XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 548 di mercoledì 9 novembre 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 16.
EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 novembre 2011.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Antonione, Belcastro, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Fava, Fitto, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Pecorella, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico che è stata autorizzata, ai sensi articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, e sulla base della richiesta pervenuta in data 8 novembre 2011, la formazione, nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, della componente politica denominata «Fareitalia per la Costituente Popolare», alla quale aderiscono i deputati Adolfo Urso, Andrea Ronchi, Giuseppe Scalia e Antonio Buonfiglio.
Comunico, inoltre, che il deputato Antonio Buonfiglio è stato designato quale rappresentante della nuova componente.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,06).
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, i dati dei mercati di questa mattina, il crollo dei dati in borsa, lo spread - come abbiamo visto - a 570, i titoli sospesi: questa serie di eventi pericolosi e drammatici dimostra con chiarezza che il mondo, dall'Italia, si aspetta certezze. Scelte e certezze. Pag. 2
Questo è quello che si aspettano anche gli italiani, spaventati per il futuro del Paese e spaventati per il loro destino: scelte e certezze.
Noi abbiamo salutato l'annunzio delle dimissioni del Presidente del Consiglio, ovviamente, come una vittoria politica, ottenuta grazie anche al nostro impegno parlamentare, ma questo non è il momento degli interessi di parte, è il momento di salvare l'Italia. È per questo che le opposizioni, come lei sa (perché questa scelta è stata già comunicata alla Conferenza dei presidenti di gruppo), hanno annunziato la loro volontà di consentire l'approvazione del disegno di legge per l'assestamento di bilancio all'esame questo pomeriggio - che è un atto al cui destino è anche legato il destino della legge di stabilità - restando in Aula, ma non votandolo, perché il merito ci impedisce di votarlo.
Per questi stessi motivi, questa mattina, le forze di opposizione hanno comunicato alla Conferenza dei presidenti di gruppo - e noi anche direttamente al Governo - la disponibilità a consentire l'approvazione della legge di stabilità senza il nostro voto: infatti, se le misure resteranno quelle annunciate, il nostro voto non potrà che essere contrario, consentendone però ugualmente l'approvazione in tempi assolutamente veloci e straordinari, come sono straordinarie le scelte a cui siamo chiamati. Per questo siamo pronti a consentirne l'approvazione.
Se - come è stato annunziato - il Senato trasmetterà la legge di stabilità alla Camera dei deputati nella giornata di venerdì o, al più tardi, sabato mattina, siamo pronti a consentire la sua approvazione nella stessa giornata di questo sabato o di questa domenica.
Di fronte all'emergenza del Paese non vi può essere weekend, non vi possono essere sospensioni, non vi possono essere alibi. Saremo pronti a stare qui, a consentire l'approvazione della legge di stabilità e, finalmente, dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio, a dare certezze a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, abbiamo apprezzato il Presidente della Repubblica, che ha individuato una strada per uscire da una situazione drammatica nella quale il Paese si trova.
I mercati, questa mattina, ci dicono che dobbiamo accelerare il processo che il Presidente della Repubblica ci ha indicato.
Accelerare questo processo significa rendere certe, in breve tempo, le dimissioni del Presidente Berlusconi. Per fare questo, abbiamo bisogno di approvare nel più breve tempo possibile la legge di stabilità.
A nome del mio gruppo, do la disponibilità a lavorare sabato e domenica in questo Parlamento perché, alla riapertura dei mercati, lunedì mattina, vi sia la certezza sul maxiemendamento e vi sia la possibilità di dare a questo Paese un nuovo Governo, che diventa indispensabile, a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ritiene, così come hanno già fatto i colleghi Galletti e Franceschini, che serva un'assunzione di responsabilità da parte di tutti i gruppi parlamentari, affinché si proceda, quanto prima, all'approvazione della legge di stabilità.
Purtroppo, non conosciamo ancora i contenuti del famoso maxiemendamento, non sappiamo su cosa saremo chiamati a votare, ma abbiamo altri documenti che sono inequivocabili, su cui vogliamo immediatamente votare: sono i numeri della Borsa, che in questo momento sta perdendo il 4 per cento; sono i numeri del Pag. 3famoso spread, che ha raggiunto livelli che ci portano più verso Atene che verso Francoforte.
Noi abbiamo il dovere, come rappresentanti della nazione, così come scritto nella Costituzione, di fare presto, di dare un segnale immediato ai mercati internazionali, ai cittadini italiani, alla dignità dell'economia nazionale, di una grande economia nazionale.
Ecco perché auspichiamo che un'intesa tra i Presidenti di Camera e Senato favorisca le votazioni entro domenica, anche alla Camera, del testo in via definitiva, per fare in modo che tutto questo traballare della situazione politica italiana duri solo giovedì e venerdì, a mercati aperti, e, alla riapertura di lunedì, si possa dare il segnale di un Parlamento che ha favorito velocemente l'approvazione delle misure chieste dall'Europa.
I numeri parlano chiaro e dicono anche che vi è bisogno di un gesto di responsabilità, forse ulteriore, del Presidente del Consiglio. Se la Borsa perde il 4 per cento e Mediaset perde il 9 per cento, un motivo deve esserci nel segnale che i mercati danno.
Ecco perché noi chiediamo ai Presidenti di Camera e Senato - oggi lo facciamo correttamente, in quest'Aula, al Presidente della Camera - e a tutti i gruppi parlamentari una forte accelerazione, per fare in modo che lunedì il Presidente della Repubblica, dall'alto della sua saggezza e del riconoscimento che tutti attribuiamo alla sua persona, possa avviare delle brevi consultazioni, nella speranza, da parte nostra, che la prossima settimana si possa anche intravedere un Governo capace di tirare fuori l'Italia dalle secche in cui si trova (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che vi sia davvero qualcosa di paradossale in un Paese dove, a fronte di un Governo che non è riuscito ancora, fino a questo momento, a presentare al Senato il maxiemendamento sulla legge di stabilità - che poi niente altro è se non una riedizione, una rielaborazione di quel disegno di legge sullo sviluppo del quale si è parlato per più di un mese e che, alla fine, nessuno ha visto -, se anche siamo nella situazione paradossale per cui il maxiemendamento è ancora, in questo istante, qualcosa di aleatorio e indefinito, se anche siamo nella situazione paradossale per cui, pur di fronte ad un attacco alla finanza e all'economia italiana che non ha precedenti, i gruppi della maggioranza sembrano lontani e distratti, si verifica questa situazione che definivo paradossale: sono i gruppi dell'opposizione, ancora una volta, come già a luglio, come già a settembre, che si ritrovano a dire ad un Governo che non c'è e a una maggioranza che non c'è più: «per favore, fate in fretta». Siamo disponibili a stare qui anche sabato e domenica, pur di votare la legge di stabilità.
Credo che questo Governo non meriti tanta disponibilità, ma è una disponibilità che, com'è chiaro, non va a questo Governo, ma al senso di rispetto verso il Paese, verso i tanti italiani che faticano e lavorano.
Mi attendo che, dopo questi interventi da parte dell'opposizione, prenda la parola - finalmente, mi verrebbe da dire - anche qualcuno dai banchi della maggioranza e ci parli con chiarezza e si impegni a far sì e a dare tempi adeguati perché, prima dell'apertura dei mercati di lunedì, l'Italia possa aver approvato la legge di stabilità.
Una legge di stabilità sulla quale, voglio essere chiaro, il gruppo Italia dei Valori esprimerà, con convinzione, voto contrario se risponderà ai criteri e alle indicazioni date sino qui dalla maggioranza, perché riteniamo che siano le risposte sbagliate. Ma voi, ancora oggi, rappresentate il Governo e a voi spetta questa responsabilità.
Dite con chiarezza se siete disponibili a questo ulteriore sacrificio oppure se per voi è più importante trascorrere il weekend a casa piuttosto che salvare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, anche la componente Alleanza per l'Italia del gruppo Misto, così come tutti i gruppi dell'opposizione, quest'oggi, non diversamente da ieri, sarà presente in Aula, ma non parteciperà al voto, per consentire che il disegno di legge relativo all'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 venga approvato dalla maggioranza, o da quello che ne resta. Con ogni probabilità oggi registreremo anche qualche voto in meno.
Questo perché si arrivi velocemente, davvero con tutta la velocità del caso, all'adempimento dell'impegno che il Presidente del Consiglio ha assunto con il Presidente della Repubblica, ossia quello di dare le dimissioni e togliere l'ingombro dalla scena pubblica nazionale dopo la votazione dei provvedimenti relativi agli impegni assunti nei confronti dell'Europa.
Credo che si stia perdendo tempo; non siamo noi che stiamo perdendo il tempo, ma è il tempo che perde noi. Sono passate ventiquattr'ore da ieri, i colleghi hanno già ricordato cosa hanno detto i mercati, cosa sta accadendo, in che misura, con quale velocità ci stiamo avviando verso il baratro, verso il precipizio.
Sono le famiglie di questo nostro Paese, sono i posti di lavoro degli italiani, sono i giovani derubati del futuro, sono i conti corrente di tante famiglie piccolo borghesi e di tanti italiani medi che chiedono a questo Paese di voltare pagina molto velocemente.
Credo allora che, con questo senso di responsabilità, oggi non possiamo non consentire la chiusura di questa pagina permettendo quindi, con la nostra presenza, ma non con il nostro voto (che, se vi fosse stato, sarebbe stato contrario), che il disegno di legge relativo all'assestamento del bilancio dello Stato venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è evidente, anche alla luce delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, che l'approvazione sia del disegno di legge relativo all'assestamento del bilancio dello Stato, sia della legge di stabilità, è considerata dal Governo e dal gruppo del Popolo della Libertà una priorità. Quindi, è chiaro che la disponibilità da parte delle opposizioni di un'approvazione rapida di questi provvedimenti in materia di bilancio è certamente una priorità.
A questo punto, signor Presidente, è evidente che la decisione sul percorso, sull'iter, verrà assunta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che lei ha convocato per le ore 18.
Nel raccogliere con soddisfazione la disponibilità dell'opposizione, diamo anche noi la nostra disponibilità ad un'approvazione certa e rapida dei suddetti provvedimenti, condividendo, ovviamente, con il Presidente del Consiglio e con le opposizioni la necessità di un'approvazione urgente.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione.
Come ha ricordato testé l'onorevole Baldelli, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata questa sera alle ore 18. In quella sede, la Presidenza avrà già acquisito la certezza dei tempi relativi all'iter della legge di stabilità al Senato e, sempre in quella sede, avanzerà una proposta che tenga conto della necessità unanime, da tutti sottolineata, di garantire tempi celeri alla discussione e all'approvazione della legge di stabilità stessa.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2804 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4622) (ore 16,19).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 5legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011.
Ricordo che nella seduta del 10 ottobre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 4622)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che è in distribuzione un'errata corrige dello stampato relativo al disegno di legge n. 4622 nel quale è riportata la correzione di due errori materiali contenuti nel messaggio trasmesso dal Senato.
Avverto, inoltre, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4622).
Avverto, infine, che l'emendamento Tempestini Tab. 2.2 è stato ritirato dal presentatore.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4622)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, ricordando che l'unica proposta emendativa ad esso presentata, è stata ritirata dal presentatore (Vedi l'allegato A - A.C. 4622).
Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo 1.
Nessuno chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, dovrei porre in votazione l'articolo 1. Avverto tuttavia che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Poiché non sono ancora trascorsi i termini regolamentari di preavviso, di cinque e venti minuti, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,25.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,25.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che l'onorevole Buongiorno ha chiesto di essere esclusa dall'elenco dei deputati in missione per la seduta odierna, avendo fatto constatare la sua presenza in Aula.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Hanno votato tutti? Onorevole Crosetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 281
Maggioranza 141
Hanno votato sì 281
Sono in missione 21 deputati.
Il numero legale è raggiunto per 7 deputati.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).
Prendo atto che i deputati Nizzi e Giacomoni hanno segnalato di non essere riusciti a esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4622)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4622), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 283
Maggioranza 142
Hanno votato sì 283
Sono in missione 19 deputati.
Il numero legale è raggiunto per 7 deputati.
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto favorevole.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4622)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4622).
