XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 573 di giovedì 19 gennaio 2012
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
La seduta comincia alle 9,40.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 gennaio 2012.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Ascierto, Bergamini, Brugger, Cimadoro, De Micheli, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Iannaccone, Lo Monte, Lucà, Merloni, Milanato, Mistrello Destro, Moffa, Mura, Leoluca Orlando, Pisicchio, Rainieri, Rigoni, Luciano Rossi, Sani, Vico e Zucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Convalida di un deputato.
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 18 gennaio 2012, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Luca D'Alessandro, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 7 novembre 2011 in sostituzione del deceduto deputato Pietro Franzoso per la lista n. 2 - Il Popolo della Libertà nella XXI circoscrizione Puglia.
Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questa proposta e dichiara convalidata la suddetta elezione.
Sull'ordine dei lavori (ore 9,45).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare a quest'Aula che oggi ricorre il dodicesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, un politico a cui non è stata concessa nemmeno la carità umana di venirsi a curare in Italia ed è morto esule, forse assassinato, anzi, sicuramente assassinato in esilio.
Nemmeno dopo dodici anni lo si lascia in pace e continuano le falsità sul suo nome, sulla sua memoria e la sua grande capacità governativa. Più giornali e giornalisti, ovviamente prevenuti nei suoi confronti, continuano ad infamarlo dicendo che ha raddoppiato il debito pubblico. Ricordo che l'ha trovato al 70 per cento e quando è andato via non era arrivato nemmeno al 90 per cento, mentre al 120 per cento vi è arrivato sei Governi dopo. Ricordo, quindi, che, in quel periodo, il rapporto debito-PIL era prossimo al 90 per cento nonostante che nel triennio precedente la spesa fosse stata mantenuta stabile in rapporto al PIL e il fabbisogno del Tesoro ridotto di tre punti percentuali. Pag. 2Questo è stato il suo grande sforzo se si considera, appunto, che nel quadriennio precedente la spesa era triplicata in volume e aveva consegnato ben otto punti rispetto al PIL. L'inflazione era scesa dal 16,5 per cento al 4 per cento e il differenziale con gli altri Paesi dal 9 per cento al 2 per cento, eravamo entrati nel G7 e le società di rating avevano dato all'Italia la tripla A.
Questa è la verità che non si può disconoscere e chiunque lo faccia, fa male all'Italia come continua a fare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Informativa urgente del Governo sull'annunciata chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e sulla crisi industriale dell'area (ore 9,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'annunciata chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e sulla crisi industriale dell'area.
Dopo l'intervento del sottosegretario per lo sviluppo economico, Claudio de Vincenti, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente secondo la rispettiva consistenza numerica per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti.
CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, svolgerò l'informativa a voce, ma lascerò poi per la consultazione da parte degli onorevoli deputati una nota preparata dal Ministero.
Gli avvenimenti recenti sono noti, ne ho anche già riferito in risposta ad una interpellanza la settimana scorsa.
Il 9 gennaio la società Alcoa ha comunicato l'intenzione di aprire la procedura di mobilità e quindi la prossima chiusura dello stabilimento. Il Governo si è immediatamente attivato anzitutto facendo rilevare alla società Alcoa che nel 2010 era stato raggiunto un accordo con il Governo italiano, con le istituzioni locali, regioni e provincia, con i sindacati e ovviamente con l'azienda in cui quest'ultima si impegnava a rimanere fino al 31 dicembre 2012, grazie al fatto che il Governo avrebbe varato un provvedimento che avrebbe consentito la interrompibilità delle forniture di energia. Questo intervento permetteva uno sconto significativo sulla bolletta energetica per ALCOA con un prezzo a megawatt/ora intorno ai 35 euro e consentiva ad una produzione, che sappiamo essere altamente energivora, di rimanere sul mercato. Tuttavia, tale provvedimento del Governo è a termine perché, per fronteggiare il problema della possibile configurazione come aiuto di Stato, nella trattativa con l'Unione europea si è detto che si trattava di un provvedimento transitorio, che termina al 31 dicembre 2012. Abbiamo anche - su questo ritornerò in seguito - qualche fondato motivo per sperare di poterlo prolungare ancora, ma comunque non possiamo ritenerla una situazione a regime, ma su questo aspetto tornerò in seguito.
Questo provvedimento è stato parte dell'accordo che ha consentito di tenere aperto lo stabilimento Alcoa, che invece aveva chiesto la cassa integrazione straordinaria nel 2009, e l'accordo era di tenere aperto lo stabilimento almeno fino al 31 dicembre 2012. Quindi la decisione di Alcoa viene a contraddire un accordo sottoscritto dalla società. Questa è la prima osservazione che il Governo ha fatto rilevare.
Inoltre, il Governo ha convocato un tavolo che si è riunito venerdì scorso al Ministero dello sviluppo economico. A questo tavolo l'azienda ha presentato i motivi della sua decisione: sostanzialmente dobbiamo tenere conto che ormai nella configurazione attuale lo stabilimento non è in grado di garantire non solo una Pag. 3redditività positiva, ma neanche il break even point, il punto di pareggio, e brucia cassa mese dopo mese. Conseguentemente è arrivata la decisione dell'azienda di chiudere immediatamente e quindi di avviare la procedura di mobilità, con l'impegno dell'azienda a mantenere comunque in attività lo stabilimento fino al periodo di 75 giorni entro i quali, aperta la procedura di mobilità, si può cercare di individuare soluzioni alternative.
Naturalmente sia dal lato sindacale sia dal lato delle istituzioni locali sono state sottolineate le conseguenze molto pesanti che una simile decisione non può che avere sia sulla filiera produttiva a monte, sia sull'indotto nell'intero territorio nazionale, ma più generale su un indotto inteso in senso molto ampio.
Ovviamente è un pezzo di PIL regionale abbastanza significativo che viene meno, oltre che, naturalmente, si determinano conseguenze sull'occupazione e altre conseguenze che è facile immaginare e che preoccupano enormemente tutti noi.
Al termine di questo incontro il Governo ha fatto una proposta. La proposta consisteva - e consiste, perché il Governo mantiene questa proposta - nel fatto che l'azienda ritorni indietro rispetto all'avvio della procedura di mobilità e che, peraltro, tutte le parti presenti (sindacati, istituzioni locali e Governo stesso) prendano atto che l'azienda ormai ritiene che non è più in grado di tenere aperto lo stabilimento. Questa è la posizione dell'azienda, e quindi la società Alcoa intende uscire dalla produzione di Portovesme. Si prende atto di questo, la società Alcoa ritira la procedura di mobilità e si cerca una soluzione diversa, che separi le sorti dello stabilimento dalle sorti della società. In altri termini, non escludiamo affatto che lo stabilimento possa avere un futuro - di questo parlerò fra un minuto - indipendentemente dal fatto che la società Alcoa vuole o meno rimanere.
Questo ci sembrava un punto di approdo importante, cioè la società sapeva che le parti italiane avevano la piena consapevolezza del fatto che Alcoa intende abbandonare il sito di Portovesme; contemporaneamente, ritirando la procedura di mobilità, si apriva una fase diversa, all'interno della quale, insieme all'azienda stessa, andavamo a studiare le possibilità alternative, in primo luogo la possibilità che lo stabilimento vada avanti per conto proprio con un'eventuale cessione e via dicendo, cioè cambiando il titolare dello stabilimento e comunque, all'interno di questo processo, con un uso degli ammortizzatori sociali più articolato della sola mobilità, quindi il ricorso alla cassa integrazione, e così via.
Questa proposta del Governo ha trovato consenso pieno da parte della regione, della provincia e delle istituzioni locali, ha trovato piena disponibilità da parte dei sindacati, di tutti i sindacati, e invece ha ricevuto un rifiuto da parte della direzione della società Alcoa. La riunione quindi si è conclusa in questi termini. Il Governo si è già attivato direttamente presso la direzione della società in America, da cui dipende questa decisione di non accettare la proposta del Governo.
Il Governo nell'attivarsi verso la proprietà di Alcoa naturalmente ha ricapitolato i termini del problema e gli impegni assunti da Alcoa e ha anche ricapitolato alcune situazioni che poi ritrovate nel testo scritto: c'è anche una procedura di infrazione, come sappiamo, che ancora non è arrivata alla conclusione, che implica comunque un debito di Alcoa di circa 300 milioni di euro per sconti tariffari precedenti al provvedimento del 2010, per aiuti di Stato sostanzialmente.
Quindi, il Governo si è attivato per portare Alcoa ad accettare la proposta. Stiamo aspettando la risposta da parte della Co. di Pittsburgh, la sede centrale della società. Per conto nostro, ci stiamo attivando intanto nell'istruire le possibilità alternative, possibilità che riguardano la sopravvivenza dello stabilimento e quindi l'eventuale cessione da parte di Alcoa a potenziali acquirenti.
Per ora, siamo di fronte ad alcune manifestazioni di interesse, ma non ancora formalizzate. È anche molto presto per formalizzarle, perché è ancora in discussione quale tipo di procedura adottare: Pag. 4Alcoa ha avviato la procedura di mobilità e noi vogliamo che, rispetto a questo, vi sia un passo indietro di Alcoa. Tuttavia, vi sono state delle prime manifestazioni e bisogna capire esattamente quanto possano essere consistenti sul piano industriale. In questo momento, non sono in grado di dirlo, perché il processo deve ancora svolgersi in modo adeguato per avere un'idea chiara ed anche formalizzata - tuttora, in questo momento, lo ripeto, si tratta solo di manifestazioni giunte in modo informale - per chiarire quale sia la prospettiva effettiva che abbiamo da questo punto di vista.
Noi dobbiamo essere, però, consapevoli che, con riferimento alla prospettiva di un futuro per lo stabilimento di Portovesme, il Governo è molto impegnato. Apro una parentesi, avrei dovuto dirlo prima: il Governo, nella proposta che ha avanzato durante il tavolo di venerdì, ha segnalato il suo impegno ad uno sviluppo del Sulcis, che, naturalmente, dovrà andare al di là del settore siderurgico. Per esempio, vi è un piano molto importante di sviluppo del Sulcis di regione e provincia, in cui vengono disegnate possibilità di sviluppo di più filiere produttive - nei servizi, nel turismo, nell'agroalimentare e, quindi, anche nell'industria -, che non riguardino, quindi, solo il settore metallurgico. Noi, comunque, siamo impegnati, con regione e provincia, a mantenere il settore metallurgico come un elemento chiave nello sviluppo futuro del Sulcis.
Quindi, per noi è molto importante che lo stabilimento non chiuda e che abbia un futuro, tuttavia, dobbiamo essere consapevoli di alcuni problemi molto seri, che abbiamo chiarito nel tavolo di venerdì scorso sia con le istituzioni locali sia con le forze sindacali.
Il primo problema, com'è ovvio, è quello del prezzo dell'energia. Quando scadrà il periodo transitorio concordato con l'Unione europea per il 31 dicembre 2012, il prezzo al megawattora risalirà, praticamente raddoppiando rispetto ai 35 euro al megawattora di oggi. Con un prezzo intorno ai 70 euro è molto improbabile un futuro di competitività per una produzione come quella dell'alluminio e questo crea seri problemi per lo stabilimento di Portovesme e, quindi, il primo nodo da sciogliere è questo.
Voi sapete benissimo che sciogliere questo nodo è tutt'altro che semplice, perché si tratta di scioglierlo a regime. Se vogliamo che un imprenditore sia disposto ad impegnarsi seriamente nello stabilimento di Portovesme, non possiamo semplicemente dirgli che vi è stata una proroga di un altro anno. Non è questo, anche se, naturalmente, non dispiace un'ulteriore proroga di uno, due, tre anni, quello che sia possibile. Bisogna invece delineare una soluzione a regime e, per farlo, bisogna ragionare se e come siamo in grado di assicurare, senza violare la normativa europea, un prezzo del megawattora, per questo tipo di produzioni, adeguatamente scontato.
Questo comporta un problema con riferimento alla normativa europea - è evidente -, ma, attenzione, perché vi è anche un secondo problema che dobbiamo affrontare. Voi sapete che quando scontiamo il prezzo dell'elettricità per qualcuno, quel prezzo sale per qualcun altro. Quindi, è un'operazione di politica industriale complessa, perché non si tratta solo di trovare il marchingegno per far pagare meno l'energia per la produzione dell'alluminio.
Si tratta anche di evitare che quel pagare meno da parte della produzione di alluminio non si risolva di un aumento di costi dell'energia per altre imprese italiane che minerebbe la competitività di altri comparti del sistema industriale.
Poi bisogna evitare che finisca sulle bollette delle famiglie perché anche questo è un punto ovviamente fondamentale per il Governo: tutelare il potere d'acquisto delle famiglie. Quindi capite che l'operazione è complessa e stiamo studiando, stiamo lavorando in questa direzione. Questo è il primo passo, senza il quale è molto difficile poter garantire la tenuta, come noi vogliamo, dello stabilimento di Portovesme.
Il secondo passo è un miglioramento delle condizioni locali di attività dello Pag. 5stabilimento in termini sia di tecnologia utilizzata, ma forse soprattutto di organizzazione del processo produttivo e dunque riguarda anche i servizi locali. C'è un miglioramento da fare sulla capacità del porto di Portovesme per consentire l'arrivo della materia prima, la vendita del prodotto finale e il trasporto del prodotto finale, insomma ci sono una serie di condizioni di contesto che vanno migliorate.
L'operazione di politica industriale è una operazione complessa, noi ci stiamo lavorando, ci siamo attivati subito in attesa che poi da Pittsburgh ci facciano sapere. Speriamo nella ragionevolezza dell'interlocutore americano, ma se questa non ci fosse dobbiamo comunque trovare una soluzione. Naturalmente se questa ragionevolezza dell'interlocutore americano non ci fosse, anche da parte nostra ci sarebbe la dovuta freddezza nei confronti dell'interlocutore stesso, con le conseguenze che questo avrebbe per tutto quello che è in nostro potere naturalmente e quindi il futuro dello stabilimento.
Questa partita della Alcoa poi va inquadrata, proprio per garantire un futuro dello stabilimento, nel contesto generale dell'area del Sulcis. Lì abbiamo, come sapete, un'altra crisi molto rilevante, che è quella di Eurallumina, che è chiusa da tre anni, cassa integrazione a zero ore con sola manutenzione dell'impianto. Anche qui stiamo lavorando. Abbiamo incontrato l'azienda e abbiamo fondato motivo di pensare che anche questa partita non è perduta. C'è un problema di rinnovamento profondo dell'impianto, con una maggiore capacità anche di autoproduzione dell'energia. Questo richiede una ristrutturazione dell'impianto.
