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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 466 di martedì 19 aprile 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,05.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 aprile 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Bosi, Brugger, Caparini, Cicu, Cirielli, Di Stanislao, Donadi, Fava, Tommaso Foti, Gidoni, Leone, Lo Monte, Melchiorre, Moles, Paglia, Recchia, Rugghia, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della nomina di un sottosegretario di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato, in data 18 aprile 2011, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato sottosegretario di Stato al lavoro e alle politiche sociali il signor Sebastiano Musumeci, detto Nello.
Cordialmente,
firmato: Silvio Berlusconi.»

Sull'ordine dei lavori (ore 11,10).

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, parlo di una questione che spero e credo incontri anche la sua sensibilità. Ieri il Commissario per l'energia Oettinger ha sollevato vibrate preoccupazioni in merito alla situazione che si è venuta a verificare nel campo delle fonti rinnovabili e segnatamente del solare fotovoltaico in Italia. C'è un blocco degli investimenti, non vengono rispettati gli impegni presi, l'intero settore è allo sbando e ci sono state proteste, non solo da parte degli imprenditori, ma da parte di tutte le istituzioni, delle forze politiche e degli istituti di credito, che hanno bloccato i finanziamenti a questo settore, così importante per il nostro futuro. Domani è in programma una serie di manifestazioni. C'è uno sciopero indetto unitariamente dai sindacati del settore aderenti a CGIL, CISL e UIL, c'è una manifestazione di SOS rinnovabili ma soprattutto - ed è il punto su cui la invito a vigilare, signor Presidente - c'è l'impegno che era stato preso, in un primo tempo, dal Ministro Romani di presentare entro il Pag. 220 marzo scorso un decreto che correggesse sostanzialmente i gravissimi errori commessi bloccando questo settore così importante per il nostro Paese. Come ci ricorda Oettinger, si tratta di un settore importante anche per la ripresa della nostra economia e dell'economia di tutta Europa e gli impegni presi vanno mantenuti. Il Parlamento ha votato all'unanimità una mozione a prima firma Franceschini che chiedeva al Governo di correggere gli errori fatti, di dare certezze al settore, di procedere a incentivi decrescenti, ma che permettessero lo sviluppo di una filiera italiana. È importante che questi impegni vengano mantenuti assolutamente e che non ci sia ancora un aggiramento di quanto il Parlamento ha chiesto di fare al Governo.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del Convitto nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e gli studenti dell'ISIS Archimede di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, dell'IPSIA Malpighi di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, e dell'ISIS Spallanzani di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo, come certamente i bravissimi assistenti parlamentari avranno spiegato agli studenti, che siamo in fase di svolgimento di interpellanze e di interrogazioni alle quali assistono solo i deputati che hanno presentato appunto questi strumenti di sindacato ispettivo. Come potete vedere, al banco del Governo esso è rappresentato, in questo caso, dal sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, che ovviamente è incaricato di rispondere alle interpellanze e interrogazioni che avranno luogo.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Chiarimenti in ordine all'applicazione dell'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per gli studenti stranieri - nn. 2-01000 e 3-01597)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Cavallotto n. 2-01000 e l'interrogazione Cavallotto n. 3-01597, concernenti chiarimenti in ordine all'applicazione dell'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per gli studenti stranieri (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni), vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01000.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, signor sottosegretario, il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 specifica che l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche si applica agli studenti stranieri a condizioni di reciprocità. L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane avviene nei modi e alle condizioni previsti per i cittadini italiani, ai sensi dell'articolo 45 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, pertanto l'esonero dalle tasse scolastiche risulta previsto a favore di tutti gli studenti soggetti all'obbligo scolastico frequentanti scuole statali, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta, fino al terzo anno della scuola secondaria di secondo grado.
Da numerose segnalazioni e circolari interne mi risulta che alcuni istituti superiori, interpretando in maniera errata il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, esonererebbero gli studenti stranieri dal pagamento delle tasse scolastiche non a condizioni di reciprocità ma per il solo fatto di essere stranieri, discriminando così i pari studenti italiani. In particolare, mi risulta che in occasione del rinnovo delle tasse per l'anno scolastico 2011-2012, il dirigente scolastico dell'istituto di istruzione secondaria superiore «Piera Cillario Ferrerio» di Alba, in provincia di Cuneo, con circolare 13 febbraio 2011, n. 62, avrebbe esonerato dal pagamento della Pag. 3tassa ministeriale le seguenti categorie di alunni: tutti gli alunni che si iscrivono alla seconda e alla terza classe, gli alunni che presumono di avere il diritto all'esonero per limiti di reddito, gli alunni che presumono di avere diritto per merito e gli alunni con cittadinanza straniera. L'ultima disposizione, ovvero quella che riguarda gli alunni con cittadinanza straniera, è di dubbia interpretazione in quanto fa presagire l'esistenza di una categoria speciale in base alla quale l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche si estende a tutti gli studenti stranieri, prescindendo dai criteri di merito e di reddito familiare.
Per tali motivi, chiedo al sottosegretario Pizza se non ritenga opportuno verificare che l'istituto di istruzione secondaria superiore «Piera Cillario Ferrerio» di Alba applichi il principio di non discriminazione relativamente all'applicazione dei criteri che esonerano gli studenti italiani e gli studenti stranieri dal pagamento delle tasse scolastiche. Inoltre, chiedo se, limitatamente alla frequenza delle classi di corso successive alla terza, l'istituzione scolastica in questione abbia dispensato gli studenti stranieri dal pagamento delle tasse scolastiche perché in presenza di reciprocità indipendentemente dal reddito familiare. Chiedo ancora se ritenga opportuno intervenire per accertare se l'esonero a favore degli alunni con cittadinanza straniera sia stato applicato dal dirigente scolastico dell'istituto di istruzione secondaria superiore «Piera Cillario Ferrerio» di Alba per effettive ragioni di reciprocità e, nel caso, accertare la congruità, dell'applicazione dell'articolo 200, comma 10, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297. Infine, chiedo se non ritenga opportuno verificare, attraverso i competenti uffici territoriali, che le scuole di ogni ordine e grado si attengano scrupolosamente al dettato dell'articolo 200, comma 10, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, onde evitare che l'esonero dal pagamento delle tasse favorisca indistintamente tutti gli studenti stranieri.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, si risponde anche per conto del Ministro degli affari esteri all'interpellanza n. 2-01000 dell'onorevole Cavallotto, riguardante la questione delle modalità di concessione dell'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per gli studenti stranieri frequentanti scuole italiane. Contestualmente si dà risposta anche all'interrogazione n. 3-01597 del medesimo interrogante e su analogo argomento.
Si premette che gli importi delle tasse scolastiche erariali per la frequenza delle scuole secondarie di secondo grado, definiti con legge 28 febbraio 1986, n. 41 ed aggiornati periodicamente da decreti interministeriali, sono oggi i seguenti: per l'iscrizione euro 6,10 (una tantum), per la frequenza euro 15,13 (annuali).
La competente direzione generale di questo Ministero provvede annualmente ad emanare una circolare con la quale vengono definiti i limiti di reddito entro i quali si può ottenere l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per tutti gli studenti frequentanti le scuole secondarie di secondo grado.
Da ultimo, relativamente al prossimo anno scolastico 2011-2012, è stata emanata la circolare n. 9 del 3 febbraio scorso. L'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per limiti di reddito viene applicato anche agli studenti stranieri, laddove sussistano le condizioni finanziarie e familiari previste dalla predetta circolare ministeriale.
È comunque da sottolineare che, sulla base delle attuali norme in materia di adempimento dell'obbligo di istruzione, ex decreto ministeriale n. 139 del 2007 e ex articolo 1, comma 622, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), tutti gli studenti che si iscrivono al primo, secondo e terzo anno dei corsi di studio degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado sono esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche erariali. Il pagamento Pag. 4delle tasse, pertanto, riguarda gli studenti che si iscrivono agli ultimi due anni di corso. Per gli studenti stranieri iscritti agli ultimi due anni continuano ad applicarsi, in materia di esonero dal pagamento delle tasse scolastiche erariali, le norme previste dall'articolo 200 del decreto legislativo n. 297 del 1994, che dispone l'attuazione dell'esonero a condizioni di reciprocità.
Si informa che il Ministero si è fatto carico di richiamare le scuole al rispetto delle predette disposizioni. Infatti, in data 2 aprile 2009, la competente Direzione generale ha indirizzato ai dirigenti scolastici la nota n. 3435, la quale precisa che, limitatamente alla frequenza delle classi di corso successive alla terza della scuola secondaria di secondo grado, gli studenti stranieri frequentanti gli istituti e scuole statali sono anche dispensati dal pagamento delle tasse scolastiche, indipendentemente dal reddito familiare, ma solo in presenza di condizioni di reciprocità.
Sulla condizione di reciprocità occorre fare riferimento alla normativa attualmente in vigore. Già l'articolo 16 delle disposizioni sulla legge in generale, contenute nel regio decreto n. 262 del 1942, recita che lo straniero è ammesso a godere dei diritti attribuiti al cittadino a condizione di reciprocità e salve le disposizioni contenute in leggi speciali. Con decreto legislativo n. 286 del 1998 è stato emanato il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. Le norme di attuazione di detto Testo unico sono contenute nel Regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, in parte modificato dal successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 2004.
Com'è noto, il primo comma dell'articolo 1 del citato Regolamento dispone che, ai fini dell'accertamento delle condizioni di reciprocità, il Ministero degli affari esteri, a richiesta, comunica ai notai ed ai responsabili dei procedimenti amministrativi che ammettono gli stranieri al godimento dei diritti in materia civile i dati relativi alle verifiche del godimento dei diritti in questione da parte dei cittadini italiani nei Paesi di origine dei suddetti stranieri.
Per adempiere a tale disposizione, il Ministero degli affari esteri, attraverso il servizio per gli affari giuridici, del contenzioso diplomatico e dei trattati, ha creato una banca dati on-line liberamente consultabile sul sito dello stesso Dicastero, che contiene i principi normativi applicabili in materia di reciprocità, nonché i dati raccolti tramite le rappresentanze diplomatiche italiane all'estero relativi alle normative dei Paesi di accreditamento. Le informazioni vengono aggiornate costantemente attraverso la segnalazione delle stesse rappresentanze all'estero.
Nei casi in cui i quesiti abbiano un contenuto tecnico specifico ed esulino dal novero delle informazioni pubblicate sul sito, inoltre, il Ministero degli affari esteri procede ad esaminarle e, eventualmente assumendo ulteriori informazioni sulla normativa straniera rilevante, risponde individualmente all'operatore giuridico che l'abbia sollevato. È anche noto che il secondo comma dell'articolo 1 del Regolamento di attuazione del suddetto Testo unico non prevede più l'obbligo di accertamento delle condizioni di reciprocità per i cittadini stranieri titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno e per i relativi familiari in regola con il soggiorno stesso.
Per quanto riguarda l'istituto di istruzione secondaria di secondo grado «Piera Cillario Ferrerio», di Alba, il direttore dell'ufficio scolastico regionale per il Piemonte, effettuate le opportune verifiche, ha fatto presente che la scuola non ha violato le norme relative al pagamento delle tasse, che sono state regolarmente pagate dai cittadini stranieri. Infatti, l'istituzione scolastica, all'atto della richiesta di iscrizione, ha acquisito le domande di esonero dei cittadini stranieri, alla stessa stregua di quelle presentate dai cittadini italiani applicando, qualora ne ricorressero i presupposti, l'esenzione dal pagamento delle tasse per merito, per reddito o per la sussistenza delle condizioni di reciprocità. Pag. 5
In relazione alla circolare d'istituto n. 62 del 13 febbraio 2011, tutti i cittadini italiani potevano fare la richiesta di esenzione dal pagamento per merito o per reddito, in attesa del riscontro da parte della scuola dell'effettiva sussistenza delle condizioni per fruire dell'esonero. L'iscrizione, infatti, si perfeziona all'atto dell'accertamento dei presupposti per l'esenzione o, in caso contrario, al successivo pagamento delle tasse scolastiche.
Alla data del 4 aprile scorso la situazione delle iscrizioni degli alunni stranieri per il prossimo anno scolastico 2011-2012, come riferita dal dirigente scolastico interessato, risultava essere la seguente: per le future classi quarte, corrispondenti alle terze classi dell'anno scolastico in corso, 24 alunni stranieri, di cui 13 si sono iscritti - di questi, 8 alunni hanno regolarmente pagato le tasse scolastiche e 5 hanno richiesto l'esonero per merito o reddito o cittadinanza - e 11 alunni non avevano ancora presentato la domanda di iscrizione; per le future classi quinte, corrispondenti alle quarte del corrente anno, 18 alunni stranieri, di cui 10 si sono iscritti - di questi, 9 alunni hanno regolarmente pagato le tasse scolastiche e un alunno ha richiesto l'esonero per merito o reddito o cittadinanza - e 8 alunni non avevano ancora presentato la domanda di iscrizione.
Inoltre, è stato riferito che per l'anno scolastico in corso 2010-2011, dei 28 alunni stranieri iscritti presso l'istituto, solo due sono stati esonerati dal pagamento delle tasse per limiti di reddito.

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01000 e per la sua interrogazione n. 3-01597.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta e ritengo altrettanto importante, oltre alla corretta informazione, cui ha già provveduto ovviamente il Ministero, sollecitare dei controlli territoriali affinché siano scongiurati episodi di discriminazione verso gli studenti e le famiglie italiane, al di là dell'importo della tassa stessa.
Purtroppo, numerose segnalazioni evidenziano, nonostante le sollecitazioni del Ministero, situazioni anomale in diverse regioni d'Italia riguardo all'esonero del pagamento delle tasse per gli studenti stranieri. Sarebbero quindi opportuni dei controlli dall'alto, sia per ristabilire situazioni di legalità, laddove oggi ancora non si verifichino, sia per evitare che l'applicazione della legge dello Stato sia lasciata alla libera interpretazione dei dirigenti scolastici.
In un momento di forte crisi come quello che il nostro Paese sta affrontando, l'obiettivo prioritario è contrastare qualunque fenomeno di illegalità e truffa ai danni dello Stato e della collettività. È necessario fare chiarezza su quelle norme che rischiano di essere male interpretate o, ancor peggio, strumentalizzate a fini politici per trasmettere messaggi sbagliati negli istituti dove si formano i nostri figli e le nuove generazioni.
Il rispetto della legge e del prossimo deve essere fra i valori basilari per l'educazione di ogni giovane cittadino ed è anche il primo passo per una politica di integrazione necessaria, ma - ricordiamolo - non indispensabile. Promuovere, al contrario, favoritismi e discriminazioni verso le famiglie italiane attraverso comportamenti strumentali e demagogici rischia di generare situazioni di intolleranza, che potrebbero sfociare in spregevoli episodi di razzismo. Al contrario, non c'è nulla da temere, anzi solo da guadagnare, laddove vige la legalità e il rispetto per il prossimo, che sia italiano o che sia straniero.

