Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 22 settembre 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 22 settembre 2011.

Albonetti, Alessandri, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliori, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pistelli, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vernetti, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 21 settembre 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
GIORGIO MERLO e MARIO PEPE (PD): «Norme per il trasferimento a titolo gratuito alle regioni e agli enti locali di beni immobili appartenenti al demanio civile e militare dello Stato non utilizzati da almeno dieci anni» (4630);
CONCIA ed altri: «Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere» (4631);
SCALERA ed altri: «Modifica dell'articolo 4 della legge 2 agosto 1999, n. 264, in materia di accesso ai corsi universitari» (4632);
SCILIPOTI: «Modifiche agli articoli 2910 e 2911 del codice civile, in materia di esclusione dell'unico immobile posseduto, adibito ad abitazione principale del debitore, dalle procedure di esecuzione forzata, e altre disposizioni concernenti i prestiti vitalizi ipotecari» (4633);
ANNA TERESA FORMISANO: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza» (4634);
SIRAGUSA ed altri: «Disposizioni concernenti l'organizzazione di corsi di formazione abilitanti all'insegnamento della lingua inglese destinati agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento per l'assunzione dei docenti della scuola primaria» (4635);
POLLEDRI: «Disposizioni per sostenere la capitalizzazione e il finanziamento delle piccole e medie imprese» (4636).
Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
CENNI ed altri: «Norme per la parità di accesso ai mezzi di comunicazione nella campagna elettorale e istituzione dell'Agenzia per la parità, per la non discriminazione tra i generi e per la tutela della dignità della donna nell'ambito della pubblicità e della comunicazione» (4424) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VII, IX, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE GOZI: «Modifiche all'articolo 69 della Costituzione e altre disposizioni in materia di prevenzione e risoluzione dei conflitti di interessi dei parlamentari» (4599) Parere delle Commissioni II, X e XI.
II Commissione (Giustizia):

CONCIA ed altri: «Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere» (4631) Parere della I Commissione.
Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE: «Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale» (4620) Parere delle Commissioni VI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 21 settembre 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Comunicazione sulle politiche dell'Unione europea e il volontariato: riconoscere e promuovere le attività di volontariato transfrontaliero nell'Unione europea (COM(2011)568 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Partenariati nella ricerca e nell'innovazione (COM(2011)572 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive).

Comunicazione di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 21 settembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento alla dottoressa Maria Franca De Forgellinis, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di coordinatore dell'Ufficio V - Ufficio per il federalismo amministrativo - nell'ambito del dipartimento per gli affari regionali della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Tale comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte alla soluzione della vicenda relativa al sequestro della petroliera Savina Caylyn e alla liberazione degli ostaggi - 2-01204

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
l'8 febbraio 2011 una petroliera italiana, la Savina Caylyn, della società armatrice Fratelli D'Amato di Napoli, è stata attaccata e catturata da pirati mentre era in navigazione nell'Oceano Indiano, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall'India;
da allora, sulla Savina Caylyn, un gigante d'acciaio di 105 mila tonnellate e lungo 266 metri, i pirati tengono sotto sequestro 22 uomini d'equipaggio, 5 italiani e 17 indiani; la petroliera e i suoi 22 uomini di equipaggio sarebbero nelle acque somale, a ridosso della costa, nei pressi della «tortuga» di Harardere dove sono all'ancora almeno un'altra dozzina di navi sequestrate;
ai cinque uomini di equipaggio italiani viene consentito sporadicamente, e molto rapidamente, di effettuare telefonate a casa per rassicurare i familiari. Dai colloqui appaiono molto provati e spaventati da condizioni durissime di vita; secondo quanto emerso, i marinai sarebbero sottoposti a strettissima sorveglianza, una vigilanza continua e uno stato di vera e propria detenzione;
il 9 giugno 2011 una foto è stata inviata a mezzo fax dai sequestratori somali ai familiari delle vittime. In essa si vedono i rapitori tenere sotto tiro con i mitra alcuni marinai italiani della petroliera Savina Caylyn; altre quattro foto sono state mandate nei giorni successivi: in esse i prigionieri appaiono spaventati sotto la minaccia di mitragliatrici puntate contro di loro da pirati che sembra siano nella maggioranza dei casi minorenni, hanno il volto coperto dalle kefiah e cartucciere con le munizioni al collo;
