XVI LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 31 gennaio 2012.
Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Bosi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, La Malfa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Lussana, Malgieri, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pisicchio, Stefani, Valducci.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Bosi, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, La Malfa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Lussana, Malgieri, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pisicchio, Stefani, Valducci.
Annunzio di proposte di legge.
In data 30 gennaio 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE VASSALLO ed altri: «Modifiche agli articoli 48, 56, 57, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 77, 79, 81, 82, 83, 85, 86, 87, 88, 92, 94, 96, 121, 122, 123, 126, 128, 135, 136 e 138 e abrogazione dell'articolo 58 della Costituzione, in materia di bicameralismo» (4915);
VASSALLO: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali» (4916);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE URSO ed altri: «Istituzione di un'Assemblea costituente per la revisione dell'ordinamento della Repubblica. Modifiche agli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione, concernenti la riduzione del numero dei parlamentari e il diritto di elettorato attivo e passivo per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (4917);
BORGHESI: «Introduzione dell'articolo 1-bis della legge 23 giugno 1927, n. 1188, concernente la toponomastica stradale e l'intitolazione di monumenti a personaggi contemporanei» (4918).
Saranno stampate e distribuite.
Trasmissione dal ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 33, comma 2, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, i rapporti informativi in merito a vigilanza e repressione degli illeciti in materia venatoria, relativi, rispettivamente:
all'anno 2007, trasmessi dalle regioni Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna e Umbria (doc. CXCIX, n.2);
all'anno 2008, trasmessi dalle regioni Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta (doc. CXCIX, n.3);
all'anno 2009, trasmessi dalle regioni Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano (doc. CXCIX, n. 4);
all'anno 2010, trasmessi dalle regioni Lombardia, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano (doc. CXCIX, n. 5).
Questi documenti - che saranno stampati - sono trasmessi alla XIII Commissione (Agricoltura).
Il testo dei citati documenti nella loro interezza (comprensivi di nomi e dati relativi a singoli cittadini) è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per i Testi normativi.
Annunzio di risoluzioni del Parlamento europeo.
Il Presidente del Parlamento europeo ha trasmesso il testo di ventidue risoluzioni e una decisione approvate nella sessione dal 12 al 15 dicembre 2011, che sono assegnate, a norma dell'articolo 125, comma 1, del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
risoluzione concernente la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 7/2011 dell'Unione europea per l'esercizio 2011, sezione III - Commissione (doc. XII, n. 953) - alla V Commissione (Bilancio);
risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (doc. XII, n. 954) - alla II Commissione (Giustizia);
risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'ordine di protezione europeo (doc. XII, n. 955) - alla II Commissione (Giustizia);
risoluzione legislativa sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro (doc. XII, n. 956) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
risoluzione legislativa sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) e che modifica il regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo (doc. XII, n. 957) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio definita in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 78/660/CEE del Consiglio relativa ai conti annuali di taluni tipi di società per quanto riguarda le microentità (doc. XII, n. 958) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio per quanto attiene a talune disposizioni relative alla gestione finanziaria per alcuni Stati membri in gravi difficoltà o minacciati di trovarsi in gravi difficoltà in merito alla loro stabilità finanziaria (doc. XII, n. 959) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1085/2006 che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) (doc. XII, n. 960) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2001/112/CE del Consiglio concernente i succhi di frutta e altri prodotti analoghi destinati all'alimentazione umana (doc. XII, n. 961) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 648/2004 per quanto riguarda l'uso dei fosfati e di altri composti del fosforo nei detergenti per bucato per uso domestico (doc. XII, n. 962) - alla VIII Commissione (Ambiente);
risoluzione legislativa concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un protocollo tra l'Unione europea e il Regno del Marocco che fissa le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria previste dall'accordo di partenariato nel settore della pesca tra la Comunità europea e il Regno del Marocco (doc. XII, n. 963) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sull'impatto della crisi finanziaria sul settore della difesa negli Stati membri dell'Unione europea (doc. XII, n. 964) - alla IV Commissione (Difesa);
risoluzione sul prossimo vertice UE-Russia del 15 dicembre 2011 e sui risultati delle elezioni alla Duma del 4 dicembre 2011 (doc. XII, n. 965) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sulla revisione della politica europea di vicinato (doc. XII, n. 966) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sulla strategia antiterrorismo dell'Unione europea: principali risultati e sfide future (doc. XII, n. 967) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1406/2002 che istituisce un'Agenzia europea per la sicurezza marittima (doc. XII, n. 968) - alla IX Commissione (Trasporti);
risoluzione sulla situazione in Siria (doc. XII, n. 969) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sulle condizioni detentive nell'Unione europea (doc. XII, n. 970) - alla II Commissione (Giustizia);
risoluzione sulla libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione europea (doc. XII, n. 971) - alla XI Commissione (Lavoro);
risoluzione sull'analisi interlocutoria della strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro (doc. XII, n. 972) - alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);
risoluzione sulla situazione delle donne in Afghanistan e in Pakistan (doc. XII, n. 973) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sulla Tunisia: la vicenda di Zacharia Bouguira (doc. XII, n. 974) - alla III Commissione (Affari esteri);
dichiarazione a sostegno della Giornata internazionale delle ragazze (doc. XII, n. 975) - alla III Commissione (Affari esteri).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 27 gennaio 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Misurare la criminalità e la giustizia penale nell'Unione europea - Piano d'azione 2011-2015 sulle statistiche (COM(2011)713 definitivo), che, in data 23 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica dei regolamenti (CE) n. 2008/97, (CE) n. 779/98 e (CE) n. 1506/98 concernenti le importazioni di olio d'oliva e di altri prodotti agricoli dalla Turchia con riguardo ai poteri delegati e alle competenze di esecuzione da conferire alla Commissione (COM(2011)918 definitivo), che, in data 22 dicembre 2011, è stata assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Prima relazione relativa all'impatto della riforma 2006 del regime di misure specifiche nell'agricoltura per le isole minori del Mar Egeo (COM(2011)919 definitivo), che, in data 22 dicembre 2011, è stata assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Libro Verde - Ristrutturare e anticipare i mutamenti: quali insegnamenti trarre dall'esperienza recente? (COM(2012)7 definitivo), che, in data 25 gennaio 2012, è stato assegnato in sede primaria alle Commissioni riunite X (Attività produttive) e XI (Lavoro).
La Commissione europea, in data 30 gennaio 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamentari allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di decisione del Consiglio che stabilisce la posizione che l'Unione europea deve adottare nell'ambito del Consiglio generale dell'Organizzazione mondiale del commercio relativamente alla richiesta di deroga all'OMC per ulteriori preferenze commerciali autonome applicate dall'Unione europea al Pakistan (COM(2012)24 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Progetto di bilancio rettificativo n. 1 al bilancio generale 2012 - Stato delle spese per sezione - Sezione III - Commissione (COM(2012)31 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).
Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.
Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 30 gennaio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 23-ter, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la definizione del limite massimo riferito al trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti indicati nel medesimo articolo 23-ter (439).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 20 febbraio 2012. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 10 febbraio 2012.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
MOZIONI DONADI ED ALTRI N. 1-00826, FLUVI ED ALTRI N. 1-00830, CAMBURSANO ED ALTRI N. 1-00831, MOFFA ED ALTRI N. 1-00832, DOZZO ED ALTRI N. 1-00833, DI BIAGIO ED ALTRI N. 1-00842 E LEO ED ALTRI N. 1-00843 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL CONTRASTO ALL'EVASIONE E ALL'ELUSIONE FISCALE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
l'evasione fiscale in Italia è enorme. Essa rappresenta una «pandemia» che comporta una gravissima alterazione del mercato e dell'intero sistema economico e provoca danni ingenti alle imprese, che si trovano, di fatto, a competere in un mercato gravemente distorto, alle famiglie che devono fare i conti con un prelievo eccessivo e servizi scadenti e, in definitiva, allo stesso Stato. Nella situazione presente di crisi e di necessità per il nostro Paese di ridurre il deficit ed il debito dei conti pubblici con misure drastiche e pesanti per tutti i cittadini, i costi dell'evasione fiscale e della corruzione divengono ancor più insopportabili;
le differenze presenti negli ordinamenti tributari e i diversi criteri di stima delle grandezze di contabilità nazionale rendono difficili le comparazioni internazionali sulla rilevanza dell'evasione fiscale. A livello di valore aggiunto, le autorità europee stimano che, in Italia, manchi all'appello il 22 per cento della relativa imposta, contro il 7 per cento della Francia, il 10 per cento della Germania, il 3 per cento dell'Olanda. Peggio dell'Italia fanno Paesi come la Grecia, con il 30 per cento, e l'Ungheria, con il 23 per cento. Se si riconosce che il valore aggiunto è la premessa per la quantificazione di gran parte degli imponibili, è evidente che, per raggiungere lo standard presente nei maggiori Paesi europei, si dovrebbe dimezzare almeno la nostra evasione fiscale. Prendendo a riferimento la stima di 120 miliardi di euro di imposte evase per l'Italia, ciò significa dover recuperare almeno 60 miliardi di euro di gettito annuo, equivalenti a circa il 40 per cento del gettito complessivo dell'irpef. Rendere espliciti questi dati e la misura del tax gap permetterebbe di sapere quanta parte delle aliquote è dovuta agli evasori «che mettono le mani in tasca» ai contribuenti: così ogni cittadino onesto avrebbe una misura di quanto paga in più grazie agli evasori e toccherebbe con mano il beneficio di un'eventuale maggiore legalità;
la lotta all'evasione non deve rappresentare, infatti, uno strumento per aumentare il gettito, ma per la redistribuzione dell'incremento del gettito fiscale a favore di chi le tasse le paga. Solo restituendo gli introiti dell'evasione recuperata, in forma di minori aliquote, si può dare un senso di maggior equità. Deve essere scritto un nuovo patto d'onore tra lo Stato ed i contribuenti, inserendo una norma-quadro vincolante nello Statuto dei diritti del contribuente: ogni euro di maggiore entrata derivante dalla lotta all'evasione deve corrispondere ad un euro di minor imposta;
già con l'introduzione dello «spesometro», associato al «redditometro», si è riconosciuta, nell'ordinamento italiano, una possibilità concreta di incrocio telematico dei dati dei contribuenti ai fini dell'accertamento;
con il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, l'attuale Governo ha messo a disposizione dell'amministrazione finanziaria un ulteriore potente strumento di conoscenza: gli operatori finanziari sono obbligati, infatti, a comunicare all'anagrafe tributaria le movimentazioni che hanno interessato ogni singolo utente ed ogni informazione necessaria ai fini dei controlli fiscali;
oggi occorre fare un passo in più: realizzare una vera e propria rivoluzione copernicana, spostare il baricentro dell'attività dell'amministrazione finanziaria dalla ricerca dei redditi non dichiarati alla ricostruzione generalizzata del volume complessivo delle spese di ogni singolo contribuente. Per garantire il massimo dell'efficacia e la sua invariabilità nel tempo, tale previsione deve essere tradotta in una disposizione legislativa;
sulla scorta di tutto ciò e data l'entità del fenomeno dell'evasione, l'amministrazione finanziaria deve ogni anno individuare prioritariamente i contribuenti o i nuclei familiari a maggior rischio, utilizzando indicatori di «incoerenza», basati su rapporti tipici tra talune spese sostenute per consumi e investimenti, rispetto al reddito netto desumibile da fonti fiscali; per questi soggetti deve, poi, ricostruire il quadro di «congruità» tra le spese complessive - per consumi e investimenti - e i redditi noti all'amministrazione, in modo tale da evidenziare l'evasione potenziale, in termini di gap esistente tra queste grandezze; il riconoscimento dell'evasione effettiva dovrebbe, poi, avvenire in una logica di collaborazione con il cittadino, a cui deve essere offerta la possibilità di rispondere alle valutazioni dell'amministrazione finanziaria mediante questionario autocompilato, anche al fine di far emergere possibili errori, fonti documentate di entrate legali ma non fiscalmente rilevanti (le donazioni, ad esempio) o indicare eventuali ripartizioni dei cespiti tra i componenti del nucleo familiare, per cui è stata effettuata la stima dell'evasione basata sulle spese;
l'amministrazione deve far conoscere ai cittadini i metodi ed i parametri utilizzati per analizzare i dati, in modo che ciascuno possa sapere come la sua dichiarazione sarà valutata, essendo la deterrenza il modo migliore per ridurre l'evasione;
questa metodologia è già stata annunciata e presentata dall'amministrazione finanziaria, come modalità «redditometro-spesometro», da introdurre nel 2012 e con riferimento alle dichiarazioni sui redditi del 2011. Alla luce dei risultati raggiunti, occorre anche valutare se questa metodologia di lotta all'evasione possa gradualmente, ma con determinazione, portare al superamento dell'attuale impianto di accertamento basato sul riferimento alle fonti di produzione (scontrini, registri clienti fornitori ed altro), che tanti oneri comporta per le imprese, essendosi, tra l'altro, dimostrato largamente inadeguato ai fini del contenimento e della lotta all'evasione, soprattutto per le piccole imprese, il lavoro autonomo e talune forme del lavoro dipendente. Se così fosse, sarebbe possibile affiancare al patto meno evasione-meno imposte, anche quello: più accertamenti basati sulla spesa - meno evasione - meno adempimenti per le imprese e per la produzione del reddito;
nell'ordinamento tributario italiano manca una disciplina antielusiva generale, essendoci solo norme antielusive specifiche per diversi settori. L'esigenza di applicare la teoria dell'abuso di derivazione comunitaria anche ai tributi non armonizzati ha portato la Corte di cassazione (sentenze nn. 30055, 30056 e 30057 del 23 dicembre 2008) ad individuarne un fondamento costituzionale nell'articolo 53 della Costituzione e un legame concettuale con la teoria dell'abuso del diritto civile,
impegna il Governo:
a valutare le opportune iniziative, anche normative, ferme restando le prerogative del Parlamento, al fine di:
a) inserire nel documento di economia e finanza una valutazione ufficiale dell'entità dell'evasione fiscale, misurata attraverso il calcolo del tax gap (la misura delle imposte dovute e non pagate ogni anno), stabilendo, altresì, gli obiettivi annuali del recupero di gettito conseguenti alle attività di contrasto, e prevedere che tali maggiori entrate dovranno confluire interamente - stabilendo al riguardo una precisa disposizione quadro da inserire nello Statuto dei diritti del contribuente (legge n. 212 del 2000) - a decorrere dall'anno fiscale 2012, nel fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale (previsto dal comma 36 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011), finalizzato alla riduzione degli oneri fiscali e contributivi gravanti sulle famiglie e sulle imprese;
b) rendere obbligatoria - anche in riferimento a quanto previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 - la verifica annuale, con le tecnologie informatiche, di tutti i codici fiscali in relazione ad indici noti e trasparenti di «incoerenza» tra indicatori di consumi, investimenti e risparmi rispetto ai redditi dichiarati, anche a livello di nucleo familiare, e procedere alla determinazione degli imponibili evasi sulla base dei saldi tra redditi dichiarati e spese ed investimenti reali e finanziari a qualsiasi titolo effettuati;
c) alla luce delle informazioni che è possibile reperire per via informatica, semplificare la dichiarazione dei redditi e offrire ai contribuenti la possibilità - in tempi molto ristretti - di giustificare e allocare tra i familiari i saldi di cui al punto b) mediante questionari e adeguate evidenze documentali oggettive, da validare in sede di accertamento delle imposte evase;
d) obbligare i contribuenti a riportare in un prospetto, allegato alla dichiarazione annuale dei redditi, i beni, gli immobili e le attività finanziarie detenute o di cui hanno la disponibilità in Italia e all'estero di qualsiasi tipologia;
e) definire analoghe procedure di verifica annuale per via informatica delle dichiarazioni di tutte le società, determinando l'imponibile dell'imposta sul reddito delle società (ires), anche sulla base del possesso da parte di una società di uno o più autoveicoli di lusso, di aerei per il trasporto di persone, di natanti di lusso o di immobili ad uso residenziale, qualora non costituenti oggetto principale dell'attività della società stessa, fare in modo che una società possa essere classificata come società di comodo anche nel caso in cui la sua dichiarazione dei redditi sia congrua rispetto al relativo studio di settore e rendere trasparenti i veri proprietari di beni intestati a società di comodo;
f) definire un ridisegno complessivo della normativa in materia di sanzioni penali relative ai reati connessi al fenomeno dell'evasione, a partire dal ripristino del reato di falso in bilancio ed alla previsione, più equilibrata e restrittiva, della sospensione condizionale della pena;
g) offrire coerenza ed omogeneità all'intera macchina dell'amministrazione finanziaria, al fine di rafforzare l'autonomia gestionale delle strutture rispetto all'indirizzo politico, valorizzando le specificità professionali degli operatori;
h) prevedere la smilitarizzazione della Guardia di finanza, la sua riorganizzazione in settori funzionali e prevedere, in quest'ambito, maggior coordinamento dei settori della Guardia di finanza che operano ai fini della verifica e dell'accertamento delle posizioni tributarie con l'Agenzia delle entrate;
i) prevedere una disciplina antielusiva generale, valida per le grandi imprese ed i contribuenti con redditi elevati, in riferimento all'articolo 53 della Costituzione, in forza della quale, in virtù del principio generale dell'abuso del diritto tributario, il contribuente non possa trarre indebiti vantaggi fiscali dall'utilizzo distorto di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio fiscale, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l'operazione, diverse dalla mera aspettativa di quel risparmio fiscale.
(1-00826)
(Nuova formulazione) «Donadi, Borghesi, Di Pietro, Evangelisti, Barbato, Mura, Messina, Di Stanislao, Palomba».
(25 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
l'evasione fiscale costituisce un fenomeno estremamente grave e diffuso, che ostacola la ripresa economica del Paese, altera la concorrenza, compromette lo sviluppo ordinato della società e pregiudica il futuro delle famiglie e dei giovani. Secondo le stime più accreditate essa comporta la sottrazione di almeno 120 miliardi di euro di imposte ogni anno;
i dati reddituali del 2009 recentemente diffusi dall'amministrazione finanziaria, pur nella loro insufficiente analiticità, hanno ancora una volta confermato la gravità e l'ampiezza del fenomeno, particolarmente accentuato nel settore delle imposte sui redditi e dell'iva;
nelle sue dichiarazioni programmatiche il Governo ha posto al centro del suo impegno l'azione di contrasto dell'evasione fiscale;
coerentemente con gli intenti dichiarati, le prime misure adottate con il decreto-legge n. 201 del 2011 - che hanno, tra l'altro, ridotto la soglia legale di utilizzo del contante per i pagamenti e hanno previsto l'obbligo di comunicazione da parte delle banche e degli altri operatori finanziari delle movimentazioni risultanti dai conti intrattenuti con i clienti, anche ai fini della migliore programmazione dei controlli - appaiono correttamente finalizzate a favorire l'emersione delle basi imponibili e ad accrescere l'efficacia dell'azione di contrasto. Tali misure, pur importanti e significative, non sono tuttavia sufficienti, da sole, ad assicurare una forte riduzione dell'evasione nei prossimi anni, riduzione di cui il Paese ha estremo bisogno;
la stessa azione degli organi amministrativi, che sembrano ora voler rilanciare metodologie di controllo più incisive e diffuse rispetto a quelle adottate negli ultimi anni, non può che essere uno degli elementi della complessiva strategia messa in campo per accrescere la tax compliance e la legalità dei comportamenti fiscali. Tale strategia deve, tuttavia, fondarsi non tanto sugli strumenti repressivi, che pure devono essere energici e tempestivi quando effettivamente colpiscono comportamenti intenzionalmente scorretti, ma soprattutto sugli strumenti organizzativi, tecnologici e procedurali che da soli possono favorire la naturale emersione delle basi imponibili, rendendo non possibile o, comunque, non conveniente l'evasione, come già da molti anni avviene per gran parte delle attività di lavoro dipendente, monitorate attraverso le informazioni che pervengono dai sostituti d'imposta,
impegna il Governo:
ad assumere le iniziative, anche normative, dirette:
a) ad introdurre l'obbligo di comunicazione telematica annuale dei rapporti con i clienti e i fornitori, allo scopo di indurre la maggiore veridicità dei dati economici dichiarati e di facilitare i controlli dell'amministrazione fiscale, contrastando le frodi e l'occultamento sistematico dei costi e dei ricavi, così da consentire il superamento dell'obbligo di comunicazione delle operazioni superiori a tremila euro;
b) a stabilire, indipendentemente dai limiti d'importo, l'obbligo di pagamento con modalità diverse dal contante quale condizione generale per il riconoscimento di costi e spese rilevanti a fini fiscali, sia nell'ambito delle attività d'impresa e professionali, sia ai fini della deduzione dal reddito complessivo o dall'imposta di oneri (fatta eccezione, in quest'ultimo caso, per le spese risultanti da scontrini che recano il codice fiscale dell'acquirente, i cosiddetti scontrini parlanti, di contenuta entità);
c) a prevedere la riduzione progressiva della soglia per l'utilizzo del contante;
d) ad istituire un momento di confronto collaborativo con il contribuente ad iniziativa dell'amministrazione finanziaria prima della presentazione della dichiarazione annuale, allo scopo di evidenziare allo stesso contribuente l'eventuale possibile incoerenza degli elementi risultanti dalle diverse banche dati dell'amministrazione con gli imponibili che lo stesso contribuente intende dichiarare, correggendo, al contempo, eventuali errori presenti negli archivi;
e) ad aumentare a un terzo del minimo la sanzione amministrativa tributaria in caso di acquiescenza, adesione all'accertamento o al verbale di constatazione e a ripristinare la responsabilità degli amministratori di società, esclusa per effetto dell'articolo 7 del decreto-legge n. 269 del 2003;
f) a prevedere che, salvo prova contraria, il maggior reddito accertato sinteticamente ai fini irpef (articolo 38, commi 4 e seguenti, del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973) assuma rilevanza anche ai fini degli obblighi contributivi, nonché dell'iva e dell'irap, in quanto dovute per effetto della natura dell'attività svolta, ciò al fine di evitare che l'utilizzo dell'accertamento sintetico determini un ingiusto vantaggio per i contribuenti che vengono accertati con tale procedimento rispetto a quelli sottoposti ad accertamento analitico o analitico-induttivo;
g) a prevedere la trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri all'amministrazione finanziaria da parte degli esercenti attività di vendita al minuto, come già era stato stabilito dal decreto-legge n. 223 del 2006, abrogato dal decreto-legge n. 185 del 2008, al fine di semplificare gli adempimenti a carico del commerciante, riconoscendo, altresì, al contribuente un credito d'imposta per l'acquisto degli appositi apparecchi misuratori;
h) a prevedere strumenti di controllo per le vendite effettuate tramite distributori automatici, ripristinando la previsione già contenuta nella legge n. 244 del 2007, inspiegabilmente abrogata poco prima che il sistema di controllo entrasse in operatività, dall'articolo 16, comma 4, del decreto-legge n. 185 del 2008;
i) a sviluppare e a qualificare l'attività dell'Agenzia delle entrate dal lato dell'assistenza del contribuente agli adempimenti fiscali, quali predisposizione delle dichiarazioni, dei versamenti ed altro, utilizzando le tecnologie telematiche e organizzandosi per gestire la posizione dei contribuenti che richiedono il servizio, allo scopo di ridurre i costi di adempimento e rasserenare il rapporto fiscale;
l) a rafforzare il ruolo della Guardia di finanza quale polizia economico-finanziaria, concentrandone l'azione nella repressione delle frodi fiscali e dei fenomeni di criminalità connessi;
m) a elevare la misura edittale delle sanzioni penali previste nei casi di condotte fraudolente, allo scopo di consentire, in presenza di gravi indizi, l'utilizzazione dei più efficaci mezzi di indagine giudiziaria.
(1-00830)
«Fluvi, Causi, Albini, Carella, D'Antoni, Fogliardi, Graziano, Marchignoli, Piccolo, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Vaccaro, Verini».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
il risanamento delle finanze pubbliche è un problema non solo di numeri, di saldi tra entrate e uscite, ma anche di credibilità e uno Stato è credibile se si dimostra capace di far rispettare le proprie regole;
oltre che per questioni di equità, indispensabili nel momento in cui si chiedono sacrifici al Paese, oggi abbattere l'evasione fiscale è una priorità assoluta. L'elevato tasso di evasione è l'indice di quanto in basso sia caduto il livello di legalità in Italia;
è ancora più preoccupante che l'evasione fiscale venga quasi percepita, soprattutto all'estero, come un tratto endemico della nostra società, con un senso di indignata rassegnazione per uno Stato incapace di far rispettare le leggi che sforna a getto continuo;
abbattere l'evasione è, quindi, la strada per elevare il senso di legalità, perché è anche il modo più efficace di combattere criminalità organizzata, corruzione, reati finanziari, affarismo, abusi;
con l'ultima manovra finanziaria, definita «salva Italia», lo Stato si è dotato di quasi tutti gli strumenti necessari a combattere efficacemente l'evasione: infatti, può controllare ogni pagamento, transazione finanziaria o investimento dei cittadini, ha limitato l'uso del contante per avere una traccia di come si utilizzano i soldi e può analizzare le abitudini di spesa con il nuovo redditometro;
il cosiddetto semaforo del fisco consentirà di mettere sotto controllo i conti correnti bancari e funzionerà come un incrocio pericoloso, per decidere chi passa e chi invece si deve fermare per i controlli. Lo Stato può verificare l'attendibilità dei redditi dei professionisti e delle piccole realtà imprenditoriali con studi di settore sempre più analitici; può sapere dove si investe all'estero grazie ai trattati sullo scambio di informazioni e, se lo si fa in un Paese della black list del fisco, scatta l'inversione dell'onere della prova; si è dotato di norme contro l'uso elusivo del debito, contro l'«abuso di diritto», contro l'evasione dell'iva intracomunitaria, facendola pagare a chi compra un servizio da un altro Paese, contro le transazioni di comodo con l'estero;
lo Stato ha a disposizione un apparato imponente, formato, caso unico al mondo, da ben tre istituzioni: l'Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza ed Equitalia, oltre ai comuni che conoscono il territorio. Gli strumenti e i mezzi per incidere significativamente sull'evasione ci sono: adesso ci vogliono i risultati. Altrimenti la perdita di credibilità dello Stato sarà irreversibile. Ma un Paese molto indebitato e poco credibile prima o poi è destinato al default e, poiché la posta in gioco è talmente alta, è giusto concedere allo Stato un potere così intrusivo nel privato dei cittadini; tuttavia se, a fronte di tanto potere i cittadini non potranno presto godere dei benefici concreti di una minore evasione e di una maggiore legalità, l'unico risultato sarà la percezione di uno Stato ancora più iniquo e meno credibile;
l'identikit dell'evasione ha profili diversi: al Sud prevale il lavoro nero, soprattutto in agricoltura e nell'edilizia; al Nord si registrano plotoni di piccole imprese, che «condiscono» i ricavi con fatture false; nelle grandi città gli immobili sono una sorgente infinita di contanti senza contratti e per le grandi aziende lo strumento prevalente è l'elusione, accompagnata da società «ombrello» e conti all'estero. L'Istat e la Banca d'Italia assegnano a questo fiume di danaro non dichiarato una valore abnorme: tra 255 e 275 miliardi di euro all'anno, che corrispondono al 17,5 per cento del prodotto interno lordo, e questo senza includere nel conto i guadagni della criminalità organizzata (traffico di droga, racket ed altro), stimati in oltre 100 miliardi di euro e quelli della corruzione, calcolati in oltre 60 miliardi di euro;
la politica non deve essere solo constatazione fredda di quello che le opinioni pubbliche pensano in un dato momento; in momenti come questo, di crisi finanziaria ed economico-sociale, occorrono donne e uomini che abbiano il coraggio di guardare lontano. In questi anni di liberismo sfrenato, di mercati senza regole, c'è stata un'evoluzione dei valori con l'esplosione dell'individualismo contemporaneo, che porta le persone a ripiegarsi su se stesse. È una tendenza da combattere: poiché non si può rinunciare all'idea che non si è soltanto se stessi, ma si è anche attraverso gli altri e si appartiene a collettività e comunità, per volontà e per interdipendenza dei fatti e che l'avventura collettiva ha ancora un senso;
se c'è una crisi storica, ci vuole un profondo cambio di mentalità. Va trovato l'equilibrio fra azione collettiva e sforzo individuale. Nessuno salva il Paese se non ci si dà da fare, ma nessuno si salva da solo. Si è tutti su una stessa barca, nel mare in tempesta, di una crisi storica;
in Italia nel 2011, il 10 per cento delle famiglie più ricche deteneva il 45 per cento della ricchezza complessiva. Negli ultimi dieci anni, mentre il reddito pro capite italiano scendeva dal 117 per cento del reddito medio europeo al 100 per cento, l'indice di diseguaglianza è salito dal 4,8 al 5,5 per cento: cioè il 20 per cento di italiani più ricchi dispone di un reddito 5,5 volte più elevato di quello del 20 per cento di italiani più poveri;
sono cifre queste che non possono lasciare indifferenti. C'è davvero qualcosa che si è rotto nelle nostre società. Si pone drammaticamente, innanzitutto, una questione di giustizia sociale. La politica non può più essere indifferente, deve preoccuparsi e quindi occuparsene. È in gioco, in quelle cifre, il futuro stesso delle società occidentali. Comunità dove va aumentando il differenziale tra i tanti che hanno poco e i pochi che hanno molto sono realtà in declino, economicamente e socialmente malate;
«In Inghilterra - come scriveva Einaudi - quasi tutti i risparmiatori hanno fiducia nella parola dello Stato, sanno che la promessa di concedere, appena possibile, sgravi di imposte, e di concederli preferibilmente a cominciare dai redditi più bassi, sarà mantenuta; bisogna ricreare anche in Italia questa atmosfera di fiducia, questo senso dell'avvenire, bisogna promuovere la ricostruzione che nasce dalla speranza. Questo è il miracolo che è chiamata a compiere nel nostro Paese la politica italiana»;
avendo l'Italia deciso finalmente di mettere ordine, anche per gli impegni presi con l'Europa, nei suoi conti pubblici ed essendo questo sforzo molto ingente, è intollerabile che una parte del Paese possa sottrarsi a fare in pieno la propria parte;
l'articolo 53 della Costituzione recita testualmente: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Cioè: più guadagni, più paghi. Ma non sempre è così, anzi l'evasione fiscale è diventata una forma di «arte» dove nessuna opera è uguale all'altra: una Ferrari Testarossa iscritta tra i beni strumentali di un'impresa di demolizioni e una motoslitta da neve tra le macchine da lavoro di un agrumeto siciliano. Tante trame, un finale: meno tasse da pagare;
secondo la Dbgeo, una banca dati dell'Agenzia delle entrate, a livello nazionale ci sarebbe una differenza del 38,41 per cento fra il reddito dichiarato e il reddito presunto degli italiani che non sono lavoratori dipendenti o pensionati;
uno degli strumenti maggiormente utilizzati, soprattutto per i detentori di beni di grande valore o patrimoni di centinaia di migliaia di euro, per eludere e/o evadere le imposte è quello della costituzione di «società di comodo» e del ricorso ai trust;
il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, avrebbe dovuto porre fine alle società di comodo ed invece si è limitato ad intervenire su quelle che hanno denunciato perdite persistenti. In realtà, norme per colpire le società di comodo esistono già. Per esempio, chi intesta la propria barca a una società controllata da se stesso o dai propri familiari potrà recuperare l'iva versata ai fornitori solo se paga un noleggio superiore a soglie prefissate;
ancora più difficile appare la caccia al trust, una formula giuridica anglosassone, che consente di schermare il reale proprietario di un bene designando un intestatario giuridico e un beneficiario economico;
al «supermarket» dell'elusione il trust va alla grande. Ne fa uso chi vuole proteggere i propri beni dalle pretese dei creditori o, in caso di separazione, dalle richieste dell'ex coniuge. Ma il trust, a quanto pare, funziona benissimo anche per mettersi al riparo dal fisco. Non si contano i beni di lusso (ville, barche, auto) intestati, per esempio, a strutture fiduciarie con sede nei «paradisi fiscali»,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative, anche normative, volte a:
a) garantire una maggiore trasparenza nella comunicazione ai cittadini, facendo sì che agli italiani sia fornito un dato ufficiale, verificabile, analitico e indipendente sull'ammontare dell'evasione e che in ottobre, in concomitanza con la pubblicazione definitiva della contabilità nazionale e contestualmente alla discussione sulla legge di stabilità, l'Istat (di concerto con la Banca d'Italia, l'Agenzia delle entrate, l'Agenzia del territorio ed Equitalia) comunichi quello che in altri Stati si chiama tax-gap;
b) aggiungere un obiettivo ufficiale oltre a quelli per deficit, debito e saldo primario: il livello di pressione fiscale, indicando esplicitamente che quanto ricavato dalla lotta all'evasione fiscale va ridistribuito a favore di chi lavora, investe e produce;
c) fare confluire i poteri «fiscali», che ora sono sparsi tra più soggetti, in una «super agenzia», che risponda direttamente al Governo e al Parlamento;
d) ridurre il contenzioso portando da tre ad uno solo i gradi di giudizio;
e) obbligare tutte le società a rilevare l'identità dei dominus, delle persone fisiche che le controllano, in modo da segnare una svolta nella lotta all'evasione fiscale e anche nella repressione della criminalità organizzata;
f) semplificare le norme fiscali e ridurre il numero delle deduzioni;
g) eliminare la possibilità di far pagare le imposte singolarmente a ogni società appartenente a un gruppo, rendendo obbligatorio il «consolidato fiscale»;
h) far sì che chi ha il passaporto italiano paghi le tasse anche in Italia, a prescindere dalla residenza, dedotte le imposte già pagate all'estero, in modo che qualsiasi trust, holding, fondo, società, il cui beneficiary owner ha un passaporto italiano, paghi, pro quota, le imposte in Italia;
i) reintrodurre severe disposizioni penali nel caso di imposte evase superiori ad una quota prestabilita.
