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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 14 aprile 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 14 aprile 2011.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Fitto, Tommaso Foti, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Grassi, Jannone, La Russa, Lamorte, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lorenzin, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliori, Mura, Mussolini, Leoluca Orlando, Pisacane, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vitali, Vito, Zacchera.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Fitto, Tommaso Foti, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Grassi, Jannone, La Russa, Lamorte, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lorenzin, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Mura, Mussolini, Leoluca Orlando, Pescante, Pisacane, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vitali, Vito, Zacchera.

Annunzio di proposte di legge.

In data 13 aprile 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
NASTRI: «Modifica all'articolo 15 della legge 8 novembre 2000, n. 328, concernente un contributo mensile per le famiglie delle persone anziane non autosufficienti» (4283);
PIONATI: «Concessione di un contributo per il quarantesimo anniversario del Festival internazionale del cinema per ragazzi e per la gioventù di Giffoni (Giffoni film festival)» (4284);
LISI ed altri: «Disposizioni concernenti l'attribuzione e l'uso della denominazione dei comuni» (4285);
BRIGUGLIO ed altri: «Disposizioni per fronteggiare le carenze nell'organico del personale amministrativo dell'Amministrazione della giustizia e per la riqualificazione professionale del medesimo» (4286).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge CARLUCCI: «Modifica all'articolo 27 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di docenti di scuole straniere operanti in Italia» (3810) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Nastri.

La proposta di legge costituzionale GOZI ed altri: «Modifica degli articoli 56 e 58 della Costituzione, in materia di elettorato attivo e passivo per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (4023) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Graziano.

La proposta di legge CARLUCCI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'imparzialità dei libri di testo scolastici» (4101) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Mistrello Destro.

Ritiro di una sottoscrizione ad una proposta di legge.

Il deputato Zacchera ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
SPOSETTI ed altri: «Disciplina dei partiti politici, in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, e delle fondazioni politico-culturali. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi sulla disciplina e sul finanziamento dei partiti politici» (3809).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

VII Commissione (Cultura):
CARLUCCI ed altri: «Norme generali sullo stato giuridico degli insegnanti delle istituzioni scolastiche e formative» (4202) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XII Commissione (Affari sociali):
«Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria» (4274) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, VI, VII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 13 aprile 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Progetto di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (codificazione) (COM(2011)189 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Reti intelligenti: dall'innovazione all'introduzione (COM(2011)202 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal difensore civico del Veneto.

Il difensore civico del Veneto, con lettera in data 8 aprile 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2010 (doc. CXXVIII, n. 31).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 2569 - CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 22 FEBBRAIO 2011, N. 5, RECANTE DISPOSIZIONI PER LA FESTA NAZIONALE DEL 17 MARZO 2011 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 4215)

A.C. 4215 - Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento:

PARERE FAVOREVOLE

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 1.1 e 1.2, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura.

A.C. 4215 - Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

1. Il decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Art. 1.

1. Limitatamente all'anno 2011, il giorno 17 marzo è considerato giorno festivo ai sensi degli articoli 2 e 4 della legge 27 maggio 1949, n. 260.
2. Al fine di evitare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private, derivanti da quanto disposto nel comma 1, per il solo anno 2011 gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia proclamata per il 17 marzo 2011.
3. Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 2.

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 4215 - Modificazioni del Senato

MODIFICAZIONI APPORTATE DAL SENATO

All'articolo 1:
al comma 2, le parole da: «per la festività soppressa del 4 novembre» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «per la festività soppressa del 4 novembre o per una delle altre festività tuttora soppresse ai sensi della legge 5 marzo 1977, n. 54, non si applicano a una di tali ricorrenze ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia proclamata per il 17 marzo 2011 mentre, con riguardo al lavoro pubblico, sono ridotte a tre le giornate di riposo riconosciute dall'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937, e, in base a tale disposizione, dai contratti e accordi collettivi».

A.C. 4215 - Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

ART. 1.

Sopprimere il comma 2.
1. 1. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2-bis. Al fine di tenere conto della specificità del comparto sicurezza-difesa e delle peculiari esigenze del comparto del soccorso pubblico le disposizioni di cui al comma 2 non si applicano al personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che alla data del 17 marzo 2011 si sia trovato in una delle seguenti condizioni:
a) abbia svolto attività lavorativa regolata da turnazioni di servizio non inferiori alle sei ore continuative;
b) abbia terminato il turno di servizio;
c) abbia fruito di riposo compensativo;
d) abbia fruito di congedo ordinario;
e) abbia fruito di congedo straordinario per gravi motivi;
f) abbia fruito di congedo straordinario per malattia;
g) aspettativa dal servizio;
h) missione;
i) abbia già fruito delle giornate di riposo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
1. 2. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.

A.C. 4215 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, all'articolo 1 stabilisce che «1. Limitatamente all'anno 2011, il giorno 17 marzo è considerato giorno festivo ai sensi degli articoli 2 e 4 della legge 27 maggio 1949, n. 260. 2. Al fine di evitare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private, derivanti da quanto disposto nel comma 1, per il solo anno 2011 gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia proclamata per il 17 marzo 2011. 3. Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;
il Senato ha introdotto delle modifiche al comma 2 che chiariscono e completano solo parzialmente la natura e lo scopo del provvedimento in esame;
sul sito istituzionale del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, è pubblicata la «relazione tecnica al DDL di conversione (A.S. n. 2569) del decreto-legge 22 febbraio 2011, n, 5»;
il giorno 9 marzo 2011, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione rispondendo ad una interrogazione alla Camera dei deputati, ha affermato che «Si tratta di un sacrificio del tutto trascurabile, limitato all'anno 2011, e giustificato da una finalità che davvero si auspica condivisa»;
l'articolo 1 della legge 5 marzo 1977, n. 54, stabilisce che «I seguenti giorni cessano di essere considerati festivi agli effetti civili: Epifania; S. Giuseppe; Ascensione; Corpus Domini; SS. Apostoli Pietro e Paolo. A decorrere dal 1977 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica e quella della festa dell'Unità nazionale hanno luogo rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Cessano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre», mentre la legge 23 dicembre 1977, n. 937, all'articolo 1 stabilisce che «Ai dipendenti civili e militari delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, anche con ordinamento autonomo, esclusi gli enti pubblici economici, sono attribuite, in aggiunta ai periodi di congedo previsti dalle norme vigenti, sei giornate complessive di riposo da fruire nel corso dell'anno solare come segue: a) due giornate in aggiunta al congedo ordinario; b) quattro giornate, a richiesta degli interessati, tenendo conto delle esigenze dei servizi. Le due giornate di cui al punto a) del precedente comma seguono la disciplina del congedo ordinario. Le quattro giornate di cui al punto b) del primo comma non fruite nell'anno solare, per fatto derivante da motivate esigenze inerenti alla organizzazione dei servizi, sono forfettariamente compensate in ragione di L. 8.500 giornaliere lorde»;
ad eccezione della festività SS. Apostoli Pietro e Paolo che interessa solo il comune di Roma ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 1985, n. 792, le restanti 4 festività soppresse sono quelle previste dall'articolo 1, comma 1, lettera b) della citata legge 23 dicembre 1977, n. 937, mentre la festività del 4 novembre resta disciplinata dall'articolo 1 della legge 5 marzo 1977, n. 54, e quindi viene recuperata come giorno aggiuntivo al congedo ordinario (articolo 1, comma 1, lettera a) della legge 23 dicembre 1977, n. 937);
l'articolo 12, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995, n. 394, recante il recepimento del provvedimento di concertazione del 20 luglio 1995 riguardante il personale delle Forze armate (Esercito, Marina e Aeronautica), ha stabilito che «La durata della licenza ordinaria è di 32 giorni lavorativi. Per il personale con oltre 15 anni di servizio e per quello con oltre 25 anni di servizio la durata della licenza ordinaria è rispettivamente di 37 e di 45 giorni lavorativi. La durata della licenza ordinaria per i primi 3 anni di servizio è di 30 giorni lavorativi, con esclusione del personale che frequenta i corsi di formazione, per il quale continua ad applicarsi la disciplina prevista dai rispettivi ordinamenti. Al personale in servizio all'estero o presso Organismi internazionali (con sede in Italia o all'estero), contingenti ONU compresi, competono le licenze previste dalle leggi che ne disciplinano l'impiego da accordi internazionali, ovvero da norme proprie dell'Organismo accettate dall'Autorità nazionale» mentre il successivo comma 3 recita che «I periodi di cui al comma 2 sono comprensivi delle due giornate previste dall'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n. 937». In modo analogo dispone l'articolo 14, commi 2 e 3 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995, n. 395, recante il recepimento dell'accordo sindacale del 20 luglio 1995 riguardante il personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile (Polizia di Stato, Corpo di polizia penitenziaria e Corpo forestale dello Stato) e del provvedimento di concertazione del 20 luglio 1995 riguardante le Forze di polizia ad ordinamento militare (Arma dei carabinieri e Corpo della guardia di finanza);
appare evidente che il decreto-legge in argomento non ha disciplinato la materia in relazione al caso in cui il personale alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni interessate abbia svolto attività lavorativa regolata da turnazioni di servizio non inferiori alle sei ore continuative, abbia terminato il turno di servizio, abbia fruito di riposo compensativo, abbia fruito di congedo ordinario, abbia fruito di congedo straordinario per gravi motivi, abbia frutto di congedo straordinario per malattia o si sia trovato nella posizione di aspettativa dal servizio, abbia svolto servizio in missione fuori sede, abbia già fruito delle giornate di riposo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937,

impegna il Governo

a valutare ogni opportuna iniziativa affinché ai lavoratori che non godono di una disciplina collettiva o legislativa che preveda l'obbligo di retribuzione aggiuntiva per la festività del 4 novembre, ovvero ai dipendenti dalle pubbliche amministrazioni che abbiano comunque prestato attività lavorativa il giorno 17 marzo 2011, o che si siano trovati in una delle condizioni di cui all'ultimo capoverso della premessa, siano fatti salvi i diritti discendenti dalla rispettiva disciplina del lavoro.
9/4215/1. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
un provvedimento per il riordino delle festività nazionali italiane appare necessario e dovrà essere basato sul rispetto delle tradizioni civili e religiose proprie delle ricorrenze nazionali, e includerà la celebrazione del 17 marzo, giornata dell'Unità d'Italia; non dovrà prevedere ulteriori giornate di vacanza scolastica né di astensione dal lavoro; d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, dovrà inoltre consentire una più efficace programmazione delle vacanze scolastiche, oltre che dei periodi di ferie, al fine di sostenere l'industria turistica nazionale, anche attraverso una maggiore flessibilità delle ferie disposte nel corso dell'anno, al fine di incontrare la crescente domanda di brevi periodi di vacanza ed incentivarne lo svolgimento sull'intero territorio nazionale,

impegna il Governo

ad assicurare, per quanto di competenza, il proprio supporto ad ogni iniziativa, definita entro il 2011, anche di carattere legislativo, volta al riordino delle festività nazionali italiane.
9/4215/2. Mosella.

