XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 460 di giovedì 7 aprile 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 9.
GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
Sul processo verbale (ore 9,10).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei intervenire ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per precisare il mio pensiero rispetto, nello specifico, ad un passaggio del mio intervento di ieri. In particolare mi riferisco al provvedimento che poi abbiamo licenziato, quello modificato dal Senato che riguardava la contabilità e la finanza pubblica.
In quel passaggio sono intervenuto perché ho presentato un ordine del giorno che è stato prontamente accolto dal Governo, e ciò ovviamente non può che aver fatto piacere a me e al gruppo che rappresento. La stessa cosa era accaduta il giorno precedente quando, su un altro provvedimento, ho presentato un ordine del giorno - si parlava dei piccoli comuni - ed anche in quel caso... chiedo scusa, colleghi! Dicevo che anche in quel caso ho presentato un ordine del giorno che impegnava il Governo a stanziare dieci milioni di euro per i comuni che avessero adottato provvedimenti e iniziative attive per l'accoglienza dei bambini, che in questi giorni stanno affogando nel canale di Sicilia oppure riescono fortunatamente ad arrivare nel nostro Paese (Commenti del deputato Renato Farina).
La sensazione che ho, e volevo precisarla ulteriormente e porla anche alla sua attenzione, è che sia invalsa, nelle ultime settimane e negli ultimi giorni, o quanto meno nelle ultime ore, una sorta di «sufficiente attenzione» allo strumento dell'ordine del giorno. Quest'ultimo, anziché essere un elemento di stimolo, di indirizzo al Governo, finisce per configurarsi soltanto come un fastidioso orpello, una fastidiosa appendice alle votazioni che effettuiamo in quest'Aula sui vari provvedimenti che sono al nostro esame.
Quindi, davvero vorrei denunciare il rischio che ci sia uno svilimento di questo strumento a nostra disposizione e vorrei che fosse adeguatamente segnalato e riportato negli atti e nel processo verbale.
PRESIDENTE. Con le osservazioni dell'onorevole Evangelisti il processo verbale si intende...
DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, la ringrazio, e ovviamente senza nessuna intenzione di voler rallentare l'informativa del Ministro Maroni vorrei intervenire ai sensi dell'articolo 32, comma 3, in combinato disposto con l'ultima parte dell'articolo 11 del Regolamento per chiarire il mio pensiero in relazione agli interventi fatti ieri sugli strumenti di bilancio.
Vorrei solamente che fosse chiaro che mentre noi abbiamo discusso delle forme e degli strumenti finanziari e di bilancio la sostanza dei provvedimenti della politica Pag. 2di bilancio di questa maggioranza e di questo Governo appare assolutamente fallimentare. Era stato promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani e invece abbiamo una pressione fiscale aumentata anche a causa del federalismo. Abbiamo tagli orizzontali veramente senza un senso nei confronti delle regioni e degli enti locali, che causano minori servizi e che vanno quindi ad incidere sulle categorie più deboli della nostra società.
Abbiamo poi un federalismo che, nella sua primissima applicazione, appare totalmente non solidale quando, attraverso le norme previste nel cosiddetto decreto «milleproroghe», abbiamo visto che popolazioni colpite pesantemente, imprese, lavoratori, famiglie di persone decedute, a cui va ovviamente il nostro pensiero, rimangono totalmente senza l'aiuto dello Stato, un aiuto che forse potranno avere se e quando verranno tassati pesantemente dalle proprie regioni.
Quindi poiché non mi sembra che, senza colpa di nessuno, dal resoconto stenografico risulti chiaramente questo mio pensiero, vorrei che resti agli atti l'assoluta contrarietà nei confronti delle politiche economiche e finanziarie di questo Governo e di questa maggioranza.
ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Avverto che, dopo l'intervento dell'onorevole Di Pietro, eventuali altri interventi sul processo verbale, ai sensi di quanto comunicato dalla Presidenza nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, potranno aver luogo con non più di un minuto a testa per ogni deputato che intenda intervenire. Prego, onorevole Di Pietro.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo proprio per questo: per dire che l'Italia dei Valori sa che può fare l'ostruzionismo legittimo, che ritiene opportuno in un momento così delicato per un provvedimento che ritiene ingiusto, ma sa che in questo momento è importante ascoltare il Ministro dell'interno, perché una tragedia come quella successa ieri è più importante di qualsiasi forma di ostruzionismo. Pertanto, abbiamo voluto soltanto far capire che rinunciamo ad un legittimo nostro diritto perché c'è un'esigenza più importante, riservandoci in altri momenti le forme di ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni (ore 9,15).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Antonione, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sul tragico incidente occorso ieri al largo dell'isola di Lampedusa (ore 9,16).
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, come è noto, alle 4 del mattino di ieri, 6 aprile, al largo Pag. 3dell'isola di Lampedusa, in condizioni di tempo e di mare particolarmente avverse, è affondata un'imbarcazione proveniente dalla Libia che trasportava oltre 300 persone provenienti dalla Somalia, dall'Eritrea, dalla Nigeria, dal Bangladesh, dalla Costa d'Avorio, dal Ciad e dal Sudan.
Secondo le prime informazioni, grazie all'intervento di alcune motovedette della Capitaneria di porto e di un peschereccio della flotta di Mazara del Vallo, sono state tratte in salvo cinquantuno persone; di altre sono stati recuperati i corpi senza vita, mentre molte, tra cui donne e bambini, risultano disperse.
Questo tragico episodio, che ha scosso profondamente l'opinione pubblica, pone in modo crudo alla coscienza del Paese il dramma delle persone costrette ad emigrare per fuggire dalle guerre o da condizioni di vita inumane. Il Ministro dell'interno, onorevole Maroni, sono certo vorrà fornire all'Assemblea, nel corso del suo intervento, ulteriori elementi sull'accaduto.
Ritengo comunque doveroso, prima di dargli la parola, che tutta l'Assemblea si unisca al generale cordoglio, osservando un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Informativa urgente del Governo sulle misure adottate in relazione all'eccezionale flusso di immigrazione verso l'isola di Lampedusa (ore 9,18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle misure adottate in relazione all'eccezionale flusso di immigrazione verso l'isola di Lampedusa.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, onorevole Maroni.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, colleghi, inizio il mio intervento esprimendo il cordoglio mio personale e del Governo per la tragedia avvenuta nella notte tra il 5 e 6 aprile nel canale di Sicilia, nel corso della quale è affondato un barcone proveniente presumibilmente dalla Libia e diretto verso l'isola di Lampedusa con circa 200 persone a bordo. Fornisco i primi elementi acquisiti alla conoscenza del Governo sulla base dei primi accertamenti.
Le forze armate maltesi hanno ricevuto verso le ore 2,30 del 6 aprile una richiesta di soccorso in mare per evento SAR, search and rescue area (quindi, intervento di ricerca e soccorso) da parte di una persona che segnalava il possibile affondamento di un natante a causa delle avverse condizioni meteomarine.
Le stesse autorità maltesi contattavano immediatamente la centrale operativa delle Capitanerie di porto di Roma e richiedevano l'intervento delle autorità marittime italiane poiché sostenevano di non avere assetti navali disponibili. In queste condizioni e in queste situazioni l'area SAR, che - come sapete - dispone l'obbligo di intervento da parte dei singoli Stati, era di competenza delle autorità maltesi. Tuttavia, trattandosi di un intervento d'urgenza per una situazione di grave rischio, pur essendo di competenza delle autorità maltesi, la Capitaneria di porto di Lampedusa metteva immediatamente a disposizione due motovedette, un elicottero e un ricognitore aereo che verso le 5,30 procedevano alle relative operazioni di soccorso a circa 39 miglia a sud dell'isola di Lampedusa, appunto in acque SAR maltesi.
Negli anni passati c'è stata una disputa, anche forte, sulla necessità di intervento nelle acque da parte delle autorità maltesi ed italiane. Si tratta di un problema che rimane aperto, ma in questa occasione Pag. 4voglio davvero elogiare l'intervento pronto delle nostre forze che hanno consentito di salvare - come ha detto il Presidente - 51 persone originarie del centro Africa, tra cui una donna ed un neonato, certamente provenienti dalle coste della Libia. I superstiti hanno riferito che a bordo dell'imbarcazione erano presenti altre 150 persone delle quali sono tuttora in corso le ricerche in mare (sono riprese questa mattina) con l'ausilio anche di due navi mercantili.
I superstiti sono stati ospitati presso la ex base Loran di Lampedusa. Alcuni di essi sono stati trasferiti presso le strutture ospedaliere dell'isola a causa delle precarie condizioni di salute. In questa occasione, come in tante altre, anche quando non c'è obbligo di intervenire (ma c'è un obbligo morale di farlo per salvare le vite umane), pronto ed immediato è stato l'intervento delle unità di soccorso italiane. Le ricerche proseguono e continuano, ma la speranza di trovare altre persone ancora in vita si affievolisce di ora in ora.
Per quanto riguarda la situazione degli sbarchi sulle coste italiane, dal 1o gennaio al 6 aprile sono avvenuti 390 sbarchi per un totale di 25.867 persone; 23.352 sono giunti sulle isole Pelagie e, di questi, 21.519 sedicenti tunisini, provenienti da un'area ben precisa della Tunisia, l'area sud, dai porti di Djerba e Zarzis, che sono stati presidiati fino alla fine dello scorso anno dalle forze di polizia tunisine che hanno impedito la partenza da quelle aree di cittadini imbarcati. Tuttavia, tali forze dall'inizio di quest'anno non sono più presenti.
A fronte di 25.867 persone arrivate, nello stesso periodo dello scorso anno ne sono arrivate 25. Ciò dimostra che il sistema di controllo e di prevenzione delle partenze è scomparso. Per questo - e lo dirò più avanti - abbiamo definito con la Tunisia un accordo che consenta, oltre che i rimpatri, anche e soprattutto di intervenire sulla prevenzione per impedire le partenze. Dalla Libia sono partiti invece 10 natanti per un totale di 2.300 immigrati prevalentemente di nazionalità somala ed eritrea e, quindi, certamente da considerare come rifugiati.
Sono state attivate immediatamente le strutture per la prima accoglienza: in Sicilia a Lampedusa, a Trapani, in località Kinisia nell'ex pista aeroportuale dell'aeronautica militare, a Caltanissetta nei pressi del CARA di Pian del Lago, a Mineo nel Residence degli aranci, dove sono stati trasferiti i richiedenti asilo per creare una struttura che abbiamo voluto chiamare Villaggio della solidarietà e che possa essere considerato un modello a livello europeo per coloro che chiedono asilo per sviluppare lì delle attività a loro favore - considerato che riceveranno successivamente il permesso di soggiorno come rifugiati e dovranno quindi essere integrati - come attività di formazione e di insegnamento della lingua e attività per consentire un rapido ed efficace inserimento nella società italiana.
Le altre strutture sono state allestite in Puglia a Manduria (un centro di prima accoglienza nella base militare ex aeroporto), in Basilicata a Potenza in località Piani di Palazzo San Gervasio, in Campania a Santa Maria Capua Vetere presso la caserma «Fornaci e Parisi», e nel Lazio a Civitavecchia presso la caserma «De Carolis». In Toscana sono stati individuati, in collaborazione con la regione Toscana, undici siti disponibili per una capienza complessiva di 500 persone (si tratta di un modello diverso rispetto a quello dei centri di prima accoglienza, che è stato valutato positivamente). Inoltre, in Molise a Campochiaro, presso il centro funzionale del servizio regionale di protezione civile, in Sardegna a Cagliari presso la caserma di via Elmas, in Liguria a Ventimiglia, nell'area delle Ferrovie dello Stato per una ricettività di cento posti, ampliabile fino a 400.
Proprio la necessità di trovare delle aree in cui allestire centri di prima accoglienza per l'emergenza e la complessità e la concentrazione di sbarchi in pochissimi giorni hanno determinato il Governo alla scelta di allestire delle aree in cui portare coloro che erano arrivati a Lampedusa Pag. 5(oltre 25 mila) in pochissimi giorni. È un fenomeno che non ha precedenti. Nel corso dell'ultimo anno in cui sono stati numerosi gli sbarchi, ossia il 2008 (ve ne sono stati oltre 38 mila), essi si sono diluiti nel corso dell'anno e questo ha consentito alle strutture del Ministero dell'interno preposte (i CIE, i CARA, i centri di prima accoglienza) di gestire questo flusso diluito nel tempo.
In questo caso si è verificato un fenomeno di intensità così forte in pochi giorni che ha determinato la decisione di creare questi centri. Non c'era altra possibilità, non c'era altra scelta. È stata una scelta giusta, che ha determinato qualche tensione certamente, ma non c'era un'alternativa e credo che questi centri di prima accoglienza siano stati utili, perché hanno consentito l'individuazione e l'identificazione di questi cittadini extracomunitari.
L'identificazione, anche attraverso la presa delle impronte digitali e la fotografia, consentirà di gestire il flusso di queste persone per riportarle in Tunisia, per mettere nei CIE coloro che hanno precedenti penali e che sono socialmente pericolosi o di consentire, come dirò fra poco, la concessione del permesso di soggiorno temporaneo a tutti coloro che hanno mostrato, nelle interviste che abbiamo fatto, la volontà di recarsi in un Paese europeo. Sono la stragrande maggioranza quelli che hanno rappresentato questa decisione, e l'iniziativa del Governo consentirà loro di attuare questa scelta.
Abbiamo subito aperto un tavolo con le regioni. La strategia del Governo, dopo la fase della prima emergenza che doveva servire a creare le condizioni di accoglienza per un flusso così intenso (cioè i siti di cui ho parlato, le strutture di Protezione civile provvisorie, i Centri di prima accoglienza), si è poi articolata in tre direzioni: il confronto con le regioni per creare un sistema di gestione concordata con le regioni, le province e i comuni; l'attività diplomatica nei confronti dei Paesi di origine o di provenienza, in primo luogo la Tunisia, rafforzando anche i rapporti con gli altri Paesi, l'Egitto, il Marocco e la Algeria in primo luogo; il terzo punto consiste nelle iniziative nei confronti dell'Unione europea, gli Stati in particolare, ma non solo, anche la Commissione, che hanno mostrato subito grande attenzione, grande disponibilità ad intervenire, ma il cui intervento si è finora limitato alla promessa di costituire un fondo di 25 milioni di euro per le spese che l'Italia ha sostenuto.
Noi abbiamo da subito proposto una serie di iniziative all'Unione europea, che illustrerò tra breve. Il tavolo con le regioni si è sviluppato subito. Sono state convocate una serie di riunioni che hanno portato poi ad un primo accordo, il 30 marzo, nella seduta straordinaria della Conferenza unificata. Un accordo importante tra Governo e regioni per la gestione dell'emergenza umanitaria a cui è seguito, proprio ieri sera, un successivo accordo. Ho parlato di emergenza umanitaria e su questo il Governo ha immediatamente agito proclamando lo stato di emergenza umanitaria e nominando un Commissario straordinario, il prefetto di Palermo Caruso, per la gestione di questa emergenza. Lo voglio pubblicamente ringraziare per il lavoro straordinario che ha fatto in una situazione particolarmente difficile. Ora possiamo considerare conclusa la fase dell'emergenza che riguarda Lampedusa e la Sicilia. Provvederemo a uno sviluppo di questa gestione della fase dell'emergenza umanitaria anche alla luce sia dell'accordo fatto con le regioni ieri sera, ma soprattutto dell'accordo fatto con le autorità tunisine. Ne parlerò oggi nel Consiglio dei ministri.
Nell'accordo con le regioni del 30 marzo sono state prese alcune importanti decisioni, è stato previsto un piano per accogliere fino a 50 mila profughi. Intendiamo per profughi quelli che sono arrivati dalla Libia, sono duemilatrecento rispetto ai venticinquemila. Purtroppo i segnali degli ultimi giorni e la tragedia di ieri in mare ci dicono che si sta intensificando la partenza dalle coste libiche. Abbiamo visto una ripresa da quelle aree da cui venivano fino al maggio del 2009 i clandestini attraverso tratte che venivano organizzate dai trafficanti di esseri umani, Pag. 6che allo scoppio della guerra libica e prima ancora grazie all'Accordo fatto con il Governo libico avevano interrotto queste loro attività dal maggio del 2009. Adesso ci sono segnali di ripresa, proprio nelle stesse località da cui fino al maggio del 2009 operavano.
È un segnale di ripresa proprio degli ultimi giorni, che ci fa pensare che possa intensificarsi il flusso da quelle zone della Libia di persone che provengono da Paesi subsahariani (in particolare quelle etnie che ho citato), e sono tutte persone che fuggono da luoghi in cui vi sono guerre, in cui le condizioni umane sono terribili e quindi che possono essere ricomprese nella categoria dei profughi o dei rifugiati, a differenza dei tunisini.
Per definire un sistema di accoglienza diffuso su tutte le regioni di questa categoria di immigrati abbiamo, il 30 marzo, definito un accordo con le regioni, che prevede l'interessamento di tutte le regioni, escluso l'Abruzzo, nell'accoglienza dei profughi. Questo flusso territoriale sarà definito nei prossimi giorni da una cabina di regia nazionale coordinata dal Governo con le regioni e gli enti locali, coinvolgendo le prefetture.
Abbiamo accolto con favore la disponibilità di posti aggiuntivi messi a disposizione dallo SPRAR, il sistema gestito dal Ministero dell'interno con i comuni per i richiedenti asilo, e abbiamo individuato risorse stabili e pluriennali a sostegno della collocazione nelle case famiglia, attraverso i comuni, dei minori stranieri non accompagnati.
Su questo punto voglio dire che minori non accompagnati, che non saranno rimpatriati neppure se vengono dalla Tunisia, e sono considerati quindi clandestini, sono stati tutti spostati da Lampedusa attraverso il sistema di sostegno nella collocazione delle case famiglia. Vi è stata qualche polemica nei giorni scorsi perché siamo stati accusati di aver lasciato a Lampedusa dei minori. L'attenzione sui minori è stata massima, tempestiva ed immediata. Il sistema prevede che l'assegnazione dei minori alle case famiglia attraverso i comuni venga fatta con l'intervento dell'autorità giudiziaria. Gli ultimi minori sono stati trasferiti ieri proprio perché abbiamo dovuto attendere gli ultimi provvedimenti dell'autorità giudiziaria e sono stati collocati in queste strutture su tutto il territorio nazionale.
Nell'accordo del 30 marzo, infine, si descrivevano anche le modalità operative per la gestione dell'immigrazione clandestina, cioè di quei cittadini extracomunitari arrivati sul territorio nazionale che non possono essere considerati come dei possibili rifugiati. Nell'accordo del 30 marzo si diceva che il Governo, in relazione alla gestione di sua competenza dell'immigrazione clandestina, nella piena applicazione delle norme conseguenti, si impegna ad assicurare un criterio di equa e sostenibile distribuzione degli immigrati che risultassero clandestini su tutto il territorio nazionale, sentiti gli enti locali interessati.
Questo principio dell'equa distribuzione su tutto il territorio nazionale era quindi contenuto nell'accordo del 30 marzo. Ho visto questa mattina qualche commento che dice che la novità dell'intervento e dell'accordo di ieri sera è proprio questa, che prima non erano distribuiti su tutto il territorio nazionale e da domani in avanti lo saranno. Non è così!
L'accordo è già stato preso nella Conferenza unificata del 30 marzo; quello di ieri è un accordo che attua questo principio e la novità non è quella dell'equa ripartizione sul territorio nazionale, ma è una novità importante, che segna il passaggio dalla fase dell'emergenza acuta, quella che abbiamo vissuto oggi e che abbiamo gestito dovendo tamponare una situazione particolarmente grave, ad una situazione di programmazione, che ci consente di gestire in modo più efficace l'immigrazione clandestina attraverso il coinvolgimento del sistema di Protezione civile nazionale e regionale.
Rimane, quindi, fermo questo principio, ma vengono coinvolti i territori, non più con l'insediamento di strutture come quelle che sono state individuate per la gestione di una fase acuta dell'emergenza, ma attraverso il coinvolgimento delle regioni Pag. 7e la condivisione dei sistemi di Protezione civile nazionale e regionale. Questa è la novità dell'accordo di ieri sera.
Sul fronte, poi, dei Paesi di origine abbiamo sviluppato una serie di iniziative per bloccare i flussi e per effettuare i rimpatri. Abbiamo rafforzato le intese già valide con l'Egitto. Sono pochi i cittadini egiziani arrivati, ma con l'Egitto l'accordo bilaterale funziona benissimo: i cittadini egiziani arrivano, vengono immediatamente riconosciuti dalle autorità consolari e il giorno dopo vengono rimpatriati.
Se questo accordo fosse attuato nello stesso modo in tutti gli altri Paesi, potremmo procedere immediatamente ai rimpatri. Purtroppo non è così, perché gli accordi bilaterali sono stipulati tra l'Italia e i vari Paesi, non esiste un sistema europeo di accordi bilaterali e questa è una delle questioni che abbiamo posto all'Unione europea. Non può essere, non può continuare, non può funzionare in questo modo, soprattutto in previsione di ciò che può succedere da qui in avanti con l'esito della guerra in Libia e nessuno sa cosa potrà accadere. Non può continuare, non può funzionare un sistema che veda lasciati soli i singoli Stati rivieraschi della costa sud del Mediterraneo a gestire unilateralmente o bilateralmente questioni così importanti come l'immigrazione clandestina, che si contrasta attraverso accordi come quelli che ho stipulato l'altro giorno a Tunisi, ma che va soprattutto prevenuta attraverso interventi di carattere economico di sviluppo e di finanziamento di attività. Questo è l'unico modo e l'Italia non può essere l'unico Paese che compie questa azione in tutti i Paesi del Maghreb.
Abbiamo realizzato una serie di incontri con i colleghi Ministri dell'interno dei Paesi del Mediterraneo - la Spagna, la Francia, Cipro, Grecia e Malta - e questa necessità è apparsa evidente, tanto è vero che, nell'ultimo Consiglio europeo, il Presidente Berlusconi, proprio su sollecitazione nostra, ha portato all'attenzione questo problema e timidi segnali da parte della Commissione europea cominciano ad arrivare per definire un sistema complessivo di intervento di prevenzione, che è l'unico efficace per contrastare l'immigrazione clandestina. Bisogna chiudere i rubinetti perché, altrimenti, non potremmo pensare di gestire questo fenomeno epocale solo con gli accordi sulla sicurezza che pure sono importanti, fondamentali ma che non possono essere l'unico strumento per gestire una condizione così particolare.
Mi sono recato a Tunisi, l'altro ieri, e dopo nove ore circa di difficile negoziato con il Ministro dell'interno tunisino abbiamo sottoscritto un accordo. Esso giunge al termine di un lungo processo negoziale iniziato alla fine di febbraio con l'intervento del sottosegretario Stefania Craxi (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori), con l'invio, più volte, del Ministro Frattini a Tunisi, con la visita che io e lo stesso Ministro Frattini abbiamo fatto qualche giorno fa, con la visita mia e del Presidente del Consiglio nel corso della quale abbiamo incontrato i vertici dello Stato tunisino e, infine, con la mia visita di martedì, che è riuscita a finalizzare questo accordo sulla gestione dell'immigrazione clandestina.
Non è il primo, esso fa seguito allo scambio di note tra Italia e Tunisia sulla riammissione degli immigrati in posizione irregolare del 1998, quando Ministro dell'interno era il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cui va il merito di aver aperto la strada di questo percorso di accordi bilaterali sulla sicurezza che oggi, lo ripeto e lo ribadirò in sede di Consiglio giustizia affari interni (GAI) dell'Unione Europea, deve essere trasferito a livello europeo.
Noi pensiamo ad accordi bilaterali tra l'Unione europea e i Paesi, ad accordi globali, una parte dei quali sia sulla sicurezza e, quindi, sul contrasto ai flussi di immigrazione clandestina, ma la parte fondamentale è sulla prevenzione, sviluppando politiche di aiuto economico, rilanciando quella cooperazione internazionale che, finora, è stata lasciata sostanzialmente ai singoli Stati membri. Questo salto di qualità, dal livello nazionale al livello europeo, è necessario in una materia, Pag. 8l'immigrazione, che, oggi, è lasciata alla competenza esclusiva dei singoli Stati membri.
Può sembrare una mossa utile perché gli Stati membri hanno su questo un residuo spicchio di sovranità, ma l'evolversi, così improvviso e tumultuoso, degli eventi richiede una condivisione europea perché, altrimenti, tale sovranità nazionale rischia di portare al seguente concetto: il problema è tuo e lo gestisci tu ed io non voglio sapere nulla. Ciò si è verificato, purtroppo, in questi anni, quando, su iniziativa del Governo italiano, il Consiglio europeo ha bocciato ogni iniziativa, ogni richiesta, del Governo italiano medesimo, del Governo francese, del Governo spagnolo, dei Governi di Cipro, Grecia e Malta per l'attuazione di un principio che noi riteniamo assolutamente coerente con il principio di solidarietà a livello europeo, il cosiddetto burden sharing, ossia la suddivisione degli oneri che derivano dal peso che gli Stati di confine sopportano per l'immigrazione clandestina e per l'arrivo di rifugiati. Oggi la normativa europea costringe gli Stati membri a farsi carico, loro e unicamente loro, gli Stati di confine, delle persone che arrivano, soprattutto dei rifugiati. E le persone che arrivano nei Paesi di confine arrivano in essi proprio perché sono Paesi di confine.
Noi abbiamo chiesto e continueremo ad insistere perché l'Europa, anche su questo punto, quello dell'immigrazione clandestina, del contrasto all'immigrazione clandestina e dell'accoglienza dei rifugiati, assuma quel ruolo di protagonista, e non solo di coordinamento, che, finora, è mancato.
L'accordo che, come ho detto, fa seguito a quello del 1998, è un accordo di cooperazione in materia di lotta alla criminalità del 13 dicembre 2003; l'ho rinnovato nel gennaio del 2009, ma anche l'accordo firmato l'altro giorno prosegue in questa linea e prevede alcune iniziative importanti. Innanzitutto, l'oggetto della cooperazione: la cooperazione, si legge nell'accordo, mira a rafforzare la collaborazione tra le forze di sicurezza italiane e tunisine al fine di prevenire gli sbarchi di clandestini verso le coste italiane, intensificare la lotta all'immigrazione irregolare e alla tratta di esseri umani, assicurare la protezione e la salvaguardia delle vite in mare. Sono comprese tutte le attività che due Paesi civili devono fare, salvare le vite in mare, in primo luogo, ma anche contrastare i flussi di immigrazione irregolare e la tratta di esseri umani. Sono due attività spesso collegate che vedono anche l'intervento di organizzazioni criminali, non solo africane.
Secondo punto: i rimpatri. Abbiamo definito delle procedure semplificate per rimpatriare cittadini tunisini arrivati in Italia. L'accordo del 1998, quello sottoscritto quando il Ministro dell'interno era Giorgio Napolitano, da questo punto di vista, non per colpa di chi l'ha sottoscritto, non funzionava, perché le autorità tunisine consentivano i rimpatri di non più di 3-4 cittadini al giorno su voli di linea, mentre con altri Paesi - l'Egitto, l'Algeria, il Marocco - i rimpatri vengono fatti in base al numero di coloro che sono presenti, sempre, naturalmente, nella salvaguardia dei diritti umani di tutti. Con la Tunisia, appunto, vi era questo limite, che, in condizioni normali, non creava ostacoli ai rimpatri stessi.
Ho detto che, l'anno scorso, nello stesso periodo in cui quest'anno sono arrivati 25 mila clandestini, ne sono arrivati 25, tutti cittadini tunisini, rimpatriare i quali non è stato complicato neppure in presenza di quell'accordo così limitativo. Noi abbiamo pensato che bisognasse intervenire anche su queste procedure troppo complicate e nell'accordo si prevedono procedure semplificate per i rimpatri.
Nell'accordo si prevede che tutti i cittadini tunisini che arriveranno in Italia dalla firma dell'accordo, dall'altro ieri, in avanti, saranno rimpatriati. La Tunisia ha accettato e tutti i cittadini tunisini che dovessero arrivare saranno rimpatriati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) attraverso procedure semplificate, che prevedono l'intervento dell'autorità consolare, come è giusto che sia, che riconosce e noi abbiamo la certezza dei riconoscimenti dei cittadini tunisini. Pag. 9Quindi sulla carta naturalmente l'accordo c'è, si tratta ovviamente di farlo applicare ed è compito del Governo (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Proprio per l'importanza che noi attribuiamo a questo accordo abbiamo insediato ieri un gruppo di contatto, un gruppo di lavoro per seguire passo passo l'attuazione dell'accordo, che non è solo procedura di rimpatrio, ma che è anche cooperazione per prevenire i rimpatri, una cooperazione operativa, che si fa là attraverso il rafforzamento della sorveglianza su terra e in mare, l'intervento e il soccorso in mare, lo scambio di informazioni utili riguardo a persone e organizzazioni implicate nel traffico dei migranti, l'attuazione delle convenzioni internazionali come quella di Montego Bay, che è molto importante perché prevede che se viene intercettato un natante in difficoltà, un'imbarcazione o una nave, di qualunque nazionalità essa sia, in acque internazionali possa anzi debba procedere a riportare queste persone in difficoltà nel porto più vicino, che certamente non è e non sarà Lampedusa.
Questa attività, cooperazione operativa, attività di controllo delle coste ritengo sia quella assolutamente importante insieme a quella dei rimpatri, perché serve a prevenire gli sbarchi, il che è sempre la cosa migliore da fare, perché si salvano vite umane (come si è visto purtroppo nella tragedia di ieri) e perché rende più facili le operazioni rispetto a quella dei rimpatri. Questa cooperazione operativa avverrà attraverso la fornitura di beni: noi ci siamo impegnati a fornire alle autorità tunisine mezzi tecnici e attrezzature per rafforzare la sorveglianza alle frontiere, che oggi non c'è o non c'è in modo così efficace come c'era fino al 31 dicembre dello scorso anno.
Quello che è successo, quello che sta succedendo nei Paesi del Maghreb è importante dal punto di vista politico e dal punto di vista sociale, ma in alcuni Paesi come la Tunisia ha creato questa situazione di totale affievolimento o parziale affievolimento (a seconda delle zone) dei controlli di polizia, che prima erano molto efficaci, per una serie di vicende interne.
Noi vogliamo ristabilire queste condizioni anche attraverso la fornitura di mezzi tecnici e attrezzature per rafforzare la sorveglianza delle frontiere. Per fare questo abbiamo anche deciso - ed è scritto nell'accordo - di procedere ad attività di formazione in materia di sorveglianza marittima, in materia di sorveglianza aerea, in materia di contrasto all'immigrazione irregolare, attraverso anche la fornitura di sistemi elettronici di navigazione e di punti di contatto nei due Paesi, gli ufficiali di collegamento dei due Paesi, che rafforzano una cooperazione che era già attiva, ma che adesso richiede appunto uno sforzo aggiuntivo per aumentare i controlli che si sono affievoliti nel corso degli ultimi eventi.
Infine il versante europeo: abbiamo da subito attivato tutte le iniziative, come ho detto, per rendere più operativo l'intervento dell'Unione europea. L'Europa ha collaborato: la Commissaria Cecilia Malmström, Commissaria con la competenza in materia di sicurezza, è stata subito contattata da me nei primi giorni dell'emergenza umanitaria.
Ella ha mostrato grande disponibilità e grande sensibilità, facendo presente che i mezzi a disposizione, sia quelli legali sia quelli economici, erano piuttosto limitati. Da qui la necessità di intervenire a livello di Consiglio europeo, cosa che ha fatto il Presidente Berlusconi. Tuttavia, qualche cosa di concreto è stato fatto, anche se, dal mio punto di vista, non sufficiente per potere dire: l'Europa si è, finalmente, presa carico del problema. È stata intensificata l'attività di Frontex. Frontex, come sapete, è un'Agenzia europea che controlla le frontiere o, meglio, coordina il controllo delle frontiere, fatto su terra dagli eserciti e su mare dalle navi dei vari Paesi membri. È un coordinamento di attività che, però, vengono svolte dai singoli Stati membri, ed è un coordinamento che non è efficace in mare, perché non consente di contrastare efficacemente l'immigrazione clandestina, anzi, rischia di essere un richiamo, perché se si sa che lì vi sono Pag. 10delle navi, in acque internazionali, pronte a prendersi in carico coloro che scappano dalle coste, questo determina un effetto di richiamo, invece che un effetto di deterrenza (Commenti del deputato Colombo).
Lunedì, al Consiglio GAI, porterò le richieste che ho già formulato alla Commissione europea, d'intesa con i Ministri dell'interno degli altri Paesi, tra cui quella di trasformare Frontex da una Agenzia di coordinamento in una struttura operativa, che proceda ad attuare, finalmente, la Convenzione di Montego Bay, con lo scopo di salvare le vite umane, certamente, ma anche di riportare coloro che sono salvati nel porto più vicino, spostando quindi le navi verso le acque territoriali di questi Paesi, per intervenire prima e più rapidamente per salvare le vite umane. Mi sembra una condizione che possa essere attuata nel rispetto di tutte le regole dei trattati internazionali. Occorre una volontà politica, che finora l'Unione europea ha mostrato di non avere, perché l'atteggiamento mostrato - come ho detto, e lo ripeto - è stato quello di «ognuno pensi per sé». Finché i fenomeni migratori sono stati quelli a cui abbiamo assistito, piccoli gruppi in fuga diluiti nel corso dell'anno, era una condizione che poteva essere sopportata e gestita dai Paesi, dalla Spagna, dall'Italia e persino da Malta e da Cipro. Oggi siamo di fronte ad una situazione molto diversa; credo che sia assolutamente fondamentale che il sistema venga cambiato.
Ne è convinto anche il Parlamento europeo - e concludo -, che ha chiesto l'intervento della Commissione per attivare le procedure previste dalla direttiva 2001/55/CE, che prevede la protezione internazionale, che coinvolge tutti i Paesi europei, e non solo quelli dove avvengono gli sbarchi, che riguarda i rifugiati e i profughi, ma che riguarda anche i fenomeni sociali, i flussi di massa che, per il fatto stesso di essere flussi di massa, devono coinvolgere la gestione di tutti i Paesi europei. È una procedura lunga, complessa, come quasi tutte le procedure europee, che prevede l'attivazione da parte di uno Stato membro, attivazione richiesta anche dai gruppi italiani al Parlamento europeo - e su questo argomento, almeno, vi è stata una condivisione importante, utile e interessante - attivazione che è stata richiesta anche dalle regioni ieri sera, e che io procederò a fare lunedì nel Consiglio dei ministri dell'interno e della giustizia.
Domani mattina incontrerò il Ministro dell'interno francese, che ha chiesto di incontrarmi, per trovare un accordo - se sarà possibile - sul fatto che con l'approvazione del DPCM che firmerà oggi il Presidente del Consiglio verrà dato a coloro che sono in Italia - con esclusione di alcune categorie di soggetti - un permesso di soggiorno temporaneo per protezione umanitaria, che consentirà loro di girare in tutti i Paesi dell'area Schengen.
Siccome la stragrande maggioranza di quelli che sono qua, nelle interviste che abbiamo fatto, dicono di voler andare a ricongiungersi con i loro parenti, amici e familiari in Francia e in altri Paesi europei, e volendo evitare quello che il Ministro dell'interno francese ha già definito una crociata contro l'Italia - e non mi pare il caso - lo incontrerò per definire un sistema di intervento comune, che su iniziativa di Italia e Francia possa finalmente coinvolgere tutti Paesi europei.
Il DPCM esclude alcune categorie tra coloro che sono qui e che abbiamo già identificato: i soggetti socialmente pericolosi, ai sensi della legge n. 1423 del 1956 e della legge n. 575 del 1965, le quali escludono dal permesso di soggiorno temporaneo chi sia destinatario di un provvedimento di espulsione già notificato e chi risulti denunciato per una serie di reati. A costoro, che sono soggetti socialmente pericolosi, non verrà dato il permesso di soggiorno, verranno presi, messi nei CIE per procedere poi all'espulsione e al rimpatrio in Tunisia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Il deputato Zazzera espone un cartello con la scritta «Maroni assassino» - Il deputato Giancarlo Giorgetti si avvicina al deputato Zazzera e rimuove con forza il cartello - Pag. 11Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Si grida: «Vergogna»)!
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la prego di togliere immediatamente quel cartello! Onorevole Zazzera!
ANGELO ALESSANDRI. Di Pietro vergognati!
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la Presidenza sottoporrà al Collegio dei questori l'esame del suo comportamento che riteniamo francamente inqualificabile (Dai banchi dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania si scandisce: «Fuori Fuori!»).
Prego i colleghi di consentire di proseguire con i nostri lavori.
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per dire che da parte del gruppo Partito Democratico naturalmente c'è lo scontro politico, ci sono le critiche, ma c'è la totale dissociazione da questo atteggiamento e da questo cartello (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Iniziativa Responsabile, Misto-Alleanza per l'Italia, Misto-Minoranze linguistiche).
ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Ministro Maroni, intendo chiederle scusa a nome dell'Italia dei Valori (Applausi).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, voglio innanzitutto esprimere a nome di tutto il gruppo del Popolo della Libertà il cordoglio per la tragedia che si è consumata ieri al largo del Canale di Sicilia, dove però ancora una volta l'Italia si è distinta e comportata in una materia straordinaria attraverso un intervento in cui ha attivato dei soccorsi anche se la competenza non era del nostro Paese, e qui va un ringraziamento a tutte le forze dell'ordine e agli uomini delle capitanerie di porto che stanno lavorando in maniera eccellente ormai da mesi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ringrazio il Ministro Maroni per il lavoro che ha fatto in queste difficili settimane e anche il Presidente del Consiglio, che sta affrontando in prima persona questa difficile emergenza con concretezza e determinazione da Lampedusa fino agli accordi con la Tunisia e all'intesa con le regioni. Ma permettetemi di ringraziare anche gli italiani che troppo spesso vengono accusati di essere egoisti o xenofobi e che stanno invece dimostrando pazienza, tolleranza e grande generosità per una situazione che certamente non volevano.
Con la Tunisia, signor Ministro, come abbiamo appreso da lei oggi e come sapevamo già dai giorni scorsi, ci rendiamo conto che è stato fatto il massimo sforzo che si poteva fare per trovare un accordo, anche se non semplice, e riteniamo che tale accordo sia da sorvegliare con grande accortezza e con grande cautela. È stato sottoscritto ieri un accordo molto equilibrato con le regioni, nel rispetto della loro autonomia. Comunque anche questo accordo sarà complesso da governare, perché queste migliaia di immigrati sono difficili da gestire, sia dal punto di vista Pag. 12dell'assistenza ma, ancora di più per lei, dal punto di vista della sicurezza.
Ritengo poi molto positivo, anche se forse - mi permetta di dirlo - un po' tardivo, il coinvolgimento della Protezione civile, che certamente è l'organismo più attrezzato per gestire le emergenze umanitarie e la scelta di collocare piccoli gruppi di questi immigrati in più zone del Paese, con una più equa distribuzione su tutto il territorio nazionale. Certamente l'affollamento di Lampedusa non ci ha giovato, perché è diventato un caso internazionale, ma non ha sortito gli effetti che ci aspettavamo da parte della comunità internazionale.
L'applicazione dell'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione, signor Ministro, ci rendiamo conto che è un passaggio necessario e, anzi, direi che ormai è diventato un passaggio obbligato per le migliaia di tunisini che sono arrivate, ma comporta dei grandissimi rischi e dobbiamo, soprattutto, distinguere bene tra chi ha diritto ad ottenere questo permesso e chi, invece, ha dei precedenti penali che non gli consentono di poter girare liberamente in Italia e nel resto d'Europa.
Ma questa concessione che noi diamo - perché è una concessione che facciamo - deve essere accompagnata da una forte iniziativa in sede europea e, quindi, deve stimolare l'Europa ad applicare la direttiva 2001/55/CE sulla protezione temporanea, superando quelle che ancora oggi, e ancora ieri, sono le resistenze dell'Unione europea. Dobbiamo fare in modo, signor Ministro, che questi immigrati transitino per il nostro Paese diretti in altre località europee, per raggiungere amici, parenti, conoscenti. Noi siamo solo il ponte, ma ci auguriamo che la meta sia il resto d'Europa. Dobbiamo facilitarli questi ricongiungimenti negli altri Paesi, li preferiamo, questi immigrati, in Francia, in Germania e in Spagna piuttosto che a scorrazzare nelle nostre città.
Dobbiamo, poi, continuare con le politiche che abbiamo messo in campo fino ad oggi. Non facciamoci assorbire solo dall'emergenza, portiamo avanti politiche di grande rigore e di serietà, prive di demagogia e dei falsi buonismi, che abbiamo sentito, purtroppo, anche in questa occasione da parte dell'opposizione.
Questa ondata migratoria è una vera e propria invasione per il nostro Paese, che comporta iniziative straordinarie. Ma non possiamo dimenticare le politiche che dobbiamo ancora finire di conseguire. Quindi, signor Ministro, la invito ad andare avanti e a continuare a realizzare quei centri di identificazione che sono necessari in tutta Italia e in tutte le regioni, e non solo in certe aree del sud Italia. Oggi sarebbero stati molto utili se ne avessimo avuti di più. Dobbiamo procedere con i rimpatri immediati per tutti i clandestini che arrivano adesso, usando procedure semplificate. Perché la Francia riesce a respingerli con tanta forza e determinazione? Se è necessario, adeguiamo le nostre leggi e non aspettiamo che la magistratura, sentenza dopo sentenza, ci smantelli tutte le norme che abbiamo votato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Lavoriamo molto sulle politiche di riammissione - sto per concludere, signor Presidente - utilizzando anche risorse che oggi sono destinate, spesso inutilmente, alla cooperazione internazionale o alla cooperazione decentrata. Spendiamole, piuttosto, per progetti utili nei territori di provenienza. Blocchiamo le partenze dei nuovi clandestini, ma soprattutto battiamo i pugni sul tavolo dell'Europa e pretendiamo di non essere di «serie B» sul tavolo dell'Unione europea. Diamo molti contributi all'Europa e non ci accontentiamo delle briciole. Non vogliamo che vi siano figli e figliastri né vogliamo che la Francia continui ad imporre le proprie regole a suo piacimento, ma vogliamo un'Europa che conti e che non ci imponga solo diktat e regolamenti, ma che si attivi quando vi sono emergenze di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, vorrei Pag. 13iniziare da dove lei ha terminato, signor Ministro, dall'Europa. Lei ha fatto molti richiami quest'oggi nel suo intervento all'Europa, alla necessità della cooperazione dell'Europa, alla necessità dell'intervento dell'Europa e alla necessità dell'aiuto dell'Europa.
Penso, signor Ministro, che l'Europa siamo innanzitutto noi, che siamo noi che in queste settimane avremmo dovuto comportarci sempre da europei e così non è stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci sono molte cose da dire in cinque minuti, ne elencherò tante, ma ne illustrerò solo alcune. Vorrei ricordarle, signor Ministro, che il suo primo avviso dell'emergenza montante, ossia del fatto che sarebbero potute arrivare nel nostro Paese sino a un milione di persone, è del 13 febbraio scorso. Dal 13 febbraio l'isola di Lampedusa si è riempita all'inverosimile e contro ogni possibilità di rispetto dei diritti umani. Abbiamo avuto tendopoli costituite d'imperio rispetto alla volontà dei territori locali, abbiamo avuto fughe di massa dalle tendopoli: vorrei ricordarle la tendopoli di Manduria, che è costata le dimissioni di un membro autorevole del Governo, ossia del sottosegretario Mantovano, tendopoli dove oggi sono presenti 1.300 persone, ma ne sono inizialmente arrivate fino a 3.500.
Vorrei ricordarle l'accordo con le regioni, di cui lei ha parlato oggi, siglato ieri sera - dal 13 febbraio si è arrivati a ieri sera - e le proposte intelligenti che, per esempio, sono arrivate da alcuni governatori: penso al presidente della regione Toscana, a quell'idea di sistemare gli immigrati in piccole localizzazioni, che lei oggi ha citato come esempio virtuoso, ma che inizialmente non è stata accettata come proposta. Vorrei ricordarle la brutta figura in campo internazionale che il nostro Paese ha fatto in queste settimane, la mancata convocazione del nostro Ministro degli esteri alle preconvocazioni dei tavoli europei, vorrei ricordarle che quella attivazione della direttiva europea sulla procedura di protezione temporanea è una richiesta che il Partito Democratico ha fatto in Commissione da più di due mesi e che lei cita oggi come un suo successo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vorrei ricordarle, signor Ministro, che pochi giorni fa il vicepresidente del Popolo della Libertà al Senato, il senatore Quagliarello, diceva: «Fora di ball non è una politica e ben presto gli elettori se ne accorgeranno».
Vede, noi ci siamo già dissociati, con il nostro presidente Franceschini, da quel cartello esposto prima, che in nulla condividiamo. Tuttavia, parlando dei morti di ieri nelle acque del canale di Sicilia e della drammatica scena a cui tutti abbiamo assistito, vorrei dirle che spero perlomeno che quei morti innocenti risveglino una cultura delle parole. Infatti, quando in queste settimane abbiamo sentito parlare di vasche da svuotare e di rubinetti da chiudere, parlavamo anche di quei corpi senza vita che ora galleggiano nel canale di Sicilia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Signor Ministro, nel nostro Paese abbiamo conosciuto molte emergenze umanitarie - questa non è la prima - e siamo stati in grado di affrontarle con solidarietà, con decoro e garantendo la legalità. Nel nostro Paese e in Europa ci sono leggi, strumenti, organizzazioni e precedenti che avrebbero permesso di affrontare un'emergenza del genere per tempo, cosa che non è successa.
Non devo ricordarle i casi del Kosovo e dell'Albania, le decine di migliaia di albanesi arrivati in questo Paese vent'anni fa e che hanno trovato, signor Ministro, credo più di quei tre gabinetti chimici rotti sul molo di Lampedusa. A proposito della possibilità di controllare le condizioni nelle quali si sono trovati i migranti nelle strutture di accoglienza di Lampedusa, vorrei ricordarle che deputati della Repubblica, contro i diritti delle loro prerogative, non hanno potuto accedere a quelle strutture e che noi ancora attendiamo risposta da lei, signor Ministro, per sapere come mai parlamentari dell'opposizione non hanno potuto controllare ciò che accadeva in quelle strutture.
Signor Ministro, noi abbiamo riscontrato un'inefficienza e un ritardo che non Pag. 14sono solo questioni tecniche. Noi pensiamo che ci siano al fondo, e che sia nostro dovere parlarne, questioni politiche perché, signor Ministro, proprio il tempo che io ho citato, compreso tra il 13 febbraio e oggi, avrebbe permesso tutt'altro comportamento da parte del Governo.
Allora noi pensiamo che le migliaia di migranti che si sono assembrati nell'isola di Lampedusa oltre ogni limite sopportabile per i lampedusani e per i migranti stessi, al di là della vergognosa comparsata del Presidente del Consiglio che ha fatto finta di comprare una villa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che non ha mai comprato e di promettere un casinò che non verrà mai costruito in quell'isola, signor Ministro, perché è vietato nel nostro Paese, ecco al di là di questo noi pensiamo che ci sia la politica, perché pensiamo che questo vostro fallimento fino ad oggi nella gestione di questa emergenza sia dovuto alla difficoltà di mettere insieme le parole di Bossi e la legislazione italiana ed europea, le esigenze delle campagne elettorali amministrative e l'emergenza da affrontare. Noi pensiamo che non siano affatto un caso l'inefficienza, il ritardo e l'incapacità che avete dimostrato in questo caso...
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la invito a concludere.
EMANUELE FIANO. Non è un caso, ma purtroppo è stata una vostra scelta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, signor Ministro, condividiamo il suo operato, lei ha il compito molto difficile di dare risposte al problema dell'immigrazione in un contesto internazionale e interno di completa confusione se non addirittura di anarchia, e gli eventi eccezionali di queste ore lo stanno testimoniando. Nel Mediterraneo ci sono azioni di guerra in corso, ci sono le portaerei di molti Paesi, ma sembrano occupati più in altre azioni che non in quelle di contrastare un fenomeno che ha del ridicolo, perché vediamo passare gli scafi guidati da schiavisti che portano carne umana in giro per il mondo zigzagando in mezzo alle portaerei, e sembra non interessare nulla a nessuno.
Però dopo i problemi arrivano, perché molto probabilmente non si vuole dare seguito a quello che da anni la Lega Nord Padania suggerisce di fare: cercare di aiutare le popolazioni bisognose nei loro territori. Quando parlo di fallimento a livello globale mi vengono in mente le politiche messe in atto dall'ONU che nei decenni sono state francamente fallimentari, perché se non siamo riusciti a portare un bicchiere d'acqua a chi ha sete a casa sua vuol dire che quell'organismo deve essere rivisto di sana pianta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per quanto riguarda le direttive che partono dalla Commissione e dal Parlamento europeo in termini di controllo del fenomeno dell'immigrazione, anche qui ci accorgiamo che Paesi come l'Inghilterra le ignorano, la Francia lo sta dimostrando, la Germania addirittura, su consiglio della sua stessa Corte costituzionale, in termini di sicurezza e di immigrazione sente le direttive ma applica quelle del suo Parlamento.
