbiamo predisposto un ordine del giorno specifico e per chiedere Pag. 65l'approvazione dell'ordine del giorno abbiamo bisogno del ritiro dell'emendamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Borghesi 5.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento del collega Borghesi, che intende privilegiare la vendita diretta e la vendita di prodotti a filiera corta. Parliamo dell'articolo 5, in cui si vuole e si intende valorizzare la produzione di prodotti agroalimentari tradizionali.
Ma cosa sono i prodotti agroalimentari tradizionali? Sono più di quattromila nel nostro Paese, sono prodotti che vengono indicati dalle diverse regioni e vengono iscritti in un albo nazionale. Devono però avere delle caratteristiche particolari, cioè devono poter avere e possedere metodiche di lavorazione o di conservazione o anche di stagionatura consolidate nel tempo per un minimo di 25 anni. Sono prodotti che hanno un effettivo radicamento con il loro territorio, però sono anche prodotti di nicchia: la produzione spesso è una produzione di quantità molto modeste e quindi privilegiare per questi prodotti la vendita diretta o la vendita a filiera corta è perfino una necessità.
Questi prodotti sono molto legati al territorio: è un aspetto positivo non solo perché in qualche modo difendono la tradizione e la cultura contadina, ma spesso difendono anche la biodiversità nel nostro Paese. Pertanto voteremo sicuramente a favore di questo articolo, integrato dall'emendamento in esame così opportuno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, accolgo con piacere il parere favorevole da parte del relatore.
Potrei fare mie tutte le considerazioni che il collega Zucchi ha utilizzato, ma la mancanza di tempo non me lo permette. Quindi, spero proprio che tutta l'Assemblea voti a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 5.20, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Cuomo... onorevole Della Vedova... onorevole Sardelli... onorevole Porfidia... onorevole Villecco Calipari... onorevole Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 543
Maggioranza 272
Hanno votato sì 543).
Passiamo all'emendamento Braga 5.21.
Chiedo all'onorevole Braga se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 5.21 formulato dal relatore per le stesse ragioni di prima.
CHIARA BRAGA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e trasfonderò il contenuto del mio emendamento in un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Tommaso Foti... onorevole Armosino... onorevole Di Stanislao... onorevole Farina Coscioni... onorevole Repetti... Pag. 66
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 543
Maggioranza 272
Hanno votato sì 542
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Commercio 6.20 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: anche in forma associata, con le seguenti parole: con priorità per quelli relativi a forme associative».
Le Commissioni invitano al ritiro dell'emendamento Realacci 6.21.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Commercio 6.20.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'emendamento Commercio 6.20 proposta dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Commercio 6.20, nel Testo riformulato accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Saltamartini... onorevole Mondello... onorevole Bertolini... onorevole Papa... onorevole Buonfiglio... onorevole Perina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 554
Maggioranza 278
Hanno votato sì 554).
Passiamo all'emendamento Realacci 6.21.
Prendo atto che l'onorevole Realacci accede all'invito al ritiro del suo emendamento 6.21.
Passiamo alla votazione dell'articolo 6.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... onorevole Granata... onorevole Sardelli... onorevole Torrisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato sì 550).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).Pag. 67
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Valducci 7.20 e raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 7.500.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Valducci 7.20.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valducci 7.20, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Calearo, Granata, Bernini, Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 551
Votanti 385
Astenuti 166
Maggioranza 193
Hanno votato sì 384
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.500 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Garagnani, Sbai, Gnecchi, Realacci, Centemero, Rainieri....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 551
Votanti 549
Astenuti 2
Maggioranza 275
Hanno votato sì 548
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà, le ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, porterò via anche meno tempo perché questo è un articolo fondamentale di questo provvedimento che di per sé cerca di porre rimedio al fatto che, in mancanza della Carta delle autonomie e con un federalismo municipale che certamente non darà ai piccoli comuni i risultati che si attendono, noi introduciamo delle norme che possono essere di salvaguardia. Una delle questioni fondamentali è quella della permanenza dei servizi pubblici nei piccoli comuni. Da questo punto di vista i servizi postali sono essenziali, non solo per quanto riguarda il cosiddetto servizio postale universale ma anche per trasformare quegli uffici in presidi di servizi complessivi per il cittadino.
Perciò voglio sottolineare un aspetto che deve essere definito nel contratto di programma tra il Ministero competente e Poste italiane che ha avuto recentemente la conferma del servizio universale e cioè che questo servizio deve essere espletato all'interno del contratto di programma garantendo tutte le possibilità di mantenere, anche nei piccoli comuni, i servizi che i cittadini richiedono. Su questo ci sarà un ordine del giorno da me presentato su cui comincio a chiedere al Governo un'attenzione particolare e la sua accettazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, io sono nato in un piccolo comune e quindi sono particolarmente sensibile alla questione testé sottolineata ed in particolare alle questioni del servizio postale. Non dubito che tale questione verrà risolta attraverso l'impegno che profonderà senza dubbio, con l'eccellenza della sua capacità giuridica, l'onorevole Siliquini, testé nominata nel consiglio di amministrazione delle Poste italiane e dichiaro il voto favorevole all'articolo 7 (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Repetti, Scandroglio, Arturo Mario Luigi Parisi, Brancher, La Loggia, Antonino Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 547
Maggioranza 274
Hanno votato sì 547).
Prendo atto che i deputati Cimadoro e Goisis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 8 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Commercio 8.20.
L'articolo 8 riguarda gli istituti scolastici. Vorrei ringraziare il Governo che ha mantenuto perplessità fino alla fine. Rimangono profili problematici ma alla fine il Governo ha consentito alle Commissioni di andare avanti con questo testo che cerca di risolvere alcuni problemi, appunto, dei piccoli comuni.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, abbiamo anche un articolo aggiuntivo sull'articolo 8. Deve esprimere il parere anche sull'articolo aggiuntivo Ciccanti 8.020 sul quale vi è già un parere contrario della I Commissione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano al ritiro dell'articolo aggiuntivo Ciccanti 8.020. Si tratta di un articolo aggiuntivo relativo alle farmacie per il quale abbiamo suggerito di provvedere con la presentazione di un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo concorda. Passiamo alla votazione dell'emendamento Commercio 8.20.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Commercio 8.20, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Hanno votato tutti? Onorevole Fioroni... onorevole Beltrandi... onorevole Rigoni...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 69
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato sì 550).
Passiamo alla votazione dell'articolo 8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.
ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, sicuramente la permanenza della scuola in ogni comune - e più che mai nei piccoli comuni e soprattutto in quelli che insistono in aree montane o disagiate o nelle piccole isole - diventa più che mai essenziale per la tenuta del tessuto culturale e sociale di quel territorio. Privare una comunità della sua scuola equivale a privarla della sua identità e della speranza di futuro. Cosa sarebbe il nostro Paese e come verrebbe garantito lo sviluppo e il mantenimento del nostro territorio se non vi fossero i piccoli comuni? Ma occorre sostenerli, perché lì più ardua e difficile è la vita rispetto a chi vive in città o nel suo hinterland.
Per questo dobbiamo prima di tutto salvaguardare le scuole nei nostri piccoli comuni e per questo ben venga il dettato di questo articolo 8, il quale prevede che, senza pregiudizio dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione, le regioni e gli enti locali possono assicurare convenzioni con gli uffici scolastici regionali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e finanziare il mantenimento in attività degli istituti scolastici statali aventi sedi nei comuni di cui all'articolo 8, che dovrebbero essere chiusi o accorpati ai sensi delle disposizioni.
Ma non basta aver previsto questo e, nel contempo, nel medesimo articolo imporre l'obbligo di dover rimanere nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione invariata e nel rispetto dei vincoli del Patto di stabilità.
Non è pensabile che, dopo i tagli di risorse inferti da questo Governo alla scuola, si possano davvero salvare le istituzioni scolastiche dei nostri piccoli comuni a costo zero, anzi sotto zero, senza prevedere delle vere deroghe...
PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, la prego di concludere.
ROSA DE PASQUALE. ...ai numeri per la formazione delle classi nelle scuole dei piccoli comuni montani disagiati e delle piccole isole. La nuova circolare sull'iscrizione al prossimo anno scolastico, emanata dal Ministro Gelmini, prevede per l'apertura di una sezione di scuola materna, un minimo di bambini pari a 15 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non ho a disposizione cinque minuti per il mio intervento?
PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, sa che ho molto rispetto di lei, ma il tempo a sua disposizione è terminato.
ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Di Caterina, Russo, Cambursano, Cuperlo, Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 542
Maggioranza 272
Hanno votato sì 542).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Ciccanti 8.020. Pag. 70
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.
ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo e per sottolineare lo stato di grave disagio, dal punto di vista economico e sociale, in cui versano gli abitanti che vivono nei piccoli centri. I comuni faticano a garantire i servizi essenziali minimi in questa località, mi riferisco ai servizi postali, al servizio sanitario, al servizio farmaceutico e alla scuola, alla quale si riferisce l'articolo appena votato. L'introduzione del federalismo fiscale è un'ulteriore spallata per questi comuni perché faticano a far quadrare i bilanci e quindi ci sarà un peggioramento della qualità dei servizi che andremo ad erogare nei prossimi anni in queste località. Certamente capiamo che bisognerà andare verso una gestione in forma associata dei servizi, che devono avere come obiettivo prioritario la sostenibilità economica, ma anche la qualità del servizio. Tuttavia, sul piano dell'erogazione dei servizi sanitari, come è possibile immaginare che vi sia una sanità di serie A per le grandi metropoli e una serietà di serie B per le aree marginali del nostro Paese? Continueremo ad assistere al fenomeno dello spopolamento continuo delle aree marginali e ad un sovraffollamento delle aree urbane proprio per la mancanza di servizi all'interno di questo territorio. La chiusura di una scuola in un piccolo centro è una ferita grave che si infligge anche alle comunità locali: chiudere la scuola significa togliere un grande punto di riferimento non soltanto dal punto di vista culturale.
Un altro argomento che vorrei sottolineare a proposito della mancanza di servizi in queste aree è, ad esempio, anche quello concernente la mancanza della banda larga, che penalizza anche dal punto di vista dell'accesso ad internet, i giovani che vivono su questi territori.
PRESIDENTE. Onorevole Dionisi, la prego di concludere.
ARMANDO DIONISI. Bisogna invertire questa tendenza. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, mi sembra di avere a disposizione cinque minuti. Bisogna investire su questi territori, sapendo che è essenziale gestire questi servizi in forma moderna e associata, ma bisogna che lo Stato, le regioni, le province e gli stessi comuni diano più attenzione a questo settore per la garanzia minima dei servizi essenziali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, si sta discutendo questo provvedimento con grande disponibilità e attenzione dell'Aula, dei relatori e del Governo. Credo che francamente questo articolo aggiuntivo che interagisce con il diritto alla salute e alla pari dignità di tutti i cittadini di poter avere il servizio farmaceutico, così com'è formulato - credo che sia stato esaminato attentamente - non lede nessuna competenza, né delle regioni, né dell'organizzazione professionale farmaceutica, né di qualsiasi altro soggetto interessato, ma ha la finalità, signor Presidente, di rendere accessibili farmaci vitali ed indispensabili in mondo più agevole agli anziani, soprattutto delle zone disagiate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ciccanti 8.020, non accettato dalle Commissioni né dal Governo...
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Ne ha facoltà.