La Camera,
considerata l'eccellente riuscita della celebrazione del 150o Anniversario dell'Unità d'Italia, imperniata sulle iniziative svolte lo scorso 17 marzo 2011;
considerato che tale riuscita non dovrà essere dispersa, ma piuttosto consolidata nella consapevolezza nazionale,

impegna il Governo

a valutare la riconferma o la ricostituzione su nuove base del Comitato nazionale per le iniziative da svolgersi ogni anno in occasione dell'Anniversario dell'Unità d'Italia, in collaborazione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero per i beni e le attività culturali; tale Comitato opererà con i fondi già disponibili e coordinerà le proprie iniziative con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e quello della gioventù, al fine di dar vita ad iniziative che coinvolgano particolarmente la popolazione scolastica e tutti i giovani italiani, anche in collaborazione con la Conferenza Stato-regioni autonomie locali e con il servizio pubblico radiotelevisivo.
9/4215/3. Pisicchio.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELLO SCAMBIO DI LETTERE TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER L'ALIMENTAZIONE E L'AGRICOLTURA (FAO) PER LA CONCESSIONE DI UN IMMOBILE IN ROMA COME SEDE PER LA COMMISSIONE GENERALE PER LA PESCA NEL MEDITERRANEO (CGPM), FATTO A ROMA IL 19 GENNAIO E IL 24 MARZO 2006 (A.C. 4027-A)

A.C. 4027-A - Sezione 1

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 4027-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare lo Scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), fatto a Roma il 19 gennaio e il 24 marzo 2006.

A.C. 4027-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data allo Scambio di lettere di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore.

A.C. 4027-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. All'onere derivante dalla presente legge, valutato in euro 200.000 annui a decorrere dall'anno 2011, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Ministro degli affari esteri provvede al monitoraggio degli oneri di cui alla presente legge e riferisce in merito al Ministro dell'economia e delle finanze. Nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1 del presente articolo, fatta salva l'adozione dei provvedimenti di cui all'articolo 11, comma 3, lettera l), della citata legge n. 196 del 2009, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro degli affari esteri, provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dall'attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie di parte corrente iscritte, nell'ambito delle spese rimodulabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della medesima legge n. 196 del 2009, nel programma «Cooperazione economica e relazioni internazionali» della missione «L'Italia in Europa e nel mondo» dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri. Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all'adozione delle misure di cui al secondo periodo.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 4027-A - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO TRA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA DI ALBANIA, AGGIUNTIVO ALLA CONVENZIONE EUROPEA DI ESTRADIZIONE DEL 13 DICEMBRE 1957 ED ALLA CONVENZIONE EUROPEA DI ASSISTENZA GIUDIZIARIA IN MATERIA PENALE DEL 20 APRILE 1959, ED INTESO A FACILITARNE L'APPLICAZIONE, FATTO A TIRANA IL 3 DICEMBRE 2007, CON SCAMBIO DI NOTE EFFETTUATO A TIRANA IL 18 E 19 SETTEMBRE 2008 (A.C. 4024-A)

A.C. 4024-A - Sezione 1

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 4024-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 ed alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, ed inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Tirana il 3 dicembre 2007, con Scambio di Note effettuato a Tirana il 18 e 19 settembre 2008.

A.C. 4024-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo XXIII dell'Accordo stesso.

A.C. 4024-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, valutati in euro 1.403.480 annui a decorrere dall'anno 2011 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il
Ministro della giustizia provvede al monitoraggio degli oneri di cui alla presente legge e riferisce in merito al Ministro dell'economia e delle finanze. Nel caso in cui si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1 del presente articolo, fatta salva l'adozione dei provvedimenti di cui all'articolo 11, comma 3, lettera l), della citata legge n. 196 del 2009, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro della giustizia, provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dall'attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie di parte corrente iscritte, nell'ambito delle spese rimodulabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge n. 196 del 2009, nel programma «Giustizia civile e penale» della missione «Giustizia» dello stato di previsione del Ministero della giustizia. Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all'adozione delle misure di cui al secondo periodo.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 4024-A - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI COOPERAZIONE CULTURALE E SCIENTIFICA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA ED IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA DI PANAMA, FIRMATO A ROMA IL 2 MAGGIO 2007 (A.C. 4040)

A.C. 4040 - Sezione 1

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 4040 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama, firmato a Roma il 2 maggio 2007.

A.C. 4040 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 21 dell'Accordo stesso.

A.C. 4040 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 331.200 per ciascuno degli anni 2011 e 2012 e di euro 335.840 annui a decorrere dall'anno 2013. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 4040 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: S. 2170 - RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PROTOCOLLO DI MODIFICA DELLA CONVENZIONE TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA FEDERAZIONE RUSSA PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO E SUL PATRIMONIO E PER PREVENIRE LE EVASIONI FISCALI, CON PROTOCOLLO AGGIUNTIVO, DEL 9 APRILE 1996, FATTO A LECCE IL 13 GIUGNO 2009 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 4135)

A.C. 4135 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo Aggiuntivo, del 9 aprile 1996, fatto a Lecce il 13 giugno 2009.

A.C. 4135 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data al Protocollo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo IV del Protocollo stesso.

A.C. 4135 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti e iniziative relativi a pareri non favorevoli espressi dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise in merito alla realizzazione di centrali fotovoltaiche - 2-01050

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri per i beni e le attività culturali e dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, e successive modificazioni, di attuazione delle direttiva comunitaria 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato dell'elettricità, ha dato corso alla realizzazione di impianti fotovoltaici in tutte le regioni italiane;
a partire dal 2008 nella regione Molise, seguendo i procedimenti normativi in vigore e in particolare quanto previsto dalla delibera della giunta regionale del Molise n. 1670 del 13 dicembre 2004, d'attuazione al decreto legislativo n. 387 del 2003, dalla legge regionale n. 22 del 2009 e dalla delibera della giunta regionale Molise n. 857 del 25 ottobre 2010, alcuni consorzi di imprese hanno ottenuto dalla regione regolari autorizzazioni per la realizzazione di impianti fotovoltaici;
dalla stampa locale (Il Quotidiano - Termoli) del 22 marzo del 2011, si apprende che il consorzio di imprese denominato Socim lamenterebbe un blocco dei lavori per la realizzazione di due centrali solari, una delle quali già approvata dalla stessa regione Molise, a causa di cavilli burocratici e beghe tra la regione Molise e la soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici;
stando a quanto appreso dalla stampa locale, il blocco della realizzazione di tali centrali non riguarderebbe esclusivamente il sopracitato consorzio, ma ben 50 «campi» fotovoltaici e metterebbe a rischio, non solo i 300 posti di lavoro derivanti dall'attività della società impiantistica «montenerese», ma l'intero indotto legato al fotovoltaico, stimato in circa 1600 addetti, penalizzando una regione storicamente deficitaria dal punto di vista occupazionale;
buona parte dei divieti alla realizzazione di tali centrali fotovoltaiche in Molise dipendono da pareri non favorevoli all'esecuzione dei lavori per incompatibilità paesaggistica, espressi dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise e trasmessi alla regione Molise, agli enti locali e ai richiedenti, con documenti scritti e protocollati ma al di fuori della conferenza di servizi;
tale consolidata consuetudine della direzione regionale del Ministero per i beni e le attività culturali di disertare la sede decisoria della conferenza di servizi e di consegnare i pareri negativi all'ufficio protocollo, vietando di fatto lo svolgimento del contraddittorio, contravviene a quanto previsto dalla legge n. 241 del 1990, all'articolo 14-quater, comma 1, che recita testualmente: «il dissenso di uno o più rappresentanti delle amministrazioni, ivi comprese quelle preposte alla tutela ambientale, fermo restando quanto previsto dall'articolo 26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico o alla tutela della salute e della pubblica incolumità, regolarmente convocate alla conferenza di servizi, a pena di inammissibilità, deve essere manifestato nella conferenza di servizi, deve essere congruamente motivato, non può riferirsi a questioni connesse che non costituiscano oggetto della conferenza medesima e deve recare le specifiche indicazioni delle modifiche progettuali necessarie ai fini dell'assenso»;
la mancata partecipazione della direzione regionale del Ministero per i beni e le attività culturali in relazione alla conferenza di servizi, divenuta prassi, ha prodotto decine di contenziosi, supportati da circostanziati pareri legali a loro volta corredati da abbondanti fonti giurisprudenziali, ai fini di una conclusione positiva del procedimento, in applicazione di quanto disposto al comma 1 dell'articolo 14-quater della legge n. 241 del 1990, e relative diffide concernenti una futura richiesta di risarcimento danni;
la descritta circostanza, secondo gli interpellanti, mette in luce un evidente conflitto interpretativo della norma di riferimento da parte delle due amministrazioni coinvolte, ovvero quella statale e quella regionale, in quanto tutti i pareri espressi dalla direzione regionale del Ministero per i beni e le attività culturali, che riportano nell'oggetto la dicitura che richiama «parere reso ai sensi dell'articolo n. 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004», presuppongono che la struttura ministeriale considera i propri pareri resi all'interno del sub-procedimento, equiparando la consegna del documento alla partecipazione diretta in conferenza di servizi, e quindi obbligatori e vincolanti per l'intero procedimento;
in procedimenti omologhi di rispettiva competenza, in altre regioni a differenza del Molise, è emerso che il Ministero per i beni e le attività culturali in genere partecipa ai lavori delle conferenze oppure, in caso di mancata partecipazione, pone le condizioni per l'applicazione dell'istituto del silenzio assenso ai sensi dell'articolo 14-ter, comma 7 della legge n. 241 del 1990 e in nessun caso è stata riscontrata l'acquisizione di pareri negativi al di fuori della conferenza di servizi;
l'assenza dei rappresentanti della direzione regionale alle conferenze di servizi e la generica dicitura di «non compatibilità con il paesaggio rurale» con cui questi pareri non favorevoli alla realizzazione degli impianti fotovoltaici sul territorio vengono motivati, oltre a non tener conto, secondo gli interpellanti, dell'esistenza di specifiche linee guida nazionali, individuate nel decreto ministeriale 10 settembre 2010, e regionali, secondo quanto disposto dalla legge regionale n. 22 del 2009, impediscono a prescindere, ai richiedenti il parere, il diritto di dimostrare l'avvenuto adeguamento dei progetti alle norme di legge in vigore sul fotovoltaico -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa e ai fini di una più trasparente applicazione della normativa in materia di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato dell'elettricità in Molise, non si ritenga indispensabile intervenire per verificare con celerità la correttezza e la legittimità dei pareri in questione e delle procedure descritte poste in essere dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise, a tutela delle piccole imprese locali e dei relativi posti di lavoro, eventualmente danneggiati da un'erronea interpretazione o applicazione delle leggi e delle norme.
(2-01050)
«Piffari, Di Pietro, Donadi, Di Giuseppe, Cimadoro, Zazzera».
(12 aprile 2011)

