XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 562 di venerdì 16 dicembre 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI
La seduta comincia alle 9,10.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Gianfranco Conte è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 9,15).
PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia abbiano inizio a partire dalle ore 10, prima di sospendere la seduta do la parola ai deputati per due brevissimi interventi sull'ordine dei lavori perché non possiamo ripetere quello che è accaduto ieri.
MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, intervengo per ricordare una vicenda di cronaca nera che in realtà è ancora molto attuale. Si tratta della vicenda del caso Orlandi, Emanuela Orlandi, che non ho bisogno certo di rievocare perché tutti, ahimè, la conoscono ancora oggi.
Ebbene si tratta di questo punto: c'è un appello, che può essere firmato all'indirizzo e-mail petizione.orlandi@libero.it, che ha già raccolto le firme di decine di migliaia di cittadini e invito davvero tutti a farlo. Infatti domenica, alle 10,30, davanti a Sant'Angelo i firmatari sono invitati a presentarsi con in una mano la foto di Emanuela Orlandi che si può scaricare da Internet e nell'altra il testo dell'appello per poi dirigersi tutti insieme all'Angelus in piazza San Pietro.
Questo perché non ci si può rassegnare, non si può continuare a far finta che non esista questa vicenda, che non ha trovato ancora oggi una soluzione. Ci sono indagini in corso che noi rispettiamo certamente, ma è assolutamente fondamentale che si faccia sentire la nostra voce, anche di noi parlamentari, con la massima forza per far sì che questo appuntamento abbia successo. Infatti noi sappiamo con certezza una cosa. Noi sappiamo che, sicuramente, ci sono delle responsabilità da parte dello Stato italiano e da parte di chi allora fece indagini ed anche una quanto meno non trasparenza da parte del Vaticano sulla vicenda.
Quindi io credo che siamo ad un punto nodale di questa storia e credo che il contributo di noi parlamentari possa essere assolutamente determinante. Quindi davvero invito tutti a firmare questa appello, ma anche a partecipare domenica e dare un segnale, anche visivo, su piazza Pag. 2San Pietro in occasione dell'Angelus di questo desiderio, di questa necessità di verità per Emanuela Orlandi.
RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, intervengo per una lamentazione ferma e decisa per la quale chiedo l'intervento immediato della Presidenza.
La Camera dei deputati ha un sito istituzionale sul web. Ebbene, signor Presidente, guardando il sito ieri ho visto che sulla home page del nostro sito della Camera dei deputati c'è la definizione, fra gli argomenti in discussione... mi sente bene?
PRESIDENTE. Si, onorevole Volpi.
RAFFAELE VOLPI. Dicevo che fra gli argomenti in discussione c'è il decreto «salva Italia». Orbene io credo che la pagina della Camera dei deputati non sia né un quotidiano web né un giornale di propaganda e, quindi, chiedo che venga immediatamente cambiata quella denominazione sul sito della Camera dei deputati con la seguente: «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità ed il consolidamento dei conti pubblici» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ciò a meno che il Presidente della Camera non intenda farsi propaganda da compartecipe a questo Governo che è stato formato dai finti tecnici anche utilizzando questo titolo «salva Italia» sulla prima pagina del sito della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sottoporrò la questione che lei ha posto alla Presidenza e ovviamente all'ufficio stampa. Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 10.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (A.C. 4829-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici.
Ricordo che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 14 dicembre 2011 - A.C. 4829-A).
(Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4829-A).
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, per le quali, ricordo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Pag. 3
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà, per due minuti.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, ringrazio il Presidente Monti per essere ancora una volta qui assieme a noi. Le manifestiamo, come Grande Sud, grande stima e grande rispetto, per tutto ciò che sta tentando di fare, anche se questa è una partita che non doveva giocare lei, perché questa partita doveva essere giocata dal Parlamento, da coloro i quali dai cittadini erano stati mandati qui per cercare di governare.
Apprezziamo il suo impegno e il suo coraggio. Ci rendiamo conto, Presidente, che in questo momento stanno arrivando messaggi da tutta Italia e - per me che rappresento il Sud - dal popolo del Sud, dal popolo della Sicilia, della Campania e della Calabria, i quali stanno pagando un prezzo maggiore rispetto agli amici italiani del Nord. Nel Sud vi è la vera miseria, caro Presidente, e a noi, per esempio, importa poco se li costringiamo a stare un anno in più a lavorare o un anno in meno: non è questo il problema. Per noi il problema non è un anno in più di lavoro, ma è il lavoro, è il lavoro che manca, è la disoccupazione, è la grande sofferenza dei nostri giovani e delle nostre intelligenze, che sono costrette a scappare e ad andare via.
Signor Presidente, noi abbiamo appreso, proprio qualche giorno fa - sembra una strana coincidenza - che non si parla più del ponte sullo stretto di Messina. Ma la cosa più grave è che adesso i treni che partono dal Sud, per raggiungere il Nord, devono fare sosta a Roma. Questa è la grande sofferenza del nostro territorio, caro Presidente: il lavoro, le infrastrutture. Le voglio anche ricordare, come uomo che ha fiducia e pone fiducia in questo Governo, le risorse del FAS, che dovevano essere assegnate al Mezzogiorno e che sono ancora bloccate.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, concludo augurando a lei e ai suoi ministri un sereno Natale, ma, più che altro, mi consenta di augurare a tutti gli italiani che questo possa essere l'ultimo Natale di tristezza, di dolore e di amarezza (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà, per due minuti.
KARL ZELLER. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, all'insediamento del nuovo Governo Monti, poche settimane fa, la Südtiroler Volkspartei ha votato per la fiducia. Un voto di fiducia che abbiamo espresso perché abbiamo ritenuto e consideriamo essenziale ed urgente l'approvazione delle riforme strutturali.
È evidente che anche noi, come rappresentanti di un'autonomia speciale, siamo chiamati a dare il nostro contributo, e non è in discussione il nostro ruolo nel concorrere agli obiettivi di finanza pubblica. Su tale disponibilità non vi è mai stato alcun dubbio in questi anni. Comprendiamo la grave crisi finanziaria in atto e riconosciamo al Governo e alla maggioranza che lo sostiene di aver reso questa dura manovra di bilancio più equa.
Tuttavia, proprio la nostra apertura a misure di risanamento condivise avrebbe presupposto da parte del Governo un confronto con la nostra autonomia speciale, mentre noi abbiamo constatato un «no» pregiudiziale, che viola ogni principio di leale collaborazione. A partire dal 2010 la provincia autonoma di Bolzano, con il cosiddetto accordo di Milano, ha accettato un taglio del proprio bilancio per ben 500 milioni di euro l'anno e, con la manovra del 2010, il Governo Berlusconi ha concordato con noi un miglioramento del saldo di ulteriori 118 milioni di euro annui per il 2012 e il 2013.
Si trattava, quindi, di oltre 600 milioni di euro, il che non è poco per un territorio di 500 mila abitanti ed un bilancio di 5 miliardi. Con le due manovre di Berlusconi del 2011 tale contributo è stato aumentato unilateralmente a 301 milioni Pag. 4per il 2012 e a 356 milioni per gli anni seguenti e ora ci troviamo di fronte ad un'ulteriore e ancora più grave violazione delle regole sancite dallo statuto. Non possiamo accettare che si calpesti il nostro statuto speciale come se fosse carta straccia e per la determinazione del nostro concorso va salvaguardato il principio dell'intesa.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
KARL ZELLER. Per questo motivo noi ricorreremo alla Corte costituzionale e voteremo no alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà per due minuti.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, noi di Noi Sud per il Partito del Sud siamo convinti che questa manovra è caratterizzata da dure misure di austerità, per cui non immaginiamo come si possa pensare che determini un rilancio dell'economia e dei consumi. I cittadini non hanno più soldi e con questa manovra ne avranno ancora meno, spenderanno ancora meno e il loro potere d'acquisto diminuirà.
È vero, Presidente: avete previsto delle agevolazioni fiscali per le imprese già in attività e, ancora una volta, avete dimostrato di voler favorire il Nord, ma non abbiamo letto nessun intervento per la nascita di nuove imprese che possano dare lavoro ai giovani e soprattutto al Meridione.
Pertanto, Presidente Monti, il suo Esecutivo ha approntato una serie di misure che non solo tendono a deprimere la nostra economia, ma che ignorano del tutto i provvedimenti, ormai improcrastinabili, per il rilancio che la gente del Sud aspetta da anni.
Anche il Presidente Napolitano, voglio ricordare, ha lanciato un grido d'allarme per il Meridione. Ci saremmo aspettati provvedimenti che in qualche modo avessero indotto gli istituti di credito a rendere un servizio rivolto più all'interesse pubblico e ai cittadini in difficoltà e non a concedere l'ombrello quando c'è il sole e a rifiutarlo quando piove. Intanto, le famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese, i rapporti Svimez sono preoccupanti e drammatici. Se non si interverrà subito il Meridione si svuoterà.
Quanti saranno i nostri laureati e diplomati che lasceranno le nostre terre? Quante saranno le piccole e medie imprese che dovranno chiudere i loro battenti? Questa manovra rischia di tessere un solco sempre più profondo tra il Nord e il Sud, tra i ceti agiati e quelli non abbienti. No, signor Presidente, non possiamo dare la fiducia ad un Governo ostaggio dei poteri forti. Sappiamo tutti che durante la nottata scorsa sono sparite dalla manovra misure sia per il risparmio della spesa pubblica che per il rilancio dell'economia.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
AMERICO PORFIDIA. No, signor Presidente, non possiamo sostenere la manovra che finisce per affossare l'Italia e che non offre una speranza al Mezzogiorno.
Però, professor Monti, cambi rapidamente direzione. Pensi meno ai ricchi, alle banche e ai poteri forti e soprattutto pensi di più ai giovani e al Meridione e noi le saremo vicini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà per due minuti.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi le abbiamo dato convintamente la fiducia all'atto del suo insediamento. Anche oggi siamo orientati a darle un'ulteriore prova accordando a lei e al suo Governo la fiducia della componente Repubblicana e Azionisti. Il nostro è un atto di fiducia per il prosieguo, signor Presidente, perché - bisogna pur dirlo - nel recente e recentissimo passato non ci ha entusiasmato.
La cosa suscita in noi delle perplessità, poiché avevamo posto molte delle nostre Pag. 5speranze per il futuro del Paese nelle sue dichiarazioni iniziali. Molte delle cose che lei ha solennemente dichiarato in quest'Aula non sono avvenute. A noi pare come se lei fosse prigioniero di un tripolarismo che nessuno ha votato. La fiducia riposta in lei aveva il significato di operare senza vincoli di partiti, proprio perché i partiti non erano riusciti a sbloccare una situazione economica e sociale che si era incancrenita.
Personalmente le ho scritto una lettera in cui, come repubblicani, proponiamo delle soluzioni. Aspettiamo con pazienza una sua risposta per sapere se le condivide o meno. Atto di fiducia, dunque, ma vigileremo perché agli atti seguano i fatti senza rincorrere questo o quel leader di partito. Faccia quel che deve, signor Presidente, per il bene dell'Italia. Ai partiti ci pensassero i loro iscritti.
Un'ultima cosa, signor Presidente: dia seguito a quell'iniziativa per abolire le province e noi le assicureremo per il futuro, sempre e comunque, la vostra fiducia, almeno faccia questo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nucara, anche per il rigoroso rispetto del tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, noi, la componente Liberal Democratica del gruppo Misto voterà convintamente la fiducia e voterà senza equivoci a favore di questa manovra che il suo Governo ha proposto al Parlamento. Le diamo atto, professor Monti, che i conti dell'Italia sono messi, attraverso questa manovra, in condizioni di sicurezza ed è questa una condizione fondamentale per dare una speranza e un futuro al nostro Paese.
Naturalmente si può discutere di questa o di quella misura contenuta nella manovra, ma, nel complesso, in pochi giorni il Governo ha fatto quello che l'Europa insistentemente ci chiedeva da molto tempo. Il problema vero, signor Presidente, oggi non è l'Italia. Il problema della crisi europea oggi si sposta all'Europa. Il vertice che si è svolto nei giorni scorsi è stato poco incisivo sul problema fondamentale che ha davanti a sé l'Europa, che è il problema di una ripresa della crescita. Nessuna politica di risanamento dei conti italiani o europei è possibile al di fuori di una ripresa della crescita dell'area europea e dell'area italiana. Ma di questo lei non è responsabile.
Le chiediamo soltanto, in sede europea, di far valere con forza queste che sono necessità dell'Italia e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà per tre minuti.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, noi voteremo la fiducia posta dal Governo sul testo approvato dalle Commissioni perché consideriamo la manovra assolutamente necessaria, anche se non sufficiente. Le modifiche apportate hanno migliorato l'equità: bene l'indicizzazione per le pensioni medie e l'aumento del prelievo contributivo su quelle alte. Ma le modifiche hanno ulteriormente peggiorato la parte che avrebbe potuto stimolare la competitività e, quindi, la crescita: male, molto male, la marcia indietro sulle liberalizzazioni su ogni fronte.
L'Italia è in recessione. L'Europa è in stallo. L'Italia ha fatto i sacrifici che ci erano richiesti. Ci siamo attestati sulla linea del Piave dopo l'assalto degli speculatori, ma l'Europa non si muove con la necessaria determinazione. Il vertice è sostanzialmente fallito. La Germania è lenta, la Francia timorosa, così i nostri sacrifici rischiano di essere inutili, comunque certamente non sufficienti. Occorre fare subito una manovra per la crescita all'insegna delle liberalizzazioni e delle dismissioni: liberalizzazione dei servizi pubblici locali, delle migliaia di società di scopo che sono fatte di clientele che occupano i mercati locali; liberalizzazione di gas, Pag. 6energia e trasporti; liberalizzazione del mercato del lavoro all'insegna dell'equità; riforma del welfare con un nuovo patto generazionale e, ancora, misure concrete per il Mezzogiorno e per i più giovani.
Poi, signor Presidente, sul piano del rigore crediamo che bisogna realizzare la spending review sulla spesa pubblica. Si possono risparmiare 10 miliardi di euro l'anno. Si può sicuramente rivedere la giungla degli incentivi e delle agevolazioni alle imprese che alterano il mercato. Si può realizzare il concordato fiscale con la Svizzera per tassare i capitali espatriati come hanno fatto Germania e Gran Bretagna.
Signor Presidente, si può fare di più, si deve fare di più per la crescita e lo sviluppo. Noi chiediamo all'Europa, a testa alta, di fare di più. Noi non ridiamo perché la Francia sarà declassata perdendo la tripla A, noi siamo preoccupati e determinati. A chi scommette le proprie fortune elettorali sul crollo dell'euro, a chi scommette sulla caduta dell'Italia, noi dobbiamo rispondere con la fiducia, soprattutto con la responsabilità, quindi con le riforme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà per tre minuti.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, tutti abbiamo la consapevolezza della necessità di risanamento del bilancio dello Stato, ma nessuno può essere soddisfatto di dover approvare una manovra che, pure inevitabile, comporta sacrifici pesanti per i cittadini. Nell'annunciare il voto favorevole dei deputati del Movimento per le Autonomie alla richiesta di fiducia sul decreto-legge, non posso però non sottolineare che, se non seguissero con grande rapidità misure per la crescita e lo sviluppo, si rischierebbe di produrre effetti depressivi che aggraverebbero, anziché risolvere, la crisi finanziaria e il riequilibrio dei conti.
Il titolo stesso della manovra riporta: «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici», ma solo quest'ultimo è realmente perseguito, mentre crescita ed equità non sono concretizzate se non in minima parte. Quando si parla di esigenze di crescita non si può che parlare del Mezzogiorno, ossia di quell'area che ha subito gli squilibri maggiori e che vive, rispetto al nord del Paese, un enorme divario a partire da quello infrastrutturale. Non c'è unità del Paese, non c'è federalismo, non c'è rilancio economico né produttivo e non c'è giustizia sociale senza un forte investimento economico di fiducia e di energia nei confronti del sud del Paese.
Possono esserci tanti approcci nel percorso di risanamento dell'economia. Uno è quello ragionieristico, che tende esclusivamente a rimettere a posto i conti. Un altro è quello di chi tiene conto che la cura di lacrime e sangue ricade su milioni di cittadini soprattutto meridionali, che non riescono già ad arrivare alla fine del mese. Per questo è necessario che i provvedimenti per lo sviluppo siano contemporanei ai sacrifici. Senza questo riequilibrio, i suoi sforzi non avranno ottenuto il risultato positivo che tutto il Paese le ha richiesto, accordandole una fiducia senza precedenti.
Il Mezzogiorno è una grande opportunità e può trasformarsi nella locomotiva dello sviluppo a condizione di crederci e di investirvi. Si tratta di una missione nazionale che può rilanciare l'Italia ed offrirle una via d'uscita in avanti rispetto alle difficoltà del momento. Il Sud, frastornato dalla manovra in corso, mantiene ancora nei suoi confronti un'apertura di credito che non potrà durare a lungo, ma che può consentirle di mostrare la sua volontà di restituire respiro all'intero Paese e di volerlo rimettere sulla strada di uno sviluppo responsabile ed equo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà per quattro minuti.
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ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, lei e il suo Governo siete stati catapultati su una plancia di comando di una nave (che, peraltro, non per colpa vostra conoscete poco o addirittura in qualche caso per niente) in un mare in tempesta con il compito - ahimè - gravoso di condurla nel porto più sicuro. Sarebbe, quindi, del tutto ingeneroso e anche irresponsabile a mio modo di vedere ostacolare questo vostro impegno.
Tuttavia, con altrettanta onestà, penso che sarebbe anche sbagliato da parte nostra assecondare delle scelte, se eventualmente dovessimo ritenerle non giuste. Per questo, signor Presidente, noi dichiariamo di votare la fiducia al suo Governo e a questo decreto-legge, ma dobbiamo anche onestamente dichiarare una parte di insoddisfazione rispetto alle scelte fatte. Dobbiamo considerare il tempo a vostra disposizione (un tempo veramente ristretto) e, quindi, questa è una grande giustificazione. Mettiamo anche in conto, signor Presidente, il fatto che nel dire alcune cose che possono essere considerate critiche ci si espone ad un facile ragionamento da parte sua nel dire: «Ma perché queste cose non le avete fatte voi prima?».
Ha ragione, signor Presidente, indubbiamente è così, ma questo non ci esime tutti quanti dall'avere la responsabilità nei confronti del Paese per cercare, invece, di trovare delle soluzioni efficaci rispetto all'obiettivo che abbiamo di fronte. Quindi, lei non prenda queste nostre considerazioni come critica, ma piuttosto come delle sollecitazioni. Lei aveva giustamente bisogno di trovare delle risorse anche importanti. Ha fatto la scelta di aumentare le tasse, di mettere l'ICI sulla prima casa e di aumentare l'IVA.
Noi crediamo che questa sia una scelta, come dire, comprensibile. Tuttavia, avremmo preferito che vi fossero altre scelte per trovare risorse e, in modo particolare, vi fosse la possibilità di incidere su quelli che vengono chiamati comunemente tagli (e la possibilità esiste). Certo, forse è necessario più tempo, ma pensiamo che questa sarebbe stata la strada migliore anche perché il fatto che il suddetto decreto-legge abbia degli effetti recessivi lo dicono anche gli esperti di Confindustria, oltre a noi. Quindi, in tanti sostengono che questo può essere un provvedimento con effetti anche negativi che potrebbe riportarci ad affrontare una situazione di emergenza, proprio perché non si riesce a rilanciare l'economia.
Su questo punto avremmo sperato qualche misura in più, anche più coraggiosa. Capiamo le difficoltà. Anche noi abbiamo avuto responsabilità di Governo e sappiamo quanto sia difficile. Però lei, signor Presidente, è in una condizione per cui può utilizzare anche quella che è la grande spinta che viene data dall'opinione pubblica per assumere queste scelte e noi la incoraggiamo perché lei lo faccia con vigore e con la convinzione che è sempre stata, in un certo senso, una sua caratteristica.
Quindi, vorremmo che questa manovra fosse ancora più coraggiosa. Ci auguriamo che in futuro questo possa avvenire. Vorremmo che fosse più orientata verso la crescita. Anche su questo qualche idea innovativa ci può essere. Leggiamo - è cronaca di questi giorni - di imprenditori che si suicidano perché, nonostante siano creditori nei confronti dello Stato, si trovano con aziende con debiti bloccati e con le banche che chiudono i fidi. Anche qui sarebbe sufficiente introdurre dei meccanismi semplici perché lo Stato, pur non avendo risorse a disposizione per onorare il debito, possa comunque certificare quel debito e consenta, con una certificazione, di poter andare dalle banche a farsi dare delle risorse.
PRESIDENTE. Onorevole Antonione, la prego di concludere.
ROBERTO ANTONIONE. Quindi, rivolgo un incoraggiamento per trovare anche delle forme innovative.
L'ultima considerazione, me la permetta Presidente, è nei confronti delle forze politiche. Il Governo fa quello che Pag. 8deve. Le forze politiche utilizzino questo tempo per varare le riforme che il Paese chiede. In passato abbiamo istituito delle Commissioni bicamerali che non hanno dato dei risultati. Forse in questo momento le forze politiche potrebbero, se non prendere questa scelta, fare una scelta magari in questa direzione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Antonione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà per quattro minuti.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Monti, la fiducia richiesta dal suo Governo avviene su un provvedimento obbligato, necessario e senza alternative. Ne siamo consapevoli. Il rischio di avvitamento del nostro debito sovrano richiede una risposta vera, con un coinvolgimento profondo della pubblica opinione. I segnali vanno dati in tutte le direzioni e devono essere credibili, se si vuole poter contare su un'inversione di tendenza dei mercati. Ma la prospettiva da indicare non può essere il ritorno alla moneta nazionale. Sarebbe un dramma e un errore storico.
La sua credibilità, anche internazionale, è un punto di forza, ma ora è il sistema politico del nostro Paese che deve dimostrare di saper reggere la sfida. La discussione, nelle Commissioni bilancio e finanze, ha avuto, in questi giorni, luci ed ombre. Non sempre vi è stata la consapevolezza della posta in gioco come sulla questione delle liberalizzazioni, che dovrà essere ripresa con forza e in maniera organica. Non si può pensare che si debbano chiedere sacrifici, anche rilevanti, ai pensionati e strizzare l'occhio alle corporazioni.
Ho notato che al suo Governo si chiede di fare il lavoro difficile, quello che la politica, la nostra politica, non è riuscita a fare in questi anni. È una missione che incorpora il riconoscimento che siamo stati al di sotto dei nostri doveri e delle nostre responsabilità. Il recupero d'orgoglio della funzione politica non passa da una sterile rivendicazione di ruoli e neppure evidenziando la condizione di commissariati, quanto dall'esercizio di un ruolo attivo e coinvolgente, al quale si viene sollecitati dall'azione del Governo.
Se Monti è disperato, noi stiamo molto peggio di lui. Tra 18 mesi non potremo presentarci al giudizio degli italiani affermando che la politica siamo noi. Non saremmo creduti. È perché dovremmo esserlo? Pare un paradosso e non lo è. Il successo del presunto Governo tecnico è il successo della politica. Siamo senza alternative. Diversamente monterà ancora di più il forte vento dell'antipolitica, che si nutre delle nostre insufficienze. Per questo, Presidente Monti, le diamo volentieri questa fiducia e la sollecitiamo ad andare avanti con grande determinazione.
Alla fine, anche noi saremo profondamente diversi all'interno di questa grande maggioranza che sostiene il Governo nel Paese, ma anche tra le opposizioni, che sembrano più preoccupate di improbabili recuperi elettorali che di metterci la faccia di fronte alla durezza strutturale dei nostri problemi.
Al Governo Monti, al quale si possono e si debbono svolgere e rivolgere critiche costruttive, va riconosciuto il merito di aver chiuso la storia dei condoni e degli scudi, non con le parole, ma con i fatti, richiamando anche gli scudati alle loro responsabilità verso il Paese e indicando la lotta al sommerso e l'evasione come la via maestra per recuperare coesione sociale e civile anche seguendo in questa fase la strada impervia della patrimoniale, possibile senza restare prigionieri dei nominalismi.
Auguro a Monti la discontinuità rispetto alle furbizie di rappresentare al Paese una situazione diversa da quella reale, come è accaduto spesso in questi anni. Deve continuare a parlare al Paese il linguaggio della verità: la crisi non è psicologica, ma è così strutturale che ci spingerà verso un nuovo modello di sviluppo, che deve legare il benessere al lavoro, alle regole, ai doveri e alle responsabilità e deve ricostruire il dialogo istituzionale. Pag. 9
In questi anni, abbiamo consumato l'enorme bugia costituzionale che eravamo ormai in un sistema presidenziale, dove i cittadini eleggono il Governo. È una congettura così falsa che il Governo è caduto e ora ci troviamo in campo un Governo politico - non tecnico - di natura parlamentare. Come gli abbiamo dato la fiducia, gliela possiamo togliere, ma forse abbiamo bisogno di recuperare noi la fiducia come responsabili della politica italiana, ma dobbiamo guadagnarcela: il cammino sarà molto duro. Per rimettere in moto lo sviluppo dobbiamo ridurre al minimo i particolarismi, i conflitti di interesse e il disprezzo delle regole.
Per tutte queste ragioni c'è il nostro voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, Signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, a distanza di poche settimane siete qui per la seconda volta a chiederci di darvi fiducia. La prima volta ce l'avete chiesta sulla parola e noi, sulla parola, ve l'abbiamo data, una parola, in realtà, composta da tre parole: l'impegno che vi sareste attivati da subito e come prima cosa per un provvedimento che potesse dare equità, rigore e sviluppo. In realtà, vi abbiamo dato quella fiducia non solo sulla parola, ma anche sulla vostra professionalità e sulla vostra credibilità personale. Voglio dire subito, a scanso di equivoci, che, se dovessimo tornare indietro, con responsabilità e felicità ve la daremmo ancora. Ve la daremmo ancora perché non v'è dubbio che è meglio vedere rappresentare l'Italia un Presidente del Consiglio come Monti, quando dialoga con Merkel, Sarkozy, Cameron e Obama, piuttosto che l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, che ci faceva vergognare, umiliare e deridere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non v'è dubbio che è meglio confrontarsi con personalità e professionalità come voi - come la dottoressa Cancellieri, come la professoressa Fornero e gli altri - piuttosto che con gli ex Ministri come Saverio Romano e Cosentino, inquisiti per fatti di mafia.
Quindi, non è in discussione da parte nostra la possibilità di poterci confrontare nel merito con voi, ma quello su cui siamo chiamati a decidere oggi è ciò che, nel merito, avete fatto con questa manovra e ci dispiace davvero che, nel merito, non ci abbiate permesso di confrontarci su questa manovra, avendo posto la questione di fiducia, per la quale, per giunta, ci sentiamo sotto ricatto e per la quale - ne prendiamo atto - anche voi siete sotto ricatto. So che non lo potete dire, ma a me lasciatelo dire qui dentro. Infatti, per bocca vostra e non di chissà quale populista - come ci accusano di essere - abbiamo preso atto che voi avreste fatto questa manovra in modo diverso, se vi fosse stato consentito di farlo.
Non ci credete? Non ci crede, professor Monti? Legga in prima pagina le dichiarazioni del sottosegretario Catricalà che è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, su La Repubblica di questa mattina. Leggetelo, voi che ci ascoltate! Ha detto il professor Catricalà questa mattina, con riferimento alle liberalizzazioni (un suo cavallo di battaglia, professor Monti, quando era Commissario europeo): certo che sono arrabbiato, certo che sono amareggiato per non aver potuto farle, la forza delle lobby in Parlamento è ancora potente, io e Monti vuole che non siamo delusi? Certo che lo siamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! «Uè» ma voi siete al Governo! Vi rendete conto? Siete voi stessi che dite che non avete potuto fare una manovra come avreste voluto fare perché sottoposti a lobby parlamentari. Non io, ma voi avete detto (cito dalla trasmissione di Ballarò del 13 dicembre 2011, cioè l'altro ieri), il sottosegretario Paolillo, che non avete potuto fare le gare e mettere a gara le frequenze televisive perché nella maggioranza c'è anche il PdL. Lo vogliamo tradurre in «dipietrese»? Perché nella maggioranza c'è il partito governato da Berlusconi che le frequenze televisive se le è prese gratis Pag. 10(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e non vuole pagarle, partecipando ad una normale gara! Questo è ricatto delle lobby ma questo è anche debolezza vostra, ed è in questo merito che noi vorremmo confrontarci, non sulla fiducia!
Ma volete che brave persone come voi non abbiano la nostra fiducia? Ma ci dispiace vedervi così arrendevoli, arresi. Non noi, ma lei, professor Monti, il 10 maggio 1999 da Commissario europeo, intervenendo pubblicamente per spiegare le ragioni per cui nel nostro Paese non c'era e non c'è sviluppo, cioè quello sviluppo che era la terza gamba di quell'impegno fiduciario che le abbiamo dato al primo voto, lei quel giorno, professor Monti, da Commissario europeo, ha detto: l'economia italiana è debole perché il risanamento è stato fatto con aggravi fiscali e non con contenimento delle spese. E cosa avete fatto con questa manovra se non aggravi fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Lega Nord Padania), se non tasse su tasse e non avete fatto nulla sul contenimento delle spese! Volete che ve lo ricordo? Perché sia chiaro, signor Presidente del Consiglio, un'altra manovra era ed è possibile e mi auguro che successivamente possiate farla e ritrovare quel rapporto fiduciario anche con noi che non vi abbiamo tolto ma che siamo costretti a togliervi oggi perché ci costringete, per votare la manovra, a darvi fiducia. Noi la fiducia ve la vorremmo dare, ma questa manovra è iniqua, ingiusta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
È una manovra che non fa gli interessi della collettività italiana, è una manovra, cito un manifesto di economisti ed intellettuali di ieri, signor Presidente, che viene imposta al Paese ma che manca di un concreto e chiaro segno di equità. Ha in sé un rigore a senso unico e la giustizia sociale è inesistente. È una manovra non equa, signor Presidente del Consiglio, perché fa pagare il costo della crisi ai pensionati e non alle lobby finanziarie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Prendete i soldi ai pensionati, soprattutto a quelli che hanno avuto la sventura - mentre pensavano di aver avuto la fortuna di aver cominciato a lavorare prestissimo - di non poter andare in pensione perché voi i soldi che vi servivano per far quadrare i conti avete preferito prenderli a loro invece che agli scudati fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), avete preferito prenderli a loro invece che fare la convenzione con la Svizzera, come hanno fatto la Germania e l'Inghilterra, per avere un contributo di solidarietà da tutti quei soggetti che sono andati a nascondere i soldi in Svizzera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), dopo aver fatto falso in bilancio, corruzione, evasione fiscale. Avete preferito prenderli ai precari, avete preferito evitare di intervenire sugli ammortizzatori sociali piuttosto che andare a colpire la grande evasione fiscale, piuttosto che eliminare i costi della politica. Non io ma lei, signor Presidente del Consiglio, non io ma lei aveva detto che la prima cosa da fare era eliminare i costi della politica, gli sprechi, gli enti inutili, i consigli di amministrazione, le società a iosa che sono nate per dare posti di sottobanco a «trombati» della politica.
Invece questo non l'ha fatto. Ha fatto una cosa di più: ha detto che lo farà a partire dal 2013. Lei sa cosa sono i decreti-legge omnibus, signor Presidente? Sono quei decreti-legge che l'ultimo giorno dell'anno vengono approvati in Parlamento per rinviare di un anno ciò che scadeva nell'anno stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questa è la fine che faranno i suoi provvedimenti. Insomma, signor Presidente del Consiglio, glielo dico con il cuore in mano: noi non siamo d'accordo sul merito della manovra, perché il merito della manovra è iniquo, non tiene conto di tutti gli interessi dei cittadini, e noi sappiamo che poteva e doveva essere fatto in altro modo. È il merito della manovra che voi stessi ammettete essere insufficiente. Allora, mi chiedo perché abbiate posto la fiducia. Se proprio volevate porre la fiducia, perché siete sottostati prima al ricatto di quelle corporazioni, di quegli ordini professionali, di tutte quelle lobby che voi dicevate Pag. 11di voler combattere? La verità è una sola, signor Presidente del Consiglio: il suo è nato come Governo tecnico, ma è subito diventato un Governo politico con i suoi compromessi. Per cercare una maggioranza parlamentare che le permettesse di sopravvivere qui dentro, ha rinunciato ai suoi stessi principi e ai suoi stessi obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Se lo ricordi questo, signor Presidente del Consiglio: noi oggi le neghiamo la fiducia non perché non abbiamo rispetto verso tutti voi, ma perché non condividiamo quello che avete fatto, perché ci dispiace avervi visti così arrendevoli. Ci auguriamo che un giorno lei e tutti voi possiate tornare ad essere persone tutte di un pezzo, che fanno gli interessi di tutti i cittadini italiani e soprattutto che mettono al primo posto gli interessi delle persone più deboli. Quel giorno potremo tornare a ridarvi fiducia, perché noi dell'Italia dei Valori non facciamo populismo, ma facciamo politica nell'interesse dei cittadini. Se c'è qualcuno a cui tutto questo non va bene, si assuma la responsabilità di trovare una alternativa, non prendendosela con noi, che da Cassandre denunciamo il male (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.
VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, a nome del gruppo Popolo e Territorio, esprimo la volontà, ancorché sofferta, di confermare la fiducia al suo Governo, senatore Monti. È sofferta perché è necessario ed obbligatorio concederla, tenendo conto del contesto, delle difficoltà internazionali e delle difficoltà interne che attraversa la nostra nazione. È necessaria perché c'è stato più volte spiegato che senza questo Governo non saremmo stati in grado di affrontare le vicissitudini e le necessità che l'Europa unita, o meglio il binomio «Sarkò-Merkel», ci impongono, per piegarci sostanzialmente ad un sostegno della politica economica della Germania. Ebbene, non vogliamo essere tra coloro i quali debbono poi portare lo scrupolo di non aver fatto quello che il Capo dello Stato ha detto doversi fare. Quindi, siamo qui a confermarle la fiducia che le abbiamo dato qualche settimana fa. Ci consenta, però, di dire che la critica è il sale della democrazia e che agli amici si ha l'obbligo di dire in faccia e direttamente, senza demagogia e senza le strumentalizzazioni che ho poc'anzi ascoltato da parte dell'onorevole Di Pietro, quale è la propria opinione. Noi siamo convinti che il precedente Governo sostanzialmente sia caduto e si sia usurato perché, secondo un noto aforisma, quando un regno cade a causa dell'esito di una sola battaglia, significa che si erano create le condizioni perché cadesse a causa di una sola battaglia.
Si erano create incomprensioni, disarmonie; erano finite le spinte propulsive per realizzare un programma di riforme liberali e, quindi, ha prevalso la politica politicante che, come tale, è corrosiva perché finisce con l'essere null'altro che il mantenimento del potere per il potere. Ma credo che il nuovo Governo, quello dei tecnici, che sono quelli che non hanno l'assillo di doversi misurare con la democrazia, con la diversità delle opinioni, avrebbe dovuto avere il coraggio di una proposta di Governo certamente più incisiva, che avesse indicato quello che realmente necessitava alla nostra nazione. Allora, vede, signor Presidente, spezzare le reni ai farmacisti o ai tassisti non mi sembra un programma degno di una direttiva liberale e riformatrice dello Stato, rispetto alle liberalizzazioni di cui si sente la necessità nelle partecipazioni statali.
Ripeto, noi siamo, dopo la Cina credo, il Paese occidentale che ha la maggiore quantità di partecipazioni nell'industria. Abbiamo bisogno di introdurre criteri di efficienza e di competizione nella sanità, che sostanzialmente continua a confondere la statalità della gestione con la pubblicità del servizio, di introdurre criteri di valutazione dell'efficienza e del merito nel pubblico impiego, dove si continua Pag. 12a pagare per la sola giornata di presenza, di inserire criteri di competizione in tutti i gangli ove lo Stato regola e interviene con i propri soldi. Ovviamente, lei mi risponderà che si tratta dei primi atti del Governo; però un prologo e un indirizzo che non fossero come le «lenzuolate» di Bersani, che ha questa fissa di garantire alle cooperative la vendita dei parafarmaci (o dei tassisti), ce li potevamo anche risparmiare.
Noi, invece, le chiediamo di incidere facendo quelle riforme strutturali dello Stato che sono l'unico presidio per abbattere le clientele e l'assistenzialismo che sono alla base del debito pubblico. Alla base del debito pubblico non vi è il costo della casta, come qualcuno qua dentro si affanna e continua a dire pur di compiacere il ventre della piazza! Alla base del debito pubblico vi sono 9 milioni di pensioni che non hanno il montante contributivo e che costano 100 miliardi di euro di debito all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio)! C'è qualcuno che ha il coraggio di dire queste cose? Ebbene, noi ci aspettiamo che lei lo faccia, lei che non ha l'assillo del rendiconto elettorale e di dovere compiacere gli elettori.
Mi consenta di dirle un'altra cosa, professore. Glielo dico con la modestia di chi si inchina al suo sapere, però, vede, a me hanno insegnato che in anatomia è noto che il cervello umano pesa più o meno un chilo e mezzo e ciascuno riesce ad articolarlo, pur senza avere una specifica competenza. Io una cosa l'ho capita, ho capito che se noi non facciamo quello che è doveroso fare, non ci salveremo. La prima cosa che mi sarei aspettato da lei, del quale apprezzo questo continuo riferimento ai giovani, era quello che Von Hayek ci dice ne «La via della schiavitù». In questo Paese bisogna smetterla di indicare ai giovani la strada del pubblico impiego, del posto ben remunerato.
Bisogna spiegare ai giovani che l'intrapresa e quindi anche quello che è il profitto non è lo sterco del diavolo, e che in questo Paese va fatta la lotta alla povertà e non alla ricchezza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio). In uno Stato liberale, in uno Stato che vuol creare ricchezza dal quale trarre, attraverso la tassazione, quello che serve per far funzionare i servizi non c'è bisogno dell'iperplasia burocratica, non c'è bisogno di aumentare gli stipendi e le pensioni, c'è bisogno di dire alle giovani classi che bisogna intraprendere, bisogna investire, bisogna produrre la ricchezza, che è la base dello Stato sociale, perché da quelle risorse viene fuori la solidarietà.
Ci consenta di dirle che siamo spiacenti che molti dei nostri emendamenti non siano stati accolti. Il gruppo Popolo e Territorio aveva proposto un sistema per alienare immediatamente i beni dello Stato attraverso l'acquisto per il tramite di una società di servizi a partecipazione interamente pubblica finanziata dalla Cassa depositi e prestiti, affinché la stessa Cassa depositi e prestiti anticipasse il 70-80 per cento di quello che è stato il bene stimato e convertisse questi finanziamenti agli enti locali, i quali a loro volta avrebbero potuto pagare i mutui che hanno acceso con la Cassa depositi e prestiti. Era un modo come un altro per liberare risorse perché potessero migliorare e funzionare i servizi municipalizzati e tutto ciò che gli enti locali erogano ai cittadini.
Avevamo posto il problema dei dirigenti di azienda. Vede, se il prepensionamento, o la cassa integrazione, o il licenziamento - ha ricordato - riguarda gli operai, i quali sono assistiti dalla cassa integrazione e sono assistiti dall'ammortizzatore sociale (che giustamente è previsto), mi dice un dirigente di azienda al quale abbiamo chiuso la finestra per andare in pensione e che è stato messo in quiescenza da qualche anno come potrà campare, fino a quando potrà andare in pensione?
Allora signor Presidente, le ribadisco il nostro voto favorevole alla fiducia e ci riserviamo di valutare nel corso del dibattito, anche dalle sue risposte, se ci saranno risposte positive alle nostre richieste (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei avrà la nostra piena e convinta fiducia su questa manovra «salva Italia». Non pensiamo certo che sia perfetta, non ci illudiamo nemmeno che da sola basterà a mettere in sicurezza il debito dello Stato italiano, ma riconosciamo che sia uno scatto di reni riformatore volto a superare i drammatici ritardi accumulati dal Paese negli ultimi anni. Non è vero, come qualcuno imprudentemente ha affermato, che lei abbia fatto marcia indietro su tutto. Credo che il Parlamento debba rivendicare, al contrario, una positiva discussione con il Governo, tra il Governo e le forze politiche che sostengono in Parlamento il suo Governo, e che ha portato a dei correttivi che non hanno modificato di un euro il saldo finale della manovra.
L'aumento della pressione fiscale c'è e sarà significativo, e purtroppo sarà in continuità con quello degli ultimi tempi, e lo dico perché tra poco ascolteremo proteste tanto fracassone quanto un po' grottesche da parte di chi ha vissuto in un Governo per otto anni su dieci, aumentando spesa pubblica e le tasse. Crescono le tasse, forse era inevitabile, signor Presidente del Consiglio, ma lei sa che la pressione fiscale ha ormai raggiunto un limite pericoloso. Oltre non ci si può spingere. Questa manovra segna sul fisco una svolta strutturale: tassare di più i consumi, i patrimoni, anche i patrimoni finanziari. La direzione è giusta se l'obiettivo sarà quello di alleggerire in prospettiva il carico fiscale sul reddito da lavoro e sul reddito da impresa.
I prossimi interventi sui conti pubblici, che ci saranno e lo sappiamo, dovranno portare alla riduzione della spesa pubblica e, per quella via, alla riduzione dell'imposizione fiscale. In questa manovra non avete cifrato un euro sul contrasto all'evasione, non perché non ci siano le misure - lo sappiamo -, non perché non ci sia la volontà - lo sappiamo -, ma perché sono soldi che vengono messi e non si sa se entreranno. Ma la promessa deve essere quella che, proprio perché non c'è un euro dalla lotta all'evasione in questa manovra, ogni euro che verrà dovrà servire a diminuire l'imposizione fiscale, pur nei tempi difficili che abbiamo davanti.
Su alcuni capitoli delle liberalizzazioni - e questo, invece, è vero ed è grave - una marcia indietro nel passaggio parlamentare vi è stata: non le mancherà, e ci avrà al suo fianco, il tempo per dimostrare che non si sta scherzando sulle liberalizzazioni. Nella graduatoria annuale che la Heritage Foundation stila sulla libertà economica nel mondo, l'Italia è al sessantesimo posto. Un Paese come la Germania è al ventesimo. È vero che un dato centrale è quello della libertà dalla corruzione, che ci vede penalizzati rispetto agli altri Paesi, e su questo bisogna fare molto, ma è vero che la mancanza di libertà economica è una delle cause determinanti della scarsa crescita degli ultimi anni che ha penalizzato il nostro Paese. E, a scanso di ogni equivoco, una forte iniezione di libertà economica, anche sul mercato del lavoro, Ministro Fornero, si deve e si può accompagnare ad uno Stato sociale generoso ed efficiente, anzi generoso perché efficiente, come dimostrano i casi di Paesi come la Svezia e la Danimarca.
Liberalizzare per aumentare il potenziale di crescita, non perché l'economia italiana potrà crescere nei prossimi semestri. Sappiamo che non è così, sappiamo che saranno semestri duri, ma le riforme servono a dimostrare che nel tempo più lungo sopporteremo gli oneri del nostro debito. Liberalizzare e privatizzare, senza fanatismi, ci mancherebbe altro, ma senza tabù. Facciamo l'elenco delle grandi aziende di Stato: sono davvero tutte strategiche? Sono davvero tutte nell'interesse dei cittadini? Le aziende municipalizzate regionali, anche quelle quotate in Borsa, servono ai cittadini e a produrre servizi o servono ad occupare poltrone, a generare corruttela e scambi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)? Pag. 14Questo è un punto, signor Presidente del Consiglio, che, nei prossimi mesi, va affrontato.
Si è discusso molto, in modo un po' astratto, di equità attorno a questa manovra. Equità significa certo distribuire i carichi fiscali secondo le possibilità e la spesa sociale secondo le necessità; significa, per citare una bella pagina del riformismo socialista italiano degli anni Ottanta, premiare il merito e soddisfare i bisogni. Ma equità significa, innanzitutto, dare un'opportunità di lavoro ai giovani nell'Italia di oggi e di domani. La crescita economica, comunque la si voglia intendere, non è un'ossessione economicista, è la prima condizione dell'equità.
Ma veniamo al punto dei conti pubblici: dopo questa manovra e con il pareggio di bilancio di qui a due anni, il nostro Paese sarà quello in Europa con il più alto e formidabile avanzo primario, il 5 per cento sul PIL. Entrate e meno spese, se non consideriamo gli interessi, danno un avanzo del 5 per cento. Non sarebbe ragionevole, posto che questo obiettivo venga confermato, chiedere all'Italia di fare di più. Dobbiamo certificare che questo sarà il risultato, chiedere di più sul fronte del disavanzo aprirebbe una spirale recessiva che non ci possiamo permettere e non si può permettere l'Europa. Dobbiamo per questo batterci in Europa perché sia chiaro che siamo tutti impegnati a salire una parete del sesto grado, tutti quanti in un'unica cordata. Nessuno può pensare di essere trascinato in alto, ma nessuno può pensare che, se cade anche uno solo di noi, uno solo di questi alpinisti, non succeda niente. Si trascinerà prima quello più vicino a lui, poi l'altro e, infine, tutta la cordata cadrà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Le richieste di risanare i conti pubblici che i Paesi virtuosi rivolgono ai Paesi come l'Italia sono sacrosante. Ebbene, a quella richiesta oggi diamo una risposta credibile. Ora però l'Europa deve essere all'altezza: non esistono soluzioni miracolose. Ora spetta all'Europa, a cominciare dalla Germania, che ha il più elevato surplus commerciale: vende in Europa molto di più di quanto importa. È il segno del merito di quel grande Paese e delle riforme ma è anche un fattore straordinario dello squilibrio ed è uno dei punti su cui bisogna dimostrare che nessuno guadagnerebbe dalla fine dell'euro, neanche chi ha quell'avanzo primario. Dobbiamo andare avanti.
Abbiamo ancora una manciata di settimane, signor Presidente del Consiglio, non credo molte di più, per decidere quali strumenti da finanziare più efficaci per intervenire, quale debba essere come dicono gli analisti il bazooka, l'arma finale che metta un punto fermo alle tensioni sui mercati e sui debiti pubblici. Proprio per questo non possiamo permetterci egoismi o rigidità ideologiche. Non possiamo permettere che ideologie e rigidità prevalgano in Europa. Dobbiamo salvare l'euro per salvare l'Europa da una recessione che sarebbe durissima.
La democrazia parlamentare italiana non è sospesa. La sua base parlamentare, signor Presidente del Consiglio, è ampia. In un momento eccezionale servono risposte eccezionali. Io mi ha aspetto non solo da Futuro e libertà e dal Terzo Polo, ma da tutte le forze che la sostengono, signor Presidente del Consiglio, che vi sia la rivendicazione di quello che stiamo facendo, la rivendicazione del sostegno anche quando il sostegno è critico, non il tentativo di votare qui e dire fuori che in realtà non si è d'accordo. Infatti il successo suo sarà il successo di tutti, sarà un vantaggio per tutti se questo Governo riuscirà, come lei ha detto, a salvare l'Italia o, più semplicemente e più facilmente, a rimetterla in carreggiata. Questo è quanto io penso gli elettori di tutte le forze che sostengono il Governo si aspettano, e si aspettano che venga fatto senza reticenze e senza retropensieri (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
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GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi è una giornata difficile per chi siede in questo Parlamento. Forse la più difficile dall'inizio di questa legislatura. Dobbiamo approvare una manovra dolorosa, che richiede sacrifici duri a tutti gli italiani. Nel farlo tuttavia bisogna tenere conto di alcune cose. La prima è che a questa manovra non ci sono alternative. Lo dobbiamo dire con chiarezza. L'unica alternativa a questa manovra è il fallimento dell'Italia e il depauperamento delle ricchezze intere degli italiani. Non è questo, colleghi, il momento delle polemiche. Non avrebbe senso a questo punto litigare su ciò che è stato fatto negli ultimi anni, sulle ragioni che ci hanno portato in questa situazione. Sarebbe irresponsabile, sarebbe un male e soprattutto non servirebbe al Paese. Sarà la storia - vedete - nel bene e nel male a giudicare il passato e soprattutto saranno i cittadini, nel bene e nel male, a giudicare l'operato di questi tre anni nella prossima scadenza elettorale. Alla Lega, che vedo molto agitata in questo periodo, dico solo una cosa: non sarà il tono della voce a far dimenticare agli italiani le responsabilità di ognuno di noi in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico). Non è questo - dicevo prima - il momento delle divisioni. Il voto di oggi segnerà una demarcazione netta però tra chi sostiene questa manovra e, quindi, questo Governo e chi invece voterà contro. Chi voterà la manovra - lo sappiano gli italiani - si assumerà una grande responsabilità. Con coraggio chiederà sacrifici agli elettori e sappiamo tutti che in politica questo può voler dire perdere il consenso elettorale. Ma chi la vota, colleghi, scommette sul futuro di questo Paese e si assume le responsabilità davanti a tutti.
Questa, colleghi, è la differenza, come sottolineava De Gasperi, tra i politicanti, che guardano solo alla prossima scadenza elettorale, e gli statisti, che invece guardano al futuro delle prossime generazioni. Viceversa, chi legittimamente voterà contro questa manovra scommette sul fallimento del Paese, spera che questa manovra non basti e che chi la sostiene venga penalizzato dagli elettori. Noi, col presidente Casini e con l'UdC, lo diciamo con chiarezza agli italiani: ci inseriamo a pieno titolo e con orgoglio tra coloro che la sostengono e puntano sul futuro dell'Italia e sul futuro dei nostri giovani e lo diciamo con l'assunzione di tutte le responsabilità che ognuno di noi deve prendere in questo Parlamento.
Questa manovra, signor Presidente del Consiglio, non deve e non può piacere a nessuno. Lo sottolineo: non deve piacere a nessuno, non deve piacere a nessuno. Nessuno, alla fine di questa legislatura, deve poter dire: «L'ho scampata anche questa volta». Solo così l'insieme delle sue manovre che dovrà fare da qui alla fine di questa legislatura potrà essere definito equo. Nella sua drammaticità, nella sua durezza, questa manovra soddisfa in parte queste condizioni di equità. Si colpiscono - e lo dico all'onorevole Di Pietro - non solo i soliti noti, ma anche e soprattutto i soliti ignoti. Chi sono? Ad esempio quelli che hanno aderito al cosiddetto scudo fiscale, riportando con una tassazione - lo sappiamo - molto agevolata i capitali dall'estero che erano sfuggiti in un primo tempo alla tassazione. Questi potranno scegliere se mantenere l'anonimato pagando un'imposta annua strutturale, tutti gli anni, oppure confessare i propri peccati al fisco, perdendo l'anonimato. Dove mettiamo queste risorse? Qui è l'equità. Le risorse provenienti da questo intervento sugli scudati permetteranno di mantenere l'indicizzazione delle pensioni minime fino a tre volte, cioè fino a circa 1.500 euro.
Non si aumentano, con questa manovra, le imposte sui redditi, ma si colpiscono le ricchezze immobiliari e finanziarie, si anticipa l'entrata in vigore dell'IMU, quell'imposta che era già prevista, lo ricordo, dal precedente Governo, e che colpisce tutti gli immobili che non sono adibiti a prima casa, quindi tutti gli immobili oltre la seconda casa e la terza casa. Si introduce un'imposta proporzionale al regime del quattro per mille sulle ricchezze finanziarie. Nessuno, nessuno, Pag. 16colleghi, ama le patrimoniali, ma le patrimoniali sono indicatrici, in un sistema fiscale, di equità e queste sono comprese in questa manovra. Si reintroduce l'ICI sulla prima casa. Forse fu un errore abolirla qualche anno fa, quando le avvisaglie della crisi economica erano già visibili, ma lasciamo stare questa polemica. Oggi lo si fa tentando di salvare le abitazioni modeste, con una franchigia fissa di 200 euro. Grazie ad una modifica fortemente voluta dall'UdC, e ci tengo a dirlo, in Parlamento, con una battaglia forte che abbiamo fatto nelle Commissioni con gli amici Occhiuto, Ciccanti, Calgaro e Cera, è stata introdotta una modifica alla detrazione dell'ICI, che prevede un'ulteriore detrazione di 50 euro per ogni figlio a carico. Per la prima volta si introduce il principio del quoziente familiare in un provvedimento fiscale: chi ha più figli paga meno tasse. Si riconosce il valore sociale della famiglia, cosa che l'UdC chiede da dieci anni e per la prima volta viene inserita (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Io penso che questo sia un cambiamento di atteggiamento culturale verso la famiglia che segnerà da oggi in poi tutti i provvedimenti fiscali.
Si affronta la riforma delle pensioni: per troppo tempo, colleghi, la politica ha tentato di eludere questo problema. Vale per tutti i Governi degli ultimi dieci anni, quindi alternativamente vale per tutti i partiti che siedono in questo Parlamento. Lo sappiamo: è una riforma scomoda, ma che l'Europa ci ha richiesto in modo inderogabile. È una riforma dolorosa, in particolare per coloro che hanno lavorato molto, perché hanno incominciato a lavorare presto e che vedono allungarsi il proprio percorso lavorativo, in alcuni casi di alcuni anni.
Il Parlamento è intervenuto per renderla meno dura ed eliminare le iniquità più evidenti. Noi diciamo una cosa sola agli italiani sulla pensione: di pensare a questa riforma come ad un investimento sul futuro dei propri figli. Lavorare più a lungo per assicurare ai propri figli ammortizzatori sociali degni di questo nome, che possano accompagnarli in un percorso lavorativo, che non avrà tutte quelle garanzie e tutele che, noi, quelli della mia generazione, hanno finora avuto. Si tratta di una riforma che realizza un patto generazionale, un grande patto tra genitori e figli.
Paradossalmente, gli effetti più equi di questa manovra sono quelli che non sono visibili: questa manovra, infatti, serve in particolare ad annullare una norma che era prevista nella normativa di agosto - quella sì, iniqua e che colpiva i soliti noti - la quale prevedeva un taglio di 20 miliardi di euro, nel 2012 e nel 2013, a tutte le contribuzioni alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Vi ricordo che lì dentro c'erano gli assegni familiari, che vanno a tutelare le fasce più deboli della popolazione. Con questa manovra viene meno quella norma (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Come possiamo parlare di iniquità in una manovra dove ci sono le patrimoniali e non ci sono i tagli alle famiglie a basso reddito?
L'obiettivo dichiarato di questa manovra è quello di mettere in sicurezza i conti pubblici ed assicurare il pareggio di bilancio entro il 2014. Per troppo tempo, colleghi, abbiamo cercato di raggiungere questo obiettivo con manovre tampone e misure una tantum, che non affrontavano i nodi strutturali del Paese e contabilizzavano entrate a volte incerte, per non dire improbabili. Questa manovra, al contrario, vara le riforme strutturali e, soprattutto, cosa di non poco conto, contabilizza solo le entrate certe. Basti pensare che, a fronte di provvedimenti forti contro l'evasione e antielusivi, non vi è un solo euro contabilizzato per recupero di evasione, che saranno sopravvenienze attive nei prossimi esercizi. Ma proprio questo rende credibile questa manovra.
PRESIDENTE. Onorevole Galletti, la invito a concludere.
GIAN LUCA GALLETTI. La messa in sicurezza è un obiettivo. Manca ancora Pag. 17una parte sulla crescita. Abbiamo apprezzato il fatto che dentro vi siano la norma della detassazione sugli utili reinvestiti nelle imprese, il credito di imposta per i giovani, così come una maggiore deduzione dell'IRAP dall'IRES e dall'IRPEF, ma non basta.
PRESIDENTE. Onorevole Galletti, la invito a concludere.
GIAN LUCA GALLETTI. Ci vuole più coraggio sulle liberalizzazioni e noi saremo con voi in questa battaglia. C'è ancora un duro lavoro da fare. L'Unione di Centro oggi voterà la fiducia e continuerà a lavorare nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Pregherei l'onorevole Barbaro e l'onorevole D'Antoni di consentire anche al Ministro Gnudi di ascoltare il dibattito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Munerato. Ne ha facoltà.
EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo breve spazio che ho a disposizione, mi spoglio dei panni di deputato e indosso la divisa di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che ho indossato con dignità sino a due giorni prima di entrare in questo Palazzo.
Signor Presidente Monti, alla Bocconi non le sarà capitato spesso di vedere un'operaia, ma questa è la mia divisa di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questa divisa simbolica rappresenta milioni di lavoratori disgustati da questa manovra. Per questioni di tempo non indosso scarpe anti-infortunistica e per questioni di comunicazione non indosso i tappi contro il rumore, che qualcuno di voi penserà possano servire per il marito che russa, mentre, invece, servono in fabbrica per non diventare sordi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ministro Fornero, ha un'idea del rumore che ci può essere in una catena di montaggio? No, cari rappresentanti del Governo, altrimenti non avreste toccato le pensioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Con la vostra manovra avete allungato il periodo lavorativo di milioni di persone, solamente per far cassa ma, ricordiamoci, non è stato imposto dall'Unione europea, anzi, il nostro sistema pensionistico, prospettato al 2060, risultava tra i migliori. (Commenti del deputato Colombo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi vi prego di consentire all'onorevole Munerato di svolgere il suo intervento! Onorevole Colombo la richiamo all'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
EMANUELA MUNERATO. Cari colleghi, ministri e Presidente Monti, sono convinta che alle prossime elezioni tanti dei presenti, che già oggi hanno sessant'anni, faranno carte false per rimanere qui, mentre tra i miei colleghi lavoratori - e per colleghi intendo colleghi operai - la realtà è ben diversa: farebbero carte false per andare in pensione un anno prima. Con questo non voglio dire che qui non si lavora, anzi chi questo ruolo lo svolge perché ci crede, come noi della Lega Nord, lavora dieci, dodici o quattordici ore al giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e vi posso garantire che non sono, tuttavia, paragonabili alle otto ore di lavoro in una fabbrica e questo vale anche per gli artigiani, commercianti e chi alza la saracinesca ogni mattina. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Forse è questo il punto che non riuscite a capire. È vero, voi siete tecnici, professori usciti dalla Bocconi, esperti in varie materie, bravi a scrivere le riforme su una cattedra di università - mi riferisco al Ministro Fornero, in particolare - ma sarebbe molto più difficile scriverle andando Pag. 18in mezzo alla gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Siete esperti di teoria del mondo del lavoro, ma quel che vi manca è l'applicazione nel mondo del lavoro. Credetemi, lavorare a contatto con persone, in particolare donne di 55 anni e oltre, vedere lo sfinimento dopo un turno di lavoro, ancor peggio se è di notte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e sapere che al loro rientro a casa spetta loro occuparsi anche della famiglia, dei genitori anziani e dei nipotini per permettere ai loro figli di andare al lavoro, è devastante.