Pag. 71AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, annunzio il ritiro dell'articolo aggiuntivo e la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni, raccomandano l'approvazione del loro emendamento 9.100 ed esprimono parere favorevole sull'emendamento De Micheli 9.20, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1, dopo le parole «agevolazioni, anche in forma tariffaria» aggiungere le parole «e di compensazione economica»; questo peraltro era il fine dell'emendamento.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione dell'emendamento 9.500 delle Commissioni, di cui do lettura: al comma 3, dopo le parole «comunità montane» aggiungere le seguenti «o delle unioni di comuni».
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole De Micheli accoglie la riformulazione del suo emendamento 9.20.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9.100 delle Commissioni e De Micheli 9.20, nel testo riformulato, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mario Pepe (IR)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 535
Maggioranza 268
Hanno votato sì 534
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.500 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giammanco, Goisis, Villecco Calipari, Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 536
Maggioranza 269
Hanno votato sì 536).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Bossa, Scilipoti, Nola, De Nichilo Rizzoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato sì 532). Pag. 72
Prendo atto che le deputate Coscia e Goisis hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 10.100. Il tema concerne quello della lotteria. Le Commissioni formulano un invito al ritiro dell'emendamento Cambursano 10.24, che credo possa essere considerato precluso perché cambiava la copertura; si invita al ritiro anche degli emendamenti Braga 10.22 e Borghesi 10.21 (come già rilevato all'inizio l'emendamento Borghesi 10.21 è stato ricompreso nell'emendamento 2.100 delle Commissioni).
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Commercio 10.20 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 3, lettera c) dopo le parole: «patrimonio abitativo» aggiungere le seguenti: «non utilizzato o in stato di degrado».
PRESIDENTE. Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Moles e Rao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 541
Maggioranza 271
Hanno votato sì 541).
Prendo atto che il deputato Peluffo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 10.100 delle Commissioni, risultano preclusi gli emendamenti Cambursano 10.24 e Braga 10.22, mentre l'emendamento Borghesi 10.21 è stato assorbito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Commercio 10.20.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Commercio 10.20 accettano la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Commercio 10.20, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Repetti, Cesario, Dima, Toto, Bocchino e Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 539).
Passiamo alla votazione dell'articolo 10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
Ricordo che il suo gruppo ha esaurito i tempi a sua disposizione.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo articolo prevede incentivi per la residenza nei piccoli comuni attraverso Pag. 73un sistema originale di lotteria. Se ne è discusso a lungo, ma ci sono altre lotterie e altre questioni, come quella sollevata anche dal collega Menia, perché non c'è più la lotteria, però c'è la lotteria che riguarda la collega Siliquini. È stato dato l'annuncio che l'onorevole Siliquini è stata «imbucata» alle Poste (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia). Mai raccomandata fu spedita con così tanta urgenza ed è arrivata a destinazione. La domanda che poniamo al Governo è la seguente: come voterà la Siliquini, per posta, voterà, non voterà? La domanda è pertinente, signor Presidente, perché il Governo ci deve spiegare se rimarrà parlamentare o meno. Il Paese è in ansia. Non vorremmo che peggiorasse la performance del Governo ma anche quella delle Poste Italiane (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Concia. Ne ha facoltà.
ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, volevo rispondere a Mantini su questa cosa. Siccome oggi ho segnalato che tutte le nomine che sono state fatte dalle aziende pubbliche riguardano solo uomini, vorrei che questo Parlamento lo registrasse. Non vorrei che adesso solo l'onorevole Siliquini, che io ho criticato, venisse messa al bando.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione...
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ma io ho alzato la mano.
PRESIDENTE. Ormai ho aperto la votazione, le darò la parola successivamente sull'articolo 11. Il Presidente le chiede scusa.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 533).
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, l'articolo 11 è un articolo sensibile perché è quello che riguarda il Fondo per lo sviluppo dei piccoli comuni e gli emendamenti sono tutti riferiti alla copertura finanziaria. Pur apprezzandoli, questo articolo se così modificato è in grado di bloccare tutto il provvedimento.
Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro degli emendamenti Borghesi 11.26 e 11.25 e Piffari 11.27. L'emendamento Piffari 11.20 è stato già approvato all'articolo 2. Le Commissioni formulano un invito al ritiro degli emendamenti Cambursano 11.21, Borghesi 11.22 e 11.23 e De Micheli 11.24.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Borghesi 11.26.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 11.26 formulato dal relatore.
RENATO CAMBURSANO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, innanzitutto la prego davvero di farsi aiutare dai suoi collaboratori, visto che la mano l'avevo alzata quando ancora il collega stava intervenendo, per amor di verità, ed è sempre bene riconoscerla.
Ma quello che volevo dire - naturalmente non lascio cadere l'occasione - lo dico ora. Onorevole collega Dussin, è vero che l'articolato precedente sulla lotteria è stato modificato da un emendamento delle Commissioni, ma è altresì vero che i colleghi che non fanno parte né delle due Commissioni competenti né, tanto meno, del Comitato dei diciotto possono non esserne a conoscenza.
Perché dico questo, onorevole Dussin? L'onorevole Messina ci ricordava del fallimento, ormai da anni, della Lotteria Italia e delle lotterie con altre denominazioni, e che quindi valeva la pena di ripensare quello strumento. È esattamente quello che suggerivamo con l'emendamento successivo a quello delle Commissioni, che lo ha ricompreso.
Per quanto riguarda l'emendamento Borghesi 11.26 - qui prego davvero i colleghi di fare mente locale - sapete, spero, da dove vengono presi i 40, diconsi 40 milioni di euro, cioè briciole, per tutti piccoli comuni che rientrano nella categoria che abbiamo descritto prima? Si tratta di 40 milioni. Ci si accontenta davvero di un pezzo di pane buttato dal ricco Epulone!
Attenzione, leggete bene: le risorse provengono dal Ministero dell'ambiente, e più precisamente dalla difesa del suolo e dalla bonifica dei siti inquinati; secondo, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed in particolare dal finanziamento di opere ferroviarie. Quindi, sappiate che stiamo discutendo esattamente di questo: togliamo risorse al sistema disastrato del nostro territorio per la tutela dei siti inquinati e la difesa del suolo e al trasporto ferroviario per finanziare i piccoli comuni.
Dovrebbero davvero prendere atto che questo non è un modo corretto di legiferare. Lo dico convintamente, perché il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo articolo. Spero proprio che una mano sulla coscienza la mettano almeno i colleghi dell'opposizione e auspicabilmente, i colleghi di tutti i gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, voglio ritornare sull'importanza di questa proposta di legge, che dà l'opportunità di valorizzare i piccoli comuni. Però, voglio anche ritornare sull'articolo 7, che prevede la possibilità di fare convenzioni per i piccoli comuni, per quanto riguarda la cassa e la tesoreria, con Poste Italiane. Purtroppo, mentre noi discutiamo di convenzioni che riguardano i piccoli comuni, voi della maggioranza la convenzione l'avete già fatta, e l'avete fatta tra Poste Italiane e la collega Siliquini, che, evidentemente, avete messo nel consiglio di amministrazione perché (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo per dire solamente che è encomiabile la volontà di portare avanti le istanze dei piccoli comuni, ma è anche vero che «non si fanno le nozze con i fichi secchi».
Se nel manifesto di intenti si dice che bisogna attivare meccanismi attraverso risorse certe, per l'anno 2012 riusciamo ad elargire ai piccoli comuni 42 milioni di euro, ossia 7 mila euro per ogni comune, quindi non faremo granché. Pag. 75
Per l'anno 2013, però, non è stata stanziata alcuna risorsa economica per cui questi comuni, che devono procedere all'attivazione di servizi, che tipo di programmazione e pianificazione possono fare?
Credo che bisogna anche essere coerenti e coscienti. Bisogna fare della programmazione delle risorse certe un punto cardine perché, altrimenti, il testo in esame, obiettivamente, cade su dei temi fondamentali quali la certezza delle risorse, la pianificazione di queste e la volontà che si diano alle comunità le risposte che da tempo attendono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà per un minuto.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo per dire che l'Italia ha un'ossatura di 8 mila comuni. In particolare, l'80 per cento di questi è al di sotto dei 5 mila abitanti.
Di questi comuni, una parte potrà beneficiare delle agevolazioni previste nel provvedimento in esame. La platea dei comuni beneficiari rischia, però, di essere troppo vasta in relazione alle risorse assegnate dalla proposta di legge in oggetto.
Stiamo parlando di interventi agevolativi verso piccoli comuni disagiati che verranno in ogni caso attivati in un contesto che dovrebbe cambiare sensibilmente. Questo potrebbe diventare un elemento di criticità. Ricordiamo, infatti, che al Senato è praticamente fermo l'esame del disegno di legge governativo concernente il codice delle autonomie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, nel rammentare la mia attività di sindaco di un piccolo comune non al di sotto dei 5 mila abitanti, vorrei ricordare che governare piccoli comuni serve soprattutto per fare crescere una mentalità sana che è ancora presente in questi piccoli centri del nostro Paese. Quindi, dei punti di riferimento importanti come l'ufficio postale o la biblioteca comunale rappresentano delle piccole iniziative che aiutano a mantenere un'aggregazione sociale sana.
Penso che soprattutto questo debba essere il nostro lavoro di legislatori, diretto a preservare questo scrigno importante che abbiamo nel nostro Paese, ossia i piccoli comuni con i loro valori, con le loro tradizioni e con le loro storie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 11.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 351
Astenuti 188
Maggioranza 176
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 320).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 11.25.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
RENATO CAMBURSANO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per pochissimi minuti.
RENATO CAMBURSANO. Lo so bene, signor Presidente, ma sono sufficienti per richiamare ancora l'attenzione dei colleghi su ciò che è stato appena fatto e sull'opportunità di evitare che si ripeta l'errore. Pag. 76
Visto che vi erano delle remore ad approvare l'altro emendamento della cosiddetta «legge mancia» - i colleghi sanno che, per quanto riguarda il gruppo dell'Italia dei Valori, non vi sono mai state remore - se approviamo l'emendamento in esame, non prendiamo più risorse da dove prevedeva la suddetta legge, ma sicuramente evitiamo che vengano tolte, come già dicevo prima, alla difesa del suolo, ai siti inquinati e al trasporto ferroviario.
Cosa diciamo? Che vengano presi 40 milioni dal fondo diretto del Ministero dell'economia e delle finanze senza, quindi, incidere nei confronti di nessuno. Pensiamoci per davvero. È l'ultima opportunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per ribadire il concetto che l'onorevole Cambursano ha chiaramente già esposto all'Aula con molta determinazione. Per dare soddisfazione, ma non si capisce bene, o meglio si capisce bene, ma senza ottenere alcun risultato considerevole, non valeva la pena forse sacrificare all'altare della miseria - e in questo caso mi pare della povertà - risorse importantissime alle comunità, alle ferrovie e, mi sembra, al recupero del suolo.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cimadoro.
GABRIELE CIMADORO. Soprattutto sarebbero risorse che avrebbero dovuto avere un fondo e disponibilità da parte di qualche altro Ministero che forse qualche spreco in più c'è l'ha (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, l'approvazione da parte del Parlamento di questa proposta di legge è condizione necessaria, ma non sufficiente, per migliorare davvero la vivibilità nei piccoli comuni più disagiati e per favorire l'insediamento di attività produttive attraverso incentivi e agevolazioni.
