XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 471 di mercoledì 4 maggio 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI
La seduta comincia alle 10,40.
GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
Sul processo verbale (ore 10,45).
MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorrei intervenire per fatto personale a seguito dell'intervento di ieri sera del sottosegretario Crosetto che evidentemente si è fatto prendere dai toni del mio intervento e non dal contenuto di quello che ho detto e che è riportato precisamente nel resoconto stenografico.
C'è innanzitutto un fatto che voglio sottolineare e che ho sottolineato ieri sera privatamente al sottosegretario Crosetto: non ho fatto nomi di membri del Governo perché non avevo nomi da fare. Non volevo assolutamente far credere di sapere altro oltre a quello che è scritto sul resoconto. Continuo a ritenere, come ho ritenuto di dover dire, che questo Governo, per quanto riguarda i rapporti con i gradi più bassi, con la truppa delle Forze armate e delle Forze di polizia del comparto sicurezza e difesa, continua a presentare dall'inizio della legislatura dei provvedimenti che favoriscono gli alti gradi.
Non è una critica politica, è una presa d'atto di fatti, di leggi, di provvedimenti che creano nuovi posti di potere, gestione e comando. Difesa Servizi Spa, come dicevo ieri sera, è uno di questi esempi e non è un caso che sulla Gazzetta Ufficiale la nomina del consiglio di amministrazione di Difesa Servizi Spa è piena di omissis. Quindi, nella Gazzetta Ufficiale si pubblica la nomina dei membri del consiglio di amministrazione di Difesa Servizi Spa omettendo i nomi dei membri.
Qualcuno può pensare che sarà per un problema di sicurezza nazionale, ma basta fare una visura camerale e viene fuori l'elenco dei membri del consiglio di amministrazione di Difesa Servizi Spa. Non si sa come siano stati nominati, secondo quali criteri, però si sa che sono generali che molto probabilmente, lo appureremmo se il Governo rispondesse alle nostre....
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO TURCO. Ho cinque minuti a disposizione, signor Presidente. Dicevo se il Governo rispondesse alle nostre interrogazioni non ci sarebbero di queste polemiche perché dal 2008 ci sono decine di interrogazioni che attendono risposta.
Il sottosegretario Crosetto relativamente al mio intervento ha lamentato il fatto che non è vero che con questo decreto-legge si danno soldi ai generali. Io non ho detto ciò, dico invece che questo viene fatto dall'inizio della legislatura, altro che solo con quest'ultimo provvedimento!
Il sottosegretario Crosetto ha creduto di ascoltare dal mio intervento che gli avrei dato del ladro, del bandito, della persona che fa il «nero» con Finmeccanica. In realtà, ho detto altro: ho detto che, sin dall'inizio di questa legislatura, il Governo continua a derubare la truppa per arricchire Pag. 2i generali perché i generali a questo Governo servono. Servono da Difesa Servizi Spa, come dicevo, a Finmeccanica. Quando parlo del «nero» di Finmeccanica non esprimo una mia previsione, c'è la magistratura che fa il suo lavoro, e tutti quanti leggiamo i giornali. A Cipro ci sono i conti in nero di società che fanno parte della galassia Finmeccanica e che sono sfuggite al controllo di qualcuno. Ma chi nomina il consiglio di amministrazione di Finmeccanica? A chi risponde il consiglio di amministrazione di Finmeccanica?
Queste domande che sto ponendo retoricamente sono quelle contenute nelle decine e decine di strumenti di sindacato ispettivo, e se il Governo avesse risposto non ci sarebbero problemi, non ci sarebbero equivoci.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO TURCO. Spero che la Presidenza si possa far carico - anzi, si debba far carico perché è previsto dal Regolamento - di sollecitare il Ministero della difesa, per il momento, almeno per rispondere alle nostre interrogazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la Presidenza prende atto delle sue considerazioni.
Se non vi sono ulteriori osservazioni il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buttiglione, Casero, Frattini e Pisacane sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,48).
RENATO FARINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO FARINA. Signor Presidente, domenica tutto il mondo ha partecipato alla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. È stata una festa corale. Moltissime persone, anche non credenti, sono state commosse da questo evento. Si è registrato, però, qualcosa di strano è anomalo che io voglio segnalare. Sul quotidiano il Fatto Quotidiano è apparsa una vignetta dedicata al Beato Karol Wojtyla - che non descrivo - evidentemente offensiva ed oscena, tale addirittura da indurre venti lettori dello stesso giornale a scrivere una e-mail di protesta al quotidiano dichiarandosi offesi.
So bene che la satira si è autoconcessa la patente di uccidere la reputazione delle persone, però mi permetto di segnalare che esiste il principio di legalità ed esiste un codice del diritto penale che punisce le offese ad una confessione religiosa mediante vilipendio di persone.
Non credo che questo possa dare esimenti a nessuno. So che questo reato - l'ho letto - è perseguibile d'ufficio, e so anche che sono forse più numerosi i magistrati che scrivono su il Fatto Quotidiano di quelli che lo leggono, e di quelli che giudicano in tribunale. Abbiamo i campioni delle incriminazioni, da Ingroia a Spataro, a Caselli, e io mi domando se ritengano che questo articolo del codice non valga o, siccome loro collaborano con questo quotidiano, se ritengano di non fare del male alla fonte del loro reddito. Dico questo e soprattutto sono anche costernato dal fatto che oramai si sia smesso di indignarsi per queste cose, come se fosse normale attaccare la figura del Pontefice o attaccare la religione cristiana. Pag. 3
Insieme a questa assenza di sensibilità segnalo la mancanza di indignazione dinanzi a quello che succede in tutta Europa e in tutto il mondo. È uscita ad esempio - circola nei blog - una trasmissione satirica israeliana dove si vede una scimmia, un pupazzo di scimmia inchiodato ad una croce che muore al posto di Gesù Cristo, e vi si sostiene che i cristiani sono pericolosi.
Ancora, in questo ultimo anno in Gran Bretagna vi sono stati 25 danneggiamenti subiti da chiese cristiane tramite incendio, e questa notizia l'ho trovata per caso nell'agenzia Zenit (nessuno ne ha parlato, nessuno si informa di queste cose).
Ho chiesto in via informale, attraverso i canali da me conosciuti (credo che queste comunque siano cose importanti), l'istituzione di un Commissione d'inchiesta sulla cristianofobia, affiancandola a quella sull'antisemitismo. Credo che questi fatti non debbano passare più sotto silenzio, e che debba crescere dentro questo Parlamento la sensibilità verso queste questioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
WALTER VELTRONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER VELTRONI. Signor Presidente, rubo solo un secondo ai colleghi, ma solo perché tengo a che rimanga agli atti della storia di questa nostra istituzione il ricordo di un nostro collega che è scomparso solo qualche tempo fa, e che si chiamava Alessio Pasquini.
Alessio Pasquini è stato uno dei protagonisti, nella sua terra, nell'aretino, di una stagione importante di lotte civili e democratiche. È uno di quegli uomini che hanno vissuto un pezzo di storia italiana; la sua famiglia ha subito le conseguenze dell'occupazione nazifascista e della guerra. Lui, fin da ragazzo, ha cominciato ad impegnarsi nelle battaglie civili, soprattutto su alcuni grandi temi, che sono stati i temi dell'agricoltura all'inizio e, poi, la coscienza e la consapevolezza del valore delle battaglie operaie. Ha militato ed è stato un dirigente del Partito Comunista Italiano. È stata una persona sempre - io così lo ricordo - dotata di una grandissima sensibilità, di una grande misura, di una grande capacità di ascolto degli altri e anche di una grande disponibilità al cambiamento. Per lui, come per tanti altri di quella generazione, gli eventi succeduti al 1989 hanno provocato profondi turbamenti ed anche grandi e necessarie rivoluzioni interiori.
Alessio Pasquini è sempre stato capace di assecondare il tempo che cambiava, cercando di portare in quel tempo il suo sistema di valori, senza mutare se stesso, la sua grazia umana, la sua gentilezza, il suo senso delle istituzioni e dello Stato, il suo radicamento con la sua città e con il suo territorio. È per questo che, semplicemente, con queste poche parole, ci tenevo a ricordarlo come un collega che ha dato a questa istituzione ed al suo territorio un contributo importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo preventivamente perché la giornata sarà intensa. Abbiamo due fasi per quel che riguarda i provvedimenti; la fase della discussione sulle linee generali nella quale è prevista, per il Governo, la possibilità di replica e, poi, la fase delle dichiarazione di voto e del voto, nello specifico sulle mozioni, nella quale il Governo deve esprimere il parere. Siccome, salvo diverso accordo - e vi sarà una deroga che tutti abbiamo voluto e va benissimo sulla parte che riguarda la mozione sulla Libia - abbiamo previsto un orario e sappiamo quali sono le scadenze, la pregherei, la inviterei, in questa occasione, a rispettare rigidamente il Regolamento. Per cui, il Governo ci dia il parere sulle mozioni - ovviamente, non se la prenderà il sottosegretario Casellati - perché Pag. 4non credo che sia possibile, in questo momento, fare un'ulteriore replica alla discussione sulle linee generali che abbiamo svolto le settimane scorse.
Lo dico preventivamente senza - ripeto - nulla contro la collega Casellati, ma credo sia necessario per fare in modo che, poi, anche gli interventi dei gruppi, possano dipanarsi con i tempi stabiliti.
Seguito della discussione delle mozioni Della Vedova ed altri n. 1-00612, Rao ed altri n. 1-00614, Ferranti ed altri n. 1-00615, Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619 concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri (ore 11).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Della Vedova ed altri n. 1-00612, Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione), Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione), Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619, concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 aprile 2011, sono state presentate le mozioni Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo che esprimerà, altresì, il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, le mozioni sono numerose e, in molte parti, ci sono degli aspetti che coincidono. Non so se per aspetti di carattere organizzativo forse potrei partire dalla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, perché è quella che ci trova favorevoli.
Invece, per quello che riguarda le altre mozioni, ci sono degli aspetti per i quali rinviamo alla mozione suddetta per dare il parere.
Non so se questo metodo può essere soddisfacente. Forse inizierei, dicevo...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole sottosegretario, se seguiamo l'ordine del giorno come metodo riusciamo ad arrivare alla conclusione. Come lei ha sottolineato, sono state presentate diverse mozioni. Possiamo decidere mozione per mozione e svolgere le eventuali osservazioni. Se vuole può iniziare dalla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 e poi a seguire le altre. Però, il parere deve essere espresso motivato sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616. Poi dovremo affrontare tutti i pareri e, quindi, passeremo alla mozione che lei riterrà più opportuna.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, inizierei dalla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, per poi formulare i pareri sulle altre.
PRESIDENTE. Perfetto, mi sembra un metodo. Quindi, il parere adesso è sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, costituisce circostanza nota per tutti gli astanti che proprio al fine di risolvere le problematiche evidenziate nella mozione, prima fra tutte quella relativa al sovraffollamento in ambito penitenziario, il Governo ha approvato il piano carceri con il quale si è Pag. 5deciso di procedere alla realizzazione di nuovi istituti penitenziari e alla costruzione di nuovi padiglioni.
Premesso che la grave situazione emergenziale in atto è stata riconosciuta, da ultimo, con l'emanazione del recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 gennaio 2011, si rappresenta, quanto alla previsione del cosiddetto piano carceri, che la costruzione dei nuovi istituti è connessa alla sottoscrizione delle intese con le regioni interessate dagli interventi.
Ad oggi si è proceduto alla firma di intese con la provincia autonoma di Bolzano, con il Veneto, la Sicilia, le Marche, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia per la costruzione di nuovi istituti. L'importo di spesa complessiva per la loro realizzazione è stimato in 349 milioni di euro. Entro il 2011 si potranno concludere le progettazioni preliminari di tutti i nuovi istituti - undici previsti in totale - e sarà possibile avviare la gara per almeno cinque o sei istituti per un importo complessivo di circa 243 milioni di euro. Sono in corso di formalizzazione le intese con le regioni Campania e Puglia.
Quanto, invece, alla realizzazione di padiglioni detentivi, nello scorso mese di febbraio si sono concluse tutte le progettazioni preliminari definitive dei venti padiglioni previsti dal piano carceri da realizzare in ampliamento sui sedimi carcerari esistenti. L'importo complessivo dei lavori è valutato allo stato in 239 milioni di euro, salvo revisioni in corso d'opera ai fini dell'approvazione dei progetti. A detto importo deve aggiungersi il costo dei lavori di recente avviati relativi all'intervento riguardante Piacenza.
Non appena i progetti saranno approvati, sarà dato avvio alle relative procedure di gara, alle conseguenti aggiudicazioni nel rispetto dei tempi tecnici e delle previsioni normative e alla consegna dei lavori. Tenuto conto che per la realizzazione di un padiglione è stata stimata una durata media di 450 giorni di lavoro si presume, anche alla luce dell'interlocuzione in atto con gli esperti della protezione civile che stanno fornendo una guida operativa basata sulle pregresse esperienze, che le procedure di gara potranno concludersi entro la fine dei mesi di giugno o luglio 2011; mentre la successiva consegna dei lavori e di avvio degli stessi potrebbe avvenire nei successivi 60 giorni.
Per completezza di informativa si rappresenta che, entro il prossimo mese di giugno, saranno rese note le ulteriori attività svolte che saranno pubblicate sul costituendo sito web dedicato alla realizzazione del piano carceri.
Quanto alla copertura finanziaria essa è assicurata dallo stanziamento previsto dalla legge finanziaria 2010 e sarà resa disponibile con il sistema cassa-tiraggio, vale a dire che il commissario delegato, a fronte dell'impegno di spesa conseguente all'aggiudicazione delle gare, richiederà la cassa al Ministero delle infrastrutture che provvederà ad erogarla sui capitoli dei fondi FAS.
Va segnalato, in proposito, che è attualmente allo studio la possibilità di ricorrere ad altre forme di finanziamento quale quella della finanza di progetto.
Si precisa, infine, che sulla base delle recenti disposizioni e adempimenti conseguenti al decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, tutti gli atti ammissibili di spesa saranno inoltrati alla Corte dei conti per la registrazione.
A tale riguardo, si precisa che i lavori già completati relativi a nuovi istituti penitenziari, nuovi padiglioni e ristrutturazioni di sezioni hanno interessato 3.635 posti detentivi. Nel corso del 2011 i lavori interesseranno 3.955 posti detentivi e nel corso del 2012 3.483 posti detentivi. Più nel dettaglio, l'aumento dei posti detentivi previsti per l'attuazione del piano carceri ammonta a complessivi 9.150 posti e di essi 4.750 saranno ottenuti con la realizzazione di 11 nuovi istituti penitenziari. Tali nuovi istituti saranno realizzati 4 al nord (Pordenone, Bolzano, Venezia e Torino) uno al centro (Camerino) e 6 al sud (Nola, Bari, Catania, Marsala, Sciacca e Mistretta). La capienza di ciascuna nuova struttura sarà pari a 450 posti, ad eccezione dell'istituto di Bolzano, che avrà una Pag. 6capienza di 250 posti. Sono invece 4.400 i posti che si realizzeranno con la costruzione di 20 nuovi padiglioni detentivi all'interno di istituti già esistenti: 5 di essi saranno realizzati al nord, 7 saranno realizzati al centro, 8 saranno realizzati al sud. Ciascun padiglione avrà una capienza di 200 posti, ad eccezione di Milano Opera e Roma, che potranno disporre di 400 posti detentivi. Accanto alle nuove opere previste dal piano carceri si collocano gli interventi realizzati dall'amministrazione sulla base di una programmazione annuale con i fondi destinati all'edilizia penitenziaria nonché gli interventi realizzati dal Ministero delle infrastrutture, i quali tengo a sottolineare che, indipendentemente dalla realizzazione del piano carceri, offrono comunque un ulteriore contributo in termini di aumento di capienza detentiva.
Per chiarezza e completezza espositiva si depositano i prospetti dei lavori già ultimati e in fase di ultimazione riguardanti la realizzazione di nuovi istituti e l'ampliamento e la ristrutturazione di quelli esistenti, con la precisazione che l'aumento di capienza in senso stretto si verifica solo in presenza della realizzazione di nuovi istituti e di padiglioni e non anche nelle ipotesi di ristrutturazione e adeguamento di posti detentivi preesistenti. Il dato che si riporta alla fine di ogni scheda deve pertanto essere inteso come numero complessivo...
ROBERTO GIACHETTI. Ma di che parliamo?
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giachetti.
Onorevole sottosegretario, innanzitutto l'ho interrotta perché così approfitto per salutare gli studenti del liceo scientifico statale John Fitzgerald Kennedy di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'osservazione della Presidenza, fatta anche dall'onorevole Giachetti, è la seguente: lei sa ovviamente che il Governo ha tutto il tempo che vuole per rispondere ed intervenire sulle mozioni, tuttavia vi sono due ordini di problemi. Il primo è legato alla decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che ha deciso una determinata calendarizzazione dei lavori di oggi: è prevista alle 13 la diretta televisiva delle dichiarazioni di voto sulla mozione sulla Libia. La Presidenza, che ha questo compito, deve garantire la possibilità degli interventi da parte di tutti i gruppi su questa mozione e ne abbiamo per 1 ora e 10 minuti circa. Adesso abbiamo però la necessità - e credo che il Governo possa anche lasciare agli atti complessivamente, se nessuno ha obiezioni, tutto il lavoro egregio che ha preparato per tutte le mozioni - di arrivare ad una sintesi circa le motivazioni su tutte le mozioni, senza creare squilibri tra una mozione e l'altra nell'espressione del parere che il Governo fornisce.
Pertanto, le chiederei cortesemente di seguire la Presidenza e di fornirci un aiuto, esprimendo sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 un parere, favorevole (eventualmente subordinato a eventuali modifiche) o contrario. Se lei è d'accordo, visto che anche il contenuto è molto importante, potrà lasciarlo agli atti a completamento della risposta che il Governo darà all'Aula e passiamo, seguendo il mio ritmo, al parere sulle altre mozioni, perché altrimenti non ce la facciamo.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì signor Presidente, è abbastanza complesso...
PRESIDENTE. Lo so, però purtroppo...
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Allora cercherò di sintetizzare: il parere sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 è favorevole su tutti i punti.
PRESIDENTE. Benissimo. Dunque il parere sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 è favorevole su tutti i punti e potrà depositare alla Presidenza Pag. 7tutto il contenuto che lei, nell'espressione del parere, stava leggendo.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il contenuto e anche le tavole, che mostrano tutte le nuove carceri, la destinazione, l'ubicazione e via dicendo.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo, dunque, al parere sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612, come avevo premesso in precedenza, in relazione al primo capoverso del dispositivo - ossia, quello che impegna «ad assumere iniziative volte ad adeguare (...) la spesa pro capite per detenuto (...)» - il parere è favorevole, condizionatamente al fatto che sia riportata - questo è il motivo per cui volevo leggere tutti i dati relativi alla spesa - quella che è ricompresa nella relazione, che stavo testé leggendo, a proposito della spesa prevista dal nostro bilancio.
Pertanto, o tale capoverso si riformula coerentemente con quanto è stabilito dalla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, oppure il Governo non può accettarlo. Ciò vale anche in riferimento al secondo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «a predisporre sul piano normativo un complesso di riforme (...)». Infatti, il principio può essere accolto, ma è condizionato, nel suo contenuto, ai contenuti della mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
PRESIDENTE. No, questo non è possibile.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, allora il Governo deve proporre una riformulazione, perché la spesa...
PRESIDENTE. Esatto. Il Governo deve proporre una riformulazione. Se ho ben capito, l'osservazione del Governo è la seguente: dal momento che stiamo parlando di «iniziative volte ad adeguare, in vista dei prossimi provvedimenti finanziari, la spesa pro capite per detenuto, prevedendo (...) una riduzione non superiore a quella media relativa al comparto (...)», il Governo può proporre una clausola, una condizione, e vedere se il proponente la accetta o meno. Però deve proporla il Governo, non si può fare riferimento alla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere non può essere favorevole perché è chiaro che il Ministero ha richiesto stanziamenti al Dicastero dell'economia e delle finanze; questi sono sottoposti all'indicazione del Ministero dell'economia. Pertanto, gli stanziamenti ben vengano, ma il parere è condizionato al fatto che essi sono sottoposti al parere del Ministero dell'economia e delle finanze e, dunque, devono essere concessi nei limiti indicati dal Ministero stesso. Per questo motivo, facevo riferimento alle previsioni (Commenti dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)...
PRESIDENTE. Sta bene, ma o lei propone una riformulazione e dice: condizionatamente al parere espresso, oppure esprime un parere contrario e andiamo avanti. Non muore nessuno per un parere contrario.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Allora, Signor Presidente, devo esprimere un parere contrario, perché o viene ristretto nell'ambito...
PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto, il parere è contrario su tutta la mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612, oppure solo sul primo capoverso del dispositivo?
Pag. 8MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere è contrario sul primo capoverso del dispositivo, ma anche sul secondo, perché predisporre, sul piano normativo, un complesso di riforme, quali la depenalizzazione e quant'altro, è allo studio del Ministero, sempre nei limiti di quanto stavo esponendo in precedenza. Per questo motivo, era necessario leggere complessivamente tutto, altrimenti diventa molto difficile.
PRESIDENTE. D'accordo, poi però, se la Presidenza ha ben compreso, alla fine della sua lettura sarebbe, comunque, arrivata ad esprimere un parere contrario.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612 è contrario perché, comunque, la mozione va vista nei limiti che ho indicato in riferimento alla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo, dunque, al parere sulla mozione Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione).
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione), in relazione al primo capoverso del dispositivo, quello che impegna il Governo «ad adottare una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento (...)», dobbiamo sempre riferirci ai limiti del nostro piano carcerario. Pertanto, il parere è favorevole, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad adottare una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento», espungendo tutta la restante parte del capoverso.
PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, il parere sulla mozione Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione) è favorevole con questa riformulazione?
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, tale riformulazione è relativa al primo capoverso del dispositivo.
Per quanto riguarda, invece, il secondo capoverso - quello che impegna «ad assicurare risorse idonee (...)» - il parere è favorevole, sempre nei limiti di quanto detto in relazione alla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
Il parere è, altresì, favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, quello che impegna «ad adottare iniziative normative per un ordinamento specifico per i minori (...)».
Il parere è, invece, contrario sul quarto capoverso del dispositivo, ossia quello che impegna «a promuovere, per quanto di competenza, la dotazione di strutture e personale idonei ad assicurare un'adeguata assistenza psicologica ai reclusi». Su questo, infatti, ormai, vi è una diversificazione: le competenze sono passate alle regioni.
Infine, per quanto riguarda il quinto capoverso del dispositivo - quello che impegna «ad accelerare (...) la stipula di eventuali accordi internazionali (...)» - il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Sintetizzo il parere sulla mozione Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione) altrimenti alla fine ci troveremo in difficoltà: il parere sul primo capoverso del dispositivo è favorevole se riformulato, limitandosi alle seguenti parole: «ad adottare una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento». Tutto il resto deve essere espunto.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Esatto, il primo capoverso del dispositivo dovrebbe fermarsi alla parola: «sovraffollamento».
Il Governo esprime parere favorevole sul secondo e sul terzo capoverso del dispositivo, mentre esprime parere contrario sul quarto capoverso del dispositivo. Il parere è invece favorevole sul quinto capoverso del dispositivo.
PRESIDENTE. Invito ora il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione).
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere del Governo è favorevole sul primo capoverso del dispositivo limitatamente al fatto di «ripensare il modello unico di istituto penitenziario attuale», rimodulandolo con il parere espresso sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
PRESIDENTE. Mi scusi, non è possibile fare riferimento alle mozioni precedenti. Possiamo fare riferimento alla documentazione che lei potrà depositare, perché il parere del Governo è motivato. Questo lo spiego ai colleghi. Però, per motivi di sintesi, lei adesso deve riassumere i pareri.
Quindi le chiedo il parere sul primo capoverso del dispositivo, è favorevole, contrario o accolto con riformulazione?
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere contrario sul primo e sul secondo capoverso del dispositivo.
Il parere è favorevole sulla prima parte del terzo capoverso del dispositivo dove si prevede la «chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari», mentre il parere è contrario sulla seconda parte del terzo capoverso relativo al capitolo speciale. Quindi, il parere sul terzo capoverso è favorevole a condizione che lo stesso termini con le parole: «ospedali psichiatrici giudiziari».
PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole se si accetta la riformulazione nel senso che il terzo capoverso termini con la parola: «giudiziari», espungendo il resto.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Mi scusi, si chiede che il terzo capoverso venga riformulato nel senso di terminare il periodo con le parole: «nel territorio delle medesime».
PRESIDENTE. Quindi, espungendo il resto del periodo dalla parola: «nonché».
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere contrario sul quarto capoverso del dispositivo.
Il parere è favorevole sul quinto capoverso del dispositivo, ed è altresì favorevole sul sesto capoverso del dispositivo limitatamente alle parole: «detenuti tossicodipendenti», mentre il parere è contrario sulla seconda parte.
PRESIDENTE. Quindi, il capoverso termina con le parole: «detenuti tossicodipendenti» e va espunto tutto il resto. È evidente che andremo a fare numerose votazioni.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere contrario sul settimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è altresì contrario sull'ottavo e sul nono capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è infine favorevole sul decimo e sull'undicesimo capoverso del dispositivo.
PRESIDENTE. Invito ora il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00617.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere favorevole sul primo e sul secondo capoverso del dispositivo.
PRESIDENTE. Ma sulle premesse, così per comprendere? Ovviamente, laddove il Governo è contrario (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)... Pag. 10Onorevole colleghi, andiamo avanti... Prosegua signor sottosegretario...
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, diventa difficile farlo così...
LUCA VOLONTÈ. Mi dia la parola sull'ordine dei lavori! Sta leggendo adesso le mozioni! Non è in grado di esprimere un parere!
ROBERTO GIACHETTI. Ma che modo di fare è?