Avverto che, essendo stati ritirati dai presentatori tutti gli ordini del giorno presentati, si passerà direttamente al voto finale.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4622)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che l'onorevole Marmo rinunzia alla dichiarazione di voto finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Della Vedova, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che l'onorevole Ciccanti rinunzia alla dichiarazione di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania al provvedimento in esame e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, parlare di assestamento di bilancio in questa situazione drammatica che ci circonda ha un sapore tristemente ironico. Ciò che stiamo per discutere, e che voi state approvando senza la nostra partecipazione, non è un assestamento ma un insieme di «cerotti» che non nascondono e non curano le ferite di un bilancio che è l'espressione di vostre politiche sbagliate in questi tre anni, e che da ultimo - come è stato rilevato nelle più importanti audizioni, a cominciare da quella autorevole della Corte dei conti - non tiene nemmeno conto delle manovre estive di luglio ed agosto. Questo non è un assestamento ma un colabrodo dal quale gocciano i cascami di una gestione della finanza pubblica che continua a mantenere il deficit al 120 per cento e che ci fa vedere in quale situazione noi siamo ancora. Questo non è un assestamento ma è il penultimo atto di un Governo predimissionario.
Per questi motivi, e come è stato detto poco fa dal capogruppo Franceschini, noi abbiamo deciso di non partecipare alle votazioni dei singoli articoli, abbiamo ritirato l'emendamento e gli ordini del giorno, e confermiamo la non partecipazione (accompagnata da un giudizio fortemente negativo sul merito) alla votazione di questo che è totalmente improprio chiamare assestamento di bilancio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.
MARCO MARSILIO. Signor Presidente, per tutta la prima Repubblica i due principali partiti, apparentemente divisi da un muro invalicabile, votavano assieme oltre il 90 per cento delle leggi approvate. Il Partito Comunista esprimeva il voto contrario solo sugli atti fondamentali della politica del Governo (i bilanci, le manovre economiche, i decreti fiscali). Tuttavia anche le leggi sulle quali il PCI votava contro erano infarcite dei propri emendamenti, altrimenti queste leggi avrebbero avuto un cammino parlamentare molto più duro e molto più difficile. Il Governo era costretto Pag. 7a trattare gli emendamenti con il Partito Comunista, e il Partito Comunista otteneva quello che chiedeva, ma alla fine votava contro, perché il voto contrario era l'alibi necessario a tenere nei confronti del proprio elettorato una dignità politica.
Questa prassi è passata alla storia con il nome di consociativismo, ed è al consociativismo che dobbiamo l'attuale situazione economica e finanziaria del Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), un sistema di raccolta e spartizione del consenso portato avanti per decenni.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...
MARCO MARSILIO. Un sistema fatto di pensioni regalate, diffusione di una mentalità assistenzialista, salvataggi di aziende decotte, rivendicazioni sindacali arrembanti, esplosione del pubblico impiego, sperpero delle risorse per il Mezzogiorno, spreco di denaro pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Oggi gli epigoni e gli ultimi rappresentanti del consociativismo hanno smesso di comportarsi come i ladri di Pisa che di giorno litigano, ma la notte vanno a rubare assieme, e sono seduti tranquillamente insieme sul lato sinistro di quest'Aula ricomponendo, nel Partito Democratico, alla luce del sole, quell'innaturale alleanza cattocomunista che tanti danni ha provocato all'Italia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Imputano al Governo la crisi finanziaria, dimenticando che il 90 per cento del debito pubblico è opera loro.
Già nel dibattito sulla fiducia del 14 ottobre scorso, il collega Corsaro ha correttamente ricordato che il rendiconto era un provvedimento che aveva esaurito la propria attualità e non aveva la possibilità di vedere alcun intervento emendativo, perché si trattava di valutare numeri e conti che hanno già esaurito la loro storia. La prassi parlamentare ricorda esattamente questo. Tuttavia, si è voluta portare avanti, a proposito del rendiconto, un'operazione perversa ai danni del Paese e le conseguenze di quella bocciatura sono note e le stiamo pagando caramente anche nella giornata di oggi (Applausi polemici dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Proprio partendo dall'inconcepibile decisione del Presidente Fini che ha permesso, dopo quella bocciatura, che la composizione della Giunta per il Regolamento vedesse l'opposizione in maggioranza contro il buonsenso e la prassi parlamentare di tutto il mondo civile (Applausi polemici dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), sento il dovere di svolgere alcune considerazioni: da oltre un anno è nato un vero e proprio colpo di Stato strisciante che alcuni poteri dello Stato, insieme a settori ben identificati del potere economico-finanziario nazionale ed internazionale e dell'establishment mediatico e culturale, stanno portando avanti contro il Governo, legittima espressione della sovranità popolare. Governo che si vuole sostituire con un Governo tecnico guidato da personalità prive di qualunque mandato popolare e che avrebbero il compito di commissariare il Paese e di saccheggiarne le risorse sotto la copertura del risanamento e della crisi economica (Applausi polemici dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: A casa, a casa!). Governo tecnico al quale sono pronti a dare il loro sostegno quelle forze politiche che si dimostrano, ancora una volta e per l'ennesima volta, antinazionali e contrarie agli interessi autentici del popolo italiano.
Mi rendo conto che si tratta di un'affermazione pesante, ma altrettanto pesante e inquietante è aver visto la terza carica dello Stato fondare un nuovo partito spaccando la maggioranza (Applausi polemici dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) e subito dopo iniziare...
PRESIDENTE. Prego i colleghi di trattenere le loro dimostrazioni di consenso o di dissenso e di consentire all'onorevole Marsilio di svolgere il suo intervento.
MARCO MARSILIO. ... a lavorare per una nuova e diversa maggioranza (Applausi polemici dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Onorevole Bocchino, la richiamo all'ordine.
MARCO MARSILIO. L'atteggiamento di chi ha costruito questo clima nel Paese e contribuito a gettare l'Italia in una condizione di debolezza, esposta alla speculazione internazionale e all'assalto, appunto, degli speculatori, è una responsabilità gravissima che qualcuno in quest'Aula si deve assumere. Noi ci assumiamo la nostra sostenendo, ieri il rendiconto, oggi l'assestamento e domani la votazione sul disegno di legge di stabilità che contiene gli impegni che il Governo si è assunto a proposito dell'Europa. Ed è quello che faremo e continueremo a fare difendendo la sovranità nazionale e difendendo la legittimità e la sovranità del popolo italiano e reclamando, appunto, questo percorso coerente e lineare con la nostra storia e con la nostra tradizione.
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, per dichiarazione di voto o sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, le ricordo che la dichiarazione di voto per il suo gruppo l'ha già svolta l'onorevole Baretta.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Abbiamo appena ascoltato il raggiungimento di vette inimmaginabili di lungimiranza e di acume parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ANTONELLO IANNARILLI. Non è sull'ordine dei lavori!
DARIO FRANCESCHINI. Urlate, urlate! Nei voti precedenti la maggioranza ha raggiunto 283 voti e l'assestamento di bilancio sta passando unicamente per il nostro atteggiamento e, quindi, respingiamo l'invito del parlamentare del Popolo della Libertà di votare contro l'assestamento di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, lei ha dato un interpretazione estensiva dell'articolo del Regolamento per gli interventi sull'ordine dei lavori.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ANTONIO BORGHESI. Per dichiarazione di voto, signor Presidente.
PRESIDENTE. Per il suo gruppo non è intervenuto ancora nessuno. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, devo dire che l'intervento del collega del Popolo della Libertà avrebbe suscitato in me una grande ilarità, se, purtroppo, non fossimo in momento così tragico per il Paese. Il collega, infatti, si è permesso di dire che il debito pubblico è stato creato da qualcuno che sta da questa parte, dimenticando che nel 2001, quando è andato al Governo Berlusconi, che fino ad oggi c'è rimasto per nove anni su undici, il debito pubblico era di 1.400 miliardi di euro, oggi è vicino ai 2 mila Pag. 9miliardi di euro. Forse quella differenza l'ha creata il centrosinistra? L'avete creata voi! Per cui non dica falsità.
Se qualcosa di quegli impegni verso l'Unione europea sarà rispettata, in limine mortis, da questo Governo, sarà semplicemente perché l'opposizione, con senso di responsabilità, lo sta permettendo. Se oggi è successo ciò che nemmeno in Grecia è accaduto e cioè che lo spread, in un colpo solo, si è alzato di cento punti, lo dobbiamo all'irresponsabilità del Presidente del Consiglio che ieri aveva solo un obbligo e un dovere: andare dal Capo dello Stato e dimettersi. Lo faccia adesso, lo faccia immediatamente e vedrà che domani i mercati reagiranno in un altro modo e riprenderanno a dare fiducia al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Commemorazione dell'onorevole Marco Fabio Sartori (ore 16,40)
PRESIDENTE. Colleghi, devo adempiere ad un doloroso dovere. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
Vi ricordo che nella notte del 7 novembre, a soli 48 anni, dopo lunga e dolorosa malattia è venuto a mancare l'onorevole Marco Fabio Sartori, già membro della Camera dei deputati nella XI e nella XII legislatura.
Nato a Busto Arsizio, il 31 maggio 1963, laureato in scienze politiche, imprenditore ed esperto di diritto del lavoro e della previdenza sociale, nel corso della sua attività parlamentare è stato prima componente e, successivamente, nel corso della XII legislatura, presidente della Commissione lavoro. Ha contribuito attivamente all'elaborazione e all'approvazione di rilevanti proposte di legge in materia previdenziale, tra cui la legge di riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare, di cui è stato relatore.
Dal 2002 al 2006 è stato componente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale e dal 2004 al 2005 vicecommissario nella procedura di amministrazione straordinaria di Volare e Air Europe Airlines Spa. Ha poi ricoperto l'incarico di componente del consiglio di amministrazione di Italia Lavoro Spa, di cui è divenuto presidente nel 2005.
Nel 2008 è stato nominato presidente dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, dedicandosi con impegno e determinazione al contrasto del drammatico fenomeno delle cosiddette morti bianche e impiegando le sue vaste competenze e le sue inesauribili energie per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Sia come autorevole componente di questa Camera, sia come alto dirigente pubblico ha sempre dato prova di equilibrio, tenacia e passione nonché di grande professionalità; animato da un profondo spirito innovativo ha avuto un ruolo fondamentale per la trasformazione e la crescita dell'INAIL, istituto che ha continuato a presiedere, nonostante la grave malattia, fino alla sua scomparsa.
Ho già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Invito pertanto l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Grazie (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, è con profonda tristezza che, a nome di tutto il gruppo, esprimo il cordoglio ai familiari e a tutti gli amici di Marco; una tristezza infinita che si accompagna e contrasta invece con il carattere solare, spontaneo e positivo di Marco Sartori, un uomo generoso che era capace di ascoltare anche il più umile dei lavoratori che stava per perdere il posto di lavoro, un uomo coraggioso e capace nelle sue battaglie di anteporre gli ideali a Pag. 10qualsiasi cosa, ma anche un uomo che ha saputo affrontare con una dignità incredibile un male cattivo e ignobile.
Era una persona spontanea e chi lo ha conosciuto sa che era una persona onesta anche nel modo di fare e nell'esprimere il proprio pensiero, un uomo istintivo e sicuramente deciso. Poco più che trentenne, da presidente della Commissione lavoro, iniziò quel percorso di riforma del sistema pensionistico e previdenziale senza il quale oggi la situazione nel nostro Paese sarebbe insostenibile.
Da presidente dell'INAIL oggi riscuote un consenso unanime, sia da parte delle organizzazioni dei lavoratori, sia da quelle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto economico e produttivo del Paese. Mi consentirete, colleghi, una nota anche personale, perché io e Marco siamo della stessa città, Busto Arsizio, siamo cresciuti nello stesso palazzo e abbiamo frequentato gli stessi campi di calcetto di periferia.
Nel 1989 quando, 22 anni fa, feci il primo ingresso nella sede della Lega, era lui il responsabile del gruppo giovani della sede della Lega di Busto Arsizio e fu il mio primo capogruppo in consiglio comunale. Con grande generosità d'animo era lì, appena otto anni più di me, a spiegarmi come funzionava il consiglio comunale e come bisognava interpretare gli ideali della Lega e di Umberto Bossi.
Era un imprenditore, una persona in grado di stare la mattina con le parti sociali e al pomeriggio o la sera con il secchio della colla ad affiggere i manifesti della Lega. Era un ragazzo pieno di ideali e di sogni, uno insomma - come tanti di noi - che ci credeva davvero. Ci mancherà Marco Sartori (Applausi).
GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, grazie per avermi dato l'opportunità di pronunciare qualche breve parola in onore dell'onorevole Sartori che conoscevo e di cui apprezzavo la dirittura morale e le qualità umane. Signor Presidente, negli ultimi quindici o venti anni della mia vita mi sono occupato di pensioni. Sono state in qualche modo le pensioni che mi hanno consentito anche di dare, nei limiti del possibile, un contributo all'elaborazione politica di questo Paese una volta che sono stato portato a compiere scelte diverse rispetto a quelle che avevano connotato la mia vita.