Magari a voi suona strano, perché a casa, con molta probabilità, avrete la babysitter, la domestica, ma in questo mondo, il mondo dei lavoratori, ci si deve arrangiare a fare tutto, perché con 1.000-1.200 euro al mese non ti puoi permettere niente: devi solo fare economia. Da questo punto di vista sono più esperti di voi per arrivare a fine mese, anche se non sono economisti e non parlano da una cattedra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vede, Presidente Monti, oltretutto sono stati tagliati i fondi al trasporto pubblico ed è aumentata la benzina. Perciò, oltre a lavorare qualche anno in più, spenderanno di più per recarsi al lavoro. Non solo. Sempre a questo mondo, per quelli che dopo trenta o quaranta anni di sacrifici hanno acquistato la casa o per quelli più giovani, che con fatica ne stanno pagando il mutuo, avete anche reintrodotto una tassa sulla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo mondo, professor Monti, è stanco di dover pagare sempre e di fare sacrifici per pagare i debiti, non causati da questa categoria, ma debiti che hanno causato le banche, l'alta finanza e anni di cattiva politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Andrà bene a voi, ma noi non ci stiamo.
Concludo ponendo una domanda ai ministri qui presenti. Perché la tassa reintrodotta sulla nostra sudata prima casa è aumentata del 60 per cento rispetto alla precedente, mentre per banche, assicurazioni, istituti di cambio e cliniche private sono aumentate solo del 20 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? La risposta si sa, caro Ministro Passera o caro Presidente Monti. Se vi toglieste anche voi per cinque minuti la veste di ministri tecnici, ne uscirebbero dei degni rappresentanti delle banche, assicurazioni e poteri forti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi crediamo che questo governo stia sbagliando, chiede sacrifici ai soliti e a chi ha sempre fatto il proprio dovere. Questa manovra è sbagliata perché non crea nuovi posti di lavoro e colpisce i più deboli.
Per questo motivo la Lega nord non voterà la fiducia (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi della Lega Nord di consentire all'onorevole Franceschini di prendere la parola.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, in questa stagione di comprensibili tensione sociali, di paure, in questa situazione di sfiducia nei confronti della politica, in cui, purtroppo, tutto sembra scaricarsi sui parlamentari e sul loro lavoro, vorrei rivendicare in quest'Aula, non per il gruppo del Partito Democratico ma, se mi è consentito, per l'intero Parlamento, il lavoro che è stato fatto su questa manovra, in una situazione politicamente difficile, inedita. In soli nove giorni, è stata esaminata, corretta e approvata la manovra, e la fiducia viene messa non sul maxiemendamento del Governo, ma sul testo approvato dalle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È stato un lavoro di miglioramento lasciando intatti i saldi, il carattere strutturale della manovra, gli impegni assunti con l'Unione europea, una manovra indispensabile, urgente per la situazione di crisi del nostro Paese - sull'orlo del fallimento, è stato detto dal Presidente Monti -, indispensabile per far uscire l'Italia dalla situazione in cui si trova dopo gli ultimi tre anni. Pag. 19
Abbiamo ascoltato i deputati e le deputate della Lega: sembrano scesi dalla luna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Invece siete stati saldamente al Governo negli ultimi tre anni e saldamente incollati alle poltrone romane per otto degli ultimi dieci anni. E quando eravate seduti su quelle poltrone non sembravate, come oggi, guerrieri padani, sembravate solo soldatini ubbidienti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Venduto!)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
DARIO FRANCESCHINI. È una manovra talmente indispensabile per la ragione stessa che ha portato le forze politiche a far nascere questo Governo e a sostenerlo in Parlamento.
L'impegno del Partito Democratico è stato, sin dall'inizio, per correggerla, e abbiamo detto: più equità. Lo ha riconosciuto anche il Presidente Monti, che questi risultati ci sono stati. Ci siamo sentiti dire da nostri elettori - ed è doloroso -: non è abbastanza. Allora utilizziamo la diretta per dire ai cittadini, per dire ai nostri elettori, quelli che sono delusi perché volevano di più, perché volevano che ci fossero tutte le nostre posizioni dentro, che noi in quest'Aula, non è che improvvisamente siamo diventati maggioranza. I numeri sono quelli di prima.
Ragioni politiche e regione numeriche fanno sì che qualsiasi modifica deve passare attraverso l'intesa fra noi e la destra, tra noi ed i nostri avversari. E il Partito Democratico, sapendo quante sono le distanze, ha scelto questa strada difficile di tentare di migliorare la manovra, per sostenere le fasce più deboli. Non siamo riusciti in tutto, vi siamo riusciti in parte. Siamo orgogliosi di quanto abbiamo ottenuto, perché abbiamo fatto una scelta difficile, certo, molto più difficile di quella dell'Italia dei Valori e di Di Pietro, che hanno scelto di cavalcare il disagio e cavalcare la protesta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
Vorrei che gli italiani sapessero che, se avessimo fatto noi come l'Italia dei Valori, la manovra sarebbe rimasta la stessa e non vi sarebbe stato alcun miglioramento, ma soltanto qualche applauso per noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Invece i miglioramenti vi sono stati. Ne ricordo solo come titoli alcuni, per il nostro lavoro nelle Commissioni: l'aumento dell'indicizzazione all'inflazione garantito alle pensioni fino a 1.400 euro pagato con i soldi sottratti agli evasori dello scudo fiscale.
Ricordo, inoltre, la riduzione delle penalizzazioni per ogni anno per i pensionati che vanno in anticipo rispetto ai 62 anni, le deroghe alle nuove regole per i lavoratori che sono in mobilità, la riduzione dell'impatto dello scalone, l'aumento della detrazione dell'ICI o dell'IMU sulla prima casa per le famiglie con più figli, il nuovo tetto agli stipendi più alti della pubblica amministrazione e il divieto del doppio stipendio, il controllo e la trasparenza sulle operazioni finanziarie, strumento fondamentale della lotta all'evasione, l'esenzione dell'imposta di bollo per facilitare l'accesso ai conti correnti anche alle fasce più deboli.
Poi restano dei limiti, delle cose che mancano. Volevamo di più sull'evasione e sulla tracciabilità, volevamo uno scalone meno improvviso dell'innalzamento dell'età e poi ricordo due emergenze sociali. Ci sono due ordini del giorno firmati da tutti i gruppi che sostengono il Governo e siamo certi che il Governo li accoglierà.
Riguardano due cose che sono solo buon senso e giustizia, non c'entra niente destra e sinistra: i lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato a lavorare a 15-16 anni, quando i loro coetanei avevano la fortuna di poter andare a scuola o all'università (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico),Pag. 20e quelli che sono senza lavoro e che hanno visto allontanarsi il momento della pensione e hanno visto allontanarsi la salvezza del ritorno di un reddito con cui riuscire a vivere.
Poi, sulla frenata alle liberalizzazioni, vorrei essere molto chiaro. Abbiamo letto le parole di alcuni membri del Governo, come il Ministro Passera e il sottosegretario Catricalà. Allora, non buttate più comodamente sul Parlamento la frenata sulle liberalizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
Se volete essere chiari, chiamate per nome e per cognome le forze politiche che ci sono in questo Parlamento e riconoscete che la frenata su taxi, autostrade e farmacie è avvenuta contro il parere del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi avremmo voluto di più, ma continueremo la battaglia per la crescita e per la giustizia sociale.
Infatti, il cammino non finisce con questa manovra, ma il cammino comincia con questa manovra. Noi saremo dentro questo percorso, saremo dentro questo percorso con le nostre proposte, con i nostri valori, soprattutto come voce di tutti quegli italiani che non hanno più voce e che non riescono ad essere ascoltati.
Per questo voteremo convintamente la fiducia al Governo, non a un Governo tecnico, ma al Governo della Repubblica, al Governo espressione della democrazia parlamentare, al Governo espressione di questo Parlamento. Presidente Monti, lei sa con quanta costruttività ci siamo mossi in queste settimane e continueremo a fare così e quindi accetti questo consiglio con spirito costruttivo: non dica più nelle Aule parlamentari «noi e voi» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non dica più «ci avete chiamato perché voi non siete riusciti».
Potremmo rispondere troppo facilmente che eravamo all'opposizione, ma non vogliamo farlo. Ci limitiamo a dire: chiudiamo tutti questa fase del «noi e voi», dei politici e dei tecnici. Diciamo tutti insieme soltanto «noi» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché ognuno in quest'Aula o su quei banchi, con la propria storia, con la propria professionalità, con il proprio cammino, con la diversità delle proprie idee, noi tutti abbiamo la stessa missione: salvare il nostro Paese, salvare l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare, innanzitutto a me stesso, ma anche al Presidente del Consiglio, che il Parlamento è la sede essenziale per misurarsi sul merito dei decreti che il Governo presenta, decreti che non vanno accettati a scatola chiusa, decreti che ogni forza politica, degna di questo nome, cerca di cambiare sulla base delle sue valutazioni di merito e dei suoi riferimenti sociali.
È anche la sede per fare dei discorsi di verità e credo che anche questo vada fatto. Per quello che ci riguarda, abbiamo contestato l'impostazione di fondo del decreto-legge, ritenendo che esso avesse un'impostazione restrittiva e che fosse già in controtendenza rispetto ad un'esigenza. Poi abbiamo visto che questa valutazione è confermata dall'analisi economica che viene fatta da più parti, nel senso cioè che ci troviamo a vivere una fase recessiva che evidentemente richiede degli interventi economici in controtendenza.
Poi, in questo decreto-legge, abbiamo colto delle cose importanti. In primo luogo, quella riforma delle pensioni, che da tempo andava fatta, di cui diamo atto al Governo.
MAURIZIO FUGATTI. Vergogna!
FABRIZIO CICCHITTO. Anche noi abbiamo rilevato che, se l'avessimo presentata, Pag. 21saremmo stati più morbidi per quanto concerne l'indicizzazione delle pensioni più basse e abbiamo contribuito a determinare questo cambiamento. Il rilievo più netto che muoviamo a questo decreto-legge riguarda la tassazione sulla casa. In ordine a ciò abbiamo ottenuto dei risultati che certamente non l'hanno rovesciata, ma l'hanno attenuata, specialmente con riferimento alle famiglie.
Detto questo, poiché il nostro è un atteggiamento critico, ma non di sabotaggio, ci auguriamo che questa sia l'ultima operazione restrittiva - ci auguriamo che sia l'ultima - possa servire a costruire le condizioni in modo tale che il prossimo provvedimento del Governo sia un provvedimento in funzione della crescita.
A tale proposito, ricordiamo al Governo, come ha testimoniato l'incontro di ieri dello stesso con le regioni del sud, che può utilizzare il lavoro svolto dal precedente Governo e mi riferisco a ciò che è stato fatto dall'allora Ministro Fitto e altrettanto può valere per le infrastrutture. In ordine a ciò, consentitemi, vi è una continuità tra questo Governo e ciò che ha fatto quello precedente. Per quanto riguarda però - ho sentito questo tema - le liberalizzazioni, vogliamo sgombrare il campo dalla mistificazione, perché, consentitemi, le liberalizzazioni non possono concentrarsi nell'eliminazione, con metodi stalinisti, delle farmacie, dei tassisti e degli avvocati o degli ordini professionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi abbiamo sempre ritenuto che il progetto di liberalizzazione e di privatizzazione fosse di alto livello e che riguardasse, in primo luogo, la privatizzazione dell'acqua, che un dissennato referendum che è stato fatto saltare da coloro che oggi cercano di rifarsi una verginità sul terreno magari delle farmacie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e quella delle energie, delle ferrovie, delle poste e delle autostrade. Non siamo stati noi che abbiamo giocato su questo terreno. Allo stesso modo, per ciò che riguarda la privatizzazione delle aziende locali e regionali e la ristrutturazione e poi la messa in vendita, del patrimonio immobiliare dello Stato.
Noi riteniamo anche che su tali materie sia indispensabile che un Governo, qualunque Governo, a maggior ragione un Governo di tecnici, debba muoversi con rispetto delle realtà sociali. Pertanto, così come abbiamo letto che questo Governo, per quanto riguarda l'articolo 18, vuole muoversi in un confronto - poi prenderà le sue decisioni - con le organizzazioni sindacali, ebbene, noi riteniamo anche che, per quel che riguarda farmacisti, tassisti e ordini professionali, essi non possano essere oggetto di una sorta di paradossale liberalizzazione, fatta con metodi stalinisti perché, magari, devono essere favoriti altri interessi e cioè quello delle parafarmacie, delle COOP, dei noleggiatori e dei grandi studi legali finanziati dalla Confindustria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo lo dico con scopi costruttivi, e per mettere in evidenza che, da questa parte, non ci sono degli «antiprivatizzatori», ma vi è chi vuole una privatizzazione e una liberalizzazione di alto livello, e non la mistificazione che è stata tentata in questi giorni.
Onorevole Presidente del Consiglio, credo che vada anche definito il riferimento a due battute che lei ha fatto in Commissione bilancio sul rapporto tra Governo, partiti ed Europa, e anche il problema della funzione del Parlamento e della politica. Lei ha detto: «Voi non siete riusciti e noi ci stiamo riuscendo. Per di più abbiamo anche ristabilito un rapporto con l'Europa».
La prima osservazione mi offre il destro per un dibattito aperto con gli amici della Lega Nord. Detto francamente, infatti, la mia valutazione è che, nel cruciale periodo tra luglio e settembre di quest'anno, il Governo Berlusconi e la maggioranza avevano un'occasione importante per marcare rispetto all'Europa una risposta, che andava data - oltre che su tutti i terreni sui quali insieme l'abbiamo data - su due snodi essenziali: la riforma delle pensioni e l'IVA. Pag. 22
Purtroppo, sull'IVA vi fu l'esitazione dell'allora Ministro del tesoro, sulla riforma delle pensioni abbiamo avuto il vostro diniego. Francamente, noi riteniamo che questo abbia indebolito il Governo e poi consentito la deriva successiva. Tuttavia, rispetto ad essa, onorevole Presidente del Consiglio, noi dobbiamo anche mettere in chiaro le ragioni di quello che è successo. Infatti, se noi fossimo stati nella normalità della dialettica politica e anche dei rapporti tra l'Italia e il quadro internazionale, la logica conseguenza di quella crisi sarebbe stata che saremmo dovuti andare ad elezioni anticipate.
Non è avvenuto questo, onorevole Presidente del Consiglio, perché in campo c'è stato un altro soggetto, quello che abbiamo chiamato il convitato di pietra, vale a dire un quadro internazionale gravissimo che, come lei stesso ha messo in evidenza, qualora lo scontro politico del nostro Paese si fosse svolto nella normalità, avrebbe messo a repentaglio il risparmio e il reddito degli italiani. Tale ragione dovrebbe costituire materia di preoccupazione non solo nostra e dei nostri avversari del Partito Democratico, ma anche degli amici della Lega Nord, perché è un problema che riguarda l'essenza e la tenuta di questa società.
Voi tecnici siete stati chiamati in campo perché c'era questo soggetto, questo convitato di pietra. Rispetto a ciò però, Presidente Monti, occorre che ci sia il massimo di consapevolezza da parte vostra, perché l'Europa costituisce un gravissimo problema.
Ieri, una persona che da sempre è sul terreno dell'europeismo, Giuliano Amato, ha parlato di «Europa Frankenstein» con un durissimo riferimento ai tedeschi. Altrettanto sta facendo Romano Prodi. Oggi c'è un'intervista del candidato socialista alle prossime elezioni presidenziali francesi, Hollande, che dice: «Basta con l'asse tra Sarkozy e la Merkel».
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la prego di concludere.
FABRIZIO CICCHITTO. Questo è un problema di fondo: se il Governo italiano, onorevole Presidente del Consiglio, con un rapporto positivo con i partiti e non un tantino altezzoso e strafottente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), non affronta questo nodo, non vorrei essere un profeta di sventura, ma noi corriamo pericoli assai gravi...
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, deve concludere...
FABRIZIO CICCHITTO. Se non affrontiamo il nodo della BCE, se non affrontiamo il nodo di una modifica di questa realtà europea, noi saremo costretti a fare altre manovre di questo tipo, ma a quel punto l'Italia sarebbe totalmente dissanguata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Queste sono le ragioni per cui, per senso di responsabilità, noi votiamo questo provvedimento. Però, vi diciamo anche che occorre assolutamente una seconda fase funzionale alla crescita, perché altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione in cui le contestazioni, anche quelle forzate che oggi vengono fatte, rischiano di mordere, molto più profondamente, nel vivo della società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva.
Vi sono ora alcune dichiarazioni di voto a titolo personale. Ricordo ai colleghi che potranno avvalersi di non più di un minuto di tempo a disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà per un minuto.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, come è stato detto intervengo a titolo personale e vi assicuro che lo faccio con grande sofferenza interiore. Mi sono chiesto, in questi giorni, se il mio voto fosse determinante, perché il Governo presieduto dal professor Monti possa continuare a tentare Pag. 23di salvare il nostro Paese, cosa farei. Mi sono, cioè, posto una domanda di responsabilità personale, etica e politica nello stesso tempo, ma anche una domanda di coscienza. La risposta è questa: sono padre e nonno ma sono, soprattutto, un italiano ed in quanto tale voto «sì» alla fiducia e all'unico Governo oggi possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia), all'unico Governo che può tentare di dare un futuro al mio paese, al nostro Paese, l'Italia. L'alternativa è il baratro, è il precipizio, è il caos.
PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la prego di concludere.
RENATO CAMBURSANO. Non possiamo aspettarci che sia qualcun altro - e termino - che venga a salvarci. Neppure l'Europa, questa Europa. Ecco perché voterò «sì» alla fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato stamattina molti marziani che sono calati improvvisamente in quest'Aula, marziani che si ritengono estranei alla crisi drammatica che sta vivendo il nostro Paese.
Noi radicali, che le daremo la fiducia, consideriamo il suo Governo tecnico un incidente, di tipo benigno, della partitocrazia che «sgoverna», da sessant'anni, questo nostro Paese. È dalla metà degli anni Ottanta che i radicali chiedono, nelle Aule parlamentari, il rientro del debito pubblico al ritmo del 7 per cento l'anno. Lo aveva proposto Crivellini.
È dal 1999 che, con via referendaria, abbiamo proposto la riforma delle pensioni di anzianità. Pensate come ci troveremmo oggi, in un mondo diverso.
PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la prego di concludere.
RITA BERNARDINI. Ma dobbiamo rientrare soprattutto nella legalità e democrazia costituzionale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, voterò «no» alla fiducia e «no» alla manovra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Misto-Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud).
Non è possibile dare sostegno ad una manovra priva di qualsiasi idea di sviluppo e che si limita a tassare la parte del Paese più debole e produttiva. Non si può tollerare una manovra tanto più iniqua, perché ignora di colpire i poteri finanziari che molti di voi rappresentano per storia professionale e personale, proprio quelli che hanno portato l'Italia e l'Europa sull'orlo dell'abisso.
Ma il riscontro più evidente del fallimento della vostra manovra la stanno dando i mercati, gli stessi che hanno messo in atto un golpe al fine di rovesciare il Governo Berlusconi, legittimamente eletto dagli italiani.
Nel centocinquantesimo anniversario dell'unità, l'Italia non meritava un Governo di professori costruito in laboratorio, come una pozione velenosa, senza voti e senza legittimità politica e in sfregio alla sovranità popolare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Misto-Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, gentilissimo Presidente Monti, questa manovra non ci piace: è iniqua e non permette la crescita. L'intendimento del Governo di coniugare il rigore dei conti e la spinta allo sviluppo, con questa manovra, fallisce clamorosamente. Salvare il mercato creditizio Pag. 24italiano è giusto, ma non far pagare questo salvataggio ai lavoratori, all'impresa, ai pensionati e ai giovani. Questo costerà molto caro al nostro Paese. Questa manovra è difficilissima da digerire per noi e per gli italiani. Noi ci impegniamo nel futuro a correggere tutti gli effetti distorsivi che critichiamo: dalla tassa sulla casa a quella sui consumi, sulla benzina e sulle sigarette.
Non mi pare che ci sia nulla di nuovo sotto il sole; ciononostante siamo convinti che aprire la crisi oggi costerebbe molto di più della stessa manovra. Quello che abbiamo fatto un anno fa, quando abbiamo votato la fiducia al Governo Berlusconi, lo facciamo oggi a malincuore.
Sappiamo che, se non votiamo la fiducia, questo Governo ci porterà anche più in fondo.
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Pisacane, Romano e Ruvolo rinunciano ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, questo Governo doveva realizzare gli impegni contenuti nella lettera della Banca centrale europea, ma non c'è in questo provvedimento neanche un punto, a partire dal primo, concernente le liberalizzazioni e la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Doveva realizzare lo sviluppo e invece crea le condizioni per la recessione, doveva affrontare il nodo strutturale del debito pubblico e lo ha semplicemente eluso, doveva realizzare le riforme e invece insiste a fare manovre che portano nel perimetro dello Stato più risorse, portando la spesa pubblica a oltre il 54 per cento. Il Governo doveva fare tutte le cose che lei ci ha esposto e invece fa tutto il contrario.
Lei sostiene che questa manovra non aveva alternative; ebbene, signor Presidente del Consiglio, questo è l'alibi con cui tutti i Governi, che hanno realizzato la montagna del debito pubblico che grava sul Paese, hanno usato per non fare le cose che andavano fatte.
A chi mi accusasse di essere un marziano - come ha detto la collega Bernardini - voglio solo ricordare che queste cose le ho dette pubblicamente in Parlamento al Ministro dell'economia e delle finanze che l'ha preceduto, che pure faceva parte di un Governo nella cui maggioranza sono stato eletto.
Quello che non ho consentito a loro non posso consentire a lei, signor Presidente del Consiglio e per questo esprimerò un voto contrario alla fiducia e alla manovra.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Stefania Gabriella Anastasia Craxi, già iscritta al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.
Si riprende la discussione.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4829-A).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. Pag. 25
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dall'onorevole Marchioni.
Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,45).
(Segue la chiama. - Al momento della chiama, il deputato Scilipoti grida: Non voto! Sono presente, ma non voto! - Segue la chiama)
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È abbastanza inusuale che non ci sia il Governo alla proclamazione del risultato comunque... (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) lo proclamiamo, ovviamente il risultato va proclamato: lo ha constatato la Presidenza.
È arrivato il rappresentante del Governo.
Presenti 587
Votanti 583
Astenuti 4
Maggioranza 292
Hanno risposto sì 495
Hanno risposto no 88
(La Camera approva - Vedi votazionia ).
Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Berlusconi Silvio
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Boniver Margherita
Bordo Michele Pag. 26
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino Pag. 27
Esposito Stefano
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo Pag. 28
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolais Luigi
Nicolucci Massimo
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele Pag. 29
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vannucci Massimo Pag. 30
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zacchera Marco
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Maroni Roberto
Martini Francesca
Messina Ignazio
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Nicco Roberto Rolando
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Pirovano Ettore
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco Pag. 31
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Si sono astenuti:
Bergamini Deborah
Castiello Giuseppina
Marini Giulio
Moles Giuseppe
Sono in missione:
Buonfiglio Antonio
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Madia Maria Anna
Migliori Riccardo
Volontè Luca
PRESIDENTE. Ben arrivato, sottosegretario. Ha visto, il clima è un po' così...
Lei rimanga perché dobbiamo passare agli ordini del giorno.
CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, è previsto che il Governo sia presente alle votazioni e quindi...
PRESIDENTE. Abbiamo già risolto la questione.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi scusi non è un problema di questo singolo caso, ma è già accaduto da quando questo nuovo Governo si è insediato e capita spesso che non sia presente il rappresentante del Governo... (Commenti del deputato Giachetti).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Amico. Passiamo...
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non è che qualcuno qui solleva un problema regolamentare e lei lascia perdere. Lei deve rispondere che si sta dicendo una cosa che non sta né in cielo né in terra e, siccome ogni volta si pone di nuovo questa questione, non è che chi ascolta fuori da qua può pensare che il Regolamento è scritto oggi dalla Lega. Il Regolamento è quello e quando la Lega era al Governo era molto peggio di quello che accadeva ora e, purtroppo, non impone assolutamente che quando c'è la proclamazione il Governo debba essere in Aula. Quando si discutono gli ordini del giorno, sì. Altrimenti tutti pensano che adesso, grazie alla Lega, stiamo scoprendo che qui si viola il Regolamento in continuazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sa quanta stima ho nei suoi riguardi. Ci sono diversi modi per rispondere da parte della Presidenza all'intervento per richiamo al Regolamento: entrando nel merito laddove ritenga puntuale l'osservazione da parte del collega che la solleva, oppure nel senso di dire «benissimo, abbiamo capito che la sua osservazione non ha consistenza, si proceda avanti». La prego cortesemente di non dettare alla Presidenza come comportarsi e come rispondere. Ciò anche perché abbiamo lavorato sempre nel modo più corretto, sia quando interviene l'onorevole Giachetti sia quando, oggi, interviene l'onorevole D'Amico.
Pag. 32(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4829-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4829-A). Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto relativi ad argomenti estranei rispetto al contenuto del provvedimento in esame, i seguenti ordini del giorno: Pugliese n. 9/4829-A/10, riguardante l'abilitazione all'insegnamento conseguita dai docenti che sono stati ammessi con riserva ai corsi speciali (tale ordine del giorno peraltro corrisponde ad un emendamento già dichiarato inammissibile per estraneità di materia nel corso dell'esame in sede referente); Soglia n. 9/4829-A/93, relativo alla proroga dei contratti dei collaboratori scolastici (anche tale ordine del giorno corrisponde ad un emendamento già dichiarato inammissibile per estraneità di materia nel corso dell'esame in sede referente); Di Vizia n. 9/4829-A/215, recante iniziative volte a contenere l'arrivo di nuova manodopera immigrata, anche sospendendo l'adozione di decreti che determinano i flussi di ingresso per i lavoratori extracomunitari.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibile, in quanto incide sull'autonomia degli organi costituzionali, l'ordine del giorno Pastore n. 9/4829-A/220, concernente il regime pensionistico dei rispettivi dipendenti. Al riguardo, faccio comunque presente che, per quanto riguarda la Camera dei deputati, l'Ufficio di Presidenza ha già deliberato, nella riunione del 14 dicembre scorso, l'adeguamento del regime pensionistico dei dipendenti ai principi introdotti dal provvedimento in esame.
Avverto che nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Molteni n. 9/4829-A/213, dopo le parole: «spesa sanitaria», deve intendersi inserita la parola: «anche».
Avverto inoltre che nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Porfidia n. 9/4829-A/60 la parola: «bloccare» deve intendersi sostituita dalla parola: «sbloccare», e che nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Tremaglia n. 9/4829-A/64 la parola: «beati» deve intendersi sostituita dalla parola: «ubicati».
Avverto altresì che l'ordine del giorno n. 9/4829-A/76 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Braga.
Avverto infine che l'ordine del giorno Munerato n. 9/4829-A/216 è stato sottoscritto dall'onorevole Pastore.
L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/51.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che abbiamo presentato si propone di contribuire ad alleviare le difficoltà con le quali le famiglie italiane sono costrette quotidianamente a fare i conti. Sono proprio loro infatti i soggetti sui quali più di ogni altro si sono scaricate le conseguenze drammatiche di questa crisi, che sembra non avere fine. Abbiamo assistito alla lenta erosione del potere d'acquisto, alla riduzione drastica dei loro risparmi, al taglio continuo dei servizi pubblici ed assistenziali. Abbiamo letto con preoccupazione i dati sul graduale impoverimento delle famiglie italiane, un quadro allarmante. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte, con la consapevolezza che fino a questo momento ben poco è stato fatto.
Nel 2010, secondo i dati dell'ISTAT, il 15,7 per cento delle famiglie ha presentato tre o più o sintomi di deprivazione. Si tratta di oltre 9 milioni di persone. Le famiglie in questione sono principalmente quelle numerose, con tre o più figli, con abitazioni in affitto e residenza nel Mezzogiorno. Sempre nel 2010 si è registrato un aumento della povertà relativa rispetto all'anno precedente tra le famiglie di cinque o più componenti, con una percentuale che è salita dal 24,9 per cento al 29,9. Se questa è la realtà di chi ha molti figli, c'è poi la triste situazione opposta: penso ai molti giovani che, proprio a causa di una condizione lavorativa incerta e spesso senza futuro, rinviano la decisione di creare una famiglia e di avere dei figli. La percentuale italiana di figli per donna, Pag. 33cioè il tasso di fecondità, è quello più basso in Europa: è pari a 1,4 bambini, rispetto ad una media europea che è all'1,9. È su questi numeri che ora dobbiamo indirizzare le nostre azioni ed è da questi numeri che prende vita l'ordine del giorno che oggi abbiamo presentato.
La manovra prevede tra le altre cose la possibilità di rivedere le modalità di determinazione dell'ISEE, che rappresenta uno strumento essenziale per valutare l'accesso delle famiglie alle prestazioni sociali, sanitarie e di pubblica utilità. Ebbene, crediamo che sia opportuno, in sede di revisione dell'ISEE, dare il giusto riconoscimento alla condizione delle famiglie, apportando maggiorazioni alla scala di equivalenza a sostegno e a beneficio dei figli.
Al Governo va il nostro apprezzamento per le norme adottate in favore dei giovani e delle donne. Allo stesso tempo auspichiamo che questo sia solo l'inizio di una politica nel segno di coloro che hanno subito il colpo più duro da questa crisi. In questi ultimi anni la famiglia è stata il principale ammortizzatore sociale, l'asse portante che ha retto l'intero sistema di welfare italiano. Ora è arrivato il momento di restituirle dignità e fiducia e quanto in questi anni ha generosamente e coraggiosamente dato alla società tutta. Siamo consapevoli della gravità di questa manovra, ma siamo anche convinti che la strada intrapresa dal Governo sia necessaria per far ripartire l'Italia e garantire il risanamento e la ripresa economica. È con questo auspicio che noi spingiamo il Governo a prendere in considerazione il nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Allenza per l'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/179.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è relativo ad un problema che a dire la verità va avanti da anni e riguarda l'ANAS e i passi carrai. È una questione che più volte si è dibattuta in Commissione, anche al Senato, e che sta mettendo sul lastrico decine di migliaia di persone. Questo in base ad una legge del 1997 che ha consentito all'ANAS di fare la rivalutazione dei canoni fino al 150 per cento. Questo lo riteniamo inaccettabile. Abbiamo già, a dire la verità, depositato una proposta di legge tuttora ferma in Commissione ambiente. Abbiamo anche provato a discutere con i colleghi, soprattutto quelli che risiedono al nord, perché ci sono delle realtà come il Veneto, come il Friuli, come l'Emilia e come la Lombardia, dove le somme che si richiedono ai cittadini ed alle aziende sono qualcosa di inaccettabile. Per semplici passi carrai su strade statali si chiedono 5, 10, 20, 50 o anche 100 mila euro. Per un passo carraio!
Ciò sta gettando sul lastrico le aziende. Sono già arrivati anche i decreti ingiuntivi e si è costituito un comitato. I cittadini si sono rivolti a tutte le forze politiche, a livello locale e regionale. Sono stati interessati anche vari difensori civici e con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di fare una cosa...
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, il Governo non ascolta. Un po' di rispetto...
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Sì, in effetti... Se il Governo, visto che si tratta di una problematica che sta mettendo di fronte alle aziende...
PRESIDENTE. Onorevole Presidente, vada avanti, prego.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Sono segretario. Poi vediamo casi, come quello dell'altro giorno in Veneto, dove vi sono imprenditori che si ammazzano: siamo a questi livelli qui! Ho qui delle fatture - inviate da ANAS, tramite gli avvocati, ad imprenditori - che arrivano a 115 mila euro per un passo carraio.
Riteniamo, dunque, che il nostro sia un ordine del giorno di buonsenso, anche perché, dal momento che in Italia non vi è un catasto delle strade, abbiamo applicazioni Pag. 34diverse da regione a regione. Quindi, se una ditta o un cittadino hanno accesso carraio ad una statale in Veneto, non pagano come quelli in Emilia. Per cui, noi diciamo: facciamo intanto in modo che un valore sia uguale per tutti, ma facciamo anche una rivalutazione che sia corretta, e noi qui proponiamo un incremento all'ISTAT. La situazione, infatti, sta esplodendo: mi risulta che, nelle ultime settimane, un giudice di pace finalmente abbia dato ragione al comitato «passi carrai». Si sono già rivolti alla Commissione europea, ma la situazione è esplosiva.
È giusto che si paghino le tasse a fronte, tra l'altro, dei servizi. Infatti, se andiamo a vedere la situazione delle strade statali, per esempio in Veneto, veramente sono un colabrodo. Dunque, si pagano tasse per avere servizi che non ci sono. Ma nel momento in cui chiedo alla gente comune, a piccole imprese o ad un singolo bar che ha un accesso sulla statale, 2-3-4 mila euro all'anno di canone, capite che è una cosa inaccettabile!
Questa non è una questione di colore politico, ma di correttezza nei confronti di chi risiede in quelle zone: per questo motivo, ho chiesto il sostegno e l'appoggio di tutte le forze politiche. Oggi agli atti c'è una proposta di legge firmata da tutti i deputati veneti della Lega, che vogliono cercare di risolvere questo problema. Al Senato, anche altri deputati del Partito Democratico sono intervenuti con ordini del giorno. Risolviamo questa problematica, signor sottosegretario, altrimenti succederà qualcosa di brutto.
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Rubinato e Gottardo sottoscrivono l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4829-A/179. Ha visto che servono gli interventi, onorevole Montagnoli? Chiunque voglia aggiungere la propria firma, può farlo al banco della Presidenza.
L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/180.
NICOLA MOLTENI. La ringrazio per la specifica, signor Presidente. Con questo ordine del giorno interveniamo per chiedere un ripensamento da parte del Governo in merito ad una modifica introdotta con l'articolo 21 della manovra che voi andrete ad approvare. Mi riferisco, in particolare, alla scelta operata dal Governo di sopprimere i tre consorzi dell'Adda, dell'Oglio e del Ticino, i quali sono consorzi a difesa e a tutela di beni specifici, quali i laghi prealpini.
Possiamo capire l'intento del Governo con l'articolo 21, ossia razionalizzare quelli che voi ritenete costi eccessivi all'interno della pubblica amministrazione. Riteniamo, però, che con l'articolo 21 non abbiate ben presenti alcune cose. Innanzitutto, non avete ben presente che i tre consorzi che andate ad abolire rappresentano delle specificità territoriali particolari. Inoltre, non avete ben presente che questi tre consorzi costano all'amministrazione pubblica - e, quindi, ciò verrebbe a sconfessare il vostro provvedimento - «zero lire».
Perché? Perché i soci di questo consorzio sono tutti utenti privati - mi riferisco in modo particolare, a utenti idroelettrici ed irrigui - e pertanto le spese di gestione e di mantenimento di questo consorzio ricadono interamente a carico dei privati e non sulla pubblica amministrazione.
Pertanto voi con l'abolizione di questi tre consorzi fate un danno grave ai territori, non portate all'interno delle casse dello Stato un euro e non consentite alcunché di risparmio nei costi della pubblica amministrazione. Quindi, è una razionalizzazione totalmente inutile e si paventa unicamente come uno spregio alla dignità dei territori.
Con questo ordine del giorno vogliamo che vi sia, da parte del Governo, un passo indietro. Infatti voi razionalizzate, quindi eliminate, i tre consorzi, accentrate, creando quindi dei costi aggiuntivi, la gestione di questi tre consorzi in un unico consorzio nazionale a gestione romana, sotto l'egida del Ministero dell'ambiente, e, dunque, togliete ad una gestione territoriale quanto viene rimandato e rimesso invece ad una gestione nazionale centrale, Pag. 35centralistica. Ciò rappresenta esattamente l'antitesi del federalismo e di quelle forme di sussidiarietà che voi avete dimostrato a parole e soprattutto nei fatti di avversare.
Noi pertanto, con questo ordine del giorno, chiediamo di istituire e di razionalizzare. Va bene volete razionalizzare i tre consorzi? Fatelo pure, però anziché costituire un consorzio nazionale centrale chiediamo che le competenze vengano attribuite alle regioni, quindi a degli enti vicini al territorio che meglio di voi conoscono le problematiche dei territori stessi.
Quindi chiediamo l'istituzione di un consorzio regionale che assuma le competenze dei tre consorzi che voi eliminate con una presenza e con la partecipazione degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Fabi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/181.
SABINA FABI. Signor Presidente, sottolineiamo l'alto valore sociale della funzione svolta dai giovani impegnati nei progetti finanziati dal servizio civile nazionale, ben ventimila ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 ed i 28 anni nel prossimo anno.
Ricordiamo come i giovani selezionati siano chiamati a firmare un apposito contratto con l'ufficio nazionale per il servizio civile, tuttora inquadrato nella Presidenza del Consiglio dei ministri, in base al quale viene loro erogato un assegno mensile pari a 433,80 euro, equiparato fiscalmente ai redditi da lavoro.
Evidenziamo come su tale assegno gravi un versamento IRAP pari all'8,5 per cento che nell'anno equivale a 433 euro per ciascuna posizione di servizio civile, praticamente una mensilità.
Rileviamo, altresì, come l'eliminazione del prelievo comporterebbe un abbassamento del costo annuale della singola posizione di servizio civile da 5.902 a 5.459 euro ed un corrispondente risparmio aggregato di 8.860.000 euro per il Fondo nazionale per il servizio civile.
Riteniamo che la tassazione gravante sul servizio civile nazionale equivale comunque ad una partita di giro, posto che le minori entrate IRAP verrebbero compensate da una parallela riduzione della spesa pubblica.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 13,25)
SABINA FABI. Invito, pertanto, il Governo a porre allo studio la cessazione dell'imposizione dell'IRAP sui contratti concernenti i giovani impiegati nel servizio civile nazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/105.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, ho a disposizione cinque minuti?
PRESIDENTE. Sì, onorevole Favia.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi con questo ordine del giorno n. 9/4829-A/105 noi affrontiamo una tematica che riteniamo piuttosto importante che è quella del Patto di stabilità.
Chiediamo che il Governo sottoponga alle Camere, quanto prima, un provvedimento - che, purtroppo, non c'è in questa manovra - per alleggerire il contributo del comparto degli enti locali al raggiungimento degli equilibri di finanza pubblica, prevedendo le misure più idonee da concordarsi con le rappresentanze istituzionali nelle sedi competenti, tra le quali la previsione dello sblocco di una percentuale, anche differenziata tra gli enti, dei residui attivi finalizzati agli investimenti e l'esclusione di voci di spesa determinate - in particolare quelle relative all'edilizia scolastica - dai saldi utili al rispetto dei vincoli del Patto di stabilità interno.
Crediamo che la materia sia estremamente importante - e chi si occupa di ciò ed è a contatto con gli enti locali ne è molto ben conoscenza - in quanto, con il Pag. 36combinato disposto del vincolo del Patto di stabilità, del blocco delle entrate, del taglio dei trasferimenti e dei ritardi nell'attuazione del federalismo fiscale, si verifica che i comuni e le province non hanno più possibilità di movimento, pur avendo denari da investire.
Per esperienza dico, per esempio, che nella mia regione, le Marche, si è provveduto a termini di legge a regionalizzare il Patto di stabilità, e questo ha consentito ai comuni e alle province di spendere 100 milioni di euro in più che, altrimenti, non avrebbero potuto spendere. Questo cosa comporta? Comporta che tali risorse potrebbero essere pagate anzitutto più celermente - questo sarebbe un concetto più generale -, ma potrebbero essere investiti danari soprattutto nelle opere pubbliche e nell'edilizia residenziale pubblica e scolastica, come noi mettiamo in evidenza nel dispositivo, consentendo così agli enti locali - che sono un grande moltiplicatore di attività e di imprenditoria - la conservazione e, se possibile, l'aumento - ma già di questi periodi è un miracolo la conservazione - dei posti di lavoro.
Quindi, poiché la situazione è molto, molto complicata e, certo, i comuni devono investire molto in servizi sociali a causa dei tagli, crediamo che per creare un volano virtuoso economico per favorire soprattutto le piccole imprese sul territorio, sarebbe importante approvare questo nostro ordine del giorno, perché gli enti territoriali, quelli che stanno più a contatto con i cittadini e con le piccole e medie imprese sono, veramente, molto, molto in difficoltà. Soprattutto, sono in difficoltà le piccole imprese, che, complessivamente, creano e tengono sul mercato tantissimi posti di lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Dussin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/182.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, rappresentante del Governo, sottosegretario, presumo, anche perché non so se tecnico del settore o se si tratti del solito tecnico che ci mandavano qui anche i Governi precedenti e, quindi, mi pare che l'atteggiamento di questo Governo e anche quello dei precedenti sia quello di sottovalutare i vari ordini del giorno.
Intervengo su un tema che non è convenzionale per l'Aula, quello del SISTRI, che invece sarà un tema con il quale vi dovrete scontrare e incontrare. Esso rappresenta 70 milioni di euro all'anno di appalto - appalto secretato, tra l'altro, con un'indagine della magistratura -, con l'insieme degli artigiani, degli agricoltori, dei rottamai e di tutti quei piccoli operatori che oggi si sono visti buttare nel proprio camion di raccolta il peggio del peggio della burocrazia, nel senso che, a tutt'oggi, il sistema non funziona.
Con quest'ordine del giorno chiediamo, in via lieve, una semplificazione, che sarebbe l'aspetto minore perché, la cosa più giusta sarebbe quella di sospendere il sistema. Sistema che nasce per eliminare le ecomafie, ma diventa, di fatto, un vantaggio per queste, in questa fase (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, dobbiamo pensare, invece, a quelle migliaia di persone che operano e bisogna dare una risposta a queste ultime. Lo chiedo veramente non per l'azione che dobbiamo fare oggi in Aula, ma anche in Commissione: bisogna fermare questo sistema che serviva al gruppo Finmeccanica. All'interno di questo gruppo vi è un insieme di interessi, tant'è che le mani della magistratura sono entrate a pieni piedi, se così possiamo giocare sulle parole.
Da parte vostra chiedo in questa prima fase di valutare positivamente questo ordine del giorno e in una seconda fase, magari attraverso il Ministro o il sottosegretario competente al settore dell'ambiente, di venire in Commissione e dare una risposta positiva, che vuol dire fermare il sistema e attuarlo solamente per quei settori interessati che sono i settori dei rifiuti pericolosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Lanzarin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/183.
Pag. 37
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, da sempre noi della Lega ci siamo impegnati in ordine alle agevolazioni per quanto riguarda le ristrutturazioni (36 per cento e 55 per cento) e abbiamo visto cosa è stato inserito in questa manovra, però vogliamo andare oltre. Si parla di crescita. Crediamo che si possa andare avanti e soprattutto si possa ottimizzare la crescita se c'è un rilancio dell'economia e tale rilancio riguarda sicuramente tutto il settore dell'edilizia, che sappiamo che sta soffrendo moltissimo con tutta la filiera.
Il nostro ordine del giorno quindi va in questa direzione assieme a quelle che sono le detrazioni che, per l'appunto, ricordiamo essere del 55 per cento per quanto riguarda le agevolazioni per tutto il settore legato alle costruzioni ecosostenibili, che sono prorogate di un anno, e poi del 36 per cento per la detrazione IRPEF per le ristrutturazioni edilizie.
Chiediamo però di estendere la detrazione IRPEF del 36 per cento alle spese sostenute per l'acquisto di mobili. Sappiamo che il settore del mobile è in difficoltà (un settore che soprattutto al Nord caratterizza i vari distretti produttivi) e sta soffrendo anche per la concorrenza sleale proveniente dalla Cina e dagli altri Paesi che hanno una produzione scarsa e non di qualità, ma che mettono in crisi il nostro settore.
Per cui con questo ordine del giorno vogliamo chiedere appunto che venga applicata la detrazione IRPEF del 36 per cento per l'acquisto di mobili, ma mobili che siano fatti in Italia, il cosiddetto made in Italy. Da sempre questa è una battaglia della Lega: difendere i prodotti locali, i prodotti che vengono costruiti nel nostro territorio e che, quindi, sono prodotti sicuri, di qualità e che hanno una certa valenza, da quelli alimentari a quelli che fanno parte dell'arredo.
Però non ci fermiamo solo a questo. Non vogliamo difendere solo il made in Italy e quindi la produzione locale, le piccole e medie imprese e i tanti artigiani che sono in questo settore, ma a ciò aggiungiamo anche le giovani coppie; quindi prevediamo anche il limite, al fine di conseguire tali detrazioni, di un'età non superiore a 36 anni per coloro che vorranno acquistare i mobili per la prima casa e quindi per l'abitazione principale.
Quindi, con questo ordine del giorno mettiamo insieme la crescita, la produzione locale, la salvaguardia del made in Italy, dei tessuti produttivi, ma anche la salvaguardia dei giovani, delle giovani coppie, di coloro che investono nella prima casa e che sicuramente rappresentano il futuro. Parliamo di dare possibilità ai giovani e di mettere all'inizio della nostra agenda i giovani.
Credo che con questo ordine del giorno andiamo a tutelare questo comparto; si tratta di un comparto importantissimo perché si tratta di coloro che si affacciano al mondo e che possono effettivamente mandare avanti l'economia e, quindi, comperare, produrre e anche in questo senso dare un rilancio.
Credo che questa sia la direzione giusta, la direzione che da sempre abbiamo intrapreso, la direzione che abbiamo trovato nei tanti provvedimenti che sono stati anche portati avanti dal nostro movimento nelle varie Commissioni, dalla Commissione attività produttive alla Commissione ambiente, alle Commissioni che appunto ci hanno visto sempre impegnati nella difesa del marchio, della produzione fatta in Italia, fatta nei nostri territori, soprattutto dei prodotti di settori industrializzati.
La fabbrica di legno e la produzione di mobili è sicuramente una produzione che troviamo moltissimo in Veneto, nel Nord Italia e ha dato occupazione e continua a dare occupazione anche nel Piemonte e quindi è giusto sostenerla, è giusto incentivarla, è giusto portarla avanti per dare un segnale positivo al rilancio dell'economia in maniera concreta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Togni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/184.
RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, signori del Governo, anzi signore del Governo, perché abbiamo notato in Pag. 38questi giorni che la vostra presenza è limitata al minimo, quindi signore del Governo, l'ordine del giorno che voglio illustrare è praticamente lo strumento su cui abbiamo dovuto ripiegare perché ci avete praticamente cassato tutta una serie di emendamenti, alcuni anche a mia firma, come quelli illustrati, per esempio, sul SISTRI e sulla questione degli immobili, dai colleghi Dussin e Lanzarin.
Il tema toccato in questo ordine del giorno riguarda fondamentalmente il dissesto idrogeologico che, come ben sappiamo, è uno dei più grandi problemi del nostro Paese a livello ambientale. Io provengo da una regione particolarmente colpita da questo problema, che è il Piemonte, e mi ricordo della grande alluvione del 1994, di quella del 2000, poi di quelle successive del 2002, dei gravi fatti della Val di Susa del 2008, e così di seguito. Mai si è ricorso ad un vero sistema di prevenzione per il rischio idrogeologico. Addirittura, su questo, la Lega, anche in VIII Commissione, ha sempre avuto un particolare modo di discussione vivace anche con il precedente Ministro dell'ambiente, in quanto, purtroppo, i fondi destinati a quello che era il dissesto idrogeologico eravamo riusciti a farceli «scippare», lo dico tra virgolette, dagli accordi di programma siglati con le regioni.
Ebbene, l'altro giorno in Commissione, nel corso dell'audizione, il Ministro Clini ci ha detto sinceramente, con belle parole ma con giri artificiosi, che praticamente gli accordi di programma siglati con le regioni, in particolare quelli siglati con la regione Piemonte, non sono finanziati, mancano i fondi e non si sa come reperirli. Questo ci ha chiaramente molto allarmati perché non possiamo dimenticare che sicuramente i problemi economici e sociali del Paese sono importanti, ma la difesa dei nostri centri abitati e soprattutto dell'incolumità dei nostri cittadini deve essere messa sicuramente al primo posto.
Cosa diciamo in questo ordine del giorno? È il classico modo per prendere due piccioni con una fava perché ho voluto unificare la problematica di cui parlavo prima, cioè quella del dissesto idrogeologico, e ciò per cui soprattutto il gruppo radicale presente in Parlamento ha fatto una battaglia politica, cioè quella del sovraffollamento delle carceri. Noi vogliamo proporre con questo ordine del giorno una soluzione, dato che vi è carenza di fondi per una seria prevenzione del dissesto idrogeologico che deriva fondamentalmente, oltre che da tutte le problematiche della edificazione selvaggia, anche da una scarsa manutenzione dei corsi d'acqua e dei boschi.
Ciò si verifica a causa di una prevenzione culturale derivata da una cultura verde estremista, che noi non condividiamo. Quindi, proponiamo che i detenuti provvisti di braccialetto elettronico possano contribuire, con programmi messi assieme dalle regioni e dalle autorità penitenziarie, in maniera che si rendano utili alla collettività e vadano a svolgere la loro azione di manutenzione straordinaria nei fiumi e nei boschi.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/4829-A/54, di cui è cofirmatario.
ENZO RAISI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, abbiamo votato la fiducia consapevoli che questo è un primo passo verso una modernizzazione di questo Paese. Abbiamo già detto, anche in sede di discussione sulle linee generali, che ci aspettavamo di più sul fronte dell'apertura dei mercati e delle liberalizzazioni. Crediamo che uno dei grandi problemi del mancato sviluppo e della mancata rincorsa economica da parte di questo Paese sia proprio il tema delle barriere all'entrata in tanti settori di questo Paese.
La cosa diventa ancora più pesante se noi ricordiamo (o ci ricordiamo) che il nostro Paese è quello che ha la maggiore disoccupazione giovanile e l'ingresso al mercato del lavoro da parte dei giovani nell'età più avanzata.
Pensiamo ad alcune professioni come l'avvocato: oggi un giovane che intende intraprendere questa carriera, prima dei Pag. 3932-33 anni non è in grado (se tutto va bene) neanche di esercitare la sua professione e cominciare a vedere le prime risorse guadagnate. Noi crediamo che da questo punto di vista si debba fare molto. Certamente comprendiamo che non si può cambiare tutto dalla mattina alla sera, comprendiamo che non si può non tener conto che alcune licenze e alcuni settori vanno comunque accompagnati nel processo di liberalizzazione.
Tuttavia, non vogliamo che questa sia poi una scusa per non fare queste liberalizzazioni, che è un po' il leitmotiv che ha condizionato il dibattito parlamentare negli ultimi 10 o 15 anni laddove non si è avuto neanche il coraggio di fare questa legge sulla concorrenza, laddove inevitabilmente ogni qual volta c'è un timido accenno di liberalizzazioni (pensiamo alle due ultime sui medicinali di fascia C e quella sui tassisti) vediamo come le lobby sono ben presenti in questo Parlamento e riescono a far saltare in piena notte ogni timido tentativo di liberalizzare questi settori o di rendere più facile l'accesso al mondo del lavoro. Pensiamo che il Governo possa e debba farlo.
Credo che molti suoi rappresentanti - a cominciare dal Primo Ministro - siano d'accordo su questa nostra posizione. Lo vogliamo ribadire con un ordine del giorno perché non si può pensare di far sviluppo senza aprire il mercato. Non si può pensare di fare sviluppo e di dare opportunità ai giovani senza abbattere queste barriere. In questo ordine del giorno chiediamo di impegnare il Governo affinché nella propria azione di riforma tenga ben presente e si ispiri ai principi di apertura, trasparenza e concorrenzialità dei mercati, dei beni e dei servizi, senza alcuna deroga o eccezione di settore o attività e a promuovere l'adeguamento della legislazione italiana.
Chiediamo ciò al Governo: un forte impegno. C'è stato - lo ripeto - un timido tentativo, immediatamente abortito, non certamente per colpa del Governo, ma dobbiamo anche riflettere nel momento in cui ci rendiamo conto che quello che è accaduto denota poca capacità di indipendenza di potere anche da parte del Governo e del Parlamento rispetto a certe lobby. Questo è un grande problema se vogliamo riformare questo Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/185.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al Governo, perché questi ordini del giorno che la Lega Nord sta illustrando sono tutti frutto di poco studio universitario (forse), ma di tanto ascolto tra il territorio e la gente e derivano anche dal buonsenso. Mi piacerebbe che il Governo, che è tecnico in tutto e per tutto, cominciasse ad ascoltare un po' di più quello che arriva dal territorio e cercare con meno formule matematiche, ma con più buonsenso, di intervenire. La proposta che illustro in questo ordine del giorno è difficile anche per la politica. È difficile perché significa cambiare radicalmente, se volessimo andare in questa direzione, l'impostazione di quello che è avvenuto in questi sessant'anni nel corso dei quali abbiamo avuto un problema di dissesto idrogeologico del nostro Paese da affrontare come un'emergenza continua.
Abbiamo fatto un'indagine conoscitiva in Commissione direi molto accurata e ben fatta, dalla quale emerge che 44 miliardi di euro servirebbero per mettere al riparo da inondazioni, maremoti, frane e alluvioni l'intero territorio italiano. L'82 per cento dei comuni italiani sono a rischio idrogeologico. Credo che noi per il futuro non possiamo pensare che, ogni volta, in emergenza, senza aver accantonato i soldi (essendo emergenze difficilmente si possono quantificare prima), lo Stato debba correre a tamponare queste falle. Il risultato è che lo Stato ha accordi di programma. Poi, sono di difficile attuazione, erogazione e controllo. I furbi sono spesso tantissimi anche nello spendere male queste risorse.
Allora, sarebbe opportuno prevedere, come fanno in altri Paesi europei, un sistema assicurativo che vada di pari passo Pag. 40con una riduzione dell'IRPEF, per tutti coloro che devono assicurarsi, mettendo a un tavolo tutte le assicurazioni di questo Paese. In Francia e in altri Paesi questo già avviene e non è più lo Stato che deve correre dietro alle emergenze.
Noi abbiamo fatto una serie di proiezioni. Ci sembra molto interessante e in sede di studi si è già elaborata una serie di proposte. Nel prossimo futuro solleciteremo, anche in Commissione e in Aula, con ordini del giorno e mozioni, questo argomento, perché sarebbe ora di cominciare ad avere meno Stato. Da uomo del Nord devo dire che, ogni volta che si verifica un'alluvione o un evento calamitoso nei nostri comuni, dobbiamo venire con il cappello in mano al Ministero e ci sentiamo rispondere, magari, che i soldi sono finiti e che, magari, vai a vedere che sono finiti nella solita Sicilia, nella solita Calabria, nella solita Puglia e nella solita Campania. Alla fine, questo ci fa girare le scatole, per dirla con un eufemismo.
MAURIZIO FUGATTI. Le balle!
ANGELO ALESSANDRI. Dobbiamo cominciare a cambiare il metodo. Il metodo è che ognuno deve essere responsabile e voi sapete che questo avverrebbe se il sistema assicurativo partisse. Ma ci vuole la volontà, non come le liberalizzazioni promesse e mai realizzate. Serve, cioè, la volontà di mettere insieme tutti i settori assicurativi e, a quel punto, l'assicurazione sarebbe a costo praticamente politico per tutti, risolvendo e rispondendo, in maniere celere e puntuale, ad ogni tipo di problema.
L'alternativa è andare avanti in questa maniera, dove la politica, i palazzi e i funzionari si fanno forti del fatto che uno con il cappello in mano deve andare da loro a chiedere una mano. Ma questa forza della politica, a mio avviso, dobbiamo toglierla e dobbiamo restituirla ad un sistema un po' più umano e un po' più civile, almeno nel 2011.
PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/186.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, nel mio ordine del giorno parlo della nuova ICI sui fabbricati rurali che per anni non si è pagata mentre con questa manovra la inserite. Vorrei portare questo punto all'attenzione dei molti colleghi che, per tre anni e mezzo, ci hanno detto che l'agricoltura era in ginocchio e che non vi erano mai risorse sufficienti mentre adesso andiamo a togliere risorse agli agricoltori.
Mi sovviene anche un'analisi di quella che è l'ICI e di quelli che sono i fabbricati preposti all'ICI agricola. Ricordo che molti edifici sono di proprietà di anziani, perché la maggior parte degli agricoltori oggi è costituita da pensionati o da persone cui manca poco all'età pensionabile. Gli stessi fabbricati sono di dimensioni importanti. Questo è per tradizione - basti pensare alla corti rurali - e, quindi, l'imponibile da tassare è veramente ampio e porta ad avere un totale importante.
Quindi, l'articolo 13, che anticipa l'istituzione dell'imposta municipale proprio all'anno 2012 e la estende ai fabbricati rurali ad uso abitativo e a quelli strumentali all'attività agricola, stabilisce, inoltre, che a questi venga applicato il 60 per cento dell'incremento del valore. Questo significa che andremo a chiedere agli agricoltori un imponibile importante.
Mi sovviene poi un'altra analisi di questa manovra finanziaria, perché oltre all'ICI abbiamo un Fondo destinato al gasolio agricolo che è di soli 40 milioni e, quindi, non sufficiente a coprire tutto l'anno. In tutto questo insieme negativo di cose si deve pensare anche alla nuova PAC che, molto probabilmente, vedrà contratto quello che è il valore iniziale e che vedrà fortemente penalizzate le regioni del Nord.
