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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 580 di mercoledì 1 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brugger, Casini, Cicchitto, Cirielli, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Leo, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pisacane, Pisicchio, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa (A.C. 4864-A) (ore 10,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4864-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Pag. 2
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio sottolineare positivamente la continuità della scelta che oggi stiamo adottando, impegnando nuovamente risorse per inviare migliaia di uomini e donne in importanti e delicatissime missioni di pace e di sicurezza nel mondo.
Ritengo anche che con il gesto odierno, con il provvedimento che stiamo per approvare, compiamo un passo importante nel settore della diplomazia e della sicurezza. Io credo che esista una diplomazia della sicurezza, che è fatta di gesti responsabili e di azioni coordinate con i nostri alleati - dall'Unione europea agli Stati Uniti d'America in ambito NATO - per portare pace, sicurezza e stabilità nelle aree di crisi.
Quando parlo di diplomazia della sicurezza, mi riferisco a ciò che direttamente tocca i nostri interessi nazionali. Spesso in quest'Aula ci siamo chiesti: ma perché dobbiamo inviare migliaia di uomini in Paesi lontani, che nulla c'entrano con i nostri diretti interessi geopolitici? Non è così, perché quanto oggi succede in Medioriente, nel Corno d'Africa o in Afghanistan - la stabilizzazione di quelle aree, il consolidamento della democrazia, il permettere condizioni per lo sviluppo - incide direttamente sul nostro interesse nazionale, sui nostri interessi economici e sulla sicurezza globale.
Con questa premessa voglio anche sottolineare positivamente la scelta del Governo di avere adottato e mutato la durata temporale del provvedimento da sei mesi ad un anno. Credo che molti colleghi si ricordino, soprattutto nelle passate legislature, quanto fosse difficile - in particolar modo per i nostri uomini impegnati nei teatri di crisi - tornare ogni sei mesi in Parlamento con un confronto politico spesso lacerante sul tema delle missioni militari all'estero. Ritengo oggi che le donne e gli uomini impegnati nelle missioni di pace debbano avere dietro di loro un Parlamento unito, un Paese unito, che dia loro forza nel compiere quelle missioni anche sovente rischiose. Pertanto, sottolineo positivamente il passaggio da sei a dodici mesi, che è stato scelto dal Governo quale nuovo lasso temporale per impegnare le risorse e, soprattutto, le scelte politiche; ritengo altresì - e lo voglio sottolineare - che questo, per quanto concerne i rapporti con i nostri alleati, sia un elemento di stabilità, continuità e garanzia.
Nel merito del provvedimento, accolgo positivamente le tre novità contenute in questo provvedimento rispetto ai sei mesi e all'anno precedente. Le tre novità riguardano sostanzialmente, innanzitutto, una nuova missione in Libia, un impegno per 10 milioni di euro. Lo ritengo un fatto rilevante perché la comunità internazionale - l'Italia in prima fila - si è impegnata per il cambio di regime, per la transizione democratica e per tentare di rendere quel Paese un luogo stabile e sicuro. La Libia per l'Italia è una naturale priorità geopolitica, lo è sempre stata, anche se non sempre con politiche coerenti e pienamente soddisfacenti.
Credo che oggi sia importante dare un contributo per la formazione dell'esercito libico, in un Paese che, come vediamo in queste ore, ha ancora bisogno di una transizione, di una vera stabilizzazione e di una vera pacificazione. Quindi, il sostegno, pieno che l'Italia può dare è una priorità certa. Accolgo, quindi, favorevolmente questo nuovo provvedimento che prevede, in una prima fase, l'invio di 200 uomini, ma che darà un contributo importante alla stabilizzazione.
Vorrei positivamente sottolineare anche l'iniziativa nei confronti della Repubblica di Gibuti. Gibuti, sempre più, sta diventando un hub per la sicurezza dell'intero Corno d'Africa e dell'oceano Indiano. Lo è stata nel passato, lo è, anche oggi, per l'Unione europea e per i nostri uomini impegnati nelle tante missioni di contrasto alla pirateria. Anche in questo caso, è assolutamente evidente quale sia il nesso tra il contrasto della pirateria e la sicurezza nell'oceano Indiano e la garanzia e la tutela delle grandi rotte commerciali Pag. 3ed economiche del pianeta; nell'oceano Indiano oggi passa la gran parte, oltre il 75 per cento, delle rotte commerciali fra Asia ed Europa; quindi, la tutela di esse è una priorità geopolitica indubbia.
Infine - e concludo sulle novità -, sottolineo positivamente la piccola missione che, da oggi, impegna l'Italia in Sud Sudan. Il Sud Sudan, e il Sudan nel suo insieme, è un Paese le cui dimensioni incidono ed esportano instabilità su un'area enorme dell'Africa. Anche qui, le iniziative per stabilizzare il Corno d'Africa sono storicamente una nostra priorità. Il Sud Sudan è un Paese a minoranza cristiana che ha lottato per anni, con due milioni di morti, per ottenere una propria indipendenza dal regime di Bashar Assad, e che oggi va sostenuto; l'Italia ha avuto un ruolo importante nel processo di pace e nella pacifica separazione fra nord e sud, un ruolo italiano che ci è stato riconosciuto dai partner, un ruolo molto attivo. Apprezzo questa prima iniziativa, che, sebbene sia una missione quasi simbolica, con il contributo di alcuni uomini alla UNMISS, la United Nation Mission in South Sudan, mi pare, tuttavia, che rappresenti un segnale politicamente importante.
In generale, con il provvedimento odierno si riducono di alcune centinaia di unità gli uomini complessivamente impegnati nei teatri di crisi e anche le risorse impegnate vengono ridotte. Vorrei sottolineare anche questo come elemento positivo del provvedimento che andiamo ad approvare; abbiamo, complessivamente, una riduzione dell'impegno e questa riduzione dell'impegno militare non è connessa a scelte politiche di disimpegno, ma è connessa, invece, a un naturale avvicendamento fra noi e i nostri alleati nei teatri di crisi, penso all'Afghanistan e al Libano.
Credo però che - e vorrei sottolinearlo ancora - aumentino le risorse per la cooperazione civile nelle aree di crisi. Oggi, con 34 milioni di euro in più - è un contributo non enorme, ma importante - in Afghanistan e 33 milioni nelle altre aree di crisi, diamo un aiuto per affiancare all'azione di contrasto al terrorismo e di stabilizzazione e sicurezza quelle necessarie e utili azioni per lo sviluppo, per il consolidamento della democrazia e per il sostegno alla popolazione civile.
Nel merito del provvedimento, l'Afghanistan rimane per l'Italia una ineludibile priorità politica. La conferma di oltre 4 mila uomini impegnati è rilevante; qui lo voglio sottolineare al di là del merito tecnico: la missione non è stato un fallimento. La NATO non sta fallendo in Afghanistan, stiamo raggiungendo i nostri obiettivi con grande fatica; una parte sempre crescente di province è stata riconsegnata alle autorità afgane; abbiamo un programma che dal 2014 in poi prevederà la completa cessione del controllo sulla sicurezza dell'intero territorio e, finalmente, la transizione pacifica.
Vorrei dare ancora qualche dato per ricordarlo all'Aula, perché per troppo tempo sull'Afghanistan questo Parlamento si è lacerato e si è dilaniato, quasi dimenticando che noi siamo andati in Afghanistan in risposta al terribile attentato delle Torri Gemelle dell'11 settembre di undici anni fa. In Afghanistan, non soltanto abbiamo combattuto i talebani e Al Qaeda; non soltanto si sono svolte azioni di sicurezza e contrasto al terrorismo, ma si sono riaperte le scuole; oggi 7 milioni di bambine frequentano l'istruzione scolastica; nelle università era vietato l'accesso alle donne, oggi il 28 per cento delle matricole iscritte nelle università afgane sono donne. Questi sono risultati - credo - importanti; si è votato nove volte. Certo, non è una democrazia occidentale o liberale, ma è un Paese che, con fatica, sta cercando di costruire una legittimazione democratica delle proprie leadership e una stabilizzazione delle proprie istituzioni.
Vorrei ancora sottolineare come l'Italia abbia svolto un ruolo positivo nella riforma della giustizia, con tutta la delicatezza del caso di un Paese che, ovviamente, aderisce a precetti islamici e, nella complessità del caso, penso che l'Italia abbia svolto un ruolo positivo.
In merito a UNIFIL: il nuovo comando italiano della delicata missione nel sud del Libano è un fatto di estrema importanza. Pag. 4La presenza in Libano è ancora più importante oggi perché va tutelata la sovranità libanese. Nel provvedimento anche alcune risorse verranno cedute alle Nazioni Unite per sostenere il tribunale speciale delle Nazioni Unite per far luce sull'omicidio dell'ex Primo Ministro Hariri, iniziativa nella quale l'Italia è fortemente impegnata. Il Libano del sud è ancora un luogo di grande instabilità e di grande pericolo geo-politico. In queste ore, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sta, credo positivamente, accingendosi ad approvare la risoluzione proposta dalla Lega araba per un piano di pace e di transizione democratico in Siria, ma è evidente a tutti quali siano le fortissime interrelazioni fra Siria, hezbollah e sovranità libanese. Quindi, sottolineo positivamente la missione italiana.
Ancora, il terzo pilastro dell'azione presente in questo provvedimento è la missione in Kosovo, dove il lavoro non è concluso. Credo che, se osserviamo cosa hanno fatto i nostri militari in Kosovo in questi dieci anni; penso che possiamo essere orgogliosi di questo lavoro. Prima siamo intervenuti nel 1999 per difendere la vita di una delle ultime comunità musulmane in Europa, la comunità kosovara, oggi siamo lì per proteggere i luoghi di culto dei cristiani, a testimoniare come la presenza italiana sia una presenza importante e di qualità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANNI VERNETTI. In conclusione, voteremo convintamente a favore di questo provvedimento, nel segno di una positiva continuità e per proseguire un lavoro di pace e stabilizzazione nelle aree di crisi del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fallica. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 215 del 29 dicembre 2011, che reca la proroga di tutte le missioni italiane internazionali delle Forze armate e di polizia per il coordinamento dei processi di pace e che adotta disposizioni urgenti per l'amministrazione della difesa, è un provvedimento molto importante per il nostro Paese. L'Italia, ormai, da parecchi anni, è impegnata in svariate missioni internazionali. Le nostre forze hanno avuto un ruolo rilevante, se non fondamentale, nei vari contesti in cui sono state utilizzate.
L'articolo 1 del provvedimento autorizza la spesa per la proroga della missione in Afghanistan, guidata dalla NATO sulla base delle risoluzioni n. 1368 del 2001, n. 1510 del 2003 e n. 2011 del 2011 del Consiglio di sicurezza. Questa è la missione più consistente in termini finanziari (oltre il 50 per cento del totale) ed anche, purtroppo, in termini di vite umane perse. Il nostro impegno consiste nell'impiego di 4 mila militari con mezzi terrestri in numero di 807 e di 37 aeromobili. La spesa per la proroga supera i 740 milioni di euro. I nostri militari hanno assistito il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza e nel controllo di tutto il territorio, nella ricostruzione del Paese, nell'addestramento e nel sostegno logistico delle Forze armate afgane.
Il territorio di Herat gestito dai nostri militari è il primo ad essere riconsegnato alle autorità afgane e gran parte della provincia sotto il loro controllo verrà riconsegnata nella seconda fase della transizione. Ciò dimostra l'efficacia dell'azione del nostro contingente e il raggiungimento degli obiettivi prefissati e i deputati di Grande Sud lo hanno sempre evidenziato.
Fino al 2014 sono previsti vari step; la fase post 2014 sarà meno impegnativa per noi e riguarderà i profili operativo e finanziario. Le altre missioni prorogate con il provvedimento all'ordine del giorno sono quella in Libano, importante in quanto i nostri militari sono lì impegnati ad assistere il Governo libanese per prevenire il traffico di armi, per garantire il libero movimento del personale, delle unità e di convogli umanitari e dal costo Pag. 5di più di 150 milioni di euro; e quella in Kosovo e nell'area balcanica, per il rispetto del cessate il fuoco.
Altre missioni importanti da finanziare sono: l'impiego di 287 unità tra navi ed aeromobili che svolgono attività di prevenzione e protezione contro azioni terroristiche e di pirateria (costo 20 milioni di euro circa); missioni nel Corno d'Africa per proteggere il trasporto di aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia; interventi sui territori degli Emirati, Bahrain e Qatar.
Il totale delle missioni rifinanziate è di 1 miliardo e 427 milioni di euro circa, una cifra enorme e in tempo di crisi economica - lo sappiamo - verrebbe la tentazione di ridurre drasticamente il nostro impegno; eppure, a un'analisi più approfondita, va riconosciuta la necessità per un Paese civile e democratico come il nostro di collaborare con le organizzazioni internazionali per aiutare i Paesi meno fortunati e Grande Sud sostiene questa collaborazione.
Altri articoli del decreto trattano del personale, dell'utilizzo delle armi da sparo e di guardie giurate per combattere la pirateria navale nelle zone a rischio e di conferimenti di incarichi di consulenza ad enti e organismi specializzati indispensabili per realizzare la stabilizzazione dei Paesi indicati. Anche questi sono interventi fondamentali per la crescita delle nostre missioni.
L'importante è non eccedere e procedere subito anche alla proroga dei contratti in essere degli esperti di cooperazione allo sviluppo, senza i quali si renderebbe impossibile qualunque attività di cooperazione prevista dal decreto.
La proroga di dodici mesi trova d'accordo i deputati di Grande Sud. Come si può evincere da quanto osservato fin ad ora, seppur con qualche raccomandazione, Grande Sud voterà favorevolmente al provvedimento sulla proroga delle missioni internazionali di pace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, Governo, il tema in discussione è quello delle missioni internazionali, del cui decreto abbiamo provveduto nell'agosto del 2011 a raddrizzare anche il titolo (e il contenuto evidentemente) e che oggi porta anche la dicitura di «interventi per la pace e la cooperazione», che mi sembra non un'aggiunta, ma il senso vero delle missioni internazionali, temi di cui non si era mai parlato nei precedenti Governi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 10,20)

AUGUSTO DI STANISLAO. In qualche modo è stata una nostra vittoria quali opposizioni di quel tempo, per cui è un merito che noi ci vogliamo intestare come Italia dei Valori, e non solo.
Vorrei anche riflettere ed indurvi alla riflessione su un tema, quello delle missioni internazionali, che dovrebbe rappresentare un momento nevralgico non solo di analisi, ma anche di indirizzo politico sulla collocazione internazionale del nostro Paese.
Oggi è ancora più importante in relazione agli equilibri geopolitici mondiali che si vanno delineando in relazione anche ai rapporti di forza messi in campo. In relazione a queste stringenti ed ineludibili questioni, il Governo si limita non più a mettere in campo dei contenuti, ma a proporre una disarmante continuità nel chiedere alle Commissioni e al Parlamento intero una partecipazione di routine, una presa d'atto che sa di ratifica, a prescindere dalle necessarie riflessioni, dalle conseguenti scelte ed evidentemente dalle conseguenti decisioni (che non arrivano).
Ma quale ruolo e quale profilo, alle condizioni date, si possono conquistare con una linea di sconcertante continuità? Con il precedente Governo e con il relativo Pag. 6Ministro abbiamo perso in peso e in credibilità. Con l'attuale c'è del nuovo, che sa tanto e troppo di antico.
Allora, mi chiedo e vi chiedo: siamo ancora dentro la vocazione delle missioni internazionali di peacekeeping? Le stesse riflessioni appartengono a noi, ma anche a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione e ci portano evidentemente ad altre considerazioni e a chiedere un quadro chiaro con delle scelte conseguenti, che dovrebbero essere necessariamente nuove e diverse, almeno per noi e per la comunità nazionale, ma anche per quella internazionale, che voi dimenticate.
Le scelte vanno nella direzione della cooperazione, non dando le briciole, e delle iniziative civili, nel senso che bisogna coinvolgere in questo caso la società, a partire da dove siamo protagonisti, ossia in Afghanistan.
Credo che in quest'Aula, per rispetto del Paese, della politica e delle istituzioni, indignarsi è ancora più giusto perché siamo di fronte ad un dibattito che non c'è, ad un ruolo del nostro Governo che è assolutamente impalpabile nello scenario internazionale. Pertanto, non bisogna accontentarsi solo di briciole di novità, che sono solo fumo negli occhi. Se bisogna credere in un intervento che va progressivamente a pareggiare l'intervento militare con la cooperazione internazionale, evidentemente bisogna stanziare risorse.
Infatti - lo voglio ricordare agli amici che hanno una memoria a «scatti» in quest'Aula, che sanno e non sanno di Governo, che sanno e non sanno di Parlamento, che sanno e non sanno sicuramente anche delle risorse da mettere in campo - negli ultimi quattro anni il Governo che vi ha preceduto ha dato il colpo di grazia alla cooperazione, gestita dal Ministero degli affari esteri con una decurtazione dell'88 per cento. Dai 732 milioni di euro del 2008 si è passati agli 86 milioni di euro del 2012, con conseguenti inadempienze, drastica riduzione degli interventi, tagli ai finanziamenti e alle organizzazione multilaterali, di cui tanti si riempiono la bocca, e una perdita di assoluta credibilità internazionale. Di questo stiamo parlando, non di altro.
Allora come si può nutrire la politica di atti coraggiosi? Un atto coraggioso è quello proposto da noi, ma anche da altri gruppi parlamentari qualche tempo fa, ossia la messa in campo della legge quadro sulle missioni internazionali. Quello proposto da voi è un decreto-legge sulle missioni che è un atto che si consuma interamente dentro le cinta istituzionali del Parlamento senza una profonda discussione in sintonia con il Paese e con scelte vincolanti che rappresentano sempre di più una presa d'atto ragionieristica. Nessuno, tra vecchio e nuovo Governo, tra vecchia e nuova maggioranza, si preoccupa di essere in sintonia con la realtà, anche e soprattutto con la realtà delle ONG e delle società civili nelle quali interveniamo.
È difficile confrontarsi politicamente anche nel merito di singole scelte di fronte a tanto unanimismo. Questo ulteriore decreto-legge, così com'è proposto, è uno schiaffo alla comunità nazionale e ai tanti militari e civili impegnati nelle missioni. Vi chiederete perché. Bene, presto detto, perché questo è un mini decreto-legge «omnibus», all'interno del quale, con l'alibi delle missioni, si inseriscono tante norme che avrebbero bisogno di proprie risoluzioni, di propri atti legislativi autonomi, ma che, con la loro presenza, impoveriscono e umiliano lo stesso impianto della legge.
Passiamo alle missioni. Così come sono poste, le missioni sono un elenco di costi con qualche probabile beneficio: dal Libano al Kosovo, passando per il Corno d'Africa, incrociando la Libia per chiudersi nell'esperienza afgana, che sembra, insieme alle altre, non insegnare nulla ai Governi che si susseguono. La pace non si porta con le bombe e non la si impone con gli F-35. Questi fanno solo comodo all'industria della difesa. La pace la si porta bensì con iniziative umanitarie, con la ricostruzione, il rilancio socio-economico, l'addestramento, la legalità e la democrazia. Pag. 7
Voglio ricordare alcuni interventi, che ha fatto in maniera ammirevole e che ho apprezzato, da parte dell'ex rappresentante dell'ONU De Mistura, attuale sottosegretario, che diceva qualche tempo fa sull'Afghanistan: i prossimi mesi saranno duri e ci sarà un peggioramento delle condizioni di sicurezza. I talebani sono ancora lì e programmano spettacolari attentati. Credo che oggi vi sia una figura sbiadita in questo Governo, mi sembra quasi di non riconoscere più l'ex rappresentante delle Nazioni Unite perché egli parla in maniera consumata da consumato politico. Non ci convince più, non ci piace. Sarà la forza del potere che dà il poter di parlare, assumendo, come dire, diverse sembianze.
Il futuro delle missioni passa attraverso la legge quadro, che deve contenere il rilancio dell'azione umanitaria con in più il coinvolgimento della società civile. Non possiamo pensare di affidarci ai Governi che sono lì, che fanno solo il loro interesse e che non hanno a cuore gli interessi delle società civili. Non possiamo nemmeno pensare a quello che dice e rappresenta plasticamente il nuovo Ministro della difesa Di Paola, quando dice che gli F-35 sono un programma da cui non si può ritornare indietro. Non è assolutamente vero perché, in questo caso, il Ministro Di Paola, con tutto il Governo, dimostra di essere non all'altezza delle proprie ambizioni perché pensa di essere una potenza militare mondiale senza assicurare peraltro, dall'altra parte, la sicurezza ai nostri uomini che sono in Afghanistan e negli altri scenari nei quali siamo impegnati, che sono peraltro spesso scenari di guerra.
Allora queste missioni vengono, in questo contesto e da sempre, derubricate complessivamente ad una pura e semplice sommatoria di iniziative, con aumento e diminuzione di risorse senza spiegarne in maniera chiara ed approfondita tempi, modi e prospettiva delle stesse. Arrivo all'Afghanistan perché è la nota dolente, come il cuore dei provvedimenti, che danno la cifra della nostra presenza in termini politici e istituzionali.
Quando si parla in termini di centralità del nostro Governo e della nostra rappresentanza, non è vero. Non abbiamo nessuna centralità. Siamo assolutamente residuali e non è vero quello che si dice in quest'Aula, sul fatto che siete riusciti a decurtare gli impegni dei nostri soldati in quegli scenari portandoli da 8.698 a 6.900. Non è vero. Quella decurtazione è fisiologica perché sono finiti gli interventi, per cui i soldati vanno a casa. Non sono più necessari. Non è stata una scelta politica rilevante, ma è qualcosa che appartiene all'organizzazione. Non vi attribuite cose che non vi appartengano. Non mentite su questo.
Quindi, credo che su questi temi occorra essere chiari e seri, perché bisogna dire anche alcune cose, come ha tentato di fare l'ex Ministro Frattini, che oggi fa il «Ministro ombra», nel senso che molte cose che poteva fare non le ha fatte e oggi fa il Ministro facendo ombra in questo senso all'attuale Ministro. Ma doveva essere più propositivo allora, quando ha decurtato dell'88 per cento le risorse per la cooperazione. Sono d'accordo con lui quando affaccia un'ipotesi per la quale in Afghanistan la nostra strategia, del Governo e della maggioranza che l'ha sostenuto è stata non sempre linearmente positiva. È stato detto da lui, che è fonte diplomatica, e lascio intendere per chi vuole intendere che cosa possa significare ciò.
In questo scenario, abbiamo utilizzato in questi anni l'1,5 per cento delle risorse, quelle vere, per la cooperazione. Infatti, tutte le risorse stanziate sono state impegnate per la sicurezza e per gli interventi legati alle attività militari. Quindi, abbiamo disatteso l'impegno per il quale siamo partiti e siamo arrivati a definire anche un contesto nel quale siamo diventati anche noi belligeranti. Noi eravamo partiti come la soluzione umanitaria, il modello internazionale per il quale anche Il Sole 24 Ore qualche tempo ci aveva citato come modello di rapporto diretto con la collettività in grado di fornire risposte importanti.

Pag. 8

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la prego di concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Ho concluso il tempo a mia disposizione?

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, ha ancora 13 secondi.

AUGUSTO DI STANISLAO. Concludo, dicendo che noi abbiamo compiuto uno sforzo di coerenza mettendo in campo la legge quadro. C'è anche un ordine del giorno approvato all'unanimità dal Parlamento in cui si diceva che nel 2011, entro sei mesi, bisognava approvare la legge quadro sulle missioni internazionali. Prendetene atto perché tra un anno non venite a dire che bisogna fare un altro decreto-legge.
Chiudo dicendo che noi abbiamo fatto uno sforzo come Italia dei Valori a mettere in campo una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare per l'elaborazione di un nuovo modello di difesa e di sicurezza nazionale. Penso che occorra andare in questa direzione per inserire nuovamente le missioni internazionali in un modello di difesa e di sicurezza che ci coinvolga all'interno del partenariato europeo. Non siamo forse residuali, non siamo forse provinciali nell'economia dell'Europa? Mi auguro che si capisca che, da oggi in poi, bisogna cambiare registro e se il Governo non ne ha le forze e il coraggio, noi daremo forza, coraggio, contenuti e proposte perché penso che quella sia la strada che vuole percorrere la comunità nazionale ed internazionale.
Per questo siamo contrari a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, consegno l'intervento e dichiaro il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà il Terzo Polo. Tuttavia, mi sia consentita un'ultima considerazione. I nostri militari sono ben apprezzati in tutto il mondo per quello che fanno, ma soprattutto per come lo fanno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Il loro punto di forza è l'unione: mettendo da parte le differenze ideologiche e geografiche. Penso che per un'Italia migliore tutti quanti dovremmo prendere esempio da loro (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Paglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà. L'onorevole Adornato non è in Aula?

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, so che è inusuale, ma il collega Adornato era qui pronto ad intervenire. Credo sia uscito un attimo. Le chiederei di farlo parlare subito dopo.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni su questo strappo alla regola e l'onorevole Stefani è disponibile ad intervenire subito, la richiesta dell'onorevole Compagnon si intende accolta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, le notizie drammatiche che in queste ore giungono dalla Siria delineano ormai il quadro di un'irreversibile crisi di regime sull'orlo della guerra civile, che si aggiunge ai tumultuosi, imprevisti e preoccupanti Pag. 9rivolgimenti che, da un anno, stanno scuotendo la regione mediterranea e mediorientale.
Il nostro immediato vicinato sta vivendo la più grande trasformazione della sua storia recente, diviso tra le generose, ma vaghe aspirazioni democratiche dei giovani e la messe di consensi popolari raccolta tra le forze islamiche, ma sempre più condizionata dall'influenza politica ed economica dei Paesi del Golfo. E l'Europa sta a guardare, si potrebbe dire richiamandosi al celebre romanzo di Cronin E le stelle stanno a guardare. La crisi dell'euro sta infatti assorbendo tutte le risorse comunitarie, mentre corriamo il pericolo di restare esclusi da un processo storico che scaricherà presto su di noi le sue tensioni, come già sta avvenendo sul piano migratorio in Libia ed in Tunisia.
A fronte di tale scenario geopolitico, l'esame parlamentare del decreto-legge sulle missioni internazionali non sfugge e dà l'impressione di un rituale ormai stucchevole, se non fosse per la consapevolezza dell'impegno profuso dai nostri soldati, che sottolineo, e del prezzo in vite umane da loro pagato. La sola consolazione è che il decreto-legge è tornato ad avere una durata annuale, per cui noi dovremo ritrovarci tra sei mesi a recitare questa inutile commedia.
Nonostante la rilevanza della nostra presenza internazionale, che continua ad essere tra le più elevate dei Paesi occidentali, risulta infatti evidente la subalternità politica dell'Italia, che non può certo ritenersi compensata dal ritorno di un connazionale alla guida dell'UNIFIL, che peraltro rischia di trovarsi coinvolto nelle conseguenze della crisi siriana.
D'altra parte, visto l'eccezionale risultato che ha avuto il precedente comando italiano, credo che questa fosse una cosa dovuta e nell'interesse internazionale. Risultano, pertanto, confermate e anzi aggravate, le perplessità che la Lega esprime da tempo sulla partecipazione italiana alle missioni internazionali e questo anche quando era membro del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Fu un Ministro leghista ad ottenere che l'ultimo decreto-legge prevedesse una riduzione da 9.000 a 7.000 unità delle Forze armate e di polizia impiegate all'estero. Tale riduzione, che sembra confermata nel presente decreto, ma senza apprezzabili conseguenze sul piano degli oneri finanziari, che si riducono di poco più di 100 milioni di euro a fronte di una diminuzione delle truppe di oltre il 20 per cento, comporta infatti un risparmio solamente dell'8 per cento. Ho posto con secchezza la questione ai Ministri degli esteri e della difesa in audizione congiunta la settimana scorsa al Senato e mi è stato risposto che la proporzione non può essere matematica. Ciò mi sembra ovvio in ragione delle spese fisse, ma la differenza è troppo rilevante per essere liquidata così. Evidentemente c'è chi ha delle opinioni diverse dalla mia sulla matematica.
Dopo queste considerazioni generali farò riferimento alle problematiche che considero più importanti in relazione alle singole missioni.
In Afghanistan, dove dispieghiamo il nostro contingente più numeroso, a dieci anni dall'inizio dell'intervento della comunità internazionale, il bilancio è decisamente negativo e sta imponendo la trattativa con i talebani da una base di debolezza.
Il Presidente Karzai è tornato in Europa a battere cassa ed è passato anche per Roma, ma non è in grado di garantire alcuna prospettiva certa, tanto che invoca la prosecuzione della presenza internazionale nel suo Paese anche dopo la fatidica data del 2014, fissata in chiave meramente pre-elettorale dal Presidente Obama.
Sappiamo bene che non si risolve la crisi afgana se non nel quadro regionale, e cioè coinvolgendo il Pakistan e l'Iran. Ebbene, su questo fronte non è stato fatto alcun passo avanti e non è stato fatto neanche alcun tentativo. L'Iraq è ben lungi dall'essere pacificato, come dimostra la continua serie di attentati terroristici e l'endemica rivalità tra le forze politiche, che sono, in realtà, una sorta di clan etnico-religiosi, nonostante la retorica statunitense dell'esportazione della democrazia. Pag. 10
Altrettanto senza uscita appare la situazione in Somalia: si attende a fine febbraio una conferenza internazionale a Londra, il che conferma come, anche per quanto concerne la sua ex colonia, l'Italia non svolga più un ruolo di guida. Sottolineo, invece, positivamente la presenza in Sudan e Sud Sudan. Quanto al rinnovo del contributo italiano alla missione europea in Georgia, mi preme segnalare che sono state le Commissioni a pretenderlo dal Governo, per non essere esclusi da un'area, come quella del Caucaso meridionale, così importante, anche per gli approvvigionamenti energetici.
Si era, infatti, giunti al paradosso che, mentre si continuano ad autorizzare partecipazioni simboliche a missioni, anche pluridecennali, ormai spesso svuotate del contenuto politico, si dava per esaurita lo scorso settembre una missione che, invece, l'Unione europea ha prorogato e che conserva intera la sua strategicità.
Apprezziamo, naturalmente, il rafforzamento della nostra presenza in Kosovo, che resta la sola garanzia della sopravvivenza delle comunità serbo-ortodosse, ma restiamo stupefatti dalla motivazione adottata di dover far fronte ad una recrudescenza della conflittualità interetnica. A causa proprio della dissennata riduzione del contingente internazionale, disposta dai precedenti decreti, chi ha mai potuto credere nella favola di un Kosovo rappacificato?
Cogliamo l'occasione per rinnovare il nostro appello perché la Serbia entri nella famiglia europea a pieno titolo, se si vuole veramente stabilizzare la regione. Se queste ragioni politiche non fossero sufficienti a motivare il voto contrario della Lega, se ne è aggiunta un'altra gravissima in questo decreto per quel che concerne gli interventi della cooperazione civile.
Mi riferisco alla vera e propria intrusione nel testo normativo del nuovo Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Pur non avendo ricevuto alcuna delega al riguardo, il neo Ministro si è inserito nelle procedure di gestione degli interventi di cui all'articolo 7 del presente decreto, complicando in modo straordinario la gestione e rendendo problematica la fattibilità degli interventi stessi.
Ma la cosa più grave, di fatto tollerata dal Ministro degli affari esteri, è l'inizio di un'espropriazione di competenze, che non è un mero fatto amministrativo, ma un fatto politico. Infatti, significa staccare la cooperazione dal quadro della politica estera e ricomprenderla in un'ottica assistenzialistica e caritatevole.
Dichiaro, quindi, il voto contrario della Lega Nord, che incalzerà il Governo e la maggioranza nel corso dell'anno di vigenza del presente decreto, richiamando gli obiettivi indispensabili del risparmio di bilancio, della sicurezza dei nostri ragazzi e dei nostri militari, della fidelizzazione politica degli interventi di cooperazione. Smettiamola di inseguire il mito provinciale di una media potenza e diamoci da fare veramente per la pace, che non si consegue certo aumentando la pressione militare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, intanto la ringrazio di aver consentito lo slittamento del mio intervento, ma sono stato spiazzato dalla rinuncia ad intervenire dell'onorevole Paglia.
Signor Presidente, mentre il nome Schettino fa il giro del mondo come sinonimo di diserzione e di criminale inefficienza, minando la nostra credibilità nel mondo, mi permetta, in una discussione sulla proroga delle nostre missioni, di mandare da qui l'apprezzamento, l'incoraggiamento ed il ringraziamento dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, e credo di tutto il Parlamento, ai nostri militari impegnati in missioni in tutto il mondo, eroi della sicurezza e della pace che, invece, aumentano il nostro prestigio e la nostra credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Pag. 11
In particolare, mi consenta di inviare il suddetto apprezzamento ai nostri militari in Afghanistan. Della missione in Afghanistan si sono dette tante cose, spesso anche pessimiste. La situazione certo non è facile, ma quella missione ha già raggiunto obiettivi importanti di stabilizzazione, di addestramento e di formazione nella direzione della pace e, quindi, di un disimpegno progressivo di tutte le truppe coalizzate lì presenti.
Mi permetta anche di svolgere un'osservazione politica che non ho sentito dagli altri colleghi, mentre noi vorremmo farla. Abbiamo fatto un buon lavoro, signor Presidente. Vogliamo rilevare ciò che può apparire scontato, ma che scontato non è, ossia che il Popolo della Libertà, il Partito Democratico ed il Terzo Polo, insieme, su un decreto che ribadisce i pilastri fondamentali della nostra politica estera, abbiano trovato concordia e condivisione. È un fatto politico importante, non solo rispetto a vecchissime contrapposizioni, ma anche rispetto a contrapposizioni più recenti. Invece, il terreno della politica estera e della difesa deve essere, per eccellenza, il terreno della condivisione parlamentare. Questo è un altro buon segno della ritrovata credibilità internazionale dell'Italia, anche grazie al lavoro del Governo e dei suoi due rappresentanti che hanno seguito il nostro lavoro in Commissione, Marta Dassù e Gianluigi Magri.
Non vogliamo intervenire sulle singole missioni. Abbiamo apprezzato il lavoro che i Ministri Terzi di Sant'Agata, Di Paola e Riccardi, hanno svolto nelle audizioni presso le nostre Commissioni. Qui vogliamo ribadire a tutti i citati Ministri il nostro incondizionato sostegno al loro lavoro, che apprezziamo e appoggiamo. Vogliamo piuttosto indirizzare, approfittando dei minuti che abbiamo a disposizione, due riflessioni più generali al Governo, che riguardano non tanto il presente, quanto il futuro. Per quanto concerne la prima riflessione, noi pensiamo che un buon Governo ed una buona politica siano quelle che sanno «alzare le antenne» e guardare anche al futuro, non limitandosi a gestire il presente. Ebbene, ecco la prima domanda: quello che noi chiamiamo «Occidente» sarà ancora tale nei prossimi decenni? Questa è una domanda fondamentale per le politiche dei Governi di quello che, appunto, ancora oggi chiamiamo Occidente. Il primo motivo di preoccupazione sta nel fatto che non è sicuro che gli Stati Uniti avranno ancora la leadership nel ventunesimo secolo, dopo avere averla esercitata nel ventesimo. Questo sarà un elemento che, qualora si verificasse - la discussione, come sapete, è pienamente aperta in America - potrebbe essere motivo di destabilizzazione del quadro mondiale e anche di quello che abbiamo chiamato Occidente. Comunque, gli Stati Uniti - Barack Obama probabilmente verrà confermato - guardano con sempre minore attenzione all'Europa.
Aggiungo che le posizioni inglesi di distacco dall'Unione europea aumentano i dubbi di Washington e le difficoltà e mettono l'amministrazione americana di fronte ad un bivio nei rapporti con l'Europa. Da questo punto di vista anche la NATO, come già previsto nella sua agenda, dovrà ridefinire il suo ruolo. Anche questo sarà un elemento che potrà mutare gli assetti geopolitici del mondo.
Infine, l'esito delle primavere arabe può mutare ancora di più lo scacchiere geopolitico, non sappiamo se in modo positivo, come auspichiamo, o negativo, come molti temono.
Tutto ciò - per giungere ad una riflessione sostanziale - rende essenziale, cari amici del Governo, cari colleghi, la stessa cosa che riteniamo indispensabile per affrontare la crisi economica, ossia l'unità politica dell'Europa. Questo è l'obiettivo che l'Unione di Centro per il Terzo Polo indica al Governo come obiettivo che riguarda, oggi più visibilmente, la crisi economica, ma anche, in modo stringente ed importante, i prossimi decenni, se vogliamo che l'Italia e l'Europa abbiano ancora un ruolo storico fondamentale nei processi mondiali. Vi è subito un banco di prova, ossia quello della Siria, legato alla questione dell'Iran. Ebbene, noi riteniamo che l'Italia debba dire all'Unione europea Pag. 12che essa non può balbettare di fronte a queste situazioni e lasciare agli Stati Uniti o alla Lega araba ogni attività ed iniziativa. L'Europa deve avere un ruolo fondamentale per fermare i massacri di Assad, per garantire che quella regione torni ad una convivenza pacifica. L'Europa non può stare zitta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! Vogliamo che il Governo italiano abbia un ruolo nell'imporre all'Europa di superare la stagione del silenzio.
Vi è poi la seconda riflessione. Noi pensiamo che la globalizzazione dovrebbe rendere più trasparente il mondo, ma, cari colleghi, ci troviamo di fronte ad un possibile paradosso, ovvero che la globalizzazione, proprio perché mette magari in primo piano gli interessi commerciali e le relazioni economiche, finisca per mettere una specie di vetro opaco sulla questione dei diritti umani e delle libertà nel mondo. Tale paradosso sarebbe assai lancinante. Dovremmo ragionare sul fatto che durante la guerra fredda, quando il mondo era orribile, condizionato dalla coazione atomica, vi erano però i due giganti, che controllando il mondo, rendevano in qualche modo trasparente le loro sovranità e consentivano a tutto il pianeta di conoscere anche gli orrori e le ingiustizie che venivano perpetrate, ma che erano in primo piano. Oggi la globalizzazione rischia, anche con l'uso parziale dei mezzi di comunicazione, di rendere anarchico il mondo, di rendere cieco il mondo, di non farci vedere cosa succede in posti lontani o scoprirlo dopo cinque-sei mesi da immagini catturate magari da Twitter o da un blog, nel silenzio ancora delle istituzioni internazionali.
Dal Tibet al Corno d'Africa, questo è il problema che oggi si pone al mondo e, siccome abbiamo apprezzato l'enfasi che il Ministro Terzi di Sant'Agata ha dato alla questione dei diritti umani, noi vogliamo mettere in guardia il Governo dal non essere strabico. Il mondo può diventare nei prossimi anni ancora più aggressivo di quanto oggi sia. Se scompare la geopolitica occidentale, scompaiono anche i valori dell'occidente e quindi i valori di un mondo fondato sulla dignità della persona, sull'inviolabilità del suo corpo e dei suoi pensieri, sulla libertà religiosa. Questo è il pericolo che abbiamo davanti. Quindi diciamo: attenti, la globalizzazione può e deve diventare il regno dei diritti umani, non può diventare il regno del silenzio rispetto alle violazioni dei diritti umani.
Il mondo, come dicevo, può diventare molto più aggressivo e, allora, guai a perdere di vista le due parole chiave di questa fase che governeranno anche il futuro: sicurezza e diritti umani. Sicurezza e diritti umani! Sicurezza e diritti umani! Queste sono le stelle polari che l'Occidente deve continuare a seguire e, dentro di esso, un'Italia rinnovata e grande (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, avremo tempo nei prossimi dodici mesi per condurre quella riflessione di carattere più generale, che ormai è matura e che io credo ci consentirà di mettere nuovamente a fuoco, nel modo che è necessario di fronte ai grandi sommovimenti ed ai grandi cambiamenti geopolitici determinatisi nel mondo, il nostro ruolo, la nostra funzione e in qualche modo la nostra politica estera e di difesa.
Quello che si prospetta davanti a noi è un periodo di tempo, per così dire, particolarmente carico di possibilità. La crisi dell'euro, la crisi europea - che tutti ci auguriamo sia una crisi di crescita e non una crisi di declino - se prenderà la strada del progressivo andare verso soluzioni condivise, inevitabilmente porrà il problema di una politica estera e di una politica di difesa per davvero comuni. Si tratta di scelte con le quali ci dovremo probabilmente misurare proprio nel corso del 2013, se è vero che la risposta politica, che l'Europa deve costruire, non è solo una risposta finanziaria, e se è vero che per dare fiducia all'Europa occorre anche Pag. 13che essa si presenti nel mondo sempre più con una voce unita, con una voce sola. Sarà un anno importante anche per noi, perché noi dovremo nel corso di quest'anno definire per davvero gli assi della nostra politica nel Mediterraneo.
Oggi, ad onor del vero, il Governo, il Parlamento, l'Italia nel suo complesso, guardano ciò che accade nel Mediterraneo, cercando di non perdere i collegamenti, ma siamo ancora ben lungi da una politica comune.
Non è responsabilità di nessuno ma sta nelle cose che il Mediterraneo - penso anche a quella altra parte del Mediterraneo che sono i Balcani, che incombono su di noi - che è attraversato da conflitti e cambiamenti per tanti versi epocali, sia un territorio tutto da riesplorare. È questo ciò che compete alla politica estera di un Paese che sa di essere una media potenza e che quindi deve giocare le sue carte migliori nel suo teatro di elezione.
Questo sarà un anno delicato e decisivo anche per la politica di difesa del Paese, perché essa non è adeguata al nuovo ruolo che deve giocare, non è in sintonia con i cambiamenti che si sono determinati e soffre di una mancanza di coordinamento europeo che non imputiamo certo alle politiche del Governo, ma che naturalmente imputiamo all'Europa, e questi temi vengono sostanzialmente al dunque. Si tratta di costruire una politica della difesa comune e di operare un cambiamento profondo nel nostro strumento di difesa. Su questo punto, che è stato toccato nel corso della discussione, non dirò nulla; dirò solo al Governo, in modo molto fermo e molto amichevole, che quest'anno, che sarà un anno nel quale lo strumento di difesa dovrà subire le necessarie correzioni e modificazioni, noi crediamo, ci auguriamo e siamo convinti che ciò accadrà non solo nella massima trasparenza nei confronti del Parlamento, ma accadrà con la massima collaborazione del Parlamento, perché sappiamo che una modifica e un aggiornamento dello strumento di difesa è parte decisiva dello sviluppo sociale e politico-economico dell'Italia nei prossimi anni. Mi limito a questo, non avendo il tempo di dire di più.
Le riflessioni che ho fatto sulla nostra politica estera, come si collocano rispetto a questo provvedimento? Noi siamo convinti che le nostre missioni all'estero siano la stratificazione di tanti interventi, di tante contingenze e di tanti momenti ed è naturalmente giunto il tempo di una riflessione - lo dicevo all'inizio - complessiva e misurata, naturalmente una riflessione che non vuole affrontare il tema con alzate di ingegno. Se andiamo poi a guardare, naturalmente, ci sono scelte che non potremo non consolidare perché si tratta di scelte giuste. È giusto aver indirizzato l'attenzione sulla Libia in modo diverso e giusto, compatibile ed anzi sollecitato dalla comunità internazionale. È giusto stare nel Libano, perché è una missione che svolge anche lì un ruolo importante nel tentativo multilaterale di arginare possibili deflagrazioni nell'area. Non dirò nulla da questo punto di vista sulla Siria - è stato già detto - e purtroppo credo che avremo modo di parlare molto presto di questa situazione siriana, che si sta sempre più aggravando. Sono giuste le scelte che sono state fatte relativamente al Corno d'Africa; è giusta l'attenzione maggiore che il decreto-legge sulle missioni internazionali riserva ai Balcani, che sono un altro punto delicato di una possibile faglia di tensioni che si può manifestare nel Mediterraneo, molto vicino a noi. C'è naturalmente la partita afgana, che ci richiama ai grandi mutamenti che si sono determinati e si stanno determinando sulla scena mondiale e c'è la politica americana. Noi abbiamo fatto già una scelta sull'Afghanistan, che è quella che l'Italia accompagnerà una linea di exit strategy, che ormai è alle battute finali, perché siamo nel 2012, praticamente a due anni dal count down che abbiamo concordemente deciso.
Abbiamo anche detto che questo ritiro militare dall'Afghanistan, che è obbligato e al quale noi intendiamo mantenere fede, non significa abbandono di un tentativo civile di dare all'Afghanistan una dimensione di Paese, appunto, civile ed umano. Pag. 14Il Parlamento ha votato un ordine del giorno del Partito Democratico che torna sulla questione delle donne afgane; lo abbiamo riproposto perché quello è un segnale e resterà un segnale chiaro se in Afghanistan le cose vanno meglio o vanno peggio. È questo il motivo per il quale noi diciamo: continueremo a stare con una propensione sul civile. Naturalmente diciamo anche che la riduzione dell'impegno militare si deve tradurre in una riduzione di costi, perché è chiaro che nella condizione attuale del Paese questa questione dei costi, anche delle missioni militari, assume una rilevanza (senza alcuna strumentalizzazione da parte di chi sostiene, come noi, politiche adeguate di sicurezza e di credibilità del Paese), ma naturalmente una considerazione sui costi deve essere una considerazione da fare, perché è una considerazione responsabile - concludo - per un Paese che attraversa le difficoltà che conosciamo.
È per queste ragioni quindi che noi ci diamo appuntamento perché nel corso di questi dodici mesi, sia sul versante delle politiche della difesa che su quello delle politiche della sicurezza, si affrontino i nodi che sono emersi e che sono all'ordine del giorno, e perché si dia il contributo che il Parlamento può dare per un avanzamento della nostra presenza di sicurezza e di pace nel mondo e nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, con le missioni internazionali l'Italia svolge un ruolo importante nello scenario internazionale, un ruolo che rappresenta un punto fermo della politica di difesa e di sicurezza del nostro Paese, un ruolo che ci vede in aree geopolitiche complesse, che con l'impegno e la preparazione delle nostre Forze armate e di polizia e anche di soggetti che fanno cooperazione contribuiamo a stabilizzare e a condurre verso processi di democrazia e di sviluppo; un impegno che rappresenta una sostanziale continuità della nostra politica estera, quindi una continuazione di credibilità e affidabilità del nostro Paese sullo scenario internazionale.
Vorrei soffermarmi sugli elementi qualificanti del nostro contributo agli sforzi della comunità internazionale per promuovere la pace e la sicurezza collettiva. Anzitutto vorrei ribadire un elemento di contesto già sottolineato dal relatore, onorevole Frattini, e ribadito dal Ministro Terzi, ovvero come questo nostro sforzo sia ancora più necessario in un momento in cui la crisi economica e finanziaria alimenta, a livello globale, tensioni politiche e sociali così gravi, e in cui emergono ancora più fortemente rischi di instabilità, anche ai confini del nostro Paese. Assicurare il nostro apporto a missioni dell'ONU, della NATO, dell'Unione europea è di interesse nazionale per l'Italia, non solo perché è il modo migliore per alimentare la nostra sicurezza, ma anche per rafforzare una gestione multilaterale della crisi, in uno spirito di piena condivisione internazionale dello sforzo.
La nostra partecipazione con piena lealtà verso gli alleati alle operazioni in scenari di crisi sostiene anche la credibilità internazionale del Paese. Quanto più lealmente ci assumiamo le nostre responsabilità, tanto più riusciamo a condizionare le scelte di quegli organismi multilaterali sulla cui crescita e consolidamento stiamo investendo per rafforzare la nostra sicurezza nazionale e collettiva. La partecipazione alle missioni internazionali costituisce quindi - come sottolineato più volte dal Presidente della Repubblica - un punto qualificante della nostra politica estera, che ha assicurato negli anni evidenti ricadute positive per il nostro Paese in termini di visibilità, prestigio e considerazione, grazie alle responsabilità che abbiamo deciso di assumerci in diversi teatri di crisi, anche di grande delicatezza.
Questa linea direttrice essenziale della politica estera, condivisa dalle forze politiche, intreccia trasversalmente le principali dimensioni in cui il nostro Paese è chiamato ad essere protagonista: la dimensione Pag. 15 europea, atlantica, meridionale, mediterranea, e globale. Sono ambiti in cui il nostro contributo all'azione della comunità internazionale ha permesso di raccogliere frutti significativi.
Pensiamo ai Balcani, dove Paesi importanti che, fino a dieci anni fa erano colpiti da tensioni e instabilità, sono oggi diventati contributori di sicurezza. Albania e Croazia sono oggi membri della NATO; la Croazia a breve diventerà il ventottesimo Stato membro dell'Unione europea. E così la Bosnia-Erzegovina, il Montenegro, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, contribuiscono alla missione ISAF in Afghanistan. La consapevolezza di questi risultati ci deve spingere a proseguire i nostri impegni in aree di importanza cruciale come il Libano e l'Afghanistan e ad affrontare le nuove sfide legate in particolare ai fenomeni in corso nel Mediterraneo nel Corno d'Africa. Un impegno, come dicevo, della nostra politica finalizzato alla difesa e alla sicurezza, che mantiene, pur con una riduzione di personale militare, inalterata la capacità operativa e, quindi, l'incisività e l'efficacia delle nostre missioni.
Sono impegni onerosi, sia come risorse umane che economiche, ne siamo consapevoli, ma che rappresentano ormai una consolidata e qualificata componente della nostra politica estera che viene riconosciuta e apprezzata a livello internazionale. Siamo presenti nei punti più problematici del mondo per quanto attiene la pace, la sicurezza e lo sviluppo sociale. È, inoltre, previsto il rafforzamento della partecipazione italiana alle iniziative dell'Europa per quanto riguarda la gestione civile delle crisi internazionali che sono affrontate nell'ambito PESC e PESD. È quanto mai importante rafforzare la politica di difesa dell'Europa insieme alla NATO. Era questo uno dei pensieri fondamentali dei padri fondatori dell'Europa, ancora oggi attuale e da sviluppare con più determinazione per fare di quest'area del mondo un attore più incisivo, anche come produttore di sicurezza e di stabilità internazionale. È, quindi, necessaria una più incisiva e definita strategia europea di difesa.
I relatori hanno particolarmente sviluppato e illustrato i contenuti e finalità del provvedimento. Desidero soltanto sottolineare in termini esemplificativi il nostro impegno in Afghanistan: si tratta di una partita decisiva per la sicurezza e la credibilità delle forze alleate, la cui azione è finalizzata alla lotta al terrorismo e al consolidamento dello sviluppo sociale di quel Paese. Pochi giorni fa il Presidente Karzai, qui a Roma per firmare, con il Presidente del Consiglio, un Accordo di partenariato di lungo periodo, affermava che oggi la società afgana, a differenza di qualche anno fa, rigetta il modello proposto dai talebani e, nonostante le necessità di base non siano ancora soddisfatte, è comunque un Paese che ha già cominciato a rifiorire.
Là dove ci siamo impegnati, e stiamo continuando il nostro impegno, contribuiamo a raggiungere risultati importanti e decisivi: più scolarizzazione, il nostro impegno nella sanità si sta radicando e in Costituzione è stata inserita la parità tra uomo e donna. Naturalmente, alla base di tutto ciò c'è l'azione delle nostre Forze militari finalizzata al contenimento e all'eliminazione dell'azione degli insorgenti e allo sviluppo della sicurezza del territorio. L'impegno delle nostre Forze armate nella provincia di Herat, zona difficile e complessa, per i risultati conseguiti è motivo di riconoscimento ed apprezzamento per i nostri militari e di orgoglio per il nostro Paese. Il Libano è l'altro teatro operativo in cui operiamo con grande impegno; la crisi siriana, di cui abbiamo fermamente condannato la disumana e orrenda repressione perpetrata dal regime di Assad, rende ancora più importante ed impegnativa la nostra missione. Il comando UNIFIL è ritornato in mano italiana, al generale Paolo Serra. Un altro argomento strategico e pericoloso per il quale abbiamo aumentato gli stanziamenti riguarda le missioni dell'Unione europea e della NATO contro la pirateria. Il contrasto della comunità internazionale contro questo feno Pag. 16meno non è ancora sufficiente, ma credo che la via sia questa e deve, quindi, essere potenziato.
Voglio concludere, signor Presidente, dopo aver apprezzato l'annualità del provvedimento, con un accenno alla parte più propriamente civile e di cooperazione di questo provvedimento stesso, che ne costituisce parte significativa. L'Italia ha sempre promosso e dato particolare risalto alla propria azione internazionale finalizzata alla promozione dei diritti umani, all'eguaglianza di genere, alla tutela dell'infanzia, delle minoranze e della libertà religiosa. Sono battaglie i cui risultati positivi si conseguono promuovendo giustizia e sviluppo sociale. Per questo va salutata positivamente la componente degli interventi umanitari, di ricostruzione e di cooperazione allo sviluppo che, in questo provvedimento, ha costituito circa il 5,6 per cento degli stanziamenti. Mantenere la dimensione civile di questa nostra presenza internazionale è nel contempo un imperativo etico ed un investimento strategico. In termini politici tale investimento ci consente di sviluppare un dialogo politico con quei Paesi. In termini economici di favorire la progressiva stabilizzazione delle aree di crisi aprendo nuovi mercati per le nostre imprese. In termini di sicurezza internazionale è del tutto evidente che nel mondo globalizzato non bisogna ignorare le principali crisi internazionali pena un pericoloso abbassamento del livello della nostra stessa sicurezza nazionale.
Da ultimo il nostro investimento ha effetti in termini di contenimento della pressione migratoria che dalle aree instabili più vicine a noi finirebbe per riversarsi sulle nostre coste se non riuscissimo a traghettare quei Paesi verso un rafforzamento dei loro sistemi istituzionali ed economici. Quella della cooperazione affiancata all'azione delle Forze armate è una modalità particolarmente apprezzata ed efficace per conseguire obiettivi di stabilità. Ciò è dovuto anche alla capacità gestionale e organizzativa del nostro Ministero degli affari esteri e di tutti gli operatori, comprese le ONG che, con competenza e professionalità, svolgono questa attività anche in situazioni difficili e problematiche. Per la prima volta è coinvolto in questo provvedimento il Ministero della cooperazione internazionale. Il testo originario del Governo per quanto attiene alla gestione della cooperazione da parte dei due Ministeri, affari esteri e cooperazione internazionale, è stato migliorato nelle Commissioni chiarendo e semplificando le modalità gestionali. Ci auguriamo che nella pratica questa gestione possa essere assicurata senza creare momenti farraginosi a scapito dell'efficienza ed efficacia dei nostri interventi umanitari e sociali della cooperazione. Gli stanziamenti per le attività di cooperazione per il 2012 tengono ovviamente conto dello scenario internazionale e delle priorità della nostra azione...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pianetta.

