XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 464 di giovedì 14 aprile 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
La seduta comincia alle 10,05.
GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
Sul processo verbale (ore 10,15).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo in relazione all'intervento di un deputato, dovrei dire di una deputata, della maggioranza che al termine del dibattito di ieri si è rivolta a me con estrema violenza verbale, che richiede qualche precisazione.
Non farei tale precisazione alla persona in quanto tale, il cui cognome non desidero pronunziare perché legato ad una fase vergognosa della storia del nostro Paese che vorrei dimenticare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia) né alla persona, che non merita tale considerazione, ma rispondo agli addebiti che ella mi muove e probabilmente a chi le ha suggerito di fare questo intervento.
Ricordo che nel 2006 si formò una coalizione di partiti composta dal Partito dell'onorevole Berlusconi, da quello dell'onorevole Fini, dal Partito Repubblicano e altre forze politiche che confluì in una lista. Io quindi non ho mai fatto parte del Partito dell'onorevole Berlusconi, pur avendo rapporti di rispetto reciproco, penso, ma in quanto esponente di uno dei partiti alleati fui candidato nelle Marche e fui il capolista. La prova ne è che il numero 1 della lista era l'onorevole Berlusconi, il numero 2 l'onorevole Fini e il numero 3 io stesso. Si trattava di un'alleanza tra partiti, basata su un programma.
Il 4 settembre 2009 inviai una lunga lettera all'onorevole Berlusconi nella quale spiegai che i programmi, le linee programmatiche che avevano giustificato quell'alleanza non erano state in alcun modo realizzate. La lettera, quindi, contestava, senza alcuna ostilità preconcetta ma con un'analisi politica, che non era stato fatto nulla per quel che riguarda l'economia, la giustizia e via dicendo. Del resto ieri, al termine della vicenda, del processo breve si è sentito dire che comincerà una grande fase riformatrice per il Paese: si avvierà la riforma del fisco, la riforma della giustizia, mentre nulla è stato fatto fino a quel momento e fino ad oggi. In base a quelle considerazioni politiche ho preso le distanze, nella libertà assoluta che un uomo politico, esponente di un partito con una tradizione come quella del Partito Repubblicano, ha di guardare ai problemi del Paese.
Ciò che è successo, signor Presidente, onorevoli colleghi, dal 2009 ad oggi giustifica non solo sul piano programmatico, ma vorrei dire sul piatto etico la scelta di passare all'opposizione; etico perché quando una maggioranza arriva al punto di approvare delle leggi che, per bocca stessa del Ministro della giustizia, servono a risolvere un problema giudiziario del Presidente del Consiglio mi domando Pag. 2come possa non esserci un senso di vergogna di coloro i quali votano questa legislazione.
Ieri ho detto «occhi bassi», ma è chiaro che sono occhi bassi perché non si tratta degli interessi del Paese. Noi possiamo discutere su come si affrontano i problemi dell'economia, della politica estera, dell'immigrazione, ma non possiamo pensare che il compito del Parlamento italiano sia di evitare processi per questo o quello dei suoi membri, perché questo non è un errore politico, questa è una vergogna etica. Quindi, alla mia onorevole collega, di cui non pronuncio il cognome rispondo che ho fatto, credo, il mio dovere politico, ed oggi anche morale, nel fare quello che ho fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento, soprattutto per esprimere un apprezzamento. Infatti ho notato che effettivamente negli ultimi giorni c'è una cura, un'attenzione particolare nella stesura del processo verbale e volevo darne atto alla Presidenza e agli uffici che si sono impegnati in questo senso.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende...
ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ISIDORO GOTTARDO. Solo, credo, per...
PRESIDENTE. Mi deve dire a che titolo intende parlare.
ISIDORO GOTTARDO. Sul processo verbale... è già chiuso?
PRESIDENTE. Non so se ieri lei sia intervenuto, mi faccia controllare.
Lei può intervenire per rettificare, per fatto personale o per chiarire il proprio pensiero. Nella seduta di ieri lei è intervenuto?
ISIDORO GOTTARDO. Sì, signor Presidente, sono intervenuto durante la discussione di ieri sera, ma non trovo il mio intervento nel resoconto stenografico e non so se questo è stato riportato nel processo verbale.
PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, abbia un attimo di pazienza, per cortesia.
ISIDORO GOTTARDO. La frase che avevo pronunciato è che vi è un motto istriano che dice che i padre eterni fanno i figli crocefissi. Era a latere dell'intervento dell'onorevole La Malfa, ma evidentemente non è stata riportata.
PRESIDENTE. Sta bene.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Fitto, Tommaso Foti, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Grassi, Jannone, La Russa, Lamorte, Lo Monte, Lombardo, Lorenzin, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Migliori, Mura, Mussolini, Leoluca Orlando, Pisacane, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Pag. 3Tremonti, Vitali, Vito e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3403 (ore 10,18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla IX Commissione (Trasporti):
ZELLER ed altri: «Disposizioni in favore delle vittime del disastro ferroviario della Val Venosta/Vinschgau» (3403).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2064-B (ore 10,19).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo altresì alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
S. 2146. - GRIMOLDI ed altri: «Aumento del contributo dello Stato in favore della Biblioteca italiana per ciechi 'Regina Margherita' di Monza e modifiche all'articolo 3 della legge 20 gennaio 1994, n. 52, concernenti le attività svolte dalla medesima Biblioteca» (approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (2064-B).
Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
(Così rimane stabilito).
LORENZO RIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, le chiedo scusa. Intendo intervenire sull'ordine dei lavori ma è un modo per poter intervenire...
PRESIDENTE. Onorevole Ria, stiamo dando la comunicazione dell'assegnazione in sede legislativa di proposte di legge. Se lei intende fare obiezioni su questo punto. Ma, mi sembra che...
LORENZO RIA. Non devo fare nessuna obiezione, signor Presidente. Le stavo semplicemente dicendo che sarei dovuto intervenire sul processo verbale e mi rendo conto che non posso più farlo.
PRESIDENTE. Dopo lo metteremo a verbale.
LORENZO RIA. Però, perché rimanga agli atti, volevo solo precisare una cosa, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Ria, mi fa terminare le comunicazioni? Ne abbia la bontà. Non è che non voglia farla parlare. Siamo all'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa. Prima Pag. 4ho chiesto se vi erano obiezioni su questo punto. Non ci sono obiezioni e così è rimasto stabilito.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,20).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,21).
LORENZO RIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, la ringrazio e chiedo scusa ancora, tuttavia vorrei segnalare che in fondo pagina 96 del resoconto stenografico di ieri - come può constatare - con riferimento alla votazione dell'emendamento Tit. 300, risultano astenuti 278 deputati. Si trattava di un emendamento che portava la mia firma solo che, nell'indire la votazione, il Presidente di turno - non ricordo chi presiedeva in quel momento la seduta - non ha indicato il sottoscrittore dell'emendamento, che per l'appunto ero io, come invece è accaduto per gli emendamenti successivi.
Per esempio, con riferimento al subemendamento 0.Tit.100.1 è stato riportato il nome di Giachetti. Siccome - come sa - gli emendamenti che recano i numeri «300» o «100» sono normalmente presentati dalla Commissione, noi - e quando dico noi, mi riferisco anche agli altri rappresentanti dei gruppi dell'opposizione che sedevano con me al tavolo riservato al Comitato dei nove, quindi anche alla collega Ferranti, alla collega Napoli e al collega Palomba - abbiamo dato indicazione ai nostri gruppi per il voto di astensione, e così non poteva essere perché si trattava di un emendamento a mia firma. Invece, noi sull'emendamento della Commissione, che è quello successivo, l'ultimo emendamento al Titolo, il Tit. 100, effettivamente ci siamo astenuti, quindi quando abbiamo votato sul primo emendamento, sul Tit. 300, pensavamo che fosse quello presentato dalla Commissione e invece si trattava dell'emendamento da me sottoscritto.
So bene che non si può fare nulla né probabilmente per correggere il verbale, né naturalmente per modificare l'esito della votazione, ma la mia è soltanto una precisazione perché chiunque potrebbe chiedersi la ragione per la quale sull'emendamento a mia firma i gruppi si siano astenuti, invece naturalmente avremmo votato a favore.
PRESIDENTE. Onorevole Ria, prendiamo atto della precisazione e del chiarimento, che rimarranno senz'altro agli atti. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,40 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,45.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per sollecitare una presa di posizione del Governo su un argomento che interessa molto, soprattutto in questo periodo di crisi economica, che concerne la legge 8 aprile 2010, n. 55, recante «Disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri», approvata da questo Parlamento con 596 voti a favore, registrando una convergenza assoluta, solo un anno fa. Questa legge ha l'obiettivo dichiarato di provocare una modifica dei regolamenti Pag. 5europei che consentano a prodotti fatti in Cina, India, Turchia e in tutte le parti del mondo di recare la scritta «Made in Italy» e quindi di configurarsi come un prodotto di qualità, prodotto con la lavorazione artigianale e industriale tipica delle capacità di produzione del nostro Paese. Questa legge voleva e vuole - è l'intento dichiarato - provocare una modifica ai regolamenti europei che disciplinano la materia e ha ottenuto degli effetti importanti: i regolamenti che erano fermi da anni nelle commissioni del Parlamento europeo hanno ripreso forma, hanno ripreso vita. Si è arrivati a una delibera importante del Parlamento europeo che ha approvato alcune norme contenute in un Regolamento - la cui relatrice era l'onorevole Muscardini - che recepiscono nella sostanza i principi di tracciabilità e di correttezza di informazione nei confronti del consumatore che avevano portato tutti noi a sottoscrivere e approvare la legge 8 aprile 2010, n. 55.
Proprio in fase di negoziazione con l'Unione europea il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio dei Ministri, aveva - concordandolo anche con i primi firmatari del provvedimento - varato un provvedimento che assegna alle nostre dogane un tempo per non applicare o comunque rendere sostanzialmente bloccati gli effetti delle norme contenute nella legge. Questa circolare, da noi condivisa, è uno strumento chiaramente negoziale nei confronti dell'Unione europea nella speranza che l'Unione europea finalmente si doti di queste norme.
Il Parlamento europeo ha stabilito la correttezza della nostra interpretazione, dando ragione alle istanze promosse dal Parlamento del nostro Paese, ma per i procedimenti interni all'Unione europea oggi serve la ratifica del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, ratifica che ormai è attesa da mesi e che vede un negoziato continuo che noi, come Lega Nord Padania, seguiamo con grande attenzione, giorno per giorno. Il negoziato è condotto con grande maestria dal Ministro Romani, sicuramente con il supporto del vicepresidente Tajani, ma non vediamo questo negoziato volgere al termine. Noi riteniamo che sia imprescindibile per gli interessi del nostro Paese che la questione abbia una risposta definitiva in tempi brevi, che abbia nella sostanza una conclusione positiva, cioè che finalmente anche nel nostro Paese non sia possibile vendere un prodotto fatto in Cina con scritto «Made in Milano» piuttosto che «Made in Italy» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Non deve essere possibile perché è un vulnus a uno dei settori produttivi più importanti del nostro Paese ed è anche un prendere in giro i consumatori di tutte le nostre città e regioni. Non deve essere valido non solo nel nostro Paese, ma neppure negli altri paesi dell'Unione europea, cioè se a Berlino un consumatore compra una cravatta con scritto «Made in Italy» vuol dire che o è fatta a Como o è fatta in un'altra delle regioni d'Italia, non da altre parti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Su questo credo che il Governo, compiacendomi del ruolo finora svolto, debba porre l'Unione europea in una posizione chiara, cioè noi abbiamo sospeso gli effetti di questa legge in attesa di una delibera dell'Unione europea, abbiamo visto con piacere che dopo quindici anni finalmente il Parlamento europeo ha approvato un Regolamento, ma manca il passaggio finale: l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dell'Unione europea. Se questo passaggio non avverrà, invito il Governo da subito a programmare la piena efficacia della legge 8 aprile 2010, n. 55, che tutti noi abbiamo voluto e che tutti noi abbiamo votato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola ad altri colleghi che chiedono di intervenire - immagino - sull'importante tema che lei ha sollevato, saluto i docenti e gli studenti dell'istituto di istruzione superiore Luisa di Savoia di Roma e della scuola media statale Goffredo Petrassi di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Pag. 6RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alle parole del presidente Reguzzoni. Il Parlamento europeo, circa sei mesi fa, ha approvato con una maggioranza schiacciante, quasi l'unanimità, il regolamento «made in». Manca l'ultimo passaggio nel Consiglio dei Ministri. Tra l'altro, il Parlamento europeo in quell'occasione ha dato segno di una grande unità. Non solo il Parlamento, ma tutta la rappresentanza italiana di tutti i partiti al Parlamento europeo è stata compatta nel difendere questo importante tema, dal quale dipende non soltanto il lavoro delle nostre imprese e dei nostri lavoratori, ma anche la tutela dei nostri consumatori. Quindi, mi associo anche io alle parole del presidente Reguzzoni, chiedendo che il Governo si impegni a chiedere una calendarizzazione rapidissima di questo provvedimento presso il Consiglio dell'Unione europea, per arrivare ad una ratifica definitiva e che evidentemente tenga conto di quanto espresso dal Parlamento europeo sulla base della guida dei parlamentari italiani, a cominciare dall'onorevole Muscardini. Lo ripeto: è stata una delle poche volte in cui i parlamentari italiani hanno dato prova di grande unità a Bruxelles. Credo che questa sia una novità che fa ben sperare anche per il futuro. È un tema importante. Ricordo che solo per la Lombardia il mercato della contraffazione viene stimato dalla Camera di commercio di Milano in oltre 10 miliardi di euro l'anno. Ciò significa fatturato sottratto alle imprese che fanno le cose secondo le regole e merce - ripeto - che fa danno ai nostri consumatori, perché non prodotta secondo le regole, non soltanto dal punto di vista etico, ma anche ambientale e sanitario, come noi giustamente siamo costretti a fare. Quindi, rinnovo anche io l'invito al Governo.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ovviamente intendo associarmi alla richiesta dei colleghi della Commissione attività produttive che mi hanno preceduto, ma con due considerazioni un po' diverse. È chiaro che aspettiamo la decisione del Consiglio dei ministri, ma credo che in questa fase il Ministro Romani dovrebbe rappresentare con più determinazione la volontà di questo Parlamento, cosa che finora non mi pare sia avvenuta. Se un Parlamento intero decide all'unanimità di sostenere con una legge il made in Italy, con altrettanta determinazione il Governo italiano e, quindi, in primis il suo rappresentante, che è il Ministro Romani, dovrebbe far rispettare questa decisione. Così non è, signor Presidente. Allora, l'obiettivo è lo stesso, ma con sfumature diverse. Ieri abbiamo avuto un'audizione importante in Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione. Abbiamo audito il presidente nazionale della Coldiretti, che ci ha rivelato cose allucinanti sulla contraffazione dei prodotti agroalimentari nel nostro Paese. Su questo annuncio che presenterò un'interrogazione, perché sulla contraffazione, da quanto ci è stato comunicato, sono coinvolti anche i Ministeri italiani, il Ministero dell'agricoltura e il Ministero dello sviluppo economico. Allora, caro Presidente, mi associo alla richiesta dei colleghi della Commissione attività produttive, ma chiedo a lei di farsi portavoce di questa denuncia. Il Ministro Romani si impegni di più nel suo ruolo di Ministro dello sviluppo economico di questo Paese e difenda il nostro Paese e i nostri prodotti con il rispetto che meritano.
Allora, invece di ossequiare alcuni capi di Stato, andiamo in Europa a difendere il made in Italy, veramente.
GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo sempre sullo stesso argomento, Pag. 7anche perché, naturalmente, i colleghi della Commissione attività produttive si sentono tirati in ballo e comunque impegnati su questa vicenda e ringrazio il presidente Reguzzoni per avere sollevato il problema.
Qualche responsabilità, come la collega Anna Teresa Formisano ha già accennato, credo sia in capo al Governo. Noi ci siamo battuti fortemente e unitariamente sia in Commissione attività produttive sia, poi, avendone preso conoscenza, nella Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, dove abbiamo avuto la certezza della quantità e della qualità della contraffazione che esiste nel nostro Paese. Allora, un minimo di responsabilità su queste vicende, come diceva la collega Anna Teresa Formisano, è sicuramente in capo a questo Governo. Abbiamo avuto per mesi un non Ministro: avevamo il Presidente del Consiglio che aveva assunto ad interim l'incarico di Ministro dello sviluppo economico e siamo stati sette, otto mesi senza vedere il Ministro in Commissione. È una vicenda a cui noi avevamo dedicato energie e audizioni e avevamo insieme preteso che su questa vicenda il Parlamento europeo si esprimesse e arrivasse ad una definizione.
Siamo convinti, anzi siamo decisamente convinti, che lo stile e il modello italiani, la moda italiana, quindi il made in Italy, sia di fatto, per così dire, il locomotore della nostra industria. Se non riusciamo a portare a casa questo obiettivo dal Consiglio dell'Unione europea, evidentemente il peso politico del nostro Governo e della classe dirigente, che ci sta oggi portando verso un disastro economico, è quello che è, come tutti possiamo vedere.
Speriamo vi sia un rigurgito di orgoglio e che il settore torni ad essere produttivo come è sempre stato (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Unione di Centro).
ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, ha fatto bene l'onorevole Reguzzoni, presidente del gruppo della Lega Nord, a sollevare il problema rispetto all'effettiva applicabilità della legge che quest'Aula, in modo particolare, ha approvato all'unanimità.
Come ha ricordato anche il collega Vignali, la stessa delegazione italiana al Parlamento europeo si è adoperata in modo unitario per sollecitare l'entrata in vigore di una regolamentazione del «made in»,affinché possa rappresentare in qualche modo una valorizzazione del made in Italy. Il problema è appunto il Consiglio dell'Unione europea ed il rapporto con i Governi. Il problema, però, è anche - mi permetto di dire - il modo con cui si sta nell'Unione europea: non si può attaccare l'Unione europea, creare motivi di scontro assolutamente, per così dire, pretestuosi e poi allo stesso modo far pesare gli interessi nazionali nella definizione delle politiche europee.
Qui c'è una grande responsabilità del Governo, perché evidentemente non riusciamo, nonostante l'impegno di tutte le forze politiche italiane, a Roma come a Bruxelles, a far calendarizzare un importante obiettivo l'industria italiana, soprattutto l'industria dei distretti italiani e dell'industria della moda italiana. È chiaro che qui c'è un problema relativo alla capacità di costruire relazioni e iniziative in Europa e di far presente davvero quali sono le priorità. Infatti - e mi perdoni l'onorevole Reguzzoni -, non può bastare l'emanazione di una circolare per far pressione su gli altri Governi europei. Qui il problema è quello di sposare davvero la priorità che il Parlamento italiano senza divisioni ha indicato al Governo del nostro Paese.
Credo che su questo bisogna essere molto chiari.
Lasciamo perdere la parentesi sulla lotta alla contraffazione, visto che la prescrizione breve (misura che avete approvato ieri), influisce anche sui reati relativi alla lotta alla contraffazione, ma qui c'è un problema di come si muove il Governo italiano. Noi siamo disponibili a dare man Pag. 8forte e sostegno in tutte le sedi, ma c'è un problema di come il Governo italiano si muove all'interno dell'Unione europea e nei rapporti con gli altri Governi europei. Pertanto Presidente, tramite lei, vorrei chiedere che il Ministro dello sviluppo economico o il Ministro ad interim per le politiche europee venissero in Aula a spiegarci quali sono i motivi e gli ostacoli che impediscono di andare nella direzione di dare piena avvio alla legge che questo Parlamento ha votato all'unanimità.
ENZO RAISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, questo provvedimento per anni è stato discusso in Parlamento, spesso è stato tenuto in un cassetto, poi finalmente c'è stata un'accelerazione in Parlamento come in Europa dove la collega Muscardini è riuscita a creare un consenso che andava oltre quello che c'era nel proprio gruppo, cosicché tutta la comunità italiana, e non solo, ha concordato sulla necessità di andare avanti su questo piano, riconoscendo appunto il made in Italy come un elemento di garanzia anche verso il nostro sistema produttivo.
La Camera e il Senato - per così dire - fecero uno strappo, andando oltre le condizioni in quel momento della Commissione europea. Fortunatamente i parlamentari europei sono riusciti anche in Europa a raccogliere questo consenso. Il Governo italiano prudentemente aveva deciso momentaneamente di sospendere questo provvedimento in attesa che anche il Parlamento europeo si adeguasse. Ritengo che effettivamente ci sia la necessità da parte nostra di fare delle sollecitazioni in sede europea affinché si concluda questo iter che ha visto sia in sede nazionale sia in sede europea un consenso a maggioranza, altrimenti sarà necessario procedere secondo quella che è stata la volontà del Parlamento. Ripeto, mi sembra che in questo caso ci si sia comportati con una certa correttezza, però il Governo deve procedere in tempi brevissimi, perché questo elemento è fondamentale per il nostro mondo delle imprese.
La tutela del made in Italy, di questo marchio, è un'arma vincente per il mondo delle piccole e medie imprese, e questo è sotto gli occhi di tutti. Essere riusciti in Europa e in Italia a raggiungere un consenso bipartisan credo sia un elemento di responsabilità e di buonsenso, però è incredibile che ci si fermi davanti al traguardo. Per cui speriamo che il Governo dia questo impulso, altrimenti si proceda come previsto dalle norme votate da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Colleghi, la Presidenza trasmetterà al Governo, ai sensi di quanto richiesto dagli onorevoli Reguzzoni, Vignali, Raisi, Anna Teresa Formisano, Cimadoro e Lulli, l'opportunità di dar corso ad un intervento legislativo del Governo nazionale.
MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che, se la difesa del made in Italy è condivisibile e legittima, vorrei ricordare alla maggioranza che il reato di contraffazione di marchi e prodotti ha subito col voto di ieri un ulteriore taglio ai tempi della prescrizione. Bisogna avere un po' di coerenza, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un intervento da parte del Governo che può esser messo in campo senza problemi con l'Unione europea, ed è relativo all'attuazione di quanto già previsto dalla legge finanziaria del 2008, ai commi da 290 a 293 dell'articolo 1, Pag. 9che attengono alla possibilità, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di ridurre la misura dell'accisa sulla benzina. Questa mattina c'è una nota di agenzia secondo la quale in un comune del Sud il prezzo della benzina verde è salito a 1,703 euro al litro, mentre il gasolio si attesta sull'1,58. Qui il Governo può intervenire subito perché c'è una normativa apposita che l'autorizza, con decreto ministeriale, ad intervenire.
Questo è un problema che interessa tutti i cittadini di questo Paese, ma anche le attività economiche produttive perché non è possibile che, di fronte a problemi così gravi che riguardano l'economia del nostro Paese, questo Governo che sostiene di non voler mettere le mani nelle tasche degli italiani lo sta implicitamente facendo non applicando una norma che consente ad invarianza di gettito fiscale di ridurre l'accisa sulla benzina, seppur per un periodo limitato.
PRESIDENTE. Avverto che darò la parola sull'ordine dei lavori unicamente all'onorevole Realacci e all'onorevole Baldelli. Poi, come da prassi, per eventuali ulteriori richieste di intervento sull'ordine dei lavori si rinvia al termine della seduta perché dobbiamo passare ai punti all'ordine del giorno.
Prego, onorevole Realacci, ha facoltà di parlare.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, sarò telegrafico. Credo sia una questione condivisa perché quest'Aula ha approvato all'unanimità una mozione che invitava il Governo a correggere gli effetti molto negativi sulle fonti rinnovabili e, in particolar modo, sul decreto in materia di fotovoltaico (cosiddetto decreto Romani). L'impegno che il Governo aveva preso era di adottare questo provvedimento già da molte settimane, ma non se ne vede traccia e c'è un settore enorme che coinvolge in Italia circa 85 mila imprese, soprattutto piccole e medie, che è nell'incertezza e non riesce a produrre né lavoro né occupazione né economia. L'invito a lei, signor Presidente, a sollecitare il Governo perché gli impegni chiesti dal Parlamento vengano mantenuti.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, una breve sottolineatura prendendo spunto dal fatto che il nostro ordine del giorno questa mattina recava ai primi due punti due assegnazioni di provvedimenti in sede legislativa. Spesso, infatti, i lavori della nostra Assemblea sono oggetto di articoli di stampa nei quali molte volte si tiene molto conto del colore, dello scontro, mentre si tiene poco conto, ad esempio, di una sede importante come la sede legislativa. Penso a provvedimenti importanti come lo sono stati il codice della strada, le due proposte oggi assegnate e molte altre proposte. Anche questo, signor Presidente, è un elemento di informazione che credo renda dignità al lavoro che questa istituzione nel suo complesso affronta ogni volta come Camera dei deputati sul processo legislativo. Pertanto, signor Presidente, ritengo sarebbe opportuno sottolineare questo perché è uno dei molti elementi che spesso manca come puntualizzazione nel sistema dell'informazione quando si tratta dei nostri lavori e credo che faccia onore alla dignità di tanti colleghi impegnati in questo Parlamento e che lavorano spesso nell'ombra non solo in quest'Aula ma anche nelle Commissioni.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2569 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4215) (ore 11,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4215: Conversione in legge, con modificazioni, Pag. 10del decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011.
Ricordo che nella seduta dell'11 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 4215)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4215), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4215).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4215).
Avverto che prima dell'inizio della seduta l'onorevole Maurizio Turco ha ritirato l'emendamento 1.1.
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 4215) che è distribuito in fotocopia.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento Maurizio Turco 1.2.
ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Maurizio Turco 1.2.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 1.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Paladini? Onorevole Melandri?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 456
Votanti 273
Astenuti 183
Maggioranza 137
Hanno votato sì 6
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Lulli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che, consistendo il disegno di legge in un sono articolo, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4215)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4215).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati.
Pag. 11PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4215/1, accettato dal Governo?
MAURIZIO TURCO. Sì signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4215/1, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Raisi? Onorevole Volontè?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 455
Votanti 437
Astenuti 18
Maggioranza 219
Hanno votato sì 425
Hanno votato no 12).
Prendo atto che il deputato Martella ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mosella n. 9/4215/2, accettato dal Governo.
Prendo, altresì, atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/4215/3, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4215)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, prenderò sicuramente meno tempo. Innanzitutto, il voto dell'Italia dei Valori sarà ovviamente favorevole su questa legge di conversione di decreto-legge. Voglio dire che piace dover fare la storia del provvedimento in esame, anche se ora esso diventa di fatto storia. È veramente molto bello ricordare in quest'Aula ciò che è successo il 17 marzo scorso, quando la festività di questa data è stata molto dibattuta ed è stato molto complicato ottenerla, diciamo la verità, ma l'Italia ha risposto in maniera splendida.
Il 17 marzo è stato festeggiato in tutta Italia: l'Italia era piena, da nord a sud, in tutte le sue parti, del tricolore.
Mi sia consentito osservare una piccola casualità cronologica: il 17 marzo, il provvedimento è stato firmato, il 18 marzo è stato pubblicato e il 19 marzo è entrato in vigore, il giorno di San Giuseppe artigiano. Sarà un caso, ma mi riporta alla mente l'articolo 1 della Costituzione italiana, ove si dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
Quindi, ci piace ricordare ancora - ora che questo provvedimento è quasi superato, perché entra nella storia della legislazione italiana - quella giornata splendida in cui il tricolore era esposto ovunque e, soprattutto, ci sia consentito ricordare che ne era pienissimo il nord d'Italia.
Non è stato gradevole che questa giornata sia stata resa festiva attraverso due provvedimenti, in quanto è stata dichiarata una festa - mi sia consentito dirlo - «monca» con un primo provvedimento del 2010. In seguito, all'esito di una grande battaglia sostenuta anche dalle opposizioni, ma soprattutto dal popolo e dalla volontà popolare, il Governo e la maggioranza - non tutta, per la verità - si sono piegati, molto probabilmente non credendoci, molto probabilmente grazie ad un occhio dato alle strade e ai sondaggi, a rendere questa giornata veramente festiva. Pag. 12
L'Italia, in maniera straordinaria, ha risposto che vuole essere una, unita, coesa, solidale, dicendo un grande «no» a chi a questo 17 marzo si era strenuamente opposto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, colleghi, il 17 marzo scorso abbiamo celebrato con orgoglio - è stato bello - il 150o anniversario dell'Unità d'Italia. È stato bello e commovente vedere, per esempio, nelle strade di Roma, italiani di ogni luogo, bambini, ragazzi, anziani, donne e uomini, che si ritrovavano uniti attraverso manifestazioni simboliche. C'erano coccarde di antico sapore risorgimentale, c'erano le bandiere alle finestre, c'erano bambini vestiti del tricolore nazionale che ci unisce.
Era un'Italia che esprimeva un sentimento ed una condivisione di fondo, tutto ciò che ci unisce, nonostante qualcuno, ogni tanto, voglia dividere. Infatti, ricordo a me stesso e a voi, colleghi, quel dibattito paradossale che si sollevò prima della celebrazione di quel 17 marzo e che veniva, tra l'altro, da alcuni Ministri di questa maggioranza e di questo Governo.
Ricordo a me stesso e a voi, colleghi, che il Presidente Berlusconi vanta sempre di avere un Consiglio dei ministri unito e blindato, in cui ogni provvedimento si approva all'unanimità con la totalità dei voti. Ricordo anche, però, che, all'atto dell'approvazione del decreto-legge in oggetto, in sede di Consiglio dei ministri, vi furono dei Ministri che uscirono per non votare, dando così il segno di mettere in discussione una di quelle cose che sono, invece, indisponibili e indiscutibili, perché se c'è una cosa che ci unisce è proprio questa patria, che è la nostra madre comune.
Ognuno di noi, infatti, si porta dietro fieramente la propria appartenenza, si porta dietro il ricordo del suo campanile, si porta dietro il suo accento, si porta dietro il suo dialetto, si porta dietro le piccole e grandi storie di famiglia e di comunità, è fiero delle piccole e grandi storie delle sue vie, delle sue calli, dei suoi boschi, dei suoi monti e dei suoi mari. Ma ognuno di noi, poi, viene in questo Parlamento e, come recita la Costituzione, rappresenta la nazione. E ognuno di noi si intende con gli altri perché parla la comune lingua, quella lingua comune che Dante Alighieri ci diceva e ci faceva comprendere essere quel tratto comune, per l'appunto, che ci fa essere figli di una stessa patria, ben prima che questa patria fosse politicamente unita.
A chi irride ogni tanto e con scherno l'inno nazionale, è bello ricordare che Goffredo Mameli - il quale scrisse parole di poesia magnifiche quando aveva diciannove anni e morì a vent'anni o poco più per la Repubblica romana - diceva agli italiani: «Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi».
Se qualcuno si ritrova nella divisione, nella disunione di quella patria comune, che, invece, ci fa figli della stessa, credo sia fuori strada e sia fuori dalla modernità. La patria, l'Italia non è un qualcosa di retorico, di antico e di nostalgico.
Io credo che l'Italia di oggi debba, invece, saper rigenerare e rigenerarsi, giorno dopo giorno; gli italiani stessi devono essere consci e fieri dei propri valori; devono riconquistare la fiducia nell'avvenire; devono anche - attraverso manifestazioni celebrative e commemorative come è stata quella del 17 marzo 2011 - riconquistare, con la dovuta dose di orgoglio, una identità comune.
Una comunità nazionale, se si spogliasse di tutto ciò che la unisce, se perdesse le tradizioni, se si preoccupasse economicamente di questioni economiche e materiali, apparirebbe sradicata. È bella quell'immagine di un albero che cresce, ma un albero senza radici è destinato a morire.
Noi crediamo in questa Italia figlia della modernità, ma figlia anche di tutto quel patrimonio antico che si porta dietro, di quello spirito, di quella religiosità comune, di quella religiosità civile. Noi crediamo Pag. 13in quell'Italia che si porta dietro il tratto antico delle opere d'arte che la solcano. Camminare per una qualunque strada di Roma o in qualche borgo medioevale dove parlano le pietre, sentire i profumi antichi, sentire risuonare la nostra dolce lingua del «si», o commuoversi di fronte ad un Tiziano, ad un Tintoretto, ad un Caravaggio o ad un'opera futurista di Balla: tutto questo è la fierezza e l'orgoglio di essere figli di una grande nazione.
Questo è un patrimonio che non si può buttare via e che ci deve far sentire ogni giorno più italiani e più fratelli, nonostante le battaglie che combattiamo ogni giorno, nonostante anche in questo Parlamento accada, come è accaduto ieri, di dividersi e non trovarsi d'accordo, sapendo, però, che, per lingua comune, per vocazione, per scelta, si è italiani. E l'Italia che noi auspichiamo è l'Italia della legalità e dell'impegno civico, ma anche della modernità, della competizione, dell'impresa e della ricerca.
Credo che, attraverso la conversione di questo decreto-legge, in fin dei conti, si dia il segnale di questo passato che non passa e si «infutura». Il senso dell'Italia, il senso della nazione e della patria è proprio quello. Ci portiamo dietro qualcosa che viene da tanto lontano, che precede - come è logico - lo Stato unitario e che andrà molto più lontano di noi.
Ognuno di noi ha un impegno verso i propri figli: trasmettere il senso della tradizione, della trasposizione di valori antichi, la capacità di modernizzarli, di «infuturarli» e dare il senso di un cammino comune.
La nazione - si diceva - è un plebiscito che si rinnova ogni giorno. Noi abbiamo il compito di vivere e rinnovare ogni giorno questo plebiscito perché l'Italia è la cosa più bella che abbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.
ENZO CARRA. Signor Presidente, deliberiamo su questo provvedimento con qualche ritardo, ma il ritardo questa volta è talmente minimo da non farsi neanche troppo notare. È uno Stato che paga sempre in ritardo, ma questa volta il ritardo, effettivamente, è minimo.
Comunque, dobbiamo essere molto soddisfatti del fatto che, con qualche polemica, superando diversi errori, disponiamo di questa festa (che già c'è stata, peraltro), la quale non ha comportato nuovi o maggiori oneri per lo Stato. Anche questo risponde ad alcune polemiche che vi erano state nei giorni precedenti il 17 marzo.
Al contrario, noi dell'Unione di Centro vorremmo addirittura che questa festa fosse fissata e trovasse uno spazio nel nostro calendario nazionale, perché la sua creazione è il risultato di un rinnovato interesse per le radici del nostro popolo e della nostra comunità nazionale.
Si tratta di un interesse che indubbiamente ha trovato nei Presidenti della Repubblica, da Cossiga a Ciampi, a Napolitano, dei punti di riferimento, delle forti spinte. Dico questo senza retorica, perché la patria muore di retorica, come ogni cosa al mondo; la patria, con la retorica è soltanto il rifugio delle canaglie, senza retorica è la cosa alla quale, tutti quanti noi, ogni giorno sentiamo di appartenere.
Un altro risultato di questa festa è stato quello di mettere in chiaro una cosa semplice: che cosa festeggiavamo il 17 marzo? Il 17 marzo è accaduta una cosa molto semplice, adesso lo sappiamo tutti, sarà bene ripeterlo: il re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, veniva investito dal Parlamento, dal Senato e dalla Camera dei deputati, a Torino, del titolo di re d'Italia. Questa è una cosa molto semplice, adesso la sappiamo tutti, la sanno anche quei nostri colleghi che, poveretti, all'uscita dal Parlamento, avevano risposto con molta confusione e dicendo al massimo: ma, il 17 marzo è successo qualcosa, soltanto che non me lo ricordo. Adesso, almeno questo vulnus è stato colmato da questa festa.
Un'altra spiegazione ci è stata data non soltanto dalle parole di Chabod, che è Pag. 14stato largamente compulsato e a cui molti si sono riferiti, ma anche da quelle del Presidente Napolitano e dei Presidenti delle camere, durante la nostra seduta comune qui in Aula, alla Camera, giorno in cui abbiamo visto anche delle colleghe parlamentari aggiungere al bianco anche il rosso e il verde; in quegli stessi giorni abbiamo visto il tricolore sventolare su molti balconi del nostro Paese. Questo certamente ha fatto piacere perché milioni di italiani hanno ricordato effettivamente che, oltre al verde, ci sono anche il bianco e il rosso e il nostro è un grande tricolore che non va sottovalutato. Dobbiamo ricordare con qualche soddisfazione, per fare memento di quel 17 marzo, che i nostri avi, quella volta, nel 1861, centocinquanta anni fa, hanno resistito a nazioni allora più importanti come l'Inghilterra e la Francia che ci avrebbero voluto una federazione. Lì, il coraggio dell'unità è stato un coraggio che ancora portiamo avanti e del quale dobbiamo essere fieri tutti i giorni, anche perché, per polemizzare, per dividerci, abbiamo tutti gli altri 364 giorni dell'anno. È finito il 17 marzo e già il 18 questo Paese sembrava molto più diviso che in quelle poche ore che abbiamo trascorso qui alla Camera, dopo di che, con il voto dell'Unione di Centro, convintamente a favore di questo provvedimento, mi chiedo anche se sarà possibile, davvero, ricordare almeno una volta l'anno l'Unità d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, a proposito di retorica e anche un po' di ipocrisia, abbiamo scoperto che adesso serve una legge per far conoscere la storia d'Italia e per esporre il tricolore. In alcune zone del nostro Paese sono secoli che sventolano la bandiera di San Giorgio e il Leone di Venezia, non c'è bisogno di una legge per ricordarcelo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Comunque, siamo qui, oggi, per la conversione di un decreto-legge, un atto dovuto, un adempimento tecnico che ha superato al Senato le criticità dovute alla copertura e il nostro gruppo voterà per la conversione in legge di tale decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, in quest'Aula, qualche settimana fa, il Presidente Giorgio Napolitano ha ricordato quello che il 17 marzo del 1861 l'allora Presidente del Consiglio, Camillo Benso di Cavour, scrisse a Emanuele Taparelli D'Azeglio, ambasciatore a Londra.
Scriveva Cavour: «Il Parlamento nazionale ha appena votato e il Re ha sanzionato la legge in virtù della quale Sua Maestà Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d'Italia. La legalità costituzionale ha così consacrato l'opera di giustizia e di riparazione che ha restituito l'Italia a se stessa». La legalità costituzionale - lo ripeto - che restituisce l'Italia a se stessa.
Questo pensiero di Cavour è importante e credo che valga la pena venga attualizzato. La nazione non è un dato di natura, non emerge dalle più lontane profondità dei secoli, né accompagna da sempre la storia d'Italia. È necessario un discorso straordinariamente seducente per dare corpo alla nazione, per questo le narrative nazionali devono saper comunicare, devono sapere emozionare. Non è la legge che emoziona, ma è quello che è la storia che questa legge proclama ad emozionare. Vanalli, non dimenticarlo mai.
Il discorso nazionale si impone in forza di un suo eccezionale potere comunicativo. Ecco perché è importante riprendere e rendere attuali le parole di Cavour, la legalità costituzionale che restituisce l'Italia a se stessa. Potremmo quasi definirlo il filo che tiene insieme la nostra storia nazionale. La legalità costituzionale come la condizione per resistere: così fu nel 1861, così deve essere oggi.
Quando siamo chiamati ad approvare un disegno di legge che fa del 17 marzo Pag. 15una festa nazionale, non siamo chiamati ad un atto banale, non siamo chiamati solo a regolare alcuni aspetti giuridici con riferimento a procedure amministrative o a tempi di ferie per la pubblica amministrazione, ma siamo chiamati ad una responsabilità, quella di celebrare l'Italia quale si è formata in questi 150 anni di storia. Siamo chiamati alla responsabilità di comprendere le sue radici profonde, le ragioni e le passioni umane e civili che hanno costruito la democrazia italiana.
La storia italiana ha visto nella Costituzione del 1948 non solo una Carta di principi fondamentali e di regole poste alla radice del nostro ordinamento, ma anche e soprattutto un testo con cui leggere il processo che ha condotto l'Italia alla democrazia politica. Proprio per questo è necessario restituire il primato dell'interpretazione pedagogica della Costituzione. Fare invece, come accade, purtroppo, anche in questi giorni, della Costituzione una pura e semplice arma di lotta politica è non solo frutto di una cultura istituzionale sgangherata, ma è estremamente pericoloso.