In questa analisi, che non può essere altro che negativa, invito il Governo a ritornare sui propri passi e a prendere in considerazione questo ordine del giorno, che ha poco valore ma che è almeno un inizio e un intendimento per fare in modo di stoppare questo orrore e per dare un futuro ai nostri agricoltori. Lo dico anche perché un giovane se non fa bilancio sicuramente non si dedicherà all'agricoltura. Pag. 41Vorrei che la nostra agricoltura di nicchia e di qualità possa avere ancora un futuro e un domani e, quindi, vi invito veramente a riconsiderare quello che è il vostro orientamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord - Congratulazioni).
PRESIDENTE. L'onorevole Fogliato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/187.
SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, professori del Governo, noi valutiamo negativamente le misure che avete introdotto in questa manovra, misure che porteranno ad un generalizzato aumento della pressione fiscale a carico dei cittadini, che non favoriranno certo lo sviluppo e la crescita, ma produrranno un'ulteriore contrazione del reddito delle famiglie e delle imprese agricole, in particolare delle nostre imprese agricole.
Questa manovra grava i nostri agricoltori di nuove pesantissime tasse, mettendo in discussione la valenza stessa della nostra agricoltura. Ritengo utile ricordarle, signor Presidente del Consiglio che non c'è, che l'agricoltura è il nostro settore primario. Con l'introduzione dell'IMU sui fabbricati rurali ed il raddoppio di quella sui terreni agricoli avete falcidiato i nostri agricoltori. Ma non è tutto: il vostro Governo ha anche aumentato le accise sui carburanti. Ebbene, l'aumento del prezzo del carburante farà lievitare i costi di produzione a carico degli agricoltori, aumento non compensato da un'uguale crescita degli utili dovuta ad alcune criticità del mercato ormai note, quali la volatilità dei prezzi ed i fenomeni speculativi.
Vorrei sottolineare che il carburante, i trasporti e la logistica incidono complessivamente per circa un terzo sui costi della frutta e della verdura ed assorbono, in media, un quarto del fatturato delle imprese agroalimentari. Quindi, l'effetto più tangibile del rialzo delle quotazioni del gasolio è un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari in vendita nei supermercati, nei negozi, nella rete distributiva.
Voi dite che avrebbe predisposto una manovra equa, ma allora ditemi: se aumenta il prezzo del latte, della frutta, delle verdure e della carne saranno le famiglie ricche a pagarne le conseguenze, o piuttosto quelle meno fortunate che non arrivano alla fine del mese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Altro che equità! La vostra manovra non tende affatto la mano ai ceti meno abbienti. In cambio avete pensato bene di destinare 40 milioni di euro ad AGEA, senza alcuna giustificazione, stanziamento che appare alquanto contraddittorio rispetto ai sacrifici invece imposti agli agricoltori. Avete deciso di finanziare la burocrazia agricola, anziché gli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Visto che quando siamo intervenuti sul complesso degli emendamenti su questa manovra era notte fonda e non vi erano i rappresentati del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ma solo due assonnati sottosegretari, mi rivolgo ora al Governo per un'altra valutazione. Al momento della nomina del Ministro, dottor Catania, c'è stato un generale apprezzamento da parte del mondo agricolo di questo alto dirigente del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con comprovata esperienza e professionalità: tutti vedevamo bene che fosse richiamato un esperto per ricoprire questo prestigioso incarico governativo. Anche da parte mia, nonostante la nostra avversione, al principio, verso un Governo tecnico non legittimato dal popolo, c'è stato un respiro di sollievo, confidando anch'io nelle capacità di questo Ministro, ma devo purtroppo constatare che le misure che riguardano l'agricoltura non sono state prese collegialmente perché un Ministro attento come Catania alle esigenze del mondo agricolo, non avrebbe mai consentito a tale manovra, così pesantemente avversa alle esigenze del settore primario. Tuttavia vi è la possibilità di rimediare, almeno in parte: con questo ordine del giorno chiedo di non applicare l'aumento delle accise dei carburanti, stabilito dall'articolo 15, al gasolio per impieghi agricoli, al fine di non danneggiare ulteriormente il comparto agricolo, che rappresenta Pag. 42un settore di estrema importanza per il nostro Paese, leader mondiale per i prodotti alimentari, di eccellenza e qualità.
Credo che il Ministro e i colleghi, che sono consapevoli dell'importanza del settore agroalimentare nel nostro Paese, possano convenire con me ed approvare questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/80.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, questo ordine del giorno vuole, prima di tutto, richiamare a questo nuovo Governo gli atti del passato rispetto ad una delle situazioni più delicate, che riguarda i piccoli azionisti e obbligazionisti di Alitalia. Question-time, interrogazioni, interventi in Aula e vari tentativi di impegnare più volte il Governo passato e la maggioranza passata a dare una risposta a queste persone, molte delle quali avevano impegnato e investito anche i loro risparmi. In questo senso, risposte non sono mai arrivate. Devo dire, per la verità, che nel giugno del 2011 è stato accettato un ordine del giorno che andava in questo senso ed io speravo che il Governo desse seguito allo stesso, cosa che non è avvenuta.
Ora, mi rendo conto della difficoltà del momento, della motivazione per la quale questo Governo è stato chiamato in quest'Aula a dare e a fare questa manovra, quali sono le condizioni che ci legano alle difficoltà generali ed europee e a quello che ci chiede l'Europa, per cui questo ordine del giorno, signor rappresentante del Governo, non vuole essere l'ennesima richiesta, punto e basta, perché le richieste giuste e dovute sono già state fatte, è un richiamo a fare in modo che questo Governo valuti bene questo problema, guardi le carte e gli impegni presi in precedenza e in tempi brevi tenti di dare delle risposte.
È troppo comodo arrivare adesso qui e chiedere tutto quello che magari chi prima era in maggioranza non ha dato, noi continuiamo ad essere leali, seri e corretti anche in questo momento, consapevoli delle difficoltà, perché in fondo il mio ordine del giorno parla chiaramente di dare seguito agli impegni già assunti in questa sede al fine di dare una risposta definitiva agli azionisti e obbligazionisti della vecchia società Alitalia, e la premessa è quella di approfondire la vicenda riguardante tutte queste persone.
Ecco, io mi auguro che il Governo, a fronte di una miriade di richieste e delle difficoltà che ci sono, prenda in considerazione questo problema, lo approfondisca, lo guardi veramente e nei tempi più brevi possibili dia le risposte che ad oggi non sono state date. Credo che sia un dovere, non di questo Governo, anzi era un dovere della maggioranza che si era impegnata precedentemente e del Governo che si era impegnato precedentemente, ma è un dovere che questo Parlamento ha nei confronti di queste persone che, come dicevo prima, hanno praticamente visto sfumare anche i loro piccoli risparmi investiti in una società che era stata garantita dallo Stato e dal Governo italiano, in più a questi era stato persino promesso in tempi non sospetti che sarebbero stati risarciti. Credo che siano finiti i tempi delle promesse e soprattutto devono finire i tempi delle prese in giro. Mi auguro che questo Governo prenda in considerazione seriamente questa situazione e, compatibilmente con le difficoltà generali, sappia dare una risposta definitiva.
PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/188.
MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, Governo, onorevoli colleghi, in questa manovra di tasse e che incrementa la pressione fiscale sul Paese, ma anche e soprattutto sulle imprese, questo ordine del giorno a mia firma ha invece l'obiettivo di proporre una possibile e utile razionalizzazione di quelle che sono le spese che lo Stato sostiene per, a mio modo di vedere, sostenere in modo poco chiaro quella che è la capacità di fare impresa di talune aziende. Pag. 43
Ebbene, voglio leggere questo impegno, chiedendo di avviare con urgenza da parte del Governo una ricognizione e un riordino della disciplina della programmazione negoziata e degli incentivi alle imprese, degli interventi di reindustrializzazione di aree di crisi e degli incentivi per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione al fine di operare una razionalizzazione che consenta significativi risparmi di spesa. Perché questo? Perché quanto ci viene proposto dalle indagini che sono state effettuate, in particolare dalla Banca d'Italia e dalla Corte dei conti, ci dice che molte aziende del Paese hanno incassato da troppo tempo miliardi di euro senza avere poi dato effettivi e concreti riscontri in termini di un'accresciuta competitività e un'accresciuta capacità di creare occupazione nel Paese. Insomma, verrebbe da dire che mentre sul nostro territorio ci sono le nostre piccole e medie imprese che devono confrontarsi ogni giorno con la difficoltà dei mercati, con la difficoltà di esportare, con la difficoltà che deriva da una capacità produttiva che arranca rispetto a quanto riescono a fare le imprese indo-cinesi che invadono con i loro prodotti i nostri mercati, ebbene, rispetto a queste piccole e medie imprese ne esistono di altre che, beneficiando di soldi pubblici, di miliardi di euro, riescono a non produrre nulla, a differenza delle nostre.
Ora, quest'ordine del giorno, come dicevo, ha l'obiettivo di impegnare il Governo a razionalizzare questo sistema di spesa, anche perché - sono i testi di economia aziendale che ce lo dicono - non è scritto da nessuna parte che questo sistema a pioggia, che è stato utilizzato nel tempo, crei nuove opportunità a livello di concorrenza. L'Unione europea stessa vieta gli aiuti di Stato e, quindi, ci viene da domandarci quanto sia stato speso fino ad oggi, ma soprattutto a chi siano andati questi soldi. È evidente che nel Paese diverse grandi imprese, ben rappresentate nei poteri forti di Confindustria, hanno beneficiato di questi soldi pubblici, ma - lo ripeto - non abbiamo visto risultati apprezzabili. Quindi, rispetto alle tasse che sono state aumentate e che verranno aumentate, noi ribadiamo la necessità di razionalizzare, perché spendere meno è la strada per abbassare le tasse e aumentare la competitività del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Follegot ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/189.
FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, la scelta di passare dall'ICI all'IMU, per come è stata fatta da questo Governo e da questa maggioranza, è profondamente sbagliata. La reintroduzione dell'ICI sulla prima casa, pur se con soglie di detrazione, è di per sé iniqua, perché la casa dove si abita non dà reddito. Molti anziani con pensione minima avranno difficoltà a pagare, così come chi ha perso il lavoro, e sono tanti. L'aumento degli estimi catastali del 60 per cento sugli immobili abitativi renderà ancora più pesante questo balzello. Dire che la tassazione sulla casa è bassa rispetto agli altri Paesi è paradossale. Quantomeno si dovrebbe parametrare all'importo dello stipendio netto, che il lavoratore o il pensionato percepisce, senza scordare che con i nuovi estimi catastali il valore degli immobili su cui vengono calcolate le imposte sarà in molti casi superiore a quello reale. Cosa rispondere, per esempio, a chi osserva che nei paesi di montagna, dove non c'è mercato e nessuno compera perché non ci sono servizi, il valore catastale degli immobili su cui viene calcolata l'IMU comunque aumenta? L'IMU finirà per buona parte nelle casse dello Stato e non dei comuni, quindi l'azione di questo Governo va contro il federalismo fiscale, contro l'autonomia impositiva degli enti locali e la responsabilizzazione del sistema. La possibilità da parte dei comuni di aumentare le aliquote renderà ancora più odiosa l'imposizione di questo tributo.
In questo contesto, anche gli enti gestori dell'edilizia residenziale pubblica sono soggetti al pagamento dell'imposta, ma è utile ricordare che finalità degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica è, tra l'altro, dare in locazione alloggi ad un Pag. 44canone politico, stabilito dalle regioni a soggetti economicamente deboli, che il canone, spesso, rispetto al prezzo di mercato è irrisorio - a livello nazionale è mediamente di circa 80 euro - e che, infine, i canoni di locazione sono già soggetti ad una tassazione generale elevata. Un'ulteriore imposta limiterebbe la capacità degli enti gestori di impegnare risorse per garantire sicurezza e salubrità agli alloggi, che già ora sono spesso in pessimo stato di manutenzione. Con quest'ordine del giorno si impegna il Governo a prevedere l'esenzione dall'imposta municipale per gli enti gestori dell'edilizia residenziale pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/71.
DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi, prima di illustrare l'ordine del giorno, è importante fare una piccolissima premessa. È importante per capire l'ordine del giorno che io ho presentato e per far sì che, subito dopo, il Governo si renda perfettamente conto di quello che noi diciamo da diversi mesi e da diversi giorni - oggi lo abbiamo trasferito su carta - e, consequenzialmente, prendere una decisione favorevole nell'interesse del Paese e nell'interesse dei nostri concittadini.
Ma ho una difficoltà oggi ad intervenire in Aula sentendomi emozionato perché la Presidenza la ha l'onorevole Bindi che, all'interno di questo Parlamento, sicuramente è luce sotto il profilo politico, sono valutazioni politiche e non personali. Mi ricorda alcuni momenti dei giorni passati, quando interveniva esprimendosi in modo non politicamente corretto nei confronti dell'ex Governo su determinati atteggiamenti che venivano fatti e utilizzati da alcuni parlamentari e da alcuni rappresentanti del Governo all'interno di quest'Aula. Oggi - è una riflessione dal punto di vista politico - rivedo la Presidente Bindi nel suo ruolo e non riesco a capire come mai non riesce a fare le stesse riflessioni che poneva all'interno delle TV nazionali e dei giornali nei confronti di un Governo che non ha i crismi della legalità, non viene legittimato dal popolo italiano, viene messo di colpo come un golpe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e non riesce ad indignarsi come Presidente della Camera dei deputati...
PRESIDENTE. Onorevoli Scilipoti...
DOMENICO SCILIPOTI. ...e a porsi la domanda...
PRESIDENTE. Onorevoli Scilipoti...
DOMENICO SCILIPOTI. ...e a porsi la domanda, che dovrebbe essere come continua a fare il Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, le ho dato la parola per illustrare l'ordine del giorno. Le tolgo la parola, onorevole Scilipoti.
DOMENICO SCILIPOTI. Lei non me la può togliere...
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, gliela tolgo, perché lei ha la parola per illustrare l'ordine del giorno. Le tolgo la parola, perché lei non sta illustrando l'ordine del giorno.
DOMENICO SCILIPOTI. Io sto illustrando l'ordine del giorno! Sto facendo una premessa importante per il mio ordine del giorno!
PRESIDENTE. Se lei illustra l'ordine del giorno le lascio la parola, altrimenti gliela tolgo.
DOMENICO SCILIPOTI. Lo giudico io quello che è giusto dire per illustrare l'ordine del giorno perché la premessa la faccio io...
PRESIDENTE. No, onorevole Scilipoti. Allora, termini la premessa.
Pag. 45DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, la premessa riguarda l'ordine del giorno! Lei deve avere la bontà e il rispetto dei parlamentari per farli parlare ed esprimersi perché io non sto insultando nessuno, non sto entrando nel personale, sto facendo una valutazione politica!
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, illustri l'ordine del giorno.
DOMENICO SCILIPOTI. Perciò non le permetto di comportarsi in modo scorretto nei confronti di un parlamentare! Lei non esercita il ruolo che dovrebbe esercitare al di sopra delle parti!
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, illustra l'ordine del giorno o no?
DOMENICO SCILIPOTI. La premessa era, ed è, importante - e concludo - per dire che non capisco come un Presidente dell'Assemblea non si indigni di fronte ad un comportamento altamente scorretto, cioè a dire quello di rubare la democrazia e di mettere un Governo e dei rappresentanti che non rappresentano il Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, illustri l'ordine del giorno.
DOMENICO SCILIPOTI. Detto questo, come può questo Governo rappresentare i cittadini italiani quando è punto di riferimento di lobby economiche e finanziarie nazionali ed internazionali? Ma non perché lo dico, ma perché c'è scritto su tutti i giornali e ci sono i comportamenti che lo confermano, perché non è concepibile che un Governo che vuole parlare nell'interesse del Paese, nell'interesse dei pensionati, nell'interesse dei lavoratori, parli un linguaggio solo per tamponare le falle che hanno costruito e creato all'interno di questi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Le tolgo la parola perché è terminato il tempo a sua disposizione.
L'onorevole Rainieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/227.
FABIO RAINIERI. Signor Presidente, in tema di privatizzazioni questo provvedimento avrebbe dovuto affrontare un problema molto serio, antiquato ed inefficiente, che è quello che accompagna il servizio pubblico radiotelevisivo espletato nel nostro Paese sostanzialmente dalla RAI, società che è partecipata al 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e solo per lo 0,44 dalla SIAE. L'11 giugno del 1995 un referendum abrogativo con il 55 per cento dei sì ha dato la possibilità alla RAI di aprire al possibile ingresso di privati il capitale sociale. La RAI riceve annualmente dal canone che tutti i cittadini pagano 1,6 miliardi di euro in cambio di un servizio giudicato molto spesso scadente, che non può esser definito pubblico se non nelle fonti di finanziamento. La televisione pubblica dovrebbe essere qualcosa di diverso dall'attività puramente commerciale in quanto in virtù della missione specifica dovrebbe, appunto, diventare una televisione pubblica attraverso l'alimentazione della pubblicità e invece è divenuta sempre più somigliante al suo competitor privato.
Il servizio pubblico televisivo potrebbe essere svolto da tanti soggetti presenti sul mercato, definendo, appunto, gli obblighi di programmazione per tutte le emittenti private che garantiscono i programmi di interesse pubblico nelle fasce orarie di maggiore ascolto, provvedendo al finanziamento dei medesimi programmi tramite i ricavi pubblicitari ottenuti dalle vendite degli spot. Ci si aspettava da un Governo di tecnici che dovesse intervenire sul mercato, liberalizzando dalle costrizioni e dalle regole ormai superate. Dovrebbe assumersi la responsabilità di colpire quelle strutture politiche, politicizzate, che difendono gli interessi di pochi a scapito della popolazione.
Come si evince dalla Corte dei conti dell'aprile 2011 le performance economiche, finanziarie e patrimoniali della RAI e del gruppo hanno registrato un notevole Pag. 46peggioramento: dai 4,8 milioni del 2007 siamo passati a 37 nel 2008 e agli 80 milioni di euro nel 2009. La Lega Nord chiede da anni che si intervenga sulla RAI e sulla abolizione del canone, che vigili sulla trasparenza delle assunzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), sulla qualità del servizio offerto, sugli sprechi interni alla azienda, sui compensi spropositati che vengono dati agli artisti, e sugli stipendi smodati che vengono dati ai dirigenti. Se questa non è casta ditemi voi che cosa è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non è possibile che la RAI continui ad operare in concorrenza con un'altra TV generalista per scelte di programmazione, audience e vendita di contenuti, eppure continui a chiedere soldi ai cittadini fingendo di svolgere un servizio pubblico. Per questo impegniamo il Governo a promuovere ogni azione necessaria, anche di carattere normativo, finalizzata a consentire le dismissioni delle quote di partecipazione dello Stato anche provvedendo alle offerte pubbliche di vendita, destinando i fondi per l'ammortamento dei titoli di Stato, e finanziando il servizio pubblico reso da tutte le emittenti televisive private attraverso gli opportuni accordi di programma con la vendita degli spot pubblicitari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pirovano, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/191: s'intende che vi abbia rinunziato. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/192.
ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, intendo illustrare l'ordine del giorno n. 9/4829-A/192 a firma mia e dell'onorevole Molteni. Riguarda un problema dell'alta Lombardia e del Piemonte, in particolare delle province di confine con la Confederazione elvetica. Attualmente gli abitanti possessori di auto a benzina nella fascia dei 10-20 chilometri dal confine possono godere del buono sconto benzina. Questo provvedimento non è - come può sembrare, a detta di molti - un privilegio solo di una parte di italiani, ma è il modo per incentivare l'occupazione proprio nella fascia di confine.
Grazie a questo dispositivo il comparto dei gestori delle pompe di benzina ha potuto avere un ottimo sviluppo.
Infatti, fino a quel momento molti degli abitanti sul confine avevano grande convenienza a fare il carburante sul territorio elvetico. Quello che noi chiediamo con questo ordine del giorno è proprio di incentivare il contributo che lo Stato attualmente dà - sono 20 milioni -, rispondendo anche ad una sollecitazione dell'assessore Colozzi della regione Lombardia. Questo favorirebbe, innanzitutto, un aumento del venduto che è alla base del meccanismo del buono sconto perché, se in Italia si vendono maggiori quantitativi di benzina, il primo ad averne un ritorno positivo è proprio lo Stato che, poi, stralcia una certa quota per mettere in atto questo meccanismo. Lo diciamo proprio perché già quest'anno i gestori delle pompe di benzina denunciano, rispetto al 2010, una perdita di ben il 40 per cento. L'aumento delle accise sulla benzina che è in questa manovra peggiora ulteriormente questo dato. Per esempio, nel ponte dell'Immacolata, vi è stata una perdita netta di 100 milioni di carburante venduto. Noi chiediamo, quindi, al Governo di aumentare la quota destinata - attualmente ricordo 20 milioni - proprio per permettere al settore di riprendere vita e di mantenere, anzi aumentare, i posti di lavoro. Non solo, vi è anche un altro problema: questo provvedimento è partito nel 2000 e allora le auto a benzina erano di gran lunga in quantità superiore a quelle a gasolio; attualmente, invece, gasolio e benzina sono diventate in quota paritaria. A questo punto chiediamo, non solo di aumentare la quota messa dallo Stato sulla carta sconto benzina, ma di ampliare, oltre che alle auto a benzina, anche a quelle a trazione gasolio, la possibilità del buono sconto. Ripeto: proprio grazie ad un aumento si potrebbe mettere in atto un meccanismo virtuoso che darebbe Pag. 47dei vantaggi anche e soprattutto allo Stato e non solamente agli utenti e, in modo particolare, ai lavoratori del settore, ai benzinai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Dozzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/193.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, innanzitutto, volevo salutare il sottosegretario Malaschini. Trovarla qui, dopo tanti anni come segretario generale del Senato, fa un certo effetto. Tutto mi sarei aspettato fuorché questa sua nuova posizione. Le auguro, quindi, un buon lavoro. Come vi sono altri membri del Governo che, in maniera inaspettata, sono qui adesso a dirigere questa «baracca», fra virgolette naturalmente.
PRESIDENTE. Meno male!
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, data la sua affermazione vuol dire che anche lei si sente di aver fallito.
PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, volevo dire che, visto che ha usato per il Parlamento il termine «baracca», meno male che mettendolo tra virgolette si è autocensurato.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, ho detto fra virgolette. Io e lei ci conosciamo da tanti anni e in quest'Aula mi sono sempre espresso in maniera civile, anche se lei ritiene che noi leghisti siamo, non solo dei razzisti, ma ancora persone con l'osso al naso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Basta riuscire a dimostrare il contrario.
GIANPAOLO DOZZO. Devo sempre ringraziarla perché è venuta tanti anni fa in Veneto e ci ha consentito una grande ascesa. La deve sempre ringraziare comunque (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma volevo porre all'attenzione una questione che è stata posta anche dal Corriere della Sera di lunedì scorso con un articolo dal titolo: «Conti a Lugano, segreto in bilico». La questione è la seguente: è stato stipulato un accordo bilaterale tra la Germania e la Svizzera per quanto riguarda la possibilità di tassare i conti correnti; ad esso ha fatto seguito anche l'accordo con la Gran Bretagna. Nel caso della Germania, dal 2013 si tassano, con un'aliquota del 26 per cento, i capitali detenuti nelle banche svizzere. Il presente ordine del giorno fa sì che si possa, anche da parte del nostro Paese, perseguire la strada di un accordo bilaterale con la Svizzera per far sì che vi sia un maggiore introito rispetto a quello che finora c'è stato.
Si dice che nel 2010 c'è stato un introito di 100 milioni di euro. Guarda caso l'accordo stipulato dalla Germania prevede nel 2013 un introito di circa 2 miliardi di euro. Se pensiamo che nelle banche svizzere i capitali italiani sono molto maggiori di quelli tedeschi, agendo nel senso appena descritto potremmo introitare un bel gruzzoletto. Quindi la nostra richiesta è quella di far sì che ci sia questo accordo bilaterale.
Poi c'è di mezzo l'Unione europea. Il commissario Semeta, il lituano, commissario per quanto riguarda le entrate e la questione dei capitali fiscali, ha detto che gli accordi di Gran Bretagna e Germania non si potevano stipulare e quindi vanno contro l'Unione europea. Quindi questi due Paesi sono a rischio di infrazione. Mi chiedo considerato l'ultimo incontro che vi è stato tra i 27 Stati membri dell'Unione europea come mai questo commissario abbia ancora l'ardire - dato che comunque ormai la politica dell'Unione europea la fa la Merkel - di proporre una procedura di infrazione nei confronti della Germania. Ho la netta sensazione...
PRESIDENTE. La prego, onorevole Dozzo.
GIANPAOLO DOZZO. ...visto che è stato stracciato il Trattato di Lisbona che questo sia così... una tantum. Quindi le chiedo...
Pag. 48PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dozzo.
GIANPAOLO DOZZO. Concludo. Le chiedo, signor sottosegretario, di accogliere questo ordine del giorno per far sì che vi sia un maggiore introito da parte dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/73.
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, Governo, colleghi, questo ordine del giorno è molto interessante non perché l'abbia scritto io ma perché prevede l'utilizzo di 1.800 giovani diplomati e laureati che hanno già lavorato nell'INPS portando nelle sue casse diversi milioni di euro. Trattando di disoccupazione e cassa integrazione hanno smaltito documentazione che non era controllata da anni. Hanno fatto emergere il lavoro nero. Di fatto hanno svolto un lavoro eccellente. All'improvviso il Governo precedente, anzi, l'INPS il 15 aprile 2011 non riconferma 1.240 lavoratori. Nel dicembre 2010 ne manda a casa altri 550. Per l'esattezza si tratta di 1.800 lavoratori tutti giovani, più donne che maschi disoccupati, laureati e diplomati: ciò ha portato l'INPS ad una paralisi. Infatti, signor Presidente, Governo, l'INPS negli ultimi cinque anni ha mandato a casa più di 7 mila lavoratori perché li ha mandati in pensione. Nel mese di marzo del 2011 la Commissione lavoro della Camera all'unanimità ha approvato una richiesta al Governo di poter riprendere in servizio i 1.800 ragazzi.
Tra l'altro - cosa molto strana -, io avevo presentato un emendamento che autorizzava l'INPS, per il 2012, a destinare somme alla spesa per il personale relativo alla somministrazione di lavoro, con variazioni interne al bilancio dello stesso INPS, quindi senza incidere nella finanza pubblica, allo scopo di riprendere questi giovani, farli lavorare ed evitare così che molte pratiche andassero in fumo, che tanto lavoro nero potesse continuare ad esserci e per sostenere tutta una serie di cose delle quali abbiamo parlato, compreso il fatto che riteniamo di poter dire di voler dare ai giovani e alle donne lavoro e quant'altro, senza poi essere consequenziali.
Signor sottosegretario, io non la conosco, però, approfittando del collega, le faccio gli auguri di buon lavoro e glieli faccio seriamente, perché io sono tra quelli che avevano detto «no» al Governo, nel senso che mi ero astenuto, perché lo volevo vedere alla prova dei fatti. Il Governo precedente, con il Ministro Tremonti, in maniera assolutamente pervicace, con un fare rozzo e violento, ha voluto mandare a casa questi 1.800 ragazzi. La Commissione lavoro all'unanimità ha chiesto al Governo di rivedere la posizione, così come oggi con l'ordine del giorno in esame io lo chiedo a lei, perché lei possa autorizzare l'INPS senza bisogno di nessuna norma. Io ho voluto forzare la mano dicendo che c'era bisogno di un emendamento: non c'è bisogno, perché le risorse sono tutte dell'INPS e quindi all'interno della stessa somma, senza variazioni di spesa, ma eliminando una spesa per portare le risorse dentro a questa utilizzazione, noi daremmo non solo un lavoro a 1.800 ragazzi, ma faremmo una grande operazione per l'INPS, che potrebbe così riattivare tutto quello che ha bloccato, far emergere ancora più lavoro nero e recuperare milioni di euro che servono allo Stato. Infatti delle due l'una: o noi abbiamo in mente di far lavorare i giovani e le donne e recuperare risorse, oppure sono solo chiacchiere che continuiamo a fare senza dare i segnali che questo Paese si aspetta. Io le chiedo quindi, signor sottosegretario, di farsi carico, perché qui ci sono delle cose strane. Io ho votato la fiducia condizionata, l'ho votata sapendo che forse avremmo fatto più un torto al Paese non votandola piuttosto che votandola. Ora mi chiedo - e ho concluso signor Presidente - se in questi torti e in queste possibilità io, nel mio intervento di circa dieci giorni fa, ho detto che il professor Monti non era più professore, ma era Presidente del Consiglio, Pag. 49quindi non avrebbe più dato i voti. Noi li avremmo dati a lui sia per quello che sarebbe stato il suo lavoro di Ministro sia per i provvedimenti che avrebbe portato. Vorrei tanto poter continuare a votare il Presidente Monti, avendo qualche esempio serio di comportamento che non sia soltanto di mettere tasse, ma di poter produrre lavoro ed occupazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/111.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, io vorrei parlare di un argomento che praticamente nel nostro Paese è diventato tabù oppure di cui nessuno si occupa, che è l'agricoltura, il mondo dell'agricoltura italiana, perno della nostra economia, totalmente abbandonato dai Governi precedenti, ma anche da questo Governo. L'agricoltura italiana è in crisi. Questo provvedimento equo di rilancio dell'economia, rigido ed inflessibile, non prevede nulla se non una tassazione. Altro che rilancio! C'è una profonda crisi: però l'economia agricola è composta da un milione e seicentomila aziende in Italia, però negli ultimi cinque anni 250 mila hanno chiuso e non chiedevano nulla, se non vedere garantita la possibilità di lavorare, lavorare i propri campi e le proprie terre.
Signor Presidente, le chiedo scusa, ma vorrei parlare al Governo, mi farebbe piacere. Capisco che il sottosegretario sia impegnato con i colleghi, ma è una questione di rispetto.
PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, l'onorevole Messina chiede ascolto.
IGNAZIO MESSINA. Capisco che è più importante quello che l'onorevole Corsaro stava dicendo al sottosegretario, però ritengo sia utile ascoltare tutti, poi vedremo che succede. Lo dico nell'interesse di tutti quanti. Le aziende agricole non riescono ad andare avanti: 250 mila hanno chiuso negli ultimi cinque anni, nel silenzio assordante di tutti quanti.
Altro che «Stato amico»! Equitalia, invece di aiutare, sta azzerando tutte le aziende, portandole all'asta. E prestate attenzione - io sono anche componente della Commissione antimafia - c'è un effetto: l'agricoltura sta diventando un settore debole nelle mani della mafia. Infatti, è chiaro che le mafie, quando c'è un punto debole, si insinuano. Come sapete, dei patrimoni sequestrati nell'ultimo anno, più del 25 per cento è costituito da terreni agricoli. In altre parole, i terreni agricoli vengono abbandonati dagli agricoltori - che ci vivono, senza chiedere nulla, con le loro famiglie - e occupati dalla mafia. E qui lo Stato non può essere complice, ma deve, al contrario, accompagnare gli agricoltori e, quindi, aiutarli.
A questo punto - ed è l'oggetto del nostro intervento - non è possibile non prendere in considerazione la proposta di non applicare l'IMU alle aziende agricole, ai fabbricati strumentali alle attività agricole, ma anche alle abitazioni. Lo diceva il Ministro Passera, qualche giorno fa, nel giustificare l'intervento dell'IMU a favore di tutti; egli diceva che l'IMU è una tassa prevista in tutta Europa e in tutto il mondo, in quanto, in pratica, ogni proprietario di casa paga sostanzialmente non per la proprietà, ma per un servizio dato alla casa. Certo, se io abito in centro, è chiaro che ho dei servizi, ma mi volete dire quali sono i servizi che ottiene un fabbricato rurale a 20 chilometri dal centro abitato? Nessuno. È soltanto una tassa sul patrimonio, che non va applicata, ed è per questo che abbiamo chiesto al Governo di non applicare l'IMU e gli aumenti previsti ai fabbricati rurali, sia quelli a titolo abitativo, sia quelli strumentali all'attività.
Aggiungo che vi è una grande speculazione in atto, un grande rischio - citavo prima le mafie - ossia la vendita dei terreni agricoli di proprietà dello Stato. Vi sono centinaia di migliaia di ettari di terreno, la maggior parte dei quali - ancora il Ministero non li ha individuati - limitrofi alle città o alle zone turistiche. È stato previsto da questo provvedimento, per fare cassa, di venderli. Va bene. Tuttavia, Pag. 50è stato anche previsto - alziamo l'attenzione su questo - che sino a 400 mila euro sia prevista la trattativa privata. Ciò, per agevolare i giovani agricoltori. Ma mi volete dire qual è quel giovane agricoltore, oggi, in Italia, che ha possibilità di avere 400 mila euro per comprare un terreno agricolo? O ci sarà qualche banca che lo finanzierà? Evidentemente, quella soglia di 400 mila euro può nascondere il rischio di una speculazione e di affari di chi, con l'agricoltura, non ha niente a che vedere. Ed è per questo motivo che, accanto all'esclusione e all'esenzione dell'IMU per i fabbricati rurali, chiediamo che, per quanto concerne la vendita a trattativa privata dei terreni agricoli di proprietà dello Stato, essi vengano intanto individuati con attenzione e, in secondo luogo, che venga abbassata la soglia di trattativa privata non a 400 mila, ma a 100 mila euro.
Si vogliono aiutare veramente i giovani? Si vogliono aiutare veramente gli agricoltori? Si agisca di conseguenza! Si vogliono aiutare gli speculatori? Evidentemente, si proceda come si è cominciato a fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. L'onorevole Gidoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/194.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, se lei è d'accordo, aspettiamo che il sottosegretario finisca di telefonare, altrimenti non capisco a chi illustro il mio ordine del giorno. Chiedo, chiaramente, la sospensione del decorso del tempo a mia disposizione.
PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, i tempi sono sospesi. La ringrazio, signor sottosegretario.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non esageriamo!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, grazie del suggerimento, ma ho visto che il sottosegretario ha capito immediatamente. Prego, onorevole Gidoni.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il mio ordine del giorno richiama una situazione, che definirei quasi drammatica, di alcune nostre aziende di piccole e medie dimensioni - circa un'ottantina, secondo un censimento fatto dalla Camera di commercio italo-libica - le quali, in questo momento, hanno maturato crediti per 230 milioni di euro nei confronti del Governo libico, a fronte di forniture, servizi e lavori fatti in Libia.
Come può immaginare, per molte di queste aziende tali crediti rappresentano il fatturato fondamentale e riuscire ad incassarli determina la loro stessa sopravvivenza. Tra l'altro, alcune di queste - credo due o tre - sono già fallite in questi sei mesi. Questa è una battaglia che ho sostenuto: le ricordo che ho anche presentato, su questo argomento, un progetto di legge.
In realtà, mi fa piacere che ieri il Presidente Monti, nell'incontro con il leader Jalil, abbia riconosciuto che vi siano dei fondi libici da sbloccare e abbia deciso, insieme al leader libico, di portare da 230 milioni a 600 milioni di euro lo sblocco dei fondi. Mi fa anche piacere che lo stesso Presidente del Consiglio, quanto ai crediti delle aziende italiane in Libia, abbia convenuto con Jalil - cito - «sull'importanza delle procedure per il riconoscimento e la certificazione di tali crediti e sul possibile uso, a tale scopo, dei fondi scongelati».
Jalil ha conformato l'intesa «purché si tratti di crediti reali e legittimi. Noi ci adoperiamo per la piena trasparenza». Quindi, credo che l'argomento sia di piena attualità, essendo stato trattato ieri. Non ricordo, ovviamente, gli ordini del giorno già approvati, analoghi e assolutamente coincidenti, perché, semplicemente, ho fatto un «copia e incolla» degli ordini del giorno già approvati da questo Parlamento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14,40)
FRANCO GIDONI. Quindi, vorrei con questo ordine del giorno un nuovo impegno Pag. 51del suo Governo su questo tema, ma ricordo anche che già abbiamo una disposizione, l'articolo 9 della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente, che consente, a fronte di crediti certi e che sono inesigibili in questo momento, la posticipazione della tassazione.
Signor sottosegretario, qui siamo all'assurdo che vi sono aziende che vantano soldi, ma noi, nel frattempo, per un criterio, ovviamente, del nostro sistema fiscale, chiediamo loro anche di pagare delle tasse su un credito di cui ancora non hanno disponibilità e nemmeno una previsione certa di incasso.
Per cui, il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/194 chiede sicuramente - questo può farlo direttamente il direttore generale dell'Agenzia delle entrate, il dottor Befera - un decreto che consenta a queste poche decine di aziende di posticipare il pagamento delle tasse.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCO GIDONI. Soprattutto, chiedo, con il secondo capoverso del dispositivo - e concludo, Presidente Lupi, recuperando il tempo che mi è stato fatto perdere - a fronte anche di alcuni ordini del giorno approvati anche dal Parlamento europeo, la possibilità di andare a conguaglio, o quanto meno di anticipare, con i fondi libici congelati presso le nostre esattorie, direttamente e in tempi strettissimi, l'acconto sui crediti maturati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Molgora ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/195.
DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, è la seconda volta, in due giorni, che ci incrociamo. Intervengo per illustrare un ordine del giorno che riguarda la tracciabilità dei pagamenti, e non la questione delle province.
PRESIDENTE. Era notte fonda, se lei si ricorda.
DANIELE MOLGORA. Esatto! La questione riguarda le commissioni bancarie legate alla tracciabilità. Già abbiamo discusso in Commissione sulla questione della tracciabilità dei pagamenti, cioè sull'obbligo di effettuare i pagamenti in contanti, sul limite che è stato abbassato da 2.500 a mille euro. Già è incredibile come si possa pensare che questo limite così basso possa essere di una qualche utilità per combattere l'evasione fiscale, perché è evidente che chi vuole evadere utilizza comunque i contanti, senza far figurare alcuna operazione.
In realtà, questo è un meccanismo che è stato ideato soltanto per porre degli ostacoli alla gente onesta. Soprattutto, il grosso sospetto è che questo abbassamento del limite, in realtà, provochi una serie di costi in più per gli operatori, perché è chiaro che aumenterà il numero delle operazioni che devono essere fatte tramite bancomat o carta di credito, aumentando gli introiti delle banche tramite le commissioni.
Questa operazione, in realtà, più che un'operazione per limitare o ridurre l'evasione fiscale, diventa o diventerebbe un'operazione a favore delle banche. Visto che queste si trovano in gravi difficoltà, l'incremento del numero delle operazioni, e quindi delle commissioni che esse incassano, determinerebbe un favore al sistema delle banche, a dimostrazione che questo Governo è stato messo qui non solo per salvaguardare l'euro, ma per salvare anche il sistema bancario.
Questa ne sarebbe una conferma, in caso di voto contrario sull'ordine del giorno in esame che, in realtà, è volto a rendere gratuite le transazioni regolate con carta di credito e con bancomat per importi inferiori a 2.500 euro. Si richiede un'agevolazione in modo tale che le norme che sono state inserite nel decreto-legge non vengano a porsi come un peso per tutti coloro che effettuano transazioni con moneta di plastica anziché in contante, perché ciò aumenta i costi di gestione delle stesse aziende, e penso a coloro che svolgono Pag. 52un'attività commerciale e a coloro che devono ritirare la pensione al di sopra di una certa cifra.
Quindi, quest'ordine del giorno ha la volontà di togliere questi costi, che sono assolutamente inutili e dannosi per i singoli cittadini. Questo è quello che si chiede, perché dopo avere espresso in Commissione, più volte, e anche in Aula, il dissenso sulla riduzione del suddetto limite da 2.500 a 1.000 euro, ci troviamo ad avere anche la beffa dell'aumento dei costi per l'imposizione di questo limite finanziario.
Noi vogliamo, in questo modo, tutelare i nostri cittadini, perché se già l'obbligo di avere carta di credito e bancomat è una limitazione all'iniziativa privata - perché ognuno dovrebbe poter disporre del contante come vuole - ed è un obbligo antipatico, che almeno non vi siano le commissioni bancarie ad incrementare i costi, commissioni che incassano le banche ai danni dei cittadini.
PRESIDENTE. L'onorevole Stefani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/233.
STEFANO STEFANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non vorrei essere pedante, ma siccome si tratta di un argomento importante e interessante, per il quale si può porre rimedio agli errori fatti, le sarei molto grato se volesse seguirmi un attimo.
Mi riferisco al comma 2 dell'articolo 16, che istituisce la tassa annuale di stazionamento. Tassa di stazionamento che avete voluto applicare anche alle imbarcazioni battenti bandiera straniera. Signor sottosegretario, questo comporta - e ha già comportato - la fuga dai porti italiani di tedeschi, di francesi e di austriaci, ma soprattutto di austriaci e tedeschi, visto che la marina austriaca staziona nell'Adriatico, e ciò ha fatto sì che andassero nella vicina Croazia e nella vicina Slovenia.
Allora, siamo, come si dice in veneto, «bechi e bastonà». Cioè, di sicuro il Governo non incasserà le tasse e perderemo lo stazionamento nei nostri porti, perderemo tutto l'indotto turistico, perderemo le tasse sul carburante, perderemo i manutentori, perderemo i riparatori e tutto quel turismo che gira attorno al turismo nautico.
Signor sottosegretario, pensi che le marine del Nord Italia, come quelle del Friuli, per esempio - e potrei farle nomi e cognomi; potete verificarle, queste cose - vedono la presenza straniera al 50 per cento, e questi è logico che scappino via! Vanno in Corsica e in Francia, se sono in Liguria, e vanno in Slovenia o in Croazia.
Vi pregherei, veramente, di fare due conti. Non sono stati fatti questi conti, perché se aveste tenuto in considerazione queste cose, di sicuro, non l'avreste applicata questa tassa, perché come dicevo, non porta sviluppo, anzi, porta al decremento dello sviluppo e non porta, sicuramente, neanche tassazione, perché i diportisti fuggiranno via.
Vi pregherei di rivedere la cosa al più presto, o quanto meno di annunciarla, perché così si fermeranno. Vi pregherei di prestare attenzione a quanto ho detto. La ringrazio dell'attenzione, signor sottosegretario, e le chiedo ancora scusa se l'ho richiamata, ma penso che lei possa capire quello che ho detto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Simonetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/196.
ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato si inserisce nel contesto dell'IMU prima casa, che è una delle parti fondamentali che sorreggono la manovra Monti e che noi ovviamente contestiamo in modo fermo, preciso e puntuale, tanto che l'ordine del giorno prevede di impegnare il Governo a procedere con il censimento di tutti gli immobili presenti sul territorio nazionale prima di procedere con l'applicazione dell'IMU sugli immobili adibiti ad abitazione principale.
Qual è il problema che vogliamo evidenziare? Vogliamo evidenziare che, se Pag. 53questa imposizione deve essere a supporto di tutta la manovra, deve essere equamente distribuita su tutto il territorio nazionale e non deve essere pagata esclusivamente da quei territori che sono sempre stati ligi al loro dovere di accertamento e al loro dovere di responsabilità.
Tutti questi territori, lo ricordo per l'ennesima volta, sono in Padania dove le amministrazioni comunali hanno fatto i controlli sugli accatastamenti, hanno fatto i controlli delle loro proprietà, hanno compiuto gli accertamenti, hanno indicato le responsabilità ai loro cittadini che hanno effettuato gli accatastamenti; pertanto, la Padania sta già dando molto in termini di imposizione fiscale legata all'abitazione e al patrimonio immobiliare sia di prima casa che di seconda casa.
Vi sono altre latitudini e basta prendere la macchina. Ricordo che da ragazzo sono stato a Reggio Calabria in treno. È chiaro che, da Roma in giù, si vedevano tutti questi palazzi con i ferri dei pilastri che uscivano dall'ultima soletta senza mai una copertura perché lì non piove e, se piove, comunque si asciuga subito, non nevica, e pertanto si dà la possibilità ogni tanto di sopraelevare di un pezzo quando capita. Così tutte queste edificazioni abusive non vengono accertate, non vengono denunciate, e ovviamente c'è tutto un patrimonio immobiliare non conosciuto dallo Stato né dall'Agenzia del territorio.
Pertanto, invitiamo il Governo, prima di andare a implementare la partecipazione fiscale impositiva sul patrimonio immobiliare, di verificare che tutto sia regolarmente censito e che non sia sempre solo la Padania a dover pagare perché è stata virtuosa e corretta nei rapporti con lo Stato e con le amministrazioni pubbliche.
Questo è un tema veramente importante, se volete ritornare a tassare la prima casa. Lo ricordiamo: una persona o vive sotto un ponte o fa lo zingaro o vive in una abitazione in affitto o propria. Sappiamo che il popolo padano ha l'orgoglio e il desiderio di costruirsi e di vivere in piena proprietà. L'80 per cento delle abitazioni è di piena proprietà delle famiglie che non se le sono trovate regalate da qualche banca o da qualche straniero. Se le sono comprate facendo mutui e pagando con il sudore del loro lavoro e della loro fronte o le hanno ereditate perché i genitori hanno svolto loro questo compito di acquisto.
È un impegno molto semplice, in parte è già stato avviato; quindi, celermente il Governo si impegni a censire tutto il patrimonio immobiliare prima di far partire questo balzello che noi riteniamo dannoso soprattutto per le famiglie padane (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/197.
MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno che cerca di dare un suggerimento al Governo su un fenomeno estremamente grave e ripetuto in Italia che è quello dell'apertura e della chiusura delle partite IVA, soprattutto da parte di stranieri nell'unico esercizio.
La soluzione che propone la Lega Nord è quella di una polizza fideiussoria. Si tratta di una soluzione che è stata molto contestata in questi anni. Ormai è da più di tre anni che presentiamo in tutte le manovre questo emendamento e questa proposta di legge che volge a risolvere questo gravissimo problema che è l'evasione fiscale, soprattutto perpetrata da ditte straniere. E questo non lo dico io e non lo dicono neppure giornali vicini alla Lega, La Padania o comunque di centrodestra, ma lo dicono giornali di centrosinistra. Adesso vi leggo un passo de Il Fatto Quotidiano in cui si dice che nei distretti dove vive la comunità cinese, dove è maggiormente presente, è stato rilevato un indice di evasione fino al 98 per cento, quindi l'evasione totale.
Allora, quando si cerca di coprire una manovra di questo tipo, andando a pescare nelle tasche delle povere famiglie e dei pensionati invece di andare a combattere l'evasione fiscale, invece di andare a colpire i cittadini con l'ICI, l'imposta sulla Pag. 54prima casa, invece di colpire i pensionati, cerchiamo di trovare delle soluzioni per combattere l'evasione fiscale che in Italia ha superato, come sappiamo, i 150 miliardi di euro, una cifra molto superiore alla manovra triennale che - lo ricordo - è superiore ai 100 miliardi di euro.
Questa magari è una piccola proposta però è una proposta che può andare nel verso giusto, che è quello di controllare le attività che vengono aperte e chiuse in un unico esercizio. Quindi, all'atto dell'apertura della partita IVA da parte di società straniere, perché ovviamente questo non può essere fatto per cittadini italiani o altri tipi di società europee o comunitarie, ma all'atto dell'apertura della partita IVA da parte di soggetti extracomunitari, si prevede il versamento di una fideiussione assicurativa e bancaria che copra l'evasione e il mancato pagamento delle imposte e dei contributi da parte di questi soggetti.
Questa non è un'idea che è venuta al gruppo della Lega Nord così, in maniera indipendente, ma è proprio un suggerimento che ci viene dato dall'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza. Non capisco perché una proposta di questo tipo sia sempre stata tacciata come una proposta razzista e discriminatoria. Questa assolutamente non è una proposta razzista e discriminatoria, ma va verso l'equità e verso il recupero dell'evasione contributiva e dell'imponibile da parte di migliaia - e dico migliaia - di ditte cinesi, e non solo, che aprono e chiudono la partita IVA per un solo esercizio e che fanno mancare base imponibile allo Stato italiano. Quindi, spero che, almeno questa volta, il Governo voglia approvare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/198.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno in esame, a mia firma, intende impegnare il Governo in ordine ad una questione, esaminato il provvedimento, valutate negativamente le misure introdotte nel provvedimento dalla manovra, che niente hanno a che fare con lo sviluppo e l'equità ma producono un forte inasprimento della pressione fiscale ed una pesante contrazione del reddito disponibile delle famiglie, considerato che le nostre imprese continuano a risentire degli effetti della straordinaria crisi economica che ha colpito tutte le economie occidentali e valutato che la difficoltà di accedere al credito da parte delle piccole e medie imprese costituisce un freno allo sviluppo degli investimenti, considerato che l'ABI e le associazioni di rappresentanza delle imprese il 16 febbraio di quest'anno avevano stipulato un accordo per facilitare l'accesso al credito delle imprese in continuità, con l'avviso comune dell'ABI del dicembre 2009.
L'ordine del giorno chiede in particolare un impegno sostanziale al Governo a promuovere con l'ABI e con le associazioni rappresentative delle imprese un accordo per rinnovare i contenuti dei precedenti protocolli al fine di agevolare l'accesso al credito da parte delle imprese, soprattutto le piccole e medie.
Questo ordine del giorno, molto sostanziale nella forma, deve essere preso, ad esempio, rispetto ad una serie di altri provvedimenti e mi riferisco anche all'articolato del provvedimento stesso, della manovra, per mettere in evidenza soprattutto quei lati oscuri che la manovra stessa è andata a toccare, tralasciando le piccole e medie imprese che - come tutti sanno e hanno ribadito nelle Commissioni competenti e in quest'Aula - rappresentano il vero motore economico e sociale di questo Paese, cosa che sicuramente i governi precedenti hanno lasciato evidentemente allo sbando.
Da voi professoroni accademici ci aspettavamo una attenzione maggiore, ma non c'è stata, avendo voi avuto la lungimiranza di avanzare una serie di proposte detrattive di tasse come l'IRAP, senza considerare che sull'IRAP vi è un'ulteriore considerazione da svolgere: si tratta di una detrazione nei confronti di aziende attive. Forse, voi professoroni dalle vostre cattedre Pag. 55non vi siete resi conto che il Paese non ha un reddito medio di imprese attivo.
Quindi, la vostra manovra ha un valore praticamente nullo sulla valutazione delle detrazioni. Ciò è stato messo in evidenza nelle discussioni all'interno delle Commissioni, ma voi siete voluti andare avanti e scontrarvi contro un muro. Questa situazione la pagherete e la pagheranno poi successivamente i cittadini e le imprese stesse, cosa che abbiamo voluto sottoscrivere con un ordine del giorno per far rimarcare la massima attenzione da parte dell'intero gruppo della Lega Nord sulle piccole e medie imprese nello specifico.
Ci aspettavamo che, in questo provvedimento, non vi fossero solo severità ed austerità. Speravamo che da voi lungimiranti e tecnocratici...
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la prego di concludere.
STEFANO ALLASIA. È suonata la mia ora?
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, spero che la sua ora sia più in là possibile. In questo momento ha 15 secondi per concludere.
STEFANO ALLASIA. Non avevo quattro minuti?
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, siamo arrivati a 4 minuti adesso!
STEFANO ALLASIA. Concludendo, le questioni da valutare sono indubbiamente tante. Avrei la speranza che tutti i parlamentari piemontesi e torinesi sottoscrivessero questo ordine del giorno e lo votassero assieme al gruppo dalla Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Signor Presidente, non mi permettono di terminare il mio intervento...
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, oramai l'ha già finito da 30 secondi. La ringrazio di cuore.
L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/199.
GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, il mio ordine del giorno tratta l'applicazione dell'imposta municipale propria. Si tratta di una imposta che certamente non è stata inventata da questo Governo, ma dal precedente. Aveva come fulcro principale un generale processo di riorganizzazione del fisco verso il federalismo fiscale. Abbiamo visto, invece, che questo Governo ha stravolto completamente questa filosofia, introducendo un'imposta che, viceversa, ha prodotto un centralismo ancora più romano, nel senso che ha reintrodotto l'ICI sulla prima casa e un'imposta sulle abitazioni secondarie del 50 per cento con assoggettamento del gettito direttamente alle casse centrali.
Quindi, è esattamente il contrario dell'impostazione federalista voluta dal Governo precedente e, in particolar modo, dalla Lega Nord. Con l'applicazione della reintroduzione dell'imposta sulla prima casa sono stati poi ammessi in detrazione 200 euro per chi risiede nella abitazione e ha la propria residenza. Inoltre, l'altra sera in un emendamento il Presidente Monti ha elogiato un intervento successivo che era quello di un'aggiunta di 50 euro per ogni figlio che risiedesse nell'abitazione principale fino a 26 anni.
Peccato che vi siate dimenticati di aggiungere ogni figlio fino a 26 anni, residente e fiscalmente a carico, perché è una disuguaglianza veramente macroscopica e che denota un pressappochismo - e mi rivolgo al Governo - veramente a livelli eccezionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Pensate che una famiglia con 4 figli in età scolare avrebbe una detrazione di 200 euro - 50 euro per quattro - e una famiglia con 4 figli, che lavorano, avrebbe lo stesso una detrazione di 200 euro. Come succede nel fisco, come succede con riferimento al modello Unico, la detrazione per i figli sino a 26 anni deve essere solo per i figli fiscalmente a carico e non sicuramente in termini così generali. Anche Pag. 56questo denota veramente il pressappochismo che citavo prima. Se a questo, appunto, aggiungiamo l'imposta sulla seconda casa abbiamo un effetto devastante.
Ecco perché la Lega, con questo ordine del giorno, vuole impegnare il Governo a far sì che sia il comune a modulare gli importi e i beneficiari e non, invece, una norma nazionale. Solo i sindaci e le amministrazioni locali possono calibrare e ottemperare, nel migliore dei modi, a quelle che sono le situazioni difficili del proprio comune, della propria gente e delle fasce più deboli e non sicuramente una norma generale. Questo è il federalismo, questa è vera efficienza e responsabilizzazione della classe politica che troppo da lontano va a controllare i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), senza toccare l'effetto degli oltre 2 milioni di immobili fantasma.
L'ordine del giorno, nel suo concreto, vuole dare la possibilità all'ente locale, al sindaco, quindi, nell'ottica concreta della vicinanza tra Stato e cittadini, di poter ottemperare ad una giusta mitigazione della detrazione rivolta a fasce particolarmente deboli e non sicuramente come è stato fatto in questo decreto-legge che prevede addirittura per tutti i figli, indipendentemente dal fatto che siano a carico o meno, una detrazione fino a 200 euro. I comuni devono riappropriarsi del proprio potere e sicuramente i cittadini avrebbero risultati ed efficienza migliori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/200.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor sottosegretario, anche da parte mia le rivolgo il benvenuto.
Questa manovra morde particolarmente sulle cose importanti della vita degli italiani che ci stanno ascoltando, ossia la prima e la seconda casa. Il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/200 interviene su una parte di case concesse in locazione. Dobbiamo dire, a chi ci ascolta da casa, che vi sarà un aumento importante della tassazione di almeno 11 miliardi di euro, di cui questo Governo, particolarmente federalista, si appropria di nove e due li cede ai comuni. Ma dove sono finiti gli impeti federalisti a favore dei comuni soprattutto, che arrivavano da parte della sinistra? Sono stati dimenticati perché è finito Berlusconi e, dunque, è finito l'interesse per i comuni, per gli operai, per i piccoli proprietari e, quindi, possiamo tassarli.
Tuttavia, vorrei far presente questa grave ingiustizia sui canoni e che grava soprattutto su quelli che hanno una casa e che affittano a canone calmierato, il vecchio equo canone. Si tratta di circa il 25,3 per cento delle case. Orbene, questa manovra si accanisce soprattutto su di loro. A tale proposito vorrei dare qualche numero. Porto l'esempio di una casa a canone libero per un valore imponibile di 160 mila euro; ricordiamoci che abbiamo aumentato la valutazione catastale, tenendo presente che al Nord avevamo già rivalutato prima, quindi aumentiamo e andiamo al 160 per cento. Peccato che per le banche questo non valga. Per un'aliquota del 7,6 per mille, se ci va bene, si aumenta dell'87 per cento. Quindi, chi ha un canone libero - senza tener conto di tutte le altre tasse che deve pagare sulla casa - dovrà ringraziare questo Governo e pagare quest'anno 1.216 euro. Se poi si andasse al 10,6 per mille - cosa possibile - questa persona, che ha una casa e che affitta a canone libero, pagherebbe il 161 per cento in più di tasse e arriverebbe a 1.696 euro.
Ma particolarmente grave è l'atteggiamento nei confronti dell'equo canone, un patto buono, alla luce di tutto, e calmierato: io ti do la casa a un prezzo giusto, non con un affitto in nero, e allora riusciamo a «pelare», chiedo scusa per il termine, la persona corretta che ha stipulato un contratto di locazione con l'equo canone del 204 per cento, 1.216 euro o 1.696. Mentre invece - e chiudo - le SIC, le fondazioni immobiliari o le banche, caso strano, pagheranno meno e quindi avranno un beneficio da questa normativa. Pag. 57
Non di solo pane vive l'uomo, ma anche di equità, non nei confronti delle banche, ma dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Sull'ordine dei lavori (ore 15,10).
NICOLÒ CRISTALDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto che questo mio breve intervento non venga interpretato, nella sua irritualità, come un gesto di piccolo egocentrismo, quando al contrario vuole essere un gesto di grande rispetto istituzionale.
Una sentenza della Corte costituzionale mi impone di scegliere tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Mazara del Vallo.
Sono stato eletto sindaco di Mazara del Vallo con il 70 per cento dei consensi e sono parlamentare, tra l'esperienza regionale siciliana e quella nazionale, da quasi trent'anni. Ho fatto la scelta che ho ritenuto più giusta per non costringere la mia città ad un periodo di commissariamento e ad elezioni anticipate. Ho scelto di essere coerente con la mia coscienza e con l'impegno assunto con gli elettori. Lascio la carica di parlamentare per mantenere quella di sindaco di una città straordinaria, piccola capitale della multiculturalità e della multietnicità che in tanti anni ha manifestato per me straordinario affetto.
Mi permetta, signor Presidente, di esprimere il mio ringraziamento innanzitutto al mio gruppo parlamentare ed ai tanti colleghi di tutti i gruppi con i quali ho avuto occasione di allacciare rapporti di cordialità, in gran parte trasformatisi in amicizia (Applausi).
