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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 20 luglio 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 20 luglio 2011.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rosso, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 19 luglio 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CONTENTO: «Modifica all'articolo 2427 del codice civile, concernente l'indicazione dell'ammontare delle obbligazioni scadute non rimborsato alla chiusura dell'esercizio nella nota integrativa al bilancio delle società di capitali» (4522);
POLLEDRI: «Modifiche all'articolo 114 del codice di procedura penale, all'articolo 34 del testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e all'articolo 1 della legge 31 luglio 1997, n. 249, in materia di tutela dei minori nell'informazione e nella programmazione audiovisiva» (4523);
FRANCESCHINI ed altri: «Abrogazione della lettera p) del comma 796 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per l'eliminazione della quota di partecipazione al costo delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e delle prestazioni erogate in regime di pronto soccorso ospedaliero» (4524);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MARINELLO ed altri: «Modifica dell'articolo 81 della Costituzione, concernente i bilanci dello Stato e degli enti pubblici e l'equilibrio della finanza pubblica» (4525);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BELTRANDI ed altri: «Modifica dell'articolo 81 e introduzione degli articoli 81-bis e 81-ter della Costituzione, concernenti il principio del pareggio nei bilanci dello Stato e degli enti pubblici, la copertura finanziaria delle leggi e il controllo dell'equilibrio dei conti pubblici» (4526).

Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MANTINI ed altri: «Modifiche agli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione, concernenti la libertà dell'attività economica privata e l'esercizio delle pubbliche funzioni dello Stato, delle regioni e degli enti locali» (4328) Parere delle Commissioni X, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
GIANNI: «Modifica all'articolo 6 della legge 8 marzo 1989, n. 95, in materia di nomina degli scrutatori di seggio elettorale» (4460) Parere delle Commissioni VII e XI;
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE ANTONIO PEPE ed altri: «Modifiche agli articoli 56 e 57 della Costituzione, per la riduzione del numero dei parlamentari» (4490);
S. 2233. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (4517) Parere delle Commissioni II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII;
S. 2234. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa apostolica in Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (4518) Parere delle Commissioni II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII.

II Commissione (Giustizia):
MARINELLO ed altri: «Modifiche al codice civile in materia di disciplina del patto di famiglia» (4463) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e X.

V Commissione (Bilancio):
GIANNI: «Modifiche alla legge 20 maggio 1985, n. 222, in materia di ripartizione tra lo Stato e le regioni della quota dell'otto per mille del gettito dell'IRPEF di competenza statale» (4462) Parere delle Commissioni I, VII, VIII, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VI Commissione (Finanze):
LABOCCETTA: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detrazione delle spese sostenute per l'acquisto di libri scolastici» (4476) Parere delle Commissioni I, V e VII.

VII Commissione (Cultura):
MARINELLO ed altri: «Modifica all'articolo 2 del decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, in materia di punti di vendita della stampa quotidiana e periodica» (4474) Parere delle Commissioni I, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VIII Commissione (Ambiente):
IANNUZZI ed altri: «Abrogazione dei commi da 1 a 5 dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, concernenti l'introduzione di un pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali gestiti direttamente dalla società ANAS Spa, nonché disposizione in materia di utilizzo dei proventi delle sanzioni per violazioni del codice della strada» (4465) Parere delle Commissioni I, V, IX, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio dell'archiviazione di atti relativi a reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione.

Con lettera pervenuta il 20 luglio 2011, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ha comunicato che il collegio per i procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreto del 14 luglio 2011, l'archiviazione di atti relativi ad un procedimento per ipotesi di responsabilità nei confronti del deputato Silvio Berlusconi, nella sua qualità di Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore.

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 19 luglio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la delibera CIPE n. 47/2011 del 5 maggio 2011, concernente «Approvazione della relazione annuale sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo relativa all'anno 2009».
Tale delibera è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettere del 7 luglio 2011, ha trasmesso due note relative all'attuazione data agli ordini del giorno BIAVA ed altri n. 9/2936-A/26, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 16 dicembre 2009, concernente l'opportunità di prorogare fino al 31 dicembre 2010 la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici già espletati per la qualifica di vigile del fuoco, anche in funzione dell'autorizzazione alla copertura del turn-over per gli anni 2010 e 2012, e DI GIUSEPPE n. 9/3196-A/27, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 febbraio 2010, riguardante l'opportunità per le aziende di disporre di un elenco di fornitori e prestatori di servizi soggetti a rischio di inquinamento mafioso.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettera del 12 luglio 2011, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data alle mozioni BOCCHINO ed altri n. 1/00531, DI STANISLAO ed altri n. 1/00535, TEMPESTINI ed altri n. 1/00536, accolte dal Governo limitatamente al dispositivo ed approvate dall'Assemblea nella seduta del 26 gennaio 2011, ed ANTONIONE ed altri n. 1/00537, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella medesima seduta, concernenti il rispetto dei diritti civili e politici in Bielorussia.
Il ministro degli affari esteri, con lettere del 13 luglio 2011, ha altresì trasmesso una nota relativa all'attuazione data agli ordini del giorno MALGIERI n. 9/3725/44 ed EVANGELISTI n. 9/3725/18, rispettivamente accolto ed accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 30 settembre 2010, riguardanti iniziative per il consolidamento dell'Unione per il Mediterraneo, ed una nota relativa all'attuazione data, per la parte di propria competenza, agli ordini del giorno DI BIAGIO n. 9/3594/4, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 20 luglio 2010, e NARDUCCI n. 9/3638/151, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 28 luglio 2010, concernenti il reintegro delle risorse a sostegno delle comunità italiane all'estero.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 19 luglio 2011, ha trasmesso la relazione, aggiornata al mese di dicembre 2010, sul monitoraggio degli incassi e dei pagamenti del bilancio dello Stato e delle spese aventi impatto diretto sul conto delle pubbliche amministrazioni per l'anno 2010.

Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 19 e 20 luglio 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione 2002/546/CE per quanto riguarda il suo periodo di applicazione (COM(2011)443 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). La predetta proposta di decisione è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 20 luglio 2011.
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Funzionamento del reattore ad alto flusso nel 2009 (COM(2011)444 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
Raccomandazione della Commissione del 18 luglio 2011 sull'accesso a un conto di pagamento di base (C(2011)4977 definitivo) e relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della valutazione d'impatto (SEC(2011)907 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) (COM(2011)446 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea). La predetta proposta di regolamento è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 20 luglio 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 19 luglio 2011, a pagina 5, seconda colonna, alla diciottesima, trentacinquesima e quarantasettesima riga, la cifra: «(2010)» si intende sostituita dalla seguente: «(2011)».

MOZIONI DONADI ED ALTRI N. 1-00670, IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00676, MOSELLA ED ALTRI N. 1-00677, GHIGLIA ED ALTRI N. 1-00678, LIBÈ, DELLA VEDOVA, LO MONTE ED ALTRI N. 1-00679, BRATTI ED ALTRI N. 1-00680 E ZAMPARUTTI ED ALTRI N. 1-00681 CONCERNENTI INIZIATIVE URGENTI SULL'EMERGENZA RIFIUTI A NAPOLI

Mozioni

La Camera,
premesso che:
a Napoli la crisi dello smaltimento dei rifiuti sta assumendo ogni giorno che passa risvolti drammatici: le strade sono da troppo tempo invase dalla spazzatura, la protesta degli abitanti esasperati si sta sempre più caratterizzando con reazioni ormai giunte a livelli di guardia, cassonetti rovesciati dappertutto e roghi che purtroppo stanno complicando ulteriormente i già pesanti disagi;
lo stato di crisi in Campania è iniziato nel 1994 con la dichiarazione dello stato di emergenza (e la nomina del primo commissario di Governo con poteri straordinari) cessato ufficialmente, dopo oltre 15 anni, sulla base di un decreto-legge, il n. 195 del 2009, approvato dal Consiglio dei ministri il 17 dicembre 2009, che aveva fissato la data del 31 dicembre 2009 quale termine finale dello stato di emergenza, del commissariamento straordinario e della presenza dell'esercito precedentemente inviato per far fronte all'emergenza del 2008 che si era caratterizzata per la rivolta degli abitanti contro la discarica di Chiaiano;
in risposta al riacutizzarsi della crisi dei rifiuti a Napoli e provincia, il 26 novembre 2010 è stato adottato il decreto-legge n. 196, che avrebbe dovuto dare una soluzione seppur parziale all'emergenza campana e che, in realtà, si è dimostrato fallimentare;
tuttavia, adesso la mancata approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, di un decreto-legge per risolvere la pesante situazione nella provincia napoletana, a causa della contrarietà dei Ministri della Lega Nord al trasferimento dei rifiuti fuori regione, ha consentito, trasversalmente, ai presidenti della regione Campania, Stefano Caldoro, e della provincia, Luigi Cesaro, nonché al neo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, di individuare tre nuovi siti di trasferenza ad Acerra e Caivano;
certamente, le cause alla base dell'emergenza rifiuti in Campania sono complesse: oltre a una commistione di errori tecnico-amministrativi e di interessi politici, industriali e malavitosi, esse si possono individuare in parte: nei ritardi di pianificazione e di preparazione di discariche idonee, avvenute solamente dal 2003; nell'inadeguato trattamento dei rifiuti urbani nei sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti (cdr), originariamente costruiti e gestiti da società del gruppo Impregilo; nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di inceneritori, dovuti anche a prescrizioni della magistratura sui progetti in essere e finalizzate a una maggiore tutela dell'ambiente e a contrastare la camorra; nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di impianti di compostaggio della frazione organica dei rifiuti proveniente da raccolta differenziata; infine, nei bassi livelli medi della stessa;
non si può ovviamente negare che, al di là delle cause tecniche e amministrative, lo stato di emergenza rappresenta di per sé una situazione economicamente vantaggiosa non solo per la criminalità organizzata campana, che, con la gestione illecita dei rifiuti, raccoglie profitti anche maggiori rispetto ai pur lucrosi traffici di droga o alle estorsioni, ma anche per larghi settori della imprenditoria legale (dietro la quale si cela spesso comunque la camorra), che da un lato approfitta del sistema di smaltimento illegale per abbattere i costi, dall'altro entra direttamente nella gestione della crisi - come si può facilmente evincere dalla relazione del 13 marzo 2007 del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse;
per ritornare all'oggi, attualmente tra Napoli e provincia sono diecimila circa le tonnellate di immondizia, solo nel capoluogo partenopeo occorre toglierne immediatamente dalle strade più di duemila, poiché, complice anche il caldo che si fa sempre più intenso, ci si sta avviando verso una situazione disastrosa da un punto di vista strettamente sanitario;
sull'emergenza rifiuti vi è stato anche un intervento al più alto livello dello Stato che ha sottolineato come sia indispensabile e urgente un intervento normativo dell'Esecutivo, soprattutto a fronte di un rischio sempre più rilevante per la salute dei cittadini;
peraltro, un intervento del Governo si rende necessario al fine di garantire un reale superamento dell'emergenza rifiuti campana, anche attraverso una responsabilizzazione di tutte le istituzioni,

impegna il Governo:

ad adottare con urgenza le iniziative necessarie a sbloccare le risorse finanziarie occorrenti per le attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti e per l'incremento della raccolta differenziata, disposte nel decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 gennaio 2011, n. 1, prevedendo che una quota-parte delle suddette risorse siano assegnate al comune di Napoli, per essere immediatamente utilizzate in accordo con le azioni previste dalla delibera comunale n. 739 del 16 giugno 2011;
ad adottare le iniziative di competenza per consentire ai comuni campani sopra i 100 mila abitanti, o alle province per tramite le loro società provinciali, di concordare i flussi extraregionali per il trasferimento dei rifiuti con i comuni o i detentori di impianti di smaltimento siti in altre regioni, che già hanno dato la propria disponibilità a tale eventualità, prevedendo comunque le necessarie informazioni alle regioni interessate, allo scopo di permettere il controllo e la verifica degli accordi intercorsi;
ad adottare le opportune iniziative dirette a prevedere che, al fine di consentire il ritorno a una gestione ordinaria dell'emergenza rifiuti, le attività di individuazione delle aree dove realizzare siti da destinare a discarica, che il decreto-legge n. 196 del 2010 assegna a un commissario straordinario individuato fra il personale della carriera prefettizia, ritornino tra le competenze delle amministrazioni locali, anche allo scopo di consentire una responsabilizzazione delle medesime amministrazioni allo svolgimento dei loro compiti istituzionali.
(1-00670)
(Nuova formulazione) «Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Piffari, Aniello Formisano, Barbato, Palagiano, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palomba, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
la città di Napoli e gran parte della provincia sono letteralmente invase dai rifiuti;
le responsabilità dell'attuale emergenza sono, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, ascrivibili in larga parte all'amministrazione comunale che non ha garantito l'attuazione della raccolta differenziata;
i governi regionali della Campania, a guida di centrosinistra, hanno contribuito, sempre ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, con inadempienze e con scelte inappropriate e unicamente finalizzate al mantenimento di clientele, ad alimentare l'attuale stato di emergenza che colpisce la città di Napoli;
nonostante gli sforzi e l'efficacia degli interventi operati dal Governo in carica, le mancanze dell'amministrazione comunale di Napoli hanno impedito alla città di mantenere lo stato di decoro più volte determinato dall'azione dell'Esecutivo;
dopo l'emergenza del 2008, nelle altre province campane e nei rispettivi capoluoghi il problema dei rifiuti non si è ripresentato, ponendo in evidenza ulteriormente le responsabilità dell'amministrazione comunale napoletana, unica a non aver garantito un livello minimo di raccolta differenziata e unica a non aver saputo organizzare un adeguato ed efficace servizio di raccolta;
la situazione nella quale versa la città di Napoli non solo rischia di costituire un pericolo per la salute dei napoletani, ma colpisce gravemente l'economia della città, della regione e dell'intero Paese;
le immagini di Napoli stanno avendo un risalto internazionale, scoraggiando gli stranieri che, in prossimità della stagione estiva, preferiscono altre mete o annullano le prenotazioni già fatte;
pertanto, l'emergenza rifiuti non è un problema solo napoletano o campano ma riguarda l'intero Paese;
il Governo in carica ha affrontato con efficacia altre emergenze che hanno colpito altre zone del Paese, al Centro e al Nord;
in tali occasioni il Governo si è mostrato unito e le diverse forze politiche, rappresentate nell'Esecutivo e in Parlamento che sono espressione del sud del Paese, hanno garantito convintamente la loro solidarietà e il loro supporto;
in data 30 giugno 2011 il Governo ha varato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo con inusitato ritardo, un decreto-legge (n. 94 del 2011) che, nelle intenzioni delle istituzioni e delle forze politiche che lo hanno sollecitato, doveva servire ad affrontare con maggiore efficacia l'attuale emergenza e a risolverla definitivamente;
il sopra citato decreto-legge è, ad avviso firmatari del presente atto di indirizzo, invece, uno strumento non sufficiente a risolvere l'emergenza;
le più alte cariche istituzionali del Paese hanno sottolineato l'insufficienza del decreto-legge adottato dal Governo;
con enorme rammarico il Paese e il popolo meridionale sono stati costretti ad assistere ad una ingiustificabile spaccatura in seno al Consiglio dei ministri, alla luce della grave emergenza che si è venuta a determinare a Napoli,

impegna il Governo:

a varare con la massima urgenza un nuovo decreto-legge che tenga conto delle indicazioni provenienti dalla giunta regionale della Campania e che serva a risolvere concretamente l'attuale emergenza rifiuti che, in queste ore, colpisce ancora la città di Napoli;
ad istituire un tavolo tra l'Esecutivo, la regione Campania, la provincia e il comune di Napoli, che in tempi brevi elabori una soluzione definitiva al problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli;
ad evitare in futuro che il Governo adotti una disparità di trattamento nell'affrontare le emergenze soprattutto in virtù della loro localizzazione geografica.
(1-00676)
«Iannaccone, Moffa, Belcastro, D'Anna, Grassano, Gianni, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Nola, Orsini, Pionati, Pisacane, Porfidia, Razzi, Ruvolo, Sardelli, Scilipoti, Siliquini, Soglia, Stasi, Taddei».