La memoria culturale, per sopravvivere, deve essere continuamente alimentata da un discorso pubblico appropriato e civile. Non serve a nulla il riconoscimento di una memoria nazionale se non si è capaci di pensare alla nostra Carta costituzionale come al luogo privilegiato della memoria della democrazia italiana. Peggio se ci si rende protagonisti di un continuo rabbioso attacco al valore di limite che la nostra Costituzione così sapientemente ha saputo costruire, e a quella pedagogia democratico-costituzionale che fa della cultura del limite il punto più alto del nostro essere cittadini protagonisti di una democrazia matura e consapevole di sé.
Il Presidente Napolitano, come ricordavo all'inizio, in quest'Aula, il 17 marzo, ci ha ricordato che il senso della missione dell'unità nazionale ci è necessario per garantire all'Italia un futuro migliore e più giusto di fronte alle molteplici incognite che ci assillano, ma si realizzerà solo se tornerà ad operare un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite della responsabilità.
«Non so quando e come ciò accadrà, confido che accada», così diceva il Presidente Napolitano, ed è esattamente questo lo spirito in cui noi ci riconosciamo ed è con questo spirito che noi voteremo a favore del presente provvedimento che eleva a festa nazionale il 17 marzo, giorno in cui è nata costituzionalmente l'Italia, perché sappiamo che il riscatto nazionale per restituire l'Italia a se stessa è tanto necessario quanto ineluttabile, perché l'Italia merita di celebrare 150 anni di storia con il ritorno ai valori della sua Costituzione, come dato di vita vissuta, come modello per tutti i cittadini cui riferirsi ogni giorno con responsabilità, dignità, senso di appartenenza civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del nostro gruppo a questo provvedimento vorrei anzitutto premettere che ci rendiamo perfettamente conto che l'istituzione di una nuova festa nazionale in un Paese in cui le giornate lavorative non sono molto numerose rappresenta un costo in termini di produzione perduta, e quindi le preoccupazioni di quanti non vedevano bene l'istituzione di un'altra giornata di vacanza sono comprensibili. Tuttavia, a me sembra che il significato di questa festa meriti di essere davvero ricordato da una giornata lavorativa persa.
Vedete, colleghi, nel 1991, prima di entrare in politica, mi trovai a Fiesole per un incontro internazionale e durante la pausa caffè mi avvicinai alla signora Thatcher, che stava guardando Firenze illuminata dal sole. Quando mi avvicinai per ricordarle che c'eravamo già incontrati mi disse: «Yours is a beautiful country with a rotten Government», «Il suo è un Paese bellissimo con un sistema politico marcio». Pag. 16Risposi: «Cara signora, il contrario sarebbe molto peggio. Chi vorrebbe vivere in un Paese marcio con un sistema politico bellissimo?»
Il nostro è un paese bellissimo! È il più bel Paese del mondo! Il Paese in cui più lunga e continuativa è la storia di civiltà, che risale ad oltre 25 secoli (Applausi)!
Noi dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani. Abbiamo estratto una carta molto alta nel grande gioco della vita quando siamo nati italiani. Nessuno di noi vorrebbe essere nato altrove (Applausi).
Ho avuto l'immeritata fortuna di servire il mio Paese da Ministro della difesa. Ricordo ancora quei tragici giorni del novembre 2003, i funerali delle vittime della strage di Nassiriya e andando verso la chiesa vidi un'infinità di bandiere italiane, l'Altare della patria coperto da fiori, tutti si sentivano italiani e si riconoscevano in questa che è la nostra patria (Applausi).
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4215)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4215, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2569 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011» (Approvato dal Senato) (4215):
Presenti 451
Votanti 440
Astenuti 11
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440.
Prendo atto che i deputati Cavallotto e Laura Molteni hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).
Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), fatto a Roma il 19 gennaio e il 24 marzo 2006 (A.C. 4027-A) (ore 11,40).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), fatto a Roma il 19 gennaio e il 24 marzo 2006.
Ricordo che nella seduta dell'11 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sul testo del provvedimento, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4027-A).
(Esame degli articoli - A.C. 4027-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione. Pag. 17
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 449
Votanti 444
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato sì 444).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 446
Votanti 441
Astenuti 5
Maggioranza 221
Hanno votato sì 441).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Cesa... Onorevole D'Amico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 455
Votanti 451
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato sì 451).
Prendo atto che i deputati Mario Pepe (PD) e Picierno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,45)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Gatti... Onorevole Calderisi... Onorevole Cesa... Onorevole Castellani... Onorevole Gnecchi... Onorevole Tenaglia... Onorevole Bruno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 456).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
(Dichiarazione di voto finale - A.C. 4027-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, richiamo il mio intervento di lunedì scorso in occasione della discussione sulle linee generali di questo disegno di legge di ratifica per l'esecuzione di questo scambio di lettere tra l'Italia e la FAO. Sottolineo l'opportunità che il nostro Paese mantenga un forte legame con le organizzazioni internazionali e, nello specifico, con la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo, altrimenti denominata Commissione, che è un'importante articolazione della FAO, già presente a Roma da lungo tempo.
Questa Commissione verrà insediata nel palazzo Blumensthil, un palazzo demaniale situato proprio nella capitale, e ci auguriamo che ciò permetta di mantenere una forte valenza del nostro Paese nella logica della vicinanza alle organizzazioni internazionali e a questa commissione. Essa, lo ricordo, ha funzioni molto importanti che andranno anche ad amplificarsi in relazione alle determinazioni della Commissione europea, dell'Unione europea. Infatti c'è una bozza di regolamento dell'Unione europea che stabilisce il recepimento immediato, da parte della Commissione europea, di quelle che saranno le indicazioni della Commissione FAO per la pesca del Mediterraneo.
Per questo c'è da auspicare un miglioramento della funzione dell'Italia che, ahimè, oggi nello scacchiere internazionale è piuttosto marginale a causa delle politiche non sempre acconce del Governo, ad esempio, nello scenario libico. Ricordo quella debacle nella videoconferenza che, qualche settimana, fa ci ha visti esclusi nel dialogo tra le grandi potenze mondiali, Francia, Inghilterra, Germania e Stati Uniti, e penso anche allo scadimento di immagine che il nostro Paese sta risentendo da ormai troppo tempo a causa delle leggi ad personam di cui proprio ieri abbiamo scritto un'ennesima brutta pagina in quest'aula. Ciò nondimeno è vero che i Governi passano, i Presidenti del Consiglio, speriamo, anche e presto, e l'Italia rimane impegnata nella tessitura di questi rapporti internazionali per i quali il nostro voto anche oggi sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo scambio di lettere oggetto del provvedimento che ci apprestiamo a votare è stato sollecitato dal Governo italiano già nel 2004. L'obiettivo era quello di consentire il trasferimento degli uffici del Segretariato della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo presso la sede definitiva individuata a Roma. Una responsabilità, nonché una volontà chiara da parte dell'Italia di procedere con la valorizzazione della nostra capitale come riferimento amministrativo, politico e organizzativo delle organizzazioni delle Nazioni Unite con sede a Roma. Di questo noi tutti italiani andiamo fieri.
L'onere complessivo a carico del bilancio dello Stato è pari a 200 mila euro all'anno, ma è legittimato dalla rilevanza rinnovata che questa istituzione darà alla città di Roma e al nostro Paese in generale. Ragion per cui appare prioritario consentire la definizione formale di tali accordi che sono rimasti sostanzialmente in standby dal 2006, malgrado non vi fossero stati reali motivi ostativi. In ragione della rilevanza della questione trattata nonché del ritardo con cui si è inteso dar seguito a questo scambio di lettere, provvedo a dichiarare il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, deluderò i colleghi, ma su questa ratifica dirò esclusivamente che il nostro gruppo esprimerà voto favorevole. Si tratta della cessione di un immobile, non dei contenuti e del lavoro che farà la pur importante Commissione generale della pesca nel Mediterraneo e l'Italia giustamente si onora di averla anche attraverso questo scambio di lettere tra il Governo italiano e l'Organizzazione delle Nazioni Unite della FAO (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, con questa ratifica andiamo a prevedere un posto dove mettere la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo. Essa ha già una sede provvisoria presso gli uffici della FAO e intendiamo ospitarla in una sede definitiva presso i locali demaniali. È dimostrato che abbiamo un interesse politico a mantenere nel nostro Paese questa Commissione e a promuovere organizzazioni che fanno parte dell'ONU e intendiamo anche esprimere come gruppo della Lega Nord il voto favorevole e altresì suggerire di insediare nuove commissioni anche nel resto dell'Italia e in altre città come Napoli, Milano e Venezia in modo da far sì che ci sia il coinvolgimento di tutto il Paese. Il costo di questa operazione è di 200 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, intervengo per dire che il Partito Democratico è d'accordo su questo provvedimento, che è di ristretto ambito ma che, comunque, è un atto dovuto.
Pertanto, voteremo a favore su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.
RENATO FARINA. Signor Presidente, a nome del gruppo Popolo della Libertà preannunzio il voto favorevole su questo provvedimento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 4027-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4027-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4027-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Menia, Concia, Paolo Russo, Pisicchio, Botta... i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 20
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), fatto a Roma il 19 gennaio e il 24 marzo 2006) (4027-A):
(Presenti 444
Votanti 441
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 441).
Prendo atto che i deputati Picierno e Renato Farina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 ed alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, ed inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Tirana il 3 dicembre 2007, con Scambio di Note effettuato a Tirana il 18 e 19 settembre 2008 (A.C. 4024-A) (ore 11,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 ed alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, ed inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Tirana il 3 dicembre 2007, con Scambio di Note effettuato a Tirana il 18 e 19 settembre 2008.
Ricordo che nella seduta dell'11 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
(Esame degli articoli - A.C. 4024-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 4024-A).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4024-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesaro, Granata, Scalia, Moles, Misiani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442
Hanno votato no 1).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Siragusa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4024-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sereni, Cesa, Gianni, Laforgia, De Biasi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 447).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che le deputate Schirru e Siragusa hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4024-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Di Caterina, Siragusa, Pisicchio, Cesario, Gatti, Sposetti, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 450).
Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Siragusa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4024-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Mazzuca, Cesa, Rosato, De Girolamo, Di Stanislao, Ventucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 451).
Prendo atto che i deputati Barani e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4024-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, avendo già discusso di questo tema lunedì scorso, mi riserverei di depositare l'intervento scritto a cui mi richiamo, sostenendo il voto favorevole su questa importante Convenzione, che rafforza la cooperazione giurisdizionale tra i due Paesi e avvicina l'Albania a quel processo di integrazione europea, forse oggi più ostacolato dalle divisioni interne che ancora dilaniano quel Paese. Noi ci auguriamo che questo possa essere un elemento anche di rasserenamento dei rapporti interni e di risoluzione di queste diatribe per avvicinare l'Albania all'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Monai, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare ha come obiettivo quello di completare, nonché di semplificare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione e di quella di assistenza giudiziaria in materia penale, nei rapporti tra Italia e Albania. Questo è un Paese a noi vicino, non solo sotto il profilo geografico e territoriale, ma anche storico e culturale. In virtù di tali aspetti è opportuno ricordare in questa sede che l'Italia rappresenta uno dei maggiori partner dell'Albania, nei confronti della quale mantiene forte e sentito l'impegno sul versante del processo di integrazione comunitaria. Tirana si sta adoperando per portare avanti nel migliore dei modi il suo percorso di integrazione europea. L'approdo ad accordi come questo in oggetto ne rappresenta la volontà più eloquente. La voglia di essere parte integrante del progetto Europa e di poter condividere con le ragioni, i medesimi percorsi di crescita e di emancipazione culturale e politica, sono per Tirana un traguardo importante, irrinunciabile. L'Italia, in questa prospettiva, riveste certamente un ruolo chiave.
Per tale ragione e alla luce della pregnanza che questa ratifica assume per i rapporti bilaterali tra Roma e Tirana, mi preme evidenziare il voto favorevole di Futuro e Libertà per l'Italia del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io dirò poche parole per rassegnare all'Assemblea il consenso del nostro gruppo parlamentare alla ratifica e all'esecuzione di un Accordo molto importante tra l'Italia e l'Albania.
Questo Accordo renderà più agevole l'applicazione della Convenzione europea, come hanno detto i colleghi, e soprattutto questo Accordo si propone di superare quella riserva che aveva opposto l'Albania ai sensi dell'articolo 6 di quella Convenzione. Una migliore assistenza penale che certamente servirà a rendere più efficaci gli accordi e l'attuazione degli Accordi di Schengen e della Convenzione europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, anche noi, come gruppo della Lega Nord Padania, voteremo a favore. Con questa ratifica superiamo la riserva all'articolo 6 della Convenzione del 1957 per l'estradizione, si estendono inoltre all'Albania le disposizioni di Schengen, assistenza giudiziaria e informazioni bancarie. In più, con questa ratifica si autorizza la diretta notifica degli atti giudiziari e la rogatoria degli atti di esecuzione, la richiesta di mettere a disposizione i beni ottenuti da reato, i collegamenti audiovisivi e telefonici per la testimonianza. Ci permette inoltre di fare indagini congiuntamente, di fornire informazioni sui conti correnti senza che lo Stato si opponga, e quello che conta è anche l'estradizione, che consente la reciproca consegna dei cittadini. Pertanto sarà favorevole il voto della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il sostegno del nostro gruppo a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.
RENATO FARINA. Signor Presidente, confermo il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
Pag. 23
PRESIDENTE. Onorevole Farina, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 4024-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4024-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4024-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Scilipoti, Renato Farina, Gnecchi, Cesaro, Cesario, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 ed alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, ed inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Tirana il 3 dicembre 2007, con Scambio di Note effettuato a Tirana il 18 e 19 settembre 2008) (4024-A):
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 449).
Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama, firmato a Roma il 2 maggio 2007 (A.C. 4040) (ore 12,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama, firmato a Roma il 2 maggio 2007.
Ricordo che nella seduta dell'11 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 4040)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sul testo del provvedimento, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4040).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4040), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sardelli, De Poli, Cesa, Barbareschi, D'Antoni, Pugliese, Rao, Misuraca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 24
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).
Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4040), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Allasia, Gatti, De Girolamo e Zeller...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442).
Prendo atto che i deputati Piffari, De Girolamo, Goisis e Mecacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4040), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli De Girolamo, Mazzuca, Scilipoti, Cesario, Di Stanislao, Granata e Dima...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 447).
Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4040), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Fogliardi, Allasia, Calvisi, Agostini, Leo, Cavallaro e Mosella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 452).
Prendo atto che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4040)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai.
CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, l'Italia dei Valori darà il suo appoggio a questa ratifica, sottolineando i buoni rapporti esistenti con la Repubblica di Panama, nella quale ci sono importanti interessi delle nostre imprese, sia dell'ENEL, sia delle aziende che si stanno impegnando nella costruzione della metropolitana nella capitale. Sottolineo inoltre i notevoli flussi turistici dal nostro Paese, secondo dopo la Spagna nel frequentare quelle località, così come sono importanti i collegamenti universitari e Pag. 25per la ricerca. Non mi attardo più di quanto non abbia detto, perché ho già discusso di questo lunedì scorso. Deposito l'intervento che mi accingevo a leggere e che evito ai colleghi. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Monai, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo che ci apprestiamo a ratificare prevede disposizioni tese a rafforzare il confronto culturale tra i due Paesi, come espressione del legame di amicizia tra Italia e Panama, configurandolo come elemento imprescindibile delle relazioni internazionali. Le disposizioni attualmente vigenti su questo versante risalgono a diversi anni fa, per cui non risultano essere più rispondenti allo status attuale delle relazioni bilaterali tra i nostri due Paesi. Da qui l'esigenza di creare una corrispondenza operativa tra l'Accordo di cooperazione e lo stato attuale delle relazioni con Panama e soprattutto l'esigenza di rinnovare e configurare gli aspetti sociali di quest'ultimo. Non possiamo trascurare alcuni aspetti relativi al rafforzamento delle relazioni, soprattutto economiche, tra i due Paesi, in particolare negli ultimi due anni, e la significativa partecipazione di aziende italiane nello sviluppo delle infrastrutture panamensi, soprattutto se si pensa al consorzio di imprese che attualmente si sta occupando dell'ampliamento del canale di Panama.
Uno degli aspetti certamente non trascurabili nel panorama delle relazioni con Panama si rintraccia nell'importante comunità di origine italiana, che è attualmente presente sul territorio panamense. Si tratta di circa 3 mila connazionali iscritti all'AIRE, a cui si aggiungono 15 mila cittadini, le cui origini sono italiane, tra i quali vi è un autorevole referente e cioè l'attuale presidente Ricardo Martinelli.
In virtù di tali presupposti, che rendono le relazioni tra i due Paesi importanti e soprattutto un riferimento non trascurabile nelle prospettive di crescita economica di entrambi, e nella speranza che vengano attuate tutte quelle ratifiche culturali al momento sospese per motivi di bilancio, mi preme ribadire il voto favorevole di Futuro e Libertà alla ratifica di esecuzione del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo e ovviamente anche perché questo accordo ci mette nelle condizioni, come in altri Paesi, di aprire la cooperazione nel settore della cultura, della scienza, della tecnologia e della cooperazione interuniversitaria, rendendo più operativa questa collaborazione culturale molto importante per il nostro Paese, ma anche per l'attuale Governo e il Governo precedente.
Il Paese panamense, da tantissimi anni, guarda all'Italia come importante riferimento anche sul piano culturale e dello scambio appunto interuniversitario (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.
STEFANO STEFANI. Signor Presidente, annuncio il voto fermamente favorevole della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 26
PRESIDENTE. Onorevole Stefani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.
RENATO FARINA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4040)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4040, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Barbareschi, Galletti, Garagnani, Scilipoti... Onorevoli, per cortesia! L'onorevole Scilipoti ancora non ha votato... Onorevole Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama, firmato a Roma il 2 maggio 2007) (A.C. 4040):
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 449).
Discussione del disegno di legge: S. 2170 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo Aggiuntivo, del 9 aprile 1996, fatto a Lecce il 13 giugno 2009 (approvato dal Senato) (A.C. 4135) (ore 12,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo Aggiuntivo, del 9 aprile 1996, fatto a Lecce il 13 giugno 2009 (A.C. 4135).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 aprile 2011.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 4135)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Tempestini, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO TEMPESTINI, Relatore. Signor Presidente, cercherò di essere molto sintetico, ma questo provvedimento merita almeno qualche breve riferimento.
Si tratta del provvedimento di ratifica del Protocollo fatto a Lecce il 13 giugno 2009, che modifica la Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della federazione russa sulla questione delle doppie imposizioni, che è stato già approvato dal Senato.
Faccio notare che in questa giornata il Parlamento sta cominciando a votare qualche ratifica che non appartiene ad un epoca preistorica e questo è un elemento che debbo sottolineare come un fatto positivo.
Naturalmente ci auguriamo che questo corrisponda ad un incremento di efficacia più generale, ma comunque constatiamo il fatto che stiamo votando delle ratifiche che non vengono - per così dire - dal secolo scorso. Per tornare al tema, vorrei osservare che questa ratifica riguarda un complesso di articoli: il primo sostituisce quello precedente, aggiornando l'elenco delle imposte considerate; il secondo riguarda i titolari della gestione dell'accordo; il terzo articolo, che sostituisce l'articolo 27 della precedente Convenzione, è quello più importante perché allarga il campo dello scambio di informazioni in materia fiscale. Non entro nel merito, ma si tratta certamente di una modifica che va nel senso di una maggiore trasparenza nelle relazioni fiscali tra i due Paesi. In questo senso, il provvedimento costituisce un passo avanti nella definizione di relazioni più efficaci in materia fiscale tra i due Paesi. Si tratta di due Paesi che di maggiore efficienza fiscale hanno certamente sempre più bisogno.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica. È iscritto a parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, colleghi, come è noto le convenzioni internazionali contro la doppia imposizione sono uno strumento di politica internazionale tributaria necessario ad evitare il fenomeno per cui lo stesso presupposto sia soggetto due volte a tassazione in due diversi Stati, quindi per evitare sostanzialmente che la tassazione dello stesso reddito avvenga sia nel Paese in cui questo è stato prodotto sia nel Paese di residenza del soggetto che ne beneficia.
Anche nel caso della ratifica di questa Convenzione italo-russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali affrontiamo - come già accaduto altre volte - il problema. Lo scopo principale di questo Protocollo è quello di emendare l'articolo 27 della Convenzione italo-russa del 1996, costituendo una nuova base giuridica per intensificare la cooperazione amministrativa in materia di scambio di informazioni, per una più efficace lotta all'evasione fiscale, principalmente attraverso il superamento dell'opposizione del segreto bancario secondo i più recenti standard adottati anche dall'OCSE.
Infatti con l'articolo 3 della presente Convenzione si sostituisce quell'articolo già esistente in materia di scambio di informazioni, e il mio gruppo non può che essere favorevole ad un passaggio del genere in qualsivoglia trattato da ratificare vertente sullo stesso oggetto.
L'Italia dei Valori lo è ancor di più nel caso della Federazione russa, sulla quale da anni sono puntati gli occhi attenti di tutti gli osservatori indipendenti. Mi riferisco a organizzazioni, enti, agenzie internazionali che tutelano i diritti umani, la libertà di stampa e altri diritti, che da tempo, troppo tempo, denunciano quello che è sotto gli occhi di tutti. Stiamo parlando, colleghi, di un grande Paese ormai aperto all'economia di mercato che ha trasformato il suo precedente Governo dittatoriale in un'oligarchia direttamente legata all'operato oscuro dei servizi segreti, di uomini di regime in odor di mafia, di ex uomini dell'establishment reclutati al fine di riciclare i proventi dell'apertura al mercato dei monopoli russi (senza dimenticare la serie di omicidi eccellenti che ancora attendono di vedere un colpevole Pag. 28alla sbarra). L'Italia dei Valori è favorevole a contrastare tutto questo e ci stupisce che anche il Governo Berlusconi si sia accorto finalmente di questa necessità, che - come si legge nella relazione illustrativa che accompagna il provvedimento - costituirà «una nuova base giuridica per intensificare la cooperazione amministrativa in materia di scambio di informazioni conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione, nonché agli standard dell'OCSE in materia, e permetterà l'inclusione della Russia nella white list di prossima emanazione». Speriamo che per questa data siano chiariti gli interessi privati del nostro Presidente del Consiglio che si sviluppano nella Federazione russa con il suo omologo Putin, o ancora in Paesi pressoché dittatoriali come quello guidato dal Presidente Lucashenko, anche egli amico personale del Premier Berlusconi.
Per questi motivi, colleghi, e cioè per permettere alle squadre investigative nazionali e internazionali di ricercare e punire i reati, l'Italia dei Valori voterà a favore del presente disegno di legge.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, condividiamo in pieno la relazione del collega Tempestini. Si tratta di un provvedimento importante e quindi voteremo a favore.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4135)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, l'unanimità di consensi mi esime dal rispondere nel merito.
(Esame degli articoli - A.C. 4135)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4135), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vella... onorevole Favia... onorevole Vannucci... onorevole Gianni... onorevole Barbato... onorevole Zazzera... onorevole Formisano Anna Teresa... onorevole Germanà... onorevole Cimadoro... onorevole Mosella... onorevole Paolo Russo... onorevole Cuomo... onorevole Trappolino... onorevole Paolo Russo... onorevole De Camillis... onorevole Oliverio... onorevole Servodio.... onorevole Rampelli... onorevole Trappolino non riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 427).
Prendo atto che il deputato Trappolino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4135) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Malgieri... onorevole Sposetti... onorevole Allasia... onorevole Laforgia... onorevole Bonino... onorevole Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 29
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 426).
Prendo atto che i deputati Malgieri e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4135) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole De Girolamo... onorevole Mazzuca... onorevole Malgieri... onorevole De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
(Dichiarazione di voto finale - A.C. 4135)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, mi richiamo a quanto già dichiarato nella discussione sulle linee generali e quindi esprimo voto favorevole al provvedimento a nome dell'Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi rifaccio all'intervento svolto poc'anzi e annuncio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.
RENATO FARINA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4135)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4135, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2170 - «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo Pag. 30Aggiuntivo, del 9 aprile 1996, fatto a Lecce il 13 giugno 2009» (Approvato dal Senato) (4135):
Onorevole Mazzuca? Onorevole Garagnani? Onorevole Cesaro? Onorevole Ferranti?
Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 434
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Prendo atto che il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,30).
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana.
Sempre sulla base delle medesime intese, l'ordine degli argomenti previsti per la seduta di martedì 19 aprile 2011 è il seguente: relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti; mozione concernente iniziative per la tutela e la promozione della lingua italiana nelle istituzioni dell'Unione europea; mozioni concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri; proposte di legge recanti disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale; mozioni sulla trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo; mozioni sull'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità.
Proseguiremo ora i lavori con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, io mi appello ancora a lei, in quanto Presidente in questo momento della Camera, per sollecitare nuovamente la risposta a delle interrogazioni che ho già in più occasioni fatto all'interno di quest'aula anche per iscritto e credo che sia veramente incomprensibile questo atteggiamento, soprattutto per le interrogazioni che riguardano il Ministero dell'interno e che giacciono presso la Commissione affari costituzionali.
Io mi appello a lei, signor Presidente, perché questo credo che sia un atto di non rispetto assoluto nei confronti del nostro lavoro di deputati. Cito in particolare quali interrogazioni non hanno avuto risposta dal 2009: in particolare la n. 5/03036, presentata dalla sottoscritta il 4 giugno 2009 e sollecitata almeno dieci volte sul saluto fascista del Ministro Brambilla fatto in occasione di una festa istituzionale a Lecco.
Poi ancora sul comportamento e sulle dichiarazioni del viceministro Castelli, anche questa risale all'inizio del 2010 (interrogazione n. 5/03030 del 10 giugno 2010).
Ancor più un'altra interrogazione che riguarda sempre il comportamento del Ministro Brambilla, una richiesta di risposta rispetto a quanto apparso sulla stampa locale e nazionale sul suo comportamento dopo essere stata fermata in più occasioni per violazioni del codice della strada (interrogazione n. 5/04249, che risale al 17 febbraio 2011).
Inoltre, segnalo un'interrogazione del dicembre 2010, rivolta sempre al Ministero dell'interno, la n. 4-09862, concernente l'immigrazione, le richieste e i doveri da parte dei comuni in seguito all'approvazione della famigerata legge sul reato di clandestinità.
Segnalo ancora l'interrogazione a risposta scritta n. 4-10411, concernente una violazione di un istituto scolastico, «Casa degli angeli», della provincia di Lecco. Pag. 31
Per il fatto che, dopo numerosissime sollecitazioni non si riesca ad avere una risposta ad interrogazioni, con riferimento alle quali, oramai, ci avviciniamo a due anni dalla presentazione, vi deve essere un certo comportamento da parte della Presidenza di questa Camera in ordine al fatto che non si riesce avere il rispetto di quanto previsto dalle prerogative dei parlamentari.
MARIO CAVALLARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, l'onorevole Ministro della giustizia, probabilmente, sta adottando la tecnica della prescrizione breve anche per una serie di interrogazioni parlamentari. Segnalo che, con l'interrogazione presentata il 7 giugno 2010, riferivo all'onorevole Ministro lo stato pressoché catatonico dell'ufficio del giudice di pace di Camerino, che è la mia città.
Da quella data, la risposta non è stata fornita e, soprattutto, rilevo dalle comunicazioni dei giornali e del presidente del consiglio dell'ordine, avvocato Corrado Zucconi, che la situazione è addirittura disastrosa: versiamo in un caso di denegata giustizia.
Dunque, nel richiedere formalmente che l'onorevole Ministro si occupi della giustizia che riguarda tutti i cittadini e che faccia quanto necessario per risolvere questo problema, chiedo che almeno si occupi di rispondere alle interrogazioni parlamentari su questi argomenti.
ANTONELLO GIACOMELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, rilevo dal resoconto stenografico che risulterei non aver partecipato alla votazione n. 91 di ieri. Credo che si tratti, evidentemente, di una non registrazione, perché ero presente; ho votato e, secondo le indicazioni del gruppo, ho espresso voto favorevole. Quindi, intervengo solo affinché questa indicazione rimanga agli atti e venga corretta.
FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io intervengo per rilevare un'anomalia per quanto concerne il rispetto del ruolo del parlamentare e dei compiti che gli spettano a norma della Costituzione ed anche a norma anche del rapporto che intrattiene con i propri elettori.
Ieri, in Commissione cultura, ho ribadito - e lo ribadisco in questa sede - la mancanza di rispetto non tanto del sottoscritto, quanto della dignità parlamentare, da parte della presidente della Commissione cultura. Infatti, ho inviato dieci missive nelle quali si chiedevano le motivazioni per cui un provvedimento riguardante il diritto allo studio, sottoscritto ed approvato da 850 consiglieri dell'Emilia Romagna, non sia stato inserito all'ordine del giorno (anche se è stato presentato, ormai, da due anni). Ebbene, mi limitavo a chiedere una risposta formale per il suo mancato inserimento, considerato che, invece, sono state inserite all'ordine del giorno proposte di altri colleghi di maggioranza, di minoranza; non è questo il caso. Nonostante ciò e nonostante, anche in questa sede, tre mesi fa, abbia posto il problema, mi trovo di fronte al continuo silenzio della presidente della Commissione, la quale non si ritiene in dovere di dare un'indicazione, positiva o negativa, in merito a questa richiesta che - lo ripeto - non è solo del sottoscritto, ma di altri colleghi e che, soprattutto, fa riferimento ad un comune sentire diffuso nella mia regione.
Credo che, a questo punto, l'Ufficio di Presidenza della Camera debba farsi carico di un problema che riguarda la dignità del parlamentare almeno ad essere rispettato nella sua richiesta di informa Pag. 32zione nei confronti di una presidente di Commissione, la quale prescinde totalmente da norme elementari, non solo di buona educazione, ma anche di rispetto istituzionale nei confronti di chi esprime un preciso mandato elettorale. Quest'ultimo è suffragato, tra l'altro, da un consenso significativo, condivisibile o meno, ma che riguarda la competenza di una Commissione, nonché problematiche già affrontate e votate (mi riferisco, per quanto riguarda il medesimo provvedimento alla legislatura 2001-2006) e direi suffragate anche dal parere favorevole dell'allora Ministero degli affari regionali.
Credo, pertanto, che a questo punto si imponga un richiamo, perlomeno, alla presidente della Commissione per il rispetto dovuto ad ognuno di noi nel nostro ruolo funzionale.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Garagnani, riferirò al Presidente.
FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, desidero segnalare che, consultando il resoconto stenografico, a proposito delle votazioni avvenute nella seduta di ieri, 13 aprile, ho constatato che non risulta il mio voto nella votazione n. 91, quella effettuata a scrutinio segreto.
Grande è il mio disappunto perché la votazione riguardava un mio emendamento che, nella parte separata a voto palese, aveva ovviamente ricevuto il mio voto favorevole, quale sarebbe stato, ed era stato, nella parte votata a scrutinio segreto.
A dire il vero, ero convinto di avere espresso il voto perché la luce al banco era accesa. Così hanno visto anche altri colleghi. Tanto comunico affinché resti agli atti.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba, sarà nostra diligenza effettuare la verifica.
GINO BUCCHINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GINO BUCCHINO. Signor Presidente, mi rivolgo cortesemente a lei, affinché rivolga una richiesta di attenzione ai Ministri competenti, affinché essi diano un po' di dignità e attenzione anche ai milioni di italiani residenti all'estero, rispondendo cortesemente alle numerose interrogazioni che abbiamo presentato nel corso di questi addirittura anni - infatti, per alcune di esse sono già trascorsi anni - e alle quali non sono ancora state date risposte.
Oggi mi limiterò - sono veramente tante - a ricordarne solamente due, ripromettendomi, però, di continuare a farlo nei prossimi giorni, fino a che non otterremo attenzione, ripeto, dignità da parte dei Ministri competenti.
La prima interrogazione alla quale oggi faccio riferimento è stata presentata nel maggio 2008 ed era indirizzata all'allora Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per conoscere i motivi per cui la prestazione pensionistica definita «importo aggiuntivo» non viene erogata ai connazionali aventi diritto residenti all'estero, i quali hanno richiesto la detassazione della pensione alla fonte, atteso che la legge istitutiva dell'importo aggiuntivo non prevede alcuna specifica esclusione soggettiva, né altre cause ostative di tipo fiscale, ma solo il soddisfacimento di specifici requisiti reddituali.
Velocemente, la seconda interrogazione per la quale sollecito una risposta e attenzione da parte del Ministro, è anch'essa stata rivolta al Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel settembre 2010, per sapere quali iniziative, anche normative, intenda adottare il Governo per escludere i pensionati italiani residenti all'estero dal nuovo meccanismo di recupero degli indebiti INPS tramite l'espropriazione forzata dei beni mobili e immobili dei debitori, stabilito dall'articolo 30 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78.
Si tratta di una situazione decisamente molto grave perché numerosi nostri connazionali all'estero, i quali possiedono una Pag. 33piccola proprietà in Italia e potrebbero ricadere senza dolo nella richiesta di pagamento dei cosiddetti indebiti senza neppure saperlo, potrebbero ritrovarsi di fronte ad una confisca immediata dei loro piccoli e poveri beni che ancora possiedono in Italia.
PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, abbiamo appreso dalla stampa del proiettile che è stato recapitato al sindaco di Roma, Alemanno, e, nello stigmatizzare un gesto ignobile e inqualificabile e quindi nell'esprimere tutta la nostra solidarietà al sindaco di Roma, vorremmo tuttavia far presente, come già ho avuto modo di fare qualche giorno fa, chiedendole la cortesia di intervenire sul Ministro La Russa, affinché rispondesse alla mia interrogazione, l'esigenza di chiarimenti in ordine ad un segreto protocollo di intesa che sarebbe stato firmato tra il sindaco Alemanno ed il Ministro La Russa per delocalizzare la più grande discarica d'Europa, ripeto, la più grande discarica d'Europa, da Roma, da Malagrotta al comune di Allumiere, un piccolo comune inserito nel futuro Parco naturale dei monti della Tolfa.
Questa situazione, deve essere chiarita e soprattutto lo si deve fare in questa sede, dove il Ministro La Russa deve venire a confermare o meno l'esistenza di un protocollo tra il Ministro della difesa e il sindaco di Roma per portare i rifiuti di tutta Roma e provincia in un piccolo comune che è zona a protezione speciale e quindi di particolare pregio ambientale e paesistico. Ritengo che si sia creata nelle popolazioni di quel territorio, di Civitavecchia innanzitutto, ma soprattutto del nord della provincia di Roma, un clima incandescente e soprattutto un clima di forte preoccupazione per la salute dei cittadini. Credo, allora, che non dobbiamo continuare ad avere gesti che, ripeto, sono odiosi e inqualificabili, ma denotano, tuttavia, un clima di insofferenza verso scelte centralistiche e soprattutto delle quali si tengono all'oscuro le popolazioni interessate. Credo che questo sia il peggior modo di far politica e soprattutto di fare scelte, passando sopra la testa della regione, della provincia, dei comuni e di tutti gli altri enti locali, i quali, invece, dovrebbero essere coinvolti in scelte responsabili per la soluzione del problema dei rifiuti.
Siccome la prossima settimana avremo in discussione la questione dei rifiuti, soprattutto a seguito della indagine svolta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta, noi vorremmo che in quella sede o prima ancora della discussione che avverrà in Aula, il Ministro La Russa venisse qui a dirci quali sono le intenzioni del Ministro della difesa in ordine all'utilizzazione di un territorio militare per il trasferimento in quella sede e nei territori vicini della più grande discarica d'Europa. Cosa che sarebbe il peggiore gesto, sarebbe una scelta inqualificabile, irresponsabile che denota l'arroganza, non solo di un sindaco irresponsabile, ma anche di un Governo che si dimostra totalmente accondiscendente a questo tipo di scelte che ripeto, danneggiano non solo la salute ma anche gli interessi di intere popolazioni e di interi enti locali che si vedono spogliati delle loro competenze e delle loro prerogative.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Chiarimenti e iniziative relativi a pareri non favorevoli espressi dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise in merito alla realizzazione di centrali fotovoltaiche - n. 2-01050)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interpellanza Piffari n. 2-01050, concernente chiarimenti e iniziative relativi a pareri non favorevoli espressi dalla direzione regionale per i Pag. 34beni culturali e paesaggistici del Molise in merito alla realizzazione di centrali fotovoltaiche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il gruppo Italia dei Valori è contro il nucleare e questo ormai è noto ed è ben risaputo. Per tale motivo, a nostro avviso, è necessario concentrare l'attenzione proprio sul risparmio energetico e migliorare l'efficienza energetica dei sistemi esistenti, quindi puntando su quello che è l'utilizzo esclusivo delle energie rinnovabili. Riteniamo anche che, per la crescita del nostro Paese, sia necessario sostenere lo sviluppo dell'energia fotovoltaica.
Il decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003, decreto di attuazione della direttiva comunitaria 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel mercato dell'elettricità, ha dato corso a quella che è la realizzazione di impianti fotovoltaici anche in Italia, e quindi in tutte le regioni italiane.
Venendo al Molise, a partire dal 2008, proprio in tale regione, alcuni consorzi di imprese hanno ottenuto dalla stessa regione delle regolari autorizzazioni per la realizzazione di impianti fotovoltaici secondo i procedimenti normativi in vigore, e cioè: la delibera della giunta regionale del Molise n. 1670 del 13 dicembre 2004, che recepisce la legge n. 387 del 2003, quindi la legge regionale n. 22 del 2009 e la delibera della giunta regionale del Molise n. 857 del 25 ottobre del 2010.
Tuttavia, dalla stampa locale abbiamo appurato che il consorzio di imprese denominato Socim lamenterebbe un blocco dei lavori per la realizzazione di due centrali solari, una delle quali ha già ottenuto tutti i pareri dalla stessa regione Molise. A causa di cavilli, di incomprensioni burocratiche e beghe tra la regione Molise e la soprintendenza per i beni culturali e paesaggistici, il parere di questo ente, cioè della soprintendenza, non arriva.
Stando sempre a quanto appreso dalla stampa locale, il blocco della realizzazione di queste centrali non riguarderebbe soltanto il sopracitato consorzio, ma ben altri 50 campi fotovoltaici. Questo metterebbe chiaramente ed evidentemente a rischio non solo i 300 posti di lavoro derivanti dalla società impiantistica montenerese, ma anche quelli dell'intero indotto legato al fotovoltaico, che è stimato in circa 1.600 addetti. Penalizzerebbe, inoltre, anche una regione che storicamente è deficitaria dal punto di vista occupazionale.
Vorremmo far presente che buona parte dei divieti alla realizzazione di tali centrali fotovoltaiche in Molise dipendono, appunto, da pareri non favorevoli espressi dalla soprintendenza per incompatibilità paesaggistica. Tuttavia, bisogna fare attenzione, ed è questo il succo della questione: questi pareri arrivano documentati, scritti e protocollati, ma senza la partecipazione alla conferenza dei servizi di un rappresentante della stessa soprintendenza. È questa una prassi ormai consolidata della direzione regionale del Ministero per i beni e le attività culturali: disertare tutte le conferenze dei servizi.
Questo comportamento contravviene a quanto previsto dalla legge n. 241 del 1990 all'articolo 14-quater, comma 1, che recita testualmente: il dissenso di uno o più rappresentanti delle amministrazioni, ivi comprese quelle preposte alla tutela ambientale - fermo restando quanto previsto dall'articolo 26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico o alla tutela della salute e della pubblica incolumità, regolarmente convocati alla conferenza di servizi, a pena di inammissibilità, deve essere manifestato nella conferenza di servizi, deve essere congruamente motivato, non può riferirsi a questioni connesse che non costituiscano oggetto della conferenza medesima e deve recare le specifiche indicazioni delle modifiche progettuali necessarie ai fini dell'assenso.