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, se lei mi chiede la parola, gliela do sull'ordine dei lavori, ma prima consentiamo al sottosegretario di concludere l'espressione del parere e poi le darò la parola sull'ordine dei lavori. A meno che il Governo non chieda un po' di tempo... Il Governo può esprimere il suo parere. Prego, sottosegretario Alberti Casellati...
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Data la ristrettezza dei tempi (Commenti dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, evitiamo reazioni di questo genere. Il Governo dà una motivazione e poi i colleghi evidentemente possono fare tutte le osservazioni che vogliono.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Posso esprimere i pareri, però mi serviva più tempo.
PRESIDENTE. Mi scusi, capisco che si tratta di mozioni importanti, perché vertono su un tema che tocca la sensibilità di tutti: dell'Assemblea, compreso il Governo. Capisco le motivazioni che possono essere date, ma poi qualsiasi motivazione deve arrivare, trattandosi di una mozione, ad un parere. È per questo che il Governo è preparato ad esprimere dei pareri. Il fatto che il Governo si stia esprimendo puntualmente punto per punto, mi sembra che vada in questa direzione.
Quindi, per quanto riguarda la mozione Bernardini ed altri n. 1-00617, il parere del Governo sul dispositivo è favorevole.
Passiamo alla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00618. Chiedo un po' di pazienza ai colleghi, anche perché sono già le 11,20...
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Per quanto riguarda la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00618, sul primo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo: «a convocare tempestivamente i sindacati di polizia penitenziaria e le rappresentanze di tutto il personale penitenziario al fine...», il parere del Governo è favorevole.
Sul secondo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo: «ad informare semestralmente il Parlamento sugli esiti del progetto di recupero e di razionalizzazione delle risorse umane esistenti, con particolare riferimento ai processi di rafforzamento delle motivazioni professionali e lavorative», il Governo esprime parere favorevole.
Per quanto riguarda il terzo capoverso, che impegna il Governo: «ad incrementare la dotazione organica del personale di polizia penitenziaria (...)», il parere è condizionato ad una capacità economica che noi, come dicevo prima, richiediamo. Però dobbiamo avere sempre il parere del Ministero dell'economia su questo. Quindi, il parere è favorevole a condizione che il testo sia riformulato nel senso di inserire le parole: «nei limiti delle dotazioni finanziarie disponibili».
PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole a condizione che vengano inserite le parole: «nei limiti delle dotazioni finanziarie disponibili».
ANGELO CERA. Doveva leggere prima la mozione!
Pag. 11
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sul quarto capoverso, che impegna il Governo: «a valutare ogni iniziativa volta all'assunzione di educatori penitenziari», il parere è favorevole.
Il parere è altresì favorevole sul quinto capoverso che impegna il Governo: «ad incoraggiare un significativo miglioramento della qualità di preparazione del personale penitenziario adibito alla custodia, attraverso processi di formazione (...)».
Per quanto riguarda il sesto capoverso, che impegna il Governo: «in relazione all'esperienza europea degli ultimi anni, ad adottare iniziative per l'attivazione di organismi indipendenti di nomina parlamentare (...)», il parere è contrario perché ci sono sempre limiti economici, quindi limitatamente alle capacità economiche disposte dal Ministero dell'economia.
PRESIDENTE. Quindi, il parere è contrario o richiede una riformulazione, come già previsto, nei limiti nei limiti delle disponibilità finanziarie?
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere è favorevole a condizione che il testo sia riformulato nel senso di aggiungere la seguenti parole: «nei limiti delle disponibilità finanziarie».
Il parere è favorevole anche sul settimo capoverso del dispositivo.
PRESIDENTE. Quindi, abbiamo un parere complessivamente favorevole se vengono accettate le due riformulazioni proposte.
Passiamo alla mozione Mosella ed altri n. 1-00619. Qual è il parere del Governo?
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo della mozione Mosella ed altri n. 1-00619, laddove si afferma «a dare seguito al cosiddetto piano carceri» e così via.
Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso, se si limita alle parole: «a prevedere misure finalizzate a prevenire la questione del sovraffollamento carcerario», espungendo il resto del capoverso.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il parere del Governo è favorevole fino al punto indicato dal sottosegretario. Sul resto del capoverso il parere è contrario. Qual è il parere del Governo sul terzo capoverso?
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso, che inizia con le parole «a predisporre le misure necessarie per adeguare l'organico», con l'aggiunta delle parole «nei limiti delle disponibilità finanziarie».
PRESIDENTE. Sta bene.
In sintesi, il parere sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00619 è complessivamente favorevole, a condizione che siano accettate due riformulazioni, ossia che al secondo capoverso dell'impegno siano espunte la parole successive a «carcerario» e che al terzo capoverso si aggiungano le parole «nei limiti delle disponibilità finanziarie».
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulle premesse di tutte le mozioni in esame? Sostanzialmente il parere del Governo è favorevole sulle premesse? Le chiedo questo per non ritornare indietro nei nostri lavori. Mi indichi, in via generale, qual è il parere del Governo.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, adesso dovrei riguardare le premesse delle mozioni in esame punto per punto. Posso affermare che sulle premesse vi sono dati che dovrei Pag. 12riesaminare per espungerli. Non so se adesso sia possibile farlo. Comunque, si possono espungere le premesse di tutte le mozioni esaminando solo gli impegni.
PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, il Governo chiede che l'Assemblea esprima il proprio voto solo sui dispositivi delle mozioni in esame.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, signor Presidente, solo sui dispositivi al Governo.
PRESIDENTE. Inoltre, il Governo chiede che tutte le premesse delle mozioni in esame siano espunte.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, signor Presidente, ad eccezione della mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
PRESIDENTE. Sta bene.
Preavviso di votazioni elettroniche
(ore 11,25).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la seduta.
ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le chiedo, tuttavia, un po' di sintesi perché altrimenti non riusciamo ad andare avanti.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, la sintesi è mancata al Governo. Sono 27 minuti che quest'Aula è bloccata sui pareri confusi di questo Governo su mozioni delicate, come quelle relative alla situazione delle carceri, che erano state depositate molto tempo fa e su cui oggi il sottosegretario non è stato in grado di esprimere un parere serio, e se lei sintetizzasse quello che è stato detto in questi 27 minuti sarebbe utile a tutti i colleghi.
In secondo luogo, mi sembra strano che i pareri del Governo siano limitati a un solo Ministero, cioè il parere è favorevole se Tremonti dà i soldi. Mi sembra una formula abbastanza curiosa.
In terzo luogo - e con questo concludo -, signor Presidente, visto l'andamento dei lavori, considerato che sono le 11,30 e la compressione dei tempi a disposizione non vorrei che fosse dedicato più tempo all'esplicazione dei pareri sulle mozioni che all'intero dibattito. Pertanto, la prego di riflettere su questo punto.
PRESIDENTE. Onorevole Rao, mi sembra che la Presidenza abbia cercato di aiutare in questa direzione.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho nessun dubbio sul positivo ruolo maieutico della Presidenza, che ha tentato di estrarre dalle parole del sottosegretario quanto serviva per cercare di comprendere quale fosse l'orientamento del Governo su ciascuna mozione, salvo poi capire anche che il Governo vorrebbe che non vi fosse alcuna premessa e che vi fosse solo la parte propositiva relativa all'impegno del Governo.
Tuttavia, indipendentemente dalle mozioni in sé e anche aggiungendo a quanto detto dal collega Rao - le cui considerazioni condivido -, volevo fare presente, signor Presidente, che la Conferenza dei presidenti di gruppo si era sostanzialmente conclusa con un accordo tra tutte le componenti di quest'Aula - e, quindi, maggioranza e opposizioni - che si dovesse procedere con tempi certi e fissi che Pag. 13non possono essere spostati. Pertanto, le pregiudiziali sul decreto-legge cosiddetto omnibus devono essere svolte con certezza nella mattinata di oggi essendo, peraltro, prevista la diretta televisiva, con inizio alle ore 13.
Vorrei capire, signor Presidente, com'è possibile affrontare una discussione che, di fatto, il Governo ha riaperto sulle mozioni, con le dichiarazioni di voto che, pur riducendole ad una sola per gruppo, impegneranno circa un'ora e quaranta minuti. Sono le 11,30 e arriveremmo alle 13,10 o alle 13,15, svolgendo soltanto il primo punto all'ordine del giorno, relativo alle mozioni sulle carceri.
Pertanto, signor Presidente, com'è possibile svolgere successivamente gli altri due punti all'ordine del giorno, secondo quanto concordato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo di cui lei è garante? Se è possibile, tramite lei, chiedo anche ai colleghi della maggioranza se non pensino che sia opportuno, sotto l'auspicio di un intervento della sua Presidenza, trovare una modalità tra i gruppi che garantisca un dibattito serio e vero su questa mozione, lo svolgimento delle pregiudiziali, il voto sul decreto cosiddetto omnibus e la diretta televisiva sul dibattito sulla Libia.
Per cui, le chiederei di lavorare perché tra tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione si trovi una soluzione con l'ausilio di una sua proposta. Se lo ritiene opportuno, si può anche fare una brevissima sospensione della seduta di due o tre minuti perché i presidenti di gruppo si consultino con lei e poi si arrivi a una decisione che possa consentire di svolgere un lavoro razionale nell'ambito di quest'Assemblea.
PRESIDENTE. Intanto potremmo cominciare con le dichiarazioni di voto.
RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, trovo semplicemente vergognoso che questo dibattito sulla situazione illegale delle carceri italiane debba essere ristretto in previsione della diretta televisiva sulle mozioni concernenti l'impegno italiano in Libia alle quali noi, come delegazione radicale, abbiamo pure contribuito. O le carceri sono un problema sentito da questo Parlamento e da questo Governo, oppure si dica con molta chiarezza che si vuole far marcire, far morire e «far» suicidare nelle carceri italiane le persone. Questo dovete dire con chiarezza! Il sottosegretario è venuto senza neanche essersi letto le mozioni e questa è una cosa semplicemente vergognosa (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
LUIGI VITALI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché credo di poter dare un contributo. Ritengo che l'argomento sia particolarmente importante e sensibile per il Parlamento e per la collettività, tuttavia - apprezzate le circostanze - sarebbe opportuno rinviarlo ad altra seduta perché non si può strozzare un dibattito interessante, che tale appare per la consistenza delle mozioni e per la gravità del problema.
Per cui, se i gruppi riescono a concordare su questa ipotesi, si potrebbe rinviare l'esame delle mozioni ad altra seduta senza strozzare il dibattito.
PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 11,38.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri è rinviato ad altra seduta. Restano all'ordine del giorno della seduta di oggi i due punti stabiliti dalla Conferenza dei presidenti di gruppo: la discussione del disegno Pag. 14di legge di conversione del decreto-legge cosiddetto omnibus per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate, la replica del Ministro e le dichiarazioni di voto nonché il voto sulle mozioni concernenti l'impegno italiano in Libia.
Sospendo brevemente la seduta che riprenderà alle ore 11,50 con l'esame delle pregiudiziali presentate sul disegno di legge di conversione del decreto-legge cosiddetto omnibus; a seguire ci sarà la replica del Ministro degli affari esteri sulle mozioni concernenti l'impegno italiano in Libia e alle 13 la ripresa televisiva diretta con le dichiarazioni di voto.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 11,55.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Discussione del disegno di legge: S. 2665 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (A.C. 4307).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 4307)
PRESIDENTE. Avverto che ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento sono state presentate le questioni pregiudiziali Franceschini ed altri n. 1 e Donadi ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4307).
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenente a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Franceschini ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, la questione pregiudiziale che viene sottoposta all'attenzione dell'Aula rappresenta il tentativo ulteriore del Partito Democratico di evitare l'ennesimo strappo, uno strappo cui purtroppo quest'Aula si è abituata in questi tre anni di legislatura. Noi chiediamo ai colleghi, soprattutto ai colleghi di maggioranza, di avere un sussulto di dignità e di provare a condividere con noi questa riflessione, nel tentativo di non calpestare ancora una volta la Carta costituzionale.
Signor Presidente, all'articolo 1, secondo comma della Costituzione - lo abbiamo sottolineato - leggiamo ancora, e speriamo... non a differenza di molti colleghi di maggioranza, che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Noi vorremo rispettarlo questo dispositivo. L'articolo 75 della Costituzione disciplina anche le condizioni Pag. 15e le modalità di esercizio dei referendum.
Signor Presidente, il 31 marzo viene emanato il decreto-legge n. 34 del 2011, che in realtà è l'ennesimo pasticcio, un omnibus, un minestrone, un pentolone dentro il quale c'è di tutto, e all'articolo 5, si prova in maniera anche goffa e fuori tempo massimo a porre agli italiani un tema, quello della sicurezza. Purtroppo, a venti giorni dal terremoto in Giappone, perché il terremoto in Giappone è avvenuto l'11 marzo del 2011, questo Governo non si preoccupa della sicurezza, ma semplicemente del referendum. Lo fa costruendo un articolato, appunto l'articolo 5, che è un insieme di contraddizioni, perché tra il comma 1 e il comma 8 disciplina «di non procedere», perché ci sono nuove evidenze, e chiede di verificare in qualche modo l'impatto sulla sicurezza che le vicende giapponesi hanno avuto sui sistemi più in generale.
La cosa che più ci sorprende e ci indigna è che chi si occupa di politica energetica e chi ha l'ambizione, che noi contestiamo, di provare a produrre nucleare, non può accorgersi della sicurezza solo dopo un terremoto. Normalmente bisogna prevederlo un terremoto, bisogna prevederli i rischi correlati anche alle trasformazioni della terra. Invece no, venti giorni dopo il terremoto in Giappone, questo Governo scopre i rischi di sicurezza e costruisce, tra i commi 1 e 8 e i commi 2 e 7, un pasticcio che probabilmente passerà alla storia.
Infatti, darà alla Corte costituzionale e certamente ha già dato in queste settimane ai principali costituzionalisti del nostro Paese ulteriori elementi di confronto e, purtroppo, scontro. Ma la cosa che vi contestiamo è soprattutto la contraddizione tra i commi 2 e 7, che vi mette a nudo di fronte alle vostre responsabilità.
Non è mai accaduto prima, signor Presidente, che fosse proprio il Presidente del Consiglio a smentire una norma che era stata, in qualche modo, seppur goffamente, prodotta e trasferita al Parlamento, nel nostro caso al Senato, dal suo stesso Consiglio dei ministri. Infatti, il Presidente del Consiglio, come è noto, ha esplicitamente, pubblicamente e candidamente dichiarato nei giorni scorsi, in occasione di un incontro bilaterale italo-francese alla presenza del Presidente della Repubblica francese Sarkozy, notoriamente interessato allo sviluppo del nucleare italiano in quanto esponente di un Paese fornitore di tecnologie rilevanti, che in realtà l'articolo 5, e quindi il decreto-legge stesso, aveva come obiettivo semplicemente quello di «annullare» il referendum e di spostare il tema politico dal dibattito nazionale.
Invece, il tema noi non solo lo spostiamo, ma chiediamo all'Assemblea davvero un sussulto di dignità, perché non è possibile calpestare così palesemente la nostra Carta costituzionale e non è possibile farlo con questa faccia tosta, anche dal punto di vista istituzionale. Non è possibile dire chiaramente che si prevede una norma per eludere un voto popolare, per evitare che gli italiani si esprimano. Avremmo voluto anche parlare, a margine di questo decreto-legge pasticciato, dei contenuti economici. Vedo qui in Aula il Ministro Romani, dal quale aspettiamo un piano nazionale per l'energia e una parola, per una volta, su cosa devono aspettarsi gli italiani, vista la condizione nella quale siamo.
Invece l'eredità che ci arriva da questo decreto-legge pasticciato è costituita da sette articoli, uno diverso dall'altro. Vi è l'imbarazzo della scelta, perché si passa dal muro di Pompei al FUS, dal decreto Parmalat - prontamente, anche lì, il Ministro dell'economia e delle finanze viene smentito dal Presidente del Consiglio nello stesso incontro bilaterale - ai provvedimenti sul sistema sanitario legato alla regione Abruzzo.
Insomma, ancora una volta il Governo prova, fuori tempo massimo, a trasformare il confronto parlamentare in propaganda. Questa volta la propaganda è fatta a basso costo dal punto di vista dei valori e dal punto di vista etico. Purtroppo, signor Presidente, è fatta ad alto costo per gli italiani, perché questo provvedimento, che noi contestiamo perché è chiaramente fatto per eludere il referendum, prevede un Pag. 16ultimo regalo per gli italiani: l'aumento dell'accisa sulla benzina. Detto oggi, sembra l'ennesima beffa: la giornata di oggi passerà alla storia - almeno fino a domani mattina, perché domani, probabilmente, potrebbe essere superata anche la giornata di oggi - per il nuovo record del costo della benzina. Siccome questo non ci basta, con questo provvedimento consegniamo agli italiani un'ulteriore certezza, cioè che a partire dalla conversione di questo decreto-legge, oltre ai costi schizzati alle stelle, vi sarà un costo ulteriore.
Concludo, signor Presidente, sottolineando l'inadeguatezza di questo decreto-legge, facendo riferimento alla passione storica di questa maggioranza: l'incrocio tra stampa e TV. Non poteva mancare! In ogni decreto omnibus che si rispetti, da quando è iniziata la legislatura, vi è sempre un ricordino per il settore che sta particolarmente a cuore al Governo.
Anche in questo, l'incrocio tra stampa e televisione, anche qui regolamentato in maniera goffa, chiude una cornice oggettivamente imbarazzante rispetto alla quale auspichiamo che tra i colleghi della maggioranza vi sia un sussulto di dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Donadi ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sono numerose le censure di legittimità costituzionale contenute in questo decreto-legge, ma anch'io voglio partire proprio da quella che riguarda l'articolo 5.
Vorrei ricordare che già era discutibile l'inserimento in un decreto-legge omnibus, e come tale illegittimo ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione e dell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, della sospensione che inizialmente il Governo aveva inserito. Ora, a seguito delle modifiche introdotte dal Senato, risulta comunque da considerarsi privo dei requisiti di necessità ed urgenza che devono caratterizzare il decreto-legge e tutte le sue parti, come ha sempre ribadito la Corte costituzionale, anche con le sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008.
A prescindere da ciò che riguarda la violazione dell'articolo 75 della Costituzione da parte della modifica introdotta, appare infatti intuitiva l'assenza dei requisiti di necessità ed urgenza di questa disposizione e, quindi, la violazione dell'articolo 77 della Costituzione, poiché a tutti era noto che, per effetto della sentenza n. 28 della Corte costituzionale di quest'anno, erano già state indette per il prossimo 12 giugno le votazioni per quattro referendum abrogativi ammessi dalla Corte costituzionale.
Ora, l'articolo 5 dispone che, al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare sui profili relativi alla sicurezza, non si proceda alla definizione ed attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio degli impianti di produzione nucleare e si precisa, però, al comma 8, che entro dodici mesi, con una particolare procedura, il Consiglio dei ministri adotterà la Strategia energetica nazionale. Il contenuto di questi commi rileva da sé l'effettiva ratio dell'articolo 5, che non è quella di abrogare, una volta per tutte, le norme su cui si dovrà svolgere il referendum del 12 giugno, ma di mascherare una moratoria - questo è l'intento - con un'abrogazione a tempo. D'altronde, il Presidente del Consiglio lo ha ammesso candidamente, personalmente, di recente.
Quindi, non vi è l'intento da parte del Governo di sostituirsi ai promotori del referendum sul nucleare, promotori che il gruppo Italia dei Valori, essendo promotore, rappresenta, bensì di bloccare in modo illegittimo, in modo surrettizio, la procedura referendaria, adducendo tesi che il provvedimento ora in esame davanti alla Camera persegua lo stesso effetto abrogativo del referendum, ma così non è! Ciò è dimostrato proprio con una contraddizione in termini, ossia dalla contraddizione intercorrente tra i commi 2 e 7 dell'articolo 5 e i principi della nuova disciplina come emergono dai commi 1 e Pag. 178, il che dimostra che si tratta di una mera moratoria, essendo il legislatore pronto a reintrodurre tra un anno le norme che ora abroga.
La Corte costituzionale, vorrei che le ricordassimo, ha dato rilevanza costituzionale al cosiddetto potere referendario e al doveroso rispetto di essa da parte del Presidente della Repubblica, del Parlamento e del Governo. Lo ha fatto nell'ordinanza n. 17 e nella sentenza n. 68 del 1978. Questo potere viene menomato, in modo del tutto illegittimo, dall'articolo 5, il quale, pur modificando le norme dei provvedimenti legislativi del 2008 e del 2010 già sottoposti ad abrogazione referendaria, non ne muta i principi, come invece è richiesto dalla Corte costituzionale in quella fondamentale sentenza n. 68 del 1978 che ho citato!
PRESIDENTE. Prego i colleghi di consentire all'onorevole Borghesi di svolgere il suo intervento o per lo meno alla Presidenza di ascoltarlo.
ANTONIO BORGHESI. Grazie, Presidente...in quanto, diversamente dal chiaro intento dal comitato promotore di Italia dei Valori, lo stesso articolo attualmente all'esame della Camera non esclude a breve un ritorno al nucleare, così come, lo ripeto, esplicitamente ammesso dal Presidente del Consiglio. Pertanto, l'articolo 5, oltre ad essere viziato ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, perché mancano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza e dell'articolo 3 della Costituzione, per irragionevolezza, è viziato anche ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione, perché mantiene inalterati i principi contenuti nei provvedimenti legislativi del 2008 e del 2010.
Infine, ed è un particolare non trascurabile, viene demandato dall'articolo 5 ad un atto di natura politica quale è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in luogo del decreto interministeriale previsto dal testo modificato, la definizione di una disciplina che dovrebbe essere oggetto di una fonte secondaria del diritto, con ciò costituendo una modalità di produzione normativa non conforme e derogatoria del nostro ordinamento. Se questa è una, la più grave delle mancanze, delle illegittimità costituzionali contenute nel decreto-legge in esame, ve ne sono tuttavia anche altre che qui voglio semplicemente citare. Voglio altresì ricordare che il Presidente della Corte costituzionale nella conferenza stampa annuale ricordava che se negli anni trascorsi sono state adottate sentenze importanti sui decreti-legge, nel 2010 non poche sentenze della Corte costituzionale si sono dovute riferire proprio all'applicazione più o meno corretta dell'articolo 76 della Costituzione, che appunto disciplina la delega legislativa, o hanno dovuto, come ha detto il Presidente, faticosamente ricostruire determinate situazioni normative in quasi continua trasformazione nel tempo.
Ci sono poi altre norme che riguardano alcuni nodi principali, ad esempio quelle concernenti il profilo edilizio ed urbanistico della zona archeologica di Pompei e dei luoghi circostanti, con una serie nutrita e lunga di deroghe, sia in forma tacita che espressa, alle procedure ordinarie in termini di pubblici appalti, meccanismo che contrasta con le funzioni di controllo poste a garanzia di tutti cittadini e si configura anch'esso come un abuso e una violazione delle disposizioni della Costituzione. In particolare, la previsione derogatoria di cui al comma 6 dell'articolo 2 è estremamente ampia e comprende i piani urbanistici e regolatori e insiste anche sulle aree esterne al perimetro archeologico.
Siamo proprio di fronte ad una serie di disposizioni che configurano un profilo critico in ordine alla violazione del principio costituzionale di tutela del paesaggio come valore e patrimonio dell'ordinamento. Le stesse questioni che riguardano Ales Spa, società in house del Ministero dei beni culturali, lasciano prevedere ed immaginare una serie di illegittimità, in particolare in termini di violazione delle regole della concorrenza, signor Presidente, e appaiono in netto contrasto con l'incipit del comma 7 dell'articolo, che ancora derogando, in questo caso in ordine Pag. 18all'assolvimento degli obblighi di pubblicità, imparzialità e trasparenza previsti dal codice dei contratti pubblici, avrebbe lo scopo di favorire l'apporto di risorse provenienti da altri soggetti. Dell'articolo 5 ho già detto. Possiamo anche richiamare l'articolo 7, che riguarda la Cassa depositi e prestiti, dove non si capisce dove stiano i presupposti di necessità e urgenza perché detta norme procedurali in ordine all'oggetto sociale della medesima Cassa e affida ad un decreto di natura non regolamentare l'introduzione surrettizia di una nuova disciplina ordinamentale dell'istituto.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Borghesi.
ANTONIO BORGHESI. Anche in questo caso siamo contro i principi - e concludo, signor Presidente - di tutela costituzionale del risparmio. Penso ci siano numerosi elementi che portano a ritenere che il decreto-legge in esame sia illegittimo perché non rispondente a numerosi articoli della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, noi come gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo, comprendiamo le ragioni proprie di queste pregiudiziali però, come sempre, in quest'Aula viene fatto di tutto un utilizzo politico e noi vorremmo parlare di politica. Infatti, al di là delle discussioni, pregiudiziali o meno, qui c'è un Paese che chiede delle risposte e c'è un Governo che le risposte non le dà. C'è un Governo che sfugge dalle proprie responsabilità e, come sempre, ogni confronto, dal piano reale, dal concreto delle cose diventa ideologico e quello dell'energia è sicuramente un confronto che è ancora più impregnato di ideologia.
Oggi siamo imbrigliati qui dentro perché non si decide, perché il Governo usa degli artifizi come quello di cercare di bypassare il referendum per non fare quello che aveva promesso. Voi avevate preso un impegno al fine di fare una riforma complessiva del sistema energetico passando anche attraverso il nucleare, noi vi abbiamo dato fiducia e la fiducia oggi finisce come era iniziata. Ricordate, lo dico ad una parte e all'altra: non esiste uno scontro tra il nucleare e le fonti rinnovabili, non esiste uno scontro ideologico come l'avete trasformato in quest'Aula. Noi, come abbiamo detto, rispettiamo le posizioni di chiunque, ma cerchiamo di lavorare per dare delle soluzioni e oggi qui non si sta dando una soluzione, né chi ha presentato la pregiudiziale, né il Governo, che ha scelto di fuggire dalle proprie responsabilità.