L'onorevole Sartori era presidente della Commissione lavoro, come lei stesso ha ricordato, quando fu varata la riforma Dini che è la riforma che ancora è alla base del nostro sistema pensionistico. Poi, occupandomi di lavoro, ho avuto modo di incontrarmi con lui quando era presidente di Italia Lavoro, fino alle ultime vicende che lo hanno portato a dirigere l'INAIL; un istituto che in questa legislatura ha conosciuto parecchie modifiche e che è diventato il perno di un polo della sicurezza a cui avrebbe sicuramente dedicato quell'impegno per costituirlo e renderlo vivo e vitale che aveva dedicato perché si arrivasse a tale obiettivo.
Come ieri ha detto l'onorevole Cicchitto, commemorando l'onorevole Franzoso, anche Sartori era uno di noi, anche Sartori era una persona che serviva lo Stato e la società e anche Sartori era una persona che rendeva onore alla politica nel senso più alto del termine. Lo piango come amico, ma voglio esprimere anche la solidarietà del Popolo della Libertà e credo anche di tutte le forze che siedono in questo Parlamento (Applausi).
DANIELE MARANTELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, anche se le parole non contano, voglio esprimere, a nome del gruppo del Partito Democratico, ai familiari, alla sua comunità, l'affetto e la tristezza per la scomparsa di Marco Sartori, dell'onorevole Sartori, dell'amico Marco Sartori, un uomo capace, competente, dotato di una Pag. 11forte autonomia di giudizio, schiena diritta. Una persona che, come lei ha ricordato, ha dato un contributo rilevante nel corso del 1995, quando fu approvata la riforma delle pensioni.
Egli ha lottato in questo anno e mezzo contro un male incurabile senza mai venir meno ai suoi impegni importanti all'interno dell'INAIL e con una passione che lo ha condotto, anche nel corso di questo anno, a battersi per contrastare la piaga degli infortuni e dei morti sul lavoro, fenomeno che così tristemente, molto spesso, richiama anche opportunamente il Presidente Giorgio Napolitano.
Dicevo che le parole non contano, però il nostro cuore in questo momento è gonfio di tristezza. Noi saremo domani, alle 14, a Busto Arsizio a dargli l'ultimo saluto, sicuri che la sua testimonianza non resterà senza essere seguita come esempio da molti altri che in Italia intendono battersi, come lui ha fatto, contro i fenomeni di infortuni e di morti sul lavoro, che è una delle pagine non affrontate compiutamente e non risolte del nostro Paese e che sarà uno dei problemi principali che dovremo affrontare (Applausi).
NEDO LORENZO POLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, oggi esprimo il mio personale e profondo cordoglio, e quello del gruppo dell'Unione di Centro, per la scomparsa di una persona, un uomo, Marco Fabio Sartori, guida illuminata e grande esempio morale che ha continuato a condurre il suo lavoro e il suo impegno all'INAIL con equilibrio e capacità fino all'ultimo momento, lottando con coraggio contro la malattia.
Io l'ho conosciuto dal 2008, da quando è diventato presidente dell'INAIL, e con lui ho collaborato in questi anni con la sua guida che ha dato ottimi risultati sotto tutti i punti di vista, sia nel rilanciare l'istituto nell'organizzazione, sia con risultati importanti conseguiti in termini di forte diminuzione degli infortuni mortali in questo Paese. Quindi, è una persona che, negli ultimi anni, quando ci incontravamo, cercava con tutte le forze di portare avanti il suo impegno, il suo ruolo, pur combattendo con una malattia che poi lo ha portato a mancare.
Quindi, con la sua morte scompare una persona di grande prestigio e valore, che ha sempre dimostrato una straordinaria tenacia e passione per il suo lavoro. Credo che perdiamo e abbiamo perso oggi una persona che ha fatto del suo lavoro, della sua forza, del suo modo di poter affrontare quella che è la realtà, e anche la realtà sua, un esempio per tutti noi (Applausi).
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4622 (ore 16,50).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4622)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4622, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Mancano due deputati per il numero legale. Vi ricordo...
Onorevole Osvaldo Napoli, lei conosce il Regolamento, è vecchio del mestiere! Colleghi, vi prego di prestare attenzione.
Il sistema elettronico di votazione rileva che la Camera non è in numero legale per due deputati. Ricordo che, in base ad una prassi assolutamente consolidata, sono computati ai fini del numero legale i deputati che non abbiano partecipato alla votazione, oltre ai Segretari di Presidenza di turno per la seduta odierna, gli intervenuti per dichiarazione di voto, i deputati presenti in Aula (i cosiddetti «presenti inerti»). Pag. 12Il Segretario di Presidenza di turno non votante è stata l'onorevole De Biasi, hanno effettuato la dichiarazione di voto finale non partecipando alla votazione i deputati Baretta, Franceschini e Borghesi e, quindi, la Camera è in numero legale.
Pertanto, comunico il risultato della votazione:
S. 2804 - «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011» (Approvato dal Senato) (4622):
Presenti e votanti 295
Maggioranza 148
Hanno votato sì 294
Hanno votato no 1
Sono in missione 18 deputati.
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
PIPPO GIANNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Per cosa? Non ha funzionato? Prego, ne ha facoltà.
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, il mio sistema di votazione non ha funzionato. Ho votato a favore, ma non ha funzionato.
PRESIDENTE. Perché avevo già dichiarato chiusa la votazione, onorevole Gianni; rimanga comunque agli atti che il suo sistema di votazione non ha funzionato.
Prendo altresì atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Seguito della discussione delle mozioni Damiano ed altri n. 1-00745, Paladini ed altri n. 1-00750, Poli ed altri n. 1-00751, Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752, Lo Monte ed altri n. 1-00755 e Mosella ed altri n. 1-00758 concernenti iniziative relative all'accesso al trattamento previdenziale per i lavoratori in mobilità (ore 16,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Damiano ed altri n. 1-00745, Paladini ed altri n. 1-00750, Poli ed altri n. 1-00751, Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752 (Nuova formulazione), Lo Monte ed altri n. 1-00755 e Mosella ed altri n. 1-00758, concernenti iniziative relative all'accesso al trattamento previdenziale per i lavoratori in mobilità (vedi allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 7 novembre 2011, è stata presentata la mozione Mosella ed altri n. 1-00758, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Saglia, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Damiano ed altri n. 1-00745, e Paladini ed altri n. 1-00750.
Per quanto riguarda la mozione Poli ed altri n. 1-00751, il parere è favorevole a condizione che il secondo impegno sia così riformulato: «a valutare iniziative, anche attraverso appositi interventi normativi, affinché quanti fossero stati collocati in mobilità con la prospettiva di raggiungere i requisiti per l'accesso a pensione non rimangano senza reddito».
Il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752 (Nuova formulazione) e Lo Monte ed altri n. 1-00755.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00758, a condizione che sia espunto il primo impegno.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, dico subito che accogliamo la proposta del Governo di espungere il primo dei nostri due impegni. Rapidamente provo ad articolare il ragionamento che ci ha guidato. Quello che ci apprestiamo a chiedere al Governo per noi è un atto di giustizia e di doverosa attenzione verso coloro che hanno perso il lavoro e sulle cui spalle pesano più gravemente gli effetti della crisi economica.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17).
DONATO RENATO MOSELLA. Le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 78 del 2010, che si proponevano di modificare le cosiddette «finestre» di uscita verso la pensione per i lavoratori dipendenti ed autonomi attraverso il nuovo sistema cosiddetto a scorrimento, avevano un obiettivo abbastanza preciso che corrispondeva all'esigenza di assicurare un risparmio nella spesa pensionistica pari - secondo i dati dell'INPS - a 3 miliardi entro il 2013.
Si tratta di un obiettivo apprezzabile nelle intenzioni, ma che - al momento della sua attuazione - ha incontrato serie criticità.
Inoltre, diverse lacune caratterizzano la materia. Parliamo, in particolare, dei lavoratori collocati in mobilità per effetto di crisi o di ristrutturazione aziendale per i quali si è ipotizzata una disciplina diversa, prevedendo la possibilità di non applicare le nuove finestre mobili e richiamando, pertanto, la precedente normativa ma solo per 10 mila fortunati lavoratori beneficiari che rientrano in categorie ben precise e ben individuate.
Non è mia intenzione, in questo momento, soffermarmi sui dubbi che hanno accompagnato i numeri circa le richieste dei lavoratori arrivate all'INPS. Mi limito soltanto a rilevare, come alcuni colleghi hanno fatto già nel corso della discussione sulle linee generali, che di questi numeri ancora non si ha un'idea precisa e un'informazione certa, data anche la scarsa chiarezza che ha contraddistinto l'atteggiamento del Governo nelle diverse occasioni di confronto e di discussione nelle sedi parlamentari competenti.
Ciò che qui mi preme sottolineare è che, da subito, si è avuta la consapevolezza che il limite fissato a 10 mila unità fosse, in realtà, inadeguato a soddisfare le reali esigenze. Questo lo ha dimostrato anche il Governo nel momento in cui ha previsto, con la legge n. 220 del 13 dicembre 2010, la possibilità di prolungare i trattamenti di mobilità per tutti quei soggetti non rientranti nel novero dei 10 mila beneficiari della deroga che, altrimenti, sarebbero rimasti privi di pensione e ammortizzatori sociali.
Una previsione giusta ma che è rimasta, come dire, nel limbo delle buone intenzioni, dal momento che non vi è nessuna traccia dei provvedimenti che si era previsto di adottare in seguito ad un'azione congiunta del Ministero del lavoro con il Ministero dell'economia e delle finanze, nei limiti, chiaramente, delle risorse disponibili del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione.
Ora, ci domandiamo: quanti sono i lavoratori esclusi dalla graduatoria elaborata dall'INPS? Ci domandiamo, soprattutto: quale sarà il loro destino, una volta terminato il periodo di mobilità? Si apre per loro un periodo di incertezza e di ulteriore sofferenza, senza garanzie e senza tutele, privi dell'indennità di mobilità e della pensione.
Dunque, non è più il momento di esitare, di fuggire dalla realtà dei problemi che i cittadini sono costretti, invece, ad affrontare in maniera dura. L'inerzia di questo Esecutivo, che ormai è lampante, e che oggi è sotto l'occhio del mondo più che di quello dell'Aula, non è più accettabile. Pag. 14Abbiamo bisogno di azioni concrete e, quindi, chiediamo che vengano adottati quei provvedimenti già ipotizzati per garantire la prosecuzione dell'indennità di mobilità fino alla decorrenza della pensione, assicurando il sostentamento a quei lavoratori che al termine del periodo di mobilità rimarrebbero, altrimenti, privi di copertura economica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, ci auguriamo che la nostra mozione possa essere approvata dall'Assemblea nella condivisione di una responsabilità che dovrebbe essere, innanzitutto, del Governo ma che, proprio per l'inettitudine e la mancanza di azione da parte dell'Esecutivo, siamo costretti a sollecitare da parte del Parlamento.
Il tema è noto. Con il decreto-legge n. 78 del 2010 si è previsto che un contingente di 10 mila lavoratori possa beneficiare della disciplina previgente in materia di termini di decorrenza dei trattamenti pensionistici, potendo beneficiare delle cosiddette finestre per l'accesso al pensionamento di vecchiaia o di anzianità.
Ebbene, quella stessa legge indicava coloro che potevano beneficiare di questo trattamento nei lavoratori in mobilità ordinaria, che maturassero i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati prima del 30 aprile 2010, nei lavoratori in mobilità cosiddetta lunga, finalizzata al pensionamento, sempre sulla base di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile e nei lavoratori che, al 31 maggio del 2010, cioè alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010, fossero titolari di prestazioni straordinarie a carico dei fondi di solidarietà di settore.
Questa legge stabiliva anche che, ove fosse splafonata la percentuale di questi lavoratori rispetto al contingente di 10 mila soggetti, ci fosse la necessità di un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che provvedesse ad erogare ai lavoratori in soprannumero trattamenti ed ammortizzatori ulteriori di tipo sociale ad integrazione del reddito in attesa del pensionamento.
Ebbene, noi ci troviamo di fronte ad una sostanziale inerzia dell'Esecutivo, che non solo non è stato in grado di fornire alla competente Commissione lavoro della Camera dati su quante fossero state le domande pervenute all'INPS in merito al parco dei beneficiari di questa normativa, anzi fornendo un dato grezzo assai controvertibile, assai dubbio, assai sospetto, di soli 1.200 istanti, ma, dall'altra parte, non è stato neanche in grado di adottare alcun provvedimento, quale quello stabilito dall'articolo 12, comma 5-bis, che stabiliva un'ulteriore tutela verso coloro che fossero usciti dal plafond di 10 mila beneficiari. Dunque, la nostra mozione vuole essere un'incalzante strigliata al Governo perché sia conseguente agli impegni demandatigli dalle leggi dello Stato - e non faccia lo struzzo, come fa spesso, nelle materie economiche, indugiando molto di più sui temi della giustizia, non la giustizia dei cittadini, ma quella ad personam - e perché siano date risposte a tanti lavoratori che sono in attesa di capire quale sarà il loro destino.