(1-00831)
«Cambursano, La Malfa, Giulietti, Mannino, Commercio, Marmo, Lo Monte, Lombardo, Oliveri, Tanoni, Melchiorre, Gaglione, Mario Pepe (Misto-R-A), Portas».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
il precedente Governo aveva rafforzato, con risultati visibili, l'azione di contrasto all'evasione fiscale, con una serie di provvedimenti che hanno avuto un effetto benefico per il Paese attraverso maggiori entrate;
l'attuale Governo ha inserito, nel cosiddetto provvedimento «salva Italia», nuove misure tese all'emersione della base imponibile per consentire al fisco di effettuare controlli più serrati e stanare gli evasori parziali o totali;
tutto ciò non è solo giusto moralmente; nell'attuale situazione di crisi economica con manovre economiche che stanno duramente colpendo tutti i cittadini, diventa, infatti, inaccettabile sopportare ulteriori oneri a causa di una diffusa evasione fiscale, che, secondo quanto stima l'Istat, avrebbe raggiunto la cifra di 150 miliardi di euro l'anno;
cifra questa che, secondo altri istituti di ricerca, avrebbe raggiunto ormai i 180 miliardi di euro di evasione annuale;
da questo punto di vista, è indubbio che qualsiasi attività tesa a colpire i grandi evasori fiscali non può che essere accolta con soddisfazione dai cittadini e dal Parlamento, ma in questo senso va operata una distinzione tra chi, soffocato dall'alto livello della tassazione e dalla crisi economica, rischia di chiudere la propria attività (con particolare riferimento ai piccoli e medi imprenditori) e chi, invece, ha fatto dell'evasione fiscale una scelta di vita a tutto danno dell'intera comunità;
in questo senso non si può non criticare una scelta, che vede in Equitalia l'esecutore materiale, che ha portato a situazioni limite in cui piccoli imprenditori o singoli cittadini si sono ritrovati con le proprie case pignorate per non essere stati in grado di estinguere le proprie pendenze debitorie, spesso irrisorie all'inizio del procedimento;
la lotta all'evasione fiscale va portata avanti colpendo i veri grandi evasori, in primo luogo l'economia criminale, che rappresenta, da sola, 78,2 miliardi di euro, a dimostrazione di come non si può scindere la lotta all'evasione dalla lotta alla criminalità; in secondo luogo va fermata l'evasione delle cosiddette big company, che non solo, in un caso su tre, chiudono in perdita, evitando di pagare le tasse, ma fanno un uso spregiudicato del trasfer pricing, spostando costi e ricavi tra le varie società del gruppo, usufruendo così dei paradisi fiscali;
da uno studio fatto, per conto dell'Associazione contribuenti italiani, risulta che il danno per l'erario, a causa della pratica delle big company, sia di circa 38 miliardi di euro l'anno;
a seguire vi è il danno provocato dal lavoro nero, con coinvolge quasi tre milioni di lavoratori, poi vi sono le società di capitali italiane, che dichiarano redditi negativi o sotto i 10 mila euro l'anno, e solo alla fine vi è l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese (mancata emissione di scontrini, ricevute e fatture fiscali);
questo non significa, ovviamente, che l'evasione non vada combattuta in tutte le sue forme e ovunque essa si manifesti, ma solo che bisogna avere chiaro che è necessario, non solo moralmente ma anche economicamente, colpire prioritariamente e senza tregua i poteri forti ed occulti che stanno dietro alla grande evasione ed elusione fiscale, fornendosi di tutti gli strumenti, legislativi, di personale e tecnologici atti allo scopo;
in questo senso, come da più parti viene auspicato, una seria lotta all'evasione deve essere accompagnata da una ricerca di equità, facendo in modo che tali maggiori introiti diventino uno strumento reale per rilanciare lo sviluppo e applicare minori aliquote, restituendo ai cittadini onesti una quota di reddito che è stata loro ingiustamente sottratta in tutti questi anni in cui gli evasori sono riusciti a farla franca;
da questo quadro appare evidente che la lotta all'evasione è un terreno sul quale bisogna, da parte dello Stato, investire con serietà, lasciando alle azioni spettacolari, che pochi risultati hanno praticamente, il tempo di una giornata,
impegna il Governo:
a promuovere un processo di riforma complessivo del sistema tributario con la finalità di perseguire l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale, in modo particolare sulle piccole e medie imprese, sulle famiglie e sul lavoro dipendente;
ad ammodernare il sistema di lotta all'evasione e all'elusione fiscale, rafforzando il ruolo dell'Agenzie delle entrate, che dovrebbe svolgere una maggiore funzione di coordinamento tra i vari soggetti oggi preposti a questo compito di controllo e repressione;
ad indirizzare la battaglia contro l'evasione e l'elusione fiscale nei confronti dei principali responsabili di tale fenomeno, tenendo conto dei risultati degli studi sopra riportati che individuano con chiarezza dove dirigere con maggiore attenzione le proprie ricerche;
a stabilire con certezza l'autorità preposta a predisporre un rapporto ufficiale ed unico, a cadenza annuale, che illustri il cosiddetto tax gap (la differenza tra entrate effettive e presunte da parte del fisco), assicurando che tale rapporto sia illustrato dal Governo al Parlamento, con la stessa cadenza temporale, al fine di studiare strategie sempre più articolate e puntuali nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale;
ad assumere iniziative volte a prevedere che i fondi derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale siano destinati prioritariamente allo sviluppo e ad un recupero del reddito, tramite minori aliquote, per tutti quei cittadini onesti, che sono la netta maggioranza, che le tasse le hanno sempre pagate.
(1-00832)
«Moffa, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Grassano, Gianni, Guzzanti, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Orsini, Pionati, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Stasi, Taddei».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
la strategia adottata dal Governo Berlusconi e l'attività dell'Agenzia delle entrate ha consentito all'erario di recuperare a tassazione, negli anni dal 2008 al 2011, somme come mai erano state recuperate; la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscale è sempre stata, infatti, tra i primi obiettivi del precedente Governo;
il raggiungimento di questo obiettivo è diventato ancor più arduo in questa fase economica, nella quali l'attività di recupero si scontra con gli effetti della più pesante crisi economica che il nostro Paese, insieme a tutte le economie occidentali, sta attraversando; la situazione delle aziende in Italia è, infatti, preoccupante: le aziende che chiudono, o, peggio ancora, che falliscono, trascinano dietro di loro centinaia di altre aziende, che devono già fare i conti con scadenze inderogabili, ordinativi in calo, contrazione dei consumi privati; le conseguenze sono l'allungamento dei tempi di incasso, il rallentamento o, addirittura, il blocco della produzione, l'inutilizzo delle linee di credito bancarie costituite essenzialmente dai castelletti (sconti fatture e ricevuta bancaria), il rallentamento dei pagamenti di dipendenti e fornitori, l'irrigidimento degli istituti bancari con ampliamento delle richieste di garanzie, al fine del mantenimento delle linee di credito in essere, fino all'inevitabile sospensione (dapprima temporanea e poi cronica) dei pagamenti dei tributi, dei contributi, delle ritenute e dell'imposta sul valore aggiunto;
le aziende più fragili sono naturalmente quelle piccole, che costituiscono la vera spina dorsale dell'intero sistema produttivo, protagoniste assolute nel Nord del Paese; queste subiscono anche le sofferenze del sistema pubblico, enti locali e sistema sanitario, che, ingessati dai vincoli europei, ritardano all'inverosimile i pagamenti, generando nelle imprese soffocanti crisi di liquidità;
nelle ultime settimane, complice anche il periodo festivo, si è assistito ad una sorta di «spettacolarizzazione» della lotta all'evasione; i mass media hanno diffuso notizie di operazioni straordinarie della Guardia di finanza, che ha scatenato in alcune grandi città e in località turistiche una vera e propria caccia all'evasore, con metodi che ai firmatari del presente atto di indirizzo appaiono intimidatori, per ottenere risultati che si sarebbero potuti ottenere da un semplice controllo incrociato di dati già in possesso dell'Agenzia delle entrate; in alcune località turistiche piccoli commercianti sono stati costretti a mettere a disposizione degli agenti un'unità di personale a tempo pieno per un'intera giornata, proprio nel periodo di più intensa attività; il tutto per mettere in atto un'operazione esclusivamente mediatica, i cui risultati potevano essere ottenuti con i metodi ordinari e senza particolare clamore;
qualche giorno più tardi, però, le dichiarazioni del direttore dell'Agenzia delle entrate hanno dato un senso alle operazioni condotte: Attilio Befera ha, infatti, dichiarato che per combattere l'evasione «un sano timore è necessario»; il direttore ha proseguito considerando «normali» i controlli effettuati a Cortina d'Ampezzo e ha definito «eccessive» le proteste che ne sono scaturite;
tali metodi sono assolutamente da censurare: obiettivo della Lega Nord è quello di avvicinare il contribuente al fisco, diffondendo la presenza degli uffici capillarmente sul territorio, soprattutto dove oggi la presenza è bassa, e di trasformare l'immagine del sistema fiscale italiano, in modo che i cittadini possano vedere nell'amministrazione finanziaria anche una sorta di consulente e non solo di «poliziotto fiscale»; se la repressione dei fenomeni di evasione è doverosa, la spettacolarizzazione è da evitare: aumenta la distanza tra operatore economico e Agenzia delle entrate, incrinando il rapporto contribuente/fisco; l'amministrazione finanziaria deve coinvolgere in maniera organica gli enti locali, in particolare i comuni, non solo attribuendo loro nuove e gravose attribuzioni in materia di verifiche e controlli, ma anche significative quote delle maggiori entrate;
altro obiettivo è diffondere i controlli su tutto il territorio nazionale, colpendo non solo le zone più ricche, ma anche le zone dove l'attitudine a pagare le imposte è inferiore; da un'analisi condotta dall'Agenzia delle entrate qualche mese fa risulta che i dati sull'evasione non sono affatto omogenei sul territorio nazionale: se, infatti, la media nazionale dell'evasione ponderata con il reddito prodotto è pari al 38,41 per cento, l'analisi a livello provinciale fa emergere che tale rapporto è minimo (10,93 per cento) nel gruppo di province composto da Milano, Torino, Genova, Roma, Lecco, Cremona e Brescia e massimo (65,67 per cento) nel gruppo composto dalle province di Caserta, Salerno, Cosenza, Reggio Calabria e Messina, mentre l'area che comprende tutte le altre province del Sud, con esclusione di Bari, Napoli, Catania e Palermo, si attesta su una percentuale del 64,47 per cento; sintetizzando i dati, quindi, emerge chiaramente che nelle zone dove il tenore di vita è più basso e «meno forte» è la presenza dello Stato, l'attitudine dei cittadini a pagare le tasse è inferiore;
le «campagne» portate avanti dall'Agenzia delle entrate durante le ultime festività vanno in senso contrario alle indicazioni date nell'estate 2011 dal direttore Befera ai responsabili degli uffici regionali e locali, con le quali chiedeva di predisporre, rispetto agli obiettivi prefissati, «la riduzione nella misura del 20 per cento del target relativo all'indicatore "accertamenti" nei confronti di imprese di piccole dimensioni e professionisti, mantenendo invariato l'obiettivo monetario assegnato»; lo stesso direttore così riassumeva la mission dell'agenzia: «Coniugare efficienza e correttezza; recuperare evasione, favorendo lo sviluppo della fiducia reciproca e della collaborazione tra fisco e cittadini; promuovere in questo modo la crescita della coscienza civica. È questo l'obiettivo ultimo della nostra missione»;
a parere della Lega Nord è necessario cambiare strategia e arrivare finalmente ad un modello di «fisco amico», coinvolgendo i comuni e attribuendo loro non solo responsabilità in tema di controlli, ma anche significative quote delle maggiori entrate;
le strategie di contrasto all'evasione fiscale non possono, infine, trascurare la necessità di una riforma del sistema tributario diretta alla riduzione della pressione fiscale, che in Italia si attesta su livelli difficilmente riscontrabili in altri Paesi: secondo il rapporto Paying taxes 2012, realizzato dalla Banca mondiale, in collaborazione con PwC (PricewoterhouseCooper), in cui vengono analizzati i sistemi di tassazione di 183 economie al mondo, l'Italia si colloca al 133o posto e, considerando il total tax rate (carico fiscale complessivo), si posiziona ultima in Europa con una percentuale del 68,5 per cento, contro una media del 43,4 per cento,
impegna il Governo:
a cambiare radicalmente la strategia fin qui adottata in tema di lotta all'evasione e all'elusione fiscale e, in particolare:
a) ad abbandonare ogni forma di quella che appare, ai firmatari del presente atto di indirizzo, la «spettacolarizzazione» dei controlli, tornando ad operare con discrezione e nel pieno rispetto dei contribuenti e dello Statuto dei contribuenti;
b) a migliorare il rapporto con i cittadini/contribuenti, tenendo conto che un rapporto meno conflittuale può aumentare anche la propensione a versare le imposte;
c) a rivedere il programma dei controlli sul territorio nazionale, procedendo non solo nelle zone più ricche del Paese, ma anche dove la «compliance fiscale» è minore e l'evasione fiscale è maggiore;
d) ad assumere iniziative per semplificare gli adempimenti fiscali, in modo da diminuire significativamente gli errori formali da parte dei contribuenti, dovuti in gran parte alla complessità della normativa;
e) a promuovere una complessiva riforma del sistema fiscale in direzione di una riduzione della pressione fiscale attestata ormai su livelli insostenibili per imprese e famiglie, come certificato da tutti gli studi degli organismi più accreditati, a partire dalla Banca mondiale.
(1-00833)
«Dozzo, Fugatti, Montagnoli, Fedriga, Fogliato, Lussana, Forcolin, Comaroli, Bitonci, D'Amico, Polledri, Simonetti».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
il fenomeno dell'evasione fiscale in Italia rappresenta una piaga sociale prima ancora che economica, coinvolge una percentuale non trascurabile di cittadini e operatori economici e compromette l'equilibrio dei conti pubblici e l'equità del sistema fiscale;
secondo i dati forniti dalla Guardia di finanza nel 2011, 12.000 italiani sono stati denunciati per evasione fiscale e 7.500 di loro sono risultati evasori totali, cioè sconosciuti al fisco, cui hanno occultato 21 miliardi di euro di redditi;
secondo quanto evidenziato di recente dal presidente dell'Istat in Italia è praticamente impossibile definire un ammontare preciso dell'evasione fiscale, che si aggirerebbe tra i 120 e i 150 miliardi di euro. Tale dato dall'oggettiva e dichiarata imprecisione non consente, di fatto, di cogliere l'evoluzione del fenomeno negli anni;
stando ai dati Istat, di contro l'economia sommersa è al 17 per cento del prodotto interno lordo; se si esclude la pubblica amministrazione, dove non c'è economia sommersa, la media è del 20 per cento;
il fenomeno ha suscitato di recente una grande attenzione mediatica, a seguito delle iniziative delle autorità competenti volte all'individuazione dei potenziali evasori in luoghi particolarmente simbolici. L'attenzione mediatica ha accresciuto l'indignazione dei cittadini italiani costretti a importanti sacrifici da una politica di rigore e austerità;
il fenomeno dell'evasione fiscale è strettamente correlato a quello della corruzione, poiché in talune circostanze il mancato pagamento dei tributi rappresenta lo strumento attraverso cui raccogliere risorse destinate a finanziare pratiche corruttive;
in una recente audizione alla Camera dei deputati dei rappresentanti della Banca d'Italia è stato evidenziato che: «la corruzione non solo danneggia la P.A., ledendone l'integrità, il prestigio e il buon andamento, ma - ove particolarmente diffusa - può inquinare gli stessi meccanismi di produzione della ricchezza. Elevati livelli di corruzione, infatti, distorcono l'allocazione efficiente delle risorse, sottraendole alle attività produttive»;
in ragione di tali aspetti appare del tutto auspicabile un percorso di lotta all'evasione che contempli meccanismi attivi di controllo delle dinamiche di corruzione, essendo questi fenomeni strettamente legati;
malgrado esista dal 1970 l'anagrafe tributaria, quale banca dati utilizzata per la raccolta e l'elaborazione dei dati relativi alla fiscalità dei contribuenti italiani, che elabora circa 200 milioni di documenti ogni anno, non sembrano esserci sensibili miglioramenti nei meccanismi di controllo dell'evasione, che rappresenta un fenomeno sociale consolidato;
dal 1o luglio 2011 è entrato in vigore lo strumento del cosiddetto «spesometro», che consentirebbe di monitorare le entrate dei contribuenti per ogni acquisto superiore a un tetto che varia dai 3.000 a 3.600 euro. Si tratta di un meccanismo che prevede l'interazione con l'Agenzia delle entrate da parte dei prestatori di servizi. Ma anche su questo fronte vi sono non poche criticità, in virtù della macchinosità del sistema software e dei criteri da seguire, a cui si aggiungono i ritardi nell'applicazione di tali meccanismi;
al momento non vi è obbligo in capo all'amministrazione di procedere all'accertamento tributario mediante l'incrocio delle informazioni e dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi, ai flussi finanziari del singolo contribuente e allo «spesometro», «redditometro» e «riccometro»;
l'ipotesi di riconoscere a ciascun contribuente la possibilità di dedurre o detrarre in una qualche misura le spese relative ai consumi istituirebbe, grazie al meccanismo del cosiddetto «contrasto di interesse», un incentivo economico nella lotta all'evasione;
ai sensi dell'articolo 53 della Costituzione italiana, «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività»;
l'elusione fiscale si configura come il meccanismo attraverso il quale il contribuente mira a eludere l'imposizione attraverso condotte che non hanno altra giustificazione economica, se non quella di sfruttare strumentalmente le lacune dell'ordinamento, in modo tale da non far sorgere in tutto o in parte un obbligo tributario;
la normativa italiana non riconosce una disciplina antielusiva generale, sussistendo, invece, norme anti-elusione relative solo ad alcune tipologie di tributi. La teoria dell'abuso nel diritto tributario ha ottenuto un definitivo riconoscimento attraverso le sentenze della Corte di cassazione, Sezioni unite civili, nn. 30055 e 30057 del 2008, che legano il divieto di abuso all'articolo 53 della Costituzione,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di assumere iniziative, anche normative, volte a:
a) prevedere la verifica incrociata delle dichiarazioni dei redditi di ciascun contribuente con i dati registrati dallo «spesometro» ed il valore dei flussi finanziari, al fine di rendere più efficienti le dinamiche di controllo messe a punto dagli organi deputati e dare corretta attuazione a quanto previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;
b) rafforzare le sanzioni per i reati di evasione e frode fiscale e rivedere la normativa in materia di falso in bilancio;
c) prevedere la deducibilità e detraibilità parziale delle spese relative ai consumi, per incentivare l'emersione a fini fiscali delle transazioni;
d) promuovere, anche attraverso la stipula di accordi con i maggiori istituti bancari, il controllo dei capitali italiani all'estero, in particolare di quelli locati presso i cosiddetti «paradisi fiscali», e la verifica delle attività svolte da consulenti e mediatori finanziari;
e) rafforzare il contrasto alla corruzione, anche attraverso l'introduzione del reato di corruzione privata e la revisione della normativa vigente in materia di liberalità e donazioni, per impedirne l'uso fraudolento a fini fiscali;
f) intervenire sulla normativa fiscale al fine di introdurre una disciplina antielusiva generale, che garantisca la piena applicazione del principio di cui all'articolo 53 della Costituzione italiana.
(1-00842)
«Di Biagio, Della Vedova, Bocchino, Menia, Briguglio, Giorgio Conte, Patarino, Consolo, Lo Presti, Moroni».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
il fenomeno dell'evasione fiscale costituisce un elemento di grave impatto sul sistema nazionale, sulla leale concorrenza tra gli operatori e sulla tenuta del patto sociale tra gli italiani;
per combattere l'evasione sono da tempo in atto programmi operativi e di collaborazione tra l'amministrazione dello Stato, l'Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza ed il sistema di esazione;
l'efficace professionalizzazione dei sistemi di controllo ha consentito, dal 2006 ad oggi, la positiva progressiva crescita di recupero dell'evasione, tanto che la stessa Ocse - in occasione del quarto forum mondiale sulla trasparenza e sullo scambio di informazioni a fini fiscali - ha recentemente riconosciuto che l'Italia è la nazione che si è maggiormente distinta nella lotta all'evasione ed ai paradisi fiscali;
il Governo Berlusconi ha contribuito in maniera decisiva, attraverso una serie di interventi normativi puntuali ed incisivi, al raggiungimento di un trend positivo nei confronti della lotta all'evasione;
tra i provvedimenti principali in materia di attività di accertamento e riscossione, si ricordano:
a) il potenziamento della partecipazione dei comuni all'attività di accertamento fiscale e contributivo, attraverso misure di incentivazione che hanno attribuito ai comuni, per il triennio 2012-2014, l'intero ammontare del maggior gettito ottenuto a seguito dell'intervento degli stessi nell'attività di accertamento;
b) la revisione e il potenziamento dell'accertamento sintetico, con lo scopo di porre la massima attenzione nella ricerca di elementi di spesa e di investimento indicativi di capacità contributiva, al fine di intercettare i contribuenti per i quali le spese sostenute non sono compatibili con quanto dichiarato;
c) l'impegno per la realizzazione del piano di accertamenti nei confronti delle imprese di medie dimensioni sulla base di specifiche analisi del rischio;
d) l'introduzione di significative novità ai fini della riscossione, per le quali gli accertamenti per imposte sui redditi, iva e irap, dovranno contenere anche l'intimazione al pagamento degli importi in essi indicati entro il termine per la presentazione del ricorso (accertamento esecutivo). Tali atti diverranno, dunque, prontamente esecutivi; tuttavia, il «decreto sviluppo» del mese di luglio 2011 (decreto-legge n. 70 del 2011) ha attenuato il principio del «solve et repete», disponendo la sospensione dell'esecuzione forzata, eventualmente conseguente ai predetti atti, per centottanta giorni decorrenti dall'affidamento in carico agli agenti della riscossione;
e) l'ulteriore rafforzamento del controllo sulle compensazioni. In tema di indebito uso di crediti in compensazione sono stati previsti un'intensificazione dei controlli e un inasprimento delle sanzioni per i reati in materia di imposte sui redditi e iva, con l'intento generale di eliminare disposizioni di favore o abbassare la soglia di imposta evasa a partire dalla quale scatta l'applicazione delle sanzioni penali;
si ricordano le disposizioni antielusive volte a colpire l'uso di beni intestati fittiziamente a società: viene considerata reddito diverso ai fini irpef la differenza tra il valore di mercato e il corrispettivo annuo per la concessione in godimento di beni dell'impresa a soci o familiari dell'imprenditore. Inoltre, è prevista l'indeducibilità dei costi relativi ai beni concessi ai soci o ai familiari per un corrispettivo annuo inferiore al valore di mercato;
si è previsto un potenziamento dell'attività di accertamento effettuata dall'Agenzia delle entrate, a cui è stato affidato un ruolo centrale nel coordinamento del servizio di accertamento e riscossione, attraverso l'ottimizzazione delle risorse, l'incremento della capacità operativa in specifici settori e la collaborazione con altri enti; l'Agenzia delle entrate e le società del gruppo Equitalia e di Riscossione Sicilia possono intervenire coattivamente per il recupero delle somme non riscosse con i condoni e le sanatorie previsti dalla legge finanziaria per il 2003;
sono stati rafforzati i poteri del fisco in sede di indagini finanziarie, in particolare consentendo agli uffici di acquisire informazioni anche da società ed enti di assicurazione per quanto riguarda le attività di natura finanziaria;
sono state introdotte disposizioni in materia di studi di settore, dirette in estrema sintesi:
a) a differirne i termini di pubblicazione;
b) ad aumentare la sanzione per omessa presentazione del modello per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi stessi;
c) a consentire l'accertamento induttivo nei casi di omessa o infedele indicazione di specifici dati;
d) a modificare il contenuto degli atti di accertamento nel caso di congruità alle risultanze degli studi di settore;
e) ad innalzare del 50 per cento la misura della sanzione minima e massima per l'ipotesi di omessa presentazione del modello per la comunicazione dei dati rilevanti;
alcune delle disposizioni sopra richiamate sono state introdotte a seguito delle legittime richieste da parte di associazioni rappresentative del mondo produttivo, che avevano sollecitato a livello nazionale l'adozione di norme di rango legislativo e regolamentare volte ad alleggerire il carico fiscale e contributivo gravante sulle imprese, a rendere più flessibili i meccanismi di riscossione coattiva, nonché a ridurre l'onerosità delle more, degli interessi e sanzioni previsti in caso di ritardo nei pagamenti dei tributi e dei contributi;
in tale prospettiva occorre sottolineare come l'intento di tali iniziative sia stato quello di affermare il principio dell'effettiva equità e sostenibilità del carico fiscale-contributivo, tenendo conto anche della situazione di difficoltà in cui versa una parte dei contribuenti e delle imprese, a causa del negativo andamento congiunturale dell'economia mondiale, che ha comportato una crisi economico-occupazionale in molti comparti del settore economico primario e secondario, determinando una significativa contrazione dei consumi e delle commesse; situazione, tra l'altro, aggravata dalla debolezza strutturale di alcuni mercati locali, notoriamente costituiti da micro-aziende, per lo più sottocapitalizzate ed esposte ad una cronica carenza di liquidità, e dal crescente ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché da parte degli enti del servizio sanitario nazionale;
nella convinzione che la battaglia contro l'evasione fiscale debba essere proseguita e rafforzata, occorre, inoltre, distinguere tra l'evasione «di massa» e l'evasione «interpretativa»;
per evasione «di massa» si intende la sistematica sottodichiarazione dei redditi, attraverso, ad esempio, la sottofatturazione dei corrispettivi realizzati;
l'evasione «interpretativa» (che coincide solo in parte con la cosiddetta elusione) è, invece, un comportamento più articolato e complesso, che consiste, generalmente, nell'individuazione, da parte del contribuente, di assetti negoziali e societari tali da determinare l'occultamento completo o l'erosione del presupposto di imposizione;
nella generalità dei casi, cambiano i soggetti che mettono in campo i predetti comportamenti illeciti:
a) le piccole strutture, scarsamente organizzate e che operano direttamente nei confronti dei consumatori finali, generalmente occultano completamente il presupposto di applicazione dei tributi, realizzando di regola fenomeni di «evasione di massa»;
b) le strutture di dimensione più rilevanti - e come tali più «rigide» dal punto di vista amministrativo - generalmente non pongono in essere fenomeni di evasione di massa (occultamento sistematico, totale o parziale, del presupposto imponibile), ma fenomeni di «evasione interpretativa»; essi, infatti, variamente manipolano (con interpretazioni «capziose») la normativa tributaria, allo scopo di fruire di vantaggi fiscali indebiti;
è evidente che le strategie che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, deve mettere in campo saranno profondamente diverse a seconda che si intenda contrastare la cosiddetta evasione di massa ovvero la cosiddetta evasione interpretativa;
più in particolare, è evidente che un «intervento umano» (cioè dall'amministrazione finanziaria sia civile che militare) appare preferibile o, per meglio dire, obbligato, laddove si intenda contrastare la cosiddetta evasione interpretativa in quanto, in questi casi:
a) l'anagrafe tributaria può rappresentare «solo» un utile supporto per l'innesco di più approfonditi controlli;
b) per l'effettuazione di controlli efficaci non potrà prescindersi dal lavoro svolto dal personale civile e militare dell'amministrazione finanziaria, che dovrà individuare il comportamento illecito (eventualmente) tenuto dal contribuente e ricostruire il corretto carico tributario che lo stesso avrebbe dovuto scontare;
invece, per contrastare l'evasione di massa, appare opportuno affidarsi ad un massiccio utilizzo dell'anagrafe tributaria, in modo combinato con strumenti di accertamento sintetici (cosiddetto redditometro);
il potenziamento degli strumenti di indagine finanziaria messi a disposizione con il recente decreto-legge n. 102 del 2011 ha ampliato i poteri di indagine dell'amministrazione finanziaria, ma pone necessariamente problemi di tutela della privacy dei contribuenti;
alcuni recenti interventi giurisprudenziali hanno contribuito a rendere ancor più complicato applicare correttamente le disposizioni tributarie, determinando una non chiara distinzione tra legittimo risparmio d'imposta ed elusione/abuso del diritto,
impegna il Governo:
ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a:
a) rafforzare il coordinamento tra le banche dati a disposizione dell'anagrafe tributaria e le altre banche dati, in particolare quelle degli enti locali, al fine di contrastare l'evasione fiscale;
b) coinvolgere gli enti locali nella segnalazione qualificata all'Agenzia delle entrate in ordine ad elementi indice di capacità contributiva riferiti ai contribuenti, anche al fine di ritrarre risorse economiche relative agli accertamenti tributari andati a buon fine;
c) utilizzare le informazioni relative ai rapporti finanziari intrattenuti nel pieno e rigoroso rispetto della privacy dei contribuenti;
d) delimitare la portata applicativa dell'elusione e del cosiddetto abuso del diritto, distinguendo i comportamenti dei contribuenti volti ad aggirare obblighi o divieti posti dall'ordinamento tributario da quelli che configurano un legittimo risparmio d'imposta;
e) evitare quelle che ai firmatari del presente atto di indirizzo appaiono forme di spettacolarizzazione inutili e, al contrario, concentrare le risorse dell'amministrazione finanziaria su interventi volti a massimizzare i recuperi a tassazione di somme illegittimamente sottratte all'erario;
f) introdurre ulteriori elementi di maggiore flessibilità nelle procedure di riscossione coattiva nei confronti di quegli imprenditori che dimostrino di non essere in grado di ottemperare alle scadenze fiscali e contributive per una temporanea difficoltà economica legata alla congiuntura negativa;
g) adottare misure di semplificazione del sistema fiscale volte a favorire il rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria.