L'altro aspetto di ristrutturazione dell'impianto di Eurallumina è la modifica del tipo di bauxite che viene utilizzata per produrre l'allumina che poi serve per fare l'alluminio. Per quanto riguarda la bauxite utilizzata, in questo momento il tipo di bauxite che utilizza Eurallumina viene dall'Australia ed è molto costosa. Si può pensare di utilizzare un altro tipo di bauxite proveniente dall'Africa con costi di trasporto e della materia prima inferiori, questo però richiede di cambiare la tecnologia che viene utilizzata. Quindi, c'è un piano di investimento per Eurallumina, stiamo discutendo con l'azienda, ma non posso garantirvi che in questo momento ci sia la volontà certa dell'azienda di impegnarsi perché è un piano molto imponente, molto impegnativo. Tuttavia riteniamo che questa possibilità sia reale, non sia un'illusione e anche su questo stiamo lavorando intensamente. Questo significa che il nostro obiettivo è tenere in piedi nell'area del Sulcis la filiera nel suo insieme: Eurallumina, che dalla bauxite produce allumina, e poi Alcoa - o l'altro nome che avrà - che dall'allumina produce l'alluminio e via dicendo. Per noi è molto importante riuscire ad ottenere questo risultato.
Non vi nascondo - l'ho già detto riguardo allo stabilimento di Alcoa, ma anche riguardo Eurallumina - che le difficoltà sono rilevanti e, quindi, non voglio dare illusioni: bisogna essere molto realisti sulla situazione, però vi è da lavorare. Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che le cose vadano, vi è molto da fare e pensiamo che vi siano possibilità.
Infine, riguardo all'area del Sulcis nel suo complesso, accennavo che vi è un piano, una strategia di sviluppo relativa anche ad altre attività economiche e, sicuramente, tra queste, ma non solo, sia l'agroalimentare, sia il turismo possono offrire possibilità importanti. Come dicevo, vi è un piano della regione e della provincia: su questo stiamo lavorando, a stretto contatto con la regione e la provincia, per tradurlo in qualcosa di operativo che, in qualche modo, consenta nel Sulcis di pensare ad una prospettiva di sviluppo che non risieda interamente sul settore metallurgico, ma che possa avere altri punti di forza che sostengano l'area che, in questo momento, è in una situazione di grande sofferenza. È un'area che ha un reddito per abitante inferiore alla media della Sardegna, è un'area in cui queste situazioni di crisi di Eurallumina e di Alcoa stanno determinando una caduta complessiva dei redditi dell'area e ciò crea, naturalmente, molta apprensione sul terreno Pag. 6occupazionale. Il Governo sta attivandosi insieme alle istituzioni locali, regione e provincia, e credo che possibilità di risposte serie vi siano, e sottolineo serie, perché, in passato, di fronte a problemi dell'area che sono strutturali, compreso il prezzo dell'energia e del tipo di produzione, sono venute negli anni passati, in tutti questi anni - perché, sapete meglio, che si tratta di una storia che va avanti dagli anni Novanta - risposte non sempre seriamente ponderate.
Spesso si è data una risposta che metteva dei pannicelli caldi. Credo - ed il Governo crede con me - che il futuro del Sulcis abbia bisogno che non si mettano dei pannicelli caldi, ma che si creino le condizioni strutturali, di fondo, per la ripresa di questa area del Paese. Questa per noi è una priorità e su questo stiamo lavorando.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, prima di andare oltre, volevo ricordarle che lei si è richiamato più volte alla relazione scritta che deposita. Tuttavia, per il principio di oralità di alcune figure, non è previsto il deposito della relazione scritta, ma quello che verrà pubblicato sarà la sua relazione orale.
Rimane comunque agli atti quella relazione e sarà a disposizione dei deputati che intendano leggerla: ne faremo fare alcune copie.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, devo dire che la relazione che il sottosegretario ci ha proposto mi trova assolutamente insoddisfatto, totalmente insoddisfatto. Mi auguravo, allo stato della vertenza, idee chiare e proposte più concrete. In realtà, abbiamo toccato con mano una relazione debole, soluzioni confuse e inconcludenti e, mi permetta, sottosegretario, una posizione del Governo assolutamente arrendevole. Tutto questo non è accettabile, e siccome non abbiamo molto tempo e dobbiamo quindi essere franchi e leali rispetto al Governo che sosteniamo, ci saremmo aspettati che il Presidente del Consiglio e il Ministro competente comprendessero che questa vertenza meritava un'attenzione, un livello, con una dichiarazione che, ad oggi, non vi è stata nei confronti sia della multinazionale che della stessa amministrazione americana.
Non è una vertenza che si può affrontare - mi perdonerà, con il rispetto istituzionale dovuto alla sua persona - a livello di sottosegretari. Il Ministro e il Presidente del Consiglio hanno il dovere di scendere in campo e di dire cosa rappresenta l'alluminio primario per l'Italia, essendo l'alluminio primario fonte ed elemento cardine di gran parte dell'industria italiana, da quella automobilistica, per arrivare al settore delle energie alternative. Fare come il Governo ha fatto, cioè mettere già in campo ipotesi che per adesso appartengono soltanto a millantate ipotesi sostitutive della società Alcoa, mi pare assolutamente inaccettabile, soprattutto di fronte all'esigenza chiara di risolvere ed affrontare in maniera chiara il cuore del problema, che vale per Alcoa e per qualsiasi altro soggetto volesse candidarsi a gestire quella soluzione strategica industriale nel Sulcis.
Mi riferisco alla questione energetica che lei ha richiamato, rilevando il fatto che da qualche parte bisogna comunque far gravare quel costo. Questo è l'aspetto delicato della vertenza, sulla quale anche questo Governo, così come il precedente, forse sbaglia l'approccio rispetto ad una questione sulla quale l'Unione europea è stata più chiara di qualsiasi altra volta. Il costo energetico in Sardegna, che è del 60-70 per cento superiore a qualsiasi altra realtà italiana ed europea, non può essere riequilibrato sul conto pubblico dello Stato; è questo l'elemento principale.
Quindi, anche una soluzione - mi perdonerà anche chi l'ha preceduta - da Azzeccagarbugli dell'interrompibilità, che ha sicuramente dato ulteriore instabilità al settore produttivo dell'alluminio primario, Pag. 7va superata con l'unica soluzione possibile, che sta nell'autorevolezza del Governo, nella strategia industriale del Ministro, e cioè di indurre, con la persuasione istituzionale o con altri atti, l'unico soggetto titolare dell'energia elettrica nel Sulcis Iglesiente in Sardegna, ossia l'ENEL, a un accordo bilaterale tra le parti che possa essere non una regalia di Stato, ma un riequilibrio. Il tema, che anche nelle sue parole è rievocato, è che l'Alcoa abbia beneficiato di un regalo. Non è così: la necessità di avere una tariffa riequilibrata, che metta lo smelter, quindi l'impianto industriale di Portovesme, alla pari degli altri europei ed internazionali, è un'esigenza sacrosanta e quindi non può essere confusa una regalia di Stato con un diritto, che non è dell'Alcoa, ma è di quello stabilimento industriale, che ha una sua storia perché parte con l'EFIM, che ne era titolare e protagonista.
Allora, quando l'Unione europea autorizzò la cosiddetta tariffa Alumix, quella tariffa che era molto più bassa di questa, fu autorizzata perché era un accordo bilaterale tra l'EFIM (allora Alumix) e l'ENEL stessa. Nel momento in cui è intervenuto un processo, anomalo, in cui si è sostituita la parte privata, cioè l'accordo tra due soggetti privati, con l'introduzione della parte pubblica, in quel momento si è trasformato in aiuto di Stato, bloccando definitivamente un processo produttivo importante.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pili.
MAURO PILI. Quindi, da questo punto di vista - e concludo - il mio appello è serrato. Il Governo ha fatto passare già troppo tempo rispetto alla delicatezza della questione. Devono intervenire il Presidente del Consiglio e il Ministro sulla vicenda e occorre un tavolo immediato, senza perdere altro tempo, con l'ENEL, perché venga definita una tariffa che consenta, nell'arco dei prossimi dieci anni, di avere certezza produttiva nel comparto dell'alluminio e di dare quella strategia al settore dell'alluminio in Italia e in Europa, che altrimenti verrebbe meno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, penso che quella all'ordine del giorno sia una questione sicuramente drammatica per la Sardegna, ma cruciale per l'industria italiana e per molti aspetti un indicatore severo, ma forse anche sottovalutato, del più generale problema del sistema economico del Paese. Non credo che ci sia da parte del Governo sottovalutazione, però c'è bisogno di una adesione forse più generale e più collegiale del Governo alle dimensioni di questa crisi.
È una crisi che, prima di tutto, richiama un'esplosiva situazione sociale. La decisione del gruppo Alcoa sta spingendo, o rischia di spingere - forse ha cominciato a farlo - migliaia di famiglie, non solo i dipendenti di Alcoa, verso un salto nel buio e nella disperazione, in una condizione che allo stato è priva di qualunque forma di protezione seria e durevole di questa comunità. Questo avviene in un'area nella quale più di un giovane su due è privo di lavoro e nella quale i flussi di emigrazione dall'isola hanno ripreso le dimensioni dell'immediato ultimo dopoguerra.
Penso che il Ministro Passera dovrebbe andare a Portovesme. Questo sarebbe un segno reale di solidarietà dello Stato nei confronti di questa comunità, un segno non banale, ma anche un modo per tradurre nella dimensione umana, reale, un dibattito e delle scelte di Governo che qualche volta rischiano di essere tutte interamente confinate e consumate nel richiamo delle cifre o, come lei diceva, signor sottosegretario, in un pezzo di PIL. C'è qualcosa di più in questa situazione.
Ma la questione ha carattere - lei lo ha detto e lo ha detto il collega Pili - non solo sociale e regionale. Per molti aspetti la vicenda di Alcoa è l'emblema di una crisi più profonda, strutturale, del sistema industriale e manifatturiero italiano e pone problemi che investono lo stesso profilo di quello che noi immaginiamo debba essere l'economia non solo della regione sarda, ma probabilmente dell'intero Paese e del Pag. 8suo futuro. Se si chiude Alcoa, il sito industriale di Portovesme, senza un'alternativa, ciò comporta la chiusura a cascata della più importante filiera, l'unica forse filiera italiana, nella produzione di metalli non ferrosi.
Per la Sardegna, che ha subito negli ultimi anni la chiusura, sostanzialmente lo smantellamento, prima del comparto minerario, poi di quello chimico, poi di quello tessile insieme, questo significa davvero l'apertura di una stagione i cui contorni non sono chiari, che io vedo molto minacciosi, che possono aprire una stagione di cambiamento profondo della natura del sentimento che lega l'isola alla comunità nazionale. Vorrei che il Governo, questo Governo, e il Parlamento non sottovalutassero la carica micidiale che questa vicenda può introdurre in Sardegna.
Sappiamo che però non è solo una questione regionale. La chiusura significa la cancellazione della produzione di alluminio in Italia, una produzione che ha funzione strategica, lo ricordava il collega Pili. Vorrei sottolineare che questa crisi segue una lunga stagione in cui il Governo e il Parlamento hanno in qualche modo rimosso un serio confronto sulla politica industriale del Paese. Non serve oggi recriminare, né serve recriminare sulle forme che nei loro contesti hanno spinto Governi diversi a sostenere con la spesa pubblica un modello di sviluppo che probabilmente oggi va profondamente ripensato.
Serve però, perché è indispensabile affrontare l'emergenza, porsi il problema di sistema sapendo che esiste una dimensione globale di questo problema, come lei ha ricordato. La decisione assunta a Pittsburgh è la decisione di una multinazionale che vuole, in una fase di recessione, ridurre la produzione nei siti più deboli, ovviamente per conservare e stabilizzare il prezzo dei metalli. Questo accade per Alcoa e probabilmente accadrà, e non lo escludo, anzi è possibile che ci sia una scelta di cartello da parte delle altre multinazionali, in Norvegia, in Russia, in Cina.
Il problema generale è che abbiamo nel nostro Paese un sistema che rende non convenienti gli investimenti di queste compagnie multinazionali, come di qualunque imprenditore che voglia produrre ricchezza in questi settori. Lei lo ha indicato, tutti lo abbiamo indicato: sappiamo che il problema - mi consenta, Presidente, solo un attimo - è il costo dell'energia che in Sardegna, a regime, costa molto di più di quello che costa in Italia, in Italia costa il 30 per cento di più di quello che costa mediamente in Europa e in Europa costa molto di più di quello che costa nelle Americhe, in Oriente e in Asia.
Insomma, mi auguro che il Governo e il Parlamento italiani vorranno porre davvero il problema del costo dell'energia al centro della propria discussione, per la ricaduta e l'impatto che esso ha sul sistema dell'economia e del manifatturiero italiani. Si tratta di un problema che non può essere affrontato affidandolo davvero ad un avvocato che vada in una qualche sede a discutere sulle infrazioni.
C'è un problema strategico per il Paese, che è il problema dell'energia e delle modalità attraverso le quali si forma il il suo costo, che diventa la molla per affrontare seriamente questo problema...
PRESIDENTE. Deve concludere...
ANTONELLO SORO. Naturalmente chiediamo pressantemente al Governo di assumere l'impegno urgente di impedire che chiudano le macchine e che si spengano i motori degli stabilimenti di Portovesme, perché se ciò avvenisse, si raggiungerebbe un punto di non ritorno, dato che riaccenderli costerebbe moltissimo e ciò renderebbe difficile anche qualunque trattativa con altri attori internazionali che potrebbero essere interessati ad investire su Alcoa.
PRESIDENTE. La ringrazio...
ANTONELLO SORO. Chiediamo al Governo di muoversi con molta determinazione utilizzando anche al meglio l'allarme Pag. 9suscitato negli utilizzatori italiani di alluminio che potrebbero essere coattori in questa fase di ripensamento.
Signor Presidente, mi spiace di non poter concludere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ci si chiederà come mai io intervenga in questa occasione come rappresentante della Lega. È chiaro che - è stato dimostrato e lo hanno detto i colleghi - qui si tratta di una crisi che non è solo della Sardegna e di quella zona, ma che investe ormai tutta la Nazione. Siamo di fronte ad una realtà - noi lo stiamo dicendo da tanto tempo - non imputabile a precedenti governi, ma è una crisi che parte da lontano e che possiamo definire globale. Mi sento di dire che si tratta di una crisi globale e mondiale che parte da molto lontano. Magari è anche una crisi voluta da paesi più forti che hanno creato anche le crisi finanziarie, che ora tutta l'Europa si trova a dover fronteggiare. Purtroppo, la nostra Nazione è quella che probabilmente si trova in una posizione maggiore di inferiorità.