È, infatti, necessario un chiaro impegno del Governo a incrementare i finanziamenti previsti da questa proposta di legge per i piccoli comuni a maggior disagio. Dal 2013, infatti, le risorse finanziarie a favore di questo provvedimento saranno individuati annualmente con legge di stabilità, ma nulla viene detto su quante saranno le risorse che il Ministro dell'economia e delle finanze metterà a disposizione per l'attuazione di queste misure. Sarà quindi il Governo a determinarle, alla fine, sulla base delle sue scelte economiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, vorrei ricordare che i piccoli comuni hanno visto in questi ultimi anni ridurre drammaticamente le risorse disponibili, sia a causa dell'insostenibile taglio dei trasferimenti operato da questo Governo, sia a causa della costante migrazione della popolazione verso le grandi città. Adesso, con questo provvedimento, si cerca di mettere in campo 40 milioni di euro che, come diceva prima il collega Messina, vanno ripartiti fra i quasi 6 mila comuni che ne dovrebbero beneficiare. Facendo una semplice divisione, abbiamo quasi 6 mila euro, che dovrebbero essere distribuiti a queste piccole realtà locali. Ma con una cifra così irrisoria, signor Presidente, come si può fare a valorizzare le piccole realtà locali e a migliorare, come è nell'intento del provvedimento, le condizioni di vita di tali aree, anche in considerazione delle potenzialità che esse hanno sotto il profilo turistico e culturale?
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
Pag. 77PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, corre l'obbligo di chiarire i profili di copertura finanziaria di questa proposta di legge rispetto a quello che abbiamo sentito.
È vero che, dei 40 milioni di euro, 20 milioni vengono dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e 20 milioni vengono dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ma si tratta di Fondi di riserva speciali della missione Fondi da ripartire. Per intenderci, si tratta di fondi «incagliati», che andavano ridestinati. Vi era il rischio che andassero in perenzione e, comunque, ci vuole una legge per destinarli. È chiaro che se uno prende di un fondo la dizione generale trova la soluzione a tutte le disgrazie del mondo. Ma con 40 milioni di euro, le disgrazie del mondo, come lei sa, signor Presidente, non si risolvono.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 11.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Frassinetti, Margiotta, Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 302
Astenuti 226
Maggioranza 152
Hanno votato sì 30
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Motta ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Piffari 11.27 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 11.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Cesa, onorevole Catanoso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 350
Astenuti 181
Maggioranza 176
Hanno votato sì 81
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cambursano 11.21 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 11.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Fioroni, onorevole Mazzuca, onorevole Bocciardo, onorevole Farina Coscioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 347
Astenuti 179
Maggioranza 174
Hanno votato sì 39
Hanno votato no 308). Pag. 78
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Borghesi 11.22 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 11.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Scilipoti, onorevole Nola, onorevole Cesario, onorevole Lo Monte, onorevole Leo, onorevole Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 338
Astenuti 189
Maggioranza 170
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 312).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Borghesi 11.23 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 11.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Libè, onorevole Goisis, onorevole Mazzuca, onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 345
Astenuti 184
Maggioranza 173
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 314).
Prendo atto che l'emendamento De Micheli 11.24 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà per due minuti.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, nell'esprimere il voto favorevole del Partito Democratico non posso non evidenziare anche i limiti dell'articolo in esame. Esprimeremo un voto favorevole perché il medesimo articolo rappresenta una parte essenziale del provvedimento in esame, lo finanzia, permette ovviamente di aprire - una volta che il medesimo sia definitivamente approvato - un capitolo nel bilancio dello Stato che ci permetterà di valutare, di volta in volta, con la legge di stabilità, se dare anche fondi più robusti di quanto non sia qui previsto nei prossimi anni.
Nello stesso tempo, però, è indubbio che ci troviamo di fronte a risorse che sono scarse. La proposta di legge in origine stanziava 40 milioni all'anno per tre anni. Attualmente sono previsti 40 milioni per il solo 2012 mentre le risorse dal 2013 in poi saranno definite con la legge di stabilità ma non abbiamo in questo senso alcuna certezza. Si tratta di 40 milioni per una platea, quella dei piccoli comuni che, lo abbiamo detto, sono quasi seimila e per una tipologia di opere molto vasta: tutela dell'ambiente e dei beni culturali, messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici, promozione dello sviluppo economico e sociale, incentivazione dell'insediamento di nuove attività produttive, investimenti. Si tratta pertanto di un fondo certamente inadeguato che, comunque, bisognerà spendere con le procedure previste nei tempi più rapidi possibili e occorrerà impegnarsi tutti quanti perché siano stanziate risorse maggiori appena se ne presenterà l'opportunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo per una breve dichiarazione Pag. 79di voto sull'articolo 11. Mi spiace per il collega e relatore per la V Commissione, Vannucci, che ha voluto correggere il sottoscritto dicendo che si tratta di fondi perenti. E allora? Sempre destinati erano - se la lingua italiana ha ancora un senso - ai Ministeri e per gli scopi che ho appena citato.
Semmai è una aggravante questo, perché i ministri competenti avrebbero dovuto - potendo, volendo - spendere quei soldi e non mandarli a fondi perenti. Ma non solo questo, signori colleghi e signore colleghe. Noi proponevamo con questo articolo di elevare le risorse da 40 a 60 milioni di euro (che già non è una cifra, anche quest'ultima, così mastodontica) per le migliaia di comuni interessati. Infatti, se noi estendiamo per intero tutti quei criteri che abbiamo stabilito per individuare i comuni destinatari ce ne saranno davvero tanti. Mi potete dire voi - concludo - come facciano a destinare risorse per mantenere la scuola sui propri territori? Come fanno a comprare le ex case Anas, oppure i caselli delle ferrovie? Con quali soldi? Questa è la domanda. Questa rischia di diventare una legge fantasma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Martinelli, onorevole Rao, onorevole Porcino, onorevole Naccarato, onorevole Fiano, onorevole Gatti, onorevole Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 514
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato sì 492
Hanno votato no 22).
Prendo atto che il deputato Castagnetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Repetti, onorevole Calearo Ciman, onorevole Ferranti, onorevole Granata, onorevole Barbaro, onorevole Scandroglio, onorevole Sbrollini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 521
Maggioranza 261
Hanno votato sì 520
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Castagnetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Avverto che l'emendamento Commercio 13.20 non è stato segnalato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 13. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che anch'io sono stata tra coloro che hanno sottoscritto questa proposta di legge a prima firma Realacci e, come molti colleghi hanno sottolineato, ritengo il provvedimento importante perché riconosce la realtà dei piccoli comuni quali presidi Pag. 80fondamentali delle comunità locali, soprattutto nelle zone montane più disagiate del Paese.
Ma le risorse obiettivamente destinate a questo provvedimento - dobbiamo riconoscerlo -sono limitate e non sufficienti forse per far svolgere ai piccoli comuni tutti quegli interventi che il provvedimento stesso riconosce. Quindi un auspicio, Presidente: mi auguro che questo provvedimento sia solo un primo passo per riconoscere a queste realtà le risorse adeguate per continuare a svolgere le funzioni che la legge riconosce loro al servizio dei loro cittadini, in modo particolare, i servizi essenziali, quelli scolastici, commerciali, postali, sociali, senza i quali una comunità muore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Brandolini, onorevole Scandroglio, onorevole Bonaiuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato sì 515).
Prendo atto che la deputata Motta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Ricordo che precedentemente era stato accantonato l'emendamento Ria 2.23 nonché la votazione dell'articolo 2.
Avverto che in proposito le Commissioni hanno presentato l'emendamento 2.500 (Vedi l'allegato A - A.C 54-A) che è in distribuzione, con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
Invito, pertanto, il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti Ria 2.23 e 2.500 delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 2.500, mentre formulano un invito al ritiro sull'emendamento Ria 2.23. La presentazione dell'emendamento 2.500 delle Commissioni è stata finalizzata a risolvere il tema proposto dagli onorevoli Ria e Bosi.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Ria 2.23 formulato dal relatore.
Testo sostituito con l'errata corrige del 06 APRILE 2011 LORENZO RIA. Signor Presidente, l'indicazione della specificità di comuni montani o di aree rurali serve per ricomprendere anche i comuni costieri. Sono moderatamente soddisfatto di questa riformulazione e, quindi, ritiro l'emendamento. LORENZO RIA. Signor Presidente, l'esclusione della specificità di comuni montani o di aree rurali serve per ricomprendere anche i comuni costieri. Sono moderatamente soddisfatto di questa riformulazione e, quindi, ritiro l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.500 delle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Scilipoti, onorevole Calearo Ciman, onorevole Causi, onorevole Castagnetti, onorevole Granata, onorevole Briguglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 517
Astenuti 3
Maggioranza 259
Hanno votato sì 517.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato....
GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Sta bene. Revoco l'indizione della votazione. Prego, onorevole Santagata, ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, credo in dissenso dal gruppo. La scoperta che il Paese è fatto di montagne, di coste e di isole rientra nella fisiologia del nostro Paese; la patologia, invece, è tutta istituzionale ed è nella frammentazione. Non pensavo che questo provvedimento dovesse risolverla, ma almeno non allargare la platea a tutti i comuni come abbiamo fatto con questo articolo. Non posso che votare contro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato....
MARINA SERENI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Sta bene. Revoco l'indizione della votazione. Prego, ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, intervengo brevemente a titolo personale per dire che voto a favore di questo articolo in quanto deputata umbra, di una regione, cioè, che ha 92 comuni di cui 62 sotto i cinquemila abitanti. Un manifesto di alcuni anni fa diceva che l'aria delle città rende liberi, pensando ai servi della gleba che potevano diventare liberi solo quando arrivavano in una città e prendevano lì la residenza. Oggi noi dimostriamo che anche l'aria delle piccole città può rendere liberi, può creare sviluppo e coesione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 515
Votanti 508
Astenuti 7
Maggioranza 255
Hanno votato sì 502
Hanno votato no 6).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 54-A).
Qual è il parere del Governo?
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Garagnani n. 9/54-A/1, Di Stanislao n. 9/54-A/2 e Lovelli n. 9/54-A/3, mentre accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/54-A/4 a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna Pag. 82il Governo a valutare l'opportunità di sostenere le collaborazioni e le unioni dei comuni più piccoli».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/54-A/5, mentre accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/54-A/6, a condizione che la parte iniziale del dispositivo sia così riformulata: «impegna il Governo a valutare l'adozione di opportune iniziative» per poi continuare.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/54-A/7, mentre accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/5-A/8, a condizione che vengano espunte le premesse. Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/54-A/9.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/54-A/10 e Braga n. 9/54-A/11.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/54-A/12 purché sia riformulato aggiungendo le parole: «compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica»; con la stessa premessa il Governo accetta l'ordine del giorno Donadi n. 9/54-A/13.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/54-A/14; mentre accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/54-A/15 purché sia riformulato aggiungendo: «compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica»; con la stessa premessa accetta gli ordini del giorno Cimadoro n. 9/54-A/16 e Mura n. 9/54-A/17.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Porcino n. 9/54-A/18.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/54-A/19 purché sia riformulato aggiungendo «compatibilmente con il mantenimento degli equilibri di finanza pubblica»; con la stessa riformulazione è accettato l'ordine del giorno Messina n. 9/54-A/20.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Di Giuseppe n. 9/54-A/21 e Palomba n. 9/54-A/22; accetta l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/54-A/23 purché sia riformulato aggiungendo le parole: «compatibilmente con il mantenimento degli equilibri di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/54-A/24.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Favia n. 9/54-A/25 è inammissibile limitatamente al secondo capoverso della parte dispositiva, che è volta a prevedere la soppressione delle comunità montane e delle province o la riduzione del loro numero, in quanto tale materia può essere disciplinata solo con norme costituzionali.