ENRICO PIANETTA. ...a cominciare dalla Libia, dai Paesi limitrofi, dall'Afghanistan e dal Corno d'Africa. Di fronte a tali crisi, in linea con quanto emerso anche in ambito europeo, la cooperazione italiana, forte della sua tradizione alla vicinanza dei Paesi coinvolti, si è già immediatamente attivata nel corso del 2011, dapprima con aiuti di emergenza ed in seguito con un riorientamento dei programmi di sviluppo per adeguarli alle nuove condizioni sopraggiunte e con la pianificazione di nuovi interventi da realizzare per contribuire alla stabilità dell'area. Si tratta ora di consolidare ed arricchire questo percorso con le iniziative e assistenza ma sopratutto di capacity ed institution building che si potranno realizzare. In ragione, signor Presidente, di queste considerazioni e di una positiva valutazione del provvedimento annuncio il voto favorevole del gruppo Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 17

(Coordinamento formale - A.C. 4864-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4864-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4864-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Madia... onorevole Concia... presidente Buttiglione... onorevole Gianni... onorevole Martino... onorevole Giammanco... onorevole Cesare Marini... onorevole Servodio... onorevole Romano... onorevole Ferranti... onorevole Mazzarella... onorevole Concia... onorevole Siliquini... onorevole Orlando... onorevole Vassallo... onorevole Santelli... onorevole Consiglio... onorevole Compagnon... onorevole Molgora...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa.» (4864-A):

Presenti 498
Votanti 487
Astenuti 11
Maggioranza 244
Hanno votato
415
Hanno votato
no 72

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Rota, Bossa, Rossa, Siragusa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Capitanio Santolini e Pittelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge e del documento: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (A. C. 4623-A) (ore 11,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge e del documento: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011.
Ricordo che nella seduta del 23 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che nella seduta del 24 gennaio 2012 l'Assemblea ha deliberato di rinviare l'esame del provvedimento ad altra seduta.

(Esame degli articoli - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno, nel testo della Commissione.
Avverto altresì che, con riferimento all'esame della legge comunitaria, l'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo, del Regolamento prevede che gli emendamenti «dichiarati inammissibili in Commissione non possano essere ripresentati in Assemblea».
Per quanto riguarda, invece, gli emendamenti presentati direttamente per l'esame in Assemblea, il regime di ammissibilità Pag. 18 si basa su una prassi applicativa - risalente alla XIII legislatura - derivante dalla particolare natura della legge comunitaria stessa, quale principale strumento, a cadenza annuale, della cosiddetta fase discendente del diritto comunitario.
In virtù di tale prassi è riconosciuta la possibilità di presentare direttamente in Assemblea emendamenti nuovi, purché riconducibili, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 4, all'oggetto proprio della legge comunitaria come definito dalla legislazione vigente, che consiste, tra l'altro, (ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 11 del 2005) di disposizioni volte a «dare attuazione ad atti del Consiglio o della Commissione delle Comunità europee», ovvero «modificative o abrogative di disposizioni vigenti oggetto di procedure di infrazione».
La Presidenza, in conformità ai predetti criteri di ammissibilità, non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 89 e 126-ter, comma 4, del Regolamento, le seguenti nuove proposte emendative, non riconducibili all'oggetto proprio della legge comunitaria, come definito dall'articolo 9 della legge n. 11 del 2005 e pertanto non configurabile quale attuazione di obblighi comunitari: Brugger 1.50, volto a stabilire i criteri per l'applicazione alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano del decreto legislativo n. 39 del 2010, recante attuazione della direttiva 2006/43/CE, relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati; Tassone 3.050, in materia di prescrizione del diritto al risarcimento del danno derivante dal mancato recepimento di direttive o altri provvedimenti obbligatori comunitari; gli analoghi Formichella 5.052 e Porcino 5.055, volti a modificare la disciplina della protezione del disegno industriale; gli identici Agostini 5.056 e Ciccanti 5.058, recanti una definizione di «sottotaglia» non prevista dalla disciplina comunitaria; Ciccanti 5.057, relativo all'utilizzazione delle risorse assegnate alle società cooperative esercenti attività di garanzia collettiva fidi per la realizzazione delle iniziative di intervento strutturale nell'ambito del programma SFOP 1994/1999; Ciccanti 5.059, che prevede la facoltà per gli imprenditori ittici e gli acquacoltori di vendere direttamente al consumatore finale prodotti provenienti prevalentemente dall'esercizio della propria attività; Zamparutti 9.050, volto a modificare il decreto legislativo n. 155 del 2010 di recepimento della direttiva 2008/50/CE in materia di qualità dell'aria; Messina 12.51, volto ad estendere l'ambito applicativo della delega di cui all'articolo 12 in materia di tutela del suolo alle modalità di gestione del servizio idrico integrato; gli analoghi Palmieri 18.55 e Lanzillotta 18.56, che prevedono forme di collaborazione tra i rappresentanti delle categorie operanti nei settori manifatturieri e delle nuove tecnologie dell'informazione al fine di utilizzare le reti di comunicazione elettronica nel rispetto della proprietà intellettuale; Maggioni 23.050, il quale prevede che i decreti per l'attuazione della direttiva 2009/128/CE, relativa all'utilizzo dei pesticidi, siano adottati anche su proposta del Ministro delle politiche agricole e che sia previsto, altresì, il concerto del Ministro della salute; Pini 30.050, che interviene sulla disciplina dell'indennizzo del concessionario subentrante verso il concessionario uscente in materia di concessioni demaniali marittime; Dussin 30.051, volto ad esonerare gli imprenditori agricoli che trasportano rifiuti pericolosi dall'iscrizione all'albo nazionale gestori ambientali; Consiglio 30.053, che interviene in materia di competenze dei geometri per la prestazione di servizi multidisciplinari nel settore edilizio; Pini 30.054 e 30.055, in materia di fauna selvatica e prelievo venatorio; Fugatti 30.056, volto a ridurre dal 10 al 5 per cento la soglia al di sopra della quale è necessario chiedere l'autorizzazione della Banca d'Italia per l'acquisizione di partecipazione in banche nel caso in cui l'acquirente sia un fondo sovrano che faccia riferimento a Stati extracomunitari; Consiglio 30.057, che prevede l'armonizzazione a livello europeo degli additivi ed estratti alimentari autorizzati e delle loro condizioni di utilizzazione; Pini 30.059, che esclude dall'applicazione del decreto legislativo n. 59 del 2010, di recepimento Pag. 19della direttiva 2006/123/CE, le attività connesse all'esercizio di impresa nel settore turistico-balneare; Pini, 30.060, che reca una norma interpretativa in materia di esenzione per gli imprenditori agricoli dal pagamento delle tariffe per i controlli sanitari obbligatori.
Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati dai presentatori il subemendamento Maggioni 0.1.100.1, gli articoli aggiuntivi Garavini 5.050 e Gozi 5.053, nonché gli emendamenti riferiti all'articolo 16 a prima firma Brambilla e Ceccacci Rubino.
Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato l'emendamento 7.100, che è in distribuzione, in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato al termine per la presentazione di subemendamenti.
Avverto, infine, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A). In particolare, il parere reso dalla Commissione bilancio reca sei condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che sono riportate nel fascicolo degli emendamenti, che è in distribuzione, e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per chiedere un chiarimento: nello speech che lei ha appena letto all'Aula sono stati dichiarati inammissibili tutta una serie di emendamenti, a mia firma e a firma di altri colleghi del gruppo Lega Nord, i quali facevano già parte del testo della legge comunitaria 2010. Vorrei, dunque, capire qual è il criterio secondo il quale sono stati dichiarati inammissibili emendamenti che costituivano articoli o parte di articoli del testo della scorsa legge comunitaria, ben conoscendo l'iter travagliato che ha essa ha avuto. Vi erano, altresì, altre proposte emendative che, addirittura, non erano arrivate direttamente nel testo, ma erano state dichiarate ammissibili nelle leggi comunitarie 2010, 2009 e 2008.
Ora, posso anche comprendere il fastidio per questo Governo tecnico per il fatto che il Parlamento svolga le proprie funzioni; quello che proprio non comprendo e non posso accettare è che la Presidenza della Camera si pieghi a questo volere.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, come ho letto prima e come lei sa bene, l'ammissibilità degli emendamenti in Assemblea è strettamente legata all'adempimento di obblighi comunitari nell'anno in corso, quindi nella legge comunitaria che stiamo approvando.
Tuttavia, non posso che ribadire, in questo momento, quanto ho appena esplicitato all'Aula; sarà compito della Presidenza prevedere un ulteriore approfondimento; nel caso in cui l'obiezione che lei ha mosso risultasse fondata, naturalmente non ci saranno difficoltà, da questo punto di vista, a recepire e a rendere ammissibili gli emendamenti in questione. Ne abbiamo il tempo, dal momento che ci sono alcuni iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti e che gli emendamenti ai quali mi riferivo sono avanti nel testo.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Consiglio. Ne ha facoltà.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge comunitaria è un obbligo che il Governo è chiamato ad adempiere, come previsto dalla legge n. 11 del 4 febbraio 2005, che - ricordo - è una legge a firma dell'onorevole leghista Stucchi, propone annualmente Pag. 20 al Parlamento un testo legislativo recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee.
La legge comunitaria è il principale strumento di adeguamento dell'ordinamento interno agli indirizzi europei, come previsto dall'articolo 9 della legge n. 11 del 2005, che citavo prima. La formulazione di questa legge prevede, infatti, una fase ascendente, in cui il complesso normativo in esame amplia significativamente il novero dei soggetti coinvolti; e una fase discendente, in cui si deve dare tempestiva attuazione alle direttive comunitarie. Faccio questo preambolo per sottolineare che ci troviamo, invece, sempre davanti a un provvedimento che non è affatto stato fatto - scusate il bisticcio di parole - dalla nostra gente, ma è stato invece portato avanti da un Governo di banchieri e tecnocrati che nulla sanno - e lo dimostrano le nostre piazze piene di gente che sta manifestando - delle esigenze del mondo reale, tranne che di quelle della stanza dei bottoni.
Per quanto riguarda un accenno tecnico al complesso degli emendamenti che sono stati presentati, la Lega Nord Padania si annovera tra quei soggetti politici che hanno saputo interpretare in modo significativo la presentazione degli emendamenti, anche se poi alcuni sono stati considerati non ammissibili.
L'approvazione in prima lettura del disegno di legge comunitaria 2011 costituisce una tappa importante, come dicevamo prima; il provvedimento in esame presenta tuttavia qualche elemento di parziale discontinuità con l'azione del Governo e della maggioranza precedenti sul piano qualitativo più che quantitativo. Alcune delle disposizioni previste dal provvedimento, e soprattutto il mancato accoglimento o addirittura la dichiarazione di inammissibilità per quanto riguarda alcuni emendamenti che abbiamo presentato, sono fondati sull'assunto che il Parlamento, quando attua obblighi europei, deve limitarsi ad una meccanica trasposizione delle norme e delle sentenze europee, senza alcun margine di discrezionalità.
La precedente maggioranza invece, grazie all'impulso della Lega Nord Padania, non si era limitata ad una pedissequa e notarile trasposizione di direttive ed altri atti normativi o al passivo accoglimento delle contestazioni mosse dalla Commissione europea. Vorrei aggiungere che la XIV Commissione ha lavorato molto bene per quanto riguarda la diminuzione delle infrazioni, che restano comunque parecchie, ma abbiamo lavorato molto bene in quel senso.
Avevamo invece attuato gli obblighi comunitari tenendo sempre conto delle specificità giuridiche, economiche, sociali e territoriali del nostro Paese, e quando parliamo di capacità economiche e specificità, chiaramente noi della Lega facciamo sempre riferimento alla capacità propria del nord e della Padania di prestare un'attenzione particolare non nei confronti di un'Europa - a volte dicono che siamo antieuropeisti, ma abbiamo sempre specificato molto bene le nostre posizioni - con questo sistema, ma per una Europa composta da popoli. Abbiamo attuato i suddetti obblighi nel nostro Paese negoziando, ove necessario, in seno alle Camere e con le istituzioni europee, soluzioni di compromesso avanzato.
Era stato questo un elemento distintivo della nostra azione politica in materia europea, che intendiamo, come Lega Nord Padania, sviluppare anche all'opposizione, nella residua parte della legislatura. Il riferimento è chiaramente ad un atteggiamento poco positivo che leggiamo, in modo non chiaro, da parte dell'asse franco-tedesco per quanto riguarda alcune imposizioni che si stanno determinando per le tasche dei cittadini italiani.
Vorrei infine osservare che l'esperienza di questa legge comunitaria ripropone con forza l'esigenza di adeguare, attraverso le opportune modifiche regolamentari e legislative, l'attuale disciplina del disegno di legge comunitaria e degli altri strumenti per l'applicazione della normativa europea nel nostro ordinamento. La Lega ha concorso Pag. 21 sempre in misura determinante all'ammodernamento del quadro normativo nazionale in materia e non è un caso che la legge attualmente vigente in materia, la legge n. 11 del 2005, porti il nome del collega Stucchi.
A tale proposito, come componente della XIV Commissione ed anche il gruppo Lega in generale ci siamo mossi molto bene per la rivisitazione di questa legge ed il suo aggiornamento, con un lavoro all'unisono all'interno della Commissione svolto anche con gli altri gruppi. L'esperienza sin qui acquisita e l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona evidenziano la necessità di un'ulteriore modifica di quella legge, come è emerso dall'indagine conoscitiva sull'attuazione della legge stessa svolta presso il comitato permanente che ho l'onore di presiedere.
Abbiamo presentato a questo scopo una proposta di legge a prima firma Stucchi, di cui sono cofirmatario, che concorrerà con altre tre proposte di iniziativa parlamentare e con il disegno di legge del Governo a migliorare non solo le nostre capacità di attuazione della normativa europea, ma soprattutto il nostro intervento nella sua formazione.
La Lega ha già concorso con il proprio voto favorevole all'inserimento, nel corso dell'esame del disegno di legge comunitaria alla Camera, sia in prima sia in terza lettura, di una serie di modifiche urgenti alla «legge Stucchi» pienamente condivise da maggioranza e opposizione; tali modifiche accrescono in misura significativa il ruolo del Parlamento proprio nella fase di formazione della normativa europea. Noi siamo stati e saremo ancora qui per spiegare le proposte emendative che non sono state accettate dal Governo in Commissione. Credo che vi sia la possibilità, veramente, di mettere questo Parlamento nella condizione di fare delle serie riflessioni su un atteggiamento poco positivo da parte dell'Europa nei confronti, soprattutto, di un nord che ha una capacità economica impressionante e che non riveste in questo momento il ruolo che sarebbe per esso naturale.
Le proposte emendative presentate anche a firma Dussin, Pini e Maggioni hanno avuto l'attenzione confacente ad una nostra linea politica. Probabilmente questa attenzione non è stata poi ripresa dai membri del Governo, ma ciò non fermerà sicuramente la nostra azione politica, poiché siamo in linea con un atteggiamento volto a capire in che termini una legge comunitaria possa invece essere interpretata diversamente, in funzione di un'economia che non deve sottostare all'asse franco-tedesco, ma deve sicuramente avere una specificità che venga calata sui territori, dove vi è produzione, vi è economia e dove a noi piace fare politica.
Concludo con un commento per quanto riguarda la nostra Commissione. Credo che comunque abbia lavorato molto bene in questi ultimi anni, soprattutto durante il Governo Berlusconi, e che invece adesso vi sia un atteggiamento un po' diverso che va in un'ottica completamente contraria ai principi per i quali il Governo aveva preso chiaramente i voti. Invece, siamo arrivati ad una conclusione che ci porterà probabilmente a non essere pienamente d'accordo per quanto riguarda il voto finale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, credo che questa nostra legge comunitaria del 2011 abbia qualche elemento di positività, soprattutto se facciamo il confronto con quello che è stato l'iter delle ultime leggi comunitarie. Innanzitutto, penso alla positività derivante dai tempi di presentazione. È vero che siamo al 1o febbraio 2012 e che stiamo valutando il provvedimento qui alla Camera, ma siamo appunto all'inizio del 2012 e stiamo discutendo il disegno di legge comunitaria 2011 e credo che rispetto al passato sia un elemento interessante di miglioramento. Naturalmente, sappiamo che si può fare meglio e confidiamo - lo diciamo fin d'ora al Governo qui presente in Aula - che la legge comunitaria Pag. 22 2012 si possa fare entro un arco di settimane non troppo lungo.
Un altro elemento positivo - mi permetto di rilevarlo qui nell'Aula - è la presenza del Ministro per le politiche comunitarie. Sappiamo, infatti, che nel corso di questa legislatura per un lungo periodo di tempo, purtroppo, non abbiamo avuto un Ministro per gli affari europei e questo è stato un elemento negativo un po' per tutta la Camera e per il nostro Paese nel suo insieme. La presenza del Ministro credo che ci aiuterà assolutamente nei nostri lavori ed anche nella presenza dell'Italia in Europa.
Un terzo elemento di positività che credo sia assolutamente importante rilevare è il fatto che questa legge comunitaria non è una specie di legge omnibus come le precedenti erano in parte divenute, ma è un provvedimento che si attiene al suo compito proprio; e anche questo aspetto penso segnali un clima nuovo e assolutamente positivo che stiamo vivendo in questi mesi nel nostro Parlamento.
Oggi torniamo, quindi, al contenuto proprio della legge comunitaria, che - va ricordato - è l'adeguamento interno della normativa italiana alla legislazione europea. La legge comunitaria, infatti, consente al nostro Paese di adeguarsi alle direttive europee e, in generale, all'ordinamento comunitario, anche sanando o evitando in forma preventiva l'insorgere di procedure di infrazione che, come dirò tra un po', è il nostro principale problema.
Quindi, credo sia opportuno sottolineare questi elementi positivi, in un momento tanto difficile per il nostro Paese, e penso che sia opportuno farlo anche in questa sede. Dopodiché noi sappiamo che il principale problema che abbiamo in Europa da questo punto di vista è proprio l'insorgere di numerose procedure di infrazione con le quali il nostro Paese deve fare i conti in sede comunitaria.
Allora, mi permetto qui di citare alcuni dati che erano stati forniti dal Segretariato generale della Commissione europea, dello scorso ottobre. Allora risultavano scadute e applicabili in Italia 3.088 direttive e l'Italia - questo è un dato interessante - si collocava purtroppo al ventiseiesimo posto nella graduatoria del recepimento delle direttive (su 27 Paesi), avendo comunicato i provvedimenti di attuazione relativi a 3.050 di questi (pari al 98 per cento), mentre la media dei 27 Paesi è superiore al 99 per cento. Quindi alla data del 24 novembre risultava un deficit abbastanza significativo di attuazione.
Poi, sempre in ottobre, il precedente Ministro, che purtroppo non ha potuto esercitare il ruolo se non per poche settimane, il Ministro Bernini, nella sua interessante audizione in Commissione, l'ottobre scorso, ci informava che le procedure di infrazione a carico dell'Italia erano 147, di cui 93 riguardavano casi di violazione del diritto dell'Unione e 54 attenevano alla mancata trasposizione di direttive nell'ordinamento italiano. Sul totale delle infrazioni pendenti, 8 riguardano casi di mancata esecuzione di una sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di giustizia contro l'Italia, ai sensi dell'articolo 260 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Questi sono, in prospettiva, i casi esposti a rischio di condanna di pagamento di sanzioni pecuniarie, sanzioni che sappiamo essere rilevanti. La stragrande maggioranza, invece, delle altre riguarda casi allo stadio iniziale, quindi non ancora portati davanti alla Corte di giustizia.
Da questo breve excursus storico possiamo rilevare che l'Italia deve ancora impegnarsi molto per ridurre il gap con gli altri Paesi membri circa il processo di adeguamento interno e dunque, per stare al punto di cui parliamo stamattina, per ridurre i tempi di presentazione dei disegni di legge comunitaria annuale al Parlamento, per ridurre i tempi di esame parlamentare, naturalmente senza pregiudicare la qualità, e anche per ridurre i tempi per esercitare le deleghe legislative di attuazione delle singole direttive europee. Penso che di questo stiamo parlando oggi, oltre che ovviamente nel merito dei singoli articoli che successivamente affronteremo.
A me sembra - e mi piace proprio, lo ribadisco, la presenza del Ministro qui in Pag. 23Aula stamattina - che si stia apprestando il lavoro che il Parlamento, per la sua parte, e il Governo, per la sua parte, dovranno fare nel corso dei mesi con particolare puntualità e con particolare attenzione. Noi, lo abbiamo visto anche l'altro giorno a Bruxelles, stiamo recuperando grande rilievo, grande importanza e grande determinazione, aggiungo anche, nell'esercitare il ruolo del nostro Paese in sede comunitaria. Questo è un merito del Governo senz'altro, ma anche un merito della maggioranza parlamentare che sta sostenendo il Governo e in questa sede penso sia opportuno sottolinearlo.
Naturalmente noi adesso invitiamo e stimoliamo il Governo a fare in modo che questo lavoro comporti anche una maggiore capacità di adeguamento alla normativa comunitaria del nostro Paese, rispettando i tempi, facendo ovviamente valere tutte le considerazioni opportune e positive di interesse del nostro Paese, ma - lo ripeto - al tempo stesso ritornando ad essere quello che l'Italia in Europa è stata per anni, essendo un Paese membro sin dalla fondazione dell'Unione europea, quindi un Paese all'avanguardia nel processo di integrazione non solo economica, perché crediamo che alla fine debba essere anche di natura politica.
Ciò detto, penso sia anche opportuno sottolineare la positiva modifica introdotta all'articolo 1 delle ultime leggi comunitarie, per la verità, e quindi ovviamente presente anche in questa, riguardante il restringimento dei tempi per il recepimento delle direttive, appunto in linea con la nuova procedura di infrazione introdotta dal Trattato di Lisbona. Tale modifica ha lo scopo di evitare che il Governo presenti il decreto legislativo di attuazione al limite della scadenza dei termini di recepimento previsto dalla direttiva stessa, determinando automaticamente un ritardato recepimento. E torniamo al punto di prima: se vogliamo migliorare, dobbiamo proseguire evidentemente in questa direzione.
Da ultimo, vorrei sottolineare in questo primo intervento quanto prevede il comma 8 dell'articolo 1, del primo articolo del disegno di legge in esame, ovvero l'obbligo per il Ministro per gli affari europei di trasmettere, in primo luogo, una relazione a ciascuna delle Camere qualora una o più deleghe conferite al Governo non risultino esercitate entro il termine previsto, termine che coincide generalmente con quello per il recepimento della singola direttiva.
In secondo luogo, vi è l'obbligo per il Ministro di rendere una informativa periodica semestrale sullo stato di attuazione delle direttive da parte di regioni e province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione delle medesime da definire con un accordo in sede di Conferenza Stato-regioni. Questo è un punto assolutamente importante. Noi stiamo parlando dello Stato italiano, ma anche delle regioni che fanno parte dello Stato italiano e che, insieme, fanno parte dell'Unione europea.
Dobbiamo esercitare, quindi, un'azione virtuosa di costruzione progressiva dell'Unione, nella quale il nostro Paese - lo ripeto - deve essere all'avanguardia. Dobbiamo tornare ad un colloquio continuo, che è fatto di informazioni, ma anche evidentemente di confronto e di scambio di opinioni, tra il Governo e il Parlamento proprio per restituire, anche su questi temi, un ruolo di rilievo e di importanza, come è giusto che sia, al Parlamento. È importante che ciò avvenga anche su questi temi europei che forse, secondo un antico modo di vedere che talora è presente (e si vede) anche in quest'Aula, sembrano essere relegati un po' sullo sfondo.
È stata purtroppo necessaria una crisi finanziaria ed economica di dimensioni globali e imponenti per porre l'attenzione non solo dell'opinione pubblica, ma anche della classe dirigente tutta, compresa quella politica, su quanto l'Europa possa incidere e incida nelle nostre vite e nelle vite delle nostre famiglie, e possa anche aiutare tutti noi ad affrontare i marosi della tempesta finanziaria. Sappiamo tutti che potremo affrontare il futuro in maniera adeguata e consistente come europei e, viceversa, non saremo in grado di affrontarla Pag. 24 con la sufficiente forza, che la globalizzazione ormai impone, semplicemente come italiani.
Quindi, anche in questi nostri lavori che riguardano adeguamenti di normative e legislative, credo che dobbiamo porre questo elemento di fondo che conferisce importanza e rilievo alla nostra iniziativa. Per concludere, credo che questi elementi di positività che ho voluto rimarcare in questo intervento servano a tutti: al Governo e al Parlamento e complessivamente al Paese. È necessario uno scambio sempre più intenso tra l'esecutivo e il legislativo sui temi che ineriscono all'Unione europea, dalla cui normativa - lo ripeto - non possiamo più prescindere e il cui profilo, anche politico, degli eventi di questi mesi dovrà crescere se, come europei e come italiani, vorremo rimanere in prima fila nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti e ne approfitto per sensibilizzare e sollecitare il Governo, ancora una volta, come ho già fatto in sede di Commissione e anche a latere dei lavori, proprio per ribadire l'esigenza che si arrivi al recepimento di queste decisioni quadro, che sono state oggetto di presentazione di emendamenti a mia prima firma.
Ciò è necessario perché la risposta fornita dal Governo è stato un parere contrario, espresso sia in Commissione giustizia con il precedente Governo, ma anche con l'attuale Governo Monti in XIV Commissione. In realtà, la soluzione o la risposta fornite ci lasciano comunque abbastanza insoddisfatti. Diciamo che il Paese, il Governo e il Parlamento quest'oggi rischiano di commettere, purtroppo, un errore.
Mi riferisco, in particolare, al recepimento di quella decisione quadro che prevede il riconoscimento di sentenze di confisca e la possibilità, dunque, di confiscare beni, laddove questi si trovino all'estero, nella misura in cui questa sentenza definitiva sia stata emanata nel nostro Paese. Vorrei fare l'esempio concreto: quell'immobile acquistato da un camorrista o da un 'ndranghetista in Germania o in Francia proprio per eludere la buona legislazione italiana rischia di non essere confiscabile perché la stessa Italia è inadempiente nel recepimento di una decisione quadro europea che ci consentirebbe, invece, di agire in modo armonizzato, internazionale e globale nel contrasto alla criminalità organizzata.
È vero che il Governo dice che andremo a recepire e a formulare una normativa più armonica e complessiva, affrontando il tema in tutte le sue sfaccettature, ma il rischio è che si riproponga quanto è già avvenuto in passato e cioè che poi non si arrivi ad alcuna formulazione legislativa e che, dunque, di fatto il nostro Paese, da alcuni anni a questa parte, sia a livello europeo addirittura la causa primaria per la quale non si può eseguire un contrasto vero alla criminalità organizzata.
Ricordo un elemento che è ormai acquisito a tutti gli effetti: la confisca dei beni è, senz'altro, lo strumento più efficace nel contrasto alla criminalità organizzata e, contemporaneamente, sappiamo che le mafie - soprattutto le nostre - purtroppo hanno approfittato della globalizzazione e sono andate proprio a riciclare all'estero, ben consapevoli del fatto che in questo modo avrebbero eluso quella legislazione che, a livello internazionale, non è ancora così armonizzata, ma che proprio il recepimento di decisioni quadro come queste - sia quella relativa alla confisca, sia quella relativa al sequestro dei beni in via probatoria - ci consentirebbero invece di attuare.
Posso riportare l'esempio di concrete sentenze, già emesse dal nostro Paese addirittura nel 1992, che ci avrebbero già consentito - dal momento che 17 Paesi europei hanno già provveduto al recepimento di queste decisioni quadro - di dare esecuzione a queste sentenze passate in giudicato, confiscando immobili, pizzerie, aziende, presenti, ad esempio, in Spagna Pag. 25 o in Germania. Queste sentenze ci consentirebbero da subito, non soltanto un contrasto alla criminalità organizzata, ma anche un vero e proprio introito al nostro Paese. Infatti, la decisione quadro in materia prevede addirittura che la metà del bene venga devoluta al Paese che ha emesso la sentenza e, dunque, nel caso di specie, al nostro Paese.
Non recependo questa decisione quadro noi - torno a ribadirlo - non soltanto lasciamo che addirittura l'Italia sia responsabile, a livello europeo, per il mancato contrasto alla criminalità organizzata, ma addirittura lediamo anche l'interesse economico e finanziario del nostro Paese perché possibili entrate, che potrebbero derivare dall'esecuzione della decisione quadro, non potranno scaturire, dal momento che, in virtù del principio della reciprocità, giustamente i vari Paesi europei si rifiutano di dare esecuzione a queste sentenze proprio perché, nel caso contrario, non otterrebbero gli stessi introiti.
Inoltre, alla mancata espressione di parere favorevole in materia di sequestro e di confisca, si aggiunge anche il parere contrario in materia di tratta di minori. Anche a tal proposito vorrei far presente che si tratta di quegli introiti per i quali la criminalità organizzata vede l'esercizio della tratta nei confronti dei minori come una delle principali entrate, la terza dopo il traffico di armi ed il traffico di droga. Si parla addirittura di un volume d'affari di circa 10 miliardi di dollari l'anno, che si riferisce anche al nostro Paese perché spesso si dimentica che questo non è un fenomeno così generalizzato, ma che interessa anche il nostro Paese, tanto che si parla all'incirca di 50 mila persone che sono oggetto di tratta, spesso finalizzata a sfruttamento sessuale della prostituzione.
Anche con riferimento a questa decisione quadro, la questione è quella di prevedere una serie di elementi normativi che consentano, da un lato di contrastare il fenomeno e, dall'altro, di prevedere una serie di tutele anche per le vittime che, per lo più, sono minori introdotti nel nostro Paese.
Signor Presidente - mi avvio alla conclusione - mi preme attirare, ancora una volta, l'attenzione del Governo sul fatto che oggi rischiamo di sprecare davvero un'occasione. Non possiamo accontentarci di vaghe intenzioni e di vaghe promesse.
È necessario che il Governo si impegni a dare un'accelerazione assoluta al recepimento di queste decisioni quadro, in particolare le prime due su confische e sequestri, perché, altrimenti, oggi rischiamo di fare contenta soltanto una realtà, che brinderà a questo risultato, ma questa unica realtà, purtroppo, saranno le mafie.
Dunque, affinché le mafie non possano ridersela dell'atteggiamento tenuto, ancora una volta, in quest'Aula, è necessario, signor Ministro, che il Governo si impegni a recepirle nei tempi più stretti possibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100.