Desidero esprimere l'orgoglio di essere stato componente di un alto organismo che annovera personale di altissimo livello professionale ed autentico interprete del significato di appartenenza ad un Parlamento. Sono cresciuto nella cultura delle istituzioni e sono orgoglioso di aver occupato per alcuni anni una piccola parte dello spazio che fu dei grandi uomini della patria e della democrazia (Applausi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cristaldi, l'applauso di tutta l'Assemblea è un riconoscimento per l'attività che lei ha svolto nella nostra Camera dei deputati.
Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Nicolò Cristaldi.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Nicolò Cristaldi: «Onorevole Presidente, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 277 del 21 ottobre 2011, il sottoscritto deve optare tra la carica di deputato e quella di sindaco di Mazara del Vallo. Con la presente comunico le mie dimissioni da deputato, intendendo mantenere la carica di sindaco di Mazara del Vallo. Distintamente. Firmato: Nicolò Cristaldi».
Trattandosi di un caso di incompatibilità - accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 14 dicembre 2011 - la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Nicolò Cristaldi dal mandato parlamentare.
Proclamazione di un deputato subentrante.
PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'avvenuta presa d'atto delle dimissioni del deputato Nicolò Cristaldi, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta odierna - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 -, che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 15 - Popolo Pag. 58della libertà nella medesima XXIV Circoscrizione Sicilia 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti, risulta essere Pietro Cannella.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXIV Circoscrizione Sicilia 1 Pietro Cannella.
S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Si riprende la discussione (ore 15,15).
(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 4829-A)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/109.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, questo ordine del giorno che andrò ad illustrare è stato presentato dal nostro gruppo per far riflettere maggiormente il Governo sul tema delle liberalizzazioni, perché questo disegno di legge su questo tema in particolare contiene molto poco nonostante, soprattutto per noi dell'Italia dei Valori, questo sia un tema molto importante per il nostro Paese perché servono a rendere più agili i mercati di riferimento.
Avete dimostrato questa scarsa considerazione per le liberalizzazioni proprio in sede di Commissioni riunite V e VI perché avete presentato un emendamento, che poi è stato approvato, finalizzato ad escludere dalla disciplina prevista sulle liberalizzazioni il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea, vale a dire i tassisti. Inoltre è evidente, sempre leggendo il testo di questo disegno di legge, che non è presente nessun intervento significativo sulla liberalizzazione degli ordini professionali e che, per quello che riguarda la liberalizzazione del settore farmaceutico, poi è stato fatto un passo indietro.
Perché è stato fatto un passo indietro? Perché se da una parte viene ampliata la platea dei comuni dove le parafarmacie possono vendere i farmaci, dall'altra avete deciso che i farmaci vendibili in queste strutture saranno solo quelli che non prevedono una ricetta medica. Viene anche stabilito che il Ministero della salute, sentita l'Agenzia italiana del farmaco, entro centoventi giorni dovrà individuare un elenco aggiornato dei farmaci di fascia C per i quali comunque permane l'obbligo della presentazione della ricetta medica. Verrà anche vietata alle parafarmacie e quindi anche alla grande distribuzione la vendita dei prodotti con ricetta non ripetibile, i medicinali del sistema endocrino e quindi anche la pillola contraccettiva e quelli iniettabili. Quindi la prescrizione in questo modo non esce dalla farmacia. In buona sostanza le farmacie continueranno ad avere l'esclusiva sui farmaci con ricetta. Questo per noi è un evidente passo indietro, è un passo del gambero, signor sottosegretario.
Per questo motivo noi dell'Italia dei Valori con questo ordine del giorno innanzitutto vogliamo sensibilizzarvi un po' di più sul tema delle liberalizzazioni e vogliamo che riusciate ad adottare degli interventi che siano incisivi, forti in materia di liberalizzazione degli ordini professionali ma anche nel settore delle farmacie, dei trasporti, delle gestioni autostradali e poi anche nel settore della distribuzione dei carburanti.
Non solo questo, noi vogliamo, signor sottosegretario, anche impegnare il Governo ad adoperarsi per avviare in tempi brevi e in tempi celeri la discussione della legge annuale per il mercato e la concorrenza la cui emanazione è prevista dall'articolo 47 della legge n. 99 del 2009. È un invito che l'Italia dei Valori fa a questo Governo, ma soprattutto un impegno a rivedere la vostra posizione sul tema delle liberalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 59FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, chiedo di intervenire perché stamattina, mentre attraversavo piazza del Pantheon, qui a Roma, mi hanno avvicinato alcuni lavoratori degli esercizi commerciali lì insistenti, ristoratori, titolari di bar, eccetera, che mi hanno fatto notare una cosa alquanto stravagante: sono stati sequestrati i «funghi» con cui vengono riscaldati i tavoli dei bar e dei ristoranti che sono nella piazza e nel centro storico di Roma, perché non erano previsti nello spazio che i ristoratori hanno preso dal comune. Praticamente, per questa ragione bisognava sequestrarli e li hanno sequestrati. È una cosa molto grave. Hanno chiuso questi locali, danneggiando il turismo e le attività commerciali. Se cortesemente si può fare portatore presso il sindaco di Roma è una cosa...
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, abbiamo ascoltato, anche se non era molto attinente alla fase del dibattito in cui siamo.
L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/201.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,20)
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intanto vorrei lasciare al suo buon cuore la valutazione sulla necessità di avere un segretario d'Aula in questo momento, prima di doverci nuovamente ripetere ed eventualmente trovarci nella poco simpatica situazione della notte scorsa.
Il mio ordine del giorno prevede grosso modo anche qualcosa di attinente a quello che ha appena detto l'onorevole Barbato. Questo mi dà l'occasione di dire che - era ovvio a tutti e questa ne è la dimostrazione - l'onorevole Barbato non viene da una zona in cui si è usi pagare il canone per l'occupazione del suolo pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico), altrimenti saprebbe che ogni comune in cui c'è un sindaco almeno decente si preoccupa di far pagare questa tassa a chi occupa gli spazi pubblici. Non so se sia il caso di quanto successo stamattina in piazza del Pantheon. Magari i «funghi» non sono a norma, magari sarà per la storia delle pompe di calore dell'altra notte, che non sono a norma con l'ultimo decreto, però sicuramente mi sorge il dubbio, anzi sono certo, che forse, magari spinti dal nuovo Governo, i vigili urbani di Roma abbiano cominciato a fare il loro dovere, facendo pagare le tasse a chi le deve pagare. Probabilmente, se avessero cominciato prima non ci sarebbe neanche stata la necessità di tutta questa manovra.
PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, ci parla anche del suo ordine del giorno per cortesia?
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, è attinente. Non si preoccupi perché prima della fine qualche cosa dirò. Non ci sarebbe stata necessità di tutta questa manovra, non ci sarebbe stata la necessità di aumentare le tasse e si poteva impostare una manovra che magari poteva tagliare di più le spese. Per tornare al mio ordine del giorno, che si riferisce in particolar modo all'articolo 13, come ho già fatto rilevare più volte e faccio notare anche in questo momento, il Governo ha cercato di far intendere quella che da tutti viene considerata come una nuova tassa sulla casa, la reintroduzione dell'ICI, come un anticipo dell'IMU disposta nel federalismo fiscale, previsto dalla Lega nei suoi provvedimenti sul federalismo. Ora è chiaro che l'intento era quello di screditare il lavoro fin qui svolto dal nostro movimento. In qualche modo ci si è riusciti, perché da quando siamo all'opposizione siamo spariti dai giornali e dalle televisioni. Non è che prima ci fossimo molto di più, perché non gravitavamo nell'area del Corriere della Sera, de la Repubblica o de il Fatto Quotidiano, per cui in ogni caso non è che avessimo più spazio neanche prima, però questo provvedimento, secondo il mio punto di vista, è un'imposizione che grava sui cittadini. Pag. 60
Il sottosegretario penso che non sappia nemmeno che cosa stiamo votando oggi, per cui, anche se non mi ascolta, non è un problema! Presidente Bruno, continui pure, non si preoccupi, anche se mi dà le spalle, non deve temere.
Il versamento dell'IMU, così come previsto nel decreto-legge, la cui metà va devoluta allo Stato, non è esattamente quello che ci si aspettava sul piano del federalismo fiscale. Visto che quando ci si riferisce all'ICI si pensa e si fa intendere che sia una tassa a favore dei comuni, ci si aspettava almeno che questa tassa fosse devoluta interamente ai comuni, ma con questo comma dell'articolo 13 non è così.
Quindi, tutte le mie considerazioni erano volte a cercare di impegnare il Governo, in questo caso, a destinare ai comuni l'intero gettito dell'imposta municipale propria, tornando all'originale ratio della norma costitutiva dell'IMU che poneva i comuni stessi come unici beneficiari delle imposte sugli immobili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Bragantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/202.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, illustro il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/202 che impegna il Governo a sanare una situazione che si è determinata con questa manovra la quale, con l'introduzione dell'IMU, creerà delle problematiche ai nostri cittadini che hanno sempre pagato le tasse e che hanno già fatto molti sacrifici, lavorando, dunque pagando l'IRPEF e le altre tasse, per potere acquistare la prima casa di abitazione o per costruirla. Adesso dovranno pagare un'ulteriore tassa, questa riedizione dell'ICI.
In più in questa manovra non si è prevista, come era prevista invece nella disciplina della vecchia ICI, la possibilità per i comuni di equiparare alla prima casa e, dunque, usufruire di un'aliquota favorevole minima, le case date in comodato gratuito ai propri figli o familiari. Questo succede molto spesso nel nord, nelle nostre regioni, nelle nostre nazioni, perché è normale che un genitore faccia dei sacrifici - magari rinunciando, dopo tanti anni, anche alle vacanze - per potere fare, come si suol dire, «musina» e costruire la propria casa, magari una bifamiliare e darla in concessione ai propri figli. Adesso, grazie a questo Governo, sulla seconda casa che viene data, ribadisco, in comodato gratuito, dovranno pagare l'IMU come se si trattasse di una seconda casa. Così, dunque, si vanno ad aggravare ancora quei ceti produttivi e quei grandi lavoratori che sono i popoli del nord, i popoli della Padania.
In più, chiediamo almeno che venga data la possibilità ai comuni di potere concedere non solo un'unica pertinenza collegata alla prima casa, ma più pertinenze. Questo perché succede molto spesso, anche e soprattutto nei grandi comuni che i nostri cittadini debbano comprare un secondo garage per poter mettere le macchine al sicuro. Questo significa che devono fare dei sacrifici per comprare un altro garage, che magari non è proprio adiacente alla casa, ma questa norma prevede solo un'unica pertinenza. Per questo secondo garage, che costa anche - proprio oggi sul giornale locale di Verona si legge che i prezzi nel centro storico sono aumentati e sono esorbitanti, quasi come fossero degli appartamenti - noi gli chiediamo, oltre a fare questo sacrificio per non mantenere l'auto all'esterno e occupare il suolo pubblico, anche di pagare un'ulteriore tassa per questo garage, come se fosse un lusso, parificandolo ad una seconda, terza o quarta casa.
Dunque, invito caldamente il Governo ad approvare il mio ordine del giorno e chiedo di verificare più nel dettaglio i provvedimenti che porta in Aula ed esaminare quale potrebbe essere la conseguenza di questi provvedimenti sul territorio e sui cittadini. Non è per fare cassa che si deve governare, ma si deve fare cassa nel modo giusto, magari andando a colpire chi veramente non ha mai pagato, chi non ha pagato in tutti questi anni perché ha evaso, o perché non ha mai Pag. 61accatastato le proprie case, o semplicemente le ha costruite in modo abusivo, come succede in molte zone di questo Stato, soprattutto al sud. Quindi, chiedo al Governo di valutare bene il mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/4829-A/203.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, chiedo scusa per la voce, ma forse è conveniente per il Governo che io abbia la voce bassa e rauca.
Il mio ordine del giorno riguarda le accise sulla benzina, sui carburanti introdotte da questo Governo, una scelta «volpina» che poteva fare anche mio figlio che ha otto anni. Per aumentare le accise sui carburanti non ci voleva uno scienziato, poteva farlo chiunque. Prova ne è che ieri mi sono seduto sulla sedia del Presidente del Consiglio perché fare il Presidente del Consiglio così lo può fare chiunque, quindi potevo farlo anch'io e, per qualche secondo, l'ho fatto.
Le accise sulla benzina, ad esempio, ormai sono arrivate a circa il 50 per cento di quello che è il costo al litro. Ricordo che nelle accise della benzina ci sono ancora gli aerei di mussoliniana memoria, la guerra in Abissinia, il terremoto del Belice, e via discorrendo. Mi chiedo se questo Governo che dice di aver fatto una manovra equa, probabilmente non sia strabico, perché una manovra equa, toccando i carburanti, sa benissimo che va ad incidere sul prodotto finale. Quindi chi si muove in macchina ad esempio dalla città dove io faccio il sindaco, a Varallo, può andare a Brescia, piuttosto che a Modena, piuttosto che a Roma, ma il costo ovviamente aumenta e anche chi trasporta prodotti quando arriva alla fine di tutti questi viaggi come autotrasportatore si renderà conto che il costo è aumentato, quindi farà valere sull'utente finale quello che è il costo aggiuntivo.
In sostanza invece di aumentare le accise sulla benzina, sul gasolio e via discorrendo, non sarebbe meglio cercare invece di aumentare l'imposizione sui beni di lusso? Invece di colpire tutti indistintamente, considerate che uno che è ricco (potete mettere anche un litro di benzina a 5 euro) se ne frega, perché tanto ha i soldi. Invece per chi è un cassintegrato, o addirittura un disoccupato, o una persona normale, l'aumento della benzina, del gasolio e via discorrendo, è un problema in più perché gli si va a toccare ogni volta che fa il pieno almeno 5 euro in più, e in un anno «cubano», molti soldi, senza contare il riscaldamento delle case e tutto il resto.
Allora vogliamo toccare veramente chi ha i soldi, i beni di lusso, chi si può permettere la Ferrari, chi si può permettere di avere lo yacht, chi si può permettere di fare quello che vuole? Questo Governo di banchieri, questo Governo che è amico dei massoni si può rendere conto che forse è meglio andare a colpire coloro che si possono permettere di spendere di più! Si può andare a colpire la gente...
FURIO COLOMBO. Guarda che Berlusconi ha la tessera n. 1621 della massoneria.
GIANLUCA BUONANNO. Scusi Presidente, sta parlando uno che ha fatto il comunista facendo il vicepresidente della FIAT in America!
PRESIDENTE. Onorevole Colombo, per cortesia. Prego, onorevole Buonanno!
GIANLUCA BUONANNO. Mi ha disturbato uno che faceva il comunista come vicepresidente della FIAT in America e si è riempito di soldi quando ha sfruttato gli operai della FIAT!
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno...
GIANLUCA BUONANNO. Uno come Colombo si dovrebbe vergognare anche solo di parlare perché ha sfruttato la povera gente facendo il vicepresidente in America della FIAT nei tempi d'oro! La FIAT, tra l'altro, quando faceva gli utili se li teneva e quando aveva le perdite le Pag. 62distribuiva al Paese. Questo è Colombo che naturalmente non ha niente a che fare con Cristoforo Colombo, che era molto più intelligente.
FURIO COLOMBO. Tessera n. 1621!
GIANLUCA BUONANNO. Posso finire il mio intervento?
PRESIDENTE. Deve concludere. Manca qualche secondo.
GIANLUCA BUONANNO. Sto dicendo che la gente ricca deve essere colpita. Uno come Colombo certamente può pagare perché è un comunista col portafoglio a destra. Quindi se questo Governo fa dei provvedimenti appositi per chi ha dei beni di lusso sono convinto che anche Colombo darà il suo contributo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina).
PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/205.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, saluto anch'io il sottosegretario Malaschini, come ha già fatto il mio collega Dozzo in precedenza, avendo conosciuto il dottor Malaschini nei suoi anni al Senato, al di là di quella barricata che l'ha portata adesso nella parte politica: prima si è occupato sempre dell'amministrazione del Senato arrivando anche a ricoprire il massimo incarico per quella tipologia di lavoro. Ora è passato dalla parte del Governo, e la prego - sottosegretario - di ascoltare questa richiesta, spero per condividerla. Questo ordine del giorno nasce da un emendamento che il sottoscritto aveva già preparato ma poi non è stato possibile trattarlo né in Commissione né in Aula, ma che era oggetto di grossa condivisione. Ricordo di aver parlato con parlamentari del PD, di vari altri gruppi, che si erano dimostrati attenti e favorevoli a quell'emendamento trasformato poi in ordine del giorno.
Chiede una cosa molto semplice: in un momento di grande crisi del mercato immobiliare, in un momento nel quale noi stiamo andando a toccare, perché servono risorse, le abitazioni, in un momento in cui è difficile comprare casa per tutti questi motivi, vi è la possibilità di sgravare un pochino il costo dell'acquisto della casa a chi la vuol comprare. Facendo cosa? Facendo una cosa molto semplice, che non costa niente alle casse dello Stato, ossia facendo pagare il notaio per la stipula del mutuo, per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa, all'istituto di credito che emette il mutuo. Perché? Perché l'istituto di credito che emette il mutuo ha un ritorno, ha un guadagno nel fare il mutuo e, quindi, all'istituto di credito stesso potremmo chiedere di accollarsi il costo dell'atto notarile per il mutuo, quando già l'acquirente della casa deve pagare il notaio per il rogito.
In questo caso, signor sottosegretario, noi chiediamo che ci sia una condivisione del presente ordine del giorno proprio perché non ha costi per lo Stato e ha solo vantaggi per il cittadino, sapendo che l'istituto di credito, facendo tantissimi atti notarili di quel tipo, potrà fare una convenzione con un notaio che farà un costo veramente irrisorio rispetto, invece, alle migliaia di euro che vengono fatte pagare ai cittadini acquirenti di abitazioni. L'importante è l'impegno del Governo a far pagare il notaio all'istituto emittente. Se, poi, nelle premesse vi è qualcosa che non condivide, signor sottosegretario, sono disponibile anche ad una riformulazione delle premesse stesse, ma non dell'impegno perché, se l'ha letto, è molto semplice.
In conclusione, inoltre, signor Presidente, ho sentito prima l'onorevole Barbato che è intervenuto raccontando qualcosa che accade qui attorno alla Camera. Non lo volevo dire perché non l'ho fatto per venirlo a dire in Aula, però visto che c'è qualcuno che si inventa le cose per far del cinema, a questo punto almeno vada a vedere quello che succede qua attorno. E mi riferisco all'onorevole Barbato. Non è il fatto di quei funghi riscaldatori il problema di ciò che accade qui attorno, ma il Pag. 63fatto di quello che ho individuato camminando accanto alla Camera questa mattina, poche ore fa, ossia che c'erano due minori sfruttati, schiavizzati, usati per chiedere l'elemosina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), con la madre nascosta dietro ad un portone che li controllava se facevano bene il lavoro. Onorevole Barbato, noi abbiamo chiamato i carabinieri e li abbiamo fatti portare via perché questo è un reato grave sfruttare i minori, lei pensa, invece, ai funghi riscaldatori.
PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/206.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, intervengo per parlare di questo ordine del giorno, ma con una piccola premessa: avevamo prima Tremonti, che ci indicò la Commissione tributaria per i comuni - meno male che è stata tolta - e poi introdusse quel Patto di stabilità scellerato che, naturalmente, per un comune virtuoso, che io rappresento come sindaco, comporta la devastante situazione di avere i soldi in cassa e non poter pagare a causa di quel famoso pareggio di bilancio. Adesso siamo passati da Tremonti ad un monte solo, ma le cose non sono cambiate, anzi sono peggiorate, forse abbiamo sbagliato un passaggio esattamente. Questo perché? Perché questo comune è - ripeto - devastato dal Patto di stabilità; oggi, con le tasse che arriveranno sui natanti, sulle barche, avrò anche un problema di portualità. Inoltre, con l'ICI al 50 per cento sulle seconde case - sono sindaco di un comune rivierasco e, quindi, con una montagna di seconde case che se la riprende lo Stato e non la posso nemmeno più introitare io - siamo arrivati al massimo. Non so più cosa dovrò dire ai miei concittadini. È un problema che non voglio neanche affrontare adesso, ma affronterò. Spero solo che l'opposizione del mio comune, costituita da PdL, UdC e PD - questa è una magra soddisfazione, signor Presidente -, non mi venga a presentare una mozione, perché la risposta sarà palese e tranquilla, ossia che questa finanziaria io non l'ho votata.
Andate a chiedere a quelli del PdL e del PD e dell'UdC, che l'hanno votata in Parlamento. Perlomeno non potranno accusarmi come hanno fatto nel passato di queste manovre che si stanno facendo e tutti i giorni ho una mozione a cui rispondere. Adesso non me ne faranno più perché come possono farmi una cosa del genere? Però tra tutto quello che vi è ho detto cerco di rinfilare un necessario ripartire equo di un problema che abbiamo noi comuni della riviera - ripeto - dove siamo sovradimensionati rispetto ai cittadini.
Prego, statemi a sentire, non sono andato da Giarda, perché ce ne erano dei questuanti laggiù che cercavano di andare a spiegare il loro ordine del giorno. In effetti qualche tempo fa è stato tolto l'ex nolo, la quota fissa, il contatore nel capitolo idrico e, quindi, mi trovavo che chi consumava dieci litri d'acqua pagava esattamente quanto quelli che vivevano nel nostro territorio. Dunque quella tassa, quel fisso a noi serve per ridistribuire anche i servizi, per rimettere a posto l'acquedotto, per poterci dare la forza perché altrimenti adesso non ce l'abbiamo. Infatti ripeto: c'è chi con quel fisso non aveva problemi, perché viveva tutto l'anno a Diano Marina, ma chi ci vive solo dieci giorni e fa solo dieci litri d'acqua è evidente che quando arriva aprendo il rubinetto vuol vedere l'acqua scorrere, ma per vedere l'acqua scorrere bisogna avere esattamente gli acquedotti che funzionano. Ritengo che, visto che non va a bilancio, visto che per una volta dovrò mettere una tassa, ma una tassa che i cittadini sentono, perché poi non è una tassa, è un contributo per avere l'acqua in casa, spero che questa volta lo si possa fare e ne venga tenuto conto. Perché allo Stato costa zero, mentre invece l'ICI che ci sottraete costa e purtroppo dovremmo prendere provvedimenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/207.
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PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con questo ordine del giorno bisogna premettere che l'articolo 27, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 in esame, attraverso l'inserimento di un nuovo articolo 3-ter nel decreto-legge n. 351 del 2001, nell'ambito di un complessivo processo di valorizzazione degli immobili pubblici, disciplina la formazione di programmi unitari di valorizzazione territoriale per il riutilizzo funzionale e la rigenerazione degli immobili di proprietà di regioni, province e comuni e di ogni soggetto pubblico anche statale, proprietario, detentore o gestore di immobili pubblici nonché degli immobili oggetto di procedure di valorizzazione di cui al decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85. La gestione di tali beni dunque diventa un mezzo per assicurarne la finalità sociale di fruibilità universale. Quindi, intendiamo impegnare il Governo a valutare l'opportunità di destinare una quota non inferiore al 6 per cento della spesa totale prevista nel progetto delle opere pubbliche e di pubblica utilità da quest'ultime programmate al recupero dei beni culturali di particolare interesse ambientale e artistico e dei centri storici distrutti o danneggiati da calamità naturali o da eventi dolosi, da parte delle amministrazioni aggiudicatrici dei lavori, servizi e forniture, ai sensi del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.
Si chiede pertanto di adottare altresì un piano straordinario pluriennale per l'integrazione lavorativa dei giovani laureati nel settore della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, al fine di mettere a reddito l'intero patrimonio artistico-culturale italiano per rivitalizzarlo portandolo al doveroso decoro, contribuendo sia al processo di divulgazione della nostra cultura sia all'aumento di risorse statali, favorendo nuove iniziative. Riteniamo che siano necessarie politiche di valorizzazione dei beni culturali e ambientali che devono essere attuate con modelli efficaci ed efficienti, sempre nel rispetto delle esigenze di tutela. La gestione del patrimonio deve tendere a maggiori livelli di autofinanziamento ottimizzando le fonti di reddito, ma soprattutto controllando i costi di esercizio per alleggerire il carico del settore pubblico.
Si potrebbe dunque arrivare a considerare l'opportunità di elaborare tanti statuti di gestione quante sono le regioni italiane, atteso che la materia dovrebbe seguire la ripartizione di competenze legislative indicate per la valorizzazione. Così il Parlamento ne detterebbe i principi fondamentali, lasciando ai consigli regionali le previsioni di dettaglio, che rendano la gestione dei beni impermeabile non solo all'appartenenza, ma anche alle scelte organizzative dell'amministrazione, con la necessaria differenziazione dei contesti derivanti dall'operare del principio di sussidiarietà. Uno statuto quindi di gestione, che ricucia strappi e cedevolezze del sistema intorno alla primaria esigenza di preservare quella destinazione alla fruibilità insita nel concetto stesso di bene culturale. Purtroppo questa manovra non ha voluto tenere conto dei miliardi che ci sono in giro per la nostra penisola e, stando ai dati della Corte dei conti, penso ai 60 miliardi di euro di lotta alla corruzione e nemmeno all'inasprimento della lotta contro le mafie, che ogni anno riciclano tra i 400 e i 500 miliardi di dollari nelle banche americane. Si tratta di una liquidità che viene a mancare al sistema sano.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Goisis.
PAOLA GOISIS. Ho concluso, Presidente. Da non dimenticare i 4 miliardi già riscuotibili al sud dalla finanza, ma che nessuno ha il coraggio di andare a prelevare per timore magari di vedersi sparare alle gambe o da qualche altra parte. Inoltre volevo anche ricordare che purtroppo questo Governo e i suoi Ministri non hanno ancora compreso l'importanza del tetto che non dovrebbero superare. Voglio ricordare che il Ministro Passera nel 2010 ha licenziato 5 mila persone ma ha ottenuto un liquidazione di 3 milioni 811.000 euro...
Pag. 65PRESIDENTE. Grazie, onorevole Goisis. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/208.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno è volto a chiedere al Governo di valutare l'opportunità di disapplicare, con un successivo provvedimento legislativo, la disciplina di liberalizzazione della categoria che opera nel settore della rivendita dei giornali. Questo perché, pur condividendo i presupposti e i principi costituzionali e comunitari costituiti dalla libertà di concorrenza in condizioni di pari opportunità, nel caso della categoria degli edicolanti questi presupposti e principi non possono passare attraverso, ad esempio, l'abrogazione delle imposizioni di distanze minime fra le differenti edicole. Che concorrenza potranno infatti mai farsi, un'edicola con l'altra, quando il prodotto in vendita ha un prezzo imposto stabilito dall'editore ed a cui il rivenditore non può assolutamente derogare? L'unico effetto che potrebbe produrre l'applicazione delle norme in materia di liberalizzazione contenute in questo decreto sarebbe quello di produrre un'iniziale proliferare degli esercizi sul territorio, che si contendono un determinato bacino d'utenza, senza quei vincoli che fino ad oggi ne hanno garantito la sopravvivenza.
Questa non è una battaglia in difesa di chissà quale privilegio, ma la battaglia di tutela di quel commercio di vicinato, del quale a pieno titolo le edicole fanno parte ed è atta a prevenire l'impoverimento delle nostre vie e piazze, che con la chiusura di queste attività, come di molte altre attività commerciali penalizzate dal proliferare della grande distribuzione, si trasformerebbero, come sempre più spesso purtroppo avviene, in quartieri dormitorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/209.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma riguarda un tema che evidentemente non sta molto a cuore al Governo, contrariamente a quello che invece ha dimostrato nel tempo di fare non solo il Governo Berlusconi precedente, ma anche i Governi che hanno appunto preceduto l'ultimo Governo Berlusconi, ovvero la tutela dei cosiddetti lavoratori frontalieri.
Mi riferisco a quelle persone che risiedono nel territorio italiano, ma in zone limitrofe a territori che possono essere la Svizzera, San Marino o anche altre realtà confinanti, che hanno la fortuna o la sfortuna, in alcuni casi, di lavorare all'estero, ma non vi risiedono, e quindi non si può loro applicare la normativa riguardante l'imposizione sui redditi per chi risiede per più di centottanta giorni in un anno solare in un Paese straniero, pur avendo la cittadinanza italiana. Chiaramente, si può dire che questi lavoratori hanno, sì, magari dei redditi più alti in termini assoluti, un reddito lordo più alto. Magari possono anche avere una tassazione più agevolata rispetto all'altissima tassazione che questo Governo ha anche, in qualche modo, incrementato, ma è altrettanto vero che hanno dei disagi di non poco conto, soprattutto costi e spese di trasferimento da e per il lavoro. Magari certe volte sono costretti a rimanere a dormire lontano da casa. Comunque, vi sono disagi che, in qualche modo, compensano eventualmente un differenziale del reddito lordo che percepiscono negli Stati confinanti rispetto al reddito per un lavoro similare nel territorio italiano. Noi avevamo presentato emendamenti che sistematicamente non sono stati neanche tenuti in considerazione da questo Governo.
Qui ci ricolleghiamo a quello che abbiamo sempre detto, alla questione dell'equità. Qui di equità non è che ce n'è poca: non ce n'è assolutamente! Non si è tenuto conto del fatto che, negli anni scorsi, almeno fino al 2010, quando si arrivava alla fine dell'anno, si prorogava una norma che prevedeva l'esenzione di una parte del reddito, con uno scaglione che poteva essere mediamente di 7 mila o 7.500 euro, e la tassazione nel territorio Pag. 66italiano, proprio per evitare la doppia tassazione su questi redditi da lavoro dipendente o autonomo, era sul residuo. Addirittura, si era parlato della possibilità di coprire questa esenzione parziale sulla tassazione da reddito da lavoro frontaliero fino a 12 mila euro. Ripeto, tutti i Governi passati hanno trovato un modo di dare copertura a questa esenzione, che costa relativamente poco rispetto ai numeri da sangue vivo che questo Governo ha tirato fuori. Invece, qui non è stato fatto nulla.
Chiediamo al Governo di rivalutare urgentemente la necessità di creare questa esenzione e di tutelare questo lavoro dipendente e autonomo svolto da cittadini italiani che quotidianamente si recano in Svizzera, San Marino o in altre realtà, perché è un'assoluta ingiustizia, non è equo, che queste persone paghino due volte l'imposta, perlomeno sulla prima parte di scaglione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/210.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, innanzitutto, prima di passare all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/4829-A/210, chiederei al sottosegretario, che qui rappresenta il Governo, una particolare attenzione. Infatti, questo ordine del giorno a mia prima firma tocca una materia alquanto delicata. Nella manovra che oggi abbiamo in discussione, che, chiaramente, ci era stata presentata all'insegna del rigore, dell'equità e dello sviluppo, caro sottosegretario, noi abbiamo visto tanto rigore, troppo rigore, sempre per le stesse categorie, che sono le solite a pagare, e nessuno sviluppo, nessuna crescita, e quindi nessuna equità. Infatti, purtroppo, i sacrifici che vengono chiesti con questi 30-33 miliardi di euro di manovra saranno, ancora una volta, pagati da chi in passato ha contribuito alla ricchezza di questo Paese, senza ricevere, purtroppo, nulla in cambio, cioè i lavoratori e i pensionati. Infatti, si andrà a gravare con la nuova IMU, per 11 miliardi, su queste categorie sociali particolarmente deboli. Si andrà a gravare con l'aumento delle accise sulla benzina.
Questa è una tassa assolutamente iniqua, perché è una tassa lineare che colpisce tutti, ma che colpisce, soprattutto, i deboli, per 5 miliardi di euro. E il resto del tesoretto che questa manovra rappresenta viene incassato attraverso le pensioni.
Quindi, ancora una volta, i nostri lavoratori, i nostri pensionati, che hanno lavorato per tutta una vita, verranno colpiti, perché si va ad innalzare l'età pensionabile e, soprattutto, si va a toccare - per alcuni lavoratori in particolari condizioni l'innalzamento sarà di 6-7 anni tout court - magari persone che avevano progetti di vita differenti, ma che ora devono rimodulare completamente la propria esistenza.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 15,55)
CAROLINA LUSSANA. Avremo anche, purtroppo, una forte stretta sulle pensioni di anzianità di coloro che hanno lavorato una vita, di coloro che hanno magari iniziato giovanissimi ad andare nelle fabbriche e che adesso vedono allontanarsi la possibilità di andare in pensione. Tutto questo a fronte magari di altre zone del Paese - perché le pensioni di anzianità sono soprattutto al Nord - dove vi sono altri tipi di pensione, come quelle di invalidità. Vorrei ricordare che nella sola Napoli sono state scoperte 32 mila pensioni di invalidità false, pari al 20 per cento degli assegni erogati a livello nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A tutto questo si aggiunge un ulteriore balzello, un ulteriore beffa, e mi riferisco all'assegno sociale per i cittadini extracomunitari. Infatti, gli immigrati che hanno compiuto 65 anni e non hanno redditi, oppure sono sotto la soglia di 5 mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava pensione sociale, un tempo riservata ai soli italiani.
Cosa succederà? Nella misura in cui i cittadini extracomunitari regolari e residenti, Pag. 67con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, avranno compreso i benefici di questa norma di legge - tutto deriva dalla legge n. 388 del 2000, inserita nella finanziaria 2001 dall'allora Governo Amato, che riconosce, appunto, l'assegno sociale anche a cittadini stranieri - succederà che non faranno altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare genitori, parenti e anziani. Tanto c'è Pantalone che paga! Infatti, utilizzando i benefici di legge, l'extracomunitario regolare ricongiunto autocertifica l'assenza di reddito e l'INPS, a quel punto, eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale, 550,5 euro per 13 mensilità, quindi 7.156 euro l'anno.
PRESIDENTE. L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/211.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/4829-A/211 a pagina 167. L'articolo 23, comma 1, di questo decreto, ha ridotto il numero dei componenti delle Autorità amministrative indipendenti individuate nel testo della disposizione, e mi riferisco all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, all'Autorità per la concorrenza, alla Consob. Il medesimo articolo ha quindi adeguato, per quanto concerne la commissione indicata dalla lettera e) del comma 1 - quindi, in questo caso, stiamo parlando della Consob - la maggioranza necessaria per l'adozione delle relative delibere nei casi in cui era espressamente stabilito un quorum superiore al numero dei componenti così come fissati dal presente decreto-legge.
L'immediata efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2-bis e 2-ter, sempre di questo provvedimento, impone che l'Autorità interessata assuma ogni conseguente provvedimento diretto ad adeguare, con l'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, quelle disposizioni interne che sono non coerenti con le nuove maggioranze richieste ai fini delle relative delibere così come modificate per effetto dei suindicati commi 2-bis e 2-ter dell'articolo 23.
Quanto sopra anche per evitare che disposizioni di natura secondaria contrastino con la normativa primaria così da mantenere un quadro normativo non omogeneo che rischi di pregiudicare il corretto funzionamento del soggetto interessato.
Quindi, con quest'ordine del giorno, si impegna il Governo ad adottare ogni più adeguato intervento applicativo volto a garantire che, in conseguenza dell'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame, ogni forma di disciplina interna dettata dall'amministrazione indicata alla lettera e) del comma 1 dell'articolo 23 - cioè la Consob (Commissione nazionale per la società e la borsa) - che non è coerente con l'insieme delle norme come modificate all'esito delle variazioni di cui in premessa, sia con tempestività adeguata alle disposizioni introdotte con il presente decreto-legge all'articolo 23, commi 2-bis e 2-ter, in modo tale da eliminare ogni possibile dubbio applicativo, nonché ogni possibile forma di contrasto tra legge primaria e normativa di rango secondario.
In pratica cosa si dice? Si dice che il decreto-legge interviene modificando il numero dei componenti della Consob dopo di che ci sono regolamenti interni di questa Autorità che vista la modifica della legge potrebbero essere quasi in contrasto o comunque che non sono allineati alla normativa di rango superiore che è quella introdotta da questo decreto-legge.
Quindi si chiede, una volta entrati in vigore il testo del decreto-legge e la legge di conversione, di modificare nel più rapido tempo possibile i regolamenti interni dell'Autorità per far sì che la norma di rango primario sia uguale, o meglio non sia in contrasto, con i regolamenti interni dell'Autorità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/212.
Pag. 68
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno che vado ad illustrare riguarda una richiesta di definire dei costi standard a livello nazionale per gli emolumenti degli amministratori locali perché su questo si è fatta, in modo assolutamente demagogico, una battaglia clamorosa. Ovviamente, noi dobbiamo partire da qui per arrivare a ben altri risultati. Ieri l'onorevole Sposetti, nel corso di una trasmissione, ci ha ricordato che nell'ultimo anno sono stati dedicati ben 1.110 articoli agli stipendi della cosiddetta casta, che è impotente evidentemente, mentre solo 29 articoli al problema dell'evasione fiscale.
Allora noi oggi qui chiediamo che si stabiliscano innanzitutto dei costi standard anche per le remunerazioni degli amministratori locali perché ci sono discrepanze immense. Si è messo sullo stesso calderone chi prende 5 mila euro e chi, come un consigliere comunale di un piccolo comune, prende 10-12 euro a seduta, equivalenti a 70 euro, cose ridicole.
Allora partiamo da qui, ma per arrivare poi a quei bei stipendi pubblici sui quali troppo si tace perché molto spesso riguardano taluni presentatori, anchorman della RAI, signori che ci fanno la morale e arrivano a prendere 5 mila euro al giorno. Su questo il Governo dovrebbe intervenire presto, innanzitutto mettendo dei limiti perché è inammissibile che ci vengano rivolte critiche da parte di gente che prende dieci volte più di qualsiasi parlamentare. Soprattutto la gente deve sapere: basta ai contratti segreti RAI. Abbiamo persone che tutti i giorni ci fanno la morale, ma si guardano bene dal dirci quanto pigliano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e si scusano affermando che loro portano pubblicità. Ebbene, questa gente porta pubblicità, ma mi deve spiegare come fa a distinguere su una cifra di 10 miliardi quanto è portato dalla loro attività e quanto dall'attività altrui. Inoltre, se anziché 5 mila euro al giorno percepiti da qualcuno, questa gente ne prende solo 4 mila, questi soldi comunque equivarrebbero a circa 20-30-40 volte lo stipendio percepito da un normale lavoratore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Generalmente poi gli stipendi degli amministratori locali al Sud sono molto più alti di quelli che si percepiscono in un'altra area d'Italia, che noi chiamiamo Padania perché ognuno la chiama come vuole. Dicevo e concludo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCA RODOLFO PAOLINI. ...Se è vero che una persona con il suo lavoro porta pubblicità, se anziché prendere 5 mila euro al giorno ne prendesse 4 mila guadagneremmo la stessa pubblicità risparmiando mille euro per poter pagare uno stipendio, una pensione in più a gente come la collega Munerato che lavora in fabbrica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/213.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, la manovra economica all'esame della Camera contempla l'adozione di misure di forte responsabilizzazione dei cittadini e, più in generale, di tutti coloro che a vario titolo risiedono sul nostro territorio o vi svolgono la loro attività economica.
Nessuna misura di responsabilizzazione è invece prevista nei confronti degli stranieri che risiedono illegalmente sul nostro territorio e che, in quanto tali, pur non versando tributi all'erario statale, usufruiscono di importanti servizi del nostro sistema di Welfare state, dall'assistenza sanitaria, all'istruzione ai servizi sociali. In particolare, desta preoccupazione la persistente inattuazione delle previsioni di cui all'articolo 35 del Testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998) nella misura in cui, pur riconoscendo agli stranieri irregolari privi di risorse adeguate la possibilità di accedere alle «cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e ad essi sono estesi i programmi di medicina preventiva e salvaguardia della salute Pag. 69individuale e collettiva», al contempo estende anche agli stranieri l'obbligo di pagamento del ticket, a parità di condizioni con i cittadini italiani e gli stranieri regolari.
Tale obbligo viene costantemente disatteso da parte degli stranieri irregolari, né le strutture sanitarie sono dotate ad oggi degli strumenti giuridici per rendere coercibile il pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria nei confronti di soggetti spesso privi di un documento valido e comunque residenti nel nostro Paese in condizioni di clandestinità. Il Ministero della salute, con circolare n. 5 del 2000, è intervenuto a chiarire che per cure urgenti devono intendersi le cure che non possono essere differite in quanto esporrebbero la persona a pericolo di vita o a danno per la salute, mentre per cure essenziali bisognerebbe intendere le prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche relative a patologie non immediatamente pericolose, ma che potrebbero comportare nel tempo maggiore danno alla salute o rischi per la vita.
Ebbene, qualora lo straniero versi in condizioni di indigenza, gli oneri corrispondenti alle prestazioni erogate, sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale, sono interamente a carico del Ministero dell'interno attraverso le competenti prefetture e, quindi, a carico di noi cittadini che abbiamo contribuito per una vita intera allo sviluppo di questo Paese con le nostre tasse, di noi tutti cittadini. Il finanziamento delle prestazioni indicate e lasciate insolute a seguito di sottoscrizione della dichiarazione di indigenza è a carico dell'ASL e del territorio in cui la prestazione viene erogata.
Allo straniero irregolare viene assegnato un codice regionale a sigla, il codice STP, straniero temporaneamente presente. L'identificazione del cittadino straniero mediante il codice STP non dà diritto all'iscrizione al Servizio sanitario nazionale e non è ad essa equiparabile. Agli stranieri in regola e in possesso del permesso di soggiorno di durata inferiore a tre mesi e a tutti coloro che, pur avendo i requisiti per poter richiedere l'iscrizione facoltativa al Servizio sanitario nazionale, non vi abbiano provveduto, sono assicurate, dietro corresponsione dei relativi oneri, le prestazioni per le cure in precedenza richiamate.
Quindi, io qui ho alcuni dati riferibili alla regione Lombardia per la qual cosa. Si tratta di un dato del 2008, a titolo esemplificativo: per i ricoveri a carico della regione Lombardia, 12 milioni sono gli stranieri provvisoriamente iscritti al sistema sanitario per 997 mila e rotti euro a carico del Ministero dell'interno; quanto ai clandestini, sui ricoveri, per 22 milioni la cifra è pari a 566 mila euro, le prestazioni ambulatoriali a carico della regione Lombardia...
ANDREA SARUBBI. Vergogna! Sono diritti umani questi! Diritti umani si chiamano!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Laura Molteni.
LAURA MOLTENI. Un attimo, finisco il pensiero... Mi lasci finire il pensiero...
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo di considerazioni integrative del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/214.
DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, professori del Governo, qualche giorno fa sui muri...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciate parlare l'onorevole Cavalletto.
DAVIDE CAVALLOTTO. Qualche giorno fa sui muri della città di Torino sono apparsi dei manifesti recanti questa scritta «le scuole crollano e il Governo se ne frega», io aggiungerei con la complicità Pag. 70del Partito Democratico e di tutti coloro che sostengono questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ricordiamo che nel 2008, a Rivoli, una cittadina in provincia di Torino, crollò un controsoffitto sopra ad un ragazzo di 17 anni, che perse la vita. Nonostante la competenza dell'edilizia scolastica della provincia, guarda caso, amministrata di nuovo dal Partito Democratico, il Governo scorso, il Governo precedente, aveva stanziato dei fondi proprio per quanto riguarda l'edilizia scolastica.
Invece, in questa manovra ci si dimentica completamente.
Inoltre, ci accingiamo a votare una manovra varata da un Governo non legittimato dal popolo, ma formato da tecnici chiamati a rispondere delle loro scelte di fronte a nessuno, se non ai poteri forti e alle banche. Questo Governo è stato capace di mettere solamente nuove tasse, soprattutto ai cittadini padani che, da anni e anni, continuano a pagare per il resto del Paese.
Le persone normali, professor Monti, lavorano, pagano le tasse, risparmiano, fanno sacrifici e accendono un mutuo per comprare la loro casa e, invece, voi l'avete nuovamente tassata. Ciò significa in Padania prendersela con i più deboli, con i più onesti, con chi si spacca la schiena per creare una famiglia e costruirgli un tetto sopra la testa.
Dove sono le pensioni di anzianità? In Padania per il 73 per cento, mentre quelle di invalidità, che voi non avete ovviamente toccato, sono prevalentemente al Sud. Dove sono le case abusive in questo Paese? Prevalentemente al Sud, che voi non avete toccato. Dove sono gli esuberi dei dipendenti pubblici? Sempre al Sud e vi siete dimenticati di toccarli. Dove sono, invece, gli investimenti per le aziende della Padania? Non ci sono. E mentre il Presidente del Consiglio opprime il Nord con nuove tasse, in Sicilia si pensa di costituire la provincia di Gela e di assumere nuovi dipendenti regionali.
Presidente del Consiglio che non vedo, lei si domanda perché la Lega Nord ce l'ha con lei che è di Varese. Noi non ce l'abbiamo con chi nasce a Varese, ma con quelle persone incompetenti che sono nate a Varese e che colpiscono il Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Un altro colpo di genio di questo Governo con delle menti brillanti è stato quello di aumentare la benzina; però, aumentando il costo della benzina, si aumentano anche i costi per quegli operai che vanno a lavorare, magari in catena di montaggio, non per quelli che vanno alla Scala di Milano, professor Monti. Quelli che tutti i giorni lavorano e debbono mantenere una famiglia. Per questo, ovviamente, dobbiamo ringraziare i professoroni di questo Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Cavallotto, la prego di concludere.
DAVIDE CAVALLOTTO. Infine, ci avevano detto - e concludo - che avrebbero liberalizzato i farmaci e, invece, ciò non è stato fatto, ovviamente per coprire le solite lobby. Ma comunque, che cosa ci si può aspettare da un Governo formato prevalentemente da ex banchieri e da un Presidente della Camera che giura davanti al Paese di dimettersi un minuto dopo le dimissioni dell'ex Presidente del Consiglio, e che ovviamente non mantiene la parola? Se un uomo si misura dalla parola data, allora possiamo comprendere bene che politico è il Presidente della Camera.
Ora, con una maggioranza di questo tipo, che vede tutti all'interno (ex fascisti, ex comunisti, radicali e democristiani), noi vi diciamo che non molleremo mai fino a quando la nostra terra non sarà libera e non l'avremo data ai nostri figli in libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/217.
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PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno sottolineo una problematica molto importante. Infatti, la manovra è stata modificata in Commissione. Quindi, le pensioni vengono rivalutate almeno fino al valore di circa 1.100 euro netti. È una questione che, però, non risolve il problema, perché il pensionato si troverà con delle cifre esigue a dover comunque pagare l'IVA, l'aumento della benzina, se ha un auto, i bolli, e soprattutto l'ICI. Quindi, si tratta di tasse che gravano sulle fasce meno abbienti e, in particolar modo, sui pensionati.
Ma la rivalutazione delle pensioni fino a 1.100 euro (cifra assolutamente irrisoria) è stata comunque finanziata con degli emendamenti, dal nostro punto di vista, assolutamente preoccupanti, perché i soldi li andate a prendere aumentando le tasse agli artigiani, alle piccole partite IVA, ai piccoli lavoratori autonomi, agli artigiani. Quindi, sostanzialmente, voi andate a finanziare la rivalutazione delle pensioni creando uno scontro tra poveri, tra gente che fa fatica e che tira la cinghia. Ma entrambe le categorie, guarda caso, sono del Nord, perché le partite IVA e i pensionati che hanno pagato i contributi sono concentrati nel Nord del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
E poi, tra l'altro, vorrei rivolgere una domanda agli amici dei sindacati o a quelli del Partito Democratico o alla signora Marcegaglia o al signor Montezemolo e ai loro giornali, a Il Sole 24 Ore e a Il Corriere della Sera che, per mesi, ci hanno ripetuto, annoiandoci con una consueta litania, di investire sulla ripresa: ma, secondo voi, in un momento di crisi si può investire sulla ripresa aumentando le tasse alle partite IVA, agli artigiani e ai piccoli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Questi sono quelli che, in un momento in cui si tira la cinghia, dovrebbero avere quattro soldi per comprare un macchinario, per assumere un giovane, per fare un minimo di investimento in un momento di crisi, come attività anticiclica e per combattere questa situazione assolutamente drammatica dell'occupazione. Voi, invece, non solo non fate niente per la ripresa, perché non vi è un centesimo di euro e un comma in tutta la manovra sulla ripresa economica (anzi, vi è l'esatto contrario), ma togliete ossigeno a chi potrebbe, in un momento di difficoltà, dare un minimo di respiro alla ripresa dell'economia in questo Paese.
Eppure, nonostante un semestre di litania di sindacati e di Confindustria sulla ripresa economica, oggi, che si fa addirittura il contrario, non ve ne è più uno che fiata. Il Sole 24 Ore titolava: «Fate presto». Fate presto? Sulla ripresa economica è passato un mese e mezzo. Si fa il contrario, ma oggi Il Sole 24 Ore è muto e rassegnato. La Marcegaglia è sparita e non si fa più vedere. Montezemolo mai pervenuto, e anche l'opposizione è muta e rassegnata, la fu opposizione che oggi è maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che ci ha ripetuto, fino alla nausea, che dovevamo investire sulla ripresa. Oggi andate a raccontare che, invece della ripresa, togliete ulteriori soldi per investire per la ripresa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); andate a raccontarlo ai lavoratori e alle piccole aziende del Nord! Qualche parlamentare del Partito Democratico veneto ha fatto un intervento di questo tenore. Vada in Veneto e dica alle piccole partite IVA che fate l'esatto contrario di quello che avete detto per mesi e sempre contro pensionati, gente e partite IVA del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Stucchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/223.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, devo dire che intervenire in questo dibattito, relativo all'illustrazione degli ordini del giorno, è l'unico modo democratico che noi abbiamo per far sentire la nostra voce e, quindi, per toccare tutti quei punti che, ahimè, non abbiamo potuto affrontare durante un dibattito franco, sereno e costruttivo con il Governo il quale, di fronte a una proposta minima Pag. 72di discutere anche solo 20 o 30 emendamenti - e non 500 o 1.000 emendamenti, caro sottosegretario - ha detto «no». Ha detto: non possiamo permetterci nessuna divisione pubblica né possiamo mostrare ai cittadini che siamo uniti solo per il potere, e che siamo disomogenei e non affatto uniti per quanto riguarda, invece, il merito delle proposte che ci sarebbero sottoposte tramite i vostri emendamenti.
Allora, è stata posta la questione di fiducia, che ci impone di trasformare quegli emendamenti in ordini del giorno, per quello che può valere un ordine del giorno e, soprattutto, per quello che può valere un ordine del giorno anche se accettato da un Governo che non ha nessuna legittimazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che non ha un programma sottoposto agli elettori, che non ha sostanzialmente nulla a che vedere con un vero sistema democratico, se non una fiducia parlamentare data a scatola chiusa.
La cosa bella di questo Esecutivo è che, a prescindere da quelle che erano le proposte che il Governo formulava, esso sapeva già di avere la fiducia. Avrebbero potuto chiederci qualsiasi cosa perché il 90 per cento di quest'Aula avrebbe detto «sì». La forza di questo Governo è la debolezza della politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), la debolezza di quei partiti che, piuttosto che affrontare il consenso dei cittadini e, quindi, piuttosto che andare alla competizione elettorale, hanno preferito mandare avanti qualcun altro e far sì che fossero dei tecnici a risolvere questi problemi che noi non possiamo assolutamente risolvere.
Noi non abbiamo nulla di che vergognarci, come Lega Nord Padania, per quello che abbiamo fatto in questi anni di Governo. Abbiamo compiuto delle scelte che erano insite nel nostro programma elettorale e che stanno, per quanto ci riguarda relativamente al discorso del federalismo e della modifica del nostro contesto istituzionale, nel nostro DNA.
Stanno in tutte quelle cose che noi andiamo dicendo da 25 anni. Quindi, non abbiamo nulla di cui vergognarci, nulla abbiamo da temere anche se dovessimo ritornare di fronte agli elettori. È forse qualcun altro che lo dovrebbe fare e mi riferisco, guardando all'estero, a ciò che è accaduto in Spagna con il fallimento di Zapatero, che fino a sei mesi fa sembrava il Dio in terra e la soluzione a tutti i mali. Da quella parte, ossia dalla sinistra ci dicevano di fare come Zapatero, ma se avessimo fatto come lui, cari signori, non ci sarebbe voluto Mario Monti, ma probabilmente Gesù Cristo per salvare questo Paese, non un professore, ma colui che sta più in alto di tutti.
Credo che, se avessimo ascoltato le politiche che ci venivano proposte, avremmo avuto una società peggiore, una società con più problemi, che avrebbe avuto un livello di dissesto economico e sociale ben più preoccupante di quello che oggi stiamo affrontando.
Infatti, nel bene o nel male, la maggioranza che ha sostenuto il Governo Berlusconi ha operato - e finisco, signor Presidente - con il consenso dei cittadini e in modo onesto, mettendoci la faccia. Qui qualcuno ha mandato avanti gli altri, ma nasconde la propria faccia.
PRESIDENTE. L'onorevole Dal Lago ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/218.
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo che non c'è, sottosegretario molto stanco e annoiato, che non so quanto ascolti. Quando il Presidente del Consiglio Monti si è insediato in questo Parlamento ci ha spiegato che il suo Governo tecnico si sarebbe mosso, in relazione ai programmi, seguendo equità, rispetto e sviluppo e, per quanto riguarda il rapporto con il Parlamento, con grande rispetto del Parlamento e di ciò che rappresentiamo.
Devo dire che sto vedendo poco rispetto per il Parlamento se, nel momento in cui si presenta una manovra che si sbandiera come «salva Italia», è presente solo un sottosegretario. Inoltre, sento ed ho visto che gli accordi, in questi giorni, sono stati fatti in altre stanze e non in questa sede. Pag. 73
Di equità ne vedo ancora meno. Devo dire che, come Lega Nord, ci si è mossi all'interno delle Commissioni, provando a proporre tutta una serie di emendamenti per cercare di migliorare una manovra che ci pare molto iniqua e soprattutto molto legata a tassare chi già non ha e a non tassare chi già ha.
Pertanto, l'ordine del giorno che oggi presento, in realtà, è la ripetizione di un emendamento che è stato bocciato in Commissione - bocciato dal Governo, dal Popolo della Libertà e del Partito Democratico - che è stato ripresentato tra gli emendamenti d'Aula, di cui non è stato possibile parlare (l'ha spiegato molto bene, poco fa, Stucchi) perché avete perfino paura di confrontarvi con soli 40 emendamenti e di vedere come sarebbero stati votati dall'Assemblea. Lo ripresentiamo come ordine del giorno, sapendo quale valore abbia.
Entro nel merito, signor Presidente. Durante l'esame in Commissione sono stati introdotti i tetti in materia di compensi massimi degli emolumenti per gli amministratori delle società non quotate e per i trattamenti economici dei dirigenti pubblici. Questo per dare un piccolo segnale di equità rispetto alla grave tassazione, rivolta ai nostri poveri lavoratori e pensionati.
Sono norme che abbiamo ritenuto - e che riteniamo - insufficienti. Non avete avuto il coraggio di spingervi oltre, sebbene un Governo tecnico potesse e dovesse avere questo coraggio. Avete fatto pochissimo contro gli stipendi d'oro.
Quello che vi chiediamo attraverso quest'ordine del giorno è, invece, di dimostrare coraggio, di non continuare a tassare i poveri, ma di cominciare a tassare e a tagliare chi veramente ha. Arrivo alla conclusione, signor Presidente.
Chiediamo quindi che tutti coloro che sono comunque collegati al settore pubblico, siano essi magistrati, giudici, giornalisti i cui giornali ricevono compensi dall'apparato pubblico, professori universitari e quant'altro, con un rapporto di lavoro con noi, non possano avere uno stipendio che superi, mi permetta onorevole Buttiglione, quello che tutti gli italiani chiamano lo «stipendio della casta».
Se noi siamo coloro che stanno prendendo tanti soldi dagli italiani, se siamo chiamati «casta», se siamo il top, e se tutti dobbiamo fare sacrifici, allora chi supera il top della casta deve adeguarsi alla casta. Date questo segnale, cominciate a darlo anche attraverso i vostri stipendi e forse la gente ritornerà ad alzare un po' il livello di fiducia nei vostri riguardi, che in questi giorni sta pesantemente e giustamente calando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Pastore ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Munerato n. 9/4829-A/216, di cui è cofirmataria.
MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, interverrò sull'ordine del giorno Munerato n. 9/4829-A/216, che riguarda il finanziamento dei lavori socialmente utili. In tutto il Paese sono i comuni che finanziano direttamente i lavoratori socialmente utili, quindi questo significa che all'interno del proprio bilancio il comune trova le risorse per dare lavoro a coloro che si trovano in situazioni obiettive di disagio. Tutto questo avviene ovunque tranne che nei comuni di Palermo e Napoli. Si tratta di una prassi che dura da anni, quella per la quale i comuni di Palermo e Napoli sono soliti chiedere l'aiuto dello Stato; quindi tutti noi contribuiamo a coprire il costo di un servizio che, ripeto, viene svolto in tutto il Paese ma non negli stessi termini. Tra l'altro in Commissione la Lega Nord Padania ha anche chiesto qual'è il costo di questo intervento, ma a tale domanda non si è avuta risposta.
Si tratta comunque di milioni di euro; allora rispetto a questo tipo di intervento è chiaro che la domanda minima che poniamo è se c'è un controllo su questo tipo di lavoro o se stiamo dando una retribuzione, un compenso, per fare cosa? Per stare a casa o, ad esempio, per intervenire piuttosto su grossi problemi di Pag. 74queste due città (penso ad esempio alla raccolta dei rifiuti)? Oppure, se stiamo dando a queste persone una retribuzione per stare a casa, allora equipariamo in qualche modo i lavori socialmente utili ai falsi invalidi, che sono un'altra piaga di parte di questo Paese. Attraverso i lavori socialmente utili offriamo davvero un servizio oppure continuiamo con quell'assistenzialismo che ha fatto grandi danni ed ha creato un buco nel bilancio del nostro Stato?