Dicevamo spesso e siamo intervenuti, io stessa l'ho fatto anche recentemente, per ricordare quanto sia grave questa crisi, se vogliamo pensare per esempio anche alle posizioni del nord. Ho sottolineato e ho fatto presente, forse due o tre settimane fa, il fatto che, in modo particolare nel nordest - dove vivo, abito e opero - in un anno, un anno e mezzo, abbiamo avuto 50 suicidi. 50 piccoli imprenditori che si sono suicidati non perché non riuscissero pagare i debiti, ma perché non riuscivano a riscuotere i crediti. In questa situazione, si ferma anche l'attività dei piccoli e medi imprenditori e poi accanto abbiamo la situazione di grandi industrie come l'Alcoa costrette ormai, mi pare di capire, alla chiusura (e per un caso strano il problema parte sempre da altri paesi, in particolare dall'America, che è quella che ci ha portato alla crisi finanziaria di cui parlavo prima).
È evidente che il problema è gravissimo e difficilmente sarà risolvibile se non ci sarà una azione forte di questo Governo tecnico, che è stato così osannato e celebrato e a cui solo noi della Lega Nord Padania non abbiamo dato la fiducia, proprio perché eravamo molto coscienti e consapevoli che qui si tratta di una situazione molto più grande e problematica e che sicuramente neanche uno stuolo di professori sarebbe riuscito a risolvere.
La relazione che è stata svolta qui dal sottosegretario, che saluto, è la dimostrazione evidente di questa incapacità o, per meglio dire, di questa impotenza di fronte alla quale ci troviamo. Evidentemente, se noi andiamo a pensare, come dicevo e voglio ricordare, al nordest, anche da noi al nord abbiamo fabbriche e industrie che chiudono, anche quelle medie e locali, anche quelle che si appoggiano sulle realtà straniere. Da noi c'è per esempio la Komatsu, questo colosso giapponese, che però sta mettendo veramente in croce ormai tutta la nostra economia. I licenziamenti sono oramai all'ordine del giorno e le famiglie - è vero - cadranno nel buio più profondo.
Se poi ci si viene anche a dire, come si è già detto, che vi saranno aumenti dei costi dell'energia elettrica e del gas, è evidente che la nazione non sarà in grado di risollevarsi. Parlando di Alcoa, voglio anche far presente che questo colosso non opera soltanto in Sardegna, ma opera in cinque regioni dell'Italia, tra cui anche il Veneto.
A Venezia, a Fusina, abbiamo lo stesso problema: anche lì le maestranze sono in mobilitazione perché anche lì si parla di licenziamenti, di chiusura e così via. Naturalmente oggi i nostri colleghi hanno portato avanti il problema della Sardegna, di Portovesme, ma è chiaro che il problema, a breve, si presenterà molto forte e molto drammatico nel Veneto, nel Lazio, nel Trentino-Alto Adige e in Emilia-Romagna, se la volontà della casa madre, da quello che abbiamo capito dalla relazione, è quella di arrivare alla chiusura.
È vero, come ha detto il primo collega che è intervenuto, l'onorevole Pili, che la Pag. 10relazione è stata molto, molto modesta. Certo, non per incapacità del sottosegretario, ma perché le condizioni nelle quali ci troviamo, anche relativamente a tutta questa realtà, sono tali da non consentire assolutamente alcuna forma di ottimismo.
Sono qui per portare la solidarietà ai colleghi della Sardegna, ma anche per far presente che anche al nord, anche a Venezia, esiste lo stesso problema (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, ci troviamo ancora una volta con il sottosegretario a parlare di questo problema. Diciamo che dall'ultima volta che ci siamo sentiti non è cambiato assolutamente nulla e, siccome i giorni passano, ci aspettiamo che da oggi in poi si cambi passo.
Faccio subito al sottosegretario un'osservazione: mi dà l'impressione che il problema si voglia risolvere pensando che lo possano risolvere le cosiddette regole di mercato.
Qui stiamo ponendo un problema e stiamo chiedendo alla politica, perché a noi viene chiesto come politici del territorio, ma non solo del territorio, cosa la politica voglia fare in questo campo.
Infatti, se non vi fosse bisogno di un intervento diverso, è chiaro che il problema sarebbe probabilmente già risolto. La politica nasce e serve perché deve fare delle forzature. Ci apprestiamo ad un decreto che deve liberalizzare il Paese, e quindi si fanno delle forzature per facilitare un sistema anziché un altro. Ci aspettiamo dalla politica un impegno diverso, perché di fronte a un muro si possano trovare le soluzioni per abbatterlo.
Vi chiedo: qual è il ruolo del Governo in questo momento? Pensiamo veramente e possiamo sperare che la soluzione, che può anche essere quella, sia la cessione dell'attività a un terzo, quando un terzo, un imprenditore, per fare investimenti - perché per risolvere questo problema bisogna fare investimenti molto alti - normalmente si aspetta di avere un ritorno?
Fino adesso non abbiamo dato ai nostri imprenditori delle regole certe, non abbiamo avuto regole costanti nel tempo, ma abbiamo sempre avuto dei problemi. Siccome poc'anzi lei, nella chiusura del suo discorso, faceva allusione al fatto che, probabilmente, chi ci ha preceduto ha fatto dei tamponamenti, io non sono molto d'accordo. Infatti, il Governo di allora, nel 1970, a seguito delle crisi minerarie che portarono veramente la disperazione in Sardegna, trovò una soluzione, che non era una soluzione di mercato, ma una soluzione politica, che ha permesso a quel territorio, all'intera Sardegna, ma perché no, all'intera nazione, di andare avanti, perché queste produzioni sono strategiche.
Chiedo al Governo: l'alluminio in Italia serve? Serve che abbiamo questa produzione oppure dobbiamo anche in questo caso andare all'estero? Tornando al Governo di allora, esso ha permesso per 40 anni un'attività che ha portato serenità in quella situazione.
Quindi oggi chiediamo: l'alluminio serve alla nazione? E se serve alla nazione, cosa facciamo? Certo, vi è il problema della ristrutturazione, delle infrastrutture, ma mi consenta, signor sottosegretario, il problema principale oggi è l'energia elettrica. Questo problema oggi lo dobbiamo risolvere, ma non solo per il settore dell'alluminio. Sta diventando un problema per tutte le attività che fanno riferimento all'energia elettrica nel nostro Paese.
Ieri, in Commissione trasporti, il presidente dell'Agcom faceva notare che gli investimenti nelle infrastrutture per la banda larga sono oggi limitati da interventi europei che sostengono che, comunque sia, l'Italia non può avere aiuti di Stato. Perché non possiamo fare, nell'ambito europeo, pressioni tali per comprendere e far comprendere questo concetto? Ma l'hanno già compreso, perché a parole dicono che, comunque, questa Sardegna, nella sua insularità, trova dei gap che ne limitano lo sviluppo. Queste, però, rimangono parole. Ma come facciamo? Pag. 11
Anche la vendita della Tirrenia, come ricordava ieri il collega Pili, è stata bloccata dall'Europa, fatto, questo, che avrà delle ricadute negative. Ma dobbiamo fare sparire questa regione dal nostro Paese? Come possiamo non insistere, come possiamo far capire al Governo che il suo ruolo è preminentemente politico? La politica, in qualche maniera, deve fare sentire il proprio peso e la propria importanza perché, diversamente, non possiamo ottenere soluzioni in questo senso.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mereu.
ANTONIO MEREU. Questo implica anche il coinvolgimento dell'ENEL. Se lasciamo l'ENEL semplicemente al mercato, dirà che avrà altri interessi. Quindi, la politica, anche in questo senso, dovrà fare uno sforzo preminente.
Ci aspettiamo dunque che questo Governo cambi passo ed entri nel vivo del problema. Noi, ovviamente, gli saremo di supporto perché non resti solo in questa azione, ma è il Governo che deve assumere questa iniziativa (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la sua relazione è certamente competente, ma, al di là di questo, dobbiamo esprimere una gravissima delusione perché il Governo, ancora una volta, perpetua la fumosità di quello che è accaduto durante il Governo Berlusconi, che ha fatto sempre e soltanto promesse, senza però risolvere il problema.
La situazione è drammatica. Vi è una disperazione assoluta e totale perché un territorio intero, in cui il comparto dell'alluminio rappresenta il 13 per cento del fabbisogno italiano, si vede cadere in una voragine, in un abisso senza uscita. Alle popolazioni non resta che prendere atto della loro disperazione di fronte a questa situazione. È una filiera importante, come lei stesso ha ricordato, che coinvolge anche altri stabilimenti, altre aziende, come l'Eurallumina Spa, l'ILA ed altre realtà produttive. Bisogna fare un passo molto più deciso.
Comprendiamo che questo Governo ha ereditato una situazione pesantissima, però chiediamo una determinazione molto forte nella risoluzione di questi problemi perché, innanzitutto, vi è stato un approccio molto miope del Governo nazionale, ma anche dell'Europa. L'alluminio è importante strategicamente per l'Italia? Noi pensiamo di sì perché moltissime imprese italiane utilizzano l'alluminio. È importante per l'Europa? Sì. Sotto questo profilo, l'approccio che l'Europa ha tenuto di fronte a questo problema è stato assolutamente inefficiente e burocratico, non è stato quello che, invece, si dovrebbe avere di fronte ad un settore strategico che si vuole mantenere in Europa, in Italia e anche in Sardegna.
Anche l'approccio relativo al problema degli aiuti di Stato è stato inadatto e inadeguato perché il divieto di aiuti di Stato mira ad impedire che sia violato il principio della concorrenza, ma qui non si tratta di incidere tra settori energivori diversi favorendo l'uno o l'altro, ma si tratta di prendere atto che, sul mercato, un settore che utilizza l'energia a prezzi elevati non può restare sul mercato stesso.
Bisogna affrontare con estrema determinazione il problema, bisogna che il Governo italiano - è questo che chiediamo - «prenda il toro per le corna», e il toro, in questo caso, è l'ENEL. Bisogna che il Governo italiano eserciti una pressione fortissima, insostenibile, sull'ENEL perché questa sia costretta a dare vita ad un accordo bilaterale. Questa è l'unica condizione attraverso la quale è possibile evitare il blocco europeo.
D'altra parte, in Spagna, dove il costo dell'energia è inferiore - ed infatti la localizzazione in quel territorio dell'Alcoa è stata mantenuta - c'è un contatto diretto tra la società privata, Endesa, che produce energia, e le aziende energivore. Occorre poi un rapporto molto duro nei confronti dell'Alcoa. Bisogna utilizzare la Pag. 12penale, bisogna sapere che il Governo italiano può recuperare oltre 300 milioni nei confronti dell'Alcoa, bisogna fare in modo che l'infrazione alla regola che lei, signor sottosegretario, ha richiamato - e mi riferisco al fatto che debbano restare fino al 31 dicembre di quest'anno -, sia assolutamente rispettata e le penali per le infrazioni vengano assolutamente utilizzate. Occorre poi operare per la sostituzione di un altro gestore nel settore dell'alluminio. Qui bisogna essere molto precisi: trovare un gestore che faccia concorrenza ad Alcoa è estremamente difficile, perché è un colosso mondiale nella produzione dell'alluminio e dopo un anno lo ucciderebbe e noi ci troveremmo nella stessa situazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FEDERICO PALOMBA. Un'alternativa può essere quella di provare ad indurre a consorziare i consumatori ovvero gli utilizzatori dell'alluminio in modo che gestiscano questo settore. In definitiva, sottosegretario De Vincenti, abbiamo fiducia ed incalziamo il Governo affinché eserciti una pressione molto più forte nei confronti della soluzione di questi problemi. Chiediamo un impegno straordinario e diretto non solo per mantenere la produzione dell'alluminio in Sardegna, in Italia e in Europa, ma anche per il Piano strategico del Sulcis. Speriamo che il Governo possa venire presto a dire quali sono i suoi intendimenti per una riconversione globale di tutto quel territorio martoriato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà per due minuti.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ho ascoltato con grande interesse la relazione del sottosegretario De Vincenti. Mi sembra che la proposta del Governo che è stata esaminata dalle parti nel tavolo a Palazzo Chigi, essendo stata accolta dai sindacati e anche dalle rappresentanze istituzionali, sia l'unica via che deve essere percorsa dal nostro Governo per arrivare ad una soluzione, la meno difficile possibile e con meno effetti possibili sul territorio e sui lavoratori, ai quali dobbiamo assolutamente esprimere, come Parlamento e come Governo, solidarietà assoluta, sia a quelli che sono in cassa integrazione dell'Eurallumina sia a coloro i quali potrebbero perdere il lavoro in questo periodo. È chiaro che non è un problema solo dell'alluminio. È inutile dirlo, l'alluminio serve ma sappiamo bene che l'Italia ne importa l'88 per cento e che la produzione che abbiamo in Sardegna consiste nel 12 per cento, non è strategica nel contesto generale. Importiamo l'88 per cento dell'alluminio, anche se aspireremmo ad importarne il 70 o il 60 per cento, ma questo non possiamo deciderlo noi, perché ci sono delle situazioni internazionali che ci condizionano, perché sappiamo benissimo che è necessario avere un Piano industriale non certo supportato in modo assistenziale...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
AURELIO SALVATORE MISITI. ...ma la realizzazione di un impianto di questo genere non può che essere quella di un impianto redditizio. Pertanto sono molto vicino alle posizioni che sono state espresse in questa sede dal sottosegretario. Dobbiamo spingere, come Parlamento, affinché quell'obiettivo sia accolto anche dalla controparte e quello che sta facendo il Governo va sostenuto.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente. Alla luce del fatto che manca il sottosegretario Improta, chiamato a rispondere alle interpellanze urgenti all'ordine del giorno, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11,05.
Pag. 13Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Rinvio delle interpellanze urgenti Gibiino n. 2-01267 e Vico n. 2-01314)
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Gibiino n. 2-01267 e Vico n. 2-01314 è rinviato ad altra seduta.
(Orientamenti del Governo in ordine alle liberalizzazioni del settore dell'autotrasporto, anche al fine di tutelarne i livelli occupazionali - n. 2-01315)
PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di illustrare l'interpellanza Reguzzoni n. 2-01315, concernente gli orientamenti del Governo in ordine alle liberalizzazioni del settore dell'autotrasporto, anche al fine di tutelarne i livelli occupazionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, onorevole Guido Improta, ha facoltà di rispondere.
GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, la disciplina prevista dall'articolo 83-bis, commi 4 e 4-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificata dalla legge n. 127 del 2010, prevede la definizione, per quanto riguarda i contratti di trasporto stipulati in forma scritta, dei costi chilometrici minimi di esercizio che garantiscano il rispetto dei parametri di sicurezza normativamente previsti. La medesima norma, inoltre, ai commi 1, 2, 6 e 7, per quanto concerne i contratti verbali, definisce i costi chilometrici di esercizio nell'ambito dei quali viene determinata la quota, espressa in percentuale, rappresentata dai costi del carburante. Con tale norma il legislatore si è proposto di affrontare le conseguenze gravemente pregiudizievoli per gli autotrasportatori indotte dal rialzo del prezzo dei prodotti petroliferi che pregiudicano la possibilità per le imprese di autotrasporto di sopravvivere in un mercato di fatto privo di regole, con l'obiettivo di realizzare un maggiore equilibrio fra le prestazioni delle parti, anche alla luce del differente peso contrattuale fra vettori e committenti, tenuto conto della posizione di maggiore debolezza dei primi.