PRESIDENTE. Onorevole Pescante, vi è anche l'emendamento 1.101 della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione anche del suo emendamento 1.101.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

Pag. 26

MARCO MAGGIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MARCO MAGGIONI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, il mio intervento è particolarmente mirato sull'emendamento 1.100 della Commissione, perché esso prevede di aggiungere...

PRESIDENTE. Onorevole Maggioni, le chiederei di intervenire successivamente, perché adesso dobbiamo votare l'emendamento 1.101 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fontanelli, Concia, Scilipoti, Grassi, Barani, Cicchitto, Antonio Martino, Favia, Micciché, Pezzotta, Mario Pepe, Calderisi, Paolo Russo, Palomba, Cassinelli, Lazzari, Lisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
487).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, con riferimento all'emendamento 1.100 della Commissione, che aggiunge all'allegato B tre direttive, riteniamo utile inserire nel disegno di legge comunitaria le direttive nn. 2011/65/UE e 2011/82/UE.
Ribadiamo, però, i nostri forti dubbi sulla direttiva 2011/76/UE, relativa alla tassazione di autoveicoli pesanti, perché crediamo che recepire questa direttiva comporti, potenzialmente, un aumento della tassazione a danno delle imprese che si occupano di trasporti che, proprio in questi giorni, hanno fatto sentire fortemente la loro voce.
Quindi, per questo motivo, dovendo dare un giudizio complessivo sulla proposta emendativa in esame, considerando che vi sono due direttive correttamente e giustamente inserite, ma di cui una non ci trova d'accordo, annuncio l'astensione del gruppo Lega Nord.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Tommaso Foti, Goisis, Scandroglio, Di Stanislao, Mondello, Fontanelli, Bellotti, Mantini, Osvaldo Napoli, Cesaro, Paglia, Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 442
Astenuti 55
Maggioranza 222
Hanno votato
441
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Pag. 27

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Servodio, Rosato, Realacci, Ferranti, Soro, Brugger, Polidori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 495
Astenuti 5
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Tommaso Foti, Rivolta, Rao, Repetti, Bossa, Lo Moro, Mondello, Pini, Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 500
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3, al quale è stata presentata un'unica proposta emendativa dichiarata inammissibile (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, D'Ippolito Vitale, Capitanio Santolini, Gasbarra, Fontanelli, Rosato, Mondello, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 498
Astenuti 4
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Farina Coscioni, Antonio Martino, Tommaso Foti, Veltroni, Casini, Rosato, Braga... il presidente Casini ha votato... onorevoli Strizzolo, Sardelli, Stradella, Tortoli... L'onorevole Tortoli non riesce a votare. Si provveda per l'onorevole Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 28
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
505).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei riprendere alcuni dei temi che sono stati sollevati dall'onorevole Garavini su quest'articolo e su quegli emendamenti, che avevamo presentato e poi ritirato e che riguardano un aspetto molto importante della nostra attività sia di recepimento degli impegni comunitari, sia di costruzione dell'Europa nel dopo Trattato di Lisbona.
Parliamo, infatti, di spazio di libertà, sicurezza e giustizia e parliamo di questioni di grandissima rilevanza, non solo per l'Unione europea, ma in particolare per alcuni Stati membri e noi, certamente, siamo probabilmente lo Stato membro più interessato a queste disposizioni. Mi riferisco a quanto noi volevamo introdurre in questa legge comunitaria. E - lo voglio ricordare all'Aula e al Governo - non è la prima volta che chiediamo di intervenire in tal senso in materia di lotta contro la tratta degli esseri umani e, quindi, anche di prevenzione e repressione di tale tratta e di protezione delle vittime. Vi sono poi una decisione quadro molto rilevante per quanto riguarda il reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca e la decisione quadro relativa alle questioni legate al sequestro conservativo nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
Sono evidenti a tutti le ragioni per cui uno Stato come l'Italia dovrebbe avere già da tempo recepito queste norme e già da tempo avrebbe dovuto dare, come Governo, le istruzioni necessarie alle varie amministrazioni di settore, perché si attrezzassero per assicurare il pieno conseguimento degli obiettivi delle norme comunitarie e anche di quella cooperazione tra le forze di polizia, tra i ministeri degli interni e tra i ministeri della giustizia nella cooperazione giudiziaria, che il raggiungimento degli scopi perseguiti da queste norme presuppone.
Tuttavia, ancora una volta, ci siamo fermati di fronte ad un atteggiamento del Governo che questa volta vorrei chiamare prudente, dato che il Governo, nei lavori nelle Commissioni e nei lavori del Comitato dei nove, ha più volte chiesto di non inserire e di non trattare tali temi nella legge comunitaria, in quanto il Ministro della giustizia starebbe prevedendo e lavorando su un provvedimento complessivo ed organico, che dovrebbe affrontare tutti gli aspetti che sono coperti da queste norme.
È evidente che noi siamo i più interessati e quelli più in ritardo. Vi sono altri Stati membri che, ad esempio, hanno già recepita soprattutto la decisione quadro relativa alla confisca. Sono evidenti a tutti - basta leggere le considerazioni preliminari al provvedimento - i vantaggi che potrebbero derivare anche all'erario pubblico dal recepimento rapido della decisione quadro sulla confisca. Quindi non sono solo delle questioni legate alla sicurezza, alla repressione del crimine organizzato o alla necessità di porre finalmente le basi per una cooperazione tra i poliziotti e i giudici nello spazio europeo.
Perché è evidente che abbiamo la libera circolazione dei criminali oggi, ma non abbiamo ancora la libera circolazione di coloro che devono prevenire le azioni dei criminali, ovvero i poliziotti, e di coloro che devono reprimere gli atti criminali, ovvero i giudici; quindi è evidente il nostro interesse. Tra l'altro, recependo la decisione quadro sulla confisca, abbiamo la possibilità di introiti importanti per l'erario Pag. 29 pubblico; quindi ci sono tre ragioni che dovranno spingere il Governo - perché noi ci rimettiamo e ci affidiamo a quanto il Governo ha dichiarato durante i lavori in sede di Commissione - a presentare rapidamente un disegno di legge organico che sarà esaminato nelle Commissioni di merito e certamente sarà anche seguito ed esaminato dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
È evidente, signor Presidente, che noi siamo certamente convinti - lo abbiamo dimostrato anche come Partito Democratico una settimana fa con il lavoro che abbiamo fatto assieme ad altri gruppi e la decisione di adottare una mozione unitaria che ha ricevuto un larghissimo sostegno da parte di questa Aula - che le questioni europee debbano porsi al centro dei lavori parlamentari e al centro dell'attività sia del Governo sia del Parlamento; però rimaniamo perplessi quando poi, andando dai massimi principi e dagli orientamenti generali alle questioni specifiche - che però interessano i cittadini, perché interessa ai cittadini che aumentiamo l'efficacia della lotta contro la tratta degli esseri umani, interessa ai cittadini che diamo ai giudici, introducendolo e beneficiandone pienamente, quel grande principio che è il mutuo riconoscimento delle sentenze e degli atti giudiziari nello spazio europeo - ebbene ogni volta troviamo degli ostacoli. Dato che - lo voglio dire in questa Aula assumendomene la responsabilità - questi ostacoli mi sembrano più dovuti a inerzie e dubbi delle amministrazioni di settore che non a divergenze tra le forze politiche sulla necessità di adottare certi provvedimenti, mi sembra questa una ragione supplementare per non tergiversare e per non attendere più. È un'esigenza politica ed è inutile che chiediamo sempre più Europa quando si tratta di lotta contro i traffici illeciti e poi quando quell'Europa finalmente comincia ad esistere, perdiamo tempo nell'utilizzarla nell'interesse nazionale. Quindi credo sia assolutamente urgente che il Ministro della giustizia presenti alla Commissione di merito quel disegno di legge che ci è stato promesso e che ci permetterà non tanto di adeguarci all'Europa ma di beneficiare dell'Europa e di trovare nuovi strumenti che l'Europa ci dà nella lotta contro il crimine organizzato e nella prevenzione e repressione della tratta degli esseri umani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, intervengo brevemente. Come abbiamo avuto modo di discutere in sede di Commissione, insieme ai commissari e al Ministro, noi siamo perplessi e non abbiamo condiviso il parere della Governo su alcune proposte emendative, a cominciare dall'articolo aggiuntivo Garavini 5.050, come diceva poco fa l'onorevole Gozi. In particolare, mi ci volevo soffermare per dare, sia all'Aula, sia a chi ci ascolta da casa, alcuni elementi. Non voglio discutere dell'inammissibilità di alcuni proposte emendative, però volevo ricordare che la Corte di giustizia dell'Unione europea ha affermato che gli Stati membri non possono negare l'accesso alla tutela del diritto di autore alle opere di design. Nello stesso tempo però la medesima Corte ha continuato dicendo che ne consegue che i disegni e i modelli che prima dell'entrata in vigore della normativa nazionale di trasposizione erano di pubblico dominio a causa della mancata registrazione, non rientrano nell'ambito di applicazione di tale articolo. Avevo discusso approfonditamente questa proposta emendativa con il Ministro. Ripeto che non voglio discutere dell'inammissibilità, volevo solo rammentare sia al Governo che all'Aula che noi abbiamo avuto sollecitazioni, come gruppo dell'Italia dei Valori, da parte di centinaia di imprese, perché questo comporterà da subito - o con una proroga che è stata ventilata fino al 2016 - che centinaia di imprese andranno a chiusura, non potendo più produrre quello che producevano fino ad oggi, con il conseguente danno occupazionale che ben si può immaginare.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte Pag. 30emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, mi scusi, su questo articolo c'è stata una falcidia di ritiri e di inammissibilità, ho cercato di seguirla...

PRESIDENTE. Li richiamerò io, onorevole Pescante.

MARIO PESCANTE, Relatore. Sia così gentile, Signor Presidente.
Io avrei solamente due articoli aggiuntivi a meno che non ne abbia trascurato qualcuno.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Maggioni 5.051...

MARIO PESCANTE, Relatore. Allora, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Maggioni 5.051...

PRESIDENTE. Relatore, le ricordo che il successivo Garavini 5.050 è stato ritirato. Dopo abbiamo l'articolo aggiuntivo Ferranti 5.061.

MARIO PESCANTE, Relatore. Sull'articolo aggiuntivo Ferranti 5.061 il parere della Commissione è contrario.

PRESIDENTE. Gli articoli aggiuntivi successivi, Porcino 5.055 e Formichella 5.052, sono stati dichiarati inammissibili. È stato ritirato anche l'articolo aggiuntivo Gozi 5.053. Qual'è il parere del Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo sui due articoli aggiuntivi rimasti è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'articolo 5. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesario, onorevole Sardelli, onorevole Scilipoti, onorevole Repetti, onorevole Moles, onorevole Fluvi, onorevole Minniti, onorevole Pianetta, onorevole Calderisi, onorevole D'Anna, onorevole Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 500
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
453
Hanno votato
no 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Maggioni 5.051, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gianni, onorevole Granata, onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Scilipoti, onorevole Nizzi, onorevole Mondello, onorevole Buongiorno, onorevole De Nichilo Rizzoli, onorevole Caparini, onorevole D'Anna, onorevole Moffa, onorevole Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 484
Astenuti 24
Maggioranza 243
Hanno votato
64
Hanno votato
no 420).

Prendo atto che l'articolo aggiuntivo Ferranti 5.061 è stato ritirato dalla presentatrice.

Pag. 31

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.100, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maggioni 6.50 e 6.51.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 6.100 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Boccetta, onorevole Scilipoti, onorevole Nizzi, onorevole Goisis, onorevole Castellani, onorevole Donadi, onorevole Cavallaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 507
Astenuti 6
Maggioranza 254
Hanno votato
453
Hanno votato
no 54).

Ricordo che gli emendamenti Maggioni 6.50 e 6.51 sono preclusi ed è preclusa, altresì, la votazione sull'articolo 6, assorbito dall'approvazione dell'emendamento 6.100 della Commissione.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.100, che recita testualmente: al comma 1, lettera a), sopprimere le parole: «mediante le risorse già previste a legislazione vigente». La Commissione, inoltre, accetta l'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Tanoni, Rampelli, Scandroglio, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
502
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che la deputata Mastromauro ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.

SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, onorevole Gozi, ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, anche su questo emendamento, come sul precedente e su tutti gli altri, sarebbe stato utile intervenire. Nei lavori di Commissione e in sede di Comitato dei nove, inoltre, abbiamo ritirato altri emendamenti. Vorrei, però, insistere con il Governo, non tanto sull'emendamento, ma sull'oggetto di quell'emendamento. Infatti, abbiamo trattato molto della questione del congedo di paternità della quale, certamente, non c'è bisogno di spiegare l'importanza. La nostra richiesta nei confronti del Governo era quella di utilizzare, attraverso nuovi principi e criteri direttivi, la direttiva del 2010 in allegato, che dà seguito ad un importante accordo europeo concluso le parti sociali, tra la cosiddetta Confindustria europea, l'associazione degli industriali europei, la Confederazione europea dei sindacati e l'associazione delle piccole e medie imprese europee, proprio per prevedere la non trasferibilità di un periodo minimo di congedo parentale da un genitore all'altro e introdurre il principio dell'obbligatorietà, almeno per un periodo, anche ridotto, con piena retribuzione, per il congedo di paternità, per il congedo dei padri. Abbiamo certamente preso atto della questione che, pure nella Commissione di merito, è stata trattata a più riprese e anche in questa occasione abbiamo visto i lavori che sono stati già svolti. Sappiamo bene che, per alcuni aspetti e solo per alcune figure contrattuali, la legislazione italiana è addirittura più avanzata di quella europea.
Tuttavia volevamo utilizzare - eravamo pienamente nell'ambito legislativo adeguato - il recepimento di questa direttiva per introdurre il principio del congedo obbligatorio del padre. Abbiamo ricevuto una risposta negativa da parte del Governo che - lo voglio sottolineare - contraddice un po' anche le ultime dichiarazioni del Ministro Fornero, visto che proprio ieri sulla stampa lo stesso Ministro diceva che, sì, in teoria sono contraria, però credo che in Italia occorrerebbe introdurre il principio della obbligatorietà del congedo di paternità.
Delle due l'una: o il Ministro e il Governo vogliono ragionare su questo aspetto, in piena coerenza con gli obblighi comunitari, e introdurre in Italia un principio che a noi sembra assolutamente da sostenere (quello dell'obbligatorietà del congedo di paternità), e allora avrebbe dovuto accedere almeno a parte delle nostre richieste in questo emendamento e delle richieste che noi continueremo a presentare, oppure il Governo e il Ministro non vogliono introdurre neppure il principio della obbligatorietà del congedo di paternità, e allora la inviterei a non fare dichiarazioni che vanno in un senso diverso sulla stampa, perché si sollevano delle aspettative giuste, legittime, che sono legate alla famiglia, che sono legate alla conciliazione tra famiglia e lavoro che poi vengono frustrate nei lavori in Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo Pag. 33 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole Repetti... onorevole Antonio Martino... onorevole Goisis... onorevole Tommaso Foti... onorevole Mondello... onorevole Scandroglio... onorevole Misiani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 509
Astenuti 4
Maggioranza 255
Hanno votato
507
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti... onorevole Colaninno... onorevole Margiotta... onorevole Scilipoti... onorevole Paladini... onorevole Mondello... onorevole Cenni... onorevole Scarpetti... onorevole Giachetti... onorevole Castagnetti, non l'avevo vista.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 509
Astenuti 3
Maggioranza 255
Hanno votato
508
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli... onorevole Castagnetti... onorevole Giachetti... onorevole Madia... l'onorevole Castagnetti non riesce a votare... onorevole Goisis... onorevole Antonione... onorevole Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 513
Astenuti 4
Maggioranza 257
Hanno votato
512
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Dussin 9.50, nonché sull'emendamento Dussin 9.51.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 9.50, accettato dalla Commissione e dal Governo. Pag. 34
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai... onorevole Nizzi... onorevole Mondello... l'onorevole Franceschini ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato
508
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 9.51, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Touadi... Onorevole Losacco... Onorevole Concia... Onorevole Buonanno... Onorevole Goisis... Onorevole Mondello... Onorevole Tommaso Foti... Onorevole Bocciardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
514
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... Onorevole Garagnani... Onorevole Vignali... Onorevole Bonaiuti... Onorevole Gasbarra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
508
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Enzo Carra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome io vorrei intervenire sul complesso degli emendamenti all'articolo 10 ed anche in maniera diffusa, e siccome credo vi siano degli impegni, suggerirei che o andiamo avanti, però poi arrivo all'una meno dieci, diversamente, se vi sono degli appuntamenti che dobbiamo assicurare, sospendiamo per un minuto o per un paio di minuti l'Aula. Mi trovo in una grave difficoltà, le dico la franca verità. Mi dica lei.

PRESIDENTE. Il Presidente sta arrivando.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,35)

Commemorazione del Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scàlfaro.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
Onorevoli colleghi, come è a tutti noto, il 29 gennaio è venuto a mancare il senatore a vita, Presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scàlfaro. Senza alcun rischio di cadere nell'enfasi o nella Pag. 35retorica, si può certamente affermare che il Presidente Scàlfaro... Che succede? Onorevoli colleghi!
Come dicevo, senza alcun rischio di cadere nell'enfasi o nella retorica, penso si possa dire che il Presidente Scàlfaro è stato a pieno titolo uno dei padri della nostra Repubblica. Egli ha infatti ricoperto con rigore, competenza e autorevolezza, durante l'intero arco del suo impegno politico, lunghissimo, le più alte cariche istituzionali: già membro dell'Assemblea costituente e autorevole componente di questa Camera ininterrottamente dal 1948 al 1992, anno in cui ne fu eletto Presidente, membro del Governo, Presidente della Repubblica.
Nato a Novara il 9 settembre 1918, laureato in giurisprudenza, entrò in magistratura a soli venticinque anni, impegnandosi nel contempo nella lotta partigiana. Nel solco della più nobile tradizione dell'impegno politico dei cattolici, diede, sin dalla sua creazione, un fondamentale contributo al partito della Democrazia Cristiana, di cui divenne uno dei più illustri esponenti, anche se la sua esperienza politica si sarebbe poi indirizzata in particolar modo verso incarichi e responsabilità di alto profilo istituzionale.
Eletto a ventisette anni all'Assemblea costituente nelle liste della Democrazia Cristiana, contribuì nel corso del dibattito in Assemblea, con le sue competenze di giovane ma brillante magistrato, alla redazione delle disposizioni di cui al titolo IV della Costituzione, in materia di organizzazione e guarentigie della magistratura.
Membro della Camera dalla I alla XI legislatura, ne fu a lungo Vicepresidente e, poi, Presidente. Componente di numerosi organi parlamentari, fu in particolar modo il presidente, nel corso della X legislatura, della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori della Basilicata e della Campania colpiti dal terremoto del novembre 1980 e del febbraio 1981. Successivamente, è stato componente del Senato in qualità di senatore a vita.
Nel corso di tutta la sua intensa e appassionata attività di parlamentare, si è sempre impegnato con forza a sostegno e a difesa della centralità del Parlamento e mi piace ricordare come, nel messaggio che rivolse alle Camere in occasione del suo giuramento da Capo dello Stato, ebbe modo di affermare come il primo atto del Presidente della Repubblica dovesse essere di devozione al Parlamento e come sarebbe stato suo dovere stare in fedele ascolto del Parlamento, che è al vertice della costruzione costituzionale della Repubblica e che è il legittimo, doveroso, unico destinatario del dialogo con il Capo dello Stato.
Come uomo di Governo ricoprì numerosi e rilevanti incarichi. Promosse l'approvazione di leggi che contribuirono in maniera significativa al progresso della civiltà giuridica del Paese, tra le quali quella che consentì alle donne l'accesso alla carriera di magistrato e quella che istituì la polizia femminile.
Ministro dei trasporti e dell'aviazione civile dal 1966 al 1968 e nel 1972, Ministro della pubblica istruzione nello stesso anno, lasciò la sua impronta più forte nella prestigiosa funzione di Ministro dell'interno, che esercitò con vigore dal 1983 al 1987, anno in cui promosse e stipulò i primi accordi internazionali con i Paesi della Comunità europea, con Israele e con i Governi africani dell'area mediterranea per la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata.
Eletto Presidente della Repubblica il 25 maggio 1992, all'indomani della terribile strage di Capaci, si trovò sin dall'inizio del suo mandato a fronteggiare uno tra i più difficili e delicati periodi della storia repubblicana. Da Capo dello Stato, così come da deputato e da Presidente della Camera, e negli ultimi anni da membro del Senato, si è sempre speso con determinazione e generosità nella difesa della Repubblica fondata sulla Costituzione, nella convinzione che essa dovesse rappresentare, in ogni circostanza, la stella polare su cui orientare l'azione della politica nella contingenza delle singole scelte. Pag. 36
Cattolico fervente ed impegnato, propugnò e difese, durante tutto il suo impegno politico e istituzionale, la laicità dello Stato.
Con Oscar Luigi Scàlfaro scompare uno dei principali protagonisti della vita politica e istituzionale dell'Italia repubblicana, un esempio di coerenza ideale e di integrità morale, una figura di riferimento non soltanto per i cattolici impegnati in politica.
Ho già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Prolungati applausi).

PIER LUIGI BERSANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, aderisco alle sue parole di commemorazione, di cordoglio e ne aggiungo qualcuna personale.
Il ruolo di Oscar Luigi Scàlfaro, nella vicenda italiana, attualmente, dovrà essere meditato, approfondito. Già dalle prossime settimane il Partito Democratico cercherà di dare un primo contributo di riflessione. Tuttavia, credo che le poche parole che si possono dire in quest'Aula abbiano un significato particolare perché risuonano nel luogo che Scàlfaro riteneva baricentrico della democrazia italiana.
Credo che sia giusto qui, brevissimamente, davanti alla morte e deposte le contese, pronunciarsi sul suo lascito, su quello che si ritiene essenziale del suo lascito. Per me e per noi, due cose sono fondamentali; la prima è la dignità, il ruolo e l'autonoma responsabilità della politica, quella che è stata chiamata, da molti commentatori, la laicità del religiosissimo Scàlfaro e che in fondo, in realtà è la concordia-discordia sempre da regolare fra cittadino e persona. Credo che Scàlfaro ci lasci, a questo proposito, un messaggio: non è affatto vero che ragionare con la testa di tutti e con i diritti di tutti, come deve fare la politica, non sia compatibile con forti e radicate convinzioni personali; anzi, forti convinzioni personali possono far capire meglio che la politica deve essere ispirata dalle proprie convinzioni, ma non deve essere al servizio delle stesse.
Il secondo lascito che, per noi, va sottolineato è naturalmente quello che riguarda la Costituzione, quella specie di religiosità costituzionale, forse si può dire così, di Oscar Luigi Scàlfaro, che non era mai, in nessun modo - ne siamo tutti testimoni - un atteggiamento di conservazione burocratica; semmai egli era nobilmente conservatore, come si usa dire.
Scàlfaro ha sempre detto, lo abbiamo sentito mille volte, che la Costituzione, la Carta va aggiornata purché questo avvenga nello spirito della Costituzione, cioè nella convergenza, non nella divisione, e purché non venga toccato il cuore della Costituzione stessa. Certamente, in questo cuore Scàlfaro metteva anche l'assetto parlamentare della nostra democrazia; ai suoi occhi questo assetto poteva essere riformato, aggiornato, modernizzato ma non soppiantato o deformato.
Ora, si può essere o meno d'accordo con questo, ma bisogna riconoscere tutti che fu questo e non altro, non questioni politiche o personali, il terreno di confronto, anche aspro, di quegli anni. Credo che questo tema rimanga, sia ancora davanti a noi.
Chiudo su questo pensiero: credo che la domanda su quale democrazia vi sarà, domani, per il nostro Paese sia ancora drammaticamente presente, non possa svilirsi nella polemica politica quotidiana e richieda un confronto alto, serio, fuori dalla polemica, lo ripeto, quotidiana, non rinunciando all'idea che sia possibile, da questo confronto, avere decisioni di riforma.
Un'ultimissima considerazione: ad uno ad uno i padri costituenti se ne vanno e si sta assottigliando via via il numero delle grandi e nobili riserve della Repubblica, cioè delle personalità capaci di interpretare tutto il filo logico e civico della nostra Pag. 37vicenda politica, sociale, dalle origini dell'Italia repubblicana ad oggi. Figure, queste, che, non a caso, hanno avuto in passaggi difficili della Repubblica un loro ruolo. Allora, mentre tutti rivendichiamo, sottolineiamo l'esigenza di un rinnovamento, anche generazionale, della politica, dobbiamo però anche chiederci: senza quelle figure come si riprodurrà quell'affetto consapevole e orgoglioso verso le proprie origini costituzionali, verso la propria vicenda repubblicana che è da sempre la vera forza delle grandi democrazie, come gli Stati Uniti, l'Inghilterra e la Francia?
Come la riprodurremo, con chi, come si farà? Credo che a tutti tocchi dare una risposta. Per quel che ci riguarda abbiamo puntato sul rinnovamento di un'idea di partito che sia pienamente dentro la vicenda democratica nazionale e, quindi, sia capace anche di trasmetterla.
Abbiamo detto: un partito del lavoro, dell'unità della nazione, della Costituzione. Per parte nostra questo è il nostro impegno e la promessa che facciamo a Oscar Luigi Scàlfaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per Futuro e Libertà e per la storia personale di molti di noi è complesso commemorare un importante personaggio politico della nostra Repubblica quale è stato il Presidente emerito Oscar Luigi Scàlfaro.
Ci troviamo oggi a commemorare e ricordare qui, in un'Aula che lo ha visto protagonista per molto tempo, un esponente politico di rilievo, un costituente, ma non possiamo non dire che nella valutazione politica si è anche trattato di un esponente politico assai controverso. Controverso sin dal suo lavoro in magistratura e controverso perché anticonformista, diverso dagli altri nella Democrazia Cristiana, anche in Parlamento.
Questa valutazione nel definirlo controverso la facciamo sia analizzandone alcuni momenti pesantemente negativi - secondo noi - che non abbiamo condiviso, così come momenti coraggiosi e positivi. Non possiamo, ad esempio, dimenticare quando in quest'Aula, da solo, mentre il cosiddetto arco costituzionale suffragava la tesi dello stragismo di destra nel caso dell'orribile, orrenda, strage del Rapido 904, lui con coraggio prese la parola prendendo le distanze da quella tesi facile, semplicistica, secondo la quale vi era subito un colpevole politico da gettare in pasto all'opinione pubblica.
Questo era Scàlfaro, controverso negli eccessi, da un lato e dall'altro. Ma con la sua difesa garantista dimostrò che era, però, un uomo libero nei suoi giudizi.
Vi è poi stata, dopo la sua elezione, la parentesi del 1994, che molti di noi hanno vissuto in prima persona. In quel momento Scàlfaro si trovò a gestire due crisi molto profonde nel nostro Paese: la prima, la vicenda di tangentopoli e la questione morale all'interno dei partiti e del Parlamento; la seconda, l'introduzione da parte dei partiti e dell'elettorato di una sorta di elezione diretta del Presidente del Consiglio che voleva velocemente bypassare tutti i pesi e i contrappesi previsti dalla nostra Costituzione.
Lui si mise di traverso. Con riferimento al tentativo di utilizzare una maggiore democrazia diretta, che tutti avevamo auspicato e che riteniamo tuttora essere stata un bene per la nostra democrazia, lui si mise di traverso rispetto a chi voleva considerare la democrazia diretta una scorciatoia per giungere al populismo, al plebiscitarismo, oppure per smantellare quel sistema di pesi e contrappesi che è la vera forza della nostra Costituzione, la nostra vera forza dell'architettura repubblicana. Allora lo contrastammo, fortemente, e ricordo i leader di quella che era la maggioranza in Parlamento dopo il ribaltone voluto dalla Lega, che andò a governare insieme con la sinistra nel Governo Dini.
Lo contrastammo così duramente che i leader politici di coloro che ancora ritenevano Pag. 38di avere la maggioranza tra gli elettori si rifiutarono per mesi di incontrare il Presidente della Repubblica. Poi, una lunga e fruttuosa mediazione dell'allora nostro presidente di gruppo, Giuseppe Tatarella, portò anche ad una ricucitura istituzionale, che permise la fine di quel settennato con un clima di scontro minore rispetto a quello che precedentemente era stato registrato.
Oggi, a distanza di tanti anni, nel momento in cui salutiamo Scàlfaro come deputati e salutiamo il Presidente emerito della Repubblica, guardando a lui in quel momento in cui certamente forzò le regole costituzionali e i poteri del Presidente della Repubblica, gli va riconosciuto che per certi versi aveva visto giusto.
Aveva capito prima di altri, forse perché costituente, forse perché ex Presidente della Camera, forse per la sua esperienza, che c'era il rischio di una deriva populista e plebiscitaria - che affermò forse con troppa forza ma certo la comprese molto prima di alcuni di noi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al netto delle cerimonie di commiato che si devono ad un Presidente emerito, oggi il Parlamento si ritrova con autentica partecipazione - almeno per i deputati che avvertono il senso di appartenenza alle istituzioni e il rispetto per i morti - a ricordare la figura di un politico a tutto tondo, uno degli ultimi padri della patria che credette nella politica come dimensione nobile dell'azione umana.
Come accade in queste circostanze, il profilo dello statista è stato evocato nei tratti salienti - il Presidente lo ha fatto in modo mirabile - che lo consegnarono all'immaginario sociale. Scàlfaro fu, dunque, il cattolico rigoroso, il magistrato, il servitore delle istituzioni, il Presidente della Repubblica che accompagnò l'ordinamento a compiere la più difficile transizione della sua storia democratica.
E non v'è dubbio che ognuna di queste letture della personalità complessa di Scàlfaro racchiuda una dimensione in cui è pienamente rispecchiata la sua figura, così come quella che ha rappresentato forse la più dibattuta questione nella dialettica politica del tempo recente, e vale a dire la scelta di conferimento dell'incarico di formazione dell'Esecutivo a personalità chiamate a caratterizzare con un profilo tecnico la compagine di Governo.
La querelle è ancora aperta anche in dottrina. In un regime elettorale maggioritario è sufficiente che il Capo dello Stato conferisca l'incarico di Governo a chi è in grado di raccogliere la maggioranza in Parlamento o esiste, in questo caso, un vincolo ulteriore rappresentato dalla partecipazione alla stessa maggioranza dei partiti risultati vittoriosi alle elezioni?
Scàlfaro compì una scelta impeccabile dal punto di vista formale, aderendo allo spirito e alla lettera degli articoli 92, 93 e 94 della Costituzione e alla forma parlamentare del sistema costituzionale, e compì quella scelta difficile in un contesto di emergenza che, per certi aspetti, presenta profili di somiglianza con l'attuale contingenza, anche con riferimento al profilo totalmente tecnico dei Governi di allora e di oggi.
Toccò in sorte, dunque, ad un uomo politico nato e formato nella cultura della grande stagione costituente, di traghettare l'Italia dei partiti, l'Italia della democrazia consensuale verso l'Italia del maggioritario in cui i grandi partiti di massa, che avevano fatto la Costituzione, si avviavano al tramonto, anche per la spinta intrinseca del nuovo sistema.
In questa navigazione complessa non ebbe che una bussola: quella, appunto, della Carta costituzionale che lui stesso aveva concorso a scrivere.
Ma Oscar Luigi Scàlfaro fu essenzialmente un uomo politico, nel senso più alto e più desueto di questo nobile termine. Politico: uomo che consacra alla comunità dei cittadini la sua stessa esistenza per Pag. 39cambiare in meglio la qualità della vita collettiva, per affermare le ragioni del bene comune; parole che oggi forse posso a qualcuno risuonare retoriche, ma che hanno rappresentato la ragione di vita del Presidente Scàlfaro e della sua generazione, il cui insegnamento, colleghi, faremmo bene tutti a raccogliere fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente della Camera, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il dolore personale e la folla di ricordi debbono cedere il passo alla memoria di un grande italiano e di un grande statista. Oscar Luigi Scàlfaro ha presieduto questa Camera dei deputati nel 1992, assumendo dopo poche settimane l'incarico di Presidente della Repubblica.
La Presidenza di Oscar Luigi Scàlfaro iniziò nel maggio '92 nei terribili giorni dell'Italia della paura e della vergogna, paura e vergogna legate a corruzione e a stragi di mafia (tangentopoli e mafiopoli). La Presidenza di Oscar Luigi Scàlfaro si concluse nel 1999, dopo la formalizzazione dell'Italia nell'eurozona sin dalla sua costituzione. Assunse poi, come è noto, l'incarico di Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, artefice con il Governo Prodi di quel risultato. Quel riconoscimento del ruolo dell'Italia era lontano anni luce dalla paura e dalla vergogna di quel terribile 1992.
Antifascista, magistrato, cattolico di fede e di pratica quotidiana, svolse con grande attenzione il ruolo di Ministro dell'interno nella metà degli anni Ottanta - come lei, onorevole Presidente, ha ricordato - dedicando tutte le sue energie a dare fiducia a quanti erano impegnati nel fronte della lotta alla mafia e a consentire il regolare svolgimento del maxiprocesso contro oltre 400 esponenti delle cosche. Tale processo è iniziato il 10 febbraio 1986.
Svolse con grande umanità, consapevole di difficoltà ed errori, il ruolo di Ministro dell'interno, trasformando la rabbia dei poliziotti, indignati per lo stato di abbandono nel quale erano lasciati nella lotta contro la mafia, in orgoglio di servire una causa giusta. In quell'occasione, come in tante occasioni della sua vita politica e istituzionale, non rinunciò mai al tratto umano e al rispetto di ogni persona umana, di tutti e di ciascuno.
Dal 1999, sino a poche settimane prima della sua morte, ha promosso iniziative, incontri con i giovani, conferenze a difesa della legalità costituzionale. Sempre con Oscar Luigi Scàlfaro scompare un cattolico dalla fede vissuta, con coerenza e nel quotidiano. Scompare un credente dalla grande laicità contro fondamentalismi, arrogante cultura di appartenenza e inutili clericalismi. Scompare un testimone prezioso e un modello alternativo rispetto ad un Paese che conosceva - e purtroppo conosce - quei fondamentalismi, quel clericalismo e quella cultura di appartenenza.
Scompare con Oscar Luigi Scàlfaro un politico integerrimo, di antica famiglia calabrese, trasferitosi in Piemonte, che ha vissuto anche negli anni della Presidenza e fino alla morte in un appartamento di periferia della Capitale, in compagnia della carissima figlia Marianna alla quale l'Italia dei Valori è vicina nel dolore, nel ricordo e nella preghiera.
Scompare un testimone prezioso e un modello alternativo rispetto ad un Paese che conosceva e conosce politici corrotti e resi ricchi dall'uso spregiudicato del potere, che senza ritegno ostentano privilegi e dissoluti stili di vita.
Grazie, Presidente Scàlfaro, per la tua intransigenza, per la tua coerente tensione etica e strenua difesa del Parlamento e della legalità costituzionale. Ti rendiamo omaggio, così come omaggio e conferma della tua grandezza sono le critiche che anche oggi ti vengono rivolte. Gli insulti, quelli restano a chi ti insulta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

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ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, Oscar Luigi Scàlfaro è stata una persona personalità controversa della nostra vita politica. Il rispetto davanti alla morte impone a ciascuno di noi una riflessione su Scàlfaro, ma anche su se stessi e sulle scelte e sulle lotte che abbiamo condotto. È stato per molti un avversario politico e lo è stato anche per me.
Una prima lezione credo che sia questa. È stato detto che era un uomo di fede rigorosa e profonda. È possibile condividere la stessa fede ed avere posizioni politiche talvolta molto diverse, anche opposte, senza mai mettere in discussione la fede dell'altro, mettendo in discussione semmai l'adeguatezza e l'opportunità delle sue scelte politiche. Questa è una prima regola che quelli che fra di noi sono credenti credo debbano trarre dall'esperienza morale, prima ancora che politica, di Oscar Luigi Scàlfaro.
Negli anni della decadenza morale della Democrazia Cristiana è un uomo che ha cercato di porre un argine a questa decadenza. Era molto legato ad un'idea antica di Democrazia Cristiana, quella per la quale l'impegno dei cristiani all'interno della politica ha la funzione fondamentale di evitare la corruzione morale delle democrazie.
Le democrazie infatti muoiono per la loro corruzione, per l'incapacità di porre argine alla corruzione, per quella che Platone chiamava la sofistica e che Benedetto XVI chiama, invece, il relativismo morale. Credo che anche questa seconda lezione della vita di Oscar Luigi Scàlfaro interroghi la coscienza di molti tra di noi, forse la coscienza di tutti noi, perché il riconoscimento di questo ruolo del riferimento a valori fondanti l'identità nazionale, prima ancora della Costituzione, credo che sia caro anche a molti che non condividono la fede cristiana.
Una terza riflessione ci impone di guardare alla Costituzione. Oscar Luigi Scàlfaro è stato un difensore della Costituzione, ha difeso la Costituzione repubblicana nei suoi valori fondamentali e nelle forme storiche che questi hanno assunto all'interno della nostra vicenda. È questo il punto su cui la sua memoria è oggi ancora al centro di una discussione e ciò perché le questioni che allora si posero non sono state risolte, sono ancora davanti a noi e rimangono ancora da affrontare.
Si trovò a fare il Presidente della Repubblica in una fase in cui si proclamò una nuova costituzione materiale, la religione del bipolarismo, che venne opposta alla Costituzione cosiddetta formale, che era stata approvata ed aveva regolato la vita del Paese in tutto questo tempo.
Oscar Luigi Scàlfaro non poteva accettare la vigenza di una costituzione diversa da quella che era stata approvata dai padri costituenti: si trovò costretto a tentare di rileggere e di reinterpretare la Costituzione vigente, accogliendo e dando risposte positive a nuove domande che emergevano dalla società, senza però poter accettare la pretesa che esistesse un'altra Costituzione e senza poter accettare che le situazioni fossero misurate sulla base di un'altra costituzione, meno che mai di un'altra religione. Conoscendo Scàlfaro si può immaginare quale fosse la sua reazione all'idea che vi fosse non solo una commissione politica relativa al bipolarismo, ma addirittura una religione del bipolarismo.
Dobbiamo dire che questi temi sono ancora non risolti davanti a noi: dove e come trovare il giusto punto di equilibrio tra i valori di una Costituzione, che noi tutti vogliamo riconoscere, e le nuove esigenze che si sono poste davanti a noi? La linea che allora fu individuata fu quella del riconoscimento della intangibilità della parte I della Costituzione e, invece, della possibilità e necessità di rivisitare la parte II. Mentre una parte del dibattito non ha, in realtà, riconosciuto l'intangibilità della parte I della Costituzione, non siamo riusciti ancora efficacemente a riformare la parte II negli aspetti che sembrano opportuni. Pag. 41
Su questo si innesta la discussione che ebbe luogo - ed ha luogo ancora oggi - sulla legge elettorale perché non si può separare una legge elettorale da una visione costituzionale. In tutte queste vicende e in tutte queste lotte che hanno opposto con grande violenza una parte del Paese ad un'altra, Oscar Luigi Scàlfaro ha sempre cercato di mantenere il ruolo del Presidente come custode della Costituzione e insieme custode dell'unità del popolo italiano. Il suo lascito è un compito che sta ancora davanti a noi. Sit tibi terra levis (Applausi dei deputati del gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico)!