(1-00843)
«Leo, Bernardo, Saltamartini, Berardi, Del Tenno, Laboccetta, Pagano, Antonio Pepe, Savino, Ventucci, Biava».
(30 gennaio 2012)
MOZIONI DELLA VEDOVA E TOTO N. 1-00828, MONAI ED ALTRI N. 1-00834, MISITI ED ALTRI N. 1-00835, MOFFA ED ALTRI N. 1-00836, LANZILLOTTA ED ALTRI N. 1-00837, LO MONTE ED ALTRI N. 1-00838, DOZZO ED ALTRI N. 1-00839, GALLETTI ED ALTRI N. 1-00840, VALDUCCI ED ALTRI N. 1-00841 E META ED ALTRI N. 1-00844 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A FAVORIRE LO SVILUPPO DELLE RETI A BANDA LARGA
Mozioni
La Camera,
premesso che:
la modernizzazione del settore e lo sviluppo delle reti di nuova generazione, in grado di fornire servizi d'accesso a banda larga fissa e mobile, rappresentano una priorità per le strategie di produttività, di crescita e di innovazione del Paese;
come riconosciuto recentemente dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e da numerosi studi scientifici, gli investimenti in banda larga hanno effetti considerevoli sulla crescita del reddito nazionale delle società avanzate, sia direttamente per l'attività di progettazione e impianto delle reti, che indirettamente, in virtù dell'aumento complessivo di produttività, del livello di innovazione e di base occupazionale delle attività economiche che utilizzano e beneficiano delle reti di nuova generazione per i loro processi produttivi;
una ricerca della Banca mondiale del 2009, confermata peraltro da altre analisi indipendenti, valuta come una variazione di 10 punti percentuali della penetrazione della banda larga possa generare un aumento di 1,21 punti percentuali di crescita del prodotto interno lordo pro capite nelle economie dei Paesi sviluppati;
secondo uno studio della Oxford Economics, un livello di investimenti in banda larga a livelli statunitensi consentirebbe all'Europa una crescita del prodotto interno lordo di circa il 5 per cento e del 7 per cento per l'Italia; sulla base delle stime del Progetto Italia digitale 2010 di Confindustria, l'attivazione delle reti di nuova generazione fisse e mobili può generare a regime risparmi di 40 miliardi di euro annui, grazie soprattutto alla possibile crescita dimensionale del telelavoro e della digitalizzazione degli adempimenti fiscali e amministrativi;
come evidenziato recentemente dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in una segnalazione al Governo, con la quale l'autorità suggerisce l'istituzione di un'agenda digitale per l'Italia sul modello di quella europea, i dati italiani «di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on line, sia sotto il profilo di utilizzo da parte dei consumatori che delle imprese, sono nettamente al di sotto della media UE»; secondo dati Eurostat del 2011, infatti, gli utenti abituali di internet in Italia sono il 47,6 per cento contro una media europea del 65 per cento; la quota di famiglie con connessione a banda larga è il 49 per cento, contro la media dell'Unione europea del 61 per cento; le imprese che utilizzano il web per la vendita di beni e servizi sono il 4 per cento del totale, a cospetto di una media continentale del 13 per cento;
la penetrazione del servizio a banda larga in Italia - pari a fine 2010 a circa il 22 per cento della popolazione - è inferiore alla media dei membri dell'Unione europea (26,6 per cento) e al livello dei maggiori Paesi continentali (Francia e Germania, nei quali la penetrazione si attesta al 30 per cento circa); per quanto concerne la fibra ottica, nonostante gli investimenti intrapresi fin dagli anni Novanta, la copertura territoriale è pari al 10 per cento, con un numero di accessi attivi (300 mila, pari appena allo 0,6 per cento della popolazione) sostanzialmente invariato negli ultimi 4 anni; intere aree del nostro Paese, per una popolazione pari a circa il 18 per cento del totale, sono soggette ad un significativo divario digitale, senza alcuna connessione a banda larga o dotate esclusivamente di connessioni a velocità inferiore a 2 megabit al secondo, compresi molti distretti industriali, con gravi asimmetrie anticompetitive per le aziende italiane rispetto ai concorrenti del nord Europa;
l'interessante sviluppo delle connessioni mobili (che porta la quota di italiani dotati di smartphone e chiavi usb al 48 per cento, contro una media europea del 39 per cento), la prospettiva di una maggiore diffusione delle reti mobili di quarta generazione - confermata dal buon esito della recente asta pubblica per le frequenze - e la costante integrazione tecnologica delle reti fisse e mobili necessitano di misure normative di semplificazione delle procedure amministrative e dei regimi di autorizzazione e concessione connessi agli investimenti delle imprese di telecomunicazioni;
secondo le stime più accreditate, gli investimenti necessari a dotare l'intera popolazione italiana delle reti di banda larga di ultima generazione assommano a circa 10-15 miliardi di euro; i vincoli di finanza pubblica e gli obiettivi pluriennali di riequilibrio fiscale rendono impraticabile il ricorso ai soli investimenti pubblici per il raggiungimento di questo risultato;
alla dotazione formale di 800 milioni di euro, prevista dall'articolo 1 della legge n. 69 del 2009, a carico del bilancio dello Stato e a valere sul fondo per le aree sottoutilizzate «per facilitare l'adeguamento delle reti di comunicazione elettronica pubbliche e private all'evoluzione tecnologica e alla fornitura dei servizi avanzati di informazione e di comunicazione del Paese», non si è accompagnata l'effettiva disponibilità delle risorse,
impegna il Governo:
ad intraprendere tutte le iniziative di carattere normativo per favorire, anche attraverso forme di incentivo fiscale, lo sviluppo delle reti fisse e mobili di nuova generazione, allo scopo di ampliare la copertura territoriale dei servizi d'accesso a banda larga, di ridurre il divario digitale tra le diverse aree del Paese, in via prioritaria nei distretti industriali, e di migliorare la competitività e la produttività del sistema economico nazionale;
a completare l'opera di semplificazione normativa e amministrativa per migliorare il quadro regolatorio, rendendo coerenti le disposizioni vigenti in materia, per incentivare gli investimenti e favorire, anche in questo settore, la piena concorrenza tra operatori di rete fissa e mobile.
(1-00828) «Della Vedova, Toto».
(26 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
sia le istituzioni sovranazionali che i Governi nazionali riconoscono all'evoluzione delle infrastrutture di nuova generazione e al conseguente sviluppo dei servizi in rete un ruolo fondamentale per garantire una crescita inclusiva, sostenibile e duratura dei singoli Paesi;
sotto tale profilo, l'anno 2011 ha rappresentato uno snodo importante ed è stato caratterizzato dalla definizione degli ambiziosi obiettivi comunitari dell'agenda digitale europea (COM(2010)245) per il prossimo decennio, ma anche dagli indirizzi regolamentari per la realizzazione delle reti di accesso di nuova generazione e dal lancio delle prime offerte a 100 megabit al secondo anche in Italia;
in data 20 settembre 2010 la Commissione Europea ha, infatti, presentato un pacchetto di misure finalizzate al raggiungimento dell'obiettivo, nel quadro dell'agenda digitale europea, di fornire ai cittadini europei l'accesso alla banda larga (base per il 2013 e veloce per il 2020);
del sopra citato pacchetto sulla banda larga fa parte anche la raccomandazione relativa all'accesso regolamentato alle reti di accesso di nuova generazione (next generation networks-nga), C(2010)6223) che ha lo scopo di favorire lo sviluppo del mercato unico rafforzando la certezza del diritto e promuovendo gli investimenti, la concorrenza e l'innovazione sul mercato dei servizi a banda larga, in particolare nella transizione alle reti di accesso di nuova generazione (nga);
le reti di accesso di nuova generazione sono reti di accesso cablate costituite, in tutto o in parte, da elementi ottici e in grado di fornire servizi d'accesso a banda larga con caratteristiche più avanzate (quale una maggiore capacità di trasmissione) rispetto a quelli forniti tramite le reti in rame esistenti;
dette reti, definite anche come delle vere e proprie «autostrade informatiche» per veicolare il traffico dati a grande velocità, in sicurezza e senza strozzature, secondo quanto emerge dal secondo rapporto dell'Osservatorio I-com sulle reti di nuova generazione, potrebbero rappresentare non solo uno strumento di sviluppo e crescita dell'economia, ma anche e sopratutto una modalità di investimento per evitare il cosiddetto «sotto-sviluppo» dei Paesi;
non a caso, proprio sulle reti di nuova generazione, si sono indirizzati importanti investimenti sia di carattere pubblico, che privato nei principali Paesi del mondo e, in particolare, negli Stati Uniti, in Cina, in Corea, in India e in Australia;
anche i Paesi europei a più elevato tasso di digitalizzazione quali il Regno Unito, l'Olanda e le economie scandinave hanno recentemente investito sulle reti di accesso di nuova generazione, anche se in modo più limitato di altre realtà internazionali per via di una regolamentazione sugli aiuti di Stato che limita maggiormente l'investimento pubblico in tal senso;
ciononostante, numerosi studi di caratura nazionale e internazionale dimostrano come le reti di nuova generazione (fisse e mobili) possono promuovere la crescita almeno di un 1 punto di prodotto interno lordo ogni 10 per cento aggiuntivo di diffusione della banda larga e, al contempo, generare importanti risparmi che, a regime, per l'Italia corrisponderebbero a quasi 40 miliardi all'anno. Sul punto, si segnala come la Banca Mondiale stimi, infatti, in 1,21 per cento l'impatto per i Paesi ad alto reddito di prodotto interno lordo aggiuntivo per ogni 10 per cento di diffusione della banda larga (Qiang e Rosotto, «Economic impacts of broadband», in Information and Communication for Development 2009: Extending Reach and Increasing Impact, Word Bank). Con riferimento specifico all'Italia, inoltre, il Progetto Italia digitale 2010 di Confindustria quantifica i risparmi grazie al telelavoro (in 2 miliardi di euro), e-learning (in 1,4 miliardi di euro), e-government e impresa digitale (in 16 miliardi di euro), e-health (in 8,6 miliardi di euro), giustizia e sicurezza digitale (in 0,5 miliardi di euro), gestione energetica intelligente (in 9,5 miliardi di euro). Analoghe considerazioni sono contenute nel rapporto Oecd (2009) «Network developments in suppurt of innovation and user needs» - Directorate for science, technology and industry;
in data 12 gennaio 2012 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha inviato una segnalazione al Governo («Un'agenda digitale per l'Italia»), nella quale si delinea un quadro di iniziative per lo sviluppo delle reti e dei servizi di nuova generazione;
nell'ambito della predetta segnalazione l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha, inoltre, rilevato che l'Europa si è dotata di un'agenda digitale che traguarda ambiziosi risultati entro il 2020 e spetta, quindi, agli Stati membri, mediante l'adozione di un'agenda digitale nazionale, di individuare e realizzare concretamente le tappe che permettano il raggiungimento degli obiettivi;
istituire un'agenda nazionale digitale in Italia appare quanto mai urgente anche per il fatto che nel nostro Paese i dati di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on line, sia sotto il profilo di utilizzo da parte dei consumatori che delle imprese, sono nettamente al di sotto della media europea. Inoltre, ad avviso dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel 2015, nel nord Europa il peso sul prodotto interno lordo dell'economia internet raddoppierà, mentre per l'Italia il peso dell'economia digitale rischia di rimanere modesto, qualora non si proceda rapidamente ad interventi che garantiscano una netta inversione di tendenza;
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, il 17 gennaio 2012 il Presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Monti, ed una rappresentanza dal Governo hanno incontrato i governatori delle regioni meridionali e, fra i vari impegni assunti, è stato ribadito quello di colmare il divario digitale (digital divide) al Sud, estendendo la copertura della banda larga a tutto il territorio nazionale entro il 2013, visto che in Italia esistono ancora zone completamente prive di banda larga, dove internet viaggia alla velocità del telefono e la banda ultra larga in fibra ottica (ngn) rappresenta di fatto una chimera;
il giorno successivo a tale riunione, il 18 gennaio 2012, il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, durante il corso di un'audizione presso la Camera dei deputati sulle prospettive in Italia delle reti di prossima generazione, ha evidenziato come nel nostro Paese la copertura territoriale risulta essere del solo 10 per cento, con poco più di 2,5 milioni di edifici passati in fibra e solo 300.000 accessi attivi, pari allo 0,6 per cento della popolazione. E, ancora, che gli attuali 300 utenti in fibra ottica rappresentano un dato che da circa quattro anni non varia;
durante tale audizione, il presidente Calabrò ha, inoltre, messo in luce come la recente esperienza di successo dell'asta per le frequenze di quarta generazione con più di quattro miliardi di euro di incasso «non sia altro che la cartina di tornasole del valore atteso dall'investimento nel radiospettro, mentre i progetti per la realizzazione della rete di accesso in fibra ottica languono». E, ancora, che il crescente sviluppo del mobile in Italia non riduce l'importanza della realizzazione di una rete in fibra, perché anche la rete mobile ha bisogno di collegamenti di rilegamento in fibra (backhauling) fra stazioni radio-base e centrali e sarà proprio la rete in fibra l'infrastruttura che permetterà di realizzare davvero la velocità di connessione che la trasmissione mobile di quarta generazione promette;
con la delibera n. 1/12/CONS, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha provveduto all'individuazione degli obblighi regolamentari per i servizi di accesso alle reti di nuova generazione con l'obiettivo, in linea con quanto espresso nella raccomandazione sulle reti di accesso di nuova generazione della Commissione europea del 20 settembre 2010: di incentivare gli operatori di ogni dimensione ad arricchire progressivamente le proprie dotazioni infrastrutturali; di riconoscere le differenze nelle condizioni concorrenziali esistenti tra le diverse aree geografiche del nostro Paese; di remunerare il rischio di investimento (risk premium); di promuovere le iniziative di coinvestimento e ripartizione del rischio imprenditoriale fra gli operatori; di valutare la possibilità di imporre obblighi di accesso simmetrici, cui eventualmente assoggettare tutti gli operatori che detengono il controllo di infrastrutture che possano costituire strozzature concorrenziali;
in base a tale delibera Telecom Italia dovrà pubblicare, entro i prossimi due mesi, la prima offerta di riferimento per tutti i servizi - attivi e passivi - di accesso all'ingrosso sulla rete di accesso di nuova generazione;
pur tuttavia, nonostante tale delibera, come per altro sottolineato in Commissione trasporti della camera dei deputati dallo stesso Presidente Calabrò, abbia costituito il frutto di un intenso lavoro teso a collocare l'Italia nel novero dei Paesi che hanno disciplinato concretamente la fornitura dei servizi all'ingrosso per le reti in fibra, alcuni organi di stampa nazionale hanno definito tale delibera come «ambigua» e, conseguentemente, non idonea a garantire il risultato atteso: ovvero quello di permettere a tutti gli operatori di offrire alla clientela i servizi innovativi consentiti dalle reti a banda ultra larga nel pieno rispetto dei principi sanciti a livello nazionale ed europeo sulla concorrenza;
si legge, infatti, in un articolo apparso sul Corriere delle Sera del 20 gennaio 2012 dal titolo «Impegno di Monti per la banda larga ma il regolamento Agcom non aiuta»: «il dossier digitale si presenta molto aggrovigliato. Basti pensare che la stessa Agcom, giorni fa, aveva varato un regolamento ambiguo sui servizi di accesso alle stesse Ngn: mentre infatti chiedeva a Telecom di garantire ai concorrenti il distacco (unbudling), a loro favore, del doppino telefonico dell'ultimo miglio, usava la formula "ove tecnicamente possibile", che può essere la fine dello stesso unbundling, e quindi della concorrenza. Si lascia a Telecom la scelta delle tecnologie, che guarda caso potrebbero essere proprio quelle che non garantiscono l'unbudling. Se ne occuperà l'Antitrust»;
alla luce di quanto precede, si ritiene auspicabile che le competenti autorità ivi richiamate chiariscano in modo definitivo la portata delle criticità sollevate dalla stampa nazionale sul punto;
in data 19 ottobre 2011, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte destinate a favorire il completamento delle reti transeuropee di trasporto, energia e telecomunicazioni che si collocano nell'ambito delle azioni previste nel prossimo quadro finanziario 2014-2020, attraverso il nuovo «Meccanismo per collegare l'Europa» (Connecting Europe facility) con cui l'Unione europea intende promuovere il finanziamento di determinate infrastrutture prioritarie che rispettino i criteri di sviluppo sostenibile definiti dalla strategia Europa 2020;
a tale meccanismo è strettamente collegata una proposta di regolamento sugli orientamenti per le reti transeuropee di telecomunicazioni (COM(2011)657) che prevede 9,2 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in reti a banda larga veloci e ultraveloci e in servizi digitali paneuropei. Tale proposta è finalizzata, in particolare, a raggiungere entro il 2020 gli obiettivi dell'agenda digitale europea (COM(2010)245) che prevedono la copertura universale a 30 megabit o il collegamento di almeno il 50 per cento dei nuclei familiari europei a velocità di connessione superiori a 100 megabit. E, infatti, all'articolo 2 prevede come obiettivi: a) la crescita economica e lo sviluppo del mercato unico; b) il miglioramento della vita quotidiana dei cittadini, delle imprese e delle amministrazioni mediante l'interconnessione e l'interoperabilità delle reti nazionali di telecomunicazioni e l'accesso a queste ultime; c) la diffusione di reti a banda larga veloci e superveloci; d) lo sviluppo sostenibile delle infrastrutture di servizi digitali transeuropei, la loro interoperabilità e coordinamento, nonché il funzionamento, la manutenzione e l'ammodernamento; e) la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e la protezione dell'ambiente;
a livello nazionale, in materia di realizzazione degli obiettivi indicati dalla citata agenda digitale europea, il Parlamento è intervenuto recentemente attraverso l'approvazione dell'articolo 30 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, con il quale si prevede che, al fine del raggiungimento degli obiettivi concernenti il diritto di accesso a internet per tutti i cittadini «ad una velocità di connessione superiore a 30 Mb/s» (e almeno per il 50 per cento «al di sopra di 100 Mb/s»), il Ministero dello sviluppo economico predispone un apposito progetto strategico, nel quale vengono individuati interventi per la realizzazione di infrastrutture di telecomunicazione a banda larga e ultralarga, anche mediante la valorizzazione di infrastrutture già esistenti;
dopo l'approvazione del citato articolo 30 del decreto-legge n. 98 del 2011, ha fatto seguito la pubblicazione, da parte del Ministero dello sviluppo economico, tramite Infratel Italia, del quarto bando di gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione di infrastrutture costituite da impianti in fibra ottica per una rete a banda larga (Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2011). La gara riguarda le regioni Sicilia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Marche, Toscana, Sardegna e Veneto. L'importo complessivo dei lavori supera i 69 milioni di euro e si inserisce nel quarto intervento attuativo, che prevede un investimento di oltre 95 milioni di euro per l'abilitazione all'offerta dei servizi a larga banda, mediante la costruzione di circa 2000 chilometri di rete in fibra ottica in oltre 400 aree comunali e subcomunali, in prevalenza in zone ad alta intensità rurale e distretti produttivi, per un totale di oltre 358.000 cittadini;
come si evince della lettura del secondo rapporto dell'Osservatorio I-com sulle reti di nuova generazione, molti Governi hanno implementato strategie volte alla diminuzione degli ingenti costi di costruzione delle infrastrutture e a fornire, conseguentemente, incentivi sufficienti ad attrarre l'investimento privato in zone di mercato altrimenti escluse. Solitamente tali interventi sono successivi a un preliminare processo di stima della domanda potenziale e possono avere scala nazionale o, più frequentemente, essere associati a politiche regionali settoriali, indirizzate a specifiche aree geografiche, in cui il costo di fornitura privata del servizio richiesto è troppo elevato per il livello di domanda identificata;
in Europa, la predisposizione di interventi finalizzati al finanziamento delle infrastrutture deve essere effettuata nel rispetto del vincolo della disciplina degli aiuti di Stato. In particolare, è necessario che l'intervento pubblico sia conforme agli orientamenti espressi dalla Commissione europea in materia di aiuti di Stato a sostegno dell'investimento in reti a banda larga nella comunicazione del 30 settembre 2009, che precisa, con riguardo alle reti di accesso di nuova generazione, la distinzione fra «aree bianche», «aree grigie» ed «aree nere». Per «aree nere nga» si intendono quelle aree ove nessun aiuto di Stato diretto a soggetti economici è ammissibile perché potrebbe produrre una distorsione del mercato, in quanto si tratterebbe di aree in cui sono già presenti reti di accesso di nuova generazione, o verranno sviluppate nei prossimi cinque anni. Sono ritenute invece «aree bianche nga» le aree temporaneamente sprovviste di reti di questo tipo e nelle quali è improbabile che, in un futuro prossimo (5 anni), investitori privati provvederanno a svilupparle e renderle pienamente operative. In analogia a quanto previsto in generale, si ha anche il caso intermedio di aree grigie di reti di accesso di nuova generazione;
tra i meccanismi di investimento implementati a livello europeo e internazionale, uno dei metodi per canalizzare l'intervento pubblico in modo efficiente consiste:
a) nel progettare forme di partenariato, dal momento che esse permettono di controllare più facilmente i flussi di investimento pubblico e, al contempo, di valersi dell'esperienza e della professionalità del settore privato. Un famoso modello di partenariato pubblico-privato è quello adottato per il progetto Amsterdam Citynet, anche se il modello si è recentemente evoluto discostandosi dall'assetto iniziale, con la drastica riduzione della componente pubblica, in seguito al trasferimento di parte della proprietà alle società private KPN e Reggefiber;
b) nell'avviare prestiti di lungo periodo per gli operatori e programmi nazionali di finanziamento. I programmi di finanziamento vengono adottati per sostenere gli investimenti degli operatori e per agevolare la diffusione della banda larga attraverso incentivi all'entrata sul mercato. Nella maggior parte dei casi, i finanziamenti sono diretti a sovvenzionare soggetti privati, come nel caso dei programmi di finanziamento statunitensi «Rural Broadband Access Loan» e «Guarantees Program», nei quali il Governo si impegnava a concedere garanzie e prestiti agli operatori a tassi agevolati;
c) nel riconoscimento di incentivi fiscali. Tale tipologia di intervento serve a promuovere gli investimenti in ricerca e sviluppo, in modo tale che gli operatori che investono sia in nuove reti che, in alcuni casi, in nuovi contenuti abbiano incentivi sufficienti a creare ulteriore innovazione. In tale tipologia di intervento rientrano diverse agevolazioni fiscali, che variano a seconda della legislazione del Paese prescelto, e che comprendono il credito di imposta (Usa) e i sussidi elargiti agli operatori di business (Canada). Gli incentivi fiscali sono particolarmente diffusi in Danimarca e negli Stati Uniti, dove sono stati introdotti per agevolare gli investimenti dei nuovi operatori (Usa), e per sussidiare indirettamente i dipendenti di quelle imprese che adottano sistemi di gestione dei dati supportati dalle reti di prossima generazione (Danimarca);
d) nell'adottare strategie di abbattimento dei costi amministrativi legati ai processi di creazione dell'infrastruttura e ad agevolare gli investimenti in nuovi rami di business;
e) nell'adottare politiche di condivisione delle infrastrutture. La ratio di tali politiche è legata al fatto che i costi delle opere civili costituiscono di gran lunga la componente dominante dei costi di realizzazione delle reti di prossima generazione in fibra ottica. In particolare, il Giappone ha recentemente utilizzato le reti elettriche esistenti per lo sviluppo della fibra ottica, arrivando a risparmiare il 23 per cento dei costi di implementazione. La Francia, invece, ha deciso di condividere la fibra nelle aree urbane, a Parigi in particolare, aprendo il suo sistema di fognatura ai concorrenti, evitando in tal modo gran parte dei costi di ingegneria civile. Nel mese di agosto del 2008, il legislatore francese ha poi approvato una legge che impone ai costruttori dei nuovi edifici di distribuire la fibra di tutto l'edificio e di renderla disponibile a tutti gli operatori concorrenti su base non discriminatoria;
f) nell'adottare iniziative per assicurare un utilizzo efficiente dello spettro-radio. Lo sviluppo del mercato della banda larga dipenderà in misura consistente dallo sviluppo di reti di tipo wireless, come ha recentemente ribadito la Commissione europea nella comunicazione sul futuro della banda larga in Europa del 20 settembre 2010;
g) nell'implementare il cosiddetto mapping territoriale. Un altro tipo di intervento che, ad oggi, è relativamente poco diffuso è la mappatura delle zone scoperte, ossia quel procedimento di identificazione delle aree territoriali effettivamente escluse dall'accesso a servizi a banda larga mediante un catasto delle infrastrutture;
al riguardo, le analisi condotte dall'Osservatorio I-com sulle reti di nuova generazione hanno evidenziato come non tutte le tipologie di politiche pubbliche a sostegno della diffusione della banda larga e delle reti di nuova generazione sembrano esercitare un effetto positivo sulla diffusione delle linee a banda larga;
infatti, mentre l'implementazione di forme di partenariato pubblico-privato (sia con proprietà pubblica che privata della rete) risulta avere un effetto positivo e statisticamente significativo sul grado di penetrazione della banda larga sul territorio nazionale, così come la realizzazione di programmi di finanziamento e prestiti di lungo periodo per gli operatori, altre politiche quali la mappatura del territorio o il riconoscimento di incentivi fiscali sembrano esercitare un effetto debole, statisticamente non significativo;
in ogni caso, si ritiene che la questione del finanziamento e degli investimenti in banda larga e reti di nuova generazione appaia troppo importante dal punto di vista economico e sociale per essere lasciata solo nelle mani degli investitori privati, la cui disponibilità all'investimento in tempi rapidi potrebbe essere limitata dagli elevati costi di realizzazione delle nuove reti e, soprattutto, dall'incertezza circa la capacità di ottenere adeguati ritorni dall'investimento;
sotto tale profilo, si rileva inoltre, come già segnalato nelle premesse precedenti, che dal punto di vista squisitamente sociale l'Italia presenta un numero di «analfabeti digitali» (definito come numero di cittadini che non hanno mai utilizzato internet) fra i più alti d'Europa. La media europea è pari al 20 per cento. In Italia, secondo Eurostat, la percentuale è del 40 per cento. L'analfabetismo digitale è un fenomeno preoccupante che frena la crescita economica e la diffusione della cultura delle informazioni, pregiudicando in modo irreversibile il futuro delle prossime generazioni;
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, nell'ambito del decreto-legge di prossima pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale sulle semplificazioni e sullo sviluppo varato dal Consiglio dei ministri il 27 gennaio 2012 (cosiddetto decreto semplifica Italia), sarebbero contenute disposizioni volte, da un lato, ad istituire un'agenda digitale italiana tesa a perseguire gli obiettivi dell'agenda digitale europea e, dall'altro, ad avviare un'apposita cabina di regia di coordinamento,
impegna il Governo:
a porre in essere ogni atto di competenza volto a garantire che l'istituenda «agenzia digitale per l'Italia» diventi al più presto uno strumento concretamente capace di perseguire con efficienza ed efficacia gli ambiziosi obiettivi sanciti a livello comunitario dall'agenda digitale europea;
a perseguire con tenacia l'obiettivo annunciato con il cosiddetto decreto semplifica Italia di promuovere la diffusione delle reti di banda larga ed ultra larga e di semplificare le procedure amministrative e gli adempimenti burocratici, con il fine di agevolare il percorso di aziende e cittadini nella produzione e nella fruizione dei contenuti digitali;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza tesa a rafforzare la normativa di settore in tema di accesso alle infrastrutture civili in corso di realizzazione ai fini della posa di tubazioni utili alla realizzazione di reti in fibra ottica, per diminuire i costi di scavo e realizzare un'opportuna forma di condivisione dei lavori da parte dei differenti fornitori di servizi a rete (elettricità, gas, acqua);
ad adottare iniziative volte ad incentivare misure di cooperazione per reti wireless mediante promozione di accordi di roaming nazionale per aumentare la copertura del territorio;
ad adottare iniziative volte ad aumentare l'utilizzo e la diffusione delle aree wi-fi nei luoghi pubblici;
a porre in esser ogni atto di competenza volto ad assicurare un utilizzo efficiente dello spettro-radio in ossequio a quando disposto dai principi comunitari sul punto, al fine di garantire la massima valorizzazione delle risorse frequenziali attraverso la liberazione di nuove risorse per lo sviluppo delle reti wireless di ultima generazione;
ad incentivare la circolazione dei contenuti digitali, implementando nuove forme di uso sociale della tecnologia nel mercato del lavoro, affinché la pubblica amministrazione investa in progetti per sviluppare adeguate forme di telelavoro da accompagnare all'innalzamento dell'età pensionabile;
a porre in essere ogni atto di competenza, anche presso le competenti sedi europee, al fine di garantire la più efficace implementazione nell'utilizzo delle risorse europee già stanziate o in fase di programmazione per favorire gli investimenti in reti a banda larga veloci e ultraveloci;
ad adottare le più opportune iniziative, avendo riguardo alle richiamate esperienze maturate nel contesto europeo e internazionale, tese a favorire gli investimenti pubblici e privati nelle reti di nuova generazione;
a valutare con particolare attenzione l'analisi di impatto che la Commissione europea ha formulato per il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda digitale e della strategia Europa 2020 nel campo delle telecomunicazione, dove l'opzione più indicata è quella del «finanziamento combinato» che prevede il ricorso sia a sovvenzioni sia a strumenti finanziari (come la partecipazione al capitale di fondi di investimento, il contributo finanziario alla fornitura e all'allocazione di capitali destinati al finanziamento di prestiti e/o garanzie e altri strumenti di condivisione dei rischi - comprese le obbligazioni, ma non limitati ad esse - prestiti, garanzie, controgaranzie, capitale di rischio e altri);
ad adottare, nel quadro dello sviluppo delle reti a banda larga e alla luce delle segnalazioni del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ogni iniziativa volta a promuovere l'utilizzo della rete, specificatamente da parte delle giovani generazioni ma anche degli anziani, e a promuovere l'utilizzo della moneta elettronica e dell'e-commerce, nell'ottica di una complessiva modernizzazione del Paese.