Ricordo inoltre che la soppressione delle province è oggetto di uno specifico provvedimento previsto nel programma dei lavori dell'Assemblea del mese di maggio.
Inoltre l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/54-A/32, volto a promuovere una lotteria nazionale al fine di destinare risorse all'isola di Lampedusa, è inammissibile.
Prego, sottosegretario Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/54-A/26 purché sia riformulato con la premessa ricordata in precedenza e allo stesso modo l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/54-A/27 e Rota n. 9/54-A/28.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Aniello Formisano n. 9/54-A/29, Crosio n. 9/54-A/30 n. 30, Zacchera n. 9/54-A/31. Ricordo che è stato dichiarato inammissibile l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/54-A/32.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Frassinetti n. 9/54-A/33, Mantini n. 9/54-A/34, Cazzola n. 9/54-A/35, Marinello n. 9/54-A/36 e Ciccanti n. 9/54-A/37.
PRESIDENTE. Ho soltanto da fare una precisazione e poi possiamo passare ai voti ma penso che non ci saranno. Sull'ordine del giorno Favia n. 9/54-A/25 limitatamente alla parte ammissibile che è il primo capoverso chiedo al Governo di esprimere il parere.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/54-A/25 limitatamente alla parte ammissibile.
Pag. 83PRESIDENTE. Non vedo osservazioni da parte dei proponenti in particolare per quanto riguarda le riformulazioni. Pertanto fino all'ordine del giorno Porcino n. 9/54-A/18 prendo atto che i proponenti non insistono per la votazione dei propri ordini del giorno e che, ove riformulati i presentatori accettano le rispettive riformulazioni.
ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, non ho capito perché non si sono sentiti i nomi. Alcuni numeri non erano seguiti dal nome. Non ho mai sentito pronunciare il mio nome e, quindi, vorrei una conferma in riferimento al mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, il Governo ha accettato l'ordine del giorno n. 9/54-A/19 da lei presentato purché riformulato. Accetta la riformulazione proposta dal Governo?
ANTONIO PALAGIANO. Sì, accetto, la riformulazione proposta dal Governo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Messina n. 9/54-A/20, di cui accettano la riformulazione; Di Giuseppe n. 9/54-A/21; Palomba n. 9/54-A/22.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/54-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/54-A/24, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/54-A/25, accettato dal Governo, purché riformulato.
DAVID FAVIA. Mi scusi, signor Presidente, ma il Governo aveva dichiarato che sull'ordine del giorno Favia n. 9/54-A/25 era favorevole.
PRESIDENTE. Sì, il Governo ha dichiarato di accettarlo nella parte ammissibile.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Pietro n. 9/54-A/26, Evangelisti n. 9/54-A/27, Rota n. 9/54-A/28, Aniello Formisano n. 9/54-A/29, Crosio n. 9/54-A/30, Zacchera n. 9/54-A/31, Frassinetti n. 9/54-A/33, Mantini n. 9/54-A/34, Cazzola n. 9/54-A/35, Marinello n. 9/54-A/36 e Ciccanti n. 9/54-A/37.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho capito che sul mio ordine del giorno n. 9/54- A/27 il Governo ha espresso un parere favorevole.
PRESIDENTE. Anch'io ho capito così. O c'è una riformulazione? Chiedo al Governo di precisare il parere sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/54-A/27. Prendo atto che il Governo esprime parere favorevole.
FABIO EVANGELISTI. Questo significa che ai comuni impegnati fattivamente nell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e che abbiano realizzato interventi finalizzati alla loro assistenza e integrazione vi sarà un contributo pari a non meno di 10 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2011-2013.
Di fronte alla catastrofe umanitaria a cui stiamo assistendo mi sembra davvero una buona notizia e volevo complimentarmi con il Governo per l'accoglimento di questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Pag. 84ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, abbiamo concluso anche abbastanza velocemente il provvedimento in esame ed ora siamo in fase di dichiarazioni di voto finale. Tuttavia l'importanza del provvedimento credo che richieda un tempo pieno per le dichiarazioni di voto, che sono dieci minuti a gruppo, quindi andrà via più di un'ora. Non è auspicabile, vista l'ora e gli impegni presi che avevamo tutti assieme, concludere alle 20 e rinviare a domani mattina?
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Compagnon, capisco, ma è stato preso un accordo con la Presidenza e anche con tutti i gruppi sul fatto che l'esame del provvedimento si concludesse questa sera.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro.
Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, quello in esame è sicuramente un provvedimento serio, almeno nelle intenzioni. Noi naturalmente daremo il nostro contributo di voto favorevole di tutto il gruppo, anche se con qualche criticità.
Parto dalle criticità per arrivare a confermare un principio, che secondo me andava espresso prima dell'esame del provvedimento in esame: io credo che sia sbagliato considerare un comune di 5.000 abitanti un comune di piccole dimensioni. Noi abbiamo un territorio nazionale e la collega prima diceva che nella sua regione, in Umbria, vi sono più di 90 comuni. Nella mia provincia, Bergamo, vi sono 240 comuni. Ad esempio in una valle, in una piccola comunità montana, quale quella della valle Imagna, un paese di 5.000 abitanti è da considerarsi il più grosso del comprensorio alpino di cui discutiamo. Dunque secondo me il provvedimento andava discusso tenendo presente che vi sono i microcomuni, che sono la maggioranza nelle nostre comunità, che sono la maggioranza dei comuni in territorio montano. Allora il provvedimento andava esaminato in un altro senso e poi si ritorna alla difficoltà di gestire comuni nelle zone montane, allora noi avremmo preferito che le comunità montane venissero sciolte, le province medesime venissero sciolte, ma per difficoltà burocratiche non è stato fatto. Inoltre andavano incentivati gli accorpamenti e le aggregazioni dei piccoli comuni, le fusioni dei piccoli comuni, che potrebbero arrivare a delle soluzioni burocratiche di fatto più pratiche e più praticabili.
Dopodiché, se il provvedimento fosse andato in quella direzione, avremmo potuto fare uno sforzo particolare, perché 40 milioni di euro, come molti colleghi in aula hanno ricordato, andranno a beneficiare sì e no di 5.000 o 6.000 euro ogni comune. Credo che stiamo facendo un grande sforzo per un piccolissimo risultato, che non risolve un problema a nessuno.
Poi vi è un'altra cosa importantissima: noi dobbiamo rimandare all'annuale legge di stabilità per sapere quanto i comuni, alla fine dell'anno, riusciranno ad ottenere. Io credo pochissimo.
Il provvedimento stigmatizza una situazione che, di fatto, è particolarissima sul nostro territorio nazionale; vero è che i piccoli comuni che andranno a beneficiarne avranno pochissimi risultati.
Ci dimentichiamo sempre di ricordare che questi piccoli comuni sono il nostro presidio nazionale, sono la tutela del territorio, sono i rappresentanti quasi dimenticati di territori oramai abbandonati: vi è una deforestazione «umana» - possiamo definirla in questo modo - sulle nostre valli. Quindi, non vi è solo una deforestazione naturale di alberi, ma di persone che non riescono più a trovare vivibilità e spazi su questo territorio. Pag. 85
L'ordine del giorno presentato a mia firma ha un significato particolare, è stato accolto dal Governo e spero che, poi, abbia un seguito, ma credo che tanti ordini del giorno, alla fine, «annacqueranno» il provvedimento. Abbiamo chiesto, con questo ordine del giorno, che i piccoli presidi commerciali di piccole comunità e di piccoli paesi vengano finanziati, che vengano istituiti addirittura, oppure facilitati all'apertura, e finanziati con soldi che lo Stato mette a disposizione per dare un servizio. Infatti, non sono attività commerciali considerate come tali: dovrebbero essere considerate come servizio. Ed è per questo che i Ministeri competenti devono intervenire per dare la possibilità a queste piccole attività di mantenersi in vita con sovvenzioni, che non sono soldi a fondo perduto, ma danno la possibilità ad una comunità di sopravvivere e di dare ed avere un servizio sul territorio che è fondamentale.
Noi voteremo convintamente a favore del provvedimento in oggetto, sperando che nell'immediato o, comunque, nei mesi successivi a venire, probabilmente vi siano risorse superiori: speriamo nel prossimo Governo, che non sarà più di questo colore, naturalmente, visti i risultati che si stanno conseguendo sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto, vorrei esprimere la soddisfazione anche da parte del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia per un provvedimento che è stato approvato sostanzialmente all'unanimità. È un provvedimento che cade in un momento particolare della nostra nazione, quello del centocinquantesimo anniversario dell'Unità nazionale e proprio i piccoli comuni rappresentano un po' il tessuto connettivo di questa identità culturale diffusa.
Il provvedimento tende a contrastare - e noi siamo certi che contrasterà - la crescente marginalizzazione e il progressivo spopolamento di tanti piccoli centri che sono presenti sul territorio nazionale, un trend negativo che si è andato accumulando soprattutto negli ultimi anni e che ha colpito in maniera particolarmente drammatica quelle aree che già presentavano situazioni di disagio sociale ed economico.
È un provvedimento importante, onorevole Presidente e colleghi, perché esce dalla logica di microinterventi estemporanei o di finanziamenti ad hoc. Esso, invece, viene iscritto per certi versi in una prospettiva europea, attraverso interventi strutturali per un corretto uso del territorio e la migliore distribuzione della popolazione; interventi che, come hanno dimostrato esperienze europee particolarmente significative della Spagna, della Finlandia e della Svezia, possono concorrere alla crescita economica complessiva della nostra economia.
Con la sua approvazione, questa norma non vuole avere una finalità - almeno negli intendimenti del legislatore - di natura assistenzialista, ma vuole mettere in regola una serie di iniziative basate sulla qualità in grado di fare sistema nelle aree interne o periferiche maggiormente disagiate dislocate dal Nord al Sud, e garantire ed implementare la qualità dei servizi e, quindi, la qualità della vita delle popolazioni.
Bisogna capire che, negli ultimi sessant'anni, oltre il 50 per cento del territorio nazionale che interessava appunto ai piccoli comuni è degradato anche da un punto di vista idrogeologico ed ambientale, proprio a causa della mancanza di manutenzione del territorio e delle attività storicamente svolte dagli agricoltori.
Quindi, per certi versi - e concludo - è un provvedimento intelligente, importante e condivisibile - e per questo condiviso all'unanimità dal Parlamento - soprattutto per quella parte che riguarda le disposizioni tendenti alla valorizzazione, alla salvaguardia e alla promozione del patrimonio storico, culturale, ambientale e paesaggistico di questi centri, attraverso misure dirette al recupero dei centri storici, Pag. 86alla tutela dei loro beni culturali e del loro patrimonio e alle agevolazioni a favore di manifestazioni ed eventi artistici o culturali, che, in una fase nella quale le politiche culturali dell'Italia certamente non brillano come efficienti, possono dare un'importante garanzia di diffusione culturale.