La natura artigianale della maggior parte delle nostre imprese e la polverizzazione dell'offerta determinano, sovente, una situazione tale che le imprese poco strutturate tendono a sfruttare al massimo le risorse di cui dispongono (in termini sia di veicoli sia di risorse umane impegnate) e quindi a non rispettare le norme in materia di turni di lavoro o di sicurezza della circolazione, al fine di ottimizzare i tempi ed i costi del trasporto. In data 2 novembre 2011 l'Osservatorio sulle attività di autotrasporto ha definito i valori dei costi minimi di esercizio ai sensi del citato articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008. Nello stesso tempo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha segnalato una possibile illegittimità della fissazione dei costi dell'autotrasporto mediante determinazioni dell'Osservatorio, nella misura in cui la definizione di costi minimi sia suscettibile di tradursi nella fissazione di prezzi o tariffe, a ciò ostandovi l'articolo 3 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011, che ne prevede la nullità.
Al riguardo, evidenzio che i costi minimi di sicurezza di esercizio che garantiscono il rispetto dei parametri di sicurezza normativamente previsti dell'impresa di autotrasporto per conto di terzi individuano non una tariffa o un prezzo ma piuttosto una soglia minima, perché si presume che, ove tale soglia non fosse rispettata, ne sarebbero compromessi i Pag. 14parametri di sicurezza normativamente previsti. A tale valore-soglia potranno essere aggiunti tutti gli ulteriori costi di esercizio, oltre naturalmente al margine di profitto, che restano rimessi alla libera contrattazione fra le parti. Al riguardo, mi preme evidenziare che il Governo, nel corso della riunione tenutasi in data 11 gennaio, ha confermato con le principali associazioni di categoria degli autotrasportatori di condividere la necessità di consentire agli autotrasportatori il riconoscimento dei costi incomprimibili della sicurezza, come già previsto dalle vigenti disposizioni, ed ha accolto un ordine del giorno del Parlamento in tal senso.
È altresì in via di conclusione il procedimento di emanazione del decreto che disciplina le procedure per l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, sanzioni consistenti nell'esclusione dai benefici finanziari, fiscali e previdenziali previsti dalla normativa vigente. Per quanto riguarda poi gli aumenti del costo del gasolio e delle accise, sono stati accelerati rispetto agli anni scorsi gli adempimenti burocratici necessari per il rimborso 2011 delle accise, e pertanto le imprese di autotrasporto possono già presentare domanda per procedere alla compensazione (attraverso l'F24) alla prima scadenza utile per importi anche oltre il limite di legge dei 250 mila euro. È stata inoltre predisposta una norma volta a consentire dal 2012 il rimborso su base almeno trimestrale (e non più in un'unica soluzione annuale), che sarà inserita in uno dei primi provvedimenti legislativi di imminente emanazione.
Infine, in relazione all'attuazione del regolamento (CE) n. 1071/2009, relativo alle condizioni da rispettare per l'esercizio delle attività di trasportatore (cosiddetto accesso alla professione), il Governo sta valutando la presentazione di apposita norma in seno ad uno dei primi provvedimenti utili.
PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di replicare.
MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, ringrazio lei e i membri del Governo. Sono parzialmente soddisfatto della risposta nel senso che rilevo la disponibilità del Governo a venire incontro al settore dell'autotrasporto che, come sappiamo, insieme alle reti infrastrutturali, rappresenta uno dei maggiori elementi di crescita e di competitività della nazione. Rilevo, quindi, in modo positivo la disponibilità del Governo al rimborso, ad esempio, di parte dei costi del carburante. Chiedo al Governo, però, anche la disponibilità, visto che la prima manovra Monti ha aumentato in maniera rilevante le accise, alla valutazione di aumentare lo stanziamento. Se non ricordo male esso ammonta a 480 milioni di euro che è lo stanziamento del Governo Berlusconi. Avendo, il Governo Monti, ritenuto di recuperare risorse anche aumentando le accise della benzina, sarebbe il caso di rivalutare pure un aumento dello stanziamento. I temi sarebbero tanti, ma mi soffermerei su quello che mi sembra più negativo e più a rischio per il settore. Ho gradito, comunque, la risposta relativa al rilievo dell'Antitrust; sono componente della Commissione trasporti e quando abbiamo pensato ai costi minimi era proprio per garantire anche i requisiti di sicurezza minimi che deve avere un mezzo che circola sulla strada delle dimensioni di un camion ed anche per evitare la concorrenza sleale da parte di autisti che provengono in gran parte dall'Est europeo e che, ovviamente, arrivano con costi del lavoro e di manutenzione dei mezzi molto più bassi dei nostri, facendo, quindi, una concorrenza oggettivamente sleale. Proprio su questo faccio un appello al Governo affinché tenga in considerazione tale fatto: se togliamo completamente i requisiti di professionalità per cui ciascuno può, da un giorno all'altro, decidere di diventare autotrasportatore, rischiamo di applicare una deregulation al mercato che credo non aggiungerà nulla sul fatto della sicurezza e sul fatto della competitività, perché c'è condivisione almeno sui costi minimi, ma rischiamo di riempirci di «padroncini» o di autisti che provengono da chissà quale Stato e che magari sono disposti a lavorare tante ore sul camion ed essere pagati molto poco. Invito, quindi, il Governo a considerare questa Pag. 15questione, tenendo presente che la liberalizzazione non regolamentata spesso fa più male che bene ai mercati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Problematiche relative al riconoscimento dell'anzianità di servizio dei lavoratori ausiliari, tecnici, amministrativi (ATA) e degli insegnanti tecnico-pratici (ITP) transitati dal comparto degli enti locali ai ruoli dello Stato - n. 2-01291)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01291, concernente le problematiche relative al riconoscimento dell'anzianità di servizio dei lavoratori ausiliari, tecnici, amministrativi (ATA) e degli insegnanti tecnico-pratici (ITP) transitati dal comparto degli enti locali ai ruoli dello Stato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la situazione che vado a rappresentare parte addirittura negli anni Settanta quando il personale ATA delle scuole superiori e gli insegnanti tecnico-pratici erano alle dipendenze delle province. Pochi anni dopo le stesse province cominciarono ad assumere, per la scuola, anche personale di VI e di VII livello, con la definizione di assistenti tecnici ed insegnanti tecnico-pratici con orario settimanale di 36 ore.
C'è stato anche in seguito il riconoscimento da parte del TAR del ruolo docente ma le scuole non hanno previsto nell'organico di diritto i posti necessari proprio per questo inserimento nel ruolo.
È accaduto che con la legge n. 124 del 1999 oltre settantamila lavoratori ausiliari, tecnici e amministrativi e insegnanti tecnico-pratici sono transitati con effetto dal 1o gennaio del 2000 dal comparto enti locali, quindi le province, ai ruoli dello Stato. Quindi con la legge n. 124 del 1999 avviene questo passaggio: dal comparto enti locali ai ruoli dello Stato.
La legge dice che a detto personale vengono riconosciuti ai fini giuridici ed economici sia l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza, in questo caso la provincia, sia il mantenimento della sede in fase di prima occupazione e in presenza della relativa disponibilità di posto. Fin qui possiamo dire, sottosegretario, che il cielo è sereno per questi lavoratori. Ma nel 2000 viene ribaltato tutto. Infatti, tutto quanto è stato definito dalla legge n. 124 del 1999 ad un tratto non è più valido, perché non è più valida l'anzianità di servizio a determinare lo stipendio, ma l'ultimo stipendio percepito in provincia a determinare l'anzianità. Purtroppo, personale con vent'anni di servizio prestato con serietà e competenza si vede trasferito in una categoria inferiore. Bisogna tener presente che secondo il meccanismo del codice civile il personale interessato sarebbe stato trasferito con ogni diritto maturato.
Di conseguenza, gli interessati si sono attivati legalmente e ci sono state migliaia di ricorsi presentati ai giudici del lavoro, i quali (non tutti ma in gran parte) hanno sentenziato a favore di questi lavoratori.
La vicenda è arrivata anche in Cassazione e la stessa Corte, dopo avere approfondito tale questione, ha concluso che la legge n. 124 del 1999 è preminente rispetto all'accordo del 2000 e dunque ha sentenziato che questi lavoratori in effetti hanno ragione.
A questo punto pare che il problema sia risolto, ma c'è di nuovo un «ma». Alla fine del 2005 il Governo Berlusconi inserisce nella legge finanziaria 2006 il comma 218 all'articolo 1. Esattamente, in base a quest'ultimo, il comma 2 dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999 n. 124 si interpreta nel senso che il personale è inquadrato sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all'atto del trasferimento da un'amministrazione all'altra con l'attribuzione stipendiale di un importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999. È fatta salva l'esecuzione dei giudicati formatisi alla data in vigore della legge. Viene riproposto, quindi, integralmente l'accordo del 2000, ignorato dalla Cassazione, con la nota dell'interpretazione autentica (è tutto dire quando si Pag. 16parla di interpretazione autentica). Il Governo cioè pretende di dare un'interpretazione autentica ad una norma di sei anni prima.
Vorrei ricordare, sottosegretario, che la Corte europea dei diritti dell'uomo lo scorso 7 giugno ha sentenziato che l'applicazione retroattiva della legge di interpretazione autentica, che può essere anche legittima, in linea di principio contrasta con l'articolo 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che garantisce il diritto ad un processo equo.
Cosa dice chiaramente questa articolo della Convenzione? Non consente allo Stato di emanare leggi interpretative retroattive per ottenere sentenze favorevoli nei processi in cui l'amministrazione statale sia parte in causa.
Quindi la Corte europea dei diritti dell'uomo a tutti gli effetti ha affermato che questo comportamento degli Stati viola il principio dell'equo processo e della parità delle armi nel processo stesso, proprio come è successo ai lavoratori ATA ex enti locali. Quindi, gli esiti di questa fantasmagorica interpretazione autentica sono stati disastrosi dal punto di vista della tutela del diritto dei lavoratori. In particolare, si è creata una disparità di trattamento economico tra lavoratori con identica anzianità ed identico profilo professionale. Poi c'è stato un danno economico che si protrae per tutta la vita lavorativa, fino alla riduzione dell'importo pensionistico, e questo è grave.
Molti dei lavoratori transitati nei ruoli dello Stato, nel frattempo, sono sotto minaccia di dover restituire le somme percepite, provvedimento che decurterebbe oltre il sopportabile le già basse retribuzioni di questi lavoratori.
Ebbene, con l'interpellanza urgente in esame noi dell'Italia dei Valori chiediamo quali siano le intenzioni del Governo in riferimento alla problematica che ho appena descritto e se il Governo non ritenga necessario intervenire abrogando il comma 218 dell'articolo 1 della legge n. 266 del 2005, che è l'unico vero ostacolo alla corretta ricostruzione di carriera dei lavoratori ATA ex enti locali.
Infine, chiediamo se il Governo non ritenga utile predisporre un provvedimento di blocco della riscossione delle somme dovute dai lavoratori in attesa di una risoluzione di tale questione, che è veramente datata, perché è partita negli anni Settanta.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Elena Ugolini, ha facoltà di rispondere.
ELENA UGOLINI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, mi scusi, sono emozionata perché è la prima volta che vengo in Aula. Mi scuso anche per il ritardo ma ero impegnata a Napoli, insieme ai Ministri Profumo e Barca, sul Piano di sviluppo per il Sud, con il Commissario europeo, quindi non sono riuscita ad arrivare prima. Ho fatto di tutto per esserci perché capisco che è un punto importante e sensibile.
Il Governo ha più volte riferito in Parlamento sulla questione posta dall'onorevole interpellante relativa al personale ATA ed agli insegnanti tecnico-pratici degli enti locali transitati nei ruoli dello Stato a norma dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999.
Come è noto, le modalità di inquadramento del personale in questione nei ruoli statali hanno dato luogo ad una rilevantissima mole di contenzioso, derivante dalla diversa determinazione del trattamento economico prevista per il personale scolastico statale e per quello degli enti locali. Le principali questioni sollevate in sede di contenzioso - in particolare per quello che concerne le peculiarità del contratto del comparto degli enti locali ed il raffronto con quello del comparto scuola - riguardavano: la disparità di trattamento, l'anzianità di servizio, i rapporti tra l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 e l'accordo collettivo del 20 luglio 2000, il trasferimento allo Stato «a costo zero», la Pag. 17presunta violazione dell'articolo 2112 del codice civile.
Poiché diverse decisioni della Corte di cassazione non avevano risolto tutte le questioni sollevate, si pervenne al convincimento che l'unico rimedio esperibile fosse rappresentato da un intervento a carattere legislativo. Con l'articolo 1, comma 218, della legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria 2006), il legislatore fornì l'interpretazione autentica dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999.
Detta norma prevede che il personale in argomento «è inquadrato, nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali, sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all'atto del trasferimento, con l'attribuzione della posizione stipendiale di importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999 costituito dallo stipendio, dalla retribuzione individuale di anzianità nonché da eventuali indennità, ove spettanti, previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto degli enti locali, vigenti alla data dell'inquadramento. L'eventuale differenza tra l'importo della posizione stipendiale di inquadramento e il trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999, come sopra indicato, viene corrisposta ad personam e considerata utile, previa temporizzazione, ai fini del conseguimento della successiva posizione stipendiale. È fatta salva l'esecuzione dei giudicati formatisi alla data di entrata in vigore della presente legge».
Parte della giurisprudenza, tuttavia, ha dubitato della legittimità costituzionale di tale norma interpretativa. Della questione, pertanto, è stata investita la Corte costituzionale che, con sentenza n. 234 del 2007, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate.
La questione medesima viene ora riproposta a seguito della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha censurato la norma di interpretazione autentica e ha ravvisato la violazione dell'articolo 6, comma 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Va peraltro evidenziato che le modalità di inquadramento del personale trasferito dagli enti locali allo Stato, oltre che dalla Corte costituzionale, sono state esaminate anche dalla stessa Corte di giustizia europea per altre censure. I due alti consessi, nelle decisioni favorevoli all'amministrazione, non hanno rilevato alcuna violazione dell'articolo 6, comma 1, della Convenzione.
In considerazione di quanto sopra, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con relazione n. 6559 del 5 agosto 2011 inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero dell'economia e delle finanze, al Ministero degli affari esteri e all'Avvocatura generale dello Stato, ha richiesto di interporre appello alla Grande camera avverso la citata sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 7 giugno 2011.