Noi siamo costretti a farlo con questa mozione, nonostante l'obbligo del Governo di adempiere fosse enunciato in una legge dello Stato. Quindi, è emblematico, questo atteggiamento, della vostra inettitudine, del vostro fallimento, che ieri è stato decretato in maniera così chiara e così limpida e che oggi voi mantenete nell'oscurità dei giochi di palazzo.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Mottola che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto; si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli, al quale chiedo altresì se accetti la riformulazione della sua mozione n. 1-00751. Ne ha facoltà.
NEDO LORENZO POLI. Sì, signor Presidente, intendo accettare la riformulazione Pag. 15sul secondo punto della mozione, proposta dal sottosegretario. Siamo di nuovo qui in quest'Aula per esprimere la nostra preoccupazione verso una categoria di persone, di lavoratori, che ad oggi potrebbero essere annoverati in una classe di privilegiati, dal momento che hanno avuto in passato un lavoro che ha concesso loro la possibilità di maturare una pensione e, nello stesso tempo, hanno potuto godere di strumenti di sostegno al reddito, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Privilegio, purtroppo, che non li esenta dal dover affrontare lunghi periodi di tempo senza né l'indennità di mobilità né la pensione, nonostante le promesse del Governo e le assicurazioni continue in merito. Possiamo considerarli privilegiati nell'attuale momento di crisi economica e politica rispetto a quanti si trovano in condizioni di precarietà, o peggio sono senza lavoro, tuttavia, parliamo di persone, lavoratori che, pur avendo lavorato per una vita intera, potrebbero trovarsi senza reddito da un giorno all'altro e con famiglie alle spalle da dover mantenere. Purtroppo, le categorie di lavoratori in difficoltà, sono molteplici e gli interventi a loro sostegno sempre più frequenti, per garantire la sopravvivenza entro la soglia di povertà.
Quello che chiediamo come impegno del Governo, oggi in quest'Aula, è che vengano aiutati quanti, e non sono pochi, potrebbero trovarsi in una condizione a dir poco spiacevole nel periodo intercorrente tra lo scadere del periodo di fruizione dell'ammortizzatore sociale e la finestra per l'accesso al pensionamento. Con l'introduzione della nuova finestra mobile, la legge n. 122 del 2010 ha fissato la decorrenza per l'accesso alla pensione dopo dodici mesi dalla maturazione dei requisiti (lavoratori dipendenti) o diciotto mesi (lavoratori autonomi). La stessa legge ha inoltre previsto che, nel limite di 10 mila soggetti, si possano applicare le vecchie regole: ai lavoratori collocati in mobilità ordinaria su tutto il territorio nazionale, che maturano i requisiti per la pensione entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità; ai lavoratori collocati in mobilità lunga; ai lavoratori che al 31 maggio 2010 risultavano titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà del settore.
L'articolo 12, comma 5-bis, del citato decreto-legge - comma inserito dall'articolo 1, comma 37, lettera b), della legge n. 220 del 2010 - prevede che in favore dei lavoratori appartenenti alle categorie appena citate, che non dovessero rientrare nel contingente dei 10 mila beneficiari del congelamento dei requisiti pensionistici, possa essere disposta, in luogo dell'applicazione della disciplina previgente in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, la concessione del prolungamento dell'intervento di sostegno al reddito per il periodo intercorrente tra lo scadere del periodo di fruizione dell'ammortizzatore sociale e la finestra per l'accesso al pensionamento. Tale ultima misura dovrà essere adottata con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, nei limiti delle risorse disponibili del Fondo sociale per occupazione e formazione.
Il comma 6 dell'articolo 12 della citata legge n. 122 del 2010 ha, inoltre, stabilito che l'INPS provvedesse al monitoraggio delle domande di pensionamento presentate da lavoratori che intendano avvalersi, a decorre dal 1o gennaio 2011, del regime delle decorrenze vigente prima della data di entrata in vigore del decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78. Con le circolari n. 126, del 25 settembre 2010 e n. 53, del 16 marzo 2011 sono state fornite le prime istruzioni per l'applicazione della salvaguardia di cui al citato comma 5, dell'articolo 12. L'INPS, alla fine dell'ottobre scorso, ha comunicato che è in fase di rilascio la graduatoria dei lavoratori in mobilità che, facendone richiesta all'atto del pensionamento, potranno accedere al trattamento pensionistico sulla base del precedente regime delle decorrenze. L'articolo 12, comma 5-bis, della legge in argomento, stabilisce che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, Pag. 16nei limiti delle risorse disponibili del Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito in legge n. 2 del 2009, può disporre, in deroga alla normativa vigente, la concessione del prolungamento dell'intervento di tutela del reddito.
Ci rendiamo conto che in parte, in tal modo, si è voluta dare una risposta alle numerose richieste pervenute di persone in difficoltà. In tutti i casi, se non si provvede all'emanazione in tempi brevi di detto decreto ministeriale, rimarrebbe tutto lettera morta. Riteniamo necessario, al fine di venire incontro a quanti non rientrano nel contingente numerico delle 10 mila unità, così come disposto dall'articolo 12, commi 5 e 5-bis, del decreto-legge n. 78 e 2010, che il Governo assicuri entro tempi brevi l'emanazione del decreto interministeriale per la definizione della concessione del prolungamento dell'intervento di tutela del reddito dei lavoratori collocati in mobilità. L'impegno che chiediamo, inoltre, è quello di garantire, anche attraverso ulteriori disposizioni normative, che quanti fossero stati collocati in mobilità con la prospettiva di raggiungere i requisiti per l'accesso a pensione, non rimangano senza reddito. Siamo fiduciosi che in questo caso non vengano disattesi gli impegni presi e ci attendiamo, pertanto, che vengano rese note le liste dei numerosi lavoratori che sono in attesa di risposta in merito, trovandosi ancora nell'incertezza di sapere se potranno o meno contare su un proprio reddito (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.
LUIGI MURO. Signor Presidente, in un momento così difficile della nostra vita politica, momento in cui i mercati internazionali e i leader internazionali non hanno creduto alle dimissioni postdatate di Berlusconi, ci troviamo oggi a discutere un problema importante, che ci porta a chiedere al Governo un impegno importante. È evidente che si discute di questa problematica in un clima un po' surreale, ma la responsabilità, il ruolo, la materia e le difficoltà di questi lavoratori ci impongono di chiedere alla Camera un voto positivo rispetto anche ad una discriminazione che si verrebbe a creare tra lavoratori appartenenti alla stessa categoria.
È quindi evidente che, alla luce di queste considerazioni, è giusto anche accomunare le varie mozioni, che su questo argomento sono state presentate, in una valutazione positiva, che vuole essere un segnale di interesse del Parlamento nei confronti di una categoria di lavoratori che rimarrebbe esclusa, in un momento così cruciale della nostra vita e così difficoltoso, da un beneficio, ben consci, però, che parlare di benefici tout court, senza prevederne la copertura, significherebbe fare un esercizio di buone intenzioni senza riscontro.
Quindi, da un lato siamo qui presenti e consapevoli di dare il nostro apporto, dall'altro, chiediamo al Governo - che ovviamente non può essere più quello che era in carica fino a ieri - di tenere nella debita attenzione queste problematiche, nell'ambito di una riforma delle leggi sul lavoro che sicuramente dovrà farsi. Quindi, Futuro e Libertà esprimerà voto favorevole sulle mozioni, con le raccomandazioni da me indicate (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sarò molto breve solamente perché stiamo trattando un tema che è stato discusso molto in Commissione lavoro, che dobbiamo affrontare in conseguenza alle misure prese dal Governo per quanto riguarda le cosiddette finestre mobili.
Voglio ricordare - per essere anche chiari di fronte alle persone che ci vogliono ascoltare in quest'Aula - che le Pag. 17finestre mobili non hanno aumentato di dodici mesi l'accesso ai benefici previdenziali da parte dei lavoratori, bensì, per quanto riguarda le pensioni di anzianità, di tre mesi e, per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia, di sei mesi; sto parlando di medie. Detto ciò - mi sembra doveroso farlo, perché troppo spesso si è detto che abbiamo aumentato di dodici mesi l'entrata in pensione - è altrettanto doveroso ricordare - e spero che il Governo, su questo, presti un po' di attenzione... signor Presidente, pregherei attenzione anche da lei, perché si tratta di una risoluzione già votata in Commissione lavoro. Signor Presidente, posso richiamare la sua attenzione, perché il Governo non sta ascoltando? Vorrei che il Governo ascoltasse e, quindi, la prego di richiamare il rappresentante del Governo.
PRESIDENTE. Dovrei richiamare l'attenzione del rappresentante del Governo?
MASSIMILIANO FEDRIGA. Sì, signor Presidente, perché vorrei che il Governo ascoltasse, visto che stiamo parlando di un impegno, nella mozione di maggioranza, Cazzola, Federica, Moffa ed altri n. 1-00758, di un impegno, previsto nell'ultimo capoverso del dispositivo, che era stato già approvato con una risoluzione votata all'unanimità all'interno della Commissione lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Fino ad adesso, purtroppo - devo dirlo con grande convinzione e grande appoggio che abbiamo sempre riposto in questo Governo - non è ancora stato fatto niente (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), perché, se nella legge che ha previsto i cosiddetti 10 mila lavoratori si sono andati a tutelare solamente i lavoratori messi in mobilità e che maturano la pensione durante la mobilità, però solamente quelli che lavorano in aziende che sono firmatarie di accordi nazionali, per i lavoratori in mobilità delle piccole imprese e del territorio non è stato pensato nulla, sono stati esclusi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). C'è voluta la Lega in Commissione lavoro, che ha fatto approvare una risoluzione, devo dire, con un consenso unanime, affinché si impegnasse il Governo per tutelare questi lavoratori. Ancora, allo stato attuale, non abbiamo alcun accordo con le regioni che vada ad intervenire su questi lavoratori. Signor Presidente, Governo, signor sottosegretario, siamo d'accordo e capiamo che in un periodo di difficoltà economica si possano chiedere sacrifici ai cittadini, ma una cosa è il sacrificio, una cosa è dire a delle persone che devono rimanere senza reddito da lavoro, senza ammortizzatore sociale e senza pensione per dei mesi. Mi domando come queste persone possano mantenere se stesse e le proprie famiglie. Per questo, abbiamo voluto introdurre, ripercorrendo l'impegno che avevamo messo nella risoluzione e che aveva trovato l'accordo del Governo, perlomeno la dicitura «entro tempi brevi», perché, se questo non si fa entro tempi brevi, vuole dire che delle persone non hanno di che mangiare, non hanno di che mantenere la propria famiglia.
Noi vogliamo tutelare, attraverso un voto favorevole della Lega su tutte le mozioni, questa categoria di lavoratori, che non tutte le mozioni hanno voluto tenere in considerazione. Chiediamo che vi sia un impegno (se serve, anche un impegno economico). Ricordo che le regioni hanno dei soldi che gestiscono per la formazione, per il welfare to work, per l'orientamento. Quei soldi possono anche essere investiti in modo assolutamente emergenziale, ma doveroso, anche per quegli ammortizzatori passivi che vanno a coprire queste situazioni emergenziali.
Dunque, annunciando il voto favorevole della Lega Nord, mi auguro che questa non sia solamente una pratica di buoni intenti, ma che siano prese delle misure e che i nostri lavoratori vengano finalmente tutelati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.
CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Saglia, che ha Pag. 18dato parere favorevole sulla mozione del Partito Democratico, di cui sono primo firmatario. Devo rilevare, però, alcune questioni, di carattere anche politico. Intanto, mi fa piacere che l'onorevole Fedriga sia passato all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che sia sensibile agli argomenti che noi da sempre abbiamo sollevato, il primo dei quali è l'incongruenza dell'azione di questo Governo per quanto riguarda il tema pensionistico. Infatti, questo Governo che si è vantato con il Ministro Tremonti di avere cambiato il sistema pensionistico per decreto e senza concertazione con le parti sociali, evidentemente, è lo stesso Governo che fa degli svarioni molto pesanti, che mettono in difficoltà, in un angolo, persone in carne ed ossa, lavoratori che soffrono della condizione di non avere né la pensione, né il reddito che deriva dalla mobilità, anche se è un reddito di carattere insufficiente. Già chi mi ha preceduto ha illustrato con dovizia di particolari il fatto che noi facciamo i conti con la decorrenza di trattamenti pensionistici che viene spostata di 12 o 18 mesi, e che quindi vi è stata, da parte del Governo, l'intenzione di «parare questo colpo» per quanto riguarda, in particolare, i lavoratori messi in mobilità. Quindi, si parla del mantenimento di questa normativa previgente.