Iniziative per la dichiarazione dello stato di emergenza e per la nomina di un commissario in relazione allo sgombero del campo rom in località Scordovillo nel comune di Lamezia Terme - 2-01040

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
con decreto di sequestro preventivo emesso dal pubblico ministero, dottor Galletta, su ordine della procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lamezia Terme, dottor Vitello, è stato disposto il sequestro del campo rom di località Scordovillo e lo sgombero del campo dove sono allocate circa 600 persone stanziali, da eseguirsi entro 30 giorni dalla convalida del decreto di sequestro;
per effetto del citato decreto si è determinata una grave emergenza abitativa che richiede soluzioni immediate e procedure straordinarie;
a monte di quel provvedimento, c'è un'emergenza igienico-sanitaria e sociale, frutto di antichi ritardi, aggravata da una crescente criminalità all'interno del sopra citato campo rom, che ha reso necessario un provvedimento straordinario, per un verso, a tutela della salute dei cittadini rom, per un altro, a garanzia dell'ordine pubblico e a difesa dell'intera comunità lametina dall'attività delinquenziale rilevata dalle forze dell'ordine e dall'autorità giudiziaria;
difficilmente l'attuale amministrazione potrebbe in tempi brevi fornire risposte adeguate e complete, soprattutto con riferimento all'emergenza abitativa;
in data 4 aprile 2011, il consiglio comunale di Lamezia Terme ha approvato un ordine del giorno con il quale si chiede al Governo che venga dichiarato lo stato di emergenza rom di località Scordovillo, con contestuale nomina di un commissario straordinario, preferibilmente nella persona del prefetto di Catanzaro -:
se si ritengano sussistenti le condizioni per riconoscere lo stato di emergenza in località Scordovillo di Lamezia Terme, al fine di favorire l'attivazione di strumenti straordinari e la nomina di un commissario ad hoc con poteri eccezionali e adeguati strumenti finanziari, per fronteggiare la gravissima emergenza abitativa conseguente al provvedimento di sequestro e sfratto emanato dall'autorità giudiziaria, che provoca dirompenti (seppur necessari) effetti, sia con riferimento alla popolazione rom che all'intera cittadina.
(2-01040) «D'Ippolito Vitale, Cicchitto».
(5 aprile 2011)

Iniziative volte a reintrodurre una diaria per gli insegnanti impegnati in viaggi di istruzione in Italia e all'estero - 2-01034

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro del turismo, per sapere - premesso che:
con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è stata abolita la diaria, ovvero il compenso orario, degli insegnanti che accompagnano gli studenti nei viaggi di istruzione all'estero;
la «scure» dei Governi di centrodestra contro la scuola pubblica aveva già prodotto il primo danno, ad avviso degli interpellanti, con la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (finanziaria per il 2006), che aveva soppresso la diaria per i viaggi in Italia: un taglio che si sommava alla riduzione significativa del fondo di istituto e che ha colpito duramente il mercato turistico interno;
con il citato decreto-legge n. 78 del 2010, dall'anno scolastico 2010-2011 gli insegnanti che organizzano la didattica e la logistica di un viaggio d'istruzione all'estero, rimanendo in servizio per più giorni, con l'obbligo di accompagnare e sorvegliare gli alunni, 24 ore su 24, in contesti dove il controllo risulta spesso ben più difficile che in un'aula scolastica, non hanno alcun riconoscimento economico e professionale;
è evidente che per il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca il fatto che gli insegnanti accompagnino o meno gli studenti nei viaggi d'istruzione all'estero è indifferente; si tratta di una posizione del tutto coerente con le critiche mosse nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio dei ministri agli insegnanti della scuola statale;
gli insegnanti che finora promuovevano i viaggi di istruzione accompagnandovi i ragazzi lo facevano volontariamente, non obbligati per contratto, non erano la totalità degli insegnanti e non erano mai motivati dalla diaria, sempre simbolica e pagata in gran ritardo;
come conseguenza di tale improvvida decisione i viaggi d'istruzione sono crollati dopo che in modo spontaneo molti insegnanti hanno scelto di rinunciarvi, per protesta contro la soppressione della diaria, che comportava un riconoscimento, seppure minimo, di 12 euro a docente;
lo «sciopero bianco» delle gite scolastiche si è esteso in tutta Italia, mettendo a rischio i viaggi d'istruzione della primavera 2011 e con essi migliaia di posti di lavoro in un settore che è ormai diventato un business corposo e teme il crollo degli ordini per i prossimi mesi;
la soppressione della diaria si aggiunge al blocco degli scatti di anzianità che incideranno sul livello di reddito degli insegnanti che andranno in pensione in questo periodo, al taglio delle ore di compresenza, alla modifica delle finestre di pensionamento;
l'adesione allo «sciopero bianco» delle gite scolastiche è diffusa in tutto il Paese; è molto significativo il boicottaggio al Nord dove, nonostante il presidente della regione Piemonte si sia posto in contrasto con la linea del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, decidendo di sostenere con un bonus economico le scuole piemontesi che realizzeranno viaggi d'istruzione e gemellaggi culturali, la protesta si sta estendendo ugualmente;
secondo il Centro studi turistici di Firenze la spesa media per studente nel 2009 in Italia, per 2,4 giorni medi di soggiorno, è di 77 euro, che diventano 136 euro comprendendo il trasporto, mentre per i viaggi all'estero, considerando una media di 3,8 giornate, la spesa è stata di 136,78 euro, che sommati ai costi di trasporto diventano 340 euro;
la stima del fatturato complessivo del turismo scolastico è di 651 milioni di euro, quota che non tiene conto dell'indotto (bar, souvenir e altro) che portano la spesa complessiva ad almeno 1 miliardo di euro;
il taglio della diaria anche per i viaggi all'estero, ennesimo risparmio a giudizio degli interpellanti indiscriminato e irrazionale ai danni della scuola pubblica, nega agli insegnanti perfino il simbolico riconoscimento dell'iniziativa e dell'enorme responsabilità che essi assumono affrontando un viaggio di istruzione;
le agenzie di viaggi, i tour operator e le ditte di trasporto hanno espresso grande preoccupazione; i viaggi d'istruzione, infatti, garantiscono lavoro per almeno sei mesi all'anno ad alberghi, ristoranti, guide, musei in periodi nei quali il resto dell'attività è praticamente inesistente;
per quanto riguarda i conti pubblici, la mancata elargizione di una diaria agli insegnanti non compensa in alcun modo la perdita di gettito dello Stato quanto all'iva e alle tasse versate dal comparto del turismo per i viaggi d'istruzione;
gli insegnanti sono consci di cosa significa per i loro alunni la rinuncia ai viaggi d'istruzione e non hanno assunto a cuor leggero la decisione di portare avanti la protesta, ma il problema che essi pongono è di altra natura; con i tagli attuati al personale della scuola dovuti alla riforma «Gelmini-Tremonti», i docenti si trovano a volte con 30 alunni per classe, con un aggravio di responsabilità e di rischi nel caso di un viaggio o di una semplice uscita fuori dalle mura scolastiche;
la gita, che aggiunge altre responsabilità al lavoro spesso misconosciuto degli insegnanti, amplifica un disagio già presente; stupisce quindi che il Governo non colga il messaggio di un'intera categoria che con generosità, spesso aggiungendo attività di volontariato al proprio dovere, si dedica all'insegnamento e alla crescita dei bambini e dei giovani;
la situazione che si è andata creando suscita preoccupazione per il riflesso che avrà per i tour operator e gli agenti di viaggio che hanno specializzato le proprie competenze, con il rischio di perdere posti di lavoro e crescita, in un periodo già segnato dalla crisi -:
se i Ministri interpellati abbiano valutato il danno, in termini di perdita di gettito iva e di tasse su un giro d'affari di 1 miliardo di euro all'anno per i viaggi d'istruzione;
se, a fronte di un carico di lavoro aumentato e soprattutto dell'enorme responsabilità, civile e penale, che gli insegnanti assumono nei confronti degli studenti che accompagnano nelle visite di istruzione, intendano assumere iniziative per reintrodurre una diaria, auspicabilmente non più simbolica e non più pagata con grande ritardo, per gli insegnanti relativamente ai viaggi d'istruzione in Italia e all'estero;
se e quali altre misure e quale ulteriore impegno finanziario intendano assumere per sostenere e qualificare il turismo scolastico, evitando di eliminare dal piano di offerta formativa il viaggio d'istruzione, che fa parte del bagaglio di esperienza e di crescita umana e culturale dei giovani.
(2-01034)
«Marchioni, Bachelet, Lulli, Sani, Martella, Mattesini, Bucchino, Sereni, Melandri, De Biasi, Mastromauro, Zampa, Santagata, Vannucci, Zucchi, Lenzi, Damiano, Pierdomenico Martino, Fluvi, Pizzetti, Zunino, Rosato, Bratti, Froner, Braga, Fadda, Oliverio, Sanga, Losacco, Cavallaro, Mogherini Rebesani, Vico, Scarpetti, La Forgia, Rigoni, Brandolini, Ginefra».
(4 aprile 2011)