(1-00834)
«Monai, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Pietro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
la possibilità di accesso ad internet è uno tra i servizi di natura «universale» da erogarsi all'intera collettività nazionale, alla stregua di tutti gli altri servizi considerati indispensabili, come, ad esempio, la distribuzione dell'acqua e il sistema fognario depurativo, nonché l'erogazione dell'energia elettrica e del gas. La crescita economica e sociale del Paese dipende anche dallo sviluppo della banda larga, basata su nuove infrastrutture, come le reti di nuova generazione in fibra ottica;
nel nostro Paese, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia, ci sono intere comunità prive della possibilità di connettersi ad internet, strumento indispensabile per poter fruire dei servizi forniti dalla pubblica amministrazione e di quelli a carattere commerciale;
l'Italia è 48esima nella classifica del World economic forum, che misura la capacità di incrementare la competitività tramite l'Ict (Information communication technology). La penetrazione della banda larga su rete fissa nelle famiglie è attualmente al 49 per cento, rispetto al 67 per cento della Francia e al 75 per cento della Germania. La rete in fibra ottica italiana è la più estesa d'Europa, con 2 milioni di case raggiunte, ma lo sviluppo si è praticamente arrestato;
secondo i dati Ocse, il tasso di alfabetizzazione informatica è fermo al 18 per cento, contro il 27 per cento del Regno Unito e il 32 per cento della Germania, mentre la penetrazione dei personal computer nelle famiglie è del 56 per cento, contro una media europea del 68 per cento. Solo il 17 per cento degli italiani usa il web per interagire con la pubblica amministrazione contro il 32 per cento della media dell'Unione europea;
la sola sanità digitale consentirebbe risparmi per quasi 2 miliardi di euro;
si calcola che se le imprese aumentassero solo dell'1 per cento il loro fatturato, attraverso le vendite on line, le esportazioni italiane aumenterebbero dell'8 per cento;
per le infrastrutture fisse si attendono le scelte dei singoli operatori e l'evoluzione di vari progetti. Il mobile broadband ha fatto segnare, invece, i tassi di sviluppo più vistosi, tanto è vero che in due anni gli utilizzatori sono cresciuti del 90 per cento, con un incremento del traffico per utente superiore al 30 per cento;
sia per il fisso che per il mobile, vi sono delle proposte, da parte di associazioni di categoria, che suggeriscono iniziative per favorire la realizzazione delle infrastrutture, che vanno dalle semplificazioni a una revisione della normativa sui limiti di emissione dei campi elettromagnetici, giudicata da osservatori imparziali troppo restrittiva rispetto al resto di Europa. Il broadband for all è ostacolato dal carattere frammentario dei piani regionali del 2004, che non prevedono i collegamenti tra le dorsali Nord-Sud e le penetrazioni nelle zone poco abitate,
impegna il Governo:
a prendere in considerazione la possibilità di esentare le imprese impegnate nel settore dello sviluppo delle reti fisse e mobili a banda larga dalla tassazione irap ed ires;
a proseguire quanto fatto dal precedente Governo per l'armonizzazione e la semplificazione normativa e amministrativa nel settore dello sviluppo delle reti a banda larga;
a sviluppare le reti fisse e mobili di nuova generazione in tutto il territorio nazionale, affinché il servizio di accesso alla banda larga si estenda nei territori che attualmente ne sono privi, situati in particolare nel Mezzogiorno d'Italia;
ad assumere iniziative per assicurare la funzionalità, il buono stato e il potenziamento delle reti esistenti, in vista anche di una futura possibile separazione tra rete e gestione.
(1-00835)
«Misiti, Terranova, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Miccichè, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Mario Pepe (Misto-R-A)».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
la strategia Europa 2020 ha definito ambiziosi obiettivi di diffusione della banda larga e ultralarga, quali vettori per il rilancio dell'innovazione e dell'economia, tramite la cooperazione di tutti gli attori di mercato. In questo senso, occorre incentivare gli investimenti in reti in fibra ottica e non premiare la rendita delle vecchie reti in rame;
è innegabile che realizzare un'infrastruttura strategica come la banda larga e ultralarga sia una risorsa che si intreccia con lo sviluppo del territorio e che diventa improrogabile in una fase recessiva, come quella vissuta dall'Italia a causa della gravissima crisi economica;
nel corso della XVI legislatura la IX Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati ha svolto un'accurata e approfondita indagine conoscitiva sull'assetto e le prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni e il documento conclusivo approvato il 2 dicembre 2008 ha chiesto con forza di concentrare le risorse per lo sviluppo della banda larga, che deve essere individuata come infrastruttura di base al fine di sostenere la competitività, l'innovazione e la crescita;
in tale contesto lo sviluppo della banda larga e ultralarga omogeneo su tutto il territorio nazionale è basilare anche per azzerare il gap tra le diverse aree del Paese e, in particolare, nelle aree svantaggiate, contribuendo in questo modo a sostenere le piccole e medie imprese, favorendo, altresì, sviluppi occupazionali e il miglioramento dei servizi;
i distretti industriali in una fase di crisi economica sono esposti all'aumento dei costi e ad una competitività internazionale molto aggressiva; grazie allo sviluppo della banda larga e ultralarga avrebbero la possibilità di innovarsi e accettare la sfida della competitività, anche attraverso processi di innovazione;
ancora oggi si stima che a un numero tra i 7 e i 10 milioni di italiani sia negato l'accesso alla banda larga e in questo modo ad intere aree del tessuto produttivo del nostro Paese è preclusa la possibilità di accedere alla banda larga; ciò impedisce la possibilità per quelle aree di essere competitive e limita ogni possibilità di iniziativa finalizzata alla crescita e allo sviluppo dell'Italia;
la banda larga è uno strumento essenziale che consente la possibilità di accedere oggi ai processi di indispensabili ambiti di conoscenza basilari nella nostra epoca per lo sviluppo produttivo e commerciale e per l'accesso ai mercati e all'internazionalizzazione delle nostre imprese, con particolare riguardo a quelle ubicate nel Mezzogiorno e nelle Isole;
lo sviluppo delle reti di nuova generazione non può che diventare una delle principali priorità del Governo, fornendo alle imprese e ai cittadini la possibilità di usufruire di un'adeguata ed efficiente struttura di rete in banda larga;
per il Governo è improrogabile impegnare adeguate risorse economiche che devono vedere una continuità di erogazione per non compromettere il perseguimento dell'obiettivo di garantire un accesso equo alla banda larga a tutti i cittadini e alle imprese entro il 2013,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative affinché il finanziamento, a partire dalla velocizzazione dell'utilizzo degli 800 milioni di euro derivanti dal decreto-legge n. 78 del 2009, per la realizzazione delle infrastrutture strategiche relative alla banda larga e ultralarga sia efficace, continuativo e pluriennale;
a garantire che entro il 2013, in coerenza con l'agenda digitale europea, la banda larga copra l'intero territorio nazionale, dando la possibilità a cittadini e imprese di accedere ad un'infrastruttura strategica basilare per il sostegno alla competitività;
ad accelerare la realizzazione in tempi certi di reti di banda larga e ultralarga nelle regioni meridionali e insulari, essendo queste le aree svantaggiate che scontano un evidente e maggiore deficit, rispetto ad altre aree del Paese, di infrastrutture di telecomunicazioni efficienti ed efficaci;
ad assumere le iniziative di competenza per assicurare il pieno rispetto delle indicazioni fornite dalla Commissione europea, al fine di favorire un equo accesso, in termini di costi, alla banda larga e ultralarga, rafforzando la concorrenza nei servizi e fornendo agli attori di mercato impegnati nella costruzione delle reti in fibra ottica una corretta linea di investimento.
(1-00836)
«Moffa, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Grassano, Gianni, Guzzanti, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Orsini, Pionati, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Soglia, Stasi, Taddei».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
l'agenda digitale europea è parte essenziale della strategia Europa 2020 che la Commissione europea ha definito e messo in campo per rilanciare una crescita economica inclusiva e promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale;
l'obiettivo dell'agenda digitale è quello di promuovere un'economia digitale basata sullo sviluppo e sull'utilizzo dei servizi in rete come leva per aumentare la produttività delle nostre economie, ridurre i costi delle amministrazioni pubbliche e, allo stesso tempo, aumentare la qualità della vita per i cittadini e per le imprese, migliorare il funzionamento delle istituzioni, renderle più trasparenti e avvicinarle ai cittadini; tali obiettivi rivestono una particolare importanza per l'Italia, dove i tassi di crescita sono più bassi che altrove e il malfunzionamento dei servizi pubblici e gli alti tassi di corruzione scoraggiano gli investimenti esteri; di conseguenza, il perseguimento degli obiettivi dell'agenda digitale richiede la massima determinazione e sinergia tra i diversi livelli istituzionali, oltre che tra settore pubblico e privato;
peraltro, la condizione indispensabile per lo sviluppo dell'economia digitale è l'accessibilità delle reti di nuova generazione da parte di cittadini ed imprese e tale problema si presenta con particolare gravità in Italia dove - come dimostrano tutte le rilevazioni di organismi nazionali e internazionali - esiste già con riferimento alla diffusione della banda larga (connessione a 2 megabit al secondo) e si sta progressivamente allargando un divario digitale che allontana il nostro Paese dagli altri Paesi europei, minando gravemente la competitività e, al tempo stesso, accentuando il dualismo tra le diverse aree del Paese;
al fine di porre le condizioni per lo sviluppo dell'economia digitale l'Unione europea, con riferimento allo sviluppo della rete di nuova generazione e alla diffusione della connettività, ha posto obiettivi precisi e, almeno per l'Italia, molto ambiziosi e cioè che, entro il 2020, non meno del 50 per cento delle famiglie abbiano un collegamento ad internet superveloce (oltre 100 megabit al secondo) e tutti i cittadini abbiano una connessione a internet veloce a 30 megabit al secondo;
il conseguimento di tali obiettivi richiede, secondo stime attendibili, investimenti per importi tra i 10 e il 14 miliardi di euro;
la scarsità delle risorse pubbliche sarà per l'Italia un dato strutturale per l'intero decennio e, tuttavia, questo elemento non può implicare per il nostro Paese la rinuncia a perseguire gli obiettivi dell'agenda digitale poiché l'Italia sarebbe, in tal caso, condannata al declino della sua economia;
tuttavia, come emerso anche dalla consultazione pubblica promossa dal Ministero dello sviluppo economico sulla strategia dell'agenda digitale, il mercato non sarà in grado da solo di conseguire i predetti obiettivi di connessione a internet veloce e ultraveloce nei tempi previsti dall'agenda stessa;
da tutto ciò discende che è indispensabile definire e attivare con la massima urgenza una strategia capace di ottimizzare l'utilizzo delle risorse pubbliche disponibili, in particolare quelle derivanti dai fondi strutturali europei e nazionali, concentrandole nelle aree nelle quali gli investimenti privati non potrebbero avere, senza il concorso di un contributo finanziario pubblico, il necessario ritorno economico-finanziario e realizzare, attraverso un'attenta regia, ogni possibile sinergia tra investimenti pubblici e privati da orientare in funzione degli obiettivi strategici del Paese,
impegna il Governo:
a definire la mappa degli obiettivi di connettività secondo le indicazioni dell'agenda digitale;
a promuovere il coordinamento e l'interoperabilità di tutti gli interventi realizzati o in corso di realizzazione da parte di regioni ed enti locali per lo sviluppo di reti internet veloci;
ad identificare, di conseguenza, le aree nelle quali gli investimenti pubblici finanziati da risorse europee e nazionali dovranno concorrere con capitali finanziari privati ad assicurare la realizzazione della rete, a quantificare le risorse a tal fine disponibili e a definire un piano di interventi con un preciso timing operativo coerente con gli obiettivi dell'agenda digitale;
ad assumere iniziative per prevedere che i contributi pubblici a fondo perduto previsti nel predetto piano siano assegnati con procedure di evidenza pubblica ad imprese che offrano le maggiori garanzie di realizzazione della rete di nuova generazione;
a promuovere le iniziative opportune volte a realizzare la partnership tra i diversi operatori di telecomunicazioni con lo scopo di ottimizzare gli investimenti privati, dotando il territorio nazionale di un backbone per le reti di nuova generazione che assicuri accessibilità, concorrenza tra operatori e valorizzazione delle reti esistenti;
ad assumere iniziative normative per la semplificazione delle procedure autorizzative relative alla realizzazione delle reti di nuova generazione, prevedendo anche, ove necessario, l'attivazione di poteri sostitutivi dello Stato in considerazione del carattere strategico e di impegno europeo di tali interventi.
(1-00837)
«Lanzillotta, Fabbri, Mosella, Pisicchio, Tabacci, Vernetti, Brugger».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
il processo di digitalizzazione del nostro Paese è ancora troppo lento: dai servizi postali all'educazione, dalla sanità al fisco ed altro, esiste un netto divario con i Paesi più avanzati d'Europa. I dati di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on line, sia sotto il profilo di utilizzo da parte dei consumatori che delle imprese, sono nettamente al di sotto della media europea. Potrebbe fare eccezione solo la diffusione della banda larga mobile, che dovrebbe svilupparsi in seguito alla recente assegnazione alle compagnie telefoniche delle frequenze per la tecnologia sviluppo della LTE;
anche il commercio elettronico nel nostro Paese è poco sviluppato. L'Italia è agli ultimi posti in Europa per la diffusione dell'e-banking, le piccole e medie imprese italiane non utilizzano internet per l'e-commerce o per la fatturazione elettronica. Pochissimi cittadini completano transazioni elettroniche con la pubblica amministrazione. Il peso di internet nel prodotto interno lordo italiano è ancora attorno al 2,5 per cento in confronto, ad esempio, al 7 per cento dell'economia inglese;
in tale contesto il 2 gennaio 2012 è stata avviata la quarta fase del piano nazionale per la banda larga. Il Ministero dello sviluppo economico, per il proseguimento della realizzazione e dell'attuazione del piano nazionale per la banda larga, ha bandito, tramite la propria società in house Infratel Italia, il quarto bando di gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione di infrastrutture costituite da impianti in fibra ottica per una rete a banda larga. Il bando, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2011, riguarda le regioni Sicilia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Marche, Toscana, Sardegna e Veneto e il piano sarà realizzato entro il 2015;
l'importo complessivo dei lavori supera i 69 milioni di euro e si inserisce nel quarto intervento attuativo che prevede un investimento di oltre 95 milioni di euro (iva inclusa) per l'abilitazione all'offerta dei servizi a larga banda, mediante la costruzione di circa 2000 chilometri di rete in fibra ottica in oltre 400 aree comunali e subcomunali, in prevalenza in zone ad alta intensità rurale e distretti produttivi, per un totale di oltre 358.000 cittadini;
in occasione del varo del decreto-legge sulle liberalizzazioni, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in una lettera indirizzata all'Esecutivo, ha auspicato l'istituzione dell'agenda digitale per l'Italia definendola documento programmatico e operativo che, attraverso precise politiche e adeguati strumenti, deve indicare una road map per raggiungere gli obiettivi dell'agenda digitale comunitaria;
l'Autorità per le garanzia nelle comunicazioni ha sottolineato che «nessun altro settore è in grado di accelerare in misura comparabile la crescita e lo sviluppo del Paese». Anche perché l'Italia è molto indietro rispetto agli obiettivi dell'agenda digitale europea. Inoltre, investendo in banda larga, il prodotto interno lordo pro capite potrebbe crescere di 3-4 punti percentuali;
il 27 gennaio 2012 il Governo ha previsto, nel decreto-legge «Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo», l'istituzione dell'agenda digitale per l'Italia, definendo una road map per raggiungere gli obiettivi posti dall'agenda digitale comunitaria dell'agosto 2010 (COM(2010)245 final/2). A tal fine è prevista l'istituzione di una cabina di regia per l'attuazione dell'agenda digitale, con il compito di coordinare l'azione dei vari attori istituzionali coinvolti (Governo, regioni, enti locali, authority);
quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di «divario digitale» e più di 3000 centri abitati soffrono un «deficit infrastrutturale» che rende più complessa la vita dei cittadini. Con la realizzazione della banda larga e ultra larga si intendono abbattere tali limiti ed allineare il Paese agli standard europei,
impegna il Governo:
ad attuare, nell'ambito della nuova politica di diffusione della banda larga e di digitalizzazione del Paese:
a) la circolazione dei contenuti digitali e un ambiente più concorrenziale per i media nell'accesso alle risorse;
b) la realizzazione delle reti fisse di nuova generazione (fibra ottica), con norme che regolino il mercato e ne agevolino l'introduzione nelle pubbliche amministrazioni;
c) una politica per lo spettro radio e per la liberazione di nuove risorse frequenziali e per lo sviluppo delle reti wireless a banda larga.
a promuovere, sempre nell'ambito del processo di digitalizzazione e modernizzazione del Paese, ogni iniziativa volta a favorire l'utilizzo delle reti da parte delle giovani generazioni e da parte della pubblica amministrazione - anche nei rapporti tra questa e i cittadini - nonché lo sviluppo dell'e-commerce, anche attraverso la diffusione della moneta elettronica.