La Camera,
premesso che:
il problema dei rifiuti a Napoli e in Campania è un problema mai risolto, dall'inizio degli anni 90; un lungo periodo nel quale si sono intrecciati ritardi, inadeguatezze, malaffare, cattiva amministrazione e camorra;
la questione dello smaltimento dei rifiuti è questione nazionale. Pur consapevoli delle gravi responsabilità delle classi dirigenti locali, Napoli, la sua provincia, la Campania, le altre città e regioni che potrebbero cadere nel medesimo dramma sociale sono l'Italia, una nella sua legittimazione democratica e nella sua personalità internazionale;
la logica dell'emergenza e degli interventi di emergenza, abusata e divenuta insopportabile, ha dimostrato tutta la sua inefficienza, dal momento che ha contribuito a nascondere le cause più profonde del fenomeno; ha contribuito a far scambiare gli effetti (mancanza di programmazione, mancanza di informazione, mancanza di impianti, mancanza di politiche collaterali per la difesa della salute, mancanza di trasparenza) per le cause della crisi. Queste sono costituite dalla crisi politico-amministrativa che travaglia la Campania, le sue province, i suoi comuni, le sue istituzioni, il personale pubblico, i suoi rapporti con i fornitori privati di servizi; a nulla sono serviti la decretazione d'urgenza, la Protezione civile, l'esercito, le deroghe a pioggia;
nel succedersi dei quadri di un dramma infinito, il malaffare, le incursioni camorristiche profonde ed emergenti, il fallimento di ogni iniziativa, l'uso scomposto del dolore della gente, la speranza civica degli italiani, la vigilanza politica degli organismi internazionali hanno, ciascuno per la propria parte, per il proprio interesse o per i propri doveri, potuto dolersi o rallegrarsi della sequela di promesse e bugie, di annunci e di nascondimenti e, infine, di egoismi e lacerazioni;
il Governo è risultato nella persona del suo Presidente, del suo Capo, il responsabile più visibile del fallimentare succedersi di iniziative, nessuna delle quali si è rivelata oggettivamente nell'interesse della Campania, di Napoli, dei loro cittadini; il 1o luglio 2008, il Presidente Berlusconi ha annunciato: «entro fine luglio non ci saranno più rifiuti per le strade» e che a gennaio avrebbe funzionato il termovalorizzatore di Acerra che ad aprile sarà finalmente a pieno regime; il 18 luglio 2008 ha annunciato: «dopo 58 giorni Napoli è tornata ad essere una città pulita, una città occidentale, dove non c'è più il disastro della spazzatura nelle strade (...) si tratta di un piano che avrà tempi anticipati rispetto al programma (...) e così si potrebbero dimezzare i tempi di costruzione dei termovalorizzatori»; il 1o ottobre 2008 ha annunciato: «è finita l'emergenza, la situazione è sotto controllo (...) verrò a Napoli tutti i mercoledì fin quando sarà necessario»; il 26 marzo 2009, ha dichiarato: «oggi è una data storica per la Campania e per Napoli perché si esce dall'emergenza definitivamente, non si tornerà più alla situazione e alla tragedia che ha angosciato i cittadini napoletani e campani per diversi anni, perché si entra in una fase di smaltimento dei rifiuti che possiamo definire industriale (...) spero che la televisione abbia il tempo di far vedere agli italiani come sono gli impianti di smaltimento dei rifiuti che si possono realizzare oggi e che realizzeremo in tante altre regioni, perché questo è un problema non soltanto della Campania ma di tutte le regioni italiane». Il 4 marzo 2010 la Corte europea di giustizia ha condannato l'Italia per il disastro rifiuti in Campania, perché ha messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente; il 15 marzo 2010 nuove avvisaglie dell'emergenza rifiuti a Napoli e a Caserta. Il 28 ottobre 2010, il Presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato: «Napoli sarà pulita entro tre giorni»; il 26 novembre 2010, ha dichiarato: «Napoli può essere pulita in 15 giorni (...) e la Lega non dirà no ad una richiesta di aiuto per i rifiuti di Napoli»; il 29 dicembre 2010, ha detto: «penso di tornare ad assumere direttamente la responsabilità per l'immediato sgombero, ma anche per gli impianti futuri»;
la materia è stata interessata da numerosi decreti-legge, il n. 263 del 9 ottobre 2006, il n. 61 dell'11 maggio 2007, il n. 107 del 17 giugno 2008, intrecciato con il n. 90 del 23 maggio 2008, per arrivare al n. 94 del 1o luglio 2011;
l'emergenza, l'urgenza e la necessità sono divenute non più cause giustificatrici di un intervento, bensì il filo conduttore di politiche incapaci di ridurre e sconfiggere la crisi dello smaltimento dei rifiuti;
la ragionevolezza del principio comunitario della prossimità delle sedi di smaltimento dei rifiuti ai loro centri di produzione, sprovvista di una copertura razionale di tipo normativo e organizzativo, ha offerto un'apparente protezione a forze di Governo ignare dell'unità nazionale e dei sottesi principi di lealtà istituzionale e civile;
ancora oggi, nel testo di un decreto-legge, l'ultimo della serie, il n. 94 del 2011, il Governo sembra prendere atto della crisi anziché contrastarla, con l'affermazione di non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti nella regione Campania;
la condizione di emergenza in Campania non può essere fatta risalire alle sole ragioni tecniche e di cattiva amministrazione, sottostandovi una non contraddetta situazione di ingerenza di poteri criminali;

impegna il Governo:

ad abbandonare l'inefficiente logica delle emergenze e della straordinarietà;
a presentare in Parlamento con la massima urgenza un disegno di legge organico che, nell'ambito delle competenze stabilite dall'articolo 117, comma secondo e comma terzo, della Costituzione, nel rispetto delle autonomie e delle potestà normative vigenti, senza l'utilizzo di deroghe alle disposizioni in materia ambientale, igienico-sanitaria, di prevenzione degli incendi, di sicurezza sul lavoro, urbanistiche, di paesaggio e beni culturali, definisca il finanziamento e le norme per la messa a regime della raccolta differenziata, con la realizzazione di una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania, per l'apertura delle discariche e l'esercizio degli impianti, e un sistema di benefici fiscali e contributivi e contenga un richiamo esplicito ed opportunamente sagomato alle vigenti disposizioni antifrode e antiriciclaggio;
ad indire una conferenza permanente sulla condizione dello smaltimento dei rifiuti in Italia, senza aggravi di costo sul bilancio dello Stato per il suo funzionamento e sulla cui attività sia periodicamente informato il Parlamento.
(1-00677)
«Mosella, Tabacci, Pisicchio, Brugger».

La Camera,
premesso che:
la crisi dei rifiuti in Campania è iniziata nel 1994 con la dichiarazione dello stato di emergenza e con la nomina del primo commissario di Governo con poteri straordinari (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 1994, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 1994);
lo stato di emergenza è quindi cessato ufficialmente, dopo oltre 15 anni, sulla base di un decreto-legge, il n. 195 approvato dal Governo il 17 dicembre 2009, che ha fissato la data del 31 dicembre 2009 quale termine finale dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario;
le cause alla base dell'emergenza rifiuti in Campania sono complesse. In primo luogo, vanno sottolineati i ritardi di pianificazione e di preparazione di discariche idonee, messe in essere solo a partire dal 2003; inoltre, vanno ricordati l'inadeguato trattamento dei rifiuti urbani nei sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti, i ritardi nella pianificazione e nella costruzione di inceneritori, dovuti anche a prescrizioni della magistratura sui progetti in essere; i ritardi nella pianificazione e nella costruzione di impianti di compostaggio della frazione organica dei rifiuti proveniente da raccolta differenziata, e sopratutto i bassi livelli medi della stessa, che nel 2007 nella provincia di Napoli si fermava ad un misero 8 per cento;
va peraltro evidenziato che alcuni comuni campani hanno ottimi tassi di raccolta differenziata: ad esempio Grumo Nevano, tra i comuni più virtuosi, ha raggiunto circa il 62 per cento della raccolta differenziata, mentre sempre secondo l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat, dati 2006), il comune di Casamarciano raggiunge il 49,6 per cento, mentre Santa Maria la Carità e Tufino superano abbondantemente il 44 per cento. Più in generale, la provincia di Salerno e quella di Avellino sono attorno al 20 per cento (21,3 e 19,3 per cento);
è a partire dal 1994, passando per periodi di maggiore o minore criticità, che i rifiuti solidi urbani in Campania non vengono raccolti regolarmente e si accumulano, in mancanza di una politica di riduzione dei rifiuti e, in particolar modo, per costante carenza della raccolta differenziata e degli impianti di combustibile derivato da rifiuti (cdr), peraltro in alcuni casi pure sequestrati dalla magistratura perché non a norma, e quindi mai effettivamente utilizzati;
nel 1998 il presidente della regione Antonio Rastrelli, nella sua qualità di commissario straordinario, indice la gara d'appalto per l'affidamento ad un soggetto privato dell'intera gestione del ciclo dei rifiuti. La gara si chiude nel 2000, quando il commissario straordinario è il nuovo presidente della regione Antonio Bassolino, vincitrice risulta un'associazione temporanea di imprese denominata Fibe, che si aggiudica l'appalto per la costruzione di sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti e di due inceneritori, nonché per la creazione di diverse discariche in Campania. La Fibe (sigla ottenuta dai nomi delle imprese Fisia, Impregilo, Babcock Environment GmbH, Evo Oberrhausen), ha come capofila la Fisia Italimpianti, controllata del gruppo Impregilo;
il contratto non viene però eseguito nei termini previsti dall'appaltatore che non consegna entro il 31 dicembre 2000 l'impianto di termovalorizzazione da esso stesso localizzato, tra grandi proteste, ad Acerra, e per di più realizza impianti che producono combustibile derivato dai rifiuti non a norma, per il quale si apre un processo penale innanzi al tribunale di Napoli;
negli impianti realizzati, Fibe continua per anni a produrre ecoballe che non possono essere bruciate, sia per assenza del termovalorizzatore, sia perché troppo umide; se ne accumulano così 5 milioni, corrispondenti a 6 milioni di tonnellate di rifiuti non smaltibili tramite termovalorizzazione, che vengono stoccate in giro per la regione;
nel luglio 1998 un'apposita commissione parlamentare constata che, dopo quattro anni di gestione commissariale, la Campania è ancora in stato di emergenza, giudicando insufficienti gli impianti realizzati o individuati, oltre che poco collaborative le amministrazioni locali;
nel dicembre 2000 Carlo Ferrigno, nuovo prefetto di Napoli, in qualità di commissario dichiara che le discariche esistenti sono ormai tutte sature ed in alcune sono stati sversati rifiuti al di là delle loro capacità, con gravi conseguenze igienico-sanitarie per chi vive nei paraggi; inoltre stigmatizza l'opposizione delle amministrazioni locali ad ospitare gli impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti;
la regione decide allora di continuare ad utilizzare comunque la discarica di Palma Campania, la cui bonifica è però condizionata all'individuazione di altre soluzioni. Nel frattempo entrano in funzione tre impianti di vagliatura e triturazione, e quattro di imballaggio;
in mancanza della piena attuazione del piano regionale, dovuta in massima parte all'inadempimento contrattuale della Fibe, e al mancato decollo della raccolta differenziata per la quale erano stati assunti migliaia di lavoratori presso i vari consorzi di bacino costituiti ad hoc nel 1993, all'inizio del 2001 si registra una nuova pesante crisi nella raccolta, che viene superata riaprendo provvisoriamente le discariche di Serre e Castelvolturno, ed inviando mille tonnellate al giorno di rifiuti verso altre regioni, quali la Toscana, l'Umbria e l'Emilia-Romagna, nonché all'estero, in Germania;
alla fine del 2001 entrano in funzione gli impianti di produzione di combustibile derivato da rifiuti di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere, seguiti nel 2002 da quelli di Giugliano, Casalduni e Tufino, ed infine di Battipaglia nel 2003. Ciò nonostante la Campania, in mancanza di una percentuale di raccolta differenziata apprezzabile e dei termovalorizzatori, non è ancora autosufficiente, mancando un'autonoma capacità di trattare quasi un milione di tonnellate annue di combustibile derivato dai rifiuti, e più di un milione di tonnellate annue da conferire direttamente in discarica o stoccare in attesa di trattamento speciale;
la prima maxi inchiesta giornalistica in merito all'emergenza rifiuti in Campania è dell'Unità. In quell'occasione il direttore dell'epoca (Padellaro) attaccò il governatore della regione Bassolino (commissario dei rifiuti fino al 2004). Nella replica Bassolino rivendicò il lavoro svolto, soprattutto da sindaco di Napoli, ma proprio in quei giorni la Protezione civile lanciava l'allarme: a Napoli c'erano 2000 tonnellate di rifiuti in strada;
è chiaro, quindi, come l'intera gestione dell'emergenza rifiuti operata dalla giunta di centrosinistra in Campana si sia rivelata un fallimento completo;
nel 2006 esplodono le prime rivolte da parte dei cittadini quando le strade sono sommerse da oltre 35 mila tonnellate di rifiuti. Nell'aprile del 2006 viene appiccato il fuoco a centinaia di cassonetti, gli impianti per lo smaltimento sono saturi, alcune scuole chiuse per emergenza sanitaria; nell'ottobre del 2006 Lega, Forza Italia e Italia dei Valori invocano misure speciali: l'invio dell'esercito;
nel luglio del 2007 il problema non è ancora risolto. In Campania ci sono 5 milioni di tonnellate di rifiuti sparsi e 600 mila tonnellate in rifiuti provvisori. Tanto che il cardinale Sepe si rivolse pubblicamente al presidente della regione Bassolino ed al sindaco di Napoli Iervolino: «ridate dignità alla città»;
l'emergenza rifiuti nel decennio 1996-2006 è costata 780 milioni di euro l'anno, complessivamente 15 mila miliardi di lire. Il Governo Prodi è costretto a chiedere la fiducia sul decreto emergenza rifiuti in Campania che contiene i siti che ospiteranno le discariche;
nel corso del 2007, con la progressiva saturazione delle discariche, si verifica quindi una nuova e più grave crisi nella gestione dei rifiuti, che induce il Governo Prodi in carica ad intervenire individuando nuovi siti da destinare a discarica, orientando la soluzione del problema verso la regionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti, e autorizzando la costruzione di tre nuovi inceneritori; di fatto quindi emerge la palese contraddizione con l'impostazione della gestione commissariale di Antonio Bassolino, che ruotava invece tutta intorno alla travagliata costruzione di un unico megainceneritore ad Acerra;
l'ordinanza per la costruzione degli inceneritori viene firmata il 31 gennaio 2008, mentre ancora il 25 gennaio 2008 la giunta comunale di Napoli approvava una spesa di 228.000 euro per una «analisi sulla percezione della qualità del proprio territorio/ambiente, durante l'emergenza rifiuti, da parte delle imprese e dei cittadini campani rispetto a quella dei cittadini del resto d'Italia», poi revocata;
nel dicembre del 2007 la Corte dei conti condanna il presidente Bassolino a risarcire oltre 3 milioni di euro alla regione per la creazione di un «call center ambientale» con 100 dipendenti allestito nel 2001;
De Gennaro, ennesimo commissario nominato per l'emergenza, l'11 gennaio 2008, denuncia che i dati su discariche e raccolta rifiuti sono tutti falsi, compresi nomi di discariche inseriti sapendo che non erano inutilizzabili;
riprendono così i trasferimenti di rifiuti verso la Germania tramite ferrovia, con un costo nettamente inferiore rispetto a quanto il commissariato per l'emergenza spendeva per smaltirli in Campania;
inoltre vengono individuate ulteriori nuove aree da adibire a discarica, tra cui la discarica chiusa nel quartiere di Napoli Pianura, e successivamente una cava dismessa nel quartiere di Chiaiano, al confine con il comune di Marano di Napoli. Tale decisione provoca le violenta protesta della cittadinanza locale. Il mandato del commissario viene nel frattempo prorogato alla scadenza dal dimissionario Governo Prodi, e la situazione, ancora lontana dall'essere risolta, degenera con gravi ripercussioni sull'ordine pubblico;
appare, quindi, evidente la contraddittorietà degli interventi messi in atto dal Governo di centrosinistra, dalla presidenza della regione e dal sindaco della città di Napoli (entrambi di centrosinistra), in un panorama caratterizzato da una generale confusione e mancanza di progettualità di gestione;
il 21 maggio 2008 il nuovo Governo, presieduto da Silvio Berlusconi, tiene il suo primo Consiglio dei ministri proprio a Napoli, ed approva un decreto-legge (n. 90 del 23 maggio 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 14 luglio 2008) che introduce un nuovo modello per la gestione dell'emergenza campana. I commissari delegati e le relative strutture sono sostituiti da un apposito Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. L'incarico, viene, quindi, attribuito al Capo del Dipartimento della protezione civile, Guido Bertolaso, con il compito di coordinare la gestione dei rifiuti nella regione Campania per tutta la durata del periodo emergenziale (fino al 31 dicembre 2009). Si prevede, altresì, il coinvolgimento delle forze di polizia e delle forze armate al fine di assicurare piena effettività agli interventi per fronteggiare l'emergenza. Per la durata dello stato emergenziale, la competenza sui procedimenti per reati in materia di gestione dei rifiuti e in materia ambientale, riguardanti l'intero territorio della Campania, è attribuita alla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Sono inoltre attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie, anche di natura cautelare, relative a diritti costituzionalmente tutelati, comunque attinenti alla gestione dei rifiuti, anche se poste in essere dall'amministrazione pubblica o da soggetti ad essa equiparati;
il decreto-legge incide anche sulla normativa nazionale relativa ai termovalorizzatori, alle discariche e alla protezione civile, introducendo una serie di deroghe alle disposizioni in materia ambientale, igienico-sanitaria, prevenzione incendi, sicurezza sul lavoro, urbanistica, paesaggio e beni culturali, poi precisate con il decreto-legge n.97 del 2008. Durante il procedimento di conversione del decreto-legge sono inserite disposizioni che attribuiscono alle province della regione Campania la titolarità degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti. Viene infine prevista la messa in opera di quattro termovalorizzatori (Acerra, Salerno, Napoli e Santa Maria La Fossa);
successivamente, il decreto-legge n. 172 del 2008 introduce ulteriori misure per la soluzione dell'emergenza, mediante l'individuazione, tra l'altro, di forme di vigilanza nei confronti degli enti locali finalizzate a garantire l'osservanza della normativa ambientale. Durante l'iter parlamentare viene altresì introdotta l'educazione ambientale nei programmi scolastici della scuola dell'obbligo. Al fine di ottimizzare la gestione integrata dei rifiuti, viene avviato un progetto pilota per garantire la piena tracciabilità dei rifiuti;
un ulteriore decreto-legge, n. 195 del 2009, istituisce una «unità operativa» e un'«unità stralcio», e introduce norme sugli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, sul deposito e stoccaggio temporaneo dei rifiuti, nonché sul personale dei consorzi. Ai presidenti delle province vengono attribuite le funzioni ed i compiti di programmazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti da organizzarsi anche per ambiti territoriali nel contesto provinciale e per distinti segmenti delle fasi del ciclo di gestione dei rifiuti;
nel corso della fase di emergenza gestita dal Sottosegretario Bertolaso sono state 3.800.000 le tonnellate di rifiuti urbani smaltiti dall'inizio dell'attività della struttura sino al 31 dicembre 2009; 6.700 le tonnellate di rifiuti urbani smaltite in media ogni giorno;
in totale la somma degli stanziamenti che, per il periodo 2008-2011, sono stati destinati alla soluzione dell'emergenza rifiuti in Campania (ufficialmente terminata il 31 dicembre 2009) è complessivamente pari a 509,011 milioni di euro; inoltre la delibera Cipe n. 40 del 13 maggio 2010, nell'ambito dell'assegnazione di 400 milioni di euro prevista al punto 2 della delibera Cipe n. 4/2009 relativa al cosiddetto fondo strategico per il Paese, ha previsto a favore del Dipartimento della protezione civile un'assegnazione di 165 milioni di euro per l'emergenza rifiuti in Campania;
l'impegno del Governo è stato dunque concreto e costante e i risultati di tale azione si sono potuti toccare con mano: la città di Napoli era stata restituita alla sua dignità; le carenze gestionali ed organizzative da parte dell'amministrazione locale inadempiente per quelle che dovevano essere le sue competenze hanno però di fatto vanificato il lavoro fatto dal Governo, facendo in breve ripiombare la città in uno stato di degrado allarmante;
durante l'ultima campagna elettorale il neosindaco di Napoli ha più volte promesso che avrebbe risolto la questione dell'emergenza rifiuti: al momento, la sua prima ed unica iniziativa è stata quella di richiedere nuovamente l'intervento del Governo;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha incontrato il neo eletto sindaco, ribadendo la disponibilità del Governo a fare il possibile ed il necessario per superare la criticità nella quale la città di Napoli, per responsabilità dei suoi vecchi e nuovi amministratori, è nuovamente precipitata;
da ultimo, il Consiglio dei ministri del 1o luglio 2011, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha infatti approvato il decreto-legge n. 94 del 2011, che prevede misure urgenti per superare le attuali criticità connesse alla gestione e allo smaltimento di rifiuti urbani nella regione Campania. In particolare, il provvedimento dispone che i rifiuti derivati dalle attività di tritovagliatura possono essere smaltiti fuori dalla regione Campania, prioritariamente nelle regioni limitrofe in attuazione del principio comunitario della prossimità, e con il nulla osta della regione di destinazione,