È un patrimonio inestimabile quello dei piccoli comuni e la ricorrenza dell'Unità nazionale ci impone, ancora una volta di più, di ricordare che va adeguatamente preservato proprio perché garante dell'identità storica e culturale del Paese. Per questo motivo, oltre ad avere sottoscritto, insieme al collega Divella e ad altri colleghi la presente proposta di legge, e ringrazio l'onorevole Realacci per il lavoro che ha svolto e per l'approfondimento che ha profuso in una tematica che so essere particolarmente a lui, ma anche a tutti noi, cara, credo che debba avere in modo convinto il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.
VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, le dichiaro innanzitutto che il gruppo Iniziativa Responsabile è favorevole all'approvazione del provvedimento e data l'ora ormai tarda cercherò di ridurre al minimo le considerazioni che comunque sono d'uopo.
I piccoli comuni sono una ricchezza del nostro Paese, ne sono una parte fondamentale per via della numerosità degli stessi e dell'enorme patrimonio ambientale, storico e culturale che essi contengono.
Solo pochi giorni fa, in occasione della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, proprio in quest'Aula ha definito i piccoli comuni come l'istituzione più antica e radicata della nostra tradizione storica, fulcro dell'autogoverno democratico e di ogni assetto autonomistico. Migliore definizione non poteva essere data. In realtà, dunque, noi dobbiamo tutelare non solo la dimensione fondamentale in cui si articola la presenza delle autonomie locali ma anche, secondo quanto dispone il Titolo V della Costituzione, vivificare e rafforzare il concetto di sussidiarietà e di solidarietà che ha sempre ispirato il legislatore.
Riteniamo utile però, prima di entrare nel merito del provvedimento, dover sgomberare il campo da alcuni dubbi che pure serpeggiano non solo in questa Aula: la proposta di legge che siamo chiamati a valutare e ad approvare non nasce dall'intento in sé e per sé certamente discutibile e condannabile di assegnare sic et simpliciter risorse ai piccoli comuni che troppo spesso hanno avuto bilanci in rosso per via di una politica di spesa che rispondeva più ad una logica clientelare che alle esigenze della buona amministrazione. Non è nelle intenzioni della maggioranza riproporre la vecchia pratica dei fondi a pioggia che è servita nel passato a coprire i costi di inutili consulenze, di improbabili opere pubbliche, di parcelle per progetti irrealizzabili e non finanziabili e di assunzioni di personale inutile. Niente di tutto questo, il Governo di centrodestra in questi due anni e mezzo di legislatura ha certamente dato un sostegno tangibile e si è distinto nella lotta allo spreco delle risorse pubbliche che, è inutile negarlo, si è annidato e per certi versi si annida ancora negli enti locali. È nostra intenzione pertanto continuare a sostenere la politica di rigore condotta dal Ministro Tremonti e dal Ministro Brunetta perché si accompagna alla semplificazione delle procedure amministrative e alle politiche di sostegno ai piccoli comuni e alla loro valorizzazione.
Onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame nasce da un'iniziativa bipartisan ed è il segno tangibile di una sensibilità diffusa e lontana dalle divisioni politiche; scaturisce dalla consapevolezza comune di dover tutelare un patrimonio che appartiene all'Italia e agli italiani.
Per queste e per altre considerazioni che mi astengo dal fare, annuncio il voto Pag. 87favorevole del gruppo Iniziativa Responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, l'Unione di Centro voterà a favore della proposta di legge sul sostegno e sulla valorizzazione dei piccoli comuni. Lo fa nella convinzione che non si tratta di una normativa di tipo assistenzialistico, perché i 40 milioni destinati a questo provvedimento non sono una soluzione alla debolezza dei piccoli comuni. Lo fa, invece, nella consapevolezza di rafforzare, da una parte, la rete di solidarietà e coesione sociale e, dall'altra parte, la salvaguardia del territorio, sia come tutela paesistico-ambientale sia come manutenzione dell'equilibrio idrogeologico.
Lo facciamo anche per salvaguardare la memoria storica del nostro Paese e, quindi, l'identità italiana, quella delle tradizioni storiche ed enogastronomiche, dei costumi, usanze ed esperienze civiche che si tramandano di generazione in generazione. Lo facciamo con maggior significato proprio all'indomani del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, come ricordava il collega Granata, perché tale unità è tanto più vera quanto più è riuscita a coniugare le tante storie locali, tanto diverse quando più affondano le proprie radici nella storia rendendole, però, patrimonio comune della nostra identità nazionale.
Sono passate due legislature nel tentativo di varare una legge per i piccoli comuni, senza mai riuscirvi. Finalmente, si approda a questa deliberazione parlamentare, dopo un anno di discussione nelle Commissioni congiunte - la V e l'VIII Commissione - dove si è trovata un'unanime convergenza di intenti e di soluzioni, facendone un testo condiviso che l'Assemblea ha ben recepito stando alle votazioni piuttosto unanimi.
Voglio ringraziare i relatori, Vannucci e Guido Dussin, che hanno saputo raccogliere tutti gli spunti di riflessione emersi durante il dibattito nelle Commissioni, recependo anche indicazioni e proposte dell'Unione di Centro. È mancata, però, l'occasione per riconoscere il terzo mandato ai sindaci nei comuni con almeno 3 mila abitanti. Purtroppo, su questo punto non vi è stata una convergenza politica né si è registrato un punto di incontro.
Come ha ricordato, nel corso della discussione sulle linee generali, il collega Dionisi, in questi piccoli comuni, al di sotto dei 5 mila abitanti, vivono circa 10 milioni di persone che rappresentano oltre 5.400 comuni su 8.101, ossia il 72 per cento dei comuni italiani che, però, amministrano il 50 per cento del territorio nazionale. Si tratta di una realtà di governo del territorio nazionale che non poteva rimanere senza una propria voce peculiare, senza una propria realtà istituzionale, senza una propria identità giuridica che ne individuasse il significato di piccolo comune, così come viene fatto con l'articolo 3 che disciplina l'ambito di applicazione della legislazione degli enti locali in forma attenuata per tutti i comuni con popolazione pari o inferiore a 5 mila abitanti.
Questa proposta di legge, però, non commette l'errore di considerare tutti uguali i comuni fino a 5 mila abitanti, perché con l'articolo 2 ha circoscritto il proprio ambito di applicazione soltanto a particolari tipologie di comuni con specifiche caratteristiche demografiche, ambientali, economiche e sociali. Voglio al riguardo ricordare al collega dell'Italia dei Valori, che mi ha preceduto nella dichiarazione di voto, che non è vero che ad ogni singolo comune vadano 6 mila euro perché non tutti i 5.400 i comuni sono destinatari di questi finanziamenti. Alla fine saranno, a malapena, solo qualche centinaio i comuni che rientreranno nelle tipologie indicate dall'articolo 2.
Sarà infatti un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che tra sei mesi riporterà l'elenco dei comuni che versano in particolari condizioni di criticità, rispetto ai quali lo Stato e le rispettive regioni di appartenenza dovranno essere Pag. 88meno «patrigni» e più benevoli. Tale benevolenza non si esplica solo con la sussidiarietà finanziaria, ma anche attraverso una rete di servizi che rechi una pari opportunità per cittadini residenti che pagano le stesse tasse dei cittadini delle grandi metropoli in ordine ai livelli essenziali delle prestazioni civili e sociali, che non sono solo riconducibili a quelle individuate nella legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale.
Il diritto alla scuola materna e all'istruzione primaria, il diritto al trasporto pubblico, ai servizi socio assistenziali, alla sanità, alle comunicazioni anche attraverso i social network e le reti telematiche a banda larga, ovvero il diritto ai servizi postali e finanziari, all'esercizio del culto religioso e all'assistenza farmaceutica sono diritti che devono essere garantiti in eguale misura a Roma, come a Canicattì.
Quando ci si pone il problema del costo dei piccoli comuni ci si dovrebbe porre anche il più grave e vasto problema del maggior costo che si sarebbe dovuto sostenere per la manutenzione di quel 50 per cento del territorio nazionale oggi governato dagli stessi piccoli comuni. Lo sanno bene le regioni alluvionate, da ultimo le Marche, la mia regione, interessata dall'ultima alluvione. La spoliazione dei comuni montani e la forte antropizzazione a valle, verso la costa, lungo le grandi vie di comunicazione del nostro Paese, hanno determinato un intasamento degli sbocchi idrici naturali e il dilavamento dei terreni montani, senza più quelle irregimentazioni idriche che oggi causano frane e alluvioni con danni economici e sociali che tutti conoscono.
Il presidio umano nel territorio è quindi condizione di sicurezza e investimento. Si tratta di favorire il recupero edilizio e abitativo e di incentivare la rete commerciale e produttiva (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non consegno un bel niente, potevate rinviare a domani le dichiarazioni di voto, ho a disposizione dieci minuti e li utilizzerò interamente!
PRESIDENTE. Infatti, onorevole Ciccanti, vorrei segnalarle che sta sprecando il suo tempo, nel senso che ha ancora a disposizione un minuto e mezzo.
AMEDEO CICCANTI. Ma lei, signor Presidente mi faccia parlare! Se lei mi fa interrompere dai colleghi e non li richiama...
PRESIDENTE. Proceda pure, onorevole Ciccanti.
AMEDEO CICCANTI. Non è vero che non è conveniente o non è possibile nei piccoli comuni incentivare la rete commerciale e produttiva e fare il recupero edilizio e abitativo. Ci sono migliaia di esperienze italiane che smentiscono questo luogo comune. L'onorevole Realacci ne ha ricordata qualcuna, sopratutto citando piccoli comuni delle Marche, che conosco meglio. Ha citato il piccolo comune di Monterubbiano di 3.000 abitanti, dove sono state costruite le macchine elettriche per le olimpiadi di Pechino, il piccolo comune di Muccia, dove si produce il migliore anice del Mediterraneo e il comune di Belforte del Chienti, dove si produce la nuova Simonelli. Aggiungo il tartufo di Acqualagna, i maccheroncini di Campofilone, noti in tutto il mondo, il prosciutto di Carpegna e migliaia di questi esempi per dire che c'è un'economia soprattutto dell'agroalimentare, che fa bene all'export italiano e all'Italia (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania)... quello di sua sorella, probabilmente!
Con questo provvedimento pertanto si fa bene ai piccoli comuni, ma anche all'Italia, a quell'Italia minore, ricca di chiese, di beni artistici e archeologici, di percorsi naturalistici, di specialità enogastronomiche, di costumi e tradizioni che sono la forza del bel Paese. Oggi noi riconosciamo e valorizziamo quest'Italia millenaria anche con questo modesto provvedimento, che l'Unione di Centro approva, seppur senza il compiacimento di qualche collega (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarìn. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, vorrei sottolineare l'importanza di questo provvedimento, che vuole tener conto di una richiesta importante dei nostri territori, di una richiesta per il nostro Paese, ma soprattutto per la salvaguardia, non solo dei presidi, ma anche delle identità locali sempre care alla Lega Nord.