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, da piemontese eletto nel collegio «Piemonte 2», che comprende anche la città e la provincia di Novara, mi sento in dovere di lasciare a memoria il mio pensiero ad Oscar Luigi Scàlfaro, dal quale ho appreso tanti insegnamenti dei quali spero ancora nella mia vita di poter fare tesoro. Sono state parecchie le occasione di incrocio tra le nostre vite, come sindaco della mia città e lui Ministro dell'interno prima, e poi come senatore della Repubblica.
Mi ha sempre e solo insegnato due cose, da partigiano, quale lui era - come lo era anche papà - o meglio difendere sempre due grandi valori: quelli della libertà e della democrazia, dei quali non dovremmo mai dimenticarci, soprattutto in momenti come questo.
Due erano i grandi riferimenti del Presidente Scàlfaro: da una parte, come cattolico, come cristiano, il Vangelo, con tutto quello che questo ci insegna, dall'altra, come politico, la Costituzione, e aveva un riferimento costante, che era quello della difesa, sempre, della centralità del Parlamento.
Egli era più un uomo delle istituzioni che un uomo di partito: come democratico cristiano non aveva una sua corrente vera e propria, come si chiamavano allora, ma ha sempre difeso davvero i valori fondanti della nostra democrazia. A lui quindi il mio grazie, alla figlia Marianna ancora il mio senso di cordoglio e la mia preghiera per la sua anima (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Partito Democratico).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi preliminarmente, senza alcuna concessione all'ipocrisia, di prendere di petto una questione che riguarda la scelta fra la dialettica assoluta amico-nemico e quella invece, di carattere più relativo, che dichiaro di preferire, perché la considero più fisiologica rispetto al libero confronto in una democrazia, di amico-avversario, che consente l'esplicita dichiarazione di cordoglio per la scomparsa di un avversario del centrodestra tra i più eminenti, agguerriti, sistematici, quale certamente è stato Oscar Luigi Scàlfaro, anche nell'esercizio della sua più alta carica istituzionale, quella di Presidente della Repubblica.
A monte dei singoli atti, con il Presidente Scàlfaro è esistito un serio dissenso politico-culturale. In primo luogo, come è stato ricordato ieri dal senatore D'Onofrio, ci ha diviso una questione di fondo: per Scàlfaro il primato del Parlamento e della Costituzione vinceva su tutto, per Berlusconi, per noi, entro certi limiti vale innanzitutto il primato del popolo, specie se esso si è espresso e si esprime nella forma più alta della democrazia, che sono le elezioni, l'autentico scettro del principe.
Di qui, ma non solo, sono derivati una serie di dissensi politici. Chi vi parla non ha condiviso l'atteggiamento del Presidente Scàlfaro durante gli anni terribili del periodo Pag. 42 1992-1994, in primo luogo per il rifiuto del decreto Conso, ma non solo per esso, anche per lo scioglimento anticipato di un Parlamento che ancora manteneva una maggioranza e una fiducia al Governo in carica.
Nella fase successiva, nel 1994, non abbiamo condiviso la posizione assunta sul decreto Biondi e, ancora di più, abbiamo dissentito dalla scelta di non procedere ad elezioni anticipate dopo la crisi del primo Governo Berlusconi, sottoposto, peraltro, nel corso della sua esistenza, ad una sorta di stringente sorveglianza, che derivava dall'esistenza di una distanza molto profonda tra chi riteneva di esprimere e di rappresentare tutta la continuità della storia della Repubblica e della Costituzione e chi, invece, dava voce ad un'esigenza di profonda novità politica e anche istituzionale.
Onorevoli colleghi, l'esistenza di così profondi dissensi, qui sinteticamente ricordati, non impedisce a chi, per esplicitare fino in fondo le posizioni, è un convinto revisionista, non solo della seconda, ma anche di alcuni aspetti della prima parte della Costituzione, di esprimere il proprio cordoglio per la scomparsa di una voce che sosteneva la tesi esattamente opposta.
Infatti, il senso del dibattito democratico, e ancor di più di quello parlamentare, sta anche in questa capacità reciproca di ascolto delle posizioni più distanti, che possono comunque sia sollecitare una riflessione sia stimolare un'argomentata contestazione. Questo è il sale, ma anche la normalità della democrazia; una normalità che, invece, assai raramente caratterizza quella che è l'anomalia italiana, che oscilla tra il conformismo opportunista e la demonizzazione dell'avversario politico, considerato un nemico e trattato come tale.
Per dare un modesto contributo al possibile, anche se tutt'altro che certo, superamento di questa logica, abbiamo consapevolmente scelto di affrontare una storia politica da noi molto lontana, da noi, anzi, contrastata a viso aperto, ed esprimere, in questo quadro, il nostro cordoglio per la morte del Presidente Scàlfaro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, in questa occasione solenne per la Camera, a nome del Governo e del Presidente del Consiglio, desidero associarmi al cordoglio del Parlamento e della nazione per la scomparsa del Presidente Scàlfaro. Un cordoglio che sentiamo nostro.
Vorrei esprimere l'affettuosa vicinanza e partecipazione al dolore della famiglia e della figlia, signora Marianna.
Il Governo rende omaggio alla figura di un italiano che ha dedicato la sua vita al servizio delle istituzioni, al padre costituente, all'uomo di Governo, al Capo dello Stato (Applausi).

PRESIDENTE. A questo punto, anche considerando che risultano convocate diverse Commissioni, interrompiamo i lavori che riprenderanno alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
A partire dalle ore 16 avrà luogo la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di santa Maria Capua Vetere - prima sezione penale, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 327 del 2011 e la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Verro. Si passerà quindi allo svolgimento del seguito della discussione del disegno di legge e del documento: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (A.C. 4623-A).

Pag. 43

La seduta, sospesa alle 13,15 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative concernenti la struttura commissariale per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Molise - n. 3-02063)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02063, relativa a iniziative concernenti la struttura commissariale per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Molise (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, la domanda è semplicissima. In Molise il bilancio regionale è in fallimento. Il colpevole è il presidente della regione Molise, che è ormai alla terza legislatura e ha mandato in fallimento le casse. La maggiore spesa è quella della sanità. Per questa ragione è stato nominato dal precedente Governo commissario per curare il male, il presidente della regione, Iorio. Come a dire: affidare a Dracula la direzione del pronto soccorso.
E non basta. È stato affiancato da altri due sub-commissari. La prima è stata sostituita ultimamente proprio da voi, perché rinviata a giudizio per altre questioni, ovvero perché c'è la richiesta di rinvio a giudizio per altre questioni.
La domanda è: ha senso affidare la cura dei malati a Dracula? Ha senso continuare ad affidare il Molise, nella gestione commissariale della sanità, al presidente della regione?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Ha senso mantenere tre commissari? Soprattutto: il suo Ministero ha avuto modo di vedere che, nonostante tre commissari, quest'anno ci sono ancora altri 50 milioni di euro di deficit? E ha avuto modo di riscontrare che sarebbero stati 130, se nel frattempo non avessero fatto pagare ai cittadini molisani altre tasse?

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Volete intervenire per favore?

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli interroganti, siamo a conoscenza di quello che lei ha testé richiamato, onorevole Di Pietro.
Ma mi corre il dovere di dirle che c'è un sistema di regole, che riguardano i piani di riqualificazione e di rientro, che è un sistema che è volto ad incidere progressivamente sull'autonomia regionale - che è un bene costituzionale del nostro ordinamento - nel senso che, appunto, gradualmente si arriva ad intervenire in modo sempre più diretto ed incisivo, a seconda del livello e del grado di inadempimenti, sia sotto il profilo contabile budgettario, sia sotto il profilo - che è quello che conta di più - dei servizi e della prestazione degli stessi.
Per quanto riguarda il Molise, in ossequio alla normativa vigente, è stato conformato come commissario il presidente della regione e nel tempo sono stati modulati i componenti della struttura commissariale, al fine di poter più direttamente incidere sulla bontà auspicata dei servizi sanitari in Molise. Pag. 44
In particolare, va a termine l'incarico di una delle due componenti della struttura sub-commissariale, nel momento in cui porta a compimento la definizione del piano sanitario. E si dà un'altra possibilità alla regione Molise, attraverso la nomina di un altro sub-commissario, con caratteristiche idonee ad attuare il piano sanitario e, dunque, riuscire a realizzare finalmente gli obiettivi che tutti auspichiamo, dando un'ulteriore - starei per dire un'ultima - possibilità, prima di attivare una procedura diversa, che è prevista pure dall'ordinamento - comma 84 dell'articolo 2 della legge n. 191 del 2009 (il famoso comma 84) - e che prevede la sostituzione del presidente della regione, con poteri ulteriori del Governo, che non soltanto dicano al presidente della regione: «fai il commissario», ma impongano: «stabiliamo noi quali siano i provvedimenti da adottare per assicurare l'efficacia del piano di riqualificazione e di rientro».
Credo quindi, in conclusione, onorevole Di Pietro, e rinnovando il ringraziamento per questa interrogazione che consente di fare il punto sulle procedure dei piani di riqualificazione e di rientro, che ciò che stiamo facendo in Molise, sia un ulteriore atto di attenzione, passato il quale certamente ci saranno altre valutazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, sono io che ringrazio lei, Ministro, devo però permettermi di invitarla a rileggere bene quelle norme di legge che lei ha citato. Nessuna norma di legge impone che bisogna nominare il Presidente della regione commissario ad acta. La norma di legge impone invece che il Governo, quando vede che c'è un deficit strutturale e il governatore, il presidente, della regione non riesce a venirne a capo, deve nominare un commissario ad acta. Domanda: perché ne avete nominati tre? Ulteriore domanda: perché avete nominato o meglio consentite che rimanga nella nomina Iorio, che è il governatore della regione? Prendiamo atto che gli volete dare un'altra chance, ma vi faccio presente che sono già cinque anni di chance che diamo, ma quando uno non ci riesce bisogna avere il coraggio di bocciarlo, come si fa con gli studenti a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo poi non è solo uno che non sa far di conto, perché il governatore Iorio sa fare bene di conto, perché ogni soldo speso nel Molise, è speso per clientela e per aggraziarsi un elettorato di riferimento. Quindi è ancor più grave quel che io affermo in questa Aula. Siamo di fronte a un personaggio di cui ancora oggi, proprio oggi, se si legge Il Sole 24 ore, trovo scritto che la regione Molise sta in società con altre società anonime e addirittura in Lichtenstein e in paradisi fiscali, capisce qual è il problema? Che ce lo teniamo a fare questo signore, come pensate di poter risolvere il problema di far quadrare i conti della sanità in Molise se non togliete a monte chi ha generato il male? La richiesta che vi facciamo - prendiamo dalla vostra buona volontà - è: d'accordo date al Molise un'altra possibilità perché se no a pagare è sempre il cittadino molisano, però fateci il favore, e noi fra quindici giorni vi ripresenteremo un'altra interrogazione in questo senso molto più circostanziata ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Ve lo anticipiamo perché la stiamo trasferendo anche alla procura della Repubblica. Per favore togliete quel che può inquinare le prove e che può creare dei problemi nella individuazione delle responsabilità...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. ...e lasciate un solo commissario ad acta nominato direttamente da voi che sia realmente indipendente prima che sia troppo tardi e prima che possiate essere conniventi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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(Iniziative di competenza per l'adozione di uniformi modelli di regolamentazione del nuovo contratto di apprendistato sull'intero territorio nazionale - n. 3-02064)

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02064 concernente iniziative di competenza per l'adozione di uniformi modelli di regolamentazione del nuovo contratto di apprendistato sull'intero territorio nazionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, il decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167, con il quale è stato riformato il contratto di apprendistato, sulla base della delega contenuta nell'articolo 1, comma 30, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, e nell'articolo 46 della legge 4 novembre 2010, n. 183 (cosiddetto «Collegato lavoro»), rinvia alle regioni la regolamentazione della materia, fissando il termine di sei mesi entro cui procedere all'emanazione delle nuove disposizioni e la contestuale abrogazione di quelle che continuano a trovare applicazione. Il 25 aprile 2012 scadrà il termine citato, ma, allo stato, solo la giunta della regione Lazio ha elaborato una proposta di legge per i tre livelli di contratto, che dovrà essere, però, esaminata dal consiglio regionale, mentre le altre regioni non hanno ancora avviato l'iter.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NEDO LORENZO POLI. Concludo, Signor Presidente. Se il Governo non ritiene, per quanto di competenza, di adoperarsi affinché le regioni procedano senza ulteriori ritardi all'emanazione della regolamentazione del nuovo contratto di apprendistato, quanto più possibile uniforme secondo le linee indicate dal decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167, anche per fornire ai giovani e alle imprese un'irrinunciabile occasione di impiego.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante onorevole Poli, questa è una materia non solo di enorme interesse per il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ma è una materia che, pur essendo stata di recente affrontata nell'ambito di un testo unico, sarà anche parte integrante del dialogo che è attualmente in corso con le parti sociali. Quindi il tema è all'attenzione anche in termini di adempimenti di questo Ministro, relativi al Testo unico e richiesti dal Testo unico. Nello specifico, conosciamo l'importante coinvolgimento delle regioni nell'ambito di questa materia, sappiamo anche che esiste il rischio oggettivo che le regioni vadano un po' ciascuna per conto proprio, e quindi è intenzione ferma del Ministero di attivarsi e magari di attivare presto un incontro con le regioni, esattamente per dettare qualche linea, in modo che ci sia uniformità, pur nella differente realtà delle diverse regioni, affinché vi sia una qualche uniformità nell'adozione delle regole che devono dare attuazione all'apprendistato.
Noi riteniamo che l'apprendistato debba essere un veicolo di ingresso molto importante per i giovani nel mondo del lavoro, e intendiamo dare all'apprendistato una vera connotazione di formazione professionale. Quindi non è semplicemente un nome, è invece un veicolo alla formazione professionale che va valorizzato necessariamente con la collaborazione delle regioni, anche per il rispetto delle competenze che le stesse hanno.

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di replicare.

NEDO LORENZO POLI. Signora Ministro, la ringrazio, mi ritengo soddisfatto delle sue risposte, anche perché questa mattina avrà certamente visto i dati ISTAT sulla disoccupazione. Siamo arrivati al massimo negli ultimi dieci anni (vicino al 9 per cento, di cui il 30 per cento sono giovani, vuol dire che un giovane su tre non lavora). Io mi sono impressionato vedendo oltre due milioni di persone che Pag. 46non hanno lavoro in questo Paese e ciò mi ha colpito notevolmente. Ritengo che l'apprendistato sia un veicolo importante per cercare di fare entrare nel mondo del lavoro i giovani. Credo che le imprese abbiano necessità di poter partire prima possibile. Abbiamo detto del termine ultimo perché si faccia il regolamento. Quindi sono d'accordo con lei - ha già detto quello che volevo sentire - sulla necessità di un tavolo con gli assessori del welfare delle varie regioni, per concertare anche, se è possibile, un unico regolamento, o per lo meno il più esteso possibile per le regioni, per creare anche meno difficoltà alle assunzioni degli apprendisti, visto che molte aziende hanno diverse dislocazioni sul territorio in diverse regioni. In tutto questo le chiedo che per il 25 di aprile tutte le regioni abbiano approvato il regolamento in questione, perché è uno strumento importante per diminuire la disoccupazione dei giovani nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Iniziative relative a richieste di ripetizione di indebito avanzate dall'INPS per somme erroneamente corrisposte per periodi che vanno dal gennaio 1993 alla prima metà del 2003 - n. 3-02065)

PRESIDENTE. L'onorevole Bellanova ha facoltà di illustrare l'interrogazione Duilio n. 3-02065 concernente iniziative relative a richieste di ripetizione di indebito avanzate dall'INPS per somme erroneamente corrisposte per periodi che vanno dal gennaio 1993 alla prima metà del 2003 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

TERESA BELLANOVA. Signora Ministra, l'INPS nel mese di dicembre ha richiesto a numerosi cittadini pensionati la restituzione di somme erroneamente corrisposte per periodi che vanno dal gennaio 1993 al 2003.
Nella mia regione, la Puglia, un pensionato di 74 anni, titolare di una pensione di 450 euro mensili, frutto di lavoro fatto da emigrante all'estero, di fronte ad una richiesta di restituzione di cinquemila euro non ha retto e si è tolto la vita. Come deputati del Partito Democratico, le chiediamo quali iniziative intenda assumere al fine di evitare la diffusione di allarme sociale ed eliminare insostenibili decurtazioni di reddito a persone che non riempivano e non riempiono i ristoranti, che vivono sulla soglia della povertà, e che con il loro misero reddito, talvolta monoreddito, devono farsi carico di altri familiari che non hanno lavoro. Questo è l'impegno che noi le chiediamo, signor Ministro, per dare anche l'immagine di una burocrazia che è amica del cittadino, e non nemica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bellanova, si tratta, ovviamente, di un tema rispetto al quale il Ministro del lavoro non può non essere sensibile. Direi che la risposta è su due piani: il primo è il piano della comunicazione.
La comunicazione nella quale si richiede la restituzione di somme, pure indebitamente percepite, non può essere affidata a impersonali, freddi e, magari, di difficile comprensione moduli, preparati in maniera asettica da qualche ufficio. Se e in quanto la richiesta sia stata fatta in questi termini, mi vedrà richiedente, a mia volta, nei confronti dell'INPS, al fine di rivedere questi modulari, in modo che vi sia quella che lei, onorevole Bellanova, ha chiamato una comunicazione più amichevole - per quanto è sempre difficile definire amichevole la richiesta di restituzione di somme indebitamente percepite -, che sia più trasparente e anche più semplice. Sarà mia cura richiedere questo in maniera forte all'amministrazione dell'INPS.
C'è però un piano di merito rispetto al quale l'INPS non si può sottrarre: ha Pag. 47l'obbligo di richiedere la restituzione di somme indebitamente percepite, altrimenti assumerebbe, l'INPS stessa, una responsabilità nei confronti dell'amministrazione centrale. Quindi, il fatto in sé, per quanto possa essere comunicato in termini, come ho detto prima, freddi e, magari, distanti, è un atto dovuto.
Quello che possiamo cercare di vedere, al di là della già prevista rateizzazione, è - ma è un intervento più ampio che non riguarda solo il Ministro - l'eventuale possibilità di accorciare i tempi della prescrizione, in modo che non si vada troppo in là nel tempo con la richiesta di somme percepite, che neanche più la persona ricorda di aver percepito, sempre in modo - lo ripeto - da ridurre la distanza tra l'amministrazione e il cittadino. Io sono molto consapevole dell'importanza di una comunicazione che sia semplice e più vicina e, in questo senso, mi adopererò.

PRESIDENTE. L'onorevole Duilio ha facoltà di replicare.

Testo sostituito con errata corrige volante LINO DUILIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio, io apprezzo la sua sensibilità, peraltro ben nota, tuttavia, mi permetto di dirle che non sono molto soddisfatto della risposta, quantomeno in termini di impegno a fare qualcosa che va fatto in tempi brevi e con efficacia.
L'INPS ha mandato in giro decine di migliaia di lettere con richieste che risalgono fino a vent'anni fa, passando da un estremo, cioè chiedere 6-7 mila euro, o chiedere, magari, a eredi di persone morte 12 euro. Questo perché si pigia un tasto e, in modo impersonale, si scrive ad un cittadino inerme, che, poi a volte, magari, arriva anche a conseguenze come quelle di cui parlavo prima.
Quindi, vi è un piano che riguarda la comunicazione. Signor Ministro, io spero che lei inviti l'INPS a rinviare la comunicazione alle decine di migliaia di persone, indicando il responsabile del procedimento, con un numero di telefono, senza che ci si debba rivolgere gli avvocati pagando soldi per cercare di capire perché c'è stato un errore. In secondo luogo, andando a considerare la prescrizione, potrei ricordarle che, sul piano del merito, vi sono termini prescrizionali ben precisi per cui non si può andare indietro di vent'anni; potrei ricordarle la legge finanziaria del 1996 o potrei parlarle della legge finanziaria successiva. Insomma, non si può andare indietro quanto si vuole. Inoltre, potrei ricordarle il principio dell'affidamento, per cui, in presenza di un reddito su cui fa affidamento il cittadino, non si può chiedere niente, e così via.
Insomma, ci sono moltissimi casi, tra quelle migliaia di lettere, in cui il cittadino, richiesto di pagare migliaia di euro, probabilmente non deve pagare niente. Per evitare che invece paghi qualcosa perché intimorito, non si deve rivolgere a un avvocato e quindi spendere altri soldi. Quindi, pur impegnandoci tutti se necessario ad approvare una risoluzione in Commissione che impegni il Governo ad agire in questo senso, approfittando della sua sensibilità, per cui la ringrazio, la invito a chiedere all'INPS di riverificare tutte le situazioni e di riscrivere ai cittadini con una modalità che sia più civile e, come diceva la collega, che esprima un volto più amico, o meno nemico, se preferisce, della pubblica amministrazione.
LINO DUILIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio, io apprezzo la sua sensibilità, peraltro ben nota, tuttavia, mi permetto di dirle che non sono molto soddisfatto della risposta, quantomeno in termini di impegno a fare qualcosa che va fatto in tempi brevi e con efficacia.
L'INPS ha mandato in giro decine di migliaia di lettere con richieste che risalgono fino a vent'anni fa, passando da un estremo, cioè chiedere 6-7 mila euro, o chiedere, magari, a eredi di persone morte 12 euro. Questo perché si pigia un tasto e, in modo impersonale, si scrive ad un cittadino inerme, che, poi a volte, magari, arriva anche a conseguenze come quelle di cui si parlava prima.
Quindi, vi è un piano che riguarda la comunicazione, signor Ministro, ed io spero che lei inviti l'INPS a rinviare la comunicazione alle decine di migliaia di persone, indicando il responsabile del procedimento, con un numero di telefono, senza che ci si debba rivolgere gli avvocati pagando soldi per cercare di capire perché c'è stato un errore. In secondo luogo, andando a considerare la prescrizione, potrei ricordarle che, sul piano del merito, vi sono termini prescrizionali ben precisi per cui non si può andare indietro di vent'anni; potrei ricordarle la legge finanziaria del 1996 o potrei parlarle della legge finanziaria successiva. Insomma, non si può andare indietro quanto si vuole. Inoltre, potrei ricordarle il principio dell'affidamento, per cui, in presenza di un reddito su cui fa affidamento il cittadino, non si può chiedere niente, e così via.
Insomma, ci sono moltissimi casi, tra quelle migliaia di lettere, in cui il cittadino, richiesto di pagare migliaia di euro, probabilmente non deve pagare niente. Per evitare che invece paghi qualcosa perché intimorito, non si deve rivolgere a un avvocato e quindi spendere altri soldi. Quindi, pur impegnandoci tutti se necessario ad approvare una risoluzione in Commissione che impegni il Governo ad agire in questo senso, approfittando della sua sensibilità, per cui la ringrazio, la invito a chiedere all'INPS di riverificare tutte le situazioni e di riscrivere ai cittadini con una modalità che sia più civile e, come diceva la collega, che esprima un volto più amico, o meno nemico, se preferisce, della pubblica amministrazione.

(Orientamenti del Governo in merito alla predisposizione - tramite il coordinamento di tutti i soggetti interessati - di un piano straordinario per il Mezzogiorno volto a contrastare la grave crisi occupazionale - n. 3-02066)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02066, concernente orientamenti del Governo in merito alla predisposizione - tramite il coordinamento di tutti i soggetti interessati - di un piano straordinario per il Mezzogiorno volto a contrastare la grave crisi occupazionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei saprà stamattina i dati ci danno una disoccupazione nel Pag. 48Paese tra l'8 e il 9 per cento, nel Mezzogiorno e in Sicilia abbiamo pressoché raddoppiato questo dato. Sono dati molto pesanti se si considera che i giovani e le donne, mentre in Italia occupano il 52 per cento dei posti, in Sicilia e nel meridione arrivano quasi al 39 per cento. Sono dati drammatici, come lei immaginerà, che diventano tragici se immaginiamo che nel Meridione e in Sicilia si sta andando verso la chiusura degli impianti industriali, il blocco della realizzazione di tutte le infrastrutture che, lei sa, sono bloccate, l'ENEL e l'ENI che prima hanno prodotto inquinamenti a tempesta in tutto il Meridione e in Sicilia e adesso non ci dicono se, come e quando faranno qualcosa, quale programma hanno per incentivare l'occupazione e tutto il resto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gianni.

PIPPO GIANNI. Mi avvio a concludere, signor Presidente; ma tutto ciò per non parlare dell'agricoltura, dove si sono introdotti elementi molto delicati e pericolosi per un settore che è fortemente in crisi: l'IMU, l'aumento del gasolio e persino il blocco degli incentivi per il piccolo fotovoltaico nelle campagne.
Le sarei grato se lei volesse, nel suo Ministero, raccordare i ministri competenti e dove e quando possibile...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gianni, avrà poi occasione di replicare.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, come lo stesso interrogante, onorevole Gianni, ricordava qui, l'interrogazione a risposta immediata è molto più vasta e va molto al di là delle competenze del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Ministro del lavoro, l'ho ripetuto varie volte in questi giorni, ha come sua principale preoccupazione, non unica, ma come principale preoccupazione proprio l'occupazione o il suo risvolto negativo, la disoccupazione o la non partecipazione alla forza lavoro. Quindi, i dati della Sicilia, che non mi erano peraltro sconosciuti, sono, in questa prospettiva, fonte di particolare preoccupazione.
Lei mi chiede se sia possibile qualche intervento di carattere straordinario. Questa è, eventualmente, una linea che tocca il Governo, nell'ambito della più generale politica economica; io le posso rispondere su due piani: le difficoltà della Sicilia non sono difficoltà di tipo congiunturale, ma sono difficoltà strutturali e queste difficoltà strutturali mettono in evidenza un elemento, secondo me abbastanza drammatico, e cioè il fatto che gli interventi, anche straordinari, realizzati in passato non hanno funzionato nel lungo periodo. Altrimenti non ci troveremmo, oggi, in questa situazione, che sicuramente la recessione aggrava, ma che parte da una situazione di non soluzione di problemi che, come ho detto prima, sono strutturali. Al di là, quindi, degli interventi più generali di politica economica, le rispondo dicendo che questo Governo ha attivato una serie di interventi che sono diretti all'occupazione dei giovani, e quindi questo va nel senso della sua interrogazione, e delle donne, ma sicuramente il tasso di partecipazione e di occupazione nell'isola è parecchio più basso che non nella media italiana, con la detassazione IRAP.
Quindi, nel decreto «salva Italia» qualche cosa c'è. Abbiamo anche - e questa è la responsabilità nostra, del Ministro del lavoro, insieme al Ministro per i rapporti con le regioni, cioè il collega Barca - agito su due piani. Il primo è quello dell'utilizzo dei fondi per la coesione sociale in materia di lavoro, e qui vi è una bella storia, secondo me, di salvataggio di fondi che riguarda esattamente la formazione lavoro, che va ricordata e va utilizzata anche in chiave di emulazione positiva. Lo stesso Pag. 49vale per i fondi infrastrutturali, per cui siamo riusciti a salvare circa 500 milioni di euro da utilizzare nell'importante tratta Catania-Palermo.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, reputo assolutamente insufficiente la sua risposta. Non ho parlato solo di Sicilia, ma del Mezzogiorno e della Sicilia. Le ho chiesto di verificare, nell'interrogazione, quali interventi si possano fare nell'ambito delle ferrovie, delle autostrade e di tutte le infrastrutture bloccate. Come lei saprà, gli interventi nelle infrastrutture, nel tempo, hanno dato il loro frutto, altrimenti vi sarebbe stata già una rivoluzione, perché non si può continuare a prelevare dalla Sicilia, dalle zone industriali, e spendere i soldi in altri posti.
Quando le parlo di ENEL che inquina ad Augusta e a Porto Empedocle - dove, tra l'altro, pare vi siano cose strane, che stiamo approfondendo -; quando le dico che l'ENI, che per il 30 per cento è di proprietà dello Stato, non ci dice se la chimica è ancora strategica per il Paese; quando le chiedo di fare un tavolo presso il suo Ministero con i Ministri competenti, con i responsabili di ENI, ENEL e quanti altri lei riterrà utile per verificare le opportune indicazioni per gli interventi, glielo chiedo perché lei, essendo il Ministro del lavoro, deve produrre e deve procurare il lavoro. Questo lo potrà fare se vi sono investimenti, e se partono gli investimenti pubblici, altrimenti questo Governo, che sta solo mettendo tasse, ucciderà anche le speranze (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gianni, anche se il tono con il quale si è rivolto al Ministro non era proprio dei più gentili.

PIPPO GIANNI. Me ne scuso.

(Intendimenti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali in merito agli adempimenti in materia di controversie di lavoro previsti dai commi 10 e 11 dell'articolo 31 della legge n. 183 del 2010 - n. 3-02067)

PRESIDENTE. L'onorevole Scandroglio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cazzola n. 3-02067, concernente intendimenti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali in merito agli adempimenti in materia di controversie di lavoro previsti dai commi 10 e 11 dell'articolo 31 della legge n. 183 del 2010 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, la interroghiamo per sapere - premesso che: nelle relazioni presentate in occasione delle inaugurazioni dell'anno giudiziario è stato rilevato un incremento fino al 30 per cento delle controversie di lavoro e questo dato contribuisce a creare nuovi problemi a quella giustizia civile il cui sovraccarico rappresenta un elemento di svantaggio per la competitività e per la sua capacità di attrarre investimenti, soprattutto stranieri; il decreto-legge del Governo sulle liberalizzazioni ha proposto di istituire un tribunale per le imprese al fine di accelerare i tempi del rendere giustizia; il cosiddetto collegato lavoro del 2010 ha previsto la facoltà delle parti sociali a dar vita a procedure di conciliazione e di arbitrato irrituale, libere e volontarie in modo che le controversie di lavoro, con l'esclusione esplicita di quelle attinenti la risoluzione del rapporto di lavoro, possano avere sollecita composizione stragiudiziale; il successivo comma 11 prevede che, trascorso un anno senza che siano intervenute intese negoziali, il Ministro del lavoro sia tenuto ad esercitare nei sei mesi successivi un'azione di mediazione a conclusione della quale, perdurando la mancata iniziativa delle parti sociali, spetti al Ministro definire una soluzione con proprio decreto - come e quando intenda procedere, Pag. 50 considerato che si tratta di impegno derivante da una legge e considerato il tempo trascorso nell'inerzia delle parti sociali.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole interrogante, questo Ministro è ben consapevole dell'importanza che l'istituto della conciliazione e dell'arbitrato nelle cause di lavoro che escludano la risoluzione del rapporto di lavoro può avere nella accelerazione di tutta la materia processuale riguardante il lavoro.
È anche consapevole del fatto che l'anno che veniva dato nella legge è trascorso e quindi il Ministro si impegna su tre fronti: il primo è quello di effettuare una ricognizione - l'ho chiesta ai miei uffici, ma non hanno saputo darmi una risposta, perché mi hanno detto che richiede un po' di tempo - su quanti contratti collettivi abbiano effettivamente attivato la clausola di arbitrato e questo è un dato (noi vogliamo sapere se sono pochi, nessuno, quanti).
Il secondo è che io incontrerò domani stesso le parti sociali e porrò loro la questione relativamente a questo punto, sapendo che, trascorsi sei mesi, spetterà al Ministro attivarsi per dare attuazione a questo istituto. Quindi, io ho ben presente l'importanza dell'istituto e non intendo essere passiva sotto questo profilo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio e mi dichiaro soddisfatto, anche perché devo prendere doverosamente atto che il Governo è insediato da poco tempo e che lei è quindi a lavoro da poco tempo ed ha affrontato materie molto difficili e complicate, per cui avere attivato anche questo tavolo di confronto e aver dato continuità a quel lavoro fatto dal precedente Governo, anche su un punto che il mio gruppo ritiene molto importante, non può che farmi ribadire un apprezzamento per la risposta che lei ha dato.
Noi seguiremo l'evoluzione della situazione e, con lo spirito di collaborazione che le dobbiamo riconoscere, torneremo a chiederle i punti e i riferimenti sull'avanzamento della materia.

(Iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto aereo per i passeggeri che viaggiano tra la Sicilia e gli altri aeroporti nazionali, anche alla luce di notizie di stampa relative all'acquisizione delle compagnie Wind jet e Blu express-Panorama da parte di Alitalia - n. 3-02068)

PRESIDENTE. L'onorevole Terranova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02068, concernente iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto aereo per i passeggeri che viaggiano tra la Sicilia e gli altri aeroporti nazionali, anche alla luce di notizie di stampa relative all'acquisizione delle compagnie Wind jet e Blu express-Panorama da parte di Alitalia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, signor Ministro, le ragioni che hanno indotto me e il mio gruppo Grande Sud a presentare questa richiesta sono legate alle notizie apparse sulla stampa riguardo ad ipotesi che la compagnia di bandiera - o, meglio, ex compagnia di bandiera - Alitalia acquisisca due compagnie, la Wind jet e la Blu Express Panorama. Queste sono in qualche modo notizie che destano non poca preoccupazione, perché la mobilità Nord-Sud può essere assolutamente danneggiata da una concentrazione quasi monopolistica riguardo alle rotte fondamentali che collegano la Sicilia con il resto del Paese e tenendo conto che una delle due compagnie, la Wind jet, ha matrice siciliana e dal 2003 opera facendo base su Palermo e Catania. Ciò rappresenterebbe un danneggiamento che potenzialmente può comportare Pag. 51 tre livelli di problemi: in primo luogo, una riduzione dei possibili collegamenti dalla Sicilia con il continente, in secondo luogo le tariffe e in terzo luogo anche la questione relativa ai posti di lavoro.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo sulla base delle indicazioni che mi sono state date dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il consiglio di amministrazione di Alitalia ha avviato il processo finalizzato a conseguire un'integrazione con la compagnia Blu Panorama airlines e Wind jet sulla base di protocolli di intesa sottoscritti nei giorni scorsi. In ordine all'avvio di tali procedure, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha interessato l'Ente nazionale per l'aviazione civile per i chiarimenti del caso. Tale ente ha fatto presente che, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna comunicazione ufficiale in merito alla vicenda dell'acquisizione, da parte di Alitalia, dei due vettori Wind jet e Blu express-Panorama e di avere, pertanto, inoltrato formale richiesta di chiarimenti ai tre vettori interessati al fine di avviare le eventuali iniziative di competenza. Circa il timore che tale operazione possa determinare una forte concentrazione in un unico soggetto, evidenzio che il progetto stesso dovrà essere notificato all'Autorità garante della concorrenza e del mercato al fine della prescritta autorizzazione.
Con riferimento poi a quanto evidenziato dagli onorevoli interroganti circa la riduzione del traffico aereo da e per Palermo decisa da Alitalia, mi preme segnalare che, in base al regime di liberalizzazione di cui al regolamento n. 1008 del 24 settembre 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, gli operatori comunitari titolari di licenza di trasporto aereo possono scegliere liberamente le rotte sulle quali operare in ambito comunitario e fissare le tariffe aeree per il trasporto di passeggeri e merci. Non è consentito, pertanto, agli Stati membri intervenire presso le compagnie aeree per indirizzare le politiche tariffarie di traffico.
In ogni caso, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assicura che, per quanto di competenza, seguirà con la massima attenzione l'evolversi della vicenda e porrà in essere, per quanto possibile, ogni azione volta a tutelare l'utenza siciliana al fine di garantire la funzionalità dei collegamenti e il contenimento dei costi.

PRESIDENTE. L'onorevole Terranova ha facoltà di replicare.

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Giarda che, nella qualità di Ministro per i rapporti con il Parlamento, fornisce una lettura di un documento proveniente da altro Ministero. Questo si evince chiaramente e determina un'insoddisfazione da parte mia perché la questione posta riguarda quei livelli di doverosa attenzione che comunque il Ministero deve prestare nei confronti di una situazione che talvolta, di fatto, sfugge. Si veda, per esempio, quanto si sta verificando da non poco tempo a questa parte nel momento in cui, nella libertà concessa ai vettori di determinare le tratte da utilizzare, vengono poi create immediatamente condizioni di prezzo assolutamente insostenibili.
Ribadisco che, per un Meridione per il quale la mobilità Nord-Sud è quasi tutta affidata fondamentalmente al trasporto aereo, dalla regione Sicilia in particolare, questo atteggiamento deve essere valutato con grandissima attenzione. Non ci sono le ferrovie, non c'è l'alta velocità in grado di supportare questa esigenza, il mercato governa le condizioni in base alle quali i vettori scelgono, però lo Stato deve anche vigilare con tempestività che non si determinino concentrazioni che producono immediati aumenti dei prezzi, come si è già verificato nelle scorse settimane, e determinare anche che operazioni di questo genere, se condotte con una rapidissima Pag. 52eliminazione di tante bande orarie, producono una ridotta mobilità.
Da ultimo, sono previsti minori voli e minori addetti per i servizi di assistenza a terra, minori addetti delle compagnie in un territorio che già soffre di una disoccupazione che sta diventando assolutamente allarmante.
Credo, quindi, che, per quanto nelle competenze dei Ministri e dello Stato non rientrino alcune cose che toccano il mercato, vadano comunque però vigilati con più attenzione alcuni fenomeni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

(Intendimenti del Governo in merito ai tempi di approvazione del progetto preliminare del primo tronco del prolungamento della A27 - Passante Alpe Adria - Belluno - Cadore - n. 3-02069)

PRESIDENTE. L'onorevole Dussin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02069, concernente intendimenti del Governo in merito ai tempi di approvazione del progetto preliminare del primo tronco del prolungamento della A27 - Passante Alpe Adria - Belluno - Cadore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, Ministro, l'importanza della realizzazione della A27 Venezia-Monaco, quale asse di scorrimento veloce per il collegamento del Veneto con il cuore dell'Europa, la Germania in particolare e l'Austria, era già riconosciuta negli anni Sessanta. Ora il collegamento A27 - Passante Alpe Adria - Belluno - Cadore è maggiormente necessario in considerazione dei rapporti economici tra l'Europa e il territorio che maggiormente rappresenta la nostra economia: il Nord-Est.
Sottolineo l'importanza del progetto di finanza ribadito dalla regione Veneto con finanziamenti tutti privati senza alcun costo per l'amministrazione pubblica e con enormi vantaggi per il territorio. Il Governo crede nello strumento del progetto di finanza di questo caso particolare? Questa è la prima domanda. Il prolungamento della A27, in particolare questo primo tratto del Passante Alpe Adria - Belluno - Cadore, apporterà funzionalità ed efficienza alle montagne del Cadore, che sono giudicate le più belle d'Europa con un'ampia valenza turistica, a costi ambientali nulli, visto che la strada scorre per la maggior parte in galleria.
La seconda domanda è quali sono gli intendimenti - ho concluso - del Governo per la celere approvazione del progetto preliminare del primo tronco del prolungamento della A27 e che tempi si prevedano.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, sulla base di un'informativa che mi è stata fornita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, comunico che il soggetto aggiudicatore della regione Veneto ha trasmesso nel luglio 2010 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e alle altre amministrazioni interessate il progetto preliminare del primo tronco del prolungamento della A27 «Passante Alpe Adria-Belluno-Cadore», al fine di avviare la procedura di approvazione di cui all'articolo 165 e seguenti del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Con successiva nota dell'8 settembre 2011 la regione Veneto faceva pervenire integrazioni al progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale integrativo, comunicando, inoltre, che l'avviso al pubblico dell'avvenuto deposito del progetto preliminare così integrato sarebbe avvenuto il 15 settembre 2011. Attualmente l'opera è all'esame dei competenti uffici del Ministero al fine della successiva presentazione al CIPE della proposta di approvazione del progetto preliminare.
Ad oggi, restano ancora da acquisire i pareri del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero per i beni e le attività culturali, Pag. 53nonché la delibera di giunta della regione Veneto sulla localizzazione dell'opera. Al riguardo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è ben consapevole della strategicità dell'opera per il territorio veneto e, in particolare, per quello bellunese, in quanto - oltre a migliorare la viabilità locale - costituisce, come è stato evidenziato dagli onorevoli interroganti, un supporto indispensabile per l'industria locale.
Pertanto, il Ministero assicura il massimo impegno affinché, non appena acquisiti tali pareri, l'iter istruttorio relativo al progetto preliminare dell'opera possa essere concluso in tempi brevi.

PRESIDENTE. L'onorevole Dussin, ha facoltà di replicare.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, signor Ministro, sarebbe stato interessante se fosse stato il Ministro delle infrastrutture a rispondere. Così avremmo avuto una risposta più puntuale e precisa.
Per quanto riguarda il termine «locale» al quale lei fa riferimento, professor Ministro, lei capisce che il «locale» del Nord-Est (Emilia Romagna e Lombardia) rappresenta le finanze di questo Paese. Dicendo «locale» sembrava quasi che lei si volesse riferire ad alcuni paesini locali, ma il Nord-Est, compresa anche l'area dell'Alpe Adria, vuol dire qualcosa di più di «locale». Quindi, penso che un vostro impegno da questo punto di vista sarebbe importante per seguire il procedimento più che per darci una risposta formale, come è avvenuto in questo momento.
Pensavo che lei entrasse nell'ambito dell'iter di questi giorni. La mia domanda è stata posta, signor Ministro, perché in questi giorni si stanno adottando le decisioni più importanti e ciò avverrà nell'arco di una decina di giorni. Speravo che lei fornisse una risposta positiva, oltre al fatto di aver detto che vi è un impegno e questo lo apprezziamo. Il mio stimolo e, soprattutto, quello del nostro gruppo in modo particolare è, vista l'importanza di quest'opera, di adoperarsi per far sì che vengano approvati questo progetto e questa istruttoria proprio in questo momento. Allora sì che sareste favorevoli.
Inoltre, è stata posta una domanda per capire se eravate favorevoli allo strumento del progetto di finanza, visto che non costa nulla. Il privato si è proposto di fare un'opera che a voi non costa nulla. Dateci la possibilità di avere quest'opera sul territorio, perché l'aspettiamo da anni. Poiché noi abbiamo proposto il progetto e siamo nelle fasi finali, sta a voi approvarlo. Noi lo abbiamo preparato perché voi esprimiate solamente un «sì» e non vi costa nulla. Ci arrangiamo noi a casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Intendimenti del Governo in merito alla verifica e alla revisione degli elenchi dei soggetti istituzionali sotto scorta - n. 3-02070)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02070, concernente intendimenti del Governo in merito alla verifica e alla revisione degli elenchi dei soggetti istituzionali sotto scorta (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile Ministro, non intendo dilungarmi su tale questione, ma per correttezza procedurale mi preme evidenziare che vi sono stati dei refusi nel testo dell'atto in esame sottoposto al sindacato ispettivo.
Nel testo originale ho evidenziato, tra l'altro, la criticità relativa alla delibera formulata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che in data 24 gennaio 2012 ha adottato un bando per l'acquisizione di 400 berline, con un notevole costo in campo all'erario e in contrasto con quanto auspicato dal Governo che, tra l'altro, aveva anche affermato che molte autovetture cosiddette «blu» sono in esubero e, quindi, potenzialmente donabili alle associazioni che svolgono assistenza domiciliare.
A questo punto, appare doveroso un atto di chiarezza sulla gestione di queste macchine, quelle che già ci sono e quelle che a breve verranno acquistate.