(1-00838)
«Lo Monte, Commercio, Lombardo, Oliveri, Brugger».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
l'evoluzione tecnologica determina gli sviluppi economici e sociali: il XIX secolo è stato caratterizzato dalle macchine a vapore, il XX secolo dall'elettricità, il XXI secolo è il secolo digitale. L'affermarsi della digital & networks economics rende improcrastinabili le trasformazioni radicali dei modelli di sviluppo dove cultura, conoscenza e spirito innovativo sono i volani che proiettano nel futuro: a livello globale la «internet economy» supera i 10.000 miliardi di dollari (presentazione National strategy for trusted identities in cyberspace - Nstic);
nel predisporre il piano delle liberalizzazioni il Governo deve tener conto che, in questi anni, il principale settore che ha generato valore nelle economie avanzate è l'economia di internet. Per la prima volta nella storia economica mondiale la prima azienda per capitalizzazione è un'azienda che ha, come principale fattore di produzione, la conoscenza. I campi d'azione sono molteplici: dai sistemi di pagamento ai servizi postali, dall'educazione ai lavori pubblici, dalla sanità al fisco;
porre il Paese nelle condizioni di sviluppare appieno le potenzialità di internet e delle nuove tecnologie vuol dire: a) creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, ad alto valore aggiunto; consentire allo straordinario patrimonio rappresentato dalle piccole e medie imprese italiane di essere più competitive e generare nuova ricchezza; b) migliorare la trasparenza, semplificare e rendere efficiente la pubblica amministrazione con nuovi servizi ai cittadini; c) recuperare per il nostro Paese il ruolo storico come esempio di imprenditorialità e leadership nella produzione di ricerca, sapere e innovazione; d) generare un tessuto economico e sociale capace di valorizzare il talento, il merito, la competenza e il coraggio con maggiore equità nelle opportunità e nei diritti; e) non solo garantire a tutti i cittadini l'accesso alla rete, ma anche porre «realmente» gli individui nelle condizioni di sfruttare appieno il potenziale espressivo, formativo, creativo e lavorativo fornito dalle nuove tecnologie, individuando anche forme efficaci di tutela della persona;
in Italia, le conseguenze del mancato intervento si riflettono, sia per i cittadini che per le aziende, sugli indici di digitalizzazione, che si attestano su posizioni di retrovia: i dati di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on line, sia sotto il profilo di utilizzo da parte dei consumatori che delle imprese, sono nettamente al di sotto della media europea. Non a caso il peso di internet nel prodotto interno lordo italiano è ancora al 2,5 per cento contro, ad esempio, il 7 per cento dell'economia inglese. Questo dato da solo spiega forse meglio di tutti il differenziale di crescita fra l'economia italiana e le economie occidentali che mantengono una prospettiva di sviluppo;
i principali Paesi europei si sono da tempo dotati di piani strategici di sviluppo delle reti di nuova generazione (ngn) in linea con gli obiettivi dell'agenda digitale europea che Neelie Kroes, il Commissario per la società dell'informazione e i media della Commissione europea, considera elemento base della sostenibilità socioeconomica. Tali piani mirano a creare condizioni favorevoli allo sviluppo degli investimenti privati, favorendo la collaborazione tra i vari operatori e tra questi e le amministrazioni pubbliche;
il Governo britannico ha sviluppato il «Digital Britain» per un settore che già oggi vale il 7,2 per cento del prodotto interno lordo, più della quota riservata alla spesa sanitaria;
il Governo tedesco ha un redatto il progetto «Digital Deutschland 2015», nel quale, tra le altre cose, si stima che la banda ultra larga genererà 1 milione di nuovi posti di lavoro in Europa;
il Governo francese ha assegnato allo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ict) 4,5 miliardi di euro, 500 milioni di euro in più di quanto raccomandato dal rapporto strategico «Investir pour l'avenir»;
il Governo spagnolo si è dato come obiettivo di investire in innovazione il 4 per cento del prodotto interno lordo entro il 2015 ed arrivare a 150 brevetti annui per milione di abitanti;
nel nostro Paese le risorse pubbliche destinate al superamento del digital divide sono esigue e certamente insufficienti a fronte di un fabbisogno stimato pari a 20 miliardi di euro per passare dall'attuale penetrazione della banda larga dall'attuale 17 per cento al 23 per cento della media europea;
l'assenza di un obbligo di fornitura del servizio universale, da parte delle compagnie di telecomunicazione, ha creato un ulteriore discrimine tra i cittadini e imprese che hanno accesso alla banda larga di prima generazione e coloro che ne sono esclusi ha aumentato il già ampio divario con l'Europa, dove sono già disponibili reti a 50 megabit al secondo presto ampliate da quelle di nuova generazione fino a 100 megabit al secondo;
i finanziamenti pubblici devono essere destinati, nell'ambito delle aree sottoutilizzate, ai bacini territoriali caratterizzati da importanti insediamenti demografici ed industriali, come le aree nelle quali si collocano distretti industriali, in quanto maggiormente sollecitati nell'agone competitivo globale. In tali aree, l'assenza di un'adeguata capacità di banda costituisce un grave svantaggio competitivo che potrebbe essere colmato sviluppando una domanda di servizi innovativi che poggiano le basi sulle reti di nuova generazione a banda «ultra larga», anche per contrastare l'erosione della propria competitività attraverso innovazioni di processo;
su un universo di circa un milione di piccole e medie imprese, circa 300 mila sono dislocate in aree che necessitano di banda ultra larga, di queste, 100 mila si trovano in aree con la più elevata priorità, in quanto corrispondenti a zone ad alta densità di aziende. Sviluppare moderne infrastrutture di nuova generazione, con un'alta capacità di trasmissione nelle suddette aree, è tale da consentire l'interconnessione di tutte le 100 mila aziende in aree con una maggiore priorità mediante un'infrastruttura di rete di nuova generazione a banda ultra larga;
i distretti sono dislocati su tutto il territorio nazionale e concentrati principalmente nei centri e nelle province di media e piccola dimensione e nelle aree poste in prossimità dei grandi centri urbani. In particolare, le aree sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Puglia e Sicilia;
l'attuale situazione del mercato italiano vede la presenza di Telecom Italia come operatore incumbent, dominante in tutti i segmenti della catena del valore, proprietario dell'unica infrastruttura di accesso in rame necessaria a tutti gli operatori alternativi per offrire i propri servizi. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, non esistono infrastrutture alternative, come, ad esempio, le reti via cavo, ad eccezione di Fastweb, che potrebbero consentire una competizione più efficace nella fornitura dei servizi ai clienti;
la delibera n. 731/09/CONS, in cui l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva formulato alcune previsioni rivolte alle reti di nuova generazione ed alle infrastrutture atte ad ospitarle, riprende quanto previsto dagli impegni di Telecom Italia quali l'obbligo di fornire accesso alle infrastrutture civili ed alla fibra spenta (delibera 718/08/CONS) che sono stati ampiamente disattesi;
in tema di liberalizzazioni, quella sancita dalla Corte costituzionale trentacinque anni fa nel settore televisivo, ha reso possibile l'avvio dello sviluppo dell'emittenza privata consentendo alle piccole e medie imprese del Paese di accedere ai media per la promozione delle loro attività. La capacità delle televisioni locali di operare anche come aziende di telecomunicazione, oltre che editoriali, ha portato alla migliore ottimizzazione possibile nell'utilizzazione dello spettro radioelettrico dedicato alle trasmissioni televisive, consentendo lo sviluppo di una rete di aziende produttrici di apparati di trasmissione che, pur partendo da approcci spesso artigianali, costituiscono ancora oggi un comparto fra i primi cinque al mondo;
oggi come allora gli operatori di rete in ambito locale, partendo dalla migliore utilizzazione delle frequenze televisive a loro assegnate, potrebbero costituire un'importante risorsa per le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che, per la loro competitività, sono bisognose di accesso alla banda larga;
la recente gara per i servizi mobili di quarta generazione (4G) ha generato un introito di circa 4 miliardi di euro per le casse dello Stato. Tale incasso, principalmente dovuto alla messa a disposizione di frequenze pregiate (la cosiddetta banda Uhf) precedentemente destinate ad uso televisivo, sarà inevitabilmente destinato a salire nel caso di nuove aste, considerata la crescita esponenziale del mercato radiomobile trainato dall'introduzione degli smartphone e dai tablet, e visto il costante trend di crescita a livello mondiale del valore delle frequenze nell'ultimo decennio. Data l'imprescindibile necessità di broadband, il wireless broadband costituisce un'opportunità irrinunciabile per il Paese che, se negli anni Novanta poteva vantare una penetrazione dei servizi mobili di seconda generazione assai maggiore rispetto agli Stati Uniti, con l'avvento dei servizi mobili di terza generazione è stata ampiamente superata sia come penetrazione del servizio che come tasso di crescita. Il wireless broadband è, inoltre, di fondamentale importanza in quanto consente di fornire l'accesso ai servizi broadband, sia alle aziende che agli utenti consumer, in tempi molto più brevi rispetto alle rete fissa;
il Parlamento ha impegnato il Governo ad annullare il bando di gara per l'assegnazione dei diritto d'uso di frequenze in banda televisiva ed il conseguente disciplinare di gara, il cosiddetto beauty contest, che avrebbe aumentato, a titolo gratuito, la già rilevante dotazione di frequenze dei soggetti già operanti nel mercato televisivo. L'impetuosa crescita del wireless broadband impone la liberazione di un ulteriore spettro elettromagnetico insieme a quello del beauty contest da destinarsi ai servizi mobili di quarta generazione;
proprio in questi giorni si sta svolgendo a Ginevra il World radiocommunication conference 2012 che fisserà l'agenda per la liberazione di ulteriori canali in banda Uhf (dal canale 50 al canale 60), oltre a quelli già messi a disposizione (dal canale 61 al canale 69), e di altre bande di frequenza da destinarsi al wireless broadband entro il 2015. Tali risorse dovranno essere oggetto di una nuova asta, da realizzarsi nel prossimo triennio, che dovrà essere orientata alla neutralità tecnologica, così come previsto dalla direttiva europea, in modo da riscuotere interessi anche di nuovi soggetti oltre a quelli già scontati degli operatori di telecomunicazioni mobili;
vista l'impossibilità del mercato italiano di remunerare gli investimenti necessari per la realizzazione di più reti a banda ultra larga, la via sostenibile per la realizzazione di una rete a banda larga ultra veloce, dunque, è l'identificazione di una Netco, come indicato nel memorandum of understanding firmato dagli operatori con il Ministero dello sviluppo economico nel novembre 2010, per la realizzazione di un'infrastruttura passiva, neutrale, aperta ed economica, che porti la rete in fibra al 50 per cento della popolazione italiana;
a seguito della comunicazione adottata il 20 settembre 2010 dalla Commissione europea, che presenta 16 azioni concrete intese a raddoppiare entro il 2015 la quota del commercio elettronico nelle vendite al dettaglio e quella dell'economia di internet nel prodotto interno lordo europeo, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha proposto una serie di interventi legislativi illustrati al Parlamento il 18 gennaio 2012. l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni chiede misure di semplificazione degli adempimenti burocratici e amministrativi nonché iniziative diverse dagli investimenti pubblici per facilitare la creazione di un ecosistema digitale e fluidificare il percorso di aziende e cittadini nella produzione e fruizione dei contenuti digitali. Tra i principali interventi puntuali da adottare: a) promozione delle reti di telecomunicazione di nuova generazione attraverso la semplificazione delle procedure amministrative con abolizione delle autorizzazioni, concessioni e di tutti gli altri atti amministrativi non indispensabili; b) condivisione dei lavori di scavo da parte di differenti fornitori di servizi a rete (elettricità, gas, acqua e altro); c) incentivi alla circolazione dei contenuti digitali per favorire un ambiente più concorrenziale nell'accesso alle risorse per i media; d) promozione delle transazioni on line attraverso norme pro digitalizzazione improntate alla riduzione dei costi e degli adempimenti, oltre che alla facilità di accesso ai contenuti digitali, che sono un diritto per il cittadino; e) lo sviluppo della moneta elettronica e dell'e-commerce attraverso la diffusione delle tecnologie near field communication per i pagamenti in mobilità; f) la possibilità di notifica degli atti giudiziari e delle infrazioni al codice della strada a mezzo di posta elettronica certificata; g) la nullità delle clausole contrattuali in accordi di distribuzione che vietino la vendita diretta su canale on line; h) l'alfabetizzazione digitale, utilizzando il canale scolastico e quello dei media; i) l'uso sociale della tecnologia nel mercato del lavoro e per una sanità digitale. Interventi che dovrebbero essere completati dall'adozione di una politica dello spettro radio coerente con i principi comunitari in cui siano valorizzate le risorse frequenziali, liberando più risorse per la larga banda;
è urgente e necessario prevedere un piano di migrazione completa dall'attuale rete in rame al fine di garantire una sostenibilità del progetto ed evitare l'aumento dei prezzi ai clienti finali;
le regole sui servizi di accesso delle reti di nuova generazione, che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni doveva definire, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo sono state un'occasione persa per creare le condizioni di sviluppo del mercato italiano della fibra ottica;
è necessario realizzare una rete aperta, senza sovrapposizioni, che preveda una suddivisione dei costi tra gli operatori. La presenza di un altro operatore in alcune aree non renderebbe il mercato concorrenziale, ma porterebbe ad uno sviluppo a diverse velocità della rete di nuova generazione con un aggravio di prezzi per i consumatori;
la rete è un patrimonio che va mantenuto ed implementato e l'organizzazione dei lavori non può prescindere dal coinvolgimento sistematico e strutturato degli stakeholder per garantire l'apporto delle intelligenze operative multidisciplinari necessarie e garantire il volume degli investimenti necessari a migliorare il servizio e la qualità dei contenuti;
le tecnologie digitali non sono solo un importante mezzo di comunicazione interpersonale sul quale focalizzarsi per evidenziare gli usi distorti che ne possono conseguire, ma sono anche una grande occasione, estesa ad ogni settore dell'economia e della società, per favorire profonde trasformazioni mediante la digitalizzazione;
è compito precipuo dei media, in particolare del servizio pubblico, impegnarsi in una equilibrata opera divulgativa nei confronti delle tecnologie digitali, orientando aziende e cittadini verso un loro corretto utilizzo. Solo attraverso una corretta informazione si potrà beneficiare al massimo delle grandi possibilità offerte dal mutare del contesto tecnologico,
impegna il Governo:
ad attuare un piano di infrastrutturazione tecnologica in fibra ottica per massimizzare la penetrazione dei servizi broadband per restare allineati alle principali economie, assicurando la competitività delle aziende, la continuità operativa dei servizi essenziali e l'offerta di servizi sempre più evoluti;
a perseguire l'obiettivo della creazione di un'infrastruttura di telecomunicazione capace di fronteggiare le sfide dell'innovazione idonea a permettere sempre più elevate prestazioni, vale a dire far fronte alle crescenti esigenze di nuovi e più evoluti servizi nel settore dell'informatica e delle telecomunicazioni;
a sviluppare una strategia che si dimostri adeguata a permettere ai cittadini ed alle imprese collocate in tali aree (circa 300 mila, di cui 100 mila in aree a più elevata priorità) di sviluppare rapidamente una domanda di accesso a servizi innovativi, per contrastare l'erosione della propria competitività attraverso innovazioni di processo;
a prevedere interventi per opere di modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione strategiche per la crescita economica, civile e culturale con la realizzazione di una rete in fibra ottica che possa essere efficacemente strutturata negli anni, in funzione anche di significativi cambiamenti della pianificazione, delle esigenze e dell'effettiva disponibilità delle risorse;
a riservare un adeguato ruolo agli operatori di rete in ambito locale valorizzando la cospicua esperienza acquisita quali aziende di telecomunicazione in ambito televisivo e consentendo di estendere la loro capacità di impresa sul territorio, a beneficio di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, alla fornitura - in neutralità tecnologica - dei nuovi servizi in banda larga nell'ambito delle frequenze a loro assegnate;
ad incentivare la ricerca e le applicazioni alternative come, ad esempio, la power line communication (plc) per le aree rurali o le nuove tecnologie fotoniche studiate, tra gli altri, dal Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa per quanto riguarda le reti di trasmissione dati ultra veloci via cavo e via etere;
a ritenere prioritaria, in relazione al complesso di interventi volti a sostenere il rilancio dell'economia del Paese, la finalità di assicurare, attraverso il piano di sviluppo delle nuove reti, un'alta capacità di trasmissione alle principali città ed ai distretti industriali che ancora scontano un forte divario di connettività;
a promuovere la realizzazione di one network, un'unica infrastruttura di rete a banda larga, aperta, efficiente, neutrale, economica e già pronta per evoluzioni future, garantendo il rispetto delle regole di libero mercato e concorrenza nella fornitura di accesso e servizi agli utenti finali privati ed imprese con un'unica rete all'ingrosso e concorrenza al dettaglio;
a promuovere ed incentivare una tempestiva migrazione dalla rete in rame a quella in fibra ottica alla cui realizzazione dovranno partecipare e contribuire tutti gli operatori;
a dotare con urgenza l'Italia di un'organica agenda digitale che preveda interventi nell'ambito delle infrastrutture tecnologiche, dei servizi finali e infrastrutturali, includendo i necessari standard per l'e-business e per i beni digitali (o «neobeni puri», secondo la definizione del Cnel) e di una più organica regolamentazione;
a promuovere ogni iniziativa volta alla massima diffusione dell'utilizzo delle tecnologie digitali e alla sperimentazione dei relativi vantaggi, anche con riferimento alla disciplina dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini;
a prevedere la neutralità tecnologica per tutti gli operatori di rete, anche quelli televisivi, al fine di ottimizzare l'utilizzo dello spettro elettromagnetico oltre che renderlo remunerativo per lo Stato.
(1-00839)
«Dozzo, Caparini, Crosio, Pini, Montagnoli, Fedriga, Fogliato, Lussana, Desiderati, Buonanno, Di Vizia, Torazzi, Allasia, Maggioni, Dal Lago».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
lo sviluppo e la diffusione delle reti a banda larga costituiscono una priorità strategica per lo sviluppo e la crescita economica e l'eliminazione del divario digitale, indispensabile, tra l'altro, per ridurre il divario delle aree sottoutilizzate;
in Europa l'agenda digitale è una delle sette iniziative portanti della strategia Europa 2020 e mira a stabilire il ruolo chiave delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, fissando precisi obiettivi in materia di disponibilità di infrastrutture di comunicazione ad alta velocità sul territorio;
l'Italia appare in ritardo dal punto di vista infrastrutturale rispetto agli obiettivi fissati dall'agenda digitale europea. Le connessioni in adsl coprono solo il 61 per cento del territorio, come risulta dal rapporto Censis, mentre le connessioni in fibra ottica ad altissima velocità coprono solo parzialmente le grandi città;
nella relazione annuale al Parlamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dell'estate 2011 si rileva, infatti, che «la percentuale di abitazioni connesse alla banda larga (fisso e mobile) è inferiore al 50 per cento, a fronte di una media europea del 61 "la percentuale di abitazioni connesse alla banda larga (fisso e mobile) è inferiore al 50 per cento", inoltre "esiste ancora un 4 per cento di digital divide da colmare, cui si aggiunge circa il 18 per cento della popolazione servita da adsl sotto i 2 mbit al secondo". Tutto questo, secondo il presidente Calabrò, "potrebbe anche precludere all'Italia la possibilità di estendere il servizio universale alla banda larga"»;
la relazione evidenzia che, a fronte della grande diffusione della telefonia mobile, con oltre una sim e mezza per abitante e con 12 milioni di italiani che navigano dal telefonino nel 2011, «nella rete fissa, invece, la situazione è più stagnante, sebbene oltre 5 milioni di linee siano attive in unbundling e nonostante il miglioramento della qualità della rete. La penetrazione del 22 per cento della banda larga fissa migliora il dato del 20,6 per cento dello scorso anno ma rimane indietro rispetto alla media europea del 26,6 per cento». Insomma, «il modello della connessione dal computer fisso ancora non si afferma: non ci si abbona alla banda larga anche quando è disponibile e spesso anche con tariffe promozionali convenienti», anche perché «il fondamentale gap digitale dell'Italia è innanzitutto culturale e di alfabetizzazione informatica»;
secondo i dati della Commissione europea, a fronte di una percentuale di servizi pubblici di base interamente disponibili on line, che in Italia raggiunge il 100 per cento - saldamente davanti alla Germania (90,9 per cento), Francia (83,3 per cento) e Unione europea a 27 (80,9 per cento) - le abitazioni in Italia con un accesso a internet sono solo il 62 per cento, contro l'83 per cento della Germania, il 76 per cento della Francia, l'85 per cento della Gran Bretagna, l'84 per cento della Finlandia e il 91 per cento della Svezia. In pratica, quattro famiglie su dieci in Italia non hanno fisicamente la possibilità di collegarsi al web tramite rete fissa ed il 39 per cento della popolazione tra i 16 e i 74 anni non si è mai collegata alla rete né fissa né mobile, mentre solo un inglese su dieci non ha mai sperimentato una pagina web in qualunque sua forma;
il problema dello sviluppo della rete in un mercato liberalizzato richiede un quadro regolatorio chiaro e semplice che assicuri gli investimenti per lo sviluppo del servizio universale con un coinvolgimento degli operatori, a seconda delle diverse posizioni nel mercato, e con investimenti pubblici che possano assicurare lo sviluppo della rete nel mercato concorrenziale;
in particolare, con riferimento allo sviluppo delle reti in fibra ottica o new generation network (ngn) a banda ultra larga si stima congruo un investimento tra i 10 e i 15 miliardi di euro e, secondo recenti studi riportati in un articolo del Sole 24 Ore, ogni miliardo di investimenti in banda larga potrebbe generare un incremento in termini di prodotto interno lordo fino a 1,5 miliardi di euro;
come riconosciuto recentemente dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e da numerosi studi scientifici, gli investimenti in banda larga hanno effetti considerevoli sulla crescita del reddito nazionale delle società avanzate, sia direttamente per l'attività di progettazione e impianto delle reti, che indirettamente, in virtù dell'aumento complessivo di produttività, del livello di innovazione e di base occupazionale delle attività economiche che utilizzano e beneficiano delle reti di nuova generazione per i loro processi produttivi;
una ricerca della Banca mondiale del 2009, confermata, peraltro, da altre analisi indipendenti, valuta come una variazione di 10 punti percentuali della penetrazione della banda larga possa generare un aumento di 1,21 punti percentuali di crescita del prodotto interno lordo pro capite nelle economie dei Paesi sviluppati;
secondo uno studio della Oxford Economics, un livello di investimenti in banda larga a livelli statunitensi consentirebbe all'Europa una crescita del prodotto interno lordo di circa il 5 per cento e del 7 per cento per l'Italia; sulla base delle stime del Progetto Italia digitale 2010 di Confindustria, l'attivazione delle reti di nuova generazione fisse e mobili può generare a regime risparmi di 40 miliardi di euro annui, grazie, soprattutto, alla possibile crescita dimensionale del telelavoro e della digitalizzazione degli adempimenti fiscali e amministrativi,
impegna il Governo:
a rendere disponibili le risorse già stanziate per la banda larga nelle regioni sottoutilizzate del Paese, al fine di assicurarne la copertura anche nelle aree meno remunerative;
a rivedere il quadro programmatico strategico degli investimenti nel settore delle reti di comunicazione a larga banda, al fine di assicurare il conseguimento da parte dell'Italia degli obiettivi fissati nell'agenda digitale europea.
(1-00840)
«Galletti, Rao, Mereu, Compagnon, Bonciani, Ciccanti, Naro, Volontè».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
l'implementazione del settore delle comunicazioni elettroniche, attraverso lo sviluppo delle reti di nuova generazione (ngn), rappresenta un volano di crescita economica da considerarsi ormai prioritario anche per il nostro Paese;
come ha affermato il presidente della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel corso della sua audizione presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati, il 18 gennaio 2012, le reti di nuova generazione, fisse e mobili, possono promuovere la crescita almeno di un punto di prodotto interno lordo per ogni incremento di dieci punti percentuali di diffusione della banda larga e, al contempo, generare importanti risparmi, valutati in quasi 40 miliardi di euro all'anno a regime per l'Italia;
la realizzazione delle nuove reti comporta, tuttavia, investimenti di notevole entità, che solo in parte possono essere sostenuti dalle imprese, e necessitano di un forte impegno di risorse pubbliche;
mentre in Europa i vincoli imposti dalle normative comunitarie limitano le possibilità di ricorso ad investimenti pubblici, in molti Paesi extraeuropei sono stati già avviati, o sono comunque in corso di realizzazione, vasti programmi di investimenti, sia pubblici che privati: 19 miliardi di dollari negli Stati Uniti, 100 miliardi di dollari in Cina, 50 miliardi di dollari in Giappone, 40 miliardi di dollari in Corea, 30 miliardi di dollari in Australia;
l'Italia sconta ancora forti ritardi nel percorso verso la più ampia e diffusa fruizione della rete internet, con 13,3 milioni di accessi a banda larga fissa, pari a circa il 22 per cento della popolazione, contro una media europea del 26 per cento, e con una copertura territoriale di reti in fibra ottica pari al 10 per cento, con poco più di 2,5 milioni di edifici passati in fibra e solo 300.000 accessi attivi, pari allo 0,6 per cento della popolazione;
in questa prospettiva, si è proceduto nel 2011 alla gara per le frequenze destinate agli operatori di telefonia per lo sviluppo della sviluppo della long term evolution (lte), gara che si è conclusa nel settembre 2011 con un incasso per l'erario di oltre 3,9 miliardi di euro;
il citato ritardo, tuttavia, non può essere compensato dall'ampio sviluppo degli accessi ad internet attraverso gli strumenti - quali smartphone e chiavette usb - che utilizzano linee di telefonia mobile, in quanto le prestazioni garantite da questi collegamenti non sono comparabili a quelle assicurate dalla reti fisse;
infatti, la stessa rete mobile necessita di un adeguato supporto da parte della infrastruttura in fibra ottica, il cui sviluppo appare quindi un passaggio ineludibile per consentire al nostro Paese di accedere alla rete di trasmissione mobile di quarta generazione (lte);
gli obiettivi verso i quali occorre attivarsi in direzione dello sviluppo delle reti di nuova generazione, peraltro, sono indicate nell'agenda digitale europea, che prevede il 100 per cento di copertura della popolazione entro il 2013, il 100 per cento di copertura con un collegamento di velocità superiore a 30 megabit al secondo al 2020, almeno il 50 per cento degli abbonamenti a velocità superiore a 100 megabit al secondo al 2020;
in questo quadro, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con la recente segnalazione inviata il 12 gennaio 2012 al Parlamento e al Governo, ha proposto l'istituzione di un'agenda digitale per l'Italia, documento programmatico e operativo che, attraverso adeguate politiche e strumenti, deve consentire il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda digitale europea;
fra le misure concretamente indicate dall'Autorità figurano, tra l'altro: la semplificazione ed armonizzazione delle procedure amministrative per la diffusione delle reti; il rafforzamento della normativa di settore per l'accesso alle infrastrutture civili ai fini della realizzazione di reti in fibra ottica; l'aumento dell'utilizzo e della diffusione delle aree wi-fi nei luoghi pubblici;
la stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con la delibera n. 1 del 2012, ha provveduto all'individuazione degli obblighi regolamentari per i servizi di accesso alle reti di nuova generazione, predisponendo in tal modo, la cornice regolatoria necessaria al processo di realizzazione delle nuove infrastrutture,
impegna il Governo:
in coerenza con gli obiettivi indicati dall'agenda digitale europea, ad adottare le necessarie iniziative, anche di carattere normativo:
a) per assicurare lo sviluppo e la diffusione delle reti fisse e mobili di nuova generazione su tutto il territorio nazionale, anche mediante l'implementazione di un'adeguata infrastruttura in fibra ottica, favorendo in tal modo l'eliminazione del digital divide;
b) per incentivare gli investimenti nel settore delle reti di nuova generazione, anche attraverso la destinazione di adeguate risorse pubbliche;
c) per favorire la concorrenza fra operatori di rete fissa e mobile;
d) per sostenere lo sviluppo dei servizi collegati alla rete, anche con riferimento a quelli resi dalla pubblica amministrazione, in modo da sollecitare sinergicamente la diffusione della rete stessa.
(1-00841)
«Valducci, Romani, Baldelli, Biasotti, Bergamini, Cesaro, Colucci, D'Alessandro, Galati, Garofalo, Landolfi, Lupi, Nizzi, Papa, Piso, Simeoni, Testoni».
(30 gennaio 2012)
La Camera,
premesso che:
le reti di accesso di nuova generazione cablate costituite in tutto o in parte in fibra ottica sono in grado di fornire servizi d'accesso a banda larga molto più avanzati - grazie ad una maggiore capacità di trasmissione - rispetto alle reti in rame esistenti;
sono, quindi, vere e proprie autostrade informatiche, in grado di veicolare traffico dati a grande velocità, in sicurezza e senza strozzature;
le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono il settore che più di ogni altro dà impulso e sostiene la crescita e lo sviluppo di un Paese: le reti intelligenti di nuova generazione - fisse e mobili - possono promuovere la crescita, secondo la Banca mondiale - per 1,3 punti di prodotto interno lordo ogni 10 per cento in più di diffusione della banda larga; secondo il Commissario alla concorrenza Kroes un mercato unico digitale incardinato su reti di nuova generazione può portare in 10 anni ad una crescita del 4 per cento del prodotto interno lordo europeo; le sole transazioni on line tra Paesi dell'Unione europea rappresentano non meno di 2,5 miliardi di euro;
rilevanti sono i risparmi realizzabili in termini di spesa pubblica, per le imprese e per le famiglie mediante sviluppo delle reti e dei servizi digitali - quasi 40 miliardi di euro all'anno, a regime, per l'Italia, secondo le stime di Confindustria: i risparmi potrebbero essere conseguiti grazie al telelavoro (2 miliardi di euro), e-learning (1,4 miliardi di euro), e-government e impresa digitale (16 miliardi di euro), e-health (8,6 miliardi di euro), giustizia e sicurezza digitale (0,5 miliardi di euro), gestione energetica intelligente (9,5 miliardi di euro);
nell'ambito delle prestazioni mediche, il solo teleconsulto (soprattutto per i medici di base) e il monitoraggio a distanza dei pazienti cronici possono determinare una diminuzione della spesa sanitaria di circa il 7 per cento (dati Confindustria);
l'infrastruttura di nuova generazione è, dunque, una priorità di investimento: contribuisce, infatti, a sviluppare quello che è stato correttamente definito l'«ecosistema digitale» per recuperare produttività in tempi di crisi ed è una condizione essenziale per la competitività internazionale di un Paese e per creare nuova occupazione qualificata; l'economia digitale, infatti, non solo non distrugge posti di lavoro, ma ne crea di nuovi e aggiuntivi: secondo il documento su internet presentato al G8, ogni due posti di lavoro resi obsoleti dal digitale, internet ne crea 5 nuovi; inoltre, è dimostrato che il prodotto interno lordo pro capite cresce di circa 3-4 punti percentuali con investimenti nelle nuove reti a banda larga;
l'Europa nell'agenda digitale europea ha fissato ambiziosi obiettivi in termini di reti e di servizi da conseguire entro il 2020:
a) in termini di reti, il 100 per cento di copertura della popolazione entro il 2013; il 100 per cento di copertura con un collegamento di velocità superiore a 30 megabit al secondo al 2020; almeno il 50 per cento degli abbonamenti a velocità superiore a 100 megabit al secondo entro il 2020;
b) in termini di servizi, ha disposto che entro il 2020 il 50 per cento della popolazione europea dovrà avere rapporti con la pubblica amministrazione mediante il canale digitale; il 50 per cento di cittadini dovrà abitualmente utilizzare l'e-commerce e il 75 per cento dovrà «regolarmente» ricorrere a internet; almeno il 33 per cento delle piccole e medie imprese dovrà vendere i propri prodotti o servizi mediante internet;
l'Italia ha un'insufficiente dotazione di questa fondamentale infrastruttura e occorre attivare tutte le iniziative necessarie per accelerarne lo sviluppo;
l'Italia parimenti sconta un grave ritardo nella realizzazione degli obiettivi dell'agenda digitale europea;
i dati forniti dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'ultima audizione presso la Camera dei deputati delineano questo ritardo infrastrutturale e di servizi con molta chiarezza:
a) con 13,3 milioni di accessi a banda larga fissa, circa il 22 per cento della popolazione, l'Italia è in grande ritardo rispetto alla media europea del 26 per cento; il ritardo dell'Italia è anche maggiore rispetto all'Europa a 15; anche per il numero di imprese dotate di una connessione a banda larga è molto sotto la media;
b) le connessioni in fibra sono, parimenti, in grande ritardo: in Italia, dove pure la fibra ottica aveva cominciato ad essere posata con largo anticipo negli anni '90, la copertura territoriale è al 10 per cento, con poco più di 2,5 milioni di edifici in fibra ottica e solo 300.000 accessi attivi, pari allo 0,6 per cento della popolazione;
secondo Eurostat, l'Italia è agli ultimi posti in Europa per la diffusione dell'e-banking; le piccole e medie imprese italiane non utilizzano internet, né per l'e-commerce, né per la fatturazione elettronica; pochissimi cittadini operano mediante transazioni elettroniche con la pubblica amministrazione;
nel nostro Paese si riscontra, altresì, una grave asimmetria tra reti mobili - in dinamico sviluppo - e reti fisse, sostanzialmente bloccate; gli italiani si stanno dotando di smartphone e chiavette usb per navigare molto più che in altri Paesi europei (48 per cento contro una media del 39 per cento): ma la rete mobile non ha le stesse performance della rete fissa; inoltre, la rete mobile, per svilupparsi, ha bisogno della rete fissa; la rete mobile, infatti, ha bisogno di collegamenti in fibra fra stazioni radio-base e centrali, ma solo la rete in fibra permetterà di realizzare la velocità di connessione attesa dalla trasmissione mobile di quarta generazione;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha introdotto in Italia nel 2000 aste competitive per l'assegnazione delle frequenze che hanno portato nelle casse dello Stato oltre 15 miliardi di euro negli ultimi dieci anni;
la promozione e il sostegno alla realizzazione di nuove reti deve essere coordinata con una triplice azione mirata di politica industriale, volta ad intervenire sullo sviluppo dei servizi da veicolare su tali reti, contribuendo, altresì, a sollecitare lo sviluppo del binomio offerta-domanda (reti-servizi) mediante: incentivi alla realizzazione delle reti; diffusione dei servizi digitali evoluti; formazione digitale degli insegnanti, degli studenti, delle imprese e dei consumatori;
è molto importante la regolamentazione - proposta dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - per accesso alle nuove reti in fibra, che incide sui profitti attesi e, quindi, sull'incentivo ad investire, nonché sulle regole in materia di concorrenza;
la regolamentazione sugli aiuti di Stato vigente nell'Unione europea limita oltremodo l'investimento pubblico in questo settore e occorre, pertanto, attrarre i capitali privati sugli investimenti in questo settore, adottando tutte le iniziative legislative ed amministrative necessarie per sviluppare la finanza di progetto;
la realizzazione delle infrastrutture ad alta tecnologia richiede tempo, in particolare in determinati ambiti geografici, e, come ha ricordato l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'audizione alla Camera dei deputati, è tanto più efficace quanto più è inserita in un contesto in cui offerta e domanda si alimentino reciprocamente: domanda e offerta di infrastrutture sono, infatti, legate da una forte interdipendenza; da un lato, l'assenza, la scarsità o l'inaccessibilità delle infrastrutture sono un vincolo rilevante allo sviluppo economico e alla domanda di infrastrutturazione; dall'altro, sono le stesse dinamiche di sviluppo che agiscono da stimolo ad ulteriore crescita che genera domanda di infrastrutturazione;
l'Italia è un Paese con molti distretti industriali già «in rete» formati da piccole e medie imprese che producono prodotti e servizi ad alto valore aggiunto, ma poche imprese vendono prodotti e servizi su internet e solo il 30 per cento delle imprese utilizza internet;
gli italiani utilizzano internet prevalentemente per ricerca, scambio di informazioni e di comunicazioni attraverso i social network, ma molto poco per acquistare merci e servizi e per dialogare con la pubblica amministrazione;
molte delle iniziative realizzabili e delle riforme da adottare sono a costo zero, ma hanno importanti ricadute in termini di benessere socioeconomico;
è possibile adottare strategie di immediata applicazione,
impegna il Governo:
a dotarsi in tempi rapidi di un'agenda digitale nazionale che individui e realizzi concretamente tutti gli interventi necessari - sulle infrastrutture e sui servizi - che consentano il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda europea, anche mediante una cabina di regia che coordini e renda trasparente l'azione dei soggetti cointeressati (Governo, regioni, enti locali, autorità regolatorie);
a favorire e sostenere gli investimenti degli investitori istituzionali, delle utilities e delle imprese di telecomunicazioni in infrastrutture di base, attraverso il riconoscimento del rischio di investimento (risk premium);
ad agevolare la condivisione dei lavori di scavo realizzati da differenti fornitori di servizi a rete (elettricità, gas, acqua ed altro), in modo da ridurre e razionalizzare i costi di scavo; a prevedere, altresì, la regola di comunicare gli interventi di scavo - da parte del soggetto pubblico o concessionario degli interventi di scavo - per favorire la migliore pianificazione degli interventi agli operatori che intendono posare la fibra ottica;
per favorire la posa di reti di comunicazione elettronica, a prevedere che il registro operatori censisca anche le infrastrutture atte alla posa di reti di comunicazione elettronica, siano esse in titolarità di operatori di comunicazione elettronica o di organismi pubblici e di concessionari pubblici;
a disciplinare la realizzazione dei segmenti terminali (cablaggio interno al palazzo e segmento orizzontale di adduzione), incentivando gli operatori che realizzino tali segmenti terminali;
ad assumere iniziative volte a semplificare le disposizioni amministrative per la realizzazione di infrastrutture digitali;
a dare pieno sostegno alla diffusione della banda ultra larga nel Mezzogiorno, che non riesce ad attrarre iniziative di mercato, mediante una compiuta attuazione al «Progetto strategico» e al «Piano azione-coesione» per il Sud e con tutti i necessari interventi di politica industriale delle infrastrutture a sostegno dello sviluppo delle aree svantaggiate;
in linea con quanto espresso nella raccomandazione NGA della Commissione europea, a riconoscere le differenze nelle condizioni concorrenziali esistenti tra le diverse aree del Paese, compensando tali disparità con opportuni incentivi;
a coinvolgere tutti gli operatori interessati ad accelerare il grado di copertura del territorio nazionale, anche mediante l'adozione di soluzioni tecnologiche «miste» radio-rame-fibra;
per quanto riguarda le azioni di politica industriale sui servizi:
a) ad assumere iniziative per imporre obblighi di accesso simmetrici, cui assoggettare tutti gli operatori che detengono il controllo di infrastrutture e che possano frapporre ostacoli alla libera concorrenza;
b) a vigilare, per quanto di competenza, ai fini della piena applicazione della disciplina dettata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in merito alla fornitura di servizi all'ingrosso per le reti in fibra e a garantire il livello più alto possibile di apertura della rete, in modo da permettere a tutti gli operatori - a prescindere dal loro grado di infrastrutturazione - di offrire alla clientela i servizi innovativi consentiti dalle reti a banda ultra larga;
c) a favorire lo sviluppo della domanda di servizi digitali, agevolando il ricorso a servizi on line in tutti i campi, dalla formazione ai sistemi di pagamento ai servizi postali, dall'educazione ai lavori pubblici, dalla sanità alla giustizia al fisco, promuovendo, in particolare, l'incremento dell'e-commerce e l'uso della modalità elettronica in tutte le transazioni, l'alfabetizzazione elettronica dei cittadini (foriera di opportunità di lavoro per i giovani), nonché la massima apertura all'uso delle applicazioni informatiche da parte delle pubbliche amministrazioni, soprattutto per quanto attiene ai servizi per i cittadini (certificazioni, mercato del lavoro, sanità);
d) ad adottare tutte le iniziative necessarie per dare impulso alle 101 azioni specifiche dell'agenda digitale in tutti i settori dell'economia e, in particolare, alle azioni concrete intese a raddoppiare entro il 2015 la quota del commercio elettronico nelle vendite al dettaglio e quella dell'economia di internet nel prodotto interno lordo nazionale, nel pieno rispetto delle raccomandazioni e delle comunicazioni assunte in sede europea;
e) a garantire il finanziamento di progetti per sviluppare il telelavoro - da accompagnare all'innalzamento dell'età pensionabile - per migliorare la tutela delle donne lavoratrici durante la gravidanza e le opportunità di inserimento sociale e nel lavoro dei portatori di handicap;
f) a sostenere l'informatizzazione della piccola e media impresa;
g) ad adottare le opportune iniziative normative per un programma di gestione dello spettro-radio sulla base della politica del radio-spettro adottata dall'Unione europea basata sulla valorizzazione delle risorse, la neutralità tecnologica e la promozione della concorrenza.