La richiesta del Governo italiano di rinvio del caso presso la Grande camera non è stata accolta e la rappresentanza permanente d'Italia presso il Consiglio d'Europa ha invitato il Governo a presentare le proprie osservazioni sull'equa soddisfazione entro la data del 9 gennaio 2012, come stabilito dalla cancelleria della Corte europea. Con note del 3 e del 4 gennaio 2012, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dato riscontro a detta richiesta. Quindi, la richiesta è stata inviata da parte del Ministero alla cancelleria della Corte europea.
L'interpellante chiedeva quali siano le intenzioni del Governo in ordine alla necessità di intervenire abrogando il comma 218 dell'articolo 1 della legge n. 266 del 2005 e come ci si comporterà rispetto al possibile blocco delle riscossioni delle somme dovute dai lavoratori. Ci sarà spazio per riprendere queste domande, che comportano ulteriori approfondimenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio, Pag. 18non siamo completamente soddisfatti, però, lei ha terminato la sua replica dicendo che, comunque, la situazione sarà rivisitata. Non ci preoccupiamo della sua emozione - è normale -, l'importante è che, poi, però, si arrivi a fatti concreti, perché è la concretezza che interessa.
Signor sottosegretario, è evidente che dopo tanta confusione, ricorsi, sentenze, bisogna assolutamente giungere ad una soluzione. A nostro avviso occorrono due interventi, uno di natura giuridica e l'altro di natura economica, perché questi lavoratori hanno il diritto sacrosanto che venga loro riconosciuta un'anzianità per intero. Loro hanno veramente prestato il servizio e tutta questa situazione degli enti locali è stata causata proprio da quel comma 218.
Che cosa è successo? C'è stata una situazione altalenante con percorsi giuridici a volte positivi e a volte negativi. Esistono, infatti, sentenze positive, ma anche negative, che riguardano questa situazione e, inoltre, c'è chi è in attesa di ulteriori gradi di giudizio; purtroppo, per chi è andato in pensione si tratta di avere trattamenti che sono fra i più disparati.
Signor sottosegretario, capite anche voi che occorre assolutamente un intervento del Governo, anche perché negli anni a venire ci saranno altre sentenze, ma sicuramente altri ricorsi. Le situazioni più difficili sono quelle dei lavoratori che hanno vinto un grado di giudizio, si erano visti riconoscere degli stipendi aggiornarti ed anche gli arretrati, ma poi, a causa di questo comma 218, si sono visti richiedere addirittura le somme che avevano ricevuto.
A nostro avviso, la soluzione potrebbe essere questa che le suggeriamo: dopo aver provveduto a stilare un'anagrafe dei lavoratori transitati dagli enti locali allo Stato, basterebbe acquisire agli atti un certificato di servizio, rilasciato proprio dall'ente di provenienza, la provincia ma anche il comune, dal quale risulti la vita lavorativa di ciascun dipendente, anche differenziando il servizio prestato nella scuola da ciascun lavoratore da altri eventuali servizi svolti in profili professionali diversi, che potrebbero essere valutati anche in maniera diversa.
La soluzione c'è, signor sottosegretario, bisogna avere soltanto la volontà di cercarla e di trovarla. Credo che debba essere trovata una soluzione seria e equa a questa situazione per i lavoratori, anche quelli che ne hanno fatto richiesta; i lavoratori conoscono la difficile situazione economica che sta attraversando il nostro Paese, però non è neanche giusto che siano solo i lavoratori a pagarne sempre le conseguenze. Questa categoria attende chiarezza dal 1999 ed è ora di farla questa agognata chiarezza. Credo che essi la meritino anche, poiché all'inizio ho già ricordato che questa situazione è partita dal 1970.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30)
(Iniziative a favore degli insegnanti precari della classe di concorso A052 e per la revisione delle disposizioni di cui alla nota ministeriale n. 272 del 14 marzo 2011 - n. 2-01292)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01292, concernente iniziative a favore degli insegnanti precari della classe di concorso A052 e per la revisione delle disposizioni di cui alla nota ministeriale n. 272 del 14 marzo 2011 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, anche questa è una problematica che abbiamo presentato tante volte. Il gruppo dell'Italia dei Valori è tornato tante volte su tale questione.
Illustro la situazione: il 14 marzo 2011 è stata emanata dal MIUR la nota n. 272. Tale disposizione stabilisce che per l'anno scolastico 2011-2012 ci sia la confluenza delle vecchie classi di concorso nei nuovi Pag. 19insegnamenti dei primi due anni degli istituti superiori riformati dal Ministro Gelmini.
Per quanto riguarda le materie letterarie, risulta con chiarezza la seguente associazione delle classi di concorso di ambito letterario ai diversi insegnamenti nei vari istituti superiori.
Ancora una volta la faccio presente. Classe di concorso A052: lettere, latino e greco al liceo classico; A051: lettere, latino nei licei, ma non nel ginnasio primo biennio del classico e negli istituti magistrali; A050: lettere negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado.
Ora il problema qual è? Nella nota n. 272, proprio per quanto riguarda le discipline letterarie c'è una singolarità. Gli insegnanti di lettere e latino al primo e secondo anno del liceo classico sono reclutati non più solo dalla classe A052, ma anche dalla classe di concorso A051, mentre in tutti gli altri licei, per le materie dell'ambito disciplinare di lettere, sono reclutati insegnanti esclusivamente dalle graduatorie delle classi di concorso A050 e A051 e per gli istituti tecnici e professionali esclusivamente dalla classe concorso A050.
La stessa nota 272, oltre a penalizzare in maniera evidente, in modo palese, il personale di ruolo della A052 che ha prestato per anni servizio nei licei classici, sta portando alla graduale e praticamente completa estromissione dall'insegnamento gli insegnanti precari abilitati nella medesima classe di concorso A052. È gente che da anni lavora con contratto a tempo determinato e che all'interno delle graduatorie ad esaurimento non ha alcuna possibilità di far valere il proprio punteggio sulle classi di concorso A050, A051 e addirittura anche nei confronti della A043, che riguarda l'insegnamento delle materie letterarie negli istituti secondari di primo grado, rispetto alle quali è preclusa qualsiasi possibilità di riconoscimento del punteggio dovuto al servizio prestato.
Questa confluenza delle classi di concorso di ambito letterario che è stata anticipata con nota n. 272 è chiaro che si rifletterà sfavorevolmente sulla qualità della didattica delle lingue classiche. Infatti, per la prima volta dall'anno scolastico 2011-2012 ad insegnare lettere e latino al ginnasio del liceo classico diventerà norma utilizzare gli abilitati della classe A051 - ai quali noi non vogliamo togliere nulla, ma ci sono insegnanti che provengono da quella classe di concorso che è la A052 -rendendo un'abitudine quella di dividere l'insegnamento ginnasiale del latino e del greco. Lei sa benissimo, sottosegretario, che queste sono discipline caratterizzate da un altissimo grado di interdisciplinarietà e pertanto meglio comprensibili se sono affidate, per quanto riguarda l'insegnamento, ad un docente esperto in entrambe le discipline.
Vorrei poi ricordare che nella primavera del 2010 era stata emanata una nota - ed è qui il controsenso - del 21 aprile, che prevedeva la confluenza delle classi di concorso nei nuovi insegnamenti del primo anno degli istituti superiori. E proprio in quell'occasione noi dell'Italia dei Valori abbiamo sottoposto all'attenzione del Ministro Gelmini il problema riguardante la stranezza, l'atipicità degli insegnamenti di lettere nelle superiori. Il Ministro, evidentemente ha riconosciuto la svista e ha emanato un'altra nota, quella del 11 maggio 2010, che è intervenuta a modificare le tabelle di confluenza che aveva precedentemente pubblicato, stabilendo l'assegnazione esclusiva degli insegnamenti di lettere al biennio del liceo classico alla classe A052, esclusivamente a questa classe di concorso.
Dopo l'emanazione della nota n. 272 il sottosegretario Pizza in occasione dell'incontro - un incontro che poi era stato convocato proprio da lui - in data 11 ottobre 2011, con i rappresentanti del coordinamento docenti A052 - perché è chiaro che i docenti appartenenti a questa classe di concorso poi hanno costituito un coordinamento - ha delegato il suo segretario particolare, il dottor Romano, a rendere nota la prossima emanazione di una rettifica della nota n. 272, comprendendo quelle che erano, e che sono tuttora, le naturali, le vere motivazioni di quella richiesta. Pag. 20
Quindi, si decideva di destinare le cattedre di lettere al biennio del liceo classico in via esclusiva alla classe di concorso A052. Questo intento, però, a causa della caduta del Governo Berlusconi, non si è potuto tradurre in un atto concreto.
Inoltre, voglio ricordare che è in atto la revisione delle classi di concorso per l'insediamento nelle scuole secondarie, e dall'analisi delle bozze delle tabelle, per quanto riguarda le materie letterarie negli istituti secondari superiori, si sta proseguendo sulla stessa strada delle note ministeriali che ho precedentemente citato, note che mortificano veramente quello è che il principio del merito, abilitazione superiore, servizio pubblico, a causa di quella che è la logica del recupero degli esuberi determinatisi in seguito all'applicazione di quella che è la riforma della scuola superiore prodotta dall'ex Ministro Gelmini.
Quindi, il gruppo dell'Italia dei Valori chiede al Governo di modificare, facendo anche seguito a quanto concordato nell'incontro con i rappresentanti del coordinamento dei docenti della classe di concorso A052, la nota n. 272 e le relative tabelle di confluenza delle classi di concorso, assegnando alla classe di concorso A051 gli insegnamenti letterari e il latino nei licei, escluso, però, il biennio del liceo classico e lasciando, quindi, le materie letterarie del liceo classico, prerogativa esclusiva della classe concorso A052, che per noi è la cosa più logica.
Inoltre, chiediamo che lo stesso criterio del rispetto della specificità professionale degli insegnanti della casse di concorso A052 venga utilizzato nella prossima ridefinizione delle classi di concorso per gli insegnamenti negli istituti superiori e che, quindi, la corrispondente nuova classe di concorso A-14 risulti esclusiva destinataria dell'assegnazione delle cattedre di latino e greco al biennio del liceo classico.
Infine, e dico veramente infine, chiediamo di non istituire - per evitare poi delle disparità, a nostro avviso anche assurde - un nuovo canale di reclutamento per i neo-abilitati attraverso le procedure stabilite proprio dal decreto ministeriale n. 249 del 2010, ma di consentire il loro inserimento nelle graduatorie ad esaurimento attualmente vigenti con un punteggio per titoli equamente ponderato a quello previsto per gli abilitati SSIS.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Elena Ugolini, ha facoltà di rispondere.
ELENA UGOLINI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'atto parlamentare in discussione, l'onorevole propone una serie di interventi in favore dei docenti della classe di concorso A052, i quali, nell'ambito della confluenza nei nuovi insegnamenti previsti dalla riforma della scuola secondaria superiore, vengono di fatto penalizzati rispetto ai colleghi delle classi A050 e A051.
Si osserva, preliminarmente, che i titolari della classe A052 sono abilitati anche per le classi di concorso A050 e A051 e, quindi, qualora lo ritengano opportuno, possono chiedere il passaggio su tali cattedre mediante le procedure della mobilità. La questione si inquadra nel complesso delle azioni previste dall'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, tra le quali vi è anche l'intervento finalizzato a rendere le classi di concorso più coerenti con il nuovo impianto ordinamentale delineato dal riordino del secondo ciclo di istruzione operato con i decreti del Presidente della Repubblica nn. 87, 88 e 89 del 2010. L'iter di definizione del previsto regolamento, data la sua complessità, è tuttora in corso.
Si è reso pertanto necessario procedere alla conferma delle attuali classi di concorso, facendo confluire nelle stesse le discipline relative al primo e al secondo anno di corso degli istituti d'istruzione secondaria superiore interessati al riordino.
Il Ministero, per consentire ai dirigenti scolastici e al personale interessato di avere contezza, nell'attuale fase transitoria, delle modalità utilizzate ai fini della Pag. 21confluenza, ha diramato la nota n. 272 del 14 marzo 2011, citata dall'onorevole interpellante. A tale nota sono allegate le tabelle recanti l'indicazione delle attuali classi di concorso relative alle classi prime e seconde degli istituti di secondo grado, alle quali, ai sensi delle vigenti disposizioni, si applica la riforma. Dette tabelle risultano opportunamente integrate con le discipline relative ai nuovi ordinamenti del primo e secondo anno di corso degli istituti di secondo grado. Tale operazione si è resa necessaria per consentire la definizione degli organici e le conseguenti operazioni di mobilità e di nominare in ruolo per il corrente anno scolastico. In particolare, la nota precisa: «Come già fatto presente nel decorso anno, le tabelle di confluenza sopra menzionate hanno natura solo dichiarativa dell'esistente. Gli insegnamenti che trovano confluenza in più classi di concorso del pregresso ordinamento devono essere trattati come insegnamenti atipici, la cui assegnazione alle classi di concorso deve prioritariamente mirare a salvaguardare la titolarità dei docenti presenti nell'istituzione scolastica, la ottimale determinazione delle cattedre e la continuità didattica».
La nota chiarisce poi che, in caso di atipicità, le scuole devono procedere, in presenza di docenti titolari, alla conferma della classe di concorso del titolare e, in assenza di titolari, devono assegnare gli insegnamenti alle classi di concorso ove esiste esubero a livello provinciale, dopo aver sentito il corrispondente ufficio di ambito territoriale. In mancanza di classi di concorso in esubero a livello provinciale, il dirigente scolastico, su parere del collegio dei docenti, assegna l'insegnamento all'una o all'altra classe di concorso in coerenza con il piano dell'offerta formativa approvato dalla scuola.
I criteri ora descritti hanno consentito di evitare che si verificasse un incremento dell'esubero per talune classi di concorso, tra cui la A051, che ha subito notevoli riduzioni per l'introduzione del liceo delle scienze applicate e delle scienze umane, opzione economico-sociale. In attesa della definizione del regolamento sulle nuove classi di concorso, si è consentito ai docenti della A051 di continuare ad insegnare nei primi due anni del liceo classico.
A tale proposito, si ricorda che non è possibile incrementare l'esubero di una classe di concorso e creare posti da assegnare ai supplenti di un'altra classe, tenuto conto degli obiettivi di riduzione della spesa introdotti dall'articolo 64 della citata legge n. 133 del 2008, il cui mancato raggiungimento determinerebbe l'applicazione della clausola di salvaguardia, che consente al Ministero dell'economia e delle finanze di ridurre i fondi per il funzionamento in misura proporzionale alle mancate economie.
