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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 21 luglio 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 21 luglio 2011.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Pisacane, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Tabacci, Tenaglia, Tremonti, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Pisacane, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Tabacci, Tremonti, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 20 luglio 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BORGHESI: «Modifiche alla disciplina dell'autotrasporto di cose per conto di terzi, disposizioni per favorire le aggregazioni e l'innovazione tecnologica nel settore nonché istituzione della Banca dati nazionale dell'autotrasporto» (4527);
IANNACCONE: «Disposizioni per l'adozione di programmi informatici liberi da parte delle amministrazioni pubbliche nazionali e locali» (4528);
IANNACCONE: «Istituzione del fondo comunale per l'edilizia residenziale pubblica, costituito dalle cauzioni versate per la locazione di unità immobiliari private» (4529);
IANNACCONE: «Istituzione del Fondo nazionale per gli interventi di manutenzione straordinaria degli immobili degli istituti autonomi case popolari nel Mezzogiorno» (4530);
MOFFA: «Disposizioni relative al Centro ricerche di scienze della comunicazione Semeion» (4531);
PAGANO: «Innalzamento dell'età di competenza dell'assistenza territoriale pediatrica fino al compimento del diciottesimo anno» (4532);
CAVALLOTTO ed altri: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di omicidio e di lesioni personali commessi a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope» (4533).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a una proposta di legge.

La proposta di legge SCANDROGLIO ed altri: «Attribuzione agli avvocati del potere di autenticazione delle scritture private e di attestazione della conformità all'originale» (4468) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Abelli, Divella, Giulio Marini e Speciale.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 4443, d'iniziativa dei deputati DIONISI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Abrogazione dei commi da 1 a 5 dell'articolo 15 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, concernenti l'introduzione di un pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali gestiti direttamente dalla società ANAS Spa».

Trasmissione dal Senato.

In data 20 luglio 2011 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente progetto di legge:
S. 1223-1431-2720. - Senatori MARCENARO ed altri; senatori CONTINI e FLERES; DISEGNO DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: «Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani» (approvato, in un testo unificato, dal Senato) (4534).

Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
II Commissione (Giustizia):
MELIS ed altri: «Istituzione della corte d'appello e della procura generale della Repubblica di Sassari» (4314) Parere delle Commissioni I, V e XI.
IX Commissione (Trasporti):
«Misure per lo sviluppo della mobilità ciclistica» (4399) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XII Commissione (Affari sociali):

BINETTI ed altri: «Norme per consentire il trapianto di polmone da persona vivente a bambino» (4477) Parere delle Commissioni I, II, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
GARAVINI: «Modifiche al codice penale e al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, per il contrasto della corruzione e del traffico di influenze illecite» (4516) Parere delle Commissioni III, V, VI, X, XI e XIV.

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 15 luglio 2011, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri - che sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) nonché alle seguenti Commissioni - con cui è autorizzato, in relazione a interventi da realizzare tramite contributi assegnati in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dai soggetti sottoindicati:
comune di Venafro (Isernia), a valere sul contributo concesso per l'anno 2003, per il completamento dei lavori di restauro della torre medievale denominata «Torricella» - alla VII Commissione (Cultura);
comune di Pietracamela (Teramo), a valere sul contributo concesso per l'anno 2004, per opere volte al miglioramento della sicurezza, rispetto al rischio di frane, in località Capolevene e nella strada per Sopratore - alla VIII Commissione (Ambiente);
comune di Palena (Chieti), a valere sul contributo concesso per l'anno 2007, per interventi di consolidamento da eseguire nelle località Vico 6o San Vito e Crocetta Sant'Antonio - alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
sentenza n. 194 del 20 - 24 giugno 2011 (doc. VII, n. 645) con la quale: dichiara che non spettava alla Camera dei deputati affermare che i fatti per i quali è in corso il giudizio civile promosso dal dottor Gherardo Colombo nei confronti del deputato Vittorio Sgarbi davanti alla Corte di cassazione, terza sezione civile, costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
alla I Commissione (Affari costituzionali);
sentenza n. 199 del 22 giugno - 6 luglio 2011 (doc. VII, n. 646) con la quale:
dichiara l'inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262 (Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria) nonché dell'articolo 2, comma 104, lettera b), della legge 24 novembre 2006, n. 286 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria), sollevata, in riferimento all'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, dal tribunale di Bari:
alla VII Commissione (Cultura);
sentenza n. 206 del 4 - 13 luglio 2011 (doc. VII, n. 648) con la quale: dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale del «combinato disposto» dell'articolo 516 del codice di procedura penale e dell'articolo 35 del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274 (Disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace, a norma dell'articolo 14 della legge 24 novembre 1999, n. 468), sollevata, in riferimento agli articoli 3, 24 e 111 della Costituzione, dal giudice di pace di Agrigento:
alla II Commissione (Giustizia);
sentenza n. 207 del 4 - 13 luglio 2011 (doc. VII, n. 649) con la quale: dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, promossa dalla Regione Liguria, in riferimento agli articoli 117, quarto comma, e 119 della Costituzione, nonché ai principi di leale collaborazione e di legittimo affidamento:
alla V Commissione (Bilancio);
sentenza n. 208 del 4 - 13 luglio 2011 (doc. VII, n. 650) con la quale: dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 15, commi 1 e 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica), convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, promosse, in riferimento all'articolo 117, terzo e sesto comma, della Costituzione, ed al principio di leale collaborazione, dalla regione Toscana e dalla regione Umbria:
alla VIII Commissione (Ambiente);
sentenza n. 209 del 4 - 13 luglio 2011 (doc. VII, n. 651) con la quale: dichiara estinto il giudizio in ordine alle questioni di legittimità costituzionale degli articoli 5, commi 3, lettera c), e 4, lettera e), 26, comma 3, 43, comma 2, lettera c), della legge della regione Toscana 12 febbraio 2010, n. 10, recante «Norme in materia di Valutazione ambientale strategica (VAS), di Valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza», promosse, in riferimento all'articolo 117, primo e secondo comma, lettera s), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri;
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 43, comma 6, secondo periodo, della legge della regione Toscana n. 10 del 2010, promossa, in riferimento all'articolo 117, primo e secondo comma, lettera s), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:
alla VIII Commissione (Ambiente).

La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
con lettera in data 13 luglio 2011, sentenza n. 205 del 4-13 luglio 2011 (doc. VII, n. 647), con la quale: dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 6-ter, lettere b) e d), del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica), convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 6-quater, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, nella parte in cui prevede che le disposizioni del comma 6-ter, lettere b) e d), si applicano fino all'adozione di diverse disposizioni legislative da parte delle regioni, per quanto di loro competenza;
dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 6-quater, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, promossa, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, dalla regione Emilia-Romagna:
alla X Commissione (Attività produttive);
con lettera in data 18 luglio 2011, sentenza n. 213 del 4-18 luglio 2011 (doc. VII, n. 652), con la quale: dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 1, della legge della regione Marche 11 febbraio 2010, n. 7 (Norme per l'attuazione delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo);
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 5 della legge della regione Veneto 16 febbraio 2010, n. 13 (Adeguamento della disciplina regionale delle concessioni demaniali marittime a finalità turistico-ricreativa alla normativa comunitaria. Modifiche alla legge regionale 4 novembre 2002, n. 33 «Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo» e successive modificazioni);
dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 1 e 2 della legge della regione Abruzzo 18 febbraio 2010, n. 3 (Estensione della durata delle concessioni demaniali per uso turistico-ricreativo);
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 2, della legge della regione Marche n. 7 del 2010, promossa, in riferimento all'articolo 117, primo e secondo comma, lettere a) ed e), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri con il ricorso n. 66 del 2010:
alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissioni dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 19 luglio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15-bis, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, e successive modificazioni, la relazione relativa all'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, relativa al IV semestre 2010 (doc. LXXIII, n. 6).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 19 luglio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15-bis, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, e successive modificazioni, la relazione relativa all'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, relativa al I semestre 2010 con l'aggiornamento dei dati al 30 settembre 2010 (doc. LXXIII, n. 5).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 19 luglio 2011, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti atti:
n. 12933/2011 - Regolamento delegato (UE) della Commissione del 14.7.2011 che completa il regolamento (EC) n. 998/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le misure sanitarie preventive necessarie alla lotta contro l'infezione dei cani da Echinococcus multilocularis (C(2011)5016 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
n. 12598/2011 - Regolamento del Consiglio che fissa le possibilità di pesca dell'acciuga nel Golfo di Biscaglia per la campagna di pesca 2011/2012, che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

Con la medesima comunicazione, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) (XX direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CEE) (COM(2011)348 definitivo), assegnata, in data 18 luglio 2011, in sede primaria alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII Commissione (Affari sociali), nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà;
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura (COM(2011)416 definitivo), assegnata, in data 19 luglio 2011, in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Riforma della politica comune della pesca (COM(2011)417 definitivo), assegnata, in data 19 luglio 2011, in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla politica comune della pesca (COM(2011)425 definitivo), assegnata, in data 19 luglio 2011, in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Sistema europeo di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi: opzioni possibili (COM(2011)429 definitivo), assegnata, in data 19 luglio 2011, in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
Libro verde - Politica di informazione e promozione dei prodotti agricoli: una strategia a forte valore aggiunto europeo per promuovere i sapori dell'Europa (COM(2011)436 definitivo), assegnata, in data 15 luglio 2011, in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

La Commissione europea, in data 20 luglio 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/32/CE relativa al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo (COM(2011)439 definitivo) e relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della valutazione d'impatto) (SEC(2011)919 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'esame dell'attuazione della direttiva 1999/32/CE relativa alla riduzione del tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi e sull'ulteriore riduzione di emissioni inquinanti causate dal trasporto marittimo (COM(2011)441 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - L'applicazione dei criteri di distribuzione delle risorse fra Stati membri nell'ambito del Fondo per le frontiere esterne, del Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di paesi terzi e del Fondo europeo per i rimpatri (COM(2011)448 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione dei piani strategici nazionali e degli orientamenti strategici comunitari in materia di sviluppo rurale (2007-2013) (COM(2011)450 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 18 luglio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, commi 30, lettera c), 33 e 90, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante testo unico dell'apprendistato (385).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XI Commissione (Lavoro) nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 20 agosto 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI POLI ED ALTRI N. 1-00620, DI STANISLAO ED ALTRI N. 1-00622, MIOTTO ED ALTRI N. 1-00626, MOSELLA ED ALTRI N. 1-00630 E REGUZZONI, CAZZOLA, MOFFA ED ALTRI N. 1-00682 CONCERNENTI INIZIATIVE PER L'INCREMENTO DEI CONTROLLI RELATIVI ALLE PENSIONI DI INVALIDITÀ

Mozioni

La Camera,
premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha introdotto un sistema di riconoscimento dei benefici dell'invalidità civile che richiede un rapporto collaborativo e fortemente sinergico tra Inps ed Asl, nell'ambito del quale l'interessato presenta in via telematica, direttamente o tramite l'assistenza di un ente di patronato o di un'associazione di categoria, la domanda di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, abbinata al certificato medico telematico inviato direttamente dal medico di fiducia;
dopo un breve periodo transitorio, a partire dal mese di aprile 2010, il flusso di presentazione delle nuove istanze telematiche è andato a regime ed allo stato attuale circa il 93 per cento delle domande risulta essere stato presentato in modalità telematica;
acquisita la domanda telematica, la commissione medica dell'Asl, integrata con il medico dell'Inps solo parzialmente ed in alcune realtà territoriali, convoca il cittadino a mezzo di apposita procedura Inps, effettua la visita entro 30 giorni dalla domanda, oppure entro 15 giorni per le patologie oncologiche o, in casi di maggiore gravità, redige il verbale sanitario e lo trasmette al centro medico legale dell'Inps, il quale procede alle operazioni di verifica attraverso un accertamento agli atti o mediante visita diretta;
la commissione medica superiore dell'Inps interviene nel procedimento per la verifica finale dei verbali. Tale intervento, che è indispensabile per assicurare l'omogeneità dei giudizi sanitari su tutto il territorio nazionale, prevede dei canali privilegiati per le malattie oncologiche e per le patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007 e rende il verbale definitivo;
in relazione alla gestione della descritta fase dell'accertamento sanitario, si deve rilevare che l'utilizzo dell'applicazione informatica dell'Inps o in alternativa la realizzazione di cooperazioni applicative con i sistemi telematici delle Asl avviene in maniera parziale (solo per alcune parti dell'iter procedurale e con forti disomogeneità sul territorio nazionale); molte Asl, inoltre, utilizzano modalità differenziate, non standardizzate ed al di fuori delle applicazioni informatiche previste. Talché l'80 per cento dei verbali di accertamento delle Asl sono ancora cartacei, con una situazione che evidenzia, al 31 dicembre 2010, che, a fronte di 1.125.699 verbali redatti dalle commissioni mediche integrate, solo 296.945 verbali, pari al 26,4 per cento del totale, sono formati e trasmessi con modalità telematica;
la trasmissione da parte delle Asl di verbali cartacei comporta per l'Inps la necessità di attivare un successivo flusso procedurale di acquisizione degli stessi nella procedura informatica, e ciò al fine di trasformare le informazioni ricevute da cartacee in elettroniche;
l'indisponibilità di un flusso interamente telematico determina, evidentemente, difficoltà nel monitorare e nel definire tempestivamente le diverse sottofasi del procedimento di accertamento dei benefici;
a conclusione dell'iter sanitario, e qualora dallo stesso scaturisca il riconoscimento di provvidenze economiche, si avvia la fase amministrativa del procedimento che si completa con i prescritti controlli, anche reddituali, laddove previsti, e si conclude con la liquidazione della prestazione o, in caso contrario, con un provvedimento di rigetto;
tale fase, pur essendo integralmente di competenza dell'Inps ed interamente telematizzata, subisce, tuttavia, tutte le conseguenze negative derivanti dalla scarsa fluidità della fase di accertamento sanitario di cui sopra, con rallentamenti e ritardi che si riflettono anche sulla fase di concessione e di liquidazione delle prestazioni economiche, esponendo l'Inps al pagamento di interessi legali sulle prestazioni liquidate in ritardo;
il programma straordinario di verifiche sugli invalidi nel 2010 ha previsto 100 mila controlli a campione, vale a dire che le persone con una pensione d'invalidità e/o assegno di accompagnamento sono state chiamate dall'Inps per una visita di controllo. Nel 2009, il piano di accertamenti ha riguardato ben 200 mila persone. Quest'anno toccherà 250 mila soggetti e altrettanti nel 2012. Alla fine, in 4 anni, l'Inps avrà controllato 800 mila pensionati d'invalidità, su un totale di quasi 2,9 milioni;
nel 2010 l'Inps ha revocato il 23 per cento delle pensioni d'invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state l'11 per cento. Il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, Antonio Mastrapasqua, ha affermato che il forte aumento è dovuto «all'affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d'invalidità»;
purtroppo, in certe zone le pensioni d'invalidità (260,27 euro al mese per tredici mensilità) e l'indennità di accompagnamento (487,39 euro al mese per dodici mensilità) svolgono una funzione di ammortizzatore sociale e di scambio clientelare. In base alle prime elaborazioni dell'Inps sulle verifiche 2010 (circa la metà delle pratiche non sono state chiuse) in testa alla classifica delle regioni con il più alto tasso di revoca delle prestazioni ci sono la Sardegna (53 per cento), l' Umbria (47 per cento), la Campania (43 per cento), la Sicilia (42 per cento) e la Calabria (35 per cento);
è necessario, tuttavia, evidenziare che ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo. È doveroso, pertanto, nel corso delle verifiche avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità,