Abbiamo detto, ve lo abbiamo detto dal primo giorno, che si poteva compiere questo grande passo a tre condizioni, in primo luogo coinvolgendo i cittadini, perché questo è importantissimo, non si può far un intervento di questo tipo contro qualcuno, ma si deve fare garantendo la sicurezza e la salute. Giustamente qualcuno si accorge di questi temi in modo artificioso oggi, mentre noi ce ne eravamo già occupati prima e vi avevamo sollecitato.
Dunque il nucleare è la vicenda - perché oggi, ricordiamocelo, parliamo di questioni strumentali in cui il nucleare è solo un convitato di pietra - il nucleare è nato come scontro ideologico e finisce, oggi, ancora come scontro ideologico. Non si sono trovate e non si vogliono trovare soluzioni alternative e vediamo quello che stanno facendo il Ministro Prestigiacomo e il Ministro Romani in questi giorni sulle fonti rinnovabili.
Cari signori del Governo, i cittadini non vivono di promesse, le tasse non calano, l'energia continua ad essere cara, continua ad essere la più cara d'Europa. Voi avete promesso di risolvere questi problemi e oggi ci ritroviamo con gli stessi problemi, caricati di costi aggiuntivi e per questo, lo dico ad alta voce, il gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo si asterrà polemicamente Pag. 19dal voto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Saluto il sindaco e la giunta di Campo San Martino, in provincia di Padova, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la volontà del gruppo della Lega Nord Padania di respingere queste questioni pregiudiziali, che intervengono su un decreto-legge che si occupa di varie materie. Ciò evidentemente non è una novità, però è giusto ribadire che il vero motivo del contendere, come abbiamo appena sentito anche da altri gruppi, è la questione legata all'iniziativa politica riguardante l'indizione del referendum in termini soprattutto di energia.
Questo Governo ha, secondo noi, dimostrato responsabilità chiedendo una moratoria, per quanto riguarda il futuro assetto della produzione di energia elettrica da attuare in questo Paese, a fronte di due grandi novità: quello che è successo in Giappone recentemente e quello che sta succedendo, ad esempio, in Libia anche in questi istanti.
Per quanto riguarda il discorso del nucleare, tutto il mondo si sta interrogando su come comportarsi dopo il sisma che ha colpito il Giappone, ed è giusto che anche il nostro Paese si interroghi su come agire e su come rimediare a quella che è stata per tutti un'eventualità che non era stata considerata nella sua portata, cioè un evento eccezionale e probabilmente irripetibile.
L'energia in questo Paese deve essere garantita per le generazioni attuali e per quelle a venire, e allora se si ricorre anche emotivamente ad un referendum dopo queste due novità si rischia di cancellare l'approvvigionamento nucleare dei più importanti Paesi occidentali, ma rischiamo anche di privarci ipoteticamente (ma è tutto da valutare) di risorse delle quali noi abbiamo necessità impellenti ora, ad esempio di gas e petrolio.
Non si sa come andrà a finire in Libia, e noi rischiamo di trovarci senza politiche energetiche proiettate nel futuro (mi riferisco alla questione «nucleare sì - nucleare no», sulla quale si stanno interrogando i tre quarti dell'umanità). Rischiamo, con gli strumenti energetici ordinari che utilizziamo (gas e petrolio), di trovarci ad essere dipendenti dalle forniture controllate da quattro famiglie russe. In Russia - si sa - oggi l'interlocutore è quello, dopodomani è incerto, perché non c'è una grande stabilità.
Allora, è un'assunzione di responsabilità da parte nostra evitare un pronunciamento definitivo su tematiche così importanti e risolutive anche delle nostre esigenze energetiche, chiedendo una moratoria a tal riguardo. Ed è logico, evidente e democratico che, comunque, chiuso questo periodo di riflessione a livello mondiale che sta interessando i Paesi più industrializzati, si venga a fare una proposta che sarà sottoposta, se il caso o le procedure faranno emergere questa necessità, al giudizio dei cittadini.
Tuttavia, in questo momento un'assunzione di responsabilità vuole che si debba confermare quella che è stata la scelta del nostro Governo adottando il decreto-legge in esame.
Per questi motivi noi siamo contrari a queste pregiudiziali perché deve prevalere il buon senso e la comunità di intenti e di studi con altri Paesi per capire dove andrà a finire la richiesta, l'esigenza di produzione di energia elettrica nel continente intero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderisi. Ne ha facoltà per cinque minuti.
GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, la pregiudiziale del Partito Democratico verte quasi esclusivamente, come parte di quella dell'Italia dei Valori, sulla questione del referendum abrogativo relativo alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica nucleare. Nelle pregiudiziali si sostiene che l'intento del legislatore è quello di eludere il contenuto Pag. 20del referendum, ma il testo dell'articolo 5 del decreto-legge, così come modificato dal Senato, è chiarissimo: tutte, ripeto, tutte le disposizioni di cui il referendum chiede l'abrogazione sono espressamente, puramente e semplicemente abrogate!
Nella mia esperienza politica, da Radicale e anche successivamente, sono stato promotore di molti referendum. Nel 1978 fui proprio io a presentare quel ricorso alla Corte costituzionale da cui è scaturita la sentenza n. 68 del 1978 richiamata nelle pregiudiziali. Che io ricordi, e anche i deputati della delegazione Radicale lo sanno molto bene perché spesso hanno patito l'aggiramento dei quesiti referendari anche dopo lo svolgimento del referendum (vedi quello sulla responsabilità civile dei magistrati o sul finanziamento pubblico ai partiti), mai nel passato un intervento legislativo riguardante l'oggetto di un referendum abrogativo ha accolto in modo così puntuale la richiesta referendaria come fa il provvedimento al nostro esame.
Non solo, quindi, non vi è nulla di scandaloso, ma vi è, anzi, il fatto positivo che il Governo risponde pienamente alla richiesta abrogativa oggetto del referendum. Non vi sono secondi fini. C'è una ragione vera: è accaduto un incidente gravissimo come quello del Giappone che colpisce, non soltanto le intelligenze, ma i sentimenti profondi di tutte le persone. È, quindi, corretto che un Governo prenda atto di una situazione che riguarda la sicurezza del nucleare e cambi il suo programma.
La questione del referendum posta dalle pregiudiziali è, pertanto, priva di fondamento, direi, anzi, surreale. I promotori del referendum dovrebbero essere soddisfatti per aver ottenuto un indubbio successo e, invece, mettono in atto una sorta di processo alle intenzioni.
Le pregiudiziali eccepiscono che il comma 8 dell'articolo 5 stabilisce che, entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale. Ma tale Strategia riguarda l'insieme complessivo della politica energetica nazionale e il comma in questione non implica affatto una riapertura dell'opzione nucleare. Tale riapertura, per essere eventualmente attuata, avrà bisogno di nuove norme legislative. O si vuole sostenere che il Paese debba rimanere senza alcuna nuova Strategia energetica nazionale?
Stesso discorso vale per il comma 1 dell'articolo 5 che si riferisce all'esigenza di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare, mediante il supporto della relativa Agenzia, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea. Ma cosa si vuol sostenere, che l'Italia non debba acquisire ulteriori evidenze scientifiche? Che non si debba occupare di sicurezza nucleare e delle decisioni che saranno assunte dall'Unione europea, avendo oltre tutto a pochi chilometri dalle proprie frontiere numerose centrali nucleari degli altri Paesi europei?
Le pregiudiziali fanno riferimento alla dichiarazione del Presidente del Consiglio circa il carattere non definitivo per il futuro dell'abbandono dell'opzione nucleare. Ma questo è un concetto ovvio in quanto non si può chiudere per sempre la porta a questo tipo di tecnologia. Sarebbe del tutto irrazionale dato che tutti i Paesi industrializzati, compreso il Giappone, continuano ad utilizzare questa tecnologia.
Non si può, quindi, escludere che, quando e se la tecnologia consentirà di sviluppare reattori nucleari effettivamente sicuri, si possa ridiscutere l'opzione nucleare per la produzione di energia elettrica.
Va, comunque, ribadito che, in termini giuridici, l'articolo 5 preclude del tutto l'opzione nucleare. Nel nostro ordinamento il referendum, ex articolo 75 della Costituzione, è solo abrogativo di vigenti norme di legge; non esiste referendum sulle intenzioni future del Governo.
Le pregiudiziali hanno un carattere strumentale e demagogico e sono, pertanto, da respingere, così come lo sono le altre questioni poste. Pag. 21
Si eccepisce la mancanza di requisiti di necessità e urgenza per...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Calderisi.
GIUSEPPE CALDERISI. ... alcune norme del decreto-legge in esame, ma è del tutto evidente che ora è urgente intervenire in favore della cultura, a salvaguardia di Pompei, per prorogare il divieto di incroci tra settori della stampa e della televisione, per consentire la migliore funzionalità degli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo, per migliorare l'operatività della Cassa depositi e prestiti. Il decreto-legge risponde, pertanto, ai requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione e, per questi motivi, chiediamo che la Camera respinga le pregiudiziali che sono al nostro esame.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per aggiungere la mia firma alla questione pregiudiziale Franceschini ed altri n.1 perché è in corso l'ennesimo boicottaggio del referendum.
PRESIDENTE. Sta bene.
Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Franceschini ed altri n. 1 e Donadi ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Concia, onorevole Rosato, onorevole Franceschini, onorevole Scalia, onorevole Giorgetti, onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 573
Votanti 505
Astenuti 68
Maggioranza 253
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 287
(La Camera respinge - Vedi votazionia
).
Prendo atto che i deputati Losacco, Grassi e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Rainieri ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00633, Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa ed altri n. 1-00634, Di Pietro ed altri n. 1-00635, Reguzzoni, Cicchitto e Sardelli n. 1-00636 e Mecacci ed altri n. 1-00637 concernenti l'impegno italiano in Libia (ore 12,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00633, Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa ed altri n. 1-00634, Di Pietro ed altri n. 1-00635, Reguzzoni, Cicchitto e Sardelli n. 1-00636, Mecacci ed altri n. 1-00637, concernenti l'impegno italiano in Libia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di martedì 3 maggio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna sono state presentate una nuova formulazione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00633 Pag. 22ed una nuova formulazione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00635. I relativi testi sono in distribuzione.
Avverto, altresì, che la nuova formulazione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00633 è stata sottoscritta anche dall'onorevole Mecacci (che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il secondo firmatario), il quale contestualmente ha ritirato la sua mozione n. 1-00637.
Avverto, infine, che è stato presentato l'ordine del giorno Paglia e di Biagio n. 1 (Vedi l'allegato A - Mozioni).
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli affari esteri, onorevole Frattini.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, la ringrazio in primo luogo per avermi consentito di replicare questa mattina alle molte e interessanti riflessioni che ho ascoltato nella seduta notturna di ieri sul tema che ritengo sia di grande interesse per l'Assemblea e per il Paese. Onorevoli colleghi, in una fase di rapida, prorompente e irreversibile evoluzione nel bacino del Mediterraneo e nel nord Africa....
PRESIDENTE. Prego i colleghi che non sono interessati ad ascoltare il Ministro di consentire a coloro che intendono farlo di poterlo fare o di uscire dall'Aula.
PIER FERDINANDO CASINI. Non è possibile! Neanche quando parla il Ministro degli affari esteri si fa silenzio. Dovrebbe essere lei a richiamarli!
PRESIDENTE. Onorevole Casini, la prego!
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. La ringrazio, signor Presidente. Dicevo appunto che in questa fase ormai irreversibile di evoluzione nel bacino del Mediterraneo e nel nord Africa, l'Italia, onorevoli colleghi, ha una scelta obbligata che corrisponde a doveri morali e storici, ma anche ritengo all'interesse nazionale e concreto del nostro Paese. Sostenere, anzitutto, l'aspirazione di milioni di giovani alla libertà e alla democrazia, contribuire a prevenire e isolare eventuali tentazioni estremiste e radicali a favore di sistemi e metodi sinceramente democratici in vista di elezioni che si svolgeranno nei Paesi interessati dalle rivoluzioni arabe.
Ricercare poi, in un quadro europeo ed internazionale, condizioni di sviluppo economico locale per aiutare milioni di disoccupati e di poveri, potenziali migranti, nei loro Paesi, attraverso iniziative che vedano il forte concorso delle istituzioni finanziarie europee ed internazionali. Contribuire a confermare e consolidare la presenza di migliaia di imprese italiane, piccole e grandi, che nei Paesi del nord Africa hanno costruito nei decenni scorsi una forte presenza, con decine di migliaia di occupati, italiani e locali, e volumi di interessi che certo non possiamo trascurare o lasciare assorbire, onorevoli colleghi, da altri Paesi, nel quadro dell'aggressiva competizione globale esistente. Tutto questo è interesse nazionale dell'Italia intorno al quale la politica e gli attori socioeconomici dovrebbero con le istituzioni trovarsi uniti.
Nel caso libico questo interesse nazionale è ancor più evidente: l'interesse ad essere protagonisti e non relegati ad un ruolo di secondo o terzo piano per la costruzione del presente e del futuro nel Mediterraneo e nel nuovo nord Africa, l'interesse a poter decidere e non soltanto subire, come sarebbe in ogni caso se l'Italia fosse emarginata, strategie per la prevenzione ed il contenimento dei flussi migratori provenienti da sud e naturalmente diretti alle coste più vicine dell'Unione europea.
Abbiamo risposto - ed era nostro dovere - all'appello dell'ONU, dell'Unione europea e della NATO, che l'Italia ha contribuito a fondare. Abbiamo ascoltato a Roma le parole accorate del Consiglio nazionale del popolo libico. Ci hanno detto: affidiamo alle vostre coscienze le Pag. 23donne e i bambini di Misurata e Zintan, della regione occidentale sotto il tiro dei mercenari del regime. Non potevamo voltarci dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Abbiamo ascoltato le storie di quei feriti che l'Italia ha evacuato dalle zone di crisi e che in ospedali lombardi e laziali hanno parlato delle bombe sull'ospedale pediatrico, dei cecchini sui tetti, dei carri armati nelle strade, 10.000 o forse 20.000 morti, certamente una carneficina, e vi sono altre decine di migliaia di morti che l'azione della NATO ha impedito, riducendo forse già del 40 o 50 per cento l'arsenale militare del regime. Parleremmo oggi altrimenti, onorevoli colleghi, di città come Bengasi, Misurata, Zintan, Tobruk come di città rase al suolo dall'aviazione di regime, che invece è stata fermata appena in tempo. Non potevamo stare a guardare.
Abbiamo, come detto, ascoltato l'interesse dell'Italia, così come la legalità internazionale che la decisione dell'ONU rappresenta. Nessuno al mondo, credo, pensa più che il regime di Gheddafi possa avere un futuro. Ebbene, chi abbiamo incontrato e riconosciuto come interlocutori libici sarà invece certamente parte di un futuro libico che sin d'ora aiuteremo a costruire. Essi ci hanno detto, con parole di verità: ci ricorderemo, nella futura Libia, di chi ci ha aiutato e di chi ha voltato le spalle. Non potevamo, onorevoli colleghi, non ascoltare anche questo argomento. Rapporti normali, con una Libia normale, corrispondono per un Paese come l'Italia, il vicino geograficamente più prossimo, in materie che vanno dalla gestione migratoria agli interessi delle imprese, alla cooperazione mediterranea, ad un interesse nazionale chiaro ed evidente.
Questi impegni, che ieri sera proprio l'onorevole D'Amico ha auspicato, noi li abbiamo ottenuti anche pubblicamente dal Consiglio nazionale transitorio di Bengasi.
Dunque, lealtà agli impegni internazionali, risposte alle atrocità del regime che ha sterminato il suo popolo.
È questo il fine delle risoluzioni dell'ONU, che devono essere applicate, rispettandone ovviamente, in modo rigoroso, i limiti.
L'obiettivo politico è che cessino il più presto possibile le azioni militari e, dunque, trovare insieme con gli Alleati e la NATO il momento per la conclusione delle azioni mirate; che Gheddafi lasci il potere e che anche a Tripoli emergano dalla paura e dalla costrizione interlocutori capaci di lanciare, con il Consiglio nazionale libico, un processo di riconciliazione nazionale; un'Assemblea costituzionale inclusiva delle realtà territoriali libiche; una road map per eleggere Presidente e Parlamento; una guida politica libica per i libici; un ruolo forte dell'ONU, per accompagnare il percorso di pace e di ricostruzione.
È questa la strada cui, a Roma, domani, chiameremo i partner internazionali, ascoltando proposte e suggerimenti anzitutto dei libici, dicendo «no» ad uno stallo militare o ad una escalation, ma confermando il nostro «sì» all'attuazione delle risoluzioni dell'ONU, in cui pacificazione e cessate il fuoco sono l'obiettivo, e la protezione militare è solo il mezzo.
Pensiamo ad una soluzione politica che, con il coordinamento dell'ONU, possa combinare la riconciliazione nazionale interna nel Paese con una ancora più rigorosa applicazione dell'embargo economico e commerciale nei confronti del regime.
Protezione dei civili, cessate il fuoco, conferenza nazionale di riconciliazione, blocco economico totale, aiuti umanitari: nella proposta italiana vi è una combinazione di fattori concorrenti verso la soluzione globale per la Libia. Questa sarà esaminata e discussa domani e mi auguro potrà far compiere un passo avanti deciso verso la nuova Libia democratica.
Dal Capo dello Stato, al Governo, al Parlamento, l'Italia dovrà essere unita nell'aiutare i civili che soffrono, nel dare ai libici la guida del loro destino, senza mai pensare a forze di terra e di occupazione nel loro Paese, confermandoci, quindi, amici del popolo libico, come il Presidente Berlusconi ha fatto, trasformando l'odio Pag. 24per un passato coloniale, nell'amicizia tra i popoli, per il presente e per il futuro.
Il Parlamento continuerà ad essere informato costantemente sulla missione e sugli sviluppi, sulle iniziative politiche e sulle strategie internazionali per la gestione dei flussi migratori e dei profughi collegati alla crisi libica.
Vi informeremo sulle iniziative umanitarie dell'Italia, sugli esiti positivi delle missioni già compiute con navi e voli per evacuare feriti gravi e gravissimi dagli ospedali, e sulle nuove azioni umanitarie cui ci prepariamo.
L'Italia, onorevoli colleghi, nelle azioni umanitarie per i libici è salita sul podio in Europa e nel mondo e spero che, come me, tutti ne siano profondamente orgogliosi. Sarà, tutto questo, un elemento chiave per la sicurezza dell'Italia, la cui storia e la cui geografia le hanno assegnato un ruolo centrale nel Mediterraneo, un ruolo che, ne sono certo, istituzioni, politica e sistema economico nazionale ci chiederanno di esercitare con ancora maggiore coesione e determinazione. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Iniziativa Responsabile e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
RENATO FARINA. Bravo Frattini!
PRESIDENTE. Onorevole Ministro, può fornire anche i pareri sulle mozioni e sull'ordine del giorno Paglia n. 1?
FRANCO FRATTINI. Il Governo si rimette all'Assemblea per quanto riguarda le mozioni presentate dal Partito Democratico: Franceschini ed altri n. 1-00633 (Nuova formulazione) e Mecacci ed altri n. 1-00637. Il Governo si rimette altresì all'Assemblea per quanto riguarda la mozione presentata dal Terzo Polo: Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa ed altri n. 1-00634.
Il Governo esprime parere contrario sulla mozione presentata dall'Italia dei Valori: Di Pietro ed altri n. 1-00635 (Nuova formulazione).
Il parere del Governo è invece favorevole sulla mozione Reguzzoni, Cicchitto e Sardelli n. 1-00636.
PRESIDENTE. La invito adesso ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Paglia n. 1.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Non conosco tale ordine del giorno, signor Presidente.
PRESIDENTE. Le verrà subito consegnato.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario sull'ordine del giorno Paglia n. 1, perché è assolutamente evidente, come riportato nella mozione Reguzzoni, Cicchitto e Sardelli n. 1-00636, e come evidenzieremo a partire da domani nei colloqui con la NATO e con gli altri partner, che la data esatta entro cui verrà proposto agli Alleati di concludere le azioni militari è il risultato, come detto nella mozione, di un confronto con le organizzazioni internazionali, quindi, innanzitutto, con la NATO e con gli Alleati.
Oggi, da parte mia non è possibile dire, in quest'Aula, quale sarà questa data perché ovviamente verrei meno all'impegno che le stesse mozioni mi chiedono.
PRESIDENTE. Poiché alle ore 13 sono previste le dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta, sospendo la seduta sino a tale ora.
La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 13.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Prima di passare alle dichiarazioni di voto, che avranno luogo con ripresa televisiva diretta, avverto che la Presidenza, seguendo l'ordine di presentazione, porrà successivamente in votazione tutte le mozioni presentate nel testo in distribuzione, non determinandosi Pag. 25preclusioni o assorbimenti. L'unica preclusione riguarda la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00635 (Nuova formulazione), che, ove approvata la mozione Galletti ed altri n. 1-00634, risulterà preclusa limitatamente alle parole, contenute nel primo capoverso del dispositivo, «escludendo esplicitamente la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico».
In questo caso, si tratta, infatti, di un contrasto evidente tra due proposizioni: nella mozione Galletti ed altri n. 1-00634 il primo capoverso del dispositivo fa riferimento «ad aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico», mentre la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00635 (Nuova formulazione) reca la precisazione «escludendo esplicitamente la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, come deputati delle Minoranze linguistiche riteniamo che vi siano alcuni punti imprescindibili in relazione all'intervento dell'Italia in Libia. Questi sono: la risoluzione ONU n. 1973 del 17 marzo 2011; le conseguenti deliberazioni già assunte dal Parlamento italiano il 24 marzo e le parole del Presidente della Repubblica, che ha richiamato il Governo e le forze politiche ad essere coerenti con la risoluzione ONU e ha ribadito come il nostro Paese operi in risposta ad una richiesta dell'ONU e nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione.
La situazione in Libia è ad oggi grave e non consente previsioni vincolanti in ordine alla sua evoluzione militare. La NATO ha già ribadito ciò che è nella logica delle operazioni e cioè che la missione durerà il tempo necessario. Ogni altra ipotesi è destituita di fondamento e credibilità. Stabilire o chiedere di porre un termine a priori all'intervento della coalizione equivale a dire a Gheddafi di resistere e di proseguire nella repressione violenta di massa della popolazione libica.
Ciò che è evidente è che le motivazioni e le responsabilità conseguenti alla risoluzione ONU hanno richiesto e motivato un'ulteriore assunzione di responsabilità da parte dell'Italia nell'ambito della coalizione internazionale con la partecipazione ai bombardamenti, perché una posizione differente avrebbe ulteriormente privato di credibilità la politica estera del nostro Paese.
Il Governo e il Parlamento, come ha richiamato il Capo dello Stato, hanno un'esclusiva responsabilità. Per queste ragioni, i deputati delle minoranze linguistiche voteranno a favore delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00633 (Nuova formulazione) e Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa ed altri n. 1-00634; voteranno contro la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00635 (Nuova formulazione); esprimeranno un voto di astensione sulle altre mozioni in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Ministro degli esteri ha parlato, a proposito della Libia, di una scelta obbligata per l'Italia, di un dovere morale, che discende da sentimenti umanitari, dalla nostra partecipazione alla NATO, all'Unione europea, all'ONU e così via. Sono tutte parole che indurrebbero un repubblicano - come io sono - a votare a favore della politica del Governo, perché sono propositi certamente encomiabili.
Tuttavia, nella mozione firmata dai colleghi della maggioranza, alla quale il Ministro ha fornito parere favorevole, si legge testualmente la frase che la Camera impegna il Governo a fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro gli obiettivi militari in Libia.
Quindi, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro degli esteri, domani quando la signora Clinton - Ministro degli esteri degli Stati Uniti - verrà a Roma, immagino il colloquio tra il Presidente del Pag. 26Consiglio Berlusconi e la signora Clinton. Berlusconi dirà: «Io sono impegnato dalla mia maggioranza a fissare una data finale per la manovra militare». La signora Clinton gli dirà: «E quand'è questa data?»
Lui dirà, ad esempio, il 15 luglio alle ore 12, colleghi della Lega? O il 24 agosto, alle ore 16? E la signora Clinton dirà: «Ma io spero che si possa finire domani, se Gheddafi la smette con le azioni. Se, invece, non finisce il 15 luglio», dirà la signora Clinton, «forse dobbiamo andare avanti, se non è finita». E il Presidente del Consiglio del nostro Paese cosa dirà? «Ma noi ce ne andiamo ugualmente», in barba a quegli impegni morali di cui ha parlato il Ministro Frattini. Queste sono le contraddizioni della vostra politica, signori della maggioranza.
Ma voi pensate che un Paese possa avere una politica estera in queste condizioni, per vellicare le opinioni elettorali di questo o quel membro? Questa è la ragione per cui l'Italia non gode di prestigio internazionale ed è così isolata nel mondo. Questa è anche la ragione per cui voteremo contro la mozione che la maggioranza ha presentato in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà per quattro minuti.
GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato qualche giorno fa con interesse le relazioni dei Ministri Frattini e La Russa, il 27 aprile presso le Commissioni congiunte affari esteri e difesa della Camera e del Senato. Insieme - maggioranza e opposizione - avevamo positivamente riflettuto sulle nuove richieste che la NATO ha rivolto all'Italia e, quindi, le nuove modalità proposte di utilizzo dell'aviazione militare italiana, che riteniamo coerenti con la risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che autorizza gli Stati membri ad adottare ogni misura possibile per proteggere la popolazione civile dagli attacchi dell'esercito di Gheddafi.
Pensiamo che sia tuttora in corso una grave emergenza umanitaria. A Misratah e a Zlitan la popolazione civile viene aggredita e colpita dall'esercito di Gheddafi. Non si contano i morti. In fondo, siamo intervenuti qualche mese fa in Libia esattamente per quel motivo, per non dover più ripetere qualche mese dopo Srebrenica o per non dover più ripetere i massacri del Darfur. Lo avevamo detto: «Non avverrà mai più». Questo è il motivo per cui l'Occidente, la comunità internazionale e le Nazioni Unite hanno deciso di intervenire militarmente in Libia.