Per cui annuncio il voto favorevole della Lega Nord Padania.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Lanzarin, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, mi riservo anch'io di richiedere la pubblicazione del testo integrale della mia dichiarazione di voto. Vorrei solo due minuti di tempo, non più di due, per dire pochissime cose. Intanto è importantissimo che questa proposta di legge abbia trovato l'unanimità della Camera. Voglio poi dare atto e merito al collega Ermete Realacci che da anni lavora su questo tema e ottiene insieme a tutti noi l'approvazione da parte della Camera della proposta di legge, così come voglio ringraziare i bravi relatori, i colleghi Vannucci e Guido Dussin. L'Italia è questa, è una mirabile sintesi di ricchezze storiche, culturali, paesaggistiche, ambientali ed enogastronomiche disseminate in tutti i borghi del nostro territorio, quei borghi che vogliamo valorizzare con questo provvedimento e in cui vogliamo che continuino a vivere le persone ed i giovani in maniera particolare.
Di tutti gli aspetti che questa proposta di legge affronta, ne tocco solo uno: la ricchezza dei prodotti tipici del nostro Paese che caratterizzano le aree interne ed i piccoli comuni. È in corso «Vinitaly», l'anno scorso, anno di crisi mondiale dell'economia, le esportazioni italiane in vini hanno avuto un valore di 3 miliardi e mezzo, quest'anno ci saranno valori anche maggiori. Ogni regione ha prodotti tipici, ogni contrada, ogni zona. Penso alla mia regione, la Lucania, all'Aglianico del Vulture, al pecorino di Moliterno e Filiano, ai fagioli di Sarcone, alle acque minerari del Vulture, all'olio di Barile. È un settore in cui possono lavorare giovani, con il proprio entusiasmo, il proprio dinamismo, la loro voglia di fare, la loro creatività. Penso ad un'associazione di giovani potentini, Cibò, ed alla passione che mette in questo settore nel valorizzare i prodotti dei piccoli comuni.
Concludo, signor Presidente, con una bella frase di Bob Kennedy che dice che «la politica serve a rendere più dolce la vita dei cittadini su questa terra»: se questa frase è vera, oggi siamo andati in questa direzione e abbiamo fatto una buona politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, nell'esprimere una valutazione largamente positiva del provvedimento, contenuta nel testo che consegnerò alla Presidenza, aggiungo una sola osservazione: forse sarebbe stato necessario dotare di maggiori risorse il fondo per lo sviluppo strutturale economico e sociale dei piccoli comuni, ma è evidente che nell'attuale situazione della finanza pubblica non è stato possibile fare di più. Confidiamo comunque che negli anni futuri tale fondo possa essere implementato in misura significativa. In base alle considerazioni svolte, annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 90al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Ceroni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà, per un minuto.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei esprimere anch'io soddisfazione come firmatario della proposta di legge. Credo che stiamo per approvare una buona norma, condizionata dal finanziamento che riusciremo però poi effettivamente a trovare. Ringrazio anche il Governo per l'approvazione dei miei ordini del giorno che si riferivano alla necessità di finanziare le unioni di comuni. Penso che questo sia uno dei grossi scopi di questo provvedimento, per rendere effettiva una riforma delle autonomie locali, appunto delle piccole comunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà, per un minuto.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ritengo che stiamo approvando un provvedimento importante e credo che i piccoli comuni vadano valorizzati anche in virtù di quella rete che avremmo dovuto mettere a disposizione di quei cittadini stranieri che hanno raggiunto la nostra nazione e verso i quali invece il nostro Governo si sta comportando in maniera sbagliata, a mio giudizio.
Voglio dirle, signor Presidente, che questa sera è stato negato l'ingresso...
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.
LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, solo per aggiungere la mia firma e per rappresentare la grande soddisfazione dei tanti piccoli comuni dell'Umbria.
PRESIDENTE. Tutti coloro che vorranno aggiungere la loro firma, lo potranno fare.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 54-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 54-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Chiappori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni» (54-A):
Presenti 434
Votanti 432
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato sì 432
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Prendo atto che i deputati Bratti, Samperi, Rampi e Vassallo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Il seguito dell'esame degli altri punti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposta di legge.
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla XIII Commissione (Agricoltura):
S. 2005. - Brandolini ed altri; Rainieri ed altri: «Disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli di quarta gamma» (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (975-2513-B).
Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20,30).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, oggi le agenzie hanno divulgato una notizia che - devo confessarlo - ho dovuto leggere più volte, perché stentavo a credere che fosse vera. Cinque senatori del Popolo della Libertà, i senatori Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin e Achille Totaro, hanno depositato al Senato un disegno di legge costituzionale che prevede l'abolizione della XII norma transitoria e finale della nostra Costituzione, cioè la norma che vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. Evidentemente, abbiamo senatori della Repubblica, senatori di questa maggioranza, che auspicano nel nostro Paese la ricostituzione del partito fascista. Allora, a questi colleghi, anche se davvero usare la parola colleghi mi costa molta fatica, voglio dire che faccio qui un auspicio. Faccio l'auspicio che vi sia, da un lato, da parte dei gruppi che li rappresentano, un «ravvedimento operoso», che induca questi colleghi a ritirare questo vergognoso e scandaloso disegno di legge di riforma costituzionale. Spero comunque che anche quest'Aula, che pure a quest'ora è così distratta e poco presente, avrà modo nei prossimi giorni di esprimere con chiarezza e con nettezza la più ferma contrarietà non solo del Parlamento, ma di tutte le istituzioni, della società civile nel suo complesso, ad un disegno di legge che offende i valori sui quali la nostra Repubblica è stata costruita, sui quali poggiano i fondamenti stessi della nostra Costituzione, una Costituzione che prevede un'Italia repubblicana, fondata sul lavoro, ma anche sulla resistenza alla dittatura nazi-fascista. In Italia un partito fascista, evidentemente con il rammarico di questi colleghi, non tornerà mai ad esistere fino a quando ci sarà questa opposizione in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Donadi, lei ha sottolineato il fatto che si tratta di un atto presentato all'altro ramo del Parlamento, e quindi riguarda il Senato.
ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, in realtà, più che un intervento sull'ordine dei lavori, il mio è un intervento, credo, per fatto personale. Mi sono trattenuto dall'intervenire prima, quando hanno parlato il mio collega Furio Colombo e il Presidente Fini, soltanto per non turbare ulteriormente i lavori dell'Assemblea, ma sono qui a condividere, anche perché ne rimanga traccia nei resoconti, la mia frustrazione, ieri, nell'arrivare a Lampedusa e nel vedere che, nonostante la grande accoglienza delle Forze dell'ordine che erano lì e nonostante la loro disponibilità, mi sia stato impedito di visitare i due centri di accoglienza: quello di prima accoglienza e quello dell'ex base americana che si trova in cima all'isola. Pag. 92
Signor Presidente, non ne faccio una questione personale, ma di principio. Oggi abbiamo discusso della sovranità del Parlamento. Il centrodestra ha più volte sollevato il tema della sovranità del Parlamento, quando si trattava di spiegare agli italiani che una ragazza marocchina era la nipote del Presidente egiziano. Questa stessa sovranità del Parlamento la invoco adesso: mi fido, chiaramente, della lettera che il Presidente della Camera ha mandato al Ministro dell'interno. Auspico una sua risposta alla lettera, ma auspico, soprattutto, che il Ministro dell'interno risponda agli atti di sindacato ispettivo che già sono stati presentati e che non mancheremo di continuare a presentare. Signor Presidente, negli ultimi giorni è accaduto almeno a sette deputati di essere respinti dai centri di accoglienza: a due deputati della delegazione radicale, a quattro deputati del Partito Democratico e ad un deputato dell'Italia dei Valori.
Stranamente - sarà certamente una coincidenza - sono tutti deputati dell'opposizione. Le persone che mi contattano sui social network in questi giorni mi stanno chiedendo: perché? Vi è qualcosa che non volevano farvi vedere? A questa domanda non so dare una risposta. Forse una risposta l'ha data oggi il nostro Ministro Bossi, che, uscendo da quest'Aula, ai giornalisti che gli chiedevano degli immigrati, ha risposto che bisogna chiudere i rubinetti e svuotare la vasca; dopodiché, ha mostrato il dito medio. Mi auguro che la risposta del Governo e dell'Italia sia migliore di quella che Bossi ci ha prefigurato oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, ricordo a lei e anche all'onorevole La Malfa, che è intervenuto nella seduta odierna, che il Presidente della Camera ha fatto presente di aver già chiesto al Ministro dell'interno di fornire chiarimenti in ordine alle questioni connesse alle visite dei parlamentari nelle strutture di accoglienza per immigrati.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, mi rivolgo alla Presidenza, sfruttando anche l'opportunità che sia lei in questo momento a presiedere, perché conosco la sua sensibilità sul tema. A gennaio del 2009 l'Assemblea della Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno, con il voto di tutti i gruppi parlamentari, che prevedeva un preciso impegno per il Governo, ossia che relazionasse periodicamente, almeno una volta all'anno, rispetto allo stato di avanzamento dei lavori nella preparazione di Expo Milano 2015.
Dal 2009 è passato più di un anno, sono quasi due anni e mezzo. Questa relazione non è mai stata svolta, come ha ricordato in un'intervista al Corriere della Sera dell'edizione di Milano di ieri l'onorevole Enrico Letta. Per cui, la richiesta che rivolgo alla Presidenza è di sollecitare il Governo affinché svolga questa relazione, in considerazione del fatto che il 19 aprile il commissario straordinario dovrà relazionare il Bureau internazionale dell'Esposizione rispetto allo stato di avanzamento, che, ad oggi, appare come in uno stato di immobilità, nella preparazione dell'Expo. Mi rivolgo, quindi, a lei e alla Presidenza perché sollecitiate vivamente il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Peluffo, sarà certamente compito della Presidenza sollecitare il Governo nella direzione da lei chiesta.
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, leggo sulle agenzie che il Vicepresidente del Senato, Presidente di turno, senatrice Bonino, ha annunciato che il Ministro Maroni riferirà in quell'Aula, nella giornata di giovedì, circa le vicende che riguardano Pag. 93il tema dell'emergenza immigrazione e quant'altro. Ovviamente, a nome del gruppo del Partito Democratico, intervengo per dire che noi ci aspettavamo e ovviamente siamo a conoscenza del fatto che il Ministro Maroni ha partecipato ad una lunga riunione operativa in quel di Tunisi nella giornata di oggi.
Eravamo qui ad aspettare che il Governo, come suo dovere e come sollecitato da numerose richieste, annunciasse in quest'Aula, con precisione, il giorno e l'ora - vorrei che il collega mi consentisse di interloquire con il Presidente di turno - in cui il Ministro Maroni avrebbe riferito al Parlamento, dato il suo impegno odierno nella città di Tunisi, circa l'emergenza immigrati e anche, magari, circa i nuovi risvolti dovuti all'accordo con la Tunisia.
Pensavamo che il non aver ricevuto notizia circa il giorno e l'ora in cui il Ministro avrebbe riferito fosse dovuto al fatto che il Ministro stesso era impegnato in una riunione molto difficile, durata molte ore, in quel di Tunisi. Desta non poca sorpresa che, però, il Ministro abbia invece avuto il tempo per fissare, nel calendario dei lavori dell'altro ramo del Parlamento, il giorno e l'ora in cui riferirà.
Quindi, le chiedo, signor Presidente, credo con diritto, che nella giornata di domani, quanto prima, si possa sapere quando il Ministro intenda riferire a questo ramo del Parlamento circa la situazione dell'emergenza immigrazione, anche in seguito ad alcuni dei fatti che i colleghi hanno ora ricordato in relazione all'accesso dei parlamentari, così come prevedono le loro prerogative, ai centri di accoglienza e anche circa le novità intercorse oggi nella sigla dell'accordo con la Tunisia.