Ma il problema che va rilevato, agli occhi dell'opinione pubblica, è che è molto difficile, a fronte di una previsione, che abbiamo fatto, di più di 30 mila persone che potrebbero essere coinvolte in questo problema, avere semplicemente 10 mila posti a disposizione e non preoccuparsi della fine che faranno questi lavoratori, siano essi lavoratori di imprese che hanno stipulato accordi sindacali o lavoratori che fanno parte di quella miriade di piccole e piccolissime imprese che non hanno stipulato accordi di carattere sindacale.
Poiché quando abbiamo interrogato lo stesso Istituto nazionale di previdenza sociale, attraverso il sottosegretario presso la Commissione lavoro ci è stata fornita la cifra risibile di 1.200 persone interessate dalla mobilità nell'anno 2011 mentre, lo ripeto, siamo al di sopra delle 30 mila persone interessate, quello che chiediamo, ovviamente con grande forza, con la mozione in esame è, in primo luogo, il monitoraggio della situazione.
Vorremmo sapere se questo Governo è in grado di fornire dati attendibili oppure se non è neanche in grado di fornire dati realistici e siamo di fronte ad una situazione di pura invenzione di questi dati.
In secondo luogo, vogliamo tutelare questi lavoratori, come è già stato detto. Anche la nostra mozione parla di un diritto, del resto già ventilato dal Governo, che deve diventare decreto. Quello che chiediamo non è soltanto, onorevole Saglia, una pia intenzione del Governo, ma vogliamo che questo si impegni ad adottare un decreto che consenta ai lavoratori che non rientrano nelle 10 mila posizioni previste di avere una copertura di mobilità sino al momento di andare in pensione. Questo è un atto dovuto di fronte al Paese che non può più avere dilungamenti.
L'altra questione che vorrei sottolineare è che questo non è che l'antipasto di una serie di situazioni contraddittorie. Non voglio qui richiamare il tema annoso e non risolto dal Governo di migliaia di lavoratori coinvolti nella questione delle ricongiunzione onerosa, ma vorrei ricordare, riferendomi alle norme varate nei confronti dei minatori, un caso esemplare.
Onorevole Saglia, con una recente nota della direzione centrale dell'INPS sono stati annullati, in un solo colpo, i diritti legittimi per l'accesso alla pensione dei minatori. Infatti, improvvisamente, è stato stabilito che anche a questi lavoratori delle miniere, delle cave e delle torbiere, si applichino per le pensioni di anzianità e vecchiaia le decorrenze introdotte dalla legge n. 122 del 2010.
Inoltre - oltre all'inganno vi è anche la beffa - a questi lavoratori è stata sospesa la pensione, per cui si trovano senza lavoro e senza pensione e l'INPS ha anche contabilizzato un indebito per la pensione erogata in questi mesi che dovrà essere totalmente restituito dagli interessati. È un caso gravissimo. Pag. 19
Capisco che, a livello europeo e nazionale, vi sia qualcuno che spiega che, se il sistema pensionistico non è «in quadro» - e il nostro per fortuna lo è, stante le dichiarazioni del presidente dell'INPS - e se la situazione di crisi è così grave, l'unica colpa è che esistono, in questo Paese, pensionati di anzianità. Una tesi ridicola.
Vorrei sapere se si vuole chiedere ancora ai lavoratori, che hanno passato quarant'anni di lavoro manuale nelle fabbriche, di andare in pensione dopo quarantacinque anni di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Proviamo ad andare in una fabbrica e a conoscere quello che è il lavoro manuale.
Qui siamo di fronte ai minatori. Come l'onorevole Saglia, che ha sempre avuto attenzione sociale a questi problemi, sa, quando parliamo di minatori parliamo di lavoratori che avrebbero persino il diritto ad un anticipo sulla pensione, perché si tratta, chiaramente, di lavori usuranti.
E noi, nei confronti di questi lavoratori, aggiungiamo la beffa di lasciarli senza pensione e senza retribuzione e cambiamo una legge che vige da cinquant'anni nel nostro Paese. Ciò vuol dire che questa incongruenza va risolta, dopo avere risolto, ovviamente, il problema dei lavoratori in mobilità.
In conclusione, in questo Paese, noi non possiamo continuare a pensare che il prezzo si debba pagare da una sola parte e che lo debbano pagare le pensioni ed i lavoratori dipendenti, perché la soluzione che, per così dire, va per la maggiore oggi è rinunciare alle pensioni ed essere licenziabili nelle fabbriche per risanare il Paese.
Io dico, in conclusione, che forse è giunto il tempo - anziché di guardare sempre dalla parte dei pensionati, dei lavoratori e della stabilità del lavoro - di guardare anche dalla parte dei grandi patrimoni, delle transazioni finanziarie e delle rendite, in modo tale che tutti paghino nel modo giusto e chi ha di più, dia di più, perché non è giusto calcare la mano esclusivamente sullo stato sociale, come è stato fatto in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ponete riparo a quest'ingiustizia sociale! È un atto dovuto, che arriva in ritardo. I lavoratori - sono decine di migliaia - aspettano di avere la risposta sacrosanta, perché non si può rimanere senza pensione e senza retribuzione in una situazione di crisi così grave. È un'ingiustizia alla quale dobbiamo porre riparo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore, 17,30).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio anch'io il sottosegretario Saglia per il parere favorevole espresso sulla mozione di cui sono primo firmatario insieme ai rappresentanti della Lega Nord e del gruppo Popolo e Territorio.
Le mozioni all'esame dell'Aula affrontano un problema delicato in maniera largamente condivisa e condivisibile, perché poggiano tutte su un senso di responsabilità di tutti i gruppi e su un lavoro, anch'esso comune, dell'XI Commissione, che su questo argomento ha votato, nei mesi scorsi, una risoluzione con il parere favorevole del Governo, nella persona del Ministro Sacconi.
Tuttavia, se devo dire la verità, non mi pare che quel lavoro e quello spirito, che ci hanno portato oggi probabilmente a votare tutti insieme nello stesso modo, si ritrovi in questo dibattito, forse per il clima complessivo che stiamo vivendo o forse per le ore conclusive che certe esperienze stanno vivendo in questa fase e in questo momento.
Se, però, posso rivolgere un augurio e un avvertimento all'onorevole Damiano, che probabilmente in un prossimo futuro potrà avere delle responsabilità diverse di quelle che ha oggi, consiglierei di non Pag. 20prendere troppi impegni sul mantenimento delle pensioni di anzianità, visto quello che ci ha richiesto la BCE e visto che gli impegni che abbiamo assunto con l'Unione europea sono impegni che la stessa Unione europea sostiene varranno per qualsiasi altro Governo.
Qual è il problema? Il problema è stato ricordato in maniera molto precisa da quanti mi hanno preceduto, i quali hanno anche citato il decreto-legge n. 78 del 2010, che ha introdotto alcune nuove regole di flessibilità, legate alla maturazione del diritto alla pensione di ciascun interessato, regole che hanno cambiato i criteri precedenti. Pertanto, anche per brevità, non starò a fare la storia del mago e non starò a raccontare come era prima, come era dopo e come oggi esista un sistema diverso per regolare il periodo che separa la maturazione del diritto alla pensione, sulla base dei requisiti previsti dalla legge, e la possibilità di esercitare questo diritto, un periodo che è stato inquadrato nella letteratura previdenziale come «la finestra» e «l'apertura della finestra».
Su questo punto sappiamo tutti che i lavoratori dipendenti devono attendere un anno per varcare la soglia della pensione dopo averne maturato il diritto e che i lavoratori autonomi devono attendere diciotto mesi per fare la stessa operazione.
Però, su questo argomento, anche affinché rimanga agli atti, è opportuno fare chiarezza. Le finestre non le ha inventate il Governo Berlusconi né questa maggioranza: esistono nell'ordinamento pensionistico italiano fin dal 1995, sono coeve alla riforma Dini e sono convissute in questo periodo, dal 1995 ad oggi, con tutte le maggioranze e tutti i Governi che si sono succeduti.
Anzi, voglio dire una cosa di più all'onorevole Damiano: la legge n. 247 del 2007, quella che ha recepito il Protocollo sul welfare e che vide il Ministro Damiano come protagonista, addirittura dimezzò il numero delle finestre - che erano sempre state soltanto destinate a regolare il pensionamento di anzianità - per il medesimo pensionamento di anzianità, allungò il periodo di lavoro per i pensionandi di anzianità ed introdusse, per la prima volta, le finestre anche per le pensioni di vecchiaia - si trattava ovviamente di recuperare delle risorse per fare delle altre operazioni molto discutibili nel campo delle pensioni - che, fino a quel momento, cioè fino all'opera dell'onorevole Damiano quale Ministro del lavoro del Governo Prodi, consentivano di andare in pensione il primo giorno del mese successivo alla maturazione del diritto.
Si è detto che il Governo ha voluto salvaguardare soltanto la possibilità di andare in pensione con i vecchi requisiti per diecimila lavoratori. È stato ricordato il caso, tra questi diecimila lavoratori, di coloro che percepiscono l'indennità di mobilità, normale, di lungo periodo. È stato ricordato anche il caso degli assicurativi e dei lavoratori del credito ed è stato ricordato anche l'impegno del Governo, in quella stessa legge, di varare un decreto del Ministro del lavoro che consentisse, oltre ai diecimila casi, di prorogare l'efficacia e l'erogazione dell'ammortizzatore sociale fino al raggiungimento della soglia della pensione nel caso di lavoratori che non rientrassero nel numero dei diecimila.
Un'altra valutazione sul caso dei diecimila è la seguente: esso corrisponde ad una precisa esigenza di tecnica legislativa per avere dei costi di copertura finanziaria assolutamente certi e predeterminati. Voglio ricordare ancora una volta all'onorevole Damiano che, quando si è trovato a regolare, per esempio, i lavori usuranti, ha dovuto anche lui fare i conti con problemi di copertura finanziaria per cui, anno dopo anno, possono andare in pensione, valendosi dei requisiti di lavoratori usuranti, soltanto 5 mila lavoratori, mentre quelli che eccedono questo numero possono andare in pensione l'anno successivo. Ciò perché, quando si governa e ci si fa carico della responsabilità connessa, si fanno i conti non con la propaganda o la demagogia, ma anche con le risorse, come meritoriamente ha fatto nella passata legislatura - non sempre ma talvolta - anche l'onorevole Damiano. Pag. 21
Ciò detto, il punto di partenza, il dies a quo, è il monitoraggio dell'INPS e non c'è dubbio che l'INPS abbia tardato nel presentare un monitoraggio puntuale, credibile ed esaustivo. Ma, nel momento in cui l'INPS non arriva a fornire dati certi rispetto ai diecimila coperti ex lege e rispetto a quelli che devono essere coperti dall'emanando decreto del Ministero del lavoro, diventa difficile prendere provvedimenti, perché il decreto del Ministro del lavoro deve avere una copertura e, quindi, occorre sapere anche qual è il numero dei pensionati che hanno i requisiti previsti dalla legge e non rientrano nel numero dei diecimila.
Questa è la verità dei fatti e questi sono gli impegni che i gruppi Popolo della Libertà, Popolo e Territorio, e Lega Nord Padania chiedono al Governo, ringraziandolo di aver dato una risposta positiva alle nostre mozioni.