Iniziative normative a favore dell'istruzione e della formazione professionale - 2-01037

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, n. 87, «Regolamento recante norme per il riordino degli istituti professionali, a norma dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», ha sancito di fatto la crisi dell'istruzione e formazione professionale regionale;
istituzioni scolastiche statali, come, per esempio, gli istituti professionali di Stato (ips) vengono accreditati dalle regioni sia per conferire la qualifica professionale regionale che per attivare i percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale regionale, con un'offerta sussidiaria e complementare, sgravando le regioni stesse dell'obbligo di spesa;
arrivati al quinto anno, per il conseguimento del diploma di maturità ai fini dell'inserimento nell'università, le regioni dovranno ricorrere al finanziamento;
tutto questo comporta che i centri di formazione professionale accreditati presso le regioni non ricevano più da queste contributi per attivare percorsi di istruzione e formazione professionale, poiché le regioni stanno ricorrendo sempre più agli istituti professionali di Stato;
gli operatori e gli addetti della formazione professionale non hanno i titoli e la conoscenza necessaria per insegnare negli istituti professionali di Stato e la dispersione scolastica riemergerà in tutta la sua forza -:
quali iniziative si ritenga necessario assumere al fine di modificare la normativa sopra citata per permettere agli istituti professionali di continuare a svolgere la propria funzione che nel nostro Paese è un valido ed efficace legame con il mondo del lavoro.
(2-01037) «Capitanio Santolini, Galletti».
(5 aprile 2011)

Iniziative volte ad assicurare servizi di mobilità uniformi su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla rete ferroviaria siciliana - 2-01025

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'entrata in esercizio dell'alta velocità ha alterato la percezione della reale situazione nella quale si trova oggi l'intero sistema ferroviario italiano che comprende anche realtà più critiche come quella della mobilità in Sicilia;
allo stato attuale, infatti, la rete ferroviaria siciliana costituisce la più estesa rete ferroviaria insulare del Mediterraneo e dell'Italia, ma è, di contro, tra le più arretrate;
negli ultimi anni quasi tutti gli investimenti sono stati fatti su pochi e costosissimi progetti, anziché sulla capillarità della rete, penalizzando così quei territori ove le infrastrutture sono più disastrate e fatiscenti;
nel panorama ferroviario nazionale, la regione Sicilia si colloca all'ottavo posto per la lunghezza complessiva dei binari (dopo Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Veneto, Campania), al quinto posto per le linee ferroviarie in esercizio (dopo Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio) e al sedicesimo posto con 169 chilometri (12 per cento) di linea a doppio binario su 1.378 chilometri (prima di Sardegna, Molise, Basilicata e Valle d'Aosta);
alla totale assenza di investimenti infrastrutturali si aggiunge la politica di dismissione e di tagli dei convogli a lunga percorrenza tra il Nord ed il Sud del Paese e quella di abbandono del trasporto merci perpetrata negli ultimi tempi dal gruppo Ferrovie dello Stato ai danni della Sicilia;
a fronte di dichiarazioni trionfalistiche, che vedrebbero oggi il nostro come un Paese più moderno ed avanzato grazie all'alta velocità, l'infrastruttura ferroviaria è composta da materiale rotabile risalente alla metà del secolo scorso, e da linee ferrate solo in parte elettrificate;
i siciliani, anch'essi cittadini italiani, sono stati costretti a subire da troppo tempo le conseguenze di questa condizione: mancanza di investimenti, nessun miglioramento del trasporto ferroviario, ritardi, soppressioni, aumenti tariffari e i continui e definitivi tagli del servizio offerto a media e lunga percorrenza, isolando, di fatto, la Sicilia dal resto della penisola italiana;
il diritto alla continuità territoriale si colloca nell'ambito della garanzia dell'uguaglianza dei cittadini e della coesione di natura economica e sociale, diritto che deve tradursi nella capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi cittadini residenti in territori meno favoriti;
lo Stato deve farsi garante in concreto della continuità territoriale per un principio di equità e deve garantire il diritto alla mobilità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica, in particolar modo di fronte allo svantaggio dell'insularità;
il servizio di trasporto rappresenta un servizio di interesse economico generale e si configura come elemento essenziale del diritto alla mobilità sancito e riconosciuto dall'articolo 16 della Costituzione, ossia della possibilità per tutti i cittadini di spostarsi nel territorio nazionale e comunitario con pari opportunità, accedendo ad un servizio pubblico che garantisca condizioni economiche e qualitative uniformi;
le suddette scelte attuate fino ad oggi dal gruppo Ferrovie dello Stato, principale gestore del sistema ferroviario italiano, lo rendono complice del ritardo dello sviluppo delle aree del Sud Italia e dell'accrescersi del divario con le regioni settentrionali e con il resto d'Europa, divario che, perseverando nelle stesse scelte, sarà sempre più arduo colmare in futuro;
Rete ferroviaria italiana, società del Gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce l'infrastruttura ferroviaria, e Trenitalia, società che gestisce il trasporto di passeggeri e merci, sono due aziende pubbliche che operano in regime di diritto privato. La scelta di tale forma giuridica, se da una parte richiede il rispetto di parametri di efficienza imposti dal mercato, dall'altra deve garantire l'erogazione del servizio pubblico universale, in condizioni di parità, a milioni di cittadini;
secondo il principio di uguaglianza sostanziale, di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione: «È compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
è difficile che si possa immaginare una crescita economica forte, in assenza di un sistema di trasporto capillare, efficace ed efficiente, che permetta di sfruttare pienamente il mercato interno e le possibilità offerte dalla europeizzazione degli scambi commerciali -:
se non ritenga il Governo, nel suo ruolo di azionista unico e di decisore strategico del gruppo Ferrovie dello Stato, di intervenire urgentemente ed in modo risolutivo al fine di assicurare servizi di mobilità uniformi su tutto il territorio nazionale, compreso quello siciliano.
(2-01025)
«Commercio, Lo Monte, Latteri, Lombardo, Brugger».
(29 marzo 2010)

Iniziative per la salvaguardia della vita di Asia Bibi, condannata a morte in Pakistan - 2-01048

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e per le pari opportunità, per sapere - premesso che:
la risoluzione n. 6-00052 - presentata dall'onorevole Mazzocchi ed altri, concernente iniziative volte a far cessare le persecuzioni nei confronti dei cristiani nel mondo, approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2011, cita, a proposito del Pakistan, il caso della «signora Asia Bibi, una contadina cristiana, che è stata condannata a morte applicando la legge sulla blasfemia»;
in una recente intervista al quotidiano la Repubblica (27 marzo 2011) la signora Bibi, rinchiusa in isolamento nel carcere di Sheikpura, in attesa dell'esecuzione, dice tra l'altro: «sto male. Mi sento soffocare tra queste quattro mura. Ogni minuto che passa mi sembra l'ultimo. Piango per i miei figli e per mio marito. Sono in una situazione davvero difficile, nessuno può capire quello che sto vivendo, mi hanno condannata a morte e sono innocente»;
anche in carcere corre rischi e la sua stessa famiglia è minacciata («Ho paura. Mi sento come se la mia intera famiglia fosse stata condannata»);
la signora Bibi è certa che, se anche riuscisse ad uscire dal carcere, la sua vita e quella dei suoi familiari non sarebbero al sicuro finché si troveranno in Pakistan;
la mobilitazione internazionale che si è sollevata sul suo caso «non ha portato a nessun cambiamento nelle mie condizioni di vita»;
«due delle persone (il governatore del Punjab, Salman Taseer, e il Ministro per le minoranze religiose Shahbaz Batthi) che mi hanno più appoggiata in Pakistan sono morte»;
il desiderio più grande di Asia Bibi, una volta fuori dal carcere, è quello di incontrare Papa Benedetto XVI («Il Santo Padre ha parlato di me, questo mi ha dato moltissima speranza - conclude - mi ha spinta a continuare a vivere»);
come dichiarato formalmente dal presidente della Commissione esteri del Parlamento di Teheran, Alaheddin Boroujerdi, durante l'audizione della delegazione di parlamentari iraniani presso la Commissione III della Camera dei deputati, la condanna della signora Sakineh Mohammadi-Ashtiani alla pena di morte per lapidazione è stata definitivamente commutata in una pena detentiva;
è stato forte l'impegno del Governo, ed, in particolare, del Ministro Frattini, a favore di Asia Bibi presso le autorità pakistane -:
a che punto siano le iniziative intraprese per la salvaguardia della vita della signora Bibi;
se non ritengano opportuno, come auspicato dagli interpellanti, che il Governo prema per l'ottenimento di una grazia o comunque di una espulsione, nel contempo rendendosi disponibile per accogliere in condizione di sicurezza Asia Bibi e la sua famiglia nel nostro Paese;
se, per continuare la pregevole opera di sensibilizzazione per la difesa delle donne vessate, non intendano provvedere all'esposizione - qualora sia ritenuta «salva» la vita di Sakineh - di uno striscione con l'effigie di Asia Bibi sul palazzo del Governo all'altezza della Galleria Alberto Sordi.
(2-01048)
«Renato Farina, Centemero, Di Centa, Stradella, Ceroni, Germanà, Berruti, Barani, Tortoli, Armosino, Garofalo, Repetti, Iannarilli, De Luca, Palmieri, Minardo, Gibiino, Ghiglia, Botta, Barba, Pili, Sisto, Murgia, Porcu, Vella, Saltamartini, Frassinetti, Landolfi, Savino, Mariarosaria Rossi, Cristaldi, Malgieri, Contento, Sbai, Scelli, Lisi, La Loggia, Baccini, Toccafondi, Mazzocchi, De Nichilo Rizzoli, Santelli, Di Virgilio, Mistrello Destro, Barbieri, Colucci, Migliori, Minasso».
(7 aprile 2011)