Ci troviamo ad operare, soprattutto lei in queste ore, in un contesto difficilissimo e lei sta dando le migliori risposte possibili. All'interno del nostro Paese abbiamo cercato di stabilire delle regole, che (abbiamo visto) a livello internazionale sono da rivedere, ma anche qui c'è della confusione, perché quando introduciamo ad esempio il reato di clandestinità - che c'è da dieci anni in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna - ma abbiamo metà della magistratura che non applica queste norme (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) significa che c'è un problema di fondo da risolvere. Stabiliamo delle regole per facilitare le espulsioni e la Corte costituzionale pochi mesi fa ha sancito che in Italia non si possono espellere immigrati indigenti, ma visto che sono Pag. 15tutti indigenti ciò vuol dire che la Corte si sostituisce alla volontà politica espressa dal legislatore, e quindi dal Parlamento italiano, e sancisce che è impossibile attuare le espulsioni. Quando in questo Parlamento questa maggioranza cerca di scrivere delle regole - come il reato di clandestinità o le espulsioni - cerca di stabilirle a tutela in primo luogo di persone straniere che cercano di entrare regolarmente nei nostri territori, perché chi aspetta a casa sua di ricevere un permesso di ingresso dall'Italia, dopo aver presentato le generalità e dimostrato di avere un lavoro e un alloggio, poi si vede superato da chi entra clandestinamente, per cui saltano le regole e tanto vale che tutti pensino di poter entrare in questo Paese clandestinamente.
Quindi, ad essere troppo buonisti - ma non è la volontà di questa maggioranza, ma di parte della magistratura, che disapplica le nostre regole - alla fine ci rimettono di più proprio gli immigrati regolari. Questa è una cosa da rivedere, perché non va assolutamente bene. Quindi, signor Ministro, lei ha il nostro appoggio, perché sta cercando di risolvere un problema che ha dei confini poco chiari e cerca di affrontarlo scrivendo delle regole di convivenza con altri Paesi, il che già fino a poche settimane fa aveva dato ottimi risultati. Il nostro gruppo è con lei, anche il Paese è con lei, perché sta dimostrando di lavorare seriamente. Grazie e buon lavoro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi assistiamo alla Camera ad una seduta importante, perché abbiamo un bravo Ministro, che tutti noi consideriamo così, che ha fatto una relazione balbettante, non perché improvvisamente non è più un bravo Ministro, perché tutti noi riconosciamo a Maroni di essere capace e anche corretto nei confronti dell'opposizione, di essere un ottimo amministratore e Ministro. Ha balbettato perché Maroni oggi si trova nel mezzo delle contraddizioni politiche che evidentemente la sua bravura non può di per sé rendere sormontabili, perché queste contraddizioni politiche sono figlie degli equivoci politici che il Governo ha portato avanti in questi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Misto-Alleanza per l'Italia e del deputato La Malfa).
Dunque, ci deve dimostrare che ha spalmato gli extracomunitari in tutta Italia, ma non ce lo può dimostrare molto, non solo perché contrasta con la realtà, ma perché le regioni del nord non gli consentono di dire questo. Pertanto, ci ha dato un elenco di prima fase di emergenza acuta e ci ha fatto un elenco dei centri di prima accoglienza, da cui si evince che, a parte cento posti a Ventimiglia, aumentabili fino a quattrocento, non c'è una regione dell'Italia del nord, però, ha raggiunto l'intesa con le regioni per spalmarli uniformemente sul territorio nazionale. Giustamente, la collega dice: «ma noi li abbiamo già», figuratevi cosa dice la Sicilia, che li riceve a Lampedusa e che li deve spalmare su tutto il suo territorio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Ma questa è la logica: qui il problema non è Maroni, non è il Ministro, non è la struttura del Ministero dell'interno, qui vi è la contraddizione politica di andare sul territorio ed evocare una parcellizzazione dell'Italia o peggio di mettere parti dell'Italia una contro l'altra. Dopodiché, quando si arriva ad un'emergenza di questo tipo, qual è il problema? Che noi ci comportiamo con parti del territorio nazionale come l'Europa si comporta con noi, ed evochiamo l'Europa, altra grande contraddizione politica, onorevoli colleghi: in questi mesi affannosamente evoca l'Europa politica chi ha sempre combattuto l'Europa politica, dicendo che l'Europa non serviva (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori, Misto-Alleanza per l'Italia e del deputato La Malfa)! Noi non abbiamo imbarazzi perché abbiamo sempre ritenuto l'unico esito per il continente l'Europa Pag. 16politica e oggi diciamo: avete ragione, vi siete convinti anche voi! Abbiamo storicamente indovinato e oggi i cocci che raccogliamo sono quelli della mancanza di un'Europa politica.
Altra contraddizione di Maroni: il permesso di soggiorno temporaneo. Qui il Ministro deve dire che dà il permesso, ma che questi ci hanno già fatto sapere che se ne andranno tutti via. Ministro, si fermi alla prima parte, dica che dà il permesso, ma non illuda, come ha fatto il Presidente del Consiglio con i lampedusani, quando gli ha detto: «ho già comprato la casa», non diciamo bugie!
Noi non abbiamo alcuna garanzia: quando noi avremo dato i permessi di soggiorno temporaneo questa gente andrà dove vuole! Non ha nessun valore, né giuridico, né impegnativo il fatto che abbiano detto che vogliono andare in Francia perché, se nel tragitto da Manduria a Ventimiglia cambiano idea, rimangono sul territorio nazionale! Anche questo però lei, signor Ministro, lo deve omettere e non lo vuole dire perché è impegnativo ammettere che la presenza della Lega al Governo, davanti a questioni che non sono riconducibili alla Lega, che sono riconducibili al mondo, a quello che sta succedendo, obbliga anche la Lega all'adozione di provvedimenti inevitabili, ma che in questi mesi con la demagogia si sono sempre voluti dipingere come il cedimento ai clandestini. Io non dico, onorevoli colleghi, che Maroni cede ai clandestini: Maroni fa il suo dovere, che è il contrario della politica egoistica che voi, in questi mesi, avete voluto propagandare per il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori, Misto-Alleanza per l'Italia).
Onorevoli colleghi, non aggiungo altro, dico solo che il Governo, nonostante questi ondeggiamenti pericolosi, ha la nostra solidarietà perché non potrebbe essere altrimenti, perché noi siamo persone serie: bene gli accordi bilaterali con la Tunisia, bene l'intesa a livello europeo, speriamo che ci siano, ma per favore: fate lezione degli errori che avete accumulato per evitare, in futuro, di dire le sciocchezze di questi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori, Misto-Alleanza per l'Italia e del deputato La Malfa - Congratulazioni)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Ministro, noi di Futuro e Libertà le esprimiamo la nostra solidarietà condannando l'inqualificabile gesto cui abbiamo assistito qualche minuto fa. Dato il tono che lei ha usato nel suo intervento, diverso, molto diverso, dal punto di vista umano e sociale, da quello di qualche altro collega del suo partito, non avrei alcuna difficoltà, signor Ministro, a sottoscrivere la sua relazione se però lei avesse anche la bontà di leggere la seconda parte, quella che le è sfuggita o ha volontariamente omesso. L'analisi è puntuale, i numeri che lei ha citato sono più o meno quelli e l'impegno di cui ha parlato a proposito delle forze dell'ordine, delle prefetture, delle questure, della Croce rossa meritano tutta quanta la nostra considerazione e tutta quanta la nostra gratitudine, malgrado le critiche strumentali che sono state fatte da alcuna parte della sinistra.
Quello che manca, signor Ministro, tra quanto ha illustrato, è un piano strategico-politico nazionale, cioè per l'Italia e anche per l'Europa, e se e come lei sta coinvolgendo tutti i soggetti che in circostanze del genere devono essere attivati: le regioni, le province i comuni, le Asl, la protezione civile, gli altri Ministeri, il suo stesso Ministero. Non ci ha detto per esempio, signor Ministro, cos'è che non funziona nel suo Ministero per indurre il più autorevole dei suoi sottosegretari, l'onorevole Mantovano, a rassegnare le dimissioni con una pesantissima dichiarazione. Signor Ministro, non so se siano altre ragioni a spingere l'onorevole Mantovano a lasciare il Governo e cosa voglia per rientrarvi, ma le sue denunce rispecchiano la realtà che ogni cittadino vede. Pag. 17
Non si può proprio dire che in questa vicenda l'Italia stia facendo una bella figura. C'è un Ministro, il più autorevole del suo partito, signor Ministro, e il più autorevole della stessa maggioranza che ha voluto, con una espressione colorita, ordinare al Governo e all'intera maggioranza di tenere gli immigrati fora dalle valli del nord e di «svuotare la vasca» e né lei - che è il Ministro dell'interno di tutta l'Italia e non soltanto della Padania - né il Presidente del Consiglio avete detto una parola. C'è un sindaco del nord, il sindaco di Torino, che prima concede e poi nega l'autorizzazione all'allestimento di una tendopoli e nessuno fa niente, nessuno prende provvedimenti.
Avete detto di aver stipulato l'accordo con le regioni: lo avete fatto soltanto ieri sera, ma non sappiamo se, poi, sarà davvero mantenuto. Non ci dite quale sia il costo dell'«accordicchio» che avete stretto con la Tunisia.
L'Italia chiede giustamente la collaborazione di tutta l'Europa, ma come pensa di ottenerla se il suo Governo, se uno dei più autorevoli Ministri, dimostra di non essere in grado di assicurarsi quella delle proprie regioni? Non è certo così che si recupera quella credibilità internazionale per governare un fenomeno sociale di natura epocale, che, per essere adeguatamente affrontato, richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 10,30)
CARMINE SANTO PATARINO. Come è stato ricordato, una ventina di anni fa lungo tutte le coste dell'Adriatico sbarcarono migliaia e migliaia di profughi provenienti dall'Albania. Allora, soltanto noi pugliesi fummo in grado di fare fronte a quell'esodo con un'accoglienza ben diversa da quella riservata oggi agli immigrati nordafricani.
Le istituzioni, pur nelle difficoltà e nell'emergenza, diedero prova di coesione ed efficienza. Anche la gente comune, seguendone l'esempio, intraprese una gara di solidarietà. Le organizzazioni di volontariato furono messe in condizione di esprimere tutto il loro amorevole potenziale. Ci sentimmo fieri di essere italiani.
Cosa è cambiato da allora? Non certo il numero degli immigrati: 20, 30 mila migranti certamente non possono fare paura ad un grande Paese come l'Italia, peraltro abituato da anni a convivere con flussi migratori. È cambiato, semmai, l'atteggiamento dei governanti nazionali ed internazionali. Alla capacità di dominare lo sviluppo della storia di allora, si è sostituito l'arroccamento nella sterile difesa di posizioni di privilegio. Alla lungimiranza di chi, in quegli anni, seppe gestire la transizione dalla caduta del comunismo all'integrazione europea, si sostituisce oggi l'incapacità di reggere il cambiamento del presente e promuovere con fiducia lo sviluppo del futuro nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. Onorevole Patarino, la invito a concludere.
CARMINE SANTO PATARINO. Al buon esempio di chi favoriva l'integrazione e l'accoglienza, spalancando le porte della propria abitazione al sole che si alzava, si è sostituito il cattivo gusto di chi offre modelli negativi, promette l'acquisto di ville chiuse, propaganda contenitori vuoti, ghettizza in campi assolati migliaia di persone, destabilizza l'ordine pubblico delle comunità locali e, nel mentre, comiziando, propaganda...
PRESIDENTE. Onorevole Patarino, concluda, per favore.
CARMINE SANTO PATARINO. Ho finito, signor Presidente.
Così vengono annullati secoli di civiltà, così viene distrutto il valore della patria, che, per quanto ci riguarda, è una patria senza ... (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Patarino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.
LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, noi di Iniziativa Responsabile vogliamo esprimere la solidarietà e l'apprezzamento per l'attività che lei ha svolto in questi mesi difficili, di fronte a scelte importanti che riguardano, ormai, movimenti epocali di milioni di persone, le quali chiedono di accedere dalle regioni del nord Africa in gravi difficoltà economiche e sociali, se non addirittura attraversate da guerre, e premono verso l'Europa cristiana, occidentale, liberale e democratica: l'Europa che, per loro, costituisce una speranza e una possibilità di sopravvivenza e di crescita sociale e culturale.
A queste sfide le risposte non sono facili e semplicistiche. Sentivo, negli interventi precedenti, una punta di polemica verso il Ministro. È questo il primo punto da chiarire, riguardo alla concessione, solo ora, del permesso temporaneo di soggiorno.
Amici del Partito Democratico, presidente Casini, come si sarebbe potuto, due mesi fa, a frontiere aperte, con la Tunisia attraversata da problemi politici enormi, dire che in Italia si concedeva il permesso temporaneo di soggiorno? Sarebbe equivalso ad aprire a centinaia di migliaia di persone la speranza di arrivare in un Paese che era in grado di ospitarle. Pertanto, in quel momento non si poteva concedere il permesso temporaneo di soggiorno, in quanto non si poteva dare la speranza a decine e centinaia di migliaia di persone di arrivare in Italia, a frontiere praticamente aperte, con un Governo tunisino incapace di controllare i migranti.
Solo oggi, che è stato chiuso questo importante accordo, di cui va merito al Ministro, a tutto il Governo e al Presidente Berlusconi, si può concedere il permesso temporaneo di soggiorno perché ci sono un freno e un controllo a questa migrazione. Tenete conto che noi siamo vergognosamente soli in questo fronte con la Francia ed altri paesi che, per ragioni umanitarie, hanno aperto un conflitto importante e grave nel nord Africa e per le stesse ragioni umanitarie che non hanno si sottraggono a questa responsabilità collettiva che l'Europa deve assumere.
Quindi, va bene questo comportamento del Ministero perché ogni cosa ha bisogno di tempo e di condizioni per essere realizzata. Mi pare che il permesso temporaneo di soggiorno solo ora poteva essere concesso ai migranti.
Ma andiamo sui tre punti che il Ministro ha posto all'attenzione. Con gli enti territoriali è stato concertato un importante accordo che va nel senso della cultura federalista che attraversa il Paese. Sono d'accordo con alcuni interventi nei quali si è sostenuto che il sud ha sopportato le maggiori pressioni dell'emergenza.
Signor Ministro, noi che siamo un gruppo a grande prevalenza meridionale chiediamo che questi territori del sud (non solo la generosa gente di Lampedusa ma anche i territori di Manduria, Santa Maria Capua Vetere e delle province palermitane) abbiano un ristoro, condizioni di favore come la fiscalità compensativa o interventi infrastrutturali per questo atto di generosità e di attenzione. Le chiediamo, quindi, anche un intervento in questo senso. Va bene il lavoro fatto con il Ministro Fitto e con i governatori. Si tratta di un lavoro sapiente di coordinamento e condivisione.
Apprezziamo anche il secondo punto concernente il rapporto con i Paesi del nord Africa. Su questo e sui rapporti con l'Unione europea noi Ministro dobbiamo prendere una iniziativa forte che vada al di là della sicurezza che fa capo al Ministro dell'interno, ma che veda dentro anche i Ministri degli esteri e dell'economia. Noi dobbiamo cooperare e creare una struttura importante di cooperazione che vada al di là dei provvedimenti interregionali di cooperazione per cui ci sono risorse cospicue a livello di Unione europea. Occorre, come dicevo una struttura che permetta di coordinare l'intervento di difesa con quello di cooperazione economica, di integrazione sociale e culturale e Pag. 19anche, quindi, se permette, di sviluppo della nostra attività imprenditoriale in quei paesi. Non dimentichiamo che noi siamo i primi partner dei Paesi nordafricani.
PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, la prego di concludere.
LUCIANO MARIO SARDELLI. Quindi, signor Ministro, concludo con un riconoscimento a lei e anche al sottosegretario Mantovano che con generosità ha difeso le ragioni del sud e che noi speriamo di ritrovare al Governo a fianco a lei perché ha ben operato. Noi crediamo che il lavoro di questi mesi abbia dimostrato che noi siamo un Paese generoso, attento, che riesce a coniugare leggi chiare e dure quale la Bossi-Fini con una cultura dell'accoglienza e dell'ospitalità che si trovano nel senso della nostra cultura cristiana e mediterranea (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, mi consenta anzitutto di iniziare questo intervento con un pensiero deferente per le vittime di queste ultime ore nel canale di Sicilia e per tutte le vittime che ci sono state negli ultimi mesi e negli ultimi anni. Speriamo che le ricerche, come accennava il Ministro Maroni, diano i loro frutti. Voglio anche unire il nostro ringraziamento alla nostra Marina, ma anche ai pescatori di Mazara del Vallo e ai mercantili civili intervenuti come segnale concreto dello spirito solidale dell'Italia e della nostra nazione.
Mi consenta però di aggiungere a quanto avevo affermato all'epoca a seguito dell'intervento del sottosegretario Mantovano, quando dissi che le comunicazioni sembravano il bollettino di una disfatta, che questa volta le comunicazioni sembrano il bollettino delle buone intenzioni, il libro dei sogni, della debolezza e delle contraddizioni.
Vorrei sapere se la presenza del Ministro è dovuta all'importanza della vicenda o al fatto che il sottosegretario Mantovano, che aveva la delega alla materia, si è dimesso per insanabili contrasti con la politica di questo Governo e, soprattutto, per il caso Manduria. Mi consenta, a tal proposito, di fare un brevissimo inciso, nel continuare a denunciare il fatto che è stato impedito di entrare nel centro di Manduria a dei parlamentari. Le foto di quello che è successo a Manduria hanno fatto il giro del mondo e quindi mi consenta anche di dire che voi stessi non avete raccolto l'allarme che avevate lanciato, perché è stato preparato poco e male. Abbiamo tutti ancora davanti agli occhi le immagini dei centri che si svuotano perché gli immigrati scappano e non è stato possibile in alcun modo contenerli.
Lo schema che Lei ha fornito è sicuramente uno schema buono, ma rientra nel discorso delle buone intenzioni. Lei chiaramente ha fatto un accordo con le regioni e gli enti locali, ha parlato della leva della diplomazia soprattutto con la Tunisia e con la Francia e di una interlocuzione con l'Unione europea, però mi consenta di fare alcuni accenni su quanto sopra.
Anzitutto, non abbiamo sentito, nell'elencazione delle location dei centri, molte regioni del Nord: forse questo non è consentito dalle sue maggioranze? Mi sembra un pochino contraddittorio. Inoltre, mi consenta di dire che lei non ha speso una parola sugli accordi finanziari con le regioni e gli enti locali.
Voglio fare un esempio: lei ha speso delle parole su un argomento estremamente importante che è quello dei minori stranieri non accompagnati. Questo è un vecchio problema che io, ad esempio, conosco molto bene, proveniendo da una città che ha un porto importante come Ancona. Queste problematiche ricadono completamente sui comuni, sui tribunali dei minori e sui vari servizi di assistenza sociale, quelli dell'assistenza sanitaria e che sono al servizio dei comuni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
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DAVID FAVIA. Abbiamo la sensazione, signor Ministro, che abbiate scaricato il problema su enti locali che, in realtà, non vengono sufficientemente finanziati.
Mi consenta poi di dire che siamo lieti che un Ministro proveniente dalla Lega si appelli all'Europa politica e all'Europa. È un Ministro che rappresenta un partito che non voleva l'Europa, ma se la Francia ancora respinge gli immigrati alle sue frontiere, se egli stesso ha detto che teme che la Tunisia non esegua gli accordi che è andato a firmare, probabilmente qualche problema c'è.
Se l'Italia non riesce a farsi ascoltare dall'Europa, dalla Francia e dalla Tunisia, probabilmente c'è un problema di contraddizioni e di credibilità.
PRESIDENTE. Deve concludere.
DAVID FAVIA. Concludo con una notazione: non possiamo recepire la direttiva europea sui rimpatri perché abbiamo il reato di immigrazione clandestina. Ebbene, credo che davanti ad una situazione drammatica come quella stiamo vivendo in queste ore, sarebbe opportuno che il Consiglio dei ministri, come prima cosa, «revocasse» il reato di immigrazione clandestina. Speriamo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, noi restiamo convinti, oggi come ieri, che il problema era e rimane il traffico di esseri umani. Sono loro, i trafficanti, i veri assassini di tante vite innocenti, ed è lì, in quella direzione, che bisogna guardare. Ciò non toglie però che il diritto ad una civile e dignitosa accoglienza nel nostro Paese di quanti fuggono dal nord Africa è stato soddisfatto finora - lei non se ne deve avere a male - solo dalla generosa popolazione di Lampedusa. Questo è passato nell'immaginario collettivo. Anche quando sono stati costretti ad alzare la voce per segnalare situazioni insostenibili, lo hanno fatto da italiani, unendo la rabbia e la solidarietà.
È una situazione che sconta un tragico ritardo di programmazione delle politiche dell'immigrazione costruita con l'apporto di una cooperazione europea ed internazionale che riconosca il ruolo centrale che l'Italia riveste nel mar Mediterraneo. Nel cuore della tragedia umanitaria, che ha la precedenza su ogni altra considerazione, devono radicarsi le ragioni di una politica della ragionevolezza che pur nella complessità e gravità dei problemi produca concrete azioni pubbliche per il superamento della crisi.
Nei prossimi giorni avremo modo di verificare il piano della nuova Tunisia che lei oggi ha balbettato. Vigileremo e la incalzeremo affinché il Parlamento sia costantemente informato. È un fatto che l'Italia si è fatta trovare impreparata. Donne, bambini, giovani, adulti affamati, spaventati e disperati sono stati accolti e smistati con una logica incomprensibile, disordinata e improvvisata tanto da destare non pochi sospetti di voluta mala accoglienza. Mentre parliamo tante piccole Lampedusa stanno nascendo sul territorio nazionale, replicando gli stessi errori, le stesse omissioni, la stessa disorganizzazione e la stessa confusione.
A livello internazionale ci troviamo in uno stato di preoccupante isolamento - vedremo l'esito degli incontri che lei ha annunciato - quando invece il Paese avrebbe dovuto porsi a capo di una task force umanitaria nel Mediterraneo e, in questo particolare momento storico, assumere in essa un ruolo di punta. La verità è che manca la volontà politica per predisporre dei normali Centri di accoglienza e smistamento per «persone umane».
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mosella.
DONATO RENATO MOSELLA. Manca un piano semplicemente all'altezza di questo nome. Avete riassunto tutto in uno slogan volgare...
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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mosella.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, chiedo l'attenzione del Ministro dell'interno, perché in questi due minuti desidero esprimergli la piena solidarietà mia, come repubblicano, per il compito difficilissimo nel quale egli è impegnato. Vorrei esprimere anche l'apprezzamento per l'impostazione politica che egli ha dato a tale compito difficile. Mi consenta solo di rimarcare - le considerazioni più ampie le ha fatte l'onorevole Casini, e io naturalmente le condivido pienamente - che era visibile, signor Ministro Maroni, la sua solitudine stamattina. Il discorso che lei ha fatto è essenzialmente un discorso di politica estera e di politica europea. Accanto a lei c'era il suo collega Calderoli e un sottosegretario della Lega (la solitudine di questo Governo).
Lei, signor Ministro, nel rapporto con l'Europa su cui ha la nostra piena solidarietà, avrà due difficoltà. Una è la mancanza di solidarietà da parte delle regioni del nord nei confronti di questa grande tragedia umana, perché lei non può chiedere e noi non possiamo chiedere la solidarietà della Germania o della Francia, i quali Paesi possono rispondere: ma il Veneto, ma il Piemonte, ma la Lombardia?
Se questo problema non viene affrontato, lei si presenta debole in Europa. La seconda è, ovviamente, che un Governo screditato sul piano internazionale, come sfortunatamente è il Governo che oggi ha la responsabilità del Paese, non la rafforza nella trattativa con l'Europa. Queste sono le difficoltà che incontra, per cui la nostra solidarietà è ancora maggiore di quella che le ho già espresso.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,50).
SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Ministro, le chiedo un minuto di attenzione ancora. La questione dei minori che lei ha affrontato poco fa...signor Ministro...
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, l'onorevole Zampa sta chiedendo al Ministro Maroni di trattenersi un minuto.
SANDRA ZAMPA. Signor Ministro, un minuto ancora, per cortesia. Voglio solo affrontare...
PRESIDENTE. Onorevole Zampa, l'informativa del Ministro è finita. Lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori, non lo dimentichi.
SANDRA ZAMPA. Sì, signor Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per richiamare l'attenzione di quest'Assemblea sul tema dei minori stranieri non accompagnati. Non sono state polemiche quelle che ci sono state nei giorni scorsi. Voglio ricordare qui che organizzazioni internazionali, da Save the children alla Caritas, a Terre des hommes e, da ultimo, ieri, l'Associazione nazionale dei magistrati per i minori e per la famiglia, si sono espressi su questo punto. Li ho visti con i miei occhi dormire a terra senza materassi e senza alcuna, dico alcuna, attenzione a una decente accoglienza. D'altra parte, lo hanno manifestato loro stessi: ci sono stati persino atti di autolesionismo. Voglio ricordare che i minori sono protetti dalla Convenzione internazionale dell'ONU che abbiamo sottoscritto nel 1991.
Questa Convenzione fa di loro mai, mai, dei clandestini. I minori hanno diritto ad essere accolti e assistiti. È vero quello che lei ha detto, signor Ministro: la normativa è complicata, ma successiva alla prima accoglienza, quando, cioè, vi è la presa in carico e l'adozione. Non voglio Pag. 22insegnarle nulla, ma, per quello che ho visto, l'accoglienza dei minori è assolutamente indegna di un Paese civile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, approfittando ancora della presenza del Ministro Maroni, voglio dire che sono giunte voci, a noi pugliesi, di rilievi che vengono fatti nelle zone di Carapelle e di San Vito dei Normanni. A Foggia vi è già Borgo Mezzanone, per cui la Puglia ha già dato tantissimo. Insistiamo con il riferire questo al Ministro Maroni, che appare disattento sull'informativa, per evitare che alcune regioni siano strapiene di gente che viene da fuori e altre regioni continuino a latitare rispetto a questo problema.
Seguito della discussione della proposta di legge S. 1880 - D'iniziativa dei senatori: Gasparri ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia di diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (A.C. 3137-A) (ore 10,53).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, d'iniziativa dei senatori Gasparri ed altri,: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Ferranti 1.5.
Avverto che prima dell'inizio della seduta gli articoli aggiuntivi Palomba 1.04, 1.08 e 1.09 sono stati ritirati dal presentatore.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,54).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio far perdere tempo ma desidero, intervenendo sull'ordine dei lavori, invitare i colleghi a un attimo di attenzione. Voglio, a nome di tutti voi, immagino, e certamente del nostro gruppo e anche del gruppo che mi onoro di rappresentare al Consiglio d'Europa, il Partito Popolare europeo, rendere omaggio alla nostra collega Fiamma Nirenstein (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico) che, nei prossimi giorni, unica italiana nella storia di questo premio, riceverà il premio Emet Awards, insieme a José Maria Aznar e John Bolton, un premio importante e fondamentale, che dà prestigio e onora tutta la Camera dei deputati oltre che onorare l'impegno che Fiamma ha dimostrato e continua a dimostrare nei consessi nazionali e internazionali. Per questo voglio ringraziarla, non solo della sua amicizia, ma dell'onore che ci fa, con le sue battaglie, non solo in Italia ma anche nel contesto mondiale. Grazie Fiamma (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).
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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Volontè. Sono sicuro di esprimere i sentimenti di tutta l'Aula, rinnovando le congratulazioni all'onorevole Fiamma Nirenstein, e mi permetto, da amico di Fiamma, di aggiungere le mie congratulazioni personali, brava!
Per consentire l'ulteriore decorso del termine di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11,15.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 3137-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A). Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, prendo la parola per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.
MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questo emendamento, come tutti gli altri che il Partito Democratico ha presentato all'articolo 1, ha come scopo quello di correggere l'irragionevolezza di questa proposta di legge, che pretende di diminuire i tempi del processo intervenendo e tagliando i tempi di prescrizione. La maggioranza ha commesso un grave errore a non accogliere questi emendamenti che avrebbero potuto dare un senso al presente provvedimento e intervenire sul sistema giustizia proprio in funzione della semplificazione e della ragionevolezza dei tempi di durata del processo. Tutti gli studiosi del processo penale, i giuristi, gli esperti di analisi economica del diritto, per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario e ridurre i tempi del processo, ritengono indispensabile la riorganizzazione della macchina giudiziaria. In questo provvedimento, si incide, invece, sui deficit, sui gap strutturali del funzionamento della macchina processuale? Si interviene, forse, sull'irrazionale distribuzione delle risorse umane e materiali, sulla revisione della geografia giudiziaria o sulla dimensione ottimale degli uffici? Cosa si propone per sanare l'insufficienza drammatica del personale amministrativo dal punto di vista quantitativo? Basterebbe ricordare che, dal 1993, non si fanno concorsi per cancellieri e che i sindacati di categoria, già da tempo, hanno aperto una vertenza con il Governo per la riqualificazione del personale. Con questo emendamento riparatorio, noi prevediamo una delega al Governo per la rideterminazione della pianta organica e la programmazione delle assunzioni del personale dell'amministrazione giudiziaria in modo da garantire efficienza e funzionalità agli uffici giudiziari.
Tutti i capi degli uffici giudiziari che abbiamo audito in Commissione ci hanno riferito che, spesso, non si possono tenere udienze per mancanza di cancellieri o per esaurimento dei fondi destinati allo straordinario, ma nessuna terapia funzionale ad una maggiore efficienza del processo è prevista in questo provvedimento. Invece di intervenire sulle cause che, nel tempo, hanno determinato l'accumulo di arretrato e l'intasamento degli uffici, la maggioranza ha pensato bene di dare un'ulteriore sforbiciata ai tempi di prescrizione con l'unico risultato, non di migliorare l'efficienza della giustizia, ma di incentivare tecniche dilatorie in vista del maturare della prescrizione, di scoraggiare ulteriormente la scelta di riti alternativi, con un peggioramento complessivo dello stato della giustizia. Vorremmo, con tutti gli interventi emendativi che abbiamo presentato all'articolo 1, intervenire sui mali del sistema, per l'unità del fatto, l'istituzione dell'ufficio del processo. Tutti gli emendamenti Pag. 24che sono stati descritti ieri dai colleghi hanno proprio questo fine, quello di non allargare ulteriormente la forbice che separa l'Italia dagli altri Paesi europei.
Con questa proposta di legge, invece, si mortificheranno ulteriormente le aspettative delle vittime del reato e l'attesa di verità e giustizia dei cittadini italiani, l'ennesima legge a favore del Presidente del Consiglio, più che un rimedio all'insostenibile lungaggine dei tempi processuali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonino Russo. Ne ha facoltà.
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, è difficile credere che in questi giorni il Parlamento possa adottare una delibera che sostanzialmente dice che Ruby è la nipote di Mubarak e nelle stesse ore poi si possano approvare norme che allungano i processi da una parte e dall'altra riducono i tempi di prescrizione. Sembrano delle assurdità non degne delle Aule parlamentari, non degne dell'autorevolezza della Camera e del Senato, eppure diventano centrali nel dibattito del Paese, in un momento di difficoltà per la politica internazionale e per la politica interna: sono l'agenda del Governo per salvare una sola persona, per interessarsi dei problemi di una sola persona, ossia del Presidente del Consiglio. Io non credo che gli italiani siano più interessati a questi problemi, non credo che nessuno dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Antonino Russo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, io credo che questa norma che stiamo valutando in Aula sia una norma di una gravità straordinaria e credo che oggi passerà alla storia - mi auguro di no, nel senso che non venga approvata - come il giorno della morte del processo penale italiano. Da una parte al Senato della Repubblica è stata approvata una norma con la quale tutti i testi possono essere ammessi, senza alcuna limitazione; qui alla Camera stiamo andando avanti per fare in modo che la prescrizione sia abbreviata. Provate ad incrociare testi illimitati con prescrizione abbreviata e otterrete la morte del processo penale in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in effetti rischiamo di perdere un'occasione, come è stato sottolineato, perché l'emendamento ora al nostro esame è un classico miglioramento di un assetto organizzativo della giustizia che più volte abbiamo dichiarato essere un impegno comune ed è una proposta di delega al Governo: principi organizzativi nuovi dell'ufficio del processo da realizzarsi attraverso una delega al Governo da esercitarsi entro tre mesi, dunque un atto di fiducia. Lo dico al Ministro Alfano, che è il responsabile, ai sensi della Costituzione, dell'efficienza dei servizi e dell'organizzazione della giustizia: è un atto di fiducia di Governo che è giusto che vi sia in un corretto confronto con il Parlamento.
L'ufficio del processo o del giudice è una misura che tende a non lasciare il giudice in solitudine, ma a farlo concentrare di più sullo juris dicere, cioè sull'attività propria, l'essenza della funzione giurisdizionale, senza quel «fai da te» che, spesso, caratterizza la nostra organizzazione giudiziaria, e con una dotazione di collaboratori - se posso usare questo termine - tale da rendere più efficiente il lavoro riguardante gli aspetti di cancelleria e, soprattutto, gli aspetti di ricerca giurisprudenziale, insomma, quegli aspetti amministrativi che non dovrebbero essere la principale cura e preoccupazione del giudice, Pag. 25il quale dovrebbe concentrarsi sulla sentenza.
Da questo punto di vista l'emendamento propone temi maturi, anche nella coscienza e nella proposta del Paese, e maturi, ad esempio, nella proposta fatta, ormai da qualche anno, dall'Avvocatura, vale a dire la possibilità di consentire che i praticanti avvocati, i giovani, possano svolgere il loro secondo anno di tirocinio presso l'ufficio del giudice, creando così un'opportunità per i giovani - che spesso devono vagare per gli studi professionali e non sempre sono accolti nel modo migliore - di crescere, fare esperienza e, dall'altro lato, offrire un capitale umano fresco, adeguato e motivato a servizio di una maggiore efficienza della giustizia.
Si tratta di una misura, tra le altre, che ha una grande razionalità e una grande sostenibilità e che è anche poco costosa. Infatti, potrebbe essere alimentata attraverso delle borse di studio di importo limitato, con la collaborazione delle regioni, degli enti locali e delle fondazioni, dunque di quel federalismo che spesso viene evocato a sproposito, per dividere il Paese, e che invece, in questo campo, può unire virtuosamente i soggetti della Repubblica, che possono, sul piano non della giustizia e della giurisdizione, ma dell'organizzazione dei servizi, collaborare e cooperare.
Mi sembra davvero un'occasione sprecata, vorrei quasi augurarmi che vi fosse un ripensamento logico da parte dei colleghi che sono qua, i quali sono parte di una maggioranza, di gruppi e di partiti, ma agiscono pur sempre nella libertà di coscienza e nella rappresentanza della Nazione. Infatti, questa è una strada che va verso il processo più breve, una maggiore efficienza e con pochi o nulli costi, aprendo possibilità per i giovani e, siccome abbiamo bisogno di fare un'agenda che vada oltre gli interessi e i problemi del Presidente del Consiglio Berlusconi, mi piacerebbe che il Ministro Alfano cambiasse il suo parere e si dedicasse all'efficienza e alla ragionevole durata dei processi e non solo a un processo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo solo per fornire un suggerimento al Ministro: se e quando - spero mai - dovesse essere approvata questa proposta di legge, lei ne faccia un'altra di proposta, la giornata nazionale del conflitto di interessi. Una sorta di festa pagana, quasi un baccanale moderno (per restare in tema), con tanto di raduni giovanili, feste nei campi e obbligo di esposizione delle foto giovanili del capo. La sera alle 20 una trasmissione obbligata: un'audiocassetta con discorsi epocali, all'altezza della vostra riforma epocale; potreste partire con il famosissimo discorso sul sapore delle mele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, molti colleghi, ieri, si sono chiesti quando la maggioranza si fermerà. Sono certa, invece, che sarà fermata, dai cittadini e dalle elezioni. Fino a pochi mesi fa erano i sondaggi a guidare l'azione di Berlusconi e del suo Governo, oggi i sondaggi li danno in picchiata, ma vanno avanti ugualmente nell'approvazione delle leggi che stanno a cuore soltanto ad un cittadino, Berlusconi. Oggi siete guidati dalla psicosi del capo, anche la Lega.
A che serviranno nelle campagne elettorali amministrative le ronde, la paura delle invasioni barbariche, siano essi tunisini o meridionali delle graduatorie ad esaurimento, il reato di immigrazione clandestina, se poi questi reati si prescriveranno in quattro e quattr'otto? Basteranno la prescrizione breve e bravi avvocati che allunghino i processi usando le norme che avete approvato ieri al Senato e ladri, rapinatori, stupratori, pedofili e clandestini immigrati potranno vedere prescritti i loro reati in breve tempo. Basterà solo avere tanti soldi e pagare buoni avvocati!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, mi appello al senso istituzionale del Ministro Alfano e anche all'interesse che quest'Aula deve all'emergenza sulla sicurezza, che è un tema molto sentito dai cittadini. Allora piuttosto che rischiare con questa norma di mandare prosciolti migliaia di delinquenti, anche quelli più spregiudicati, che magari hanno la ventura di essere incensurati ma nondimeno beneficiano o beneficeranno di questa norma della «nano-prescrizione», penso che sia meglio il peggio, ossia quel provvedimento Vitali che prevedeva la prescrizione a 65 anni è certamente meno dannoso di quanto state facendo con questo provvedimento. Per cui l'appello è: rivedete questa norma, magari metteteci una prescrizione breve per chi ha più di 74 anni, perché questo sicuramente farà meno danni di quanti non ne farà la proposta in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.
LUISA BOSSA. Signor Presidente, vorrei ricordare alla maggioranza, che tende quasi per vocazione ad identificarsi con le ragioni degli imputati, che i processi sono il luogo dove tanta gente cerca giustizia. Per questo la prescrizione è il più odioso degli approdi per una vittima del reato: non è un'assoluzione, non è una condanna, è un non giudizio che pesa nei pensieri della vittima come un irrisolto storico a cui nessuno darà un senso. Dovremmo lavorare per avere processi brevissimi, certo, e mai nessuna prescrizione, perché è solo da una sentenza di assoluzione o di condanna che arriva la giustizia. Ecco perché questa legge va avversata: non solo perché scandalosamente ad personam, ma perché profondamente ingiusta verso chi crede alla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la prescrizione è sempre una sconfitta. L'effetto estintivo del decorso del tempo costituisce una sconfitta. Ma quando la prescrizione è una prescrizione di favore diventa una doppia sconfitta, e questa è esattamente una prescrizione di favore che non riguarda soltanto una persona ma riguarda migliaia e migliaia e migliaia di persone sottoposte a processo e migliaia e migliaia di parti civili. Questa norma sostanzialmente conferisce un bonus di impunità agli incensurati. Credo che questo aspetto del bonus di impunità agli incensurati, imputati per reati gravissimi che sono stati elencati dai colleghi, commenta da solo la gravità di questa scelta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Picierno. Ne ha facoltà.
PINA PICIERNO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che ho imparato che quando l'argomento è l'atteggiamento del Governo conviene sempre scommettere sul peggio perché tanto non si sbaglia mai. Ieri ho scommesso sull'assenza di gran parte dei Ministri durante l'informativa del Ministro Maroni nonostante i fatti gravissimi che - vorrei ricordare - sono accaduti al largo delle nostre coste, e sulla loro improvvisa materializzazione alla ripresa della discussione e poi del voto, soprattutto del voto, sul processo breve.
Il Governo del Paese è precettato anche di notte, come abbiamo visto ieri, non per risolvere i problemi degli italiani o per occuparsi delle tante questioni che il Governo dovrebbe risolvere, ma per assicurare al capo la sua impunità... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Picierno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, GRECO non è una parola strana o un cognome, ma è l'acronimo francese di un gruppo di Stati contro la corruzione. È stato istituito dal Consiglio d'Europa nel 1999 e l'Italia ne fa parte insieme ad altri 45 Paesi.
Il GRECO ha inviato 22 raccomandazioni all'Italia, proprio per combattere la corruzione. Il nostro Ministero avrebbe dovuto rispondere entro il 31 gennaio 2011 a queste raccomandazioni, che comprendevano anche l'immunità in cui si trova il Premier italiano. Sono passati oltre due mesi da questo ultimatum del GRECO ma nessuna risposta compare sul sito del Ministero della giustizia né su quello del GRECO. L'Italia è latitante e la lotta alla corruzione non rappresenta sicuramente un obiettivo di questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colaninno. Ne ha facoltà.
MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, onorevoli deputati, tutti gli italiani sanno quello che voi colleghi di maggioranza state compiendo qui in Parlamento. Lo sanno bene tutti quegli italiani che non possono accettare e non accettano e che attraverso noi opposizioni dicono «no». Ma ne sono consapevoli anche quegli italiani che vi hanno dato il loro consenso. Oggi loro sanno ciò che state facendo e imponendo e magari tacciono e quindi, direte voi, acconsentono.
Onorevoli colleghi, quando si può arrivare con un colpo dei numeri della maggioranza a frantumare un principio di civiltà democratica, un principio cardine della nostra Costituzione con questa determinazione cieca e consapevole, non solo vi è un cambio, questo sì, epocale per cui la legge non è più uguale per tutti ma, ancor di più, viene assestato un nuovo colpo, forse il più duro, al prestigio e alla forza già pesantemente indebolita delle istituzioni...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colaninno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, in merito al provvedimento in discussione vorrei leggere, al Ministro Alfano, un passo de Il discorso agli ateniesi: «Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offese. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso». Voi a Roma fate così: vi è stato insegnato di offendere i magistrati, vi è stato insegnato di violare le leggi e di dimenticare che dovete proteggere, invece, coloro che sono offesi. Vi è stato anche insegnato di violare quelle leggi non scritte ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.
LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, mentre sale la voce della disperazione per la tragedia umanitaria in atto - perché è assurdo veramente morire così - il Parlamento deve ubbidire, invece, alla prepotenza del Premier e al servilismo di Ministri e deputati per cambiare le regole del gioco al servizio della più bieca logica arrogante, contro le regole e contro la nostra Costituzione.
Siamo e saremo contro anche per i termini vergognosi usati, in questi giorni, da Ministri della Repubblica che hanno giurato sulla Costituzione. Hanno usato termini come «chiudere i rubinetti», «svuotare le vasche» e «fora da i ball». Pag. 28Uno spregio ai principi su cui hanno giurato. Questi termini devono essere usati contro di voi. Fora da i ball subito, ora e presto.
PRESIDENTE. Vi invito a un linguaggio consono alla dignità dell'Aula.
Saluto il gruppo dei pensionati di Arezzo, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ho qui il pezzo di un giornale del 4 marzo, intitolato: «Giustizia: deputato del PdL lancia la prescrizione breve, Ghedini la boccia». L'occhiello era: «Chiederemo all'onorevole Vitali di ritirare quella parte di disegno di legge che potrebbe offrire strumentali polemiche, una proposta inaccettabile anche per il suo partito. La proposta depositata dall'onorevole Vitali è di sua esclusiva iniziativa e non concordata con la consulta giustizia del PdL. Chiederemo all'onorevole Vitali di ritirare immediatamente quella parte di disegno di legge che potrebbe offrire strumentali polemiche, in particolare per ciò che riguarda la prescrizione».
Cosa è cambiato, signor Ministro? Ci spieghi cosa è cambiato dal 4 marzo e perché avete cambiato idea rispetto a quello che dicevate pubblicamente, solennemente e pomposamente a quell'epoca.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento di cui stiamo discutendo e per ricordare all'Assemblea che, meno di un mese fa, il Presidente della Repubblica ha richiamato il Parlamento, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, a recuperare il senso della nostra identità nazionale e dell'unità del Paese, valorizzando il ruolo del Parlamento, non schiacciato dalla prevalenza aggressiva di altri poteri per poter svolgere il suo ruolo al servizio dei cittadini italiani, di tutti i cittadini e non di un cittadino o di un gruppo.
Noi invece cosa stiamo facendo? Ci occupiamo di introdurre delle norme non per attuare l'articolo 111 della Costituzione, ma per dare la possibilità di un processo che si concluda col salvataggio di un imputato e introducendo norme che vanno a favore dei delinquenti e che costituiscono l'ennesima vergogna ad personam.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lovelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, certamente il modo per accorciare la durata dei processi non è quello previsto da questa normativa. Uno dei modi è quello suggerito dall'emendamento Ferranti 1.6, di cui stiamo discutendo, che mira a finanziare e ad incrementare il personale amministrativo nell'ambito della giustizia, la cui carenza è effettivamente una delle problematiche portanti per l'eccessiva durata dei processi. Pertanto, l'emendamento in esame, prevede giustamente e ci auguriamo che venga accolto... è finito il tempo a mia disposizione, signor Presidente?
PRESIDENTE. Onorevole Favia, ha ancora 15 secondi.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, ci auguriamo che questo emendamento venga accolto soprattutto perché prevede che il Governo, entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge, possa rideterminare la dotazione organica e la programmazione delle assunzioni del personale...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tullo. Ne ha facoltà.
MARIO TULLO. Signor Presidente, con questo provvedimento, con il quale volete evitare il processo al vostro capo, farete un'ingiustizia a decine di migliaia di persone che attendono giustizia e metterete decine di migliaia di criminali nella condizione di evitare processi e condanne.
Ieri sera ho notato l'assenza tra i banchi del Governo del Ministro Matteoli. Non credo in un suo dissenso rispetto al provvedimento, ma spero che fosse impegnato nella trattativa per la privatizzazione di Tirrenia, visto che la compagnia di Stato sta affondando e che, nel frattempo, le altre compagnie di navigazione hanno raddoppiato le tariffe di collegamento tra la terraferma e le isole. Per questo chiediamo l'intervento dell'Antitrust (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, chiede la parola per un richiamo al Regolamento?
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, chiedo di intervenire per dichiarazione di voto a titolo personale.
PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la inserisco in elenco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,50)
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, quando fra tre mesi sarà operativa la proposta di legge oggi all'esame, fuori dall'ufficio postale verrà scippata una vecchietta, uno di quei pensionati che avete appena salutato. Ricordatevi che con un buon avvocato quello scippatore anche se individuato non sarà mai condannato, ecco perché gli scippatori siete voi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), deputati del centrodestra, che state scippando le vecchiette, scippatore è il Ministro della giustizia che fa questo provvedimento, perché un legislatore deve essere attento soprattutto all'impatto che determina sulla società un provvedimento legislativo. Ecco perché sarete voi gli scippatori dei pensionati fuori dagli uffici postali, sarete voi del centrodestra e della maggioranza berlusconiana gli scippatori delle vecchiette...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, vorrei che dedicaste un po' di attenzione ad un aspetto particolare di questo provvedimento, l'effetto che ci sarà su quei processi che hanno un grande valore civile nel nostro Paese, quelli contro i responsabili dei disastri. Ve ne cito tre: processo per gli otto morti della ThyssenKrupp, processo per i ventitré morti di Viareggio nell'incidente ferroviario, processo per i morti dell'Aquila, convitto nazionale, casa dello studente, case cadute. Sono processi lunghi e complessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), vi ricordo che quando ci fu l'amnistia questo tipo di reati fu escluso dall'amnistia. Con questa proposta di legge quei processi sono tutti avviati alla prescrizione, valutate questo effetto collaterale che determinerete di togliere alle famiglie di questi morti la possibilità e la speranza di avere giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il combinato disposto delle malefatte di questi due rami del Parlamento italiano di queste ore e di questi giorni, da una parte il Senato della Repubblica che approva in Commissione giustizia il processo lungo che consentirà di portare Pag. 30testimoni à gogo, centinaia, migliaia, e dall'altra quanto stiamo facendo noi ora, segnerà la fine del processo penale.
Ministro Alfano, la riforma epocale che lei aveva annunciato in pompa magna le è riuscita perfettamente: politici, faccendieri, truffatori, insomma chi dilapida il denaro pubblico, svena le aziende e lascia in brache di tela i risparmiatori e i consumatori non risponderà più delle sue malefatte. Bravo Angelino, i ladri di Stato sono con lei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, in un Paese normale, con una giustizia mediamente efficiente che arrivi a esprimere una sentenza di colpevolezza o di innocenza in pochi anni, in un Paese europeo normale, non c'è bisogno di discutere della prescrizione. La prescrizione è un segno di malattia, un ricorso estremo di un sistema che non riesce a funzionare e voi non fate niente per farlo funzionare. Pertanto chiedo ai colleghi della Lega Nord Padania, poiché c'è una prima volta per tutti, anche per i ladri, al benzinaio che si trova davanti il rapinatore che ha avuto il coraggio di denunciare e lo vede libero voi direte che è stata colpa dei giudici e noi gli diremo - e abbiamo ragione - che è stata colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, vorrei riaffermare alcuni concetti espressi ieri sera, quando dicevo che a me non interessavano i problemi legati al Premier, ma piuttosto interessavano i problemi legati alla giustizia e non tanto alla magistratura, mi dispiace che la collega che è intervenuta dopo di me abbia frainteso il mio intervento.
Noi dovremmo fare di più e meglio, curandoci di una riforma della giustizia in senso europeo, moderno, efficace ed efficiente, piuttosto che occuparci di una controriforma che riguarda la magistratura. Dovremmo dare strumenti, non toglierli, dovremmo combattere piuttosto che subire. Credo che in questo modo e in questo momento il Governo e la maggioranza, soprattutto il Ministro, non stiano dimostrando una grande capacità di essere europei né di essere in grado di reggere la sfida del cambiamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.
ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, questo provvedimento ha come conseguenza immediata la prescrizione di migliaia di processi per violenza sessuale, per rapina, per furto e per tanti altri gravissimi reati. Prescrizione vuol dire che il processo potrà durare poco, troppo poco per assicurare davvero giustizia, considerata la situazione in cui versa la nostra macchina giudiziaria. Allora, se davvero volete una giustizia veloce e giusta, perché non riformarla davvero, investendo per esempio nell'informatizzazione dei nostri tribunali? Cosa direte agli italiani, ai quali avete promesso sicurezza? Direte che siete pronti come servitori fedeli a votare ciò che sfregia la nostra giustizia e genera insicurezza per i nostri cittadini? Bella ricerca del bene comune. Questo è solo perseguire l'interesse del principe di machiavelliana memoria. Colleghi, ritrovate la vostra dignità e fermatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.
MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, stamattina il quotidiano il Giornale apriva la prima pagina con un titolo evocativo: sveltina giudiziaria. Mi chiedo se il combinato disposto di Camera e Senato, con il Pag. 31Senato che approva l'allungamento dei processi e la Camera che li riduce non sia, usando il linguaggio de il Giornale, una «sveltina» legislativa. L'uno-due di Camera e Senato è la prova di una maggioranza e di un Governo asservito alle necessità giudiziaria di un Premier.
Ieri, l'onorevole Franceschini richiamava e faceva appello alla coscienza personale dei colleghi della maggioranza, affinché aprissero gli occhi su quello che stiamo offrendo agli italiani. Anch'io mi chiedo come si possa fare scempio del principio di uguaglianza, che riguarda tutti i cittadini. Ma sono anche convinto che quello che accade in queste aule in questi giorni sia un punto di non ritorno. Lo pagherete politicamente ed elettoralmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.
MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, mi rivolgo in particolare ai colleghi che come me sono alla prima legislatura. Questo è il nostro attuale lavoro. Se ci siamo candidati, probabilmente rientrava in un nostro progetto di vita: fare qualcosa di utile. A quasi tre anni dall'inizio della legislatura che bilancio facciamo? Norme contraddittorie e solo nocive sulle pensioni, più il collegato al lavoro, solo tagli di bilancio, solo norme di cui vergognarsi.
Il mio insegnante di educazione civica negli ultimi due anni di liceo ci faceva seguire i lavori del Parlamento. Ricordo il 1970 e il 1971: nel 1970 lo statuto dei lavoratori e la legge sul divorzio; nel 1971 la legge istitutiva degli asili nido e la legge n. 1204 a tutela della maternità. Leggi universali, legge nobili per tutti, leggi per una società civile più giusta. Noi studenti pensavamo che fare i parlamentari fosse un impegno nobile... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Gnecchi, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.
ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, quando si vuole simboleggiare la giustizia si ricorre alla bilancia. Nella più antica immagine della dea, figlia di Zeus, che esibisce la bilancia nella mano sinistra, compare - pensate un po' - una raffigurazione dell'antico Egitto, a proposito di corsi e ricorsi.
In questi giorni è andato in scena un esempio del ricorrente ammaestramento del Presidente del Consiglio, che ha esibito la bilancia deformata, ma la bilancia invece pesa ogni oggetto con lo stesso parametro e con lo stesso metro di valutazione. Spesso è associata alla spada che simboleggia l'inflessibilità della legge. Con questa legge la bilancia invece viene fracassata, altro che riportata in equilibrio. Al massimo rimane il simbolo zodiacale del Presidente del Consiglio. Ricordiamo che sono i vandali che colpiscono i simboli e le scorribande di questi giorni in entrambi i rami del Parlamento che danno questa immagine al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossa. Ne ha facoltà.
SABINA ROSSA. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale per dire che il Governo del fare in realtà è un Governo che non sa affrontare nessun problema reale del paese, che è costretto a rimanere in aula giorno e notte per gli interessi privati del Presidente del Consiglio.
In Parlamento state scrivendo un'altra pagina di «macelleria costituzionale», di abuso della maggioranza, ma il problema non è solo il Parlamento che viene utilizzato per salvare il Premier dai processi e che è di fatto trasformato in un collegio di avvocati allargato in suo sostegno. Per salvare Berlusconi si smantella, in realtà, il sistema giudiziario italiano perché quella che il Parlamento si appresta a varare è una sostanziale amnistia che va nella direzione opposta a ciò che accade negli altri Paesi europei.
La nostra disciplina, unica in Europa, è destinata a determinare un gran numero Pag. 32di estinzione dei reati per prescrizione ed è esattamente il contrario di quanto auspicato dalle convenzioni internazionali... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie onorevole Rossa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Concia. Ne ha facoltà.
ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, gli italiani hanno chiesto in tutti i modi di fermarvi, di non approvare questa ennesima legge ad personam. Ve lo stanno chiedendo nelle piazze e noi lo chiediamo da tre anni. È pazzesco non avere la benché minima capacità di ascoltare e di capire.
Berlusconi deve molto del suo successo all'empatia con la gente. Per questo il provvedimento al nostro esame secondo me rappresenta la fine di Berlusconi, il suo stare dentro quella gabbia che lo vuole immune da tutto e da tutti, lontano, diverso, privilegiato, più, più, più di qualsiasi altro cittadino, casta nella casta, raccomandato tra i raccomandati. Tutto questo lo ha definitivamente allontanato dagli italiani.
Io penso che questo provvedimento sarà la sua fine, la sua tomba politica, purtroppo la sua tomba politica la stanno pagando gli italiani e questo ve lo portate sulla coscienza...(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie onorevole Concia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, il Governo aveva annunciato la volontà di realizzare una riforma della giustizia complessiva, perfino di rango costituzionale, che finalmente affrontasse i problemi veri, i nodi che affliggono il sistema della giustizia e rispondesse alle questioni che davvero sono a cuore ai cittadini. Ciò anche con l'obiettivo di creare finalmente le condizioni per un rapporto corretto e normale che ponesse fine al conflitto tra politica e giustizia nel senso delle istituzioni e nel segno del rispetto reciproco dei ruoli e dell'esercizio delle sfere di attribuzioni che la Costituzione assegna ad ogni potere dello Stato.
Invece poi avete clamorosamente contraddetto questa volontà, perché avevate detto che volevate sgombrare il campo da un sospetto di ogni ulteriore norma ad personam scritta per tutelare una posizione processuale specifica. Avete invece inserito la norma sulla prescrizione breve che non è una misura di sistema... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie onorevole Iannuzzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, avere tanta «fifa» dei magistrati da paragonarli ai brigatisti, è più di una scemenza storica, è un insulto alla memoria dei magistrati uccisi dai terroristi: Occorsio, Coco, Palma, Tartaglione, Calvosa, Alessandrini, Giacumbi, Minervini, Galli, Amato. È chi oggi si dichiara prigioniero politico e non vuole essere giudicato per gravissimi reati comuni che ricorda, semmai, le Brigate rosse di ieri.
Non confondiamo poi i militari e i civili che hanno servito il paese fino a dare la vita con chi ama così poco l'Italia e le istituzioni da farsene continuamente scudo per i propri comodi.
Ieri nella Giunta delle immunità otto senatori su otto del Partito Democratico hanno rinunciato ad offrire un legittimo scudo politico al senatore Tedesco. Invece qui, di trecento e più deputati della maggioranza non se ne trovano nemmeno sei o sette che abbiano il coraggio di comportarsi civilmente, come i senatori democratici. Non è vero che tutti i politici sono uguali. Al momento di votare gli italiani.... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie onorevole Bachelet.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole Ministro Alfano, lei sa che l'Italia non ha ancora inserito nel codice penale i contenuti del Trattato di Strasburgo del 1999 contro la corruzione.
D'altro canto, con questo insano provvedimento si propone la riduzione del tempo di prescrizione per coloro che violano l'articolo 322 del codice penale, ossia l'istigazione alla corruzione.
Signori del Governo e signor Ministro, mi chiedo senza alcuna ingenuità: come lo spiegherete ai vostri figli, ai vostri affetti, ai vostri amici? Forse rimarrete in silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Con questo provvedimento, Ministro Alfano, lei lega il suo nome ad una delle pagine più scadenti, basse e brutte del diritto e della normativa italiana. Faccio un esempio: frodi fiscali e falso in bilancio, che verranno di fatto sanati, sono reati gravissimi che colpiscono non solo lo Stato, con le casse dell'erario, ma anche molti piccoli imprenditori. Pensiamo a piccoli fornitori che vengono lasciati insoluti dall'imprenditore bandito, il quale, con falso in bilancio, poi non li paga.
Questi cittadini oggi sono doppiamente truffati: prima dall'«imprenditore bandito», e poi dallo Stato, che fa di tutto per fare in modo che quell'imprenditore superi agevolmente la pena.
PRESIDENTE. Onorevole Fogliardi, la invito a concludere.
GIAMPAOLO FOGLIARDI. Mi rivolgo ai colleghi della Lega, che so sensibili e attenti alle esigenze di questa categoria di lavoratori: se volete veramente tutelarli, se li avete a cuore e volete esserne gli autentici interpreti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fogliardi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carella. Ne ha facoltà.
RENZO CARELLA. Signor Presidente, con questo provvedimento, vi apprestate a varare una sostanziale amnistia. Con questa norma, determinate estinzioni di reati molto gravi. Noi dovremmo legiferare per trovare gli strumenti per accelerare lo svolgimento dei processi, in modo da arrivare rapidamente all'accertamento giudiziario, e non una prescrizione prima che vi siano le decisioni di merito.
Qui alla Camera si discute del processo breve e al Senato del processo lungo, migliaia di testimoni che possono allungare di mesi e di anni il dibattimento; norme cucite addosso alla sola persona che vi interessa: il vostro capo, che si sente il vostro padrone e vi obbliga a paralizzare il Parlamento, perché lui si sente onnipotente; sopra la legge non c'è nessuno che può chiamarlo a rispondere delle ipotesi di reato a lui contestate.
Quanta gente, quante famiglie che attendono giustizia, con questo provvedimento si vedranno negato un diritto fondamentale, che, per gli interessi di una sola persona, voi calpestate? Abbiamo l'obbligo e il dovere di ribellarci e di denunciare questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carella.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA. Signor Presidente, ancora una volta, nonostante i gloriosi proclami di riforme epocali, state sprecando Pag. 34un'occasione vera di riforma della giustizia, nella direzione utile e necessaria che i cittadini ci chiedono.
Per bloccare il processo Mills e del Presidente del Consiglio, state approvando una norma che avrà, come conseguenza, quella di anticipare la prescrizione per reati gravi, traffico rifiuti, violenza privata, frodi e truffe a danno di migliaia di cittadini.
Mi domando e domando a voi, colleghi della maggioranza, dopo tanta vuota propaganda sulla sicurezza e la legalità, cosa andrete a dire agli italiani? E cosa direte, colleghi della maggioranza, agli operatori della giustizia, ai presidenti di tribunale, ai magistrati, che ci chiedono di risolvere i problemi veri che affliggono il nostro sistema giudiziario (la carenza di personale e mezzi, i ritardi nell'informatizzazione e le lentezze vere dei processi)?
PRESIDENTE. Onorevole Braga, la invito a concludere.
CHIARA BRAGA. Provate a pensare anche a questo e non solo al volere del padrone, quando voterete i nostri emendamenti e questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà. Onorevole Bobba? Non pensi a Vercelli, prego, intervenga.
LUIGI BOBBA. Signor Presidente, non avevo sentito, mi scuso. In Parlamento si sta scrivendo e consumando un'altra brutta pagina. State operando un'ennesima forzatura parlamentare. Qual è la motivazione per cui volete approvare così, di gran corsa, a passo da bersagliere, subito in quest'Aula, un provvedimento così vergognoso per la giustizia italiana?
L'unica motivazione è fermare il processo Mills, che vede coinvolto il Presidente del Consiglio, che ha provato in tutti i modi ad evitare la giustizia ordinaria attorno a dei comportamenti che lo vedono come imputato. Questa è l'ultima spiaggia e siete disposti a tutto. Ma, attenzione, siete disposti anche a...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bobba...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, signor Ministro, nelle sacre scritture si legge che «non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato, né cosa segreta che non venga alla luce». Oggi l'Italia sa bene che cosa a voi interessa concretamente: salvare Berlusconi dai processi. Oggi voi volete regalare agli italiani una vera e propria amnistia che salverà i violenti e mortificherà chi la violenza l'ha subita. Signor Ministro, l'unica maniera per giustificare una bugia è un'altra bugia e voi di bugie ne avete dette fin troppe agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cardinale. Ne ha facoltà.
DANIELA CARDINALE. Signor Presidente, le rassicuranti dichiarazioni della maggioranza sul giusto processo, che prometteva una riforma epocale della giustizia, ci avevano fatto sperare non senza ragionevoli dubbi che avremmo lavorato su un testo che permettesse nel nostro Paese, anche con il contributo dell'opposizione, principi di equilibrata efficienza e snellezza processuale. Ma la speranza di realizzare un modello di processo moderno e in linea con i richiami europei è durata poco e oggi appare chiaro che, ancora una volta, il Parlamento viene chiamato a legiferare ad usum delfini ed evidentemente non c'è bisogno di dire chi è il delfino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.
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MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, stiamo esaminano l'ultimo provvedimento di una lunga schiera, ma anche il più insopportabile e il più odioso. È il più insopportabile perché interviene in modo cogente sui processi in corso del vostro padrone e perché viene da un meccanismo che assomiglia ad una sorta di amnistia generalizzata senza distinguere tra i reati.
La nostra solidarietà va a quei tanti che non avranno giustizia: 150 mila processi che vanno in prescrizione con le attuali norme. C'è un effetto di triplicazione per quanto concerne la norma che voi metterete in campo. Quindi, penso che ci sia un unico modo per risolvere questa questione: mandarli a casa, bloccare questo provvedimento e anche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Meta...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, mi pare che il dato evidente di questa discussione sia la profonda discrasia che esiste tra gli intenti enunciati in questo provvedimento e gli effetti negativi che stanno arrivando dalla vera, reale applicazione. Oggi noi non sappiamo né il numero, né le tipologie di reato interessate da questo provvedimento, ma sappiamo che si blocca almeno un processo, ma è «il» processo e, se questo basta alla maggioranza di noi, probabilmente non basta a chi ritiene che la giustizia equa e celere debba esser un bene di tutto il Paese.
Signor Ministro, oggi è un giorno amaro per chi riteneva che fosse possibile trovare una via per una seria riforma della giustizia nell'interesse degli italiani. Invece, siamo di fronte all'ennesima forzatura e occasione sprecata. Ma ormai il Governo ci ha abituato ad una serie di principi enunciati e a fatti differenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Benamati...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, abbiamo proposto soluzioni per l'accelerazione dei processi e avete risposto negativamente. È, quindi, evidente l'obiettivo di questo vostro provvedimento scandaloso. Tuttavia, vorrei aggiungere un'altra cosa: in tutte le trasmissioni televisive membri del Governo di sesso maschile e femminile blaterano sulla certezza della pena contro i reati di violenza sessuale. Cosa direte a tutte le donne violentate di questo Paese quando i violentatori usciranno grazie a questo provvedimento? Con quale coraggio guarderete in faccia le donne vittime dello stalking? Con quale coraggio riuscirete a parlare dei diritti minorili? Voi non avete più alcun diritto, distruggendo il diritto di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sbrollini. Ne ha facoltà.
DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, ancora una volta siamo di fronte ad un provvedimento che riguarda solo ed esclusivamente il Presidente del Consiglio. Invece di parlare di una riforma vera e seria sul tema della giustizia, ci occupiamo di altro. Anche ieri Il Sole 24 Ore ha pubblicato un'inchiesta sull'Italia che non cresce, proprio perché sappiamo che i tempi lunghi di una giustizia civile sono ormai intollerabili: mancano i fondi e mancano gli organici.
È chiaro ed evidente che un imprenditore o una azienda non hanno nessuna propensione ad investire nel nostro Paese. Pertanto, vorrei ricordare questo al Governo: in un momento di crisi economica forte, come quella stiamo vivendo, ci spingete a fare un ostruzionismo per fermare le leggi ad personam. Ascoltate invece le preoccupazioni del CSM (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.
CATERINA PES. Signor Presidente, mentre navi affollate di esseri umani vanno alla deriva e si costruiscono per il Mezzogiorno d'Italia immense tendopoli di filo spinato che, come moderni campi di concentramento, mettono fine a ciò che rimane della dignità dell'essere umano, ebbene Presidente, mentre succede tutto questo, il Parlamento dovrà spiegare al suo Paese e al suo popolo cosa succede fra le sue mura e per quale motivo la sorte dell'Italia sembra dipendere in realtà dagli interessi di uno solo, il più ricco, il più potente, il più indifferente.
Dobbiamo dire a chiare lettere cosa tutto questo vuol dire: se si hanno i mezzi, la ricchezza, le televisioni e il potere si può fare ciò che si vuole, in spregio a quella legge che, invece, è uguale per tutti. Non ci tiriamo indietro, signor Ministro, perché su questo - che è l'aspetto più grave - la democrazia muore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Signor Ministro, questo dibattito sta dimostrando quanto tutto il Parlamento sia consapevole dei reali problemi della giustizia. Noi democratici, in particolar modo, le abbiamo sottoposto soluzioni e proposte per trasformare il sistema giustizia da una parte del problema ad un'eccellenza e ad un'opportunità, soprattutto nella direzione della realizzazione di un'uguaglianza vera e di un elemento di competitività per questo sistema Paese, che ha tanto bisogno di essere competitivo.
La vergogna di questi giorni, di queste settimane, di questi mesi, sta in questa norma, che realizza la certezza di migliaia di italiani che invece la giustizia non l'avranno. Mesi persi senza risolvere un centimetro di problemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Gelmini per chiederle se con onestà intellettuale può pensare di andare in una scuola a fare una lezione, parlando di giustizia e di quello che sta accadendo in queste ore in Parlamento per spiegare ai ragazzi cosa voglia dire la giustizia per lo Stato italiano e riuscire a rappresentare e a sintetizzare come i percorsi legislativi che si stanno facendo in queste ore servano per spuntare le armi in mano al giudice e per riuscire...
PRESIDENTE. Per favore, onorevole Scandroglio. Prego, prosegua onorevole Rosato, non era per lei, ha ancora venti secondi.
ETTORE ROSATO. Grazie Signor Presidente, ne sono certo, perché era una censura preventiva che da lei non mi sarei mai aspettato. Volevo chiedere proprio al Ministro Gelmini se sia in grado di andare in una scuola a spiegare quello che sta accadendo in queste ore nelle Aule parlamentari per cui i giudici si ritrovano con le armi spuntate. Cosa spieghiamo ai nostri giovani? Che si combatte contro il processo o che un imputato deve difendersi all'interno del processo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antona. Ne ha facoltà.
OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, utilizzerò questo minuto che mi è concesso per un intervento a titolo personale per un tentativo di richiamare il Governo alle sue responsabilità, che è quello che noi facciamo presentando questo emendamento. Noi vi chiediamo di accoglierlo, perché se veramente si volesse un processo breve si Pag. 37riformerebbe l'organico della giustizia. Questo non è un processo breve. Qui noi vogliamo evitare che i processi si facciano. Non era più semplice dire, allora, «Silvio Berlusconi non può essere processato»? Perché noi qui stiamo per salvare Silvio Berlusconi, stiamo impedendo di fare giustizia - l'hanno detto molti colleghi prima di me - nei confronti di imputati per reati gravissimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, Ministro Alfano, credo che lei stia rischiando molto. Ha aperto in contemporanea quattro fronti. Di tre si è detto: la riforma della giustizia, controversa e discutibile, ma legittima; questo scandaloso provvedimento; la vergogna dell'emendamento Mugnai al Senato per elenchi infiniti sui testi; il quarto è la comunitaria, che arriverà qua subito dopo questo provvedimenti. Nella foga contro i magistrati, per passare dal dolo o colpa grave alla violazione manifesta voi espungete una norma: nell'esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto. Si torna alla barbarie del diritto.
Questa è una questione di civiltà giuridica. Questo è fondamentalismo giuridico. I magistrati non potranno più interpretare, ma applicare alla lettera le leggi. Pensate davvero di essere così in buona salute di avere il fisico per reggere quattro fronti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Oggi in Parlamento state scrivendo un'altra pagina inedita di violenza, di violenza parlamentare e di abuso della maggioranza. Per quale motivo? L'unico motivo è quello di fermare il processo Mills. E allora siete tutti mobilitati, convocate Consigli dei ministri all'ora di pranzo, pronti per precipitarvi in Aula per il voto a difesa del Premier. Nel film Il padrino c'è un'espressione che rende bene l'idea: andare ai materassi. È quando i picciotti delle famiglie newyorkesi durante le guerre tra famiglie dormivano vestiti e armati sui dei materassi, e non nei propri letti, in modo di essere pronti in caso di attacco. Ecco, voi Ministri in questi giorni siete un po' sui materassi. Dormite vestiti, pronti a precipitarvi in Aula a difendere il vostro capo: francamente, uno sforzo degno di miglior causa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.
ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, credo che gran parte dei parlamentari vivano queste giornate con un sentimento di grande tristezza, perché tra qualche anno nei libri di storia verrà raccontato che nel centocinquantesimo anniversario della storia dell'unità d'Italia si scriveva una pagina vergognosa del nostro Parlamento. Per salvare il Presidente si libereranno tanti criminali, ma in noi c'è tanta speranza, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro Alfano, perché questo è l'ultimo atto di un Governo che ormai è alla fine, se ricorre ad un atto così disperato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a questo emendamento e per esprimere il rammarico per il parere negativo sullo stesso dato dal Governo e dal relatore. Un emendamento che è destinato a dare risorse umane adeguate per rispondere alle istanze di giustizia che avanzano dai cittadini. Le porto un esempio, Ministro, che Pag. 38è in suo possesso ma lei non ha mai avuto la compiacenza di rispondere al nostro problema. Il tribunale di Modena soffre del 23 per cento di carenza del personale amministrativo, e a luglio 7 dei magistrati dei 35 in pianta organica non ci saranno più.
Come si può dare giustizia in queste condizioni? Evidentemente, non vi interessa; avete una sola preoccupazione: salvare il Premier da una condanna certa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.
DORIS LO MORO. Signor Presidente, voglio spendere qualche parola su un argomento su cui molti esponenti della maggioranza insistono, per allontanare il sospetto - che per noi è certezza - che questa proposta di legge nasca per favorire imputati eccellenti. Si dice: il processo Mills è comunque destinato alla prescrizione, per cui non serviva una legge per raggiungere questo obiettivo. È un argomento suggestivo, ma non è convincente. Non vi è chi non colga la differenza tra una prescrizione che arriva prima della ricostruzione della verità processuale e una prescrizione che blocca ogni attività istruttoria.
La stessa sentenza può esser motivata diversamente, soprattutto quando già esiste una sentenza che colpisce il corrotto. Ecco perché nasce per la difesa di Berlusconi, che lavora più in Parlamento che nei luoghi in cui normalmente si svolge l'attività professionale, l'esigenza di bloccare tutto all'inizio. Aggiungo una riflessione sul processo che non si deve celebrare. Il nostro codice penale punisce con la stessa pena corrotti e corruttori. Non è una cosa di poco conto, soprattutto quando potrebbe succedere in concreto che il corrotto sia condannato e il corruttore resti incensurato, anche se incensurato non significa innocente...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lo Moro. Colgo l'occasione per salutare gli alunni e i docenti delle classi IV D del liceo scientifico Marconi di Conegliano, in provincia di Treviso, e III C del liceo classico dello stesso istituto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). È un momento di unità caloroso dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi voglio rivolgere direttamente al Ministro Alfano, che spesso in televisione dice di essere contrario all'amnistia. In realtà, il Ministro Alfano è favorevole all'«amnistia delle prescrizioni». Negli ultimi dieci anni ce ne sono state due milioni in Italia e questo provvedimento aumenterà il totale delle prescrizioni, cioè un'amnistia immonda, di classe, vergognosa, mentre non ha il coraggio di fare quell'amnistia che cancellerebbe l'immonda situazione delle carceri italiane.
Signor Ministro, le do un nome: Carlo Saturno, 22 anni, di Manduria. Si è impiccato nel carcere di Bari poche ore fa. Era un ragazzo che aveva denunciato gli agenti che lo avevano picchiato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, a nome del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia sosteniamo questo emendamento e cogliamo questa ulteriore occasione per svolgere in Parlamento, che è il luogo per eccellenza dove confrontarci sulle questioni di cui questa mattina stiamo discutendo e ragionando, alcune riflessioni, invitando il Ministro Alfano a tenere bene in considerazione quello che questo emendamento prevede.
Noi, in questi giorni, ci siamo ritrovati ad essere sostanzialmente accusati di far parte di uno schieramento, dentro e fuori quest'Aula, che pregiudizialmente, e anche Pag. 39con una dose di contraddizione rispetto alle posizioni della destra politica italiana, assume un atteggiamento estremamente critico verso questa, che abbiamo definito certamente non una riforma epocale della giustizia, ma un atto politicamente gravissimo, su cui tutto il Parlamento, e in particolar modo quegli uomini, quelle donne e quei parlamentari che appartengono alla storia antica e nobile non soltanto della destra italiana, ma anche della Lega, dovrebbe porre un'attenzione particolare. Voglio cercare, in questi quattro minuti che mi restano, di iniziare un ragionamento politico su ciò che è stata la questione morale in Italia.
Credo di ricordare che nel 1992 una grande questione morale attraversò il Paese. Non fu un complotto dei magistrati o delle toghe rosse (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e del deputato Di Pietro). Un intero gruppo dirigente fu spazzato via perché la questione morale in Italia era diventata assolutamente evidente. Voglio ricordare a questo Parlamento che proprio la destra italiana, che proprio la Lega, che proprio Silvio Berlusconi - che, subito dopo la caduta della prima Repubblica, propose come Ministro dell'interno Antonio di Pietro - cavalcarono in senso positivo quel moto di cambiamento che salì dalla società italiana. Voglio ricordare che nel 1992 insieme ai ragazzi del Fronte della Gioventù, forse in un eccesso di attivismo militante, eravamo fuori da questo Parlamento a dire, anche attraverso le magliette, quelle stesse magliette con le quali avevamo ricordato che è meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e del deputato Di Pietro), e a sottolineare che la destra italiana è a fianco della magistratura, dei pubblici ministeri e dei giudici. Abbiamo fatto quella manifestazione fuori dal Parlamento mentre dentro il Parlamento la Lega, anche in maniera eccessiva, agitava qualche simbolo vagamente giustizialista. E allora questa grande area che non è di sinistra appartiene alla storia politica della Nazione e oggi si ritrova, senza alcun imbarazzo, a fare fronte unico con le opposizioni di sinistra e di centro a questo Governo, perché questa legge distrugge il sistema giuridico italiano e quell'idea di giustizia che aveva Paolo Borsellino. Questo è il punto sul quale molti parlamentari, miei amici di militanza, di lotta politica e di contrasto e antagonismo a quel sistema di potere, dovrebbero fare una riflessione per capire cosa oggi ci stanno portando a votare. Attraverso questo doppio binario, da una parte la prescrizione breve...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Granata.
BENEDETTO FABIO GRANATA.. Sto per concludere, Signor Presidente. Dall'altra parte, anche con ciò che avviene al Senato - ritornerò dopo su questo tema - si consuma un atto di distruzione del sistema giuridico italiano e la destra politica italiana è da sempre a fianco della magistratura e della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Sono presenti in tribuna le dieci delegazioni dei Paesi componenti l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa Centro Europea, la cui commissione politica si è riunita oggi nella Sala del Mappamondo. Si tratta in particolare delle delegazioni di Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Italia, Romania, Repubblica Ceca, Serbia, Slovenia, Ucraina e Ungheria, alle quali va il saluto di tutta l'Assemblea (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, il collega Granata ha posto un'importante, grande questione e oggi noi intendiamo ribadirla con forza, proprio nel momento stesso in cui ci accingiamo ad approvare un provvedimento che la stessa Europa ci contesta e lo fa nella misura in cui, con il medesimo provvedimento, adottando un sistema di prescrizione breve, andremo a cancellare molti processi che Pag. 40riguardano un fenomeno sul quale si è concentrata l'attenzione dell'Europa e dell'opinione pubblica, la corruzione. Con il provvedimento all'esame i processi per corruzione che sono in corso in questo momento subiranno un arresto definitivo e noi, ovviamente, signor Presidente, non possiamo ...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lo Presti.
ANTONINO LO PRESTI. ... non stigmatizzare questo atteggiamento del Governo...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, approfittando della presenza del Ministro Alfano, volevo chiedergli se è pronto a ripristinare, per il solo Primo Ministro, lo ius primae noctis. Così facendo potrebbe risolvere tanti dei problemi del Primo Ministro.
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, il fatto di trovarci qui ancora a discutere su un provvedimento critico e sostanziale, non voluto dalla società civile, la dice lunga sull'attuale operatività della Camera. Si parla di un processo breve, ma sembrerebbe una rinnovata amnistia nei confronti di reati vergognosi e deplorevoli, come la violenza sessuale. E noi di questa «porcata» non ce ne faremo complici. Il mio è un invito alla riflessione condivisa, pragmatica, affinché non si legittimi, in questa sede, l'illecito e la deroga alle norme cogenti del nostro ordinamento. Semplicemente per tutelare l'interesse del Premier, si procede con la sfaldatura della certezza del diritto nei confronti di migliaia di deplorevoli delinquenti. Non vogliamo questa responsabilità e la società civile ne terrà conto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mantovano, onorevole Urso, onorevole Lorenzin, onorevole Paolini, onorevole Giammanco, onorevole Pes, onorevole Scajola, onorevole Germanà, onorevole Golfo, onorevole Laboccetta, onorevole Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 587
Maggioranza 294
Hanno votato sì 289
Hanno votato no 298).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, il provvedimento approvato dal Senato in data 20 gennaio 2010 recava misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi. Dico «recava» perché, nel corso dell'esame alla Camera in Commissione giustizia, sono stati soppressi gli articoli 1, 4, 7, 8 e 9. Praticamente tutti, cinque, cioè, su sei di quelli principali. C'era una volta l'articolo 1 e adesso non c'è più; novellava la legge n. 89 del 2001, ma è sparito. C'era una volta l'articolo 4 e adesso non c'è più; interveniva in materia di ragionevole durata del giudizio di responsabilità contabile ed è sparito. C'era Pag. 41una volta l'articolo 7 e adesso non c'è più; prevedeva un meccanismo di monitoraggio per valutare l'impatto finanziario ed anche lui è sparito. C'era l'articolo 8 che prevedeva l'applicabilità anche ai procedimenti per responsabilità amministrativa degli enti dipendenti da reato del meccanismo di istituzione del processo per decorrenza dei termini. Anche questo sparito. Sparito nel nulla. E c'era una volta, poi, il famigerato articolo 9, nell'ambito delle disposizioni transitorie, che prevedeva un meccanismo di estensione del decorso dei termini. Anche questo sparito. La cosiddetta legge Gasparri è stata cancellata, soppressa, cestinata, è finita, come si dice, nel fosso.
La maggioranza di allora - oggi, a detta del Premier, ancora più rafforzata - non ha difeso la sua legge, il suo articolato e, in fin dei conti, il povero relatore Gasparri. Non ha elevato, in difesa di essa, il potente argine di quella vantata schiacciante differenza di voti. Ha preferito mangiarsi tutto articolo per articolo, foglio dopo foglio.
Adesso, visto che abbiamo sentito Gasparri almeno cento volte dire che questa legge la chiedeva l'Europa, non so che cosa Gasparri andrà a raccontare all'Europa: che la sua legge ovviamente non c'è più? Al suo posto però vi è una toppa messa in «zona Cesarini», una toppa che è ancora peggiore del buco e che con l'Europa non c'entra assolutamente niente, come i cavoli a merenda, come si dice. Vede, signor Ministro, questo sconto sui termini di prescrizione applicabili solo agli incensurati in primo grado a chi giova? Cui prodest? Lo ha detto chiaramente - ed è anche stato detto qui più d'una volta - l'onorevole Mannino in Commissione giustizia; anzi, l'onorevole Mannino ha detto testualmente che voterà questa legge proprio perché giova ai processi dell'onorevole Berlusconi, spingendosi addirittura ad invocare il ripristino dell'immunità parlamentare. Questa è la vera questione e per vostra stessa ammissione, non dell'opposizione.
La verità vera è che tanti, ormai troppi in questa maggioranza, hanno tutto l'interesse a tenere in cottura l'onorevole Berlusconi, il cui tasso di ricattabilità da parte della sua stessa maggioranza cresce di giorno in giorno, come ben dimostrano i colleghi Responsabili, oggi Ministri, domani viceministri, dopodomani vice viceministri.
Dunque oggi con questa leggina sulla prescrizione breve si concede a Berlusconi di saltare il primo ostacolo, ma senza neanche andare troppo in là: siamo in verità all'epilogo di un Governo che giorno dopo giorno, anziché affrontare la drammatica realtà del Paese, deve assicurarsi una maggioranza in Parlamento che usa i processi del Premier come bassa merce di scambio. Questa è l'amara verità. Per salvare il Premier ormai irrimediabilmente al tramonto si sfascia quel poco di buono che ancora vi era della giustizia e della sua credibilità. Avevate la possibilità di fermarvi in tempo, ma l'ossessione giudiziaria di un vecchio al tramonto, costretto ad elargire regali, prebende e poltrone in cambio della sua impunità vi impedisce di fare l'unica cosa possibile in un momento grave come quello che stiamo vivendo: un doveroso quanto impossibile scatto di dignità e di orgoglio nell'interesse della Nazione e degli italiani.
Leggo soltanto i titoli, in conclusione: carenze organiche insopportabili tra magistrati e personale tecnico e amministrativo; taglio di risorse significative; aumento del contenzioso (abbiamo il primato europeo sull'arretrato civile e penale); norme obsolete e comportamenti dilatori odiosi da stroncare; revisione delle circoscrizioni giudiziarie; istituzione dell'ufficio del processo; informatizzazione vera degli uffici giudiziari; riforma del sistema delle notifiche; riduzione massiccia dell'area dell'illecito penale; revisione delle procedure nei confronti degli irreperibili. Questo, caro Ministro, era la vera riforma epocale della giustizia. Invece di tutto questo ci presentate soltanto una ridicola e mostruosa riforma che nulla ha a che vedere con tutto ciò (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, dichiaro il voto contrario dell'Italia dei Valori a questo inutile ed iniquo articolo 1, così come a tutto questo vergognoso provvedimento. Avete «rottamato» quasi tutto il testo che voi stessi della maggioranza avete approvato al Senato e questo perché ve ne siete vergognati, ma avete lasciato questo articolo, che impone un'iniqua tassa a chi chiede ristoro perché ha subìto un processo troppo lungo. Vi invitiamo a bocciarlo, perché se ci riuscissimo potremmo trarne un buon auspicio per la cancellazione di tutta questa disastrosa legge.
Avete una sola rotta: salvare il vostro capo, gravemente a rischio di condanna per gravissimi processi per i quali un cittadino comune sarebbe già da molto in galera. Per il resto ondeggiate paurosamente. Ad esempio la vostra maggioranza ha approvato al Senato una disposizione sulla lista infinita di testi, ad libitum. Il Ministro Alfano, il sottosegretario Caliendo e il relatore Paniz per favore non stiano zitti e ci dicano se sono d'accordo, ad esempio, sulla citazione di cinquantamila spettatori di uno stadio: rispondeteci.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia è in maniera ferma e convinta contrario all'articolo 1 e all'intero provvedimento in esame, alla luce delle riflessioni che insieme agli altri colleghi del gruppo parlamentare abbiamo portato all'attenzione della Camera e all'attenzione del Parlamento.
Dopo di me altri colleghi interverranno, e l'aspetto che più ci sorprende - per certi versi ci indigna - è l'assoluta indifferenza con la quale questo provvedimento viene affrontato e esitato dall'Aula parlamentare. Credo che questo sia comprensibile per chi proviene da un percorso di partito-azienda, per chi ha concepito la politica in maniera neutra, da chi è stato coinvolto in Parlamento da un meccanismo che non passa dalla militanza, dalla cultura, dal confronto delle idee, dal dibattito, dai valori e dalle battaglie. Per questo motivo ribadisco la nostra assoluta sorpresa di fronte all'assoluta indifferenza con cui un provvedimento di legge, che nulla a che vedere con la riforma della giustizia - ma che sostanzialmente ribadisce un'area di impunità, non soltanto verso Silvio Berlusconi, anche se quella è la ragione sociale principale del provvedimento - possa essere accettato da uomini e donne che non hanno un percorso politico di provenienza dal partito-azienda, ma che hanno un percorso politico che proviene dalle battaglie della destra italiana. Battaglie che sono sempre state legate al contrasto e all'antagonismo alla cattiva politica, alla corruzione, alle mafie, al malaffare e agli interessi illegittimi.
Credo che, per certi versi, questo dibattito parlamentare e questo voto spieghino, più di ogni altra questione, ciò che è avvenuto all'interno del Popolo della Libertà, qualche mese fa. Chi ha creduto di voler derubricare ciò che è avvenuto in uno scontro personale tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, aveva l'interesse a rivendicare una tesi minimalista che, invece, non teneva conto che in Italia esiste, ed esiste in Parlamento, una destra repubblicana, costituzionale ed europea, che non intende transigere su alcuni principi base, che sono quelli legati allo Stato di diritto e che, allo stesso tempo, è molto attenta ai diritti civili. Non è un caso che ieri abbiamo ribadito come è incredibile che non si possano creare le condizioni per affrontare il drammatico problema delle carceri.
La questione non è quindi legata ad una cultura, tout court, giustizialista, non è assolutamente questo il tema. Il tema è che con questo provvedimento, essendo ridotta la prescrizione al minimo, ed essendo parallelamente allungata al massimo, al Senato, la lista dei testimoni, chi sono gli incensurati che sfuggiranno alle Pag. 43maglie della giustizia? Chi parla non ha un motivo di astio personale nei confronti del Premier Berlusconi (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà), ma ritiene che la questione vera sia di ordine generale.
È incensurato chi svolge un ruolo pubblico, e mentre questo Governo non recepisce la convenzione europea sulla corruzione e tiene nel cassetto un disegno di legge contro la corruzione - mentre 30 miliardi di euro l'anno vengono drenati dal fenomeno corruttivo - noi approviamo una proposta di legge che, di fatto, assolve e crea un'amnistia preventiva per tutti i corrotti italiani delle classi dirigenti che, in quanto colletti bianchi, sono incensurati, non hanno precedenti penali e si avvarranno di questa normativa (Commenti del deputato Marinello).
Dobbiamo quindi anche aggiornare l'analisi, caro Ministro Alfano: questa non è soltanto una legge ad personam, questa è una proposta legge che dà nuova linfa ai poteri criminali e alla zona grigia tra la politica e l'economia. Per questo, Futuro e Libertà per l'Italia la contrasta, nelle Aule e anche fuori dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vergogna!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, vorrei un attimo di silenzio dall'onorevole Marinello e vorrei sollecitare una riflessione al Ministro Alfano, oserei dire un esame di coscienza, rispetto all'analisi delle norme. Però, signor Presidente, gradirei un po' di silenzio.
PRESIDENTE. Onorevole Messina, parli alla Presidenza, per cortesia.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ho il tono di voce basso e quindi, come dicono i colleghi, non riesco ad alzarla più di tanto, quindi va bene che ci sia un po' di silenzio.
Volevo sollecitare una riflessione al Ministro Alfano e, se possibile, un esame di coscienza. Vorrei che mi desse una risposta, se è vero che - come ho detto prima - incrociando, da una parte, la norma sull'ammissione dei testi illimitata, così come approvata al Senato, secondo cui possono essere non ammessi solo i testi non pertinenti (ma, con riguardo alla pertinenza, se accade un reato in uno stadio e ci sono cinquantamila spettatori sono tutti pertinenti e nessuno superfluo) e, dall'altra parte, il processo con la prescrizione breve, quel soggetto riuscirà ad essere processato, riuscirà ad avere un giudizio di condanna avendo commesso un reato o non ci sarà il tempo di escutere i testi e quindi scatterà la prescrizione.
Perché vede, Ministro, se così è, come sono convinto che sia nel momento in cui le due norme verranno approvate, voi non avete fatto una riforma epocale della giustizia, voi avete eliminato la giustizia in questo Paese e chi commette reati avrà la garanzia di rimanere impunito, basta che si cerchi un po' di testimoni in più.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.
MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, svolgerò in questo minuto una funzione di supplenza all'attività del relatore, richiamando l'attenzione del Ministro Alfano sull'articolo 83, comma 1-bis, del nostro Regolamento, il quale prevede che il relatore chieda delucidazioni al Governo sugli effetti dei provvedimenti che vengono eventualmente approvati. In questo caso mi pare che sarebbe decisivo, proprio per fugare quei dubbi e quelle incertezze di cui più volte il Ministro Alfano ha parlato, che sapessimo quali e quanti casi di prescrizione breve verrebbero eventualmente applicati dalle corti di merito del nostro Paese e potessimo quindi valutare un dato assolutamente preliminare rispetto ai possibili effetti devastanti di questa legge o, Pag. 44viceversa, valutare se è proprio una legge ad personam che riguarda solo la figura del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, signor Ministro, è evidente che il lavoro su questo provvedimento ha preso una piega che manifesta chiaramente il reale interesse della maggioranza e del Governo per i temi della giustizia. Tutto il percorso che ha accompagnato il testo si è svolto a mezzo di stralci, di rattoppi e di piccole modifiche per cercare, da un lato, di zittire le opposizioni, fra l'altro con argomentazioni molto deboli, e, dall'altro, di celare o mal celare delle modifiche sostanziali al sistema di giustizia che vogliono solo tutelare o garantire alcune categorie di cittadini a dispetto di tutti gli altri che sono da anni in attesa di un epilogo alle migliaia di vicende giudiziarie che, all'atto dell'approvazione di questo testo, saranno destinate a non vedere mai la luce.
L'attuale articolo 1, a seguito delle soppressioni operate dal relatore in ordine alle procedure di equo indennizzo di cui alla legge cosiddetta Pinto, si trova addirittura ad aprire un testo di legge che avrebbe dovuto tutelare il cittadino dalla durata indeterminata dei processi, mentre tale articolo non è altro che una misura burocratica per assoggettare i processi per equa riparazione al pagamento di un contributo unificato di 70 euro.
Allora, signor Ministro, sono queste le spese per la giustizia che lei ogni volta richiama nella relazione annuale sullo stato della giustizia? Sono queste le spese per la giustizia che titolano questo testo e che addirittura ne celebrano l'inizio e, come già è accaduto in tantissimi casi di affabulazione del cittadino avvenuto in Parlamento, lasciano intravedere chissà quali interventi in termini di risorse aggiuntive per il sistema processuale italiano? È questa, signor Ministro, la tipologia di misura che dovrebbe tutelare o agevolare il cittadino che si trova ad affrontare processi che contrastano con i principi di equità e del giusto processo?
Se sono questi i provvedimenti o le spese per la giustizia che il Governo intende adottare per deflazionare il contenzioso, sveltire le procedure e porre rimedio all'annoso carico delle procure, allora siamo veramente nei guai, perché in queste settimane di esame del testo sono passati del tutto in secondo piano i problemi veri dell'efficienza della giustizia per tutti i cittadini, problemi che avremmo dovuto, invece, tenere ben presenti soprattutto in occasioni come questa.
Noi dell'Unione di Centro esprimiamo con forza il voto contrario su questo articolo, perché non fa altro che rimarcare l'obbligo del cittadino di sostenere delle spese per accedere alla giustizia e sopprime l'esenzione dal contributo unificato per categorie di processi che, a prescindere dal merito, sono di per sé il segnale di una disfunzione del servizio. Esprimiamo, inoltre, con forza il nostro voto contrario soprattutto, perché questa modifica non produce alcun risultato positivo in termini di miglioramento degli standard della qualità della giustizia e risulta quasi estranea al contesto di una legge che, originariamente, non avrebbe di certo dovuto limitarsi a individuare un tariffario per i processi, ma avrebbe potuto essere davvero una forma armoniosa di attuazione dell'articolo 111 della nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, Ministro, comprendo che lei possa avere mille motivi di essere di umore nero e melanconico. Però, c'è una domanda a cui lei non può sfuggire, signor Ministro. L'hanno già posta molti colleghi. C'è proprio poco da ridere. Lei deve rispondere a questa domanda: è o no un'amnistia mascherata? Quali sono i reati coinvolti? Quante sono le persone? Se non vuole Pag. 45dirlo in Aula, faccia una risposta scritta e la consegni al personale della Camera.
Lei non può scappare da questo tema. È il tema centrale e non è un tema che riguarda solo la Lega ma riguarda la comunità nazionale. Molti di voi hanno lucrato sull'industria della paura e del terrore. Escono alcuni avvelenatori dei pozzi che avveleneranno la convivenza civile. Lei non può guardare altrove, ma deve rispondere a questa domanda prima del voto finale.
Inoltre, risponda, per cortesia, all'onorevole Bernardini che ha posto una questione che non può suscitare ironie. Qui vi è una sola questione epocale: le morti in carcere, il sovraffollamento e una giustizia di classe che salva alcuni a seconda del censo, del reddito e del potere politico. Questa è una (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giulietti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, c'è una novità. La novità è che siamo passati dalle leggi a favore di una persona alle leggi a favore del singolo processo. Pertanto, abbiamo un processo a fisarmonica, che da una parte si allunga su richiesta della difesa ma la cui prescrizione corre, appunto, per favorire alcuni. Inoltre, si aggiunge all'amnistia di classe che è un vero flagello per le aspettative di giustizia ma anche per il senso della giustizia oltre che per lo sfascio della giustizia.
Ebbene, mi stupisco che vi sia ancora qualcuno che possa credere che con questi provvedimenti si possa in qualche modo salvare. Sono veramente stupito.
Se non si ha il coraggio politico di fare una vera riforma della giustizia...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Beltrandi.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è stato convocato per le ore 13 l'Ufficio di Presidenza ad horas e, siccome alcuni componenti del gruppo dell'Italia dei Valori hanno dovuto rinunciare ad intervenire, le chiedo una sospensione dei lavori in attesa che l'Ufficio di Presidenza deliberi, perché tutti i nostri colleghi hanno il diritto di intervenire, di partecipare ai nostri lavori e di votare.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ci sono già numerosi precedenti in cui vi è stata concomitanza tra la convocazione dell'Ufficio di Presidenza e le sedute dell'Assemblea. È evidente che non vi potranno essere votazioni in concomitanza delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza e quindi, qualora dovessimo passare alla votazione, si sospenderà la riunione dell'Ufficio di Presidenza per permettere a tutti i membri, compresi i colleghi che sono stati invitati, di partecipare al voto. In ogni caso, sottoporrò la sua richiesta alla Presidenza.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Va bene, signor Presidente, perché il voto è una questione importante, ma trattandosi del Parlamento, deve esservi anche un confronto di idee e, così come noi vogliamo portare il nostro contributo, anche i componenti del nostro gruppo che partecipano alla riunione dell'Ufficio di Presidenza intendono fare altrettanto. Pertanto, le sottopongo caldamente la questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, ci troviamo, ancora una volta, ad esaminare e ad approvare una norma, a nostro avviso, incostituzionale e immorale. Pag. 46È incostituzionale perché considera incensurate alcune persone e non altre, riguardando soltanto coloro che «la tirano alle lunghe» fino a non farsi processare, in quanto le disposizioni di questa norma che ci accingiamo ad approvare non si applicano ai procedimenti per i quali è stata già pronunciata sentenza di primo grado. È una norma, secondo noi, immorale perché non ha ragione d'essere una norma transitoria che incide solo su limitatissimi casi e specificamente sui problemi del Premier. È la quarta volta che accade e ciò è avallato da una maggioranza, costituita anche da giuristi, che sicuramente conoscono bene la legge, ma che lavorano per partito preso non a favore dei cittadini e degli italiani, ma a favore del Premier.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.
GIANNI FARINA. Signor Presidente, l'appello è ancora quello di fermarvi. Fermatevi, fermatevi e fermatevi con il processo breve per il Presidente del Consiglio e con i lunghi processi con riferimento alle interrogazioni parlamentari che ripetutamente ho presentato al Governo. Spero che questi risponda con dovizia ad interrogazioni importanti sulla lingua e la cultura italiana all'estero, sulla difesa delle nostre strutture consolari, sugli enti di formazione e su ogni provvedimento che riguarda i nostri connazionali all'estero. Lì la lentezza è inesorabile: non si risponde, si va avanti, si lascia che le nostre comunità siano abbandonate nel disonore e nella disperazione. Voi invece per il Presidente del Consiglio chiedete il processo immediato e la prescrizione immediata. Voglio chiedervi di ripensarci. Ripensateci e, ancora una volta, non dimenticate che sarete giudicati dal popolo italiano, molto presto e molto presto ve ne dovrete andare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, tutti abbiamo sottolineato come questa sia una norma di favore per l'imputato Silvio Berlusconi, ma quello che voglio sottolineare io è che, per garantire l'impunità di una persona, si sta garantendo l'impunità a un numero incredibile di imputati che non vedranno mai un processo, una condanna né l'affermazione della giustizia. Richiamo l'elenco dell'onorevole Napoli, un elenco agghiacciante delle ipotesi di reato che finirebbero con l'essere sostanzialmente cancellate da questa, che tutti definiamo un'amnistia. Ma vi rendete conto di quale effetto ciò avrà sull'opinione pubblica, di quale prezzo spaventoso pagheremo tutti, non soltanto voi, e il sistema di giustizia del nostro Paese, continuando in questo modo?
Come faremo a spiegare che per difendere un imputato abbiamo mandato sostanzialmente impuniti migliaia e migliaia di imputati, con un bonus per gli incensurati?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riprendo a titolo personale una delle considerazioni che è stata svolta oggi e che riguarda gli effetti pratici della norma che stiamo discutendo, su cui il Governo è stato estremamente vago, non ha fornito dati e non ha provato a spiegare minimamente quello che accadrà se la norma dovesse essere approvata.
