XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 489 di martedì 21 giugno 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 10,35.
MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Cirielli, Fava, Galati, Lo Monte, Lombardo, Melchiorre, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che il presidente gruppo parlamentare «Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari di Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione)», con lettera pervenuta in data 16 giugno 2011, ha reso noto che il gruppo ha modificato la propria denominazione in «Iniziativa Responsabile Nuovo Polo (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione)».
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia (A.C. 4357-A) (ore 10,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4357-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, per il testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'Allegato A della seduta del 20 giugno 2011- A.C. 4357-A).
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Pag. 2Presidente, vorrei precisare all'Assemblea che l'emendamento del Dis. 1.1 del Governo fa erroneamente riferimento, all'articolo 4, comma 2, lettera t), numero 01, al comma 5-bis dell'articolo 166, laddove avrebbe invece dovuto richiamare il comma 5 del medesimo articolo, secondo quanto previsto a seguito dell'approvazione in sede referente dell'emendamento 4.175 nella nuova formulazione.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della correzione. Si intende conseguentemente modificato l'emendamento Dis. 1.1 del Governo.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 4357-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà, per tre minuti.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, colleghi, il decreto-legge in esame ripropone per il Sud una cultura a tratti emergenziale, un po' demagogica e assolutamente non strutturale. Alle regioni meridionali, che hanno bisogno di infrastrutture, di fiscalità di vantaggio e di provvedimenti permanenti si risponde esclusivamente con un credito di imposta che vale per soli 12 mesi, per assunzioni a tempo indeterminato nelle aree del Mezzogiorno. Si tratta di un provvedimento tanto temporaneo, da valere meno di un pannicello caldo.
Sono passati oltre tre anni di legislatura e nessuno degli impegni che erano stati assunti nel programma elettorale è stato mantenuto, ma credo sia evidente invece che il Sud sia stato in questi anni particolarmente danneggiato. Il gap infrastrutturale di sviluppo tra le diverse aree del Paese si è allargato ancora di più. Questo è stato un Governo che ha dovuto assecondare gli interessi del Nord a scapito di quelli del Mezzogiorno: un colossale trasferimento di risorse e una violazione palese delle normative europee sulle aree svantaggiate.
Tutte le iniziative di Governo di un certo rilievo sono state finanziate dai FAS, fondi del Sud, che avrebbero dovuto essere addirittura integrati con fondi nazionali e, invece, dei fondi nazionali non vi è stata neanche l'ombra e i fondi FAS sono stati dimezzati per spese ripartite su tutto il territorio nazionale.
La verità è che questo Governo ha fallito i suoi obiettivi. Per il Sud occorre un radicale cambio di prospettiva che consenta di uscire dalla logica dell'assistenza per entrare in quella dello sviluppo. Occorre, prima di tutto, superare la logica del fondo perduto, eliminando quell'enorme massa dei contributi senza ritorno che, troppo spesso, soddisfano soltanto esigenze clientelari o speculative.
Avevamo presentato ad esempio come Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud un emendamento che consentiva di istituire presso la Cassa depositi e prestiti un fondo di rotazione per l'erogazione di prestiti agevolati a soggetti disoccupati delle regioni meridionali che intendessero avviare un'attività di lavoro autonomo. Si trattava di una proposta praticamente a costo zero ma non è stata neppure presa in considerazione, evidentemente non rispondeva agli interessi trainanti del Nord. Adesso la Lega Nord Padania chiede il trasferimento dei Ministeri, il Sud autonomista chiede invece il riequilibrio infrastrutturale e fiscalità di vantaggio. Mi sembrano argomenti più importanti e comunque prioritari, facciamo prima queste cose, dei Ministeri parleremo dopo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per quattro minuti.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il tema dello sviluppo del Paese dovrebbe essere centrale nella riflessione e nell'azione Pag. 3di qualsiasi Governo tanto più in una congiuntura come l'attuale. La crisi economico-finanziaria sta aggravando antichi problemi e ne sta creando di nuovi: nel Paese aumentano le disuguaglianze, nascono nuove povertà, sono messi in discussione i fondamentali diritti che connotano una vita degna di questo nome, mentre cresce la sfiducia dei cittadini nella possibilità di ottenere soluzioni ragionevoli in tempi altrettanto ragionevoli.
Un momento così delicato da un lato meriterebbe un'analisi attenta, con riflessioni e approfondimenti in quest'Aula sul modello stesso di sviluppo da adottare nel contesto che stiamo vivendo a livello nazionale e internazionale; dall'altro richiederebbe la concertazione delle misure sostenibili in grado di dare almeno un segnale di svolta, di essere interpretate come l'inizio di un percorso di crescita. È chiaro che tale preoccupazione non vive nei pensieri del Governo. Aver posto la questione di fiducia conferma, oltre la debolezza costitutiva della maggioranza e del Governo, l'incapacità di operare in termini di progettazione di uno sviluppo reale, lavorando per costruire il bene comune.
La nostra componente politica Misto-Alleanza per l'Italia ha come orizzonti di riferimento il rilancio dell'economia, lo sviluppo dell'occupazione e del benessere, la salvaguardia dello Stato sociale. In questo senso possiamo anche lasciar passare quelle pochissime misure di sostegno che questo decreto-legge contiene, ma con ciò non intendiamo avallare l'idea che questo sia realmente un decreto-legge per lo sviluppo, quando è invece una modesta proposizione di misure per lo più orientate a uno snellimento delle procedure che avrebbero dovuto costituire attività ordinaria del Governo. Esso rileva con chiarezza l'incapacità di agire a vantaggio dell'intera comunità nazionale, rimuovendo incrostazioni pluriennali e vecchie e nuove privative, attraverso un'ordinata azione quotidiana certamente esposta al giudizio dell'opinione pubblica.
È mai possibile che l'elemento principale che caratterizza la relazione di questo decreto-legge - ossia una ventina di righe al netto dell'illustrazione dell'articolato - sia costituito dalla giustificazione dell'assenza della relazione di analisi di impatto della regolamentazione, la cosiddetta AIR? C'è signor Ministro un'implicita ammissione di colpa, lei in sostanza dice: «caro Parlamento, non ti fornisco la relazione di impatto per la particolare urgenza dei vari capitoli di questo decreto-legge», con ciò si ammette che il Governo si fa sorprendere su temi che dovrebbero costituire stabilmente la propria preoccupazione, come la ricerca scientifica, i contratti pubblici, i controlli antimafia, la riqualificazione delle aree urbane degradate, la semplificazione amministrativa e la riduzione dei connessi oneri, le politiche dei trasporti, il funzionamento dell'amministrazione finanziaria con le esigenze, sì di semplificazione, ma anche di lotta alla corruzione e di contenimento della vessatorietà (mi riferisco a Equitalia), i mutui, i brevetti, la gestione delle risorse idriche, il Mezzogiorno e il lavoro delle donne. Questioni che avrebbero dovuto essere poste al Parlamento per via ordinaria ma che sono diventate così urgenti, evidentemente per essere state trascurate o dimenticate da non poter essere assistite da una relazione di impatto sulla regolazione.
L'economia ha bisogno di una progettualità di cui non troviamo traccia in questo testo dove ci sono invece interventi di stretto sapore burocratico, tanto minuziosi da risultare spesso indecifrabili in barba alla vostra tanto decantata semplificazione. Il Paese attende ben altro, meriterebbe ben altro, e proprio perché viviamo un tempo di così grandi difficoltà economico-finanziarie nel quale poche cose nuove possono ragionevolmente essere tentate servirebbe uno sforzo ampio e condiviso per posare la prima pietra in un cantiere di ricostruzione.
Su una questione così basilare potrete forse, in forza dei numeri, avere la fiducia dell'Assemblea; di certo, continuerete a non avere quella del Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Berlusconi, è a lei che ci rivolgiamo noi dell'Italia dei Valori. Questa mattina l'Italia dei Valori vuole parlare solo di sviluppo, avendola individuata, insieme al signor Ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Tremonti, quale presentatore del disegno di legge che prevede la conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, che recita «Prime disposizioni urgenti per l'economia».
È per questa ragione, quindi, che noi vogliamo parlare di economia e di sviluppo. Ma per noi rilanciare l'economia significa far emettere più scontrini fiscali, significa far fare all'industria più produzione, significa creare più lavoro, più occupazione. Per noi fare sviluppo significa, innanzitutto, mettere in moto l'unica industria possibile, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, e già allestita: l'industria del turismo. Ebbene, in questo decreto-legge n. 70 del 2011, di sviluppo per il turismo non se ne parla.
Eppure questa è un'industria che è già bella e fatta: ci sono già catene di montaggio, filiere di produzione, opifici già allestiti, perché, soprattutto al Sud, esistono degli incantevoli paesaggi, delle indescrivibili bellezze monumentali ed archeologiche, delle imparagonabili coste e mari. Ebbene, questa industria possibile e realizzabile è già in piedi. Nel Mezzogiorno d'Italia ha bisogno di un clic, ha bisogno che la politica e il Governo schiaccino quel pulsante per far cominciare davvero lo sviluppo possibile in questo Paese.
Invece, questa vera industria possibile, realizzabile soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, in un provvedimento che dovrebbe rilanciare l'economia, non trova il becco di un quattrino, non vede alcuna fonte di finanziamento, non vede alcuno spiraglio, non vede alcuno sviluppo.
Eppure il Mezzogiorno d'Italia doveva essere, con questa industria, la vera California d'Europa, dove venivano a trascorrere le loro vacanze e il loro tempo libero, a svernare, tutti i cittadini del Nord Europa e del resto del mondo. Ebbene, questa industria al Sud non decolla perché non abbiamo un provvedimento adatto. Ma voglio aggiungere un'altra cosa: vi siete accorti che la capitale del Mezzogiorno d'Italia è sommersa dai rifiuti?
Per questa ragione, insieme ad una delegazione dell'Italia dei Valori, a me farebbe piacere sollecitare, incalzare, andare a Palazzo Chigi, oggi o domani. È un invito formale che facciamo qui coram populo, perché vogliamo parlare delle cose che servono agli italiani, e serve soprattutto un intervento immediato, perché Napoli deve ritornare ad essere una città normale e non può essere penalizzata solo perché oggi vi è un sindaco che si chiama De Magistris ed è governata dall'Italia dei Valori, che non ha alcuna responsabilità sui danni arrecati con i rifiuti dalle precedenti amministrazioni e da un fronte bipartisan di destra e di sinistra.
Per questa ragione, domani, Berlusconi non ci dia conto dei sottosegretari: non ci interessa se li ha presi da Marte o da un altro posto. Ci interessa, invece, incontrare il Premier per definire misure per far rilanciare Napoli, liberandola dai rifiuti. È questa la politica dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ma, purtroppo, sui fatti concreti e veri non ci attrezziamo perché questa è la politica di questo Governo. È la ragione per la quale dovremmo chiamare il decreto-legge in esame non semplicemente «decreto sviluppo», ma «decreto sviluppo criminale».
Leggete il quotidiano Milano Finanza dell'altro giorno. Si dà conto di un'inchiesta dalla quale risultano esservi delle società indagate dalle procure internazionali per riciclaggio e frode bancaria. Mi riferisco a società come Full Tilt Poker, Pokerstars, Abosolute Poker, indagate dalle procure internazionali e dal procuratore di New York per questi reati e che sbarcano qui in Italia dove svolgono un'attività illecita. I siti Internet delle suddette società Pag. 5sono ancora online, funzionavano sino alla scorsa settimana, li ho visti personalmente, come risulta dal quotidiano Milano Finanza. Che cosa fanno, dunque, il Ministro dell'economia e delle finanze e i Monopoli di Stato? Qual è la vigilanza? Oggi i siti citati sono stati oscurati perché vi è stata una denuncia del Sistel, il sindacato dei concessionari italiani, che ne rappresenta circa sessanta o settanta, altrimenti, qui in Italia, questi concessionari illegali, che non hanno alcuna autorizzazione, sbarcano comodamente, funzionano e continuano a tenere in piedi un'attività illegale che è stata proibita! Questo, naturalmente, con il consenso o, se preferite, con un occhio chiuso, o tutti e due chiusi, del Ministero dell'economia e delle finanze che non vuole mettere le mani sull'altra industria più ricca e potente d'Italia, vale a dire quella dei giochi e delle scommesse. Questa è un'industria sulla quale si continuano a fare affari e che continua a far mangiare un sistema di criminalità, anche internazionale, che viene qui in Italia e si arricchisce. Negli Stati Uniti d'America le stesse società di cui ho appena parlato sono state bloccate e frenate dal procuratore di New York, Preet Bharara, mentre qui in Italia noi le ospitiamo.
Vi sono quarantamila giocatori sul sito di Full Tilt Poker che continuano a giocare su questo sito vietato e che secondo AAMS dovrebbe essere oscurato. È stato oscurato solo l'altro ieri, definitivamente, perché noi del gruppo Italia dei Valori siamo stati «addosso» a questa vicenda.
È vero che questa è l'industria più ricca d'Italia, 61 miliardi di euro di fatturato nello scorso anno, ma abbiamo visto anche che mondo inquietante ed immorale sia qui in Italia. Ebbene, in relazione a questo settore e a questo tipo di industrie, invece, il Governo Berlusconi e il Ministro Tremonti chiudono un occhio e anche due. Su questo argomento, però, vi incalzeremo ancora perché non vogliamo che in Italia vi siano un'economia criminale e intese con alle spalle mafiosi che non vengono individuati. Vogliamo, invece, un'economia che funzioni, che sia davvero in grado di aiutare, come abbiamo anche segnalato nel corso delle attività nelle Commissioni finanze e bilancio. Durante le audizioni abbiamo sentito che il responsabile dell'Authority per i pubblici appalti, Giuseppe Brienza, segnalava che i subappalti sono vinti a dismisura dalle imprese extracomunitarie e cinesi. Questo è avvenuto soprattutto in Valle d'Aosta. Per quale ragione? Perché questo tipo di società di cinesi e di extracomunitari non rispettano le norme sul lavoro e sulla sicurezza, fanno economia sulla forza lavoro e ottengono in questo modo profitti maggiori. Così riescono ad accaparrarsi più subappalti, il nervo forte delle piccole e medie imprese italiane, soprattutto nella pubblica amministrazione e nei servizi pubblici che vanno sempre più in mano ai cinesi e agli extracomunitari.
Insomma, si tollera un'economia nella quale, purtroppo, non si privilegia l'impresa sana e la società sana. È per questa ragione che noi dell'Italia dei Valori vi chiediamo, ancora una volta, di non sprecare delle occasioni: lo sviluppo deve essere fatto per un'economia sana, per un'economia pulita! È lì che soprattutto dobbiamo liberarci di cricche! Non voglio ritornare in quest'Aula, come la settimana scorsa per l'autorizzazione a procedere contro l'onorevole Landolfi e adesso sull'onorevole Papa. Basta di interessarci di questa roba e di coprire questa politica, che non aiuta lo sviluppo e non aiuta il nostro Paese!
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.
FRANCESCO BARBATO. L'Italia dei Valori è attenta e continuerà a lavorare per un Paese pulito, per un'Italia nuova, per l'altra Italia che noi tutti vogliamo e che con il referendum i cittadini ci hanno detto che è possibile nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marmo. Ne ha facoltà.
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ROBERTO MARMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando tre anni fa la coalizione di centrodestra vinse le elezioni politiche, già si addensavano nubi all'orizzonte che paventavano segnali di una crisi economica e finanziaria che di lì a poco si sarebbe rivelata senza precedenti e persino più grave, per taluni aspetti generali, di quella del 1929. In questi ultimi anni si è assistito allo scricchiolio delle economie più solide di tutto l'Occidente. Persino gli Stati Uniti d'America si sono ritrovati a dover fare i conti con la disinvoltura di un modello economico che contemplava la deindustrializzazione ed il contestuale affidamento allo spontaneismo dei mercati. Ne è conseguita una crisi prima finanziaria, poi industriale e conseguentemente anche sociale, che ha colpito pesantemente buona parte del mondo, tutta l'Europa e conseguentemente il nostro Paese. Questo gruppo, Iniziativa Responsabile Nuovo Polo, nasce con l'obiettivo e con il preciso intento di sostenere l'operato dell'Esecutivo, in questo momento così difficile per la vita economica del nostro Paese, ed è anche grazie a questo nostro atteggiamento, improntato alla responsabilità, al senso del dovere e alla tutela dell'interesse generale, se il nostro Paese sta superando la terribile tempesta finanziaria che ha scosso i mercati mondiali. È una tempesta finanziaria che ha fatto vacillare sistemi economici di Paesi ben più solidi, quali la Germania e la Gran Bretagna, ed i Paesi con sistema più debole, come la Grecia, la Spagna e il Portogallo.
Cosa sarebbe dell'Italia, onorevoli colleghi, se si aprisse la strada di una fase di instabilità e di incertezza in un momento tanto delicato che, invece, richiede stabilità e governabilità? Cosa sarebbe stato dell'Italia, onorevoli colleghi, se il 14 dicembre scorso si fosse realizzata quella manovra di palazzo, ovvero il tentativo di un Esecutivo tecnico balneare? Quale sarebbe stata la reazione degli investitori internazionali? Quale sarebbe stata la reazione dei mercati finanziari? Avremmo sprecato e sprecheremmo mesi di politiche improntate al rigore, al taglio degli sprechi e alla volontà della definitiva eliminazione di tanti ingiustificati e intollerabili privilegi, anche nostri. L'Unione europea e le istituzioni monetarie internazionali hanno plaudito e plaudono all'opera del Governo, sia per quanto riguarda l'approccio con cui si è deciso di gestire la crisi economica italiana sia per la determinazione con la quale si è inteso restituire al nostro capitalismo un profilo etico, dal quale, specie negli ultimi decenni, si era nettamente allontanato. Al di là della polemica strumentale dell'opposizione, il nostro Governo gode di stima internazionale. Molti Paesi, infatti, hanno adottato provvedimenti proposti dal Ministro dell'economia e delle finanze per affrontare la grave crisi congiunturale che ha colpito tutto il vecchio continente.
Onorevoli colleghi, è evidente che, nonostante un contesto economico difficile, questo Governo, allo stato, ha salvaguardato i cittadini italiani da terribili conseguenze come quelle subite dal popolo greco ed irlandese. Nel contempo, si è proposto e si propone di garantire alle fasce sociali più deboli quegli strumenti di sostegno che sono vitali per chi vede diminuire drasticamente ore lavorative, è collocato in mobilità o, peggio, perde il proprio posto di lavoro. A me pare che questo Esecutivo abbia saputo coniugare il rigore con le misure a sostegno della piccola e media impresa, vero cuore pulsante dell'economia italiana; non ha perso di vista l'obiettivo, anch'esso fondamentale, del tentativo di risoluzione dell'ormai annosa questione meridionale, approntando e varando uno straordinario Piano per il Sud, il primo dal dopoguerra; è un Governo che approva una riforma dell'istruzione che, senza enfasi, può definirsi epocale, una riforma attesa da un sistema universitario piegato ed ingessato da una politica conservatrice e fonte di privilegi e di rendite di posizione; è un Governo che sta operando per una riforma della pubblica amministrazione che sia a misura di cittadino e gratificante per gli operatori.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Esecutivo presieduto dal Presidente Berlusconi, con questo decreto-legge, il primo di una lunga serie, va nella logica europea Pag. 7di motore di sviluppo per far ripartire l'economia, senza aggravare, peraltro, con nuove spese pubbliche, il bilancio dello Stato. È un Governo che caratterizza la sua attività proponendo soluzioni adottabili e compatibili ai problemi del Paese. È evidente, pertanto, che sentiamo il dovere di garantire il sostegno necessario per approvare il provvedimento, un provvedimento che consente alla maggioranza di completare le riforme avviate e garantire il varo di tutti quegli atti necessari a rilanciare lo sviluppo del Paese.
Il gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo ribadirà la sua piena fiducia all'Esecutivo, approvando con convinzione il disegno di legge di conversione del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, un decreto che contiene in sé provvedimenti che hanno l'obiettivo del rilancio del Paese, come l'istituzione del credito di imposta a favore di imprese che investono in progetti di ricerca o che assumono a tempo indeterminato nelle regioni del Mezzogiorno. Particolare apprezzamento va alle semplificazioni introdotte nel settore edile che, pur garantendo un efficace sistema di controllo, contribuiscono alla riduzione dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo mio intervento intendiamo esprimere, in questa sede, la nostra piena fiducia nell'operato del Governo e il nostro particolare apprezzamento per l'attenzione al sistema produttivo italiano con il decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge.
Ribadiamo, peraltro, in questa sede, il nostro sostegno all'azione riformatrice del Governo, sollecitandolo a lavorare in tempi stretti e rapidi alla riforma del sistema fiscale, per consentire alle nostre imprese di poter investire di più, alimentando così lo sviluppo e la crescita. Parimenti, chiediamo al Governo di attuare in tempi rapidi il decentramento e il Piano di sviluppo per il Sud, tanto atteso dai nostri concittadini di quell'area. Per quanto ci riguarda, continueremo a dare il nostro contributo per il buon governo del Paese, incalzando e spronando l'Esecutivo ogni qualvolta sarà necessario, onde potergli garantire il nostro supporto leale. Vogliamo evitare e vorremo continuare ad evitare all'Italia una fase di incertezza e di instabilità che si ritorcerebbe unicamente a danno dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, sottosegretari, visto che non ci sono Ministri presenti in Aula, chiedo, non solo al sottosegretario, di fare almeno finta di ascoltarci. Si tratta di un voto di fiducia che parte un po' in sordina, con una presenza del Governo - non me ne vogliano i sottosegretari presenti - che, nel momento in cui ci troviamo, per l'argomento che affrontiamo, forse avrebbe meritato almeno la presenza di un Ministro, uno solo. Invece, questa rappresentazione che abbiamo davanti trova plasticamente la sua forma in questo decreto-legge, cosiddetto sullo sviluppo. Il decreto-legge c'è, non ci sono le misure per lo sviluppo, mentre l'Italia - credo sia bene dirselo, senza infingimenti - vive, per quanto riguarda la situazione economica, una fase drammatica e che rischia di diventare sempre più drammatica nel corso delle settimane che abbiamo davanti. Quando, dieci giorni fa una prima agenzia di rating, Standard and Poor's - le agenzie di rating non danno le tavole della legge, ma danno indicazioni precise -, disse di abbassare le previsioni sull'Italia, non ancora il rating, abbiamo ascoltato tanti soloni nostrani sparare contro le agenzie di rating medesime, le quali hanno tutti i difetti del mondo, ma evitiamo di prendercela con il termometro nel momento in cui segnala la febbre.
Quando Moody's ha detto, due giorni fa, la stessa cosa, abbiamo evitato di interrogarci. Abbiamo vissuto, in questi mesi, nell'illusione che la Grecia fosse lontana e abbiamo vissuto, signori del Governo, nell'illusione che la tenuta dei conti fosse un surrogato accettabile della Pag. 8crescita economica e dello sviluppo. Quello che ci segnalano le agenzie di rating è che la tenuta dei conti è un bene preziosissimo, da cui non possiamo prescindere, ma non è un surrogato della crescita economica. Ci dicono, inoltre, che, senza crescita economica, la tenuta dei conti finirà per essere un cappio al collo, perché la crescita economica, senza sviluppo, si accompagna ad una stretta fiscale. La manovra da 40 miliardi che, prima o poi, dovremo fare, perché così ci siamo impegnati, senza sviluppo, senza crescita economica, avrà effetti recessivi che si autoalimenteranno con ulteriori strette fiscali. Questa è la via che dobbiamo scongiurare per il nostro Paese e che, invece, stiamo tranquillamente prendendo, fischiettando.
I dati sulla crescita economica, infatti, ci inchiodano per quanto riguarda l'ultimo decennio. L'Italia è cresciuta del 2,5 per cento, la Germania dell'8,7 per cento, la Francia del 12,5 per cento e la Spagna del 22,4 per cento. Le stime per il 2011 della crescita italiana sono dell'1 per cento, mentre gli altri Paesi crescono il 100 o il 200 per cento di più. Lo dico agli amici e colleghi della Lega Nord Padania: noi di cosa stiamo a discutere? Quale visione abbiamo per affrontare, da parte della maggioranza e del Governo, questa crisi drammatica che ci sta venendo incontro? Noi discutiamo, per dare forza al Governo nella prosecuzione della legislatura, del trasferimento dei Ministeri - non sto a farla lunga, ne parleremo oggi pomeriggio nella discussione sugli ordini del giorno -, ma l'accordo che, in base a ciò che ho letto, avete trovato questa notte, se non ho capito male circa la «bilocazione» dei Ministeri, ossia un pezzo qui e un pezzo là, è ancora peggio della soluzione del trasferimento, se questa è vera. Se davvero pensate che - io sono del nord - la maggioranza degli elettori e dei cittadini del nord sia in fibrillazione per avere un Ministero e cento burocrati in più, credo che vi sbagliate. Ma se, poi, pensate che, per affrontare il presente tema, occorre arrivare alla «bilocazione», cioè alla moltiplicazione dei centri di spesa - si dice che le sedi sono quelle, le sedi sì, non i funzionari - allora questa discussione sui Ministeri è un simbolo dell'Italia che va a sbattere.
Le misure nel provvedimento sono poche e scarsamente incisive. Altro che lamentarsi, come facevamo allora, delle lenzuolate di Bersani! Tutti i dati economici sono negativi. Anche l'aumento delle esportazioni va letto con il fatto che in Italia aumentano ancora di più le importazioni: cosa ci segnala questo dato? Che ormai la delocalizzazione e l'acquisto di subforniture dall'estero sta caratterizzando perfino l'economia italiana più forte, le imprese che esportano. Questo è un dato su cui dobbiamo riflettere: la perdita di competitività. Non c'è una sola disposizione che vada in quella direzione, non c'è nulla sulla concorrenza, manca la legge annuale della concorrenza, sottosegretario, so che lei è sensibile su questo tema. Nel 2010 era troppo presto. Passa il 2011 e non abbiamo tempo di fare una legge annuale sulla concorrenza, tempo che questa maggioranza ha avuto anche per incalzare coloro che, seduti ai banchi dell'opposizione, hanno appoggiato nel merito un referendum che porta al travolgimento del principio della concorrenzialità nei servizi pubblici.
Allo stesso modo sulla questione del mercato del lavoro: non c'è nulla, non abbiamo fatto nulla, non avete fatto nulla in questi tre anni e a che serve parlare di riduzione delle tasse? A quale chiodo appendiamo, dopo tre anni e mezzo sprecati, la riduzione delle tasse? Non avete voluto privatizzare nulla, come invece c'era nel programma e il debito pubblico è cresciuto. Non avete fatto nulla per il mercato del lavoro e gli investimenti non arrivano. Non avete fatto nulla per le liberalizzazioni e per l'aumento della competitività. Non avete fatto nulla di concreto per il pubblico impiego, per la quantità e la qualità del lavoro nel pubblico impiego. Non ci si può svegliare dopo tre anni in questo contesto e parlare o straparlare di riduzione delle imposte. Non c'è stato un progetto che poteva avere e sostenere una riduzione delle imposte: oggi sarebbe grottesco dal punto di vista politico e suicida Pag. 9dal punto di vista della finanza pubblica anche soltanto annunciare una riduzione delle imposte senza alcuna contropartita seria e spero che al di là dei proclami, al di là dei prati verdi questo venga immediatamente introiettato dal Governo che sa che deve tagliare spesa pubblica per non mettere nuove tasse, altro che tagliarle.
C'è la questione di Equitalia e della riscossione. Io stavo in maggioranza lo scorso anno, ho votato la fiducia su questo provvedimento ma ho, come molti altri colleghi, allora presentato emendamenti di buon senso proprio per evitare che il Governo che sostenevo facesse dieci volte peggio di quello che aveva fatto Visco in termini di «faccia feroce e mano pesante» non con gli evasori, ma con coloro che vengono assoggettati ad un accertamento fiscale.
Oggi si fa qualche marcia indietro, peraltro molto limitata. Noi chiederemo, anche con ordini del giorno, di impegnare il Governo a fare di più sapendo tutti come sappiamo che questa è stata una mossa disperata per recuperare nella contingenza gettito per decine di miliardi, minando tuttavia - è questo un elemento che va cancellato e che questo decreto sviluppo non fa in modo adeguato - il rapporto di credibilità tra Stato e contribuente e minando le regole dello Stato di diritto e di un giusto processo che non può prevedere che io ti dico che mi devi dei soldi, tu me li dai subito e poi cerchi di dimostrare che non me li dovevi dare.
Concludo signor Presidente. Abbiamo davanti tempi difficili e scelte difficilissime, scelte che dovranno dimostrare un coraggio di riformare, un coraggio di parlare chiaro con il linguaggio della verità con la «v» minuscola dei conti pubblici agli italiani per evitare scenari peggiori.
Questo linguaggio, questo coraggio delle riforme è quello che manca drammaticamente in questo decreto-legge, ma l'aspetto peggiore è quello che manca in un Governo che non avrà la nostra fiducia, perché è un Governo che non ha più la forza e, temo, nemmeno la voglia di governare. Ha un solo obiettivo: resistere, resistere, resistere a Palazzo Chigi e su questo la nostra fiducia non ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario e onorevoli colleghi, il quadro macroeconomico entro cui si inserisce il decreto-legge in esame, eufemisticamente chiamato «sviluppo», è un quadro incerto, tendente al ribasso per quanto riguarda l'Italia. Gli indicatori delineano una ripresa globale con scambi mondiali in ascesa che hanno perfino superato il picco pre-crisi 2008. Si fanno sentire gli effetti frenanti del terremoto giapponese, l'aumento delle materie prime, soprattutto di natura energetica, le strette monetarie dei Paesi emergenti e le politiche fiscali di contenimento dei debiti sovrani, ma l'economia mondiale ha ripreso a correre, facendo sperare il superamento della crisi del biennio 2009-2010. Gli Stati Uniti marciano tra stop and go, ma creano posti di lavoro. Francia e Germania fanno da locomotiva al resto di Eurolandia.
Nello scenario, l'Italia però delude ancora: il PIL ristagna insieme alla produzione industriale, i consumi restano contenuti a causa della disoccupazione e una cassa integrazione guadagni che ha smesso di sgonfiarsi. Gli investimenti sono scoraggiati da margini di profitto che oltre ad essere bassi nel confronto internazionale per ragioni, ahinoi, storiche, sono ulteriormente erosi dall'alto costo del lavoro per unità di prodotto. Tale costo del lavoro - è bene precisarlo - è alto soprattutto a causa del cosiddetto cuneo fiscale e del costo elevato di energia.
La ripresa in Italia resta «anemica»: il PIL nel primo trimestre è aumentato solo dello 0,1 per cento sul quarto del 2010, contro l'1,5 per cento tedesco e lo 0,8 dell'Eurozona. La produzione industriale è ferma a meno 0,1 per cento. La correzione dei conti pubblici, che il Governo si appresta a fare nel corso di questa settimana, che si annuncia come una manovra Pag. 10di circa 40 miliardi per rispettare i parametri di stabilità europea, causerà un'ulteriore depressione del sistema economico, anche a fronte di una ripresa dell'inflazione.
Gli spread sui rendimenti dei titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi registrano nuovi massimi per Grecia, Portogallo e Irlanda. Sono saliti anche per Spagna, Italia e Belgio, anche se hanno prospettive diverse. La disoccupazione è all'8,2 per cento nel primo trimestre 2011, ma secondo il governatore Draghi la lettura corretta del dato è oltre l'11 per cento, dovendosi conteggiare quelli che non si iscrivono nelle liste di collocamento: donne e giovani nel sud raggiungono punte di oltre il 25 per cento. Questo quadro depressivo deve fare i conti con la modifica del Trattato di Maastricht, che impone il pareggio di bilancio nel 2014 e una riduzione del debito pubblico dal 2015, con un ritmo di un ventesimo del PIL, ossia per 30-40 miliardi l'anno.
Di fronte a questo scenario apocalittico, il Governo si presenta al Parlamento con un decreto-legge chiamato «decreto sviluppo», che è poco più di una piccola manutenzione del sistema, ossia aspirina per una febbre da cavallo. Non si ha la percezione della drammaticità del quadro finanziario ed economico del Paese nel contesto internazionale e soprattutto europeo. Per essere onesti, dei dieci articoli del decreto-legge in esame solo i primi due possono essere salvati come contributi allo sviluppo, e poi neanche tanto.
Il primo, riguardante il credito d'imposta per la ricerca scientifica, è poco più di uno spot: dei 100 milioni disponibili se ne usano per il 2011 solo 55 per finanziare il 90 per cento della somma incrementale destinata dalle imprese alla ricerca. Dal vecchio 40 per cento di credito d'imposta si scende al 13,5 per cento, esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare. L'obiettivo del Trattato di Lisbona è il 3 per cento del PIL nel 2020 destinato alla ricerca.
L'Italia destina solo l'1,3 per cento, rispetto al 3,7 per cento di Svezia e Finlandia e l'1,9 per cento dell'Unione europea a 27. Tutto da rifare.
L'articolo 2 del provvedimento in oggetto concerne i crediti d'imposta per nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno. Questa norma è stata migliorata dall'Unione di Centro per il Terzo Polo, che ha ricompreso nel credito d'imposta anche gli investimenti: vorrei ringraziare il collega Occhiuto per essersi impegnato molto su questa modifica. È nostra convinzione che i posti di lavoro, prima di coprirli, bisogna crearli e, senza investimenti, non se ne creano di nuovi.
La norma, però, è limitata ad un anno e richiede l'autorizzazione dell'Unione europea per l'utilizzo dei fondi europei per le aree in ritardo di sviluppo. Ciò rende complicata e lenta l'autorizzazione di tali risorse, avendo la maggioranza voluto negare l'utilizzo delle risorse del FAS come proponeva l'opposizione.
Tutto il resto del provvedimento non ha nulla a che vedere con lo sviluppo: sono solo spot elettorali, che nemmeno sono serviti alla maggioranza per vincere le elezioni. Tra gli spot, il più maldestro è stato quello relativo alla concessione del diritto di superficie per 90 anni ai concessionari di spiaggia, poi ridotto a 20 anni, e poi ancora, passate le elezioni, cancellato dall'articolo 3.
Un raggiro elettorale più spregiudicato era difficile pensarlo: solo noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo abbiamo votato contro tale soppressione, convinti che, oltre al diritto di superficie per 20 anni, dovesse essere garantita la deroga all'evidenza pubblica, prevista per il 2015, per le microimprese familiari in forza della comunicazione europea sullo Small business act, che è stato recepito con raccomandazione dal Presidente del Consiglio Berlusconi.
Un'altra norma che abbiamo osteggiato è l'innalzamento del tasso di soglia di usura per le banche. Nella relazione tecnica viene detto che per procurare liquidità alle banche è necessario alzare i costi di gestione del denaro fino al 20 per cento Pag. 11per famiglie ed imprese, al fine di evitare il reato di usura. Ogni commento è superfluo. Vorrò solo vedere se l'onorevole Scilipoti voterà la fiducia al Governo, sapendo che, a questo regalo alle banche, quando era nei banchi dell'opposizione, egli è stato sempre fermamente contrario.
Tuttavia, la discussione sulle linee generali ha ampiamente denunciato la debolezza e le contraddizioni delle misure sulle semplificazioni, sul codice degli appalti, sulle nuove norme urbanistiche, sul reinserimento delle donne nel mondo del lavoro, sulla disciplina dei mutui, sulla riforma del consiglio di amministrazione della Sogei, con la scusa dell'introduzione della carta d'identità elettronica, e sulla riforma dell'Agenzia di vigilanza sulle risorse idriche che, dopo il referendum, non ha più senso di esistere.
In questo provvedimento, avremmo voluto vedere ben altre misure che non costano niente, ma che generano ricchezza e modernizzazione del nostro sistema economico. Ci riferiamo alla riforma dei servizi professionali e al riconoscimento delle professioni non ordinistiche, ad un diverso ruolo delle farmacie come presidi sanitari e alla libera commercializzazione dei farmaci non coperti da brevetto, alla riduzione del costo della benzina attraverso la rimozione dei vincoli al commercio all'ingrosso ed alla distribuzione, così come proposto dal provvedimento di iniziativa popolare promosso da CISL e da Confesercenti, alla separazione tra produttore e distributore di energia, sia elettrica, che da gas naturale, che da petrolio.
Ci saremmo aspettati minori costi dei conti correnti e dei mutui per famiglie ed imprese, invece che l'innalzamento dei tassi di usura a favore delle banche. Ci saremmo aspettati una migliore disciplina di controllo dei costi delle assicurazioni e delle polizze RC auto, una maggiore tutela dei consumatori, una maggiore apertura dei mercati di settore, l'eliminazione di molti conflitti d'interesse.
Niente di tutto questo. Nessuna riduzione delle province, nessuna riforma della giustizia, ma solo processo breve alla Camera e processo lungo al Senato per risolvere i problemi giudiziari del Premier. Nessuna liberalizzazione - come se al Governo vi fosse Vendola -, nessuna lotta all'evasione e meno tasse per tutti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
AMEDEO CICCANTI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, aggiungendo che ci ritroviamo a registrare più poltrone, più potere, meno Governo e meno riforme, con l'aumento dei sottosegretari.