Informazioni in merito alla realizzazione del Corridoio n. 1 Berlino-Palermo - 2-01046

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
le reti di trasporto costituiscono una tematica fondamentale nelle strategie di sviluppo dell'Unione europea, in quanto consentono il superamento dei confini istituzionali degli Stati, l'affermarsi di logiche di sviluppo complessivo dell'Unione europea di «corridoio plurimodale» e l'adozione del concetto di rete transeuropea anche nel settore del trasporto (Rete TEN-T). Un primo schema di questo modello a rete è stato approvato dalla Comunità europea (CEE) già nel 1990; nel 1992, con il Trattato di Maastricht si è attribuito alla Comunità europea il compito di «contribuire alla costituzione e allo sviluppo di reti transeuropee nel settore delle infrastrutture dei trasporti»; ulteriori affermazioni di tale principio sono state adottate nel 1993 dal Consiglio europeo di Bruxelles che ha avviato il processo di identificazione delle priorità infrastrutturali da finanziare e nel 1994 dal Consiglio europeo di Essen in cui viene definito un elenco di 14 progetti infrastrutturali prioritari (presentati dal cosiddetto Christophersen Group), tra i quali si evidenzia una netta prevalenza dei progetti ferroviari; più di recente, durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea nel 2003, è stato approvato il nuovo assetto delle reti TEN e sono stati identificati 17 progetti comunitari al cui interno compaiono tre corridoi plurimodali, uno dei quali è costituito dall'asse Berlino-Monaco-Verona-Palermo (Corridoio 1);
l'importanza di tale tratta è stata costantemente ribadita sia in ambito europeo che nazionale; il Governo italiano ha assunto un ruolo di iniziativa e di stimolo, organizzando a Napoli il 21 e 22 ottobre 2009 una conferenza interministeriale sul futuro delle reti transeuropee di trasporto, alla quale hanno partecipato le delegazioni degli Stati membri dell'Unione europea e di altri Stati, tra cui quelli del Mediterraneo occidentale e dell'Africa, la Turchia, la Federazione russa; in base ai dati forniti dal Governo il volano che l'Italia sta dedicando alle reti TEN è pari a circa 104 miliardi di euro di cui 59,2 miliardi di euro per il Corridoio Berlino-Palermo; il Parlamento ha costantemente confermato l'attenzione per lo sviluppo delle reti, sia in ambito di approvazione dei Documenti di programmazione economico finanziaria (DPEF, poi decisione di finanza pubblica), sia con atti di indirizzo propri (risoluzione in Commissione trasporti n. 8-00052 del 28 ottobre 2009, mozione 1-00414 votata il 14 luglio 2010);
nel presentare sul finire del novembre 2010 il Piano per il Sud, il Governo ha confermato, tra le 8 priorità strategiche, la piena centralità delle tratte ferroviarie ad alta velocità da Napoli a Palermo e del Ponte sullo Stretto, opere entrambe inserite nel progetto del Corridoio n. 1; in base ai documenti governativi nei prossimi tre anni saranno investite nel Mezzogiorno risorse per circa 21 miliardi di euro, pari al 40 per cento degli investimenti complessivi in tutta Italia; secondo Svimez, per completare il finanziamento delle opere programmate occorrerebbero nei prossimi anni un totale di 49 miliardi di euro;
in questo quadro apparentemente favorevole, sono purtroppo crescenti le obiezioni di coloro che, intendendo neanche troppo velatamente mantenere al Nord il primato economico nazionale, mettono in discussione, per motivi di costo e di opportunità, il Ponte sullo Stretto, quale elemento di maggior evidenza nella realizzazione del Corridoio n. 1, con lo scopo di affossare un progetto che potrebbe spostare dal Settentrione verso il Mezzogiorno l'asse della politica economica nazionale; giova osservare che la realizzazione del Ponte sullo Stretto, con un costo valutato ad oggi di 6,1 miliardi di euro ed un progetto definitivo presentato nel dicembre 2010, ha un costo assai inferiore al traforo del Brennero, altro elemento del Corridoio n. 1, per il quale l'Unione europea ha prorogato al 2013 la presentazione del progetto definitivo;
quel che invece si tenta di colpire è l'intero progetto infrastrutturale, che comprende l'alta velocità Salerno-Reggio Calabria, l'ammodernamento dell'autostrada col medesimo nome, il rilancio del Porto di Gioia Tauro, l'alta velocità Messina-Catania-Palermo, in quanto è di palmare evidenza che il Mediterraneo è tornato ad essere uno snodo fondamentale per l'economia mondiale e le regioni meridionali potrebbero rappresentare il futuro baricentro della zona di libero scambio euromediterranea;
in quella che appare agli interpellanti una complessiva deriva antimeridionalista va inquadrato anche lo storno dei fondi per le aree sottoutilizzate per opere non situate nelle regioni meridionali o addirittura, sulla spinta delle emergenze, per spese correnti; l'obiezione di fondo, al di là della veste «pseudo culturale» di talune posizioni, è che gli investimenti nelle regioni meridionali siano denaro buttato a causa del forte controllo del territorio della criminalità organizzata, della presenza di una classe politica locale inadeguata e del disinteresse dei cittadini meridionali alla cosa pubblica; viceversa, va osservato che mai nessuno, come l'attuale Governo, ha saputo contrastare la criminalità organizzata con tanta efficacia, sia sul fronte delle indagini che degli arresti e delle confische di beni e che gli investimenti infrastrutturali costituiscono una sorta di new deal per le regioni meridionali, necessario non solo a risollevarne le sorti economiche, ma anche le coscienze;
nel dare atto al Governo Berlusconi di essere riuscito, durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea del 2003, ad estendere il Corridoio n. 1 sino alla sua attuale configurazione, imponendo una logica imprenditoriale e di sviluppo su quella opposta di arroccamento e tutela di posizioni di rendita, i sottoscritti firmatari del presente atto di sindacato ispettivo, rappresentano al Governo l'assoluta necessità di difendere con estrema fermezza in sede comunitaria quanto allora deciso, non solo per lo sviluppo del Mezzogiorno, ma anche per quello dell'Italia intera;
fonti autorevoli nell'ambito della Commissione europea ormai danno per scontato invece che sarebbe prossima la decisione di far terminare il Corridoio 1 non a Palermo, ma a Salerno, (città e porto che diventerebbero lo snodo ultimo del Corridoio), in sostanza tagliando fuori dalle grandi reti la Calabria e la Sicilia e rendendo non prioritarie le opere previste; il complessivo indebolimento dell'immagine dell'Italia, favorito dalle inchieste strumentali contro membri del Governo, da una opposizione dedita non a proposte politiche alternative, ma alle diffamazioni personali e dalle polemiche Nord-Sud, sembrerebbe dunque aver fornito alle istituzioni comunitarie l'alibi per stornare le risorse ad altre finalità apparentemente più affidabili; le decisioni che la Commissione europea maturerà sembra che matureranno nella settimana tra l'11 ed il 16 aprile 2011;
qualora le voci in questione fossero vere si tratterebbe di un gravissimo arretramento politico, culturale ed economico della Unione europea; uno sterile rifugiarsi nelle proprie posizioni di privilegio, invece di aprirsi alle economie emergenti, abbandonando a se stessa un'area che potrebbe essere determinante per il futuro sviluppo dell'economia comunitaria -:
di quali elementi dispongano in ordine alla fondatezza delle informazioni illustrate in premessa;
qualora si dimostrassero veritiere, se non ritengano opportuno intervenire ai massimi livelli e con tutta la propria autorità, affinché il Corridoio n. 1 Berlino-Palermo sia ripristinato nella sua configurazione originaria;
se non ritengano opportuno individuare ulteriori risorse per accelerare la realizzazione del complesso di opere previste nell'ambito del Corridoio medesimo.
(2-01046)
«Pagano, Antonio Martino, Fallica, Marinello, La Loggia, Galati, Abrignani, Belcastro, Berardi, Catanoso Genoese, Cicu, Commercio, Cristaldi, D'Ippolito Vitale, Dima, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Garofalo, Germanà, Giammanco, Gianni, Gibiino, Golfo, Grimaldi, Iannaccone, Lo Monte, Minardo, Misiti, Misuraca, Moles, Ruvolo, Santelli, Speciale, Stagno D'Alcontres, Terranova, Torrisi, Traversa, Versace».
(7 aprile 2011)

Elementi e iniziative in ordine alla vicenda dei rapporti tra Finmeccanica e le Ferrovie di Stato libiche, il cui presidente è stato condannato all'ergastolo in Italia nel 1986 - 2-01038

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della giustizia, dell'interno e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
in un articolo del 24 gennaio 2011 de il Giornale di Luca Fazzo si riportava la notizia che tale Said Rashid, condannato in Italia nel 1986 all'ergastolo per omicidio, è attualmente presidente delle ferrovie di Stato libiche;
nel luglio del 2009 Finmeccanica ha siglato un accordo di fornitura con le ferrovie libiche per un importo di 541 milioni di euro;
alla sigla di tale accordo erano presenti il presidente di Finmeccanica Guarguaglini, il sottosegretario agli esteri Stefania Craxi, il Ministro per il trasporto libico Zidane e lo stesso Rashid;
lo stesso Rashid ha chiesto alla procura di Milano la revisione del suo processo;
la vittima dell'omicidio che ha portato alla condanna all'ergastolo di Rashid si chiama Lahderi e lo stesso venne presentato dal Capo del Sismi generale Santovito al manager di Stato Giancarlo Elia Valori -:
se risulti a che punto sia la richiesta di revisione del processo presso il tribunale di Milano;
se si ritenga corretto che il Governo italiano e un'azienda di Stato sviluppino un contratto di tale importanza con una controparte condannata all'ergastolo in Italia;
se Rashid rientri nell'elenco delle persone fisiche contro le quali il Consiglio di sicurezza dell'ONU e l'Unione europea abbiano previsto sanzioni economiche e/o limitazioni alla libertà di circolazione;
se si ritenga nell'ambito dei rapporti anche futuri con la Libia di chiedere l'estradizione del Rashid in Italia per scontare la pena cui è stato condannato.
(2-01038)
«Mecacci, Fiano, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Zamparutti, Touadi, Beltrandi, Duilio, Villecco Calipari, Nannicini, Ferrari, Capano, Bobba, Picierno, Gozi, Bucchino, Grassi, Misiani, Porta, Gianni Farina, Bossa, Tidei, Lucà, Carella, Barbi, Lovelli, Minniti, Motta, Colombo, Sarubbi, Bernardini, Burtone, Melis, Dal Moro».
(5 aprile 2011)