Trovo incredibile che non si sia potuto sapere quando il Ministro verrà a riferire alla Camera dei deputati e che noi dobbiamo apprendere dalle agenzie che, invece, nell'altro ramo del Parlamento, questa decisione è stata presa.
Restiamo, quindi, in attesa di sapere quanto prima quando il Governo e specificamente il Ministro Maroni intenda riferire a questo ramo del Parlamento su questi importantissimi fatti sui quali il Parlamento stesso non è stato per adesso informato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, vale anche per lei quanto già risposto dalla Presidenza all'onorevole Sarubbi e, prima ancora, all'onorevole La Malfa.
Sarà compito della Presidenza informare quanto prima l'Assemblea circa la data in cui il Ministro dell'interno verrà in Aula a riferire in ordine alle questioni poste.
PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, approfitto di questo momento per poter esprimere il mio pensiero.
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, lei sa che può intervenire in questa fase.
PIERFELICE ZAZZERA. Sì, signor Presidente. La mia era, ovviamente, una provocazione. Credo comprensibile.
Approfitto di questo momento per chiedere che lei, con la sua sensibilità, interceda presso il Ministro Maroni, pur sapendo che il Presidente della Camera ha già inviato una lettera con una richiesta di chiarimenti.
Vorrei dirle che oggi pomeriggio è stato impedito al premio Nobel per la pace Betty Williams l'ingresso alla tendopoli di Manduria. Vi è, però, qualcosa di più grave. La prefettura di Taranto ha emanato una circolare in base alla quale intorno alla tendopoli di Manduria non sarà più possibile fare né iniziative di protesta né volantinaggio.
Quindi, quando si parla di ricostituzione del partito fascista e di rischi per la democrazia credo che quello che sta accadendo oggi intorno alla tendopoli di Pag. 94Manduria sia di estrema gravità! È stata sospesa un'iniziativa di protesta organizzata dalla CGIL.
Ritengo, dunque, che davvero stiamo superando i limiti e la invito, signor Presidente, ad esercitare la sua funzione per chiedere chiarimenti sulla nota della prefettura di Taranto in merito a questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, ovviamente sarà premura della Presidenza attivarsi come da lei richiesto.
DONATA LENZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una interrogazione 4-01408 che è stata presentata il 22 ottobre 2008 e attende ancora risposta dal ministro della salute. La suddetta interrogazione riguarda, peraltro, la soluzione dei percorsi transattivi dei soggetti talassemici affetti da emoglobinopatie e anemie ereditarie, emofiliaci, emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusioni da sangue infetto, da somministrazione di emoderivati infetti o da vaccinazioni obbligatorie.
Lei comprende che non si può chiedere a persone, che già hanno subito un danno di cui non hanno alcuna responsabilità, di attendere due anni solo per sapere che fine faranno.
PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, vorrei informarla - credo che già lo sappia - che oggi a Civitavecchia è arrivata una nave con 640 extracomunitari, di provenienza tunisina, da Lampedusa.
Sono arrivati nel porto di Civitavecchia - debbo dire - quasi all'improvviso, senza peraltro neppure un preavviso, se non di poche ore, all'amministrazione comunale. Credo che la città abbia risposto dignitosamente e con generosità, visto che verranno alloggiati nella caserma De Carolis, anziché nelle tende, dove viceversa l'accoglienza non è certamente dignitosa in relazione alla condizione disumana, in cui vengono trattati e tenuti migliaia di esseri già provati da un'esistenza travagliata. Sicuramente lì c'è una caserma che è stata velocemente attrezzata per garantire un'ospitalità, appunto dignitosa.
La questione che intendo porre è un'altra, visto che questa città ha già nel passato ottenuto la medaglia d'oro al valor civile, la medaglia d'argento al valor militare e già generosamente si è mobilitata la protezione civile, la croce rossa, il volontariato e l'amministrazione comunale con le sue strutture e, quindi, possiamo dire anche per certi versi che abbiamo dato, anzi l'intera città ha dato, dimostrazione di generosità e soprattutto di senso di responsabilità e di umanità. La questione che pongo e che qui vorrei sottoporre alla sua attenzione, è che intanto il sindaco Alemanno, al quale è stato chiesto di ospitare anche lui parte dei quasi 700 extracomunitari arrivati, ha opposto un netto rifiuto, dicendo che la città di Roma ha già dato abbastanza agli extracomunitari. Una città di Roma che si rifiuta addirittura di dimostrare un minimo di dignità, qual è necessaria in un momento del genere!
La seconda questione che voglio porre è quanto ancora queste persone saranno trattenute nella città di Civitavecchia. Infatti, se è vero come è vero, che la città ha risposto bene con generosità, dignità e umanità, è altrettanto vero che la stessa città e i suoi cittadini hanno il diritto di sapere quanto si tratterranno i circa 700 extracomunitari. Trovandosi già la città con oltre seimila rumeni e comunque con una presenza di popolazione straniera che supera già quasi il 20 per cento della propria popolazione, credo che sia giusto che il Governo venga a riferire qui in Aula per sapere quanto questi extracomunitari dovranno permanere in tale situazione sicuramente precaria, anche se certamente migliore dell'ospitalità che è stata offerta nelle tende.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 6 aprile 2011, alle 9,30:
(ore 9,30 e ore 16)
1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 975-2513-B (vedi allegato).
2. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
S. 2322 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4059-A).
- Relatore: Pini.
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Doc. LXXXVII, n. 3).
- Relatore: Fucci.
3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
GIANCARLO GIORGETTI ed altri: Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 3921-B).
- Relatore: Baretta.
4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1880 - d'iniziativa dei senatori: GASPARRI ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (C. 3137-A).
- Relatore: Paniz.
(ore 15)
5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
XIII Commissione (Agricoltura):
S. 2005. - BRANDOLINI ed altri; RAINIERI ed altri: «Disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma» (approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (975-2513-B).
La seduta termina alle 20,50.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ROSA DE PASQUALE SULL'ARTICOLO 8 DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 54-A
ROSA DE PASQUALE. Sicuramente la permanenza della scuola in ogni comune, più che mai nei piccoli comuni, soprattutto in quelli che insistono in aree montane o disagiate o nelle piccole isole, diventa più che mai essenziale per la tenuta del tessuto culturale e sociale di quel territorio.
Privare una comunità della sua scuola equivale a privarla della sua identità e della speranza di futuro.
Cosa sarebbe il nostro Paese e come verrebbe garantito lo sviluppo ed il mantenimento del nostro territorio se non ci fossero i piccoli comuni? Ma occorre sostenerli perché lì è più ardua e difficile Pag. 96la vita rispetto a chi vive in città o nel suo hinterland. Per questo dobbiamo prima di tutto salvaguardare le scuole nei nostri piccoli comuni e per questo ben venga il dettato di questo articolo 8 il quale prevede che, senza pregiudizio dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione, le regioni gli enti locali possono stipulare convenzioni con gli uffici scolastici regionali, del MIUR per finanziare il mantenimento di attività degli istituti scolastici statali aventi sede nei comuni di cui all'articolo 2 che dovrebbero essere chiusi o accorpati ai sensi delle disposizioni vigenti in materia.
Ma non basta aver previsto questo e nel contempo, nel medesimo articolo, imporre l'obbligo di dover rimanere nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente e nel rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità interno.
Non è pensabile che dopo i tagli di risorse inferti da questo Governo alla scuola, si possano davvero salvare le istituzioni scolastiche dei nostri piccoli comuni a costo zero, anzi, sottozero, senza prevedere delle vere deroghe ai numeri per la formulazione delle classi nelle scuole dei piccoli comuni montani, disagiati o delle piccole isole.
La nuova circolare sulle iscrizioni al prossimo anno scolastico, emanata dal Ministro Gelmini, prevede l'apertura di una sezione di scuola materna con un minimo di bambini pari a 15 e di un minimo di 500 alunni per un istituto comprensivo. Fino all'anno scorso il minimo era di 18 bambini. Se questi criteri rimarranno fermi, per esempio, la Toscana perderà 43 sezioni di scuola materna, di cui metà costituiscono proprio plessi scolastici. e quindi verrà chiusa l'intera scuola, che sarà davvero difficile riuscire poi a riaprire. E allora occorre che questo articolo 8 diventi davvero concretamente realizzabile e non rimanga lettera morta. Questo possiamo farlo solo con una condivisa e forte scelta politica che privilegi investimenti che assicurino il diritto allo studio per tutti gli studenti dei piccoli comuni, dei comuni montani e delle piccole isole, il diritto allo studio che risponda ai requisiti di qualità e di pari dignità formativa con le restanti istituzioni scolastiche del Paese.
In questo senso abbiamo predisposto un ordine del giorno che impegna il Governo a sostenere nei piccoli comuni lo sviluppo di nuove modalità didattiche anche attraverso percorsi formativi basati sull'uso di nuove tecnologie. Mi auguro che il Governo vorrà accoglierlo.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MANUELA LANZARIN E REMIGIO CERONI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 54-A
MANUELA LANZARIN. Onorevoli colleghi! La presente proposta di legge interessa circa 5.500 comuni, del territorio nazionale. Si tratta di piccole realtà locali, distribuite a rete sul territorio, che costituiscono la vera ricchezza per il Paese in quanto rappresentano validi presidi alla vitalità del territorio ed alla persistenza delle identità locali.
Identità locali che la Lega Nord da sempre difende e sostiene.
Il nostro gruppo ha contribuito in maniera ragguardevole sia alla stesura del testo sia al celere esame del provvedimento, soprattutto attraverso il proprio relatore di maggioranza e ringraziamo per il clima collaborativo che l'opposizione ha dimostrato.
Si tratta di una legge che si propone l'obiettivo di tutelare le aree territoriali più fragili in cui si concentra un patrimonio storico-culturale ed ambientale di grande valore, al fine di contrastare la tendenza allo spopolamento di questi territori e in particolare di quelli montani.
A questo scopo si introducono, per la generalità dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, alcune semplificazioni procedurali che attengono, per un verso, alle formalità relative all'affidamento Pag. 97dei lavori pubblici e, per l'altro, alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e alla gestione dei servizi di tesoreria e di cassa. Ulteriori e più consistenti incentivi sono previsti per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti che sono collocati in aree territorialmente dissestate, o con situazioni di marginalità culturale, economica, o sociale, ovvero siti in zone prevalentemente montane, caratterizzate da difficoltà di comunicazione. Si tratta in realtà dei comuni concentrati nell'arco alpino piemontese, lombardo e friulano, lungo l'Appennino ligure, lungo l'intera dorsale appenninica, nelle zone interne montuose delle isole maggiori.
Le iniziative promosse sono molteplici e riguardano tutti i settori ed in particolare l'istruzione, l'assistenza sociale e sanitaria, lo sport, l'agricoltura, il commercio, il turismo. Ciò al fine di promuovere il ripopolamento dei piccoli centri abitati che attualmente vivono una situazione di forte disagio dovuta alla preoccupante diminuzione dei servizi territoriali, quali scuole, presidi sanitari, uffici postali ed esercizi commerciali. Come l'istituzione di centri multifunzionali con pluralità di servizi, la possibilità di gestire in economia la risorsa idrica, la promozione del territorio e dei propri prodotti, il mantenimento degli istituti scolastici.