L'impressione che abbiamo noi è che ci troviamo di fronte a una sorta di amnistia mascherata che sostanzialmente impedirà a migliaia di processi di arrivare a conclusione. Questo è in aperto contrasto con quanto prevede la nostra Costituzione e con quanto chiedono al nostro Paese la comunità internazionale e l'Unione europea, anche sui reati particolarmente gravi e di particolare allarme sociale. Sono Pag. 47curioso di vedere come nelle prossime settimane i colleghi della Lega Nord Padania in Italia settentrionale andranno a raccontare gli effetti del provvedimento, quando vedremo persone che non avranno processi, usciranno dal percorso giudiziario e ricominceranno a delinquere come se nulla fosse successo. Io credo che...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Naccarato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sulla prescrizione il Greco (Groupe d'Etats contre la corruption) ha manifestato una profonda preoccupazione per il fatto che in Italia i processi non arrivano mai a sentenza, poiché estinti dalla prescrizione, come raramente avviene negli altri Paesi di Europa. A queste 22 raccomandazioni che il Greco ha fatto in Italia il Ministro Alfano non ha fornito nessuna risposta e in questo momento si sta assumendo una grande responsabilità e sta mettendo l'Italia alla berlina.
Ministro Alfano, lei aveva annunciato a mari e monti una riforma epocale e invece si è coperto di ridicolo, la montagna ha partorito il topolino, la riforma epocale della giustizia si chiama prescrizione breve. Un provvedimento che si discute oggi in Aula con una tempistica straordinaria, quasi ad orologeria, di una precisione chirurgica e che ha fatto ricorso ad un'inversione dell'ordine del giorno votata da una maggioranza precettata fin dalla sera precedente. Un'anticipazione strategica, dettata da esigenze di comunicazione poiché è più facile nascondere agli italiani i lavori parlamentari sporchi, mentre i media sono occupati su altri fronti, come la guerra in Libia, gli sbarchi di immigrati, le criticità sull'isola di Lampedusa, i casinò che non si vedranno mai, i campi da golf, le ville che non vengono acquistate. Ecco perché il Presidente del Consiglio ha strategicamente imposto questa tempistica straordinaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, ieri le avevo chiesto di dirci se questo è peggio di una amnistia. Non c'è stata data risposta, pertanto glie la do io una risposta. Da ora in poi si prescriveranno in sette anni invece che in sette anni e mezzo i reati urbanistici, le disposizioni urgenti per la tutela delle norme di particolare interesse ambientale, le norme per la tutela delle acque dall'inquinamento, i reati previsti per la salvaguardia di Venezia, le norme in materia di smaltimento dei rifiuti, le norme in materia di biodegradabilità dei detergenti sintetici, le norme a tutela della difesa del mare, le norme che riguardano incidenti rilevanti commessi con determinate attività industriali - parliamo della ThyssenKrupp -, le norme per il controllo delle armi, le disposizioni che riguardano la tutela delle acque ad uso...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tenaglia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Constato che è assente, è dovuto andare alla convocazione dell'Ufficio di Presidenza, quando torna lo faremo parlare.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, siamo al punto che avevo sollevato. Lei si è assunto la responsabilità di non far compiere un intervento, in una dichiarazione importante sull'articolo 1 di questo provvedimento, all'onorevole Zazzera che non sappiamo se rientrerà in Aula perché è in corso una convocazione dell'Ufficio di Presidenza, e poiché aveva già dato un grosso contributo in effetti questa mattina ai nostri lavori, può darsi che sia... ecco per fortuna l'onorevole Zazzera Pag. 48sta arrivando, vede che in questo intervallo di tempo il mio intervento è stato provvidenziale...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la possibilità di parlare. Tra l'altro, vengo dall'Ufficio di Presidenza della Camera - proprio per chiarire l'episodio di oggi - in cui ho ribadito, pur non entrando nel merito della questione, le mie scuse nei confronti del Ministro Maroni per il gesto che è andato fuori i limiti, pur conservando e rimanendo coerente con la denuncia politica e la provocazione in merito ad un argomento che mi ha turbato e che mi sente molto coinvolto. Credo che sia un elemento di giustizia anche questo, proprio perché oggi affrontiamo un provvedimento che invece di giustizia ha poco, ed anzi crea condizioni di ingiustizia e di violazione dell'articolo 3 della Carta costituzionale, dove tutti i cittadini dovrebbero essere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, il mio è un intervento autenticamente a titolo personale, perché voglio rendere conto in un minuto delle ragioni per cui io - immagino anche altri colleghi - partecipo in modo convinto ad una modalità di opposizione che non ci è certo congeniale. Ci sono momenti in cui l'ostruzionismo parlamentare non è soltanto una tecnica più aggressiva di opposizione. Vi sono momenti e passaggi come questo, in cui il ricorso all'ostruzionismo è qualcosa in più, è un dovere civico, è senso di responsabilità, che noi avvertiamo di avere nei confronti del Paese in difesa di libertà e di garanzie fondamentali che appartengono alla cultura e alla tradizione liberale occidentale. Questo è il senso della nostra battaglia di Aula ed è un modo anche per consegnare all'immediato futuro le ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Onorevole Ferrari, la ringrazio. Constato l'assenza degli onorevoli Rota e Fontanelli, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il provvedimento in esame non introduce alcuna misura volta a migliorare il servizio giustizia, in quanto non solo non assicura i termini ragionevoli al processo, ma determina un'anticipazione dei tempi di estinzione del reato per prescrizione per i soggetti incensurati ed aggrava le difficoltà del sistema giudiziario. Signor Presidente, il testo del provvedimento, inoltre, reca rilevanti anomalie di carattere costituzionale, oltre che logico, in quanto rappresenta l'ennesimo intervento legislativo in materia di giustizia privo dei requisiti della generalità ed astrattezza, essendo diretto a perseguire l'interesse di un soggetto determinato. La disciplina complessiva della prescrizione andrebbe affrontata in maniera autonoma esaminando provvedimenti che abbiano...
PRESIDENTE. Onorevole Paladini, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.
MICHELE BORDO. Signor Presidente, diciamo la verità, Ministro Alfano, il provvedimento che state approvando è una sostanziale amnistia, cioè avete scelto una direzione completamente opposta a quella che ci è stata indicata dagli altri Paesi europei. Insomma, all'Italia l'Europa non sta chiedendo di impedire che si svolgano i processi, sta chiedendo di trovare gli strumenti perché la celebrazione dei processi Pag. 49possa essere accelerata. Allora, sia serio, Ministro della giustizia. Questo provvedimento, checché lei ne dica e checché ne dica il Presidente del Consiglio, non c'entra assolutamente nulla con quanto ci è stato chiesto dall'Europa. Allora, abbiate il coraggio di assumervi le responsabilità e di dire chiaramente di fronte al Paese a chi serve questo provvedimento. Serve a Berlusconi e siete anche irresponsabili, perché per salvare Berlusconi rischiate di liberare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, sono piuttosto preoccupato, perché il Parlamento sta investendo tante intelligenze e tante risorse pubbliche per questi provvedimenti, che interessano solo ed esclusivamente il Premier, ancorché abbiano ricadute pesanti sull'amministrazione della giustizia - come denuncia la Cassazione, il 90 per cento dei procedimenti relativi alla concussione potrebbero andare persi con questo provvedimento - e si sta disinteressando di altri temi importanti. Proprio di oggi è la denuncia che i tagli alla scuola pubblica mettono in ginocchio il sistema scolastico, che sta regredendo rispetto alle classifiche OCSE. Noi abbiamo la necessità di investire sulla scuola e di darle occupazione giovanile, al massimo storico del deficit disoccupazionale.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Monai.
CARLO MONAI. E noi continuiamo ad interrogarci se sia questo l'interesse vero dei cittadini italiani! Governo, svegliati e fai le cose che interessano al popolo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.
GUIDO MELIS. Signor Presidente, immaginiamo che domani si accerti che i ricoveri nella rete ospedaliera nazionale superino di gran lunga la possibilità di accoglienza e i letti e immaginiamo che, di fronte ad un'emergenza simile, il Governo emani un provvedimento come questo, ovvero, scoccato un termine dalla data di ingresso in ospedale, i malati di quella «leva», selezionati solo perché entrati in quell'anno, vengano dimessi in massa, senza tener conto della gravità del male e dello stato delle cure.
Un simile procedimento è quello che proponete per i processi civili e penali: una ghigliottina, calata alla cieca. Povere riforme epocali, Ministro Alfano! La montagna ha partorito un topolino, il solito provvedimento ad personam, la solita politica che fate dall'inizio di questa legislatura. Non ci crediamo più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi, come Italia dei Valori, abbiamo presentato circa 130 proposte emendative, un contributo quindi propositivo, teso a raddrizzare e a dare dignità a questa proposta che, così come è arrivata in Aula, è immorale ed eticamente irricevibile.
In virtù di ciò, il gruppo IdV è consapevole della necessità di interventi di riforma, finalizzati a rendere ragionevoli i tempi del processo, ed ha anche proposto misure dirette ad evitare tutte le lungaggini processuali e, dunque, volte all'accelerazione e alla razionalizzazione del processo penale. È un intervento, quindi, di sistema contro un provvedimento teso a smobilitare tutto l'impianto della riforma della giustizia italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, la parte di Italia che rappresentiamo Pag. 50- che non considero aprioristicamente migliore resa di quella rappresentata dal centrodestra - si pone legittimamente un quesito, che riguarda tutti i componenti della maggioranza. Come è possibile che una persona sola e il suo sistema di interessi siano risultati così avvolgenti ed il suo sistema di potere così assoluto da travolgere convinzioni radicate, valori e modi profondi di essere di tante persone di destra, degne di stima? I liberisti hanno accettato sistematiche distorsioni della concorrenza; i conservatori le offese ripetute nei confronti di tutte le principali istituzioni dello Stato; i nazionalisti riescono a tollerare il discredito nel quale è stato gettato il nostro Paese nel mondo; i cattolici, moralmente intransigenti come lei, Presidente Lupi, hanno dovuto alzare le spalle, se non simpatizzare con comportamenti privati che immagino non solo...
PRESIDENTE. Concluda.
SALVATORE VASSALLO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, se vigente codesta norma, verrà praticata violenza sessuale ad una donna a Villa Borghese a Roma, pur se individuato, lo stupratore, ovvero il violentatore sessuale, con un buon avvocato e grazie a questa norma, non verrà mai condannato.
E, allora, ricordate, voi deputati della maggioranza, che i veri stupratori, i veri violentatori sessuali di quella donna sarete stati voi! Ricordate, voi deputate del centrodestra, che chi avrà portato violenza a quella donna sarete state voi! Ricordate voi, Ministro della giustizia e Ministro dell'interno, che con questa norma togliete e distruggete la sicurezza e la giustizia per quella donna. Ricordate!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.
CINZIA CAPANO. Signor Presidente, signor Ministro, ma lei ha mai provato a fare un bilancio del suo mandato? Non le viene il dubbio che le stiano un po' rovinando la carriera?
Prescrizione breve, processo lungo, responsabilità extralarge dei giudici, conciliatori ignoranti al posto di giudici competenti nella media conciliazione, sostituzione di arbitri a giudici nel processo del lavoro: questa è una strategia di distruzione della giurisdizione, e lei è come Dracula alla banca del sangue. E questo perché così riuscirete a sostituire alla cultura dei diritti, quella dei favori, a rendere egemone la cultura della «cricca», a cui siete tanto affezionati. Ma avete esagerato.
Signor Ministro, gli avvocati che un tempo la osannavano, hanno cominciato a fischiarla al congresso di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capano.
Constato l'assenza dell'onorevole Vaccaro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, vorrei leggere ai colleghi della maggioranza un ritrattino di Ennio Flaiano, da Diario notturno: «Aveva un tale senso delle proprie responsabilità, che, quando sbagliava, si faceva pagare di persona». Questo aforisma, oltre che essere un motto araldico perfetto per il gruppo dei Responsabili, spiega quello che state facendo: state pagando il debito contratto per essere qui, e magari per tornarci, e lo fate senza eleganza, quell'eleganza che, invece, non manca mai alle feste, mai meno che corrette, del Presidente Berlusconi. Ma si capisce perché. Questo è tutto meno che Pag. 51una festa per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, alla vigilia della discussione su questo provvedimento avevamo ascoltato parole roboanti quali: riforma epocale, cambiamento in meglio delle condizioni processuali per i cittadini, e così via.
A distanza di qualche settimana, mi sembra che il Ministro, in quest'Aula non metta in condizione il Parlamento di poter bene operare. È da qualche giorno che il Parlamento chiede di conoscere dati certi sui quali pronunciarsi iuxta alligata et probata, avrebbe detto qualcun altro, e cioè: la quantità e la qualità di reati che verrebbero meno e che andrebbero in prescrizione. In altre parole, quello che serve ad una persona dotata di normale buon senso per poter esattamente valutare...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.
PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, dal momento che parlo a titolo personale, vorrei impiegare questo minuto per una considerazione che ha quasi il sapore di un fatto personale. Infatti, signor Presidente, io vengo dal mondo dell'università, un mondo che ha avuto il privilegio - si fa per dire - di essere il destinatario del primo intervento epocale di questo Governo e di questa maggioranza. Forte di questa esperienza, che ha disegnato una pesantissima ipoteca sul futuro dell'istruzione superiore pubblica italiana, mi sento di invocare clemenza per il settore giustizia. Infatti, due interventi epocali nel giro di pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciriello.
Constato l'assenza dell'onorevole Capodicasa, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.
ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ribadisco quanto già ho detto ieri sera, illustrando la mia dichiarazione di voto su una proposta emendativa, ossia il fatto che si ha un'impressione davvero reale, confermata dall'incredibile elenco di reati che ieri sera ci ha letto la nostra collega Angela Napoli e che poi, oggi, abbiamo ripetuto più volte: che questo sia un testo forte con i deboli e debole con i forti.
Soprattutto, la cosa che credo che disturbi di più gli elettori che hanno votato per il centrodestra, che ha vinto le ultime elezioni, è non capire che fine abbia fatto il principio di legalità tanto sbandierato perché, a parte Futuro e Libertà, non mi pare che ci siano altre forze politiche del centrodestra interessate a questo testo, tanto più che nessun deputato del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania fino ad ora è intervenuto nel dibattito. Credo che questo sia un segnale anche abbastanza chiaro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, credo che con un atto di coraggio e di dignità quest'Assemblea dovrebbe votare contro questo articolo, se vogliamo restituire credibilità e fiducia nel Paese verso l'istituzione Parlamento. Si tratta di un provvedimento - come è stato detto anche da altri colleghi - che alla fine risulterà essere essenzialmente un'amnistia mascherata, un fatto gravissimo che non aiuta a ricostruire il rapporto di credibilità e fiducia tra le istituzioni e il Paese, in un momento nel quale proprio il Paese è alle prese con molti altri gravi problemi che sono quelli della disoccupazione giovanile, della crescita del debito pubblico, di una inadeguatezza, dimostrata anche in questi Pag. 52ultimi giorni sulla vicenda dell'immigrazione, del Governo nel suo complesso.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13,25)
IVANO STRIZZOLO. È per questo che ci dichiariamo totalmente contrari a questo provvedimento e all'articolo 1 che verrà posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
MASSIMO POMPILI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Pompili, ho dato la parola all'onorevole Giovanelli, successivamente la darò a lei.
Prego, onorevole Giovanelli...
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, credo che stiamo facendo un'importante battaglia come opposizione, nelle modalità come questa può essere fatta democraticamente. Tuttavia, a questa deve seguire il nostro impegno a riformare la giustizia e voi avete avuto 8 degli ultimi 10 anni di Governo a disposizione e non siete mai riusciti ad affrontare i problemi veri della giustizia italiana perché siete sempre stati prigionieri dei problemi personali del Presidente del Consiglio. È bene che i cittadini sappiano che, oltre che batterci fino, all'ultimo per impedire che la giustizia venga stravolta a vantaggio di una persona, noi ci vogliamo far carico dei problemi veri della giustizia per i cittadini, per le imprese, per le persone che - come veniva ricordato - vivono condizioni disumane nelle carceri. Siamo sensibili a questo tema. Voi state impedendo e in qualche modo sequestrando la libertà del Parlamento di affrontare davvero quelle che sono le emergenze del pianeta giustizia. Voglio sottolineare ancora la modalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giovanelli.
Onorevoli colleghi, per dare ordine ai nostri lavori e consentire ai colleghi di organizzare anche i loro impegni, desidero comunicare l'articolazione dei lavori che la Presidenza, sentiti i gruppi parlamentari, ha predisposto per oggi e per i prossimi giorni. Questa mattina proseguiremo i lavori fino alle ore 13,30 per poi riprendere a partire dalle ore 15 e fino alle ore 18. Successivamente avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
Il seguito dell'esame del provvedimento riprenderà, quindi, quale primo punto all'ordine del giorno, nella seduta di martedì 12 aprile a partire dalle ore 15 con eventuale prosecuzione notturna e proseguirà nella seduta di mercoledì 13. Le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, avranno luogo nella seduta di mercoledì 13 aprile, a partire dalle ore 18.
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, lei ha utilizzato una formulazione comprensibilmente ambigua come «sentiti i gruppi». Infatti, lei ci ha sentito, ma noi non abbiamo detto di sì. Vorrei che fosse del tutto chiaro che la responsabilità di non votare oggi, ma rinviare alla settimana prossima, è della Presidenza...
PRESIDENTE. Certamente...
DARIO FRANCESCHINI. ...evidentemente su richiesta di altri gruppi.
Naturalmente, siccome è la seconda settimana che il processo breve non si conclude, a noi fa particolarmente piacere. Proveremo a fare in modo che la prossima sia la terza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il termine «sentiti i gruppi» è inequivocabile.
Prima di sospendere la seduta, a sensi di quanto ho testè letto, devo fare una comunicazione.
Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico, che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame l'episodio avvenuto questa mattina nel corso dello svolgimento dell'informativa urgente, allorché l'onorevole Zazzera ha esposto un cartello recante una gravissima offesa all'indirizzo del Ministro Maroni.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato all'unanimità di irrogare al deputato Zazzera la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di due giorni, con decorrenza immediata dalla giornata di oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Invito ove presente l'onorevole Zazzera a lasciare l'Aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza (L'onorevole Zazzera adempie all'invito del Presidente).
Si riprende la discussione (ore 13,30).
PRESIDENTE. Dobbiamo, quindi, sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito degli interventi per dichiarazione di voto sull'articolo 1.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vedo i colleghi andare via e vorrei che lei mi dicesse se si va avanti, perché siamo in dichiarazione di voto e non mi pare che si possano interrompere tali dichiarazioni per poi procedere al voto, ma bisogna concludere le dichiarazioni di voto e poi votare l'articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, signor Presidente, le faccio presente che noi abbiamo iscritto altri venti colleghi a titolo personale, per cui ci sono altre dichiarazioni di voto e che, in tali circostanze, la sospensione non è mai stata disposta. Se vuole determinare un precedente alla Camera se ne assuma la responsabilità.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, si tratta di garantire comunque che ci sia una pausa tecnica, questo è di tutta evidenza. Non esiste alcun tipo di seduta. Se si ritiene - lei ha ragione nel merito - che si debba proseguire, è evidente che proseguiamo e arriviamo al voto, ma riprenderemo i lavori mezz'ora dopo perché la pausa tecnica deve comunque essere garantita, questo è di tutta evidenza. Quindi proseguiamo e al termine delle dichiarazioni di voto procederemo alla votazione. La riconvocazione dell'Assemblea sarà posticipata di mezz'ora rispetto a quanto precedentemente stabilito.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 3137-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CUPERLO. Signor Presidente, colleghi, per decenni in quest'Aula si sono seduti giuristi di fama che la lotta politica contrapponeva in modo anche aspro, ma che mai avrebbero stravolto l'ordinamento costituzionale per sfuggire ad una sentenza. In questo senso, voi realizzate oggi una metamorfosi del luogo, perché state ritoccando il simbolo stesso della giustizia. Pag. 54
Lo fate alterando i pesi della bilancia a tutto vantaggio di uno e sostituendo la spada con lo scettro del re, ma fate anche un'ultima cosa, che fra tutte non è la meno grave: per molto tempo quella giustizia è stata bendata perché, non vedendo l'oggetto del suo giudizio, doveva essere e apparire imparziale. Un poeta moderno criticò quella benda scorgendovi il simbolo della cecità delle corti, ma questo lo ha detto dal punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cuperlo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, crediamo, come la maggioranza degli italiani crede, che la sovranità della legge sia un principio di civiltà e che la stessa possibilità di civile convivenza tra di noi sia tutelata dalla certezza che la giustizia è uguale per tutti. Guai a chi mette in discussione questo principio come fate voi qui, dove, inseguendo una giustizia per il principe, producete una vera amnistia per molti processi ancora in primo grado, ma con ricadute anche su quelli di appello. Il risultato sarà che gli interessi dei cittadini, che voi dite di tutelare, saranno ancora più calpestati. La verità è, come sempre, diversa dalle vostre parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, tra i debiti che lascerete al nostro Paese c'è anche qualcosa di cui non parla nessuno, dello scempio del linguaggio. È dei regimi, infatti, affabulare per occultare la verità.
Tolleranza zero, forse l'espressione più evocata, spesso a sproposito, e che dice oggi la Lega? Che dice, mentre un sovrano vuole assicurare impunità a chi delinque per violenza e reati di corruzione? Riforme epocali, e di epocale resterà solo il disonore di cui ricoprite l'Italia nel mondo. Processo europeo lo chiamate, in un Paese che è stato grande per la cultura di Beccaria, di Verri, di Cattaneo - dico alla Lega - quel Paese che ha fatto grande le garanzie, la certezza della pena, e l'equilibrio dei poteri. Questi sono fra i detriti che lascerete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.
LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con questo provvedimento voi della maggioranza sancite la prescrizione dei processi. Detto con altre parole, sancite l'estinzione dei processi. Questo significa che migliaia di processi decadranno, verranno semplicemente estinti con un colpo di spugna. Viene chiamata, questa, riforma epocale della giustizia, primo tassello di una riforma epocale, quando in realtà dal punto di vista economico non è stato fatto assolutamente nulla per mettere mano a un miglioramento della struttura giudiziaria. Quante sono le procure, anche interessate in zone di alta criminalità, nelle quali abbiamo un 90 per cento di carenze di organico? Non è stato fatto nulla in materia di telematizzazione, non è stato fatto nulla per i concorsi, da oltre dieci anni non sono indetti concorsi per il personale amministrativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.
FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, il Ministro Alfano è uno studioso di diritto quindi sa che uno degli istituti di giurisprudenza è il combinato disposto. Vorrei invitarlo ad una riflessione, perché il processo non sarà breve perché lo chiamerete così, ma perché sarà il combinato disposto delle norme che state varando al Senato per allungare i tempi e il «papocchio» che avete portato oggi. Pag. 55Dietro questo combinato disposto normativo c'è un combinato disposto politico-istituzionale: un partito di maggioranza relativa che non ha nulla a che vedere con le forze politiche dell'Italia democratica ma che è una aggregazione al servizio di un padrone; un'Assemblea di nominati che esegue gli ordini del padrone; la scelta di destinare l'attività di questa Assemblea a risolvere i problemi del padrone; a questo si aggiunge che i gladiatori dei territori del nord hanno messo i cappi in archivio e sono supinamente allineati su questa decisione.
Questa è il combinato disposto politico-istituzionale che giustifica questo scandalo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laratta. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, il problema è che questo Parlamento è bloccato, chiuso, sospeso. Si occupa solo dei problemi del Presidente del Consiglio. Questa di oggi non è altro che una manovra per evitare che Berlusconi venga processato. Tutto ruota attorno al Presidente del Consiglio e ai suoi problemi. Non parliamo di recessione economica, di mancanza di lavoro, di crisi del turismo, dell'agricoltura, delle aziende che chiudono, degli ospedali che vengono soppressi, del 50 per cento dei giovani del sud senza occupazione: ad esempio, nella mia città San Giovanni in Fiore 400 precari non sono pagati da un anno. È un Parlamento in cui non si affrontano i problemi del Paese, non si discute dei problemi delle famiglie che non arrivano a fine mese, o dei precari della scuola, o dei precari dell'università. Qui si parla solo dei guai giudiziari del Premier.
In Parlamento si decide solo di come salvarlo dai processi. Ma perché Berlusconi scappa da venti anni dai processi? Che cosa teme?
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, essendo salvaguardata la forma regolamentare ed essendo salvaguardati - come credo - anche i rapporti che devono intercorrere tra gruppi e Presidenza, non ho motivi per fare in modo che si vada ulteriormente avanti con gli interventi da parte dei colleghi, che riprenderanno invece nel pomeriggio. Quindi, tutti i colleghi del gruppo Partito democratico si intendono non più necessariamente iscritti, e pertanto si possono considerare cancellati.
PRESIDENTE. Sta bene, vi sono, però, ancora gli onorevoli La Malfa e Corsaro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, si tratta del voto sull'articolo 1, e quindi desidero dichiarare, in tutta brevità, che voterò «no». Voglio, però, fare una considerazione politica rivolta ai colleghi della maggioranza. Ne conosco moltissimi, per consuetudine parlamentare, da molto tempo e non è questa la prima volta che il Parlamento si scontra, in una battaglia dura, con l'ostruzionismo e con discussioni molto lunghe.
Ma molto spesso, in questi scontri che vi sono stati, erano due ragioni che si scontravano. I colleghi di maggioranza, e molte volte ne facevo parte, avevano delle ragioni e i colleghi dell'opposizione ne avevano di diverse, e lo scontro era duro. Ma non vi è nessuno all'interno della maggioranza - glielo leggo negli occhi - che ritenga che questo sia uno scontro tra due idee. Voi sapete benissimo, colleghi del Popolo della Libertà e della Lega, che questo non è un provvedimento di riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Lo sapete! I vostri elettori e le vostre elettrici non sono entusiasti (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Voi pagate un prezzo alla politica politicante! Questo è quello Pag. 56che fate (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Vi arrabbiate perché sapete che è così! Sapete, cioè, che non vi è una ragione di fondo, un interesse popolare e nazionale nell'approvare una norma che non aiuta il funzionamento della giustizia italiana (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Se vi arrabbiate, lo fate perché sapete che quello vi sto dicendo è la verità! Non avrei ragione di dire quello che sto dicendo se non vi conoscessi e non sapessi che non siete qui per difendere piccoli interessi, ma se avete avuto un mandato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Malfa. Le ricordo che aveva due minuti di tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, approfitto di questa dichiarazione di voto per dare una risposta a una serie di interventi che si sono succeduti, anche nel corso della mattina, da parte di alcuni colleghi. In particolare, all'amico e collega onorevole Granata mi piace rispondere che non solo da parte di tutto il Popolo della Libertà non si avverte alcun imbarazzo nel sostenere questo provvedimento (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), che riguarda un maggiore, rinnovato e rinforzato equilibrio nel percorso della giustizia italiana, che riguarda la possibilità di consentire ai cittadini italiani di avere un processo di stampo europeo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), posto che l'Italia è, da sempre, il Paese maggiormente sanzionato dall'Unione europea per la propria incapacità di garantire ai cittadini il sacrosanto diritto di poter avere un processo che abbia dei tempi giusti e regolari.
Voglio dire che, semmai, quello che sembra assai curioso al Popolo della Libertà, nei confronti dell'atteggiamento assunto da altri e nuovi protagonisti della stagione dell'opposizione, è l'adesione incondizionata a questo nuovo giustizialismo di ritorno e l'adesione incondizionata all'essere diventati un'ulteriore cellula sindacale della parte più deteriore, per fortuna numericamente assai minoritaria, della magistratura politicizzata (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Voglio ricordare che questa adesione incondizionata è il segnale dell'adesione, questa sì, tutta strumentale e tutta politica, ad una battaglia che si vuole condurre contro il Presidente del Consiglio, stante l'incapacità di batterlo nelle urne (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
GIOVANNI PALADINI. Vergogna!
MASSIMO ENRICO CORSARO. Soprattutto quando questa battaglia viene imbracciata da chi è stato orgogliosamente protagonista di una lunga storia della destra, questo denuncia un pericoloso, se non curioso, calo di memoria.
Infatti, è vero, noi abbiamo sostenuto la battaglia di pulizia che è stata condotta nel 1992 contro il malaffare ma abbiamo anche continuamente rivendicato l'anomalia del fatto che, a un certo punto, quella battaglia di pulizia contro il malaffare abbia deciso di fermarsi, perché si era arrivati a un limite oltre il quale la politica che doveva essere toccata doveva essere invece garantita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
In particolare, voglio ricordare a chi come me, come chi ha parlato polemicamente nei nostri confronti questa mattina, ha condiviso una lunga storia della destra, che parlare incondizionatamente di appoggio alla magistratura politicizzata significa dimenticare che abbiamo sofferto anni difficili, in cui troppi morti per le strade sono stati lasciati senza giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e in cui ci è voluto il drammatico rapimento e la successiva uccisione del Presidente Moro e della sua scorta perché Pag. 57si smettesse di dire che le Brigate Rosse erano sedicenti ma che erano parte integrante della cultura della sinistra. Significa anche dimenticare i tanti soprusi di cui sono stati fatti oggetti i giovani protagonisti delle battaglie politiche della destra, significa dimenticare lo strabismo con il quale certa magistratura ha condotto i processi che hanno consentito di scappare a personaggi come Achille Lollo e Cesare Battisti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro)...
FEDERICO PALOMBA. Vergogna! Vergogna!
MASSIMO ENRICO CORSARO. ... e che hanno impedito di conseguire la giustizia e di rappresentare una forma di compensazione civile alle famiglie delle vittime, dei fratelli Mattei, di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, di Sergio Ramelli...
LUCIA CODURELLI. Sei un servo!
MASSIMO ENRICO CORSARO. Ebbene, vorrei concludere, signor Presidente, rispondendo al collega Granata. Noi ci siamo riconosciuti, ci riconosciamo e ci riconosceremo nella battaglia, nell'integrità morale, nell'impostazione culturale, nella serietà professionale (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)...
ANGELA NAPOLI. Vergogna! Vergogna!
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!
MASSIMO ENRICO CORSARO. ... di magistrati che restano scolpiti nella nostra memoria e che rispondono al nome, in primo luogo, di Paolo Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...
FEDERICO PALOMBA. Non ti permettere!
MASSIMO ENRICO CORSARO. E voglio dire che, proprio nel solco della battaglia del magistrato Borsellino, signor Presidente della Camera, noi rivendichiamo...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Corsaro.
MASSIMO ENRICO CORSARO. ...che questo Governo è quello che più di tutti nella storia ha portato a casa positivi successi nella lotta alla mafia (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...
ANGELA NAPOLI. Ce l'avete dentro la mafia!
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Corsaro.
MASSIMO ENRICO CORSARO. ...quando altri Governi - lo abbiamo scoperto con qualche anno di ritardo - facevano gli accordi sottobanco con la mafia e quando altri Ministri della giustizia consentivano la cancellazione dell'articolo 41-bis e del carcere duro nei confronti dei mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.
ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, intervengo un attimo solo per dire all'onorevole Corsaro che definiamo quello in esame il provvedimento della vergogna! Credo, però, che passare al sacrilegio ed usare i nomi dei padri della patria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per giustificare questo provvedimento non sia possibile! Lasciamo stare i padri della patria che si rivoltano nella Pag. 58tomba (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, insieme al massacro dello Stato di diritto... (Commenti del deputato D'Anna - Scambio di apostrofi tra il deputato D'Anna e deputati del gruppo del Partito Democratico - Dai banchi del gruppo del Partito Democratico si grida: «Venduto!Venduto!»)
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego... onorevoli colleghi! Vi prego di mantenere un atteggiamento composto! Onorevoli colleghi, non costringetemi a sospendere la seduta. Allora, onorevole Briguglio, prego, prosegua il suo intervento.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, in quest'Aula, oggi, insieme al massacro dello Stato di diritto, sta andando in scena il massacro dei valori della destra politica nel nostro dopoguerra (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia). Noi siamo preoccupati per questo, perché tutti i valori in cui abbiamo creduto e per i quali abbiamo lottato e, cioè, la destra legge e ordine che è, fondamentalmente, la base valoriale di tutte le destre del mondo, la state distruggendo votando un provvedimento che cancella l'imprinting stesso dei valori della destra. La replica di poco fa del collega Corsaro è perché siete preoccupati che, d'ora in avanti, dovrete assistere ad una campagna, da parte nostra, per ricordare quali sono i valori e chi li ha traditi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ho avuto l'onore e l'orgoglio di militare nella magistratura quando i 36 magistrati sono stati assassinati dalle Brigate rosse e dalla mafia. Ero amico personale di Giangiacomo Ciaccio Montalto, di Rocco Chinnici, di tutti i magistrati assassinati dalla mafia, di Giovanni Falcone (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Futuro e Libertà per l'Italia). Non vi consento di deturparne la memoria (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Futuro e Libertà per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Non vi consento di massacrare il sacrario degli eroi della nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Futuro e Libertà per l'Italia - Vivi commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! E non lo consento, soprattutto, a chi tratta i magistrati come associazione per delinquere, come disturbati mentali e brigatisti giudiziari (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Misto-Alleanza per l'Italia - Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Siete voi un'associazione per delinquere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Misto-Alleanza per l'Italia - Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), se state vicini...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adornato (All'ingresso in Aula del Ministro La Russa, dai banchi dei deputati del gruppo del Partito Democratico si scandisce: La Russa, La Russa!).
ANDREA LULLI. La Russa vai fuori!
FABIO EVANGELISTI. La Russa sei un provocatore!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...Prego, onorevole Adornato.
Pag. 59FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, non ho il tempo di sviluppare il ragionamento che avrei voluto, ma che rinvio al pomeriggio. Visto, però, che l'onorevole Corsaro ha voluto dare al suo intervento, prima di votare - stavo andando via - un tono e un carattere abbastanza provocatorio, non può mancare anche la risposta del nostro gruppo. Onorevole Corsaro, non le è consentito confondere Aldo Moro con il caso Ramelli (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)! Onorevole Corsaro, non le è consentito confondere Aldo Moro con Lele Mora che è l'oggetto vero dei processi che oggi stiamo affrontando (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia e del deputato Barbieri)! E mi domando, infine, quanti cattolici del PdL possono accettare che si continui a confondere Aldo Moro con Lele Mora (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia e del deputato Barbieri)! Quante persone ragionevoli della maggioranza possono accettare che si faccia strame del diritto? Nel pomeriggio la prossima puntata (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Unione di Centro).
Onorevoli colleghi! Vi prego di stare seduti perché è impossibile verificare chi ha votato e chi non l'ha fatto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 592
Maggioranza 297
Hanno votato sì 301
Hanno votato no 291).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bonaiuti, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Fava, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione della proposta di legge n. 3137-A.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 1.
Pag. 60(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 3137-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 1.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei continuare anche oggi in questo sforzo per una soluzione alternativa per raggiungere lo scopo previsto dal titolo di questa proposta di legge, una soluzione alternativa a quella che propone il Governo e la sua maggioranza parlamentare. Ricordo ancora una volta a me stesso e a chi ci ascolta, che la ratio dichiarata di questa proposta di legge è quella di tutelare il cittadino contro la durata indeterminata dei processi. Delle due l'una: o si dice il falso nel titolo o si dice il falso nel contenuto della proposta di legge. Siccome vogliamo fare uno sforzo sino alla fine di questa discussione per dimostrare che è necessario intervenire per ridurre i tempi lunghi del processo ma che questa vostra proposta non interviene per ridurre i tempi lunghi del processo ma per non fare più il processo e riservandoci tutte le critiche a questa proposta di legge in sede di dichiarazione di voto finale, vorrei riprendere il discorso, signor Ministro, da dove l'ho lasciato ieri. Ieri, se ricorda, provai a chiederle la ragione, a chiedere a lei e alla maggioranza la ragione del perché non si poteva considerare la tenuità del reato come una causa di estinzione dei processi; oggi ritorniamo su altre questioni che a nostro avviso possono incidere davvero sulla finalità che questa proposta di legge dovrebbe perseguire.
Vedete lo sforzo che stiamo facendo, proprio noi dell'Italia dei Valori che veniamo accusati di essere sempre e solo quelli che si mettono di traverso, lo sforzo che stiamo facendo nelle Commissioni e in Assemblea per cercare di venire incontro alle esigenze reali dei cittadini. In questo senso sforzandomi e facendo violenza a me stesso per non dire cosa penso di questo provvedimento così come l'avete proposto voi, sono a proporvi oggi innanzitutto un altro strumento per accorciare i tempi processuali senza minare le garanzie difensive. Mi riferisco all'inappellabilità delle sentenze di primo grado. Mi riferisco, per intenderci, al filtro in appello. Sto ponendo una questione tecnica, che non ho inventato io né inventiamo noi dell'Italia dei Valori. Già oggi c'è un filtro per le cause in Cassazione.
In Cassazione già è previsto il filtro dell'ammissibilità. Non lo dico io, ma coloro che abbiamo ascoltato in Commissione, e chiedo la testimonianza del relatore Paniz e degli altri componenti della Commissione giustizia anche del centrodestra, se non sia vero che sono venuti magistrati, professori di diritto ordinari, cultori della materia per riferire della necessità e dell'opportunità di intervenire attraverso il filtro d'appello. In che modo? Individuando con il sistema dell'articolo 610 del codice di procedura penale, cioè con un'apposita camera di consiglio, con un'apposita sezione, la possibilità di dichiarare sic et simpliciter l'inammissibilità dell'impugnazione quando questa sia fatta volutamente e strumentalmente per non arrivare ad una decisione.
Noi abbiamo avanzato questa proposta sia con riferimento all'inammissibilità sia con riferimento alle sopravvenute cause di proscioglimento sia quando si tratta di mera pena pecuniaria, anche se alternativa alla pena detentiva. Già sappiamo che il nostro ordinamento ormai è di tipo accusatorio e siccome è di tipo accusatorio solo nel nostro ordinamento vi sono tre gradi di giudizio. Noi proponiamo un filtro di ammissibilità, nel caso di appello, al Ministro che non gliene frega niente, che non ci ascolta: sarebbe importante che ne prendesse atto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Messina, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato. Pag. 61
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, io mi appello alla maggioranza piuttosto che al Ministro Alfano, che mi pare eccessivamente piegato sugli interessi esclusivamente del suo mandante, del suo leader. Qui si tratta di coniugare l'interesse ad accelerare i tempi della giustizia con l'interesse dei cittadini ad una sicurezza sociale che eviti che molti delinquenti la facciano franca con la doppia conseguenza negativa di essere impuniti e di sentirsi ancora rafforzati nella delinquenza, visto che questo bonus che andiamo o che andate a riconoscere loro non fa altro che creare allarme sociale e rafforzare la loro sicumera, la sicumera dei delinquenti, che di questo provvedimento della prescrizione accorciata andranno a beneficiare. Dunque la proposta emendativa in esame coniuga l'interesse alla celerità dei processi con un filtro al giudizio di appello. Mi pare una proposta ragionevole e mi appello al senso di responsabilità dei colleghi del centrodestra e soprattutto di quelli della Lega Nord.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, i motivi per i quali ci opponiamo con forza al provvedimento in esame, che una volta era conosciuto come processo breve, sono noti da tempo, ma soprattutto sono condivisi da tanti cittadini italiani che ancora credono nella giustizia, nello Stato di diritto, ma sopratutto nella Costituzione ed in particolare nell'articolo 3 della nostra Carta. Molti di questi cittadini hanno ritenuto di dover scendere nelle piazze - vi sono state diverse manifestazioni a Roma e altre ve ne saranno probabilmente nei giorni a seguire - per rendere pubblica la loro indignazione ed il loro dissenso nei confronti di un Governo che continua a smantellare, invece di riformare, lo Stato di diritto. Tutto ciò nonostante i difetti del provvedimento in esame siano ormai noti a tutti, anche perché essendo ormai arrivati alla trentanovesima legge ad personam, ormai lo sanno pure i sassi in che cosa consistano queste operazioni e non c'è Minzolini, oscuramento o talk show che tenga nel tentativo di tenerle nascoste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei parlare di una delle altre conseguenze che avrà questa prescrizione breve.
Pierfrancesco Gagliardi e suo cognato Francesco Piscitelli sono quei signori - si fa per dire - che la sera del terremoto dell'Aquila se la ridevano a crepapelle al telefono, immaginando i proventi che sarebbero scaturiti attraverso la ricostruzione del capoluogo. Quelle risate, intercettate dalla procura che indagava su di loro, rappresentano il simbolo di quel cinismo di uomini senza scrupoli, che pongono davanti a tutto il guadagno e il profitto, senza pensare al rispetto della vita umana.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO PALAGIANO. Ebbene, pochi giorni fa, Francesco Piscitelli ha tentato il suicidio ingerendo alcuni tranquillanti, ma non c'è riuscito. Nei forum hanno scritto che il suo appuntamento con le vittime...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, ci prefiggiamo, tentiamo di far capire che la lunghezza del processo non si sconfigge tagliando per legge i tempi del processo stesso, perché ogni processo ha la sua fisiologica durata. Si può intervenire sulla patologia, non sulla fisiologia: quindi, non Pag. 62è impedendo gli appelli o prestabilendo per legge la durata del processo che si può sconfiggere questo problema.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVID FAVIA. Questo problema si sconfigge dando i mezzi alla magistratura e alla giustizia, ma soprattutto, attraverso proposte emendative, come quella in oggetto, che possono razionalizzare il lavoro e, quindi, liberare risorse per accorciare la tempistica di altri processi. Quindi, credo che essa sia accoglibile dall'Assemblea, e chiedo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, vorrei chiederle, per cortesia, se si può alzare il volume del mio microfono, perché ho la voce bassa e non si riesce a sentire quello che dico.
PRESIDENTE. Invitiamo i servizi tecnici a migliorare la qualità del microfono. Prego, onorevole Porcino.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, per quanto concerne alcune parti del testo che stiamo esaminando, esse appaiono non solo tecnicamente mal formulate, ma anche del tutto irragionevoli, e mi spiego. Si tratta di disposizioni transitorie che non rendono applicabile la disciplina differenziata e più favorevole all'incensurato. Alla data di entrata in vigore della legge, è stata pronunciata una sentenza di primo grado.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GAETANO PORCINO. Il possibile beneficiario non rientra nei termini di questo provvedimento, solo perché, nel frattempo, è intervenuta una prima sentenza. Al contrario, vi è un'altra categoria di incensurati, costituita da coloro che ancora non hanno subìto la prima sentenza di condanna. Pertanto, con il testo in oggetto, abbiamo creato due categorie di incensurati: una...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, a nome di Futuro e Libertà per l'Italia, sosteniamo questo ennesimo tentativo di correggere un testo che, dietro al proclama di voler riformare, in modo epocale, addirittura, la giustizia italiana, nasconde finalità molto chiare, ormai, a tutti gli italiani. Non soltanto, come qualcuno vorrebbe far intendere, ad un'opinione pubblica pregiudizialmente ostile alla destra o al centrodestra, ma più in generale, a tutti quegli italiani che, da sempre, si riconoscono nei valori della destra politica. Mi riferisco alla destra dei diritti civili e delle garanzie, ma anche alla destra convinta che lo Stato si distingue soprattutto per tre elementi essenziali, quelli che, insieme al Ministro Alfano, abbiamo studiato nei nostri corsi universitari di giurisprudenza: i cosiddetti elementi essenziali del negozio giuridico.
Gli elementi essenziali della potestà dello Stato non sono altro che la potestà di battere moneta e, inoltre, due grandi principi: la cattedra e la toga. In altri termini, la scuola pubblica, come elemento di coesione culturale e sociale, e la toga, come elemento fondamentale che, partendo dal principio che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, parla del caposaldo su cui si fonda il sistema democratico.
Sono tra coloro i quali hanno voluto, oggi, sottolineare con forza una piccola operazione di memoria storica riguardo alle vicende complesse del 1992, vicende che non voglio accomunare soltanto in un'unica grande epopea ma che certamente tengo a ribadire a nome della memoria storica della destra italiana, anche se ovviamente non ne parlo rivendicandone in esclusiva l'identità, ma in quegli anni è chiaro da che parte stava la destra italiana. Pag. 63
Devo dire, fuori dai toni aspri di questo dibattito, che ho personalmente apprezzato - pur non condividendone il contenuto, e non me ne sono scandalizzato però, perché capisco che le argomentazioni sono state politiche, che sono alla fonte di una scelta precisa, fatta qualche mese fa di collocamento politico all'interno di questo Parlamento - l'intervento dell'onorevole Corsaro. L'onorevole Corsaro ha voluto ribadire, dal suo punto di vista, alcune questioni e lo ha fatto con onestà intellettuale, della quale do atto e non capisco perché sia stato immediatamente aggredito da tutta una serie di polemiche interne e non nuove in quella grande coalizione che è il Popolo della Libertà che non è, non è mai diventato e mai diventerà, un partito politico univoco ma è una coalizione di culture e storie diverse e complesse.
Noi ribadiamo che la destra politica italiana deve reagire di fronte ad un provvedimento che, di fatto, crea una amnistia per i reati di abuso di ufficio, di corruzione semplice in atti giudiziari, di rivelazione di segreti d'ufficio, di truffa semplice ed aggravata, di frodi comunitarie, di frodi fiscali, di falso in bilancio, di bancarotta preferenziale, di intercettazioni illecite, per i reati informatici, di ricettazione, di vendita di prodotti con marchi contraffatti, di traffico di rifiuti - e sappiamo perfettamente quale livello di scontro si sia consumato all'interno del Popolo della Libertà sul tema dell'immondizia a Napoli e di come questa emergenza sia stata gestita da alcuni settori della politica in aperta complicità con la camorra e con i sistemi criminali - per i reati di violenza privata, di falsificazione di documenti pubblici, di calunnie e falsa testimonianza, di lesioni personali, di omicidio colposo, di maltrattamenti in famiglia, di incendio e di aborto clandestino.
Ecco, mi chiedo, come si fa a sostenere che un'area politica che non vuole mummificarsi in una identità statica - noi con Futuro e Libertà per l'Italia non abbiamo rifondato il Movimento sociale italiano ma abbiamo fatto qualcosa di nuovo - non creda che in questa Aula si debba ribadire in nome del patriottismo repubblicano che la legalità è una precondizione della vita politica italiana. Stiamo a fianco delle opposizioni in Parlamento e fuori da quest'Aula per contrastare questo disegno ignobile di smantellamento del sistema giudiziario italiano (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, credo che sia estremamente grave che mentre si tende a modificare la nostra legislazione in senso personalistico, il Parlamento stia diventando non più luogo della politica e luogo dove si fanno leggi in senso astratto e generale, come ci hanno insegnato, ma leggi sempre più ad personam. Questo modo di legiferare cambia anche lo stesso Parlamento e ciascuno di noi in senso deteriore, scavando sempre più il fossato tra istituzioni e cittadini. Quale credibilità ancora il Parlamento della Repubblica può avere con l'ennesima legge ad personam in favore di un solo cittadino?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, torno all'articolo aggiuntivo che l'Unione di Centro voterà con convinzione.
Le considerazioni del collega Granata erano tutte pertinenti ma erano relative all'articolo successivo e mi permetto di ricordare che toga, cappa e spada sono i tre elementi costitutivi della statualità. La cattedra pubblica, la scuola pubblica è importante ma in Italia la Costituzione prevede la libertà di insegnamento.
Devo dire che questa proposta emendativa è utile proprio nella parte costruttiva del tentativo di migliorare la proposta di legge, non tanto nel suo punctum dolens - che conosciamo, quello della prescrizione ad personam - ma cercando di Pag. 64prevedere dei meccanismi parziali, però efficienti, nella direzione dello snellimento dei processi.
Cosa dice questo articolo aggiuntivo a cui il Governo sdegnosamente risponde «no», e il relatore di maggioranza pure, e che, tutto sommato, è gratuitamente offerto in questo dibattito? Dice che si potrebbe istituire, anche in sede di appello, di secondo grado, lo stesso meccanismo di filtro dei ricorsi che esiste in Cassazione ai sensi dell'articolo 610 del codice di procedura penale, quando un appello è palesemente infondato, o ai sensi dell'articolo 469 del codice di procedura penale sul reato estinto; il presidente della corte d'appello può affidare questo ricorso ad una commissione e a una sezione dedicata per poterlo anche stralciare e lì decretarne l'inammissibilità. Insomma, si tratterebbe di una piccola sezione filtro estesa a livello di secondo grado, che consentirebbe di non mandare avanti processi palesemente infondati o destinati, appunto, all'estinzione.
Sarebbe un buon modo, un meccanismo ragionevole e ragionato per sfoltire e snellire i tempi processuali, ma a tutto ciò sembra che il Governo sia aulicamente disinteressato, e anche un po' sdegnosamente assente. Il Ministro Alfano ha parlato molto nelle scorse settimane e ci ha prospettato non solo una grande riforma, ma anche un impegno a non andare avanti con leggine, trucchi e lodi, ma sta qui da giorni, vota come un chiunque peon e non gli interessano minimamente le proposte, pur costruttive e pur sensate e utili alla giustizia e per tutti.
Non è francamente una bella immagine, neanche per lui, per il suo presente e il suo futuro. Ci piacerebbe un minimo di dialogo e ci piacerebbe anche un dialogo con il parere espresso dal Consiglio superiore della magistratura, che è un parere equilibrato, che dà atto dei miglioramenti che vi sono stati rispetto al testo del Senato - che è anche la nostra convinzione - ma su tutto ciò cala il silenzio, lo sdegnoso silenzio; francamente ciò ci inquieta.
Concludo questo intervento ribadendo il voto favorevole del gruppo dell'UdC, ma anche con la richiesta al Ministro Alfano di riprendere - sia pure in giornate attraversate da confronti anche aspri - le buone intenzioni del dialogo e del confronto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, paradossalmente - e questo lo si è abbondantemente ripetuto - nell'altro ramo del Parlamento si lavora in senso contrario al nostro. La stessa maggioranza, quella che si sta battendo con le unghie con i denti qua per portare a casa questo abominevole atto normativo «salva Premier», dall'altro lato, al Senato, presenta emendamenti al codice penale orientati ad allungare i processi.