impegna il Governo

a proseguire con determinazione nel fronteggiare la situazione critica dello smaltimento dei rifiuti in Campania attraverso l'adozione delle necessarie misure di propria competenza e attraverso l'individuazione di chiare responsabilità, e a collaborare affinché venga riattivato un ciclo corretto della gestione dei rifiuti, promuovendo in particolare azioni per aumentare significativamente la raccolta differenziata e per realizzare gli impianti idonei a superare le annose condizioni di inefficienza.
(1-00678)
«Ghiglia, Aracri, Bonciani, Cosenza, Di Cagno Abbrescia, Tommaso Foti, Germanà, Gibiino, Lisi, Pizzolante, Stradella, Tortoli, Vella, Vessa».

La Camera,
premesso che:
il 30 giugno 2011 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge (n. 94 del 2011) che introduce disposizioni finalizzate alla risoluzione della nuova emergenza rifiuti in atto a Napoli e provincia;
si tratta dell'ennesimo intervento promosso negli ultimi anni per fronteggiare l'ormai intricata e ingovernabile gestione del ciclo della raccolta e smaltimento dei rifiuti nella città di Napoli, in particolare, e nella regione Campania, in generale;
allo stato attuale a Napoli e nella sua provincia sono presenti oltre 15 mila tonnellate di rifiuti e aumentano i roghi e le discariche abusive, lasciando le città campane interessate in un drammatico ed esasperante stato di emergenza che necessita di un intervento immediato;
sono più di 15 anni che il territorio campano, e Napoli in particolare, vive una sconcertante e insostenibile emergenza che non trova mai risoluzione definitiva e costituisce un pessimo esempio di cattiva amministrazione, oltre ad aver causato un gravissimo danno di immagine alla città di Napoli e all'Italia intera;
le gestioni commissariali che si sono succedute nel tempo (comprese le ultime varate dal Governo Berlusconi in carica, con l'affidamento dell'intera gestione della fase emergenziale, con poteri mai riscontrati nel passato all'ex Capo della Protezione civile Bertolaso, e il varo di un piano di costruzione di impiantistica con tecnologie moderne per sostenere il carico del ciclo dei rifiuti nell'intera regione), sebbene nell'immediatezza abbiano portato alcuni momentanei e provvisori risultati, nel complesso, invero, si sono rivelate totalmente fallimentari, portando oggi Napoli e la Campania ad una situazione socio-sanitaria allarmante;
con il decreto-legge n. 195 del 2009, il Governo Berlusconi fissava il termine della fase commissariale dell'emergenza al 31 dicembre 2009, riportando in seno alle amministrazioni locali e agli enti collegati preposti in materia la responsabilità della gestione dei rifiuti;
a distanza di quasi 2 anni oggi il problema non solo non ha trovato effetti risolutivi, ma si è, come dimostrano i fatti delle ultime settimane, ulteriormente aggravato;
il provvedimento emanato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, tardivamente negli ultimi giorni (anche per le contraddizioni scoppiate in seno alla maggioranza che sostiene il Governo, in particolar per l'ostilità manifestata dalla Lega Nord ad un intervento sulla vicenda) rappresenta un nuovo tentativo non risolutivo della nuova fase emergenziale, al punto da essere criticato dallo stesso presidente della regione Campania e dalle amministrazioni locali interessate;
il grande piano di intervento promosso da Berlusconi, all'indomani della sua elezione nel 2008, propagandato come la soluzione di tutti i problemi legati alla questione dei rifiuti in Campania, prevedeva la costruzione di 5 impianti di termovalorizzazione, l'allargamento e l'individuazione di nuovi siti di conferimento e di trattamento dei rifiuti da utilizzare nella fase transitoria, l'incremento dei livelli di raccolta differenziata;
ad oggi a più di 3 anni dal lancio e a conferma del fallimento dell'iniziativa, il progetto ha visto soltanto la realizzazione di un impianto (quello di Acerra), peraltro funzionante in minima parte e per il quale il Governo aveva stanziato un finanziamento di più di 350 milioni di euro a favore dell'impresa affidataria, a valere sui fondi regionali per le aree sottoutilizzate, per accelerarne i tempi di completamento delle opere necessarie e consentirne la più celere possibile messa in funzione;
non sono sicuramente da meno le responsabilità in capo alle amministrazioni locali, di Napoli in particolare, che con la loro incapacità organizzativa e tecnico-amministrativa e talora anche come accertato con le connivenze con la criminalità organizzata fortemente interessata a lucrare e a inserirsi nel processo di gestione illecita dei rifiuti, hanno fortemente rallentato la risoluzione della problematica;
le dichiarazioni pronunciate in merito alla risoluzione dell'emergenza dal neo eletto sindaco della città di Napoli, De Magistris, destano perplessità, in quanto si ritiene che affidare la drammatica gestione del ciclo dei rifiuti della città esclusivamente ad un elevato regime di raccolta differenziata, escludendo totalmente il completamento della fase realizzativa degli impianti di termovalorizzazione, costituisca una miope e semplicistica visione della problematica;
la drammaticità dell'emergenza impone una presa di responsabilità netta e l'adozione di un piano comune nell'interesse della Campania, in un quadro in cui strumenti, mezzi, risorse, procedure, responsabilità, sanzioni e tempi siano chiari, condivisi e finalizzati principalmente al completamento dell'impiantistica, all'introduzione di un concreto e virtuoso sistema di raccolta differenziata e alla ricerca di nuovi siti di conferimento dei rifiuti e della messa in atto delle relative bonifiche nelle aree interessate, al fine di alleggerire i siti già esistenti e di sopportare il carico prodotto, evitando la frequente giacenza sulle strade di migliaia di tonnellate di cumuli di rifiuti, di evitare l'imbarazzante e ripetuta richiesta di «solidarietà» alle altre regioni (già, tra l'altro, per la maggior parte gravate da problemi di gestione interna) e di raggiungere in tempi più stretti possibili la fase dell'ordinarietà,

impegna il Governo:

a mettere in atto ulteriori misure straordinarie, anche di carattere finanziario, che si aggiungano a quelle recentemente disposte, finalizzate a rafforzare il sistema normativo in funzione del più celere e tempestivo superamento della fase emergenziale in atto a Napoli e in provincia;
a dare piena attuazione al piano di realizzazione degli impianti di termovalorizzazione in cantiere e al resto dell'impiantistica necessaria a consentire un corretto funzionamento del sistema di gestione dei rifiuti prodotti e dello smaltimento delle ecoballe in attesa di essere eliminate;
ad assumere iniziative normative che permettano di conferire pieni poteri e responsabilità ai sindaci e alle amministrazioni locali nella scelta dell'allargamento o dell'individuazione di nuovi siti da adibire a discarica presso i quali conferire la grande mole di rifiuti prodotti giornalmente in Campania ed evitare così il frequente collasso del sistema;
a sviluppare insieme alle amministrazioni locali campagne e programmi di informazione sulla corretta e virtuosa gestione dei rifiuti e mettere in atto conseguentemente un reale e capillare sistema di raccolta differenziata, prevedendo anche lo strumento della raccolta «porta a porta»;
a valutare l'opportunità di prevedere un organo terzo di controllo, senza oneri aggiuntivi per lo Stato, che vigili sulla trasparenza, la legittimità e l'efficacia delle azioni intraprese nell'ambito della gestione del ciclo dei rifiuti della regione Campania.
(1-00679)
«Libè, Della Vedova, Lo Monte, Galletti, Nunzio Francesco Testa, Muro, Zinzi, Mondello, Dionisi, Ciccanti, Compagnon, Naro, Volontè, Commercio».