Per tali ragioni, l'Unione di Centro voterà contro la fiducia a questo Governo, in piena sintonia con gli italiani che hanno aperto gli occhi e hanno dato già la loro sfiducia a questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, con la determinazione e l'entusiasmo che ci ha trasmesso il nostro segretario federale, Umberto Bossi, a Pontida, intendo cominciare questo intervento da dove lui ha cominciato. Le sue parole, per noi leghisti, sono già legge, ma si devono trasformare, in tempi certi, in concreti disegni di legge del Governo, se si vuole ritrovare la retta via e la sua ragion d'essere.
Inizio il mio intervento da Equitalia. Lo voglio dire chiaramente: l'attività di riscossione coattiva, così com'è, non regge. È necessario immediatamente un cambio di rotta, che già si intravede in questo decreto-legge, ma che dev'essere portato fino alla meta finale. Occorre introdurre maggiore flessibilità nelle procedure di riscossione coattiva, nei confronti di quegli imprenditori che dimostrino di non essere in grado di ottemperare le scadenze fiscali e contributive per una temporanea difficoltà economica legata alla congiuntura attuale.
Con il decreto sviluppo abbiamo iniziato a fare modifiche: per debiti inferiori Pag. 12a 20 mila euro, non è possibile iscrivere ipoteca se si tratta dell'abitazione principale; l'importo resta a 8 mila euro negli altri casi, e il fermo amministrativo viene, quantomeno, posticipato per almeno un anno.
Noi diciamo «no» alle ganasce fiscali. Lo diciamo con forza ed è questo che vogliamo sottolineare, signori del Governo: in una fase delicata come questa, è necessario trovare il giusto equilibrio tra l'esigenza dell'erario di incassare i crediti e le esigenze del mondo produttivo e delle imprese di sopravvivere. I cittadini non devono essere schiavi del fisco (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Un altro settore in cui il Governo ha provveduto a significative ed attese richieste di riforma è quello del codice degli appalti, con lo snellimento delle procedure; molte richieste sono giunte anche dal nostro gruppo parlamentare, per snellire ed avviare finalmente i cantieri, sia in ambito pubblico, che privato. Qui accenno all'innalzamento della soglia - da 500 mila ad un milione di euro - per i lavori pubblici a trattativa privata, e del cottimo fiduciario da 20 a 40 mila euro, oltre ad una serie di iniziative, sopratutto di informatizzazione, per quanto riguarda l'edilizia privata. Questi sono i segnali che ci chiedono i nostri cittadini e a cui la Lega, sicuramente, vuole dare risposta.
E nell'andare incontro alle istanze di chi crea ricchezza nel nostro Paese, non potevamo assolutamente tralasciare il fondamentale apporto dei liberi professionisti. C'era un'ingiustizia che andava eliminata e lo abbiamo fatto: finalmente anche i liberi professionisti potranno costituire confidi, mentre fino ad oggi questa opportunità non era loro concessa, con grave pregiudizio, quindi, dei professionisti. Abbiamo posto fine a questa disparità di trattamento tra le varie categorie produttive e ci siamo avvicinati alla normativa in ambito europeo, ove la partecipazione dei professionisti ai confidi è diffusissima e senza ostacoli.
I confidi, per i liberi professionisti, rappresentano un importante incentivo contro la situazione di crisi che incide anche sugli studi professionali. È una norma di civiltà e buonsenso che la Lega ha voluto introdurre, per mettere in grado i liberi professionisti di poter continuare, senza immotivati ostacoli, a concorrere più efficacemente alla crescita economica del Paese.
Ho accennato all'accesso al credito. Lo sviluppo del sistema industriale non può prescindere dal supporto del sistema creditizio, in termini di finanziamento sia della gestione corrente, sia degli investimenti. Nell'attuale congiuntura, poi, il credito diventa - per tutte le imprese e, soprattutto, per le piccole e medie imprese, per i nostri artigiani - essenziale.
Per questo motivo, pur riconoscendo al Governo quanto finora ha fatto, lo invitiamo a monitorare costantemente, nel tempo, la situazione del sistema creditizio e ad intervenire con determinazione, affinché si assicuri la costante erogazione del credito. Da un lato Equitalia toglie, dall'altro le banche non supportano concedendo credito. Mi dite voi, in queste condizioni, come può un artigiano portare avanti la sua piccola azienda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
C'è bisogno di un segnale politico forte e chiaro perché si rischia che il sistema bancario sia inadeguato a fornire risposte alle nostre aziende. Le banche devono dare i soldi a chi lavora, a chi si alza presto la mattina ed alza la saracinesca e meno ai grandi gruppi e alle lobby. Questo è un messaggio chiaro che lanciamo in quest'Aula.
Ricordo gli obiettivi importanti che abbiamo cercato con questo provvedimento sullo sviluppo: tutela del made in Italy, tutela del design; l'attenzione del territorio e delle nostre eccellenze è una battaglia fondamentale della Lega Nord Padania. Grazie al nostro emendamento abbiamo esteso nuovamente la tutela della proprietà intellettuale, evitando così la produzione di mobili copiati anche su opere precedenti al 2001 ed è questa la testimonianza tangibile di come noi difendiamo il comparto del mobile, uno dei motori trainanti per l'economia e vanto per tutto il Paese. Per capire quali sono i numeri, Pag. 13prendo i dati della Federlegno arredo: duemilacinquecento aziende, 70 mila addetti, 11 miliardi e mezzo di euro di fatturato. La Lega Nord Padania, non ha permesso e non permetterà che chiunque possa tranquillamente copiare i prodotti del settore del mobile, conosciuti in tutto il mondo proprio per il loro design e qualità. Le nostre aziende, che subiscono un attacco quotidiano da parte di produttori senza scrupoli, italiani e stranieri, hanno trovato ancora una volta nella Lega Nord Padania la forza politica che difende gli interessi del territorio.
Un altro tema importante in questo decreto-legge è quello relativo alla scuola. Mi preme sottolineare anche qui, l'apporto costruttivo della Lega Nord Padania che ha voluto l'introduzione di una norma per la quale al personale docente a tempo determinato assegnato a pluriclassi, che presta effettivamente servizio in modo continuativo, sia riconosciuto il diritto a una speciale valutazione. Tutto il sistema è imperniato sul merito; il merito, una parola che troppo spesso nel mondo dell'istruzione cede il passo a criteri molto meno nobili.
In questo decreto-legge introduciamo nuove forme di contratti di programma per la ricerca con soggetti pubblici e privati e discipliniamo l'istituzione di una fondazione. Il merito, per noi leghisti è un concetto dal quale non si può prescindere, perché noi conosciamo cosa sia la gavetta, il sacrificio, l'impegno; sappiamo che solo attraverso questi passaggi, nella scuola come nella vita, si possono raggiungere importanti traguardi. Noi per raggiungere il punto di arrivo prendiamo le scale e ci arriviamo gradino dopo gradino, col sudore della fronte, senza prendere ascensori e facili scorciatoie. È questo quello che vogliamo trasmettere ai nostri ragazzi: impegnatevi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Importanti norme sono state previste anche sui distretti turistici: sicuramente il turismo è una parte fondamentale del nostro Paese ed è un impegno morale, prima che politico, valorizzare le meraviglie e le peculiarità turistiche dei nostri territori.
Ho incominciato da Pontida e voglio concludere con Pontida, dove centinaia di nostri sindaci hanno invocato la revisione del Patto di stabilità interno; bisogna riscriverlo, separando i buoni dai cattivi amministratori, premiando i comuni virtuosi e punendo quelli spreconi, senza confondere o mescolare gli uni con gli altri. Servono norme che aiutino quei comuni virtuosi che hanno i soldi, ma che sono ora bloccati dal Patto di stabilità interno e non possono spenderli per le opere pubbliche, per il sociale, per i servizi alla cittadinanza. Bisogna aiutare chi ha lavorato bene e ha risparmiato e bisogna invece punire chi spreca e chi ruba.
Onorevoli colleghi, signori del Governo, a noi interessa certamente quello che di buono è stato fatto finora, comprese le importanti norme inserite in questo decreto-legge sullo sviluppo ma siamo ancora più interessati a quello che ci resta da fare, che non è poco. Si può e si deve alleggerire il peso dello Stato, tagliando i costi della politica, tagliando gli sprechi, rivedendo il Patto di stabilità interno per i nostri comuni, quelli virtuosi, prevedendo un fisco più giusto e meno vessatorio, qualche auto blu in meno e le bollette energetiche meno care. Questo è il messaggio che la Lega Nord Padania lancia su questo decreto-legge, questo è quello che vogliamo e solo in cambio di questo la Lega Nord Padania voterà la fiducia a questo provvedimento e al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, dopo quaranta voti di fiducia, tra cui si contano praticamente tutti i provvedimenti economici, vorremmo evitare di cadere anche noi nel ridicolo seguendo il Governo nei tortuosi meccanismi politici che ogni volta lo ispirano in queste scelte. Pag. 14
Fatto sta che sono passati ormai tre anni di legislatura ed un primo bilancio del vostro operato hanno cominciato a farlo gli elettori. Fatto sta che la situazione politica è cambiata e il Governo e la sua maggioranza appaiono agli occhi degli italiani più deboli, incerti, affannati. In questo scenario, questo ennesimo ricorso al voto di fiducia non è della stessa natura degli altri, non la routine di un rito ormai stantio, ma rivela più di altre volte la gravità e il significato di questa scelta. È l'autodenuncia, da parte della maggioranza e del Governo, della condizione di sfarinamento, di degrado politico nel quale vi trovate e nella quale tenete irresponsabilmente bloccato il Paese.
Tecnicamente parlando, non solo politicamente, questo Governo non è più in grado di governare. Non c'è da stupirsene, è sintomatico di ogni fine impero. Le pulsioni corporative crescono come funghi velenosi tra le componenti politiche della maggioranza sempre più suddivisa in gruppi e sottogruppi territoriali, sempre più eterogenei e sempre più mobili a seconda che vengano soddisfatti o meno dal bottino del nuovo assalto alla diligenza che si è messo in moto.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,40)
PIER PAOLO BARETTA. Il Governo appare vittima, nemmeno complice, tanto meno gestore, di istanze lobbistiche che sempre più si insinuano nelle pieghe delle vostre incertezze strategiche. Tutto ciò è apparso chiaro all'improvviso anche a voi durante la conduzione caotica di questo decreto-legge, a cominciare dalla presentazione di oltre 700 emendamenti della maggioranza, più della metà del totale, sui quali vi siete incartati come non vi succedeva da tempo, quando rispedivate al mittente ogni pretesa di emendare le vostre decisioni, in particolare quelle del Ministro dell'economia e delle finanze, senza guardare in faccia nessuno, opposizione o maggioranza che fosse.
Ricordo bene le lunghe litanie di emendamenti dei vostri deputati, costretti a ritirarli all'ultimo minuto. Eravate arroganti, ma controllavate il passo. Stavolta no! Siete rimasti arroganti, come dimostra questo finale di partita con la presentazione in Aula di un maxiemendamento diverso da quanto votato nelle Commissioni e non su questioni marginali, nonostante che il Governo si fosse impegnato a rispettare il testo approvato in quella sede. Tant'è che i lavori sono stati fatti concludere di gran carriera, salvo poi rinviare l'avvio in Aula, per poter disporre di un testo compiuto ed ora, impuniti, presentate un testo diverso su questioni significative. Si tratta di un fatto grave e delicato che vi rende ulteriormente inaffidabili. Poche cose infatti sono sacre anche tra avversari quanto la parola data, e voi sapete che su alcuni punti importanti di questa vicenda non avete mantenuto la parola che avevate dato. E non trinceratevi dietro a responsabilità di altri. Non scaricate oneri sulla Ragioneria generale dello Stato, che sarà pure un convitato di pietra ma non è ancora eletta dal popolo e quindi non decide al posto vostro. Non scaricate oneri sugli Uffici bilancio della Camera, che fanno bene a mettervi in guardia dai vostri errori, se mai ascoltateli di più, non nascondetevi dietro a loro. Ma soprattutto non tirate in ballo il Presidente della Repubblica, costretto ad ogni provvedimento che scrivete a correggervi i compiti per casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'attacco portato ieri al Capo dello Stato è strumentale, inopportuno, fastidioso, inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Proprio questi atti di arroganza, senza costrutto, dimostrano che stavolta il gioco vi è scappato di mano. Non è un caso, è il segno che il vostro tempo è scaduto. Non cogliete più con tempestività i processi politici, pensate ancora di governarli e ne siete travolti. Ne è la prova la clamorosa vicenda dell'acqua. Avete tentato goffamente di evitare il referendum, non ci siete riusciti ed anziché prendere atto del risultato vi siete ostinati a tenere in piedi un'Agenzia che non ha nel nuovo contesto né capo Pag. 15né coda, salvo forse qualche sistemazione da sottogoverno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ne è la prova ulteriore il modo incerto ed ambiguo con il quale avete affrontato la delicatissima questione di Equitalia. Non avete difeso la «creatura», anzi anche a Pontida abbiamo sentito il dante causa sferrarle un attacco pesante, confondendo le quote latte con il pignoramento del trattore. Ma nemmeno avete costruito una riforma vera, di cui invece si sente il bisogno.
Ed anche l'unico intervento davvero urgente ed efficace, il credito d'imposta per il Sud che era stato caldeggiato da tutte le forze economiche e che era stato condiviso da tutti nelle Commissioni - anche dal Governo - e votato, lo avete prima accolto e poi cancellato dal maxiemendamento, venendo meno, appunto, alla parola data (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
La motivazione del vostro voltafaccia sarebbe data dal fatto che il provvedimento non è coperto. Dicendo ciò, sostenete che i soldi del Fondo per le aree sottosviluppate sono finiti o non sono sufficienti a garantirne la copertura. Dunque, i fondi FAS sono esauriti o altrimenti impegnati. Sono tre anni che denunciamo l'uso improprio di queste risorse e stavolta, che vi è un uso proprio, i soldi spariscono. Le chiedo, signor Presidente, che il Governo, che prima di Pontida sembrava avere, almeno a parole, tra i suoi obiettivi anche un Piano per il Sud, riferisca al Parlamento che fine hanno fatto queste risorse.
Stessa sorte è toccata alla stabilizzazione dei precari, sulla quale anziché correggere un vostro errore il Governo ha preferito togliere di mezzo tutto il comma, lasciando aperta la ferita. Altre cancellazioni fatte erano talmente ovvie che erano già state date da noi, sollecitate nelle Commissioni e potevano ben essere compiute allora. Si veda la patente nautica, descritta con dovizia di particolari, grafici e tabelle, in nome della semplificazione, nel testo della legge, o i magistrati tributari, rispetto ai quali non è ancora chiara la ragione del vostro accanimento.
Quel che di utile è rimasto nel testo lo avete svuotato, come il credito d'imposta per l'università che dopo il clamoroso annuncio del 90 per cento viene previsto solo sugli investimenti aggiuntivi e nei limiti delle scarse risorse stanziate (100 milioni, di cui solo 50 per quest'anno). Il resto è addirittura dannoso, come la confusione prodotta sulle competenze urbanistiche o il raddoppio della quota limite per la trattativa privata degli appalti, alzata ad un milione di euro. Il 90 per cento degli appalti entrerà in questa voragine che avete aperto e che ucciderà il mercato, quello sano e davvero concorrenziale ovviamente. È stato necessario un emendamento del Partito Democratico perché dal calcolo del massimo ribasso fossero almeno esclusi i salari e gli stipendi dei lavoratori. Peraltro, l'abuso è a monte, perché non dovevate nemmeno affrontare con un decreto-legge la riforma del settore.
Si potrebbe continuare, ma quanto detto è sufficiente a constatare che ne è uscito, signor Presidente, un provvedimento pasticciato e fuori contesto. Alla faccia del titolo ampolloso quanto inutile: «Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia». Ci attende, invece, una manovra economica pesante, che avrebbe bisogno di una vera solidarietà nazionale e che dovrebbe essere preceduta da una seria discussione anche parlamentare. Invece, il Governo si trastulla per settimane sulla proprietà del bagnasciuga, senza peraltro concluderne nulla. Proprio la previsione di una manovra impegnativa, sulle cui conseguenze economiche e sociali è bene essere scrupolosi, e proprio il dibattito quotidiano sulla necessità di una vera riforma fiscale, che divide la maggioranza ma che potrebbe unire le parti sociali, rende del tutto inadatto ed inutile, quando non dannoso come dimostrato, questo decreto-legge e ancora più grottesca la fiducia che ci apprestiamo a votare.
L'altro ieri, a Pontida, Bossi ha detto, con qualche approssimazione storica, che la politica procede per cicli di 15 anni circa alla volta. La vostra «compagnia di giro» calca le scene da ben oltre e siete Pag. 16stanchi e logorati. Fatevene una ragione. Avete finito il vostro compito ed esaurita la vostra spinta. Lasciate che le energie positive di questo Paese, la buona Italia che tanto infastidisce i vostri Ministri e che non rappresentate più, possa tornare a crescere e ad esprimersi. Vi è un vuoto, ormai, tra il Paese reale e la sua rappresentazione politica, un vuoto che non riuscite più a colmare. Prendetene atto, andate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, ci apprestiamo a votare, a sostenere e a condividere la fiducia su un provvedimento che riteniamo estremamente importante e che certamente si inserisce nell'ambito e nella sfera del Semestre Europeo. Esso riguarda non soltanto la dimensione europea del nostro Paese ma anche le politiche economiche rispetto ad una serie di iniziative che abbiamo avuto modo di condividere nel corso di questi tre anni come Governo, come maggioranza e come alleati.
Non dimentichiamo il momento in cui ritornammo alla guida del Paese nel 2008, dopo ben due anni di Governo Prodi, che peraltro cadde sulle scelte di politica economica. Il quinquennio sarebbe dovuto terminare proprio in questo periodo, eppure la maggioranza di centrodestra venne richiamata alla guida del Paese in un momento delicato, in un momento in cui la crisi economico-finanziaria, originatasi nella sfera geografica degli Stati Uniti e del Regno Unito, aveva prodotto gli effetti che tutti quanti conosciamo. Non dimentichiamo quello che è riuscito a fare il Governo nel corso di questi tre anni, in momenti importanti, quello che ha significato sostenere il mondo delle imprese e le famiglie italiane con una serie di provvedimenti. Anche oggi noi, prima con la votazione della questione di fiducia sul cosiddetto decreto-sviluppo e poi con la votazione finale sul medesimo provvedimento, seguiamo la scia di provvedimenti importanti in un momento così delicato.
Accennavo a provvedimenti di contrasto alla crisi finanziaria e alla crisi dei mercati, a provvedimenti a favore dell'economia reale e del mondo delle imprese, alle operazioni importanti nell'ambito della sfera del credito italiano, all'importanza ulteriormente riconosciuta ai temi del lavoro e della coesione sociale, all'impegno di risorse destinate agli ammortizzatori sociali, all'aver offerto una tipologia di interventi più ampia in un momento delicato, necessaria a tenere unite le famiglie italiane.
Si parla di «decreto sviluppo» con le tinte fosche tipiche della sinistra e delle opposizioni che, laddove entrano nel merito dei contenuti - guardacaso - mettono in risalto quel dato che ha davvero caratterizzato la fine politica del Governo precedente: qualcuno immaginava che, anche noi, in questi giorni arrivassimo a scivolare su un provvedimento così delicato. Infatti, la discussione che si è prodotta all'interno delle Commissioni Bilancio e Finanze ha avuto il coraggio di affrontare temi delicati nell'ambito di quello che viene ben definito «decreto sviluppo» a sostegno del mondo delle imprese, quali la semplificazione necessaria nell'ambito del rapporto con le amministrazioni locali e della riscossione.
Pensiamo anche ai traguardi già raggiunti - che qualcuno spesso si dimentica - nella lotta all'evasione e agli effetti che ha prodotto, come la raccolta di somme e di cifre importanti, in termini di miliardi, certamente utilizzabili per lo sviluppo e il rilancio del Paese.
Ci spiace che i diversi partiti dell'opposizione, anche oggi, si siano susseguiti nel mettere in risalto gli aspetti negativi che avrebbero caratterizzato il corso di questi tre anni, a partire da quella manovra triennale, che voi contestavate, di quei decreti legislativi a sostegno del sistema produttivo italiano, degli interventi volti a rendere davvero competitive le nostre imprese e a renderle, nel momento Pag. 17della concorrenza, in grado di competere in un mercato certamente non semplice, ma avendo a fianco un Governo. Ricordo anche le modifiche importanti della legge di stabilità, quello che ha significato rispetto al passato il non trovarsi di continuo a regalare - come invece qualcuno ha voluto sostenere oggi - una serie di prebende richieste da quei colleghi che miravano più, secondo le indicazioni delle opposizioni, a dare risposte di tipo localistico, quando invece vi erano esigenze di carattere complessivo e generale.
Ebbene, lo scenario veniva tratteggiato con tinte fosche: probabilmente qualcuno, di volta in volta, si augurava che il Governo non avrebbe retto nel momento in cui fossimo andati incontro a soluzioni diverse. Ciò, a cominciare dalla metà di dicembre, quando qualcuno immaginava che si sarebbe chiuso un percorso politico, rispetto anche alla volontà di costruire un rilancio della maggioranza sui provvedimenti di carattere economico-finanziario.
Qualcuno dei colleghi che mi ha preceduto è entrato nel merito dei contenuti, delle risposte che noi avremmo dovuto cogliere dall'appuntamento delle amministrative piuttosto che dai referendum: di non avere - forse qualcuno immagina - la maggioranza nel Paese oggi. A sostegno di un rilancio su riforme che abbiamo ben chiare, per quello che significa l'inizio di una discussione che si è aperta su questi argomenti, avremmo voluto un'opposizione propositiva nei giorni scorsi all'interno delle Commissioni. Discussioni che non ci hanno visto entrare davvero nel merito delle esigenze delle famiglie italiane, del mondo delle imprese, di quello che avremmo voluto rispondere, anche assieme, cogliendo l'invito che, guarda caso, a seconda dei momenti in cui il Presidente Napolitano si esprime quando invita all'unità, rispetto a riforme importanti e a seconda della direzione verso la quale si va, l'opposizione, in base alla convenienza, decide di cogliere in positivo o non cogliere aspetti importanti, laddove noi chiediamo di lavorare assieme.
Vorrei ricordare anche quanto arrivò a dire un paio di mesi fa il direttore del Corriere della Sera rivolgendosi a un richiamo fatto dal responsabile del dipartimento economia del Partito Democratico che si lamentava di non avere il giusto spazio rispetto a ricette di politica economica, così innovative ma, allo stesso tempo, così poco comprensibili. Il direttore del Corriere della Sera si giustificò per non aver accolto gli spunti che venivano offerti proprio perché su questi argomenti non c'era la capacità di dare delle risposte a un Paese come il sistema Italia. Da parte nostra vi è un costante rapporto con il mondo delle piccole e medie imprese; una condivisione con gli alleati, con la Lega Nord Padania, con il gruppo di Iniziativa Responsabile, sulla parte che riguarda il federalismo, la responsabilità degli amministratori locali, riguardo ad una visione nuova di riforme su cui siamo stati chiamati e invitati a esprimere un parere nei momenti anche successivi sulla parte attuativa dei decreti.
L'invito che rivolgiamo anche ai colleghi delle opposizioni, laddove tutto è nefasto, laddove un Governo come il nostro non è in grado di dare delle risposte, è: vediamo cosa è successo nel corso di questi tre anni, cosa significhi un rilancio dell'economia che tenga conto della dignità della persona, il rilancio del mondo del lavoro rispetto alle tante riforme fatte in ambiti vari in economia.
Non capiamo inoltre l'atteggiamento tenuto, a seconda dei momenti, dalle agenzie di rating; su tale argomento, tra l'altro, ci siamo soffermati in Commissione Finanze, per capire come sia possibile rivedere quel rapporto, su base europea, che riguarda buona parte del mercato, che coinvolge società importanti, che ci porta al di là dei confini europei e quindi nel Stati Uniti, di quello cioè che significhi una giusta valutazione laddove essa entra in contraddizione con quella di organismi economico-finanziari a livello europeo.
Tali organismi riconoscono meriti importanti a questo Governo di centrodestra che fornisce costantemente delle risposte alle famiglie italiane e al mondo produttivo. Entrando, quindi, nel merito di questi argomenti forse sarebbe necessaria una Pag. 18rivisitazione di ciò che significano le agenzie di rating, le quali premiano o mettono in condizioni anche negative, dal punto di vista delle politiche economico-finanziare, alcuni Paesi; a fronte di ciò poi arriva il soccorso dell'Europa. Ed è quello che si dice sul fronte dell'Italia in questi giorni, dove il Ministro dell'economia e delle finanze, il Presidente del Consiglio e la maggioranza intera, hanno spiegato quello che ci attende e la volontà di dare delle risposte precise al Paese. L'Italia ha bisogno di uscire da questa situazione con una politica, quella del centrodestra. Maggioranza di centrodestra che oggi, così com'è stato nel corso dei tre anni scorsi, dà la fiducia al proprio Governo sul decreto-legge in materia di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi della delegazione radicale nel gruppo del Partito Democratico, con Marco Pannella, con la non violenza, vi stiamo proponendo un punto di vista di fronte alla resa, che si dimostra ogni giorno più evidente, della democrazia e delle istituzioni.
Chiediamo a tutti e a ciascuno - noi lo facciamo per primi - di guardare dentro noi stessi. Con il disfacimento della democrazia e con l'illegalità dilagante non si può governare nessuno dei problemi del nostro tempo, dall'economia - imprese e lavoro - alla giustizia civile e penale, ai diritti civili e umani, che includono, per noi radicali, il diritto all'informazione e alla verità.
Guardare dentro noi stessi significa, per esempio, non nasconderci il fatto che lo Stato italiano si comporta nei confronti della comunità penitenziaria (detenuti, agenti, direttori, psicologi, educatori e personale medico), ormai da anni, come un delinquente professionale, violando da decenni, e oggi ancora di più, le norme europee, nazionali e transnazionali.
Così lo Stato perde qualsiasi autorevolezza ed autorità. La comunità penitenziaria sta rispondendo a questa violenza con la non violenza. Il nostro leader Marco Pannella, in sciopero della fame e della sete, richiama a questo tutta la politica. Sta a ciascuno di noi, nelle prossime ore, corrispondere o meno al monito che ci lancia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis 1.1 del Governo - A.C. 4357-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis 1.1 del Governo, nel testo modificato, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di membri del Governo e altri deputati che ne hanno fatto richiesta per impegni istituzionali e gravi motivi personali.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
Pag. 19
La chiama avrà inizio dall'onorevole Traversa.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,18).
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,20).
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 70 del 2011, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti 612
Votanti 610
Astenuti 2
Maggioranza 306
Hanno risposto sì 317
Hanno risposto no 293.
La Camera approva.
Sono così precluse tutte le ulteriori proposte emendative.
Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide Pag. 20
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grassano Maurizio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Isidori Eraldo
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela Pag. 21
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marmo Roberto
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisacane Michele
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe Pag. 22
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Scilipoti Domenico
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco Pag. 23
Cavallaro Mario
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino Pag. 24
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano Pag. 25
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zazzera Pierfelice
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Si sono astenuti:
Brugger Siegfried
Zeller Karl
Sono in missione:
Fassino Piero
Lombardo Angelo Salvatore
Melchiorre Daniela
Volontè Luca
Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni il deputato Mario Pepe (gruppo Misto).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,30.
La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 14,35.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vernetti, Vito e Zeller sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione (ore 14,36).
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stata approvata la questione di fiducia sull'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4357-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4357-A). Pag. 26
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto riferiti a materie che, originariamente presenti nel decreto-legge in esame, sono state espunte nel corso dell'esame in sede referente o a seguito dell'approvazione dell'emendamento Dis 1.1 del Governo: Vannucci n. 9/4357-A/5 e Scanderebech n. 9/4357-A/108, in materia di concessioni demaniali marittime; Cenni n. 9/4357-A/11, in materia di salvaguardia delle aziende che producevano e commercializzavano opere di disegno industriale riconosciute di pubblico dominio prima del 19 aprile 2001; Iannaccone n. 9/4357-A/12, Antonino Russo n. 9/4357-A/63 e Tassone n. 9/4357-A/119, in materia di personale docente delle istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale; Toto n. 9/4357-A/52, in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati tributari; Lanzarin n. 9/4357-A/145, in materia di esecuzione diretta di opere di urbanizzazione primaria a scomputo.
Avverto che l'ordine del giorno Pili n. 9/4357-A/134 è stato ritirato dal presentatore.
ANTONINO RUSSO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, chiedo di riconsiderare la decisione di dichiarare inammissibile - quindi, di non discutere e di non votare - l'ordine del giorno n. 9/4357-A/63 a mia prima firma.
Mi rendo conto del fatto che originariamente la materia era presente nel disegno di legge di conversione e che adesso non vi è più a seguito dell'approvazione del maxiemendamento; tuttavia, è anche vero che questo ordine del giorno riguarda una vicenda che aveva ricevuto il voto favorevole delle Commissioni riunite bilancio e finanze. Tale voto favorevole metteva fine ad una vicenda complessa e paradossale, che riguarda 20 mila docenti abilitati e abilitandi in didattica della musica e strumento musicale e scienza della formazione primaria.
Questa vicenda, probabilmente, è stata messa da parte nel maxiemendamento, dopo una lunga contesa, per un eccesso di zelo, visto che, in qualche emendamento, erano state inserite materie che, probabilmente, erano da approfondire. La proposta emendativa era stata presentata da tutti i gruppi parlamentari, è stata votata a larghissima maggioranza ed è stata espunta dal Governo perché, non potendo eliminare una sola parte, ha dovuto espungere l'intero comma.
A questo punto, credo che una materia così delicata, che non riguarda dettagli, ma il destino di 20 mila persone, in un modo o in un altro, debba rientrare nella discussione del Parlamento. Quest'ultimo, infatti, non può essere esautorato due volte: la prima, dopo che si è votato all'unanimità in sede di Commissioni bilancio e finanze e, la seconda, perché non si potrebbe discutere in Aula neanche un ordine del giorno.
Sappiamo tutti che spesso gli ordini del giorno sono come i sigari toscani; se voi non volete consentire neanche questo, è del tutto evidente qual è la volontà del Governo, non della maggioranza, perché a questo punto bisognerà verificare la volontà vera della maggioranza su cosa vuole fare. Non ci sarà consentito di ridiscutere questo ordine del giorno? Bene, presenteremo immediatamente, signor Presidente, lo dico rivolto al tavolo del Governo, un bella proposta di legge sul tema, e chiederemo di esaminarla in sede deliberante in maniera tale da capire se c'è davvero la volontà di affrontare il problema di ventimila persone oppure se tale volontà non c'è.
Su questo non si può giocare, non si può avere una benché minima distrazione, perché riguarda il destino e la vita di persone in carne ed ossa, che hanno studiato, si sono abilitate, e che adesso vengono messe da parte con un atto, secondo me, irresponsabile da parte del Governo e di qualche consigliere degli alti uffici del ministero. Per quanto proceduralmente Pag. 27ci possa essere qualche vizio, chiedo davvero di ridiscutere questa decisione, di rivederla e di far esprimere il Governo su tutta la materia.
Tra l'altro lo stesso ordine del giorno, con lo stesso contenuto, qualche settimana fa o qualche mese fa è stato approvato dal Senato; vorrei capire ora se i pareri vengono dati così, all'acqua di rose. Chiedo che venga rivisto, che venga accolto dal Governo; in ogni caso noi provvederemo, nel giro di un quarto d'ora a depositare una proposta di legge sul quale chiederemo a tutti gruppi di apporre la propria firma per ottenerne l'esame in sede deliberante.
ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che questa discussione, se pure sugli ordini del giorno, sia molto importante perché è l'unica che ci è rimasta, dopo la posizione della questione di fiducia su un documento così corposo. Quello che mi meraviglia è che non siano in distribuzione nemmeno gli ordini del giorno. Al di là di quelli che ognuno di noi ha presentato e che magari vorrà illustrare, è ovvio che sarebbe importante conoscere il complesso, la totalità degli ordini del giorno, anche per poter usufruire al meglio dei cinque minuti che ognuno di noi ha a disposizione per l'illustrazione del proprio ordine del giorno o per intervenire sugli altri; altrimenti, di fatto, questo diritto viene meno.
Chiedo alla Presidenza di capire come mai non ci siano copie degli ordini del giorno depositati o quanto meno perché il numero delle copie fosse così limitato e poi, se non sia il caso di sospendere la seduta, anche brevemente, fino a quando tali copie non verranno ridistribuite in modo che ogni parlamentare possa avere cognizione di causa di quelli che sono gli ordini del giorno presentati e soprattutto del loro contenuto.
PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, mi risulta che siano arrivate alcune copie che sono state immediatamente distribuite. Ne stanno arrivando delle altre; naturalmente la motivazione che lei apporta è assolutamente realistica e condivisibile.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sono d'accordo con le parole dell'onorevole Compagnon, ma quello che sostiene il collega riguarda una fase successiva. Se non fossero disponibili gli ordini del giorno quando dovremo votarli, cioè nella fase delle dichiarazioni di voto su ciascun ordine del giorno, non avere l'idea del complesso degli ordini del giorno presentati condurrebbe alle conclusioni tratte dall'onorevole Compagnon. Tuttavia, nella fase dell'illustrazione, siccome essa è limitata ai singoli presentatori, che non possono parlare di un ordine del giorno presentato da un altro e devono limitarsi a parlare, se vogliono, dei propri ordini del giorno, si può proseguire e credo sia giusto farlo.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, credo che le sue motivazioni siano più convincenti di quelle dell'onorevole Compagnon, quindi si procede nei lavori.
MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, intervengo per chiedere alla Presidenza di riconsiderare il parere di inammissibilità espresso sul mio ordine del giorno n. 9/4307-A/5. Perché le chiedo di rivedere questo parere? Perché esso è stato espresso sulla base del fatto che, secondo la Presidenza della Camera, su materie espunte dal testo non sarebbe consentito presentare ordini del giorno. Pag. 28
Con questo ordine del giorno affrontiamo il problema del demanio marittimo: è vero che tre commi sono stati espunti dal testo, ma non è vero che il tema sia stato completamente espunto, in quanto l'articolo 3 (Reti d'impresa, «Zone a burocrazia zero», Distretti turistico-alberghieri, nautica da diporto) rimane sostanzialmente in piedi, vengono solo tolti i primi tre commi riferiti al sistema concessorio o con diritto di superficie.
Il mio ordine del giorno, quindi, non riguarda solo un aspetto, ma l'intera materia, e per questo chiedo di riconsiderarlo, anche perché, diversamente, non si comprenderebbe l'ammissione dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/4357-A/61 che, sostanzialmente, afferma le stesse cose.
Signor Presidente, è poi importante sottolineare un fatto: l'ordine del giorno si riferisce alla materia in generale, ma se si emana un decreto-legge, che reca norme precise, e poi, nel passaggio tra Governo e Parlamento, si espungono delle norme, credo che la soppressione di commi non sia mai un fatto positivo: bisognerebbe anche dire come si intende risolvere quell'argomento. In questo caso si sono soppresse delle norme per prendere un'altra strada, ossia per sollecitare il Governo a presentare un disegno di legge. Tuttavia, nell'ordine del giorno indichiamo una road map, un percorso da seguire, per, comunque, dare soluzione a problemi che il Governo aveva posto con i tre commi soppressi.
Contesto nel merito la decisione, che l'ordine del giorno non sia ammissibile perché che non vi sia più il tema è semplicemente non vero, perché il tema esiste e deve essere, in qualche modo, non dico regolamentato, perché l'ordine del giorno non ha questo fine, ma deve essere dato al Governo un indirizzo su come procedere.
Quindi, Presidente, le chiedo formalmente una riammissione del mio ordine del giorno. Sono disponibile, eventualmente, a riformulare l'incipit - perché esso fa riferimento a tre commi soppressi - in modo da fare riferimento alle altre norme di legge citate. Su questo non vi è assolutamente alcun problema.
Signor Presidente, mi dica lei se è sufficiente questo mio intervento o se devo presentare un ricorso formale.
PRESIDENTE. In merito agli interventi degli onorevoli Antonino Russo e Vannucci, sull'ammissibilità degli ordini del giorno da loro presentati: ho sentito il Presidente della Camera e, alla luce delle esposizioni svolte e dei criteri generali che sono stati adottati per l'ammissibilità degli stessi in riferimento a questo provvedimento, si ritiene di dover considerare ammissibili tutti gli ordini del giorno che sono stati presentati.
Quindi, gli ordini del giorno oggetto della precendente comunicazione, si intendono riammessi.
L'onorevole Ventura ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17, di cui è cofirmatario.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, colleghi, immaginate l'onorevole Calderoli in camicia verde esporre davanti alla folla di Pontida la seguente targa: «Monza, sede di rappresentanza operativa del Ministero della semplificazione normativa, senza maggiori oneri a carico dello Stato»? Ve lo immaginate?
Eppure è questo il compromesso siglato in notturna tra il PdL e la Lega che ieri avevano dato il meglio di loro stessi. Come definire, del resto, l'avvio della raccolta di firme in piazza anti-ministeri al nord, con tanto di presenza del sindaco di Roma e della presidente della regione Lazio?
Siamo qui ad illustrare l'ordine del giorno del Partito Democratico che vuole ridare valore alle istituzioni e serietà alla politica. L'Italia è un Paese adulto e serio. Non ha bisogno delle sceneggiate di questa maggioranza e delle esibizioni di questi ministri che falliscono, anche quando vorrebbero lottare, dopo aver dimostrato in questi anni di aver fallito mentre governano.