i pirati somali, nei giorni scorsi, hanno lanciato un ultimatum: o le trattative avanzano in modo significativo entro questa settimana o cominceranno a torturare gli ostaggi. Lo hanno riferito alcuni parenti dei marittimi sequestrati, dopo aver ricevuto delle veloci e drammatiche telefonate a casa dai loro congiunti;
nello specifico, i pirati avrebbero consentito a Giuseppe Lubrano, il comandante della petroliera, di telefonare ai propri familiari e di dare notizia, con toni concitati e allarmati, dell'ultimatum; il comandante Lubrano, secondo quanto riferito dalla moglie Nunzia, ha fatto sapere che gli ostaggi vengono tenuti in condizioni di estremo disagio, sotto la continua minaccia di armi; in particolare il comandante ha riferito che quando la nave viene sorvolata da un elicottero militare, i pirati legano tutto l'equipaggio puntando sui marittimi le armi, pronti a fare fuoco in caso di attacco;
un'altra telefonata agghiacciante a casa dei familiari è stata quella di Eugenio Bon, l'ufficiale della Savina Caylyn, che ha parlato con il padre Adriano. Queste le sue parole: «Per favore salvami: sto morendo. Le gambe non le sento più, non riesco a camminare, ho la pelle tutta rovinata, ormai ci torturano ogni giorno, sono sfinito. Il corpo non risponde più e ogni giorno è peggio. Io non so quanti giorni ancora riesco a resistere e sopravvivere»;
secondo la testimonianza di Emanuela Massa, portavoce del coordinamento Liberi Subito, «Dalle telefonate di giovedì scorso la situazione appare notevolmente aggravata: sono tutti in condizioni fisiche pessime, ricevono dosi di acqua minime, sono allo stremo moralmente e fisicamente. Le famiglie sono in ginocchio, la cosa più insopportabile è il senso di impotenza e la sensazione che sui sequestri internazionali si usino attenzioni diverse a secondo della tipologia dei rapiti»;
in un comunicato stampa del 17 settembre 2011 il Governo ha precisato che per ora «non si è percorsa la strada dell'intervento militare per la liberazione degli ostaggi su specifica richiesta dalle famiglie» e che il Governo italiano «non può sostenere alcuna azione che si traduca in favoreggiamento del fenomeno della pirateria»;
di fatto la situazione è di stallo; le minacce dei pirati somali si fanno sempre più serie, le condizioni delle detenzioni sono sempre peggiori e il rischio per la vita dei marittimi a bordo della nave è sempre maggiore; questo stato di cose genera, naturalmente, un grosso allarme nei familiari dei marinai sequestrati, che si chiedono con angoscia che cosa si stia realmente facendo per garantire ai loro congiunti una rapida liberazione -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per la soluzione della delicata vicenda, per la salvaguardia della salute e della vita degli ostaggi e per la liberazione degli stessi;
quali siano i canali diplomatici attivati sino ad ora per tutelare i nostri cinque connazionali e con quali risultati.
(2-01204)
«Franceschini, Bossa, Maran, Andrea Orlando, Pes».

Chiarimenti in merito al rispetto della procedura di somministrazione e utilizzo della pillola abortiva Ru486 nelle strutture ospedaliere italiane - 2-01183

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
a seguito dell'adozione della pillola Ru486 da parte degli ospedali italiani a partire dal 1o aprile 2010 il Ministero della salute ha emanato alcune linee guida;
un approfondimento sull'utilizzo della pillola Ru486 e sulle applicazione delle linee guida predisposte dal Ministero della salute è stato avviato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali della Camera dei deputati;
già nel corso della preistruttoria sono stati evidenziati alcuni casi di uso della pillola abortiva che, correlati ad un utilizzo domiciliare e non in regime di ricovero, avevano avuto preoccupanti ripercussioni sulla salute delle pazienti;
da una notizia pubblicata sul quotidiano Avvenire il 29 luglio 2011 emerge che si sta valutando l'opportunità di effettuare un ricorso contro le linee guida adottate dalla giunta regionale umbra per l'interruzione volontaria della gravidanza con la pillola Ru486 in regime di day hospital;
la decisione della giunta umbra di consentire l'uso della pillola abortiva in regime di day hospital rinforza una condotta potenzialmente pericolosa, in contrasto con i pareri del Consiglio superiore di sanità e dell'Aifa e che non tiene alcun conto delle direttive del Ministero della salute;
nel mese di dicembre 2009 il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, preso atto che «quanto ai farmaci abortivi, l'articolo 4, paragrafo 4, della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo prevede che essa (direttiva) non osta all'applicazione delle legislazioni nazionali che vietano o limitano la vendita, la fornitura o l'uso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi», ha inviato una comunicazione alla Commissione europea, in cui, in ossequio alla legislazione materia di aborto, ha specificato che la vendita, la fornitura e l'uso della pillola Ru486, per uso abortivo, deve essere subordinata alle seguenti condizioni:
