XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 550 di giovedì 17 novembre 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 14.
LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 novembre 2011.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Barbi, D'Alema, Della Vedova, Fava, Lucà, Ricardo Antonio Merlo, Migliavacca, Moffa, Reguzzoni, Rigoni, Vitali e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente diciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio delle dimissioni del Governo (ore 14,05).
PRESIDENTE. Comunico che in data 12 novembre 2011 il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, onorevole Silvio Berlusconi, ha inviato la seguente lettera:
«Onorevole Presidente,
La informo che in data odierna, nel rispetto degli impegni assunti, ho rassegnato al Capo dello Stato le dimissioni del Gabinetto da me presieduto.
Il Presidente della Repubblica si è riservato di decidere ed ha invitato il Governo a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Firmato: Silvio Berlusconi».
Annunzio della formazione del Governo e della nomina di un sottosegretario di Stato (14,06).
PRESIDENTE. Comunico che, in data 17 novembre 2011, il Presidente del Consiglio dei ministri, senatore professor Mario Monti, ha inviato la seguente lettera:
«Onorevole Presidente,
La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data 16 novembre 2011, ha accettato le dimissioni rassegnate il 12 novembre 2011 dal Gabinetto presieduto dall'onorevole dottor Silvio Berlusconi nonché le dimissioni dalle rispettive cariche rassegnate dai sottosegretari di Stato.
Avendo io accettato l'incarico di formare il Governo conferitomi in data 16 novembre 2011, il Presidente della Repubblica mi ha nominato, con proprio decreto, Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze.
Con ulteriore decreto in pari data, il Presidente della Repubblica, su mia proposta, ha nominato ministri senza portafoglio l'avvocato Enzo Moavero Milanesi, il dottor Piero Gnudi, il professor Fabrizio Barca, il professor Piero Giarda e il professor Andrea Riccardi.
Sono stati altresì nominati ministri:
degli affari esteri, l'ambasciatore Giuliomaria Terzi di Sant'Agata;
dell'interno, prefetto dottoressa Anna Maria Cancellieri; Pag. 2
della giustizia, avvocato professoressa Paola Severino Di Benedetto;
della difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola;
dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, dottor Corrado Passera;
delle politiche agricole alimentari e forestali, dottor Mario Catania;
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dottor Corrado Clini;
del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero;
della salute, professor Renato Balduzzi;
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, professor Francesco Profumo;
per i beni e le attività culturali, professor Lorenzo Ornaghi.
Inoltre, il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data 16 novembre 2011, adottato su mia proposta e sentito il Consiglio dei ministri, ha nominato il presidente di sezione del Consiglio di Stato Antonio Catricalà sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con le funzioni di segretario del Consiglio medesimo.
Infine, con mio decreto in data 16 novembre 2011, sentito il Consiglio dei ministri, ho conferito ai ministri senza portafoglio, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, i seguenti incarichi:
all'avvocato Enzo Moavero Milanesi gli affari europei;
al dottor Piero Gnudi il turismo e lo sport;
al professor Fabrizio Barca la coesione territoriale;
al professor Piero Giarda i rapporti con il Parlamento;
al professor Andrea Riccardi la cooperazione internazionale e l'integrazione.
Con devoti e cordiali saluti,
Firmato: Mario Monti».
Consegna da parte del Presidente del Consiglio dei ministri del testo delle dichiarazioni programmatiche (ore 14,08).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la consegna da parte del Presidente del Consiglio dei ministri del testo delle dichiarazioni programmatiche.
Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, il senatore professor Mario Monti, al quale do la parola, insieme, a nome di tutti voi, al più sincero benvenuto per la prima volta in quest'Aula (Applausi).
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, sono lieto di essere qui per consegnare a lei, signor Presidente, il testo delle dichiarazioni programmatiche del Governo, che ho appena illustrato dinanzi al Senato della Repubblica.
La prassi invalsa negli ultimi anni prevede semplicemente la consegna del testo e, quindi, il mio intervento con questo ha termine. Mi consenta, tuttavia, dato che è la prima volta, come lei signor Presidente ha voluto ricordare, che prendo la parola in quest'Aula, di sottolineare la mia profonda emozione e la mia gratitudine viva a lei, signor Presidente, che, come il Presidente del Senato, mi ha agevolato e, in qualche modo - posso dire -, istruito nel mio percorso difficile in un mondo per me nuovo.