La Camera,
premesso che:
è sotto gli occhi di tutti la gravissima situazione che si è determinata nella regione Campania in questi giorni, anche sotto il profilo igienico-sanitario, a causa dell'accumulo di ingenti quantitativi di rifiuti in siti di stoccaggio, impianti di trattamento e luoghi pubblici;
la grave crisi ambientale in atto, che minaccia seriamente la salute dei cittadini e perpetua condizioni favorevoli ad infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle attività di trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, è diretta conseguenza della grave incapacità del governo regionale e delle province governate dal centrodestra, nonché dell'evidente inefficacia ed inadeguatezza delle norme contenute nel decreto-legge n. 196 del 2010;
con riferimento alla situazione emergenziale della Campania la Corte di giustizia dell'Unione europea ha già adottato una sentenza che accerta l'inadempimento da parte dello Stato italiano rispetto al recepimento della direttiva 2006/12/CE in materia di smaltimento dei rifiuti. Laddove lo Stato italiano non dovesse in tempi rapidi adottare i provvedimenti necessari all'esecuzione di tale sentenza, la Commissione europea avvierà la procedura di cui all'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di ottenere la condanna al pagamento di un'ammenda che può raggiungere l'importo di 680 mila euro per ogni giorno di inadempimento;
secondo quanto riferiscono gli organi di informazione, il Commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik, in merito all'attuale situazione dei rifiuti in Campania, ha affermato che «le autorità italiane non hanno ancora fatto quanto necessario per trovare una soluzione adeguata e definitiva al problema». Secondo il Commissario europeo, «i miglioramenti reali si devono ancora vedere e vanno confermati da parte dei cittadini»; «l'assenza di questi miglioramenti lascia alla Commissione poca scelta, se non quella di proseguire attivamente con la procedura d'infrazione». Potocnik ha, inoltre, aggiunto che «a meno che la situazione non cambi per tempo, questo potrebbe portare a sanzioni pecuniarie all'Italia da parte della Corte europea di giustizia». Il Commissario ha concluso lanciando di nuovo un appello alle autorità italiane «a tutti i livelli» perché prendano in mano la questione, in «modo che il denaro dei contribuenti serva a migliorare la situazione sul terreno piuttosto che a pagare le multe»;
l'adozione delle misure strutturali necessarie a risolvere in via definitiva il problema non può prescindere dalla soluzione dell'attuale stato di emergenza, in presenza del quale non è possibile avviare alcun programma di medio-lungo periodo. È, quindi, del tutto prioritario rispetto ad ogni altra iniziativa, adottare i provvedimenti utili a rimuovere i rifiuti dalle strade di Napoli e della regione Campania, collocandoli nei siti disponibili, anche fuori dalla regione;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (cosiddetto tua-testo unico ambientale) - parte quarta - titolo I - detta norme in materia di gestione dei rifiuti, prevedendo, tra l'altro, il divieto di smaltimento dei rifiuti urbani in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali qualora gli aspetti territoriali e l'opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano (articolo 182, comma 3);
allo smaltimento dei rifiuti speciali, invece, si applica il principio generale della libera circolazione sul territorio nazionale, insuscettibile di limitazione da parte delle regioni (con particolare riferimento all'articolo 182 del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 4-octies del decreto-legge n. 97 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 129 del 2008, all'articolo 8 del decreto legislativo n. 205 del 2010, alla direttiva 2008/98/CE). Tali tipologie di rifiuti possono, infatti, essere smaltiti in regime di libero mercato, attraverso accordi volontari tra operatori economici degli impianti di smaltimento delle diverse regioni;
l'impianto di incenerimento rifiuti di Brescia è gestito dalla società A2A, la quale è a capo di un gruppo di imprese che controlla interamente la società Partenope ambiente, alla quale è stata affidata la gestione dell'inceneritore di Acerra (Napoli);
sulla base della normativa vigente e viste le capacità di trattamento dell'impianto, l'inceneritore di Brescia sarebbe perfettamente in grado di smaltire una parte dei rifiuti urbani campani opportunamente trattati, oltre che quelli speciali già presenti in Campania; i primi nell'ambito dell'accordo Stato-regioni per fronteggiare l'emergenza. Tale situazione è, seppur in maniera diversa, estendibile ad altri impianti di incenerimento nell'Italia del Centro-Nord;
poiché i due impianti di Brescia e Acerra sono gestiti da imprese appartenenti al medesimo gruppo societario, non si comprende l'indisponibilità ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania. Con la conseguenza che tali rifiuti continuano ad intasare l'inceneritore di Acerra (che soffre guasti e interruzioni con cadenza ormai periodica), nonostante questo sia gestito dalla stessa società A2A, per il tramite della sua controllata Partenope ambiente;
la risposta del Governo, attraverso il recente decreto-legge n. 94 del 2011. risulta tardiva e sbagliata, palesemente condizionata dalle resistenze della Lega Nord e costituisce addirittura un passo indietro rispetto al decreto-legge n. 196 del 2010, che pure aveva previsto «un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni»;
in tal modo risultano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, tradite le attese dei cittadini campani e delle istituzioni locali, che hanno riposto in un risolutivo intervento del Governo le loro attese per l'avvio di una fuoriuscita dalla grave emergenza in atto;
il citato provvedimento, infatti, ha reso ancor più difficile e incerto il contributo delle altre regioni, non ha dato alcuna garanzia sull'immediata disponibilità delle indispensabili risorse precedentemente stanziate con il decreto legge n. 196 del 2010 e non ha dato alcuna risposta alle richieste dei comuni della Campania di vedersi definitivamente attribuite le competenze primarie nella gestione del ciclo e connessa tariffa nei rispettivi territori, analogamente a quanto avviene in ambito nazionale;
l'infiltrazione malavitosa continua ad essere presente in maniera significativa sia nel trasporto dei rifiuti e del percolato prodotto dalle discariche e dagli impianti stir (stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti) che all'interno di organismi di gestione,

impegna il Governo:

al fine di consentire lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, ad attivare un percorso certo e immediato attraverso un accordo, in sede di conferenza Stato-regioni, che coinvolga tutte le regioni italiane a partire da quelle regioni che hanno un sistema impiantistico idoneo alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti e utilizzando preferibilmente impianti a gestione pubblica o a maggioranza pubblica;
a rendersi parte attiva affinché la regione Campania, in collaborazione con le province, individui, anche attraverso le numerose cave esistenti, alcune discariche per far fronte alla situazione emergenziale e definisca un immediato piano che consenta di riportare la regione nella gestione ordinaria, così come previsto dalla direttiva 2008/98/CE;
a comunicare al Parlamento, anche presso le Commissioni competenti:
a) i costi dell'emergenza rifiuti dal 2008 ad oggi;
b) l'attività delle società provinciali pubbliche costituite in base alla legislazione vigente;
c) le procedure, le forme contrattuali, i costi di smaltimento dei rifiuti oggetto del rapporto tra gli attuali gestori e le società private destinatarie del trattamento e dello smaltimento finale dei rifiuti dall'emanazione del decreto-legge n. 196 del 2010 ad oggi;
a ripristinare al più presto le competenze degli enti locali riguardo alla gestione integrata dei rifiuti, come previsto dal testo unico ambientale in tutto il resto del Paese.
(1-00680)
«Bratti, Mariani, Bonavitacola, Realacci, Graziano, Iannuzzi, Cuomo, Cenni, Benamati, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola, Marco Carra».

La Camera,
premesso che:
è sotto gli occhi di tutti la gravissima situazione che si è determinata nella regione Campania in questi giorni, anche sotto il profilo igienico-sanitario, a causa dell'accumulo di ingenti quantitativi di rifiuti in siti di stoccaggio, impianti di trattamento e luoghi pubblici;
la grave crisi ambientale in atto, che minaccia seriamente la salute dei cittadini e perpetua condizioni favorevoli ad infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle attività di trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, è diretta conseguenza della grave incapacità del governo regionale e delle province governate dal centrodestra, nonché dell'evidente inefficacia ed inadeguatezza delle norme contenute nel decreto-legge n. 196 del 2010;
con riferimento alla situazione emergenziale della Campania la Corte di giustizia dell'Unione europea ha già adottato una sentenza che accerta l'inadempimento da parte dello Stato italiano rispetto al recepimento della direttiva 2006/12/CE in materia di smaltimento dei rifiuti. Laddove lo Stato italiano non dovesse in tempi rapidi adottare i provvedimenti necessari all'esecuzione di tale sentenza, la Commissione europea avvierà la procedura di cui all'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di ottenere la condanna al pagamento di un'ammenda che può raggiungere l'importo di 680 mila euro per ogni giorno di inadempimento;
secondo quanto riferiscono gli organi di informazione, il Commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik, in merito all'attuale situazione dei rifiuti in Campania, ha affermato che «le autorità italiane non hanno ancora fatto quanto necessario per trovare una soluzione adeguata e definitiva al problema». Secondo il Commissario europeo, «i miglioramenti reali si devono ancora vedere e vanno confermati da parte dei cittadini»; «l'assenza di questi miglioramenti lascia alla Commissione poca scelta, se non quella di proseguire attivamente con la procedura d'infrazione». Potocnik ha, inoltre, aggiunto che «a meno che la situazione non cambi per tempo, questo potrebbe portare a sanzioni pecuniarie all'Italia da parte della Corte europea di giustizia». Il Commissario ha concluso lanciando di nuovo un appello alle autorità italiane «a tutti i livelli» perché prendano in mano la questione, in «modo che il denaro dei contribuenti serva a migliorare la situazione sul terreno piuttosto che a pagare le multe»;
l'adozione delle misure strutturali necessarie a risolvere in via definitiva il problema non può prescindere dalla soluzione dell'attuale stato di emergenza, in presenza del quale non è possibile avviare alcun programma di medio-lungo periodo. È, quindi, del tutto prioritario rispetto ad ogni altra iniziativa, adottare i provvedimenti utili a rimuovere i rifiuti dalle strade di Napoli e della regione Campania, collocandoli nei siti disponibili, anche fuori dalla regione;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (cosiddetto tua-testo unico ambientale) - parte quarta - titolo I - detta norme in materia di gestione dei rifiuti, prevedendo, tra l'altro, il divieto di smaltimento dei rifiuti urbani in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali qualora gli aspetti territoriali e l'opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano (articolo 182, comma 3);
allo smaltimento dei rifiuti speciali, invece, si applica il principio generale della libera circolazione sul territorio nazionale, insuscettibile di limitazione da parte delle regioni (con particolare riferimento all'articolo 182 del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 4-octies del decreto-legge n. 97 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 129 del 2008, all'articolo 8 del decreto legislativo n. 205 del 2010, alla direttiva 2008/98/CE). Tali tipologie di rifiuti possono, infatti, essere smaltiti in regime di libero mercato, attraverso accordi volontari tra operatori economici degli impianti di smaltimento delle diverse regioni;
l'impianto di incenerimento rifiuti di Brescia è gestito dalla società A2A, la quale è a capo di un gruppo di imprese che controlla interamente la società Partenope ambiente, alla quale è stata affidata la gestione dell'inceneritore di Acerra (Napoli);
sulla base della normativa vigente e viste le capacità di trattamento dell'impianto, l'inceneritore di Brescia sarebbe perfettamente in grado di smaltire una parte dei rifiuti urbani campani opportunamente trattati, oltre che quelli speciali già presenti in Campania; i primi nell'ambito dell'accordo Stato-regioni per fronteggiare l'emergenza. Tale situazione è, seppur in maniera diversa, estendibile ad altri impianti di incenerimento nell'Italia del Centro-Nord;
poiché i due impianti di Brescia e Acerra sono gestiti da imprese appartenenti al medesimo gruppo societario, non si comprende l'indisponibilità ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania. Con la conseguenza che tali rifiuti continuano ad intasare l'inceneritore di Acerra (che soffre guasti e interruzioni con cadenza ormai periodica), nonostante questo sia gestito dalla stessa società A2A, per il tramite della sua controllata Partenope ambiente;
la risposta del Governo, attraverso il recente decreto-legge n. 94 del 2011. risulta tardiva e sbagliata, palesemente condizionata dalle resistenze della Lega Nord e costituisce addirittura un passo indietro rispetto al decreto-legge n. 196 del 2010, che pure aveva previsto «un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni»;
in tal modo risultano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, tradite le attese dei cittadini campani e delle istituzioni locali, che hanno riposto in un risolutivo intervento del Governo le loro attese per l'avvio di una fuoriuscita dalla grave emergenza in atto;
il citato provvedimento, infatti, ha reso ancor più difficile e incerto il contributo delle altre regioni, non ha dato alcuna garanzia sull'immediata disponibilità delle indispensabili risorse precedentemente stanziate con il decreto legge n. 196 del 2010 e non ha dato alcuna risposta alle richieste dei comuni della Campania di vedersi definitivamente attribuite le competenze primarie nella gestione del ciclo e connessa tariffa nei rispettivi territori, analogamente a quanto avviene in ambito nazionale;
l'infiltrazione malavitosa continua ad essere presente in maniera significativa sia nel trasporto dei rifiuti e del percolato prodotto dalle discariche e dagli impianti stir (stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti) che all'interno di organismi di gestione,

impegna il Governo:

al fine di consentire lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, ad attivare un percorso certo e immediato attraverso un accordo, in sede di conferenza Stato-regioni, che coinvolga tutte le regioni italiane a partire da quelle regioni che hanno un sistema impiantistico idoneo alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti e utilizzando preferibilmente impianti a gestione pubblica o a maggioranza pubblica;
a rendersi parte attiva affinché la regione Campania, in collaborazione con le province, individui, anche attraverso le numerose cave esistenti, alcune discariche per far fronte alla situazione emergenziale e definisca un immediato piano che consenta di riportare la regione nella gestione ordinaria, così come previsto dalla direttiva 2008/98/CE;
a comunicare al Parlamento, anche presso le Commissioni competenti, una relazione annuale sullo stato della gestione dei rifiuti in Campania con i relativi costi;
a ripristinare, alla conclusione dei lavori dei commissari, le competenze degli enti locali riguardo alla gestione integrata dei rifiuti, come previsto dal testo unico ambientale in tutto il resto del Paese.
(1-00680)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Bratti, Mariani, Bonavitacola, Realacci, Graziano, Iannuzzi, Cuomo, Cenni, Benamati, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola, Marco Carra».