(1-00844)
«Meta, Gentiloni Silveri, Zampa, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Gasbarra, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Tullo, Velo».
(30 gennaio 2012)
INTERPELLANZE ED INTERROGAZIONI
A) Interpellanza
Elementi in merito alla mancata consegna di documenti a seguito di una richiesta di accesso agli atti in relazione ad un concorso per dottorato di ricerca in sociologia presso l'università di Bologna Alma Mater - 2-01021
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla richiesta di accesso agli atti inoltrata nell'ottobre 2010 da una candidata, non ammessa alla prova orale del dottorato di ricerca in sociologia - XXV ciclo 2009-2010 per un punto di differenza 39/60 da un altro candidato;
a quanto consta all'interpellante allo stesso concorso avrebbe partecipato un candidato figlio di docente nello stesso dipartimento, che dai verbali risulterebbe essersi offerto a fare l'estrazione dei temi, ma non su istanza dei candidati presenti, bensì per sua propria iniziativa;
tale candidato si è classificato secondo con borsa, anche se restano molti interrogativi sul punteggio attribuito alla candidata non ammessa all'orale, in quanto ad un punteggio così insufficiente non corrisponderebbe la validità della prova eseguita;
nella richiesta inoltrata dalla candidata suddetta il 28 ottobre 2010 al rettore dell'Università di Bologna Alma Mater e all'area della ricerca Aric - settore dottorato, in base agli articoli 22 e seguenti della legge n. 241 del 1990, venivano richiesti tutti i seguenti atti:
a) verbali dei giudizi espressi dalla commissione relativamente alle prove concorsuali dei candidati iscritti al XXV ciclo del dottorato di ricerca in sociologia dell'Università degli studi di Bologna (unico documento spedito via posta rimasto inverificabile nella sua integrità);
b) criteri di giudizio prescelti per la valutazione delle prove dei candidati iscritti al XXV ciclo del dottorato di ricerca in sociologia dell'Università degli studi di Bologna;
c) risultati delle prove scritte e orali dei candidati partecipanti al concorso e graduatoria finale relativi ai vincitori del concorso del XXV ciclo del dottorato in sociologia dell'Università di Bologna;
alla data del 28 gennaio 2011, l'unico documento reso disponibile dall'Università di Bologna è quello indicato come tema 1, eseguito dalla candidata richiedente l'accesso agli atti;
alla data odierna i restanti documenti richiesti non sono stati resi invece disponibili senza motivazione alcuna;
alla data odierna, nonostante solleciti successivi, l'amministrazione (Aric e rettorato) non si è attivata per la visione e la copia integrale dei documenti richiesti;
non sarebbero state osservate le procedure previste obbligatoriamente e sempre seguite in precedenza negli altri dipartimenti, anche di altre facoltà dell'Università di Bologna, anche nell'ultimo ciclo, ossia:
a) esposizione parziale dei soli risultati prova scritta espressi con formula valutativa interpretativa insufficiente: ammesso/non ammesso;
b) mancata esposizione dei risultati della prova orale nell'immediato (massimo 3 giorni), come annunciato dai commissari del dottorato in sociologia stessi in sede d'esame e mai esposti, pur se reclamati da coloro che erano già rimasti esclusi, senza aver potuto constatare i risultati (da prove fotografiche documentali risulta una difformità di esposizione con altri dipartimenti dell'Università di Bologna) -:
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche alla luce dei poteri riconosciuti alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi di cui alla legge n. 241 del 1990, in merito alle anomalie descritte concernenti la mancata consegna di documenti riferiti ad un concorso pubblico e se intenda promuovere modifiche normative per risolvere casi come questi o simili a questi.
(2-01021) «Garagnani».
(24 marzo 2011)
B) Interpellanza
Iniziative in ordine al protocollo d'intesa fra l'istituto «Alcide Cervi» e l'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna, al fine di garantire l'autonomia della scuola - 2-01180
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento al protocollo d'intesa fra l'istituto «Alcide Cervi» e l'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna, stipulato in data 22 luglio 2011;
stante l'estrema politicizzazione che, secondo l'interpellante, ha caratterizzato l'istituto medesimo in questi anni, distintosi per un'aprioristica e faziosa difesa della Resistenza finalizzata spesso agli obiettivi politici della sinistra, oltre che per una generalizzata azione politica in tutti i campi della vita sociale;
a parte considerazioni sulla necessità di tenere distinta l'autonomia della scuola da organismi territoriali o culturali condizionati da matrici ideologiche o comunque politiche, l'interpellante sente il dovere di protestare contro un'intesa che, di fatto, dimentica quanto avvenuto in Emilia Romagna fra il 1945 e il 1948, ove, secondo l'interpellante, in nome della Resistenza ed in realtà per instaurare una sorta di socialismo reale come esperimento per l'Italia, migliaia di persone non legate alla sinistra, fra cui molti sacerdoti e laici, furono uccisi in nome di un odio ideologico che caratterizzava l'allora Partito comunista e la sinistra in genere;
è bene ricordare, infatti, che l'istituto «Alcide Cervi» si è sempre rifiutato di considerare criticamente «le vicende resistenziali» e ha difeso con molta forza una concezione delle medesime, che, ad avviso dell'interpellante, è superata dalla moderna ricerca storica e, soprattutto, improntata a concezioni ideologiche;
risulta all'interpellante difficile comprendere quali compiti formativi, didattici ed educativi o quali proposte possa assolvere il suddetto istituto nelle scuole -:
quali iniziative intenda assumere in questa vicenda, garantendo l'assoluta autonomia della scuola rispetto a logiche politiche che dovrebbero esserle estranee e che purtroppo sono da sempre presenti in Emilia Romagna.
(2-01180) «Garagnani».
(3 agosto 2011)
C) Interrogazione
Elementi in merito all'utilizzo della posta elettronica della direzione dell'istituto scolastico comprensivo di Novellara (Reggio Emilia) al fine dell'invio di materiale di propaganda politica - 3-01663
BARBIERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sarebbe stata diffusa via posta elettronica dall'ufficio della direzione dell'istituto scolastico comprensivo di Novellara (Reggio Emilia), di via Don Pasquino Borghi n. 2, una lettera nella quale si invita a sostenere, a pubblicizzare e a divulgare il referendum del 12 giugno 2011, in quanto il Governo italiano starebbe bloccando l'informazione sia sulle reti Rai sia sulle reti Mediaset;
la lettera, inviata dall'indirizzo di posta elettronica ca.bar@libero.it, sarebbe firmata dal direttore dei servizi amministrativi dell'istituto scolastico comprensivo di Novellara, ragioniere Flavia Oliva;
il direttore dei servizi amministrativi dell'istituto scolastico comprensivo avrebbe, pertanto, utilizzato l'indirizzo di posta elettronica ufficiale della direzione scolastica per inviare tale propaganda politica ed elettorale a destinatari quali: Cgil Emilia Romagna, Cir-food, Banca reggiana, Comune di Novellara, 2 A, Carisbo, Dar Voce, Ausl Reggio Emilia, @istruzione, @tesoro, Crpa, Istituto Russel, provincia di Reggio Emilia, consiglieri comunali di Novellara, consulenti della scuola di Novellara, vice preside di Novellara, dipendenti del comune di Novellara;
il giorno 12 maggio 2011 è stata rimossa la locandina della Cgil, affissa da oltre una settimana nella bacheca comunale posta all'entrata delle scuole medie di Novellara, nella quale si attacca duramente il Governo;
la bacheca comunale posta all'entrata delle scuole medie di Novellara dovrebbe essere utilizzata per le comunicazioni di servizio ai genitori ed agli alunni, poiché è assolutamente vietata ogni forma di propaganda elettorale e politica negli spazi della scuola, siano essi interni che esterni, e l'indirizzo ufficiale di posta elettronica della direzione scolastica non può essere utilizzato per fare propaganda elettorale e politica -:
se non ritenga di verificare quanto esposto in premessa e quali eventuali iniziative intenda adottare nei confronti della direzione scolastica dell'istituto comprensivo, qualora i fatti sopra esposti fossero confermati. (3-01663)
(23 maggio 2011)
D) Interrogazione
Orientamenti in merito alla revisione della retribuzione della funzione di presidente di commissione d'esame di licenza media - 3-01707
BURTONE e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il contratto collettivo nazionale di lavoro dei dirigenti scolastici (area V della dirigenza) prevede tra i compiti d'istituto dei dirigenti scolastici l'espletamento delle funzioni di presidente di commissioni d'esame, per l'esame di Stato esclusivo del primo ciclo (cosiddetta licenza media), sia per l'esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di secondo grado (cosiddetto esame di maturità);
per il presidente di licenza media si prevede un'indennità complessiva di circa 15 euro, invece, per il presidente nell'esame di maturità circa 1.000 euro, che quasi si raddoppiano in caso di missione in località distante nell'ambito della medesima provincia di residenza;
appare evidente la disparità di trattamento economico e di impegno lavorativo, tanto da comportare una vera e propria fuga dall'esame di Stato di licenza media da parte di dirigenti scolastici;
le sedi di esame di licenza media sono nel territorio nazionale circa 7.000, il riconoscimento di emolumenti pari a 1.000 euro per presidente comporterebbe l'impegno di 7 milioni di euro;
nella definizione dell'ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro tra Aran e organizzazioni sindacali, è stata accantonata la somma di circa 5 milioni per iniziative di equiparazione all'interno della dirigenza scolastica -:
se non ritenga opportuno utilizzare la suddetta somma per ridare alla funzione di presidente di commissione d'esame di licenza media, a partire dall'anno scolastico 2011/2012, la dovuta dignità. (3-01707)
(23 giugno 2011)
E) Interrogazione
Elementi in merito all'esclusione della città di Monza dall'elenco dei siti dell'«Italia Longobardorum» iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco - 3-02051
RENATO FARINA e CENTEMERO. - Ai Ministri per i beni e le attività culturali e per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
la città di Monza, legata profondamente alla storia longobarda e segnata dalla presenza della Regina Teodolinda, è stata esclusa dalla lista dei siti dell'«Italia Langobardorum» ritenuti degni di tutela in quanto patrimonio mondiale dell'Unesco; questa preminenza di Monza è documentata nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono, dove si riferisce che nel luogo dove sorge l'attuale duomo, Teodolinda costruì una basilica, di cui resta parte di una torre inclusa nel perimetro absidale, e che nel duomo si conserva nella cappella Teodolinda la corona ferrea e il tesoro del duomo, documenti unici e sorgivi della civiltà longobarda, qui non solo custoditi, ma, per così dire, partoriti e costituenti un vero e proprio monumento inseparabile dalla terra di Monza;
altre città hanno, invece, avuto l'onore di essere inserite in questa prestigiosa lista e d'ora in poi saranno divulgate nel mondo come luoghi di un itinerario dove conoscere «I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)», pur presentando residui quasi casuali della presenza longobarda; l'ufficio patrimonio mondiale dell'Unesco svolge, all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali, la funzione di coordinamento delle attività connesse all'attuazione della convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale;
istituito nel 2004, l'ufficio svolge anche compiti di supporto tecnico-scientifico al gruppo di lavoro interministeriale permanente per il patrimonio mondiale dell'Unesco, attivo dal 1995 e formalmente istituito nel 1997 presso il Ministero per i beni e le attività culturali;
è parte della commissione di coordinamento per l'implementazione delle politiche di salvaguardia e promozione del patrimonio culturale immateriale e delle diversità culturali, istituita con decreto direttoriale del 10 aprile 2008 e coordinata dal direttore dell'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione del Ministero per i beni e le attività culturali -:
se risulti al Governo quanto sopra esposto e se e come il Ministero per i beni e le attività culturali abbia interagito con l'Unesco per la definizione dei siti degni di inserimento nella «Italia Longobardorum»;
come funzionino e se si ritengano soddisfacenti i rapporti di collaborazione tra l'Unesco e il Ministero per i beni e le attività culturali e se esistano margini per correggere quella che a chiara evidenza appare agli interroganti come una negazione del buon senso e un danno reale alla città di Monza;
se non si intenda promuovere una revisione di questa lista per aprirla a Monza;
qualora ciò fosse impossibile, se non si intenda autonomamente rilanciare una proposta di itinerario longobardo che includa le capitali longobarde Monza e Pavia, ora escluse. (3-02051)
(30 gennaio 2012)
(ex 5-05043 del 5 luglio 2011)
F) Interrogazione
Iniziative volte a garantire la permanenza del complesso bronzeo di Cartoceto di Pergola presso il polo museale di Pergola (Pesaro Urbino) - 3-02053
VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio di Stato, con sentenza del 23 novembre 2011, ha riaperto il caso dei bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, che ha visto nel corso degli anni una lunga controversia sulla loro assegnazione per esposizione che si pensava conclusa con l'attribuzione al comune di Pergola;
allo scopo, da anni, il comune di Pergola, in base al decreto ministeriale del 30 giugno 1993, ha infatti realizzato, presso l'ex convento di San Giacomo, messo a disposizione dall'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, una sede museale configurata quale centro operativo museale alle dipendenze delle soprintendenze per i beni ambientali e architettonici, per i beni archeologici e per i beni artistici e storici delle Marche, con impegno finanziario notevole;
la sede museale è stata realizzata secondo i più moderni accorgimenti scientifici, che hanno determinato alti costi di realizzazione e determinano notevoli costi di gestione;
il comune di Pergola e l'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino hanno garantito in tutti questi anni la gestione del museo di Pergola, con iniziative ed aperture al pubblico e riconosciuto successo di visitatori;
si sono svolti numerosi e qualificati programmi di valorizzazione culturale, con oneri a carico esclusivo del comune e dell'amministrazione provinciale;
da notizie di stampa si apprende che la sentenza disporrebbe che entro quattro mesi gli enti interessati (province di Ancona e Pesaro Urbino e comuni di Pergola e Ancona) «dovranno lealmente collaborare al fine di individuare una soluzione allocativa», in coerenza con quanto previsto nell'accordo del 27 luglio 2001;
il citato accordo del 2001 prevedeva il pendolarismo dell'importante reperto (6 mesi a Pergola, 6 mesi ad Ancona) e non fu firmato dal Ministro per i beni e le attività culturali pro tempore proprio per l'impraticabilità dovuta all'estremo rischio delle operazioni;
in forza di ciò la precedente sentenza del Consiglio di Stato del 2008 aveva annullato l'accordo, stabilendo «di fatto» la permanenza a Pergola. Oggi tale decisione è stata rivista;
più volte il Ministero per i beni e le attività culturali era intervenuto per evitare la deprecabile soluzione ed evitare rischi per uno dei più importanti reperti archeologici nazionali;
va ricordato, fra gli altri, il «decreto Ronchey» che riconobbe il museo dei Bronzi di Pergola quale sede staccata del museo archeologico regionale e la circolare del 2002 che vietava lo spostamento da Pergola, dove il gruppo bronzeo si trova ininterrottamente dal 1999;
tutti gli accordi fra gli enti possono essere sottoscritti come il Consiglio di Stato determina, a condizione che venga fissato il principio della non trasportabilità periodica del bene e del suo spostamento da Pergola dove sono stati rinvenuti e dove è stata organizzata al meglio la sua fruizione con importanti riscontri -:
se il Ministro interrogato sia informato dell'accaduto;
se intenda prontamente ed attivamente intervenire, per quanto di competenza, in coerenza con i precedenti atti, per garantire che qualsiasi intesa che venga assunta non possa in alcun modo, per i rischi connessi, determinare il «pendolarismo» del complesso bronzeo di Cartoceto di Pergola e tantomeno il suo spostamento dalla sede naturale del museo dei bronzi di Pergola. (3-02053)
(30 gennaio 2012)
(ex 5-05759 del 29 novembre 2011)
G) Interrogazione
Iniziative volte a preservare e valorizzare la cava Pontrelli, meglio nota come «Cava dei Dinosauri» sita ad Altamura (Bari) - 3-02055
ZAZZERA e DI STANISLAO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
Cava Pontrelli, meglio nota come «Cava dei Dinosauri», si trova a circa 5 chilometri da Altamura (Bari) ed è il paleosito più importante e ricco dell'Europa;
sulla sua superficie di oltre 12.000 metri quadrati nel 1999 sono state scoperte migliaia di orme di dinosauri appartenenti ad almeno cinque gruppi diversi di animali vissuti nel cretacico, 70 milioni di anni fa;
la scoperta della cava ha apportato un enorme contributo alla ricerca paleontologica, perché la sua esistenza testimonia che all'epoca l'area della Puglia non era interamente sommersa dall'acqua, contrariamente a quanto si presumeva prima del ritrovamento;
lo stato di conservazione delle impronte dei dinosauri è stupefacente, si pensi soltanto che in alcune di esse è possibile vedere le pieghe della pelle degli animali. Le dimensioni delle tracce variano dai 5 ai 45 centimetri, da questo si evince che alcuni dinosauri raggiungevano anche 10 metri di altezza;
la cementazione delle tracce è dovuta con molta probabilità al terreno paludoso e alla presenza di alghe e fango, che hanno preservato nel tempo i segni del passaggio di questi animali, dalla cui andatura tranquilla si deduce il transito pacifico dei dinosauri in un ambiente incredibilmente ricco di vegetazione e cibo;
le 4 mila orme rilevate su questo territorio hanno un valore scientifico eccezionale. Dalle tracce si distinguono i dinosauri erbivori da quelli carnivori; sono ancora allo studio quelle appartenenti agli anchilosauri, che se confermate rappresenterebbero il primo caso al mondo;
tuttavia, il rischio di perdere per sempre questo patrimonio storico è quanto mai attuale;
il sito, infatti, non rientra nel demanio pubblico, ma insiste su una proprietà privata con la quale le istituzioni non hanno ancora concluso un accordo finalizzato alla valorizzazione dell'area;
conseguentemente, di fatto la cava, come confermato da molte testimonianze, si trova in un inaccettabile stato di abbandono: il cancello di accesso all'area è divelto e le orme sono esposte ad atti vandalici, oltre che agli agenti atmosferici. Molte orme sono ricoperte di acqua e sassi che ne mettono a repentaglio la conservazione;
il profondo degrado in cui versa la cava dei dinosauri desta la preoccupazione, non soltanto degli studiosi, ma anche di associazioni e cittadini, che si sono già attivati per la sottoscrizione di una petizione volta alla salvaguardia del giacimento paleontologico;
il territorio di Altamura, peraltro, è ricco di testimonianze dell'era paleolitica e neolitica, soprattutto nell'area del Pulo. Del resto il nome stesso della città (Alta mura) deriva dalla presenza delle mura megalitiche costruite dalle popolazioni peucete. Nel 1993 è stato addirittura ritrovato nella grotta di Lamalunga uno scheletro umano in perfette condizioni risalente a 200.000 anni fa (cosiddetto «uomo di Altamura»);
ne consegue che questo territorio, se responsabilmente valorizzato e tutelato, rappresenterebbe un polo culturale e turistico di indiscutibile rilevanza nazionale ed internazionale -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare al fine di preservare e valorizzare la cava di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine garantire la pubblica fruizione del sito, in quanto bene paleontologico comune. (3-02055)
(30 gennaio 2012)
(ex 5-05340 del 19 settembre 2011)
DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 29 DICEMBRE 2011, N. 215, RECANTE PROROGA DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA, INIZIATIVE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOSTEGNO AI PROCESSI DI RICOSTRUZIONE E PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER IL CONSOLIDAMENTO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE, NONCHÉ DISPOSIZIONI URGENTI PER L'AMMINISTRAZIONE DELLA DIFESA (A.C. 4864-A)
A.C. 4864-A - Parere della I Commissione
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 con riguardo al rispetto delle competenze di cui all'articolo 117 della Costituzione.
A.C. 4864-A - Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
Sul testo del provvedimento elaborato dalle Commissioni di merito:
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
all'articolo 7, comma 3-bis, dopo le parole: stanziamenti previsti, aggiungere le seguenti: dal presente articolo;
all'articolo 8, comma 15-bis, dopo le parole: stanziamenti previsti, aggiungere le seguenti: dal presente articolo;
all'articolo 10, sostituire le parole: escluso l'articolo 5, comma 4, con le seguenti: ad eccezione degli articoli 1, comma 16, secondo periodo e 5, comma 4;
e con la seguente condizione:
all'articolo 5, comma 3, sopprimere le parole: previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.
Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:
PARERE CONTRARIO
sugli emendamenti 2.1, 2.8, 2.9, 5.1, 5.5, 5.14, 5.18 e 5.31, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;
NULLA OSTA
sui restanti emendamenti.
ULTERIORE PARERE DELLA V COMMISSIONE
Sull'emendamento 5.1 (nuova formulazione):
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
all'emendamento 5.1 (nuova formulazione) sostituire la parola: «concorrono» con le seguenti: «possono concorrere».
Conseguentemente, al medesimo emendamento, sostituire la parola: «si avvalgono» con le seguenti: «intendono avvalersi».
A.C. 4864-A - Articolo unico
ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI
1. Il decreto-legge 29 dicembre 2011, n.215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'amministrazione della difesa, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO
Capo I
MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA
Articolo 1.
(Missioni internazionali delle Forze armate e di polizia).
1. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 747.649.929 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan, denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL AFGHANISTAN, di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
2. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 157.012.056 per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), compreso l'impiego di unità navali nella UNIFIL Maritime Task Force, di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
3. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 98.548.822 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni nei Balcani, di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 febbraio 2011, n. 9, di seguito elencate:
a) Multinational Specialized Unit (MSU), European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), Security Force Training Plan in Kosovo;
b) Joint Enterprise.
4. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 298.461 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA, nel cui ambito opera la missione denominata Integrated Police Unit (IPU), di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
5. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 20.967.090 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour, di cui all'articolo 4, comma 5, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
6. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 1.212.168 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione denominata Temporary International Presence in Hebron (TIPH2), di cui all'articolo 4, comma 6, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
7. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 122.024 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah), di cui all'articolo 4, comma 7, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
8. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 256.320 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana in Sudan, denominata United Nations/African Union Mission in Darfur (UNAMID), di cui all'articolo 4, comma 8, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
9. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 266.997 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite denominata United Nations Peacekeeping Force in Cipro (UNFICYP), di cui all'articolo 4, comma 10, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
10. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 309.242 per la prosecuzione delle attività di assistenza alle Forze armate albanesi, di cui all'articolo 4, comma 11, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
11. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 49.686.380 per la proroga della partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea denominata Atalanta e all'operazione della NATO denominata Ocean Shield per il contrasto della pirateria, di cui all'articolo 4, comma 13, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
12. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 21.977.519 per la proroga dell'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan, di cui all'articolo 4, comma 15, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
13. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 2.293.954 per la partecipazione di personale militare alla missione militare dell'Unione europea denominata EUTM Somalia, di cui all'articolo 4, comma 16, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, e alle iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale.
14. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 139.885.137 per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto di durata annuale e per la realizzazione di infrastrutture, relativi alle missioni di cui al presente decreto.
15. Al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali, è autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa complessiva di euro 7.485.360 per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali di cui al presente decreto, entro il limite di euro 6.500.000 in Afghanistan, euro 800.000 in Libano, euro 185.360 nei Balcani.
16. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 10.081.868 per l'impiego di personale militare in attività di assistenza, supporto e formazione in Libia, in linea con le risoluzioni 2009 (2011), 2016 (2011) e 2022 (2011), adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, rispettivamente, in data 16 settembre, 27 ottobre e 2 dicembre 2011. Per l'impiego di personale militare nel periodo dal 1o ottobre 2011 al 31 dicembre 2011, si provvede a valere sulle risorse disponibili dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 4, comma 19, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130; si applica l'articolo 6, commi 1, 2, lettera c), e 3, del decreto-legge n. 107 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 130 del 2011.
17. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 143.259 per la partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite nella Repubblica del Sud Sudan, denominata United Nations Mission in South Sudan (UNMISS), di cui alla risoluzione 1996 (2011), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni in data 8 luglio 2011.
18. Il Ministero della difesa è autorizzato a cedere, a titolo gratuito, mezzi di trasporto e logistici alle Forze armate della Repubblica di Gibuti. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 430.000.
19. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 6.180.586 per la prosecuzione dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica, di cui all'articolo 4, comma 20, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
20. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 1.695.480 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e di euro 62.630 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione denominata United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), di cui all'articolo 4, comma 21, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
21. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 128.190 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione in Palestina, denominata European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS), di cui all'articolo 4, comma 22, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
22. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 541.803 per la proroga della partecipazione di personale dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato alla missione in Bosnia-Erzegovina, denominata European Union Police Mission (EUPM), di cui all'articolo 4, comma 23, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
23. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 3.048.367 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Afghanistan, denominata International Security Assistance Force (ISAF), di cui all'articolo 4, comma 24, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
24. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 735.454 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), di cui all'articolo 4, comma 25, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
25. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 514.244 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle unità di coordinamento interforze denominate Joint Multimodal Operational Units (JMOUs) costituite in Afghanistan, Emirati Arabi Uniti e Kosovo, di cui all'articolo 4, comma 26, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
26. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 289.043 per la proroga della partecipazione di sei magistrati collocati fuori ruolo, personale del Corpo della polizia penitenziaria e personale amministrativo del Ministero della giustizia alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), di cui all'articolo 4, comma 27, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
27. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 29.410 per la partecipazione di un magistrato collocato fuori ruolo alla missione in Palestina, denominata European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS), di cui all'articolo 4, comma 28, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
28. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 80.440 per la partecipazione di un magistrato collocato fuori ruolo alla missione in Bosnia-Erzegovina, denominata European Union Police Mission (EUPM), di cui all'articolo 4, comma 29, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
29. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 10.000.000 per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all'AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
Articolo 2.
(Disposizioni in materia di personale).
1. Al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto si applicano l'articolo 3, commi da 1 a 9, della legge 3 agosto 2009, n. 108, l'articolo 3, comma 6, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, e l'articolo 5, comma 2-bis, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2010, n. 126.