È chiaro che questa circostanza mette in luce un evidente conflitto interpretativo di questa norma da parte delle due amministrazioni, quella statale e quella regionale. Pag. 35
E visto che tutti i pareri espressi dalla direzione regionale del Ministero pei i beni e le attività culturali riportano all'oggetto la dicitura che richiama «parere reso ai sensi dell'articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004», si presuppone che la struttura ministeriale considera i propri pareri resi all'interno del sub procedimento, equiparando la consegna del documento alla partecipazione diretta in conferenza dei servizi, e quindi obbligatori e vincolanti dell'intero procedimento. Questa mancata partecipazione della direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali alla conferenza di servizi è - come dicevo - divenuta prassi in Molise. Questo ha prodotto delle contestazioni e decine di contenziosi e di diffide che sicuramente arriveranno ad una richiesta del risarcimento danni.
Ora noi chiediamo al Governo se, alla luce di quello che ho appena esposto, ai fini di una più trasparente applicazione della normativa in materia di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato dell'elettricità in Molise, non ritenga indispensabile intervenire per verificare con celerità la correttezza e la legittimità dei pareri e delle procedure che ho descritto, poste in essere dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il territorio molisano - com'è noto - è caratterizzato da una singolare fusione di natura spontanea e di paesaggio creato dall'uomo. Gli aspetti e i caratteri più significativi di detto territorio, in quanto espressione di valori culturali identitari, sono stati oggetto di una tutela paesaggistica disposta sia con decreti ministeriali che con atti di pianificazione paesistica regionale. Ad oggi, la superficie regionale sottoposta a tutela paesaggistica ad opera di decreti ministeriali è pari a circa al 13 per cento del territorio della Regione, mentre un altro 60 per cento circa di detto territorio è sottoposto a vincolo paesaggistico per effetto della pianificazione paesistica adottata dalla medesima regione Molise.
L'azione di tutela svolta dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici e dagli uffici territoriali da essa dipendenti, con riguardo all'esame di progetti finalizzati alla realizzazione e all'esercizio di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, si è svolta in conformità alle disposizioni di legge vigenti, sia in ordine alla valutazione di compatibilità di detti progetti con i contesti vincolati prescelti per la loro localizzazione, ai sensi dell'articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, sia in ordine all'osservanza delle prescrizioni procedurali stabilite dall'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, recante disposizioni per l'attuazione della direttiva comunitaria 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili.
Per quanto riguarda la partecipazione alle conferenze di servizio, essa si desume dal numero complessivo dei progetti esaminati e dai pareri espressi. Come infatti riferito, alla data del 22 marzo 2011, gli uffici periferici molisani del Ministero, su un totale di 270 richieste di autorizzazione unica pervenute per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti alternative, hanno espresso pareri su 153 progetti (pari al 53 per cento del totale). Di detti pareri 51 sono positivi (pari al 33 per cento dei progetti esaminati) e 102 sono negativi (pari al 66 per cento degli elaborati esaminati). Da ultimo, con riguardo specifico al territorio di Montenero di Bisaccia, si segnala che su 23 progetti pervenuti, ne sono stati esaminati 11 di cui 4 sono stati giudicati negativamente e 7 positivamente.
Circa la lamentata circostanza della continua diserzione dei rappresentanti degli uffici periferici delle conferenze di Pag. 36servizi indette per acquisire le necessarie autorizzazioni per la realizzazione di impianti fotovoltaici, l'amministrazione si riserva, in ogni caso, di predisporre al riguardo gli opportuni accertamenti istruttori.
Occorre altresì sottolineare che per alcuni significativi progetti il TAR Molise ha condiviso la posizione dell'amministrazione, annullando l'autorizzazione unica rilasciata dal commissario ad acta per la realizzazione di un parco eolico in località Pietrabbondante, uno dei principali centri della civiltà sannita, con imponenti testimonianze costituite dal teatro, dal tempio italico e da altri monumenti.
Infatti, la detta autorizzazione unica, prevista dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003, è stata rilasciata all'esito di una conferenza di servizi alla quale non hanno potuto partecipare, perché non invitati, gli uffici della direzione regionale, che sono stati perciò impossibilitati ad esprimere le loro valutazioni in ordine alla compatibilità del progettato impianto sia con le testimonianze archeologiche che con le valenze paesaggistiche dei luoghi.
Parimenti, con sentenza n. 109 del 10 marzo 2011 il TAR Molise ha annullato l'autorizzazione unica rilasciata dalla regione Molise, servizio energia, con atto n. 117 del 17 ottobre 2010, per la realizzazione, in agro di Montenero di Bisaccia, contrada Palazzetto, ad opera della ditta D Solar Uno Srl, di un impianto fotovoltaico in quanto, ancora una volta, la regione Molise ha indetto la relativa conferenza di servizi senza invitare gli uffici della direzione regionale, come ha esattamente rilevato il giudice amministrativo. «Nel caso di specie» - cito - «alla conferenza suddetta non è stata invitata la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici che invece avrebbe dovuto essere necessariamente parte del procedimento in questione, posto che l'intero territorio comunale di Montenero di Bisaccia è sottoposto a tutela paesaggistica in forza del decreto ministeriale 2 febbraio 1970».
Preme, infine, evidenziare che la problematica sollevata dagli onorevoli interpellanti sembra definitivamente superata dalle disposizioni contenute nel decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, che ha introdotto, all'articolo 49, significative modifiche alla disciplina della conferenza di servizi dettata dagli articoli 14 e successivi della legge n. 241 del 1990, tra le quali l'estensione alle soprintendenze del meccanismo decisorio della cosiddetta assenza-assenso.
Nella norma viene, infatti, precisato che, anche per le amministrazioni preposte alla tutela della salute e della pubblica incolumità e alla tutela ambientale (esclusi i provvedimenti in materia di VIA, VAS e AIA) e quelli pertinenti alla tutela paesaggistico-territoriale, vale il principio secondo cui «si considera acquisito l'assenso dell'amministrazione (...) il cui rappresentante, all'esito dei lavori della conferenza, non abbia espresso definitivamente la volontà dell'amministrazione rappresentata» (articolo 14-ter, comma 7).
Si tratta di una formula che sul piano logico include anche la non partecipazione ai lavori da parte dell'amministrazione regolarmente invitata e che complessivamente configura casi di cosiddetta assenza-assenso, equiparabile, sul piano effettuale, a una sorta di silenzio-assenso.
Si tratta, in realtà, di una norma sostanzialmente interpretativa, poiché già nel vigore del testo previgente, come modificato dalla legge n. 15 del 2005, in specie a seguito dell'eliminazione del cosiddetto dissenso-postumo, si era da più parti ritenuto che il meccanismo costrittivo della partecipazione fosse applicabile anche ai soprintendenti. Altre tesi avevano invece negato questa estensione ed avevano ritenuto la non applicabilità di tale previsione alle amministrazioni portatrici di interessi cosiddetti sensibili.
A questo proposito, la norma del 30 luglio 2010 ha chiarito definitivamente che l'assenza del soprintendente alla conferenza di servizio non preclude l'esito favorevole della conferenza stessa.
A compensare l'aggravio di impegni che potrebbe derivare ai soprintendenti dalla ora esposta novità normativa (necessità di Pag. 37presenziare, con personale qualificato e debitamente preparato, a tutte le conferenze di servizi relative a interventi richiedenti autorizzazioni e/o pareri paesaggistici), è stata introdotta una speciale previsione, contenente un esplicito riconoscimento della peculiare e più importante posizione della tutela del patrimonio culturale, che consente, ai soli soprintendenti, la definizione di un calendario, almeno trimestrale, concordato con i responsabili degli sportelli unici per le attività produttive e per l'edilizia, ove costituiti, o con i comuni e le altre autorità competenti, delle riunioni delle conferenze di servizi che coinvolgano atti di assenso o consultivi comunque denominati di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali. Questa previsione consentirà di meglio programmare i lavori e di evitare, per quanto possibile, l'accavallarsi di date e impegni incompatibili.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, non posso essere soddisfatta. A parte il fatto che ho dovuto veramente «tendere l'orecchio» per la velocità della risposta e, quindi, mi sono dovuta concentrare molto, ma da dirigente scolastico potrei dire al sottosegretario che nello svolgimento è uscito fuori traccia.
Avete parlato di ricorsi al TAR rigettati e di silenzio-assenso, ma qui il problema è un altro, ovvero il fatto che alla conferenza dei servizi non partecipi nessun rappresentante della soprintendenza e comunque arrivi il parere negativo. Questo è il problema.
Ho sostenuto questo all'inizio del mio intervento e lo sostengo ancora. Questa è un'interpellanza urgente che sicuramente è a favore dell'energia prodotta da fonti alternative. Vi è un nostro referendum sul nucleare e, quindi, è ancora più evidente questo nostro «no» al nucleare perché per noi è importante tutelare l'ambiente e il passaggio proprio attraverso le fonti rinnovabili.
Purtroppo, quando si verificano questi fatti, è chiaro che si va ad ostacolare quello che è il percorso che bisogna seguire per produrre energia attraverso le fonti rinnovabili. Ma è anche chiaro - e su questo punto non vorremmo assolutamente essere fraintesi - che non siamo né per l'eolico selvaggio, né per lo «specchio» selvaggio, né per il «pannello» selvaggio. La verità è che non vogliamo esporre ai rischi del nucleare le generazioni future ed è per questo che diciamo «sì» allo sviluppo di produzione di energia pulita, ricavata da fonti rinnovabili. In particolare, con la tecnologia del fotovoltaico i tempi di realizzazione sono molto brevi. Bisogna poi considerare che i costi per la costruzione e la messa in funzione di un impianto nucleare sono sicuramente maggiori. Ma non si tratta soltanto di costi, perché vi è anche il discorso relativo allo stoccaggio delle scorie e, quindi, per questi motivi diciamo assolutamente «no» all'energia prodotta dall'atomo.
Del resto, i cittadini italiani dimostrano di essere sempre più convinti della necessità delle energie rinnovabili, anche se in Italia è stata attivata una moratoria di un anno per il ritorno al nucleare. A nostro avviso, questa misura è solo un palliativo, perché dopo i fatti della centrale nucleare giapponese di Fukushima vi è stata un po' di paura e vi è soprattutto il timore, da parte della maggioranza, che gli italiani vadano a votare sul nostro referendum ed esprimano un «no» definitivo al nucleare.
Riteniamo, dunque, fondamentale difendere le ragioni delle rinnovabili, anche perché bisogna tenere presenti quelle che sono le priorità dettate dall'Unione europea, che vuole puntare assolutamente sulle fonti rinnovabili. Però, è evidente che in Molise la situazione non è chiara. Infatti, non mi sembra tanto una cosa normale che la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici ad un certo punto non si presenti alla conferenza dei servizi e poi dica di «no». Non è una questione di assenza e, quindi, poi di un parere favorevole. Non vogliamo questo, anche perché vi sono stati e vi sono dei procedimenti omologhi, soprattutto in altre regioni, dove non si è verificata né si verifica questa assenza di un rappresentante della Pag. 38soprintendenza. Non è possibile dare un parere se non si guardano le carte e se, in realtà, non si è dentro l'argomento.
Pertanto, lamentiamo l'assenza dei rappresentanti della direzione regionale alla conferenza dei servizi e la generica dicitura di non compatibilità con il paesaggio rurale con cui questi pareri, contrari alla realizzazione degli impianti fotovoltaici sul territorio, sono motivati. Oltre a non tenere conto dell'esistenza delle linee guida nazionali, individuate dal decreto ministeriale del 10 settembre 2010, si impedisce ai richiedenti il diritto di dimostrare l'avvenuto adeguamento dei progetti alle norme in vigore per quanto riguarda il fotovoltaico. È come un «a prescindere da»: il nostro parere è negativo a prescindere da.
Ecco perché, sottosegretario, occorre un'applicazione più trasparente della normativa in materia di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili non soltanto in Molise ma, forse, anche in tutto il territorio nazionale. Ecco perché è indispensabile che il Governo intervenga. Nonostante quello che lei ha detto, il Governo deve intervenire per fare chiarezza sulla questione, perché è importante tutelare sia le piccole imprese locali sia i posti di lavoro.
Insomma, a nostro avviso, non si può dare un parere - sia esso positivo o anche, perché no?, negativo - senza aver prima verificato se le aziende interessate all'argomento abbiano rispettato o meno le norme in vigore. Ecco perché vi invitiamo ad intervenire prontamente e a porre fine a questa prassi, che non soltanto provoca disagio alle imprese e ai lavoratori, ma che blocca anche la crescita del solare fotovoltaico. Torno ancora a dirlo: se non vogliamo esporre ai rischi del nucleare le future generazioni dobbiamo difendere le ragioni delle energie rinnovabili senza ambiguità, senza ambiguità. Questo è importante: senza ambiguità perché non si può dire che siamo a favore delle energie rinnovabili e poi guardare invece con un occhio particolare l'energia prodotta dall'atomo. Investire nella green economy e nelle fonti rinnovabili significa migliorare la qualità della vita, accrescere la produttività delle imprese e creare posti di lavoro. Scusate se tutto questo è poco, signor sottosegretario.
(Iniziative per la dichiarazione dello stato di emergenza e per la nomina di un commissario in relazione allo sgombero del campo rom in località Scordovillo nel comune di Lamezia Terme - n. 2-01040)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Ippolito Vitale ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01040, concernente iniziative per la dichiarazione dello stato di emergenza e per la nomina di un commissario in relazione allo sgombero del campo rom in località Scordovillo nel comune di Lamezia Terme (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, rinunzio ad illustrare l'interpellanza.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in relazione all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole interpellante, concernente l'emergenza socio-igenico-sanitaria di Lamezia Terme, e in conformità a quanto comunicato dal Ministero dell'interno, si fa presente quanto segue.
Lo scorso 18 marzo 2011, i carabinieri del NOE e del NAS di Catanzaro hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dalla procura della repubblica di Lamezia Terme, di cinquantotto manufatti abusivi realizzati nel corso di decenni da altrettanti nuclei familiari di cittadini italiani, di remota origine rom, presso l'area del comune di Lamezia Terme, situata in località Scordovillo, dove attualmente risiedono complessivamente circa 600 o 700 persone. Pag. 39
L'autorità giudiziaria ha, altresì, disposto lo sgombero dei manufatti entro trenta giorni dalla convalida del provvedimento di sequestro da parte del giudice per le indagini preliminari (GIP), che ha avuto luogo il successivo 24 marzo. Inoltre, nei confronti dei capi famiglia è stato avviato un procedimento penale con la contestazione di fattispecie penali quali l'abusivismo edilizio e l'occupazione illegale di terreno pubblico.
L'incremento progressivo negli anni del numero dei rom ha reso insufficienti gli spazi della contrada Scordovillo e la mancanza di sbocchi lavorativi ha indotto la maggior parte degli individui a dedicarsi ad attività illegali. Pertanto, i residenti dei quartieri limitrofi si sono costituiti in associazioni al fine di portare all'attenzione degli organi istituzionali la propria condizione di disagio, dovuta anche alle pessime condizioni igienico-ambientali in cui si trova l'intera zona e che si ripercuotono inevitabilmente sul tessuto economico cittadino.
Peraltro, l'area urbana sulla quale è ubicato l'accampamento nomadi è situata in un punto nevralgico di Lamezia Terme, dove si trovano gli edifici del nuovo comune e dell'ospedale civile ed è attraversata da un tratto ferroviario lungo il quale si sono verificati vari episodi di danneggiamento, con lancio di pietre all'indirizzo dei treni in transito, da parte di giovani rom.
Alcune delle associazioni cittadine hanno più volte manifestato dissenso riguardo alle decisioni adottate dall'amministrazione comunale di Lamezia Terme per una sistemazione definitiva di alcune famiglie nomadi in aree cittadine, allo scopo di favorirne l'integrazione con la popolazione residente.
In proposito, si fa presente che le diverse famiglie rom sono già legittime assegnatarie di altrettanti alloggi ex IACP (Istituto Autonomo Case Popolari). Si precisa che all'interno dell'accampamento di contrada Scordovillo il degrado igienico-sanitario deriva sia da un'insufficiente e mal funzionante rete idrica e fognaria che dalla carenza di erogazione elettrica, che avviene, per la quasi totalità, mediante allacci abusivi effettuati dagli stessi nomadi.
Inoltre, dinanzi all'ingresso dell'accampamento, esiste un terreno che confina con contrada Piro e che viene utilizzato dai nomadi per lo scarico di immondizie e come deposito di autovetture ed altri mezzi demoliti. La preoccupante situazione connessa alla presenza dell'insediamento rom costituisce, da tempo, il principale problema sociale di Lamezia Terme. Essa è stata di recente portata all'attenzione di una seduta straordinaria del consiglio comunale, tenutasi il 4 aprile scorso, alla quale hanno preso parte anche alcuni parlamentari del luogo, consiglieri regionali e una nutrita rappresentanza di abitanti dell'accampamento rom.
Al termine dei lavori è stato approvato, all'unanimità, un documento con il quale è stata stabilita la necessità che venga dichiarato dal Governo lo stato di emergenza, con la conseguente nomina di un commissario straordinario al quale affidare adeguate risorse finanziarie.
La situazione descritta presenta elevati profili di criticità, sia perché l'insediamento rom esiste sul territorio lametino da circa quarant'anni, sia per la difficoltà oggettiva di trovare, entro il termine fissato dall'Autorità giudiziaria per lo sgombero, un'idonea sistemazione alloggiativa per tutte le persone ospitate. Si precisa che nelle vicinanze dell'accampamento è ubicato il nuovo commissariato di pubblica sicurezza, con specifiche funzioni di presidio di quel territorio.
Alla stregua di quanto precede, il mancato intervento nel territorio del comune di Lamezia Terme da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, in conformità a quanto comunicato dal Dipartimento della protezione civile, è dovuto alla circostanza che nessuna delle amministrazioni competenti ha mai investito il suddetto Dipartimento della questione.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Ippolito Vitale ha facoltà di replicare.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, la nota della Presidenza del Consiglio Pag. 40dei ministri recepisce puntualmente i contenuti dell'interpellanza urgente da me presentata a firma congiunta con il presidente Cicchitto. Fornisce una dettagliata descrizione dell'emergenza rom, con una ricostruzione storica che segnala nel tempo - circa quarant'anni - il progressivo appesantimento delle criticità culminato nel provvedimento di sequestro preventivo emesso il 18 marzo scorso dalla procura della Repubblica di Lamezia Terme, causa di gravi e scontati effetti: dall'emergenza abitativa per 600- 700 rom presenti nel campo ai procedimenti penali avviati nei confronti dei capifamiglia rom considerati soggetti pericolosi.
Non sfugge il rilievo dato nella nota alle proteste dei cittadini di Lamezia Terme che, pur organizzati in associazioni, hanno solo subito gli effetti di questa presenza difficile nel cuore della città, nel campo Scordovillo, con episodi di danneggiamento, gravi disagi sia di ordine pubblico che igienico-sanitari, nella completa assenza di interventi incisivi e risolutivi di una situazione emergenziale purtroppo però istituzionalizzata.
Né sfugge la nota conclusiva di implicita condanna politica da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri laddove si sottolinea che il mancato intervento da parte della stessa Presidenza del Consiglio dei ministri è legato alla circostanza che nessuna delle amministrazioni competenti ha mai investito il Dipartimento della protezione civile. Voglio ricordare in questa sede, anche a conferma di questa nota di rimprovero, che infatti il Ministero dell'interno, sollecitato dall'attuale amministrazione comunale, concesse nell'anno decorso 300 mila euro proprio per interventi urgenti nel campo rom, ma pur sottolineando la mancata diligenza o l'inefficienza delle amministrazioni che si sono succedute, il problema rimane sul tappeto.
Tanto dichiarato e tanto quindi premesso, resta la mia insoddisfazione, signor sottosegretario, per la mancata risposta alla domanda centrale della mia interpellanza sulla possibilità appunto di avviare ora interventi incisivi, eventualmente proprio con la dichiarazione dello stato di emergenza e con la nomina di un commissario ad hoc eventualmente da individuare nella persona dello stesso prefetto di Catanzaro.
Auspico per ciò, e voglio dedurlo anche dalla considerazione conclusiva della nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che questa mia interpellanza urgente, questa forte denuncia, serva ad attivare da subito adeguati interventi da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Dipartimento della protezione civile, interventi che per la gravità della situazione e nell'interesse della comunità intera della città, oltre che degli stessi rom, continuerò a sollecitare con adeguate iniziative istituzionali.
Non mancherò, naturalmente, onorevole sottosegretario, di rappresentare alla locale amministrazione la necessità e l'urgenza di attivarsi adeguatamente presso la Presidenza del Consiglio con gli strumenti propri, perché si possa creare la condizione di correttezza e regolarità tecnico-giuridica, oltre che politica, per consentire gli interventi che sono necessari e indifferibili e che devono poter ricostruire le condizioni di piena agibilità e serenità nella nostra comunità.
PRESIDENTE. Sospendiamo lo svolgimento delle interpellanze urgenti, che riprenderà alle 15,30. Sospendo, pertanto, la seduta.
La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Giro, Lo Monte, Lombardo, Migliavacca, Pescante, Pag. 41Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Stefani e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative volte a reintrodurre una diaria per gli insegnanti impegnati in viaggi d'istruzione in Italia e all'estero - n. 2-01034)
PRESIDENTE. L'onorevole Marchioni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01034, concernente iniziative volte a reintrodurre una diaria per gli insegnanti impegnati in viaggi d'istruzione in Italia e all'estero (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, come interpellanti abbiamo valutato di rivolgere, di spiegare e di raccontare questa situazione al Governo. Parliamo dei viaggi di istruzione: sono i viaggi che tradizionalmente le scolaresche fanno e per i quali sono accompagnati dai loro insegnanti. Con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è stata abolita la diaria che rimaneva ancora riconosciuta per i viaggi all'estero, per l'accompagnamento degli studenti da parte degli insegnanti. A fronte dell'impegno di accompagnare gli studenti per ventiquattr'ore al giorno nei viaggi all'estero, è stata tolta la diaria, che ammontava a circa 12 euro al giorno.
A fronte di questo, che ha tagliato l'ultimo riconoscimento che rimaneva per gli insegnanti della responsabilità di affrontare i viaggi insieme ai ragazzi, molti insegnanti hanno valutato, senza che questo fosse proclamato come uno sciopero da alcuna realtà, una sorta di sciopero bianco, per cui hanno interrotto l'accompagnamento dei viaggi di istruzione. Questo ha causato uno stop, un blocco, una forte diminuzione di questi viaggi.
Noi ora portiamo all'attenzione del Governo questa situazione, intanto, perché pensiamo che i primi ad esserne danneggiati siano gli studenti, che perdono una grande occasione formativa, perché, per molti di loro, non ve ne sono di parallele; poi, vi è un danno per gli insegnanti, perché questo è stato un grido di allarme, una richiesta di attenzione posta al Governo. Nella mancanza totale di qualunque forma di dialogo, essi hanno deciso di non accompagnare più i viaggi di istruzione, anche qui, chiedendo che fosse riconosciuta la loro professionalità non solo a livello economico, ma almeno relativamente all'impegno che questo comportava. Ma anche qui nessuna risposta dal Ministero.
Nessuna risposta neanche dal Ministero del turismo, invece, per tutto quello che ha comportato questa scelta e questa valutazione: lo stop dei viaggi di istruzione, infatti, è valutato, secondo l'osservatorio turistico di Firenze, in una perdita netta di 651 milioni di euro di fatturato, che, compreso poi di tutte le piccole spese, è valutabile intorno a 1 miliardo di euro all'anno di perdita di fatturato nel turismo. Chi è che, soprattutto, ne ha avuto danno? Sono le piccole strutture, gli alberghi che restavano aperti per qualche mese all'anno in più in bassa stagione ospitando le gite, i pullman che li accompagnavano, le guide turistiche, senza contare i musei che, ad esempio, erano meta privilegiata proprio per le scolaresche.
Crediamo che sia stato un gesto davvero sconsiderato togliere, ripeto, 12 euro al giorno, per lo più normalmente pagati con un ritardo superiore all'anno o all'anno e mezzo, che riconoscevano agli insegnanti la responsabilità. A fronte di questo, si è creato un danno per gli studenti, un'umiliazione per gli insegnanti e uno stop per il turismo, che ne risente in una forma molto forte. Anche qui, a perdere il lavoro sono state molte delle Pag. 42maestranze turistiche che, nei periodi di bassa stagione, potevano lavorare in questi ambiti.
Con questa interpellanza urgente chiediamo al Governo se i ministri abbiano valutato il danno. Valutiamo solo quello che lo Stato avrebbe incassato in termini di gettito IVA su questo miliardo: avrebbe ampiamente compensato non solo la diaria degli insegnanti, ma, anzi, era un elemento proprio per incentivare il turismo anche in bassa stagione e destagionalizzare in periodi non pieni di altri flussi turistici.
E poi se, a fronte di un carico di lavoro aumentato in classi che, sappiamo, adesso raggiungono, e a volte superano, le trenta unità e, soprattutto, dell'enorme responsabilità civile e penale che gli insegnanti assumono nei confronti degli studenti che accompagnano, non intendano reintrodurre la diaria, auspicabilmente non più solo simbolica e non più pagata con grande ritardo, per gli insegnanti relativamente ai viaggi di istruzione in Italia e all'estero.
Infine, se e quali altre misure intendano assumere per sostenere e qualificare il turismo scolastico, senza eliminare dal piano di offerta formativa il viaggio di istruzione che fa parte del bagaglio di esperienze e di crescita umana per tutti gli studenti.
Questo, quindi, è il tema che le sottoponiamo e sul quale chiediamo la risposta del Governo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Ministero dell'istruzione ha sempre dedicato al tema dei viaggi di istruzione un'attenzione particolare, nella consapevolezza della valenza che tali attività assumono sul piano didattico formativo. Gli obiettivi che si intendono perseguire con l'effettuazione dei viaggi, infatti, attengono all'arricchimento culturale e professionale degli studenti. Queste iniziative rappresentano il primo importante approccio da parte degli studenti verso autonome determinazioni mirate all'acquisizione di competenze culturali e allo sviluppo della personalità.
Si ricorda brevemente la normativa a cui occorre fare riferimento per la materia oggetto dell'interpellanza. Le fonti primarie generali sono costituite dal Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione e dal regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999. Ad esse devono aggiungersi i decreti del Presidente della Repubblica n. 567 del 1996 e n. 156 del 1999 che disciplinano le iniziative complementari e le attività integrative delle istituzioni scolastiche. Questo complesso di norme attribuisce la gestione dei viaggi di istruzione e delle visite guidate alla completa autonomia decisionale e alla responsabilità degli organi di autogoverno delle scuole.
Il Ministero è poi intervenuto con proprie direttive al fine di coordinare l'attività delle scuole, promuovendo e valorizzando l'autonomia di scelta e la capacità decisionale delle stesse. Sono tuttora in vigore le circolari ministeriali n. 291 del 14 ottobre 1992 e n. 623 del 2 ottobre 1996. Sono state, inoltre, diramate altre circolari e note per fornire chiarimenti su singoli aspetti particolari, quali i pacchetti turistici, il fondo di garanzia e gli infortuni occorsi agli alunni.
Le istruzioni contenute negli atti citati hanno precisato, in particolare, gli elementi di chiarezza nel rapporto tra agenzie di viaggio ed utenti e hanno dato indicazione alle scuole sulla necessità che le gite siano economicamente sostenibili e presentino sufficienti elementi di garanzia sotto il profilo della sicurezza.
Proprio in considerazione della rilevanza che i viaggi d'istruzione assumono sotto il profilo dell'arricchimento formativo dei ragazzi, il Ministero è ben consapevole dell'importanza del lavoro svolto dai docenti impegnati in questa attività. Non si condivide, pertanto, l'affermazione Pag. 43che si legge nell'atto parlamentare secondo cui sarebbe «indifferente» per il Ministro il fatto che i docenti accompagnino o meno gli studenti.
Quanto all'abolizione della diaria per missioni all'estero disposta dall'articolo 6, comma 12, del decreto legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni nella legge n. 122 del 2010, si tratta, in realtà, di una misura che rientra nel quadro generale dei provvedimenti finalizzati al contenimento della spesa pubblica ed al risanamento del bilancio, e che non incide direttamente sullo svolgimento dei viaggi e delle visite guidate effettuate dalle scuole. Essa si applica alla generalità dei comparti del pubblico impiego e non ha alcuna finalità punitiva nei confronti del sistema scolastico.
Alla medesima prospettiva del risanamento sono finalizzate anche le altre misure ricordate dagli onorevoli interpellanti che, comunque, sono state realizzate, ove possibile, mediante interventi correttivi che consentissero di ovviare ai maggiori inconvenienti riscontrati.
Si fa presente, in particolare, che per il solo personale della scuola è stato possibile evitare, in parte, il blocco degli incrementi stipendiali previsti, nell'ambito della manovra correttiva dello scorso anno, dall'articolo 9 della legge n. 122 del 2010. Infatti, il decreto interministeriale 14 gennaio 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 22 marzo 2011, n. 66, ha destinato la somma di 320 milioni di euro «al recupero dell'utilità dell'anno 2010 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali e dei relativi incrementi economici del personale docente, educativo ed ATA».
Riguardo all'organizzazione dei viaggi, si ricorda che il rimborso delle spese di viaggio e soggiorno dei docenti accompagnatori può trovare copertura con l'utilizzo del fondo d'istituto, ai sensi dell'articolo 88 del vigente contratto collettivo nazionale del comparto scuola, e attraverso le funzioni strumentali al piano dell'offerta formativa, previste dall'articolo 33 del medesimo contratto. Non di rado, inoltre, le agenzie di viaggio mettono a disposizione delle scuole un certo numero di posti gratuiti. Quanto all'incidenza negativa che la riduzione dei viaggi d'istruzione determina sul settore economico legato al turismo, forti preoccupazioni sono state rappresentate al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo da parte di tutti gli operatori del settore, in particolare la Fiavet.
A seguito di alcune interlocuzioni tra le competenti strutture tecniche del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Dipartimento sopra citato, è stata messa in atto una collaborazione per mettere a punto proposte idonee a risolvere tale situazione e a promuovere, nel contempo, forme di turismo scolastico collegato ai 150 anni dell'Unità d'Italia, nonché alla valorizzazione di destinazioni meno conosciute, ma ricche di riferimenti artistici, storici e paesaggistici utili al percorso formativo e culturale degli studenti.
È stato, così, predisposto e concordato in tempi rapidissimi un apposito protocollo d'intesa tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo e la struttura tecnica di missione per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. L'iniziativa, rivolta a tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, si svolgerà per tutto l'anno 2011 e mette a disposizione delle scuole un finanziamento complessivo di 6 milioni di euro, che consentiranno di diminuire la spesa che le famiglie dovranno sostenere per i viaggi. A parte l'alto valore formativo e culturale insito in tale iniziativa, non c'è dubbio che essa costituisce un segmento importante dell'economia turistica, in un momento, come l'attuale, di tagli e di difficoltà economiche.
Per le su esposte considerazioni, si ritiene che ricorrano i presupposti per lo svolgimento dei viaggi d'istruzione e che azioni intraprese da alcuni gruppi di docenti, che negano la propria disponibilità ad accompagnare gli alunni, determinando la conseguente sospensione dei viaggi stessi, sono da considerarsi non condivisibili.
PRESIDENTE. L'onorevole Bachelet, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario ed apprezzo la diligenza con cui ci ha esposto gli argomenti a difesa, ma non posso ritenermi soddisfatto, anzitutto perché proprio nella chiusa il termine «negano» mi pare inappropriato. Oltre il 60 per cento dei docenti non ha mai fatto viaggi di istruzione, quindi, coloro che li facevano finora rappresentavano una minoranza lodevole e pertanto non erano affatto tenuti a farli: nessuna legge e nessun regolamento scolastico lo impone. Di conseguenza, già nei tempi passati, la diaria di 12 euro era simbolica, ridotta poi solo per le missioni estere. Infatti, sono state citate tante leggi, ma ve ne sono due importanti: la finanziaria del 2006 (legge 23 dicembre 2005, n. 266), sotto la Moratti, del centrodestra, che tagliava la diaria per i viaggi di istruzione in Italia e poi la manovra del 2010 (decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78) che, sotto la Gelmini, tagliava la diaria anche ai viaggi all'estero.
Come ha detto la mia collega Marchioni, si trattava di un riconoscimento puramente simbolico e di modesto impatto finanziario e, quindi, anche le ragioni, portate dal sottosegretario, di risparmio generale, si rivelano, come specificato nella nostra interpellanza, un autogol.
Inviterei il Governo a rifare bene i conti perché noi certamente abbiamo avuto molti contatti con famiglie deluse ma la spinta è venuta anche proprio da quella Fiavet che ha citato anche il Governo e da altri tour operator, ai quali abbiamo gentilmente consigliato di rivolgersi al Governo che è il principale responsabile di questo grosso autogol finanziario perché, fatto il conto dei profitti e delle perdite, è evidente che quanto si è risparmiato è largamente compensato da quello che si è perso.
E dunque c'è un problema anche simbolico ma i simboli a volte hanno un loro valore. Io ritengo che gli insegnanti che finora avevano prestato la loro opera in condizioni di disponibilità ventiquattr'ore su ventiquattro con minorenni che potevano farne di tutti i colori - come chiunque abbia un parente fino al terzo grado nella scuola può raccontare - ma anche con esperienze molto valide dal punto di vista formativo - come ricordava il sottosegretario stesso e come il Governo riconosce - ebbene, costoro meritano un riconoscimento. Questo è stato uno schiaffo gratuito di nessun valore finanziario e di un grosso valore negativo simbolico: a coloro che non erano la totalità e non erano tenuti dalla legge ad accompagnare i loro studenti e a promuovere i viaggi non è stato riconosciuto nemmeno simbolicamente un piccolo tipo di rimborso o diaria, che volevano dire quel che il Governo dice sempre di voler fare, ovvero riconoscere il merito di coloro che vogliono fare qualcosa di più degli altri. Ecco, questa mossa è stata esattamente nella direzione opposta.
Capisco quando il sottosegretario afferma che il Governo non è indifferente se i docenti accompagnano o meno gli studenti, questo è ovvio, perché ci sono delle leggi che lo prescrivono ma, ad esempio, nel caso delle scuole primarie la «riduzione del maestro unico» ha reso praticamente impossibile i viaggi di istruzione, giacché c'è un'altra legge che prevede che ogni quindici scolari vi sia un accompagnatore, e una serie di altri provvedimenti non hanno aiutato il sentimento, come dire, di solidarietà, tra Ministero e insegnanti che dovremmo ricostruire.
Quanto al consiglio di utilizzare i fondi delle scuole, ciò mi sembra richiami quanto il Ministro ha detto in una recente intervista la settimana scorsa a la Repubblica e che ha provocato vivaci reazioni della Disal e dell'Andis, che sono organizzazioni di dirigenti scolastici decisamente non schierate a sinistra, affermando che i fondi delle scuole ci sono e i presidi non li sanno amministrare. Invitare a usare i fondi delle scuole che il Governo non paga da alcuni anni per le gite scolastiche appare quasi una beffa. Noi vorremmo un Governo che non metta tutti contro tutti, le famiglie contro gli insegnanti, contro i Pag. 45dirigenti scolastici e contro i tour operator, dicendo a ciascuno che è colpa dell'altro se le cose non vanno. Abbiamo bisogno di un Governo che ami un po' di più le famiglie, la scuola e, tutto sommato, anche le imprese.
(Iniziative normative a favore dell'istruzione e della formazione professionale - n. 2-01037)
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01037, concernente iniziative normative a favore dell'istruzione e della formazione professionale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non prenderò certamente tutto il tempo a mia disposizione ma ci tengo ad illustrare l'argomento perché è piuttosto complicato. Mi rendo conto che anche la mia interpellanza urgente, una volta che è stata scritta, risulta di difficile comprensione, perché si tratta di un argomento estremamente tecnico e dunque la illustro seguendone in parte il testo ma lo volevo un po' ampliare per spiegare meglio, senza nulla togliere alla competenza del sottosegretario Pizza, che ringrazio di essere qui. Si tratta di un argomento piuttosto complicato ed essendo una questione cui tengo moltissimo la spiegherò. Premetto anche che non avrò risposta perché, formulando delle domande molto precise, non credo che il sottosegretario sarà in grado di darmi delle risposte in questo momento.
Ma premetto sempre che non ricevendo risposte perché non è colpa sua ma sarà difficile procurarmele, incalzerò il sottosegretario e il Ministro per averle perché il tempo stringe.
Di cosa si tratta? Esistono i centri di formazione professionale che sono di competenza regionale. Questi sono istituti di formazione professionale regionale che hanno un percorso di tre anni di apprendimento e, alla fine dei tre anni, rilasciano una qualifica e con un anno in più questi istituti di formazione professionale rilasciano un diploma. Sono di competenza regionale.
Accanto a questi istituti di competenza regionale ci sono gli istituti professionali statali che hanno una durata di cinque anni e portano alla maturità così come tutto il sistema di istruzione. Adesso questi istituti professionali statali istituiscono dei corsi di tre anni dopo i quali danno la stessa qualifica dei corsi di formazione professionale regionale. Questo avviene perché con il decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, n. 87, quindi un decreto di questo Governo, con un regolamento che riguardava il riordino degli istituti professionali, e con la riunione della Conferenza Stato-regioni del 16 dicembre 2010, dopo qualche mese quindi, si è stabilito di creare questa specie di istruzione statale professionale che è in diretta concorrenza con la formazione regionale.
La formazione professionale regionale per una serie di decreti e di leggi che risalgono addirittura a subito dopo la guerra, è portata avanti da enti come le ACLI, come la scuola di formazione dei salesiani, come da tutti coloro che hanno deciso di porre in essere questo tipo di scuole. Con questo decreto e con questa riunione della Conferenza Stato-regioni, sottosegretario, si è scritta la parola fine alla istruzione e formazione professionale regionale. Abbiamo cancellato questa gloriosissima tradizione. Ci si è serviti addirittura del principio di sussidiarietà dicendo: noi dobbiamo applicare il principio di sussidiarietà e quindi siccome le regioni non ce la fanno più, perché questi istituti professionali sono pagati dalle regioni, lo Stato, secondo il principio di sussidiarietà, arriva e in qualche modo si sostituisce alle regioni che non ce la fanno poverine e quindi applico il principio di sussidiarietà.
Le regioni dunque con questa faccenda non attivano più i corsi regionali professionali, non attivano questi percorsi, li danno alle scuole statali in nome di una fasulla sussidiarietà ma in realtà è un problema di quattrini, diciamocelo. Poiché le regioni i soldi non li hanno più, attaccano Pag. 46queste scuole al lampadario dello Stato che così paga e le regioni risparmiano. Dunque l'istruzione professionale regionale per definizione morirà perché sempre di più sarà data all'istruzione professionale statale. Insisto.
Essi mettono in essere un duplice percorso: uno è quello tipico degli istituti professionali statali, che prevedono cinque anni con la maturità, ed uno che sostituisce i corsi regionali. Allora io credo che ci dobbiamo capire le intenzioni del Ministero ed è questa la ragione di questa mia interpellanza urgente: i centri di formazione professionale non riceveranno sicuramente più i contributi perché le regioni progressivamente - insisto - ricorrono alle scuole statali e, quindi, i centri di formazione professionale tenderanno totalmente a scomparire.