La Camera,
premesso che:
il drammatico esito della questione rifiuti campani, e napoletani in particolare, era stato previsto già 17 anni fa dal professore Aldo Loris Rossi, ordinario di progettazione architettonica ed ambientale all'università Federico II di Napoli, quando evidenziava come, il ricorso al commissario di Governo, avrebbe trasformato la situazione campana in un «affare di Stato» senza affrontare le questioni nodali, dell'avvio della raccolta differenziata nel napoletano e nel casertano, e del perdurare degli interessi corporativi;
quale fosse la situazione esistente allora in Campania è descritta nel libro del 1994 intitolato «Progetto per Napoli metropoli europea» del professore Aldo Loris Rossi: la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi nella provincia di Napoli anche nella prima metà degli anni novanta rappresentava una piaga irrisolta con l'amministrazione regionale che non aveva elaborato un piano regolatore dei rifiuti solidi che avrebbe dovuto regolamentare: la definizione delle caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti; la valutazione della loro pericolosità e quindi la scelta dei più idonei sistemi di trattamento; la delimitazione dei bacini di raccolta e di conferimento; l'individuazione dei siti dove realizzare gli impianti; la raccolta ed il trattamento differenziato dei vari tipi di residui; l'incentivazione alla riutilizzazione dei materiali recuperabili e lo sviluppo di un apposito mercato delle «materie prime seconde» per diminuire i quantitativi da smaltire e sviluppare nuove e idonee tecnologie;
i Radicali nel 1994 denunciavano che la regione Campania non aveva fatto niente di quanto sopra delineato e che si era continuata ad attuare, come soluzione transitoria, solo l'utilizzo delle discariche esistenti, non sempre sufficientemente adeguate alle norme di sicurezza necessarie per prevenire danni ambientali quali l'infiltrazione di percolato nelle sottostanti falde idriche;
con il ricorso alla figura del commissario di Governo, a partire dal 1994, il problema non è stato risolto nell'arco di 15 anni, con il perdurare del monopolio della malavita interessata ad appalti sia delle discariche che degli inceneritori;
le soluzioni finora proposte dall'attuale Governo si sono dimostrate assolutamente fallimentari come dimostra l'attuale situazione di emergenza rifiuti a Napoli rispetto alla quale anche il recente decreto-legge n. 94 del 1o luglio 2011 risulta inadeguato ad aiutare quei territori ad avviare un ciclo virtuoso dei rifiuti come pure avviene in altre provincie della regione Campania, quali Salerno, Benevento ed Avellino;
la prima direttiva europea sulla differenziata risale al 1975 e permane la più recente procedura di infrazione aperta dall'Unione europea per la mancata adozione di un piano regionale dei rifiuti, con il paradosso che i quantitativi di rifiuti e i costi per la loro gestione ineguagliabili nell'intero pianeta;
si persevera, infatti, nella commissione in due «errori capitali»: non attivare il compostaggio dell'organico putrescente (30 per cento dei rifiuti ) e mischiarlo con imballaggi inerti (50 per cento del totale) inquinando anche questi per mandare più rifiuti in discariche e inceneritori;
poiché gli imballaggi costituiscono il 40 per cento in peso e il 65 per cento in volume dei rifiuti, questi ultimi, se separati a monte, dimezzerebbero, riducendo drasticamente i costi e i tempi di trasferimento nelle discariche;
nella sola provincia di Napoli, esistono aree per i piani di insediamento produttivo (pip) che costituiscono ben 329 ettari di spazio disponibile per la raccolta differenziata, il compostaggio e lo stoccaggio dei rifiuti; tali aree (oltre 120 diffuse in Campania) sono già attrezzate e immediatamente disponibili per realizzare impianti di compostaggio, di selezione differenziata e stoccaggio di rifiuti inertizzati; ciò ridurrebbe al 20-25 per cento i rifiuti da smaltire in piccole discariche autogestite dai comuni;
le proposte della delegazione radicale, in tal senso avanzate nel corso di questa legislatura ogni qualvolta si è affrontata l'emergenza rifiuti e accolte nella forma di raccomandazioni ed ordini del giorno dal Governo, non hanno ancora trovato attuazione,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative di competenza ad hoc per:
a) ridurre gli imballaggi a monte consentendo così la riduzione della massa rifiuti più o meno del 50 per cento in peso e volume, attivando strumenti per il recupero diretto presso i negozianti dei materiali riciclabili, attraverso procedure legislative dedicate;
b) stoccare gli imballaggi nelle 120 aree di insediamento produttivo della Campania dove realizzare impianti di compostaggio, di selezione differenziata e stoccaggio di rifiuti inertizzati;
c) assicurare massima trasparenza nella gestione di ogni risorsa e finanziamento destinato alla gestione dei rifiuti in Campania e sull'intero territorio nazionale.
(1-00681)
«Zamparutti, Beltrandi, Benamati, Bernardini, Bratti, Farina Coscioni, Mariani, Mecacci, Motta, Maurizio Turco».

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti in merito ai tempi e alle modalità di attuazione del piano per il Sud - 3-01758

D'ANTONI, VICO, MARAN, BOCCIA, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
nell'estate 2009 il Governo dava inizio a una campagna di comunicazione incentrata sul «varo imminente di un grande piano Berlusconi» avente per oggetto il rilancio delle zone deboli del Mezzogiorno. Sotto i riflettori dei principali media nazionali, nell'agosto 2009, il Presidente del Consiglio dei ministri assumeva direttamente il controllo dell'operazione, dichiarando che «occorre concepire l'intervento straordinario come un grande new deal rooseveltiano». Negli Stati Uniti, sottolineava in quella circostanza Berlusconi, «gli squilibri territoriali furono rimossi attraverso un'agenzia di livello federale, non dei singoli Stati. Anche nel nostro caso il ruolo di guida non può essere che del Premier»;
a tali dichiarazioni si aggiungevano poche settimane dopo quelle dell'allora Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola, secondo cui «con il piano Berlusconi per il Mezzogiorno che presenteremo nei prossimi giorni ci impegneremo per fare del Sud un ambiente più favorevole all'impresa, con una pubblica amministrazione più efficiente, una più ricca dotazione infrastrutturale, maggiore sicurezza e legalità»;
a tali annunci non è seguito alcunché fino al 26 novembre 2010, quando il Consiglio dei ministri ha licenziato, con grande clamore mediatico, un documento programmatico denominato «piano per il Sud». Una lista di titoli largamente sovrapponibile alle 10 priorità previste dal quadro strategico nazionale, in cui, però, mai si identificano i progetti specifici che si intendono finanziare. Nel piano mancano totalmente le modalità di trasposizione delle priorità in un reale programma operativo. La genericità regna sovrana, in quanto manca l'individuazione delle linee d'azione, delle risorse e dei risultati attesi, così da poter verificare la realizzazione delle varie fasi;
a tale documento programmatico si accostava un decreto di rimodulazione dei fondi esistenti. I roboanti annunci circa i «100 miliardi stanziati per il Sud» nascondono una realtà ben diversa. Il decreto non prevede un euro di risorse aggiuntive, limitandosi a riorganizzare le varie dotazioni e inferendo persino un nuovo taglio a danno delle aree sottoutilizzate. Il Governo decurta, infatti, 5 miliardi di euro dal fondo per le aree sottoutilizzate, 2,9 dalla dotazione regionale e 2,1 da quella nazionale;
sommando tutte le voci presenti in questa riallocazione ci si rende conto, inoltre, dei tagli inflitti alle risorse del Mezzogiorno in questi tre anni. Sul versante dei fondi nazionali, il Governo rastrella circa 35 miliardi di euro in gran parte dalla dotazione regionale del fondo per le aree sottoutilizzate. A questa quota, l'Esecutivo tenta, poi, di aggiungere i 40 miliardi di euro di fondi strutturali europei, 20 dei quali sono ancora una volta di competenza regionale. Anche volendo sommare tutte queste componenti, si arriva, quindi, a una riallocazione da 75 miliardi di euro. Quasi la metà dei 120 stanziati dal precedente Governo;
una dura critica ai decreti di novembre 2010 è arrivata anche dalla Commissione europea. In una missiva inviata ai Ministri competenti, il Commissario alle politiche regionali Johannes Hahn ha rilevato, tra l'altro, che sostanzialmente il provvedimento licenziato dal Governo difetta della pur minima concretezza realizzativa e non prevede risorse aggiuntive;
di quello che doveva essere il provvedimento qualificante del Governo sul piano per il Sud rimane, dunque, solo una tabella di marcia, peraltro già ampiamente disattesa. Il 2 febbraio 2011 il Ministro interrogato, rispondendo ad un analogo atto di sindacato ispettivo, affermava che «nel mese di febbraio il Governo proporrà i primi atti concreti, rispettando la tabella di marcia indicata nell'approvazione del piano nei mesi scorsi»;
sollecitato dalle critiche europee e incalzato dai più recenti sviluppi politici, nel corso dell'informativa resa alla Camera dei deputati il 22 giugno 2011, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato di voler assumere su di sé la responsabilità del piano, forse immemore di aver reso la stessa identica dichiarazione nel luglio del 2009;
nonostante l'impegno assunto dal Presidente del Consiglio dei ministri nel solenne contesto del Parlamento, le ragioni del piano per il Sud non hanno trovato spazio in alcuno dei decreti economici varati del Governo. In particolare, non se ne trova traccia all'interno del cosiddetto decreto sviluppo, né tra le pagine della manovra di bilancio appena approvata dal Parlamento. Che anzi integra misure gravemente antisociali e colpisce, in particolare, i ceti e le aree più deboli, come l'introduzione universale del ticket sanitario;
si chiude così un cerchio aperto due anni fa dagli stessi proclami del Presidente del Consiglio dei ministri. Gli interroganti rilevano con preoccupazione che da allora nulla di concreto è stato fatto. Al contrario, si è proceduto al drenaggio di ulteriori risorse dalla dotazione nazionale destinata alla convergenza del Mezzogiorno. Senza alcun riguardo né per il vincolo di assegnazione dei fondi al Sud, né per il criterio di assegnazione in conto capitale, il fondo per le aree sottoutilizzate è stato impiegato in questi anni per coprire ogni ordine di spesa nazionale;
intanto, nei due anni passati, le condizioni sociali ed economiche del Mezzogiorno sono ulteriormente peggiorate. Secondo elaborazioni Svimez, nel biennio 2009-2011 la contrazione dell'occupazione nelle regioni meridionali è stata di intensità tripla rispetto al Centro-Nord. In tutti i comparti la flessione produttiva del Sud è stata maggiore di quella del Centro-Nord. Il prodotto interno lordo pro capite del Sud risulta inchiodato al 58,8 per cento di quello del Centro-Nord, percentuale simile a quella di 30 anni fa e peggiore di quella degli inizi degli anni '80. Il programma nazionale di riforma (pnr) indica come il tasso di occupazione meridionale sia strutturalmente più basso del Centro-Nord di circa 20 punti percentuali, attestandosi al 45 per cento;
sul versante sociale, secondo i dati diffusi recentemente dall'Istat, il 49 per cento delle famiglie in stato di povertà assoluta vive nelle regioni del Mezzogiorno, che ospitano tuttavia solo un terzo della popolazione italiana. Nel suo ultimo rapporto la Caritas conferma che la povertà è un fenomeno che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, dove le famiglie sono mediamente più numerose e tendenzialmente monoreddito -:
se intenda spiegare che fine abbia fatto il progetto del piano per il Sud, dal momento che a due anni dal primo annuncio si è ancora al punto di partenza, chiarendo l'esatto stato di salute del fondo per le aree sottoutilizzate e provando il rispetto dei vincoli territoriali imposti dall'utilizzo della dotazione nazionale, con particolare riferimento al fondo infrastrutture e al fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale.(3-01758)

Iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Alenia localizzati nella regione Campania - 3-01759

NUNZIO FRANCESCO TESTA, GALLETTI, PEZZOTTA, LIBÈ, DE POLI, POLI, COMPAGNON, CICCANTI, NARO e VOLONTÈ. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Alenia aeronautica s.p.a., facente parte della holding italiana Finmeccanica, è un'azienda che vanta una leadership mondiale quanto alla progettazione, realizzazione, certificazione e supporto di velivoli di impiego sia civile che militare;
oltre a rappresentare un motivo di orgoglio nazionale, l'Alenia aeronautica s.p.a. garantisce la diretta occupazione di oltre 10.000 lavoratori su tutto il territorio italiano, nonché l'impiego di un numero decisamente superiore di lavoratori nelle aziende dell'indotto ad essa inerente;
la filiera aeronautica e spaziale ha nell'area metropolitana di Napoli uno dei suoi poli di eccellenza ed impiega nei soli quattro stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Casoria, Capodichino e Nola circa 5000 persone;
nel mese di luglio del 2009, la Banca europea per gli investimenti (Bei) ha accordato un prestito di 500 milioni di euro al gruppo Finmeccanica, in particolare all'Alenia aeronautica s.p.a., allo scopo di supportare il ruolo industriale di Finmeccanica nelle regioni meridionali;
detto finanziamento, come spiegato dalla Banca europea per gli investimenti, è stato concesso sulla base di due criteri di attività della banca stessa: il finanziamento di attività di ricerca e sviluppo e la destinazione di risorse all'ampliamento dei siti produttivi localizzati in Campania (Pomigliano d'Arco) e Puglia (Foggia e Grottaglie), regioni italiane entrambe localizzate in zona di convergenza secondo i parametri comunitari;
il 10 novembre 2010, in un'audizione alla 10a Commissione permanente industria, commercio, turismo al Senato della repubblica, l'amministratore delegato dell'Alenia aeronautica s.p.a., dottor Giuseppe Giordo, nell'illustrare il piano strategico aziendale, ha sottolineato l'attenzione e l'interesse della società alle sole due regioni della Puglia e del Veneto;
il dottor Giordo, ha, altresì, genericamente dichiarato che per la Campania è, invece, prevista una riduzione dell'attività manifatturiera in favore di un'attività di tipo «ingegneristico»;
ad oggi, sussiste uno stato di assoluta incertezza e preoccupazione, peraltro aggravato dalle dichiarazioni dell'amministratore delegato, sul futuro degli stabilimenti partenopei, non avendo i vertici aziendali presentato un chiaro piano industriale, né assegnato una nuova missione produttiva all'industria aeronautica campana;
i dati Istat sull'occupazione hanno ulteriormente evidenziato che il gap Nord-Sud sta continuando a crescere e che l'ultima impennata della disoccupazione riguarda soprattutto le aree più deboli e, quindi, quelle meridionali, con effetti dirompenti sul territorio campano -:
se non ritenga di adottare urgenti iniziative volte a favorire la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Alenia localizzati nella regione Campania, già oggetto di tensioni sociali per la nota vicenda Fiat di Pomigliano d'Arco e che non può, pertanto, essere ulteriormente penalizzata. (3-01759)

Iniziative per contrastare la disoccupazione giovanile e chiarimenti in merito ai tempi e ai contenuti della riforma del contratto di apprendistato - 3-01760

BALDELLI e CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi dati pubblicati dall'Istat il 1o luglio 2011 comunicano la sostanziale stabilizzazione della disoccupazione giovanile su tassi superiori al 28 per cento (28,9 per cento nello specifico), oltre 20 punti percentuali oltre il tasso di disoccupazione nazionale (sceso all'8,1 per cento);
sono ancora superiori alla media europea i dati italiani relativo alla dispersione e all'abbandono scolastico;
sempre più frequentemente organi di stampa e istituti di ricerca segnalano l'anomalia italiana dell'inattività giovanile, riassunta nel censimento di oltre 2 milioni di cosiddetti neet (not in education, employment or training), giovani fra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione, aumentati, secondo l'Istat, di 134 mila unità nel 2010, fino a rappresentare il 22,1 per cento della popolazione di riferimento;
la prima rilevazione trimestrale su base provinciale del sistema informativo Excelsior pubblicata da Unioncamere nel mese di luglio 2011 ha stimato in 162.600 le assunzioni che le imprese italiane hanno programmato di effettuare tra luglio e settembre 2011, quasi 23.000 in più dello stesso periodo del 2010. Sarebbero di difficile reperimento circa il 19,5 per cento delle assunzioni non stagionali e oltre 64.000 posizioni sarebbero dedicate a giovani, che le imprese trovano con fatica;
il Ministro interrogato ha annunciato la riforma del contratto di apprendistato, presentata in Consiglio dei ministri e discussa con regioni e parti sociali -:
quali siano le iniziative intraprese per contrastare la persistente disoccupazione giovanile e favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e quali siano i tempi e i contenuti della annunciata riforma del contratto di apprendistato.(3-01760)

Iniziative per la salvaguardia e la promozione del patrimonio culturale ed archeologico in Italia, con particolare riferimento al Mezzogiorno e alla Sicilia - 3-01761