a) l'intera procedura abortiva, e fino all'accertamento dell'avvenuta espulsione dell'embrione, deve essere effettuata in regime di ricovero ordinario nelle strutture sanitarie indicate dall'articolo 8 della legge n. 194 del 1978, in presenza di una specifica sorveglianza da parte del personale sanitario cui è demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi del metodo, in particolare relativi all'eventuale richiesta di dimissioni anticipate del paziente;
b) l'intera procedura deve essere sottoposta ad un attento monitoraggio in tutte le fasi del percorso abortivo, con particolare riferimento al momento dell'espulsione del prodotto del concepimento;
il principio di precauzione e di tutela della salute della donna, già previsto nella legge 22 maggio 1978, n. 194, «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza», con un attento monitoraggio in tutto il percorso abortivo e con particolare riferimento al momento dell'espulsione dell'embrione, è chiaramente compromesso se si consente l'applicazione di linee guida che prevedono un ricovero ospedaliero praticamente ridotto a poche ore -:
se non ritenga opportuno assumere informazioni circa il rispetto della procedura di somministrazione e utilizzo della pillola abortiva Ru486 nelle strutture ospedaliere italiane, al fine di verificare se ci sia conformità con le linee guida di precauzione indicate a livello nazionale.
(2-01183)
«Polledri, Negro, Fugatti, Mazzuca, Taddei, Franzoso, Biava, Misuraca, Barani, De Luca, Marinello, Laura Molteni, Rivolta, Alessandri, Palmieri, Renato Farina, Garagnani, Bragantini, Follegot, Crosio, Bertolini, Lainati, Fedriga, Bernardo, Tommaso Foti, Castiello, Maggioni, Vella, Cosentino, Garofalo, Leo, Chiappori, Isidori, Pisacane, Centemero, Capitanio Santolini, Paolini, Pastore, Pugliese».

Orientamenti in merito al conferimento del diploma di prima classe di benemerito della cultura e dell'arte con medaglia d'oro allo scrittore Eugenio Corti - 2-01198

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
il 3 marzo 2011 l'ufficio stampa del Ministero per i beni e le attività culturali emetteva un comunicato intitolato: «Il Ministro Bondi propone Eugenio Corti medaglia d'oro della cultura e dell'arte»;
così testualmente si esprimeva: «Il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha avviato le procedure per il conferimento del diploma di prima classe di benemerito della cultura e dell'arte con medaglia d'oro allo scrittore Eugenio Corti». «Ho ben presente - scrive il Ministro Bondi nella lettera con cui comunica la decisione al narratore - ed ho sempre tenuto in altissima considerazione la sua produzione letteraria, dagli esordi fino alla pubblicazione della trilogia del Cavallo rosso, romanzo che narra l'Italia della seconda guerra mondiale e quella della sua rinascita, fino al periodo buio della minaccia terrorista alle istituzioni democratiche. Ed ancora, le opere successive, i saggi e gli articoli che hanno alimentato, con feconda intelligenza, il dibattito delle idee del Novecento "Eugenio Corti, nato a Besana in Brianza il 21 gennaio 1921, è autore de I più non ritornano del 1947, I poveri cristi del 1951 ripubblicato nel 1994 con il titolo Gli ultimi soldati del re, della tragedia Processo e morte di Stalin del 1962, della trilogia Il cavallo rosso del 1983, de La terra dell'indio del 1988, de L'isola del paradiso del 2000, di Catone l'antico del 2005 e de Il Medioevo e altri racconti del 2008"»;
Eugenio Corti è stato quest'anno celebrato in tutta la Lombardia per il suo novantesimo compleanno e il 5 ottobre 2011 aprirà alla Camera dei deputati una mostra a lui dedicata, intitolata «Eugenio Corti dalla Brianza al Mondo»;
il consiglio regionale della Lombardia, la provincia di Monza e Brianza e numerosi consigli comunali della Lombardia hanno appoggiato la candidatura di Eugenio Corti per il premio Nobel della letteratura, già formalmente presentata da insigni docenti di letteratura italiana in Italia e all'estero;
il primo firmatario del presente atto ha avuto notizia dal senatore Ministro Bondi, al momento delle sue dimissioni, che la pratica si era conclusa positivamente;
il primo firmatario del presente atto, in data 15 luglio 2011, ha scritto una lettera al Ministro Galan e al Sottosegretario Giro dove si ponevano con urgenza le stesse domande -:
per quale ragione da marzo 2011 in poi non si sia avuta più alcuna notizia al riguardo;
se il Ministro intenda chiarire lo stato della questione e se siano sopravvenuti ostacoli di natura imprevedibile;
se non intenda al più presto attivarsi per il conferimento dell'onorificenza entro la data del 5 ottobre 2011, così da rendere il dovuto onore allo scrittore che illustra con la sua opera l'amore per la propria terra nel centocinquantesimo anniversario dell'unità del nostro Paese.