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PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, questo tema torna di attualità in quest'Aula, come mi indica il Ministero dell'interno, dopo la risposta fornita il 18 gennaio dal Ministro Cancellieri in ordine al problema delle scorte e delle misure di tutela delle persone esposte a rischio, con la richiesta di alcuni chiarimenti sulle misure di tutela nei confronti dei parlamentari della maggioranza che sorreggeva il precedente Esecutivo.
Rispondo, per conto del Ministro dell'interno, sulla base degli accertamenti disposti dal prefetto di Roma e dal Dipartimento della pubblica sicurezza. Di tutte le categorie tutelate sul territorio nazionale, vi sono 584 dispositivi di protezione in corso per i quali sono utilizzati 2.108 operatori delle cinque forze di polizia, nonché 484 veicoli blindati e 190 non blindati. Con riferimento alla provincia di Roma, sono svolti 220 servizi di scorta, impiegati 815 operatori e utilizzati 179 veicoli blindati e 64 non blindati.
L'attribuzione dei servizi di scorta, ovviamente, non è uno status symbol ma risponde ad un'effettiva necessità. Le misure di protezione, infatti, sono adottate a seguito di una valutazione della situazione personale di rischio sia in sede locale, con la proposta del prefetto sulla base delle risultanze della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, sia in sede centrale per le definitive determinazioni dell'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale.
In particolare, per le persone che hanno ricoperto in passato cariche pubbliche la valutazione dell'effettivo livello di rischio è volta a verificare l'attualità o meno dell'esposizione a pericolo. Per alcune cariche pubbliche di rilievo nazionale, tuttavia, i servizi di tutela sono assicurati, per espressa previsione normativa, anche successivamente alla fine del mandato.
In tutti gli altri casi, invece, viene effettuata una periodica e sistematica verifica del grado di personale esposizione al rischio, che costituisce un'ulteriore garanzia sull'effettiva necessità dei servizi di scorta.
La materia è stata recentemente oggetto di alcuni correttivi apportati dal decreto del Ministro dell'interno dello scorso 23 novembre, nella prospettiva di una razionalizzazione dell'uso delle scorte e di contenimento dei costi. In tal senso, con circolare del 30 dicembre scorso, il Ministro dell'interno ha sensibilizzato le autorità provinciali di pubblica sicurezza, ribadendo il principio che qualsiasi valutazione è rimessa, sempre e comunque, al prefetto, che resta la massima autorità responsabile per il buon governo della sicurezza della provincia. I prefetti sono stati anche invitati ad adeguare i dispositivi in atto in sede di revisione periodica delle misure di protezione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile Ministro, per prima cosa intendo ringraziarla per quanto evidenziato e per la sua volontà di fare un po' di chiarezza in questo marasma di dichiarazioni, di delibere e di interventi politici.
Purtroppo, dobbiamo ammettere che la confusione è tanta ed altrettanto vasta è l'apparente contraddizione nella quale è incappato il Governo, che il giorno prima afferma una cosa e che, nei fatti, poi ne fa un'altra, con ovvia speculazione mediatica al riguardo.
La questione delle auto blu è complessa e merita una risoluzione definitiva - ce lo auguriamo - e le promesse da lei individuate sono certo che vadano nella direzione giusta.
Bisogna mettere fine alla cattiva prassi dell'auto come status symbol - come lei diceva - e come indice di potere e far ritornare l'auto di sicurezza o di servizio ai suoi originari scopi, come già evidenziato.
Questa prassi è andata rafforzandosi negli ultimi mesi del precedente Governo, Pag. 55tanto da diventare anche materia di interessanti approfondimenti giornalistici.
L'opinione pubblica ne è stata profondamente colpita poiché l'auto blu è diventata espressione di privilegio e di casta. Ci aspettiamo che venga operata una rettifica in tempi rapidi, che certamente rappresenti un segnale non trascurabile di attenzione nei confronti dei cittadini che tanti sacrifici sono stati chiamati a fare in nome di un'Italia migliore.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16 con la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, I sezione penale, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 327 del 2011.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Bongiorno, Brugger, Caparini, Casini, Cicchitto, Cirielli, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Leo, Lo Monte, Lucà, Lusetti, Melchiorre, Moffa, Mura, Leoluca Orlando, Pisacane, Pisicchio e Stefani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di febbraio 2012 e conseguente aggiornamento del programma (ore 16,08).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di febbraio 2012:

Lunedì 6 febbraio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Volontè ed altri n. 1-00817 recante iniziative in ambito comunitario ed internazionale in materia di tassazione delle transazioni finanziarie;
Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

Martedì 7 febbraio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Volontè ed altri n. 1-00817 recante iniziative in ambito comunitario ed internazionale in materia di tassazione delle transazioni finanziarie;
Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

Al termine delle votazioni avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4909 - Conversione in legge, con Pag. 56modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - Scadenza: 20 febbraio 2012).

Mercoledì 8 febbraio (antimeridiana e pomeridiana dalle ore 16, con eventuale prosecuzione notturna), giovedì 9 e venerdì 10 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4909 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - Scadenza: 20 febbraio 2012).

Seguito dell'esame delle mozioni Della Vedova e Toto n. 1-00828, Monai ed altri n. 1-00834, Misiti ed altri n. 1-00835, Moffa ed altri n. 1-00836, Lanzillotta ed altri n. 1-00837, Lo Monte ed altri n. 1-00838, Dozzo ed altri n. 1-00839, Galletti ed altri n. 1-00840, Valducci ed altri n. 1-00841 e Meta ed altri n. 1-00844 concernenti iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione.

Seguito dell'esame di argomenti previsti nella giornata di martedì 7 febbraio e non conclusi.

Lunedì 13 febbraio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 3075 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - Scadenza: 20 febbraio 2012).

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 124 ed abbinate - Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti;
n. 4240 - Modifiche agli articoli 187, 216-bis e 230 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati nonché di tracciabilità e di conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.

Martedì 14 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 15 e giovedì 16 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 17 febbraio) (con votazioni)

Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 4909 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - Scadenza: 20 febbraio 2012).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3075 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - Scadenza: 20 febbraio 2012);
proposta di legge n. 124 ed abbinate - Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti;
proposta di legge n. 4240 - Modifiche agli articoli 187, 216-bis e 230 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in Pag. 57materia di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati nonché di tracciabilità e di conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 20 febbraio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge - Conversione in legge del decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo (ove presentato alla Camera e concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 3466 ed abbinate - Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali;
proposta di legge n. 3391 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro;
proposta di legge n. 2094 - Modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto.

Discussione della Relazione sui punti nascita approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali (Doc. XXII-bis, n. 3)

Martedì 21 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 22 e giovedì 23 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 24 febbraio) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge - Conversione in legge del decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo (ove presentato alla Camera e concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 3466 ed abbinate - Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali;
proposta di legge n. 3391 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro;
proposta di legge n. 2094 - Modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto.

Seguito dell'esame della Relazione sui punti nascita approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali (Doc. XXII-bis, n.3).

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'esame del disegno di legge n. 4865 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012)
Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 27 febbraio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione Pag. 58della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00760 concernente interventi per la difesa del suolo.

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge n 1475 e n. 4294 - Modifiche alle disposizioni in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la sottoscrizione di liste elettorali e in materia di presentazione delle liste delle candidature.

Discussione sulle linee generali della mozione Forcolin ed altri concernente l'applicabilità degli studi di settore al nuovo regime dei contribuenti minimi (in corso di presentazione).

Martedì 28 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 29 febbraio e giovedì 1o marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 2 marzo) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00760 concernente interventi per la difesa del suolo.

Seguito dell'esame della mozione Forcolin ed altri concernente l'applicabilità degli studi di settore al nuovo regime dei contribuenti minimi (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 3466 ed abbinati, n. 2094, n. 4434 ed abbinati, nn. 1475 e 4294, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base dei testi che verranno licenziati dalle rispettive Commissioni di merito.
L'organizzazione dei tempia per la discussione della mozione Forcolin ed altri concernente l'applicabilità degli studi di settore al nuovo regime dei contribuenti minimi sarà pubblicata successivamente alla sua presentazione.
Dovendosi intendere ritirata la domanda di autorizzazione a eseguire una perquisizione nei confronti del deputato Laboccetta (doc. IV, n. 25), la medesima è cancellata dall'ordine del giorno.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Modifica nella composizione del comitato direttivo di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo parlamentare (ore 16,18).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 31 gennaio 2012, il Pag. 59presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha provveduto al rinnovo del comitato direttivo: vicepresidenti vicari Maurizio Fugatti e Alessandro Montagnoli; vicepresidenti Massimiliano Fedriga, Carolina Lussana e Sebastiano Fogliato; segretario Raffaele Volpi; segretario amministrativo Silvana Andreina Comaroli.
Ai deputati Maurizio Fugatti, Alessandro Montagnoli e Raffaele Volpi è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Convalida di deputati.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati:
Pietro Cannella, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 16 dicembre 2011, in sostituzione del dimissionario deputato Nicolò Cristaldi per la lista n. 15 - Il Popolo della Libertà nella XXIV Circoscrizione Sicilia 1;
Sabina Fabi, proclamata dal Presidente della Camera nella seduta del 14 dicembre 2011, in sostituzione del dimissionario deputato Luciano Dussin per la lista n. 8 - Lega Nord nella VIII Circoscrizione Veneto 2;
Fabio Meroni, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 21 dicembre 2011, in sostituzione del dimissionario deputato Ettore Pirovano per la lista n. 6 - Lega Nord nella III Circoscrizione Lombardia 1.
Concorrendo negli eletti le qualità richieste della legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - prima sezione penale, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 327 del 2011 (ore 16,20).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 30 gennaio 2012 - preso atto dell'orientamento favorevole espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta del 25 gennaio 2012 - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 delle 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Tribunale di santa Maria Capua Vetere - prima sezione penale, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 327 del 2011, in relazione alla deliberazione della Camera del 22 settembre 2010, con la quale è stata negata - ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione - l'autorizzazione ad utilizzare intercettazioni telefoniche nei confronti del deputato Nicola Cosentino.
Su questa proposta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro ed uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, userò poche parole per spiegare a qualche collega che non ha ancora chiara la situazione qual è l'argomento della decisione di oggi.
La magistratura che procedeva nei confronti del deputato Nicola Cosentino ha chiesto l'autorizzazione alla utilizzazione di intercettazioni. Su questa richiesta la Giunta per le autorizzazioni prima, la Camera poi, si sono pronunciate negativamente, evidenziando diversi profili, da Pag. 60quello del fumus persecutionis a quello della intercettazione diretta che avrebbe dovuto essere previamente autorizzata.
La magistratura procedente, di fronte a questa delibera negativa della Camera, ha elevato conflitto di attribuzione innanzi alla Corte costituzionale, sostenendo che con la suddetta decisione si era leso il potere del giudice di utilizzare le intercettazioni e che il potere della Camera, previsto dall'articolo 68 della Costituzione, era stato utilizzato in maniera non corretta dalla Camera stessa. La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile la elevazione del suddetto conflitto di attribuzione. Oggi, quindi, noi dobbiamo decidere se la Camera si debba o meno costituire in giudizio di fronte alla Corte costituzionale per difendere la propria precedente delibera negativa sull'autorizzazione.
Si tratta di una cosa già vista, purtroppo, troppe volte. Cosa è accaduto costantemente? La Camera ha difeso uno dei propri rappresentanti, ha salvato uno della «casta», il Parlamento lo ha salvato e la magistratura, di conseguenza, ha sollevato conflitto di attribuzione che nel 90 per cento dei casi ha visto la Camera soccombere. Si tratta ora di capire che cosa vogliamo fare, ossia se vogliamo continuare su questa strada oppure no. Noi riteniamo che se errare è umano, almeno la prima volta che si sbaglia, perseverare è diabolico. Riteniamo che la Camera non si debba costituire in giudizio di fronte alla Corte costituzionale perché non si tratta di difendere assolutamente nulla. Si tratta di principi di diritto oramai conclamati. La Corte costituzionale deciderà secondo gli orientamenti che solitamente segue e la Camera eviterà di fare, ancora una volta, l'ennesima brutta figura.
Tra l'altro, già due anni fa abbiamo sollevato la questione anche sotto un altro profilo. La Camera spende veramente una «barca» di soldi, finora circa 160 milioni di euro, per le cause in cui si è costituita ed ha regolarmente perso. Per questo - a parte il fatto che dovrebbe costituirsi attraverso la propria Avvocatura interna - riteniamo che sia comunque un gesto di rispetto nei confronti della Corte costituzionale lasciare alla stessa la decisione su questo conflitto. La Camera si è pronunciata, oramai però si è spogliata della propria competenza.
Quindi, la nostra proposta è che la Camera deliberi contro l'indicazione della Giunta per le autorizzazioni e la proposta dell'Ufficio di Presidenza stabilendo che non debba costituirsi in giudizio di fronte alla Corte costituzionale. Sarebbe un precedente molto importante per cui la Camera, in conflitto con un altro potere dello Stato, lascia che le cose vengano risolte dalla Corte costituzionale.
Sarebbe un bel gesto che nobiliterebbe la Camera ed eviterebbe un'ennesima brutta figura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente anche per mettere in rilievo le posizioni che da sempre ho assunto su questi temi e che sono determinate da una convinzione, che è profondamente istituzionale, della necessità di difendere sempre gli spazi di autonomia di questa Camera.
In buona sostanza sarei intervenuto comunque anche se, al posto del collega oggi interessato da questa vicenda, vi fosse stato un altro collega di qualsiasi parte politica. Mi sono sempre battuto - e lo farò anche oggi - perché credo fermamente che la tutela dell'istituzione parlamentare passi anche attraverso la difesa delle deliberazioni che questa Camera prende.
Come vi ha già spiegato egregiamente il collega Palomba, non stiamo a votare pro o contro un collega. Stiamo a votare se costituirci o meno in giudizio su una deliberazione che questa Camera democraticamente ha assunto. È una difesa di noi stessi e ciò anche quando la deliberazione da difendere, autonomamente assunta dalla Camera secondo le regole della democrazia, non piaccia all'una o all'altra parte. Il valore istituzionale di una delibera non cambia solo perché essa ha avvantaggiato l'una o l'altra parte o l'uno o l'altro parlamentare. Pag. 61
Per sgombrare il campo da un equivoco su quella deliberazione, oggi non siamo chiamati, collega Palomba, ad esprimere una valutazione di secondo grado, come lei intende fare, ma solo a difenderne il valore istituzionale attraverso la resistenza nel giudizio. Proprio per questo non scenderò sul terreno del merito della vicenda, che è alla base del conflitto e il cui richiamo vale solo a confondere l'aspetto politico e giudiziario della questione, già ampiamente trattato nel settembre 2010 e oggi non all'ordine del giorno, con la sostanza istituzionale che stiamo trattando.
Qui si tratta, invece, della difesa degli spazi di autonomia che la Costituzione ha riservato alle Camere in ordine alle prerogative dei parlamentari, spazi non limitati entro confini di criteri costituzionalmente tipizzati, ma la cui definizione è rimessa proprio alla sua autonomia di giudizio, in relazione alle motivazioni addotte dall'autorità giudiziaria richiedente.
È proprio su questo punto - per cortesia - onorevoli colleghi, che voglio intrattenervi per qualche attimo e in cui io vedo la massima insidia. Come si legge nell'ordinanza con cui la Corte dichiara ammissibile questo conflitto, l'autorità ricorrente ritiene che la nostra delibera del settembre 2010 sarebbe stata assunta sulla base di valutazioni che trascendono i limiti del sindacato previsto dall'articolo 68, terzo comma, della Costituzione. In buona sostanza ne fa discendere la lesione della sfera di attribuzione dell'autorità giudiziaria: quella nostra deliberazione avrebbe invaso e avrebbe leso la sfera di autonomia dell'autorità giudiziaria.
Ebbene, non credo che noi oggi possiamo accettare supinamente l'idea che siano ricavabili dalla Costituzione paletti all'autonoma e libera determinazione parlamentare, che rischiano oltretutto su un terreno così insidioso di imbrigliarla per il futuro fino ad annullarla. Questa è e sarebbe la conseguenza. La delicatezza delle decisione di oggi è accentuata dal fatto che la Corte non si è mai pronunziata su di un caso del genere e che costituisce, quindi, interesse istituzionale della Camera dare seguito al giudizio instaurato dall'autorità giudiziaria, al fine di potere illustrare la propria posizione e contribuire così alla delineazione degli indirizzi che in materia vorrà assumere la Corte al fine di stabilire l'equilibrio corretto nei rapporti tra poteri dello Stato.
Ciò tanto più che la stessa Corte, nella sentenza n. 188 del 2010, l'unica invocabile in questa sede, ha chiarito che la Camera deve poter rilevare, dall'esame della richiesta e dagli eventuali allegati che sussistono, sia il requisito, per così dire negativo, dell'assenza di ogni intento persecutorio strumentale alla richiesta, sia quello, per così dire, positivo dell'affermata necessità dell'atto, motivata in termini di non implausibilità.
È proprio su questa base giuridica che nel caso di specie si è orientata a suo tempo la Camera, valutando la non sussistenza di quei requisiti e negando, quindi, l'autorizzazione (a maggioranza, ma si è pronunziata su questo punto). Insomma la mancata costituzione in giudizio apparirebbe come un disinteresse a tenere in piedi la deliberazione assunta dalla Camera stessa. Sarebbe un paradosso.
La motivazione della Corte sarebbe incentrata sulla lesione della sfera di attribuzioni dell'autorità giudiziaria. In soldoni la magistratura può usare le intercettazioni dei parlamentari anche senza autorizzazione, ergo l'articolo 68 di conseguenza andrebbe abolito, perché l'articolo 68 con questa consecutio non sarebbe naturalmente da tenere più in piedi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Faccio dunque appello a tutti i colleghi perché spogliandosi delle proprie convinzioni sul merito - che non c'entra nella vicenda processuale - che sta alla base del conflitto, possano leggere nei suoi termini più corretti la questione oggi all'ordine del giorno così come è passata a maggioranza all'interno dell'Ufficio di Presidenza, e possano quindi condividere un ragionamento e una posizione che non dovrebbe essere patrimonio di questa o di quella parte politica, patrimonio non solo Pag. 62del Cosentino di turno ma di tutti membri della Camera, di tutti coloro che il collega Barbato chiama «fannulloni»...

FRANCESCO BARBATO. Non siamo tutti Cosentino.

ANTONIO LEONE. ... «fannullone», così chiama amabilmente sé stesso e tutti coloro che siedono su queste sedie. Buona fortuna, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, ha chiesto di intervenire il Presidente Casini. Intendo la sua richiesta come la possibilità di applicare l'articolo 45 del Regolamento, che consente al Presidente di valutare, in base alla serietà e alla gravità dell'argomento, la possibilità di estendere la possibilità di parlare a un rappresentante per ogni gruppo che ne faccia richiesta. Magari se riuscissimo a non occupare tutti e cinque i minuti a disposizione, nell'economia dei lavori di questo pomeriggio ciò risulterà utile per tutti.
Prego onorevole Casini, ha facoltà di parlare.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, la ringrazio dell'amabilità con cui ha voluto darmi la parola. Vorrei rivolgermi a tutti colleghi di destra come di sinistra e, se mi consentite, in questo momento vorrei parlare nella qualità di ex Presidente della Camera, perché vedete, cari colleghi, le persone passano, i principi rimangono. Noi non stiamo valutando il caso dell'onorevole Cosentino. Il nostro gruppo parlamentare, come è chiaro a tutti, ha votato, nel caso dell'onorevole Cosentino, in modo difforme da altri gruppi parlamentari - voi lo sapete tutti perché abbiamo pubblicamente preso posizione -, ma qui siamo davanti a una questione totalmente diversa ed io chiedo ai colleghi di avere l'amabilità di concentrarsi un minuto sulla questione che noi abbiamo di fronte. La decisione che oggi dobbiamo prendere prescinde totalmente dal merito processuale della vicenda dell'onorevole Cosentino. Si tratta di assumere una decisione di natura prettamente istituzionale che riguarda il reciproco rispetto delle sfere di competenza tra Parlamento e autorità giudiziaria. Si deve stabilire se dar corso o meno a una chiamata in giudizio proveniente da un altro organo dello Stato ed è inoltre da sottolineare che, anche in assenza della costituzione in giudizio della Camera dei deputati, il processo costituzionale andrà comunque avanti, senza però che la stessa, cioè la Camera dei deputati e cioè il nostro organismo collegiale, abbia la possibilità di tutelare non la posizione di un singolo parlamentare ma la nostra posizione sotto il profilo degli assetti costituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). La cifra istituzionale, consentitemi di dirlo, della decisione di oggi discende anche dal fatto che la Corte non si è mai pronunciata su un caso del genere. È quindi specifico interesse costituzionale, se non si vuol parlare addirittura di dovere della Camera, quello di dar seguito alla chiamata in giudizio, perché solo così si potrà concorrere alla formazione degli indirizzi che la Corte verrà ad assumere nell'applicazione della sua autonoma sfera decisionale, in ordine alla corretta applicazione delle prerogative della Camera dei deputati. Ciò in vista di un obiettivo di carattere generale volto a stabilire l'equilibrio tra poteri diversi dello Stato e che prescinde dalla posizione specifica che oggi può essere di un parlamentare e domani di un altro.
Vedete onorevoli colleghi, veniamo - alcuni di noi - da una lunga esperienza in quest'Aula. Io ricordo la costituzione in giudizio della Camera dei deputati sulle vicende inerenti l'onorevole Previti. L'onorevole Previti certamente era stato un elemento divisivo in questa Aula, ma in quella circostanza l'onorevole Violante, Presidente della Camera, difese il diritto del Parlamento e del parlamentare, non il diritto soggettivo dell'onorevole Previti Pag. 63(Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). Se noi oggi sottovalutiamo questa questione e la riduciamo ad un problema soggettivo di Cosentino e del suo gruppo parlamentare, noi perdiamo la possibilità di avere ben chiaro che qui il problema è completamente diverso. Noi abbiamo difeso un nostro soggettivo punto, lo abbiamo difeso assieme all'Italia dei Valori e al Partito Democratico, quando quest'Aula ha parlato e si è divisa sull'onorevole Cosentino, ma una volta assunta quella delibera quella è diventata la delibera del Parlamento, e la Camera dei deputati ha secondo me il dovere costituzionale anche senza coinvolgere ulteriormente l'Aula. Avrebbe potuto farlo anche l'Ufficio di Presidenza...

FRANCESCO BARBATO. Di difendere Cosentino! Questo è l'obbligo!

PIER FERDINANDO CASINI. Vede onorevole Barbato, se lei confonde, su questa vicenda, gli interessi soggettivi dell'onorevole Cosentino e gli interessi oggettivi del Parlamento lei o fa finta di non capire o non capisce una questione essenziale per la democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). Per cui, onorevoli colleghi, il nostro gruppo lascerò libertà di voto, ma io personalmente voterò con convinzione per la difesa di un diritto costituzionale che appartiene a questo Parlamento. Pensavo di averle spiegato qualcosa, ma si faccia spiegare dall'onorevole Violante (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei dire all'onorevole Casini che l'oggetto del nostro provvedimento e l'oggetto della nostra discussione non è l'autonomia e l'indipendenza della Camera rispetto ad altri poteri dello Stato. Non viene contestata l'autonomia del Parlamento né è messo in discussione che la Camera abbia il potere di autorizzare o negare l'utilizzo delle intercettazioni. Il conflitto si basa soltanto sul modo, sulle modalità in cui nel caso specifico, e senza pregiudizio per casi futuri, la Camera ha applicato l'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003. Non stiamo quindi parlando di principi costituzionali e dell'autonomia della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), stiamo solo parlando dell'applicazione di un articolo, di una norma della legge n. 140 (l'articolo 6, comma 2) che disciplina l'utilizzo delle intercettazioni.
Il conflitto sollevato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere nasce dall'inosservanza di un principio affermato dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 188 del 2010 che ha nitidamente individuato l'ambito di valutazione dell'organo parlamentare in materia di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni. La Corte afferma che la Camera deve poter rilevare dall'esame della richiesta che sussista sia il requisito negativo della mancanza di fumus persecutionis che quello positivo dell'affermata necessità dell'atto. A questo e a questa valutazione si deve limitare la Camera. I motivi addotti dalla maggioranza della Camera per negare l'autorizzazione sono basati su criteri discrezionali estranei ai criteri fissati dall'articolo 6, comma 2, della cosiddetta legge Boato.
È la stessa tesi sostenuta dal Partito Democratico nella relazione di minoranza, in cui si sosteneva che non vi fossero motivi validi, ai sensi proprio di questa normativa, per negare l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni.
La costituzione in giudizio non è né una decisione automatica né una decisione doverosa: se lo fosse, non saremmo qui a discutere. Noi oggi dibattiamo e votiamo proprio perché non vi è alcun automatismo: vi è un ambito di discrezionalità di cui stiamo parlando. D'altronde, vi sono Pag. 64molti precedenti in cui la Camera non si è costituita in giudizio. Potrei citarvi casi come quello relativo alla sentenza della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione n. 163 del 2008, in cui la Camera non si è costituita in giudizio, ma ha prevalso nel conflitto; oppure, viceversa, quello della sentenza della Corte costituzionale n. 333 del 2011, in cui la Camera si è costituita in giudizio ed è rimasta soccombente.
Per questi motivi, e solo per questi motivi, noi voteremo per la non costituzione in giudizio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. È importante chiarire i termini della questione sottoposta alla nostra attenzione. Si tratta di decidere non del merito della vicenda oggetto dell'attività giurisdizionale - ed è stato ricordato - del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico del collega Casentino, bensì di deliberare sulla costituzione o meno in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale.
È una scelta, pertanto, che attiene ai principi di quella particolare forma di riserva in favore del legislativo sancita dall'articolo 68 della Costituzione, e non riguarda, dunque, il contenuto del giudizio né appare suscettibile di incidere sul suo esito. Né - mi sia consentito - può apparire giuridicamente rilevante la circostanza che il tribunale di Santa Maria Capua Vetere abbia fatto proprie tutte o alcune delle argomentazioni che la parte soccombente nel voto di quest'Aula - e tra questi eravamo anche noi - aveva sostenuto in occasione del voto sull'autorizzazione a procedere.
Il punto, per noi, è un altro: ritenere o non ritenere che questa forma di riserva, di autodichia del Parlamento, pur discendente da una previsione costituzionale, debba essere difesa oppure debba lasciare il campo ad una modalità nuova, che devolva ad un organo diverso dal Parlamento e dalla magistratura il compito di concedere le autorizzazioni previste dall'articolo 68 della Costituzione, in una dimensione in cui emerga la terzietà necessaria nel giudizio e non più il criterio, oggi invalso, delle maggioranze politiche.
Crediamo che sia arrivato il tempo di innovare e, per questa ragione, pertanto, insieme ai deputati di Alleanza per l'Italia, abbiamo deciso di votare contro la costituzione in giudizio della Camera presso la Corte costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà, per un minuto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, credo che le argomentazioni in ultimo dell'onorevole Casini siano di una chiarezza accecante. Volevo semplicemente dire all'onorevole Palomba che non si tratta di belle o brutte figure. Stiamo semplicemente difendendo delle nostre prerogative, che non hanno nulla a che fare con le figure che siano belle o brutte. Egli dice che sarebbe un precedente importante non costituirsi in giudizio. Io penso che, invece, sarebbe un precedente molto negativo. Tutto dipende dai punti di vista (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E il punto di vista dell'antiparlamentarismo si ripresenta, puntualmente, sempre con le stesse argomentazioni, cercando di delegittimare innanzitutto il Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, poiché si è aperto il dibattito su questa vicenda, intendo intervenire a nome del gruppo di Futuro e Libertà che Pag. 65voterà contro la decisione della Giunta. Voterà contro perché noi riteniamo che la Camera non debba impiegare risorse né difendersi in questa vicenda e spiegherò anche, nel breve tempo che mi è concesso, perché questa questione nasce male e rischia di proseguire peggio. Oggi ci troviamo di fronte a un conflitto di attribuzione sollevato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, investito della richiesta di giudizio immediato da parte dell'onorevole Cosentino. Il tribunale ha la necessità di avere davanti a se le prove raccolte durante la fase istruttoria e quindi chiede di utilizzare le intercettazioni sulla base, però, di un deliberato della Camera che le ha negate. Al posto del tribunale avrei chiesto una nuova autorizzazione all'uso delle intercettazioni, non avrei sollevato un conflitto di attribuzione, ma tant'è; oggi siamo di fronte a questa richiesta sulla quale poi si pronuncerà la Corte costituzionale. Tuttavia, nel merito di essa, va rilevato che non è vero che la Camera rischia di vedere diminuiti i suoi poteri, assolutamente no; infatti nel passato ci siamo costituiti o non ci siamo costituiti, abbiamo sempre accettato le decisioni della Corte costituzionale senza che fosse necessaria una deliberazione così impegnativa o che si facesse, su quelle vicende, un dibattito così articolato. La questione è veramente e francamente molto marginale, tuttavia, non possiamo non evidenziare come un voto favorevole al deliberato della Giunta, rischia di porre la Camera nella condizione di essere soccombente in un giudizio che altrimenti avrebbe potuto essere evitato. Ho fatto queste considerazioni richiamando, all'inizio del mio intervento, quella che, a mio avviso, è una pecca di questo procedimento. Ma tant'è, oggi, lo ripeto, abbiamo l'onere e l'obbligo di evitare alla Camera di uscire soccombente da un giudizio che si prefigura, a nostro avviso, favorevole per il tribunale. Per queste ragioni voteremo contro il deliberato della Giunta.

PRESIDENTE. Ricordo all'onorevole Lo Presti che si tratta di una proposta dell'Ufficio di Presidenza.
Passiamo alle votazioni.
Ricordo che chi è a favore della costituzione in giudizio per resistere al conflitto di attribuzione sollevato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in relazione alla deliberazione della Camera con la quale è stata negata l'autorizzazione ad utilizzare intercettazioni telefoniche nei confronti dell'onorevole Casentino, deve votare «sì». Chi è contrario alla costituzione in giudizio deve votare «no».
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - prima sezione penale.
(È respinta).

La Camera respinge per 20 voti di differenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
La Camera ha pertanto deliberato di non costituirsi in giudizio. Naturalmente, la prosecuzione del giudizio medesimo di fronte alla Corte costituzionale non è pregiudicata.

Dimissioni del deputato Antonio Giuseppe Maria Verro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni dell'onorevole Verro.
Comunico che in data 31 gennaio 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Antonio Giuseppe Maria Verro: «Onorevole Presidente, come le è noto, a seguito della mia proclamazione a deputato, avvenuta nella seduta del 17 gennaio 2012, la Giunta delle elezioni ha avviato l'esame della carica di consigliere di amministrazione della RAI da me ricoperta ai fini del giudizio di compatibilità con il mandato parlamentare. Con Pag. 66lettera del 25 gennaio 2012 il coordinatore del Comitato per le incompatibilità istituito in seno alla Giunta, onorevole Pisicchio, mi ha comunicato l'avvio dell'istruttoria in contraddittorio avendo il Comitato ravvisato elementi di incompatibilità nella carica da me ricoperta ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 60 del 1953, e anche alla luce dei precedenti verificatisi nell'attuale e nelle passate legislature. Poiché è mia intenzione dedicarmi pienamente allo svolgimento del mio incarico in RAI fino alla sua scadenza, sebbene la Giunta delle elezioni non abbia ancora assunto una determinazione in merito alla carica da me ricoperta, rassegno fin d'ora le mie dimissioni dal mandato parlamentare al fine di optare per la carica di consigliere di amministrazione della RAI. Nel precisarle che le mie dimissioni da deputato, per quanto mi riguarda, debbono intendersi produttive di effetti sin dalla data odierna, comportando conseguentemente la mia astensione dall'esercizio delle funzioni parlamentari, le sarò grato, onorevole Presidente, se vorrà sottoporle all'Assemblea ai fini di una loro tempestiva accettazione.
Con i migliori saluti, firmato: Antonio Giuseppe Maria Verro».
Sull'accettazione delle dimissioni l'Assemblea è chiamata a procedere ad una votazione, atteso che non è applicabile il comma 2 dell'articolo 17-bis del Regolamento, a norma del quale la Camera prende atto, senza procedere a votazioni, delle dimissioni motivate dall'opzione per una carica incompatibile.
La Giunta delle elezioni ha infatti avviato, ma non ancora concluso, l'esame della carica di consigliere di amministrazione della RAI ricoperta dal deputato Verro, al fine del giudizio di compatibilità con il mandato parlamentare. Resta peraltro inteso che, qualunque dovesse essere l'esito dell'odierna votazione, esso non potrà in ogni caso pregiudicare le future determinazioni della Giunta delle elezioni.
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Verro. Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ravetto, Mazzuca, Sardelli, Scilipoti, Gozi, Calderisi, Repetti, Crosetto, Cesaro, Goisis, Castagnetti, Amici, Siliquini, Cesare Marini, Mondello, Boniver, Di Stanislao, Coscia, Lupi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Voti favorevoli 457
Voti contrari 79
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dell'onorevole Verro, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 17 gennaio 2012 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati - che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 8 - il Popolo della Libertà nella IV Circoscrizione Lombardia 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Marco Airaghi.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la IV Circoscrizione Lombardia 2, Marco Airaghi. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Pag. 67

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4623-A (ore 16,50).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011.
Mentre attendiamo il Governo (il sottosegretario sta prendendo posto), avverto che l'onorevole Margiotta ha ritirato l'emendamento 13.50. Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 9.
Con riferimento alle obiezioni sollevate dall'onorevole Pini in relazione alle dichiarazioni di inammissibilità relative ad alcuni articoli aggiuntivi a sua prima firma ed a firma dell'onorevole Fugatti, desidero precisare quanto segue.
Quanto agli articoli aggiuntivi Pini 30.059 e Pini 30.060, nonché Fugatti 30.056, rilevo che gli stessi riproducono il contenuto di proposte emendative già presentate nel corso dell'esame del precedente disegno di legge comunitaria e dichiarate inammissibili per l'esame in Assemblea nella seduta del 6 aprile 2011, in quanto non costituivano adempimenti di specifici obblighi comunitari.
Non essendo, nel frattempo, intervenuti mutamenti nell'ordinamento comunitario o nazionale che giustifichino una differente valutazione, la Presidenza non può che confermare l'inammissibilità. L'emendamento corrispondente all'articolo aggiuntivo Fugatti 30.056 in particolare fu dichiarato ammissibile in Commissione, ma successivamente dichiarato inammissibile in Assemblea.
Quanto all'articolo aggiuntivo Pini 23.050, rilevo che una proposta emendativa volta a recepire la direttiva n. 2009/128/CE con un procedimento analogo a quello delineato dall'articolo aggiuntivo in questione, è stata presentata, valutata ammissibile ed approvata nella Commissione di settore in quanto in quella fase la suddetta direttiva non era stata ancora recepita nell'ordinamento interno.
Al momento dell'esame in Assemblea, essendo stata la direttiva n. 2009/128/CE recepita con la legge comunitaria per il 2010, ormai entrata in vigore, la proposta emendativa è stata ripresentata come novella alla stessa, nel senso di prevedere, nel procedimento di recepimento, la proposta del Ministro delle politiche agricole e il concerto del Ministro per la salute e, come tale, non costituisce adempimento di alcuno specifico obbligo comunitario.
Quanto all'articolo aggiuntivo Consiglio 30.053, che interviene in materia di competenza dei geometri per la prestazione di servizi multidisciplinari nel settore edilizio, la Presidenza, anche a seguito di un'ulteriore valutazione del suo contenuto, rileva che lo stesso non è riconducibile all'oggetto proprio della legge comunitaria, come definito dall'articolo 9 della legge n. 11 del 2005, non essendo volta a dare attuazione ad obblighi comunitari.
È ben vero che una proposta emendativa di analogo contenuto era stata presentata nel corso dell'esame in sede referente del precedente disegno di legge comunitaria, tuttavia sulla stessa il presidente della Commissione si era riservato circa l'ammissibilità, che poi non è stata effettivamente mai pronunciata in quanto l'emendamento è stato ritirato. Alla luce di tali considerazioni non posso che confermare l'inammissibilità delle proposte emendative in questione.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, la ringrazio per la puntualità con cui ha voluto rispondere ai rilievi. Le chiedo, anche per chiarezza e per l'economia dei lavori, se può cortesemente darci uno speech sintetico di quelli che alla fine sono, in maniera definitiva, stati dichiarati inammissibili. Infatti, lei ha citato tutta una serie di emendamenti - io ho fatto verifiche diverse, ma comunque non stiamo qui a far polemica - presi da articoli che erano presenti nel testo della legge comunitaria. Quindi, per capire su Pag. 68quali proposte emendative poi andremo a dibattere, tutti articoli aggiuntivi di fatto posti all'articolo 30, le chiedo se è possibile avere uno speech definitivo delle inammissibilità che la Presidenza ha decretato.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, avendo letto questa mattina tutti gli emendamenti ammissibili o non ammissibili, avendo ripetuto questa sera, con le motivazioni che le ho appena ricordato, che sostanzialmente è confermata la decisione di questa mattina, anzi è confermata sostanzialmente e formalmente, io faccio pervenire a lei l'elenco degli emendamenti ammissibili e non ammissibili, ma non posso rileggerli ancora una volta.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per chiarezza, io ho citato tutta una serie di emendamenti. Lei mi ha dato una risposta solo su alcuni di questi, non su tutti.

PRESIDENTE. Su tutti, onorevole Pini.

GIANLUCA PINI. No.

PRESIDENTE. Ce l'ha portata lei la lista.

GIANLUCA PINI. No, io ho dato alla Presidenza un elenco di quelli che io avevo trovato spulciando, che erano corrispondenti ai vecchi, ma ce n'erano anche altri che erano stati dichiarati inammissibili, che erano non emendamenti alla legge comunitaria 2010, ma erano articoli già inseriti nel testo arrivato in Aula, che poi è stato stralciato per i motivi che conosciamo tutti. Quindi, ad esempio, per chiarezza, i due emendamenti che sono stati dichiarati inammissibili in materia venatoria erano articoli della legge comunitaria 2010. Che fine fanno? Su questo non è stata data risposta, è questo che le chiedo.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, la risposta ulteriore è stata data sulla lista che lei ha presentato. Se lei vuole che facciamo un ulteriore approfondimento, lo faremo, onorevole Pini. Tuttavia, dalla modalità con la quale abbiamo risposto all'elenco che lei ci ha predisposto questa mattina, le posso anticipare che verrà sicuramente riconfermato il giudizio di inammissibilità, trattandosi o di emendamenti o di articoli che novellano la legge comunitaria precedente aggiungendo degli aspetti che non sono comunque contenuti in obblighi comunitari.
Con tutto ciò, onorevole Pini, abbia pazienza, lei porti un elenco completo, alla luce delle obiezioni che lei ha fatto. Le voglio dire che, per quanto ci riguarda, consideriamo insindacabile la decisione che ha preso la Presidenza. Abbiamo fatto un ulteriore approfondimento su sua richiesta, non siamo tenuti a farlo se lei non ci fa le segnalazioni.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, credo di avere cinque minuti per il contingentamento dei tempi, se non sbaglio. È corretto?

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, a noi risultano 20 minuti, ma, se ne fa un buon uso, va bene a tutti.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, l'articolo 10 è un articolo importante, perché riguarda una modifica di un articolo del decreto legislativo n. 152 del 2006 in materia di autorizzazione integrata ambientale.
L'autorizzazione integrata ambientale, in realtà, è sulla scena comunitaria sin dal Pag. 691995. Ha subito, in seguito a numerose direttive europee, delle modificazioni importanti. L'ultima riguarda la direttiva 2008/1/CE, che a livello comunitario viene definita IPPC. È stata introitata nell'articolo 29-quater del decreto legislativo n. 152 del 2006.
L'autorizzazione ambientale integrata è importante, perché va oltre la filosofia e la concezione delle autorizzazioni basate su comando e controllo tipiche delle autorizzazioni di settore. Si tratta di autorizzazioni che spesso pongono dei limiti stringenti. Una volta che tali autorizzazioni di settore vengono licenziate, il superamento di quei limiti prevede una sanzione o di carattere amministrativo o addirittura penale.
Quindi, la possibilità, così come già oggi è di fatto, dell'applicazione dell'autorizzazione ambientale integrata come sostitutiva di tutte le autorizzazioni di settore - o di una gran parte di queste - prevede un approccio, dal punto di vista delle amministrazioni pubbliche e del controllore, completamente diverso. Infatti, questa autorizzazione viene rilasciata al fine di un'istruttoria che prevede un rapporto interattivo tra il controllore e il controllato, una filosofia, quindi, completamente diversa da quella, come dicevo prima, del comando e del controllo.
La parte essenziale costitutiva dell'autorizzazione ambientale integrata è data da quello che viene definito il cosiddetto piano di monitoraggio, che deve poi essere fatto rispettare dalle autorità di controllo. Qui viene uno - credo - degli aspetti importanti e che ci ritroveremo a discutere anche in altri decreti che il Governo ci proporrà, non ultimo il decreto-legge semplificazione. Infatti, nel momento in cui, come ormai si è capito, si tende a semplificare l'iter autorizzatorio dei provvedimenti (soprattutto quelli che riguardano insediamenti industriali o comunque impatti ambientali di questi insediamenti), è giusto da un lato semplificare gli iter e cercare di ridurre i tempi (quindi, andare incontro alle esigenze delle imprese). Dall'altro lato, tuttavia, questo sistema teso a semplificare ed a velocizzare deve trovare nell'autorità pubblica una competenza tecnica e una preparazione tale da poter affrontare in tempi rapidi procedure talvolta assolutamente complesse.
Quindi, è bene che, nel momento in cui si semplifica e si facilitano giustamente il percorso e l'iter procedurale legato alle autorizzazioni degli impianti industriali, dall'altra parte si rafforzi anche tutto il sistema dei controlli. Altrimenti questa filosofia - che mi sento assolutamente di sposare e che va ben oltre al tema del comando e del controllo, ma basata sulla fiducia reciproca del controllato e del controllore - rischia di aprire autostrade nei confronti dell'illegalità molto preoccupanti. Quindi, ripeto che questa autorizzazione è assolutamente fondamentale.
Mentre intervengo sul complesso degli emendamenti vorrei anche specificare la ratio dell'emendamento che abbiamo presentato, laddove tendiamo di fatto ad introdurre le parole «di settore», significando cosa? Che questa autorizzazione ambientale integrata di fatto sostituisce tutta una serie di autorizzazioni, ma sicuramente non sostituisce un'altra autorizzazione complessa ed importante, che è la valutazione di impatto ambientale.
Anzi, diciamo che oggi, a livello nazionale, per i grandi impianti industriali è la valutazione di impatto ambientale che riassorbe dentro di sé il procedimento dell'autorizzazione integrata ambientale. Oserei dire che, di fatto, nel nostro ordinamento a livello nazionale questo è diventato obbligatorio.