Abbiamo apprezzato i passi svolti anche dal Governo italiano per riconoscere il consiglio nazionale di transizione di Bengasi come legittimo rappresentante del popolo libico. Nella nostra mozione, come Terzo Polo, lo scriviamo e autorizziamo il Governo a utilizzare tutte le risorse necessarie, politiche e militari, per applicare la risoluzione n. 1973 per difendere i civili.
Ciò detto, da qualche giorno abbiamo assistito ad un pasticcio politico che inevitabilmente oggi dobbiamo evidenziare. La mozione che viene proposta dalla maggioranza, redatta dalla Lega Nord Padania e sostenuta dal Popolo della Libertà, sostanzialmente riduce la credibilità internazionale dell'Italia perché, come ha ricordato il collega La Malfa, fissa una data che non né è possibile né prevista da alcun contesto internazionale. Essa non è prevista dalla Nato e lo stesso segretario generale della Nato ha espresso grandi dubbi e grandi perplessità su questo dibattito all'interno del Governo italiano.
Ministro Frattini, ho apprezzato il senso del suo intervento ma mi permetta di ricordarle che le sue riflessioni sono in distonia e sono distanti dalla lettera della mozione che la maggioranza si accinge ad approvare.
Domani vi sarà un fatto politico importante per l'Italia. Signor Ministro, voglio ricordarle che noi del Terzo Polo, quando l'Italia o quando il Governo italiano, Pag. 27anche se siamo all'opposizione, fa una brutta figura, ne soffriamo e non ci rallegriamo, perché viviamo queste vicende e la politica estera italiana come un grande interesse nazionale che per noi è veramente prioritario.
Temo che domani il Governo italiano avrà qualche difficoltà nel gruppo di contatto a discutere insieme agli alleati, a discutere con i rappresentanti del consiglio nazionale di transizione e con il segretario di Stato Hillary Clinton. Pensiamo, anzi, che in questo momento - e mai come in questo momento - per l'Italia, per dove è collocata l'Italia, per la sua posizione geo-politica strategica nel Mediterraneo, è fondamentale tenere salda la barra del timone sugli indirizzi fondamentali della nostra politica estera. Si aprono a noi grandi opportunità. Vi è un Mediterraneo che sta cambiando, vi sono le rivolte democratiche e i giovani che chiedono libertà e democrazia e che non bruciano le bandiere di Israele e degli Stati Uniti. È un fatto rilevantissimo.
Abbiamo, come Italia, un interesse nazionale strategico a vivere nei prossimi anni con un Medio Oriente e un Mediterraneo stabili, prosperi e sicuri. Ma per fare ciò occorre coerenza, serietà e dobbiamo, in conclusione, aderire agli impegni che l'Italia ha assunto in sede internazionale. Con questa mozione non facciamo grandi passi in avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi parlamentari - è vero - la nostra mozione è diversa dalle altre perché l'Italia dei Valori chiede che il nostro Paese, l'Italia, non partecipi alla guerra in Libia. Tuttavia, prima di andare oltre, vorrei fare una premessa. Riteniamo, noi dell'Italia dei Valori, che la questione sia troppo importante, che il problema sia troppo serio per farne una polemica inutile e strumentale e pertanto, in via preliminare, vogliamo dichiarare che rispettiamo anche le altre mozioni, perché pensiamo che anche esse - come la nostra - siano tutte mosse dal comune desiderio di andare incontro alle sofferenze del popolo libico e di garantire la democrazia anche nel nostro Paese, nell'Unione europea.
Ho voluto fare questa premessa perché ciò che ci differenzia è la strategia da usare per portare la pace nel mondo e per evitare che succedano queste tragedie. Semmai ci dispiace che questa comune visione di andare incontro alle sofferenze del popolo libico la si riscontri solo ora - a dramma avvenuto - e non si sia riscontrata, ad esempio, quando vi è stata la tragicommedia del trattato di amicizia Italia-Libia che solo noi - mi pare - insieme all'UdC e a qualche altra forza politica abbiamo contestato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Gli altri no?
ANTONIO DI PIETRO. ...e che invece, con leggerezza estrema, è stato approvato da questo Parlamento.
Non può certo confortarci il fatto che anche altri Paesi si siano comportati in questo modo con la Libia perché - diciamo la verità - la tragicommedia italiana è stata una tragicommedia mondiale, visto che Gheddafi è stato considerato come un portatore di diritti umani nel Medio Oriente anche dalle Nazioni Unite. Semmai ci preoccupa il cinismo dei governanti di tutto il mondo, che pensano di affrontare i problemi, di volta in volta, portando la guerra da una parte e dall'altra.
Per questo noi, pur rispettando le altre mozioni, le riteniamo sbagliate perché non affrontano il problema né sul fronte formale, né su quello sostanziale. Noi riteniamo, sul piano sostanziale, che con le azioni di guerra non si possa perseguire la pace, né si possa arrivare ad una pace duratura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lo riteniamo perché ci crediamo, non perché si tratta di una storia strumentale. Lo ripeto: rispettiamo anche le vostre mozioni, ma le riteniamo sbagliate nel merito. Pag. 28
Riteniamo che una cosa sia un'azione di guerra, altra cosa sia un'azione antiterrorismo e che le modalità con le quali si è posto fine a Bin Laden, dimostrano che con l'intelligence, con l'intelligenza operativa e con le azioni antiterrorismo si debba perseguire il male e il terrorismo, non con azioni a vasto raggio, con le quali si colpisce tutto il popolo, senza sapere dove si colpisce e cosa si colpisce. Diciamo la verità: in quest'Aula, in questo Parlamento vogliamo colpire Gheddafi? Lanciando una bomba, che voi chiamate intelligente, senza sapere dove vada a finire, abbiamo ammazzato tre nipoti di Gheddafi: uno di dieci mesi, uno di due anni e uno di quattro anni. Questa è giustizia? Questa è lotta al terrorismo?
Noi riteniamo nel merito che sia sbagliato cercare la pace attraverso la guerra. Cosa facciamo? Crediamo davvero che con la lotta al terrorismo attraverso azioni di guerra risolviamo il problema sempre e per sempre? Ci sarà invece una recrudescenza, come tutti gli indicatori stanno dimostrando: l'altro ieri in Iraq, ieri in Afghanistan, oggi in Libia. Domani potrebbe accadere in Siria, dopodomani nello Yemen e in tutti gli altri posti in cui c'è un dittatore o una guerra civile. Non possiamo tornare a fare le crociate, ma dobbiamo essere portatori - noi dell'Italia, che ci troviamo al centro del Mediterraneo - di una nuova missione e di un nuovo spirito di pace.
Per questa ragione, noi abbiamo voluto questa mozione, dalla quale - ci è stato detto dal Presidente - forse dovrà essere cancellata una riga. Tuttavia si tratta di una riga essenziale, che rende la differenza tra partecipare alla guerra, da parte dell'Italia contro la Libia, o non parteciparvi.
Che senso ha raccontare ipocritamente che mettiamo una data o che non vogliamo la guerra e poi armarci e andare a fare la guerra? Questa è ipocrisia allo stato puro: diciamola tutta. L'Italia è scesa in guerra e allora mi permetta di dire una cosa, signor Presidente.
L'Italia scendendo in guerra ha commesso una serie di violazioni: in primo luogo ha mistificato la realtà perché di guerra si tratta, è un'azione di guerra, non è un'azione di polizia soprattutto non è un'azione umanitaria, chiamatela come vi pare ma serve solo per addormentare le coscienze. È un'azione di guerra e per questo è un'azione illegale per due ragioni, una formale e una sostanziale.
L'articolo 78 della Costituzione prevede che «le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari», questo dice l'articolo 78 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e invece il Governo si è preso i poteri da sé come nell'antico medioevo faceva il principe e alla Camera ha dato una comunicazione. Oggi stiamo discutendo delle mozioni ipocrite violando l'articolo 78; assumiamoci le nostre responsabilità, deliberate lo stato di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e assumetevi le vostre responsabilità.
Sul piano sostanziale vorrei ricordare che l'articolo 11 della Costituzione impone al primo periodo che «l'Italia ripudia la guerra», il termine «ripudiare» non è un termine solo di illegalità, è un termine morale, etico, di scelta per il futuro. La guerra è da ripudiare. Certo conosciamo bene il secondo periodo che prevede che «in condizioni di parità con gli altri Stati» l'Italia consente «alle limitazioni di sovranità necessarie», ma proprio su questo vi vogliamo sfidare, andiamo a vedere cosa ha fatto l'ONU, o meglio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che è composto da quindici membri di cui soltanto dieci Paesi hanno votato a favore della guerra in Libia e fra questi dieci Paesi solo cinque hanno deliberato di procedere con tutti i mezzi necessari. Quindi l'Italia aveva ed ha tutte le buone ragioni per scegliere di non schierarsi con i cinque Paesi guerrafondai ma scegliere di mettersi dalla parte di tutti gli altri Paesi delle Nazioni Unite che pur avendo questo obbligo non hanno scelto di fare guerra in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ricordatevi che fra le nazioni che hanno rinunciato a partecipare a questi mezzi persuasivi e necessari Pag. 29ci sono non solo la Russia e la Cina ma anche la Germania, il Brasile, l'India.
Insomma, avevamo ed abbiamo la possibilità di limitare il nostro intervento in Libia alla tutela dei civili dando il nostro permesso alla no fly zone. Perché dobbiamo andare oltre? Perché dobbiamo prevedere un'azione di violenza senza sapere dove si va a finire?
Ed ancora, diciamola tutta, se c'era e c'è un Paese a cui dovrebbe suonare inopportuno ed ingiusto andare in Libia siamo proprio noi, ci siamo già andati una volta e li abbiamo già massacrati una volta, credo che basti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Credo che bastino le violenze che abbiamo commesso.
È una guerra, ripeto, che viola anche sul piano prettamente formale, signor Presidente, l'articolo 4 del trattato Italia-Libia e non venite a raccontarmi che è implicitamente abrogato. In quest'Aula abbiamo approvato un trattato di amicizia che all'articolo 4 dice espressamente che «l'Italia non userà, né permetterà l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia». Noi abbiamo votato contro, ma voi avete votato a favore e state violando la legge che avete votato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Cosa voglio dire con questo? Non è una norma implicitamente abrogata, è una norma esistente che dobbiamo abrogare. Allora in questo momento chiedo che si ponga all'ordine del giorno l'abrogazione di questa legge, perché altrimenti ancora una volta riteniamo che siamo allo stato di ipocrisia pura.
Signor Presidente, tornando alla sostanza del problema, l'Italia dei Valori rispetta le altre mozioni, non siamo venuti in Aula per fare critiche. Oggi non mi potrà dire che mi sono messo ad attaccare o ad offendere il Governo, non mi potrà dire che mi sono messo a fare il bastian contrario a tutti i costi. So bene che è una questione drammatica per il Paese e per il mondo intero, ma so bene che la scelta di questi ultimi anni di utilizzare lo strumento della guerra come risoluzione dei conflitti è sbagliata, medievale, rischiosissima, che non risolve i problemi né del mondo né del terrorismo.
Insomma, e concludo, vite umane, soldi e tempo buttati via senza arrivare a nulla, come sta succedendo adesso in Afghanistan, e chiedo soprattutto perché accettare questa ipocrisia che la maggioranza ha voluto di una mozione che dice tutto e il contrario di tutto, che serve soltanto a mettere a tacere le coscienze, a disinformare i cittadini e a fare «marchetta» elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Noi rinunciamo a tutto questo, ma chiediamo a questo Parlamento che informi i cittadini che si sta giocando sulla pelle e sulla vita di milioni di persone, non solo di coloro che sono in Libia ma anche delle nostre.
Perché poi queste persone non ce le manderanno a dire, verranno qui a chiedere giustizia. E giustizia vuole - e concludo - che oggi, prima di approvare queste mozioni, ci pensiate due volte, perché noi chiediamo solo e semplicemente di non partecipare alla guerra in Libia e di rilanciare l'Italia come Paese della pace e non del pacifismo fine a se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.
LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, la mozione unitaria presentata dalla maggioranza, Popolo della Libertà, Lega Nord e Iniziativa Responsabile, sull'intervento italiano in Libia è la dimostrazione vivente della responsabilità con la quale questo Governo e le forze politiche parlamentari che lo sostengono affrontano quella che è la più complicata delle questioni politiche di questi tempi in questo Paese. La missione umanitaria in Libia non è solo un problema di politica estera, ma è soprattutto un problema di politica economica e di sicurezza nazionale. Mai come in questo caso la politica estera dell'Italia converge non solo con l'immagine e gli interessi regionali del Pag. 30Paese, ma si inserisce nella storia italiana e nelle prospettive di sviluppo e di crescita dei nostri interessi economici nel Mediterraneo e nell'Africa in particolare.
Solo recentemente si era chiusa con un trattato di amicizia la frattura centenaria che avevamo con il popolo libico. Il Governo Prodi prima e il Governo Berlusconi successivamente avevamo concluso un faticoso percorso di avvicinamento e comprensione tra i due popoli. Siamo il primo partner commerciale della Libia, Paese nel quale operano grandi aziende nazionali e che ha a sua volta investito in realtà finanziarie e imprenditoriali italiane. Questa collaborazione ha assicurato negli ultimi anni stabilità, sicurezza e controllo anche dei flussi migratori.
In questo contesto, la richiesta di maggiore democrazia e cambiamento che attraversa i popoli del nord Africa ha portato ad una guerra civile in Libia. L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione del 26 febbraio 2011, con cui richiede l'immediata adozione di un cessate il fuoco, sottolinea l'esigenza di intensificare gli sforzi per addivenire ad una soluzione della crisi che risponda alle legittime richieste del popolo libico, autorizza gli Stati membri dell'ONU a prendere tutte le misure necessarie a protezione dei civili e delle popolazioni, riconosce l'importante ruolo della Lega degli Stati arabi.
A questa sollecitazione la NATO, che in vari scenari internazionali ha assunto questa funzione di difesa dei popoli e dei diritti umanitari, ha risposto. Il nostro Paese, che della NATO è componente e fondatore, ha dato un contributo corretto. Abbiamo prima approvato in quest'Aula varie mozioni che individuavano una no fly zone per la protezione delle popolazioni più deboli ed esposte ed abbiamo accompagnato questo, come tradizione dell'Italia e delle nostre Forze armate, con un intervento umanitario. A ciò, però, recentemente è seguita la necessità di un impegno più diretto del nostro Paese sul fronte degli obiettivi militari.
La situazione è estremamente complessa e difficile e non si possono accettare semplificazioni di una posizione divisa e contraddittoria. Oggi, a dimostrazione delle vostre divisioni, presentate ben tre mozioni diverse, differenti e molto spesso contrastanti. Le mozioni del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori, addirittura questa mattina, sono state modificate per rispondere all'esigenza che noi abbiamo posto di una interruzione immediata del conflitto e, quindi, di un immediato avvio di una trattativa di pace. Siete divisi, lacerati e confusi di fronte ad una situazione strategica per il Paese. In questi anni, colleghi dell'opposizione - mi riferisco ai colleghi del Partito Democratico - avete subito una mutazione storica, avete calpestato le bandiere della pace in cui eravate avvolti e non ci meraviglieremo se a breve indosserete l'elmetto dei marine.
D'altra parte, le vostre tardive considerazioni sulla necessità di convergere su un immediato cessate il fuoco non convergono, invece, su quello che è il punto della nostra mozione; ce lo rimproverate, in contraddizione con quello avete chiesto questa mattina. Perché, dite, poniamo un termine temporale al nostro impegno in Libia e perché ora voi chiedete un'iniziativa per un immediato cessate il fuoco? Perché non sostenete la nostra richiesta di un coinvolgimento dell'Unione europea nel controllo del flusso dei migranti che arrivano dal nord Africa? Non vi rendete conto dei problemi economici, sociali e di ordine pubblico che questo comporta?
Ma quali «marchette» elettorali, onorevole Di Pietro! I vostri elettori nelle grandi città del nord e del sud non si rendono conto dei problemi sociali, di sicurezza ed economici che l'arrivo indiscriminato di barche comporta? Noi del centrodestra abbiamo fatto un percorso lungo e difficile per arrivare ad una posizione condivisa. Abbiamo considerato le preoccupazioni e le paure dei nostri cittadini per una guerra che al 70 per cento non vogliono. Abbiamo lavorato con la Francia prima e con l'Unione europea poi, perché vi sia una maggiore responsabilità dell'Unione europea nel controllo dei migranti. Abbiamo posto vincoli di spesa a Pag. 31questo intervento, riducendo, al contempo, l'impegno dei nostri militari in altre situazioni di crisi internazionale.
Tutto questo lo abbiamo fatto mantenendo saldo e forte il nostro rapporto con le organizzazioni internazionali, in particolare la NATO e l'ONU, e va dato atto di questo merito al Ministro della difesa La Russa e al Ministro degli affari esteri Frattini.
Concretezza, ascolto degli italiani, attenzione ai territori, rispetto degli impegni internazionali. Questa è la politica del centrodestra, del Popolo della Libertà, della Lega e di Iniziativa Responsabile, una risposta unitaria a problemi complessi, una risposta politica, moderna ed efficace, una risposta di umanità, di coerenza e di pace. Concludo con un saluto ai nostri militari impegnati in decine di aree per la pace nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comunque finisca, questo è stato ed è un pessimo film. Arriviamo ad un voto in Parlamento, ma, come è a tutti noto, si tratta di un passaggio che il Premier non avrebbe voluto. Sperava bastassero le parole del Capo dello Stato, che, di fronte ai nuovi impegni militari da assumere sul teatro libico, ha affermato trattarsi di logica continuità con gli impegni già assunti in ambito NATO ed internazionale.
Eppure è stato proprio il più fido alleato del Presidente del Consiglio, o meglio l'uomo che fino ad oggi gli ha garantito un sostegno pagato sempre più a caro prezzo, a pretendere il passaggio parlamentare e a porgli sul capo la spada di Damocle o, se preferite, lo spadone di Alberto da Giussano.
Lasciatemi riavvolgere, come se fosse una moviola, questo film. Il prologo è un baciamano: la mano è di Gheddafi e il bacio è di Berlusconi. Poi si sovrappongono e alternano tante altre immagini: cavalli berberi, caroselli dei carabinieri, amazzoni, veline e giovani donne mandate a scuola di Corano riveduto e corretto, tende beduine piantate nel centro di Roma. Ma vi è anche, per fortuna, chi a Gheddafi chiude le porte del Parlamento, ed è il Presidente della Camera, oppure quel comandante della pattuglia acrobatica nazionale che si rifiuta, a Tripoli, di fare la fumata verde e tinge il cielo del tricolore italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ora rivediamo quello che accade da qualche mese: la scintilla della ribellione si diffonde nel nord Africa, facendo cadere regimi che parevano inamovibili. Le agitazioni cominciano il 18 dicembre 2010 in seguito alla protesta estrema del tunisino Mohamed Bouazizi, che si dà fuoco dopo aver subito maltrattamenti da parte della polizia. Il gesto serve da scintilla per l'intero moto di rivolta, tramutatosi poi nella cosiddetta rivoluzione dei gelsomini.
Con una sorta di effetto domino, il moto si propaga ad altri Paesi del mondo arabo della regione del nord Africa. Ad oggi due Capi di Stato sono stati costretti alle dimissioni e alla fuga: in Tunisia Ben Ali, il 14 gennaio, e in Egitto Mubarak, l'11 febbraio. Certo, con Mubarak, ora non avremo più i problemi di eventuali incidenti diplomatici a causa della nipotina.
La rivolta si accende anche in Libia: il 16 febbraio si verificano nella città di Bengasi scontri tra manifestanti scesi in piazza per l'arresto di un attivista dei diritti umani e la polizia, sostenuta dai militanti del Governo. Rapidamente l'insurrezione si diffonde da Bengasi, investe Misurata, si sposta dalla Cirenaica alla Tripolitania. Gheddafi reagisce: le sue truppe reprimono brutalmente le rivolte nel sangue e i suoi mercenari si distinguono per episodi di bassa macelleria.
Tuttavia, il 19 febbraio Silvio Berlusconi si dichiara sì preoccupato per quello che sta accadendo in tutta l'area, ma aggiunge che la situazione è in evoluzione e «non mi permetto di disturbare Gheddafi». Insomma, il Premier non vuole disturbare il suo amico, quello che durante Pag. 32la grottesca visita di Stato in Italia nel 2009 ha mostrato ben appuntata sulla divisa militare una foto di Omar al Mukhtar, simbolo dell'orgoglio antitaliano a cui si ispirano le celebrazioni del giorno della vendetta in Libia ogni 7 ottobre. Intanto la Francia reagisce, la comunità internazionale si indigna e comincia ad immaginare l'intervento militare. In Italia, però, tutto ciò è non pervenuto. Il nostro Ministro degli affari esteri pare sempre essere impegnato a cercare preziosi documenti provenienti, niente po' po' di meno, che da Saint Lucia.
Siamo al 4 marzo quando il capo della Farnesina dichiara, senza mezzi termini, che «è da escludere un intervento militare italiano in Libia per ovvi motivi legati al nostro passato coloniale». Poi, il 17 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotta la risoluzione n. 1973, quella relativa alle sommosse popolari in atto in Libia dall'inizio del 2011. Questo è l'atto giuridico più importante che l'ONU possa adottare. Il 18 marzo, in conseguenza, le Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati valutano positivamente la risoluzione n. 1973. Al momento del voto sono, però, assenti i rappresentanti della Lega e i parlamentari cosiddetti responsabili che, a differenza della Lega, avevano sottoscritto quel documento, ripensandoci poi, forse per un'ulteriore o più adeguata ricompensa. Il 19 marzo comincia l'intervento militare. La BBC riporta che alle ore 16,45 forze francesi hanno sparato contro un veicolo militare libico dando così inizio all'intervento militare. Il 24 marzo il Parlamento vota la risoluzione Popolo della Libertà e Lega per la missione in Libia con uno scarto di soli sette voti, in pratica a salvare il Governo sono le assenze, mancando dodici voti dell'opposizione. Berlusconi si tiene lontano dall'Aula. Il 28 marzo arriva un pesantissimo smacco internazionale ai danni del nostro Paese: l'esclusione dell'Italia dal tavolo decisionale in videoconferenza svoltosi tra Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania, che rende plasticamente il quadro dell'assenza di autorevolezza di cui soffre ormai il nostro Paese. È la prova lampante della perdita della fiducia degli alleati nell'Italia e, più vastamente, della perdita di prestigio nello scacchiere internazionale.
Sembrano intercorsi secoli eppure non è passato neppure un mese dall'avvio delle operazioni militari, quando il nostro Presidente del Consiglio assicura che l'Italia non parteciperà ai bombardamenti in Libia sottolineando che facciamo già abbastanza e, considerata la nostra posizione geografica ed il nostro passato coloniale, non sarebbe comprensibile un maggiore impegno. A maggior ragione non possiamo bombardare.
Intanto, in una nota congiunta, Obama, Sarkozy e Cameron, comprensibilmente preoccupati per l'evolversi della situazione in Libia, dichiarano l'impossibilità di immaginare un futuro per la Libia con Gheddafi al potere. Sempre il 15 aprile, a margine del Consiglio dei ministri, anche il Ministro della difesa Ignazio La Russa conferma il nostro «no» all'utilizzo di Tornado con bombe assicurando che «non utilizzeremo in maniera diversa gli aerei finora messi a disposizione. Quello che sta facendo l'Italia in Libia non è abbastanza, come dice qualcuno, ma molto, molto più di abbastanza».
Nelle ore seguenti il Presidente Berlusconi inizia a motivare le sue decisioni con ragionamenti di stampo leghista, parlando di un impegno, quello in Libia, che potrebbe risultare poco compatibile con la gestione dell'emergenza immigrati. Ancora La Russa, il 18 aprile, frena: «Il nostro Paese sta già facendo molto, non è possibile andare oltre. La soluzione della crisi non può che essere politica e diplomatica». Fonti ministeriali continuano a ribadire il «no» ai bombardamenti e alle forniture di armi ai ribelli. Dopo poco meno di una settimana, però, ecco arrivare l'eclatante dichiarazione del Premier, impegnato in una nuova giravolta: «L'Italia» - dice - «parteciperà ai bombardamenti NATO sulla Libia perché, come è logico, non poteva tirarsi indietro a inderogabili, impegni internazionali essendo stata, peraltro, ribadita la richiesta nel corso della telefonata intercorsa con il Presidente Pag. 33Obama». Il giorno successivo Calderoli tuona: «Se questo volesse dire bombardare, non se ne parla! Il mio voto non l'avranno mai! Non ci facciamo comandare né da Obama, né da altri». La successiva uscita del Ministro della difesa non può a questo punto che definirsi imbarazzante: «Non saranno bombardamenti indiscriminati» - dice La Russa - «ma missioni con missili di precisione su obiettivi specifici». In pratica, noi non bombardiamo, ma «missiliamo».
Il pressing della Lega continua e si inasprisce. Maroni dichiara: «Berlusconi ha deciso senza consultare nessuno. No alla guerra e no al bombardamento. È una decisione sbagliata che avrà come conseguenza certa un'ondata di immigrati mandata da Gheddafi ». E Calderoli dice: «Di male in peggio».
Per quanto ci riguarda, sottoscriviamo quanto in proposito ha commentato il maggior quotidiano italiano, si rischia di creare il peggio quando la Lega, chiamata ad una prova di maturità politica, scuote la maggioranza per ragioni che nulla dovrebbero avere a che spartire con l'interesse nazionale. Conoscevamo il carattere antinazionale della Lega e questo non ci meraviglia.