(Iniziative in favore dei lavoratori della società Catania Multiservizi addetti al servizio di pulizia degli istituti scolastici - n. 3-01438)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-01438, concernente iniziative in favore dei lavoratori della società Catania Multiservizi Pag. 6addetti al servizio di pulizia degli istituti scolastici (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, nelle scuole statali i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie sono attualmente svolte in generale dai collaboratori scolastici.
Il numero dei collaboratori scolastici a tal fine necessari e sufficienti è definito dal decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119, recante il regolamento per la definizione di criteri e parametri degli organici del personale ATA.
Vi sono, tuttavia, istituzioni scolastiche che per l'espletamento di detti servizi si avvalgono di ditte esterne. Questa situazione ha avuto origine con la legge 3 maggio 1999, n. 124, il cui articolo 8 ha disposto l'assunzione da parte dello Stato degli oneri di pulizia presso alcune tipologie di istituzioni scolastiche, a suo tempo in capo agli enti locali medesimi (comuni e province). Di conseguenza, lo Stato è subentrato nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato per i lavoratori a suo tempo assunti dagli enti locali per tale incarico di lavoro, ovvero nei contratti di appalto già stipulati dagli enti locali medesimi laddove tale servizio era stato terziarizzato, nonché per la stabilizzazione degli ex LSU, già occupati presso le istituzioni scolastiche per le stesse mansioni di pulizia, ai sensi della direttiva n. 92 del 23 dicembre 2005.
Per quanto riguarda gli ex LSU, la situazione transitoria è stata regolamentata con la stipula di convenzioni con taluni consorzi, anch'essi individuati a seguito di apposite gare sopra soglia comunitaria di appalto per l'affidamento del servizio di pulizia per il triennio 2006-2008, poi prorogato, con il conseguente passaggio di tutti i lavoratori nei nuovi rapporti di lavoro in capo alle società aggiudicatarie degli appalti in questione.
Il Ministero, ora, in considerazione del fatto che i contratti in essere sono in scadenza e al fine di coordinare a livello nazionale lo svolgimento dell'attività negoziale da parte delle singole scuole per l'acquisto dei servizi di pulizia e di altre attività ausiliarie loro necessarie, ha emanato la direttiva n. 103 del 30 dicembre 2010. Il Ministero si è contestualmente riservato di diramare istruzioni operative per le istituzioni scolastiche che non possono assicurare la copertura dei servizi propri della funzione dei collaboratori scolastici mediante il solo ricorso a personale interno, in quanto il relativo organico risulta parzialmente accantonato.
La suddetta direttiva n. 103 del 2010 definisce gli ambiti operativi, i termini, il ruolo dei diversi soggetti, gli organi e i livelli istituzionali (istituzioni scolastiche, uffici scolastici regionali e amministrazione centrale) per l'impiego delle risorse assegnate alle scuole per l'acquisto di servizi riconducibili alle funzioni previste per il profilo di collaboratore scolastico.
La direttiva stessa, in attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, delle direttive comunitarie recepite con il medesimo e in accordo con la normativa sopra richiamata, non opera - né potrebbe farlo - distinzioni tra le ditte che potranno partecipare alle procedure di acquisizione. In particolare, non viene limitata, né si potrebbe limitare, la partecipazione alle sole ditte impieganti soggetti già titolari di progetti di lavori socialmente utili o alle sole ditte già vincitrici di gare d'appalto bandite dalle enti locali sino al 1998. Ciò non pregiudica il fatto che si continuerà ad erogare le risorse finanziarie alle scuole per onorare tutti i contratti in essere sino alla loro scadenza e in attesa della conclusione delle procedure di gara a cura delle scuole per i nuovi contratti.
I contratti in corso saranno onorati, ovviamente, indipendentemente dalla tipologia del personale dipendente dalle imprese svolgenti il servizio, comprese, quindi, le imprese che hanno stabilizzato (cioè assunto a tempo indeterminato) a suo tempo, i soggetti già titolari di progetti di lavoro socialmente utili o le imprese già titolari di contratti con gli enti locali o con le cooperative sociali di «tipo B» o ancora altre fattispecie comunque presenti.
Pag. 7Le scuole, nella loro autonomia, possono avvalersi delle eventuali convenzioni stipulate dalla CONSIP oppure di quelle stipulate ai sensi dell'articolo 13 della legge 13 agosto 2010, n. 136. Allo stato, però, non risulta che vi siano convenzioni attive utilizzabili dalle scuole. Va inoltre precisato che nell'anzidetta direttiva inviata alla Corte dei conti e ancora in fase di registrazione non sono definite le modalità di acquisto dei servizi, che avranno luogo secondo quanto previsto dal codice degli appalti.
A tal fine, l'amministrazione e la CONSIP hanno costituito un gruppo di lavoro, il cui compito è quello di predisporre uno strumento di acquisizione dei servizi di pulizia da rendere disponibile alle scuole nel più breve tempo possibile, indicativamente per l'anno scolastico 2012-2013. Nelle more della predisposizione di detto strumento, in assenza di convenzioni utilizzabili, le scuole, per acquistare i servizi, dovranno per forza avvalersi delle altre procedure, diverse dalla convenzione, rese disponibili dal Codice dei contratti pubblici. La citata direttiva n. 103 del 2010, lascia alle scuole la scelta della procedura da utilizzare in funzione delle specifiche necessità. Nel frattempo, il Ministero, per quanto attiene alle ripercussioni occupazionali, si è riservato di coinvolgere altri Dicasteri in modo da presentare una proposta congiunta alle organizzazioni sindacali dei lavoratori coinvolti.
Premesso il quadro generale, per risolvere le problematiche riguardanti i lavoratori addetti ai servizi di pulizia nelle scuole della provincia di Catania, cui viene fatto specifico riferimento nell'interrogazione, a seguito di numerosi incontri, sono stati sottoscritti, in data 13 aprile ultimo scorso, documenti d'intesa, presso la prefettura di Catania, tra RTI, con Dussmann Srl mandataria, e le organizzazioni sindacali, sia regionali che della provincia di Catania, le quali rappresentano i lavoratori impiegati presso ditte titolari di contratti di servizio per le pulizie presso le scuole statali della medesima provincia, con i quali saranno garantite le risorse finanziarie aggiuntive fino al 30 giugno 2011, previste negli accordi medesimi.
Si precisa, altresì, che l'ulteriore assegnazione finanziaria di cui sopra potrà essere ridotta qualora i lavoratori che passeranno dalle precedenti ditte RTI con mandataria Dussmann Srl siano, nei fatti, meno di quelli in servizio sino al 31 dicembre 2010. In tal caso, la riduzione delle risorse di cui sopra sarà proporzionale alla riduzione osservata nel numero dei dipendenti oggetto del passaggio. Dal 1o settembre 2011 le risorse finanziarie utilizzate dalle istituzioni scolastiche per l'acquisto di servizi di pulizia loro necessari saranno pari a quelle che occorrerebbe alle scuole per svolgere gli stessi servizi mediante la sottoscrizione di contratti di supplenza sino al termine delle attività didattiche con personale collaboratore scolastico dipendente dallo Stato. Si tratta di un più 30 per cento, cioè 25.550 euro per ciascun posposto di collaboratore scolastico assegnato alle scuole e non coperto con personale dello Stato, in quanto risorse accantonate.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, apprezziamo il tentativo del sottosegretario di fornire una risposta che, però, consideriamo assolutamente insufficiente.
Ci dichiariamo insoddisfatti perché la situazione in provincia di Catania è diventata esplosiva. Mentre noi parliamo, ci sono alcuni lavoratori che hanno occupato delle stanze del municipio di Catania, alcuni minacciano anche atti eclatanti. C'è una forte tensione, signor Presidente, signor sottosegretario, collegata anche al fatto che il Governo ha fatto di tutto per alimentare questo stato di incertezza che, però, si mantiene anche dopo la risposta che è stata data dal Governo.
Infatti, al di là di quello che sostiene il Ministro, l'onorevole Gelmini, ossia che ci sono più bidelli che carabinieri nella nostra comunità, ci sono realtà, come quelle siciliane, in cui il numero dei collaboratori Pag. 8scolastici è assai ridotto, in quanto non si sono banditi concorsi e si continua a non bandirne. È necessario, quindi, far svolgere queste attività di pulizia alle cooperative; in provincia di Catania vi è stato un tempo in cui a svolgere questo lavoro è stata la Catania Multiservizi Spa, una società creata dal comune di Catania. Ora vi è stata una gara ed è subentrata una nuova impresa.
Il fatto sconvolgente, signor sottosegretario, è che la nuova impresa voleva fare accordi per assumere personale per dodici ore alla settimana, vale a dire con uno stipendio assolutamente irrisorio.
È partita un'iniziativa molto dura dei lavoratori. Si è creata tensione, una tensione molto spiacevole che, tra l'altro, ha portato anche a disservizi. Se lei fosse andato proprio in questi giorni nelle scuole della provincia di Catania avrebbe trovato scuole non ben pulite perché c'è stata questa difficoltà da parte delle cooperative che sono subentrate e quindi lo stato igienico è scadente.
Dopo l'atto da parte dei lavoratori volto ad aprire una vertenza, il Ministero ha fatto sapere che c'erano ulteriori risorse. Ci domandiamo quindi perché ciò non sia stato fatto subito per evitare che si creasse questo clima e questo disservizio. Si è detto e si dice anche stamani che la copertura è prevista per 36 ore settimanali e quindi le nuove ditte potrebbero fare contratti secondo le linee previste dai contratti collettivi.
Ci si chiede però, signor sottosegretario - e questo è il tema fondamentale -, se questa garanzia è fino a giugno 201, cosa succederà dopo. Quando a settembre riprenderanno le lezioni, in questi due mesi intanto di luglio e di agosto i lavoratori saranno pagati? Su questo non c'è una risposta. Quello che preoccupa è il prosieguo, perché si dice che gli impegni saranno onorati da parte del Ministero. Se saranno onorati, come in genere viene fatto dal Ministero e da questo Governo, abbiamo molte perplessità. Per questo i lavoratori hanno manifestato e continuano uno stato di agitazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Burtone.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Tra l'altro il comune di Catania non aggiunge tranquillità nel momento in cui si è creato un rapporto estremamente conflittuale con il sindaco, che non ha dato neppure la disponibilità a discutere di questo tema.
Signor sottosegretario, noi chiediamo che ci sia una copertura totale. C'è stato un bando e si è fatto un appalto, si dia quindi una copertura finanziaria piena, in modo che i lavoratori possano essere rassicurati e l'assunzione possa essere fatta secondo i termini contrattuali a tempo pieno per assicurare il diritto ai lavoratori che in questi anni hanno lavorato per svolgere bene il proprio lavoro.

(Iniziative volte a risolvere la crisi produttiva ed occupazionale che investe Vinyls Italia e i suoi stabilimenti presenti in Italia - n. 3-00536 e 3-01557)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Melis n. 3-00536 e 3-01557, concernenti iniziative volte a risolvere la crisi produttiva ed occupazionale che investe Vinyls Italia e i suoi stabilimenti presenti in Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni) che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, si premette, ai fini di un'esauriente risposta, che la crisi di Vinyls Spa, che produce prevalentemente PVC, ha origine dalla decisione della multinazionale inglese INEOS, già nel 2007, di dismettere i propri impianti di produzione.
Fatta questa precisazione, si ritiene utile ricostruire puntualmente quanto avvenuto a partire dal fallimento della società e dalla successiva decisione del tribunale di Venezia, avvenuta in data 7 Pag. 9agosto 2009, di dichiarare l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria relativamente alla Vinyls Spa. Il 13 agosto 2009 sono stati nominati dal Ministro dello sviluppo economico i commissari straordinari della citata società, già commissari giudiziali.
In data 20 novembre 2009, i commissari straordinari della Vinyls hanno depositato il programma della procedura, che prevede la cessione dei complessi aziendali.
Il 20 gennaio 2010 essi hanno depositato il documento integrativo al programma di cessione, nel quale viene quantificato il fabbisogno finanziario necessario per il riavvio degli impianti, stimato in circa 30 milioni di euro, per il quale i commissari intendono chiedere la garanzia del Tesoro.
Con decisione del 25 marzo 2010, la Commissione europea ha concluso l'istruttoria, precisando che la concessione del prestito garantito dal Tesoro a favore di Vinyls Italia Spa è compatibile con il mercato unico.
Nel frattempo, a seguito della pubblicazione sui quotidiani di un invito a manifestare interesse all'acquisto della società menzionata, è pervenuta una sola offerta da parte della Ramco, gruppo del Qatar. La trattativa con il gruppo del Qatar, tuttavia, non è andata a buon fine e, di conseguenza, la Ramco ha ritirato la propria proposta.
Con decreto in data 8 giugno 2010, è stata approvata l'esecuzione del Programma di cessione, presentato dai commissari.
Il 22 luglio 2010, è stato siglato il protocollo d'intesa ENI-Ministero dello sviluppo economico, in base al quale l'ENI si è resa disponibile a cedere gli asset necessari per garantire agli eventuali interessati la realizzazione dell'integrazione del ciclo del cloro. Anche sulla base della disponibilità acquisita da ENI a favorire la ricomposizione del ciclo del cloro, nel mese di settembre 2010 è stato pubblicato un bando di gara internazionale per l'acquisizione di offerte di acquisto.
All'esito della pubblicazione del bando di gara, sono pervenute presso il notaio incaricato le seguenti offerte: offerta Gita Holding, fondo svizzero, avente ad oggetto tutti e tre gli stabilimenti, condizionata all'acquisizione degli asset ENI, ai fini dell'integrazione del ciclo del cloro; in particolare, l'offerente Gita propone di acquistare i complessi aziendali tramite una newco, con capitale sociale di 100 milioni di euro, interamente versato; offerta Dioki, avente ad oggetto i siti di Ravenna e Porto Torres; offerta IGS-IndustrieGenerali Spa, avente ad oggetto il solo impianto PVC di Ravenna.
Con relazione del 9 novembre 2010, i commissari straordinari, nell'esprimere un giudizio di preferenza per l'offerta Gita, hanno manifestato la necessità di rinviare ogni definitiva valutazione alla verifica della possibilità che venga rimossa la condizione apposta all'offerta medesima e cioè l'acquisizione degli asset ENI.
Nelle more della conclusione delle trattative tra Gita ed ENI, il fondo svizzero, al fine di consentire a Vinyls di fare fronte alla difficile situazione finanziaria, si è impegnato all'acquisto di materia prima giacente presso gli stabilimenti Vinyls. Questo impegno, ad oggi, non è stato onorato.
Il 1o marzo 2011 è stato siglato il contratto tra ENI, attraverso la Sindyal e Vinyls Group - la newco costituita da Gita per gestire l'operazione - per la cessione degli asset di ENI, la cui efficacia è stata, però, subordinata alla preannunciata capitalizzazione della newco, per 100 milioni di euro.
In conseguenza di questo vincolo, i commissari hanno invitato Gita a procedere alla capitalizzazione della newco per 100 milioni di euro, nonché a provvedere al pagamento del credito vantato, di cui detto, per l'acquisto della giacenza, per circa 700 mila euro.
Il Ministero dello sviluppo economico unitamente al Governo, ha sostenuto, fin dall'inizio e nei limiti fissati dalla legge, l'operato dei commissari e segue con attenzione l'evoluzione della vicenda. Pag. 10
Il Ministero dello sviluppo economico, inoltre, ha lavorato in questi mesi per rendere possibile l'attuazione del piano industriale presentato, nell'ambito del bando di gara, dal Fondo Gita, la cui proposta è risultata significativamente strategica per la tutela dell'unitarietà del polo industriale di Vinyls Italia e del ciclo integrato del cloro.
Il Ministero, sulla base degli impegni formali assunti e confermati più volte dal Fondo Gita a realizzare investimenti in grado di salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale di tutti i suoi siti, ha favorito, con tutti gli strumenti di sua competenza, le migliori condizioni.
A fronte del mancato rispetto degli impegni assunti dal Fondo Gita, entro i termini concordati anche con le istituzioni locali e le parti sociali, la difficile situazione finanziaria di Vinyls Italia e le legittime aspettative dei suoi lavoratori non consentono ulteriori proroghe dei termini. Si è reso, dunque, necessario attivare soluzioni alternative che garantiscano certezze sui tempi di chiusura della procedura puntando sulla massima tutela occupazionale.
I commissari, pertanto, hanno sollecitato la presentazione, entro il 27 aprile, di integrazioni migliorative alle offerte già presentate nell'ambito del bando di gara. Il Ministero incontrerà nel pomeriggio di oggi le istituzioni locali e i sindacati per fare il punto della situazione e condividere i prossimi passi.
Infine, si ritiene utile precisare che il Ministero del lavoro, per quanto di propria competenza, ha autorizzato la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei dipendenti Vinyls per il periodo dal 23 novembre 2010 al 7 giugno 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, quanti minuti ho a disposizione?

PRESIDENTE. Ha 5 minuti. Prego, onorevole Melis.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario Saglia. Quanto dirò non riguarda la sua persona: io ho molta stima per il sottosegretario e lo conosco anche per altre circostanze ed altre occasioni.
Signor Presidente, siamo in presenza di una vera e propria farsa, di una vergogna: infatti, vi sono 350 famiglie di lavoratori che vengono tenute sospese al filo di una serie di trattative che si rivelano, l'una dopo l'altra, false e prive di fondamento. Queste trattative sono avvalorate fortemente dal Governo.
Signor sottosegretario, mi spiace che il Ministro Romani le abbia dato questa brutta «gatta da pelare» questa mattina, perché proprio il Ministro è venuto due volte in Sardegna e, nella nostra interrogazione, abbiamo riportato le sue parole, così come le parole di numerosi altri esponenti del Governo, a partire dal 2009.
Il Ministro Romani, in particolare, il 7 ottobre del 2010, ha detto: «Abbiamo superato il punto di non ritorno e il percorso è sgombro da ostacoli, si va spediti verso l'accordo».
Il 6 dicembre 2010 - intervenendo perché i lavoratori, non soltanto a Porto Torres, ma anche a Marghera e altrove, erano saliti sulle torce attuando una forma di protesta estrema - ha assicurato ancora una volta: «Per Vinyls (...) sarà la volta buona. Temevo ci trovassimo davanti all'ennesimo bidone, ma su Gita ho appurato che si tratta di tedeschi e svizzeri che hanno assicurato nuovi investimenti. Entro febbraio potremo chiudere tutto».
Ma che Governo è un Governo che spende la sua parola ripetutamente? Nell'interrogazione abbiamo segnalato quindici dichiarazioni di esponenti, compreso il Presidente Berlusconi, e ne avremmo potute elencare altre, se avessimo voluto infierire. Che Governo è un Governo che spende così sistematicamente la sua parola per avvalorare una trattativa e non si rende conto che questa trattativa si basa su presupposti inesistenti?
Infatti, questa ditta svizzera risulta - e qualcuno lo ha anche scritto sui giornali nel frattempo, in contrasto con le Pag. 11dichiarazioni del Governo - inattendibile rispetto agli obiettivi ambiziosi che si prefigge.
La verità è che l'ENI - su cui il Governo non ha esercitato alcuna delle pressioni che noi ci auguravamo esercitasse in quanto azionista di riferimento - ha sistematicamente boicottato queste trattative. Lo dico assumendomene la responsabilità. L'ENI ha deciso che non farà più, in quanto ENI, la chimica in Italia - e questo è legittimo, fa parte delle sue scelte aziendali - ma ha anche deciso, contestualmente, che non si farà chimica in Italia, e ha boicottato sistematicamente le trattative, anche intervenendo in particolare attraverso il costo delle materie prime che sarebbero dovute essere fornite dall'ENI per queste attività.
Ora, in Sardegna si parla molto di quest'altra questione della chimica verde. L'ENI ha lanciato questa novità, alla quale naturalmente, come sardi, siamo tutti molto attenti perché la chimica verde - lo dice la parola stessa - è una chimica non inquinante alla quale siamo interessati.
Tuttavia, in questo momento, mentre parliamo, circola un protocollo di intesa che viene sottoposto quasi ricattatoriamente alle amministrazioni locali, le quali vengono invitate a sottoscrivere, in questo protocollo, una condizione per cui si chiuderà subito il cracking e si chiuderà, quindi, la chimica che c'è, in previsione di una chimica che forse, - ripeto, forse - ci sarà. Sarebbe come dire che, per la gallina di domani, rompiamo e buttiamo nella spazzatura l'uovo di oggi. Ma della gallina di domani non abbiamo alcuna certezza.
Anche in questo caso, esperti autorevoli ci dicono che un progetto ambizioso - come quello che è stato sommariamente illustrato, perché ancora non ne conosciamo i dettagli dai vertici dell'ENI - potrebbe anche non essere realizzabile e che, comunque, implicherebbe un tale investimento e un tale impegno che forse non è nelle corde né dell'ENI, né della Sardegna.
Siamo di fronte ad una politica assolutamente priva di strategia, della quale l'unica cosa certa è che si crea disoccupazione in una regione che già soffre di un tasso di disoccupazione tra i più elevati del Mezzogiorno d'Italia, in un posto dove sistematicamente sono state disattese tutte le promesse fatte ai tempi delle ultime elezioni regionali, una dopo l'altra, sistematicamente.

PRESIDENTE. Onorevole Melis, la invito a concludere.