(2-01198)
«Renato Farina, Lupi, Aprea, Corsaro, Di Centa, Pianetta, Palmieri, Frassinetti, Centemero, Toccafondi, Vignali, Cazzola, Carlucci, Rivolta, Vella, Porcu».

Elementi in merito alla regolarità delle attività di estrazione del marmo nel comune di Carrara - 2-01201

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno, per sapere - premesso che:
l'amministrazione del comune di Carrara, in palese contrasto con l'articolo 14 del regio decreto 1927 della legge mineraria, permette l'estrazione del marmo dalle miniere/cave facenti parte del patrimonio indisponibile degli enti locali, senza aver rilasciato le necessarie concessioni, come ammette, tra l'altro, il dottor Marco Tonelli, dirigente del comune stesso, rispondendo ad una richiesta di accesso ai documenti amministrativi relativi ai rilasci/rinnovi di concessioni per lo sfruttamento di agri marmiferi presentata da Mariapaola Antonioli in data 31 agosto 2010: «In riferimento alla richiesta di accesso ai documenti amministrativi in oggetto, si comunica che (...) non sono ancora stati adottati dai competenti organi comunali»;
la stessa amministrazione, con deliberazione n. 36/2002, ha emendato il precedente legittimo regolamento, peraltro mai applicato, reintroducendo la perpetuità delle concessioni, che avranno così una durata di ventinove anni con rinnovo automatico, in palese contrasto con la legge regionale n .104 del 1995, che ne stabilisce la temporaneità e l'onerosità;
la stessa deliberazione ha emendato l'articolo 10 del precedente regolamento, che prevedeva il rilascio delle concessioni in base al valore di mercato, stabilendo che l'esazione dei canoni avvenga in seguito ad un accordo con le associazioni di categoria o con le ditte impegnate nell'escavazione, le quali potranno altresì opporre il proprio veto a qualsiasi aumento, in palese contrasto con la legge n. 724 del 1994, articolo 32, comma 8, a sua volta confermata con sentenza n. 488 del 1995 della Corte costituzionale;
con deliberazione di giunta n. 63 del 2008, la stessa si è accordata con le associazioni di categoria degli escavatori per la determinazione degli oneri: nonostante su una produzione lorda di circa 900.000 tonnellate di blocchi grezzi estratti per anno vi siano almeno 150.000 tonnellate di materiale qualitativamente molto superiore, e nonostante le società di escavazione escluse sarebbero disposte ad ottenere la concessione pagando anche 200 euro per tonnellata, l'amministrazione ha negoziato un contributo (tra indennità ambientale ed affitto) di 13,50 euro per tonnellata;
tale accordo di esazione dei canoni, secondo gli interpellanti, appare del tutto privo di fondamento giuridico e finalizzato a favorire un interesse privato a discapito delle casse comunali;
l'amministrazione ha tentato, nel tempo, di aumentare il canone di indennità e di affitto, ma le società di escavazione, come documentato da diversi articoli apparsi sulla stampa locale, hanno regolarmente respinto ogni possibilità di mediazione;
la compravendita dei blocchi avviene in gran parte in nero, come ha denunciato più volte sulla stampa il sindaco Zubbani, senza che la Guardia di finanza sia mai intervenuta;
il valore globale del materiale estratto in blocchi (900.000 tonnellate, secondo i dati del comune) è di circa 300 milioni di euro, con un plusvalore di circa 250 milioni di euro l'anno, il 60 per cento dei quali derivati dalle sole cave di statuario. Il comune, nonostante versi in grandi difficoltà economiche, incassa per i soli blocchi (900,000 tonnellate) una cifra pari a 6 milioni di euro circa;
una situazione come quella descritta, a fronte di leggi chiare e di una giurisprudenza in materia, è terreno fertile per una progressiva penetrazione della criminalità organizzata;
già nel 2002 una commissione consultiva, istituita dal comune con apposita deliberazione (n. 641 del 2002) e formata dal professor avvocato Fabio Merus, dal professor avvocato Franco Battistoni Ferrara, dall'avvocato Cesare Piccioli e dall'avvocato Roberto Pegazzano, aveva chiaramente evidenziato le illegalità sopra esposte nella propria relazione giuridica conclusiva, ignorata completamente dalle amministrazioni succedutesi nel tempo -:
di quali elementi disponga il Governo, nell'ambito della sua competenza, anche sotto il profilo della prevenzione dei reati;
se non si ritenga necessario verificare perché, a fronte di ripetute e comprovate denunce di evasione nella compravendita di blocchi di marmo, la Guardia di finanza non sia intervenuta per contrastare tale macroscopico fenomeno di illegalità diffusa.