Se le posizioni della stessa sull'intervento in Libia fossero nate da valutazioni morali o di principio, allora sarebbero state rispettabili e la Lega non le avrebbe considerate in qualche modo trattabili e dunque il voto di rottura in Parlamento ne sarebbe stata la logica conseguenza. Ma è ormai evidente che dietro le urne e i ricatti si copre un malcelato «mercato delle vacche», nomine e potere. Il melodramma prosegue: la Lega annuncia una mozione il cui punto centrale sarebbe la definizione di un limite temporale certo di fine operazioni, richiesta di tutta evidenza impossibile. La maggioranza in fibrillazione si autoconvoca per trovare la quadra. Ieri Berlusconi in persona partecipa all'incontro dei capigruppo di maggioranza per cercare l'intesa sulla mozione leghista. L'incontro, udite, udite, si tiene a Palazzo Chigi. A chi fa le pulci ad altri sul rispetto delle regole del galateo istituzionale è opportuno far notare che un atto di tipica competenza parlamentare, quale è la mozione, non si scrive né si tratta nella sede dell'Esecutivo. E per fortuna c'è chi vuol cambiare la Costituzione per affermare la centralità del Parlamento! Al termine del vertice il Premier esce rincuorato perché pare essersi salvato ancora una volta. Bossi gongola, lui che nei giorni precedenti gli aveva dato dello sconclusionato, comunica urbi et orbi: Berlusconi voterà la nostra mozione perché a noi va bene e a lui non va male. Il capogruppo leghista Reguzzoni aggiunge che tutti i punti sono stati recepiti, il testo non è stato modificato e il Governo si impegnerà con gli alleati per fissare una data per la fine della missione. Il Ministro degli affari esteri, cosa che ha fatto anche questa mattina, si arrampica sugli specchi. Con una dichiarazione che direi «gustosa», si lancia in un ardito «cercheremo, con le organizzazioni internazionali e, fino a prova contraria, con la NATO e gli alleati, di fissare un termine per la missione in Libia». Dal comando NATO l'ammiraglio Rinaldo Veri, capo della componente navale delle forze alleate in Libia, smentisce lui e gli azzeccagarbugli di maggioranza. La missione si concluderà, afferma l'ammiraglio, solo quando tutte le truppe pro-Gheddafi si saranno ritirate e non ci saranno più minacce per i civili, come previsto dalla risoluzione n. 1973 delle Nazioni Unite e ad oggi le vittime civili sarebbero già 30 mila.
Per concludere, ad impossibilia nemo tenetur ci hanno insegnato i latini e voi, onorevoli colleghi della maggioranza, certo non avete il dono della preveggenza per sapere come e quando finirà questo intervento. Sapete di prendere in giro il Parlamento e l'intero Paese. Dovreste avere il coraggio, invece, di prendere atto della palese inadeguatezza che emerge anche da questo teatrino cui ci avete costretto. Un Governo privo di una linea unitaria in politica estera...
PRESIDENTE. Onorevole Menia, la prego di concludere.
Pag. 34ROBERTO MENIA. ...è un non Governo e danneggia il Paese che è chiamato a rappresentare, così come ha ben detto il nostro capogruppo. Il problema è tutto politico, ossia che il PdL ha dovuto completamente abdicare alle condizioni di fondo di un sentimento atlantico, moderato ed europeo...
PRESIDENTE. Onorevole Menia, la prego di concludere.
ROBERTO MENIA. Noi, che teniamo alla nostra Patria, alla rispettabilità della stessa, alla coesione nazionale e alle ragioni dell'Alleanza, sappiamo di dover fare il nostro dovere fino in fondo, senza ipocrisia né mistificazione. Lo ribadiremo con il nostro voto in Parlamento, ben consci che sono i nostri soldati, quelli che orgogliosamente tengono alti i tre colori della nostra bandiera in terra e in mare, ad essere ambasciatori ed interpreti, a rischio del bene più prezioso, delle libertà, della pace, della democrazia e della solidarietà. A loro va la nostra grande (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'onorevole Menia, di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, che mi ha preceduto ed ho trovato che sia stato piuttosto deciso e duro nei confronti del Ministro degli affari esteri. Io, invece, voglio andare controcorrente oggi e cioè voglio esprimere a Frattini, non solo amico, ma Ministro degli affari esteri, la mia solidarietà. Non lo invidio, perché ad essere in un contesto di questo tipo a fare il Ministro degli affari esteri c'è da perdere la testa, c'è da uscire pazzo, avendo una maggioranza alle spalle che un giorno dice una cosa, un giorno ne fa un'altra, in una componente va da un lato, in un'altra componente va dall'altro, ha la campagna elettorale ed ha paura di perdere voti, abbiamo i militari esposti al fronte e nessuno si occupa di loro, che cadono per la patria e per la nostra libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) nella lotta al terrorismo. Francamente devo dire che il Ministro degli affari esteri non lo invidio, perché penso che neanche un Churchill della politica potrebbe riuscire a tenere insieme e dare dignità ad una politica che non ha dignità. La maggioranza, in questa circostanza, lo dico agli italiani che ci ascoltano, avrebbe dovuto fare cosa? Cosa fa una maggioranza in un caso del genere? Cerca di fare una mozione unitaria, che mette insieme maggioranza ed opposizione.
Io posso dire questo, perché ho l'orgoglio, rispetto agli amici del PdL e della Lega, di aver sostenuto il Governo Prodi sull'Afghanistan anche quando c'era qualcuno che pur di far cadere quel Governo non sosteneva i militari, che poi in altre circostanze ha voluto apparentemente, a parole, difendere. Anche in quella circostanza il nostro partito fece prevalere la difesa dell'Italia, con la I maiuscola, dei nostri militari, delle ragioni vere per cui siamo nelle missioni militari di pace.
Ebbene, la maggioranza avrebbe dovuto cercare di fare un lavoro certosino per mettere assieme tutti, e invece il lavoro certosino lo ha fatto, ma per mettere assieme le proprie contraddizioni, perché c'era la Lega preoccupata della campagna elettorale e, vedendo i sondaggi, preoccupata di cavalcare un pacifismo di maniera. Voglio dire agli amici della Lega una cosa semplice e chiara. Guardate amici, la strada di mezzo non c'è: è immorale con la mano destra lanciare le bombe e con la sinistra porgere i ramoscelli d'ulivo, perché non è credibile, è una cosa ridicola (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Nella vita politica bisogna assumersi le responsabilità, e le responsabilità possono essere quelle, dolorose, di partecipare ad un'azione militare. Dolorose, perché tutti Pag. 35noi vorremmo accogliere il monito di monsignor Martinelli, vescovo di Tunisi, ma se non lo si può fare è perché qualcuno si dovrebbe ricordare in questa Aula che esiste una cosa che si chiama ONU, ed esiste un'altra cosa che si chiama NATO, ed esistono altre cose che sono gli impegni internazionali di un Paese che non può essere veramente mortificato nelle burlette di una politica estera che diventa subalterna ai giochi politici italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Allora, onorevole Presidente Fini (naturalmente lei in questo non c'entra nulla, ma mi rivolgo a lei perché presiede autorevolmente la nostra Camera), non c'era bisogno di questo dibattito. C'era già stata una copertura piena delle azioni del Governo, e quando il Ministro Frattini è venuto presso le Commissioni Esteri e Difesa congiunte noi dell'opposizione - devo dire del Partito Democratico e dell'UdC - abbiamo detto: andate avanti, non c'è bisogno, siete già coperti. Perché oggi siamo qui, in questo dibattito? Siamo qui, in questo dibattito perché stiamo facendo un supplemento di campagna elettorale, e questa è una cosa mortificante per l'Italia, perché non è accettabile che un grande Paese come l'Italia debba essere subalterno ai giochetti politici veramente di piccolo cabotaggio.
Debbo dire, colleghi e amici, che nella politica ci sono stati tanti momenti in cui il nostro Paese ha dovuto fare scelte difficili, ma in questo caso noi avevamo due scelte davanti. Due scelte, lo ripeto. È inutile dire che Berlusconi ce l'aveva detto o che non ce l'aveva detto, anche perché parliamoci chiaramente, e lo dico a chi si lamenta che non è stato informato dal Presidente del Consiglio: è un problema vostro; se il Presidente del Consiglio vi considera così poco che non vi consulta traetene le deduzioni, e se non le volete trarre state zitti. Ma noi avevamo due strade. La prima strada era quella di fare come la Germania, e dire: benissimo, ma non partecipiamo. La seconda strada era quella di dire, come abbiamo fatto: partecipiamo. Tutto il resto non conta nulla.
È la mortificazione dell'Italia. Questa mozione è ridicola (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Una mozione che fissa di fatto un termine, ma poiché voi sapete benissimo che non potete fissare il termine perché il Ministro degli affari esteri non è un incosciente - è una persona seria e sa che non può fissare il termine - la mozione dice che fissa il termine d'accordo con gli alleati. Per cui, fissa un termine del non termine, perché gli alleati ci hanno già risposto. La NATO ci ha già detto: come si fa a fissare un termine? Finché Gheddafi non se ne va non si può far nulla. E tutti gli italiani che ascoltano, che ci ascoltano, capiscono che non si può fissare un termine.
Sarebbe troppo bello che si iniziasse un'azione militare fissando il termine. Vorrebbe dire che abbiamo la bacchetta magica e, invece, non ce l'ha nessuno la bacchetta magica.
Questa mozione è ridicola. Però, onorevoli colleghi, se noi pensiamo alla nostra posizione sulla Libia, allora dobbiamo riconoscere che la mozione è coerente, perché è ridicola la mozione come è ridicola la nostra posizione sulla Libia. Infatti, noi siamo l'unico Paese occidentale che, in quattro mesi, è passato dal baciamano a Gheddafi alle bombe sulla casa (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo l'unico Paese che è passato dal non bombarderemo al bombarderemo. Siamo l'unico Paese che ha detto che Gheddafi non era come la Tunisia e l'Egitto, ma un leader democratico, amato dal suo popolo, e che, per questo, non potevamo fare nulla nei confronti della Libia. Poi, dopo qualche settimana, le cose sono andate diversamente. Le frecce tricolori, che erano andate a fare fumogeno tricolore - in verità qualcuno si era rifiutato -, a fare l'esibizione a casa di Gheddafi, oggi fanno altre esibizioni, di Pag. 36altro genere, sempre sulla casa di Gheddafi - è vero -, ma un altro tipo di esibizioni.
Onorevoli colleghi, voglio terminare perché non è più decoroso neanche parlare. È indecoroso tutto. Questa è una pagina nera nella vita del Parlamento e della storia delle relazioni internazionali dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi stiamo facendo una campagna elettorale sulla spalle dell'Italia e quello che è peggio, miei cari amici, è che la stiamo facendo sulle spalle dei nostri militari. Su queste cose un Paese serio non scherza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, oggi, in quest'Aula, la Lega Nord Padania può ribadire la propria coerenza e lungimiranza (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Vasa inania multum strepunt, i vasi vuoti fanno molto rumore. Andate avanti a fare rumore, noi andiamo avanti per la nostra direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Fin dal primo momento in cui si è parlato di intervento militare in Libia abbiamo sottolineato le nostre perplessità e i nostri dubbi, perché siamo fermamente contrari alla guerra, lo siamo sempre stati e sempre lo saremo. A noi questo intervento militare non è mai andato a genio, ci sembra, anzi, che, al di là dell'intervento umanitario, spesso pesino di più gli interessi economici, magari francesi, di cui a noi non importa proprio nulla.
Siamo stati critici da subito e il Ministro Bossi ha apertamente manifestato il proprio dissenso. Sapevamo benissimo che un'azione militare in un territorio a noi così vicino avrebbe significato in primis un'invasione di profughi e clandestini e così, purtroppo, è stato, perché per ogni bomba che cade vi sono disperati che arrivano sulle nostre coste. Questo non lo vogliamo e non permetteremo che accada per il nostro Paese ed i nostri cittadini, ma anche per quei poveracci, costretti a fuggire dalle loro terre, e ai quali non dobbiamo creare false aspettative (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non abbiamo per loro quei posti di lavoro che credono di trovare. Ci sono i nostri ragazzi in cassa integrazione e senza lavoro; non possiamo garantire agli immigrati condizioni di vita dignitose e, pertanto, i rimpatri sono l'unica soluzione percorribile ed il Governo dovrà adoperarsi perché chi non ne ha il diritto sia riportato indietro.
Ma non solo: andare a bombardare significa sapere che dovremo accollarci, oltre ai costi diretti, anche quelli indiretti della ricostruzione e non siamo in condizione di potercelo permettere.
La Lega Nord Padania, però, è anche altrettanto consapevole, a differenza di molti di quelli che fanno rumore, che gli accordi internazionali vanno rispettati, che i rapporti con gli alleati, in primis quelli con gli Stati Uniti d'America, non devono e non possono essere messi in discussione. Non si tratta di mettere in discussione il Governo, ma di far valere il nostro peso politico all'interno della maggioranza. L'opposizione, per l'ennesima volta, è rimasta delusa ed oggi si presenta divisa ad un appuntamento tanto importante e la speranza di divisioni nella maggioranza si è tramutata per voi nell'ennesimo boomerang.
ROLANDO NANNICINI. Avete fatto marcia indietro!
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Invece, il testo della mozione è la perfetta sintesi di quanto da noi richiesto: tempi certi dell'intervento, nessuna azione di terra, niente aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento della missione. Punti chiari e fermi che impegnano Pag. 37il Governo affinché la pace torni al più presto in quel territorio.
La mozione che rispecchia in toto i sei punti scritti dalla Lega è stata condivisa dagli altri gruppi di maggioranza. Siamo pertanto soddisfatti di quanto sottoscritto insieme ai colleghi Cicchitto e Sardelli a dimostrazione che questa maggioranza è compatta di fronte a scelte tanto importanti. E quali sono i punti? Primo: escludere qualunque azione di terra sul suolo libico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non avere nessun aumento della pressione tributaria. Prevedere una forte e decisa azione politica e diplomatica per riportare la pace. Fissare, in accordo con le organizzazioni internazionali e i Paesi alleati, un termine temporale certo per concludere le azioni militari. Dare esecuzione al piano di razionalizzazione delle missioni già in corso. Promuovere il concorso di tutti i Paesi rispetto alle ondate migratorie ed intraprendere tutte quelle iniziative che sono necessarie per superare le criticità dovute a quella sciagurata sentenza della Corte di giustizia europea che ha abolito il reato di immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sei punti che sono diventati sette per far sì che questa guerra finisca al più presto anche attraverso un lavoro diplomatico che ristabilisca condizioni di stabilità, pace e rispetto dei diritti umani, ponendo fine alla fase militare e ai bombardamenti.
Proprio in questa direzione va il primo punto di questa mozione che fissa, in accordo con le organizzazioni internazionali ed i Paesi alleati, un termine temporale certo da comunicare al Parlamento entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico. Sappiamo quando tutto questo è iniziato. Abbiamo il diritto di sapere quando finirà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Abbiamo poi voluto ribadire che ogni azione militare, oltre a muoversi nell'ambito della risoluzione 1973 dell'ONU, deve attuarsi nel pieno rispetto dell'articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra e deve essere esclusivamente uno strumento di difesa da atti ostili rivolti contro la popolazione civile. Ogni azione deve svolgersi in condizioni di piena sicurezza per la popolazione civile, per i nostri uomini e per i nostri soldati!
FURIO COLOMBO. E per gli immigrati!
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. L'altro tassello fondamentale è che le conseguenze di questa azione in territorio libico non ricadano sulle tasche dei nostri contribuenti. Non vogliamo alcun aumento ulteriore della pressione tributaria. La missione deve invece essere finanziata, come è giusto che sia, esclusivamente con fondi straordinari riducendo gli altri impegni internazionali attualmente in essere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega Nord ha tenuto ferme le sue posizioni e questo probabilmente vi dà fastidio - sono, tuttavia, le posizioni della stragrande maggioranza dei cittadini di questo Paese - ed è riuscita a concordare con Governo e maggioranza impegni precisi in particolare sull'immigrazione.
Su questo tema l'Europa ha dimostrato tutta la sua inefficienza e incapacità, ma noi non ci siamo arresi e abbiamo fatto valere le sacrosante ragioni del nostro Paese. Tutti i Paesi alleati dovranno concorrere alla gestione delle ondate migratorie, all'asilo dei profughi e al contrasto all'immigrazione irregolare. Devono esserci le condizioni per cui si dia il via ai rimpatri. Non illudiamo chi ci guarda dalle coste africane. Aiutiamoli piuttosto a casa loro e smettiamola di prenderli in giro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Da noi non troveranno, non possono trovare quel lavoro che sta alla base di una vita dignitosa ed onesta. Quel lavoro oggi non c'è, purtroppo, neanche per i nostri giovani. Dobbiamo farlo capire con chiarezza e rimandare a casa subito senza eccezioni ogni clandestino che arriva da noi.
Per queste ragioni annuncio il voto favorevole della Lega Nord sulla nostra Pag. 38mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.
PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, vorrei rivolgere una domanda molto semplice alla maggioranza e al Governo: volete dirci a che cosa è servita precisamente questa pantomima che si è aperta tra la Lega e PdL che ha occupato per giorni e giorni giornali e telegiornali e che oggi ci porta qui in Parlamento? A che cosa è servita precisamente? Da domani che cosa cambia, signor Ministro della difesa? Lei domani darà diverse disposizioni alle nostre Forze armate? Dalla mozione si direbbe di no, dalle parole di Reguzzoni si direbbe di sì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E il Ministro degli affari esteri quali diverse disposizioni darà alla nostra diplomazia e che cosa dirà domani alla signora Clinton?
Chiederete la data? Vi hanno già risposto stupefatti e lei stesso, Ministro, ha risposto a Reguzzoni: non esiste.
Chiederete di non fare occupazioni in terra? Vi diranno stupefatti: ma lo dice l'ONU. E forse vi chiederanno, loro: ma insomma, voi italiani intendete prendere per mano i missili e accompagnarli, ma non lanciarli? E voi risponderete: no, la risoluzione non dice questo. Infatti non dice questo. E poi vi chiederanno: ma insomma, al dunque, volete smettere da soli, sì o no? E voi, credo, direte: no, la risoluzione non dice questo.
Allora, a questo punto forse qualcuno vi dirà: fino a qualche anno fa l'Italia era un Paese serio. Dall'Iraq se ne andò perché quell'operazione non aveva copertura internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in Kosovo e in Libano andò e portò la pace, quando l'Italia era un Paese serio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Allora vediamo di che cosa parla precisamente questa vostra risoluzione: di tasse. Prendete l'impegno a non aumentare le tasse e questa è una buona notizia detta da chi le ha solo fatte aumentare, a livello locale e a livello nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori). Dite: non aumenteremo la benzina. E cosa volete fare di più? Quest'anno incasserete, mal contati, un miliardo in più di euro presi dalle tasche degli italiani sulla benzina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): la benzina sì, ma l'accorpamento delle elezioni amministrative con i referendum - 300 milioni di euro - no (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
E poi di cosa parlate? Parlate di immigrazione e parlate, ecco qua, nella risoluzione sulla Libia, della sentenza della Corte di giustizia contro il reato di immigrazione clandestina. È una sentenza che non vi è piaciuta e la mettete qui dentro. Ma allora perché non ci mettete anche le quote latte, i giudici comunisti, le elezioni di Milano, poi la mandate all'ONU e vediamo cosa dice l'ONU su queste cose (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).
Con questa vergognosa sceneggiata voi date un altro colpo alla credibilità dell'Italia, perché in realtà domani non cambia niente. Solo una cosa cambia: abbiamo fatto un altro scalino in basso nella nostra credibilità, verso gli alleati e verso le popolazioni della Libia che aspettano la libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).
Chi siamo noi visti da fuori? Guardiamoci da fuori. Ha ragione Casini e gli altri che sono intervenuti: visti da fuori, noi siamo quelli che gli hanno baciato la mano, che non lo disturbavano per telefono, che si specializzavano sulle nipoti dei rais per salvarle dalle questure. Siamo Pag. 39quelli che sono stati zitti al vertice di Parigi, dove - lì sì! - si doveva dire: ci siamo a queste nostre condizioni, con queste nostre idee, perché essere leali con un'alleanza non vuol mai dire essere subalterni, neanche ad un'alleanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Quindi è l'insieme di queste vicende, unite ad altre, perché non dimentichiamocele: sento parlare di aiutarli a casa propria. Reguzzoni, ma lo sai che noi in tutto il mondo abbiamo perso punti incredibili per avere quasi azzerato i fondi della cooperazione allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Lo sa che dobbiamo vergognarci in tutti i consessi internazionali perché non paghiamo i debiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
E per tacere d'altro: incontri bilaterali. Stendiamo un velo di silenzio su questo «bilaterale» sulla Francia. Mettiamo un velo di silenzio a tutta questa vicenda, dalla morte di quel povero ragazzo, Mohamed Bouazizi, bruciato, che si è dato fuoco e che ha dato il via ad una rivolta di libertà di quei popoli.
Non dimentichiamocelo. Da quel momento, abbiamo avuto una catastrofe diplomatica del nostro Paese, che non so quanto tempo ci vorrà per rimontare; una catastrofe diplomatica, perché la credibilità ce l'hai, se hai una posizione lineare. Lineare! L'Italia non può sottrarsi alle sue responsabilità, deve essere all'altezza di queste responsabilità e mettersi a disposizione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, nei ristretti termini di quelle risoluzioni; deve impedire, anche con lo strumento militare, che Gheddafi massacri il suo popolo in rivolta. Non più di questo e non meno di questo.
E questo deve portare il più rapidamente possibile ad un passaggio alla fase politica e diplomatica. Ecco qua il ruolo dell'Italia: in Afghanistan, in Libia, essere fedeli ai mandati internazionali dell'ONU ed essere leali con gli Alleati, ma avere una propria strategia per accelerare le soluzioni politiche e diplomatiche con proprie idee e proprie iniziative.
Questo deve essere l'Italia in tali contesti: fedele, sì, alla Costituzione, che vuole la pace e riconosce la sovranità legittima delle organizzazioni internazionali, anche per l'uso della forza a fini di legalità e di pace. Chi ha dubbi su questo, faccia attenzione, perché dovremmo ancora arrossire tutti quanti per quello che è successo negli anni che abbiamo alle spalle. Chi si è dimenticato il Ruanda? Chi si è dimenticato Srebrenica? Si pecca anche per omissione! Si pecca anche per omissione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!
Anche per l'Afghanistan la pensiamo così. Avremmo voluto che Osama Bin Laden, un massacratore di innocenti in ogni parte del mondo, fomentatore della guerra di civiltà, fosse arrestato e giudicato. La sua morte, oggi, per noi, deve suggerire - mentre la guardia resta alzata contro il terrorismo - di provare a dare forza a una soluzione politica in Afghanistan, secondo linee e proposte che devono essere discusse con gli Alleati e nelle quali ci piacerebbe che avesse un ruolo l'Italia. Questo è quanto, signor Presidente, sul punto in oggetto.
Tuttavia, voglio concludere con una riflessione finale che riguarda la dignità di questo Parlamento. È ora di dirlo chiaramente. Governo e maggioranza fanno così: «spengono» il Parlamento per lunghe settimane e lo «accendono» solo per le proprie esigenze politiche di propaganda e per esigenze personali del Presidente del Consiglio, senza rapporto alcuno con i problemi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Qualche settimana fa abbiamo passato giorni e notti su processi lunghi, processi brevi e processi su misura. Nei giorni scorsi abbiamo scoperto l'urgenza che il Parlamento intervenisse a piedi giunti tra la vita e la morte dei cittadini italiani. Oggi il Parlamento deve stare qui, prima, come abbiamo fatto, a tentare - naturalmente su vostra iniziativa - di «scippare» il referendum sul nucleare e adesso siamo chiamati qui a comporre un conflitto internazionale tra Arcore e via Bellerio. Pag. 40Perché di questo abbiamo parlato qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E vedrete cosa arriverà nei prossimi giorni: siccome ci sono le elezioni amministrative, vuoi che non arrivi una frustata all'economia? A costo zero! Arriva! Sarà «la quindicesima frustata» (questa è una citazione raffinata dei New Dada), ma l'economia non se ne è ancora accorta.
PRESIDENTE. Onorevole Bersani, la invito a concludere.
PIER LUIGI BERSANI. Abbiamo problemi grossi come una casa: il lavoro, la precarietà, i redditi, piccole imprese che saltano perché hanno troppi debiti, non riescono a pagare il fisco e hanno poco lavoro. Abbiamo 40 miliardi di euro di manovra davanti, che voi avete scritto nei vostri documenti, e qui non si riesce a parlarne. Qui parliamo dei problemi vostri. Non può andare avanti così.
PRESIDENTE. Onorevole Bersani, deve concludere.
PIER LUIGI BERSANI. Con dei cerotti e delle aspirine, la vostra crisi politica non si risolverà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, su un'unica cosa sono d'accordo con l'onorevole Casini: anche per noi bastava ciò che è stato deliberato il 24 marzo dal Parlamento; tuttavia è stato il Partito Democratico che ha presentato una mozione, in questo Parlamento, per riaprire la discussione; dopodiché si è diviso al suo interno al punto tale che ha dovuto fare una nuova versione della mozione stessa, che noi abbiamo letto, ieri in una versione, oggi in un'altra (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Aggiungo anche che qualora voi foste stati al Governo, oggi sarebbe avvenuta la crisi del vostro Governo dopo il discorso fatto qui dall'onorevole Di Pietro. Tutto ciò implica che bisogna riflettere e non, onorevole Bersani, tenere qui un comizio che andava bene sulla piazza di Piacenza. (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Credo che dobbiamo partire da alcuni elementi di riflessione non demagogici, che sono costituiti dal fatto che nessuno prevedeva che dopo la crisi del comunismo...
SANDRO GOZI. E basta!
FABRIZIO CICCHITTO. ...rispetto al quale una parte cospicua di voi ha messo in evidenza una scarsa chiaroveggenza di analisi di sbocchi politici. Dopo il 1989, il mondo non si è pacificato né stabilizzato. È esplosa una nuova contraddizione, che è quella del fondamentalismo islamico, con tutto quello che ne è derivato e di cui abbiamo visto i riflessi, anche pochi giorni fa: i riflessi delle torri che sono saltate, di tremila americani uccisi e credo che tutti noi dovremmo leggere e riflettere sul discorso che il Presidente Obama ha fatto un giorno e mezzo fa.