GIANNI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'attuale situazione economica sta imponendo grossi sacrifici e la recente manovra economica, fatta soprattutto di tagli, ne è stata la dimostrazione più evidente;
è indubbio che, stante le attuali difficoltà, sia necessario esplorare nuove strade per rilanciare e rafforzare la nostra economia;
i nostri beni culturali rappresentano, da questo punto di vista, sicuramente un patrimonio unico al mondo e, di conseguenza, la possibilità di creare, intorno a loro, il rilancio dell'economia locale, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno;
la recente vicenda di Pompei e i danni enormi che il sito ha subito, a causa della trascuratezza e dei mancanza dei fondi, sono lì a testimoniare come non si debbano gestire i beni culturali nel nostro Paese;
in altre aree del Paese, altre opere uniche nel loro genere non solo non vengono utilizzate nelle loro potenzialità per rafforzare l'economia locale, ma stanno subendo gravi danni, con il rischio che si ripetano disastri simili a quelli di Pompei;
in Sicilia, regione con il più alto numero di siti archeologici e culturali (oltre il nove per cento dell'intero patrimonio nazionale e un terzo dei beni archeologici presenti in Italia), si sta registrando una flessione del 25 per cento delle presenze nei siti di maggiore interesse;
allo stesso tempo non si deve dimenticare che la Sicilia è sede del maggior numero di patrimoni dell'umanità dell'Unesco per regioni in Italia: La Villa del Casale di Piazza Armerina, dal 1997; il Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, dal 1997; le isole Eolie, dal 2000; gli otto comuni appartenenti al Val di Noto: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Ragusa, Modica, Noto, Palazzolo Acreide e Scicli, dal 2002; il centro storico di Siracusa e la Necropoli di Pantalica, dal 2005;
tutto ciò dimostra con tutta evidenza quale ruolo fondamentale potrebbe avere per l'economia dell'isola un uso appropriato ed efficiente delle strutture culturali e archeologiche;
la diminuzione delle presenze nei siti archeologici in Sicilia si deve sia alla mancanza di una promozione adeguata che alla scarsa e insufficiente manutenzione dei siti archeologici;
ad esempio, ad Augusta, il Castello federiciano avrebbe bisogno di interventi urgenti di manutenzione, ma la mancanza di fondi ne sta determinando il progressivo deterioramento, così come un maggiore utilizzo si potrebbe fare del Teatro greco di Siracusa, se solo fosse attrezzato per ospitare spettacoli culturali in una cornice unica;
gli esempi citati non sono che una piccola parte delle mancanze e dei ritardi con i quali viene gestito, troppo spesso, il patrimonio culturale ed archeologico nel nostro Paese e sono la dimostrazione evidente dell'urgenza con la quale bisogna invertire la rotta e rafforzare gli investimenti in questo campo, al fine di rilanciare l'economia e il lavoro a livello territoriale -:
se si intenda avviare in tempi rapidi, per favorire il rilancio economico nel Paese e soprattutto nel Mezzogiorno ed in Sicilia, un piano promozionale del patrimonio culturale ed archeologico esistente in Italia, prevedendo allo scopo gli stanziamenti economici necessari per avviare piani effettivi di ristrutturazione e conservazione di tali siti, anche attraverso forme di partenariato pubblico privato.(3-01761)

Misure per la continuità della produzione e la salvaguardia dei livelli occupazionali presso lo stabilimento Irisbus di Grottaminarda (Avellino) - 3-01762

DI PIETRO, ANIELLO FORMISANO, PALAGIANO, BARBATO e PALADINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Irisbus è un'azienda controllata al 100 per cento da Iveco, e quindi dal gruppo Fiat industrial. Tale azienda si è creata nel 1999 per fusione della divisione autobus di Renault con la divisione autobus europea dell'Iveco e con l'acquisizione di Ikarus-bus sul finire del 1999;
dal 2001 la società è interamente controllata dal gruppo Fiat Iveco ed è divenuta oggi il secondo produttore mondiale di autobus dopo la Daimler, che controlla i marchi Mercedes-Benz, Setra ed Orion. Recentemente la Ikarus è uscita dal gruppo, in compenso Irisbus ha acquisito la ditta della Repubblica ceca Karosa. Irisbus ha l'intera proprietà del costruttore francese Heuliez. L'Irisbus costruisce non solo autobus di linea e da turismo, ma anche filobus di nuova concezione;
la Fiat Iveco nei giorni scorsi ha comunicato che dal 1o ottobre 2011 la Irisbus Italia spa lascerà lo stabilimento in Valle Ufita (Avellino) ed ha annunciato che sono in corso contatti per la cessione del ramo d'azienda alla società DR group;
nello stabilimento di Grottaminarda lavorano direttamente 700 lavoratori e molti di più nell'indotto che tra il 19 e il 20 luglio 2011 saranno messi tutti in cassa integrazione;
questa operazione appare agli interroganti simile a tante altre fatte da Fiat per liberarsi di centinaia di lavoratori, addossando, di fatto, le responsabilità su altri. Mentre in tutta Europa vi è la ricerca di prodotti per il trasporto pubblico a minore impatto ambientale, in Italia la Fiat chiude l'unico stabilimento che costruisce autobus e concentra le proprie produzioni in Francia e Repubblica ceca. È inaccettabile secondo gli interroganti il comportamento della Fiat nel nostro Paese;
da quando Marchionne ha annunciato il progetto Fabbrica Italia, con investimenti per 20 miliardi di euro, i risultati sono: cassa integrazione a Pomigliano, cassa integrazione a Mirafiori, cassa integrazione alla Bertone, cassa integrazione in Iveco, chiusura di Termini Imprese e di uno stabilimento di Cnh e oggi vendita di Irisbus;
i ripetuti tagli alle risorse delle autonomie locali, inoltre, pesano sui trasporti pubblici locali e hanno provocato una riduzione delle commesse, a dimostrazione - secondo gli interroganti - della visione miope che ha ispirato le manovre di finanza pubblica di questo Governo, manovre che hanno ridotto in maniera non selettiva le spese e che non si sono conformate ad un modello di sviluppo più rispettoso dell'ambiente e che privilegi la mobilità collettiva rispetto a quella individuale;
in provincia di Avellino la situazione occupazionale è pesante: si contano ben 80 mila disoccupati, che rappresentano circa il 35 per cento della popolazione attiva. La chiusura del citato stabilimento aggraverebbe tale difficile situazione;
in nessun Paese europeo la Fiat potrebbe permettersi quello che sta facendo in Italia. La differenza è che in Francia, in Germania, perfino in Polonia esiste un Governo che fa politica industriale. In Italia - a parere degli interroganti - questo non accade. La fuoriuscita dell'azienda dal perimetro Fiat avrebbe come conseguenza un drastico ridimensionamento dello stabilimento dal punto di vista occupazionale e il prezzo da pagare sarebbe altissimo e insostenibile per tutto il tessuto economico e sociale della regione;
il 15 luglio 2011 più di duemila persone, con la partecipazione degli amministratori locali, sono scese in piazza contro la chiusura dello stabilimento Irisbus di Grottaminarda, rallentando il traffico automobilistico sull'autostrada Napoli-Bari in entrambi i sensi;
il Ministero dello sviluppo economico ha convocato per il 20 luglio 2011 Fiat industrial spa ed i sindacati nazionali dei metalmeccanici;
la Fiat deve spiegare le strategie del gruppo a fronte di tutte le risorse pubbliche che ha ricevuto e che riceve, posto che, ad avviso degli interroganti, tale gruppo industriale persegue una politica di svendita del patrimonio industriale nazionale -:
quali iniziative il Governo intenda mettere in campo al fine di conoscere il piano industriale, le garanzie occupazionali e le risorse messe a disposizione dal nuovo acquirente ed affinché la Fiat mantenga comunque vincoli e garanzie, soprattutto in un territorio come quello della provincia di Avellino, che sarebbe devastato da una crisi o peggio ancora dalla chiusura dello stabilimento Irisbus. (3-01762)

Iniziative per l'assegnazione dei finanziamenti per la progettazione e la prosecuzione della realizzazione di tutti i tratti dell'asse alta velocità/alta capacità Verona-Venezia - 3-01763

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, all'articolo 32, commi da 2 a 7, prevede la revoca dei finanziamenti assegnati dal Cipe per le opere della «legge obiettivo» e non ancora attivati;
le risorse provenienti da tali revoche sono destinate alle opere della «legge obiettivo»;
l'asse alta velocità/alta capacità Torino-Milano-Venezia è inserito tra le opere della «legge obiettivo» ed è considerato elemento portante della rete ferroviaria italiana ai fini dell'incremento della quota modale del trasporto per ferrovia di passeggeri e merci;
la linea Verona-Venezia costituisce parte integrante della direttrice Lione-Torino-Milano-Venezia-Trieste-Lubiana e si inserisce così nella rete transeuropea ad alta velocità in costruzione, ponendosi quale componente fondamentale per lo sviluppo del V corridoio continentale di congiunzione lungo l'asse est-ovest;
il completamento di tale tratta garantisce il passaggio delle persone e delle merci dal nostro Paese ed evita una preferenza del passaggio a nord delle Alpi e l'esclusione del nostro territorio dai traffici internazionali;
il tratto rimasto ancora da completare è quello della Verona-Padova per il quale la progettazione è ancora a livello preliminare;
il completamento dell'opera è previsto per il 2016;
la prosecuzione delle attività è subordinata all'assegnazione da parte dello Stato delle risorse finanziarie necessarie, allo stato attuale non disponibili -:
se il Ministro interrogato, a seguito dell'individuazione dei finanziamenti revocati ai sensi dei commi 2, 3 e 4 dell'articolo 32 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, intenda assumere iniziative dirette a garantire comunque l'assegnazione dei finanziamenti occorrenti per la progettazione e la prosecuzione della realizzazione di tutti i tratti dell'asse alta velocità/alta capacità Verona-Venezia. (3-01763)

Chiarimenti in merito all'avvio delle procedure per la risoluzione del contratto tra Sogin e Ansaldo nucleare spa relativo all'impianto Itrec di Trisaia in provincia di Matera - 3-01764

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 5 ottobre 2010 è stato perfezionato l'accordo tra Sogin e Ansaldo nucleare spa concernente l'affidamento dell'appalto misto di lavori, forniture e servizi relativi all'impianto di cementificazione di una soluzione liquida radioattiva denominata «prodotto finito» e all'edificio deposito per lo stoccaggio di manufatti cement/task presso l'impianto Itrec di Trisaia, in provincia di Matera;
in data 24 giugno 2011 la Sogin ha comunicato alla società Ansaldo nucleare di voler sottoporre il sopra indicato contratto alla condizione risolutiva, facendo riferimento ad una delle clausole - invero vessatoria - del medesimo accordo, secondo cui una delle condizioni risolutive dello stesso andava ricercata nella mancata realizzazione dei lavori e delle annesse autorizzazioni entro 365 giorni dalla firma del contratto;
nello specifico la Sogin nella sopra indicata comunicazione ha precisato che, a seguito della sottoscrizione del contratto di cui sopra, aveva ottenuto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il rilascio del provvedimento di impatto ambientale, di cui all'articolo 10 del decreto legislativo n. 153 del 2006, il quale con riferimento al progetto affidato ad Ansaldo nucleare spa ha previsto tutta una serie di adempimenti propedeutici alla realizzazione del progetto stesso, oggetto dell'accordo del 2010;
secondo la Sogin, quindi, stando ai citati adempimenti richiesti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, «non sarà consentito né possibile iniziare la realizzazione dei lavori di cui al contratto indicato in premessa sino a quando il progetto esecutivo non sarà rielaborato nel rispetto delle prescrizioni alle quali il Ministero dell'ambiente ha subordinato la realizzazione dell'intervento»;
inoltre, attualmente il sito Itrec di Trisaia è oggetto di opere di bonifica la cui conclusione sarebbe prevista per il giugno 2013, tale da rendere impossibile il prosieguo delle attività sancite dal contratto con Ansaldo nucleare spa ed il rispetto della clausola di cui al contratto con Sogin del 2010;
risulta all'interrogante che la Sogin - all'indomani della notifica di avvio di risoluzione del contratto con Ansaldo - abbia avviato un nuovo bando per l'esecuzione del medesimo progetto di cui in premessa, annoverando tra i requisiti di partecipazione delle società potenzialmente coinvolgibili i medesimi dell'Ansaldo nucleare spa, con l'aggiunta di una certificazione nel settore delle costruzioni, del tutto irrilevante ai fini della realizzazione del progetto sopra indicato;
l'attuale stallo delle attività, oggetto del progetto affidato ad Ansaldo nucleare spa, se prorogato nei tempi identificati dalla Sogin nella sua comunicazione, potrebbe comportare dei rischi non trascurabili per l'ambiente nell'area di Trisaia;
a parere dell'interrogante, emergono dei dubbi in capo alle procedure di risoluzione contrattuale della Sogin e di repentina indizione di un nuovo bando, tali da lasciare emergere l'ipotesi di una volontà da parte della società incaricata del decommissioning degli impianti nucleari di sciogliere i vincoli contrattuali con Ansaldo nucleare spa, al fine di coinvolgere nel sopra indicato progetto altre realtà operative nel medesimo settore -:
quali iniziative si intendano predisporre - nei limiti delle proprie competenze - al fine di chiarire quanto verificatosi in merito al sito di Trisaia, anche al fine di esorcizzare l'ipotesi che presunte manovre economiche di una società di Stato possano comportare deleterie quanto evitabili conseguenze sul fronte ambientale.(3-01764)

MOZIONI POLI ED ALTRI N. 1-00620, DI STANISLAO ED ALTRI N. 1-00622, MIOTTO ED ALTRI N. 1-00626, MOSELLA ED ALTRI N. 1-00630 E REGUZZONI, CAZZOLA, MOFFA ED ALTRI N. 1-00682 CONCERNENTI INIZIATIVE PER L'INCREMENTO DEI CONTROLLI RELATIVI ALLE PENSIONI DI INVALIDITÀ