Iniziative per il rilancio del sito siderurgico di Piombino e per l'ultimazione dei relativi lavori di bonifica - 2-01032

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
nel febbraio del 2009 la società russa Severstal rendeva noto che stava valutando la possibilità di uscire dal gruppo Lucchini acquisito, tra il 2005 e il 2007, per il 79,82 per cento; le intenzioni di disimpegno della società russa erano conseguenti al calo della domanda di acciaio sui mercati sviluppati e alla connessa riduzione del 50 per cento delle quantità prodotte del gruppo Lucchini nel 2009 e agli alti costi di produzione; a tal fine la Severstal era alla ricerca di un nuovo soggetto imprenditoriale che subentrasse nel gruppo Lucchini, acquisendone la partecipazione del 79,82 per cento;
nel corso del 2010 notizie stampa hanno confermato che Severstal stesse trattando la vendita del gruppo Lucchini e che stesse già conducendo negoziati in tal senso con diversi potenziali investitori, tra i quali, oltre alla stessa famiglia Lucchini, si indicava inizialmente il gruppo Riva, il gruppo Arcelor Mittal, che a Piombino già controlla il gruppo Magona, e la società cinese Baosteel di Shanghai; più di recente gli acquirenti del gruppo Lucchini sono indicati nel gruppo vicentino Beltrame e nel fondo internazionale Apollo;
la ricerca di un acquirente da parte della società Severstal è stata rallentata dall'apertura della trattativa con gli istituti bancari creditori per la ristrutturazione di 770 milioni di euro di debito del gruppo Lucchini; tra gli istituti bancari esposti ci sono la Bnp Paribas, Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena; la trattativa si è rivelata, però, molto complessa, inizialmente, a causa dell'indisponibilità della proprietà, e dunque della Severstal, a garantire una ricapitalizzazione adeguata alle richieste del sistema bancario e, successivamente, dalle numerose condizioni poste dalla Severstal; in particolare, la Severstal poneva come condizioni la trasformazione di 200 milioni di debito in obbligazioni convertibili in una quota del 35 per cento del capitale, la presenza di un suo uomo in più nel consiglio di amministrazione e la vendita immediata di Ascometal, valutata in 350 milioni di euro con cui compensare debiti arretrati della Severstal;
i mancati investimenti produttivi, derivanti dalla ricerca di un nuovo proprietario, e l'ulteriore incertezza determinata dal mancato accordo di risanamento finanziario dell'azienda hanno rallentato la ripresa produttiva degli stabilimenti siderurgici, proprio nel momento in cui i segnali di ripresa del mercato la avrebbero resa possibile;
finalmente nel mese di febbraio 2011 è stato raggiunto l'accordo per la ristrutturazione del debito che, garantendo di nuovo l'accesso al credito, rappresenta il primo passo per la sopravvivenza del gruppo siderurgico se all'accordo seguirà in tempi celeri la definizione di un serio piano industriale che consenta un effettivo rilancio dello stabilimento e degli altri presidi del gruppo; infatti, l'accordo siglato tra la società russa e gli istituti bancari tutela gli assetti esistenti, confermandone la stabilità economica, ma risulta privo di ogni prospettiva di rilancio, in quanto entrambe le parti in causa non prevedono alcuna operazione di ricapitalizzazione del gruppo;
appare urgente, al contrario, definire un piano industriale che consenta a tutto il polo siderurgico italiano di intercettare i segnali di ripresa del mercato dell'acciaio nazionale e internazionale, scegliendo un nuovo soggetto industriale che, ricapitalizzando con nuovi flussi di cassa il gruppo Lucchini, confermi o programmi gli investimenti di cui lo stabilimento ha bisogno;
con la sigla dell'accordo il gruppo Lucchini è ormai controllato dalle banche che avranno tutta l'intenzione di salvaguardare i propri interessi, ma non sono in grado di delineare un percorso di rilancio industriale che può essere ottenuto solo se un nuovo soggetto industriale assume la guida del gruppo siderurgico;
come dichiarato dal sindaco di Piombino, sede dello stabilimento siderurgico, con l'avvento delle banche si delinea una soluzione solo transitoria. «Il debito non viene abbattuto, non c'è una riapertura delle linee di credito per interventi strategici. L'accordo garantisce solo la mera sopravvivenza. E in siderurgia il termine sopravvivenza equivale a deperimento»;
anche se c'è soddisfazione per l'accordo con le banche, perché esclude il grave rischio di un fallimento, rimangono inalterate le incertezze e le perplessità sul futuro dello stabilimento, anche in considerazione del fatto che la società Severstal, a seguito del suddetto accordo, ha dichiarato di non avere alcuna fretta di vendere; tale dichiarazione è oltremodo preoccupante perché la Severstal si rifiuta di ricapitalizzare l'azienda e, quindi, non consente di programmare e pianificare la produzione industriale;
il gruppo siderurgico di Piombino, che, oltre alla Lucchini comprende anche la Magona e la Dalmine, è una realtà economica strategica per il Paese ed è urgente che il Governo intervenga concretamente per delineare una soluzione industriale vincente per lo stabilimento; infatti, dopo Taranto, quello di Piombino è l'altro polo siderurgico a ciclo integrale, cioè partendo dal carbone e minerale di ferro sino all'acciaio semilavorato e a quello finito; le produzioni del gruppo siderurgico di Piombino sono importanti: si pensi alla produzione di rotaie, che potrebbero essere strategiche in un Paese come l'Italia che investe sui treni ad alta velocità; inoltre, la fabbrica occupa oltre 3000 persone, direttamente e indirettamente, e rappresenta, quindi, una componente essenziale del tessuto economico della regione;
il timore è che si perda del tempo prezioso e si opti, infine, per una dismissione del ciclo integrale, riposizionando la produzione su asset meno strategici che non prevedono l'utilizzo dell'altoforno, ma di forni elettrici. Tale soluzione determinerebbe un costo elevato sia in termini sociali, perché causerebbe il licenziamento di almeno la metà dei dipendenti, sia in termini prettamente economici, perché priverebbe l'Italia di un asset strategico in un momento in cui il settore appare in netta ripresa;
appare allo stesso tempo urgente che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intervenga per accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico di Piombino mediante operazioni di bonifica sostenibili, complemento fondamentale per un effettivo rilancio produttivo del sistema industriale siderurgico -:
se il Ministro dello sviluppo economico non ritenga urgente convocare i soggetti interessati al fine di consentire, in tempi ragionevoli, l'individuazione di un piano industriale di rilancio del gruppo siderurgico di Piombino che tuteli un asset fondamentale dell'economia nazionale;
se il Governo abbia conoscenza di quali siano gli investimenti programmati e le risorse effettivamente disponibili per le bonifiche dei siti siderurgici di Piombino e di quali siano le motivazioni che, fino ad oggi, non hanno consentito l'ultimazione dei lavori di bonifica;
se i Ministri interpellati non ritengano urgente delineare, per quanto di competenza, un piano industriale di riqualificazione di una parte importante del sistema industriale italiano, mediante iniziative congiunte che garantiscano il successo dell'operazione.
(2-01032)
«Velo, Esposito, Marchignoli, Rosato, Sbrollini, Zunino, Lo Moro, Miglioli, Zaccaria, Garavini, Tullo, De Micheli, Recchia, Madia, Agostini, Andrea Orlando, Rossomando, Lucà, Pompili, Fadda, Bossa, Tocci, Boccuzzi, Sani, Vico, Baretta, Albonetti, Schirru, Pizzetti, Sanga, Rugghia, Tidei, Damiano».
(4 aprile 2011)

Orientamenti del Governo in relazione ai criteri di verifica della qualità e del pluralismo dell'informazione - 2-00980