Non è finita: i centri di formazione professionale per legge devono mettere in essere 21 figure professionali riconosciute. Queste 21 figure professionali riconosciute, in base ad un accordo del Ministero della pubblica istruzione, del Ministero del lavoro, delle province autonome di Trento e Bolzano e via dicendo, sono figure tipiche della formazione regionale. Le scuole statali professionali queste 21 figure non le hanno. Allora io faccio una domanda a cui lei non saprà rispondere, perciò premetto che la domanda è complicata: le scuole statali che vengono messe in essere adesso questi 21 profili non ce li hanno, dunque che fanno, li prendono alle scuole professionali regionali? Li prendono dai salesiani, dalle ACLI o da tutti gli enti che invece queste 21 figure professionali le hanno? Dove li pigliano? Come fanno? Chi li prepara? Queste scuole non avranno quindi gli operatori e non si sa come li qualificano. Signor sottosegretario, vengono qualificati ope legis? Li qualificate con delle abilitazioni? In che modo vengono qualificati questi operatori che devono necessariamente andare nelle scuole professionali statali, che non li hanno? Non si sa, anche questo fa parte dei misteri.
Non ho finito, andiamo avanti. Questi benedetti centri professionali, che sono i centri professionali regionali, avranno un esubero del personale, dato che progressivamente vanno estinguendosi perché sono sostituiti dalle scuole statali. Gli istituti regionali professionali (vedi i salesiani e non solo quelli) avranno per forza un esubero di personale. Che fine farà questo personale? Potrà andare negli istituti professionali non statali paritari, cioè quelli che fanno il percorso di cinque anni verso la maturità? Questo personale potrà essere mandato negli istituti professionali paritari, ma come farete a pagarlo? Adesso i corsi professionali regionali sono pagati dalle regioni, dopo come si farà? Potranno le scuole paritarie prendere questo personale? Che fine farà questo personale? Non si sa, altra domanda che non mi pare di secondaria importanza.
Non ho finito: la dispersione scolastica è un dramma in questo Paese ed è un dramma di cui purtroppo si parla pochissimo, perché evidentemente qui c'è altro da fare. La dispersione professionale è drammatica: nel 50 per cento degli istituti professionali statali si manifesta quello che viene definito come «dropout»; tali istituti perdono alunni signor sottosegretario, e lei lo sa. Negli istituti regionali la dispersione scolastica è infinitamente minore. Non solo.
Coloro che perdiamo nelle scuole statali vengono recuperati nelle scuole professionali regionali che si dedicano proprio agli ultimi, a quelli che non ce la fanno, a quelli che Don Bosco chiamava «l'intelligenza delle mani», e recuperano il drop out delle superiori, perché non ce la fanno, andando a finire nelle scuole professionali regionali, che stanno chiudendo perché voi le fate chiudere. Infatti, non è vero che gli istituti professionali statali che state ponendo in essere seguiranno le logiche degli istituti di formazione professionale regionali: seguiranno le logiche statali e, quindi, avranno un drop out, allo stesso modo, molto alto.
Ricordo che, ogni anno, 120 mila studenti lasciano un percorso educativo: ricordo che è molto di più delle 46 mila unità di studenti che si perdono durante l'anno, ogni anno, di cui parla il Ministro Pag. 47Sacconi, perché noi ci siamo presi la briga di fare quattro conti e siamo stati anche confortati da un'inchiesta realizzata da «Tuttoscuola» nel mese di marzo.
Ebbene, si prendano gli istituti statali superiori 2008-2009 e 2009-2010 e si consideri ciò che è accaduto nel momento in cui gli studenti sono passati da una classe a quella successiva. Ogni volta che si passa dalla seconda alla terza o, in quell'anno, dalla terza alla quarta o, in quell'anno, dalla quarta alla quinta, quindi, con riferimento allo scorrimento degli studenti in quei due anni, a conti fatti, nell'inchiesta c'è scritto che si perdono 191.398 ragazzi, che, quindi, sono dispersi, perduti, e non si sa più che fine fanno perché non seguono più nessun percorso formativo.
Abbiamo fatto anche un'altra verifica con i dati Eurostat, che dicono esattamente la stessa cosa. Infatti, nel 2008, secondo i dati ISTAT, i ragazzi da 18 a 24 anni sono 4 milioni e i dispersi sono stati il 20 per cento. Quindi, vi sono stati 847 mila dispersi, ma poiché si parla di sei anni, se si divide tale cifra per ogni corso di età, si ha - è facilmente calcolabile - una dispersione media annua di 121 mila ragazzi, cioè la stessa cifra che risulta dall'altro dato. Quindi, i dati incrociati corrispondono.
La formazione professionale regionale recupera in parte tali dispersi, non tutti, è evidente, ma in parte sì, lo sanno tutti e lo riconosciamo tutti. Ebbene, non si capisce cosa stia succedendo, non sappiamo esattamente cosa sta succedendo dal punto di vista del personale, che non si sa che fine farà, dal punto di vista dei ragazzi dispersi, dal punto di vista delle strutture, delle scuole e degli enti che non si ritrovano più niente.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Concludo, signor Presidente. Questa questione mi sembra molto importante anche perché le scuole paritarie, con le vostre decisioni, hanno perso la possibilità di formare i propri docenti. Con le disposizioni citate adesso i centri di formazione professionale accreditati sono destinati a sparire, con buona pace delle sbandierate promesse sulla libertà di scelta educativa, sulla difesa della scuola non statale e compagnia bella.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, nell'atto in discussione si afferma che il decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, n. 87, recante il «Regolamento di riordino degli istituti professionali, a norma dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», avrebbe sancito la crisi dell'istruzione e formazione professionale regionale. Muovendo da tale assunto, viene chiesta la modifica dello stesso regolamento «per permettere agli istituti professionali di continuare a svolgere la propria funzione che nel nostro Paese è un valido ed efficace legame con il mondo del lavoro».
È opportuno premettere il quadro normativo di riferimento in materia di istruzione professionale. Come è noto, attualmente, l'istruzione professionale è disciplinata dal capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005, dall'articolo 13 del decreto-legge n. 7 del 2007, convertito dalla legge n. 40 del 2007, dall'articolo 64, comma 4-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87.
In base alle disposizioni contenute nei suddetti provvedimenti normativi, il sistema del secondo ciclo è composto dal sistema di istruzione secondaria superiore, articolato in licei, istruzione tecnica e istruzione professionale, nonché dal sistema di istruzione e formazione professionale di competenza delle regioni.
In particolare, con il nuovo ordinamento degli istituti professionali è stata profondamente modificata l'identità di tali Pag. 48istituti, prevedendo, nel nuovo assetto, solo il rilascio, previo superamento dell'esame di Stato, del diploma di istruzione secondaria superiore al termine di un percorso di durata quinquennale. Alle regioni è stata demandata, per effetto della modifica del Titolo V della Costituzione, l'offerta di percorsi di istruzione e formazione triennali e quadriennali, che si concludono rispettivamente con il rilascio dei titoli di qualifica e dei diplomi professionali, nel rispetto dei livelli essenziali di prestazioni definiti dal Capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005.
In altre parole, agli istituti professionali, in linea con le indicazioni dell'Unione europea, si è inteso affidare prioritariamente il compito di far acquisire agli studenti - per un limitato numero di ampi indirizzi correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese - una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale che consenta di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari sia per rispondere alle esigenze formative del mondo del lavoro sia per l'accesso all'università e all'istruzione tecnica superiore.
Gli istituti professionali, conseguentemente, secondo il nuovo ordinamento e nel rispetto delle sopra richiamate norme costituzionali in materia, possono rilasciare le qualifiche e i diplomi professionali sopra indicati solo in regime di sussidiarietà, sulla base delle linee guida previste dall'articolo 13, comma 1-quinquies del decreto-legge n. 7 del 2007, richiamato all'articolo 2, comma 3 del sopra citato decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010.
Rientra pertanto tra le competenze istituzionali delle regioni stabilire se richiedere agli istituti professionali di Stato di realizzare, in regime di sussidiarietà, i percorsi di istruzione e formazione professionale, secondo modalità da definirsi con specifici accordi territoriali con i competenti uffici scolastici regionali. Tali aspetti sono stati ripresi dalla circolare ministeriale n. 101 del 30 dicembre 2010, relativa alle iscrizioni degli alunni per il nuovo anno scolastico.
In applicazione della suddetta normativa, il riordino degli istituti professionali, come pure quello degli istituti tecnici, è stato avviato dal corrente anno scolastico.
Inoltre, sempre dal 2010-2011, sono stati messi a regime i percorsi di istruzione e formazione professionale per il conseguimento di qualifiche professionali triennali e diplomi professionali quadriennali (accordo in Conferenza Stato-regioni del 29 aprile 2010).
Poi, a seguito dell'intesa sancita in sede di Conferenza unificata il 16 dicembre 2010, con decreto ministeriale n. 4 del 18 gennaio 2011 sono state adottate le suddette linee guida, previste dal decreto-legge n. 7 del 2007, convertito dalla legge n. 40 del 2007, riguardanti la realizzazione di organici raccordi tra i percorsi degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale. Con le stesse linee guida sono state, altresì, offerte indicazioni per la realizzazione di misure di accompagnamento riguardanti la messa a punto di interventi per l'orientamento dei giovani e delle loro famiglie, al fine di prevenire e contrastare la dispersione scolastica e formativa e di sostenere la reversibilità delle scelte degli studenti nei passaggi tra i sistemi formativi con il reciproco riconoscimento dei crediti e dei titoli da loro già acquisiti.
Per completezza, è anche opportuno richiamare le norme introdotte dalla legge n. 183 del 4 novembre 2010 che, all'articolo 48, comma 8, ha previsto la possibilità di assolvere l'obbligo di istruzione anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione di cui all'articolo 48 del decreto legislativo n. 276 del 2003, nonché le intese stipulate tra questo Ministero, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e varie regioni, per realizzare percorsi di apprendistato valevoli per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione. Pag. 49
Tutto ciò premesso, riteniamo che le nuove norme concorrano, nel loro insieme, a migliorare il collegamento tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola; in particolare, mirano a rendere più efficace ed efficiente l'attività e il raccordo tra gli istituti professionali e il sistema di istruzione e formazione professionale di competenza regionale, il quale ne risulta rafforzato.
PRESIDENTE. L'onorevole Luisa Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, sono assolutamente allibita. Sapevo che il sottosegretario non mi avrebbe risposto, perché non poteva rispondermi, ma addirittura così mi sembra un po' eccessivo. Nella sua risposta tutta la sua spiegazione è consistita nel raccontare esattamente il percorso che avevo già raccontato io, confermando che dico cose giuste, e questo mi tranquillizza molto. Ha esattamente confermato tutto quello che ho detto e ha descritto tutto il percorso, facendo riferimento alla Conferenza Stato-regioni, ai decreti vari e così via.
Ci si rifà alle linee guida del 2007 di Fioroni. Ricordo che quelle linee guida sono dell'ex Ministro Fioroni e che noi allora le criticammo fieramente, perché ero all'opposizione, allora come oggi, insieme al PdL di allora (Forza Italia, AN e «compagnia bella»). Criticammo fortemente le linee guida di Fioroni.
Quelle del 2007 sono le linee guida di Fioroni, che la Gelmini ha preso pari pari, e le ha portate avanti, pur avendole aspramente criticate. Lo ricordo, perché queste cose ce le dobbiamo raccontare.
Veniamo alle previsioni di accompagnamento per prevenire il drop out. Sottosegretario, io ho fornito i dati relativi al drop out del 2009 e 2010 che è drammatico, poiché vi sono 190 mila dispersi. Voglio dire, ma di cosa parliamo? Andiamo avanti: lei ha affermato che il sistema di formazione professionale risulta rafforzato, ma se le sto dicendo che stanno chiudendo, come si fa a dire una cosa del genere?
Concludo: sono scandalizzata da questa risposta perché evidentemente è un sine cura per voi tutto l'aspetto della formazione. Il risultato: la formazione regionale è di alto livello, ma lei non ha risposto alle mie domande, perché non si sa che fine fa il personale. Non mi ha risposto alle cose che ho chiesto. Le ventuno figure professionali dove le pigliano? Gli operatori dove vanno? Chi saranno? Ope legis? Che fine faranno? Dove andranno? Sono tutte domande che sono sulla pelle di migliaia di persone.
Domanda: ma le famiglie poi che faranno? Pagheranno? Non pagheranno? Come funziona? Perché se andranno nella scuola statale questa è gratis, se andranno nella scuola regionale pure, ma se si recheranno negli istituti professionali - perché devono avere la possibilità di scegliere - che faranno? Non si sa. Allora, il risultato è che la formazione regionale è di altissimo livello, ma pare che non sia così interessante. La formazione regionale limita la dispersione scolastica, ma non mi ha risposto.
La formazione regionale, lo ripeto, fa risparmiare notevolmente, perché ricordo che - questi sono dati ufficiali usciti poco tempo fa - la formazione professionale presso i salesiani costa cinquemila euro l'anno e presso le scuole professionali statali costa settemila euro l'anno, signor sottosegretario. Le scuole professionali regionali vi fanno risparmiare duemila euro l'anno per bambino. Conta o no in un momento in cui si dice che le vacche sono magre e che bisogna risparmiare?
Perché mettete su istituti statali che costano settemila euro, quando le scuole professionali regionali ne costano cinquemila? Vi fanno risparmiare, ma le fate chiudere! Gli istituti professionali di Stato aumentano il dropout, non hanno personale competente e non si sa dove troveranno queste benedette ventuno figure professionali, perché lei non mi ha risposto. Costano di più e non si sa che fine faranno gli operatori della formazione regionale.
Il principio di sussidiarietà, signor sottosegretario, è carta straccia. La sussidiarietà Pag. 50implica che la regione deve sostenere le strutture inferiori (non di valore, ma gerarchicamente) ed è la regione che deve sostenere le scuole e non rivolgersi (e piangere) allo Stato che le subentra e la espropria. Ma qui proprio siamo fuori! Il principio di sussidiarietà è altro, bisogna andare a fare un corso urgente su che cosa sia il principio di sussidiarietà.
La sussidiarietà è carta straccia e così il federalismo tanto sbandierato. Sottosegretario, ma come sarebbe, siamo nelle regioni, voi volete fare tanto federalismo e poi le regioni vanno a piangere dallo Stato, il quale mette su scuole statali? Ma dov'è il federalismo? Dov'è la possibilità che le regioni si organizzino come credono facendo dei corsi di formazione regionale? Che vanno a piangere da papà e il papà Stato arriva con una spesa centralizzata che così tutto organizza e tutto mette a posto? Ma ci prendiamo in giro? Questo è il principio di federalismo che state affermando?
La libertà di scelta educativa delle famiglie, ancora una volta, è messa sotto scacco perché non è possibile pensare che le famiglie, con un'offerta che si va concentrando sempre di più nelle scuole di Stato, possano avere un'offerta educativa degna di questo nome.
Ma, allora, perché parlate tanto di queste cose in televisione, alla radio, nei vari talk show e vi vantate di tutto quello che fate per la scuola? State distruggendo tutto quello che di buono era stato costruito in cinquant'anni di Repubblica italiana.
Oggi, Ministro, lei sa che c'è stato un convegno molto importante sui centocinquant'anni dei Salesiani in Italia e delle scuole di Maria Ausiliatrice. Oggi c'è stato un convegno dove hanno distribuito dei testi estremamente importanti in cui ci sono delle parole di Don Bosco secondo cui egli andava a cercare gli ultimi, i veri abbandonati, e la filosofia è ancora quella. Ma evidentemente tutto questo al Ministro Gelmini non interessa ed ella va per percorsi assolutamente improponibili di statalismo quando si sbandiera tanto il federalismo.
Io sono allibita e mi ritengo completamente insoddisfatta della risposta. Tornerò alla carica su questo problema.
(Iniziative volte ad assicurare servizi di mobilità uniformi su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla rete ferroviaria siciliana - n. 2-01025)
PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01025, concernente iniziative volte ad assicurare servizi di mobilità uniformi su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla rete ferroviaria siciliana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, il trasporto ferroviario, nel senso proprio del termine, è il settore strategico dal quale dipende in maggiore misura la crescita di un territorio. Di contro, da anni oramai, di fatto, il gruppo Ferrovie dello Stato, in maniera inesorabile e determinata, sta praticando nel territorio della regione siciliana una politica di disimpegno, di ridimensionamento e di assurda esclusione dai piani di investimento. Tale politica causa dall'ultimo decennio una riduzione dei flussi dei passeggeri del 30 per cento e delle merci del 40 per cento a favore, nel caso di quest'ultimo, del trasporto su gomma, andando così ad aggravare una situazione già insostenibile per la sicurezza e per l'ambiente, anche a causa della inadeguatezza della rete infrastrutturale.
Dal canto suo, inoltre, la divisione passeggeri nazionali ed internazionale di Trenitalia ha deciso di eliminare diverse vetture dalle tratte Palermo-Roma, Siracusa-Roma, Palermo-Milano andata e ritorno, Siracusa-Milano andata e ritorno, e di sopprimere dal 13 dicembre 2010 i treni a lunga percorrenza da Siracusa a Messina e viceversa e da Agrigento a Roma e viceversa.
La suddetta strategia di disimpegno di Trenitalia al di là dello Stretto prevede in pratica il taglio delle cosiddette «antenne», Pag. 51quei treni che partono da Palermo e Siracusa per poi unirsi a Messina e dirigersi verso il centro nord del Paese, le sole capaci di garantire la continuità territoriale e che nelle previsioni del nuovo piano verranno sostituite da pullman fino a Messina con una riduzione pratica di vagoni e posti viaggiatori che raggiunge il 50 per cento dell'offerta di servizio.
Tale notevole riduzione dell'offerta commerciale comporterà nel medio periodo un'inevitabile disaffezione della clientela siciliana, che è costretta tra inefficienze e disservizi a scegliere altri mezzi di trasporto e vede mortificato il suo diritto alla continuità territoriale, diritto questo che si colloca nell'ambito della più generale garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini, ai quali deve essere consentito di spostarsi nel territorio nazionale con pari opportunità.
Ogni Stato deve, infatti, garantire a tutti i cittadini il diritto alla mobilità, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica e, quindi, in modo particolare, di fronte allo svantaggio dell'insularità, dotandosi di un efficiente sistema dei trasporti.
La Sicilia, che dovrebbe essere considerata a tutti gli effetti un'area strategica in termini di trasporti, da anni subisce la cosiddetta politica di disimpegno che, al contrario, ne sta compromettendo le potenzialità di sviluppo territoriale, relegandola ai margini del sistema Paese, che rischia di aggravare, ancora di più il divario esistente tra il nord e il sud. La Costituzione italiana riconosce il diritto alla libertà di circolazione così come la carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea garantisce la libertà di circolazione nel territorio degli Stati membri. Da questi assunti deriva l'onere per lo Stato di porre in essere tutte le condizioni affinché ai cittadini sia garantito l'esercizio del riconosciuto diritto alla mobilità quale strumento di coesione sociale e sviluppo economico del Paese.
Sul versante delle infrastrutture esistenti, fatto 100 l'indice di dotazione della rete delle Ferrovie dello Stato in Italia, rispetto alle singole regioni e macroaree, si riscontra che in Sicilia è elettrificato il 29,2 per cento della rete a doppio binario; in Sardegna non è elettrificata nessuna linea né a doppio binario, né a singolo binario; in Puglia risulta elettrificato l'82,9 per cento delle linee a doppio binario e l'80,2 per cento delle linee a semplice binario. Complessivamente nel Mezzogiorno, escluse le isole, risulta elettrificato il 55,3 per cento delle linee a doppio binario e il 92,4 per cento delle linee a binario unico, ma nelle isole, signor sottosegretario, sono elettrificate soltanto il 15,1 per cento delle linee a doppio binario e l'83,1 per cento delle linee a binario unico.
Al contrario, nel centro-nord risulta elettrificato il 130,8 per cento delle linee a doppio binario e il 105,2 per cento delle linee a binario unico. Con gli ultimi piani di produzione presentati dal gruppo Ferrovie dello Stato si fanno scelte contrarie a quelle necessarie, peggiorando i servizi a scapito dei pendolari e producendo gravi contraccolpi di carattere occupazionale. Se a tutto ciò si aggiunge la quasi completa soppressione del servizio di trasporto merci che costringe le imprese a ripiegare sull'oneroso trasporto su gomma, si può dire che la Sicilia è destinata all'apartheid della mobilità di persone e di merci. Ad oggi tra tutti i ritardi di attuazione di un moderno programma di ristrutturazione, appare eclatante e incomprensibile che non sia stato completato il raddoppio del binario neanche delle due dorsali principali facenti parte della rete transeuropea di trasporto TEN-T ossia la Messina-Palermo e la Messina-Catania-Siracusa.
Sembra eclatante fra tutte quell'opera rappresentata dal raddoppio della linea Giampilieri-Fiumefreddo inclusa tra le grandi opere strategiche già finanziate da una delibera del CIPE risalente al 2001 con un impegno di spesa pari a 1.970 milioni di euro e mai realizzata. Sempre con riguardo alle ferrovie siciliane, pur essendo ancora abbastanza estese, sono, eccetto alcune tratte di nuova costruzione a ridosso delle aree delle tre maggiori città siciliane, cioè Palermo, Catania e Messina, generalmente di concezione e tracciato Pag. 52obsoleti e soprattutto inadeguate alle mutate esigenze economiche del territorio siciliano.
La chiusura di oltre 700 chilometri di linee vetuste, avvenuta a partire dagli anni '50, non ha sortito le tante auspicate progettazioni e realizzazioni di nuovi tracciati, ragione per cui intere aree della Sicilia centrale e sudoccidentale sono rimaste prive di collegamenti come la zona sud della provincia di Enna di grande interesse turistico alberghiero e l'importante costiera che va da Castelvetrano ad Agrigento e Licata, nelle quali insistono alcune tra le più importanti aree archeologiche come Selinunte, Eraclea Minoa e città come Sciacca, Ribera e Porto Empedocle.
Inoltre, signor sottosegretario, occorre sottolineare che tali aree sono anche prive di aeroporti e strade moderne, condizione questa che, accentuandone l'isolamento sia commerciale che turistico, ne ostacola anche lo sviluppo.
Nonostante l'esigenza di trasporto dell'area di grande produzione ortofrutticola e vivaistica, che va da Vittoria a Ragusa, Modica e Siracusa, che sviluppa una grande mole di traffico su strada di autocarri, autoarticolati e autobus, che si riversa, a sua volta, quotidianamente sulle già intasate direttrici stradali verso Catania e il nord del Paese, nessuna risposta di potenziamento ferroviario è stata attuata nell'area ove, anzi, l'unica linea ferroviaria Siracusa-Ragusa-Gela-Canicattì è a rischio di soppressione.
Questi dati si spiegano come derivanti da una perdurante disattenzione dei vari Governi succedutisi negli anni addietro nei confronti delle tratte ferroviarie della Sicilia, le cui strade ferrate - tutte o quasi - sono state progettate o risalenti alla seconda metà dell'Ottocento o iniziate solo nel ventennio di governo fascista, come la Motta-Sant'Anastasia-Regalbuto e la Alcantara-Randazzo. Esse, pertanto, sono state ampiamente trascurate, avendo subito poche e limitate opere di riqualificazione e condannate, quindi, ad una obsolescenza spesso irreversibile.
Nell'ultimo trentennio, infatti, sono state realizzate solo alcune brevissime tratte ferroviarie, come la diramazione per l'aeroporto di Punta Raisi e alcuni raddoppi sulla rete principale a binario unico quali, ed esempio, quella tra Messina e Patti, quella brevissima tra Targia e Siracusa e gli ammodernamenti dei nodi attorno alle due maggiori città dell'isola costruiti, tuttavia, con esasperante lentezza ed ancora lungi dall'essere completati. L'ultima linea ferroviaria interamente nuova è stata la Caltagirone-Gela, ma è da precisare che questa, tuttavia, fu completata solo nel 1979, nonostante i progetti risalissero agli anni Venti e una gran parte di lavoro fosse già stata eseguita nell'anteguerra.
Questi dati fanno comprendere come tutta la rete regionale abbia urgente bisogno di una coraggiosa riprogettazione dei tracciati in funzione delle nuove direttrici del traffico che rispondono sia alle esigenze della mobilità veloce (come le tecnologie dei treni ad alta velocità) sia a quelle del trasporto merci intensivo, soprattutto nelle aree di produzione agricola specializzata. Bisogna considerare poi che le condizioni di dissesto idrogeologico, che minacciano costantemente la Sicilia, provocano sovente smottamenti, che causano forti dislivelli del piano stradale e che obbligano le vetture a procedere a passo d'uomo.
Sulla rete ferroviaria il cui piano stradale è in molti casi ancora quello del secolo scorso, con i rilevati e mai risolti problemi di drenaggio della massicciata, tali eventi provocano spesso l'interruzione del servizio ferroviario o, nei casi meno gravi, dei rallentamenti che disturbano la regolarità delle corse dei treni. Probabilmente, signor sottosegretario, i forti costi dei lavori di ripristino, alla fine globalmente superiori a quelli di un eventuale ammodernamento, hanno indotto il gruppo Ferrovie dello Stato a decidere di sopprimere l'estesa rete ferroviaria a scartamento ridotto.
Per tornare al discorso sulla continuità territoriale, intesa come capacità di garantire un servizio di trasporto che non Pag. 53penalizzi i cittadini residenti nei territori meno favoriti, essa si inserisce nel quadro più generale di garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale, promossa anche in sede europea. Il trasporto, infatti, se da un lato si configura come attività di tipo economico, dall'altro, si configura come elemento essenziale del diritto alla mobilità previsto, come abbiamo già detto, dalla nostra Costituzione e costituisce un servizio di interesse economico generale e, quindi, tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica.
L'ordinamento giuridico italiano ha previsto specifiche misure volte a ridurre gli effetti negativi derivanti dallo svantaggio territoriale. In particolare, sono state emanate disposizioni volte ad assicurare il servizio di trasporto anche in talune tratte non remunerative, perché scarsamente frequentate o perché caratterizzate da frequenza stagionale. Mediamente, il finanziamento statale e gli obblighi di servizio pubblico sono da considerarsi non come erogazione di danaro pubblico per lo svolgimento di un servizio pubblico ma, piuttosto, come compensazione del disavanzo economico che l'impresa sostiene al fine di assicurare il servizio. Tale compensazione deve essere offerta dallo Stato, a parità di condizione, a tutti i vettori disponibili a svolgere il servizio stesso.
Alla luce di questo drammatico contesto si vuol sapere se il Governo non ritenga nel suo ruolo di azionista unico e di decisore strategico del gruppo Ferrovie dello Stato di dover intervenire urgentemente e in modo risolutivo al fine di assicurare servizi di mobilità uniformi su tutto il territorio nazionale compreso, signor sottosegretario, quello siciliano.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.
BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Commercio, l'interpellanza parlamentare in oggetto pone il problema dell'inadeguatezza dei trasporti ferroviari, nonché degli investimenti sul territorio regionale siciliano.
In merito, si fa presente che per lo sviluppo della dotazione infrastrutturale della Sicilia, la rete ferroviaria italiana ha comunicato di essere impegnata a dare attuazione ad una serie di interventi, previsti nel vigente contratto di programma, che si trovano a diversi stadi di avanzamento, destinati ad aumentare e migliorare la capacità e la funzionalità della rete siciliana, tenuto conto della situazione complessiva delle disponibilità economiche e pubbliche
In particolare, si sta attuando un piano di potenziamento sulle tratte a maggiore domanda di trasporto, che prevede la sistemazione del nodo di Palermo, con il potenziamento della linea di collegamento con l'aeroporto di Punta Raisi, il raddoppio delle tratte terminali delle linee Palermo-Messina e Catania-Messina, oltre che la velocizzazione delle linee Palermo-Agrigento, Catania-Siracusa e Siracusa-Ragusa-Gela.
Per le principali opere strategiche, di prossimo avvio, si fa presente che sono previste le progettazioni del nuovo collegamento Palermo-Catania, delle opere di connessione al ponte sullo stretto di Messina e la sistemazione del nodo di Catania.
Per una maggiore analisi analitica, per tutti i singoli interventi e per le opere previste, lascio agli atti una lunga e dettagliata relazione di cui chiedo all'onorevole interpellante l'analisi. Eventualmente riprendiamo il ragionamento e il confronto anche con i tecnici della rete ferroviaria italiana in sede di Ministero dei trasporti e delle infrastrutture.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, vorrei fare solo una precisazione in ordine al deposito della relazione: questo non è possibile dal punto di vista regolamentare per quanto concerne le interpellanze. Può mettere la sua relazione a disposizione della Presidenza, affinché venga eventualmente consegnata all'interpellante. La sua Pag. 54relazione non può essere un allegato alla risposta.
L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Invero, prima che iniziassimo, ho avuto modo di vedere un po' di cifre, ma si tratta di cifre - e non è la prima volta che esse vengono sciorinate - e di elenchi di opere da progettare o già progettate. La prima domanda che mi sovviene è: con quale copertura finanziaria pensate di poter realizzare queste opere? Per favore, risparmiateci il virtuale Piano del sud, del quale abbiamo perso le tracce.
La verità, signor sottosegretario, è che il tema del trasporto ferroviario italiano ha compiuto in questi anni passi in avanti, realizzando una rete importante e un rapido sviluppo nel settore dell'alta velocità, investendo in tecnologie e stringendo significative alleanze per il trasporto merci anche con operatori internazionali. È infatti opinione comune che un'efficiente rete su ferro costituisca una delle basi per rendere sul fronte internazionale una nazione competitiva.
Il sistema ferroviario va inquadrato in un'ottica integrata e di filiera e non visto come fine a se stesso. La sua rete va necessariamente integrata con le altre infrastrutture, così da costituire l'anello di una catena complessa e non una semplice isola. L'intermodalità è un tema che spesso si usa, ma che poco viene messo in pratica quando vengono programmati investimenti in infrastrutture. Un trasporto ferroviario integrato porta indubbi benefici sia all'operatore imprenditoriale del settore merci, che a quello del settore passeggeri. Numerosi studi confermano che il Mezzogiorno rappresenta un bacino significativo in termini di trasporto merci e persone, disponendo di nodi logistici di eccellenza, come porti e interporti e di numerose località turistiche da servire.
Di contro, nei giorni scorsi si è tenuto presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un vertice tra il Governo, i sindacati, gli enti locali e il gruppo delle Ferrovie dello Stato, nel corso del quale è, ancora una volta, emersa chiaramente la difficoltà del gruppo stesso ad invertire la politica di abbandono del Mezzogiorno e della Sicilia.
A nostro avviso dietro questa affermazione vi è il chiaro tentativo di sbarazzarsi in un colpo solo degli obblighi e dei costi derivanti dal mantenimento del collegamento alla rete nazionale delle linee siciliane, di abbandonare l'isola al solo trasporto locale scaricandone gli obblighi alla regione e di recuperare risorse da investire altrove, basandosi in tutto questo sulla falsa raffigurazione di un'isola che sulle autostrade del mare e sugli scali aeroportuali avrebbe spostato il baricentro dei propri scambi, della propria mobilità, rendendo così inutile e superfluo il mantenimento del trasporto su rotaia.
La questione dunque, al di là delle scelte economiche di Ferrovie dello Stato Spa, è se la Sicilia abbia ancora il diritto ad essere servita al pari di altre regioni da un normale servizio ferroviario nazionale e internazionale, o se viceversa debba rassegnarsi ad avere solo un improvvisato e precario trasporto regionale che, scollegato dal resto del Paese, diverrebbe marginale in considerazione delle esigenze del mercato e andrebbe sempre più a restringere i propri spazi.
Inoltre l'idea che il traghettamento dei treni possa essere inteso come una singolare bizzarria o privilegio e che quindi la sua soppressione possa apparire come l'eliminazione di uno spreco a tutto vantaggio della finanza pubblica, e peggio ancora che ciò possa essere addirittura compensato dal solo servizio di trasporto regionale, non tiene conto del concomitante smantellamento delle flotte della Tirrenia-Siremar, che trasferirà agli armatori privati nuove consistenti fette di mercato, preludio questo per la Sicilia del definitivo abbandono da parte dello Stato dell'importantissimo settore dei trasporti.
Altro eloquente esempio di perdurante disinteresse nei confronti del sistema ferroviario siciliano è dato dalla mancata realizzazione del raddoppio della linea Fiumefreddo-Giampilieri, opera che risultava Pag. 55presente già nel primo programma delle infrastrutture pubbliche e private degli insediamenti produttivi e della quale veniva prevista la fine dei lavori nel 2014. Il tratto Fiumefreddo-Giampilieri presenta grandi potenzialità per il turismo, insistendo nella zona fra Messina e Taormina, e comprende una parte della costa ionica ad alta vocazione turistica. Attualmente è un servizio svolto su monobinario ed i tempi di percorrenza sono estremamente lunghi, comportando un grave gap dal punto di vista di una possibile e doverosa utilizzazione della tratta a fini turistici e imprenditoriali.
Nel contratto di programma 2000-2007 per il completamento del raddoppio Fiumefreddo-Giampilieri venivano impegnati ben 1.970 milioni di euro. Questo stanziamento per la realizzazione dell'ammodernamento della citata linea ferroviaria non risulta invece contemplato nel contratto di programma 2007-2011, perché stornato ad altri interventi infrastrutturali. A ciò si deve aggiungere che già nel 1998 sono andati persi circa 1.100 miliardi delle vecchie lire a causa della mancanza dei progetti e dei pareri da parte dei comuni interessati, ma su questa vicenda avremo modo di tornare in maniera esaustiva.
Tutto quanto premesso dimostra che centocinquant'anni non sono stati sufficienti per unire l'Italia e che le responsabilità non sono adducibili solo alle carenze della classe dirigente del Mezzogiorno, che tenta di accreditare una rozza semplificazione storiografica di parte. Occorre piuttosto sollecitare una riproposizione culturale prima che politica della questione meridionale, con interventi infrastrutturali che garantiscano al sud di poter sostenere i principi federalistici e dopo ciò di essere messo in condizione di competere alla pari con le altre aree del Paese. Tale principio di perequazione infrastrutturale è sancito dall'articolo 22 della legge delega sul federalismo che dovrà essere oggetto di un decreto del Governo.
Signor sottosegretario, in uno Stato autenticamente federale tutte le regioni devono essere dotate degli stessi strumenti di sviluppo e delle stesse infrastrutture, la realizzazione di una perequazione infrastrutturale rappresenta un elemento qualificante del federalismo e la condizione necessaria per un federalismo fiscale equo.
Prima di determinare il flusso delle risorse standard, occorre livellare i servizi, rendendo omogenea la loro offerta sul tutto il territorio, dotando quindi tutte le regioni di infrastrutture di pari livello.
(Iniziative per la salvaguardia della vita di Asia Bibi, condannata a morte in Pakistan - n. 2-01048)
PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01048, concernente iniziative per la salvaguardia della vita di Asia Bibi, condannata a morte in Pakistan (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
RENATO FARINA. Signor Presidente, questa interpellanza urgente prende le mosse da una necessità morale, quella di non tacere e di non permettere che una coltre di silenzio avvolga il caso, tuttora perdurante, di Asia Bibi, una signora, madre di cinque figli, che è stata arrestata nel 2009 ed è stata condannata a morte nel 2010, applicando contro di lei la legge della blasfemia, che è una legge, essa sì, blasfema. C'è stata una mobilitazione mondiale per difenderla e il 20 aprile, mercoledì prossimo, è stata indetta da organizzazioni pachistane una giornata per ricordarla e pregare per la sua vita e la sua sorte.
Lo spunto specifico di questa interpellanza è un'intervista che la signora Asia Bibi ha rilasciato al quotidiano la Repubblica, nella quale racconta di come stia male di salute, di come la sua condizione di segregata in carcere, senza poter parlare con alcuna persona, oltretutto nel terrore per la sorte dei suoi familiari all'esterno, chieda una risposta. Ed ella dichiara esplicitamente: vorrei offrire loro - parla dei suoi cari - una vita più sicura in un altro posto, un posto qualunque che non sia il Pakistan. Pag. 56
Dunque, la richiesta avanzata dalla mia interpellanza, insieme ad altri colleghi, è se il Governo italiano, che ha manifestato una sensibilità, che non esito a dire eccezionale, verso queste vicende, considerando anche la risoluzione unitaria del Parlamento del 12 gennaio di quest'anno, che definiva la libertà religiosa madre di tutte le libertà e domandava un impegno assoluto in questo settore, non intenda assumere iniziative per farsi carico della famiglia di Asia Bibi, onde offrire al Governo pachistano, naturalmente secondo il rispetto delle differenti nature istituzionali che vengono lì esercitate, la possibilità di una soluzione di questo genere, che gioverebbe a tutti. Credo che gioverebbe anche all'avvento di una tolleranza religiosa che oggi in Pakistan è un'utopia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, l'onorevole Renato Farina sa bene come la difesa della libertà di fede e di chi appartiene a minoranze religiose sia - voglio qui ribadirlo - una priorità della politica estera italiana, sia in ambito multilaterale che bilaterale. Riteniamo, infatti, che la discriminazione basata sulla religione rappresenti una grave violazione dei diritti umani, una discriminazione che sta colpendo in modo particolarmente efferato le minoranze cristiane. Ci siamo mossi da tempo e con determinazione affinché questi argomenti fossero oggetto di una rinnovata attenzione sul piano internazionale.
Il Governo italiano è impegnato in tal senso in sede europea, insieme ai partner europei, nell'ambito delle Nazioni Unite. Abbiamo operato per inserire questi temi tra quelli oggetto del dialogo tra Unione europea e Pakistan. Per nostra iniziativa esiste un piano d'azione dell'Unione europea contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa.
Il Ministro Frattini, dopo un dibattito non privo di difficoltà, ha ottenuto che le conclusioni del Consiglio affari esteri del 21 febbraio scorso, con un riferimento esplicito, esprimessero preoccupazione e condanna per i crescenti atti di intolleranza ai danni dei cristiani e dei loro luoghi di culto, e anche di altre comunità religiose.
Tra le iniziative in ambito ONU, va ricordata la risoluzione contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa, che contiene, grazie anche all'azione dell'Italia, elementi specifici che richiamano l'aumento degli episodi di violenza e il dovere di ogni Stato di esercitare la massima vigilanza per prevenirli e punirne i responsabili.
Per quanto riguarda le controverse risoluzioni sulla cosiddetta «diffamazione delle religioni», presentate regolarmente dai Paesi della Conferenza islamica nei fori ONU, che si ispirano, appunto, a concetti presenti nelle norme contro la blasfemia esistenti in diversi ordinamenti giuridici nei Paesi a maggioranza musulmana, va registrato come segnale molto incoraggiante il fatto che i paesi OIC abbiano lasciato cadere questa iniziativa all'ultima sessione del Consiglio diritti umani lo scorso marzo, sostituendola con un testo incentrato sulle misure di contrasto alla discriminazione e all'intolleranza religiosa, che ha potuto essere agevolmente adottato per consenso.
Intensa è, naturalmente, la nostra azione anche sul piano bilaterale. La questione della tutela della libertà di fede, inclusa la protezione della minoranza cristiana in Pakistan, viene sollevata regolarmente in occasione dei colloqui politici con le autorità di Islamabad, come quello del Presidente Berlusconi e del Ministro Frattini con il Presidente Zardari a Roma. Lo stesso fa la nostra ambasciata a Islamabad, sia in sede di concertazione comunitaria sia con i suoi abituali interlocutori locali.
Lo scorso settembre l'argomento della libertà religiosa in Pakistan ha costituito l'oggetto dell'incontro a Roma del Ministro Frattini con l'allora Ministro per le minoranze pachistano Shahbaz Bhatti (poi barbaramente ucciso) ed è stato successivamente Pag. 57richiamato dal titolare della Farnesina durante la sua visita in Pakistan, nel novembre del 2010, al suo omologo, Qureshi, ed al Primo Ministro Gilani. Il tema è stato, altresì, proposto in una sua lectio magistralis presso l'università di Islamabad.
Il Ministro Frattini ha naturalmente sollevato, in più occasioni e con forza, anche lo specifico caso di Asia Bibi, la cittadina pachistana di fede cristiana condannata a morte il 7 novembre scorso da un tribunale del Punjab per blasfemia, attualmente detenuta in un carcere locale in attesa del processo di appello. Ricordo che la legge sulla blasfemia, introdotta nel 1986 sotto il regime di Zia-ul-Haq, è di fatto il principale strumento di discriminazione religiosa vigente in Pakistan.