(2-01201) «Raisi, Della Vedova, Granata».

Iniziative di competenza volte a tutelare l'emittenza locale toscana in vista del passaggio al digitale terrestre previsto per il mese di novembre 2011 - 2-01202

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nella regione Toscana il passaggio al digitale è previsto per il prossimo mese di novembre 2011;
è stato reso noto l'elenco delle frequenze utilizzabili dalle emittenti locali, che sono in tutto 18; sussiste inoltre una serie di canali che non è possibile accendere in alcune postazioni, in quanto assegnati alla Francia che ne rivendica la protezione;
tali canali, con relative postazioni, sono: 8 nelle postazioni di Monte Serra, Monte Argentario e Roselle e 8 nelle postazioni di Camaiore-Monte Meto e Pedona, e di questi 8 canali 7 sono toccati alle tv locali;
sintetizzando ci saranno: 4 emittenti con presenza su tutte le postazioni, 7 emittenti parzialmente penalizzate (senza ripetitori in Versilia), mentre tutte le altre 7 saranno pesantemente compromesse;
la nuova situazione, che rischia di danneggiare seriamente il comparto televisivo toscano sia in termini di fatturato che di occupazione, a parere degli interpellanti è in palese contrasto con la normativa vigente che prevede la riserva di un terzo delle risorse in favore delle tv locali (si veda il Testo unico dei servizi sui media audiovisivi e radiofonici, decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, articolo 8, comma 2, come modificato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, articolo 17, comma 1, lettera h); in particolare, l'articolo 8 recita: «1. L'emittenza radiotelevisiva di ambito locale valorizza e promuove le culture regionali o locali, nel quadro dell'unità politica, culturale e linguistica del Paese. Restano ferme le norme a tutela delle minoranze linguistiche riconosciute dalla legge. 2. La disciplina del sistema dei servizi di media audiovisivi tutela l'emittenza in ambito locale e riserva, comunque, un terzo della capacità trasmissiva, determinata con l'adozione del piano di assegnazione delle frequenze per la diffusione televisiva su frequenze terrestri, ai soggetti abilitati a diffondere i propri contenuti in tale ambito»);
la stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), nella delibera 300/2010/CONS, afferma che «Per ciascuna area tecnica, almeno un terzo delle frequenze pianificabili è destinato all'emittenza locale. Ai fini della pianificazione delle frequenze destinate alle reti locali si applicano i criteri di cui alla presente delibera, nonché quelle indicati nei paragrafi 3.5 e 4.2.4 della relazione Tecnica di cui all'allegato 2, al presente provvedimento»;
nella relazione tecnica alla stessa delibera si dice a pagina 18: «In tale ambito, la riserva di legge che prevede, in ogni bacino d'utenza, l'assegnazione di almeno un terzo delle risorse pianificate viene verificata con riferimento alle reti pianificabili sull'intera area tecnica. In particolare, sono garantite in ogni area tecnica, almeno 13 reti all'emittenza locale, pianificabili sull'intera area tecnica. Evidentemente ogni frequenza pianificabile sull'intera area tecnica può essere decomposta su base locale. Le rimanenti frequenze sono utilizzabili su base subregionale o provinciale»;
dunque per legge dovrebbero esserci almeno 13 frequenze regionali (un terzo delle risorse disponibili), aventi pari caratteristiche delle nazionali e non interferite;
tutto ciò appare, allo stato, non osservato, in quanto si individuano 4 mux realmente regionali e 7 compromessi;
ovviamente si parla di reti reali, con postazioni di trasmissione identiche a quelle delle emittenti nazionali come accade oggi nel sistema analogico, e non teoriche; non è, infatti, ipotizzabile servire città come Livorno, Pisa, Grosseto ed altre ancora da postazioni situate in direzioni opposte alle antenne di ricezione presenti nelle abitazioni dei cittadini, con il conseguente risultato dell'oscuramento di molte televisioni locali in tali zone;