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, la prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Ho concluso. Infatti, tutta la procedura dell'iter autorizzativo iniziale è di fatto la stessa nei due procedimenti.
Quindi, abbiamo semplicemente voluto specificare che questa autorizzazione non sostituisce e non invalida, in un certo senso, la valutazione d'impatto ambientale, ma deve sostituire le autorizzazioni di settore nella filosofia prima ricordata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 70

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di contenere i tempi del mio intervento. Dopo la spiegazione tecnica del collega Bratti - chiedo attenzione, però, al relatore e al Governo -, ribadisco che con questo articolo 10 cerchiamo di rendere più semplice l'interpretazione di questo passaggio nel testo del codice dell'ambiente.
Però, a nostra interpretazione, come Italia dei Valori - e credo che questo possa creare dubbi, comunque, anche sul territorio -, per come è svolta rischia di essere interpretata in modo sbagliato e, quindi, come affermava giustamente il collega Bratti, è necessario andare a sostituire quelle che sono le valutazioni di impatto ambientale.
Tuttavia, non avendo letto prima l'emendamento Mariani 10.51, firmato anche dal collega Bratti, se i pareri espressi dal Governo e dalla Commissione saranno favorevoli sull'emendamento Mariani 10.51, dove si specifica semplicemente per la questione «di settore», allora l'Italia dei Valori ritirerà il suo emendamento, di cui sono primo firmatario, 10.50, che chiede di sopprimere questo chiarimento.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 10 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, nell'ultimo intervento vi è la soluzione sull'emendamento Piffari 10.50, sul quale la Commissione esprime parere contrario. Tuttavia, anticipo che la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mariani 10.51. Quindi, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Piffari 10.50, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Mariani 10.51.

PRESIDENTE. Il Governo? Onorevole Tempestini, non distragga il Ministro!

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Piffari 10.50.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 10.50 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente, lo ritiriamo, così come richiesto dal Governo e dalla Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 10.51, accettato dalla Commissione è dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Aspettiamo che i colleghi prendano posto... Intanto vediamo se l'onorevole Vella riesce a entrare in simpatia con il suo meccanismo di voto... Ci è riuscito... Onorevoli Renato Farina, Iapicca, Scilipoti... L'onorevole Parisi ha votato... Presidente Casini... Onorevole Urso... Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
460
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova e Quartiani... Onorevole Tidei, si affretti... Onorevoli Nizzi, Lisi, Pili, Angeli... Hanno votato tutti?

Pag. 71

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
474
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bocchino, Sesa Amici, Mogherini Rebesani, Nannicini, Belcastro, Simeoni, Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
490
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Mogherini Rebesani e Vico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, sarò velocissimo anche se ho intuito cosa propone il Presidente.
Vorrei che rimanesse agli atti che questo articolo è stato inserito come una necessità in quanto già presente nella legge comunitaria per il 2010. Esso tratta, in particolare, di materia legata alla difesa del suolo e alla gestione del ciclo integrato delle acque. Vorrei riportare all'attenzione del Governo, che comunque dovrà affrontare anche successivamente questo argomento, e al Parlamento che nel frattempo è intervenuto qualcosa di molto importante e grande perché c'è stato un referendum che ha sancito il principio che l'acqua debba rimanere un bene pubblico.
Quindi, riproporre così com'è quello che era stato fatto con la legge comunitaria per il 2010 rimane troppo generico e pericoloso. Anche i nostri emendamenti andavano in tal senso, e cioè nel senso di rafforzare comunque la tutela e la difesa dell'acqua, ma anche e principalmente la salute pubblica. Questo era l'intento dei nostri emendamenti.
Se poi sopraggiungeranno proposte diverse dal relatore o dal presidente della Commissione ne prenderemo atto e decideremo in seguito.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 12 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione ha accettato un emendamento soppressivo, l'emendamento 12.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, che, se approvato, precluderebbe tutti gli Pag. 72altri emendamenti relativi all'articolo 12; tuttavia, se lo ritiene opportuno, esprimo anche il parere sugli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Pescante, anche perché non sappiamo se l'emendamento soppressivo 12.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, verrà approvato...

MARIO PESCANTE, Relatore. La Commissione accetta l'emendamento soppressivo 12.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 12.100.
La Commissione esprime, invece, parere contrario sull'emendamento Piffari 12.50. Ricordo che l'emendamento Messina 12.51 è stato dichiarato inammissibile.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 12.52, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Maggioni 12.53.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, interamente soppressivo dell'articolo 12, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Stanca, Villecco Calipari, Nannicini, Calderisi, Pisicchio, Papa e Brambilla...
Colleghi, come vedete, le votazioni sono abbastanza frequenti, quindi consiglio di non allontanarsi né dall'Aula né dal posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
475
Hanno votato
no 19).

Prendo atto che i deputati Ghizzoni, Pionati e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
A seguito dell'approvazione dell'emendamento 12.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, risultano preclusi tutti gli ulteriori emendamenti riferiti all'articolo 12, nonché la votazione dello stesso articolo 12, trattandosi di un emendamento soppressivo dello stesso.

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, anche in questo caso, si tratta di un emendamento soppressivo, il 13.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Approvato questo emendamento risulterebbe precluso anche l'emendamento Margiotta 13.50. In ogni caso, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Margiotta 13.50.

PRESIDENTE. Ricordo comunque che l'emendamento Margiotta 13.50 è stato ritirato.
Il Governo?

Pag. 73

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, voglio evidenziare che trovo personalmente incomprensibile l'atteggiamento che il Governo ha assunto su un tema così importante e delicato quale quello dell'inquinamento acustico, fornendo una non risposta alla V Commissione, che di fatto ha vanificato l'articolo 13. Di conseguenza, su questo chiaramente mi trovo su una posizione assolutamente contraria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, interamente soppressivo dell'articolo 13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Garagnani, Renato Farina, Bonaiuti, Commercio, Lo Monte, Nunzio Francesco Testa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 492
Astenuti 6
Maggioranza 247
Hanno votato
449
Hanno votato
no 43).

Prendo atto che i deputati Pionati e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Vico. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questo è un articolo tra quelli che potremmo dichiarare più importanti, ovviamente non esclusivo, dell'intero provvedimento, che auspico licenzieremo rapidamente.
Esso riguarda il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. In questo ultimo anno abbiamo, in più circostanze, discusso proposte di legge in sede di Commissione referente. Siamo al passaggio, come dicevo prima, più cruciale per assumere delle decisioni, ma, opportunamente, anche per rifare oggi, in Aula, il quadro complessivo della situazione.
Siamo ormai al record del credito da parte delle piccole e medie imprese, soprattutto nei confronti delle ASL: citerò queste in maniera simbolica, per richiamare il Governo sull'impegno comune che bisogna assolvere. Siamo ad un ritardo di pagamenti della pubblica amministrazione che costa alle imprese - sembrerebbe un ossimoro - circa dieci miliardi di euro. Il ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione continua ad essere - in più circostanze, anche recentemente, il Governo lo ha dichiarato - una piaga per le imprese italiane.
Non ultimo voglio richiamare una fonte autorevole, quella della CGIA di Mestre, che ha quantificato il mancato pagamento dei debiti nei dieci miliardi di cui parlavo prima. Tra le amministrazioni più carenti da questo punto di vista vi sono quelle del settore sanitario: si tratta di 40 miliardi da riscuotere da parte delle ASL.
Le imprese italiane vantano un credito di questa dimensione, un numero che è il frutto di anni e anni di mancati o ritardati Pag. 74pagamenti da parte della sanità nei confronti dei propri fornitori. Il dato si complica quando riusciamo a leggere che il 70 per cento dei debiti della pubblica amministrazione si concentra nel Centro-Sud e le imprese del Mezzogiorno, come spesso accade, sono le più penalizzate.
Abbiamo ormai dati di questo ordine: tra gennaio e novembre del 2011, nella sola Calabria, i fornitori che lavorano con le ASL sono stati pagati dopo 925 giorni, in Molise dopo 829 giorni, in Campania dopo 771 giorni, nel Lazio dopo 387 giorni. Se lì questo fenomeno è maggiormente concentrato, nel Nord la situazione non è florida, benché in Lombardia si paghi dopo 112 giorni, nel Friuli dopo 94 giorni, nel Trentino dopo 92 giorni.
Nel frattempo, le imprese subiscono un aggravio di oneri, come è noto: devono fronteggiare la mancanza di liquidità, che si aggiunge alla crisi economica, e il mancato incasso delle fatture costringe gli imprenditori a ricorrere a prestiti bancari, per continuare, laddove diventa possibile, la propria attività.
È un onere al quale si aggiungono i costi amministrativi per la sollecitazione del pagamento, senza contare che sono le piccole imprese a subire in misura maggiore gli effetti negativi.
In questo Parlamento, signor rappresentante del Governo, fin dal 2009, non solo recentemente, la relazione annuale dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici aveva segnalato, con cognizione di causa, le dimensioni del problema che stiamo affrontando.
In quella circostanza furono richiamate le cause e furono offerti al Governo in carica anche gli strumenti da adottare, che poi si sono riassunti nella direttiva e nella decisione del Consiglio europeo, nella sua funzione e nell'indicazione perentoria che da essa viene.
Tuttavia, voglio segnalare significativamente due questioni nell'ambito del ritardo dei pagamenti, richiamando, insisto, la sensibilità del Governo.
Signor Ministro, lei, come noi e le imprese, sa che la situazione italiana in merito ai ritardati pagamenti ha subito un ulteriore peggioramento che deriva dai vincoli imposti dal Patto di stabilità interno. La somma del ritardato pagamento e dei vincoli imposti dal suddetto Patto di stabilità determina una situazione per cui gli enti locali committenti - oramai da tre anni pieni, forse anche più - pure in presenza di una lecita assunzione di impegni di spesa in precedenti esercizi, si trovano a dovere decidere se pagare il debito maturato dall'appaltatore, violando il Patto di stabilità, o non effettuare i pagamenti dovuti, violando la normativa in materia di transazioni commerciali.
Ora, penso sia noto al Governo che in taluni casi alcuni enti ricorrono finanche alla stipula di specifiche convenzioni con gli istituti di credito, al fine di garantire la possibilità, a vantaggio dei propri appaltatori, di farsi anticipare, attraverso la cessione di credito, gli importi dei corrispettivi dovuti, ovvero di ottenere l'anticipazione su fattura a condizioni più favorevoli rispetto a quelle concesse da altre banche. Come il Governo capirà, questo è un fenomeno che offre la misura della drammatica rilevanza che ha assunto il problema dei ritardati pagamenti nel nostro Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

LUDOVICO VICO. Infine, penso sia doveroso segnalare, ai fini dell'approvazione dell'articolo 14 in esame, il fenomeno correlato per tantissime imprese, ossia il DURC. Moltissime imprese sono ormai nella condizione di avere il danno obiettivamente riconosciuto del ritardato pagamento, di non potere pagare non tanto gli stipendi, in questi casi, ma gli oneri sociali ai loro dipendenti e di incorrere nel doppio danno di non potere concorrere agli appalti della pubblica amministrazione perché, benché creditori rilevanti, sono debitori minimi e questo impedisce loro di potere esibire il DURC. La stessa cosa vale per i rapporti con Equitalia, dove penso che un sistema di compensazione tra credito e debito possa essere uno degli strumenti da attuare. Pag. 75
Bene, per questo l'articolo 14 in esame diventa per noi uno dei punti cruciali da licenziare nel provvedimento in oggetto non solo in ossequio alla direttiva europea, ma anche per il bisogno di crescita, affinché il nostro Paese sia messo nelle condizioni di affrontare il 2012 per le imprese medie e grandi, ma soprattutto per le piccole e medie imprese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà per cinque minuti.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, credo che la terminologia che stiamo utilizzando su questo tema debba essere chiarita perché non si tratta di debiti fuori della pubblica amministrazione, ma di pagamenti in ritardo per lavori e forniture alla pubblica amministrazione stessa. Preciso che lo Stato, ad oggi, non è in grado di quantificare la cifra che viene pagata in ritardo, ossia in un tempo superiore ai 60 giorni previsti dalla direttiva europea. Tale ritardo è determinato da una causa esclusiva rappresentata dal Patto di stabilità interno, a competenza mista, che introduce per la pubblica amministrazione un budget di cassa annuale sia per gli investimenti, sia per la spesa corrente. In un anno solare, quindi, si controlla ciò che entra e ciò che esce dalla pubblica amministrazione.
Questo meccanismo separa il bilancio di competenza, la previsione di entrate ed uscite in pareggio nel bilancio di previsione per l'anno X, ovvero per un anno formale. La valenza giuridica viene attribuita al bilancio di competenza, separato da quello di cassa, incassi e pagamenti nell'anno solare nei confronti della pubblica amministrazione. Nel calcolo del bilancio di cassa, secondo le indicazioni SEC 1995 e successive modificazioni, rientrano tutti i flussi di cassa, i pagamenti della pubblica amministrazione verso i privati e i versamenti dei privati verso la pubblica amministrazione.
Hanno l'obbligo del rispetto del Patto di stabilità interno tutte le amministrazioni elencate dall'ISTAT. L'onorevole Vico si è soffermato attentamente sul caso delle ASL, che rientrano nel Patto di stabilità regionale. Nel luglio dell'anno precedente l'ISTAT stila la classificazione. È chiaro che è improprio pensare che la classificazione ISTAT per le amministrazioni locali comprenda solo i comuni, le province e le regioni, perché in tale classificazione rientrano le università e le camere di commercio. Purtroppo, però, gli obiettivi di contenimento della cassa, secondo i parametri determinati per legge, vengono assegnati solo a comuni, province e regioni. Ad esempio, nel 2012 l'obiettivo per i comuni è del 15,6 sul totale del bilancio delle spese correnti degli anni 2006, 2007 e 2008. Quindi, si chiede ai comuni italiani di non pagare 6,4 miliardi per cassa. I tagli del bilancio della pubblica amministrazione sono stati di 3,5 miliardi di euro.
Quindi si potrebbe anche dire che questo Stato sa, ed autorizza a creare altre 2,9 miliardi solo per i comuni nel 2012 di pagamenti pregressi. Autorizza, infatti, a mettere nel bilancio «sei bicchieri» e poi dice: ne paghi quattro. Allora è indispensabile una norma e qui faccio un invito al Governo. La prima cosa da fare è dare valenza giuridica al bilancio di cassa, cioè cessare di mantenere il rapporto giuridico solo nel bilancio di competenza, perché il bilancio di cassa è un elemento fondamentale. Infatti, tutti gli anni, dal 2005 fino al 2012, si sono creati dei segmenti che rientrano nel bilancio di competenza e non vengono pagati. Ecco i ritardi dei pagamenti!
È chiaro che forse si nascondono in questa modalità non corretta anche debiti fuori bilancio. Finalmente nelle ASL solo il Patto di stabilità del 2007 ha reso più precisi i rapporti della formazione dei bilanci delle ASL. Quindi, è corretto predisporre un censimento ai fini di conoscere la cifra e i metodi ritardati. Ogni ente ci deve dire se è capace di pagare a 100 giorni, a 150 oppure a 60 oppure a 310 giorni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nannicini.

Pag. 76

ROLANDO NANNICINI. Bisogna poi trovare un ente terzo che al 95 per cento si sostituisca e paghi le imprese - perché le imprese hanno bisogno di soldi - e poi restituire a questo ente terzo, quando le amministrazioni saranno in grado di pagare, stoppando però al 2013 la creazione di questo perverso meccanismo, che creiamo noi tutti gli anni con la legge di stabilità, separando la competenza dalla cassa.
Quindi, io colgo l'occasione per invitare il Governo a decidere e trovare modalità e non accodarsi a quello stracciarsi le vesti rispetto a meccanismi che noi creiamo e determiniamo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nannicini.

ROLANDO NANNICINI. Io ho portato l'esempio dei comuni: 2,9 miliardi sicuramente di pagamenti non effettuati nel 2012 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, non comprendo il parere della Commissione bilancio. Naturalmente lo rispetto, però l'articolo 14 in gran parte norma il ritardo dei pagamenti tra privati. Solo l'ultimo comma riguarda per così dire la delega al Governo di accogliere l'articolo 4 della direttiva, che concerne il ritardo dei pagamenti con la pubblica amministrazione.
Quindi non comprendo perché si voglia impedire al Parlamento di dare un segnale importante al sistema delle imprese italiane, alle filiere produttive ma non solo, che oggi hanno una sofferenza notevole perché spesso sono oggetto di farsi carico di tutta una serie di sofferenze, perché chi ha il rapporto direttamente con il mercato scarica, attraverso una consuetudine nel ritardare i pagamenti delle commesse, su tutti quelli che nella filiera producono e in qualche modo danno quella caratteristica di valore aggiunto dei prodotti italiani che sui mercati internazionali hanno un grande successo.
L'onorevole Nannicini ha descritto molto bene ed ha anche suggerito una soluzione praticabile rispetto al problema riguardo ai ritardi nella pubblica amministrazione - che è un problema gravissimo e che certamente ha un impatto rilevante sull'economia del Paese e sul sistema imprenditoriale - però vorrei far notare che la grande maggioranza delle imprese ha problemi nel ritardo dei pagamenti tra privati e c'è uno scaricare costi impropri verso le parti più basse dell'industria manifatturiera e dei fornitori di servizi.
Non parlo soltanto del rapporto tra grande distribuzione e fornitori, parlo anche di quel rapporto che insiste spesso con gli intermediari, che hanno un rapporto diretto con il mercato e che scaricano i costi aumentando i loro profitti a danno della filiera produttiva dell'industria manifatturiera. È vero che lo Statuto delle imprese - perché spesso si dimentica anche il fatto che le leggi come la legge comunitaria che sono state sopite per lungo tempo nel Parlamento poi si accavallano con provvedimenti che invece vanno avanti e quindi si può creare anche una certa confusione - ha recepito l'adozione della direttiva sui ritardi nei pagamenti dando delega al Governo da esercitare entro novembre di quest'anno. Però è pur vero che nell'articolo 14 della legge comunitaria di cui oggi discutiamo vi è una precisazione importante degli elementi che costituiscono il corretto rapporto commerciale fra privati che credo debba essere normato con la necessaria flessibilità ma anche dando delle garanzie e delle sicurezze rispetto a una struttura produttiva come la nostra, di cui spesso elogiamo la grande dinamicità, il numero enorme di imprese che lavorano, la loro creatività, la loro duttilità e che però poi alla fine non sono mai tutelate in rapporti commerciali che devono essere corretti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 77

ANDREA LULLI. Perché un conto è pattuire i rapporti tra privati che prevedono determinati tempi di pagamento, un altro conto è sottostare a chi ha un rapporto con il mercato e scarica costi impropri sulla filiera produttiva, determinando disastri sul piano occupazionale ma anche sul ritardo dell'innovazione necessaria nelle filiere produttive del nostro Paese. Quindi mi augurerei che il Governo tenga presente questa dimensione del problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà per cinque minuti.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, ci ritroviamo ancora una volta a discutere di questo tema che è cruciale per la crescita del nostro Paese e per la sopravvivenza del nostro tessuto produttivo fatto soprattutto di tante piccole e medie imprese.
Vorrei consumare questi cinque minuti ricordando al Governo come abbattere in modo consistente lo stock dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni verso le imprese e ridurre drasticamente per il futuro i tempi di pagamento delle forniture di beni e servizi non sarebbe soltanto per il nostro sistema uno straordinario fattore di crescita economica, ma, giunti a questo punto, è davvero un vero e proprio fatto di civiltà. Capisco quello che è stato detto dal collega Lulli che mi ha preceduto, ovvero facciamo partire la direttiva tra i privati e immediatamente dopo con le pubbliche amministrazioni, ma non è possibile, a mio avviso, che ci sia questa discriminazione tra debitori, a seconda che si tratti della pubblica amministrazione o di debitori privati, perché si rischia di soffocare ancor di più quelle imprese che per pagare hanno bisogno di essere pagate dalla pubblica amministrazione (quindi ho dei dubbi a questo riguardo).
Vorrei anche ricordare - perché è un fatto di civiltà - che sono stata eletta in una regione (il Veneto) in cui con altri colleghi abbiamo più volte ricordato in quest'aula che ormai sono circa una cinquantina gli imprenditori che si sono suicidati e molti di questi soprattutto perché non erano pagati, non erano pagati dalle pubbliche amministrazioni e non ce la facevano più. Ecco perché è un fatto di civiltà. Io riconosco, noi tutti riconosciamo al Governo di aver cominciato a lavorare su questo fronte. Sappiamo che nel decreto-legge sulle liberalizzazioni c'è una norma, l'articolo 35, che libera 5,7 miliardi per il pagamento di debiti di enti e Ministeri, però tuttavia restiamo con l'amaro in bocca rispetto alla legge comunitaria 2011 che ancora una volta non riesce a dare una risposta definitiva sul fronte del pagamento delle pubbliche amministrazioni.
Vorrei ricordare, oltre agli altri aspetti ricordati già dagli altri colleghi, qualcosa di più. C'è un problema di sostenibilità della finanza pubblica, non c'è dubbio, però non può essere (e anche l'Europa ci deve ascoltare perché è l'Europa che ci chiede di attuare questa direttiva) che la soluzione sia scegliere tra la messa in sicurezza dei conti delle pubbliche amministrazioni o il fallimento delle nostre imprese. Non possiamo essere di fronte a questa alternativa per sostenere i nostri conti pubblici, anche perché c'è un rilievo da fare, la preoccupazione che dobbiamo avere. Difatti, se noi soffochiamo le imprese sane si dà spazio a un'imprenditoria collusa con le organizzazioni malavitose che dispongono di grande liquidità da riciclare e non sono pressate dal bisogno di recupero dei crediti da parte della pubblica amministrazione, e non soffrono la stretta creditizia che soffrono le imprese oneste.
Per cui è quanto mai urgente procedere in questa direzione. Allora abbiamo la consapevolezza che il Governo ha cominciato a fare, ma la soluzione del problema richiede ben maggiore coraggio e determinazione, perché le risorse messe in campo sono ben lontane dal coprire la cifra astronomica di oltre 70 miliardi di euro di debito delle amministrazioni centrali, e mi pare di ricordare che solo i comuni, tra gli Pag. 78enti locali, hanno risorse e pagamenti bloccati dal Patto di stabilità per 15 miliardi, e molti enti locali hanno le disponibilità di cassa per pagare, e quindi queste disponibilità vanno utilizzate. Senza contare che (è stata fatta una valutazione) c'è un extra costo a carico delle imprese per le sofferenze dovute ai mancati pagamenti per circa ulteriori 10 miliardi di costi giudiziari e oneri finanziari per approvvigionarsi sul mercato del credito in alternativa ai pagamenti. Concludo, fino ad oggi questo debito è stato nascosto come la polvere sotto il tappeto.
Continuare in questo modo per il timore di destabilizzare la finanza pubblica significa penalizzare ulteriormente la nostra economia, inchiodata da questa pesante palla al piede, sapendo oltre tutto che dal 2014 per effetto proprio dei vincoli europei sul pareggio di bilancio gli spazi di intervento saranno ancora più limitati. La soluzione (la presenteremo anche con un ordine del giorno) è quella anticipata dal collega Nannicini: occorre, con piena trasparenza anche in sede europea, una ricognizione generale finalmente precisa di quantità e qualità dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione, e quindi la formulazione di un piano pluriennale straordinario, certo, di rientro concordato in sede europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà per quattro minuti.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, abbiamo ampiamente discusso questo argomento stamattina in Commissione, e io volevo ringraziare pubblicamente per la sua disponibilità il Ministro con il quale abbiamo avuto modo di intrattenerci su questa questione.
Io capisco perfettamente, signor Ministro, che noi dobbiamo garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione; capisco anche, come lei mi ha detto questa mattina, che i termini scadono nel gennaio del 2013 e che, quindi, abbiamo ancora un anno di tempo, tuttavia, non possiamo più raccontare queste cose alle imprese.
Signor Ministro, lei sa meglio di me - come ci siamo detti questa mattina in Commissione - che la situazione è drammatica. Ci sono centinaia, migliaia di aziende che, pur avendo un credito consistente con le pubbliche amministrazioni, si trovano a chiudere; ci sono suicidi che, giornalmente, ci vengono annunciati con riferimento alle imprese che non ce la fanno più a tirare avanti. E se è vero che l'articolo 14 del provvedimento in oggetto concerne l'attuazione della direttiva relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra privati, come abbiamo avuto modo di dire questa mattina, l'ultimo comma prevede che il Governo è delegato ad adottare, entro il termine di due mesi, le norme occorrenti a dare attuazione all'articolo 4 della direttiva medesima relativamente alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese e pubbliche amministrazioni.
Capisco tutto, signor Ministro - come le ho detto questa mattina -, e siamo disponibili ad aprire un dialogo con il Governo per trovare una soluzione, ma non possiamo non trovare alcuna soluzione, perché le imprese non lo capiscono, non lo capirebbero. E noi non possiamo dire, con artifici burocratici, alle aziende: per ora, campa cavallo - come si dice - che l'erba cresce, dovete pazientare; ma, nel frattempo, chiudono. Io spero, caro Ministro, che il Governo valuti attentamente questa situazione, perché è drammatica, con risvolti sia umani che occupazionali davvero sconvolgenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, noi giudichiamo negativamente il fatto che, per l'ennesima volta, il Parlamento non voglia vedere quella che è la realtà che stanno vivendo le nostre imprese, con i fatti drammatici che si sono verificati nelle settimane e nei mesi scorsi e i suicidi Pag. 79dovuti al fatto che lo Stato si dimostra, per l'ennesima volta, inadempiente. Dobbiamo, poi, far notare come l'inadempienza dipenda, evidentemente, anche dalla capacità di amministrare e dall'efficienza: qui, ancora una volta, notiamo l'abisso che separa le amministrazioni del nord rispetto a quelle del resto del Paese.
Quindi, noi capiamo le ragioni della Commissione bilancio, che non fa altro che ribadire, dal punto di vista tecnico, quanto il Governo ha espresso. Un Governo che aveva l'obiettivo di fare miracoli, l'obiettivo di dare risultati immediati, perché, evidentemente, chi c'era prima era inadeguato e incompetente, secondo qualcuno. Tuttavia, questi risultati ancora non si sono visti e tardano ad arrivare.
Il fatto che, ancora una volta, non si voglia porre l'attenzione sulla direttiva in oggetto fa sì che con questo voto si certifichi, una volta ancora, la differenza e la diversità di veduta della realtà vera che esiste tra il mondo reale, il mondo che produce, rispetto a quanto, invece, vanno dicendo i partiti della maggioranza che sostengono questo Governo. Pertanto, rispetto alla richiesta di sopprimere l'articolo in esame, voteremo in modo contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà, per due minuti.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, già in Commissione bilancio, ho fatto presente quali fossero le criticità nel non approvare l'articolo 14 in esame rispetto a ciò che sta avvenendo sul territorio. Tuttavia, visto che ho pochi istanti per illustrare la mia posizione, la dirò in modo molto chiaro: è ora che il Governo si assuma la responsabilità rispetto a ciò che sta avvenendo nel Paese. È stato ricordato a quanto ammontano i crediti vantati dalle aziende private rispetto alla pubblica amministrazione.
Sono state fatte alcune proposte, le ho ancora ricordate in Commissione e le ripropongo anche ora.
Signor Presidente, gradirei l'attenzione del Ministro, visto che sto parlando. La ringrazio signor Ministro, non è colpa sua, naturalmente.
Come stavo dicendo, ho fatto alcune proposte, peraltro, in parte, già fatte proprie dal Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e cioè innanzitutto quella di tradurre in titoli di Stato i crediti vantati dalle aziende nei confronti della pubblica amministrazione. Mi rendo conto che c'è un risvolto di debito pubblico ma questo si può tranquillamente risolvere, ho anche indicato le procedure. La seconda proposta è stata anche indicata dallo stesso Ministro dello sviluppo economico e cioè quella di utilizzare la Cassa depositi e prestiti che ha a disposizione fior di quattrini che rinvengono dai titoli e dai libretti di risparmio - la raccolta viene fatta attraverso gli uffici delle Poste italiane Spa - perché si faccia garante nei confronti delle banche affinché anticipino le risorse che i comuni e le pubbliche amministrazioni devono alle aziende private.
Con queste indicazioni, non dichiaro solo un «no» immotivato senza una proposta alternativa ma credo anzi che il Governo abbia una strada indicata che, peraltro, coincide con quella che lo stesso Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti ha indicato.
Quindi, anticipo il mio voto, se si arriverà a tanto, e dichiaro naturalmente la non disponibilità al ritiro di questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà, le ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, credo che sia necessario trovare una soluzione alla vicenda drammatica, perché a questo punto la vicenda sta diventando drammatica, dei pagamenti della pubblica amministrazione rispetto alle aziende che sul nostro territorio cercano di dibattersi e di stare a galla. Non abbiamo dei dati certi, ma la pubblica amministrazione dovrebbe avere, per ogni Pag. 80ente, per ogni pubblica amministrazione, un dato di passività certa. Il collega, onorevole Nannicini, ha dato una parziale soluzione, abbastanza chiara: il bilancio di competenza e di cassa; una parziale soluzione al problema. Tuttavia, a fronte di queste vicende, ormai insopportabili, abbiamo visto in Commissione attività produttive, dall'inizio della legislatura nessun provvedimento approvato o comunque tutti i provvedimenti cassati quando la Commissione bilancio ci metteva lo zampino. La Commissione bilancio diceva: non ci sono soldi a disposizione.
Si tratta di decidere, a questo punto, se vogliamo far camminare il nostro Paese, le nostre aziende. Se è vero come diciamo sempre, o molto spesso, che il nostro fiore all'occhiello sono il 98 per cento di piccole e medie imprese che tengono in piedi questo Paese. Noi a questo punto, avendo stralciato l'articolo 14, creiamo un danno gravissimo a queste aziende che sono il fiore all'occhiello della nostra attività economica nazionale. Credo che il Governo dovrà fare altri sforzi e cercare altre soluzioni per mettere in pagamento tutti i debiti pregressi che ormai si annidano nelle amministrazioni, soprattutto quelle al sud. Abbiamo delle regioni bloccate che sono in ritardo nel pagamento non di 12 mesi ma di 24 mesi ed oltre. Per cui, una definizione di questa, oramai, enorme e drammatica situazione va trovata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi a sua disposizione. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza, come in analoghe circostanze, concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto a quello, originariamente, ad esso assegnato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa ampia discussione che vi è stata sul complesso delle proposte emendative all'articolo 14, ha testimoniato come questo Parlamento...
Però, signor Presidente, ho bisogno dell'attenzione sia del Ministro che del relatore.

PRESIDENTE. Signor Ministro, se vuole ascoltare il collega, per cortesia.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, avrei bisogno sia del Ministro che del relatore perché vorrei fare una proposta.
Dicevo come quest'ampia discussione abbia dato l'idea al Ministro Moavero e al presidente e relatore Pescante di come il Parlamento sia sensibile a questo problema. Credo che non possiamo licenziare la legge comunitaria del 2011 senza avere affrontato questo tema, di fronte alla situazione che si è determinata nel Paese e alle attese, Ministro, che abbiamo creato, da ultimo - cito - con l'intervento in quest'Aula del Ministro Passera, che ha assunto un impegno solenne in questo senso.
Vorrei ripercorrere un po' l'iter di questa legge comunitaria 2011. Il Ministro Bernini Bovicelli ha presentato il primo disegno di legge, poi modificato dalla Commissione, che nell'Allegato B conteneva l'impegno al recepimento della direttiva europea sui ritardi di pagamento delle transazioni commerciali. Nell'Allegato B, cosa vuol dire? Richiamandosi all'articolo 1, vuol dire che il Parlamento, l'Italia, si impegnava a recepire la direttiva due mesi prima della scadenza.
L'articolo 1 recitava che le direttive dell'Allegato B si recepiranno due mesi prima della scadenza; ma questo articolo è stato soppresso. Poi la Commissione attività produttive ci ha proposto l'articolo 14, che è al nostro esame. L'articolo 14 dà una risposta al problema, ma non lo risolve, perché parla esclusivamente dei rapporti tra privati, e ciò se non mitigato e se non accompagnato anche dall'impegno della pubblica amministrazione rischia di creare problemi alle imprese che lavorano per la pubblica amministrazione, che vengono pagate a trecentosessanta giorni, mediamente, e debbono pagare a 30-60 giorni. Pag. 81
Ministro Moavero, presidente Pescante, la proposta qual è? È di tornare al testo originario. Inseriamo tale direttiva nell'Allegato B. Ciò vorrebbe dire che, per la scadenza prevista al 16 marzo 2013, noi ci impegniamo a recepire la direttiva entro il 16 gennaio 2013. Quanto tempo vi è? Vi è un anno di tempo, ma quest'anno, come hanno detto i colleghi, ci permetterà di fare un'esatta ricognizione dei debiti anche della pubblica amministrazione, il reperimento di risorse, di stabilire quante e quali, Ministro Moavero, compensazioni fra amministrazioni sono possibili e, soprattutto, come modificare il Patto di stabilità interno, che è il vero problema, perché gli enti locali fanno presto a dire che hanno i soldi ma non possono pagare.
Ma perché hanno assunto l'impegno, se sanno già che non possono pagare? Correttamente, quando assumono un impegno dovrebbero dire all'impresa che potranno pagare fra tre anni, di modo che quella faccia i conti sui propri costi finanziari. Quindi, potremmo usare quest'anno per affrontare questi temi. Tuttavia, abbiamo assunto un impegno solenne, e potremmo nel frattempo, Ministro Moavero, sopprimere l'incredibile norma, più illiberale della quale non esiste, che, per i debiti delle regioni sottoposte a commissariamento per deficit sanitario eccessivo, anche di fronte a titolo esecutivo o a decreto ingiuntivo, autorizza per legge a non pagare i fornitori.
Quella norma è assolutamente da eliminare, e in questo anno, almeno, si ovvierebbe in questo modo, avendo un percorso chiaro, perché vi è un impegno e una data precisa. Quindi, la mia richiesta è di accantonare l'articolo 14. La Commissione ha il potere e la facoltà di preparare un testo che dica semplicemente questo: recepiremo questa direttiva nei termini previsti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Presidente Pescante, vi è stata una richiesta di accantonamento, qual è il parere della Commissione?

MARIO PESCANTE, Relatore. Dopo gli interventi che ho ascoltato, in particolare l'ultimo, sarei favorevole ad un accantonamento dell'articolo 14. Andiamo avanti e vediamo domani di formulare una soluzione che possa essere più gradita all'Assemblea.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, posto che la discussione sul complesso degli emendamenti non è ultimata, vorrei capire se, quando riprenderemo in Aula, lo faremo con la discussione sul complesso degli emendamenti.

PRESIDENTE. Questo è chiaro. Era per «sistemare» una richiesta, poi andremo avanti sempre sul complesso.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio il presidente Pescante perché mi ero iscritto anche per argomentare la richiesta da parte del gruppo del Partito Democratico di accantonamento dell'articolo, ma se mi consente, signor Presidente, mi prendo il tempo necessario per argomentarlo.
Infatti, qui si tratta di un articolo che non può essere ricondotto alla norma dell'articolo 86, comma 4-bis e del conseguente articolo 87 che si richiamano articolo 81 della Costituzione relativamente alla necessità di definire la copertura della norma che si inserisce nell'articolato di legge.
Signor Presidente, la norma che viene proposta con l'articolo 14 reca una delega al Governo a legiferare attorno ad obblighi che derivano da una direttiva europea e da una richiesta di accelerazione dell'attuazione della norma medesima che, come hanno potuto dire i colleghi, è una norma che consente - forse allo stesso livello di Pag. 82quanto lo sono le liberalizzazioni - di determinare impulsi per la crescita dell'economia.
Stiamo parlando di un provvedimento che riguarda nel merito le questioni relative ai termini di pagamento che concernono sia le aziende private che le imprese tra di loro, sia in questo caso relativamente - per quanto è contenuto nell'articolo - anche di alcune parti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, come ha avuto modo di dire il collega Lulli.
Signor Presidente, il punto è quanto disti l'elemento di richiamo di merito dall'elemento regolamentare e costituzionale. Qui la Commissione bilancio, nell'indicare che occorre un'iniziativa che rechi un emendamento di carattere soppressivo, ci dice che manca la relazione tecnica da parte del Governo. Ora è la motivazione che non è in grado di convincere questo Parlamento e comunque certamente il sottoscritto e il suo gruppo.
Infatti, una delega non deve recare la norma tecnica, giacché il Governo la può esercitare, ma può anche non esercitarla, tornare in questo Parlamento e dire che la norma reca delle disposizioni che determinano una spesa che non è prevista nel bilancio dello Stato. La delega può essere riscritta, può essere non scritta, e dunque da questo punto di vista, signor Presidente, la stessa Commissione bilancio ha la necessità, se vuole, di rivedere le motivazioni per le quali si addiviene ad una richiesta di soppressione ex articolo 81 della Costituzione.
Diversamente, signor Presidente, credo che, siccome non dobbiamo fare i soli legulei e per le motivazioni che qui sono addotte - posto che nel merito, probabilmente, la norma può essere scritta in termini di principi direttivi e di richiami ai criteri, come vuole che sia l'orientamento su una delega da parte di questo Parlamento nei confronti del Governo - è chiaro che questi criteri e questi principi direttivi possono essere oggetto di una riscrittura eventualmente, se lo si ritiene, all'interno di un accordo politico tra tutte le forze politiche che sono rappresentate in quest'Aula ed i gruppi parlamentari che sono rappresentati in Commissione.
Quindi, siccome la questione riguarda la Commissione bilancio, ma anche la Commissione di merito, emergono due problemi. Il primo è quello della Commissione bilancio che, a mio modo di vedere, è in difetto relativamente all'argomentazione, perché è da ricusare l'idea che qui si tratti di utilizzare l'articolo 81 della Costituzione.
C'è una questione di merito che forse è prevalente rispetto alla questione della Commissione bilancio, quindi, prima ancora che si riunisca la Commissione bilancio, è bene che sia il Comitato dei nove ed eventualmente la Commissione di merito siano chiamati a deliberare ex novo in ordine ad un'iniziativa di riscrittura della norma e dell'articolo, anche in collaborazione eventualmente con il Governo, ove consenziente. Quindi, da questo punto di vista, la richiesta di accantonamento non può essere temporalmente di qualche minuto. Essenzialmente occorre che, da quando finirà l'attività di questa sera dell'Aula fino a domani, quando si riprenderà, la Commissione di merito e la Commissione bilancio possano lavorare di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Quartini, la ringrazio dell'intervento e del richiamo che ha fatto. È chiaro che la Presidenza non può entrare nel merito delle questioni che lei ha sollevato. Le voglio solo rammentare che intanto la Commissione bilancio ha espresso il parere orientandosi sulla soppressione e, proprio perché manca la relazione tecnica, non ha potuto valutare gli effetti finanziari. Almeno questo è quanto scrive la Commissione bilancio.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, Pag. 83stiamo parlando di una questione un po' differente rispetto ad altri emendamenti che pure hanno avuto il parere contrario della Commissione bilancio. Stiamo parlando di una questione che riguarda tantissime aziende e che avrebbe un impatto, sul bilancio dello Stato, di svariati miliardi di euro. Non voglio andare a quantificarli perché abbiamo, diciamo così, avuto diverse versioni anche dal Governo, ma andiamo sull'ordine di diverse decine.
Sicuramente non credo che la questione possa essere risolta in pochi minuti. La Commissione bilancio anzi ha deciso - lo formalizzerà domani - di avviare anche una serie di audizioni su questo tema per capire quale possa essere la soluzione. Il Governo stesso ha annunciato nei giorni scorsi l'intenzione di mettervi mano con delle soluzioni innovative, che ritengo un po' discutibili, come eventualmente il pagamento attraverso i titoli di Stato a scadenza. Sicuramente la notte potrà portare consiglio, con un ulteriore approfondimento del tema.
Non so se troveremo in questo lasso di tempo la soluzione. Voglio semplicemente dire che qui ci troviamo di fronte ad un problema politico e tecnico di enorme rilevanza e, quindi, l'accantonamento è sicuramente benvenuto. Spero che le aspettative possano essere esaudite. Io ho un qualche ragionevole timore che non possa essere in qualche modo fatto tutto nel giro di poche ore. Comunque, in questo senso le voglio dire di programmare i lavori tenendo conto che non basteranno pochi minuti e forse neppure la notte.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giancarlo Giorgetti, naturalmente vedremo nel frattempo l'evoluzione. Voglio solo chiarire prima una questione che ha posto l'onorevole Borghesi. Se arrivassimo all'accantonamento dell'intero articolo 14, si riprenderà domani con gli interventi sul complesso degli emendamenti dal punto in cui siamo arrivati.
Sulla proposta di accantonamento, può intervenire un deputato a favore e uno contro.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare a favore dell'accantonamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io sono a favore dell'accantonamento perché comunque è opportuno un momento di riflessione. Devo però dire che condivido quanto detto dal collega Giancarlo Giorgetti, ossia che questa è una questione di grande impatto politico e non si risolve né in pochi minuti né in poche ore. Vorrei aggiungere che si chiede una decisione politica forte da parte del Governo.
Qui c'è un dramma dei cinquanta che si sono suicidati, delle aziende che falliscono essendo aziende sane perché non ricevono i pagamenti, ma c'è anche un'altra dimensione del dramma, signor Ministro. Abbiamo raggiunto un accordo per la stabilizzazione. In questo accordo per la stabilizzazione, se ricordo bene, all'articolo 2 è prevista una ricognizione del debito sommerso in tutti i Paesi europei, quindi anche in Italia.
La ragione forte per la quale lo Stato italiano ha trattenuto i pagamenti è stata il tentativo di dare l'impressione di avere un debito inferiore a quello reale (Applausi del deputato Piffari).
Questo tentativo di uscire dai livelli di controllo nel corso del prossimo anno non avrà più possibilità di continuare. E se noi verremo colti in fallo su questo, sarà un colpo gravissimo alla nostra credibilità. È sciocco immaginare che in Europa non sappiano che in Italia c'è un debito sommerso. Lo sanno tutti. Anzi, siccome lo sanno, immaginano che sia molto più elevato di quello che è realmente. Una parte dei nostri problemi nascono dalla convinzione che la finanza pubblica italiana abbia nascosti sotto il tappeto dei problemi pari a quelli che ha avuto la finanza greca. Tiriamolo fuori. Sono 4 punti di PIL? Facciamo una ricognizione di nostra iniziativa, subito. Facciamolo emergere!

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, lei è favorevole o contrario all'accantonamento? Pag. 84 Chiedo scusa se l'ho interrotta, ma lei sta intervenendo nel merito!