La norma, prevista nella sezione 295 del codice penale, punisce con l'ergastolo chi offende il corano e prevede la condanna a morte per chi insulta il profeta Maometto. Nella maggior parte dei casi le denunce per blasfemia sono presentate da religiosi musulmani affiliati a partiti politici islamici e a gruppi di militanti musulmani. Le accuse sono spesso arbitrarie e infondate. In qualche caso, la semplice diffusione di notizie contro presunti blasfemi ha generato disordini da parte di folle che pretendevano di farsi giustizia da sé.
Anche se arrestati in base alle accuse di un solo testimone, gli accusati vengono trattenuti e rischiano spesso di subire maltrattamenti da parte della polizia. In diversi casi è stata comminata la pena di morte. La pressione dell'opinione pubblica locale rende difficile agli stessi giudici tutelare i diritti delle minoranze e costringe spesso i magistrati ad intraprendere azioni contro qualsiasi offesa percepita come tale dall'ortodossia sunnita.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2009 sono stati registrati 112 casi di presunta blasfemia. Di questi, 57 sarebbero riconducibili agli ahmadi, 47 a musulmani e 8 a cristiani. Un totale di 1.032 persone sono state accusate in base alla legge sulla blasfemia tra il 1987 e il 2009. La campagna per l'abrogazione, o quanto meno la modifica, della legge sulla blasfemia vede da tempo schierate la Chiesa cattolica, le Chiese protestanti, i rappresentanti della comunità amhadi, varie ONG, ma anche diversi esponenti politici di religione musulmana.
Va considerato che l'ondata di intolleranza fondamentalista culminata con l'uccisione del Governatore del Punjab e del Ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti, entrambi avversi alla condanna di Asia Bibi e fautori di un'interpretazione meno strumentale della legge sulla blasfemia, se non addirittura di un emendamento ad essa, ha impresso una battuta d'arresto alla campagna per l'abolizione o la revisione delle norme in questione ed ha consigliato cautela nella trattazione del caso.
La materia riveste, infatti, una ancor più accentuata sensibilità politica in Pakistan, soprattutto a seguito delle diffuse violenze, che rendono meno opportuno intraprendere a breve azioni palesi a favore di Asia Bibi. Secondo accreditati osservatori locali, infatti, proprio il profilo elevato assunto dalla vicenda ha reso più difficile risolvere il caso, come è invece avvenuto per altri simili episodi trattati in passato con maggiore riservatezza. Atteggiamenti di aperta contrapposizione potrebbero insomma rivelarsi controproducenti e causare ulteriori problemi ai moderati ed alle minoranze, oltre che alla risoluzione del caso di Asia Bibi ed alla protezione della sua famiglia.
La nomina del fratello di Bhatti, Paul, quale advisor del Primo Ministro per le Minoranze, carica equiparata allo status di Ministro federale, è, ad ogni modo, un segnale da accogliere positivamente. All'indomani della nomina, il Ministro Frattini ha voluto incontrare Paul Bhatti, che ha vissuto e lavorato in Italia per molti anni.
L'immagine di Shahbaz, il Ministro martire, campeggia sulla facciata della Farnesina con la scritta «per non dimenticarti». In coerenza con questo proposito, il Ministro Frattini ha incoraggiato Paul Bhatti a proseguire con tenacia la missione del fratello e ha voluto reiterare il nostro impegno a favore della libertà di Pag. 58culto e della tutela delle minoranze, ivi incluso naturalmente il caso Asia Bibi, e la continuità della nostra azione di sensibilizzazione verso l'opinione pubblica e i partner internazionali.
La sensibilizzazione verso l'opinione pubblica può assumere, appunto, forme diverse, ma egualmente efficaci. Il Ministro per le pari opportunità ha aderito alla raccolta internazionale di firme promossa da Padre Cervellera e da Asia News per chiedere al Presidente pakistano Zardari di risparmiare la vita ad Asia Bibi e per cancellare la legge sulla blasfemia. Asia Bibi è l'ultima di tante donne incriminate per aver profanato il Corano, è la prima ad essere condannata a morte per tale ragione. Il Ministero delle pari opportunità ritiene che la sottoscrizione dell'appello per Asia Bibi abbia la stessa forza, se non addirittura una forza superiore, all'esposizione dell'immagine di Sakineh. I Ministri Frattini e Carfagna avevano, come noto, deciso di esporre, sulla facciata del Ministero delle pari opportunità, il volto di Sakineh, come simbolo di tutte le donne minacciate di morte in nome di un arcaico e inaccettabile integralismo e per ribadire l'impegno del nostro Paese contro la pena capitale.
Le forme di sensibilizzazione possono essere diverse. Ma gli obiettivi e la determinazione sono gli stessi. È con determinazione e convinzione che il Governo italiano continuerà, infatti, a difendere la causa di Sakineh, di Asia Bibi e di chiunque altro incarni nel mondo, con la propria dolorosa vicenda, l'odiosa minaccia dell'oscurantismo al diritto alla vita e alla libertà religiosa.
È con questo spirito, onorevole Renato Farina, che il Governo valuterà la proposta che lei ha avanzato in ordine alla protezione della famiglia di Asia Bibi e di un nostro aiuto e sostegno in proposito.
PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.
RENATO FARINA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, onorevole Scotti, per la risposta esaustiva e per me molto soddisfacente. Detto questo, mi permetto alcune considerazioni.
Bisogna, secondo me, stare attenti quando si accetta una sorta di ricatto per cui si fa credere che il silenzio o il parlare il modo sommesso di persecuzione possa aiutare i perseguitati.
Intanto constatiamo che Asia Bibi, grazie a questa mobilitazione internazionale, non è libera ma viva, mentre negli ultimi tempi si registrano nel Punjab secondo fonti molto accreditate, circa 43 esecuzioni extragiudiziali, persone di cui non sappiamo il nome o, se lo sappiamo, giace sepolto in qualche scartafaccio. Perché sono stati uccisi? Semplicemente perché era stata presentata una denuncia contro di loro, prima ancora che fossero arrestati o quando i magistrati li avevano rilasciati o, ancora, quando il processo sembrava andare bene, cioè sembrava che le testimonianze contro di loro fossero insufficienti. È il caso dei fratelli Emmanuel, assassinati mentre avevano le manette ai polsi e venivano trasferiti dal luogo del processo al carcere, solo perché si veniva facendo chiarezza sulla loro innocenza.
Dunque, il problema riguarda la persona di Asia Bibi, ma anche il rendersi conto che in Afghanistan e in Pakistan occorrono interventi che vadano oltre quello militare, altrimenti le cose, invece che migliorare, peggioreranno. Ho tra le mani il recente documento, reso noto proprio ieri da parte della Conferenza episcopale cattolica americana, per la voce del vescovo Howard Hubbard, di Albany, che rappresenta, per così dire, il «Ministro degli affari esteri» di tale Conferenza il quale, affrontando la questione dell'Afghanistan e del Pakistan, dichiara: «i vescovi americani, profondamente preoccupati per la libertà religiosa in Pakistan, chiedono che questa sia una priorità nella politica degli Stati Uniti (...) il fallimento nel difendere la libertà religiosa di tutti, soprattutto delle minoranze e nel costruire una società pluralistica tollerante, incoraggia i gruppi terroristici fondamentalisti».
Questo è un discorso anche strategico, intendo dire di strategia militare. Finché si Pag. 59separa un tipo di intervento, basato sul sostegno alle Forze armate, sul sostegno economico, sulla difesa di questo o quel leader, su una politica estera astratta di alleanze, e si riduce la questione della libertà religiosa a un soprammobile della politica - non sto parlando dell'Italia, sto parlando della politica estera globale sia dell'Unione europea che dei nostri alleati - si finisce per peggiorare le cose.
Oggi in Pakistan e in Afghanistan la condizione della libertà religiosa, come del resto in Iraq, è peggiorata. La libertà religiosa non è semplice libertà di culto, ma è l'affermazione del diritto-dovere di ogni uomo di cercare la verità senza costrizioni o senza limitazioni di sorta. Per questo essa è decisiva ed è il «cuore dei diritti umani», come afferma la mozione che abbiamo votato qui in Parlamento, che credo sia il cuore effettivo della politica estera del Governo e a cui rendo assolutamente merito.
La sola cosa che desidero e che desiderano con me, ne sono sicuro, gli altri interpellanti, è che non sia la grande specialità italiana ma che questa specialità italiana diventi egemonica in tutti i comportamenti e nelle dinamiche politiche dell'ONU e soprattutto dei nostri alleati, ciò che spesso non si vede, come dimostrano recenti avvenimenti. Vorrei dire, riguardo alla legge sulla blasfemia, che corrispondono alle mie notizie quelle fornite dal sottosegretario e rilevo che esiste una forte corrente all'interno del Parlamento pakistano, una corrente trasversale che impedisce qualsiasi ritocco di questa legge. E allora, proprio per venire incontro alla necessità politica di non urtare eccessivamente le persone sensibili al tema della blasfemia che strumentalizzano poi questa sensibilità, si è parlato di una moratoria della legge sulla blasfemia, tale per cui si possa dire che resta in vigore questa legge e in questo modo si metta a tacere chi crede che la soppressione della medesima legge diventi l'autorizzazione alla diffamazione della religione islamica ma, nel contempo, non sia più applicata cioè non si possano più raccogliere le denunce riguardo a questa tematica.
Ancora di recente si segnala la vicenda di un'insegnante, Shydra George, che è dovuta fuggire con tutta la sua famiglia semplicemente perché una collega, moglie di un religioso islamico importante, l'aveva accusata di dire solo a parole che era contraria all'incendio del Corano fatto da quel disgraziato pastore della Florida e non invece condannando quell'evento con il cuore e con intensità, costringendola a scappare. Questo tipo di ricatti è perdurante e crea nel 4 per cento di persone che fanno parte della minoranza religiosa in Pakistan - ciò vuol dire alcune decine di milioni di persone - una situazione di totale invivibilità, perché l'emarginazione religiosa in quei Paesi significa la totale emarginazione sociale.
Io ho avuto il grande onore e privilegio di poter incontrare di recente Paul Bhatti, il fratello del Ministro assassinato proditoriamente ed ho trovato in lui una persona estremamente saggia, che è perfettamente consapevole pur nella sua saggezza che l'accettazione di quell'incarico è come aver acquistato un biglietto della lotteria il cui premio quasi di sicuro è l'assassinio, il suo. Ed allora dinanzi a questa scandalosa evidenza e nello stesso tempo dinanzi alla pace con cui una persona simile accetta di essere esposta a un rischio mortale per il bene dei suoi fratelli e dei suoi connazionali, veramente chiedo che il Parlamento si faccia carico il più possibile in modo simbolicamente forte del sacrificio del fratello Shahbaz Bhatti e chiedo che il Governo faccia di tutto perché a Paul Bhatti sia assicurata una scorta adeguata, cosa che non ha avuto invece il fratello assassinato. Non dobbiamo avercelo sulla coscienza, non dobbiamo avere due stanze dedicate ai due fratelli Bhatti! Riguardo alla possibilità di offrire asilo alla signora Bibi e alla sua famiglia c'è naturalmente il precedente del convertito afgano al cristianesimo Abdul Rahman che nel 2006, dopo essere stato condannato a morte, grazie alla moral suasion del Governo italiano e, lo ricordo, alla pressione in particolare del Ministro degli esteri, Fini, poté essere portato in Italia insieme alla sua famiglia e salvato.
(Informazioni in merito alla realizzazione del Corridoio n. 1 Berlino-Palermo - n. 2-01046)
PRESIDENTE. L'onorevole Pagano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01046, concernente informazioni merito alla realizzazione del Corridoio n. 1 Berlino-Palermo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, sicuramente sarà mia cura lasciare la presente interpellanza urgente agli atti, tuttavia è indispensabile che si faccia una sorta di premessa. Ritengo che da questo punto di vista l'argomento in oggetto non sia secondario, giacché la presente interpellanza urgente è stato firmata - non solo perché così vuole la prassi e così vuole il Regolamento della Camera - da oltre trenta deputati delle regioni Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania, a dimostrazione dell'importanza vera e reale che il territorio in questo momento avverte. Un'esigenza fondamentale che sicuramente però non deve farci smarrire, oltre alle necessità del territorio, anche quelli che sono i meriti di un Governo che si è fatto notare positivamente per determinate battaglie condotte e - perché no - anche vinte.
Mi riferisco anche all'intervento di poc'anzi del collega Commercio che ho il dovere di riprendere perché questo Governo ha sbloccato nell'attuale legislatura i benefici previsti per l'autostrada del mare, dando ai trasportatori siciliani qualcosa come 120 milioni di euro di contributi che sicuramente hanno aiutato non poco in questi anni il commercio stesso e le attività imprenditoriali; un beneficio che è stato concesso per il quarto anno di seguito.
Tuttavia al di là di questi aspetti, che sicuramente sono meritevoli e che da parte mia pongo con attenzione a questa Camera, è indispensabile anche che si sottolinei un elemento che invece in questo momento ci preoccupa moltissimo. Infatti, quanto sto per andare a descrivere è oggetto di discussione in sede europea nell'apposita Commissione competente in materia di trasporti, proprio in queste ore, cioè quello che andrò a dire sarà oggetto di una decisione dell'Unione europea. Questa settimana ormai è trascorsa senza che, per fortuna, sia stata assunta alcuna decisione; ma la prossima sarà presa sicuramente. Da qui la necessità che il Governo intervenga in maniera forte e autorevole perché noi sappiamo bene che presso l'Unione europea il principio fondamentale è quello della cooperazione e quello della solidarietà, ma alla fine vincono sempre coloro che hanno capacità e potere contrattuale e soprattutto coloro che sono in grado di dimostrare le proprie buone ragioni.
Entrando nello specifico, devo fare una premessa di ordine metodologico, perché non soltanto questo deve rimanere agli atti della Camera ma perché deve servire - nell'intervento che il sottosegretario e mi auguro anche il Ministro Matteoli, vorranno fare nelle sedi competenti - come premessa di fatto.
Sappiamo bene che durante il semestre di Presidenza italiana, stiamo parlando del 2003, è stato approvato il nuovo assetto delle reti TEN-T (trans-european network for transports). Fu una grande vittoria quando all'interno di quei trenta progetti comunitari fu identificato come il più importante di tutti - non per niente fu chiamato Corridoio 1 - il Berlino-Palermo, che attraversava nel Sud tutta l'Europa. Il Governo italiano assunse questo ruolo nel 2003. Ruolo che rafforzò ulteriormente il 21-22 ottobre 2009, quindi stiamo parlando di meno di un anno e mezzo fa, nella Conferenza interministeriale sul futuro delle reti transeuropee di trasporto, in un momento di confronto anche con Paesi del bacino del Mediterraneo, dell'Africa, nonché con la Turchia e la Federazione Russa, rispetto a quello che era il grande investimento tecnologico, il grande investimento strutturale verso quest'area del Paese, cioè il Centrosud. Era soprattutto un investimento per l'Europa, per il Mediterraneo, tant'è che erano presenti Pag. 61in quel contesto, ripeto, Paesi di Africa e Asia oltre che la Federazione Russa.
Questa fu la programmazione, un anno e mezzo fa, non centocinquanta anni fa, di 104 miliardi di euro di cui 59 soltanto per questo pezzo di Corridoio. Conferme di tutto questo a iosa. Diamo, quindi, atto al Governo che è stato assolutamente forte nella programmazione: il DPEF, poi Decisione di finanza pubblica, gli atti di indirizzi (ci sono quattro risoluzioni nelle apposite Commissioni), mozioni a non finire, l'ultima il 14 luglio 2010, quindi stiamo parlando di otto mesi fa. Poi nel novembre 2010 il Piano sud. Quindi, il Governo conferma tra le otto priorità strategiche del Paese la piena centralità delle tratte ferroviarie, l'alta velocità non solo fino a Salerno ma fin giù, attraversando il Ponte sullo Stretto. In base ai documenti governativi, nei prossimi tre anni - questo è quello che è stato detto, signor sottosegretario quindi lo rimarco in termini positivi - da ora 2011, 21 miliardi di euro di investimenti. Per fare in tre anni 21 miliardi di investimenti un minimo dovrebbe già vedersi, anche se sono passati soltanto tre mesi. Un minimo perlomeno di programmazione, un minimo di presenza. Tali investimenti rappresentano, infatti, il 40 per cento degli investimenti complessivi in tutta Italia. Secondo Svimez per completare il finanziamento delle opere programmate occorrono 49 miliardi di euro: 21 erano stati ipotizzati e quindi la speranza era più che concreta.
Quello che, invece, oggi rimane e si vuole rimarcare è l'intero progetto infrastrutturale, che comprende l'alta velocità Salerno-Reggio Calabria, quindi il pezzo mancante di questo Corridoio 1 e, poi, l'ammodernamento dell'autostrada che ha il medesimo nome e, ovviamente, il rilancio del porto di Gioia Tauro, in Calabria, che è strategico alla luce dei nuovi equilibri nel Mediterraneo, nonché, l'alta velocità Messina-Catania-Palermo, che mette in rete tutta la Sicilia, alta velocità che noi sconosciamo.
Insomma, è evidente che il Mediterraneo - e adesso, in sede di replica, se non mi riterrò soddisfatto, mi permetterò di dire qualche altra cosa, anche se sono sicuro che il sottosegretario darà elementi di conforto - è ritornato di nuovo, dopo quasi un centinaio di anni, ad essere centrale nell'economia planetaria. Allora, qui i problemi sono due: o noi non investiamo perché siamo ciechi o noi abbiamo deciso di abdicare ai poteri forti dell'Europa, che sicuramente non ci ama e, quindi, proprio per questo motivo, abbiamo immaginato che tutto possono fare sulle nostre spalle, compreso anche prendere corposi pezzi di investimenti e trasferirli verso altre aree del continente. Ciò rappresenta forse la gioia di altri, ma sicuramente sarebbe un danno non per il Mezzogiorno, signor sottosegretario, ma per il Paese.
Allora, da questo punto di vista, le preoccupazione sono legittime. Le premesse sono buone, ma le preoccupazioni sono legittime. E perché sono legittime? Questa è una denuncia forte, signor sottosegretario, ed io la faccio con questo intervento, a nome di tutti i parlamentari del Sud (infatti, ci siamo limitati alle firme che erano necessarie per raggiungere l'obiettivo dell'interpellanza urgente, ma le posso assicurare che vi è un interesse clamoroso intorno a questa iniziativa): io le do per certo che la prossima settimana il Corridoio 1 Berlino-Palermo salterà. Glielo do per certo, perché questa è la volontà, queste sono le intenzioni e i nostri europarlamentari in quella apposita Commissione, di destra e di sinistra, sono oggettivamente preoccupati, proprio perché hanno ben chiaro l'elemento strategico di questo investimento. Si ferma a Salerno che, dice l'Europa, in sostanza diventa uno snodo, ciò, quindi, anche con riferimento al porto di Salerno, il che diventa coerente dal punto di vista dell'investimento, cioè vi è un ritorno, questo è quello che dicono. Se, invece, si continua ad investire da Salerno fino ad arrivare a Palermo, dicono sempre in Europa, il vantaggio non ci sarà in termini di investimento: sarà un costo puro, una spesa senza un ritorno. Allora, Pag. 62a questo punto, si comprenderà che siamo di fronte ad un momento delicatissimo per il nostro Paese.
Non ha più senso, dice l'Europa, investire se non vi è continuità nella rete (questa è la parola magica che utilizzano in maniera ossessiva), perché non vi è un ritorno. Da qui la necessità di battere i pugni a Bruxelles, ma soprattutto di avere le idee chiare; idee chiare che noi chiediamo non soltanto al sottosegretario, non soltanto al Ministro, ma anche al delegato per i negoziati con l'Europa, che noi sappiamo essere influente, che noi sappiamo essere molto rispettato e che sicuramente deve portare avanti una strategia chiara in questo senso.
Qual è la strategia chiara? È evidente che per investire da Salerno a Palermo bisogna operare nelle logiche del ritorno economico. E Gioia Tauro sana uno dei problemi più grossi, essendo sicuramente un porto fondamentale per lo snodo delle merci. Poi c'è da riprogrammare di nuovo tutto quello che ha a che fare con l'alta velocità e in particolare con lo snodo portuale di Augusta, in Sicilia, che è la parte terminale di tutto questo progetto. Infatti, se si sblocca Reggio Calabria, si potrà dire: «beh, fermiamo l'investimento fino a Reggio Calabria». Se, invece, si arriva a comprendere che l'investimento nella sua globalità assume una rilevanza che è autenticamente planetaria, bisogna giungere più giù.
La ritrovata importanza del Canale di Suez sta soprattutto nel fatto che India e Cina - soprattutto quest'ultima ormai - stanno investendo in maniera massiccia in Africa, perché hanno un bisogno sempre più forte di energia, che ovviamente attingono da quel Paese (mi dispiace per loro, non so in che termini). Comunque, in ogni caso, questo porta per forza di cose a trovare investimenti forti sotto il profilo dei trasporti.
Allora, da qui la necessità sia di essere forti sotto un profilo contrattuale, sia di essere autenticamente propositivi sotto il profilo della riprogrammazione nella continuità della rete.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.
BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, caro onorevole Pagano, non ripeto molte delle cose dette da lei, che condivido appieno e che il Governo condivide sull'importanza del Corridoio Palermo-Brennero-Berlino.
Come lei sa - è anche citato -, il piano delle reti TEN-T europee è stato modificato nel corso del semestre di Presidenza italiana nel 2003, proprio per iniziativa del Governo italiano Berlusconi, in collaborazione con il compianto commissario Karel Van Miert. Le due novità di quella proposta riguardano il prolungamento del Corridoio 1 da Berlino sino a Palermo e l'inserimento del Terzo valico ferroviario a completamento del Corridoio 24 Genova-Rotterdam.
Quelle scelte hanno posto le basi affinché, come si dice anche nel nuovo Piano nazionale della logistica, l'Italia diventi il perno della grande area di logistica del sud Europa. Pertanto, nella risposta, mi riferirò alla sua preoccupazione, che è anche la nostra.
In risposta all'atto di sindacato ispettivo, rassicuro l'interpellante, onorevole Pagano, che le citate voci in sede europea circa un'imminente decisione di far terminare il Corridoio 1 non a Palermo, ma a Salerno, per quanto in mia conoscenza, sono infondate.
D'altra parte - e in relazione a quanto esposto dall'onorevole Pagano circa l'opportunità di individuare ulteriori risorse per accelerare la realizzazione del complesso di opere previste nell'ambito del Corridoio medesimo - comunico che è prossimo ad essere varato il Piano nazionale per il sud, che prevede proprio interventi localizzati lungo l'intero percorso del Corridoio 1, a conferma della strategicità, a livello nazionale ed europeo, che il Governo attribuisce a tale infrastruttura.
Inoltre, la Commissione ha sempre dichiarato che i trenta progetti prioritari Pag. 63individuati proprio dalla decisione n. 884 del 2004, che fu il frutto di quella rielaborazione del progetto delle reti di trasporto europee durante il semestre di Presidenza italiana, entreranno a far parte integralmente della futura rete TEN-T. Proprio il Ministro Matteoli, all'inizio di questa legislatura, ha proposto, in sede europea, il prolungamento delle reti TEN-T verso il Mediterraneo.
Nel corso dell'incontro bilaterale del 5 aprile presso la DG MOVE - Direzione trasporti della Commissione europea - si è presa visione di una prima bozza di documento relativo ai nodi prioritari, costituiti da città e porti, in cui il porto di Gioia Tauro rappresenta il nodo più meridionale della rete nazionale.
Ciò premesso, si rappresenta, e rassicuro circa l'impegno del Ministero che rappresento, che la proposta di rete TEN-T in corso di rielaborazione da parte della Commissione europea, comprende le sezioni stradali e ferroviarie, nonché i porti e gli aeroporti essenziali per lo sviluppo delle reti del Mezzogiorno.
A tale riguardo, mi impegno a promuovere un incontro con la nostra rappresentanza e gli uffici che stanno lavorando attorno alla rielaborazione delle reti TEN-T con gli onorevoli interpellanti. In quell'incontro, verificheremo le proposte dettagliate di infrastrutture e di trasporto che questo Ministero ha già sottoposto alla Commissione europea, sulle quali continuerà ad esercitare un'azione di supporto sino al loro recepimento. Un elenco di opere e di infrastrutture che, come ha detto il Presidente prima, non potendo essere depositato agli atti, verificherò con gli onorevoli interpellanti negli uffici del Ministero a partire dalla prossima settimana.
PRESIDENTE. L'onorevole Pagano ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, devo mostrare un ottimismo che mi viene dal fatto che sicuramente lei ha dato dimostrazione di prendere a cuore la vicenda, Tuttavia, al di là dell'ottimismo, per forza di cose, devo dichiarare che, in questo momento, da parte di tutti i deputati vi sarà la massima attenzione sul problema.
Il fatto che non risulti quello che, invece, è un Defcon, per usare un termine militare che incute timore, al massimo livello in Europa, che voi non siate a conoscenza di questo, che gli altri lo siano e che il Ministero non lo sappia, è personalmente un elemento di preoccupazione.
Il fatto che ci sia la buona volontà è un dato certo, il fatto che ci sia la volontà di questo Governo di portare avanti la progettualità è un dato certo, lo avete detto in decine di atti. Dico che lo avete detto, perché è come se io fossi scollegato e, quindi, in maniera asettica, riconosco il merito oggettivo.
Però, purtroppo, i dati sono chiari. È vero che l'Italia è il perno dell'Europa per poter fare investimenti, l'ha detto lei e lo ribadisco io, lo confermo in base ai miei dati e lo dice anche la logica per quello che abbiamo rilevato poc'anzi. Però, purtroppo, tutti i trenta progetti saranno finanziati soltanto se ci sarà coerenza economica; in altre parole, se ci sarà continuità nella rete. Se io investo devo avere un ritorno; questo vale per il singolo privato e, a maggior ragione, vale per l'Europa che ha smarrito finalmente - era anche ora, toccherebbe fare questo anche all'Italia - le logiche assistenzialistiche.
Per realizzare la continuità della rete sono necessari due passaggi: Gioia Tauro, e qui ci siamo, e la riprogrammazione di un porto nuovo che, per forza di cose, deve essere nella parte meridionale della Sicilia. E noi abbiamo Augusta che è da sempre un porto naturale con banchine incredibili e che sicuramente sono oggetto di interesse. Questo lo so, perché risulta che il delegato per i negoziati con l'Europa, che avete presso il Ministero, ne ha già parlato. Le mie informazioni sono, quindi, assolutamente positive in questo senso, purché si faccia una riprogrammazione, altrimenti salta il quadro, salta il sistema. Pag. 64
Tengo a precisare - e lo dico a un sottosegretario sensibile - che la «Germania dell'ovest» ha investito nella «Germania dell'est», da quando c'è stata l'unificazione, mille e 300 miliardi di euro. Un territorio che era centocinquanta mila volte - tiro un numero così a casaccio - inferiore in termini di qualità della vita, di investimenti, di redditività, di efficienza e di efficacia rispetto alla Germania ovest è stato risanato in vent'anni - i livelli ormai sono pressoché identici - grazie a investimenti di non poco conto: mille e 300 miliardi di euro! Oggi, c'è un grado di infrastrutturazione tra Germania est ed ovest pressoché identico, e la locomotiva tedesca ha ripreso, lo sappiamo tutti.
Ora, come si può pensare che l'Italia riparta di nuovo se non facciamo investimenti in quella che è l'appendice naturale, la piattaforma naturale del Mediterraneo, costituita dalla Sicilia e dalla Calabria, quelle che ci consentono di dialogare con il mondo? Perché oggi questo significa stare al centro del Mediterraneo, visto che gli equilibri del mondo si sono spostati verso di noi. Abbiamo a nostra disposizione 49 miliardi dati dall'Europa, che noi stiamo a guardare, perché ancora non abbiamo immaginato cosa farne.
Il mio è un intervento assolutamente costruttivo e riconosco meriti assoluti a questo Governo, perché al di là di tutto ci sono stati dei dati certi sui trasporti, ne ho citato uno poc'anzi senza che nessuno mi costringesse a farlo.
Questo, ovviamente, non può e non deve bastare; è essenziale che il sottosegretario prenda oggi un impegno, a nome anche del Ministro, per inviare immediatamente una delegazione a vedere quello che succede in Europa, in Commissione, quello che si sta facendo veramente in termini di programmazione per far sì che la continuità della rete venga garantita.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,25)
ALESSANDRO PAGANO. Altrimenti, abbiamo deciso di prendere i 49 miliardi di euro, che erano destinati ad investimenti da Salerno a scendere, e di «buttarli a mare». Mai come in questo momento l'espressione risulta assolutamente vera.
Se questo vuole essere un motivo su cui confrontarsi io ritengo che sia, da parte mia, necessario e gioioso dire che sono soddisfatto, purché ci sia questo impegno che non vuole e non può restare sulla carta, non può e non deve restare solo qui, agli atti di questo Parlamento.
(Elementi e iniziative in ordine alla vicenda dei rapporti tra Finmeccanica e le Ferrovie di Stato libiche, il cui presidente è stato condannato all'ergastolo in Italia nel 1986 - n. 2-01038)
PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Mecacci n. 2-01038, concernente elementi e iniziative in ordine alla vicenda dei rapporti tra Finmeccanica e le Ferrovie di Stato libiche, il cui presidente è stato condannato all'ergastolo in Italia nel 1986 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
EMANUELE FIANO. Signora Presidente, onorevole sottosegretario, la vicenda di cui tratta la nostra interpellanza è veramente particolare. La sostanza, della quale io voglio poi brevemente narrare la storia, è che un signore condannato all'ergastolo nel nostro Paese per omicidio, quindi come lei ben intende una pena gravissima per un reato gravissimo, nel frattempo, in Libia, è diventato il numero uno delle ferrovie di Stato libiche; ovviamente, questa interpellanza urgente si riferisce a fatti occorsi prima dei tragici avvenimenti cui siamo testimoni.
Ai tempi di cui tratta la sentenza, cioè, delle vicende per cui è stato condannato (la sentenza della corte d'assise di Milano riporta la data del 27 novembre 1986, in cui Said Mohammed Rashid venne condannato dalla giustizia italiana all'ergastolo per omicidio) il signor Rashid era, secondo la giustizia italiana, un agente dei servizi segreti dello Stato libico, della Repubblica della Jamahiriya libica. Pag. 65
Questo signore faceva parte, secondo la nostra sentenza, degli squadroni della morte che operavano nei territori europei tra Svizzera, Germania e Italia. In alcuni casi furono intercettati dai servizi segreti occidentali e, pertanto, conosciamo l'iter della loro storia e della loro attività omicida in questi Paesi (infatti, la loro presenza venne registrata a Bonn e poi a Berna).
Erano operanti, come dicevo, nei territori dei Paesi europei per giustiziare - come poi, infatti, avvenne - personaggi che non si erano piegati ai voleri del regime libico. Una guerra di spie come quella che si vede alle volte nei film, ma questa storia purtroppo è vera e si svolgeva in Europa agli inizi degli anni Ottanta.
La vittima del nostro presidente delle ferrovie libiche si chiamava Azzedin Lahderi, era un uomo d'affari libico espatriato in Italia dopo la rivoluzione di Gheddafi, ma che era rimasto in buoni contatti di lavoro con il proprio Paese, tanto che venne presentato, secondo quanto scritto dai giudici, dal capo del Sismi (l'allora servizio segreto interno del nostro Paese), generale Giuseppe Santovito, già noto anche per altri episodi alle cronache, al manager di Stato Giancarlo Elia Valori come tramite per ottenere appalti pubblici in Libia.
Nel 1980 il colonnello Gheddafi lanciò un ordine ai propri servizi segreti operanti all'estero, e cioè che gli espatriati in Europa dovessero rientrare in patria, altrimenti sarebbero stati giustiziati. Il signor Lahderi si sottrasse a questo ordine del proprio Paese e, per convincerlo a rientrare in Europa, una squadra capitanata proprio da Rashid venne inviata sulle sue tracce.
Tra l'altro, Rashid nella sentenza viene indicato come capo dei tribunali rivoluzionari e capo di un gruppo di agenti libici operanti in Europa. Rashid e la sua squadra di 007 (o, forse, sarebbe meglio dire di killer, di omicidi) vennero individuati in viaggio in vari Paesi europei.
Il dissidente Lahderi, che poi venne ucciso, fu convocato in un territorio neutrale in Svizzera per un incontro e sperò ancora di poter convincere i suoi assassini a lasciar partire i due figli che si trovavano in Libia per raggiungerlo in Europa e di ottenere, nel contempo, il pagamento delle commesse che doveva ricevere da un'azienda italiana (l'Italstat).
Rashid telefonò alla moglie di questo Lahderi, il dissidente non si presentò all'appuntamento e, insomma, fatto sta che il dissidente venne ucciso da una squadra comprendente Rashid e altri due libici. Successivamente, Rashid ritornò nel suo Paese.
Recentemente - a questo scopo è stata presentata la nostra interpellanza urgente - il 22 luglio 2009, alla presenza del presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, del nostro sottosegretario di Stato per gli affari esteri, onorevole Stefania Craxi, dell'allora Ministro dei trasporti libico (non so se lo sia ancora) Mohamed Zidane, e di Rashid, nella veste di presidente delle ferrovie di Stato libiche, è stato firmato un contratto per una mega fornitura di 541 milioni di euro tra l'azienda di Stato italiana e il Governo libico.
Avviene anche - sto per concludere - che il signor Rashid, condannato in Italia all'ergastolo per omicidio, firmatario (prima di questa rivolta e di questa guerra civile) con lo Stato italiano di questa mega fornitura, chiede alla giustizia italiana di vedere revisionato il processo che portò alla sua condanna.
Un po' come ha fatto il terrorista Cesare Battisti, che ha chiesto in Italia la revisione del suo processo per opporsi all'estradizione dal Brasile. La teoria sarebbe che il processo sarebbe stato celebrato a sua insaputa, senza dargli la possibilità di difendersi. La richiesta è stata depositata alla procura generale di Milano da parte dell'avvocato Fabio Lattanzi; prima la richiesta di revisione si è arenata di fronte alla misteriosa sparizione del fascicolo del processo dagli archivi ed ora, altrettanto inspiegabilmente, il fascicolo è riapparso e la richiesta di Rashid di giusto processo potrà seguire il suo corso. Pag. 66
Quindi siamo a chiedere al Governo, intanto se ritenga corretto che il Governo italiano abbia potuto firmare un accordo di tale portata economica con un condannato all'ergastolo dai nostri tribunali. Siamo a chiedere una domanda molto specifica, cioè se Rashid rientri nell'elenco delle persone fisiche contro le quali il Consiglio di sicurezza dell'ONU e l'Unione europea abbiano previsto sanzioni economiche ora, a seguito dei recenti avvenimenti, e/o limitazioni alla libertà di circolazione; se siamo a conoscenza e se sappiamo a che punto sia la richiesta di revisione del processo presso il tribunale di Milano e se il Governo italiano intenda intervenire, magari come parte civile o quant'altro, in tale processo; se si ritenga, nell'ambito dei rapporti anche futuri con la Libia - ovviamente su questa domanda è pendente la situazione di grande incertezza che riguarda la Libia -, di chiedere l'estradizione di Rashid in Italia per scontare la pena a cui è stato condannato dai nostri tribunali.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.
GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza intendo per prima cosa precisare che il Consiglio federale ONU ha già provveduto nella sua risoluzione a bloccare gli averi di diverse persone fisiche originarie della Libia, mentre ha disposto, con riferimento alle sanzioni dell'embargo sulla vendita di armi e del divieto di viaggio, che le stesse dovranno essere attuate in modo pragmatico, sulla base delle disposizioni giuridiche esistenti. Ciò posto, poiché la risoluzione n. 1970 del 2011 è pubblicata ed è agevolmente consultabile, rinvio integralmente al suo contenuto, sia per quel che concerne l'ambito applicativo sia per quanto riguarda l'elenco dei nomi delle persone fisiche e giuridiche destinatarie delle limitazioni imposte, tra le quali non è dato rinvenire il nome di Rashid Said.
Quest'ultimo, invero, non è ricompreso nel novero delle persone fisiche destinatarie di misure restrittive, non rientrando né tra i membri della famiglia di Gheddafi strettamente legati al regime né tra le altre persone ritenute responsabili della violenta repressione della popolazione civile. La posizione del cittadino libico Rashid Said Mohamed Abdalla, pertanto, non riveste connotazioni particolari in base alle risoluzioni e regolamenti ONU, ma rileva nei limiti derivanti dalla condanna inflittagli dall'autorità giudiziaria italiana per il reato ascritto.
Restando quindi nell'ambito strettamente giudiziario, comunico che non risultano esservi istanze di revisione presentate dal Rashid o nel suo interesse. Tali informazioni danno conto degli accertamenti compiuti dalle autorità giudiziarie di Milano e di Brescia, entrambe concordi nell'escludere sia la pendenza di un procedimento di revisione riguardante il Rashid sia la presentazione di una istanza in tal senso.
Quanto poi all'ulteriore quesito in materia di richiesta di estradizione, eventualmente anche futura, del Rashid, faccio presente che allo stato non sono in vigore strumenti internazionali in materia di estradizione tra l'Italia e la Libia. Pertanto, un'eventuale richiesta di estradizione da avanzare al Governo libico per la consegna di un suo cittadino condannato in Italia dovrebbe essere fondata sulla cortesia internazionale e sulla garanzia della reciprocità del trattamento. La nostra Costituzione, tuttavia, ai sensi dell'articolo 26 sancisce che non è consentita l'estradizione del cittadino italiano, se non espressamente prevista dalle convenzioni internazionali: nel caso di specie quindi l'Italia non potrebbe in alcun modo garantire ed assicurare il trattamento reciproco, stante l'assenza di un accordo con la Libia che preveda e disciplini espressamente l'ipotesi in questione.
Ad ogni buon conto, non risulta al momento che sia stata avviata alcuna procedura estradizionale nei confronti di Rashid Said. Gli unici dati riscontrati dal dipartimento affari di giustizia danno conto esclusivamente delle ricerche di Pag. 67Rashid diffuse in ambito Schengen, sulla base della sentenza di condanna inflitta al ricercato.
Non vi è traccia, invece, di richieste volte all'estensione delle ricerche di Rashid per fini estradizionali al di fuori dell'ambito Schengen.
Per quanto concerne, invece, l'ulteriore quesito riguardante «la correttezza di stipulare un contratto di tale importanza con una controparte condannata all'ergastolo in Italia» comunico i dati forniti dal Ministero degli affari esteri, quale parte cofirmataria dell'accordo contrattuale.
Infatti, la firma del contratto tra i vertici di Ansaldo e delle Ferrovie di Stato libiche - così come precisato dal Ministero degli affari esteri - è avvenuta a Tripoli il 22 luglio 2009. Alla cerimonia era presente il sottosegretario per gli affari esteri onorevole Craxi in rappresentanza del Governo che, come noto, svolge una forte azione per la promozione degli interessi economici delle imprese italiane in Libia, di cui il nostro Paese è il primo partner commerciale.
Quanto, poi, alla questione specifica, il predetto Ministero ha ricordato che nell'ambito dei programmi di sviluppo economico avviati in Libia prima dello scoppio dell'attuale crisi, le autorità di Tripoli avevano lanciato un importante progetto infrastrutturale nel settore dei trasporti ferroviari riguardante la costruzione ex novo di una rete ferroviaria di oltre 3 mila chilometri con una parte ad alta velocità ed una di tipo ordinario.