Mozioni

La Camera,
premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha introdotto un sistema di riconoscimento dei benefici dell'invalidità civile che richiede un rapporto collaborativo e fortemente sinergico tra Inps ed Asl, nell'ambito del quale l'interessato presenta in via telematica, direttamente o tramite l'assistenza di un ente di patronato o di un'associazione di categoria, la domanda di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, abbinata al certificato medico telematico inviato direttamente dal medico di fiducia;
dopo un breve periodo transitorio, a partire dal mese di aprile 2010, il flusso di presentazione delle nuove istanze telematiche è andato a regime ed allo stato attuale circa il 93 per cento delle domande risulta essere stato presentato in modalità telematica;
acquisita la domanda telematica, la commissione medica dell'Asl, integrata con il medico dell'Inps solo parzialmente ed in alcune realtà territoriali, convoca il cittadino a mezzo di apposita procedura Inps, effettua la visita entro 30 giorni dalla domanda, oppure entro 15 giorni per le patologie oncologiche o, in casi di maggiore gravità, redige il verbale sanitario e lo trasmette al centro medico legale dell'Inps, il quale procede alle operazioni di verifica attraverso un accertamento agli atti o mediante visita diretta;
la commissione medica superiore dell'Inps interviene nel procedimento per la verifica finale dei verbali. Tale intervento, che è indispensabile per assicurare l'omogeneità dei giudizi sanitari su tutto il territorio nazionale, prevede dei canali privilegiati per le malattie oncologiche e per le patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007 e rende il verbale definitivo;
in relazione alla gestione della descritta fase dell'accertamento sanitario, si deve rilevare che l'utilizzo dell'applicazione informatica dell'Inps o in alternativa la realizzazione di cooperazioni applicative con i sistemi telematici delle Asl avviene in maniera parziale (solo per alcune parti dell'iter procedurale e con forti disomogeneità sul territorio nazionale); molte Asl, inoltre, utilizzano modalità differenziate, non standardizzate ed al di fuori delle applicazioni informatiche previste. Talché l'80 per cento dei verbali di accertamento delle Asl sono ancora cartacei, con una situazione che evidenzia, al 31 dicembre 2010, che, a fronte di 1.125.699 verbali redatti dalle commissioni mediche integrate, solo 296.945 verbali, pari al 26,4 per cento del totale, sono formati e trasmessi con modalità telematica;
la trasmissione da parte delle Asl di verbali cartacei comporta per l'Inps la necessità di attivare un successivo flusso procedurale di acquisizione degli stessi nella procedura informatica, e ciò al fine di trasformare le informazioni ricevute da cartacee in elettroniche;
l'indisponibilità di un flusso interamente telematico determina, evidentemente, difficoltà nel monitorare e nel definire tempestivamente le diverse sottofasi del procedimento di accertamento dei benefici;
a conclusione dell'iter sanitario, e qualora dallo stesso scaturisca il riconoscimento di provvidenze economiche, si avvia la fase amministrativa del procedimento che si completa con i prescritti controlli, anche reddituali, laddove previsti, e si conclude con la liquidazione della prestazione o, in caso contrario, con un provvedimento di rigetto;
tale fase, pur essendo integralmente di competenza dell'Inps ed interamente telematizzata, subisce, tuttavia, tutte le conseguenze negative derivanti dalla scarsa fluidità della fase di accertamento sanitario di cui sopra, con rallentamenti e ritardi che si riflettono anche sulla fase di concessione e di liquidazione delle prestazioni economiche, esponendo l'Inps al pagamento di interessi legali sulle prestazioni liquidate in ritardo;
il programma straordinario di verifiche sugli invalidi nel 2010 ha previsto 100 mila controlli a campione, vale a dire che le persone con una pensione d'invalidità e/o assegno di accompagnamento sono state chiamate dall'Inps per una visita di controllo. Nel 2009, il piano di accertamenti ha riguardato ben 200 mila persone. Quest'anno toccherà 250 mila soggetti e altrettanti nel 2012. Alla fine, in 4 anni, l'Inps avrà controllato 800 mila pensionati d'invalidità, su un totale di quasi 2,9 milioni;
nel 2010 l'Inps ha revocato il 23 per cento delle pensioni d'invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state l'11 per cento. Il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, Antonio Mastrapasqua, ha affermato che il forte aumento è dovuto «all'affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d'invalidità»;
purtroppo, in certe zone le pensioni d'invalidità (260,27 euro al mese per tredici mensilità) e l'indennità di accompagnamento (487,39 euro al mese per dodici mensilità) svolgono una funzione di ammortizzatore sociale e di scambio clientelare. In base alle prime elaborazioni dell'Inps sulle verifiche 2010 (circa la metà delle pratiche non sono state chiuse) in testa alla classifica delle regioni con il più alto tasso di revoca delle prestazioni ci sono la Sardegna (53 per cento), l' Umbria (47 per cento), la Campania (43 per cento), la Sicilia (42 per cento) e la Calabria (35 per cento);
è necessario, tuttavia, evidenziare che ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo. È doveroso, pertanto, nel corso delle verifiche avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità,

impegna il Governo:

ad assumere ogni utile iniziativa tesa a promuovere la stipula di apposite convenzioni tra le regioni e l'Inps aventi ad oggetto l'affidamento a quest'ultimo degli adempimenti in materia di accertamento sanitario dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, verificando in tale sede la possibilità di una effettiva maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali;

ad intraprendere tempestivamente ogni utile iniziativa in grado di ovviare alle gravi problematiche derivanti dal malcostume dei «falsi invalidi» impedendo che i «veri» malati debbano subire l'umiliazione di dimostrare il loro stato di reale ed evidente malattia.
(1-00620)
«Poli, Galletti, Binetti, De Poli, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Ruggeri, Delfino, Compagnon, Capitanio Santolini, Naro, Ciccanti, Volontè, Occhiuto».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALLA MOZIONE POLI ED ALTRI N. 1-00620

Nel dispositivo, al secondo capoverso, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , anche in relazione alla scrupolosa tenuta dei loro dati sanitari da parte delle aziende sanitarie locali, come previsto dalla normativa sulla tutela dei dati personali.
1-00620/1. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti.

Nel dispositivo, aggiungere, in fine, il seguente capoverso:
ad assumere tutte le iniziative necessarie verso l'Inps, affinché il ruolo di compartecipazione dell'Istituto alla fase di accertamento sanitario dell'invalidità civile venga adempiuto nel più assoluto rispetto della normativa vigente in materia, con particolare riferimento sia alla fedele e rigorosa applicazione dei criteri sanitari stabiliti da norme primarie per l'accertamento del tipo e del grado di invalidità civile, sia all'unicità del momento di chiamata del cittadino richiedente a visita collegiale per l'accertamento dell'invalidità civile.
1-00620/2. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha previsto la presenza obbligatoria di un medico dell'Inps quale componente effettivo nelle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali, che devono effettuare gli accertamenti sanitari in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità. L'Inps accerta, altresì, la permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari delle infermità suddette;
inoltre, detto decreto-legge n. 78 del 2009, ha previsto che dal 2010 le domande volte ad ottenere i benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, complete della certificazione medica attestante la natura delle infermità invalidanti, vengano presentate all'Inps;
sempre il citato decreto-legge, come successivamente modificato dalla legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009), ha altresì previsto un'intensificazione delle verifiche annuali circa la permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
l'articolo 10, comma 4, del successivo decreto-legge n. 78 del 2010, ha quindi disposto che per il triennio 2010-2012, l'Inps effettui, in via aggiuntiva all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, un programma di 100.000 verifiche per il 2010 e di 250.000 verifiche annue per ciascuno degli anni 2011 e 2012, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
sulla base dei suddetti piani programmati di accertamento e alla luce del fatto che nel 2009 vi erano stati controlli su 200 mila persone, alla fine di questi quattro anni l'Inps avrà effettuato controlli su 800 mila pensioni di invalidità, con il condivisibile obiettivo di ridurre drasticamente le prestazioni ingiustificate;
va ricordato che di queste prestazioni ingiustificate, solamente una parte riguardano i cosiddetti «falsi invalidi», mentre in molti altri casi le verifiche hanno l'obiettivo di valutare se le persone, alle quali a suo tempo erano state riconosciuti i benefici, abbiano ancora i requisiti sanitari necessari o se, invece, sono persone realmente invalide ma cui è stata volutamente e illegittimamente riconosciuta un'invalidità più grave di quella effettiva;
l'intensificazione del programma dei controlli sulle false pensioni di invalidità ha cominciato a dare i suoi risultati e a produrre conseguentemente i primi sensibili risparmi di denaro pubblico;
nel 2009, le pensioni d'invalidità civile revocate sono state l'11 per cento di quelle controllate. Nel 2010 la percentuale di pensioni d'invalidità civile revocate dall'Inps, sempre su quelle controllate, è stata pari al 23 per cento;
le sole prestazioni per beneficiari «puri», ossia che hanno solamente una pensione di invalidità, ammontano a circa 15 miliardi di euro l'anno e riguardano circa 2,9 milioni di persone;
dall'attuale piano Inps di controlli a campione, è realistico attendersi un risparmio annuale di circa 1 miliardo di euro, una cifra notevole anche se lontana dagli 8-10 miliardi di euro recuperabili se, teoricamente, le verifiche fossero svolte su tutti;
è ben noto che vi sono aree del Paese dove l'erogazione di false pensioni di invalidità - attualmente pari a 260,27 euro mensili per tredici mensilità - svolge da troppo tempo una impropria e illegale funzione di ammortizzatore sociale, peraltro troppo spesso conseguente a vere e proprie forme di scambio clientelare e di cattura e gestione del consenso politico;
una truffa troppo a lungo non affrontata con la giusta determinazione, con conseguenze negative sia in termini di legalità che di sperpero di risorse pubbliche;
rispetto al passato, attualmente la procedura per accedere alle pensioni di invalidità viene effettuata per via telematica e si prevede che all'Inps spetti l'ultima parola rispetto alla permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile. La normativa precedente prevedeva, invece, che l'Inps non avesse un ruolo decisionale in materia di concessioni di pensioni di invalidità, ma solo quello di sportello pagatore;
attualmente le commissioni mediche delle aziende sanitarie locali dovrebbero essere integrate da un medico dell'Inps, ma in realtà - come ha recentemente ricordato il presidente dell'Inps, dottor Antonio Mastrapasqua - ciò avviene solamente in circa la metà dei casi, in quanto le aziende sanitarie locali non sono obbligate. Ciò comporta che, per l'altra metà delle pratiche, è la stessa Inps che successivamente convoca la persona che ha presentato la domanda, che si trova così costretta a subire due visite;
anche in conseguenza di queste difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali, i tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile sono molto lunghi. Nel 2010, i tempi medi tra la presentazione della domanda di pensione di invalidità civile e la sua effettiva liquidazione sono stati di quasi un anno;
ciò che, quindi, sicuramente manca è la collaborazione, attualmente del tutto insufficiente, da parte delle aziende sanitarie locali. Su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, solo 900 mila sono state già esaminate dalle aziende sanitarie locali e di queste appena il 20 per cento è stato trasmesso all'Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea;
in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino del 18 ottobre 2010, il presidente dell'Inps ha ricordato che «su base nazionale, quando facciamo delle visite straordinarie, le Asl ci consegnano appena il 9 per cento di pratiche di richieste di invalidità. L'altro 91 per cento dichiarano di non possederlo più (....), e non motivano la mancata consegna anche perché non sono tenute a motivarlo». È, quindi, necessaria una maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali, che devono operare nel massimo della trasparenza;
il ritardo con cui l'Inps riceve le informazioni da parte delle aziende sanitarie locali non può tradursi, come invece purtroppo avviene, in un aggravio a danno di cittadini che già vivono una situazione di forte disagio e la giusta e doverosa battaglia di contrasto ai falsi invalidi non può in nessun caso finire per penalizzare chi è realmente affetto da una invalidità grave e i suoi familiari;
non solo, ma a quanto sopra esposto si deve aggiungere che circa il 49 per cento delle pratiche trasmesse dalle aziende sanitarie locali viene corretto dall'Inps, il quale, fatti i relativi controlli, riduce o toglie le previste prestazioni. È, quindi, di tutta evidenza la necessità di intervenire su questo sistema al fine di garantire la necessaria celerità e soprattutto trasparenza;
si è, inoltre, ancora lontani dalla completa informatizzazione dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, mentre invece le domande e le prestazioni previdenziali dovrebbero giungere all'Istituto solo per via telematica;
vanno, inoltre, sottolineate le numerose critiche, sollevate spesso anche dalle stesse associazioni di disabili, circa le campagne di visite di verifica alle quali l'Inps sta chiamando i pensionati di invalidità. Le associazioni dei non vedenti - per fare un solo esempio - hanno lamentato che anche gli stessi non vedenti siano stati chiamati al controllo;
nei vari piani di verifica delle false invalidità sono, infatti, state chiamate con troppa frequenza, da parte dell'Inps, anche persone che di fatto dovevano essere escluse in quanto rientranti in una delle patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007, sottoponendo le medesime persone a umilianti nuove visite e procedure burocratiche,

impegna il Governo:

a proseguire il piano di controlli già operante, prevedendone una sua intensificazione a livello nazionale;
a valutare l'opportunità di assumere iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni per promuovere - ai fini di una maggiore trasparenza - opportune forme di rotazione in ambito regionale dei componenti delle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali;
a valutare l'opportunità di prevedere che quota parte dei risparmi conseguenti alle programmate attività di accertamento della sussistenza e/o permanenza dei requisiti nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile possa essere finalizzata ad un adeguamento dei trattamenti economici di invalidità civile, previsti dalla legislazione vigente ed erogati dall'Inps;
ad attivarsi affinché, dai previsti controlli da parte dell'Inps, vengano definitivamente esentati i cittadini portatori di handicap o di patologie per le quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 2 agosto 2007, e che invece ancora oggi si trovano spesso costretti a ulteriori umilianti visite mediche;
ad attivarsi affinché venga effettivamente attuata la vigente disposizione per la quale ogni commissione medica della azienda sanitaria locale deve essere integrata da un medico dell'Inps, anche al fine di evitare che, dopo una prima visita da parte della azienda sanitaria locale, la persona che ha presentato la domanda sia costretta - come ancora oggi troppo spesso avviene - a sottoporsi ad una seconda visita da parte dell'Inps;
a garantire dei tempi più rapidi per la liquidazione delle prestazioni di invalidità, che sono attualmente di circa un anno dal momento della presentazione della domanda;
a portare a definitivo compimento il processo di informatizzazione dell'Inps e a promuovere, per quanto di competenza, nelle opportune sedi istituzionali, il completamento dell'informatizzazione delle stesse aziende sanitarie locali, garantendo un'indispensabile maggiore e più stretta collaborazione tra l'Istituto nazionale di previdenza sociale e le aziende sanitarie locali, attualmente del tutto insufficiente, stante che, su circa 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, solo 900 mila sono state già esaminate dalle aziende sanitarie locali e di queste appena il 20 per cento è stato trasmesso all'Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea.
(1-00622)
«Di Stanislao, Palagiano, Mura, Paladini, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
è passato oltre un anno dall'entrata in vigore dell'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», che attribuisce all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, con l'intento di ottenere tempi più rapidi e modalità più chiare per il riconoscimento dei relativi benefici;
la nuova procedura, invece di portare chiarezza e celerità, ha registrato gravissime inefficienze, che stanno provocando disagi a persone già drammaticamente colpite, costrette ad aspettare mesi e mesi prima di vedere riconosciuto il loro diritto;
è lo stesso Inps a rilevare che il sistema non funziona, visto che in data 20 settembre 2010 il direttore generale, con una comunicazione interna a tutti i dirigenti regionali Inps, non diffusa sul sito ufficiale dell'Istituto, afferma che «si rende indispensabile potenziare (...) il ricorso all'accertamento sanitario diretto sulla persona con l'obiettivo di verificare la sussistenza ovvero la permanenza dei requisiti sanitari»;
anche se la nota afferma che l'intento è quello di rendere «definitivo il giudizio medico-legale dei sanitari Inps, con il dichiarato obiettivo di evitare futuri disagi al cittadino conseguenti a successive verifiche sanitarie straordinarie», sembra piuttosto che la finalità sia quella di stringere ulteriormente i meccanismi di controllo per restringere le provvidenze concesse, penalizzando di fatto anche i veri invalidi;
le stesse linee guida, allegate alla nota del direttore generale, sottolineano «che l'accertamento sanitario diretto è da ritenersi prioritario al fine di garantire la massima coerenza metodologica e la trasparenza dell'iter valutativo e del conseguente giudizio medico-legale. Ciò soprattutto nei casi in cui si evidenzi una severa minorazione dell'integrità psico-fisica da cui derivano benefici assistenziali»;
le conseguenze di queste direttive per il cittadino sono più severe di quanto non appaia a prima vista, poiché il ricorso prioritario alla visita diretta, sia che vi sia una valutazione unanime oppure no della commissione, comporta che molti cittadini verranno, d'ora in poi, sottoposti ad una doppia visita: prima all'azienda sanitaria locale e poi all'Inps con aumento dei disagi e dei ritardi;
l'Inps, inoltre, si era impegnato a non superare il periodo dei 120 giorni per concludere l'iter amministrativo delle domande e aveva annunciato, con grande enfasi, l'utilizzo di una procedura informatica innovativa che avrebbe consentito di rendere più rapido lo scambio di informazioni tra i diversi enti coinvolti; da qui l'obbligo tassativo di presentare le domande soltanto per via telematica;
la realtà di oggi sta dimostrando che l'Istituto non ha saputo raggiungere i suoi obiettivi; infatti, si sta procedendo a rilento, con gravi ricadute sul piano dei diritti, anche nel caso di persone affette da patologie oncologiche, particolarmente tutelate dalla legge;
i dati che lo stesso Inps fornisce e riportati dal Sottosegretario Francesca Martini, in Commissione affari sociali della Camera dei deputati, in data 9 marzo 2011, in risposta ad una serie di interrogazioni sollevate su questo argomento dagli onorevoli Barani, Murer, Iannuzzi, Bellanova e Farina Coscioni, confermano questa denuncia: «nel corso del 2010, in vigenza quindi delle disposizioni più volte richiamate introdotte dal decreto-legge n. 78 del 2009, sono state presentate all'Inps 1.092.588 istanze di riconoscimento dello stato invalidante per complessive 1.823.374 prestazioni» e sono state messe «in pagamento 462.038 nuove prestazioni, riferite anche ad istanze presentate in periodi precedenti»; quindi, il numero dei riconoscimenti è irrisorio rispetto al totale delle domande presentate;
se questi sono i dati, le enfatiche dichiarazioni del Governo sulla stampa e in televisione sono dunque smentite dai fatti;
i ritardi nel riconoscere i diritti stanno aumentando. L'Istituto non ha favorito la collaborazione con le aziende sanitarie locali e le sue procedure informatiche, non sperimentate, hanno ostacolato il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, compresi i patronati che svolgono una funzione di tutela e di aiuto a tutti quei cittadini che necessitano di aiuto per inoltrare la domanda di riconoscimento dell'invalidità. Infatti, il patronato che ha presentato la pratica per il riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap o della disabilità non viene messo in condizione di seguire l'iter della domanda, di informare il proprio assistito, di svolgere il ruolo sociale che la legge gli attribuisce, mentre le sedi territoriali dell'Inps non sanno fornire alcuna informazione;
in presenza, inoltre, di handicap, pur in situazioni di gravità, le commissioni delle aziende sanitarie locali non consegnano i «verbali provvisori», impedendo alle lavoratrici e ai lavoratori di beneficiare dei permessi e dei congedi previsti dalle leggi, senza possibilità di recuperarli successivamente;
se la lotta ai falsi invalidi è doverosa, non si possono, però, compromettere i diritti dei veri invalidi,