GUIDO MELIS. Ci spiace, signor sottosegretario Saglia, ma respingiamo con forza e ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti delle dichiarazioni del Governo.
Speriamo che la trattativa che sarà in corso oggi, dalle ore 15, al Ministero, possa condurre a qualche barlume di luce. Naturalmente ci aggrapperemo a qualunque speranza. Non siamo qui per fare resistenza passiva o per rifiutare «a partito preso». Tuttavia, l'esperienza di questo anno e mezzo, di questi due anni di lotta dei lavoratori e di impegno di tutte le istituzioni locali della Sardegna, ci dice che non ci possiamo più fidare di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative in relazione all'oscuramento del segnale RAI verificatosi in alcune regioni nella giornata del 31 gennaio 2011 - n. 3-01441)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Rao n. 3-01441 concernente elementi e iniziative in relazione all'oscuramento del segnale RAI verificatosi in alcune regioni nella giornata del 31 gennaio 2011 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il disservizio citato ha avuto origine presso la centrale elettrica RAI di via Teulada ed è stato causato da un incidente verificatosi durante l'esecuzione di lavori di adeguamento del sistema di Pag. 12telecontrollo della centrale; si tratta di lavori che erano a cura di ditte esterne contrattualizzate dalla RAI.
L'intervento del personale RAI a presidio della citata centrale elettrica, seppur rapido, non ha determinato il ripristino immediato della normale erogazione di energia elettrica poiché, nonostante il regolare riavvio dei gruppi elettrogeni, si è verificata una anomalia ai commutatori per la connessione delle utenze, che ne ha determinato la necessaria sostituzione.
Il blackout è durato dalle 11,43 alle 13,15, un'ora e trentadue minuti, ed ha determinato l'oscuramento di Rai Uno e Rai Due, nelle aree finora digitalizzate, e di Rai Tre solo nel Lazio.
Le strutture competenti della RAI, data la gravità del disservizio, hanno adottato adeguati provvedimenti, molti dei quali riconducibili ad iniziative già intraprese anteriormente al guasto, con l'obiettivo di ridurre ulteriormente i rischi e di aumentare l'affidabilità complessiva del sistema elettrico presso il sito di via Teulada.
Tali provvedimenti sono riassumibili nell'incremento dell'autonomia dei gruppi di continuità e nell'aumento di visite di manutenzione straordinaria agli impianti, con pianificazione di test aggiuntivi e con simulazione guasti finalizzati a verificare la funzionalità delle ridondanze impiantistiche.
La RAI, inoltre, lo scorso marzo, ha realizzato una ridondanza impiantistica presso il sito RAI di Saxa Rubra per il MUX e per il DTT, impianto attraverso il quale i segnali TV, radio e dati vengono combinati in un unico flusso di trasmissione, relativo alla diffusione delle tre reti RAI generaliste e di Rai News, con attivazione manuale da parte del personale presente presso il presidio Rai Way, diverso da quello di via Teulada; ha comunicato, altresì, che è in corso l'installazione da parte di Rai Way di apparati in grado di sopportare meglio eventuali discontinuità brevi dell'alimentazione erogata dalla centrale elettrica.

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di replicare.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Saglia per la particolareggiata spiegazione di ciò che è avvenuto alcuni mesi fa e delle cui cause ancora tanti italiani non si erano ben resi conto.
Adesso il sottosegretario ci ha spiegato che, durante i lavori di manutenzione della centrale di via Teulada, delle ditte esterne, incaricate della manutenzione, hanno in qualche modo causato questo guasto. Ora, se non i responsabili, forse le cause andrebbero spiegate un po' meglio soprattutto a chi paga ancora il canone RAI. E devo dire che, al di là del balletto di cifre di questi giorni su cui ancora non si è fatta chiarezza - cosa questa che determina una fase di incertezza molto preoccupante per quanto riguarda l'azienda pubblica radiotelevisiva di Stato che è ancora l'azienda culturale più importante d'Italia - bisognerebbe fare chiarezza anche su questi aspetti, ossia su chi paga il canone e chi non lo paga, su chi fa le manutenzioni e magari sbaglia causando dei guasti così gravi.
È bastato che a via Teulada si sbagliasse un intervento per oscurare il segnale RAI per tutti coloro che erano passati al digitale terrestre in gran parte del nostro Paese.
Da quello che ha detto il sottosegretario Saglia dobbiamo, invece, ringraziare le strutture RAI - quindi, in questo caso, non ditte esterne, ma personale RAI - che con un intervento di altissimo livello sono riuscite a porre rimedio in tempi abbastanza rapidi.
Siamo in un momento in cui il passaggio dall'analogico al digitale, il cosiddetto switch- off, ha determinato problemi a otto utenti su dieci, pensiamo soprattutto alle categorie più deboli, agli anziani che con la sintonizzazione dei canali del digitale non è che abbiano grandissima dimestichezza.
Sicuramente sono aumentati i canali e, quindi, alcuni di voi diranno: è il progresso... bellezza... bisogna adeguarsi, bisogna fare in modo che si paghino dei piccoli prezzi per poter vedere più canali. Però, lo stato dell'arte dice che nei passaggi Pag. 13dello switch-off, ossia nel passaggio tra analogico e digitale, moltissimi italiani hanno avuto problemi e tanti italiani li hanno ancora. Basti pensare che i telespettatori della riviera romagnola oggi vedono il TG3 del Veneto, ampie zone del Piemonte, se tentano di sintonizzarsi sul telegiornale regionale della RAI, devono accontentarsi di alcune reti locali della Lombardia; una sorte simile tocca al 30 per cento degli abitanti dell'Emilia Romagna e nella regione spesso non si riesce proprio a sintonizzare Rai Tre.
Ora, alla luce di questi dati e di questi balletti sul pagamento del canone e in attesa che si faccia piena chiarezza sull'evasione, credo che tutti gli italiani abbiano diritto a vedere la televisione, ad avere la garanzia che non ci possa essere un intervento, anche esterno, magari di origine dolosa - perché no? - anche terroristica sugli impianti RAI, per impedire la trasmissione.
Il discorso della sicurezza sull'impiantistica è, quindi, fondamentale. Credo che, nel momento in cui anche le piattaforme di Rai Way, di cui si fa un gran parlare, dovranno essere dismesse in qualche modo, vi sia la necessità che questo argomento diventi centrale e debba essere affrontato dal Governo non nell'ottica di fare qualche cortesia in meno o in più ad operatori esterni che di queste strutture debbano avvalersi o ancora di più ai concorrenti della RAI.
Credo che l'assunzione di responsabilità e di chiarezza - e concludo, signor Presidente -, soprattutto su quello che riguarda i sistemi di trasmissione e la qualità della trasmissione nel servizio pubblico e del servizio pubblico, in particolare per quanto concerne un servizio che viene pagato dagli italiani con il canone, sia fondamentale e debba essere anche oggetto di particolare attenzione da parte del Governo e anche di quest'Aula.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Cirielli, Evangelisti, Jannone, Lombardo, Lusetti, Mazzocchi e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, vorrei ricordare Vittorio Arrigoni, il giovane assassinato venerdì scorso nella Striscia di Gaza dove viveva da tre anni. Vittorio era nato a Bulciago in provincia di Lecco ed era un mio concittadino. Nella Striscia di Gaza Vittorio era arrivato la prima volta come rappresentante di un movimento internazionale di solidarietà a Pag. 14bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che, violando il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita, due anni dopo, della Freedom Flotilla.
Vittorio non metteva in conto di morire a Gaza, anche se sapeva che sarebbe potuto succedere. Sentiva la morte vicina a sé, ma non viveva con questo terrore. Pensava di fare del bene per quella gente. Già nel 2008 fu arrestato e rilasciato dopo pressioni e dal gennaio 2010 non aveva fatto mai più ritorno in Italia. Doveva farlo nei prossimi giorni per un appuntamento in Sicilia in memoria di Peppino Impastato, ma anche per suo padre che sta poco bene.
Amava quella terra e anche quel popolo e la mamma non crede, come è stato scritto, che sia stato ucciso perché indottrinava la popolazione locale con teorie occidentali. Lui si sentiva palestinese e viveva come uno di loro. Ha scritto anche un libro, «Restiamo umani», diventato poi il suo manifesto e i cui proventi andranno interamente alla causa dei bambini di Gaza sopravvissuti all'orrenda strage, affinché le loro ferite possano rimarginarsi.
Sul suo profilo di Facebook appare uno suo ultimo post di mercoledì 13 che riporta la storia di quattro lavoratori palestinesi morti in uno dei tunnel scavati sotto il confine di Rafah per aggirare l'assedio delle forze israeliane. «Vittorio è un amico del popolo palestinese, rischia quotidianamente la sua vita per essere vicino alle sofferenze degli uomini e delle donne di Gaza assediata», così viene scritto costantemente.
Sotto a ogni scritto aggiungeva sempre queste due parole: Restiamo umani. Un modo per ribadire l'importanza della solidarietà tra gli esseri umani anche in condizioni inumane. Vittorio a Gaza si occupava anche della tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permetteva l'ingresso nei campi coltivati situati in quell'ampia zona.
In un video su YouTube, diventato una sorta di testamento, racconta la sua vita in questo territorio martoriato e il perché della sua scelta in difesa del popolo palestinese. In questa intervista di Anna Maria Selini c'è il Vittorio-pensiero: Vittorio è un testimone di questo tempo, tempo ancora troppo pieno di contraddizioni e mancherà a tutti la sua voce. Vittorio aveva scelto di raccontare ciò che osservava, muovendosi nelle zone di guerra per raccogliere informazioni, rischiando la vita, avventurandosi da solo e non al seguito degli eserciti. La sua morte orrenda riguarda tutti coloro che ogni giorno raccontano i fatti e la verità in contesti di guerra. Il suo impegno e il suo coraggio sul campo devono rimanere nella nostra memoria, perché a Gaza e in tutti quei territori possa esserci ancora la libertà di fare informazione.
Vittorio, blogger e freelance, dimostrava nei fatti che, oltre alla quotidiana sopravvivenza, alla base del lavoro ci può essere anche un ideale e anche un'utopia. Nella sua vita aveva deciso anche di scrivere e di narrare il costante assedio a Gaza della sua popolazione. Unico italiano presente a Gaza durante l'operazione «Piombo fuso»; Vittorio è stato un punto di riferimento per chiunque cercasse notizie, contribuendo a rompere l'assedio di chi voleva gestire l'informazione.
Riteneva la sua vita più spendibile di quella di altri, così lo ricorda la mamma Egidia, mamma orgogliosa di suo figlio. Lei, sindaco del Paese, donna e mamma coraggiosa e straordinaria, dal momento che ha ricevuto, insieme alla figlia Alessandra e al marito, la notizia drammatica della rapimento, ha avuto contatti frequenti con la Farnesina, alimentati anche da alcuni segnali di speranza.
Eravamo fiduciosi, io stessa alle ore 20 di giovedì avevo sentito l'unità di crisi, ma la notizia purtroppo, dopo non molto, è arrivata dalla Palestina per conto di una volontaria della ONG nazionale e più tardi anche la Farnesina ha confermato. La tragica notizia dell'uccisione di Vittorio ha riempito tutti noi, tutta la comunità ma non solo, di profondo dolore. È inaccettabile che un giovane volontario impegnato in prima linea nella battaglia per i diritti umani sia stato colpito in un modo così barbaro. Tante, tantissime sono state le Pag. 15manifestazioni di solidarietà arrivate assieme a quelle anche del Presidente della Repubblica e del cardinale Tettamanzi. Ritengo che anche da quest'Aula debba essere inviato un messaggio.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Codurelli.

LUCIA CODURELLI. Chiedo al Governo di adoperarsi per accertare tutte le responsabilità di questo barbaro assassinio, ma anche di facilitare le operazioni di rientro della salma che dobbiamo fare arrivare alla famiglia di Vittorio. Al termine sottolineo solo un fatto: il coraggio e le parole di speranza espresse in questo tragico momento dalla madre di Vittorio, Egidia, affinché siano un monito per tutti. Questa vicenda ripropone in tutta la sua drammaticità la questione del conflitto israelo-palestinese e, in particolare, della situazione dell'embargo di Gaza. Quest'Aula non può dimenticare. Un abbraccio da parte di tutti a Egidia e Alessandra in attesa che la salma venga rimpatriata al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo «Torri 1» di Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza, dell'Istituto comprensivo del Po di Ostiglia, in provincia di Mantova, e della scuola media di Revere, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo per far presente alla Presidenza di quest'Aula che questa mattina la delegazione Radicale si è messa in contatto con il Ministero dell'interno, con il Dipartimento libertà civili e immigrazione, per conoscere le modalità per le visite ai centri per gli immigrati. Ebbene, abbiamo così appreso che è stata ripristinata finalmente, dopo la rimostranza avanzata dal Presidente della Camera, la possibilità per parlamentari, consiglieri regionali e parlamentari europei di poter visitare i centri di identificazione e di espulsione e tutti gli altri centri per immigrati, ma continua a permanere una singolare limitazione secondo la quale i parlamentari in visita in questi centri non possono essere accompagnati da collaboratori.
Io non so che idea si sia fatto il Ministro dell'interno delle visite di sindacato ispettivo e di controllo in questi centri, ma privare i parlamentari dei propri collaboratori nel momento in cui si fa una ispezione mi sembra una limitazione veramente troppo forte, soprattutto in un momento in cui questi centri stanno passando momenti molto difficili per le condizioni a volte di vera e propria detenzione dei migranti. In più aggiungo, signor Presidente, che è stato reso noto che il centro di Santa Maria Capua Vetere, che fino a pochi giorni fa era di accoglienza, all'improvviso e senza nessun decreto da parte del Ministero dell'interno è stato trasformato in un centro per identificazione ed espulsione. Si sa che ci sono dentro, reclusi praticamente, migranti tunisini e a nessuno è data la possibilità di controllare che cosa sta avvenendo dentro quel centro.
Chiedo conferma al Ministro dell'interno se questo decreto esiste o non esiste (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini. Prendo atto del suo intervento. Le sue richieste saranno riportate alla Presidenza.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e chiederle di intervenire nei confronti del Governo circa la questione che riguarda la Gesip, una società partecipata Pag. 16del comune di Palermo sulla quale ho presentato l'interrogazione n. 4-07581 del 14 giugno 2010 alla quale il Governo ancora non ha dato risposta.
In realtà, la risposta serve per risolvere o avviare la soluzione di un problema gravissimo che riguarda circa duemila lavoratori di questa società partecipata che è già in liquidazione e che ha avuto un deficit di 7 milioni di euro circa nel 2009 e di circa 12 milioni nel 2010. Il 30 aprile - non le sfuggirà quindi, signor Presidente, l'urgenza di un intervento del Governo - scade l'ennesima proroga del contratto di servizio tra il comune di Palermo e questa sua partecipata. Ci sono circa duemila lavoratori che rischiano il licenziamento e che, gravemente preoccupati, stanno mettendo a ferro e a fuoco la città. Risulta che l'intervento che il sindaco di Palermo sta pensando sia quello di un «vai e vieni» da Roma e riferisce alla stampa di vaghe promesse del Presidente del Consiglio circa un intervento finanziario.
Vorrei sottolineare che la gestione della Gesip da parte del sindaco Cammarata più che quella di una società in house pare quella della propria casa personale. Ricordo, per esempio, la vicenda dell'assunzione dello skipper della barca di Cammarata che in realtà non lavorava alla Gesip, ma sulla barca del sindaco, o quella della pulizia della strada privata e dei luoghi intorno alla chiesa dove si è tenuto il battesimo della figlia ultimogenita di Cammarata. Tuttavia, credo che l'intervento del Governo sia necessario. Occorre con urgenza un intervento finanziario che però - sia chiaro - deve essere collegato ad un piano di risanamento dell'azienda, ad un nuovo piano industriale con un più proficuo utilizzo del personale, ma con la garanzia dei livelli occupazionali e del mantenimento dei livelli salariali.
Quindi, la prego, signor Presidente, di fare presente al Governo di rispondere all'interrogazione che giace da quasi un anno, ma soprattutto di provare a dare risposte sia in termini finanziari, ma anche dare garanzia che finalmente il comune di Palermo riesca a spendere e investire i soldi per risanare le aziende invece di metterle in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SEBASTIANO FOGLIATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord Padania esprime le più sentite condoglianze per l'improvvisa scomparsa di Pietro Ferrero, giovane e apprezzato amministratore delegato dell'omonimo gruppo dolciario piemontese conosciuto in tutto il mondo. Con la perdita di Pietro Ferrero viene meno al tessuto produttivo del nostro Paese una figura importante e di riferimento per il nostro mondo imprenditoriale, che ha saputo portare al successo a livello internazionale una delle migliori espressioni del nostro made in Italy.
Intendo rivolgere a nome di tutti i deputati della Lega Nord Padania i sentimenti della nostra vicinanza e partecipazione al dolore della famiglia Ferrero (Applausi).

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, volevo richiamare la sua attenzione su uno spiacevole incidente verificatosi il 15 aprile al centro per immigrati di Mineo. Una delegazione composta da alcuni deputati nazionali, da un deputato regionale e dal responsabile nazionale per l'immigrazione del Partito Democratico aveva programmato una visita al centro di Mineo e aveva inoltrato in tempo utile tutte le pratiche per poter accedere al centro. Giunta davanti ai cancelli, la delegazione si è vista opporre un garbato, ma netto, divieto di ingresso perché la prefettura non aveva ancora inviato il visto per l'accesso e sembra che Pag. 17il Ministero dell'interno per problemi burocratici ancora non avesse esitato la pratica.
Credo che sia grave che il responsabile nazionale dell'immigrazione del maggiore partito dell'opposizione non abbia potuto effettuare la visita al centro di Mineo.
Seguirà una mia interrogazione e vorrei che lei, signor Presidente, sollecitasse il Ministro a rispondere al più presto.

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, prendo atto del suo intervento con le conseguenze da lei richieste.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi permetto di aggiungere solo qualche parola ai temi sollevati dalle colleghe Bernardini e Samperi. Ci troviamo in una situazione nella quale sembra quasi acquisito che per esercitare una prerogativa prevista dalla legge per i deputati sia necessaria l'autorizzazione, nella fattispecie, del Ministero dell'interno. Vorrei dire che questo tipo di situazione non esiste al mondo perché, come è noto, i parlamentari possono entrare nelle carceri e in tutto ciò che è equiparato alle carceri senza addirittura neanche avere la cortesia - che ovviamente usano - di informare prima le istituzioni.
La preghiera che le rivolgo, nel trasferire ovviamente queste informazioni al Presidente della Camera, è anche di ribadire che non stiamo parlando di un diritto di un deputato dell'opposizione ma stiamo parlando del diritto di un deputato, che risponde a una prerogativa prevista dalla legge e che va tutelata. Pertanto, prego il Presidente della Camera di farsi promotore nei confronti del Ministro dell'interno non a prevedere che vi sia una maggiore larghezza per i deputati ad entrare nelle carceri e nei luoghi equiparati ma che sia tolto un vincolo, un'opposizione o un'autorizzazione assolutamente fuori luogo perché non prevista né dalla legge né della Costituzione. Si tratta di un diritto del parlamentare e diversamente credo che saremo costretti, in qualche modo, a rivendicare fino in fondo il nostro diritto magari anche in altro modo.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, martedì 19 aprile 2011, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:

S. 2146 - GRIMOLDI ed altri: «Aumento del contributo dello Stato in favore della Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza e modifiche all'articolo 3 della legge 20 gennaio 1994, n. 52, concernenti le attività svolte dalla medesima Biblioteca» (Approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (2064-B).

Seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Doc. XXIII, n. 6) (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Ricordo che nella seduta dell'11 aprile 2011 si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Pecorella, Bratti, Volpi, Libè, Rugghia, Monai, Della Vedova e Melchiorre n. 6-00076 (Vedi l'allegato A - Risoluzione).
Ricordo che su tale risoluzione il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole.