impegna il Governo:

ad assumere ogni utile iniziativa tesa a promuovere la stipula di apposite convenzioni tra le regioni e l'Inps aventi ad oggetto l'affidamento a quest'ultimo degli adempimenti in materia di accertamento sanitario dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, verificando in tale sede la possibilità di una effettiva maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali;
ad intraprendere tempestivamente ogni utile iniziativa in grado di ovviare alle gravi problematiche derivanti dal malcostume dei «falsi invalidi» impedendo che i «veri» malati debbano subire l'umiliazione di dimostrare il loro stato di reale ed evidente malattia.
(1-00620)
«Poli, Galletti, Binetti, De Poli, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Ruggeri, Delfino, Compagnon, Capitanio Santolini, Naro, Ciccanti, Volontè, Occhiuto».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha introdotto un sistema di riconoscimento dei benefici dell'invalidità civile che richiede un rapporto collaborativo e fortemente sinergico tra Inps ed Asl, nell'ambito del quale l'interessato presenta in via telematica, direttamente o tramite l'assistenza di un ente di patronato o di un'associazione di categoria, la domanda di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, abbinata al certificato medico telematico inviato direttamente dal medico di fiducia;
dopo un breve periodo transitorio, a partire dal mese di aprile 2010, il flusso di presentazione delle nuove istanze telematiche è andato a regime ed allo stato attuale circa il 93 per cento delle domande risulta essere stato presentato in modalità telematica;
acquisita la domanda telematica, la commissione medica dell'Asl, integrata con il medico dell'Inps solo parzialmente ed in alcune realtà territoriali, convoca il cittadino a mezzo di apposita procedura Inps, effettua la visita entro 30 giorni dalla domanda, oppure entro 15 giorni per le patologie oncologiche o, in casi di maggiore gravità, redige il verbale sanitario e lo trasmette al centro medico legale dell'Inps, il quale procede alle operazioni di verifica attraverso un accertamento agli atti o mediante visita diretta;
la commissione medica superiore dell'Inps interviene nel procedimento per la verifica finale dei verbali. Tale intervento, che è indispensabile per assicurare l'omogeneità dei giudizi sanitari su tutto il territorio nazionale, prevede dei canali privilegiati per le malattie oncologiche e per le patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007 e rende il verbale definitivo;
in relazione alla gestione della descritta fase dell'accertamento sanitario, si deve rilevare che l'utilizzo dell'applicazione informatica dell'Inps o in alternativa la realizzazione di cooperazioni applicative con i sistemi telematici delle Asl avviene in maniera parziale (solo per alcune parti dell'iter procedurale e con forti disomogeneità sul territorio nazionale); molte Asl, inoltre, utilizzano modalità differenziate, non standardizzate ed al di fuori delle applicazioni informatiche previste. Talché l'80 per cento dei verbali di accertamento delle Asl sono ancora cartacei, con una situazione che evidenzia, al 31 dicembre 2010, che, a fronte di 1.125.699 verbali redatti dalle commissioni mediche integrate, solo 296.945 verbali, pari al 26,4 per cento del totale, sono formati e trasmessi con modalità telematica;
la trasmissione da parte delle Asl di verbali cartacei comporta per l'Inps la necessità di attivare un successivo flusso procedurale di acquisizione degli stessi nella procedura informatica, e ciò al fine di trasformare le informazioni ricevute da cartacee in elettroniche;
l'indisponibilità di un flusso interamente telematico determina, evidentemente, difficoltà nel monitorare e nel definire tempestivamente le diverse sottofasi del procedimento di accertamento dei benefici;
a conclusione dell'iter sanitario, e qualora dallo stesso scaturisca il riconoscimento di provvidenze economiche, si avvia la fase amministrativa del procedimento che si completa con i prescritti controlli, anche reddituali, laddove previsti, e si conclude con la liquidazione della prestazione o, in caso contrario, con un provvedimento di rigetto;
tale fase, pur essendo integralmente di competenza dell'Inps ed interamente telematizzata, subisce, tuttavia, tutte le conseguenze negative derivanti dalla scarsa fluidità della fase di accertamento sanitario di cui sopra, con rallentamenti e ritardi che si riflettono anche sulla fase di concessione e di liquidazione delle prestazioni economiche, esponendo l'Inps al pagamento di interessi legali sulle prestazioni liquidate in ritardo;
il programma straordinario di verifiche sugli invalidi nel 2010 ha previsto 100 mila controlli a campione, vale a dire che le persone con una pensione d'invalidità e/o assegno di accompagnamento sono state chiamate dall'Inps per una visita di controllo. Nel 2009, il piano di accertamenti ha riguardato ben 200 mila persone. Quest'anno toccherà 250 mila soggetti e altrettanti nel 2012. Alla fine, in 4 anni, l'Inps avrà controllato 800 mila pensionati d'invalidità, su un totale di quasi 2,9 milioni;
nel 2010 l'Inps ha revocato il 23 per cento delle pensioni d'invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state l'11 per cento. Il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, Antonio Mastrapasqua, ha affermato che il forte aumento è dovuto «all'affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d'invalidità»;
purtroppo, in certe zone le pensioni d'invalidità (260,27 euro al mese per tredici mensilità) e l'indennità di accompagnamento (487,39 euro al mese per dodici mensilità) svolgono una funzione di ammortizzatore sociale e di scambio clientelare. In base alle prime elaborazioni dell'Inps sulle verifiche 2010 (circa la metà delle pratiche non sono state chiuse) in testa alla classifica delle regioni con il più alto tasso di revoca delle prestazioni ci sono la Sardegna (53 per cento), l' Umbria (47 per cento), la Campania (43 per cento), la Sicilia (42 per cento) e la Calabria (35 per cento);
è necessario, tuttavia, evidenziare che ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo. È doveroso, pertanto, nel corso delle verifiche avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità,

impegna il Governo:

a favorire la promozione della stipula di apposite convenzioni tra le regioni e l'Inps aventi ad oggetto l'affidamento a quest'ultimo degli adempimenti in materia di accertamento sanitario dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, verificando in tale sede la possibilità di una effettiva maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali, in applicazione di quanto previsto dall'articolo 18, comma 22, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98;
ad intraprendere tempestivamente ogni utile iniziativa in grado di ovviare alle gravi problematiche derivanti dal malcostume dei «falsi invalidi» impedendo che i «veri» malati debbano subire l'umiliazione di dimostrare il loro stato di reale ed evidente malattia.
(1-00620)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Poli, Galletti, Binetti, De Poli, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Ruggeri, Delfino, Compagnon, Capitanio Santolini, Naro, Ciccanti, Volontè, Occhiuto».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALLA MOZIONE POLI ED ALTRI N. 1-00620

Nel dispositivo, al secondo capoverso, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , anche in relazione alla scrupolosa tenuta dei loro dati sanitari da parte delle aziende sanitarie locali, come previsto dalla normativa sulla tutela dei dati personali.
1-00620/1. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti, Giachetti.

Nel dispositivo, aggiungere, in fine, il seguente capoverso:
ad assumere tutte le iniziative necessarie verso l'Inps, affinché il ruolo di compartecipazione dell'Istituto alla fase di accertamento sanitario dell'invalidità civile venga adempiuto nel più assoluto rispetto della normativa vigente in materia, con particolare riferimento sia alla fedele e rigorosa applicazione dei criteri sanitari stabiliti da norme primarie per l'accertamento del tipo e del grado di invalidità civile, sia all'unicità del momento di chiamata del cittadino richiedente a visita collegiale per l'accertamento dell'invalidità civile.
1-00620/2. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti, Giachetti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha previsto la presenza obbligatoria di un medico dell'Inps quale componente effettivo nelle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali, che devono effettuare gli accertamenti sanitari in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità. L'Inps accerta, altresì, la permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari delle infermità suddette;
inoltre, detto decreto-legge n. 78 del 2009, ha previsto che dal 2010 le domande volte ad ottenere i benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, complete della certificazione medica attestante la natura delle infermità invalidanti, vengano presentate all'Inps;
sempre il citato decreto-legge, come successivamente modificato dalla legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009), ha altresì previsto un'intensificazione delle verifiche annuali circa la permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
l'articolo 10, comma 4, del successivo decreto-legge n. 78 del 2010, ha quindi disposto che per il triennio 2010-2012, l'Inps effettui, in via aggiuntiva all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, un programma di 100.000 verifiche per il 2010 e di 250.000 verifiche annue per ciascuno degli anni 2011 e 2012, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
sulla base dei suddetti piani programmati di accertamento e alla luce del fatto che nel 2009 vi erano stati controlli su 200 mila persone, alla fine di questi quattro anni l'Inps avrà effettuato controlli su 800 mila pensioni di invalidità, con il condivisibile obiettivo di ridurre drasticamente le prestazioni ingiustificate;
va ricordato che di queste prestazioni ingiustificate, solamente una parte riguardano i cosiddetti «falsi invalidi», mentre in molti altri casi le verifiche hanno l'obiettivo di valutare se le persone, alle quali a suo tempo erano state riconosciuti i benefici, abbiano ancora i requisiti sanitari necessari o se, invece, sono persone realmente invalide ma cui è stata volutamente e illegittimamente riconosciuta un'invalidità più grave di quella effettiva;
l'intensificazione del programma dei controlli sulle false pensioni di invalidità ha cominciato a dare i suoi risultati e a produrre conseguentemente i primi sensibili risparmi di denaro pubblico;
nel 2009, le pensioni d'invalidità civile revocate sono state l'11 per cento di quelle controllate. Nel 2010 la percentuale di pensioni d'invalidità civile revocate dall'Inps, sempre su quelle controllate, è stata pari al 23 per cento;
le sole prestazioni per beneficiari «puri», ossia che hanno solamente una pensione di invalidità, ammontano a circa 15 miliardi di euro l'anno e riguardano circa 2,9 milioni di persone;
dall'attuale piano Inps di controlli a campione, è realistico attendersi un risparmio annuale di circa 1 miliardo di euro, una cifra notevole anche se lontana dagli 8-10 miliardi di euro recuperabili se, teoricamente, le verifiche fossero svolte su tutti;
è ben noto che vi sono aree del Paese dove l'erogazione di false pensioni di invalidità - attualmente pari a 260,27 euro mensili per tredici mensilità - svolge da troppo tempo una impropria e illegale funzione di ammortizzatore sociale, peraltro troppo spesso conseguente a vere e proprie forme di scambio clientelare e di cattura e gestione del consenso politico;
una truffa troppo a lungo non affrontata con la giusta determinazione, con conseguenze negative sia in termini di legalità che di sperpero di risorse pubbliche;
rispetto al passato, attualmente la procedura per accedere alle pensioni di invalidità viene effettuata per via telematica e si prevede che all'Inps spetti l'ultima parola rispetto alla permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile. La normativa precedente prevedeva, invece, che l'Inps non avesse un ruolo decisionale in materia di concessioni di pensioni di invalidità, ma solo quello di sportello pagatore;
attualmente le commissioni mediche delle aziende sanitarie locali dovrebbero essere integrate da un medico dell'Inps, ma in realtà - come ha recentemente ricordato il presidente dell'Inps, dottor Antonio Mastrapasqua - ciò avviene solamente in circa la metà dei casi, in quanto le aziende sanitarie locali non sono obbligate. Ciò comporta che, per l'altra metà delle pratiche, è la stessa Inps che successivamente convoca la persona che ha presentato la domanda, che si trova così costretta a subire due visite;
anche in conseguenza di queste difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali, i tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile sono molto lunghi. Nel 2010, i tempi medi tra la presentazione della domanda di pensione di invalidità civile e la sua effettiva liquidazione sono stati di quasi un anno;
ciò che, quindi, sicuramente manca è la collaborazione, attualmente del tutto insufficiente, da parte delle aziende sanitarie locali. Su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, solo 900 mila sono state già esaminate dalle aziende sanitarie locali e di queste appena il 20 per cento è stato trasmesso all'Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea;
in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino del 18 ottobre 2010, il presidente dell'Inps ha ricordato che «su base nazionale, quando facciamo delle visite straordinarie, le Asl ci consegnano appena il 9 per cento di pratiche di richieste di invalidità. L'altro 91 per cento dichiarano di non possederlo più (....), e non motivano la mancata consegna anche perché non sono tenute a motivarlo». È, quindi, necessaria una maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali, che devono operare nel massimo della trasparenza;
il ritardo con cui l'Inps riceve le informazioni da parte delle aziende sanitarie locali non può tradursi, come invece purtroppo avviene, in un aggravio a danno di cittadini che già vivono una situazione di forte disagio e la giusta e doverosa battaglia di contrasto ai falsi invalidi non può in nessun caso finire per penalizzare chi è realmente affetto da una invalidità grave e i suoi familiari;
non solo, ma a quanto sopra esposto si deve aggiungere che circa il 49 per cento delle pratiche trasmesse dalle aziende sanitarie locali viene corretto dall'Inps, il quale, fatti i relativi controlli, riduce o toglie le previste prestazioni. È, quindi, di tutta evidenza la necessità di intervenire su questo sistema al fine di garantire la necessaria celerità e soprattutto trasparenza;
si è, inoltre, ancora lontani dalla completa informatizzazione dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, mentre invece le domande e le prestazioni previdenziali dovrebbero giungere all'Istituto solo per via telematica;
vanno, inoltre, sottolineate le numerose critiche, sollevate spesso anche dalle stesse associazioni di disabili, circa le campagne di visite di verifica alle quali l'Inps sta chiamando i pensionati di invalidità. Le associazioni dei non vedenti - per fare un solo esempio - hanno lamentato che anche gli stessi non vedenti siano stati chiamati al controllo;
nei vari piani di verifica delle false invalidità sono, infatti, state chiamate con troppa frequenza, da parte dell'Inps, anche persone che di fatto dovevano essere escluse in quanto rientranti in una delle patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007, sottoponendo le medesime persone a umilianti nuove visite e procedure burocratiche,