Tanto rappresentato, nella nota relativa all'anno scolastico 2012-2013 sarà chiarito che la classe A051 è ad esaurimento dei docenti titolari e che ogni nuova disponibilità dovrà essere assegnata alla A052. In tal modo verrà salvaguardata la specificità della A052, senza creare l'esubero dei docenti della A051. Tale indicazione consentirà, altresì, di avere disponibilità per le immissioni in ruolo.
Anche nello schema di regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti d'insegnamento, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, viene previsto che sarà riservata la precedenza alla classe A052, pur assicurando la continuità dei docenti della A051 già in servizio nel liceo classico a seguito dell'introduzione delle «sperimentazioni Brocca».
Per quanto riguarda le proposte avanzate nell'atto parlamentare nei confronti del personale precario della classe A052, si fa presente che le stesse non sono realizzabili se non attraverso modifiche legislative.
Infatti, la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), al comma 605 dell'articolo 1, ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, facendo salvi i nuovi inserimenti, da effettuare per il biennio 2007-2008, per i soli docenti già in possesso di abilitazione Pag. 22e, con riserva del conseguimento del titolo di abilitazione, per alcune determinate categorie di personale. Il successivo decreto-legge n. 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 169 del 2008, ha eccezionalmente previsto, all'articolo 5-bis, l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di determinate categorie di personale.
L'orientamento del legislatore di non estendere l'inclusione nelle graduatorie ad esaurimento ad altre categorie di aspiranti, oltre quelle già indicate nelle predette disposizioni, è stato confermato dall'articolo 9, comma 20, del decreto-legge n. 70 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2011, il quale ha stabilito che l'aggiornamento delle graduatorie è consentito, con cadenza triennale, non più biennale, «senza possibilità di ulteriori nuovi inserimenti». Gli interessati, pertanto, dovranno avvalersi delle nuove procedure di reclutamento, partecipando ai concorsi che saranno indetti e che saranno destinati ai docenti forniti di abilitazione, compresa quella conseguita con i nuovi percorsi abilitanti del TFA (tirocinio formativo attivo) di cui al decreto n. 249 del 10 settembre 2010 sulla formazione iniziale degli insegnanti.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, non sono completamente soddisfatta, perlomeno non sono completamente soddisfatti i docenti della classe di concorso A052 fin quando non vedranno che la loro situazione verrà completamente messa a posto, soprattutto fino a quando non saranno salvaguardate quelle che sono le loro reali competenze.
Lei capisce, signor sottosegretario, che così come stanno le cose si capovolge per intero quello che è il principio meritocratico delle abilitazioni a cascata, cioè la possibilità per gli abilitati delle classi di concorso più basse, A051 e A050, di accedere ad un cospicuo numero di istituti, cosa invece che non è estesa proprio alla classe di concorso A052, che magari ha delle competenze maggiori. Quindi, viene anzi evidenziata la limitazione delle possibilità lavorative di questi docenti della classe di concorso A052.
Lei ha parlato, purtroppo, di riduzione della spesa. Certo, sono stati tagliati, nel periodo in cui il Ministro Gelmini ha diretto quel Ministero, 8 miliardi di euro alla scuola ed è chiaro che è stata veramente ridotta la spesa. Più che altro hanno fatto cassa su quella che è la scuola pubblica italiana. Questo noi non glielo perdoneremo mai, il gruppo dell'Italia dei Valori questo veramente non lo potrà mai giustificare. C'è stata poi la razionalizzazione e molte scuole sono state chiuse. C'è stata la riforma delle superiori con la previsione di meno ore addirittura di italiano, storia, geografia e altro. Quindi, questa che doveva essere una riforma epocale, invece si è dimostrata una disfatta della scuola pubblica italiana. Io mi auguro solo questo, che la problematica venga affrontata seriamente, perché gli effetti che derivano da quella nota ministeriale sono veramente deleteri perché purtroppo la classe di concorso A052 ne esce veramente con le ossa rotte: circa 20 mila immissioni in ruolo, a fronte di un piano di 67 mila assunzioni. Il dato è tanto più drammatico se si considera che i contratti a tempo indeterminato per i docenti della classe di concorso A052 sono stati stipulati a partire dal 2008 con il contagocce, veramente con il contagocce. Gli incarichi a tempo determinato da qualche anno, in particolare da quest'anno scolastico, sono ridotti a nulla. Poi è diventata veramente un'abitudine, una cattiva abitudine, attribuire cattedre al biennio del liceo classico ai precari della classe di concorso A051, che hanno meno punti in graduatoria rispetto a quelli della A052. A livello nazionale 149 docenti di ruolo della classe di concorso A052 sono risultati nell'anno scolastico 2011-2012 in esubero.
Sicuramente poi i docenti precari saranno ulteriormente penalizzati dall'attivazione dei nuovi abilitanti (tirocinio formativo attivo). Ricordiamo, a questo proposito, che proprio i precari della classe A052 hanno frequentato le famose SSIS, Pag. 23quindi hanno dovuto affrontare veramente un sistema di reclutamento serio, a nostro avviso, anche perché le SSIS hanno un valore concorsuale.
Noi dell'Italia dei Valori non siamo molto d'accordo sul reclutamento attraverso questo concorso, del quale lei ha parlato poco fa, perché noi vogliamo ricordare che molti docenti appartenenti alle graduatorie ad esaurimento, hanno già superato un concorso o addirittura hanno superato già le SSIS, che hanno un valore oltretutto concorsuale. Ecco perché le chiediamo di impegnarvi molto per risolvere questa situazione riguardante la classe di concorso A052, innanzitutto variando i criteri di attribuzione del punteggio nelle graduatorie ad esaurimento con il riconoscimento del pieno punteggio sia relativo ai titoli che al servizio, secondo il principio delle abilitazioni «a cascata».
Inoltre, voglio dire anche che non si può istituire un nuovo canale di reclutamento per i neoabilitati, così come previsto dalle procedure del decreto ministeriale n. 249 del 2010, ma bisogna consentire il loro inserimento nelle graduatorie ad esaurimento attualmente vigenti con un punteggio per titoli veramente equilibrato secondo quanto previsto per gli abilitati SSIS.
Signor sottosegretario, in queste due interpellanze le ho rappresentato alcune delle problematiche presenti nella scuola italiana, che si sono purtroppo verificate negli anni del Ministero Gelmini. Ho letto che il Ministro Profumo sostiene lo stop alle riforme epocali nella scuola, perché bisogna prestare attenzione agli alunni. Certo questo è importante per una Nazione e per un Paese come l'Italia che desidera un futuro solido, fatto di sviluppo e di ricchezza, ma soprattutto di conoscenza, che deriva proprio dalla nostra scuola pubblica. Di questo dobbiamo essere consapevoli. Sappia, in ogni caso, che in questi ultimi tre anni e mezzo la scuola non ha avuto alcuna riforma epocale, ma ha subito riforme dannose e non condivise oltretutto dagli addetti ai lavori, che non sono stati neanche interpellati. Si tratta veramente di forme non condivise.
C'è questa situazione irrisolta dei precari della scuola. Non possiamo far rimanere precari per tutta la vita (alcuni hanno addirittura cinquant'anni) dei docenti che hanno prestato servizio serio, con competenze messe a disposizione degli alunni della scuola.
Le classi sono diventate numerosissime, tanto da meritarsi l'appellativo di «classi pollaio», poi sono diminuite le ore di lezione, le scuole non hanno risorse neanche per comperare materiale didattico e di segreteria. Ci sono grandi difficoltà per altre classi di concorso. Oggi ho parlato solo della classe A052, ma ce ne sono tante perché il taglio di 90 mila cattedre ha colpito tutte le classi di concorso.
Ad esempio, ha colpito la A019 (diritto ed economia), la A061 (storia dell'arte), la A048 (matematica applicata), la A042, la A075 e anche la A076. Per queste classi di concorso, la riforma Gelmini ha imposto una diminuzione di ore con effetti deleteri. Sono poi numerosissimi gli insegnanti tecnico-pratici in esubero, perché il numero di ore che prima era assegnato alla didattica laboratoriale è drasticamente diminuito.
Questo, signor sottosegretario, è lo scenario attuale della scuola italiana. È da poco che voi avete assunto questo ruolo, però noi dell'Italia dei Valori abbiamo fatto presente per tre anni e mezzo, ormai quasi quattro, queste problematiche, ma la nostra è stata una voce nel deserto.
Non ci hanno mai ascoltato. Ci auguriamo che lei riesca a trovare le giuste soluzioni e le risposte a questi problemi. Certo, abbiamo verso i giovani delle precise responsabilità, ma cosa farete a tal proposito? Cosa farete, visto che adesso siete voi a condurre questo Ministero, per i nostri giovani? Quando si parla di scuola, è chiaro che la scuola ha al suo interno non solo gli alunni, ma i docenti, il personale ATA. Quindi, è un insieme, un'orchestra, e se in questa orchestra vi è un solo strumento che, purtroppo, non perché lo voglia personalmente, non suona bene, la scuola, questa orchestra, suona qualcosa che è completamente stonato. Pag. 24
A noi non bastano i proclami: abbiamo sempre rimproverato, in questi quattro anni, che di proclami ve ne sono stati tanti, ma, purtroppo, di soluzioni e di certezze la scuola non ne ha mai avute.
(Iniziative volte a fronteggiare l'emergenza conseguente all'eventuale fuoriuscita di gasolio dalla nave Costa Concordia e a rivedere la normativa in materia di navigazione in aree di pregio ambientale - n. 2-01322)
PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01322, concernente iniziative volte a fronteggiare l'emergenza conseguente all'eventuale fuoriuscita di gasolio dalla nave Costa Concordia e a rivedere la normativa in materia di navigazione in aree di pregio ambientale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, desidero dare, innanzitutto, il benvenuto al sottosegretario Ugolini, che viene per la prima volta in Aula e che con tanto garbo si porge all'Assemblea. Quindi, le do il benvenuto e le auguro buon lavoro.
Mi rivolgo ai rappresentanti del Governo. L'interpellanza è inerente la tragedia della nave Costa Concordia, che tutti abbiamo appreso dai media. Mi fa anche piacere che sia il sottosegretario Fanelli ad essere qui in Aula, in quanto potrebbe sembrare singolare che, a distanza di poche ore da quando il Governo è venuto qui in Aula a riferire, l'Italia dei Valori ponga un problema e faccia un'interpellanza, perché, evidentemente, le spiegazioni che sono state addotte dal Governo non sono state ritenute sufficienti.
Abbiamo visto ieri una passerella del Ministro Passera, molto conciso, ha parlato per due minuti, poi è stato seguito dal Ministro dell'ambiente Corrado Clini, che si è un po' più dilungato di 12 minuti, e infine - ho visto i tempi - quello che ha parlato di più è stato il Viceministro Mario Ciaccia.
All'inizio chi era in Aula si è reso conto che vi è stata una certa attenzione nel voler apprendere quale era il punto della situazione. Poi vi è stato del brusio, qualcuno ha anche protestato, perché i cittadini italiani, fra cui anche i parlamentari, hanno appreso quanto avveniva dai media, dalla televisione (ogni giorno vi sono state tre o quattro trasmissioni che hanno fatto il resoconto quasi minuto per minuto di quello che accadeva all'Isola del Giglio).
Quindi ci saremmo aspettati delle notizie in qualche maniera più fresche, più dettagliate, da parte del Governo, che non vi sono state. Ecco qui il motivo della nostra interpellanza. I Ministri sono stati un po' generici e sono partiti da lontano. Signor sottosegretario, svolgere un'informativa in Parlamento e dire che la nave è lunga quasi 300 metri, larga 35 metri ed è alta 52 metri, capirà bene, significa fornire dati che conoscono tutti ed interessa poco. È altro che noi vorremmo e avremmo voluto sapere!
Abbiamo saputo che, fino a questo momento, vi sono 11 morti, sappiamo che i dispersi da 29 sono diventati 22, sappiamo che vi sono molti feriti, che è intervenuta la capitaneria, insomma, tutte quelle notizie che sono note all'opinione pubblica.
Sicuramente la priorità che è stata data al salvataggio delle vite umane o alla ricerca dei dispersi - ci mancherebbe altro - è andata a buon fine. Quello che, invece, oggi ci sembra davvero un grosso punto interrogativo, è il potenziale disastro ambientale che si potrà verificare qualora la nave scivolasse in quella scarpata nota a tutti, in cui il fondale supera i 70 metri.
Il Ministro ieri ha ricordato il carico mortale di 2.400 tonnellate di combustibile e ha paragonato la nave ad una piccola petroliera per i danni che potrebbe causare, appunto, all'ambiente. Danno che potrebbe essere circoscritto alla sola Isola del Giglio o estendersi a tutto l'arcipelago o a tutta la costa. Ebbene, questo è quello che ci preoccupa maggiormente. Sono stati chiamati ad intervenire degli esperti olandesi e anche un'altra ditta italiana, mi pare i Fratelli Negri. Credo, comunque, Pag. 25che le condizioni meteo marine non stiano dalla nostra parte in quanto ne è previsto un peggioramento di qui a poche ore.
Con l'interpellanza in oggetto chiediamo chiarimenti, anche perché ricordo, per inciso, che il danno ambientale non riguarda soltanto l'Isola del Giglio. Il 17 dicembre scorso, sempre nell'arcipelago toscano, precisamente vicino all'Isola di Gorgona, sono stati persi in mare 200 fusti di materiali altamente tossici dall'eurocargo Venezia della Grimaldi lines. Si tratta, quindi, di diversi incidenti che possono portare ad un ulteriore aggravamento delle condizioni del mare e della costa.
Con l'interpellanza in esame chiediamo quindi quali siano le azioni che il Governo ha in mente di realizzare per fronteggiare il disastro ambientale, qualora fuoriuscisse il gasolio contenuto nei serbatoi della nave Concordia. Chiediamo, inoltre, se il Governo intenda rivedere i limiti alla navigazione marittima, che spesso è più attenta alle esigenze turistiche che a quelle della tutela del patrimonio ambientale, e se non ritenga indispensabile escludere le grandi navi, o quelle con carichi pericolosi, dalle tratte considerate più a rischio, ossia quelle che interessano aree ad altissimo valore naturalistico o, addirittura, le stesse aree urbane, come nel caso della laguna di Venezia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato informato tempestivamente dell'incidente, accaduto il 13 gennaio, dall'Autorità marittima di giurisdizione e dalla centrale operativa del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto. La stessa Autorità marittima di giurisdizione ha immediatamente richiesto l'intervento del mezzo navale antinquinamento, il battello disinquinante Ecogiglio della Castalia, in convenzione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dislocato, per contratto, nel porto di Santo Stefano.