Pag. 18

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXIII, n. 6)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, a gennaio la Commissione ha compiuto in Sicilia un viaggio molto amaro, un cammino drammaticamente reale tra problemi trascurati con colpevole negligenza, carenze strutturali e impiantistiche, emergenze e gestioni commissariali lunghe quanto improduttive, attività illecite pervasive, rischi per la salute dei cittadini e danni all'ambiente. Si è trattato di un viaggio di scoperta che la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha proseguito poi nel Lazio, dove approdiamo in questi giorni per scoprire che gli scenari sono drammaticamente analoghi, i nodi critici sono simili e la distanza dall'Europa la stessa. Anche qui la gestione commissariale non ha prodotto nessuna svolta e, anzi, è andata nella direzione contraria agli orientamenti e alle scelte indicate dalle direttive comunitarie e dalla norma nazionale in materia di rifiuti.
È un contenuto duro da mandare giù quello della relazione che ci apprestiamo a votare con la risoluzione in esame. Si tratta del frutto di un lavoro attento e rigoroso. Questo documento descrive con lucidità una situazione di difficoltà crescente da cui non si profilano, a breve, vie d'uscita. Le scelte compiute in questo campo sono troppo distanti dalla strategia della gestione integrata e hanno privilegiato il ricorso allo smaltimento a perdere, reiterato a testa bassa.
L'85 per cento dei rifiuti finisce così in discariche ormai prossime al tracollo, quando non già sature da tempo come quella di Malagrotta: questa doveva chiudere nel 2008, è l'invaso più grande d'Italia e d'Europa, ma è ancora attiva e continua a ricevere giornalmente dal bacino della capitale dalle 4.500 alle 5 mila tonnellate di rifiuti, grazie ad ordinanze che ne hanno prorogato l'autorizzazione allo smaltimento. Opera in regime di sostanziale monopolio - come la relazione ha ampiamente descritto - e continuerà ad ingoiare rifiuti forse fino al 2013, è questo «forse» che inquieta di più.
Non si può fare finta di nulla, occorre individuare siti alternativi: a forza di vivere giorno per giorno si rischia di vedere esplodere l'emergenza. Roma potrebbe trovarsi a vivere lo stesso incubo di Napoli - non è uno spauracchio inesistente -, con le conseguenze che possiamo tutti immaginare. Il pericolo non esiste solo per la capitale: sono molte le discariche in via di esaurimento e diversi gli impianti obsoleti che richiedono forti investimenti per tornare ad essere produttivi in tutto il Lazio. Va ricordato che il conferimento in discarica costituisce di fatto il fallimento di una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti. Si dovrebbe puntare sulla raccolta differenziata, che però resta ancora una sorta di miraggio. A fine 2010 la percentuale si apprestava intorno al 12 o 13 per cento - quota ben lontana da quel 60 per cento individuato dal Piano regionale, emanato lo scorso novembre come obiettivo per il 2011 - risultato che sarebbe confortante, ma che la relazione valuta irraggiungibile per quella scadenza. Quindi, lo stesso Piano, nato per rispondere alla procedura di infrazione attivata dall'Unione europea, insiste troppo sugli impianti di termovalorizzazione, che appaiono sovradimensionati e richiedono tempi lunghi di realizzazione.
Ebbene, ci sono molti illeciti - concludo, signor Presidente - che riguardano gli impianti di termovalorizzazione di Colleferro, che sono stati favoriti anche da debolezze del sistema di controllo degli organi preposti; anche questo ci deve inquietare.
Noi annunciamo, come gruppo di Alleanza per l'Italia, il voto favorevole, ma sollecitiamo il Governo a farsi parte attiva per quanto di sua competenza, affinché siano trovate soluzioni alle criticità e ai nodi problematici evidenziati nella relazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, mi può cortesemente segnalare quanti minuti ho a disposizione?

PRESIDENTE. Onorevole Monai, ha dieci minuti.

CARLO MONAI. Signor Presidente, spero di non utilizzarli tutti.
L'11 aprile scorso abbiamo discusso della relazione della Commissione d'inchiesta e ho voluto sottolineare l'intervento che ha svolto in quest'Aula il presidente della Commissione, l'onorevole Pecorella, che ha sottolineato giustamente e correttamente come anche nella regione Lazio la gestione dei rifiuti abbia attraversato dal 1999 una fase emergenziale con un commissario ad acta che, nonostante abbia completato il suo mandato nel 2008, non è riuscito sostanzialmente a portare la gestione dei rifiuti in questa importante regione italiana alla normalità. Infatti, la presidente Polverini ha dovuto approvare il Piano generale per la gestione dei rifiuti, ancorché cercando di attenersi alle nuove legislazioni in materia - sappiamo che abbiamo recepito la direttiva comunitaria sulle «quattro erre», che sostanzialmente impongono un maggiore affidamento dei rifiuti nella sua valenza del riutilizzo, del riciclo e della raccolta differenziata - e ha individuato la criticità di una pervasiva presenza della criminalità, ancorché non organizzata - come nelle regioni Campania e Sicilia - anche nel Lazio, con l'auspicio - cito testualmente l'onorevole Pecorella - che si mettano in moto tutti gli strumenti investigativi che il codice di procedura penale prevede per la ricerca della prova, ivi incluse - aggiungo - le intercettazioni telefoniche e ambientali.
Se è vero che la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nel Lazio ha concluso il suo lavoro sottolineando come in questo settore ci sia la presenza molto pervasiva della criminalità - ma non di quella criminalità organizzata che invece è tipica di altri contesti - dobbiamo sottolineare come le intercettazioni telefoniche ed ambientali debbano essere necessariamente semmai rafforzate piuttosto che attenuate o annichilite. Questo la dice lunga sulla contraddizione in termini che il centrodestra in questo settore specifico propugna: in un'Aula forse poco interessata alla gestione dei rifiuti nel Lazio sottolinea la strategia di intensificare le intercettazioni ambientali e telefoniche, in altri contesti, quando magari le intercettazioni toccano i potentati della politica italiana, si vuole invece tutelare la privacy dei criminali sotto le mentite spoglie della privacy dei cittadini.
Ai cittadini, badate bene, interessa non che un magistrato possa verificare il contenuto delle telefonate se queste non hanno rilevanza penale, ai cittadini interessa che anche con le intercettazioni telefoniche e ambientali si perseguano i criminali, si metta a tacere l'illegalità, si rispettino le leggi e si applichino le pene. Questo interessa ai cittadini.
Pertanto l'invito che rivolgo ai collegi e al Governo - il destinatario della nostra risoluzione che trova una firma «lunga» di tutti i gruppi politici - è di essere coerenti con questo appello che si riferisce al problema dei rifiuti ma che è anche un appello più generale, poiché ci interessa che gli strumenti investigativi affidati alla magistratura non vengano attenuati, impoveriti, neutralizzati con quella proposta di legge che vuole imbavagliare la magistratura per evitare che persegua i crimini attingendo a questi mezzi investigativi, piuttosto che rafforzarli.
Venendo al tema delle discariche, è abbastanza velleitario - la Commissione sottolinea questo dato in maniera molto leale e anche piuttosto cruda - che la regione Lazio ipotizzi nel 2011 il raggiungimento del 60 per cento nella raccolta differenziata dei rifiuti. Se è vero che attualmente siamo nella logica dell'11-12 per cento nella raccolta differenziata, spiegatemi voi con quale bacchetta magica e con quale riforma epocale la giunta Polverini Pag. 20riuscirà a perseguire questo obiettivo. Atteniamoci ai fatti, evitiamo gli annunci spot e gli slogan delle riforme epocali perché ne abbiamo già sentite troppe sia da parte del Governo centrale che adesso da parte della regione Lazio, i cittadini non possono ancora oggi credere a questi specchietti per le allodole. Vogliamo invece un'iniziativa più forte e più coerente del Governo che attraversi anche il meccanismo dei controlli ambientali, perché abbiamo sentito dal commissario dell'ARPA regionale come gli organigrammi siano assolutamente scoperti, come ci sia stato il blocco del turnover nei pensionamenti e come quindi gli strumenti di indagine, di ispezione e di verifica nel trattamento dei rifiuti siano «gambizzati» per la sostanziale mancanza di personale attrezzato a questo scopo.
Quindi l'invito è anche quello di rimediare a queste carenze di organico, di potenziare il sistema dei controlli e di far sì che quelle direttive comunitarie che spesse volte vi indugiate a recepire quando vi conviene siano recepite in tutti i settori, non ultimo quello ambientale. Ciò, anche perché abbiamo sotto gli occhi quello che è successo nella Valle del Sacco dove si registrano pesanti ricadute sulla salubrità dell'ambiente e sulla salute degli animali; recenti denunce hanno sottolineato morìa di pecore e malformazioni al bestiame, ma soprattutto ricadute sulla salute umana. Al riguardo, i picchi di incidenza di malattie cardiovascolari e di tumori alla pleura sono senza dubbio registrati in questa inchiesta e danno la misura di come questi problemi vadano assolutamente evitati, perché oggi si parla della Valle del Sacco, ma ci sono tante altre valli del Sacco in tutto lo stivale del Paese. Così viene messo in forte discussione il principio cardine che innerva il sistema dei rifiuti: chi inquina paga.
Anche in questo settore spesse volte le imprese non pagano, si rifugiano magari dietro facili escamotage, sovrapposizioni di responsabilità, qualche volta fallimenti congegnati appositamente per eludere le responsabilità. Anche qui occorre, quindi, un sistema di tutela dei cittadini e di responsabilizzazione dell'impresa, che vale per il Lazio, ma dovrebbe valere da Trieste a Pantelleria. Con l'auspicio che il lavoro biennale di questa Commissione non rimanga nei cassetti e che non si produca solamente l'ennesima scartoffia della quale il Governo poi non si sa bene che utilizzo faccia, l'invito è che questa risoluzione porti effettivamente a ricadute legislative e provvedimentali immediate, quali quelle che necessitano per evitare che il Lazio affondi nei suoi rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbaro. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, rispetto alle possibili infiltrazioni criminali nelle attività connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta è per il momento rassicurante, ma evidenzia una situazione di crisi e alcuni gravi fattori di pericolo. L'impiantistica inadeguata, la saturazione delle discariche esistenti e i bassi livelli di raccolta differenziata creano condizioni di rischio e propizie all'infiltrazione criminale. La Regione peraltro non riesce ad ottemperare agli impegni assunti in relazione al recepimento delle direttive europee. Basti dire che dovrebbe arrivare, sulla base del piano regionale, ad un 60 per cento di raccolta differenziata entro fine anno ed è ancora inchiodata al tredici per cento. Perché una situazione già pesantemente deficitaria non sia ulteriormente compromessa è necessario inoltre l'impegno degli enti locali, che sembrano poco disponibili ad assumere il peso e i costi di questa tematica. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, è necessario che nella spaccatura tra il nord e il sud il Lazio non precipiti - non è ancora avvenuto, ma potrebbe avvenire - verso il basso. Come ha confermato nella sua audizione il coordinatore distrettuale antimafia Giancarlo Capaldo, non vi sono procedimenti strutturati concernenti l'infiltrazione della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti del Lazio, ma vi è Pag. 21un'infiltrazione certa della camorra della 'ndrangheta e della mafia nella società e nell'economia laziale. Nell'approvare dunque la relazione il gruppo Futuro e Libertà vuole condividere questo senso di pericolo, nella consapevolezza che solo un sistema efficiente di raccolta e smaltimento potrà tenere le ecomafie lontane dai rifiuti del Lazio. Per recuperare efficienza occorre migliorare la raccolta differenziata e il sistema di lavorazione di rifiuti e superare la commistione tra parte politica e parte gestionale, che la relazione proprio nelle conclusioni indica come uno dei principali problemi che le istituzioni debbono affrontare. È per questo motivo che preannunzio il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Saluto la rappresentanza del comune di Soncino e la rappresentanza del comune di Torre Pallavicina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ci accingiamo oggi a votare questa risoluzione unitaria che, se i colleghi avessero perso un attimo di tempo a leggere, ci dimostrerebbe come il Paese Italia nel campo dei rifiuti va un po' oltre quello che succede solo nella regione Campania. È una relazione che abbiamo condiviso trasversalmente in Commissione, che fotografa una situazione non preoccupante: molto più che preoccupante, signor Presidente e signori rappresentanti del Governo. Qui si dimostra un'altra volta che in questo settore le non scelte della politica fanno gravi danni, creano problemi che ricadranno e ricadono già ora sul futuro del nostro Paese, delle nostre realtà locali e dei nostri figli.
È una sommatoria di incapacità e di mancanza di coraggio nel compiere scelte, che possono sembrare ad un primo approccio difficili, ma che, dopo poco, tutti possono capire sarebbero scelte di grande intelligenza, che potrebbero dare un segnale veramente di attenzione a tutti i nostri cittadini.
È un'analisi, come dicevo, che ricorda quanto è successo, succede e, purtroppo, ho paura succederà ancora per un poco in Campania. Tante regioni in Italia e per prima la regione Lazio, come si vede da questa relazione, non sono esenti. Ancora qui vediamo che si va avanti e si procede con la logica dello spot: si annunciano impegni sulla raccolta differenziata non raggiungibili - veramente non raggiungibili da chiunque - e si parla di impianti di cui non sono nemmeno individuate le localizzazioni. È un rimpallo continuo di responsabilità sulle scelte che non sono fatte e la sostanza vera è una sola, ovvero che si continua sull'unica strada abbandonata da tutto il mondo - da tutta l'Europa sicuramente - che è quella delle discariche.
Oltretutto chiedo attenzione proprio su un fatto: queste non scelte ampliano lo spazio di intervento e di possibile attività da parte della malavita, una malavita che ha trovato nel business dei rifiuti un'occasione di fare soldi con pochi rischi e una malavita che ha invaso trasversalmente il Paese, da nord a sud e da est ad ovest. C'è una difficoltà vera da parte delle forze dell'ordine e da parte della magistratura di poter operare con controlli seri. Se c'è bisogno di una vera riforma nel campo della giustizia, sicuramente dovrebbe partire da questo tipo di reati e non solo dalla tutela dei cittadini verso questo malaffare, ma anche dalla tutela dei cittadini per la propria salute.
Ci sono troppi rimpalli, come dicevo, mancanza di trasparenza e di coraggio nel compiere le scelte. Anche qui nel Lazio, come in tutto il Paese, manca il primo segnale che noi come UdC abbiamo sempre chiesto: le bonifiche. Il Governo deve varare immediatamente un piano vero e serio per attuare le bonifiche, perché realizzare le bonifiche vuol dire dare fiducia ai cittadini, vuol dire recuperare credibilità da parte della politica e vuol dire dimostrare che si ha cura e si ha a cuore la salute dei cittadini e, dunque, credo che i cittadini sarebbero sicuramente più partecipi Pag. 22con noi al momento di fare le grandi scelte, che comportano anche la localizzazione e la realizzazione degli impianti di trattamento.
Mi domando, signori rappresentanti del Governo, signor Presidente, come mai noi, in un Paese come l'Italia, che al di là delle difficoltà che stiamo vivendo in questo periodo considero ancora un Paese avanzato, non riusciamo a realizzare e a compiere quelle scelte che hanno compiuto tanti altri Paesi. Le scelte della realizzazione degli impianti non sono state compiute dall'Africa, ma da Paesi che tutti voi considerate avanzati come la Svezia, la Finlandia e tanti Paesi del nord dove la cultura della tutela della salute è fortemente radicata.
Questa è una relazione unitaria. Come sempre in questo Parlamento le cose unitarie non destano interesse: interessa più la guerra, interessa più lo scontro, interessa più la discussione forte. Qui ci sono stati invece tanti parlamentari, di tutte le parti politiche, che hanno condiviso. Ebbene voteremo favorevolmente questa relazione, come la voteranno gli altri. Speriamo che, quando si lavora e si riesce a fare una cosa costruttiva, non resti - ahimè - lettera morta, come sono rimaste tante altre cose, e speriamo che alle parole possano seguire i fatti per dare un futuro vero ai nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, abbiamo condiviso tutto il percorso per arrivare a produrre questa relazione al Parlamento; un percorso condiviso da tutte le forze politiche presenti in sede di Commissione, con la consapevolezza che quello che ci vedevamo davanti, purtroppo, aveva connotazioni negative e addirittura preoccupanti. Va detto che molte di queste situazioni sono state evidenziate dai colleghi e in particolar modo nella discussione che già si è svolta in quest'Aula.
Vorrei solo sottolineare un fatto che emerge evidente ed è stato rilevato ovvero che la malavita organizzata e le infiltrazioni che si possono intravedere anche nel Lazio - come in alcune altre regioni, ma stiamo parlando del Lazio - hanno una derivazione immediata da quegli spazi che la politica amministrativa non copre. Non c'è dubbio, quindi, che la relazione che abbiamo presentato al Parlamento e che discutiamo oggi alla Camera dei deputati debba avere una valenza forte e importante, sia per il merito specifico della materia stessa, ma anche e soprattutto come stimolo per risvegliare l'animo di quella politica che deve essere assolutamente protagonista, se si vogliono invertire alcuni flussi negativi che cominciano ad essere, purtroppo, sempre maggiormente presenti sul nostro territorio.
Va anche detto che la Commissione, per scelta, ha deciso ora di presentare questa relazione sulla regione Lazio, assumendosi però un impegno complessivo di continuare a monitorare la situazione, in particolar modo avendo intravisto alcuni degli sviluppi legati alle infiltrazioni malavitose che hanno bisogno di essere continuamente monitorati e in sede di Commissione, con il presidente Pecorella, abbiamo condiviso tale necessità. Devo aggiungere unicamente che abbiamo anche sottoscritto la risoluzione unitaria che è stata presentata e dichiaro quindi il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, il lavoro svolto dalla Commissione bicamerale con l'indagine sul ciclo dei rifiuti nella regione Lazio è un lavoro senz'altro positivo, che ha permesso di conoscere le criticità della gestione del ciclo ed è un lavoro importante che è bene venga concluso con un voto del Parlamento, per lanciare un richiamo forte a tutti i protagonisti del settore, dalla regione, Pag. 23alle province, agli enti locali, alle aziende pubbliche e private, per ottenere quella completa assunzione di responsabilità senza la quale la situazione del Lazio rischierà di aggravarsi, con conseguenze pesanti per la salute dei cittadini, per l'ambiente e per l'immagine della regione e della capitale d'Italia.
Nel 1999 è stata decretata l'emergenza rifiuti per Roma e provincia. Dal 2001 l'emergenza e la gestione commissariale sono state estese all'intera regione. Io mi sento di dire, sulla base delle informazioni che abbiamo raccolto nel corso di questi due anni di indagine, che la situazione nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio, dopo la formale cessazione dell'emergenza, è oggi assai più critica di dodici anni fa.
Il dato più emblematico del fallimento delle politiche che dovevano portare a realizzare un ciclo basato sulla gestione integrata è rappresentato dal basso livello medio regionale di raccolta differenziata, che si attesta su valori del 13 per cento fino al 2010, quando l'obiettivo fissato dalla legge è quello del 50 per cento e questo obiettivo è anche quello fissato dal piano regionale dei rifiuti. Rispetto a un dato nazionale del 45 per cento, nel centro Italia vengono smaltiti in discarica il 69 per cento dei rifiuti e qui, nel centro Italia, è il Lazio a fare da punta, con l'86 per cento. La bassa tariffazione del conferimento rispetto al trattamento e alla raccolta differenziata contribuisce a consolidare la prassi di trasferire, in contrasto con la normativa europea, il tal quale in discarica.
Questo comportamento non solo limita di molto la raccolta differenziata ma abbassa la quantità di rifiuto trattato, che risulta privo delle qualità necessarie alla sua termovalorizzazione. Come è evidenziato nella relazione, il sistema regionale delle discariche è in via di esaurimento. Malagrotta, la più grande discarica del Lazio, ma anche la più grande d'Europa, che con un territorio di 240 ettari riceve ogni giorno dal bacino della capitale 4.500, 5.000 tonnellate di rifiuto urbano, opera in regime di proroga. Doveva essere chiusa il 31 dicembre 2008; con più ordinanze della regione Lazio ne è stata prolungata l'attività, e l'ultima proroga scadrà alla fine del mese di giugno.
In provincia di Roma, a Civitavecchia, Guidonia, Colleferro, Albano, Bracciano, sono stati decisi gli ampliamenti delle discariche che vengono chiamati «rimodulazione», e così è stato fatto per Borgo Montello a Latina, Viterbo e Frosinone. Proprio il ricorso agli ampliamenti delle discariche è la cartina di tornasole di una gestione tipicamente emergenziale. Insomma, tutta l'attività del ciclo del Lazio ha la discarica come protagonista principale e indiscusso: un'attività che viene esercitata - come è stato giustamente scritto nella relazione - in contrasto con gli orientamenti, le scelte, le strategie dettati dalle leggi nazionali e dalle direttive comunitarie che prevedono la gestione integrata del ciclo.
Ma è bene ricordare, signor Presidente, che non è solo il Lazio ad operare in contraddizione a normative europee. La nuova direttiva comunitaria sui rifiuti (la n. 98 del 2008) pone al primo posto la prevenzione, cioè la riduzione dei rifiuti, seguita dalla preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero (ad esempio energetico), e solo in via residuale lo smaltimento.
Questa normativa del 2008 noi l'abbiamo recepita solo con il decreto legislativo n. 205 del 2010, che tra l'altro rinvia a un successivo decreto del Ministero dell'ambiente, da emanare entro il 31 dicembre 2013, l'approvazione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti: cinque anni - e chi lo sa se basteranno - per adeguarsi alle indicazioni comunitarie per diminuire la produzione dei rifiuti, che è la cosa più importante e più urgente da fare in un Paese come il nostro, dove la produzione dei rifiuti sta crescendo più del prodotto interno lordo, dove la nostra società produce più rifiuti che benessere.
Senza un piano di riduzione nazionale e senza il raggiungimento degli obiettivi accettabili di raccolta differenziata sul Lazio si rischierà di rivedere le immagini, Pag. 24come quelle della Campania, che le televisioni hanno fatto girare in tutto il mondo. Finora non c'è stata la necessaria determinazione nella raccolta differenziata. La presidente Polverini ha già messo le mani avanti dichiarando che vuole chiedere la proroga al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sull'obiettivo del 60 per cento fissato dalla legge. Eppure in tanti comuni del Lazio e della provincia di Roma sono stati raggiunti gli obiettivi di legge, e il metodo del porta a porta è quello che riesce a realizzare i migliori risultati.
La provincia di Roma in due anni dal 2008 è passata da 25 mila abitanti serviti con il porta a porta a 250 mila; attraverso progetti definiti e finanziati con 52 comuni saranno 830 mila su un milione quattrocentomila del totale gli abitanti coinvolti nel porta a porta, con l'obiettivo credibile di arrivare entro la fine del 2011 a servire un milione di abitanti. Non si può dire che lo stesso impegno, lo stesso risultato sia stato prodotto dal comune di Roma (e lo dico con dispiacere), che come la provincia ha potuto usufruire dei finanziamenti regionali per incentivare la raccolta differenziata. Dall'indagine è emerso come gli impianti di produzione del CDR, combustibile derivato dai rifiuti, che viene usato per la termovalorizzazione, forniscano per lo più ecoballe che poi finiscono in discarica, perché di scarsa qualità e non idonee per la combustione. Il CDR prodotto è sufficiente appena ad alimentare una delle due linee di termovalorizzatore di Colleferro.
Nel piano regionale quindi appare sovradimensionata l'impiantistica per la termovalorizzazione, e lo sarà ancora di più se verranno realizzati obiettivi accettabili di raccolta differenziata.
L'indagine sulla base delle audizioni del coordinatore della direzione distrettuale antimafia, dei procuratori della Repubblica, dei prefetti, dei questori, degli operatori delle forze dell'ordine ha accertato che non vi sono in corso procedimenti concernenti il ciclo dei rifiuti riguardanti la criminalità organizzata di stampo mafioso. Non è però il caso di abbassare la guardia. Nella nostra regione, come ha avuto modo recentemente di dichiarare il presidente generale della corte d'appello alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario 2011, non si può parlare più soltanto di infiltrazioni della criminalità organizzata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,55)