Non è difficile capire perché: ovviamente per arrivare più facilmente alla desiderata prescrizione. Mi viene in mente un certo processo Mills. O qui ognuno fa come gli pare o vi è un preciso disegno operativo, che mira a creare una situazione relativa in cui determinati processi possono e devono durare poco e altri possono invece svilupparsi a dismisura. Complimenti per l'armonia procedurale che questo Governo dimostra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole all'articolo aggiuntivo Di Pietro 1.03. da parte del Partito Democratico e per segnalare che il complesso delle proposte emendative che sono state descritte a partire da ieri in realtà, signor Ministro e onorevoli della maggioranza, sono tutte soluzioni costruttive.
Si trattava di soluzioni costruttive volte proprio a fornire momenti che potessero andare nel senso di una ragionevole durata dei processi. Quello in esame, presentato Pag. 65dal collega dell'Italia dei Valori, è un articolo aggiuntivo che mira a creare una specie di filtro in appello sulle impugnazioni palesemente inammissibili e quindi a consentire di svolgere l'attività propria dell'appello, di rivisitazione delle sentenze di primo grado, ma laddove ci sia materia del contendere.
Il Ministro deve sapere che uno dei problemi fondamentali della giustizia è proprio il collo di bottiglia che si crea presso le corti di appello. Invece, vi è una disattenzione totale nei confronti delle soluzioni che potevano essere meditate e approfondite. Se veramente lo scopo fosse stato quello di creare delle soluzioni per un processo più celere e più agile, ma al tempo stesso giusto, che non creasse disuguaglianze tra i cittadini, ci saremmo fermati ad approfondire questi aspetti e ci sarebbe stato un confronto vero tra maggioranza e opposizione.
Questo non è avvenuto, signor Ministro e, tra l'altro, quello in esame si è ridotto ad essere il provvedimento per la prescrizione abbreviata per certi tipi di imputati e, in realtà, non faceva nemmeno parte dei programmi che lei ha qui rappresentato in sede di comunicazioni del Ministro all'inizio dell'anno nel 2011. Questa norma non c'era tra i programmi che ha comunicato alle Camere e quindi come la giustifica, signor Ministro?
Come giustifica un intervento estemporaneo, se non perché è stato fatto un calcolo a tavolino per quello che serviva effettivamente per cancellare prima il processo Mills del Premier e quindi cercare di trovare contemporaneamente delle soluzioni alla Camera e in parallelo al Senato?
Ne parleremo meglio più avanti, quando si arriverà all'articolo 3 che è proprio la vergogna di questo provvedimento e su cui non c'è stata una parola del Ministro che abbia potuto giustificare in quale logica sistematica di riforme e di programma si colloca una simile norma che è stata soltanto il frutto dello studio della strategia difensiva del collegio difensivo del Premier.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, l'onorevole Mantini ha già dichiarato il voto favorevole dell'Unione di Centro a questo articolo aggiuntivo. Rilevo che soprattutto è caduto nel vuoto l'ennesimo appello che abbiamo rivolto al Ministro Alfano di prestare attenzione alla nostra disponibilità a discutere, se non della norma che conosciamo di questo provvedimento, quella dell'articolo 3, almeno di queste proposte emendative che servono, lo abbiamo detto già ieri, a semplificare il processo, a introdurre procedure per snellire il processo penale e, quindi, a dare risposte davvero nei tempi dovuti ai cittadini che vogliono questo dalla giustizia. Faccio il tentativo di rivolgermi al sottosegretario Caliendo che ha seguito questo provvedimento in Commissione, non per distoglierlo dai colloqui con le colleghe del Governo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LORENZO RIA. Il sottosegretario Caliendo in quella famosa riunione del Comitato dei nove...
PRESIDENTE. Grazie onorevole Ria.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, vorrei dire ai colleghi del Popolo della Libertà e della Lega Nord, rispondendo così all'intervento del collega Corsaro, che non è un problema il fatto che voi non proviate imbarazzo nel votare a favore di questo provvedimento. Sono questioni vostre personali che rispettiamo. Il problema è se gli italiani troveranno imbarazzo a vedersi propinato questo provvedimento che mette evidentemente in discussione migliaia di processi e lo stesso concetto di legalità. Vedi Massimo, noi non difendiamo i magistrati politicizzati, noi difendiamo il concetto di legalità, soltanto Pag. 66questo cerchiamo di fare con il nostro lavoro in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 1.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scalera, Mazzuca, Laboccetta, Marinello, Rampelli, Zinzi, Cesario, Sardelli, Ginoble, Genovese, Gelmini, Raisi, Grassi, Lusetti, Alessandri, Capodicasa...
Abbiamo un problema per la votazione dell'onorevole Zinzi, la macchina gli dà soltanto il rosso e lui invece il rosso non lo vuole. Diamogli una macchina che funzioni e che gli lasci scegliere quello che vuole.
Onorevole Nannicini...
Però, onorevoli colleghi, bisognerebbe che ognuno stesse al suo posto altrimenti, se andate fuori, c'è questo stillicidio e i lavori dell'Aula si rallentano.
Onorevoli Romano, Miccichè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 586
Maggioranza 294
Hanno votato sì 289
Hanno votato no 297).
Prendo atto che i deputati Pizzetti e Livia Turco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 1.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi appello ancora una volta al Ministro della giustizia e mi appello ancora una volta a questo Ministro che non si rende conto di quel che sta accadendo in Parlamento oggi e che resterà negli annali della storia parlamentare. C'è un'opposizione che si dichiara pronta al dialogo su un tema fondamentale: accorciare i tempi processuali. Si tratta di un tema che noi condividiamo nel senso però proprio della funzione processuale: arrivare ad una soluzione il più presto possibile per sapere se qualcuno è innocente o colpevole.
Questa è la ragione per la quale con grande sforzo di collaborazione e di dialogo stiamo cercando di fare delle proposte. Mi dispiace, forse il Ministro non lo sa, ma il sottosegretario Caliendo lo sa, che in Commissione giustizia stavamo discutendo di come trovare un modo per accorciare i tempi processuali, tant'è che queste proposte le stiamo ponendo e riproponendo proprio qui. Anche questa proposta di cui mi accingo a discutere adesso - l'ufficio del processo - non è un'invenzione né dell'Italia dei Valori, né delle opposizioni soltanto. Ne stavamo discutendo con gli onorevoli Paniz e Contento, sotto il coordinamento del presidente Bongiorno. Per fare un blitz incredibile, ovvero approvare questa leggina che non serve a niente per accorciare i tempi processuali, si butta a mare un lavoro di dialogo costruttivo in materia di giustizia. Infatti, questo Ministro ci dice per televisione che vuole il dialogo, che vuole il confronto, che vuole mettersi in contatto diretto nel merito dei problemi. Tuttavia, poi sfugge al dialogo, non risponde, fugge via e mi fermo per non arrivare nelle esemplificazioni animalesche!
Insisto in modo forte e chiaro perché ora stiamo parlando dell'ufficio del processo. Abbiamo parlato del filtro in appello, avevo parlato della finalità del reato: stiamo parlando di uno strumento che deve servire e serve per riorganizzare gli uffici della macchina giudiziaria. Stiamo parlando di come organizzare e ottimizzare i lavori delle cancellerie, delle segreterie dei tribunali e delle procure della Repubblica, di come comporre questo ufficio Pag. 67del processo e, soprattutto, di una norma importantissima: il tirocinio presso gli uffici giudiziari.
Perché tutti questi praticanti avvocati non possono fare un anno del loro praticantato presso l'ufficio giudiziario come abbiamo previsto qui? Perché non possiamo costituire l'ufficio del giudice che si serve non solo di se stesso ogni volta che deve fare una fotocopia, ma anche delle attività di collaborazione di questo assistente, come ce l'abbiamo noi? Perché non lo può avere pure il giudice? E perché non possiamo mettere insieme l'ufficio del giudice con persone che nello stesso tempo apprendono e danno aiuto? Quello che non condivido di questa attività governativa in materia di giustizia è proprio quello che sta accadendo.
A questo Governo e a questa maggioranza parlamentare una giustizia che funzioni non interessano perché ne hanno paura, perché sanno che se funziona molti di loro, a cominciare dal Presidente del Consiglio, non potrebbero stare lì. Questo è il problema e allora per salvare se stessi e piccoli, personaggi che non meritano di stare dove stanno, si sta uccidendo la giustizia, la legalità, il principio di eguaglianza e la Costituzione italiana.
Per questo, invito ancora una volta il Ministro della giustizia di non dirlo per televisione, ma di dirlo in questa sede. Perché l'ufficio del processo non va bene? Perché il filtro in appello non va bene? Perché l'informatizzazione degli uffici giudiziari, come abbiamo proposto, non va bene? Perché i tirocini dei praticanti avvocati presso gli uffici giudiziari non vanno bene? Quale riforma volete fare voi? Voi volete soltanto mantenere la vostra impunità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come molti altri all'interno di quest'Aula sono giunto da una posizione di destra. Poi nel tempo, essendo passati molti anni della mia permanenza alla Camera, ho cercato di cogliere gli aspetti positivi della contaminazione culturale e politica. Sinceramente, cerco di violare quanto meno possibile il Regolamento della Camera, che impone di rivolgersi al Presidente e mi rivolgo a chi, come me, è giunto in quest'Aula da una posizione di destra.
Ebbene, come in tutte le destre del mondo al primo punto del proprio programma vi è legge e ordine. Come tutte le destre legalitarie siamo giunti in quest'Aula nella convinzione che fosse necessario punire pesantemente e duramente la violazione delle leggi vigenti, soprattutto quando queste avvenivano da parte di soggetti che appartengono al mondo della politica.
Stiamo discutendo formalmente del cosiddetto processo breve, che adesso viene chiamato processo europeo. Il processo breve è un po' come le questioni affrontate da Catalano nelle trasmissioni di Renzo Arbore, quando si diceva che sono meglio due pensioni che una sola. Credo che tutti i cittadini - se chiediamo loro se è meglio il processo breve o il processo lungo - rispondono che il processo breve è migliore del processo lungo.
Ma qui il problema è un altro, perché all'interno di questa norma viene inserita la prescrizione breve per gli incensurati, il che significa che stiamo depenalizzando i reati che possono essere commessi dai soggetti politici. È un motivo semplicissimo. Il politico che commette il reato di concussione, ad esempio, anche se viene filmato mentre si rivolge ad un imprenditore o ad un fornitore del comune, della provincia, della regione o del Governo chiedendo la consegna di soldi in contanti in cambio del pagamento di fatture, ebbene quel politico, anche se vi è il filmato, sa di non arrivare a condanna, perché quel politico è necessariamente incensurato perché per fare il sindaco, l'assessore, il presidente della provincia, il presidente della regione, il Ministro o il Presidente del Consiglio bisogna essere per forza incensurati, perché altrimenti non si può ricoprire la carica di pubblico ufficiale Pag. 68perché per ricoprire tale carica non si deve essere interdetti dai pubblici uffici.
Pertanto, il politico concussore ha la certezza, dopo l'approvazione di questa norma, di poter esercitare la concussione senza che si arrivi a condanna, anche se vi è la prova certa del reato che ha commesso. Stiamo depenalizzando i reati commessi dai politici che governano, a livello territoriale e a livello nazionale, l'Italia e questo è un fatto grave, che non appartiene alla cultura della destra. La cultura della destra è ben altro (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Ricordo che vi è il disegno di legge anticorruzione, che il Governo ha portato in Parlamento oltre un anno fa. Questo disegno di legge è chiuso a doppia mandata nei cassetti del Senato, perché in quel disegno di legge è scritto che bisogna aumentare le pene nei confronti dei politici che incassano tangenti. La Corte dei conti ci dice che ogni anno 70 miliardi di euro di ricchezza, cioè tre volte la manovra economica che approviamo in questo Parlamento ogni anno, finisce in tangenti e bustarelle. Voi state sostanzialmente depenalizzando la corruzione in politica.
Allo stesso modo, ieri abbiamo letto che un uomo che appartiene alla mia stessa storia politica, un uomo della destra dura e pura, ha proposto alla Giunta per le autorizzazioni del Senato di negare l'arresto dell'ex assessore Tedesco, del Partito Democratico. Siamo arrivati al punto che la sinistra è diventata legalitaria al Senato e che gli uomini che vengono dalla destra legalitaria, dura e pura, invece dicono che non vi è la necessità di arrestare i politici (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia), nonostante vi siano delle prove evidenti di alcuni reati.
Credo che questo provvedimento sia l'occasione per fare capire, rispetto al grande dibattito che si è aperto in merito a questioni anche interne alla maggioranza emersa dal voto, da quale parte sta la vera destra, quella legalitaria, quella di legge e ordine, quella che tutela i cittadini e il sistema economico dai politici che incassano e chiedono tangenti e, invece, da che parte sta chi ha preferito la strada più comoda di accomodarsi sotto un ombrello accogliente per sedersi su poltrone molto morbide (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, proverò a rivolgermi al sottosegretario Caliendo, visto che il Ministro Alfano è da stamattina che cerco di scuoterlo, ma non mostra segni di reazione. Vorrei una risposta. Vede, il problema non è di fare ostruzionismo. Noi vorremmo anche capire qual è lo spirito, l'impalcatura di questa norma e vedere se il disegno c'è o non c'è. Secondo noi, sì. Al Senato allungate i tempi del processo, nel momento in cui ammettete un numero illimitato di testi senza che il magistrato possa verificarne la pertinenza rispetto al processo; dall'altra parte, accorciate i tempi della prescrizione. Per un reato come la corruzione, un reato grave in cui gli inquirenti si imbattono non di rado, se è presente un numero eccessivo di testi, a vostro modo di vedere, un processo avente ad oggetto tale reato avrà mai fine? Ci sarà un impunito o alla fine ci sarà un giudizio? Finirà tutto in prescrizione o avrete creato una nuova categoria di testimoni fasulli?
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, Ministro Alfano, il problema è molto semplice: lei qualche settimana fa, non anni fa, non secoli fa, ma qualche settimana fa, dopo aver sentito del progetto di legge Vitali, che estendeva la prescrizione breve agli ultrasessantacinquenni e aver replicato inorridito che questa era una norma smaccatamente ad personam, si era impegnato a non adottare Pag. 69più norme di legge di questo tenore e aveva anche applaudito all'annuncio dell'onorevole Paniz di non far retrodatare il processo breve ai procedimenti in corso. Noi abbiamo salutato questo gesto con qualche incredulità, ebbene voi avete fatto cadere il processo breve e avete inserito questa norma, che vale solo per la prescrizione abbreviata, avete introdotto questa nano-prescrizione, che si applica solo ad alcuni procedimenti in corso e - guarda caso - proprio a quelli che vedono imputato il Premier.
Allora, le chiedo, tolga cortesemente quel riferimento alla norma transitoria dell'articolo 3, comma 2; se la toglie mi convincerà e voterò a favore del provvedimento che stiamo discutendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, credo che l'argomento sia talmente delicato che non è il caso di fare polemiche. È molto grave il fatto che con questo provvedimento, non soltanto, come hanno detto tutti, si dà un bonus di impunità alla persona Silvio Berlusconi, ma si dà un bonus di impunità anche ai pedofili perché tra i reati di rilevanza sociale ci sono la mafia e il terrorismo, ma non la pedofilia. Vorrei invitare tutti coloro che voteranno a favore di questa proposta di legge a dirmi con quale faccia parteciperanno al prossimo «Family day», dopo aver consentito un bonus di impunità per i pedofili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, per il crollo della casa dello studente a L'Aquila, in cui persero la vita nove ragazzi, sono state accusate undici persone di omicidio colposo e disastro e lesioni colpose, reati punibili dal codice con una pena fino a dieci anni. Si tratta di persone tutte incensurate.
Se passerà il provvedimento sulla prescrizione breve, tra rinvii e altri marchingegni legali, non verrà resa giustizia a chi è deceduto non a seguito del terremoto, ma per alcuni delinquenti che hanno armato il cemento delle colonne portanti con una qualità di ferro inferiore alla normativa e impiegato calcestruzzo di scadente qualità per trarre maggiori profitti. Per questa ragione, i familiari delle vittime dicono «no» a questa proposta di legge scellerata perché non vogliono che restino impuniti certi reati e soprattutto i responsabili di morti annunciate. Questi reati - come ha ribadito la Cassazione - verranno giudicati a L'Aquila, dove l'organico del tribunale è ai minimi storici per poter funzionare. Non sarà possibile procedere speditamente attraverso udienze frequenti, per cui i rischi di prescrizione sono reali e non teorici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, continuo il ragionamento - considerato che in un minuto si può dire ben poco - sulla disciplina complessiva della prescrizione, che andrebbe naturalmente affrontata in maniera autonoma, esaminando provvedimenti che abbiano ad oggetto esclusivo tale materia, anziché interventi sporadici in provvedimenti di contenuto diverso.
Il provvedimento in esame è incostituzionale per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, in quanto è diretto unicamente a ridurre i tempi della prescrizione del reato a favore di soggetti incensurati; indebitamente pertanto si aumenta la forbice del termine massimo di prescrizione tra incensurati e recidivi. Trattamento giuridico questo che si caratterizza per essere irragionevolmente penalizzante. Quindi, continuando nel discorso sul provvedimento in esame, esso non introduce alcuna Pag. 70misura volta a migliorare il servizio giustizia, in quanto non assicura naturalmente termini ragionevoli al processo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, è francamente avvilente continuare in questo ragionamento fra sordi, nel senso che è da un paio di giorni che alcuni vorrebbero pure dare un proprio contributo migliorativo - come è giusto che si faccia quando si è portatori di un mandato popolare - e essere messi in condizione di capire la portata esatta, come avviene normalmente quando si legifera, delle conseguenze scaturenti da questo provvedimento. È francamente avvilente non riuscire ad ascoltare, c'è un silenzio rumorosissimo del Ministro della giustizia su queste questioni. Eppure prima o poi ci si dovrà render conto che si devono fare i conti con le persone in nome delle quali si amministra un potere sostanziale, fondamentale e formidabile qual è quello della giustizia. E il resto alla prossima puntata.
PRESIDENTE. Onorevole Aniello Formisano, siamo in attesa della prossima puntata! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'epocale riforma costituzionale della giustizia, peraltro preannunciata oggi in I Commissione, vede questi antefatti sempre smentiti, da elementi quali immense liste di testi che non possono essere vagliati dalla magistratura e la prescrizione breve. Vedo soprattutto in questo dibattito da parte della maggioranza la non volontà di discutere dell'accorciamento dei tempi del processo perché, come è ovvio, sono tantissimi i modi per accorciare questi tempi ma certamente tutti sono validi tranne quelli che voi suggerite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, Lucca, Asti, Pavia, Como e Varese in ordine sono le città d'Italia con la più alta frequenza di furti in appartamento. Se fra tre mesi, quando questa proposta di legge sarà legge vigente, opereranno i suoi effetti, questi ladri di appartamento pur se «pizzicati» e «beccati» la faranno franca, non verranno condannati, non verranno mai puniti perché con un buon avvocato funziona così. Voglio ricordare ai deputati della Lega Nord Padania e del Popolo della Libertà che voi sarete i veri ladri di appartamento delle case di Varese, di Como, di Pavia, di Asti, questo Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, che stanno rubando la sicurezza con questo provvedimento agli italiani, che non saranno più padroni in casa loro! State rubando la sicurezza nelle case degli italiani...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, un invito rivolgo almeno ai colleghi del mio gruppo: non chiamate più in causa il Ministro, sapete perché? Perché lui ha avuto un preciso ordine dal suo datore di lavoro, che gli ha detto vai in Parlamento, presenta questo provvedimento con l'aiuto del relatore e del proponente l'emendamento, il collega Paniz, l'ordine preciso è: salvatemi dai processi. Ci aveva già provato con il lodo che porta il suo nome, non c'è riuscito, allora ci prova anche questa volta, alla faccia di quello che ci dice la Cassazione che i reati di corruzione stanno aumentando, mentre con questo provvedimento voi salvate i corruttori e i corrotti. Complimenti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 71l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti tesi a velocizzare il processo, le nostre proposte hanno individuato elementi di sistema che volevano e vogliono razionalizzare il processo penale alla luce del principio della ragionevole durata dei processi. Il criterio che ci ha guidati si fonda sulle nostre convinzioni del fatto che bisogna ricercare costantemente un punto di equilibrio fra le garanzie dell'imputato e l'efficienza del processo. Ma c'è un però, e lo dico al Ministro della giustizia.
Ci impegnate in questi giorni in una inutile e snervante attività di pedagogia parlamentare, che non serve a nessuno, tanto meno alla nostra comunità nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo assistito ad una polemica giornalistica sulla cosiddetta riemersione in Italia, in Parlamento e nelle piazze, di un soggetto politico definito fasciocomunista. Si riferiscono ovviamente a quella figura letteraria straordinaria immortalata dal premio Strega Antonio Pennacchi nel suo libro più famoso, appunto il fasciocomunista Accio Benassi.
Noi qui contrastiamo questo provvedimento in nome della destra legalitaria di Paolo Borsellino e in nome di un grande comunista, Pio La Torre, autore della più importante legislazione antimafia e unico parlamentare della Repubblica assassinato dalla mafia. Sentiamo come nostra la tradizione di Pio La Torre, in quanto italiani e repubblicani (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, voglio fare un passo indietro e rinnovare in questa sede una riflessione che mi sembra mancare. Ieri è stato deliberato il rinvio in Commissione del disegno di legge comunitaria, che ad onore di cronaca è tra le nostre mani da settembre. In Commissione, sia in sede referente che consultiva, è stata esaminata in maniera quasi maniacale. Ma come suggeriva qualche collega nella giornata di ieri, pur di accontentare le priorità del Premier e l'esigenza di procedere in maniera rapida alla risoluzione di un abominio normativo, si predilige sacrificare i nostri impegni in sede comunitaria. Al momento, sono centinaia le procedure di infrazione alla normativa europea per i ritardi sul fronte dei recepimenti, infrazioni che costano ai cittadini e al Paese non solo in termini di risorse, ma anche in termini di «faccia» (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intendo soltanto rivolgere all'onorevole Ministro la stessa domanda che è stata posta ventiquattr'ore fa in quest'Aula da più parti. Ci può dire il Governo quali sono i numeri e quale sarà l'impatto di questa normativa sui processi in corso? Credo che il Ministro Alfano, che giustamente ha altro cui pensare in questo momento colloquiando con il collega Misuraca, questa risposta abbia il dovere di darcela.
Onorevole Ministro, è un dato tecnico che le chiediamo ci venga fornito. Non c'è alcuna polemica, ma gli italiani, da Lampedusa a Campione d'Italia, hanno diritto di sapere quanti processi saranno cancellati nel momento in cui entrerà in vigore questa normativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
Pag. 72GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, c'è un punto di questa norma che non mi è chiaro e riguarda la seguente circostanza: perché l'applicazione della norma non è stata condizionata ad aver risarcito il danno? Perché tra Caino e Abele noi dobbiamo privilegiare ovviamente Abele. Non ho proprio capito per quale motivo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anche al netto dell'intervento di merito sul singolo emendamento, approfitto di questa occasione, visto che si sta dando atto ad un confronto politico che, in gran parte, è di merito e, in altra parte, signor Presidente, è un confronto di maniera, nel senso che c'è un legittimo filibustering parlamentare da parte dell'opposizione.
Tuttavia, all'interno di questo quadro, devo dire, signor Presidente, che ascolto parole a volte ingenerose, che in alcuni casi trovo anche offensive sul piano personale, nei confronti del Ministro della giustizia. Approfitto, quindi, in questo senso, senza voler fare polemica alcuna, per esprimere a nome del mio gruppo solidarietà al Ministro Alfano e anche al sottosegretario Caliendo, che hanno seguito con attenzione i lavori di questo provvedimento e anche di altri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sembra strano, signor Presidente, che in questo Paese non si riesca a parlare di giustizia con serenità. Ci sono diverse opinioni, evidentemente, che differiscono profondamente. Noi crediamo, signor Presidente, che il quadro, per così dire, della giustizia non sia solo il quadro del processo penale, ma sia un quadro molto ampio. Tra l'altro noi lo abbiamo affrontato dall'inizio di questa legislatura con il primo collegato giustizia, signor Presidente, il collegato alla prima finanziaria varata dal Governo in questa legislatura, una finanziaria che ha avuto diversi collegati che sono stati affrontati in maniera separata dai diversi rami del Parlamento e che, nel caso specifico, ha riguardato il processo civile.
Ancora, riguardo al grande universo della giustizia, signor Presidente, che non è soltanto un valore, ma anche un servizio che bisogna offrire al cittadino, ricordiamo l'altro disegno di legge collegato, quello che ha riguardato la materia del lavoro e anche il contenzioso civile, ad esso legato, che è stato anche in quel caso velocizzato, affrontando meccanismi che favoriscono il ricorso alla composizione extragiudiziale dei conflitti giuridici in materia di lavoro. Vi sono poi tante altre iniziative che sono state portate avanti, non ultima quella della digitalizzazione del sistema della giustizia per renderlo più efficace e più efficiente anche in termini proprio specifici di servizio al cittadino.
Poi vi sono delle visioni di massima, politiche, di insieme, che ci separano e vi sono dei giudizi politici sull'operato di una certa parte della magistratura.
Però, io credo, signor Presidente, che in un Parlamento libero, sereno e sovrano questa differenziazione di posizioni possa avvenire risparmiandosi, per così dire, da ciascuna delle parti appellativi e insulti irriguardosi nei confronti di chi rappresenta istituzionalmente il Governo e che doverosamente assiste alle sedute di questo Parlamento e anche nei confronti di coloro che, pur non seguendo con la loro delega la materia della giustizia in questo momento, come componenti del Governo, ma anche come componenti di questa Camera, sono doverosamente in quest'Aula a votare come altri colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e davvero senza nessun intento polemico. Pag. 73
Io so quanto questa maggioranza tiene a questo provvedimento e quanto lo ritiene cruciale nei contenuti e nei tempi. Pertanto è comprensibile che vi sia il Governo interamente schierato per il voto. Lo dico e lo ripeto senza polemica.
A me, però, piange il cuore vedere schierati anche in questi momenti il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri. Per cui, come gesto di responsabilità e senza polemica, visto che è solo una questione di numeri, dico al Ministro Frattini che se, come io ritengo opportuno vuole andare a svolgere la sua funzione propria - credo nell'interesse del Paese - io ritiro la mia scheda, resto in Aula e non voto (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi onoro di essere amico del Ministro della giustizia Angelino Alfano e di essere anche un suo ammiratore. Il fatto, però, che stia qui a seguire il provvedimento, come tutti i parlamentari, ma con una responsabilità particolare, onorevole Baldelli, non richiede un elogio particolare. Sta solo e semplicemente facendo il suo dovere e noi lo rispettiamo senza alcun insulto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Ciò legittima pienamente ciascuno di noi nel ricordare che, qualche giorno fa, il Ministro della giustizia ha spiegato che c'era una riforma epocale della giustizia in cantiere e che questo avrebbe determinato un ritiro di tutti i provvedimenti ad personam che il Governo aveva presentato.
Allora, sta naufragando in questo momento la possibilità, ancora una volta, che si affronti serenamente e seriamente il tema della giustizia. Lo dico perché dalla parte politica che ho l'onore di rappresentare è venuto un biasimo anche per certe forzature.
A noi, onorevole Baldelli, non è piaciuto affatto che sia stato pubblicato su un giornale un verbale trascritto di conversazioni telefoniche del Presidente del Consiglio. Noi lo riteniamo una aberrazione, una cosa che non è accettabile proprio per i principi di democrazia liberale che ci stanno a cuore.
Però, onorevoli colleghi, non scandalizziamoci per qualche tono oltre le righe, perché toni oltre le righe rispondono a un provvedimento che - come hanno rilevato autorevolmente in sede di Consiglio superiore della magistratura - rappresenta un'amnistia mascherata, e qualcuno deve incaricarsi di dirlo in questo Parlamento.
Infine, visto che l'onorevole Della Vedova ha fatto riferimento al Ministro Frattini, solo come notazione finale: onorevoli colleghi, mi sembra che abbiate chiaro tutti che stamattina abbiamo parlato del nulla, perché ci è stato rappresentato dal Ministro Maroni una sorta di permesso provvisorio temporaneo per gli extracomunitari che sono arrivati nella convinzione, espressa dal Ministro Maroni nella sede solenne del Parlamento, che questi signori avevano già spiegato che volevano andare in altri Paesi. Le autorità francesi - che credo abbiano diritto di voto in sede dell'Unione europea - hanno spiegato chiaramente che questa cosa per loro non è accettabile.
Allora, anch'io mi auguro che il Ministro degli affari esteri, persona validissima e stimata da noi, in questo momento non perda il suo tempo in Aula e vada a trattare con le autorità europee, se no tra qualche giorno saremo invasi dagli extracomunitari (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Futuro e Libertà per l'Italia), che andranno a Padova, Verona, Venezia, Treviso, esattamente dove non piacerà che vadano ai colleghi della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, vorrei dire anch'io all'onorevole Baldelli che nei nostri interventi - come ha fatto adesso il presidente Casini - Pag. 74quando chiediamo che il Ministro della giustizia riferisca all'Aula gli effetti di questa legge non è che manchiamo di rispetto al Ministro della giustizia. Tentiamo di mantenere al Ministro della giustizia un residuo di dignità per il ruolo che svolge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Colleghi, il Ministro della giustizia non è personaggio qualsiasi nel confronto che sta svolgendosi. Voglio dirlo pacatamente, il Ministro della giustizia, che aveva proposto una riforma epocale, si trova ad essere testimone silenzioso di un dibattito su una proposta che noi giudichiamo grave, con effetti che potranno riversarsi sulla società per quello che riguarda reati anche importanti e che riguardano la sicurezza dei cittadini. Il Ministro della giustizia dovrebbe sentire il bisogno di dirci qualcosa.
Ministro Alfano, io non credo che lei sia stato arruolato nel collegio di difesa dell'onorevole Berlusconi agli ordini dell'onorevole avvocato Paniz, perché lei è il Ministro della giustizia. Ci dimostri di non essere un «cavalier servente» perché non fa sicuramente onore al Ministero che lei ricopre.
Io, poi, non mi scandalizzo neppure della presenza di tutti i Ministri in quest'Aula.
Certo, come dice il presidente Casini, sarebbe bene che i Ministri che hanno compiti istituzionali importanti, dopo quello che abbiamo udito stamane da parte dell'onorevole Maroni, pensassero ad un negoziato serio con l'Europa e con la Francia, che non è tutto da delegare a dichiarazioni improvvisate, negoziato al quale anche noi teniamo.
Forse, per la riuscita di questo negoziato, sarebbe opportuno - è l'unica eccezione che facciamo - che tratteniate in Aula l'onorevole La Russa perché potrebbe essere motivo di turbamento anche nelle relazioni internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, proseguo il ragionamento testè proposto dal presidente Casini. Ieri, il CSM ha notato che siamo di fronte ad un provvedimento di amnistia, che richiederebbe un voto qualificato, in quanto non basta una maggioranza semplice per definire un progetto di questa portata.
L'amnistia, che è un atto che può essere anche discutibile, come è avvenuto nel passato, avviene su un elenco di reati e, normalmente, si interviene cercando di valutarne la pericolosità.
In questo caso, pur di intervenire sui processi che sono in corso, non si interviene sui reati, ma si interviene sulla qualità dell'incensurato, per cui all'incensurato stesso può capitare di compiere anche le azioni più efferate, ma l'intervento avviene ugualmente.
Questo è il motivo per il quale - e credo sia un messaggio che il CSM ha mandato, giustamente, al Quirinale - anche da questa Camera si deve riprendere fiato e forza perché non siamo nati ieri. Quello che voi state assumendo oggi è un provvedimento di amnistia mascherata che riguarda un numero limitato di persone in cima alle quali c'è il Presidente del Consiglio.
Noi non ci stiamo, è una questione che non ci riguarda. Voi volete andare avanti, ma siccome avete il sospetto che qualcuno se ne accorga e vi colga in dolo, avete pensato che dal Senato può venire avanti una manovra che consente di intervenire allungando il processo: se non c'è il processo breve, faremo il processo lungo. Ma non vi vergognate? È veramente un'idea eccessiva. Non andate da nessuna parte.
Signor Ministro, lei può anche non rispondere, perché vedo che si sta occupando d'altro, ma sappia che i cittadini italiani prima o poi se ne accorgeranno e, a quel punto, saranno guai anche per voi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (IR). Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(IR). Signor Presidente, questa sera l'onorevole Lusetti e l'onorevole Bocchino mangeranno con più appetito perché è di oggi la notizia che sono stati prosciolti con formula piena.
Solo pochi mesi fa, sulla loro testa, pendeva un mandato di cattura perché non inquinassero, con le loro condotte criminali, le prove.
Forse non tutti sanno che la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia, non per l'eccessiva durata dei processi, ma per le troppe assoluzioni, per i processi che non dovevano mai cominciare. E mi rammarico che l'onorevole Bocchino e l'onorevole Lusetti abbiano dimenticato presto la sofferenza di quei giorni, ma allora stavano con noi (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il presidente Casini oggi ha svolto una serie di interventi da me tutti molto condivisi ed apprezzati. Vi è un passaggio, però, nell'ultimo intervento che ha svolto, che mi divide profondamente da lui. Ha detto di essere orgoglioso dell'amicizia e della stima che nutre nei confronti del Ministro Alfano.
Penso una cosa. Credo che l'importante - questo sì è un atto dovuto - sia la civiltà dei rapporti, la civiltà delle espressioni, il rispetto della dignità reciproca ma il rispetto inteso come sentimento qualificante dei rapporti, che qui dentro sono politici ancora prima che umani, se non si vuole scadere nell'ipocrisia, non è mai scontato. Il rispetto...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi.
MASSIMO DONADI. Non ho finito, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Donadi, ha esaurito il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, forse c'è un equivoco però. Infatti, ci stiamo domandando perché il Ministro degli esteri sia qui ma abbiamo mai visto un peso, un senso o un'azione del Ministro degli esteri quando non è qui? Noi ci stiamo domandando perché il Ministro della difesa sia qui ma abbiamo mai percepito un'azione particolare, originale, diversa, non serva, della difesa italiana che non sia il niente che sta facendo qui? Il Ministro della giustizia è presente, ma evidentemente deve pagare pegno per essere Ministro della giustizia, senza alcun titolo per esserlo: che venga, che stia zitto, che ubbidisca esattamente con passa le sue giornate (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo è il Governo italiano!
GENNARO MALGIERI. Questa è l'opposizione italiana!
FURIO COLOMBO. Quando diciamo in giro, noi faziosi, che governa male, oltre ad avere tanti rapporti con la corruzione, stiamo dicendo ciò che essi ci stanno dimostrando oggi. Non governano...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Pepe perché ha fatto proprio l'esempio di due colleghi che hanno avuto la calma di seguire il proprio percorso di difesa giudiziaria; hanno accettato il giudizio perché: male non fare, paura non avere; sono stati assolti come sono stato assolto io tre volte che sono andato sotto giudizio. Non ho mai chiesto un percorso agevolato ma come tutti i cittadini normali abbiamo assistito ai nostri Pag. 76processi e ci siamo difesi e in quella sede abbiamo dimostrato la nostra innocenza. Quindi, saluto l'amico Lusetti e l'amico Bocchino per questo loro comportamento (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, anche noi siamo molto contenti che l'onorevole Bocchino e l'onorevole Lusetti, senza che vi fosse bisogno di una legge ad personam e affidandosi alla giustizia, sostanzialmente siano stati riconosciuti come innocenti. Non c'è bisogno di farsi fare una legge. Quanto poi alla combine che spesso in qualche modo viene evocata tra bandiere di FLI e bandiere di altri partiti, vorrei ricordare che nel 2006 fu votata da questa Camera una legge di indulto e in quell'occasione Alleanza Nazionale votò contro e i voti di Forza Italia e dell'Ulivo e del centrosinistra andarono insieme. Ricordiamo anche questo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.
RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, in moltissimi degli interventi che mi hanno preceduto è stato sollevato il problema del rapporto tra giustizia e politica, il tema dei processi dei parlamentari. Ebbene io - vi ho fatto cenno ieri sera in un intervento nella notte - vorrei riproporre la suggestione. C'è una nostra proposta che prevede una corsia preferenziale per i procedimenti penali a carico dei parlamentari. Concediamo questo, se vogliamo, privilegio ai parlamentari di vedersi immediatamente prosciolti se innocenti. Concediamo ai cittadini la possibilità di sapere immediatamente da chi sono governati. Concediamo al Parlamento la possibilità di non essere sottoposto ad alcun condizionamento nei propri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 1.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Giammanco? Onorevole Traversa? Onorevole Boniver? Onorevole Cesaro? Onorevole Consolo? Onorevole Di Stanislao? Onorevole Antonione? Ministro Tremonti? Onorevole Guzzanti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 591
Maggioranza 296
Hanno votato sì 290
Hanno votato no 301).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3137-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A).
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, vorrei dire al Ministro Tremonti, che è nascosto là, che c'è un posto libero sui banchi del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, è buona prassi parlamentare rivolgersi non ai Ministri ma al Presidente. Pag. 77
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, Alphonse Gabriel Capone, meglio noto come Al Capone, è stato fino al 1929 un incensurato. Mohandas Karamchand Gandhi, più noto come Mahatma Gandhi, era invece un pregiudicato. In questo paradosso, vi è tutta l'assurdità del criterio che viene proposto come soluzione del problema che la legge si prefigge di risolvere.
Con l'inversione dell'ordine del giorno è stato pubblicamente confessato, in modo solenne, che il provvedimento in esame serve a qualcuno, ma è stato detto anche con chiarezza quando ed entro quando serve questa legge. Serve naturalmente al Presidente del Consiglio e sarà utile a molti delinquenti inevitabilmente. Danneggia molti e di questo io credo si dovrebbe ragionare. Nel racconto che spesso si fa del processo, anche nelle vignette illustrative che esibisce il Presidente del Consiglio, vi è una bilancia dove, da una parte, vi sono i giudici cattivi e, dall'altra parte, vi sono gli imputati indifesi. Mai, nel racconto che fate del processo, compaiono le vittime, le parti lese. Non ci sono coloro che pagheranno il prezzo del provvedimento in esame. Non ci sono quelle povere persone, spesso umili, alle quali un funzionario comunicherà che il loro diritto ad avere giustizia si è estinto.
Un processo è anche una rievocazione, è un'occasione in cui emergono dei dolori e delle angoscie. Chi chiede giustizia è sottoposto a quest'onere. Chi ha subito un torto affronta tutto questo nella speranza appunto di avere una risposta. Noi stiamo decidendo che questa risposta non sarà data. Il provvedimento in esame non andrebbe approvato, ma avete i numeri per farlo.
Tuttavia, questa volta, a differenza che in altre occasioni, fare l'ostruzionismo non ha solo una valenza simbolica, ma ha anche una finalità chiara e pratica: più tardi sarà approvato questo provvedimento, meno utile sarà ai vostri scopi; più tardi sarà approvato questo provvedimento, meno danni provocherà sul sistema giudiziario italiano. Anche il fattore tempo - lo avete dimostrato proponendo l'inversione dell'ordine del giorno - ha un valore nella discussione che stiamo facendo.
Con un eccezionale sprezzo del ridicolo - perché credo che voi confidiate soprattutto nell'assenza di memoria del popolo italiano - avete trasformato una legge pericolosa e sbagliata in una legge pericolosa, sbagliata e grottesca. Siete partiti dicendo che, su stimolo dell'Europa, si dovevano velocizzare i processi; avete deciso, poi, di non farli proprio, introducendo una prescrizione processuale, non una norma sulla deflazione del processo, non un intervento per semplificarlo, non una norma per rendere più efficiente il servizio. È stata utilizzata, molte volte, la metafora del treno che, anziché ridurre le fermate o potenziare il locomotore, si arresta in aperta campagna.
Ma siete riusciti ad andare oltre, perché qui entra in scena la furbizia del relatore, dell'onorevole Paniz, che, con una geniale invenzione, è riuscito a far sì che questo provvedimento, che non aveva mai avuto nulla a che fare con la brevità, ora non ha nulla a che fare nemmeno con il processo. In compenso, si è trasformato in un provvedimento che assomiglia molto - ve lo ha detto il Consiglio superiore della magistratura - ad un'amnistia, ma senza le cautele proprie dell'amnistia, senza l'esclusione di alcuni reati e, soprattutto, senza l'assunzione di responsabilità che chi decide di chiedere un'amnistia deve affrontare.
L'onorevole Paniz, nelle discussioni in quest'Aula, ci ha spiegato che l'iniziativa non è finalizzata a beneficiare il Presidente del Consiglio. Ce lo ha spiegato con lo stesso tono con il quale ci ha spiegato della vicenda della nipote di Mubarak e con lo stesso tono con il quale ci ha spiegato che l'onorevole Cosentino è un gentiluomo di campagna assolutamente innocuo. Ebbene, vorrei dire questo: per i servigi dell'onorevole Paniz non c'è prezzo, ma per tutto il resto, c'è la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), Pag. 78che dovrà spiegare, nelle prossime settimane, che uno scippo o una rapina sono più o meno gravi in base a chi li commette. Infatti, se lo scippatore lo fa per la prima volta, allora merita, in fondo, un'indulgenza, ma se quello stesso scippatore ha sul «groppone» una condanna - udite, udite - per schiamazzi notturni, allora, nessuna pietà.
Non vi è solo l'esempio di Gandhi e di Al Capone: anche voi avete seguito questo criterio, perché nel Governo vi sono condannati e pregiudicati per reati bagatellari che, giustamente, stanno al loro posto, e vi sono incensurati, come l'onorevole Cosentino, che è stato mandato via (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi avete seguito il criterio opposto a quello che proponete nel provvedimento in oggetto, un criterio paradossale che premia chi si è imbattuto in uffici inefficienti - a proposito di efficienza del sistema - e danneggia, invece, chi ha avuto a che fare con tribunali che funzionano; una lotteria di cui si sa soltanto chi è il vincitore del primo premio.
Mi rivolgo alla Lega Nord Padania, non solo perché è il partito che in quest'Aula agitò, in buona compagnia, cappi e manette ma anche perché è lo stesso partito che due settimane fa ha presentato un provvedimento diretto a togliere i benefici legati all'utilizzo del rito abbreviato. È la stessa forza politica che oggi ci chiede di approvare un'amnistia.
Capisco che non si possa, in alcun modo, chiedere coerenza a chi è in ostaggio ma potremmo chiedere una parola al Governo, al Ministro; nei giorni scorsi, signor Ministro, lei ha fatto dichiarazioni tre, quattro, cinque volte al giorno: se non si vuole alzare in quest'Aula e dire che cosa pensa di questa legge, e già il suo silenzio credo sia eloquente, lo faccia alle agenzie di stampa, che ha inondato di dichiarazioni nel corso delle settimane scorse, ma ci spieghi qual è il rapporto tra la riforma epocale e questa porcheria che ci volete far votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo faccia, signor Ministro, perché, altrimenti, dovremmo pensare che sì, c'è un valore epocale nella proposta di legge che stiamo per votare, nel senso che racconta un'epoca, un'epoca di conformismo, un'epoca nella quale c'è un furto di consenso di chi ha chiesto i voti in nome dello Stato liberale e oggi incrina il principio fondamentale sul quale è nato lo Stato liberale: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. C'è un furto di coloro, i quali hanno preso i voti in nome della legalità e oggi, grazie al loro apporto determinante, sono in grado di mantenere in piedi questa maggioranza. Questi sono i responsabili, i responsabili di aver consentito l'approvazione di questa porcheria. Questa è un'epoca che è anche il frutto del vostro conformismo, mi rivolgo in quest'Aula, necessariamente disattenta dopo molto ostruzionismo, dopo molto legittimo e sacrosanto ostruzionismo, ai parlamentari del Popolo della Libertà: ce ne sono alcuni che provengono dalla tradizione liberale, da nobili tradizioni laiche, qualcuno si ricorda che cosa proponevano quelle forze politiche? Qualcuno si ricorda che cosa significa la parola garantismo? Garantismo non è una questione legata al «740» e al censo; garantismo è far funzionare la giustizia a favore soprattutto delle persone più deboli; per voi garantismo è diventato sinonimo di impunità, per voi il garantismo è, come diceva un noto scrittore francese, come l'anima per le donne: l'hanno soltanto se hanno un reddito da un certo livello in su, tutti gli altri questi diritti non ce l'hanno. Si tratta di una citazione di uno scrittore francese, non che lo pensi io, sia del tutto chiaro, è una citazione riportata da Antonio Gramsci, ma so che forse questo è troppo per voi (Applausi polemici di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Ministro, la prego, nell'interesse dell'istituzione che lei rappresenta, non continui a stare qua come una statua di sale, ci dica come quella parola può riprendere, se è in grado, un significato compiuto; ci dica come si intende evitare che la giurisdizione sia aggredita non dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, non dai rischi di una riforma costituzionale alla quale ci contrapporremmo in Parlamento, ma ci Pag. 79dica come si possa evitare che sia spenta in modo sordo, attraverso uno svuotamento dell'amministrazione, sto parlando di organici, sto parlando di informatica, sto parlando di organizzazione degli uffici, sto parlando di difesa dei non abbienti, che è diventato ormai soltanto uno strumento attraverso il quale si costruisce un ammortizzatore sociale per alcuni avvocati, piuttosto che per far funzionare effettivamente il diritto alla difesa; sto parlando di questioni che non avete mai preso in considerazione.
In compenso, al centro della vostra attenzione vi è solo e soltanto il bisogno di compiacere il sovrano. Chiedo ai colleghi della maggioranza un sussulto di dignità. Vi chiedo se è possibile una pausa di riflessione. Fermatevi, fermatevi! Lo chiedo alla Lega in particolar modo, perché noi lo faremo, con grande determinazione: andremo in tutto il nord Italia e attaccheremo dei manifesti nei quali daremo conto dell'elenco dei reati che, grazie a questa norma, saranno prescritti. Attaccheremo in tutti i comuni nei quali la Lega ha mietuto voti, facendo leva sul tema ordine e sicurezza, un elenco delle persone che voi lascerete andare libere: per liberarne uno ne libererete centomila.
A quelle persone che hanno subito un torto, a quelle persone che hanno subito un'ingiustizia, a quelle persone che hanno subito gravi lutti nelle famiglie o gravi violenze, non saprete dare alcun tipo di risposta. Vi chiedo sommessamente: riflettete, riflettete. Vi è un problema di rapporto con il popolo, con il nostro Paese, vi è il problema di difendere le istituzioni democratiche e la loro dignità, non usiamole per finalità circostanziate e limitate, perché questo utilizzo è un'eredità pesante e negativa che rischiamo di lasciare alle generazioni che verranno, al di là della legge che approveremo.
Il Parlamento non può essere usato per risolvere i problemi di una persona, dobbiamo ribellarci a questo, soprattutto per difendere l'idea della democrazia che sta scritta nella nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei fare qualche valutazione di carattere generale, entrando nel merito di alcune questione che ho ascoltato.
Sono certamente riflessioni che vorrei svolgere immaginando di non dover ritornare anche in questo dibattito, ma consegnando ai colleghi dell'Aula preoccupazioni e valutazioni che, mi auguro, siano importanti, rifacendomi a quanto già detto dai colleghi che hanno seguito questo provvedimento, mi riferisco all'onorevole Ria e anche alle puntualizzazioni estremamente importanti svolte dall'onorevole Casini.
Voglio dire anche al Ministro della giustizia, al di là dei rapporti personali e di stima che, non una parte politica, ma, ritengo, tutto il Paese attende ormai da tempo una modifica complessiva della giustizia, dell'amministrazione giudiziaria, all'interno del nostro Paese. Mi rendo conto che molti interventi sono stati accompagnati un po' da valutazioni molto forti e sono l'espressione non di una esigenza di garantire una gestione della giustizia che serve al Paese, ma interventi che hanno portato a valutazioni estranee molte volte al tema e ai problemi che noi abbiamo oggi alla nostra attenzione.
Certo, quando si parla di giustizia, vi è una serie di valutazioni, dottrine, culture, e molte volte entra anche l'aspetto politico.
Quella che è prevalsa anche in queste giornate credo sia una valutazione più radicale, più estrema, mentre quella che non ho visto apparire chiara con forza è un'equilibrata riflessione sulla giustizia, come dovrebbe essere.
Si sono intrecciati slogan e frasi più propagandistiche che altro, ed è stata un po' impropriamente scomodata la storia. Se dovessimo fare le storie antiche, quella del terrorismo, o se volessimo narrare quella attuale della criminalità organizzata, dovremmo avere un sussulto di responsabilità e non tentare di trovare responsabilità particolari in quella o quell'altra area politica all'interno del nostro Pag. 80Paese, ma avere una visione che accompagnasse riflessioni e preoccupazioni in termini generali.
Ci deve essere un momento forte in cui le riflessioni, le dottrine e le culture costituiscano un momento forte anche di grandi decisioni. Quello che oggi emerge chiaramente è che questo provvedimento non è soltanto insufficiente, ma non è quello che dovrebbe essere, né quello che è indicato nel titolo, bensì qualcosa di diverso.
Non si tratta della salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ma di un'altra cosa. Quando si parla di giustizia tutto questo dovrebbe essere accompagnato da un impegno corale tra le varie diversità e le varie sensibilità all'interno dell'Aula, ma quando ci si scontra, come si è fatto, vuol dire che qualcosa non va nella proposta politica di riforma, come la si vuol far passare e che qualcosa sfugge non soltanto al Governo e alla maggioranza, ma a tutta l'Aula e ci si rifugge verso proiezioni che non hanno una grande cittadinanza e una grande dignità.