Il nostro ordine del giorno, che impegna il Governo ad escludere ogni ipotesi di Pag. 29delocalizzazione dei ministeri, deve intervenire su quello che da qualche tempo è diventato il tormentone leghista. Ci avevano provato a maggio, pensando che la boutade sui ministeri a Milano avrebbe convinto qualche cittadino a scegliere ancora il pessimo centrodestra morattiano come amministratore della città.
Avete miseramente perso Milano e non solo, e ora avete trovato una nuova sede: Monza. Erano quelli della riduzione dei ministeri e ora sono all'accattonaggio, un accattonaggio che, come si è visto per Milano, non porta neanche risultati elettorali. Altro che federalismo! State mettendo la pietra tombale anche sul federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) o su quel tentativo di camuffare come federalista qualcosa che non lo è mai stato.
Ma noi non vogliamo farci travolgere da queste sceneggiate, cerchiamo di ascoltare il Paese, che non ha alcun interesse all'argomento, cerchiamo - come ribadiamo nell'ordine del giorno - di guardare all'attuale quadro finanziario caratterizzato da un elevato livello sia del disavanzo, sia del debito pubblico, e per questo a ricercare un'assoluta coerenza nelle politiche di spesa e di sviluppo.
Cosa c'entra, colleghi, il trasferimento dei ministeri con questo? Niente. Sarebbe fare l'opposto di quello che si deve, perché nessuna esigenza di carattere funzionale giustificherebbe infatti l'inutile e ingente sforzo finanziario conseguente al trasferimento di alcuni ministeri sul territorio nazionale.
Come si è visto, la sola ipotesi di trasferire al nord alcuni ministeri ha inevitabilmente innescato analoghe e opposte richieste a favore delle città del Mezzogiorno, in una rincorsa propagandistica che distoglie l'attenzione dai veri problemi strutturali del nostro Paese. Il «pastrocchio» che la maggioranza sta per votare è stato elaborato tra «tira e molla» al solo scopo di non rendere plateale e sancita da un voto l'ormai inesistenza di questo Governo.
Ma ribadisco che questo è un Paese adulto e serio e che persino i leghisti accorsi a Pontida, dopo quello che succede oggi in quest'Aula, dovrebbero dire basta: basta ad essere presi in giro, basta con la propaganda e la distanza siderale dai veri problemi degli italiani tutti, dalle Alpi alla Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/107.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno ha come punto di riferimento importante la tutela del lavoro delle persone portatrici di disabilità a vario titolo e livello. Vi è una normativa che, da un lato, guarda con grande interesse e con grande impegno all'integrazione e alla valorizzazione di queste persone cosiddette diversamente abili, ma vi è anche un'applicazione di questa norma che in qualche modo rende così farraginosa la possibilità di venire incontro alle loro esigenze da escluderle di fatto dal mercato di lavoro. È ciò che si chiama quella sorta di compensazione territoriale che, da un lato, potrebbe essere interpretata in modo virtuoso per cercare di mettere a proprio agio le persone e per cercare di individuare sui territori ambiti, luoghi e contesti lavorativi adeguati ai talenti di cui loro dispongono. Tuttavia, la stessa interpretazione può creare delle distorsioni tali per cui questa sorta di compensazione territoriale, invece di essere fatta a vantaggio delle persone con disabilità, viene spesa per inserire nel lavoro professionale altre persone, probabilmente con altri meriti ma, non in pochi casi, anche secondo logiche clientelari di altro tipo.
L'ordine del giorno intende guardare all'applicazione di questa norma e all'interpretazione positiva, potremmo dire allo spirito della norma, in un momento così difficile, come peraltro è anche il momento attuale in cui in crisi di lavoro vanno tutti e sappiamo perfettamente quanto soffrano di crisi di lavoro i giovani. Possiamo soltanto immaginare quanto i giovani diversamente abili soffrano in questo Pag. 30momento per una sorta di mercato di lavoro che è sostanzialmente ostile: ostile ai loro bisogni, ostile alle loro possibilità, ostile anche a quella che è la legittima speranza di un'integrazione che dia dignità alla loro presenza e che dia anche un senso accettabile al loro disagio.
Quest'ordine del giorno punta semplicemente a questo, non ha un costo perché riguarda esclusivamente la possibilità, attraverso la compensazione territoriale, di poter inserire queste persone nella diversità dei luoghi dove questo può accadere. È soltanto un ordine del giorno che cerca di rendere credibile ciò che molte volte questo Governo ha affermato in teoria e che di fatto molte volte ha contraddetto nei fatti. Per questo ci auguriamo che il sottosegretario voglia davvero capire lo spirito di questa cosa e voglia dare un messaggio forte e positivo ai giovani in genere e ai giovani disabili in particolare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il terzo polo).
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/98.
ENZO RAISI. Signor Presidente, credo sia stata una felice sorpresa per molti, soprattutto del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, dopo che in piena solitudine avevamo promosso azioni davanti alle sedi di Equitalia per cercare un riequilibrio nel rapporto tra cittadino e Stato, tra cittadino e Ministero dell'economia delle finanze e le sue appendici sul territorio, sentire domenica il Ministro Bossi dire che vi è bisogno di un riequilibrio tra il sistema di potere che ha Equitalia verso il contribuente e i diritti del contribuente stesso. È stata una felice sorpresa da parte di tanti cittadini, a cominciare da chi parla.
Certo non vorrei che anche queste fossero parole vane. Quando sento il Ministro Tremonti dire che il fisco deve essere più equilibrato nel rapporto con il cittadino, mi domando se il Ministro Tremonti sa di essere il Ministro dell'economia e delle finanze e quindi di reggere il Ministero che appunto controlla le Agenzie fiscali territoriali che svolgono questo tipo di attività.
Come non vorrei che questi slogan fossero un prolungamento della campagna elettorale. Durante la campagna elettorale, nel mio territorio, in Romagna, esultavano tutti perché il Governo aveva dato in concessione le spiagge, con un decreto-legge adottato proprio in piena campagna elettorale, prima per oltre novant'anni e poi per vent'anni. In seguito, finita la campagna elettorale, si è eliminata questa possibilità e ci si è dimenticati dell'Emilia Romagna e non solo della Romagna.
Vorrei che, passata Pontida, passato l'appello e l'ennesima denuncia su Equitalia, il Governo non si dimenticasse che, oltre alle denunce, bisogna fare i fatti. Quindi, ci sono due o tre problemi che vanno risolti e che, con questo ordine del giorno, in qualche modo, denunciamo.
In primo luogo, vi è il tema degli accertamenti fiscali: in questi anni gli accertamenti fiscali sono diventati, oggi più che mai, uno strumento non più di verifica, ma di accusa vera e propria e - mi si consenta - anche di condanna perché con gli strumenti che abbiamo riconosciuto, dal 1o luglio 2011, basta un accertamento fiscale affinché Equitalia proceda a mettere le ganasce, a sequestrare i beni e a mettere in ginocchio i nostri artigiani, i nostri imprenditori e i nostri cittadini.
Visto che siamo a ridosso di quel provvedimento adottato da questo Governo e da Tremonti e votato anche dalla Lega, ci aspettiamo, a seguito di questo ordine del giorno, che il Governo metta mano alla materia prima che quella procedura entri in vigore, ossia da qui ai primi di luglio, affinché non si esasperino ulteriormente i toni.
C'è un altro aspetto molto importante che ricordiamo nel nostro provvedimento: la crisi economica deve tener conto, oggettivamente parlando, della fascia debole della nostra popolazione, quindi del dovere - e, a tal proposito, non facciamo un passo indietro - di tutti i cittadini di pagare le tasse ed è chiaro che chi ha un basso reddito deve essere aiutato in questo Pag. 31momento ed in qualche modo agevolato nel pagamento delle tasse. Qui succede come al solito: le tasse le pagano sempre gli stessi, che peraltro in questo momento vivono un brutto momento e il vero rischio che corriamo è che il settore produttivo del Paese salti per aria.
Quindi, con il nostro ordine del giorno chiediamo, in fin dei conti, da una parte di rivedere in termini più equilibrati il rapporto tra cittadino, contribuente e Stato - cosa richiesta da Tremonti e dal Ministro Bossi domenica - e una maggiore attenzione per i cittadini a più basso reddito affinché ci siano delle agevolazioni nel pagamento delle imposte e, infine, una semplificazione degli adempimenti fiscali a carico delle imprese e che si termini di qualificare gli studi di settore come elementi di selezione per verifiche fiscali perché, a tal proposito, in tempi di crisi non basta avere un bilancio in rosso per avere un accertamento fiscale, ci dovrà essere anche una continuità in questo senso. Il nostro ordine del giorno va nel senso espresso anche dai rappresentanti della maggioranza di Governo in sede di campagna elettorale e di manifestazioni politiche. Gradiremmo, una volta tanto, che finita la campagna elettorale e finiti i raduni di Pontida finalmente le cose si facessero.
PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4537-A/33, di cui è cofirmatario.
FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, illustro l'ordine del giorno 9/4537-A/33 a prima firma dell'onorevole Di Pietro e sottoscritto da tutti i deputati dell'Italia dei Valori. Si tratta di un ordine del giorno con il quale impegniamo il Governo a non considerare l'ipotesi del trasferimento dei Ministeri e nemmeno dei relativi dipartimenti e dei dipartimenti della Presidenza del Consiglio perché questo risulterebbe in contrasto con la disciplina inerente a Roma Capitale ed avrebbe, quale conseguenza, un aggravio dei conti di finanza pubblica. Questo per restare al testo del nostro ordine del giorno.
Lei però permetterà che, oltre che fare un richiamo esplicito ai contenuti di questo documento, io possa riflettere su quello che è avvenuto in questi giorni e sui motivi che di conseguenza hanno portato tutti i gruppi a presentare ordini del giorno su questa falsa questione, perché abbiamo capito bene che è soltanto rozza propaganda anzi, non è più neanche propaganda, perché dopo i toni urlati a Pontida due giorni fa, dopo il casus belli - magari qualcuno spiegherà cosa significa agli esponenti leghisti - e dopo i toni belligeranti è iniziata la ritirata. Sembrava che dovesse esplodere la quarta guerra mondiale su questa questione e poi ne è venuto fuori un «papocchietto» che fa ricordare i fasti della Prima Repubblica, quando su una virgola si decidevano le sorti di un Governo. Adesso scopriamo che quindi non ci sarà nessun trasferimento dei Ministeri al Nord, né i tre che aveva ipotizzato il Ministro Bossi a Monza né quello che doveva andare a Bergamo, ma soltanto sedi distaccate, soltanto degli uffici di rappresentanza. Insomma una presa in giro per gli elettori del Nord, ma è anche da capire, dopo le batoste elettorali il gruppo dirigente della Lega Nord Padania è chiaramente in stato confusionale; ciò, al punto che il Ministro Calderoli, di fronte al responsabile della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la pace e la giustizia, l'arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, cosa risponde? Attenzione, non vogliamo portare i Ministeri solo al Nord, li vogliamo portare anche a Palermo. Una chiara presa in giro rispetto alla quale cerchiamo almeno di evitare il ridicolo. Siamo nel 150o anniversario dell'Unità d'Italia, questo davvero non è il modo migliore per onorarlo, lo dico a tanti colleghi del centrodestra che sull'idea dell'unità del Paese e della patria hanno costruito le barricate e le loro convinzioni giovanili, e invece oggi sono qui (Commenti del deputato Torazzi) insieme ai leghisti a giocare sulle virgole, sugli avverbi e sugli aggettivi.
Noi, ripeto, siamo contro perché questa scelta - che non si farà - è soltanto una presa in giro che serve solo come rappresentazione Pag. 32teatrale sul prato di Pontida e costituirebbe un aggravio pesante e imprecisato per le finanze pubbliche, posto tutto sulle spalle dei contribuenti e dei cittadini che invece vogliono meno pressione fiscale, che si combatta la disoccupazione e che si lavori per favorire le infrastrutture. Di questo ha bisogno anche il Nord, non di nuovi Ministeri o del loro decentramento.
Come abbiamo già detto, nella legge delega per l'attuazione del federalismo fiscale c'è un articolo preciso, l'articolo 24, che dispone un preciso riferimento a Roma capitale, e dice che questo ordinamento è concesso alla città di Roma perché vuole «garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vaticano e presso le istituzioni internazionali».
Ripeto, siamo contro questa ipotesi, per questo chiediamo al Governo di esprimersi puntualmente con il proprio parere su questo punto. Noi auspichiamo un voto favorevole e soprattutto lo chiediamo anche ai colleghi del centrodestra che dell'unità del Paese e della rappresentanza della patria hanno fatto una ragione di vita. Siamo fiduciosi nell'esito di questo nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Osvaldo Napoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/20.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire per attrarre la vostra attenzione sull'articolo 10, comma 16, che prevede l'Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua quale organo collegiale, costituito da tre componenti di cui uno con funzioni di presidente, nominati con decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare o della Conferenza Stato-Regioni.
In relazione ai tre componenti, due vengono proposti dal Ministro dell'ambiente ed uno dalla Conferenza Stato-regioni. La previsione che sia la Conferenza Stato-regioni ad indicare un componente dell'organo che, evidentemente, dovrà essere espressione delle autonomie locali non può che essere un errore materiale. Il 99 per cento è costituito dai comuni. È indubbio che il settore dell'acqua, oggetto, peraltro, della recente consultazione referendaria, è di diretto interesse degli enti locali e dei sindaci ed è inoltre oggetto di un radicale intervento di revisione, anche perché, a fine anno, verranno abrogate le autorità di ambito territoriale ottimale, oggi riferimento regolatorio per i diversi territori.
Con spirito collaborativo e con evidente pertinenza in materia, l'ANCE aveva quindi proposto la nomina di un commissario della succitata Agenzia su indicazione della Conferenza unificata, rappresentativa di tutte le istituzioni territoriali. Oggi troviamo, invece, il riferimento alla sola Conferenza Stato-regioni, dove i comuni non sono rappresentati. Ciò è assolutamente paradossale e, ove non fosse frutto di un errore materiale, sarebbe un grave vulnus istituzionale al ruolo dei comuni. Pertanto, signor Presidente, si rende necessario correggere tale norma, stabilendo che il componente deve essere designato su proposta della Conferenza unificata.
PRESIDENTE. L'onorevole Meta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/16.
MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, nel giro di pochi mesi, per la terza volta, come Partito Democratico, siamo costretti a porre la questione dell'introduzione di nuovi pedaggi sulla rete stradale di 1.300 chilometri del nostro Paese, a seguito di un provvedimento del Governo che prevedeva aumenti dei pedaggi in tutta la rete e l'introduzione di nuovi pedaggi nella rete di 1.300 chilometri.
Noi abbiamo provato a far ragionare prima il Governo e dopo la maggioranza Pag. 33sull'inutilità di questa norma, perché si tratta di una norma inutile e anche ingiusta, alla fine, che si accanisce in modo terapeutico sui pendolari, su quelli che, da un po' di tempo a questa parte, sono diventati le vittime preferite delle politiche governative.
Abbiamo avuto un susseguirsi di provvedimenti, partendo dal taglio agli enti locali, soprattutto sul fronte del trasporto pubblico locale, agli aumenti del costo della benzina e tanti altri balzelli, che hanno già provocato nel nostro Paese un aumento delle tariffe e una riduzione dell'offerta del trasporto pubblico.
Ora ci si accanisce con quelli che non hanno un'alternativa al mezzo privato per recarsi a lavorare o a studiare ogni giorno, e ci si accanisce tentando di introdurre pedaggi insopportabili, che ammontano a circa - vi è uno studio - 600 euro per automobilista, in una situazione che è diventata non più sopportabile.
Noi, come Partito Democratico, ci opponiamo fermamente a questa misura e abbiamo anche indicato al Governo quale sia la situazione migliore per uscirne fuori. La soluzione migliore sta nel fatto che vi è un altro provvedimento di legge, approvato in questa sede, che prevede che il 50 per cento delle «multe» irrogate e riscosse in quella rete possa entrare nelle casse dell'ANAS.
Ora ci troviamo di fronte ad un'entrata certa che ha dei costi che non conosciamo. L'ANAS ha dichiarato, attraverso il suo amministratore delegato, che questi proventi derivanti dall'introduzione dei nuovi pedaggi non servono per mettere in sicurezza le strade e fare la manutenzione, ma per pagare i debiti dello Stato. È da questo punto di vista che la misura diventa ingiusta, insopportabile.
Noi proponiamo semplicemente la soluzione seguente: evitare di indire e di svolgere gare d'appalto per comprare meccanismi tecnologici molto costosi (varchi, cancelli e così via), evitare l'introduzione di nuovi test force che aumenterebbero anche i costi del lavoro dell'azienda stessa e attingere, semplicemente, ad una norma che è prevista nel codice della strada che abbiamo approvato circa un anno fa. Servono, pertanto, due provvedimenti, ossia due decreti attuativi del Governo, uno, che ancora non c'è, che autorizza la suddetta misura e un altro per risolvere una serie di inadempienze.
Ora, mi rivolgo molto seriamente anche ai colleghi della maggioranza che si sono opposti al provvedimento in esame, ma che poi, negli altri passaggi precedenti, sono stati richiamati all'ordine dal Governo per votare l'ordine del giorno in oggetto. Infatti, ripeto, votando questo ordine del giorno, si vincola il Governo a fermarsi, ma si evitano anche delle minori entrate per l'ANAS perché quelle entrate a cui ci riferivamo sarebbero garantite dall'applicazione di quella norma del codice della strada che destina, come sappiamo, il 50 per cento dei proventi, appunto, all'ANAS stessa.
Credo che quest'oggi, da parte anche dei colleghi della maggioranza, avremo un atteggiamento positivo. Ho molto apprezzato ciò che è stato riportato, molto liberamente, in questi giorni, sui giornali e le prese di posizione degli enti locali sul territorio.
Vi invito alla coerenza e a votare l'ordine del giorno in oggetto per rendere una maggiore giustizia ai «dannati» della mobilità in Italia che sono quei milioni di pendolari che vivono le condizioni che descrivevo prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ria che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/103: si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Muro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/128.
LUIGI MURO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/4357-A/128 non tanto per sottolineare l'ennesima differenza - ormai sono tante - rispetto al Popolo della Libertà, che si desume dall'atteggiamento che in questi giorni, legittimamente, la Lega Nord ha assunto nei Pag. 34confronti della questione relativa al distacco dei Ministeri al Nord, quanto per svolgere una riflessione da parlamentare della Campania, del Mezzogiorno, che si ritrova un'Italia unita e che ritiene l'Unità d'Italia un dato acquisito e una risorsa per l'intero Paese.
Bene, per illustrare brevemente il mio ordine del giorno, mi voglio rifare a slogan che, a volte, sono demagogici, ma altre volte rappresentano una giusta sintesi di quello che si vuole dire. Certamente l'ordine del giorno che la maggioranza ha concordato con la Lega Nord fa capire che quello che era stato rivendicato dalla Lega stessa era uno slogan demagogico perché delle due l'una: o si ritiene che lo spostamento dei Ministeri abbia un valore strategico, e allora non si capisce perché si debba parlare di uffici di rappresentanza, o si ritiene, viceversa, che non vi sia alcun valore se non quello demagogico legato alla manifestazione tenutasi domenica scorsa e allora non si comprende a cosa servano gli uffici di rappresentanza. Quindi, ci troviamo davanti ad uno slogan che non fa altro che dimostrare la sudditanza culturale e politica che il Popolo della Libertà ha nei confronti della Lega e, ci dispiace sottolinearlo, che tanti parlamentari del Mezzogiorno hanno nei confronti del Governo che impone loro di votare cose inaccettabili.
Se questo è, come si è dimostrato, uno slogan demagogico, vi sono anche altre sintesi che, invece, ben dimostrano quando si può lavorare sui principi. Uno degli slogan che spesso si sente ripetere, e che se fosse attuato sarebbe una valida sintesi, è che, se cresce il Mezzogiorno, cresce l'Italia. Quindi, il problema non è quello di spostare un Ministero, ma di avere una visione sistemica, unitaria ed unita della nostra nazione.
Se ci rendiamo conto che questi slogan fanno male alla crescita del nostro Paese e all'insediamento di un seme culturale della disgregazione che non possiamo accettare, allora è molto evidente che non possiamo accettare queste prese di posizione.
E allora, dove sono le infrastrutture tanto promesse? Non è il problema di parlare di federalismo o di parlare di decentramento. Il problema è che si vuole battere in ritirata e ciascuno si ritira nel proprio territorio. In questi giorni, la Lega legittimamente - ma senza alcun sentire comune di un'Italia che ha bisogno di essere unita - si è ripiegata nel proprio territorio e il PdL la segue e la segue soprattutto - sottolineo - con l'atteggiamento acquiescente da parte di tanti parlamentari meridionali della Campania.
Dunque, se di questi due slogan uno rappresentava la demagogia e l'altro rappresenta una giusta sintesi di quello che dovrebbe fare la politica, voglio concludere il mio intervento, rifacendomi ad un altro slogan, che certamente non voglio ripetere in quest'Aula ma che di certo, come sintesi, ben delinea l'atteggiamento del Governo e della Lega: è lo slogan lanciato dal sindaco Alemanno che ha aggettivato in maniera corretta questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/42.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, purtroppo parliamo ancora dei precari, perché anche questa volta nel provvedimento che stiamo esaminando - anche se effettivamente una vera disamina non c'è stata dopo la fiducia - viene proposto all'articolo 9 un piano triennale definitivo per l'assunzione a tempo indeterminato del personale docente e ATA per gli anni scolastici 2011-2013, senza però una vera indicazione numerica circa i contingenti. Inoltre, il piano dell'immissione in ruolo - che è un piano importante e necessario se si vuole evitare il crollo del sistema scolastico della scuola pubblica - non è sufficiente e non è idoneo a coprire i vuoti di organico. Occorre poi anche adottare dei criteri che rispettino le norme di sicurezza sul lavoro e che siano improntati anche al miglioramento dell'offerta formativa che la scuola offre. Pag. 35
Inoltre, c'è una sentenza del Consiglio di Stato del 16 giugno 2011 che ha autorizzato la class action promossa da Codacons contro quelle che vengono definite le «classi batteria» ovvero quelle classi sovraffollate, dove il numero degli alunni è di oltre 25. Siccome vi sono state delle regole introdotte a tal proposito dal Ministro Gelmini proprio sulla formazione numerica delle classi, tali norme del Ministro Gelmini, si sono rivelate a tutti gli effetti un pericolo sia per gli studenti, ma anche per tutto il personale scolastico. Quindi, nel testo del decreto-legge compare un dato previsionale sulle immissioni in ruolo, però voglio ricordare che, negli ultimi tre anni, a causa dell'applicazione di quell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, sono state eliminate 67 mila cattedre, alle quali bisogna aggiungere anche quelle di questo anno scolastico, vale a dire altre 19 mila. In totale, quindi, in tre anni sono state tagliate 86 mila cattedre per i docenti e per il personale ATA si è avuto un taglio di 45 mila posti di lavoro in tre anni.
Per tali motivi, il gruppo dell'Italia dei Valori desidera impegnare il Governo a valutare l'opportunità di pianificare, per tutti i precari che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, un disegno di inserimento stabile nel mondo del lavoro e poi anche a valutare l'opportunità di individuare con certezza i contingenti necessari al buon funzionamento della scuola attraverso un piano triennale, che riesca ad assumere a tempo indeterminato per gli anni scolastici 2011-2013 il personale docente per 150 mila unità e il personale ATA per 40 mila unità.
Si impegna, altresì, il Governo anche a valutare l'opportunità che l'immissione in ruolo di questi precari sia effettuata secondo criteri relativi al limite del numero degli alunni per classe imposto dalle norme di sicurezza, cercando di evitare la riconduzione forzata a diciotto ore negli istituti di istruzione superiore, ripristinando anche le compresenze nella scuola secondaria e, infine, istituendo le dotazioni organiche aggiuntive che sono utili all'interno della scuola non soltanto per sopperire alle necessità dovute alle assenze dei docenti e personale ATA ma anche per la necessità di garantire la costante elevazione del servizio scolastico ed educativo. Noi dell'Italia dei Valori abbiamo interrogato diverse volte il Governo su questi argomenti ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANITA DI GIUSEPPE. ... perché riteniamo che sia l'unico modo per rendere la scuola efficiente, una scuola che riesca a garantire veramente la qualità dell'insegnamento e dove i dirigenti scolastici non siano costretti a dividere le classi in caso di assenza dei docenti. Altro che parte peggiore dell'Italia, al contrario, direi che i precari rappresentano quella parte dell'Italia che ha lavorato in maniera consistente per fare in modo che i nostri ragazzi venissero formati e lo hanno fatto appunto con competenza e tanta professionalità. Visto questo contributo che i precari stessi hanno dato per il buon funzionamento della scuola, è arrivato il momento che entrino stabilmente nel mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Duilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/56.
LINO DUILIO. Signor Presidente, il tema su cui verte il mio ordine del giorno è molto semplice e circoscritto e attiene a una questione in verità ormai tristemente consolidata, cioè quella di scrivere i testi normativi in un linguaggio un poco astruso e complesso, che non consente facilmente ai cittadini, ma non solo ad essi, di comprendere il contenuto delle norme che approviamo. In particolare, il mio ordine del giorno su questo decreto-legge si richiama ad alcune osservazioni che sono state formulate in sede di Comitato per la legislazione e più puntualmente - riepilogo il contenuto dell'ordine del giorno medesimo - fa riferimento ad un decreto-legge che, come sappiamo, ha una struttura molto complessa, formata da circa Pag. 36quindici articoli con vari commi, lettere, numeri e capoversi che non consentono di individuare facilmente il contenuto del testo e tutti questi commi, lettere, numeri e capoversi, oltre che a non essere facilmente individuabili, sono anche estremamente lunghi e di difficile lettura. Peraltro, non aiuta in questa lettura nemmeno la tecnica normativa che è stata utilizzata e che ha portato ad introdurre al primo comma di numerosi articoli che vengono richiamati nel mio ordine del giorno preamboli esplicativi. Si è pensato di inserire preamboli che dovrebbero esplicare e che invece complicano ancora di più la possibilità di intendere il contenuto del testo; preamboli nei quali le finalità, perseguite dalle disposizioni cui si riferiscono, queste premesse insomma, sono scritte in stile colloquiale, informale e divulgativo, come se si stesse parlando al bar, per cui non si comprende se i medesimi preamboli abbiano una natura meramente descrittiva ovvero precettiva. È una questione che appare molto problematica soprattutto dove queste premesse o più tecnicamente questi preamboli si riferiscano a novelle cioè sostanzialmente ai casi in cui, nell'ambito degli articoli, vi è la formulazione di una novella che però viene introdotta dalle parole: «conseguentemente, alla disciplina vigente sono apportate, tra l'altro, le seguenti modificazioni», con l'effetto che le novelle stesse vengono presentate come non esaustive.
Insomma, non si capisce se si tratta di novellare oppure di fare qualcos'altro. Alla luce di questo guazzabuglio, con cui mi permetto di descrivere il testo del nostro decreto (in particolare per molti articoli che vengono puntualmente indicati nell'ordine del giorno, che riflette - come dicevo - il parere del Comitato per la legislazione) si intende impegnare il Governo ad avere cura nel redigere gli atti che hanno forza di legge, seguendo i criteri che sono stati a suo tempo - dieci anni fa - indicati in una circolare dei Presidenti di Camera e Senato e del Presidente del Consiglio.
In questi criteri, sono individuate regole e raccomandazioni su come si debbano formulare, appunto, i testi legislativi. Si intende impegnare inoltre il Governo a formulare i precetti normativi, utilizzando una terminologia chiara e precisa, ed evitando di attenersi - come dicevamo poc'anzi - ad un stile colloquiale che può andare bene in un comizio o al bar, ma credo che vada meno bene nella formulazione dei testi normativi. Tenuto conto che si tratta di considerazioni, oltre che - credo - pertinenti, anche di banale buonsenso, confido che il Governo autorevolmente voglia accogliere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/118.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, nell'illustrare questo ordine del giorno sono prima di tutto imbarazzato, e allo stesso tempo impotente perché, da tanto tempo (non da solo, assieme ad altri colleghi), stiamo facendo un'azione nell'interesse di oltre 40 mila persone, nei confronti delle quali questo Governo si era impegnato, alcuni anni fa, a fare il proprio dovere per rimborsarle. Mi riferisco agli oltre quarantamila azionisti e obbligazionisti di Alitalia, ai quali era stato promesso più volte che il Governo avrebbe fatto la sua parte per riconoscere quanto dovuto a tutte queste persone. Se pensiamo poi che alcune di queste persone (parecchie) erano dipendenti dell'Alitalia e che le loro paghe, i loro stipendi venivano percepiti anche sotto forma di quote azionarie, ci rendiamo conto della difficoltà che, da anni, queste persone stanno affrontando.
Quindi, anche molti di loro, per le disavventure di Alitalia, hanno visto quelli che potenzialmente erano i loro risparmi sciogliersi come neve al sole senza che nessuno mantenesse degli impegni presi. Questo mio imbarazzo passa anche attraverso il pensiero ai 300 milioni che questo Parlamento, con il voto contrario di molti di noi, ha buttato via per Alitalia; sarebbero stati sufficienti o quasi per dare giustamente a queste persone una risposta. Pag. 37
Poi nel 2009 questa maggioranza, ma soprattutto questo Governo, a fronte di un mio ordine del giorno, ha preso una posizione, accogliendolo seppur come raccomandazione. Questo ordine del giorno non chiedeva altro che il Governo mantenesse gli impegni che aveva preso; nulla di tutto questo è accaduto. Ora, siamo alla fine della vicenda Alitalia, e sappiamo che la liquidazione della vecchia società si sta per chiudere, come abbiamo potuto leggere dalla relazione finale del commissario Fantozzi insieme al Ministro per lo sviluppo economico Romani, e che la nuova Alitalia rilanciata (come abbiamo ascoltato dal presidente Colaninno) offre ottimi risultati positivi. Anzi devo dire, a dimostrazione della serietà e della coerenza dei nostro interventi, che anche su questa nuova Alitalia ci siamo battuti, denunciando molte cose che non andavano, e dobbiamo dire che adesso le cose vanno sicuramente meglio. Ma appunto perché vanno meglio (e quindi immagino che chi ha comperato la polpa di Alitalia abbia dei risultati, mentre chi invece - lo Stato, gli italiani che continuano a pagare le tasse - si è tenuto tutto il debito sta chiudendo), almeno una risposta per la prima volta a queste oltre quarantamila persone credo debba essere data dal Governo e dalla maggioranza.
Quindi, questo ordine del giorno - e concludo, signor Presidente - vuole essere, come l'altra volta, molto discreto e anche molto responsabile perché capiamo le difficoltà, ma si chiede che finisca il tempo della presa in giro nei confronti di queste decine di migliaia di persone.
Mi auguro che il Governo lo accolga e che, poi, lo mantenga. Non vorrei sentirmi dire che viene accolto come raccomandazione perché sarebbe anche una presa in giro per questo Parlamento.
Se questo Governo e questa maggioranza non sono nella condizione di mantenere gli impegni che hanno preso nei confronti di queste migliaia di persone, dicano di non mantenere gli impegni, di non essere in grado di mantenerli. Siano seri e corretti fino in fondo e non ci prendano in giro.
Attendo, quindi, con molta fiducia, la risposta che mi auguro sia responsabile e definitiva nell'interesse di queste persone da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/65.
EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Governo molto brevemente, perché la questione è piuttosto semplice, ma anche importante, sul fatto che il provvedimento in esame non reitera la proroga che l'anno scorso il Parlamento concesse per lo sconto del calcolo delle spese di personale degli atenei italiani rispetto al Fondo di finanziamento ordinario.
In tale situazione, ben 36 atenei italiani, equamente distribuiti sul territorio nazionale, sforano il tetto del 90 per cento del Fondo di finanziamento ordinario per le spese fisse e ne consegue un blocco del turnover.
Il superamento di tale soglia non dipende da pratiche poco congrue sul piano amministrativo degli atenei, ma, in realtà, dall'aumento della forbice tra spese fisse sempre in crescita e il taglio lineare dei fondi trasferiti dallo Stato agli atenei. In altri termini, non c'è virtuosità nella gestione del personale e delle spese che tenga per sfuggire a questo vincolo esterno, per una corretta programmazione scientifica e didattica degli atenei.
L'anno scorso quest'Aula, con lungimiranza, approvò all'unanimità la proroga di tale misura legislativa che consentiva agli atenei di far fronte, anche se in minima parte, a qualche necessità di turnover per il rimpiazzo delle migliaia di docenti che, ormai, stanno andando in pensione nel sistema universitario italiano. Anche il Ministro Gelmini privatim si è detta d'accordo sulla necessità di provvedere in questo senso, anche perché la non conferma di questa proroga era legata ad una diversa modalità di calcolo prevista dalla legge per la programmazione economica Pag. 38degli atenei che, però, nelle more dell'attuazione del testo legislativo sull'università in vigore, non è ancora praticabile.
Vi è, quindi, sostanzialmente, di fatto, una vacatio normativa rispetto ai nuovi criteri di calcolo che verranno, mentre, in realtà, non utilizzando quelli vecchi, non si riesce, in questo intervallo temporale, a gestire la programmazione degli atenei.
Sarebbe un segno di saggezza per la tenuta già complicata e difficile degli atenei italiani che il Governo accogliesse questo ordine del giorno e, però, poi, se ne facesse carico, innestando in qualche strumento legislativo la proroga della citata provvidenza per gli atenei italiani.
PRESIDENTE. Saluto una delegazione di studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università del Molise (Campobasso), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Constato l'assenza dell'onorevole Ciccanti: s'intende che abbia rinunciato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/110.
L'onorevole Morassut ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/86.
ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, l'ordine del giorno si riferisce, in particolare, a quella parte dell'articolo 5 del provvedimento in esame ricompresa tra i commi 9 e 14, nei quali viene definito il cosiddetto piano città su cui gli obiettivi per lo sviluppo contenuti nel decreto-legge puntano molto per sveltire, per semplificare, per accelerare procedure e così via.
Purtroppo si tratta - questo è il dato - di un insieme di norme disorganiche, non puntuali e con le quali (è proprio il caso di dirlo) si consuma ciò che resta - ormai molto poco - dell'ordinamento vigente in materia urbanistica e di Governo del territorio.
Queste norme non risulteranno applicabili. Produrranno caos, in primo luogo, per questo motivo: perché attaccano su punti singoli, benché vitali, le leggi e le procedure esistenti, e lasceranno macerie, lasceranno dubbi interpretativi. Produrranno paralisi: sarà quasi impossibile che le regioni possano legiferare e recepire questo decreto-legge e le norme produrranno, quindi, effetti del tutto contrari alla crescita e allo sviluppo.
Ciò è ancor più grave perché proprio dalla trasformazione del suolo, da un sano e corretto uso della terra, che è la materia prima da cui tutto si origina per produrre beni, servizi e infrastrutture, dipendono i presupposti stessi dello sviluppo economico e della crescita di un Paese.
Questo paradossale effetto di un intento semplificatorio ai fini dello sviluppo si è già verificato, sempre promosso da Governi dell'attuale coalizione politica. È successo con la legge del condono del 2003, l'ultimo condono edilizio, che è risultato inapplicabile e che ha prodotto paralisi in tutte le amministrazioni che sono state costrette in qualche modo ad applicarlo. Ciò è anche successo con i due piani casa proposti proprio da questo Governo e che di fatto sono già saltati.
Fatevi una domanda: sono anni che andate avanti su questa strada, quella cioè teoricamente di semplificare, di fare provvedimenti spot, di fare provvedimenti singoli sulla materia edilizia, urbanistica, del territorio, ma intanto mentre predisponete questi provvedimenti - mi rivolgo al Governo - il Paese è sempre più bloccato. Ve lo siete chiesto perché?
Il condono edilizio ha provocato un caos. Il sistema delle infrastrutture è completamente bloccato, il capitale fisso del Paese di attrezzature pubbliche collettive è tra i più vecchi di Europa. Le case popolari sono ferme: da quasi dieci anni in Italia si è fermi all'1 per cento della produzione edilizia totale. Le trasformazioni urbane sono lentissime e sono disastrose, e quando si arriva ai grandi eventi o agli eventi eccezionali accadono le vicende che si sono verificate sull'Expo di Milano, sui mondiali di nuoto a Roma o sui fatti de L'Aquila.
Il risultato di questo modo di procedere è che cresceranno alcune anomalie che già sono presenti nel Paese e che già intossicano la vita economica dell'Italia; mi riferisco al fatto di avere molte aziende che Pag. 39operano nel campo degli appalti, delle opere pubbliche e delle trasformazioni urbane che hanno enormi uffici legali, uffici tecnici ristrettissimi, che cioè si occupano di contenziosi e di ricorsi, ma non fanno le opere. Nello stesso tempo, l'altra anomalia sarà quella di avere ancora più amministrazioni sotto schiaffo per ricorsi persi in tribunale, per procedure complicate, per leggi applicate male.
Pertanto, questo deve portare ad una riflessione che è la seguente: mettere le mani senza organicità, senza complessità, senza un reale approccio riformista che sostituisca il vecchio corpo legislativo con un nuovo sistema di regole e di leggi nella materia urbanistica e di Governo del territorio determina un caos.