ANTONIO RUGGHIA. Nel Lazio operano tutte le mafie che collaborano tra loro, dalla 'ndrangheta alla camorra a Cosa Nostra. Sembrano certo più intenzionate alla pratica del «lavaggio del mattone» come l'hanno definita, cioè l'attività di riciclaggio dei proventi dell'industria criminale nel settore dell'edilizia e del commercio. Ma non bisogna dimenticare che il Lazio è al secondo posto su base nazionale per la presenza delle ecomafie e che il sistema pubblico di aziende operanti sul ciclo dei rifiuti è in forte difficoltà economica e rischia il crollo. Tale crollo aprirebbe spazi alle consorterie mafiose che possono movimentare ingenti quantità di capitali sporchi, acquisire aziende in difficoltà, condizionare il mercato.
Signor Presidente, il nostro sarà un voto favorevole alla risoluzione che accompagna l'indagine. Come dicevo ci vuole un comune impegno di tutti per scongiurare esiti drammatici sul ciclo dei rifiuti. Siamo davanti a passaggi delicati. Bisogna individuare una nuova discarica per Roma e ciò non potrà essere fatto senza la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali. E non ha cominciato bene il sindaco Alemanno quando ha indicato il sito alternativo a Malagrotta in Allumiere, in provincia di Roma, ad 80 chilometri di distanza da Malagrotta.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rugghia.

ANTONIO RUGGHIA. È una scelta sbagliata, è una scelta che è stata assunta senza chiamare nella discussione a confronto, la provincia di Roma, i comuni interessati.
Pag. 25Addirittura il sindaco Alemanno è arrivato a chiedere la secretazione del piano dell'AMA sulla scelta di Allumiere. Senza la condivisione di tutti non sarà possibile cogliere gli obiettivi significativi di raccolta differenziata, avviare la bonifica delle discariche da Malagrotta a Borgo Montello, a tutte le ASL. E non potrà essere attuata la bonifica della Valle del Sacco, la più contaminata della nostra regione. Non potrà essere fronteggiata la crisi delle aziende pubbliche del settore, non potranno essere ammodernati e potenziati i nuovi impianti di trattamento.
Signor Presidente, e concludo, anche dall'indagine sul Lazio emerge l'esigenza di inserire nel codice penale i delitti contro l'ambiente, condannando con pene reclusive crescenti in base alla gravità degli illeciti l'inquinamento ambientale, la frode, il disastro, il delitto di ecomafia. Perlomeno dovrà essere applicata - spero che venga fatto - la direttiva n. 99 del 2008 applicata in maniera adeguata nella legislazione del nostro Paese.
Sono a rischio di prescrizione tutte le indagini che sono state attivate nel Lazio comprese quelle su Colleferro, sulla gestione dei termovalorizzatori, sulla gestione amministrativa...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rugghia.

ANTONIO RUGGHIA. Ho concluso, signor Presidente, un attimo solo. Vale per il Lazio e vale per tutte le altre regioni: non avrebbe veramente molto senso l'attività di una Commissione bicamerale di inchiesta sugli illeciti sul ciclo dei rifiuti, se le attività criminali e gli illeciti poi non venissero sanzionati e condannati. Anche con questo auspicio dichiariamo il nostro voto favorevole alla risoluzione della Commissione d'indagine sul ciclo dei rifiuti nel Lazio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole della delegazione radicale a questa risoluzione, perché il lavoro fatto dalla Commissione bicamerale sui rifiuti ha evidenziato molto bene le responsabilità bipartisan che ci sono state nella mala gestione dei rifiuti nella regione Lazio. Tali responsabilità hanno un collante unico che è la violazione delle norme, in particolare delle direttive europee.
Sappiamo che, se Roma non si trova nella situazione in cui si trova Napoli, non è certo perché è stata innescata una virtuosa gestione dei rifiuti, ma perché possiamo contare sulla discarica più grande d'Europa, quella appunto di Malagrotta.
È una discarica in esaurimento che non potrà ricevere i rifiuti di Roma a partire da luglio, agosto 2011, a meno che la presidente della regione, Polverini, non voglia prendere una decisione gravissima e, cioè, autorizzare ulteriori lotti progettuali per 5 milioni di metri cubi nella zona Testa di Cane, sempre nella discarica di Malagrotta. Questa scellerata soluzione è stata suggerita dal padrone della discarica, l'avvocato Manlio Cerroni, e ad oggi non è stata respinta dalla Polverini né da Alemanno. Forse, questo rischio non è stato preso in considerazione da parte della Commissione, perché questa proposta è stata avanzata nel mese di dicembre.
Certo è che stiamo correndo un rischio immane, probabilmente, anche come conseguenza di un piano dei rifiuti - quello della Polverini - assolutamente irrealizzabile, che, peraltro, non è stato ancora approvato dal consiglio regionale del Lazio e rispetto al quale i consiglieri radicali della lista Bonino-Pannella hanno già provveduto ad enunciarne le inadeguatezze al Commissario europeo per l'ambiente.
Noi radicali siamo assolutamente convinti che la Regione Lazio debba seguire le direttive europee e non pensare solo alla soluzione legata agli inceneritori e alle discariche. Con questo auspicio, noi voteremo a favore della risoluzione in oggetto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, sarò velocissimo. Mi associo alle considerazioni fatte in precedenza dal collega Rugghia e ringrazio i colleghi e il presidente per come abbiamo lavorato in Commissione. Credo che presentare alla Camera e al Senato queste relazioni sia un'idea vincente, perché consente di prendere atto di una situazione molto grave in questo Paese.
Mi dispiace, ma devo sottolineare che l'assenza del Ministro dell'ambiente, ancora una volta, su un tema così importante, testimonia un disinteresse da parte di questo Governo che ritengo questa relazione, così come le altre, non meritino. Credo, invece, signor Presidente, che vi siano molti spunti per capire davvero come si possa passare da una situazione di illegalità diffusa, che, purtroppo, nel nostro Paese sta attanagliando regioni che non sono a tradizionale presenza mafiosa, a quanto l'Europa ci chiede: far diventare, cioè, il tema del ciclo dei rifiuti un'opportunità per la nostra economia.
Nel nostro Paese, vi sono già diverse imprese molto avanzate ed esperienze importanti nel Veneto, in Lombardia e in Emilia Romagna che credo davvero possano aiutare a far entrare questo Paese in Europa anche per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti. Tuttavia, vi è ancora una parte del Paese che, purtroppo, non riesce ad uscire dal fenomeno dell'illegalità...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSANDRO BRATTI. ...un fenomeno che si instaura - concludo - e che spesso viene giustificato, ma che riguarda soprattutto scelte della politica. Una politica che non è capace di prendere decisioni, che non fa il suo mestiere fino in fondo, con amministratori che lasciano ampie voragini all'interno delle quali si infila, appunto, la malavita organizzata.
Con questo lavoro, speriamo di poter dare ai colleghi un'opportunità per avere un confronto serio e credibile su questa situazione, che ci aiuti davvero a far diventare il nostro Paese veramente moderno.

PRESIDENTE. Saluto l'Associazione combattenti di Musile di Piave, in provincia di Venezia, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aracri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ARACRI. Signor Presidente, le considerazioni svolte da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, rispetto al lavoro importante svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, mi sono sembrate francamente piuttosto un processo alla regione Lazio. Pertanto, brevemente vorrei sottolineare come nessuno di noi amministratori del Lazio si nasconde dietro un dito; sappiamo perfettamente che la nostra regione è andata, nel corso degli anni, sostanzialmente in controtendenza in questo campo per quanto riguarda le direttive dell'Unione europea. Si è preferito lo smaltimento in discarica piuttosto che l'ammodernamento e il potenziamento delle strutture preposte allo smaltimento; però, se è vero come è vero che nel 1999 è stato decretato lo stato di emergenza, non può non essere ricordato che tutti i segnali che denunciavano che vi sarebbe stata una grave crisi in quest'ambito sono datati dal 1980, e non a caso, nel 1999, si è decretato lo stato di emergenza.
Va anche rilevato come sicuramente è vero che la raccolta differenziata nel 2010 non supera il 12 o il 13 per cento; non a caso, l'Unione europea ha giustamente posto in essere una procedura di infrazione. Credo però che sia stata poco sottolineata l'azione svolta dalla giunta regionale del Lazio che, nel novembre del 2010, ha presentato un nuovo piano regionale dei rifiuti, che, è vero, presenta ancora delle zone d'ombra che vanno chiarite, però, è altrettanto vero che fornisce, per la prima volta, delle indicazioni Pag. 27chiare. Mi riferisco alla sua strutturazione, un ATO regionale e cinque sub-ATO provinciali; mi riferisco ad un sistema di insieme che punta a fare della nostra regione un sistema autosufficiente. In questo contesto, tuttavia, così come giustamente si sottolinea l'importanza della raccolta differenziata, non si può non sottolineare il fatto che, in questo campo, vi sia assoluta necessità di varare finalmente i termovalorizzatori, la cui costruzione nel Lazio e nelle altre regioni è stata di fatto impedita da una mal capita e peggio applicata politica verde/ambientale.
È emerso altresì che, nel corso di questi anni, le proposte poste in essere dalle comunità locali, mi riferisco alle aziende e ai consorzi pubblici, hanno mostrato la corda, perché prive di piani industriali; hanno mostrato la corda, perché prive di organici piani territoriali di riferimento. Ancor più è avvenuto che questi consorzi pubblici si sono caratterizzati per cattiva gestione, malaffare e sprechi; il caso di Colleferro è emblematico al riguardo. Questo sistema si è dimostrato debole e vive oggi una grave crisi finanziaria ed è evidente, come giustamente è stato ricordato, che si presti ad essere invaso dalle mafie di vario tipo che, potendo disporre di ingenti masse di capitali, possono acquisire aziende in crisi e quindi inserirsi nel mercato e condizionare il mercato stesso.
In tema specifico di infiltrazioni mafiose è stato poi notato che la nostra regione può essere interessata dalle mafie perché ampie zone, ampi territori del Lazio, per come sono fatti morfologicamente, si potrebbero prestare ad occultamento di rifiuti fatti in maniera illecita; può essere interessata dalle mafie perché pezzi importanti del Lazio confinano, ahimè, con la provincia di Caserta che è abbondantemente inquinata, e non solo nel campo dei rifiuti, dal dato mafioso; però è altrettanto vero che delle vere e proprie filiere organizzate di origine mafiosa al riguardo, ancora, per fortuna, non esistono. Questo non vuol dire abbassare la guardia e trovo corretto quanto auspicato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta, ossia un aumento complessivo dell'azione di repressione, una maggiore formazione e specializzazione degli organi di polizia votati ad indagini di questo tipo.
Però, mi si consenta di intervenire, prima di concludere e di ringraziare i colleghi della Commissione di inchiesta, sul solito ritornello sulla magistratura, che anche nel corso di questo dibattito è stato introdotto. Do semplicemente un dato: se come amministrazione della giustizia siamo al 156o posto a livello mondiale, è veramente colpa del processo breve o della mancanza di cancellieri? Non è forse il caso, fra le altre cose, che i nostri magistrati, così come tutti gli altri lavoratori, lavorino un po' di più di due giorni a settimana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

GAETANO PECORELLA, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Signor Presidente, credo sia un segno positivo per il Parlamento che, per la seconda volta, tutte le parti politiche abbiano trovato un pieno accordo con il risultato del lavoro della Commissione. Anche il Governo è presente per quanto riguarda l'approvazione della risoluzione.
Vorrei soltanto esprimere alcune considerazioni: si tratta di una relazione allo stato degli atti che, pertanto, verrà nel tempo completata o corretta se vi saranno delle modifiche e con le novità che l'amministrazione oggi ci potrà portare. Concludo, ringraziando tutti i componenti della Commissione, nonché tutto il personale amministrativo, che ha fornito un contributo fondamentale per i buoni risultati a cui siamo arrivati.