il bando emanato dal Ministero dello sviluppo economico ha previsto, inoltre, un premio ad avviso degli interpellanti sproporzionato in termini di punteggio (fino al 50 per cento) alle intese tra emittenti, che rischia di compromettere le posizioni di emittenti regionali, subregionali o pluriprovinciali a favore di iniziative improvvisate che potrebbero nascere sulla scia di questa opportunità offerta dal bando (a titolo di esempio, piccole emittenti toscane in termini di copertura, sommandosi ad altre emittenti piccolissime, senza dipendenti, alcune provenienti da altre regioni ma con coperture bassissime e titolari di uno o al massimo due impianti di trasmissione in Toscana, in virtù di questo enorme premio potrebbero balzare ai primi posti della classifica) -:
a che punto siano le trattative internazionali con la Francia per cercare di trovare una soluzione tecnica, peraltro possibile, in grado di rendere compatibili gli impianti italiani di Monte Serra con quelli francesi;
se il Governo intenda adottare iniziative finalizzate a riservare una parte delle risorse incassate dalla vendita delle frequenze 61-69 agli operatori telefonici e già destinate alle tv locali per il futuro indennizzo nelle aree già digitalizzate, per incentivare qualche operatore toscano disposto a rinunciare alle proprie frequenze, liberando così qualche canale per chi decide di continuare nell'attività, o per indennizzare chi non risulterà utilmente collocato nella graduatoria prevista dal bando;
se ritenga necessario assumere rapidamente, nell'ambito delle proprie competenze, ogni iniziativa per scongiurare danni irreparabili all'emittenza locale toscana, visto che lo switch off è previsto per i primi giorni di novembre 2011.
(2-01202)
«Mazzoni, Faenzi, Mariarosaria Rossi, Vignali, Massimo Parisi, Migliori, Picchi, Lazzari, Barbieri, Luciano Rossi, Palmieri, Garagnani, Formichella, Frassinetti, Petrenga, Del Tenno, Carlucci, Moles, Bonciani, Mazzuca, Gottardo, Bergamini, Holzmann, Speciale, De Camillis, Berruti, Barani, De Luca, Pelino, Tortoli, Gibiino, Di Virgilio, Toccafondi, Pagano, Bianconi».

Iniziative relative alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali, con particolare riferimento all'istituzione di un tavolo tecnico interistituzionale finalizzato alla tutela dei diritti degli attuali conduttori degli immobili - 2-01203

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, di attuazione della delega conferita dall'articolo 3, comma 27, della legge 8 agosto 1995, n. 335, in materia di dismissioni del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici e di investimenti degli stessi in campo immobiliare, all'articolo 15, comma 2, detta norme sui criteri di assegnazione in locazione delle unità immobiliari ad uso abitativo e di determinazione dei canoni da parte degli enti pubblici previdenziali;
in relazione all'evoluzione normativa risultavano interessati dalle disposizioni di cui sopra i seguenti enti: Inps, Inail, Inpdap, Ipsema, Inpdai, Enpals, Ipost, Enpaf ed il fondo previdenziale ed assistenziale degli spedizionieri doganali;
il decreto prevedeva che entro 5 anni gli enti previdenziali di natura pubblica (di cui alla legge n. 70 del 1975) avrebbero dovuto completare un processo di dismissione dei loro patrimoni immobiliari, stabilendo il diritto di prelazione, che poteva essere esercitato dagli stessi inquilini, se in regola con il pagamento dei canoni e degli oneri accessori;
con il decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, si è provveduto ad imprimere un'ulteriore accelerazione al procedimento di dismissione mediante lo strumento della cartolarizzazione del patrimonio immobiliare: si è, quindi, provveduto al trasferimento, con decreto ministeriale, della proprietà degli immobili degli enti previdenziali alla società Scip srl (la cui costituzione è stata promossa direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze), per rendere possibile la contabilizzazione immediata dell'intero prezzo di vendita dello stock immobiliare e permettere l'emissione di obbligazioni immobiliari da collocare sul mercato;