Cosa significa? C'è una giustizia di destra che difende principi o una giustizia di sinistra che difende principi, oppure ci deve essere una conquista corale da parte della politica e da parte delle istituzioni per difendere e tutelare i diritti dei cittadini e una giustizia che va applicata, non può essere negata e deve essere momento forte di riferimento della nostra cultura e del nostro modo di essere nel difendere le istituzioni?
Abbiamo sentito molte frasi propagandistiche, signor Presidente, che certamente non mi hanno soddisfatto e non hanno arricchito il mio bagaglio, ma hanno aumentato le preoccupazioni e soprattutto hanno evidenziato delle disarmonie.
Come pensiamo di dare una risposta quando non c'è, come dicevo poc'anzi, una coralità di un impegno che va perseguito e che va realizzato giorno per giorno? Signor Presidente, è evidente che quello che oggi manca è la capacità di un provvedimento di essere credibile. La cosa più brutta, signor Ministro della giustizia, è quando una nostra proposta e una nostra indicazione non sono credibili, ma sono inficiate dalle valutazioni non soltanto del Parlamento, ma anche del Paese.
Bisogna saper cogliere le opportunità e sentire quello che si avverte nel Paese, dove si registra un clima di forte disagio. Quando non c'è un dato forte di riferimento sul piano della verità e delle certezze tutto viene ad essere messo in discussione. Non c'è dubbio che ci sia oggi anche il tempo per una riflessione forte, ma questa da parte nostra - lo dico con estrema chiarezza - si infrange molte volte anche con la diretta televisiva, visto e considerato che abbiamo anche un percorso dei nostri lavori che si interrompe mercoledì alle 18.
Da quell'ora di mercoledì tutto finisce. Finisce il clamore, come se la nostra battaglia politica fosse soltanto in riferimento alla televisione e non a riformare o dare un contributo forte alla nostra azione politica e soprattutto a questa riforma.
Ve lo dico con estrema chiarezza, forse questo è l'unico dato di certezza, mercoledì con la diretta televisiva si abbassano le bandiere, si svuotano i clamori, si appassiscono le energie più smodate e certamente lasciano spazio ad altre cose come se noi avessimo recitato in questi giorni un minuetto non per modificare le istituzioni, ma un minuetto per il Paese e dove ovviamente il Paese dovrebbe essere messo nelle condizioni di cogliere anche i passaggi forti. Tuttavia ritengo che i passaggi forti non sono evidenziati. Allora - e concludo, signor Presidente - quando la giustizia ha una situazione di così forte depressione e di grande malessere - come diceva qualche collega, le strutture degli uffici dei magistrati e gli strumenti sono quelli che sono - certo un provvedimento come questo rischia di essere o è un'amnistia perché i tempi non si possono abbreviare se c'è questa struttura e questa insufficienza.
Non lo dico per difendere qualcuno. Non c'è il partito dei magistrati e il partito contro i magistrati. Ci deve essere il partito dei cittadini, il partito di una società che deve percorrere anche strade di civiltà e di progresso per il suo ammodernamento. Pag. 81Ma quando la giustizia si trova in questo stato, allora ciò che prevale in questo provvedimento è più il riferimento alla norma ad personam che altre cose. Tutto si svuota, tutto perde di significato, d'importanza e di credibilità. E quando viene meno la credibilità su un provvedimento tutto diventa difficile. Come noi sappiamo, molte volte anche nella lotta alla criminalità organizzata, per la quale sono previste delle norme ad hoc, spesso i magistrati trovano difficoltà ad applicare le norme scritte a causa dei limiti di un'azione da parte della magistratura che certamente dovremmo incoraggiare e con la quale dovremmo solidarizzare nel suo complesso, con riguardo soprattutto al suo ruolo così importante e così fondamentale.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.
MARIO TASSONE. Per questi motivi, con molta pacatezza, signor Presidente e signor Ministro della giustizia, credo che oggi siamo ad uno snodo particolare. È forse un'occasione persa, forse una mezza verità, forse un'alterazione della verità. È un modo di raggiungere un traguardo non richiesto ma che ci fa ritornare indietro sul processo di un ammodernamento del nostro Paese fino a creare e ad esaltare l'individualità ed i personalismi e soprattutto le caste che contano di più e che prevalgono sugli interessi generali del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
Constato l'assenza in Aula dell'onorevole Pisicchio: si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucchino. Ne ha facoltà.
GINO BUCCHINO. Signor Presidente, mi sento davvero onorato e anche un po' emozionato per l'opportunità che mi viene offerta di potere parlare direttamente al Ministro della giustizia e mi sento anche un può rassicurato dato che ho la certezza della sua non replica al mio intervento visto che sono due giorni che diligentemente ascolta in silenzio i nostri interventi.
Desidero portare alla vostra attenzione, signor Presidente, signor Ministro, ma anche e soprattutto all'attenzione dell'Aula, che, appena dieci giorni or sono, il Governo del Canada - Paese dal quale provengo e Paese dove le regole e i principi democratici prevalgono sempre sull'interesse dei singoli -, guidato dal Primo Ministro Harper, è stato sfiduciato dal Parlamento per contempt of Parliament, che letteralmente significa «oltraggio al Parlamento» e si applica a varie situazioni, come fuorviare deliberatamente il Parlamento o una Commissione parlamentare, oppure rifiuto di esibire documenti alla Camera o ad una Commissione, oppure ancora in caso di tentativo di influenzare un membro del Parlamento, ad esempio, tramite corruzione o minacce.
Più in generale e più semplicemente, signor Ministro, signor Presidente, significa ostacolare il Parlamento nel portare avanti la sua normale attività. Nel caso specifico il Primo Ministro Stephen Harper e il suo Governo avevano trascurato di informare il Parlamento sui costi delle proposte anticrimine e sui tagli fiscali alle aziende. Forse, cosucce, alla fin fine, non tanto gravi.
Come dicevo, Harper è stato accusato di contempt of Parliament ed è stato sfiduciato. A metà del prossimo mese di maggio ci saranno le elezioni politiche. Non so se tutto questo può suonare familiare, ma credo proprio di no in un Parlamento come il nostro dove il Primo Ministro può fare assolutamente tutto quello che vuole e dove la maggioranza - come quella che ci ritroviamo - si adopera per legittimare il Presidente del Consiglio a fare ciò che vuole con leggi ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bucchino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò di conti pubblici e di spesa pubblica. Sull'articolo 2 abbiamo presentato un solo emendamento, di carattere soppressivo. Lo abbiamo fatto perché l'articolo 2 con una interpretazione autentica di una disposizione transitoria in materia di procedimento per danno erariale vuole escludere dall'applicazione della relativa norma transitoria esclusivamente i casi in cui sia stata pronunciata sentenza di merito, anche non definitiva. Il risultato è quello di restringere il campo di applicazione del procedimento per danno erariale. Se questa norma fa questo, quindi è in grado di produrre effetti negativi sulle entrate dello Stato.
Signor Presidente, lo dico a lei: l'ammontare di tali effetti pur richiesti in V Commissione (Bilancio) non sono stati quantificati. Questa è la nostra critica, la nostra richiesta di soppressione. I colleghi debbono sapere che noi approveremo una norma senza conoscerne i costi per lo Stato e, quindi, per i cittadini. La ratio di questa norma che introduce la formuletta di merito per aggettivare una sentenza non ci è chiara, non si comprende, non se ne vede assolutamente la necessità.
Quindi, permetteteci di essere contrari, di avere nostri dubbi. In tema di giustizia, del resto, diffidare da questa maggioranza mi sembra sia doveroso. Avete dato esempi incredibili della vostra fantasia legislativa, sempre per arrivare allo stesso scopo: sottrarre i potenti, il Presidente del Consiglio dal rispondere alla giustizia.
Signor Ministro Alfano, dopo questa spregiudicata operazione che state realizzando oggi, ne state preparando altre. Si è detto in quest'Aula del blitz dell'emendamento Mugnai al Senato per allungare i processi. Tuttavia, voglio segnalarvene una, che arriverà in quest'Aula: l'articolo 18 del disegno di legge comunitaria che si propone di passare dal dolo e la colpa grave per la responsabilità civile dei magistrati, alla violazione manifesta del diritto.
Per fare questo, con la vostra ossessione e con la foga contro i magistrati, voi togliete una norma fondamentale per l'ordinamento: «Nell'esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove». Ciò significa che i magistrati debbono applicare la legge alla lettera. Ma qui c'è un problema di civiltà giuridica che ci riporta ad una forma di fondamentalismo giustizialista e ci riporta ai giacobini, al terrore di Robespierre.
Ho detto che volevo parlare di costi e di conti pubblici per segnalare un altro fatto al Ministro Alfano sulla norma contenuta nel disegno di legge comunitaria. La V Commissione (Bilancio) nell'esprimere il parere ha ammesso, come appreso dalla Ragioneria dello Stato, che quella norma costa. Non è vero che è innocua per i conti pubblici. L'ha stimata dicendo che, siccome abbiamo avuto quattro casi di rimborsi che mediamente ci sono costati 49 mila euro, con questa norma prevediamo di ricevere cento casi di rimborsi. È vero che c'è la rivalsa, ma è limitata ed è sempre lo Stato che deve rispondere: cento possibilità di ricorso fanno 4 milioni 900 mila euro.
È ridicolo prevedere cento casi. È assolutamente ridicolo. Si tratta di una norma che costerà molto di più.
Pertanto, se il Ministro Tremonti è in Aula dovrebbe ascoltare, perché questi sono i meccanismi automatici di aumento della spesa corrente sui quali non incidiamo e che determinano il fallimento della vostra politica economica. Ma poi ritornerò su questo argomento.
Voglio fare riferimento adesso al danno erariale, che è proprio di questa norma. Quando parliamo di danno erariale ci riferiamo a reati quali la corruzione, la concussione, i reati contro la pubblica amministrazione, il peculato, le truffe e le frodi europee. Sono costi.
Allora, sarebbe invece interessante, Ministro Alfano, avere, con questo accanimento contro i magistrati e la giustizia, un conteggio di raffronto fra i costi della giustizia ... Signor Presidente, il Ministro Alfano è impegnato in altre cose. Il banco del Governo era pieno...
PRESIDENTE. Signor Ministro, capisco che la collega è straordinariamente attraente, però la prego di prestare attenzione.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Ministro, con questa norma rinunciamo a delle entrate. Non mi sembra così strategica con il vostro piano di salvaguardare il Presidente. Per questo chiedevo la vostra attenzione, perché costerà e non ci farà recuperare i danni erariali che subiamo.
Le dicevo che sarebbe interessante avere un conteggio di raffronto fra i costi della giustizia e il recupero di risorse che il sistema giustizia produce e garantisce allo Stato. Questo conteggio si è mai fatto? Allora, piuttosto che quello che stiamo facendo, non sarebbe meglio interrogarci su quanto costa una giustizia che non funziona? Quanto costa tenere lontani dal nostro Paese investitori che non si sentono garantiti dal nostro sistema giudiziario?
Ma voglio ritornare al danno erariale, alla corruzione e alla concussione. Abbiamo riconosciuto tutti che il tasso di corruzione in questo Paese è in pericoloso aumento. Abbiamo visto le cricche in azione, la P3 e la P4, che sono ancora in azione. Allora voglio chiederle: che fine ha fatto l'annunciata legge di maggiore contrasto alla corruzione che il Presidente del Consiglio ha annunciato in pompa magna? Dove è finita? In quale polveroso cassetto? Era o no più urgente di questa mostruosità? Cosa ne pensa la Lega di Roma ladrona? Cosa ne pensa? Vi è questa esigenza o non è più presente? È più o meno urgente di quello che stiamo facendo? Invece, qui allarghiamo le maglie e, così, avremo meno possibilità di colpire i corrotti.
Infine, signor Ministro, non vedo il Ministro Tremonti ma credo che il Ministro Tremonti dovrebbe prestare più attenzione a questa materia. Il Ministro Tremonti è spesso criticato e fa a braccio di ferro con i colleghi. Perché in questo caso non parla? Perché non parla degli effetti negativi sui conti pubblici che queste norme, che state introducendo, produrranno? Perché non fa sentire la sua voce? Come ho detto prima, i meccanismi automatici di aumento della spesa corrente passano intorno a questi canali e voglio ricordarvi che per trovare i fondi per la cultura il Ministro dell'economia e delle finanze ha aumentato le accise della benzina, dopo aver portato un Ministro all'esasperazione e averlo costretto alla dimissioni.
Dunque, vi è un altro lato in questo provvedimento, oltre alle aberrazioni che sono state denunciate, che è questo: esso inciderà negativamente sui conti pubblici e sul contrasto alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.
ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, sono stati eliminati alcuni articoli di questo provvedimento ma ne è rimasto uno, l'articolo 2, che fa cenno al danno erariale riferendosi, però, a un problema molto sottile e di precisazione di un momento procedurale. A cosa serve mantenere questo riferimento al danno erariale?
Serve a mascherare l'unico oggetto di questo provvedimento, che non sapete più come mascherare. Già prima eravate in difficoltà ed avevamo il titolo: «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi», ora siamo al più dimesso: « Spese di giustizia, danno erariale» e così, en passant, con disattenzione: «Prescrizione e durata del processo».
Quindi, in realtà, con molta disinvoltura, la stessa maggioranza ammette che, sin dall'inizio, il vero oggetto di questo provvedimento, che non è cambiato né per natura né per forma, ma soltanto esteriormente, il problema di sostanza che ci ha tenuto tanto impegnati - in Senato prima e alla Camera poi - era soltanto quello di intervenire su uno o, al massimo, due processi ben determinati.
Quindi, colleghi, questi tentativi di cambiamento del titolo dimostrano che la verità è che è dura anche per voi mettere la faccia sulla realtà sostanziale di questo provvedimento. Questo è un provvedimento Pag. 84che tratta soltanto di una questione, ossia della prescrizione, che è quindi l'unico oggetto del provvedimento.
In realtà, si interviene su una prescrizione che era già stata abbreviata dalla cosiddetta legge ex Cirielli. Ci chiediamo se, tra qualche tempo, la legge diventerà ex qualcos'altro perché - posto che il provvedimento è davvero imbarazzante - non so se vi sarà una legge ex Paniz, ex Alfano e così via.
Con questo provvedimento si interviene per gli incensurati su una prescrizione già abbreviata. Prendiamo in considerazione un reato a caso, ad esempio, la corruzione: si passerebbe da 7 anni e mezzo a sette anni. Quindi, in realtà, siamo qui impegnati da giorni, anche con momenti di tensione ed acceso dibattito, soltanto per sei mesi. Questi sei mesi, tuttavia, vi preoccupano moltissimo e il vostro affanno si spiega perché in questi sei mesi per un processo particolare può cambiare tutto.
Non è vero - come ha ripetuto più volte il collega Paniz - che comunque quel processo si sarebbe prescritto a gennaio del 2012 e, quindi, non vi sarebbe alcun interesse. Cambia moltissimo, non è vero che non cambia niente: avere una pronuncia di condanna in primo grado cambia moltissimo, poiché essa comporta un'affermazione di responsabilità; poi si vedrà in secondo grado. Cambia molto anche per le parti civili e per le persone offese dal reato perché, a differenza di una prescrizione dichiarata in appello, in primo grado salterebbe tutto mentre in secondo grado vengono fatte salve le statuizioni civili.
Comunque, a proposito di spirito riformatore, non si interviene qui sulla prescrizione, ma soltanto su questi sei mesi che vi interessano moltissimo. Invece, ci sarebbe da intervenire sull'istituto della prescrizione. Anche a tal proposito, Ministro Alfano, c'è una nostra proposta, depositata all'inizio della legislatura, che affronta in modo sistematico l'istituto della prescrizione. L'obiettivo del provvedimento in esame è sempre uno e soltanto uno, ossia quello di annullare il processo e di attaccare quindi il processo in genere, che è un istituto centrale ed è il momento in cui si esplica l'attività di difesa e si attuano le garanzie; questo provvedimento determina lo svuotamento del processo.
Non è vero che non c'è coerenza tra questo provvedimento e quello che avete presentato in Senato sull'accrescimento abnorme delle liste testimoniali, senza alcuna possibilità di limatura di decisione; la coerenza c'è ed è quella dello svuotamento del processo.
Quanta distanza, colleghi che difendete anche nel penale, da quei momenti di battaglia che hanno visto la centralità del processo ispirato al rito accusatorio, nell'ambito del quale il processo era il luogo delle garanzie, del difendersi provando ed era il momento centrale!
Cosa è successo da quel 1989 che ci ha visti tutti impegnati in questa battaglia per il garantismo vero e sostanziale? Siamo davvero gli unici a considerare la prescrizione in questo modo e a voler abbreviare la prescrizione a dismisura. Non c'è nessun Paese in Europa che adotta questo principio. Citerò brevemente: in Francia, se c'è interruzione della prescrizione, la prescrizione è di dieci anni per tutti i reati, anche quelli di minore gravità; in Spagna, durante tutta la durata del procedimento, resta priva di effetti l'interruzione della prescrizione e rimane congelata per tutta la durata del processo; in Germania, anche per quei reati che hanno una prescrizione di cinque anni, dopo l'inizio del processo, per l'interruzione il termine decorre ex novo e il tetto massimo è pari al doppio della prescrizione prevista per ciascun reato.
Cosa significa questo? Significa che il processo è considerato in tutte le democrazie liberali un bene prezioso, e noi potremmo dire che è un bene pubblico; ma, se lo è, perché questo vostro spirito riformatore - per così dire - non fa niente per farlo funzionare?
In realtà il processo oggi, con questo provvedimento, voi lo svendete, lo avete svenduto sui banchi frantumati della giustizia. Anche in questo caso, per la giustizia come per il lavoro, per la sanità, assistiamo allo smantellamento dei luoghi Pag. 85pubblici e dello spazio istituzionale a favore del nulla, abbandonate i cittadini e li lasciate senza alcuna tutela. Questo non lo possiamo permettere e quei cittadini non li lasceremo soli, saremo sempre al loro fianco per la tutela dei loro diritti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Sardelli, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, la discussione di questa norma amnistia-porcata legislativa ci conferma un solo fatto: gli interessi della maggioranza non sono gli interessi del Paese.
La maggioranza preferisce usare tutte le armi in suo possesso per continuare in maniera forsennata, a tratti illogica e vagamente ridicola a salvare il Premier, mentre alle porte del Paese incombono drammi, tragedie e problemi qui si discute come salvare i processi del Premier e garantire l'impunità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,40)
ALDO DI BIAGIO. I cittadini se ne stanno rendendo conto e non tarderanno a manifestare il loro disgusto.
Fermatevi, fate ancora in tempo, il Paese ve ne sarà grato. È questo il mio appello che va a coloro che sono responsabili tra i Responsabili, nella speranza che si impegnino in un gesto di responsabilità per il loro Paese piuttosto che mostrare la ragione sociale della loro esistenza (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.
JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, cari colleghi, questo provvedimento ha un nome altisonante e ingannevole, si intitola infatti «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali».
Che questo titolo sia ingannevole lo si è visto in Aula, con la forzatura e l'accelerazione della maggioranza che ha invertito l'ordine del giorno dei nostri lavori per dare precedenza a un provvedimento che ha l'unica urgenza di seguire il calendario processuale del Presidente Berlusconi.
Ecco il primo inganno da smontare. Il provvedimento non riguarda la tutela del cittadino, cioè di tutti i cittadini italiani, ma di un cittadino, sempre lo stesso che da anni sta bloccando il nostro sistema legislativo con l'esame a colpi di strappi costituzionali di provvedimenti destinati a metterlo al riparo dai suoi numerosi processi.
L'altro inganno da smontare è quello che suggerisce che il provvedimento contribuisce a combattere il fenomeno della durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo.
Per smontare questo inganno - che è ancora più grave, perché richiama principi del resto condivisibili della Carta costituzionale e quelli ancora più condivisibili con cogenza costituzionale della Convenzione europea - basta ricordare che, in prima istanza, questo provvedimento conteneva una norma transitoria vergognosa, che avrebbe avuto l'effetto devastante per il sistema giudiziario e per la certezza del diritto nel nostro Paese di cancellare migliaia di processi, come a dire, invece di limitare la durata dei processi, la maggioranza prende la scorciatoia di eliminare il processo stesso.
Era una norma transitoria che ha sollevato dubbi consistenti tra gli operatori della giustizia e negli ammonimenti del Capo dello Stato e turbamento nell'opinione pubblica, che aveva pensato di riconoscere Pag. 86in voi la maggioranza e il Governo della legalità e della sicurezza.
Noi abbiamo apprezzato il ritiro di questo vergognoso emendamento grazie anche alla nostra ferma azione di opposizione, ma la maggioranza non si è data per vinta e la fertile mente dei suoi strateghi ci ha regalato la prescrizione breve, sempre con lo stesso metodo dell'emendamento, con un risultato doppio questa volta: quello principale ed ossessivo di salvare Silvio Berlusconi dai suoi processi, soprattutto dal processo Mills; quello ancora più scandaloso di far beneficiare di questa prescrizione breve una schiera di imputati, accusati di reati gravissimi che destano allarme sociale.
Ma una riflessione ulteriore andrebbe portata avanti, come abbiamo ascoltato in audizione dal procuratore della Cassazione e dal presidente della Corte d'appello dell'Aquila, che diceva - lo cito: il principio di efficienza e di giusta durata del processo deve essere contemperato con gli altri valori costituzionali protetti.
Allora, cari amici della maggioranza, vorrei con voi fare questa riflessione: voi che avete condannato le giovani vittime della droga al carcere, voi che avete riempito le carceri italiane di immigrati, che hanno l'unica colpa soggettiva di essere poveri, oggi riconoscete ai colletti bianchi di questo Paese, a quelli della cricca, agli amici dei vostri amici, l'impunità per legge.
Sappiate - e ce ne ricorderemo - che con questo provvedimento la nostra democrazia muore ed esce dall'Europa.
A proposito di Europa, vorrei farvi conoscere un organismo, che si chiama GRECO. GRECO è un acronimo che sta per Groupe d'Etats contre la Corruption, cioè è l'organismo di gruppi di Stati contro la corruzione. È stato istituito nel 1999 dal Consiglio d'Europa e, come riferito da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera il 24 febbraio 2011, il GRECO opera procedure di valutazione sui vari Paesi, all'esito delle quali pubblica singoli rapporti. Quello sull'Italia, che ha aderito al GRECO solo nel 2007 con il Governo Prodi, fu pubblicato il 16 ottobre del 2009 e indirizzava all'Italia ben ventidue raccomandazioni su varie questioni. Ascoltate ciò che ci dicono sulla prescrizione ai punti 54, 55, 56 e 57. Potete prendere nota ed andare a verificare. Il rapporto del GRECO manifestava profonda preoccupazione per il fatto che troppi processi non arrivassero al dibattimento, perché estinti dalla prescrizione intervenuta, modificata rispetto alla norma approvata dal Senato con l'emendamento Paniz, che cancella gli effetti retroattivi, ma sostanzialmente peggiorata, come dicevo prima, con il nuovo emendamento dello stesso relatore, che introduce la prescrizione breve.
Il GRECO, inoltre, sottolinea l'effetto di questa nuova disposizione italiana ed è questa la contraddizione: voi dite di obbedire all'Unione europea, ma secondo l'Unione europea questa nuova disposizione appare devastante, anche tenendo conto della legge ex Cirielli del 2005, la quale aveva già abbreviato i termini di prescrizione di molti reati, tra cui i cinque anni di tempo utili al processo in cui il Premier Berlusconi - sempre lui - era indagato per il processo Mills.
Dopo l'indicazione delle 22 raccomandazioni - fa notare sempre Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera - il GRECO, organismo europeo, invitava le autorità italiane ad inviare un rapporto sull'attuazione delle raccomandazioni entro il 31 gennaio 2011 e a darne pubblicità in Italia. Invece del rapporto atteso, noi abbiamo oggi questo scandaloso provvedimento, che è niente, rispetto a quel piano strategico evocato dal presidente della Cassazione che chiedeva al nostro Paese di fare di tutto affinché la ragionevole durata dei processi sia conforme alle concordi previsioni dell'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti umani e soprattutto dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
Come vedete, siamo fuori dalla nostra Costituzione, siamo fuori dall'Unione europea, ma siamo fuori anche dal novero delle grandi democrazie occidentali. Cosa, Pag. 87infatti, ci manca? Manca il rispetto di un diritto fondamentale di ogni persona, il diritto alla giustizia, che costituisce una sorta di precondizione per la tutela di ogni altro diritto, una sorta, per così dire, di diritto ai propri diritti. Voi oggi cancellate questo diritto.
Un'altra motivazione è l'immagine dell'Italia nel panorama europeo e internazionale e, infine, gli effetti sull'economia e sulla competitività internazionale del sistema Italia, non solo in campo civile ma anche penale. Ma chi mai porterà i suoi investimenti in un Paese dove la durata di un contenzioso civile è così lungo e dove un reato, soprattutto ad opera dei funzionari e degli amici della cricca, viene prescritto a norma di legge?
Ebbene, amici della maggioranza, come si diceva ieri e si diceva oggi, e anche lei, onorevole Ministro, lei che ha detto che andrà nelle piazze a difendere la famosa e fantomatica riforma, abbiate il coraggio di fare l'elenco dei reati che verranno prescritti e dite ai cittadini che la promessa di sicurezza e di legalità valeva solo per le fasce più deboli della popolazione, quelli che oggi sono in carcere, i ragazzi vittime della droga e gli immigrati, che hanno commesso l'unico reato di essere poveri!
Voi siete quella giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Voi siete dalla parte della cricca! Smettetela perché la democrazia nostra è in pericolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevole colleghi, credo che il mio sia l'ultimo intervento di questa lunga discussione che proseguirà martedì. Credo che anche in questo caso il mio sforzo, lo sforzo di Futuro e Libertà, sarà quello di volere sottolineare alcune questioni che riteniamo siano particolarmente importanti.
Questa mattina c'è stata un'accesa discussione su quello che noi riteniamo essere stato un autentico tradimento da parte di una pattuglia importante di parlamentari rispetto ad alcuni valori, ad alcune battaglie e ad alcuni tasselli di memoria storica della destra politica italiana. Ebbene, nel corso di questo dibattito abbiamo anche assistito ad un Ministro Alfano sempre in Aula. Va riconosciuto anche questo e non credo soltanto per motivazioni legate alla necessità di assicurare un numero, ma soprattutto perché egli segue il provvedimento, come è suo dovere, nel modo in cui lo sta facendo. In sede di replica sono certo che avrà dei tasselli di ragionamento da portare all'attenzione del Parlamento.
Mi interrogavo su Angelino Alfano, al quale sono legato da una lunga conoscenza (direi una lunga amicizia, ma non vorrei rovinargli la carriera politica): ricordo, in tempi legati a stagioni diverse da queste, che mi colpì un'espressione, in una delle sue prime interviste da importante esponente di Forza Italia all'epoca, nella quale affermava: io sono cresciuto in una generazione - più giovane di me ovviamente, ma è la stessa generazione di siciliani - cresciuta a pane e Falcone (come soleva dirsi). Io sono un nostalgico del: si stava meglio quando si stava peggio. Caro Alfano, era meglio la norma transitoria che quello che ci state proponendo, perché la norma transitoria fotografava una questione temporale legata ai reati commessi entro il 2006 e produceva una serie di effetti sul sistema giudiziario, ma certamente quel tipo di soluzione non creava l'assoluta frantumazione di qualsiasi logica, non soltanto nella possibilità di effettuare processi, ma nella possibilità di perseguire alcuni reati.
In ordine a ciò - non per provocare ovviamente dibattiti, che in questa seduta non potranno esserci, ma proseguiremo martedì - sono curioso di capire come facciano, non soltanto un Ministro cresciuto culturalmente «a pane e Falcone», ma anche una forza politica come la Lega, che esprime all'interno del Governo un Ministro come Maroni, molto attento alla repressione dei fenomeni criminali (soprattutto quelli legati al dato economico) e Pag. 88che ha fornito un contributo importante su proposte mie e dell'onorevole Napoli, su altri settori del Parlamento (finalmente la creazione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati ed in questo Maroni ha posto in essere un atto politicamente importante), a non rendersi conto che la vera frontiera del contrasto alle mafie si è spostata al nord: è al nord la cosiddetta linea della palma che si è alzata; è al nord e sugli investimenti dell'Expo che la 'ndrangheta mette le mani; è al nord con le mafie dei colletti bianchi e dell'economia legale, con i ventimila esercizi di ristorazione, che producono il riciclaggio dei soldi dei calabresi; al nord nella Milano produttiva.
Questo provvedimento, che è legato strettamente ad una percezione immediata e ad un effetto certo - lo dico anche a lei onorevole Lupi, che è un esponente importante del centrodestra proprio di Milano -, è legato soprattutto alla possibilità che quell'area grigia (i colletti bianchi, gli incensurati, i prestanome delle mafie, coloro i quali riciclano il danaro dei criminali in economia legale) possa costruire un altro pezzo di economia, apparentemente legale, che distruggerà la possibilità di fare concorrenza, di fare impresa, di investire da parte dei giovani proprio nel nord del Paese dove la libertà del mercato è l'elemento essenziale della libertà dell'Italia.
Pertanto, su questi interrogativi, un Ministro, cresciuto a pane e Falcone, una destra politica cresciuta nel nome di Paolo Borsellino, una forza politica come la Lega che esprime una cultura profondamente legalitaria, un Ministro come Maroni, tutti insieme, non si rendono conto che questo provvedimento di legge determinerà la definitiva conquista delle mafie dell'economia del nord e sarà la sconfitta della legalità in Italia. E per questo motivo noi riteniamo che oggi sia essenziale una forma di etica pubblica e di patriottismo repubblicano che unisca tutti coloro i quali non ci stanno a questo scempio che si sta consumando sulle spalle e sulla pelle degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, apprezzo molto il lavoro dell'onorevole Ministro che qui stoicamente partecipa con attenzione ai nostri lavori, ma non posso non evidenziare come egli si sia reso indisponibile a rispondere ad una domanda che gli facciamo ormai da ventiquattr'ore. Gli italiani, onorevole Ministro, da Lampedusa a Campione d'Italia, vogliono sapere quanti reati di aborto clandestino saranno cancellati, quanti reati di violenza privata saranno cancellati, quanti reati di maltrattamenti in famiglia saranno cancellati.
Queste risposte vogliono gli italiani. Non le chiediamo nulla e non è spirito polemico quello con il quale noi oggi affrontiamo questo dibattito e formuliamo tali domande. Lei abbia, onorevole Ministro, proprio ricordando quanto diceva poc'anzi il collega Granata, il coraggio di dirci la verità, nel rispetto di quella tradizione di legalità che a lei non è mai venuta meno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.
RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, nelle ultime ore - e può valere a commento anche del complesso degli emendamenti e della discussione che abbiamo svolto -, anzi, nella giornata di ieri, il mondo finanziario italiano ha vissuto una giornata particolare con le dimissioni dalla presidenza delle Assicurazioni Generali Spa di Trieste del dottor Geronzi. Perché cito questo? Perché uno dei motivi che hanno portato visibilmente alla crisi dei rapporti all'interno dell'azionariato e, dunque, alle dimissioni di Cesare Geronzi, sta proprio nella confusione del sistema di governo delle Assicurazioni Generali Spa. Era uscito un rapporto significativo sul mercato finanziario anglosassone nei giorni precedenti che attribuiva proprio alla scarsa credibilità del sistema di Governo e alla scarsa legittimità dei rapporti all'interno del vertice dell'azienda il forte Pag. 89deprezzamento del titolo delle Assicurazioni Generali Spa rispetto ai titoli delle altre società comparabili europei. Ebbene, qui sta succedendo un fatto analogo: stiamo minando la solidità dei rapporti di diritto; stiamo, dunque, minando uno dei presupposti che fanno lo standing internazionale di un Paese, che consentono l'autorevolezza nei rapporti della politica. E abbiamo visto, nelle recenti questioni libiche, quanto si paghi la mancanza di autorevolezza da parte del Governo italiano; si paga anche in termini di mancate decisioni di investimento in Italia. Con le decisioni che voi state prendendo, che ancora non siete riusciti a prendere questa settimana, che non siete riusciti a prendere la settimana scorsa e che noi cercheremo di non farvi prendere neppure la prossima settimana, voi volete - noi cerchiamo di impedirvelo - diminuire ancora la capacità dell'Italia di essere a testa alta tra le grandi nazioni europee come nazione che può far sentire la propria voce nel campo delle politiche e come Paese che può attrarre sensibilmente gli interessi di investimenti internazionali. Voi avete una grande responsabilità politica che va ben al di là delle questioni, pur decisive, che stiamo discutendo in questi giorni. Abbiate consapevolezza di tale vostra responsabilità e fermatevi prima di fare un altro disastro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Secondo quanto già preannunziato dalla Presidenza, essendo giunti alle ore 18, sospendo l'esame del provvedimento, il cui seguito è rinviato alla seduta di martedì 12 aprile, a partire dalle ore 15.
Sull'ordine dei lavori (ore 18).
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei ricordare a quest'Aula la scomparsa, la settimana scorsa, dell'onorevole Francesco Zama che quest'Aula medesima ha conosciuto nella legislatura 2001-2006 e che ha testimoniato, nel gruppo di Forza Italia, il suo impegno politico. Mi faccio portavoce del cordoglio del gruppo dell'Unione di Centro perché con lui abbiamo condiviso, seppur in partiti diversi, comuni valori etici e sociali derivanti dalla comune ispirazione cristiana. Alla signora Giulia, ai suoi due figli, non posso che rappresentare la nostra solidarietà e il nostro affetto. Lo ricordiamo come affermato professionista, come persona di cultura, di grande intelligenza ed uno dei padri della provincia di Fermo che è stata, forse, l'unica battaglia politica che mi ha diviso da lui per opposte ragioni di interesse territoriale e per una diversa visione istituzionale.
Ha percorso tutti i gradi della carriera alla Sadam zuccherifici fino ad amministratore delegato per tutto il suo gruppo nazionale. Nel 1966 creò lo zuccherificio di Fermo e lo fece divenire sotto la sua direzione un vero e proprio polo tecnologico modernissimo e all'avanguardia. Mi piace anche ricordare le sue modernissime campagne di conoscenza dello zucchero veicolato ai bambini: un vero manager moderno. Numerosi furono gli incarichi da lui ricoperti, politici e non. Voglio ricordare il suo impegno come consigliere comunale nel 1975 al comune di Fermo e come consigliere alla cassa di risparmio, vicepresidente dell'Associazione industriali di Ascoli poi presidente fine alla carica più importante e prestigiosa alla Camera dei deputati. Lo conobbi ai tempi della mia candidatura al Senato. Iniziammo insieme l'attività parlamentare e fu allora che ebbi modo di conoscerne ed apprezzarne le sue doti di grande sensibilità e disponibilità e anche il metodo di lavoro improntato alla collegialità e alla democrazia. Tutti noi, con la scomparsa di Francesco Zama, perdiamo un grande uomo, intelligente, riservato, elegante che ricorderemo sempre per l'amore per la sua terra e per la sua fedeltà alle istituzioni repubblicane.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, appena lei ha sospeso l'esame del provvedimento, ho chiesto agli uffici l'elenco degli iscritti che ci ritroveremo martedì. Mi risulta un elenco di 39 persone, con l'ultimo iscritto sul complesso degli emendamenti che è il collega Rugghia. Vorrei sapere, se lei me lo conferma, che non c'è più possibilità di iscriversi a parlare sul complesso degli emendamenti. Nel caso, vorrei che lei mi confermasse questa lista con questi 39 iscritti che ci ritroveremo nella seduta di martedì.
PRESIDENTE. Mi riservo di consultarmi con gli uffici, do nel frattempo la parola all'onorevole Vignali che ha chiesto di parlare. Prego, onorevole Vignali, ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per associarmi anch'io, anche a nome del gruppo, alle parole del collega dell'UdC nel ricordo di Francesco Zama, grandissimo imprenditore, grande esperienza politica, grande persona legata al proprio territorio che ha servito e al quale mi legavano peraltro sentimenti di conoscenza e di amicizia in particolare con i figli. Alla moglie e ai figli, Alberta e Paolo, i due figli rimasti perché uno è scomparso qualche anno fa - evento che aveva profondamente addolorato Francesco Zama - un caloroso saluto e un grande abbraccio (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Giacchetti, premesso che ovviamente sarà riportata al Presidente la sua richiesta, dal mio punto di vista non posso far altro che ricordare l'articolo 36 del Regolamento che, ovviamente, lei conosce a memoria. I deputati che intendono parlare in una discussione devono iscriversi entro il giorno in cui questa ha inizio e hanno la parola nell'ordine di iscrizione. Il giorno in cui questa ha avuto inizio è evidentemente oggi. La sua domanda non è riferita tanto al giorno di inizio, quanto - non fa difetto l'intelligenza sua ma nemmeno la mia - al momento in cui debba ritenersi conclusa. Al riguardo, potremmo introdurre due elementi. In questo momento, sta proseguendo la seduta perché ci accingiamo a passare allo svolgimento di interpellanze urgenti. È evidente che la questione è se far riferimento alla conclusione dell'argomento in trattazione o alla conclusione dell'ulteriore punto all'ordine del giorno recante svolgimento di interpellanze urgenti.
Pertanto ad oggi alla sua domanda posso rispondere che si sono iscritti in 39. Per esempio però, a dimostrazione di quello che sto dicendo, io ne avevo 39, ma l'onorevole Quartiani ha iscritto altri colleghi e siamo arrivati a 48. Quindi, la situazione è in divenire. Io credo che puntualmente la sua risposta gliela daremo, se dovesse ulteriormente porsi il problema, la prossima seduta.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la ringrazio molto anche per la fiducia che dà alla mia capacità di comprendere le cose. Tuttavia lei altrettanto dovrà comprendere che vi è un problema, peraltro è un problema che potrebbe avere una simmetria con un incidente un po' sgradevole che è successo in altre sedute. Quindi vorrei che fosse chiaro che poiché noi dobbiamo avere elementi di certezza, vi sono tre ipotesi. Prima ipotesi: ci riferiamo al momento in cui è stato da lei rinviato ad altra seduta il punto all'ordine del giorno? Allora non c'è problema, perché io l'elenco l'ho avuto un secondo dopo che lei ha rinviato il punto all'ordine del giorno. Ergo da quel momento non ci si può più iscrivere. Io devo sapere se è così o no, e lo devo sapere prima che lei chiuda la seduta, perché se lei chiude la seduta ovviamente significa che nel frattempo Pag. 91qualcun altro legittimamente si può iscrivere, come ovviamente qualcun altro dei nostri deputati. Ma se lei chiude la seduta e poi magari ci annuncia che per seduta si intende quella pomeridiana, molti dei colleghi che sono andati via e che magari volevano iscriversi ovviamente, non dovendo partecipare alla seduta pomeridiana, non lo possono fare.
Quindi è del tutto evidente, signor Presidente, che io ho bisogno da lei, prima che lei chiuda questa fase della seduta - quindi non so, mi dica lei - di un elemento di certezza, perché io al momento ho una lista con 39 iscritti. Se lei mi dice - ed è una decisione che deve assumere lei, immagino che avendo anche la presenza dei più alti funzionari possiamo arrivare ad una soluzione in questo momento - che l'elenco è quello che è stato stampato un secondo dopo che lei ha rinviato il punto all'ordine del giorno, allora il problema è risolto e sappiamo che questi e non altri possono parlare nella seduta di martedì prossimo.
Se diversamente lei mi dice che invece ci si può iscrivere ancora fino alla fine di questa seduta, allora è del tutto evidente, come può immaginare, che deve essere quello, cioè non ci si può iscrivere nella parte successiva della seduta. Se lei invece mi dice che ci si può iscrivere anche nella parte successiva della seduta benissimo, lo sappiamo e allora ci attrezzeremo anche in quell'occasione. Le dico semplicemente, signor Presidente, che purtroppo dobbiamo cercare - e finisco - in tutti i modi, se è possibile, di evitare che magari ci troviamo una, due o tre persone contemporaneamente che, mentre lei chiude la seduta, si iscrivono a parlare: a quel punto è difficile stabilire quella che si è iscritta prima o quella che si è iscritta dopo.
A raziocinio per me sarebbe la cosa migliore, nel momento in cui lei ha rinviato questo punto all'ordine del giorno, però ovviamente questo non mi permetto neanche di suggerirlo alla Presidenza. L'unica cosa è che prima che lei chiuda la seduta noi dobbiamo sapere come stanno le cose.
PRESIDENTE. Sarà l'impegno del Presidente risponderle prima della chiusura di questa seduta.
FABIO EVANGELISTI. Magari senta Baldelli, signor Presidente.
PRESIDENTE. Va bene, va bene, abbiamo mantenuto sempre un po' di sano spirito. Allora, se è presente il Governo possiamo procedere con le interpellanze urgenti.
FABIO EVANGELISTI. E Frattini? La Russa?
PRESIDENTE. Non sono stati interpellati quindi non sono presenti.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Intendimenti del Governo in materia di liberalizzazione del mercato del gas naturale, con particolare riferimento al modello della separazione proprietaria - n. 2-01042)
PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare l'interpellanza Letta n. 2-01042, concernente intendimenti del Governo in materia di liberalizzazione del mercato del gas naturale, con particolare riferimento al modello della separazione proprietaria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, poniamo questo problema, che è all'ordine del giorno più di quanto si pensi, anche perché le Commissioni competenti hanno già in discussione da alcune settimane lo schema di decreto legislativo afferente il recepimento della Pag. 92direttiva europea recante appunto norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica e del gas naturale.
In più circostanze, noi, come Partito Democratico, abbiamo richiamato la necessità che gli alti prezzi del gas, oggi sostenuti dalle famiglie e dalle imprese italiane, anche con danno per queste ultime in ordine alla competizione internazionale, possano essere ridotti, come anche gli elementi di danno alle imprese, solo attraverso un mercato del gas che sia realmente concorrenziale.
Con ciò, abbiamo suggerito e condiviso insieme ad altri l'idea che si intervenisse in direzione dell'implementazione di misure strutturali e che, tra queste, il ruolo primario portante venisse assunto dalla separazione proprietaria delle attività di stoccaggio, di trasporto e di dispacciamento. Ciò è dimostrato - lo dirò subito - dall'esperienza nel settore dell'energia elettrica con la separazione dell'operatore di rete dall'operatore dominante.
A nostro avviso, la separazione della rete di trasporto e delle connesse attività di dispacciamento è, infatti, un elemento imprescindibile per poter realizzare una Borsa del gas che sia reale e non solo virtuale. Una Borsa del gas che sia caratterizzata, in primo luogo, dalla presenza di diversi soggetti operanti sul lato dell'offerta del gas, posti in concorrenza tra loro anche sul prezzo - come avviene nel settore elettrico, nell'ambito della Borsa elettrica - e, in secondo luogo, da negoziazioni con esito assicurato, nell'ambito ovviamente dei servizi di dispacciamento, da un soggetto che sia terzo ed indipendente rispetto a tutti gli operatori presenti sia a monte, ovvero chi offre il gas, sia a valle, ovvero chi acquista il gas.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, vogliamo richiamare come, grazie alla creazione di Terna, cioè di un gestore di trasporto indipendente, si sia assistito ad una vera e propria rivoluzione in questi ultimi dieci anni. Ciò sia per quanto attiene allo sviluppo della concorrenza e degli investimenti effettuati, sia in ordine alla certezza della produzione regolarmente dispacciata e remunerata secondo i criteri di merito economico. A tal proposito, mi sembra significativo dire che, in questi ultimi dieci anni, sono stati effettuati investimenti per 15 miliardi di euro.
Pertanto, dalla separazione proprietaria dello stoccaggio, della rete di trasporto del gas e delle connesse attività di dispacciamento è lecito - così come poniamo al Governo - prevedere un'analoga ricaduta o una portata di analogo valore, se ciò verrà realizzato rapidamente e nella forma della separazione proprietaria della rete di trasporto del gas.
A tale proposito, al fine di significare, in questa sede, che la nostra opinione non è assolutamente marginale, desidero qui richiamare che, non più tardi del 5 aprile scorso, davanti alla X Commissione, in sede di audizione, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, nella persona del dottor Guido Bortoni, ha sostanzialmente sostenuto, così come riportato dai documenti, che la separazione effettiva delle attività relative alle reti di trasporto da quelle di produzione e fornitura è un'indicazione precisa della direttiva europea. Ha sostenuto, poi, che la separazione effettiva del trasporto viene, dunque, a configurarsi come un vero e proprio isolamento funzionale del gestore del trasporto da altri interessi potenzialmente confliggenti che ne possono influenzare il comportamento.
Mi permetto di dire, inoltre, che l'Autorità, sempre in sede di audizione, ha teso a dire che le direttive sono chiare e che, tuttavia, prevedono altre possibilità per gli Stati membri. Egli ha dichiarato che chi adotta altre soluzioni diverse dalla separazione proprietaria, ovvero l'ownership unbundling, va incontro a costi ed oneri più complessi e maggiori.
In questo senso, poiché il Governo ha costruito l'ipotesi della regolazione cosiddetta ITO, mi corre l'obbligo di richiamare quanto reso dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
Essa dichiara che nel modello ITO, si richiede al gestore, ovvero la Snam rete gas Spa, di profondere, nello svolgimento delle proprie attività uno sforzo ben superiore a quello che potrebbe essere nel Pag. 93caso della separazione proprietaria netta, al fine di evitare che, ad esempio, eventuali ritardi nello sviluppo della rete o nelle connessioni dei terminali di rigassificazione dei concorrenti, così come riduzione della capacità di trasporto disponibile per l'importazione, possano, secondo quanto detto sopra, essere interpretati come anticoncorrenziali.
Onorevole Presidente, d'altra parte, ribadisce sempre l'Autorità per l'energia elettrica e per il gas, che il regime della regolazione cosiddetto ITO previsto dalle direttive richiederebbe una regolazione continua e più pervasiva da parte dell'Autorità. Questa richiesta, prevista dalla direttiva, non corrisponde al decreto legislativo del nostro Governo dove si scrive che è il Ministero per lo sviluppo economico stesso a sussumere il ruolo e le funzioni in ordine alla valutazione del piano decennale di sviluppo della rete con la strategia energetica nazionale.
Cosa vuol dire? Ciò significa che da un canto si vorrebbe dare maggiore potere all'Autorità di fronte alla scelta della regolazione ITO, dall'altro si fa quella scelta e, nel contempo, si limita la funzione stessa perché si affida una funzione aggiuntiva alla stessa Autorità.
Per concludere, per quanto ci riguarda, noi riteniamo indispensabile la separazione proprietaria di Snam rete gas Spa da ENI con l'obiettivo di quanto già descritto nella interpellanza urgente ma anche con un suggerimento, nel quale poniamo la richiesta di risposta al Governo e al sottosegretario Saglia, di costruire, dentro questo percorso, un player europeo attraverso una convergenza con Terna. Noi pensiamo - sul piano più generale dei nuovi asset, che si vanno definendo in Europa e più in generale sul pianeta, quindi la possibilità e l'occasione che ci viene offerta in questa circostanza, caso mai titolandola positivamente come un tratto di politica industriale tanto assente e di cui è tanto sofferente il nostro Paese - che una convergenza fra Snam rete gas Spa e Terna possa rappresentare un tratto positivo di politica industriale nazionale di cui abbiamo tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.
STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, per quanto riguarda l'unbundling della rete di trasporto del gas, la direttiva 2009/73/CE stabilisce l'obbligo per gli Stati membri di adottare uno dei seguenti modelli, considerati equivalenti al fine di garantire un'effettiva separazione dei gestori delle attività infrastrutturali del gas da quelle dei sistemi di produzione e di vendita.
Il primo modello è il cosiddetto Ownership Unbundling, ovvero la separazione proprietaria del gestore della rete di trasporto dall'impresa verticalmente integrata, cioè il modello Terna, adottato nel settore elettrico. Il secondo modello è l'Independent System Operator, ovvero l'individuazione di un soggetto responsabile della gestione operativa della rete, separata dalla società che ne detiene la proprietà, la quale può rimanere integrata con la società di produzione e di vendita. Il terzo modello è l'Independent Transmission Operator, ovvero il modello per il quale il soggetto è proprietario e gestore della rete all'interno dell'impresa verticalmente integrata, secondo modalità che garantiscano l'indipendenza della rete attraverso uno speciale sistema di regole e sotto la stretta sorveglianza dell'autorità di regolazione.
Il Governo, nel valutare le tre alternative, ha scartato le prime due, ritenendo che vi siano significative diversità tra la rete elettrica e la rete del gas che, seppure in futuro potranno anche essere integrate da un punto di vista societario, da un punto di vista industriale continuano a rimanere diverse e separate. L'esiguo margine temporale, 3 marzo 2012, disponibile per realizzare il modello Ownership Unbundling, ha portato a scegliere il modello ITO, il terzo modello. Non sarebbe stato infatti possibile vendere sul mercato le Pag. 94azioni in possesso di ENI e di Snam rete gas in considerazione del valore dell'asset, relativo ad una rete di trasporto di grandi dimensioni. L'alternativa di svendere gli asset di rete con danno economico anche per la quota di partecipazione detenuta indirettamente dal Ministero dell'economia e delle finanze non sarebbe stata, a nostro avviso, praticabile.
Inoltre, solo soggetti industriali in regola con le norme europee sull'unbundling e certificati dall'autorità di regolazione, avrebbero potuto acquisire tali quote. Il decreto di recepimento consente comunque all'operatore dominante di cedere le sue quote della società di trasporto in un momento successivo, secondo le condizioni di mercato. Del resto, l'integrazione verticale non è a nostro avviso un dogma, anche se risultano indubbi i vantaggi per la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali in quanto l'operatore integrato nella stipula di contratti a lungo termine ha indubbiamente un vantaggio (cosiddetti contratti take or pay).