2. L'indennità di missione, di cui all'articolo 3, comma 1, della legge 3 agosto 2009, n. 108, è corrisposta:
a) nella misura del 98 per cento, se usufruisce di vitto e alloggio gratuiti, al personale impiegato in Gran Bretagna e a Gibuti nelle missioni di cui all'articolo 1, comma 11, nella missione in Libia, di cui all'articolo 1, comma 16, nella missione EUPM in Bosnia-Erzegovina e nella unità di coordinamento interforze JMOUs in Kosovo, di cui all'articolo 1, commi 22 e 25;
b) nella misura del 98 per cento calcolata sulla diaria prevista con riferimento alla Repubblica democratica del Congo, al personale impiegato nelle missioni, di cui all'articolo 1, comma 13;
c) nella misura intera incrementata del 30 per cento, se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, al personale impiegato presso il NATO HQ Skopje, di cui all'articolo 1, comma 3, e nella missione UNMISS, di cui all'articolo 1, comma 17.
3. Al personale che partecipa alle missioni di cui all'articolo 1, commi 5 e 11, e al personale di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, è corrisposto il compenso forfettario di impiego ovvero la retribuzione per lavoro straordinario in deroga, rispettivamente, ai limiti di cui all'articolo 9, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007, n. 171, e ai limiti orari individuali di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 8 agosto 1990, n. 231. Al personale di cui all'articolo 1791, commi 1 e 2, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il compenso forfettario di impiego è attribuito nella misura di cui all'articolo 9, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007.
4. In relazione alle esigenze di supporto sanitario nelle missioni internazionali di cui al presente decreto, nell'ambito dei finanziamenti assicurati ai sensi dell'articolo 11, quarto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980, n. 613, il Ministero della difesa può avvalersi del personale appartenente alla Croce Rossa Italiana ausiliario delle Forze armate e dei relativi mezzi e materiali.
Articolo 3.
(Disposizioni in materia penale).
1. Alle missioni internazionali di cui al presente decreto si applicano le disposizioni di cui all'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, e successive modificazioni, e all'articolo 4, commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197.
Articolo 4.
(Disposizioni in materia contabile).
1. Alle missioni internazionali delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, e del Corpo della guardia di finanza di cui al presente decreto si applicano le disposizioni in materia contabile previste dall'articolo 5, commi 1 e 2, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197.
2. Per assicurare la prosecuzione delle missioni internazionali senza soluzione di continuità, entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro dell'economia e delle finanze, su richiesta delle Amministrazioni interessate, dispone l'anticipazione di una somma non superiore alla metà delle spese autorizzate dal presente decreto e comunque, per il Ministero della difesa, pari a euro 600.000.000 e, per il Ministero degli affari esteri, pari a euro 60.000.000 a valere sullo stanziamento di cui all'articolo 10, comma 1.
Articolo 5.
(Disposizioni per l'Amministrazione della difesa).
1. Al fine di consentire l'attuazione dei processi di ristrutturazione ed efficientamento degli arsenali e degli stabilimenti militari, in ciascuno degli anni del triennio 2012-2014, il Ministero della difesa riserva alle assunzioni del personale degli arsenali e degli stabilimenti militari appartenente ai profili professionali tecnici il sessanta per cento delle assunzioni di cui all'articolo 3, comma 102, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni, e all'articolo 66, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni. Per le assunzioni di cui al presente comma non si applica l'articolo 30, comma 2-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni.
2. Al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 831:
1) alla rubrica, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e i ruoli speciali»
2) dopo il comma 6, è aggiunto, il seguente:
«6-bis. In presenza di vacanze organiche nei relativi gradi dei ruoli normali ovvero speciali del Corpo sanitario, su richiesta della Forza armata interessata è consentito, mediante concorso per titoli ed esami, il transito nel rispettivo ruolo normale ovvero speciale del Corpo sanitario degli ufficiali con il grado non superiore a tenente colonnello appartenenti ad altri ruoli della stessa Forza armata, in possesso, per il transito nel ruolo normale, di una delle lauree e della relativa abilitazione all'esercizio della professione previste per il citato ruolo ovvero, per il transito nel ruolo speciale, della laurea in psicologia e della relativa abilitazione all'esercizio della professione. L'ordine di iscrizione in ruolo è stabilito secondo le modalità di cui all'articolo 797, commi 2 e 3.»;
b) all'articolo 833, comma 1, le parole: «limitatamente ai gradi di maggiore e tenente colonnello» sono sostituite dalle seguenti: «limitatamente ai gradi di capitano, maggiore e tenente colonnello»;
c) dopo l'articolo 833, è inserito il seguente:
«Art. 833-bis. Trasferimento ovvero transito nel ruolo normale del Corpo del genio navale della Marina militare - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2013, gli ufficiali del ruolo normale del Corpo delle armi navali della Marina militare laureati in ingegneria edile, civile, civile idraulica, dell'ambiente e del territorio o in architettura, reclutati ai sensi dell'articolo 652, comma 1, e operanti nel settore delle infrastrutture sono trasferiti nel ruolo normale del Corpo del genio navale della Marina militare.
2. Gli ufficiali di grado non superiore a capitano di fregata dei ruoli normali della Marina militare laureati in ingegneria o in architettura, che operano o hanno operato per almeno tre anni nel settore infrastrutture nell'ambito della direzione generale dei lavori e del demanio e delle direzioni del genio militare per la Marina ed enti subordinati, possono transitare, a domanda, nel ruolo normale del Corpo del genio navale della Marina militare.
3. Gli ufficiali trasferiti o transitati ai sensi dei commi 1 e 2 mantengono il grado, la posizione di stato, l'anzianità di grado e sono iscritti in ruolo secondo le modalità di cui all'articolo 797, commi 2 e 3.»;
d) all'articolo 1096, comma 3, dopo le parole «comandi, unità, reparti ed enti organicamente previsti», sono inserite le seguenti: «o costituiti per specifiche esigenze di carattere operativo o logistico»;
e) all'articolo 2190:
1) il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. I contributi a favore dell'Agenzia industrie difesa, di cui all'articolo 559, sono determinati per gli importi, rispettivamente, di euro 6.000.000 nell'anno 2012, euro 5.000.000 nell'anno 2013 ed euro 4.000.000 nell'anno 2014; a decorrere dall'anno 2015 i suddetti contributi sono soppressi. Qualora il processo di risanamento delle unità produttive di cui all'articolo 48, comma 1, non risultasse conseguito con il bilancio 2014 per il complesso delle unità produttive, ovvero il bilancio di esercizio a tale data non fosse presentato al Ministero della difesa, si procede alla liquidazione, ai sensi della legge 4 dicembre 1956, n. 1404, di quelle unità che non hanno conseguito la capacità di operare secondo criteri di economica gestione e alla conseguente riduzione dell'Agenzia, per la gestione unitaria delle sole unità che hanno raggiunto tale capacità, anche mediante la costituzione di società di servizi».
2) il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. L'Agenzia industrie difesa è autorizzata a prorogare i contratti di cui all'articolo 143, comma 3, del regolamento, comunque non oltre la scadenza del 31 dicembre 2014 e, in ogni caso, entro i limiti della spesa già sostenuta nell'anno 2011 per tale tipologia di contratti, ridotta per gli anni 2012, 2013 e 2014, rispettivamente, del dieci per cento, del venti per cento e del trenta per cento».
3. Ai fini della semplificazione delle procedure per la realizzazione dei programmi di investimento di interesse dell'Amministrazione della difesa, finanziati mediante contributi pluriennali, il decreto di cui all'articolo 4, comma 177-bis, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è adottato dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e della difesa. Con tale decreto si provvede a:
a) definire le modalità di attuazione dei programmi, in sostituzione delle convenzioni di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 17 giugno 1996, n. 321, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 421;
b) fissare, se necessario, il tasso di interesse massimo secondo le modalità di cui all'articolo 45, comma 32, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, che può essere successivamente rideterminato dal Ministero dell'economia e delle finanze, ove occorra;
c) verificare l'assenza di effetti peggiorativi sul fabbisogno e sull'indebitamento netto, rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente, ovvero quantificarli per la successiva compensazione ai sensi dell'articolo 4, comma 177-bis, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni.
4. Per la prosecuzione degli interventi di cui all'articolo 5 del decreto-legge 17 giugno 1996, n. 321, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 421, è autorizzato un contributo di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2012 al 2016 e di 125 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 180, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.
Articolo 6.
(Modificazioni dell'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130).
1. All'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 5 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Fino al 31 dicembre 2012 possono essere impiegate anche le guardie giurate che non abbiano ancora frequentato i predetti corsi teorico pratici qualora abbiano partecipato per un periodo di almeno sei mesi, quali appartenenti alle Forze armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi.»;
b) al comma 5-bis, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) le parole: «previa autorizzazione del Ministro dell'interno rilasciata all'armatore ai sensi dell'articolo 28 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza» sono sostituite dalle seguenti: «previa autorizzazione rilasciata all'armatore, in relazione alla tipologia delle armi, ai sensi degli articoli 28 e 31 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza»;
2) dopo l'ultimo periodo, è aggiunto il seguente: «Con le medesime autorizzazioni possono essere autorizzati anche l'imbarco e lo sbarco delle armi a bordo delle navi di cui al comma 5, nei porti degli Stati le cui acque territoriali sono confinanti con le aree a rischio pirateria individuate con il decreto del Ministro della difesa, di cui al comma 1.»;
c) al comma 5-ter, le parole: «sono determinate le modalità attuative dei commi 5, 5-bis e 5-ter, comprese quelle relative al porto ed al trasporto delle armi» sono sostituite dalle seguenti: «sono determinate le modalità attuative dei commi 5 e 5-bis, comprese quelle relative all'imbarco e allo sbarco delle armi, al porto e al trasporto delle stesse».
Capo II
INIZIATIVE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOSTEGNO AI PROCESSI DI RICOSTRUZIONE E PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER IL CONSOLIDAMENTO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE
Articolo 7.
(Iniziative di cooperazione allo sviluppo).
1. Per iniziative di cooperazione in favore dell'Afghanistan e del Pakistan è autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 34.700.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, come determinati dalla Tabella C allegata alla legge 12 novembre 2011, n. 183. A valere sull'autorizzazione di spesa di cui al comma 1, fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 49 del 1987, il Ministro degli affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione possono inviare o reclutare in loco personale da organizzare presso la sede della cooperazione civile italiana ad Herat, sotto il coordinamento dell'unità tecnica di cui all'articolo 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49 e successive modificazioni, istituita alle dipendenze dell'Ambasciata d'Italia a Kabul.
2. Fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 49 del 1987, il Ministro degli affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione identificano le misure volte ad agevolare l'intervento di Organizzazioni Non Governative che intendano operare in Pakistan e in Afghanistan per i fini umanitari.
3. Per iniziative di cooperazione in favore di Iraq, Libano, Myanmar, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Libia e Paesi ad essa limitrofi, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi, nonché il sostegno alla ricostruzione civile, è autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 33.300.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, come determinati dalla Tabella C allegata alla legge 12 novembre 2011, n. 18, nonché la spesa di euro 2.000.000 per la realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58, anche in altre aree e territori. Nell'ambito dello stanziamento di euro 33.300.000 cui al primo periodo, fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 49 del 1987, il Ministro degli affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, con decreto, possono, a decorrere dal 1o gennaio e fino al 31 dicembre 2012, destinare risorse, fino ad un massimo del quindici per cento, per iniziative di cooperazione in altre aree di crisi, per le quali emergano urgenti necessità di intervento nel periodo di applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto.
Articolo 8.
(Sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione).
1. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 5.236.199 per gli interventi a sostegno dei processi di ricostruzione e di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto e per il contributo all'Unione per il Mediterraneo. Nell'ambito del medesimo stanziamento, il Ministro degli affari esteri, con proprio decreto, può destinare risorse per iniziative in altre aree di crisi, per le quali emergano urgenti necessità di intervento nel periodo di vigenza del presente decreto.
2. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 800.000 per la partecipazione italiana al Fondo fiduciario DPA dell'ONU destinato al Middle East North Africa e al Fondo fiduciario del Gruppo di Contatto per la lotta alla pirateria istituito presso lo United Nations Office on Drug and Crime (UNODC).
3. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 995.800 per assicurare la partecipazione italiana alle operazioni civili di mantenimento della pace e di diplomazia preventiva, nonché ai progetti di cooperazione dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
4. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 3.500.000 per assicurare la partecipazione finanziaria italiana al Fondo fiduciario della NATO destinato al sostegno all'esercito nazionale afgano e al fondo del NATO-Russia Council, destinato al settore elicotteristico.
5. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 3.167.719 per assicurare la partecipazione italiana alle iniziative PESC-PSDC e a quelle di altre organizzazioni internazionali.
6. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 800.000 per l'erogazione del contributo italiano al Tribunale Speciale delle Nazioni Unite per il Libano.
7. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 250.000 per l'erogazione del contributo italiano in favore dello Staff College con sede in Torino, istituito quale organismo internazionale dalla risoluzione n. 55/278 del 12 luglio 2001 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e finalizzato a sostenere le attività rivolte alla formazione e all'aggiornamento del personale che presta servizio, ovvero da inserire, presso gli organismi internazionali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
8. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 3.000.000, ad integrazione degli stanziamenti già assegnati per l'anno 2011 per l'attuazione della legge 6 febbraio 1992, n. 180, per la partecipazione italiana alle iniziative a sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza in Africa sub-sahariana.
9. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 2.000.000 per la partecipazione italiana al Trust Fund InCE istituito presso la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, destinato al rafforzamento della cooperazione regionale nell'area.
10. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 11.500.000 per la prosecuzione degli interventi operativi di emergenza e di sicurezza per la tutela dei cittadini e degli interessi italiani nei territori bellici e ad alto rischio.
11. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 616.940 per la partecipazione di personale del Ministero degli affari esteri alle operazioni internazionali di gestione delle crisi, comprese le missioni PESD e gli Uffici dei Rappresentanti Speciali dell'Unione Europea. Al predetto personale è corrisposta un'indennità, detratta quella eventualmente concessa dall'organizzazione internazionale di riferimento e senza assegno di rappresentanza, pari all'ottanta per cento di quella determinata ai sensi dell'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 e successive modificazioni. Per incarichi presso il contingente italiano in missioni internazionali, l'indennità non può comunque superare il trattamento attribuito per la stessa missione all'organo di vertice del medesimo contingente. È altresì autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 152.000 per i viaggi di servizio, ai sensi dell'articolo 186 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio n. 18 del 1967 e successive modificazioni, del personale del Ministero degli affari esteri in servizio presso gli uffici situati in Afghanistan, Iraq e Pakistan e per le altre aree di crisi che dovessero manifestarsi nel corso del periodo.
12. Nell'ambito delle operazioni internazionali di gestione delle crisi, per le esigenze operative e di funzionamento dell'Ufficio del NATO Senior Civilian Representative nella regione occidentale/rappresentante del Ministero degli affari esteri a Herat, è autorizzata a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 48.000.
13. È autorizzata a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 8.514.728 per il rafforzamento delle misure di sicurezza attiva, passiva nonché per la messa in sicurezza informatica delle sedi diplomatico-consolari situate in aree ad alta conflittualità e di euro 8.200.000 per il finanziamento del fondo di cui all'articolo 3, comma 159, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, destinato alla messa in sicurezza delle sedi diplomatico-consolari, degli Istituti di Cultura e delle istituzioni scolastiche all'estero poste in Paesi a rischio. Alle spese di cui al presente comma non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 8, comma 1 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
14. È autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 852.945 per l'invio in missione di personale del Ministero degli affari esteri presso le sedi in Afghanistan, Iraq, Libia, Pakistan, Yemen e in altre aree di crisi. Al predetto personale è corrisposta una indennità, senza assegno di rappresentanza, pari all'ottanta per cento di quella determinata ai sensi dell'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 e successive modificazioni. È altresì autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 178.022 per il parziale pagamento delle spese di viaggio per congedo in Italia del personale in servizio presso le medesime sedi e per i familiari a carico. Il relativo diritto, in deroga all'articolo 181, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio n. 18 del 1967 spetta ogni sei mesi ed è acquisito dopo quattro mesi ancorché i viaggi siano stati effettuati precedentemente. È altresì autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 360.872 per l'invio in missione di un funzionario diplomatico con l'incarico di assistere la presenza italiana in Kurdistan. Al medesimo funzionario è corrisposta una indennità pari all'ottanta per cento di quella determinata ai sensi dell'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio n. 18 del 1967 e successive modificazioni e il rimborso forfettario degli oneri derivanti dalla effettuazione delle attività in Kurdistan, commisurato alla diaria per i viaggi di servizio all'interno dell'Iraq. Per l'espletamento delle sue attività, il predetto funzionario può avvalersi del supporto di due unità da reperire in loco non superiore a quello di applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto.
15. Al fine di assicurare la funzionalità del Comitato Atlantico Italiano, incluso nella tabella degli enti a carattere internazionalistico di cui alla legge 28 dicembre 1982, n. 948 e successive modificazioni, è assegnato in favore dello stesso un contributo straordinario di euro 300.000 per l'anno 2012.
Articolo 9.
(Regime degli interventi).
1. Per assicurare il necessario coordinamento delle attività e l'organizzazione degli interventi e delle iniziative di cui al presente capo, il Ministro degli affari esteri, con propri decreti di natura non regolamentare, provvede alla costituzione di strutture operative temporanee nell'ambito degli stanziamenti di cui agli articoli 7 e 8. Fatto salvo quanto previsto dalla legge 26 febbraio 1987, n. 49, i decreti attinenti alla applicazione della legge medesima sono adottati congiuntamente dal Ministro degli affari esteri e dal Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione.
2. Per le finalità e nei limiti temporali di cui agli articoli 7 e 8, il Ministero degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, ricorrendo preferibilmente all'impiego di risorse locali sia umane che materiali.
3. Nell'ambito degli stanziamenti di cui agli articoli 7 e 8, al personale inviato in missione per le attività e le iniziative di cui agli articoli 7 e 8, incluso quello di cui all'articolo 16 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, e successive modificazioni, è corrisposta l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n. 941, nella misura intera incrementata del trenta per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman.
4. Il Ministero degli affari esteri, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio per il funzionamento delle unità tecniche, di cui all'articolo 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, e delle Sezioni distaccate, di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1988, n. 177, è autorizzato a sostenere le spese di vitto e alloggio strettamente indispensabili per il personale inviato in missione nei Paesi di cui all'articolo 7, che per motivi di sicurezza debba essere alloggiato in locali comunque a disposizione dell'Amministrazione. Alle spese per il funzionamento delle medesime strutture site nei Paesi di cui all'articolo 7 non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. All'effetto derivante sui saldi di finanza pubblica si provvede a valere sulle autorizzazioni di spesa di cui all'articolo 7.
5. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e alle iniziative di cui agli articoli 7 e 8 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 57, commi 6 e 7, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni, nonché l'articolo 3, commi 1 e 5, e l'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 219.
6. Alle spese previste dagli articoli 7 e 8 non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 60, comma 15, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 14, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010. All'effetto derivante sui saldi di finanza pubblica si provvede a valere sulle autorizzazioni di spesa di cui agli articoli 7 e 8 del presente decreto.
7. Per le finalità, nei limiti temporali e nell'ambito delle risorse di cui agli articoli 7 e 8, il Ministero degli affari esteri può conferire incarichi temporanei di consulenza anche ad enti e organismi specializzati, nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità, e stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 7, e all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, all'articolo 1, comma 56, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e all'articolo 61, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, nonché in deroga alle disposizioni di cui agli articoli 7 e 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni. Gli incarichi sono affidati, nel rispetto del principio di pari opportunità tra uomo e donna, a persone di nazionalità locale, ovvero di nazionalità italiana o di altri Paesi, a condizione che il Ministero degli affari esteri abbia escluso che localmente esistano le professionalità richieste.
8. Nei limiti delle risorse di cui agli articoli 7 e 8, nonché delle disponibilità degli stanziamenti di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 febbraio 2011, n. 9, e agli articoli 1, 2 e 10, comma 3, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, con legge 2 agosto 2011, n. 130, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate dal 1o gennaio 2012 fino alla data di entrata in vigore del presente decreto, conformi alla disciplina contenuta nel presente articolo.
9. Fermo restando il divieto di artificioso frazionamento, in presenza di difficoltà oggettive di utilizzo del sistema bancario locale attestate dal capo missione, ai pagamenti di importo non superiore a 10.000 euro, effettuati dalle rappresentanze diplomatiche, a valere sui fondi di cui all'articolo 7, loro accreditati, non si applica l'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136, e successive modificazioni.
10. All'articolo 3, comma 12 del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, convertito, con modificazioni, con legge 3 agosto 2010, n. 126, le parole: «di dodici mesi» sono sostituite dalle seguenti: «fino al 29 febbraio 2012».
Capo III
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 10.
(Copertura finanziaria).
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni del presente decreto, escluso l'articolo 5, comma 4, pari complessivamente a euro 1.402.405.458 per l'anno 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Articolo 11.
(Entrata in vigore).
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
A.C. 4864-A - Modificazioni delle Commissioni
MODIFICAZIONI APPORTATE DALLE COMMISSIONI
All'articolo 1:
al comma 3, le parole: «di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 febbraio 2011, n. 9» sono sostituite dalle seguenti: «di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130»;
al comma 9, le parole: «in Cipro» sono sostituite dalle seguenti: «in Cyprus»;
al comma 16, le parole: «euro 10.081.868» sono sostituite dalle seguenti: «euro 9.742.928»;
dopo il comma 16, sono aggiunti i seguenti:
«16-bis. Il Ministero della difesa è autorizzato a cedere, a titolo gratuito, al Governo provvisorio libico mezzi non più in uso alle Forze armate. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata, per l'anno 2012, la spesa di euro 1.025.000.
16-ter. È autorizzata, a decorrere dal 1o marzo 2012 e fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 338.947 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata EUMM Georgia, di cui all'articolo 4, comma 12, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130».
All'articolo 2:
al comma 3, primo periodo, dopo le parole: «di cui all'articolo 1, commi 5 e 11,» sono inserite le seguenti: «del presente decreto».
All'articolo 4:
dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti:
«1-bis. L'articolo 1 del decreto-legge 25 maggio 1994, n. 313, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1994, n. 460, e successive modificazioni, si applica anche ai fondi destinati al pagamento di spese, principali e accessorie, per servizi e forniture aventi finalità di difesa nazionale e sicurezza, nonché agli emolumenti di qualsiasi tipo dovuti al personale amministrato dal Ministero della difesa, accreditati mediante aperture di credito in favore dei funzionari delegati degli uffici centrali e periferici del Ministero della difesa.
1-ter. Gli atti di sequestro e di pignoramento afferenti ai fondi di cui al comma 1-bis sono nulli. La nullità è rilevabile d'ufficio e gli atti non determinano obbligo di accantonamento da parte delle sezioni della Tesoreria dello Stato né sospendono l'accreditamento di somme destinate ai funzionari delegati centrali e periferici».
All'articolo 5:
al comma 1, primo periodo, le parole: «ed efficientamento» sono sostituite dalle seguenti: «e di incremento dell'efficienza»;
al comma 2, lettera a), numero 2), capoverso 6-bis, primo periodo, le parole: «con il grado non superiore» sono sostituite dalle seguenti: «di grado non superiore»;
al comma 3:
all'alinea:
dopo le parole: «della legge 24 dicembre 2003, n. 350,» sono inserite le seguenti: «e successive modificazioni,»;
dopo le parole: «, è adottato» sono inserite le seguenti: «, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari,»;
alla lettera b), dopo le parole: «della legge 23 dicembre 1998, n. 448,» sono inserite le seguenti: «e successive modificazioni,».
All'articolo 6:
al comma 1:
alla lettera a):
le parole: «teorico pratici qualora» sono sostituite dalle seguenti: «teorico-pratici, a condizione che»;
dopo le parole: «incarichi operativi» sono aggiunte le seguenti: «e che tale condizione sia attestata dal Ministero della difesa»;
alla lettera b), numero 2), le parole: «a rischio pirateria» sono sostituite dalle seguenti: «a rischio di pirateria».
All'articolo 7:
al comma 1, secondo periodo:
le parole: «al comma 1» sono sostituite dalle seguenti: «al presente comma»;
le parole: «il Ministro degli Affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione possono inviare o reclutare» sono sostituite dalle seguenti: «può essere inviato o reclutato»;
al comma 2, dopo le parole: «il Ministro degli affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione» sono inserite le seguenti: «, d'intesa tra loro,»;
al comma 3:
al primo periodo, le parole: «Tabella C allegata alla legge 12 novembre 2011, n. 18,» sono sostituite dalle seguenti: «Tabella C allegata alla legge 12 novembre 2011, n. 183,»;
al secondo periodo, dopo le parole: «con decreto» sono inserite le seguenti: «adottato d'intesa tra loro»;
è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«3-bis. Fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 49 del 1987, per assicurare il necessario coordinamento delle attività e l'organizzazione degli interventi e delle iniziative di cui al presente articolo, nell'ambito degli stanziamenti previsti, il Ministro degli affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, con decreti di natura non regolamentare adottati d'intesa tra loro, possono provvedere alla costituzione di strutture operative temporanee».
All'articolo 8:
al comma 1, secondo periodo, le parole: «nel periodo di vigenza del presente decreto» sono sostituite dalle seguenti: «nel periodo di applicazione delle disposizioni del presente decreto»;
al comma 8, le parole: «per l'anno 2011» sono sostituite dalle seguenti: «per l'anno 2012»;
al comma 11, quarto periodo, le parole: «decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio n. 18 del 1967» sono sostituite dalle seguenti: «decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18,»;
al comma 14:
al quarto periodo, le parole: «decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio n. 18 del 1967» sono sostituite dalle seguenti: «decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni,»;
al sesto periodo:
le parole: «è corrisposta» sono sostituite dalle seguenti: «sono corrisposti»;
le parole: «decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio n. 18 del 1967» sono sostituite dalle seguenti: «decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18,»;
all'ultimo periodo, dopo le parole: «da reperire in loco» sono inserite le seguenti: «per un periodo»;
è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«15-bis. Fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 49 del 1987, per assicurare il necessario coordinamento delle attività e l'organizzazione degli interventi e delle iniziative di cui al presente articolo, nell'ambito degli stanziamenti previsti, il Ministro degli affari esteri, con propri decreti di natura non regolamentare, può provvedere alla costituzione di strutture operative temporanee».
All'articolo 9:
il comma 1 è soppresso;
al comma 5, le parole: «del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni,» sono sostituite dalle seguenti: «del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163,»;
al comma 8:
le parole: «con legge 2 agosto 2011, n. 130» sono sostituite dalle seguenti: «dalla legge 2 agosto 2011, n. 130»;
dopo le parole: «di entrata in vigore» sono inserite le seguenti: «della legge di conversione»;
al comma 10, le parole: «con legge 3 agosto 2010, n. 126» sono sostituite dalle seguenti: «dalla legge 3 agosto 2010, n. 126».
All'articolo 10:
al comma 1, le parole: «euro 1.402.405.458» sono sostituite dalle seguenti: «euro 1.403.430.465».
Dopo l'articolo 10 è inserito il seguente:
«Art. 10-bis. - (Comunicazioni al Parlamento). - 1. I Ministri degli affari esteri e della difesa, con cadenza quadrimestrale, rendono comunicazioni alle Commissioni parlamentari competenti sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione di cui al presente decreto».
A.C. 4864-A - Proposte emendative
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE
ART. 1.
(Missioni internazionali delle Forze armate e di polizia).
Al comma 1, sostituire le parole: euro 747.649.929 con le seguenti: euro 550.000.000.
1. 1. Gidoni, Chiappori, Meroni.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I contingenti di personale militare impiegato nelle missioni di cui al comma 1 sono ridotti, rispetto a quelli effettivamente impiegati nelle medesime missioni alla data del 31 dicembre 2012:
a) di almeno il 10 per cento entro il 30 giugno 2012;
b) di almeno il 10 per cento entro il 31 dicembre 2012.
1. 17. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Zamparutti.
Al comma 2, sostituire le parole: euro 157.012.056 con le seguenti: euro 125.000.000.
1. 18. Gidoni, Chiappori, Meroni.
Sopprimere il comma 16.
1. 21. Gidoni, Chiappori, Meroni.
Sopprimere il comma 16-bis.
1. 30. Di Stanislao, Paladini.
ART. 2.
(Disposizioni in materia di personale).
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. All'articolo 3, comma 4, della legge 3 agosto 2009, n. 108, le parole: «Si applicano l'articolo 19, primo comma, del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato» sono sostituite dalle seguenti: «Si applicano l'articolo 18 del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato».
2. 1. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.
Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2-bis. All'articolo 3, comma 1, alinea, della legge 3 agosto 2009, n. 108, dopo le parole: «dei Paesi interessati» sono aggiunte le seguenti: «, ovvero delle zone di intervento stabilite ai sensi della legge 11 dicembre 1962, n. 1746,».
2. 9. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.
Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2-bis. All'articolo 3, comma 1, lettera b), della legge 3 agosto 2009, n. 108, dopo la parola: «ISAF» sono aggiunte le seguenti: «ACTIVE ENDEAVOUR, ATALANTA».
2. 8. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.
ART. 5.
(Disposizioni per l'Amministrazione della difesa).
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. Gli arsenali e gli stabilimenti militari adibiti allo svolgimento di attività di manutenzione sui mezzi e gli equipaggiamenti delle Forze armate concorrono, all'occorrenza, anche all'espletamento degli interventi manutentivi sui mezzi e gli equipaggiamenti delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare.
5. 1. Gidoni, Chiappori, Meroni.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. Gli arsenali e gli stabilimenti militari adibiti allo svolgimento di attività di manutenzione sui mezzi e gli equipaggiamenti delle Forze armate possono concorrere, all'occorrenza, anche all'espletamento degli interventi manutentivi sui mezzi e gli equipaggiamenti delle forze di polizia a ordinamento civile e militare con contestuale ristoro dei relativi oneri da parte delle amministrazioni che intendono avvalersi di detti servizi manutentivi e fatte salve le prioritarie esigenze delle Forze armate.
5. 1.(Nuova formulazione nel testo modificato).Gidoni.
(Approvato)
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I corsi di formazione a carattere teorico-pratico di cui all'articolo 55, comma 5-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e modificato dall'articolo 29 della legge 12 novembre 2011, n. 183, sono soppressi a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
5. 30. Gidoni, Chiappori, Meroni.
Al comma 2, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:
c-bis) all'articolo 847, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:
«1-bis. La rideterminazione dell'anzianità di grado degli ufficiali in servizio appartenenti al disciolto ruolo tecnico logistico dell'Arma dei carabinieri, già appartenenti al disciolto ruolo unico, il grado e la relativa anzianità sono rideterminanti, ai soli fini giuridici, in base agli anni di anzianità minima richiesti per le promozioni ad anzianità stabilite nell'articolo 1238, calcolati a partire dalla data di immissione nel servizio permanente effettivo».
5. 14. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.
(Inammissibile)
Al comma 2, lettera e), sopprimere il numero 1).
5. 18. Di Stanislao, Paladini.
Al comma 2, lettera e), numero 1), capoverso 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Per quanto previsto dal presente comma, è obbligatoria l'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti.
5. 17. Di Stanislao, Paladini.
Al comma 2, lettera e), sopprimere il numero 2).
5. 16. Di Stanislao, Paladini.
Al comma 2, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
e-bis) all'articolo 2270, comma 1, numero 4), le parole: «regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1302 e legge di conversione 4 aprile 1935, n. 808: articoli 3, 7, 9 e 10» sono sostituite dalle seguenti: «regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1302 e legge di conversione 4 aprile 1935, n. 808: articoli 3, 7, 9, 10 e 11».
5. 5. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.
(Inammissibile)
Al comma 3, alinea, sostituire le parole: previo parere delle con le seguenti: dandone comunicazione alle.
5. 33. Costa.
Al comma 3, alinea, dopo le parole: previo parere aggiungere la seguente: vincolante.
5. 31. Di Stanislao, Maurizio Turco, Paladini.
ART. 6.
(Modificazioni dell'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130).
Sopprimerlo.
6. 1. Di Stanislao, Paladini.
Al comma 1, lettera b), al numero 1) premettere il seguente:
01) al primo periodo, dopo le parole: «può utilizzare» sono aggiunte le seguenti: «le armi comuni da sparo nonché».
Conseguentemente, alla lettera b), numero 1), sostituire le parole: degli articoli 28 e 31 con le seguenti: dell'articolo 28.
6. 32. Di Biagio, Paglia.
Al comma 1, lettera b), sostituire il numero 1) con il seguente: 1) al primo periodo, dopo le parole: «può utilizzare» sono aggiunte le seguenti: «le armi comuni da sparo nonché».
6. 31. Di Biagio, Paglia.
(Approvato)
Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere la seguente: b-bis) al comma 5-ter le parole: «entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 31 marzo 2012».
6. 30. Di Biagio, Paglia.
(Approvato)
Al comma 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente: c-bis) dopo il comma 5-ter è aggiunto il seguente: «5-quater. Nei casi in cui non sono previsti i servizi di protezione di cui al comma 1, è altresì consentito per i servizi e le attività di vigilanza armata, previa autorizzazione rilasciata dal Ministero della difesa, esclusivamente l'impiego di imprese private aventi sede in Stati membri dell'Unione europea, certificate come idonee ed iscritte in apposito registro del Ministero dell'interno. Con il decreto di cui al comma 5-ter sono determinati i requisiti e le caratteristiche per la certificazione di idoneità delle imprese, i requisiti e le condizioni per il rilascio delle prescritte autorizzazioni, le modalità organizzative ed operative per lo svolgimento dei citati servizi nonché ogni altra disposizione necessaria per l'attuazione del presente comma».
6. 33. Di Biagio, Paglia.
ART. 7.
(Iniziative di cooperazione allo sviluppo).
Al comma 3, secondo periodo, dopo le parole: euro 33.300.000 aggiungere la seguente: di.
7. 100.Le Commissioni.
(Approvato)
Al comma 3-bis, dopo le parole: stanziamenti previsti aggiungere le seguenti: dal presente articolo.
7. 300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
(Approvato)
ART. 8.
(Sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione).
Al comma 2, dopo le parole: Middle East aggiungere la seguente: and.
Conseguentemente, al medesimo comma, sostituire la parola: Drug con la seguente: Drugs.
8. 100.Le Commissioni.
(Approvato)
Al comma 15-bis, dopo le parole: stanziamenti previsti aggiungere le seguenti: dal presente articolo.
8. 300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
(Approvato)
ART. 10.
(Copertura finanziaria).
Al comma 1, sostituire le parole: escluso l'articolo 5, comma 4 con le seguenti: ad eccezione degli articoli 1, comma 16, secondo periodo, e 5, comma 4.
10. 300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
(Approvato)
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. All'articolo 55 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, sono abrogati i commi da 5-bis a 5-sexies. I risparmi di spesa derivanti dal presente comma sono destinati al finanziamento delle iniziative di cui ai commi 1 e 3 dell'articolo 7 del presente decreto. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri degli affari esteri e per la cooperazione internazionale e l'integrazione, sono definite le modalità di ripartizione delle entrate derivanti dall'applicazione del presente comma.
10. 30. Di Stanislao, Evangelisti, Paladini.
A.C. 4864-A - Ordini del giorno
ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
apprezzati gli sforzi compiuti dalle Forze Armate sui teatri di crisi ove sono impegnati contingenti militari italiani;
sottolineando come proprio l'impiego in contesti operativi complessi e spesso caratterizzati da condizioni ambientali sfavorevoli accresca sensibilmente l'esigenza di provvedere alla manutenzione dei mezzi utilizzati dai nostri militari;
rilevando altresì come i sacrifici imposti dalle difficili condizioni di bilancio rappresentino una fonte di problemi anche sotto il profilo del mantenimento in efficienza dei mezzi impiegati sul territorio nazionale dalle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare,
impegna il Governo
a rilanciare gli arsenali e gli stabilimenti militari adibiti allo svolgimento di attività di manutenzione sui mezzi e gli equipaggiamenti delle Forze Armate, anche al fine di permettere il loro utilizzo nell'espletamento degli interventi manutentivi sui mezzi e gli equipaggiamenti delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare.
9/4864-A/1. Gidoni, Chiappori, Meroni.
La Camera,
rivolgendo un sincero ringraziamento a tutti i militari impegnati nelle missioni internazionali di cui il decreto-legge in via di conversione ha disposto la prosecuzione per tutto il 2012;
rilevando come il provvedimento sottoposto all'attenzione del Parlamento contenga anche importanti disposizioni concernenti il personale militare e l'Amministrazione della difesa;
ritenendo che i corsi di formazione a carattere teorico-pratico di cui all'articolo 55, comma 5-bis, del decreto-legge 31 maggio del 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e modificato dall'articolo 29 della legge 12 novembre del 2011, n. 183, noti sotto l'appellativo di «mini-naja», rappresentino una significativa distrazione di risorse economiche ed umane difficilmente giustificabile alla luce dell'esigenza di risparmiare e contrarre le dimensioni organiche dello strumento militare nazionale;
evidenziando altresì come la distrazione di risorse non si limiti ai costi sostenuti per impartire ai giovani beneficiari le nozioni teorico-pratiche oggetto dei corsi, ma si estenda invece agli oneri amministrativi connessi all'espletamento dell'iniziativa,
impegna il Governo
a disporre quanto prima l'interruzione dell'esperimento della mini-naja o quanto meno intervenire per ridimensionarne significativamente la portata.
9/4864-A/2. Chiappori, Gidoni, Meroni.
La Camera,
rivolgendo un sincero ringraziamento a tutti i militari impegnati nelle missioni internazionali di cui il decreto-legge in via di conversione ha disposto la prosecuzione per tutto il 2012;
rilevando come il provvedimento sottoposto all'attenzione del Parlamento contenga anche importanti disposizioni concernenti il personale militare e l'Amministrazione della difesa;
alla luce dell'esigenza di risparmiare e contrarre le dimensioni organiche dello strumento militare nazionale,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di riconsiderare l'esperimento della mini-naja o quanto meno intervenire per ridimensionarne significativamente la portata.
9/4864-A/2.(Testo modificato nel corso della seduta).Chiappori, Gidoni, Meroni.
La Camera,
rivolgendo a nome del Paese un sincero ringraziamento a tutti i militari impegnati nelle missioni internazionali di cui il decreto-legge in via di conversione ha disposto la prosecuzione per tutto il 2012;
rilevando come il provvedimento sottoposto all'attenzione del Parlamento contenga anche importanti disposizioni concernenti il personale militare e l'Amministrazione della difesa;
ritenendo che il personale militare, di cui anche recentemente il Ministro della difesa in carica ha ricordato il valore e l'importanza che riveste per le Forze Armate, debba essere adeguatamente motivato ed incentivato fino all'atto di uscita dal servizio;
ricordando come, per effetto delle riforme intervenute negli ultimi quindici anni, all'interno del personale militare siano apparse figure professionali nuove, dotate di profili di carriera differenti, a fianco di quelle ereditate dall'ordinamento precedente;
evidenziando la particolare condizione in cui si sono venuti a trovare i marescialli del vecchio ordinamento, alcuni dei quali - come i marescialli capi ed equiparati - godono già di un trattamento stipendiale equivalente a quello spettante al grado superiore, senza essere autorizzati a rivestirlo,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di autorizzare i marescialli capi ed equiparati - che in base alle disposizioni dell'articolo 19 del decreto legislativo 28 febbraio del 2001, n. 82, godano già del trattamento economico assicurato ai primi marescialli ed equiparati - a rivestire il grado corrispondente, senza oneri per lo Stato, o comunque a mettere allo studio la concessione di un riconoscimento di carattere non monetario in loro favore.
9/4864-A/3. Meroni, Gidoni, Chiappori.
La Camera,
premesso che:
nel corso «informativa urgente del Governo sugli intendimenti in materia di partecipazione delle Forze armate italiane alle missioni internazionali» svoltasi nel corso dell'Assemblea di martedì 28 luglio 2009 il ministro della difesa pro tempore ebbe modo di affermare «quindi mi permetto di informare il Parlamento - ma voglio sentire anche la vostra opinione - di essere in procinto di prendere la decisione di autorizzare non l'utilizzo di un armamento bombe, ma il cannoncino in dotazione simile a quello già in uso con gli elicotteri. D'altronde perché noi non abbiamo voluto che si potessero usare le bombe, sia pure solo a sostegno e non come bombardamento preventivo? Perché con le bombe vi è un rischio, minimo mi dicono, ma vi è un rischio di colpire soggetti estranei all'attacco, Si tratta di un rischio minimo ma è un rischio che non vogliamo correre. [...] Mi hanno detto i militari che non è usuale riferire al Parlamento questi dettagli tecnici. Io voglio farlo, non credo ci sia niente di male e non c'è questa difficoltà da parte di un parlamentare di capire, di seguire, di conoscere e di valutare anche questi dettagli tecnici.»;
una nota dell'agenzia di stampa ANSA dello scorso 28 gennaio ha diffuso la notizia secondo cui «Le bombe andranno sugli Amx italiani, ma non sui predator. Lo ha precisato il ministro della difesa Giampaolo Di Paola oggi a margine della cerimonia per l'insediamento dei comando italiano a guida della missione Unifil in Libano. E le regole d'ingaggio, ha detto, restano invariate. Tutti i mezzi che abbiamo verranno utilizzati sulla base di tutte le loro capacità, perché noi abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di difendere i nostri militari, i nostri amici afgani e i nostri alleati - ha detto Di Paola -; i predator italiani non hanno queste capacità e quindi non le possono usare». «In questa fase fortemente delicata - ha proseguito il ministro - abbiamo il dovere, e questo credo che lo capiscano tutti gli italiani, di proteggere i nostri militari così come è stato protetto il popolo libico. E questo non cambia le regole di ingaggio. Le nostre regole d'ingaggio saranno sempre attente alla sicurezza dei nostri militari e dei nostri amici afgani». «Per altro noto - ha concluso Di Paola - che in Parlamento c'è stato un forte sostegno alla necessità di proteggere i nostri militari, quindi questa decisione è solo una conseguenza logica di questa esigenza»;
l'uso di ordigni bellici per l'attacco di truppe di terra ostili snaturerebbe la missione rendendola ancor più difficilmente conciliabile con il dettato costituzionale, elevando concretamente il rischio di vittime dovute agli inevitabili e non prevedibili effetti collaterali,
impegna il Governo
a rimettere al Parlamento la decisione sull'uso di ordigni bellici a caduta libera o guidata (GBU-39 Small Diameter Bomb o similari) da parte dei velivoli dell'aeronautica militare italiana impiegati nella missione in corso in Afghanistan.
9/4864-A/4.Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Zamparutti.
La Camera,
premesso che:
per l'Afghanistan le organizzazioni non governative e le associazioni auspicavano interventi mirati e decisioni più concrete anche in considerazione del fatto che sul fronte della sicurezza per gli afgani la situazione è peggiorata, a fronte di un processo negoziale che non sembra procedere e che manca di mediatori credibili e di una figura terza tra governo e talebani che sia garanzia di una mediazione autonoma;
ogni anno il conflitto produce quasi tremila vittime civili (2.777 nel 2010 con un aumento del 15 per cento e con 1.500 persone uccise nei primi sei mesi del 2011);
sebbene le persone che rimangono uccise da azioni e attentati delle forze anti-governative rappresentino l'80 per cento dei morti, le donne, gli uomini e i bambini uccisi in raid della NATO e in azioni delle forze afgane sono ancora il 14 per cento del totale: i circa 300 raid notturni condotti ogni mese continuano inoltre a seminare paura, distruzione, morte, sfiducia e rabbia nella popolazione;
l'accesso all'acqua potabile e all'elettricità resta privilegio di pochi (un bambino su cinque continua a morire prima del compimento del quinto anno di età), specie nelle campagne, ancora a livelli minimi e la possibilità di accedere a servizi di sanità pubblica, in un paese che si sta pericolosamente avviando verso la privatizzazione del servizio e che il rapporto sullo sviluppo umano dell'Onu ha classificato al 147o posto tra i paesi con le performances peggiori;
meno del 15 per cento delle donne afgane sono alfabetizzate, mentre l'87 per cento fra loro è oggetto di diversi tipi di abuso (matrimoni combinati, violenza sessuale eccetera) tra le pareti domestiche;
mediamente il 90 per cento delle risorse destinate agli aiuti è andato a sostenere l'intervento militare e solo il 10 per cento, e per l'Italia ancora meno, è stato impiegato in progetti di cooperazione civile; di questa somma, inoltre, oltre un terzo è stato speso per garantire la «sicurezza» al progetto stesso;
si sono verificati 12 mila attacchi nei primi nove mesi del 2011, circa il 24 per cento in più rispetto all'anno precedente;
nonostante le decine di miliardi di dollari di aiuti versati dalla comunità internazionale dal 2001 a oggi, le condizioni di vita della popolazione afgana sono peggiorate rispetto all'inizio della guerra: la povertà assoluta è salita dal 23 al 36 per cento della popolazione, l'aspettativa di vita è scesa da 46 a 44 anni (in Italia, per fare un confronto è di 81 anni), la mortalità infantile è aumentata dal 147 al 149 per mille (nel nostro Paese è al 3 per mille), il tasso di alfabetizzazione è sceso dal 31 al 28 per cento (mentre in Italia è del 98 per cento);
l'economia afgana, basata quasi esclusivamente sulla produzione di oppio ed eroina, non sarà mai autonoma, perché dipendente dagli aiuti internazionali, gran parte dei quali torna indietro ai paesi donatori sotto altre forme o ai governanti e funzionari corrotti. Ed è proprio la corruzione che domina anche le forze di polizia locali a oggi ancora incapaci e inadeguate a garantire la sicurezza;
altresì, le associazioni lanciano la forte preoccupazione circa il rischio che il completamento del ritiro delle forze militari si trasformi in un totale abbandono del paese;
le risorse per cooperazione allo sviluppo gestite dal Ministero degli affari esteri passano da 179 milioni di euro del 2011 a 86 milioni di euro per il 2012, facendo registrare il terzo dimezzamento dell'ammontare dei fondi per le finalità previste dalla legge n. 49 del 1987 in 4 anni;
il presente provvedimento dispone un aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo che è sì un passo avanti, ma non è abbastanza, considerato che questo settore merita più coraggio nelle azioni perché è l'unico modo per favorire il reale rilancio dei paesi occupati e perché questo deve essere il fine ultimo delle nostre missioni internazionali,
impegna il Governo
a stanziare, a partire dall'inizio del ritiro del contingente italiano in Afghanistan, per ogni euro risparmiato per le spese della missione militare, 30 centesimi per interventi di cooperazione civile, ovvero a trasferire a partire dal 2012 il 30 per cento di quanto risparmiato nella spesa militare a investimenti di cooperazione civile concordando le modalità di intervento e di spesa in un forum tra il Ministero degli affari esteri e la società civile.
9/4864-A/5.Di Stanislao.
La Camera,
premesso che:
le disposizioni di cui al decreto-legge n. 215 del 2011, in fase di conversione in legge, si limitano a considerare quasi esclusivamente i teatri di presenza militare italiana, limitando di fatto gli interventi di assistenza sanitaria in una serie di paesi di rilevanza strategica per l'Italia, anche secondo i parametri indicati dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri;
il nostro Paese è inadempiente in relazione agli impegni sottoscritti con il Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria, che pure continuano a essere emergenze sanitarie a livello mondiale;
per contribuire al raggiungimento degli obiettivi del millennio, sottoscritti dall'Italia in sede Onu, il contributo italiano in materia di aiuto pubblico allo sviluppo per la salute rappresenta ormai uno striminzito 0,1 per cento del Pil;
il testo del decreto prevede, tra l'altro, l'utilizzo di personale appartenente alla Croce rossa italiana ausiliario delle Forze armate, finanziato con i fondi di cui al decreto dei Presidente della Repubblica 613/1980, articolo 11, quarto comma, e non con un apposito stanziamento,
impegna il Governo:
a prevedere un aumento della quota delle risorse da destinare agli interventi di cooperazione internazionale e un esplicito riferimento alle iniziative da assumere per l'assistenza sanitaria, per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria;
a prevedere che, in caso di intervento della Croce rossa nelle missioni fuori area in cui l'Italia è impegnata, tale intervento sia finanziato senza togliere fondi alla Croce rossa italiana.
9/4864-A/6.Evangelisti.
La Camera,
premesso che:
le disposizioni di cui al decreto-legge n. 215 del 2011, in fase di conversione in legge, si limitano a considerare quasi esclusivamente i teatri di presenza militare italiana, limitando di fatto gli interventi di assistenza sanitaria in una serie di paesi di rilevanza strategica per l'Italia, anche secondo i parametri indicati dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri;
il nostro Paese è inadempiente in relazione agli impegni sottoscritti con il Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria, che pure continuano a essere emergenze sanitarie a livello mondiale;
per contribuire al raggiungimento degli obiettivi del millennio, sottoscritti dall'Italia in sede Onu, il contributo italiano in materia di aiuto pubblico allo sviluppo per la salute rappresenta ormai uno striminzito 0,1 per cento del Pil;
il testo del decreto prevede, tra l'altro, l'utilizzo di personale appartenente alla Croce rossa italiana ausiliario delle Forze armate, finanziato con i fondi di cui al decreto dei Presidente della Repubblica 613/1980, articolo 11, quarto comma, e non con un apposito stanziamento,
impegna il Governo:
a prevedere un aumento della quota delle risorse da destinare agli interventi di cooperazione internazionale e un esplicito riferimento alle iniziative da assumere per l'assistenza sanitaria, per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria;
a prevedere che, in caso di intervento della Croce rossa nelle missioni fuori area in cui l'Italia è impegnata, tale intervento sia finanziato opportunamente.
9/4864-A/6.(Testo modificato nel corso della seduta).Evangelisti.
La Camera,
premesso che:
negli ultimi due anni, gli assalti armati pirateschi al largo delle coste somale sono stati oltre 445 con 49 navi sequestrate e 1.181 marittimi presi in ostaggio;
nello stesso periodo i predoni catturati dalle navi da guerra internazionali sono stati più di 1.500, sebbene rilasciati poche ore dopo, poiché nessun paese si assume l'onere di processarli;
l'ennesimo sequestro, avvenuto lo scorso 27 dicembre 2011, della petroliera italiana Enrico Ievoli al largo delle coste dell'Oman costituisce solo l'ultimo caso in ordine cronologico di attacco di mercantili avvenuti nel tratto di mare tra l'Africa e la Penisola Arabica;
il decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107 convertito dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 prevede misure urgenti nell'ambito delle attività internazionali di contrasto alla pirateria, quali la stipula di convenzioni con l'armatoria privata italiana per la protezione delle navi battenti bandiera italiana in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria;
in particolare, l'articolo 5-ter della legge sopra richiamata dispone che: «Con decreto del ministro dell'interno, di concerto con il ministro della difesa e con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono determinate le modalità attuative dei commi 5, 5-bis e 5-ter, comprese quelle relative al porto e al trasporto delle armi e del relativo munizionamento, alla quantità di armi detenute a bordo della nave e alla loro tipologia, nonché ai rapporti tra il personale di cui al comma 4 ed il comandante della nave durante l'espletamento dei compiti di cui al medesimo comma»;
a tutt'oggi, non sono ancora stati emanati i suddetti decreti attuativi,
impegna il Governo
ad emanare tempestivamente i decreti attuativi di cui sopra, al fine di garantire la libertà di navigazione del naviglio commerciale nazionale in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria.
9/4864-A/7.Compagnon.
La Camera,
premesso che:
lo scorso 14 dicembre è stata votata in III Commissione un'importante risoluzione bipartisan che ha sottolineato la necessità di sostenere l'Afghanistan sul piano civile, della pacificazione e della sicurezza, nonché dello sviluppo economico, sociale e della cooperazione regionale, anche nel decennio successivo al 2014;
tale risoluzione ha impegnato il Governo, tra le altre cose, a destinare una parte delle risorse non più impegnate nella difesa del territorio a interventi di cooperazione, volti a favorire la ricostruzione civile dell'Afghanistan e la tutela e la promozione dei diritti umani, con particolare attenzione alla questione dei diritti delle donne e all'empowerment femminile;
tale impegno del resto è del tutto coerente con la linea tradizionalmente sostenuta dall'Italia, che si è spesa da sempre per un impegno a tutto campo a sostegno della società civile afgana, in particolare anche con l'appoggio alla preparazione di una «Conferenza nazionale della società civile» tenutasi a Kabul nel marzo del 2011, e successivamente con il sostegno alla prima «Conferenza internazionale della società civile afgana» tenutasi a Roma nel maggio del 2011, organizzate dalla rete di organizzazioni non governative facenti parte di Afgana;
l'Italia ha peraltro già stanziato nei precedenti decreti di rifinanziamento, risorse, attualmente in fase di erogazione, per la realizzazione di una «Casa della società civile» a Kabul, quale strumento di crescita e rafforzamento della società civile locale, nonché un futuro possibile volano di iniziative congiunte tra l'Afghanistan, l'Italia e il resto d'Europa,
impegna il Governo
ad appoggiare le attività di formazione e di supporto alla società civile afgana nelle sue più diverse componenti, quale elemento fondamentale per la crescita della democrazia e del rispetto dei diritti umani in Afghanistan, avuto particolare riguardo al progetto della «Casa della società civile».
9/4864-A/8.Villecco Calipari, Mogherini Rebesani, Tempestini, Rugghia.
La Camera,
premesso che:
occorre che venga sciolto al più presto ogni conflitto di attribuzione tra il ministro per la cooperazione e l'integrazione e il ministro degli esteri, a cui la normativa in vigore dal 1987 conferisce la competenza sulla cooperazione allo sviluppo, che può essere delegata solo a un sottosegretario agli esteri;
nel corso del dibattito nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa sul decreto- legge 215 del 2011 relativo alla proroga delle missioni internazionali e agli interventi in materia di cooperazione allo sviluppo, è stato in qualche modo sciolto il potenziale conflitto di attribuzione tra i due dicasteri con l'approvazione di alcuni emendamenti in tal senso, anche se è evidente che il rimedio non può reggere a lungo;
nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, svoltasi il 25 gennaio nelle Commissioni esteri di Camera e Senato, il ministro per la cooperazione e l'integrazione Riccardi ha anche riaffermato la necessità di una riforma della legge sulla cooperazione allo sviluppo, la 49 del 1987;
l'ultima conferenza nazionale sulla cooperazione allo sviluppo è stata realizzata nel 1991, dopo le prime due di rilievo del 1981 e del 1985,
impegna il Governo
ad avviare una consultazione che coinvolga tutti i soggetti interessati alla cooperazione allo sviluppo per iniziare finalmente un percorso nella necessaria direzione riformatrice, anche al fine di raccordare gli interventi di cui al presente decreto con quelli di cui alla legge n. 49 del 1987.
9/4864-A/9.Leoluca Orlando, Evangelisti.
La Camera,
premesso che:
occorre che venga sciolto al più presto ogni conflitto di attribuzione tra il ministro per la cooperazione e l'integrazione e il ministro degli esteri, a cui la normativa in vigore dal 1987 conferisce la competenza sulla cooperazione allo sviluppo, che può essere delegata solo a un sottosegretario agli esteri;
nel corso del dibattito nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa sul decreto- legge 215 del 2011 relativo alla proroga delle missioni internazionali e agli interventi in materia di cooperazione allo sviluppo, è stato in qualche modo sciolto il potenziale conflitto di attribuzione tra i due dicasteri con l'approvazione di alcuni emendamenti in tal senso, anche se è evidente che il rimedio non può reggere a lungo;
nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, svoltasi il 25 gennaio nelle Commissioni esteri di Camera e Senato, il ministro per la cooperazione e l'integrazione Riccardi ha anche riaffermato la necessità di una riforma della legge sulla cooperazione allo sviluppo, la 49 del 1987;
nel corso dell'audizione del 18 gennaio presso le Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro degli affari esteri, Giulio Terzi, ha ribadito che la cooperazione è parte integrante della politica estera;
l'ultima conferenza nazionale sulla cooperazione allo sviluppo è stata realizzata nel 1991, dopo le prime due di rilievo del 1981 e del 1985,
impegna il Governo
ad avviare una consultazione che coinvolga tutti i soggetti interessati alla cooperazione allo sviluppo per iniziare finalmente un percorso nella necessaria direzione riformatrice, anche al fine di raccordare gli interventi di cui al presente decreto con quelli di cui alla legge n. 49 del 1987.
9/4864-A/9.(Testo modificato nel corso della seduta).Leoluca Orlando, Evangelisti.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 6 del decreto-legge in esame reca alcune circoscritte modifiche alla disciplina di cui all'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107 contenente misure di contrasto alla pirateria in acque internazionali, incentrate sulla possibilità di ricorrere a forme di autodifesa a bordo delle imbarcazioni private destinate ad attraversare zone a rischio;
in particolare, l'articolo 5 del citato decreto, al comma 4, autorizza - nell'ambito delle attività internazionali di contrasto della pirateria e della partecipazione di personale militare alle operazioni e nei casi in cui non siano previsti i servizi di protezione di cui al precedente comma 1 (dispiegamento di Nuclei militari di protezione (NMP) della Marina militare) - l'impiego di guardie giurate a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana che transitano in acque internazionali individuate con il decreto di cui al comma 1, a protezione delle stesse e nei limiti di cui ai successivi commi 5, 5-bis e 5-ter;
al fine di dare concreta attuazione a tale disciplina, il successivo comma 5-ter rinvia ad un decreto del ministro dell'interno di concerto con i ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, la definizione delle modalità attuativi dei suddetti commi;
ad oggi, anche per una serie di difficoltà tecniche emerse nella fase di predisposizione - il citato decreto interministeriale non è stato ancora emanato, per cui, nonostante la particolare urgenza e delicatezza della questione, manca ancora una disciplina attuativa;
gli episodi di pirateria marittima, purtroppo, si sono fortemente moltiplicati negli ultimi anni soprattutto in talune aree particolarmente delicate per quanto riguarda la loro situazione politica e la loro posizione nelle rotte marittime internazionali;
le recenti disposizioni emergenziali introdotte dal nostro Paese sembrano alquanto insufficienti ad affrontare, in termini efficaci e tempestivi, il grave problema delineato;
tenuto conto dell'intensificarsi dei fenomeni di pirateria, appare, quindi, opportuno ed urgente dotarsi, quanto prima, di un sistema capace di assicurare realmente il contrasto alla pirateria marittima, al fine di prevenire i gravi rischi economici e umanitari derivanti dagli arrembaggi, analogamente a quanto di recente hanno già fatto gli altri paesi europei;
alla luce dei frequenti e pesanti attacchi subiti dalle proprie imbarcazioni, infatti, sia il governo francese che quello spagnolo hanno recentemente approvato specifiche misure volte a prevenire e contrastare efficacemente la minaccia che proviene da questa aggressiva forma di pirateria e a garantire l'effettiva difesa delle rispettive flotte mercantili e da pesca, consentendo, in particolare, alle proprie imbarcazioni di dotarsi di squadre di sicurezza private adeguatamente equipaggiate,
impegna il Governo
ad approfondire, in tempi rapidi, la questione relativa all'implementazione della sicurezza attraverso ulteriori possibili modifiche alla legislazione vigente in materia, onde verificare anche l'opportunità e l'utilità di consentire - per i servizi e le attività di protezione e di vigilanza armata delle navi battenti bandiera italiana, in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria - l'impiego di imprese private di sicurezza, debitamente certificate ed autorizzate onde garantire livelli adeguati di affidabilità.
9/4864-A/10.Di Biagio, Paglia, Lainati.