L)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'articolo 21 della Costituzione italiana tutela la libertà di manifestazione del pensiero, nonché il principio del pluralismo informativo - sia nella sua accezione di pluralismo interno (sentenze Corte costituzionale n. 826 del 1988 e 420 del 1994) che in quella di pluralismo esterno - tratteggiando così un principio fondamentale dell'ordinamento costituzionale (sentenze Corte costituzionale n. 105 del 1972 e n. 420 del 1994);
numerose disposizioni del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, richiamano l'importanza fondamentale della tutela del pluralismo informativo;
tra queste assume particolare rilevanza l'articolo 3, ove si dispone che «la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva» al pari della «tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, la tutela dei diritti d'autore e di proprietà intellettuale, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose» rappresentano dei principi fondamentali del sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia;
l'articolo 7 del citato testo unico relativamente ai principi generali in materia di informazione stabilisce che l'attività di informazione, mediante servizio di media audiovisivo o radiofonico, debba essere svolta nel rispetto di alcuni principi, tra cui la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni;
l'articolo 7, comma 3, del citato testo unico prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni stabilisca ulteriori regole per le emittenti per rendere effettiva l'osservanza dei citati principi nei programmi di informazione e di propaganda delle emittenti radiotelevisive e dei fornitori di contenuti in ambito nazionale;
la legge 22 febbraio 2000, n. 28, in materia di parità d'accesso ai mezzi di informazione (cosiddetta legge sulla par condicio) pone vincoli sul rispetto del pluralismo durante le campagne elettorali;
nel ribadire il diritto costituzionale dei cittadini a ricevere un'informazione plurale, la Corte costituzionale ha sostenuto l'interpretazione della par condicio come principio generale da applicarsi non solo al servizio pubblico, ma anche ai privati e anche in periodi non elettorali (sentenza n. 155 del 2002);
nella medesima sentenza la Corte costituzionale ha posto in rilievo come: «Il diritto all'informazione, garantito dall'articolo 21 della Costituzione, venga qualificato e caratterizzato, tra l'altro, sia dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie - così da porre il cittadino in condizione di compiere le proprie valutazioni avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali e politici differenti - sia dall'obiettività e dall'imparzialità dei dati forniti, sia infine dalla completezza, dalla correttezza e dalla continuità dell'attività di informazione erogata»;
la legge n. 103 del 1975, istitutiva della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, attribuisce alla medesima Commissione rigorosi poteri di indirizzo, di vigilanza e di controllo sul sistema radiotelevisivo, anche al fine di concretizzare le indicazioni contenute nella sentenza n. 225 del 1974 della Corte costituzionale in merito alla necessità di pervenire ad un coinvolgimento del Parlamento in materia radiotelevisiva;
in un atto di indirizzo del marzo 2003 relativo alle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, la suddetta Commissione ha stabilito che «dai telegiornali ai programmi di approfondimento» la programmazione della Rai deve «rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio; ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
la medesima Commissione parlamentare ha approvato, nella seduta del 18 dicembre 2002 ed integrato nella seduta del 29 ottobre 2003, una delibera relativa alla «Comunicazione politica e messaggi autogestiti nei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie», ove, con specifico riferimento all'informazione, si prevede che: «I programmi di contenuto informativo sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca. Nel rispetto della libertà d'informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
l'articolo 49 del citato testo unico affida la concessione del servizio radiotelevisivo alla Rai-Radiotelevisione italiana spa fino al 2016;
ai sensi dell'articolo 45 del citato testo unico, il Ministero dello sviluppo economico è l'organo incaricato della stipula del contratto di servizio che - entro le linee guida condivise con l'Autorità - disciplina importanti profili dell'attività radiotelevisiva (canone di abbonamento, canone di concessione, produttività aziendale e altro);
lo schema di contratto di servizio Rai 2010-2012 (doc. n. 191, XVI legislatura), in maniera simile a quanto previsto nel precedente contratto 2007-2009, stabilisce all'articolo 1, comma 2, che tra le finalità del servizio pubblico radiotelevisivo vi sia anche quella di soddisfare le esigenze democratiche, culturali e sociali della collettività e assicurare la qualità dell'informazione, il pluralismo, inclusa la diversità culturale e linguistica;
il medesimo schema di contratto di servizio, al comma 3 dell'articolo 2, stabilisce l'obbligo in capo alla società concessionaria del servizio pubblico di garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, imparzialità, lealtà dell'informazione, nonché di apertura alle differenti opinioni;
secondo l'articolo 1, comma 6, lettera b), nn. 1, 9 e 13, della legge n. 249 del 1997, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è tenuta a garantire «l'applicazione delle disposizioni vigenti sulla propaganda, sulla pubblicità e sull'informazione politica, nonché l'osservanza delle norme in materia di equità di trattamento e di parità di accesso nelle pubblicazioni e nella trasmissione di informazione e di propaganda elettorale ed emana le norme di attuazione» ed inoltre la stessa ha il compito di effettuare il monitoraggio delle trasmissioni radiotelevisive;
nella premessa alla delibera n. 243 del 2010 (recante «Criteri per la vigilanza sul rispetto del pluralismo politico e istituzionale nei telegiornali diffusi dalle reti televisive nazionali») la suddetta Autorità specifica che «la rappresentazione delle diverse posizioni politiche nei telegiornali non è regolata, a differenza della comunicazione politica, dal criterio della ripartizione matematicamente paritaria degli spazi attribuiti, ma deve conformarsi al criterio della parità di trattamento, il quale va inteso propriamente, secondo il consolidato orientamento dell'Autorità, nel senso che situazioni analoghe debbano essere trattate in maniera analoga, al fine di assicurare in tali programmi l'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche ed il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo quanto previsto dalla già citata delibera n. 243 del 2010, procede trimestralmente e d'ufficio alla valutazione del rispetto del pluralismo politico e istituzionale di ciascun telegiornale sottoposto a monitoraggio, sia sulla Rai che sulle reti private;
dal novembre 2005 l'Isimm - Istituto di ricerche nel campo dell'informazione, della comunicazione e dell'innovazione tecnologica, con sede a Roma e Perugia - svolge per conto dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l'attività di monitoraggio televisivo, al fine di fornire periodicamente i dati relativi al pluralismo politico sui media che l'Autorità utilizza trimestralmente;
tutte le reti televisive analogiche a diffusione nazionale e alcune tra le più significative reti satellitari vengono pertanto monitorate dal suddetto istituto per conto dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al fine di verificare il rispetto del pluralismo politico-sociale, degli obblighi di programmazione e della normativa in merito alla tutela dei minori;
come ben si evince dalla premessa dell'ultimo rapporto informativo elaborato dall'Isimm - reperibile sul sito dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - relativo al periodo 1-31 dicembre 2010, l'istituto di ricerche non fornisce dei dati distinti per personaggio politico, bensì i dati sono presentati in forma aggregata per singolo partito (nel caso della comunicazione politica) o per singolo organo istituzionale (nel caso della comunicazione istituzionale);
la medesima classificazione viene seguita anche in regime di par condicio ovvero in periodo elettorale, con l'ovvia conseguenza di rendere ancora più complessa la rilevazione da parte dell'Autorità e, soprattutto, di chiunque abbia interesse a conoscere il tempo effettivo impiegato da ciascun candidato o da ciascun leader politico;
questa particolare modalità di raccolta e rielaborazione dei dati ne rende difficile la lettura analitica, dal momento che, riferendosi separatamente ai partiti politici e alle cariche istituzionali, non viene resa la presenza complessiva di un determinato soggetto qualora lo stesso sia al contempo leader di partito e titolare di carica istituzionale, con l'ovvia conseguenza che i dati che verranno prodotti tenderanno a non rappresentare fedelmente la realtà; se a ciò si aggiunge la mancanza di elementi di sintesi dei dati, si comprende quanto difficile sia la lettura da parte dei cittadini;
da notizie a mezzo stampa si apprende che nel breve periodo di 20 giorni, tra il 16 gennaio e il 6 febbraio 2011, attraverso 3 videomessaggi, un audiomessaggio ed un'intervista al Tg1, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi avrebbe occupato 2 ore e 42 minuti di antenna nei telegiornali pubblici e privati, superando nettamente il tempo utilizzato da tutti gli altri soggetti politici, ivi comprese le forze di opposizione;
dai dati menzionati si evince una netta prevalenza quantitativa delle comunicazioni provenienti dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi rispetto ad altri esponenti politici, siano essi titolari di cariche istituzionali o meno;
vi è poi un secondo aspetto di tipo qualitativo connesso alla difficoltà di classificare da un punto di vista tecnico, e ai fini del monitoraggio, i videomessaggi e gli audiomessaggi del Presidente del Consiglio dei ministri; non si comprende, infatti, se essi rientrino in una tipologia di comunicazione di tipo istituzionale o politico e quindi a quale disciplina debbano essere soggetti e come debbano essere conteggiati -:
di quali elementi disponga il Governo circa i fatti enunciati in premessa;
se non ritenga il Presidente del Consiglio dei ministri di astenersi per il futuro da questa tecnica di comunicazione, che, ad avviso degli interpellanti, mescola elementi di informazione a contenuti di natura pubblicitaria;
se il Governo non ritenga di dover fornire tempestivamente chiarimenti in ordine al recepimento nel contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai per il triennio 2010-2012 delle indicazioni contenute nel parere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi del 9 giugno 2010, in particolare per quanto attiene alla definizione degli indicatori di verifica della qualità dell'informazione e al principio del pluralismo informativo;
se e quali iniziative di competenza intendano adottare per agevolare lo svolgimento dell'attività di verifica degli organismi competenti in relazione al pluralismo politico sui mezzi di comunicazione.
(2-00980)
«Franceschini, Zaccaria, Donadi, Rao, Granata, Giulietti, Enzo Carra, Galletti, Leoluca Orlando, Lo Presti, Bindi, Cambursano, Occhiuto, Bressa, Bocci, Bossa, Braga, Brandolini, Burtone, Capano, Marco Carra, Castagnetti, Cenni, Codurelli, Colombo, Corsini, Coscia, Cuomo, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Farinone, Fedi, Ferranti, Fiano, Fontanelli, Froner, Garavini, Ghizzoni, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laganà Fortugno, Lenzi, Levi, Lovelli, Marantelli, Marchi, Marchignoli, Mattesini, Melis, Meta, Miotto, Motta, Murer, Naccarato, Peluffo, Picierno, Realacci, Rosato, Rubinato, Servodio, Siragusa, Tenaglia, Touadi, Trappolino, Tullo, Vannucci, Vico, Zampa, Lulli, Tabacci, Ventura».
(24 febbraio 2011)

Elementi in merito ad un'offerta abitativa a favore degli appartenenti ai comandi della Guardia di finanza e dei carabinieri residenti nel comune di San Lazzaro di Savena - 2-01035