Quindi si parla di vent'anni di prassi in cui il Governo e lo Stato sono intervenuti per finanziare Palermo e Napoli per questo tipo di iniziative e in vent'anni, obiettivamente, si poteva anche trovare il modo di creare dei veri posti di lavoro.
Io non voglio negare il problema, anzi esprimo grande solidarietà per i giovani che non trovano lavoro, per i disoccupati e per coloro che si trovano in mobilità, ma mi permetto di osservare che, proprio in questo momento, si tratta di una situazione che non riguarda solo pochi comuni, ma che riguarda tutto il nostro Paese, e ancor più in un momento di crisi in cui a tutti sono stati chiesti sacrifici (ed in questa manovra vengono chiesti sacrifici alle fasce più deboli della popolazione) - penso all'età pensionabile, all'ICI, a tutti i nuovi tributi contenenti in questo decreto-legge - credo che non sia giusto andare a premiare ancora i comuni che non si sono dimostrati virtuosi.
È necessario applicare un principio di parità di trattamento, e quei principi che noi abbiamo voluto inserire nel federalismo fiscale, premiando i comuni virtuosi. È vero che il federalismo fiscale è stato affossato da questa manovra, penso alla falsa IMU, alla riduzione del fondo perequativo, alla riduzione dei trasferimenti agli enti locali ma, per giustizia e per buon senso, occorre che venga dato seguito a quanto noi chiediamo nel nostro ordine del giorno.
In particolare, chiediamo che i progetti in essere alla data di entrata in vigore di questo decreto-legge vengano chiaramente finanziati fino ad esaurimento, contemplando però l'abrogazione dei decreti legislativi n. 468 del 1997 e n. 81 del 2000.
MARCO DESIDERATI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, già abbiamo un Governo che non brilla per presenze, se potesse almeno richiamare il sottosegretario. Vedo che non ha neanche davanti gli ordini del giorno, probabilmente li conosce a memoria, ma almeno faccia finta di stare attento e di prestare un po' di attenzione all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Non mi pare che il sottosegretario... È al telefono? Signor sottosegretario, per favore.
L'onorevole Torazzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/221.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, voi avete presentato il vostro Governo con il Ministro Monti dicendo che avreste fatto una manovra trasparente ed equa. Avete parlato di efficienza e di riordino dei conti pubblici. Quest'ordine del giorno chiede la regionalizzazione dell'INPS. È evidente la validità dal punto di vista della gestione e dell'efficienza.
Voi siete tutti professori e sapete che la gestione per centri di costo - ringrazio il collega Savino Pezzotta, che sta intrattenendo il Governo, se magari il Presidente può intervenire - permette di controllare meglio l'andamento, dà trasparenza ed evidenza e, inoltre, responsabilizza. Infatti, chi è responsabile di quel centro di costo, in questo caso le regioni, potrebbe intraprendere tutte le necessarie misure affinché i conti vengano rispettati; mi riferisco alle misure per far rientrare i deficit delle regioni.
Dal punto di vista dell'equità, il significato è evidente: tutte le regioni padane hanno i conti a posto. Purtroppo, il sistema Pag. 75previdenziale nazionale è stato modificato, perché i conti subiscono l'effetto dei buchi delle regioni del Mezzogiorno. Questi buchi, purtroppo, non sono dovuti a problemi sociali, come si dice spesso, ma a pensioni di invalidità fasulle. Ci sono ciechi che scorrazzano con la patente, per esempio, ci sono invalidi che giocano a pallone, ci sono tantissimi casi, che sono stati denunciati anche dalla stampa. Sapete che durante i precedenti controlli del precedente Governo, su 300 mila pensioni, il 25 per cento sono risultate fasulle. Ce ne sono 2 milioni 700 mila, se fossero controllate, si avrebbe un risparmio intorno ai 4 miliardi di euro l'anno.
Dopodiché, c'è il discorso delle pensioni di vecchiaia. Ci sono casi, che vanno analizzati, in cui c'è un problema sociale, che però non si risolve regalando la pensione, ma ci sono tantissimi casi di contributi evasi, e questa è evasione. Allora, per un ragionamento di equità, ogni regione deve far quadrare i suoi bilanci; poi, in base al buco che avranno, eventualmente, in trasparenza, lo Stato verrà in Parlamento e chiederà di intervenire.
Il secondo punto è che siamo nel centocinquantesimo anniversario dell'unità della Repubblica, che non era una Repubblica quando l'hanno unita, ma sorvoliamo su come l'hanno unita. Diciamo però che, se vogliamo che questa Repubblica abbia un'immagine migliore, sarebbe il caso che i cittadini padani, quando pensano al tricolore, non pensino che sia quella cosa che gli ha rubato i contributi versati in quarant'anni di lavoro, per sistemare gli evasori dei contributi e i finti invalidi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). A questo scopo, sarebbe doppiamente positivo e necessario che il Governo accogliesse questo ordine del giorno che porta efficienza, equità e trasparenza con la regionalizzazione dell'INPS. Ringrazio il sottosegretario per l'attenzione intensa che mi ha regalato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/219.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato ovviamente, insieme al gruppo della Lega nasce dalla situazione venutasi a creare dopo la riforma delle pensioni voluta dal Governo; una riforma che penalizza i pensionati, mandando in pensione chi sta per accingersi alla fine della vita proprio lavorativa fino a sei anni dopo. Questo tema ha avuto un'accesa e convinta discussione all'interno della Commissione lavoro dove, devo riconoscere, vi era un accordo trasversale in quanto questa situazione di difficoltà per i nostri lavoratori è sentita da parte di tutti i gruppi.
Vorrei sottolineare che, con il blocco dell'indicizzazione e con l'aumento dell'IVA, nel 2013 un pensionato percepirà, di fatto, una mensilità in meno e con questa mensilità in meno dovrà pagare anche l'ICI e l'aumento sulle accise. È giusto ricordarlo perché «il Governo dei professori» sa fare i calcoli, ma forse non va a fare la spesa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mentre i nostri pensionati che non arrivano a fine mese dovranno fare economia per mangiare.
Detto questo, io e il gruppo della Lega ci siamo sentiti in dovere di presentare questo ordine del giorno, perlomeno per fare sì che l'aumento dell'età pensionabile avvenga gradualmente. Ovviamente, è una situazione non ottimale, che non ci soddisfa, ma migliorativa rispetto al dramma che il Governo ha voluto mettere in atto con il decreto in esame. Chiediamo, inoltre, di utilizzare le risorse che, sulla base di quanto detto dal Governo in Commissione, vedremo se questo si verificherà, dovrebbero provenire dalla lotta all'evasione. In questo modo riusciremo a colmare le ingiustizie che sono avvenute tramite questo decreto e perlomeno ridare quanto è stato scippato con il suddetto decreto a favore dei lavoratori che hanno contribuito al benessere del nostro Paese.
Come è stato ricordato negli interventi precedenti, le pensioni maggiormente colpite - lo dico a lei, signor Presidente, perché vedo che il Governo mostra poca Pag. 76attenzione, probabilmente non lo sa, ma neppure gli interessa saperlo - sono le pensioni del nord perché il 70 per cento delle pensioni di anzianità è al nord e le pensioni di anzianità, ovvero il suddetto 70 per cento, sono in media di 1.400 euro lordi, ovvero quelle che non verranno rivalutate con l'indicizzazione. Capite, quindi, la doppia presa in giro che avrà chi ha lavorato una vita e chi ha contribuito una vita a pagare i conti dell'INPS.
È chiaro, quindi, che chiediamo al Governo di esprimere parere favorevole sul mio ordine del giorno e, al contempo, chiediamo anche ai colleghi deputati di maggioranza, ovvero la maggioranza formata da PdL e PD, di esprimere un voto favorevole quando lo chiederemo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/224.
JONNY CROSIO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo sollecitare il Governo affinché metta in campo degli interventi mirati, in modo particolare, alla modernizzazione delle infrastrutture telematiche del Paese. Noi sappiamo, come dicono gli analisti economici internazionali - questa è una delle poche cose sulle quali vi è una conversione di vedute - che tutti i Paesi che investono in infrastrutture, in fibra ottica, nella modernizzazione del Paese, avranno per certo un riscontro nel prodotto interno lordo.
Questa richiesta la facciamo con un grande senso di responsabilità. Lo abbiamo fatto in Commissione trasporti, in maniera seria, presentando a suo tempo una risoluzione, durante il precedente Governo, che ripresenteremo anche con questo Governo, con la quale chiediamo che nel nostro Paese vi sia finalmente un vero progetto Paese per quanto riguarda le infrastrutture sulle reti di nuova generazione.
Guarda caso, contrariamente a quanto si dice, è proprio la Lega, che solitamente viene tacciata di essere una forza politica che vuole forzatamente e con azioni perentorie dividere il Paese, che su questo tema fondamentale per la crescita del nostro Paese, per avere un Paese con una speranza verso il futuro per quanto riguarda le reti di nuova generazione, che mette il seme della coesione e della condivisione all'interno del nostro Paese.
Lo facciamo con criterio - come dicevo - e con una veduta anche dal punto di vista industriale serio, e mi spiego meglio. Noi vogliamo che queste autostrade informatiche vengano fatte dove c'è la reale necessità di trasportare queste merci, e - guarda caso - ancora nella nostra risoluzione vogliamo stimolare il Governo affinché vengano fatte nelle grandi città e nei grandi poli industriali, affinché nel Paese finalmente ci sia questa dorsale. Infatti da troppo tempo si cerca di trovare una connessione tra il Governo, gli operatori, e quant'altro, ma oggi ancora non c'è. Noi crediamo che con questo ordine del giorno il Governo possa veramente creare un tavolo sul quale ci si possa confrontare anche in questo Paese in maniera seria. Noi lo vogliamo fare, signor sottosegretario, e siamo pronti ad accettare questa sfida senza nessuna preclusione di alcun genere. È chiaro che lo vogliamo ma ci sono dei criteri contro i quali ci siamo battuti. Mi riferisco al famoso fondo che era stato messo a disposizione di 800 mila euro per questa partita che voleva essere distribuita in maniera impropria. Vogliamo stimolare il Governo perché ci sia veramente un progetto Paese, che dia una speranza a questo Paese, e su questo siamo disposti a confrontarci. Su altri temi e con altre condizioni non lo siamo mai stati e non lo saremo, tanto meno d'ora in avanti.
PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/225.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno che è perfettamente in linea con quello che avete auspicato in Pag. 77questo decreto-legge. L'idea di consolidare i conti pubblici non può far altro che aggiungere una pagina interessante con quello che sto dicendo. Si inserisce con estrema urgenza proprio nel tentativo di ridurre la spesa pubblica come voi avete auspicato. Voglio ricordare che la società per azioni RAI, che esercita attività di servizio pubblico interamente partecipata dallo Stato le cui quote sono al 99,56 del Ministero dell'economia e delle finanze e per lo 0,44 della SIAE, è caratterizzata da un modello di finanziamento misto: risorse pubbliche (canone per chi ha il possesso di un televisore) e commerciali costituite dalla pubblicità. L'emittente tra l'altro ricava dal canone circa 1,6 miliardi di euro per coprire i costi derivanti dall'esecuzione degli obblighi ad essi imposti per legge e un ulteriore miliardo per la pubblicità che assume il valore di fonte accessoria. Negli ultimi anni le due fonti di ricavo non sono cresciute nello stesso modo. Direi che negli ultimi trenta anni addirittura la parte commerciale l'ha fatta un po' da padrona, tra l'altro restando ferme quelle che sono le entrate dal canone, e la programmazione ha cercato di copiare un po' quell'altro competitor che è Mediaset mettendosi sullo stesso piano, probabilmente non dando proprio quel servizio per cui era nata, un servizio pubblico.
Ebbene signor rappresentante del Governo (che non mi meraviglio, non ha ascoltato i miei colleghi, perché dovrebbe farlo con me?), seppure la RAI opera in concorrenza con altre TV, alcuni dati riportati nei bilanci delle due emittenti televisive risultano interessanti. La RAI ha 11.402 dipendenti, Mediaset 4.700, mentre il costo del lavoro ammonta a un miliardo per quanto riguarda la RAI e a 500 milioni di euro per quanto riguarda Mediaset. Nel corso dell'intervento qui in Commissione vigilanza RAI il presidente della RAI ha ribadito l'impegno dell'azienda a lavorare in modo che ci sia una pianificazione dell'attività dell'azienda, e quindi un ridimensionamento per quanto riguarda le spese di gestione. Le chiedo, signor sottosegretario, di accogliere questo ordine del giorno che va precisamente nella direzione che avete auspicato, facendo questa stranissima e potentissima (in senso negativo) legge di finanza.
Dovreste impegnarvi ad intervenire, anche attraverso l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la Commissione di vigilanza della RAI sugli organi amministrativi, in modo tale da equipararli ai competitors presenti sul mercato. E, comunque, a fare in modo che l'emolumento nel rapporto di lavoro con l'azienda non superi il trattamento annuo lordo spettante ai membri del Parlamento. Se noi siamo casta, quindi, diventerebbero casta anche loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Isidori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/228.
ERALDO ISIDORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cittadini, nel federalismo municipale era stata prevista una compartecipazione diretta dei comuni al gettito dell'IRPEF generato sul territorio comunale nella misura del 2 per cento. Tale misura è stata successivamente corretta. Chiedo, pertanto, di reintrodurre la compartecipazione degli enti locali al gettito d'imposta sul reddito delle persone fisiche per permettere agli stessi di avere le risorse necessarie per erogare i servizi essenziali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, non volevo insistere con lei come ho fatto l'altra notte, però noto ancora l'assenza del segretario d'Aula. Non vorrei che questo generasse dei problemi nelle prossime sedute. Le chiedevo, quindi, se, diversamente da quanto ci ha risposto l'altra notte, magari cambiando idea, ponderando meglio la mia richiesta, casomai lei mi può fornire una risposta diversa.
Pag. 78PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, come lei sa non è strettamente necessaria la presenza del segretario d'Aula, ma vedremo comunque di provvedere ad un segretario d'Aula nel più breve tempo possibile. L'onorevole Martini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/231.
FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri di un Governo mai eletto, mai scelto dal popolo, che non si è mai sottoposto al giudizio popolare con un programma e che, peraltro, non ascolta, con grande offesa del Parlamento, i deputati che in questo momento intervengono e continua a chiacchierare! Siamo veramente allibiti del comportamento di questi ormai pochissimi sottosegretari che hanno assistito a questi lavori. Invece sarebbe bene che voi assisteste molto per imparare un lavoro che non conoscete (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Entro ora nei contenuti dell'ordine del giorno che ho presentato e che intende sottolineare l'iniquità di un'imposta, l'IMU, sulla prima abitazione per quelle famiglie che hanno al loro interno soggetti disabili gravi e non autosufficienti.
Per queste famiglie, la prima casa rappresenta il luogo di cura, rappresenta un investimento, spesso costoso, per gli adeguamenti rispetto alla mobilità ridotta, per le necessità molto specifiche di persone che hanno, come tutti i cittadini, il diritto di vivere a casa propria, nella propria famiglia. Per questo, ho presentato un ordine del giorno che chiede al Governo di prendere in considerazione delle detrazioni specifiche, almeno pari al 50 per cento dell'imposta sulla prima casa, per quelle famiglie che vivono una situazione quotidiana e difficile e che, con questa imposta che, comunque, non va ai comuni e, quindi, non porterà una possibilità di migliorare i servizi per le persone gravemente disabili, vedranno ulteriormente una difficoltà estrema. Su questo, quindi, l'appello è di riflettere e di modificarla nei tempi più brevi possibili.
Se purtroppo questa manovra verrà approvata oggi in quest'Aula, questo è un argomento e un tema che pesa fortemente sulle nostre famiglie. Un'ultima cosa vorrei dire ai signori nuovi membri di questo Governo, mai eletto ed antidemocratico: se pensavano di inserire, con questo incarico che hanno perorato fortemente per essere nominati e per essere prescelti, una stelletta al loro curriculum di professori, oggi, col pesante diniego che c'è da parte della popolazione su questa manovra, in realtà essa diventerà un boomerang e essi rappresenteranno quelli che hanno fatto veramente un grave danno ai cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/123.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente e signori sottosegretari, ringrazio per l'attenzione a questo importante provvedimento che riguarda il futuro di questo Paese, il futuro di questo Paese nell'Europa, ma forse riguarda il futuro di milioni di famiglie a cui voi vi state rivolgendo.
Io riporto, rispetto alla vostra manovra, quello che ha scritto solo due giorni fa il settimanale Famiglia Cristiana, che ha detto che questa manovra spreme come limoni i soliti noti. Riporto alcuni dati molto preoccupanti, che immagino voi conosciate già abbastanza, che sono stati pubblicati dalla fondazione Zancan nel novembre scorso e che dicono che nel nostro Paese il livello di povertà ha raggiunto ormai 8 milioni 200.000 cittadini. Non solo, perché vi sono alcuni dati che vi inviterei a leggere, signori sottosegretari, che riguardano i cittadini del nostro Paese. La quota di famiglie che ha dichiarato di avere limitato l'acquisto di prodotti alimentari di qualità inferiore rispetto all'anno precedente è superiore al 30 per cento.
Le famiglie che si stanno rivolgendo, per le difficoltà economiche, agli hard discount è passata dall'8,6 al 9,7 per cento. Pag. 79Il 60 per cento delle famiglie dichiara di avere limitato l'acquisto di prodotti di abbigliamento e di calzature e scelto prodotti di qualità inferiore. Signor sottosegretario, il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.900 euro, cioè quella soglia a cui voi avete bloccato le indicizzazioni. In altre parole l'ISTAT dice che con 1.900 euro una famiglia va considerata nella fascia delle difficoltà e della povertà e noi le abbiamo bloccato l'indicizzazione. Il 15 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana. Il 6,2 per cento delle famiglie ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata. Il 10,4 per cento delle famiglie italiane, pensi lei, signor sottosegretario, non può utilizzare il riscaldamento.
Sono dati che dovrebbero farci riflettere, alla luce della decisione che state assumendo in queste ore. Vi parlo, ma certamente voi lo sapete meglio di me, dell'indice di Gini, che misura il livello di disuguaglianza nel nostro Paese nella distribuzione del reddito. Il nostro Paese ha un indice di Gini prossimo ad uno, quindi col massimo di disuguaglianza rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Non solo: a questi dati si aggiungono i danni che derivano dal cosiddetto fiscal drag. Infatti, in un'imposta progressiva come l'IRPEF, l'aumento di tassazione indotta dall'inflazione discende da due fattori: una quota sempre più ampia del reddito assoggettata ad aliquote, il valore delle detrazioni e deduzioni non è indicizzato all'aumento dei prezzi. Da anni, signor sottosegretario, non viene restituito neanche parzialmente a quelle famiglie il drenaggio fiscale.
Il mancato recupero del fiscal drag ha ridotto notevolmente il potere di acquisto delle nostre famiglie nel nostro Paese. Dal 2000 al 2010, signor Presidente, le nostre famiglie hanno perso in termini di potere di acquisto 5.453 euro e il nostro Paese ha sottratto in termini di ricchezza in totale in dieci anni 44 miliardi di euro. Quindi, ve lo diciamo noi, ve lo sta dicendo Famiglia Cristiana, ve lo stanno dicendo molte famiglie, che questa manovra difende gli interessi forti e non fa pagare i furbi.
Chiediamo attraverso questo ordine del giorno e invitiamo il Governo a prenderlo in considerazione, di promuovere invece una politica per le famiglie attraverso l'introduzione del fattore familiare, del fattore famiglia che permetta di utilizzare le defiscalizzazioni per le famiglie che hanno figli, figli minori, figli disagiati. Questo è un modo di fare una manovra che non faccia gli interessi dei più ricchi, ma metta in moto il sistema vero del nostro Paese che è fatto dalla cellula familiare.
PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/122.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non è una novità che l'Italia dei Valori abbia chiesto l'inserimento nella manovra economico-finanziaria di un'imposta patrimoniale sui patrimoni medio-alti. Vogliamo pensare che anche il Governo fosse favorevole ad un'imposta di questo genere e che non l'abbia potuta inserire nella manovra soltanto perché una delle forze che lo sostengono abbia posto il veto. Credo che non sia un mistero, perché il Popolo della Libertà lo ha detto con estrema chiarezza: «no» alla patrimoniale. Come «no» all'asta sulle frequenze televisive. Noi pensiamo invece che risponderebbe a criteri costituzionali di proporzionalità e progressività il fatto che prima di gravare con nuove imposizioni tributarie sui redditi inferiori si fosse cercato di perseguire i patrimoni di maggiore consistenza. Pensiamo che questo sia ancora possibile, non in questa manovra perché oramai è blindata dalla fiducia, fatto che ci ha costretto purtroppo a dire anche «no» alla fiducia per dire «no» alla manovra. Ma noi pensiamo che il Governo possa essere impegnato, possa impegnarsi oggi attraverso l'accoglimento di questo ordine del giorno a inserire un'imposta patrimoniale.
Noi facciamo un'ipotesi di imposte patrimoniali su patrimoni di almeno un milione e mezzo di euro ma non ci impicchiamo naturalmente all'entità della Pag. 80somma minima da colpire con un'imposta patrimoniale. Noi vorremmo anche che il Governo si sentisse impegnato a realizzare nel più breve tempo possibile un'anagrafe molto più precisa e molto più puntuale dei patrimoni. Faccio riferimento all'ipotesi della tassa di stazionamento per quanto riguarda gli yacht. La tassa di stazionamento non è un rimedio efficace, non è un rimedio efficace per colpire i proprietari degli yacht perché un italiano proprietario di una barca di grandi dimensioni può essere indotto a portarla a Malta o alle Baleari e a non pagare la tassa di soggiorno. Serve soltanto a scoraggiare enti i proprietari o detentori di barche di qualunque nazionalità da frequentare i porti italiani. E quindi è una manovra che sostanzialmente è contraria allo sviluppo del turismo, una manovra sostanzialmente recessiva.
Mentre credo che non darebbe un gettito sufficiente per giustificarla. Noi crediamo, invece, che occorra fare uno sforzo più grande: a fronte di tantissimi, purtroppo, italiani che sono proprietari di fatto di natanti di grandi dimensioni, ma che non li denunciano come proprietà loro e li intestano a prestanome e a società di comodo, credo - ripeto - che una più puntuale anagrafe, che tenda a riportare la proprietà dei natanti a chi, effettivamente, ne è proprietario, sia efficace e debba essere fatta. Si può benissimo prevedere, come in tanti Paesi del mondo, l'obbligo di dichiarare la proprietà dei natanti e, nel caso di dichiarazione non veritiera, prevedere la confisca del bene stesso. Ecco perché noi, con questo ordine del giorno, invitiamo il Governo a volere applicare un'imposta patrimoniale, non in questa manovra, ma successivamente, e infine gli chiediamo anche...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. ...di sostenere la proposta di direttiva della Commissione europea relativa ad un sistema comune di imposta sulle transazioni finanziarie.
PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/112.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, molto brevemente. Abbiamo presentato questo ordine del giorno prendendo atto della positiva soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS e della loro unificazione in un Super-INPS. Prospettiamo al Governo un'esigenza: che, nel realizzare questa operazione, si tenga conto delle professionalità presenti presso la struttura dell'INPDAP, circa 500 unità, che, senza una regolamentazione, torneranno nelle amministrazioni di provenienza, con una perdita di professionalità e senza alcun vantaggio economico per l'erario pubblico. Da questo punto di vista, invitiamo il Governo a valutare la possibilità di regolamentare la presenza in organico dell'INPS di personale che, diversamente, verrebbe fatto ritornare nelle amministrazioni di provenienza, con una perdita di professionalità sicuramente non positiva per il corretto funzionamento del Super-INPS.
PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4829-A/121.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signori del Governo, l'Italia dei Valori, da oltre due anni, sta puntando i riflettori sul mondo delle slot machine, su questo settore che ritenevamo potesse essere uno dei grandi soggetti che contribuivano a fare sacrifici. Non a caso, avevamo previsto degli emendamenti con cui si voleva elevare l'aliquota del Preu, il prelievo erariale unico, che i concessionari medesimi possono applicare.
Ci hanno detto, su indicazione del precedente Governo, che, se si fosse elevata l'aliquota del Preu, sarebbero diminuite, addirittura, le entrate per lo Stato, paradossalmente in un momento in cui questa è l'unica industria italiana in buona salute, tant'è che lo scorso anno ha chiuso il bilancio con un fatturato di 61 miliardi di euro, mentre quest'anno, addirittura, deborderà i 70 miliardi di euro. Pag. 81
Il Governo precedente ci spiegava che, se fosse aumentata l'aliquota, sarebbe cresciuto il mercato illecito, cioè la rete illecita di scommesse. Certo, dico io, se si permette di tenere in piedi situazioni come, ad esempio, quella che ha scoperto la procura anticamorra di Napoli: tale procura ha scoperto che un finanziere in servizio a Castellammare, che era il capo del nucleo mobile operativo della Guardia di finanza di Castellammare, usciva la mattina dalla stessa casa da cui usciva la moglie, che, invece, era il capo del nucleo operativo del clan D'Alessandro di Castellammare. Bene, questa moglie organizzava, appunto, la rete illecita delle scommesse a Castellammare e nella provincia di Napoli.
È una rete alternativa, illecita, dove si preoccupava di mettere come referenti delle agenzie di scommesse degli uomini collegati con il clan camorristico locale, perché dovevano fare capo al clan camorristico locale.
Noi dell'Italia dei Valori abbiamo evidenziato queste cose, perché, malgrado fossero venuti fuori questi aspetti, come, addirittura, un altro finanziere, sempre in servizio a Castellammare, la mattina faceva il consigliere comunale a Castellammare per il PdL e la sera operava sempre per il clan D'Alessandro di Castellammare (un clan camorristico molto feroce), abbiamo chiesto al Governo perché non rimuoveva questi finanzieri, che non fanno onore all'importante ed eccezionale corpo della Guardia di finanza.
Il finanziere che la mattina usciva insieme alla moglie per attività contrastanti lo hanno spostato da Castellammare a Portici, il comune limitrofo, mentre l'altro finanziere, poiché consigliare comunale del PdL, continua a fare il finanziere sempre nella compagnia di Castellammare di Stabia. E questo mentre l'importantissima struttura della Guardia di finanza, il GAT, il nucleo antifrode telematiche, scopriva nel 2004 che vi era un sistema di mancato collegamento con la rete telematica da parte delle slot machine, con un danno che è stato quantificato in 98 miliardi di euro.
Lì, vi abbiamo detto di mettere le mani, con questa manovra economica, perché la Corte dei conti, il mese scorso, ha ribadito questa richiesta ai concessionari giochi. Ma è ovvio che questo lavoro lo fa solo l'Italia dei Valori da due anni, perché i potenti concessionari giochi, dal 2004, un po' alimentano gli ex partiti che oggi sono finiti rispettivamente nel PdL e nel PD, un po' alimentano le associazioni politiche, un po' alimentano le fondazioni, un po' alimentano qualche parlamentare, ed ecco la ragione per la quale evasori e delinquenti non contribuiscono a questa crisi economica.
È la ragione per la quale noi dell'Italia dei Valori vi dicevamo di mettere le mani nelle tasche dei concessionari giochi, su questi 98 miliardi di euro, staccando un ticket che potessero pagare nell'immediato e darci energie e risorse, prendendocele da chi è potente e prepotente e l'ha fatta franca fino ad oggi perché accompagnati da certi partiti e da una certa politica.
È lì che bisognava fare la manovra economica. È nelle tasche degli evasori e dei criminali che bisognava mettere le mani. Noi vi invitiamo, Governo attuale, a farlo almeno voi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Germanà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4829-A/77.
ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, circa un mese fa, con esattezza il 22 e il 23 novembre, le popolazioni del messinese sono state sconvolte da eventi franosi che si sono verificati in seguito a precipitazioni, esondazioni e in seguito alle generali condizioni atmosferiche avverse che hanno altresì causato la morte di tre residenti a Saponara, nella frazione di Scarcelli, e danni per milioni di euro nel centro di Barcellona Pozzo di Gotto.
Dovendo constatare che l'evento calamitoso ha prodotto conseguenze disastrose, con l'ulteriore corollario dell'assenza di corrente per oltre 3 mila famiglie, la chiusura delle scuole e l'emanazione di Pag. 82ordinanze per l'evacuazione di circa 100 famiglie, con la contestuale adozione di misure urgenti per la messa in sicurezza del territorio, avviando una sinergia tra Stato e regione per affrontare il grave problema del dissesto idrogeologico che interessa la provincia di Messina, ho presentato quest'ordine del giorno per chiedere un impegno al Governo, ad adottare, fino a quando non verranno ristabilite le condizioni di normalità, un provvedimento recante la concessione di proroga e o di esonero, per le popolazioni in oggetto, del versamento del secondo acconto IRPEF, IRES e IRAP, la cui scadenza era già stata fissata per il 30 novembre, nonché del saldo ICI, per il quale il termine è fissato al 16 dicembre (Applausi dei deputati del gruppo Popolo delle Libertà).
PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4829-A/177.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato chiede che il Governo, con riferimento all'articolo 31, comma 1, del decreto-legge in esame, attivi un tavolo di confronto con le parti interessate chiamandone a far parte in particolare le confederazioni delle imprese commerciali maggiormente rappresentative a livello nazionale, i sindacati dei lavoratori e il sistema delle regioni e degli enti locali in riferimento alla deregolamentazione nell'intero territorio nazionale degli orari di vendita e del regime fin qui vigente in materia di apertura degli esercizi commerciali nelle giornate domenicali e festive.
La ragione di questo ordine del giorno è che credo che, se vogliamo avere un Paese in cui sicuramente si fanno liberalizzazioni (che sono importanti), queste vadano fatte ascoltando comunque le parti, cercando dei punti di compromesso in senso nobile che siano effettivamente tali ed evitando di fare riforme, come purtroppo troppo spesso si fanno, con l'accetta, che fanno sì che ai cambi dei Governi poi cambino le regole, mentre invece le nostre imprese hanno bisogno di un quadro regolamentare stabile. In proposito, in particolare vorrei raccomandare al Governo un'attenzione particolare al fatto che la disciplina delle aperture dominicali e festive rispetto a quella degli orari sono questioni diverse e questo accade anche nella stessa Europa. Nessun Paese europeo tratta allo stesso modo la deregolamentazione e la liberalizzazione degli orari rispetto alla liberalizzazione delle aperture domenicali e festive.
Inoltre, in materia di commercio, faccio presente che andrebbero salvaguardate, ai sensi dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione, le competenze delle regioni, nonché le competenze degli enti locali. Inoltre, faccio presente anche che la Commissione attività produttive, che aveva un parere rinforzato per le Commissioni bilancio e finanze, ha posto come condizione proprio questa necessità di esplicitare, di distinguere, a tutela della concorrenza, tra liberalizzazione degli orari giornalieri e liberalizzazione delle aperture nelle giornate domenicali e festive.
Quindi, ritengo che si tratti di una iniziativa che mi auguro che il Governo possa accettare perché sicuramente abbiamo bisogno di fare riforme, ma se vogliamo che siano riforme che servano al bene comune, vanno fatte nel dialogo con le parti interessate, soprattutto in un Paese fatto di piccole e medie imprese dove credo abbiamo tutti la necessità di tutelare il piccolo commercio, che svolge non soltanto una funzione importante dal punto di vista economico, ma anche da un punto di vista sociale. Inoltre, faccio presente che siamo un Paese di tradizione cattolica e, come tale, credo che occorra tenere presente da parte di tutti che la domenica è un giorno destinato al riposo, ma non soltanto al riposo, anche alla cura di se stessi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. L'onorevole Cicu ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4829/102.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni nelle Pag. 83notizie che attengono al sistema delle imprese italiane - parlo anche e soprattutto delle imprese della mia regione, la Sardegna - si è dato conto che in questo provvedimento vi è un passaggio che consideriamo sicuramente importante, ma debole, cioè quello che riguarda il sistema Equitalia ed in maniera particolare quello che attiene alla rateizzazione. Riteniamo che questa misura sia sicuramente un passo avanti, ma i dati e i numeri ci preoccupano. La regione Sardegna ha in questo momento in esecuzione 80 mila cartelle esattoriali che attengono al 40 per cento del sistema sardo, e cioè sono indebitate con il fisco oltre 64 mila imprese su un totale di 160 mila.
L'esposizione debitoria è di 3 miliardi e mezzo di euro, significando che il debito medio di ciascuna azienda indebitata si aggira sui 55 mila euro. Il Parlamento si è già espresso con una mozione a mia firma approvata dall'Assemblea della Camera il 7 giugno 2011 e il Governo si è già impegnato a valutare la possibilità di iniziative ulteriori. In maniera particolare, io credo che ci sia la necessità dell'istituzione presso la Cassa depositi e prestiti di un fondo rotativo che anticipi i pagamenti ai fornitori delle pubbliche amministrazioni.
Bisogna rafforzare gli strumenti di autotutela del contribuente al fine di garantire la correttezza dei rapporti tra amministrazione e cittadini, ma soprattutto occorre riformare il meccanismo di calcolo delle sanzioni tributarie escludendo gli interessi sugli interessi, gli interessi sulle sanzioni, ma ancora di più l'abbattimento totale delle commissioni che portano debiti iniziali di somme modeste di euro ad essere triplicate, quadruplicate, quintuplicate, con oneri oggi insostenibili per un sistema imprenditoriale già debole.
Quindi, credo che la mia indicazione, peraltro limitata ad un ordine del giorno, possa e debba essere accolta pienamente anche per dare un segnale alla sofferenza e al dramma che vivono cittadini, che vivono aziende, che vivono uomini e donne e giovani che vogliono sperare che questo Governo, così come i precedenti, possa avere la sensibilità adeguata per capire che non si può continuare a pensare al cittadino che ha sempre adempiuto agli obblighi imposti dal fisco come se fosse un evasore fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di illustrazione degli ordini del giorno presentati.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Le vorrei fare una richiesta sperando che lei la accolga. Come lei avrà notato, da questa mattina molti deputati - chi le parla, ma sicuramente molti altri -, anche in segno di attenzione nei confronti della Lega, sono rimasti in Aula praticamente in modo ininterrotto, tra questione di fiducia e compagnia bella, ad ascoltare gli interventi dei colleghi della Lega. La pregherei, cosa che abbiamo fatto in tante altre occasioni, di consentire dieci minuti di pausa tecnica affinché molti di coloro che stanno qua dentro e che sono in Aula ininterrottamente da alcune ore possano avere un attimo di tregua.
Quindi, Presidente, le dico formalmente che se lei, con tutto il rispetto, non ritiene di addivenire a questa mia richiesta di sospensione tecnica di dieci minuti - valuti lei, dieci minuti, un quarto d'ora, sono le 17,15 -, le chiedo di metterla ai voti perché penso che ciascuno di noi ha pazientemente ascoltato, come è giusto, tutti. Le chiedo veramente dieci minuti per chi è stato in Aula per tutto questo tempo. Se lei non lo ritenesse, le chiedo di chiedere una valutazione all'Aula su questa mia richiesta.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, credo che la sua richiesta sia ragionevole e, guardi, le regalo anche tre minuti in più, però siate puntuali perché, come voi sapete, lavoriamo sotto una costrizione di tempo non irrilevante...
Pag. 84MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, noi non siamo d'accordo nel sospendere la seduta perché il problema è che il Governo non ha pronti i pareri, questa è la verità. Dopodiché ringrazio in particolare il collega Giachetti perché non è stato presente solo oggi, è stato presente anche l'altra sera fino alle 4,20 del mattino. Di questo noi gli diamo atto perché non è solo una cortesia, ma è un senso delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Tuttavia, non possiamo neanche non rilevare che l'atteggiamento del nostro gruppo è assolutamente collaborativo. Avremmo potuto sfruttare molti più tempi per arrivare più tardi. Non lo facciamo perché ci interessa il risultato, però non possiamo non prendere atto che il Governo, in questa maggioranza variegata e assolutamente improbabile, non riesce neanche ad avere la possibilità di venire ad esprimere i pareri sugli ordini del giorno. Quindi, secondo me bisogna andare avanti: che il Governo dia i pareri e che si votino gli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Essendovi disparità di opinioni, credo che sia opportuno - a termini di Regolamento - porre in votazione la proposta. Credo che possiamo dare per svolto sia l'intervento a favore dell'onorevole Giachetti, sia l'intervento contrario dell'onorevole Reguzzoni.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, capisco che la Lega Nord abbia un atteggiamento contrario su questa proposta, ma ritengo che a questo punto si possa provare a trovare una via intermedia: anziché fare una sospensione di dieci minuti, la facciamo di cinque. Al termine di tale sospensione riprendiamo con dei pareri - immagino brevi - anche perché non credo che ci sia il problema dei pareri del Governo, atteso che il Ministro per i rapporti con il Parlamento è in Aula.
Quindi, se la Lega Nord non ritiene, non facciamo per niente la sospensione, se il Governo è qui ed è pronto (se si crede, poiché il collega Giachetti ha chiesto una pausa tecnica e ovviamente non c'è stata nessuna sospensione della seduta). La Presidenza decida autonomamente. Insomma, porre in votazione la proposta di una pausa tecnica è singolare. Quindi, signor Presidente, ci orientiamo al buon senso della Presidenza, atteso che vedo il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Quindi, se i pareri sono pronti, il Ministro può darli. Se la Presidenza ritiene congrua la richiesta dell'onorevole Giachetti, dà la pausa tecnica. Non credo che sia molto qualificante fare una votazione, anche procedurale, su una richiesta così, su una pausa tecnica.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, visto che non esiste unanimità, lei insiste sulla richiesta di pausa tecnica?
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ringrazio il collega Reguzzoni. Qui dentro tutti ci stiamo per il lavoro che facciamo quanto ci dobbiamo stare e tanti colleghi, come potete notare, sono stati qui ad ascoltare. Quindi, pensavo che fosse proprio utile per tutti fare una pausa. Se anziché di 10 la vogliamo fare 7, di 5 o di 3, decidete voi. Se la ritenete solamente uno strumento per deviare da chissà che cosa, avendo lavorato tutti ininterrottamente da tre giorni, fate come volete.
Lo dico all'onorevole Reguzzoni: la mia non era una pausa per consentire al Governo di venire in Aula per esprimere i pareri che non aveva, perché i pareri su 250 ordini del giorno non si fanno in cinque minuti. Quindi, il Governo o ce li aveva o non ce li aveva. Detto questo, valutatelo. È una forma di correttezza nei confronti di tutti. Se ritenete che, invece, bisogna andare avanti, andiamo avanti e poi i nostri problemi li risolveremo in un altro momento.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi sembra di capire che lei abbia ritirato la sua proposta. Quindi, proseguiamo con i lavori.
Avverto che gli onorevoli Calgaro, Pelino, Tremaglia, Scandroglio, Vincenzo Fontana, Murer e Fogliardi hanno ritirato gli ordini del giorno n. 9/4829-A/86, n. 9/4829-A/2, n. 9/4829-A/64, n. 9/4829-A/147, n. 9/4829-A/3, n. 9/4829-A/130 e n. 9/4829-A/237, di cui sono rispettivamente i primi firmatari.
Avverto, altresì, che l'onorevole Pelino ha ritirato la propria firma dall'ordine del giorno Cazzola n. 9/4829-A/1.
Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
PAOLA PELINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Pelino, gli interventi sull'ordine dei lavori sono rinviati a fine seduta e, comunque, ho già dato la parola al Ministro Giarda, quindi ogni richiesta di intervento sarà esaurita dopo l'intervento del Ministro stesso.
Prego, signor Ministro...
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, chiedo il suo aiuto per una circostanza un po' eccezionale nella quale mi trovo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... Siate pazienti, signori parlamentari.
Abbiamo valutato e visto gli ordini del giorno. Per prendere una decisione su come procedere e atteggiarmi di fronte a questa grande numerosità di ordini del giorno presentati le chiederei se lei potesse concedermi una pausa di cinque minuti in base alla quale io possa orientarmi per prendere una decisione a nome del Governo che qui rappresento.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PAOLA PELINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, intervengo solo per una precisazione.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Sta parlando l'onorevole Pelino.
PAOLA PELINO. Intervengo solo per una precisazione. In realtà, ho ritirato il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/2 e ho tolto la mia firma, come cofirmataria, negli ordini del giorno Cazzola n. 9/4829-A/1 e Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4829-A/3. Tuttavia, lei non ha avvertito di questo.
PRESIDENTE. La ringrazio della precisazione, onorevole Pelino. Tuttavia, devo ricordare che l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4829-A/3 è stato ritirato e, quindi, era superfluo aggiungere che lei aveva ritirato la sua firma.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, dopo le dichiarazioni del Ministro, per un senso di una parola latina che lei capirà, pietas, mi sento di non sollevare obiezioni alla richiesta di sospendere la seduta.
PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,35.
La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 17,35.
PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Garavini n. 9/4829-A/45 è stato ritirato dalla presentatrice.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, Pag. 86onorevoli deputati, sul complesso degli ordini del giorno che sono stati presentati il Governo procederà nel modo seguente, indicando i numeri degli ordini del giorno non accettati, i numeri degli ordini del giorno che vengono rimessi alla valutazione dell'Assemblea e poi il numero degli ordini del giorno per i quali chiede un accantonamento perché siano trattati congiuntamente ad altri ordini del giorno.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno n. 9/4829-A/7, n. 9/4829-A/9, n. 9/4829-A/17, n. 9/4829-A/25, n. 9/4829-A/36, n. 9/4829-A/38, n. 9/4829-A/42, n. 9/4829-A/45 (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Ministro Giarda, temo che ci sia difficoltà a seguire la sua esposizione. Potrebbe andare più lentamente ed indicare il parere del Governo ordine del giorno per ordine del giorno? Oggettivamente così è difficile seguire.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Va bene, signor Presidente ricomincio. Il Governo non accetta l'ordine del giorno n. 9/4829-A/7, non accetta l'ordine del giorno n. 9/4829-A/9 (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Ci dica almeno il nome del presentatore!
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ricomincio. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fallica n. 9/4829-A/7, Iapicca n. 9/4829-A/9, Bernardini n. 9/4829-A/17, Barani n. 9/4829-A/25, Pagano n. 9/4829-A/36, Sanga n. 9/4829-A/38, Fedi n. 9/4829-A/42, Garavini n. 9/4829-A/45...
PRESIDENTE. Signor Ministro, l'ordine del giorno Garavini n. 9/4829-A/45 è stato ritirato.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Và bene, signor Presidente. Il Governo non accetta, altresì, gli ordini del giorno, Commercio n. 9/4829-A/57, Oliveri n. 9/4829-A/58, Lombardo n. 9/4829-A/59, Mecacci n. 9/4829-A/61, Marmo n. 9/4829-A/65, Pionati n. 9/4829-A/66, Grassano n. 9/4829-A/67, Romano n. 9/4829-A/68, Razzi n. 9/4829-A/69, Pisacane n. 9/4829-A/70.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,40)
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/4829-A/71, Gianni n. 9/4829-A/73, Taddei n. 9/4829-A/74, Cavallaro n. 9/4829-A/75, Osvaldo Napoli n. 9/4829-A/98, Laboccetta n. 9/4829-A/99, Aniello Formisano n. 9/4829-A/106, Palagiano n. 9/4829-A/107, Monai n. 9/4829-A/108, Messina n. 9/4829-A/111, Cimadoro n. 9/4829-A/115, Porcino n. 9/4829-A/117, Piffari n. 9/4829-A/118, Borghesi n. 9/4829-A/119, Palomba n. 9/4829-A/122, Gibiino n. 9/4829-A/128, Murer n. 9/4829-A/130, Velo n. 9/4829-A/143, Scandroglio n. 9/4829-A/147, Bellotti n. 9/4829-A/173, Vignali n. 9/4829-A/177, Guido Dussin n. 9/4829-A/182, Togni n. 9/4829-A/184, Negro n. 9/4829-A/186, Fogliato n. 9/4829-A/187, Maggioni n. 9/4829-A/188, Follegot n. 9/4829-A/189, Volpi n. 9/4829-A/190, Pirovano n. 9/4829-A/191, Rivolta n. 9/4829-A/192, Dozzo n. 9/4829-A/193, Molgora n. 9/4829-A/195, Simonetti n. 9/4829-A/196, Bitonci n. 9/4829-A/197, Forcolin n. 9/4829-A/199, Polledri n. 9/4829-A/200, Vanalli n. 9/4829-A/201, Bragantini n. 9/4829-A/202, Buonanno n. 9/4829-A/203, Bonino n. 9/4829-A/204, D'Amico n. 9/4829-A/205, Chiappori n. 9/4829-A/206, Goisis n. 9/4829-A/207, Rondini n. 9/4829-A/208, Pini n. 9/4829-A/209, Lussana n. 9/4829-A/210, Laura Molteni n. 9/4829-A/213, Munerato n. 9/4829-A/216, Grimoldi n. 9/4829-A/217, Fedriga n. 9/4829-A/219, Torazzi n. 9/4829-A/221, Reguzzoni n. 9/4829-A/222, Stucchi n. 9/4829-A/223, Consiglio n. 9/4829-A/225.
Il Governo non accetta, altresì, gli ordini del giorno Rainieri n. 9/4829-A/227, Pag. 87Isidori n. 9/4829-A/228, Comaroli n. 9/4829-A/230 e Martini n. 9/4829-A/231.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mussolini n. 9/4829-A/18, il Governo si rimette all'Assemblea.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno Maroni n. 9/4829-A/91 e Di Pietro n. 9/4829-A/114, chiedo che vengano accantonati per essere discussi congiuntamente all'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/4829-A/164.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113 e Callegari n. 9/4829-A/232, chiedo che vengano accantonati per essere discussi congiuntamente all'ordine del giorno Giammanco n. 9/4829-A/236.
Signor Presidente, ho commesso un errore di lettura sull'ordine del giorno Mecacci e company n. 9/4829-A/61.
PRESIDENTE. Dottor Giarda, la prego di essere più essere più rispettoso: Mecacci ed altri.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo scusa, signor Presidente. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mecacci n. 9/4829-A/61, il Governo esprime parere favorevole con la richiesta di una riformulazione.
PRESIDENTE. I pareri sono stati forniti. Per le prossime occasioni, signor Ministro, la pregherei di seguire l'ordine numerico nel dare i pareri, perché rende molto più agevole il lavoro degli uffici e anche dei colleghi. Comunque, abbiamo registrato i pareri che il Governo ha fornito, quindi possiamo tranquillamente procedere.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che gli ordini del giorno che non sono stati enunciati dal Governo si intendono accolti.
PRESIDENTE. Certo, ma questo l'ha detto. Non l'aveva detto? Signor Ministro, rispetto a quanto sollevato dall'onorevole Quartiani, sugli ordini del giorno che lei non ha espressamente citato si intende che il Governo esprima parere favorevole?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Confermo che su tutti gli ordini del giorno che non ho citato il Governo esprime parere favorevole.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, per tentare di agevolare i lavori, per quanto riguarda il gruppo del Partito Democratico - ovviamente se lo riterranno lo faranno anche i gruppi di maggioranza e gli altri - annunciamo che, salvo espressa richiesta dei singoli deputati, che evidentemente possono sempre farlo, accettiamo le riformulazioni, non insisteremo per la votazione degli ordini del giorno accettati come raccomandazione e accediamo agli inviti al ritiro.
Quindi, rimangono gli ordini del giorno accolti dal Governo, sui quali non insisteremo per la votazione e, dunque, di volta in volta, lei potrà dare questo per scontato, salvo che qualcuno non glielo chieda espressamente. In questo modo penso che possiamo risparmiare tempo.
GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per fare un'osservazione a lei.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Cimadoro.
GABRIELE CIMADORO. Lei ha richiamato il Ministro che è stato beffeggiato per Pag. 88un'ora dalla Lega, ma non ha richiamato la Lega per l'ora di beffeggiamento nei confronti del Ministro.
PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, credo che chi ha presieduto l'Aula prima di me lo abbia fatto in modo ineccepibile, come sempre; quindi, francamente, non comprendo il senso delle sue parole.
GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Cazzola n. 9/4829-A/1.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Santagata.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/4829-A/1, accettato dal Governo. Ricordo che gli ordini del giorno Pelino n. 9/4829-A/2 e Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4829-A/3 sono stati ritirati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nastri n. 9/4829-A/4, Toccafondi n. 9/4829-A/5 e Mario Pepe (PD) n. 9/4829-A/6, accettati dal Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Fallica n. 9/4829-A/7 è stato ritirato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Terranova n. 9/4829-A/8, non accettato dal Governo.
GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Terranova n. 9/4829-A/8, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 500
Votanti 484
Astenuti 16
Maggioranza 243
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 465).
Prendo atto che i deputati Borghesi, Oliverio, Scanderebech, Tocci, Ruben, Miotto, Monai e Golfo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Iapicca n. 9/4829-A/9, non accettato dal Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Pugliese n. 9/4829-A/10 è inammissibile.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Grimaldi n. 9/4829-A/11 e Saltamartini n. 9/4829-A/12, accettati dal Governo, dell'ordine del giorno Stagno D'Alcontres n. 9/4829-A/13, accolto dal Governo come raccomandazione, e dell'ordine del giorno Gava n. 9/4829-A/14, accettato dal Governo.
Signor Ministro, riguardo l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4829-A/15, le chiedo se il Governo si rimette all'Assemblea.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4829-A/15 è accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4829-A/16, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/4829-A/17, non accettato dal Governo.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ritirerò il mio ordine del giorno, ma vorrei motivare questo mio ritiro.
Quello in oggetto è un ordine del giorno che riguarda la giustizia e le carceri. Oggi è accaduto qualcosa che ritengo veramente molto importante perché il Ministro della giustizia, Severino, ha deciso di utilizzare lo strumento del decreto-legge - quindi ravvisando, evidentemente, i requisiti di necessità ed urgenza - per alcune misure che riguardano il carcere. Sono misure che riteniamo, come Radicali, inadeguate. La Ministro Severino continua a parlare di emergenza carceri, noi riteniamo che vi sia un'emergenza giustizia. Ma consideriamo un atto molto importante il fatto di avere scelto lo strumento del decreto-legge, cosa che non è stata fatta, per esempio, con l'originario disegno di legge Alfano. Dopodiché, come chi appartiene a quest'Aula sa, noi proponiamo l'amnistia per la Repubblica.
Su questo il Ministro Severino non si è dichiarata ostile, anzi ha dichiarato (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Mi pare di avere cinque minuti, se me lo consentono gli onorevoli della Lega che hanno parlato per ore ed ore, anche di notte (parlato e sparlato).
Quello che voglio dire è che amnistia per la Repubblica significa far rientrare nella legalità uno Stato che sulla giustizia e sulle carceri si comporta come un delinquente professionale, violando la Costituzione e le leggi, non solo quelle italiane.
Tra l'altro, sull'amnistia vorrei ricordare al Presidente della Camera Gianfranco Fini che, forse, avendo avuto luogo la convocazione straordinaria del Senato della Repubblica, è il caso che venga convocata anche una riunione straordinaria della Camera dei deputati su questa tematica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico); è passato molto tempo, sono passati molti giorni da quando fu discussa a luglio al Senato della Repubblica e aspettiamo che la Camera applichi, anche in questo caso, la Costituzione. Quindi, aspetto questa convocazione.
Comunque, come delegazione dei Radicali, riteniamo di dover ritirare questo nostro ordine del giorno. Ringraziamo il Governo, ringraziamo il Ministro Severino per la sensibilità dimostrata fino a questo momento e ci auguriamo che presto vi sia una convocazione straordinaria della Camera dei deputati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, ho preso buona nota della sua reiterata richiesta.
Prendo atto che l'ordine del giorno Bernardini n. 9/4829-A/17 è stato ritirato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Mussolini n. 9/4829-A/18, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, questo ordine del giorno vuole chiedere un impegno al Governo per attuare tutte le iniziative atte ad evitare il cumulo della indennità parlamentare che spetta ai Ministri e ai sottosegretari oltre alla retribuzione stipendiale. La legge n. 418 del 1999 consente ai Ministri e ai sottosegretari di Stato che non siano parlamentari un'indennità pari a quella spettante ai membri del Governo che si cumula con il trattamento stipendiale loro spettante in tale veste.
Allora, dato che noi avremmo e ci aspettiamo tanti sacrifici, siamo in un ambito di rigore, io chiedo con questo ordine del giorno che almeno i Ministri e i sottosegretari, tra l'altro coerentemente con la loro veste di tecnici, possano eliminare l'indennità di parlamentari, lasciando solo quella di Ministri e sottosegretari.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. Mussolini n. 9/4829-A/18, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 90giorno Mussolini n. 9/4829-A/18, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Speciale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 511
Votanti 479
Astenuti 32
Maggioranza 240
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 327).
Prendo atto che il deputato Lamorte ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Biasotti n. 9/4829-A/19, Bruno n. 9/4829-A/20, Perina n. 9/4829-A/21, Urso n. 9/4829-A/22, Ronchi n. 9/4829-A/23, e Scalia n. 9/4829-A/24, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/4829-A/25, non accettato dal Governo.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solo per dire al Governo che per le strutture sanitarie private, che erogano per conto e a carico del Servizio sanitario nazionale prestazioni di interesse di salute pubblica, l'aggravio dell'IVA, essendo le prestazioni esenti dalla stessa imposta, ma non nell'approvvigionamento di beni e servizi, comporterà tra due o tre anni che tutte le strutture private saranno destinate a chiudere.
È una considerazione che faccio ad alta voce, affinché il Governo non dica che qualcuno non lo avesse detto, e ovviamente ritiro l'ordine del giorno. Ma al Governo pongo questa riflessione sul danno che stanno facendo non accogliendo quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Quartiani n. 9/4829-A/26, Tullo n. 9/4829-A/27, Coscia n. 9/4829-A/28, Garagnani n. 9/4829-A/29, Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/4829-A/30 e Renato Farina n. 9/4829-A/31, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Burtone, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/4829-A/32, accede all'invito al ritiro. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/4829-A/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, vorrei conoscere prima la riformulazione.
PRESIDENTE. Onorevole Ministro?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo esprimerebbe parere favorevole se venissero eliminate le ultime due righe della parte impegnativa per il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Marinello?
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marinello. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bonciani n. 9/4829-A/34 e Maurizio Turco n. 9/4829-A/35, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/4829-A/36, non accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/4829-A/37, accettato dal Governo. Pag. 91
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sanga n. 9/4829-A/38, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Belcastro n. 9/4829-A/39 e Iannaccone n. 9/4829-A/40, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Sani n. 9/4829-A/41 accedono all'invito al ritiro.
Ricordo che l'ordine del giorno Fedi n. 9/4829-A/42 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bucchino n. 9/4829-A/43 e Porta n. 9/4829-A/44, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Garavini n. 9/4829-A/45 è stato ritirato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/4829-A/46, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Muro n. 9/4829-A/47 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gianni Farina n. 9/4829-A/48, Buonfiglio n. 9/4829-A/49, Boffa n. 9/4829-A/50, Mosella n. 9/4829-A/51, Pisicchio n. 9/4829-A/52, Lanzillotta n. 9/4829-A/53, Della Vedova n. 9/4829-A/54, Patarino n. 9/4829-A/55 e Lo Monte n. 9/4829-A/56, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/4829-A/57, non accettato dal Governo.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, prendo atto della posizione del Governo sulla vicenda del ponte sullo Stretto, ma chiedo la votazione dell'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Commercio n. 9/4829-A/57, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 520
Votanti 500
Astenuti 20
Maggioranza 251
Hanno votato sì 60
Hanno votato no 440).
Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il deputato Bratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, avevo chiesto di aggiungere la firma all'ordine del giorno Pagano n. 9/4829-A/36 e ne chiederei anche la votazione.
PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, l'abbiamo già superato.
ALFREDO MANTOVANO. L'avevo chiesto prima.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa se non l'ho vista, ma comunque la sua firma si intenderà aggiunta.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Oliveri n. 9/4829-A/58 e Lombardo n. 9/4829-A/59, non accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porfidia n. 9/4829-A/60, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 92la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/4829-A/61, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Biagio n. 9/4829-A/62 e Proietti Cosimi n. 9/4829-A/63, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Tremaglia n. 9/4829-A/64 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marmo n. 9/4829-A/65, Pionati n. 9/4829-A/66, Grassano n. 9/4829-A/67, Romano n. 9/4829-A/68 e Razzi n. 9/4829-A/69, non accettati dal Governo.
MAURIZIO GRASSANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GRASSANO. Signor Presidente, volevo insistere per la votazione dell'ordine del giorno...
PRESIDENTE. Quale ordine del giorno?
MAURIZIO GRASSANO. Il mio!
PRESIDENTE. Il suo ordine del giorno è già stato esaminato. Doveva farlo prima. Siamo all'ordine del giorno Pisacane n. 9/4829-A/70 ....(Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevoli colleghi... Onorevole Grassano, chieda la parola per tempo. Non può chiedere la parola cinque ordini del giorno dopo.... pregherei almeno i colleghi... do per scontato che l'onorevole conosce il Regolamento. Intende aggiungere la propria firma all'ordine del giorno Razzi n. 9/4829-A/69? Onorevole Grassano, sì o no?
MAURIZIO GRASSANO. Stavo parlando di un'altra cosa!
PRESIDENTE. Va bene, andiamo avanti.
LUIGI MURO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI MURO. Signor Presidente, risulta che il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/47 sia stato ritirato ma né da me né dal gruppo è stato mai ritirato. Quindi probabilmente vi è un errore materiale.
PRESIDENTE. Allora, lo poniamo alla fine.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pisacane n. 9/4829-A/70, non accettato dal Governo.
Onorevole Scilipoti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/71, non accettato dal Governo?
DOMENICO SCILIPOTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico e Italia dei Valori).
Capisco che c'è necessità di accelerare i tempi ma non ne capisco la motivazione. Anzi capisco la motivazione da parte di qualcuno ma il collega Grassano aveva chiesto di poter intervenire e aveva chiesto di votare l'ordine del giorno da lui presentato. Capisco che molti colleghi hanno esigenze diverse da quelle nostre che sono quelle, nell'interesse del Paese, di cercare di dare un contributo per quanto possiamo fare in modo da poter aiutare questo Governo (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico e Italia dei Valori). ..