Successivamente sono stati messi a disposizione altri mezzi disinquinanti: il battello disinquinante Ievoleco, dislocato nel porto di Civitavecchia, il supply vessel Tito, dislocato a Livorno, e il supply vessel Tirreno, dislocato normalmente a Golfo Aranci. È stato concordato l'invio di attrezzature antinquinamento e, precisamente, di 500 metri di barriere galleggianti gonfiabili d'altura e di 800 metri di panne assorbenti, normalmente stoccate nel magazzino di Civitavecchia, che risultano ormai quasi completamente installate. Si sono, altresì, allertate le unità navali dislocate a La Spezia, Piombino e Gaeta e, per il caso di ulteriore necessità, sono stati allertati gli assetti scorta dei magazzini di Genova e Ravenna.
Per le attività di bonifica e di rimozione, l'autorità marittima competente ha rivolto diffida alla società Costa, ai sensi degli articoli 11 e 12 della legge n. 979 del 1982, la quale ha dato massima disponibilità ad intervenire in risposta, per minimizzare il danno.
Per le operazioni di allibo del bunker, tuttora presente a bordo, la compagnia Costa il 17 gennaio ha consegnato il piano di interventi. Si tratta di un piano complesso che prevede, tra l'altro, un'apposita ispezione di tecnici per valutare lo stato della nave stessa, nonché tutte le misure di precauzione da adottare. Le operazioni dovrebbero durare almeno due settimane, ma non possono iniziare, per ragioni di sicurezza, prima della conclusione delle attività di soccorso, riprese oggi dopo un giorno di sospensione a causa di un preoccupante, anche se modesto, spostamento della nave.
In realtà, non si tratta di gasolio ma di un olio combustibile, per essere precisi un IFO 380, il che vuol dire che si tratta di un intermediate fuel oil, con una viscosità in centistokes (cSt) pari a 380. Tenete conto che la viscosità in centistokes dell'acqua è pari a 1. Ciò vuol dire che si tratta di una sostanza gelatinosa, al limite Pag. 26del solido, a temperature quali quelle dell'acqua di mare in questo momento. Quindi in tutta l'attività che dovrà essere svolta bisognerà preriscaldare questo olio combustibile per poterlo estrarre e farlo diventare fluido a sufficienza. In merito a ulteriori dettagli, ci sono 42 metri cubi di un olio che è in realtà utilizzato per i motori diesel e naturalmente tutte le attività diverse dalla combustione del combustibile. Ci sono 17 serbatoi complessivamente, quindi tutto questo dà la complessità di quella che dovrà essere l'attività da svolgere. Riguardo alle notizie di una leggera iridescenza di sostanza oleosa che si è manifestata intorno alla nave, è confermato che potrebbe essere determinata dal risciacquo di residui oleosi in sala macchine. Non sembra allo stato ricorrere una mancata tenuta delle cisterne del bunker.
Il personale specializzato del Ministero dell'ambiente è tuttora sul luogo del disastro pronto ad intervenire in alternativa, in caso di necessità, secondo la normativa vigente, qualora la società armatrice responsabile non intervenga adeguatamente, così come intimatole. Si è provveduto a disporre un primo stock di panne antinquinamento intorno alla nave per contenere eventuali ulteriori fuoriuscite di carburante, a protezione della costa, secondo un piano operativo volto a non intralciare le attività di soccorso. Su richiesta dell'autorità marittima di Livorno è stato disposto lo spostamento di ulteriori attrezzature antinquinamento, stoccate attualmente nel magazzino di Napoli, a Porto Santo Stefano ove verrà posizionato un ulteriore mezzo Castalia attualmente dislocato a Piombino.
Il 16 gennaio scorso, convocata dal Ministro dell'ambiente, si è tenuta a Livorno una riunione sui temi della bonifica dell'area (Arcipelago toscano - Santuario dei cetacei) e della rimozione del relitto, con la partecipazione del governatore della regione toscana, del capo della Protezione civile, del sindaco di Livorno, dei prefetti di Livorno, Grosseto, Lucca e Pisa, dei rappresentanti del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, del RAM, del NOE, del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di Sanità, dell'ISPRA e dell'ARPAT.
Il Ministro dell'ambiente, a conclusione della riunione, in considerazione dell'estrema pericolosità della situazione creatasi per l'ambiente e al fine di scongiurare un disastro ambientale al largo dell'Isola del Giglio, con la condivisione dell'intero consesso, ha convenuto le seguenti iniziative: innanzitutto la proposta al Consiglio dei Ministri per la dichiarazione di emergenza nazionale, che sarà deliberata domani; è anche in via di emanazione la conseguente ordinanza di protezione civile che individuerà il commissario delegato per la gestione dell'emergenza in parola. Al commissario delegato verrà affidato, tra l'altro, il compito di coordinamento degli interventi strettamente connessi al superamento della grave situazione in atto, nonché la vigilanza in merito all'esecuzione dei necessari interventi di messa in sicurezza e di bonifica. In secondo luogo, è stata convenuta l'istituzione di un gruppo di valutazione da insediarsi a Livorno, per una valutazione permanente della situazione e del suo evolversi.
In terzo luogo, l'attivazione di un gruppo di studio per l'individuazione di procedure e modalità per l'emanazione di provvedimenti anche normativi per una disciplina più stringente del trasporto marittimo incluso quello turistico nelle aree sensibili del territorio nazionale. Riguardo al precedente incidente, citato nelle premesse dell'atto di sindacato ispettivo, verificatosi il 17 dicembre 2011 allorquando la motonave Eurocargo Venezia in rotta da Catania a Genova, nell'arco temporale - credo - fra le 4 e le 7,20 del mattino, a causa di una violenta mareggiata, perdeva in mare parte del carico trasportato in coperta costituito da fusti contenenti materiale tossico, il 10 gennaio ultimo scorso si è svolta presso il Ministero dell'ambiente una prima riunione tecnica con la partecipazione dei rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della Protezione civile, del Ministero della salute, dell'Istituto superiore di sanità, del Pag. 27Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, dell'ISPRA e della regione Toscana, per un esame congiunto della situazione ai fini della minimizzazione del danno.
Il rischio immediato sanitario-tossicologico e ambientale-ecotossicologico allo stato attuale, per quanto affermato dal gruppo di lavoro, risulta improbabile, fermo restando le precauzioni da adottare nel caso di ritrovamento di fusti anche da parte dei pescatori dell'area. Un piano di monitoraggio ambientale, effettuato anche attraverso il controllo sui prodotti della pesca, consentirà di predisporre un sistema di sorveglianza in grado di individuare precocemente potenziali contaminazioni ambientali che possano determinare un rischio per la salute umana e gli ecosistemi marini. In merito alla vicenda la procura della Repubblica presso il tribunale di Livorno ha iscritto un procedimento penale nei confronti del comandante della nave. Inoltre sempre la procura ha chiesto all'ARPAT della regione Toscana di svolgere attività di monitoraggio sull'eventuale inquinamento delle acque e degli effetti sulla catena alimentare ittica, e ha conferito apposita delega al Nucleo subacquei dei carabinieri di Genova, in collaborazione con la Capitaneria di porto di Livorno, di ricerca e localizzazione dei 198 fusti metallici dispersi in mare al fine di un possibile recupero (ciascuno di questi fusti contiene quantità stimate tra i 170 e i 180 chili di materiale tossico).
Anche su tale fatto nella citata riunione di lunedì scorso 16 gennaio 2012 tenutasi a Livorno con l'ampia partecipazione di istituzioni nazionali e locali, con decisione unanime, gli indirizzi assunti sono stati: in primo luogo, costituire un gruppo tecnico di valutazione e coordinamento presso la prefettura di Livorno per un monitoraggio permanente della situazione, e le conseguenti proposte di azioni in risposta al fine di minimizzare il danno ambientale; in secondo luogo, proseguire negli interventi di ricerca sulla superficie marina attraverso mezzi aerei e navali del Corpo delle capitanerie di porto; in terzo luogo, impiegare mezzi dello Stato in grado di compiere ricerche in profondità con il Side scan sonar ed il ROV (la motovedetta CP 406 di stanza a Livorno per interventi su fondali non superiori a 200 metri, e l'unità cacciamine della Marina militare per l'impiego su fondali oltre 200 metri e fino a 600 metri), con le risorse messe a disposizione dall'armatore; in quarto luogo, controllare che l'armatore avvii al più presto le azioni necessarie secondo quanto intimatogli dalla diffida irrogatagli dal comandante della Capitaneria di porto di Livorno.
Anche da questo gravissimo evento potranno essere tratti elementi utili al citato gruppo di studio incaricato di individuare eventuali iniziative normative per una disciplina più stringente del trasporto marittimo nelle aree ad altissimo valore naturale o nelle aree urbane come nel caso di Venezia.
PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di replicare.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, non posso ritenermi soddisfatto. Il Governo Monti è un Governo tecnico e il sottosegretario Fanelli mi ha dato delle risposte politiche.
Immaginavo di avere delle risposte tecniche che, invece, non ci sono state. Ha precisato che il combustibile è semisolido; anche questo l'ha detto Bruno Vespa, non ha aggiunto niente di nuovo. Forse ha omesso di dire che nella nave, a parte l'olio della lubrificazione, vi sono anche acidi contenuti negli accumulatori delle batterie, come ha detto il suo Ministro proprio nella giornata di ieri. C'è possibilità che vi sia amianto e c'è un sacco di roba tossica in questa nave. E se lei ha parlato soltanto del caso del cargo Venezia, inabissatosi con il suo carico tossico, anzi avendo scaricato circa 200 fusti, le consiglio, essendo sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare da poco tempo, da poche settimane, di andarsi a rivedere i risultati della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso Pag. 28connesse della XIII legislatura. Soltanto nel basso Tirreno sarebbero 32 le navi dei veleni, le navi della morte, inabissate. C'è tanto da fare, sottosegretario, per poter bonificare i nostri mari, per bonificare il pescato che arriva sulle nostre tavole. Non è soltanto quella la questione.
Stiamo parlando dell'Isola del Giglio e, quindi, mi viene in mente, ovviamente, il Santuario dei cetacei, il santuario dei mammiferi del mare dove vi sono balene, balenotteri e delfini. Lei sa che vi è stato un accordo, agli inizi degli anni Novanta, fra l'Italia, la Francia e il Principato di Monaco. Lei è sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, ed oggi in quell'area, che è un'area protetta solo sulla carta, sono vietate soltanto le gare di offshore. Questa è la protezione che diamo in un parco italiano che ha un'estensione di oltre 25 mila chilometri quadrati di mare. Sono vietate soltanto le gare offshore.
Vi sono oltre 10 mila navi che solcano il mare con i loro carichi tossici, e anche - ripeto - le navi da crociera, come giustamente ha detto il suo Ministro ieri, sono paragonabili a piccole petroliere per il carico tossico che trasportano.
Da lei, che fa parte di un Governo tecnico, avrei preferito, quindi, sentir dire quali sono le iniziative, le idee, le novità, e parlare di corridoi del mare, così come capita per gli aerei e per le aerovie per esempio, e parlare di monitoraggi nelle aree sensibili quando il discorso è difficile. Ieri il Ministro Clini ha parlato di aree sensibili; non so quali siano per voi del Ministero dell'ambiente le aree sensibili. I parchi marini? Penso sarebbe poco. Immagini se si rompesse una petroliera, per esempio al largo di Capri che non fa parte del Parco di Punta Campanella e non è un'area protetta, ma è sensibile, così come il Golfo di Napoli che non è un'area protetta, ma sensibile. Credo che gli 8 mila chilometri, escluse le isole, dell'Italia di costa vadano protetti adeguatamente e avrei voluto avere da lei delle novità sulle iniziative da portare avanti.
Come organizzare i transiti commerciali? Noi non chiediamo nuove leggi. So bene che il giorno dopo un disastro, il giorno dopo un omicidio efferato, tutti invocano la pena di morte. Non voglio delle nuove leggi fatte con la pancia, ma vorrei delle iniziative fatte con il cervello per dire che cosa possiamo fare. Sui giornali si parla del codice della navigazione; il codice della navigazione non stabilisce nulla, e lei lo sa meglio di me; stabilisce solo che il comandante non deve abbandonare la nave e la deve abbandonare per ultimo. Ma poi ci sono delle altre regole che, evidentemente, sono state in questo caso violate. Sono state violate per dolo probabilmente? Per stupidità probabilmente? Sicuramente sì, anche per stupidità. Credo che l'errore umano sia qualcosa di immaginabile. Tutti possono sbagliare, anche il chirurgo sbaglia, anche il comandante sbaglia. E, allora, poiché ci porteremo nei secoli l'errore umano, la stupidità umana, credo che le conseguenze debbano essere in qualche maniera evitate.
Chiedo a lei come sia concepibile che sia accaduto ad una nave di ultimissima generazione, la Costa Concordia, costruita pochi anni fa con tutti i criteri di sicurezza e lei sa bene che la compartimentazione a celle significa che esistono celle che sono stagne. Pertanto, quando si viene a creare una lesione della chiglia, come è possibile che la nave si sia inclinata, adagiata e poi poggiata fortunatamente sul fondale quando invece teoricamente, tecnicamente, la nave doveva soltanto affondare un pochino cioè sollevarsi la linea di galleggiamento? È un problema tecnico. Quindi credo che, al di là dell'idiozia di chi era in quel momento al comando della nave, bisogna valutare le conseguenze che - queste sì - andavano evitate: capire come è possibile che l'acqua non sia rimasta contenuta, ad esempio, nei comparti stagni ma sia risalita fino al salone. Qualcosa evidentemente non ha funzionato.
Chiedo inoltre al Ministro Clini, il quale ha detto che regolamenterà il traffico delle aree sensibili, di essere più esplicito riguardo alle aree sensibili. Vorremmo davvero - lo chiediamo a nome dell'Italia dei Pag. 29Valori ma ritengo anche da parte della stragrande maggioranza dei cittadini italiani - che siano bloccate le navi da crociera nel bacino di San Marco a due passi da Palazzo Ducale.
Credo che bisognerà intervenire drasticamente. Credo che si dovrebbe intervenire anche con una sorta di monitoraggio. Mi rendo conto che è difficile monitorare tutte le navi che passano ma sicuramente occorrerà anche predisporre un sistema random nelle aree sensibili attraverso i radar, attraverso il satellite. È pertanto necessario porre in essere delle iniziative al riguardo.
Mi chiedo quali sarebbero state le conseguenze, ad esempio, se si fosse lesionato uno di questi 17 serbatoi di cui lei ha parlato. Il problema vero che lei dovrà affrontare al Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare è quello della sicurezza, di come può far fronte l'Italia ad un disastro ambientale. Qual è il dispositivo di contrasto all'inquinamento? Abbiamo sufficienti mezzi su tutta la costa distanziati opportunamente per poter fare un pronto intervento? Perché, c'è poco da fare, questa non è una mia opinione. Conosco la situazione, l'Italia non è pronta ad affrontare disastri del genere. Non parlo soltanto del disastro della Costa Concordia: forse è un caso unico al mondo. Si darà spazio all'inventiva, alla fantasia, alla genialità, perché non è mai accaduto un evento del genere: le navi di solito affondano a mille metri e, pertanto, in questo caso, rimetterla su da quella posizione è un grande punto interrogativo anche per gli esperti. Parlo di emergenze più semplici. C'è un paragone che è quello della portacontainer Rena che ha scaricato in mare circa 400 tonnellate - non 2.004 della Costa - ma 400 tonnellate di analogo carburante in Nuova Zelanda che ha causato la morte di ventimila uccelli, provocando la contaminazione, la distruzione di decine di migliaia di chilometri di coste. Immagini un po' cosa accadrebbe.