Ringrazio tutte le forze politiche che in questo difficile momento della vita nazionale hanno voluto assicurarmi, con le consultazioni tenute con loro nei giorni scorsi, tutto il contributo delle loro idee e delle loro valutazioni.
Confido che potranno riconoscere nelle dichiarazioni programmatiche una larga tenuta in conto di tutto questo. La mia ultima parola è quella della convinzione - permettetemi di dire - più che mai, soprattutto per una persona come me, che fino a pochi giorni fa non era un parlamentare, anche se adesso, con sorpresa, lo sono diventato, del fatto che la nostra attività di Governo, se le Camere ci concederanno Pag. 3la fiducia, deve essere retta dal principio di aiutarvi, di aiutare le forze politiche a superare, in un momento di grande difficoltà per il Paese, certi iati e certe tensioni, forse andate al di là della normale dialettica - ma non mi pronuncio - per consentire anche una rinnovata fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica.
Se questo sarà in qualche misura compiuto, oltre a quegli interventi che saranno necessari, data la non facile situazione economica e sociale, considererò il mio compito riuscito, nel periodo che abbiamo di fronte a noi. Per tutto questo ho bisogno non solo della vostra fiducia, ma del vostro aiuto, per il quale vi ringrazio fin d'ora (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori, Popolo e Territorio, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. La ringrazio, signor Presidente del Consiglio dei ministri. Prendo atto della consegna del testo delle dichiarazioni programmatiche da lei rese nella giornata odierna al Senato della Repubblica, che saranno pubblicate integralmente in calce al resoconto della seduta odierna.
Organizzazione del dibattito sulle comunicazioni del Governo.
PRESIDENTE. Avverto che il dibattito fiduciario avrà luogo domani, venerdì 18 novembre. A seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, si è proceduto alla seguente organizzazione del medesimo.
La seduta dell'Assemblea inizierà alle ore 9,45. Dalle ore 10 avrà luogo la discussione sulle comunicazioni del Governo, per una durata complessiva di due ore. A partire dalle ore 12 e fino alle ore 14 si svolgeranno, con ripresa televisiva diretta, la replica del Presidente del Consiglio dei ministri e le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia.
Avverto altresì che lo schema recante la ripartizione dei tempia
per la discussione sulle comunicazioni del Governo è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 18 novembre 2011, alle 9,45:
Discussione sulle comunicazioni del Governo.
La seduta termina alle 14,15.
DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DEL GOVERNO
Signor Presidente, è con grande emozione che mi rivolgo a voi come primo atto del percorso rivolto ad ottenere la fiducia del Parlamento al Governo ieri costituito.
Desidero rivolgere un saluto deferente al Capo dello Stato, Presidente Napolitano, che con grande saggezza, perizia e senso dello Stato, ha saputo risolvere una situazione difficile in tempi ristrettissimi, nell'interesse del Paese e di tutti i cittadini. Vorrei anche rinnovargli la mia gratitudine per la fiducia accordata alla mia persona, per il sostegno e la partecipazione che mi ha costantemente assicurato nei miei sforzi per comporre un Governo che potesse soddisfare le richieste delle forze politiche e al contempo dare risposte efficaci alle gravi sfide che il nostro Paese ha di fronte a sé. Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto Pag. 4della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l'azione quotidiana di ciascuno di noi, dignità, credibilità, autorevolezza. Da parte mia vi sarà sempre una chiara difesa del ruolo di entrambe le Camere quali protagoniste del pubblico dibattito.
Governo di impegno nazionale.
Il Governo riconosce di essere nato per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza. «Governo di impegno nazionale» significa assumere su di sé il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali fondandole sul senso dello Stato. È il senso dello Stato e la forza delle istituzioni che evita la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dell'appartenenza alla comunità di origine in localismo, del senso del partito in settarismo.
Le difficoltà del momento attuale.
L'Europa sta vivendo i giorni più difficili dagli anni del secondo dopoguerra. Il progetto che dobbiamo alla lungimiranza di grandi uomini politici, quali furono Konrad Adenauer, Jean Monnet, Robert Schuman e Alcide De Gasperi, e che per 60 anni abbiamo perseguito, passo dopo passo, dal Trattato di Roma, all'Atto Unico, ai Trattati di Maastricht e di Lisbona, è sottoposto alla prova più grave dalla sua fondazione. Un fallimento non sarebbe solo deleterio per noi europei: farebbe venire meno la prospettiva di un mondo più equilibrato, in cui l'Europa possa meglio trasmettere i suoi valori ed esercitare il ruolo che ad essa compete in un mondo sempre più bisognoso di una governance multilaterale efficace.
Non illudiamoci che il progetto europeo possa sopravvivere se dovesse fallire l'Unione monetaria. La fine dell'euro disgregherebbe il mercato unico, le sue regole, le sue istituzioni. Ci riporterebbe là dove l'Europa era negli anni '50.
La gestione della crisi ha risentito di un difetto di governance, e in prospettiva dovrà essere superata con azioni a livello europeo. Ma solo se riusciremo ad evitare che qualcuno ci consideri «l'anello debole dell'Europa» potremo ricominciare a contribuire a pieno titolo all'elaborazione di queste riforme. Altrimenti ci ritroveremo soci di un progetto che non avremo contribuito ad elaborare, ideato da Paesi che, pur avendo a cuore il futuro dell'Europa, hanno anche a cuore i loro interessi nazionali, tra i quali non c'è necessariamente un'Italia forte.
Il futuro dell'euro dipende anche da ciò che farà l'Italia nelle prossime settimane. Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico. Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo. Quel rapporto è oggi al medesimo livello al quale era 20 anni fa, ed è il terzo più elevato fra i paesi dell'OCSE. Per raggiungere questo obiettivo intendiamo far leva su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità.
Nel ventennio trascorso l'Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l'imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. L'assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi, sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto fra debito e prodotto interno lordo, ma non saremo credibili se non ricominceremo a crescere.
Ciò che occorre fare per ricominciare a crescere è noto da tempo: gli studi dei migliori centri di ricerca italiani avevano individuato le misure necessarie molto prima che esse venissero recepite nei documenti che in questi mesi abbiamo ricevuto dalle istituzioni europee. Sono per lo più provvedimenti volti a rendere meno ingessata l'economia, facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l'efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani Pag. 5e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro paese - per citare solo i più ovvi.
L'obiezione che spesso si oppone a queste misure è che servono, certo, ma nel breve periodo fanno poco per la crescita. È un'obiezione dietro la quale spesso si maschera chi queste misure non vuole perché teme che ledano gli interessi di qualcuno. Evidentemente, più tardi si comincia, più tardi arriveranno i benefici delle riforme. Ma soprattutto le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici sono guidate dalle loro aspettative su come sarà l'Italia fra dieci, vent'anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi. Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita, influendo sulle aspettative degli investitori, possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse, con conseguenze positive sulla crescita stessa.
I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi. Maggiore sarà l'equità, più accettabili saranno quei provvedimenti, e più ampia, mi auguro, sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l'effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società, quelle che hanno la forza di associarsi, ma anche sui giovani e sulle donne.
Dobbiamo renderci conto che se falliremo, se non troveremo la necessaria unità di intenti, la spontanea evoluzione della crisi finanziaria ci sottoporrà tutti, ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione, a condizioni ben più dure.
L'azione di sostegno alla crescita.
La crisi che stiamo vivendo è internazionale, ma l'Italia ne ha risentito in maniera particolare. Secondo la Commissione Europea, al termine del prossimo anno il prodotto interno lordo dell'Italia sarebbe ancora 4 punti e mezzo al di sotto del livello raggiunto prima della crisi. Per la stessa data, l'area dell'euro nel suo complesso avrebbe invece recuperato la perdita di prodotto dovuta alla crisi. Francia e Germania raggiungerebbero questo traguardo nell'anno in corso.
La relativa debolezza della nostra economia precede l'avvio della crisi: tra il 2001 e il 2007 il prodotto italiano è cresciuto di 6,7 punti percentuali, contro i 12 della media dell'area dell'euro, i 10,8 della Francia, gli 8,3 della Germania. I risultati sono deludenti al Nord come al Sud.
La crisi ha colpito più duramente i giovani. Ad esempio, nei 15 paesi che componevano l'UE fino al 2004, tra il 2007 e il 2010 il tasso di disoccupazione nella classe di età 15-24 è aumentato di 5 punti percentuali. In Italia di 7,6 punti.
Il nostro Paese rimane caratterizzato da profonde disparità territoriali. Il lungo periodo di bassa crescita e la crisi le hanno accentuate. Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità. I problemi del Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse. Esiste anche una questione settentrionale: costo della vita, delocalizzazione, nuove povertà, bassa natalità. Il riequilibrio di bilancio, le riforme strutturali e la coesione territoriale richiedono piena e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Occorre riconoscere il valore costituzionale delle Autonomie speciali nel duplice binario di responsabilità e reciprocità. In quest'ottica, per rispondere alla richiesta formulata dalle istituzioni territoriali nel corso delle consultazioni, ho deciso in questa prima fase di assumere direttamente le competenze relative agli affari regionali. Spero in questo modo di manifestare una consapevolezza condivisa che il lavoro comune con le autonomie territoriali debba proseguire e rafforzarsi nonostante le difficoltà dell'agenda economica. In tale prospettiva si dovrà senza indugio operare per un uso efficace dei fondi strutturali dell'Unione europea.
Sono consapevole che sarebbe un'ambizione eccessiva da parte mia pretendere di risolvere, in un arco di tempo limitato quale quello di questa fine legislatura, Pag. 6problemi che hanno origini profonde e sono radicati in consuetudini e comportamenti consolidati. Ciò che mi prefiggo è impostare il lavoro, mettere a punto gli strumenti che permettano ai governi che ci succederanno di proseguire un processo di cambiamento duraturo.
Per questo il programma che vi sottopongo oggi si compone di due parti che hanno obiettivi e orizzonti temporali diversi: da un lato una serie di provvedimenti per affrontare l'emergenza, assicurare la sostenibilità della finanza pubblica e restituire fiducia nelle capacità del nostro Paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata. Dall'altro, delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali in modo da ampliare le opportunità per le imprese, i giovani, le donne e tutti i cittadini, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale.
Onorevole Presidente, in considerazione dell'urgenza con cui abbiamo dovuto operare per la formazione di questo Governo, intendo presentarvi gli aspetti essenziali dell'azione che intendiamo svolgere. Se otterremo la fiducia di questo Parlamento, ciascun Ministro esporrà alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno attuate.
Rigore e risanamento dei conti pubblici.
Il vincolo Costituzionale del pareggio di bilancio.
È in discussione in Parlamento una proposta di legge costituzionale per introdurre un vincolo di bilancio in pareggio per le Amministrazioni pubbliche, in coerenza con gli impegni presi nell'ambito dell'Eurogruppo. L'adozione di una regola di questo tipo può contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato per il 2013, evitando che i risultati conseguiti con intense azioni di risanamento vengano erosi negli anni successivi, come è accaduto in passato. Affinché il vincolo sia efficace dovranno essere chiarite le responsabilità dei singoli livelli di Governo. A questo proposito, e anche in considerazione della complessità della regola (ad esempio l'aggiustamento per il ciclo) sarà opportuno studiare l'esperienza di alcuni paesi europei che hanno affidato ad Autorità indipendenti la valutazione del rispetto sostanziale della regola. Sarà anche necessario attuare rapidamente l'armonizzazione dei bilanci delle Amministrazioni pubbliche. Opportunamente, la proposta di legge in discussione in Parlamento già prevede l'assegnazione allo Stato della potestà legislativa esclusiva in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici.
L'attuazione delle norme già varate e gli impegni assunti con l'Europa.
Nell'immediato daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell'estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorità europee. Nel corso delle prossime settimane valuteremo la necessità di ulteriori correttivi.
Una parte significativa della correzione dei saldi programmata durante l'estate (4, 16 e 20 miliardi, rispettivamente, nel 2012, 2013 e 2014) è attesa dall'attuazione della riforma dei sistemi fiscale ed assistenziale. Dovremo pervenire al più presto ad una definizione di tale riforma e ad una valutazione prudenziale dei suoi effetti. Dovranno inoltre essere identificati gli interventi volti a colmare l'eventuale divario rispetto a quelli indicati nella manovra di bilancio.
Il costo degli organi elettivi.
Di fronte ai sacrifici che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello, politico e amministrativo, dovranno agire Pag. 7con sobrietà, e attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto e immediato. Si dovranno rafforzare gli interventi effettuati con le ultime manovre di finanza pubblica con l'obiettivo di allinearci rapidamente alle best practice europee. Per quanto di mia competenza avvierò immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio.
Ritengo inoltre necessario ridurre le sovrapposizioni tra i livelli decisionali e favorire la gestione integrata dei servizi per gli enti locali di minori dimensioni. Il riordino delle competenze delle Province può essere disposto con legge ordinaria; la prevista specifica modifica della Costituzione potrà completare il processo, consentendone la completa eliminazione, così come prevedono gli impegni presi con l'Europa.
La spesa corrente delle Pubbliche amministrazioni.
Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri decisa con la legge di stabilità, andrà definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla Legge 14 settembre 2011 n. 148, in particolare per quanto riguarda l'integrazione operativa delle agenzie fiscali, la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato, il coordinamento delle attività delle forze dell'ordine, l'accorpamento degli enti della previdenza pubblica, la razionalizzazione dell'organizzazione giudiziaria. Gli interventi saranno coordinati con la spending review in corso, che intendo rafforzare e rendere particolarmente incisiva con la precisa individuazione di tempi e responsabilità.
La previdenza.
Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l'età di pensionamento nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Ma il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento, fra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.
L'evasione fiscale.
Il rispetto delle regole e delle istituzioni, e la lotta all'illegalità, riceveranno attenzione prioritaria da questo Governo. Per riacquistare fiducia nel futuro dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni che caratterizzano uno Stato di diritto. Quindi lotta all'evasione fiscale e all'illegalità. Non solo per aumentare il gettito, ma anche per abbattere le aliquote. Questo può essere fatto con efficacia prestando particolare attenzione al monitoraggio della ricchezza accumulata, e non solo ai redditi prodotti.
L'evasione fiscale continua a essere un fenomeno rilevante: il valore aggiunto sommerso è quantificato nelle statistiche ufficiali in quasi un quinto del prodotto. Interventi incisivi in questo campo possono ridurre il peso dell'aggiustamento sui contribuenti che rispettano le norme. Occorre ulteriormente abbassare la soglia per l'uso del contante, favorire un maggior uso della moneta elettronica, accelerare la condivisione delle informazioni tra le diverse amministrazioni, potenziare e rendere operativi gli strumenti di misurazione induttiva del reddito e migliorare la qualità degli accertamenti.
L'imposta sugli immobili.
Il decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011 prevede, per il 2014 l'entrata in vigore dell'imposta municipale che assorbirà l'attuale ICI (escludendo tuttavia la prima casa) e l'Irpef sui redditi fondiari da immobili non locati comprese le relative addizionali. In questa cornice intendiamo riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare. Tra i principali paesi europei, l'Italia è caratterizzata da un'imposizione Pag. 8sulla proprietà immobiliare particolarmente bassa. L'esenzione dall'ICI delle abitazioni principali costituisce, nel confronto internazionale, un'anomalia del nostro ordinamento tributario.
Cessioni immobiliari.
Il primo elenco di cespiti immobiliari da avviare alla dismissione sarà definito nei tempi previsti dalla legge di stabilità cioè entro il 30 Aprile 2012. La lettera di intenti inviata alla Commissione europea prevede proventi di «almeno 5 miliardi all'anno nel prossimo triennio». A tal scopo verrà definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico.
Politiche macroeconomiche per la crescita.
È necessario volgere tutte le politiche pubbliche, a livello sia macroeconomico sia microeconomico, a sostegno della crescita, sia pur nei limiti determinati dal vincolo di bilancio.
La pressione fiscale in Italia è elevata nel confronto storico e in quello internazionale; supera di due punti quella media degli altri paesi dell'area dell'euro. Ancor più se la si calcola non tenendo conto dell'economia sommersa. Nei prossimi anni è destinata a crescere ulteriormente ma una volta raggiunto il pareggio i proventi derivanti dalla riduzione delle aree di evasione dovranno essere utilizzati per ridurre le aliquote legali. Nel tempo e via via che si manifesteranno gli effetti della spending review, sarà possibile programmare una graduale riduzione della pressione fiscale.
Ma anche prima, a parità di gettito, la composizione del prelievo fiscale può essere modificata in modo da renderla più favorevole alla crescita. Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che l'accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull'attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico.
Dal lato della spesa, un impulso all'attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture. Gli incentivi fiscali stabiliti con la legge di stabilità sono un primo passo, ma è necessario anche intervenire sulla regolamentazione del project financing in modo da ridurre il rischio associato alle procedure amministrative. Occorre inoltre operare per raggiungere gli obiettivi fissati in sede europea con l'Agenda Digitale e promuovere la diffusione della banda larga.
Mercato del lavoro e flex-security.
Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati, mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione. Le riforme in questo campo dovranno avere il duplice scopo di rendere più equo il nostro sistema di tutela del lavoro e di sicurezza sociale, e anche di facilitare la crescita della produttività, tenendo conto dell'eterogeneità che contraddistingue l'economia italiana. In ogni caso, il nuovo ordinamento che andrà disegnato verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavoro regolari e stabili in essere.
Intendiamo perseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro come ci viene richiesto dalle autorità europee e come già le parti sociali hanno iniziato a fare. Questo va accompagnato da una disciplina coerente del sostegno alle persone senza un impiego, volta a facilitare la mobilità e il reinserimento nel mercato del lavoro, superandone l'attuale segmentazione. Più mobilità tra imprese e settori è condizione essenziale per assecondare la trasformazione dell'economia italiana e sospingerne Pag. 9la crescita. È necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi. Tenendo conto dei vincoli di bilancio occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali, volta a garantire ad ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. È necessario infine mantenere una pressione costante nell'azione di contrasto e di prevenzione del lavoro sommerso.
Uno dei fattori che distinguono l'Italia nel contesto europeo è la maggiore difficoltà di inserimento o di permanenza in condizione di occupazione delle donne. Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa, ma anche sociale e civile del Paese è una questione indifferibile. È necessario affrontare le questioni che riguardano la conciliazione della vita familiare con il lavoro, la promozione della natalità e la condivisione delle responsabilità legate alla maternità, o alla paternità, da parte di entrambi i genitori nonché studiare l'opportunità di una tassazione preferenziale per le donne.
C'è poi un problema legato all'invecchiamento della popolazione che si traduce in oneri crescenti per le famiglie. Andrà quindi prestata attenzione ai servizi di cura agli anziani, che oggi è una preoccupazione sempre più urgente nelle famiglie, in un momento in cui esse affrontano difficoltà crescenti.
Infine, un'attenzione particolare andrà assicurata alle prospettive per i giovani. Questa sarà una delle priorità di azione di questo Governo, nella convinzione che ciò che restringe le opportunità per i giovani poi si traduce in minori opportunità di crescita e di mobilità sociale per l'intero Paese. Dobbiamo porci l'obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di sfruttare le proprie potenzialità in base al merito individuale, indipendentemente dalla situazione sociale di partenza. Per questo ritengo importante inserire nell'azione di Governo misure che valorizzino le capacità individuali ed eliminino ogni forma di cooptazione. L'Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti, e per questo la mobilità è la nostra migliore alleata; mobilità sociale, ma anche geografica, non solo all'interno del nostro paese, ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.
Politiche microeconomiche per la crescita.
Un ritorno credibile a più alti tassi di crescita deve basarsi su misure volte a innalzare il capitale umano e fisico e la produttività dei fattori.
La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale. Sarà necessario mirare all'accrescimento dei livelli di istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo - identificando i fabbisogni anche mediante i tests elaborati dall'INVALSI - e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti. Nell'università, varati i decreti attuativi della legge di riforma approvata lo scorso anno, è ora necessario dare rapida e rigorosa attuazione ai meccanismi di incentivazione basati sulla valutazione previsti dalla riforma.
Gli investimenti in infrastrutture sono fattori rilevanti per accrescere la produttività totale dell'economia. A questo scopo, abbiamo per la prima volta valorizzato in modo organico nella struttura del Governo le politiche di sviluppo dell'economia reale con l'attribuzione ad un unico Ministro delle competenze sullo sviluppo economico, le infrastrutture e i trasporti.
Occorre anche rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita affrontando resistenze e chiusure corporative. In tal senso è necessario un disegno organico volto a:
- ridurre gli oneri e il rischio associato alle procedure amministrative; Pag. 10
- stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni regolamentate, anche dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilità in materia di tariffe minime. Intendiamo anche rafforzare gli strumenti di intervento dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in caso di disposizioni legislative o amministrative, statali o locali con effetti distorsivi della concorrenza e usare l'opportunità offerta dallo strumento della Legge Annuale per il mercato e la concorrenza;
- accrescere la qualità dei servizi pubblici nel quadro di una azione volta a ridurre il deficit di concorrenza a livello locale;
- ridurre i tempi della giustizia civile in modo tale da colmare il divario con gli altri paesi, anche attraverso la riduzione delle sedi giudiziarie;
- rimuovere gli ostacoli alla crescita delle dimensioni delle imprese anche attraverso la delega fiscale.
Un innalzamento significativo del tasso di crescita è condizione essenziale non solo del riequilibrio finanziario, ma anche del progresso civile e sociale. In tal senso, una strategia di rilancio della crescita non può prescindere da una azione determinata ed efficace di contrasto alla criminalità organizzata e a tutte le mafie che vada a colpire gli interessi economici delle organizzazioni e le loro infiltrazioni nell'economia legale.
Il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della crescita contribuiranno a rafforzare la posizione dell'Italia in Europa e più in generale la nostra politica estera. Vocazione europeistica, solidarietà atlantica, rapporti con i nostri partner strategici, apertura dei mercati, sicurezza nazionale e internazionale rimarranno i cardini di tale politica. Voglio qui ricordare i nostri militari impegnati in missioni all'estero, le forze armate e i rappresentanti delle forze dell'ordine che sono in prima linea nella difesa dei nostri valori e della democrazia. L'Italia ha bisogno di una politica estera coerente con i nostri impegni e di una ripresa di iniziativa nelle aree dove vi siano significativi interessi nazionali.
La gravità dell'attuale situazione richiede una risposta pronta e decisa nella creazione di condizioni favorevoli alla crescita economica, nel perseguimento del pareggio di bilancio, con interventi strutturali e con un'equa distribuzione dei sacrifici.
Il tentativo che mi propongo di compiere, e che vi chiedo di sostenere, è difficilissimo. I margini di successo sono tanto più ridotti, come ha rilevato il Presidente della Repubblica, dopo anni di contrapposizioni e di scontri nella politica nazionale.
Se sapremo cogliere questa opportunità per avviare un confronto costruttivo su scelte e obiettivi di fondo avremo l'occasione di riscattare il Paese e potremo ristabilire la fiducia nelle sue istituzioni.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL GOVERNO
Organizzazione dei tempi di discussione sulle comunicazioni del Governo
Tempo complessivo: 2 ore (*).
Interventi a titolo personale | 10 minuti |
Gruppi | 1 ora e 50 minuti |
Popolo della Libertà | 12 minuti |
Partito Democratico | 12 minuti |
Lega Nord Padania | 30 minuti |
Unione di Centro per il Terzo Polo | 10 minuti |
Futuro e Libertà per il Terzo Polo | 10 minuti |
Popolo e Territorio | 10 minuti |
Italia dei Valori | 10 minuti |
Misto: | 16 minuti |
Alleanza per l'Italia | 2 minuti |
Liberali per l'Italia - PLI | 2 minuti |
Fareitalia per la Costituente Popolare | 2 minuti |
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud |
2 minuti |
Liberal Democratici - MAIE | 2 minuti |
Minoranze linguistiche | 2 minuti |
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) |
2 minuti |
Repubblicani-Azionisti | 2 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono i tempi per le dichiarazioni di voto (10 minuti per gruppo e 22 minuti per il gruppo Misto) nonché per la votazione per appello nominale.