impegna il Governo:

a proseguire il piano di controlli già operante, prevedendone una sua intensificazione a livello nazionale;
a valutare l'opportunità di assumere iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni per promuovere - ai fini di una maggiore trasparenza - opportune forme di rotazione in ambito regionale dei componenti delle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali;
a valutare l'opportunità di prevedere che quota parte dei risparmi conseguenti alle programmate attività di accertamento della sussistenza e/o permanenza dei requisiti nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile possa essere finalizzata ad un adeguamento dei trattamenti economici di invalidità civile, previsti dalla legislazione vigente ed erogati dall'Inps;
ad attivarsi affinché, dai previsti controlli da parte dell'Inps, vengano definitivamente esentati i cittadini portatori di handicap o di patologie per le quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 2 agosto 2007, e che invece ancora oggi si trovano spesso costretti a ulteriori umilianti visite mediche;
ad attivarsi affinché venga effettivamente attuata la vigente disposizione per la quale ogni commissione medica della azienda sanitaria locale deve essere integrata da un medico dell'Inps, anche al fine di evitare che, dopo una prima visita da parte della azienda sanitaria locale, la persona che ha presentato la domanda sia costretta - come ancora oggi troppo spesso avviene - a sottoporsi ad una seconda visita da parte dell'Inps;
a garantire dei tempi più rapidi per la liquidazione delle prestazioni di invalidità, che sono attualmente di circa un anno dal momento della presentazione della domanda;
a portare a definitivo compimento il processo di informatizzazione dell'Inps e a promuovere, per quanto di competenza, nelle opportune sedi istituzionali, il completamento dell'informatizzazione delle stesse aziende sanitarie locali, garantendo un'indispensabile maggiore e più stretta collaborazione tra l'Istituto nazionale di previdenza sociale e le aziende sanitarie locali, attualmente del tutto insufficiente, stante che, su circa 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, solo 900 mila sono state già esaminate dalle aziende sanitarie locali e di queste appena il 20 per cento è stato trasmesso all'Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea.
(1-00622)
«Di Stanislao, Palagiano, Mura, Paladini, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
è passato oltre un anno dall'entrata in vigore dell'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», che attribuisce all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, con l'intento di ottenere tempi più rapidi e modalità più chiare per il riconoscimento dei relativi benefici;
la nuova procedura, invece di portare chiarezza e celerità, ha registrato gravissime inefficienze, che stanno provocando disagi a persone già drammaticamente colpite, costrette ad aspettare mesi e mesi prima di vedere riconosciuto il loro diritto;
è lo stesso Inps a rilevare che il sistema non funziona, visto che in data 20 settembre 2010 il direttore generale, con una comunicazione interna a tutti i dirigenti regionali Inps, non diffusa sul sito ufficiale dell'Istituto, afferma che «si rende indispensabile potenziare (...) il ricorso all'accertamento sanitario diretto sulla persona con l'obiettivo di verificare la sussistenza ovvero la permanenza dei requisiti sanitari»;
anche se la nota afferma che l'intento è quello di rendere «definitivo il giudizio medico-legale dei sanitari Inps, con il dichiarato obiettivo di evitare futuri disagi al cittadino conseguenti a successive verifiche sanitarie straordinarie», sembra piuttosto che la finalità sia quella di stringere ulteriormente i meccanismi di controllo per restringere le provvidenze concesse, penalizzando di fatto anche i veri invalidi;
le stesse linee guida, allegate alla nota del direttore generale, sottolineano «che l'accertamento sanitario diretto è da ritenersi prioritario al fine di garantire la massima coerenza metodologica e la trasparenza dell'iter valutativo e del conseguente giudizio medico-legale. Ciò soprattutto nei casi in cui si evidenzi una severa minorazione dell'integrità psico-fisica da cui derivano benefici assistenziali»;
le conseguenze di queste direttive per il cittadino sono più severe di quanto non appaia a prima vista, poiché il ricorso prioritario alla visita diretta, sia che vi sia una valutazione unanime oppure no della commissione, comporta che molti cittadini verranno, d'ora in poi, sottoposti ad una doppia visita: prima all'azienda sanitaria locale e poi all'Inps con aumento dei disagi e dei ritardi;
l'Inps, inoltre, si era impegnato a non superare il periodo dei 120 giorni per concludere l'iter amministrativo delle domande e aveva annunciato, con grande enfasi, l'utilizzo di una procedura informatica innovativa che avrebbe consentito di rendere più rapido lo scambio di informazioni tra i diversi enti coinvolti; da qui l'obbligo tassativo di presentare le domande soltanto per via telematica;
la realtà di oggi sta dimostrando che l'Istituto non ha saputo raggiungere i suoi obiettivi; infatti, si sta procedendo a rilento, con gravi ricadute sul piano dei diritti, anche nel caso di persone affette da patologie oncologiche, particolarmente tutelate dalla legge;
i dati che lo stesso Inps fornisce e riportati dal Sottosegretario Francesca Martini, in Commissione affari sociali della Camera dei deputati, in data 9 marzo 2011, in risposta ad una serie di interrogazioni sollevate su questo argomento dagli onorevoli Barani, Murer, Iannuzzi, Bellanova e Farina Coscioni, confermano questa denuncia: «nel corso del 2010, in vigenza quindi delle disposizioni più volte richiamate introdotte dal decreto-legge n. 78 del 2009, sono state presentate all'Inps 1.092.588 istanze di riconoscimento dello stato invalidante per complessive 1.823.374 prestazioni» e sono state messe «in pagamento 462.038 nuove prestazioni, riferite anche ad istanze presentate in periodi precedenti»; quindi, il numero dei riconoscimenti è irrisorio rispetto al totale delle domande presentate;
se questi sono i dati, le enfatiche dichiarazioni del Governo sulla stampa e in televisione sono dunque smentite dai fatti;
i ritardi nel riconoscere i diritti stanno aumentando. L'Istituto non ha favorito la collaborazione con le aziende sanitarie locali e le sue procedure informatiche, non sperimentate, hanno ostacolato il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, compresi i patronati che svolgono una funzione di tutela e di aiuto a tutti quei cittadini che necessitano di aiuto per inoltrare la domanda di riconoscimento dell'invalidità. Infatti, il patronato che ha presentato la pratica per il riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap o della disabilità non viene messo in condizione di seguire l'iter della domanda, di informare il proprio assistito, di svolgere il ruolo sociale che la legge gli attribuisce, mentre le sedi territoriali dell'Inps non sanno fornire alcuna informazione;
in presenza, inoltre, di handicap, pur in situazioni di gravità, le commissioni delle aziende sanitarie locali non consegnano i «verbali provvisori», impedendo alle lavoratrici e ai lavoratori di beneficiare dei permessi e dei congedi previsti dalle leggi, senza possibilità di recuperarli successivamente;
se la lotta ai falsi invalidi è doverosa, non si possono, però, compromettere i diritti dei veri invalidi,

impegna il Governo:

ad assumere le necessarie iniziative dirette a rivedere e modificare la procedura prevista dall'articolo 20 del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, al fine di evitare che l'Inps nel procedimento attuale di riconoscimento delle invalidità sia nello stesso tempo «controllore e controllato», anche attraverso l'emanazione di linee guida, che, pur nella doverosa lotta ai falsi invalidi, non cancellino i diritti di tutti gli altri disabili, quelli veri, quelli che quotidianamente lottano per avere riconosciuto il loro diritto;
a garantire ai soggetti chiamati dall'Inps a verifica sull'accertamento del loro stato invalidante di non perdere il diritto a percepire l'emolumento economico di cui sono titolari, anche se i verbali di visita non siano immediatamente vidimati dal responsabile preposto, nonché ad assicurare che, nei casi di verifica dello stato invalidante da parte dell'Inps, il soggetto interessato venga sottoposto a verifica limitatamente alle condizioni di invalidità non sufficientemente documentate anche in riferimento al puntuale rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali in relazione alla scrupolosa tenuta dei dati sanitari dei cittadini disabili già acquisiti e detenuti da parte delle aziende sanitarie locali in sede di accertamento della invalidità civile;
ad emanare urgentemente linee guida chiare e precise nei confronti dell'Inps onde evitare ulteriori controlli su soggetti portatori di menomazioni di natura irreversibile o di patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante, ai sensi del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 2 agosto 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 settembre 2007, n. 225, evitando così che tali soggetti debbano subire un'ulteriore umiliazione rispetto al loro stato di salute, rispettando finalmente anche l'impegno già assunto dal Governo con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/3638/192, e, più in generale, ad assumere tutte le iniziative necessarie verso l'Inps affinché il ruolo di compartecipazione dell'Istituto alla fase di accertamento sanitario dell'invalidità civile venga adempiuto nel più assoluto rispetto della normativa vigente in materia, con particolare riferimento sia alla fedele e rigorosa applicazione dei criteri sanitari stabiliti da norme primarie per l'accertamento del tipo e del grado d'invalidità civile, sia all'unicità del momento di chiamata del cittadino richiedente a visita collegiale per l'accertamento dell'invalidità civile;
a predisporre con la massima sollecitudine e comunque non oltre entro 30 giorni dall'approvazione del presente atto una relazione esaustiva sulla situazione attuale relativa all'applicazione della nuova procedura prevista dall'articolo 20 del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, indicando:
a) quante siano fino ad oggi le pratiche evase rispetto a quelle depositate;
b) quale sia la loro distribuzione territoriale, quante siano le nuove pensioni riconosciute dall'entrata in vigore della procedura prevista dall'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009;
c) per quale motivo fino ad oggi gli uffici territoriali dell'Inps non siano stati in grado di evadere nei tempi stabiliti dallo stesso decreto-legge le pratiche relative all'invalidità;
d) quali siano i motivi del ritardo nel riconoscimento delle invalidità, specificando se tali ritardi debbano essere imputati a ragioni di mero risparmio, o al fatto che i programmi informatici tra le aziende sanitarie locali e l'Inps non sono uniformi e, quindi, all'impossibilità di comunicare tra i due enti;
e) quale sia la situazione relativa all'appalto con Postel per l'inserimento dei dati della pratiche relative alle richieste d'invalidità, indicandone i costi, la durata, gli obiettivi, nonché il numero di dati immessi in ciascuna regione.
(1-00626)
«Miotto, Lenzi, Murer, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco, Bellanova, Bobba, Cardinale, Cavallaro, Concia, Capodicasa, Cenni, Codurelli, Colaninno, Coscia, De Biasi, Esposito, Fontanelli, Froner, Gatti, Ghizzoni, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laganà Fortugno, Lucà, Marchi, Mariani, Mattesini, Miglioli, Motta, Pes, Pizzetti, Rigoni, Rubinato, Samperi, Sanga, Schirru, Sereni, Siragusa, Strizzolo, Trappolino, Tullo, Vaccaro, Velo, Villecco Calipari, Viola, Lovelli, Rampi, Marco Carra».

La Camera,
premesso che:
l'attuale procedura per la concessione delle prestazioni relative all'invalidità civile prevede un sistema basato sull'invio telematico delle domande da parte degli interessati, con la relativa certificazione medica, mentre la decisione finale circa il rilascio dei benefici spetta all'Inps. In particolare, una volta ricevuta la relativa domanda, nella successiva fase di accertamento sanitario, le commissioni delle aziende sanitarie locali sono integrate da un medico dell'Inps; i verbali sanitari vengono redatti in formato elettronico e messi a disposizione degli uffici amministrativi per gli adempimenti del caso. La commissione medica superiore dell'Inps effettua il monitoraggio e la verifica finale e complessiva dei verbali;
tale procedura, tuttavia, incontra ostacoli di varia natura dovuti ad un utilizzo in alcuni casi parziale delle applicazioni informatiche e limitato ad alcune zone del territorio nazionale; ciò determina difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali: su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, soltanto 900 mila sono già state esaminate dalle aziende sanitarie locali; il 20 per cento di queste è stato trasmesso telematicamente, mentre il resto in formato cartaceo. Tali difficoltà producono evidenti effetti negativi sui tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile. Secondo il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps), Antonio Mastrapasqua, nel 2010 la media dei giorni necessari per la liquidazione delle prestazioni è ancora di un anno circa. L'obiettivo che l'Inps intende raggiungere è, invece, di 120 giorni dal momento della domanda;
nel 2009 il piano di verifiche sulla permanenza dei requisiti sanitari degli invalidi civili si è tradotto in 200 mila controlli effettuati da parte dell'Inps; nel 2010 i controlli sono stati 100 mila; nel 2011 sono previsti 250 mila accertamenti, così come nel 2012. Lo scopo è di eliminare le prestazioni ingiustificate e dare vita ad un effetto deterrente, al fine di evitare che soggetti privi dei requisiti necessari siano destinatari di benefici. I primi risultati delle verifiche svolte hanno dimostrato che circa il 30 per cento dei destinatari di pensione di invalidità ne beneficiano pur non avendone diritto. Si tratta di una percentuale che tende a subire forti variazioni da regione a regione;
in questo modo nel 2009 l'11 per cento delle pensioni di invalidità controllate sono state cancellate e nel 2010 ben una pensione su quattro è stata revocata, ovvero il 23 per cento, proprio per effetto di un «affinamento del campione» oggetto di verifica, secondo quanto affermato da Mastrapasqua;
sebbene nel 2010 le richieste di concessione dei benefici siano diminuite del 17 per cento rispetto al 2009, passando da 2,2 milioni a 1,8 milioni di domande, la spesa corrispondente sembra essere aumentata: da 13 miliardi di euro si è passati ad un ammontare di poco più di 16 miliardi di euro, gran parte dei quali destinati alle indennità di accompagnamento,

impegna il Governo:

ad intraprendere le misure necessarie per superare l'annosa questione dei «falsi invalidi», allo scopo di tutelare i soggetti che si trovano invece realmente nelle condizioni previste dalla legge per poter richiedere i benefici di invalidità;
ad adottare misure tese a garantire trasparenza, celerità ed uniformità di comportamenti su tutto il territorio nazionale, per quanto riguarda gli adempimenti necessari per il rilascio dei benefici relativi all'invalidità civile;
a prevedere azioni finalizzate a perfezionare i criteri di scelta dei campioni da sottoporre a verifiche, allo scopo di evitare che vengano sottoposti ai controlli anche soggetti affetti da patologie irreversibili.
(1-00630)
«Mosella, Tabacci, Pisicchio, Brugger».

