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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 459 di mercoledì 6 aprile 2011

INDICE VOTAZIONI

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3921-B - articolo 2 563 563 282 563 24 Appr.
2 Nom. articolo 5 547 545 2 273 545 20 Appr.
3 Nom. articolo 6 558 556 2 279 556 16 Appr.
4 Nom. articolo 7 546 543 3 272 543 13 Appr.
5 Nom. odg 9/3921-B/17 521 509 12 255 412 97 13 Appr.
6 Nom. odg 9/3921-B/19 545 525 20 263 409 116 13 Appr.
7 Nom. odg 9/3921-B/21 544 515 29 258 260 255 13 Appr.
8 Nom. Pdl 3921-B - voto finale 535 534 1 268 534 11 Appr.
9 Nom. Pdl 3137-A - em. 1.1 580 580 291 283 297 12 Resp.
10 Nom. em. 1.4 588 588 295 288 300 9 Resp.
11 Nom. em. 1.3 589 589 295 289 300 7 Resp.
12 Nom. em. 1.5 572 572 287 274 298 8 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

LINO DUILIO. Signor Presidente, per illustrare il senso di questo emendamento all'articolo 6 del testo approvato dal Senato, vorrei fare una brevissima premessa. Come sappiamo la legge che stiamo approvando modifica la legge n. 196, la cosiddetta legge di contabilità, che abbiamo approvato alla fine del 2009, quindi appena un anno fa. Abbiamo dovuto modificarla per far sì che il nostro sistema di contabilità pubblica, o contabilità della Repubblica, come abbiamo detto in altre circostanze, si adeguasse ai tempi scanditi dall'Unione europea, che dal 2011 sostanzialmente ha riscritto il calendario dei documenti contabili che ogni Paese deve presentare, prevedendo in particolare che nel primo semestre dell'anno ogni Paese, facendo i conti con la propria realtà, elabori dei testi da presentare in Europa affinché, entro l'estate, si possa avere una situazione complessiva che consenta alla fine dell'anno di approvare le vecchie leggi finanziarie, usando la precedente terminologia.
In questo quadro, evidentemente qualche maligno potrebbe dire che ci troveremmo nella situazione di approvare le nostre leggi finanziare o di stabilità durante la sessione di bilancio, quasi sotto dettatura dell'Europa e si pone opportunamente il problema di quale ruolo debba e possa giocare il Parlamento avendo, da una parte, ceduto sovranità a livello comunitario e, dall'altra parte, dovendo tener conto del livello subnazionale, in particolare con riferimento a quanto stiamo approvando in termini di riorganizzazione in senso federale dello Stato e alla legge n. 42 del 2009.
Questo è il quadro nell'ambito del quale si pongono gli emendamenti all'articolo 6, ex articolo 5, che - lo anticipo subito - vorrebbero ripristinare la formulazione che avevamo introdotto, come Camera, relativamente ad una serie di elementi conoscitivi e di informazioni che consentano al Parlamento di giocare un ruolo sostanziale rispetto a ciò che fa il Governo allorquando presenta i suoi documenti di finanza pubblica.
Prima ancora di entrare nel merito, mi consenta una battuta, signor Presidente, riguardo al nostro sistema, improntato ad un bicameralismo perfetto: con tutta la riverenza del caso, credo che ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale il testo che stiamo esaminando è stato modificato dal Senato, ma tuttavia, relativamente ad alcune questioni - e mi assumo la responsabilità di questa mia affermazione - in senso non migliorativo (uso questo eufemismo), in particolare per quanto riguarda ciò che avevamo previsto in relazione alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, di cui all'articolo 5 della legge n. 42 sul federalismo fiscale, che si voleva coinvolgere sin dall'inizio dell'anno per far sì che si approntasse il documento di economia e finanza, il che avrebbe permesso di contrattare in Europa gli elementi sulla base dei quali redigere la legge di stabilità autunnale.
Questo riferimento al coinvolgimento della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica è stato - ahimè - soppresso dal Senato e, secondo me, questo è un dato non migliorativo, come dicevo, ripetendo l'eufemismo di cui in precedenza.
Un secondo elemento - riprendo qualche considerazione fatta dai colleghi, non sempre all'unisono con quanto è stato detto - riguarda il passaggio al bilancio di cassa.
Mi rendo conto che passare al bilancio di cassa, come abbiamo detto anche in occasione delle diverse audizioni svolte in Commissione bilancio, significa avere un po' di coraggio perché rispetto alla situazione attuale, che vede un bilancio di competenza e un bilancio di cassa - un bilancio «ibrido» se così possiamo dire, Pag. 94ma volendo essere onesti il bilancio di cassa fondamentalmente non viene valorizzato in modo adeguato - il passaggio alla redazione del bilancio in termini di cassa può incutere un po' di paura. Tuttavia, vorrei ricordare modestamente che ci sono molti Paesi che redigono il bilancio in termini di cassa.
In secondo luogo, essere tornati con la modifica introdotta al Senato ad una situazione ibrida, pur sostenendo che nei fatti si potrà potenziare un po' la cassa, ci porta a temere che non faremo grandi salti in avanti per la redazione di un bilancio che, con tutte le difficoltà e con tutti gli accorgimenti, con la cassa avrebbe potuto conquistare un guadagno in termini di trasparenza. Infatti, come è stato detto con una felice espressione, il bilancio è qualcosa che ha che fare con la democrazia, la lettura e la trasparenza del bilancio hanno a che fare con la democrazia, così è stata felicemente coniata l'espressione «democrazia di bilancio». Credo che, se rimaniamo in questa condizione un po' ibrida, non conseguiremo l'obiettivo di una maggiore democrazia di bilancio, che rientra nel discorso democratico più complessivo.