Pag. 28

(Votazione - Doc. XXIII, n. 6)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pecorella, Bratti, Volpi, Libè, Rugghia, Monai, Della Vedova e Melchiorre n. 6-00076, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Cesario, Paolo Russo, Traversa, Ceccacci Rubino, Bernardo, Paolini, Scilipoti (Commenti)...Onorevole Scilipoti, ieri l'Assemblea l'ha applaudita, per la sua nuova nomina a vicepresidente vicario del gruppo di Iniziativa Responsabile, è una cosa importante...Onorevole Messina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,10).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, ho chiesto la parola - e ringrazio i colleghi che avranno la cortesia di ascoltare - per ricordare che in questi giorni si celebra in molti paesi d'Europa e in molte parti del mondo il ricordo del genocidio degli armeni.
Tale ricordo, questa mattina, è stato oggetto di un incontro che, tra l'altro, ha dato l'occasione di presentare l'edizione italiana del diario dell'ambasciatore americano Morgenthau, che si trovava in Turchia negli anni del genocidio.
Aprile è un mese doloroso per la memoria armena, perché, appunto, è il mese in cui il genocidio degli armeni ebbe inizio. Noi sentiamo il dovere di compiere ancora, a livello politico, quel percorso di verità storica che ancora non si è compiuto. Non è un atto fine a se stesso, noi non lo consideriamo tale, almeno. Noi non pensiamo solo che la storia non si possa cancellare, seppure nella sua complessa verità. Pensiamo anche che solo e soltanto sulla giustizia si possano basare decisioni di pace e pacificanti per le relazioni tra i popoli e passi ulteriori verso la costruzione di una comunità internazionale più coesa.
Ma, per avere pace, occorre giustizia e non ci può essere giustizia senza la verità. Pensiamo, dunque, che sia tempo di affermare che quello che ebbe inizio il 24 aprile 1915, quando i capi della comunità armena di Costantinopoli vennero arrestati, deportati e uccisi per scelta delle autorità turche, fu il primo sterminio di massa del XX secolo.
Il massacro toccò anche a donne, bambini e anziani. Si stima che furono un milione e mezzo le persone trucidate, la cui tragica scomparsa dalla storia è stata via via avvolta dal silenzio della diplomazia della comunità internazionale. Voglio ricordare ai colleghi e a tutti che proprio quest'Aula, per iniziativa dell'onorevole Pagliarini, approvò una mozione nella quale si riconosceva che si trattò di un genocidio. È tempo, io credo, che facciamo un passo avanti e che perciò, insieme, lavoriamo per istituire la giornata del ricordo in memoria del genocidio armeno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione delle mozioni Pescante, Gozi, Maggioni, Buttiglione, Ronchi, Razzi, Porcino ed altri n. 1-00567 e Tabacci ed altri n. 1-00624 concernenti iniziative per la tutela e la promozione della lingua italiana nelle istituzioni dell'Unione europea (ore 17,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Pag. 29Pescante, Gozi, Maggioni, Buttiglione, Ronchi, Razzi, Porcino ed altri n. 1-00567 (Ulteriore nuova formulazione) concernente iniziative per la tutela e la promozione della lingua italiana nelle istituzioni dell'Unione europea (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 aprile 2011, è stata presentata la mozione Tabacci ed altri n. 1-00624, vertente su analoga materia, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione Pescante, Gozi, Maggioni, Buttiglione, Ronchi, Razzi, Porcino ed altri n. 1-00567 il parere è favorevole, a condizione che, al quarto capoverso del dispositivo, ne venga accolta un'integrazione formale, del seguente tenore: dopo le parole «il ricorso, oltre alla lingua della presidenza di turno, alla sola lingua inglese, in quanto lingua veicolare di gran lunga più diffusa a livello europeo e globale, ed eventualmente», aggiungere le seguenti: «alla lingua francese, se compatibile con le predette esigenze». Sulla parte restante, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. È già stata prevista questa aggiunta, signor sottosegretario.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Perfetto. Per quanto riguarda la mozione Tabacci ed altri n. 1-00624, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo. Per quanto riguarda il secondo, ne chiedo una riformulazione. L'onorevole Tabacci in particolare fa riferimento al principio di valorizzazione delle identità nazionali ma vorrei far presente che non si tratta di identità nazionale, ma di patrimonio linguistico. Pertanto, propongo una riformulazione del secondo capoverso nel senso di impegnare il Governo «a collocare la lingua italiana e la sua promozione nel quadro di una strategia internazionale che ambisca alla tutela del patrimonio linguistico secondo lo spirito della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea».
Per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo, ne propongo una riformulazione, perché, anche se condividiamo il principio della non discriminazione, non si tratta di presentare una nuova proposta di regime linguistico, ma di ricercare soluzioni pragmatiche per un'applicazione non discriminatoria del regime vigente. Pertanto, chiedo che venga sostituito il terzo capoverso nel modo seguente: «a ricercare soluzioni nel campo del regime linguistico dell'Unione europea basate sul principio della non discriminazione, anche sotto un profilo economico, per i cittadini e le imprese».
Il quarto capoverso del dispositivo può essere accettato a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «ad impegnarsi in favore di proposte inclusive e condivise radicate in un autentico spirito europeistico». Chiedo, inoltre, che venga riformulato anche il quinto capoverso nel modo seguente: «a valorizzare in tale contesto le radici linguistiche latine, mettendo a disposizione di ogni Paese il patrimonio di storia e di conoscenza che, tipicamente, appartengono alla tradizione italiana». L'Italia non è infatti alla ricerca di un nuovo regime linguistico per l'Unione europea, bensì ambisce ad ottenere l'applicazione del regime vigente.
Chiedo, infine, una riformulazione dell'ultimo capoverso del seguente tenore: «ad ispirarsi con spirito costruttivo ai valori contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea per ricercare adeguate soluzioni in materia di regime linguistico europeo». Questo sempre perché non vogliamo un nuovo sistema Pag. 30linguistico, vogliamo un'applicazione non discriminatoria del regime esistente.

PIERGUIDO VANALLI. Bravo Scotti!

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per sei minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, la nostra mozione, rispetto alla quale voglio anche dichiarare la condivisione delle riformulazioni che sono state proposte adesso dal sottosegretario, riporta come incipit un frammento del discorso pronunciato da De Gasperi il 21 aprile 1954, esattamente cinquantasette anni fa, alla Conferenza parlamentare di Parigi. Il discorso, intitolato «La nostra patria Europa», è una professione di fede nell'unità europea. Oggi quella professione di fede recupera per intero la sua attualità di fronte alla crisi mediterranea che mette in risalto alcune fragilità del processo di unificazione e dell'idem sentire delle nazioni europee. Peraltro, anche la burocrazia comunitaria espone l'Europa ad insidie che rischiano di rendere più valetudinario l'autentico spirito europeo. È il caso dell'adozione delle lingue di lavoro che caratterizzano i documenti ufficiali dell'Unione europea, argomento del quale si occupano le mozioni.
L'inglese, il francese e da qualche tempo anche il tedesco affermano di fatto un'egemonia funzionale che racconta di una pericolosa tentazione di supremazia politica. Sappiamo bene di parlare di un'antica e vexata quaestio che da lungo tempo impegna gli Stati membri e le istituzioni comunitarie, ma è giunto forse il momento di spendersi per promuovere la lingua italiana nell'ambito delle istituzioni europee in un quadro di condivisione e non di divisione, di valorizzazione delle identità nazionali e non di egemonia, di adesione ai valori comuni di cultura e di democrazia e non di discriminazione, ritrovando quello spirito comune europeo a cui faceva riferimento De Gasperi cinquantasette anni fa.
Con questo intento, Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo proposto questa mozione e ci fa piacere riscontrare una condivisione da parte del Governo delle ragioni che l'hanno ispirata, e con questo spirito dichiariamo la nostra adesione a tutte le mozioni che quest'oggi ripropongono gli stessi principi, avendo già dichiarato la nostra condivisione anche rispetto alle modifiche suggerite dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, noi siamo, con il collega Porcino, tra i firmatari di una delle mozioni che stiamo discutendo, la mozione più trasversale, quella a prima firma dell'onorevole Pescante. Condividiamo quindi le premesse e il dispositivo di questo atto di indirizzo politico nella consapevolezza che l'italiano abbia tutta la sua importanza a livello di storia letteraria, di idioma che rappresenta uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea, perché anche questa lingua sia utilizzata come lingua di lavoro negli organismi comunitari.
Sappiamo che in realtà lingue ufficiali dell'Unione europea sono tutte quelle dei Paesi aderenti e, da questo punto di vista, sono ormai ventitre le lingue ufficiali anche se ventisette sono gli Stati membri.
Tuttavia, proprio questo suggella il diritto di ogni cittadino e di ogni operatore economico dell'Unione europea di rivolgersi agli organismi comunitari nella propria lingua e di ottenere risposta nella lingua madre. Altra cosa è la lingua di lavoro, quella che il Parlamento di Strasburgo dal 19 febbraio 1995 ha individuato come una sorta di distinzione tra le lingue ufficiali e quelle che vengono utilizzate nelle comunicazioni intra-istituzionali o in Pag. 31occasione di riunioni interne convocate dalle istituzioni alle quali sono invitati i rappresentanti degli Stati membri o specialisti. Qui sta il punto, perché tra le lingue di lavoro sono indicate l'inglese, il francese e, in misura minore, il tedesco.
È, quindi, giusto che il Parlamento italiano faccia sentire la sua voce negli organismi comunitari affinché anche il nostro idioma sia considerato non meno importante. Per la verità, lo dissi anche l'11 aprile in occasione della discussione sulle linee generali di questa mozione, fa un po' specie che questo Governo si faccia promotore di questo tipo di iniziative se è vero che atteggiamento ben diverso ha avuto a tutela delle lingue minoritarie presenti nel nostro Paese. Potremmo dire: «chi di lingua ferisce di lingua perisce». Il Governo sostanzialmente poca credibilità ha ad invocare la tutela del nostro idioma, quando al suo interno mortifica spesse volte la dignità e la tutela riconosciuta dalle leggi n. 482 del 1999 e n. 38 del 2001 e tante altre che sono a garanzia della tutela delle lingue minoritarie.
Abbiamo visto recentemente come il Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri abbia adottato un criterio che sostanzialmente penalizza le popolazioni più consistenti delle lingue minoritarie, gli amici della Sardegna piuttosto che il mio Friuli, con dei meccanismi che decurtano in maniera pesante le risorse a tutela delle nostre lingue minori. L'ultimo step in questa brutta pagina di tutela delle lingue è il contratto di servizio RAI che il Governo sostanzialmente ha fatto senza mettere un centesimo a tutela delle trasmissioni televisive in friulano. Quindi, delle due l'una: o le lingue, siano esse minoritarie o nazionali, hanno pari dignità e vanno tutelate nello stesso modo o si crea una sorta di corto circuito logico, giuridico e istituzionale sulla base del quale si tutela l'italiano, ma non anche le lingue che fanno di questa Italia una sorta di crogiolo di identità linguistiche e culturali.
L'ultima cosa che voglio sottolineare è anche che dobbiamo rimarcare una inefficienza delle politiche linguistiche del Governo, che ha vinto queste elezioni forse anche propugnando le riforme epocali della scuola pubblica impostata sulle tre «i»: più inglese, più Internet, più impresa. Viceversa, con la riforma Gelmini non si è fatto altro che lasciare a casa decine di migliaia di insegnanti precari danneggiando ulteriormente il sistema scolastico. Infatti, mentre prima con le sperimentazioni la lingua inglese era insegnata in tutti i cicli delle superiori con tre ore settimanali, adesso, viceversa, abbiamo visto i risultati: un ridimensionamento degli orari e, quindi, una marginalizzazione della nostra Italia.
Quindi, abbiamo pochi motivi di lamentarci se siamo marginali nel contesto internazionale e poco abbiamo a che stupirci se poi i concorsi per inquadrare i funzionari o gli impiegati negli organismi comunitari vedono spesse volte relegati i nostri studenti italiani alla base delle classifiche se è vero, come è vero, che stiamo diventando un po' la «Cenerentola» dei Paesi europei. I nostri studenti avranno la grande capacità oratoria discendente dall'antica valenza ciceroniana delle nostre tradizioni romane, ma certo è che oltre a parlare l'italiano, approcciare un po' l'inglese e magari parlare qualche dialetto regionale, forse, alla gran parte di noi altro non va.
Allora ecco che la scuola è di fronte ad una scommessa di prospettiva molto importante per lo sviluppo del nostro Paese. Dunque, investiamo anche sulle lingue europee e non limitiamoci ad una difesa nazionalistica e forse un po' campanilistica del nostro benamato italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Di Biagio per la sua cortesia per avermi consentito di anticipare il mio intervento.
La mozione che ci troviamo a discutere ha un'importanza non trascurabile. Ci troviamo ad operare in un contesto - quello dell'Unione europea - all'interno del quale Pag. 32lo strumento linguistico è fondamentale. Le situazioni all'interno dell'Unione europea e i suoi Trattati ci dicono che tutte le lingue dell'Unione sono, a pari titolo, lingue ufficiali dell'Unione stessa. Il che vale a dire, per fare solo l'esempio del Parlamento europeo, che tutti i documenti del Parlamento europeo devono essere resi disponibili in tutte le 23 lingue che vengono parlate nel Parlamento europeo. Si tratta di 23 lingue su 27 Paesi perché alcune lingue sono parlate da più di un Paese (per esempio, il tedesco è parlato dalla Germania e dall'Austria).
Quindi, vi sono 23 lingue ed è comprensibile che emerga oggi una pressione, da parte di molti, per ridurre il numero delle lingue ufficiali. Evidentemente le spese di interpretariato sono molto elevate e forse, sebbene sia un grande amico di Malta e dei maltesi, visto che a Malta tutti parlano l'inglese, tradurre anche in maltese tutti i documenti dell'Unione europea è un filo eccessivo. Pertanto, credo che dobbiamo partire dal riconoscimento che è legittimo porre il problema della riduzione del numero delle lingue ufficiali dell'Unione per far fronte ai problemi di costi che, evidentemente, derivano dalla struttura attuale.
D'altro canto, non è egualmente ragionevole pensare di togliere dal numero delle lingue ufficiali dell'Unione europea l'italiano. Questo per diverse ragioni: la lingua italiana è una delle sei lingue più parlate dell'Unione europea e abbiamo 60 milioni di parlanti. Una nazione che ha 60 milioni di parlanti è anche una nazione in cui esiste un'industria della traduzione che traduce praticamente tutto quello che di rilevante viene scritto nel mondo. Pertanto, in Italia è più facile che vi siano delle persone colte che non padroneggiano pienamente nessuna lingua straniera. A Malta sarebbe impossibile, perché non è possibile tradurre in maltese tutti i manuali per tutte le facoltà universitarie. Tutti quelli che frequentano l'università devono necessariamente parlare benissimo l'inglese, perché devono studiare su libri inglesi. Questo vale per Malta, ma vale anche per Paesi più grandi di Malta. Non vale per l'Italia, per l'Inghilterra, per la Francia, per la Germania, per la Spagna e per la Polonia. Questi Paesi, invece, hanno lingue di lunga tradizione e hanno anche un numero di parlanti tale che in queste lingue si lavora in larga misura su testi tradotti.
Dunque, dobbiamo ricordare che non vi è solo un problema di orgoglio nazionale, ma vi è un problema effettivo di funzionalità. Quando si vanno a difendere gli interessi dell'Italia al Parlamento europeo - per tornare all'esempio del Parlamento europeo, ma per la Commissione non sarebbe diverso - non basta avere quelle conoscenze che permettono magari di leggere un testo in lingua straniera e di condurre una conversazione da salotto. Occorre una padronanza della lingua che si utilizza che deve essere molto elevata. Non è consigliabile per nessuno dare il vantaggio della lingua madre all'avversario in un'importante contrattazione politica. Pertanto, è importante avere gli interpreti e molte volte sappiamo che, quando arriva una certa ora, gli interpreti italiani scompaiono e non è più possibile parlare in italiano. È, altresì, importante avere i documenti tempestivamente nella propria lingua madre. Questa è una condizione non solo di orgoglio nazionale ma di funzionalità e di possibilità di fare fino in fondo il proprio mestiere al servizio degli elettori.
Voi sapete che gli italiani non brillano per la partecipazione al Parlamento europeo: uno dei motivi per cui non brillano è che, molte volte, i documenti in italiano arrivano in ritardo e si trovano spaesati e non hanno il coraggio di riconoscere che questo è un problema. Invece, questo è un problema: purtroppo molte volte coloro che conoscono qualche parola di francese pensano di poter fare a meno dei servizi di interpretariato, ma non è così.
Questo vale per il Parlamento europeo e vale anche per la Commissione ma, ahimè, nella Commissione abbiamo già perso la nostra battaglia perché, al tempo della Commissione Prodi, è passata l'idea di tre lingue non ufficiali, di tre lingue di lavoro: l'inglese, il francese e il tedesco. Pag. 33Bisognerebbe lavorare anche per riguadagnare posizioni nella Commissione anche perché la burocrazia europea è intricata, ma importante. Tutti sapete che ha poteri reali rilevanti. Quando nei concorsi gli italiani non possono usare la loro lingua e viene riconosciuto un privilegio ai cittadini di lingua madre inglese, francese o tedesca perché lo scritto del concorso - e magari anche l'orale - si tiene in queste lingue, è facile prevedere che, nel tempo, il numero di italiani che arrivano a ricoprire posizioni di rilievo all'interno degli uffici della Commissione tenderà a ridursi.
Pertanto, c'è un problema di effettiva uguaglianza e di presenza perché non è indifferente se il numero degli elettori generali dell'Unione che sono italiani e parlano italiano è di uno, di cinque, di sei o di otto. Non è indifferente se possiamo mantenere una parità a questo livello con le altre grandi nazioni europee.
La mozione che noi oggi votiamo vuole dare al Governo delle indicazioni precise sul modo di comportarsi e di agire per tutelare la lingua italiana all'interno delle istituzioni europee. Questa è una condizione per la funzionalità della nostra presenza.
Ricorderò, ancora una volta, che oggi gran parte dell'attività normativa si svolge nelle istituzioni europee: buona parte delle leggi che noi approviamo sono leggi che si approvano nel quadro di direttive europee precedenti. Queste direttive europee hanno un'immediata vigenza in Italia, cioè sono leggi immediatamente vigenti anche prima che vengano trasposte con una legge nazionale. Per esempio, il giudice italiano che adotti una sentenza contro queste leggi, adotta una sentenza sicuramente nulla o quantomeno annullabile, più nulla che annullabile.
Quindi, la possibilità di svolgere in modo adeguato la propria funzione nelle istituzioni europee, la possibilità di una presenza nelle istituzioni europee è centrale per l'esercizio anche della sovranità di questo Parlamento.
Molte volte i nostri cittadini pensano che l'Europa sia una realtà estranea e che le direttive arrivino da Bruxelles come una volta da Vienna arrivavano a Milano le leggi approvate da Maria Teresa. Non è così: teoricamente a Bruxelles ci siamo anche noi, ma praticamente non usiamo a fondo tutti gli strumenti che l'ordinamento comunitario mette a nostra disposizione.
Pertanto, invitiamo il Governo a reagire, osservando che una politica ferma e forte in Europa ha buone possibilità di successo. Facciamo un esempio: ricordo che quando ero Ministro delle politiche europee abbiamo impostato una politica per ottenere una presenza adeguata di funzionari italiani ai vertici dell'Unione. Devo dire che questa politica è stata proseguita con coerenza da tutti i Governi che si sono da allora succeduti e oggi noi abbiamo raggiunto la parità nelle direzioni generali dell'Unione con gli altri grandi Paesi europei. Si tratta di un risultato di cui il Governo farebbe bene a menare vanto perché è un risultato importante.
Vogliamo che questo tipo di attenzione alle istituzioni europee continui. Questa è la ragione di questa mozione e anche la ragione per la quale la sosteniamo con forza.
C'è un altro capitolo che accennerò soltanto, se mi concede un minuto: il problema degli istituti italiani di cultura all'estero e il capitolo dell'insegnamento della lingua italiana all'estero. Chi studia la lingua italiana quando diventerà un dirigente del suo Paese cercherà l'amicizia dell'Italia, se sarà un dirigente d'azienda cercherà prima in Italia e poi negli altri Paesi le cose da comprare per fare andare avanti la sua azienda. I soldi spesi per insegnare la lingua italiana all'estero non sono soldi buttati, sono soldi utilmente investiti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto i componenti dell'associazione «Pensionati Sempreverdi» del Comune di San Valentino in Abruzzo Citeriore in provincia di Pescara, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