PRESIDENTE. Vi prego...
DOMENICO SCILIPOTI... Questo Governo che per quanto mi riguarda non è legittimo, questo Governo che per quanto mi riguarda non riconosco ma, dal momento che sono all'interno del Parlamento, cerco di dare un contributo anche attraverso un ordine del giorno. Sono perfettamente concorde con quello che ha deciso il Governo di non accettare questo ordine del giorno: non poteva essere altrimenti Pag. 93perché questo ordine del giorno non è stato nemmeno esaminato perché se lo fosse stato sarebbe ancora molto più grave del giudizio che ora esprimerò a lei, signor Presidente, al Governo e ai colleghi presenti in Aula.
Questo ordine del giorno dice solo ed esclusivamente di creare un tavolo di concertazione tra le imprese che sono state truffate dalle banche e l'ABI per restituire non tutto quello che gli è stato rubato ma soltanto una parte per destinarla come fondo di garanzia per aiutare le imprese che sul territorio nazionale si trovano in difficoltà. Questo ordine del giorno non chiede niente al Governo ma chiede soltanto la restituzione della truffa effettuata con i tassi usurari prima del 1993 e dopo il 1993 da parte delle banche. Dunque sarebbe stato opportuno condividerlo non soltanto da parte del Governo ma anche di coloro i quali all'interno di questo Parlamento aprono la bocca per dire che sono paladini delle imprese, paladini dei lavoratori, in modo particolare questa pseudo-sinistra che apre la bocca per parlare ma molte volte non conosce il significato delle parole né degli ordini del giorno che vengono messi in discussione, ma interviene soltanto ed esclusivamente per fare confusione e creare gli elementi che potrebbero soltanto delegittimare battaglie nell'interesse delle nostre imprese e delle nostre famiglie.
Dunque questo ordine del giorno, caro signor rappresentante del Governo che vedo intento a discutere di altri argomenti e non interessato a quanto diciamo noi, e lei, signor Presidente Fini, non interviene perché è normale che così sia, perché se a parlare fosse stato un altro di un altro partito all'interno di questo Parlamento, lei avrebbe preso subito posizione in difesa ma non la prende in difesa di coloro i quali all'interno di questo Parlamento rappresentano il popolo italiano e non la pensano come lei e come qualcun altro che c'è all'interno del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora ritorno all'ordine del giorno, cari amici, che siete presenti in Aula, che chiedeva soltanto la creazione di un tavolo di concertazione tra l'ABI e le imprese che si trovano in difficoltà...
PRESIDENTE. Onorevole Miccichè, prego di consentire al Ministro di ascoltare gli interventi.
DOMENICO SCILIPOTI. Solo una parte di quelli che...
PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, questo vale anche per lei.
DOMENICO SCILIPOTI. Io ho visto che non hanno interesse né il rappresentante del Governo e lei, signor Presidente, interviene energicamente. La ringrazio per quello che lei non fa negli interessi di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, ho inteso bene: lei insiste perché venga votato?
DOMENICO SCILIPOTI. Spero che lei abbia capito bene quello che ho detto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4829-A/71, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Strizzolo ... Non è colpa sua, prego soltanto i tecnici di rendere possibile all'onorevole Strizzolo l'esercizio del diritto di voto. Ha votato, no? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 535
Votanti 431
Astenuti 104
Maggioranza 216
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 405). Pag. 94
Prendo atto che il deputato Lombardo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Faccio presente all'onorevole Muro che il parere del Governo sul suo ordine del giorno n. 9/4829-A/47 è favorevole, quindi, credo che lei non insista per la votazione. Sta bene.
FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, a proposito di quello che è stato dichiarato adesso per un collega che tardava a votare, preciso che sono venuto prima e mi è già capitato altre volte presso i tecnici che il mio apparecchio fosse disattivato. Di conseguenza sono risultato assente dal voto. Non è giusto, alla prima, perché ero presente e non basta andare a registrarsi lì. È una questione di principio, perché mi è capitato altre volte. Pertanto, invito la Presidenza ad agire conseguentemente. Dal momento che poi vengono pubblicate le classifiche dei parlamentari che votano o non votano, credo che questo ed altri casi dipendano non dal sottoscritto o dai colleghi, ma dal cattivo funzionamento delle apparecchiature interne.
PRESIDENTE. Va bene, aggiorneremo la classifica.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/4829-A/72, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gianni n. 9/4829-A/73, non accettato dal Governo.
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, io veramente sono basito: questo Governo non legge nemmeno le carte, altrimenti avrebbe letto con estrema franchezza che la Commissione lavoro nella sua totalità aveva dato parere favorevole. Allora non è possibile che il Governo venga in Aula impreparato! Questa cosa non è possibile: io chiedo che sia votato, perché la Commissione lavoro per intero, all'unanimità, aveva votato per il «sì».
PRESIDENTE. Il Governo modifica il parere dopo quanto detto dall'onorevole Gianni?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mantengo il parere contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianni n. 9/4829-A/73, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... Onorevole Vignali... Onorevole Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 528
Votanti 506
Astenuti 22
Maggioranza 254
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 436).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Taddei n. 9/4829-A/74, accolto.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cavallaro n. 9/4829-A/75, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/4829-A/76, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Germanà n. 9/4829-A/77, accettato dal Governo. Pag. 95
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ciccanti n. 9/4829-A/78, Lusetti n. 9/4829-A/79, Compagnon n. 9/4829-A/80, Binetti n. 9/4829-A/81, Tassone n. 9/4829-A/82, Delfino n. 9/4829-A/83, Occhiuto n. 9/4829-A/84 e De Poli n. 9/4829-A/85, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Calgaro n. 9/4829-A/86 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Libè n. 9/4829-A/87, Dionisi n. 9/4829-A/88, Vernetti n. 9/4829-A/89 e Farina Coscioni n. 9/4829-A/90, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Maroni n. 9/4829-A/91 è stato accantonato.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Maroni n. 9/4829-A/91, Di Pietro n. 9/4829-A/114 e Gentiloni Silveri n. 9/4829-A/164, rispetto ai quali in precedenza avevo chiesto l'accantonamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Maroni n. 9/4829-A/91 e Misiti n. 9/4829-A/92, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Soglia n. 9/4829-A/93 è inammissibile.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Calabria n. 9/4829-A/94, Bernardo n. 9/4829-A/95, De Camillis n. 9/4829-A/96 e De Girolamo n. 9/4829-A/97, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4829-A/98, non accettato dal Governo.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, chiedo scusa al Ministro Giarda, ma questo è il primo ordine del giorno che riguarda i comuni e, mi permetta, signor Ministro, è davvero un ordine del giorno di una leggerezza estrema, tanto che abbiamo eliminato persino le ultime tre righe. So che vi sono dei colleghi, anche del Partito Democratico, che hanno presentato lo stesso ordine del giorno. La pregherei di rivedere il parere. Sarebbe davvero un inizio di collaborazione fra l'ANCI, i comuni e il Governo più che mai negativo.
GIOVANNI SANGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, mi associo alla dichiarazione dell'onorevole Osvaldo Napoli in merito a questo ordine del giorno, perché è identico a quello che ho presentato io.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, posso chiederle cinque minuti di tempo (Commenti)?
PRESIDENTE. Signor Ministro, accantoniamo l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4829-A/98 e proseguiamo. Nel frattempo, lei potrà valutare meglio.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/4829-A/99, non accettato dal Governo.
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Ministro, non insisto per la votazione, ma sono costretto ad evidenziare l'incoerenza... signor Ministro, signor Ministro! Mi sto rivolgendo a lei gentilmente, però vorrei che lei mi seguisse (Commenti)...
Ho detto che non insisto per la votazione, ma sono costretto ad evidenziare l'incoerenza del Governo sulla questione Pag. 96che mi sono permesso di sollevare con questo ordine del giorno, anche perché si tratta solo di rendere coerente con la ratio una disposizione volta a prevedere che il collocamento in aspettativa senza assegni possa essere concesso al personale di cui all'articolo 26 della legge 4 novembre 2010, n. 183, per ricoprire all'interno delle amministrazioni dello Stato specifici incarichi dirigenziali a tempo determinato.
Forse, sono costretto a dire che la materia è stata analizzata con una certa superficialità. Lo dico con rispetto: mi auguro che il Governo possa rivedere tale impostazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/4829-A/99, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Meloni n. 9/4829-A/100, Rampelli n. 9/4829-A/101, Cicu n. 9/4829-A/102, Bergamini n. 9/4829-A/103, Rota n. 9/4829-A/104 e Favia n. 9/4829-A/105, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4829-A/106, non accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/4829-A/107.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato si basa proprio sulla trasparenza e riguarda la quota dell'otto per mille dell'IRPEF che viene destinato alle varie religioni.
Credo che, in un momento come quello che stiamo attraversando, di grande crisi finanziaria, dall'otto per mille - e lei sa che per i cittadini che non hanno effettuato nessuna scelta, le quote vengono riassegnate alle varie confessioni...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palagiano.
Onorevole Laboccetta, la prego di consentire al Ministro di ascoltare... onorevole Laboccetta, conceda al Ministro di ascoltare. Onorevole Laboccetta, vada al suo posto, le risponderà in altra sede, sta ascoltando (Commenti del deputato Laboccetta)!
Onorevole Laboccetta, la richiamo all'ordine! Torni al suo posto!
Prego, onorevole Palagiano.
ANTONIO PALAGIANO. Mi dispiace che l'onorevole Laboccetta, prima, ha richiamato il Ministro perché non l'ascoltava, e adesso lo interrompe. Vorrei ascoltasse anche me, modestamente.
Dicevo che l'ordine del giorno riguarda l'otto per mille che viene destinato alle varie confessioni religiose. Ricordo che, attualmente, in Italia, soltanto il 40 per cento dei contribuenti destina l'otto per mille alle varie confessioni religiose, mentre il 60 per cento di cittadini non intende destinare queste somme, ma vogliono che restino nelle disponibilità dello Stato.
Signor Presidente, si tratta di 700 milioni di euro che escono dalla porta e rientrano dalla finestra. Per questo, con quest'ordine del giorno, abbiamo chiesto che le quote inespresse, cioè le quote dei cittadini che non barrano la casella dell'otto per mille, siano lasciate nelle disponibilità dello Stato, proprio per il risanamento del debito pubblico. Questa somma, che è una somma ingente, è stata calcolata in circa 700 milioni di euro l'anno.
Non capisco perché quest'ordine del giorno sia stato ritenuto inammissibile e, quindi, chiedo venga espresso il voto dell'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palagiano n. 9/4829-A/107, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 97
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 474
Votanti 456
Astenuti 18
Maggioranza 229
Hanno votato sì 55
Hanno votato no 401).
Prendo atto che i deputati Zinzi, Gianni Farina, Sposetti, Franceschini, Pedoto, Rota, Tenaglia e Piffari hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto, altresì, che i deputati Cimadoro, Boccuzzi, Coscia, D'Incecco, Cardinale, Realacci e Levi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Monai n. 9/4829-A/108, formulato dal Governo.
CARLO MONAI. Signor Presidente, volevo sottolineare al Ministro Giarda e all'Aula che questo ordine del giorno chiede, sostanzialmente, di dare attuazione alle mozioni che in chiave bipartisan quest'Aula ha votato non più tardi del 27 ottobre scorso, quando, sul tema del trasporto pubblico locale, andavamo a stigmatizzare il decreto con cui il Governo, nella manovra estiva, aveva tagliato in maniera molto drastica i fondi destinati alle regioni per il trasporto pubblico locale, tagli che si aggiungevano a quelli già stabiliti in via generale nell'ultimo biennio per le autonomie. Fatto sta che le Conferenza delle regioni, con il suo presidente, ha ribadito, anche qualche giorno fa, che il provvedimento di cui all'articolo 30, che stabilisce un rimpinguamento del fondo destinato al trasporto pubblico locale di 800 milioni di euro, non fosse sufficiente rispetto al miliardo 800 milioni di euro di cui necessita per sopperire alle esigenze di questo importante servizio, che trova riscontro nell'articolo 16 della Costituzione, e che è, quindi, un diritto tutelato per i cittadini, sulla mobilità.
Da questo punto di vista capisco la discontinuità tra il Governo Monti rispetto al Governo Berlusconi, ma la discontinuità non può esservi in quest'Aula, se è vero come è vero che, dalla mozione Meta a quella Mereu, a quella Mosella, a quella Di Pietro, Borghesi e a quella Valducci, tutta l'Aula si era espressa il 27 ottobre perché venissero destinate maggiori risorse a questo ganglio fondamentale del nostro vivere civile.
Quindi, chiedo che il mio ordine n. 9/4829-A/108 del giorno venga votato.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, volevo informare l'onorevole che sono in corso trattative, sulla questione dell'integrazione del fondo per il trasporto pubblico locale. Io stesso ho partecipato ad un incontro, proprio nella giornata di ieri, con il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, e so che la prossima settimana vi sarà un incontro, ancora al Ministero dell'economia e delle finanze, su questo stesso tema.
Quindi, ritenevo che, essendoci in corso queste proposizioni e questi ragionamenti tra il Ministero dell'economia e delle finanze, il Governo e l'esponente della Conferenza delle regioni, avremmo potuto evitare di disporre quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non modifica il parere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/4829-A/108, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Casini, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 98
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 532
Votanti 512
Astenuti 20
Maggioranza 257
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 377).
Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4829-A/109, accettato dal Governo.
ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, ho visto che lei ha indetto la votazione sul mio ordine del giorno n. 9/4829-A/107, ma alla fine si è spento tutto e non si sa quanti hanno votato e come sia andata a finire. Forse c'è stato un corto circuito...
PRESIDENTE. Non c'è stato nessun corto circuito. Ho annunciato che la Camera ha respinto, come sta facendo per tutti gli ordini del giorno.
ANTONIO PALAGIANO. Allora, è stato estremamente rapido, signor Presidente.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, sarò più lento.
CARLO MONAI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO MONAI. Signor Presidente, anch'io volevo sottolineare come, all'esito dell'intervento del Ministro Giarda e dei chiarimenti da me avuti, mi riservavo di ritirare il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/108, visto che l'apertura del Governo faceva sì che potesse essere accolto come raccomandazione. Tant'è: lei lo ha messo ai voti, nonostante avessi alzato la mano.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/4829-A/110, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111, non accettato dal Governo.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Ministro, per un minuto. Ministro Giarda, si parla del comparto agricolo, che è stato totalmente messo da parte. L'ordine del giorno è sicuramente opportuno e vi invito a rivedere la vostra valutazione. Si chiede, nel rispetto delle competenze istituzionali, al fine di tutelare il comparto agricolo, le aree agricole del Paese ed il territorio nazionale dalla speculazione selvaggia, di fare alcune cose. Esse sono: adottare ulteriori iniziative volte a ridurre gli aggravi di imposta sui fabbricati rurali e a ridurre sensibilmente la vigente soglia massima per l'alienazione dei terreni agricoli mediante trattativa privata. Sa, signor Ministro, c'è un provvedimento che prevede che la trattativa privata per la vendita dei terreni agricoli venga fatta a 400 mila euro. Noi riteniamo che sia alta per essere una trattativa privata.
Inoltre, abbiamo chiesto di introdurre il divieto di modificare la destinazione d'uso per cinque anni dei terreni agricoli che lo Stato si accinge a vendere, o a svendere. Quindi, signor Ministro, la invito a valutare ulteriormente l'ordine del giorno, perché sarebbe una risposta quanto meno positiva a un comparto che è totalmente abbandonato.
PRESIDENTE. Il Governo?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, Pag. 99le chiederei di accantonare temporaneamente l'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111 per una valutazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4829-A/112, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113 è stato accantonato.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4829-A/114, accettato dal Governo.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, voglio congratularmi con il Governo per l'accoglimento dell'ordine del giorno. Non insisto per la votazione, auspico soltanto, visto che si tratta di adempimenti amministrativi e non legislativi, che il Governo provveda tempestivamente a revocare il beauty contest e a indire quanto prima un'asta pubblica per l'assegnazione delle frequenze.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4829-A/115 è stato ritirato dai presentatori. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/4829-A/116, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/4829-A/117, non accettato dal Governo.
GAETANO PORCINO. Signor Presidente, signor Ministro, chiedo solo un attimo di attenzione perché mi sembra molto strano che il Governo si esprima dando... signor Ministro, la vorrei disturbare solo trenta secondi. Dicevo che mi pare molto strano che il Governo si esprima dando parere contrario su questo ordine del giorno perché parto da un assunto che mi pare incontrovertibile.
Io dico che il nostro Paese ha assunto a livello europeo un impegno per la riduzione, entro il 2020, del 20 per cento del consumo energetico e del 20 per cento delle emissioni di gas ad effetto serra. Dopodiché, dico che siccome il 35 per cento dei consumi riguarda il settore residenziale e il 70 per cento è relativo al riscaldamento, con questo ordine del giorno noi non diciamo altro che il Governo si impegni a predisporre e ad avviare un programma di riqualificazione energetico, così come nel nostro impegno europeo, che deve essa attuato per tutta l'edilizia residenziale pubblica e privata entro il 2020. Non riesco a capire per quale motivo ci sia un parere negativo da parte del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porcino n. 9/4829-A/117, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 495
Votanti 484
Astenuti 11
Maggioranza 243
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 442).
Prendo atto che i deputati Sposetti, Alessandri, Ferranti, Lussana, Bosi, Zinzi, Castagnetti, De Torre, Coscia, Bachelet, Villecco Calipari, Benamati, Oliverio, Galletti e Colaninno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Zamparutti ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4829-A/118, non accettato dal Governo.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, solo qualche secondo. Ministro, Pag. 100intanto esprimo il mio apprezzamento perché, in un momento di difficoltà economiche evidente a tutti, mi rendo conto che chiedere la certezza, anche se su interventi strategici a difesa del suolo, dal un punto di vista idrogeologico è necessario. Però ritengo che, quantomeno come raccomandazione, le buone intenzioni che abbiamo messo in questo ordine del giorno possano essere valutate da parte del Governo.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, tra gli ordini del giorno che stiamo esaminando ve ne è un numero rilevante che richiede deroghe motivate, e in tanti aspetti condivisibili, al Patto di stabilità interno. Su questo tema, nel decreto-legge che è al vostro esame, c'è un impegno del Governo ad aprire un dialogo, soprattutto con gli enti decentrati, per riconsiderare le regole tecniche che presiedono al Patto di stabilità interno.
Questa è la ragione per cui a un grande numero di ordini del giorno che sono stati presentati è stato dato parere negativo, perché la questione del Patto di stabilità interno va rivista dalla sua origine, per capire se sta funzionando, se è efficiente, se produce i risultati che da essa si aspettano.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, alla luce dei chiarimenti, ritiro l'ordine del giorno n. 9/4829-A/118, da me presentato.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/4829-A/119, non accettato dal Governo.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace, le chiedo solo un secondo di attenzione, perché mi sembra impossibile che il Governo ritenga di dover dire di «no» e che possa dire di «no» ad un ordine del giorno del genere perché è come dire che non si vuol fare qualcosa che la gente, l'opinione pubblica chiede. Glielo leggo perché è brevissimo. L'ordine del giorno impegna il Governo ad adottare ulteriori e più incisivi provvedimenti, nel rispetto delle competenze istituzionali, finalizzati alla riduzione degli eccessivi costi della politica, in quanto tali interventi, oltre a diminuire il carico fiscale che grava sulle imprese e sulle famiglie, senz'altro riavvicinerebbero i cittadini alla politica e all'amministrazione del bene comune. Mi riesce inimmaginabile, signor Ministro, che il Governo dica di «no» ad una formulazione di questo tipo. Le chiederei pertanto di riconsiderarla.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la ragione per cui è stato dato parere negativo non sta tanto nel dispositivo, ma nei presupposti sui quali poi la parte impegnativa vi si costruisce. Le premesse sono inaccettabili.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/4829-A/119, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 101
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 509
Astenuti 14
Maggioranza 255
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 434).
Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. n. 9/4829-A/120, accettato dal Governo.
Onorevole Barbato, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/121, accettato dal Governo?
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Vorrei intervenire su questo argomento per farlo mettere in votazione, perché la posta in gioco è molto importante: ci sono 98 miliardi di euro che sono appesi dal 2004. Un certosino accertamento della Guardia di Finanza - importante ed instancabile - ha determinato questo risultato: accertarono che i concessionari di giochi non collegarono con la rete telematica le slot machine, le macchinette. Poiché il tema è molto sentito, soprattutto dai cittadini, dal momento che 98 miliardi di euro corrispondono a cinque manovre economiche che stiamo approvando oggi. In Italia, in Liguria, per esempio c'è il MIL - Movimento indipendentista ligure - che lunedì scorso ha manifestato sotto la prefettura di Genova per sollevare la questione di questi 98 miliardi, sui quali la politica da tanti anni non mette naso, anzi, ha aiutato troppo spesso i concessionari dei giochi, perché da troppi anni i concessionari dei giochi hanno alimentato, dato soldi, finanziamenti ad una certa politica. Allora, noi vogliamo vedere, visto che il Governo ci ha dato parere favorevole, se anche il Parlamento è dalla parte dei cittadini o dei concessionari dei giochi. È per questa ragione che chiediamo la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4829-A/121, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 523
Votanti 444
Astenuti 79
Maggioranza 223
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 197).
Prendo atto che il deputato Calvisi ha segnalato di aver espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto astenersi e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4829-A/122, non accettato dal Governo.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi proponiamo al Governo alcune cose. La prima è quella di sostenere la direttiva della Commissione europea relativa ad un sistema comune di imposta sulle transazioni finanziarie con diversi obiettivi e su questo credo che non possano esserci obiezioni del Governo. Ma soprattutto proponiamo al Governo di prendere le opportune iniziative, anche normative, volte a istituire un'imposta, progressiva sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari di valore superiore a 1,5 milioni di euro. Questa è una cifra indicativa, ma evidentemente quello che conta è il concetto. Pag. 102
Quindi, qui si tratta di chiedere al Governo di svolgere, di assumere le opportune iniziative per la imposizione di un'imposta patrimoniale sui grandi patrimoni. Noi sappiamo che su questo punto ci sono differenze di valutazione, ma questo credo che sia l'occasione e la sede nella quale tutti i gruppi politici possano esprimersi. Qui si vedrà chi è veramente favorevole all'imposizione di un'imposta patrimoniale sui grandi patrimoni e chi non lo è.
Ecco, perché noi chiediamo che questo ordine del giorno sia posto in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/4829-A/122, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 498
Votanti 485
Astenuti 13
Maggioranza 243
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 439).
Prendo atto che i deputati Vannucci, Pes, Consolo, Zinzi, Argentin, Castagnetti, Boccuzzi, Oliverio, Cesare Marini, Scanderebech e Sani hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zazzera n. 9/4829-A/123, Mura n. 9/4829-A/124, Lo Presti n. 9/4829-A/125, Moroni n. 9/4829-A/126, Granata n. 9/4829-A/127, Gibiino n. 9/4829-A/128 e Morassut n. 9/4829-A/129, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Murer n. 9/4829-A/130 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bossa n. 9/4829-A/131, Livia Turco n. 9/4829-A/132, Argentin n. 9/4829-A/133, Sarubbi n. 9/4829-A/134, Miotto n. 9/4829-A/135, Sereni n. 9/4829-A/136, Rossa n. 9/4829-A/137, Marchioni n. 9/4829-A/138, Narducci n. 9/4829-A/139, Mariani n. 9/4829-A/140, Realacci n. 9/4829-A/141 e Lovelli n. 9/4829-A/142, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/4829-A/143, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Meta n. 9/4829-A/144, Fiorio n. 9/4829-A/145 e Zucchi n. 9/4829-A/146, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori ritirano l'ordine del giorno Scandroglio n. 9/4829-A/147, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Brandolini n. 9/4829-A/148, Marco Carra n. 9/4829-A/149 e Agostini n. 9/4829-A/150, accettati dal Governo.
MICHELE SCANDROGLIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/147 è stato da me ritirato. Le chiedo di verificarlo.
PRESIDENTE. Sì, onorevole Scandroglio, il suo ordine del giorno n. 9/4829-A/147 risulta ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cenni n. 9/4829-A/151, Oliverio n. 9/4829-A/152, Trappolino n. 9/4829-A/153 e Ghizzoni n. 9/4829-A/154, accettati dal Governo.
GIANFRANCO MICCICHÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 103
GIANFRANCO MICCICHÈ. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che evidentemente per una svista - non penso ad altro - il Governo non ha accettato, poco fa, l'ordine del giorno Terranova n. 9/4829-A/8, che poi è stato anche respinto dall'Assemblea. Tale ordine del giorno era identico all'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4829-A/154.
A mio avviso, la Camera teoricamente dovrebbe considerare soppresso l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4829-A/154. Tuttavia, approfittando del fatto che vi sono delle ...
PRESIDENTE. Se l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4829-A/154 è identico lei ha perfettamente ragione.
GIANFRANCO MICCICHÈ. Siccome, per fortuna, non è completamente identico e vi è qualcosa non coincidente vorrei però chiedere, signor Presidente, nel segnalare questo fatto al Governo - sebbene capisco che, in un certo senso, oggi è come se fosse un po' il primo giorno di scuola e vi è tanta confusione - un po' di maggiore attenzione per il futuro. Altresì, vorremmo chiedere, tutti noi parlamentari che abbiamo firmato l'ordine del giorno Terranova n. 9/4829-A/8, di poter apporre la nostra firma all'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4829-A/154.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno De Pasquale n. 9/4829-A/155, Antonino Russo n. 9/4829-A/156, Vico n. 9/4829-A/157, Federico Testa n. 9/4829-A/158, Graziano n. 9/4829-A/159, Causi n. 9/4829-A/160, Lulli n. 9/4829-A/161, Lolli n. 9/4829-A/162, Gnecchi n. 9/4829-A/163, Gentiloni Silveri n. 9/4829-A/164, Damiano n. 9/4829-A/165, Mosca n. 9/4829-A/166, Schirru n. 9/4829-A/167, Madia n. 9/4829-A/168, Gatti n. 9/4829-A/169, De Micheli n. 9/4829-A/170, Rampi n. 9/4829-A/171 e Bellanova n. 9/4829-A/172, accettati dal Governo,
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bellotti n. 9/4829-A/173, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Garofalo n. 9/4829-A/174, Contento n. 9/4829-A/175 e Abrignani n. 9/4829-A/176, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/4829-A/177, non accettato dal Governo.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, ritiro il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/177 perché non è certo un ordine del giorno che cambia le cose.
Tuttavia, il problema che ho sollevato resta ed è soprattutto un problema di metodo. Sostanzialmente, in riferimento alla regolamentazione degli orari e dei giorni festivi del commercio, chiedevo di instaurare un tavolo con i soggetti interessati, per valutare bene le norme introdotte. Penso che le riforme si facciano trovando un compromesso nobile tra interessi contrastanti, chiamando le parti interessate e chiamando anche a codecidere quei soggetti, come le regioni e i comuni in questo caso, che hanno competenze di merito.
Infatti, quando non si fa così, peraltro c'è un forte rischio di contenzioso. Inoltre, trovo anche singolare che ieri il Ministro Passera in audizione in X Commissione si sia detto favorevole a questo metodo e oggi il Governo prenda un'altra strada. Ricordo anche che, sempre nel merito di questa norma, le esperienze positive dei distretti del commercio in regione Lombardia ed in altre regioni, nelle quali si è seguito un altro metodo, dimostrano che si possono contemperare interessi diversi compresi quelli dei lavoratori, delle imprese grandi, di quelle piccole e dei consumatori.
Nel merito ribadisco ancora che l'Europa distingue fortemente tra liberalizzazione degli orari e liberalizzazione dei giorni domenicali e festivi. Infine, colgo l'occasione per suggerire al Governo di cimentarsi anche su liberalizzazioni più strategiche, in particolare laddove ci sia Pag. 104ancora un forte monopolio statale, a cominciare dalla scuola e dall'università per garantire una reale libertà di educazione, per dare maggiore qualità al nostro sistema educativo e per proiettare il nostro Paese nell'economia della conoscenza.
PRESIDENTE. Onorevole Vignali, quindi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/177?
RAFFAELLO VIGNALI. No, signor Presidente non insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Frassinetti n. 9/4829-A/178, Montagnoli n. 9/4829-A/179, Nicola Molteni n. 9/4829-A/180 e Fabi n. 9/4829-A/181, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Guido Dussin n. 9/4829-A/182 , non accettato dal Governo.
GUIDO DUSSIN. Sì, signor Presidente, insistiamo per la votazione dell'ordine del giorno a mia prima firma.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guido Dussin n. 9/4829-A/182, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 518
Votanti 494
Astenuti 24
Maggioranza 248
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 402).
Prendo atto che i deputati Coscia, Sposetti, Viola e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4829-A/183, non accettato dal Governo.
MANUELA LANZARIN. Sì, signor Presidente, insistiamo per la votazione dell'ordine del giorno a mia prima firma.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4829-A/183, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 502
Votanti 483
Astenuti 19
Maggioranza 242
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 421).
Prendo atto che i deputati Palagiano, Anna Teresa Formisano e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/4829-A/184, non accettato dal Governo.
RENATO WALTER TOGNI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Togni n. 9/4829-A/184, non accettato dal Governo.
Pag. 105
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 502
Votanti 485
Astenuti 17
Maggioranza 243
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 421).
Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/4829-A/185, accettato dal Governo.
Onorevole Negro, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/186, non accettato dal Governo?
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, inviterei i colleghi, soprattutto quelli della Commissione agricoltura, a valutare gli effetti applicativi della richiamata disposizione al fine di adottare con urgenza provvedimenti volti ad escludere dall'imposizione dell'imposta municipale unica le abitazioni ed i fabbricati rurali e a ripristinare le attuali agevolazioni a favore dei terreni agricoli, al fine di non danneggiare ulteriormente un settore già in forte crisi.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, se il presentatore accetta la riformulazione del suo ordine del giorno nel senso di sopprimere il primo capoverso delle premesse, concernente la sua valutazione negativa sul contenuto del decreto, l'ordine del giorno, così riformulato, può essere accettato.
PRESIDENTE. Onorevole Negro accetta la riformulazione proposta dal Governo?
GIOVANNA NEGRO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno e non insisto per la votazione.
ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111 era stato accantonato, ma aveva un contenuto analogo a quello presentato dagli esponenti della Lega.
Siccome condividiamo quel che dice la Lega - e lo diciamo anche noi - chiediamo di valutare se anche il nostro ordine del giorno, come quello della Lega, possa essere accettato.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo come mai - lo chiedo al Ministro Giarda - solo in questo momento dice che qualora la premessa non gli piaccia chiede di espungerla e nel caso del mio ordine del giorno invece mi abbia detto che diceva di no...
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/4829-A/187, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fogliato n. 9/4829-A/187, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 502
Astenuti 17
Maggioranza 252
Hanno votato sì 95
Hanno votato no 407).
Prendo atto che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/4829-A/188, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno tizio n. Maggioni n. 9/4829-A/188, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 507
Votanti 491
Astenuti 16
Maggioranza 246
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 402).
Prendo atto che il deputato Cannella ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Follegot n. 9/4829-A/189, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Follegot n. 9/4829-A/189, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 475
Votanti 461
Astenuti 14
Maggioranza 231
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 377).
Prendo atto che i deputati Duilio, Rigoni, Nizzi, Tocci, Sbai, Zinzi, Coscia e Cannella hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Onorevole Volpi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/190, non accettato dal Governo?
RAFFAELE VOLPI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo, per cortesia, perché credo che sia stata una disattenzione se non un'approssimazione perché basterebbe guardare la parte dispositiva - sono qua Ministro, sono qua - per capire che si chiede semplicemente l'attuazione di delibere CIPE. Parliamo della metropolitana di Brescia, il comune ha già contratto mutui per più di 220 milioni di euro e si chiede al Governo nient'altro che erogare in tempi brevi gli stanziamenti già previsti.
Chiedo una riconsiderazione del parere e, in caso contrario, mi sembra evidente che anche durante il voto chiedo ai colleghi di votare a favore, perché non può essere diversamente.
PRESIDENTE. Ministro intende intervenire?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'accelerazione delle procedure di spesa rispetto alle valutazioni che sono incorporate nelle leggi di stabilità, nelle leggi finanziarie e nelle proiezioni di medio termine comportano la violazione delle regole che il nostro Paese deve rispettare dal punto di vista del contenimento del deficit. Poiché le spese per investimento, Pag. 107com'è noto, sono registrate per cassa diversamente da quello che avviene per le spese correnti che sono registrate secondo il principio della competenza economica, l'accelerazione delle spese di investimento al di là delle previsioni che sono incorporate nelle proiezioni pluriennali comporta lo sfondamento dei deficit previsti. Per questa ragione il Governo non accetta l'ordine del giorno.
ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, prendo atto di ciò che ha detto il Governo ma mi rivolgo davvero all'Aula: stiamo parlando della metropolitana leggera di Brescia, dove sia il centrodestra una volta sia il centrosinistra un'altra volta è già intervenuto positivamente e abbiamo già tutti detto che è un pezzo di metropolitana che va fatta e completata. I soldi sono già stati trovati, sono stati già stati assegnati dal CIPE, stiamo discutendo semplicemente di un fatto che il Governo probabilmente, essendosi da poco insediato, non conosce, ma noi conosciamo bene questa situazione.
Chiedo pertanto di poter apporre la mia firma su questo ordine del giorno e chiedo di votare a favore, lo dico soprattutto anche al centrosinistra perché lo ha già fatto una volta.
GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, mi rivolgo a tutta l'Aula indistintamente, giustamente come diceva Di Pietro destra, sinistra e centro, perché è un problema annoso ed è lì a metà strada. Il buonsenso dice di chiudere l'opera, questo vuol dire efficienza ed efficacia e portare a buon termine, mi rivolgo anche al Ministro dell'interno che conosce Brescia perché la cosa venga risolta in tempi brevi.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpi n. 9/4829-A/190, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 525
Votanti 497
Astenuti 28
Maggioranza 249
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Cannella ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pirovano n. 9/4829-A/191, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 513
Votanti 500
Astenuti 13
Maggioranza 251
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 429).
Prendo atto che i deputati Mariani, Viola e Cardinale hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/4829-A/192, accolto.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/4829-A/193, non accettato dal Governo.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, naturalmente chiedo il voto su questo Pag. 108ordine del giorno. Vorrei fare un breve commento: visto come hanno operato i Ministri e i sottosegretari tecnici e come stanno persistendo in queste ore, le comunico che sono orgoglioso di essere un politico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/4829-A/193, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 507
Votanti 488
Astenuti 19
Maggioranza 245
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 375).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/4829-A/194, accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molgora n. 9/4829-A/195, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 507
Votanti 492
Astenuti 15
Maggioranza 247
Hanno votato sì 98
Hanno votato no 394).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/4829-A/196, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 517
Votanti 500
Astenuti 17
Maggioranza 251
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 417).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bitonci n. 9/4829-A/197, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 532
Votanti 515
Astenuti 17
Maggioranza 258
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 453).
Passiamo all'ordine del giorno Allasia n. 9/4829-A/198.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come avevo ricordato in precedenza, ci sono molti ordini del giorno presentati dalla Lega Nord che hanno nelle loro premesse giudizi negativi sul Pag. 109decreto-legge che stiamo approvando. Quindi, una delle ragioni dei pareri contrari è legata a questo fatto, ma voglio fare un'eccezione per questo ordine del giorno e se l'onorevole Allasia rinuncia all'incipit del suo ordine del giorno, esprimerei parere favorevole.
PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole, se riformulato. Onorevole Allasia, accetta la riformulazione?
STEFANO ALLASIA. No, signor Presidente, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4829-A/198, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 534
Votanti 518
Astenuti 16
Maggioranza 260
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 398).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/4829-A/199, non accettato dal Governo.
GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, il mio ordine del giorno parla delle detrazioni sull'abitazione principale per quanto riguarda l'IMU. Vorrei chiedere al Governo di intervenire almeno, perché è scandaloso, sulle detrazioni per i figli che risiedono presso queste abitazioni principali, affinché siano aggiunte le parole: fiscalmente a carico.
Questo è determinante in un contesto che veramente è fuori da ogni logica e va, per assurdo, a premiare quei nuclei familiari dove vi sono figli che lavorano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Forcolin n. 9/4829-A/199, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 501
Astenuti 28
Maggioranza 251
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 373).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4829-A/200, non accettato dal Governo.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, essendo Natale, rinuncio all'incipit del mio ordine del giorno.
Vorrei comunicarlo al Governo e vedere se può così formulare un parere diverso per una riduzione degli affitti. Visto che state aumentando con l'IMU gli affitti del 300 per cento, facciamo un regalo anche a chi ha una casa da affittare e non è una banca (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il Governo non prende la parola.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Polledri n. 9/4829-A/200, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 110
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 501
Astenuti 28
Maggioranza 251
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 390).
Prendo atto che i deputati Ruben e Leoluca Orlando hanno segnalato che non sono riusciti votare.
Passiamo all'ordine del giorno Vanalli n. 9/4829-A/201.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in questo caso il parere del Governo è favorevole se viene rimosso l'incipit.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/4829-A/201, accettato dal Governo, purché riformulato.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, sono contento della proposta del Ministro, però l'incipit è la sostanza dell'ordine del giorno in oggetto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4829-A/201, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 504
Astenuti 22
Maggioranza 253
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 419).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/4829-A/202, non accettato dal Governo.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, dovrebbe leggere bene l'ordine del giorno in oggetto perché riguarda tutte quelle famiglie che danno in concessione gratuita una casa ai propri figli, magari a delle giovani coppie che non possono acquistarla, e noi gli aumentiamo l'ICI e aggraviamo la situazione.
Oppure, a tutte quelle famiglie che devono comprarsi un secondo garage perché abitano in grandi città e in condomini costruiti negli anni Sessanta, che non hanno un secondo garage, noi gli aggraviamo l'imposta. Complimenti!
Spero che possiate rivedere questa posizione e che almeno la sinistra dia una mano a tutte queste famiglie, e anche l'UdC (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4829-A/202, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 524
Votanti 506
Astenuti 18
Maggioranza 254
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 415). Pag. 111
Prendo atto che la deputata Mastromauro ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/4829-A/203, non accettato dal Governo.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, chiedo scusa per la voce.
Nell'ordine del giorno in oggetto chiedo di abbassare le accise sulla benzina e sui carburanti, visto che sono state aumentate recentemente, e di fare in modo che le somme in meno vengano compensate con imposizioni sui beni di lusso.
In pratica, chiedo di dare una mano alla gente comune e colpire chi è più ricco. Mi aspetto dalla sinistra, comunque, un voto favorevole proprio perché è la politica che hanno sempre predicato; ma, siccome loro non la attuano, lo facciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/4829-A/203, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 526
Votanti 504
Astenuti 22
Maggioranza 253
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 419).
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonino n. 9/4829-A/204, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonino n. 9/4829-A/204, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 512
Votanti 494
Astenuti 18
Maggioranza 248
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 432).
Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4829-A/205, non accettato dal Governo.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi sembra che ci sia, forse, un errore. Credo vi fosse una richiesta di riformulazione da parte del Governo sul mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. A noi risulta un parere contrario.
Ministro, vuole chiarire? Sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/4829-A/205 vi è un parere contrario o una richiesta di riformulazione?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, se l'onorevole D'Amico fosse disposto a rinunciare all'incipit di questo ordine del giorno, darei un parere favorevole.
CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole D'Amico non insiste per la Pag. 112votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/205, accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/4829-A/206, non accettato dal Governo
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, vorrei capire se dipende dalla premessa o dall'impegno il «no» del Governo. Infatti, se il parere contrario dipende dall'impegno, diventa evidentemente una cosa incredibile. Per quanto riguarda la premessa, tolti i capoversi che iniziano con le parole «valutato» o «valutata» e lasciati quelli che iniziano con i «considerato» (perché capisco che i primi vi possano dar fastidio), ritengo che questo sia un ordine del giorno che si può approvare.
PRESIDENTE. Ministro?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, parlavo della premessa dell'ordine del giorno n. 9/4829-A/205. I primi due capoversi della premessa...
PRESIDENTE. Ministro, siamo all'ordine del giorno Chiappori n. 9/4829-A/206.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il parere, in questo caso, rimane contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/4829-A/206, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chiappori n. 9/4829-A/206, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 519
Votanti 501
Astenuti 18
Maggioranza 251
Hanno votato sì 74
Hanno votato no 427).
Prendo atto che i deputati Zampa e Tocci hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Goisis n. 9/4829-A/207, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/4829-A/207, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 514
Votanti 498
Astenuti 16
Maggioranza 250
Hanno votato sì 81
Hanno votato no 417).
Prendo atto che i deputati Malgieri, Leoluca Orlando, Boccuzzi, De Pasquale e Pini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4829-A/208, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4829-A/208, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 521
Votanti 503
Astenuti 18
Maggioranza 252
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 441).
Prendo atto che i deputati Boccuzzi, Bosi, Palagiano e Viola hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/4829-A/209, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/4829-A/209, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Paolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 535
Votanti 523
Astenuti 12
Maggioranza 262
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 454).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/4829-A/210, non accettato dal Governo.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, invito il Governo a un ripensamento. In un momento in cui stiamo chiedendo dei sacrifici dei nostri pensionati, noi chiediamo che per i familiari che si ricongiungono con un immigrato regolarmente residente nel nostro Paese venga abrogata la possibilità di conseguire l'assegno sociale.
Chiediamo che questa quota venga destinata ai pensionati, ai pensionati con le pensioni minime già rapinate da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/4829-A/210, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/4829-A/210, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 540
Votanti 516
Astenuti 24
Maggioranza 259
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 426).
Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fugatti n. 9/4829-A/211 e Paolini n. 9/4829-A/212, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4829-A/213, non accettato dal Governo.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda la sanità ed i pronto soccorsi che sono intasati, anche perché gli stranieri che risiedono illegalmente sul nostro territorio accedono alle prestazioni sanitarie direttamente dal pronto soccorso, senza pagare e quindi i costi sono a carico della collettività. Pag. 114
Con questo ordine del giorno non si vogliono ledere i diritti umani, non si vogliono negare le prestazioni sanitarie salvavita o indifferibili, ma si chiede al Governo, anche per giustizia sociale, di impegnarsi ad introdurre misure di equità sociale e quindi misure volte al pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria anche da parte degli stranieri che risiedono illegalmente nel nostro territorio (Dai banchi del gruppo Partito Democratico si grida: Vergogna, vergogna!), ad esempio prevedendo l'obbligo per i sanitari di erogare le cure, il cui differimento non espone la persona a pericolo di vita...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
LAURA MOLTENI. ...solo a seguito dell'esibizione del pagamento del ticket sanitario, così come avviene in altri Paesi nei quali si paga per ottenere le cure (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4829-A/213, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 541
Votanti 519
Astenuti 22
Maggioranza 260
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 441).
Prendo atto che i deputati La Loggia e Nizzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Onorevole Cavallotto, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4829-A/214, accettato dal Governo?
DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4829-A/214, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 535
Votanti 511
Astenuti 24
Maggioranza 256
Hanno votato sì 321
Hanno votato no 190).
Ricordo che l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4829-A/215 è inammissibile.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Munerato n. 9/4829-A/216, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Munerato n. 9/4829-A/216, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 533
Votanti 513
Astenuti 20
Maggioranza 257
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 442).
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4829-A/217, non accettato dal Governo. Pag. 115
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4829-A/217, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 530
Votanti 512
Astenuti 18
Maggioranza 257
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 448).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4829-A/218, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/4829-A/219, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/4829-A/219, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 516
Votanti 498
Astenuti 18
Maggioranza 250
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 412).
Ricordo che l'ordine del giorno Pastore n. 9/4829-A/220 è inammissibile.
Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/4829-A/221, non accettato dal Governo.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, all'inizio della seduta è stato detto che gli ordini del giorno che non venivano citati erano accolti e il mio ordine del giorno è stato accolto. Adesso, quindi, lei non può dirmi che il parere è contrario!
PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, non si agiti. Agli uffici risulta un parere contrario; se il Governo ci corregge, ne prendiamo atto. Ministro?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Torazzi n. 9/4829-A/221.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Torazzi n. 9/4829-A/221, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, non le posso più dare la parola perché ho dichiarato aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 511
Votanti 500
Astenuti 11
Maggioranza 251
Hanno votato sì 67
Hanno votato no 433).
Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4829-A/222. Pag. 116
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4829-A/222...
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, Ministro, ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il parere sull'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4829-A/222 è favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4829-A/222, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Stucchi n. 9/4829-A/223, che risulta non accettato dal Governo.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ribadisco che il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/4829-A/223.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/4829- A/223, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/4829-A/223, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 539
Votanti 527
Astenuti 12
Maggioranza 264
Hanno votato sì 97
Hanno votato no 430).
Prendo atto che i deputati Cesa e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/4829-A/224, accettato dal Governo.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Consiglio n. 9/4820-A/225, ci aiuti, signor Ministro, perché qui risultano due pareri antitetici l'uno rispetto all'altro.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Consiglio n. 9/4829-A/225 (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/4829-A/225, non accettato dal Governo.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, dall'atteggiamento che il Ministro ha avuto nel grattarsi il capo, credo che non l'abbia nemmeno letto. Comunque, è stata persa un'occasione per allineare un po' la questione economica ai deputati per quanto riguarda la gestione amministrativa della RAI.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Consiglio n. 9/4829-A/225, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 117
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 508
Votanti 495
Astenuti 13
Maggioranza 248
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 376).
Prendo atto che i deputati Leoluca Orlando, Mura, Boccuzzi, Pes, D'Incecco e Naro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/4829-A/226, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/4829-A/227, non accettato dal Governo.
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, prendo la parola come seconda firmataria. Inviterei per davvero il Governo a fare un esame di coscienza, signor Ministro, su questo ordine del giorno.
Ci avete spiegato, in questo periodo, la situazione gravissima del Paese Italia. Ci avete spiegato che bisogna tagliare gli sprechi e ci avete spiegato che bisogna recuperare risorse. Credo che una buona privatizzazione della RAI - Radio televisione italiana possa aiutare sia a ridurre gli sprechi, considerati gli alti costi, sia anche a ridurre il peso sui cittadini, perché sarebbe tolto loro il canone sia, se consente, a recuperare qualche piccola risorsa.
Credo che non servano più televisioni di Stato per garantire, quando serve, un servizio pubblico, bastano le televisioni private.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rainieri n. 9/4829-A/227, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 517
Votanti 501
Astenuti 16
Maggioranza 251
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 423).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Isidori n. 9/4829-A/228, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Isidori n. 9/4829-A/228, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Signor Ministro, ho già dichiarato aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 496
Votanti 484
Astenuti 12
Maggioranza 243
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 420).
Prendo atto che i deputati Leoluca Orlando, Bosi e Rugghia hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Desiderati n. 9/4829-A/229.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla parte dispositiva dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/4829-A/229, purché lo stesso sia riformulato sopprimendo tutta la parte delle premesse.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/4829-A/229, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4829-A/230, non accettato dal Governo.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, vorrei sottoporre al Ministro l'importanza di questo ordine del giorno dove si chiede semplicemente un coordinamento regionale anziché devolvere ai comuni le funzioni della polizia provinciale.
Ricordiamoci tutte le attività che svolge la polizia provinciale: controllo dell'ambiente, del territorio, della caccia, della fauna e quant'altro.
PRESIDENTE. Va bene, il Ministro non chiede la parola, pertanto lo poniamo in votazione. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/4829-A/230, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, il Ministro chiede di parlare!
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Signor Ministro, sia più sollecito però, perché se io dichiaro aperta la votazione poi non le posso ridare la parola. Va bene, facciamo un'eccezione: revoco l'apertura della votazione. Ne ha facoltà.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, se l'onorevole proponente è disposto a sostituire la parola «necessità» nella prima riga con la parola «opportunità» il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Comaroli è d'accordo.
ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa?
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, intervengo perché lei ha richiamato il Ministro. Ma prima, quando il Ministro non ha...
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Torazzi.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. 9/4829-A/231, non accettato dal Governo.
FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, io mi permetto di sottoporre al Governo una riflessione su un tema importantissimo, che è quello delle famiglie che sostengono al loro interno persone non autosufficienti. Nel mio ordine del giorno ho proposto una riflessione affinché si arrivi a considerare una detrazione dell'imposta sull'IMU sulla prima casa per queste famiglie, per le quali la prima casa, la casa dove risiedono con i figli e con i loro cari, è un luogo di cura, non è un lusso: è un luogo di cura e si spendono maree di soldi affinché queste persone possano vivere a casa loro. Quindi chiedo veramente una presa d'atto e un esame di coscienza su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Pag. 119PRESIDENTE. Il Governo?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Confermo il parere contrario.
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, desidero sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martini n. 9/4829-A/231, non accettato dal Governo.
I colleghi che intendono sottoscrivere l'ordine del giorno lo facciano presente alla Presidenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi) (Vedi votazionia
).
(Presenti 532
Votanti 525
Astenuti 7
Maggioranza 263
Hanno votato sì 512
Hanno votato no 13).
Prendo atto che il deputato Vassallo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Vi prego di prestare attenzione: passiamo all'ordine del giorno Callegari n. 9/4829-A/232, signor Ministro, mi rivolgo in particolar modo a lei. Tale ordine del giorno è da esaminare congiuntamente all'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113, che avevamo precedentemente accantonato, e all'ordine del giorno Giammanco n. 9/4829-A/236, che è a seguire. Vuole esprimere, signor Ministro, il parere sugli ordini del giorno Callegari n. 9/4829-A/232, Evangelisti n. 9/4829-A/113 e Giammanco n. 9/4829-A/236?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/4829-A/236 e invita al ritiro degli ordini del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113 e Callegari n. 9/4829-A/232. Nel caso in cui l'invito del Governo non venisse raccolto esprimerei sugli ordini del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113 e Callegari n. 9/4829-A/232 parere contrario.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113 ovviamente l'onorevole Evangelisti si deve pronunciare e poi, se lo ritiene, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/4829-A/232 l'onorevole Callegari.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, della questione di cui si è discusso molto negli ultimi tempi - perfino il cardinal Bagnasco aveva dato una disponibilità in questo senso - ovvero poter pagare quella che comunemente viene definita l'ICI anche sugli immobili destinati ad attività commerciali della Chiesa.
PRESIDENTE. Quindi non ritira l'ordine del giorno.
MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113? Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Sì, signor Presidente, dopo cinque anni questo Governo ha accolto il nostro ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4829-A/35, che assorbe tutte queste polemiche d'ordine per così dire ideologico. Noi abbiamo posto un problema di legalità rispetto all'Unione europea. Ringrazio il Governo di aver accolto il nostro emendamento.
Ricordo agli amici dell'Italia dei Valori che due mesi fa avete votato contro. Oggi, Pag. 120che ideologicamente questa questione diventa strumentale da parte dei media, voi vi accodate!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
MAURIZIO TURCO. Ho cinque minuti!
PRESIDENTE. Lei ha cinque minuti, ma le ricordo che c'è la diretta televisiva che incombe.
MAURIZIO TURCO. Voi vi accodate in una polemica mediatica infondata (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori), perché qui non è in discussione la Chiesa cattolica, ma è in discussione lo Stato italiano. È stato già accettato il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/35. La polemica è tra lo Stato italiano e l'Unione europea. La Chiesa cattolica non c'entra nulla! Voteremo contro il vostro ordine del giorno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, molto sommessamente, esco fuori da questa querelle da pollaio e ricordo a tutti che questo Parlamento ha già votato un impegno al Governo, tre o quattro settimane fa, proprio in questo senso. Dato che abbiamo già votato, si tratta di una cosa ripetitiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo sugli ordini del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113, Giammanco n. 9/4829-A/236 e...
PRESIDENTE. Siamo sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome si tratta di ordini del giorno accantonati insieme e siccome il Governo ha dato la medesima motivazione, devo spiegare perché il nostro gruppo voterà favorevolmente sull'ordine del giorno che è stato sottoscritto da tutti i colleghi che rappresentano i gruppi che sostengono il Governo e su cui il Governo ha dato parere favorevole.
Si tratta dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/4829-A/236, che impegna il Governo a valutare l'opportunità, considerato il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, tra questi, gli enti ecclesiastici, di definire la questione relativa al pagamento dell'IMU sugli immobili parzialmente utilizzati a fini commerciali.
Per questo motivo, voteremo a favore di questo ordine del giorno e contro gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4829-A/113, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 522
Votanti 482
Astenuti 40
Maggioranza 242
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 430).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/4829-A/232, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 121
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 512
Votanti 506
Astenuti 6
Maggioranza 254
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 420).
Prendo atto che il deputato Gasbarra ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/4829-A/236, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 510
Votanti 493
Astenuti 17
Maggioranza 247
Hanno votato sì 424
Hanno votato no 69).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Stefani n. 9/4829-A/233 e Rubinato n. 9/4829-A/234, accettati dal Governo.
Sull'ordine del giorno Ginoble n. 9/4829-A/235 vi è un invito al ritiro, si intende accolto onorevole Ginoble? Va bene, è ritirato.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, anche lei sia più sollecito.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho capito, precedentemente, che il Governo, su questo ordine del giorno, aveva proposto di usare la formula «a valutare l'opportunità di». Poiché stiamo parlando di questioni che attengono a vicende relative al terremoto e ai terremotati dell'Abruzzo, credo che, se questa è la formulazione che, se ho capito, aveva proposto il Governo, tale formulazione si debba accogliere e non votare.
PRESIDENTE. Il Governo?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, se l'onorevole Ginoble accetta di riformulare il suo ordine del giorno, sostituendo, all'inizio del dispositivo, le parole: «ad inserire» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di inserire», il parere è favorevole.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ginoble n. 9/4829-A/235, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fogliardi n. 9/4829-A/237 accedono all'invito al ritiro e non insistono per la votazione.
È rimasto solamente l'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111. Pregherei il Governo di fare un ultimo sforzo.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, stiamo recuperando l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4829-A/98?
PRESIDENTE. No, Ministro, l'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111 che è stato accantonato, ed era intervenuto l'onorevole Di Pietro al riguardo.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, abbia pazienza...
PRESIDENTE. Nel frattempo preciso che la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo, e accolta dal presentatore, dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/4829-A/61 è del seguente tenore: nella parte dispositiva, le parole da Pag. 122«programma pluriennale», fino alla fine del dispositivo, sono sostituite dalle seguenti: «programma pluriennale di acquisizione dei sistemi d'arma».
Allora, Ministro, sull'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111?
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, viene accolto purché riformulato con una clausola di stile «a valutare l'opportunità» anziché essere direttamente impegnativo. Con questa riformulazione, l'ordine del giorno viene accolto.
PRESIDENTE. Onorevole Messina?
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, nonostante il Ministro avesse schiacciato il pulsante del microfono, non si è sentito quello che ha detto. Chiedo se può ripetere, cortesemente.
PRESIDENTE. Onorevole Ministro, faccia ancora uno sforzo. Non è colpa sua, ma se non ha sentito...
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la ringrazio per l'incoraggiamento. La riformulazione è la seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nel rispetto delle competenze istituzionali», e così via. Con questa riformulazione l'ordine del giorno è accettato.
PRESIDENTE. Onorevole Messina, adesso è chiarissimo. Lei accoglie o non accoglie?
IGNAZIO MESSINA. Va bene, ma è scritto sotto.
PRESIDENTE. Onorevole Messina, accoglie o non accoglie la riformulazione?
IGNAZIO MESSINA. Ripeto, è scritto sotto!
PRESIDENTE. Onorevole Messina, le ripeto la domanda: accoglie o non accoglie?
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, accolgo la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Manca anche l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4829-A/98, che era stato accantonato.
ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno Messina n. 9/4829-A/111.
PRESIDENTE. Va bene. È già stato accolto e sottoscritto anche da lei.
Onorevole Ministro, l'ordine del giorno Osvaldo Napoli 9/4829-A/98 risulta ancora accantonato.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, effettivamente l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4829-A/98, per il quale avevamo espresso un diniego, è simile ad un altro a cui avevamo dato l'assenso. Quindi, per evitare contraddizioni con noi stessi, che è il peccato più grave che si possa fare, esprimo parere favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Osvaldo Napoli 9/4829-A/98, accettato dal Governo.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che anche l'ordine del giorno Sanga n. 9/4829-A/38, che non è stato posto in votazione e che reca la medesima articolazione e proposta dell'onorevole Napoli e dell'altro ordine del giorno che è stato aggregato, deve considerarsi accolto.
Pag. 123
PRESIDENTE. Lei sa che, se è di identico tenore, è ovviamente come lei dice e, quindi, così si intende.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che, secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta dell'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri e delle successive dichiarazioni di voto finale di un rappresentante per gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto.
(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri - A.C. 4829-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, senatore Monti. Ne ha facoltà.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, questa settimana l'ho trascorsa prevalentemente nel Parlamento: nelle Commissioni parlamentari, nell'Aula, oppure in incontri con le forze politiche.
Ho apprezzato, lo dico sinceramente, il clima costruttivo, la volontà di collaborare, la volontà di comprendere e la volontà di aiutarci a comprendere, non sempre è facile.
Ringrazio di cuore tutti voi. Vi ringrazio del senso di responsabilità con il quale questa mattina avete concesso la fiducia al Governo su provvedimenti di emergenza così difficili come quelli decisi con il decreto-legge del 6 dicembre.
E vi ringrazio soprattutto delle osservazioni critiche che ho ascoltato, che abbiamo ascoltato con attenzione anche da parte di coloro i quali hanno ritenuto di non votare la fiducia, così come le osservazioni critiche di quanti hanno ritenuto, a nostro giudizio con grande senso di responsabilità, di votare la fiducia pur non riconoscendosi in questo o quell'aspetto di un impianto complessivo che, però, hanno mostrato di ritenere necessario.