Contemporaneamente, se non vogliamo fare della bassa demagogia, dobbiamo anche fare i conti con un altro dato: e cioè dobbiamo dirci la verità su Mubarak, su Ben Ali e, per certi aspetti, anche sullo stesso Gheddafi. Per molti anni, tutto il mondo, dagli Stati Uniti, alla Russia, all'Europa hanno considerato questi personaggi e i loro Stati, malgrado essi gestissero in modo autoritario il loro Paese, una sorta di strumento per stabilizzare quel mondo. Ora tutto questo è saltato per aria ed è saltato per aria con degli sbocchi che possono essere assolutamente imprevedibili. Può essere che quello che sta accadendo porti il mondo islamico verso nuovi livelli di democrazia e di libertà che nessuno Pag. 41prevedeva, oppure può darsi che, alla fine di un percorso complesso, ci si trovi invece a misurarci con uno sbocco simili a quello iraniano. Nessuno di noi può sapere come andrà a finire questa storia.
Per quello che riguarda la Libia, lì è esplosa addirittura una guerra civile, rispetto alla quale c'è stata una decisione di intervento dell'ONU e poi della NATO: una decisione di intervento giusta per le ragioni che diceva poco fa il Ministro Frattini, ma anche atipica perché rispetto ad altri Paesi, che attraversano contraddizioni e vicende forse più marcate, ci si volta dall'altra parte. Onorevole Bersani, quando lei giustamente ha evocato alcune tragedie del mondo (il Ruanda, Srebrenica e così via), purtroppo là c'era l'ONU e alcune truppe dell'ONU voltarono la testa dall'altra parte mentre venivano compiuti massacri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questo dimostra che gli schemi non funzionano.
Rispetto al problema della Libia, la maggioranza è stata attraversata da due preoccupazioni entrambe legittime e politicamente fra loro componibili con un certo sforzo: quella, come ha detto il Ministro Frattini, di aiutare le nuove forze potenzialmente democratiche in Libia e di mantenere il nostro Paese nell'ambito dell'ONU e della NATO, anche per tutelare il suo ruolo politico e difendere i legittimi interessi delle sue imprese.
Vi è anche la preoccupazione politica di non concentrare tutto soltanto nell'impegno militare, di dare spazio alla diplomazia e all'intervento politico, di non andarci a cacciare nel vicolo cieco di una guerra che implichi un'escalation di interventi che dai bombardamenti arrivi fino ad azioni militari di terra, con il risultato di entrare in contraddizione con la risoluzione stessa dell'ONU, perché si finirebbe con l'aumentare la sofferenza delle popolazioni libiche e con l'incrementare nel nostro Paese l'immigrazione clandestina.
Queste due preoccupazioni hanno costituito il terreno - onorevole Casini - di una riflessione e di un confronto serio nella maggioranza, perché sono entrambe due preoccupazioni che debbono riguardare delle forze di Governo responsabili. Quindi, la mozione della maggioranza non è una buffonata: conferma la continuità dell'intervento italiano in Libia sulla base della risoluzione dell'ONU e del deliberato sia della NATO che del 24 marzo del Parlamento italiano.
Ma accanto all'azione militare (il cui termine va concordato con la NATO e con l'ONU), la mozione pone il problema dell'azione politica e diplomatica che abbiamo visto positivamente aggiungersi alla mozione, del PD che precedentemente ipotizzava soltanto l'intervento militare.
Francamente non capiamo il senso della mitizzazione del ruolo salvifico dei bombardamenti. Abbiamo posto un problema così giusto che voi stessi ne avete dovuto prendere atto. La nostra mozione circoscrive e definisce i termini della missione italiana, in modo tale che l'intervento armato non colpisca gli abitanti, e auspica dei limiti temporali di esso per evitare che si bombardi la Libia per un tempo indefinito, ma è evidente che ciò si realizzerà sulla base di un'intesa politica fra l'Italia e la NATO. Nessuno d'altra parte può pensare di bombardare la Libia a tempo indefinito e indeterminato! È una demagogia bellicista che francamente rinviamo al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Quindi, noi - proprio perché abbiamo la valutazione del ruolo del nostro Stato e di quello che facciamo - poniamo un problema politico alla NATO, che non è risolvibile con una disputa o una stipula notarile, ma con un confronto e una riflessione politica aperta: un Paese serio fa così, misurando i problemi e le soluzioni che vanno assunte.
Poniamo anche il problema di una razionalizzazione del nostro intervento e del suo peso finanziario, perché ormai siamo su molti fronti: il Kosovo, l'Afghanistan, il Libano e adesso la Libia, con interventi che pongono problemi finanziari e della vita dei nostri soldati. Pag. 42
Questa è la linea, quindi, della maggioranza: è una linea - onorevole Casini - così aperta che noi - diversamente dal settarismo altrui - ci asterremo sia sulla mozione Franceschini n. 1-00633 che sulla mozione Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa e Bosi n. 1-00634, votando evidentemente contro la mozione Di Pietro n. 1-00635...
FABIO EVANGELISTI. Ci mancherebbe!
FABRIZIO CICCHITTO. ...e votando a favore della mozione che noi sosteniamo. Non siamo settari e faziosi. Di faziosità e settarismo prendiamo, anzi, lezione dagli interventi che abbiamo ascoltato poco fa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto con ripresa televisiva diretta. Prima di passare ai voti, vi sono tre interventi a titolo personale per non più di due minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.
CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, desidero precisare il mio voto, che andrà a favore della mozione Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa e Bosi n. 1-00634 per una ragione subito detta: le condizioni che pone la Lega Nord Padania sono - a mio giudizio - comprensibili e rispettabili, ma intempestive. Esse andavano poste a monte di tutta questa vicenda.
Se a Parigi si è detto di si, bisogna essere oggi coerenti. Si è detto di sì ricercando poi la copertura della risoluzione dell'ONU e dell'intervento della NATO.
Adesso abbiamo il dovere della coerenza. Sulla politica estera dal 1976 in questo Parlamento ci sono state sempre posizioni bipartisan. Dal momento in cui il Partito Comunista di allora accettò l'adesione alla NATO non vi è stata più presa di posizione, in politica estera, che non fosse bipartisan, condivisa dall'intero Parlamento.
Non è apprezzabile, allora, che oggi la maggioranza abbia voluto fare ricorso a se stessa, non cercando quel confronto in una vicenda così delicata che rischia di essere drammatica - e qui concludo - e che, oltretutto, contraddice quella linea di politica mediterranea che dal 1956, dalla crisi di Suez, l'Italia ha sempre seguito e che ha permesso all'Italia di essere un interlocutore valido dei Paesi arabi, garantendo al tempo stesso altri Paesi come Israele.
Oggi si è creata una condizione di confusione e di equivoco che il Governo ben presto dovrà trovare il modo di superare. Potrà fare questo soltanto ritornando in Parlamento per ottenere, invece, una risoluzione unitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guzzanti. Ne ha facoltà per due minuti.
PAOLO GUZZANTI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare, in dissenso dal gruppo cui appartengo, il mio voto contrario, non perché ci si debba qui dividere tra fautori della guerra e fautori della pace e tra chi vuole le bombe e chi, invece, vuole la diplomazia. Entrambe le posizioni hanno la loro dignità, sia morale sia politica, ed entrambe sono degne anche se confesso che personalmente, in questo caso, avrei visto molto volentieri e fin dall'inizio una linea ferma del nostro Governo contro il Presidente Gheddafi. Tuttavia, questa è solo la mia posizione con cui non voglio impegnare alcun altro.
L'annuncio del mio voto contrario dipende dal fatto che questa mozione, che rispecchia evidentemente la sua natura di quadra politica di fronte a un problema politico che va preso anch'esso con la sua dignità e importanza, è, tuttavia, in contrasto Pag. 43ed è inaccettabile rispetto alla dignità stessa del Parlamento e alla posizione internazionale dell'Italia.
Prendere l'impegno - è stato già detto tante volte e non voglio ripeterlo ancora - per una data, così come è stato detto e menzionato in questa sede, è impensabile ed è anche abbastanza ridicolo rispetto agli altri Paesi. La dignità di questo Parlamento non dovrebbe consentire che le quadre politiche trovassero questi sbocchi. Pertanto, preannunzio il mio voto contrario (Applausi del deputato La Malfa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.
MATTEO MECACCI. Signor Presidente, le difficoltà che il nostro Governo sta affrontando sulla questione libica sono il frutto di una politica estera condotta in primo luogo dal Presidente Berlusconi che ha progressivamente ridimensionato il ruolo dell'Italia all'interno delle istituzioni internazionali e ha ricercato, invece, rapporti privilegiati con dittatori di ogni genere. Oggi lei, Presidente Berlusconi, sulla Libia cerca di rimediare e di salire sul carro di quelli che pensa siano i vincitori. Tuttavia, questa è una politica che va contro l'interesse del nostro Paese.
La vostra è stata una cultura di Governo che crede più all'uomo forte che alle istituzioni forti. All'interno della sua maggioranza cresce il peso politico di una forza come la Lega, che ha una politica estera schiettamente isolazionista e nazionalista e che pensa di affrontare le questioni globali cercando di resuscitare il vetero-nazionalismo. Noi siamo dentro l'Europa, come Paese fondatore, e siamo dentro la NATO e non ci possiamo permettere questa politica.
Intervenire in Libia non è solo legittimo, ai sensi della risoluzione dell'ONU, ma è anche doveroso da quando le Nazioni Unite, nel 2005, hanno approvato un principio sacrosanto, quello della protezione dei civili e la responsabilità delle istituzioni internazionali e degli Stati nazionali di intervenire a protezione dei civili. Questo deve avvenire, se necessario, anche con dei corridoi umanitari che intervengano sul suolo libico.
Noi, signor Presidente, ci siamo trovati nelle settimane scorse con il Presidente del Consiglio che ci ha detto che la Libia era ancora strategica. Quello che purtroppo era strategico per l'Italia era un dittatore come Gheddafi...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mecacci.
MATTEO MECACCI. ... e non il popolo libico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00633 (Nuova formulazione), sulla quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Casini, Bindi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 597
Votanti 281
Astenuti 316
Maggioranza 141
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 21
(La Camera approva - Vedi votazionia ).
Prendo atto che i deputati Tempestini e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 44Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa ed altri n. 1-00634, sulla quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 601
Votanti 310
Astenuti 291
Maggioranza 156
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 45
(La Camera approva - Vedi votazionia ).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro e altri, n. 1-00635 (Nuova formulazione), per la parte non preclusa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 597
Votanti 401
Astenuti 196
Maggioranza 201
Hanno votato sì 20
Hanno votato no 381
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).
Prendo atto che il deputato Gasbarra ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto astenersi.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
MARIO LANDOLFI. Siamo in votazione! Non può interrompere!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, cosa succede?
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, prima di passare alla votazione della prossima mozione, vorrei fare un formale richiamo all'articolo 8 del Regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei conosce il Regolamento...
ROBERTO GIACHETTI. Sì, signor Presidente, il mio richiamo è esattamente funzionale al voto. Se mi fa spiegare, capirà che si tratta di una cosa molto importante, che la riguarda. Non si tratta di una sua facoltà, ma di una sua responsabilità: la prego di ascoltarmi per trenta secondi...
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, proceda pure.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, tra le funzioni che le attribuisce l'articolo 8 del Regolamento - ripeto, si tratta di una sua responsabilità e non di una facoltà - vi è anche quella di chiarire, a chi come me è un po' tardo - ma lei deve considerare che siamo espressione del popolo italiano...
PRESIDENTE. Capita, capita...(Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ROBERTO GIACHETTI. ...il significato del voto. Ascoltando le dichiarazioni del collega Reguzzoni e gli interventi del Ministro Frattini e del collega Cicchitto non ho capito cosa votiamo con questa mozione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Forse non sono il solo... Stiamo votando a favore di un termine certo per questa operazione oppure il termine certo è quello che ci ha indicato l'onorevole Cicchitto?
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Giachetti. È di tutta evidenza che votiamo il testo della mozione che è stata presentata e illustrata. Pag. 45
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni, Cicchitto e Sardelli n. 1-00636, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Carra, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 605
Votanti 603
Astenuti 2
Maggioranza 302
Hanno votato sì 309
Hanno votato no 294
(La Camera approva - Vedi votazionia ).
Passiamo all'ordine del giorno Paglia n. 1-00636/1, non accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.
GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, era semplicemente per chiarire quello che prevedeva la mozione, cioè ci è stato chiesto dal Ministro di avere dei tempi finali e io chiedevo, con il mio ordine del giorno, ora e giorno in modo tale da avvisare i nostri militari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Tornando seri, capisco benissimo le difficoltà del Ministro...
PRESIDENTE. Quindi, insiste per la votazione?
GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, visto che penso che bisogna tornare ad essere seri, non insisto per la votazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Sta bene. È così esaurito l'esame delle mozioni concernenti l'impegno italiano in Libia.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 14,25).
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, stanotte è scomparso Corrado Belci. È stato deputato per quattro legislature dal 1963 al 1979, è stato sottosegretario, direttore de Il Popolo e de la Discussione, presidente del collegio «Mondo Unito», scrittore e autore di vari libri, stretto collaboratore di Benigno Zaccagnini alla segreteria della DC. Politicamente e culturalmente sempre vicino ad Aldo Moro, del suo maestro condivideva la concezione della politica come luogo di confronto, di dialogo e di costruzione di mediazioni e di convergenze, e ne condivideva lo sguardo lungo proiettato al futuro. Si è occupato sin da giovane dei problemi della sua città, Trieste, e ha lavorato per costruire condizioni di buona convivenza, di pace e di sviluppo non solo in quella città ma in tutte le zone di confine, dentro un'Europa che avrebbe dovuto - come poi è avvenuto - allargare i propri confini, anche sotto questo profilo la sua lezione e tutta la sua vita rappresentano per tutti una preziosa eredità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, la Presidenza si associa alle sue parole per esprimere il cordoglio nei confronti della scomparsa dell'onorevole Belci.
ROBERTO SPECIALE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14,30)
ROBERTO SPECIALE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per ricordare a lei e all'Aula che oggi il nostro Esercito celebra la sua festa costitutiva - Pag. 46segnatamente il suo centocinquantesimo compleanno - che questa Assemblea potrebbe sottolineare con un applauso memore e riconoscente anche in ricordo dei nostri soldati caduti nell'adempimento del servizio e del dovere e, in particolare, nelle missioni per la pace (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per chiedere alla Presidenza di proporre una deroga immediata per un'audizione del Governo nella Commissione trasporti della Camera perché la situazione che sta vivendo la Sardegna in questi giorni e in questi mesi è di una gravità inaudita che certamente merita una risoluzione in tempi rapidi e senza ulteriori tergiversamenti. Credo che sia assolutamente all'attenzione di tutti il fatto che la Sardegna sia in questi mesi un'isola isolata, che rischia di provocare un danno economico senza precedenti alla regione, un danno senza precedenti all'economia turistica e certamente una violazione palese di quel diritto costituzionale alla mobilità interna ed esterna di una regione insulare come la Sardegna.
Le compagnie di navigazione hanno proposto incrementi sulle tratte da e per la Sardegna di oltre il 100 per cento. Si tratta di un dato che anche l'ISTAT ha rilevato: oltre il 65 per cento rilevato dall'Istituto di statistica.
Si tratta, onorevole Presidente, di un vero e proprio sequestro di una regione e tutto questo è stato generato dal comportamento irresponsabile della gestione commissariale di Tirrenia, che all'inizio dell'anno ha sospeso, bloccato e impedito di realizzare la tratta di collegamento tra Olbia e Genova, consentendo di fatto alle compagnie di navigazione private di speculare sulla condizione insulare della Sardegna.
Si tratta di una vera e propria complicità di Tirrenia e conseguentemente del Governo, che dovrebbe - ed è per questo che mi permetto di intervenire oggi - riferire in Commissione entro la settimana prossima. Quindi, questa è la ragione della deroga che chiedo. Soprattutto, chiedo di intervenire rapidamente nei confronti di Tirrenia, perché si potrebbe configurare una turbativa d'asta, considerato che ad essere agevolate da questa situazione sono proprio quelle compagnie che si candidano all'acquisto della Tirrenia. Occorre ripristinare un contratto di servizio che riguardi la continuità territoriale e che obblighi la Tirrenia a svolgere la tratta di collegamento tra la Sardegna e le altre regioni del continente a costi di continuità territoriale, quindi per mettere in condizione i sardi e la Sardegna di essere collegati. La Tirrenia prende 72 milioni di euro l'anno. Credo che sia un dato assolutamente inequivocabile per richiamare il Governo a rispondere immediatamente in Commissione, anche nella settimana di sospensione dei lavori parlamentari, per dare una risposta alla Sardegna, ai sardi e agli emigrati che la stanno attendendo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, anche io intervengo sulla questione testé sollevata dal collega Pili. Noi viviamo una vera e propria emergenza. Il Parlamento, con la seduta di oggi, si aggiornerà a dopo il voto amministrativo. Credo che la Presidenza debba autorizzare la nostra Commissione ad ottenere le audizioni dei rappresentanti di Tirrenia, la società pubblica guidata da un commissario, e del Ministro dei trasporti. Gli argomenti usati da Pili noi li condividiamo. Siamo, come ripeto, di fronte ad una vera e propria emergenza. Di fatto ci troviamo di fronte ad un cartello segreto che ha visto l'innalzarsi in modo esponenziale delle tariffe di collegamento da e per la Sardegna. Abbiamo una vicenda di Tirrenia che merita di essere affrontata dal Pag. 47Parlamento. C'è un intreccio evidente tendente a negare la mobilità ai cittadini sardi e c'è un'evidente ricaduta in termini disastrosi sull'economia sarda, economia colpita dall'entrata in crisi di processi produttivi, colpita anche dalla vicenda del latte dei pastori sardi, che si regge in una situazione faticosa e difficoltosa con il turismo.
Se non interveniamo per ristabilire le condizioni di normalità, rischiamo di dare un colpo mortale alla Sardegna. Poi c'è il problema del rispetto delle regole e della trasparenza. Pertanto, sollecito la Presidenza ad autorizzare la Commissione trasporti ad audire, durante i giorni di chiusura dell'Aula, sia Tirrenia che il Governo. Il Governo, che in questa fase ha preferito andare in Sardegna a fare comizi attraverso i suoi Ministri, deve venire a riferire in Parlamento di tutta la vicenda.
PRESIDENTE. Onorevole Meta, la Presidenza si attiverà nel senso da lei richiesto.
ANTONIO MEREU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, anche noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo sosteniamo la proposta del collega Pili, perché ci rendiamo conto che siamo in una situazione veramente difficile. Quindi, chiediamo l'audizione, anche con la presenza del Governo, perché riteniamo che sia necessario dare una risposta concreta a un problema che non è più procrastinabile.
DAVIDE CAVALLOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, oggi ricorre una data storica per il Paese: la tragica scomparsa del grande Torino, un crepuscolo che ancora oggi avvolge tutte le persone che parteciparono a quell'immenso dolore. Il 4 maggio del 1949 la storia divenne leggenda. Il ricordo di quella squadra, che fu icona del calcio nazionale e mondiale, deve essere un momento di vicinanza e rispetto per tutti gli atleti e i giovani che vivono seguendo i sani valori dello sport.
È un dovere per tutti ricordare quegli uomini che incarnarono la voglia di rinascita del dopoguerra e che con le loro gesta diedero lustro a una città e a un Paese. Solo il fato li vinse, ma il vero crimine sarebbe dimenticarli. La Lega Nord si è impegnata a far rivivere quel pezzo di storia contribuendo alla rinascita del Filadelfia, in modo che i giovani possano coltivare il sogno di ripetere le gesta dei campioni che, prima di loro, calcarono l'erba di quel campo.
I giocatori erano: Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamonti, Schubert. Vi erano poi gli allenatori Erbstein e Levesley, il massaggiatore Cortina e i dirigenti Agnisetta, Bonaiuti e Civalleri.
Morirono inoltre tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore, fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallero de La Stampa, ed i membri dell'equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D'Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi.
LINO DUILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, voglio sollecitare la risposta ad un'interrogazione a risposta scritta che ho presentato ormai più di due mesi fa al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Si tratta di un'interrogazione che verte sulla problematica delle comunità montane: dopo aver deciso qui in Parlamento di affidarne la gestione, anche dal punto vista finanziario, alle regioni, si registra sul territorio nazionale, in particolare in alcune regioni, il mancato stanziamento delle risorse perché queste comunità funzionino. Pag. 48
Siccome questo non era lo spirito della riforma che avevamo previsto e, soprattutto, siccome vi sono migliaia di persone che rischiano di rimanere a casa senza soldi, sarebbe il caso che, ad evitare che queste persone e le loro famiglie ogni giorno vivano con apprensione questa condizione, almeno il Governo facesse il piacere di venire in Commissione a rispondere o, quanto meno, visto che si tratta di un'interrogazione a risposta scritta, che rispondesse.
PRESIDENTE. Onorevole Duilio, la Presidenza si attiverà nel merito da lei richiesto.
LUISA BOSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA BOSSA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione presentata al Ministro degli affari esteri circa due mesi fa. Faccio questo sollecito perché a questa vicenda è legato il destino di alcuni uomini e delle loro famiglie. Mi riferisco al sequestro della petroliera italiana Savina Caylyn, della società armatrice Fratelli D'Amato di Napoli.
La nave è stata attaccata e catturata dai pirati mentre era in navigazione nell'Oceano Indiano, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 miglia dall'India. Da allora, sulla Savina Caylyn, un gigante di acciaio di 105 mila tonnellate e lungo 266 metri, i pirati tengono sotto sequestro 22 uomini dell'equipaggio, 5 italiani e 17 indiani.
Ai cinque membri italiani dell'equipaggio viene consentito sporadicamente e molto rapidamente di effettuare telefonate a casa per rassicurare i familiari. Dai colloqui, però, appaiono molto provati e spaventati da condizioni di vita durissime e, secondo quanto ricostruito da indiscrezioni, i marinai sarebbero sottoposti a strettissima sorveglianza.
Nell'interrogazione chiedo al Ministro se, come e con quali risultati il Ministero degli affari esteri abbia attivato i canali diplomatici a sua disposizione per intervenire sul caso in questione, quali siano le notizie sulle condizioni dei cinque italiani sequestrati e quali iniziative, compatibilmente con l'ovvia riservatezza, si intendano assumere per la soluzione della delicata vicenda.
Si tratta, sì, di una questione di grande delicatezza, su cui sono necessarie cautela e riservatezza, ma su cui, tuttavia, il Governo non può tacere. Vi sono famiglie preoccupate, in tensione e in attesa, che chiedono di capire come si sta muovendo il Governo. Ecco la ragione della mia interrogazione ed ecco la ragione per cui chiedo alla Presidenza, onorevole Lupi, di sollecitare il Governo a fornire una risposta.
PRESIDENTE. Onorevole Bossa, sarà premura della Presidenza sollecitare quanto da lei richiesto.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, desidero sottoporre alla sua attenzione una questione relativa al rinnovo degli organi sociali della Banca di credito cooperativo di San Giovanni Rotondo.
A tale proposito, rilevo come l'assemblea ordinaria per l'approvazione del bilancio e per il rinnovo delle cariche sociali della banca sia stata inopportunamente fissata per il 21 maggio prossimo, vale a dire a cavallo tra la data del primo turno delle elezioni per il rinnovo dell'amministrazione comunale di San Giovanni Rotondo, previsto per il 15 e 16 maggio, e quella dell'eventuale turno di ballottaggio, che avrebbe luogo il 29 e 30 maggio.
Evidenzio, al riguardo, come la scelta di fissare l'assemblea dei soci della banca in un momento così vicino agli appuntamenti elettorali susciti fondati timori circa le gravi turbative che potrebbero essere determinate dalla coincidenza di tali due eventi che risultano, evidentemente, decisivi tanto per la vita politica quanto per quella economica di San Giovanni Rotondo. Timori, del resto, confermati dalla Pag. 49circostanza inquietante, sotto ogni aspetto, che l'esercizio della quasi totalità dei diritti di voto in assemblea sarebbe già stato delegato a mani diverse da quelle dei soci.
Per questi motivi, signor Presidente, le chiedo di intervenire prontamente sul Ministero degli interni, sul Ministero dell'economia e delle finanze, sulla vigilanza della Banca d'Italia e, se nel caso, di trasferire a nuova data tanto l'assemblea quanto il voto della Cassa rurale ed artigiana di San Giovanni Rotondo.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della sviluppo economico, il Ministro della salute, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
(Iniziative per il pieno riconoscimento dei benefici previdenziali a favore dei lavoratori esposti all'amianto in Sicilia - n. 3-01628)
PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01628, concernente iniziative per il pieno riconoscimento dei benefici previdenziali a favore dei lavoratori esposti all'amianto in Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, premetto che nella regione Sicilia i lavoratori dell'amianto sono maggiormente pregiudicati nel riconoscimento dei loro diritto agli indennizzi - ex articolo 13 della legge n. 257 del 1992 - e non trova applicazione la sentenza del TAR del Lazio, nella quale era chiaro come le norme di cui all'articolo 1 comma 20, 21 e 22 della legge n. 247 del 2007 trovassero applicazione anche per i siti della regione siciliana oggetto di atti equipollenti del presidente della regione o di altri enti sussidiari. Purtroppo sappiamo che il presidente della regione è un po' assente.
Nonostante il pesante tributo in termini di vite umane, ad oggi la Contarp Sicilia si ostina a non rilasciare i certificati di esposizione e a non riconoscere i benefici contributivi, e in altri casi li ha limitati al 1992, nonostante l'amianto fosse presente in alcuni contesti anche fino al 2009-2010, come risulta, tra l'altro, dalla dichiarazione resa dall'azienda.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIPPO GIANNI. Concludo, Presidente.
Interrogo il Governo per sapere se è a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere affinché siano riconosciuti i diritti e i benefici derivanti dal rischio di aver lavorato l'amianto, senza che vi siano discriminazioni come quelle che si stanno registrando nei confronti dei lavoratori siciliani dell'amianto.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la questione richiamata dall'onorevole Pippo Gianni, relativa agli effetti prodotti dall'amianto nell'ambito del territorio siciliano, investe dirette competenze in relazione alle ricadute sul piano sanitario, ambientale, previdenziale e risarcitorio. Questi interventi sono quindi riconducibili, sulla base delle norme vigenti, Pag. 50a diverse amministrazioni, sia a livello centrale che, come richiamato, a livello territoriale.