ROCCO BUTTIGLIONE. Posso argomentare? È proibito argomentare? Me lo dica! Credo che siano questioni rilevanti: c'è una impossibilità di proseguire nel modo in cui si è fatto fino ad ora. Per di più, se noi non lo tireremo fuori entro tempi brevi, quando si fisserà in sede europea che il rapporto tra il nostro debito e il nostro PIL è di 120 punti percentuali, come faremo, avendo l'obbligo di scendere di 3 punti PIL l'anno, a far riemergere questi 4 nascosti?
Quindi, le ragioni che hanno militato a favore del nascondere il debito sono venute meno. È un problema di onestà verso i nostri, ma anche di serietà in sede europea. Se non vogliamo perdere il prestigio recentemente riguadagnato, occorre avere il coraggio di porre la questione, di fare una ricognizione esatta, spiegare in sede europea di che cosa si tratta e dare risposte che tutelano la nostra credibilità europea, oltre che i legittimi interessi dei nostri imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Prendo atto che non ci sono richieste di intervento contrarie all'accantonamento. Per quanto riguarda le ulteriori richieste di intervento a favore dell'accantonamento, mi sembra che sia una superfetazione dare la parola ad altri colleghi.
Pertanto avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo 14 deve intendersi accantonato.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Madia... onorevole Farina Coscioni... onorevole Laboccetta... onorevole Bruno... onorevole Leo... onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
455).

Prendo atto che i deputati Pionati e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il titolo di questo articolo è: «Principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (...)». Esso riguarda la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Quello che a me sembra di notare in questo articolo e nella capacità di recepire la direttiva europea è l'accentuazione di alcuni aspetti che, in realtà, non mi sembra che, nel contesto reale in cui stiamo vivendo, abbiano alcuna possibilità di essere tradotti in pratica.
Cito per essere concreta: «(...) garantire l'implementazione di metodi alternativi all'uso di animali a fini scientifici destinando all'uopo congrui finanziamenti». Tra questi finanziamenti vi sono: la formazione del personale, il miglioramento delle condizioni sperimentali secondo il Pag. 85principio delle «tre R»; corsi di approfondimento all'interno di centri di ricerca e università, eccetera.
Voglio dire che questo articolo mentre, da un lato, intende garantire gli animali, e intende garantire che gli animali vengano usati, nella sperimentazione medica, con il rispetto dovuto a ogni creatura vivente, nello stesso tempo, però, non offre niente in alternativa che non si debba e non si possa poi, alla fin fine, tradurre in minori garanzie di sicurezza per quelle sperimentazioni che dovrebbero avere l'uomo come punto di riferimento privilegiato.
Si dice di non sperimentare sugli animali, ma si dovrebbe piuttosto dire della necessità di sperimentare secondo criteri di appropriatezza e di efficacia e secondo una prevedibilità spinta fino al massimo delle possibilità dell'intelligenza umana, prima di sottoporre un animale a qualcosa che possa minimamente sembrare una forma di violenza. Pur tuttavia, mentre questo resta genericamente compreso in una ricerca di soluzioni alternative, si lascia totalmente scoperta quella che è la necessità, per le case farmaceutiche e per la ricerca scientifica, di utilizzare, secondo una tradizione culturale che ha caratterizzato tutto il progresso della medicina nel corso dei secoli, quella che veramente è una fonte di accrescimento delle conoscenze e delle competenze in materia scientifica.
Per questa ragione, mi sembra che questo articolo, tutelando gli animali ma lasciando totalmente scoperto quello che è il fronte della ricerca, ipotizzando investimenti di grande respiro che non ci sono e che non saranno mai destinati a ciò, pone veramente una sorta di ambiguità, crea un'area grigia all'interno della quale sarà ben difficile poter concedere, a coloro che fanno sperimentazioni sugli animali per motivi chirurgici o medici e a coloro che fanno sperimentazione sugli animali per motivi farmacologici, di poter addivenire a soluzioni alternative adeguate.
Per questo motivo, voglio preannunziare la mia astensione su questo articolo (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, userò le stesse parole del professor Giulio Cossu, un professore di istologia dell'università di Milano, arruolato oggi a Londra presso l'University College, con le quali ha risposto a chi nutre legittime perplessità sull'utilizzo del modello animale per la sperimentazione, per la ricerca scientifica.
Difendere la libertà di ricerca certo non vuol dire difendere la libertà di torturare e di vivisezionare animali. Comunque, equiparare ricerca di base a vivisezione è frutto di una profonda ignoranza della situazione attuale. Notate che tutte le foto di animali vivisezionati sono in bianco e nero e ingiallite, perché vecchie di decenni. La ricerca di base può richiedere il sacrificio, sotto anestesia, di animali di laboratorio che vengono utilizzati a favore della specie umana. Si potrebbe discutere dell'utilità, ma ogni volta che entri in farmacia per acquistare un antibiotico o un altro farmaco, che può salvare la tua vita o quella di un tuo caro, devi pensare che la dose efficace e non tossica è stata sperimentata su animali. Altrimenti, l'avresti dovuta assumere tu o qualcun altro, senza sapere di possibili effetti positivi o negativi.
È vero. In qualche raro caso, vedi il caso della talidomide, i test sugli animali non avevano rivelato il potenziale teratogeno, cioè di indurre malformazioni che poi causò focomelia nei bambini nati da madri che l'avevano assunto in gravidanza. È anche vero che si cita questo esempio, che è l'unico tra decine di migliaia di farmaci che ogni giorno salvano milioni di vite. La ricerca di base è soggetta a regole molto severe e gli animali sono mantenuti in condizioni ottimali di densità, temperatura, umidità, qualità del cibo. Ogni intervento è effettuato in anestesia totale e spesso si tratta, almeno per i moderni esperimenti di terapia genica e cellulare, di iniezioni di cellule e di vettori virali, le stesse che stanno entrando in sperimentazione Pag. 86 clinica per molte malattie fino ad ora incurabili.
Non è vero che gli esperimenti sugli animali non servono a niente. Alcuni saranno anche inutili, altri no. Da molti anni il mio gruppo di ricerca studia la distrofia muscolare di Duchenne, una grave e, purtroppo, non rara malattia genetica che colpisce i muscoli dei pazienti, portandoli progressivamente alla perdita totale della motilità.
Non esiste una cura e il mio gruppo sperimenta una nuova strategia di terapia cellulare basata sul trapianto intra-arterioso di cellule staminali adulte. Abbiamo verificato l'efficacia e la sicurezza del trattamento, prima sui topi e poi sui cani affetti da distrofia muscolare, malattia che colpisce tutti i mammiferi e non solo l'uomo. I risultati positivi ci hanno permesso di iniziare una sperimentazione clinica riducendo al minimo i rischi per i pazienti. La pubblicazione del lavoro sui cani mi valse molte e-mail con opposto contenuto: molte, da parte di pazienti e loro familiari, esprimevano apprezzamento e gratitudine, alcune contenenti insulti e minacce. Anche Il Mattino di Napoli, in un articolo apparso nel dicembre 2006 titolava: «Telethon, cani da vivisezionare», assumendo che una iniezione equivalga ad una vivisezione.
Cosa possiamo dedurre da questa vicenda? Innanzitutto, che l'opinione che ognuno si fa sulla sperimentazione animale è molto influenzata dalla sua condizione di malato o di persona sana. Poi è difficile per i non addetti ai lavori documentarsi direttamente su come avviene la sperimentazione animale oggi.
Noi abbiamo riportato la prima guarigione di topi e cani distrofici: la distrofia muscolare colpisce quindi anche i mammiferi e l'uomo. Nella colonia di Parigi, invece di essere uccisi o lasciati morire, come capita a tutti i loro simili, i cani distrofici sono curati e assistiti nella speranza di trovare una cura definitiva. Grazie a questi studi abbiamo iniziato a sperimentare questa terapia sui pazienti affetti da distrofia muscolare. Se qualcuno conosce un sistema alternativo che permetta di misurare la funzione di un grande muscolo scheletrico di mammifero, sarei felice di conoscerlo e così anche le associazioni dei parenti dei bambini malati, che sarebbero perplessi nell'apprendere che gli animalisti auspicano una sperimentazione diretta sui loro figli.
In conclusione, non si può fare di ogni erba un fascio: se esistono casi di vivisezione questi vanno denunciati...

PRESIDENTE. Onorevole Farina Coscioni, la prego di concludere.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, avevo segnato 6 minuti, ma ho ancora altro tempo. Un altro minuto.
Gli animalisti auspicano una sperimentazione diretta sui loro figli. In conclusione, non si può fare di ogni erba un fascio. Se esistono casi di vivisezione, questi vanno denunciati, gli esperimenti sospesi e i responsabili puniti.

PRESIDENTE. Onorevole Farina Coscioni, deve proprio concludere.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Detto questo, bisogna ricordare che, senza ricerca di base, non ci può essere ricerca applicata e clinica e, quindi progresso nella medicina e questo non è quello che credo voi vorreste annunciare a chi soffre di una malattia oggi incurabile.
Per questo, su questo articolo mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, su questo articolo noi dell'Italia dei Valori abbiamo una serie di perplessità. Intanto, Presidente, ho preso atto con piacere e ho registrato che la tesi che avevo sostenuto in Commissione con riferimento all'articolo 14 è stata poi accolta, visto che ero l'unico in Commissione ad essersi opposto alla soppressione dell'articolo 14. Pag. 87
La stessa cosa succede per l'articolo 16: sono l'unico in Commissione ad essermi opposto a questo parere della Commissione bilancio. «Al comma 1 sopprimere le lettere g) ed h)». Vorrei sottoporre all'attenzione dell'Aula, brevemente, cosa sono le lettere g) ed h). Esse prevedono di «(...) assicurare un sistema ispettivo, che garantisca il benessere degli animali da laboratorio adeguatamente documentato e verificabile». Con tutto il rispetto per la Commissione bilancio, mi chiedo, e chiedo alla Commissione ed al Ministro, che attinenza ha l'articolo 81, IV comma, della Costituzione, con due ispezioni l'anno. Stiamo parlando di due ispezioni per verificare che gli animali da laboratorio siano adeguatamente trattati. Questo incide tanto sul bilancio dello Stato che dobbiamo abolire due ispezioni l'anno? Questa è la prima cosa.
La seconda cosa: le lettere g) ed h): «(...) predisporre una banca dati telematica per la raccolta di tutti i dati relativi all'utilizzo degli animali».
È tanto dispendioso che non possiamo avere una banca telematica che ci dica quanti animali da laboratorio vengono utilizzati per gli esperimenti? L'ho detto in Commissione e lo ribadisco qui, signor Presidente: chiaramente noi dell'Italia dei Valori non siamo contrari alla ricerca e alla sperimentazione, ci mancherebbe. La scienza deve andare avanti con tutti i risvolti positivi che essa determina. Siamo contrari ad alcune cose. Le abbiamo espresse in Commissione e abbiamo presentato emendamenti, di cui magari dopo parlerà l'onorevole Palagiano.
Signor Ministro, vorrei sottoporle nuovamente alla sua attenzione, perché con questi arzigogoli burocratici la gente davvero non capisce. Se diciamo al popolo italiano che, per esigenze di bilancio dello Stato, dobbiamo abolire due ispezioni l'anno, mi verrebbe da chiedere: datemi per cortesia il rendiconto di quanto costano due ispezioni - credo su un unico laboratorio che abbiamo in Italia - per stabilire se gli animali sono adeguatamente trattati.
A me pare una cosa talmente risibile che, signor Ministro, la invito caldamente a rivedere, come è stato fatto per l'articolo 14, questa indicazione di parere data dalla Commissione bilancio, che ritengo assolutamente non accettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Binetti abbia in parte anticipato anche le mie considerazioni. Credo che, purtroppo, sia molto di moda negli ultimi tempi l'uso e lo sfruttamento della sensibilità che si ha nei confronti degli animali, soprattutto degli animali domestici o affettivi, come li chiama qualcuno. Si usa questa sensibilità, che la gente comune ha, a cominciare da chi vi sta parlando - io ho quattro cani - per lanciare però una battaglia - passatemi il termine - oscurantista nei confronti della ricerca scientifica anche con la sperimentazione su animali.
Come diceva giustamente prima l'onorevole Binetti, questo articolo è molto confuso. In realtà, si dice di sostituire un tipo di ricerca con un'altra, senza spiegare quale tipo di ricerca può essere alternativa e come si può sostituire certa sperimentazione.
Credo che, da questo punto di vista, prevalgano innanzitutto due temi molto importanti. Il primo è l'interesse che abbiamo alla ricerca e al progresso a favore della sanità degli umani; il secondo aspetto riguarda l'industria farmacologica e, consentitemi, anche l'occupazione di questo settore. Qui tutti dimentichiamo che questo settore ha anche un'importante valenza occupazionale, che spesso in certe battaglie viene dimenticata.
Credo che su questo argomento ci si dovrebbe muovere con un po' più di attenzione, cercando di fare meno crociate. Le crociate su questi argomenti non servono. Sono argomenti molto delicati che toccano la sensibilità di tutti, ma proprio per questo motivo si dovrebbe avere un po' più di attenzione rispetto a certe campagne che ho visto portare avanti Pag. 88anche da alcuni colleghi in queste ultime settimane.
Credo che, da questo punto di vista, per quanto mi riguarda, il voto di astensione sia un segnale proprio in questo senso. Si deve discutere e si deve affrontare l'argomento senza pregiudizi, sempre tenendo presente chiaramente che prima di tutto viene l'uomo, la ricerca per il progresso dell'uomo e per il suo benessere. Questo credo che sia il punto fondamentale che ci deve guidare nel momento in cui andiamo a legiferare su questa materia (Applausi di deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, colleghi, questo articolo ci pone davanti a due importanti questioni: la sperimentazione scientifica, la necessità di far fare passi avanti alla ricerca, in modo particolare sul fronte di tante malattie, ma anche l'opportunità e la necessità di dare tutele e garanzie, di non affrontare il tema dell'utilizzo degli animali nella sperimentazione con superficialità o, peggio, con crudeltà.
Ecco perché la materia deve essere affrontata con equilibrio e con senso di responsabilità, evitando estremismi.
Non siamo, purtroppo, nella stagione e nell'epoca in cui si può soltanto utilizzare, in maniera sufficiente, la sperimentazione in vitro. Sono ancora necessarie e fondamentali le sperimentazioni sugli animali, specie sui nuovi farmaci. Non è ipotizzabile il salto dal vitro al gruppo dei volontari, specie sulla frontiera dei nuovi farmaci, che devono essere assunti in malattie ancora non debellate nel nostro secolo.
Ecco perché credo si debba utilizzare il massimo delle garanzie per evitare dolore agli animali, per affrontare la sperimentazione con l'utilizzo di specializzazioni in questo campo, però la scienza deve andare avanti. Quindi, il nostro compito è quello di salvaguardare la sperimentazione e pensare in modo positivo alla ricerca. La direttiva europea affronta con equilibrio questa materia. Credo che, tra l'altro, essa dia un'uniformità di materia fondamentale per permettere la sperimentazione nei vari Paesi europei.
In Commissione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. ...si è trovato un equilibrio importante. Credo che non si debba stravolgere, in modo particolare nella garanzia della ricerca e nel non mortificare la didattica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, voterò in modo contrario, in questo caso. Sono una persona che ama profondamente gli animali: ho due cani in casa, che sono per me più che persone. Sicuramente li amo e li adoro più di ogni altra figura, anche familiare; sono il mio punto di riferimento.
Per giunta, i miei cani hanno fatto la pet therapy, quindi sono presenti anche rispetto ai miei limiti in modo forte. Sono veramente parte della mia vita, ma voterò «no» per un aspetto che ritengo fondamentale.
Sono stata per tanti anni presidente dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare e, come diceva la collega Farina Coscioni, di fronte a un bimbo che si spegne per una patologia che è genetica, che non lo spegne dall'oggi al domani, ma che gli rallenta i movimenti e lo induce all'immobilità, e poi alla fine dei suoi giochi, per non dire, con una metafora, che spegne la sua vita, ritengo che, così come ci cibiamo di mucche - lo dico con molta umiltà - dovremmo darci delle priorità.
Se la priorità è la ricerca e l'analisi, dobbiamo agire in modo coerente. Vedete, tutto è importante e tutto deve avere il giusto riconoscimento. Sono affinché gli animali non soffrano - questo è un altro Pag. 89discorso - e siano tutelati il più possibile, però credo che un bimbo sia un bimbo. Non lo possiamo dimenticare: egli ha una mente e, soprattutto, ha una voglia di essere, che noi non possiamo subordinare a niente.
Per cui, sì, io vado pazza per i miei cani e per gli animali in genere, ma, di fronte a un bambino che, ripeto, si spegne, perché non ha la possibilità di guarire mai e poi mai, dico con fatica un grande «no», che significa fare una scelta, anche se crudele, ma una scelta di vita coerente (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, credo che nessuno di noi voglia la malattia, la povertà e che ci si accanisca sugli animali. Ricordo, però, a me stesso, signor Presidente, che la prima raccomandazione arrivò da Norimberga. A Norimberga, dopo quello che tutti sappiamo, vi fu un decreto, che diceva che la sperimentazione farmacologica deve essere prima fatta sugli animali.
Non era qualcosa di casuale perché prima, in qualche modo, si faceva diversamente, dopodiché la fase preclinica, giustamente, viene fatta sugli animali, non gratuitamente.
Signor Presidente, vorrei ricordare a me stesso e ai colleghi che esiste il Comitato etico per la sperimentazione animale - basta andare su Internet o su altri siti, per esempio quello dell'università delle Marche - che prevede già nella fase preclinica l'applicazione di criteri di garanzia. Il Comitato etico già oggi valuta la correttezza delle dichiarazioni presentate e sottoscritte, i progetti di ricerca, la stesura e l'aggiornamento della modulistica con la quale il ricercatore è tenuto ad avanzare richiesta di valutazione del progetto sperimentale.
Dico ai colleghi che oggi, fortunatamente, esiste una serie di direttive, che non vado ad elencare, che già prevede che nella fase preclinica non vi siano inutili nella fase preclinica non vi siano inutili criteri di crudeltà e di gratuità, ma che venga rispettato l'animale.
Ora, identica cosa, signor Presidente, avviene nella seconda e nella terza fase. Vi è l'Istituto superiore di sanità, vi sono i Comitati etici delle ASL, vi sono i Comitati etici centrale ed intergruppo che valutano tutte le fasi della sperimentazione dal punto di vista etico, considerando anche la prima fase. Veramente possiamo pensare che oggi in Italia vi siano sadici o sperimentazioni gratuite su animali da parte di case farmaceutiche?
Signor Presidente, la proposta emendativa in esame, per carità, sarà stata elaborata con i dovuti mezzi, ma noi abbiamo il dovere di dire chiaramente, come le colleghe Farina Coscioni e Argentin che mi hanno preceduto, se vogliamo veramente essere sicuri che tenteremo tutto quello che possiamo per consegnare un futuro con qualche farmaco che possa fare ben all'uomo. Credo, ripeto, che vi siano ammortizzatori rappresentati dai comitati etici, che vi sia una fase di presentazione al Ministero, che la minima dose letale non possa essere calcolata su una cellula, ma su un organismo, che sia quello del topo o altro.
Signor Presidente, tutti sappiamo che alcune cose vanno eliminate. Abbiamo la collega Martini che è stata in prima linea per chiudere canili ed altro, vi è una grande sensibilità da parte di alcune colleghe del Popolo della Libertà; però, se gli stessi animali vengono utilizzati per gli stessi scopi a due chilometri dalla frontiera, probabilmente questo lo accettiamo? Francamente, credo che non possiamo avere sempre come obiettivo quello di sentirci buoni. Dobbiamo provare il senso di giustizia.
Per questo, essendo medico e conoscendo l'importanza del Comitato etico e della ricerca, annuncio il mio personale voto contrario.
Signor Presidente, mi rivolgo al Presidente Pescante. Credo che l'emendamento Pag. 90in oggetto sia stato sicuramente meditato dalla XII Commissione ma, visto che ne abbiamo accantonati tanti, probabilmente si potrebbe accantonare anche questo. Questa è la mia proposta, altrimenti, in caso contrario, il mio voto personale sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, credo che il dibattito che stiamo svolgendo in questi ultimi minuti testimoni come questo sia un argomento particolarmente sentito, che ha avuto anche parecchia risonanza a livello mediatico. Peraltro, è un argomento che tocca le persone, prima ancora che i deputati.
Quindi credo che, proprio per la complessità dell'argomento, si debba fare una valutazione ampia. E, per quanto riguarda la votazione dell'articolo 16, la Lega Nord lascerà libertà di coscienza ai propri deputati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, io non voglio entrare nel merito del dibattito, perché credo che la Commissione e il suo presidente sapranno trovare una soluzione ad un argomento da cui non sapremmo uscire.
Mi consenta, però, di fare una considerazione su un argomento che veramente mi suona incredibile. L'onorevole Porcino ha detto nel suo intervento che due ispezioni all'anno richiedono una copertura finanziaria. Dalle mie parti, quando ricorrono argomentazioni di questo genere, si fa questo commento: tu ci racconti che sul calvario Cristo è morto di freddo.
Io vorrei capire e vorrei sapere se i blitz meritevoli dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza a Cortina o alla movida milanese hanno avuto una copertura finanziaria o sono rientrati nel normale ordinamento e lavoro, che queste strutture pubbliche devono svolgere (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 16 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, purtroppo sono capitati due articoli molto problematici.
Questo problema ce lo siamo posti anche nel Comitato dei nove. Vorrei che mi seguiste con attenzione, perché è una battaglia importante - lo capisco - sia per chi difende la causa animalista sia per chi esprime delle preoccupazioni di tipo diverso.
Stiamo parlando della legge comunitaria: c'è un problema di infrazioni, c'è un problema di sanatorie, c'è un problema per cui l'Europa ci sta guardando. Io veramente credo che l'Assemblea debba sposare il dibattito avvenuto nell'ambito del Comitato dei nove e condiviso dal Governo (ho un appunto che mi ero proprio annotato durante una riunione). Noi abbiamo avuto una lunga discussione, ma era poi emerso un emendamento della maggioranza, condiviso dal Governo, per non modificare il testo attuale dell'articolo 16, che è il risultato, come è stato detto, di una lunga elaborazione maturata nella XII Commissione (Affari sociali). Per questo abbiamo ritenuto importante non alterare il punto di equilibrio raggiunto faticosamente e dopo mesi in quella sede.
Ora non potevamo condurre questo discorso in sede di esame della legge comunitaria per qualche settimana. Per cui abbiamo invitato - ho invitato - al ritiro degli emendamenti. Ringrazio l'onorevole Ceccacci Rubino, l'onorevole Brambilla e tutti i firmatari degli emendamenti all'articolo 16 che sono stati ritirati. Ora identico invito formulo per gli altri con i quali non c'è stata una siffatta intesa.
Pag. 91
Ad eccezione di questo invito al ritiro, vengo agli emendamenti della Commissione 16.100 e 16.101, che apportano miglioramenti formali, e all'emendamento 16.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Riepilogando, abbiamo i seguenti pareri.
La Commissione accetta l'emendamento 16.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16.100.
La Commissione formula, poi, un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Patarino 16.58 e Palagiano 16.50.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16.101.

PRESIDENTE. Rimangono gli emendamenti Palagiano 16.51 e Patarino 16.59.

MARIO PESCANTE, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Palagiano 16.51 e Patarino 16.59.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, in ossequio al lavoro svolto in seno alla Commissione, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole De Poli... onorevole Sposetti... onorevole Tanoni... onorevole Scilipoti... Ci siamo? Onorevole Mario Pepe... onorevole Goisis.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 460
Astenuti 6
Maggioranza 231
Hanno votato
457
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che le deputate Repetti, Ceccacci, Brambilla, Giammanco e Frassinetti hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Touadi... onorevole Tanoni... onorevole Gianfranco Conte... onorevole Vincenzo Fontana... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 440
Astenuti 25
Maggioranza 221
Hanno votato
436
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Patarino 16.58 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Patarino 16.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 92
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... onorevole Goisis... onorevole Mondello... onorevole Barani... onorevole Saltamartini... onorevole Bonaiuti... onorevole Touadi... onorevole Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 441
Astenuti 29
Maggioranza 221
Hanno votato
46
Hanno votato
no 395).

Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Palagiano 16.50 formulato dal relatore.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione perché ho sentito delle imprecisioni in Aula ed ho l'impressione che siamo daccapo in una lotta di contrapposizioni tra i sostenitori filoanimalisti e quelli che sono indifferenti. Qui, non è in discussione la sperimentazione per esempio di un antibiotico. In tutto il mondo e anche in Italia un farmaco viene sperimentato in quattro fasi: fase zero, fase I, fase II e fase III. Dalla fase zero, che è fatta in vitro, alle successive, dove si passa al mondo animale, in particolare alla fase I che si fa proprio sull'uomo. Noi stiamo salvaguardando questi studi; è normale che un antibiotico prima di essere impiegato sull'uomo viene iniettato, sapendone l'innocuità, sull'animale; quindi, non è questo il punto dell'emendamento e non sto dicendo sciocchezze, perché proprio l'articolo 16, comma 1, lettera b) recita che si vieta l'utilizzo di scimmie, cani e di gatti a meno che non risulti obbligatorio o non si tratti di ricerche finalizzate alla salute dell'uomo o delle specie coinvolte. Quindi, vengono protetti questi studi scientifici che vengono fatti persino sull'uomo sano prima che il farmaco entri in commercio. Il motivo di questo emendamento è che l'articolo 16, comma 1, lettera e) vieta l'utilizzo di animali negli ambiti sperimentali di esercitazioni didattiche ad eccezione dell'alta formazione dei medici, dei veterinari e di esperimenti bellici.
In realtà io credo si tratti di un espediente, di un escamotage, di un passpartout per poter bypassare questi esperimenti. In altri termini si fa rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Qual è l'alta formazione? Qual è la bassa formazione per la quale sarebbe vietata la sperimentazione? Anche in questo punto la legge è generica. Salvaguardiamo l'alta formazione, e dietro questa parola purtroppo si celano quei residui esperimenti che sono particolarmente crudeli sull'animale. Quindi evitiamo gli esperimenti crudeli, nel prossimo emendamento specifichiamo: di droghe, con l'alcol, con proiettili, con gas chimici. Anche perché oggi esistono alternative valide.
Oggi disponiamo, per esempio, di manichini, di sistemi chirurgici robotizzati, simulazioni al computer, ci sono esperimenti che si fanno sulla pelle umana. Insomma salvaguardiamo la sperimentazione dei farmaci come in tutto il resto d'Europa, ma per quanto riguarda la didattica per l'alta specializzazione credo che è un problema che si dovrebbe (per chi ha a cuore l'animale e ha a cuore anche la ricerca) e si potrebbe sopprimere nell'interesse degli animali stessi, perché potrebbero appunto fruire di mezzi diagnostici e terapeutici soprattutto migliori, come anche nell'uomo, ed evitando questa sperimentazione selvaggia e cinica che verrebbe invece fatta nel nostro Paese. Perciò chiedo il voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palagiano 16.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pes, onorevole Portas, onorevole Garavini... Pag. 93
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 444
Astenuti 15
Maggioranza 223
Hanno votato
62
Hanno votato
no 382).

Prendo atto che il deputato Boccuzzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Brandolini, onorevole Scilipoti, onorevole Follegot...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 453
Astenuti 10
Maggioranza 227
Hanno votato
426
Hanno votato
no 27).

Prendo atto che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Patarino 16.59 formulato dal relatore. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Patarino 16.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbrollini, onorevole Scilipoti, onorevole Mosella, onorevole Sposetti, onorevole Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 435
Astenuti 28
Maggioranza 218
Hanno votato
39
Hanno votato no 396).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza, come ha già fatto in precedenti analoghe circostanze, consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo soltanto lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Passiamo alla votazione dell'articolo 16. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà per un minuto.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, io voterò a favore di questo articolo, che recepisce una direttiva che è stata oggetto di compromessi al ribasso sul piano europeo e che la traduce nel nostro ordinamento con aspetti fortemente migliorativi.
Rispetto a molte inesattezze che sono state dette da colleghi intervenuti per annunciare il voto a favore o l'astensione, vorrei dire che non si tratta di vietare l'uso degli animali in campo medico, ma si tratta di introdurre garanzie rispetto a mezzi alternativi all'uso degli animali nella sperimentazione, che mi trova assolutamente d'accordo.
Ma, soprattutto, io sono convinta che ogni essere umano sia unico e irripetibile e che cercare forme standardizzate ed uniformi come cure che possano andar bene indistintamente a tutti sia una mera illusione. Credo, quindi, che sia ancor più illusorio pensare che ciò che viene testato, magari, su alcune specie animali, possa valere per l'intera specie umana. Pertanto, voterò a favore e invito i colleghi a votare Pag. 94a favore di questo ottimo articolo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole Favia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 400
Astenuti 54
Maggioranza 201
Hanno votato
380
Hanno votato
no 20).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la motivazione dell'emendamento 17.100 della Commissione, che è soppressivo dell'articolo, sta nel fatto che questa disposizione risulta già contenuta nell'articolo 83 del decreto-legge n. 1 del 2012, cioè nel decreto-legge in materia di liberalizzazioni.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che all'articolo 17 è riferito un solo emendamento integralmente soppressivo, su cui la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole. Poiché a mente dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento verrà posto in votazione il mantenimento dell'articolo, chi intende sopprimere l'articolo deve votare «no», chi intende mantenerlo deve votare «sì».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà, per un minuto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, prima il presidente Pescante ha fatto un accorato appello ad adeguarci alle procedure d'infrazione, adesso ha fatto un appello a venir meno ad esse, nel momento in cui questo articolo 17 chiede di adeguare la normativa nazionale a quella dell'Unione europea e di ottemperare alle procedure d'infrazione. Se è qualcosa che è stato già fatto, è inutile; se è qualcosa che è stato già fatto in un altro provvedimento, è inutile. Dunque, non capisce perché si debba rivotare, magari, anche nell'ipotesi di dover infrangere ulteriormente la normativa europea. Io ho capito ciò che ha detto prima il presidente Pescante, tuttavia, va anche detto il motivo per il quale è stato inserito a questo punto tale adeguamento, quando è stato già oggetto di un voto.

MARIO PESCANTE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, in riferimento all'intervento dell'onorevole Maurizio Turco, osservo che questo articolo è inutile in quanto già ricompreso nel decreto sulle liberalizzazioni. Ciò è già contenuto nel decreto sulle liberalizzazioni, quindi è assolutamente ultroneo riprevederlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 17. Pag. 95
Pertanto, chi intende sopprimere l'articolo deve votare «no», chi intende mantenerlo deve votare «sì».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Palmieri, Pianetta, Scilipoti, Mosella, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 453
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
5
Hanno votato
no 448).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Velo. Ne ha facoltà per due minuti.

SILVIA VELO. Signor Presidente, proponiamo la soppressione dell'articolo 18 perché la formula con cui è uscito dai lavori della Commissione è in contrasto con le normative comunitarie e con le normative nazionali. Di fatto, così com'è scritto imporrebbe ai provider e ai prestatori di servizi Internet, di fare un controllo preventivo sui contenuti dei prodotti stessi e fare, di fatto, una censura preventiva.
Noi proponiamo la soppressione perché, appunto, una tale formulazione sarebbe in contrasto con le norme comunitarie, avrebbe un effetto negativo sulla diffusione della rete nel nostro Paese e soprattutto sarebbe una norma inutile per due sostanziali motivi: innanzitutto fornirebbe ai soggetti interessati uno strumento per segnalare contenuti illeciti, a loro vantaggio, e soprattutto sarebbe una norma inapplicabile perché sappiamo che i provider possono facilmente spostarsi da un Paese all'altro, anche in zone fuori dal controllo e dalla possibilità di applicazione della norma. Pertanto, abbiamo proposto un emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà per un minuto.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per condividere e anche per rivolgermi a lei, al Governo, per ribadire la necessità di affrontare questi temi con grande delicatezza. In ordine alle questioni relative alla rete si tratta di contemperare i diritti di proprietà, i diritti degli autori e i diritti alla libera circolazione delle opinioni e al possesso degli alfabeti tecnologici, anche da parte di chi non ha. Signor Presidente, non solo è bene sopprimere per non creare equivoci ma, mi rivolgo al Ministro: arriveranno nuovi atti nei prossimi giorni, nuove ratifiche, nuovi interventi sulla materia delicata, non affrontiamoli in modo surrettizio. Il Congresso americano ha discusso apertamente di questi temi e ha accantonato questa norma che richiede attenzione e finezza. Ci sono valori essenziali in gioco.
Chiedo al Governo, qualora dovessero arrivare atti simili, di impegnare le Camere a discussioni pubbliche perché materie come queste non possono essere affrontate in modo ambiguo, nascosto, oscurato od oscurantista (Applausi dei deputati dei gruppi Misto e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche l'Italia dei Valori chiede la soppressione di questo articolo. È una inaccettabile censura alla rete che oggi è luogo di libertà. Quando qualcuno avesse qualcosa da dire sui contenuti che vi sono riportati, può rivolgersi all'autorità giudiziaria la quale ha tutti gli strumenti per chiedere la cancellazione di ciò che eventualmente può danneggiare o può calunniare Pag. 96 qualcuno. Viceversa, l'idea che ci sia il giustiziere o qualcuno che può pretendere di farsi giustizia da sé, va esclusa anche nella rete. Ci sia legalità anche nella conduzione della rete. Per questo noi chiediamo che si voti per la cancellazione di questa inutile e assurda forma di censura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, colleghi, anche Futuro e Libertà, attraverso il suo capogruppo, onorevole Benedetto Della Vedova, l'onorevole Perina e tutto il gruppo parlamentare chiede la soppressione di questo articolo. Le motivazioni sono state già sottolineate in maniera condivisibile e forte dai colleghi che mi hanno preceduto. Ci troviamo ad affrontare una questione particolarmente delicata: la rete rappresenta una frontiera avanzata di pluralità, di informazione, di circolazione di idee, di creatività, e questo Parlamento non può che andare nella giusta direzione, anche perché, è stato prima ricordato, esistono già delle forme di tutela e di garanzia per eventuali questioni che vadano oltre la legittimità degli interventi cui il singolo utente in rete può accedere attraverso gli strumenti già esistenti.
Quindi, si tratta di un fatto particolarmente significativo e credo che il Parlamento, sopprimendo questo articolo, dia un segnale molto forte su un tema e su una questione, quella della libertà, della pluralità e della circolazione delle idee, fondamentale anche nell'Italia del 2012 (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, anche noi radicali siamo per la soppressione di una misura che, a nostro avviso, non è nemmeno compatibile con le norme comunitarie, ne siamo assolutamente convinti, e che, comunque, creerebbe un caso Italia, cioè un caso di un Paese che consente, a chiunque non sia soddisfatto di quello che è stato scritto su una pagina Internet, di obbligare il provider a rimuoverne il contenuto.
Si tratta di qualcosa che non ha precedenti nel mondo occidentale, per cui mi auguro, veramente, che questo errore, a mio avviso grave, che è stato compiuto in Commissione, venga riparato adesso in Aula. Quindi, mi unisco a quello che hanno detto gli altri colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, anch'io intervengo per associarmi - come abbiamo fatto nei giorni scorsi in una conferenza stampa - ai colleghi di tutti i gruppi per fare in modo che in Italia non si vada in controtendenza rispetto a quello che è avvenuto negli Stati Uniti, dove un provvedimento, il cosiddetto SOPA, è stato bloccato grazie alle proteste che sono state fatte in rete, anche a livello internazionale. Credo che anche molti colleghi della Lega, in realtà, non condividano l'approccio su questo tema.
Credo vi sia stata, anche da parte nostra, una sollevazione e un'indignazione, perché questo provvedimento comporta due questioni: la prima è che si tenta di privatizzare, sostanzialmente, la giustizia, cioè ciascuno può fare lo sceriffo da sé in rete ed impedire che qualcosa venga pubblicato. Ciò con la semplice minaccia verso il provider, che non ha certamente le risorse per controllare, e affermando che quanto scritto è falso e può danneggiare qualcuno. In questo modo si blocca e si mette una rete alla rete. Chiaramente non vogliamo che questo sia consentito in Italia, quando tutti gli altri Paesi occidentali stanno andando in direzione diversa.
Non vogliamo che l'Italia percorra un percorso inverso rispetto a quello che si sta facendo negli Stati Uniti. Non vogliamo che la paura della libertà che è in rete possa condizionare questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

Pag. 97

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, anche noi del Popolo della Libertà abbiamo proposto questo emendamento soppressivo. Tuttavia, vorrei, come già fatto in conferenza stampa la settimana scorsa, prendere assolutamente le distanze ed esprimere il mio disaccordo, perché il collega Fava ha legittimamente, nella sua libertà e responsabilità, presentato una proposta con preoccupazioni condivisibili, ma sbagliando, a nostro avviso, rispetto al merito.
Quindi se vogliamo tutti insieme far fare un passo in avanti alla rete e all'economia digitale nel nostro Paese dobbiamo innanzitutto deporre le armi della retorica contro la censura e contro gli attentati alla libertà di Internet, e invece, tutti insieme, tutte le forze politiche, considerando Internet un bene comune per davvero, lavorare insieme proficuamente tenendo conto che vi sono già normative, più che a sufficienza, che consentono ai singoli di poter farsi carico ed intervenire per rimuovere eventuali abusi.
Termino ricordando che tutti i Governi, compreso l'attuale, come ha dimostrato nel suo non pronunciarsi contro l'emendamento Fava in Commissione, hanno qualche peccato da farsi perdonare al riguardo, ma se continuiamo su questo versante e su questa linea della demonizzazione delle proposte, a partire dal merito del contenuto e a partire dal tener conto delle legittime preoccupazioni che ne stanno alla base, e che la rete si pone in modo inedito rispetto al passato, veramente penso che non faremo grossi passi in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 18 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Palmieri 18.50, Porcino 18.51, Perina 18.52, Lanzillotta 18.53, Gozi 18.54 e Rao 18.59 che hanno tutti l'intento di sopprimere l'articolo.

PRESIDENTE. Sta bene. Ricordo che gli emendamenti Palmieri 18.55 e Lanzillotta 18.56 sono stati dichiarati inammissibili. Naturalmente, nel momento in cui il parere della Commissione è favorevole sugli identici emendamenti Palmieri 18.50, Porcino 18.51, Perina 18.52, Lanzillotta 18.53, Gozi 18.54 e Rao 18.59, il parere è automaticamente contrario sui successivi emendamenti Beltrandi 18.58 e Gozi 18.57, anche perché nel caso di approvazione della soppressione sarebbero preclusi.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui successivi emendamenti Beltrandi 18.58 e Gozi 18.57.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il Governo si era già espresso in sede di discussione in Commissione per lo stralcio di questa disposizione che presenta evidenti elementi di sensibilità che meritano una trattazione ad hoc. Si esprime, quindi, favorevolmente alla soppressione, con parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Palmieri 18.50, Porcino 18.51, Perina 18.52, Lanzillotta 18.53, Gozi 18.54 e Rao 18.59. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, mi sembra doveroso chiarire la mia posizione una volta per tutte, perché questo è il festival dell'ipocrisia. Dobbiamo chiarire una volta per tutte di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di un articolo, Pag. 98l'articolo 18, che è uscito dalla Commissione su un emendamento presentato dal sottoscritto nella mia veste di presidente della Commissione per la lotta alla contraffazione e che è uscito dalla Commissione con il voto unanime di tutta la XIV Commissione, di cui non faccio parte, con il parere favorevole del relatore ed il parere favorevole del Governo. Di questo stiamo parlando.
Quindi, siccome questo è un Paese dove ci si abitua un po' a queste modalità per le quali il giorno dopo si cerca sempre di capire a chi dare la colpa e la responsabilità, io questa colpa me la prendo e vi spiego perché, invece, insisto sul fatto che l'ex emendamento, che oggi è diventato un articolo, ha una sua logica e un suo significato.
Voglio riprendere parzialmente i passaggi del collega Palmieri, quando dice che noi prima o poi di questo problema ci dovremo occupare. Infatti, ci stiamo dimenticando che il mondo della contraffazione nel nostro Paese occupa ormai il seguente volume di affari: la contraffazione ordinaria di circa 7 miliardi di euro l'anno, mentre la contraffazione telematica oscilla, secondo stime dell'Unione europea, dai 7 ai 10 miliardi di euro l'anno.
Vorrei capire, quando si parla di libertà, di quale libertà stiamo parlando. Stiamo parlando della libertà di violare delle norme? Stiamo parlando della libertà di violare il diritto di proprietà intellettuale? Stiamo parlando della libertà di violare marchi e brevetti? Vogliamo mettere in discussione tutto questo sistema? Di questo dobbiamo parlare con onestà.
Abbiamo decine, centinaia, migliaia di persone che in queste settimane si sono divertite a intasare la mia posta elettronica, a mandare messaggi di tutti i tipi, comprese minacce di morte, perché questa è la rete. Poi però, dall'altra parte, abbiamo decine, centinaia, migliaia di persone che invece mi hanno scritto chiedendomi di tenere duro, perché da questa legge potrebbe dipendere la loro sopravvivenza.
Mi riferisco a tutti quelli che ogni giorno si trovano a fare i conti con il fatto che ormai il mercato del piratato sta superando abbondantemente il mercato del lecito. Siamo reduci da una missione negli Stati Uniti, nella quale ci è stato detto molto apertamente che il nostro Paese, ai sensi del cosiddetto «Rapporto 301», che è il rapporto che quel Paese stila tutti gli anni, è stato inserito nella cosiddetta watchlist.
Ciò significa che non siamo nella blacklist come la Cina o la Russia, per capirci, però siamo, tra i Paesi europei, quello ad avere la tendenza peggiore a piratare e a contraffare tutto ciò che viene prodotto regolarmente e legalmente dai soggetti che detengono diritti di proprietà intellettuale, e non solo.
Non dobbiamo far finta che questo problema non esista, perché questo problema c'è e non è con un emendamento soppressivo che si risolve il problema. Cari colleghi, se aveste avuto la forza o la volontà... Le conseguenze poi ci sono per tutti.
Perché quando quei Paesi sono chiamati ad esprimere delle opinioni nei nostri confronti e sulla nostra capacità di fare commercio internazionale, sulla nostra capacità di esportare, questa nostra caratteristica pesa molto, voi lo sapete meglio di me. Quando voi vi trovate qualcuno dei vostri produttori agricoli o degli altri della fiera agroalimentare che vi vengono a chiedere per quale motivo esportare negli Stati Uniti è così complicato, per quale motivo vengono create tutta una serie di barriere e di difficoltà, ve lo dico molto semplicemente, è perché ci considerano non ancora uno «Stato canaglia», ma ci siamo vicini.
Allora, siccome io credo che sia dovere di tutti e voi siete tutti bravi qua a riempirvi la bocca a parlare di legalità e di rispetto delle regole, questa è una battaglia di legalità. Ci sono delle regole ben precise che vengono sistematicamente violate. Pag. 99Dico, e insisto su questo, se aveste avuto il buon gusto almeno di discutere la questione così come andava discussa, emendando e subemendando il mio emendamento in Commissione, così come andava fatto logicamente, io credo - l'ho detto apertamente a chi mi ha chiesto opinioni in materia nei giorni scorsi - che non sia un problema modificare le modalità. Non credo che sia un problema di modalità, credo che sia un problema di risolvere una questione che sta nel cuore di molta gente.
Noi abbiamo un problema vero di esportazione, abbiamo un problema vero di sussistenza delle imprese, abbiamo un problema vero anche di dettaglio. Voi vi siete chiesti che fine faranno presto, perché ormai sono tutti lì che stanno per chiudere, le decine di migliaia di persone che vivono con i video noleggi, le centinaia di persone che vivono con i cinema? Vi siete chiesti questo? Vi state preoccupando di questo tipo di problema? Perché diversamente non si pone la questione.
Se voi, invece, ritenete che tutto ciò sia superato in virtù di un principio di libertà assoluta per il quale nessuno è più padrone di nulla e tutto può essere contraffatto o modificato o piratato, perché questa pare essere la tendenza generale, allora vi dico che fate bene a votare questo emendamento soppressivo. Mi scusi, Presidente, ma è una questione abbastanza importante e siccome sono stato citato più volte mi permetta di finire il ragionamento. Poiché ho presentato questo emendamento in una mia veste istituzionale di presidente della Commissione sulla lotta alla contraffazione, che ha conosciuto questi problemi e che ha capito di cosa stiamo parlando, io ho chiesto al mio gruppo di esprimersi in libertà assoluta. Quindi, non credo, e parlo anche a nome del gruppo della Lega Nord, che nessun del gruppo della Lega Nord sia tenuto a rispettare quest'ordine. Voterò contro l'emendamento soppressivo perché non è facendo finta che il problema non esiste che si risolvono i problemi nel nostro sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Sacco. Ne ha facoltà per un minuto.