Lo scopo della presente proposta di legge è quello di mettere in rete una serie di iniziative in grado di fare «sistema» nelle aree interne maggiormente disagiate per far sì che divenga conveniente abitare in un piccolo comune!
Riteniamo che il provvedimento costituirà un valido strumento normativo che certamente produrrà un miglioramento della qualità dei servizi erogati al cittadino residente nei piccoli comuni, costruendo nuovi poli di attrazione e motivi validi per il reinsediamento della popolazione nelle zone oggi svantaggiate e scarsamente popolate. Dichiaro pertanto il voto convintamente favorevole del Gruppo Lega Nord Padania!
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, cari colleghi, come è stato già detto il presente provvedimento riguarda il tema fondamentale per il nostro Paese, del sostegno e della valorizzazione dei Comuni con popolazione inferiore o pari a 5.000 abitanti.
Si consideri infatti che in Italia, ben 6.000 Comuni hanno meno di 5.000 abitanti, pari a circa il 72 per cento del totale, per cui la popolazione italiana risulta ben distribuita sul territorio.
Si tratta di una specificità che va tutelata, in quanto questa diffusione equilibrata della popolazione, frutto anche della complessa evoluzione storica che ha caratterizzato il nostro territorio, è un elemento di coesione sociale e di cura del territorio, per la presenza diffusa di attività agricole e silvo-pastorali.
Questa situazione si è parzialmente modificata nel secolo scorso, a partire dal secondo dopoguerra, che ha visto lo spopolamento di vaste aree montane e collinari e l'addensamento di quote crescenti di popolazione nelle zone pianeggianti e soprattutto nelle città grandi e medie.
Il fenomeno dell'urbanesimo legato anche al repentino sviluppo dell'industria, del commercio e dei servizi, ha determinato un progressivo spopolamento ed impoverimento di aree montuose e di alta collina che, peraltro, rappresentano la maggior parte del nostro territorio, il che a sua volta, ha avuto l'effetto di una notevole contrazione della popolazione residente nei Comuni più piccoli.
Questo fenomeno ha largamente interessato sia le zone alpine, che appenniniche, incidendo negativamente sulla manutenzione del territorio.
È evidente, infatti, che la riduzione o addirittura l'assenza di popolazione ha comportato di fatto, il venir meno della manutenzione generale del territorio, come la cura dei boschi e degli alvei dei piccoli corsi d'acqua di montagna e il rimboschimento dei versanti privi di copertura arborea.
L'assenza dell'uomo in vaste zone di montagna e collinari ha acuito i fenomeni di dissesto nel territorio, aumentando smottamenti, frane, alluvioni, determinando Pag. 98pericoli per la popolazione a valle e maggiori oneri per la finanza pubblica per la difesa del suolo.
Di fronte a questa situazione si è ritenuto utile varare, sull'esempio di altri Paesi europei, misure dirette a contrastare il fenomeno dell'urbanesimo e dello spopolamento delle aree montane e di alta collina. Ed è proprio in tale direzione che si muove questo provvedimento, il cui obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo economico, sociale e ambientale dei piccoli Comuni, contrastandone lo spopolamento al fine di garantire l'equilibrio demografico del Paese.
Il provvedimento definisce in modo analitico i piccoli Comuni, che non sono tutti quelli che hanno meno di 5.000 abitanti, ma solo quelli che accanto a tale parametro demografico, presentino almeno una delle seguenti caratteristiche: essere collocati in aree dissestate; presentare situazioni di marginalità economica e sociale con significativa diminuzione della popolazione residente negli ultimi trent' anni; essere caratterizzati da disagio insediativo definito sulla base dell'indice di vecchiaia della popolazione e sulla bassa percentuale di occupati rispetto alla popolazione residente; essere collocati in zone montane o rurali con difficoltà di comunicazioni rispetto ai centri abitati di maggiori dimensioni.
A favore di questa specifica tipologia di Comuni, la presente iniziativa legislativa contiene tutta una serie di provvidenze dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini ed a favorire le attività economiche.
In particolare, sono previste: semplificazioni nel campo dei lavori pubblici. Sono previste facilitazioni nello svolgimento dei servizi di pubblica utilità e delle attività degli uffici pubblici che possono essere affidate anche a soggetti esterni. Ad esempio, il pagamento di imposte e tasse, nonché delle bollette dei servizi, potrà essere effettuato utilizzando la rete delle tabaccherie.
È prevista inoltre la possibilità di istituire centri multiservizi nei quali concentrare una pluralità di servizi quali quelli ambientali, energetici, scolastici, postali, artigianali, commerciali, eccetera. Questo perché uno dei disagi maggiori per le popolazioni dei piccoli Comuni è quello della carenza di servizi essenziali, che risultano spesso difficilmente fruibili e che comportano la necessità di notevoli spostamenti, su vie di comunicazione, sovente molto disagevoli.
Viene limitato l'accorpamento degli istituti scolastici pubblici aventi sede nei piccoli Comuni, ponendo specifici paletti e precisamente: il divieto di accorpamenti per la scuola dell'infanzia e l'esclusione dall'accorpamento qualora il tempo di percorrenza tra l'istituto scolastico chiuso e quello di nuova destinazione sia superiore a 20 minuti per la scuola secondaria e a 15 minuti per la scuola primaria. Sono previste misure per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali.
Di grande rilievo è poi l'istituzione del Fondo per l'incentivazione della residenza nei piccoli Comuni, finanziato con i proventi derivanti da un'apposita lotteria. Modalità discutibile ma efficace per trarre risorse. Tali risorse sono destinate a disporre misure fiscali agevolative per le attività economiche localizzate nei piccoli Comuni e in favore dei residenti che intendono recuperare il patrimonio abitativo o avviare in essi una attività economica o, infine, a favorire coloro che acquistano immobili abbandonati, impegnandosi al loro recupero ed al loro utilizzo almeno per un decennio.
Di particolare importanza, infine, è l'istituzione del Fondo per lo Sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni, dotato di 40 milioni di euro per l'anno 2012 e finalizzato al finanziamento di interventi diretti a tutelare l'ambiente e i beni culturali ed a provvedere alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, degli istituti scolastici e alle incentivazioni in favore dell'insediamento di nuove attività produttive nel territorio dei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. Pag. 99
Come si vede siamo di fronte ad un provvedimento importante ed opportuno, diretto a favorire una utilizzazione «virtuosa» del nostro territorio.
L'unica osservazione che si può fare è quella che, forse, sarebbe stato necessario dotare di maggiori risorse il Fondo per lo sviluppo dei piccoli Comuni ma, è evidente che, nell'attuale situazione della finanza pubblica non è stato possibile fare di più. Confidiamo, comunque che negli anni futuri tale Fondo possa essere implementato in misura significativa.
In base alle considerazioni svolte, annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà e auspico che la Camera approvi senza indugio il provvedimento al nostro esame.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Pdl 54-A - em. 1.20 | 562 | 364 | 198 | 183 | 21 | 343 | 12 | Resp. |
2 | Nom. | articolo 1 | 576 | 571 | 5 | 286 | 571 | 12 | Appr. | |
3 | Nom. | em. 2.21 rif. | 574 | 571 | 3 | 286 | 571 | 12 | Appr. | |
4 | Nom. | em. 2.22 | 577 | 576 | 1 | 289 | 575 | 1 | 12 | Appr. |
5 | Nom. | em. 2.100 | 567 | 565 | 2 | 283 | 565 | 11 | Appr. | |
6 | Nom. | em. 3.21, 3.23, 3.50 rif. | 525 | 523 | 2 | 262 | 523 | 11 | Appr. | |
7 | Nom. | em. 3.500 rif. | 553 | 552 | 1 | 277 | 552 | 11 | Appr. | |
8 | Nom. | em. 3.20 | 558 | 554 | 4 | 278 | 39 | 515 | 11 | Resp. |
9 | Nom. | em. 3.51 | 554 | 367 | 187 | 184 | 71 | 296 | 12 | Resp. |
10 | Nom. | em. 3.26, 3.53 | 540 | 540 | 271 | 274 | 266 | 11 | Appr. | |
11 | Nom. | articolo 3 | 554 | 553 | 1 | 277 | 553 | 11 | Appr. | |
12 | Nom. | em. 4.20 | 538 | 537 | 1 | 269 | 537 | 10 | Appr. | |
13 | Nom. | articolo 4 | 545 | 544 | 1 | 273 | 544 | 10 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 5.20 | 543 | 543 | 272 | 543 | 10 | Appr. | ||
15 | Nom. | articolo 5 | 543 | 543 | 272 | 542 | 1 | 10 | Appr. | |
16 | Nom. | em. 6.20 rif. | 554 | 554 | 278 | 554 | 10 | Appr. | ||
17 | Nom. | articolo 6 | 550 | 550 | 276 | 550 | 10 | Appr. | ||
18 | Nom. | em. 7.20 | 551 | 385 | 166 | 193 | 384 | 1 | 10 | Appr. |
19 | Nom. | em. 7.500 | 551 | 549 | 2 | 275 | 548 | 1 | 10 | Appr. |
20 | Nom. | articolo 7 | 547 | 547 | 274 | 547 | 10 | Appr. | ||
21 | Nom. | em. 8.20 | 550 | 550 | 276 | 550 | 10 | Appr. | ||
22 | Nom. | articolo 8 | 542 | 542 | 272 | 542 | 10 | Appr. | ||
23 | Nom. | articolo 9.100, 9.20 | 535 | 535 | 268 | 534 | 1 | 10 | Appr. | |
24 | Nom. | em. 9.500 | 536 | 536 | 269 | 536 | 10 | Appr. | ||
25 | Nom. | articolo 9 | 533 | 532 | 1 | 267 | 532 | 10 | Appr. | |
26 | Nom. | em. 10.100 | 541 | 541 | 271 | 541 | 10 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 10.20 rif. | 539 | 539 | 270 | 539 | 10 | Appr. | ||
28 | Nom. | articolo 10 | 533 | 533 | 267 | 533 | 10 | Appr. | ||
29 | Nom. | em. 11.26 | 539 | 351 | 188 | 176 | 31 | 320 | 10 | Resp. |
30 | Nom. | em. 11.25 | 528 | 302 | 226 | 152 | 30 | 272 | 8 | Resp. |
31 | Nom. | em. 11.27 | 531 | 350 | 181 | 176 | 81 | 269 | 8 | Resp. |
32 | Nom. | em. 11.21 | 526 | 347 | 179 | 174 | 39 | 308 | 8 | Resp. |
33 | Nom. | em. 11.22 | 527 | 338 | 189 | 170 | 26 | 312 | 8 | Resp. |
34 | Nom. | em. 11.23 | 529 | 345 | 184 | 173 | 31 | 314 | 8 | Resp. |
35 | Nom. | articolo 11 | 520 | 514 | 6 | 258 | 492 | 22 | 8 | Appr. |
36 | Nom. | articolo 12 | 521 | 521 | 261 | 520 | 1 | 8 | Appr. | |
37 | Nom. | articolo 13 | 516 | 515 | 1 | 258 | 515 | 8 | Appr. | |
38 | Nom. | em. 2.500 | 520 | 517 | 3 | 259 | 517 | 8 | Appr. | |
39 | Nom. | articolo 2 | 515 | 508 | 7 | 255 | 502 | 6 | 8 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | Pdl 54-A - voto finale | 434 | 432 | 2 | 217 | 432 | 9 | Appr. |