Dunque è questo il discorso che voi tecnici dovreste affrontare per poter dare un presidio costante, ragionevole di disinquinamento su tutta la nostra costa, posizionando ovviamente in punti strategici non soltanto le bande di protezione, ma anche mezzi navali affinché l'Italia possa essere protetta.
Si faccia sentire al Consiglio dei Ministri, alzi la voce, perché l'Italia sta spendendo ancora oggi 15 miliardi di euro per l'acquisto di 131 cacciabombardieri. Saremmo felici che una parte di questi fondi fossero assegnati al Ministero dell'ambiente per proteggerci contro l'inquinamento che potrebbe distruggere il nostro Paese.
(Elementi in merito alla procedura di affidamento della sponsorizzazione del Colosseo al gruppo Tod's - n. 2-01317)
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Enzo Carra rinunzia ad illustrare l'interpellanza Buttiglione n. 2-01317, concernente elementi in merito alla procedura di affidamento della sponsorizzazione del Colosseo al gruppo Tod's, di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli deputati, in riferimento alla vicenda di cui all'interpellanza presentata dall'onorevole Rocco Buttiglione in data 17 gennaio 2012, cerco di fornire una sintetica ricostruzione delle fasi principali per una corretta comprensione dell'intero procedimento.
La procedura relativa alla ricerca di sponsor. Con mandato governativo ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3747 del 2009 e successive modificazioni e integrazioni, il commissario delegato alle aree archeologiche di Roma e Ostia antica, d'intesa con la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e la sovrintendenza ai beni culturali del Comune di Roma, ha predisposto un piano di interventi volto a Pag. 30superare la situazione di precarietà rilevata nei siti, aree e monumenti di competenza.
Nell'ambito di questo lavoro di ricognizione delle problematicità, un'attenzione particolare è stata riservata al Colosseo, monumento che richiama annualmente circa 5 milioni di visitatori l'anno e in cui l'investimento commissariale poteva essere limitato solo ad alcuni settori, causa l'entità dello stanziamento necessario complessivo previsto. Per questo motivo, avendo elaborato la soprintendenza statale un piano più articolato, il Ministero per i beni e le attività culturali e il comune di Roma hanno valutato positivamente la proposta di ricorrere alla sponsorizzazione per consentire la realizzazione di un intervento globale sul monumento. Il commissario delegato è stato individuato quale soggetto promotore, con il compito di redigere un avviso pubblico.
Fasi della procedura attraverso una serie di elementi salienti: avviso pubblico per la ricerca di sponsor. Il testo dell'avviso pubblico, elaborato secondo una procedura veicolata dalla norma che regolamenta i contratti pubblici per assicurare la massima trasparenza e concorrenzialità, è stato concordato con l'ufficio legislativo del Mibac, presentato al sindaco di Roma, verificato dagli uffici della soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e della soprintendenza comunale, oltre ad essere informalmente discusso con l'Avvocatura dello Stato, l'Autorità di vigilanza e l'Università Bocconi (per quanto concerne la sola parte della concessione dei diritti da parte dello sponsee).
La pubblicazione dell'avviso è avvenuta secondo le modalità e nel rispetto della tempistica. In particolare il 4 agosto 2010 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, su Il Sole 24 Ore, sul Corriere della Sera, su ItaliaOggi, su la Repubblica, sul sito web appositamente dedicato www.commissario-archeologiaroma.it, il 5 agosto 2010 sul Financial Times Deutschland di Amburgo, sul Financial Times Worldwide Edition di Londra, su Les Echos di Parigi, e l'informativa generale è stata trasmessa alle rappresentanze diplomatiche del Ministero degli affari esteri, in modo che anche quello fosse un canale attraverso cui dare la massima informazione e trasparenza all'iniziativa.
La scadenza per la presentazione delle offerte è stata stabilita in 90 giorni dalla data della pubblicazione del bando. Qual è stato l'esito?
Entro la scadenza dell'avviso pubblicato sono pervenute due risposte, ambedue non in linea con le modalità e i contenuti indicati nel bando. In particolare, è arrivata la risposta della Ryanair il 30 settembre 2010 (la proposta si presenta come offerta di carattere generale e globale, riferita anche ad ambiti di intervento esclusi dalla procedura in esame, quindi un'offerta non appropriata); analogamente la seconda, cioè la risposta della Tod's Spa del 29 ottobre 2010 (in questa proposta si esprime la disponibilità della società a reiterare l'offerta presentata a suo tempo al sindaco di Roma, nel caso in cui i lavori non fossero già stati assegnati nell'ambito dell'avviso).
Tenuto conto di tutto ciò, la gara è stata considerata «priva di offerta appropriata» - sostanzialmente è una gara andata deserta - e, sulla base di tre possibili scenari prospettati dal commissario delegato, si è proceduto ad una fase di trattativa, con riferimento specifico al parere espresso dall'ufficio legislativo del Mibac, che dice: «Una volta assolti gli adempimenti proconcorrenziali e di trasparenza-pubblicità dell'azione amministrativa imposti dal combinato disposto dei richiamati articoli 26 e 27, mediante la pubblicazione del bando in data 4 agosto 2010, con adeguate forme di pubblicizzazione e diffusione dell'iniziativa e con la previsione di un congruo lasso di tempo per la presentazione delle offerte, può legittimamente ritenersi che l'amministrazione sia libera (...) di procedere a negoziare direttamente con le imprese interessate la possibilità di stipula del contratto di sponsorizzazione. E ciò a prescindere dalla questione se sia o meno applicabile Pag. 31nella fattispecie la previsione dell'articolo 31 della direttiva comunitaria n. 14 del 2008 (...). In realtà, non occorre il richiamo della disciplina da ultimo citata, atteso che, come detto, il contratto sfugge ex se alla diretta applicabilità delle disposizioni concernenti i contratti di appalto dei lavori pubblici». Quindi, la fase di trattativa. Dunque, si è dato avvio alla fase negoziata.
Questa seconda fase è iniziata nel mese di dicembre, coinvolgendo i concorrenti che in vario modo avevano dimostrato interesse. La trattativa si è protratta per circa 30 giorni. In particolare, oltre all'offerta completa e vincolante della Tod's Spa del 30 dicembre 2010, sono pervenute: una dichiarazione della Ryanair inviata esclusivamente via e-mail, non seguita da alcun documento formale impegnativo; un'analoga dichiarazione di interesse della Fimit, che si è risolta nel mero richiamo di un «progetto Colosseo», cui non è seguita alcuna offerta impegnativa.
A questo punto, trascorso un periodo notevole di tempo, ben superiore alle 48 ore, cui si è impropriamente fatto riferimento in varie sedi, si è resa necessaria la conclusione operativa ed effettiva dell'operazione, per cui si è fissato un termine ultimativo ai soggetti che avevano manifestato interesse per presentare un'offerta impegnativa e definitiva.
Esaurita questa ultima fase, è rimasta agli atti, come unica offerta completa (e, quindi, ammissibile), quella della Tod's Spa.
Gli altri soggetti che si erano presentati non hanno fatto pervenire offerte ammissibili. In particolare, la Ryanair voleva realizzare un ritorno di immagine in contrasto con le condizioni poste di tutela per il monumento, poiché aveva chiesto di utilizzare per l'affissione pubblicitaria l'intera superficie esterna del monumento. La società Fimit si è ritirata, inviando una nota formale in cui ha dichiarato di non avere più interesse.
L'esposizione dei fatti, nella loro sequenza cronologica, dimostra in modo evidente che i principi di pubblicità, trasparenza e non discriminazione imposti dalla legge sono stati più che ampiamente rispettati nella procedura in questione. Credo di poter dire che non vi fosse impresa in Italia o all'estero che non fosse a conoscenza della domanda dell'amministrazione di acquisire una sponsorizzazione per i lavori di restauro del Colosseo e che tutti fossero stati messi nelle condizioni di presentare le rispettive offerte.
L'affidamento alla Tod's Spa è diventato, com'è dimostrato dall'ampia rassegna stampa e dalla apposita conferenza stampa del 21 gennaio 2011, fatto di dominio pubblico e non si sono registrate posizioni contrarie e, tanto meno, ricorsi nei confronti degli atti conclusivi della procedura da parte dei soggetti che vi avevano partecipato.
In conclusione, se talune osservazioni sono state fatte in relazione alla procedura di ricerca dello sponsor, che rappresenta probabilmente la prima reale esperienza applicativa nel campo della sponsorizzazione in materia di beni culturali, queste hanno avuto valore di mera raccomandazione per il futuro, come nel caso del parere espresso dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in data 20 dicembre 2011, a seguito di una segnalazione del Codacons.
Il campo di applicazione, infatti, è ad oggi di natura prettamente sperimentale, in quanto solo parzialmente regolamentato da norme specifiche e, piuttosto, riconducibile a procedure da svolgere in analogia ad altri settori, con un margine di aleatorietà indubbio.
Per questo motivo, considerata l'importanza dell'apporto di capitali privati nella programmazione e realizzazione di interventi sul patrimonio culturale del nostro Paese, il Ministero per i beni e le attività culturali prenderà in considerazione attentamente la possibilità di avanzare proposte per una normativa puntuale, oltre a favorire l'introduzione di linee guida, a garanzia di una condotta operativa univoca da parte dei singoli uffici.
Nel documento depositato presso la Presidenza, oltre a una ricostruzione più analitica dei vari passaggi della procedura che ho sommariamente descritto, vi è Pag. 32anche un riepilogo puntuale dello stato della procedura per l'appalto dei lavori, che dimostra come l'amministrazione stia concretamente e tempestivamente facendo fronte all'urgenza di intervenire sul Colosseo e come tali procedure siano a buon punto e in fase di prossima aggiudicazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Enzo Carra ha facoltà di replicare.
ENZO CARRA. Signor Presidente, sono soddisfatto perché il Ministero riconosce un ritardo in una questione sulla quale noi, assolutamente, pensiamo sia giusto intervenire presto e cioè quella di una normativa diversa, più regolare, che metta in sicurezza non soltanto il monumento ma anche gli interventi che si vogliono e si devono realizzare, anche con l'aiuto dei privati. Di questo siamo convinti, non abbiamo niente contro le sponsorizzazioni e lo diciamo abbondantemente nella nostra interpellanza urgente.
Signor sottosegretario, certamente lei sa che un altro Ministro è caduto per un crollo a Pompei, non vorremmo che un altro Ministero dovesse cadere perché, invece, cerca di non far crollare un monumento; non vorremmo che per una eterogenesi dei fini si finisca allo stesso modo. Le sue parole mi sono sembrate oneste e comunque non riguardano noi ma riguardano, a questo punto, un'inchiesta presentata in procura, le «riflessioni» che voi avete così definito dell'Antitrust e un ricorso del Codacons, tutte cose sulle quali noi siamo assolutamente terzi e ci auguriamo che tutto quanto venga chiarito nella sede opportuna. Tuttavia, sarebbe da ingenui pensare che quest'azione, che è sotto gli occhi di tutti, si tratta del Colosseo, il monumento più celebre al mondo, non finisse sui giornali - non solo su quelli dove voi avete pubblicato giustamente degli avvisi - soprattutto successivamente, quando è stata chiesta la sponsorizzazione alla Tod's. Sarebbe da ingenui, lo ripeto, non pensare che sarebbe successo qualcosa. Tanto più che un tale avviso - d'altra parte l'ha detto lei ed io cerco di interpretare le sue parole - è la prima esperienza: insomma, bisognerà fare meglio. Quando un primo avviso porta ad una gara andata deserta insomma, forse bisogna fermarsi un momento. Gli uffici legislativi di questo Paese, lei lo sa meglio di me, credo, perché vive in un Ministero, sa che spesso sono fallaci e spesso fanno fare degli errori clamorosi all'autorità politica. Non sarebbe la prima volta, non faccio una denuncia ma una constatazione.
Credo, quindi, che questa esperienza debba essere presa per buona perché comunque, non le dirò che a cavallo donato non si guarda in bocca, e 25 milioni di euro sono sempre 25 milioni e servono a fare quello che il Ministero non avrebbe i fondi per fare, però, certo, questo è il momento, non dico di correre ai ripari, ma di organizzarci meglio. Infatti, a questo punto, ideologicamente il Parlamento, la larga maggioranza che sostiene questo Governo, il pensiero diffuso, non è assolutamente contrario alle sponsorizzazioni del patrimonio archeologico e artistico italiano anzi, ne chiede un uso più discreto ma anche più pervasivo perché questo certamente aiuta le casse dello Stato e aiuta a non far cadere altre pietre del Colosseo.
Se tutto questo si deve fare, lo si deve fare nella massima trasparenza e con dei regolamenti che siano chiari non solo a noi, come Parlamento, ma anche ai ricorrenti, che ci saranno sempre, e che mettano tranquilli voi e noi. Infatti, non vorrei che a questo punto passassimo dalla infinita querelle degli appalti pubblici, dei quali non c'è TAR che non se ne debba interessare, non c'è sosta che non si debba fare, non c'è contesa che non si debba lungamente e infinitamente disputare in qualche tribunale, in qualche tribunale amministrativo e su tutti i giornali della penisola, e tutto ciò dovesse estendersi anche a Selinunte, Segesta, Pompei, all'anfiteatro Flavio e via discorrendo.
Questa è l'unica richiesta che io mi permetto, in qualità di interpellante di farvi: fate presto. Spero che lo farete e in questo senso accolgo anche le sue considerazioni Pag. 33così serene e immagino certamente oneste. Questo è quello che però noi sollecitiamo in questa sede. Stiamo attenti a non finire, come per le tante opere pubbliche, da un tribunale all'altro. Vi prego.
(Rinvio delle interpellanze urgenti Ruvolo n. 2-01297 e Marinello n. 2-01302)
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Ruvolo n. 2-01297 e Marinello n. 2-01302 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 18 gennaio 2012, ha reso noto che il deputato Aurelio Salvatore Misiti è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica «Grande Sud-PPA».
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 23 gennaio 2012, alle 15:
1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865).
2. - Discussione congiunta del disegno di legge e del documento:
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (C. 4623-A).
- Relatore: Pescante.
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).
- Relatore: Fucci.
La seduta termina alle 12,50.