Si chiede, inoltre, al Governo di agire al più presto, entro tempi brevi, come è scritto nella nostra mozione (a tal proposito, riconosco al sottosegretario Saglia di aver avuto l'accortezza di non chiedere di sopprimere tale inciso) (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Damiano ed altri n. 1-00745, il primo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il primo capoverso del dispositivo della mozione Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752; il secondo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il terzo capoverso del dispositivo della mozione Paladini ed altri n. 1-00750, il primo capoverso del dispositivo della mozione Poli ed altri n. 1-00751, il secondo capoverso del dispositivo della mozione Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752, ed il secondo capoverso del dispositivo della mozione Lo Monte ed altri n. 1-00755.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Damiano ed altri n. 1-00745, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Pes... onorevole Casini... onorevole Buttiglione... onorevole Baldelli... onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 563
Votanti 554
Astenuti 9
Maggioranza 278
Hanno votato sì 554).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paladini ed altri n. 1-00750, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Cassinelli... onorevole Mazzuca... onorevole Cesario... onorevole Cesa... onorevole Pionati... onorevole Catone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 565
Votanti 560
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 560).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Poli ed altri n. 1-00751, nel testo riformulato, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Giacomoni... onorevole Goisis... onorevole Antonio Martino... onorevole Girlanda... onorevole Pili... onorevole Gianfranco Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 569
Votanti 566
Astenuti 3
Maggioranza 284
Hanno votato sì 566).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752 (nuova formulazione), per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Granata, D'Antona, Damiano, Vignali, Perina, Codurelli, Armosino, Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 567
Votanti 564
Astenuti 3
Maggioranza 283
Hanno votato sì 564).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00755, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Granata, Pizzolante, Tanoni, Damiano, Pili, Jannone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 566
Votanti 560
Astenuti 6
Maggioranza 281
Hanno votato sì 560).
Prendo atto che i deputati Casini, Ferranti e Binetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00758, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Granata, Volontè, Tanoni, Gasbarra, Trappolino, Damiano, Verdini, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 565
Votanti 559
Astenuti 6
Maggioranza 280
Hanno votato sì 559).
Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00747, Cimadoro ed altri n. 1-00753, Lulli ed altri n. 1-00754, Commercio ed altri n. 1-00756, Anna Teresa Formisano, Raisi, Pisicchio ed altri n. 1-00757, concernenti iniziative per garantire la piena attuazione della legge n. 55 del 2010 e per promuovere una specifica normativa europea in materia di marchio di origine (ore 17,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00747, Cimadoro ed altri n. 1-00753, Lulli ed altri n. 1-00754, Commercio ed altri n. 1-00756, Anna Teresa Formisano, Raisi, Pisicchio Pag. 23ed altri n. 1-00757, concernenti iniziative per garantire la piena attuazione della legge n. 55 del 2010 e per promuovere una specifica normativa europea in materia di marchio di origine (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che, nella seduta di lunedì 7 novembre 2011, si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Reguzzoni, Abrignani, Lulli, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro e Commercio n. 1-00759 (Vedi l'allegato A - Mozioni), il cui testo è in distribuzione, e, contestualmente, tutte le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Polidori, che esprimerà altresì il parere sulla mozione Reguzzoni, Abrignani, Lulli, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro e Commercio n. 1-00759.
CATIA POLIDORI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole su tutti gli impegni contenuti nella mozione.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi riservo di consegnare il testo del mio intervento. Mi limito semplicemente ad alcuni ringraziamenti che non sono di forma, ma di sostanza, e a citare un dato che deve far riflettere. I ringraziamenti sono per i colleghi che hanno colto lo spirito della mozione che il nostro gruppo ha presentato, che è uno spirito che deve e non può che essere unitario, perché dobbiamo far sentire all'Europa che il nostro Paese, nel difendere la produzione del tessile, dell'abbigliamento, della calzatura e della pelletteria, è unito e deve essere così.
Chiedo al Ministro Frattini, che era in Aula fino a qualche minuto fa, al Ministro Romani, alla nostra delegazione al Parlamento europeo, al nostro rappresentante in Commissione europea, di farsi sentire, anche con durezza se è necessario, per difendere la nostra industria manifatturiera e le produzioni dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
I dati che volevo citare e che devono far riflettere sono due: la sola industria tessile diretta - questi sono dati recenti - aumenta le esportazioni che salgono a oltre 24 miliardi di euro e, pur avendo delle difficoltà in termini di occupazione, dà lavoro a cinquecentomila persone con un numero di addetti per azienda pari a otto. Stiamo quindi parlando di aziende che sono piccole o piccolissime, ma che costituiscono l'ossatura del nostro sistema produttivo e pagano i conti di tutto il Paese e anche di questa Camera. Noi dobbiamo difendere questa produzione e dobbiamo farlo con le unghie e con i denti.
L'altro dato, che tuttavia stride con quanto appena detto, è l'indagine del centro studi Confindustria appena uscita: la recessione del 2008 e del 2009 - leggo testualmente - e la ripresa del 2010 e del 2011, hanno accelerato i processi di spostamento del baricentro della produzione industriale mondiale a favore dei Paesi emergenti e in particolare dell'Asia orientale e meridionale e a discapito dell'Europa e degli Stati Uniti. Al di là delle chiacchiere e al di là di tutto quello che si sente dire da gente che si improvvisa economista nei talk show della mattina, del pomeriggio e della sera, questo è il motivo per cui nel nostro Paese siamo in crisi.
Noi dobbiamo rispondere tutelando la nostra produzione e i nostri lavoratori che rappresentano il bene primario di tutto il nostro territorio; per farlo, dobbiamo fare Pag. 24come abbiamo fatto con l'approvazione della legge n. 55, all'unanimità, essendo determinati con l'Europa perché l'Europa non può solo chiedere ma deve anche consentire, a chi ha voglia di lavorare e ha la capacità di farlo, di produrre ricchezza per il bene di tutto il continente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Scusate, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, so che lei non vuole sentirmi parlare però ero segnalato io a parlare in dichiarazione di voto.
Non voglio fare un dibattito con Reguzzoni. La Lega Nord Padania ha trovato in Commissione la partecipazione e la solidarietà anche dell'Italia dei Valori e di tutti gli altri gruppi per arrivare ad una soluzione finale condivisa per cui la mozione, di fatto, di fronte a emergenze, è stata concordata con tutti anche facendo degli sforzi reciprocamente.
Tuttavia volevo solo ricordare a Reguzzoni che non stiamo governando noi, non sta governando il centrosinistra, state governando voi; per tale ragione, se queste sono le condizioni date, a queste condizioni ci avete portato voi. Cercare di trovare delle soluzioni è doveroso sicuramente, ma il fatto che noi arriviamo a discutere in Aula di cose così importanti, solo con il peso di una mozione e l'assenza totale di tutti i ministri che sono coinvolti da questa mozione, è significativo; credo che tale mozione abbia lo stesso peso e lo stesso effetto finale degli ordini del giorno che noi in quest'Aula abbiamo approvato a migliaia dall'inizio della legislatura.
Per tale motivo questo è uno sforzo che stiamo facendo, forse per salvare la faccia, probabilmente, ma il rischio è, come ha detto e accennava poco prima l'onorevole Reguzzoni, avendo già approvato una legge nel 2010, di non arrivare a nessuna soluzione. Ci tengo a fare questa puntualizzazione perché in un Paese come il nostro il made in che per noi sta made in Italy dovrebbe essere la cosa più importante, perché abbiamo sempre esportato nel mondo il marchio italiano. Marchio italiano è sinonimo di qualità, di bellezza, di stile, di architettura ed è per questo, soltanto per questo, che noi intendiamo fare la voce grossa in Europa. Probabilmente siamo il Paese più esposto a questi rischi; molti componenti della Commissione attività produttive sono anche componenti della Commissione di inchiesta sul fenomeno della contraffazione e solo chi ha frequentato e ha sentito le relazioni e le audizioni che abbiamo avuto in questi mesi nella Commissione si può rendere conto del fenomeno.
Si rende conto della necessità di arrivare ad una soluzione e, finalmente, alla realizzazione della legge, già approvata da questo Parlamento, per dare il via. L'etichettatura sembra una cosa stranissima, invece è fondamentale. Anche in quella occasione il Governo non ha messo una lira per arrivare alla soluzione dell'etichettatura. È vero, infatti, che noi facciamo le leggi, ma è vero anche che poi le misure pesano sulle imprese. Le imprese, per arrivare a quella soluzione, devono sborsare dei quattrini e noi non abbiamo messo neanche una lira. È vero che sulla carta è una buona legge, ma se non diamo le risorse, probabilmente le aziende, già in difficoltà e già in crisi, anche su questo provvedimento avranno difficoltà a seguirci.
Andiamo in ordine: il Parlamento europeo, nella seduta del 21 ottobre 2010, ha approvato a larghissima maggioranza, finalmente, una proposta di regolamento. Diciamo finalmente, perché è attesa da molto tempo. Probabilmente anche con questa legge corriamo il rischio di un'infrazione. Voglio dire «vivaddio»: probabilmente vale la pena arrivare a un'infrazione, ma determinare una soluzione che Pag. 25tuteli la nostra produzione e le nostre piccole e medie aziende che sono sparse sul territorio in larga maggioranza.
Pertanto, vorremmo che tale proposta di regolamento passi al più presto al vaglio del Consiglio europeo e arrivi alla soluzione finale, ossia a determinare il fatto che il made in (e per noi il made in Italy) sia di fatto un marchio all'avanguardia che dia una possibilità.
Per questo noi dell'Italia dei Valori abbiamo trovato, insieme alle altre forze, una soluzione definitiva in Commissione. La legge n. 55 del 2010 nasce dal condivisibile intento di tutelare l'eccellenza del manifatturiero italiano e proteggerlo dalle aggressioni dei concorrenti extra-europei. Abbiamo detto già molto su questo tema, ma vorremmo arrivare a una definizione e su questo abbiamo lamentato di fatto la mancanza di risorse.
Al Senato, dove il Ministero per la prima volta aveva stanziato delle risorse, anche di una certa rilevanza, queste sono state tolte. Parlo di 130 o 140 milioni di euro che erano stati previsti per lo sviluppo e che poi sono spariti. Riteniamo - viene accolta, mi pare, come seconda possibilità - necessario porre in essere iniziative presso le competenti sedi comunitarie per prevenire ed accelerare l'approvazione definitiva della proposta di regolamento sul made in, dando seguito agli impegni assunti in sede della citata risoluzione e ad assumere iniziative dirette ad incrementare le risorse finanziarie - signor viceministro, questa è la nostra richiesta - attualmente previste per sostenere la lotta alla contraffazione.
Dobbiamo partire da lì, dobbiamo partire dal nostro territorio dove lei sa benissimo che la contraffazione ha larghissima diffusione. Se facciamo questa battaglia alla contraffazione riusciamo anche a far emergere il nero, che è una voce importantissima (parliamo di 7-8 miliardi di euro per cui non stiamo parlando di cifre irrisorie).
Dopo di che, affrontiamo qualsiasi incombenza che l'Europa ci pone, ma l'importante è che arriviamo ad una soluzione finale. Questa è la soluzione finale di un provvedimento che, secondo me, avrebbe dovuto avere la dignità di una legge per giungere ad una soluzione determinata e determinante. Questo non è stato. Accettiamo e votiamo con favore solo quello che ci date come disponibilità: una mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, anche perché concordo con il collega Reguzzoni su questa battaglia sul made in Italy e, in modo particolare, con riferimento a questi settori che sono fondamentali per il mondo delle nostre imprese. Sono state fatte sempre, anche all'interno della X Commissione (attività produttive), in modo bipartisan e hanno avuto sempre il sostegno di tutti i commissari, come d'altra parte si è sempre avuta una sponda nel Governo.
Ricordiamoci che il Governo anche in Europa ha fatto dei passi importanti in questo senso, come ne hanno fatti anche i nostri europarlamentari. Ricordo su tutti che, non a caso, la proposta di regolamento dell'Unione europea porta il nome dell'onorevole Moscardini che in questo è stata la forza motrice per raggiungere risultati importanti che speriamo da qui a breve andremo ad ottenere.
Per questo motivo, da parte del gruppo Futuro e Libertà, ci sarà ovviamente un voto favorevole a questa mozione e una soddisfazione per avere raggiunto l'unanimità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ovviamente il nostro contributo è stato in linea con quello che avevamo dato nel momento in cui abbiamo all'unanimità approvato il made in Italy. Anche questa sera credo che la Commissione Pag. 26attività produttive abbia dimostrato nei fatti che quando c'è da portare a casa un risultato nell'interesse superiore si è tutti d'accordo. Devo dire che per noi non è la prima volta come componenti di questa Commissione.
Tuttavia, due osservazioni devo farle, Presidente. In primo luogo, non mi sembra possibile che una Commissione debba presentare una mozione ad un Governo per chiedere di approvare i regolamenti di attuazione in tempi rapidi su una proposta passata all'unanimità da quest'Aula. Questo è veramente inverosimile. Cosa bisogna fare per avere i decreti di attuazione in tempi rapidi? Vi è l'unanimità su questa questione, vi è stata l'unanimità nella Commissione e continua ad esserci anche su questa mozione. Allora, che non ci si nasconda dietro ad un dito, perché non vorrei che arrivassimo in ritardo rispetto a quella che è la situazione della Comunità europea. Lo ha accennato prima il mio collega di Commissione, ma anche di Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, il collega Cimadoro. Sarebbe interessante che molti colleghi partecipassero alla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione.