impegna il Governo:

ad assumere le necessarie iniziative dirette a rivedere e modificare la procedura prevista dall'articolo 20 del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, al fine di evitare che l'Inps nel procedimento attuale di riconoscimento delle invalidità sia nello stesso tempo «controllore e controllato», anche attraverso l'emanazione di linee guida, che, pur nella doverosa lotta ai falsi invalidi, non cancellino i diritti di tutti gli altri disabili, quelli veri, quelli che quotidianamente lottano per avere riconosciuto il loro diritto;
a garantire ai soggetti chiamati dall'Inps a verifica sull'accertamento del loro stato invalidante di non perdere il diritto a percepire l'emolumento economico di cui sono titolari, anche se i verbali di visita non siano immediatamente vidimati dal responsabile preposto, nonché ad assicurare che, nei casi di verifica dello stato invalidante da parte dell'Inps, il soggetto interessato venga sottoposto a verifica limitatamente alle condizioni di invalidità non sufficientemente documentate anche in riferimento al puntuale rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali in relazione alla scrupolosa tenuta dei dati sanitari dei cittadini disabili già acquisiti e detenuti da parte delle aziende sanitarie locali in sede di accertamento della invalidità civile;
ad emanare urgentemente linee guida chiare e precise nei confronti dell'Inps onde evitare ulteriori controlli su soggetti portatori di menomazioni di natura irreversibile o di patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante, ai sensi del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 2 agosto 2007, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 27 settembre 2007, n. 225, evitando così che tali soggetti debbano subire un'ulteriore umiliazione rispetto al loro stato di salute, rispettando finalmente anche l'impegno già assunto dal Governo con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/3638/192, e, più in generale, ad assumere tutte le iniziative necessarie verso l'Inps affinché il ruolo di compartecipazione dell'Istituto alla fase di accertamento sanitario dell'invalidità civile venga adempiuto nel più assoluto rispetto della normativa vigente in materia, con particolare riferimento sia alla fedele e rigorosa applicazione dei criteri sanitari stabiliti da norme primarie per l'accertamento del tipo e del grado d'invalidità civile, sia all'unicità del momento di chiamata del cittadino richiedente a visita collegiale per l'accertamento dell'invalidità civile;
a predisporre con la massima sollecitudine e comunque non oltre entro 30 giorni dall'approvazione del presente atto una relazione esaustiva sulla situazione attuale relativa all'applicazione della nuova procedura prevista dall'articolo 20 del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, indicando:
a) quante siano fino ad oggi le pratiche evase rispetto a quelle depositate;
b) quale sia la loro distribuzione territoriale, quante siano le nuove pensioni riconosciute dall'entrata in vigore della procedura prevista dall'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009;
c) per quale motivo fino ad oggi gli uffici territoriali dell'Inps non siano stati in grado di evadere nei tempi stabiliti dallo stesso decreto-legge le pratiche relative all'invalidità;
d) quali siano i motivi del ritardo nel riconoscimento delle invalidità, specificando se tali ritardi debbano essere imputati a ragioni di mero risparmio, o al fatto che i programmi informatici tra le aziende sanitarie locali e l'Inps non sono uniformi e, quindi, all'impossibilità di comunicare tra i due enti;
e) quale sia la situazione relativa all'appalto con Postel per l'inserimento dei dati della pratiche relative alle richieste d'invalidità, indicandone i costi, la durata, gli obiettivi, nonché il numero di dati immessi in ciascuna regione.
(1-00626)
«Miotto, Lenzi, Murer, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco, Bellanova, Bobba, Cardinale, Cavallaro, Concia, Capodicasa, Cenni, Codurelli, Colaninno, Coscia, De Biasi, Esposito, Fontanelli, Froner, Gatti, Ghizzoni, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laganà Fortugno, Lucà, Marchi, Mariani, Mattesini, Miglioli, Motta, Pes, Pizzetti, Rigoni, Rubinato, Samperi, Sanga, Schirru, Sereni, Siragusa, Strizzolo, Trappolino, Tullo, Vaccaro, Velo, Villecco Calipari, Viola, Lovelli, Rampi, Marco Carra».

La Camera,
premesso che:
l'attuale procedura per la concessione delle prestazioni relative all'invalidità civile prevede un sistema basato sull'invio telematico delle domande da parte degli interessati, con la relativa certificazione medica, mentre la decisione finale circa il rilascio dei benefici spetta all'Inps. In particolare, una volta ricevuta la relativa domanda, nella successiva fase di accertamento sanitario, le commissioni delle aziende sanitarie locali sono integrate da un medico dell'Inps; i verbali sanitari vengono redatti in formato elettronico e messi a disposizione degli uffici amministrativi per gli adempimenti del caso. La commissione medica superiore dell'Inps effettua il monitoraggio e la verifica finale e complessiva dei verbali;
tale procedura, tuttavia, incontra ostacoli di varia natura dovuti ad un utilizzo in alcuni casi parziale delle applicazioni informatiche e limitato ad alcune zone del territorio nazionale; ciò determina difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali: su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, soltanto 900 mila sono già state esaminate dalle aziende sanitarie locali; il 20 per cento di queste è stato trasmesso telematicamente, mentre il resto in formato cartaceo. Tali difficoltà producono evidenti effetti negativi sui tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile. Secondo il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps), Antonio Mastrapasqua, nel 2010 la media dei giorni necessari per la liquidazione delle prestazioni è ancora di un anno circa. L'obiettivo che l'Inps intende raggiungere è, invece, di 120 giorni dal momento della domanda;
nel 2009 il piano di verifiche sulla permanenza dei requisiti sanitari degli invalidi civili si è tradotto in 200 mila controlli effettuati da parte dell'Inps; nel 2010 i controlli sono stati 100 mila; nel 2011 sono previsti 250 mila accertamenti, così come nel 2012. Lo scopo è di eliminare le prestazioni ingiustificate e dare vita ad un effetto deterrente, al fine di evitare che soggetti privi dei requisiti necessari siano destinatari di benefici. I primi risultati delle verifiche svolte hanno dimostrato che circa il 30 per cento dei destinatari di pensione di invalidità ne beneficiano pur non avendone diritto. Si tratta di una percentuale che tende a subire forti variazioni da regione a regione;
in questo modo nel 2009 l'11 per cento delle pensioni di invalidità controllate sono state cancellate e nel 2010 ben una pensione su quattro è stata revocata, ovvero il 23 per cento, proprio per effetto di un «affinamento del campione» oggetto di verifica, secondo quanto affermato da Mastrapasqua;
sebbene nel 2010 le richieste di concessione dei benefici siano diminuite del 17 per cento rispetto al 2009, passando da 2,2 milioni a 1,8 milioni di domande, la spesa corrispondente sembra essere aumentata: da 13 miliardi di euro si è passati ad un ammontare di poco più di 16 miliardi di euro, gran parte dei quali destinati alle indennità di accompagnamento,

impegna il Governo:

ad intraprendere le misure necessarie per superare l'annosa questione dei «falsi invalidi», allo scopo di tutelare i soggetti che si trovano invece realmente nelle condizioni previste dalla legge per poter richiedere i benefici di invalidità;
ad adottare misure tese a garantire trasparenza, celerità ed uniformità di comportamenti su tutto il territorio nazionale, per quanto riguarda gli adempimenti necessari per il rilascio dei benefici relativi all'invalidità civile;
a prevedere azioni finalizzate a perfezionare i criteri di scelta dei campioni da sottoporre a verifiche, allo scopo di evitare che vengano sottoposti ai controlli anche soggetti affetti da patologie irreversibili.
(1-00630)
«Mosella, Tabacci, Pisicchio, Brugger».

La Camera,
premesso che:
la dinamica della spesa per i trattamenti di invalidità civile ha conosciuto, negli ultimi anni, un progressivo e considerevole incremento, sia in termini di assegni erogati, sia in termini di somme impegnate;
il Governo, al fine di contenere tale spesa crescente, ha adottato diverse misure volte a contrastare le cosiddette «false invalidità»;
dapprima, con l'articolo 80 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 si è previsto che l'Inps attuasse nell'anno 2009 un piano straordinario di 200 mila verifiche dei titolari di invalidità civile;
successivamente, con l'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», sono state attribuite all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità e sono state riviste le modalità di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni ed il ricorso in giudizio;
infine, con l'articolo 2, comma 159 della legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009) e l'articolo 10, comma 4 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono state previste, per il triennio 2010-2012, che l'Inps effettuasse un programma di verifiche straordinarie, aggiuntive rispetto all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nella misura di 100 mila verifiche per l'anno 2010 e di 250 mila verifiche per ciascuno degli anni 2011 e 2012;
i controlli finora effettuati hanno determinato considerevoli risparmi di spesa, risparmi che comunque devono scontare gli esiti incerti del contenzioso giudiziario relativo ai provvedimenti di revoca dei trattamenti;
da tali controlli sono emersi tassi di revoca dei trattamenti di invalidità fortemente differenziati a livello regionale;
il sistema di comunicazioni in via telematica, introdotto dalla riforma del procedimento di accertamento dell'invalidità civile, sta incontrando alcune difficoltà a livello operativo, in ragione del ritardo nell'informatizzazione del processo da parte di molte aziende sanitarie locali;
vi sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo e pertanto è doveroso, nel corso delle verifiche, avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità, anche tenendo conto di quanto disposto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007 a tutela delle persone affette da patologie irreversibili;
è necessaria non solo una politica di intensificazione dei controlli, ma anche la valutazione, all'esito dei controlli medesimi, di possibili interventi tesi a promuovere una più ampia e qualificata equità sociale nella tutela delle persone affette da invalidità;
il Governo si accinge a presentare al Parlamento una legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale, che vedrà la rimodulazione della struttura tributaria e della spesa in materia sociale;
la suddetta riforma andrà ad incidere profondamente sulle modalità di erogazione dei trattamenti di invalidità civile,

impegna il Governo:

a verificare, sulla base del monitoraggio dell'andamento del piano straordinario e comunque all'esito dello stesso, la possibilità di assumere, compatibilmente con le capacità finanziarie e con l'esercizio delle altre competenze dell'Inps, iniziative dirette ad aumentare il numero dei controlli, tenuto conto dell'incidenza regionale dei tassi di revoca;
a promuovere, sulla base del predetto monitoraggio e comunque all'esito del piano straordinario, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la possibilità di valorizzare, con eventuali iniziative normative, l'impegno e la partecipazione degli enti territoriali, in analogia a quanto previsto dall'articolo 1 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248;
a valutare la possibilità, nell'ambito del vigente quadro costituzionale in tema di riparto di competenze, di assumere ogni iniziativa tesa a promuovere adeguati strumenti per rafforzare la collaborazione tra regioni, Inps e aziende sanitarie locali, al fine di perseguire, anche grazie ad una piena informatizzazione del processo di acquisizione e trasmissione dei dati tra le aziende sanitarie locali e l'Inps, l'obiettivo, da un lato, di evitare che i soggetti affetti da patologie irreversibili, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007, siano assoggettati a nuove ed ulteriori verifiche, sempre che non siano emersi gravi indizi di falsità in relazione al primo accertamento; dall'altro, di ricondurre nei termini previsti dalla legge, la durata effettiva del procedimento di verifica, nonché le attività finalizzate all'erogazione e al ripristino della prestazione;
a promuovere una più efficace pianificazione ed una più equa organizzazione dei controlli, con l'obiettivo di conseguire una più adeguata selezione dei soggetti da sottoporre a nuova visita medica, ottimizzando in tal modo pienamente le risorse professionali ed amministrative disponibili, valutando anche l'ipotesi di escludere da ulteriori controlli i cittadini che hanno conseguito il riconoscimento della condizione di inabilità all'esito di un procedimento giudiziario, fatti salvi eventuali profili non coperti dal giudicato;
a valutare, nelle sedi competenti e all'esito del piano straordinario di verifica, l'opportunità di procedere ad un riordino dei requisiti occorrenti per il riconoscimento delle prestazioni in materia di invalidità civile e indennità di accompagnamento;
a considerare i principi ispiratori dei suddetti elementi nella legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale.
(1-00682)
«Reguzzoni, Cazzola, Moffa, Iannaccone, Montagnoli, Antonino Foti, Fedriga, Bitonci».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALLA MOZIONE REGUZZONI, CAZZOLA, MOFFA ED ALTRI N. 1-00682

Nel dispositivo, sopprimere il primo capoverso.
1-00682/1. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti.