XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 561 di giovedì 15 dicembre 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 10,05.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
Sul processo verbale.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intendo intervenire ai sensi dell'articolo 32, terzo comma del Regolamento, per chiedere una rettifica, rispetto a quanto ho detto questa notte relativamente all'articolo 11 che non è stato riportato fedelmente. Al di là del vulnus che penso che si sia creato, mi riferisco al fatto che dalle due di questa notte non c'erano più segretari d'Aula, per cui avevo indicato al Presidente che, diversamente da come riportato dal verbale, ai sensi dell'articolo 11 i segretari concorrono al regolare andamento dei lavori della Camera secondo le disposizioni del Presidente.
Ciò non è riportato fedelmente nel verbale di questa mattina. Per questo motivo chiedo una rettifica rispetto a quanto ho indicato. Inoltre - un fatto ben più grave - successivamente sono anche intervenuto per chiedere al Presidente di turno di essere iscritto nella lista degli interventi sul complesso degli emendamenti, ancorché il regolamento non consente al Presidente questa facoltà, perché è facoltà dei segretari, i quali - fatalità - non erano più presenti in aula. Il Presidente mi aveva autorizzato ad intervenire sul complesso degli emendamenti dopo l'onorevole Reguzzoni e alla fine si è chiusa la seduta senza che mi fosse data la parola. Per cui i 15 minuti, ai quali il sottoscritto ha diritto, non sono stati svolti e, pertanto, le chiedo formalmente di poterli svolgere questa mattina, perché è a verbale sia la mia richiesta sia la risposta del Presidente di turno Lupi che mi concedeva l'intervento sul complesso degli emendamenti. Le chiedo inizialmente una rettifica, ma altresì di poter intervenire 15 minuti, tempo che ho a disposizione.
PRESIDENTE. Sta bene, prendiamo atto della sua richiesta di rettifica.
MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Per che cosa, onorevole Polledri?
MASSIMO POLLEDRI. Sul processo verbale, ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento. Non so se c'era la collega Mussolini...
PRESIDENTE. Fino a quando non è approvato il processo verbale della seduta precedente non si può intervenire. Prego, onorevole Polledri, ha facoltà di parlare.
MASSIMO POLLEDRI. Presidente, come segnalato dal collega Montagnoli, ieri in qualche modo si è venuto a creare un vulnus ai sensi dell'articolo 24 e dell'articolo 11. È vero che mancava il segretario d'aula in un momento non di votazione - come ha rilevato il collega Giachetti, che vedo, e che saluto (è abbastanza fresco, Pag. 2forse, perché è abituato alle maratona notturne), ma la mancanza del segretario credo abbia in qualche modo impattato sulla «perfezione» della Presidenza. Sappiamo che sicuramente non c'era un processo di votazione per cui la sua funzione in questo caso era esclusa; non essendovi votazioni, non vi era nemmeno la loro registrazione e altresì si può dire che si effettua e si firma il giorno dopo, ma nella regolare conduzione dei lavori, in qualche modo nel sostegno alla Presidenza, questa funzione è venuta a mancare. La funzione del segretario, da un lato, avrebbe potuto portare anche una maggiore sicurezza nei confronti dei deputati. Infatti, Presidente, una regolare conduzione dei lavori consente anche di cogliere quelle sfumature, quegli accenti non solo semantici (che possono sembrare semantici) ma, in qualche modo, anche di contenuto. Per esempio, magari si può regolamentare alcuni eccessi. Ho visto tutti i colleghi attaccare pesantemente Passera, e in qualche modo credo che una regolamentazione da parte del segretario d'Aula avrebbe potuto suggerire al Presidente Lupi (che ringraziamo) un atteggiamento più consono. In particolare, segnalo gli attacchi di Fava contro Passera. Sono stati attacchi quasi umorali e in questo Parlamento forse non ci deve essere niente di personale.
Magari, la presenza del segretario d'aula (ad esempio del segretario Fallica) in ordine all'intervento di Fava su Passera avrebbe potuto aiutare in qualche modo la Presidenza a stabilire i giusti toni. È un problema semantico. Ieri, ho sentito il collega Chiappori e, per l'assenza del segretario, avrebbe potuto parlare anche di pompa sentina. Sono ignorante, non so se questo argomento attiene al complesso degli emendamenti o alla Assemblea. Forse, quella presenza avrebbe potuto colmare le mie ignoranze ma anche intervenire sul tema e sul decoro dell'aula.
PRESIDENTE. Oltre all'intervento dell'onorevole Montagnoli e dell'onorevole Polledri è stata fatta richiesta alla Presidenza da un nutrito gruppo di colleghi appartenenti al medesimo gruppo (dell'onorevole Polledri e dell'onorevole Montagnoli) di intervenire sul processo verbale. Ovviamente è loro diritto e nessuno lo può negare. Avverto però che analogamente a quanto si è già verificato, anche di recente in occasioni come questa (ricordo in particolare da ultimo le sedute del 7 e del 13 aprile scorso) la Presidenza concederà - come ha concesso - cinque minuti al primo e in questo caso anche al secondo dei deputati che hanno chiesto di intervenire, appartenendo al medesimo gruppo sul processo verbale, e un tempo molto inferiore per gli interventi successivi (tempo per gli altri colleghi). Ricordo che in occasione della seduta dell'Assemblea del 7 di aprile il tempo previsto fu di un minuto e in quella del 13 aprile di 30 secondi.
Nella seduta mattutina, il tempo per gli altri colleghi, che sono gli onorevoli Volpi, Caparini, Fugatti, Fedriga, Maggioni, Pirovano, Goisis, Simonetti, Desiderati e Cavallotti, sarà di un minuto ciascuno. Prego, onorevole Volpi, ha facoltà di parlare.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, non le posso dare la parola sull'ordine dei lavori fino a quando non è approvato il processo verbale. L'ho testé detto all'onorevole Mussolini.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Per un richiamo al Regolamento...
PRESIDENTE. Appena avremo approvato il processo verbale, sarà suo diritto al pari di tutti gli altri colleghi di prendere la parola sull'ordine dei lavori.
ALBERTO TORAZZI. Anch'io Presidente!
CLAUDIO D'AMICO. Presidente anch'io!
PRESIDENTE. Va bene, la aggiungiamo. Prego, onorevole Volpi. Prego tutti i colleghi che intendono intervenire sul Pag. 3processo verbale di comunicarlo alla Presidenza. Nel frattempo, prego l'onorevole Volpi di prendere la parola.
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ovviamente vorrei chiarire il mio pensiero rispetto ad un passaggio del mio intervento svolto nella scorsa notte. Avevo richiamato «La fattoria degli animali» di Orwell. Essendo stato interrotto dai colleghi mentre intervenivo, volevo chiarire un passaggio che si trova a pagina 165 del resoconto, ossia quando vi è il riferimento ai due protagonisti principali che sono due maiali. Non intendevo, ovviamente, riferirmi ai colleghi, ma si tratta di un riferimento specifico ai personaggi che sono richiamati all'interno del suddetto romanzo di Orwell. Non ho avuto modo di specificare che i personaggi sarebbero stati di più all'interno del contesto della maggioranza attuale, sempre non riferendomi agli animali, ma alle anime che sostengono in questo momento la maggioranza e, quindi, da una parte, Napoleon e, dall'altra parte, Palla di Neve. Non volevo in modo assoluto, quindi, riferirmi agli animali, né alle persone, bensì ad una situazione politica. Tra l'altro, come lei sa, signor Presidente, Orwell scrisse questa cosa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Volpi.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 33 e dell'articolo 11 e per quanto riguarda in generale l'atteggiamento del nostro gruppo. Deve sapere lei e devono sapere i colleghi che ieri notte fino alle 4,30 non c'erano in quest'Aula, che il nostro gruppo ha potuto esprimere la propria opinione attraverso interventi sul complesso degli emendamenti in una seduta notturna, in una seduta fiume, perché ci è stato impedito ieri di poter svolgere gli interventi in discussione sulle linee generali, che, invece, erano di diritto per chi rappresenta l'opposizione.
MAURIZIO FUGATTI. Vergogna! Vergogna!
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Noi stiamo esaminando una manovra finanziaria che è «cattiva», che tocca gli interessi dei pensionati, dei commercianti, degli artigiani, dei piccoli imprenditori, che danneggia tutti i proprietari di case, che interessa, insomma, quasi tutta la popolazione del nostro Paese. A noi è stato concesso di svolgere solo due interventi in discussione sulle linee generali e ci è stato relegato uno spazio che era notturno con atteggiamenti che sono incomprensibili. Infatti, al di là dei ringraziamenti che abbiamo già svolto ieri sera ai colleghi presenti, non c'era un Ministro, non c'erano spesso i rappresentanti di molti gruppi e non c'era, per gran parte della seduta, neppure il segretario d'Aula che, invece, è previsto dal Regolamento proprio nella redazione dei processi verbali. È un atteggiamento veramente antidemocratico questo di un Governo che, nonostante non sia stato eletto dal popolo, si permette iniziative come quella di ieri, cioè di impedire che l'unica opposizione in Parlamento, contraria a questa manovra, possa esprimersi. E noi oggi vogliamo puntualizzare quello che è stato detto ieri sera e vogliamo ribadire la nostra contrarietà a questo provvedimento, che non ci piace, ma, soprattutto, che fa danni perché danneggia l'economia. A tutto ciò si aggiunga che non possiamo accettare di essere posti a tarda notte o di rinunciare - questa era la vostra speranza - ai nostri interventi. Abbiamo le nostre opinioni, siamo convinti che quello che state facendo sia un grave errore, un errore da cui il Paese difficilmente si riprenderà perché, in una situazione di grave stallo economico, come quella di oggi, mettere ulteriori tasse ed andare a colpire gli interessi di chi ha sempre prodotto, pagato e mantenuto questo Stato, è sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 4
Detto questo, ieri in Conferenza dei presidenti di gruppo è accaduto un fatto abbastanza singolare: il Governo ha deciso di anticipare la questione di fiducia senza sapere quanti erano gli emendamenti, senza sapere qual'era l'atteggiamento dell'opposizione. Oggi, se il Ministro Giarda pone la questione di fiducia, ai sensi del Regolamento, si potrà votarla tra 24 ore. Il nostro gruppo ha presentato 47 emendamenti; noi lanciamo una proposta che è anche una sfida: siamo disposti a ridurre della metà gli emendamenti presentati, a garantire un atteggiamento assolutamente tranquillo. A mezzogiorno i nostri li avremo votati tutti, se volete, in un'ora e mezza. Avete 570 voti di maggioranza e avete paura di voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Avete voglia di porre la questione di fiducia perché non siete in grado di essere maggioranza. Noi siamo in grado - e questa è la proposta che le lancio, di sfida al Governo - di presentare solo 20 emendamenti. Abbiate il coraggio delle vostre azioni, venite in Aula senza porre la questione di fiducia, senza blindare il voto e dite di «no» alle nostre proposte. Dite che intendete andare avanti per la vostra strada, ma fatelo sugli emendamenti. I colleghi - guardo soprattutto quella parte dell'Emiciclo - che per tre anni si sono lamentati delle questioni di fiducia, quando c'era un atteggiamento che spesso avrebbe portato a giorni di discussione sugli emendamenti, non possono non prendere atto che qui oggi noi diciamo di votare 20 emendamenti entro le 12 per dare la possibilità al Parlamento e, quindi, anche a voi, di esprimersi. La stessa cosa, ovviamente, anche ai colleghi del PdL: facciamo in modo che questo Parlamento si possa esprimere. Non c'è un Governo che è stato eletto dal popolo, non c'è un parlamentare presente all'interno del Governo. Volete distruggere completamente le prerogative del Parlamento; sappiate che la responsabilità è tutta e solo vostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Reguzzoni. Torniamo agli interventi sul processo verbale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà per un minuto.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, scorrendo il resoconto, devo rilevare che, probabilmente, non è stato colto a pieno il mio intervento nel senso che gli epigoni di Prodi e compagni, coloro che hanno costruito le basi di questo sfacelo, continuano ad andare avanti con lo sguardo rivolto al passato. Non tengono conto di un fatto fondamentale, ovvero che quello che stiamo subendo oggi è un attacco all'Eurozona, che prima ha colpito la Grecia, poi il Portogallo, l'Irlanda e la Spagna e che vede nell'Italia uno di quei bersagli per arrivare, poi, ovviamente, a ottenere l'obiettivo principale, che non è certo quello di sostituire, come abbiamo sottolineato ieri...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini.
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per specificare meglio alcune questioni, dopo aver letto il resoconto che riporta il nostro intervento, che riguardano alcuni aspetti di questa manovra; oltretutto abbiamo scoperto durante la giornata di ieri che abbiamo colpito anche le sigarette e quindi abbiamo colpito i pensionati che fumano e che hanno la prima casa. Le abbiamo fatte tutte in questa manovra. Questo era ciò che volevamo dire: i pensionati, non quelli che comprano le sigarette Marlboro, ma quelli che se le fanno con il trinciato, proprio quelli che non hanno i soldi per comprarsele, siamo andati a tassare! Va benissimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Era quello che volevamo dire ieri con i nostri interventi; ciò è specificato Pag. 5nel processo verbale, tuttavia, l'aspetto dell'iniquità che nel mio intervento, a pagina 19 più volte...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fugatti.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo per specificare una parte del verbale che riguarda l'intervento di ieri sera. Se mi permette rileggo e poi specifico. Ieri sera dicevo: sulle pensioni sta passando il messaggio che questo Governo e questa maggioranza sono stati buoni perché hanno portato l'indicizzazione da due volte la minima a tre volte la minima. Allora, è come se dicessimo al ladro, che decide di rubarci non un milione di euro ma 990 mila euro, grazie perché ci rubi solo 990 mila euro.
Con questo mio intervento, signor Presidente, non volevo ovviamente accusare, e per questo vorrei specificare, o paragonare i singoli esponenti del Governo al ladro. Questo sia ben chiaro, perché non mi permetterei mai. Ma volevo paragonare il Governo nella sua complessità al ladro, perché sta rubando ai cittadini del nostro Paese. Questo penso che sia importante dirlo perché il rispetto che ho per le singole persone che compongono il Governo c'è e permane, a differenza ovviamente...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fedriga.
MARCO MAGGIONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, anch'io voglio specificare una parte del mio intervento quando chiedevo questa notte cosa sta facendo l'Unione europea per andare contro l'invasione dei prodotti indocinesi. Chiaramente non mi riferisco solo ed esclusivamente alle merci contraffatte, come è logico che sia, ma più in generale a tutte le merci che arrivano da quei mercati perché, se intendiamo stimolare la crescita, è bene allora una volta per tutte affrontare in sede europea l'argomento del differenziale di competitività che esiste tra le imprese europee e in particolare del nostro Paese rispetto a quelle indocinesi. Ora da questo punto di vista è chiaro che dobbiamo...
ETTORE PIROVANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, vorrei proporre tre correzioni veloci rispetto a quello che ho affermato. Quando ho detto che il Presidente Monti, pur presiedendo la Bocconi, non sa che la Bocconi dice che le province costano due euro, dopo province, per cortesia, vorrei aggiungere «lombarde».
Inoltre, quasi al termine del mio intervento, quando dico che la nuova legge prevede che le province diventino come una bocciofila per sistemare le «bozze», ovviamente è sbagliato, e deve essere sostituito con le «bocce». Infine, mi riferisco ad una provincia di «1.200» abitanti, ma ovviamente mi riferivo a Bergamo; è un mio refuso verbale, perché si tratta di un milione e 200 mila abitanti.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pirovano.
PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, volevo precisare che il mio intervento mirava a sottolineare la situazione nella quale si trovavano i nostri imprenditori nella zona del nord ovest e nella zona del nord d'Italia ma in modo particolare in tutta la Padania. E riportavo la questione dei suicidi nel nostro territorio. Proprio l'altro giorno si è ammazzato l'ultimo che è già Pag. 6il secondo in un mese. Questi è Giovanni Schiavon che, non potendo sopportare la situazione di impossibilità a mantenere i propri dipendenti al lavoro, non tollerando questa vergogna, questo pudore, si è tolto la vita. Ma questa è una situazione che non riguarda una o due persone; proprio perché lo Stato, proprio perché le banche pensano soltanto ai propri guadagni e i nostri imprenditori vengono abbandonati a loro stessi e a loro non resta altro, poiché non sono abituati ad andare ad elemosinare, trovano molto più onorevole...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Goisis.
ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, vorrei giustificare e chiarire un mio pensiero sul processo verbale. Quando ho parlato della proposta emendativa in ordine alla soppressione delle province era chiaramente da intendersi alternativa a quella della soppressione delle province e quindi non aggiuntiva, perché questo nel testo non appare e potrebbe creare della confusione ai lettori del resoconto. Quando ho parlato della domanda al relatore Baretta relativa alla detrazione fiscale del 36 per cento per ristrutturazioni nella quale ci è stato proposto e poi è stato votato un emendamento che inseriva gli scaldabagno a pompa di calore, volevo capire, in una manovra da 104 miliardi, quanto poteva essere interessato il Governo o il Parlamento ad inserire gli scaldabagni come fonti di calore, se si tratta di un'iniziativa endogena al Parlamento su una richiesta del Governo o se...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Simonetti.
MARCO DESIDERATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, anch'io intervengo ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento. Ieri - recito testualmente - ho dichiarato che il concetto di quoziente familiare di questo Governo è rimettere l'ICI sulla prima casa, rivalutare gli estimi del 60 per cento dopodiché fare uno sconto di 50 euro per i figli. Ora, alla parola estimi credo che vada aggiunto anche «catastali» perché non vorrei generare alcun equivoco e dove invece dico: «dopo di che, fare uno sconto di 50 euro per i figli» ho omesso - lo devo a questo Governo che ha inventato questa straordinaria misura che certamente indurrà le famiglie italiane a fare molti più figli - che trattasi di 50 euro non per figli complessivamente ma 50 euro per ogni figlio fino al concorrere di 400 euro.
Quindi, siamo certi che questa misura straordinaria del quoziente familiare servirà alle nostre famiglie.
DAVIDE CAVALLOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario D'Andrea, che, ieri, è stato con noi sino a tarda notte. Non so fino a che punto è rimasto sveglio, perché capivo e capisco quanto possa essere dura l'attività parlamentare e non l'attività di un professore universitario. Non so se ieri ha ascoltato il mio intervento legato alle pensioni, ai non vedenti presenti nel sud di questo Paese, ove la situazione sembra essere esattamente contraria rispetto a quella del nord del Paese. Infatti, in Basilicata, che lei conosce molto bene, vi sono dei non vedenti in una percentuale, rispetto alla popolazione, pari allo 0,35 per cento, mentre invece in Piemonte tale percentuale è dello 0,18 per cento. Vi è, ovviamente, una disparità tra nord e sud: al nord, la percentuale è più bassa rispetto a quella del sud. Pertanto, mi domando se si tratta di una pensione correlata, magari, ai raggi Pag. 7ultravioletti del sole o, magari, pensate che vi possa essere una correlazione tra pensioni di invalidità false, che, prevalentemente, come al solito, si riscontrano nel sud. Vorrei, dunque, capire se il sottosegretario ieri ha sentito questo intervento e se vorrà proporre...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cavallotto.
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo, in realtà, a breve distanza dall'ultimo mio intervento, in quanto stamattina abbiamo avuto la fortuna di essere ascoltati, in pochi e da pochi, alle ore 4,05. Durante il mio intervento avevo chiarito, con una certa severità, quelle che ritengo siano le posizioni da assumere nei confronti di questo Governo e quelle che, soprattutto, sono state le valutazioni oggettive che ci hanno portato a stare fuori dal Governo stesso.
Pertanto, avevo sollecitato tutti - e nel processo verbale ciò non è trascritto in modo puntuale - a porre l'attenzione su questo tema che oggi sarebbe stato affrontato da Il Sole 24 Ore. Quest'ultimo è stato grande sponsor di questo Governo e, soprattutto, regista dell'operazione che ha portato alla nascita dello stesso, devo dire, signor Presidente della Camera, con la sua complicità abbastanza evidente: una complicità istituzionale che avremmo preferito evitare di affrontare, perché ha creato un precedente che non esiste nella storia repubblicana, ossia il fatto che un Governo nato...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fava.
ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, anch'io intervengo ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, ma non so se basterà un minuto. Dunque, nel mio intervento dicevo: «anche alle aziende agricole, altro settore nevralgico in difficoltà, che magari si aspettava da parte vostra e dei tecnocrati europei...», è da intendersi: «da parte vostra, tecnocrati europei». E ancora: «Lo sa il Presidente del Consiglio che su 300 mila pensioni controllate tra il 2009 e il 2010 - parliamo di pensioni di invalidità - (...) il 25 per cento sono (...) fasulle?»; invece è da intendersi: «Lo sa il Presidente del Consiglio che sulle 300 mila controllate (...)». E ancora, più avanti, dicevo: «D'altronde non è che ci diate molto ascolto», rivolgendomi al sottosegretario D'Andrea che si stava addormentando. Più avanti è scritto,: «(...) vi ispiriate a Benito Mussolini a questo punto»; invece è da intendersi: «vi ispirate a Benito Mussolini». Ancora più avanti, dico: «Il professore andrebbe rimandato sicuramente, perché questa materia non l'ha studiata, non è preparato», è da intendersi: «Il professore...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Torazzi.
FABIO RAINIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAINIERI. Signor Presidente, vorrei far presente che se questa mattina vi fosse stato il segretario, probabilmente la trascrizione del dialetto parmigiano sarebbe stata fatta in modo corretto e non mi sarei dovuto, stamattina, riproporre a voi con questa specificazione. Comunque, volevo solo dire che «ai trop furbi casc el breghi» non è un'offesa nei confronti dei membri del Governo; intendevo semplicemente dire che una manovra di questo tipo, fatta da persone così importanti e con questi titoli di studio, poteva essere fatta tranquillamente anche da altre persone con meno titoli di studi ma con più capacità del mondo in cui si vive: avremmo sicuramente avuto una manovra più equa e meno di parte, rispetto a come, invece, è stata fatta e come stanotte abbiamo Pag. 8cercato di spiegare ai cittadini. Volevo poi anche parlare del fatto che, quando ho parlato del Ministro...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rainieri.
CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, a volte non si sente bene e forse dovrebbe avvicinare il microfono perché non avevo sentito che mi era stata data la parola.
Signor Presidente, nel mio intervento di ieri ho detto che alla Lega non era stato permesso di parlare: nonostante tutti i deputati della Lega si fossero iscritti, alla fine solo tre sono stati inseriti nei primi venticinque e tutti gli altri sono stati inseriti in fondo. Le mie parole erano state: allora mi deve spiegare come è possibile che cinquantasei sono stati messi per ultimi e solo tre sono stati messi tra i primi venticinque. Nel resoconto, invece, è stato riportato (cito testuale): «come è possibile che cinquantasette sono stati messi per ultimi e tre sono stati messi tra i primi (...)». Ora, cinquantasette più tre fa sessanta, noi siamo cinquantanove e, quindi, non è possibile. Io dissi «cinquantasei» sono stati messi per ultimi e tre nei primi venticinque. E questa è stata - lo ripeto - una cosa vergognosa, perché ieri non ci avete dato la possibilità di esercitare il nostro diritto democratico di opposizione e di...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Amico.
STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, la ringrazio anche per la sua attenzione, avendo lei dormito su guanciali d'oro stanotte, a differenza di qualcuno che ha lavorato. Intervengo sul processo verbale dal momento che, essendo intervenuto alle ore 3, vi è la necessità - scusandomi con chi ha stilato il resoconto - di rilevare alcuni errori, ma soprattutto non tanto quelli dattilografici, quanto quelli di concetto. Giustamente, stanotte l'onorevole Giachetti ha ripreso l'intervento, non conoscendo bene la storia del nostro Paese. Indubbiamente c'è da riconoscere che la patria è dove ci si trova a proprio agio e noi ci troviamo a proprio agio in Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). C'è da considerare che la patria è dove c'è il proprio cuore, i propri affetti e i nostri cuori...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Allasia.
EMANUELA MUNERATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, anche io intervengo per contestare una frase che è riportata nel mio intervento, laddove è scritto «cari colleghi, Ministri e Presidenti». Non dicevo «Presidenti», intendevo dire «Presidente del Consiglio» che ieri sera non c'era. Questo mi dispiace tantissimo, perché fare un turno di notte, anche per il Presidente del Consiglio, non sarebbe stato male, come lo fanno tantissimi operai e persone che guadagnano 1.000-1.200 euro al mese.
Visto che avevamo qui il Ministro Giarda, magari la sua intelligence avrebbe potuto consigliare al Presidente Monti di essere presente con noi per provare anche lui a fare un turno di notte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GIACOMO CHIAPPORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, vorrei fare alcune precisazioni. Ieri si è parlato con Giachetti di che cosa significava essere italiani, padani e quant'altro. Ho specificato - ma forse non si è Pag. 9compreso - che in questo Parlamento noi ci siamo venuti con il cuore, un cuore che ci ha unito, e con un progetto politico che chiamiamo Padania che è l'associazione di tutte le regioni del Nord che noi difendiamo.
Ho specificato che spero ci sia qualcuno che faccia altrettanto al sud, perché nord e sud, con lo stesso intento, toglierebbero qualche ladrone che ha governato questo Paese con questo «inciucio» che ormai si sta perpetrando in questo Parlamento. Mi riferisco al fatto che non si è avuto il coraggio di mettersi assieme e si è fatto un pastrocchio. Abbiamo scelto un Governo tecnico che dovrebbe fare per noi quello che noi non siamo riusciti a fare, cioè tappare i buchi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Chiappori.
PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, volevo rassicurarla un attimo e rassicurare anche il segretario che poi dovrà sottoscrivere il verbale, perché lo stavo rileggendo e devo dire che effettivamente quello che è scritto è proprio quello ho detto. Sono talmente stupito che volevo farlo presente a tutti.
È vero: ho parlato male del Governo, ho parlato male della manovra, dicevo che l'IMU se la sono inventata come nome per far pagare una nuova tassa sulla casa, ricordavo che invece di aumentare le tasse si potevano andare a diminuire le spese e gli sprechi e ho ricordato come sia stato fortunato l'onorevole D'Alema a vendere la barca prima che mettessero una nuova tassa.
Quindi, nonostante la mancata presenza del segretario d'Aula - questione che abbiamo sollevato spesso ieri sera - posso rassicurarlo di sottoscrivere pure il verbale che da parte mia non avrà contestazioni.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, ho letto il processo verbale e confermo in toto che quanto vi è scritto è ottimamente riportato. Solamente nell'ultima parte gradirei una specifica. Leggo testualmente: «Una manovra iniqua, abbiamo detto, che non favorirà certo la crescita. Aumentare la benzina: ecco, qui sì che avete avuto un'ottima idea. Nessuno ci aveva pensato mai prima. Siete stati molto originali». Spero che non mi abbiano preso alla lettera, perché non ho visto nessuno sorridere al banco del Governo ieri sera.
Era chiaramente una battuta ironica, molto ironica, e non vorrei che fosse presa alla lettera e considerata un premio al vostro lavoro. Magari ci troviamo con la benzina a due euro al litro prima della fine dell'anno. Gradirei che tra parentesi, dove c'è scritto «applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania» venisse anche indicato che, loro sì, hanno ben capito l'ironia del mio intervento. Pertanto, signor Presidente, la prego di mettere a verbale e, se possibile, rettificare la questione legata... .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Consiglio.
MANUELA LANZARIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, anch'io intervengo relativamente al processo verbale ai sensi dell'articolo 32, comma 3 del Regolamento. Nel mio intervento, quando ho parlato di enti locali, mi riferivo al fatto che questa manovra effettivamente è una manovra che va a tartassare i singoli lavoratori, i pensionati, i piccoli imprenditori, ma anche gli enti locali che sappiamo rappresentano un elemento Pag. 10molto importante e la spina dorsale, se vogliamo, del sistema istituzionale del nostro Paese.
La nuova IMU viene sbandierata come una possibilità per i comuni, ma se poi viene trattenuta dallo Stato, sappiamo che ai singoli comuni ritorneranno solo le briciole, soprattutto ai comuni del nord che sono quelli che hanno sempre rispettato il Patto di stabilità e che hanno una percentuale di dipendenti bassa rispetto agli altri, soprattutto del sud. Basti pensare a quello che abbiamo letto e visto alla televisione in questi ultimi giorni con delle sproporzioni molto elevate tra numero e percentuale di abitanti e di dipendenti pubblici tra nord e sud, un schiaffo alla moralità...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lanzarin.
JONNY CROSIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante JONNY CROSIO. Signor Presidente, intervengo onde evitare un eventuale incidente diplomatico con gli amici tedeschi. Questa notte, quando mi sono rivolto alla signora Merkel in tedesco - tra l'altro sono state riportate in maniera errata le parole in tedesco, ma questo lo possiamo risolvere con gli stenografi - quando affermo - questo ci tengo in modo particolare a puntualizzarlo - «Achtung Frau Merkel, fur mich ist ein Wein geferlich, das ist eine grosse Scheise», naturalmente mi riferivo al contenuto della manovra e non alla signora Merkel. JONNY CROSIO. Signor Presidente, intervengo onde evitare un eventuale incidente diplomatico con gli amici tedeschi. Questa notte, quando mi sono rivolto alla signora Merkel in tedesco - tra l'altro sono state riportate in maniera errata le parole in tedesco, ma questo lo possiamo risolvere con gli stenografi - quando affermo - questo ci tengo in modo particolare a puntualizzarlo - «Achtung Frau Merkel, fur mich ist ein Wenig geferlich, das ist eine grosse Scheise», naturalmente mi riferivo al contenuto della manovra e non alla signora Merkel.
NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, a pagina 156-157 del resoconto stenografico in cui si riporta il mio intervento nella nottata di ieri, facendo riferimento ai professori e al Governo dei professori, citavo un esimio professore a noi esponenti della Lega particolarmente caro, un professore un po' diverso rispetto ai professori che ci stanno governando. Mi riferisco al professor Gianfranco Miglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Credo che da parte della Presidenza, nel decennale della scomparsa del professor Miglio, tra l'altro già senatore, e da parte del Presidente - oggi fortunatamente presente - vi possa essere la sensibilità di accogliere per l'appunto l'occasione del decennale della scomparsa del professor Miglio per rendere omaggio anche in quest'Aula alla sua figura. Merito del professor Miglio è stato quello di poter portare e di trasferire il dibattito dalle (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nicola Molteni.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, anch'io volevo chiarire un passaggio di quanto ho detto ieri sera che si trova a pagina 21 del resoconto stenografico in merito al salvataggio delle banche. Praticamente volevo specificare che, così come Barack Obama quando ha salvato le banche negli Stati Uniti ha previsto un tetto per i dirigenti delle banche di 500 mila dollari (pari a 350 mila euro), così anche noi, visto che con questa manovra stiamo salvando le banche, volevamo mettere un tetto ai nostri dirigenti delle banche proprio di 350 mila euro.
Questi dirigenti delle banche così gravi e così eccezionali che, però, guarda caso, stanno fallendo e hanno bisogno dell'intervento dello Stato, dell'intervento dei nostri soldi, dei nostri cittadini. Con questa manovra andiamo a raccattare dove si può e soprattutto andiamo a raccattare sulla povera gente. Ecco, volevo specificare la necessità di maggiore attenzione a considerare gli emendamenti della Lega Nord che proprio volevano questo.
FRANCO GIDONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, intervengo naturalmente sul resoconto stenografico, a pagina 196. Probabilmente per l'ora tarda, perché erano le quattro e un quarto di questa mattina, quando dico «Dopodiché ricordo degli ordini del giorno» evidentemente, in buon italiano, volevo dire ricordo gli ordini del giorno già approvati da questa Camera. Quando, nel passo successivo, ricordo le risoluzioni n. 8353 del 2011 e n. 7827 del 2011 dicendo «a livello europeo» intendevo dire approvate dal Parlamento europeo. È questo un passaggio che si riferisce ad un emendamento che avevo presentato in Commissione e che tocca l'argomento delle centinaia di aziende italiane coinvolte nel crack libico, che avanzano attualmente quasi 300 milioni di euro di crediti certificati dal Governo libico. Allora, dicevo che, in base a queste risoluzioni, sarebbe possibile al Governo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gidoni.
DANIELE MOLGORA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, rispetto all'intervento di ieri volevo specificare che all'inizio parlavo del fatto che stanno per sciogliermi in una norma così strana. Ovviamente parlavo di uno scioglimento non fisico, ma di tipo istituzionale, riferendomi alla questione delle province. Ulteriormente, pongo una specificazione che riguarda l'aspetto dei rapporti con la Germania perché si dice che se rimarrà tale a Francoforte la questione relativa alla svalutazione dell'euro è evidente che questa manovra - volevo specificarlo - risulterà inutile. Infatti, la svalutazione dell'euro è l'unica cosa che ci può ridare competitività, mentre la manovra è assolutamente depressiva. A questo punto siamo diventati non solo schiavi di Roma, ma schiavi di Berlino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo è il problema che oggi emerge da questa manovra. Penso che essere schiavi di Berlino non piaccia sicuramente a nessuno. La questione relativa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molgora.
ANGELO ALESSANDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sul resoconto stenografico ho rilevato due errori. Dove parlo di aver fatto saltare il banco, avendo messo la burocrazia a governare il Paese senza essere eletta da nessuno, a pagina 145 del fascicolo, c'è un'altra struttura che abbiamo creato, che è da intendersi, invece, come un'altra stortura che avete creato. Dove invece faccio riferimento al «Terzo Pollo» dicevo l'UdC, i «cicicì» ed i «cococò» e non l'UdC, i «cicì» e i «cocò», per cui questo andrebbe modificato.
GIAN CARLO DI VIZIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, intervengo anch'io per chiarire il senso dell'intervento che è avvenuto stamani, relativo all'articolo 40 della manovra del Presidente Monti che contempla la possibilità dei lavoratori immigrati di potere lavorare nel nostro Paese anche sprovvisti del permesso di soggiorno. Volevo riferirmi al fatto che la politica dei Paesi industrializzati e benestanti testimonia il fallimento della contrapposizione tra il sud del mondo, che è povero e vive in condizioni di miseria, e che 3 miliardi di persone hanno a disposizione solo il 15 per cento delle ricchezze contro l'85 per cento delle ricchezze a disposizione di soli 700 milioni di abitanti. Quindi, volevo Pag. 12chiarire che l'appello fatto dall'allora Presidente del Senegal Senghor è tutt'oggi di attualità. La Lega si pone il problema che l'immigrazione deve essere...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Vizia.
CORRADO CALLEGARI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, sono sorpreso comunque di trovarla ancora seduto lì perché in passato mi era sembrato, ma forse avevo capito male, che lei si sarebbe dimesso dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ma a volte i giornali trascrivono male e a volte i discorsi in Aula vengono trascritti, come in questo resoconto, non correttamente, ma facciamo finta che non sia successo niente. Volevo correggere le mie dichiarazioni trascritte a pagina 192, dove dicevo, ed è stato scritto così, «È davvero difficile pensare alla ripresa del sistema produttivo se consideriamo i rincari» ma avete poi scritto «sulla benzina già in atto, l'ICI, i tagli sulle pensioni e il generale aumento delle tasse, compresa l'IVA». Intendevo, invece, dire che se consideriamo i rincari sui carburanti già in atto, l'ICI, i tagli sulle pensioni...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Callegari.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, al di là di chiederle, come è stato sottoposto ai Vicepresidenti che si sono alternati ieri sera, la regolarità complessiva del dibattito stante l'assenza dei segretari d'Aula, in particolare la richiamo alla pagina 199 del resoconto, dove il collega Montagnoli ha chiesto l'iscrizione... Presidente, Presidente, Presidente, mi scusi, le sto sottoponendo una questione delicata...
PRESIDENTE. Prego, le risponderò. Non si preoccupi.
GIANLUCA PINI. Mi risponderà se sente quello che dico.
PRESIDENTE. Non c'è bisogno di sentirlo, basta leggerlo successivamente.
GIANLUCA PINI. Addirittura! Va bene, vedo che la sua arroganza non ha limiti. La sua arroganza non ha limiti! La sua arroganza non ha veramente limiti! Lei è un cialtrone (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Onorevole Pini, non le consento di insultare la Presidenza. È proprio vero che ogni botte dà il vino che ha, onorevole Pini.
GIOVANNA NEGRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, forse ha dormito troppo e male questa notte perché non me l'aspettavo una reazione del genere. Comunque nel resoconto aggiungerei che, con una contrazione di 900 mila euro di ritorni dallo Stato, vedo difficile chiudere i bilanci e soprattutto vedo difficile dare dei servizi ai disabili, alle famiglie, alle scuole paritarie.
Ne approfitto poi, visto che c'è anche il Ministro Giarda, per ricordargli che l'intelligence dell'onorevole Fugatti ha scovato anche il suo primo viaggio quando non era ancora Ministro, quel viaggio strano che è andato su tutti giornali. Si tratta di dati attendibili che fanno notizia, quindi abbia anche lei un po' di rispetto nei nostri confronti.
FULVIO FOLLEGOT. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, nel mio intervento nel corso della seduta notturna avevo contestato al Governo di aver preso decisioni e di aver fatto delle scelte pesantissime prima di aver verificato alcuni dati relativi all'evasione fiscale, al numero dei dipendenti pubblici, alla spesa pubblica pro capite, alle false pensioni di invalidità e ai lavori socialmente utili. Intendevo con questo far capire al Governo che i dati relativi a questi oggetti ed in particolare all'evasione fiscale e alla spesa pubblica pro capite, rilevano soprattutto nelle regioni del Sud e quindi volevo chiarire che il Governo deve finirla di tartassare i cittadini e le piccole e medie imprese del Nord. Si tratta di un chiarimento che chiedo venga inserito nel resoconto stenografico.
PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, arrivando stamattina e leggendo il resoconto stenografico della seduta di ieri sera, nel mio intervento sottolineavo come i giornali vicini a questo Governo e quindi a Confindustria quali il Corriere della sera ed Il Sole 24 ore, invitavano a fare presto per sferzare l'economia per la ripresa e con ironia sottoponevo all'Aula l'ordine del giorno del secondo Consiglio dei ministri. Dicevo che al punto 4 dell'ordine del giorno del secondo Consiglio dei ministri si è trattata la ratifica di una Convenzione direi di portata epocale cioè la Convenzione internazionale sul controllo dei sistemi antivegetativi sulle navi. Tra la parola «antivegetativi» e la parola «sulle navi» manca la parola «nocivi» che invece risulta dal verbale del secondo Consiglio dei ministri di questo Governo. Il secondo errore che ho trovato è che laddove sottolineavo che questo è stato un Governo che ha aumentato la benzina e le tasse ed ha operato tagli...
PRESIDENTE. Grazie onorevole Grimoldi.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, a pagina 199, rigo 9 del resoconto stenografico di ieri, quando facevo riferimento all'opportunità per il Governo di introdurre l'obbligo di mandare come sottotitoli i compensi di certi presentatori ottimisti e di sinistra che pigliano 5 mila euro al giorno a quanto risulta, usavo la parola «signorini». Non volendo che la parola sia confusa con il cognome di un omonimo presentatore, che tra l'altro non è a carico della RAI, chiederei di sostituirla con «signori».
GIACOMO STUCCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, rileggendo il complesso degli interventi dei colleghi nel corso della seduta di ieri, volevo far notare come effettivamente il livello elevato dei medesimi interventi ha dato parecchi spunti di cui il Governo dovrebbe far tesoro. In modo particolare gli interventi dei colleghi Buonanno, Fava e Grimoldi sono stati sicuramente importanti, come del resto quelli dei colleghi Munerato ed Isidori hanno fornito spaccati di vita vera dei lavoratori padani che sono stati ignorati in questa manovra e che io credo invece debbano essere tenuti in considerazione per le importanti informazioni che hanno fornito in quest'Aula a tutti noi, che spesso tendiamo ad ignorare, perché voi vivete in altre realtà, quella dei palazzi e non sicuramente quella della Pag. 14gente che noi incontriamo quotidianamente. Credo anche, per concludere che, come dicevo ieri, nel 2011...
PRESIDENTE. Grazie onorevole Stucchi.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente e, anche se non stanno ascoltando, signor Ministro e signor sottosegretario, onorevoli colleghi, anche io volevo intervenire in base all'articolo 32, comma 3 del Regolamento per fare alcune precisazioni sul processo verbale. In particolare al quinto capoverso, decima riga, del resoconto stenografico relativo al mio intervento - non me ne vogliano i bravissimi nostri funzionari stenografi, forse mi sono spiegato male ieri sera, forse l'ora tarda ha fatto in modo che non potessi essere così chiaro -, quando è stato scritto che avete fatto questi grandissimi errori dando rilevanza al principio della casa, logicamente volevo dire che questo Governo ha voluto non prendere in considerazione l'importanza della casa per i nostri cittadini e, come invece è stato scritto sempre nel quinto capoverso, diciannovesima riga, che la tassa sulla prima casa non è una tassa sul lusso o sul reddito...
PRESIDENTE. Grazie onorevole Bragantini.
LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, ieri sera, quando nel mio intervento parlavo di vera e propria rivolta sociale fatta non dai centri sociali ma dalla gente per bene che ha una famiglia da portare avanti, dei figli da crescere e delle persone anziane di cui curarsi, volevo evidenziare che la Lega Nord persegue l'obiettivo primario di tutelare quel sistema di garanzia che si fonda sul rispetto dei principi e dei valori che rappresentano il motore di un Paese civile. I sacrifici ai quali siamo chiamati al fine di trovare la giusta stabilità nei conti per preservarci da eventi drammatici dovuti al periodo di crisi debbono essere necessariamente accompagnati da investimenti costruttivi volti a potenziare le strutture sane nella società, investimenti che mancano in questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), in primis la famiglia, nucleo fondamentale della società e primo ammortizzatore sociale e che invece qui viene letteralmente rovinata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, a pagina 190 del resoconto stenografico di ieri, dove è trascritto il mio intervento, ad un certo punto dico che «oggi più che mai le scelte inique vengono mal digerite e rischiano di creare un humus nel quale possono esplodere atti criminali». Ritengo sia più corretto scrivere «humus che può portare all'esplosione di atti criminali». Quando ho fatto riferimento a questo passaggio spero di non essere stato frainteso; non era mia intenzione incentivare tali atti ma il clima che sta montando non è la messa in scena degli indignati che recitavano a comando nelle piazze sino a ieri, è qualcosa che ha a che fare con la rabbia e la paura della gente onesta e operosa del Nord, che dei bizantinismi levantini romani non ne può più (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Certo, non era gente che rompe le vetrine ed incendia le auto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente... (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania.
PRESIDENTE. Cosa succede (Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si levano dei fischi)?
Vi prego di assumere però un atteggiamento consono a quest'Aula: sono i pecorai che fischiano solitamente, non i deputati.
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, sull'ordine dei lavori le concederò la parola al termine degli interventi.
Onorevole Buonanno, prego (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GIANLUCA BUONANNO. Io parlo, ma solo se posso parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, parli!
GIANLUCA BUONANNO. Posso parlare?
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, prego, e dica al suo collega di consentirle di parlare.
GIANLUCA BUONANNO. Nel mio intervento di stanotte ho sottolineato una cosa sulla CGIL, cioè di quella banda di comunisti che non paga l'ICI e viene a fare la morale a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). I sindacati non pagano l'ICI! Non presentano i bilanci di miliardi di euro! I sindacati si dovrebbero vergognare, la CGIL per prima! E la scuola è piena di comunisti, che si devono vergognare di come gestiscono la scuola pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Sono lì anche questi elementi, sono scritti anche nel resoconto di quanto ho detto.
Signor Presidente, se vogliamo fare veramente pulizia, in maniera, per così dire, virtuale, qua ci vuole il lanciafiamme, non parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Il lanciafiamme (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
ERALDO ISIDORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERALDO ISIDORI. Signor Presidente, contesto la pensione: quando uno ha maturato i 40 anni di contributi, è giusto che vada in pensione e quindi dare posto ad un giovane.
Contesto l'ICI sulla prima casa: è un bene dovuto.
Contesto l'aumento della benzina e del gasolio, soprattutto per gli autotrasportatori, che pagano circa mille euro al mese in più su queste cose: sono veramente una rapina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sono così conclusi gi interventi sul processo verbale, ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento. Ovviamente gli interventi, che sono stati svolti per chiarire il proprio pensiero, figureranno nel resoconto stenografico della seduta odierna.
Pertanto, se non vi sono obiezioni, il processo verbale si intende approvato.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ci sono obiezioni.
PRESIDENTE. Quindi, lei chiede che il processo verbale venga votato?
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Sì, chiedo che venga votato.
Pag. 16Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,02).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avrà luogo una votazione mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso sospendo la seduta che riprenderà alle 11,15... (Gli onorevoli Buonanno e Rainieri prendono posto ai banchi del Governo ed espongono un cartello recante la scritta: «No ICI»).
Onorevole Buonanno! La prego di togliere immediatamente quel cartello. Lei è espulso dall'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Onorevole Rainieri, lei è espulso dall'Aula (Vivi commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Onorevoli Buonanno e Rainieri, uscite immediatamente dall'Aula!
Prego i deputati questori di fare eseguire immediatamente la disposizione della Presidenza, allontanando immediatamente i colleghi Buonanno e Rainieri (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevole Stucchi, la invito ad allontanarsi.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,07, è ripresa alle 11,30.
PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stata avanzata dall'onorevole Reguzzoni la richiesta di porre in votazione il processo verbale.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, il processo verbale della seduta di ieri...
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, avevo chiesto nel mio primo intervento la possibilità di intervenire su...
PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, le ha già risposto ieri il Presidente. Dopo il suo intervento ha parlato l'onorevole Reguzzoni affermando, a nome del suo gruppo, che quello sarebbe stato l'ultimo intervento. Pertanto, non posso accogliere la richiesta che ha già avanzato nella seduta notturna e che avanza nuovamente questa mattina.
Inoltre, ho già indetto la votazione, quindi le ho dato la parola in via del tutto eccezionale.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Binetti... Si può assistere l'onorevole Binetti? Onorevole Barbato... Onorevole Fedriga...
(È approvato).
La Camera approva per 209 voti di differenza.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Tommaso Foti e Mura sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
I colleghi che hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori avranno ovviamente, come è loro diritto, la parola prima della sospensione della seduta, ma dopo aver esaurito i punti all'ordine del giorno. Secondo consolidata prassi andiamo avanti (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (A.C. 4829-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Onorevoli colleghi! L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione e le modifiche apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 14 dicembre 2011).
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti, da ultimo, gli interventi sul complesso degli emendamenti (Per le proposte emendative presentate agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 14 dicembre 2011).
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4829-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, a ciò autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, la prego di tornare ai banchi del suo gruppo! Onorevole Caparini, torni ai suoi banchi (Proteste del deputato Caparini)!
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ...dell'articolo unico del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (A.C. 4829-A), nel testo approvato dalle Commissioni (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si scandisce: «Vergogna, vergogna!»).
PRESIDENTE. Avendo il Governo posto la questione di fiducia sull'approvazione... Onorevole Scilipoti, si calmi (Proteste del deputato Scilipoti)! Avendo il Governo posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 4829-A, le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno luogo domani, a partire dalle ore 10. La seduta avrà inizio in ogni caso alle ore 9, con ripresa televisiva diretta degli interventi di un rappresentante per gruppo per e ciascuna componente politica del gruppo Misto. Al termine delle dichiarazioni di voto sulla fiducia avrà luogo la votazione per appello nominale. Seguiranno, quindi, l'esame e la votazione degli ordini del giorno, per la cui presentazione il termine è fissato alle ore 20 di oggi.
Come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, nella stessa giornata di domani, dalle ore 18, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione finale del disegno di legge di conversione.
Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento (ore 11,40).
ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 18
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, ieri ho svolto un intervento su un collega che con il suo gravissimo comportamento ha mandato in onda anche ieri - perché ormai ciò accadrà ogni settimana ad ogni puntata - filmati che ha realizzato con una telecamera nascosta in cui vengono ripresi deputati, commessi, funzionari.
Lei, signor Presidente, ha l'obbligo di denunciare il deputato! Tra l'altro, ciò è in violazione dell'articolo 15 della Costituzione (Applausi)!
Ma che Presidente della Camera abbiamo, che non difende le Istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) alle quali appartiene? Lei caccia Buonanno della Lega, e a Barbato si permette ancora di votare e di rimanere in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E lei, Presidente, si sta facendo la campagna elettorale sulla pelle nostra. Si tolga la Fondazione della Camera che andrà a presiedere (che sono 600 mila euro l'anno), e si dimetta! Si vergogni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, volevo rappresentare una situazione, che è quella che ho ricordato stamattina, e spero che i colleghi dimentichino per un attimo queste diatribe e queste polemiche. Voglio parlare a proposito dell'ultimo, ennesimo suicidio che è avvenuto in provincia di Padova, nella nostra zona del nord est, di un imprenditore che non riuscendo più a sopportare il peso delle tasse, delle imposizioni, delle banche (lo stillicidio omicida delle banche) si è suicidato. Questo è l'ultimo suicidio nell'arco di un anno e mezzo. Sono morti in questo modo una ventina di imprenditori. L'ultimo è Giovanni Schiavon, per il quale io chiedo a lei, Presidente, di far osservare ai nostri parlamentari un minuto di silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché credo che queste realtà, questi sacrifici, debbano ottenere l'onore e il rispetto che meritano. Auspico che lei sia così attento anche a queste posizioni, a queste situazioni di sacrificio che esistono nel nordest, e che dia seguito a questa nostra richiesta.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, è evidente che di fronte ad una tragedia quale è quella che lei ha evocato, tutti, senza alcuna distinzione, debbano provare nel profondo del loro cuore la più ampia comprensione, ammesso che si possa usare un termine di questo genere di fronte alla scelta di chi si toglie la vita, e il silenzio che ha accolto le sue parole e sta accogliendo le mie considerazioni credo che valga a nome di tutta la Camera dei deputati come sottolineatura delle parole che lei così nobilmente ha voluto pronunciare (Applausi).
RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, faccio riferimento - e avevo chiesto infatti precedentemente di intervenire sull'ordine dei lavori - alla seduta che si è tenuta in I Commissione (Affari costituzionali) il 13 dicembre 2011, durante la quale, grazie alla cortesia del presidente Bruno, ho fatto un intervento sull'ordine dei lavori che riguardava una situazione molto sgradevole che si è creata per i membri della Commissione. Mi riferisco al fatto che la Commissione ha svolto il suo lavoro dando un parere di incostituzionalità su alcune scelte del Governo. In merito a ciò purtroppo - è un tema abbastanza importante - e al mio intervento in Commissione sull'ordine dei lavori, sono poi intervenuti tutti i colleghi - peraltro in maniera molto articolata - e lo stesso presidente Bruno si è preso carico di farle pervenire il verbale di quella riunione di Commissione. Tutti noi abbiamo espresso la necessità (e spero di trovare conferma, Pag. 19perché così è scritto nel verbale) di una comunicazione istituzionale da parte della Presidenza, che non sia parziale rispetto ad alcune situazioni ma che trovi la necessaria chiarezza su determinati aspetti.
Penso che sia gravissimo che per una comunicazione istituzionale non ben fatta, i miei colleghi della I Commissione si siano trovati insultati e minacciati semplicemente perché non ci si riesce a spiegare. Credo Presidente - lo dico senza polemica - che quando lei fa le conferenze stampa per parlare dei deputati, in particolare quando farà la prossima, debba cogliere l'occasione per spiegare cosa fanno i deputati, spiegando che anche in quel caso particolare la Commissione Affari costituzionali ha fatto semplicemente il suo lavoro su una cosa artatamente mal confezionata dal Governo.
Se vuole le passo io il verbale o posso darlo ai commessi affinché glielo facciano arrivare, in modo tale che possa leggere sia il mio intervento, che quello di tutti i colleghi.
PRESIDENTE. Approfittando del clima apparentemente, ma spero di non sbagliarmi, più sereno, pur in assenza dell'onorevole Mussolini che ha posto una questione, ritengo doveroso, da parte della Presidenza, comunicare che il Collegio dei questori ha già chiesto spiegazioni all'onorevole Barbato, in ragione della sua dichiarazione pubblica, che non mi risulta essere stata successivamente smentita, di rivendicazione dell'azione volta a filmare e registrare ciò che accade all'interno dell'Aula, cose vietate, come è noto; il Collegio dei questori, appunto, è stato invitato dalla Presidenza a svolgere, ascoltando in primo luogo l'onorevole Barbato, un'istruttoria onde consentire alla Presidenza stessa, a seguito della medesima, di porre, se la questione verrà confermata - vale a dire se l'onorevole Barbato non smentirà quanto ho detto - all'Ufficio di Presidenza il problema in ragione di una palese e dichiarata violazione di quello che è il nostro Regolamento interno.
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Donadi, su questa questione non concedo ulteriormente la parola. Se vuole si iscriva anche lei sull'ordine dei lavori, ma al termine degli altri interventi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava, non è presente; s'intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, intervengo perché oggi si è svolto un altro capitolo negativo per il Parlamento. Dopo quello che abbiamo visto nei giorni scorsi nelle Commissioni, dove sono state annullate votazioni di emendamenti della Lega Nord Padania che erano passati e sono stati cancellati, siamo arrivati anche al bavaglio in Aula. Oggi, infatti, un'altra volta è avvenuto un ulteriore fatto gravissimo: il presidente del gruppo della Lega Nord Padania ha fatto una richiesta al Governo e a questa maggioranza, una maggioranza non bulgara, ma sovietica, di 570 deputati; ha fatto una richiesta molto semplice, ossia di votare almeno venti emendamenti della Lega Nord Padania. A questa richiesta non è stata neanche data risposta. Perché il Governo non risponde, signor Presidente? È dovuta la risposta alle richieste di un gruppo. Nessuno ha detto niente, solamente perché avete paura degli emendamenti della Lega Nord Padania, in quanto sono giusti e sapete che molti parlamentari li voteranno. Per favore, quindi, una risposta ci vuole. Non è possibile che le richieste dell'unico movimento che rappresenta l'opposizione in questo Parlamento, non siano neanche ascoltate. Noi pretendiamo di avere una risposta. La risposta, però, signor Presidente, lei l'ha già data nei fatti, facendo andare avanti i lavori, nonostante questo fosse un intervento sull'ordine dei lavori. Questa mia dichiarazione, questa mia ulteriore richiesta, doveva intervenire prima che il Ministro ponesse la questione di fiducia. Infatti, si poteva aderire alla richiesta Pag. 20della Lega Nord Padania di votare gli emendamenti prima di mettere la fiducia. Ma la fiducia ormai è stata messa e, quindi, è stato prevaricato ancora il diritto dell'opposizione. Signor Presidente, lei non può essere di parte, non può prendere la parte del Governo. C'è già una maggioranza sovietica, per favore almeno lei tuteli anche le opposizioni perché così non si può continuare.
PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, senza alcuno spirito polemico, era sufficiente che lei chiedesse la parola, non sull'ordine dei lavori, ma per richiamo al Regolamento.
ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, capisco che ormai vi è una maggioranza bulgara - destra, sinistra, comunisti e caimano - a cui si accoda lei con il Presidente della Repubblica, però lei oggi ha svolto una serie di richiami quando, mentre stavamo lavorando, il collega Conte si è seduto un buon quarto d'ora di fianco al Ministro Giarda, sotto i suoi occhi, e lei ha fatto finta di non vederlo, oppure era disattento. Successivamente, ancora sui banchi del Governo, fino a due minuti fa, c'era la collega Roccella. Allora lei, signor Presidente, non può poi dire che qua non si rispetta il Regolamento se lei è il primo che, in una situazione di questo genere, non interviene e non lo fa rispettare. Altrimenti, andremo sempre peggio e l'andamento dei lavori sarà sempre più caotico, ma la responsabilità non sarà nostra, perché noi subiamo tutte le prevaricazioni che derivano da questo suo comportamento disinvolto che, apparentemente, sembra poggiare sul fatto che, siccome vi è una larghissima maggioranza, la minoranza si può cancellare.
PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, anche nel suo caso, senza alcuno spirito polemico, le faccio presente che l'intervento della Presidenza nei confronti dei colleghi Buonanno e Rainieri, non era relativo al fatto che essi fossero momentaneamente seduti ai banchi del Governo, ma al fatto che avessero esposto dei cartelli, cosa che, come lei sa, non è consentita in questa sede.
DAVIDE CAPARINI. Hai creato tu il precedente!
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, la richiamo all'ordine.
DAVIDE CAPARINI. Hanno scritto: «assassino»!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Chiappori, non è presente; s'intende che vi abbia rinunciato. Onorevole Caparini, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, in quest'Aula si sta instaurando un clima molto pesante. Il collega Torazzi la richiamava giustamente al rispetto del Regolamento; le evidenzio che lei ha parlato della questione di fiducia quando erano già le ore 11,30, dicendo che la suddetta questione di fiducia sarebbe stata votata domani mattina alle 10, mentre devono passare 24 ore. Allora c'è qualcosa che non torna qui dentro. Non vorrei che questa situazione - e qui ritorno ai tempi in cui i consoli romani nominavano un dictator - fosse prodroma domani di una situazione di regime che si va ad instaurare in questo Paese. Io dico no a questo e i cittadini dovrebbero ringraziare la Lega Nord Padania perché è qui a fare opposizione e a garantire la democrazia di questo Paese e di quest'Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, la ringrazio per aver correttamente ricordato che le dichiarazioni di voto cominceranno Pag. 21alle ore 10 come deciso ieri nella Conferenza dei presidenti di gruppo.
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ovviamente nulla dirò, perché so che nulla posso dire, sulla comunicazione che lei ha fatto all'Aula relativa all'onorevole Barbato. Quindi parlo di fatti diversi, anche se collegati, che nulla hanno a che vedere con questa circostanza. Intervengo per segnalarle un altro fatto pubblico - perché anche quello è finito sui giornali - ma che in qualche modo è collegato, visto che proprio chi ha denunciato in quest'aula la vicenda poi ammessa dall'onorevole Barbato, cioè l'onorevole Mussolini, non più di qualche mese fa fece una fotografia in quest'aula che ritraeva in una conversazione privata l'onorevole Bocchino e l'allora Ministro Carfagna, fotografia che fece il giro di tutti i giornali. Le chiedo allora che nell'Ufficio di Presidenza, nel quale discuterete della posizione dell'onorevole Barbato, si discuta unitamente anche di quella vicenda che, mi pare, non abbia dal punto di vista tecnico-regolamentare una valenza diversa.
In secondo luogo mi permetto anche di sollecitarla a sottoporre alla valutazione dell'Ufficio di Presidenza una questione differente: se è vero che l'onorevole Barbato ha riconosciuto di aver tenuto un comportamento che lei ritiene di sottoporre al giudizio dell'Ufficio di Presidenza, è anche vero che, se anche questo suo comportamento fosse contrario al Regolamento, in ogni caso resta il fatto che sono state registrate dichiarazioni di parlamentari che hanno sostanzialmente riconosciuto di aver scambiato il loro voto per vantaggi economici. Credo che anche su questo sarebbe opportuno, e forse ben più che non sulle dichiarazione dell'onorevole Barbato, che l'Ufficio di Presidenza aprisse una discussione o che lei rinviasse la questione alla Giunta per il Regolamento, per valutare se non vi siano iniziative da prendere (o modifiche regolamentari da adottare) nei confronti di deputati che dichiarino esplicitamente - lo dico per sintesi e per capirci - di avere in qualche forma venduto il loro voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, relativamente a quest'ultimo intervento, ma anche a quanto è stato detto prima, voglio dire che a mio avviso non è proprio la stessa cosa fare una foto - che può fare qualunque fotografo - e riprendere clandestinamente un collega. Presso di noi, che a volte neghiamo l'autorizzazione dei magistrati ad intercettare, sono state fatte intercettazioni con dispositivi occulti. È un altro tipo di atto, signor Presidente. Le chiedo dunque di ricordare al Collegio dei questori che la cosa è ben più grave. Non solo: le immagini sono state manipolate perché, mentre la foto è stata pubblicata nella sua interezza - e quindi il documento fotografico inizia e conclude la vicenda raffigurata - qui si è spezzettato il filmato selezionando parti scelte e soprattutto mandandole alla televisione nazionale. Questo è un atto grave, a mio avviso, anche sul piano dei rapporti umani.
Inoltre c'è stato anche un altro fatto su cui qui sono state sollecitate risposte: lei sa benissimo che un'intercettazione fatta in questa maniera, non verrebbe mai ammessa da nessun giudice in alcun processo civile e tanto meno penale. Tale intercettazione è stata effettuata, tra l'altro, da un deputato che appartiene, proprio ad un partito che si richiama alla legalità. È legale fare intercettazioni con apparati segreti? Perché se lo è, allora lo possiamo fare tutti. Se nessuno dei 630 deputati ha mai fatto una cosa del genere, pur nella durezza dello scontro politico, credo che una ragione ci sia; perché ci sono soglie di correttezza umana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo popolo della Libertà) che non Pag. 22dovrebbero mai essere superate da chi usa un documento ottenuto in questa maniera contro la casta di cui fa parte. L'onorevole Barbato si dimetta e poi faccia il fotoreporter clandestino, che quella è la sua professione; e l'onorevole Di Pietro, che si richiama alla legalità, si dovrebbe ricordare anche di tutte le leggi. Non si intercettano i parlamentari, tanto meno in aula.
SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo brevemente sul tema introdotto dall'onorevole Goisis, da un lato per esprimere anche il nostro cordoglio alla famiglia dell'imprenditore edile Giovanni Schiavon, che si è tolto la vita, ma anche per precisare le ragioni del suo gesto drammatico. L'onorevole Goisis ha parlato della stretta delle tasse e del sistema creditizio, ma in realtà i giornali locali oggi in Veneto giustificano questo atto drammatico (anche con interventi del presidente della Confartigianato regionale e del presidente dell'ANCI regionale) evidenziando - e qui sono molto felice che il Governo ci stia ascoltando - che questi casi drammatici che stanno accadendo in Veneto, ma non solo, sono determinati soprattutto da una ragione: il ritardo nei pagamenti tra privati e soprattutto da parte delle pubbliche amministrazioni, che negli ultimi tre anni e mezzo si è drammaticamente allungato. Questo Governo ha rinviato ulteriormente il recepimento della direttiva dell'Unione europea che impone tempi certi nei pagamenti, cosa che è invece assolutamente necessaria, come invocano le associazioni di categoria; questo è il tema centrale. Va data soluzione rapida e risposta immediata ad imprenditori che sono costretti ad aspettare il 57 per cento del tempo - che era già lungo - in più, per il pagamento delle loro forniture e prestazioni di servizi, tanto più nell'ipotesi di stretta creditizia e di aumento degli interessi. Il tema è davvero drammatico. Dipende dal Governo e da questo Parlamento farci tornare ad essere un Paese civile su una questione che non è solo quella relativa al sostegno dell'economia e del suo funzionamento regolare, ma soprattutto quella del mantenere fede alla parola data. Lo Stato chiede il pagamento in tempi certi di ciò che gli è dovuto, e ciò è sacrosanto; mette sanzioni e interessi pesanti e ci sono agenzie che fanno il loro dovere perché tutto questo venga rispettato. Ma non possiamo permettere che aziende sanitarie locali paghino con 400 giorni di ritardo e che i comuni siano costretti per il patto di stabilità a pagare a 180 giorni. Tutto questo deve essere risolto. Questa è la questione fondamentale per la crescita del nostro Paese.
Prego il Ministro Giarda, che è qui presente a nome del Governo, di affrontare con l'Esecutivo questo tema e di portarci rapidissimamente in Parlamento soluzioni sostenibili e rigorose, che permettano alla gente che sta lavorando e pagando le tasse, di poter incassare quello che gli è dovuto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo brevemente sul tema introdotto dall'onorevole Goisis, da un lato per esprimere anche il nostro cordoglio alla famiglia dell'imprenditore edile Giovanni Schiavon, che si è tolto la vita, ma anche per precisare le ragioni del suo gesto drammatico. L'onorevole Goisis ha parlato della stretta delle tasse e del sistema creditizio, ma in realtà i giornali locali oggi in Veneto giustificano questo atto drammatico (anche con interventi del presidente della Confartigianato regionale e del presidente dell'ANCEregionale) evidenziando - e qui sono molto felice che il Governo ci stia ascoltando - che questi casi drammatici che stanno accadendo in Veneto, ma non solo, sono determinati soprattutto da una ragione: il ritardo nei pagamenti tra privati e soprattutto da parte delle pubbliche amministrazioni, che negli ultimi tre anni e mezzo si è drammaticamente allungato. Il precedente Governo ha rinviato ulteriormente il recepimento della direttiva dell'Unione europea che impone tempi certi nei pagamenti, cosa che è invece assolutamente necessaria, come invocano le associazioni di categoria; questo è il tema centrale. Va data soluzione rapida e risposta immediata ad imprenditori che sono costretti ad aspettare il 57 per cento del tempo - che era già lungo - in più, per il pagamento delle loro forniture e prestazioni di servizi, tanto più nell'ipotesi di stretta creditizia e di aumento degli interessi. Il tema è davvero drammatico. Dipende dal Governo e da questo Parlamento farci tornare ad essere un Paese civile su una questione che non è solo quella relativa al sostegno dell'economia e del suo funzionamento regolare, ma soprattutto quella del mantenere fede alla parola data. Lo Stato chiede il pagamento in tempi certi di ciò che gli è dovuto, e ciò è sacrosanto; mette sanzioni e interessi pesanti e ci sono agenzie che fanno il loro dovere perché tutto questo venga rispettato. Ma non possiamo permettere che aziende sanitarie locali paghino con 400 giorni di ritardo e che i comuni siano costretti per il patto di stabilità a pagare a 180 giorni. Tutto questo deve essere risolto. Questa è la questione fondamentale per la crescita del nostro Paese.
Prego il Ministro Giarda, che è qui presente a nome del Governo, di affrontare con l'Esecutivo questo tema e di portarci rapidissimamente in Parlamento soluzioni sostenibili e rigorose, che permettano alla gente che sta lavorando e pagando le tasse, di poter incassare quello che gli è dovuto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, desidero intervenire per invitarla ad una maggiore attenzione e ad una difesa di questa istituzione verso tutti quei giornali, quelle testate o, comunque, quelle eventualità che vedono il Parlamento sbeffeggiato, dentro e fuori: dentro, da tutti coloro che non si comportano in modo onorevole e, quindi, approfittano dei momenti per filmare e fotografare. Purtroppo, a fare queste cose non sono soltanto le persone come l'onorevole Barbato, il quale, dall'inizio, ha deciso di fare della sua azione politica qualcosa di molto eclatante, ma anche persone come l'onorevole Giachetti, il quale, ormai, sistematicamente, realizza filmati, come ha fatto prima per dieci minuti. Pag. 23
Pertanto, dal momento che l'onorevole Giachetti richiama sempre il Regolamento con una conoscenza che ammiriamo tutti, le chiedo: dato che, o si può fare una cosa o non la si può fare, allora cambiamolo questo Regolamento! Tuttavia, ritengo che in quest'Aula debba tornare - e che debba essere lei, il primo fra tutti - un rispetto per l'istituzione. La prima volta che sono entrata in questo luogo, veramente ho provato emozione perché pensavo a tutte le persone che hanno fatto tante cose importanti per questo Paese e si sono sedute su questi scranni. Dobbiamo ritornare - noi, e lei prima di tutti, fra noi - a dare importanza e autorevolezza a questa istituzione.
La china che si è presa è vergognosa. Tanti non interventi - non solo gli interventi, ma tanti non interventi - fanno più danno degli interventi dell'onorevole Barbato. Quindi, tanti silenzi non mi piacciono e non ci piacciono, anche i suoi, signor Presidente, purtroppo.
Pertanto, la invito a fare una riflessione seria e a diffidare, talvolta, anche da quelle trasmissioni che regolarmente screditano, magari per i comportamenti sbagliati di un singolo deputato, tutta la nostra Aula e la nostra istituzione.
Infine, poiché non ho avuto modo di apportare una correzione, vorrei solo lasciare agli atti un mero errore presente a pagina 169 del resoconto stenografico della seduta di ieri con riferimento al mio intervento: anziché «c'è un Governo Berlusconi», ovviamente bisogna intendere «c'era un Governo Berlusconi» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento ai sensi dell'articolo 57, in quanto lei ha posto in votazione il processo verbale, ancorché prima vi fossero tanti interventi, sia sull'ordine dei lavori, sia da parte del collega Bragantini per un richiamo al Regolamento. Sono state fatte delle votazioni. Lei ha - secondo noi, assolutamente sbagliando - dichiarato l'espulsione di due colleghi, Buonanno e Rainieri, i quali, poi, hanno votato.
L'articolo 57 dice che: «Quando si verifichino irregolarità, il Presidente, apprezzate le circostanze» - e le può verificare dal verbale redatto - «può annullare la votazione e disporre che sia immediatamente ripetuta. Il risultato della votazione della Camera è proclamato dal Presidente con questa formula (...)».
Dal momento che è chiaro e oggettivo che i colleghi sono presenti in aula, per cui la votazione è assolutamente falsata dai voti di due persone che non ci dovevano essere visto che lei li ha espulsi, le chiedo formalmente - è una sua facoltà, ma è una cosa oggettiva - di applicare l'articolo 57, annullando la votazione sul processo verbale e sui procedimenti conseguenti, e di riproporre immediatamente la votazione in aula.
PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, la Presidenza aveva notato la presenza in Aula dei colleghi Buonanno e Rainieri, nonostante fossero stati espulsi dalla Presidenza medesima.
La votazione, come lei sa, è valida in quanto senza registrazione di nomi. In ogni caso, avendo giustamente chiesto alla Presidenza di rispettare il Regolamento, le comunico che gli onorevoli Buonanno e Rainieri, non avendo ottemperato alla decisione assunta dalla Presidenza di non partecipare alla seduta in quanto espulsi, saranno deferiti dalla Presidenza al Collegio dei questori, onde poter valutare in sede di Ufficio di Presidenza i provvedimenti disciplinari da adottare nei confronti dei medesimi.
GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 24
GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, siamo un Parlamento che in un certo senso rappresenta antropologicamente il passaggio dalla cultura della violenza alla cultura del confronto. Grazie anche a lei, onorevole Fini, e grazie, ad esempio, all'onorevole Veltroni, in questo Parlamento non ci sono più echi, né di fascismo, né di comunismo, né si odono giornalmente echi di Sorel, cioè a dire elogi della violenza. Di ciò sono fiero e ringrazio tutti i colleghi perché evidentemente quel passato è ormai probabilmente un passato conchiuso: non solo chiuso, ma conchiuso.
Tuttavia, vorrei segnalare a lei che il «collega» Barbato - dico collega tra virgolette, perché francamente debbo dire che non nutro una particolare stima per lui - varie volte ha evocato una jacquerie - non so se il collega sappia cosa significa - a colpi di forcone contro questa Camera e contro tutti noi.
È straordinario che non siano stati adottati provvedimenti dinanzi ad espressioni che sono, non voglio dire criminali, ma quanto meno arcaiche, ossia risentono di un passato remoto che per fortuna è scomparso.
Ebbene, vorrei che nell'inchiesta sull'onorevole Barbato fossero considerati anche i resoconti dei suoi interventi, in cui auspicava che noi parlamentari fossimo presi, a casa nostra o addirittura qui in aula, a colpi di forcone. Mi pare che queste espressioni non siano degne di un parlamentare del 2011 (Applausi polemici del deputato Barbato).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola, come lei può testimoniare, prima che parlasse la collega della Lega che mi ha chiamato in causa, in quanto, effettivamente, se lei mi consente, nei cinque minuti a mia disposizione, vorrei svolgere una premessa di carattere generale e poi entrare nello specifico.
In termini generali, signor Presidente, penso che sia molto utile che venga affrontato l'argomento relativo a ciò che i deputati possono fare in Aula in termini di testimonianza con i mezzi del 2011, ove lo ritengano e laddove possano.
Partiamo sempre dal presupposto che noi, signor Presidente, siamo persone pubbliche e stiamo qui dentro a svolgere un mandato parlamentare su mandato popolare e comunque siamo responsabili anche di quello che facciamo in questa sede, diversamente da quello che facciamo tra le mura di casa nostra.
Non dimentichiamo mai questo concetto, perché, diversamente, potremmo tollerare che qui avvenga qualunque cosa, magari non documentata, perché è come se fosse casa nostra. Questa è la casa del popolo, dove noi dimostriamo di essere quello che siamo in tutto quello che facciamo. Lo dico perché deve essere chiaro.
Ora, perché penso che il tema lo dobbiamo affrontare, signor Presidente? Perché in quest'Aula, come è giusto che sia per me - e le dico che per me ha fatto male l'Ufficio di Presidenza ad intervenire sui fotografi in quel modo, anche se rispetto la decisione dell'Ufficio di Presidenza, ma io non l'avrei fatto - noi dalla mattina alla sera siamo, per così dire, come è giusto che sia, per il diritto di cronaca, per mille ragioni, sotto gli occhi dei teleobiettivi, delle telecamere di fotografi e cameraman e via dicendo. Pertanto, trovo assolutamente arcaico, fuori storia e ridicolo il fatto che ci sia vietato, usando quel metodo a mio avviso leale ed onesto, cioè quello di fare cronaca rispetto a quello che succede in Aula, di utilizzare il telefonino per fare una ripresa piuttosto che una fotografia. Infatti, personalmente - questo voglio dire alla collega della Lega - questo ho fatto.
Penso che, se bisogna mettere file di commessi a difendere dei deputati perché non siano aggrediti o succedono effetti di Pag. 25un certo tipo e se non c'è l'informazione che lo possa far vedere, penso di avere personalmente il diritto di farlo e anche il dovere di farlo e di raccontarlo alle persone che magari non possono vedere ciò che ciascuno di noi, compreso me, fa qua dentro.
Chiarito questo, voglio dare atto e ragione alla Presidenza - lei sa, signor Presidente, che io nei suoi confronti ho avuto anche occasione... - sul fatto che, perennemente, ogniqualvolta sono stato artefice di fotografie e via dicendo, dapprima il personale d'Aula è venuto a richiamarmi e poi mi è venuto a richiamare formalmente il questore Albonetti, dicendomi che aveva il mandato di dirmi che non si possono fare determinate cose.
Ho detto al questore Albonetti, ed è quello che dico a lei, che avrei continuato perché avrei voluto creare un caso affinché l'Ufficio di Presidenza valutasse questa cosa, ossia: quali sono i limiti qui dentro? Concludo, signor Presidente, semplicemente per dirle che ho usato le riprese e ho messo sul mio profilo ciò che accade nell'Aula facendo ben vedere quello che facevo, non usando una telecamera nascosta e non investendo altri che i miei colleghi parlamentari e non personale preso a tradimento.
Dico che l'onorevole Barbato ha fatto una cosa, dal punto di vista della causa, bellissima, però non c'è necessariamente, come accade in questo periodo, la televisione per far vedere queste cose, tanto più se si pensa che si sta compiendo un reato. C'è un altro soggetto che molto probabilmente è interessato a questo ed è la magistratura. Magari dà un po' meno di popolarità, raccoglie un po' meno di populismo in genere, aiuta meno a gettare un po' di fango ulteriore - perché in questo momento rende, onorevole Barbato - ma sarebbe più serio, avendo in mano un documento di quel tipo, se oltre a farlo girare per le varie televisioni, lo portasse alla magistratura.
E - ho veramente finito, signor Presidente - mi rivolgo all'onorevole Paolini che è intervenuto: attenzione, per me questa è la casa comune fino a un certo punto. Io non ho nulla a che spartire e non difenderò mai le schifezze che ho sentito dire da un collega nell'intervista fatta da Barbato circa le cose che ha detto e che ha affermato. Difendo il ruolo del Parlamento, ma poi qua dentro, se non volete che si spari nel mucchio, ognuno si deve assumere la responsabilità di chi è, dei suoi comportamenti e di quello che dice.
Quindi, onorevole Paolini, io e il collega Razzi non abbiamo proprio nulla a che spartire su quanto egli pensa del vitalizio, della politica, della compravendita e via dicendo. Lui sta qua dentro perché qualcuno ce l'ha mandato (casualmente l'Italia dei Valori), io sono qui per un'altra ragione: io sto qui a fare determinate cose e a dire determinate cose. L'onorevole Razzi, liberamente - perché il popolo ce l'ha mandato - ne dice delle altre, ma io e lui siamo in due case diverse, di opinione, e non fisiche.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la ringrazio per la pacatezza dell'intervento. È evidente, come le è ben chiaro, che la questione è estremamente complessa, perché chiama in causa alcuni diritti primari, a partire dal diritto di opinione, oltreché il diritto di informazione, e si confronta la questione con le trasformazioni avvenute in ordine alla possibilità di filmare e di registrare rispetto all'epoca in cui il Regolamento della Camera tassativamente escludeva la possibilità di scattare fotografie.
Va da sé che il caso sollevato questa mattina, in primis dall'onorevole Mussolini e poi da altri colleghi, relativo al comportamento dell'onorevole Barbato darà modo al Collegio dei Questori, all'Ufficio di Presidenza e credo inevitabilmente alla Giunta per il Regolamento di dar corso a quella approfondita disamina della questione nel suo complesso che, se ho ben inteso, era un po' l'obiettivo del suo intervento.
GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, al di là delle legittime richieste che il mio capogruppo ha fatto a lei e all'Ufficio di Presidenza (legittime o meno, voglio dire) rispetto alla vicenda Barbato, pretenderei dall'Ufficio di Presidenza non dico una punizione, ma comunque una risposta severa rispetto a comportamenti che non condivido nel modo più assoluto.
Anzi, mi imbarazza il fatto di essere nello stesso gruppo parlamentare con Barbato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) rispetto a vicende che stanno sicuramente incrinando l'istituzione e sicuramente mettendo in cattiva luce tutti i parlamentari, al di là delle dichiarazioni rubate all'onorevole Razzi, del quale mi vergogno pure.
Pertanto, chiedo che vi sia comunque una risposta seria e precisa. Severa perché dia esempio di come non ci si deve comportare in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, grazie per la parola accordatami. Io, come tutti i dipietristi, se vengo chiamato in un processo corro subito dai miei giudici e, anche se si tratta di un processo parlamentare o politico (chiamatelo come volete), non mi sottraggo alle mie responsabilità, soprattutto per un motivo.
Ascoltando, infatti, proprio ieri sera il procuratore nazionale antimafia, sempre su La7, sentivo che oggi si usa il Parlamento per utilizzare l'immunità parlamentare. Oggi viene utilizzato in questo modo il Parlamento. Allora, per questa ragione, anche in questo caso andrò e mi farò giudicare.
ENZO RAISI. Sei un esempio!
FRANCESCO BARBATO. Tuttavia, signor Presidente, le devo sottoporre una questione perché mi sembra di aver capito che il mio processo lo inizino i signori questori, i deputati questori, se ho capito bene. Pertanto, le voglio subito dire una cosa. Se ad un certo punto stiamo esaminando la manovra economica, nella quale chiediamo il pagamento dell'ICI per la prima casa agli italiani, sono rimasto molto indignato da questo aspetto politico, da questa iniziativa. Questa è la ragione per la quale, avendo appreso che i signori questori utilizzano degli appartamenti della Camera dei deputati, dove vivono, pranzano, hanno il catering, ed è tutto gratis, a spese dei contribuenti, il fatto mi ha indignato moltissimo perché questo è un palese ed evidente esempio di come funziona la casta.
Per questa ragione, signor Presidente, oltre ad aver filmato i privilegi ed i comportamenti scorretti di alcuni deputati - perché non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, per l'amor di Dio, ci sono persone perbene dappertutto, a destra come a sinistra - però, per questa indignazione, signor Presidente, ho filmato anche gli appartamenti dei signori questori che stanno a piazza San Claudio, gli appartamenti parlamentari che vengono utilizzati e dati ai signori deputati questori.
Allora, per questa ragione, signor Presidente, le sollevo una questione di ricusazione. Quei signori deputati questori non possono giudicarmi perché sono interessati, perché hanno degli appartamenti della Camera dei deputati che usano gratis e che pagano gli italiani e non possono venire a giudicarmi perché ho sollevato anche la loro questione. Mica ho sollevato solo la questione di alcuni deputati, che non sono deputati, ma sono persone che si comportano male e non nell'interesse degli italiani (Commenti del deputato Raisi). Pag. 27
Ma ci sta anche quella questione. Ci sarà, poi, anche la questione dei signori vicepresidenti della Camera che pure hanno gli appartamenti della Camera dei deputati. Quindi, questo Ufficio di Presidenza non può giudicarmi perché sono loro gli artefici di queste situazioni di privilegio, di casta, che tuttora hanno (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Per questa ragione, le sollevo una questione di ricusazione perché c'è un interesse preciso dei miei giudici (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, è di tutta evidenza che lei, essendo un deputato, deve, come tutti i deputati, rispettare il Regolamento della Camera dei deputati, per cui sarà il Collegio dei questori a valutare il suo comportamento e, se lo riterrà, a sottoporre all'Ufficio di Presidenza le considerazioni che riterrà necessarie.
CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, mi sento, in questi giorni, umanamente, socialmente e politicamente non indifferente rispetto alla questione dei dipendenti dell'azienda Milano 90 che stanno scioperando da tre giorni. Poiché in passato ci sono già stati comportamenti non proprio limpidi dei questori della Camera, nelle passate legislature, che hanno fatto contratti quantomeno discutibili - opachi, si direbbe con un termine, come oggi viene detto, politicamente corretto - credo che noi non dobbiamo salvare i palazzi, però dobbiamo salvare le persone.
Sono state licenziate, o perlomeno hanno avuto lettera di pre licenziamento, 350 dipendenti di questa società, che hanno svolto servizi per la nostra Camera dei deputati, per i nostri studi, per le attività che noi svolgiamo correttamente e istituzionalmente, rispetto a soli 100-120 dipendenti che si occupavano del palazzo disdetto. È in corso, cioè, un'operazione che non può essere lasciata sotto silenzio.
Sono tre giorni - lo dicevo prima - che sono in sciopero. Credo che i questori, l'Ufficio di Presidenza, noi tutti come parlamentari non possiamo dichiararci estranei a questa vicenda. Se è possibile, come sembra, costituire una cooperativa di servizi che può assumere quelle funzioni che fino adesso sono state espletate dalla società con cui abbiamo un contratto, i cui termini di contratto erano per anni largamente discutibili, credo che si debba intervenire. Quindi, credo che, nel momento in cui la Camera si occupa di tanti problemi legati al mondo del lavoro, non può chiudere gli occhi di fronte ad un problema e ad un conflitto nel mondo del lavoro che si svolge addirittura all'interno dei nostri palazzi.
Per questo, io chiedo, signor Presidente, che lei, l'Ufficio di Presidenza ed i questori, invece di avere un atteggiamento di assoluta chiusura con qualsiasi dialogo e valutazione, apra le porte per discutere, per vedere le soluzioni che ci sono. Infatti, dietro a quelle 350 persone che hanno avuto la lettera di pre licenziamento ci sono 350 famiglie che, a differenza di tanti altri dipendenti della Camera, vivono con stipendi che sono intorno ai mille, mille e 200 euro.
Quindi, signor Presidente, il mio è un appello. La prossima settimana ovviamente prenderò delle iniziative per tutelare questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,20)
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, c'è un elenco! Fa la fila!
PRESIDENTE. Ho un elenco e intendo muovermi sulla base dell'elenco che mi è stato comunicato. Non ci saranno eccezioni all'elenco. Pag. 28
Il mio elenco prevede che intervenga l'onorevole Raisi. Prendo atto che l'onorevole Raisi rinuncia ad intervenire.
GIOVANNA NEGRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, colgo l'occasione per dare il benvenuto alla nostra nuova collega Sabina Fabi, che da oggi è qui con noi seduta al posto del nostro vice capogruppo Luciano Dussin. Quindi, porgo un grazie anche a Sabina per tutto quanto apporterà nel nostro gruppo.
Mi duole però ricordare Viviana Scattolon, un sindaco che doveva essere seduto qui ma che purtroppo, a causa di una grave malattia, è dipartito e quindi speriamo che dal cielo ci assista e ci protegga. Visto che parliamo di un sindaco, ascoltavo la nostra collega Rubinato e vorrei farle notare quante volte si è stracciata le vesti per il Patto di stabilità quando era all'opposizione ma in questa manovra finanziaria non vediamo traccia di cambiamento del Patto di stabilità. Vorrei anche ricordarle che, con questa manovra, approvate tagli pari a 2,4 miliardi per i comuni e vorrei che mi spiegasse dove andiamo a trovare i soldi per pagare. Un minimo di coerenza pretenderebbe che si analizzassero le situazioni e non si facesse demagogia. Lo dico perché da sindaco anch'io assisto quotidianamente alla difficoltà dei pagamenti e, anche se ho portato un ente in dissesto finanziario a diventare adesso virtuoso - quindi quest'anno, e grazie anche all'aiuto della regione Veneto, riesco a pagare ampiamente tutti i miei fornitori -, viviamo tuttavia in una situazione veramente di difficoltà. Vediamo questa assenza totale nei confronti dei comuni che, anzi, forse qualcuno crede delle macchine che divorano la spesa pubblica mentre in realtà danno servizi ai cittadini. Al riguardo vi invito a fare una riflessione e spero che nella maggioranza, sia nel Popolo della Libertà che nel Partito Democratico, qualcuno sia anche sindaco e provi con mano cosa significhi dire continuamente di «no» ai propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Onorevole Negro, come da lei anticipato, comunico che la deputata Sabina Fabi, proclamata in data 14 dicembre 2011, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega Nord Padania. Colgo l'occasione per rinnovarle anche a nome di tutta l'Assemblea i migliori auguri, nella certezza di una proficuo lavoro insieme.
Sull'ordine dei lavori (ore 12,25).
ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, vorrei esprimere una valutazione su come si è sviluppato il dibattito in Aula in questi giorni. Ho avuto già modo nel mio intervento di ieri concernente la questione pregiudiziale di costituzionalità, di sottolineare come fosse profondamente sbagliato da parte del Governo scegliere lo strumento del decreto-legge e ancora di più porre la questione di fiducia. In un momento così difficile del nostro Paese, dell'Europa e del mondo, sarebbe stato più opportuno scegliere la strada ordinaria di un disegno di legge ed evitare di porre la fiducia. Ma è ancora più grave quello che è accaduto ieri, quando si è deciso di porre fine alla discussione sulle linee generali e quindi di evitare che vi fossero interventi in Aula per poter mettere in evidenza quanto questa manovra sia sbagliata e quanti danni produce e produrrà al nostro Paese. Il mio invito è quello di evitare che vi siano momenti di tensione che vadano al di là della dialettica, di rispettare la funzione parlamentare e di Pag. 29consentire il confronto e il dibattito perché, se la manovra fosse stata approvata da quest'Aula, anche con la posizione della questione di fiducia, la settimana prossima, non penso che ci sarebbero stati più scossoni sui mercati di quelli che sono in corso perché, evidentemente, non solo la manovra è sbagliata, ma è stato sbagliato concettualmente proporre un Governo tecnico per affrontare una situazione di particolare difficoltà. È vero che nel luglio scorso l'opposizione ha consentito in tempi rapidi l'approvazione di un'altra manovra ma, alla luce di quello che è accaduto, cioè la crisi del Governo precedente e il successivo varo del Governo tecnico, quell'atteggiamento che avevamo valutato di grande responsabilità si è rivelato evidentemente l'atteggiamento di chi sapeva che poi, da lì a qualche settimana, ci sarebbe stato quello che poi non è stato il «ribaltone» che si voleva mettere in campo il 14 dicembre dell'anno scorso, ma una cosa ancora peggiore, perché mette in discussione la funzione del Parlamento e della politica. Parimenti desidero spendere un'ultima parola su quel fatto estremamente grave verificatosi delle registrazioni carpite all'insaputa di alcuni colleghi. Invito l'Aula a dare una valutazione non solo politica rispetto a questa vicenda, estremamente negativa, ma una valutazione di altro genere. Quando un collega compie un atto ignobile nei confronti di altri colleghi parlamentari, sui quali si possono esprimere i giudizi più globali (personalmente il mio giudizio è completamente diverso da quello espresso dall'onorevole Giachetti perché conosco la vicenda politica, umana e personale dell'onorevole Razzi, che si farà giustizia prima o poi delle tante ingiustizie che ha subito e di cui sono a conoscenza rispetto a quando militava all'interno del gruppo dell'Italia dei valori), mi chiedo, onorevole Presidente, se vogliamo arrivare all'episodio del colonnello Tejero che entrò nell'Aula del Congresso dei deputati con una pistola messa sui banchi del Governo. Un personaggio che compie atti così gravi non escludo che possa compiere atti altrettanto gravi nei confronti dei colleghi. Invito pertanto a valutare con serenità quello che è accaduto perché non c'è solo la scorrettezza politica ma c'è qualcosa che va ben oltre, perché qui c'è l'odio, il risentimento e l'astio che possono produrre qualsiasi altro atto ben più grave di una registrazione carpita.
CESARE MARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE MARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la questione, che abbiamo dinanzi nel confronto di questa mattina, vada approfondita, nel senso che è indiscutibile che stiamo assistendo ad una serie di episodi, comportamenti in Aula, linguaggio, mancanza di rispetto nei confronti di chi presiede ed anche atti esterni a quest'Aula, che io ritengo e reputo molto, molto gravi.
Probabilmente, abbiamo sottovalutato questa rincorsa verso gli strumenti di comunicazione e, quindi, per così dire, l'esigenza degli strumenti stessi di avere dei protagonisti rissosi, perché si dice che così la gente viene attratta. Io prendo come esempio dei nostri dibattiti e dei dibattiti televisivi il modo come discute e parla l'attuale Vicepresidente di quest'Aula, onorevole Buttiglione, che con grande compostezza sostiene le sue idee: le sostiene con forza e le sostiene senza retrocedere, ma con rispetto dell'interlocutore ed utilizzando anche un linguaggio consono, che è molto importante.
Il punto qual è? Il modo come noi ci esprimiamo nasce da una serie di elementi: in primo luogo la scuola, la formazione scolastica, ma anche l'educazione ricevuta in famiglia ed il modo in cui siamo stati abituati a fare politica nei partiti, nelle forze, nelle associazioni. Mi rendo dunque conto che molte volte, purtroppo, basta che uno di questi elementi sia debole, perché poi avvengano episodi non completamente accettabili e non civili.
Da questo punto di vista dobbiamo fare un esame di coscienza e dobbiamo essere sempre attenti ad evitare di contraddirci e ad essere coerenti. Per esempio, ho sentito Pag. 30l'intervento del collega Iannaccone, che ho ascoltato sempre con interesse e stimo. Ma come si fa a dire che questa manovra non va bene, perché viene approvata con un decreto-legge? Tutte le manovre, quelle che lui ha votato, sono state fatte con decreto-legge. Un minimo di coerenza ci vuole: tutte le manovre, anche quelle drammatiche che ci siamo lasciati alle spalle da pochi mesi, sono state fatte con decreto-legge e con un voto di fiducia e l'onorevole Iannaccone le ha votate favorevolmente. Onorevole Iannaccone, eri sincero allora o sei sincero adesso? Devi essere coerente, se hai rispetto di quest'Aula e delle istituzioni nelle quali ti trovi ad operare.
Io credo, onorevoli colleghi, che c'è una questione che ci dobbiamo porre. Noi siamo rappresentanti del popolo, che è l'istituzione più alta. Si tratta della delega più alta che può avere un cittadino: la rappresentanza. In democrazia, come sapete, la rappresentanza è tutto. Il momento più alto dell'esercizio della democrazia è la rappresentanza. Noi rappresentiamo il popolo e dobbiamo onorare questa delega. Come? Dobbiamo capire che siamo portatori della cosiddetta religione civile, che significa avere sì passione, in quello che diciamo e in quello che facciamo, ma che dobbiamo agire con correttezza. Dobbiamo farlo nel rispetto delle istituzioni, perché le istituzioni sono sacre. Dobbiamo rispettare le istituzioni.
Quando rispettiamo le istituzioni, caro collega Barbato, ci vuole anche un comportamento consono. Consentimi, collega, io ti ho sempre voluto bene, fin dall'inizio, quando sei entrato qua dentro, tu sai che ti sono stato amico. Tuttavia non ti capisco. Non puoi andare avanti così. Non lo puoi fare, perché offendi anche me, offendi quest'Aula, offendi la democrazia, offendi coloro che ti hanno eletto, anche se ti applaudono. Infatti, ricordate sempre: il popolo applaude sempre, quando si urla; poi però, non so se esprime consenso.
Io che vengo da lontano, nel senso che ho alle spalle una lunghissima militanza nelle istituzioni, nei partiti e nella politica in generale, vi dico che ho fatto questa esperienza: il popolo applaude e si diverte però poi sa che non può pensare di affidare il suo destino a chi non è degno di rappresentarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
FRANCO GIDONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, ho sentito l'intervento della collega Rubinato prima e devo dire che mi ha stimolato.
Onorevole collega, se lei fosse stata presente questa notte - lei che probabilmente è andata a dormire, contenta degli effetti della manovra, non avendo nulla da dire - e fosse rimasta qui con noi, evidentemente ieri sera avrebbe avuto modo di ascoltare l'intervento della collega Goisis, che ha ricordato la figura di Giovanni Schiavon.
Lei questa mattina puntualmente, siccome viene dal Veneto, siccome non poteva far finta di non sapere e siccome voleva cogliere l'occasione per versare le sue lacrime di coccodrillo, si è accodata al ricordo del povero Schiavon.
Ma se lei fosse stata qui questa notte, probabilmente questa mattina non avrebbe dimenticato Giancarlo Perin di Borgoricco, anche lui piccolo imprenditore, che si è suicidato il 19 novembre. Non avrebbe dimenticato Paolo Trivellin, un brav'uomo stritolato dai debiti, perché purtroppo i committenti per cui aveva lavorato in subappalto gli contestavano i lavori, artificiosamente, per non pagarlo. Avrebbe ricordato Giuseppe Nicoletto, di 40 anni, anche lui impiccatosi, di Cadoneghe, in provincia di Padova. Avrebbe ricordato Stefano Grollo, dirigente d'azienda di Villorba, di 43 anni, in provincia di Treviso, che si gettò sotto un treno pur di non ricorrere alla cassa integrazione o non avendo il coraggio di dire ai propri operai che doveva metterli in cassa integrazione. Avrebbe ricordato Corrado Ossana, imprenditore padovano di 60 anni, morto con un colpo di pistola al petto. Avrebbe ricordato Danilo Gasparini, Pag. 31di 61 anni, che si è suicidato con il gas di scarico all'interno della sua Renault.
Allora, onorevole collega, se lei avesse partecipato questa notte con noi, se lei avesse voluto opporsi a questa manovra, se lei oggi si ricordasse che non è più nell'opposizione, ma che oggi fa parte di una maggioranza e non può più rivolgersi al Governo - un Governo dove lei ha degli esponenti di riferimento del suo partito, il Partito Democratico - come se lei fosse ancora all'opposizione, probabilmente, anziché venire a ricordarci le direttive europee, anziché venirci a ricordare la necessità di pagare le pubbliche amministrazioni affinché queste possano a loro volta liquidare i propri debiti, anziché venire a parlare del Patto di stabilità, che sta strangolando le nostre amministrazioni, lei probabilmente avrebbe fatto un discorso diverso.
Ma tant'è. Bisognava dare una testimonianza ai piccoli imprenditori che anche il Partito Democratico c'è, ed ha fatto benissimo a farlo. Ha ricordato di esistere: voi esistete in Veneto, esistete ancora - purtroppo per voi all'opposizione - in tantissime amministrazioni, in consiglio regionale, in tanti consigli provinciali, nella stragrande maggioranza dei comuni. Siete destinati a fare opposizione, lo siete in Veneto: vi auguro di farlo ancora tanti e tanti anni e ve lo auguro ancora di cuore perché, se queste sono le dimostrazioni di sensibilità che avete verso i piccoli imprenditori, credo che di questa sensibilità possano farne tranquillamente a meno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo anch'io un po' sollecitato dall'intervento del collega Giachetti e dall'intervento della collega Rivolta, con una premessa ed un ricordo. L'onorevole Giachetti dice giustamente che questo è un altro tempo: siamo nel 2011. Effettivamente, collega Giochetti, la nostra Costituzione risale a sessant'anni fa, ma è una Costituzione di cui oggi siamo orgogliosi. Quindi le ricordo, anzi ti ricordo - tra noi c'è un rapporto cordiale - l'articolo 1 della Costituzione, che prevede che l'Italia è una Repubblica democratica e il fondamento della nostra democrazia è questo Parlamento. Si può discutere dei ritmi - oggi lo vediamo - del consenso, che non sono più i ritmi del Parlamento, i ritmi dell'azione politica di Governo forse non sono più i ritmi lunghi della Camera. Questo, fino a prova contraria, è un dato di fatto, ma noi siamo ancorati a questa Costituzione e a questa Costituzione dobbiamo attenerci: alle regole del gioco in essa previste. Si tratta di una liturgia, ma non di una liturgia vuota, bensì di una liturgia che garantisce la democrazia.
È vero ciò che dice Giachetti, ossia che noi siamo persone pubbliche - ricorderò poi altri tre articoli -, ma nel confronto parlamentare ci sono delle regole, c'è una parola scritta. Il Presidente mi insegna che la parola, il logos, è estremamente importante, creativo e fondativo, è importante perché è scritto. Nel momento in cui tu dici una cosa, io poi ne posso dire un'altra, perché c'è un ritmo, un Regolamento, una forma di tutela e una parola scritta. Anche fuori qualcuno si può fare un'idea democraticamente di quello che è stato detto. Non ce la possiamo fare e non c'è simmetria, se tu mandi una foto mia o di un altro in un momento particolare, perché non c'è un campo su cui possiamo giocare, non c'è un campo in cui possiamo giocare democraticamente. Se il tuo collega «twitta» mentre io parlo e afferma delle cose, a mio giudizio, infamanti, io non posso reagire, se non su twitter. Come faccio? Qual è il campo in cui possiamo reagire? Qual è il campo oggettivo su cui ci possiamo confrontare?
Qualche tempo fa venne fuori un'affermazione di qualcuno di voi che disse che io avevo riferito una determinata frase, mai riferita. Questa frase continua a girare. Ci sono siti, blog ed altro che insultano il sottoscritto, la sua famiglia e così via, ma questo non è un terreno democratico Pag. 32su cui ci possiamo confrontare con equità. Ricordo anche al collega Barbato - anche se forse spreco del fiato - che ci sono degli articoli della Costituzione. La Costituzione dice che la libertà personale è inviolabile, che il domicilio è inviolabile, e la mia immagine fa parte della mia libertà e della mia proprietà. Nessuno si può appropriare dell'immagine della Rivolta, dell'immagine di Razzi e dell'immagine di Scilipoti senza il suo consenso in quest'Aula. Questa è la Costituzione! Questa è la Costituzione!
FABIO EVANGELISTI. L'Italia è una e indivisibile!
MASSIMO POLLEDRI. Vede, può parlare il collega, viene registrato: c'è uno scambio, c'è una regola democratica, viene scritto, non si va su twitter a fare la democrazia. Dobbiamo ricordarci la Costituzione. Sarà vecchia di sessant'anni questa Carta, ma - e lo sa bene la parte a cui appartiene il collega Giachetti perché ci tiene - questa è la nostra democrazia.
L'onorevole Rivolta prima si è rivolta al Presidente della Camera, ma ricordo che questa di Barbato non è una questione di Regolamento, ma di tutela di uno dei tre pilastri della democrazia perché il Governo, bene o male, si difende con i suoi strumenti, la magistratura - per carità - anche si difende, ma il potere legislativo, nel momento in cui viene minata l'autorevolezza, non è più neanche un potere. È giusto: se non c'è autorevolezza, non ci deve essere neanche potere. E per questo vengono i tecnocrati.
PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la prego di concludere.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, la ringrazio per le sue sollecitazioni, ma credo che in quest'Aula ci si possa ancora scambiare in maniera civile due diverse opinioni anche su una cosa vecchia, ma alla quale teniamo, che è la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
LINO DUILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
LINO DUILIO. Signor Presidente, generalmente non intervengo su tali questioni, ma ritengo che la problematica che emerge, prendendo spunto dalla fattispecie concreta, che è stata qui commentata, meriti un intervento che, per quanto mi riguarda, faccio esclusivamente a titolo personale e richiama qualcosa che comincio ad avvertire a livello di mia conoscenza personale. Quindi, vorrei dire poche cose che trascendono il caso specifico del collega, nel senso che vanno oltre quanto accaduto e denunciato, nel senso che quel comportamento non appartiene alla mia cultura.
A me è capitato in altre occasioni, esercitando la mia attività professionale, di ricevere delle lettere anonime e mi sono semplicemente limitato a buttarle nel cestino.
Infatti non appartiene alla mia cultura utilizzare dei mezzi che non sono consentiti dal novero della categoria deontologica ed etica, secondo la quale tutto deve avvenire nel rispetto delle regole, quand'anche si potesse pensare in quella circostanza che il contenuto poteva essere «interessante». Quindi, non appartenendo alla mia cultura non entro nel merito e lascio alle valutazioni della Presidenza. Mi dispiace che non ci sia il Presidente Fini, perché questo mio intervento vorrà andare a parare sulla responsabilità del Presidente della Camera, responsabilità oggettiva evidentemente per la carica che riveste.
Vorrei dire semplicemente che la mia cultura mi porta a ricordare che gli uomini passano e le istituzioni restano. Quindi noi ci dovremmo preoccupare di quanto sta accadendo, relativamente agli effetti che ciò produce sulle nostre istituzioni, per un clima che si sta determinando e che, senza evocare in modo general-generico l'antipolitica e così via, sta facendo di ogni erba un fascio e rischia di travolgere ogni cosa, politica, politici ed istituzioni, facendo sì che si affermi Pag. 33quanto mi ha detto un vecchio parlamentare, il quale forse in modo un po' drammatizzato ha detto che il Parlamento è come la salute: in genere la si apprezza quando non la si ha più.
Non vorrei esagerare, ma comincio ad avvertire la preoccupazione che ciò stia accadendo nel nostro Paese, perché le nostre istituzioni sono stressate, sono stravolte, si determina un gioco quasi come se si fosse in una vasca dei pesci, con pesci piranha che cominciano ad azzannarsi l'uno con l'altro. Mi viene in mente, signor Presidente - so che lei ama la storia e la filosofia, qualcuno la definisce filosofo - un'affermazione, permetta la celia, di Alexis De Tocqueville, che parlava della situazione ai tempi di Luigi Filippo, quasi 200 anni fa, descrivendola così (cito più o meno a memoria): la politica si immiserisce oggi nella credenza sempre più diffusa nella massa che si tratti di uno spettacolo in cui gli attori non sono interessati tanto al successo della commedia, ma al proprio esclusivo interesse personale e chi si innamora della politica si deve quasi vergognare della sua stupidità. Io credo che noi stiamo precipitando in una situazione di questo tipo: se non avessi detto che si trattava della fotografia di una situazione di circa 200 anni fa, potremmo dire che è una fotografia che ormai viaggia su twitter, sui social network, dappertutto insomma.
Pertanto, io pongo l'attenzione - e mi avvio alla conclusione, perché so che il mio tempo non è lungo, anche se mi piacerebbe diffondermi su questa situazione un poco di più - su quella che io ritengo essere la responsabilità di chi è al vertice delle nostre istituzioni. Per questo dico che mi rammarico del fatto che non sia presente il Presidente della Camera, che evidentemente evoco in quella che è la sua funzione oggettiva di Presidenza di questo ramo del Parlamento.
Io credo che questa sia una situazione in cui chi è al vertice delle istituzioni abbia l'obbligo morale, politico ed istituzionale di alzarsi e dire «basta» a questo gioco al massacro che sta travolgendo tutto, di non rifugiarsi in questioni banalmente e meramente procedurali, che finiscono per diventare proceduralistiche e tradiscono a volte anche qualcosa di più, che non evoco con un sostantivo che potrebbe essere giudicato offensivo, ma, diciamo con un eufemismo un poco più dolce, una forma di abdicazione a quelle che sono le proprie responsabilità, e alla fine determinano una oggettiva connivenza con una situazione che porta alla distruzione di quelle che sono le nostre istituzioni.
Quindi io credo che questo si debba evitare. Voglio sperare che ci sia un intervento degno della gravità della situazione che si sta determinando e che non va sottovalutata, dentro la quale anche episodi che sinceramente credo non meritino nemmeno un commento più diffuso di tanto per quello che sono e che sono stati, assumeranno il loro rilievo proprio, perché si tratta del dito, mentre forse è il caso di guardare alla luna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania).
LINO DUILIO. Signor Presidente, generalmente non intervengo su tali questioni, ma ritengo che la problematica che emerge, prendendo spunto dalla fattispecie concreta, che è stata qui commentata, meriti un intervento che, per quanto mi riguarda, faccio esclusivamente a titolo personale e richiama qualcosa che comincio ad avvertire a livello di mia coscienza personale. Quindi, vorrei dire poche cose che trascendono il caso specifico del collega, nel senso che vanno oltre quanto accaduto e denunciato, nel senso che quel comportamento non appartiene alla mia cultura.
A me è capitato in altre occasioni, esercitando la mia attività professionale, di ricevere delle lettere anonime e mi sono semplicemente limitato a buttarle nel cestino.
Infatti non appartiene alla mia cultura utilizzare dei mezzi che non sono consentiti dal novero della categoria deontologica ed etica, secondo la quale tutto deve avvenire nel rispetto delle regole, quand'anche si potesse pensare in quella circostanza che il contenuto poteva essere «interessante». Quindi, non appartenendo alla mia cultura non entro nel merito e lascio alle valutazioni della Presidenza. Mi dispiace che non ci sia il Presidente Fini, perché questo mio intervento vorrà andare a parare sulla responsabilità del Presidente della Camera, responsabilità oggettiva evidentemente per la carica che riveste.
Vorrei dire semplicemente che la mia cultura mi porta a ricordare che gli uomini passano e le istituzioni restano. Quindi noi ci dovremmo preoccupare di quanto sta accadendo, relativamente agli effetti che ciò produce sulle nostre istituzioni, per un clima che si sta determinando e che, senza evocare in modo general-generico l'antipolitica e così via, sta facendo di ogni erba un fascio e rischia di travolgere ogni cosa, politica, politici ed istituzioni, facendo sì che si affermi Pag. 33quanto mi ha detto un vecchio parlamentare, il quale forse in modo un po' drammatizzato ha detto che il Parlamento è come la salute: in genere la si apprezza quando non la si ha più.
Non vorrei esagerare, ma comincio ad avvertire la preoccupazione che ciò stia accadendo nel nostro Paese, perché le nostre istituzioni sono stressate, sono stravolte, si determina un gioco quasi come se si fosse in una vasca dei pesci, con pesci piranha che cominciano ad azzannarsi l'uno con l'altro. Mi viene in mente, signor Presidente - so che lei ama la storia e la filosofia, qualcuno la definisce filosofo - un'affermazione, permetta la celia, di Alexis De Tocqueville, che parlava della situazione ai tempi di Luigi Filippo, quasi 200 anni fa, descrivendola così (cito più o meno a memoria): la politica si immiserisce oggi nella credenza sempre più diffusa nella massa che si tratti di uno spettacolo in cui gli attori non sono interessati tanto al successo della commedia, ma al proprio esclusivo interesse personale e chi si innamora della politica si deve quasi vergognare della sua stupidità. Io credo che noi stiamo precipitando in una situazione di questo tipo: se non avessi detto che si trattava della fotografia di una situazione di circa 200 anni fa, potremmo dire che è una fotografia che ormai viaggia su twitter, sui social network, dappertutto insomma.
Pertanto, io pongo l'attenzione - e mi avvio alla conclusione, perché so che il mio tempo non è lungo, anche se mi piacerebbe diffondermi su questa situazione un poco di più - su quella che io ritengo essere la responsabilità di chi è al vertice delle nostre istituzioni. Per questo dico che mi rammarico del fatto che non sia presente il Presidente della Camera, che evidentemente evoco in quella che è la sua funzione oggettiva di Presidenza di questo ramo del Parlamento.
Io credo che questa sia una situazione in cui chi è al vertice delle istituzioni abbia l'obbligo morale, politico ed istituzionale di alzarsi e dire «basta» a questo gioco al massacro che sta travolgendo tutto, di non rifugiarsi in questioni banalmente e meramente procedurali, che finiscono per diventare proceduralistiche e tradiscono a volte anche qualcosa di più, che non evoco con un sostantivo che potrebbe essere giudicato offensivo, ma, diciamo con un eufemismo un poco più dolce, una forma di abdicazione a quelle che sono le proprie responsabilità, e alla fine determinano una oggettiva connivenza con una situazione che porta alla distruzione di quelle che sono le nostre istituzioni.
Quindi io credo che questo si debba evitare. Voglio sperare che ci sia un intervento degno della gravità della situazione che si sta determinando e che non va sottovalutata, dentro la quale anche episodi che sinceramente credo non meritino nemmeno un commento più diffuso di tanto per quello che sono e che sono stati, assumeranno il loro rilievo proprio, perché si tratta del dito, mentre forse è il caso di guardare alla luna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania).
SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, mi dispiace che i colleghi della Lega abbiano interpretato il mio come un intervento polemico: era invece un intervento molto costruttivo, che voleva porre al centro dei problemi che devono affrontare il Parlamento ed il nuovo Governo la questione proprio del Patto di stabilità e del ritardo nei pagamenti, in particolare delle pubbliche amministrazioni. Mi sembra che sia un tema all'ordine del giorno, l'hanno - mi pare - ribadito anche loro, quindi non ho compreso la polemica.
Però, atteso che sono stata accusata di essere tra coloro che renderanno ancora più difficile la situazione se darò il mio voto alla manovra, vorrei puntualizzare alcuni dati di fatto e di realtà. La situazione dei comuni si aggrava con questa manovra? Sì, si aggrava, ma si aggrava perché si è aggravata la situazione del Paese. Il Patto di stabilità oggi vigente in Pag. 34questo Paese - ancora oggi, visto che non vi è stata messa mano ancora dal nuovo Governo - è il Patto di stabilità votato dal Governo Berlusconi-Bossi, proposto dal Governo Berlusconi-Bossi e votato dalla maggioranza che fino a poco tempo fa ha governato il Paese. Quindi si vuole cambiare il Patto di stabilità? Il Governo ha preso un impegno in questa direzione e noi che lo chiediamo da tre anni e mezzo siamo felici che anche la Lega abbia preso atto che il Patto di stabilità che ha votato e voluto confermare in questi tre anni e mezzo ed anzi aggravato vada cambiato. Quindi ne prendo atto con soddisfazione.
Il tema però è che cambiare il Patto di stabilità - ma su questo ho speranza che il Governo ci porti qualcosa di positivo, questo Governo finalmente - era forse un po' più facile quando questo Paese non era nella situazione drammatica in cui siamo oggi. Infatti vorrei ricordare solo un dato: l'impegno preso in Europa per questo Paese dal Governo Berlusconi-Bossi di realizzare il pareggio del bilancio nel 2013 è un'eredità che questo Governo e la maggioranza che lo sostiene si prende sulle spalle, ma se lo prende sulle spalle come un dato finanziario molto diverso da quello che era appena sei mesi fa. Mentre fino a sei mesi fa noi dovevamo garantire pagamenti sugli interessi e il costo del servizio al debito di una certa entità, oggi i dati dicono che a legislazione vigente gli interessi da pagare sul debito sono quest'anno 77 miliardi, il prossimo anno, 2012, aumentano a 94 miliardi e nel 2013 saranno 101 miliardi.
Ne abbiamo pagati 70 nel 2010, arrivare a 94 nel prossimo anno significa 24 miliardi di aggravio, di strozzamento ovviamente della nostra economia e dei contribuenti italiani. Chi si deve far carico di questo? Forse era più facile cambiare il Patto di stabilità qualche tempo fa. Sarà più difficile farlo ma voglio avere fiducia che il Governo ci porti delle proposte significative su questo tema. Mi auguro che dalle parole che ho sentito oggi anche la Lega collaborerà a migliorare e a cambiare il Patto che fino ad oggi l'ha vista votare, fiducia su fiducia, manovre sempre molto centraliste nei confronti dei nostri comuni.
Vorrei anche lanciare una provocazione che possa essere positiva anche nella nostra regione Veneto. Il Patto di stabilità, oggi criticato anche dalla Lega (e sottoscrivo in pieno questa critica che la Lega oggi ha ribadito perché l'abbiamo anticipata per tre anni), ebbene questo Patto di stabilità (cosa paradossale e francamente incredibile) è stato preso a criterio dalla regione Veneto per l'allentamento del Patto di stabilità ai comuni di cui ha parlato anche la collega Dal Lago: a differenza che in Lombardia e in Emilia Romagna l'allentamento dovuto al Patto di stabilità gestito all'interno della regione Veneto rispetto ai comuni ha visto scegliere proprio dalla regione Veneto il criterio del merito nell'aver rispettato i Patti di stabilità oggi criticati. Per questo oggi in Veneto una cinquantina di comuni che nel 2009-2010 hanno pagato le imprese disobbedendo al Patto di stabilità nazionale oggi criticato si sono viste escluse dai benefici stabiliti dalla regione Veneto, cosa che non è successa in Lombardia e in Emilia Romagna. Quindi forse qui bisogna mettersi d'accordo su cosa vogliamo, e chiedo alla Lega di aprire al suo interno anche una riflessione visto che in Veneto il Patto di stabilità è stato preso dalla giunta regionale come criterio positivo. Concludo con una nota politica. Non sono (come il PD non è) in maggioranza perché eletta dai cittadini. I cittadini hanno eletto una maggioranza e una minoranza. Noi siamo a sostegno di un Governo di impegno nazionale. Questa maggioranza è un po' atipica, gli elettori invece avevano dato alla Lega e al PdL la responsabilità di essere maggioranza e di governare questo Paese. In questo momento così drammatico noi ci siamo presi la responsabilità di sostenere un Governo di impegno nazionale.
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, mi dispiace che i colleghi della Lega abbiano interpretato il mio come un intervento polemico: era invece un intervento molto costruttivo, che voleva porre al centro dei problemi che devono affrontare il Parlamento ed il nuovo Governo la questione proprio del Patto di stabilità e del ritardo nei pagamenti, in particolare delle pubbliche amministrazioni. Mi sembra che sia un tema all'ordine del giorno, l'hanno - mi pare - ribadito anche loro, quindi non ho compreso la polemica.
Però, atteso che sono stata accusata di essere tra coloro che renderanno ancora più difficile la situazione se darò il mio voto alla manovra, vorrei puntualizzare alcuni dati di fatto e di realtà. La situazione dei comuni si aggrava con questa manovra? Sì, si aggrava, ma si aggrava perché si è aggravata la situazione del Paese. Il Patto di stabilità oggi vigente in Pag. 34questo Paese - ancora oggi, visto che non vi è stata messa mano ancora dal nuovo Governo - è il Patto di stabilità votato dal Governo Berlusconi-Bossi, proposto dal Governo Berlusconi-Bossi e votato dalla maggioranza che fino a poco tempo fa ha governato il Paese. Quindi si vuole cambiare il Patto di stabilità? Il Governo ha preso un impegno in questa direzione e noi che lo chiediamo da tre anni e mezzo siamo felici che anche la Lega abbia preso atto che il Patto di stabilità che ha votato e voluto confermare in questi tre anni e mezzo ed anzi aggravato vada cambiato. Quindi ne prendo atto con soddisfazione.
Il tema però è che cambiare il Patto di stabilità - ma su questo ho speranza che il Governo ci porti qualcosa di positivo, questo Governo finalmente - era forse un po' più facile quando questo Paese non era nella situazione drammatica in cui siamo oggi. Infatti vorrei ricordare solo un dato: l'impegno preso in Europa per questo Paese dal Governo Berlusconi-Bossi di realizzare il pareggio del bilancio nel 2013 è un'eredità che questo Governo e la maggioranza che lo sostiene si prende sulle spalle, ma se lo prende sulle spalle come un dato finanziario molto diverso da quello che era appena sei mesi fa. Mentre fino a sei mesi fa noi dovevamo garantire pagamenti sugli interessi e il costo del servizio al debito di una certa entità, oggi i dati dicono che a legislazione vigente gli interessi da pagare sul debito sono quest'anno 77 miliardi, il prossimo anno, 2012, aumentano a 94 miliardi e nel 2013 saranno 101 miliardi.
Ne abbiamo pagati 70 nel 2010, arrivare a 94 nel prossimo anno significa 24 miliardi di aggravio, di strozzamento ovviamente della nostra economia e dei contribuenti italiani. Chi si deve far carico di questo? Forse era più facile cambiare il Patto di stabilità qualche tempo fa. Sarà più difficile farlo ora ma voglio avere fiducia che il Governo ci porti delle proposte significative su questo tema. Mi auguro che dalle parole che ho sentito oggi anche la Lega collaborerà a migliorare e a cambiare il Patto che fino ad oggi l'ha vista votare, fiducia su fiducia, manovre sempre molto centraliste nei confronti dei nostri comuni.
Vorrei anche lanciare una provocazione che possa essere positiva anche nella nostra regione Veneto. Il Patto di stabilità, oggi criticato anche dalla Lega (e sottoscrivo in pieno questa critica che la Lega oggi ha ribadito perché l'abbiamo anticipata per tre anni), ebbene questo Patto di stabilità (cosa paradossale e francamente incredibile) è stato preso a criterio dalla regione Veneto per l'allentamento del Patto di stabilità ai comuni di cui ha parlato anche la collega Negro: a differenza che in Lombardia e in Emilia Romagna l'allentamento dovuto al Patto di stabilità gestito all'interno della regione Veneto rispetto ai comuni ha visto scegliere proprio dalla regione Veneto il criterio del merito nell'aver rispettato i Patti di stabilità oggi criticati. Per questo oggi in Veneto una cinquantina di comuni che nel 2009-2010 hanno pagato le imprese disobbedendo al Patto di stabilità nazionale oggi criticato si sono viste escluse dai benefici stabiliti dalla regione Veneto, cosa che non è successa in Lombardia e in Emilia Romagna. Quindi forse qui bisogna mettersi d'accordo su cosa vogliamo, e chiedo alla Lega di aprire al suo interno anche una riflessione visto che in Veneto il Patto di stabilità è stato preso dalla giunta regionale come criterio positivo. Concludo con una nota politica. Non sono (come il PD non è) in maggioranza perché eletta dai cittadini. I cittadini hanno eletto una maggioranza e una minoranza. Noi siamo a sostegno di un Governo di impegno nazionale. Questa maggioranza è un po' atipica, gli elettori invece avevano dato alla Lega e al PdL la responsabilità di essere maggioranza e di governare questo Paese. In questo momento così drammatico noi ci siamo presi la responsabilità di sostenere un Governo di impegno nazionale.
PRESIDENTE. Deve concludere.
SIMONETTA RUBINATO. Voi che paradossalmente siete stati eletti per governare il Paese, dopo il fallimento del Governo Pag. 35Berlusconi-Bossi avete scelto il comodo cantuccio dell'opposizione.
NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, apprendendo che il PD non è in maggioranza, intervengo per cogliere l'occasione della presenza del Governo per sollecitarlo ad intervenire nel merito ad una problematica particolarmente grave e stringente per quanto riguarda alcune province del Nord: Como, Varese e Sondrio. Mi riferisco alla carta sconto benzina che è stata istituita nel 2000 e poi implementata dalla regione Lombardia a beneficio delle province e dei comuni che insistono nelle province di Como, Varese e Sondrio, per la vicinanza del territorio elvetico. Mi riferisco in particolare al fatto che alla luce della manovra varata dal Governo (e che gli amici del PD ovviamente voteranno) è stato previsto l'aumento dell'accisa della benzina. L'aumento dell'accisa della benzina porta, come conseguenza nei Paesi confinanti con il territorio elvetico, ad una forte penalizzazione degli stessi territori, in quanto proprio per l'aumento imposto dal Governo italiano e rispetto al fatto che nel territorio elvetico abbiamo un costo molto più basso assistiamo in queste ore al fatto che tantissimi cittadini si dirigono a fare la benzina presso i benzinai elvetici.
Questo determina ovviamente un grave danno, non solo in modo particolare all'economia dei territori delle province di confine, all'economia e ai benzinai (voglio ricordare che in tutta questa area ci sono qualcosa come 230 benzinai, e solo nella provincia di Como ve ne sono 150), ma ciò porta ovviamente anche un danno consistente e notevole allo Stato in quanto vi è un mancato incasso di gettito proprio perché si va ad arricchire gli amici (ma in questo caso ovviamente noi tuteliamo gli interessi dei nostri cittadini) ticinesi.
Ricordo che il Governo è stato già sollecitato in tal senso dall'assessore della regione Lombardia Colozzi, il quale a sua volta è stato sollecitato dalla dottoressa Maroni (che oltre ad essere presidente di Confartigianato, per quanto riguarda il tema della benzina in provincia di Como è anche vicepresidente nazionale dei benzinai), quindi hanno già posto sul tavolo del Governo questa questione, anche alla luce del fatto che in questi ultimi giorni vi sono delle perdite per i nostri cari benzinai che ammontano a qualcosa come 100 milioni di euro persi unicamente nel ponte dell'Immacolata: ad oggi le perdite ammontano a qualcosa come il 40 per cento del fatturato dell'anno precedente. Riteniamo che la programmatica sia estremamente chiara. Sostanzialmente si chiede che lo Stato, che oggi contribuisce con una quota pari a 20 milioni di euro, intervenga con una quota parte di accise a favore della regione Lombardia, a beneficio ovviamente delle province di confine per una quota che (oggi stanziata in venti milioni di euro) non è assolutamente sufficiente. Si chiede che questa quota possa essere incrementata. Vi sono ovviamente delle proposte che verranno portate sul tavolo del Governo per un incremento della quota almeno pari a 30 milioni di euro.
Vi sarà la richiesta di allargare la zona di confine a cui si attribuisce questo beneficio, che oggi l'oscilla tra i 10 e i 20 chilometri (il massimo di estensione del beneficio arriva a 20 chilometri) a 30 chilometri, nonché la richiesta dell'estensione della carta sconto benzina anche al gasolio.
Facciamo una richiesta al Governo, alla luce del fatto che il gruppo della Lega Nord Padania ha presentato un emendamento a firma mia e a firma della collega Rivolta in tal senso alla manovra finanziaria, emendamento che è stato snobbato vergognosamente dal Governo come tanti altri emendamenti.
Ovviamente noi ci auguriamo che ci possa essere un ravvedimento in tal senso da parte del Governo, ma ormai essendo stata posta la fiducia non ne vediamo lo spazio, però ci auguriamo che il Governo immediatamente, urgentemente, possa convocare, possa dare la disponibilità alla convocazione di un tavolo con la regione Lombardia e con l'associazione benzinai, Pag. 36perché riteniamo che questa sia una battaglia di civiltà, una battaglia di giustizia a tutela dei territori di confine con la Svizzera, in modo particolare con le province di Como, Varese e Sondrio.
AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, credo che noi probabilmente oggi siamo di fronte ad un caso, direi clinico, e non so se abbiamo gli strumenti per affrontarlo. Infatti, non possiamo mettere in campo una attività simile ad un trattamento sanitario obbligatorio perché il Parlamento si occupa di altro.
Oggi ho ascoltato il signor Barbato in Aula sostenere una tesi veramente assurda, signor Presidente. Lei è il Vicepresidente della Camera e il signor Barbato ci ha fatto sapere che non accetterà le decisioni dell'Ufficio di Presidenza qualora queste dovessero essere assunte nei suoi confronti e quindi ricusa l'Ufficio di Presidenza, non crede nell'Ufficio di Presidenza perché a suo dire non è legittimato ad assumere posizioni. Lui è al di sopra del Parlamento, quindi non può accettare le decisioni dell'Ufficio di Presidenza. Riguardo a quello che ha fatto oggi qui in Aula non voglio entrare in una questione di cui si è già parlato troppo, questo è un altro aspetto, ma quando un parlamentare, uno che siede in Parlamento arriva ad assumere tali posizioni, di fatto si mette al di fuori del Parlamento.
È questo l'atto indegno che offende il Parlamento italiano, ma è anche un atto devastante per le istituzioni e questo credo, Presidente Buttiglione, lei lo sa bene. Io spero che oggi anche il Presidente della Camera, che prima di lei ha presieduto questa Assemblea, si sia reso conto a che punto possa arrivare la paranoia di una persona. Non c'è limite ed ecco perché abbiamo difficoltà ad assumere posizioni, tuttavia dobbiamo affrontare questa vicenda e la deve affrontare anche, io credo, il gruppo al quale appartiene il signor Barbato.
La prego di considerare, onorevole Presidente, con molta serietà e attenzione l'intervento dell'onorevole Cimadoro, un collega del signor Barbato che appartiene al suo stesso gruppo. Cimadoro ha avuto il merito di evidenziare il disagio di tanti colleghi dell'Italia dei Valori costretti a sopportare la presenza nel loro gruppo di una «macchietta» di questo tipo.
Voglio esprimere la solidarietà a quei tanti colleghi corretti del gruppo dell'Italia dei Valori. Vede, signor Presidente, nella vita politica si può stare all'opposizione come alla maggioranza, io ho passato la mia vita nel consiglio comunale di Napoli e sono stato per vent'anni all'opposizione quindi so che cosa è l'opposizione, ma qui non è più accettabile tale tipo di comportamento. Le regole vanno rispettate e le devono rispettare tutti, maggioranza e opposizione. Non credo che la presenza di siffatto personaggio faccia crescere il livello di valutazione e l'apprezzamento degli italiani perché sono questi comportamenti che fanno scendere il livello, onorevole Giachetti, ed è su questo che dobbiamo fare una riflessione tutti quanti.
Non è un caso eccezionale quello di oggi: il signor Barbato, da quando è entrato in quest'Aula, sistematicamente ha avuto questo comportamento. Lui cerca la rissa, cerca lo scontro, incita alla violenza, sparge veleni, lo fa quotidianamente e non lo ha fatto solo oggi, lo fa da sempre. È su questo che dovremmo interrogarci e su questo dovremmo riflettere, ed io spero che anche il suo gruppo voglia rifletterci. Infatti, non credo che con questi esempi e con questi personaggi si possa fare l'opposizione in questo Paese. La maggioranza ha bisogno di un'opposizione, ma di un'opposizione di contenuto, di merito, di proposta, di alternativa, non un'opposizione violenta, aggressiva e parolaia di questo tipo.
Il signor Barbato non fa bene al Parlamento e di questo, non solo l'Ufficio di Presidenza, ma tutti i gruppi dovrebbero assumere consapevolezza. Ciò non per crocifiggere Barbato perché lui questo va cercando, cerca una crocifissione pubblica per dire che è l'unico che sa parlare e Pag. 37interpretare il disagio della pubblica opinione, lo fa scientificamente questo giochino. Ma possiamo rimanere sempre silenziosi e subire le violenze dell'onorevole Barbato?
DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, io vorrei invece esprimere il mio disagio per questo clima di degrado morale, civile, culturale e politico che stiamo vivendo ormai da troppe settimane e che non è certamente attribuibile ad alcuni ragionamenti che ho sentito prima.
Invece sono assolutamente da condannare, lo dico anche al collega Laboccetta, quei colleghi che singolarmente, in questi anni e in queste settimane, anche dai filmati che abbiamo visto, si sono purtroppo distinti per una cattiva politica. Noi abbiamo il dovere di prendere le distanze da quei colleghi che hanno manifestato comportamenti come quella vergognosa compravendita o altri atteggiamenti che abbiamo visto, purtroppo, troppo spesso in televisione o abbiamo letto sui giornali.
Infatti, poiché siamo qui, anche se purtroppo nominati, non eletti, per una legge elettorale che speriamo si possa cambiare al più presto, noi dobbiamo ribadire appunto non solo il rispetto delle istituzioni ma anche la difesa della buona democrazia e soprattutto della buona politica e quindi condannare invece i singoli comportamenti. Solo in questo modo potremo fare un servizio utile all'Italia, ai nostri cittadini, in modo particolare ai giovani che sempre di più ci guardano con sospetto e sempre di più poi si allontanano dalla vita politica.
Infatti, questo è l'unico modo per difendere il nostro ruolo, il nostro lavoro, sia in Parlamento, che nei nostri rispettivi territori. Proprio perché non siamo tutti uguali, lo dobbiamo dimostrare con i comportamenti che assumiamo ogni giorno nella nostra vita quotidiana, nel lavoro che svolgiamo, nelle azioni che ognuno di noi svolge e che deve svolgere con trasparenza ed onestà.
Mi sento di esprimere questo disagio perché come persona alla prima legislatura e come tanti, insieme a me, che lavorano ogni giorno cercando di svolgere il proprio dovere, non mi sento di essere considerata nel calderone dell'antipolitica e nell'essere considerati tutti uguali. E, poi, perché sono convinta che, nei prossimi giorni, vi sarà anche l'approvazione di questa manovra, che è certamente difficile e drammatica, ma che però, come vorrei ricordare ai colleghi della Lega Nord Padania in particolare, certamente non è stata causata dal Partito Democratico o da altri, ma da un malgoverno Tremonti, Bossi e Berlusconi che, purtroppo, fino a tre settimane fa era qui a rappresentare le istituzioni.
Noi stiamo subendo questo debito enorme, abbiamo questa eredità pesante, come ricordato anche dalla mia collega Ruminato; quindi, oggi il Governo Monti deve far fronte ad una situazione creata proprio dal Governo Lega Nord Padania-PdL.
Noi dobbiamo far capire ai nostri cittadini che avremo davanti momenti molto difficili e complicati. Sono contenta, però, perché abbiamo invertito la rotta e stiamo andando in un'altra direzione. Certamente non è ancora sufficiente quello che facciamo con questa manovra, che dobbiamo rendere ancora più equa anche con provvedimenti successivi rispetto all'approvazione della manovra economica stessa. Ma lo possiamo fare se, appunto, cominceranno a pagare le tasse coloro che finora non le hanno mai pagate in questo Paese e che sono sempre stati considerati furbi e, anzi, persone da premiare proprio da quel Governo che, fino a poco fa, fino a meno di un mese fa, ci ha governato in questi ultimi anni.
Nei prossimi giorni anche quello che si dovrà fare nei confronti del trattamento economico dei parlamentari e tutte le scelte che saranno prese, sarà un atto Pag. 38comunque di responsabilità senza demagogia, un atto di responsabilità nei confronti dei nostri cittadini.
Davvero, quindi, voglio esprimere qui la necessità di continuare a lavorare con serietà, trasparenza ed onestà perché allora i cittadini si riavvicineranno alla politica ed alle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per fatto personale.
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.
AMEDEO LABOCCETTA. Ha già parlato!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ha già parlato!
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo perché, tra l'altro, l'avevo chiesto con un intervento precedente che riguardava i 350 lavoratori che lavorano qui alla Camera dei deputati. Intendevo, quindi, parlare già di questa vicenda, atteso che ne avevo fatto richiesta anche al Presidente Fini. Un attimo e ci arrivo...
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, lei non può prendere la parola sull'ordine dei lavori perché l'ha già presa. Spetta una volta sola. Se parla per fatto personale lei ha titolo per prendere la parola.
AMEDEO LABOCCETTA. Strumentalizza tutto e tutti, anche i lavoratori!
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo in riferimento a tutti gli interventi che ci sono stati e che mi hanno chiamato in causa. È abbastanza evidente, anche se capisco che, sia da destra che da sinistra, c'è il tentativo naturalmente di non far parlare, perché si preferisce non far sapere all'esterno quello che succede qui dentro. Questo poi è il vero atteggiamento della casta, una casta che si chiude sempre di più a riccio, piuttosto che interrogarsi e mettersi in discussione e vedere se si sono commessi degli errori, se si sbaglia, se si sta distruggendo la politica. Infatti, sono quei comportamenti scorretti di privilegio, di favore, di corruzione che naturalmente fanno allontanare i cittadini dalla politica e non, invece, chi evidenzia, chi mette fuori le verità, chi fa conoscere come stanno davvero le cose. Ed è questa la ragione per la quale ritengo vi sia un tentativo di schiacciare me e l'Italia dei Valori, perché siamo l'unico partito - come anche nella questione che ha riguardato la società Milano 90 in cui si è impelagata la Camera dei deputati per mala politica - che, a differenza degli altri partiti, non ha preso un euro, nessun finanziamento, non ha fatto nessuna raccomandazione di nessun lavoratore, perché questa è la nostra politica. Questa nostra differenza, questa nostra diversità politica, capisco che dia fastidio, che faccia male, che si vorrebbe non sentire. Gli altri partiti, piuttosto che mettersi in discussione, preferiscono...
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, venga al fatto personale per favore, altrimenti non posso lasciarla continuare.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, in quest'Aula ho sentito attacchi che mi sono venuti perché mi sono permesso di fare, come fanno tutti gli altri che abbiamo sentito...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Barbato, le leggo l'articolo 42 del Regolamento: «È fatto personale l'essere intaccato nella propria condotta o il sentirsi attribuire opinioni contrarie a quelle espresse». Essere intaccati nella propria condotta - mi permetto di interpretare - non indica semplicemente il fatto che altri esprimano opinioni politiche critiche di quello che lei ha fatto, ma è il sentirsi attribuire delle cose, dei comportamenti che si ritengono non veri e si contraddice, quindi, un'accusa. Non si rivendica una posizione politica generale.
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FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, forse lei prima non c'era, ma iniziando dall'onorevole Mussolini a venire in avanti, è stato un elenco interminabile di parole offensive nei miei confronti.
Non erano opinioni diverse. L'ultimo intervento ne è la prova più evidente. Naturalmente...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Barbato. Non nego che lei abbia titolo ad intervenire a titolo personale. La invito, quindi, ad intervenire a titolo personale, cioè contraddicendo condotte che le sono state erroneamente attribuite, oppure rivendicando comportamenti che lei ritiene positivi e che sono stati giudicati negativamente. Non è che ogni volta che qualcuno fa il mio nome si interviene a titolo personale. Se attacca la mia linea politica attacca la linea politica: siamo qui per questo.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, lei forse era distratto durante l'intervento precedente in cui sono stati usati epiteti personali offensivi nei miei confronti; anzi, immagino che lei avrebbe dovuto redarguire chi usava parole offensive. Non avrei dovuto neanche dirlo io...
PRESIDENTE. Non le nego il diritto di parlare a titolo personale. Ha motivo di parlare a titolo personale, ma parli a titolo personale. Non faccia un intervento globale de omnibus rebus.
FRANCESCO BARBATO. Parlare a titolo personale diventa difficile se mi interrompe continuamente, anche perché non solo devo sentirmi le offese da destra e da sinistra da parte di tutti quanti. Naturalmente non intendo replicare perché il mio stile è diverso. Naturalmente, non ci penso neanche; anzi, concludo proprio in questo modo. Non ho neanche sentito le offese che sono state rivolte. Ho capito, ove mai ce ne fosse bisogno, come ha capito anche il mio gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori, che non c'è voglia di migliorarsi rispetto a una certa politica, e così concludo.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'onorevole Barbato nel suo intervento appena concluso - la invito a consultare il resoconto e a valutare lei se noi, in quest'Aula, possiamo accettare che accada questo - ha sostenuto che tutti i partiti, tranne l'Italia dei Valori, avrebbero preso finanziamenti dalla Milano 90. L'onorevole Barbato ha detto espressamente questo. Non importa che lei fosse impegnato probabilmente a verificare in termini regolamentari che cosa è accaduto, tuttavia...
FRANCESCO BARBATO. È questo un fatto personale!
ROBERTO GIACHETTI. È un fatto personale, perché io faccio parte di un partito, e questo è squadrismo! Squadrismo che siete abituati a fare! Mollate il finanziamento pubblico dei partiti che prendete da anni in misura doppia, e poi pulitevi la bocca prima di parlare degli altri partiti. Vi dovete vergognare. È squadrismo! Se fai delle denunce le devi motivare; non puoi venire qui, aprire bocca e dire quello che ti pare, perché non sei a casa tua e ti devi assumere la responsabilità di quello che dici. È chiaro?
Sull'ordine dei lavori (ore 13,15).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, a che titolo chiede di intervenire? Se desidera intervenire sull'ordine dei lavori, non essendo mai intervenuto, ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le chiedo di scegliere lei a quale titolo, perché lei avrebbe dovuto subito interrompere l'intervento...
Pag. 40PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, è lei che deve dire a che titolo desidera intervenire.
FABIO EVANGELISTI. Mi perdoni, signor Presidente, ma lei poco fa avrebbe dovuto...
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, o lei mi dice a che titolo chiede la parola o io non gliela concedo. Ricominciamo: a che titolo chiede di intervenire?
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei, per essere equanime, come ha interrotto ripetutamente l'onorevole Barbato - e ne aveva forse motivo -, avrebbe dovuto immediatamente non concedere la parola all'onorevole Giachetti, che l'ha chiesta per fatto personale quando nessuno, qui dentro, lo ha chiamato in causa e, soprattutto, non lo ha fatto l'onorevole Barbato.
Capisco che evidentemente c'è un nervo scoperto, perché l'esagitazione dell'onorevole Giachetti non si spiega altrimenti, ma egli non aveva alcun titolo per proseguire il suo intervento. Io non ce l'ho con l'onorevole Giachetti, che però parla in maniera assolutamente fuori luogo di squadrismo. Non capisco che cosa stia dicendo, anche perché il suo comportamento - per quanto concerne le riprese in quest'aula parlamentare - è difforme da quello dell'onorevole Barbato soltanto perché lui non aveva la telecamera nascosta, ma qualche volta si è nascosto dietro al computer per fare le sue riprese (Commenti del deputato Giachetti).
Per quanto riguarda le affermazioni a cui egli si è attaccato e che vuole che siano censurate, sono affermazioni di carattere politico sulle quali vi è un'ampia documentazione. Egli può essere più o meno d'accordo su quelle argomentazioni, ma il fatto che si sia così surriscaldato è perché, probabilmente, se non lui direttamente, se non il suo partito attuale, ma qualche autorevole esponente di quel suo stesso partito forse quei contributi li ha ricevuti.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, l'opportunità di interrompere un parlamentare - me lo concederà - va rimessa a chi gli dà la parola. Io ho lasciato parlare l'onorevole Barbato per tre minuti, totalmente al di fuori dal richiamo al fatto personale, aspettando che vi arrivasse. L'onorevole Giachetti ha parlato per pochi secondi ed effettivamente non è arrivato al fatto personale, ma credo che avesse, comunque, titolo di dire le cose che ha detto.
FABIO EVANGELISTI. Sì, ma non a titolo personale!
PRESIDENTE. Ognuno si assume la propria responsabilità. Non lo aveva neppure l'onorevole Barbato, ma così come sono stato tollerante con quest'ultimo, lo sono stato anche con l'onorevole Giachetti.
Quanto alle accuse che vengono rivolte in quest'Aula, ognuno se ne assume la responsabilità. Vorrei, peraltro, ricordare che quando queste accuse sono ampiamente generiche e si rivolgono a tutte le forze politiche, possono integrare una fattispecie di vilipendio del Parlamento...
FABIO EVANGELISTI. Si valuterà in altra sede.
PRESIDENTE. ...e questo non è comportamento consono a chi rappresenta il popolo italiano.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, ricordando che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia con ripresa televisiva diretta avranno inizio a partire dalle ore 10.
Pag. 41Venerdì 16 dicembre 2011, alle 9:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (C. 4829-A).
- Relatori: Baretta (per la V Commissione) e Leo (per la VI Commissione), per la maggioranza; Bitonci (per la V Commissione) e Fugatti (per la VI Commissione), di minoranza.
La seduta termina alle 13,20.