La Camera,
premesso che:
la dinamica della spesa per i trattamenti di invalidità civile ha conosciuto, negli ultimi anni, un progressivo e considerevole incremento, sia in termini di assegni erogati, sia in termini di somme impegnate;
il Governo, al fine di contenere tale spesa crescente, ha adottato diverse misure volte a contrastare le cosiddette «false invalidità»;
dapprima, con l'articolo 80 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 si è previsto che l'Inps attuasse nell'anno 2009 un piano straordinario di 200 mila verifiche dei titolari di invalidità civile;
successivamente, con l'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», sono state attribuite all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità e sono state riviste le modalità di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni ed il ricorso in giudizio;
infine, con l'articolo 2, comma 159 della legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009) e l'articolo 10, comma 4 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono state previste, per il triennio 2010-2012, che l'Inps effettuasse un programma di verifiche straordinarie, aggiuntive rispetto all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nella misura di 100 mila verifiche per l'anno 2010 e di 250 mila verifiche per ciascuno degli anni 2011 e 2012;
i controlli finora effettuati hanno determinato considerevoli risparmi di spesa, risparmi che comunque devono scontare gli esiti incerti del contenzioso giudiziario relativo ai provvedimenti di revoca dei trattamenti;
da tali controlli sono emersi tassi di revoca dei trattamenti di invalidità fortemente differenziati a livello regionale;
il sistema di comunicazioni in via telematica, introdotto dalla riforma del procedimento di accertamento dell'invalidità civile, sta incontrando alcune difficoltà a livello operativo, in ragione del ritardo nell'informatizzazione del processo da parte di molte aziende sanitarie locali;
vi sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo e pertanto è doveroso, nel corso delle verifiche, avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità, anche tenendo conto di quanto disposto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007 a tutela delle persone affette da patologie irreversibili;
è necessaria non solo una politica di intensificazione dei controlli, ma anche la valutazione, all'esito dei controlli medesimi, di possibili interventi tesi a promuovere una più ampia e qualificata equità sociale nella tutela delle persone affette da invalidità;
il Governo si accinge a presentare al Parlamento una legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale, che vedrà la rimodulazione della struttura tributaria e della spesa in materia sociale;
la suddetta riforma andrà ad incidere profondamente sulle modalità di erogazione dei trattamenti di invalidità civile,

impegna il Governo:

a verificare, sulla base del monitoraggio dell'andamento del piano straordinario e comunque all'esito dello stesso, la possibilità di assumere, compatibilmente con le capacità finanziarie e con l'esercizio delle altre competenze dell'Inps, iniziative dirette ad aumentare il numero dei controlli, tenuto conto dell'incidenza regionale dei tassi di revoca;
a promuovere, sulla base del predetto monitoraggio e comunque all'esito del piano straordinario, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la possibilità di valorizzare, con eventuali iniziative normative, l'impegno e la partecipazione degli enti territoriali, in analogia a quanto previsto dall'articolo 1 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248;
a valutare la possibilità, nell'ambito del vigente quadro costituzionale in tema di riparto di competenze, di assumere ogni iniziativa tesa a promuovere adeguati strumenti per rafforzare la collaborazione tra regioni, Inps e aziende sanitarie locali, al fine di perseguire, anche grazie ad una piena informatizzazione del processo di acquisizione e trasmissione dei dati tra le aziende sanitarie locali e l'Inps, l'obiettivo, da un lato, di evitare che i soggetti affetti da patologie irreversibili, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007, siano assoggettati a nuove ed ulteriori verifiche, sempre che non siano emersi gravi indizi di falsità in relazione al primo accertamento; dall'altro, di ricondurre nei termini previsti dalla legge, la durata effettiva del procedimento di verifica, nonché le attività finalizzate all'erogazione e al ripristino della prestazione;
a promuovere una più efficace pianificazione ed una più equa organizzazione dei controlli, con l'obiettivo di conseguire una più adeguata selezione dei soggetti da sottoporre a nuova visita medica, ottimizzando in tal modo pienamente le risorse professionali ed amministrative disponibili, valutando anche l'ipotesi di escludere da ulteriori controlli i cittadini che hanno conseguito il riconoscimento della condizione di inabilità all'esito di un procedimento giudiziario, fatti salvi eventuali profili non coperti dal giudicato;
a valutare, nelle sedi competenti e all'esito del piano straordinario di verifica, l'opportunità di procedere ad un riordino dei requisiti occorrenti per il riconoscimento delle prestazioni in materia di invalidità civile e indennità di accompagnamento;
a considerare i principi ispiratori dei suddetti elementi nella legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale.
(1-00682)
«Reguzzoni, Cazzola, Moffa, Iannaccone, Montagnoli, Antonino Foti, Fedriga, Bitonci».

La Camera,
premesso che:
la dinamica della spesa per i trattamenti di invalidità civile ha conosciuto, negli ultimi anni, un progressivo e considerevole incremento, sia in termini di assegni erogati, sia in termini di somme impegnate;
il Governo, al fine di contenere tale spesa crescente, ha adottato diverse misure volte a contrastare le cosiddette «false invalidità»;
dapprima, con l'articolo 80 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 si è previsto che l'Inps attuasse nell'anno 2009 un piano straordinario di 200 mila verifiche dei titolari di invalidità civile;
successivamente, con l'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», sono state attribuite all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità e sono state riviste le modalità di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni ed il ricorso in giudizio;
infine, con l'articolo 2, comma 159 della legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009) e l'articolo 10, comma 4 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono state previste, per il triennio 2010-2012, che l'Inps effettuasse un programma di verifiche straordinarie, aggiuntive rispetto all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nella misura di 100 mila verifiche per l'anno 2010 e di 250 mila verifiche per ciascuno degli anni 2011 e 2012;
i controlli finora effettuati hanno determinato considerevoli risparmi di spesa, risparmi che comunque devono scontare gli esiti incerti del contenzioso giudiziario relativo ai provvedimenti di revoca dei trattamenti;
da tali controlli sono emersi tassi di revoca dei trattamenti di invalidità fortemente differenziati a livello regionale;
il sistema di comunicazioni in via telematica, introdotto dalla riforma del procedimento di accertamento dell'invalidità civile, sta incontrando alcune difficoltà a livello operativo, in ragione del ritardo nell'informatizzazione del processo da parte di molte aziende sanitarie locali;
vi sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo e pertanto è doveroso, nel corso delle verifiche, avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità, anche tenendo conto di quanto disposto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007 a tutela delle persone affette da patologie irreversibili;
è necessaria non solo una politica di intensificazione dei controlli, ma anche la valutazione, all'esito dei controlli medesimi, di possibili interventi tesi a promuovere una più ampia e qualificata equità sociale nella tutela delle persone affette da invalidità;
il Governo si accinge a presentare al Parlamento una legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale, che vedrà la rimodulazione della struttura tributaria e della spesa in materia sociale;
la suddetta riforma andrà ad incidere profondamente sulle modalità di erogazione dei trattamenti di invalidità civile,

impegna il Governo:

a verificare, sulla base del monitoraggio dell'andamento del piano straordinario e comunque all'esito dello stesso, la possibilità di assumere, compatibilmente con le capacità finanziarie e con l'esercizio delle altre competenze dell'Inps, iniziative dirette ad aumentare il numero dei controlli, tenuto conto dell'incidenza regionale dei tassi di revoca;
a promuovere, sulla base del predetto monitoraggio e comunque all'esito del piano straordinario, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la possibilità di valorizzare, con eventuali iniziative normative, l'impegno e la partecipazione degli enti territoriali, in analogia a quanto previsto dall'articolo 1 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248;
a valutare la possibilità, nell'ambito del vigente quadro costituzionale in tema di riparto di competenze, di assumere ogni iniziativa tesa a promuovere, conformemente a quanto previsto dal decreto-legge n. 98 del 2011, adeguati strumenti per rafforzare la collaborazione tra regioni, Inps e aziende sanitarie locali, al fine di perseguire, anche grazie ad una piena informatizzazione del processo di acquisizione e trasmissione dei dati tra le aziende sanitarie locali e l'Inps, l'obiettivo, da un lato, di evitare che i soggetti affetti da patologie irreversibili, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007, siano assoggettati a nuove ed ulteriori verifiche, sempre che non siano emersi gravi indizi di falsità in relazione al primo accertamento; dall'altro, di ricondurre nei termini previsti dalla legge, la durata effettiva del procedimento di verifica, nonché le attività finalizzate all'erogazione e al ripristino della prestazione;
a promuovere una più efficace pianificazione ed una più equa organizzazione dei controlli, con l'obiettivo di conseguire una più adeguata selezione dei soggetti da sottoporre a nuova visita medica, ottimizzando in tal modo pienamente le risorse professionali ed amministrative disponibili, valutando anche l'ipotesi di escludere da ulteriori controlli i cittadini che hanno conseguito il riconoscimento della condizione di inabilità all'esito di un procedimento giudiziario, fatti salvi eventuali profili non coperti dal giudicato;
a valutare, nelle sedi competenti e all'esito del piano straordinario di verifica, l'opportunità di procedere ad un riordino dei requisiti occorrenti per il riconoscimento delle prestazioni in materia di invalidità civile e indennità di accompagnamento;
a considerare i principi ispiratori dei suddetti elementi nella legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale.
(1-00682)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Reguzzoni, Cazzola, Moffa, Iannaccone, Montagnoli, Antonino Foti, Fedriga, Bitonci».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALLA MOZIONE REGUZZONI, CAZZOLA, MOFFA ED ALTRI N. 1-00682.

Nel dispositivo, sopprimere il primo capoverso.
1-00682/1. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti.

INTERPELLANZE URGENTI

A)