Sento che tutti abbiamo a cuore lo stesso obiettivo che è quello di operare per il bene dell'Italia. Se tutti faremo il nostro dovere, se continuerà il senso di responsabilità così diffuso e consapevole che ho percepito anche oggi in quest'Aula, io non ho nessun dubbio: l'Italia si salverà. Un'Italia con i conti pubblici in ordine farà sentire con forza la sua voce in Europa, con spirito di amicizia, ma con fermezza, nel perseguire la difesa della moneta comune, lo sviluppo di politiche che portino al superamento della crisi dei debiti sovrani, ricostruendo condizioni di serenità sui mercati finanziari.
Soprattutto - molti in quest'Aula lo hanno detto, io stesso lo dico da tempo, e lo dico ora nella mia nuova qualità di Presidente del Consiglio italiano - l'Europa è carente per quanto riguarda la politica comunitaria di crescita e di sviluppo. Mi permetto di ricordare a tutti voi, a tutti noi... So che non devo dire «noi» e «voi», ma è solo una questione tecnica: siamo tutti accomunati dalla stessa intrapresa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).
Mi permetto di ricordare a tutti noi la posta in gioco. Non si tratta di continuare a vivere più o meno come prima, al netto o al lordo di certi sacrifici su pensioni, patrimoni, attività finanziarie, barche o auto. No, onorevoli deputati, in assenza di questo intervento di urgenza sono a rischio i risparmi degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) soprattutto quelli piccoli; è a rischio il benessere accumulato da generazioni, c'è il rischio di vedere evaporare gran parte dei redditi degli italiani, soprattutto i più modesti, di mettere a rischio le tutele della previdenza e della salute pubblica.
Insomma, il rischio è massimo, è stato massimo, e lo è ancora per certi aspetti, perché non tutto dipende da noi, ma era Pag. 124doveroso fare subito quello che era nelle nostre possibilità, farlo nella misura necessaria, farlo colmando ritardi non dell'ultimo anno, degli ultimi tre anni, ma spesso di decenni.
Ho già avuto modo di riconoscere, nel mio intervento il 13 dicembre scorso presso le Commissioni V e VI riunite, il grande contributo per rafforzare l'equità dell'intervento che l'approfondita riflessione compiuta in quelle Commissioni ha permesso al Governo di recepire. Non intendo oggi ripercorrere la disamina delle misure per l'equità, per esempio a favore della famiglia, grazie alle quali - ne sono consapevole - è stato possibile per il Parlamento oggi approvare le modifiche al decreto-legge del 6 dicembre.
Abbiamo scelto consapevolmente di porre la questione di fiducia sull'emendamento uscito dal lavoro prezioso delle Commissioni e non su un emendamento governativo per segnalare il nostro profondo rispetto per il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
MAURIZIO FUGATTI. Vergogna!
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi, ringrazio doppiamente i membri del Parlamento, per l'ampio supporto all'azione del Governo assicurato dal voto di fiducia espresso oggi, e per il concreto impegno a disegnare un intervento che fosse equilibrato ed equo nel richiedere la partecipazione in base alle proprie possibilità e la solidarietà a tutti i cittadini per salvare l'Italia. Sarà questa l'ultima manovra di sacrifici? Lo spero. Dipenderà dal comportamento di tutti noi, dei cittadini in quanto produttori, contribuenti, consumatori, delle imprese, da chi sottoscrive titoli di Stato. Dipenderà dalla nostra capacità di presentarci uniti e credibili di fronte ai mercati. Sarà tanto più probabile questo quante più riforme strutturali saremo capaci, Parlamento e Governo, di progettare e approvare.
Certo, abbiamo già cominciato. Segnalo, anche agli osservatori internazionali che seguono con grande attenzione il lavoro di questo Parlamento, che in questo pacchetto c'è molto di strutturale, ci sono tante riforme: previdenza, tassazione equilibrata del patrimonio, lotta all'evasione più di quanto sia mai stato fatto in Italia. Varie preoccupazioni sono emerse in questi giorni quanto all'impatto sulla congiuntura economica, in particolare alla luce di alcune previsioni particolarmente pessimistiche sulla crescita futura. Purtroppo, il fatto che l'Italia e l'Europa attraversino una congiuntura sfavorevole non è una novità. Le nostre previsioni indicano un calo del PIL reale di 0,4 punti percentuali per l'anno prossimo.
Non sottovalutiamo, però, vi invito, non sottovalutiamo le misure di crescita contenute nel decreto-legge: lo sgravio per lavoro e assunzione di giovani e donne, soprattutto al sud, attraverso l'IRAP; la spinta alla capitalizzazione delle imprese riducendo le tasse sugli utili; il credito alle piccole imprese; la corsia preferenziale con il fisco per le imprese che danno accesso all'Agenzia delle entrate. Voglio ricordare al Parlamento che le misure del decreto-legge ammontano a oltre 30 miliardi di euro: 20 miliardi di euro è il contributo netto alla riduzione del disavanzo, ma 10 miliardi di euro vanno da subito al sostegno della crescita, dell'impresa, dell'occupazione.
Certo, dobbiamo fare di più. Anch'io lo penso, lo faremo. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti sta preparando un'azione vasta e continua per rilanciare gli investimenti. Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato misure proposte dal Ministro della giustizia per consentire una maggiore civiltà nel trattamento di fallimenti e insolvenze (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Misto-Alleanza per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). L'azione di sostegno alla crescita, dunque, è già iniziata: non c'è una prima e una seconda fase, ma un'azione strategica continua tra risanamento dei conti pubblici e crescita. Il sostegno alla crescita economica ha, tuttavia, bisogno di un forte Pag. 125miglioramento del contesto in cui operano le imprese, il rafforzamento delle infrastrutture strategiche, nonché una maggiore efficienza nell'utilizzo dei fondi strutturali - e avrete visto ieri un'azione congiunta di sei regioni con il Governo nazionale - e della protezione dei consumatori attraverso liberalizzazioni e semplificazioni.
Considerate le norme presenti, vi prego, considerate le norme presenti nel decreto-legge un inizio, un importante avvio di questo processo. Lo proseguiremo nelle prossime settimane con interventi più meditati e organici. E abbiamo preso moltissime annotazioni nelle conversazioni che abbiamo avuto con voi nelle Commissioni e in Aula. Quindi, il lavoro di dialogo e di interazione è solo iniziato.
In Italia sono particolarmente necessari provvedimenti volti a rendere meno ingessata l'economia, a facilitare la nascita di nuove imprese (e poi indurne la crescita), migliorare l'efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, riformare il mercato del lavoro e, in particolare, per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne (le due grandi risorse sprecate del nostro Paese) per citare solo gli aspetti più ovvi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Le liberalizzazioni, l'eliminazione delle rendite che frenano lo sviluppo, il rafforzamento della concorrenza, la premiazione del merito non sono fissazione ideologiche, ma rappresentano uno strumento essenziale di giustizia economica, di promozione di un consumo consapevole. Ci sono molti modi per elevare il tenore di vita dei cittadini (Commenti del deputato Torazzi)...
PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, la richiamo all'ordine.
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri.. ..uno è quello di contenere l'inflazione; un altro è quello di agevolare una distribuzione adeguata del reddito con gli strumenti fiscali; un altro è ancora quello di ridurre quella fiscalità occulta che grava su certi cittadini - soprattutto i consumatori - non perché ci sia un gettito fiscale (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) da parte dello Stato, ma perché altri cittadini in posizione di rendita di privilegio gravano con extraprofitti la situazione dei primi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).
Bloccare o rallentare questo processo di liberalizzazione, che è essenziale per una ripresa strutturale, non effimera, permanente e diffusa della crescita, sarebbe una responsabilità grave. Proteggere singoli settori pensando che essi possano vivere al riparo dalla crisi globale è un'illusione colpevole quando la disseminiamo a cittadini che hanno meno strumenti di noi per capire la realtà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). È un'illusione e crea danni irreparabili ai settori esposti alla concorrenza internazionale nei quali quotidianamente, giorno e notte, lavoratrici, lavoratori e imprenditori si battono per non fare arretrare l'Italia.
Le liberalizzazioni, signor Presidente, onorevoli deputati (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, la richiamo all'ordine per la seconda volta (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Prosegua, signor Presidente del Consiglio...
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Le liberalizzazioni le abbiamo iniziate, le proseguiremo e le faremo insieme - Parlamento e Governo - certamente non contro qualcuno, ma anche, con convinzione, a favore di tutti i cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Pag. 126
L'obiezione che spesso si oppone a misure strutturali di questo tipo, che certamente servono (alcuni sono forse convinti che non servano, ma io credo che dentro di noi tutti capiamo che servono), è che nel breve periodo fanno poco per la crescita. Evidentemente, più tardi si comincia più tardi arriveranno i benefici delle riforme. Non dimentichiamo che le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici - e che tante volte ci danno patemi che si estendono a tutta la collettività - queste scelte sono guidate dalle loro aspettative su come sarà l'Italia fra dieci, vent'anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi. Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita, influendo sulle aspettative degli investitori possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse, con conseguenze positive sulla crescita stessa.
Dicevo che le autorità internazionali, i mercati, gli altri paesi, il mondo guardano non solo a quello che il Governo ha fatto, producendo con una certa, doverosa rapidità un decreto-legge, ma guardano molto a quello che il Parlamento fa nel decidere su questo decreto-legge. Non so se tutti avete visto una dichiarazione di questo pomeriggio del vicepresidente della Commissione europea per gli affari economici Olli Rehn, che ha dichiarato di «apprezzare la responsabilità delle forze politiche e del Parlamento italiano per il largo sostegno alle misure del Governo. Il pacchetto che ha avuto la fiducia dalla Camera» - dice Rehn - «è molto convincente».
Vorrei concludere, signor Presidente, onorevoli deputati, con una nota di responsabile serenità. Ho letto stamattina: «Monti è disperato» (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ho fatto un rapido esame di coscienza, letto quel titolo e, per un attimo, mi sono sentito colpevole, perché non mi sento assolutamente disperato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia). Poi, svegliatomi un po' meglio, ho riflettuto un po' di più e quella parvenza di colpevolezza è sparita del tutto, perché non c'è nessun motivo di disperazione, credo non per quanto mi riguarda ma, molto più importante, neanche per quanto riguarda le nostre istituzioni, politiche e civili, e per quanto riguarda il nostro Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Con il dialogo continuo con voi e rimettendoci a decisioni finali che non possono che essere vostre, onorevoli deputati, e dell'altro ramo del Parlamento, abbiamo messo insieme, con vive discussioni, con largo consenso, con diverse posizioni, ma con un denominatore comune, provvedimenti che ogni forza politica, nella propria autonomia, ha avuto la forza di dichiarare in parte graditi e attesi da tempo, in parte sgraditi, ma forse accettabili, in un equilibrio di temporanei sacrifici purché fossero ben bilanciati. Lo sforzo che abbiamo fatto, noi membri del Governo, e lo sforzo che avete fatto, con successo - perché ci avete in molti casi persuaso a introdurre variazioni - voi membri del Parlamento, tutti i membri del Parlamento, tutti, compresi quelli che con le loro manifestazioni di meno evidente appoggio, per usare un understatement (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ci hanno aiutato a riflettere meglio. Questo processo di riflessione continuerà e vi assicuro continuerà anche senza la necessità che ci siano espresse manifestazioni di ben visibile dissenso.
Per queste ragioni, signor Presidente, onorevoli deputati, il sottoscritto è pieno di speranza ed è una speranza e una fiducia che vi invito a condividere. Grazie per la vostra attenzione. (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4829-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Pag. 127
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà, per due minuti.
MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, Presidente Monti, speriamo che questi applausi siano di buon auspicio, così come lei ha detto, per la ripresa del Paese.
Signor Presidente del Consiglio Monti, signori Ministri e sottosegretari, onorevoli colleghi, il mio intervento è a titolo personale, ma è in nome e per conto della componente politica Grande Sud, per dichiarare il voto favorevole alla manovra «salva Italia».
Presidente Monti, voteremo «sì», sia per un atto di grande responsabilità politica nei confronti dell'Italia e degli italiani sia perché, durante i lavori svolti in Commissione bilancio e in Commissione finanze, come lei poc'anzi ha ricordato, lei ha recepito le nostre istanze a favore dello sviluppo e della crescita del Sud.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 19,55)
MARCO PUGLIESE. Presidente, i tre termini a lei tanto cari e tanto usati, rigore, equità e sviluppo, per il Sud significano rilanciare l'economia reale. Presidente Monti, combattere la burocrazia, utilizzare i fondi FAS per l'85 per cento al Sud e semplificare l'utilizzo dei Fondi strutturali europei perché, Presidente, il Sud non può aspettare.
Questi tre punti, da me poc'anzi citati, a nostro avviso, rappresentano la vera svolta per la crescita del Meridione e, quindi, dell'intero Paese. Altresì, signor Presidente, personalmente e insieme ai colleghi, l'abbiamo molto apprezzata ieri per l'incontro che ha avuto con i «governatori» delle regioni meridionali per illustrare il piano d'azione.
Ed è per queste valide ragioni, signor Presidente, che noi deputati di Grande Sud, fiduciosi, responsabili e ottimisti verso la ripresa, le rinnoviamo il nostro voto favorevole, così come abbiamo fatto questa mattina sulla questione di fiducia.
Grazie Presidente e buon lavoro (Applausi di deputati del gruppo Misto)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, la manovra che oggi ci accingiamo a votare è dolorosa, ma necessaria. Chiunque disconoscesse la gravosità dello sforzo economico che essa impone agli italiani non darebbe solo prova di disonestà intellettuale, ma di irresponsabilità...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Melchiorre, invito i colleghi che intendano uscire a farlo rapidamente, in modo che chi intende ascoltare il discorso dell'onorevole Melchiorre possa farlo tranquillamente. Continui pure, onorevole Melchiorre.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente del Consiglio, comprendiamo le ragioni della necessità vincolante, dell'urgenza temporale e di gettito, cui la sua manovra è ispirata: è per questo che si è puntato principalmente su ICI e IMU, integrate con tassazioni di attività finanziarie, ma ciò non toglie che, quanto prima, per ragioni di equità si definiscano i termini di una organica e proporzionata tassazione sul patrimonio complessivo di ciascuno.
Noi Liberal Democratici, inoltre, riteniamo che sul tema delle liberalizzazioni e sulla concorrenza sia stato fatto troppo poco. Non basta infatti tenere fermi i saldi della manovra a qualunque costo e, al tempo stesso, sacrificare quei provvedimenti che oggi non producono gettito immediato, ma che domani favoriranno la crescita ed il risparmio sull'altare del compromesso tra forze politiche, o peggio per inaccettabili pressioni esercitate da lobby corporative. Attendiamo pertanto che - come lei ha più volte detto - il prossimo provvedimento all'ordine del Pag. 128giorno del suo Governo abbia ad oggetto misure in tema di crescita e liberalizzazioni.
Abbiamo apprezzato le misure contro la lotta all'evasione, ma auspichiamo che, da domani, il Governo si attivi senza esitazione in sede europea affinché vengano individuati e finalmente tassati i capitali italiani illegittimamente trasferiti all'estero, per lo più in Svizzera. Sappiamo trattarsi di una questione complessa, ma non è più tollerabile: è arrivato finalmente il momento di affrontarla e disciplinarla.
Tanto premesso, signor Presidente del Consiglio, noi Liberal Democratici, apprezzando il gravoso lavoro effettuato in pochi giorni in un clima di disperata emergenza da lei e dal suo Esecutivo, voteremo la sua manovra «salva Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, senatore Monti, lei è diventato Presidente del Consiglio sull'onda delle spinte dei poteri forti, che esistono in questo Paese - anche se lei, nel suo discorso di insediamento, ha voluto negare questa realtà - e sulla spinta di qualche articolo scritto sulla comoda poltrona di un importante quotidiano nazionale, non presentando le sue proposte dai palchi di una campagna elettorale, che è il modo più corretto per ricoprire ruoli politici. Su questo quotidiano lei ha attaccato il Governo in carica, lasciando intendere di avere le ricette giuste per guarire la nostra economia malata, raffreddare lo spread e far risalire la Borsa.
Lei è un classico esempio di eterogenesi dei fini: nulla di quello che aveva promesso o lasciato intravedere si è realizzato e ha varato un decreto che, con troppa enfasi e narcisismo, ha definito «salva Italia», che ha palesemente scritto sotto dettatura di Merkel e Sarkozy e che sarebbe più corretto definire «affossa Italia e ammazza Sud». Il risultato di questo decreto, ancora prima che venga approvato, Presidente Monti, esattamente all'opposto di quello che ha detto nella sua replica, è che saremo tutti più poveri.
Altro che decreto per salvaguardare il risparmio degli italiani! E in modo particolare sarà più povero il Sud perché non sono contenute misure che favoriscono la crescita di un territorio che è stato abbandonato, non c'è una misura per ridurre il divario rispetto al Nord. In questi centocinquant'anni il Sud ha dovuto subire politiche centraliste...
PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la invito a concludere.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. È per questa ragione che noi esprimeremo voto contrario ad una manovra recessiva e che penalizza il Sud (I deputati Iannaccone, Porfidia e Belcastro espongono cartelli recanti le scritte: «Monti uccide il Sud» e «W il Sud»).
PRESIDENTE. Fate togliere immediatamente quei cartelli, queste manifestazioni non sono consentite in quest'Aula! Prego i commessi di procedere alla rimozione dei cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Onorevole Iannaccone la richiamo all'ordine.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(Misto-R-A). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sarà un Natale difficile per gli italiani che in centocinquant'anni di storia di Natali difficili ne hanno passati tanti, ma l'Italia ha retto, l'Italia ha superato crisi ben più gravi. Mi piace ricordare che proprio sui banchi dove lei siede un Ministro delle finanze di un Governo da lui presieduto annunciò all'Aula che l'Italia ce l'aveva fatta. Signor Presidente del Consiglio, il passato ritorna, ritorna per illuminare la strada del futuro, ritorna Luigi Einaudi che ci consegna un avvertimento: chi cerca Pag. 129rimedi economici a problemi economici è sulla falsa strada, la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l'aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale.
Signor Presidente del Consiglio, la battaglia contro la crisi non si risolve solo con i provvedimenti economici, occorrono nuove regole e riforme, ma oggi la battaglia più importante la dobbiamo combattere contro noi stessi ed i nostri egoismi.
Nel 1968 ero sulle barricate, pensavo a mio padre agricoltore in un Sud avaro, non volevo fare la sua vita. Oggi i figli vedono la vita dei padri con i loro privilegi e le loro tutele come un miraggio irraggiungibile. In questo equilibrio fra padri e figli, fra vecchi e giovani, fra poveri e ricchi si giocherà il futuro del nostro Paese e il suo Governo è sulla buona strada con questo provvedimento. Per questa ragione questa sera il nostro gruppo esprimerà voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, Governo, colleghi. Un mese fa all'atto delle sue dichiarazioni programmatiche le chiedemmo coraggio votando convintamente la fiducia. Per quello che conta, siamo consapevoli del nostro ruolo, le preannuncio che voteremo questa manovra altrettanto convintamente. Lo facciamo non perché ci piaccia tutto del suo provvedimento ma perché capiamo il clima che stiamo vivendo e la situazione di emergenza che vivono l'Italia e l'Europa. Lo facciamo per senso di responsabilità nel nome dell'interesse nazionale, non ci piace l'atteggiamento di chi in questi giorni si trincera dietro la votazione di fiducia quale pretesto per deresponsabilizzarsi. Noi crediamo infatti che in questo momento non ci debba essere una sospensione della politica, semmai una sua più forte assunzione di responsabilità, per questo vogliamo manifestarle il nostro apprezzamento per l'atteggiamento del Governo e per il corretto rapporto che essa ha avuto con i gruppi parlamentari durante la discussione.
Per questo intendiamo ribadirle quanto detto il giorno del suo insediamento, noi le chiediamo di più però. Manifestiamo il nostro apprezzamento per quanto fatto in tema di equità intergenerazionale, ci assumiamo con lei la responsabilità di quanto è stato deciso con l'unica riforma strutturale della sua manovra, ma avremmo voluto e vogliamo ancora di più. Avremmo voluto e vogliamo ancora che lei metta mano alla spesa pubblica tagliando i trasferimenti improduttivi alle imprese - circa 30 miliardi di euro - e avremmo voluto e vogliamo che lei metta mano agli incentivi e alle agevolazioni fiscali. Un componente del suo Governo, il sottosegretario Ceriani, ha guidato fino a poco tempo fa una commissione su questo argomento. Sono 720 le agevolazioni, le deduzioni e le detrazioni fiscali che costano ogni anno 254 miliardi di euro.
Vede, tra queste due componenti sono quasi 300 miliardi di euro, per affrontare il nodo vero, quello sul quale, oltre alla credibilità in sede internazionale, sarà giudicato il suo Governo: la crescita e lo sviluppo del Paese. Perciò, nell'annunciare il voto favorevole del nostro gruppo, le chiediamo ancora una volta più coraggio nei prossimi appuntamenti, dalla delega fiscale, al disegno di legge sulla concorrenza. Le facciamo una proposta radicale: non si lasci intimidire da burocrazie ministeriali, che ci auguriamo abbiano con questo decreto-legge svuotato definitivamente i loro cassetti. Si affidi alla fantasia del suo Governo, che ne ha la completezza e il mandato, abolisca i trasferimenti a fondo perduto, azzeri le agevolazioni e ridistribuisca il tutto, una parte sull'abbattimento del debito e l'altra sulla fiscalità generale. Non si lasci imbrigliare da piccole lobby, ma cogliendo l'occasione del disegno di legge sulla concorrenza, abbatta i socialismi municipali e i monopoli, abolisca semmai i patti di sindacato nelle società, favorendo la dinamicità dei capitali. Faccia le vere liberalizzazioni, non Pag. 130quella degli avvocati o dei tassisti. Le faccia in nome dell'unica maggioranza politica possibile in questo momento: l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 20,05)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà, per tre minuti.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, arriva all'approvazione della Camera una manovra economica tra le più difficili della storia del nostro Paese. Era nelle cose che sarebbe arrivato il momento nel quale saremmo stati costretti ad avviare un dolorosissimo risanamento. In questo quadro, lei, Presidente Monti, non è l'uomo della provvidenza, come qualcuno ha cercato di sostenere. Lei è invece il tecnico competente più autorevole per una supplenza tecnica rispetto ad una classe politica debole, assente e con la preoccupazione che, se avesse dovuto gestire provvedimenti duri, sarebbe stata spazzata via. La classe politica ha semplicemente alzato bandiera bianca e sancito con questa scelta un fallimento. Credo che per questo sarà chiamata ad un forte rinnovamento, a superare gli schemi centralistici, leaderistici, e poco democratici degli ultimi anni, restituendo ai cittadini il diritto ed il piacere di scegliere i rappresentanti del territorio. Lei è chiamato comunque nel suo incarico di supplenza ad attuare un grande rigore, ma non può dimenticare equità e riequilibrio territoriale tra le diverse parti del Paese. Questa manovra deve essere il primo tassello di una politica economica che dovrà occuparsi anche di ridare respiro al sistema produttivo e ai consumi. Sono poco colpiti i grandi evasori, rimangono sostanzialmente intoccati i grandi patrimoni, le liberalizzazioni sono ancora soltanto accennate, sono sfiorati appena i megaemolumenti percepiti dalle altissime sfere della pubblica amministrazione. Sul piano del riequilibrio territoriale, nessun intervento a favore del Mezzogiorno è stato ancora previsto. Noi parlamentari del Movimento per le Autonomie intendiamo rappresentare un Sud orgoglioso di se stesso, che chiede di poter utilizzare le sue risorse e le sue competenze, superando ogni spreco e qualsiasi forma di assistenzialismo piagnone. Chiediamo però pari opportunità e pari condizioni. Non ci si può chiedere di correre alla stessa velocità senza un serio e profondo riequilibrio infrastrutturale fra Nord e Sud. Lo sviluppo del Mezzogiorno è una necessità di tutto il Paese. Sarà su questo, Presidente Monti, che si misureranno le sue capacità tecniche, ma anche quelle politiche. È con questo auspicio che oggi come Movimento per le Autonomie votiamo questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà, per quattro minuti.
FABIO GAVA. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, la componente Liberali per l'Italia ha votato la fiducia e voterà questo provvedimento. Certo, come tutti gli italiani, avremmo preferito che questo decreto-legge non fosse stato necessario.
Certo, come molti italiani lo avremmo magari immaginato diverso in alcuni punti, ad esempio meno velleitario, come sui provvedimenti per la nautica, o più equo, come per i provvedimenti relativi alle pensioni più basse, però un discreto miglioramento è avvenuto in Commissione sotto il profilo dell'equità. D'altra parte, il rapporto di ascolto tra Governo e Parlamento è certamente un dato che registriamo positivamente, per certi aspetti è anche un fatto nuovo in questa legislatura.
Sono stati fatti, però, anche passi indietro, ad esempio sulle privatizzazioni, che auspichiamo possano essere riprese in un prossimo futuro, così come per quanto riguarda interventi quanto mai necessari e Pag. 131per garantire tempi certi nel pagamento dei crediti delle imprese da parte della pubblica amministrazione. Ma anche qui, onorevole Presidente del Consiglio, noi crediamo che non servano, ad esempio per quanto attiene alle privatizzazioni, delle bandierine, riteniamo che liberalizzare significhi, soprattutto, incidere in modo significativo sulle tante burocrazie italiane. Anche su questo ci aspettiamo interventi importanti nel prossimo futuro.
Questo è un provvedimento che serve certo a fare cassa, ma non può essere questo un elemento di giudizio riduttivo. Dobbiamo chiederci, infatti, e gli italiani si devono chiedere, quale sarebbe stata l'alternativa. Il fallimento o l'uscita dall'euro sarebbero certo stati peggio di questa manovra, di qualsiasi manovra ancora più pesante perché avrebbero tagliato, con percentuali elevate, i risparmi degli italiani come lei, Presidente Monti, ha appena sottolineato.
Ma c'è soprattutto una questione che ci preoccupa e che è una questione di fondo, signor Presidente del Consiglio, ed è la seguente: risulta evidente, infatti, che tutti gli sforzi e i sacrifici che noi possiamo fare potrebbero non essere sufficienti perché è necessario che a tale rigore segua una politica economica europea degna di questo nome. Dopo avere fatto questa manovra lei, probabilmente, signor Presidente Monti, avrà più forza in Europa per chiedere quei cambiamenti che risultano, ormai agli occhi di tutti gli osservatori, come improrogabilmente necessari, quanto meno nella cosiddetta Eurozona, dall'autonomia della BCE alla regolamentazione delle agenzie di rating, dagli eurobond, almeno per quanto riguarda gli investimenti, ad una vera e propria politica fiscale comune.
Il nostro voto, dunque, è un voto favorevole nell'emergenza e per l'emergenza in cui ci troviamo, ma il rischio che una nuova manovra, a causa della recessione, si possa profilare in futuro ci preoccupa.
Dobbiamo ridurre drasticamente le fonti di spesa. Lo Stato deve essere più piccolo e più generoso nei confronti dei propri cittadini perché il livello di tassazione è ormai veramente troppo elevato e, quindi, non ci resta che scegliere la via della minor spesa. È questa forse l'opera più difficile, ma anche quella più importante. Dovranno essere interventi strutturali come quello fatto sulle pensioni, dovrà essere avviata una campagna di dismissione e di privatizzazione in grande stile perché la spesa pubblica è un mostro che non è mai sazio.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gava.
FABIO GAVA. Insomma, un po' più di Europa - finisco, signor Presidente -, di quella buona, modernizzatrice ed innovativa, e un po' meno di Stato, di quello burocratico, inefficiente e spendaccione.
Sono due linee di azione che già da gennaio dovranno essere attivate in modo parallelo e in modo deciso. Solo così il nostro voto favorevole di oggi avrà avuto un significato positivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per quattro minuti.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, senatore Monti, Presidente del Consiglio, il voto di Alleanza per l'Italia sarà, così come quello espresso con la fiducia, un voto favorevole per le ragioni che più volte hanno riecheggiato in quest'Aula negli ultimi giorni e che sono le stesse che hanno consentito la nascita del suo Governo. Dobbiamo salvare il Paese in grave affanno.
Le ragioni di condivisione sul piano delle scelte operate dalla manovra sono state illustrate quest'oggi dall'onorevole Tabacci per noi. Certo, questa manovra non disegna un mondo perfetto. Facendo i conti e sommando l'entità di questa manovra con quelle che il Governo precedente ha già realizzato a partire dal mese di luglio, io credo che ci avviciniamo ad un ammontare di 145 miliardi di euro in meno di sei mesi, principalmente Pag. 132agendo sul pedale della tassazione che insiste sulla stessa platea di contribuenti.
Io credo che gli italiani si aspettino ora la chiusura di questa pagina impegnativa oltre ogni previsione e comparazione col passato e l'apertura della nuova fase di questo Governo di scopo, la fase della ripresa e dello sviluppo. Il Governo Monti è stato accolto con favore e con grande attesa dagli italiani, pur consapevoli di avere di fronte la prospettiva di sacrifici. Oggi abbiamo però bisogno di speranza, dobbiamo poter guardare ad una stagione nuova in cui tornino ad avere campo nella scala delle priorità la solidarietà prima dei mercati, la dignità dell'uomo prima delle Borse, il lavoro prima della lettura ansiogena delle mercuriali sullo spread. Al varo del Governo Monti abbiamo detto in questa Aula che salutavamo questa esperienza come una grande opportunità per il ritorno ad una centralità del Parlamento, che poi è il ritorno della politica dopo anni di nascondimento dietro il velabro del bipolarismo.
È vero, la politica può tornare a rivendicare il suo protagonismo a condizione che acquisisca la consapevolezza del suo ruolo in questa nuova stagione. Qual è infatti l'opportunità che il Governo Monti sta offrendo al Parlamento? Quella di ritrovare una ragione comune per far ripartire l'Italia, uno spirito costituente - oserei dire - per ridisegnare le regole del gioco minime di un ordinamento che per troppo tempo è rimasto schiacciato dal pregiudizio ideologico che ha nutrito un'intera generazione politica. Adesso la politica deve fare la sua parte, cominciando dalla ricerca di una convergenza possibile sulla fonte di legittimazione della rappresentanza che è la legge elettorale. Ma anche a lei, Presidente Monti, vorremmo sommessamente chiedere una attenzione speciale al tempo difficile della politica. Un clima di ostilità, uno spirito iconoclasta stringe le istituzioni rappresentative in un angolo buio. Attenzione, i politici hanno il dovere di affrontare, accettare e, se hanno capacità di farlo, di confutare le critiche anche aspre dei cittadini, ma il Parlamento no, non può essere coinvolto in questo sentimento di ostilità. Il Parlamento oltre ad essere - Presidente Monti - la fonte di legittimazione del suo Governo è il cuore pulsante della democrazia costituzionale, e la ringrazio per averlo ricordato più volte.
Allora sono convinto, perché le sue parole lo hanno espresso bene, che lei si porrà col suo Governo in una dimensione di difesa e di tutela delle prerogative di questo Parlamento, ed è anche per questo che noi diamo il nostro consenso ancora più convinto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del consiglio, lei aveva assicurato rigore ed equità a questo provvedimento. Noi di Italia dei Valori le abbiamo chiesto di aggiungere tagli ai costi e agli sprechi della politica, lotta all'evasione fiscale, azioni per lo sviluppo anche attraverso le liberalizzazioni. Signor Presidente, i vitalizi dei consiglieri regionali costano agli italiani circa un miliardo di euro all'anno. Noi di Italia dei valori le abbiamo proposto di intervenire: se non ora quando, Presidente Monti?
Dal sito dell'ex Ministro Brunetta apprendemmo un anno fa che in Italia circolano circa 90 mila auto blu a disposizione delle pubbliche amministrazioni, con un costo annuo per il contribuente di circa 4 miliardi di euro. Le abbiamo proposto il loro blocco salvo casi limitati, con sanzione del danno erariale in caso di abuso: se non ora quando, Presidente Monti?
Chi compie un atto di liberalità a favore delle associazioni caritatevoli può detrarre ai fini fiscali l'importo sino a 2 mila e 63 euro; se lo fa a favore di un partito politico fino a 102 mila euro. Italia dei Valori le ha proposto di fissare lo stesso limite previsto per le ONLUS: se non ora quando, Presidente Monti?
Uno degli ultimi atti del precedente Governo è stato il rifinanziamento con 150 Pag. 133milioni di euro della «legge mancia», una legge inguardabile che consente la distribuzione clientelare di pochi euro (appunto una mancia) secondo le indicazioni di singoli deputati. Italia dei Valori le ha proposto la sua abolizione: se non ora quando, Presidente Monti?
Esistono in Italia 7 mila società partecipate dagli enti locali, spesso costituite solo per creare nuovi posti e prebende a favore di politicanti e politici «trombati». Nella città in cui vivo, Verona - amministrata da quelli che, dopo aver governato per nove anni su undici con Roma poltrona improvvisamente scoprono che Roma è ladrona - per la gestione del servizio di trasporto urbano vi sono tre società partecipate, con tre consigli di amministrazione, con tre presidenti e, in qualche caso, ciascuna con due direttori generali. Sono 25 mila i consiglieri di amministrazione di queste società e costano svariati miliardi di euro. Le abbiamo proposto, in attesa di smantellare questo sistema che fa pagare alti costi ai cittadini, di far cessare i consigli di amministrazione con la nomina di un amministratore unico e con un risparmio di un paio di miliardi di euro all'anno. Se non ora quando, Presidente Monti?
Esistono in Italia 8 mila enti locali che sono altrettanti centri di spesa; alcuni di essi sono di dimensioni così ridotte da assolvere ai servizi generali obbligatori in modo del tutto antieconomico. Noi dell'Italia dei Valori le abbiamo proposto di rendere obbligatoria l'unione tra comuni senza cancellare l'identità di ciascuno di essi, in modo da raggiungere la soglia minima di 20 mila cittadini amministrati. Si conseguirebbe così una riduzione a soli 600 dei centri di spesa, con un risparmio quantificabile in un paio di miliardi di euro. Se non ora quando, Presidente Monti?
L'Italia è un Paese che, come recita l'articolo 11 della Costituzione, ripudia la guerra e, allora, noi troviamo che spendere 18 miliardi, sia pure nel lasso di un lungo tempo, per acquistare 135 cacciabombardieri, confligga con una scelta di pace. Noi dell'Italia dei Valori le abbiamo proposto di rinunciare al sistema d'arma Joint Strike Fighter, risparmiando fin da subito un milione di euro all'anno. Se non ora quando, Presidente Monti?
In Italia circolano 42 mila superbarche, il 42 per cento delle quali risulta intestato a contribuenti che hanno dichiarato al fisco meno di 20 mila euro. La stessa dichiarazione è resa da oltre 500 possessori di aerei, un quarto del totale. Circolano, inoltre, in Italia 188 mila automobili con potenza superiore a 185 kW, ma solo 70 mila risultano intestate a contribuenti con più di 100 mila euro. Le abbiamo proposto un redditometro che abbia efficacia immediata ai fini della riscossione dell'imposta e che si applichino le leggi antimafia, confisca compresa, ai beni emersi e mai dichiarati, inclusi immobili e patrimoni nascosti in società di comodo. Se non ora quando, Presidente Monti?
Il precedente Governo si era fatto paladino della lobby degli evasori fiscali, come dimostrano tutti i condoni possibili e il vergognoso scudo fiscale, che aveva aiutato evasori, corruttori e mafiosi a riportare il denaro sporco in Italia quasi gratis. Secondo uno studio della Banca d'Italia, i capitali illegalmente costituiti all'estero erano, al 2008, tra 125 e 194 miliardi di euro, due terzi dei quali in Svizzera. Noi le abbiamo proposto un contributo di solidarietà agli scudati del 15 per cento perché il costo fosse almeno pari alla tassa sulla rendite finanziarie e abbiamo chiesto di stipulare un accordo bilaterale con la Svizzera come quello già realizzato dalla Germania. Abbiamo trovato improprio che un suo Ministro opponesse una possibile contrarietà dell'Unione europea. Se non ora quando, Presidente Monti?
Basta con l'ipergarantismo solo nei confronti di evasori e corruttori. La reintroduzione dell'ICI-IMU sulla prima casa è, di per sé, in contrasto con il principio che chi ha di più paghi di più. Anche la mitigazione basata sui figli e tanto declamata da qualche parte politica, come fosse un vero e proprio quoziente familiare, è davvero poca cosa. Anzi, il Presidente del Consiglio Berlusconi, ammesso, ma non Pag. 134concesso, che paghi questa imposta sulla prima casa, avendo figli minori, pagherebbe in proporzione meno di me e sicuramente meno di un pensionato proprietario di una modesta abitazione. Noi dell'Italia dei Valori le abbiamo proposto di rendere questa imposta progressiva sul cumulo delle proprietà possedute. Sarebbe un intervento di equità. Se non ora quando, Presidente Monti?
Restando su questa imposta, vi sono soggetti come le Chiese che oggi non pagano, anche quando negli edifici viene svolta un'attività di fatto commerciale. Noi dell'Italia dei Valori abbiamo proposto di riconsiderare questa situazione che avrebbe permesso di introitare, secondo l'ANCI, almeno 500 milioni di euro. Se non ora quando, Presidente Monti?
L'ex Presidente Berlusconi ha dichiarato che non vi sarebbero soggetti interessati e disponibili a pagare per conseguire l'uso delle frequenze digitali. Proprio oggi alcuni quotidiani hanno, invece, riportato dichiarazioni in senso esattamente contrario. Noi le abbiamo proposto di mettere all'asta quelle frequenze. Siamo convinti che avrebbero fatto incassare allo Stato molto denaro. Ma, ancora una volta, se non ora quando, Presidente Monti?
Ci aveva soddisfatto la sua messa in marcia di qualche liberalizzazione. L'Italia dei Valori ne ha proposta l'estensione e l'ampliamento ad altre categorie convinti come siamo che da qui possa realmente venire una spinta alla crescita. Abbiamo assistito, impotenti, ad una retromarcia totale ed incomprensibile, un cedere incondizionato alle corporazioni, dai professionisti ai tassisti ed in modo vergognoso e semiclandestino ai farmacisti. Persino tra gli ordini del giorno accolti dal Governo c'è qualche ripensamento in tal senso. Ma, Presidente Monti, anche qui: se non ora, quando?
Se noi togliamo tutti questi «se non ora, quando?», cosa resta della manovra? Resta l'aumento delle accise della benzina che colpiscono tutti, ricchi e poveri e imprese allo stesso modo e, quindi, non realizzano equità. Resta l'aumento dell'IVA che colpisce tutti, ricchi e poveri allo stesso modo, e quindi non realizza equità. Resta l'aumento dell'addizionale regionale IRPEF in luogo dell'aumento dell'IRPEF sui redditi più elevati e, quindi, sarà pagata da tutti, ricchi e poveri allo stesso modo e, quindi, non realizza equità. Restano i favori alle banche in termini di crediti di imposte, di ICI e IMU, di prestazioni di garanzie. Restano i pensionati che solo in parte vedranno rivalutare le loro pensioni anche relativamente basse. Restano coloro che stavano per andare in pensione e devono attendere anche sei anni per farlo. Restano pensioni future più basse per tutti.
Il bilancio per noi è negativo. Aveva promesso rigore ed equità, lotta ai privilegi e alle corporazioni, sviluppo e crescita. È rimasto solo il rigore, e il resto, se non ora, quando, Presidente Monti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente del Consiglio, il gruppo di Popolo e Territorio stamane ha rinnovato la fiducia nei confronti del suo Governo. Lo abbiamo fatto con grande consapevolezza e responsabilità, convinti come siamo che il Paese abbia bisogno di una guida a fronte di una crisi che è stata creata, come ha detto e scritto non molto tempo fa il professor De Rita, dal non governo della finanza globalizzata.
Fiducia, tuttavia, signor Presidente del Consiglio, che non può assolutamente svilire né limitare la libertà di un pensiero critico cui noi non rinunciamo e non rinunceremo mai nel corso di questo confronto, che mi auguro possa crescere in positività e possa essere fruttuoso. Perché noi continueremo a valutare i provvedimenti che il suo Governo vara oggi e varerà domani con spirito assolutamente critico.
Sappiamo che ci muoviamo lungo un sentiero molto stretto. Sappiamo che a lei è affidata, dopo la rinuncia della politica a dare risposte alla crisi, una responsabilità Pag. 135enorme, un compito non facile. Ma in questa anomalia tutta italiana non rinunciamo a difendere le nostre idee e a dire con franchezza quello che pensiamo anche nei confronti di questa manovra.
Non siamo di quelli che amano essere versipelle e che modificano il loro atteggiamento rispetto alla convenienza. Né i furbetti che investono su di lei e dicono di essere disposti ad accettare qualunque cosa lasciandole assoluta libertà di manovra e di azione anche nella speranza di trovare in futuro qualche profitto elettorale.
Lei ha definito la sua manovra «salva Italia». È un'espressione esteticamente apprezzabile. Direi che è anche un'espressione felice dal punto di vista giornalistico.
Tuttavia, la domanda che noi poniamo, con grande semplicità, ma anche con grande preoccupazione, è se davvero possiamo ritenerci sicuri che questa manovra salvi l'Italia e salvi gli italiani e se, come ho avuto già modo di dirle, dovessimo improvvisamente scoprire che l'intervento del chirurgo, per quanto apprezzabile tecnicamente e per quanto riuscito sotto il profilo tecnico, poi non porti alla morte del paziente.
Vede, noi non vorremmo essere portatori di un pensiero negativo. Abbiamo apprezzato il suo richiamo alla fiducia, ma è legittimo in quest'Aula, io credo, cercare soprattutto di approfondire alcuni aspetti di questa manovra, rispetto alla quale noi nutriamo grandi e ponderate riserve. Lo vogliamo dire, perché in quest'Aula, che rischia di diventare una sorta di ammennicolo inconcludente e inutile, alcune riserve io credo vadano fatte rispetto al provvedimento che lei oggi porta all'approvazione del Parlamento.
Una volta si diceva che il nostro Paese, dal punto di vista sociale, era il Paese dei due terzi, dove vi era un terzo di società particolarmente ricca, un terzo di ceto medio produttivo che si trovava nel mezzo e un terzo di Paese indigente, che stava nell'ambito della povertà.
La verità è che quel terzo intermedio si avvicina sempre di più alle soglie della povertà ed il ceto medio nel nostro Paese viene letteralmente colpito da una manovra che, in questi termini, è ancora più pesante di quello che evidentemente ci aspettavamo.
Vorrei anche riflettere su un aspetto che sta, in qualche modo, sfuggendo alla considerazione e all'analisi dei parlamentari in quest'Aula. Io credo che sarebbe un grave errore credere che possa giovare all'economia quel che danneggia le istituzioni. Quello che stiamo vivendo è un passaggio molto delicato. Richiede certamente, da parte tutti, un grande senso di responsabilità, la consapevolezza dei rischi e comportamenti assennati, ma richiede soprattutto al Parlamento di recuperare un ruolo dignitoso e di rafforzare quel senso delle istituzioni parlamentari che sta evaporando come neve al sole.
Io credo che la scelta tra default economico e default costituzionale sia un crinale che costituisce l'anticamera di una sicura sconfitta. Ecco perché credo che bisogna, anche in queste circostanze, avere il coraggio di dire quello che uno pensa. E lo dirò con franchezza, signor Presidente del Consiglio Monti, perché questa manovra economica e finanziaria potrebbe creare forti contraccolpi sul mondo del lavoro e sulla stessa crescita del Paese. Questo non lo dice il gruppo di Popolo e Territorio: lo hanno detto, nel corso delle audizioni, durante la sessione in Commissione bilancio, illustri ed autorevoli rappresentanti di istituzioni che hanno sotto mano il monitoraggio della situazione del Paese. Mi riferisco, per esempio, al presidente dell'ISTAT Giovannini, che ha detto, in un'audizione in Parlamento, che alcune misure della manovra possono essere recessive in un anno, il 2012, in cui il PIL è già di mezzo punto sotto lo zero. Il presidente dell'ISTAT, in quella sede, ha anche lanciato un grande allarme sul fatto che molte famiglie troveranno difficoltà nel pagare l'ICI ed ha testualmente affermato che questa manovra tende ad avere un impatto complessivamente sfavorevole in termini di crescita, essendo sbilanciata sul lato delle entrate.
Questo significa che noi stiamo creando le condizioni in base alle quali diminuiscono Pag. 136i soldi nelle tasche dei cittadini, i quali avranno difficoltà a far fronte a quella gragnuola di tassazione di fronte alla quale oggi si trovano.
E anche Confindustria, al di là di un apprezzamento generico nei confronti della manovra varata dal Governo, ha anche detto che bisogna, in qualche modo, preoccuparsi di un avvitamento sotto il profilo di un'economia recessiva, che è l'anticamera della depressione, e che avremo un'elevata disoccupazione a partire dal 2012.
Sotto questo aspetto, Presidente del Consiglio, mi rammarica il fatto che, in questa manovra, non sia stato previsto assolutamente nulla per gli ammortizzatori sociali che sono in scadenza: di qui al 2012, tra aprile e maggio, avremo in scadenza molte di quelle casse integrazioni che furono anche un elemento sul quale il precedente Governo ha impegnato qualcosa come 18 miliardi di euro, in un contesto difficilissimo di crisi economica e finanziaria.
Credo che sia arrivato il tempo di avviare la ristrutturazione, la modifica e la riforma degli ammortizzatori sociali, di sistematizzare questo meccanismo, di renderlo, in qualche modo, conseguente alla riforma del collegato lavoro.
Presidente del Consiglio, lei ha detto, nel suo intervento, oggi, che vi sarà una seconda fase. Ogni qual volta, storicamente, un Governo, che era chiamato ad intervenire per porre mano a interventi urgenti rispetto alla situazione e al quadro economico e finanziario complessivo, ha annunciato delle fasi diverse nella sua programmazione e nei suoi interventi, ha sempre fallito.
Non dico questo per augurarmi il fallimento, ma soltanto perché sono convinto che, già in questa manovra, ci dovevano essere alcuni elementi che individuassero almeno un percorso di crescita, che facessero capire qual è la strada per ricreare armonia e sviluppo nel nostro Paese.
Mi avvio alla conclusione dicendo che uno degli elementi che ci porterà e ci costringerà a non dare il nostro assenso al provvedimento, pur rinnovandole la fiducia della speranza di poter avere quelle riforme strutturali che lei stesso ha richiamato, deriva anche dal fatto che uomini di destra, uomini che si richiamano ai principi liberali, non possono accettare che vi sia la fine del segreto bancario, che è un attacco alla libertà e alla pluralità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lo voglio dire con grande franchezza, richiamando e leggendo poche righe, rapidamente, di un liberale a tutto tondo, Piero Ostellino, che, sul Corriere della Sera, ha ricordato...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SILVANO MOFFA. ...che lo Stato, man mano, sta togliendo autonomia individuale e libertà, e, dopo tanti anni, ora ci accorgiamo che, in maniera silenziosa, la nostra libertà, la libertà del cittadino, attraverso il controllo addirittura dei suoi conti bancari, viene non soltanto oltraggiata, ma addirittura vilipesa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente del Consiglio, Futuro e Libertà vota «sì» convintamente a questa manovra, perché è consapevole che risponde alle esigenze di cui oggi l'Italia ha bisogno. Ci troviamo in una situazione di emergenza e, grazie alla sua credibilità internazionale e alla convergenza parlamentare di più forze politiche e di più gruppi, si riesce a dare un'immagine diversa dell'Italia e a fare interventi che prima erano difficili da fare.
Certo, tutti diciamo che si poteva fare meglio. Dobbiamo dare atto che vi è il noviziato, che vi è la fretta con cui si è dovuta fare questa manovra, che bisognava far quadrare i conti immediatamente. Noi di Futuro e Libertà vediamo in questo provvedimento alcune cose che ci convincono molto e altre che ci convincono Pag. 137meno, ma votiamo il provvedimento convintamente, perché sappiamo che serve all'Italia.
Ci convince molto la riforma delle pensioni: la riteniamo equa e pensiamo che sia giustamente ancorata all'aumento dell'aspettativa di vita degli italiani e che dia maggiori opportunità future nel settore previdenziale, soprattutto ai giovani di oggi. Riteniamo che sia stato molto importante il lavoro congiunto di Governo e Parlamento per temperare l'incidenza della nuova ICI per quanto riguarda le famiglie numerose, così com'è stato importante alzare la soglia di quelle pensioni che devono essere rivalutate con gli indici ISTAT.
Si poteva fare molto di più su altri settori e la preghiamo di dedicare la sua attenzione, nei prossimi provvedimenti, su alcune questioni molto importanti.
La prima è il taglio alla spesa pubblica improduttiva. Lei, da economista, ci insegna che il vero problema è la riduzione della spesa pubblica. Finché non ridurremo la spesa pubblica in maniera draconiana, o aumentiamo le tasse o finiremo comunque per fare deficit, e tutte le soluzioni portano, o oggi o domani, a dover chiedere soldi e sacrifici agli italiani.
Bisognava fare di più nei tagli ai costi della politica. Ci avete provato con misure intelligenti sulle province: siete stati frenati, e noi ci rammarichiamo di questo. Auspichiamo che presto si giunga, invece, a tagliare seriamente i costi della politica. La invitiamo anche a fare una riflessione: stiamo chiedendo a tutti gli italiani un sacrificio, di tirare la cinghia, noi ringraziamo il Presidente Fini ed il Presidente Schifani per aver dato l'esempio, come Parlamento, e aver fatto vedere agli italiani che noi siamo stati i primi a fare i sacrifici.
Ma forse è arrivato il momento che li facciano anche i partiti. Forse è arrivato il momento di valutare un dimezzamento dei rimborsi elettorali ai partiti, che sono rimborsi oggettivamente ricchi che si sono di molto arricchiti negli ultimi anni. Tirino la cinghia anche i partiti. Un altro aspetto che certo non è rassicurante agli occhi dell'opinione pubblica, signor Presidente del Consiglio, è il fatto che è scomparsa la norma che metteva un tetto massimo - che pure era di 25 mila euro al mese, di 300 mila euro all'anno - ai super burocrati pubblici. Se i sacrifici li devono fare i cittadini e li fanno i parlamentari, volontariamente, era opportuno che fossero chiesti sacrifici anche a manager pubblici che guadagnano degli stipendi oggettivamente molto importanti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Si poteva chiedere di più a chi ha fatto lo scudo fiscale. Certo, è difficile parlare di etica di fronte dei noti evasori, per quanto pentiti, però è chiaro che nel momento in cui, eticamente, lo Stato torna a chiedere soldi, dopo aver detto che non li avrebbe più chiesti, tanto vale non chiedere l'uno, l'1,5 o il 2 per cento, ma chiedere il 5 o il 10 per cento, a chi aveva portato fuori i soldi dell'evasione.
Ecco cosa le chiediamo: le chiediamo interventi per favorire maggiore equità in futuro, e le chiediamo che questo provvedimento sia il prologo di un libro che dobbiamo ancora scrivere e che secondo noi deve avere quattro capitoli, Presidente Monti.
Il primo capitolo è la crescita. L'Italia, se non cresce economicamente, rischia di non farcela, e il rischio che questa manovra abbia un'incidenza recessiva è un rischio che anche la Banca d'Italia ci ha sottoposto. Allora, aiuti alle imprese con il credito di imposta, allentando i lacci e i lacciuoli di una burocrazia asfissiante, dando vita alle liberalizzazioni in tutti i settori. Noi siamo per le liberalizzazioni in tutti i settori, per farle presto e per farle bene.
Vi sono anche dei modi per liberalizzare senza danneggiare chi opera in un settore. Un istituto molto liberista, come l'istituto Bruno Leoni, da anni propone di liberalizzare cercando di indennizzare il danneggiato. Dice l'istituto Bruno Leoni: perché non raddoppiare le licenze dei taxi regalando una licenza ad ogni tassista? Perché non raddoppiare le farmacie dando una farmacia in più ad ogni farmacista e, Pag. 138quindi, aumentare la concorrenza, abbassare i costi per il sistema sanitario, per lo Stato e per i consumatori?
Vi è poi il problema dei giovani. L'intervento sulle pensioni sicuramente li aiuta, nel futuro, ma bisogna fare di più. Serve un finanziamento per un contratto triennale di primo impiego per gli under 30 che sono disoccupati, non lavorano, non studiano e non si formano. Serve un grande provvedimento a favore delle donne, professor Monti. Finché le donne italiane non lavoreranno in percentuale delle altre donne occidentali, non avremo una crescita adeguata del PIL (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Oggi sulle donne cade l'essere madre, l'essere perno della famiglia; sulle donne cade l'assenza di investimenti nella conciliazione; sulle donne pesano anche i diversamente abili, visto che oramai il welfare è ridotto al welfare familiare. Chiediamo un grande fondo per la conciliazione e un grande fondo per fare in modo che vi siano delle detrazioni per aumentare il potere d'acquisto di quei lavoratori dipendenti che hanno pagato più degli altri il costo dell'ingresso dell'euro e della conversione anomala tra lira ed euro e i costi della globalizzazione.
Le diciamo anche dove, secondo noi, dovremmo prendere i soldi, Presidente Monti. I soldi vanno presi nell'evasione fiscale, ma c'è un modo solo e semplice: lei domani mattina può assumere 60 milioni di ispettori fiscali senza doverli pagare con una norma sul contrasto di interesse. Faccia detrarre a tutti i cittadini quello che spendono e avrà 60 milioni di ispettori fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Tutti chiederanno ricevute, fatture e scontrini e, quindi, tutto dovrà emergere e recupereremo quei 140 miliardi di euro dall'evasione fiscale.
E poi la lotta alla corruzione. In uno dei prossimi provvedimenti inserite la confisca dei beni dei corrotti condannati in via definitiva, i beni loro e dei familiari, con lo stesso metodo usato con la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Chi è corrotto non solo fa un danno alla politica e alla pubblica amministrazione, ma ruba 70 miliardi di euro di ricchezza all'Italia.
E poi il taglio alla spesa pubblica improduttiva. Presidente Monti, perché dobbiamo pagare ancora 40 miliardi di euro di fondo perduto alle imprese? Lei che sa dove metter mano a quei conti e sa che ci sono dei fondi perduti importanti, indispensabili, come il trasporto pubblico locale, ad esempio. Lì ci sono sicuramente almeno 20 miliardi di euro da sforbiciare che vanno ad imprenditori che sanno frequentare bene le segreterie dei politici, dei sottosegretari e dei Ministri, che finanziano la politica e prendono il fondo perduto perché poi finanziano la politica.
Andiamo a sforbiciare lì quei soldi e andiamo anche a sforbiciare l'aumento del costo per acquisto di beni e servizi che è incrementato del 50 per cento nella sanità e del 37 per cento nelle regioni. Blocchiamolo: un foglio di carta quanto lo pagava la pubblica amministrazione nel 2006 lo deve pagare oggi, con in più l'inflazione e non con il 30 per cento in più.
Concludo con una valutazione tutta politica. In queste ore abbiamo visto delle trasformazioni politiche che noi avevamo previsto e anticipato. I due poli principali hanno mostrato delle crepe evidenti, la Lega ha detto un sonoro «no» alla sua manovra, il PdL un sommesso «si» per senso di responsabilità. L'Italia dei Valori un «no» con rammarico, il PD un sostegno convinto crocefiggendo il suo alleato.
Il Terzo Polo la sostiene convintamente, discutendo nel merito i provvedimenti. I capitoli del libro che dobbiamo ancora scrivere e di cui questa manovra è il prologo richiedono grande senso di responsabilità da parte di tutti e portano a delinearsi, come si sta vedendo, una maggioranza parlamentare che sta emergendo e che si deve far carico di due obiettivi da qui alla fine della legislatura.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ITALO BOCCHINO. Concludo, signor Presidente. Il primo è il dimezzamento del Pag. 139numero dei parlamentari, il secondo è una nuova legge elettorale che ridia la possibilità agli elettori di scegliersi gli eletti e che garantisca sì la stabilità, ma anche la rappresentatività. Cogliamo questo momento, apparentemente confuso, per dar vita ad un nuovo inizio e per costruire quella terza Repubblica di cui gli italiani hanno bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, una delle caratteristiche delle società contemporanee del nostro tempo è quella, appunto, di divorare il tempo. Mass media, televisione, Internet bruciano in pochi minuti uomini ed eventi e tutti noi siamo spesso vittime di sorprendenti forme di amnesia.
Dimentichiamo, e dimentichiamo in fretta avvenimenti e fatti. Siamo in molti in quest'Aula vittime di amnesia. Molti si sono dimenticati come eravamo messi non qualche anno fa, ma qualche settimana fa e perché siamo arrivati in questa situazione, perché siamo andati a chiamare, tutti insieme - non solo il Presidente della Repubblica che ne aveva il compito istituzionale - un illustre professore di Varese e abbiamo scomodato l'eccellenza delle professioni e delle professionalità italiane.
Qualcuno addirittura propone soluzioni semplici a questioni difficili. Francamente ho grande rispetto per i colleghi della Lega - oggi abbiamo assieme votato un ordine del giorno - ma, avendo i colleghi e amici della Lega governato otto degli ultimi dieci anni, non capisco perché queste ricette così miracolose non siano state messe in atto quando era possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dunque, partiamo, onorevoli colleghi - io non ho assolutamente fretta, posso stare qui -, dunque partiamo dalla verità e dalla serietà. Questa manovra non ha alternativa, può essere per alcuni troppo coraggiosa e temeraria, per altri timida, ma tutti sappiamo che se non convinciamo chi investe nei titoli di Stato italiano della serietà dei nostri propositi tra qualche mese rischieremo la bancarotta. Sappiamo, altresì, che non tutto è nelle nostre mani, che il nostro destino si gioca in gran parte anche in Europa, ma sappiamo che solo questa manovra pone la premessa per essere credibili, per chiedere riforme e impegni ai nostri partner europei.