Questo avviene per un motivo: perché per fare questo bisogna mettere le mani nel rapporto squilibrato fra la rendita fondiaria, la rendita immobiliare che domina larga parte della vita economica del Paese con la politica, e ciò comporta una difficoltà di cui questo Governo non vuole prendersi la responsabilità.
Questa parte del provvedimento - e concludo - ha tre aspetti negativi. Il primo è che mette in campo una normativa che impone uno stravolgimento del principio costituzionale sancito dall'articolo 117 della Costituzione, che stabilisce che la materia urbanistica del governo del territorio è concorrente, cioè spetta alle regioni legiferare in coerenza con i principi stabiliti dalle leggi nazionali. Invece, con il provvedimento in esame, si entra nella materia urbanistica del territorio e anche nella materia edilizia, che spettano precipuamente alle regioni e ai comuni. Si stabiliscono norme edilizie, si stabiliscono incentivi di trasformazione urbana quantificandoli addirittura e, quindi, calpestando le Regioni.
Pertanto, chiedo ai colleghi della Lega, che fanno parte di questo Governo e che hanno fatto del federalismo una delle bandiere della loro presenza politica nello scenario italiano degli ultimi anni: che cosa c'entrano questa parte del decreto-legge, queste norme e queste procedure con il federalismo, quando si calpestano le funzioni costituzionali delle Regioni e dei comuni, dove si dice, tra l'altro, che i comuni e i consigli comunali non dovranno più occuparsi di urbanistica?
In altre parole, si toglie ai consigli comunali italiani la possibilità di decidere dell'approvazione dei piani attuativi, cioè di quelle parti delle trasformazioni urbane che sono di dettaglio, che sono di specifica definizione di quelli che diventeranno i nuovi quartieri. Questo è il federalismo della Lega?
E poi il decreto-legge contiene tante ingiustizie sociali e tanti atti contrari allo sviluppo: si decide di incentivare solo l'edilizia residenziale privata e si cancellano, invece, gli incentivi alle aree produttive di sviluppo.
Ho concluso, signor Presidente, e mi scuso: con l'ordine del giorno in esame, dunque, noi chiediamo al Governo di arrivare presto ad una revisione organica di tutta la materia, che ridia un ordine istituzionale e costituzionale alle procedure e ridia spazio e fiato alla possibilità di trasformare il territorio attraverso politiche effettive di sviluppo e di risanamento urbano e delle nostre campagne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/48.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare al Governo alcuni adempimenti che mi sembrano ormai standardizzati a livello europeo. Non invento nulla, se non richiamare ad una pedagogia istituzionale il Governo, affinché si faccia interprete di una serie di adempimenti per la nuova strategia europea per l'occupazione e la crescita, che si pone obiettivi che tirano con sé tutti i Paesi che vogliono uscire dal guado per dare delle prospettive importanti, affinché mettano insieme il piano di stabilità e convergenza, unitamente al piano nazionale per le riforme come è previsto dal semestre europeo.
Noi vorremmo che finalmente la strategia «20-20» in ambito europeo «risucchiasse» Pag. 40in qualche modo questo Governo, che non vuole saperne di arrivare in mare aperto perché sicuramente non ha una rotta che ha scelto e si fa trasportare dalle intemperie a volte di carattere politico, a volte di carattere ideologico, ma sicuramente demagogiche, e che non portano nulla in termini di concretezza nei caratteri dello sviluppo e dell'innovazione sul PIL, che fortemente incidono sulla nostra prospettiva e sul nostro rilancio, soprattutto sulle nuove generazioni.
Semplicemente, io chiedo al Governo che si impegni a recepire nel più breve tempo possibile le proposte elaborate dal CNEL in materia di ricerca, sviluppo ed innovazione e ad orientare le riforme in modo da eliminare gli ostacoli all'espansione delle imprese innovative, anche migliorando le condizioni generali e l'accesso ai finanziamenti. Semplicemente chiedo questo: essere finalmente un Paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È così esaurita l'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ovviamente il parere terrà conto del lungo dibattito che vi è stato attorno al provvedimento in esame.
Gli ordini del giorno presentano una natura molto eterogenea e credo affrontino temi che sostanzialmente in parte attengono strettamente al decreto-legge e in parte ad altre materie non espressamente previste, su cui il Governo ovviamente esprimerà un'opinione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4357-A/1, proprio perché nel dispositivo si prevede un'attività importante di confronto con le regioni e le autonomie locali, utilizzando strumenti che il Governo aveva già utilizzato. Mi riferisco, ovviamente, al ricorso ai fondi FAS con nuove formule di impiego e ai fondi sociali europei. Sappiamo che è necessario adottare una politica di razionalizzazione nell'impiego di tali fondi, tuttavia, lo spunto va sicuramente accolto.
Il Governo accetta altresì i successivi ordini del giorno Cazzola n. 9/4357-A/2, Beltrandi n. 9/4357-A/3, Nastri n. 9/4357-A/4 e Vannucci n. 9/4357-A/5, che, se non erro, è stato riammesso. L'onorevole Vannucci è intervenuto su questo argomento: vi è stato un dibattito molto approfondito sulla vicenda del diritto di superficie, all'interno del tema più generale del demanio marittimo, e sui distretti turistico-balneari. Mi permetto di perdere qualche secondo, signor Presidente, perché questo è uno degli argomenti centrali che è stato posto nel dibattito in Commissione e nell'ambito degli ordini del giorno che sono stati presentati. Si tratta di ordini del giorno sostanzialmente simili e, quindi, è evidente, che il Governo, nel corso del dibattito, ha recepito una precisa indicazione emersa in modo trasversale. Noi l'abbiamo considerata un'indicazione propositiva, a conferma, credo, del buon lavoro che è stato svolto.
L'onorevole Vannucci indica nel dispositivo un percorso che credo sia sostanzialmente condivisibile, alla luce del fatto che è evidente che vi sia una priorità fondamentale nel concludere il processo di infrazione avviato dall'Unione europea nei nostri confronti per le concessioni in essere. Viene richiesto al Governo un impegno importante per escludere dalla cosiddetta direttiva servizi il settore balneare: un impegno molto complesso, che però il Governo intende esperire. Alla ripresa del tavolo tecnico, inseriremo un atto doveroso.
Vorrei, comunque, ribadire che l'obiettivo di una valorizzazione adeguata delle spiagge e di queste tipologie di concessioni, laddove l'Italia ha mostrato una specificità importante, è un obiettivo che non possiamo trascurare. Mi auguro che possa essere un elemento di dibattito e di confronto tra maggioranza ed opposizione anche in prossimi provvedimenti, considerando la natura specifica dello strumento Pag. 41che oggi abbiamo a disposizione nel nostro Paese, che viene considerato, comunque, con interesse da parte dell'Europa.
Il Governo...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, ovviamente, il Governo ha la facoltà di motivare i pareri. Le ricordo soltanto che la Conferenza dei presidenti di gruppo avrebbe previsto l'inizio delle dichiarazioni di voto alle 18,30. Quindi, trattandosi di molti ordini del giorno, la inviterei solo a tener conto di questo aspetto.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La ringrazio, signor Presidente.
Il Governo accetta dunque i successivi ordini del giorno Velo n. 9/4357-A/6, Lo Monte n. 9/4357-A/7, Commercio n. 9/4357-A/8, Proietti Cosimi n. 9/4357-A/9, Garagnani n. 9/4357-A/10, Cenni n. 9/4357-A/11, Iannaccone n. 9/4357-A/12 e Scilipoti n. 9/4357-A/13.
Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Porfidia n. 9/4357-A/14, Grassano n. 9/4357-A/15, Meta n. 9/4357-A/16, Franceschini n. 9/4357-A/17, Laffranco n. 9/4357-A/18, Gibiino n. 9/4357-A/19 e Osvaldo Napoli n. 9/4357-A/20. In relazione a questo ordine del giorno volevo dire che raccolgo in pieno l'indicazione, l'illustrazione dell'onorevole Osvaldo Napoli; credo che questa sia una proposta che il Governo può tranquillamente condividere, proprio perché il valore dell'iniziativa anche normativa adottata in questo provvedimento merita comunque un pieno coinvolgimento delle istituzioni che consenta il confronto con le autonomie locali.
Il Governo accetta inoltre gli ordini del giorno Brugger n. 9/4357-A/21, Zeller n. 9/4357-A/22, Bernardo n. 9/4357-A/23, Belcastro n. 9/4357-A/24 e Razzi n. 9/4357-A/25. Anche in relazione a questo ordine del giorno vorrei sottolineare che il parere è favorevole, consapevole che si comincia una serie di ordini del giorno in cui i colleghi parlamentari pongono problemi di interventi di natura fiscale o di provvedimenti che prevedano forme di sgravio a vario titolo e indubbiamente il tema posto dall'onorevole Razzi è un tema molto sensibile, che riguarda l'esenzione dall'ICI dei cittadini italiani residenti all'estero. Ci sono altri ordini del giorno analoghi; noi riteniamo che questo sia un ordine del giorno di particolare interesse che ovviamente il Governo accoglie rinviandolo ad un intervento più ampio che riguarda più in generale la riforma fiscale che vedrà maggioranza e Governo impegnati nei prossimi tempi.
Il Governo accetta inoltre l'ordine del giorno Sardelli n. 9/4357-A/26, anche qui si parla di imposta provinciale di trascrizione, e l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4357-A/27, sempre in materia fiscale; rinvio quindi a tutte le considerazione fatte sulla riforma.
Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Aniello Formisano n. 9/4357-A/28, in materia di credito di imposta, Monai n. 9/4357-A/29 e Messina n. 9/4357-A/30. Quest'ultimo riprende un argomento importante relativo agli strumenti a disposizione delle imprese per affrontare questa fase di criticità. Noi fino ad oggi abbiamo attivato diverse forme di intervento che hanno rivalutato più in generale gli strumenti di garanzia collettiva nei confronti delle imprese. Il fatto di stabilire un'iniziativa specifica di Confidi che preveda una presenza significativa nelle regioni del Mezzogiorno è un intervento che riteniamo compatibile e che il Governo ovviamente si prende in carico volentieri di portare avanti nei prossimi mesi e che in qualche modo si avvicina anche all'iniziativa avviata sulla Banca del Mezzogiorno; ciò va quindi anche nel senso del filone del lavoro fino ad oggi attivato.
Il Governo accetta inoltre gli ordini del giorno Porcino n. 9/4357-A/31, Palomba n. 9/4357-A/32, Di Pietro n. 9/4357-A/33, Leoluca Orlando n. 9/4357-A/34 e Piffari n. 9/4357-A/35. Sono questi ordini del giorno che prevedono, insieme ad altri, interventi che vanno nel senso di consentire la semplificazione delle iniziative, ovviamente, in materia urbanistica per dare certezza del diritto e tempi certi di attuazione, ma allo stesso tempo che puntano Pag. 42alla salvaguardia degli elementi fondamentali che riguardano i beni culturali, alla salvaguardia delle condizioni ambientali e delle procedure di legalità più ampie e di sicurezza amministrativa.
Credo siano tutti temi di cui il Governo debba farsi carico.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Barbato n. 9/4357-A/36, Donadi n. 9/4357-A/37 e Cambursano n. 9/4357-A/38. L'onorevole Cambursano ha, nel suo intervento, tra l'altro, trattato un tema un po' più ampio, e torna sull'argomento della riscossione e sul dibattito ad esso riferito che, indubbiamente, raccolgono un clima esistente nel Paese. Credo che il Governo abbia svolto un lavoro congiuntamente alle Commissioni e insieme al Parlamento, che, ricordo, proprio in quest'Aula, ha approvato delle mozioni, alcuni giorni or sono, che davano una chiara indicazione al Governo sulle iniziative da adottare. A mio modesto avviso quelle indicazioni sono state trasferite all'interno del provvedimento su cui è stata posta la questione di fiducia, rispettando e raccogliendo, sostanzialmente, buona parte di quelle mozioni.
Vi sono ancora alcuni aspetti che vengono sollecitati da una serie di ordini del giorno, tra cui quello dell'onorevole Cambursano, che riguardano più in generale l'attività della riscossione e l'attuazione da parte di Equitalia di tale attività di riscossione. Si tratta di una questione che è stata posta anche dall'onorevole Raisi, e sul cui ordine del giorno quindi non interverrò. Credo che tali ordini del giorno rappresentino ulteriori elementi di stimolo per l'attività del Governo. Là dove sarà possibile intervenire non con norma, ma con procedure strettamente legate alle agenzie, piuttosto che con circolari in cui si daranno le indicazioni relative a queste procedure e dove vi potrà essere una discrezionalità applicativa da parte del Governo, sarà dato conto di questi elementi.
Vorrei fare una sola riflessione: nel momento in cui parliamo di riscossione dobbiamo evitare che, in una congiuntura così complicata, ci si possa trovare in una situazione di difficoltà, relativamente al mantenimento delle entrate. Questo deve essere l'altro paletto fondamentale di azione che il Governo ribadisce e, quindi, da questo punto di vista, per l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Cambursano, così come per il seguente, esprimo parere favorevole ma con questo preciso paletto, che il Governo intende ribadire: dobbiamo salvaguardare i conti pubblici, le entrate e ribadire la lotta all'evasione.
In questo contesto, sicuramente, tutto quello che può essere di garanzia per la tenuta delle imprese e delle famiglie sarà nostra cura sostenerlo e metterlo in campo nei prossimi mesi.
Il Governo accetta, poi, l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4357-A/39, che sostanzialmente chiede di estendere il regime fiscale per i contribuenti minimi. Credo che questo sia comunque un argomento che il Governo tratterà nella riforma fiscale che si accinge a varare.
Inoltre, Il Governo accetta gli ordini del giorno Mura n. 9/4357-A/40, Palagiano n. 9/4357-A/41, Di Giuseppe n. 9/4357-A/42, Zazzera n. 9/4357-A/43 e Borghesi n. 9/4357-A/44. Non voglio ripetere per l'onorevole Borghesi le questioni che abbiamo cercato di affrontare con l'ordine del giorno a prima firma Cambursano. So qual è lo spirito di questo ordine del giorno, di cui si è discusso nelle Commissioni a lungo. Credo sia uno dei temi su cui dovremo operare a breve, per evitare che nel percorso di riscossione vi possano essere delle storture che, a volte, vengono considerate raccapriccianti nella loro articolazione e nella loro declinazione. Quindi, a maggior ragione, accetto questo ordine del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/4357-A/45, compatibilmente con le risorse pubbliche, ma questo è già implicito nel testo e questa è solo una precisazione. Il Governo accetta gli ordini del giorno Favia n. 9/4357-A/46 e Rota n. 9/4357-A/47.
Inizia qui una serie di ordini del giorno che riguardano interventi di carattere fiscale e di agevolazione per il mondo delle imprese agricole. Pag. 43
Quindi, si tratta di un tema altrettanto importante per la salvaguardia di questo settore e credo che anche questi ordini del giorno possano essere tutti considerati come stimoli da portare avanti nella riforma fiscale.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4357-A/48 e le indicazioni del CNEL, onorevole Di Stanislao, credo che abbiamo dato con questo primo provvedimento un segnale importante nei confronti della ricerca, coinvolgendo le università. Però è altrettanto chiaro che questo richiamo fa parte delle indicazioni date dalla Commissione europea recentemente sul piano di azione dell'Italia e, quindi, sarà nostra cura cercare di declinarlo nei prossimi tempi, ben sapendo che si tratta di un tema particolarmente complesso.
Infatti, in questi ultimi anni, il dibattito parlamentare nelle varie manovre spesso è stato incentrato sul confronto relativo al corretto impiego delle risorse (al di là delle quantità) e al funzionamento delle stesse, perché determinassero un incentivo reale alla ricerca con provvedimenti che a volte sono stati considerati sostanzialmente bonus o una tantum. Quindi, sempre consapevoli del problema, lavoreremo su questi aspetti.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/4357-A/49 e l'ordine del giorno Tremaglia n. 9/4357-A/50.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo scusa un attimo. Saluto il Viceministro dei trasporti degli Stati Uniti d'America, John Porcari, che è in visita al Parlamento con la sua consorte e sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prego, signor sottosegretario.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Di Biagio n. 9/4357-A/51, Toto n. 9/4357-A/52, Formichella n. 9/4357-A/53, Galletti n. 9/4357-A/54 e Lo Presti n. 9/4357-A/55.
Nell'ordine del giorno Duilio n. 9/4357-A/56 il presentatore pone con costanza - mi permetto di dire - delle indicazioni che provengono dall'attività importante del Comitato per la legislazione relativa alla tenuta e alle procedure che consentono di fare una normativa che rispetti le caratteristiche di piena intelligibilità e che, allo stesso tempo, mantenga caratteristiche di piena compatibilità con il nostro ordinamento. Il Governo accetta questo ordine del giorno con l'obiettivo (mi auguro) - credo sia stato svolto un buon lavoro da parte delle due Commissioni - di continuare un'attività che migliori oggettivamente la capacità normativa che a volte dimostra qualche elemento di difficoltà. Quindi, al presidente Duilio esprimo il parere favorevole del Governo per un impegno maggiore nei prossimi provvedimenti.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Marsilio n. 9/4357-A/57 e Rosato n. 9/4357-A/58. L'ordine del giorno Fallica n. 9/4357-A/59 affronta il tema del miglioramento del servizio e dell'efficienza dei servizi (in particolar modo delle Ferrovie dello Stato, ma più in generale dell'infrastrutturazione dei servizi) nelle aree svantaggiate e nel Mezzogiorno. È un tema che viene affrontato da una serie di ordini del giorno ed è chiaro che il Governo, oltre a far proprie queste indicazioni, sta già svolgendo un'attività forte di incentivazione nei confronti delle Ferrovie per poter superare eventuali disservizi che si fossero presentati o di tener conto delle istanze del territorio che sono ben rappresentative delle dinamiche e delle necessità dei nostri lavoratori, soprattutto in queste aree.
L'ordine del giorno Terranova n. 9/4357-A/60 tratta lo stesso argomento ovviamente sul versante ANAS, quindi il Governo lo accetta. Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Pizzolante n. 9/4357-A/61; il tema è sempre quello del demanio marittimo, di cui ho già trattato prima.
Con riguardo all'ordine del giorno D'Antoni n. 9/4357-A/62, all'onorevole D'Antoni vorrei dire che si tratta di un ordine del giorno che era stato approvato con convinzione anche da parte del Governo. Pag. 44Vi erano assenze in Commissione, come ricorderà l'onorevole D'Antoni, vi era un problema di compatibilità di risorse. Credo che, comunque, questo impegno di rendere certo e con una tempistica, la più celere possibile, il funzionamento di questo nuovo strumento normativo sia un impegno che vada ripreso dal Governo alla luce del lavoro svolto in Commissione e delle osservazioni dell'onorevole D'Antoni, tenendo conto ovviamente della compatibilità finanziaria che ha motivato la modifica e, quindi, l'eliminazione dal testo della proposta emendativa da cui deriva questo specifico ordine del giorno. Sarà comunque un elemento di cui terremo conto nel funzionamento di questa norma, ma anche nel prossimo possibile intervento che possa avere carattere pluriennale, com'è nelle caratteristiche di questo Governo.
PRESIDENTE. Sottosegretario Giorgetti, le chiedo scusa, ma l'onorevole Fallica è particolarmente agitato. Cosa succede, onorevole Fallica?
GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, non sono agitato, è che le ho chiesto la parola sul mio ordine del giorno e lei non me l'ha data.
PRESIDENTE. Onorevole Fallica, le darò la parola dopo, quando si tratterà di porre in votazione l'ordine del giorno, non adesso.
GIUSEPPE FALLICA. Non ho sentito il parere del Governo sull'ordine del giorno Fallica n. 9/4357-A/59.
PRESIDENTE. Il parere è favorevole, onorevole Fallica, si informi ma non interrompa. Il Governo accetta il suo ordine del giorno, ma dopo lo ricorderò io, non si preoccupi.
Prego, sottosegretario Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Antonino Russo n. 9/4357-A/63 e Levi n. 9/4357-A/64.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Mazzarella n. 9/4357-A/65. Al riguardo, vi è un primo intervento che riguarda il nostro sistema universitario relativamente al blocco del turnover. Crediamo di aver già avviato una serie di iniziative importanti nei confronti di questo settore del nostro Paese che riteniamo strategico e fondamentale e crediamo che questo provvedimento dia un incentivo significativo anche in termini di risorse per il funzionamento dell'università oltreché una connessione sempre più forte tra il mondo delle imprese e il mondo delle università relativamente al tema della ricerca, quindi ovviamente ne terremo conto. Il Governo accetta tale ordine del giorno, ma vorremmo ribadire che si inserisse in un contesto che è quello di «risorse destinate» che, in questo momento, pur nella ristrettezza complessiva degli interventi, ha avuto particolare attenzione da parte nostra.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Ghizzoni n. 9/4357-A/66, Pes n. 9/4357-A/67, De Pasquale n. 9/4357-A/68, De Biasi n. 9/4357-A/69, Lovelli n. 9/4357-A/70, Capodicasa n. 9/4357-A/71, Boffa n. 9/4357-A/72, Mattesini n. 9/4357-A/73, Causi n. 9/4357-A/74.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Calvisi n. 9/4357-A/75, che interviene sempre sulla questione Equitalia, in particolar modo sul tema Sardegna, su cui intervengono una serie di ordini del giorno ribadendo alcuni elementi di specificità. Il Governo accetta questo ordine del giorno, così come farà con i seguenti, cercando di sviluppare un'iniziativa specifica di approfondimento e sollecitazione di alcuni di questi temi nei confronti della realtà della regione Sardegna, su cui verificheremo eventuali problematiche ma raccogliamo anche alcuni stimoli che vengono proposti negli ordini del giorno.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Marchignoli n. 9/4357-A/76, Tullo n. 9/4357-A/77, Pag. 45Oliverio n. 9/4357-A/78, Brandolini n. 9/4357-A/79, sempre in tema di imprese agricole, di cui ho parlato prima.
Il Governo accetta, altresì, gli ordini del giorno Siragusa n. 9/4357-A/80 e Braga n. 9/4357-A/81.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bocci n. 9/4357-A/82 faccio presente che si tratta di interventi che riguardano formule, diciamo così, di segnalazione di problematiche particolari relative al tema dei pedaggi, questioni su cui sono già intervenuti numerosi ordini del giorno in precedenti provvedimenti.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Zucchi n. 9/4357-A/83, Bratti n. 9/4357-A/84, Mariani n. 9/4357-A/85 e Morassut n. 9/4357-A/86.
L'ordine del giorno Realacci n. 9/4357-A/87 riprende il tema relativo al sostegno ai percorsi di incentivo per le energie rinnovabili e al miglioramento delle condizioni energetiche degli edifici. Ovviamente, l'onorevole Realacci, come spesso avviene anche nel suo ordine del giorno, richiama sempre la compatibilità finanziaria. È evidente che vi è un impegno, da parte del Governo, a rendere questi provvedimenti strutturali nel tempo e compatibili dal punto di vista dei conti pubblici. Quindi, si tratta di un tema su cui assumiamo un impegno ma l'impegno principale a cui ci dedichiamo sarà ovviamente la messa a regime e l'ulteriore ed eventuale rafforzamento delle risorse disponibili connesse alla riforma fiscale.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Margiotta n. 9/4357-A/88 e Iannuzzi n. 9/4357-A/89, che è sempre relativo al sistema della opere.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Rossa n. 9/4357-A/90, Schirru n. 9/4357-A/91, Rubinato n. 9/4357-A/92, Patarino n. 9/4357-A/93, Vignali n. 9/4357-A/94, Marinello n. 9/4357-A/95, Biasotti n. 9/4357-A/96, Della Vedova n. 9/4357-A/97, Raisi n. 9/4357-A/98 e Cesa n. 9/4357-A/99.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Dionisi n. 9/4357-A/100, sempre relativo al tema dei pedaggi.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lusetti n. 9/4357-A/101.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/4357-A/102, sempre relativo al tema delle imprese agricole che ha già trattato prima l'onorevole Delfino.
L'ordine del giorno Ria n. 9/4357-A/103 ha sempre ad oggetto un intervento di natura fiscale e riguarda, in particolare, l'apprendistato. Si tratta di una questione - lo ribadiamo - che intendiamo rinviare al tema della riforma fiscale, ma su cui ci impegniamo a una selezione e a una riorganizzazione degli strumenti a sostegno anche dell'apprendistato.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mondello n. 9/4357-A/104, Capitanio Santolini n. 9/4357-A/105 e Cera n. 9/4357-A/106.
L'ordine del giorno Binetti n. 9/4357-A/107 pone un tema particolarmente importante che riguarda, più in generale, l'inserimento e l'occupabilità migliore dei lavoratori disabili. È una questione di particolare sensibilità alla quale il Governo, ovviamente, non intende sfuggire. Sappiamo che molti strumenti sono stati attivati fino ad oggi. Comunque, su questo argomento vi dovrà essere una sensibilità ulteriore per adoperarsi in uno sforzo che consenta, anche in questa congiuntura così complicata, di poter dare strumenti di sostegno e di efficienza migliori e ottenere, quindi, un miglior risultato complessivo in termini di occupabilità. Pertanto, recepiamo lo stimolo dell'onorevole Binetti.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scanderebech n. 9/4357-A/108, si tratta sempre del tema del turismo cui facevo riferimento prima.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Poli n. 9/4357-A/109, Ciccanti n. 9/4357-A/110 e Libè n. 9/4357-A/111. Quest'ultimo rientra nello scenario ulteriore di impegno nei confronti di interventi che riguardano Equitalia e per affrontare la congiuntura. Credo che anche su questo c'è un dibattito in corso anche su scala internazionale riguardante gli adempimenti cui i Paesi che affrontano questa congiuntura dovranno far fronte nei prossimi mesi, sia rispetto agli obiettivi pluriennali Pag. 46di riduzione del debito e del deficit e controllo della spesa pubblica, sia soprattutto in riferimento allo stimolo allo sviluppo. È evidente che formule che determinino vantaggi fiscali o meccanismi di alleggerimento dei sistemi di riscossione così spinti, come l'onorevole Libè individua, sono meccanismi che dovranno essere affrontati dal Governo italiano ma sempre in un quadro che, vogliamo ribadire, verrà declinato in modo più importante nei prossimi mesi.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mereu n. 9/4357-A/112, Enzo Carra n. 9/4357-A/113, Occhiuto n. 9/4357-A/114, Anna Teresa Formisano n. 9/4357-A/115, Ruggeri n. 9/4357-A/116, Calgaro n. 9/4357-A/117, Compagnon n. 9/4357-A/118 e Tassone n. 9/4357-A/119.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bosi n. 9/4357-A/120, che riprende un po' lo stesso tipo di principio che abbiamo affrontato nell'ordine del giorno Osvaldo Napoli precedente, quindi credo che sia utile un maggiore coinvolgimento delle autonomie locali, per cui il parere è favorevole.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mantini n. 9/4357-A/121, Pugliese n. 9/4357-A/122, Cicchitto n. 9/4357-A/123, Gianni n. 9/4357-A/124, Moffa n. 9/4357-A/125, Milo n. 9/4357-A/126 e Mario Pepe (Misto) n. 9/4357-A/127. Quest'ultimo riprende ed estende gli interventi sul settore più in generale turistico...
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il sottosegretario non ci deve descrivere il contenuto degli ordini del giorno, ci deve dire se il Governo è favorevole o no!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come lei sa ho già richiamato due volte il sottosegretario, però d'altra parte togliere la parola al Governo sarebbe altrettanto inusuale, quindi capisco anch'io che stiamo assistendo all'illustrazione dell'ordine del giorno da parte del sottosegretario, l'ho richiamato, ha continuato, gli ho ricordato gli orari, dopodiché rispetto lo stile del sottosegretario, ricordandogli comunque che ci sono degli impegni di orario.
ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Muro n. 9/4357-A/128, Perina n. 9/4357-A/129, Narducci n. 9/4357-A/130, Saltamartini n. 9/4357-A/131 e Romele n. 9/4357-A/132.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Strizzolo n. 9/4357-A/133, Baretta n. 9/4357-A/135, Goisis n. 9/4357-A/136, Forcolin n. 9/4357-A/137, Caparini n. 9/4357-A/138, Comaroli n. 9/4357-A/139, Maggioni n. 9/4357-A/140, Buonanno n. 9/4357-A/141, Bitonci n. 9/4357-A/142, Volpi n. 9/4357-A/143, Guido Dussin n. 9/4357-A/144, Lanzarin n. 9/4357-A/145, Togni n. 9/4357-A/146, Polledri n. 9/4357-A/147, Pini n. 9/4357-A/148, Di Vizia n. 9/4357-A/149 e Gidoni n. 9/4357-A/150.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4357-A/151. Al riguardo, voglio fare solo un'ultima precisazione: si tratta di un ordine del giorno che pone limiti di esclusione dal Patto di stabilità di una serie di interventi che riguardano la sicurezza degli edifici scolastici. Assicuro che, nel caso in cui, come speriamo, si verifichi la possibilità di rimodulare il Patto di stabilità in funzione delle risorse, questo tema, insieme ad altre priorità, sarà sicuramente oggetto di un'ulteriore iniziativa da parte del Governo, per consentire, quanto meno per quel che riguarda le risorse disponibili da parte dei comuni, un impiego pronto ed efficiente.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Nicola Molteni n. 9/4357-A/152, Luciano Dussin n. 9/4357-A/153 in materia di esclusione dal Patto di stabilità delle funzioni di sicurezza urbana, Di Cagno Abbrescia n. 9/4357-A/154 e Pagano n. 9/4357-A/155.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4357-A/1, Cazzola n. 9/4357-A/2, Beltrandi n. 9/4357-A/3, Nastri n. 9/4357-A/4 e Vannucci n. 9/4357-A/5, accettati dal Governo.
Pag. 47LUCA SANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA SANI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Vannucci n. 9/4357-A/5.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Velo n. 9/4357-A/6, Lo Monte n. 9/4357-A/7, Commercio n. 9/4357-A/8, Proietti Cosimi n. 9/4357-A/9, Garagnani n. 9/4357-A/10, Cenni n. 9/4357-A/11 e Iannaccone n. 9/4357-A/12, accettati dal Governo.
Onorevole Scilipoti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/13, accettato dal Governo?
DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, sono contento per l'accettazione del mio ordine del giorno, ma devo ricordare al Governo che già un altro ordine del giorno era stato precedentemente approvato.
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, le chiedo scusa, lei sa che, intervenendo, chiede di mettere in votazione il suo ordine del giorno n. 9/4357-A/13?
DOMENICO SCILIPOTI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Prego, onorevole Scilipoti. Ha facoltà di parlare.
DOMENICO SCILIPOTI. Era stato già stato approvato un ordine del giorno similare a quello presentato oggi. Cosa dice questo ordine del giorno? Esso è volto a rimuovere la prescrizione introdotta con il decreto milleproroghe nelle cause di anatocismo e ad abbassare le soglie dei tassi di interesse antiusura.
Questo è un argomento sul quale non soltanto la maggioranza parlamentare, ossia i gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord e Iniziativa Responsabile, ma anche gran parte dei parlamentari presenti in Aula avevano già preso un impegno. Tutti sanno che vi è circa un milione e duecentomila famiglie che rischiano la prima casa, circa un milione e seicentomila imprese che rischiano il fallimento della loro impresa e circa un milione e centomila famiglie a cui è stata sequestrata la prima casa.
Faccio quindi una riflessione ad alta voce: se l'impegno politico vi è stato ed è stato un impegno politico dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord e Iniziativa Responsabile, condiviso anche da gran parte dei parlamentari del centrosinistra, e se vi è un argomento che tutela le famiglie e le imprese italiane, perché da cinque mesi si continua a discutere e non si vuole dare corso agli impegni già presi? Non si può dire che è un momento delicato e che si deve votare perché vi è un'esigenza. L'esigenza vi è e continua ad esserci, però è anche importante riflettere sul fatto che la responsabilità non è solo di coloro i quali devono votare all'interno di quest'Aula, ma anche di coloro che rappresentano il Governo e la maggioranza, responsabilità che dovrebbe essere condivisa e portata all'interno della testa e del proprio cuore. Voglio dire che non bisogna mettere i parlamentari in condizione di assumere atteggiamenti che non sono consoni in questo particolare momento.
Allora, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, oggi è importante l'approvazione dell'ordine del giorno in esame, ma è importante dare continuità, forza e valore anche alle carte che vengono sottoscritte come impegni per verificare, immediatamente, se quello che scriviamo è vero o meno e per accertare la veridicità. Potremo verificarlo se quanto è stato detto e approvato dal Governo all'interno dell'ordine del giorno in oggetto diventi realtà attraverso il suo inserimento all'interno della legge finanziaria.
Concludo dicendo che questa mia riflessione è una riflessione da parlamentare libero. Voglio solo richiamare gli impegni Pag. 48politici assunti da parte del Popolo della Libertà, della Lega Nord e di Iniziativa Responsabile su alcuni argomenti che sono di interesse delle famiglie e delle imprese affinché si prenda una posizione seria e concreta il prima possibile per tutelare tutte le vittime dell'usura bancaria.
GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un caso anomalo. Abbiamo avuto circa centoquaranta ordini del giorno sui quali il Governo ha espresso centoquaranta pareri favorevoli. Chiedo dunque alla Presidenza di farsi garante, davanti al Parlamento, del rispetto di questi ordini del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).
Fare passare il principio in base al quale ordini del giorno, indipendentemente dal loro contenuto, che dicono tutto e il contrario di tutto, vengono accettati, è come certificare che gli ordini del giorno non contano nulla, quindi sarebbe meglio eliminare dal nostro Regolamento questo strumento perché perdiamo tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!
Visto che nella stragrande maggioranza dei casi ci è proibito intervenire sul contenuto, perché siamo alla quarantaquattresima posizione della questione di fiducia, almeno dateci la possibilità di discutere nel merito degli ordini del giorno. Così ci state togliendo anche questa possibilità. Nel caso specifico, onorevole Scilipoti, lei aveva presentato un emendamento che diceva le stesse cose presenti nel suo ordine del giorno, emendamento che non è stato accettato però lei, nonostante tutto, ha votato a favore della fiducia. Questo è un comportamento ipocrita (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!
Se è così importante, abbia il coraggio, lei, prima di tutto, di ritirare questo ordine del giorno.
Noi, anche se ne condividiamo il contenuto, per smascherare la vostra ipocrisia voteremo contro questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!
PRESIDENTE. Ricordo all'onorevole Galletti che sono stati presentati 155 ordini del giorno e che esiste comunque un Servizio della Camera che verifica il rispetto da parte del Governo degli impegni assunti sugli ordini del giorno. È interessante verificare questo.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4357-A/13, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cambursano, Barani, Lo Monte, Traversa... Presidente Buttiglione... I colleghi hanno votato? Onorevole D'Anna... L'onorevole Buttiglione ancora non riesce a votare... Onorevole Palumbo...
GIAN LUCA GALLETTI. Di Pietro, che fai! Voti favorevole?
ANTONIO DI PIETRO. Io sono contrario all'anatocismo! Votiamo a favore, perché siamo contrari all'anatocismo!
PRESIDENTE. I colleghi hanno votato? Onorevoli D'Anna, Palumbo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 543
Votanti 542
Astenuti 1
Maggioranza 272
Hanno votato sì 273
Hanno votato no 269).
Colleghi, per cortesia!
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Porfidia n. 9/4357-A/14, Grassano n. 9/4357-A/15 e Meta n. 9/4357-A/16, accettati dal Governo.
Prima di passare all'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17 e di concedere eventualmente la parola ai suoi presentatori - che evidentemente prelude alla votazione - poiché sono stati presentati altri ordine del giorno vertenti sulla medesima materia, delocalizzazione dei ministeri (Di Pietro n. 9/4357-A/33, Galletti n. 9/4357-A/54, Cicchitto n. 9/4357-A/123 e Muro n. 9/4357-A/128), essi saranno esaminati congiuntamente.
Il parere del Governo è favorevole su tutti gli ordini del giorno. Se l'onorevole Franceschini intende insistere per la votazione del suo ordine del giorno, avverto che, in virtù dell'ordine di presentazione ed essendovene richiesta da parte dei presentatori, esso sarà votato per primo. L'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17 è anche quello che reca la formulazione più ampia, essendo volto ad impegnare il Governo ad escludere ogni ipotesi di delocalizzazione dei ministeri. Del resto, le premesse chiariscono come esso si riferisca sia all'ipotesi di trasferimento tout court delle sedi dei ministeri sia a quella di spostamento o di istituzione di singoli uffici.
Pertanto, se tale ordine del giorno venisse approvato, esso assorbirebbe gli ordini del giorno Di Pietro n. 9/4357-A/33, concernente il trasferimento dei ministeri e dei relativi dipartimenti, Galletti n. 9/4357-A/54, recante un impegno dalla portata sostanzialmente analoga e precluderebbe l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/4357-A/123, che prevede l'istituzione da parte dei ministeri di sedi di rappresentanza operative.