Pag. 34

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, spesso si parla di promozione e tutela della nostra lingua oltre confine come una delle sfide più importanti che il nostro Paese possa portare avanti per garantire la salvaguardia della sua identità, ma scoprire che proprio nella cornice Ue si procede con un'opera di discriminazione linguistica a vantaggio dei soli Paesi aventi lingua madre inglese, francese e tedesco fa riflettere e invita a strutturare un'opportuna iniziativa. Per tale ragione ritengo che l'atto al momento in esame colga in pieno una delle criticità più discutibili che condizionano il nostro ruolo sotto il profilo funzionale all'interno dell'Unione europea.
Ricordiamo che la decisione dell'Ufficio di selezione del personale dell'Unione europea - a cui si fa riferimento anche nella mozione - di predisporre le prove del concorso comunitario nella seconda lingua a scelta obbligatoria fra francese, inglese e tedesco rende lampante l'emergere di un inadeguato trattamento tra medesimi concorrenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,40)

ALDO DI BIAGIO. Tali evidenze sembrano contrastare in maniera disarmante con il principio di non discriminazione in base alla nazionalità e quindi alla lingua di cui all'articolo 18 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nonché si pongono in violazione del regolamento del Consiglio n. 1/1958.
Sembra che si voglia sacrificare il multilinguismo istituzionale a tutto vantaggio di una sorta di «monarchia linguistica» ritenuta forse più funzionale da Bruxelles ma certamente poco rispondente ai principi cardine sui quali il sistema europeo è sorto. Ne emergerebbe anche una questione di opportunità e funzionalità per i cittadini europei, infatti i contribuenti italiani così come quelli appartenenti ad altre nazionalità la cui lingua non rientra fra quelle privilegiate non possono avere le medesime possibilità di accesso ai posti di lavoro europei e alle documentazioni comunitarie, per esempio degli inglesi.
Qualcuno afferma invece che l'ipotesi del multilinguismo sia troppo costosa, ma bisogna tener presente che l'attuale sistema linguistico in Europa costa poco più di due euro all'anno per cittadino. Va da sé che se l'Europa rinunciasse al multilinguismo i costi di adeguamento per i cittadini contribuenti europei - soprattutto per l'apprendimento linguistico - comincerebbero a lievitare. In realtà la tutela della varietà linguistica dovrebbe essere un valore aggiunto in un'Europa che ambisce a essere una realtà sfidante e pienamente competitiva.
Come suggerisce l'impegno delle mozioni in esame, sarebbe possibile anche approdare ad una sorta di compromesso equo, soprattutto per quanto riguarda le lingue da lavoro, che tenga conto dell'effettivo numero dei parlanti all'interno dell'Unione europea. L'Italia dovrebbe avere l'ambizione di portare avanti una strategia organica e coerente per la tutela e la promozione della lingua italiana anche nelle istituzioni internazionali. Questo Governo deve avere la volontà e la lungimiranza di contrastare ogni forma di violazione della normativa comunitaria in materia di utilizzo di tutti gli strumenti previsti dal diritto e dalla politica internazionale.
Non stiamo discutendo semplicemente di tutela o meno della nostra lingua nella sua portata culturale, stiamo facendo appello al Governo affinché difenda l'Italia come Paese membro e soggetto politico; un'Italia ancora una volta messa a latere delle scelte e delle iniziative più rilevanti dal nocciolo duro europeo. Per tali ragioni, per la rilevanza di questi impegni e per il carattere irrinunciabile che questi si prefiggono voglio ribadire il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

Pag. 35

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni che abbiamo oggi all'ordine del giorno rappresentano un passaggio parlamentare particolarmente importante nei rapporti tra il nostro Paese e le istituzioni europee. Per inquadrare la questione ritengo necessario citare l'articolo 18 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che sancisce il principio di non discriminazione in base alla nazionalità e alla lingua. Ebbene, questo rischia di risultare un bel principio e un ottimo esercizio di stile se consideriamo l'impatto che il trilinguismo rischia di avere nella vita dei cittadini del nostro Paese e soprattutto delle nostre imprese. In buona sostanza, nei siti Internet dell'Unione europea e in parecchi provvedimenti si sta consolidando la prassi di utilizzare la lingua francese, la lingua inglese e la lingua tedesca, dimenticando le altre lingue nazionali. Questo, come dicevo, ha effetti negativi nei confronti dei nostri cittadini, che hanno una minore capacità di fruire dei documenti e delle potenzialità che l'Unione europea dovrebbe loro offrire, ma anche delle nostre imprese, che sono quindi costrette a sostenere costi importanti per tradurre i documenti e i provvedimenti. Quindi, viene meno la caratteristica di uniformare la capacità di fare impresa tra i vari Stati aderenti all'Unione europea. Tuttavia, nel voto che ci accingiamo ad esprimere dobbiamo anche allargare la visione di oggi sull'Unione europea, una visione che, se analizziamo quanto sta accadendo negli ultimi mesi, non è senz'altro positiva. Basta citare l'approvazione mancata e che stiamo attendendo sul made in Italy, un provvedimento che è stato votato dal Parlamento a larghissima maggioranza, che quindi l'Unione europea dovrebbe fare proprio e che chiediamo ancora una volta che faccia proprio in tempi stretti. Ma vi è anche il mancato rinnovo dei dazi nel settore calzaturiero, che ha messo di nuovo in difficoltà le nostre imprese nei confronti dei competitor cinesi e vietnamiti, per non parlare poi della crisi del nord Africa cui stiamo facendo fronte come Paese, con i flussi migratori che stanno, in modo massiccio e costantemente, arrivando sulle coste del nostro Paese. Nonostante il nostro Paese, tramite il Governo, abbia chiesto all'Unione europea di intervenire e di darci una mano, di aiutarci a gestire questa crisi internazionale, questo fenomeno che non è soltanto del nostro Paese, fino ad oggi abbiamo ricevuto parole, ma non abbiamo visto nulla di concreto. È stata creata quindi un'istituzione che rischia di risultare distante dal sentimento dei cittadini, dalla necessità che i cittadini e le imprese hanno nel vivere e nell'operare quotidiano.
Le cause sono ben chiare, basti pensare al fatto che nell'Unione europea ci sono più economie che Paesi membri e ci sono più lingue che Stati membri. È una problematica importante che le mozioni di oggi portano ancora una volta alla ribalta.
Come dicevo questo è un documento e al tempo un provvedimento importante, sul quale la Lega Nord voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Formichella, che aveva chiesto di parlare, rinunzia al suo intervento. Mi pare una scelta molto adatta al tempo quaresimale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, nonostante la Quaresima, io non rinunzio a svolgere il mio intervento.
Noi del Partito Democratico abbiamo voluto e sostenuto queste mozioni, perché mirano a tutelare il nostro diritto di cittadinanza, di essere e di stare in Europa. Crediamo anche che le 23 lingue ufficiali siano fondamentali e da mantenere, perché crediamo che l'Unione europea sia veramente un'unione nella diversità, una diversità che è culturale, storica, ma innanzitutto linguistica.
È, quindi, giusto condurre la battaglia della tutela delle lingue ufficiali, è giusto condurre la battaglia delle identità nazionali e delle identità linguistiche, come del resto è giusto condurre la battaglia per la Pag. 36cittadinanza europea. Il punto chiave, infatti, è che la battaglia per la lingua non è una battaglia di identità e di chiusura, ma un modo per affermare la propria nazionalità - come nel caso italiano - nel momento in cui costruiamo una cittadinanza, che non coincide più direttamente con la nazionalità, ma che completa il nostro essere cittadini italiani, francesi o tedeschi e che è la cittadinanza europea, che si basa sull'uguaglianza e sul rispetto.
Così pure, nel momento in cui in quest'Aula abbiamo festeggiato i 150 anni dell'Unità d'Italia, per continuare e proseguire quel lavoro, è necessario oggi costruire la patria europea, che non è qualcosa di alternativo o in contraddizione con la patria italiana, ma è il logico sviluppo e il logico compimento di quel percorso, che noi italiani abbiamo intrapreso almeno 150 anni fa.
Quella linguistica è anche una questione di competitività e, al proposito, certamente, la sconfitta che abbiamo subito di recente sulla questione del brevetto europeo non è un elemento positivo. È una questione di competitività per le nostre piccole e medie imprese. Infatti, per quanto riguarda alcune regole, come quelle relative agli appalti per esempio o al brevetto, è evidente ed ovvio che soprattutto per quelle imprese, per cui i costi di traduzione sono voci importanti, è necessario avere la possibilità di disporre dei documenti tempestivamente e di potersi esprimere nella propria lingua. Pertanto, questa tendenza - ed è sorprendente venga dal Parlamento europeo - ad utilizzare e a fare delle tre lingue ufficiali, inglese, francese e tedesco, le tre lingue ufficiali e, direi, veicolari dell'attività delle istituzione europee è certamente un tentativo da respingere.
È un tentativo che - ripeto - viene dal Parlamento europeo. Lei, signor Presidente, prima ha indicato qualcosa che non è corretto: la Commissione europea utilizza al suo interno, come all'interno dei gruppi di lavoro, le tre lingue, inglese, francese e tedesco, sin dall'inizio, ovvero sin dal 1957 - forse perché il primo presidente della Commissione europea è stato un tedesco - ma non è questo il punto. Il punto non è la lingua che si utilizza all'interno della Commissione, ma la lingua che si può utilizzare nel momento in cui si interagisce con le istituzioni europee e ci si trova all'interno delle stesse, come ad esempio nel Parlamento europeo, dove certamente le competenze linguistiche sono importanti. Sarebbe bene che i nostri parlamentari europei parlassero bene inglese e francese, ma non sono lì perché parlano bene le lingue, ma sono lì perché sono stati scelti dalla volontà popolare e, quindi, ne hanno diritto. Chiunque ha diritto, se i cittadini lo vogliono, di sedere e di partecipare pienamente ai lavori del Parlamento europeo. La tendenza soprattutto di questo Parlamento europeo e di questo segretario generale - perché il problema è questo - a voler imporre il tedesco come lingua ufficiale, è certamente da contrastare. Oggi lo stiamo facendo.
È evidente che lo facciamo anche per dimostrare che la nostra opposizione, cari colleghi della maggioranza, non è ideologica: quando fate qualcosa di buono in politica europea noi ci siamo perché ci occupiamo e ci preoccupiamo del nostro essere in Europa e del nostro interesse nazionale in Europa. È evidente però che queste mozioni occorrerebbe fossero accompagnate da un minimo di coerenza. Finora questa coerenza non l'abbiamo vista. È evidente che fare una battaglia per tutelare la lingua italiana in Europa e azzerare, tagliare in maniera drammatica i fondi per la lingua italiana nel mondo è assolutamente contraddittorio e non credibile visto che ci vogliamo battere a Bruxelles per tutelare il nostro idioma. Infatti, a causa dei tagli, solo quest'anno, abbiamo perso 4 mila studenti italiani a Zurigo; è inutile voler fare concorrenza all'inglese o al tedesco se il British Council spende 220 milioni l'anno, il Goethe Institute spende 185 milioni all'anno e noi per i nostri istituti di cultura, grazie al Ministro Tremonti, oggi disponiamo di soli 9 milioni. Signor Presidente, è evidente che c'è una contraddizione, come è evidente che se dobbiamo usare la lingua Pag. 37italiana o anche il dialetto lombardo per dire che dobbiamo uscire dall'Unione europea o che dobbiamo sbattere tutti gli immigrati fuori dall'Italia, in questo caso non c'è lingua che tenga, certe cose è meglio proprio non dirle né in dialetto lombardo né in lingua italiana. Infatti, se poi andiamo a Bruxelles a tutelare i nostri interessi e a chiedere una tutela giusta della nostra lingua è evidente che partiamo con il piede sbagliato e che paghiamo duramente, in termini di influenza e credibilità, gli errori senza precedenti che il nostro Governo sta compiendo in materia di politica europea. Non si è mai visto nella storia dell'Unione europea il Governo di un Paese fondatore che per un negoziato, anche importante e difficile, in cui esce sconfitto, dichiari: «Preferisco uscire dall'Unione europea». È una cosa di una gravità inaudita. Così come sosteniamo le proposte che vanno nel senso di aumentare la nostra influenza e di tutelare il nostro interesse nazionale nell'Unione europea, noi contrastiamo - anche perché sono totalmente in contraddizione con mozioni come quelle in esame - dichiarazioni e strategie che mirano semplicemente a utilizzare anche l'Europa nel dibattito elettorale interno. Voglio dire che per le elezioni a Milano non c'è bisogno di pensare di uscire dall'Unione europea.
Infine, signor Presidente, un altro incoraggiamento che noi democratici vogliamo dare alla maggioranza è una domanda molto semplice: chi difende queste mozioni a Bruxelles e nelle capitali europee? Le adottiamo oggi, voteremo a favore di entrambe, ne condividiamo il dispositivo ma qual è il Ministro che andrà a difendere dal presidente Barroso, dal presidente Buzek, da Sarkozy, dalla Merkel e da Cameron la lingua italiana, se sono sei mesi che non c'è il Ministro per le politiche europee? Allora è evidente che possiamo adottare tutte le mozioni che vogliamo, con tutta l'unanimità che vogliamo, ma se da una parte il Ministro Maroni chiede di uscire dall'Unione europea e dall'altra non abbiamo il Ministro che dovrà difendere tali mozioni tutto questo lavoro, ancora uno volta, sarebbe del tutto inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, non sono laico come l'onorevole Gozi per questo rispetterò comunque la quaresima, ma le chiedo di poter intervenire su questo argomento. Nonostante il tono concitato dell'amico Gozi, credo tutto sommato che oggi si tratti di una bella giornata per i nostri lavori parlamentari, signor Presidente, visto che le giornate precedenti sono stato un po' ventose. Infatti, anche in questo caso, siamo di fronte a mozioni che sono state approvate all'unanimità dalla Commissione XIV e per quello che mi pare di aver recepito dalle prime dichiarazioni di voto anche quest'Assemblea si appresta a votarle all'unanimità.
Le ragioni per le quali abbiamo presentato queste mozioni sono state ben illustrate da chi mi ha preceduto: risiedono soprattutto nella preoccupante frequenza con la quale si stanno verificando violazioni di fatto ma anche di diritto del regime linguistico previsto dal Trattato e nell'esigenza di definire una risposta ferma ed efficace a tali violazioni.
Come lei stesso, Presidente, ha detto nel suo intervento precedente il multilinguismo è un valore fondante nel processo di integrazione europea. Si tratta cioè di consentire a tutti cittadini e ai rappresentanti delle istituzioni nazionali di esprimersi nelle relazioni comunitarie nella propria lingua.
Per quanto riguarda il tema che è stato evocato da tutti coloro che sono intervenuti, e cioè l'inserimento della lingua tedesca, come è noto in precedenza le lingue veicolari erano prima il francese e poi - dopo l'adesione del Regno Unito - l'inglese; recentemente è arrivata anche la lingua tedesca, con violazioni (che sono state già evidenziate) di particolare gravità addirittura nel Parlamento europeo, che Pag. 38più dovrebbe essere sensibile all'aspetto del multilinguismo: l'amministrazione ha individuato inglese, francese e tedesco quale principali lingue. Si sono addirittura verificati casi di corrispondenza ufficiale con le amministrazioni dei Parlamenti nazionali inviata solo nelle tre lingue in questione.
A queste violazione del regime linguistico se ne sono accompagnate - come è già stato detto in precedenza - negli ultimi anni altre due tipologie che rendono ancora più complesso e critico il contesto: la prima concerne la pubblicazione da parte di un ufficio per i concorsi dell'Unione europea dei bandi integrali del concorso per funzionari delle istituzioni europee in lingua francese, inglese e tedesca; una seconda non meno preoccupante vicenda - come è stato fatto osservare dal collega Maggioni - riguarda il regime linguistico del brevetto europeo. Anche in questo caso la Commissione europea ha proposto il ricorso alle solite tre lingue per la registrazione dei brevetti. A fronte della ferma presa di posizione del Governo italiano il Consiglio ha deciso il ricorso ad una cooperazione rafforzata, cui hanno aderito - a nostro modesto avviso - impropriamente altri 25 Stati membri. Questa decisione sarà - come è noto - impugnata presso la Corte di giustizia da parte del nostro Governo. Il quadro fin qui richiamato dimostra come le violazioni del regime linguistico siano multiformi, reiterate, e richiedono pertanto una reazione sistematica e concertata dalle istituzioni nazionali e dai rappresentanti italiani in seno alle istituzioni europee piuttosto silenti. Non si tratta di una battaglia di retroguardia legata a mere questioni di prestigio nazionale. Sono in gioco invece i principi fondamentali alla base del processo di integrazione europea, in particolare quello della parità tra gli Stati membri e i rispettivi cittadini.
È al contrario proprio il trilinguismo ad essere il risultato di una strategia del Governo tedesco che si fonda non sulla natura veicolare o funzionale, come ha fatto giustamente osservare il collega Di Biagio, né si basa sul peso demografico ed economico del Paese. L'aggiunta del tedesco non risponde all'esigenza di facilitare il funzionamento delle istituzioni europee, ma a mere esigenze di prestigio e - se mi permette - di egemonia di questo Paese. Va dato atto al Governo di aver messo a punto nelle ultime legislature misure per la difesa della regime linguistico (prima con il Ministro Ronchi, oggi con il Ministro Frattini). Con questa mozione vogliamo solo ribadire che il trilinguismo non solo appare del tutto ingiustificato, ma illegittimo e discriminatorio. Laddove le esigenze - concludo - di funzionamento e di riduzione dei costi lo giustifichino, sarebbe ragionevole sostenere il ricorso alla sola lingua inglese, lingua veicolare ampiamente più diffusa a livello europeo e globale, o altrimenti prevedere accanto alle tre lingue tradizionali anche quella degli ulteriori tre grandi Paesi europei, cioè Italia, Spagna e Polonia.
Invitiamo pertanto i colleghi del Parlamento a sostenere questa mozione che - lo ripeto - porta la firma di tutti i capigruppo della XIV Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pescante, Gozi, Maggioni, Buttiglione, Ronchi, Razzi, Porcino ed altri n. 1-00567 (Ulteriore nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo... onorevole Stagno d'Alcontres... onorevole Farina Coscioni... onorevole Cuomo... onorevole Zazzera...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 39
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
484).

Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00624 nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni... onorevole Farina Coscioni... onorevole Della Vedova... onorevole Papa... onorevole Granata... onorevole Concia... onorevole Barbato... si affretti onorevole Barbato... onorevole La Boccetta... onorevole Scandroglio... onorevole Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 483
Astenuti 7
Maggioranza 242
Hanno votato
483).

Prendo atto che i deputati Piccolo, Misuraca, Terranova e Delfino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, martedì 19 aprile 2011, la IX Commissione permanente (Trasporti) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
ZELLER ed altri: «Disposizioni in favore delle vittime del disastro ferroviario della Val Venosta/Vinschgau» (3403), con il seguente nuovo titolo: «Disposizioni in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario della Val Venosta/Vinschgau» (3403).