Infine, da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, è stata introdotta la verifica dell'efficacia del modello ITO dopo 5 anni, dal cui esito sarà possibile l'adozione di ulteriori misure che, come previsto dalla direttiva, potranno consistere nell'inasprimento delle misure attualmente previste, o nella separazione proprietaria.
Tale scelta garantisce inoltre la possibilità di prendere in considerazione le soluzioni adottate dagli altri Paesi europei, anche in vista della creazione di una rete europea partecipata dai vari gestori delle reti energetiche. Un soggetto europeo partecipato dai principali gestori di rete nazionali sarebbe una grande svolta per il mercato unico europeo.
Il Governo ha peraltro implementato l'opzione ITO, corredandola di tutte le garanzie previste dalla direttiva, volte a renderne effettivamente neutro l'operato, quali vincoli e regole di carattere gestionale ed operativo posti tra l'operatore di rete e le restanti parti dell'impresa verticalmente integrata. Sono stati anche attribuiti all'Autorità per l'energia elettrica e il gas ulteriori compiti di certificazione del gestore della rete di trasporto del gas, di monitoraggio della sua indipendenza effettiva nei confronti dell'operatore dominante e della sua attività, anche rispetto ai piani di sviluppo della rete, che l'Autorità continuerà a valutare ai fini tariffari.
Si rammenta, in conclusione, che lo schema di decreto legislativo, approvato in prima lettura dal Consiglio del ministri, nella seduta del 3 marzo scorso, è stato sottoposto, per il prescritto parere, alla Conferenza Stato-regioni, che lo ha già esaminato in sede tecnica, ed è attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari che in quella sede potranno esprimere le proprie valutazioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Letta ha facoltà di replicare.
ENRICO LETTA. Signor Presidente, ringrazio il Governo e il sottosegretario Saglia, per la risposta. La risposta che il Governo ha dato qui conferma la decisione che il Governo ha assunto nella prima stesura del decreto di attuazione della direttiva. Come già dal testo della nostra interpellanza si desume, la nostra posizione è una posizione diversa e, quindi, in questo senso, la risposta del Governo non può essere soddisfacente. Voglio argomentare perché, pur tenendo conto del fatto che nella risposta del sottosegretario vi è un'apertura in prospettiva (che vogliamo prendere per buona) in riferimento all'idea che verifiche successive sull'andamento del mercato possano far tornare indietro rispetto questa decisione.
Qui il tema di fondo e il motivo anche dell'interpellanza urgente, nasce dal fatto che il Governo stesso, con un'altra mano rispetto alla mano del Ministro dello sviluppo economico, cioè attraverso il Ministro dell'economia e delle finanze, ha deciso proprio nei giorni e nelle settimane scorse di intervenire pesantemente nel campo della «politica industriale», soprattutto nel campo delle relazioni con gli altri Paesi. Mi riferisco al decreto antiscalate nei confronti dei francesi, dell'intervento a Pag. 95difesa della Parmalat e alla discussione che vi è stata attorno alla vicenda di Edison e dei suoi rapporti con l'azionista francese EdF.
Stiamo cioè discutendo di una condizione di minorità nella quale il nostro Paese si trova, costantemente in difficoltà rispetto al resto d'Europa, rispetto agli attori e ai grandi player che negli altri Paesi europei intervengono e rispetto ai quali la situazione di apertura dei nostri mercati renderebbe ovviamente i nostri mercati per loro interessanti. Soprattutto l'incapacità delle nostre imprese, troppo piccole, di essere grandi attori europei - e quindi di giocare la partita fuori dalle mura nazionali - ha finito per spingere il Governo a cercare di intervenire, a nostro avviso, mettendo delle toppe piuttosto che affrontando strutturalmente il problema.
Con la nostra interpellanza urgente leghiamo le due questioni. Da una parte, infatti, vi è la questione dell'applicazione della direttiva europea nel campo del mercato del gas e, quindi, della proprietà della rete dei gasdotti. Si tratta di una questione che ha un'importanza in sé e che riguarda naturalmente in gran parte il grande tema della sicurezza degli approvvigionamenti, tema che con la vicenda libica ancora in una situazione esplosiva è particolarmente urgente. Infatti, il nostro Paese dipende dalla Libia (dal gasdotto che viene dal nord Africa) e, dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico, da altri Paesi, per cui riteniamo che il tema del gas sarà centrale. Ed è la stessa decisione di moratoria, che riguarda il nucleare e che il Governo ha annunciato di prendere, a riportare il gas al centro di tutto.
Quindi, da una parte, vi è questo tema importante di per sé e, dall'altra, vi è la questione dell'importanza e della capacità di azione dal punto di vista della politica industriale del nostro Paese.
Immaginare che si crei, attraverso la fusione tra una scorporata Snam Rete Gas e Terna, un grande polo delle reti che metta insieme le reti elettriche, le reti del gas (cioè i gasdotti) e faccia di questo nuovo soggetto il più grande attore europeo di questo settore - non ci sarebbe nessuno attore europeo più grande del polo delle reti che nascerebbero da questa fusione - farebbe dell'Italia un Paese in grado di giocare all'attacco e non sempre costretto a giocare in difesa nel campo della politica industriale e a dovere intervenire mettendo toppe perché i francesi ci comprano questo o perché gli spagnoli ci comprano quest'altro.
Quindi, in conclusione, signor Presidente, ritengo che invece la linea dovrebbe essere l'altra, ossia dovrebbe essere proprio quella del giocare d'attacco, nel considerare l'occasione che abbiamo, e che il collega Vico ha così lucidamente e approfonditamente spiegato poco fa circa l'applicazione della nuova direttiva europea. È una grande occasione per fare un gesto di politica industriale che possa consentire al nostro Paese di evitare ogni volta di mettere toppe.
Tra l'altro, l'occasione c'è adesso, ed è una doppia occasione: vi è il decreto di recepimento della direttiva in discussione alle Commissioni parlamentari e, quindi, vi è la speranza che il Governo in seconda lettura lo cambi ed è in discussione al Senato il testo del cosiddetto decreto antiscalate, nel quale il Governo chiede alla Cassa depositi e prestiti di agire e di intervenire, ossia di tentare di fare quello che la Cassa depositi e prestiti alla fine da sola non è in grado di fare.
Ecco perché diciamo, signor Presidente, che con una operazione come questa - e concludo ringraziandola dell'attenzione - saremo in grado di aggiungere accanto all'ENI, accanto all'ENEL, accanto a Finmeccanica, accanto a Telecom, accanto ai soggetti italiani che sono campioni italiani e campioni europei, un altro soggetto che sarebbe in grado di rendere più forte il nostro Paese sullo scacchiere economico europeo e, quindi, di giocare in attacco.
Un'operazione di questo genere in un momento di difficoltà per la nostra economia dimostrerebbe una politica economica d'attacco e non soltanto la solita politica economica di difesa che finisce per non risolvere i problemi, anzi per rinviarli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Dovremmo passare adesso all'interpellanza Mosella n. 2-01019.
PIETRO FRANZOSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, vorrei capire se si segue l'ordine.
PRESIDENTE. Onorevole Franzoso, su cosa vuole intervenire? Sull'ordine dei lavori?
PIETRO FRANZOSO. Pensavo che si seguisse l'ordine.
PRESIDENTE. L'ordine che ha la Presidenza, è quello che ci ha dato il Governo. Lei interviene dopo l'onorevole Mosella.
PIETRO FRANZOSO. Siccome l'ordine pubblicato è diverso, prendiamo atto evidentemente di qualcosa che non va.
PRESIDENTE. Comunque, colgo l'occasione per rispondere all'onorevole Giachetti, che ha svolto un giusto intervento sull'ordine dei lavori. Abbiamo rivolto la questione posta alla Presidenza, che si riserva ovviamente di rispondere puntualmente perché si tratta di una questione molto seria e puntuale non solo rispetto al merito del provvedimento di oggi, ma anche rispetto ai provvedimenti che in futuro saranno esaminati e, costituendo un precedente, la Presidenza si riserva quanto prima di risponderle. Onorevole Giachetti, grazie comunque per aver posto la questione che certamente sarà approfondita.
(Intendimenti del Governo in materia di politiche sociali ed assistenziali, con particolare riferimento alle politiche per la famiglia a favore dei giovani - n. 2-01019)
PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01019, concernente intendimenti del Governo in materia di politiche sociali ed assistenziali, con particolare riferimento alle politiche per la famiglia a favore dei giovani (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, intanto voglio intervenire sull'ordine dei lavori perché credo che l'agitazione del collega Franzoso abbia un fondamento. Io stesso mi sono accertato all'inizio della seduta che vi era una nota degli uffici con un ordine degli interventi che all'ultimo minuto è stato invertito, è stato cambiato.
Mi rendo conto che possono sopravvenire degli accordi, magari tra i Ministri interpellati e gli interpellanti, però vanno consultati tutti. Siccome non è la prima volta che accadono episodi del genere e che altri colleghi all'ultimo minuto, senza un comprensibile motivo, vengono scavalcati, vorrei che lei attenzionasse questo aspetto agli uffici della Camera.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Mosella, siamo ancora agli strascichi del punto precedente.
DONATO RENATO MOSELLA. No, signor Presidente, non sono gli strascichi. Non è la prima volta che si verifica questa inversione all'ultimo minuto, cambiando anche il foglio che io avevo avuto modo di consultare, dove io ero il primo ad intervenire. Ma non è un problema. È solo una questione di forma, nel senso che, se c'è un cambio e dei Ministri o degli interpellanti chiedono di invertire l'ordine, vanno avvertiti tutti, non è che qualcuno ha degli impegni ed altri stanno a guardare.
PRESIDENTE. Mi sembra che sia un'osservazione corretta, onorevole Mosella. Io mi riferivo ad altro, non al suo intervento.
DONATO RENATO MOSELLA. Questo l'ho capito, però si è creato un equivoco che forse così si è chiarito.
Pag. 97PRESIDENTE. Chiarissimo, adesso ho capito cos'è successo.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, intanto la ringrazio e ringrazio anche il Sottosegretario Giovanardi che è venuto in Aula. Lo dico anche perché molti colleghi, andando via mentre lui entrava, dicevano: «si rivede il Sottosegretario Giovanardi». Erano tutti colleghi che si occupano di solito di affari sociali o di temi legati al sociale. Quindi, era un ritorno auspicato e gradito.
Sinteticamente, ho presentato questa interpellanza perché il 16 marzo fu pubblicata una notizia sui giornali e sulla stampa nazionale che riassumo così: «nessun rimborso spese alle coppie che adottano bambini all'estero, nessun finanziamento ai progetti di conciliazione casa-lavoro, stop ai prestiti per i nuovi nati e, infine, lavoro in standby per commissione adozioni, osservatorio sulla famiglia e osservatorio sui minori. Rischiano il collasso le politiche della famiglia». E il sottosegretario Giovanardi, parlando di tagli pari al 90 per cento, «è sbottato». Così i giornali, «così non posso più andare avanti, siamo passati da 300 milioni di euro a 25 milioni di euro in tre anni. La mia delega è a rischio in quanto non sono in grado di esercitarla. Dimissioni? Non c'è più nulla da cui dimettersi».
E si aggiunge: Giovanardi chiede a Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, di chiarire il motivo per cui il Tesoro ha tolto ulteriori stanziamenti al Dipartimento lasciandolo di fatto senza risorse, tanto più perché i 25 milioni rimasti sono da concordare con le regioni e non sono di piena disponibilità del Dipartimento.
È a seguito di questo allarme che mi sono adoperato per interpellare il Governo. Nell'interpellanza sostanzialmente sono riassunti i temi. Noi consideriamo che la manovra finanziaria per il 2011 abbia profondamente inciso sui fondi statali di carattere sociale al punto da pregiudicare la prosecuzione di importanti politiche socio-assistenziali. La riduzione delle risorse del Fondo per le politiche della famiglia supera nel 2011 il 72,2 per cento rispetto al 2010, scendendo a 51,5 milioni di euro. Complessivamente, in tre anni si calcola un taglio delle risorse disponibili di una cifra pari al 90 per cento. Insomma, non c'è quasi più niente.
Quindi, non devo sottacere l'allarme sul tema della famiglia, che mi pare negli ultimi anni anche con il suo contributo, onorevole Giovanardi, sia stato portato all'attenzione del Paese perché tutti - maggioranza e opposizione - sono convinti che si tratti di un tema centrale per il futuro del nostro Paese.
Quindi, in una situazione economica internazionale grave come quella che stiamo vivendo, dovuta agli effetti di una crisi nella quale siamo tuttora immersi, l'unico elemento che ci ha permesso di tenere insieme l'intero sistema sociale è stata la famiglia, vero e proprio ammortizzatore sociale come più volte è stata definita, unico mezzo di sostegno e di cura delle categorie sociali più deboli come i giovani e gli anziani soprattutto i non autosufficienti che hanno trovato nella famiglia un ancoraggio e un'assistenza che nel pubblico era stata completamente tagliata a tutti livelli.
Quindi, le azioni che il Governo aveva intrapreso hanno avuto come unico risultato una tendenziale riduzione della spesa pubblica destinata ai servizi per la famiglia, almeno dal nostro osservatorio, a favore di una politica feroce di tagli lineari spinti dalla necessità del contenimento della spesa. Nell'interpellanza abbiamo riassunto i dati, ma lei sa bene, signor sottosegretario, che sono molto più circostanziati e dettagliati di quelli che noi abbiamo esaminato. Ne riporto solo alcuni: la manovra finanziaria per il 2011, se paragonata agli anni precedenti, ha dei tagli impressionanti. Le risorse destinate al Fondo per le politiche della famiglia sono pari a 52,466 milioni di euro per il 2011, e a 52,536 per il 2012 a 31,391 milioni per il 2013 rispetto ad un ammontare per il 2010 che era di 100 milioni di euro.
Ora si prospetta un ulteriore taglio, che potrebbe portare le disponibilità del Fondo ad appena 25 milioni di euro, che corrispondono alla riduzione cui prima ho Pag. 98accennato. Quindi, se queste sono le condizioni nelle quali il Dipartimento è destinato ad operare è legittimo chiedersi in che modo il Fondo per le politiche della famiglia possa assolvere alle funzioni per le quali è stato istituito.
Il Fondo è destinato a finanziare il funzionamento dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, l'elaborazione del Piano nazionale per la famiglia, il sostegno delle adozioni internazionali, le iniziative di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il Fondo di credito per i nuovi nati e alcuni interventi relativi all'attività di competenza delle regioni.
Erano anni di lavoro, al centro e in periferia, per arrivare a sintetizzare questi elementi sui quali erano state allocate delle risorse che non erano nemmeno sufficienti per poter concretamente affrontare i problemi. Il fatto che queste risorse siano state decurtate in maniera così pesante veramente ci lascia allibiti e bene ha fatto lei a suonare l'allarme.
Noi lo vogliamo fare senza strumentalizzare perché non si tratta di un tema che può essere strumentalizzato. Sappiamo quello che lei ha speso in termini di parole negli anni e, quindi, sappiamo che è un interlocutore attento.
Però, lei dovrà dirci perché si è passati alla propaganda. Il Governo sulle politiche sociali ha promosso, a nostro avviso, interventi di propaganda anziché politiche organiche e strutturate. Basta pensare alla social card e mi fermo qui.
Dunque, ci chiediamo quali sono gli intendimenti del Governo in tema di politiche sociali e assistenziali e, in particolare, di politiche per la famiglia e a favore dei giovani, stante la più volte affermata centralità della famiglia stessa che il Governo ha messo nei suoi programmi e che ha comportato il risultato di avere un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e, prima ancora, un Ministro che se ne occupasse, perché tutti sanno che le prospettive e il futuro di questo Paese passano inevitabilmente dalla famiglia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, cercherò di dare una risposta formale attraverso anche la citazione di dati. Tuttavia, intendo fornire anche una risposta politica, perché raccolgo questo grido di allarme rispetto a una preoccupazione che riguarda le politiche familiari nel nostro Paese, se non altro perché sono stato il primo a lanciarlo.
Sono state affermate cose vere in questi giorni e in queste settimane, di cui personalmente prendo atto. Per esempio, è stato notato, nella discussione seria che stiamo facendo, che l'ammontare di un Fondo è passato da 300 milioni a circa 25 milioni di euro. Tuttavia, ritornerò in seguito su questo particolare.
Ricordo, intanto, che nel nostro Paese la spesa in termini di grandi aggregati - fiscalità di vantaggio per la famiglia, assegni familiari, varie forme pensionistiche, servizi socio-sanitari, sostegno all'invalidità e ammortizzatori sociali - è di circa 65 miliardi di euro ed è sostanzialmente allo stesso livello dei grandi Paesi europei. Ma sappiamo tutti che l'Italia - e basta vedere le statistiche - spende il 10 per cento in più degli altri Paesi europei per la spesa pensionistica. Abbiamo, dunque, uno squilibrio drammatico sulla spesa pensionistica.
Ma nei grandi numeri di questi 65 miliardi di euro quasi 15 miliardi (per la precisione 14,9) sono destinati alle agevolazioni fiscali a favore della famiglia. Sono sicuramente grandi numeri e a chi ha obiettato - anche nel Governo - che si è registrato un taglio di 300 milioni faccio notare che, però, stiamo parlando di decine e decine di miliardi di euro.
Tuttavia, in qualche modo si è sottolineato un dato realistico, anche perché il nuovo quadro ordinamentale che si sta configurando con l'attuazione del federalismo fiscale comporta inevitabilmente, a regime, una profonda e generale rivisitazione sulla tipologia delle azioni statali in Pag. 99materia di politiche familiari da finanziare, sul loro ruolo e sulla loro concreta idoneità a produrre efficaci benefici.
Infatti, è innegabile che sinora la mancata e piena attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, con la previsione di una finanza regionale e locale autonoma, ha pesato sul sistema italiano, avendo scisso i due momenti della responsabilità impositiva, da una parte, e della spesa, dall'altra. Lo Stato, in altri termini, è diventato troppo spesso solo il pagatore finale di una facoltà di spesa e di scelte che avvengono ormai in gran parte, dopo il 2001, a livello regionale e locale, senza adeguati livelli di responsabilità.
Questo ha comportato talvolta la duplicazione di strutture, l'incremento dei costi e anche una difficoltà - lo abbiamo detto anche a Milano, alla conferenza nazionale - di monitoraggio e di controllo di quanto spendono comuni, province e regioni in giro per l'Italia. Pertanto, vi sono state sacche di efficienza e di inefficienza e ci sono aree dove ingenti risorse nazionali sono state trasferite sebbene i servizi siano rimasti inadeguati.
Ricordo, per esempio (per citare un'altra mia delega che dà anche la dimensione delle risorse), che il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga ha un «appannaggio» di circa 10 milioni di euro all'anno, complessivamente per tutte le politiche di prevenzione, di informazione, di promozione, di sistemi di allerta rapido, di studi sulle neuroscienze, di portali per le scuole e per altro ancora. L'altro giorno ero in Lombardia, a Milano, e ho notato che la sola regione Lombardia ha un piano per il contrasto alla droga di 90 milioni di euro. Il Governo nazionale ha un piano per 10 milioni di euro e la Lombardia ne ha uno per 90 milioni di euro. Perché questo? Perché è noto che 8 o 9 anni fa tutto il Fondo di circa 900 milioni di euro destinato alla lotta contro le tossicodipendenze è passato dallo Stato alle regioni. Pertanto, le regioni hanno le competenze e hanno anche avuto le risorse per far fronte a questo tipo di attività.
Tutto questo premesso, è innegabile che il Fondo presso la Presidenza del Consiglio per le politiche della famiglia, da tre anni a questa parte, ha subito un taglio che è arrivato a circa il 90 per cento delle risorse iniziali. Naturalmente bisogna tener conto di due fattori: il primo, che vale per tutti, è la grave crisi economico-finanziaria che ha colpito tutto il mondo e quindi ha costretto alla politica dei tagli lineari sulle voci della spesa statale, il secondo, è il fenomeno, che prima accennavo, consistente nel complesso intervento normativo, economico e finanziario, volto ad attuare il federalismo fiscale, che ha indotto ad operare tagli proporzionali sui cosiddetti fondi ibridi, ossia sui fondi, le cui risorse vengono in parte ripartite in sede di Conferenza Stato-regioni. Infatti, è noto che di questi 300 milioni, in realtà, la gran parte non era del fondo statale neanche al tempo di Rosy Bindi, ma si trattava di fondi dei quali bisognava - e bisogna - concordare, in sede di Conferenza Stato-regioni, con le regioni le modalità di spesa. Per esempio, i 100 milioni di euro che in questi anni abbiamo riconfermato per gli asili nido, facevano parte di quei 300 milioni, ma sono stati tutti attribuiti alle regioni. Sono poi le regioni a localizzare gli interventi e la politica di spesa, tant'è vero che stiamo ancora monitorando per vedere come le regioni hanno o avrebbero speso questi fondi.
Quindi, questo Fondo, essendo stato considerato dal Ministero dell'economia e delle finanze un fondo ibrido, in quanto contenente risorse da trasferire alle regioni per lo svolgimento delle funzioni di competenza di queste ultime, è stato inserito - si tratta di una risposta tecnica e non politica - nell'elenco dei fondi destinatari delle riduzioni dei trasferimenti erariali alle regioni. Si tratta quindi di riduzioni che per il 2011 ammontano a 4 miliardi di euro e per il 2012 a 4,5 miliardi di euro perché, con il nuovo sistema di autonomia e di federalismo, questi fondi non sono più imputabili allo Stato centrale, non sono più fondi ibridi, ma vanno alle regioni.
Quindi - avendo il Dipartimento per la famiglia contestato tale lettura della natura del Fondo, considerandolo invece di Pag. 100natura statale - l'interpretazione dell'economia è stata che il Fondo era all'interno di questi fondi ibridi. Ciò ha comportato che dei 300 milioni famosi, trasferito il resto alle regioni, siamo arrivati, nella legge di stabilità per il 2011, a circa 51 milioni di euro, che troviamo nella legge finanziaria. Infatti, ho fatto anche una battuta, dicendo che tutti criticano i tagli lineari ma, se il dipartimento famiglia avesse avuto tagli lineari, come gli altri dipartimenti e gli altri Ministeri, noi saremmo stati molto contenti. Invece, con questa lettura del rapporto Stato-regioni siamo andati ben al di là dei tagli lineari e siamo arrivati ad un taglio di quasi l'80 per cento. Ma non è finita lì perché attualmente, in ottemperanza al citato articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010, concernente l'esclusione dalla ripartizione delle riduzioni delle risorse statali tra le regioni nei settori dell'edilizia sanitaria pubblica, della salute umana e sanità e veterinaria e del trasporto pubblico locale, il Fondo ha subito non una riduzione, ma un ulteriore accantonamento prudenziale, disposto a titolo cautelativo a copertura di un eventuale insuccesso della cessione di frequenze radioelettriche da destinarsi a servizi di comunicazione mobili in larga banda. Quindi, la disponibilità finanziaria del Fondo da 51 milioni è stata portata a circa 25 milioni di euro che - attenzione - dovrei andare a concordare con le regioni. Questo non è un utilizzo statale, i residui 25 milioni di euro dovrebbero essere concordati con le regioni. Pertanto, da 300 a 25 fa più del 90 per cento.
È evidente, in questo contesto, che alcune azioni, prima del Governo, vengano attribuite alle regioni, questo è anche giusto e non contesto che, davanti a 60, 70, 80 miliardi di euro, alcuni fondi, ormai di competenza regionale, vadano alle regioni, ma c'è un problema: ci sono competenze e azioni di natura statale, in ottemperanza ad obblighi di legge e ad impegni internazionali, che gravano su quei 51 milioni di euro. Per esempio, il finanziamento delle misure a favore delle adozioni internazionali: in Italia adottiamo più di 4 mila bambini l'anno - siamo il primo Paese al mondo per le adozioni - e quelle coppie per legge hanno diritto ad un rimborso spese.
Vi è poi il fondo di garanzia per i nuovi nati, quasi quindici mila; vi sono prestiti già stanziati per 5 mila euro, per ogni nuovo nato, che lo Stato garantisce per favorire la natalità; poi l'osservatorio dei minori; l'osservatorio della famiglia; l'articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53, inerente le misure di conciliazione fra tempi di cura della famiglia e tempi di lavoro; il piano nazionale dei minori; il piano nazionale della famiglia e il premio amico della famiglia.
È chiaro che queste attività, che sono statali e non regionali, non potranno continuare ad essere finanziate se gli accantonamenti operati si tradurranno in veri e propri tagli. Così come è verosimile che nuove iniziative sperimentali programmate all'inizio dell'anno in corso avranno difficoltà ad essere portate a termine; infatti, fra le fasi rinviate ad approfondimento per esempio c'è l'ipotesi di destinare una quota rilevante del fondo per le politiche della famiglia in favore di una specificazione prevista nel Piano nazionale per l'infanzia, approvato il 17 dicembre del 2010.
È chiaro che il problema della famiglia - ne abbiamo parlato a lungo a Milano - non è riassumibile soltanto in termini economici; è evidente che siamo in un quadro ordinamentale ormai totalmente mutato che, quando si ragiona di politica della famiglia, bisogna ragionare su una governance complessiva, sintesi di una articolata sinergia fra gli interventi su base regionale e locale e quelli su base nazionale, sulla base delle rispettive competenze. Ricordo il quoziente Parma, che riguarda le tariffe, i trasporti e tutte quelle politiche che gli enti locali stanno portando avanti per una riparametrazione delle spese che gravano sulle famiglie in base soprattutto al numero dei figli. In questa ottica, naturale corollario della riforma fiscale su cui sta lavorando il Ministero dell'economia e delle finanze - nell'ambito del quale è previsto un tavolo con le organizzazioni familiari - dovrà Pag. 101trovare centralità il fattore famiglia, che deve essere a livello nazionale il fulcro sul quale impostare le politiche familiari per il futuro.
Sono reduce da Budapest dove giovedì e venerdì c'è stata la riunione europea dei ministri della famiglia. La conferenza si è aperta con un accorato appello del Primo Ministro ungherese, per far fronte a un problema che è italiano in particolare ma è un problema europeo, vale a dire la denatalità, l'invecchiamento della popolazione, la difficoltà dell'integrazione nel momento in cui viene meno la coesione sociale, la difficoltà di integrare gli altri quando non ci siamo più noi. L'appello fatto a livello europeo è stato di mettere al centro delle azioni dei governi le politiche familiari per evitare che di qui a pochi decenni ci sia un collasso sociale in tutta Europa se non si investe sul patrimonio sociale che è la famiglia.
Detto questo, è chiaro che ho formalmente chiesto al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'economia e delle finanze di ripristinare per il 2011 i 51 milioni di euro previsti dalla legge di stabilità, nonché di fare chiarezza normativa circa la natura di questo fondo per le politiche della famiglia che è ormai finalizzato a finanziare solo attività di competenza statale. Quindi, annuncio che, con riferimento al decreto che è stato attualmente firmato dal Capo dello Stato (sapete che adesso nei decreti vi è il problema della loro omogeneità e quindi l'impossibilità di inserire norme nei decreti che non siano omogenee, quindi la non accettabilità dei cosiddetti decreti «omnibus»), i miei uffici hanno predisposto un apposito emendamento da presentare in sede di conversione del decreto-legge 11 febbraio 2011, n. 34, attualmente all'esame del Senato, volto appunto a recepire tali esigenze e a riconsiderare il ripristino di questi fondi, senza i quali la delega che mi è stata affidata dal Presidente del Consiglio evidentemente sarebbe una delega svuotata di ogni significato.
Nell'interpellanza, c'è anche una parte che riguarda i giovani; ci si chiede quali attività vengono svolte specificatamente per i giovani. A tal riguardo, è stata messa in atto una significativa attività di razionalizzazione delle risorse stanziate e della normativa ad essi riferentesi. Su questa base, il Governo, la collega Meloni, ha adottato una serie di misure rivolte alle nuove generazioni sui temi del lavoro, della casa, della formazione, dell'autoimpiego, denominate «Diritto al futuro». Si tratta in particolare di dar seguito a singole misure rientranti in questa iniziativa complessiva denominata «Diritto al futuro».
Il decreto ministeriale 19 novembre 2010, che reca la finalizzazione di parte delle risorse di cui all'articolo 1, commi 72 e 73 della legge n. 247 del 2007, è finalizzato alla creazione di 10 mila posti di lavoro a tempo indeterminato per i giovani genitori precari, il cui stanziamento complessivo risulta essere di 51 milioni di euro. La misura prevede che un giovane disoccupato precario con meno di trentacinque anni e con figli, porti in dote un bonus di cinquemila euro all'azienda che lo assume a tempo indeterminato. Il decreto ministeriale 19 novembre 2010 prevede un prestito garantito per gli studenti meritevoli attraverso un fondo di garanzia di 19 milioni di euro, attivabile presso gli istituti di credito che decidano di aderire all'iniziativa. Tale misura permette di finanziare giovani meritevoli che desiderino proseguire gli studi dopo la scuola superiore iscrivendosi all'università, frequentando specializzazioni post lauream o approfondendo la conoscenza di una lingua. Le erogazioni, a cadenza annuale, potranno variare tra i tremila e i cinquemila euro, per un massimo di 25 mila euro complessivi. Il decreto ministeriale 17 dicembre 2010, n. 256, prevede la possibilità di accedere ad un mutuo per le giovani coppie con contratti atipici attraverso un fondo di garanzia di 50 milioni di euro. La misura prevede garanzie bancarie per permettere l'acquisto della prima casa alle giovani coppie under 35, che in virtù di un contratto atipico, hanno difficoltà ad ottenere il mutuo. Il decreto ministeriale, cosiddetto «Mecenati», del 12 novembre 2010, recante finalizzazione delle risorse Pag. 102di cui all'articolo 1, commi 72 e 73, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, prevede la mobilitazione di 100 milioni di euro, di cui 40 milioni da parte del Ministero della gioventù e 60 milioni finanziati dai privati attraverso il cofinanziamento pubblico al 40 per cento, per iniziative messe in campo da soggetti privati che decidono rischiare e investire in proprio sulle capacità e il talento dei giovani under 35. Ringrazio l'interpellante per aver posto la questione e penso di aver dato una risposta esaustiva, se non altro onesta, ai quesiti che aveva posto al Governo.
Depositerò presso la Presidenza la documentazione completa.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, non so se l'onorevole Mosella si riterrà soddisfatto, ma è stato certamente esauriente, anche considerato il tempo che ha utilizzato. L'onorevole Mosella ha facoltà di replicare.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, francamente sono un po' deluso perché pensavo, anche in ragione del fatto che era stato richiesto lo slittamento di questa interpellanza, che il sottosegretario Giovanardi arrivasse con qualcosa di più nello zaino, ma non voglio nemmeno insistere su questo. Credo, però, che sia questa la sede ed anche l'opportunità reciproca per fare un punto di chiarezza su quello che sta avvenendo, anche perché noi, come opposizione, su questo tema continueremo ad incalzare il Governo. Intanto, è evidente che una riduzione delle risorse destinate ai fondi sociali di queste dimensioni non può che avere come naturale conseguenza la soppressione e il ridimensionamento di servizi socio-assistenziali essenziali per le famiglie italiane e anche per le persone. Nel complesso, viene pregiudicata la possibilità stessa di realizzare quelle politiche che pongono la famiglia al centro di ogni intervento. Dobbiamo prendere atto che in piena crisi dobbiamo congelare il lavoro di anni che si è fatto intorno alla famiglia. L'ISTAT, presentando proprio alla Conferenza nazionale della famiglia il dossier «Famiglia in cifre» nel novembre 2010, ci dice che a livello europeo, in relazione alle politiche di sostegno alla famiglia, l'Italia scende alla penultima posizione, con il 4,7 per cento della spesa sociale. Sono dati che dimostrano come sia mancato sostanzialmente da parte del Governo il riconoscimento del ruolo determinante che svolge la famiglia nella società italiana. Qui l'allarme diventa particolarmente preoccupante. La cura delle persone non autosufficienti, ad esempio, è uno dei problemi che più grava sulle famiglie italiane, aspetto legato all'aumento della speranza di vita. In quest'ottica, dovrebbero essere effettuati anche investimenti nei servizi all'infanzia, su cui per anni abbiamo elaborato, maggioranza e opposizione, tesi che sono indiscutibili. Secondo le osservazioni del CNEL su nidi e servizi educativi integrativi per l'infanzia, i tassi di accoglimento della domanda delle famiglie rispetto a questa tipologia di servizi ad oggi è soddisfatta solo in parte, essendo tali servizi riservati nel nostro Paese ad una minoranza di bambini, che è pari al 14,6 per cento, con qualche eccezione per alcune regioni del centro nord, che sono intorno al 27-28 per cento.
Poi bisogna dire che, anche in ambito europeo, l'Italia non ha dato seguito nelle politiche statali agli indirizzi della Commissione europea, che auspicava l'impegno di almeno l'1 per cento del prodotto interno lordo per creare servizi per la prima e seconda infanzia (obiettivo n. 7 di Sviluppo del Millennio). In questo modo l'Italia si è assestata nei livelli più bassi tra i Paesi dell'Unione per l'offerta di servizi educativi, in particolar modo per la prima infanzia. Gli stessi obiettivi del Consiglio europeo di Lisbona e Barcellona, che prevedevano di arrivare ad una copertura del 33 per cento dei servizi da zero a tre anni per l'infanzia e del 60 per cento per l'occupazione femminile, appaiano per così dire irraggiungibili, ormai una pura utopia. Inoltre, la netta spaccatura tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, con l'Emilia Romagna che raggiunge il 27,7 per cento e la Campania che registra l'1,8 per Pag. 103cento della copertura, conferma che la situazione è grave e va decisamente controllata.
Allora, in quale contesto noi inquadriamo quello che sta accadendo? Intanto siamo in una crisi in cui la famiglia viene colpita non solo dalla mancanza dei servizi, ma da tutta una serie di condizioni e di tagli, che stanno diventando veramente insostenibili e che possono pregiudicare in termini negativi lo stile di vita delle famiglie, andandone anche a condizionare le scelte.
Il rapporto su Moneta e banche della Banca d'Italia, diffuso ai primi di marzo, delinea la situazione di difficoltà degli italiani ad inizio 2011: non riescono a far fronte alle spese correnti; non possono risparmiare e addirittura sono costretti ad indebitarsi per far quadrare i conti; a gennaio sono aumentati del 5 per cento su base annua i prestiti richiesti dalle famiglie, mentre sono calati dello 1,7 per cento - sempre su base annua - i depositi dell'intero settore dei privati che include anche le famiglie.
Confcommercio ha preparato uno studio sulla base dei dati dell'ISTAT, che delinea l'andamento del risparmio degli italiani dal 1990 ad oggi. Ebbene, vent'anni fa per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23; oggi le famiglie ne mettono da parte meno di 10. La propensione al risparmio si è più che dimezzata nell'arco di un ventennio. Oggi il 90,3 per cento delle entrate familiari se ne va in consumi, rispetto al 77 per cento del 1990. Il risparmio annuo pro capite si è ridotto di quasi il 60 per cento.
A fine febbraio gli osservatori dei consumatori di Adusbef e Federconsumatori fotografano la crisi in cui si trovano le famiglie, basandosi su dati di Bankitalia: sono 150 mila le case pronte a passare ad altro proprietario alle aste giudiziarie; esiste un rischio insolvenza per 360 mila famiglie, conseguenza drammatica di una recessione che soffoca le famiglie; la media del reddito assorbito dai mutui è intorno al 33 per cento.
Allora, in questo quadro desolante si collocano anche gli aumenti dell'inflazione, che a marzo, secondo le stime provvisorie dell'ISTAT, ha fatto segnare uno 0,4 per cento in più rispetto al precedente mese di febbraio, per un complessivo aumento del 2,5 per cento al 2010. Si tratta a livello tendenziale dell'aumento più elevato dal 2008. L'aumento è dovuto essenzialmente alle variazioni dei prezzi, dei beni alimentari e del settore energetico, in particolare i carburanti. A marzo il prezzo della benzina è aumentato del 12,7 per cento rispetto all'anno precedente, marzo 2010. L'inflazione di fondo, al netto di energetici e alimentari, è pari all'1,8 per cento, mentre, esclusi solo i beni energetici, l'indice è pari all'1,9 per cento. È una vera e propria tassa per le famiglie italiane a cui si vanno ad aggiungere i rincari delle tariffe di luce e gas, che nel complesso rappresentano secondo il Codacons una stangata da 1.240 euro annue a famiglia.
Immaginiamo quei milioni di famiglie che sono già ai limiti della sopravvivenza. È evidente che su questi aumenti un ruolo determinante lo hanno avuto le vicende libiche, con le conseguenti ripercussioni e tensioni sulle materie prime energetiche e quant'altro. È però necessario mettere le famiglie al riparo da aumenti indiscriminati delle tariffe e da eventuali operazioni speculative che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. Non ci sono solo i numeri, le statistiche, i rapporti dei sociologi a testimoniare il disagio crescente in cui versano le famiglie italiane, un disagio che denuncia in modo inoppugnabile il fallimento di quella politica di sostegno all'istituzione familiare, che è stata annunciata, propagandata e che oggi viene completamente negata.
Parlando di fallimento siamo generosi, perché si dovrebbe parlare piuttosto di disinteresse assoluto, e il suo segnale anche forte - sottosegretariato Giovanardi - è anche legato a questo. Ma come, nessuno capisce, nessuno ascolta? La famiglia è il primo nucleo della società italiana ed è prima di tutto attorno ad essa che si può costruire un progetto per l'Italia del futuro. Una politica familiare seria, dotata dell'opportuna progettualità e delle risorse Pag. 104necessarie per realizzarla, è il fondamento su cui costruire un progetto per il Paese, un progetto che disegni il futuro che vogliamo assicurare ai nostri figli. Non è sulla questione famiglia che si possono improvvisare giri di valzer assegnando fondi, cassandoli, e quindi ripristinandoli di fronte alle minacce di dimissioni di un Ministro. È la politica del tirare a campare, delle idee confuse, della provvisorietà eletta a sistema.
Mi piace ricordare che il Presidente Napolitano ha recentemente definito la famiglia italiana cellula fondante della nostra società e il fulcro della crescita dello Stato unitario. Nelle sue parole c'è tutto il valore, il senso profondo di una realtà viva e palpitante alla quale occorre prestare attenzione.
(Orientamenti del Governo circa la destinazione di risorse a favore del comune di Ginosa (Taranto) in relazione ai danni dovuti all'esondazione del fiume Bradano - n. 2-00992)
PRESIDENTE. L'onorevole Franzoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00992 concernente orientamenti del Governo circa la destinazione di risorse a favore del comune di Ginosa (Taranto) in relazione ai danni dovuti all'esondazione del fiume Bradano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, illustrerò molto succintamente la mia interpellanza anche perché il tempo è tiranno, tuttavia non mi resta che stigmatizzare i metodi e la cronologia di questa interpellanza perché mi chiedo a cosa serva stampare, a disposizione di questa Camera e del Parlamento, il fascicolo dove viene indicato l'ordine cronologico delle interpellanze, considerato che per prima è stata svolta una interpellanza che era ordinata con la lettera l), posponendo tutte le altre ad una fase successiva.
Mi auguro che almeno in questo caso non ci sia stata un'azione di filibustering, come normalmente può avvenire, o, quanto meno, la si chieda.
Il 1o marzo vi è stato un evento calamitoso in un territorio compreso tra la Basilicata e la Puglia, per l'eccessiva pioggia. Si immagini che c'è stata una caduta di circa 60 millimetri per metro quadro, e lascio immaginare l'intensità tale da provocare l'esondazione del fiume Bradano e di tutti i suoi affluenti. Tutto ciò ha creato un enorme danno all'economia perché si sono allagate intere abitazioni rurali, intere colture agricole, specie nel settore vitivinicolo ed in quello ortofrutticolo. L'allagamento ha causato la moria di bestiame di interi allevamenti, e ha messo in ginocchio intere strutture turistiche. Questo per dirle succintamente l'enorme danno che ha subito questa parte del territorio, per non parlare di oltre 200 persone che hanno avuto le proprie case distrutte, e che quindi ancora oggi sono costrette ad essere ospitate in dimore di emergenza.
Di fronte a tutto questo la regione Puglia, seppur con ritardo notevole, con un atto di giunta (n. 499, del 22 marzo 2011, quindi con oltre 22 giorni di ritardo) ha finalmente richiesto la dichiarazione di calamità ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 24 febbraio 1992. Di fronte a questo, con l'interpellanza in esame, si chiede al Governo cosa intenda fare anche a seguito delle informative inviate presso il Ministero dell'interno dalla stessa prefettura, dagli stessi Vigili del fuoco, e come intende affrontare un'emergenza di tale natura. Si chiede altresì come si intende andare incontro a questa popolazione, e a questo settore dell'economia di Ginosa e di Ginosa Marina che è stata colpita in tale modo.
Inoltre vorremmo sapere quali sono gli interventi che nell'immediato e nel tempo si intendono mettere n campo per cercare di andare incontro ai settori che sono stati colpiti. Ricordo che questi ultimi già versavano in una situazione di crisi, ma che adesso hanno visto azzerarsi totalmente le capacità produttive, la possibilità di una economia in futuro (ciò riguarda sia le attività economiche presenti su quel territorio, ma anche le stesse famiglie che sono state colpite).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in relazione all'atto di sindacato ispettivo presentato dell'onorevole Franzoso, concernente l'esondazione del fiume Bradano, e in conformità a quanto comunicato dal Dipartimento della protezione civile e dai Ministeri dell'Economia e delle finanze e dell'Ambiente e tutela del territorio e del mare, si fa presente quanto segue: in seguito alle previsioni e valutazioni effettuate dal settore meteo del Centro funzionale centrale, il giorno 28 febbraio 2011, è stato emesso un avviso di criticità idrogeologica e idraulica, che ha previsto un possibile livello di moderata criticità idrogeologica localizzata su tutte le zone d'allerta della Puglia, nella serata del 28 febbraio e per le successive 36 ore. Tali valutazioni sono state riportate nei relativi bollettini di criticità fino al 2 marzo, quando è stato previsto un possibile livello di ordinaria criticità per rischio idrogeologico localizzato sulle zone d'allerta denominate Bacini di Lato-Lama di Lenne e Terra di Bari ed un possibile livello di ordinaria criticità per rischio idraulico diffuso sulle zone denominate Capitanata e Gargano.
Con le straordinarie precipitazioni che si sono verificate dalle prime ore del 1o marzo, il fiume Bradano, a valle della diga di San Giuliano, che corre in territorio lucano, ha rotto in più punti gli argini, provocando esondazioni in aree urbanizzate e agricole, l'interruzione della statale n. 106 Jonica, nel tratto tra Ginosa Marina e Metaponto, al confine con la Basilicata, il blocco della viabilità provinciale e comunale, nonché l'interruzione dell'approvvigionamento idrico in alcuni centri abitati, tra cui quello di Ginosa Marina, servito dall'acquedotto lucano. Le aree esondate in territorio lucano, in sponda sinistra del fiume Bradano, in considerazione della particolare idrografia del territorio, del reticolo idrografico di bonifica della zona e di particolari situazioni di viabilità, hanno interessato anche il territorio della regione Puglia e, in particolare, quello di Ginosa Marina, inondando l'agro per centinaia di ettari, allagando alcuni quartieri urbanizzati e costringendo una cinquantina di famiglie ad abbandonare le proprie abitazioni.
Le azioni intraprese per fronteggiare l'evento meteorologico hanno riguardato: innanzitutto, l'uso di elicotteri della Marina militare e della guardia di finanza, che hanno portato in salvo alcune famiglie rifugiatesi sui tetti delle masserie, mentre alcune unità dell'Esercito - brigata Pinerolo - sono state impiegate nei territori lucani e pugliesi per prosciugare l'acqua dalle aree abitate e per rimuovere situazioni di pericolo lungo canali o in prossimità degli attraversamenti stradali. In secondo luogo, l'istituzione, con decreto del 3 marzo 2011, da parte del sindaco di Ginosa, del Centro operativo comunale presso la scuola elementare «Boschetti Alberti».
In terzo luogo, l'intervento delle forze dell'ordine che hanno presidiato le aree urbane allagate e assicurato l'ordine pubblico. In quarto luogo, l'attivazione, da parte del Servizio di protezione civile, di 31 associazioni di volontariato, che hanno assicurato assistenza e supporto alla popolazione colpita. In quinto luogo, l'esercizio e l'efficacia delle idrovore del consorzio di bonifica Stornara e Tara per il sollevamento e l'allontanamento delle acque drenate dal reticolo idrografico di bonifica della zona. Inoltre, la regione Puglia, con propria deliberazione n. 363, in data 8 marzo 2011, ha riconosciuto, in forza della legge regionale n. 18 del 2000, un contributo pari a 100 mila euro per le spese sostenute dal comune di Ginosa (Taranto) e dal consorzio di bonifica Stornara e Tara per le attività di soccorso ed assistenza poste in essere nell'immediatezza dell'evento critico.
Sulla base dei dati e delle informazioni in possesso del Dipartimento della protezione civile, si ritiene che l'evento meteorologico che ha interessato il territorio Pag. 106della regione Puglia sia stato caratterizzato da una situazione di ordinaria criticità a livello regionale e da un quadro di danni ascrivibili ad una situazione di moderata criticità, secondo il livello di criticità della direttiva del 27 febbraio 2004, solo a livello locale.
Inoltre, si precisa che, da parte dell'amministrazione regionale, non sono pervenute dettagliate relazioni tecniche concernenti la valutazione del rischio residuo e la quantificazione economica motivata ed analitica dei danni subiti. Riguardo alle misure di carattere finanziario che il Governo intende adottare per fronteggiare i danni subiti nel comune di Ginosa (Taranto), si fa presente che spetta al Dipartimento della protezione civile dover valutare il ricorrere dei presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge n. 225 del 1992. A seguito delle modifiche apportate dal decreto-legge n. 225 del 2010 allo stesso articolo 5, i nuovi commi 5-quater e 5-quinquies prevedono che, a fronte degli eventi contemplati dall'articolo 2, comma 1, lettera c), una volta intervenuta la dichiarazione dello stato di emergenza - che è avvenuto questa mattina in Consiglio dei ministri - è anzitutto la regione interessata, una volta che il Consiglio dei ministri ha deliberato, a dover reperire le risorse finanziarie necessarie per far fronte ai fabbisogni occorrenti e conseguenti all'evento stesso. Solo nel caso di dimostrata insufficienza di tali mezzi di copertura finanziaria, la regione potrà richiedere al suddetto Dipartimento l'accesso alle risorse del Fondo nazionale di protezione civile, potendo valutarsi solo in caso di inadeguatezza di tale Fondo il reintegro dello stesso a valere sul Fondo per le spese impreviste.
In ogni caso, ai fini della predisposizione delle ordinanze recanti gli interventi urgenti, sarà comunque la regione interessata a dover comunicare una prima stima degli oneri, gli interventi necessari e le misure che intendono attuare, in applicazione del comma 5-quater, per quanto di loro competenza, anche al fine del reperimento delle necessarie risorse finanziarie.
Riguardo poi al rischio idrogeologico nel territorio pugliese e lucano, il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare ha sottoscritto, in data 25 novembre 2010, con la regione Puglia e il 14 dicembre 2010, con la regione Basilicata, due accordi di programma finalizzati all'individuazione, al finanziamento e all'attuazione di interventi, urgenti e prioritari, di difesa del suolo per la mitigazione del rischio idrogeologico.
L'importo dei suddetti accordi di programma è stato di 27 milioni di euro per la regione Basilicata e di 210 milioni di euro per la regione Puglia.
Detto finanziamento ha previsto 85 interventi prioritari, per la mitigazione del rischio da frana, da alluvione e per la difesa della costa nella Basilicata, e 91 interventi prioritari, per la mitigazione del rischio da frana e da alluvione, nella Puglia. Gli interventi sono stati individuati dalle regioni e condivisi con la direzione generale del suddetto Dicastero e con il dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, sentite le autorità di bacino interessate.
Nei citati accordi di programma non sono stati individuati interventi di prevenzione per la difesa idraulica, nelle zone in argomento. Sono stati inseriti, invece, interventi di prevenzione per la difesa costiera di Metaponto per un importo di 3 milioni di euro.
Nell'ambito di detti accordi sono state previste, comunque, le procedure per eventuali riprogrammazioni delle risorse economiche anche sulla base di eventi sopravvenuti.
Si precisa, inoltre, che nel 2004, nell'ambito dell'accordo di programma quadro per la difesa del suolo tra i Ministeri dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, dello sviluppo economico e la regione Puglia, è già stato finanziato un intervento di sistemazione e messa in sicurezza idraulica nel comune di Ginosa per un importo di un milione di euro.
PRESIDENTE. L'onorevole Franzoso ha facoltà di replicare.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, voglio dichiarare la mia momentanea soddisfazione perché i danni sono veramente ingenti in termini infrastrutturali. Infatti, quanto riportato, circa le somme poste a disposizione per la difesa idraulica, molto probabilmente, se ciò fosse avvenuto a tempo debito, non avremmo avuto forse un danno del genere. Dico forse. Ovunque i danni sono stimabili ad oggi pare intorno ai 50 milioni di euro. Allora per quale motivo sono momentaneamente soddisfatto: perché seguirò i futuri provvedimenti legislativi per andare incontro alla reale messa a disposizione dei fondi per la ripresa dell'economia di quella parte del territorio. Infatti i danni sono infrastrutturali, oltre agli interventi da eseguirsi per la difesa del territorio, ma io ricordo soprattutto i danni alle 50 famiglie e alle 200 persone, nonché per il ripristino di quell'economia, che era il sostentamento reale di questa parte del territorio che, come ho detto prima, è il turismo e l'agricoltura.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Franzoso, anche per la sua soddisfazione momentanea.