Per quanto riguarda l'ordine giorno Muro n. 9/4357-A/128, esso risulterebbe assorbito soltanto nella parte relativa al trasferimento dei Ministeri. Viceversa, in caso di reiezione, procederemo alla votazione di tutti gli altri ordini del giorno, fatti salvi, ovviamente, gli ulteriori eventuali effetti preclusivi o di assorbimento che potrebbero derivare dall'approvazione di uno di essi. Quindi, onorevole Franceschini, lei insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/17, accettato dal Governo. Ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16,45)
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, chiedo di intervenire perché noi, nonostante il parere inaspettatamente favorevole del Governo, chiediamo che l'Aula si esprima con un momento di chiarezza e con un voto: abbiamo presentato questo ordine del giorno sulla vicenda dei Ministeri al Nord proprio per rispetto delle istituzioni e per fare chiarezza, perché da anni assistiamo a questo copione ormai stucchevole e a queste sceneggiate e prese in giro per cui a Pontida o in Padania, come la chiamate voi, si fanno grida, si urlano minacce e poi puntualmente, arrivati a Roma, per difendere le poltrone sulle quali i leghisti stanno comodamente seduti, si accetta ogni pasticcio ed inciucio (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Abbiamo visto le grida domenica, purtroppo le abbiamo viste anche da parte di Ministri. Sul web impazza un bellissimo video del film di Diego Abatantuono, «Attila flagello di Dio», in cui Abatantuono arringa i popoli barbari, invitandoli ad invadere Roma. Vi invitiamo a vederlo così, forse, avrete anche risolto il problema della successione che tanto vi preoccupa nella Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se Pag. 50non fosse un fatto comico, purtroppo, sarebbe un fatto tragico, perché questa idea dei Ministeri al Nord è veramente un'offesa per la gente del Nord. Vorrei che aveste il coraggio di dire ad un artigiano, che ha un'impresa in crisi, ad un cittadino, che ha il problema della sicurezza, ad un pensionato, che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese e che abitano nella Pianura padana - perché la Padania non esiste ma la Pianura padana esiste, è la nostra terra e noi la conosciamo bene -, vorremmo che andaste a dire a quelle persone che la risposta ai loro problemi è quella di spostare due ministeri a Monza e vi risponderanno come vi hanno risposto gli elettori di Milano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E poi, dopo le urla, arrivati qua, come al solito c'è il cedimento che in questo caso è sia della Lega che del PdL, perché i giornali dei giorni scorsi sono pieni di proclami e vi è in corso una duplice raccolta di firme della Lega, per sostenere i Ministeri al Nord e del PdL romano per tenere i ministeri a Roma. Sappiamo già che tutto finirà come è finito per le ronde e per il due a Milano, tutte grandi battaglie per riempire le pagine di giornale ed eccitare gli animi e poi finite puntualmente nel nulla. Questa sceneggiata oggi si compie con il parere favorevole del Governo che noi ringraziamo ma noi chiediamo il voto e nel farlo, signor Presidente, mi sia consentito di leggere, per chiarezza, l'ordine del giorno su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Esso nella parte motiva dice che «anche la semplice introduzione di sedi decentrate di amministrazioni centrali, ipotizzata da alcuni esponenti della maggioranza, si pone in contrasto con le finalità di semplificazione e di riduzione degli oneri amministrativi (...)» e nella parte dispositiva impegna il Governo «ad escludere ogni ipotesi di delocalizzazione dei Ministeri». Il parere favorevole del Governo è evidentemente anche a nome dei Ministri Bossi, Calderoli e Maroni che ringraziamo, salvo non venga smentito sul voto, e poi apriremo un'altra parentesi sul famoso «celodurismo» della Lega e sul suo declino che, per ragioni di rispetto verso quest'Aula, non voglio affrontare adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Per riassumere i termini della questione, credo - onorevoli colleghi - che sia di tutta evidenza che, ogni qual volta il Governo ritiene di dare parere favorevole ad un ordine del giorno, nulla osta da parte della Presidenza prendere atto della decisione del Governo, quale che sia il contenuto dell'ordine del giorno sul quale il Governo esprime parere favorevole. Al tempo stesso, è evidente - e ci sono mille precedenti che vanno in tal senso - che, se i colleghi presentatori di ordini del giorno su cui il Governo ha formulato il parere favorevole, insistono perché quell'ordine del giorno venga posto in votazione, la Presidenza in questo caso - come è sempre accaduto - porrà in votazione gli ordini del giorno (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti del deputato Fiano). Ho Fatto questo doveroso chiarimento in termini procedurali... Che succede, onorevole Fiano? (Commenti del deputato Fiano). Onorevole Fiano, la richiamo all'ordine!
LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, è evidente a tutti che è in atto un'azione politica che c'entra ben poco con il decreto che stiamo trasformando in legge che riguarda il tentativo di sviluppo del Paese. Noi contestiamo il fatto che venga data un'interpretazione politica alle azioni del Governo che si è impegnato a recepire degli ordini del giorno e che, mettendo in votazione questo ordine del giorno a firma Franceschini, si intendano preclusi altri ordini del giorno. Visto che il Governo nella sua facoltà ha letto i testi e ha ritenuto che i contenuti sono diversi, li ha accolti e a prescindere da quello che sarà l'esito della votazione, per noi fa testo l'impegno del Governo a proseguire in Pag. 51questa iniziativa, che sarà peraltro accompagnata anche da un'iniziativa legislativa presentata dal nostro gruppo, che ovviamente assorbirà qualsiasi sia l'esito della votazione su questo ordine del giorno.
Ma giusto per capire di cosa stiamo parlando, mi fermo e riprendo qual è l'impegno del Governo che viene chiesto dall'onorevole Franceschini, a prescindere dalla prefazione che interessa relativamente: lui vuole impegnare il Governo ad escludere ogni ipotesi di delocalizzazione dei Ministeri. Noi chiediamo un'altra cosa ed è assurdo che venga preclusa se dovesse essere approvato il primo ordine del giorno. Noi chiediamo di dare facoltà di istituire, nell'ambito dell'autonomia di ciascun Ministero, sedi di rappresentanza operativa, individuate secondo principi di economicità e senza che derivino maggiori oneri a carico dello Stato. Sono due cose completamente diverse.
FURIO COLOMBO. Calderoli ha fatto vedere la targa!
PRESIDENTE. Onorevole Colombo!
LUCIANO DUSSIN. Di unità operative ce ne sono già in essere, perché le motorizzazioni civili sono tali, come anche le prefetture. Quindi, se si vuole portare avanti un'iniziativa politica anche da parte dell'interpretazione della Presidenza della Camera, ben venga, però comunque a questo punto ci parametreremo a quelle che sono le decisioni del Governo, che ha accettato il nostro indirizzo che non stravolge l'arco istituzionale, perché queste unità ci sono già e funzionano da decenni nel Paese.
Nulla vieta che altri Ministeri si adeguino e seguano quello che è l'indirizzo del nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Luciano Dussin, pensavo di essere stato sufficientemente chiaro, ma ripeto il concetto perché evidentemente da alcune sue parole mi sorge il dubbio di non esserlo stato. La Presidente Bindi ha letto testualmente uno speech - che era ovviamente concordato con la Presidenza - che usava (e non poteva essere altrimenti) il condizionale. Vale a dire che si ritenevano assorbite, qualora fossero stati approvati i precedenti ordini del giorno, parti dei successivi. Ho testé finito di ribadire che, in ogni caso, qualora i primi firmatari degli ordini del giorno, nonostante il parere favorevole del Governo su altri precedenti ordini del giorno, insistano per porre in votazione gli ordini del giorno, gli ordini del giorno saranno tutti votati. Dopodiché è evidente - e non le sfugge onorevole Dussin - che si intrecceranno valutazioni politiche forse anche difformi tra di loro, ma la Presidenza della Camera non può che comportarsi in questa questione esattamente come ho detto, e come tutti i precedenti inequivocabilmente confermano.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi permetto sommessamente di far osservare alla Presidenza che l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4357-A/33 non può in alcun caso essere considerato eventualmente assorbito dall'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17 perché noi non facciamo riferimento soltanto ai Ministeri, ma precisiamo ulteriormente che sono ricompresi i relativi dipartimenti e, ulteriormente ancora, i dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri. Non c'è, quindi, alcun assorbimento a mio parere.
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza non ritiene nemmeno necessario interloquire sul tema perché, come ho avuto modo di dire - e non lo ripeto più -, se l'onorevole Di Pietro, come le sue parole fanno intendere, riterrà, comunque, di chiedere che sia posto in votazione il suo ordine del giorno, la Presidenza lo porrà in votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non vorrei che la politica, che è l'arte più sacra che conosciamo, avesse, però, nel suo termine deteriore, il sopravvento sulla realtà. Noi stiamo decidendo se spostare un oggetto da un posto all'altro, come se io mi chiedessi se sono d'accordo a spostare questo paio di occhiali da un punto all'altro. Posso essere d'accordo o non posso essere d'accordo, non è che ci sono delle vie mediane. Il tema che si pone è di un ordine del giorno, anzi più ordini del giorno - c'è anche il nostro ordine del giorno Galletti n. 9/4357-A/54 -, che afferma la nostra contrarietà a spostare i Ministeri, e anche le articolazioni dei Ministeri e, quindi, pure le sedi di rappresentanza, da Roma in altri posti. Questo per una serie di motivazioni, innanzitutto perché costa molto. Il collega Mantini faceva rilevare che l'unico studio che abbiamo sullo spostamento della Consob, che è già in parte a Milano, sottolinea che trasferire il resto costerebbe 160 milioni di euro. Pensate che cosa vuol dire trasferire i Ministeri. Ma vi ricordate quante volte, in questo Parlamento e nei nostri comizi elettorali, abbiamo criticato le regioni perché aprivano sedi di rappresentanza in altre parti d'Italia o in giro per il Paese? Eppure eravamo tutti d'accordo. Siamo contrari se lo fanno le regioni, ma va bene se lo facciamo noi.
Avete mai incontrato un imprenditore in giro per l'Italia che vi ha chiesto di portare un Ministero nella sua città? Se voi mi dite che volete portare un Ministero a Bologna, sono contrario perché non ritengo che quello porti economia in più, anzi mi sottrae dell'economia, mi aumenta la burocrazia. Casomai un imprenditore molto avveduto vi potrebbe chiedere di portare una sede di rappresentanza del Ministero dello sviluppo economico in Cina, in Brasile, in India, nei Paesi in via di sviluppo, ma non a Monza. Non gliene frega niente di portarlo a Monza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico), perché quella è solo una scelta ideologica che costa di più. Allora, vi chiedo, per una volta, di essere trasparenti verso il Paese. Ognuno dica con il voto, su questo e sugli altri ordini del giorno, se è d'accordo o meno a spostare i Ministeri da Roma ad un'altra parte. Il tema è questo, tutte le altre sono balle (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, voteremo convintamente a favore dell'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17 e di tutti gli altri ordini del giorno che chiedono parole di chiarezza su una questione che, anche se sarebbe difficile spiegare al famoso marziano, occupa in modo centrale la discussione sul futuro della maggioranza e sul futuro del Governo. Si tratta della questione di come, dopo aver avviato la svolta federalista che noi abbiamo appoggiato, e dopo che le regioni hanno aperto uffici di rappresentanza a Roma, a Bruxelles e, magari, in un po' troppe parti del mondo, adesso vorrebbero decidere, sempre che nessuno se la faccia addosso, con una logica che non ha nulla a che fare con il federalismo, di trasferire i Ministeri in giro per il Paese. Questa è la sostanza. Credo che in California chiedano più poteri per lo Stato californiano, ma semmai qualcuno chiedesse di spostare in California, da Washington a San Francisco, un Ministero, glielo rimanderebbero indietro con le pernacchie.
Qui, invece, c'è questa strana interpretazione del federalismo che prevede di trasferire anche i Ministeri perché probabilmente non si è riusciti o si pensa di non riuscire a trasferire poteri, competenze e ruoli sul territorio.
Ripeto, siamo obbligati a discutere di questo perché in una sede così solenne abbiamo ascoltato una forza determinante per il futuro del Governo e della maggioranza non discutere di come uscire dalla crisi economica ma di come creare nuovi centri di spesa, di trasferte, di nuovi dirigenti al Nord. Ognuno rappresenta il Pag. 53Nord che conosce. Il Nord che conosco io tutto ha a cuore salvo vedersi invadere da pezzettini di Roma, di burocrazia romana.
Credo - fuori dallo scherzo - che questo sia un voto che deve esprimere chiarezza. Mettiamo una pietra definitiva su questa discussione, lasciamo l'organizzazione dello Stato e dei Ministeri quella che è; questo è scritto negli ordini del giorno ed anche nel nostro (ha fatto bene il collega Galletti a richiamarlo): che l'organizzazione resti quella che è. Ci sono le prefetture per rappresentare il Governo centrale nelle province italiane. Tutte il resto non ha senso.
La discussione e il voto è solamente questo: lasciamo esattamente le cose come sono. Tutto il resto è poco nordica «ammuina», mi sembra: vieni avanti tu, facciamo un pezzo; quindi, si vota - e questo è anche il senso del nostro ordine del giorno - per lasciare le cose così come sono (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che sia evidente a tutti che il declino di questa maggioranza e le sue convulsioni politiche stanno obbligando questo Parlamento ad una discussione che non ha nulla di serio, che non ha nulla di utile per il Paese, che nella migliore delle ipotesi, qualora questo progetto tra lo strampalato e lo scellerato della Lega Nord dovesse andare in porto, porterà soltanto nuovi oneri per lo Stato, nuova spesa pubblica, nuovo debito e nuova burocrazia.
Per questa ragione credo che il voto su questo come sugli altri ordini del giorno analoghi che chiedono di dire una volta per tutte con chiarezza un «no» secco a qualunque forma di decentramento delle sedi ministeriali in giro per l'Italia debba essere un atto di responsabilità da parte di questo Parlamento.
Non possiamo ridurre la politica del Paese ad un indegno balletto dove una maggioranza, che ormai non è più d'accordo su nulla, negozia al ribasso addirittura sull'apertura di un ufficio, di un Ministero a Monza piuttosto che a Gallarate, piuttosto che a Bassano del Grappa.
Purtroppo l'Italia oggi ha ben altri ordini di problemi. Purtroppo oggi davanti a noi ci sono scenari che si fanno sempre più cupi. Ci sarebbe bisogno di un Governo ben diverso che sapesse porre al centro del dibattito politico l'agenda vera, le priorità vere di un Paese che, se non imbraccia oggi la via necessitata delle grandi riforme strutturali, è un Paese che si avvia al declino economico e anche sociale.
Invece no, siamo qui ancora una volta a parlare di baggianate, siamo qui ancora una volta a prendere in giro gli italiani, siamo qui ancora una volta ad appagare una volontà che è solo di pura demagogia, di pura propaganda elettorale, di pura televendita del nulla.
Spero che il voto di questo Parlamento sia almeno questo un voto di speranza per il Paese e che esista ancora dentro quest'Aula una maggioranza di deputati liberi che capisce che è finito il tempo in cui si può soltanto chiacchierare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, brevemente, noi voteremo a favore dell'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17.
Allo stesso modo naturalmente il gruppo di Alleanza per l'Italia voterà a favore degli altri ordini del giorno con il medesimo contenuto, a partire evidentemente da quello presentato dal Terzo Polo. Lo facciamo con assoluta convinzione. Capiamo che in questo momento la Lega ha dovuto in qualche modo costruire un marchingegno, che assomiglia molto ad un escamotage, per poter presentare al suo popolo, a Pontida, una qualche proposta che continuasse a mantenere un minimo di appeal, in una stagione in cui per la verità ha veramente poco appeal l'intera esperienza della Lega. Pag. 54
Rivolgo comunque a me stesso una domanda, che mi pare non sia destinata ad avere grandi risposte: come può un Governo esprimere parere favorevole indifferentemente su una serie di ordini del giorno come quelli che abbiamo presentato noi, che chiedono evidentemente in modo netto il mantenimento del quadro di riferimento attuale per quanto riguarda i Ministeri e, al tempo stesso, esprimere parere favorevole sull'ordine del giorno Cicchitto n. 9/4357-A/123, che è quello firmato dalle forze di maggioranza, che chiede esattamente il contrario?
Dunque, dobbiamo darci una regolata. Ricordo che in un'altra stagione gli ordini del giorno e le mozioni venivano distillati quasi fossero prodotti di alambicchi: sei o sette ordini del giorno al mese quando vi era una grande profusione, perché erano impegni preziosi che il Governo assumeva. Adesso ne facciamo cinquanta o sessanta al mese ed evidentemente poi si perde anche il conto e si perde anche il senso delle cose che si approvano. So che esistono degli organi molto efficienti della Camera dei deputati che svolgono verifiche di questo genere, ma inviterei il Governo soprattutto a fare una verifica con se stesso e su se stesso per evitare atteggiamenti schizofrenici (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 317
Astenuti 180
Maggioranza 159
Hanno votato sì 311
Hanno votato no 6).
Prendo atto che i deputati De Girolamo e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei fare un richiamo all'articolo 88 del Regolamento; ovviamente, questo non esclude che lei potrà confermare le sue valutazioni, però se lei mi consente le vorrei sottoporre una riflessione aggiuntiva alla luce del Regolamento, oltre che della prassi, riguardo a quanto lei ci ha indicato come via maestra con riferimento ai voti che seguono.
Innanzitutto, abbiamo a che fare con degli ordini del giorno che, al di là del fatto che noi li consideriamo una cosa un po' particolare, sono tuttavia degli indirizzi al Governo. Ora, penso che la responsabilità dell'Aula, a prescindere dalla parte che parla ed agisce, sia quella di fare in modo che il Governo abbia un indirizzo chiaro e preciso, perché deve adempiere a quegli indirizzi. Quindi, anche nel momento in cui procediamo alla votazione, penso che sia importante che noi ci facciamo carico di far sì che il Governo abbia un indirizzo chiaro su quello che deve fare. Ovviamente conta la prassi, ma la prassi è fatta anche di tante cose.
Vorrei sottoporre alla sua attenzione quanto prevede l'articolo 88, comma 2, del Regolamento nelle due versioni, quella positiva e quella negativa. L'articolo 88, comma 2, per quanto riguarda le materie che non possono essere votate attraverso gli ordini del giorno, addirittura preclude la possibilità di presentare degli ordini del giorno qualora, nel corso di una discussione, la Camera si sia pronunciata su Pag. 55quell'argomento. Adesso prescindiamo dal fatto che si tratti di un emendamento o di un ordine del giorno: vi è una pronuncia formale della Camera che prende una posizione a maggioranza e dice che quella cosa è bianca piuttosto che quella cosa è nera. In ragione di questo viene preclusa ai presentatori di ordini del giorno la possibilità di presentare ordini del giorno sulla medesima materia, perché è già stata sottoposta al voto della Camera.
Nella fattispecie, signor Presidente - e con questo concludo - mi permetterei, se non ho compreso male, di suggerirle di affrontare bene questo argomento, perché penso che vi sia una certa discrasia tra ciò che ci impone il Regolamento e la prassi alla quale lei fa riferimento. È una prassi che si verifica nel caso in cui non vi siano state votazioni che hanno chiaramente dato un esito diverso e contrario a quello a cui facciamo riferimento. Il collega Franceschini ha fatto bene a ricordare che l'ordine del giorno è composto da una premessa e da un dispositivo: ebbene, il dispositivo, che è tout court, è relativo anche, ovviamente, alla premessa, nella quale si parla anche delle sedi di rappresentanza, e via dicendo.
Signor Presidente - e ho concluso -, qualora lei intendesse proseguire nell'intenzione che ha manifestato, diamoci almeno una priorità, diamo valore a ciò che stabilisce l'Assemblea. In altri termini, se si vuole che l'ordine del giorno in oggetto, in qualche modo, sia considerato accolto dal Governo, esso deve essere votato. Non possiamo avere un ordine del giorno votato dall'Assemblea che dice «bianco» e, contemporaneamente, un ordine del giorno, che ha pari valore e che è accolto dal Governo, ma che non è sottoposto al voto dell'Assemblea, che dice «nero».
Pertanto, signor Presidente, nel caso in cui si volesse mantenere la possibilità che il citato ordine del giorno non sia precluso, la prego affinché esso, inevitabilmente, venga messo ai voti. Non si può pensare che il voto su un ordine del giorno precluda un altro ordine del giorno e che l'ordine del giorno che è precluso - come ho cercato di dimostrare - non venga sottoposto nemmeno al voto dell'Assemblea.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, ho ascoltato le argomentazioni del collega Giachetti, che condivido, ma sono peraltro certo che da parte della maggioranza vi sarà la richiesta di votare l'ordine del giorno in oggetto. Sarebbe grottesco il contrario.
Tra l'altro - e concludo, signor Presidente -, noto che il Presidente del Consiglio, che avremo modo di ascoltare e commentare domani nelle sue dichiarazioni, al Senato ha detto che le opposizioni sono tante e divise, e che la maggioranza è unita e compatta. Mi sembra che il voto precedente, di grandissima rilevanza politica, abbia dimostrato che la maggioranza non c'è, o si astiene, o non vota, mentre le opposizioni, diverse tra loro, sono compatte (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico).
GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, con grande affetto e grande stima, vorrei dire agli amici delle opposizioni che, in realtà, stanno ingarbugliando il discorso semplicemente per riprendersi dal voto di fiducia, in occasione del quale questa maggioranza ha avuto il numero di voti più alto sino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo).
Ammettete che vi è una maggioranza forte e compatta e smettiamola con questo giochetto di fare gli «azzeccagarbugli». So che i 316 voti vi hanno sconvolto (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo)!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come lei ha previsto, la Presidenza non può che confermare la sua precedente determinazione circa la necessità di porre in votazione tutti gli ordini del giorno per i quali i presentatori insistano, anche quelli su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Faccio anche notare - anche se non è questa la sede per avviare la discussione - che vi è una sostanziale differenza tra le conseguenze derivanti dall'eventuale approvazione di un emendamento e le conseguenze derivanti dall'eventuale approvazione di un ordine del giorno. E, in ogni caso, non è tra le prerogative della Presidenza valutare la coerenza con cui il Governo esprime il parere favorevole sugli ordini del giorno.
Quindi, onde proseguire con i nostri lavori, ribadisco che la Presidenza porrà in votazione tutti gli ordini del giorno per i quali se ne avanzi richiesta e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Chiedo dunque ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4357-A/33, accettato dal Governo.
ANTONIO DI PIETRO. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, insistiamo per la votazione, semplicemente perché il nostro ordine del giorno ha qualcosa di più, o meglio, di più specifico, rispetto a quanto previsto dai colleghi del Partito Democratico. Comprendiamo il loro ordine del giorno, lo abbiamo approvato e lo abbiamo votato, proprio perché ne condividiamo le ragioni.
Partiamo da questa idea: il ministro e il ministero servono tutto il Paese e, come tali, è il ministro che di volta in volta si sposta e va dove c'è bisogno. Non è che si fa l'ufficio a casa sua e poi tutto il Paese si sposta per andare a casa del ministro. Capita e può capitare che, per ragioni istituzionali, siano già state dislocate tante sedi, come per i provveditorati alle opere pubbliche, i provveditorati agli studi, le prefetture, le motorizzazioni e quant'altro; laddove, cioè, le esigenze logistiche le hanno previste e permesse, queste sono già state fatte e sono già operative.
Invece questa idea, prettamente politica, di far pesare il fatto che il ministro in quella determinata circostanza sia un signore di Arcore piuttosto che un signore di Gallarate, e non un signore di Canicattì piuttosto che di Mondovì, a noi sembra una sciocchezza sul piano metodologico, una inutile spesa e un inutile spreco non solo di soldi ma anche di energia. Soprattutto si mette in condizione il ministero di non funzionare perché poi, alla fine, ogni ministero deve interloquire e interagire quotidianamente, ad horas, con tutti gli altri ministeri.
Se ogni ministero si trovasse in una parte diversa dell'Italia noi dovremmo costruire una rete di infrastrutture ministeriali o meglio di infrastrutture stradali, viarie ed aree soltanto per portare in giro i pacchi dono tutte le mattine da un ufficio all'altro. Per chi vuole fare una battaglia di risparmio, questa ci sembra una spesa e uno spreco inutile, ci sembra semplicemente un'offesa al buon senso, anche perché sia al popolo del nord che al popolo del sud interessa che il ministero dia risposte, non che sia sotto casa. Sotto casa ci va a fare la spesa, non ha bisogno di avere il ministro a disposizione che pensa soltanto a casa sua e non pensa a tutto il Paese.
Per questa ragione il nostro ordine del giorno impegna il Governo non solo a non distaccare i ministeri ma anche ad uscire fuori dall'equivoco o meglio dalla furbizia di dire: facciamo uffici di rappresentanza, facciamo sedi distaccate. Non servono a niente, è il ministro che si deve spostare tutti i giorni per andare una volta presso la regione, una volta presso il comune, una volta presso la prefettura, laddove serva la sua opera. Tutto il resto è aria fresca.
Per queste ragioni insistiamo per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4357-A/33, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 484
Votanti 294
Astenuti 190
Maggioranza 148
Hanno votato sì 291
Hanno votato no 3).
Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Galletti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/54.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/4357-A/54, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Galletti, Fallica, Bocchino, De Girolamo....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 501
Votanti 306
Astenuti 195
Maggioranza 154
Hanno votato sì 303
Hanno votato no 3).
Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, nella votazione precedente, sul tabellone non è comparso il risultato; non mi riferisco all'ultima votazione, ma a quella precedente. Le chiedo se gentilmente potesse comunicarcelo, la ringrazio.
FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, il Governo ha accettato il mio ordine del giorno n. 9/4357-A/123 e chiedo quindi che non venga posto in votazione.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/4357-A/123 e insisto perché venga posto in votazione.
PRESIDENTE. Onorevole Rosato, ha già firmato altri ordini del giorno?
ETTORE ROSATO. Sì.
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto?
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, rimango sulla posizione che avevo già espresso.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/4357-A/123 e le chiedo di sottoporlo al voto.
Pag. 58PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di rammentare il Regolamento. Da quel che ho compreso, l'onorevole Cicchitto non accetta ulteriori sottoscrizioni.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è esattamente quello che avevo cercato di dire prima, per cui - mi permetto semplicemente di sottoporglielo, poi decida lei - se in questo momento il collega Cicchitto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno, esso è precluso da una votazione che ha fatto l'Aula sul medesimo argomento, perché quell'ordine del giorno non ha un pari valore di deliberazione che ha avuto quello che esclude tutto.
Quindi, se il collega Cicchitto vuole che non sia precluso, a mio avviso, deve far sì che, almeno dal punto di vista della legittimità del voto, sia di pari grado. Perché questo è un modo - mi sono permesso di dirglielo - che da domani ci porterà a «bypassare» qualunque tipo di preclusione.
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, capisco e capiamo tutti la questione politica, però, mi sembra che il Regolamento lo mettiamo già sotto i piedi diverse volte, cerchiamo di non esagerare.
È evidente il significato che sta diventando sempre più simbolico - purtroppo - e sempre meno cogente degli ordini del giorno per il Governo. Non a caso il presidente Galletti ha richiamato precedentemente la Presidenza - presiedeva l'onorevole Bindi - a fare una verifica del grado di attuazione che il Governo dà agli ordini del giorno che vengono accettati. È una questione che è connessa ad un principio: la serietà dell'Aula. Perché se accettiamo il fatto - parlo in generale - che il Governo accetti, per non andare alla votazione, ordini del giorno di cui, palesemente, non dà attuazione, si crea un malcostume politico-istituzionale di cui la Presidenza si deve far carico, perché è la Presidenza che si deve far carico del corretto funzionamento del rapporto maggioranza-opposizione e del rapporto Parlamento-Governo.
Tra l'altro, a difesa del Presidente della Camera, vorrei dire che questa è una questione che già fu sollevata durante la mia Presidenza e precedentemente anche con Violante, perché il malcostume ormai imperante fa sì che gli ordini del giorno si accettino e poi, in definitiva, il Governo non faccia nulla per darne attuazione. Pertanto, richiamo su ciò che è la questione e chiedo che la Giunta per il Regolamento sia convocata per esprimersi su questo aspetto.
Dopo di che, onorevole Giachetti, non è che adesso possiamo far carico al Presidente Fini in ordine a tale questione: non vi è niente che impedisca al Governo di accettare l'ordine del giorno e al presidente Cicchitto, se non vuole, di non sottoporlo al voto. Noi, come opposizione, siamo in condizione di dare un giudizio politico su questo - che è un escamotage - ma in termini regolamentari non possiamo che prenderne atto.
Semmai, chiediamo al Presidente di convocare la Giunta per il Regolamento, perché chiarisca questo problema in ordine all'ammissibilità degli ordini del giorno. Secondo me, un comportamento diverso potrebbe consentire, a chi vuole rivolgere una critica alla Presidenza, di dimostrare che vi è un atteggiamento che cambia in corso d'opera, perché, sino ad oggi, i precedenti vanno tutti nella direzione che ci ha preannunciato il Presidente Fini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 59
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ovviamente ribadisco che sarà sua, sulla base del Regolamento e dei precedenti, la decisione sull'ammissibilità o meno di queste sottoscrizioni, del voto e dell'avvenuta o meno preclusione da parte delle votazioni precedenti di questo ordine del giorno, però su una cosa concordo pienamente con l'onorevole Casini e con quanto ha appena detto. È evidente che dopo che l'Aula, non su uno, ma su ben tre ordini del giorno, inequivoci e di una nettezza che ha affrontato il problema ad angolo vivo, dicendo che da Roma non si sposta niente, e la maggioranza parlamentare hanno detto «sì», il fatto che l'onorevole Cicchitto e la maggioranza rifuggano dal voto parlamentare, consapevoli del fatto che si registrerebbe su questo una sconfitta, lascia una valutazione politica che è grande come una casa.
Questa vostra richiesta non ha alcun valore, questa vostra richiesta è stata bocciata dal Parlamento, questa vostra richiesta non può avere seguito da parte del Governo perché, così facendo, il Governo contravverrebbe a un voto preciso dell'Aula parlamentare. Posso dire che vi abbiamo fatto un favore, perché non era una cosa seria e non era una cosa buona (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, le chiedo scusa e sa quanto noi siamo rispettosi delle scelte della Presidenza anche quando non le condividiamo però, siccome qui una decisione non è stata ancora assunta, la invitiamo davvero a riflettere, perché quello che avviene - ha ragione il presidente Casini - è che c'è un abuso dell'accettazione degli ordini del giorno, tema di valutazione politica e se possibile anche regolamentare, per evitare votazioni.
Tuttavia, qui siamo di fronte a un caso diverso. Siamo di fronte al caso in cui l'Aula si è espressa ed il Governo accetta un ordine del giorno che dice l'opposto di quello che ha votato l'Assemblea. Faccio presente che nello speech - che lei ha sicuramente - che ha letto la Vicepresidente Bindi e che lei, appena ha assunto la Presidenza, ha dichiarato di condividere, era detto esplicitamente che l'approvazione del mio ordine del giorno avrebbe precluso un altro ordine del giorno. Poi, lei ha aggiunto che li avrebbe messi ugualmente in votazione.
Ora è del tutto evidente - non ci sarebbe nemmeno bisogno di discuterne - che, se la sua decisione vale per il voto, non può consentire (perché questo vale anche per il futuro) che il Governo accetti, e quindi impedisca un voto dell'Aula, un ordine del giorno che contrasta direttamente con quello che è stato appena approvato.
Pertanto, la invito davvero in questo caso a mettere in votazione l'ordine del giorno o, viceversa, a dichiararlo precluso, così come ha detto la Presidente Bindi, anche a nome suo, nello speech letto all'inizio della seduta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ricordo testualmente quanto ha letto la Presidente Bindi ossia che, qualora il primo firmatario dell'ordine del giorno avesse ritenuto di porlo ugualmente in votazione, si sarebbe posto in votazione. Se ho ben compreso il presidente Cicchitto non chiede che venga posto in votazione il proprio ordine del giorno, perché si accontenta del parere favorevole espresso dal Governo.
Qui non siamo a Bisanzio, onorevoli colleghi (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà) e credo che per tutti valga innanzitutto il rispetto del Regolamento, il che vale, ovviamente, in primis per la Presidenza.
Dopo di che, non credo che in questi mesi travagliati alla attuale Presidenza si possa imputare di essersi nascosta dietro un dito, come si suol dire. Violerei coscientemente il Regolamento se ponessi in Pag. 60votazione un ordine del giorno, dopo che il presidente Cicchitto ha detto che si accontenta del parere favorevole.
Ciò detto, non ho alcuna difficoltà a dire, assumendomene la responsabilità, che considero una furberia tattica l'atteggiamento dell'onorevole Cicchitto che sa perfettamente che, qualora venisse posto in votazione l'ordine del giorno, correrebbe il rischio di vederlo bocciato (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Aggiungo che anche se non è potestà...
DAVIDE CAPARINI. Vergogna! Andiamocene!
PRESIDENTE. Aggiungo che anche se non è potestà della Presidenza valutare l'intima coerenza dei pareri espressi, il Governo ha espresso coscientemente dei pareri contraddittori tra di loro, dando quindi un parere favorevole a ordini del giorno che sostenevano opinioni diversificate ed è quello che tutti coloro che hanno seguito questa seduta hanno avuto modo di vedere in modo incontrovertibile (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, le dò la parola perché è suo diritto. Ha facoltà di parlare.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, mi consenta di rinviare al mittente, cioè a lei, il termine «furberia tattica», perché il Presidente non deve intervenire come se fosse un cronista o un deputato degli altri gruppi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Iniziativa Responsabile Nuovo Polo).
PRESIDENTE. Il presidente si assume la responsabilità di quel che dice, come si assume la responsabilità di darle ragione sul fatto che lei ha avuto tutto il diritto di chiedere di non porre in votazione l'ordine del giorno (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Proseguiamo, onorevole Cicchitto.
FABRIZIO CICCHITTO. Mi consente di finire il mio intervento?
PRESIDENTE. Ci mancherebbe.
FABRIZIO CICCHITTO. Detto questo, aggiungo che il Regolamento è il Regolamento. Quando si parla di una legge si parla di una legge, quando si parla di un emendamento si parla di un emendamento, quando si parla di un ordine del giorno si parla di un ordine del giorno con tutte le caratteristiche regolamentari che l'ordine del giorno ha. Quindi rinvio al mittente, cioè all'onorevole Giachetti e ad altri, tutte le lezioni che ci sono state date.
Noi ci atteniamo rigorosamente al meccanismo offerto dal Regolamento per quello che riguarda gli ordini del giorno. Aggiungo anche che questa mattina avete avuto modo di apprezzare quelli che sono i reali rapporti di forza in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Iniziativa Responsabile Nuovo Polo).
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo solo per dare atto al presidente Cicchitto che la sua richiesta di non mettere ai voti l'ordine del giorno non era una furberia tattica ma era sicuramente un elemento, nel contesto dato, di strategia politica e semplicemente per lasciare agli atti dei lavori di questa Camera che i cittadini italiani, gli elettori italiani sanno cosa pensano tutti i gruppi di questa Camera sul trasferimento dei ministeri al nord, al sud, di sopra e di sotto, non sapranno mai cosa pensa la Lega Nord perché nessun leghista ha espresso un solo voto sul tema sollevato da loro a Pontida Pag. 61con i ministri in campo (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Cosa c'è ancora, onorevole Giachetti?
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le vorrei solo dire che lo speech che è stato letto, concordato...
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le darò la parola al termine.
ROBERTO GIACHETTI. Lo legga, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Muro, insiste per la votazione del suo ordine n. 9/4357-A/128, accettato dal Governo?
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole La Malfa. Non l'avevo vista, le chiedo scusa.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima di quest'ultimo intervento dell'onorevole Cicchitto.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Pulcinella!
GIORGIO LA MALFA. Tutti i colleghi sono intervenuti, farò delle considerazioni molto brevi, onorevoli colleghi.
Penso, onorevoli colleghi, che l'onorevole Cicchitto - lo dico ai miei colleghi Franceschini e ad altri - abbia esercitato pienamente il suo diritto regolamentare e non ci sia alcun motivo di polemica sul fatto che egli metta o non metta ai voti un ordine del giorno che il Governo ha accettato. Ma vorrei, se i colleghi me lo consentono, leggere quello che il Parlamento oggi ha deliberato, perché con queste votazioni o con questa accettazione dell'onorevole Cicchitto abbiamo deliberato un orientamento che è impegnativo verso il Governo, perché il Governo ha espresso parere favorevole.
Abbiamo avuto il parere favorevole del Governo su alcuni ordini del giorno che sono stati votati anche con l'astensione dei colleghi della maggioranza. Ne leggo solo uno, l'ordine del giorno Galletti n. 9/4357-A/54, che impegna il Governo a non trasferire le sedi dei ministeri, lasciando inalterata l'attuale struttura organizzativa dell'amministrazione e riaffermando il ruolo di Roma capitale, come sancito dalla Costituzione.
L'ordine del giorno dell'onorevole Cicchitto accettato dal Governo afferma che, «nel pieno rispetto dell'articolo 114 della Costituzione e della complessiva intangibilità delle funzioni del Governo e dell'unicità della sede in cui le stesse funzioni devono svolgersi», è data «facoltà di istituire, nell'ambito dell'autonomia di ciascun Ministero, sedi di rappresentanza secondo i principi di economicità e senza che derivino maggiori»...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Malfa.
Onorevole Giachetti, che c'è ancora?
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, presumo che per omogeneità di materia lei abbia chiesto ai presentatori degli ordini del giorno, che riguardavano il tema dei trasferimenti, se insistevano per la votazione degli stessi ordini del giorno. Ora siamo arrivati all'ordine del giorno Gianni n. 9/4357-A/124, ma ci sono molti deputati del mio gruppo che vorrebbero intervenire sui propri ordini del giorno accettati dal Governo per dire cosa ne pensano, per una dichiarazione di voto e per chiedere che il proprio ordine del giorno venga posto in votazione.