L'intero progetto risulta segmentato in 5 tronconi principali, di cui tre sono stati assegnati ad un consorzio cinese ed uno (il tratto Sirte-Bengasi) a società russe. In tale contesto, nel 2009, il gruppo Finmeccanica, attraverso la società controllata Ansaldo, ha vinto una gara internazionale annunciata dalle autorità libiche, aggiudicandosi un'importante commessa - del valore totale di 541 milioni di euro - per la realizzazione dei sistemi di segnalamento, telecomunicazioni, automazione e alimentazione relativi alla tratta ferroviaria Ras Ejdir-Sirte e a quella Al-Hishah-Selgha, per un totale di circa 1.450 chilometri di strada ferrata.
La gara internazionale ed il contratto che ne è scaturito sono stati gestiti per la Libia dalle Ferrovie di Stato libiche. Tale azienda - così come sottolineato dal Ministero degli affari esteri - ha natura di azienda pubblica e, in quanto ente statale responsabile del settore ferroviario, risulta avere intrattenuto regolari rapporti economici e commerciali con imprese pubbliche e private dei principali partner internazionali di Tripoli, fino allo scoppio della crisi attuale.
PRESIDENTE. L'onorevole Mecacci ha facoltà di replicare.
MATTEO MECACCI. Signor Presidente, mi può dire quanti minuti ho a disposizione?
PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, ha dieci minuti.
MATTEO MECACCI. Sarò sicuramente più breve. Signor Presidente, devo dichiararmi insoddisfatto della risposta del sottosegretario, che non me ne vorrà. Innanzitutto, credo che il contenuto di questa interpellanza urgente fosse rivolto al Ministero degli affari esteri, tant'è che tre dei quesiti che abbiamo posto riguardavano proprio tale Ministero. Inoltre, sulla questione relativa al Ministero della giustizia, il sottosegretario ci ha fornito alcuni elementi sui quali mi soffermerò, ma che non attengono anche ai rapporti tra il nostro Paese e la Libia, che erano anche un elemento centrale di questa interrogazione.
Tuttavia, credo che questa risposta mi confermi quanto fosse stato giusto nel febbraio 2009 cercare di opporsi alla ratifica del Trattato di amicizia con la Libia. Infatti, signor sottosegretario, da quanto lei ci ha detto, pur avendo noi aperto un grande credito politico, oltre che di investimento economico, sia per le nostre aziende che per il Paese, con la Libia non siamo riusciti neanche ad ottenere che in Pag. 68materia di cooperazione giudiziaria vi fosse la garanzia, ad esempio, di un accordo di estradizione delle persone che fossero state condannate nel nostro Paese con sentenza definitiva per reati commessi nel nostro territorio e che fossero residenti in Libia. Non siamo riusciti ad ottenere neanche questo con la stipula di questo «mitico» Trattato di amicizia.
È una buona notizia il fatto che non risulti che sia in corso una richiesta di revisione del processo e questo significa che, anche le notizie apparse sulla stampa evidentemente non avevano fondamento. Tuttavia, forse il fatto che rappresentanti istituzionali del nostro Governo, oltre che di aziende di Stato, intrattenessero rapporti formali ed ufficiali con una persona condannata all'ergastolo nel nostro Paese poteva anche far pensare alla possibilità di un trattamento privilegiato anche all'interno del nostro sistema giudiziario.
Però, questo lei lo ha escluso e credo che sia una cosa positiva.
Tuttavia, visto che lei ha affermato che non vi è un Trattato che consenta l'estradizione di cittadini libici in Italia e di cittadini italiani in Libia e che, eventualmente, questa estradizione potrebbe avvenire solo sulla base di buoni rapporti, mi chiedo come mai - dato che il nostro Paese aveva avviato una nuova fase politica con la Libia - dal Ministero della giustizia non sia venuta una richiesta di estradizione nei confronti di una persona che è stata condannata con sentenza passata in giudicato. Credo che spettasse al Ministero della giustizia fare questo, ma non è stato fatto. Lei ha detto che questo non è stato fatto né per quanto riguarda l'area Schengen, né per quanto riguarda le zone che sono fuori dall'area Schengen.
Ora, però, che vi sia un sottosegretario del nostro Paese che si reca, in rappresentanza del Governo, a firmare un contratto di questa portata in Libia, con una persona che è stata condannata all'ergastolo da un tribunale del nostro Paese, credo che sia, dal punto di vista politico, la dimostrazione che, purtroppo, quel Trattato con la Libia, che era contrario in tanti aspetti anche al rispetto delle norme internazionali in materia di immigrazione, in realtà sottendesse a un modo di fare gli interessi del nostro Paese che francamente non ritengo sia in linea, appunto, con l'interesse dello Stato. Infatti, credo che sia interesse dello Stato anche garantire la rispettabilità del nostro Paese e che le nostre sentenze siano rispettate.
Oggettivamente, come affermava anche il collega Fiano in precedenza, abbiamo visto tutte le nostre istituzioni mobilitarsi per ottenere giustamente l'estradizione di Cesare Battisti nel nostro Paese, per crimini che erano stati commessi sul nostro territorio, e rendere questo fatto quasi un elemento di crisi diplomatica con il Brasile, al punto che alcuni gruppi di opposizione addirittura sono arrivati a minacciare di richiamare l'ambasciatore o, comunque, di sollevare la questione nelle più alte sedi internazionali. Questo è avvenuto perché il Governo italiano non tollerava che non vi fosse il rispetto delle sentenze emesse dai nostri tribunali. E poi, ora, abbiamo un sottosegretario di Stato che va a firmare un contratto di questo tipo alla presenza di un condannato per omicidio nel nostro Paese.
Auspico - e con questo concludo il mio intervento - che la situazione attuale in Libia e l'evoluzione di quella che si spera sia una nuova fase politica possano portare il nostro Governo a riconsiderare profondamente il Trattato che abbiamo firmato con quel Paese e con quel Governo. Spero, altresì, che si possa instaurare a Tripoli e in altre zone della Libia un Governo rispettoso della legalità internazionale. Se questo, però, non dovesse accadere e se Gheddafi dovesse rimanere al potere, credo che alcune delle decisioni nei rapporti con la Libia, assunte dalle nostre istituzioni e, purtroppo, anche delle nostre aziende di Stato che, quindi, non hanno tutelato gli interessi economici dei cittadini italiani che finanziano con il versamento delle loro imposte queste aziende, devono essere riconsiderate, proprio alla luce di un rispetto minimo della legalità del nostro Paese che, altrimenti, si rischia di portare avanti solo a parole e non con i fatti. Pag. 69
Pertanto, mi auguro davvero che anche a partire da questo episodio si possa rileggere quanto accaduto in questi ultimi anni in una chiave che sia più rispettosa dei principi su cui si fonda il nostro Paese.
(Iniziative per il rilancio del sito siderurgico di Piombino e per l'ultimazione dei relativi lavori di bonifica - n. 2-01032)
PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01032, concernente iniziative per il rilancio del sito siderurgico di Piombino e per l'ultimazione dei relativi lavori di bonifica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
SILVIA VELO. Signor Presidente, come ho scritto nella mia interpellanza urgente nel febbraio 2009 la società russa Severstal, che è proprietaria del quasi 80 per cento del gruppo Lucchini siderurgia, ha messo nero su bianco le sue intenzioni di vendita e di disimpegno nel gruppo stesso, anche in conseguenza di una crisi del mercato dell'acciaio che aveva ridotto la produzione nel sito piombinese.
Da qui è iniziata una vicenda che, ad oggi, non si è ancora conclusa - sono oramai due anni di crisi del sito e di crisi economica del Paese - perché all'inizio del 2010 sono partite le trattative con alcuni gruppi che parevano, e appaiono, interessati all'acquisto delle quote Severstal: la stessa famiglia Lucchini, il gruppo Riva, il gruppo Arcelor Mittal, che controlla già a Piombino il gruppo Magona, la Baosteel di Shanghai, il gruppo vicentino Beltrame e il fondo internazionale denominato Apollo.
La situazione poi si è complicata perché si è aperta una trattativa, un braccio di ferro, tra il gruppo Severstal e le banche all'inizio del 2010 relativamente alla ristrutturazione del debito di 770 milioni di euro che il gruppo Lucchini-Severstal ha con gli istituti bancari, tra i quali vi sono Bnp Paribas, Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena. La trattativa si è rivelata subito complicata perché il gruppo Severstal, intanto si è dichiarato indisponibile alla ricapitalizzazione che gli veniva richiesta dalle banche e poi in più ha posto anche una serie di condizioni per questa ricapitalizzazione, tra le quali l'immediata vendita dell'asset Ascometal, valutata in 350 milioni, come compensazione dei debiti. Questo ha portato ad uno stop degli investimenti produttivi che si è intrecciato al mancato risanamento finanziario. Quindi, vi è stato uno stop agli investimenti ed in parte anche alle manutenzioni ordinarie e straordinarie e uno stop alle linee di credito, con conseguenti difficoltà con le forniture e quant'altro.
Nel febbraio 2011, quindi due mesi fa, dopo un anno di trattativa si è finalmente raggiunto un accordo tra il gruppo e le banche per la ristrutturazione dell'azienda. Questo ha garantito una boccata di ossigeno perché si è riaperta la linea di credito e quindi l'operatività dell'azienda. Tuttavia gli investimenti restano bloccati e il dato di preoccupazione - è la prima questione che abbiamo posto nell'interpellanza al Ministero per lo sviluppo economico - è proprio questo. Siamo di fronte ad un'azienda, a un gruppo siderurgico importante, che ha 2.200 addetti diretti e 3.000 con l'indotto, uno dei due gruppi siderurgici a ciclo integrale rimasti nel nostro Paese, in cui si produce l'acciaio a partire dalla ghisa e che ha al suo interno un alto forno. Questo gruppo è di fatto in mano alle banche, che oggettivamente hanno, come loro interesse prioritario, il rientro dai debiti e non un piano industriale o una politica industriale di rilancio dell'azienda stessa.
Come ha detto il sindaco di Piombino, l'accordo garantisce solo la mera sopravvivenza e chi conosce la siderurgia sa che, in siderurgia, parlare di sopravvivenza equivale a parlare di deperimento.
A questo si aggiunge il fatto che, nel frattempo, il mercato dell'acciaio è ripartito e, ad oggi, il gruppo Severstal, dopo aver fatto l'accordo con le banche, dice che non ha più fretta di vendere, ma neanche alcuna intenzione di ripartire con gli investimenti che aveva programmato due anni fa. Quindi, il rischio grosso, a Pag. 70nostro avviso, è che si vada verso una vendita al miglior offerente, che però non dà prospettive adeguate per la produzione. Soprattutto quello che spaventa i lavoratori, il territorio e le istituzioni è il rischio di un forte ridimensionamento, con la chiusura del ciclo integrale e la sostituzione dei forni elettrici, cosa che non solo avrebbe l'effetto di ridimensionare fortemente il numero di addetti, ma farebbe perdere all'Italia un asset strategico nella produzione dell'acciaio.
A questo si aggiunge la questione delle bonifiche: Piombino è un sito inquinato di interesse nazionale, è oggetto di importanti accordi di bonifica, ma queste opere stentano a partire, in parte perché le risorse stanziate dal Ministero sono inadeguate, in parte perché i progetti di bonifica definiti dal Ministero sono eccessivamente onerosi. Noi non vogliamo scambiare il risanamento ambientale con i posti di lavoro.
Certamente vorremmo che dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare venisse un impegno più forte nel definire risorse adeguate, progetti di bonifica sostenibili non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico. Tra l'altro queste erano aziende di Stato fino al 1992, quindi l'inquinamento pregresso è un tema di interesse collettivo. Vorremmo quindi un'iniziativa maggiore dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sulle risorse, sulla fattibilità dei progetti e sulla loro approvazione - perché siamo in ritardo clamoroso - attraverso un'iniziativa che dovrebbe riguardare tutta l'area siderurgica piombinese perché qui oltre alla Lucchini c'è anche Magona e Dalmine che possono essere collegate all'impianto siderurgico di Lucchini e possono insieme far parte di un rilancio importante.
L'interpellanza è rivolta al Ministero dello sviluppo economico per sollecitare - è più una sollecitazione che una domanda specifica - una sua iniziativa affinché si indirizzino le banche verso la ricerca di un partner industriale - e non un fondo finanziario - che voglia investire nella siderurgia piombinese, e senza un'iniziativa istituzionale forte questo non è possibile. L'interpellanza è inoltre rivolta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare perché si attivi al fine di arrivare in tempi ragionevoli - perché anche i tempi non sono un elemento irrilevante - nell'individuazione di risorse, opere e progetti di bonifica che vengano finalmente realizzati, perché altrimenti pensare che queste aziende possa investire e rilanciare la loro politica economica è assolutamente velleitario.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Ravetto, ha facoltà di rispondere.
LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il sito siderurgico di Piombino rappresenta storicamente un punto di riferimento per l'industria italiana. All'inizio del 2005 il sito, unitamente alle altre attività del gruppo Lucchini, è stato acquisito dall'azienda russa Severstal. A seguito della crisi che ha investito l'intero settore siderurgico e che ha comportato una forte contrazione dei volumi produttivi cui l'azienda ha fatto fronte ricorrendo all'utilizzo di strumenti di ammortizzazione sociale, l'azionista di riferimento ha cambiato la propria strategia riguardo alle attività italiane e ha annunciato la volontà di cederle. La cessione avrebbe riguardato tutti i siti italiani compreso quello di Piombino che occupa circa 2.200 lavoratori.
Il Ministero dello sviluppo economico, che stava già seguendo le vicende del gruppo, in seguito all'annuncio della volontà di cessione, ha immediatamente riconvocato un tavolo di confronto con la partecipazione delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali. Al riguardo nel corso dell'incontro tenutosi nel febbraio 2010 l'amministratore delegato del gruppo ha confermato la volontà dell'azionista di cedere l'attività e ha comunicato di aver ricevuto nove manifestazioni di interesse pervenute sia da gruppi industriali che da parte di fondi di private equity, e di avere avviato le necessarie interlocuzioni con i possibili acquirenti. Pag. 71
Al fine di facilitare i colloqui con coloro che avevano manifestato interesse a subentrare alla Severstal, l'azienda ha avviato un confronto con gli istituti bancari per ottenere la ristrutturazione del debito. Vista la consistenza dello stesso e la complessità della situazione la discussione è durata alcuni mesi e si è conclusa positivamente lo scorso febbraio.
Il Ministero dello sviluppo economico ha monitorato costantemente l'evolversi della situazione nella piena consapevolezza dell'importanza strategica della produzione della Severstal-Lucchini per il sistema industriale italiano e per la tutela occupazionale dei siti del gruppo, complessivamente gli addetti sono infatti circa 3.200 distribuiti su quattro siti. Nei prossimi giorni il Ministero dello sviluppo economico sentirà la direzione aziendale di Severstal e gli advisors incaricati di predisporre il nuovo piano industriale al fine di acquisire informazioni utili per la gestione del tavolo di confronto la cui convocazione è prevista entro il corrente mese.
Si rileva inoltre che è continuato il contatto anche con quanti hanno manifestato interesse ad un futura partecipazione al piano di risanamento e rilancio del gruppo Lucchini che per quanto riguarda i prodotti lunghi e, in particolare, i binari ferroviari mantiene una leadership mondiale da tutelare con decisione.
L'accordo raggiunto con le banche può rappresentare, a parere del Governo, un'importante occasione in vista di una soluzione positiva della vicenda che vede impegnati gruppi interessati al rilancio della produzione e alla conseguente tutela della occupazione.
Il percorso intrapreso nel corso di quest'anno ha quindi consentito di superare le criticità registrate dall'azienda e creare un contesto più favorevole per dare alla stessa un assetto proprietario stabile.
Il Ministero dello viluppo Economico potrà quindi valutare i progetti finanziari ed industriali in un'ottica sicuramente meno incerta rispetto a quanto si prospettava nel febbraio del 2010.
Il Ministero dell'ambiente comunica, per quanto di propria competenza, che ad oggi, attraverso la sottoscrizione di specifici accordi di programma, sono state assentite risorse economiche per gli interventi di bonifica e riqualificazione delle aree pubbliche ricomprese nel sito di interesse nazionale.
Tali accordi sono: accordo di programma quadro per gli interventi di bonifica negli ambiti marino-costieri, presenti all'interno dei siti di bonifica di interesse nazionale di Piombino e Napoli (Bagnoli Coroglio) e per lo sviluppo di Piombino, attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture del 21 dicembre 2007, accordo di programma per il completamento della riqualificazione ambientale funzionale all'infrastrutturazione e allo sviluppo del territorio incluso nel sito di bonifica di interesse nazionale di Piombino del 18 dicembre 2008.
In particolare, per tali interventi, sono stati già trasferiti dal Ministero dell'ambiente, circa 35 milioni di euro. Ulteriori risorse, superiori al doppio di quelle già trasferite, sono state impegnate dalla citata amministrazione a favore del sito e potranno essere trasferite al territorio non appena l'iter amministrativo necessario alla modifica dell'accordo di programma quadro Bagnoli-Piombino, sopra menzionato sarà concluso. Attraverso l'accordo del 2007 sono stati finanziati gli interventi di messa in sicurezza, bonifica e riqualificazione delle aree di pertinenza dell'autorità portuale, nonché di alcune aree pubbliche di pertinenza del comune di Piombino.
Nell'accordo del 2008, invece, è stato finanziato il completamento delle suddette attività nelle aree marine esterne all'area portuale, nonché interventi di messa in sicurezza e bonifica della falda relativa alle aree esterne a quelle di competenza dell'autorità portuale.
Il Ministero dell'ambiente, infine, comunica che con riferimento alla specifica richiesta su quali siano le risorse disponibili per la bonifica dei siti siderurgici di Piombino si osserva che tali aree risultano essere private o demaniali in concessione Pag. 72a privati e che, inoltre, gli interventi di ripristino ambientale sono da porsi a carico dei soggetti che vengono indicati come responsabili della contaminazione. Si rileva, tuttavia, che il Ministero dell'ambiente, nell'ambito dell'accordo di programma del 2008, al fine di incentivare la riqualificazione economica del territorio ricompreso nel sito di interesse nazionale di Piombino, ha previsto la possibilità, per i soggetti privati ivi insediati, di aderire al suddetto accordo mediante la sottoscrizione di specifici atti transattivi. In tali atti potrà essere definito, in via convenzionale, il contributo pro quota a loro carico e di compartecipazione agli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda che, per il 50 per cento, resta a carico del soggetto pubblico. Resta fermo a loro carico l'obbligo di bonifica dei suoli. A tale proposito, si informa che molte società presenti nel sito di interesse nazionale, tra cui la Lucchini Piombino Spa, hanno mostrato interesse ad avviare trattative per aderire all'accordo di programma secondo le modalità sopra indicate.
In conclusione, per quanto concerne i siti siderurgici di Piombino, mentre lo Stato assicura la copertura finanziaria degli interventi sulle falde, le restanti attività di bonifica non potranno che porsi a carico dei soggetti individuati come responsabili della contaminazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di replicare.
SILVIA VELO. Signor Presidente, mi dichiaro con ottimismo parzialmente soddisfatta, nel senso che prendo atto di quanto dichiarato dal sottosegretario Ravetto relativamente alla competenza del Ministero dello sviluppo economico. Mi pare che nella risposta sia stato evidenziato che il Ministero dello sviluppo economico conosce e sta seguendo la vicenda. D'altra parte, io come parlamentare, insieme al comune, alla provincia e alla regione, ho sempre sollecitato il Governo. Il primo tavolo cui fa riferimento il sottosegretario, del febbraio 2010, era stato richiesto dagli enti locali. Comunque, è un fatto positivo che ci sia questo interessamento e prendo atto positivamente che in questi giorni c'è un contatto diretto tra il Governo e l'advisor per quanto riguarda la definizione del piano industriale e, come diceva il sottosegretario, entro il corrente mese verrà di nuovo convocato un tavolo. Questo è un elemento positivo. Colgo, però, l'occasione per ribadire e sollecitare - sono sicura che il sottosegretario Ravetto se ne farà portavoce presso il Ministro Romani - che questo interessamento del Ministero dello sviluppo economico non sia relativo - lo dico tra virgolette - solo alla salvaguardia dell'occupazione nel sito siderurgico piombinese.
Abbiamo l'ambizione e la convinzione che la salvaguardia di questa realtà produttiva debba essere vista come un interesse strategico del nostro Paese. Come ho detto nell'illustrazione di questa interpellanza urgente, si tratta di uno degli unici due siti siderurgici a ciclo integrale rimasti in Italia. La sua chiusura o meno non è solo un fatto occupazionale e di politica industriale di un privato, ma dovrebbe rientrare nelle scelte strategiche di politica industriale del Paese.
Ripeto, siamo in questo momento in mano alle banche, che, legittimamente, hanno l'obiettivo di rientrare dal debito. Credo che il Governo, su questo, invece, debba svolgere un ruolo non solo di sollecitazione, ma di protagonista, perché, come d'altra parte il Governo sta dichiarando con Tremonti in varie occasioni, vi sono dei segmenti dell'industria del nostro Paese che sono strategici non solo sul piano occupazionale, ma come asset.
Riteniamo che questo sia il caso di Piombino e questa interpellanza urgente serve, se possibile, a sollecitare il Governo a una politica attiva e di strategia. Sono più perplessa sulla risposta che ci ha dato il Ministero dell'ambiente. Si è fatto riferimento agli accordi di programma sottoscritti nel tempo. Peraltro, sono stati tutti sottoscritti dal precedente Governo, che aveva avviato l'accordo Piombino-Bagnoli, che era un programma integrato di bonifica che riguardava due siti portuali e Pag. 73industriali importanti, ma lo stesso accordo del 2008 è stato sottoscritto dal precedente Governo.
Questo Governo ha fallito nella sua attuazione: il Ministero dell'ambiente è stato inerte in questi due anni e mezzo, non sono state trovate ulteriori risorse e non sono stati definiti i progetti esecutivi. Ad oggi, quei soldi sono stati spesi solo in parte dall'Autorità portuale per quanto di competenza della stessa, che peraltro è un ente pubblico. Nelle aree a terra, cioè nelle aree industriali, è ancora tutto fermo. Il tema è delicatissimo, il sottosegretario lo ha sottolineato.
Qui si tratta di privati; nessuno vuole scaricare i privati delle loro competenze e di quello che gli spetta. Nessuno di noi ha mai chiesto di rinunciare, anzi, tutt'altro, ad un'ambientalizzazione del territorio in cambio, magari, della salvaguardia dei posti di lavoro. Certo è che un po' di sano realismo è necessario. Come dicevo, le aziende fino al 1992 sono state aziende di Stato. Se si impongono ai privati che sono subentrati o che devono subentrare dei progetti di bonifica che sono i più costosi possibili - la dico così - probabilmente non se ne farà niente.
Questo frena anche ulteriori investimenti. Qui ci vuole una forte iniziativa di protagonismo politica, non solo tecnica, del Ministero dell'ambiente, che si faccia carico non solo di trovare le risorse che mancano, e sono tante, ma anche di attivare un percorso che riguardi Lucchini, Magona e Dalmine, tutto il sito industriale; peraltro, tra le aziende coinvolte si possono realizzare importanti sinergie produttive.
Il Ministero dell'ambiente si attivi perché vengano messi in campo progetti di bonifica sostenibili, che vengano sottoposti in tempi, non oso dire rapidi, ma decenti, alle procedure di VIA e che vengano realizzati nel più breve tempo possibile. Anche questo, come dicevo prima sulle questioni strategiche, è un elemento strategico della salvaguardia di quel sito industriale; non è un elemento collaterale o settoriale del Ministero dell'ambiente, ma è a capo di tutta la strategia industriale che il Governo spero che possa e voglia attivare nei tempi e nei modi adeguati.
(Orientamenti del Governo in relazione ai criteri di verifica della qualità e del pluralismo dell'informazione - n. 2-00980)
PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare l'interpellanza Franceschini ed altri n. 2-00980, concernente orientamenti del Governo in relazione ai criteri di verifica della qualità e del pluralismo dell'informazione (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, non so se sia usuale o meno, però vorrei ricordare almeno le prime persone che hanno collaborato alla stesura del testo dell'interpellanza urgente in esame. Queste sono, nell'ordine, gli onorevoli Franceschini, Donadi, Rao, Granata, Giulietti, Enzo Carra, Galletti, Leoluca Orlando, Lo Presti ed altri. Signor Presidente, mi fermo prima del suo nome.
Quella in oggetto è un'interpellanza che illustro ben volentieri e che, naturalmente, come sempre succede, discutiamo con qualche giorno di ritardo rispetto ai fatti che erano posti alla base della stessa, ma fatti successivi non hanno assolutamente cancellato la sua attualità ed importanza. Potremmo dire che quella in esame è un'interpellanza urgente che rimane tale con riferimento a fatti che si sono verificati negli ultimi due mesi e che rimarrà urgente anche per i fatti che si verificheranno nei mesi successivi.
Cosa voglio dire? Naturalmente, abbiamo ben chiaro che interpelliamo il Governo, il Presidente del Consiglio e il Ministero dello sviluppo economico e ringrazio l'onorevole Ravetto che è in Aula a rispondere. La questione, però, qual è? È che allora ponemmo l'attenzione su una tecnica particolare di comunicazione che va sotto il nome di videomessaggio. Questo è un termine un po' strano nel nostro ordinamento. Pag. 74
Vi sono leggi, come il Testo unico della radiotelevisione, che disciplinano i casi particolari nei quali gli organi costituzionali possono fare comunicazioni attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Il videomessaggio è uno strumento non previsto dalle norme del nostro ordinamento che conosciamo, ossia quelle che riguardano la disciplina dei mezzi di comunicazione di massa. Queste sono delle tecniche previste soltanto nella formula di messaggi autogestiti durante le campagne elettorali. Dico questo perché il messaggio autogestito è, di per sé, una forma di pubblicità e, infatti, in campagna elettorale questa forma di pubblicità è accompagnata da particolari cautele. Però, quando questo avviene in altri periodi dell'anno questo tipo di tecnica suscita molte perplessità.
Vi sono regole scritte che non servono per capire che natura abbia lo strumento del videomessaggio. Una volta un direttore di un giornale televisivo, il dottor Mentana, disse che considerava i videomessaggi come conferenze stampa senza risposta. Queste, in genere, le fanno i leader di Paesi in condizioni di difficoltà ambientali, dove, per esempio, vi è una guerra o cose simili che giustificano l'uso di queste tecniche di messaggi trasmessi attraverso la televisione.
Dico questo perché nella responsabilità del Governo, oltre la proposizione di atti normativi, vi è anche la proposizione di regole come, ad esempio, il contratto di servizio. Questo, immagino, sarà l'oggetto della sua risposta, onorevole Ravetto, perché su questo punto abbiamo interrogato il Governo per avere delle rassicurazioni.
Il contratto di servizio viene stipulato tra il Governo e la televisione pubblica e contiene una serie di impegni molto interessanti, molto positivi. Leggendo il contratto di servizio si ha la sensazione di vivere in un Paese virtuoso.
Ho visto che recentemente anche un'associazione autorevole di donne ha apprezzato il fatto che nel contratto di servizio vi siano norme più efficaci o forse più incisive - la parola «efficace» presuppone, infatti, che le norme diventino realtà - a garanzia di una serie di questioni che riguardano l'uso e lo sfruttamento dell'immagine femminile.
Voglio, tuttavia, limitarmi alla questione che riguarda l'informazione, visto che il contratto di servizio concerne il rapporto tra Governo e servizio pubblico radiotelevisivo. Nel contratto di servizio - l'ultimo è stato approvato da pochi giorni, praticamente dopo lunghe procedure di analisi ed approfondimenti - si specifica un dato molto preciso, ovvero che nei telegiornali del servizio pubblico deve essere garantito il pluralismo. Io aggiungo che nel periodo di campagna elettorale si usa la nozione di «pluralismo rafforzato» e si parla addirittura di «parità di trattamento».
Allora, chiunque può scorgere nei fatti di ogni giorno degli elementi che destano forte meraviglia e pensare: possibile che facciamo tante norme (leggi, testo unico, provvedimenti sulla par condicio, contratto di servizio) e poi - mi riferisco all'ultimo episodio, perché così si comprende come queste norme vengono osservate - il Presidente del Consiglio, uno dei soggetti ai quali noi ci rivolgiamo, sostanzialmente improvvisa dei comizi davanti ai tribunali di questa Repubblica, attaccando, lui imputato, i soggetti che lo devono giudicare e queste immagini e queste parole vanno sui telegiornali del servizio pubblico, senza alcun contraddittorio di sorta? Domando allora: cos'è questa? È extraterritorialità dell'informazione che riguarda il Premier?
Noi chiedevamo nell'interpellanza se, con riferimento ai videomessaggi, il Presidente ritenesse di non doversi un poco «contenere» - uso un linguaggio proprio della Presidenza del Consiglio - ma questa esortazione è servita a poco, perché ci ha pensato l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a stabilire che questi videomessaggi non vanno affatto bene ed anzi in campagna elettorale sono vietati. Quindi, questi videomessaggi sono vietati, e la possibilità di comparire nei telegiornali per fatti di grande rilevanza pubblica in solitario, in solitudine, è un elemento che Pag. 75contrasta con i contratti di servizio, con le leggi e con le disposizioni in questa materia.
Allora, fermo restando che non posso chiedere a lei come l'autorità competente giudicherà questi comportamenti, perché lei mi potrebbe rispondere che non è competenza del Governo ed avrebbe ragione, però è questa la domanda che le pongo e che in realtà attualizza le cose contenute nell'interpellanza: il Governo, se ritiene che i suoi comportamenti siano tali da determinare nei servizi pubblici, in qualche modo legati da contratto di servizio, dei comportamenti in palese violazione delle regole del pluralismo e della parità di trattamento, può pensare di astenersi da questi comportamenti? Lo so che è chiedere troppo e lei potrebbe dire: io mi astengo, ma non posso disporre di altri. Lei, però, qui rappresenta il Governo e può dirci se il Governo intende, come atteggiamento di comunicazione in periodo di campagna elettorale, dare un barlume di osservanza alle regole, che esso stesso Governo ripetutamente enuncia e dichiara.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Ravetto, ha facoltà di rispondere.
LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, quanto affermato dall'onorevole Franceschini e dagli altri deputati cofirmatari dell'interpellanza urgente in oggetto apre una riflessione su quella che ormai è una dicotomia evidente tra realtà normativa formale e materiale nell'ambito dell'informazione e della comunicazione radiotelevisiva in Italia.
L"interpellanza urgente in oggetto fa riferimento a norme e delibere dei diversi attori istituzionali e dell'Agcom, nonché a sentenze della Corte costituzionale che puntualmente sono disattese, ma perlopiù nel senso esattamente contrario rispetto a quello indicato nell'atto in discussione.
Nell'interpellanza urgente in oggetto si parla di richiamo «all'importanza fondamentale della tutela del pluralismo informativo», in riferimento al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Viene citata, altresì, l'attività della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, alla quale vengono attribuiti i poteri di indirizzo e che in virtù di questi, nel marzo 2003, emise un atto in cui stabilì che «dai telegiornali ai programmi di approfondimento» - e vorrei sottolineare questi ultimi - la programmazione RAI ha l'obbligo di «rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità di contraddittorio» e poi asseriva in modo chiaro e netto, da non lasciare spazio ad interpretazioni diverse: «ai direttori e ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico - e per il quale, aggiungerei, gli italiani pagano un canone annuo - si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo della chiarezza».
È il caso di sottolineare i concetti di imparzialità, verifica dei fatti e fondatezza anche nelle trasmissioni RAI di approfondimento. Ebbene, al di là della presenza televisiva misurata con il contagocce dei diversi attori politici e istituzionali, sulla quale mi pronuncerò più avanti, relativamente alle modalità di rilevamento e agli aspetti quantitativi, il presente atto di sindacato ispettivo sembrerebbe appropriato, in primo luogo, per quelle trasmissioni a senso unico in cui a volte si inscenano ricostruzioni dei fatti più consone ad un intrattenimento sul modello One Man Show che a un programma di approfondimento giornalistico.
Occorre, dunque, innanzitutto considerare questo processo di allargamento dello spazio pubblico mediatizzato, preoccupandoci non solamente dei tempi di utilizzo del mezzo radiotelevisivo ma anche della metodologia e delle regole dell'offerta e dell'informazione al pubblico. Pag. 76
Venendo al tema delle presunte presenze del Presidente del Consiglio sui mezzi di comunicazione pubblici e privati, attraverso audiomessaggi, videomessaggi ed interviste, innanzitutto bisogna premettere quanto riferito dall'Agcom.
In base al contratto per la fornitura del servizio di monitoraggio delle trasmissioni televisive nazionali, i dati di monitoraggio del pluralismo politico istituzionale nei telegiornali, relativi a tutte le edizioni e alle edizioni principali, e nei programmi di approfondimento informativo, di rete e di testata, diffusi dalle emittenti televisive nazionali, sono rilevati ventiquattr'ore su ventiquattro.
I dati stessi, una volta elaborati, vengono trasmessi all'Autorità con cadenza mensile e tempestivamente pubblicati sul suo sito web sotto la voce monitoraggio.
La pubblicazione dei dati è sempre accompagnata da una nota esplicativa contenente i criteri di rilevazione in termini di soggetti rilevati, soggetti politici ed istituzioni, tempi rilevati (tempo di notizia, tempo di parola, tempo di antenna), edizioni di telegiornali e programmi di approfondimento informativo, rilevati per ciascuna rete.
L'elaborazione ed aggregazione dei dati avviene, sin dall'inizio dell'attività di monitoraggio - avviata dall'Autorità nel 2000 - secondo i seguenti criteri: per ciascun soggetto politico e istituzionale si rilevano il tempo di notizia, che indica il tempo fruito direttamente dai soggetti rilevati attraverso la mediazione del giornalista, il tempo di parola, indicante il tempo fruito direttamente in voce dai singoli esponenti del pluralismo e in caso di intervista non sono incluse le domande del giornalista; infine, il tempo di antenna, che è dato dalla sommatoria del tempo di notizia e del tempo di parola.
La lista dei soggetti politici riguarda le forze politiche presenti nel Parlamento nazionale e in quello europeo, nonché le formazioni politiche anche non presenti nelle Assemblee parlamentari ma comunque di rilievo nazionale. La lista è aperta in quanto segue i cambiamenti dell'arena politica.
Per la rilevazione dei tempi relativi ad esponenti politici con cariche istituzionali, nel caso in cui questi partecipino a manifestazioni di partito, il loro tempo viene attribuito al partito; nel caso in cui, invece, essi intervengano in qualità della carica istituzionale che ricoprono il tempo è attribuito al soggetto istituzionale.
Con la recente delibera n. 243 del 15 novembre 2010, la Commissione servizi e prodotti dell'Autorità ha approvato i criteri per la vigilanza sul rispetto del pluralismo politico e istituzionale nei telegiornali diffusi dalle reti televisive nazionali, al fine di assicurare la massima trasparenza e conoscenza delle valutazioni dell'Autorità circa il delicato tema del pluralismo informativo.
La predetta delibera indica la modalità e frequenza del monitoraggio dei telegiornali andati in onda nell'intero arco di programmazione con riferimento ai periodi non elettorali e durante le campagne elettorali.
In particolare, nei periodi non elettorali i dati sono pubblicati sul sito web dell'Agcom con cadenza mensile. Le valutazioni sul rispetto del pluralismo si basano sui dati riferiti a ciascun trimestre e sui parametri costituiti dal tempo di notizia, parola e antenna. Nelle valutazioni l'Autorità si ispira al principio della parità di trattamento, attribuendo peso prevalente al «tempo di parola» di ciascun soggetto politico o istituzionale, che rappresenta l'indicatore quantitativo più valido per verificare il grado di pluralismo.
Durante le campagne elettorali o referendarie i dati sono pubblicati con cadenza quindicinale - nel primo periodo della campagna - e settimanale nel secondo periodo. I criteri specifici relativi alla valutazione del pluralismo informativo in tale periodo sono quelli definiti di volta in volta dalla Commissione parlamentare di vigilanza e dall'Agcom, previa consultazione tra loro, ciascuna nell'ambito della propria competenza.
Nella predetta delibera, l'Autorità ha tenuto presente tutto il quadro normativo vigente in materia di pluralismo, così come richiamato anche dagli onorevoli interpellanti. Pag. 77In particolare, sono state evidenziate le differenze ontologiche tra la «comunicazione politica» e l'«informazione» e il diverso criterio applicabile a ciascuna categoria: equal time per la comunicazione politica, parità di trattamento per l'informazione, che si traduce nel trattare situazioni analoghe in maniera analoga.
Ciò anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 155/2002, che ha osservato come le regole più stringenti che valgono per la comunicazione politica, non si attaglino alla «diffusione di notizie nei programmi di informazione» e delle recenti pronunce del TAR del Lazio - sezione III-ter - emesse con riferimento alla disciplina regolamentare adottata dall'Autorità in occasione della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2010, nelle quali il prefato tribunale ha ribadito il distinguo operato dal giudice delle leggi tra «programmi di informazione» e «programmi di comunicazione politica».
Premesso che la metodologia di monitoraggio adottata dall'Autorità è trasparente e poggia su una consolidata esperienza maturata negli anni, l'Agcom sta valutando come pervenire ad un livello di maggiore dettaglio nell'esposizione dei dati di monitoraggio, al fine di rendere più facile la lettura degli stessi da parte di tutti i cittadini.
Infatti, nella sua comunicazione del 12 aprile ultimo scorso, essa ha affrontato l'argomento della diffusione di «videomessaggi» di soggetti politici ed istituzionali nel corso di telegiornali e programmi di informazione, fornendo dei chiarimenti interpretativi.
Detto ciò, in merito ai videomessaggi e all'intervista del Presidente del Consiglio diffusi dalle reti televisive nel periodo 16 gennaio-3 febbraio, oggetto dell'interpellanza parlamentare, dai dati del monitoraggio svolto dall'Isimm - Ricerche per conto dell'Autorità - emerge quanto segue.
Tra edizioni principali e secondarie andate in onda nei giorni della diffusione dei videomessaggi in questione, il tempo totale di parola rilevato è stato il seguente: TG1 14 minuti e 47 secondi, TG2 7 minuti e 53 secondi, TG3 58 secondi; TG4 1 ora 17 minuti e 47 secondi; TG5 54 minuti e 39 secondi; Studio Aperto 21 minuti e 43 secondi; TGLa7 16 minuti e 3 secondi; MTV 49 minuti e 42 secondi; Rai News 24 1 ora 29 minuti e 29 secondi; Sky TG24 1 ora 28 minuti e 10 secondi.
Questi sono dati forniti dall'Agcom e non acquisiti attraverso la raccolta di notizie a mezzo stampa, come quelli riportati dagli onorevoli interpellanti.
Al di là dell'attività che gli uffici dell'Autorità stanno svolgendo, a seguito delle segnalazioni pervenute, occorre tuttavia tenere presente che i videomessaggi in questione sono tutti indirizzati ai Promotori della libertà e rappresentano pertanto uno strumento di comunicazione politica, rivolto a formazioni organizzative del partito di maggioranza e destinato ad essere diffuso mediante Internet.
Il fatto che poi parte di questi messaggi siano parzialmente riprodotti e commentati nei telegiornali è una scelta editoriale, assolutamente libera, dei telegiornali medesimi. Una scelta, compiuta, come si è visto, pressoché da tutti i telegiornali delle emittenti nazionali monitorate, che evidentemente tiene conto dell'oggettiva rilevanza che i messaggi assumono rispetto alle vicende politiche e istituzionali del Paese e ai loro possibili sviluppi.
Occorre pertanto distinguere con chiarezza i videomessaggi diretti a simpatizzanti di partito attraverso Internet, dalla presenza del Presidente del Consiglio nei servizi dei telegiornali, comunque dovuta e giustificata dal ruolo istituzionale da lui svolto.
Sottolineo al riguardo che, per quanto concerne l'intervista rilasciata dal Presidente del Consiglio al TG1 (edizione delle ore 20,00 del giorno 2 febbraio, durata 3 minuti e 49 secondi) non sono pervenute segnalazioni all'Autorità.
Per quanto riguarda il nuovo contratto di servizio 2010-2012, di cui sopra, si fa presente che è stato firmato mercoledì 6 aprile scorso.