Chiarimenti in merito al commissariamento dell'Agea - 2-01146

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il 23 giugno 2011, su proposta del Ministro interpellato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono stati sciolti gli organi statutari dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) ed è stato nominato un commissario straordinario;
il Ministro interpellato ha reso noto che il commissariamento si è reso necessario e non più rinviabile a seguito degli accertati e reiterati inadempimenti da parte degli organi di Agea, che non hanno provveduto alla nomina del direttore generale, nonché a seguito di varie inadempienze amministrative e gestionali che hanno comportato anche ripetute segnalazioni da parte dell'Unione europea;
il commissariamento giunge dopo un periodo di grande tensione tra i vertici dell'Agenzia e alcune componenti del Governo e degli allevatori; in particolare, il ruolo centrale di Agea nell'ambito della politica agricola nazionale ha esposto la sua gestione ai continui contraccolpi dei numerosi cambi di strategia politica che negli ultimi tre anni hanno interessato il dicastero agricolo, tutti comunque segnati dal nodo mai risolto delle «multe» non versate dai cosiddetti «splafonatori» ad Agea;
il dato curioso è che questi allevatori riottosi sono soltanto circa 2 mila, poco più del 5 per cento di una categoria che, invece, ha investito oltre un miliardo di euro per acquistare le quote necessarie a produrre nella legalità. Questa esigua minoranza «fuori legge» gode, però, del pieno e reiterato sostegno della Lega Nord, incurante degli effetti negativi che i mancati pagamenti generano sui conti pubblici: 1,8 miliardi di euro, senza contare le sanzioni;
nel mese di aprile 2011 l'Agea ha ricevuto, presso la sua sede, una delegazione di produttori di latte che argomentavano la richiesta di un'ulteriore sospensione dei pagamenti delle multe dovute per aver «splafonato» rispetto alle quote di produzione assegnate loro, mettendo in discussione la legittimità delle multe applicate alle aziende italiane per gli esuberi produttivi; nonostante la sua mera funzione amministrativa e di controllo, Agea è stata oggetto di numerose contestazioni da parte di produttori che si sono manifestate con sit in davanti la sede di via Salandra, attacchi al suo funzionamento in numerosi articoli di giornali, pressioni politiche attraverso prese di posizione di esponenti politici di primo piano, minacce su blog e strumenti vari di rete, affinché la stessa assumesse provvedimenti «rivolti a trovare soluzioni» al problema delle quote latte, nonostante la sua oggettiva incompetenza;
a seguito del suddetto incontro, secondo notizie di stampa mai smentite, alcuni esponenti dei «cobas latte» avrebbero avuto un incontro con il Ministro Umberto Bossi, al quale avrebbero chiesto il commissariamento dell'Agea per bloccare le azioni di revoca di quote e di ingiunzione di pagamento, nonostante la sua oggettiva incompetenza. Infatti, Agea, nel merito della propria azione, opera dentro una cornice legislativa di carattere europeo e nazionale di intesa con le regioni e non ha competenze proprie su proroghe o rateizzazioni, che spettano alle valutazioni del legislatore che nel settore ha già definito in un quadro europeo metodologie e azioni operative;
il commissariamento di Agea, quindi, non appare giustificato dalle motivazioni ufficiali addotte e, al contrario, sembra dare un segnale evidente a quegli allevatori che non intendono pagare le multe; ad esempio, le motivazioni addotte per giustificare il commissariamento, che indicano, tra l'altro, varie inadempienze amministrative e gestionali che avrebbero comportato ripetute segnalazioni da parte dell'Unione europea, appaiono in netto contrasto con quanto affermato dal Governo in risposta ad un'interrogazione in Commissione agricoltura alla Camera dei deputati il 31 maggio 2011 dell'onorevole Zucchi e relativa alla mancata approvazione nei termini, del bilancio di previsione per l'anno 2011 da parte dell'Agea e alle eventuali conseguenze che si sarebbero potute determinare a seguito di un ipotetico intervento, al riguardo, della Commissione europea;
in tale sede, il Governo, nella persona del Sottosegretario Rosso, faceva presente come il bilancio per l'esercizio finanziario 2011 fosse stato approvato con ritardo, a causa, sostanzialmente, di una serie di accertamenti e approfondimenti necessari per consentire lo stesso servizio rispetto alle ridotte assegnazioni finanziarie;
inoltre, il Sottosegretario affermava che «in riferimento alla verifica effettuata presso l'Agea dal 13 al 17 dicembre 2010 dai preposti servizi comunitari per il mantenimento della qualifica di organismo pagatore, vorrei precisare che si è trattato solo di una verifica di routine effettuata ogni 3 anni nei confronti degli organismi pagatori europei. Tale verifica, piuttosto, è scaturita dalla circostanza che l'Agea ha ritenuto di doversi dotare di un piano di azione al fine di apportare miglioramenti necessari per corrispondere ai rilievi formulati dall'organismo di certificazione. In merito a tale verifica, si precisa che anche questa si è conclusa senza rilievi, come comunicato con nota della Commissione europea, protocollo n. Ares/325073 del 24 marzo 2011»;
il consolidato orientamento giurisprudenziale, pur indicando nella situazione di paralisi degli organi di un ente vigilato un caso di legittimazione per un provvedimento di commissariamento, tuttavia, ribadisce l'obbligatorietà della comunicazione di avvio del procedimento di commissariamento, dovendosi sempre garantire l'effettività del contraddittorio, pur in presenza di presunti indici di inerzia degli organi;
quindi, le ragioni addotte dal Ministro interpellato in merito alla necessità di commissariamento per inadempienze gestionali e amministrative sembrano contraddette dal Sottosegretario Rosso in risposta all'interrogazione dell'onorevole Zucchi il 31 maggio 2011;
la richiesta degli allevatori dei cobas di commissariamento dell'Agea, accusata - pur non avendone alcuna competenza - di non bloccare le ingiunzioni di pagamento di Equitalia, non è mai stata smentita;
come si evince dalla ricostruzione sin qui fatta Agea è stata sottoposta a duri attacchi da parte degli allevatori che devono pagare le multe nel rispetto delle leggi nazionali ed europee -:
quali disposizioni siano state impartite dal Ministro interpellato al presidente e ai consiglieri di amministrazione dell'Agea relativamente alla nomina del direttore generale;
quali siano le motivazioni che hanno determinato l'urgenza dello scioglimento degli organi statutari di Agea e se il commissariamento possa essere ricondotto alla posizione di fermezza che l'Agenzia ha avuto nell'esigere il pagamento delle multe delle quote latte, così come previsto dalla legislazione vigente;
quali direttive siano state impartite al commissario straordinario per assicurare la piena e funzionale gestione di Agea.
(2-01146)
«Oliverio, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Cenni, Servodio, Dal Moro, Agostini, Sani, Cuomo, Marrocu, Coscia, Nicolais, Rossa, De Micheli, Strizzolo, Ghizzoni, Sanga, Pizzetti, Cardinale, Piccolo, Fadda, Rugghia, Antonino Russo, Zunino, Bobba, Barbi, Bachelet, Misiani».

B)

Iniziative di competenza in relazione alle difficoltà economico-finanziarie dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) fondazione Santa Lucia di Roma, nell'ambito del riordino del servizio sanitario della regione Lazio - 2-01145

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) fondazione Santa Lucia di Roma è una struttura di eccellenza nazionale nel campo della neuroriabilitazione ed un centro di rilievo internazionale per la ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze;
la struttura opera con 750 dipendenti con rapporto subordinato a tempo pieno con contratto a tempo indeterminato e ospita molti operatori dell'università e di strutture di ricerca con circa 450 studenti che seguono i corsi di laurea per le professioni sanitarie;
con una serie di decreti commissariali, a partire dal n. 41 e dal n. 56 del 2009 seguiti da numerosi altri della giunta Polverini nel 2010 e 2011, si rischia di compromettere gravemente le possibilità di riabilitazione dei cittadini, impedendo il ricovero presso l'istituto Santa Lucia dei pazienti affetti da mielolesioni e da gravi malattie degenerative, e permettere che pazienti colpiti da cerebrolesioni da ictus o di origine traumatica, anche con esito di coma, vengano ricoverati in strutture con dotazione di personale e di spazi di degenza/riabilitazione notevolmente inferiori a quelli necessari per tali prestazioni di alta specialità neuroriabilitativa. Ciò al solo fine di ridurre la spesa sanitaria, rifiutando un'adeguata remunerazione tariffaria per le indispensabili prestazioni riabilitative;
infatti, la regione Lazio, per remunerare la fondazione Santa Lucia, applica, ad avviso degli interpellanti, arbitrariamente le tariffe per la riabilitazione ordinaria di euro 261,84 per la riabilitazione neurologica e di euro 237,05 per la riabilitazione ortopedica. Tali tariffe sono quelle del decreto del Ministero della salute 12 settembre 2006, uguali a quelle del decreto ministeriale 14 dicembre 1994 e del decreto ministeriale 30 giugno 1997;
il Consiglio di Stato, con sentenza 1205/2010, ha confermato l'annullamento del decreto ministeriale 12 settembre 2006 per «difetto di istruttoria nella determinazione delle tariffe per mancata applicazione dei precisi criteri dettati dallo stesso Ministero con decreto ministeriale 15 aprile 1994»;
le tariffe di riabilitazione sono quindi rimaste immutate dal 1994 dato che la regione Lazio ha ignorato, da oltre 16 anni, l'obbligo di revisione periodica delle tariffe tenendo conto delle variazioni legate alle innovative e migliorative metodologia di cura che influenzano la qualità e la quantità dei fattori produttivi (ad esempio, maggiore personale specializzato, diagnostica, medicinali, comfort alberghiero), nonché degli incrementi di costo dei fattori produttivi dovuti all'inflazione;
dal 1994 il costo della vita Istat è cresciuto del 43 per cento, il costo del lavoro del 74 per cento in valore e del 45 per cento in numero di persone, in massima parte per le professioni sanitarie, gli spazi per la degenza e la riabilitazione del 144 per cento, in quanto la fondazione Santa Lucia si è dovuta adeguare alle disposizioni di cui al decreto ministeriale 29 gennaio 1992, che ha fissato i requisiti necessari alle strutture sanitarie per l'esercizio delle attività di alta specialità;
l'inadeguatezza della remunerazione tariffaria si protrae ormai dal 2005 ed ha causato un disequilibrio economico-finanziario enorme di oltre 75.000.000 di euro non più sostenibile tramite il ricorso al credito bancario e tale da compromettere la sopravvivenza della fondazione Santa Lucia in assenza di interventi immediati;
l'attività della Fondazione Santa Lucia, pur realizzata nell'ambito territoriale della regione Lazio, interessa un bacino d'utenza che copre tutto il centro-sud d'Italia e che, in ogni caso, vede la struttura protagonista di iniziative che valorizzano l'immagine del Paese in ambito europeo ed internazionale -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti sopra rappresentati e se non ritengano che nell'ambito del ripianamento complessivo del debito della regione Lazio non debba essere data specifica attenzione, tra gli altri, all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), fondazione Santa Lucia, nei fatti e in diritto giudicabile una struttura di eccellenza nazionale ed internazionale nella neuroriabilitazione e nelle neuroscienze;
se i Ministri interpellati non ritengano che sia necessario ed urgente agire mediante il commissario ad acta, adottando ogni opportuna iniziativa utile a risolvere la grave situazione economica in cui versa la fondazione Santa Lucia, a garanzia del diritto dei pazienti ad essere curati in una struttura specializzata per il trattamento di gravi e complesse patologie, nonché a garanzia dei livelli occupazionali dell'istituto, garantendo al medesimo la remunerazione in funzione della sua qualificazione, nonché dei maggiori requisiti, strutturali, tecnologici, organizzativi e di ricerca;
se, conseguentemente, non ritengano che si debba procedere, nello specifico, alla formalizzazione dell'accordo di remunerazione per gli anni 2005-2010 con tariffe adeguate alla struttura dei costi dell'«alta specialità», alla conseguente rideterminazione del numero dei posti letto ad alta specialità (codice 75), in conformità allo status di Irccs e di ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria della fondazione Santa Lucia ed al perfezionamento di un protocollo di intesa per il triennio 2011-2013, che consenta la prosecuzione delle attività di riabilitazione, cura, ricerca e didattica.
(2-01145)
«Anna Teresa Formisano, Galletti».

C)

Elementi in merito all'utilizzo dei fondi assegnati dal Governo per i progetti finalizzati a speciali unità dedicate allo stato vegetativo persistente e alle cure domiciliari - 2-01143

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
in Italia vengono dimessi, secondo i calcoli del Ministero della salute, circa 1.800 pazienti, all'anno, per stato vegetativo o di minima coscienza;
i casi sono in aumento anche grazie al miglioramento delle tecnologie;
come più volte ribadito anche dal Sottosegretario per la salute, onorevole Roccella, le condizioni di queste persone possono migliorare, seguendo un percorso di riabilitazione, e per questo sono necessarie strutture nelle quali possano ricevere assistenza e cure adeguate;
il Ministero della salute ha stimato che, per i malati in stato vegetativo, il servizio sanitario nazionale spende circa 300 milioni all'anno;
oltre alle strutture pubbliche, per la cura e l'assistenza di questi malati è fondamentale il ruolo delle reti associative, dei familiari, del privato sociale;
una parte del fondo sanitario nazionale è vincolata per l'assistenza dei malati gravi o in stato vegetativo e per le loro famiglie;
nel 2009 il Governo ha inoltre varato un ulteriore piano operativo attraverso progetti regionali finalizzati proprio per speciali unità dedicate allo stato vegetativo persistente e alle cure domiciliari;
il Governo ha per questo destinato 70 milioni di euro all'anno, già da tre anni, alle regioni per l'assistenza di questi malati;
anche il Sottosegretario Roccella, in una sua dichiarazione, ha ricordato l'importanza «che per questi finanziamenti esistano linee di indirizzo», evidenziando che per il buon utilizzo dei fondi «è fondamentale la collaborazione con le regioni»;
nella stessa dichiarazione ha ricordato che: «l'assistenza domiciliare è già stata inserita nei lea (livelli essenziali di assistenza)»;
i parlamentari ricevono lettere e comunicazioni di persone che hanno familiari gravemente malati o in stato vegetativo, che ogni giorno curano e assistono, ma che chiedono un maggior sostegno e aiuto da parte delle istituzioni. Personalmente, il primo firmatario del presente atto ha potuto incontrare persone che non hanno ricevuto reale assistenza da strutture regionali né tanto meno sono inserite in un programma straordinario di aiuti alle famiglie che assistono familiari in stato vegetativo persistente -:
quali iniziative abbia intrapreso per verificare come sono spesi i fondi assegnati dal Governo per speciali unità dedicate allo stato vegetativo persistente e alle cure domiciliari;
se non sia opportuno prevedere un report dettagliato, regione per regione, di quali siano le strutture che utilizzano questi finanziamenti, e individuare strumenti che possano informare le famiglie dell'esistenza di questi fondi;
se, in base al principio di sussidiarietà, non si possano prevedere strumenti tipo voucher, che permettano di destinare direttamente alle famiglie, quota parte del finanziamento, così come peraltro già fatto con ottimi risultati in alcune regioni.
(2-01143)
«Toccafondi, Centemero, Mazzoni, Girlanda, Barani, Renato Farina, Cazzola, Vignali, Sbai, Vella, Iannarilli, Aprea, Palmieri, Garofalo, Marinello, Mazzuca, Gioacchino Alfano, Di Caterina, Faenzi, Sisto, Barbieri, Lupi, Franzoso, Pagano, Migliori, Castellani, De Camillis, Bernardo, Abelli, Ciccioli, Massimo Parisi».

D)

Intendimenti del Governo circa la nomina di un commissario straordinario ai fini del rinnovo del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi - 2-01162

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi si sono svolte le elezioni per il rinnovo del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi;
l'esito della consultazione è stato oggetto di ricorso promosso ai sensi degli articoli 22 e successivi della legge 24 maggio 1967, n. 369;
il giudizio promosso è stato accolto dal consiglio nazionale dei biologi con pronuncia n. 4/2011, recante il seguente dispositivo: «P.Q.M. Il consiglio nazionale dei biologi nella riunione del 10 giugno 2011, a maggioranza di 11 consiglieri e definitivamente pronunciando, accoglie il ricorso, annullando per l'effetto le operazioni elettorali e l'elezione del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi e del consiglio nazionale dei biologi. Chiede al Ministro della giustizia l'immediata nomina di un commissario straordinario che provveda alla convocazione degli elettori per il rinnovo del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi e del consiglio nazionale dei biologi»;
l'articolo 41 della legge n. 396 del 1967, stabilisce quanto segue: «il consiglio nazionale dei biologi, ove accolga un ricorso che investa la elezione di tutto il consiglio dell'ordine, provvede a darne immediata comunicazione al consiglio stesso e al Ministro per la grazia e giustizia. Il Ministro per la grazia e giustizia nomina un commissario straordinario e trasmette copia del relativo decreto al consiglio dell'ordine ed al commissario stesso. Il commissario straordinario provvede ai sensi dell'articolo 31 alla convocazione degli elettori per la rinnovazione del consiglio con le modalità previste dalla presente legge, in quanto applicabili»;
la proposizione di eventuali atti di gravame non sospende l'efficacia esecutiva della pronuncia del consiglio nazionale dei biologi -:
se ritenga necessario procedere, ai sensi dell'articolo 41 della legge n. 397 del 1967, alla nomina di un commissario straordinario che dia corso ad una contesa elettorale conforme al diritto ed alle aspettative che merita una intera categoria di professionisti.
(2-01162)«Milo, Moffa, D'Anna».