Quindi, signor Presidente, dovremmo ritornare ad esaminare quegli ordini del Pag. 62giorno. Signor Presidente, lei non può impedirlo. Ogni deputato ha diritto di poter dire qualcosa e insistere affinché il proprio ordine del giorno sia posto in votazione. Invece, abbiamo saltato tutti gli ordini del giorno e, quindi, dobbiamo ritornare a questi ordini del giorno, a partire dall'ordine del giorno Laffranco n. 9/4357-A/18.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non si può certo tornare indietro. Per gli ordini del giorno a venire i diritti dei deputati saranno tutti, come sempre, garantiti.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, i deputati del mio gruppo chiedono di votare i propri ordini del giorno.
PRESIDENTE. Voteranno gli ordini del giorno!
ROBERTO GIACHETTI. Ma li abbiamo tutti tralasciati.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la prego di avere un po' di rispetto per l'Aula, per la Presidenza e anche per se stesso.
ROBERTO GIACHETTI. Ma li abbiamo saltati tutti!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sta dicendo delle cose che non hanno senso.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, le concederò la parola sull'ordine dei lavori al termine. Adesso stiamo votando gli ordini del giorno.
Onorevole Muro, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/128, accettato dal Governo?
LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Ovviamente non mi dilungo a riportare il concetto che ho già espresso precedentemente sullo spostamento dei ministeri, anche perché è stato approvato l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4357-A/17 e anche perché, a mio avviso, un eminente esponente del Popolo della Libertà, il sindaco Alemanno, ha ben aggettivato la proposta della Lega.
Però, mi appello a tante forze che in questo momento nel Mezzogiorno d'Italia stanno nascendo e a tutti i parlamentari della Campania e del Mezzogiorno precisando che non si combatte la Lega con una lega del sud ma con una battaglia culturale che faccia venir meno la soggezione culturale e politica nei confronti di chi vuole la disgregazione. Il Mezzogiorno d'Italia è una risorsa per l'Italia e se cresce il sud cresce l'Italia.
Dunque, al di là del qualunquismo mi aspetto che sul mio ordine del giorno n. 9/4357-A/128, che impegna il Governo a non spostare i ministeri al Nord perché non serve a nulla - e questo lo abbiamo già aggettivato - e che parla anche di una politica per il Mezzogiorno e per il sud in un'Italia unita, vi sia un voto favorevole da parte dei parlamentari del Mezzogiorno e, soprattutto, da parte dalle forze politiche neonascenti del sud.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Muro n. 9/4357-A/128, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 481
Votanti 443
Astenuti 38
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442
Hanno votato no 1). Pag. 63
Prendo atto che i deputati Girlanda e Barani hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto che atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Laffranco n. 9/4357-A/18, Gibiino n. 9/4357-A/19, Osvaldo Napoli n. 9/4357-A/20, Brugger n. 9/4357-A/21 e Zeller n. 9/4357-A/22, accettati dal Governo.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sarò telegrafico. Intervengo per ringraziare i colleghi del Popolo della Libertà che hanno votato l'ordine del giorno Muro n. 9/4357-A/128. Questo impegna il Governo «a rigettare la richiesta proveniente dalla Lega Nord di spostamento dei ministeri al Nord» (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bernardo n. 9/4357-A/23, Belcastro n. 9/4357-A/24, Razzi n. 9/4357-A/25, Sardelli n. 9/4357-A/26, Cimadoro n. 9/4357-A/27, Aniello Formisano n. 9/4357-A/28, Monai n. 9/4357-A/29, Messina n. 9/4357-A/30, Porcino n. 9/4357-A/31, Palomba n. 9/4357-A/32, Leoluca Orlando n. 9/4357-A/34, Piffari n. 9/4357-A/35, Barbato n. 9/4357-A/36, Donadi n. 9/4357-A/37, Cambursano n. 9/4357-A/38, Evangelisti n. 9/4357-A/39, Mura n. 9/4357-A/40, Palagiano n. 9/4357-A/41, Di Giuseppe n. 9/4357-A/42, Zazzera n. 9/4357-A/43, Borghesi n. 9/4357-A/44 e Paladini n. 9/4357-A/45, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Favia n. 9/4357-A/46, Rota n. 9/4357-A/47, Di Stanislao n. 9/4357-A/48, Gioacchino Alfano n. 9/4357-A/49, Tremaglia n. 9/4357-A/50, Di Biagio n. 9/4357-A/51, Toto n. 9/4357-A/52, Formichella n. 9/4357-A/53, Lo Presti n. 9/4357-A/55, Duilio n. 9/4357-A/56 e Marsilio n. 9/4357-A/57, accettati dal Governo.
Onorevole Rosato, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/58, accettato dal Governo?
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, vista l'importanza del tema, ringrazio il Governo per l'accoglimento e so che c'è una grande sensibilità anche tra gruppi di maggioranza. Su questo tema chiedo il voto dell'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rosato n. 9/4357-A/58, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 490
Astenuti 30
Maggioranza 246
Hanno votato sì 487
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i deputati Alessandri e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fallica n. 9/4357-A/59, accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fallica n. 9/4357-A/59, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 64
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 513
Astenuti 14
Maggioranza 257
Hanno votato sì 511
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Terranova n. 9/4357-A/60 e Pizzolante n. 9/4357-A/61, accettati dal Governo.
Onorevole D'Antoni, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/62, accettato dal Governo?
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, insisto per la votazione per far notare questa contraddizione profonda del Governo, perché stiamo parlando di un testo di un ordine del giorno che ripropone un emendamento che era stato accettato dal Governo e dalle Commissioni bilancio e finanze e che era presente nel testo pervenuto in Aula. Nel maxiemendamento presentato dal Governo questa parte è scomparsa, ponendo due questioni di una delicatezza infinita.
La prima questione è che è inutile lavorare giorni e giorni in Commissione con i relatori, con i presidenti di Commissione e con il Governo, vedersi approvato un emendamento e poi alla fine non ritrovarselo più. Credo che questo ponga un problema generale sul ruolo delle Commissioni, dei presidenti, dei relatori, del Governo che viene in Commissione, se poi quello che è stato fatto non vale a niente.
La seconda questione è di merito. Con questo emendamento chiedevamo di rendere operativo lo strumento del credito d'imposta per l'occupazione nelle aree meridionali subito, non aspettando l'autorizzazione della Commissione europea attraverso l'utilizzo dei fondi europei, e per far questo abbiamo chiesto che si utilizzassero i FAS. Ci si viene a dire che non si può fare perché i FAS non ci sono più. Allora, delle due l'una: o il Governo viene in Aula e ci dice che i FAS sono scomparsi e non si sa bene dove sono andati a finire oppure ha il dovere di dire sì all'emendamento prima, non di eliminarlo e poi accettare l'ordine del giorno.
Questo è un modo di governare vergognoso perché promette cose che poi contemporaneamente non mantiene, annuncia una norma e nella stessa inserisce subito una riserva per non farla applicare. Gli italiani se ne sono accorti, però penso che questo Parlamento deve essere messo in grado di lavorare in maniera seria e serena per il bene del Paese, non di essere preso in giro così dal Governo e dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma e quella del collega Scanderebech all'ordine del giorno Pizzolante n. 9/4357-A/61.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/4357-A/62, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 512
Astenuti 27
Maggioranza 257
Hanno votato sì 505
Hanno votato no 7).
Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 65
Onorevole Antonino Russo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/63, accettato dal Governo?
ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, faccio mie le osservazioni in premessa fatte nell'intervento precedente dall'onorevole D'Antoni, perché per il mio ordine del giorno, in precedenza un emendamento approvato nelle Commissioni riunite bilancio e finanze, valgono le stesse considerazioni.
Quell'emendamento era stato approvato e poi, nel testo del maxiemendamento che abbiamo votato questa mattina, il suo contenuto è stato espunto. Voglio cominciare, però, citando due mail. Forse è un po' insolito, però credo che sia molto utile per spiegare di cosa stiamo parlando.
Cito testualmente: «Siamo tutti alla seconda o, addirittura, alla terza laurea. Vediamo il nostro futuro incerto, nelle mani di politici che non capiscono le motivazioni per cui stiamo lottando: un nostro diritto. Personalmente le confido che, dopo la lettura delle notizie, sono scoppiata a piangere. Sono alla seconda laurea, ad un passo dalla discussione della tesi. Peso ancora economicamente sui miei genitori e non posso farmi una famiglia». E poi: «Questa volta ci avevamo creduto davvero. Ci hanno preso tutti in giro. Non ho più parole e lacrime».
Gli stralci di queste due mail toccanti sono, secondo me, il modo migliore per introdurre la vicenda dei docenti, 20 mila docenti, che erano stati inseriti nelle graduatorie e che adesso sono stati posti fuori. Credo che, dinanzi alla rabbia e alla disperazione che sono presenti nelle mail che ho letto, dovremmo mostrare maggiore attenzione e minore superficialità; magari, minore superficialità come quella che vi è stata in qualche emendamento che ha pregiudicato un po' tutto.
Questa è una materia fragile e va trattata con cautela. Si tratta, dicevo, del destino di 20 mila persone plurilaureate, abilitate o abilitande all'insegnamento, non inserite nelle graduatorie soltanto per un'ingiustizia. Infatti, il nuovo sistema di reclutamento non parte ed il vecchio non lo si ritiene più all'altezza. In ragione di ciò, tutti i gruppi parlamentari - dico e sottolineo tutti i gruppi parlamentari - avevano presentato emendamenti simili.
Nelle Commissioni si era giunti all'unanimità a votare l'emendamento dell'onorevole Pagano; successivamente, il Governo lo ha «stralciato». Così, quella gioia per la meta raggiunta si è trasformata subito in cocente delusione, mista, appunto, a rabbia e disperazione.
Noi consideriamo questo ordine del giorno - per questo vogliamo intanto il voto, perché 155 ordini del giorno tutti accettati allo stesso modo non credo che abbiano grande effetto, rispetto, peraltro, a come è stato formulato il maxiemendamento - solo il primo punto, il punto di partenza, perché occorrerà, e dobbiamo essere onesti, una norma per sanare questa vicenda.
Abbiamo depositato, in questo senso, un progetto di legge, sul quale chiederemo la sede legislativa. A tutti i parlamentari che avevano firmato e avevano messo la faccia su quegli ordini del giorno chiediamo che la coerenza non sia soltanto una categoria dello spirito, ma soprattutto una categoria di comportamento. Chiediamo non solo di votare l'ordine del giorno, ma anche di sottoscrivere il nostro progetto di legge, per provare a restituire, almeno parzialmente, un sorriso a quei tanti docenti, ripeto, 20 mila, che oggi sono stati in malo modo buttati fuori dalle graduatorie, precludendo il loro futuro.
Speriamo che la coerenza non si vada a fare fregare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4357-A/63, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Lo Monte...
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 66
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 504
Astenuti 21
Maggioranza 253
Hanno votato sì 497
Hanno votato no 7).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Levi n. 9/4357-A/64, Mazzarella n. 9/4357-A/65, Ghizzoni n. 9/4357-A/66, Pes n. 9/4357-A/67, De Pasquale n. 9/4357-A/68, De Biasi n. 9/4357-A/69 e Lovelli n. 9/4357-A/70, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/4357-A/71, accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capodicasa n. 9/4357-A/71, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 494
Astenuti 24
Maggioranza 248
Hanno votato sì 493
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boffa n. 9/4357-A/72 e Mattesini n. 9/4357-A/73, accettati dal Governo.
Onorevole Causi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/74, accettato dal Governo?
MARCO CAUSI. Sì, signor Presidente. Nel ringraziare il Governo per avere accettato l'ordine del giorno in esame vorrei, però, chiedere all'Aula un voto importante perché stiamo parlando di un altro argomento politicamente molto rilevante che ci riporta alle giornate del 12 e 13 giugno scorsi, quando la maggioranza degli aventi diritto al voto in Italia ha dato, relativamente alla questione dei servizi pubblici locali e dell'acqua, un chiarissimo indirizzo politico al Governo, ma anche e soprattutto a tutto questo Parlamento.
Nel mio ordine del giorno, che il Governo ha voluto accettare, lo impegniamo a considerare la disciplina dell'Agenzia per i servizi idrici, contenuta nel decreto sviluppo, come una disciplina temporanea, in attesa di potere trasformare l'Agenzia stessa in una vera e propria autorità, attribuendole poi tutte le prerogative riconosciute alle autorità di regolamentazione dalla legge n. 481 del 1995.
Avere una vera autorità che garantisca i cittadini sull'uso dei beni comuni è il pilastro dell'indirizzo politico che 26 milioni di cittadini ci hanno dato dieci giorni fa, indipendentemente dal fatto che il gestore sia privato o pubblico. Certo, se il gestore è privato i cittadini sono un po' più preoccupati e ancora di più, quindi, quel provvedimento abrogato dieci giorni fa avrebbe avuto bisogno di un'autorità, ma anche se il gestore è pubblico i cittadini vanno garantiti da una vera autorità di regolamentazione.
Inoltre, altro elemento del mio ordine del giorno, è che questa autorità sia propriamente federale. Mi rivolgo al Governo e alla maggioranza. Se andate avanti su questa Agenzia ministeriale si corre il rischio che ciascuna regione dia vita ad una sua agenzia, così avremo ventuno agenzie, anziché avere un'unica autorità federale.
Mi dispiace, naturalmente, che il Governo non abbia voluto accogliere nelle Commissioni i correlati emendamenti e che si limiti soltanto oggi ad accogliere questo indirizzo, ma chiedo a tutta l'Aula Pag. 67di condividere tale indirizzo e di lavorare poi per trasformare questa Agenzia in una vera autorità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Causi n. 9/4357-A/74, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 496
Astenuti 33
Maggioranza 249
Hanno votato sì 493
Hanno votato no 3).
Prendo atto che la deputata Motta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Onorevole Calvisi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/75, accettato dal Governo?
GIULIO CALVISI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Giorgetti per aver accolto questo ordine del giorno, il quale si ispira peraltro ad una delibera assunta dalla giunta regionale di centrodestra che governa la regione Sardegna.
Quindi si tratta di un voto bipartisan e chiedo il voto favorevole di tutta l'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calvisi n. 9/4357-A/75, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 532
Votanti 498
Astenuti 34
Maggioranza 250
Hanno votato sì 494
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marchignoli n. 9/4357-A/76, Tullo n. 9/4357-A/77, Oliverio n. 9/4357-A/78, Brandolini n. 9/4357-A/79, Siragusa n. 9/4357-A/80 e Braga n. 9/4357-A/81, accettati dal Governo.
Onorevole Bocci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/82, accettato dal Governo?
GIANPIERO BOCCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocci n. 9/4357-A/82, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 531
Votanti 499
Astenuti 32
Maggioranza 250
Hanno votato sì 485
Hanno votato no 14).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/4357-A/83, accettato dal Governo.
Onorevole Bratti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/84, accettato dal Governo?
ALESSANDRO BRATTI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, io vorrei mettere in votazione questo ordine del giorno anche se ha incontrato il parere favorevole del Governo. Infatti, dovrebbe esservi un voto rafforzativo relativamente a questo «scalare» la data di attuazione del Sistri per le imprese che trattano rifiuti speciali. Ricordo che il Sistri è lo strumento informatico per la tracciabilità dei rifiuti; al riguardo, si viene a creare un arco temporale in cui non è in vigore né il controllo cartaceo né quello di carattere informatico. Quindi ci potremmo trovare, anzi ci troveremo, di fronte ad un periodo temporale di circa un anno in cui non è chiaro come verrà verificato il controllo sul trattamento dei rifiuti speciali per le imprese che hanno meno di dieci addetti; si tratta di un periodo lunghissimo se si considera la natura dei rifiuti in oggetto. Allora, onde evitare infiltrazioni della malavita organizzata, sempre presenti in questo settore, credo che un voto su questo ordine del giorno da parte dell'Aula rafforzi le indicazioni in esso contenute.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bratti n. 9/4357-A/84, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 471
Astenuti 59
Maggioranza 236
Hanno votato sì 466
Hanno votato no 5).
Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4357-A/85, accettato dal Governo.
Onorevole Morassut, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/86, accettato dal Governo?
ROBERTO MORASSUT. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Morassut n. 9/4357-A/86, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 505
Astenuti 22
Maggioranza 253
Hanno votato sì 503
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Realacci n. 9/4357-A/87, Margiotta n. 9/4357-A/88 e Iannuzzi n. 9/4357-A/89, accettati dal Governo.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rossa n. 9/4357-A/90, accettato dal Governo.
Onorevole Schirru, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/91, accettato dal Governo?
AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo intanto per ringraziare il Governo Pag. 69 che ha accettato il mio ordine del giorno con il quale si richiama la grave crisi economica che interessa la regione Sardegna e, in particolare, il problema che, in questi mesi, le piccole e medie imprese, in particolar modo artigiani, commercianti e pastori, manifestando in più occasioni, hanno voluto porre all'attenzione delle diverse istituzioni. In particolare, il fatto che venga accolta la possibilità di individuare delle misure straordinarie e delle deroghe al sistema della riscossione, in particolar modo degli oneri previdenziali, è un fatto importante che richiede l'approvazione di tutto il Parlamento. Pertanto, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Schirru n. 9/4357-A/91, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 501
Astenuti 19
Maggioranza 251
Hanno votato sì 499
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Ascierto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Onorevole Rubinato, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/92, accettato dal Governo?
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo velocemente. Poiché si tratta di un ordine del giorno che chiede, nel periodo di prolungamento dell'entrata in vigore del SISTRI, di dare spazio ad ulteriori misure di semplificazione in materia, insisto, per dare forza all'impegno assunto dal Governo, per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/4357-A/92, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 515
Astenuti 15
Maggioranza 258
Hanno votato sì 513
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/4357-A/93, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/4357-A/94, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/4357-A/95, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Biasotti n. 9/4357-A/96, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Della Vedova n. 9/4357-A/97, Raisi n. 9/4357-A/98, Cesa n. 9/4357-A/99, Dionisi n. 9/4357-A/100 e Lusetti n. 9/4357-A/101, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/4357-A/102, accettato dal Governo.
Onorevole Ria, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/103, accettato dal Governo?
LORENZO RIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame è finalizzato a Pag. 70valorizzare un importante strumento di raccordo tra i giovani lavoratori e le imprese qual è il contratto di apprendistato. Quindi, per rafforzare l'impegno che il Governo ha assunto di trasferire e trattare questa materia nell'ambito dell'imminente - ci auguriamo - riforma fiscale, chiedo che ci sia il voto del Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ria n. 9/4357-A/103, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte, onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 537
Votanti 520
Astenuti 17
Maggioranza 261
Hanno votato sì 516
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mondello n. 9/4357-A/104, Capitanio Santolini n. 9/4357-A/105, Cera n. 9/4357-A/106, Binetti n. 9/4357-A/107, Scanderebech n. 9/4357-A/108, Poli n. 9/4357-A/109 e Ciccanti n. 9/4357-A/110, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/4357-A/111, accettato dal Governo.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, chiedo di rafforzare sulla vicenda Equitalia questa forte convinzione del Governo, che dieci giorni fa, proprio sulla moratoria, aveva dato parere negativo mentre oggi ha cambiato idea. Dunque, noi col voto dovremmo aiutarlo, perché in questi pochi giorni - anche attraverso il grande ritrovo di Pontida - tutti si sono accorti che esiste la vicenda Equitalia. È una vicenda però sulla quale, signor sottosegretario, le chiedo attenzione per un motivo: perché lei ha posto come obiezione la compatibilità con le norme europee.
Questo è un problema di equità. È un problema di modalità di intervento. Voi con questo provvedimento avete fatto qualche passo in avanti. C'è ancora qualche problema di equità: vi è il trattamento riguardo coloro che si sono impigliati nelle maglie di Equitalia prima e quello per chi sarà impigliato dopo. Si tratta di disparità di trattamento che porterà ad avere sicuramente i cittadini non trattati allo stesso modo davanti al fisco. Ma c'è un problema più grande. Perché noi avevamo chiesto la moratoria? Il suo interesse mi dimostra proprio come ha seguito attentamente questo problema. Avevamo chiesto la moratoria (che poteva essere di un anno, di sei mesi, anche di tre mesi se il Governo fosse stato capace) per fare un'analisi e dividere quelli che io chiamo i non pagatori cronici dalle famiglie in evidente stato di difficoltà e dalle aziende che fanno fatica a pagare.
Voi con questo parere favorevole ci date ragione e speriamo sia una ragione vera, perché, a differenza di qualcun altro dell'opposizione, noi chiediamo il voto perché, al di là dei pareri, noi abbiamo bisogno di un impegno perché la fiducia tra palazzo e cittadini sta finendo a zero.
Signor Presidente della Camera, anche senza alcun organo formale, occorre fare una verifica su quanti sono gli ordini del giorno dall'inizio della legislatura che sono finiti nel cestino, e occorre chiarirlo ai cittadini perché questi sono gli impegni che il Governo prende in quest'Aula e che poi non onora. Non siamo tutti uguali. C'è chi si impegna, chi crede in quello che fa in questa Aula, e chi invece la prende un po' troppo sotto gamba. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità e per questo motivo chiediamo il voto. La maggioranza forse sarà ancora forte qui dentro, ma il Pag. 71Paese sta guardando da un'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Libè n. 9/4357-A/111, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 507
Astenuti 18
Maggioranza 254
Hanno votato sì 498
Hanno votato no 9).
Prendo atto che i deputati Zinzi, Mazzuca e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mereu n. 9/4357-A/112, Enzo Carra n. 9/4357-A/113, Occhiuto n. 9/4357-A/114, Anna Teresa Formisano n. 9/4357-A/115, Ruggeri n. 9/4357-A/116, Calgaro n. 9/4357-A/117, Compagnon n. 9/4357-A/118, Tassone n. 9/4357-A/119 e Bosi n. 9/4357-A/120, accettati dal Governo. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4357-A/121, accettato dal Governo.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio il Governo per il parere favorevole su questo ordine del giorno, che è teso a restituire un po' di trasparenza ed efficienza alle procedure di attuazione per l'Expo 2015. Abbiamo proposto una procedura semplificata e snella, che unisce la scelta del miglior progetto a quella dell'esecutore dei lavori in un'alleanza virtuosa tra architetti e imprese.
È un modello innovativo, snello, sostenibile nei tempi e che, finalmente, rimette l'attuazione di Expo 2015 sulla giusta strada, facendolo un po' uscire dall'ombra in cui è stato per fin troppo tempo. Con questo voto, quindi, possiamo davvero restituire fiducia ai programmi per Expo 2015. Un voto che mi auguro, ovviamente, sia unitario da parte di tutto il Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantini n. 9/4357-A/121, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 468
Astenuti 59
Maggioranza 235
Hanno votato sì 448
Hanno votato no 20).
Prendo atto che la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Onorevole Pugliese, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/122, accettato dal Governo?
MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, approfitto della presenza del sottosegretario Saglia perché questo ordine del giorno si riferisce al quarto decreto interministeriale sulle energie rinnovabili, il quarto Conto Energia. Il mio ordine del giorno vuole un chiarimento rispetto a quello che è il 10 per cento di incentivo in più rispetto alla produzione made in Europe. Ad oggi, nessuna risposta abbiamo avuto dal Governo, so, però, che il sottosegretario Saglia si sta impegnando attraverso Pag. 72una circolare. Speriamo che quanto prima tale circolare serva a far chiarezza in questo settore che, non solo rappresenta un forte veicolo di sviluppo, soprattutto al Sud, ma, in questo stato, ha messo in crisi tante aziende e produttori in Italia del settore dell'energia solare in particolare. Ringrazio, quindi, il Governo per aver accettato questo ordine del giorno, ma preferisco, a testimonianza di ciò, porlo ai voti dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pugliese n. 9/4357-A/122, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 534
Votanti 325
Astenuti 209
Maggioranza 163
Hanno votato sì 263
Hanno votato no 62).
Onorevole Gianni, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/124, accettato dal Governo?
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, insisto per la votazione perché questo ordine del giorno, più volte presentato come emendamento, è stato approvato dalle Commissioni e «stralciato» dal Governo. Mi chiedo, signor Presidente, come è possibile continuare a discutere in ordine ad un tema del genere. Mi hanno insegnato che, se uno ha un problema e non ha la soluzione, lui stesso è il problema. Se questo Governo non ha la soluzione, questo Governo è un problema.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianni n. 9/4357-A/124, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Proietti Cosimi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 535
Votanti 503
Astenuti 32
Maggioranza 252
Hanno votato sì 496
Hanno votato no 7).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Moffa n. 9/4357-A/125, Milo n. 9/4357-A/126, Mario Pepe (Misto) n. 9/4357-A/127, Perina n. 9/4357-A/129, Narducci n. 9/4357-A/130, Saltamartini n. 9/4357-A/131, Romele n. 9/4357-A/132, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4357-A/133, accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4357-A/133, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 499
Astenuti 28
Maggioranza 250
Hanno votato sì 495
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i deputati Baretta, Miglioli, Miotto e Mario Pepe (PD) hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Baretta n. 9/4357-A/135, Goisis n. 9/4357-A/136, Forcolin n. 9/4357-A/137, Caparini n. 9/4357-A/138, Comaroli n. 9/4357-A/139, Maggioni n. 9/4357-A/140, Buonanno n. 9/4357-A/141, Bitonci n. 9/4357-A/142, Volpi n. 9/4357-A/143, Guido Dussin n. 9/4357-A/144, Lanzarin n. 9/4357-A/145, Togni n. 9/4357-A/146, Polledri n. 9/4357-A/147, Pini n. 9/4357-A/148, Di Vizia n. 9/4357-A/149, Gidoni n. 9/4357-A/150, Reguzzoni n. 9/4357-A/151, Nicola Molteni n. 9/4357-A/152, Luciano Dussin n. 9/4357-A/153, Di Cagno Abbrescia n. 9/4357-A/154, accettati dal Governo.
Onorevole Pagano, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4357-A/155, accettato dal Governo?
ALESSANDRO PAGANO. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pagano n. 9/4357-A/155 , accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 538
Votanti 519
Astenuti 19
Maggioranza 260
Hanno votato sì 517
Hanno votato no 2).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si è stabilito che le dichiarazioni di voto finale avranno inizio alle ore 18,30 in modo tale che la votazione finale abbia luogo intorno alle 20, sospendiamo la seduta sino alle 18,30. Avverto che nel frattempo si riunirà la Conferenza dei presidenti di gruppo al piano aula.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 18,35.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4357-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, dicevo stamani che questo Governo ha fallito i suoi obiettivi: prima di tutto nei confronti del sud, di quel Mezzogiorno al quale sono arrivate soltanto promesse. La prassi di questi tre anni ha sempre seguito una sceneggiatura identica: si parla di programmi per il sud, di piani ormai prossimi ad essere attuati, di infrastrutture nel Mezzogiorno e sistematicamente, subito dopo, si procede con qualche «scippo di risorse» a favore del nord del Paese.
A proposito, rappresentanti del Governo: che fine ha fatto il piano per il sud che settimanalmente viene annunciato in avvio per la settimana successiva?
Colleghi, siamo veramente preoccupati. Non vorremmo che il silenzio degli ultimi giorni preannunciasse un ulteriore scippo. Come tutti sanno si avvicina una manovra della consistenza minima di 40 miliardi di euro. Ci auguriamo che nessuno pensi in questa manovra di intaccare ulteriormente i FAS, che sono già stati dimezzati, oltre a non essere mai integrati da fondi statali. Ci auguriamo che non si trovino più deputati meridionali che esprimono voto favorevole su provvedimenti contro il sud. Pag. 74
Per quanto ci riguarda, esprimeremo comunque una determinatissima opposizione.
Vorrei a questo proposito rivolgermi a tutti i colleghi meridionali, a tutti i deputati eletti nel sud, a prescindere dal partito di appartenenza, affinché si costruisca un fronte comune per rivendicare i diritti del Mezzogiorno ed impedire ulteriori prelievi dal fondo FAS, a prescindere dalle coalizioni di appartenenza, e si dimostri quindi la vocazione funzionale agli interessi del sud. Solo così è possibile modificare l'indirizzo palesemente nordista di questo Governo.
Non è difficile colleghi: infrastrutture, alta velocità, fiscalità di vantaggio, credo che sia possibile. È una sfida alla nostra capacità di essere prima di tutto rappresentanti del nostro territorio.
Di certo non vogliamo più assistenza, né vogliamo solidarietà pelose e non vogliamo più contributi a fondo perduto, né per il sud né per nessun altro. Questo è il nuovo sud per il quale vogliamo impegnarci, il Mezzogiorno che vuole innovazione e sviluppo.
Noi non chiediamo sedi di rappresentanza, vogliamo rappresentanza. Non chiediamo favori, ma solo la garanzia dei nostri diritti e siamo consapevoli che questo si potrà certamente ottenere con una volontà unitaria dei deputati del Mezzogiorno almeno pari a quella dimostrata dal fronte del nord (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.
LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, oggi avete avuto una finta fiducia da una finta maggioranza. Infatti, siete proprio voi, deputati della Lega, del PdL e dei cosiddetti Responsabili, siete voi i primi a sapere bene che non esiste più una maggioranza politica e che questo Governo non è più in grado di governare e di guidare il Paese nella tempesta che sta squassando le finanze pubbliche e l'economia di tutta Europa.
Il Presidente Berlusconi che annuncia al Senato per i prossimi tre mesi riforme che non siete stati in grado di fare fino ad oggi, è patetico se non fosse tragico per il futuro dell'Italia.
C'è, invece, un governo alla deriva nella tempesta che si sta abbattendo con particolare virulenza su quei Paesi che, come l'Italia, prima e durante la crisi, non hanno saputo fare le riforme per la crescita e che oggi pagano tutto e tutto insieme: riduzione della spesa pubblica per gli investimenti, produzione industriale ferma, disoccupazione in aumento, pressione fiscale ai massimi, dequalificazione dei servizi pubblici e, di conseguenza, della qualità della vita delle famiglie. In queste condizioni, ci attende una manovra inevitabile di 45 miliardi di euro.
È questo che si paga: si pagano tre anni di immobilismo, durante i quali avete raccontato al Paese che, con i tagli lineari e con il federalismo, l'Italia avrebbe risolto tutti i suoi problemi. Ma i fatti si sono incaricati di dimostrare quanto fossero ingannevoli queste promesse: i tagli lineari hanno fatto sì che la spesa cattiva, cioè quella degli sprechi pubblici, della rendita e dei costi della politica, non solo rimanesse, ma addirittura scacciasse la spesa buona, cioè quella dell'istruzione, della ricerca e delle infrastrutture.
Siamo arrivati al punto che, oggi, proprio la Lega ha come suo primo obiettivo non più quello di abbattere la burocrazia e i «carrozzoni» finanziati con le tasse degli italiani, ma propone addirittura di moltiplicarli, creando inutili doppioni al nord. E il federalismo - questo mito, questo mantra - sta producendo solo l'aumento delle tasse locali.
Oggi, con questo provvedimento, invece di fare appello al Paese e mettere mano alle riforme per la produttività e a quelle per introdurre la concorrenza nei settori protetti e asfittici (che, come oggi ci ha ricordato l'Antitrust, ancora una volta, potrebbero far nascere nuove imprese e creare migliaia di posti di lavoro), invece di tagliare sprechi e rendite (una per tutte, Pag. 75le province, salvate ancora due giorni fa in quest'Aula) e concentrare le poche risorse disponibili su ricerca e infrastrutture, invece di fare ciò che servirebbe all'Italia, riproponete interventi dettati da lobby e da gruppi d'interesse spesso oscuri, come ci raccontano i giornali di questi giorni.
Ridimensionate radicalmente Equitalia, con l'effetto di abbonare le multe agli evasori e di creare «buchi» enormi nei bilanci degli enti locali - che potranno spendere, ma non incasseranno mai i soldi che spendono -, e sterilizzate l'effetto del credito d'imposta al sud, unica misura utile contenuta in questo provvedimento, che, però, dovrà aspettare mesi per diventare concreta, perché non vi sono i soldi da anticipare.
Non prendete neppure in considerazione le proposte bipartisan per incentivare il lavoro delle donne, utilizzando le risorse ricavate con l'innalzamento della loro età pensionabile nel pubblico impiego, risorse che vi eravate impegnati a restituire alle donne stesse. Uno scippo di 4 miliardi di euro e uno scandalo italiano, perché, nel nostro Paese, il tasso di occupazione femminile è di 12 punti inferiore alla media europea: solo Ungheria e Malta fanno peggio di noi.
Questo Governo, infatti, oltre a tutte le sue incapacità e inadeguatezze, è anche profondamente e pervicacemente maschilista. Un Governo per il quale le donne sono «buone» - diciamo così - per le galanterie del Premier, ma devono restare a casa senza lavorare, per assumersi gratuitamente il carico di quel welfare familiare che i comuni, loro malgrado, stanno selvaggiamente tagliando. Invece, proprio l'Italia di oggi, per tornare a crescere e per rinascere anche moralmente, avrebbe assoluto bisogno del talento, del buonsenso e della rettitudine delle donne.
Per tutte queste ragioni, il nostro voto su questo provvedimento sarà convintamente contrario e ci impegneremo perché, al più presto, si realizzi un nuovo quadro politico che esprima un Governo in grado di affrontare le enormi sfide che l'Italia ha di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, poco più di un'ora fa, dai banchi della maggioranza è stato detto che il Governo ha ancora la fiducia, ed è vero: se ci si limita al Parlamento, ha dimostrato di averla non più tardi di qualche ora fa. Ma è una fiducia finta: questo Governo e questa maggioranza sono, ormai, una «monade chiusa», che non si apre alla realtà e non vuole prenderne atto.
Dunque, questo Governo e questa maggioranza non fanno altro che emanare provvedimenti dal titolo roboante: Semestre europeo, prime disposizioni urgenti per l'economia - per lo sviluppo. Intanto, di semestre europeo non vi è assolutamente nulla: basta andare a rileggere, come abbiamo dimostrato durante la discussione sulle linee generali, le sei raccomandazioni che ci giungono dall'Unione europea: in questo provvedimento, non vi è traccia di esse.
Non parliamo poi di sviluppo perché certamente, come dimostreremo più avanti, non c'è alcunché che possa rilanciare la crescita di questo Paese.
Il «fantasista» Ministro dell'economia e delle finanze ha voluto questo titolo, quasi da film, pardon, di decreto, ma la trama è inesistente, la sostanza non c'è, il contenuto è pari a zero. Mi verrebbe da dire che la fantasia del nostro Ministro dell'economia e delle finanze si è inaridita. Almeno una volta aveva come strumento quello della finanza creativa, che ha creato ovviamente tanti danni a questo Paese; parliamo per esempio degli scudi, dei condoni, della cartolarizzazione. Oggi non ha neanche più quella, si limita ai titoli.
Il Ministro nell'ultima audizione aveva detto che la sua politica economica si divideva in due tempi: prima, tenere in ordine i conti pubblici e, poi, passare alla fase due e pensare alla crescita e allo sviluppo.
Non è così, no e ancora no! Mi permetta, Presidente, soprattutto mi rivolgo ai due sottosegretari all'economia e alle finanze Pag. 76che sono molto attenti, come vedo: il Ministro Tremonti aveva detto che nel mese di giugno, forse, si sarebbe resa necessaria semplicemente una ordinaria manutenzione dei conti pubblici e, invece, è subito stato richiamato alla realtà dalla Commissione europea la quale gli ha detto che, entro ottobre, se prima meglio ancora, dovrà fare una «manovrona», altro che manutenzione ordinaria! Qui si tratta di vera e propria ristrutturazione, di ricostruzione strutturale dell'edificio dell'economia e dei conti pubblici italiani; si parla di 40, di 50 miliardi di euro, dipende ovviamente se i tagli delle spese verranno confermati nella realtà e, soprattutto, se le entrate saranno quelle previste.
Tutto questo semplicemente per arrivare a che cosa? Al 2014 con il pareggio di bilancio, perché l'Europa ce lo chiede, ma soprattutto ce lo chiedono i mercati, i quali non aspettano.
Non parliamo poi del debito pubblico: abbiamo più volte ricordato che era incontrollato e incontrollabile da parte di questo Governo, ed è così. Le nude cifre parlano chiaro: 1.890 miliardi di euro di debito pubblico, frutto di questi tagli lineari che non ci sono poi stati nella realtà, se non in alcuni settori soltanto. Sono 265 miliardi in più di debito pubblico rispetto all'eredità che avete ricevuto dal Governo Prodi.
Adesso dite di passare alla fase due, cioè allo sviluppo. Se pensate di rilanciare la crescita con questi palliativi, vi illudete, o meglio, tentate di illudere gli italiani; ma gli italiani non si fanno più incantare dalle vostre parole, speriamo, e lo hanno dimostrato non più tardi di qualche giorno fa quando, nonostante i vostri inviti ad andare al mare, hanno pensato bene di andare a votare per i quattro referendum.
Ministro Tremonti, che non c'è quasi mai, lei ieri ha annunciato, ha scritto, ha fatto scrivere tramite i quotidiani, che non bisogna dare ascolto alle agenzie di rating, ma invece al Presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Ebbene, io ci sto. Che cosa ha detto in due tempi diversi il Presidente dell'Eurogruppo? Prima ha detto che l'Italia e la Grecia rischiavano, stavano imboccando la strada che avevano già imboccato altri Paesi: oltre la Grecia, l'Irlanda, la Spagna e il Portogallo e, quindi, il rischio c'era anche per il Paese Italia. Ma le parole a cui si riferisce lei, signor Ministro, gliele voglio ricordare testualmente: «Non credo che domani» - domani, sottolineo - «Italia e Belgio debbano tremare. Ho solo voluto mettere in guardia contro azioni imprudenti che possano scatenare reazioni irrazionali da parte dei mercati».