ALBERTO LOSACCO. Signor Presidente, nelle ultime settimane si sono accesi, anche nel nostro Paese, i riflettori sul tema della difesa della libertà della rete. La grande mobilitazione sul web contro l'articolo 18 del disegno di legge comunitaria si è caratterizzata, da un lato, per un'impegnativa discussione che ha coinvolto molti deputati appartenenti ad eterogenee forze politiche e, dall'altro, per l'intervento delle più importanti associazioni di settore, non ultima Confindustria digitale.
Questa mobilitazione ha avuto il merito di avviare una puntuale discussione attraverso il web e ha destato la classe politica da un certo torpore e da una certa sottovalutazione delle implicazioni di ciò che si andava facendo nel pur meritevole intento di tutelare la proprietà intellettuale. Questo dibattito attende risposte e soluzioni efficaci che scongiurino ogni forma di censura preventiva, ovviamente senza prestare il fianco alla contraffazione e alla pirateria che sicuramente merita da quest'Aula una cura particolare, più attenta di quella che vi è stata in Commissione.
La mia non è una critica, anzi è un mea culpa per la scarsa attenzione che io stesso ho posto sul punto fino al momento in cui esso si è imposto con l'approvazione dell'emendamento Fava. Per una sorta di eterogenesi dei fini, l'operato del collega Fava ha reso un buon servizio alla battaglia per la libertà di espressione, ha risvegliato l'attenzione del Parlamento che oggi può correggere un errore senza tuttavia archiviare la questione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Losacco.

ALBERTO LOSACCO. Non si tratta di smentire o di bocciare l'operato del Governo...

Pag. 100

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Losacco.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Palmieri 18.50, Porcino 18.51, Perina 18.52, Lanzillotta 18.53, Gozi 18.54, Rao 18.59, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vignali, Nizzi, Scilipoti, Beltrandi, Bruno, Ruben, La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 420
Astenuti 14
Maggioranza 211
Hanno votato
363
Hanno votato
no 57).

Avverto che, in seguito all'approvazione degli identici emendamenti Palmieri 18.50, Porcino 18.51, Perina 18.52, Lanzillotta 18.53, Gozi 18.54 e Rao 18.59, interamente soppressivi dell'articolo, gli emendamenti Beltrandi 18.58 e Gozi 18.57 sono preclusi.

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Marini... Onorevole Servodio... Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 383
Astenuti 50
Maggioranza 192
Hanno votato
381
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca... Onorevole Scilipoti... Onorevole Osvaldo Napoli... Onorevole Fontanelli... Onorevole Strizzolo... Onorevole Vico... Onorevole Miglioli... Onorevole Pisicchio... Onorevole Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 432
Astenuti 4
Maggioranza 217
Hanno votato
430
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 101
Onorevole Mannucci... Onorevole Fontanelli... Onorevole Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 433
Astenuti 3
Maggioranza 217
Hanno votato
431
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà per un minuto.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, intervengo per un minuto soltanto per sottolineare l'importanza di questo articolo, che riguarda il recepimento di un regolamento molto importante relativo agli agrumi e ad alcuni ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti. Vorrei ricordare a tutti i colleghi che questa è un'ulteriore tappa verso la trasparenza delle informazioni fornite al consumatore per tutelarne la consapevolezza e la libertà di scelta.
L'etichettatura non è assolutamente una vessazione burocratica. Questa Camera ha fatto una grande battaglia, approvando all'unanimità una legge sull'etichettatura che speriamo in Europa possa essere recepita completamente. Quindi, siamo favorevoli a questo articolo e diciamo che si tratta di un passo avanti veramente verso un libero mercato in cui al centro del mercato ci sono il consumatore e il produttore onesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, l'etichettatura è una cosa seria. La Lega Nord si è sempre battuta affinché l'etichettatura fosse uno strumento per trasmettere al consumatore quello che realmente c'è nel prodotto. Se passasse questo articolo, l'etichettatura diventerebbe, invece, uno scudo per scrivere cose che in realtà poi nel prodotto non ci sono. Questa è l'ennesima situazione che si verifica quando in tema di etichettatura ci mette lo zampino l'Europa. Noi voteremo contro l'articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini e Bernardini... L'onorevole Villecco Calipari ha votato... Onorevoli Montagnoli, Repetti, Brandolini... L'onorevole Brandolini ha votato... Onorevoli Petrenga e Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 417
Astenuti 6
Maggioranza 209
Hanno votato
372
Hanno votato
no 45).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Brugger 23.50 a condizione che sia accolta la Pag. 102seguente riformulazione: espungere le prime tre parole «in ogni caso» e facendo iniziare l'emendamento con le parole «sono fatte salve». Se i colleghi Brugger e Zeller accettano la riformulazione la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento. Altrimenti, il parere della Commissione è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Brugger 23.50 proposta dal relatore.

SIEGFRIED BRUGGER. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 23.50, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pes ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 418
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
414
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garofani, Mazzuca, Tortoli, De Nichilo Rizzoli, Pezzotta... Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 426
Votanti 379
Astenuti 47
Maggioranza 190
Hanno votato
377
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 4623-A )

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ricordo, comunque, che termineremo i nostri lavori con l'esame dell'articolo 25.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Scilipoti, Donadi, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 414
Astenuti 3
Maggioranza 208
Hanno votato
412
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 103
Questo è l'ultimo articolo al nostro esame.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi, per cortesia!

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo anche perché questo è un articolo che riguarda la collaborazione tra Stati dell'Unione europea in tema di qualità delle acque di balneazione. Quindi, è un problema che interessa tutti i colleghi o, quanto meno, quelli che d'estate vanno a fare il bagno al mare. Pertanto, è un articolo importante.
Vengo da una regione, il Friuli Venezia Giulia, che ha questo problema perché confina con la Slovenia e la Croazia e quindi è interesse del nostro Paese recepire questo punto della direttiva comunitaria perché consente una maggiore collaborazione per gestire e promuovere una migliore qualità delle acque di balneazione che sono contermini e promiscue fra Paesi dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ghizzoni, Sani, Giachetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 413
Votanti 410
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
409
Hanno votato
no 1).

Interrompiamo a questo punto il seguito dell'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, giovedì 2 febbraio, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, guardando il sito www.camera.it ci sono delle cose che ancora non vanno in termini di trasparenza. Intanto c'è la sezione dedicata ai deputati sul trattamento economico, ma non c'è la sezione dedicata ai deputati che hanno un altro trattamento economico, come coloro che rivestono cariche istituzionali in quest'Aula: il Presidente della Camera, i Vicepresidenti, coloro che fanno parte dell'Ufficio di Presidenza, i presidenti di Commissione e via dicendo. Quando si parla di trattamento economico, invece, è bene che i cittadini sappiano qual è la retribuzione del Presidente della Camera, che sappiano che, per esempio, sia il Presidente, che i Vicepresidenti, che i questori dispongono a Roma di un appartamento e che, nonostante questo, accedono anche alla diaria. Quindi, chiedo alla Presidenza della Camera che finalmente questi dati siano resi pubblici.
Un'altra cosa: è da mesi che tutti noi abbiamo depositato la dichiarazione dei redditi: una parte di noi - non 630, ma 230 - hanno firmato la liberatoria per la pubblicazione della propria dichiarazione dei redditi e vorrei sapere perché da mesi non risultano - come invece risulta al Senato - le dichiarazioni per l'anno 2011 relative alle dichiarazioni dei redditi per l'anno 2010.
Vorrei sapere perché questo ritardo, quando al Senato sono state messe on line. Capisco che gli uffici siano molto impegnati, però mesi e mesi di attesa mi sembrano un po' troppi.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, naturalmente informerò il Presidente e i deputati questori delle sue osservazioni.

Pag. 104

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 2 Febbraio 2012, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (C. 4623-A).
- Relatore: Pescante.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).
- Relatore: Fucci.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00826, Fluvi ed altri n. 1-00830, Cambursano ed altri n. 1-00831, Moffa ed altri n. 1-00832, Dozzo ed altri n. 1-00833, Di Biagio ed altri n. 1-00842, Leo ed altri n. 1-00843 e Pisicchio ed altri n. 1-00845 concernenti iniziative per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI AUGUSTO DI STANISLAO E GIANFRANCO PAGLIA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4864-A

AUGUSTO DI STANISLAO. Onorevoli colleghi, questo è diventato ormai un appuntamento periodico seppur prevedendo da ora una tempistica diversa. Siamo dinanzi ad una serie di disposizioni volte ad assicurare, per il periodo dal 1o gennaio 2012 al 31 dicembre 2012, la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali, nonché la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Altresì come è ormai prassi, sono inserite norme intruse e che destano serie perplessità come le disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa e le iniziative a contrasto della pirateria
L'articolo 1 autorizza la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan ISAF (International Security Assistance Force) ed EUPOL Afghanistan, la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione UNIFIL in Libano. Autorizza, altresì, la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni nei Balcani e la proroga della partecipazione militare alla missione Althea dell'Unione Europea in Bosnia-Erzegovina - all'interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit). Vengono rafforzate le iniziative di contrasto alla pirateria (missioni Atalanta e Ocean Shield) e la partecipazione italiana alla missione dell'Unione europea in Somalia (Eutm Somalia), sia in presenza di militari sia in autorizzazioni di spesa.
Gli articoli 2, 3 e 4 del provvedimento in esame, recano disposizioni in materia di personale impiegato nelle missioni internazionali, di attribuzione delle indennità di missione e di trattamento economico corrisposto al personale che partecipa alle attività di assistenza alle Forze armate, e di norme in materia penale.
Arriva poi l'articolo 5, Disposizioni per l'amministrazione della difesa, che reca talune disposizioni per l'Amministrazione della difesa non presenti in precedenti decreti legge di proroga delle missioni internazionali e finalizzate, come si legge nella relazione illustrativa allegata al provvedimento, «a potenziare, sotto il profilo organizzativo e finanziario, l'operatività Pag. 105dello strumento militare per le esigenze connesse con l'impiego del personale militare nelle missioni internazionali e nelle attività istituzionali svolte sul territorio nazionale», si interviene in materia di personale prevedendo transiti dai ruoli normali ai ruoli speciali e viceversa per ufficiali dei corpi tecnici; viene prorogata per il triennio 2012- 2015, l'attività e i contributi a favore della Agenzia industrie difesa (AID) ed è contemporaneamente rinviata di tre anni la possibilità per i cinque stabilimenti in crisi di non essere posti in liquidazione; si interviene in materia di investimenti sui sistemi d'arma delegando a un decreto (che dovrebbe emanare il Ministro dello sviluppo economico di concerto con i ministri di Economia e della Difesa) la possibilità di spostare risorse per 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012- 2016 e per ulteriori 125 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017-2018, tratte dall'autorizzazione di spesa per i fondi messi a disposizione dall'articolo 2, comma 180, della legge 24 dicembre 2007 n. 244 per l'alta tecnologia aeronautica.
L'articolo 6 del decreto-legge in esame, reca misure di contrasto al fenomeno della pirateria in acque internazionali, attraverso alcune circoscritte modifiche alla disciplina vigente relativa al ricorso alle guardie giurate per la protezione di navi mercantili battenti bandiera italiana che transitano in aree marittime a rischio con la possibilità di impiegare anche armi comuni da sparo a protezione delle persone, delle merci e dei valori su navi mercantili e da pesca battenti bandiera italiana.
Un piccolo passo avanti seppur non sufficiente, arriva con l'articolo 7 con il quale l'incidenza della cooperazione sul totale della missione tornerà ai livelli del 2010: sono previsti, infatti, interventi di cooperazione per 67 milioni di euro, il 4,8% del costo della missione. Va segnalato che dal 2009 in poi erano iniziati a diminuire gli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e la loro incidenza sul costo complessivo del provvedimento: dal picco di 94 milioni di euro nel 2008 con un'incidenza del 9,4%, ai 41 milioni di euro addizionali del 2011 con un incidenza del 2,7%. Si ricorda anche che negli ultimi quattro anni è stato dato il colpo di grazia alla cooperazione gestita dal Ministero degli affari esteri con una decurtazione dell'88%: dai 732 milioni di euro del 2008 si è passati agli 86 milioni per il 2012, con conseguenti inadempienze, drastica riduzione degli interventi, tagli ai finanziamenti alle organizzazioni multilaterali, perdita di credibilità internazionale.
Stavolta il decreto non viene usato per modifiche sostanziali alla legge 49 del 1987 che disciplina la cooperazione ma si apporta un chiarimento legislativo. Infatti stabilisce per la prima volta una competenza chiara per il nuovo ministro per la cooperazione internazionale che, con il ministro degli esteri, identifica le misure volte ad agevolare l'intervento di Organizzazioni non governative che intendano operare in Pakistan e in Afghanistan per i fini umanitari.
L'articolo 8 prevede l'erogazione di vari contributi per iniziative pregresse e a sostegno di organismi internazionali: dal funzionamento dell'Unione per il Mediterraneo (seppur insufficiente e per meri adempimenti amministrativi) alla partecipazione italiana al Fondo fiduciario DPA (Dipartimento per gli affari politici) dell'Onu per contribuire a rispondere a situazioni di emergenza in Medio Oriente e Nord Africa, e al Fondo del Gruppo di contatto presso ÌUNODC (UN Office on Drug and Crime) per il contrasto della pirateria al largo delle coste somale; dalla partecipazione italiana al Fondo fiduciario della NATO destinato al sostegno dell'Esercito nazionale afghano alla partecipazione italiana alle iniziative della Politica estera e di sicurezza comune (PESC), della Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) e di altre organizzazioni internazionali; da un contributo italiano al Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano ad un contributo volontario di 250.000 euro allo Staff College delle Nazioni Unite, con sede a Torino. Pag. 106
Infine l'articolo 9 reca il regime degli interventi, l'articolo 10 la copertura finanziaria e l'articolo 11 l'entrata in vigore.
Abbiamo presentato emendamenti che vanno in questa direzione e con i quali si cerca di migliorare per quanto possibile questo provvedimento.
L'emendamento all'articolo l sopprime il comma 16-bis in quanto non si spiega a che titolo viene autorizzata la spesa di più di un milione per la cessione a titolo gratuito di mezzi della difesa al Governo libico.
Il primo emendamento all'articolo 5 si rende necessario in quanto, con la modifica del comma 1 dell'articolo 2190 prevista dal decreto in oggetto, riguardanti l'Agenzia industrie difesa (AID). si interviene in materia di investimenti sui sistemi d'arma delegando a un decreto (che dovrebbe emanare il Ministro dello sviluppo economico di concerto con i ministri dell'Economia e della Difesa) la possibilità di spostare risorse per 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012- 2016 e per ulteriori 125 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017-2018, tratte dall'autorizzazione di spesa per i fondi messi a disposizione dall'articolo 2 comma 180 della legge 24 dicembre 2007 n. 244 per l'alta tecnologia aeronautica.
Il secondo emendamento all'articolo 5 si ritiene necessario, in subordine a quello che ne prevede invece la soppressione, perché, quantomeno, per quanto attiene alle decisioni previste in materia di investimenti sui sistemi d'arma, vengano sentite e informate le Commissioni competenti.
Un ulteriore emendamento all'articolo 5 si impone in quanto, con la modifica del comma 3 dell'articolo 2190 prevista dal decreto in oggetto, riguardante l'Agenzia industrie difesa (AID), si proroga fino al 2014 il termine entro il quale le unità produttive gestite unitariamente dall'AID devono raggiungere l'obiettivo dell'economica gestione, pena la loro chiusura. Va detto però che si tratta di un'attività che non ha prodotto risultati rilevanti sebbene operi da molto tempo.
Infine l'emendamento all'articolo 5, comma 3, che aggiunge, dopo la parola «parere» la seguente: «vincolante», concerne la fase di attuazione dei programmi d'armamento; tra l'altro, nell'indagine conoscitiva sulla materia, svolta dalla IV Commissione, erano state evidenziate notevoli lacune nell'esercizio del controllo parlamentare su tali procedimenti. La riproposizione del parere «vincolante» si ritiene necessaria e non si comprende, o si comprende fin troppo bene, la ragione per la quale, dopo essere stata in un primo momento approvata in sede di esame referente, tale norma sia stata poi, dopo la condizione posta dalla I Commissione in sede di consultiva, cancellata.
L'emendamento soppressivo all'articolo 6, poi, è necessario in quanto la questione trattata è assai delicata e andrebbe affrontata con un provvedimento ad hoc. Per quanto riguarda le guardie giurate non esiste una disposizione ad hoc circa l'uso delle armi analoga a quella dei team militari, modellata, con adattamenti, sulla necessità delle operazioni militari. Si dice solo che le guardie giurate possono utilizzare le armi in dotazione della nave, custodite in appositi locali e previa autorizzazione rilasciata all'armatore dal Ministero dell'Interno (articolo 28 del testo unico delle Legge di pubblica sicurezza, R.D. 18 giugno 1931, n. 175).
Con l'emendamento che aggiunge il comma 1-bis si vuole in tal modo far approvare una norma che dirotti i fondi stabiliti per la mini-naia agli interventi per la cooperazione allo sviluppo previsti dall'articolo 7 del decreto.
Dunque dopo un breve riepilogo sul contenuto del provvedimento in esame è necessario soffermarci su alcune criticità e problematiche che non possono non essere prese in considerazione. L'Italia dei Valori conferma il suo giudizio critico nei confronti del provvedimento predisposto dal Governo che si dimostra non all'altezza delle proprie ambizioni e di quanto promesso. Se, come ha sempre dichiarato il Governo, il decreto proroga missioni è un fondamentale strumento di politica estera, allora il problema è a monte ed è decisamente Pag. 107molto grave. È uno strumento fondamentale di politica estera che poggia ancora su decreti, seppur annuali, che ancora inserisce al suo interno norme che non c'entrano nulla, come le disposizioni urgenti per l'amministrazione della Difesa e misure di contrasto alla pirateria. L'aumento, poi, delle risorse per la cooperazione allo sviluppo è sì un passo avanti, ma non è abbastanza, questo settore merita più coraggio nelle azioni perché è l'unico modo per favorire il reale rilancio dei paesi occupati e perché questo deve essere il fine ultimo delle nostre missioni. Abbiamo lungamente discusso su una bozza di legge quadro delle missioni internazionali, giungendo anche a elaborare un testo che questo Governo di tecnici avrebbe potuto prendere come riferimento anziché riproporre decreti-legge sulla falsa riga di quanto accaduto in passato. Favorire l'introduzione di una disciplina organica di sistema in materia di partecipazione italiana alle missioni internazionali contribuirebbe decisamente a giungere ad un modello di Difesa europea che ci tenga in linea agli altri Paesi e non emarginati e sempre un passo indietro.
Come dicevo, infatti, emerge un'automatica continuità con i precedenti decreti, senza alcuna valutazione, analisi e strategie sulle singole missioni e quindi sul significato della presenza italiana nei diversi contesti e nelle mutate condizioni. È stata cancellata la missione nella Repubblica democratica del Congo nonostante questo sia uno dei principali paesi di crisi e con crescente instabilità.
L'introduzione di disposizioni urgenti per l'amministrazione della Difesa è una norma intrusa che danneggia il provvedimento e contribuisce a renderlo sempre meno trasparente e lineare. La «ristrutturazione e l'efficientamento degli arsenali», le «vacanze organiche», i «trasferimenti o transiti di ruolo», «l'Agenzia Industrie Difesa», i «contributi pluriennali all'Amministrazione della Difesa», sono norme, queste, che dovrebbero essere inserite ed approfondite in un apposito provvedimento in quanto non hanno nulla a che fare con le missioni internazionali.
All'interno di ciò, poi, appare evidente la volontà dell'attuale Esecutivo di rendere sostanzialmente inutile e non incisiva la fase di controllo parlamentare - pur definita dalla legislazione vigente in modo minimale e sicuramente migliorabile - sui provvedimenti relativi ai programmi d'armamento, che appare particolarmente grave trattandosi di un Governo che asserisce di essere tecnico e non politico.
Per l'Afghanistan, lo scenario più complesso, ambiguo e problematico, non è stata avviata alcuna riflessione critica e alcun conseguente cambio di presenza e di strategia a fronte di un bilancio «non sempre linearmente positivo», come lo stesso relatore onorevole Frattini l'ha diplomaticamente definito.
È giunto il momento ormai di idee chiare e di tempi e modalità certe. Quotidiani attacchi ai militari in Afghanistan e continue spiegazioni o giustificazioni aleatorie non sono più accettabili. Non si tratta solo di rispondere alla politica e agli alleati, bisogna dare risposte a quelle popolazioni che diciamo di aiutare, ai militari che mandiamo lì con la convinzione di riportare pace e stabilità e ai cittadini che credono ancora in questi obiettivi. Non possiamo e non dobbiamo continuare ad essere i burattini della politica internazionale, l'Italia deve esserne parte integrante e operativa. Il Ministro della Difesa per esempio, non ci ha mai illuminato sull'esito della seconda Conferenza di Bonn sull'Afghanistan in cui Karzai ha chiesto la presenza delle truppe ben oltre il 2014; non sappiamo se ha chiesto interventi mirati e decisioni più concrete, è opportuno che ci dica invece come fa a parlare di maggiore governance e di sviluppo economico se oltre il 90% delle risorse destinate agli aiuti sono andate fin'ora agli interventi militari. Il Ministro degli Esteri invece ci illustri i numerosi risultati di cui si è vantato nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e sugli impegni futuri, come risponde alla società civile e alle Ong che operano sul campo e che contraddicono la sua visione ottimistica con una realtà che vede l'Afghanistan dopo dieci anni di missione un paese distrutto e un popolo che Pag. 108stenta a sopravvivere. Dopo dieci anni occorrono motivazioni ben più forti e obiettivi ben più mirati.
Sì, perché a dieci anni dall'occupazione dell'Afghanistan da parte delle forze USA- NATO e nonostante l'afflusso di più di 60 milioni di dollari in aiuti internazionali, molta gente comune sopravvive a fatica durante l'inverno rischiando i morsi della fame e del freddo, grazie a un governo ultracorrotto e mafioso guidato da criminali fondamentalisti.
Finora dei fondi stanziati per le missioni internazionali con decreti a cadenza semestrale, solo l'1,5 per cento è stato realmente speso per la cooperazione allo sviluppo dei paesi in cui operiamo, mentre il resto è stato speso in operazioni militari.
Uno degli scenari in cui l'Italia è maggiormente coinvolta in termini di risorse economiche impegnate e di militari è l'Afghanistan, il cui impegno è costato, in dieci anni, circa 4 miliardi e 150 milioni di euro e solo 168 milioni di queste risorse sono andate agli aiuti veri e propri.
La Francia dopo la recente strage di soldati francesi ha dichiarato il ritiro anticipato dalla missione. Ricordo che la Francia è il quinto contingente Isaf come consistenza dopo americani, britannici, tedeschi e italiani. Dunque un Paese membro della Nato ha dichiarato il ritiro anticipato, senza dimenticare l'Olanda che nel 2010, ritirò i suoi 2 mila soldati nonostante il disappunto degli Stati Uniti. Questo è ciò che fanno i Paesi democratici che analizzano, valutano e si assumono le loro responsabilità per il bene della collettività.
In Italia parlare di ritiro anticipato al Governo è come infrangere leggi sacre, venir meno a patti di sangue! In realtà significa andare contro gli interessi politici ed economici dell'industria bellica e di chi ne fa da regista.
La situazione continua ad essere di incertezza, il ministro della Difesa sempre più vago con nessuna risposta concreta e seria.
In Afghanistan la presenza militare italiana è iniziata con poco meno di 2.000 uomini, divenuti 3.700 nel 2010 e portati a 4.000 (più 807 mezzi terrestri e 37 tra aerei ed elicotteri) con il presente decreto che regola e finanzia le 21 missioni in corso. La riduzione dei militari da 4.200 a 4.000 fa intendere chiaramente un'azione più di immagine che di sostanza.
Dopo l'Afghanistan, il maggior numero di uomini è impegnato nei Balcani, tra la Bosnia ed il Kosovo. In totale, nella ex Jugoslavia sono impegnati 848 soldati, con 309 mezzi terrestri e un aeromobile. In Libano, nella missione Unifil avviata dopo il conflitto tra Israele ed Hezbollah, abbiamo 1.100 militari con 647 tra camion, jeep e blindati e quattro elicotteri.
Del tutto particolare è poi la missione nel Mediterraneo orientale denominata «Active Endeavour», con il dislocamento di tre navi cacciamine, con 287 uomini di equipaggio e il supporto di tre aerei. Si tratta di un pattugliamento costante, finanziato per il 2012 con quasi 21 milioni di euro e diretto a prevenire il 'terrorismo e la pirateria' in quei tratti di mare dove forse fin dai tempi dei pirati turchi non si registrano minacce come quelle descritte nel decreto di proroga.
Dopo il conflitto contro Gheddafi, l'Italia ha avviato in Libia una missione che, al costo di poco più di dieci milioni di euro, prevede la presenza di cento istruttori militari, incaricati di addestrare le milizie e trasformarle in un esercito vero e proprio, il quale sarà poi equipaggiato con armi e mezzi forniti dall'industria militare italiana, quasi interamente controllata dal gruppo statale Finmeccanica.
Il resto dei militari all'estero è dispiegato in zone come la Palestina, la Somalia, il Sudan del Sud, gli Emirati, Cipro. Si tratta di carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e polizia penitenziaria che a gruppi di tre, cinque o dieci lavorano accanto alle forze locali nell'ambito di missioni di controllo di confini, per il rispetto di accordi di pace, o sono impiegati all'interno di intese di tipo doganale o di cooperazione nei vari settori delle forze armate e delle azioni di pubblica sicurezza.
Tutto questo spiegamento, con oltre 7 mila uomini, quasi 1.500 mezzi terrestri, Pag. 109svariate decine di aerei ed elicotteri e di una decina di navi da guerra, costa per il 2012 1,427 miliardi di euro.
La cooperazione internazionale non è solo parte integrante della politica estera, ma deve essere uno strumento essenziale di tutta la strategia internazionale dell'Italia, in termini di coerenza, coordinamento ed efficacia delle politiche, per ridare ruolo e credibilità al nostro Paese.
Istituire il Ministero della Cooperazione e non attribuire chiaramente le deleghe al Ministro per la cooperazione internazionale al fine di dotarlo dei necessari strumenti politici e operativi, diventa un ulteriore intervento di facciata che rischia di non apportare alcun beneficio, se non addirittura creare disagi e confusione di ruoli
Italia dei Valori ribadisce con forza il proprio disappunto e la propria contrarietà ad un provvedimento che stenta ad evolversi e che arranca in materia di politica estera, quando dovrebbe costituirne una condizione essenziale.
Agire con più coerenza, più efficacia, più trasparenza contribuirebbe in maniera sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di pace, sicurezza, rispetto dei diritti umani e democrazia che sono alla base del profilo internazionale dell'UE.
Ancora un decreto, norme intruse che non c'entrano nulla con le missioni internazionali, qualche piccolo miglioramento, questi non sono affatto gli ingredienti per giungere ad una nuova strategia italiana nel campo della politica estera di sicurezza e difesa comune. Chiediamo ormai da tempo l'introduzione di una disciplina organica di sistema in materia di partecipazione italiana alle missioni internazionali, evitando il ricorso a strumenti di urgenza o emergenziali, ma i continui interventi non valorizzano in alcun modo il ruolo della politica estera come versante d'investimento per il bene del paese.
Ho depositato la proposta di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare per l'elaborazione di un nuovo modello di difesa e di sicurezza nazionale.
In Italia sono anni che non si discute di un nuovo modello di difesa, del futuro delle Forze armate nazionali e del ruolo del Paese sulla scena internazionale. Occorre non solo indicare le linee guida della politica di difesa e sicurezza nazionale e i compiti dell'apparato industriale, ma avviare un'azione programmatica e propositiva presente in un modello di difesa che risponda alla nostra politica estera e che permetta un riassetto delle Forze armate e una revisione del modello di difesa esistente.
L'auspicio è quello di giungere a una spesa più intelligente per la difesa e di mettere in comune e condividere una parte più ampia delle capacità, dei bilanci e delle necessità in materia di difesa, garantendo nel contempo più sicurezza ai cittadini e avviando processi per una maggiore trasparenza nei bilanci per la difesa.
L'istituzione di una Commissione parlamentare per l'elaborazione di un nuovo modello di difesa e di sicurezza nazionale consentirà, pertanto, di dare origine a un ampio dibattito e di rafforzare la presenza e il ruolo dell'Italia nella politica estera in materia di sicurezza comune e la cooperazione in materia di difesa e di sicurezza, definendo più precisamente gli obiettivi e gli interessi in relazione agli strumenti e alle risorse disponibili e, di conseguenza, rendendo più efficace e più concreta l'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza nonché la pianificazione e la condotta delle operazioni di gestione delle crisi internazionali.
In conclusione, riteniamo che un settore estremamente determinante, complesso e nel contempo delicato e problematico non possa continuare ad essere trattato con superficialità, approssimazione e senza un approfondito dibattito con valutazioni di merito e di demerito su ogni aspetto che lo caratterizza. È assurdo che si continui con appuntamenti a scadenza, con calcolatrice alla mano, sistemando alla meno peggio interessi politici ed economici, quando il fulcro di tutto deve essere la ricostruzione e la stabilizzazione in tutti quei paesi distrutti dai conflitti. Se non si inizierà ad intervenire in tal senso Italia dei Valori continuerà a votare contro e a sostenere la necessità di Pag. 110un provvedimento legislativo in materia di missioni internazionali degno di essere chiamato tale.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, siamo ben consapevoli che la discussione parlamentare in merito alla proroga delle missioni internazionali, ovvero il rifinanziamento delle stesse, rappresenta ormai da anni un momento focale di analisi e di indirizzo sulla collocazione internazionale del nostro Paese, ed oggi assume ancora maggior rilievo perché questo provvedimento interviene in un momento assai cruciale per gli equilibri geopolitici mondiali.
Siamo dinanzi a serie minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, a focolai di instabilità politica, a disordini economici e finanziari.
In questo quadro, e possiamo esserne fieri, l'Italia non ha mai vacillato nel suo ancoraggio alle Nazioni Unite e alla politica atlantica, nel suo slancio verso l'unità europea, nel nome della promozione dei valori fondamentali dell'umanità intera; valori e principi che, in qualche angolo del globo, hanno faticato - e in altri faticano ancora oggi - ad affermarsi, rischiando così di rimanere sopiti ai danni di quelle sciagurate popolazioni.
Rilevando che il Parlamento è pienamente consapevole dell'onerosità, in termini sia di risorse umane che finanziarie, e della complessità della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, di peace-keeping e di ricostruzione post bellica sarebbe auspicabile una sempre maggiore convergenza tra tutte le forze politiche e che si abbandonino, una volta per tutte, almeno su questioni così delicate come la politica estera, gli approcci improntati alla demagogia pre-elettorale.
Forse pochi sanno che, nell'ambito della cooperazione internazionale, l'Italia di oggi è il sesto contribuente finanziario alle missioni di pace delle Nazioni Unite, il primo contributore di Caschi Blu tra i partner europei e del G8, il decimo contributore tra i 192 membri dell'ONU alle operazioni di peace-keeping; che l'Italia schiera, da sempre, un contributo nazionale che non si limita ad esporre uomini e mezzi nei teatri di crisi, ma che mette a disposizione soprattutto le proprie conoscenze per migliorare le «capacita» operative dei Paesi impegnati nel mantenimento della pace e nell'esecuzione e attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.
Nei contesti post bellici nazioni, popolazioni, donne e bambini ripongono le loro speranze per un futuro migliore nella bandiera della cooperazione internazionale e, in questa prospettiva, l'Italia si muove lungo una linea di sostanziale continuità con gli interventi adottati in passato e che le hanno consentito di svolgere un ruolo di primo piano nelle crisi internazionali, dai Balcani all'Afghanistan, dalla Libia al Libano, con piena conferma della propria credibilità internazionale.
Tra missioni delle Nazioni Unite (quale UNIFIL, in Libano) o autorizzate dal Consiglio di Sicurezza (ad esempio quella in Afghanistan), l'Italia conta oltre 8.000 militari impegnati in operazioni di pace all'estero. Insomma, in un teatro mondiale nel quale il nostro Paese appare, negli anni più recenti, sempre meno protagonista, c'è qualcosa di cui essere orgogliosi e di cui potersi vantare.
Credo che la classe dirigente e politica italiana debba saper riflettere e ripensare con obiettività alle sue politiche riguardanti gli interventi militari, gli strumenti di cooperazione internazionale, i fenomeni migratori.
Tuttavia, aggiungendo una nota critica, occorre mettere in luce che le finalità effettive delle missioni di cooperazione civile e militare dell'Italia all'estero non sono state sempre apertamente enunciate e quasi mai spiegate in termini facilmente comprensibili alla pubblica opinione, né si è stimolato un dibattito geopolitico profondo sulle loro precipue implicazioni. È, piuttosto, prevalso un approccio profondamente condizionato dalle opzioni ideologiche, all'interno del quale gli interventi militari nazionali sono stati giudicati favorevolmente o sfavorevolmente secondo il Pag. 111rapporto che avevano con le politiche perseguite dai governi, spesso succubi delle loro eccitabili maggioranze.
Siamo ben consapevoli che uno dei maggiori problemi della cooperazione internazionale sia proprio quello inerente alla valutazione dell'entità delle spese sostenute da ciascun Paese per il proprio strumento militare e delle capacità che le stesse hanno permesso di acquisire e mantenere.
Assodata la preparazione, la capacità e l'utilizzabilità dei nostri dispositivi militari all'estero, è ormai inevitabile che l'Italia si avvii verso un bilancio politico- strategico che consideri l'utilità netta tra costi e benefici della presenza dei soldati italiani nel mondo, che elabori alcune precise linee guida per l'impegno civile e militare all'estero.
L'Italia deve iniziare a valutare e a calibrare la propria adeguatezza e la propria ambizione politica rispetto alle risorse impiegate per le missioni all'estero. Per mantenere il livello di impegno operativo è importante quantomeno cercare di ridurre il gap che ci separa dai maggiori partner occidentali con i quali collaboriamo (Gran Bretagna, Francia, Germania). Se si vorrà garantire l'attuale livello di presenza militare all'estero, sarebbe necessario perlomeno prevedere una revisione del rapporto budget della difesa/PIL, nell'ottica di una razionalizzazione e un'ottimizzazione delle spese della difesa.
Negli ultimi tempi, una serie di incertezze, di rapporti poco ortodossi, di improvvisi «giri di valzer» non hanno certo giovato all'immagine e al peso dell'Italia all'estero e nel mondo.
Spetta a ognuno di noi, per ciò che differentemente ed assieme possiamo rappresentare, farsi carico del compito di recuperare autorevolezza e prestigio, per dimostrare di essere ancora un Paese in grado di incidere nello scacchiere internazionale, un Paese che possa avere la presunzione di esprimere la propria posizione nel mondo. Mai come nel prossimo futuro, la differenza tra benessere e declino sarà dipendente dalla posizione che il nostro Paese assumerà nel contesto mutante del sistema internazionale.

Pag. 112

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00817 - tassazione delle transazioni finanziarie

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 113

Mozioni n. 1-00781 e n. 1-00408 - riduzione e razionalizzazione delle spese militari

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 114

Mozione n. 1-00828 e abb. - Iniziative per lo sviluppo delle reti a banda larga

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 31 gennaio 2012.

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Pdl n. 124 e abb. - Inserimento lavorativo dei detenuti

Tempo complessivo: 12 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 10 minuti 10 minuti
Governo 10 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 35 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 34 minuti 4 ore e 29 minuti
Popolo della Libertà 42 minuti 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 42 minuti 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 33 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 22 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 22 minuti
Misto: 32 minuti 25 minuti
Grande Sud - PPA 8 minuti 6 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti 3 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
3 minuti 2 minuti
Movimento per le Autonomie-
Alleati per il Sud
3 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega
Sud Ausonia
2 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti 2 minuti
Pag. 116

Pdl n. 4240 - Miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 10 minuti 10 minuti
Governo 10 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 25 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 34 minuti 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 42 minuti 58 minuti
Partito Democratico 42 minuti 57 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 28 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 21 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 21 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 20 minuti
Misto: 32 minuti 25 minuti
Grande Sud - PPA 8 minuti 6 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti 3 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
3 minuti 2 minuti
Movimento per le Autonomie-
Alleati per il Sud
3 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti 2 minuti
Pag. 117

Pdl n. 3391 - Trattamenti di disoccupazione dei lavoratori frontalieri

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 10 minuti 10 minuti
Governo 10 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 34 minuti 4 ore e 25 minuti
Popolo della Libertà 42 minuti 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 42 minuti 1 ora
Lega Nord Padania 33 minuti 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 22 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 21 minuti
Misto: 32 minuti 25 minuti
Grande Sud - PPA 8 minuti 6 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti 3 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
3 minuti 2 minuti
Movimento per le Autonomie-
Alleati per il Sud
3 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti 2 minuti
Pag. 118

Doc. XXII-bis, n. 3 - Relazione sui punti nascita

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore.

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 25 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Pag. 119

Mozioni n. 1-00760 - interventi per la difesa del suolo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4864-A - voto finale 498 487 11 244 415 72 21 Appr.
2 Nom. Ddl 4623-A - em. 1.101 490 487 3 244 487 21 Appr.
3 Nom. em. 1.100 497 442 55 222 441 1 20 Appr.
4 Nom. articolo 1 500 495 5 248 495 20 Appr.
5 Nom. articolo 2 504 500 4 251 500 20 Appr.
6 Nom. articolo 3 502 498 4 250 498 20 Appr.
7 Nom. articolo 4 508 505 3 253 505 19 Appr.
8 Nom. articolo 5 504 500 4 251 453 47 19 Appr.
9 Nom. articolo agg. 5.051 508 484 24 243 64 420 19 Resp.
10 Nom. em. 6.100 513 507 6 254 453 54 19 Appr.
11 Nom. em. 7.100 510 509 1 255 502 7 19 Appr.
12 Nom. em. 7.300 513 509 4 255 507 2 19 Appr.
13 Nom. articolo 7 512 509 3 255 508 1 19 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 8 517 513 4 257 512 1 19 Appr.
15 Nom. em. 9.50 513 510 3 256 508 2 19 Appr.
16 Nom. em. 9.51 518 516 2 259 514 2 19 Appr.
17 Nom. articolo 9 512 510 2 256 508 2 19 Appr.
18 Segr Dimissioni on. Verro 537 536 1 269 457 79 17 Appr.
19 Nom. em. 10.51 461 461 231 460 1 19 Appr.
20 Nom. articolo 10 476 475 1 238 474 1 19 Appr.
21 Nom. articolo 11 492 491 1 246 490 1 18 Appr.
22 Nom. em. 12.300 496 494 2 248 475 19 18 Appr.
23 Nom. em. 13.300 498 492 6 247 449 43 18 Appr.
24 Nom. articolo 15 457 455 2 228 455 18 Appr.
25 Nom. em. 16.300 466 460 6 231 457 3 18 Appr.
26 Nom. em. 16.100 465 440 25 221 436 4 18 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 16.58 470 441 29 221 46 395 18 Resp.
28 Nom. em. 16.50 459 444 15 223 62 382 18 Resp.
29 Nom. em. 16.101 463 453 10 227 426 27 18 Appr.
30 Nom. em. 16.59 463 435 28 218 39 396 18 Resp.
31 Nom. articolo 16 454 400 54 201 380 20 18 Appr.
32 Nom. mantenimento articolo 17 456 453 3 227 5 448 17 Resp.
33 Nom. em. 18.50, 51, 52, 53, 54, 59 434 420 14 211 363 57 17 Appr.
34 Nom. articolo 19 433 383 50 192 381 2 17 Appr.
35 Nom. articolo 20 436 432 4 217 430 2 17 Appr.
36 Nom. articolo 21 436 433 3 217 431 2 17 Appr.
37 Nom. articolo 22 423 417 6 209 372 45 17 Appr.
38 Nom. em. 23.50 rif. 421 418 3 210 414 4 17 Appr.
39 Nom. articolo 23 426 379 47 190 377 2 17 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 41)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 24 417 414 3 208 412 2 17 Appr.
41 Nom. articolo 25 413 410 3 206 409 1 17 Appr.