successivamente il decreto-legge n. 41 del 2004, convertito dalla legge n. 104 del 2004, ai fini della fissazione delle modalità di determinazione del prezzo di immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione, prendeva a riferimento i valori di mercato del mese di ottobre 2001. Per effetto di tale ultimo provvedimento, gli enti che avevano venduto, dopo il 2001 e fino al 2004, a prezzi maggiorati, venivano chiamati a risarcire i propri inquilini;
la normativa contenuta nei menzionati provvedimenti legislativi, legge n. 104 del 1996 e decreto-legge n. 41 del 2004, mirava quindi a realizzare una dismissione equa e corretta per la proprietà e per gli inquilini;
la legge n. 410 del 2001 all'articolo 3, comma 3, riconosceva in favore dei conduttori delle unità immobiliari ad uso residenziale il diritto di opzione;
con i successivi decreti ministeriali, attuativi delle operazioni di cartolarizzazione, furono altresì disciplinate minutamente le fasi di formazione del prezzo, di comunicazione del medesimo agli inquilini che avevano esercitato l'opzione, nonché di esercizio del diritto di opzione;
le procedure di dismissione di immobili pubblici consentivano una serie di tutele per gli inquilini più deboli: sotto una certa soglia di reddito si aveva diritto ad usufruire di mutui agevolati;
dal 2001 al 2009, una buona parte del patrimonio degli enti pubblici è stata cartolarizzata. Questi enti, cioè, hanno ceduto in due diverse operazioni i loro immobili a una società contenitore creata dallo Stato, la Scip srl (società cartolarizzazione immobili pubblici). La Scip srl ha provveduto a venderli e a ripagare gli enti con titoli emessi su questi edifici. Un'operazione gigantesca, che si è interrotta all'incirca due fa, quando lo Stato, «in considerazione dell'eccezionale crisi economica internazionale e delle condizioni del mercato immobiliare e dei mercati finanziari», ha messo in liquidazione, con la legge n. 14 del 2009, il patrimonio della Scip srl, gestito da un fondo separato. Ciò al fine di evitare la svendita degli ultimi palazzi rimasti alla società o, peggio, evitare che la Scip srl continuasse a esistere senza riuscire a vendere i beni rimasti;
le aste, sia quelle di Scip srl, sia quelle organizzate dalle fondazioni, si sono trasformate a volte in un'ottima occasione per gli speculatori immobiliari di professione. Nei casi in cui venivano venduti interi lotti, o quando la base d'asta era bassa e c'erano pochi aspiranti compratori, in tanti hanno acquistato a poco e rivenduto a molto;
in questo momento, Inps, Inail, Inpdap e altri enti pubblici stanno ricevendo indietro le unità immobiliari invendute. Nel caso dell'Inail, tanto per fare un esempio, sono più di 1.800 e hanno un valore di mercato di 342,5 milioni di euro. Beni che saranno venduti all'asta, forse a partire già da questa estate;
l'Inail possiede immobili in affitto (esclusi quelli ricevuti indietro da Scip srl) per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro. Solo nel 2009, la vendita di 90 unità immobiliari ha portato nelle casse dell'ente oltre 22 milioni di euro. Nel suo patrimonio, tra i palazzi usati a fini istituzionali, conta anche cliniche e diversi palazzi storici, come villa Tornabuoni Lemmi a Firenze, palazzo Foscari Contarini a Venezia e villa Giovio a Brescia;
l'Inpdap ha un patrimonio immobiliare che vale la metà, intorno ai 471 milioni di euro, ma in questa cifra è compreso anche il valore delle sedi. L'ente, che si occupa della previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, è nato nel 1994 dall'accorpamento di Enpas, Inadel, Enpdep e delle casse pensionistiche gestite dagli istituti di previdenza dell'ex Ministero del tesoro (Cpdel, Cps, Cpi, Cpug). Da tutti questi enti ha ereditato il suo vasto patrimonio. Più piccolo è il patrimonio dell'Inps, 173 milioni di euro. Immobili gestiti in modo poco efficiente, visto che l'utile netto fruttato dal patrimonio è 645 mila euro;
le nuove vendite hanno luogo ad un prezzo determinato dal valore di mercato dell'appartamento come se fosse libero e scontato del 30 per cento;
chi non intende acquistare ha diritto al rinnovo del contratto per altri nove anni dalla scadenza dello stesso, se il reddito familiare lordo complessivo è inferiore a 19 mila euro; in presenza di un ultrasessantacinquenne o un disabile il limite sale a 22 mila euro (articolo 3 della legge n. 410 del 2001); in tutti gli altri casi, il rinnovo può essere fatto solo per altri tre anni;