Ma è esattamente quello a cui andate incontro, cioè volete semplicemente mettere in campo delle azioni imprudenti, se è vero com'è vero che, da parte del Ministro dell'interno e del Ministro per le riforme, per non parlare poi del Presidente del Consiglio, si vuole mettere mano alla riduzione della pressione fiscale. Quest'ultimo lo fa pensando, evidentemente, ad altro, cioè a quella parte dell'elettorato che ha perso strada facendo. I mercati, appunto, dei quali a fasi alterne si ricorda anche il Ministro Bossi, tant'è che qualche giorno fa ha detto che dovremo stare molto attenti, contro anche i grandi mercati. Non so se facendo questa affermazione pensava ai supermercati o ai mercati rionali, perché il messaggio che arriva da Pontida va nella direzione esattamente opposta a quella di avere in evidenza la reazione dei mercati.
Oggi sui quotidiani leggiamo ciò che dice il premio Nobel per l'economia 2001, Michael Spence, il quale afferma che l'allarme di Moody's è giustificabile, perché sull'Italia, in questo momento, si scatenano due forze interne ed esterne pesantissime. La più stringente è il contesto internazionale sfavorevole, riferendosi cioè a quanto sta avvenendo in Grecia, all'aumento dei tassi d'interesse sul debito e al rischio inflazione, aggiungendo che un investitore internazionale, in momenti di così marcata incertezza, identificherà con maggiore cura i Paesi dove andare a comprare i bond, scegliendo quelli a maggiore affidabilità e sicurezza. Dice, inoltre - attenzione colleghi e signori sottosegretari -, che purtroppo l'Italia non è tra questi. Lo ripeto: purtroppo l'Italia non è Pag. 77tra quei Paesi nei quali un investitore istituzionale che cerca la maggiore redditività sui titoli sovrani intravede queste caratteristiche. Conclude, infine, che abbassare ora le tasse non sarebbe una misura saggia - ma la saggezza, mi pare di poter dire, non è di casa in questa maggioranza e in questo Governo -, piuttosto bisognerebbe intervenire sui fattori strutturali, e il primo di questi è la produttività.
Ci saremmo aspettati, allora, che con questo provvedimento si fosse intervenuti sui fattori strutturali e a favore di una maggiore produttività industriale. Sarebbe stata la migliore risposta a Moody's che - non dimenticate - ha messo fra i motivi di sfiducia, signor sottosegretario Giorgetti, l'insufficiente azione governativa e l'incapacità dell'Esecutivo di adottare provvedimenti condivisi. Lo ripeto: azione governativa insufficiente e incapacità; vi ha cioè bocciati su tutta la linea.
Potrei fermarmi qui, il giudizio è tranchant.
Cosa ci saremmo aspettati?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è già concluso il tempo a mia disposizione?
PRESIDENTE. Ha ancora ventiquattro secondi.
RENATO CAMBURSANO. Ci saremmo aspettati di trovare in questo provvedimento azioni che andavano nella direzione indicata, e invece non vi troviamo alcuna proposta di riforma strutturale, né una riforma delle istituzioni economiche, non vi sono nuove regole di funzionamento dei mercati, non un accenno alle liberalizzazioni. Avete semplicemente fatto una manutenzione ordinaria di provvedimenti vecchi e superati, per non parlare poi di quello che avete in serbo per la prossima manovra pesante, di cui gli italiani tutti dovranno davvero preoccuparsi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.
VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora volta annuncio a nome del gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo il compatto voto di fiducia ai provvedimenti che il Governo propone. Non tanto perché riteniamo di doverlo fare per una sorta di filìa che si è stabilita tra noi e il Governo in carica, quanto per il fatto che condividiamo appieno i provvedimenti medesimi.
Ho sentito i colleghi che mi hanno preceduto e mi sono fatto il convincimento che quando si interviene in questa sede di tutto si parla, tranne che del provvedimento sottoposto alla nostra valutazione. Vi sono digressioni di ordine politico generale, critiche catastrofiche e molto spesso apodittiche che riguardano tutto lo scibile politico, pur di andare contro al Governo e di fare vaticini sul fatto che, secondo quanto diceva la collega Lanzillotta, il Governo non godrebbe più della maggioranza nel Paese.
Questo paradigma è del tutto falso e appartiene alla trita e ritrita prassi e liturgia parlamentare. Vorrei solo ricordare alla collega Lanzillotta che la Democrazia Cristiana, qualche decennio fa, vinse le elezioni politiche, pur avendo perso tutte le grandi città nelle elezioni amministrative dell'anno precedente, e che questo Governo è vieppiù legittimato da ulteriori competizioni a carattere nazionale che sono le elezioni europee dell'anno 2009 e le elezioni regionali dell'anno 2010.
Ma è basato ovviamente votare a Milano, a Torino e a Napoli per andare a guardare nella sfera di cristallo a desumere che il Governo non abbia più una maggioranza. Questo capita sempre a chi in politica scambia i propri desideri con la realtà che gli si para davanti.
Per quanto concerne il provvedimento, credo che si tratti del primo di una serie per rilanciare l'economia, pur dovendo stare il Ministro Tremonti all'interno dei parametri che la Comunità europea ha raccomandato in questi giorni. Si tratta Pag. 78ovviamente di un provvedimento che ha molti lati positivi - ne cito uno per tutti, quello delle ganasce fiscali - e la liberazione spesso da vere e proprie forme di persecuzione a carico dei cittadini poste in essere da Equitalia.
È il caso di molte strutture che lavorano per il servizio sanitario nazionale o sono fornitrici di beni e servizi dello Stato ma, non ricevendo l'adeguato pagamento e l'adeguato corrispettivo, non sono in grado di pagare i contributi ai propri dipendenti e quindi, paradossalmente, incorrono in quelle sanzioni di cui lo Stato stesso è stato causa, determinando il fatto che l'imprenditore non ha assolto ai propri doveri nei confronti dell'erario.
Ci troviamo, quindi, oggi ad esaminare il primo dei provvedimenti ed è bene qui dire qualcosa. Io non faccio il commercialista che si atteggia ad economista, come mi è parso più volte di sentire in quest'Aula, ma dico che il vero problema è molto semplice ed è di natura politica, ossia se vogliamo stare o no all'interno dei parametri di Maastricht, se vogliamo fare come la Francia che è al 10,6 del rapporto tra PIL e debito pubblico o vogliamo ritornare ai parametri che Maastricht ci ha imposto.
Se posso esprimere la mia opinione, farei meno «lacrime e sangue» e una deroga al rapporto tra debito e prodotto interno lordo, debito permettendo e interessi permettendo, anche perché l'onorevole Cambursano, poc'anzi, ci ha ricordato che il debito pubblico è di ben 1890 milioni di euro. Ricordo all'onorevole Cambursano che questo debito è cominciato nel 1982 con il primo Governo Craxi ed è una triste eredità che i Governi si trascinano dietro.
Si tratta degli stessi Governi ai quali spesso si rimprovera una scarsa attenzione verso i problemi sociali, l'aumento delle pensioni minime, la lotta al precariato e quanto altro, ma tutto ciò obiettivamente va ad ingrossare il debito pubblico. D'altra parte, le politiche keynesiane che la sinistra invoca, come è nella sua tradizione, non sono altro che l'espediente di chi vuole usare la leva della spesa pubblica spesso per accontentare i contemporanei a scapito di quelle generazioni che devono ancora venire le quali, dovendo ancora venire, non votano e non protestano.
È molto semplice addossare ai posteri i benefici che si elargiscono ai contemporanei.
Mi avvio alla conclusione nel dire che noi votiamo a favore del provvedimento. Abbiamo dato in maniera convinta e determinata la fiducia stamani al Governo che ha raggiunto, mi preme sottolineare, l'autosufficienza rispetto alla maggioranza assoluta degli aventi diritto, pur essendoci qualche assenza giustificata. Pertanto, quella meta delle 320 unità a favore del Governo, nonostante la diaspora e la scissione che il Popolo della Libertà ha subito con il distacco dei parlamentari di Futuro e Libertà, è stata in gran parte assorbita, è stata in gran parte marginalizzata, con buona pace di coloro i quali ritenevano che il Governo dovesse essere travolto per dare luogo ad un Governo tecnico al posto del Governo Berlusconi, cosa che a tutto spiano si comunicava ai giornali fino a qualche mese fa.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo vota a favore del provvedimento del Governo e sarà qui sempre pronto a rispondere positivamente alla politica del Governo e con i cambiamenti che da qui a poco il gruppo stesso porrà in essere finirà anche la fase della liturgia, dello sfottò del «gruppo di Scilipoti» perché noi altro non siamo che un gruppo che si riconosce nel centrodestra, che ha capacità critiche di analisi e di proposta ed un retaggio di valori e di cultura che in quest'Aula cominceremo a rivendicare con sempre maggiore forza e maggiore autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo qui ad effettuare nuovamente un voto finale su un Pag. 79provvedimento su cui il Governo ha avuto il «buon cuore» di porre la questione di fiducia, e sappiamo bene che il Governo prova piacere nel mettere la fiducia proprio su provvedimenti di natura economica. Chissà perché. Come qualcuno ricorda, siamo a quota quarantaquattro e questo la dice lunga sul modo in cui il nostro Governo ha deciso di operare, sul modo di gestire la propria agenda, di individuare le priorità del Paese.
Il provvedimento che ci accingiamo a liquidare così rapidamente non è altro che una conferma ulteriore di questo terribile modus operandi tra arroganza e superficialità. Come dicevo, ci troviamo di fronte ad un decreto-legge «minestrone», nel quale si è messo un po' di tutto in barba a quei criteri di ammissibilità tanto stringenti, sventolati dalle stesse Commissioni. Si tratta di criteri stringenti solo per le opposizioni, che sono state letteralmente imbavagliate e messe all'angolo. Non c'è stato un minimo contraddittorio né condivisione, eppure il provvedimento è tra quelli di rilevanza indiscussa perché si tratta di individuare le prime disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. Peccato che non se ne vedano poi tante!
Eppure i dati che riguardano l'Italia sono oggettivamente preoccupanti. Forse vogliamo continuare a prenderci in giro. La Grecia non è lontana, non è un mondo parallelo e quanto sta accadendo deve essere un monito. Come ricordava questa mattina il Presidente Fini, la situazione del nostro Paese è preoccupante, le statistiche internazionali confermano questa evidenza. Quello che forse non è chiaro a questo Governo è che l'Italia, rispetto alle altre economie più avanzate, presenta una maggiore disparità sul versante reddituale dei cittadini, il crescente impoverimento delle famiglie, la flessibilità malata del mercato del lavoro, a cui si aggiunge il tremendo gap tra ricchi e poveri che negli ultimi vent'anni si è notevolmente ampliato. In Italia registriamo un livello retributivo tra i più bassi d'Europa che coinvolge in particolare i giovani con elevata scolarizzazione.
Si tratta di giovani che dopo anni di studio, ricerca e perfezionamento si ritrovano a sopravvivere con contratti precari e retribuzioni al limite della povertà. Su questo dov'è il rilancio del Governo? La competitività delle nostre imprese si è ridotta a livelli imbarazzanti nel corso dell'ultimo decennio e non sembra che ci sia alcuna mossa su questo versante.
Il Governo cede alle pressioni delle lobby settentrionali, continua a perdere tempo sui ministeri con riunioni notturne sulla loro collocazione. Infatti, in questi giorni sembra sia diventato di moda pesare ogni singola parola della «Lega & company». Si tratta della stessa Lega che ha infuocato il popolo di Pontida con critiche a Equitalia e con intimidazioni al Governo per riforme necessarie. Ma dov'è la Lega quando si tratta di passare ai fatti? Questa della Lega è la solita manciata di massime populiste, lontane anni luce da un impegno concreto teso ad intervenire e a rilanciare l'economia del Paese e per il Paese intendiamo tutta la penisola.
Il Governo rimanda eventuali iniziative ad altri fantasiosi provvedimenti che non si sa se vedranno mai la luce. Poi ci dicono che questo di oggi dovrebbe essere un antipasto alla grande manovra «tremontiana», la famosa manovra di 40 miliardi che - a detta dei sostenitori - dovrebbe dare un po' di ossigeno alla nostra tenuta economica. Ma che senso ha tutto questo, se non vi è un progetto organico e strutturato di sviluppo del Paese? Non si comprende dove vuole arrivare il Governo con queste iniziative. Non si capisce che tipo di valore aggiunto è possibile trarre da provvedimenti di questo tipo, se non dare «contentini» a questo o a quello.
Non è possibile: il Governo non ha ancora capito che una manovra economica non accompagnata da riforme strutturali è potenzialmente deleteria sotto il profilo della tenuta dei conti. Se non ha capito questo, vuol dire che ha una visione economica completamente errata e pericolosa. Di conseguenza, sembra abbastanza chiaro che il Governo non ha alcuna percezione dell'attuale situazione in cui versa Pag. 80il nostro Paese, che arranca. Secondo i recenti dati dell'OCSE, infatti, l'Italia è stata contraddistinta da una crescita dell'1,1 per cento nel primo trimestre 2011 e dell'1,3 per cento nel secondo, confermandosi fanalino di coda tra i paesi del G7. Per quanto riguarda questi dati, per il loro valore scientifico, non credo che il Governo possa parlare di boicottaggio mediatico. Davanti a questi dati bisognerebbe reagire. Esistono gravi e atavici problemi strutturali che sono la prima causa di limitazione alla crescita potenziale del Paese.
Dunque, che senso ha un provvedimento come questo che nelle intenzioni vuole rilanciare l'economia, ma nei fatti non introduce un «fico secco»? Verrebbe da dire che si tratta di un semplice spot, ma forse il Governo non ha ancora capito che gli italiani non si fanno più prendere in giro. Noi parlamentari abbiamo una responsabilità nei confronti di ogni singolo cittadino di questo Paese, ma il Governo ha altre priorità per il momento: in primis quella di non far arrabbiare il Senatùr e sappiamo bene che tra questa priorità e quella di salvare il futuro economico del Paese non ci sono poi tanti punti in comune.
Questa maggioranza vuole tirare a campare. Non importa in che modo, per quanto tempo e con chi lo fa. L'importante è continuare a mantenere occupate quelle poltrone. Tutto il resto si vedrà. Come gruppo parlamentare e come cittadini, ci troviamo dinanzi ad una disarmante visione progettuale fatta di contenuti assenti, che confermano un degrado politico e programmatico che blocca il Paese, annienta le imprese e lascia sfumare ogni ipotesi di crescita.
Per questa ragione non avrete il nostro voto favorevole. Non saremo corresponsabili di un arrogante e vergognoso menefreghismo nei confronti di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, andiamo con ordine, proviamo a ridare il vero nome al decreto-legge che stiamo esaminando. Questo non è un decreto-legge per lo sviluppo, può essere tutto ma non un decreto-legge per lo sviluppo perché non riguarda lo sviluppo del Paese. Questo è esattamente uno di quei decreti che all'inizio della legislatura avevate promesso di non fare più, i decreti omnibus, che finiscono per avere dentro in maniera confusa un po' di tutto e di avere poca utilità. Si tenta di mettere a posto di solito con i decreti omnibus qualche problema di qualche amico. Ma per capire bene questo provvedimento dobbiamo esaminarne i tempi di presentazione ed i modi, dobbiamo fare un passo indietro.
Questo decreto-legge è stato presentato prima dell'ultima tornata amministrativa. Nella sua versione originale doveva servire per fare campagna elettorale, doveva servire al Governo e alla maggioranza per andare nelle piazze e dire «guardate finora non abbiamo fatto delle cose, ma c'è il decreto-legge per lo sviluppo, quindi state tranquilli che le faremo». Così avete fatto, siete andati da migliaia di piccoli stabilimenti balneari - ad esempio - promettendogli, poco prima delle elezioni e dell'apertura estiva, che gli avreste dato addirittura le concessioni direttamente per altri novant'anni, sapendo benissimo che l'Unione europea non ve lo avrebbe mai permesso, che non lo potevate fare perché il diritto di superficie è materia troppo difficile per essere affrontata in un decreto-legge. Tant'è vero che poi nella versione definitiva che votiamo oggi quella proroga non c'è, è finita, non esiste più.
La stessa cosa avete fatto con i cittadini del Sud. Guardate, l'unica cosa presente in questo decreto-legge valida per i cittadini del Sud nella sua versione definitiva è quanto abbiamo introdotto noi, grazie all'onorevole Occhiuto, con un emendamento: la detassazione degli investimenti per il Sud, che non vale solo per il Sud ma anche per il Nord, perché vale anche per quelle imprese che dal Nord vogliono Pag. 81andare a investire al Sud. E così avete fatto con Equitalia e con le piccole e medie imprese.
Insomma, avete promesso molto in campagna elettorale e non avete realizzato nulla nella versione definitiva. Però questo non vi è servito, e da questo dovreste trarre insegnamento perché comunque quella tornata amministrativa, nonostante le promesse che avete fatto, l'avete persa.
Potrei anche dire di essere soddisfatto di questo, voi perdete le elezioni e io da vostro oppositore politico dovrei esserne soddisfatto. Così non è per due ragioni: in primo luogo perché ritengo che il Paese abbia bisogno di un decreto per lo sviluppo, è sotto gli occhi di tutti ed è chiaro a tutti. In secondo luogo - questo lo dico anche ai colleghi dell'opposizione - dobbiamo meditare su questo modo di fare politica della maggioranza, perché ogni qual volta loro promettono qualcosa che ogni volta non mantengono, non perdono di credibilità solo loro, ma perde di credibilità tutta la politica, anche l'opposizione che c'entra poco con loro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). E noi dobbiamo cominciare a fare sul serio, a porre noi i temi dell'agenda politica.
In merito al modo, questo decreto-legge è stato presentato come la famosa scossa all'economia. Bisogna prendere atto che la politica delle scosse è comunque sbagliata; il Presidente del Consiglio l'ha definita «frustata allo stallone», non so chi gli suggerisce queste metafore, ma la politica delle scosse non è la politica per un Governo serio. La crescita sana e duratura non si ottiene con le scosse o con le frustate, ma spiegando ai cittadini e ai mercati la politica che si vuole attuare mantenendola nel tempo e rendendola credibile.
Non posso dire un giorno faccio una cosa e il giorno dopo faccio l'esatto contrario, perché i mercati e i cittadini se agisco così non mi crederanno più. Il declassamento di Moody's di questi giorni e quello di Standard & Poor's di qualche settimana fa ci dice che senza una politica economica saremmo costretti sempre di più a rincorrere le emergenze. In questi anni noi abbiamo contestato alcuni punti della politica del Ministro Tremonti, uno fra tutti i tagli lineari.
Siamo convinti che quella politica sia stata sbagliata; oggi ce lo riconoscono in molti, economisti e istituzioni. Ma oggi diciamo anche che il Ministro deve assolutamente resistere a quella fetta di maggioranza e del Governo che chiede più spesa in disavanzo. La politica del disavanzo, oggi, per questo Paese, sarebbe una politica mortale.
Lo diciamo soprattutto alla Lega, quando dal palco di Pontida, in questi giorni, oggi, manda messaggi grotteschi, come quello, ad esempio, del trasferimento dei ministeri al Nord. Abbiamo già avuto modo di parlarne oggi: questa non è un'emergenza per il Paese. Questo è un modo per far lievitare i costi dello Stato, quando questi, invece, dovrebbero diminuire. Non incontrerete mai un imprenditore del nord Italia che vi indica come sua priorità quella di avere istituzioni e ministeri al Nord (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!
Vi chiedono meno tasse per le loro imprese, le famiglie vi chiedono meno tasse sul loro stipendio. Se dovete aprire una succursale del Ministero per lo sviluppo economico, non la dovete aprire a Monza, ma la dovete aprire in Cina, in Brasile, in India. Forse, lì vi sarebbe più utile. Da quello stesso palco - mi rivolgo ai colleghi della Lega - avete, ancora una volta, difeso i furbetti del latte. È ora di smetterla! Le regole in questo Paese devono valere per tutti e devono essere uguali per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Non ci può essere chi è diverso dagli altri solo perché è amico di qualcuno che sta al Governo. Vi ricordo che quei 50 milioni che state dando per ripianare i debiti delle quote latte li avete sottratti ad un capitolo che si chiama «Interventi urgenti per attività di assistenza, ricerca e cura dei malati oncologici». Per noi i malati oncologici, in questo Paese, sono ancora più importanti dei furbetti delle Pag. 82quote latte (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Per quanto riguarda la riforma fiscale ci vuole responsabilità. Tutti a parole siamo d'accordo sulla riforma fiscale: noi siamo d'accordo su una riforma fiscale a costo zero. La riforma fiscale a costo zero è un po' come il gioco delle tre carte: si toglie da una parte e si mette dall'altra. Noi, però, vogliamo fare il gioco delle tre carte sapendo prima chi vince e chi perde. La riforma a costo zero, senza dire quali sono le priorità, non è una riforma fiscale, ma è solo uno slogan propagandistico. Allora noi oggi vi diciamo chi vogliamo che vinca a quel gioco delle tre carte della riforma fiscale: siamo disponibili a fare una riforma fiscale se sarà detassato il reddito delle famiglie con figli e i redditi più bassi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Vogliamo che le risorse che si rendono disponibili dalla tassazione delle rendite finanziarie e anche dallo spostamento dall'IRPEF all'IVA vada a beneficio di questi. Noi ve lo stiamo dicendo con responsabilità: vi diciamo qual è la nostra riforma fiscale e quali sono le linee. Non accettiamo, però, chi oggi pensa di poter fare una riforma fiscale di rigore, senza disavanzo, aiutando tutti. Questo non è possibile per nessuno ed è chiaro a tutti. Oggi il presidente dell'Antitrust ci ha detto una cosa molto seria: nell'ultimo periodo il processo riformatore si è arrestato e le liberalizzazioni sono scivolate via dalla priorità dell'agenda politica; in altre parole, si sono bloccate.
Queste sono le parole del presidente dell'Antitrust. Io dico che bisogna disegnare una nuova economia di mercato, con poteri pubblici meno invasivi, con regole chiare e fatte rispettare dalle autorità pubbliche, che devono essere indipendenti dalla politica. Bisogna ridurre il perimetro dello Stato, perché non ci possiamo più permettere i costi di questo Stato. Questa è la politica che voi avete promesso agli elettori italiani e che non state facendo.
Per concludere, alla maggioranza diciamo una sola cosa: bisogna governare con meno sondaggio e con più coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, sul provvedimento è stato ricordato che il Governo ha chiesto la fiducia, però non è mai stato ricordato che la fiducia è stata votata da 317 deputati, sempre in crescendo rispetto al voto del dicembre scorso. Due voti in più rispetto alla maggioranza dei deputati che siedono in quest'Aula. Una fiducia, quindi, che vede il prosieguo di questo dibattito verso il voto finale di un provvedimento che si inserisce nel quadro del Semestre Europeo, all'interno dei vincoli e dei binari che questo Parlamento ha delineato mediante l'approvazione, il 6 maggio 2011, dell'aggiornamento del suo Programma di stabilità relativo al periodo 2011-2014 e del suo Programma nazionale di riforma 2011. Piano che fa seguito alle priorità che il Consiglio europeo ha approvato per il risanamento finanziario degli Stati membri mediante azioni di contenimento della spesa e la verifica costante delle entrate attraverso la concretizzazione di riforme strutturali quali, per noi, quella del federalismo fiscale. Priorità che presuppongono il ripristino di bilanci sani e la sostenibilità dei conti pubblici, la riduzione della disoccupazione, attraverso la riforma del mercato del lavoro, e nuovi sforzi intesi ad aumentare la crescita.
Non si può, però, prescindere dal quadro macroeconomico in cui stiamo lavorando per capire il perché e il per come di questo decreto-legge. L'economia italiana era caratterizzata da una debolezza strutturale molto prima dell'attuale crisi economica e finanziaria mondiale. Tra il 2001 e il 2007 la crescita reale media del PIL è stata pari a circa l'1 per cento, ovvero la metà della media dell'area dell'euro, principalmente a causa della scarsa Pag. 83crescita della produttività. Poiché questo andamento ha interessato l'intero Paese, le grandi disparità economiche a livello di regioni non si sono ridotte, anzi, la diversità tra Nord e Sud è sempre maggiore.
Pur non presentando grandi squilibri interni a livello di settore privato, l'economia è stata gravemente colpita dalla crisi mondiale. Il crollo delle esportazioni e, successivamente, degli investimenti, ha prodotto una forte contrazione del PIL reale pari a circa il 7 per cento tra il secondo trimestre del 2008 e il secondo trimestre del 2009. Il debito pubblico lordo è salito al 119 per cento alla fine del 2010, riflettendo anche il netto calo del PIL. L'occupazione, invece, è diminuita in maniera molto inferiore, questo è un dato positivo, grazie soprattutto, al sistema finanziato dallo Stato per la riduzione delle ore lavorate e, pertanto, il tasso di disoccupazione è aumentato solo leggermente nel periodo 2008-2009. L'economia, sostenuta dalle esportazioni, ha ripreso poi a crescere nella seconda metà del 2009 anche se con un ritmo non veloce. La situazione del mercato del lavoro è rimasta precaria nel 2010 e il tasso di disoccupazione si è stabilizzato a circa l'8,5 per cento.
Dato il rapporto tra il debito e il PIL molto elevato, il Paese ha mantenuto un approccio fiscale adeguatamente prudente durante la crisi evitando di ricorrere ad un consistente stimolo di bilancio e mantenendo, quindi, il disavanzo pubblico al di sotto della media dell'area dell'euro 2009-2010. Il nostro Piano ha ottenuto dalla Commissione, lo ricordo, il visto di credibilità soprattutto per quanto riguarda il periodo 2011-2012. Si inizia quindi a concretizzare, anche attraverso questo Piano, il piano strategico per gli anni futuri, per raggiungere nel 2014 il pareggio di bilancio. Dobbiamo affrontare una competizione con altri Stati europei che, a differenza del nostro Paese, hanno potuto utilizzare l'indebitamento pubblico per finanziare la crescita, cosa che per noi, oramai, è impossibile; al riguardo, faccio l'esempio della Germania.
Il provvedimento in esame, quindi, si suddivide in più rivoli finalizzati allo sviluppo economico, alla sburocratizzazione, ad un migliore e più facile accesso al mondo del lavoro e alla semplificazione nell'universo degli appalti pubblici per il rilancio dell'edilizia, motore di sviluppo locale.
Voglio ricordare una serie infinita di interventi che non sono stati ricordati da chi critica il provvedimento, che ha parlato di tutto tranne che del provvedimento stesso. Abbiamo sentito parlare delle quote latte, dei Ministeri al Nord. Tutte cose che con il provvedimento non c'entrano nulla e che servono solo per nascondere quanto di buono, invece, il Governo e questa maggioranza hanno prodotto con questo decreto-legge. Abbiamo voluto, infatti, riavviare lo sviluppo del sistema Italia senza appesantire i conti pubblici avviati verso l'azzeramento del deficit di bilancio. Per risolvere il problema della riduzione del debito il nodo è stato identificato già da tempo: diminuire il peso dello Stato nell'economia, traducendosi in una diminuzione dei livelli di spesa pubblica totale - soprattutto delle inefficienze - attualmente in flessione, ma ancora troppo alta.
È essenziale inoltre far aumentare il PIL, anche se vi è la consapevolezza che l'azione pubblica rivolta allo sviluppo non può prescindere da un aumento di spesa oppure da una riduzione delle entrate. Sono due azioni però che devono essere calmierate, perché possono produrre effetti negativi sul bilancio.
Un'area di intervento quindi riguarda gli investimenti, per esempio in ricerca scientifica, dove appunto è previsto un credito di imposta a favore delle imprese che investono in ricerca e innovazione. Un'altra area di intervento riguarda le misure per l'incremento dell'occupazione. Anche in questo caso viene previsto un credito di imposta per agevolare l'assunzione nel Mezzogiorno pari a 300 euro mensili per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda la semplificazione, il decreto-legge interviene nelle norme contenute nel Codice dei contratti pubblici Pag. 84mediante una stretta sulle cosiddette offerte anomale, prevista dall'Unione europea e per le quali vi sarà l'esclusione automatica. È previsto un nuovo termine anche per gli espropri, che viene elevato. È stato dato il via libera anche all'introduzione di nuovi bandi tipo che le stazioni appaltanti dovranno approvare. Anche gli enti locali beneficeranno di queste nuove azioni dal momento che, per semplificare le procedure di affidamento dei contratti di importo di modesta entità, si aumenta da 500 mila a 1 milione di euro la soglia entro la quale è consentito affidare i lavori con la procedura negoziata senza bando.
Nuove norme vengono introdotte anche in relazione all'edilizia privata: è prevista la semplificazione dei procedimenti amministrativi per l'esercizio dell'attività edilizia, con l'introduzione dell'istituto del silenzio-assenso per il rilascio del permesso di costruire e un nuovo piano di social housing da 2,7 miliardi di euro previsti per la costruzione di nuovi alloggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sempre in nome della semplificazione si prevede l'introduzione dell'illecito disciplinare nei confronti dei dipendenti pubblici che esercitano un eccesso di controllo nei confronti delle imprese piuttosto che fare il loro lavoro. Per l'edilizia si prevede anche la riapertura dei termini per permettere alle regioni di legiferare su aumenti di cubature per uso commerciale di immobili esistenti e di rifacimenti. Si tratta di un nuovo Piano casa che verrà quindi a suffragare e a integrare quello già prodotto all'inizio della legislatura e che però alcune regioni, compresa la regione Piemonte guidata dall'allora presidente Bresso, misero comunque nel cassetto, limitando tutte le possibilità di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Semplificazione degli adempimenti amministrativi è prevista anche per le piccole e medie imprese e per i cittadini in vari settori. Ricordo gli adempimenti in tema di privacy, l'utilizzo dei serbatoi di GPL, l'incremento delle modalità telematiche e di erogazione dei servizi ai cittadini, le modalità semplificate di rilascio dell'autorizzazione per l'esercizio di trasporto eccezionale su gomma (un importante rinvio voluto dalla Lega Nord) e poi - qui è veramente stata una battaglia importante - le misure sul Sistri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), un'incombenza vergognosa che molte piccole imprese non sono ancora in grado di affrontare. Probabilmente al riguardo abbiamo approvato oggi anche un ordine del giorno che rinvia molto più in là il termine per l'utilizzo di questo sistema che dà, effettivamente, solo incombenze ai piccoli e poche possibilità di manovra a chi ha voglia di lavorare in questo campo.
È stato abolito l'obbligo di comunicazione telematica, il cosiddetto spesometro, da parte dei contribuenti per acquisti di importo inferiore ai 3 mila euro. Nuove norme sono state introdotte per rinegoziare i mutui a tasso interamente variabile, stipulati per l'acquisto o per la ristrutturazione della prima casa.
Viene alzata l'asticella per applicare l'ipoteca sugli immobili e le ganasce fiscali come mezzo di riscossione. Questa è un'iniziativa targata Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che va nell'ottica di riuscire a dare soddisfazione a coloro che non hanno potuto essere solvibili in breve tempo, ma che lo saranno nell'immediato. Si è trattato quindi di dare una possibilità a chi ha «sforato» qualche rata di non vedersi mettere le ganasce sui mezzi che utilizza proprio per produrre il reddito per la sua famiglia. Il tetto sotto il quale non possono essere accese ipoteche su immobili o praticati espropri sale da 8 mila a 20 mila euro.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI. Viene imposto ai comuni il limite minimo di 2 mila euro per poter far scattare le ganasce fiscali. Vado a concludere, ma saltando una serie infinita di iniziative che vengono appunto deliberate da questo decreto-legge, che racchiude in sé una linea coerente con le Pag. 85politiche di risanamento dei conti per il rilancio dell'economia e che, pertanto, avrà il voto favorevole della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo oggi ha ottenuto la fiducia sul decreto-legge in esame ed ho visto che viene posta molta enfasi sul fatto che ha raggiunto quota 317, anche l'onorevole Simonetti vi ha fatto cenno nel suo intervento. Non sottolineerei molto questo dato anche perché ho l'impressione che siamo di fronte ad una sorta di fiducia finta, perché è contraddetta dal fiume di dichiarazioni discordanti che provengono dai diversi esponenti della maggioranza; una fiducia finta perché è contraddetta dallo stesso comportamento che, oggi, il gruppo della Lega Nord ha tenuto in quest'Aula abbandonandola e non partecipando addirittura alle votazioni dell'opposizione su ordini del giorno che chiedevano il mantenimento dei Ministeri nella capitale; una fiducia finta perché è contraddetta dal comportamento stesso che avete avuto rifiutandovi di votare il vostro ordine del giorno che invece prevede lo spostamento di alcuni uffici di rappresentanza nelle varie realtà del nord. Non è una novità, colleghi, il voto di fiducia soprattutto quando si tratta di provvedimenti economici. È appena il caso di ricordare che è dall'inizio di questa legislatura che ogni intervento di carattere economico ha avuto bisogno della fiducia per essere approvato. Ma, sapete, cari colleghi, qual è la differenza tra oggi e ieri? È che oggi non siete più nemmeno nelle condizioni di affrontare una discussione e una votazione su qualunque provvedimento e argomento, non dico in Aula, ma neppure nelle Commissioni di merito. Esemplificativo ne è stato il comportamento della maggioranza, il lavoro svolto in sede di Commissione in questi ultimi giorni. Non intendo ripercorrerlo ma in queste condizioni non oso pensare cosa potrà succedere se e quando il Governo sarà in grado di presentare una manovra di oltre 40 miliardi di euro così come indicato nel Piano nazionale delle riforme e così come richiesto dalla Commissione europea. Mai come in questo momento è evidente la distanza tra il Paese e il Governo, fra le cose necessarie per rimettere in moto l'economia e le misure adottate dall'Esecutivo. Avrete certamente avuto la fiducia quest'oggi, avrete forse il voto favorevole su questo testo, ma sicuramente con queste misure non riuscirete a colmare la distanza che si è creata, una voragine, tra l'azione del Governo e la realtà di tutti giorni e prima ne prendete atto, meglio è per il Paese.
Signor Presidente, ci apprestiamo ad esprimere il voto finale sul decreto-legge 13 maggio 2010, n. 70, un provvedimento chiamato un po' troppo frettolosamente «decreto sviluppo». Ma dov'è lo sviluppo in questo testo? C'è qualcuno tra i membri del Governo e i componenti la maggioranza che è in grado di quantificare quanto produrranno le norme che andiamo ad approvare in termini di crescita di prodotto interno lordo o di crescita dell'occupazione? Io credo di no e fa un certo effetto, non c'è dubbio, annunciare, per esempio, un credito di imposta del 90 per cento sugli investimenti in ricerca. Si ha l'impressione, subito dopo l'annuncio, di una misura forte, della volontà, da parte del Governo, di aprire una fase nuova tra università e sistema economico, tra istituti di ricerca ed impresa. Poi, però, ci si rende conto che il credito d'imposta è solo sulla parte incrementale, sulla differenza, cioè, tra quanto si è investito negli ultimi anni e quanto si investirà in quest'anno. E allora la scoperta è che l'agevolazione non è più del 90 per cento ma, se va bene, di poco superiore al 10 per cento delle risorse investite.
Ugualmente non può fare che piacere ascoltare il Governo che annuncia al Paese un credito di imposta del 50 per cento per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno. Magari ti chiedi anche perché le avete tolte, visto che il Governo Prodi le aveva inserite Pag. 86nella scorsa legislatura, ma parliamo di una sorta di «ravvedimento operoso», poi però ti accorgi dell'inghippo e l'inghippo è rappresentato dal fatto che, per rendere operativa questa norma, occorre l'autorizzazione della Commissione europea. E, allora, se l'autorizzazione non arriva, o se l'autorizzazione arriva tra sei mesi o un anno? Non si può scherzare su queste cose, non si può scherzare quando si parla di lavoro, soprattutto oggi, quando il tasso di disoccupazione sta raggiungendo livelli mai conosciuti, soprattutto quando il tasso di disoccupazione dei giovani sfiora ormai il 30 per cento.
Ed è per consentire l'avvio immediato di questo provvedimento che avevamo presentato un emendamento, a prima firma D'Antoni, che avrebbe permesso di utilizzare i fondi FAS nelle more dell'autorizzazione della Commissione europea. Perché - mi domando - questo emendamento approvato in Commissione non è più nel testo al nostro esame? Non si parla di sviluppo nemmeno quando si innalza la soglia per la trattativa privata negli appalti pubblici che passa da cinquecentomila ad un milione di euro, ma non solo perché avete ridotto in questi anni, in questa legislatura, gli investimenti pubblici del 30 per cento, ma anche perché, con questa norma, riducete il mercato, riducete la contendibilità del mercato.
In questo modo state costringendo, in sostanza, le piccole e medie imprese a subire il ricatto delle imprese più grandi, a subire il ricatto e a lavorare in subappalto e a ridurre la qualità e i diritti, in particolare quelli dei lavoratori. Per non parlare poi - consentitemi - delle inchieste della magistratura, sulla cricca, sulla P3, sugli appalti della Protezione civile. Dov'è allora in questo decreto lo sviluppo? Dove sono le misure per stimolare la crescita? Come pensate di affrontare una manovra da oltre 40 miliardi di euro senza stimolare una crescita almeno doppia rispetto all'attuale?