E)

Iniziative per la sicurezza del trasporto di merci pericolose su rotaia, chiarimenti in merito alla documentazione inviata alla Commissione europea e all'Agenzia per le ferrovie europee in relazione all'incidente ferroviario di Viareggio e misure a favore dei famigliari delle vittime - 2-01136

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il nostro Paese è ancora in attesa di sapere perché la notte del 29 giugno del 2009 l'asse del carro cisterna n. 3380-781-8210-6, in composizione al treno 50325 che trasportava gpl da Trecate a Gricignano, cedette di schianto causando 32 vittime, un numero elevato di feriti e la distruzione di un intero quartiere, lasciando una ferita profonda nella città di Viareggio;
il nostro Paese è ancora in attesa di conoscere chi e in che modo avrebbe potuto evitare quel tragico incidente e se le imprese coinvolte, tra cui Ferrovie dello Stato spa, Trenitalia spa, Rete ferroviaria italiana spa, Fs logistica spa, aziende di proprietà dello Stato, abbiano proprie responsabilità in questa tragica vicenda;
in questi giorni torna prepotentemente alla ribalta la mancata applicazione della procedura di cabotaggio, imposta dalla disposizione RFI TCCS PR PO 02 002 dell'8 luglio 2003, rubricata: «Procedura operativa per la messa in servizio sulla rete ferroviaria italiana di contenitori cisterna utilizzati per il trasporto di merci pericolose», la quale prevede che solo i carri costruiti in Germania e Francia e immatricolati dalle imprese ferroviarie Db e Sncf possano essere esentati dalla particolare revisione che ne accerti la conformità agli standard di sicurezza prima di entrare in servizio sulla nostra rete nazionale;
poiché il carro in questione, di proprietà della Gatx rail Austria, è stato costruito in Polonia, esso doveva necessariamente soggiacere agli speciali controlli da parte di CE.SI.FER., struttura deputata alla sicurezza, all'epoca dei fatti dipendente da Rete ferroviaria italiana spa, le cui funzioni sono oggi passate all'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf);
tale controllo sarebbe dovuto avvenire su richiesta dell'impresa ferroviaria che ne assicurava la trazione, cioè Trenitalia spa, prima di essere utilizzato per il cabotaggio;
Trenitalia spa, a quanto si sa, presentò la richiesta di ispezione (inoltrata alla CE.SI.FER qualche mese prima dell'incidente, ma solo per la cisterna, non per tutto il carro; il controllo effettuato, dunque, fu negligente non per responsabilità di quest'ultima ma per espressa richiesta di Trenitalia spa, che escluse dai controlli la parte inferiore (carrelli, struttura, freni e organi di aggancio), mentre, secondo la procedura di cabotaggio, era tenuta a farlo;
il punto 4.3 della procedura recita: «Il tecnico ispettivo (...) accertate le condizioni di manutenzione del carro, lo stato di conservazione del serbatoio (...) certifica (...) la conformità del carro cisterna in esame»; si intende, quindi, tutto il carro, non solo la parte superiore, ma risulta che dalle Ferrovie dello Stato spa giunsero indicazioni diverse;
dalle notizie e dalle immagini dell'asse sottoposto alle verifiche tecniche è risultato evidente lo stato di degrado dell'asse, tanto che è visibile anche a occhi non esperti una vistosa coltre di ruggine e pochissima vernice, sintomo di ossidazione pregressa e non di danneggiamento recente;
anche il confronto tra i due assi dello stesso carrello evidenzia le profonde differenze nello stato di manutenzione: uno regolarmente protetto da un ben visibile strato di vernice bluastra, l'altro, quello spezzato, in condizioni oggettivamente degradate;
in ogni caso, si è lasciato che per 4 anni e mezzo circolasse sulla rete nazionale un carro privo di revisione e, quindi, di nulla osta, con un pericolosissimo asse in fase di degenerazione, che un opportuno - e dovuto - controllo avrebbe evidenziato, prevenendo, con altissimo grado di certezza, tanti morti, tanto dolore e quella che passerà alla storia come la strage di Viareggio;
a fronte di tutto ciò, nella giornata del 7 giugno 2011, durante le operazioni per l'incidente probatorio sulla cisterna in questione nella stazione di Viareggio, il rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nella commissione d'inchiesta ministeriale, Franco Branciamore, non ha voluto sentir parlare di fatalità e ha dichiarato: «Quando c'è un incidente qualcuno ha sbagliato»;
inoltre, il Commissario europeo ai trasporti, Siim Kallas, ha riferito ai familiari delle vittime, ricevuti in audizione nei mesi scorsi, rispondendo a una specifica interpellanza dei parlamentari europei Uggias e Rinaldi, che non ha ricevuto alcuna informazione ufficiale dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti italiano sull'incidente e le sue cause, pertanto sarebbe impossibilitato a valutare interventi e correzioni normative in tema di trasporto di merci pericolose su ferrovia;
tra le delicate incombenze affidate al commissario straordinario, presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, riguardanti sia la ricostruzione della zona di Via Ponchielli, ormai in fase avanzata, che le elargizioni disposte dalla legge speciale per i familiari delle vittime, restano ancora aperte alcune problematiche relative al riconoscimento delle elargizioni economiche ad alcuni familiari, conviventi e non conviventi, che la legge, purtroppo, non ha ancora contemplato e che lo stesso commissario, il cui incarico scadrà il 30 giugno 2011, si è impegnato ad affrontare anche attraverso una proposta di modifica della legge stessa -:
quali iniziative normative, atti amministrativi o di indirizzo verso l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria abbiano emanato in questi due anni per migliorare la sicurezza del trasporto merci pericolose su rotaia e per imporre in modo efficace e verificabile il rispetto categorico delle altre norme già vigenti;
quale documentazione e in che data sia stata inviata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti alla Commissione europea e all'Agenzia per le ferrovie europee, Era;
se non si ritenga di prorogare l'incarico, quale commissario straordinario, al presidente Enrico Rossi e promuovere una modifica alla cosiddetta legge Viareggio per consentire l'elargizione economica ai familiari che ne sono restati esclusi.
(2-01136)«Evangelisti, Donadi, Monai».

F)

Iniziative di competenza volte ad assicurare i finanziamenti alle scuole paritarie - 2-01164

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla recente decisione del «comitato dei saggi» del comune di Bologna, che ha deliberato a maggioranza l'inammissibilità del referendum proposto da un comitato di genitori contro il finanziamento comunale alle scuole materne, argomentando come segue (si riporta integralmente la decisione in quanto utile per una chiara comprensione del quesito):
«Il Comitato dei Garanti, nella sala ovale del comune di Bologna, il giorno 29 giugno 2011, alle ore 12,10, considerato che a seguito dell'ordinanza del Tribunale di Bologna (del 20 giugno 2011 rg 7006111), la quale ha imposto sette giorni dalla notifica Iser l'adozione del provvedimento circa l'ammissibilità o meno del quesito referendario, oggi scadono i termini prefissi, presa visione di tutta la documentazione acquisita in atti, assume la seguente decisione:
premesso
1. che, secondo l'articolo 10, comma 2, lettera b), del Regolamento sui diritti di partecipazione e di informazione del cittadino (p.g. 287154/2007), il quesito referendario per superare lo scrutinio di ammissibilità "deve (...) rispettare i limiti imposti dall'ordinamento";
rilevato
2. che ai sensi dell'articolo 118 comma 3, della Costituzione: "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà";
3. che la legge 10 marzo 2000, n. 62, recante "Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione" considera come componenti del sistema nazionale di istruzione le "scuole paritarie private" (articolo 1, comma 1);
4. che la legge regionale E.R. 8 agosto 2001, n. 26, nel disciplinare, gli interventi della regione e degli enti locali in materia di diritto allo studio, indica come destinatari degli stessi gli alunni delle "scuole appartenenti al sistema nazionale dell'istruzione, come definito dall'articolo 1 della legge 20 marzo 2000, n. 62" (articolo 2, comma 1) e specificamente i frequentanti le "scuole dell'infanzia", (articolo 6, comma 1, lettera a), e ricomprende fra gli interventi previsti, oltre a quelli aventi come diretti destinatari gli allievi (ad esempio i servizi di mensa e di trasporto), anche i progetti "volti ad accrescere la qualità dell'offerta educativa a beneficio dei frequentanti delle scuole d'infanzia del sistema nazionale d'istruzione (...) compresi i relativi progetti di qualificazione e aggiornamento del personale" (articolo 31, comma 4, lettera c);
5. che la legge regionale E.R. 30 giugno 2003, n. 12, recante "Norme per l'uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere" impegna la regione e gli enti locali, con riguardo alle scuole d'infanzia, a sostenere "l'adozione di modelli organizzativi flessibili, la compresenza nelle ore programmate per le attività didattiche, l'inserimento di figure di coordinamento pedagogico" (articolo 19) con riferimento al "sistema nazionale di istruzione (...) come definito dalla legislazione nazionale" (articolo 1, comma 2);
6. che per l'articolo 107 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione), "la manutenzione, il riscaldamento, le spese normali di gestione e la custodia degli edifici delle scuole materne statali sono a carico del comune ove hanno sede le scuole" e che "è ugualmente a carico del comune il personale di custodia";
7. che ai sensi dell'articolo 3 del regolamento comunale della scuola d'infanzia (delibera C.C. n. 78/94) "l'amministrazione comunale persegue un raccordo istituzionale e di collaborazione operativa fra le scuole dell'infanzia comunali, statali ed autonome per la realizzazione di un sistema integrato per la prima infanzia";
8. che il comune di Bologna fin dal 1994 con deliberazione odg n. 452 del 1994 e da ultimo con deliberazione n. 131 del 2010, ha attivato un sistema di convenzionamento con le scuole d'infanzia private, oggi paritarie, tant'è che il bilancio pluriennale dello stesso comune prevede risorse per il rinnovo delle convenzioni anche per gli anni 2011/2013;
9. che pertanto nel territorio del comune di Bologna "il sistema nazionale d'istruzione" si è da tempo venuto articolandosi, per le scuole d'infanzia, in scuole statali (con circa il 17 per cento dei bambini di età), scuole paritarie comunali (con circa il 60 per cento), scuole paritarie private (con circa il 23 per cento, cfr, memoria del presidente Commissione affari generali e istituzionali del consiglio comunale, pg 154455/2011);
10. che la Corte costituzionale nella sentenza 30 gennaio-6 febbraio 2003, n. 42, ha ritenuto che: "Il principio dell'esclusione delle scuole paritarie del sistema scolastico nazionale che si pretende introdurre in via referendaria rende attiva una connotazione discriminatoria a carico delle scuole private, pur a fronte di una disciplina dettagliata che realizza un sostanziale regime di parità" (punto 2 in diritto);
il Comitato dei Garanti reputa che il quesito referendario sottoposto al suo esame dal comitato, articolo 33, nella parte della formulazione "destinare tutti i fondi disponibili (del comune di Bologna) alle scuole comunali", non soddisfi il requisito del rispetto dei "limiti imposti dall'ordinamento" di cui all'articolo 10, 2, reg. (supra p. 1) per i seguenti motivi:
a) con riferimento alle scuole d'infanzia statali, il quesito non considera che il comune è tenuto a sopportare gli oneri economici di cui all'articolo 107 decreto legislativo 297 del 1994 (sopra p. 6), sicché la destinazione di tutti i fondi (in materia di scuole d'infanzia) a favore delle (sole) scuole comunali si pone in contrasto con detta disposizione;
b) con riferimento alle scuole d'infanzia paritarie private, il quesito non considera la connotazione che discende per dette scuole dalle disposizioni legislative statali e regionali nonché da quelle regolamentari comunali richiamate (supra, p. 3-5 e p. 7): il costituire esse parti integranti del "sistema nazionale d'istruzione" e perciò il loro essere destinatarie degli interventi di sostegno economico posti dalla normativa a carico del comune. Conseguentemente il divieto degli stessi interventi, derivante dal quesito, si configura in termini di illegittimità, assumendo al contempo una connotazione discriminatoria, come rilevato dalla Corte costituzionale (supra p. 10);
c) sempre con riferimento alle scuole d'infanzia paritarie private, il quesito si pone in contrasto con il precetto discendente dall'articolo 118, comma 3 della Costituzione (supra p. 2).