gli enti previdenziali rimasti pubblici (Inps, Inpdap e altri) hanno ancora un consistente patrimonio rimasto invenduto, all'interno del quale abitano alcune migliaia di inquilini considerati senza titolo, e una parte di questo patrimonio è tenuto sfitto;
risulta agli interpellanti che molti enti pubblici non paghino la tassa di registro relativa alle unità abitative affittate con la conseguenza che gli inquilini non possono produrre il modello F23 relativo a tale pagamento, ritenuto documento necessario per esercitare il diritto al rinnovo del contratto e dunque rischiano di essere esclusi da un loro diritto;
risulta altresì che in caso di morosità molti enti abbiano delegato le operazioni di riscossione agli agenti della riscossione, con l'aggravio di oneri aggiuntivi insostenibili da parte degli inquilini;
la scelta di dismissione degli alloggi degli enti pubblici prima e di quelli privatizzati poi, insieme alla politica degli affitti che vengono portati ai livelli di quelli di mercato, sta contribuendo inevitabilmente ad aggravare l'emergenza abitativa - cambiando la natura e il ruolo di calmierazione del mercato abitativo di questo importante patrimonio - che vede in Italia oltre 430.000 famiglie in difficoltà con il pagamento dei mutui e oltre 230.000 sfratti di cui - nelle grandi città - quasi il 90 per cento per morosità;
quanto sopra esposto ha portato in queste settimane a una forte mobilitazione da parte degli inquilini degli enti previdenziali, con manifestazioni e assemblee pubbliche, proprio per denunciare le inaccettabili condizioni «capestro» alle quali sono sottoposti da parte dei medesimi enti;
si è in presenza di soggetti che non sono società immobiliari private ma enti pubblici direttamente controllati dallo Stato e che non possono rifiutarsi di eseguirne eventualmente le direttive;
rispondendo ad una precedente interpellanza urgente (2-00785) il Sottosegretario Viespoli ebbe ad affermare a nome del Governo quanto segue: «In conclusione, rispetto alle richieste dell'onorevole interpellante, allo stato ritengo sia utile raccogliere l'indicazione di attivare un tavolo tecnico interistituzionale, allargato a tutti i soggetti pubblici competenti, al fine di approfondire le questioni ed i temi posti dall'interpellante, in particolare in relazione alla tutela dei diritti degli attuali conduttori degli immobili di proprietà degli enti in questione» -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se sia stato istituito il tavolo tecnico interistituzionale e quali risultati abbia raggiunto;
se non si ritenga di assumere iniziative, anche normative, allo scopo di garantire il rinnovo contrattuale delle locazioni per tutti gli inquilini delle unità abitative di proprietà degli enti previdenziali pubblici;
se non si ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza per la regolarizzazione degli immobili occupati senza titolo da parte di chi paga regolarmente i canoni di locazione;
se non si ritenga di impartire le direttive necessarie affinché sia l'ente stesso a procedere al recupero delle morosità;
se non si ritenga di impartire le necessarie direttive affinché gli enti provvedano a pagare regolarmente la tassa di registro con il modello F23 ed, in ogni caso, per evitare che la sua mancata produzione ricada sugli inquilini che non hanno alcuna colpa;
se non si ritenga di dover assumere iniziative, anche di concerto con le regioni, al fine di garantire l'erogazione agli inquilini di mutui a tasso agevolato per l'acquisto dell'unità occupata;
se non si ritenga di favorire l'acquisto da parte di comuni e regioni delle unità immobiliari in vendita, andando incontro alle esigenze di inquilini non in grado di esercitare l'opzione per l'acquisto;
se non si ritenga di dover intervenire presso gli enti previdenziali pubblici, affinché, in caso di dismissione, siano mantenute ferme da parte degli enti previdenziali pubblici le condizioni previste.
(2-01203)
«Borghesi, Paladini, Di Stanislao, Donadi».