(Elementi in merito all'acquisto da parte di Alitalia di aeromobili dal costruttore brasiliano Embraer - n. 2-01001)
PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01001 concernenti elementi in merito all'acquisto da parte di Alitalia di aeromobili dal costruttore brasiliano Embraer (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, insieme ai colleghi Sardelli e Antonino Foti abbiamo presentato l'interpellanza urgente su una vicenda che ha avuto anche qualche elemento di notorietà sui giornali. Riguarda una decisione del consiglio di amministrazione di Alitalia che ha sottoscritto - tolgo il condizionale che era all'interno dell'interpellanza perché le ultime notizie danno per certa la questione - un contratto per l'acquisto in leasing per 20 aeromobili in ERJ 170-190 del costruttore brasiliano Embraer per un controvalore complessivo superiore ai 500 milioni di dollari.
Detta così la questione sembra assolutamente pacifica. Ci sono però alcuni particolari dei quali vorremmo in qualche modo avere contezza. Intanto il prezzo di questi aeromobili: si tratta di un prezzo che è molto più elevato, addirittura del 30 per cento, rispetto a quello dei nuovi veicoli superjet 100 che sono prodotti da una joint venture tra l'italiana Alenia Aeronautica e la russa Sukhoi. Credo che sia abbastanza conosciuto il fatto che questa joint venture è nata sulla base di accordi intergovernativi tra l'Italia e la Russia e che riguardano una collaborazione industriale.
Il risultato è stato, anche quello in termini positivi, di far acquistare alla compagnia di bandiera russa Aeroflot, che appartiene come Alitalia alla stessa rete internazionale SkyTeam, un quantitativo di Superjet. La compagnia di bandiera italiana, in pratica che cosa ha fatto? Ha rinunciato a questo progetto, ordinando invece degli aerei brasiliani.
Ora si dà il caso che nella comparazione fra le offerte quella presentata da SuperJet International Spa risulterebbe non solo più vantaggiosa economicamente rispetto a quella brasiliana, ma anche complessivamente preferibile in quanto, secondo esperti internazionali, il velivolo Superjet 100 risulta molto più confortevole sia per i passeggeri sia per l'equipaggio nel suo insieme, grazie anche ai maggiori spazi disponibili e agli elementi di comfort che sono sicuramente superiori.
La questione potrebbe essere relegata nell'ambito di quelle che sono le trattative private, essendo Alitalia, come è notorio, diventata una Spa privata. Si dà il caso però che tutti sanno, e noi per primi come Governo dovremmo ricordarlo, che siamo stati quelli che hanno contribuito ad un salvataggio importante di Alitalia, tra l'altro Pag. 108mettendo in cassa integrazione innumerevoli unità di dipendenti di quell'azienda.
Vi è anche un altro elemento che ci lascia fortemente preoccupati e lo dico anche sul versante di quella che è la mia competenza specifica di presidente della Commissione lavoro, che riguarda il fatto che si chiede per altre 700 unità da parte di Alitalia la messa in cassa integrazione.
Allora la domanda che noi rivolgiamo al Governo è nel senso di capire se in questo Paese le politiche industriali ci siano, se c'è un controllo rispetto a chi ha utilizzato fondi pubblici e poi, in qualche misura, disattende anche quelli che sono accordi industriali particolarmente vantaggiosi per la nostra nazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, riferisco all'onorevole Moffa relativamente al contratto di acquisto di questi aeromobili dal costruttore brasiliano Embraer, sottoscritto dalla società Alitalia, quanto comunica il Ministero dello sviluppo economico, che precisa che gli aeromobili Embraer 170-190, scelti dalla società Alitalia, sono risultati operativi e utilizzati con successo in molte compagnie locali che operano in Europa.
Per quanto riguarda l'aereo Sukhoi RJ100 si fa presente che esso è stato sviluppato e prodotto dalla sola casa russa, impiegando fra l'altro avionica americana e motori francesi della Safran. In proposito si sottolinea che in questi motori è presente una componente della ditta italiana Avio.
Inoltre, dagli atti del suddetto Ministero dello sviluppo economico è risultato che fra Finmeccanica (per la precisione Alenia Aeronautica) e Sukhoi esiste un accordo - per ora più politico che tecnico-economico - dal quale è derivato per l'Alenia Aeronautica il compito di realizzare la certificazione a standard europeo dell'aeromobile RJ100, al momento certificato per la sola area dell'Europa orientale (ex Unione Sovietica).
Allo stato attuale il finanziamento agevolato delle vendite del predetto velivolo, in questa prima versione, trova talune difficoltà in quanto le autorità russe stanno ritardando la creazione di un ente sovrano di garanzia (termine tecnico-economico che individua agenzie quali la SACE e la Coface), in grado di consentire condizioni agevolate tali da indurre il potenziale acquirente dell'aeromobile all'acquisto del velivolo stesso.
Per quanto concerne l'aeromobile Embraer, si precisa che il Brasile, dove è sviluppato il prodotto, non è vincolato dalle norme del World Trade Organization (un sistema di vincoli e regolamenti volto ad omogeneizzare le attività di vendita e di incentivazione di vendita di beni industriali) e, di conseguenza, non rispettando la normativa del cartello bancario per quanto riguarda i tassi di interesse e praticando condizioni più favorevoli al cliente, scartella tranquillamente sui limiti posti dal Consensus, rendendo così finanziariamente più appetibile l'acquisto di un aeromobile brasiliano.
La normativa definita Consensus stabilisce periodicamente, per diverse categorie di beni fra le quali gli aeromobili, i termini e le condizioni di pagamento che possono essere accordati agli utilizzatori finali dei beni sia per quanto riguarda il tasso di interesse sia per quanto riguarda la durata degli ammortamenti.
Del tutto analoga appare la situazione esistente in Canada, con la vendita dei Canadair.
Si è fiduciosi che, nelle successive versioni dei Sukhoi, l'Alenia aeronautica possa essere chiamata a partecipare direttamente, ad esempio con lo sviluppo e la produzione di elementi secondari e primari in composito, migliorando in tal modo il suddetto velivolo e riducendo l'attuale eccesso di peso rispetto ad aerei analoghi della concorrenza.
Si precisa, inoltre, che il Ministero dell'economia e delle finanze ha fatto Pag. 109sapere di non essere in possesso di elementi informativi in quanto non detiene alcuna partecipazione nella società Alitalia Spa.
PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di replicare.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta che complessivamente ha inteso dare, ma non posso manifestare grande soddisfazione per il suo contenuto. Signor sottosegretario, ho dei dati che riguardano la situazione antifallimentare della flotta Alitalia, che registravano la presenza, nella flotta Alitalia, di quattordici Embraer 145, dieci Atr 72, sei Embraer 170, per un numero totale di 247. Dopo l'acquisto da parte di CAI, la flotta CAI-First è costituita soltanto da sei Embraer.
Poiché stiamo parlando di velivoli che non sono particolarmente nuovi da un punto di vista tecnologico, qualcosa non funziona in questo passaggio. Infatti, signor sottosegretario, stiamo parlando di attività realizzate da una società italiana, l'Alenia aeronautica, insieme alla russa Sukhoi, in cui quei vincoli che sono stati da lei richiamati secondo gli elementi che sono stati ovviamente forniti, non sono evidentemente tali da inibire un acquisto e far preferire una concorrente che, in questo caso, lo ripeto, costa enormemente di più in termini economici ed anche in termini di qualità del vettore.
Dico questo a futura memoria, perché è evidente che rispetto ad una questione di questo genere, continueremo ad interrogare il Governo. Infatti, ci rendiamo assolutamente conto, signor sottosegretario, come lei ha detto, che oggi è difficoltoso guardare all'interno dei bilanci di una società privata, ma Alitalia si trova in una situazione particolare, CAI si trova in una situazione particolare. Qui vi è stato un intervento consistente da parte dello Stato e del Governo e abbiamo ancora in itinere una cassa integrazione.
Signor sottosegretario, vi è un ulteriore elemento che ci inquieta moltissimo. Nel momento stesso in cui vengono acquistati i nuovi quattordici Embraer e si chiede la cassa integrazione, in qualche modo, si registra un assoluto disequilibrio tra la consistenza numerica dei piloti che vi sono e che vi dovrebbero essere, e la richiesta di cassa integrazione. Non vorrei che, poi, a fronte della cassa integrazione di alcuni piloti, vi fosse, invece, l'apertura a nuove assunzioni di tutt'altro tipo.
Mi preoccuperebbe, per esempio, leggere, più in là, su qualche giornale particolarmente informato sui movimenti finanziari ed economici del nostro Paese che, magari, con il Governo brasiliano qualcuno abbia raggiunto altri accordi per altri motivi, per altri interventi, per altri investimenti, a discapito di quelli che sono gli interessi prevalenti nel nostro Paese.
Pertanto, continuo ad appellarmi al Governo, affinché vi sia molta attenzione sul rispetto, soprattutto, degli accordi industriali che si fanno con alcune realtà e si vada davvero a verificare se ciò che è stato scritto in quella nota, per quanto riguarda alcuni vincoli che attengono alla qualità e alla possibilità del voto, sia davvero tale da inibire la possibilità di acquisire, invece, aerei costruiti in Italia sulla base anche di una joint venture con un partner industriale, in base ad accordi realizzati dal Governo italiano.
(Provvedimenti a sostegno del settore del turismo nel Mezzogiorno, con particolare riferimento agli effetti riconducibili alla crisi libica - n. 2-01036)
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01036, concernente provvedimenti a sostegno del settore del turismo nel Mezzogiorno, con particolare riferimento agli effetti riconducibili alla crisi libica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, sarebbe il turno dell'interpellanza urgente Fontanelli n. 2-01030.
PRESIDENTE. Onorevole Gatti, sto leggendo l'ordine che mi è stato dato dagli uffici. Prego, onorevole Messina.
Pag. 110
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, non mi lamenterò dell'ordine delle interpellanze e cercherò di essere breve nell'illustrazione così da non far attendere i colleghi che poi seguiranno, anche perché spero di ricevere dal sottosegretario Giovanardi una risposta soddisfacente, riservandomi la replica per quello che sarà poi l'esito del mio intervento.
Questa interpellanza urgente muove da un momento di grande difficoltà che sta vivendo tutto il sud, e la Sicilia in particolare, dall'inizio dell'anno per la grave crisi che sta attraversando il Medio Oriente, il Maghreb, la Libia, comportando, chiaramente, una situazione di grave disagio in Sicilia, non solo a Lampedusa ma su tutta l'isola.
La crisi apertasi e la guerra che si sta svolgendo in Libia ha fatto diventare la Sicilia un territorio praticamente in guerra, un avamposto nella guerra libica, creando gravi disagi economici all'intera economia dell'isola.
Per quanto riguarda l'impatto sul turismo siciliano, di Lampedusa ma non solo, basti dire che il PIL siciliano è costituito per il 12,5 per cento dalle entrate che derivano dal turismo, quindi una fetta significativa. Non solo, negli ultimi anni ci sono stati degli investimenti significativi che hanno portato uno sviluppo e un incremento.
Altro elemento da sottolineare è relativo all'aeroporto di Trapani rispetto al quale, con un migliore utilizzo, si era avuto un incremento di passeggeri, nell'ultimo anno, dell'8,1 per cento rispetto alla media del resto del Paese. Il fatto è che l'aeroporto di Trapani ad oggi risulta, di fatto, chiuso, al di là dei proclami che lo dichiarano aperto (di fatto gli aerei non ci atterrano, quindi un aeroporto aperto ma senza gli aerei, di fatto, non è ovviamente fruibile), e anche questo impedisce l'accesso all'isola., Per quanto riguarda i posti letto, l'isola era passata da 164.085 posti del 2005 a 190 mila, quindi un numero notevole, con un incremento del 16 per cento.
Questo dimostra gli investimenti importanti che sull'isola sono stati fatti, non solo per quanto riguarda i posti letto ma anche per quanto riguarda i posti barca, gli approdi, i porti turistici, tutti investimenti che rischiano di diventare fallimenti anche perché, evidentemente, sono tutti nuovi investimenti.
Chiaramente una imprenditoria che viene colpita in maniera forte da una crisi internazionale di questo tipo rischia di veder compromesso l'intero investimento. Resort importanti come quelli sorti nel Ragusano, con campi da golf, quelli sorti a Sciacca e Ribera che hanno comportato uno sviluppo economico importante nel territorio, rischiano di essere sopraffatti dalla crisi libica e dai suoi effetti. Sono molto forti le critiche e l'evidenziazione della crisi da parte del sindaco di Trapani e di vari amministratori.
Il tema è che il Governo deve guardare, in questo momento, al Mezzogiorno e alla Sicilia per individuare un intervento straordinario che dia forza al settore turistico. Si è visto soltanto, fino ad oggi, ma spero di essere smentito dall'intervento del Governo, uno spot che è stato annunziato dal Ministro del turismo Brambilla, che vede come testimonial il Presidente del Consiglio e che è denominato Magic Italy. Mi pare francamente che non sia questo il necessario per rimettere in moto l'economia turistica.
Attraverso questa interpellanza urgente ho chiesto e chiedo al Governo quali provvedimenti si stiano prendendo per sostenere ed evitare difficoltà e danni al settore dovuti alla crisi libica e quali azioni siano invece in atto o programmate in termini di promozione, investimenti, interventi infrastrutturali per lo sviluppo complessivo del settore in Sicilia e nel Mezzogiorno, settore che ha potenzialità non sfruttate ma che senza un intervento importante non potranno mai venire alla luce.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Pag. 111Signor Presidente, l'interpellanza urgente dell'onorevole Messina concerne l'insieme dei problemi che l'emergenza profughi e migranti provenienti dalle coste del nord Africa sta provocando al settore turistico, in particolare a quello siciliano. Questo insieme di problemi riguarda il Governo nella sua interezza e coinvolge la responsabilità e le attribuzioni di numerosi Ministeri ed amministrazioni. Come è noto, il Governo, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, sta apprestando una risposta complessiva, ed ha al riguardo attivato una cabina di regia alla quale partecipa il Ministro del turismo.
Il Governo, in particolare, sta operando attivamente e con impegno per dare sostegno al territorio dell'isola di Lampedusa, interessato dall'eccezionale afflusso di migranti provenienti dal nord Africa. Nell'immediatezza della risposta che l'urgenza dell'interpellanza richiede, è possibile fare stato soltanto delle prime iniziative che il Ministero del turismo ha preso. L'interpellanza è infatti del 5 aprile.
Giova osservare, in via preliminare, che la situazione che si è determinata nell'isola di Lampedusa, indubbiamente, è suscettibile di provocare un impatto negativo in termini economici e sociali, che rischia di frenare lo slancio e la vitalità che il tessuto imprenditoriale isolano aveva avviato negli ultimi due anni e che stava posizionandosi come destinazione di eccellenza sia sul mercato italiano che straniero. È un dato inoppugnabile che l'industria turistica rappresenta per l'economia della Sicilia un asset fondamentale, quale settore propulsivo del sistema economico di un'isola che fa delle sue bellezze naturalistiche ed artistico-culturali un punto di forza distintivo e che va quindi difesa anche mediante l'individuazione di efficaci sinergie con la regione siciliana, cui sono riservate, anche in virtù dello Statuto speciale incisive prerogative di intervento.
Il Governo già si era fatto carico di formulare un ampio programma di interventi a favore del turismo nel Mezzogiorno, con specifico riferimento al territorio dell'intera Sicilia e di Lampedusa in particolare. A tale proposito, il dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, quale organismo intermedio delegato nell'ambito del programma operativo interregionale «Attrattori culturali, naturali e turismo», cofinanziato dai fondi strutturali dell'Unione europea nella presente programmazione 2007-2013, sta elaborando un articolato programma promozionale relativo ai territori interessati da detto programma, tra cui diverse aree della Sicilia.
L'azione di promozione, in linea con la strategia del programma, punta a valorizzare proprio l'offerta turistico-culturale e turistico-ambientale del Mezzogiorno, ed utilizza varie tipologie di intervento e diversi strumenti operativi (media, rete, stampa). L'azione promozionale è anche accompagnata da iniziative di promo-commercializzazione delle offerte turistiche dei territori ove opera il programma, alla luce anche delle positive ricadute economiche e occupazionali che lo sviluppo del turismo garantisce.
Per il potenziamento dell'offerta turistica sono stati altresì destinati 8 milioni di euro per interventi volti a rafforzare ed implementare il turismo regionale, con gli obiettivi di realizzare itinerari enogastronomici e di qualificare l'offerta turistica legata al golf. Ai finanziamenti possono accedere gruppi di regioni attraverso la presentazione di un progetto da realizzare.
Inoltre, si segnala che sono previsti circa 112 milioni di euro per le finalità di sviluppo del settore del turismo e per il suo posizionamento competitivo quale fattore produttivo di interesse nazionale. Le risorse, destinate a tutte le regioni italiane, comprese quelle del Mezzogiorno, sono finalizzate alla realizzazione di progetti di eccellenza per lo sviluppo e la promozione del sistema turistico nazionale ed il recupero della sua competitività sul piano internazionale.
Con specifico riferimento all'isola di Lampedusa sono in via di definizione iniziative volte a rilanciare l'immagine dell'isola nel mondo, offuscata dagli eventi drammatici delle ultime settimane, di cui si darà ampia informazione non appena si saranno definitivamente concretizzate.
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, senza nulla togliere al sottosegretario Giovanardi, mi dispiace non sia presente il Ministro Brambilla, avrei sperato in una risposta più efficace, il risultato, invece, mi sembra alquanto deludente e preoccupante. Il Governo ha rappresentato, sostanzialmente, l'esistenza di fondi, ma sono fondi ordinari, quelli cioè che già vi erano e che si potranno programmare.
Tutte le regioni italiane potranno chiedere di accedere ai finanziamenti per i POR 2007-2013, ma questo non ha niente a che fare, di fatto, con l'interpellanza urgente. Abbiamo una risposta che, francamente, è andata fuori tema e non sappiamo se consapevolmente o inconsapevolmente. Ci saremmo aspettati risposte per sapere cosa voleva fare il Governo rispetto a un evento eccezionale e straordinario che si era verificato, non ciò che nell'ordinario si può fare per finanziarie il turismo nel nostro Paese.
Concludere poi che a Lampedusa stiamo mettendo qualche iniziativa di cui poi faremo sapere, francamente, anche quella non mi pare che sia una risposta soddisfacente, anzi.
Credo che manchi la percezione del dramma di Lampedusa. Vi sono 20 mila immigrati e un'influenza sulla Sicilia drammatica, come dicevo prima in fase di illustrazione dell'interpellanza urgente: la Sicilia è considerata, non dai siciliani, ma all'estero, dai turisti che devono venire in Sicilia, una regione in guerra e noi dobbiamo andare a smontare questa immagine che della Sicilia viene data in giro per il mondo.
Le immagini che hanno fatto il giro del mondo sono quelle che vedono un aeroporto di Trapani chiuso e militarizzato, come dicevo prima, senza che l'attività sia ripresa. Lo dice il presidente di Federalberghi: non c'è nessun aereo che atterra. L'aeroporto è aperto, nel senso che di fatto chi vuole può anche entrare, ma se non si vola, non capiamo cosa si va a fare all'aeroporto.
Le immagini che circolano a livello internazionale sono: barconi che affondano con drammi che si sono verificati fino a ieri nel canale di Sicilia e la morte di bambini; donne e uomini che non ce la fanno ad arrivare sulle nostre coste; il trauma di una guerra dietro casa; la contraerea di Gheddafi, che non si sa se abbia missili o meno per poter arrivare in Sicilia; una Tunisia che non vuole trattare.
C'è stata la missione del Ministro Maroni con il Presidente del Consiglio, ma è arrivata a un nulla di fatto e la Francia ha smentito quello che stamattina in quest'Aula abbiamo sentito dal Ministro Maroni. Egli ha detto di essere stato interpellato dal Governo francese, che avrebbe incontrato immediatamente, perché glielo avevano chiesto, i governanti francesi, per pianificare le cose. C'è un'Ansa del primo pomeriggio che dice l'esatto contrario. L'Ansa delle 13,10 riporta le dichiarazioni del Ministro Maroni «Parigi è ostile» e quelle del Governo francese «No all'ondata di arrivi; respingeremo anche se ci sono i visti apposti da Roma». Quindi, altro che soluzione: è stato smentito platealmente e immediatamente, proprio a stretto giro.
Rilevo la mancanza di autorevolezza del nostro Governo, perché la realtà è questa. Infatti, alla fine, se non si riesce a fare in modo che una crisi - che è una crisi di carattere generale e non siciliana o italiana - diventi una crisi europea né si riesce a farla recepire agli altri Paesi, evidentemente si arriva a un nulla di fatto, questo è il problema e tale è la sua straordinarietà.
Il Ministro del turismo interrogato doveva dare delle risposte rispetto a un comparto, quello turistico, che è il primo ad essere danneggiato da un evento di questo tipo. Cosa ha dichiarato il Ministro in questi giorni? Il Ministro in questi giorni ha dichiarato che salverà il turismo al sud, però ha posto un problema, dicendo che bisogna prima tornare alla normalità. Così, però, è troppo semplice: se aspettiamo di tornare alla normalità quegli investimenti straordinari che sono stati fatti in Sicilia, a Lampedusa e in tutto Pag. 113il territorio, sicuramente falliranno e certamente non potranno andare avanti.
Ha detto che ha presentato un piano straordinario e lo ha fatto a palazzo Chigi il 26 marzo, ma non si sa quale ne sia il contenuto. Avremmo avuto piacere di sentirlo almeno in questa occasione. L'unica cosa certa è che c'è uno spot con un Presidente del Consiglio testimonial che si chiama Magic Italy e che dovrebbe promuovere l'immagine dell'Italia nel mondo.
Non c'è nessun intervento straordinario programmato per il turismo balneare che in Italia costituisce il 44 per cento della fruizione turistica e in Sicilia il 77 per cento e, ahimè, il turismo balneare non lo fai a dicembre, ma nel periodo estivo al quale ci stiamo avvicinando.
Dice il Ministro ancora: attendiamo in questo momento la normalità, ma allungheremo la stagione turistica. Francamente, fare una stagione turistica a dicembre a Lampedusa non è che sia particolarmente credibile, né confortante per i cittadini e per l'economia siciliana.
Inoltre, ci sono delle dichiarazioni alle quali non credevo francamente. Il Ministro Brambilla, secondo me, ha sbagliato Paese, nel senso che dalle ultime dichiarazioni che sono state fatte in questi giorni sostanzialmente promuove il turismo in Tunisia. C'è da rimanere stravolti: il Ministro si dice pronta a sostenere l'economia turistica tunisina che riceverà dall'Italia un flusso di circa 450 mila turisti l'anno, con benefici per tutti i settori dell'economia locale.
Francamente che il Ministro del turismo italiano, per incrementare e salvaguardare un settore in Italia, che è quello turistico, risponda, dicendo che manderemo i turisti in Tunisia mi sembra anche questa una cosa assolutamente fuori luogo e che dà chiaramente consapevolezza dell'assoluta inconsistenza del piano che l'Italia sta ponendo. Vado oltre, anche qui cito il Ministro Brambilla, perché prendo le sue dichiarazioni che non hanno bisogno neanche di commenti e credo che gli imprenditori siciliani dovranno attentamente guardare ciò che accadrà in questi giorni. Dice ancora il Ministro, che sembra, vivere un film, che ha mandato a Lampedusa i suoi operatori, cioè gli operatori televisivi del Ministero, per fare delle riprese e preparare uno spot, e dichiara testualmente, il 5 aprile, con riguardo agli immigrati trasferiti a Lampedusa: «L'isola è stata restituita ai lampedusani e ripulita dai militari, ora scatta la fase due del piano del Governo ovvero il rilancio dell'immagine dell'isola». Queste sono dichiarazioni virgolettate fatte il 5 aprile dal Ministro. Basta guardare i telegiornali per vedere che si tratta di una realtà assolutamente virtuale, il tutto - lo aggiungiamo a onor di cronaca - dopo che il Presidente del Consiglio aveva detto che avrebbe risolto il problema Lampedusa acquistando una villa. Anche in tal caso si è trattato di una «bufala» visto che la villa non l'ha nemmeno acquistata per cui, di fatto, nemmeno questo ha portato come contributo.
Continua ancora il Ministro del turismo Brambilla dicendo che tutto si sta svolgendo come il Presidente del Consiglio aveva promesso durante la sua visita del 30 marzo: «L'impegno è stato rispettato e da questa mattina» - aggiunge - «è stata avviata la seconda fase del piano, le nostre troupe televisive sono già a Lampedusa per filmare gli angoli più incantevoli dell'isola, sono state effettuate anche riprese aeree». Se questi sono interventi straordinari che il Ministro del turismo ha messo in cantiere per salvaguardare il turismo nell'isola e in Sicilia, credo che anche questo sia veramente inadeguato.
Noi vorremmo delle risposte concrete e questo auspicavo nell'atto ispettivo; speravo che il sottosegretario Giovanardi fosse l'autore di buone notizie e non purtroppo di un nulla di fatto e di inconsistenti notizie rispetto all'emergenza straordinaria. C'è innanzitutto - lo dico ai rappresentanti del Governo - da fare una promozione vera, non uno spot così o con testimonial il Presidente del Consiglio. Ci sono bellezze straordinarie, architettoniche, paesaggistiche, in Sicilia abbiamo la Valle dei Templi, Selinunte, il mare, le opere.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Messina.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ho parlato poco all'inizio, aggiungerò un minuto solo, ho finito veramente. Francamente far passare all'estero l'immagine della Sicilia con testimonial Berlusconi senza nemmeno l'immagine della Sicilia credo sia un danno, non un vantaggio per la Sicilia e i Siciliani. Secondariamente, è necessario trovare e individuare fondi straordinari da destinare agli imprenditori del settore turistico al fine di compensare gli albergatori in maniera tale da poter equiparare il reddito di quest'anno, che sarà sicuramente disastroso, al reddito almeno dell'anno precedente per garantire gli investimenti.
Ancora, è necessario prevedere un contributo straordinario ai comuni turistici da destinare alla promozione vera e, da ultimo, individuare le risorse non virtuali, non fare come è stato fatto l'altro giorno per finanziare i piccoli comuni inventando la lotteria, ma soldi veri da destinare ad un'emergenza reale, purtroppo non virtuale, quantificandoli e rendendoli immediatamente disponibili. Solo così credo si possa intervenire per risolvere il problema in maniera seria. In caso contrario, francamente non si concluderà nulla. Credo non ci sia tempo da perdere. Spero di vedere una vera operatività, non quella che mi è stata rappresentata oggi, evitando che la fase due sia solo una grande presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Elementi in merito alla revoca di finanziamenti concessi all'Autorità portuale del Levante per la mancata realizzazione di opere infrastrutturali - n. 2-01010)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Cagno Abbrescia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01010, concernente elementi in merito alla revoca di finanziamenti concessi all'Autorità portuale del Levante per la mancata realizzazione di opere infrastrutturali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, con la presente interpellanza intendo porre nuovamente all'attenzione del Governo il livello di arretramento e di declino che, nel corso di questi ultimi cinque anni, ha caratterizzato l'attività del Porto di Bari nel suo complesso, anche a seguito di alcune notizie che sono apparse su quotidiani locali su una eventuale perdita dei finanziamenti. Infatti, la paventata perdita dei finanziamenti concessi all'Autorità portuale del Levante, pari a ben 55 milioni di euro, a seguito delle disposizioni previste dal provvedimento di conversione del decreto-legge cosiddetto milleproroghe di recente approvato, si inanellerebbe come un altro tassello negativo per lo scalo marittimo barese, riconducibile ad una gestione manageriale, a giudizio mio e degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza, estremamente deludente.
Aggiungo che questo caso rappresenterebbe in maniera emblematica quanto sia indispensabile ed urgente introdurre nuovi meccanismi correttamente previsti dal Governo Berlusconi nel cosiddetto «Piano per il sud» al fine di garantire efficienza, efficacia e responsabilità della spesa da parte degli enti locali.
Si tratta proprio di quelle qualità che sembrano mancare in questa vicenda. All'interno dell'interpellanza è descritto dettagliatamente un quadro generale negativo e penalizzante, configuratosi nel corso di questi anni per il porto barese, che disperde e disperderebbe le uniche risorse a disposizione per la propria crescita infrastrutturale che verranno presumibilmente dirottate a vantaggio di altre autorità portuali anche del nord dell'Adriatico, capaci, invece, di progettare e realizzare tempestivamente i propri investimenti. Quindi, attendo la risposta dell'onorevole sottosegretario, riservandomi in sede di replica di esprimere ulteriori approfondimenti.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.
STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Pag. 115Presidente, il caso segnalato dagli interpellanti inerente la revoca di finanziamenti già accordati all'Autorità portuale di Bari in base a leggi straordinarie di settore, si inserisce nell'ambito di una più ampia iniziativa assunta dal Governo volta alla razionalizzazione e all'ottimizzazione delle risorse necessarie allo sviluppo infrastrutturale dei porti nazionali mediante meccanismi di compensazione e di finalizzazione strategica.
È stato, infatti, rilevato, in sede parlamentare, che numerose autorità portuali stanno gestendo con particolare lentezza l'utilizzo dei fondi loro assegnati. Non vi è dubbio, infatti, che l'effetto auspicato dalle disposizioni del cosiddetto decreto-legge «milleproroghe» sia quello di recuperare risorse in quelle situazioni, come nel caso in esame, in cui non si sia proceduto entro 5 anni dal trasferimento o dall'assegnazione ai relativi bandi di gara.
Con specifico riferimento all'opera indicata nell'atto ispettivo - la cosiddetta «colmata di Marisabella» - si rappresenta che l'amministrazione dispone già di una serie di elementi forniti dalla stessa Autorità portuale.
È, ovviamente, in corso un esame ed un approfondimento onde verificare se vi siano elementi essenziali che ritardino la realizzazione dell'opera. Si dà in ogni caso assicurazione che l'Amministrazione sta provvedendo ad un'ulteriore analisi della questione, pur dovendosi far osservare che le disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 225 del 2010, convertito dalla legge n. 10 del 2011 prescindono da qualsivoglia valutazione delle motivazioni del ritardo, imponendo sic et simpliciter la revoca del finanziamento sulla sola base del decorso del tempo, fatte salve le situazioni eccezionali di cui si è sopra riferito.
Occorre, peraltro, rilevare che la situazione dei ritardi nella realizzazione delle opere infrastrutturali nel porto di Bari non è del tutto dissimile da quella di altre autorità portuali, come si può desumere dalla circostanza che la norma in questione formula una previsione di recupero di non meno di 250 milioni di euro solo per l'anno in corso, sul presupposto, appunto, che l'ammontare complessivo delle somme non tempestivamente utilizzate da detti enti sia, complessivamente, di rilevante importo.
In merito, infine, alla richiesta degli interpellanti di conoscere «quali siano gli ulteriori orientamenti in relazione alle gravi negligenze che hanno determinato la revoca del finanziamento» e quali possano essere le iniziative per consentire all'Autorità portuale di Bari «di operare con ben diversa efficienza», appare opportuno rassicurare che l'amministrazione non mancherà di procedere agli opportuni approfondimenti in merito all'accertamento di eventuali inadempienze o rallentamenti del procedimento amministrativo di utilizzo delle risorse assegnate, nonché al controllo del rispetto dei tempi e delle modalità inerenti l'avanzamento fisico delle opere ed i relativi tiraggi di spesa, in occasione della eventuale riprogrammazione delle risorse necessarie alla crescita di competitività dell'Autorità portuale del Levante.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Cagno Abbrescia ha facoltà di replicare.
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi ritengo - e aggiungo con rammarico - non soddisfatto nel complesso della sua risposta e anche abbastanza deluso perché quanto da lei dichiarato non inquadra in maniera specifica il contenuto di quanto riportato nell'interpellanza urgente che insieme ai miei colleghi ho presentato al Governo.
I fondi assegnati al porto di Bari (ma adesso la notizia ufficiale è che sono stati revocati, come lei ha testè confermato) erano previsti per la colmata esterna tra il terzo e quarto braccio dell'area portuale e non relativamente al mancato raddoppio dell'area di Marisabella.
Tale opera infrastrutturale, peraltro, rimane tuttora incompiuta e costituisce un ulteriore buco proprio al centro del porto Pag. 116di Bari. Ma il decorso di quest'opera dipende dal provveditorato e non dall'Autorità portuale del Levante.
Ciononostante, a prescindere dalla mancata individuazione dell'intervento infrastrutturale e, quindi, una diversità rispetto a quello che avevamo chiesto, mi preme evidenziare come i cinque anni che sono passati non sono bastati all'amministrazione pubblica per completare l'iter burocratico e la realizzazione di un'infrastruttura già completamente finanziata. Esiste, quindi, un problema che riguarda la qualità e la responsabilità di chi dirige e amministra gli enti locali del Mezzogiorno, come nel caso dell'Autorità del Levante.
L'effetto voluto dalla norma del provvedimento milleproroghe si inserisce, infatti, nell'ambito di una più ampia e condivisibile iniziativa assunta dal Governo per razionalizzare e ottimizzare le risorse necessarie per lo sviluppo infrastrutturale dei porti nazionali, tenuto conto della lentezza con cui in genere numerose stazioni appaltanti - e in questo caso l'autorità portuale, in particolare - procedono nell'utilizzo dei fondi loro assegnati in base a leggi straordinarie di settore con l'obiettivo, quindi, di recuperare risorse finanziarie da destinare ad investimenti di particolare valenza strategica. Nel caso di situazioni come quella in esame, a mio giudizio e degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza urgente, si è determinata un'evidente inerzia da parte dell'autorità portuale del levante nel definire per tempo i relativi progetti e nel bandire le gare necessarie alla realizzazione degli interventi infrastrutturali programmati.
Quanto lei ha dichiarato, signor sottosegretario, non sembra offrire elementi determinanti di chiarimento e di giustificazione del ritardo nella realizzazione delle opere. In verità, le vicende, esposte a più riprese, dell'Autorità portuale del Levante non sembrano offrire elementi determinanti di giustificazione del ritardo nella realizzazione delle opere. La realtà è che il porto di Bari sta proseguendo, in relazione al suo mancato sviluppo, con opere che sono state realizzate negli anni precedenti e da precedenti gestioni dell'autorità portuale stessa e non si vedono, come nel caso della perdita dei finanziamenti, prospettive di sviluppo che consentano un incremento non solo delle attività commerciali ma anche di quelle logistiche, relativamente ai passeggeri e ai traghetti.
Pertanto, non cercavamo certamente un capro espiatorio o rivolgere delle accuse. Tuttavia, segnalo la risonanza, data dalla stampa locale e dalle televisioni, sulle perdite di finanziamenti proprio in un momento come questo. Inoltre, sembra che tali finanziamenti possano essere destinati ad altre realtà italiane, anche concorrenti con il porto di Bari. Questo ci fa temere veramente per la mancanza di uno sviluppo di una infrastruttura essenziale per una città come quella di Bari.
Quindi, le chiediamo, signor sottosegretario, di riferire anche al Ministro competente e a tutta la struttura del Ministero affinché venga sollecitata al massimo la realizzazione di infrastrutture che sono essenziali, non solo per lo sviluppo del Mezzogiorno e per lo sviluppo della città di Bari, ma anche nell'interesse di tutti coloro che ruotano attorno alle attività del porto.
(Rinvio delle interpellanze urgenti Commercio n. 2-01025, Franceschini n. 2-00980, Velo n. 2-01032, Sardelli n. 2-01023, Mazzoni n. 2-01033, Raisi n. 2-01035, Gnecchi n. 2-01041, Marchioni n. 2-01034, Capitanio Santolini n. 2-01037 e Gava n. 2-01039)
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle interpellanze urgenti Commercio n. 2-01025, Franceschini n. 2-00980, Velo n. 2-01032, Sardelli n. 2-01023, Mazzoni n. 2-01033, Raisi n. 2-01035, Gnecchi n. 2-01041, Marchioni n. 2-01034, Capitanio Santolini n. 2-01037 e Gava n. 2-01039.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle suddette interpellanze urgenti è rinviato ad altra seduta.
(Iniziative per concordare con gli enti territoriali l'individuazione dei siti destinati all'accoglimento dei migranti provenienti dal Nord Africa a seguito della crisi in atto nei Paesi del Maghreb, con particolare riferimento alla regione Toscana - n. 2-01030)
PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01030, concernente iniziative per concordare con gli enti territoriali l'individuazione dei siti destinati all'accoglimento dei migranti provenienti dal Nord Africa a seguito della crisi in atto nei Paesi del Maghreb, con particolare riferimento alla regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, cercherò di essere rapido. La nostra interpellanza urgente muoveva da ragioni che in parte oggi sono superate, nel senso che abbiamo interrogato il Governo circa la scelta, annunciata e attivata concretamente, di realizzare un campo per accogliere gli immigrati ed i profughi, simile alle cosiddette tendopoli, come quelle di Manduria, individuate in un primo momento nella realtà di Coltano, a Pisa.
Noi abbiamo valutato quella - ma non solo noi, anche la regione e gli enti locali - come una soluzione sbagliata, sia nella logica dei campi, come si è dimostrato anche concretamente in questi giorni con la vicenda di Manduria ed i ripensamenti che su questo piano vi sono stati e si sono manifestati nelle azioni e nelle decisioni del Governo, sia perché, tra l'altro, si tratta di un sito davvero infelice per la sua collocazione. Infatti, anche se si era individuato un sito militare dismesso, tuttavia esso appare strutturato in modo tale da avere le caratteristiche più di un campo di concentramento che di un luogo di accoglienza. Peraltro, è un sito infelice perché, proprio lì, al termine della seconda guerra mondiale, fu insediato dagli americani un campo di concentramento per raccogliere i tedeschi, i fascisti e anche altre personalità, tra cui Ezra Pound, che lì scrisse i suoi canti pisani. Si tratta di un luogo infelice anche perché in quello stesso territorio esiste già un grande campo di nomadi e di rom autorizzato e realizzato dall'amministrazione comunale ma che - come è immaginabile - non realizza rapporti di forte interazione positiva con la popolazione, creando spesso preoccupazione.
Quindi, l'idea di realizzare questo sito aveva creato un allarme ancora maggiore, per di più in un territorio che è addirittura parco naturale, con una serie di caratteristiche di insediamento che avrebbero necessariamente dovuto tener conto di questa realtà.
Immediatamente, è stata espressa la contrarietà della regione e del comune di Pisa a questa scelta assunta d'imperio, è questo il termine utilizzato dal Ministro Maroni in una sua intervista nei primi giorni dell'emergenza immigrati. C'è stato per cinque giorni un forte braccio di ferro e una mobilitazione delle istituzioni e dei cittadini del luogo, mentre da parte dello Stato e della prefettura si stavano attivando le decisioni operative per arrivare all'utilizzazione di quel campo.
Meno male, dopo cinque giorni di braccio di ferro, c'è stato da parte del Ministro e del Governo una revisione della propria posizione su questo campo, decidendo di accettare la proposta del presidente della regione, Enrico Rossi, di dire «no» al campo concentrato di questo genere, con l'impegno di farsi carico dei 500 immigrati che si volevano collocare lì, distribuendoli diversamente sul territorio della regione, con la creazione di centri più piccoli di accoglienza, con un contenuto umanitario più forte e con la possibilità di avere quindi politiche meno impattanti nel rapporto con il territorio. Finalmente è stata accolta questa proposta - l'abbiamo sentito in Aula questa mattina - tanto che il Ministro Maroni ha apprezzato questa decisione, collocandola in uno spirito di collaborazione sviluppatosi in quest'ultimo periodo, conseguente però ad un momento di contrasto assai forte e vivace.
In questo senso quell'emergenza che abbiamo segnalato è superata anche se, Pag. 118poiché dalle esperienze bisognerebbe sempre imparare qualche cosa e credo che anche il Governo debba riflettere su ciò, quel clima di scontro che si è creato, indotto da paure - quanti ne arriveranno, cosa saranno, ora sbarcano i clandestini e chissà cosa avverrà? - ha prodotto degli effetti negativi nei giorni seguenti. La regione, infatti, aveva individuato in un ex ospedale regionale sul litorale pisano a Calambrone, una struttura in cui collocare cento di questi immigrati, ma c'è stata una forte mobilitazione contraria, animata da sentimento, anche con forti tratti di razzismo, di respingimento verso l'ipotesi di dare una soluzione pur se a un numero più contenuto di immigrati, che ha portato anche a reazioni assai gravi, assai preoccupanti, denunciate nella loro gravità ieri anche dal prefetto di Firenze Padoin, che aveva il compito di coordinare le operazioni su scala regionale. Ma nella notte, mentre la regione aveva fatto aggiustare e rimettere in ordine questo ospedale dismesso (bagni, servizi, acqua) per poter accogliere gli immigrati, sono entrati questi facinorosi - ci auguriamo che vengano individuati - che avevano manifestato per tutta la giornata e hanno devastato con atti di vandalismo tutti i lavori che erano stati realizzati.
Questo è il frutto di un clima sbagliato, se fin dall'inizio si fosse presa la strada non dell'alimentazione di un clima di paura ma quella di far prevalere le ragioni dell'accoglienza e di una gestione intelligente dell'accoglienza sul territorio, probabilmente non ci sarebbero stati fenomeni di questo genere. Lo dico perché sullo stesso litorale - che è un piccolo litorale - all'epoca della guerra del Kosovo furono ospitati cento profughi del Kosovo, in una struttura che allora era un campeggio della Polizia, ma non vi furono episodi o situazioni di intolleranza e di razzismo come quelli che abbiamo visto in questi giorni.
Vorrei richiamare questo dato per dire e concludere che se questa esperienza ci ha dato un segno positivo - mi auguro che questo modello toscano trovi spazio anche nelle altre regioni, perché credo che tutte le regioni italiane debbano farsi carico di questa emergenza - con questo spirito di confronto, collaborazione e intesa con le regioni e gli enti locali, è possibile gestire situazioni come queste senza provocare situazioni che creano grandi difficoltà dal punto di vista dell'ordine pubblico e del sentimento civile delle nostre popolazioni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno pone all'attenzione di questa Assemblea il problema dell'accoglienza di immigrati, riversatisi nel nostro Paese in seguito alla crisi politica che ha investito i Paesi dell'area maghrebina, con particolare riferimento a quelli destinati alla regione Toscana.
Gli interpellanti, muovendo dalla circostanza che la regione Toscana si era mostrata favorevole all'accoglienza degli immigrati, pone all'attenzione del Governo la necessità di individuare nella regione un'area idonea all'accoglienza, alternativa a quella di Coltano, in provincia di Pisa, individuata in un primo momento. A tal proposito, come è già stato detto, la soluzione di allestire nell'area di Coltano una struttura destinata all'accoglienza è ormai superata. Infatti, il 4 aprile scorso, presso la sede della prefettura, è stato stipulato un accordo-quadro tra il prefetto di Firenze, in qualità di prefetto del capoluogo (rappresentante dello Stato nella regione), e il presidente della regione Toscana, finalizzato a garantire un'adeguata assistenza umanitaria agli immigrati, nonché ad individuare più aree dislocate nel territorio regionale.
L'accordo è stato sottoscritto dal prefetto di Firenze, quale delegato del Ministro, per la stipula dei patti in tema di sicurezza e soccorso pubblico tra Ministero dell'interno e regione, nel rispetto di quanto convenuto nella seduta straordinaria della Conferenza unificata del 30 marzo scorso, che ha stabilito criteri di Pag. 119equa e sostenibile distribuzione degli immigrati sul territorio nazionale.
In base all'accordo, la regione Toscana, in collaborazione con gli enti locali e il volontariato, ha reso disponibili ventuno strutture di cui: sette in provincia di Firenze, cinque in provincia di Livorno, quattro in provincia di Pisa, due in provincia di Arezzo e Siena ed una in quella di Lucca, con una capacità di accoglienza complessiva di cinquecento posti.
La regione si è inoltre impegnata a fornire per un periodo di sei mesi - attraverso il sistema del volontariato e di protezione civile regionale, provinciale e comunale - tutti i servizi di assistenza e accoglienza degli immigrati.
Voglio precisare che a seguito della suddetta individuazione, nella giornata del 5 aprile è stato attuato il trasferimento di 304 immigrati provenienti da Lampedusa, di cui: 75 in provincia di Firenze, 50 in provincia di Arezzo, 40 in provincia di Pistoia, 44 in provincia di Grosseto, 30 in provincia di Siena, 20 in provincia di Pisa e 45 in provincia di Livorno. A questi, nella giornata di ieri, si sono aggiunti altri 203 nuovi arrivi così dislocati: 31 in provincia di Firenze, 32 in provincia di Arezzo, 25 in provincia di Livorno, 10 in provincia di Lucca, 90 in provincia di Pisa e 15 in provincia di Siena.
Voglio, infine, rivolgere un ringraziamento alla regione Toscana, agli enti locali delle province interessate, alle prefetture nonché ai responsabili provinciali delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco e a tutte le organizzazioni di volontariato che, grazie ad un alto livello di impegno e di professionalità, hanno consentito la perfetta riuscita delle operazioni di trasferimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di replicare.
PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario perché la soluzione, come avevamo visto, era già stata costruita. Anche le parole che ha detto mi pare siano da accogliere come l'auspicio che il metodo più giusto da seguire sia questo. Infatti, nell'esperienza di questi giorni abbiamo visto, di fronte a questa emergenza, che ciò che ha proposto la Toscana è stata la soluzione migliore, che può consentire anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane di fronteggiare al meglio le emergenze in tutto il nostro Paese.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta, avvertendo che l'organizzazione dei tempi di esame della mozione n. 1-00612 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.
Lunedì 11 aprile 2011, alle 14:
1. - Discussione del disegno di legge:
S. 2569 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011 (Approvato dal Senato) (C. 4215).
- Relatore: Calabria.
2. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), fatto a Roma il 19 gennaio e il 24 marzo 2006 (C. 4027-A).
- Relatore: Narducci.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre Pag. 1201957 ed alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, ed inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Tirana il 3 dicembre 2007, con Scambio di Note effettuato a Tirana il 18 e 19 settembre 2008 (C. 4024-A).
- Relatore: Renato Farina.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama, firmato a Roma il 2 maggio 2007 (C. 4040).
- Relatore: Malgieri.
3. - Discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Doc. XXIII, n. 6).
4. - Discussione della mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612 concernente iniziative relative alla situazione delle carceri.
5. - Discussione della mozione Pescante ed altri n. 1-00567 concernente iniziative per la tutela e la promozione della lingua italiana nelle istituzioni dell'Unione europea.
6. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BITONCI ed altri; CERONI ed altri; VANNUCCI ed altri: Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale (C. 3261-3263-3299-A).
- Relatore: Ceroni.
La seduta termina alle 20,15.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO SALVATORE VASSALLO SULL'ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3137-A
SALVATORE VASSALLO. La parte di Italia che rappresentiamo - che non mi immagino aprioristicamente migliore di quella rappresentata dal centrodestra - si pone legittimamente un quesito che riguarda tanti componenti della maggioranza.
Come sia stato possibile, come sia possibile che una persona sola e il suo sistema di interessi siano risultati così avvolgenti, e il suo sistema di potere si sia imposto in maniera così assoluta da travolgere convinzioni radicate, valori, modi profondi di essere di tante persone di destra degne di stima.
I liberisti hanno accettato sistematiche distorsioni della concorrenza.
I conservatori le offese ripetute nei confronti di tutte le principali istituzioni dello Stato.
I nazionalisti riescono a tollerare il discredito nel quale è stato gettato il nostro Paese nel mondo.
I cattolici moralmente intransigenti come lei, presidente Lupi, hanno dovuto alzare le spalle se non simpatizzare con comportamenti privati che mi immagino non solo non consiglierebbero ai loro figli, ma solo un paio di anni fa avrebbero stigmatizzato come intollerabili per chi rivesta ruoli pubblici.
Oggi, i tutori della legge e dell'ordine, i garanti della sicurezza, ingoiano apparentemente con gusto, una amnistia mascherata, votata quindi senza la maggioranza prescritta dall'articolo 79 della Costituzione, e la prescrizione veloce.
Allo stato dell'arte possiamo solo invitarvi a riflettere.
A questi quesiti ciascuno di voi, colleghi della maggioranza, sarà chiamato a rispondere. Non solo alle prossime elezioni, ma anche negli anni a venire.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00612
Mozione n. 1-00612 - Iniziative relative alla situazione delle carceri
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 20 minuti |
Popolo della Libertà | 1 ora e 3 minuti |
Partito Democratico | 58 minuti |
Lega Nord Padania | 29 minuti |
Unione di Centro | 24 minuti |
Futuro e Libertà per l'Italia | 23 minuti |
Iniziativa Responsabile | 23 minuti |
Italia dei Valori | 21 minuti |
Misto: | 19 minuti |
Alleanza per l'Italia | 6 minuti |
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud | 5 minuti |
Liberal Democratici - MAIE | 4 minuti |
Minoranze linguistiche | 4 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Pdl 3137-A - em. 1.6 | 587 | 587 | 294 | 289 | 298 | 14 | Resp. | |
2 | Nom. | articolo 1 | 592 | 592 | 297 | 301 | 291 | 8 | Appr. | |
3 | Nom. | articolo agg. 1.03 | 586 | 586 | 294 | 289 | 297 | 13 | Resp. | |
4 | Nom. | articolo agg. 1.02 | 591 | 591 | 296 | 290 | 301 | 12 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.