Per quanto attiene in particolare la definizione degli indicatori di verifica della Pag. 78qualità dell'offerta, comprensiva dell'informazione, l'articolo 3 del contratto - in linea con il parere della Commissione di vigilanza richiamato dagli onorevoli interpellanti - impone alla RAI di dotarsi di un articolato sistema di analisi e monitoraggio sia della programmazione intesa come valore pubblico percepito dagli utenti e sia della corporate reputation, intesa come capacità di competere, di innovare e di incrementare il proprio valore di servizio pubblico, anche in termini di presenza sul mercato internazionale.
Tale monitoraggio dovrà essere realizzato sulla base di indicatori specifici, che saranno operativamente stabiliti dalla Commissione paritetica, tenendo conto di particolari esigenze di rilevazione statistica e di periodicità, con report da rendere pubblici e avvalendosi dell'ausilio di personalità di indiscussa professionalità.
Il sistema di valutazione della qualità dell'offerta sarà sottoposto alla vigilanza di un comitato, che garantirà sulla conformità delle metodologie applicate, istituito presso il Ministero, composto da quattro esperti particolarmente qualificati nella materia, scelti rispettivamente due dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e due dal Ministero.
PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di replicare.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, io dichiaro che sono fortemente insoddisfatto, perché sentendo quello che è stato detto, letto e risposto ai quesiti che sono stati rivolti si ha la sensazione di una lettura che riguarda un altro pianeta, non il «pianeta Italia». Qui non sono in discussione questioni di alcuni comportamenti. Mi ha colpito quando lei ha parlato con riferimento ad un'intervista di un giorno, mi pare che fosse il 4 di febbraio, ma comunque lo ricordo abbastanza bene. Ricordo che quell'intervista era stata fatta con una tecnica incomprensibile ai più, cioè sembrava che l'intervistatore e l'intervistato non fossero nello stesso luogo. Era una specie di copia-incolla, che si fa comunemente con il computer quando si deve giustapporre un testo all'altro, ma non si fa nelle interviste, dove normalmente il cameraman inquadra intervistatore e intervistato. Lì questo non avveniva.
Nella risposta che è stata data si dice che non vi è nulla da dire, non sono pervenute segnalazioni all'Autorità delle comunicazioni. Mi scusi: l'Autorità delle comunicazioni ha il compito di agire d'ufficio, non su segnalazione di parte. Ha il compito istituzionale di presiedere alla correttezza dell'informazione. Quindi, il fatto che non siano arrivate segnalazioni non vuol dire niente, anche perché, con riferimento ai videomessaggi di cui lei ha parlato e ha riferito, dopo che per due mesi questi videomessaggi sono andati a briglia sciolta, l'Autorità, due mesi dopo, ha avuto qualcosa da ridire, dicendo che non è corretto farli o farli certamente nel modo in cui noi abbiamo visto farli per oltre due mesi sui telegiornali. Quindi delle due l'una: o le regole valgono sempre o le regole valgono soltanto quando fa comodo.
Ma io voglio essere più preciso: non è vero che gli interroganti si siano formati le loro opinioni sulla base di notizie giornalistiche. Se così fosse non sarebbe un misfatto, ma gli interroganti dispongono di un osservatore altrettanto efficace rispetto agli osservatori che sono in circolazione in Italia e che lei ha richiamato (l'Isin da una parte, l'istituto di Pavia dall'altra, il centro di ascolto dei radicali). Non è difficile guardare i tempi di un telegiornale: basta una pattuglia di ragazzi un pochino svegli e si controlla molto bene. Ma veniamo ai dati più recenti, perché così riusciamo a capirci.
La grande abilità di questi dati, che vengono somministrati con periodicità trimestrale, è che nessuno poi si ricorda i fatti ai quali si riferiscono.
Signor sottosegretario, voglio dirle molto semplicemente che il Presidente del Consiglio, in genere, fa esternazioni nel fine settimana, perché è un profondo conoscitore delle abitudini degli italiani e sa che, nel fine settimana, la gente guarda di più i telegiornali. Ebbene, nell'ultima settimana, egli ha parlato di Lampedusa, dei Pag. 79giovani laureati, anzi, ai giovani laureati in una cerimonia a Palazzo Chigi, ai cofondatori del Popolo della Libertà e davanti al palazzo di giustizia di Milano.
Signor sottosegretario, lei dice che bisogna vedere se parla come Presidente del Consiglio o come leader politico. A Lampedusa, è lecito pensare che parlasse come Presidente del Consiglio, anche se ha parlato dell'acquisto di case e dell'assegnazione del premio Nobel per la pace a Lampedusa. Forse, lì era nella veste di componente dell'assemblea delle Nazioni Unite o di qualche organismo internazionale, perché non credo che abbia i titoli per dare il premio Nobel a Lampedusa. Diciamo che ha parlato come Presidente del Consiglio. Ma, quando parla ai giovani laureati, anzi, quando racconta le barzellette ai giovani laureati, parla come Presidente del Consiglio perché è a Palazzo Chigi o parla come leader politico?
Lei lo sa, signor sottosegretario, che quella distinzione così sottile è affidata ad un gruppo di ragazzi che fanno il monitoraggio e decidono se lo applicano di qua o di là? Le dico questo con franchezza, ecco perché, quando lei ha parlato di «dicotomia» ero curioso di sapere a cosa si riferisse. Io penso che la dicotomia sia all'interno della stessa persona del Presidente del Consiglio, che non sa bene cosa fa con una mano e cosa fa con l'altra.
Parlare ai cofondatori del Popolo della Libertà o telefonare a qualche manifestazione del suo partito è significativo. Signor sottosegretario, lei ha detto, con tecnica assolutamente precisa, che si fanno dei messaggi, spesso, degli audiomessaggi, ai promotori della libertà. Quindi, si può mandare tutto ciò via Internet, poi, sono problemi dei direttori dei telegiornali utilizzarle o meno. Signor sottosegretario, le assicuro che queste cose sono riprese dai telegiornali. Voglio tranquillizzarla: i videomessaggi, i messaggi, gli audiomessaggi trasmessi ai promotori della libertà vanno anche sui telegiornali, la rassicuro. Quindi, i direttori dei telegiornali sono molto attenti.
Io posso inserire qualcosa sul sito Internet, altri personaggi politici molto più autorevoli inseriscono cose sui loro siti, ma non vanno a finire nei telegiornali. Signor sottosegretario, sa nei telegiornali cosa passa? I quattordici secondi che i leader dell'opposizione si «beccano» ogni giorno in risposta ai tre o quattro minuti che ha il Presidente del Consiglio, mescolando un ruolo e l'altro insieme. Questo è il problema.
Anche l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni lo dice in maniera chiara: i dati relativi al periodo intercorrente tra il 31 marzo e il 9 aprile paiono confermare la generale sproporzione tra i tempi dedicati alla maggioranza e i tempi dedicati all'opposizione, con particolare riguardo al TG1, in cui il tempo di parola dedicato alla maggioranza è del 61 per cento, a fronte del 38 per cento dell'opposizione. Le risparmio il resto.
Signor sottosegretario, lei dice che bisogna considerare il tempo di parola, perché è quello che conta, non il tempo di notizia. Posso rassicurarla su un'altra cosa: quando il TG1 e il TG5 fanno servizi sul Presidente del Consiglio, il tempo di parola è una parte, è più breve, ma il tempo di notizia non è affatto sgradevole per il Presidente del Consiglio. Sa perché? Perché lo confezionano in un modo superbo. All'interno di tali servizi, lei troverà il logo del partito, perché, in genere, in campagna elettorale fa comodo diffondere il logo del partito; troverà immagini di folla plaudente; troverà il Presidente del Consiglio, in immagini di repertorio, in cui dà la mano ad una serie di persone affezionate che gli sono intorno. Io la sfido, signor sottosegretario, a trovare una volta sola un'immagine del tempo di notizia del TG1 e del TG5 che sia sgradevole per il Premier. Dunque, misuriamo anche il tempo di notizia.
Concludo, dicendo che, davanti al palazzo di giustizia, Berlusconi, lunedì scorso, ha parlato per dodici minuti e ha avuto un trattamento di questa entità in due soli telegiornali, mentre per tutti gli altri, niente. Pag. 80
Allora è difficile parlare di parità di trattamento e di pluralismo; la dicotomia, temo che sia veramente all'interno della compagine che lei qui rappresenta.
(Elementi in merito ad una offerta abitativa a favore degli appartenenti ai comandi della Guardia di finanza e dei carabinieri residenti nel comune di San Lazzaro di Savena - n. 2-01035)
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01035 concernente elementi in merito ad una offerta abitativa a favore degli appartenenti ai comandi della Guardia di finanza e dei carabinieri residenti nel comune di San Lazzaro di Savena (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ENZO RAISI. Signor Presidente, il titolo dell'interpellanza urgente rischia un po' di non inquadrare bene il problema, tra l'altro si tratta del comune in cui sono residente e quindi conosco molto bene le tematiche. Il comune di San Lazzaro di Savena ha avuto una forte espansione urbanistica negli ultimi anni. Una parte di questa espansione urbanistica è dedicata alla cosiddetta edilizia convenzionata. Nel corso di questi anni, con questa forte espansione urbanistica, ci sono state molte segnalazioni, denunce particolari, molto ben precise e articolate su abusi chiari ed evidenti che sono stati fatti sia da parte della pubblica amministrazione comunale, sia da parte di chi la doveva controllare, sia da parte di chi ha realizzato questo tipo di edilizia e di interventi. Tali denunce hanno portato ad una serie di indagini.
L'anomalia di questa vicenda è che molte di queste denunce e di questi fatti sono stati seguiti dallo stesso magistrato e dallo stesso nucleo di polizia giudiziaria, nella fattispecie da un ufficio particolare del Corpo della guardia di finanza. Che cos'è emerso nel corso di queste indagini? Che taluni degli esponenti e componenti di questo ufficio, in realtà, a loro volta, risultavano indagati perché beneficiavano di alcuni di questi alloggi. Come avveniva l'abuso? Avveniva con il fatto che si dichiarava di aver costruito una casa in un dato modo, si creavano già le condizioni per l'abuso, una volta che si passava il controllo, in realtà si realizzava l'abuso. Per essere chiaro: si faceva un sottotetto, creando già le condizioni per fare un attico, dopodiché si realizzava l'attico una volta che era passato il controllo.
Sono state fatte le denunce, sono state fatte le verifiche; i consulenti del magistrato che hanno fatto le verifiche, hanno denunciato effettivamente questi atti. In realtà molti di questi atti giudiziari sono finiti stranamente in prescrizione, la famosa prescrizione di cui abbiamo discusso fino a ieri, e guarda caso, riguardavano sempre lo stesso comune, gli stessi uffici, un assessore che peraltro era indagato come professionista in un comune a fianco. Debbo dire anche che alcune indagini riguardano consiglieri comunali dell'opposizione che si sono presentati in quel comune, quindi quel comune è a maggioranza centrosinistra, sotto accusa c'è un consigliere peraltro che appartiene al Popolo della Libertà.
La cosa grave è che nonostante siano indagati propri colleghi si continuino a delegare queste indagini agli stessi uffici che sono colleghi di quelli che a loro volta sono stati coinvolti in varie fasi delle indagini. Si arriva sempre alla prescrizione e c'è solamente una volta in cui questo non è accaduto: quando per un'indagine, sempre fatta a San Lazzaro di Savena, sempre su edilizia convenzionata, sempre per abusi, e guarda caso anche in questo caso che ha coinvolto un maresciallo della guardia di finanza, fra l'altro l'attendente del comandante di quel nucleo, ma questa volta il magistrato era un altro, ha indagato la polizia invece della guardia di finanza e stavolta le indagini sono andate avanti e hanno avuto dei risultati, ahimé, negativi per chi è indagato, positivi per la giustizia.
In tutto ciò poi si realizza un'altra cosa, anche questa molto strana. Mentre il comune è indagato dalla guardia di finanza, a quella stessa guardia di finanza si offre Pag. 81la possibilità, nel nuovo POC, di intervenire e partecipare all'edilizia agevolata riservata ai militari. Possibilità che non viene offerta a tutti i reparti militari, non viene offerta alla polizia, alla polizia penitenziaria e via dicendo; viene offerta alla guardia di finanza che ha sede in quel comune e ovviamente ai carabinieri perché, per forza di cose non li potevi escludere dato che è lì presente la stazione dei carabinieri. Ma i carabinieri non c'entrano nulla in questa vicenda.
Quindi cosa succede? Che chi indaga viene in qualche modo coinvolto in un'azione di beneficio da chi è indagato nella partecipazione all'edilizia agevolata per i militari, quindi con un promiscuo tra chi è indagato e colui che deve fare le indagini incredibile. Cerco di sintetizzare, ma se ha letto l'interpellanza urgente sono ben esposti i fatti.
Ritengo che sia evidente quello che sostiene la mia domanda. È necessario a mio parere fare chiarezza e lo dice uno che ha un grande rispetto per il Corpo della guardia di finanza e che lo ha sempre trovato in prima fila nella lotta alla corruzione, nella lotta alla droga e nella lotta a quello che è uno dei mali di questo Paese, cioè proprio la corruzione pubblica.
Non dimentichiamo che nella mia regione pochi mesi fa si è suicidato un generale della guardia di finanza, il generale Cardile, che era il braccio destro dell'ex comandante della guardia di finanza, perché stava per essere arrestato per Rimini Yacht ed era già stato coinvolto in Parmatour, due vicende molto delicate che sono avvenute nella mia regione in cui si parla di riciclaggio di soldi dei Casalesi, quindi è un tema un po' delicato. Guarda caso, ad esempio in Rimini Yacht, c'erano esponenti della guardia di finanza indagati. Penso che, proprio nell'interesse del comando della guardia di finanza, sia necessario che qualcuno venga a fare le verifiche su comportamenti che se sono illegali o meno spetta alla magistratura accertare, se questa indaga.
Infatti, qui abbiamo un comportamento da parte di un magistrato - come indicato nella parte finale dell'interpellanza - che mi risulta sia stato anche denunciato per il suo comportamento omissivo. Credo che questa indagine conoscitiva interna debba essere svolta affinché sia fatta massima trasparenza e chiarezza su questa promiscuità di rapporti tra un'amministrazione che è sotto indagine e coloro che questa indagine devono svolgere.
Attendo con speranza che sia data una risposta chiara, perché da uomo che ama le forze dell'ordine e da uomo che crede nella legalità, posso dire che questi sono episodi che non dovrebbero mai accadere nel nostro Paese. La promiscuità tra chi indaga e chi è indagato è una cosa che in questo Paese non dovrebbe mai accadere.
Purtroppo, vedo che tante volte succede. Ho visto che, per fare un esempio, uno degli indagati che hanno costruito sempre in queste realtà, mentre era indagato, ha fatto una conferenza pubblica con un generale della guardia di finanza che era comandante del reparto che stava indagando su di lui. Sono cose che secondo me sono incomprensibili in un Paese serio, per cui spero che il Governo concordi con me sulla necessità di fare chiarezza su queste vicende.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.
SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in riferimento alla vicenda rappresentata dagli onorevoli interpellanti, il comando generale della guardia di finanza, sentito il comando regionale Emilia Romagna, ha riferito quanto segue. Al fine di promuovere la realizzazione di programmi di edilizia residenziale convenzionata a favore del personale del corpo sono stati assunti, nel tempo, contatti, tra gli altri, con i comuni di Bologna e di San Lazzaro di Savena.
A seguito di tali contatti, il comune di San Lazzaro di Savena ha inviato al comando provinciale di Bologna una nota in data 18 giugno 2010, con la quale veniva precisato che ci sarebbe stata un'attenta Pag. 82valutazione in ordine alla possibilità di contribuire alla risoluzione del problema della casa per le forze dell'ordine, prioritariamente per coloro che risiedono in comune, al fine di mettere a disposizione aree a prezzi convenzionati, sia per quanto riguarda il costo delle stesse, sia per quanto riguarda il costo degli oneri concessori.
In merito, si fa presente che nel territorio del comune di San Lazzaro di Savena sono ubicate esclusivamente le caserme sedi del comando provinciale della guardia di finanza, del nucleo di polizia tributaria e della compagnia dei carabinieri, non insistendo nello stesso comune altri presidi o uffici della Polizia di Stato o di altre forze di polizia.
Nel corso del 2010 il comando provinciale di Bologna ha tenuto una serie di incontri con l'assessore all'urbanistica ed il responsabile dell'area programmazione del territorio del comune di San Lazzaro di Savena, all'esito dei quali è emerso che sarebbe stata opportuna e auspicabile la costituzione di una eventuale cooperativa tra appartenenti al Corpo per poter accedere alle agevolazioni prospettate. Le cooperative in argomento avrebbero dovuto avere natura privatistica. Il comune avrebbe, verosimilmente a breve termine, varato il nuovo piano operativo comunale, riservando delle aree non ancora individuate a costruzioni in edilizia convenzionata da destinare a cooperative costituite, fra gli altri, da appartenenti alle forze di polizia prioritariamente residenti o comunque in servizio nel territorio comunale. Ad ogni modo, i dettagli del caso sarebbero stati poi definiti in un vero e proprio bando pubblico, indicato come di prossima emanazione ma che non risulta, allo stato, ancora varato.
Inoltre presso il comando provinciale di Bologna si è tenuta, in data 23 settembre 2010, una riunione nel corso della quale il luogotenente Dori, nella sua qualità di presidente della cooperativa edilizia tra appartenenti al Corpo, denominata «San Matteo», ha prospettato le attività da assumere con riferimento alle iniziative del comune di San Lazzaro di Savena. In data 3 novembre 2010 si è svolto un incontro tra i militari interessati e la Immobiliare Castenaso Srl, concernente la realizzazione nel Comune di Castenaso (BO) di un fabbricato ad edilizia convenzionata da destinare prioritariamente ad appartenenti al Corpo e loro parenti o affini. Anche in tale occasione è stato precisato che la società aveva sottolineato come opportuna ed auspicabile la costituzione di una eventuale cooperativa tra appartenenti al Corpo e che la cooperativa in argomento avrebbe dovuto avere natura privatistica.
Nell'ottica di promuovere il benessere del personale, queste e le altre riunioni della specie, sono sempre state svolte fuori dall'orario di servizio ed hanno previsto l'eventuale partecipazione di militari a titolo privato, oltre che la presenza di operatori economici di vari settori, di provata serietà ed affidabilità, per l'offerta di servizi in convenzione a favore del personale.
In merito al procedimento penale n. 5561 del 2008, il comando generale della guardia di finanza rappresenta che lo stesso trae origine da un esposto firmato e depositato il 3 ottobre 2007 presso la procura della Repubblica di Ancona, nonché da analoghi esposti integrati il 27 novembre 2007 ed il 4 febbraio 2008. Il fascicolo in essere presso la procura della Repubblica alla sede di Ancona veniva trasmesso alla procura della Repubblica di Bologna, con nota pari numero del 18 febbraio 2008. L'esposto da cui origina il procedimento in argomento è una riproposizione dei medesimi fatti già oggetto negli anni precedenti di indagini, radicati presso la procura della Repubblica di Bologna, per i quali la competente autorità giudiziaria aveva di volta in volta disposto l'archiviazione.
Il procedimento penale n. 5561 del 2008, traendo origine dalla mera ed ennesima riproposizione dei fatti precedentemente esaminati ed archiviati dall'autorità giudiziaria competente, veniva anch'esso successivamente archiviato. In estrema sintesi, l'esponente aveva rappresentato presunte irregolarità afferenti l'intervento Pag. 83edilizio effettuato dalla cooperativa Edilcasa in San Lazzaro di Savena, via Speranza, consistito nella realizzazione di tredici alloggi per i quali la stessa cooperativa, a seguito di richiesta avanzata il 1o marzo 1995, aveva ottenuto dalla regione Emilia Romagna un finanziamento destinato a particolari categorie sociali. L'intervento fu all'epoca eseguito in forza di concessione edilizia rilasciata dallo stesso comune, che nel giugno 2001, a seguito di richiesta della cooperativa Edilcasa, aveva autorizzato la variante in corso d'opera ritenuta altresì legittima dalla provincia di Bologna.
Con riguardo alla posizione dell'ispettore S. C., espressamente citato nell'interpellanza, il comando generale della guardia di finanza riferisce che lo stesso risulta indagato per i reati di cui agli articoli 319 del codice penale e 12 della legge n. 121 del 1981, nell'ambito del procedimento penale n. 9816 in essere presso la locale procura della Repubblica. Poiché l'attività di indagine è affidata alla polizia di Stato, il predetto comando non dispone di ulteriori elementi di dettaglio.
In relazione all'inchiesta Rimini Yacht, il comando generale della guardia di finanza precisa che questa non ha alcun punto di contatto con la vicenda oggetto dell'interpellanza. Le relative indagini sono svolte dal II gruppo di Bologna, sotto la direzione della locale procura della Repubblica, e vedono coinvolti anche quattro appartenenti al Corpo, allo stato già sospesi precauzionalmente dal servizio ovvero oggetto di procedimento amministrativo finalizzato alla loro sospensione.
Per quanto attiene alla richiesta di conoscere se siano state assunte iniziative di carattere disciplinare nei confronti del pubblico ministero Gustapane, il competente Ministero della giustizia ha riferito quanto segue.
In data 3 novembre 2010 risulta pervenuta a detto Ministero una nota a firma del Procuratore generale della Repubblica di Bologna, che trasmetteva (oltre che al Ministero della giustizia) al Procuratore generale presso la Corte di cassazione un esposto, già indirizzato al Procuratore di Bologna, in cui l'esponente si duole essenzialmente della mancata tempestiva trasmissione al GIP, da parte del pubblico ministero della propria opposizione all'archiviazione ex articolo 408 del codice di procedura penale nell'ambito del procedimento penale n. 5661 del 2008.
Considerato che per i fatti contenuti nell'esposto risultava già notiziato l'altro organo titolare dell'iniziativa disciplinare (segnatamente, il Procuratore generale presso la Corte di cassazione), per il quale, peraltro, l'esercizio dell'azione disciplinare è obbligatorio per legge, il Ministero della giustizia, al fine di evitare duplicazioni, ha trasmesso per conoscenza l'esposto in questione ad entrambe le articolazioni competenti in materia disciplinare.
In proposito, il competente Ministero segnala che, allo stato, non risulta pervenuta da parte del Procuratore generale presso la Corte di cassazione né la comunicazione di cui all'articolo 14, comma 3, del decreto legislativo n. 109 del 2006 (esercizio dell'azione disciplinare), né quella di cui all'articolo 16, comma 5-bis, del decreto legislativo citato (archiviazione).
Rappresenta, altresì, che le competenti articolazioni ministeriali hanno avviato la necessaria attività istruttoria, allo stato in corso, al fine di verificare l'eventuale sussistenza di profili di rilievo disciplinare riferibili a magistrati che si sono occupati della vicenda narrata dall'interpellante.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.
ENZO RAISI. Signor Presidente, ovviamente mi ritengo molto insoddisfatto e cercherò molto velocemente di motivare entrando nel merito della nota che ha prodotto il comando generale della Guardia di Finanza. In tale nota si legge: «Il comune di San Lazzaro di Savena ha fatto pervenire a questo comando una nota in data 18 giugno 2010 tesa all'offerta abitativa per la risoluzione del problema della casa per le forze dell'ordine, prioritariamente per coloro che risiedono nel comune». È evidente che l'offerta esclude, Pag. 84ad esempio, altre forze dell'ordine. Sono molti i poliziotti che risiedono nel comune di San Lazzaro di Savena ai quali non è pervenuta questa nota.
La nota della Guardia di finanza precisa ancora che: «Nel corso di un incontro informale tenutosi in data 13 maggio 2010, l'assessore all'urbanistica del comune di San Lazzaro di Savena aveva indicato come opportuna ed auspicabile la costituzione di un'eventuale cooperativa tra appartenenti al corpo per poter accedere alle agevolazioni prospettate». Questo dice la nota della Guardia di Finanza.
Il 13 maggio 2010 la Guardia di Finanza tiene un incontro informale - attenzione! - con l'assessore all'urbanistica Schippa. Non è dato di sapere chi siano i referenti del comando provinciale della guardia di finanza che incontrano l'assessore Schippa. Appare sicuramente - mi consenta - «scabroso» che quel reparto incontri informalmente, attraverso non meglio identificati militari, l'assessore all'urbanistica Schippa direttamente interessato alle indagini relative al suo comune, sia nell'ambito del procedimento penale 5661 del 2008, sia nell'ambito delle denunce pervenute a questo stesso comando alla fine del 2009 e relative al consorzio Cipea.
A riguardo non può essere ritenuta un'illazione la circostanza plausibile che il comando provinciale proprio nella persona del maresciallo Cucinotta, segretario particolare dell'allora comandante provinciale colonnello Burla, godesse di un rapporto privilegiato con quell'ente, giacché fortemente coinvolto nell'assegnazione irregolare di case proprio in quel territorio.
È evidente che a questo punto si ravvisano forti incongruenze dalla lettura degli atti, giacché è inverosimile che il sindaco Macciantelli nel mese di giugno 2010 scriva ad una misteriosa cooperativa denominata Edilizia CA.SA quando il proprio assessore solo alcuni giorni prima - come riportato nella nota della Guardia di Finanza - aveva invitato quegli stessi militari a costituirsi in cooperative al fine di pervenire all'acquisizione di case nell'imminenza del varo del POC.
Nel maggio 2010, come risulta agli atti, quello stesso comando è delegato a indagare nell'ambito di più procedimenti sul comune di San Lazzaro di Savena e i suoi esponenti politici di vertice. Sempre a seguire, nella nota che lei ha letto si legge: «In data 7 settembre 2010 si è svolto un ulteriore incontro informale con il responsabile dell'area programmazione territoriale del comune di San Lazzaro di Savena. Nella circostanza si è potuto apprendere che il comune in parola avrebbe verosimilmente varato a breve termine il nuovo POC (...)». La nota della Guardia di Finanza su quest'ultimo punto contiene elementi a dir poco equivoci. In via preliminare si registra ancora un incontro informale tra i misteriosi - consentitemi questo termine - militari della Guardia di Finanza con altro soggetto qualificato quale responsabile dell'area di programmazione territoriale e direttamente coinvolto nell'indagine urbanistica sanlazzarese delegata al medesimo nucleo.
Si tratta, a mio parere, di un fatto veramente gravissimo. Non è ancora dato di sapere chi incontri chi, trattandosi di singolari e ripetuti incontri informali nel bel mezzo di indagini condotte da quel comando nei confronti di quello stesso ente pubblico e dei suoi esponenti e per di più sull'urbanistica.
Ma vi è di più: se, infatti, è risalente al giugno 2010 la nota con cui il sindaco Macciantelli trasmette ai militari suddetti una missiva con cui li invita semplicemente ad organizzare la cooperativa, è invece dell'11 agosto 2010 la nota dalla Guardia di Finanza con la quale detta offerta è, in realtà, estremamente dettagliata e per nulla fumosa.
L'offerta è chiara: un area di 1.500 metri quadrati per un edificio di 15-18 alloggi.
Appare singolare che secondo la nota della Guardia di finanza a maggio 2010 Schippa proponga la sola opportunità di costituire cooperative in previsione del POC. E che, invece, a seguire nel 2010, il sindaco ribadisce la propria offerta abitativa che il comando della Guardia di finanza ha puntualmente tradotto ai propri Pag. 85militari in una proposta assolutamente chiara. Trattasi, in realtà, di 1.500 metri quadrati per 20 alloggi.
È evidente che gli incontri hanno perfettamente delineato l'entità della proposta. Altrettanto inspiegabile è il contenuto di un secondo incontro informale, tenutosi il 7 settembre 2010, dove il responsabile dell'area tecnica comunica ancora l'imminente varo del POC, come si legge nella nota della Guardia di finanza, nell'ottica di riservare aree non ancora individuate ad edifici realizzati in edilizia convenzionata. È certamente inoppugnabile la totale inopportunità di tali incontri informali con uffici e pubblici amministratori, coinvolti in indagini da parte di quel medesimo comando, sia del tutto chiara.
Nella nota della Guardia di finanza si menziona il procedimento penale n. 5661 del 2008. La nota elude intenzionalmente il testo della nostra interpellanza urgente. Non vi è nessun riferimento all'oggetto della denuncia, ossia che il comune di San Lazzaro di Savena, nello specifico, e alcuni rappresentanti dello stesso, tra cui appunto l'assessore Schippa, il sindaco Macciantelli e tutto l'ufficio tecnico (soggetti con cui la Guardia di finanza si rapporta per le offerte abitative), sono sotto inchiesta.
Non vi è nessun riferimento all'elemento cardine dell'interpellanza urgente, ovvero il fatto che quel procedimento fosse delegato proprio al reparto provinciale della Guardia di finanza di Bologna. Non vi è nessun riferimento, come richiesto nell'interpellanza urgente, ai militari coinvolti nelle denunce di cui al procedimento penale n. 5661 del 2008 e impiegati in quel comando stesso. Si tratta, in particolare, dei seguenti soggetti: il maresciallo Pironti Bruno, privo dei requisiti di reddito come denunciato in atti e beneficiario di alloggi in San Lazzaro da parte della cooperativa Edilcasa, già assistente del procuratore di Bologna Valter Giovannini; il maresciallo Tamburelli Giuseppe, beneficiario di alloggio analogo nel medesimo edificio in San Lazzaro di Savena e attualmente segretario particolare del generale Pezzuto, oggi a capo del comando provinciale in questione; il maresciallo Pizzolante Cosimo, dipendente del medesimo comando e beneficiario di sontuose mansarde in San Lazzaro di Savena, oggetto di abusivismo edilizio; il maresciallo Midolo Sebastiano, allo stesso modo coinvolto nelle more del procedimento penale n. 5661 del 2008. Mi sembra che vi sia un numero consistente di soggetti che vengono indagati e che dovevano essere, invece, coloro che indagano e che non vengono mai menzionati in quella nota del comando della Guardia di finanza.
Nessuno dei suddetti militari venne minimamente sfiorato dalle indagini in carico dal 2008 al comando provinciale di Bologna, con gravissima attività omissiva e sebbene fosse stata espressamente delineata la loro responsabilità.
Per quanto attiene il medesimo procedimento penale n. 5661 del 2008 si sottolinea come i medesimi consulenti del PM - cioè i consulenti del PM titolare dell'inchiesta, Gustapane - abbiano evidenziato (vorrei che rimanesse agli atti): la falsità dei contratti di appalto depositati nella convenzione urbanistica presso il comune di San Lazzaro, risultati privi di riscontro fatturativo e dotati di timbro di copia conforme all'originale evidenziatisi difformi rispetto ai contratti reali stipulati con l'attuatore; la falsità di tutti gli atti catastali, di collaudo statico e la presenza di abusi edilizi insanabili e sanati illegittimamente dal comune di San Lazzaro di Savena attraverso il rilascio di sanatorie; l'assenza dei requisiti di reddito da parte del maresciallo Pironti, con relativa attestazione del comune in suo favore, sebbene privo di tali requisiti, e l'ottenimento conseguente di fondi pubblici; il contraddittorio sopralluogo del comune di San Lazzaro di Savena nell'immobile di proprietà del maresciallo Tamburelli Giuseppe, apparentemente dichiarato non idoneo; l'insanabilità di opere edili nelle mansarde del maresciallo Pizzolante Cosimo e di altri beneficiari; la mancata corresponsione di corrispettivi in denaro da parte di militari della Guardia di finanza beneficiari Pag. 86di mansarde e di spazi comuni di immobili. Questo lo dice il consulente del PM che stava indagando.
Poi vi sono le attività ritorsive e persecutorie condotte da taluni militari e familiari nei confronti dei cittadini denuncianti, con la conseguente perquisizione dell'immobile del maresciallo Midolo ove si rinveniva oggetto provento di furto. Si sottolinea come il predetto PM Gustapane non abbia mai recepito alcuna indicazione pervenuta addirittura dei propri consulenti non ravvisando, in maniera del tutto anomala, alcun reato che, al contrario, è stato riconosciuto dal GIP Castore di Bologna, ma definito come prescritto. Quindi, il GIP ha detto che vi era il reato ma, guarda caso, è arrivata la prescrizione.
La nota della Guardia di finanza omette ogni tipo di riferimento al riguardo, occultando il ruolo dei propri militari coinvolti nel procedimento penale n. 5661 del 2008. Da uno stralcio del procedimento penale si pervenne al parallelo procedimento penale n. 2582 del 2005 sempre in carico al sostituto Gustapane, guarda caso, che evidenziò ancora, attraverso la consulenza del PM medesimo, alcune anomalie ulteriori dell'edilizia sanlazzarese su cui il PM omise ancora ogni attività di legge. In particolare: il rilascio arbitrario di concessioni in varianti ai lotti L, M ed A in regime di edilizia convenzionata; la richiesta non dovuta di oneri da parte del comune L ed H per il rilascio di concessioni in variante non rilasciabili; il rilascio di abitabilità ad edifici privi di collaudo statico; edificazioni di un lotto (B) prima dell'ottenimento della prescritta licenza a costruire; l'integrale assenza di vigilanza urbanistica. Questo è quanto dice il consulente del PM, non lo dico io. Ci sono gli atti.
Ma la cosa incredibile in tutta questa situazione è che, ad esempio, finalmente indaga un magistrato diverso e - guarda caso - indaga anche un Corpo diverso, ossia quello della polizia, e finalmente le inchieste vanno avanti e non si fermano più. Viene coinvolto in questa inchiesta in modo pesante il maresciallo Cucinotta e succede che egli non fa più l'attendente segretario del comandante provinciale, ma adesso si occupa, presso lo stesso comando provinciale, di indagini per la Corte dei conti.
Lei capisce che questo fatto è chiaramente increscioso e incredibile. Ecco perché spero che i vertici del comando della guardia di finanza leggano il mio intervento e, forse, finalmente comprendano che un'indagine conoscitiva all'interno di quel nucleo - lo ripeto - senza voler per questo infangare un Corpo di cui sono molto rispettoso, sia comunque necessaria proprio per rispetto di quel Corpo.
(Rinvio dell'interpellanza urgente Gnecchi n. 2-01041)
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Gnecchi n. 2-01041.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento di tale interpellanza urgente è rinviato ad altra seduta.
(Elementi in merito alla costruzione del nuovo centro di identificazione ed espulsione in Toscana - n. 2-01033)
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01033, concernente elementi in merito alla costruzione del nuovo centro di identificazione ed espulsione in Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, insieme ad altri colleghi, ho presentato questa interpellanza urgente per sollecitare l'istituzione del CIE in Toscana, partendo da alcuni dati di fatto. Negli ultimi anni la Toscana è stata interessata da un forte fenomeno migratorio, che - come ha rilevato l'istituto regionale per la programmazione economica - ne ha cambiato la struttura sociale.
L'emblema, purtroppo negativo, di questa situazione è Prato, città nella quale l'arrivo indiscriminato di immigrati soprattutto Pag. 87cinesi ha portato alla crescita di una Chinatown totalmente illegale, che ha compromesso sia il tessuto economico di uno dei più grandi distretti produttivi in Italia, sia la stessa coesione sociale della città.
Voglio ricordare che a Prato si è insediata una comunità cinese, che ufficialmente conta più di 25 mila presenze, ma che, con l'aggiunta dei clandestini, arriva quasi al doppio. Quella di Prato è comunque la seconda comunità cinese d'Europa dopo Parigi.
Questo polo produttivo, che non conosce programmazione né marketing e che si è sempre mantenuto parallelo rispetto al distretto tradizionale, pur operando nella stessa filiera, ha ormai raggiunto numeri da capogiro: 2 mila 700 aziende, 17 mila addetti, 2 miliardi di giro d'affari quasi totalmente sommerso. Il distretto cinese di Prato è insomma l'esempio più eclatante e sconcertante di assedio al sistema manifatturiero italiano con armi sleali.
A livello regionale il ritmo con cui la popolazione immigrata è aumentata in Toscana dal 1998 al 2008 è stato molto più sostenuto rispetto all'andamento nazionale. Alla fine del 1998 erano presenti nella regione 71 mila immigrati regolarmente registrati, mentre oggi si contano 338 mila residenti stranieri, dei quali tre su dieci nella sola provincia fiorentina, ma è Prato - lo sottolineo - la provincia con la maggiore incidenza percentuale di stranieri sul totale della popolazione residente.
Infatti, su 100 residenti, 12,7 sono stranieri mentre, a livello regionale, la percentuale è del 9,1 per cento. Dal 2005 al 2010 il numero di residenti stranieri è aumentato del 75 per cento su base regionale e in realtà come Grosseto è più che raddoppiato.
In questa situazione la regione Toscana ha varato una legge sull'immigrazione e la sicurezza in aperta contraddizione con la normativa nazionale, una legge che di fatto spalanca le porte ai clandestini, offrendo loro cure sanitarie gratuite e alloggi temporanei, cose che, nelle altre regioni, vengono garantite solo ai cittadini italiani e agli immigrati pienamente in regola.
Secondo un recente studio della professore Ricolfi, il tasso di criminalità degli stranieri regolari è di 3 o 4 volte quello degli italiani e il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è di circa 28 volte quello degli italiani.
Il problema della sicurezza, collegato a quello dell'immigrazione, è uno dei più sentiti dai cittadini ma, ad oggi, in Toscana non esiste un centro di identificazione ed espulsione. Il Ministro Maroni, che conosce molto bene la realtà toscana essendo venuto più volte nei comuni capoluogo per firmare i relativi patti per la sicurezza, ha da tempo iniziato una consultazione con la regione Toscana per cercare di individuare il sito più opportuno per la costruzione di un centro di identificazione e di espulsione e aveva annunciato l'apertura di un CIE nella regione entro il dicembre 2010.
Io insieme ad altri colleghi ho presentato questa interpellanza urgente per sapere quali sono ad oggi i risultati della consultazione con la giunta regionale toscana in merito alla costruzione del centro di identificazione ed espulsione, se sia stato individuato dal Governo il sito per la costruzione del CIE e se il Governo ha già fissato la data di inizio dei lavori del nuovo centro di identificazione ed espulsione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.
SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, voglio subito evidenziare che con il pacchetto sicurezza abbiamo approvato, stanziando le risorse necessarie, un piano straordinario di potenziamento dei centri di identificazione ed espulsione con l'obiettivo, in una prima fase, di realizzarli in quattro regioni (Veneto, Toscana, Marche, e Campania). Attualmente sono 13 i CIE presenti sul territorio nazionale, localizzati in otto regioni italiane (Puglia, Emilia-Romagna, Sicilia, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio e Piemonte). Pag. 88In Sicilia, Puglia e Calabria sono stati istituiti due CIE in considerazione dell'andamento storico dei flussi migratori principalmente diretti verso quei territori. Con particolare riferimento alla Toscana, per rispondere ai quesiti posti dall'onorevole Mazzoni, preciso che da alcuni sopralluoghi effettuati dal Ministero dell'interno era stata ritenuta idonea l'area ex campo di atterraggio per dirigibili situata in località S. Angelo a Lecore, nel comune di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, già nella disponibilità del demanio dello Stato e concessa il 9 aprile 2009 in uso governativo al Ministero dell'interno.
Secondo gli indirizzi fissati dal Governo di massima collaborazione con le autonomie territoriali e in attuazione del metodo generale di consultazione con i presidenti delle regioni, veniva interessato il presidente della Regione Toscana al fine di acquisirne le valutazioni in merito all'area individuata. Il presidente della regione, riferendo anche quanto comunicatogli dal sindaco del comune di Campi Bisenzio sulla localizzazione proposta, rappresentava l'inadeguatezza dell'area, utilizzata per decenni come poligono per le esercitazioni militari e pertanto da bonificare da eventuali residuati bellici, area peraltro destinata dall'Autorità di bacino a cassa di espansione del fiume Bisenzio che richiederebbe una vasta operazione di messa in sicurezza nonché di elevazione del terreno.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di replicare.
RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, non posso che dichiararmi solo parzialmente soddisfatto, perché avevo posto dei quesiti precisi e mi trovo davanti a una risposta abbastanza generica, che non dà garanzie sui tempi né su una localizzazione certa del centro di identificazione ed espulsione, quindi non posso che ribadire che in aree come quella di Prato la situazione dell'immigrazione è degenerata da potenziale risorsa a problema gravissimo, perché si è messa a rischio la stessa coesione sociale.
Voglio ricordare la particolarità del problema cinese, perché l'immigrazione clandestina non debitamente controllata ha facilitato l'affermarsi di nuove forme di sfruttamento e di autentica schiavitù nella comunità cinese. È delle settimane scorse l'ultima sconcertante scoperta: lavoratori clandestini che vengono non solo sfruttati con diciotto ore di lavoro al giorno ma addirittura «dopati» per aumentare il livello di sopportazione della fatica. È notizia di due settimane fa che due di questi lavoratori clandestini sono morti mentre lavoravano e sono stati scaraventati in strada come rifiuti inutilizzabili da datori di lavoro senza scrupoli e senza coscienza.
Sollecito il Governo, perché la Toscana non può più aspettare ulteriormente ritardi sull'individuazione del centro di identificazione ed espulsione, si è già perso troppo tempo anche a causa dell'ostracismo ideologico della giunta regionale, ma questo costringe ancora le forze dell'ordine a impiegare i propri uomini in lunghi e costosi trasferimenti per scortare i clandestini individuati nei centri di identificazione del sud, distogliendo così le forze dell'ordine da un controllo più accurato del territorio.
Il centro di identificazione ed espulsione - lo sollecitano anche molti questori - sarebbe utile anche per velocizzare i tempi di espulsione dei tanti, troppi, immigrati magrebini che gestiscono il mercato della droga nelle città toscane.
Quindi, sottosegretario, prendo atto della sua risposta, però non posso che sollecitare, ancora una volta, il Ministro Maroni a rispettare gli impegni presi, nel senso che aveva dato l'indicazione che, in mancanza di una collaborazione con le regioni, il Governo avrebbe deciso d'imperio. Ripeto: la situazione è tale per cui più si rimanda una decisione adeguata, più il problema dell'immigrazione da risorsa si trasforma in un'autentica bomba sociale.
(Misure a tutela del Corpo nazionale dei vigili del fuoco - n. 2-01051)
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 89n. 2-01051, concernente misure a tutela del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo brevemente anche perché credo che le cose che diciamo attraverso questo strumento di sindacato ispettivo siano estremamente chiare. Poniamo una questione molto importante che riguarda il Corpo dei vigili del fuoco. Credo che questo corpo stia svolgendo, oggi come nel passato, un ruolo importante e fondamentale, che possiamo dire plurimo e onnicomprensivo sul piano della difesa civile, della protezione civile, degli interventi nei campi più disparati e vari all'interno di questo nostro Paese.
Ecco perché, con questo nostro strumento di sindacato ispettivo, noi chiediamo non un'attenzione formale. Più volte ci siamo trovati ad ascoltare parole e frasi di circostanza per quanto riguarda i vigili del fuoco, oggi noi chiediamo invece un'attenzione più dinamica, più vera e più effettiva, ma soprattutto una fase di giustizia, che il Corpo dei vigili del fuoco attende ormai da parecchi anni.
Non c'è dubbio che ci sono problemi che riguardano il loro lavoro, che deve essere riconosciuto come lavoro usurante, che è usurante al pari del lavoro delle altre forze di polizia, ma è certamente usurante. Credo che lo abbiamo più volte dovuto registrare in tantissime occasioni.
C'è ovviamente una carenza di organico, ci sono problemi che riguardano certamente la copertura di posti e di vuoti lasciati liberi, ci sono i problemi dei cosiddetti precari, quelli che si avvicendano possiamo dire, tra virgolette, stagionalmente.
Quindi, non c'è dubbio che, per avere una effettività e una efficacia dell'impegno di questo corpo, per il quale il momento dell'azione si sostanzia sempre di più, dobbiamo avere una visione molto chiara, non tralasciando tutti i problemi connessi anche alla dipendenza di questi vigili del fuoco. Sappiamo che dipendono dal Ministero dell'interno, per alcuni versi, mentre per altri versi c'è il Dipartimento della protezione civile. Credo che questo molte volte non sia molto di aiuto in determinate circostanze ad assicurare quella catena di comando che credo sia fondamentale ed essenziale al fine di avere dati di certezza e soprattutto di concretezza e razionalità nell'impiego di queste forze.
Alla fine di questa interpellanza chiediamo al Governo se non intenda procedere a nuove assunzioni di personale con lo scorrimento di tutte le graduatorie vigenti.
Questo pomeriggio in Commissione affari costituzionali abbiamo avuto la presenza del sottosegretario per l'interno Nitto Palma, che credo abbia la delega per quanto riguarda i vigili del fuoco, che si è espresso su tre proposte di legge, di tre colleghi - Catanoso, La Loggia e un altro collega - che chiedono ovviamente la copertura di posti attraverso lo scorrimento di graduatorie di vecchi concorsi.
Si è detto che tutto questo non è possibile. Non abbiamo capito quale sia la posizione politica del Governo, anche per assicurare, come dicevo poc'anzi, l'effettività di un impegno, un coordinamento e, soprattutto, un razionale sviluppo dell'azione di questo Corpo. Non abbiamo compreso, fino in fondo, se esista la volontà di chiudere con vicende certamente non esaltanti rispetto a un dato che non so come definire se non precariato, immettendosi davvero in un aspetto molto più significativo che valorizzi questo Corpo.
È il problema delle qualifiche, degli avanzamenti. Certamente, anche questo Corpo, forse, ha avuto qualche battuta di arretramento rispetto a traguardi e obiettivi raggiunti dalle altre forze di polizia. Ritengo che questo sia un dato e un aspetto che tutto il Governo, come il Parlamento, deve porsi, perché se non ci poniamo questi problemi su questo Corpo, non vi è dubbio che le enfatizzazioni e i riconoscimenti di occasione e di circostanza sanno più di liturgia che di atti concreti che dovremmo tentare di porre in essere.
Questo è il senso della nostra interpellanza urgente. Il suo significato, come lei sa, signor Presidente - credo che lo riconosca Pag. 90anche il sottosegretario - va al di là delle cose scritte. Bisogna capire se questi strumenti di sindacato ispettivo hanno senso, se servono ad incentivare e a sollecitare anche il Governo nel suo complesso, se esistono risorse e se vi è disponibilità.
Certamente, credo che la disponibilità delle risorse dovrebbe essere assicurata nel momento in cui, in presenza di calamità naturali, verifichiamo e registriamo, giorno per giorno, che, se vi fosse stata un'azione di rafforzamento della prevenzione, avremmo risparmiato moltissimo rispetto a un dispendio di energie, materiali e personale; questo se solo vi fosse stata un'azione preventiva e di efficacia preventiva nella determinazione e nella messa in sicurezza di alcuni siti e di alcuni immobili. Ma non vi è soltanto questo. So e sappiamo tutti quanti quale sia il compito e il ruolo dei vigili del fuoco in questo particolare momento.
Ecco perché questo strumento di sindacato ispettivo, visto e considerato che alcune graduatorie scadono verso la fine di aprile. Vorremmo capire se il Governo è disponibile, per coprire i posti, a recuperare queste graduatorie, gli idonei di queste graduatorie, anche per dare una risposta, forse limitata in questo caso, ma che si traduca poi in un atteggiamento e in un modo diverso, che racchiuda e implicitamente esprima una scelta politica molto chiara, senza alcun dubbio e senza alcun tentennamento. Signor Presidente, ho concluso la mia illustrazione. Attendo, ovviamente, la risposta del sottosegretario.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.
SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'adeguatezza delle dotazioni e delle risorse del Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle priorità del Governo, nella convinzione del fondamentale ruolo che il Corpo svolge da sempre nel più ampio sistema del soccorso pubblico, della difesa e della Protezione civile.
La professionalità dimostrata in seguito alla crisi che ha colpito i Paesi del nord Africa è l'ultima testimonianza del generoso e insostituibile impegno del Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale del sistema nazionale di Protezione civile. D'altra parte, i tragici eventi degli ultimi anni, ormai impressi nella memoria collettiva del Paese, dal sisma che ha colpito l'Abruzzo alla tragedia di Viareggio, ai gravi dissesti idrogeologici del territorio della provincia di Messina, hanno dimostrato l'efficienza operativa della macchina del soccorso e le elevatissime doti umane e professionali dei vigili del fuoco, soprattutto con riferimento alle squadre operative.
In ragione dell'indispensabile ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nel sistema generale della sicurezza del Paese, già la legge delega n. 252 del 2004 aveva introdotto un'incisiva riforma riconducendo il rapporto di impiego del personale dal regime privatistico a quello di diritto pubblico, al pari di quanto già previsto per gli altri corpi dello Stato chiamati alla difesa dei valori fondamentali della Repubblica.
Pur essendo parte integrante del sistema di sicurezza, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha, però, compiti diversi da quelli attinenti alla prevenzione e alla repressione dei reati, alla sicurezza delle istituzioni, alla difesa militare, propri di organismi inclusi nei comparti di sicurezza e difesa.
La specifica connotazione delle sue attribuzioni fa sì che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco non rappresenti un corpo di pubblica sicurezza. In questo senso va letta la scelta del legislatore che non ha ricompreso, con la legge n. 121 del 1981, il personale dei vigili del fuoco nella categoria delle forze di polizia, mentre la citata legge delega n. 252 del 2004 istituiva l'apposito comparto di negoziazione «vigili del fuoco e soccorso pubblico».
La riforma dell'ordinamento introdotta, poi, dal decreto legislativo n. 217 del 2005 è incentrata su una ristrutturazione di ruoli, qualifiche, avanzamenti professionali, sostanzialmente speculare a quelli Pag. 91delle forze di polizia. Con il nuovo ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è stato, infatti, introdotto rispetto al passato un impianto normativo basato su progressioni di carriera più rapide, anche attraverso un sistema di promozioni a ruolo aperto.
Le differenze tuttora esistenti, specie con riferimento al trattamento economico e previdenziale, tra il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e quello delle forze di polizia sono in via di progressivo superamento, come dimostrano i recenti interventi legislativi volti a rilanciare il ruolo di centralità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Sul piano concreto, particolarmente significativo, anche in prospettiva, è il riconoscimento della specificità del ruolo assegnato al personale del comparto soccorso pubblico, introdotto dall'articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito dalla legge n. 2 del 2009 e ribadito dall'articolo 19 della legge n. 183 del 2010. La specificità alle Forze armate, alle forze di polizia ed al Corpo nazionale dei vigili del fuoco è stata ribadita dall'articolo 19 della legge n. 183 del 2010 ai fini della definizione degli ordinamenti e della tutela economica, pensionistica e previdenziale.
Il processo di armonizzazione dei trattamenti economici del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco rispetto alle forze di polizia ha trovato riscontro ancora nel richiamato decreto-legge n. 185 del 2008 con il quale, in sede di conversione, sono state destinate risorse aggiuntive all'attuazione dei patti per il soccorso pubblico da stipularsi annualmente tra Governo e parti sindacali e all'istituzione di una speciale indennità operativa per il servizio di soccorso tecnico urgente espletato all'esterno.
Ulteriori interventi per l'armonizzazione del trattamento economico si sono registrati sia con il decreto-legge n. 39 del 2009, cosiddetto decreto-legge Abruzzo, convertito dalla legge n. 77 del 2009, con il quale è stata ripristinata l'indennità di missione anche per il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, analogamente a quanto già previsto per il personale dei comparti sicurezza e difesa, sia con il decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge n. 102 del 2009, con il quale sono state assegnate, per la speciale indennità di soccorso esterno, risorse pari ad ulteriori 15 milioni di euro.
Inoltre, con decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, è stata riconosciuta l'indennità di trasferimento anche in favore del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco risolvendo, così, sul piano ordinamentale, una disarmonia esistente tra i comparti sicurezza e difesa e quello del soccorso pubblico.
Le misure adottate per l'armonizzazione dei trattamenti economici si inseriscono, peraltro, in un contesto di disposizioni nel cui ambito il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, diversamente dal passato risulta espressamente ricompreso assieme ai comparti sicurezza e difesa.
È stato, infatti, previsto, all'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, un Fondo destinato al finanziamento di misure perequative per il personale delle Forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco interessato dal blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo e degli automatismi stipendiali, con dotazione di 80 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2011 e 2012. Tale disposizione è stata di recente integrata con ulteriori misure perequative introdotte dal decreto-legge n. 27 del 2011 che ha disposto la durata triennale del Fondo e l'incremento dello stesso fino a 115 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013.
Anche in merito alle carenze di organico sono stati adottati provvedimenti legislativi che tendono ad una progressiva riduzione delle carenze stesse. Le previsioni della legge finanziaria per il 2010, confermate dalla manovra finanziaria, introdotta con la legge n. 122 del 2010, hanno infatti stabilito nel triennio 2010-2012, assunzioni nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco a copertura del 100 per cento del turnover. Nei prossimi giorni Pag. 92avrà inizio il corso di formazione per i vincitori del concorso pubblico a 814 posti nella qualifica dei vigili del fuoco.
Ricordo, infine, che proprio nella giornata di ieri è stato posto all'esame del pre-Consiglio dei ministri uno schema di decreto-legge recante misure urgenti per garantire l'operatività delle strutture del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che consentirà procedure semplificate per l'accesso alle qualifiche di caposquadra e caporeparto. Tali qualifiche rivestono un ruolo assolutamente strategico e centrale nell'ambito del sistema di soccorso pubblico non surrogabile per lo specifico livello delle responsabilità e per il grado di autonomia decisionale correlati agli interventi urgenti. Il provvedimento permetterà, quindi, di procedere in tempi rapidi alla copertura di 2.007 posti di capisquadra e di 1.493 posti di capireparto.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, a sua gentile richiesta prendo atto della risposta del sottosegretario.
Non c'è dubbio che concordo con il sottosegretario nel momento in cui attribuisce questo ruolo e soprattutto riconosce il compito, la dedizione e la grande professionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, quello che ha rappresentato e rappresenta nel nostro Paese come affidamento, ma soprattutto nell'area della sicurezza.
La sicurezza è un dato non relativizzato o riportabile semplicemente alle forze dell'ordine. Tutti insieme si concorre alla sicurezza, sia nel momento in cui si fa prevenzione, sia nel momento in cui si fa soccorso, sia nel momento in cui si interviene, come dicevo poc'anzi, di fronte a calamità naturali e quant'altro. Credo, pertanto, che sia un aspetto importante e fondamentale.
Poi c'è il dato della specificità che noi abbiamo rivendicato, come io lo rivendico in questo momento per quanto riguarda le forze dell'ordine e per quanto riguarda ovviamente anche le Forze armate. Il ruolo delle Forze armate e delle forze dell'ordine credo che sia fondamentale e che sia sotto gli occhi di tutti. C'è un provvedimento, anzi un disegno di legge di conversione di un decreto-legge, che è all'esame della I Commissione e della IV Commissione - ritengo lei, signor sottosegretario, abbia fatta riferimento a questo provvedimento - che è una tantum e non credo offra una sistemazione, anche dal punto di vista economico, a tutti i soggetti interessati del comparto di sicurezza e del comparto delle Forze armate. È una tantum, ma credo si richiederebbe un'azione diversa: un provvedimento una tantum non credo possa unirsi alla specificità. O noi riconosciamo la specificità e la peculiarità del ruolo di questi soggetti oppure l'una tantum, vincolata ad un fondo di tre anni, credo che sia una contraddizione in termini. O noi riconosciamo, quindi, quello che è l'apporto, la professionalità e l'importanza strategica, oppure certamente l'una tantum non credo possa soddisfare una serie di interrogativi e di problemi che via via nel tempo sono stati posti, sussistono e si sono dovuti registrare a malincuore.
Le devo fare, però, una precisazione, signor sottosegretario. Non c'è dubbio che i vigili del fuoco non operano per quanto riguarda la repressione dei reati. È sempre un fatto difficoltoso capire chi fa «più» sicurezza. Io sostengo che sicurezza la dobbiamo far tutti. La sicurezza è un concetto molto alto e credo che debba comprendere culturalmente tutti gli elementi e le aree che si informano, che sono impegnate e che si proiettano per offrire ed assicurare una qualità di vita ai cittadini sia rispetto alla criminalità, organizzata o non organizzata, sia per quanto riguarda il dato della sicurezza, a cui noi ci richiamiamo anche in quest'occasione e a cui abbiamo fatto ampio riferimento.
C'è una disparità di trattamento con le forze dell'ordine per quanto riguarda le retribuzioni. Lei, sottosegretario, ha fatto riferimento ad una serie di provvedimenti legislativi.
C'è una disparità di trattamento che via via nel tempo è diventata sempre più Pag. 93pesante. Non è un problema soltanto di corresponsione economica: quando ci sono delle disparità, degli squilibri e delle diverse valutazioni non c'è dubbio che ciò va a frustrare i soggetti, non li va ad esaltare, perché certo è importante il riconoscimento formale, ma esso si dovrebbe sostanziare attraverso atti, impegni, scelte e conseguenze. C'è - e ne parlo anche nell'interpellanza urgente in oggetto - un dislivello di 300 euro.
Poi c'è un altro aspetto: lei parlava anche di avanzamento e di posti messi in essere da un provvedimento licenziato, se ho ben capito, ieri dal Pre-Consiglio dei Ministri per quanto riguarda i capisquadra. Certo, i capisquadra sono un aspetto importante e di professionalità che può essere considerato l'ossatura del Corpo stesso dei vigili del fuoco. Gli avanzamenti professionali sono ormai congelati da anni e sono stati gestiti sempre in modo superficiale: qualcosa non ha funzionato, forse a causa di questa doppia dipendenza dei vigili del fuoco dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza del Consiglio. Si tratta di un dato importante e fondamentale e forse alcune situazioni, disfunzioni e idiosincrasie sono state determinate da questo ibrido doppio cappello, da questa schizofrenia che molte volte fa perdere di vista - come dicevo poc'anzi - un dato importante e fondamentale in questo caso, ovvero la catena del comando e delle certezze che, credo, vadano assicurati sia per le forze dell'ordine sia per le Forze armate sia per il Corpo dei vigili del fuoco.
Lei faceva riferimento all'ultimo concorso, quello di 814 posti, ma tutto questo è veramente insufficiente.
Si è parlato più volte e si è rivendicata la stabilizzazione dei precari. Al riguardo un ordine del giorno è stato firmato e sottoscritto da parte di tutti i gruppi. Si tratta di un dato importante e fondamentale. Non possiamo lasciare questo Corpo alla superficialità oppure vedere questi discontinui proiettati sempre più in un limbo, in una posizione estremamente labile, confusa e incerta.
Se vogliamo costruire sicurezza, certamente con la discontinuità non la accresciamo e non la garantiamo, in nessuna realtà della pubblica amministrazione e, a maggior ragione, dove trattiamo di corpi specializzati che possiedono una loro peculiarità e professionalità.
Ha fatto bene, signor sottosegretario, a fare riferimento alla formazione: so che ci si sta impegnando sempre di più sul piano della formazione; molte volte formiamo i discontinui, c'è poi un lasso di tempo in cui li lasciamo ai margini dell'impegno e dell'impiego e, alla fine, bisogna riannodare tutte le fila. Qualcosa certamente non va.
La risposta non mi è pervenuta per quanto riguarda l'assorbimento di personale di vecchie graduatorie e di concorsi già espletati. Sarà un problema economico: lei ha fatto riferimento a cifre, le ultime le abbiamo ricordate, quella triennale e quell'una tantum che sono certamente insufficienti e che riguardano sia il Corpo dei vigili del fuoco, sia le Forze armate sia le forze di polizia.
Se dovessi dare in questo momento un giudizio, signor Presidente, non so come mi esprimerei. Certamente non sono soddisfatto. Ci sono graduatorie che scadono alla fine di aprile, ci sono stati, certo, un pronunciamento, un impegno e anche una mobilitazione da parte di tutti i gruppi parlamentari.
Capisco molte cose, ma ho compreso e ho colto nelle parole del sottosegretario, che ringrazio sinceramente anche per la risposta, che al di là di qualche aggiustamento, di qualche maquillage che si fa per quanto riguarda questo Corpo dei vigili del fuoco manca una politica, manca una forte politica per quanto riguarda la prevenzione nel nostro Paese.
Ma i vigili del fuoco sono impegnati in tanti modi nelle varietà più diverse della vita sociale e civile all'interno del nostro Paese. L'incombenza dei vigili del fuoco è varia, è multiforme. Forse, a noi sfuggono tutte quelle che sono le competenze degli accertamenti, delle certificazioni, tutto un mondo certamente che fa capo ai vigili del fuoco che dovrebbero essere il punto di riferimento sul piano della sicurezza, della prevenzione e, quindi, certamente anche Pag. 94del soccorso e dell'impiego di queste forze, di questa energia nel momento in cui, malauguratamente, ci troviamo di fronte a fatti ineluttabili e sopratutto drammatici.
Detto questo, signor Presidente, mi dispiace e mi duole dire al sottosegretario che non sono soddisfatto, pur avendolo ringraziato per lo sforzo che ha fatto. Lei, sottosegretario, non appartiene ovviamente al Ministero dell'interno. Lei è sottosegretario di un altro Ministero. Ma forse quello c'entra perché è un problema di risorse e ci ha detto, con riferimenti legislativi, che più di queste risorse e di queste disponibilità non ci sono. Forse è un problema di scelte, di valori, di impegni che certamente il Governo dovrebbe porsi soprattutto per quanto riguarda il Corpo dei vigili del fuoco.
(Rinvio delle interpellanze urgenti Gava n. 2-01039, Mario Pepe (IR) n. 2-01047 e Sardelli n. 2-01023)
PRESIDENTE. Avverto che, a seguito di intese intercorse tra il Governo e i presentatori, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Gava n. 2-01039, Mario Pepe (IR) n. 2-01047 e Sardelli n. 2-01023 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Trasmissione del Documento di economia e finanza 2011 e sua assegnazione alla V Commissione (ore 19,43).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 aprile 2011, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, come modificati dalla legge 7 aprile 2011, n. 39, il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4). Alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui al comma 4 del predetto articolo 10. Al Documento sono altresì allegati il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della predetta legge n. 196 del 2009, e il documento concernente le risorse del bilancio dello Stato destinate alle regioni e province autonome, di cui al comma 10 dell'articolo 10 della medesima legge (Allegati I e II).
Il Documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il termine per l'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti in sede consultiva è stabilito per il 21 aprile 2011. La V Commissione (Bilancio) dovrà presentare la relazione all'Assemblea entro il 27 aprile 2011.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 18 aprile 2011, alle 17:
1. - Discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00391 concernente iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.
2. - Discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00609 e Poli ed altri n. 1-00620 concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità.
La seduta termina alle 19,45.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO RENATO FARINA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4027-A
RENATO FARINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica, e lo ha spiegato il collega relatore con precisione e dovizia di particolari che qui non necessita di ripetere, prevede la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), ed ha lo scopo di consentire il trasferimento degli uffici del Segretariato della CGPM presso la sede definitiva, individuata a Roma, nei locali demaniali di Palazzo Blumensthil. Attualmente, la CGPM ha la sua sede provvisoria presso gli uffici della FAO, a sua volta ubicata a Roma.
La presenza della FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) a Roma è motivo di orgoglio per l'Italia, e fa sì che Roma - una volta di più - sia lo scenario dell'incontro delle più grande personalità mondiali, tese a rispondere ai bisogni più gravi della troppo ampia fascia di umanità che vive ai limiti della sopravvivenza.
È giusto dunque che il nostro Paese faccia ogni sforzo - e lo dico a nome del Popolo della Libertà - per consentire a questo organismo di sentirsi in simbiosi con Roma e il suo umanesimo così sintetico dei valori senza cui non può esserci autentica civiltà e convivenza tra i popoli. Dunque la collaborazione tra governo e Fao non può che essere benedetta dal parlamento.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI CARLO MONAI E RENATO FARINA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4024-A
CARLO MONAI. L'Accordo in esame, firmato a Tirana il 3 dicembre 2007 è finalizzato a completare e rendere più agevole l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 e della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959 nei rapporti bilaterali tra Italia e Albania. Per quanto riguarda l'estradizione, l'Accordo si propone di superare la riserva apposta dall'Albania ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione europea di estradizione che disciplina l'estradizione di cittadini delle singole Parti contraenti, mentre, invece, riguardo l'assistenza penale, l'Accordo intende estendere ai rapporti con quel Paese le disposizioni degli Accordi di Schengen, della Convenzione UE di assistenza giudiziaria del 29 maggio 2000 e del Protocollo a tale Convenzione relativo alle informazioni bancarie.
Vengono previste, in questo Accordo, norme rilevanti e condivisibili quali, per esempio: la trasmissione diretta delle rogatorie, effettuate per iscritto, tra le autorità giudiziarie territorialmente competenti eliminando così il passaggio intermedio delle autorità centrali; la possibilità di dare esecuzione a una rogatoria per mezzo di collegamento audiovisivo, e quindi i testimoni e i periti, qualora non sia possibile effettuare una videoconferenza, potranno essere sentiti anche attraverso il telefono; lo scambio spontaneo di informazioni tra le autorità giudiziarie competenti delle Parti anche in assenza di richiesta in tal senso nonché la possibilità di restituire allo Stato richiedente i beni provenienti da un reato; lo scambio di informazioni sui conti e l'esercizio di un controllo sulle operazioni bancarie di persone fisiche o giuridiche oggetto di un'indagine penale, quindi le Parti non potranno opporre il segreto bancario per rifiutare la collaborazione a seguito di una richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale.
Il disegno di legge in esame può servire dunque ad ampliare gli strumenti giuridici di collaborazione tra i due Stati, nel rispetto dei diritti dei cittadini di entrambi i Paesi e in conformità con le normative europee.
È opportuno accennare a questo punto a ciò che oggi è l'Albania con particolare Pag. 96riguardo alle tensioni politiche che ancora l'attraversano e che rischiano fortemente di vanificare le procedure di integrazione europea.
L'Albania è il paese balcanico con più legami storici con il nostro Paese, dove è maggiormente diffusa la lingua italiana e dove si mantengono rapporti economico-commerciali che datano da tempo immemorabile. L'Italia è il primo partner commerciale, primo investitore e, con un miliardo di euro, anche primo paese donatore dell'Albania. In Italia, la comunità albanese, stimata dalla Caritas in 430 mila regolari stanziali, è la meglio integrata per lingua, lavoro e livello di scolarità. Il ruolo dell'Albania è ritenuto dagli osservatori europei un concreto fattore stabilizzante per la sicurezza della regione balcanica anche perché questo Paese si è dotato di misure contro la corruzione economica e l'illegalità che ha consentito oggi di tirarlo fuori dalle vie di transito dei grandi traffici illegali, del commercio della droga o del traffico di esseri umani. Insomma, un Paese in constante crescita sia nel settore degli investimenti pubblici, in particolare nei settori della comunicazione, sia in quello delle infrastrutture stradali, dell'energia e, soprattutto, del turismo. Un Paese, soprattutto, che ambisce da tempo a entrare in Europa. Sebbene relegata in secondo piano dai fatti che in questi mesi sono all'attenzione delle diplomazie internazionali, la tensione in Albania, però, dopo i moti del 21 gennaio a Tirana, non accenna affatto a scemare. Siamo ancora in presenza di un braccio di ferro tra il premier Sali Berisha e il suo oppositore Edi Rama, sindaco della capitale ma anche leader del partito socialista, il quale ha dichiarato che le dimostrazioni di piazza continueranno fino alla caduta del governo Berisha e all'indizione di nuove elezioni. Una situazione che sta spaccando in due l'Albania e nello stesso tempo non si ha notizia al momento di una soluzione politica di questo duro scontro il cui perdurare rischia di provocare un'involuzione del processo che stava conducendo l'Albania verso la piena integrazione nell'Ue. A maggior ragione dopo quanto affermato da Stefan Fuele, Commissario europeo all'Allargamento e alla politica di vicinato, che già considerava irrealistica la richiesta albanese di completare il processo di adesione entro il 2014 prima ancora degli scontri registrati alla fine di gennaio di quest'anno.
Infine, vorrei aggiungere che, nel solco del sostegno che l'Italia non deve far mancare al nostro dirimpettaio adriatico anche attraverso il voto favorevole al provvedimento in esame, l'ingresso di questo Paese nella Nato (avvenuto il 4 aprile 2009), certifica la presenza di un alleato serio, che ha dimostrato una responsabilità matura nell'assumere pienamente il proprio ruolo per la pace e la sicurezza collaborando con i vicini e gli alleati alla lotta contro le minacce terroristiche. Insomma, dovremmo nel nostro interesse adoperarci, pur senza interferire nella lotta politica in atto in quel Paese, perché si giunga a una soluzione (anche se appare difficile essa possa risolversi in presenza dei due leader attualmente intransigenti oppositori l'uno dell'altro).
Anche l'approvazione di questo provvedimento ci appare un tassello che si può aggiungere ad altri per sostenere la crescita di questo Paese a diversi livelli. Il nostro gruppo preannuncia così il suo voto favorevole.
RENATO FARINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del Popolo della libertà esprimo soddisfazione perché la ratifica di questo accordo sia in dirittura d'arrivo. Grazie a questa legge potrà essere meno complicato fare processi e assicurare alla giustizia dei criminali, facilitando le rogatorie e l'uso di sistemi moderni di telecomunicazione nell'ambito delle indagini e dei dibattimenti.
L'Albania è un paese amico, e l'Italia ha responsabilità storiche verso il popolo albanese. Le fibrillazioni della democrazia in questa terra balcanica non hanno fatto venir meno la volontà di integrarsi ad ogni livello in Europa. L'Albania è già una presenza vivace nel Consiglio d'Europa e Pag. 97nella Nato. Accordi di questo genere aiutano il cammino verso l'ingresso nella Unione europea che il Pdl appoggia!
Colgo l'occasione anche per segnalare come le manifestazioni di protesta contro il Governo albanese registratesi negli scorsi mesi, hanno avuto un carattere pretestuoso e siano state strumentalizzate dal Partito socialista che non vuole accettare il risultato delle urne confermato dall'Osce e dal Consiglio d'Europa.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI CARLO MONAI, STEFANO STEFANI E RENATO FARINA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4040
CARLO MONAI. Il provvedimento al nostro esame conferma e rafforza i buoni rapporti che il nostro Paese intrattiene con la Repubblica presidenziale di Panama. Proprio lo scorso anno abbiamo già ratificato un importante Accordo sulla promozione degli investimenti in quel Paese. Le norme che caratterizzano questo Accordo di oggi ripropongono quelle che già il nostro Paese ha proficuamente firmato con tanti altri Paesi.
Nella fattispecie vengono previste in questo Accordo: la promozione della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica nonché la conoscenza, diffusione e insegnamento della lingua di ciascuna Parte contraente nel territorio dell'altra; l'intensificazione delle intese interuniversitarie, lo scambio dei docenti e ricercatori e l'avvio di ricerche congiunte su temi di comune interesse; la collaborazione tra le rispettive amministrazioni archivistiche, le Biblioteche e i Musei dei due Paesi, attraverso lo scambio di materiale, banche dati ed esperti; la promozione della creazione di istituzioni culturali e scolastiche dell'altra Parte nonché l'impegno a garantire le migliori facilitazioni possibili per il loro funzionamento e le relative attività; il rafforzamento della collaborazione nel campo dell'istruzione, mediante scambio di esperti e di informazioni sui rispettivi ordinamenti scolastici e metodologie didattiche; la concessione di borse di studio a studenti, specialisti e laureati dell'altra Parte; l'incremento della collaborazione in campo editoriale, attraverso traduzioni, mostre e fiere del libro, pubblicazione di opere di saggistica e narrativa dell'altra Parte; la collaborazione nei settori della musica, della danza, del teatro, del cinema e delle arti visive, attraverso lo scambio di artisti e di mostre, nonché attraverso la reciproca partecipazione a festival, rassegne e altre manifestazioni di rilievo; l'incentivazione di contatti e collaborazione tra i rispettivi organismi radiotelevisivi, attraverso lo scambio di informazioni, materiali ed esperti; lo scambio di informazioni ed esperienze nei settori dello sport e della gioventù; la promozione dello sviluppo della cooperazione scientifica e tecnologica fra istituzioni e organizzazioni scientifiche, pubbliche e private dei due Paesi, con particolare riguardo ai settori relativi alla salvaguardia dell'ambiente e della sanità; la cooperazione nei settori dell'archeologia, antropologia e scienze affini, nonché la valorizzazione, la conservazione, il recupero ed il restauro del patrimonio culturale.
Si tratta certamente di un provvedimento a sostegno di scambi in ambito culturale, scientifico e artistico con un Paese in cui si può osservare finalmente un costante processo di stabilizzazione politica e economica che incoraggerà e faciliterà senza dubbio il rafforzamento dei legami di amicizia tra i Paesi, in una concezione della collaborazione culturale quale strumento di politica estera, ma anche l'adozione di accordi proficui anche per le tante nostre piccole imprese in cerca di nuovi mercati.
Tra l'altro, le relazioni bilaterali tra Panama e Italia stanno entrando in una fase particolare in vista del significativo coinvolgimento della Impregilo Spa nel consorzio incaricato dei lavori per la riapertura del Canale interoceanico, nonché degli interessi che anche Enel ha in quell'area.
L'Accordo intende favorire altresì la reciproca conoscenza della vita politica, economica, culturale e sociale - con particolare Pag. 98riguardo alla tutela dei diritti umani e delle minoranze, nonché delle libertà civili e politiche - lo scambio di informazioni nei settori dello sport.
Il gruppo di Italia dei Valori assicurerà il proprio voto favorevole sul provvedimento.
STEFANO STEFANI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare merita un ampio e convinto sostegno. Esso infatti, autorizzando la ratifica dell'accordo di cooperazione culturale e scientifica con Panama, contribuisce al rafforzamento dei legami dell'Italia con uno Stato amico.
In particolare, l'accordo promuove la reciproca conoscenza tra i nostri due popoli attraverso, tra le altre cose, la realizzazione di scambi di docenti; la concessione di borse di studio a studenti, specialisti e laureati; lo scambio di informazioni sui rispettivi istituti di istruzione superiore; l'agevolazione nella reciproca utilizzazione dei titoli di studio rilasciati dai due Stati; lo scambio di informazioni nei settori dello sport e della gioventù; la collaborazione nel campo archeologico e della tutela del patrimonio culturale; la realizzazione di accordi di ricerca scientifica e tecnologica con una particolare attenzione alla tutela dell'ambiente.
Particolare importanza, nell'attuale contesto internazionale, assume poi il reciproco impegno, ai sensi dell'articolo 18, alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale derivanti dall'attuazione dell'Accordo. È anche previsto che le informazioni scientifico-tecnologiche soggette a diritti di proprietà intellettuale e che siano derivate dall'attività di collaborazione nel quadro dell'Accordo non possano essere divulgate a terzi se non con il consenso scritti di entrambe le Parti.
Al riguardo, merita rilevare che si tratta di un aspetto, quello della tutela dei diritti di proprietà intellettuale, che meriterebbe maggiore attenzione anche in sede multilaterale, per evitare fenomeni di concorrenza sleale da parte di economie emergenti; non si può quindi che salutare con favore l'attenzione manifestata da Italia e Panama su questo profilo.
Con questo accordo, l'Italia promuove ulteriormente le proprie relazioni con Panama, uno Stato che, successivamente alla cacciata nel dicembre del 1989 del dittatore Noriega, è stato un esempio di successo di transizione alla democrazia, come testimoniato da autorevoli indicatori internazionali. Panama è inoltre uno Stato che si trova al centro della nuova geo-economia globale, come testimoniato anche dal progetto di allargamento del canale avviato nel 2007, al fine di consentire l'apertura di un terzo sistema di chiuse per rendere possibile il passaggio nel canale di navi di grandi tonnellaggio. Questo progetto, che è fortemente sostenuto dall'attuale Presidente della Repubblica Martinelli (peraltro di origini italiane), vede coinvolte nella sua realizzazione anche imprese italiane, oltre a suscitare l'attenzione di importanti attori come la Cina, che dopo aver partecipato senza successo con alcune sue imprese alla gara per la realizzazione dell'allargamento (gara invece vinta appunto da un consorzio a partecipazione italiana), starebbe ora interessandosi, in cooperazione con la Colombia, ad un progetto alternativo, ma di ben più difficile realizzabilità, di collegamento ferroviario veloce tra i due porti colombiani sul Pacifico e sull'Atlantico. Questo a conferma di una certa centralità della realtà panamense e dell'importanza per l'Italia di mantenere legami forti con questa realtà.
Per questi motivi, annuncio il voto convintamente favorevole del gruppo della Lega Nord sul provvedimento in esame.
RENATO FARINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le norme dell'Accordo prevedono - secondo le puntuali delucidazioni del relatore - la promozione della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica Pag. 99tra Italia e Panama nonché la conoscenza, diffusione e insegnamento della lingua di ciascuna Parte contraente nel territorio dell'altra.
Non c'è bisogno qui di ripetere i dettagli dell'accordo. Mi preme a nome del Popolo della libertà soprattutto plaudire lo scambio di persone che studieranno e ricercheranno nei rispettivi Paesi. Noi non scambiamo solamente merci, grazie alla globalizzazione, ma amicizia e cultura, senza cui non può esserci vero progresso e vera pace!
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4215 - em. 1.2 | 456 | 273 | 183 | 137 | 6 | 267 | 59 | Resp. |
2 | Nom. | odg 9/4215/1 | 455 | 437 | 18 | 219 | 425 | 12 | 59 | Appr. |
3 | Nom. | Ddl 4215 - voto finale | 451 | 440 | 11 | 221 | 440 | 57 | Appr. | |
4 | Nom. | Ddl 4027-A - articolo 1 | 449 | 444 | 5 | 223 | 444 | 56 | Appr. | |
5 | Nom. | articolo 2 | 446 | 441 | 5 | 221 | 441 | 56 | Appr. | |
6 | Nom. | articolo 3 | 455 | 451 | 4 | 226 | 451 | 55 | Appr. | |
7 | Nom. | articolo 4 | 460 | 456 | 4 | 229 | 456 | 55 | Appr. | |
8 | Nom. | Ddl 4027-A - voto finale | 444 | 441 | 3 | 221 | 441 | 55 | Appr. | |
9 | Nom. | Ddl 4024-A - articolo 1 | 443 | 443 | 222 | 442 | 1 | 55 | Appr. | |
10 | Nom. | articolo 2 | 447 | 447 | 224 | 447 | 55 | Appr. | ||
11 | Nom. | articolo 3 | 450 | 450 | 226 | 450 | 55 | Appr. | ||
12 | Nom. | articolo 4 | 451 | 451 | 226 | 451 | 55 | Appr. | ||
13 | Nom. | Ddl 4024-A - voto finale | 449 | 449 | 225 | 449 | 55 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Ddl 4040 - articolo 1 | 446 | 446 | 224 | 446 | 55 | Appr. | ||
15 | Nom. | articolo 2 | 442 | 442 | 222 | 442 | 55 | Appr. | ||
16 | Nom. | articolo 3 | 447 | 447 | 224 | 447 | 55 | Appr. | ||
17 | Nom. | articolo 4 | 452 | 452 | 227 | 452 | 55 | Appr. | ||
18 | Nom. | Ddl 4040 - voto finale | 449 | 449 | 225 | 449 | 55 | Appr. | ||
19 | Nom. | Ddl 4135 - articolo 1 | 427 | 427 | 214 | 427 | 55 | Appr. | ||
20 | Nom. | articolo 2 | 426 | 426 | 214 | 426 | 55 | Appr. | ||
21 | Nom. | articolo 3 | 429 | 429 | 215 | 429 | 55 | Appr. | ||
22 | Nom. | Ddl 4135 - voto finale | 434 | 434 | 218 | 434 | 55 | Appr. |