M)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze e della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 28 giugno 2010, con protocollo n. 0258258/2010, perveniva al comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna - con sede in Ponticella, San Lazzaro di Savena - un documento a firma del sindaco di San Lazzaro di Savena, Marco Macciantelli;
lo stesso documento veniva indirizzato alla non meglio precisata società cooperativa edilizia Ca.Sa e alla compagnia carabinieri di San Lazzaro di Savena;
nel testo, il sindaco promuove un'offerta abitativa agli appartenenti alle Forze dell'ordine residenti nel comune di San Lazzaro di Savena, indirizzando tuttavia la stessa a soli due comandi (Guardia di finanza e carabinieri);
nello stesso documento, il sindaco preannuncia che è tra gli obiettivi del suo comune l'offerta di case a prezzi calmierati agli appartenenti alle Forze dell'ordine, scrivendo altresì che: «L'amministrazione sta procedendo verso l'adozione del piano operativo comunale e a partire dai primi mesi del prossimo anno sarò in grado di pubblicare bandi per l'assegnazione di aree che possano offrire risposta al bisogno di soluzioni abitative manifestato»;
a seguire, il comando regionale della Guardia di finanza Emilia Romagna, in data 11 agosto del 2010 con documento di cui al protocollo n. 0318879/10, trasmetteva ai militari per conoscenza la suddetta missiva del sindaco Macciantelli precisando che: "Si è tenuto un incontro informale tra il comando provinciale di Bologna ed il comune di San Lazzaro, dal quale è emersa la possibilità che nell'ambito del prossimo piano operativo comunale, il cui varo è considerato imminente, il comune metta a disposizione di una cooperativa edilizia, all'uopo costituita da militari del corpo, un'area di 1500 metri quadri per la realizzazione di una palazzina di 15-18 alloggi da destinare a personale residente nel territorio comunale;
in data 10 settembre 2010, con nota protocollo n. 0353082/10 del comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna avente ad oggetto: «Alloggi di edilizia sovvenzionata comune di San Lazzaro di Savena», si comunicava al personale che: «In data 23 settembre presso la biblioteca di questo comando, il luogotenente Maurizio Dori in forza al comando provinciale di Modena e nella sua qualità di presidente della cooperativa edilizia tra appartenenti al corpo »San Matteo« illustrerà le attività che la citata cooperativa potrebbe assumere con riferimento alle tematiche oggetto della nota cui si fa seguito»;
in data 18 novembre 2010, con nota avente oggetto: «alloggi in edilizia convenzionata comune di Castenaso (Bologna)», di cui al protocollo n. 0438345/10 del 10 novembre 2010, il comando regionale della Guardia di finanza Emilia Romagna comunicava: «In data 3 novembre 2010 si è tenuto presso la biblioteca del comando provinciale di Bologna l'incontro con i rappresentanti della società »Immobilare Castenaso srl«. Per informazioni e prenotazioni per le unità abitative i militari interessati potranno rivolgersi alla predetta società (...) o alla signora Rosa Capobianco, via Spinelli 24, San Lazzaro di Savena»;
a far data dall'anno 2009 erano in corso delicate attività d'indagine in carico del sostituto procuratore della Repubblica di Bologna Antonello Gustapane, delegate da questi al comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna - nucleo di polizia tributaria, relative a molteplici attività urbanistiche riferibili al comune di San Lazzaro di Savena nell'ambito di interventi di edilizia convenzionata;
le indagini vertevano sulle condotte di soggetti pubblici e, in particolare, sull'operato del predetto sindaco Macciantelli circa presunte dirette implicazioni nella gestione di gravi vicende di abusivismo edilizio afferenti un intero azzonamento urbanistico (n. 9), nonché la presenza di contratti di appalto privi di riscontro fatturativo all'interno di convenzioni urbanistiche con cui si determinavano i costi di case popolari e, infine, il rilascio da parte del comune di San Lazzaro di Savena di concessioni in sanatoria illegittime;
le indagini venivano sviluppate a seguito di due distinti procedimenti (il primo procedimento penale n. 5661/08, dottor Gustapane, l'altro a carico del consorzio Cipea di Bologna) che registravano entrambi il coinvolgimento di militari della Guardia di finanza e, in particolare, di sottufficiali del corpo beneficiari di immobili in edilizia convenzionata privi dei requisiti di reddito e coinvolti in fatti omissivi e commissivi;
ancora nell'estate 2010 veniva inoltrato alla procura di Bologna un ulteriore esposto a carico del sindaco di San Lazzaro di Savena per presunte attività omissive, che finiva ancora in carico al sostituto procuratore Gustapane, il quale delegava di nuovo le indagini al medesimo reparto della Guardia di finanza;
in tale esposto veniva illustrata la gravità di condotte dell'ente pubblico segnatamente, del sindaco che avrebbe omesso di annullare in autotutela convenzioni urbanistiche e atti di concessione in sanatoria laddove emergevano, dai dati in suo possesso e da anni in possesso del sostituto procuratore Gustapane, la falsità di contratti di appalto tesi a maggiorare dolosamente i costi di case popolari, forme di abusivismo edilizio o insanabili, ma ugualmente sanate da concessioni in sanatoria, nonché la presenza di edifici privi di collaudo statico;
dall'ottobre 2010 la conduzione delle indagini sul Cipea vennero affidate al pubblico ministero Poggioli e le nuove investigazioni affidate alla squadra mobile della questura di Bologna;
contestualmente il procedimento penale n. 5661/08 veniva archiviato dal giudice per le indagini preliminari di Bologna per avvenuta prescrizione;
veniva presentato un ulteriore esposto alle procure della Repubblica di Ancona e Bologna e al Consiglio superiore della magistratura nel quale si rilevava che era il colonnello della Guardia di finanza Ferretti a confezionare plurime bozze di archiviazione in luogo del pubblico ministero titolare delle indagini (agli atti del citato provvedimento figurano infatti plurime bozze su carta intestata della procura di Bologna trasmesse al pubblico ministero dal colonnello Ferretti identiche nei contenuti rispetto all'atto di archiviazione notificato alla parte offesa);
negli atti d'indagine relativi al procedimento penale n. 5661/08 si delineava inoltre la responsabilità di diversi sottufficiali della Guardia di finanza del comando provinciale di Bologna;
l'attività dei predetti militari non veniva neppure lambita dalle indagini condotte dal medesimo comando di appartenenza, ancorché, sempre sulla base degli atti, alcuni risulterebbero privi dei requisiti di reddito per l'acquisto di case in edilizia convenzionata presso San Lazzaro di Savena e la condotta degli stessi venisse reiteratamente denunciata nell'ambito del procedimento penale n. 5661/08;
allo stesso modo, in questo grave contesto, si evidenzia la figura centrale di un sottufficiale del medesimo reparto, Salvatore Cucinotta - ancora indagato per le vicende Cipea e per fatti di corruzione - beneficiario di immobili convenzionati benché privo degli idonei requisiti;
parallelamente la stampa locale e nazionale ha dato notizia di condotte gravissime che, nell'ambito dell'inchiesta denominata Rimini yacht, hanno portato all'arresto di ufficiali e marescialli sempre facenti capo al suddetto comando provinciale di Bologna, nonché al suicidio di un ex generale del medesimo comando, Angelo Cardile -:
se i Ministri interpellati non ritengano di disporre un'immediata ispezione nel reparto del comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna e nella sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza presso la procura di Bologna per chiarire la posizione dei suddetti militari, nonché le modalità ed il contenuto dell'offerta pervenuta dal sindaco di San Lazzaro ai militari del reparto - che lo indagavano e che erano destinatari di deleghe investigative sull'operato del comune di San Lazzaro e su militari del medesimo reparto - e se e quali cooperative di militari della Guardia di finanza di Bologna siano attualmente coinvolte nelle attività urbanistiche del comune di San Lazzaro di Savena;
se risulti al Ministro della giustizia che, a fronte dell'esposto citato in premessa, siano state assunte iniziative di carattere disciplinare nei confronti del pubblico ministero Gustapane.
(2-01035) «Raisi, Della Vedova».
(5 aprile 2011)

Elementi in merito alla costruzione del nuovo centro di identificazione ed espulsione in Toscana - 2-01033

N)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
ad oggi in Toscana non esiste un centro di identificazione ed espulsione;
nel settembre 2010 durante lo svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea il Ministro interrogato ha dichiarato che i centri di identificazione ed espulsione in Italia sono insufficienti;
durante lo svolgimento della stessa interrogazione ha ricordato che servono nuovi centri di identificazione ed espulsione, nelle regioni che ne sono sprovviste, altrimenti il rischio è che i clandestini vengano rimessi in libertà;
i centri di identificazione ed espulsione in Italia sono attualmente 13, operativi in 11 regioni;
alcune regioni hanno due centri di identificazione ed espulsione, mentre altre regioni, come la Toscana, non hanno centri e spesso i clandestini presi in queste regioni vengono rimessi in libertà;
il Governo ha iniziato una consultazione con la regione Toscana, per cercare di individuare il sito più opportuno per la costruzione di un nuovo centro di identificazione ed espulsione;
la lotta all'immigrazione clandestina è una priorità del Governo, ribadita più volte anche dal Ministro interrogato; la costruzione di un centro di identificazione ed espulsione garantirebbe ai cittadini toscani maggiore sicurezza;
il Ministro interrogato aveva annunciato l'apertura del centro di identificazione ed espulsione in Toscana entro dicembre 2010 -:
quali siano, ad oggi, i risultati della consultazione con la regione Toscana in merito alla costruzione del centro di identificazione ed espulsione;
se sia stato individuato dal Governo il sito per la costruzione del nuovo centro di identificazione ed espulsione per la Toscana;
se il Governo abbia individuato una data di inizio dei lavori per il nuovo centro di identificazione ed espulsione.
(2-01033)
«Mazzoni, Toccafondi, Massimo Parisi, Migliori, Faenzi, Bergamini, Barani, Tortoli, Bianconi, Bonciani, Picchi, Speciale, Holzmann, Giulio Marini, Mazzuca, Nirenstein, Palmieri, Garofalo, Garagnani, Petrenga, Cesaro, Cosentino, Del Tenno, Marinello, Pagano, Botta, Moles, Lainati, De Angelis, Carlucci».
(4 aprile 2011)

Misure a tutela del Corpo nazionale dei vigili del fuoco - 2-01051

O)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
i vigili del fuoco rappresentano ormai un insostituibile corpo di pubblica sicurezza cui però non viene corrisposto un trattamento pari a quello degli altri Corpi dello Stato preposti alle medesime funzioni;
essi, infatti, rischiano la vita come i colleghi delle forze di polizia ma con una retribuzione di circa 300 euro in meno al mese;
oltre a non veder riconosciuto come usurante il proprio lavoro, non hanno le maggiorazioni, ai fini pensionistici, previste per le Forze armate e di polizia;
aggrava notevolmente la situazione appena descritta un sistema di avanzamento professionale congelato da anni e gestito in modo superficiale (a differenza delle forze di polizia dove si è provveduto ad un riordino delle carriere), unitamente ad una sempre maggiore carenza di organico che aumenta a dismisura il rischio professionale -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno, attraverso il superamento delle accennate disparità, porre il Corpo nazionale dei vigili del fuoco in piena efficienza funzionale e lavorativa, al fine di migliorare la risposta in termini di sicurezza dei cittadini;
se non intenda procedere a nuove assunzioni di personale, con esaurimento di tutte le graduatorie vigenti.
(2-01051) «Tassone, Galletti».
(12 aprile 2011)