In primo luogo ritengo necessario ricordare che la competenza in ordine all'accertamento della sussistenza e della durata dell'esposizione all'amianto spetta all'INAIL, mentre l'erogazione della prestazione viene effettuata dall'ente previdenziale di appartenenza a cui il lavoratore, in possesso della certificazione, come abbiamo detto rilasciata dall'INAIL, deve presentare poi la domanda di pensione.
Il procedimento di accertamento posto in essere dall'INAIL - che a tal fine si avvale della propria struttura di consulenza tecnica, che si chiama Contarp - è preordinato a verificare l'effettiva esposizione all'amianto secondo le concentrazioni previste dalla vigente normativa. Per quanto concerne lo specifico ambito territoriale che lei ha richiamato, la informo che, sulla base di quanto comunicato dall'INAIL, l'istruttoria inerente alle malattie professionali asbesto correlate da parte della Contarp regionale Sicilia è risultata conforme alle direttive impartite dall'istituto.
L'INAIL ha inoltre evidenziato che spesso le richieste di riesame non vengono supportate da nuova documentazione idonea ad una eventuale rivalutazione di precedenti pareri tecnici che hanno escluso l'esposizione qualificata utile ai fini del riconoscimento dei benefici previdenziali di cui parliamo. Al riguardo, preciso anche che i tempi dell'istruttoria tecnica da parte della Contarp Sicilia, in presenza di idonea nuova documentazione, risultano in linea con i tempi medi nazionali e non sussistono giacenze di particolare rilievo.
Per quanto riguarda il profilo sanitario, invece, il Ministero della salute informa che è attualmente allo studio la ricognizione delle effettive pregresse esposizioni al fine di individuare e circoscrivere la popolazione sulla quale concentrare eventuali azioni sanitarie da concordare con le regioni, per garantire il proseguimento di percorsi di monitoraggio sanitario e di diagnosi e cura armonizzati per i soggetti fuoriusciti dal mondo del lavoro.
Infine, ricordo che la questione è stata affrontata da un tavolo tecnico appositamente istituito dalla regione Sicilia del quale fanno parte gli assessorati regionali competenti nonché l'ARPA e l'ARRA, le agenzie regionali.
La regione Sicilia ha fatto sapere di aver istituito anche un ufficio speciale recentemente cui è stata attribuita la competenza in materia di amianto e al quale verrà rappresentata la necessità di operare un riesame delle posizioni dei lavoratori esclusi, allo stato attuale, dai benefici di legge.
Infine, il Ministero dell'ambiente ha reso noto di aver autorizzato il finanziamento di interventi di bonifica di particolare urgenza da effettuarsi nel territorio di alcuni comuni della regione Sicilia che presentano particolari criticità.
PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, però dietro la sua attenta risposta vengono a mancare 521 persone che sono morte per amianto e tanti altri che stanno muorendo senza arrivare nemmeno all'età della pensione. La Sicilia è la prima regione d'Italia a pagare in termini di vite umane la presenza di un amianto che nel tempo ha contribuito a distruggere tante famiglie.
So che lei è una persona molto attenta - lei è un Ministro eccellente - e le volevo far presente che sto lavorando insieme ad una associazione nazionale che si occupa dell'amianto, perché so quante migliaia di persone non vengono riconosciute. Capisco che ci vogliono un bel po' di risorse economiche, ma capisco anche che il danno subito da tante famiglie non può passare inosservato e sotto silenzio.
La invito, signor Ministro, proprio perché lei è una persona molto attenta, a voler intervenire anche sulla regione siciliana dove, purtroppo, il Governo è assente da diversi anni e nulla ha fatto e sta Pag. 51facendo per tentare di dare una risposta a chi muore, specialmente nel cosiddetto triangolo industriale o triangolo della morte di Priolo-Melilli-Augusta.
Per anni abbiamo dato migliaia di miliardi di vecchie lire e diamo miliardi di euro oggi come prelievo fiscale al Governo nazionale, allo Stato. Abbiamo il dovere di dare una risposta seria e certa a tutti gli operatori, agli operai, a quelli che sono già malati - asbesto correlati e quant'altro - di Priolo-Melilli-Augusta in provincia di Siracusa e a quelli di Gela che hanno contribuito, nel tempo, allo sviluppo economico di questo Paese.
Purtroppo, non solo non si danno risposte in termini di riconoscimento e quindi di pensione, ma tra l'altro si intende chiudere anche l'ospedale di Augusta che può servire per dare una risposta. Pertanto, in termini sanitari, c'è una disattenzione complessiva ed anche una «disarticolazione» della stessa legge regionale. Grazie Presidente, grazie Ministro per quello che farà.
(Chiarimenti in ordine alla nomina del nuovo direttore generale dell'ICE - Istituto nazionale per il commercio estero - n. 3-01629)
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01629, concernente chiarimenti in ordine alla nomina del nuovo direttore generale dell'ICE - Istituto nazionale per il commercio estero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ENZO RAISI. Signor Presidente, signor Ministro, per vent'anni della mia vita ho fatto l'export manager, ho girato il mondo ed avuto molti contatti con l'ICE. Per troppo tempo, come tutti i miei colleghi, ci siamo lamentati dell'impreparazione e dell'incompetenze di molti rappresentanti dell'ICE. Col tempo questa istituzione, questa realtà, questo ente si è modificato e ha avuto sicuramente un miglioramento.
Leggo, però, che è stato nominato dal consiglio di amministrazione dell'ICE, su indicazione del Ministro competente (quindi lei), un nuovo direttore responsabile nazionale. Leggendo il suo curriculum, che si può leggere su Linkedin (ossia il suo curriculum personale), ha una serie di competenze, ma tutte tranne che il commercio estero e commercio in generale.
È stato sicuramente un manager preparato sul piano amministrativo e finanziario, ma di commercio e di estero non c'è una virgola nel suo curriculum.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ENZO RAISI. Pertanto, mi domando come sia potuto accadere che si torni a fare i passi del gambero, ossia uno avanti e due indietro e attendo una sua risposta in questo senso.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.
PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il dottor Gabriele Andreatta, nominato il 2 maggio ultimo scorso nuovo direttore generale dell'ICE, è nato a Nizza Monferrato nel 1962 e ha conseguito la laurea in economia aziendale e un diploma universitario in amministrazione aziendale e specializzazione in marketing e comunicazione d'impresa.
Nel corso degli anni ha svolto un'intensa attività nel campo del credito e tuttora ricopre la carica di vicepresidente della banca Cassa di risparmio di Asti. Diversificata è stata la sua esperienza nel settore privato, dove ha operato per molti anni in un'importante multinazionale statunitense ed ha ricoperto diversi incarichi, quali amministratore delegato di numerose aziende.
Il dottor Andreetta ha svolto anche un'intensa attività nel settore dell'internazionalizzazione delle imprese. Dal 2009 è membro della Commissione ministeriale per le innovazioni industriali «Nuove tecnologie per il made in Italy - Industria 2015» del Ministero dello sviluppo economico, dal 2010 è membro della Camera di Pag. 52commercio della provincia di Asti in rappresentanza dell'associazioni ABI e ANIA. Il consiglio di amministrazione dell'ICE è composto da Umberto Vattanei, presidente, dai consiglieri Zegna, vicepresidente della Confindustria con delega all'internazionalizzazione, Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano, Bernabò Bocca, vicepresidente vicario di Confcommercio e Giuseppe Morandini, in rappresentanza delle piccole imprese, i quali hanno avuto un lungo incontro con il dottor Gabriele Andreatta, analogamente a quanto avvenuto con altri candidati anche provenienti all'interno dell'amministrazione.
I colloqui di selezione e l'intero processo sono durati cinque mesi. Nel corso dell'incontro con il dottor Andreatta è stato effettuato un approfondito esame delle sue competenze professionali alla luce anche degli incarichi finora svolti. Il consiglio di amministrazione, sulla base degli elementi riscontrati, ha scelto il dottor Gabriele Andreatta quale direttore generale dell'istituto e ha proceduto alla sua nomina, stabilendo la data del 10 maggio per l'assunzione delle funzioni. Proprio per le caratteristiche professionali del dottor Andreatta e per l'importanza dell'ICE nei nuovi scenari internazionali, ritengo che tale nomina rappresenti una tappa importante per la riorganizzazione dell'ICE e vede in primo piano la necessità di renderla sempre più dinamica e snella sul territorio italiano e più forte e operativa fuori dai confini nazionali, prevalentemente nei mercati emergenti.
Attraverso l'ICE dobbiamo stare quindi vicini alle nostre aziende, per supportarle in modo operativo e per creare nuove reti e nuovo business. Bisogna sottolineare inoltre come l'export rappresenti il settore che può rafforzare decisamente la crescita dell'economia del Paese. Pertanto, l'innesto di professionalità esterne, quindi maturate in ambiti di impresa e di internazionalizzazione, non può che giovare alla nuova struttura dell'ICE e alla missione che essa intende svolgere.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.
ENZO RAISI. Signor Presidente, non mi ritengo soddisfatto anche perché dite il falso. Il dottor Andreatta non ha mai avuto esperienze internazionali. Lo dico perché anche il comunicato dell'ICE dice che ha avuto esperienze internazionali. Glielo rileggo: vicepresidente della Cassa di risparmio di Asti, presidente C-Card Spa, consigliere di amministrazione della camera di commercio di Asti, consigliere di amministrazione Eurofidi Scapa, amministratore delegato iCube Srl, manager 3M Italia, che immagino sia la multinazionale che lei citava. Cioè, non c'è un'esperienza all'estero. Peraltro le prime tre e le ultime sono tutti incarichi politici, perché evidentemente per il signore, che è stato peraltro anche assessore del Popolo delle Libertà in un comune della provincia di Asti, in realtà si tratta del solito giochino della vecchia Repubblica: una nomina politica di una persona che non ha competenze.
Qual è il vero problema? Che il direttore dell'ICE è un incarico operativo, non è il presidente, che è una questione di immagine. Il direttore dell'ICE è colui che deve tenere in piedi la nostra struttura di aiuto a sostegno delle nostre imprese all'estero. È uno scandalo questa nomina! È una nomina politica di una persona che non ha le competenze e, ahimè, i miei colleghi export manager saranno ancora una volta, purtroppo, messi in difficoltà di fronte ad una persona che ci metterà mesi ed anni per imparare il mestiere, perché non è semplice riuscire a creare e a capire come funzionano le nostre reti di commercio estero e il nostro marketing internazionale.
Siamo tornati esattamente alla prima Repubblica! È una nomina di un portavoce di qualche deputato locale e questa è la cosa grave. Oltretutto - lo ribadisco - si dice il falso. Il comunicato dell'ICE, che trovate sul sito dell'ente, parla di esperienze di internazionalizzazione. Quali sono le esperienze di internazionalizzazione? Mi spiega una esperienza di internazionalizzazione che ha avuto il signor Pag. 53Andreatta? Una non c'è! Anche lei non me l'ha saputo dire, ha ripetuto il comunicato dell'ICE che dice il falso. Siamo tornati alla prima Repubblica. Allora basta, avete promesso il cambiamento, siete esattamente uguali a quelli di prima!
(Tempi di presentazione del disegno di legge annuale per la concorrenza e intendimenti del Governo in merito all'istituzione di un'autorità di regolazione indipendente in materia di trasporti - n. 3-01630)
PRESIDENTE. L'onorevole Lanzillotta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01630, concernente tempi di presentazione del disegno di legge annuale per la concorrenza e intendimenti del Governo in merito all'istituzione di un'autorità di regolazione indipendente in materia di trasporti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, credo che siamo in una situazione davvero paradossale. Il Governo periodicamente annuncia scosse all'economia che poi non si realizzano, presenta la legge costituzionale per la libertà di impresa e la revisione dell'articolo 41 della Costituzione e poi non fa l'unica cosa concreta che dovrebbe fare, che peraltro è prevista da una legge del 2009, cioè presentare al Parlamento quel pacchetto di misure, segnalate da più di un anno dall'Autorità per la concorrenza, perché effettivamente introducano misure di liberalizzazione che spingano la crescita, come hanno sottolineato da ultimo il governatore della Banca d'Italia, il presidente dell'Autorità antitrust. Ecco, quel pacchetto di misure rimane chiuso da più di un anno - lo ripeto - nei cassetti di Palazzo Chigi, dove ogni tanto spunta e poi viene regolarmente rimesso a posto.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lanzillotta.
LINDA LANZILLOTTA. In particolare, in quel provvedimento c'è anche l'istituzione di un'autorità di regolazione del settore dei trasporti, dove la fanno da padroni i monopolisti pubblici.
Vorrei sapere cosa ha intenzione di fare il Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.
PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, nel febbraio 2010 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha anticipato gli elementi essenziali della propria relazione annuale 2010, presentando la segnalazione «Proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza». Il 31 marzo 2010, poi, l'Autorità ha trasmesso la relazione, nella quale sono evidenziate le problematiche e i suggerimenti di intervento negli ambiti già individuati nella stessa segnalazione.
Acquisiti tali elementi, nonché le relazioni e segnalazioni delle altre autorità di regolazione settoriali, il Ministero ha ritenuto opportuno acquisire ogni elemento utile da tutte le altre amministrazioni coinvolte, nonché da quegli organismi che hanno competenza di vigilanza sulle materie oggetto delle segnalazioni dell'Autorità. Ha inviato, pertanto, ai predetti soggetti la richiesta di fornire le proprie valutazioni generali. in ordine ai rilievi formulati nei settori di competenza e la loro attualità, e le opportune informazioni e indicazioni su eventuali misure già adottate relative ai temi trattati, nonché su eventuali iniziative in corso e sulle ipotesi di utilizzo di strumenti di intervento alternativi alla legge annuale per la concorrenza e il mercato. Ciò, chiedendo di fornire eventuali proposte di modifiche normative o le motivazioni, ove non si ravvisasse la necessità di procedere. In tale attività istruttoria sono stati interessati i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che hanno fornito elementi di informazione circa lo stato di attuazione delle normative europee di settore e in merito alle iniziative in corso. Pag. 54
Tenuto conto, pertanto, degli elementi forniti e, soprattutto, delle esigenze di liberalizzazione e di semplificazione, il Ministero ha predisposto uno schema di articolato, intervenendo negli ambiti nei quali maggiori sono i problemi concorrenziali e più urgenti gli interventi di riforma. Tale schema è stato sottoposto a una prima valutazione del Consiglio dei ministri nella seduta del 9 febbraio scorso. Il predetto processo istruttorio ha visto il coinvolgimento sia di numerosi organismi pubblici che dei soggetti rappresentativi del mondo economico e sociale. Questo, ovviamente, ha inciso sui tempi di svolgimento dell'iter.
Inoltre, particolarmente laboriosa è stata la definizione della parte dello schema finalizzata alla predisposizione di alcuni interventi di riforma strutturale nell'ambito del sistema della distribuzione dei carburanti. Il predetto schema di disegno di legge, pertanto - una cui prima definizione è stata completata già entro la metà del 2010 - è stato oggetto finora di un costante ed approfondito confronto con tutte le parti interessate.
Infine, poiché l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato al Governo la nuova relazione annuale 2011, in cui sono conformate e ribadite anche le osservazioni e le proposte formulate nella precedente relazione, ivi comprese quelle relative alle esigenze di migliore regolazione del settore trasporti, si presenta l'opportunità di rivalutare l'intera questione ai fini della presentazione di un disegno di legge.
PRESIDENTE. L'onorevole Lanzillotta ha facoltà di replicare.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, il Ministro Romani ci ha appena annunciato che dobbiamo aspettare altri 15 mesi. Siccome, infatti, è arrivata una nuova segnalazione dell'Antitrust, ci devono pensare bene e riattivare le procedure di consultazione, per sentire se i monopolisti vogliono essere liberalizzati. Questa, infatti, è la procedura di consultazione! Certo, se bisogna avere l'assenso dei destinatari delle misure che fanno smettere o ridurre le rendite - a danno dei consumatori e delle opportunità di nuove imprese - io credo che questo termine non lo avremo mai.
Noi chiederemo che all'ordine del giorno della Camera, come quota delle opposizioni, sia iscritta la nostra proposta di legge per la concorrenza, che riproduce gran parte delle misure dell'Autorità. Riteniamo infatti che questa, che doveva essere il punto chiave dell'agenda liberale del Governo, sia una misura a costo zero, che può spingere la crescita e risparmiare o, almeno, attenuare il peso e il carico delle misure, pesantissime, di taglio alla finanza pubblica, che il Governo dopo le elezioni sarà obbligato a prendere. Quindi, prendiamo atto che anche per questo Consiglio dei ministri la prossima scossa all'economia non riguarderà la creazione di nuove opportunità di crescita, di imprese e di lavoro, e a chissà quando ciò è rinviato.
(Iniziative in relazione ai rischi per la salute della popolazione residente nell'area del Petrolchimico di Mantova - n. 3-01631)
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni ed altri n. 3-01631, concernente iniziative in relazione ai rischi per la salute della popolazione residente nell'area del Petrolchimico di Mantova (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, signor Ministro, conosciamo bene la sua sensibilità in relazione alle tematiche ambientali e la sua conoscenza delle vicende, in particolare di Mantova. Noi viviamo una realtà particolare. Dico «noi» perché sono il parlamentare mantovano che in questi anni ha cercato di battersi perché si affermi una volta per tutte qualche certezza rispetto ai temi che ai cittadini stanno a cuore. Come lei sa, in questo periodo, in questi ultimi anni, c'è stato un Pag. 55Osservatorio epidemiologico che ha dato risultati straordinari dal punto di vista della ricerca scientifica e che ci ha fornito dei dati, che sono importanti ma non confortanti, sullo stato di salute di quei cittadini che vivono a ridosso del Polo petrolchimico. In questi giorni è proprio di grande attualità il fatto che siamo alle fasi conclusive del processo cosiddetto ex Montedison che riguarda il caso di decine di persone morte per cause legate alla tipologia dell'attività stessa. C'è un dato di fatto che noi abbiamo riscontrato...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fava.
GIOVANNI FAVA....con la nostra Commissione, e cioè che Mantova vive su una parte galleggiante, il cosiddetto surnatante, uno strato di idrocarburi alto più di un metro e in continuo aumento e c'è una raffineria che è la principale responsabile di questa situazione. Vogliamo chiedere a lei di sapere quali sono gli impegni che vuole assumere il Governo per cercare di dare delle risposte ai cittadini che, così come ho esposto in modo più esaustivo nell'interrogazione, hanno bisogno di sapere qualcosa di più merito al loro destino.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.
FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per l'importante questione posta perché dare risposte ai cittadini è sicuramente una delle priorità del Governo e del Parlamento. I quesiti posti sono due, uno in ordine alla prevenzione primaria, l'altro in ordine agli studi epidemiologici che sono stati e verranno condotti per quanto attiene la prevenzione primaria. Bisogna far riferimento alle misure di bonifica e ripristino ambientale dell'area industriale previste anche dall'accordo di programma stipulato tra il Ministero dell'ambiente e gli enti territoriali. Il Ministero dell'ambiente, oltre a tali bonifiche, prevede anche un'ipotesi progettuale che contempla una barriera idraulica e per alcuni tratti anche fisica, volta proprio ad isolare completamente la falda dall'ambiente circostante. È un'iniziativa sicuramente meritoria e per questo sono stati stanziati 15 milioni di euro dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e altri 5 milioni dalla regione e dalla provincia nell'ambito del citato accordo di programma. Invece, per quanto attiene gli studi epidemiologici condotti dall'Istituto superiore di sanità, che concernono 25 mila persone residenti nei comuni di Mantova e limitrofi, sono in corso. I risultati di tali studi saranno resi noti a breve e assicuro il mio impegno personale per fare in modo che i cittadini possono averli quanto prima.
Quanto ad altre problematiche, anche future, è sicuramente importante, anzi necessaria la realizzazione di uno studio, cosiddetto «Sentieri II» che, attraverso la collaborazione sempre dell'Istituto superiore di sanità e la rete dell'Associazione italiana registri tumori e dello studio prospettico cui faceva riferimento l'onorevole interrogante, potrà fornire, anche grazie alla possibile allocazione di risorse economiche adeguate, ulteriori elementi di conoscenza su questo problema. Sono stati stanziati finora 100 mila euro. Il Presidente dell'Istituto superiore di sanità mi assicura che dovrebbero essere sufficienti, in caso non lo fossero, garantiamo comunque la copertura da parte del Ministero.
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, signor Ministro, sono ovviamente molto soddisfatto della sua risposta perché non avevo dubbi sull'impegno del Governo. Conosco le modalità che hanno portato alla soluzione parziale del problema e cioè quella della riduzione della tematica del surnatante attraverso questo sistema dei barrieramento fisico e di questo ringrazio anche l'onorevole Ministro Prestigiacomo che è qui presente. Il tema della salute è un tema molto forte e molto sentito, un tema che sta caratterizzando il dibattito Pag. 56politico del nostro territorio da anni ed è di stringente attualità e quindi credo che l'impegno debba andare anche nella direzione di chiarire una volta per tutte quelle che sono state le responsabilità. Infatti, se è pur vero che ci interessa analizzare dal punto di vista dell'impatto socio-fisico la vicenda, ci interessa soprattutto capire chi è stato e chi ha contribuito in modo determinante a questa situazione, anche in termini di recupero delle risorse che in questo momento il Governo sta mettendo a disposizione del Paese e che vanno nella direzione di risolvere un problema. Di ciò gli siamo molto grati, ma non si è avuta in questo momento ancora la forza di individuare chi siano veramente i responsabili. Noi abbiamo le idee abbastanza chiare su quali siano le responsabilità e a chi possano essere ascritte. Noi diciamo che se continua questa vostra attività di ricerca con convinzione, negli anni avremo la possibilità di dire ai cittadini esattamente quello che è successo e quelle che sono state le soluzioni che siamo riusciti a porre in essere come Governo, come istituzioni e come Parlamento, affinché queste cose potessero essere risolte e questa situazione potesse volgere al meglio. Quindi, ringrazio della disponibilità il Governo e mi auguro non dover più intervenire su questo argomento in quest'Aula. Penso che in ogni caso i cittadini mantovani abbiano avuto una risposta soddisfacente.
(Iniziative per migliorare la qualità della vita dei pazienti che soffrono di asma, con specifico riguardo alla popolazione infantile - n. 3-01632)
PRESIDENTE. L'onorevole Girlanda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01632 concernente iniziative per migliorare la qualità della vita dei pazienti che soffrono di asma, con specifico riguardo alla popolazione infantile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, signor Ministro, ieri si è celebrata la Giornata mondiale dell'asma, una delle malattie croniche che rappresenta un'importante attenzione per le conseguenti cause di mortalità nella popolazione adulta a livello globale. Come lei sa, si tratta di una forma di allergia che incide pesantemente sulla qualità della vita di chi ne viene colpito, tanto che secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità sono circa 300 milioni le persone che soffrono di asma, di cui sei milioni nella sola Europa, e i cui decessi ammontano a circa 250 mila l'anno. Questo andamento preoccupante non accenna a diminuire.
La gravità di tali forme di allergie respiratorie è particolarmente incidente sulla qualità della vita delle persone, anche in considerazione del fatto che esse possono accompagnare l'individuo per tutto l'arco della sua esistenza. In questo quadro l'Italia non è assente, tanto che numerosi studi hanno evidenziato che circa il 20 per cento della popolazione soffre di allergia, trattandosi tra l'altro di una delle malattie croniche più frequenti tra i bambini. Per questi motivi le chiedo di conoscere quali siano le iniziative intraprese dal Ministero per migliorare la qualità dei pazienti.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.
FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, nel nostro Paese la questione del controllo delle allergie respiratorie è stata affrontata da tempo ma solo abbastanza recentemente ha trovato un tavolo di confronto, una strutturazione programmatoria che metta insieme tutti gli attori, tutti gli stakeholder (quindi, il Ministero, regioni, associazioni dei pazienti e società scientifiche). Nel giugno 2009, seguendo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, è stata costituita la Global alliance against chronic respiratory diseases (GARD) Italia, che è un'alleanza volontaria che vede diversi portatori di interessi lavorare proprio al comune obiettivo di migliorare la salute respiratoria. A parte ciò, per quanto concerne Pag. 57proprio l'aspetto programmatorio strettamente connesso all'attività del Governo, vorrei segnalare il Piano nazionale della prevenzione 2010-2012, a cui rimando per un approfondimento, che è stato sancito con un'intesa Stato-regioni nel 2010 e che per la prima volta prevede tra gli obiettivi generali proprio la riduzione dell'incidenza delle patologie da esposizione a agenti chimici, fisici e biologici, con particolare attenzione alla salute dei bambini. In base a ciò propone proprio la definizione di linee strategiche per migliorare gli aspetti igienico sanitari negli ambienti di vita indoor - le scuole, i luoghi di svago e di ritrovo - frequentati da bambini.
Queste linee strategiche sono state approvate da un'intesa Stato-regioni il 18 novembre 2010 e sono proprio rivolte al miglioramento delle condizioni che rappresentano i principali fattori di rischio delle allergie. Successivamente c'è stato un riscontro a questa parte programmatoria stimolata dal Governo ed approvata dalle regioni, con l'adozione dei piani regionali della prevenzione, adottati alla fine dello scorso anno. Infine, vorrei ricordare che il centro di controllo delle malattie finanzia, oltre a questo, dei filoni di ricerca per la sorveglianza e lo studio del rapporto salute - ambiente da un lato e, dall'altro, per l'implementazione di percorsi di presa in carico delle conseguenti malattie respiratorie. Quindi, direi che il problema è affrontato a trecentosessanta gradi dal Ministero, d'intesa con le regioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Girlanda facoltà di replicare.
ROCCO GIRLANDA. Signor Ministro, mi ritengo molto, molto soddisfatto della sua risposta, che ovviamente mette in evidenza la sua attenzione anche a questo tipo di problematica, quindi la ringrazio veramente per il lavoro che sta facendo, insieme a tutto il Governo. Monitorare costantemente l'andamento di questo fenomeno rappresenta infatti, a mio avviso, il requisito essenziale per mantenerlo sotto controllo nel più ampio panorama delle allergie respiratorie. L'allergia, come è ormai accettato e riconosciuto dal panorama scientifico internazionale, costituisce la nuova epidemia del terzo millennio.