Non siamo arrivati qui per caso e ciascuno di noi ha una parte rilevante di responsabilità, destra, sinistra e centro. La ragione per cui Monti, il professor Monti, il senatore a vita Monti, siede a Palazzo Chigi è che può fare ciò che le maggioranze passate hanno dimostrato di non saper fare o di non volere o di non potere per paura di perdere consensi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
D'altronde, onorevoli colleghi, per quanto si possa essere afflitti da amnesia, sicuramente noi non potevamo essere sopra pensiero 15 giorni fa, quando abbiamo dato la fiducia al Governo del Presidente Monti. Non era difficile capire già da allora che medicine amare come quelle che oggi noi dobbiamo trangugiare non si possono prendere se la preoccupazione prevalente è quella di perdere consensi. È chiaro che eravamo perfettamente consapevoli - perché, in caso contrario, sarebbe stato veramente paradossale, non farebbe certo onore al Parlamento -, eravamo tutti consapevoli del tragitto che avremmo dovuto fare.
Scusate la franchezza, lo voglio dire soprattutto a chi sostiene il Governo - perché chi legittimamente fa un'altra cosa non è che può essere destinatario di questo rimprovero - non è possibile che dopo qualche giorno dall'insediamento del Governo vi sia chi sale in cattedra per dissociare le proprie responsabilità o sia sottilmente impegnato a spiegare che in Pag. 140fondo tutto va come prima o peggio di prima, beh, tutto questo non mi sembra che sia prova né di responsabilità né di lealtà politica. Lo dico con chiarezza: chi sostiene la maggioranza non può salvarsi la coscienza votando il Governo e poi disseminando la sua strada di scetticismo o di trabocchetti perché i cittadini sono perfettamente in grado di capire chi gioca e chi fa sul serio, chi si assume la responsabilità di scelte impopolari che possono anche perdere far perdere voti e chi si esercita nelle furberie del passato (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Liberl Democratici-MAIE).
In questa manovra ci sono sacrifici enormi per tutti e non solo per i soliti noti. Si sono tassati in maniera permanente i capitali scudati, ma si è salvata l'indicizzazione delle pensioni minime (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si colpiscono le ricchezze immobiliari e finanziarie, ma si cerca di salvare i redditi bassi. Si lotta con forza l'evasione fiscale e sulle pensioni il Ministro Fornero ha avuto il coraggio di anticipare una riforma molto dolorosa perché rinviata da anni.
Oggi c'è un dato dell'ISTAT: i due terzi della spesa della pubblica amministrazione è per la previdenza. Lo abbiamo fatto nella logica di riequilibrare il sistema a favore dei giovani, cioè dei nostri figli. Ecco un tipico esempio di scelte impopolari, ma necessarie (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si poteva fare di più sulle liberalizzazioni, ma per noi quest'appuntamento è solo rinviato e speriamo di pochissimo. Sono scomparsi, come ha ricordato il nostro capogruppo Galletti, 20 miliardi di tagli sul sociale, sulle disabilità e le famiglie già previsti per il 2012 (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).
Si sono tassati gli utili reinvestiti nelle imprese e si consentono maggiori detrazioni dell'IRAP. Si rifinanzia il Fondo di garanzia per l'impresa. Si rafforza il credito di imposta per giovani e donne, in particolare del sud, ma soprattutto sono arrivati i primi segnali alle famiglie italiane che sono state evocate per anni nelle campagne elettorali e puntualmente dimenticate il giorno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevoli colleghi della Lega, francamente non capisco tutto questo nervosismo, perché noi quando vi ascoltiamo siamo sereni. Immagino che non c'entri il mio intervento. Forse qualcuno che ricordi le cose forse però ci vuole, e ci vuole anche un po' di tolleranza reciproca se siamo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Altri capitoli ci attendono. Se mi consentite, la riforma, il primo tentativo di affrontare organicamente i problemi della giustizia che è stato fatto oggi in Consiglio dei ministri su proposta del Ministro Severino, mi sembra importante: basta guerre di religione. Utilizziamo questo anno e mezzo per fare le riforme possibili a costo zero del sistema giudiziario italiano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) perché è uno dei fattori di handicap del nostro Paese.
In conclusione, noi del Terzo Polo e dell'Unione di Centro non ci spostiamo di un millimetro dalle convinzioni che ci hanno sorretto in questi anni. Abbiamo voluto un Governo di impegno nazionale e siamo disponibili a condividerne la sorte senza alcun distinguo di responsabilità. Sappiamo che deve iniziare la seconda fase da gennaio, quella della crescita. Non saranno certo le minacce di qualche violento a farci cambiare idea, perché vediamo nelle altre soluzioni che vengono prospettate - a partire dalle evocazioni altalenanti di improbabili elezioni anticipate - il baratro dell'Italia. E dal baratro noi vogliamo salvare l'Italia. Abbiamo anche noi speranza, signor Presidente del Consiglio, fiducia in lei, nel Parlamento e in tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi deputati, la profezia secondo la quale lei e i suoi colleghi avreste salvato questo Paese non solo non si è avverata, ma i tassi di interesse sono sempre più alti e le stime di crescita sempre peggiori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Siete arrivati qui convinti che con una bacchetta magica tutto si sarebbe risolto, ma guidare un Paese non è facile. Significa saper fare le scelte, ma soprattutto saper guardare oltre, dare un futuro alle nostre famiglie, ai nostri giovani, ai nostri lavoratori. Dare una vecchiaia tranquilla a chi ha lavorato onestamente per tutta una vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Invece, con questo decreto-legge siete stati capaci di cancellare il futuro dei giovani e il passato dei lavoratori, senza avere la minima idea di un progetto complessivo di riforme che è quello che davvero serve al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La nuova era dei tecnici, dei professori, degli alti burocrati è cominciata nella maniera peggiore. Lo ha detto ieri Confindustria. Siamo in recessione. Siamo dentro la crisi fino al collo e voi che cosa fate? Aumentate le tasse strozzando l'economia e, dunque, ogni possibilità di crescita. La vostra è un'operazione di «killeraggio» che, grazie ad un po' di stampa compiacente a sostegno dei palazzi romani, viene spacciata per una cosa giusta.
Invece, noi diciamo che questa manovra è sbagliata, è profondamente dannosa per il Paese e fa del male soprattutto a chi ha sempre lavorato e pagato sempre le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Colpisce, nonostante lei dica di no, i soliti noti: quelli che hanno sempre pagato.
Colpisce soprattutto il Nord, toglie a chi ha sempre dato, a quella Padania che ha lavorato e ha pagato i conti di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Colpisce chi ha lavorato onestamente tutta una vita, impedendogli di andare in pensione dopo quarant'anni di lavoro. Il nostro sistema pensionistico era già in equilibrio ed era uno dei migliori d'Europa, ma voi lo avete stravolto. Non contenti, colpite la vera ricchezza delle nostre famiglie, la prima casa che il 70 per cento delle famiglie possiede, quella casa che le famiglie si sono comprate con una vita di sacrifici. Le tassate solo per ingrossare le casse di uno Stato che è sempre più ingordo.
Ma questa manovra non si limita a reintrodurre la vecchia ICI, ma gonfia la base imponibile aumentando addirittura del 60 per cento le rendite degli immobili posseduti dai cittadini del ceto medio, naturalmente, però, Presidente Monti, quelli registrati al catasto, non quelli che evadono delle province che non li hanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), delle province del Sud dove il catasto è un'opinione.
Avete aumentato le accise sulla benzina, aggravando i conti delle famiglie e quelli delle imprese in un colpo solo. Avete aumentato di due punti l'IVA. Se lo avesse fatto il Governo precedente i sindacati avrebbero bloccato il Paese per mesi. Mettete un tetto alla circolazione del contante, dicendo che serve a combattere l'evasione fiscale. Non è vero. Serve solo a far sì che le banche aumentino i loro introiti, con le commissioni sull'utilizzo dei bancomat e delle carte di credito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi non ci stiamo.
Ma vi è una cosa ancora più grave, ed è la totale mancanza del capitolo delle riforme. Invece, noi siamo venuti qui per fare le riforme di cui, invece, non vi traccia nel vostro programma (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Rumoreggiate finché volete. Ma questo è normale, perché questo è un Governo del non cambiamento. Questa è un'operazione che parte da lontano, che avete voluto voi per bloccare le riforme e il federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 142
Era il 14 dicembre 2010, un anno fa, quando nel mio intervento in Aula sulla fiducia, rivolgendomi a Bocchino, dissi: «Voi volete un Governo tecnico, un Governo con l'appoggio della sinistra, di chi ha perso le elezioni, perché volete bloccare la riforma del Paese». E qui siamo arrivati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quelle parole, purtroppo, sono realtà. Voi volete continuare - e mi rivolgo al Governo - a spremere sempre gli stessi e a non cambiare mai niente. Siete la conservazione. Volete che a pagare siano sempre i soliti e, se possibile, a pagare e a tacere. Ma noi non ci stiamo e siamo stufi di tacere e pagare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Qui dentro la nostra voce sarà la voce di tutti quelli che negli uffici, nelle fabbriche, nei mercati e sui treni vorrebbero gridare contro questo Governo. Saremo la loro voce e daremo loro voce nonostante, come dimostrano le cronache parlamentari di questi giorni, stiate tentando di zittirci in tutti i modi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non ci riuscirete. Presidente Monti, l'ironia la lasci ad altre cose. Non vi è tempo di ridere e di ironizzare sulle cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Invece, sono orgoglioso di guidare un gruppo di deputati seri, capaci, preparati e lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In I Commissione e in Aula poi abbiamo avuto un comportamento corretto e costruttivo, sempre. Abbiamo presentato le nostre proposte, i nostri emendamenti, ce ne avete fatti votare soltanto pochissimi, perché avevate paura della vostra maggioranza. Eravate voi ad aver paura di voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Qualcosa a favore dei cittadini lo abbiamo portato a casa ugualmente. Se i pensionati che prendono meno di 1.000 euro non saranno costretti ad aprire un conto corrente devono dire grazie ai miei colleghi della Commissione bilancio e della Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono piccoli, sono tanti e ve ne sarebbero altri. Sono piccoli grandi risultati che incidono, però, sulla vita della gente che deve tirare sino alla fine del mese e sono portati a casa grazie al nostro lavoro.
Per esprimere, però, le nostre idee ci avete costretti a parlare fino alle 4 di notte, in un'Aula totalmente deserta, durante una seduta fiume. È stata l'unica possibilità offerta a questo Esecutivo di dare all'opposizione la capacità e il diritto, che esiste in tutti i Paesi del mondo, di poter dire la sua. Si tratta di una negazione della democrazia che il Paese, in realtà, non si meritava. Ma nonostante le vostre porte in faccia, l'atteggiamento della Lega è sempre stato costruttivo, pragmatico. Il Governo ha voluto, nonostante questo, porre la fiducia, anche se avevamo annunciato che avremmo ridotto a una sola ventina i nostri emendamenti. Niente da fare, non vi fidate della vostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Due giorni fa avete chiesto la sospensione dei lavori per andare rapidamente all'approvazione dei decreto. È stata una vergogna, un insulto alla dignità del Parlamento. Noi abbiamo subito e subiamo questo Governo, abbiamo subito e subiremo questa manovra, ma non potete toglierci il diritto di dissentire e di criticare duramente quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Purtroppo, pagheremo tutti le conseguenze.
Rispediamo al mittente, caro Bersani, ogni critica, quelle del PD, che ha contribuito per anni ad accumulare l'enorme debito pubblico, che rappresenta il vero problema di questo Paese. Voi del PD siete come il debito pubblico: peggiorate sempre, non migliorate mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Siamo però costretti anche a sottolineare, cari colleghi del PdL, che oggi siete a fianco di questo Governo e votate una manovra che va contro ogni vostro principio, che noi siamo stati coerenti: eravamo Pag. 143e rimaniamo contrari all'innalzamento dell'età pensionabile, alla reintroduzione dell'ICI sulla prima casa e di altre tasse. Presidente Berlusconi, lei aveva raggiunto con noi un accordo sui quarant'anni di contributi per andare in pensione, adesso che non è più al Governo non può dimenticare gli impegni raggiunti! Noi non abbiamo mai fatto un passo indietro: Bossi ci ha insegnato ad essere coerenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania. Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Bossi, Bossi)! Bossi ci ha insegnato ad essere determinati, a difendere i diritti dei nostri pensionati, dei nostri lavoratori e della nostra gente. Se c'è chi ha cambiato idea non è certamente la Lega, non siamo certo noi. Presidente Berlusconi, ci ripensi e faccia presto, prima che sia troppo tardi, perché questa manovra è una manovra ingiusta, una manovra dannosa che fa danno all'economia del nostro Paese ed è priva di un progetto complessivo di riforma.
Per queste ed altre mille ragioni, è con estrema determinazione che la Lega Nord dice «no» a questa manovra, a questo Governo. Questa non è una manovra, è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni. Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Vergogna!).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.
PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo promesso lealtà al suo Governo in nome di un impegno nazionale. Manterremo la promessa oggi e domani - voglio dirlo a qualche commentatore frettoloso - senza alcun limite temporale che non sia la fine naturale della legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). Abbiamo promesso agli italiani - e, al tempo stesso, ai nostri elettori - assoluta sincerità, trasparenza e parole chiare. Anche questa promessa la manterremo oggi e domani, tenendo viva la nostra visione e il nostro orizzonte di ricostruzione democratica, sociale del Paese, per la quale continuiamo a lavorare.
Questo Governo ha il compito, con l'aiuto di tutti, di evitare la catastrofe, di togliere l'Italia dal fronte più esposto della crisi, di far sentire la voce italiana a correzione di politiche europee palesemente inadeguate. Noi non abbiamo mai taciuto negli ultimi due anni le nostre preoccupazioni, la nostra analisi della crisi, i rischi che incombevano sul Paese e i problemi, quando non si affrontano e quando li si nega, si aggravano e le medicine, a quel punto, diventano più pesanti. Questo lo sappiamo e questo lo vediamo.
A questo proposito, colleghi leghisti, cosa dire? Non c'è nessuna esibizione e nessuna vostra critica che possa far dimenticare una cosa semplice e chiara: ve la state prendendo violentemente con chi è qui da otto giorni, ma voi avete guidato la macchina per otto anni e l'avete parcheggiata dove siamo adesso, e cioè ampiamente nei guai (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). O volete farci credere che venite dalla Padania di Marte (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Basta demagogie, basta demagogie, dobbiamo dare prospettive all'Italia e alle nuove generazioni, e c'è un lavoro duro da fare, e non lo diciamo da oggi, l'abbiamo detto anche al vecchio Governo. Non vi tremi il polso, ed a questo Governo abbiamo chiesto coraggio e equità, e assieme all'equità abbiamo chiesto un'attenzione al problema della recessione a all'esigenza di dare qualche stimolo al lavoro e alle attività economiche.
Non c'è dubbio che la manovra così com'è stata modificata dal Parlamento ha fatto dei passi avanti, li riconosciamo e lasciateci dire che vediamo in questo anche i segni del nostro lavoro, della nostra iniziativa e delle nostre idee. Sia chiaro, ad esempio, che mentre rivendichiamo i cambiamenti che ci sono stati a proposito del Pag. 144sistema pensionistico, della rivalutazione, alcune attenuazioni delle punte più acute, lavoratori in mobilità e così via, però voglio dirlo davanti al Paese: non ci sfugge il peso del mutamento nei progetti di vita di tante persone. Lamentiamo ancora, lasciatecelo dire, che riforme di questo genere, che hanno un loro concetto - certo utile - meriterebbero però una qualche gradualità in più, una qualche ponderazione in più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ci sono un paio di punti in particolare e mi fa piacere che siano stati raccolti da tutti negli ordini del giorno, anche con il consenso del Governo, che sono problemi prima ancora che di ordine finanziario, di ordine morale, il Paese deve qualcosa a gente che è andata a lavorare in fabbrica a 15 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e non possiamo penalizzarli! Così come dobbiamo sapere che c'è gente, come abbiamo scritto, che è senza pensione, senza lavoro e senza ammortizzatori. Allora, io chiedo al Governo e credo di poterlo dire a nome, se posso, di tutti: su queste cose interveniamo subito, subito interveniamo, non lasciamo marcire queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Inoltre, credo che abbiamo compreso tutti quanti che con una riforma delle pensioni di questo genere si apre una porta abbastanza anche nuova, e drammatica per certi versi, sul tema del mercato del lavoro e noi adesso dovremmo dire a un giovane (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che ha avuto la totalizzazione, è un grande passo avanti, ma dovremmo dire a un giovane adesso come aiutiamo con il lavoro ad accumulare contribuzione. E a quelli di 55 anni che possono perdere il lavoro che altre risposte diamo? Io credo che ci sia consapevolezza che adesso parlare di mercato del lavoro significa affrontare questi temi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che sono prima di tutto i temi di un grande progetto sulle tutele e sugli ammortizzatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché viviamo in un'epoca in cui il problema non è buttare fuori dal lavoro, considerato che se ne stanno andando tanti, il problema è andare dentro il lavoro e non essere strappati dal lavoro.
Certo ci sono cose in questa manovra, voglio dirlo, che non si sono mai viste in Italia, non si sono mai viste: la progressività netta sugli immobili, il coinvolgimento delle rendite finanziarie, la trasparenza a fini fiscali dei movimenti bancari, il concorso degli scudati. Sono novità rilevanti per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e assieme a questo, perché voglio essere chiaro, continuiamo a pensare, signor Presidente del Consiglio, che uno sforzo in più sulla tracciabilità andasse fatto e andrà fatto. Continuiamo a considerare che un'operazione vera e propria sul tema dei patrimoni, a cominciare da quelli immobiliari, ci avrebbe consentito - sarebbe stata fattibile - da subito anche di avere qualche esenzione ulteriore in più sull'IMU, pure apprezzando quello che è avvenuto in termini di esenzione anche nella sua curvatura per la prima volta familiare.
Per toccare poi il tema della crescita, voglio rispondere all'intervento - ma garbatamente spero - dell'onorevole Cicchitto sul tema delle liberalizzazioni: onorevole Cicchitto, ma è possibile che quando si parla di liberalizzazioni si parli sempre di mercato del lavoro o si parli di artigiani o di piccolo commercio, che c'è andato dentro anche questa volta, e tutti gli altri al riparo?
Onorevole Cicchitto, per toccare un punto solo, anche forse per sdrammatizzare un po', mi si lasci citare la relazione che nel 1888, dicasi 1888, fece a quest'Aula il Governo Crispi. Cito: è evidente che il privilegio del farmacista viene conferito dal diploma; è il diploma che conferisce al farmacista il monopolio dell'esercizio. E aggiungeva, la relazione: diciamo questo mossi a pietà per chi è obbligato a risecare il già tenue salario con la spesa per i medicinali. Dovremmo ricorrere ad un reduce garibaldino per cambiare uno iota, Pag. 145non dico tutto questo, sul sistema delle farmacie? Allora, farmaci, professioni, petrolio, assicurazioni, banche, trasporti, perbacco, ci sono tante cose da fare.
Salto altri punti perché mi interessa concludere. Capisco che il tempo sta stringendo e volevo dire qualcos'altro sulla crescita, a proposito del tema di sbloccare qualcosa, per favore, nei tavoli che si apriranno, sugli investimenti e gli enti locali, perché è l'unico modo per dare un po' di lavoro in questo momento. Bisogna derogare un po' al Patto di stabilità e vedere con i comuni se i fondi sociali oggi sono agibili per i disagi sociali che stanno crescendo. Infine, vado a concludere, signor Presidente, segnalando due punti per noi crucialissimi. In primo luogo, non possiamo più slegare la questione nazionale dalla dimensione europea. Se le teniamo separate non andiamo più da nessuna parte e tutto quel che facciamo qui può essere vanificato. Spendiamo la nostra credibilità e il nostro sforzo per convincere gli altri a mettere in comune non solo le politiche di disciplina, ma le politiche di difesa dell'euro e di crescita comune dell'Europa, e facendolo con tutti o facendolo con chi ci sta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Anche noi stiamo lavorando in queste ore ad una piattaforma dei progressisti. Chiediamo che il Governo assuma come problema nazionale questo.
Parliamoci chiaro: la manovra che facciamo oggi non sconta la recessione e quindi rischierà di aggravarla. Diciamolo chiaro: bisogna uscire da questo dilemma. Non possiamo, né in Europa né qui, rincorrere manovra su manovra una recessione con manovre che provocano un'ulteriore recessione. C'è un circolo vizioso che va interrotto, quindi chiedo, Presidente, che noi reagiamo così. Io la direi così e la invito a dirla così, molto semplicemente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): noi non manderemo a fondo l'Europa, ma l'Europa di Merkel e Sarkozy non mandino a fondo tutti quanti, compresi noi. Volevo fare un cenno all'ultimo punto, per trenta secondi. C'è un ruolo per il Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bersani, il tempo a sua disposizione è terminato.
PIER LUIGI BERSANI. Riprenderò in un altro modo. In questa fase c'è un ruolo che il Parlamento deve prendersi la responsabilità di giocare. Bisogna affiancare questa fase con delle riforme che tocchino la politica, le istituzioni e la legge elettorale. Sennò sarà difficile dire che i sacrifici producano cambiamento. Su questo insisteremo come Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Veltroni!)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo votato la fiducia questa mattina e voteremo favorevolmente al voto finale, al termine di questa nostra discussione, perché siamo persone serie, leali e coerenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e non sono cambiate le condizioni che ci hanno portato a sostenere la nascita di questo Governo.
La situazione nazionale non è cambiata e non poteva cambiare in un mese. Non poteva cambiare perché siamo vittime di una crisi che non è ascrivibile ad un Governo e men che meno ad una persona (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Abbiamo provato ad esprimere questo concetto a lungo nei mesi precedenti, abbiamo provato a dire che la crisi era mondiale, che la congiuntura internazionale sfavoriva l'Italia. Ci siamo sentiti contrapporre una favola secondo la quale l'America era in difficoltà e la sua moneta era in difficoltà perché l'Europa era in difficoltà, e l'Europa era in difficoltà perché l'euro era in difficoltà, e l'euro era in difficoltà perché l'Italia era in difficoltà, e l'Italia Pag. 146era in difficoltà perché aveva il Governo Berlusconi. Questo è il paradosso e la favola di cui siamo stati vittime e per la quale favola siamo stati aggrediti.
Una volta scritta questa favola, la morale della favola era facile, veniva naturale: sarebbe stato sufficiente mandare a casa il nostro Governo perché gli spread calassero e le Borse si impennassero. I fatti si sono incaricati di dimostrare che quella non era la morale della favola, piuttosto ci trovavamo in presenza di una favola senza morale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Una favola bugiarda, un racconto bugiardo e antitaliano. Quando, con grande senso di responsabilità, il presidente Berlusconi si è dimesso, senza avere perso le elezioni, né essere stato sfiduciato, il nostro partito, il Popolo della Libertà, non ha cercato rivincite, ritorsioni o vendette perché ha messo al primo posto il bene dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Oggi siamo qui a dire che abbiamo avuto ragione, altrimenti anche questa sera, con gli spread in crescita, avremmo dovuto affrontare una campagna elettorale nella quale quella favola senza morale sarebbe stata spacciata come la morale della favola (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ci avrebbero raccontato, in campagna elettorale, che la colpa era la nostra e avremmo fatto il male dell'Italia, prima che il nostro male, quindi abbiamo fatto bene a fare ciò che abbiamo fatto.
Ed oggi siamo qui a commentare e a votare la manovra che lei ha proposto, una manovra che, a nostro avviso, ha troppe tasse e, dunque, noi la invitiamo a puntare sulla crescita perché vogliamo smetterla di inseguire il debito. Se le troppe tasse creeranno o alimenteranno la recessione, perché la recessione c'è anche a prescindere dalle troppe tasse - proprio perché amiamo la verità -, se alimenteranno la recessione, saremo costretti a fare nuove manovre e non vogliamo imporre altri sacrifici agli italiani, sono già tanti quelli contenuti in questa manovra (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)! Dunque, vi invitiamo a lavorare sulla crescita, sapendo che la crescita non si fa per decreto, ma sapendo, lei, che sulla crescita troverà un partito attento e pronto a sostenerla.
Noi l'abbiamo migliorata questa manovra e lei ha dato atto di questo miglioramento al Parlamento, e pro quota anche a noi, nel corso di un intervento colmo di consapevolezza che ho condiviso per i quattro quinti. Non ho condiviso il finale e sa perché? Perché portava troppo l'eco dei giornali. Vede, mi permetto di darle un consiglio, avendo avuto il privilegio di lavorare accanto al suo predecessore. Non si faccia troppo esaltare o deprimere dai giornali, non si faccia dettare l'agenda e le dichiarazioni dai giornali. Un giorno diranno che è bravissimo, un giorno le diranno che non è bravissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
L'anagrafe non mi permette di dirle che le do un consiglio di saggezza, però, mi creda, se lo seguirà lei vivrà meglio e il suo Governo andrà più lontano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Abbiamo migliorato la manovra insieme alle altre forze parlamentari perché la grande differenza tra chi sostiene oggi questo Governo e chi non lo sostiene è che chi sostiene questo Governo ha ottenuto il «no» all'aumento del IRPEF e ha ottenuto il «sì» al rapporto tra le famiglie e la casa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Abbiamo inserito una cosa che era una specie di terra promessa e per la prima volta è stata inserita.
Non nascondiamo che nuove prospettive si aprono. Guardi, sulle liberalizzazioni - lo dico anche a Bersani - dobbiamo intenderci, perché sul titolo del capitolo siamo tutti d'accordo. Ce l'hanno insegnato all'università, liberalizzare fa bene, però dobbiamo capire che cosa vuol dire liberalizzare. Se le liberalizzazioni significano efficienza del mercato, miglioramento dei servizi, centralità della persona umana anche nella sua dimensione di consumatore, noi siamo pronti, presenteremo Pag. 147noi stesso un pacchetto di liberalizzazioni. Ma se liberalizzare vuol dire spostare quote di fatturato dai farmacisti alle coop rosse noi diciamo che queste non sono liberalizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Se liberalizzare le professioni vuol dire, per esempio, far sì che gli avvocati diventino da 220 mila a 300 mila vuol dire che non avete capito cosa sono le liberalizzazioni. Noi siamo per liberalizzazioni che mettano al centro la persona, perché lo scopo finale delle liberalizzazioni, anche quando si interviene nella regolazione del mercato dei prodotti e dei servizi, non è la liberalizzazione in quanto tale, è un migliore servizio alla persona, al cittadino che deve sempre restare al centro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Un ultimo concetto sull'Europa. Non giriamoci attorno, e mi pare di capire che neanche il Presidente Monti l'abbia fatto quando ha dichiarato che il vertice di Bruxelles non è stato all'altezza delle nostre aspettative. È vero, ma non è stato neanche all'altezza delle aspettative necessarie in un tempo di crisi. Non è stato all'altezza e di questo dobbiamo renderci conto tutti. Ecco perché le diciamo, noi le abbiamo votato la fiducia, le stiamo votando questo provvedimento. Vada forte anche del consenso ampio di questo Parlamento in Europa, e vada a dire che noi abbiamo scelto storicamente, da De Gasperi in poi, un'Europa in cui il metodo comunitario si fonda sulle decisioni prese da un organismo disinteressato e terzo, che poi in ultimo si è chiamato Commissione europea di cui lei è stato membro. Non si fonda sul metodo intergovernativo perché sapete, sennò, come finisce? Che l'Europa significa Germania e Francia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Allora se noi per Europa intendiamo che le decisioni nostre, poiché non decide la Commissione europea, le prendono la Merkel e Sarkozy noi non abbiamo nulla da eccepire se loro fanno i loro interessi, ma lo diciamo: se loro fanno i loro interessi noi non diremmo più «ce lo dice l'Europa», se l'Europa è Francia e Germania. Noi faremo le cose, non che servono ai francesi e ai tedeschi, ma quelle che servono all'Italia e agli italiani, e vedremo di farle coincidere con quelle che servono all'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Se faremo questo avremo messo ancora una volta l'Italia prima di tutto, prima della maggioranza, prima dell'opposizione, prima del Governo, prima degli egoismi di parte (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, adesso basta con le favole. Chiedo scusa se intervengo ancora a titolo personale, questa volta sulla manovra. Onorevole professor Monti, voterò a favore di questa medicina amara che lei somministra al Paese. È vero che potrebbero, in linea teorica, essercene altre di medicine, ma in questo momento la farmacia politica di questo Parlamento non ne ha altre a disposizione. Tante sarebbero le ragioni per rifiutarla, questa medicina, e le ho elencate in discussione generale su questo provvedimento, così come ha fatto il presidente Di Pietro nella dichiarazione sulla fiducia stamane.
Ma differenti sono, tra me e lui, le conclusioni. Il punto fermo, il discrimine, sarà il voto perché definirà se questa manovra attiverà, come ci auguriamo, un percorso virtuoso che metta al sicuro il futuro del Paese, oppure se lo affosserà definitivamente. In momenti come questi occorre anteporre gli interessi generali e quelli del Paese, mentre quelli personali, pur legittimi, vengono dopo. Ecco perché le chiedo, Presidente Monti, che da domani...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cambursano.
RENATO CAMBURSANO. ... coloro che oggi non hanno pagato, la corporazioni e le lobby, incomincino a fare la loro parte. L'Italia ha bisogno di speranza, noi speriamo in lei (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, questa mattina ho votato la fiducia al suo Governo per senso di responsabilità nazionale pensando a quello che sarebbe potuto accadere se, per astratta e irrealistica ipotesi, il suo Governo oggi non avesse ottenuto la fiducia e fosse caduto. L'Italia e l'intera Europa, forse, sarebbero precipitate verso un baratro in modo inarrestabile. Stasera, al contrario, voterò contro la manovra che lei ha portato in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È una manovra, senatore Monti, che ha certamente luci ed ombre, ma mi consenta di osservare che le luci sono molto fioche e le ombre sono davvero molto oscure. Noi sapevamo, quando è nato il suo Governo, che ci aspettava una stagione di grandi sacrifici per far ripartire il Paese. Ebbene, i sacrifici ci sono, duri e non sempre equi, ma la ripartenza non c'è e non c'è la crescita. Ci sono più tasse, ma non ci sono più liberalizzazioni, né quelle grandi e neppure quelle piccole. Certo, la manovra è stata migliorata in Parlamento grazie al lavoro del centrodestra che, responsabilmente, appoggia il suo Governo, ma la sua, senatore Monti, non è davvero la ricetta giusta per l'Italia. Più tasse, più recessione...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Orsini.
ANDREA ORSINI. ... meno libertà. Questa non è una ricetta liberale e, per questo, da liberale non la voterò (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, noi radicali voteremo a favore di questa manovra, però, a differenza di quasi tutti gli altri, senza mal di pancia, senza retropensieri, senza troppi ma. Infatti, la sua manovra contiene delle riforme di struttura che mai prima d'ora erano state realizzate e se sono dure queste riforme è anche perché quando andavano fatte si è sempre detto di no. Per questo, quindi, oggi sono particolarmente dure. Non è vero che pagano sempre i soliti noti con la sua manovra. Noi continueremo ad incalzarla sulle liberalizzazioni e siamo certi che ci saranno anche su questo dei risultati. Una manovra come la sua si valuta nel complesso, anche in relazione al contesto in cui viene adottata. Insomma, Presidente del Consiglio, non si dimentichi della riforma della giustizia e della necessità dell'amnistia. Veramente la sua manovra ci appare oggi come uno sprazzo di luce nel buio oscuro della partitocrazia italiana (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, per allentare la tensione internazionale sull'Italia responsabilmente Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni. È una decisione che rispetto. Tuttavia, alcuni amici ed io non voteremo questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Del resto, non ho votato le due manovre precedenti. È vero che in questa manovra c'è una novità, ossia abbiamo ridotto il numero di «monti» al Ministero dell'economia e delle finanze di un terzo, Pag. 149ma la musica è la stessa. Per il resto, nulla è cambiato, anzi vi è qualche elemento peggiore rispetto alle due manovre precedenti. Amico Monti, abbiamo avuto non meno di una manovra all'anno per moltissimi decenni. Avevano tutte lo scopo di risanare i conti pubblici. Hanno tutte sortito il risultato opposto. L'Italia non ha bisogno di manovre, ha bisogno di riforme (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'esistente non deve essere gestito, deve essere cambiato. Altrimenti questo decreto-legge non salva l'Italia ma l'affossa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi, prego.
DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, non è per amore di polemica ma vorrei fare alcune riflessioni rapide. Una per quanto riguarda la manovra e un'altra sotto il profilo politico. Ho sentito all'interno di questa Assemblea parlare e ho ascoltato con grande interesse Bersani poi Bocchino, Casini e ho fatto una domanda a me stesso e ho detto: ma Casini, Fini e Bersani - mi scusi, Presidente Fini, ma mi riferivo a Bocchino quando ho pronunciato il suo nome, comunque aggiungo anche lei - non sono da circa vent'anni all'interno di questo Parlamento? Quante cose potevano fare nell'interesse del Paese e non l'hanno fatte?
Per quanto riguarda la manovra ritengo sia incostituzionale perché viola nove articoli della Costituzione e in più ritengo sia una manovra contro i deboli e a vantaggio dei poteri forti perché non fa nessuna riforma e interviene creando delle difficoltà ancora di più nei ceti deboli, nella classe dei pensionati e degli impiegati. Per tale ragione voterò contro.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4829-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4829-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici» (A.C. 4829-A):
Presenti 499
Votanti 477
Astenuti 22
Maggioranza 239
Hanno votato sì 402
Hanno votato no 75
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Pietro Cannella, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare «Popolo della libertà».
Rinnovo della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito di quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo la Delegazione della Camera dei deputati presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sarà formata, nella sessione annuale del 2012, dai componenti attualmente in carica.
Ricordo che la delegazione è composta dai seguenti deputati.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROCCO BUTTIGLIONE (ore 21,40)
PRESIDENTE. Ricordo che la delegazione è composta dai seguenti deputati: membri effettivi Deborah Bergamini, Gianpaolo Dozzo, Dario Franceschini, Gennaro Malgieri, Federica Mogherini Rebesani, Andrea Rigoni, Luigi Vitali, Luca Volontè e Karl Zeller; membri supplenti, Mario Barbi, Italo Bocchino, Roberto Mario Commercio, Paolo Corsini, Gianni Farina, Renato Farina, Fiamma Nirenstein, Giacomo Stucchi e Marco Zacchera.
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che i lavori dell'Assemblea nella prossima settimana (20-23 dicembre) si svolgeranno secondo le seguenti modalità:
Martedì 20 dicembre (ore 12, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni)
Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Vannucci, Abrignani, Adornato, Di Pietro, Pisicchio, La Malfa ed altri n. 1-00768 concernente iniziative per il completamento del corridoio Baltico-Adriatico lungo la dorsale adriatica;
Reguzzoni ed altri n. 1-00770 concernente iniziative per la revisione dei requisiti previsti dall'Autorità bancaria europea (EBA) e dall'accordo «Basilea 3» in materia di patrimonializzazione delle banche e per l'accesso al credito di famiglie e imprese.
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge di ratifica n. 4710 - Accordo di sede tra la Repubblica italiana e la Fondazione europea per la formazione professionale;
proposta di legge n. 841 ed abbinate - Disposizioni per l'introduzione della patente nautica a punti e del patentino nautico a punti e delega al Governo in materia di sanzioni per le violazioni commesse dai conducenti di imbarcazioni;
proposta di legge n. 1475 ed abbinata - Modifica dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la presentazione di liste elettorali e candidature e per la richiesta di referendum (ove concluso dalla Commissione).
Martedì 20 dicembre (dalle ore 15,30, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
Seguito dell'esame delle mozioni:
Vannucci, Abrignani, Adornato, Di Pietro, Pisicchio, La Malfa ed altri n. 1-00768 concernente iniziative per il completamento del corridoio Baltico-Adriatico lungo la dorsale adriatica;
Reguzzoni ed altri n. 1-00770 concernente iniziative per la revisione dei requisiti previsti dall'Autorità bancaria europea (EBA) e dall'accordo «Basilea 3» in materia di patrimonializzazione delle banche e per l'accesso al credito di famiglie e imprese.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge di ratifica n. 4710 - Accordo di sede tra la Repubblica italiana e la Fondazione europea per la formazione professionale;
proposta di legge n. 841 ed abbinate - Disposizioni per l'introduzione della patente nautica a punti e del patentino nautico a punti e delega al Governo in materia di sanzioni per le violazioni commesse dai conducenti di imbarcazioni; Pag. 151
proposta di legge n. 1475 ed abbinata - Modifica dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la presentazione di liste elettorali e candidature e per la richiesta di referendum (ove concluso dalla Commissione).
Seguito dell'esame delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772, Meta ed altri n. 1-00773 e Biasotti ed altri n. 1-00778 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa.
Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza.
Mercoledì 21 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
Seguito dell'esame degli argomenti previsti per martedì 20 dicembre e non conclusi.
Esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni:
documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Sbai (doc. IV-quater, n. 16);
domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Granata (doc. IV, n. 16);
domanda di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti di Vincenzo Lo Zito (doc. IV, n. 22);
domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Romano (doc. IV, n. 24).
Votazione sulle dimissioni dell'onorevole Pirovano.
Giovedì 22 dicembre (antimeridiana e pomeridiana)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Alle ore 12 avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
L'organizzazione dei tempia per l'esame del Doc. IV, n. 24 sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 21,45).
ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, io avevo chiesto di intervenire tre ore fa. All'epoca avrei dato una notizia, una notizia che adesso è diventata di dominio pubblico, ma che comunque mi sento di voler festeggiare qui in Aula, insieme a chi è rimasto a quest'ora.
Le agenzie di stampa hanno battuto una notizia che aspettavamo dal 14 agosto: è la notizia della liberazione di Francesco Azzarà. Francesco Azzarà è un cooperante italiano, calabrese, impegnato con Emergency nel Darfur. Azzarà è una persona che ha dedicato la sua vita agli altri, agli ultimi, in particolare ai bambini. Mentre stava andando dall'ospedale al centro di Nyala, la capitale del Sud Darfur, è stato rapito da alcuni uomini armati. Ci sono stati momenti di panico nella sua famiglia, in Emergency e in tutte le persone che gli volevano bene, non soltanto quelle del suo Paese. C'è stata una trattativa molto difficile, ma oggi probabilmente possiamo dire che tutto si è concluso bene.
Quando io ho chiesto la parola avevamo solo la notizia di una possibile liberazione, adesso nel corso delle ore sono arrivate le conferme anche da parte Pag. 152di Emergency e, quindi, ci sarà una festa che credo potremo fare tutti insieme ed alla quale credo che la Camera dei deputati si debba unire.
Però, proprio in questo momento di gioia, c'è un'altra persona che, invece, è ancora nelle mani di rapitori, un'altra cooperante italiana: si chiama Rossella Urru, è sarda, ed è stata rapita in un campo profughi del popolo sahrawi. È lì da ottobre e non sappiamo ancora molto di lei. Sappiamo che l'unità di crisi della Farnesina si sta attivando. In questi casi le trattative e le indagini procedono sempre nel riserbo più stretto, quindi non chiederemo noi al Governo chiaramente di renderle pubbliche. Quello che vogliamo dire, però, è che l'intera Camera dei deputati è vicina a queste persone e a tutti quegli italiani che, anche senza una divisa, ma con le armi nude della cooperazione civile e con i pochi fondi che hanno a disposizione, tengono alto il nome dell'Italia e spendono la vita a favore dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sarubbi. Mi unisco, a nome di tutta l'Aula, alle congratulazioni per il nostro compatriota che è tornato in libertà ed alla preoccupazione per quella che, invece, è ancora nelle mani dei suoi rapitori.
LELLA GOLFO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LELLA GOLFO. Signor Presidente, anch'io voglio esprimere una grande gioia per avere avuto la notizia oggi della liberazione del nostro compaesano, perché appartiene alla nostra regione, Francesco Azzarà, l'operatore umanitario calabrese rapito in Sudan il 14 agosto.
È una grande notizia e proprio questa mattina sono stata al Ministero degli affari esteri presso l'Unità di crisi insieme alla famiglia, il padre, la mamma e la sorella di Azzarà, per vedere come stavano effettivamente le cose. Ci avevano un po' rassicurato, ma non c'era ancora questa splendida e grande notizia. Ho accompagnato personalmente alla stazione Termini la famiglia di Azzarà: partivano con l'angoscia che, forse, questo Natale non sarebbe stato bello come loro immaginavano.
La notizia è arrivata e noi siamo tutti felici che Francesco possa festeggiare queste sante feste insieme alla sua famiglia.
Voglio ringraziare il Governo, perché ha agito in maniera ineccepibile, e la famiglia Azzarà, che in questi sei mesi di grande e forzato silenzio ci ha aiutato, mi ha aiutato, perché devo dire che, proprio da parte dell'ex Ministro Frattini, ho avuto il compito di stare accanto alla famiglia Azzarà.
Si tratta di una famiglia che vive a Motta San Giovanni, un paesino nella provincia di Reggio Calabria. Credo di essere stata molto vicina a questa famiglia, quotidianamente. Oggi veramente è una festa per l'Italia, per i calabresi, per noi tutti.
Grazie, signor Presidente, e grazie al nostro Governo, che ha veramente lavorato egregiamente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, anch'io prendo la parola perché vorrei riferire, anche se con ritardo, perché, come ha detto il collega Sarubbi, la notizia è stata data nelle prime ore del pomeriggio, del compiacimento e della soddisfazione per la liberazione del giovane operatore calabrese di Emergency, Francesco Azzarà.
Credo che, in una giornata così delicata e pesante, impegnativa per il nostro Paese, questa notizia ci porti grande conforto e grande soddisfazione. Al di là delle circostanze che hanno portato al suo rilascio e alla sua liberazione, che, naturalmente, saranno approfondite e chiarite, resta la soddisfazione per il raggiungimento di un risultato diplomatico di assoluto rilievo, Pag. 153ma, soprattutto, la felicità per il ritorno a casa di Francesco, giovane calabrese, che, con la sua generosità ed impegno, si è dedicato a prestare un aiuto concreto alla popolazione del Sudan, insieme ad Emergency.
Rivolgo, in questo momento, il mio pensiero alla famiglia Azzarà, con la quale, padre e madre, proprio ieri sera mi sono sentita telefonicamente. Sapevo della loro venuta qui a Roma, perché erano stati chiamati dal Ministero degli affari esteri. Abbiamo parlato tanto anche di queste feste natalizie e io avevo fatto loro l'augurio di poterle passare con il loro figliolo e di poterlo riabbracciare, anche perché è una famiglia che è stata già duramente provata da un altro dispiacere familiare, la perdita di un altro figlio, e, soprattutto, li conosco personalmente, siamo amici di famiglia e abbiamo più volte, insieme a tanti altri miei colleghi, questa estate, passato alcune serate insieme a loro.
Non faccio altro che ripetere e riconfermare la soddisfazione e l'orgoglio, soprattutto, di questo giovane calabrese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 20 dicembre 2011, alle 12:
(ore 12, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni)
1. - Discussione della mozione Vannucci, Abrignani, Adornato, Di Pietro, Pisicchio, La Malfa ed altri n. 1-00768 concernente iniziative per il completamento del corridoio Baltico-Adriatico lungo la dorsale adriatica (per la discussione sulle linee generali).
2. - Discussione della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00770 concernente iniziative per la revisione dei requisiti previsti dall'Autorità bancaria europea (EBA) e dall'accordo «Basilea 3» in materia di patrimonializzazione delle banche e per l'accesso al credito di famiglie e imprese (per la discussione sulle linee generali).
3. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sede tra la Repubblica italiana e la Fondazione europea per la formazione professionale, con allegato, fatto a Torino il 22 gennaio 2010 (C. 4710).
- Relatore: Narducci.
4. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
FALLICA ed altri; NASTRI e CARLUCCI; META ed altri: Disposizioni per l'introduzione della patente nautica a punti e delega al Governo in materia di sanzioni per le violazioni commesse dai conducenti di imbarcazioni (C. 841-3644-4153-A).
- Relatore: Terranova.
5. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali) (ove conclusa dalla Commissione):
GIORGIO MERLO: Disposizioni concernenti le sottoscrizioni e la presentazione delle liste elettorali e in materia di reati elettorali (C. 1475).
e dell'abbinata proposta di legge: FRANCESCHINI e BRESSA (C. 4294).
(dalle ore 15,30)
6. - Seguito della discussione della mozione Vannucci, Abrignani, Adornato, Di Pietro, Pisicchio, La Malfa ed altri Pag. 154n. 1-00768 concernente iniziative per il completamento del corridoio Baltico-Adriatico lungo la dorsale adriatica.
7. - Seguito della discussione della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00770 concernente iniziative per la revisione dei requisiti previsti dall'Autorità bancaria europea (EBA) e dall'accordo «Basilea 3» in materia di patrimonializzazione delle banche e per l'accesso al credito di famiglie e imprese.
8. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sede tra la Repubblica italiana e la Fondazione europea per la formazione professionale, con allegato, fatto a Torino il 22 gennaio 2010 (C. 4710).
- Relatore: Narducci.
9. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
FALLICA ed altri; NASTRI e CARLUCCI; META ed altri: Disposizioni per l'introduzione della patente nautica a punti e delega al Governo in materia di sanzioni per le violazioni commesse dai conducenti di imbarcazioni (C. 841-3644-4153-A).
- Relatore: Terranova.
10. - Seguito della discussione della proposta di legge (ove conclusa dalla Commissione):
GIORGIO MERLO: Disposizioni concernenti le sottoscrizioni e la presentazione delle liste elettorali e in materia di reati elettorali (C. 1475).
e dell'abbinata proposta di legge: FRANCESCHINI e BRESSA (C. 4294).
11. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772, Meta ed altri n. 1-00773 e Biasotti ed altri n. 1-00778 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa.
12. - Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza.
La seduta termina alle 21,55.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEL SUO ORDINE DEL GIORNO N. 213 PRESENTATO AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4829-A
LAURA MOLTENI. La Camera dei Deputati si accinge ad approvare l'Atto Camera n. 4829, recante «Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici». La manovra economica all'esame della Camera contempla l'adozione di misure di forte responsabilizzazione dei cittadini e più in generale di tutti coloro che a vario titolo risiedono sul nostro territorio o vi svolgono la loro attività economica.
Nessuna misura di responsabilizzazione è invece prevista nei confronti degli stranieri che risiedono illegalmente sul nostro territorio e che, in quanto tali, pur non versando tributi all'erario statale, usufruiscono di importanti servizi del nostro sistema di Welfare State, dall'assistenza sanitaria all'istruzione e ai servizi sociali.
In particolare, desta preoccupazione la persistente inattuazione delle previsioni di cui all'articolo 35 del testo unico sull'immigrazione, decreto legislativo n. 286 del Pag. 1551998, nella misura in cui, pur riconoscendo agli stranieri irregolari privi di risorse adeguati la possibilità di accedere alle «cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e ad essi sono estesi i programmi di medicina preventiva e salvaguardia della salute individuale e collettiva», al contempo estende anche agli stranieri l'obbligo di pagamento del ticket, a parità di condizioni con i cittadini italiani e gli stranieri regolari.
Tale obbligo viene, infatti, costantemente disatteso da parte degli stranieri irregolari, né le strutture sanitarie sono dotate ad oggi degli strumenti giuridici per rendere coercibile il pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria nei confronti di soggetti spesso privi di un documento valido, e comunque residenti nel nostro paese in condizioni di clandestinità.
Il Ministero della salute, con circolare n. 5 del 2000, è intervenuto a chiarire che per cure urgenti devono intendersi le cure che non possono essere differite, in quanto esporrebbero la persona a pericolo per la vita o a danno per la salute, mentre per cure essenziali bisognerebbe intendere le prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a patologie non immediatamente pericolose, ma che potrebbero comportare nel tempo maggiore danno alla salute o rischi per la vita.
Qualora lo straniero versi in condizioni di indigenza (documentata con autocertificazione), gli oneri corrispondenti alle prestazioni erogate (compresi i tickets non pagati) sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale sono interamente a carico del Ministero dell'Interno, attraverso le competenti Prefetture e quindi a carico di noi cittadini tutti di questo Paese.
Il finanziamento delle prestazioni indicate lasciate insolute a seguito di sottoscrizione della dichiarazione di indigenza è a carico dell'Azienda Sanitaria Locale del territorio in cui la prestazione viene erogata e quindi a carico delle regioni.
Allo straniero irregolare viene assegnato il codice regionale a sigla STP (Straniero Temporaneamente Presente). L'identificazione del cittadino straniero mediante codice STP non dà diritto all'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e non è ad essa equiparabile.
Agli stranieri in regola e in possesso di permesso di soggiorno di durata inferiore a tre mesi e per tutti coloro che pur avendo i requisiti per poter richiedere l'iscrizione facoltativa al Servizio Sanitario Nazionale non vi abbiano provveduto, sono assicurate, dietro corresponsione dei relativi oneri, le prestazioni per cure urgenti ed essenziali e quelle, in precedenza richiamate.
Illustriamo i costi, ad esempio relativi al 2008 a carico della regione Lombardia relativamente agli stranieri provvisoriamente iscritti al Servizio Sanitario Nazionale: i 7.111 ricoveri sono costati 12.977.077 euro, mentre le prestazioni ambulatoriali sono costate 2.321.320 euro.
Invece, sempre in riferimento al 2008 i costi a carico del Ministero degli interni relativamente agli stranieri che risiedono illegalmente nel nostro territorio (clandestini) i costi sostenuti sono stati 22.566.091 euro per 7.451 ricoveri e di 3.285.356 euro per le prestazioni ambulatoriali.
Considerato che per lo straniero che risiede illegalmente nel nostro territorio non è prevista l'assistenza del medico di medicina generale e/o pediatra di libera scelta, costui accede al Servizio Sanitario Regionale (SSR) solo attraverso il pronto soccorso o attraverso l'accesso diretto con la conseguenza di contribuire ad intasare queste strutture. Considerato che la regione Lombardia così come altre regioni se da un lato sono regioni virtuose e in pareggio di bilancio, da un altro lato, per la sanità (anche per la precedente manovra finanziaria investita da pesanti tagli economici) devono necessariamente reintegrare tali costi.
Con questo non si vuole certo ledere i diritti umani - non si vogliono negare le prestazioni salvavita o indifferibili ma chiediamo al Governo, anche per giustizia sociale, che si impegni ad attivarsi per Pag. 156introdurre misure che rendano effettivo il pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria anche da parte degli stranieri che risiedono illegalmente nel nostro territorio, ad esempio prevedendo l'obbligo per i sanitari di erogare le cure, il cui differimento non espone la persona a pericolo di vita, solo a seguito dell'esibizione del titolo di pagamento del ticket sanitario.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DOC. IV, N. 24 - DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE ALL'UTILIZZAZIONE DI INTERCETTAZIONI DI CONVERSAZIONI TELEFONICHE NEI CONFRONTI DEL DEPUTATO ROMANO
Doc. IV, n. 24 - Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Romano
Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).
Relatore | 10 minuti |
Richiami al Regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 51 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 19 minuti |
Popolo della Libertà | 17 minuti |
Partito Democratico | 16 minuti |
Lega Nord Padania | 8 minuti |
Unione di Centro per il Terzo Polo | 6 minuti |
Futuro e Libertà per il Terzo Polo | 6 minuti |
Popolo e Territorio | 5 minuti |
Italia dei Valori | 5 minuti |
Misto: | 16 minuti |
Alleanza per l'Italia | 2 minuti |
Liberali per l'Italia-PLI | 2 minuti |
Fareitalia per la Costituente Popolare | 2 minuti |
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud | 2 minuti |
Liberal Democratici-MAIE | 2 minuti |
Minoranze linguistiche | 2 minuti |
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) |
2 minuti |
Repubblicani-Azionisti | 2 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4829-A - odg 9/4829-A/8 | 500 | 484 | 16 | 243 | 19 | 465 | 7 | Resp. |
2 | Nom. | odg 9/4829-A/18 | 511 | 479 | 32 | 240 | 152 | 327 | 6 | Resp. |
3 | Nom. | odg 9/4829-A/57 | 520 | 500 | 20 | 251 | 60 | 440 | 6 | Resp. |
4 | Nom. | odg 9/4829-A/71 | 535 | 431 | 104 | 216 | 26 | 405 | 6 | Resp. |
5 | Nom. | odg 9/4829-A/73 | 528 | 506 | 22 | 254 | 70 | 436 | 6 | Resp. |
6 | Nom. | odg 9/4829-A/107 | 474 | 456 | 18 | 229 | 55 | 401 | 6 | Resp. |
7 | Nom. | odg 9/4829-A/108 | 532 | 512 | 20 | 257 | 135 | 377 | 6 | Resp. |
8 | Nom. | odg 9/4829-A/117 | 495 | 484 | 11 | 243 | 42 | 442 | 7 | Resp. |
9 | Nom. | odg 9/4829-A/119 | 523 | 509 | 14 | 255 | 75 | 434 | 7 | Resp. |
10 | Nom. | odg 9/4829-A/121 | 523 | 444 | 79 | 223 | 247 | 197 | 7 | Appr. |
11 | Nom. | odg 9/4829-A/122 | 498 | 485 | 13 | 243 | 46 | 439 | 7 | Resp. |
12 | Nom. | odg 9/4829-A/182 | 518 | 494 | 24 | 248 | 92 | 402 | 6 | Resp. |
13 | Nom. | odg 9/4829-A/183 | 502 | 483 | 19 | 242 | 62 | 421 | 6 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | odg 9/4829-A/184 | 502 | 485 | 17 | 243 | 64 | 421 | 7 | Resp. |
15 | Nom. | odg 9/4829-A/187 | 519 | 502 | 17 | 252 | 95 | 407 | 6 | Resp. |
16 | Nom. | odg 9/4829-A/188 | 507 | 491 | 16 | 246 | 89 | 402 | 7 | Resp. |
17 | Nom. | odg 9/4829-A/189 | 475 | 461 | 14 | 231 | 84 | 377 | 7 | Resp. |
18 | Nom. | odg 9/4829-A/190 | 525 | 497 | 28 | 249 | 225 | 272 | 7 | Resp. |
19 | Nom. | odg 9/4829-A/191 | 513 | 500 | 13 | 251 | 71 | 429 | 8 | Resp. |
20 | Nom. | odg 9/4829-A/193 | 507 | 488 | 19 | 245 | 113 | 375 | 7 | Resp. |
21 | Nom. | odg 9/4829-A/195 | 507 | 492 | 15 | 247 | 98 | 394 | 6 | Resp. |
22 | Nom. | odg 9/4829-A/196 | 517 | 500 | 17 | 251 | 83 | 417 | 6 | Resp. |
23 | Nom. | odg 9/4829-A/197 | 532 | 515 | 17 | 258 | 62 | 453 | 6 | Resp. |
24 | Nom. | odg 9/4829-A/198 | 534 | 518 | 16 | 260 | 120 | 398 | 6 | Resp. |
25 | Nom. | odg 9/4829-A/199 | 529 | 501 | 28 | 251 | 128 | 373 | 6 | Resp. |
26 | Nom. | odg 9/4829-A/200 | 529 | 501 | 28 | 251 | 111 | 390 | 6 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | odg 9/4829-A/201 | 526 | 504 | 22 | 253 | 85 | 419 | 6 | Resp. |
28 | Nom. | odg 9/4829-A/202 | 524 | 506 | 18 | 254 | 91 | 415 | 6 | Resp. |
29 | Nom. | odg 9/4829-A/203 | 526 | 504 | 22 | 253 | 85 | 419 | 6 | Resp. |
30 | Nom. | odg 9/4829-A/204 | 512 | 494 | 18 | 248 | 62 | 432 | 6 | Resp. |
31 | Nom. | odg 9/4829-A/206 | 519 | 501 | 18 | 251 | 74 | 427 | 7 | Resp. |
32 | Nom. | odg 9/4829-A/207 | 514 | 498 | 16 | 250 | 81 | 417 | 6 | Resp. |
33 | Nom. | odg 9/4829-A/208 | 521 | 503 | 18 | 252 | 62 | 441 | 6 | Resp. |
34 | Nom. | odg 9/4829-A/209 | 535 | 523 | 12 | 262 | 69 | 454 | 6 | Resp. |
35 | Nom. | odg 9/4829-A/210 | 540 | 516 | 24 | 259 | 90 | 426 | 6 | Resp. |
36 | Nom. | odg 9/4829-A/213 | 541 | 519 | 22 | 260 | 78 | 441 | 6 | Resp. |
37 | Nom. | odg 9/4829-A/214 | 535 | 511 | 24 | 256 | 321 | 190 | 7 | Appr. |
38 | Nom. | odg 9/4829-A/216 | 533 | 513 | 20 | 257 | 71 | 442 | 6 | Resp. |
39 | Nom. | odg 9/4829-A/217 | 530 | 512 | 18 | 257 | 64 | 448 | 6 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 50) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | odg 9/4829-A/219 | 516 | 498 | 18 | 250 | 86 | 412 | 6 | Resp. |
41 | Nom. | odg 9/4829-A/221 | 511 | 500 | 11 | 251 | 67 | 433 | 7 | Resp. |
42 | Nom. | odg 9/4829-A/223 | 539 | 527 | 12 | 264 | 97 | 430 | 7 | Resp. |
43 | Nom. | odg 9/4829-A/225 | 508 | 495 | 13 | 248 | 119 | 376 | 6 | Resp. |
44 | Nom. | odg 9/4829-A/227 | 517 | 501 | 16 | 251 | 78 | 423 | 6 | Resp. |
45 | Nom. | odg 9/4829-A/228 | 496 | 484 | 12 | 243 | 64 | 420 | 7 | Resp. |
46 | Nom. | odg 9/4829-A/231 | 532 | 525 | 7 | 263 | 512 | 13 | 6 | Appr. |
47 | Nom. | odg 9/4829-A/113 | 522 | 482 | 40 | 242 | 52 | 430 | 6 | Resp. |
48 | Nom. | odg 9/4829-A/232 | 512 | 506 | 6 | 254 | 86 | 420 | 6 | Resp. |
49 | Nom. | odg 9/4829-A/236 | 510 | 493 | 17 | 247 | 424 | 69 | 8 | Appr. |
50 | Nom. | Ddl 4829-A - voto finale | 499 | 477 | 22 | 239 | 402 | 75 | 6 | Appr. |