Alla luce di questi elementi e, quindi, anche con un po' di lamentazione rispetto agli elementi che avevamo introdotto alla Camera, con questo emendamento all'articolo 6 (ex articolo 5) vorremmo in sintesi ripristinare la situazione descritta in Commissione bilancio e in Aula, vale a dire eliminare un documento - la Relazione generale sulla situazione economica del Paese per l'anno precedente - che a mio modesto parere, anche sulla scorta dell'esperienza maturata in questi anni, è un faldone piuttosto consistente, scritto con criteri eminentemente matematico-statistici, ma che lascia un po' il tempo che trova, almeno per i non addetti ai lavori. Tra l'altro, non credo che costituisca un documento particolarmente valorizzato, nell'economia dei documenti di bilancio complessivi, nella discussione sui grandi temi della finanza pubblica.
Lo avevamo sostanzialmente eliminato, riconducendone i contenuti a un lavoro che era previsto dovesse essere svolto da una commissione - che in verità permane - che avrebbe «fagocitato» gli elementi della Relazione generale sulla situazione economica del Paese e, acquisendo dati e informazioni di carattere matematico e statistico, li avrebbe rielaborati in termini più strutturati, affinché fossero maggiormente fruibili sia per la conoscenza da parte dei parlamentari o del Parlamento sia per l'utilizzo ai fini delle decisioni del Parlamento. Ciò, nella nuova filosofia di bilancio strutturato per missioni e per programmi, dovrebbe permettere ai parlamentari e al Parlamento di assumere decisioni politiche rispetto alle autorizzazioni di spesa e al discorso delle entrate che qualifica un bilancio essenzializzato nelle sue grandi voci, rappresentate dalle missioni e, all'interno delle missioni, dai relativi programmi.
La commissione che abbiamo previsto - che è stata confermata - è composta da due esperti in discipline economiche, da due rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze e da due rappresentanti dell'ISTAT.
Abbiamo introdotto questo discorso dell'ISTAT, peraltro con riferimento anche alla possibilità prevista dal precedente articolo 3 di avviare delle convenzioni tra il Parlamento e l'ISTAT, sulla strada di una valorizzazione del nostro istituto di statistica, affinché diventi progressivamente, in omologia a quanto accadrà a livello europeo con Eurostat, il principale istituto di riferimento che possa fornire a noi, ai cittadini, ai parlamentari e al Parlamento, tutti gli elementi da delibare per poter assumere le decisioni più qualificanti da un punto di vista politico.
Avevamo scritto che questa commissione valuta le informazioni già contenute nella vecchia Relazione generale sulla situazione economica del Paese, che noi avevamo abolito, individuando le amministrazioni competenti ad elaborare le informazioni medesime. Dobbiamo coinvolgere assolutamente le amministrazioni nella elaborazione delle informazioni, perché se le amministrazioni vengono tenute fuori e non vengono coinvolte in modo che Pag. 95elaborino gli strumenti, anche tutti i discorsi che qui facciamo sulla riduzione della spesa, su questo mitico obiettivo di addomesticare la «bestia» della spesa pubblica, rimarranno dei discorsi vacui, che finiranno sotto la tagliola dei tagli lineari.
Infatti, nella incapacità di coinvolgimento delle amministrazioni su questi discorsi, inevitabilmente alla fine, quando bisogna mettere a posto i conti, si ricorre allo strumento rozzo e un po' volgare - diciamo la verità, sopratutto quando viene ripetuto - dei tagli lineari, per cui si finisce per tagliare dove non si deve tagliare e per non tagliare magari dove si deve tagliare.
Ecco, noi abbiamo detto: questa commissione individua le amministrazione competenti ad elaborare queste informazioni, prendendo in considerazione i documenti nei quali tali informazioni devono risultare disponibili anche in formato elettronico elaborabile. Cioè, nell'ottica della trasparenza e della democrazia del bilancio, la commissione valuta queste informazioni con il contributo delle amministrazioni, disponendo di dati fruibili anche da un punto di vista elettronico, che permetterà a chiunque di utilizzare questi dati.
Dopodiché avevamo scritto: la commissione individua i dati statistici già contenuti nella predetta relazione che l'ISTAT elabora in forma più strutturata, quindi un po' meglio di quanto avveniva con la Relazione generale sulla situazione economica che, come dicevo, era fondamentalmente una sommatoria di elementi di carattere meramente matematico e statistico. Quindi, rielaborandoli in questa forma più strutturata, l'ISTAT elabora una relazione e la trasmette annualmente al Parlamento, affinché ne possa disporre.
Successivamente, entro sei mesi dalla sua costituzione - aggiungevamo - la commissione scrive al Ministro dell'economia e delle finanze una relazione in cui dà conto della sua attività e il Ministro dell'economia e delle finanze la invia al Parlamento.
Questo era l'impianto secondo noi molto lineare, trasparente e semplice, assolutamente preferibile rispetto a quello precedente che ci ripropone vecchi documenti, come ho già detto, da un punto di vista storico temporale assolutamente non utilizzati e forse non utilizzabili in modo da fare un passo in avanti.
Adesso ci troviamo nella situazione in cui si ripropone la Relazione generale sulla situazione economica del Paese, che, a mio parere, ci fa tornare un po' indietro rispetto al lavoro che in modo molto più snello noi avevamo affidato all'ISTAT per l'elaborazione di questi dati, alla commissione per la valutazione degli stessi e al Ministro perché poi li mettesse a disposizione del Parlamento.
Questa è la ragione per cui con questo emendamento noi sopprimiamo sostanzialmente le modifiche che sono state apportate dal Senato, che - ribadisco che è evidentemente un giudizio di valore - come dicevo poco fa ci fanno fare qualche passo indietro e ripristiniamo...