Ovviamente sono convinto - e concordo pienamente con lei - che, per affrontare concretamente questo problema, occorre un forte impegno di programmazione, sia a livello centrale che regionale, e approntare un tavolo stabile di confronto tra le istituzioni, associazioni di malati e comunità scientifica, che mi sembra stia andando proprio nella direzione della sua risposta.
Purtroppo, stime autorevoli denunciano che, nei prossimi dieci anni, tale dato sia destinato ad aumentare del 17 per cento. In questo senso, il quadro delle iniziative che lei ha delineato mi trova concorde, ovviamente, per le strategie individuate volte, in particolar modo - e questo è veramente importante -, alla popolazione infantile dal momento che, tra le cause scatenanti di queste forme di allergia, vi è, appunto, anche la reazione dell'organismo ad elementi patogeni ed inquinanti derivanti da fenomeni caratterizzanti la nostra epoca, quale il maggior tasso di inquinamento dell'aria.
Attualmente, un bambino su quattro è allergico, ma si stima che, nel 2020, uno su due nell'Unione europea sarà affetto dalla malattia allergica cronica. Gli effetti di questo stato di cose sono densi di criticità dal momento che un bambino asmatico deve effettuare una terapia modulata in modo da mantenere sotto controllo i sintomi, quali tosse e difficoltà nello sforzo fisico. Ciò riguarda la vita di queste giovani vittime e dei cittadini italiani. Per questo motivo, ritengo che il Governo stia operando bene nel coordinarsi con le istituzioni scientifiche e, quindi, la ringrazio della sua risposta.
(Elementi in merito all'ipotesi di soppressione di taluni presidi dell'Arma dei carabinieri - n. 3-01633)
PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 58n. 3-01633, concernente elementi in merito all'ipotesi di soppressione di taluni presidi dell'Arma dei carabinieri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa che uno dei tanti problemi - e, purtroppo l'Italia ne ha molti - che ci stanno davanti è, sicuramente, quello della sicurezza; la domanda di sicurezza da parte dei cittadini è grande e crescente, per la criminalità comune, la microcriminalità e, comunque, il problema sicurezza in generale.
Appare, nell'ambito di un generale piano di riorganizzazione degli organici delle forze dell'ordine sull'intero territorio nazionale, che taluni presidi dell'Arma dei carabinieri debbano essere o rischino di essere tagliati. Questo a fronte di una paventata soppressione motivata dai tagli operati dal Governo nei confronti delle forze dell'ordine.
Se questo è vero, vorrei chiedere al Ministro se confermi questa notizia che è diffusa rispetto ai tagli e, se è vero tale piano di soppressione di alcuni presidi dell'Arma dei carabinieri, dove debbano avvenire le suddette soppressioni e quali siano le motivazioni che, eventualmente, il Governo intende dare in proposito.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, le rispondo, onorevole Compagnon, sulla base degli elementi forniti dal Ministero della difesa, al quale è stata rivolta la sua interrogazione.
Il Ministero fa presente che il Comando generale dell'Arma dei carabinieri procede sistematicamente ad adeguare la distribuzione dei presidi sul territorio privilegiando le aree maggiormente interessate da problemi di sicurezza, con una loro mirata ricollocazione, in piena sintonia con le altre Forze di polizia e sempre in armonia con gli orientamenti dei prefetti.
In linea con tale strategia, dal 2010 sono stati istituiti i reparti territoriali di Gela e Nocera inferiore, le compagnie di Spilimbergo e di San Vito dei Normanni e nove stazioni: Loiri Porta San Paolo, Turate, Sedriano, Rescaldina, Marcon, Cesate, Casale sul Sile, San Marzano sul Sarno, Ponte San Nicolò. Si procederà a breve alla costituzione di un ulteriore reparto territoriale ad Aprilia. È, inoltre, recentissimo il provvedimento di potenziamento delle aree del calatino, nella provincia di Catania, e di Manduria, adottato per fronteggiare le maggiori esigenze di controllo del territorio connesse con il rilevante flusso migratorio da Paesi del nord Africa, anche in aderenza alle pressanti esigenze di sicurezza rappresentate dalle comunità locali.
Sempre in linea con la strategia di cui si è detto, sono state soppresse sei stazioni: Palermo-Rocca Monreale, Pietranico, San Lorenzo di Sebato, Sampieri, Ariano Destro e Gonnostramatza ed è stata riconfigurata in tenenza la compagnia di Abbadia San Salvatore.
In conclusione, onorevole Compagnon, il Ministero della difesa comunica che tali determinazioni sono state adottate sulla base di mirate valutazioni dell'assetto territoriale dell'Arma dei carabinieri al fine di mantenere costantemente l'aderenza alle concrete esigenze del territorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, credo che se in Italia c'è qualcosa in cui tutti gli italiani credono è proprio l'Arma dei carabinieri, con la loro capillare presenza sul territorio che dà tranquillità e sicurezza. Però, al di là di quello che lei ha letto puntualmente, signor Ministro, c'è una verità sacrosanta: i presidi dei carabinieri sono sempre meno occupati, hanno la segreteria telefonica e la sera non riescono a svolgere i servizi che dovrebbero per mancanza di uomini, di mezzi e, ovviamente, di fondi.
Volevo dire queste cose al Ministro della difesa La Russa, che l'altro giorno, Pag. 59per commemorare la celebrazione di Pastrengo 1848 per la carica dei carabinieri reali, ha detto: basta soltanto cerimonie, bisogna essere vicini concretamente all'Arma dei carabinieri. Non lo deve dire lui, perché è questo Governo che in questi anni ha tagliato i fondi.
Allora dico: cerchiamo di essere seri. Il cittadino ha bisogno di sicurezza. Nessuno più dei carabinieri può farlo. Questo Governo deve decidere, anziché fare dei conti così generali, di contribuire di più rispetto a quello che fa, perché è una delle risposte importanti che possiamo dare al nostro Paese. Faccio un esempio: in questi anni sono stati buttati via 300 milioni per Alitalia, quasi 800-900 milioni nei comuni di Catania, Palermo e Roma, 350 milioni non si risparmiano per l'election day. Si tratta di oltre un miliardo di fondi che noi, in quest'aula, avevamo detto che forse era meglio spendere in maniera diversa.
Come ultima osservazione voglio dire che, se veramente vogliamo dare una risposta di sicurezza ai nostri cittadini che può essere una soluzione (il problema del Trattato con la Libia, i 5 miliardi di dollari che questa Camera con il nostro voto contrario si era impegnata a dare alla Libia), cominciamo - ho concluso, signor Presidente - congelando quei fondi e attribuendone una parte alle forze dell'ordine. La sicurezza non si fa con le ronde, non si fa con gli slogan: si fa con i fondi dati alle forze dell'ordine, in modo particolare ai carabinieri, affinché possano operare sul territorio. La crescente domanda di sicurezza è anche una crescente domanda di responsabilità e di risposte certe, non di slogan, a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
(Intendimenti del Governo in merito all'adozione di iniziative normative in ordine alla gestione delle risorse idriche - n. 3-01634)
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01634, concernente intendimenti del Governo in merito all'adozione di iniziative normative in ordine alla gestione delle risorse idriche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, dalle dichiarazioni stampa provenienti dal Governo, dal sottosegretario Saglia in particolare, viene messo in discussione l'oggetto di un referendum, in questo momento sottoposto agli italiani, relativo all'acqua pubblica.
È un vizio di questo Governo che, da tre anni a questa parte, dall'inizio della legislatura, con diversi interventi legislativi - ne citiamo qualcuno: il primo è il decreto-legge n. 112 del 2008 con l'introduzione dell'articolo 23-bis; il successivo decreto Ronchi ed ancora il decreto-legge n. 39 del 2009, che si riferiva ad interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite da eventi sismici dell'Abruzzo -, in ogni occasione è sempre intervenuto per far sì che il servizio idrico divenisse pubblico.
Vogliamo chiedere a questo punto al Governo, considerato che un ulteriore intervento è previsto nella comunitaria, che però è stata «sospesa» ed è ritornata in Commissione, come ha dichiarato il sottosegretario Saglia, se intende intervenire per bloccare anche questo referendum.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, anzitutto approfitto per sgombrare il campo dall'ormai diffusa demagogia referendaria secondo la quale questo Governo avrebbe privatizzato l'acqua.
Il codice dell'ambiente - dovrebbe saperlo l'onorevole interrogante - ribadisce senza ombra di dubbio o ambiguità la piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui Governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e al prezzo del servizio, in conformità a quanto previsto. Pag. 60
La riforma del Governo Berlusconi ha inoltre previsto proprio in materia di servizio idrico regole specifiche per non pregiudicare quelle situazioni nelle quali la formula della gestione in house ha funzionato.
Peraltro va evidenziato che il coinvolgimento dei capitali privati e del know how privato nel settore idrico non è notoriamente una novità introdotta da questo Governo: le partnership fra pubblico e privato sono infatti in Italia una realtà da anni.
Il problema non sta allora nella presenza dei privati in sé, ma nelle garanzie da dare ai cittadini, garanzie che vanno potenziate in ogni caso, a prescindere dal referendum. Più privato nella gestione del servizio idrico deve in altri termini significare più garanzie e più regolazione, cioè poteri sulle tariffe, e più vigilanza, poteri anche sanzionatori nei confronti di chi abusa. Questo vale anche per la tariffa del servizio idrico, a cui si riferisce il secondo dei quesiti referendari richiamato dall'interrogante.
Va sottolineato che la norma che il referendum intende abrogare è in vigore anch'essa da ben prima dell'entrata in vigore della riforma del Governo Berlusconi, e non per caso: secondo il diritto comunitario, infatti, è proprio la tariffazione il miglior sistema per garantire un uso più sostenibile della risorsa idrica, nella logica di realizzare una sintesi costante e indissolubile fra la tutela della concorrenza e la tutela dell'ambiente.
Inoltre, il Governo non ha assolutamente dimenticato gli ordini del giorno accolti in sede di conversione del decreto-legge n. 135 del 2009 e sta lavorando per l'istituzione di un apposito ed autorevole soggetto pubblico di regolazione e vigilanza dei servizi idrici che faccia tesoro dell'esperienza e della competenza maturate dall'attuale Coviri, che ha ben operato finora presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, allo scopo di dare ai cittadini, alle imprese e alle comunità locali le garanzie cui hanno diritto.
Sulla regolazione e sulla vigilanza vi è una forte e diffusa richiesta: questa richiesta, che si lega ad un'esigenza che preesiste e prescinde dal referendum, il Governo non intende ignorare.
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.
IGNAZIO MESSINA. Signor Ministro, è ben chiara all'interrogante la differenza che passa tra proprietà pubblica delle risorse idriche e gestione pubblica o privata delle risorse idriche. È fin troppo evidente che io mi riferissi alla gestione delle risorse idriche e non certo alla proprietà: sarebbe veramente un dramma se questo Governo riuscisse a partorire anche una proprietà privata delle risorse idriche. È proprio la gestione il problema.
Vede, se si affida ad un privato la gestione di un'attività, il privato su quell'attività deve produrre degli utili di impresa: è naturale, è normale. Non è normale però, signor Ministro, che un'attività di impresa possa essere fatta speculando su un diritto inviolabile dei cittadini, che è quello all'acqua, come all'aria, come alla cultura, come all'istruzione, come alla sanità. Quella non può essere privata, perché il privato fa utili.
Inoltre, lei non garantisce la concorrenza, signor Ministro, perché il problema è che la condotta nella quale l'acqua passa è per forza di cose una, quindi alla fine vi sarà un unico gestore monopolista, che invece di essere un gestore pubblico diventerà privato e quel privato avrà il dovere, o meglio non il dovere, ma il diritto e il potere, di fare tutti gli utili che vuole su quell'attività.
L'atteggiamento del Governo è grave perché in dispregio assoluto della Costituzione. Vi è un referendum la cui data di svolgimento è già fissata, l'articolo 75 della Costituzione lo prevede e un milione e mezzo di cittadini ha chiesto di esprimersi. Non è tollerabile che il Governo intervenga a gamba tesa ogni volta che vi è la possibilità per i cittadini di esprimersi. E poi si dice che questo Governo è espressione della volontà dei cittadini. È intervenuto Pag. 61Saglia sulla questione dell'acqua, è intervenuto il Presidente della Consiglio sulla questione del nucleare. Non si può andare avanti così.
Noi riteniamo che vi sia un diritto dei cittadini ad esprimersi per il «sì» all'acqua pubblica e non privata, per un «no» ad una politica sul nucleare che vuole fare questo Governo, per un «no» al legittimo impedimento. Questo è ciò che il Governo deve rispettare, se veramente si ritiene espressione dei cittadini...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina, chiedo scusa ma ha finito il tempo.
(Iniziative di competenza per una corretta gestione dei rifiuti in Campania - n. 3-01635)
PRESIDENTE. L'onorevole Graziano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01635, concernente iniziative di competenza per una corretta gestione dei rifiuti in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, a distanza di un anno questa è la seconda interrogazione a risposta immediata in tema di rifiuti nella regione Campania; è la riprova che gli annunci del Governo sulla fine dell'emergenza fossero solo propaganda elettorale. Ora però la realtà ha superato la fantasia, l'emergenza è diventata normalità perché l'intera gestione dei rifiuti urbani è oggi più che mai ostaggio delle contrapposizioni politiche.
Il potere di togliere la spazzatura dalla strada è della regione e della provincia; il comune dipende da loro, ma a ridosso delle elezioni amministrative tutto è immobile. Niente è stato fatto, dalle nuove discariche ai termovalorizzatori, passando per la raccolta differenziata; in più il pericolo delle infiltrazioni camorristiche aggrava il clima, anche elettorale, intorno al tema, come appare chiaramente dai giornali di oggi.
Noi chiediamo al Ministro ed al Governo cosa intendano fare per sbloccare questa crisi drammatica.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, purtroppo è opportuno ancora una volta ricordare che il nostro Governo ha ereditato l'emergenza dei rifiuti in Campania dal precedente Governo.
Nel 2008 è stato avviato un piano straordinario, che ha consentito la completa rimozione delle oltre 200 mila tonnellate di rifiuti abbandonati nelle strade e ha fatto partire un ciclo di gestione integrata dei rifiuti, prima inesistente, realizzando cinque impianti di discarica con i relativi servizi. È stato inoltre ultimato e messo in funzione il termovalorizzatore di Acerra, che ha trattato, nel 2010, oltre 516 mila tonnellate di rifiuti su una capacità di 600 mila, quindi tutt'altro che funzionante a metà.
Le criticità del sistema di raccolta e di smaltimento derivano notoriamente dalle difficoltà di smaltire, nella provincia di Napoli, le consistenti quantità di rifiuti prodotti. Per tale motivo si è istituito un sistema regionale di smaltimento dei rifiuti con la possibilità di gestire circa mille tonnellate al giorno di rifiuti presso impianti di smaltimento delle altre province campane. La graduale ripresa delle attività della discarica di Benevento e di Chiaiano, unitamente all'invio di una quota di rifiuti fuori dalla regione, sta adesso consentendo il graduale recupero delle giacenze.
In ogni caso, dopo quattordici anni di emergenza, con il ritorno alla gestione ordinaria da parte della regione e degli altri enti territoriali è del tutto fisiologico che possano registrarsi ritardi e criticità, che però non possono essere imputate al Governo nazionale.
È stato poi istituito un apposito tavolo di confronto con gli enti territoriali presso Pag. 62la Presidenza del Consiglio dei ministri; è stato contemporaneamente attivato un parallelo tavolo tecnico presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; sono stati definiti gli accordi interregionali volti a consentire, nella transizione, lo smaltimento di rifiuti urbani in Puglia, in Emilia Romagna, nel Lazio e in Toscana. Sono state avviate le procedure per l'attivazione, nel 2011, di altri tre impianti di compostaggio, che andranno ad aggiungersi a quelli già esistenti.
La regione, dal canto suo, ha avviato due protocolli di intesa su impulso del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il CONAI, per potenziare la raccolta differenziata: un lavoro coordinato dal Governo e dalle autonomie territoriali che comincia a dare i suoi frutti.
Dal 2010 le province di Avellino, Benevento e Salerno hanno raggiunto livelli di raccolta differenziata soddisfacenti, un po' più in ritardo le province di Caserta e di Napoli; la percentuale media regionale tuttavia, dopo la fine dello stato di emergenza, è passata dal 40,9 per cento del 2009 al 43,41 per cento del 2010.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Peraltro al momento, per la provincia di Napoli, appare inevitabile l'individuazione anche di nuove discariche da localizzare presso invasi da riqualificare, nel rispetto di tutte le norme di corretta coltivazione e di piena tutela delle matrici ambientali. A tal fine sono stati nominati, com'è noto, i commissari straordinari.
È in fase di ultimazione la gara per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno ed è stato pubblicato il bando per la realizzazione del termovalorizzatore di Napoli est.
PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. L'impianto funzionerà con tre linee e produrrà anche energia elettrica.
In conclusione abbiamo sbloccato le compensazioni ambientali, molto attese dal territorio, e abbiamo stanziato 150 milioni di euro per tutti quegli impianti intermedi che dovranno, a breve, essere realizzati.
PRESIDENTE. L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, signor Ministro, nel dichiararci ovviamente pienamente insoddisfatti - perché abbiamo ancora assistito al racconto di un mondo virtuale - le voglio ricordare, proprio a proposito di virtualità, alcune dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Nel maggio 2008: «In Campania ci saranno quattro termovalorizzatori sicuri e non ci saranno più giacenze in strada con l'assoluto impegno di non farne più»; 10 dicembre 2008: «Le strade di Napoli saranno pulite come quelle di Tokio» (nefasto presagio); 26 maggio 2009 all'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra: «È una data storica, si esce definitivamente dall'emergenza»; 22 ottobre 2010 in merito a Terzigno: «La situazione tornerà alla normalità in dieci giorni. Sulle cave sorgeranno boschi e parchi»; 29 dicembre 2010: «Scenderò in campo io personalmente per risolvere il problema in pochi mesi».
Il mondo reale, signor Ministro: dopo quattro decreti, 1.700 tonnellate a terra a Napoli, circa 7 mila in tutta la provincia; l'inceneritore di Acerra che non va; oltre 14 milioni di euro spesi dopo il collaudo per metterci delle pezze in continuazione; nessun impianto nuovo in costruzione; un piano dei rifiuti che è solo sulla carta; raccolta differenziata che non procede; l'infiltrazione - e questo è il dato più grave - di nuovo della camorra nel ciclo delle discariche.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Non è vero!
Pag. 63ALESSANDRO BRATTI. È di queste ore l'arresto del coordinatore del Popolo della Libertà di Quarto, uomo legato al presidente della provincia, Cesaro, che avrebbe trattato con il clan Polverino proprio la localizzazione di una discarica nel comune di Quarto. Nessun euro è arrivato, nonostante le promesse delle misure compensative.
PRESIDENTE. Onorevole Bratti, la prego di concludere.
ALESSANDRO BRATTI. A tutto ciò ha provveduto poi la provincia di Napoli aumentando la Tarsu del 70 per cento rispetto al 2009. Ecco, signor Ministro, i risultati del Governo del fare: credo che gli italiani - e i campani in modo particolare - ne abbiano abbastanza per dire che è ora che voi vi facciate da parte e andiate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Corsini, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Renato Farina, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lucà, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,54)
PRESIDENTE. Ricordo che il Parlamento in seduta comune è convocato domani, giovedì 5 maggio alle ore 9, per la votazione per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale e di un componente del Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 5 maggio 2011, alle 12:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 15,55.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE CALDERISI IN SEDE DI ESAME DI QUESTIONI PREGIUDIZIALI RIFERITE AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4307
GIUSEPPE CALDERISI. La pregiudiziale del Partito Democratico verte quasi esclusivamente, come parte di quella dell'Italia dei Valori, sulla questione del referendum abrogativo relativo alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Nelle pregiudiziali si sostiene che l'intento del legislatore è quello di eludere il contenuto del referendum.
Ma il testo dell'articolo 5 del decreto-legge, così come modificato dal Senato è chiarissimo: tutte, ripeto tutte, le disposizioni Pag. 64di cui il referendum chiede l'abrogazione sono espressamente, puramente e semplicemente abrogate. Abrogate!
Nella mia esperienza politica, da radicale e anche successivamente, sono stato promotore di molti referendum e nel 1978 fui proprio io a presentare quel ricorso alla Corte costituzionale da cui è scaturita la sentenza n. 68/78 richiamata nelle pregiudiziali. Che io ricordi - e anche i deputati della delegazione radicale lo ricordano molto bene, perché spesso hanno patito l'aggiramento di quesiti referendari, anche dopo lo svolgimento del referendum, vedi quello sulla responsabilità civile dei magistrati o sul finanziamento pubblico - dicevo che mai nel passato un intervento legislativo riguardante l'oggetto di un referendum abrogativo ha accolto in modo così puntuale la richiesta referendaria come fa il provvedimento al nostro esame.
Quindi, non solo non vi è nulla di scandaloso, ma vi è anzi il fatto positivo che il Governo risponde pienamente alla richiesta abrogativa oggetto del referendum. Non ci sono secondi fini. C'è una ragione vera: è accaduto un incidente gravissimo come quello del Giappone che colpisce non soltanto le intelligenze, ma i sentimenti profondi di tutte le persone. È quindi corretto che un Governo prenda atto di una situazione che riguarda la sicurezza del nucleare e cambi radicalmente il suo programma.
La questione del referendum posta dalle pregiudiziali è pertanto priva di fondamento, anzi direi surreale. I promotori del referendum dovrebbero essere soddisfatti per aver ottenuto un indubbio successo e invece mettono in atto una sorta di processo alle intenzioni.
Le pregiudiziali eccepiscono che il comma 8 dell'articolo 5 stabilisce che entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge, il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale; ma tale strategia riguarda l'insieme complessivo della politica energetica nazionale e il comma in questione non implica affatto una riapertura dell'opzione nucleare. Tale riapertura, per essere eventualmente attuata, avrà bisogno di nuove norme legislative. O si vuole sostenere che il Paese deve rimanere senza alcuna nuova strategia energetica nazionale?
Stesso discorso vale per il comma 1 dell'articolo 5 che si riferisce all'esigenza di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare, mediante il supporto della relativa Agenzia, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea. Ma cosa si vuole sostenere, che l'Italia non debba acquisire ulteriori evidenze scientifiche ? Che non si debba occupare di sicurezza nucleare e delle decisioni che saranno assunte dall'Unione europea, avendo oltretutto a pochi chilometri dalle proprie frontiere numerose centrali nucleari degli altri paesi europei?
Le pregiudiziali fanno riferimento alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio circa il carattere non definitivo, per il futuro a venire, dell'abbandono dell'opzione nucleare.
Ma questo è un concetto ovvio, in quanto non si può chiudere per sempre la porta a questo tipo di tecnologia. Sarebbe del tutto irrazionale dato che tutti i paesi industrializzati, compreso il Giappone, continuano ad utilizzare tale tecnologia. Quindi non si può escludere che, quando e se la tecnologia consentirà di sviluppare reattori nucleari effettivamente sicuri, si possa ridiscutere l'opzione nucleare per la produzione di energia elettrica.
Va comunque ribadito che, in termini giuridici, l'articolo 5 preclude del tutto l'opzione nucleare. Nel nostro ordinamento il referendum ex articolo 75 della Costituzione è solo abrogativo di vigenti norme di legge, non esiste il referendum sulle intenzioni future del Governo.
Le pregiudiziali hanno un carattere strumentale e demagogico e sono pertanto da respingere, così come sono da respingere per le altre questioni poste.
Si eccepisce la mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza per alcune norme del decreto legge in esame, ma è del tutto evidente che era ed è urgente intervenire Pag. 65in favore della cultura, a salvaguardia di Pompei, per prorogare il divieto di incroci fra settore della stampa e settore della televisione, per consentire la migliore funzionalità degli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo e per migliorare la operatività della Cassa Depositi e Prestiti. Il decreto-legge risponde pertanto ai requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione.
Viene criticato l'articolo 2 del decreto-legge che riguarda gli interventi per l'area archeologica di Pompei.
Si sottolineava con forza che occorreva intervenire d'urgenza quando si criticava ingiustamente e ferocemente l'ex Ministro Bondi per i crolli di Pompei ed ora, nel momento in cui si approntano mezzi finanziari ed operativi per mettere subito in sicurezza il polo archeologico di Pompei si muovono critiche del tutto pretestuose.
Si critica l'eccessivo numero dei decreti-legge e la loro eterogeneità, ma si dimentica di ricordare come questo fenomeno abbia riguardato anche il governo Prodi e che l'unica alternativa alla decretazione d'urgenza può essere realizzata solo attraverso un'adeguata modifica dei Regolamenti parlamentari che, dando attuazione all'articolo 72, secondo comma, della Costituzione, cioè realizzando finalmente quella corsia preferenziale che già faceva parte del decalogo istituzionale del Governo Spadolini, sia anche capace di rivitalizzare il ruolo del Parlamento.
Per tale complesso di ragioni chiediamo pertanto che le due pregiudiziali siano respinte dalla Camera dei deputati.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4307 - quest. preg. n. 1,2 | 573 | 505 | 68 | 253 | 218 | 287 | 19 | Resp. |
2 | Nom. | Moz. Franceschini e a 1-633 n.f. | 597 | 281 | 316 | 141 | 260 | 21 | 7 | Appr. |
3 | Nom. | Moz. Galletti e a 1-634 | 601 | 310 | 291 | 156 | 265 | 45 | 7 | Appr. |
4 | Nom. | Moz. Di Pietro e a 1-635 n.f. | 597 | 401 | 196 | 201 | 20 | 381 | 6 | Resp. |
5 | Nom. | Moz. Reguzzoni e a 1-636 | 605 | 603 | 2 | 302 | 309 | 294 | 6 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.