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma (ore 18,05).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che i lavori dell'Assemblea nella prossima settimana (27-29 aprile) si svolgeranno secondo le seguenti modalità:

Mercoledì 27 aprile (antimeridiana, ed eventualmente pomeridiana sino allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 4219 - Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2011, n. 26, recante misure urgenti per garantire l'ordinato svolgimento delle assemblee societarie annuali (da inviare al Senato - scadenza: 25 maggio 2011);
disegno di legge n. 4220 - Conversione in legge del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, recante misure urgenti per la corresponsione di assegni una tantum al personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (da inviare al Senato - scadenza: 27 maggio 2011);
proposta di legge n. 1439 ed abbinate - Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale; Pag. 40
proposta di legge n. 169 ed abbinate - Riqualificazione e recupero dei centri storici.

Mercoledì 27 aprile (pomeridiana, dalle ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 4219 - Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2011, n. 26, recante misure urgenti per garantire l'ordinato svolgimento delle assemblee societarie annuali (da inviare al Senato - scadenza: 25 maggio 2011);
disegno di legge n. 4220 - Conversione in legge del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, recante misure urgenti per la corresponsione di assegni una tantum al personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (da inviare al Senato - scadenza: 27 maggio 2011);
proposta di legge n. 1439 ed abbinate - Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale;
proposta di legge n. 169 ed abbinate - Riqualificazione e recupero dei centri storici;
proposta di legge n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato) (previa votazione delle questioni pregiudiziali e della questione sospensiva presentate).

Giovedì 28 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 aprile) (con votazioni):

Esame del Doc. LVII, n. 4 - Documento di economia e finanza 2011 (discussione e votazione sulla risoluzione).

Seguito dell'esame degli argomenti previsti per mercoledì 27 aprile e non conclusi.

Lo svolgimento di interpellanze urgenti potrà avere luogo giovedì 28 aprile, al termine delle votazioni, o nella seduta di venerdì 29 aprile.

L'organizzazione dei tempia per la discussione delle proposte di legge n. 1439 e abbinate e n. 169 e abbinate nonché del Doc. LVII, n. 4 sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,10).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo richiamandomi all'articolo 403 del codice penale, concernente il vilipendio della religione. Infatti, segnalo l'articolo di fondo di un importante giornale nazionale, in cui viene fatta pubblicità ad un sedicente libro che dovrebbe uscire il 28 aprile, intitolato: Processo al Papa. Ecco perché Joseph Ratzinger dovrebbe essere inquisito per crimini contro l'umanità.
Signor Presidente, credo che l'affermazione contenuta in questo titolo sia fortemente offensiva per il sentimento religioso degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina). Signor Presidente, credo che la discussione importante che vi è stata sulla legittimità dell'articolo 290 del codice penale in ordine al vilipendio delle istituzioni debba valere anche in questo caso: il sentimento religioso deve essere un bene che, in qualche modo, deve essere tutelato, perché fondante della coesione nazionale. Pag. 41
Mi dispiace vedere come una giusta attenzione venga data alla tutela di altri beni ed organi costituzionali. Mi piacerebbe che anche su questo vi fosse un comune sentire, con qualche comune espressione nei confronti della magistratura; mi piacerebbe, però, che anche la magistratura si ricordasse che l'articolo 403 del codice penale è tuttora vigente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli Polledri, la ringrazio e le assicuro che quest'Assemblea certamente non condivide quelle espressioni offensive contro il Sommo Pontefice e che ha a cuore i valori cristiani che stanno alla base anche della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, intervengo per dire a quest'Assemblea e al Governo che è assente - quindi, chiedo a lei di riferire - che, da questa mattina, alla stazione Termini, vi sono dei ragazzi, giovani e giovanissimi tunisini, con regolari permessi di soggiorno per motivi umanitari rilasciati dal Governo italiano, che sono stati costretti, e sono tuttora costretti, ad una «clochardizzazione» forzata.
Essi, infatti, sono alla stazione senza nessuna accoglienza né assistenza, esibendo giustamente, dal loro punto di vista, un titolo di soggiorno rilasciato dalla Repubblica italiana. Sono centocinquanta giovani, che dormono all'addiaccio, senza assistenza e senza servizi sanitari: sono assistiti semplicemente dalla buona volontà di quattro volontari della comunità tunisina che, ovviamente, non possono supplire all'azione di questo Paese, che ha rilasciato loro protezione.
Chiedo quindi che si tenga conto di questa situazione, di questa forzata «clochardizzazione» di ragazzi che oggi sono centocinquanta ma domani saranno duecento perché stanno arrivando a Roma da ogni parte del meridione. Nuovamente il nostro Governo, questa città, la regione si trovano impreparati ad affrontare un'emergenza annunciata perché tutti sanno che Roma è un punto di transito importante non solo perché da qui partono i treni ma perché da qui vengono allacciate le relazioni per andare nel nord del Paese e nel nord dell'Europa.
È una vergogna per il nostro Paese che dà protezione umanitaria ma che non offre nessuna possibilità a questi ragazzi di vivere degnamente; essi hanno resistito alle onde del Mediterraneo e affogano, purtroppo, nell'indifferenza del mare di Roma e della politica nostrana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei fare solo un richiamo al buon senso e all'ordine dei lavori. Comunico al Presidente della Camera che mi sembra assurdo aver convocato oggi l'Aula per svolgere due votazioni non così importanti, spendendo centinaia di euro a carico dello Stato e perdendo una giornata, quando, al limite, potevamo votare due ore prima mercoledì prossimo. Capisco le statistiche e che bisogna essere qui presenti, è nostro dovere esserci, ma pensiamo anche quanto costa all'organizzazione della Camera andare e venire avanti e indietro per l'Italia per tanta gente per delle mozioni che oggi non avevano alcun titolo di urgenza.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, si è trattato di un consenso su questo ordine dei lavori raggiunto da tutti i gruppi parlamentari, compreso il suo. Forse farebbe bene a protestare con il presidente del suo gruppo.

Pag. 42

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, l'onorevole Zacchera ha perso una occasione per tacere. Noi veniamo da quattro settimane in cui siamo stati impegnati per giorni e ore su un unico provvedimento e adesso si lamenta per una votazione che, comunque, ha raccolto il consenso unanime del Parlamento. Siamo veramente al paradosso.

MARCO ZACCHERA. Sei tu che hai perso una buona occasione per tacere!

ANTONINO LO PRESTI. Sei scemo! Sei scemo!

MARCO ZACCHERA. Non ti permettere! Presidente, scemo non ha diritto di dirlo, il collega non può darmi dello scemo!

PRESIDENTE. Certo che nessuno può dare dello scemo ad un altro deputato. Qui non è questione soltanto di buona educazione, qui è questione di rispetto verso il popolo italiano che ognuno dei deputati rappresenta. Non è assolutamente permesso in quest'Aula insultare un collega perché il collega rappresenta il popolo italiano e si insulta in tal modo il popolo italiano. Non ho colto l'espressione ma, se è stata pronunciata, certamente merita di essere condannata.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, il mio è un appello perché il Governo dia seguito agli impegni che ha assunto nei confronti di questo Parlamento, di numerosi colleghi che hanno presentato degli ordini del giorno, delle interrogazioni in cui hanno chiesto di consentire una proroga per la graduatoria della stabilizzazione dei vigili del fuoco. Intervengo purtroppo dopo aver reiterato questo intervento in più occasioni e in vari luoghi, ci sono molti colleghi che hanno sensibilità su questo tema. L'ultima occasione utile è il decreto che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare e che ha già valutato nell'ultimo Consiglio dei ministri, di iniziativa del Ministro Maroni, proprio sull'argomento delle misure urgenti per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Ci sono oltre tremila ragazzi che hanno fatto un concorso, perché di concorso si tratta, riservato a personale volontario, che si aspettano che, come sempre è accaduto nel Corpo nazionale, la loro graduatoria venga prorogata. Questo perché, in questi anni di tagli alle assunzioni, non è stato possibile provvedere alla loro assunzione come invece sempre è avvenuto in tutti i concorsi.
Pregherei, signor Presidente, che da parte della Presidenza venga presentata una richiesta al Ministro Maroni di prendere in considerazione - richieste che, ripeto, sono arrivate da tutti i gruppi - numerosi ordini del giorno presentati e fatti propri dal Governo su numerosi atti che trattavano di questa materia. Visto che la graduatoria scade il 28 aprile, l'ultima occasione utile è il prossimo Consiglio dei ministri dove il decreto verrà discusso.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rosati, la sua richiesta verrà portata all'attenzione sia della Presidenza che del Ministro competente.

ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, io ho ascoltato attentamente l'intervento del collega Touadi e prendo atto di quello che ci ha detto. Siccome in Tunisia non vi è alcuno stato di belligeranza al momento, invito anch'io il Governo a provvedere affinché questi giovani, che evidentemente non hanno trovato sistemazione in Italia, vengano rimpatriati a spese della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 43

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, osta il fatto che il Ministero dell'interno ha dato loro il permesso di soggiorno.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei che si tenesse presente una richiesta che viene da molti parlamentari, in riferimento alla situazione iraniana.
Noi chiediamo che il Presidente del Consiglio, ma soprattutto il Ministero degli affari esteri, possa interessare l'ambasciatore italiano per fare un passo nei confronti delle autorità competenti in relazione alla situazione dell'ex Presidente del Parlamento, Karroubi, che è stato messo agli arresti domiciliari e per il quale si hanno notizie frammentate sulla sua sorte.
Sia lui, già candidato alla Presidenza della Repubblica, che l'altro candidato dell'opposizione alla Presidenza della Repubblica, sono violati nella loro libertà politica e civile. Noi crediamo che sia importante che questo Parlamento, che tra l'altro ha visto ospite Karroubi più di una volta, non si dimentichi di questo grido di libertà che ci giunge da un Paese lontano, ma con tradizioni così nobili e importanti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e della deputata Sbai).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Casini. Sono certo che tutto il Parlamento si unisce a questo grido di libertà.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, porto all'attenzione dell'Aula una vicenda dai contorni scandalosi dal punto di vista umano e giuridico. Mi riferisco alla segregazione della giovane ragazza pachistana che si chiama, secondo la stampa nazionale, Jamila, anche se non conosciamo il suo vero nome, di Brescia, costretta a non frequentare la scuola e gli amici perché troppo bella e, quindi, soggetta alle naturali attenzioni dei suoi coetanei.
Si tratta di un episodio allucinante, che segna un passo indietro inaccettabile. Quello che mi fa più male è la lettera denuncia del suo professore inviata al quotidiano di Brescia, dove denuncia la sua frustrazione e il suo senso di impotenza e malessere di fronte a un'ingiustizia di dimensioni inimmaginabili.
Oggi, pare che Jamila abbia riacquistato la libertà di andare a scuola, ripeto, la libertà di andare a scuola, che mi sembra ancora più allucinante. Quello ancora più allucinante è che ha riacquistato la libertà di andare a scuola grazie alla mediazione del console del Pakistan, che ha impartito ai familiare una lezione di precetti islamici, di precetti religiosi.
A nessuno, in quella questura, è venuto in mente di leggere, invece, l'articolo 605 del codice penale, che è quello sul sequestro di persona, perseguibile con pene dai sei mesi agli otto anni. Io ho presentato un atto di sindacato ispettivo e spero che questioni del genere non debbano più ripetersi.
Una questione del genere umilia tutte le donne e umilia quella seconda generazione di immigrati che crede in questo Paese, che crede nell'Italia. Si tratta di una seconda generazione che vive nel nostro Paese da quando è nata, e vive, pensa e sogna italiano, ma poi, quando si tratta di problemi così gravi, li abbandoniamo. Se i colleghi possono ascoltare, vorrei dire che, se ciò fosse successo ad una ragazza italiana, cosa sarebbe accaduto?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio.

SOUAD SBAI. Dove sono gli assistenti sociali? Dove sono i giudici? Dove sono anche altri insegnanti di psicologia che aiutano i giovani? Questa ragazza è stata abbandonata. Per la seconda volta l'abbiamo abbandonata ad una comunità, come abbiamo abbandonato Sanaa Dafani, Hina Saleem, Karima Amal e come abbiamo abbandonato tante ragazze nel nostro Pag. 44Paese che vogliono vivere solo in modo libero, e noi non le aiutiamo.
Non le aiutiamo a diventare italiane e non diamo la cittadinanza a queste giovani che ormai vivono nel nostro Paese da diciassette, diciannove, venti anni e continuano a subire una segregazione. Non ho altro da aggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente - poi utilizzerò anche gli strumenti del sindacato ispettivo - per segnalare (però il sindacato ispettivo come sappiamo ha tempi di risposta talvolta anche di qualche mese) che questo pomeriggio le organizzazioni sindacali della polizia di Stato di Genova hanno denunciato la situazione grave che si sta determinando nelle caserme della polizia di Stato in cui il reparto mobile e le pattuglie per il controllo del territorio sarebbero rimasti senza benzina.
La questura non è in grado di rifornire queste caserme e la risposta è stata quella che eventualmente possono essere rifornite attraverso il sistema delle cedole da un unico benzinaio che dista circa 10-12 chilometri da dove sono le caserme e le pompe di rifornimento. Questo crea gravi disagi, con il rischio serio di mettere in difficoltà il servizio di controllo del territorio.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, prendo la parola perché la vicenda cui mi riferisco acquista particolare rilievo in queste ore e anche, in particolare, dopo un intervento che si è svolto tra queste mura un paio di ore fa.
Purtroppo, due giorni or sono, Daniel Wiplich, un ragazzo di 16 anni che viaggiava sull'autobus della sua scuola in Israele è stato colpito insieme agli altri ragazzi sempre della scuola (si trattava di uno school bus) mentre viaggiavano su questa medesima vettura. È stato colpito da un missile di Hamas, è rimasto ferito molto gravemente e dopo ha lottato per la sua vita in ospedale, rimanendo fra la vita e la morte con i genitori accanto per un paio di settimane, finché purtroppo ha dovuto cedere.
Perché sollevo questa questione adesso nel Parlamento? Prima di tutto perché si tratta di una vittima del terrorismo, un ragazzo di 16 anni, e quindi sempre degno di essere ricordato. In secondo luogo, perché quei missili teleguidati e quindi con la sicurezza di andare a colpire un autobus scolastico (si trattava di un missile Kornet sovietico, anzi russo, di provenienza russa, l'ho chiamato sovietico con un lapsus non casuale) erano nelle mani di Hamas che li ha lanciati contro uno school bus.
Poiché in queste ore si parla di Hamas come di un'organizzazione quasi pacifista, a confronto di quella che ha ucciso Arrigoni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e del deputato Rao), voglio ricordare che volontariamente seguita ad uccidere, lanciando missili teleguidati e anche missili casuali (missili qassam) sulla popolazione inerme israeliana, mai sparando sui militari e sempre prendendo di mira civili, vecchi, bambini e ragazzi che viaggiano sugli autobus scolastici.
Con questo voglio sottolineare che la questione di Hamas resta, perché in queste ore è stata molto mistificata a seguito dell'uccisione di amici e sodali di Hamas, di quel Vittorio Arrigoni che, poveretto, aveva confuso i suoi ideali umanitari con quelli di un'organizzazione invece terrorista, che è compresa nella lista delle organizzazioni terroristiche europee. Con essi viveva e aveva fatto suoi i loro slogan, anche i peggiori. Voglio ricordare che questa organizzazione terroristica uccide.
Uccidere è la sua metodologia, uccidere è la sua scelta, ha ucciso un ragazzo di sedici anni che andava a scuola e poi i suoi amici e sodali di gruppi e gruppetti Pag. 45svariati - ma Hamas controlla tutta la striscia di Gaza - hanno ucciso anche un italiano: Vittorio Arrigoni (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi scuso con l'onorevole Cazzola perché ha chiesto la parola tempo fa ma, per un errore materiale, è stato depennato dalla lista. Succede e chiedo venia.
Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, la ringrazio di aver recuperato l'errore anche perché sono convinto che il discorso che farò le piacerà.
La settimana scorsa, dopo esserci accapigliati sul processo breve, abbiamo votato la conversione in legge del decreto-legge sulla festività del 17 marzo e abbiamo pronunciato dei grandi discorsi patriottici, a cuore aperto. Ricordo l'intervento dell'onorevole Martino e altri interventi che sono stati svolti in quest'Aula.
Io mi sono ricordato invece che, ieri, era il 18 aprile, e che il 18 aprile 1948 la Democrazia Cristiana ed i suoi alleati vinsero le elezioni e in qualche modo salvarono la democrazia e la libertà, consentirono un ancoraggio al sistema economico e politico occidentale e - dico ciò anche con un interesse particolare e personale - salvarono anche la sinistra da se stessa. Io non sono mai stato democristiano però sono arrivato a questa conclusione: noi dobbiamo essere grati a quel 18 aprile 1948 e, anche se non è una festività o una ricorrenza, credo sia opportuno che ogni tanto ce ne ricordassimo.
Mi scusi, ma io sono un nostalgico della prima Repubblica (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cazzola. Credo che tutti noi siamo uniti nell'omaggio alla memoria di uomini come De Gasperi, Saragat, Einaudi, che hanno salvato la democrazia italiana e l'hanno avviata su quel cammino sul quale noi ancora oggi ci troviamo.
Ricordo che il Parlamento in seduta comune è convocato domani alle ore 9 per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale.
Avverto che la chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 20 aprile 2011, alle 15:

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,30.

Pag. 46

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 1439 e abb. - Adeguamento allo statuto istitutivo della Corte penale internazionale

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 8 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 4 ore e 45 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 3 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 31 minuti
Unione di Centro 32 minuti 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 32 minuti 25 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti 25 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 24 minuti
Misto: 30 minuti 23 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 5 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 5 minuti
Pag. 47

Pdl n. 169 e abb. - Riqualificazione e recupero dei centri storici

Tempo complessivo: 12 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   30 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti 1 ora
Partito Democratico 35 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 28 minuti
Unione di Centro 31 minuti 24 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 22 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 21 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti
Pag. 48

Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)

Tempo complessivo: 10 ore.

Relatore per la maggioranza 30 minuti
Eventuali relatori di minoranza 20 minuti (complessivamente)
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 38 minuti
Partito Democratico 1 ora e 31 minuti
Lega Nord Padania 45 minuti
Unione di Centro 38 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 36 minuti
Iniziativa Responsabile 36 minuti
Italia dei Valori 34 minuti
Misto: 32 minuti
Alleanza per l'Italia 11 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 3)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXIII, n. 6 494 494   248 494   53 Appr.
2 Nom. Moz. Pescante e a. 1-567 n.f. 484 484   243 484   49 Appr.
3 Nom. Moz. Tabacci e a. 1-624 rif. 490 483 7 242 483   49 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.