Voglio ribadire soltanto un concetto. Noi abbiamo il più grande patrimonio al mondo sul made in Italy, teniamocelo stretto e tuteliamo quello che è rimasto per le piccole e medie imprese. Abbiamo avuto una denuncia precisa in Commissione: esiste il marchio CE che non è Comunità europea, ma è China export. Su questo dobbiamo fare una battaglia, e la stiamo già facendo all'interno della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, per i danni che questo crea, soprattutto a noi. Pertanto, in un momento di grande crisi come questo, se a quello che, a chiacchiere, tutti diciamo essere il tessuto portante del nostro sistema economico, cioè le piccole e medie imprese, creiamo un danno anche sul marchio del made in Italy veramente c'è da aver paura.
Presidente, termino con un auspicio, ossia che questa nostra mozione arrivi dove deve arrivare, cioè ai nostri rappresentanti nella Comunità europea - prima c'era il Ministro Frattini, che ora non vedo - perché la tutela del made in Italy non è soltanto una parola, è qualcosa di molto più importante di tutto quello che possiamo immaginare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'entità del mercato delle merci contraffatte alimenta in Italia un giro d'affari di quasi 10 miliardi di euro, che erodono gli spazi di legalità, che provocano danni al sistema economico e sociale, che rappresentano una parte rilevante dell'evasione fiscale attraverso la sottofatturazione e la sovrafatturazione.
L'OCSE stima che siano 149 i Paesi d'origine di prodotti contraffatti, cinque sono quelli indicati come fonte principale da cui deriva l'80 per cento delle merci contraffatte, tra cui Cina, Hong Kong e Thailandia. Insomma, a noi pare, come abbiamo anche rilevato in Commissione monocamerale sulla lotta alla contraffazione, di essere in presenza di un vero e proprio commercio parallelo, illegale, che muove in Europa e negli Stati Uniti. Si tratta di un commercio concorrente ovviamente a quello legale.
Nel nostro Paese i prodotti contraffatti incidono sull'attività di migliaia di imprese e in tutti i settori: dai cosmetici alla pelletteria, all'abbigliamento, ai giocattoli, alla componentistica, alla farmaceutica, ai beni destinati all'infanzia, all'informatica, agli alimenti fino alla pirateria audiovisiva.
L'Europa, onorevoli colleghi, continua a impedire il made in e non svolge - a nostro parere - alcuna adeguata azione di contrasto all'import lungo i percorsi di quel commercio illegale di cui parlavo. Anzi, i porti tedeschi, francesi e polacchi sono un'alternativa ai porti italiani laddove si svolge l'azione di contrasto attraverso l'Agenzia delle dogane e la Guardia Pag. 27di finanza. Noi vogliamo dire anche questo in quest'Aula.
Quindi, la legge n. 55 del 2010, oggetto delle mozioni, predisponeva le disposizioni concernenti alla commercializzazione di prodotti tessili, dalla pelletteria ai calzaturieri, istituendo all'articolo 1 un sistema di etichettatura obbligatoria per i prodotti finiti e all'articolo 2 l'obbligo, entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge di cui sopra, di stabilire le caratteristiche del sistema di etichettatura obbligatoria di impiego dell'indicazione del made in Italy. Ad oggi, per quanto riguarda quella importante legge approvata in quest'Aula (e proposta insieme dal Parlamento: un'altra importante legge di iniziativa parlamentare), il decreto interministeriale non risulta essere emanato e rende di fatto la legge di cui parlavo prima inapplicabile.
Noi ci siamo chiesti da che cosa dipende. Anche altri colleghi lo hanno accennato. Noi pensiamo che dipenda anche e prevalentemente dal peso che il Governo in carica ha svolto nell'Unione europea e a Bruxelles. Si tratta di un peso debole e ora ci è sembrato negli ultimi mesi invisibile. Quindi, l'attività del Parlamento italiano, onorevole Reguzzoni, rischia di essere del tutto vanificata dalla mancata applicazione della legge n. 55 del 2010 e anche dalla possibile sottoscrizione da parte dell'Unione europea dell'accordo contro la contraffazione per la tutela della proprietà intellettuale e contro l'illegalità dei contenuti audiovisivi, più noto come accordo ACTA. Infatti, abbiamo voluto sollevare anche questo aspetto nella mozione Lulli ed altri n. 1-00754 in quest'Aula e in questo Parlamento e apprezziamo come sia stato ripreso nel testo unificato della mozione.
Volevamo parlare dell'accordo ACTA, perché il 2 dicembre del 2010 è stato approvato un testo finale dopo tre anni con dieci round negoziali e con molte polemiche soprattutto legate alla mancanza di trasparenza delle trattative condotte a porte chiuse dai rappresentanti dell'Unione europea, dell'Australia, del Canada, del Giappone, della Corea del Sud, del Marocco, della Svizzera e degli Stati Uniti nella assoluta assenza dei paesi generatori di merci contraffatte. Ancora, il 1o ottobre 2011 - vale a dire avantieri - a Tokyo un primo gruppo di otto paesi Australia, Giappone, Canada, Corea del Sud, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore e Stati Uniti hanno ratificato l'accordo ACTA.
Per fortuna, così diremmo noi oggi, la procedura europea non è terminata, in quanto il Consiglio è ancora nella fase di valutazione del testo. Ma temiamo che la presidenza polacca intenda rimettere in agenda l'Accordo ACTA, Accordo molto discusso, anche riguardo alle possibili limitazioni che ne deriverebbero per le attività legali su Internet.
Dunque, cosa abbiamo chiesto, in questa mozione? Noi abbiamo chiesto che il Governo in carica, o perlomeno il futuro Governo, sfidi l'Unione europea, anche sul terreno dell'inflazione. Le imprese italiane, quelle piccole, quelle medie, quelle micro, quelle degli artigiani, con i loro lavoratori, il manifatturiero italiano, il made in Italy, il lavoro italiano, devono essere rappresentati, perché questa è la ricchezza del nostro Paese e il prodotto interno lordo che vorremmo continuare a misurare giorno dopo giorno come fatto positivo. Pertanto, vi chiediamo di svolgere un'azione nei confronti dell'Unione europea, lì a Bruxelles.
Poi chiediamo che il Governo in carica emani, come anche gli altri colleghi hanno chiesto e come la mozione Reguzzoni, Abrignani, Lulli, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro e Commercio n. 1-00759 richiama, i decreti interministeriali che sono previsti dall'articolo 2 della legge n. 55 del 2010 e dall'articolo 2, comma 4-quinquies, del decreto-legge n. 40 del 2010. Infine, chiediamo la necessaria modifica e, quindi, un intervento vigoroso che provi a modificare l'Accordo ACTA nella sua attuale stesura, assumendo iniziative in sede di Unione europea affinché si proceda ad una rapida approvazione della proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati dai Paesi terzi. Pag. 28
Così abbiamo voluto rappresentare la mozione Lulli ed altri n. 1-00754. Allo stesso modo, esprimiamo parere favorevole alla proposta del testo della mozione Reguzzoni, Abrignani, Lulli, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro e Commercio n. 1-00759 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, essendo l'ultimo a intervenire cercherò anche di essere abbastanza breve, dato che nel merito hanno già parlato gli altri colleghi. Voglio solo sottolineare il percorso che ci ha visto lunedì, durante la discussione sulle linee generali, con cinque mozioni e oggi, invece, con una mozione unitaria.
Evidentemente, la tutela del made in Italy non solo è condivisa nel merito, ma è condivisa anche come principi. Infatti, non posso che dare atto a tutti i componenti della Commissione attività produttive che, peraltro, cerca sempre in questo - e ne do atto anche all'opposizione - di trovare dei punti di incontro, di aver lavorato in sinergia e bene.
Questa non è solo una battaglia della Lega, a cui va comunque dato il merito di aver spinto questa iniziativa e di aver dato il là alle altre forze politiche. Quella della tutela del made in Italy è una battaglia non solo del Governo e, forse, non solo del Parlamento. Penso, piuttosto, che sia di ogni imprenditore italiano, che nella difesa di questo, che è forse un piccolo petrolio italiano, si deve impegnare. Pertanto, giustamente oggi il Parlamento fornisce un segnale di unità a tutti i nostri imprenditori affinché si combatta la contraffazione, che è veramente un cancro del tessuto produttivo italiano, e affinché si dia un input soprattutto alle istituzioni comunitarie, che ancora non sono coese su questi impegni, perché ci sono molti Paesi del nord Europa che non sono d'accordo su questa difesa. Ebbene, di fronte a tutto questo oggi il Parlamento dà un segnale di unità ed è questo ciò che voglio sottolineare.
Ripeto che nel merito hanno già parlato gli altri colleghi. Voglio dare anche il merito al Governo, che ha approvato e appoggiato questa iniziativa, a testimonianza che è una battaglia non solo di chi è in quest'Aula, ma di tutti gli italiani. Per questo il PdL voterà convintamente questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni, Abrignani, Lulli, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro e Commercio n. 1-00759, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Laboccetta, D'Amico, Scilipoti, Iapicca, Gozi, Enzo Carra, Di Pietro, Portas...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 536
Votanti 528
Astenuti 8
Maggioranza 265
Hanno votato sì 524
Hanno votato no 4).
Secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, lo svolgimento del seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione all'annunziato piano industriale di Alenia Aeronautica Spa è rinviato ad altra seduta.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,15).
CARMELO BRIGUGLIO. Chiedo di parlare.
Pag. 29PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, in questo momento nella Sicilia orientale c'è un'ondata di maltempo che sta provocando gravissimi danni, in particolare in provincia di Messina, ma anche di Catania e di Enna. Sappiamo che la Protezione civile, le prefetture competenti e le forze dell'ordine sono allertate e sono all'opera, sappiamo che ci sono ingenti danni e che è caduto anche un elicottero del 118 - è morto un operatore e altri operatori sono feriti -, pertanto sollecitiamo massima attenzione e tempestività di interventi del Governo.
Chiediamo interventi per le zone che in queste ore sono colpite da una forte alluvione che ha comportato lo straripamento dei torrenti, interruzioni di strade, circolazione ferroviaria ed energia elettrica, con particolare riferimento oltre che al capoluogo, alla zona jonica e all'Alcantara per quanto riguarda il messinese.
Sollecitiamo l'attenzione del Governo e soprattutto la soluzione del problema anche in relazione ad un altro fatto importante. Sta piovendo da molte ore: in questo momento c'è un'alluvione a Messina. Già nel 2009 c'è stata una tragica alluvione che insieme a tantissimi danni a beni pubblici e privati ha soprattutto causato 37 vittime.
Il Governo non ha ancora concesso la deroga al Patto di stabilità, per utilizzare i 160 milioni per gli interventi necessari a seguito dell'alluvione del 2009: i fondi sono bloccati e ancora il Governo non risponde in merito alla deroga richiesta dalla regione siciliana. Si tratta di un fatto grave: a Giampilieri, Scaletta, nei villaggi di Messina colpiti dall'alluvione del 2009 ed anche a San Fratello e negli altri centri dei Nebrodi interessati dai movimenti franosi c'è una protesta generalizzata che coinvolge cittadini, forze politiche e sociali ed istituzioni. Anche alcuni colleghi di altri gruppi parlamentari hanno sollecitato il Governo a risolvere il problema. Noi crediamo che qualora non si dovesse risolvere sarebbe un autentico scandalo.
Quindi, invitiamo il Governo, il Presidente del Consiglio e, in particolare, il Ministro dell'economia e delle finanze a concedere la deroga al Patto di stabilità richiesta dal Governo regionale siciliano in modo che questi 160 milioni di euro possano essere spesi e si possa dare una risposta a popolazioni che sono state già così tragicamente colpite.
LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione, la n. 5-05252, presentata il 3 agosto, alla luce delle mozioni votate in questa Aula, ben cinque, il 21 luglio, finalizzate ad individuare strumenti utili per attenuare gli effetti perversi delle norme sull'accertamento di invalidità. In particolare, è necessario semplificare le procedure. Perché dico questo? Perché abbiamo appena finito di votare mozioni a livello unitario in cui si chiede un impegno preciso al Governo e voglio stigmatizzare come a tante mozioni approvate - anche a queste - poi il Governo non dia seguito sul piano dell'impegno. Mi riferisco in particolare all'impegno verso tanti disabili irreversibili, che non dovrebbero assolutamente essere chiamati a visita. Chiedo per questo di sollecitare la risposta alla mia interrogazione, perché continuano ad essere chiamati invalidi, abusando e violando il decreto del 2007. Proprio l'altro ieri su un giornale della mia provincia una signora denunciava come sia stata ancora chiamata a visita la figlia invalida al 100 per cento. Si ritiene veramente indignata e violata nei propri diritti e nella propria dignità, come Angelo Gandolfi, che ho citato nell'interrogazione, perché è impensabile e veramente inconcepibile che queste persone continuino ad essere chiamate. Ecco perché, signor Presidente, le chiedo di intervenire presso il Governo, in primo luogo, affinché si dia seguito agli impegni delle mozioni approvate Pag. 30e si risponda all'interrogazione che prima ho richiamato.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, qualche settimana fa durante il question time ho richiesto l'attenzione da parte di Trenitalia sulle percorrenze che offre alla Campania e alla Puglia. Signor Presidente, immagini che a quest'ora i pugliesi e i campani che ritornano nelle proprie regioni sono già da due ore sul treno, per cui la giornata nella capitale si riduce realmente a qualche ora.