Viviamo ormai - signor Presidente - all'interno, a mio avviso, di una contraddizione insanabile: da un lato, l'esigenza di riforme strutturali che posizionino il nostro Paese lungo la strada della ripresa, dall'altro, un Governo ed una maggioranza deboli e incapaci di agire. È questa contraddizione che pesa come un macigno sull'Italia, che impedisce al nostro Paese, che impedisce alle tante risorse che questo Paese ha, di liberarsi e di partecipare a costruire una nuova Italia.
L'Italia ha bisogno di riforme, di un Governo autorevole, ha bisogno di cose vere, di cose concrete, non di slogan, e per questo noi voteremo contro questo provvedimento, così come abbiamo votato contro la fiducia al Governo. C'è urgenza di una riforma del fisco, ma non della riforma che state sbandierando. Oggi parliamo di tre aliquote, nel 2003 parlavate di due aliquote. C'è urgenza di una riforma del fisco che riporti equità in un sistema sempre più diseguale per usare la leva fiscale, per creare lavoro, per premiare il lavoro, spostando il gettito, appunto dal lavoro alle rendite. Occorre nella sostanza avere consapevolezza - concludo signor Presidente - che bisogna aprire una stagione di riforme per invertire questo periodo troppo lungo di bassa crescita.
Lasciate il passo, dimettetevi, lasciate il passo ad una nuova maggioranza. C'è bisogno di aria nuova...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fluvi.
ALBERTO FLUVI. ...di una maggioranza nuova, appunto - chiudo, signor Presidente -, e, soprattutto, c'è bisogno di nuovi obiettivi: lavoro, equità e rigore. Noi ci siamo.. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, è un vero peccato - e lo dimostra anche la chiusura dello stimato collega Fluvi - che, una volta di più, questa Camera non sia voluta entrare nel merito e nel dettaglio dei contenuti di un Pag. 87provvedimento economico che ci apprestiamo a varare. Lo ha fatto in modo puntuale ed esaustivo nel suo intervento soltanto il collega Simonetti che ringrazio, il quale lo ha fatto ricordando la specificità di una modalità di lavoro con la quale le Commissioni si sono trovate a lavorare nell'approvazione della legge di conversione del decreto-legge sullo sviluppo. Tale modalità di lavoro ha registrato, come probabilmente mai era successo prima, nemmeno nel corso di questa legislatura, una condivisa partecipazione, non solo dell'opposizione e della maggioranza, nel contribuire ad emendare, modificare e migliorare, anche in parti sostanziali, il testo del decreto-legge, ma, anche e soprattutto, un'attenzione ed una disponibilità alle istanze parlamentari, da qualunque parte venissero prodotte, che è stata posta nei confronti della totalità dei parlamentari dai rappresentanti del Governo. Credo che, in questa sede, non sia formale esprimere un vero e sentito ringraziamento all'azione di attenzione e di sintesi che hanno voluto e saputo svolgere i sottosegretari che hanno seguito la «partita», il sottosegretario Alberto Giorgetti e il sottosegretario Luigi Casero (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ed al lavoro sapiente che i relatori Marinello e Fugatti hanno saputo svolgere per tutta la durata del lavoro che ci ha accompagnato.
Signor Presidente, il collega Simonetti, come dicevo, ha segnatamente individuato molti degli argomenti che hanno caratterizzato questo decreto-legge. Voglio ribadirne soltanto alcuni per significare l'importanza dei contenuti di questo provvedimento: il citato credito di imposta per la ricerca scientifica riguardo al quale è difficile, davvero difficile, sostenere, da parte dell'opposizione, che non si tratti di un provvedimento che merita e che meriterebbe una votazione positiva al di sopra delle polemiche strumentali, di cui siamo oramai arcistufi e di cui sono soprattutto arcistufi gli italiani che ci ascoltano; la creazione ed il riconoscimento dei distretti turistici alberghieri; la ridefinizione delle modalità di accertamento - queste sì - che, finalmente, danno giustizia della fatica, del lavoro, dell'abnegazione, di centinaia di migliaia di piccole imprese, di partite IVA, che non possono continuare ad essere soggiogate dalla presenza continua di ispezioni, di verifiche, presso le loro aziende che le rendono incapaci alla potestà lavorativa con una serie di accertamenti che si succedono sempre uguali a loro stessi e per i quali noi, in questo provvedimento, indichiamo specificamente alcune nuove importanti modalità. La prima delle quali prevede che un'ispezione non possa durare, in sede operativa dell'azienda accertata, più di 15 giorni e che l'accertamento non possa essere ripetuto sulla stessa azienda al massimo più di due volte all'anno.
Che dire, poi, del provvedimento che fa giustizia di quell'odiosa metodologia di blocco del contenzioso tra l'amministrazione e i cittadini, tra l'amministrazione e gli operatori dell'economia, che è passata sotto il nome delle ganasce fiscali? Noi abbiamo reso giustizia dei tanti contribuenti che non possono pensare di avere un rapporto impari nei confronti della pubblica amministrazione quando si tratta di far valere i propri diritti e la propria giustizia. Lo stesso in materia di semplificazioni sull'edilizia privata, lo stesso in materia di tagli alla burocrazia. Si è trattato, signor Presidente e colleghi, di un modo intelligente di governare, un modo di governare che genera risparmi di tempo, di complicazioni, di denaro, per i contribuenti e per i cittadini che lavorano, senza ricorrere all'aumento della spesa pubblica, unico argomento, unico elemento, di azione economica che è riconosciuto dalla sinistra, unico elemento che ci viene contrapposto ogni qual volta noi cerchiamo di rimettere in sesto i conti dello Stato senza mettere le mani nelle tasche degli italiani.
Oggi, anche se il collega Fluvi cercava di non sottolinearne l'importanza, ma lo comprendo dal suo punto di vista, si è registrato con il voto di fiducia un ennesimo record. Mi piace ricordare che, quando non la maggioranza ma l'opposizione vecchia e nuova, in quella sede, per Pag. 88la prima volta coalizzate, decisero di mettere alla prova questo Governo, convinti di poterlo mandare a casa per un'operazione di palazzo, da quando cioè il 14 dicembre è stata presentata una mozione di sfiducia per cercare di impedire a questo Governo legittimamente eletto dagli italiani, di continuare il suo lavoro nel corso della legislatura, da allora, l'unica costante che si è manifestata ogni volta che si è votata la fiducia è che è aumentato a favore della maggioranza il differenziale tra chi vuole che questo Governo continui a lavorare e chi cerca di osteggiarlo con manovre di palazzo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Il tentativo di andare per scorciatoie - spiace dirlo - per la stima che comunque nutriamo nei confronti della persona è anche quello che ha caratterizzato i leader dell'opposizione, il segretario politico del principale partito di opposizione, che dopo essere salito nelle settimane passate sui tetti delle università per cercare di acquisire qualche pagina di giornale e qualche fotografia brillante, decide oggi di provare a salire su tutti i carri che vede passare senza rendersi conto che lui non è il vincitore di nessuno di quei carri che vengono portati avanti: non della città di Milano in cui cerca di sbandierare il vessillifero del candidato sindaco che ha vinto, di Vendola (il medesimo Vendola che è venuto il giorno stesso a consacrare la vittoria di Rifondazione Comunista in Piazza del Duomo salutando prima che i cittadini milanesi, i fratelli rom e i fratelli musulmani); non nel caso di Napoli, in cui addirittura sta sbandierando il vessillifero di un sindaco che è stato eletto pur non avendo voluto nel corso del ballottaggio percorrere nessun apparentamento con il PD che pure glielo chiedeva; non nel caso dei referendum di recente celebrazione, in cui il presidente e il segretario del Partito Democratico ha abbandonato quell'aria di moderno liberalizzatore sul quale aveva costruito le «magnifiche sorti e progressive» della nuova sinistra illuminata per andare al seguito di quanti avevano deciso di cancellare tutto il percorso, di liberalizzazione e modernizzazione. Nel fare questo, il segretario del Partito Democratico - cito un virgolettato del Corriere della Sera - ha dichiarato, rivolto alla maggioranza: «hanno divorziato dai cittadini». Il voto di oggi, la fiducia di oggi dice che questo fidanzamento prosegue e mi rendo conto, onorevole Bersani, che lei di questo non possa essere compiaciuto. Se mai c'è da chiedersi se non sia per caso lei ad avere divorziato da se stesso. La circostanza è ulteriormente dimostrata dalla pervicace volontà di utilizzare uno degli assi portanti di questa maggioranza di Governo, la Lega, come uno strumento che può essere di volta in volta blandito o accusato, a seconda che, fiutando l'aria, si abbia la speranza di insinuarsi all'interno di una qualche rottura della maggioranza per cui la Lega diventa l'utile strumento al quale chiedere: come fai a fare la ruota di scorta di Berlusconi? Oppure, nel momento in cui ci si rende conto che, per l'ennesima volta, bisogna disilludersi e che, per provare a governare l'Italia, bisogna andare alle elezioni e vincerle, senza fare sotterfugi all'interno di questo palazzo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), allora improvvisamente ci si rende conto che la Lega deve essere attaccata. Si registra che il segretario della Lega, domenica, nella manifestazione di Pontida, ha detto testualmente: non ci prenderemo la responsabilità di fare andare in malora il Paese. Allora la Lega che veniva fino a ieri esortata a lasciare Berlusconi, viene colpita con una presentazione di ordini del giorno al decreto sviluppo che, invero, signor Presidente, con il decreto sviluppo oggettivamente non c'entrano molto. Abbiamo vissuto momenti e provvedimenti in cui la valutazione di ammissibilità è stata assai più restrittiva di quanto non sia accaduto oggi - è giusto dirlo - perché oggi è stata, anche forse non totalmente a proposito, nel corso di una fase particolarmente accesa del dibattito parlamentare, evocata la circostanza delle furberie. Per carità di patria, mi limito solo a rassegnare questa considerazione sull'argomento e mi fermo lì. Pag. 89
Ma certamente il tema del rapporto che si cerca di insinuare all'interno della dialettica della maggioranza è molto curioso. Oggi, anche con l'intervento del Presidente Berlusconi al Senato, che ascolteremo anche in questo ramo del Parlamento, domani mattina...
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
MASSIMO ENRICO CORSARO.... la maggioranza ha dimostrato - concludo, signor Presidente - di essere coesa e determinata e di avere chiari gli obiettivi sui quali si vuole muovere, quelli della riforma fiscale e dell'abbattimento dei costi della politica, ritornando - e concludo, signor Presidente - esattamente su quei temi che solo e soltanto la maggioranza di centrodestra in questo Paese era riuscita a portare a compimento, con una riforma costituzionale che riguardano... (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corsaro.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, ho chiesto la parola alla fine di questo percorso perché sento il dovere, anche a nome del mio collega relatore, onorevole Fugatti, di ringraziare, per il lavoro svolto e per la serenità con la quale il lavoro è stato svolto, il Governo, i presidenti Conti e Giorgetti e i parlamentari tutti di entrambe le Commissioni, sia di maggioranza sia di opposizione, perché, al di là delle legittime divergenze, alla fine parecchi sono stati i percorsi condivisi. Ovviamente, ringrazio il personale della Camera e i funzionari che ci hanno assistito e alla fine credo che il lavoro sia stato buono (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
(Coordinamento formale - A.C. 4357-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4357-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4357-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte? Onorevole Di Stanislao?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia» (4357-A):
Presenti 598
Votanti 596
Astenuti 2
Maggioranza 299
Hanno votato sì 308
Hanno votato no 288
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia
).
Prendo atto che le deputate Mattesini e Villecco Calipari hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.
Pag. 90Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, anche se in un'Aula distratta, perché al termine di una giornata, intervengo per chiederle di sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interpellanza urgente, firmata da molti colleghi in maniera trasversale, sulla situazione dell'istituto Santa Lucia di Roma. Ieri è stata bloccata la Cristoforo Colombo. Io le chiedo, signor Presidente, di intervenire sul Ministro della salute e sul Ministro dell'economia, perché questa situazione è veramente vergognosa. In un momento in cui si fanno tagli alla sanità, chiedo che venga data una risposta alle tante famiglie e ai tanti malati che vivono grazie a quella struttura (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Onorevole Anna Teresa Formisano, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo all'interpellanza urgente da lei richiamata.
Sull'ordine dei lavori (ore 19,57).
ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scorsa settimana, è scomparso, a Bologna, lo scienziato etologo Giorgio Celli. Egli è stato per l'Italia ciò che Rachel Carson è stata a livello mondiale: uno dei fondatori dell'ambientalismo scientifico, un ambientalismo che non si è mai limitato solo a denunciare, ma che ha sempre proposto alternative.
Le sue lezioni di tecnica di lotta biologica alla facoltà di agraria, che ho avuto la fortuna di frequentare, sono considerate dei piccoli capolavori scientifici e letterari al tempo stesso. Partendo dallo studio del comportamento di quella straordinaria classe del regno animale che sono gli insetti, Giorgio Celli spaziava dal teatro all'ecologia, all'etologia, alla letteratura.
Giorgio Celli non era un entomologo classico e, per questo, non è mai stato troppo amato dal mondo accademico a cui apparteneva, ma senza ombra di dubbio, è stato uno dei divulgatori scientifici più straordinari del secolo scorso. Un personaggio istrionico, dotato di un'intelligenza fervida e di una grandissima personalità.
Suo il merito, sotto la guida sapiente della professoressa Principi, di aver lanciato in Italia la lotta biologica, cioè una lotta che mira ad utilizzare gli insetti utili contro quelli dannosi, attraverso la ricostituzione di equilibri ecologici spezzati da un uso abnorme dello strumento chimico o attraverso delle tecnologie innovative, tutte però indirizzate a salvaguardare, in primis, la salute, il benessere economico e il nostro ambiente circostante.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 20)
ALESSANDRO BRATTI. Celli, come tutti gli innovatori, è stato un personaggio discusso, a tratti anche contraddittorio. È stato direttore dell'Istituto di entomologia Guido Grandi di Bologna presso la facoltà di agraria; un istituto ricco di straordinarie figure scientifiche, che, partendo da una cultura naturalista, già allora, affrontavano il tema dell'integrazione tra un'importante attività produttiva - l'agricoltura - e l'ambiente per preservare questo bene comune.
Oggi, a distanza di quasi trent'anni, quei concetti e quegli insegnamenti sono attuali. Allora, quel gruppo di studiosi a cui Celli apparteneva erano considerati dei sognatori con una visione utopistica del mondo. Oggi, possiamo dire che avevano visto giusto. Pag. 91
Con queste poche parole, volevo ricordare la figura dell'entomologo Celli, straordinario divulgatore scientifico e grande letterato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
STEFANO ESPOSITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, quest'oggi, come viene denunciato dal comitato di redazione del quotidiano La Stampa, due giornalisti hanno cercato di documentare ciò che sta avvenendo in una parte, purtroppo, definita «calda» di questo Paese, cioè la piccola Valle di Susa, dove dovrebbero partire a breve i lavori per la realizzazione dell'Alta Capacità Torino-Lione. Come denunciato dal comitato di redazione, i due giornalisti sono stati aggrediti, è stata danneggiata la loro auto e gli è stato impedito lo svolgimento del loro normale lavoro di informazione.
Al di là dell'espressione della vicinanza nei confronti di questi giornalisti e della solidarietà al giornale tutto per questo ennesimo fatto molto grave, che sta contraddistinguendo, purtroppo, le manifestazioni contro la realizzazione dell'Alta Velocità, vorrei chiedere al Governo di intervenire in maniera forte su questo tema.
Solo ieri, la presidente di Confindustria, durante l'assemblea annuale a Torino, ha giustamente denunciato l'impossibilità e l'inaccettabilità che una zona del Paese sia definita una «repubblica autonoma», dove noti esponenti dei centri sociali - che, peraltro, sono conosciuti e sono stati più volte denunciati per atti di violenza - stanno inscenando una vera e propria azione paramilitare. Credo che sia necessario che il Governo dia un segnale chiaro in ordine a questa situazione.
Vorrei ricordare che il 30 giugno scadranno i termini dell'Unione europea per il finanziamento di quest'opera fondamentale non solo per il Piemonte e per Torino, ma per tutto il Paese, e abbiamo la sensazione che il Governo, al di là delle enunciazioni di principio, in realtà non creda sul serio alla necessità di realizzare quest'opera.
Voglio ancora ricordare che quest'Aula ha votato una mozione parlamentare all'unanimità; è necessario non perdere ulteriore tempo e riportare la legalità laddove legalità non c'è. Su questo terreno vi sono tutte le istituzioni, anche locali, impegnate e concludo il mio intervento ricordando un altro fatto accaduto quest'oggi: il leader, o il cosiddetto leader, del movimento no TAV, Alberto Perino, è stato oggetto dell'invio di una busta, intercettata dai carabinieri, nella quale si dice vi fosse una polvere tossica che qualcuno voleva inviare a casa di Perino. Naturalmente le mie opinioni sulla TAV sono lontanissime da quelle di Alberto Perino, però credo di dover esprimere anche a lui la solidarietà mia e, credo, di tutto il Partito Democratico perché i cretini, gli imbecilli e i violenti, da qualunque parte stiano, vanno isolati. Cosa che mi auguro venga fatta anche dal movimento e dai cittadini che protestano contro la TAV nei confronti dei pericolosi, come li ho già definiti più di una volta in quest'Aula, professionisti della violenza che cercano ogni occasione per rinverdire fasti di un passato che, per nostra fortuna, non tornerà.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola oggi quando si stava discutendo dello spostamento dei ministeri. Il Presidente Fini, che oggi non è apparso brillantissimo nella conduzione, non mi ha dato la parola e allora riprendo brevemente quel passaggio dicendo soltanto due cose: sul punto che doveva qualificare il decalogo di Pontida, subito la maggioranza si è disciolta, la Lega Nord Padania è uscita e il Popolo della Libertà non ha saputo votare neanche un suo proprio documento in proposito. Ma questo è colore. C'è invece un dato regolamentare più significativo, lo speech letto Pag. 92dalla Presidente Bindi era chiarissimo: ogni gruppo poteva mettere in votazione il proprio ordine del giorno, o meglio, il primo firmatario di ciascun gruppo poteva mettere in votazione l'ordine del giorno quando anche vi fosse stato il parere favorevole del Governo, altrimenti gli stessi si consideravano preclusi e su questo, appunto, il Presidente non è stato brillante, non è stata all'altezza della situazione.
Ora ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori, signor Presidente, per porre altre questioni; domani discuteremo qui della fiducia al Governo, sarà la sede in cui udiremo, immagino, le solite stanche dichiarazioni di un Esecutivo che, lo abbiamo visto, non ha più alcunché da dire al Paese. Dopo averci inebriato di promesse, di intenzioni mirabolanti di riforme epocali, oggi, lo abbiamo visto persino sui volti dei ministri e del Presidente del Consiglio: il Governo è affaticato, fiaccato dalla sua stessa insipienza.
Vi sono però due cose che vorrei segnalarle nella speranza che siano inserite nell'ordine dei nostri lavori per approfondirle. Una riguarda il Ministro Brunetta e l'altra il Ministro Frattini, due fulgidi esempi di scarsa concludenza e di inutile presidenzialismo. Il Ministro Brunetta innanzitutto, prima ha preso in giro gli italiani con la finta innovazione della pubblica amministrazione, e ieri infatti, o meglio domenica, Bossi e Calderoli lo hanno platealmente smentito; è evidente, non ha innovato e semplificato né i ministeri né la burocrazia italiana, poi ha votato contro lo scioglimento del comune di Fondi, che ho più volte richiamato, e poi, sempre a Pontida, Bossi ha persino scoperto che nei comuni del Nord si è infiltrata la mafia. Infine, sempre il Ministro Brunetta, che già nel gennaio 2010 aveva delicatamente invitato la sinistra per male contrapposta alla sinistra per bene ad andare a morire ammazzata, ha detto ai precari della pubblica amministrazione che erano e sono l'Italia peggiore. In qualsiasi Paese del mondo un Ministro di tal fatta si sarebbe dimesso, qui invece rimane attaccato alla poltrona assistito da consulenti quali Gianni De Michelis, pagato dai contribuenti italiani. Solidarizzo quindi con quei precari che ieri e oggi erano qui fuori dal palazzo per protestare la loro giusta indignazione.
Veniamo a Frattini: sempre a Pontida, Maroni ha gridato che occorre venire via dalla missione in Libia perché costa denaro e perché causa il deflusso degli immigrati.
Signor Presidente, a parte che gli immigrati arrivavano pure prima dell'inizio delle operazioni in Libia, ma Maroni e Frattini si parlano fra di loro? Leggendo la rassegna stampa degli ultimi mesi, mi sono imbattuto nei quotidiani del 6 maggio 2011. Vi si leggeva che Frattini, con sicumera, affermava che, in tre o quattro settimane, il regime di Gheddafi sarebbe stato rimosso e che l'operazione di tutela internazionale dei ribelli si sarebbe felicemente conclusa.
Tutti pensarono ad una fanfaronata, di quelle che di solito spara il suo datore di lavoro a palazzo Chigi, buttata lì poco prima delle elezioni amministrative, ma i più informati dissero: tranquilli, Frattini ha informazioni privilegiate e non parla a caso. Frattini avrebbe avuto ragione, dunque, peccato che in Libia, ai primi di giugno, non è tutto finito, tanto che la data fissata per il viaggio a Bengasi è stata riconsiderata, e il leader del comitato dei ribelli è venuto in Italia, non il Ministro...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FABIO EVANGELISTI. Concludo, signor Presidente. Siamo al 21 di giugno e in Libia tutto è come era il 6 maggio: Gheddafi è sempre lì e i ribelli anche, con le loro fatiche e le loro angosce. Volevo complimentarmi con il Ministro Frattini, che ancora una volta ci ha ricordato come sulla scena di questo Governo sia soltanto una comparsa, messa lì per non disturbare il manovratore o, si potrebbe dire senza offesa per nessuno, il capo comico.
Insomma, colleghi, siamo davvero alle comiche finali o, se si preferisce, ai titoli di coda. Abbiamo due Ministri che si sono resi ridicoli dinanzi al mondo e agli italiani, Pag. 93imitando il capo dell'Esecutivo. Sarà il caso di far sapere loro che i quattrini della produzione sono ormai finiti e che il film non può più continuare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
LUCA BELLOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, vorrei aggiungere un'altra voce di questa Camera, così come ha fatto il mio collega, onorevole Bratti, nel ricordare una persona straordinaria che è venuta a mancare: il professore Giorgio Celli. Entomologo di fama internazionale, persona sul piano personale stupenda, squisita, grande conversatore, grande democratico, una persona che ha segnato la storia degli ultimi anni in un settore importante, che è quello dell'agricoltura e della ricerca scientifica, in particolare dell'agricoltura biologica.
Spesso egli è stato un punto di riferimento per moltissime questioni ambientali. Era una persona di grande preparazione, non solo tecnica, ma anche umanistica. È stato giornalista, ha scritto libri importanti, è stato scrittore di parti teatrali e ha avuto un ruolo importante in alcune trasmissioni televisive dove, comunque, il suo riferimento era la natura, in tutte le sue forme e in tutte le sue espressioni. È stato un autentico interprete. Credo gli vada riconosciuta questa sua straordinaria, grandissima capacità che ha espresso nella sua vita professionale, da una parte e dall'altra degli schieramenti politici, e che, nel segnare purtroppo la sua mancanza, lascia un buco incolmabile in tutto il settore, perché lui è sempre stato un punto di riferimento per tutti.
LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo perché in questi ultimi tempi è comparsa sugli organi di stampa una notizia: Eurand, appello al Governo; Pessano, dopo i 44 licenziamenti annunciati dall'azienda farmaceutica, i lavoratori sono in agitazione. Cos'è Eurand? La società Aptalis Pharma Group Eurand Spa, nata nel febbraio 2011 dall'acquisizione a livello internazionale dell'Eurand ad opera del gruppo Axcan, ha annunciato infatti una riduzione dei costi a livello mondiale pari a 54 milioni di dollari, di cui 42 sono da realizzare attraverso la riduzione di forza lavoro.
Essa ha aperto una procedura di mobilità in data 25 maggio 2011, finalizzata a risolvere il rapporto di lavoro con 44 lavoratori, pari a circa il 15 per cento della forza lavoro su un organico complessivo di 302 addetti, collocati presso i siti di Pessano con Bornago e San Giuliano Milanese, entrambi in provincia di Milano.
Questa operazione, secondo quanto appunto riportato da alcuni organi di stampa, consentirebbe al gruppo Axcan di ovviare alla propria situazione interna di dissesto, contabilizzata in circa 974 milioni di dollari, esternalizzando alcune importanti attività (per esempio Information technology e controllo qualità) e delocalizzando e centralizzando in Nord America attività finanziarie e contabili, acquisti strategici, direzione medica ed in Francia le attività regolatorie.
La decisione della società Aptalis Pharma Group Eurand ha sollevato diffuse critiche da parte delle organizzazioni sindacali, delle RSU e dei lavoratori, i quali denunciano l'assenza di un progetto industriale che è condizione indispensabile per garantire nel prossimo futuro una continuità industriale ed occupazionale del gruppo.
In virtù di questi rilievi, oggi non si intravedono condizioni idonee ad evitare che, dopo una riorganizzazione e ristrutturazione aziendale, vi sia una deindustrializzazione in Italia del gruppo Eurand.
Per questo oggi esistono fondate preoccupazioni di tutti i lavoratori e anche delle organizzazioni sindacali che la richiesta di Aptalis Pharma Group Eurand di attuare i licenziamenti collettivi in assenza di un Pag. 94progetto industriale rappresenti esclusivamente un'operazione a carattere economico-finanziario che in prospettiva produrrà un'ulteriore perdita del tessuto industriale ed occupazionale del settore farmaceutico nel nostro Paese e, in questo caso, in Lombardia.
Personalmente, oltre a queste preoccupazioni esprimo anche quella relativa al possibile mancato accesso agli ammortizzatori sociali da parte dei dipendenti di Aptalis Pharma Group Eurand e anche quella relativa all'iter dei licenziamenti collettivi di questi dipendenti che potrebbero ritrovarsi a casa entro un centinaio di giorni. Solidarizzo con questi lavoratori che oggi, anche a causa della globalizzazione, si trovano in una situazione di tale difficoltà.
Per questo chiederò di sapere, tramite un'interrogazione, se ai sensi della normativa vigente la società Aptalis Pharma Group Eurand, nell'ambito della dichiarata indilazionabile necessità a livello globale di procedere alla riorganizzazione di cui in premessa, possa prescindere dall'adozione di un progetto industriale di medio-lungo periodo che consenta di attestare l'impegno della società a non disimpegnarsi in futuro dalle attuali attività produttive e di R&D presenti nel nostro Paese, comportamento questo che evidentemente determinerebbe ulteriori e potenzialmente devastanti conseguenze industriali, sociali ed occupazionali.
È per questo che attraverso un'interrogazione chiederò al Ministro del lavoro se non ritenga opportuno convocare un tavolo con le parti sociali al fine di affrontare anche questa procedura di licenziamenti collettivi afferenti al settore farmaceutico con l'intento di promuovere il rilancio di politiche industriali e sociali di settore e la ricerca di soluzioni occupazionali alternative alla procedura di mobilità ex legge n. 223 del 1991.
Poi secondo me, come ha sempre detto la Lega Nord in ogni sua proposta, andrebbero tutelate di più le nostre piccole e medie imprese, affinché non siano oggetto di preda da parte di società che stanno dall'altra parte del mondo. Inoltre, con tutta la serie di problemi che si portano dietro, alla fine chi ne fa le spese sono i nostri lavoratori e il nostro tessuto industriale legato alle varie aree del nostro Paese.
PINA PICIERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINA PICIERNO. Signor Presidente, intervengo per segnalare a lei e all'Aula quanto di gravissimo si sta verificando nel territorio del casertano e, in particolare, nel comune di Casal di Principe. Stanotte c'è stato l'ennesimo atto intimidatorio: dei criminali inqualificabili hanno vandalizzato un bene confiscato tagliando le condotte idriche e sigillando i pozzi di un pescheto che è nato, come appunto dicevo, su un terreno confiscato alla camorra. Questo atto gravissimo segue altri atti intimidatori che si sono verificati nel corso dell'ultima settimana.
Vorrei ricordare qui che pochissimi giorni fa delle persone a bordo di un'auto non identificata hanno minacciato questi stessi ragazzi che gestiscono e che coltivano questo frutteto e hanno intimato loro di allontanarsi. Ancora, la settimana scorsa l'ex sindaco di Casal di Principe, attualmente presidente di un'associazione di volontariato importante che si impegna da anni su quel territorio, è stato minacciato con una lettera anonima dal contenuto molto preoccupante, serio e grave.
Insomma, è del tutto evidente che la camorra in quel territorio sta alzando il tiro e che è necessaria una reazione ferma, decisa e convinta delle istituzioni.
Allora, con questo mio intervento voglio segnalarle e chiederle - e attraverso lei ovviamente chiedere al Ministro dell'interno - di intervenire intanto per garantire l'incolumità e la sicurezza delle persone perbene che in quel territorio vivono, lavorano, gestiscono i beni confiscati alla camorra. Quindi, mi auguro Pag. 95che quanto prima il Ministro dell'interno ci fornirà delle risposte in merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ANDREA ORSINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, le ho chiesto la parola solo perché mi sembra giusto che quest'Aula, sia pure a fine seduta, dedichi qualche secondo al ricordo di una grandissima figura femminile scomparsa nei giorni scorsi, una figura della quale forse pochi, soprattutto fra i più giovani, ricordano il nome. Parlo di Elena Bonner, la vedova del premio Nobel per la pace Andrej Sacharov, una delle più illustri, più fulgide, più belle figure del dissenso sovietico. Elena Bonner sostituì Andrej Sacharov alla cerimonia per il ritiro del premio Nobel per la pace perché il regime sovietico impedì a Sacharov di raggiungere Stoccolma.
Elena Bonner, negli anni in cui il marito Sacharov era sottoposto a una sorta di esilio interno nella città di Gorkij, fu la voce di Sacharov in Occidente, nel mondo libero. È alla testimonianza coraggiosa di figure come lei, come suo marito e come gli altri protagonisti del dissenso sovietico che l'Occidente deve una grande testimonianza di libertà e di civiltà che oggi forse si ricorda troppo poco.
Quando un altro grande dissidente, Solgenitsin, venne via dell'Unione Sovietica e venne a parlare nelle nostre città dell'Occidente, egli lanciò una profezia terribile, disse: «Io vengo dal vostro futuro». Se quello dell'Unione Sovietica, del comunismo, dei gulag, se una delle grandi tragedie del XX secolo non è stata il nostro futuro e non è stata neanche il futuro della Russia, se oggi anche la Russia è un Paese che si è liberato della tragedia del comunismo, questo lo si deve all'eroica e non violenta testimonianza di figure come Elena Bonner e come gli altri grandi dissidenti sovietici. Per questo mi pare giusto ricordarli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, vorrei da questi banchi fare gli auguri ad una ex parlamentare del Parlamento della Repubblica Italiana che ha compiuto nei giorni scorsi 90 anni, Stellina Vecchio Vaia, partigiana milanese che da giovanissima aderisce al movimento della Resistenza.
Il 24 aprile del 1945 ella è accanto a Gina Bianchi, nome di battaglia Lia, per le strade del quartiere Niguarda, nel nord di Milano, quando dall'ultimo camion della colonna tedesca che sta lasciando Milano, a poche ore dell'insurrezione che libererà la mia città, una sventagliata di mitraglia colpisce Gina Bianchi, nome di battaglia Lia, uccidendola a poche ore dalla Liberazione. Accanto a lei, Stellina Vecchio, poi sposata con il comandante Vaia.
Poi, dal 18 aprile 1948 è stata parlamentare comunista insieme ad altre famose donne di quel Parlamento: Camilla Ravera, Nella Marcellino, Marisa Rodano.
Voglio mandare da qui gli auguri per questo novantesimo compleanno a Stellina Vecchio, ringraziandola per la forza e per la passione che ha sempre messo al servizio di un disegno di libertà e di giustizia per tutti in questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani:
Mercoledì 22 giugno 2011, alle 11:
1. - Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo.
2. - Discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria approvata dalla Commissione parlamentare Pag. 96 di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (per la discussione sulle linee generali) (Doc. XXIII, n. 7).
3. - Discussione delle mozioni Meta ed altri n. 1-00642, Pili ed altri n. 1-00639, Mereu ed altri n. 1-00657 e Palomba ed altri n. 1-00658 concernenti iniziative per garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna e sulle procedure di privatizzazione della società Tirrenia (per la discussione sulle linee generali).
4. - Discussione delle mozioni Messina ed altri n. 1-00641, Fallica ed altri n. 1-00605, Scanderebech ed altri n. 1-00656, Capodicasa ed altri n. 1-00659 e Mosella ed altri n. 1-00660 concernenti iniziative a sostegno dell'economia dell'isola di Lampedusa, con particolare riferimento al settore turistico (per la discussione sulle linee generali).
La seduta termina alle 20,25.
Pag. 97ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI PER LE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo
Tempo complessivo: 5 ore e 30 minuti
Governo (intervento e replica) | 45 minuti |
Interventi a titolo personale | 38 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 7 minuti |
Popolo della Libertà | 1 ora e 2 minuti |
Partito Democratico | 58 minuti |
Lega Nord Padania | 27 minuti |
Unione di Centro per il Terzo Polo | 22 minuti |
Futuro e Libertà per il Terzo Polo | 20 minuti |
Iniziativa Responsabile Nuovo Polo | 20 minuti |
Italia dei Valori | 19 minuti |
Misto: | 19 minuti |
Alleanza per l'Italia | 6 minuti |
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud | 5 minuti |
Liberal Democratici - MAIE | 4 minuti |
Minoranze linguistiche | 4 minuti |
Nel tempo attribuito ai gruppi è incluso il tempo per eventuali dichiarazioni di voto.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4357-A - odg 9/13 | 543 | 542 | 1 | 272 | 273 | 269 | 38 | Appr. |
2 | Nom. | odg 9/4357-A/17 | 497 | 317 | 180 | 159 | 311 | 6 | 37 | Appr. |
3 | Nom. | odg 9/4357-A/33 | 484 | 294 | 190 | 148 | 291 | 3 | 37 | Appr. |
4 | Nom. | odg 9/4357-A/54 | 501 | 306 | 195 | 154 | 303 | 3 | 37 | Appr. |
5 | Nom. | odg 9/4357-A/128 | 481 | 443 | 38 | 222 | 442 | 1 | 37 | Appr. |
6 | Nom. | odg 9/4357-A/58 | 520 | 490 | 30 | 246 | 487 | 3 | 37 | Appr. |
7 | Nom. | odg 9/4357-A/59 | 527 | 513 | 14 | 257 | 511 | 2 | 37 | Appr. |
8 | Nom. | odg 9/4357-A/62 | 539 | 512 | 27 | 257 | 505 | 7 | 38 | Appr. |
9 | Nom. | odg 9/4357-A/63 | 525 | 504 | 21 | 253 | 497 | 7 | 37 | Appr. |
10 | Nom. | odg 9/4357-A/71 | 518 | 494 | 24 | 248 | 493 | 1 | 37 | Appr. |
11 | Nom. | odg 9/4357-A/74 | 529 | 496 | 33 | 249 | 493 | 3 | 36 | Appr. |
12 | Nom. | odg 9/4357-A/75 | 532 | 498 | 34 | 250 | 494 | 4 | 36 | Appr. |
13 | Nom. | odg 9/4357-A/82 | 531 | 499 | 32 | 250 | 485 | 14 | 36 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | odg 9/4357-A/84 | 530 | 471 | 59 | 236 | 466 | 5 | 36 | Appr. |
15 | Nom. | odg 9/4357-A/86 | 527 | 505 | 22 | 253 | 503 | 2 | 36 | Appr. |
16 | Nom. | odg 9/4357-A/91 | 520 | 501 | 19 | 251 | 499 | 2 | 37 | Appr. |
17 | Nom. | odg 9/4357-A/92 | 530 | 515 | 15 | 258 | 513 | 2 | 37 | Appr. |
18 | Nom. | odg 9/4357-A/103 | 537 | 520 | 17 | 261 | 516 | 4 | 36 | Appr. |
19 | Nom. | odg 9/4357-A/111 | 525 | 507 | 18 | 254 | 498 | 9 | 36 | Appr. |
20 | Nom. | odg 9/4357-A/121 | 527 | 468 | 59 | 235 | 448 | 20 | 36 | Appr. |
21 | Nom. | odg 9/4357-A/122 | 534 | 325 | 209 | 163 | 263 | 62 | 36 | Appr. |
22 | Nom. | odg 9/4357-A/124 | 535 | 503 | 32 | 252 | 496 | 7 | 35 | Appr. |
23 | Nom. | odg 9/4357-A/133 | 527 | 499 | 28 | 250 | 495 | 4 | 35 | Appr. |
24 | Nom. | odg 9/4357-A/155 | 538 | 519 | 19 | 260 | 517 | 2 | 35 | Appr. |
25 | Nom. | Ddl 4357-A - voto finale | 598 | 596 | 2 | 299 | 308 | 288 | 6 | Appr. |