Senza entrare nella valutazione dell'esatto valore e della portata di detta disposizione (se essa esprima una norma dotata di piena percettività tale da configurare in capo agli interessati veri e propri diritti soggetti perfetti oppure, all'opposto, se essa, alla luce del complessivo quadro costituzionale (ad esempio articolo 33), si configuri come norma solo programmatica o di indirizzo), è senz'altro ragionevole ritenere che il principio di sussidiarietà orizzontale (o sociale), ancorché, in ipotesi, privo della capacità di imporre comportamenti conformi immediatamente esigibili, è quantomeno in grado di precludere la legittimità di comportamenti palesemente difformi. Come accennato in precedenza (supra p. 8 e 9), il comune di Bologna ha da anni attivato con le scuole d'infanzia private paritarie un sistema di convenzionamento, dando atto che dette scuole realizzano un'attività di interesse generale, concorrendo esse a garantire, insieme alle scuole d'infanzia statali e a quelle comunali, il servizio di istruzione materna a favore della generalità dei bambini bolognesi. In altre parole, il comune di Bologna nel settore delle scuole d'infanzia, ha dato attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale, favorendo quell'autonoma iniziativa di formazioni sociali che proprio nel campo dell'istruzione ha trovato una tipica manifestazione.
E con riguardo al principio di sussidiarietà orizzontale, come realizzatosi nel campo della scuola d'infanzia nel territorio bolognese, il quesito referendario tende a proporre una vera e propria cancellazione del grado di attuazione della citata disposizione costituzionale nel comune di Bologna. Sotto questo aspetto il quesito risulta altresì incompatibile con il principio del diritto allo studio stabilito in sede costituzionale posto che, come ha osservato la Corte costituzionale nella sentenza n. 33 del 2005, "la legge n. 62 del 2000, infatti, nel prevedere l'istituzione delle scuole paritarie, quali componenti del sistema nazionale di istruzione, ha altresì dettato un principio, valido per tutte le scuole inserite in detto sistema di istruzione, volto a rendere effettivo il diritto allo studio anche per gli alunni iscritti alle scuole paritarie, da essa legge disciplinate. E nel far ciò, la medesima legge ha previsto un finanziamento straordinario, aggiuntivo rispetto agli ordinari stanziamenti, in favore delle Regioni delle Province autonome, finalizzato al sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione";
né è possibile, visto il quesito formulato e la relazione di accompagnamento, ipotizzare una riformulazione del quesito idonea a superare i rilievi di inammissibilità incoerenza con gli intendimenti del comitato promotore:

PQM
il Comitato dei garanti, a maggioranza, dichiara inammissibile il quesito referendario presentato in data 2 marzo 2011 dal Comitato articolo 33 (p.g. 47757) ai sensi dell'articolo 10, comma 2, lettera b), del regolamento di partecipazione e di informazione del cittadino»;
ci si trova di fronte, a parere degli interpellanti, ad una sorta di vuoto legislativo nella materia che riguarda il diritto allo studio nella regione Emilia Romagna che, a differenza di altre regioni, non ha normato in modo chiaro questo settore;
ci si trova in presenza, rispetto a precedenti atti di sindacato ispettivo, di una vera e propria emergenza istituzionale in quanto gli enti locali, che erogano nella loro autonomia contributi alle scuole paritarie, non possono essere sottoposti alla minaccia di continui referendum; è necessaria una legge nazionale che, chiarendo le diversità di applicazione in materia di diritto allo studio fra regione e regione, definisca i principi essenziali validi per tutto il territorio nazionale che non possono essere disattesi in quanto attinenti ai diritti essenziali della persona, garantiti da leggi nazionali in materia di istruzione ed assistenza, come ben evidenziato nel parere espresso dal comitato dei garanti. In conclusione, la richiesta di un'iniziativa normativa nazionale, che il primo firmatario del presente atto richiede con particolare urgenza rispetto a precedenti interpellanze sull'argomento, servirebbe ad evitare, ad esempio nel caso di Bologna, che un'eventuale maggioranza di garanti, decidendo nel senso opposto alla decisione effettivamente presa, incida su diritti essenziali indisponibili, condizionando i medesimi a minacce di referendum abrogativi in contrasto, secondo gli interpellanti, con la normativa -:
se il Governo non intenda assumere un'iniziativa normativa urgente che definisca, su tutto il territorio nazionale, livelli essenziali e inderogabili dei diritti civili e sociali con specifico riferimento ai profili riferiti in premessa.
(2-01164)
«Garagnani, Scandroglio, Di Centa, Cassinelli, De Girolamo, Mistrello Destro, Fucci, Dell'Elce, Pianetta, D'Ippolito Vitale, Dima, Palmieri, Renato Farina, De Camillis, Di Virgilio, Marinello, Gava, Scelli, Tortoli, Minardo, Barba, Murgia, Barbieri, Carlucci, Testoni, Centemero, Biasotti, Bergamini, Toccafondi, Osvaldo Napoli, Vessa, Iapicca, Romele, Paroli, Lainati, Cicu, Pagano, Di Caterina, Galati, Sbai, Ventucci, Baccini, Mussolini, Gottardo, Holzmann, Mancuso, Nastri, Taddei».

G)

Elementi in merito a vicende relative all'attività dei commissari liquidatori dei consorzi agrari provinciali di Ferrara e di Rovigo - 2-01156

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
l'avvocato Giampiero Martini è attualmente commissario liquidatore del consorzio agrario provinciale di Ferrara;
il consorzio agrario provinciale di Ferrara è in liquidazione coatta amministrativa con l'autorizzazione all'esercizio provvisorio e alla continuazione dell'attività;
l'avvocato Giampiero Martini è stato nominato commissario liquidatore anche dal consorzio agrario provinciale di Rovigo in data 7 aprile 2006 e riconfermato nella carica in data 30 ottobre 2006;
dopo l'omologazione del concordato nel febbraio 2010 ed il ritorno in esercizio ordinario del consorzio agrario provinciale di Rovigo è stato nominato commissario governativo;
dopo la nomina dell'avvocato Giampiero Martini, il consorzio agrario provinciale di Rovigo si sarebbe rifornito di merci, per svariati milioni di euro, oltre che dai fornitori istituzionali, anche dal consorzio agrario provinciale di Ferrara;
questo nuovo sistema di approvvigionamento ha fatto transitare, attraverso il bilancio del consorzio agrario provinciale di Ferrara, merci che in passato venivano acquistate direttamente, senza intermediazione, dalla struttura rodigina;
questa operazione commerciale ha aumentato i ricavi lordi della struttura consortile ferrarese;
oltre ai compensi, di legge, spettanti ai commissari liquidatori dei consorzi agrari, qualora sia stata autorizzata la continuazione dell'attività degli stessi, è corrisposto un ulteriore compenso pari allo 0,10 per cento dei ricavi lordi;
il commissario liquidatore del consorzio agrario provinciale di Ferrara riveste la qualifica di pubblico ufficiale;
nell'agosto 1996, pochi giorni prima della scadenza dei termini prescrittivi, l'ingegner Franco Rizzi, allora commissario liquidatore del consorzio agrario provinciale di Rovigo, aveva iniziato un'azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori e sindaci dello stesso consorzio agrario;
alla maggior parte degli amministratori erano stati posti sotto sequestro beni per oltre cinque miliardi di lire e in solido fra tutti;
alcuni amministratori, rimarcando la mancata fazione di alcuni soggetti, non di secondo piano, nella vicenda consortile, e più precisamente i direttori che si erano avvicendati in carica nel periodo considerato dall'azione di responsabilità ed i commissari governativi che erano subentrati all'atto dello scioglimento del consiglio, provvedevano a chiamarli in causa;
oltre all'azione civile azionata dal commissario liquidatore ingegner Franco Rizzi, la procura della Repubblica aveva avviato un procedimento penale che si è concluso in secondo grado per tutti coloro che erano stati rinviati a giudizio, con la seguente sentenza assolutoria: «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato»;
pochi giorni dopo la sua nomina, il commissario liquidatore Giampiero Martini ha affidato al dottor Nicola Ermini, dottore commercialista e revisore contabile in Firenze, il seguente incarico: «Dica il perito, esaminati i bilanci del consorzio agrario di Rovigo relativi agli esercizi dal 1983 al 1989, tenuto conto delle perizie contabili in date 25 marzo e 18 luglio 1996, redatte dai dottori commercialisti Leopoldo Mutinelli e Francesco Spimpolo, con studio in Padova, esaminata ulteriormente la documentazione afferente l'azione di responsabilità promossa dalla liquidatela contro amministratori e sindaci del cap di Rovigo attualmente pendente dinanzi al Tribunale di Venezia RG 4975/1999:
a) se i bilanci del Cap, di Rovigo relativi agli esercizi dal 1983 al 1989 compresi siano stati correttamente redatti secondo la normativa civilista e contabile all'epoca vigente;
b) quando eventualmente si sia verificata la perdita del patrimonio netto;
c) l'eventuale insorgenza di perdita di gestione riferite ad operazioni poste in essere dopo la menzionata perdita del patrimonio netto sino al decreto di messa in liquidazione coatta amministrativa, quantificando le perdite stesse, al fine della quantificazione dei risarcimenti eventualmente dovuti dagli amministratori e sindaci del consorzio agrario provinciale di Rovigo all'epoca dei fatti»;
in data 11 maggio 2006, il dottor Nicola Ermini depositava e giurava la perizia richiesta dall'avvocato Giampiero Martini avanti al dottor Paolo Nasti, notaio in Firenze. Le conclusioni della stessa in risposta ai quesiti sono:
a) si può sostenere che i bilanci relativi agli esercizi 1983-1989 siano stati redatti non sempre correttamente, secondo la normativa civilistica e contabile all'epoca vigente; comunque, gli esiti penali per amministratori e sindaci hanno dato luogo a conseguenze assolutorie in grado di appello e le erronee imputazioni non hanno occultato la perdita del patrimonio netto;
b) la perdita del patrimonio netto è, infatti, avvenuta nell'esercizio 1989 e poteva essere rilevata da amministratori e sindaci al momento dell'approvazione del bilancio nel 1990;
c) le perdite di gestione riferite ad operazioni poste in essere dopo la menzionata perdita del patrimonio netto sino al decreto di messa in liquidazione coatta amministrativa (1991) non rilevano ai fini della presente indagine dal momento che non possono essere poste a carico degli amministratori e sindaci che sono cessati con la commissariazione governativa il 3 aprile 1990, senza aver potuto approvare il bilancio 1989;
nei confronti dei chiamati in causa Antonella Scorzoni e Paolo Scorzoni, eredi di Steno Scorzoni, di Ferdinando Montanari e degli eredi di Guido Guizzardi, ex direttori del consorzio, nonché di Dino Dal Monte e degli eredi di Giorgio Candeo, commissari governativi chiamati in causa da alcuni convenuti, esclusi fin dall'inizio dalla controversia giudiziale da parte del commissario liquidatore ingegner Franco Rizzi, il consorzio agrario non ha mai svolto domande giudiziali;
dalla perizia del dottor Nicola Ermini si evincerebbe che tutte le operazioni che hanno portato all'ingente passivo del consorzio agrario di Rovigo, dopo l'azzeramento del patrimonio, sarebbero attribuibili ai due commissari liquidatori Giorgio Candeo e Dino Dal Monte;
l'azione di responsabilità si è chiusa con tutti i soggetti interessati convenuti e chiamati in causa a spese compensate -:
se risulti che l'organo di vigilanza delle liquidazioni coatte amministrative del consorzio agrario provinciale di Ferrara e del consorzio agrario provinciale di Rovigo abbia autorizzato le operazioni di approvvigionamento e se le stesse abbiano procurato un indebito profitto al commissario liquidatore di entrambe, avvocato Giampiero Martini;
per quale motivo l'organo di vigilanza abbia autorizzato il commissario liquidatore Giampiero Martini alla chiusura dell'azione di responsabilità anche nei confronti degli ex commissari governativi Enrico Candeo (eredi) e Dino Dal Monte, dal momento che la perizia redatta dal professor Nicola Ermini, per espressa richiesta dello stesso avvocato Martini, li indicherebbe come i soli responsabili del dissesto finanziario del consorzio agrario di Rovigo, tenendo anche conto che quest'ultimi, chiamati in causa nel corso del procedimento civile, non sono stati giudicati in sede penale e non possono vantare alcuna sentenza assolutoria, relativamente ad un comportamento doloso;
in quale modo l'organo di vigilanza intenda procedere per recuperare le somme che avrebbero dovuto essere risarcite dai due commissari governativi o dai loro eredi;
se l'avvocato Giampiero Martini abbia presentato all'organo di vigilanza delibere e, in caso affermativo, per quali importi, relativamente al pagamento delle spese legali dei chiamati in causa, in modo particolare del commissario governativo Dino Dal Monte e del direttore Guido Guizzardi;
in quale modo l'organo di vigilanza intenda recuperare le somme eventualmente erogate indebitamente.
(2-01156)«Raisi, Della Vedova».

H)

Elementi in merito alle vicende giudiziarie che coinvolgono componenti della famiglia Mubarak ed altri esponenti del precedente regime attualmente in stato di custodia cautelare o rinviati a giudizio - 2-01160