Chi vuole rimanere deve pernottare e ripartire domani mattina per le rispettive regioni. Naturalmente insisterò fin quando avrò vita in questo Parlamento nel ricordare al dottor Moretti, presidente di Trenitalia, che l'Italia è fatta anche dal Sud. Immaginate che l'altro giorno, nel venire qui a Roma, scendendo con altri colleghi in stazione alle ore 11,15, ci siamo ritrovati a scendere da un treno tipo ferraglia - infatti, questi sono i treni che abbiamo dal Sud per venire a Roma - mentre partiva un treno nuovissimo per Milano. Sono d'accordo che Milano è la capitale economica d'Italia e che debba avere le attenzioni necessarie, ma è normale che Moretti non possa cambiare nocchiero o cavalli alle sue diligenze per il Sud? Glielo dobbiamo ricordare ogni settimana che il Sud è molto più dignitoso di quanto Trenitalia pensi? Allora, insisterò ogni settimana nel ricordare a questo super manager che il Sud è identico al Centro e al Nord (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
MARCO CARRA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO CARRA. Signor Presidente, sarò molto breve. In questi giorni, nei quali è ritornata di drammatica attualità l'emergenza alluvioni, con tutte le tragiche conseguenze che ognuno di noi, purtroppo, conosce, mi preme far presente, per suo tramite, ovviamente, al Governo, la situazione che sta vivendo una piccola comunità della provincia mantovana, la comunità di Asola. Asola, infatti, è stata l'unica comunità, l'unico comune del mantovano e della Lombardia colpito dall'alluvione del novembre dell'anno scorso che ha flagellato il Veneto. Ebbene, questo comune è stato completamente dimenticato dalle istituzioni. Si sono contati, anche in questo caso, danni ingenti, che hanno riguardato attività commerciali, imprese artigiane e, più in generale, famiglie.
È di questi giorni una dichiarazione di un consigliere regionale lombardo, il quale, attraverso le cronache giornalistiche locali, ha affermato che vi è già un provvedimento ministeriale di accoglimento della richiesta avanzata dalla regione, di risarcimento dei danni, quanto meno per una loro percentuale. Noi non siamo a conoscenza di questo provvedimento, non sappiamo se la richiesta di stato di calamità è stata inoltrata e, evidentemente, se è stata accolta.
Mi preme, da questo punto di vista, in qualità di parlamentare mantovano, sollecitare il Governo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per fare in modo che la comunità di Asola non si senta così isolata come è accaduto durante questo anno e, se corrispondono al vero le affermazioni di questo consigliere regionale, pubblicate, ribadisco, su La Gazzetta di Mantova del 1o novembre scorso, è bene darvi attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 18,25, è ripresa alle 18,30.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, la Camera domani non terrà seduta.
Pag. 31Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Sabato 12 novembre 2011, alle 12,30:
Comunicazioni del Presidente.
La seduta termina alle 18,35.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MASSIMO POLLEDRI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4622
MASSIMO POLLEDRI. Come facciamo a spiegare alla casalinga di Voghera cosa votiamo oggi? Possiamo dire che votiamo lo scontrino degli acquisti delle spese dell'anno della Famiglia-Italia. Lo scontrino è una cosa neutra, non può essere oggetto di discussioni o polemiche. Si può criticare prima di comprare il commerciante o il familiare che ha deciso nell'acquisto: l'equivalente nel momento della formazione del Bilancio dello Stato, tradotto nel linguaggio del Parlamento.
È una pura certificazione, ma nella Repubblica dei contrasti e delle guerre all'ultimo sangue, come è sotto gli occhi di tutti, è diventato non solo momento di divisione ma un momento di lotta politica. Oggi le opposizioni si astengono, con maschia determinazione, dallo «scontrino dello Stato». Il ruggito del coniglio e l'ultimo vagito di odio berlusconiano, portano alla paralisi della ragionevolezza e della ragione politica e parlamentare. Così facendo non solo si dimostra una litigiosità insopportabile e mal sopportata dal buon senso popolare ma si nuoce alle funzioni della Camera dei Deputati che diventa puro teatrino e clava per percuotere l'avversario. Si potrebbe dire che il voto anche di oggi è un voto politico che segue il percorso di questa settimana. E allora gli onorevoli Bersani, Casini e Di Pietro dovrebbero spiegare ai padani e agli italiani perché le dimissioni del Premier, annunciate ieri, non hanno prodotto effetti miracolosi sui mercati finanziari e del debito dello Stato! Dopo aver sorpassato Crozza nella richiesta caricaturale delle dimissioni del Premier, qualcuno ci dovrebbe spiegare perché oggi il mercato con le dimissioni annunciate non si è stracciato le vesti negli acquisti e non ha liberato il Toro. Dovrebbe inoltre spiegarci perché si plaudiva al governo Zapatero che, dopo aver effettuato le riforme richieste dall'Europa, ha indetto le elezioni e invece si richiede un Governo «ribaltone» che faccia un po' di riforme ma anche un po' di sviluppo, un po' di tagli, ma anche un po' di allungamenti. Come se sul «ma anchismo» si potesse costruire un futuro economico ed una credibilità internazionale... Noi oggi votiamo lo «scontrino dello Stato» con serenità e consci che, solo grazie a questo Governo, al Presidente Berlusconi, al Ministro Tremonti e al Ministro Bossi, questa nazione non ha conosciuto il destino della Grecia, che avrebbe regolarmente seguito se avesse seguito i consigli del «compagno» Crozza - Bersani. L'opposizione si astiene perché parafrasando un re «Parigi val bene una messa», soprattutto, il futuro come Presidente della Repubblica val bene una riedizione del vecchio compromesso storico tra PCI e DC. Delle qualità dei primi due e dei pregi non si vedono degni eredi ma s'intravedono solo i difetti dei nipotini e delle terze file di allora. Ancora oggi quindi come dieci anni fa, vale l'auspicio per questo Paese di «non morire democristiani».
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MARCO GIOVANNI REGUZZONI SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER GARANTIRE LA PIENA ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 55 DEL 2010
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. L'Italia è il secondo Paese manifatturiero più importante in Europa e il tessile Pag. 32abbigliamento è uno dei settori più rilevanti, eccellenza dell'economia e del nostro tessuto produttivo. Secondo gli ultimi dati Istat, l'industria tessile diretta registra un export di 24 miliardi di euro, e pur nelle difficoltà occupazionali dovute alla crisi economica globale, occupa più di 500.000 persone. Il nostro Paese è da sempre all'avanguardia nel selezionare le migliori materie prime, nell'elaborare metodi originali di creazione, tintura e lavorazione con prodotti finiti che costituiscono un esempio di qualità e di prestigio a livello mondiale e che conferiscono al marchio «made in italy» uno stile unico al mondo.
Dall'ultimo studio di Confindustria risulta che la produzione industriale mondiale si è spostata negli ultimi anni a favore dei Paesi emergenti e in particolare dell'Asia orientale e meridionale a discapito dell'Europa e degli Stati Uniti. Questo fenomeno non può essere archiviato come una normale fluttuazione, ma va considerato come una svolta della storia, di cui ormai tutte le imprese italiane stanno prendendo purtroppo coscienza.
La sola alternativa ad una situazione che rischia di danneggiare irrimediabilmente uno dei settori portanti della nostra economia è la difesa del made in italy e la lotta alla contraffazione. Ad oggi non è previsto alcun obbligo di indicazione del Paese di origine sui prodotti immessi nel mercato comunitario, ed è noto che l'apposizione del marchio «Made in Italy» garantisce ai prodotti del comparto tessile un importante vantaggio competitivo in termini di immagine. La contraffazione del marchio «Made in Italy», fenomeno che ormai costituisce un vero e proprio sistema commerciale e industriale che si sviluppa attraverso una serie di canali di vendita e distribuzione, oltreché di sofisticati centri di produzione ed assemblaggio, compromette gravemente la qualità e l'immagine della produzione manifatturiera del nostro Paese a fronte del dilagare di prodotti di bassa qualità e di dubbia provenienza, spacciati come prodotti tipici delle capacità artigianali del nostro settore industriale.
Al fine di contrastare un'attività che si configura come una effettiva economia, parallela a quella legale, che fattura miliardi di euro e altrettanti ne sottrae all'erario, la legge 8 aprile 2010, n. 55 recante «disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri», che questo Parlamento ha approvato con consenso politico trasversale, a dimostrazione che la difesa del settore non può implicare scelte di parte, istituisce un sistema di etichettatura obbligatoria che assicura la tracciabilità dei prodotti finiti ed intermedi del settore tessile, della pelletteria e di quello calzaturiero, garantendo l'origine italiana dei prodotti immessi in commercio con la denominazione «Made in Italy».
Con questo atto unitario chiediamo al Governo l'immediata attuazione della legge, peraltro già in vigore nei suoi aspetti qualificanti, perché rappresenta un primo concreto contributo alla difesa del made in italy e chiediamo altresì ai nostri rappresentanti nel Parlamento europeo e nelle altre sedi comunitarie di intervenire, con decisione, affinché l'Europa agevoli e non ostacoli la difesa delle nostre produzioni anche attraverso l'adozione di alcune proposte legislative in discussione a Bruxelles quali il regolamento relativo all'indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi. Con lo stesso spirito unitario con cui il Parlamento italiano ha varato la legge n. 55 del 2010, il Parlamento europeo ha adottato nella seduta del 21 ottobre 2010, a larghissima maggioranza, la proposta di regolamento sul «made in» con una risoluzione presentata su pressing italiano volta ad introdurre nell'elenco dei beni importati da Paesi extra-UE, la cui etichetta deve indicare chiaramente il Paese d'origine, almeno altre dieci categorie produttive tipiche del «made in italy» dal tessile alle calzature, dalla ceramica alla gioielleria che consentirebbe la tutela dei nostri produttori.
Dal manifatturiero originano i guadagni di produttività del nostro sistema economico; esso crea posti di lavoro mediamente qualificati e ben remunerati ed è Pag. 33oggetto di gran parte della ricerca di base e applicata del settore privato. Il prestigio che a tale settore conferisce il marchio made in italy è un'eccellenza preziosa da salvaguardare e valorizzare. La sua importanza va molto al di là di quanto non rivelino le statistiche sul suo apporto al valore aggiunto e ai posti di lavoro, rappresentando motivo di orgoglio che evidenzia che nel nostro Paese si fa manifattura con uno stile unico che coniuga esperienza, tradizione e identità territoriale con l'innovazione e la capacità di fare impresa.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4622 - articolo 1 | 281 | 281 | 141 | 281 | 21 | Appr. | ||
2 | Nom. | articolo 2 | 283 | 283 | 142 | 283 | 19 | Appr. | ||
3 | Nom. | Ddl 4622 - voto finale | 295 | 295 | 148 | 294 | 1 | 18 | Appr. | |
4 | Nom. | Moz. Damiano e a - 1-745 | 563 | 554 | 9 | 278 | 554 | 14 | Appr. | |
5 | Nom. | Moz. Paladini e a - 1-750 | 565 | 560 | 5 | 281 | 560 | 13 | Appr. | |
6 | Nom. | Moz. Poli e a - 1-751 rif. | 569 | 566 | 3 | 284 | 566 | 13 | Appr. | |
7 | Nom. | Moz. Cazzola e a - 1-752 n.f. | 567 | 564 | 3 | 283 | 564 | 13 | Appr. | |
8 | Nom. | Moz. Lo Monte e a - 1-755 | 566 | 560 | 6 | 281 | 560 | 13 | Appr. | |
9 | Nom. | Moz. Mosella e a 1-758 rif. | 565 | 559 | 6 | 280 | 559 | 13 | Appr. | |
10 | Nom. | Moz. Reguzzoni e a - 1-759 | 536 | 528 | 8 | 265 | 524 | 4 | 13 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.