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 13 aprile 2011 il procuratore generale del Cairo Abdel Meguid Mahmoud ha disposto, a carico dell'ex presidente Mohamed Hosni Mubarak e dei suoi due figli Alaa e Gamal, un'ordinanza di custodia cautelare della durata di 15 giorni per indagare sulle accuse di corruzione e abuso d'ufficio, e questo provvedimento è stato successivamente reiterato senza che fossero garantite le condizioni minime di trasparenza e certezza del diritto;
analogo provvedimento è stato adottato, con le medesime inspiegabili procedure, a carico di diversi ex ministri ed esponenti della vecchia classe dirigente accusati di aver commesso crimini di varia natura, nonché, il 13 maggio 2011, a carico della ex first lady Suzanne Thabet, accusata di corruzione e abuso d'ufficio e poi rilasciata su cauzione il 17 maggio 2011, dopo aver ceduto alcune delle sue proprietà allo Stato;
a seguito della notifica dell'ordinanza di custodia, la signora Thabet è stata ricoverata all'ospedale internazionale di Sharm El-Sheikh per un crollo nervoso e nel corso della sua degenza esami clinici avevano evidenziato ulteriori problematiche al cuore che rendevano sconsigliabile il suo trasferimento all'interno di una struttura carceraria;
secondo quanto riportato in data 25 maggio 2011 dal quotidiano Al-Wafd, il medico che aveva in cura la signora Thabet, dottor Maher, avrebbe rifiutato di modificare il referto clinico della signora in modo che risultasse un parere favorevole circa il suo trasferimento in carcere, così come richiesto dal direttore dell'ospedale, dottor Mohamed Fathlallah;
a seguito di questi fatti, stando a fonti di stampa, non risultano aperti procedimenti a carico del dottor Fathlallah;
nello stesso mese di aprile 2011 la magistratura ha aperto un'ulteriore indagine a carico dell'ex presidente egiziano, accusato di aver ordinato, durante i giorni delle proteste (25 gennaio - 11 febbraio 2011), l'uccisione dei manifestanti da parte di un corpo di agenti di pubblica sicurezza che risponde agli ordini del Ministro degli interni;
i mezzi d'informazione egiziani non hanno riferito di alcuna prova riscontrata dagli inquirenti che dimostrasse il suo coinvolgimento negli episodi di violenza, mentre il 19 aprile 2011, il quotidiano egiziano Al-Masry Al-Youm dava conto, facendo riferimento a fonti interne alla magistratura, della testimonianza resa al procuratore generale dall'ex vicepresidente Omar Suleiman, a capo dei servizi segreti nel periodo in questione, secondo il quale l'ex presidente aveva dato al Ministro degli interni indicazioni inequivocabili di non usare la violenza nei confronti dei manifestanti;
quanto al coinvolgimento di Alaa e Gamal Mubarak nell'omicidio dei manifestanti, la stampa non ha mai riferito dell'apertura di un'indagine a loro carico;
in data 1o giugno 2011, improvvisamente l'agenzia di stampa Mena dà notizia della decisione degli inquirenti di rinviare a giudizio Hosni, Alaa e Gamal Mubarak, con l'accusa di corruzione, peculato e omicidio, della data fissata per la prima udienza del processo, che si terrà il 3 agosto 2011, e della probabilità, già ventilata dal Ministro della giustizia, che gli imputati, se riconosciuti colpevoli dell'uccisione dei manifestanti, vengano condannati a morte;
stando a quanto si è potuto apprendere dai media, ogni passo compiuto dai magistrati verso l'incriminazione dell'ex presidente, della sua famiglia e di altri esponenti del passato regime, è avvenuto subito dopo una manifestazione di piazza che sollecitava la magistratura ad accelerare i tempi, dando così l'impressione che la giustizia seguisse le pressioni della piazza; stando alle notizie di cronaca riferite dalla stampa egiziana, gli arresti e le detenzioni arbitrarie, la tenuta di processi «lampo» davanti alle corti militari, il divieto imposto ai giornalisti di esprimere opinioni critiche nei confronti dell'esercito, e altre violazioni dei diritti fondamentali della persona, sono all'ordine del giorno;
il Governo egiziano ad interim ha annunciato, come si può leggere da un lancio Afp del 19 maggio 2011, l'intenzione di ratificare lo statuto di Roma, manifestando quindi la volontà di invertire la tendenza del corso che la giustizia ha seguito in Egitto nei 30 anni passati -:
quali siano le informazioni in possesso del Ministro interpellato circa le vicende giudiziarie che coinvolgono la famiglia Mubarak e gli altri esponenti del vecchio regime attualmente in stato di custodia cautelare o rinviati a giudizio;
se e quali iniziative il Governo italiano intenda adottare nei confronti della Repubblica araba d'Egitto affinché agli imputati e agli indagati siano garantiti i diritti basilari afferenti alla persona, ivi incluso il diritto alla difesa, e un processo equo e trasparente, in linea con gli standard internazionali, e che escluda la condanna a morte, come ormai da anni chiede l'assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione sulla pena di morte per l'approvazione della quale il Governo italiano ha svolto un ruolo fondamentale.
(2-01160)
«Zamparutti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Beltrandi, Mecacci, Bernardini, Berretta, Ferrari, Grassi, Gianni Farina, Baretta, Morassut, Mario Pepe (Misto-R-A), Luongo, Fiano, Lolli, Ciccioli, Giulietti, Lehner, Sarubbi, Zacchera, Melandri, Margiotta, De Angelis, Pollastrini, Gentiloni Silveri, Tocci, Viola, Bucchino, Villecco Calipari, Gasbarra, Tempestini».

I)

Iniziative volte a riassorbire le residue giacenze delle domande di cittadinanza italiana in America latina, con specifico riferimento alla grave situazione esistente nei consolati italiani in Brasile - 2-01161

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri degli affari esteri e dell'interno, per sapere - premesso che:
la richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana ha conosciuto, soprattutto negli anni a cavallo del nuovo secolo, una particolare espansione nei Paesi dell'America latina che ospitano le comunità di origine più consolidate e consistenti;
hanno concorso a determinare questa situazione fattori di diversa natura, quali il richiamo culturale d'origine sempre molto vivo nei contesti indicati, la sensibilizzazione derivante dall'introduzione del voto per corrispondenza per le elezioni politiche italiane e per il rinnovo degli organi di rappresentanza comunitari, la ricerca di altri punti di riferimento di fronte all'acutezza della crisi sociale che ha interessato alcune realtà, la possibilità di ottenere un passaporto europeo capace di favorire una più fluida mobilità internazionale e altro ancora;
a fronte di un numero di domande che nel giro di pochi anni ha sfiorato il milione di pratiche per l'insieme dei Paesi considerati e di tempi di attesa di diversi anni, il Governo di centrosinistra, raccogliendo una sollecitazione dell'amministrazione degli affari esteri, ha previsto nella legge finanziaria per il 2008 risorse da destinare all'attivazione di una task force con il compito di riassorbire le giacenze con un intervento straordinario della durata di due anni;
all'inizio della XVI legislatura il quadro della situazione delle richieste di cittadinanza si presentava in questi termini: Brasile 553.740; Argentina 434.744; Uruguay 13.440; Venezuela 2.500; l'intervento straordinario volto a rimuovere queste gravi giacenze veniva concepito in forma di 20/25 missioni di lunga durata, da realizzare a partire dal 2009, di assegnazione di 25 persone di ruolo in aggiunta a quelle previste, di assunzione di 50 impiegati a contratto a tempo indeterminato, dell'utilizzazione tramite società di lavoro interinale di un certo numero di cosiddetti «digitatori» per inserire i dati in anagrafe;
a questa situazione, sono da aggiungere le 44.000 richieste di riconoscimento della cittadinanza avanzate, ex lege 14 dicembre 2000 n. 379 e successive modificazioni, dai discendenti degli abitanti dell'ex Impero austro-ungarico, anch'esse provenienti in larga prevalenza dai nostri consolati in Brasile, ancora inevase per circa la metà, nonostante l'impegno ribadito anche in sede parlamentare dai responsabili del Ministero dell'interno;
al 31 dicembre 2010 la situazione delle domande giacenti (cittadinanza e richieste di appuntamento) si era modificata in questo modo: Argentina 34.311; Brasile 209.270; Uruguay 12.683; Venezuela 6, per un totale di 256.270;
l'intervento sul cospicuo arretrato delle pratiche di richiesta di cittadinanza ha avuto dunque esiti contraddittori: le giacenze presenti nei consolati italiani in Argentina e in Uruguay sono state sostanzialmente riassorbite, quelle relative al Venezuela praticamente azzerate, mentre quelle riguardanti il Brasile non hanno beneficiato dello stesso ritmo di riduzione e restano notevolmente alte, oltre l'81 per cento del totale dell'area sudamericana;
nei consolati generali italiani in Brasile le attese si sono prolungate di diversi anni, anche per la richiesta di legalizzazione dei documenti da allegare alla richiesta di cittadinanza e per gli appuntamenti con gli uffici amministrativi, in evidente contrasto con la legge che riconosce al cittadino il diritto di avere per le legalizzazioni, come per qualsiasi altro atto amministrativo, una risposta entro novanta giorni e per la richiesta di cittadinanza un esito entro 240 giorni;
all'interno dello stesso Brasile, secondo i dati forniti dalla nostra ambasciata, si è consolidata un'ulteriore contraddizione tra i diversi consolati generali, dal momento che il solo consolato di San Paolo detiene il 75 per cento delle giacenze presenti nel Paese;
il fatto che il Brasile non abbia aderito alla Convenzione dell'Aia sul reciproco riconoscimento degli atti amministrativi, rendendo più difficile la trattazione delle pratiche da parte degli uffici consolari, dovrebbe indurre il Governo ad accelerare i tempi di un accordo bilaterale, di cui si è pure parlato nel recente passato, rivolto a questo scopo, anche perché la peculiarità della situazione brasiliana non esime l'amministrazione italiana dalle responsabilità richiamate dal nostro ordinamento nei confronti dei cittadini;
a causa della situazione di stallo che si è venuta a creare, diversi interessati si sono rivolti al Tar del Lazio per richiedere la condanna dell'amministrazione e la designazione di un commissario ad acta sia per le pratiche di legalizzazione che di cittadinanza, ottenendo sentenze positive sia per il primo che per il secondo aspetto;
è prevedibile che la strada del ricorso al tribunale amministrativo sia sempre più praticata con il risultato di vedere la pubblica amministrazione sistematicamente condannata, di aprire la strada al dilagare di operazioni speculative da parte di studi legali particolarmente disinvolti e di creare una distinzione tra chi è in grado di impegnare risorse non irrilevanti per sostenere un costoso procedimento legale e coloro che invece non sono in grado di farlo;
al di là dei risvolti di ordine amministrativo, esiste il problema di principio che a potenziali cittadini italiani non sia di fatto negato o quantomeno gravemente ritardato l'esercizio di un diritto fondamentale qual è quello di voto e che la differenza dei tempi di eliminazione delle giacenze tra i diversi Paesi di una stessa ripartizione non si ripercuota anche sulla distribuzione territoriale della rappresentanza -:
se il Governo non intenda adottare misure straordinarie e mirate volte a riassorbire in tempi definiti e ragionevoli le residue giacenze delle domande di cittadinanza in America meridionale, con specifico riferimento alla grave situazione esistente nei consolati italiani in Brasile, corrispondendo, prima che lo faccia la magistratura amministrativa, ad un fondamentale diritto che il nostro ordinamento garantisce e tutela;
se, a tal fine, il Governo non intenda adottare misure di potenziamento dell'organico per il consolato di San Paolo e per gli altri consolati italiani in Brasile, considerando in particolare l'opportunità di rendere più flessibile il contingente del personale a contratto e valutando anche la possibilità di eventuali variazioni compensative all'interno del programma «Italiani nel mondo e politiche migratorie»;
quale sia il quadro aggiornato dell'espletamento delle richieste di riconoscimento avanzate dai discendenti degli abitanti dell'ex Impero austro-ungarico e quali indicazioni i Ministri interpellati intendano dare affinché la commissione prevista dalla legge n. 379 del 2000 e operante presso il Ministero dell'interno ne completi in tempi ragionevoli l'esame.
(2-01161)
«Porta, Capodicasa, Bucchino, Mogherini Rebesani, Concia, Luongo, Vannucci, Gianni Farina, Arturo Mario Luigi Parisi, Tempestini, Zacchera, Laratta, Lucà, Miotto, Cavallaro, Castagnetti, Albonetti, Bressa, Maran, Colaninno, Realacci, Levi, Fedi, Vaccaro, Graziano, Ginefra, Marchignoli, Rigoni, Lenzi, Migliavacca, Mosca, Rosato, Livia Turco, Angeli, Portas, Berardi, D'Alema, Picchi, Di Biagio».

L)

Intendimenti del Governo per garantire la libertà religiosa in Eritrea in relazione alle iniziative di cooperazione economico-commerciale - 2-01165

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il regime eritreo sta causando l'esodo della popolazione perché nega ogni forma di libertà e diritti civili ed umani nel Paese, nega al suo popolo la costituzione, il giusto processo per i prigionieri politici, la libertà di stampa, la libertà di movimento, la libertà religiosa, la libertà di associazione e il diritto ai giovani di lavorare in proprio;

appare in un'agenzia del Velino datata 7 luglio 2011 la notizia di una delegazione di imprenditori in Eritrea: «Rafforzare la cooperazione economico-commerciale con l'Eritrea, investendo su settori-chiave come la pesca, il turismo e l'energia. Questo l'obiettivo di una missione imprenditoriale ad Asmara appena conclusasi, guidata dal direttore centrale per i Paesi dell'Africa sub-sahariana della Farnesina, Rosa Anna Coniglio. Nella delegazione anche Gianni Piccato, della direzione generale per il sistema Paese. Fitta l'agenda di incontri con le autorità eritree, cui hanno partecipato anche responsabili di Federpesca e Assafrica, associazione di Confindustria che riunisce e rappresenta le imprese che operano in Africa, nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Particolarmente importanti gli incontri con il Ministro delle risorse marine, Tewelde Kelati, con il quale si è discusso della possibilità di investimenti nel settore ittico, e con il titolare del turismo, Askalu Menkerios. Quest'ultimo ha in particolare riferito di piani per l'ampliamento delle infrastrutture turistiche e lo sviluppo di risorse umane nel settore, nel rispetto del principio di eco sostenibilità. Significativo anche l'incontro con funzionari del Ministero dell'energia e delle miniere, soprattutto per il potenziale che deriva dal settore estrattivo, e per la possibilità di collaborazioni in materia di rinnovabili. La delegazione è stata infine ricevuta anche dal Ministro dell'educazione, Semere Russom, con il quale si è discusso del rinnovo dell'accordo tecnico sullo status delle scuole italiane di Asmara. Durante i colloqui, il Governo di Asmara ha infine annunciato di voler avviare le procedure per l'inserimento di 15 siti nella lista del patrimonio Unesco, trovando da parte italiana disponibilità a collaborare nell'adempimento delle procedure burocratiche»;
nei confronti del Paese eritreo gli italiani devono ritenersi, ad avviso degli interpellanti, due volte responsabili, per il passato coloniale e per via dei respingimenti dei profughi della Libia che coinvolgono inevitabilmente anche gli eritrei che transitano per quel Paese;
la risoluzione Mazzocchi e altri, approvata il 12 gennaio 2011, impegna il Governo a tener conto del rispetto dei diritti umani nei Paesi con cui ci sono scambi economici e risulta agli interpellanti acclarato che tale condizione non sussiste in riferimento all'Eritrea -:
se siano state sviluppate, prima o durante quegli incontri, pressioni morali e o commerciali per la libertà religiosa;
se non sia il caso che, in occasioni future, in relazione a Paesi con le stesse situazioni, siano avviati i necessari contatti con la Presidenza delle Camere affinché sia valutata la possibilità di includere nella delegazione italiana una rappresentanza parlamentare o comunque ne sia data comunicazione preventiva al Parlamento.
(2-01165)
«Renato Farina, Cristaldi, Mazzocchi, Di Centa, Pagano, Bergamini, Biancofiore, Mussolini, Toccafondi, Corsaro, Porcu».